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Vilberto Stocchi

Professore Ordinario di Biochimica Preside della Facolt di Scienze Motorie

FEDE E SCIENZA

Aula Magna - Facolt di Economia - Via Saffi, 42 Universit degli Studi di Urbino Carlo Bo URBINO, 22 novembre 2011

Vorrei iniziare questo incontro con una frase che sintetizza una mia profonda convinzione. Tutto quello che dir in seguito trover dunque fondamento su queste parole che ho fissato sulla carta: Io credo che ogni uomo, nella propria vita, al di l del luogo in cui nato, cresciuto ed educato e al di l del proprio credo, desideri crescere nella conoscenza della verit e vivere nella verit. Il bisogno di verit inscritto nel cuore delluomo. Ma veniamo al nostro tema. LUniversit si caratterizza come il luogo in cui si svolgono lattivit di ricerca e la didattica, dove si cresce nella conoscenza, dove si trasmette conoscenza. In realt, voi vi siete iscritti ad un corso di studio, secondo i vostri interessi e le vostre intuizioni, per crescere nella conoscenza di uno specifico ambito che vi permetter di acquisire competenze che impiegherete poi nel futuro delle vostre professioni. In realt questo crescere nella conoscenza non si esaurir con il completamento del vostro percorso universitario, ma continuer ad accompagnarvi ininterrottamente per tutta la vita. La scelta che avete fatto, magari in modo pi o meno consapevole, vi inserisce comunque in un ambito di persone privilegiate che sono interessate a crescere nella conoscenza. Io mi sentirei molto soddisfatto se al termine di questo incontro avessi contribuito a farvi prendere coscienza di ci e soprattutto se avr stimolato in voi un forte desiderio di crescere nella conoscenza della verit. Il tema Fede e Scienza offre a tutti noi questa interessante opportunit. In questa mia riflessione eviter di proposito una disquisizione puramente accademica. Molto stato scritto su questo tema, che stato, e sar oggetto di continuo dibattito. Da un lato la filosofia, dallaltro la teologia hanno contribuito a mantenere vivo questo dibattito in quasi tremila anni di storia delluomo. Come biochimico, in questo incontro, vorrei tentare di trasmettervi, da un lato la mia esperienza di ricercatore che opera in un ambito scientifico e quindi parlarvi di scienza- e dallaltro vorrei trasmettervi il desiderio di una persona interessata a crescere nella conoscenza della verit sfiorando anche largomento della fede.

In realt, parlando di fede e di scienza noi indirizziamo il nostro interesse a due diversi livelli di conoscenza: ecco perch vorrei iniziare il mio intervento concentrandomi prima sulla Scienza e poi sulla Fede, riservandomi nella parte finale di presentare le relazioni che intercorrono tra i due ambiti. La mia riflessione, come professore di biochimica, tiene conto dellesperienza maturata in una disciplina di ambito scientifico che si caratterizza per il rigore metodologico e lesattezza dei risultati. In particolare, rivolger la mia attenzione a due aspetti. Il primo riguarda unattivit ed una dinamica che gi coinvolgono anche
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lo studente nel momento in cui si trova impegnato - ad esempio - nella preparazione di un esame. Questo richiede impegno e determinazione. Voi tutti dedicate un tempo significativo a questo impegno, apprendendo nozioni e concetti che vi fanno crescere nella conoscenza. I diversi percorsi formativi che avete scelto di norma prevedono lacquisizione di conoscenze di base necessarie per affrontare la preparazione di esami riguardanti insegnamenti caratterizzanti o specialistici. Se riflettiamo gi soltanto su questo aspetto, ci accorgiamo che il nostro crescere nella conoscenza poggia su basi scientifiche su cui si innestano le conoscenze specifiche e specialistiche che riguardano un determinato ambito. In area scientifica - ad esempio - gi lo studio delle discipline di base, come la fisica, la matematica e la chimica, ci introduce alla conoscenza di princpi e di leggi che riguardano il mondo in cui viviamo. Questo tipo