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GIOVANNI BELLINI

(ca 1435-1516)

Cricco Di Teodoro, Itinerario nell’arte Quarta edizione, © Zanichelli editore 2017


Un innovatore

Giovanni Bellini fu l’innovatore della pittura veneziana: con lui nasce


la «prospettiva cromatica» e per mezzo della sua pittura la città
lagunare si apre all’arte del Rinascimento.

I maestri, la carriera, l’eredità.

• Si forma nella bottega del padre Jacopo, pittore tardo-gotico, con il fratello Gentile.
• Inizia un sodalizio artistico con Andrea Mantegna, marito di sua sorella.
• Viene a contatto con le opere di Piero della Francesca e di Antonello da Messina.
• Diventa pittore ufficiale della Repubblica di Venezia.
• Pone le basi per lo sviluppo della pittura veneziana del Rinascimento.

Cricco Di Teodoro, Itinerario nell’arte Quarta edizione, © Zanichelli editore 2017


Il confronto con Mantegna
Nella tavola con l’Orazione nell’Orto del 1465-1470 Giovanni si confronta
con il cognato, riprendendo il soggetto e la composizione di una sua opera.

Per Mantegna, come per i pittori fiorentini, il


vero soggetto di un dipinto è l’essere umano
e tutto il resto gli è subordinato.

Per Bellini l’uomo è parte del mondo


naturale: il protagonista dell’opera è il
paesaggio, illuminato dalla luce
dell’aurora che giunge dal lontano
orizzonte.
L’Orazione nell’Orto
Nel dipinto l’artista impiega la «prospettiva cromatica», cioè una prospettiva
ottenuta disponendo i colori caldi in primo piano, i freddi nell’ultimo e nelle
posizioni intermedie i colori che creano il graduale passaggio dai caldi ai freddi.

Le sensibili L’angelo che


variazioni di luce compare in cielo
riescono a recando il calice è
rendere l’esatta fatto di sostanza
ora del giorno. trasparente.

Gli apostoli dormono in Una calda luce diffusa, Le anse serpeggianti del
pose naturali, mentre che investe Gesù da fiume misurano la
Giuda e le guardie sono dietro, pervade e unifica profondità verso la città
figurette di contorno. tutte le cose. che è modellata sul vero.
Pala dell’Incoronazione
Tra il 1470 e il 1475 Bellini realizza la grande pala
d’altare per la Chiesa di San Francesco a Pesaro.

La pala, smembrata, di cui si conservano


due tavole a olio, era rettangolare con
cornice architettonica in stile
rinascimentale.

In origine, come si vede nella ricostruzione,


la pala presentava l’Incoronazione della
Vergine nella tavola centrale e
l’Imbalsamazione di Cristo nella cimasa.

Nei pilastrini laterali vi erano figure di santi


entro nicchie e, sulla predella, sei storie con
vite di santi, posti ai lati di una Natività.
Pala dell’Incoronazione
La tavola centrale è innovativa sotto molti punti di vista.

Per la prima volta


l’evento sacro è
rappresentato all’aperto.

Il trono marmoreo si
apre sul paesaggio come
un quadro nel quadro.

Lo spazio è una coerente


I personaggi sono sullo scatola prospettica:
stesso piano come in una • alla prospettiva cromatica
Sacra conversazione. si è aggiunta quella
lineare
• lo scorcio della
Le figure, collocate in un ambiente pavimentazione
reale, sono masse cromatiche che marmorea è rigoroso
variano in funzione della luce. quanto quello del trono
La pala d’altare
Bellini diede un forte contributo alla definizione rinascimentale della pala
d’altare, una pala unificata che raccoglie i personaggi entro una campata.

Piero della Francesca, Giovanni Bellini, Giovanni Bellini,


Pala di Brera, 1474-1475 Pala di San Giobbe, 1487 Pala di San Zaccaria, 1505
La Pala dei Frari
Una tappa importante nella definizione della pala d’altare è il trittico
dipinto per la Chiesa di Santa Maria Gloriosa dei Frari a Venezia.

La pala è commissionata La Madonna è seduta su


dai fratelli Niccolò, un seggio posto su una
Benedetto e Marco, figli pedana ottagonale, alla
di Pietro Pesaro, per la cui base stanno due
cappella di famiglia. angioletti musicanti.

I santi protettori, che La luce proviene da


portano i nomi dei sinistra e accende di
committenti, si calde tonalità il catino a
dispongono ai lati della mosaico d’oro e l’arco
Vergine con il Bambino. trionfale.
La Pala dei Frari
La sontuosa cornice in legno dorato, conservata nella sua forma
originaria, è parte effettiva dell’architettura del dipinto.

Le linee della cornice dorata proseguono


all’interno, simulando uno spazio
verosimile e aperto ai lati sul paesaggio.

La prospettiva unifica il portico a tre


campate, le laterali a copertura piana e la
centrale con volta a botte.

In pianta il portico disegna una serliana


tridimensionale abitata dalla Vergine col
Bambino (1-2), gli angeli (3) e i santi (4-7).
Il ritratto
Il Ritratto del doge Leonardo Loredan, dipinto in occasione dell’elezione del
1501, rivela le doti di Bellini come ritrattista.
Si tratta di un ritratto aulico, che pone in risalto
i segni del potere: il corno dogale e il mantello
dai bottoni sferici.

Bellini rende brillante l’oro, irruvidendo il


colore, e lucido il damasco, dando la pittura a
olio per velature successive.

La posa quasi frontale, lo sguardo fiero e il


sorriso appena accennato comunicano
imperturbabilità e calma.

Nel volto asimmetrico compaiono le due facce


del potere: benevola (a destra, con il sorriso) e
severa (a sinistra, dall’espressione più dura).

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