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Autore: Tiziano Vecellio

Titolo: Caino e Abele

Datazione: 1542-1544

Tecnica: Olio su tela

Dimensione: 298x282 cm

Collocazione: Basilica di Santa


Maria della Salute, Venezia
Racconto biblico

Nel racconto biblico del libro della Genesi si narra che Caino era il figlio maggiore di Adamo ed Eva
ed effettivamente il primo essere umano che crebbe sulla terra, il primo uomo “nato”. Caino era un
agricoltore, mentre suo fratello Abele un pastore. Caino offriva a Dio i frutti della terra, Abele gli
agnelli più belli del suo gregge. Secondo il libro della Genesi Dio apprezzava di più le offerte di
Abele, e Caino, scontento, cominciava a nutrire nel suo cuore un forte sentimento di gelosia che lo
spinse a compiere un gesto estremo, facendolo passare alla storia come il primo traditore ed
assassino. Condusse suo fratello Abele in campagna e lo uccise. Quest’ultimo è ricordato nella storia
come la prima vittima, il primo essere umano che morì, a volte viene anche visto come il primo
martire. Dio scopre il delitto di Caino e lo maledice, cacciandolo dalla terra che ha macchiato del
sangue di suo fratello, e pone su di lui un segno che non lo preserverà dalla vendetta divina:
“Caino, che hai fatto? Ora la disgrazia si abbatterà su di te, il suolo non ti darà più i suoi frutti, e
sarai costretto a vagare sulla terra fino alla fine dei tuoi giorni!”. “Ma qualcuno mi ucciderà…”
Esclamò Caino. “Io metterò su di te un segno di riconoscimento, così nessuno ti ucciderà, - disse
Dio. – Ma ora vattene via, lontano da me!” Genesi
Questo episodio è l’inizio simbolico della progressiva decadenza e divisione dell’umanità, causata
dal peccato. Caino è designato come il primo assassino della storia; appena dopo l’omicidio l’uomo
non prova nessun segno di pentimento e di rimorso. Dio lo condanna ad essere nomade per tutta la
vita, pose un segno sul suo capo affinchè non lo uccidessero: chi l’avesse fatto avrebbe subito la
vendetta sette volte.
Schema compositivo

La scena risulta divisa in due parti: quella


superiore occupata da Caino, l’omicida, e
quella inferiore occupata da Abele, la
vittima. Il
centro scenico è il piede di Caino che
genera una forza e una tensione verso il
basso portando l’attenzione dello spettatore
verso la figura di Abele.
La cupa nube che caratterizza il paesaggio
contribuisce alla suddivisione della figura
in due parti, quasi uguali.
Linee di forza

L’opera mostra due linee perpendicolari.


La linea che attraversa il corpo di Caino
evidenzia lo slancio del personaggio atto a
colpire il fratello. E’ obliqua e indica lo
spostamento del peso in avanti (in potenza).
Al contrario la linea orizzontale che attraversa
il corpo inerme di Caino porta lo spettatore a
spostare l’occhio verso il basso che è il fulcro
tematico della scena. L’orizzontalità è simbolo
di staticità.
Curve

La scena appare segnata da due curve,


rispettivamente nella parte superiore e in
quella inferiore:
La curva posta nella parte superiore
evidenzia la fetta del cielo retrostante
segnato da una cupa nube, come per
annunziare la profezia della condanna di
Dio su Caino.
La curva nella parte inferiore mette in
risalto la pressione della gamba di Caino
esercitata sulla roccia sottostante e
contribuisce ad attirare l’attenzione dello
spettatore verso il basso.
Contestualizzazione dell’opera