di conoscenza ha consentito alluomo una serie innumerevole di applicazioni che hanno caratterizzato la storia ed il progresso scientifico e tecnologico. Allo studente viene richiesto di utilizzare un metodo per crescere progressivamente nella conoscenza e per trasformare le specifiche conoscenze acquisite in competenze. Crescendo nella conoscenza diventa sempre pi agevole per lo studente esprimere delle opinioni e delle valutazioni, ed argomentare sino ad intravedere un interesse particolare per uno specifico ambito scientifico o per una futura attivit al fine di dare una risposta alle proprie aspettative. Migliorare nella conoscenza permette di acquisire competenze che concorrono a stimolare e formare la persona, contribuendo alla sua crescita. Il processo di norma si avvia, in modo pi consapevole, con linizio dellesperienza universitaria e trova un primo compimento con il conseguimento della laurea triennale e quindi di quella magistrale. In seguito, lesperienza di un dottorato di ricerca permetter ai pi motivati di essere indirizzati ad una specifica attivit di ricerca, per poi muovere i primi passi in questo stimolante ambito. Questo periodo privilegiato pu costituire una presa di coscienza per comprendere davvero il reale interesse ad impegnarsi in questo campo. In realt il compito del ricercatore e dello scienziato davvero straordinario: unattivit che richiede grande passione, grande impegno, grande sacrificio. Tuttavia, linteresse e il tempo dedicati allattivit di ricerca, contribuiscono a rendere meno gravoso questo lavoro se viene svolto con lamore di crescere nella conoscenza. Solitamente in ambito scientifico sono necessari altri 3-4 anni, dopo il conseguimento del dottorato, prima di acquisire una reale autonomia nellattivit di ricerca.

Dallinizio del percorso universitario al momento in cui si inizia a possedere una reale autonomia nellattivit di ricerca, trascorrono 11-12 anni e la persona ha gi vissuto quasi un terzo della propria vita! Pu essere interessante constatare come alluomo sia richiesto molto tempo prima di iniziare una reale crescita nella conoscenza scientifica, e questo riguarda anche altre aree della conoscenza, come quella umanistica, economica, giuridica. Ora per il ricercatore si trova di fronte ad una prospettiva nuova che rende la sua attivit - come ho gi detto sopra - per certi aspetti straordinaria e stimolante: il suo lavoro si configurer cos come un contributo diretto ad accrescere la conoscenza e la sua attivit consentir di conoscere anche ci che prima non era noto. Permettetemi di esprimere meglio questo concetto con un ricordo personale: poco pi che trentenne fui invitato, in seguito ai risultati scaturiti dalla mia attivit di ricerca di giovane biochimico, negli Stati Uniti, ove trascorsi alcuni mesi. Un giorno fu invitato a tenere una conferenza presso il nostro laboratorio di ricerca a State College in Pensilvania, il professor Charles W.Gehrke dellUniversit del Missouri. Allora il professor Gehrke aveva settantanni ed era uno scienziato di grande prestigio. Per la sua significativa attivit di ricerca era stato scelto dalla NASA per verificare se su campioni di roccia prelevati sulla Luna da astronauti delle missioni Apollo fossero presenti tracce di vita extraterrestre. Il responsabile dei laboratori di ricerca ci invit a pranzo: il professor Gehrke era piuttosto meravigliato dei risultati da me ottenuti immagino in relazione alla mia giovane et e ad un tratto mi disse affettuosamente: Vilberto, sai perch il nostro lavoro cos bello rispetto a tutti gli altri?. Io rimasi in ascolto, in attesa che mi fornisse lui la risposta. E infatti egli prosegu: Noi possiamo documentare per la prima volta ci che prima non era noto!. Da questa affermazione possiamo comprendere come unautonoma capacit di ricerca permetta allo scienziato di essere nello stesso tempo interprete ed artefice della storia delluomo. La scienza, per crescere nella conoscenza della realt oggettiva del mondo in cui viviamo, si avvale di una metodologia scientifica che deve essere