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PIERO

DELLA FRANCESCA
(ca 1413-1492)
Un intellettuale
In Piero della Francesca, massimo artista e intellettuale del
Rinascimento, gli interessi scientifici e teorici – dalla matematica alla
prospettiva, dalle proporzioni alla geometria – sono messi al servizio
di una pittura lucida e razionale.

Nel suo percorso artistico Piero:

• impara da Domenico Veneziano la pittura di luce


• entra a contatto con la pittura fiorentina del primo Quattrocento
• si reca a Roma per dipingere nell’appartamento del papa
• lavora per la corte di Urbino contribuendo a fondare l’Umanesimo
matematico
I trattati
La pittura in Piero della Francesca si accompagna sempre alla riflessione
teorica: gli studi trovano compimento in trattati di argomento scientifico.
Nel trattato a uso pratico De prospectiva
pingendi, la scienza prospettica, con il
corredo di figure di ornato e architettura,
trova la sua più compiuta formulazione.

In latino scrive un trattato sui poliedri regolari,


chiamato Libellus de quinque corporibus
regularibus, che illustra con disegni come questo,
raffigurante un icosaedro.
Battesimo di Cristo
(tempera su tavola; Londra, National Gallery))

Tra le prime opere c’è il Battesimo di


Cristo, dipinto per Santa Maria della
Pieve a Sansepolcro verso il 1440.

La tavola era stata commissionata dai monaci


camaldolesi di Sansepolcro per onorare l’abate
e umanista Ambrogio Traversari.

L’abate era stato tra i protagonisti del Concilio


di Firenze-Ferrara del 1439, convocato per
tentare la riconciliazione delle Chiese cristiane
d’Oriente e d’Occidente.

Determinante era stato il suo contributo per il


riconoscimento della dottrina della Trinità.
Battesimo di Cristo
Nella tavola si moltiplicano le allusioni alla Trinità
Dio Padre non compare,
al suo posto una pioggia
dorata cala dall’alto.

La colomba dello Spirito


Santo è raffigurata in
forte scorcio prospettico.

Cristo, al centro della


composizione, sta di La tavola stessa reca valori simbolici:
fianco dell’albero che • si divide in due parti, sopra
prefigura la Passione. semicircolare, sotto
rettangolare
• il lato superiore del rettangolo
Alla Trinità alludono anche i tre angeli: il blu, il rosso e il
forma la base di un triangolo
bianco erano i colori degli abiti dell’Ordine dei Trinitari.
equilatero, simbolo trinitario,
I sacerdoti bizantini sullo sfondo rimandano al concilio con il vertice sul piede di Cristo
delle Chiese cristiane. e il centro dove si congiungono
le sue mani.
Battesimo di Cristo

In questa opera sono già presenti molti dei caratteri


propri della pittura di Piero della Francesca.

• Il cielo terso è solcato da rade nuvolette bianche


• Il paesaggio appare limpido e nitido come se fosse in primo piano
• I campi, gli alberelli e la strada ondulata compongono una credibile
veduta prospettica
• I corpi appaiono levigati come statue di cera
• I volti dall’espressione impenetrabile sono modellati sui solidi geometrici
• Domina su tutto un’atmosfera sospesa e irreale
La Flagellazione
Intorno al 1459 Piero dipinge la Flagellazione di Urbino, una tavola
dal significato misterioso destinata alla devozione privata.

Nel suo significato generale il dipinto si ricollega al generale timore per l’avanzata
del sultano Mehmed II in Europa dopo la conquista turca di Costantinopoli (1453).
La Flagellazione
Nonostante le proporzioni ridotte, la tavola mostra grandi spazi, grazie
all’applicazione magistrale della prospettiva.
Due scene distinte ma connesse tra loro si Le linee tracciate dagli elementi
svolgono l’una entro un portico, l’altra architettonici e dalla pavimentazione
all’aperto in una strada di città. confluiscono tutte sull’unico punto di fuga.

Come sempre in Piero della Francesca, i La collocazione in secondo piano della


personaggi appaiono immobili, come fermati flagellazione suggerisce che i protagonisti del
nell’attimo dell’azione. dipinto siano le tre figure sulla destra.
La Flagellazione
Le diverse interpretazioni proposte si concentrano sulla figura enigmatica del
giovane, al centro di un colloquio con due uomini dalle vesti esotiche.

L’idea prevalente è che si tratti di Buonconte


da Montefeltro, figlio del signore di Urbino,
morto di peste l’anno prima a soli 17 anni.

Le sue sofferenze sarebbero quelle di Cristo


flagellato e, al tempo stesso, quelle dei
cristiani d’Oriente dopo la conquista turca di
Costantinopoli del 1453.

Secondo una recente ipotesi il giovane è


Tommaso Paleologo, erede dell’impero
d’Oriente, «profirogenito» (cioè nato nella
porpora) e scalzo poiché in attesa di calzare le
scarpe purpuree, attributo dell’imperatore.
Sacra conversazione
Al 1472-1474 risale la Sacra conversazione per
la chiesa di San Bernardino a Urbino.

