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in forma sintetica e per questo inevitabilmente amputata il mio insegnamento tenuto nellambito della Sezione Clinica di Milano nel corso dellanno 1998-99.
1. Psicosi non scatenate Il concetto di psicosi non scatenate implica come suo presupposto ovvio la disgiunzione tra la temporalit della psicosi e quella del suo scatenamento. , infatti, lo scatenamento che rivela come tale e senza alcun dubbio diagnostico lesistenza di una struttura psicotica del soggetto. Ma, come vedremo, linsegnamento di Lacan sulle psicosi, sin dal Seminario III, ha mantenuto distinte la dimensione psicotica del soggetto da quella del suo effettivo scatenamento. Col concetto di psicosi non scatenate (o psicosi fuori scatenamento, non-conclamate, compensate, chiuse, bianche, fredde, non deliranti) sintende, dunque, definire un funzionamento psicotico del soggetto senza che per sia rintracciabile un effettivo momento di scatenamento della psicosi. Se, infatti, lo scatenamento il prodotto di una congiuntura determinata che produce leffetto di aprire di scatenare appunto la psicosi, la categoria di psicosi non scatenate prescinde dallo scatenamento e dagli effetti clinicamente tipici che esso innesca (allucinazioni e deliri). In particolare la clinica delle cosiddette nuove forme del sintomo (tossicodipendenza, anoressia-bulimia, depressione) mette in evidenza la frequenza di psicosi chiuse, non scatenate, compensate, dove queste nuove organizzazioni del godimento, quali sono in particolare anoressia-bulimia e tossicodipendenza, si precisano, appunto, come modalit soggettive di chiusura e di compensazione della psicosi; modalit attraverso le quali il soggetto allontana la possibilit dello scatenamento ovvero, come afferma Lacan, si mantiene al di qua del buco della psicosi, sul bordo della psicosi senza per caderci dentro. La categoria clinica delle psicosi non scatenate implica, in questa prospettiva, almeno due altre categorie fondamentali: quella di compensazione immaginaria e quella di supplenza, nel senso che la compensazione immaginaria e la supplenza si configurano a loro volta come modi particolari di saldatura del buco psicotico. In questo senso compensazione e supplenza condividono la stessa funzione. Per un altro verso per esse si mantengono differenziate poich se questa saldatura stabilizzatrice avviene nel caso della compensazione tramite unidentificazione immaginaria al simile di tipo narcisistico, nel caso della supplenza si tratta invece della messa in opera di una vera e propria azione di significantizzazione del godimento in eccesso. In questa prospettiva la supplenza si caratterizza come una forma soggettiva di stabilizzazione della psicosi assai pi articolata della compensazione immaginaria. Non a caso il concetto di supplenza viene introdotto da Lacan negli anni settanta a partire dalla sua riflessione su Joyce, la cui opera viene considerata come il paradigma straordinario di questo concetto.
2. Lorigine del problema Una delle categorie classiche che pu essere individuata come un antecedente teorico significativo della problematica delle psicosi fuori scatenamento il concetto di psicosi latente formulato, tra gli altri, da Paul Federn.1 Pioniere nel trattamento psicoanalitico delle psicosi, Federn fu uno dei primi psicoanalisti a porre con un certo rigore il problema delle scompensazioni psicotiche in soggetti apparentemente nevrotici. Constatando che negli anni 30-40 non era affatto
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frequente per uno psicoanalista occuparsi di psicosi, ironicamente scrive che gli psicoanalisti che analizzavano gli psicotici erano per lo pi coloro che avevano sbagliato diagnosi e consideravano questi pazienti nevrotici!2 Nondimeno questo errore diagnostico rivelava una difficolt nellindividuazione di una struttura psicotica del soggetto laddove la nevrosi veniva utilizzata come uno schermo protettivo per la psicosi stessa. per questa via empirica che Federn incontra, proprio a partire dalla sua pratica di psicoanalista, il problema delle psicosi latenti. Nellarticolo Analisi delle psicosi dove affronta esplicitamente la questione, egli fa riferimento a quelle analisi di nevrotici condotte nel rispetto assoluto delle regole analitiche classiche (divano, associazione libera, regressione, ecc.) che, ad un certo punto del trattamento, manifestano delle scompensazioni psicotiche. Da questo fenomeno clinico che potremmo chiamare fenomeno delle scompensazioni psicotiche sotto transfert Federn deduce la possibilit che esistano delle psicosi strutturali mascherate da nevrosi. In questo senso la psicosi resta latente mentre la nevrosi fenomenica ci che si rende visibile, salvo che il suo trattamento pu diventare un fattore di slatentizzazione della psicosi stessa. Per questa ragione Federn arriva a distinguere un funzionamento strutturale di tipo psicotico del soggetto oscurato da una nevrosi che invece lindice di una sorta di autoterapia da parte del soggetto della sua psicosi. Si capisce bene allora come la psicoanalisi stessa pu diventare un fattore di scatenamento della psicosi se la diagnosi di psicosi non fatta tempestivamente.3 Ecco come a partire da una sua esperienza clinica Federn incontra il problema: Nel 1912 il Professor Freud mand da me una studentessa di filologia moderna, ventenne. Era una ragazza graziosa e intelligente, che uno stato ossessivo danneggiava in tutte le sue attivit. La sua nevrosi era peggiorata due anni prima in seguito ad un amore infelice. Suo padre era un maestro di scuola onesto e rigido, che non aveva comprensione n per listeria della moglie, che aveva divorziato da lui, n per la nevrosi della figlia La psicoanalisi procedeva incontrando una resistenza troppo debole. La paziente perse la maggior parte delle sue ossessioni troppo presto. Nel 1914 dovetti allontanarmi da Vienna per andare a New York, e la lasciai in grado di proseguire i suoi studi. Quando tornai, quattro mesi dopo, mi accolse con uno sguardo orgoglioso e timoroso insieme, e mi confid che era amata da un grande attore e che la voce di Friedrich Nietzsche le aveva parlato.4 Come si vede in questo caso la partenza dellanalista (dunque uno sfaldamento della compensazione garantita dal transfert immaginario) agisce come elemento determinante per la scompensazione psicotica della giovane paziente. Senza entrare nel merito delle osservazioni interessanti che Federn sviluppa a partire da questi fenomeni di scompensazione psicotica sotto transfert5, ci che si deve isolare lesistenza di psicosi che sembrano nevrosi e che in determinate condizioni (tra le quali Federn include consapevolmente lo stesso trattamento psicoanalitico anche se, diversamente da Lacan, non possiede una teoria in grado di giustificare perch lincontro con un analista possa produrre drammaticamente una congiuntura di scatenamento della psicosi) possono rivelare, appunto, dissolta la nevrosi di superficie, una psicosi vera e propria.
