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ARTE BIZANTINA

prof.ssa Emanuela Pulvirenti

8-b. ARTE BIZANTINA

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ARTE BIZANTINA prof.ssa Emanuela Pulvirenti

L’ARTE BIZANTINA

Durante il suo regno Costantino fa di Bisan-


zio (l’antica città greca sul Bosforo) la nuova
capitale dell’impero, con il nome di “Costanti-
nopoli”.
Ben presto in essa fiorisce una cultura mol-
to raffinata, che rielabora in forme originali gli
elementi occidentali e quelli orientali. In Italia il
centro culturale diventa Ravenna, città presso
la quale si trovano i maggiori capolavori dell’ar-
te bizantina in terra occidentale.
Dal 402 Ravenna è capitale dell’Impero
d’Occidente fino alla sua caduta (476); suc-
cessivamente mantiene questo ruolo con il re-
gno ostrogoto di Teodorico.

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Conquistata dall’imperatore d’oriente Giustiniano (540) la città mantiene la sua preminenza


come capitale dell’esarcato ma diventa città periferica di un impero che ha ormai sede a Costan-
tinopoli.
Dagli inizi del V fino alla seconda metà del VI secolo, Ravenna si arricchisce di nuovi edifici
adeguati alla sua dignità. Sono costruzioni di straordinario interesse per il valore artistico in-
trinseco e perché testimoniano il passaggio dalla concezione tardo-imperiale alla concezio-
ne cristiana, da quella concreta, occidentale a quella astratta, orientale.

Vista di Ravenna con la chiesa di Sant’Apollinare Nuovo Mausoleo di Teodorico Sant’Apollinare in Classe

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Le chiese bizantine hanno di preferenza la pianta centrale (quadrata o ottagonale) e copertura


a cupola.
Diversamente dalla basilica paleocristiana, che si sviluppa longitudinalmente e ha nell’altare un
punto di riferimento, nella chiesa bizantina a pianta centrale ci si trova immersi nello spazio
sacro, completamente avvolti nella dimensione divina e senza un centro d’attenzione privile-
giato.

Battistero Neoniano Battistero degli Ariani Mausoleo di Galla Placidia Basilica di S. Vitale

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La forma ottagonale per chiese e battisteri è


carica di significati:

- è la mediazione tra il quadrato (la Terra,


l’uomo, l’imperfezione, la base della cupola) e il
cerchio (Dio, la perfezione, il cielo e la cupola
che lo raffigura);

- è il simbolo della resurrezione (perché som-


ma di 7, la creazione, e di 1 che è Dio);

- il numero 8 rovesciato significa “infinito”;

- è la nota musicale che riproduce quella ini-


ziale di una scala nella cetra a 8 corde;

- è il sesto numero della serie di Fibonacci;

- è il simbolo della stella polare e della rosa 0-1-1-2-3-5-8-13-21-34....


dei venti.

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I Bizantini svilupparono un nuovo tipo di cupola, quella a pennacchi. Mentre


i Romani impostano la cupola su una base circolare e il raccordo tra cupola e
pareti è immediato, i Bizantini utilizzano una base poligonale che viene rac-
cordata alla semisfera attraverso la curvatura degli angoli superiori (pen-
nacchi) sino ad ottenere una base circolare su cui innestare la cupola.

Pantheon, Roma

cupola su base circolare cupola a pennacchi cupola a pennacchi su base quadrata cupola a pennacchi

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Nelle chiese bizantine le colonne presentano il


fusto liscio con base poligonale.
Sopra il capitello è posto il pulvino, un ele-
mento a forma di tronco di piramide rove-
sciata che fa convergere il peso delle strutture
sovrastanti sulla parte centrale del capitello.
Spesso è decorato con ricchi motivi ornamen-
tali a traforo o a rilievo, così come il sottostante
capitello.

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Le arti figurative si esprimono attraverso i mo-


saici. Inizialmente sono realistici e con fondo
azzurro, poi le figure diventeranno sempre più
rigide, convenzionali, piatte e frontali mentre
il fondo diventerà d’oro per dare il senso di uno
spazio ultraterreno.
Mosaici di questo tipo sono a S. Vitale a Ra-
venna con i pannelli di Teodora e di Giustinia-
no con Massimiano.
Ai Bizantini non interessa più creare immagini
vere, ambienti reali: Cristo, la Madonna, l’im-
peratore e i dignitari sono considerati come
simboli del potere spirituale o terreno e non
sono più raffigurati come uomini comuni.

MOSAICI: Buon Pastore (Mausoleo di Galla Placidia) e Teodora (S. Vitale).

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La progressiva idealizzazione delle immagi-


ni e dello spazio è dovuta all’influenza delle
icone orientali dove la divinità appare eterna,
immutabile e solenne.
Le figure bizantine rispecchiano, nella loro fis-
sità, frontalità e rigidità proprio queste caratte-
ristiche divine, mentre i colori splendenti e i
fondi oro contribuiscono a creare un’atmosfe-
ra irreale intorno a queste figure.