affidabile, riproducibile, verificabile: solo cos pu essere condivisa e accettata dalla comunit scientifica. Se questi requisiti verranno rispettati, si pu crescere nella conoscenza della realt oggettiva, generando un consenso tra gli scienziati che si traduce poi in una fiducia sui risultati conseguiti dal singolo ricercatore o da un gruppo di ricerca. Si potrebbe dubitare dei dati ottenuti dal singolo ricercatore o da quel gruppo di ricerca: sar limpiego della metodologia scientifica che permetter di accertare la veridicit o meno del risultato raggiunto. Albert Einstein, in una lettera inviata a Max Born il 4 dicembre 1926, scriveva:
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Nessuna quantit di esperimenti potr dimostrare che ho ragione; un unico esperimento potr dimostrare che ho sbagliato. In realt, la mole di risultati prodotti dai diversi ricercatori a livello internazionale non consente al singolo ricercatore una analisi critica di tutti i risultati ottenuti da altri, per cui solitamente - e fino a prova contraria - si esprime di fatto una fiducia sulloperato dellaltro. A questo proposito vorrei raccontarvi un episodio che mi accaduto esattamente otto anni fa. In questa stessa aula tenne un seminario sulla Genetica del Cancro il Prof. Carlo Maria Croce, autorevole scienziato italiano che lavora negli Stati Uniti. Si tratta di uno studioso di grande valore, autore di quasi mille lavori scientifici su prestigiose riviste internazionali e pi volte candidato al Premio Nobel. Egli tenne una splendida conferenza della durata di quasi due ore. Qualche mese pi tardi, in ottobre, torn in Italia per ricevere il premio del Tartufo dOro. In quella circostanza io lo accompagnavo. Circa mezzora prima dellinizio della cerimonia di premiazione, ci trovavamo nella piazza di SantAngelo in Vado intenti ad ammirare gli stands dei vari commercianti che esponevano il tartufo, di cui tra laltro Carlo Maria Croce un grande estimatore. In quel momento sopraggiunse un nostro collega bolognese che si rivolse a lui in tono amichevole: Carlo, ti trovo davvero molto bene!. Egli replic: Grazie, Stefano. A dire il vero mi sono preso qualche chilo di troppo in questi ultimi mesi!, al che Stefano gli rispose in tono scherzoso: Carlo, nessun problema: hai qui Vilberto. Lui ti dir lattivit fisica che dovrai praticare per ritornare in forma!. Gi soltanto lespressione del viso di Croce era una domanda rivolta a me, tuttavia aggiunse incuriosito: Vilberto, dimmi un po?. Io gli risposi, vi confesso, con una certa titubanza, pensando che ci che stavo per dire fosse per lui addirittura ovvio. Gli riferii allora come il nostro muscolo scheletrico - se stimolato con lesercizio fisico - pu modificare la propria struttura e funzione, suggerendogli che una camminata spedita, della durata di almeno unora ripetuta tre o quattro volte nel corso della settimana, fosse sufficiente per aumentare il numero dei mitocondri e la quantit di DNA mitocondriale: questo infatti il solo modo per innalzare la soglia contro linsorgenza delle malattie e per riuscire a mantenere il giusto peso della persona. Con linteresse che proprio del ricercatore, egli mi disse: Vilberto, la mia casa di Philadelphia dista a piedi circa 10-12 minuti dal mio Istituto di Ricerca: se faccio questo percorso quattro volte al giorno, sufficiente?. Ora non voglio raccontarvi tutta la nostra conversazione, ma soltanto quello che in quella circostanza mi colp, e cio che un autorevole scienziato ignorasse che attraverso lesercizio fisico fosse possibile incrementare la quantit di mitocondri e il DNA mitocondriale. Questo ci porta a concludere che anche essendo scienziati di grande valore non possibile avere una conoscenza completa di tutto. E questo vero sia allinterno di uno specifico ambito quanto, e in misura maggiore, in settori completamente diversi.
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Tuttavia la conoscenza scientifica rappresenta un livello di conoscenza che riguarda il mondo materiale e le dinamiche degli organismi viventi, compreso luomo.