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Ivi, p.124. Ivi, p.130. 4 Ivi, p.136. 5 Sulle caratteristiche empiriche che pu assumere una psicosi compensata sotto transfert, Federn segnala, con molta saggezza clinica, laccettazione e traduzione intuitiva dei simboli e comprensione dei propri processi primari senza resistenza; scomparsa rapida, persino improvvisa, di gravi sintomi nevrotici. Cfr. ivi, p.13. 2
Jacques-Alain Miller ha formalizzato il problema delle psicosi non conclamate con questa formula:6 C (NdP) NdP Po Leggiamo questo schema dal basso verso lalto. Alla sua base c Po che sta ad indicare, nella dottrina di Lacan sulla psicosi, la forclusione del Nome-del-Padre. Ovvero il significante che d ordine a tutti gli altri significanti (il Nome-del-Padre, appunto) stato escluso, non si iscritto simbolicamente nellinconscio del soggetto. Al posto di questa iscrizione c, dunque, un buco: Po. Il Nome-del-Padre non operativo, non in grado di normare il godimento e di articolarlo alla Legge. Per questa ragione, nella psicosi, il godimento non castrato, non significantizzato ritorna investendo il corpo del soggetto (schizofrenia) o identificandosi al luogo dellAltro dando vita a fenomeni nei quali lAltro a perseguitare il soggetto (paranoia). Questa esclusione del significante fondamentale del Nome-del-Padre non una rimozione, nel senso che lesclusione, lazzeramento del Nome-del-Padre prodotto dalla forclusione, non affatto omogenea allesclusione prodotta dalla rimozione. Dobbiamo cio poter considerare due generi di esclusione strutturalmente differenti; esiste, infatti, una differenza profonda tra lesclusione del Nome-del-Padre dallinconscio del soggetto rispetto allesclusione del rimosso dalla coscienza del soggetto. Mentre in questo secondo caso ci che viene escluso il rimosso pu dare luogo ad un processo di riappropriazione da parte del soggetto ci che Freud definisce come lo scopo del trattamento analitico delle nevrosi: togliere la sbarra della rimozione , nel caso della forclusione lesclusione impedisce ogni possibilit di riappropriazione soggettiva. In gioco , in altri termini, unesclusione totalmente inerte e irreversibile. Mentre la prima unesclusione dialettica ci che escluso appartiene in realt allessenza del soggetto la seconda unesclusione priva di dialettica ci che escluso non appartiene al soggetto perch non si mai iscritto in esso. Questo diverso statuto dellesclusione nella forclusione e nella rimozione d anche ragione delle diverse modalit di ritorno dellescluso. Mentre nella rimozione esso ritorna nelle forme simboliche delle formazioni dellinconscio (sogno, sintomo, atto mancato, lapsus...), nella forclusione non c ritorno dellescluso nelle forme simboliche, ma un suo ritorno direttamente nel reale. Mentre il sintomo mantiene rispetto al soggetto uno statuto di estimit, di interno-esterno (territorio straniero interno per Freud), i fenomeni elementari della psicosi (allucinazione, delirio) simpongono al soggetto come provenienti dallesterno. Se saliamo al secondo gradino dello schema di Miller troviamo NdP. Questo indica leffetto principale della forclusione come mancata iscrizione simbolica del significante principale del NdP, ovvero la non operativit del Nome-del-Padre la cui efficacia, nella dottrina classica della Questione preliminare, si esplica nella cosiddetta metafora paterna. Il NdP barrato significa che nelle psicosi non v stata metafora paterna e, dunque, che il desiderio della madre non stato limitato dallazione normativizzante del NdP. Gli effetti sul soggetto sono quelli di un suo declassamento ad oggetto reale del godimento dellAltro. Ma il punto chiave dello schema di Miller non tanto la messa in connessione tra la forclusione del NdP e la non operativit della metafora paterna, quanto la funzione del terzo gradino grazie al quale il soggetto rimedia, per cos dire, al buco strutturale che lo abita attraverso una compensazione immaginaria (C) che impedisce alla psicosi di conclamarsi come tale. La connessione della forclusione come causa strutturale della psicosi con la non operativit del NdP non infatti sufficiente a produrre lo scatenamento di una psicosi. La compensazione immaginaria prende qui infatti il posto del NdP nel senso che ci che assicura al soggetto una certa stabilit. Essa mantiene chiusa la psicosi garantendo al soggetto un sostegno narcisistico attraverso unidentificazione al simile.
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J.A. Miller, Della natura dei sembianti, Corso tenuto al Dipartimento di psicoanalisi di Parigi VIII (1990-91), in La Psicoanalisi, n.13, Astrolabio, Roma 1994, pp. 200-202. 3
4. Teoria della compensazione immaginaria e scatenamento della psicosi Perch, dunque, la forclusione come causa strutturale delle psicosi non di per s sufficiente per provocare lo scatenamento della psicosi? Sappiamo che la compensazione immaginaria pu operare come un cerotto e tenere chiusa la psicosi. questa la teoria che Lacan sviluppa nel corso del Seminario III attraverso la metafora del soggetto-sgabello7. Ci che d stabilit ad uno sgabello che vi sia un punto di appoggio esterno ai due piedi (ovvero alla coppia immaginaria). Un terzo piede che dia garanzia di stabilit ai due. Non esiste infatti uno sgabello a due piedi perch il due non consente una distribuzione ordinata del peso. Ce ne vogliono quattro o minimo tre per garantire lequilibrio. Ma se ve ne sono tre, precisa Lacan, non pu pi mancarne uno, altrimenti va male.8 Nelle psicosi dobbiamo, dunque, supporre lassenza di questo terzo piede. Del piede simbolico. Eppure come ci ha indicato la formula milleriana della psicosi non conclamata lo sgabello che manca del piede simbolico (NdP) pu trovare comunque un suo equilibrio. questa precisamente la funzione assegnata da Lacan alla compensazione identificatoria: una sorta di protesi immaginaria di questo piede simbolico assente che sortisce leffetto di stabilizzare la posizione del soggettosgabello. Leffetto di questa protesi immaginaria , infatti, quello di garantire al soggetto unidentit che possa supplire allEdipo assente. Nondimeno se la compensazione immaginaria risponde allassenza dellEdipo ovvero allassenza della metafora paterna questa risposta non sufficiente a garantire una triangolazione simbolica effettiva. Il soggetto resta come prigioniero della relazione speculare, la sua identit priva di una soggettivazione effettiva essendo il prodotto di unidentificazione narcisistica al simile posto come Io ideale. Di qui il carattere rigido e massivo di questa identificazione che non , come nellisteria, lidentificazione ad un tratto ma piuttosto unidentificazione mimetica, generalizzata che tende a riprodurre integralmente, senza alcun scarto, loggetto dellidentificazione. Nel Seminario III Lacan affronta apertamente il problema delle psicosi compensate nel paragrafo intitolato, assai emblematicamente, da Jacques-Alain Miller Dei significanti primordiali e della mancanza di Uno.9 In particolare segnala tre elementi fondamentali: a) Katan ha definito con il termine di pre-psicosi la posizione di quei soggetti che vivono una condizione di pre-scatenamento senza che per lo scatenamento come tale si sia ancora verificato; condizione che la psichiatria classica ha definito anche come atmosfera schizofrenica contrassegnata dalla percezione di uno svanimento progressivo dei punti di riferimento simbolici, da una instabilit, da un disequilibrio di fondo, da una atmosfera contrassegnata da uno stupore perplesso Lacan riassume questa condizione pre-psicotica del soggetto come un arrivare al bordo del buco.10 Dove il buco a cui si riferisce quello aperto dallassenza forclusiva del Nome-del-Padre. b) Ci che pu impedire che il soggetto precipiti nel buco la compensazione immaginaria la cui funzione viene definita come risposta del soggetto allo spossessamento primitivo del significante promosso dalla Verwerfung e la cui operativit assimilata a quelle di una vera e propria stampella immaginaria.11
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J. Lacan, Il Seminario. Libro III. Le psicosi, cit., p. 239. Ibidem. 9 Ivi, pp.231-243. 10 Ivi, p. 239. 11 Ivi, p. 242. 4