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MAUSOLEO DI GALLA PLACIDIA

Fra le più antiche costruzioni di Ravenna si presenta esterna-


mente in forme semplici e dimesse, con i 4 bracci della croce
disposti intorno al cubo centrale sopraelevato e chiari richiami
all’architettura romana. Originariamente era più slanciato ma
l’edificio è sprofondato di circa 1,5 m facendo perdere le propor-
zioni originali.
L’interno è molto diverso: il cubo centrale cela una cupola men-
tre i bracci con spioventi nascondono delle volte a botte. Tutta
la parte superiore è rivestita da mosaici che (grazie alla diversa
giacitura delle tessere) riflettono la luce in tutte le direzioni sma-
terializzando le strutture architettoniche.

MAUSOLEO DI GALLA PLACIDIA (Ravenna),


425-426 d.C. esterno e interno. visita virtuale al Mausoleo di Galla Placidia

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Il mosaico della cupola, riprendendo il tema della notte,


mostra una cielo notturno con giri concentrici di stelle
dorate sempre più piccole, culminanti con una croce. Ai quat-
tro angoli, invece, i simboli degli evangelisti.
Le altre superfici musive presentano figure umane e animali,
temi naturalistici e perfino decorazioni astratte come quelle
delle volte a botte.
Sulla lunetta della parete di fondo è Il Buon Pastore, un
mosaico che mostra ancora realismo e classicismo ma già
presenta temi tipici dell’arte bizantina: lo sguardo distac-
cato di Cristo e la sua veste dorata, priva di chiaroscuro ten-
dono a superare la realtà per coglierne il significato sacro.

Mosaici di Galla Placidia: cupola, lunetta del Buon Pasto-


re, forme floreali e greca tridimensionale

approfondimento sui Mosaici di Galla Placidia approfondimento sulla Lunetta del Buon Pastore

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SANT’APOLLINARE NUOVO

Eretta sotto Teodorico è di fondamentale importanza per i mosaici della navata centrale.
La decorazione è divisa in tre ordini: in alto si alternano immagini di nicchie con colombe e sce-
ne della passione e dei miracoli di Cristo; nella fascia centrale, tra le finestre, le figure dei profeti;
in basso una lunga teoria di martiri che si muovono dal palazzo di Teodorico verso Cristo in
trono e una fila di vergini (sul lato sinistro) che vanno dal porto di Classe verso la Madonna.

Sant’Apollinare Nuovo, Ravenna, VI sec., interni ed esterni

visita virtuale a Sant’Apollinare Nuovo

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Tutti i mosaici presentano un fondo d’oro, astratto, uno spazio divino. Le figure sono aspazia-
li, atemporali, bidimensionali (poiché la tridimensionalità indica qualcosa di corporeo, quindi
di terreno) e frontali.
I mosaici delle due processioni sono il punto culminante dell’arte ravennate: martiri e vergini
sono statici, separati, non comunicano tra loro, sono molto simili ma tutti leggermente diversi.
È il punto di massima astrazione dalla realtà, il momento più “orientale” dell’arte italiana e il più
distante dalla tradizione romana.

Corteo delle Vergini Corteo dei Martiri

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La processione di Martiri par-


te dal palazzo di Teodorico
rappresentato con le due ali
ribaltate sullo stesso piano
del prospetto ad annullarne
la profondità. Entro le arca-
te erano raffigurati dignitari di
corte e forse il re stesso ma
furono cancellati con tendaggi
(si scorgono solo alcune mani Il porto di Classe (lato sinistro della navata)
rimaste sulle colonne).
Il porto di Classe (da cui si
muovono le Vergini) è ricono-
scibile per le navi. Tuttavia
queste sono poste in verticale
per eliminare il senso di pro-
fondità spaziale che sarebbe
scaturito dal loro scagliona-
mento orizzontale. Si tratta
dunque di simboli dei luoghi
terreni e non rappresentazio-
ni documentarie. Il palazzo di Teodorico (lato destro della navata)

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SAN VITALE
Realizzata tra il 525 e il
547, questa chiesa è la
summa dell’architet-
tura ravennate.
Ottagonale con cupola
inglobata nel tiburio mo-
stra il consueto esterno
disadorno che permet-
te di leggere i volumi
interni: la sporgenza
dell’abside affiancata
da pròthesis e diacònic-
on, il nartece inserito in
un vertice dell’ottagono
e il deambulatorio a
doppio livello.

visita virtuale alla chiesa di San Vitale

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La struttura è molto leggera e dinamica: le esedre semicircolari espandono il volume dell’aula


centrale, i pulvini sollevano e staccano l’arco dalla colonna mentre i capitelli perdono le sem-
bianze greco-romane per diventare dei tronchi di piramide traforati.
La luce è la grande protagonista: rimbalza sulle superfici e (nelle condizioni originarie) è rifles-
sa e frammentata dai mosaici che ricoprivano interamente tutte le superfici.
Tra i pochi rimasti vanno ricordati quelli del presbiterio e dell’abside: opere di fondamentale
importanza e grandissimo valore.

Mosaici a San Vitale: sono presenti gli


elementi tipici del mosaico bizantino, la
frontalità, la bidimensionalità e l’ambienta-
zione ultraterrena.