È una pala a olio e tempera commissionata


all’artista in occasione della nascita dell’erede
di Urbino, Guidobaldo da Montefeltro.

Inginocchiato ai piedi
della Madonna in
trono con il Bambino
tra angeli e santi si
trova il committente,
Federico da
Montefeltro, che
proprio nel 1474
ottiene il titolo di
duca di Urbino.
Sacra conversazione
La pala d’altare è Dal collo di Gesù
realizzata pende un rametto di
corallo, simbolo della
secondo una
futura ferita al costato
visione
rinascimentale:
manifestazione Il realismo dei dettagli
divina in uno rivela la conoscenza
spazio reale e della pittura
unificato. fiamminga

La scena si svolge nello Sulla corazza si


spazio sacro di una riflettono la Vergine e
chiesa, di cui si scorge la finestra da cui
la curvatura absidale proviene la luce

Gli angeli e santi si Federico si affida alla


dispongono a cerchio Vergine deponendo il
attorno alla Madonna bastone del comando
con il Bambino ai suoi piedi
Sacra conversazione
Il coro è coperto da una volta a
botte cassettonata decorata da
fioroni a tocchi d’oro.

Il catino absidale a conchiglia reca


sospeso al centro un uovo di
struzzo, simbolo di vita e rinascita.

Paraste scanalate scandiscono le


pareti dell’abside rivestite da
marmi colorati.

Vista in pianta, la porzione di chiesa dietro ai


personaggi rivela una notevole profondità e
mostra come la scena si svolga non all’interno
del coro, ma davanti ad esso.
I Ritratti dei Montefeltro

I ritratti di Federico da Montefeltro e di sua moglie Battista Sforza,


dipinti da Piero negli stessi anni della Pala di Brera, erano un tempo
uniti da una cerniera e formavano un dittico chiuso a libro.
Ritratto di Battista Sforza, ca 1472-1474. - Ritratto di Federico da Montefeltro
Tempera e olio su tavola, 47x33 cm.
Firenze, Galleria degli Uffizi

●I due personaggi sono


ripresi di profilo,
secondo un modello
arcaico e celebrativo
ricorrente anche nelle
medaglie: Battista è
rivolta verso destra e il
marito verso sinistra,
come se si guardassero
negli occhi.
●L'artista ha creato due

ritratti con grande


realismo, specialmente
quello di Federico.

In questo Dittico è evidente l'influsso della pittura fiamminga, conosciuta


già a Firenze e Ferrara ma approfondita a contatto con la collezione


privata di Federico da Montefeltro e attraverso il confronto diretto con gli
artisti stranieri chiamati a Urbino.
Il duca è raffigurato minuziosamente e in modo impietoso, il naso deformato a causa di una

ferita riportata durante un torneo che aveva danneggiato anche l'occhio destro (questo
probabilmente il motivo delle pose rivolte verso sinistra); l'occhio è segnato da un reticolo
di rughe e sulla guancia si riconoscono piccole escrescenze carnose. Indossa berretto e una
veste rossi.

Anche la complessità luminosa si rifà alla lezione fiamminga: la luce che proviene da destra

rischiara il volto di Battista rendendolo pallido. L'artista ricrea in maniera minuziosa il suo
abito ricamato, i gioielli e l'elaborata acconciatura.
Entrambi i duchi si stagliano su

un ampio e luminosissimo
paesaggio rappresentato a volo
d'uccello, che riprende
realisticamente i territori
dell'area romagnola e
marchigiana su cui essi
regnavano.

L'unione dei due coniugi, è


sottolineata dalla continuità del


paesaggio.
●Il Dittico è dipinto anche sul retro con i trionfi allegorici di Federico e della
moglie Battista.
●Nella parte inferiore, delle scritte latine, realizzate come se fossero scolpite

su transenne di marmo, rimandano sia alla grandezza di Federico che viene


equiparato agli antichi grandi condottieri, sia a Battista, che sempre
accompagnata dalla modestia.
Le due tavole, in origine, erano unite da una cerniera e si aprivano a

libretto. Questo ci fa capire che avevano una funzione strettamente


privata e intima.

L'artista ha eseguito i due ritratti molto probabilmente dopo la


morte di Battista, tra il 1472-1474 (contemporaneamente, o poco


dopo la Sacra conversazione)
Piero ritrattista

Il dittico fu eseguito verosimilmente dopo la morte di Battista Sforza,


deceduta a causa del parto appena ventottenne: l’opera sarebbe un
ricordo della moglie da parte del duca.

• I ritratti sono di profilo secondo il modello celebrativo proprio del ritratto imperiale
ripreso dalla medaglia umanistica.
• La cura del particolare, i riflessi, le trasparenze provengono dalla lezione dei pittori
fiamminghi presenti a Urbino.
• I volti sono colti con spietato realismo: la gobba del naso, le rughe degli occhi, le
macchie e le escrescenze della pelle sono fedelmente registrati.
• La luce e il colore scolpiscono i volumi costruiti secondo leggi geometriche.
• Sullo sfondo si apre un profondissimo paesaggio ripreso a volo d’uccello, che digrada
cromaticamente verso l’orizzonte.

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