c) La compensazione immaginaria tende a darsi in una serie. Si tratta di quella serie ben isolata dai lavori di Helene Deutsch sulle cosiddette personalit come se e che Lacan stesso definisce come serie di identificazioni puramente conformiste a personaggi che gli daranno (al soggetto) il senso di quello che bisogna fare per essere un uomo.12 Lidentificazione che presiede la compensazione immaginaria dellEdipo assente ha, dunque, come sua caratteristica di fondo quella di essere unidentificazione adesiva, integrale, immediata, mimetica, non dialettica, non ternaria, seriale: identificazione del soggetto ad un suo simile posto come Io ideale. Lipotesi winnicottiana del falso S e soprattutto le ricerche di Helene Deutsch sulle personalit come se forniscono delle precisazioni preziose sulle caratteristiche della compensazione immaginaria. I concetti di falso S o di personalit come se, elaborati rispettivamente da Winnicott e da Helene Deutsch, indicano quella dimensione del soggetto nella quale lidentificazione immaginaria compensa un vuoto dessere fondamentale stabilendo una continuit dessere per usare lespressione winnicottiana assolutamente artificiale, costruita sulla sabbia, perch, in realt, priva del supporto simbolico offerto dal Nome-del-Padre. Attraverso il concetto di falso s Winnicott ha inteso descrivere uno stato clinico particolare caratterizzato da una scissione tra lessere del soggetto (vero S) e la sua maschera sociale. Questultima che svolge una funzione positiva di riparo e di nascondimento dellessere del soggetto, dunque di mediazione rispetto alle esigenze del mondo esterno, pu patologicamente irretirsi sino a produrre una vera e propria alienazione del soggetto. Essa si costituisce su una base di compiacenza nella quale il soggetto realizza una coesione di S che cerca di porre rimedio allassenza nella prima infanzia di un desiderio dellAltro capace di simbolizzare lesistenza del soggetto come particolare. Fallita questa particolarizzazione primaria ci che Winnicotto descrive come leffetto dellazione di holding, di sostegno e di contenimento della madre sufficientemente buona, al soggetto rimane solo la possibilit di raggiungere unidentit attraverso la moltiplicazione di identificazioni mimetiche allaltro, mostrandosi compiacente verso le richieste ambientali. Di qui la caratteristica principale delle false personalit, ovvero quella di sentire la propria vita come circondata da un alone di irrealt, di futilit, di vuoto e di non esistenza13. E in particolare nellarticolo Sulle personalit come se del 1934 che Helene Deutsch mostra come in certi soggetti che appaiono come assolutamente normali e nei quali spicca una alta capacit di adattamento sociale che Helene Deutsch paragona ad una sorta di mimetismo psichico manca, in realt, qualunque autenticit soggettiva. come essere di fronte ad un attore dotato di grande tecnica recitativa ma senza alcuna capacit di dare vita al personaggio che interpreta. Questa tecnica vuota il fulcro della personalit come se, nella quale lidentificazione alloggetto ricopre un vuoto dessere fondamentale. Essere come gli altri, mostrare un adattamento sociale adeguato, presentarsi come identificati a dei ruoli determinati in modo tale che qualsiasi oggetto potr funzionare come trampolino per unidentificazione sono delle modalit tipiche delle personalit come se per occultare il vuoto interiore che le pervade14. Nel tempo dello scatenamento lidentificazione rigida allaltro speculare si frantuma a causa dellirruzione di un elemento eterogeneo. In un mio paziente, per esempio, lo scatenamento ha coinciso con la gravidanza della sorella che ha spezzato lidentificazione speculare che lo aveva
Ivi. Cfr., D.W.Winnicott, La distorsione dellio in rapporto al vero ed al falso S e Classificazione: esiste un contributo psicoanalitico alla classificazione psichiatrica?, in Sviluppo affettivo e ambiente, Armando, Roma1970, pp.168-193 14 Cfr. H.Deutsch, Alcune forme di disturbo emozionale e la loro relazione con la schizofrenia, in AA.VV., Il sentimento assente, Boringhieri, Torino 1992, p.55. Questa ricerca di una compensazione immaginaria come riempimento artificiale del vuoto interiore deriva secondo la Deutsch da un Edipo il quale anchesso una sorta di forma vuota, nel quale loggetto e le emozioni erano assentiil fatto di non avere rapporti coi genitori la portava ad una regressione narcisistica nella fantasia, e questo processo veniva perversamente stimolato dallassenza di relazioni oggettuali sostitutive. Ivi, p.59.
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sostenuto sino a quel momento, introducendo, nella coppia immaginaria fratello-sorella, un elemento terzo non assimilabile allunit identificatoria-narcisistica della coppia; gravidanza della sorella che confronta altres il soggetto col significante fondamentale della paternit di cui egli manca. Perch vi sia lo scatenamento della psicosi non dunque sufficiente lesistenza della causa strutturale della forclusione. Non sufficiente lassenza del significante del NdP. Lacan preciso su questo punto quando scrive: Perch la psicosi si scateni, bisogna che il NdP forcluso, cio mai giunto al posto dellAltro, vi sia chiamato in opposizione simbolica al soggetto (Q.P., p. 573). Ci che Lacan afferma qui che la condizione dello scatenamento data dallintersezione di due causalit differenti: da una causalit strutturale e da una causalit contingente. Se la causalit strutturale viene identificata con la forclusione del Nome-del-Padre, quella contingente viene qui precisata come incontro del soggetto in opposizione simbolica con quel significante il Nome-del-Padre mai giunto nel luogo dellAltro. Se si utilizzano i termini del Seminario III questo significa che la condizione congiunturale dello scatenamento si produce allorch il soggetto a un certo incrocio della sua storia biografica, viene messo a confronto con quel difetto che esiste da sempre.15 questo il nucleo teorico della dottrina dello scatenamento che Lacan mette a punto rigorosamente nel postscriptum alla Questione preliminare attraverso lipotesi che sia lincontro con lUn-padre ovvero lincontro nel reale con quel piede simbolico che manca al soggettosgabello da sempre che determina la congiuntura di scatenamento della psicosi.16 La causa strutturale deve dunque intersecarsi con una causa contingente. Questa intersezione determina ci che Lacan chiama, nella teoria classica de la Questione preliminare del 1958, congiuntura di scatenamento. Nondimeno bisogna isolare un terzo elemento che caratterizza lingresso nella psicosi, ovvero la dissoluzione della compensazione identificatoria che sino a quel momento aveva sostenuto narcisisticamente il soggetto. Nel Seminario III si vede bene come Lacan ponga in risalto nel soggetto, al momento della congiuntura dello scatenamento, lessere chiamato dallAltro a rispondere in prima persona, a prendere la parola17, ovvero a soggettivare, senza lausilio del partner speculare, la propria posizione in rapporto allAltro simbolico. La compensazione immaginaria ci che sino a quel momento ha protetto il soggetto da questa impossibilit di rispondere attraverso un pullulare immaginario di modi di essere che si rivelano per senza alcuna consistenza simbolica.18 Si tratta, in altri termini, di una proliferazione o di un irrigidimento dellIo ideale che si configura come una modalit di riparazione ad uninsufficienza strutturale dellIdeale dellIo. E ci che motiva la lettura basagliana dellanoressia mentale come una psicopatia cenestofrenica nel senso che lo sviluppo abnorme della preoccupazione per il proprio corpo-magro (schiavit della persona al proprio svolgersi somatico) si configura come una soluzione di facciata che offre al soggetto la plasmazione della sua personalit che gli permette, seppur abnormemente, di esistere .19 In un altro caso che ho avuto modo di seguire, il momento dello scatenamento della psicosi avvenuto quando il rapporto didentificazione speculare con la sorella gemella viene interrotto al tempo delliscrizione al liceo, tempo nel quale lAltro (rappresentato in questo caso dallistituzione scolastica) interviene separando la coppia immaginaria e imponendo alle due ragazze iscrizioni in classi diverse. Langoscia psicotica stata una prima risposta della ragazza a questa iscrizione diversificata che la lasciava sola a rispondere, in prima persona appunto, alla chiamata dellAltro.