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I MOSAICI DI GIUSTINIANO E TEODORA (546-548) - S. Vitale, Ravenna

I due pannelli si trovano nel vano absidale della chiesa bizantina di San Vitale a Ravenna. In
quello di sinistra è rappresentato l’imperatore Giustiniano, circondato dai dignitari della sua
corte e dai soldati. Sulla parete opposta si trova il pannello con l’imperatrice Teodora, moglie di
Giustiniano, con il suo seguito di dame.
Posti nella zona più importante della chiesa, i due mosaici hanno una valenza simbolica e po-
litica: sottolineano, infatti, gli stretti legami tra Dio, Costantinopoli e Ravenna.

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L’imperatore e l’imperatrice sono raffigurati in una forma simbolica e astratta, così da richiamare
una realtà divina, non umana. I personaggi sono immobili, privi di rilievo, con sguardi fissi e
disposti in modo ritmato. Le figure dell’imperatore e del vescovo sono più caratterizzate delle
altre dichiarando un intento ritrattista.
I mosaici sono realizzati con pietre dure e tessere d’oro posizionate in modo non complanare
in modo da riflettere la luce in tutte le direzioni e creare un effetto di “smaterializzazione” delle
superfici.

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Il generale con la bar- Giustiniano ha in mano il pane e Sulla testa dell’imperatore In secondo piano c’è Giuliano
ba è Belisario, il con- si avvia ad entrare in chiesa per la vi è l’aureola che indica la l’Argentario.
quistatore di Ravenna. celebrazione della messa. La sua fi- sacralità che lo caratterizza
gura non è coperta da nessun’altra. in quanto sovrano
Accanto all’imperatore vi è il vesco-
vo di Ravenna, Massimiano, come
I consiglieri dell’imperatore sono riportato dall’iscrizione.
tutti vestiti nello stesso modo.

Le teste dei soldati Due ecclesiastici


sono ripetute senza la seguono il vescovo.
minima variazione.

Le figure, frontali e
allineate, non hanno
Le figure dell’impe-
profondità: i corpi
ratore e del vescovo
sembrano senza
sono più caratteriz-
peso, appiattiti sul
zate delle altre, con
fondo d’oro.
evidenti intenzioni
ritrattistiche.

I personaggi sono
collocati in uno spa-
zio simbolico: il sen-
so della profondità è
soltanto suggerito dai
piedi sovrapposti.

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Teodora ha in mano il Dietro di lei c’è una grande Teodora è seguita dalle ancel-
Un prelato affianca calice dell’offertorio e lo nicchia con un motivo a le, tutte con il volto frontale
l’imperatrice porta verso la direzione conchiglia
dell’abside
Un’altra tenda sollevata mostra il
fondo oro dietro le donne
La tenda aperta nella por-
ta richiama gli spazi del
palazzo

Gli abiti, tutti diver-


La fontanella, simbo-
si, sono pieni di pre-
lo di purezza, è raffi-
ziose decorazioni
gurata da due punti
di vista differenti: la
vasca è vista dall’alto,
la colonnina di fronte
I piedi divaricati con-
feriscono un senso di
immobilismo

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SANTA SOFIA A COSTANTINOPOLI


Simbolo dell’architettura bizantina e costruita tra il 532 e il 537 per volontà di Giustiniano,
l’attuale basilica è la terza chiesa eretta su quest’area con molte altre addizioni nelle epoche
successive. In questo sito Costantino nel 325 decise di erigere la prima basilica inaugurata nel
360. Distrutta da un incendio, fu ricostruita nel 415 da Teodosio II e nuovamente bruciata da
una rivolta durante il regno di Giustiniano. Sedata la rivolta Giustiniano si impegnò a ricostruire
la Basilica come la “più sontuosa dall’epoca della Creazione”, utilizzando bellissimi marmi e
materiali preziosi. I lavori furono diretti da due architetti greci Antemio di Tralle e Isidoro di Mileto;
durarono circa sei anni e la nuova chiesa fu inaugurata nel 537.

SANTA SOFIA
(Istanbul, 532-537):
notevole per la gran-
de cupola su pen-
nacchi totalmente
traforata di finestre,
fu trasformata in
moschea dopo la
conquista degli
Ottomani nel 1453.
Oggi è un museo.

approfondimento su Santa Sofia

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La cupola crollò in seguito a un terremoto e fu ricostruita da Isidoro di Mileto il Giovane che


ne diminuì il diametro e aumentò l’altezza addossandole all’esterno massicci contrafforti. Fu
nuovamente Giustiniano, ormai alla fine del suo regno a inaugurare la basilica. Le vicissitudini
dell’edificio non finirono in quanto, dopo la conquista di Costantinopoli e lo scisma tra la chiesa
cattolica e quella ortodossa, la basilica fu depredata dei suoi ornamenti preziosi e trasformata
in moschea nel 1453 quando i turchi si impadronirono di Costantinopoli.
Oggi è un museo. La navata centrale si presenta
come un vasto ambiente coperto da una cupola
centrale di 31 metri di diametro e 55 di altezza,
con semicupole laterali.

video sulla Basilica di Santa Sofia

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