La scienza nel senso pi ampio non in grado di dare risposte a domande di fondo che caratterizzano il percorso dellesistenza umana: Chi sono? Da dove vengo e dove vado? Perch la presenza del male? Cosa ci sar dopo questa vita?1 Questi interrogativi emergono costantemente nella storia delle diverse culture e in definitiva nella storia delluomo. E chiara la difficolt delluomo di fronte a queste domande, come si avverte la necessit di dare una risposta a tali domande - perch da ci dipende lorientamento da dare alla nostra esistenza. Luomo una realt ben pi complessa rispetto ad ogni altro organismo vivente: non possiamo pensarlo costituito soltanto da cellule. Bench possa essere per noi difficile comprenderlo pienamente, in realt luomo spirito e corpo. Questo mistero ci introduce ad una dimensione e ad un altro livello di conoscenza: quella spirituale. A dire il vero se crescere nella conoscenza scientifica impegnativo, crescere nella conoscenza spirituale pu essere cosa ben pi ardua, come si pu comprendere. Crescere nella conoscenza spirituale implica innanzitutto un atto, il credere, come ci fa riflettere un versetto della Scrittura tratto dal Profeta Isaia: Ma se non crederete, non avrete stabilit2. La Fede apre a un livello di conoscenza superiore. La persona che crede poggia la propria fiducia in una realt superiore: il Creatore. Se qualcuno mi rivolgesse la domanda: Per te, chi Dio?, io mi troverei in seria difficolt a dare una risposta. Potrei affermare che Dio lAltissimo, lOnnipotente, il Creatore. Queste definizioni, che pur affermando una verit ci riportano a cose gi lette e sentite, in realt non sono una risposta, ma esprimono soltanto una realt incomprensibile per la mente delluomo. Tuttavia, pi di 2000 anni fa si assistette ad un Evento che trasform la storia delluomo: Dio si manifest attraverso lIncarnazione assumendo anche la natura umana in Ges Cristo. Ges Cristo opera, parla, istruisce. Ora, sebbene lEvento dellIncarnazione rimane un mistero per luomo, per me questo Evento inizia a riempirsi di significati concreti che meritano di essere sviscerati e compresi. A questo proposito vorrei citarvi un versetto del Prologo del Vangelo di Giovanni. Si tratta di una pagina sublime, di rara bellezza e che contiene tutto. Mi soffermer in particolare su un passo che riguarda il tema della verit, che oggetto della nostra riflessione. Al
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versetto 17 si legge: Perch la legge fu data per mezzo di Mos,la grazia e la verit vennero per mezzo di Ges Cristo3. Per me, nonostante tutta la mia miseria nel comprendere, molto rassicurante che Ges, mostrandoci la natura del Padre, si presenti buono, misericordioso, pieno di compassione e grande nellamore: che ama la lealt, lonesta, la sincerit e la chiarezza. Allora da quel livello iniziale - per me di incomprensibilit - ci si trova di fronte ad un livello pi accessibile, e si stimolati a crescere nella conoscenza: la venuta di Ges Cristo e la sua Parola hanno trasformato e trasformano la Storia delluomo. Lorizzonte si amplia e di fronte a questa nuova prospettiva luomo inizia gradualmente a prendere coscienza di una realt nuova, anche se permane limpossibilit di una piena comprensione di misteri quali lIncarnazione e la Risurrezione. Vorrei compiere ora un ulteriore passo in avanti esaminando pi compiutamente situazioni che hanno riguardato la storia delluomo. Mi riferir a tre figure emblematiche che mi hanno colpito in maniera particolare per la loro testimonianza di vita, stimolandomi a ricercare le motivazioni interiori che hanno trasformato la loro esistenza terrena. Il primo San Paolo. Chi era Paolo prima della sua conversione? Un uomo di vasta cultura, provvisto di un carattere forte e di una personalit spiccata tanto da combattere chi aveva aderito alle idee del Cristianesimo. Conosciamo tutti quello che avvenne sulla via di Damasco: Saulo, Saulo perch mi perseguiti?4 Dopo quellavvenimento egli cambi completamente diventando lapostolo delle genti ed affrontando una vita piena di tribolazioni fino al martirio. Che cosa successo a Paolo sulla via di Damasco? Io credo che sia successo questo: Paolo, in quellincontro con il Signore, fece una profonda esperienza della verit, comprendendo ci che era vero e abbandonando ci che era falso. Ma questo accade anche a noi, quando scopriamo che qualcosa che ritenevamo vera in realt falsa. E solo allora che la rifiutiamo. Il secondo personaggio che vorrei proporre alla vostra attenzione SantAgostino. Originario di Tagaste, dopo essere stato educato agli studi forensi e alle discipline liberali, insegn retorica a Cartagine. Qui venne