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J. Lacan, Il Seminario. Libro III, cit., p.239. Ma come possibile che il Nome-del-Padre sia chiamato dal soggetto al solo posto da dove gli sia potuto venire e dove non mai stato? Da nientaltro che da un padre reale, per nulla necessariamente dal padre del soggetto, ma da Un padre. Ma bisogna che questo Un-padre venga a quel posto dove prima il soggetto non lha potuto chiamare. A Tale scopo basta che questo Un-padre si situi in posizione terza in qualche relazione che abbia come base la coppia immaginaria a-a, cio io-oggetto o ideale-realt, che interessa il soggetto nel campo daggressione erotizzato che induce. J.Lacan, Questione preliminare ad ogni possibile trattamento della psicosi, cit., pp. 573-574. 17 J. Lacan, Il Seminario. Libro III, cit., p. 299. 18 Ivi, p. 304. 19 Cfr., F.Basaglia, Lanoressia mentale una nevrosi o una psicopatia?, cit.,pp. 263-269 6
In questo caso si pu pensare alla funzione della coppia gemellare come una modalit soggettiva di organizzare una compensazione immaginaria alla mancata iscrizione del Nome-del-Padre, alla doppia iscrizione imposta dallAltro come un evento che destabilizza questa identificazione adesiva al simile e allincontro con lAltro simbolico dellistituzione scolastica come causa contingente che conduce il soggetto verso il precipizio della psicosi.
5. La dimensione psicotica dellanoressia-bulimia Serge Cottet ha proposto di distinguere una clinica della mancanza da una clinica del vuoto.20 La prima ha come suoi riferimenti fondamentali la mancanza, il desiderio e il soggetto diviso e concerne fondamentalmente la clinica delle nevrosi; la seconda ha come suoi riferimenti fondamentali il godimento e il vuoto, come scadimento della mancanza, e concerne la clinica delle psicosi. Esiste una dottrina classica di Lacan sullanoressia che la include, anzi la elegge a paradigma, nella clinica della mancanza. In questa prospettiva la manovra anoressica appare finalizzata a preservare il posto della mancanza nellAltro e, dunque, nel soggetto. La clinica dellanoressia come clinica della mancanza permette a Lacan di evidenziare gli elementi seguenti: a) il desiderio anoressico come desiderio di niente mette in luce una verit della struttura, ovvero rivela come al cuore del desiderio umano vi sia non un oggetto il desiderio non mai desiderio di un oggetto ma il niente come oggetto, ovvero il niente che manifesta linadeguatezza di ogni oggetto immaginario rispetto allinclinazione strutturalmente metonimica del desiderio umano. b) Lanoressia mostra lirriducibilit del campo del bisogno a quello del desiderio perch se il bisogno bisogno di qualcosa il desiderio , appunto, desiderio di niente, di Altra cosa, desiderio dAltro, dunque irriducibile, appunto, al bisogno. In questo senso lo sciopero della fame dellanoressica punta a mostrare la trascendenza del desiderio rispetto al bisogno di fronte ad un Altro (sociale, familiare) che tende invece ad appiattire il primo sul secondo. c) Lanoressia manifesta unaffinit strutturale con listeria poich in entrambe il rifiuto del corpo, del cibo, ecc. diviene una difesa o una manifestazione del desiderio del soggetto. Cos lanoressia per far sopravvivere il desiderio disposta a rinunciare istericamente al godimento, ad annientare il soddisfacimento del bisogno. d) La domanda anoressica come domanda di niente chiarisce la natura ultima della domanda damore come domanda intransitiva. La domanda damore non infatti domanda di qualcosa ma domanda del segno della mancanza dellAltro, domanda non del seno ma del segno damore, come chiarisce bene Lacan nel corso del Seminario IV. Nellanoressia la domanda damore si manifesta nel suo statuto pi puro in quanto domanda non di qualcosa che lAltro ha (cibo, ecc.) ma di ci che lAltro non ha, mentre la deriva bulimica dellanoressia mostra come lassenza del segno damore la frustrazione della domanda damore come si esprime Lacan mobiliti il soggetto verso una sua compensazione reale attraverso loggetto di cui, appunto, la bulimica si riempie. Questa ricapitolazione sintetica della dottrina classica di Lacan sullanoressia trascura di considerare, come si vede, la dimensione non isterica ma psicotica dellanoressia stessa. A questo proposito potremmo introdurre due osservazioni critiche nellintento di problematizzare il rapporto tra anoressia-bulimia e psicosi.
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S. Cottet, Gai savoir e triste vrit, Revue de la Cause freudienne, n. 35, 1997, p. 34. 7
La prima: linsegnamento che la clinica dellanoressia ci impartisce quello di distinguere la declinazione del desiderio come desiderio dellAltro dal desiderio come desiderio di niente. Se listeria esalta il desiderio come desiderio dellAltro nel senso che il soggetto isterico opera con la propria mancanza per far sorgere la mancanza nellAltro , lanoressia, nella sua dimensione psicotica, esalta piuttosto il desiderio come desiderio di niente o, per utilizzare una formulazione precisa di Lacan, come appetito di morte.21 Qui il soggetto non opera pi con la mancanza per interrogare il suo valore nel desiderio dellAltro ma nientifica, per cos dire, la mancanza stessa riducendola ad un vuoto localizzato, al vuoto dello stomaco. Ci che loperazione del rifiuto anoressico fa sopravvivere non pi il desiderio come tale ma una sorta di pseudo-mancanza. Pseudo perch essa non pi in rapporto col desiderio dellAltro ma solo con una spinta radicale alla auto-mortificazione. Il prodotto della sconnessione tra mancanza e desiderio , dunque, in questi casi una specie di riduzione ossificazione della mancanza stessa ad un vuoto reificato, non vitalizzato dalla significazione fallica, non significantizzabile, non metaforizzabile. Un vuoto che si pu declinare o nella forma di una nirvanizzazione del soggetto anoressia o in una avidit compulsiva bulimia. Siamo qui di fronte ad un nuovo statuto del niente. Non si tratta pi come nella dottrina classica di Lacan del niente come oggetto finalizzato ad aprire il desiderio dellAltro, del niente come oggetto separatore, ma di un altro niente, del niente come pura nientificazione del soggetto, del niente come annichilimento, devitalizzazione nirvanica del soggetto. In questo senso la definizione lacaniana del desiderio anoressico come appetito di morte apre precisamente su questo abisso, su ci che Freud, a suo modo, indicava come disimpasto pulsionale tra Eros e Thanatos, come espressione pura della pulsione di morte. In termini lacaniani potremmo dire che questo altro niente non pi come nella dottrina classica in rapporto allAltro ma in rapporto alla Cosa. Questa nuova reificazione del niente costituisce per certi versi il principio logico del discorso del capitalista cos come Lacan lo teorizza nel 1972.22 Si tratta di quel discorso dove tutto si consuma, ovvero nel quale la mancanza del soggetto per un verso costantemente riciclata e otturata dal consumo dell'oggetto e, per un altro verso, mantenuta costantemente sospesa dalla continua offerta di nuovi oggetti di consumo. In questo senso il riciclo delloggetto perduto conduce ad un assorbimento progressivo della mancanza nella domanda. Lepoca del discorso del capitalista lepoca contemporanea, ovvero quella che fa da sfondo e determina la comparsa di nuove forme del sintomo che manifestano la deriva patologica di questa accentuazione del carattere convulso e infinito della domanda. In questo senso anoressia e bulimia si prestano bene a semplificare lincidenza del discorso del capitalista nella dimensione della clinica. Sia lanoressia che la bulimia evidenziano, infatti, la trasformazione della mancanza soggettiva in una pseudo mancanza desoggettivata, ad un vuoto anatomizzato, puro vuoto reale senza alcuna relazione col desiderio.