L’autore mostra grande abilità nel rappresentare la drammaticità presente in quest’evento: il primo
omicidio della storia. Negli ultimi anni del suo operato Tiziano accentua il suo ritmo di lavoro,
producendo grandiose opere per le chiese di Venezia, caratterizzate dalla materializzazione delle forme,
sviluppata attraverso pennellate rapide e corpose che amalgamano o spezzano toni di colore. Il
quadro “Caino e Abele” fa parte del gruppo di quadri che decoravano il soffitto della navata centrale
della chiesa degli agostiniani di Santo Spirito di Isola e pervennero nel 1657 nella nuova sede di Santa
Maria della Salute, in seguito alla soppressione di quell’ordine: furono inoltre ricollocate secondo
l’originaria disposizione. Le altre due tele rappresentano Il sacrificio di Isacco e Davide e Golia.
Originariamente il gruppo delle tre tele fu commissionato a Giorgio Vasari nel 1541, ma dopo il suo
rientro a Roma nell’agosto di quell’anno, la loro esecuzione venne affidata a Tiziano, l’anno successivo.
La scelta dei soggetti (prettamente biblici) non era casuale ma rientrava in un progetto iconografico
della Chiesa ben preciso, che intendeva raccontare episodi dell’Antico Testamento in cui si prefigurava
il sacrificio di Cristo Gesù. Le opere vennero portate a compimento nel 1544 e rappresentano una delle
testimonianze più significative del periodo manierista del pittore. Ciò risulta dalla forza plastica che
emerge dai corpi vivi delle figure e le il gusto per la complicanza delle pose in tutte e tre le tele si
evidenzia soprattutto dalla visione in scorcio che l’artista intende dare al dipinto, da sotto a sopra.
Giorgio Vasari espresse un giudizio molto positivo su questo ciclo di tele definendole “bellissime, per
aver atteso con molta arte a far scortare le figure al di sotto in su”.
Inoltre a questo ciclo appartengono anche otto tondi raffiguranti i quattro evangelisti e quattro dottori
della chiesa, probabilmente collocati in origine agli angoli delle tre tele, la cui esecuzione si deve però
ad un assistente di Tiziano.
Descrizione
Negli anni 40 del 1500 Tiziano, uno dei principali maestri della pittura rinascimentale veneziana,
cambia radicalmente il suo modo di dipingere. Fino a quel momento le sue opere erano caratterizzate
da un “sereno naturalismo”, basato sulla classicità delle forme; al contrario dopo il 1540 nelle sue tele
irrompono tinte più cupe, testimoni di un’intensa drammaticità delle scene rappresentate.
Causa di tutto ciò è l’avvento del Manierismo (nell’arte), che spazzò via le certezze e gli equilibri che
trionfavano nel Rinascimento per far sprofondare l’uomo nell’inquietudine e più tardi nel vuoto.
Negli anni 40 Tiziano dipinse alcune scene bibliche per la Chiesa di Santo Spirito in Isola, opere che
più tardi furono trasferite nella basilica di Santa Maria della Salute a Venezia (precisamente nella
sacrestia). Una di queste tele è quella di “Caino e Abele”.
In questa è interessante la visione prospettica che permette un completo coinvolgimento dello
spettatore il quale guarda la vicenda dal basso verso l’alto. Quasi come una rappresentazione teatrale in
cui gli spettatori guardano dalla platea (dal basso) il palcoscenico (verso l’alto). Il dipinto cattura la
scena di massima tensione, evidenziata dai muscoli contratti dei personaggi: Caino ha appena atterrato
il fratello Abele e lo immobilizza con il piede e tutto il peso della gamba su di esso, mentre è sul punto
di colpirlo nuovamente alla testa con un bastone che tiene serrato in alto con entrambe le mani. Abele è
scivolato a terra, inerme e schiacciato, con una profonda ferita alla testa, sembra volersi riparare dalla
furia omicida che governa Caino e si contorce come per scappare. La scena nel momento
di massima tensione fisica e psichica è interpretata con grande abilità da Tiziano, che enfatizza la
muscolatura dei due fratelli con pennellate forti decise e colori luminosi che invadono lo spettatore.
Il paesaggio circostante non viene ben definito, la natura risulta quasi assente (probabilmente un
terreno roccioso appena scosceso), i due personaggi sono avvolti da una nube nera che lascia
intravedere un piccolo squarcio di cielo, sempre cupo e tetro, metafora di violenza, inquietudine e
dolore.

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