sviato dallerrore dei Manichei. A Milano, ove allora risiedeva la Corte dellimperatore Valentiniano, egli ascoltava attentamente le prediche di Ambrogio per vedere se qualcosa fosse detto a favore o contro quelleresia, e avvenne che certe questioni riguardanti la legge venissero risolte in senso avverso allerrore dei Manichei5. Inizi per lui un periodo fecondo che lo port a crescere nella conoscenza della verit, abbandonando la strada delleresia sino alla conversione alla fede cattolica. Aveva poco pi di trentanni quando abbandon la vecchia strada per intraprendere un percorso totalmente dedicato a Dio. Il suo impegno divent cos straordinario da lasciarci ben 106 opere tradotte in varie lingue. Fu proclamato Dottore della Chiesa. Io di SantAgostino ho
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letto soltanto le Confessioni e il Commento al Vangelo di Giovanni (oltre 1200 pagine che commentano un testo evangelico di circa 50 pagine). Sono convinto che chi affronta questa impegnativa lettura non possa fare a meno di cogliere la sottile capacit argomentativa e luso straordinario della parola. SantAgostino spiega ad altri il significato dei brani contenuti nel Vangelo di Giovanni: ma io credo che lui abbia fatto questo lavoro straordinario per spiegare il testo evangelico soprattutto a se stesso. La terza figura di grande rilievo quella di S. Francesco. Prima della sua conversione, egli conduceva la sua esistenza in maniera spensierata. Figlio di un ricco commerciante, decise di partecipare ad una Crociata, un evento che a quel tempo rappresentava uno dei massimi onori per i Cristiani di Occidente. Tuttavia, giunto a Spoleto, si ammal ed ebbe un profondo ravvedimento. Avrebbe raccontato in seguito di essere stato indotto a questo mutamento di vita da due rivelazioni notturne6 : nella prima egli scorse un castello pieno di armi ed ud una voce promettergli che tutto quello sarebbe stato suo. Nella seconda, sent nuovamente la stessa voce chiedergli se gli fosse stato pi utile seguire il servo o il padrone: alla risposta: Il padrone, la voce replic: Allora perch hai abbandonato il padrone, per seguire il servo? Francesco rinunci al proprio progetto e torn ad Assisi. Da allora egli non fu pi lo stesso uomo. Si ritirava molto spesso in luoghi solitari a pregare, iniziando a vivere il Vangelo in un modo cos radicale - tanto che si pu affermare - da essere impraticabile ad un essere umano. Io ho portato lesempio di tre uomini autentici - vissuti in tempi e contesti differenti che vengono accumunati da una profonda esperienza della verit. Esperienza della verit che deriva da una fedelt quotidiana a crescere nella conoscenza della verit. Infatti, quando luomo inizia a percorrere questa via indirizza tutto il proprio essere verso ci che essenziale lasciando ci che effimero. Lo sguardo delluomo attratto da ci che ha valore, da ci che vero, da ci che bello. Allora, si pu affermare con fondamento che lesperienza autentica, fatta da altri uomini, vero nutrimento: un aiuto concreto per vivere, un insegnamento anche per la nostra vita. Dopo queste parole sorge spontanea la domanda: perch nonostante le numerose esperienze autentiche, fatte da tanti uomini, per noi pu essere difficile credere? O meglio: perch non tutti credono? Nature e Science sono le due pi importanti riviste scientifiche: per uno scienziato, pubblicare nel corso della propria carriera anche un solo lavoro su queste riviste rappresenta un fatto di grande prestigio. Vorrei riferirmi ad un articolo apparso sul numero di Science del 15 agosto 1997, che ci permette di cogliere ulteriori aspetti del
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rapporto tra Fede e Scienza. Nellarticolo, intitolato Science and God: A warming trend?7, lautore riportava i risultati di una indagine condotta da Edward Larson dellUniversit della Georgia (Stati Uniti) e pubblicata su Nature che dimostrava come il 40% degli scienziati che lavoravano nellambito della fisica e della biologia fossero credenti molto convinti. Lo stesso risultato era emerso da una indagine condotta nel 1917. Come possiamo leggere questo risultato? Questi dati dimostrano in definitiva una sola cosa, che luomo libero e lOnnipotenza di Dio si arresta di fronte alla libert che Dio stesso ha dato alluomo. Luomo dunque realmente libero di credere o meno. Tuttavia, questo comporta una grande responsabilit. Luomo pu correre tanti rischi, ma dovrebbe prestare attenzione ad evitarne uno: cio di non cadere nella tentazione che il frutto del proprio lavoro e i risultati che ottiene siano soltanto la conseguenza della propria intelligenza e del proprio impegno. S, luomo