6. Il principio del Nirvana Attraverso il ritorno a questa categoria freudiana cerco di connotare un funzionamento psicotico del soggetto anoressico o, se si vuole, la dimensione psicotica dellanoressia senza che questo implichi la presenza effettiva di fenomeni elementari. Per Freud la clinica della nevrosi una clinica che si istituisce sul conflitto tra principio di piacere e principio di realt, ovvero tra lesigenza della pulsione e i limiti imposti dal programma della Civilt. In questo senso la clinica freudiana della nevrosi implica come fondamentale la dimensione del conflitto interno al soggetto. Nellarticolo intitolato Precisazioni intorno ai due principi dellaccadere psichico Freud struttura il rapporto tra principio di piacere e principio di realt come una vera e propria sostituzione metaforica nella quale, come fa osservare Jacques-Alain Miller, il principio di realt sostituisce il principio di piacere. Sostituzione che, sempre seguendo
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J. Lacan, Les complexes familiaux dans la formation de lindividu, cit., p. 35. Sul discorso del capitalista, vedi J. Lacan, Del discorso psicoanalitico (Milano, 12 maggio 1972) in Lacan in Italia, La Salamandra, Milano 1978. 8
Miller, possiamo accostare a quella strutturalista dove la cultura fa valere la sua predominanza sulla natura.23 lidea lacaniana della simbolizzazione originaria dove perch il soggetto possa inscriversi nel campo della realt necessario che qualcosa del principio di piacere debba essere rimosso. Questa prima sostituzione pu dunque essere formalizzata semplicemente come segue: PR PP La sostituzione del principio di piacere non senza residui. Per Freud, infatti, esiste una sopravvivenza del principio di piacere anche laddove esso si piega al regime significante del principio di realt. Questa sopravvivenza del principio di piacere indica lattaccamento del soggetto alla dimensione del godimento come attaccamento strutturale. Il principio di realt simpone al principio di piacere ovvero alla tendenza del soggetto a procurarsi il proprio soddisfacimento pulsionale ma non senza lasciare un resto. Questa problematica tipicamente freudiana viene ricondotta al campo lacaniano da J.-A. Miller quando ci ricorda come in Lacan sia proprio la negativizzazione del godimento da parte dellAltro a produrre loggetto piccolo (a) come residuo di questa negativizzazione, come espressione, per dirla ancora con Freud, di ci che del principio di piacere non vuole subordinarsi al principio di realt. Scriviamo questo cos: PR PP1 Dove con il termine PP1 indichiamo, appunto, la persistenza di un frammento di principio di piacere non simbolizzato, non castrato dallazione normativa del principio di realt. Queste due prime formalizzazioni inquadrano la clinica della nevrosi come orientata dal conflitto tra principio di piacere e principio di realt, dagli effetti di divisione soggettiva che questo produce e dalla presenza di un residuo di principio di piacere (in termini lacaniani loggetto piccolo a) che non si lascia includere nel principio di realt ma che vi si mantiene, piuttosto, in una opposizione conflittuale. Pi precisamente in Al di l del principio di piacere Freud giunger a definire il Jenseits Lustprinzip come ci che travalica le cornici del principio di piacere il soggetto punta al piacere come luogo di un soddisfacimento edonistico , come ci che del principio di piacere recalcitra di fronte alle esigenze del programma del principio di realt. Nel senso che lal di l del principio di piacere ci che resiste alla simbolizzazione imposta dal principio di realt: esso dunque non propriamente al di l del principio di piacere ma lindice di ci che del principio di piacere non si lasciato sostituire dal principio di realt; , in altre parole, il resto della metaforizzazione universale imposta dallAltro. il resto di godimento che residua (per Freud nella forma della fissazione libidica) al di qua delloperazione di metaforizzazione. Se per cerchiamo adesso di introdurre il principio di nirvana ci accorgiamo che oltrepassiamo la clinica delle nevrosi. Di cosa si tratta nel Principio di Nirvana? Una delle definizioni pi preziose di Freud quella di considerare il Nirvana come una narcotizzazione del principio di piacere.24 Non si tratta dunque di una metaforizzazione il principio del Nirvana non sostituisce il principio di piacere ma di una nullificazione del principio di piacere, o, pi precisamente come scrive Freud, di una sua narcotizzazione. Come dobbiamo intendere questeffetto di narcotizzazione? Possiamo prendere alla lettera un enunciato frequente del soggetto anoressico: Mi devo narcotizzare, non devo sentire niente. Enunciato che di per s non pu in nessun modo indicare una psicosi ma segnala un certo modo di organizzazione delleconomia libidica del soggetto. Narcotizzarsi, nirvanizzarsi, nientificarsi. Non a caso Freud in Il problema economico del masochismo riprende questo termine, oltre che da Barabara Low, da Schopenhauer che, a sua volta,
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J.A. Miller, Cause e consentement, cit., seduta del 5 maggio 1988 (inedito). S. Freud, Il problema economico del masochismo, cit., p.5. 9
lo assume dalle tradizioni induiste nelle quali il Nirvana indica, com noto, uno stato di quiete assoluta e di sospensione dellinquietudine della vita. Stato nel quale le passioni si spengono e il soggetto pu raggiungere la condizione illuminata dellimpassibilit, ovvero della realizzazione in terra di un godimento puro del nulla, rispetto al quale tutte le forme umane di soddisfazioni si rivelano destinate ad una vanit immaginaria. Per Freud questa condizione di soppressione ascetica di ogni forma di godimento anchessa una forma di godimento, di godimento della privazione, masochistico, godimento segnato dalla disgiunzione tra la pulsione e di morte e quella di vita. Prendiamo una pratica abbastanza diffusa nei soggetti anoressico-bulimici, ovvero quella di verificare, attraverso lesplorazione del vomito, che la quantit di cibo ingerita sia la stessa del cibo evacuato. In questa pratica il soggetto deve poter verificare che niente si sia modificato, che lequilibrio interno al corpo non abbia subito alcuna oscillazione perch ogni, seppur minima, oscillazione pu innescare una catastrofe. Il calcolo delle calorie, la suddivisione sistematica e teorica degli alimenti, lattitudine a vere e proprie pratiche di purificazione del corpo, leliminazione progressiva di tutto ci che pu introdurre la dimensione contingente dellalterit, indicano un rifiuto radicale dellAltro e un ritorno nel reale dellistanza del principio di piacere. Se infatti il principio di piacere punta a realizzare un soddisfacimento equilibrato, capace di non alterare linerzia interna allapparato, la sua narcotizzazione impone una sorta di estremismo folle di questa tendenza allomeostasi. In altri termini, quando il principio di piacere non articolato al principio di realt secondo la legge metaforica della sostituzione ma ritorna direttamente nel reale, senza alcuna mediazione simbolica, esso si narcotizza nel principio del Nirvana. Nella clinica dellanoressia il principio di Nirvana ci che narcotizzando il principio di piacere simpone al principio di realt come criterio e metodo dazione del soggetto. ci che d origine ad un vero e proprio stile, a pratiche quotidiane, a elucubrazioni deliranti che hanno come motivo comune quello di preservare il soggetto nella sua unit nirvanica, nella sua pi pura stessit, impassibilit, mantenendo a distanza il principio di alterit costituito dallAltro. Per questo J.A. Miller ha avuto modo di definire la posizione del soggetto tossicomane che, come quello anoressico-bulimico, vincola il godimento ad un partner-inumano come segnata da un anti-amore fondamentale.25 In effetti il farsi del tossicomane un costituirsi nel proprio essere un farsi essere senza passare dallAltro. In questo senso anti-amore, in quanto lamore implica il rovescio della logica tossicomanica, ovvero limpossibilit di farsi essere senza passare dalla mancanza dellAltro. Linclinazione psicotica della tossicomania come dellanoressia-bulimia si manifesta qui pienamente: lessere del soggetto prescinde dallessere dellAltro; lessere del soggetto piuttosto in antitesi, in una posizione di rifiuto, rispetto allessere dellAltro. ci che spinge Lacan a teorizzare nel Seminario III la posizione del soggetto psicotico come contrassegnata da una esclusione radicale dellAltro.