chiamato a impegnarsi e a non oziare, ma se la propria intelligenza anzich dirigerlo sulla via della verit lo condurr altrove, allora la sua attivit risulter vana. A questo proposito mi piace ricordare un passaggio di un magistrale intervento svolto alcuni giorni fa dal senatore Sergio Zavoli, ospite del nostro ateneo in occasione di una manifestazione ufficiale8. Nel corso della sua lezione sono rimasto colpito da queste parole: Io credo di credere, non oso mai dire che sono un credente!. Con tale affermazione egli esprime un atteggiamento di grande umilt e ci pu valere, a ragione, anche per ogni credente. Infatti, in un brano del Vangelo di Matteo, Ges rispondendo agli Apostoli conferma questa condizione delluomo: 6. Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe9. Queste parole ci richiamano ad una indiscutibile realt: la fede nelluomo non mai abbastanza. Soltanto crescendo nella fede, luomo pu aprirsi ad una conoscenza superiore. Ritornando allarticolo di Science del 1997 - che sarebbe utile leggere integralmente si tenta di comprendere meglio, attraverso le testimonianze di prestigiosi scienziati che hanno caratterizzato il progresso scientifico (comprese anche quelle di alcuni scienziati viventi, credenti e non), la relazione che intercorre tra Scienza e Fede. Io riporter soltanto lopinione di Francis Collins, attuale Direttore del National Institute of Healt (NIH) e Direttore del Progetto Genoma Umano che ha permesso il completo sequenziamento del nostro genoma. Collins da giovane non era credente. Allet di 27 anni fece esperienza di una profonda conversione descrivendo se stesso con queste parole: as a serious Christian. C una frase che egli pronuncia, in questo articolo, e che trovo molto interessante: When something new is revealed about the human genoma, I experience a feeling of awe at the realization that humanity now knows only God kew before. Possiamo tradurre cos questa espressione: Quando si conosce qualcosa di nuovo che riguarda
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il genoma umano, io provo una grande emozione perch lumanit ora conosce qualcosa che soltanto Dio prima conosceva. Al di l delle diverse opinioni che si possono esprimere in questo ambito, vorrei riferirmi ad una figura di grande rilievo, Galileo Galilei, padre della scienza moderna, il quale in una lettera a Padre Benedetto Castelli del 21 dicembre 1613, dichiar esplicitamente che le due verit di Fede e Scienza non possono mai contrariarsi procedendo di pari dal Verbo divino la Scrittura sacra e la natura quella come dettatura dello Spirito Santo, e questa come osservantissima esecutrice degli ordini di Dio10. Come ricercatore, io non trovo alcun contrasto tra Scienza e Fede. Quando nel corso della mia carriera ho avuto la possibilit di fare direttamente gli esperimenti in laboratorio, ho sempre provato grande soddisfazione di fronte ai risultati che ottenevo e che documentavano qualcosa di nuovo. Oggi, provo la stessa soddisfazione di fronte ai risultati ottenuti dai miei allievi. Quando, riflettendo sulla Parola del Signore - con tutti i limiti e la mia fragilit intuisco e a volte comprendo appena a quale straordinaria realt luomo destinato, provo stupore e meraviglia. Luomo chiamato a vivere la propria vita con intelligenza ed equilibrio e dunque, quando rivolge il proprio interesse soltanto alla Scienza o alla Fede, escludendo luna o laltra, di fatto esprime un atteggiamento di parzialit. Se rivolge il proprio interesse soltanto alla Scienza, egli delimita il proprio sguardo. Luomo che si apre alla Fede e cresce nella Fede dal momento che questa non mai abbastanza - riceve gi un aiuto concreto che consiste nella capacit di dare un giusto valore alle cose: la fiducia riposta nel Creatore genera dunque nellindividuo la speranza. In questo contesto, luomo di fede riconosce il valore della Scienza come strumento indispensabile per crescere nella conoscenza della realt oggettiva, ma anche il limite a dare risposte sul significato vero della vita. Quando nascono contrasti su questa interpretazione, ci dipende dagli schemi di cui luomo prigioniero. Crescere nella conoscenza della verit diventa dunque la via per superare questi schemi, nella consapevolezza che occorre aver rispetto uno dellaltro. C un versetto del Vangelo di Giovanni che mi ha sempre colpito e che spiega in una breve espressione lalta aspirazione a cui luomo chiamato: Conoscerete la verit e la verit vi far liberi11. Questo aiuterebbe a liberarci dai pregiudizi di cui luomo soffre. Questo un punto importante perch io credo che luomo, nella propria vita, non vorrebbe mai incorrere nellerrore.