7. Corpo e psicosi non scatenate Certe forme gravi di anoressia-bulimia sembrano indicare un funzionamento psicotico del soggetto in assenza di un vero e proprio scatenamento e dei conseguenti fenomeni elementari. Lassenza di disturbi del linguaggio non da considerarsi, come tale, un elemento decisivo per non formulare una diagnosi di psicosi. Il modo particolare con il quale un soggetto struttura il suo rapporto con lAltro e col godimento possono consentirci di pervenire ad una diagnosi di psicosi anche senza la presenza specifica dei disturbi del linguaggio. Nondimeno una serie di fenomeni che investono il corpo possono funzionare come indici differenziali per indicare una posizione psicotica del soggetto. In particolare vorrei soffermarmi su cinque indici che nella mia pratica con soggetti anoressico-bulimici a struttura psicotica ho frequentemente incontrato. Il primo relativo alla presenza di una dimensione di mortificazione reale e non simbolica del soggetto. Essa riguarda quello che classicamente con Freud potremmo definire come disimpasto
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J.-A. Miller e E. Laurent, LAutre qui nexiste pas et ses comites dethique, cit., seduta del 20 novembre 1996. 10
pulsionale tra Eros e Thanatos. Clinicamente si esprime come una de-erotizzazione e una devitalizzazione del corpo. Ma non siamo di fronte a quel rifiuto del corpo che pu contrassegnare una modalit isterica di rapportarsi al corpo. La mortificazione reale del corpo o, se si preferisce, la sua devitalizzazione nirvanica accentua non tanto la divisione tra desiderio e godimento ma una sorta di abolizione tout court del desiderio dettata dal primato fuori discorso della pulsione di morte. Nella clinica della nevrosi il corpo il luogo dellAltro, nel senso che il trattamento significante del corpo che lo svuota di godimento, che lo mortifica offrendo per come contropartita a questo svuotamento una erotizzazione del corpo stesso; erotizzazione che, come insegna Freud, si condensa in particolare nelle zone di bordo del corpo, nelle cosiddette zone erogene. Lincorporazione del significante determina, in effetti, un principio di alterazione del corpo che da corpo-organismo, da corpo-biologico, diventa corpo pulsionale, corpo fabbricato dai significanti dellAltro. Quando facciamo riferimento alla clinica del vuoto consideriamo invece che questa incorporazione del significante non sia avvenuta; e che, di conseguenza, il corpo non si alterizza ma si mantiene piuttosto come un Uno chiuso contro lAltro; non incorpora il significante ma piuttosto si scorpora, per cos dire, dal significante. Il rifiuto della mortificazione significante implica pertanto un difetto della erotizzazione del corpo, perch la condizione dellerotizzazione la sottrazione di godimento con la conseguente definizione delle zone erogene come zone nelle quali il godimento perduto lascia una sorta di traccia attiva attorno alla quale si mobilita il movimento della pulsione. Nel funzionamento non psicotico del corpo la mortificazione significante si mantiene perci in una dialettica vitale con la sua stessa erotizzazione. In termini freudiani ci che giustifica la tesi dellimpasto pulsionale tra Eros e Thanatos. In Lacan, in effetti, Thanatos assume la configurazione dellazione letale del significante sul soggetto, mentre Eros viene ripensato attraverso la funzione del fantasma come ci che riesce a trasformare la sottrazione in un recupero del godimento perduto. Nella clinica delle psicosi si assiste ad una defusione tra Eros e Thanatos. Mortificazione e erotizzazione si slegano. Le esplosioni di aggressivit, di etero e auto distruzione, i passaggi allatto, le operazioni di annullamento della vitalit del corpo, cos tipiche di certe forme estreme di anoressia, mostrano in atto questa defusione tra pulsione di morte e pulsione di vita. Il secondo indice concerne una sorta di trasformazione della mancanza in un buco del corpo avvertito come reale da parte del soggetto. Non si tratta della sensazione di avere un buco nello stomaco, ma di quella di avere un buco nel corpo, o, meglio, di percepire i buchi del corpo per esempio la cavit orale o quella anale come buchi che si spalancano, che simpongono al soggetto come delle specie di voragini viventi. Cos un mio paziente, gravemente bulimico, mangiava per riempire un buco reale nel corpo che altrimenti lavrebbe inghiottito. Labbuffata bulimica in questo caso non risponde al criterio nevrotico della trasgressione e della fallicizzazione immaginaria delloggetto cibo, quanto si piuttosto tende a configurarsi come una pratica finalizzata a mantenere chiuso il buco simbolico nella struttura del soggetto. Questa dimensione del dover mangiare per riempire un buco del corpo avvertito come reale frequente nelle forme di anoressia-bulimia psicotiche. Il soggetto sembra trasformare il buco simbolico della forclusione in un buco del corpo che si fa sentire come tale, come assolutamente reale, non significantizzato. Si tratta di un indice preciso della non-localizzazione del godimento nelle zone erogene poich la significazione fallica non ordina simbolicamente il quadrato degli oggetti pulsionali (orale, anale, vocale, scopico). Il terzo indice riguarda luso anaclitico dellimmagine dellaltro. La presenza costante nella storia del soggetto di incollamenti identificatori, di coppie immaginarie che hanno funzionato come supporti narcisistici. La frequenza di queste compensazioni immaginarie indica una modalit di risposta del soggetto allassenza forclusiva del piede simbolico del Nome-del-Padre. Il corpo del soggetto si regola per intero sul corpo dellaltro speculare fino a raggiungere vere e proprie rappresentazioni mimetiche dellaltro. In queste coppie gemellari manca, in effetti, ogni forma di triangolazione simbolica; il soggetto aderisce integralmente, non ad un tratto dellaltro, ma per intero alla sua immagine, come se fosse un calco, una copia speculare appunto. Questa presa diretta dellaltro sul corpo del soggetto, questa identificazione massiva, generalizzata, non localizzata, questa sorta di mimesi identificatoria segnala il vuoto dessere che abita il soggetto psicotico e il
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suo tentativo di riempirlo attraverso luso anaclitico dellimmagine ideale dellaltro. In questi casi facile reperire linsorgenza dello scatenamento proprio in coincidenza con un disfarsi della coppia immaginaria, con una sua lacerazione. Il quarto indice riguarda la presenza di pratiche o di operazioni sul corpo che hanno come finalit ultima quella di introdurre nel reale la funzione della castrazione poich essa non si potuta esercitare simbolicamente. Queste pratiche sono frequenti nei soggetti psicotici fuori scatenamento che utilizzano lanoressia-bulimia stessa come modalit di realizzazione della castrazione. La privazione anoressica introduce infatti nel reale per esempio, come si visto in precedenza, nella forma del principio del Nirvana una devitalizzazione del corpo che realizza a suo modo una sorta di castrazione agita del godimento in eccesso, del godimento che il significante non ha staccato dal corpo. Nel caso della bulimia la castrazione prende soprattutto le forme reali del vomito o dellabuso di lassativi come operazioni che grazie allausilio di una tecnica consentono al soggetto di esteriorizzare un godimento maligno che ristagna nel corpo. Nella tossicodipendenza ancora la tecnica la tecnica del buco laveva definita un paziente che sembra offrire al soggetto psicotico una certa padronanza sul godimento che altrimenti ritornerebbe sul corpo senza alcuna mediazione. Interessante in questo senso il particolare utilizzo che una mia paziente psicotica faceva della siringa prima di diventare tossicodipendente e successivamente bulimica. Essa sottoponeva il proprio corpo a veri e propri cicli di iniezioni di soluzioni fisiologiche, non per iniettarsi qualcosa la sostanza della droga per esempio ma per bucare letteralmente il corpo. Bucarsi non aggiungere al corpo del godimento supplementare ma svuotare il corpo di godimento in eccesso, dove per questo svuotamento avviene non attraverso il significante ma attraverso la pratica delle iniezioni. Il quinto indice relativo alla presenza nella storia del soggetto di una serie continua di sradicamenti, di cambi improvvisi di direzione, di trasformazioni, di erranze, di difficolt di inscriversi in un legame sociale stabile. Questo indice pu prendere anche la configurazione di metamorfosi continue della propria immagine (fenomeno, questo, assai tipico anche nellisteria). Si tratta, in generale, di una disinserzione, di uno sganciamento del soggetto dal suo rapporto con lAltro26, nella quale il soggetto sfilaccia progressivamente il suo legame sociale con lAltro, ritrovandosi in una condizione di isolamento progressivo. In questo senso lanoressia-bulimia non indica tanto un discorso quanto il fallimento stesso del discorso come modalit di mantenere in una connessione possibile il godimento col significante. Si tratta, in altre parole, di una sorta di metonimia non-simbolica che spostando costantemente il soggetto da un oggetto verso un altro corrode ogni possibilit di un suo attecchimento simbolico.
8. Trattamento del buco simbolico: compensazione immaginaria, metafora delirante e supplenza Lacan ha individuato diverse forme possibili del godimento. La sua prospettiva , in questo senso, come ha fatto notare una volta Jacques-Alain Miller, aristotelica: esistono molteplici modi per declinare la sostanza del godimento, cos come per Aristotele esistono molteplici modi di dire lunit dellessere. Il luogo del soggetto si specifica allora come investito dalla necessit di trattare il reale del godimento. Ci che, infatti, impegna il soggetto nella sua struttura il rapporto col reale del godimento, il confronto col proprio essere di godimento. Lo strutturalismo di Lacan ha posto innanzitutto in evidenza come la forma fondamentale di trattamento del godimento sia quella del linguaggio. Abitare la casa del linguaggio significa abitare una casa di cui non siamo i padroni ma solamente gli ospiti. Il linguaggio detta le condizioni allessere di godimento del soggetto. Ma il godimento non rispetta integralmente lazione del linguaggio. Il ritorno del godimento sul soggetto indica infatti che v del godimento che la stessa azione negativizzante del linguaggio non riuscita a simbolizzare in una modalit esaustiva. Di qui il problema dei diversi modi secondari se consideriamo quello del linguaggio come quello
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Sul concetto di disinserzione o di disancoraggio, di sconnessione (debranchement), vedi IRMA, La Conversazione di Arcachon. Casi rari: gli inclassificabili nella clinica, Astrolabio, Roma 1999, p. 132. 12
primario di trattare questi ritorni del godimento che, come tali, non definiscono la posizione del soggetto psicotico ma del soggetto umano come tale, come essere che abita il linguaggio. A questo punto per possibile introdurre una demarcazione generale: esiste, in effetti, un trattamento soggettivo del godimento non negativizzato dalluniversale del linguaggio che sfrutta la risorsa della castrazione simbolica, che, dunque, utilizza il dispositivo dellEdipo come dispositivo simbolico fondamentale per trattare il reale del godimento. Questa via quella della nevrosi. Dallaltra parte esistono modalit plurali di trattare questi ritorni del godimento non simbolizzato senza lausilio dellEdipo. Il soggetto psicotico colui che incarna meglio questo problema di trovare una soluzione al ritorno reale del godimento ovvero un suo trattamento possibile senza per poter ricorrere al trattamento standard dellEdipo. Qual , dunque, la forma tipica del trattamento del godimento nella nevrosi? La riposta di Freud e di Lacan : il sintomo. , in effetti, il sintomo che nella nevrosi si configura come la modalit tipica di trattamento soggettivo del godimento. Questo trattamento sintomatico del godimento implica, secondo Freud, un paradosso. Per un verso, infatti, il sintomo segnala ci che del godimento viene interdetto come tale dalla Legge edipica, mentre, per un altro verso, esso indica la modalit di realizzazione inconscia della soddisfazione pulsionale. Qui possiamo cogliere allopera la funzione strutturante della castrazione simbolica. Perch il sintomo un prodotto della castrazione simbolica in quanto, come formazione di compromesso (per utilizzare una definizione classica di Freud) esso interdice il godimento, lo vieta ma solo in quanto avvita sullinterdizione medesima la realizzazione del soddisfacimento interdetto. Per fare un altro esempio possiamo riferirci rapidamente alla funzione della zona erogena. La zona erogena si costruisce, infatti, a partire dalla funzione della castrazione simbolica: la perdita delloggetto orale, anale, ecc. viene sancita dalla castrazione e questa perdita, questa sottrazione struttura la zona erogena come una lacuna, una cavit, un punto vuoto diventa la condizione sulla quale si organizza il movimento della pulsione finalizzato come chiarisce magistralmente Lacan nel corso del Seminario XI non a chiudersi sulloggetto ma a costeggiare ripetutamente quella cavit prodotta dalla sua perdita. Anche in questo caso si vede bene come la sottrazione delloggetto interdetto del godimento diventi la condizione per realizzare un godimento supplementare capace di compensare la perdita originaria delloggetto. Se ora prendiamo in esame il funzionamento del soggetto psicotico colpisce immediatamente la sregolazione pulsionale delle zone erogene. Questa sregolazione lindice di una de-erotizzazione di fondo del corpo. Si pu ripensare a questo proposito allesempio di quel paziente che avvertiva la propria bocca come un buco reale che doveva poter riempire illimitatamente. In questo caso non c in primo piano la dimensione della soddisfazione inconscia clandestina che caratterizza invece il godimento nevrotico come trasgressivo rispetto alla Legge edipica. In questo caso non c alcuna trasgressione della Legge, ma la zona erogena non si localizzata come tale poich non c stata una effettiva sottrazione di godimento, una esteriorizzazione delloggetto perduto come effetto dellazione simbolica della castrazione e, di conseguenza, ci che simpone al soggetto il buco del corpo come reale, come voragine che aspira dallinterno (in unaltra paziente questa degradazione del buco simbolico al buco reale avveniva nella forma della sensazione angosciante che i confini del corpo potessero espandersi, angoscia insostenibile, panica, che poteva attenuare solo rifugiandosi in un armadio grazie al quale poteva ritrovare, per cos dire, un limite a questa espansione reale del godimento). Lo scatenamento psicotico indica allopposto della soluzione edipica della nevrosi unimpossibilit per il soggetto di trattare in alcun modo il reale del godimento. Nel tempo contingente dello scatenamento rotto largine della compensazione immaginaria nessuna operazione soggettiva pu contrastare il ritorno del godimento. In alternativa alleffetto devastante dello scatenamento possiamo isolare almeno tre operazioni che il soggetto psicotico pu promuovere per verificare la possibilit di un trattamento non-edipico (ovvero che non pu sfruttare la risorsa della castrazione simbolica) del godimento. Esse sono: la compensazione immaginaria, la metafora delirante e la supplenza.