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Il credente chiamato ogni giorno a crescere nella fede. Non pu commettere lerrore di aver espresso in un determinato momento il proprio s e non farne memoria quotidiana. Luomo responsabile della libert che gli stata donata e soltanto con la grazia e la volont potr sforzarsi di essere fedele e crescere ogni giorno nella conoscenza della verit. Avviandomi verso la conclusione di questo mio intervento, vorrei porre la mia attenzione su due punti. Il primo un sentimento di gratitudine rivolto a coloro che invitandomi a trattare questo tema - in particolare gli studenti - hanno stimolato in me una riflessione, evento che sempre meno caratterizza lesistenza delluomo di oggi sempre pi investito da informazioni ridondanti e da ritmi di vita che lasciano poco spazio a questa che dovrebbe essere una prerogativa delluomo. Rinunciare alla riflessione lascia lindividuo sempre pi solo, disorientato e impotente, non solo di fronte agli avvenimenti globali, ma anche a quelli che riguardano la nostra realt quotidiana. Il nostro tempo caratterizzato dalle difficolt economiche e dalle preoccupazioni per il futuro. Ma ancora prima di questi problemi, noi tutti stiamo vivendo una esistenza un periodo segnato da una profonda crisi di valori. Questo fenomeno si insinuato nella nostra societ negli ultimi decenni in modo sottile, graduale, direi subdolo, interessando tutti gli ambiti del vivere comune e determinando nella persona un profondo disagio. Ad uno straordinario progresso scientifico e tecnologico che ha caratterizzato la nostra vita durante gli ultimi decenni, non corrisposto un progresso etico e civile altrettanto significativo: vengono sempre meno quellautorevolezza della persona e quella capacit di essere interpreti e non spettatori della storia che stiamo vivendo. Il secondo ed ultimo punto riguarda la domanda che sorta in me nel corso della preparazione di questo intervento: qual il compito che luomo chiamato ad assolvere nel vivere la propria vita? La risposta che mi sono dato che luomo chiamato a mettere tutto il suo impegno, tutte le sue forze per crescere nella verit. Il compito non assolto dalluomo diventa, dunque, una libera rinuncia a questo impegno. A volte sentiamo ripeterci lauspicio e laugurio per un futuro ed una societ migliori. Ebbene, una societ migliore sar possibile soltanto se le persone saranno migliori. E questo riguarda ogni persona.

Io credo che ognuno di voi, apprestandosi a vivere la propria vita in modo pi consapevole, sia chiamato ad un alto compito, quello di essere credibile. Ma questo richiede coraggio per crescere, ogni giorno, nella verit. E la sola via per trasformare se stessi e per trasformare anche la Societ. Solo cos il futuro di tutti noi potr essere migliore.
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Bibliografia 1. 2. 3. 4. Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica Fides et Ratio, p.4, 14 settembre 1998 Isaia 7,9. Giovanni 1, 17. Atti 9,4.

5. Possidio: Vita di SantAgostino. http://www.augustinus.it/vita/index.htm 6. Tommaso da Celano: Vita Seconda di San Francesco d'Assisi, parte I, cap. II, FF 586-587 7. Gregg Easterbrook, 277, 890-893, 1997. Science 8. Sergio Zavoli, Intervento Universit di Urbino Carlo Bo, 21 ottobre 2011. 9. Matteo 17,20. 10. Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica Fides et Ratio, p.51, 14 settembre 1998 11. Giovanni 8, 32.

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