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Sulla compensazione immaginaria ci siamo gi soffermati. Occorre solo aggiungere che essa si presenta come una modalit di chiusura della psicosi che si ordina come un annodamento tra immaginario e reale senza il soccorso della mediazione simbolica. Nella compensazione , infatti, come abbiamo visto, attraverso unidentificazione massiva allaltro speculare che il soggetto argina e contiene il reale del godimento non normato dalla castrazione simbolica. Ma abbiamo altres potuto vedere come in questo caso il soggetto resti esposto al rischio contingente del cattivo incontro che facendo saltare ladesivit reciproca della coppia immaginaria pu far deflagrare la scompensazione psicotica vera e propria. La seconda operazione quella della metafora delirante. Essa una produzione immaginaria che per pu assumere la funzione di una metafora, ovvero la funzione di localizzare, di ordinare, di limitare linvasione di godimento che il soggetto costretto a subire. La temporalit della metafora delirante suppone quella dello scatenamento essendo essa stessa il modo del soggetto per ricostruire, per rammendare la realt frammentata dalla crisi psicotica vera e propria. Con la metafora delirante il soggetto simpegna nel ridare un nuovo senso al mondo, un senso che tenga conto di ci che avvenuto con lo scatenamento. Per questa ragione il delirio si configura come un vero e proprio lavoro soggettivo finalizzato a ristrutturare la realt del soggetto e il suo rapporto con lAltro. Pi interessante per il nostro discorso invece loperazione di supplenza, la quale come tale non suppone affatto che vi sia stato lo scatenamento della psicosi, poich essa si caratterizza per essere lespressione del modo soggettivo di impedire tout court lo scatenamento; ci che avviene per esempio, secondo Lacan, nel caso Joyce.27 Lelemento che accomuna la compensazione immaginaria alla supplenza consiste allora proprio nel fatto che sia la compensazione che la supplenza sono modalit di impedire lo scatenamento, ovvero di mantenere il soggetto al di qua del buco della psicosi. Nondimeno, mentre la prima integralmente orientata dal registro immaginario la compensazione immaginaria leffetto di unidentificazione speculare , la seconda implica invece un lavoro significante. Rispetto alla temporalit dello scatenamento la supplenza si configura come un tempo soggettivo fuori scatenamento. La supplenza , in effetti, per principio in opposizione allo scatenamento. In questo senso essa indica unoperazione di significantizzazione del godimento che avviene, per, senza il ricorso della soluzione standard offerta dallEdipo. Da un punto di vista logico la supplenza implica una sostituzione. Qualcosa prende il posto di qualcosaltro. In questo senso essa affine con la metafora perch vi condivide, appunto, il movimento della sostituzione insieme al suo effetto, ovvero quello di esercitare una stabilizzazione della catena significante la quale trova un punto di capitonamento proprio nella condensazione metaforica. Pi specificatamente linsegnamento di Lacan ci conduce a distinguere una supplenza generalizzata da una supplenza ristretta. Se la prima risponde allimpossibilit per lessere umano di realizzare il rapporto sessuale, ovvero di fare e di essere Uno con lAltro, e d luogo allamore come supplenza, appunto, dellimpossibilit strutturale del rapporto sessuale, la seconda la supplenza ristretta si riferisce alla sostituzione di un significante assente perch forcluso quello del Nome-del-Padre , significante necessario perch linsieme stesso dei significanti mantenga un proprio ordine.28 questa forma ristretta della supplenza che investe specificatamente il campo della clinica delle psicosi fuori scatenamento.
Sul caso Joyce e sul valore di paradigma che esso assume nellultimo Lacan, vedi il bel saggio di A. Villa, Il caso Joyce: osservazioni sul sintomo col th, in Studi di psicoanalisi Annali della Sezione Clinica di Milano, n. 1, La Vita Felice, Milano 1999, pp. 145-161. 28 Il significante rispetto al quale si esercita la supplenza dunque quello del Nome-del-Padre come Altro dellAltro, ovvero come significante speciale che fa da supporto allinsieme dei significanti. Da questo punto di vista lultimo insegnamento di Lacan laddove insiste sullinesistenza dellAltro dellAltro, radicalizzando cos il concetto di struttura, ovvero mettendone in risalto il fatto che la struttura stessa bucata, che c un buco strutturale che inerisce allordine simbolico come tale giunge inevitabilmente ad estendere il concetto di supplenza ben al di l dellorizzonte circoscritto della psicosi. Piuttosto la supplenza viene investita di un valore universale, poich tutti gli uomini sono confrontati con questo reale non simbolizzato, ovvero allimpossibilit che esista un fondamento unificatore dellordine simbolico. 14
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La natura simbolica della supplenza si rivela in primo luogo laddove si consideri che proprio attraverso di essa che il soggetto pu arrivare a farsi come afferma Lacan a proposito di Joyce un nome proprio. Il riferimento al nome proprio tocca il cuore delloperazione di supplenza nella sua differenza rispetto alla compensazione. Se in questultima il soggetto si aggancia narcisisticamente allimmagine speculare dellaltro, nella supplenza il soggetto non aderisce, per cos dire, allessere dellaltro ma realizza una sorta di individuazione nel senso che, appunto, individua quel soggetto differenziandone lidentit (lego direbbe lultimo Lacan) da quella degli altri. In secondo luogo la natura simbolica della supplenza implica la produzione di unopera. evidente che questopera non ha come modello necessariamente lUlisse di Joyce (modello alto privilegiato da Lacan) ma pu benissimo realizzarsi attraverso opere od operazioni tra le pi quotidiane. Ci che conta che queste operazioni oggettivino il lavoro del soggetto finalizzato a ricucire lo strappo lasciato in lui dallassenza forclusiva del Nome-del-Padre. A riguardo vero che il caso Joyce resta esemplare poich in esso il farsi un nome coincide in modo assoluto con il prodotto, ovvero con lopera stessa di Joyce Per fare un solo esempio clinico di supplenza posso citare il caso di una mia paziente una giovane donna psicotica che ha messo a punto sotto transfert, ovvero nel corso della sua cura analitica, una supplenza ordinata attorno alla sua attitudine soggettiva verso la pittura che si orienter progressivamente nellattivit di ricopiare le opere dei grandi padri della pittura contemporanea. Farsi copiatrice dellopera dei padri consente a questo soggetto di raggiungere progressivamente una stabilizzazione efficace della psicosi. Stabilizzazione che non pi sostenuta, come in passato, da una compensazione immaginaria ma da un utilizzo del registro immaginario fare la copia di tipo simbolico iscrivere il Nome-del-Padre che le consente altres di farsi un nome proprio riconosciuto socialmente a partire proprio dal suo lavoro di copiatrice. Il suo farsi un nome si realizza attraverso unidentificazione ai nomi del padre.
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