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Domenico Bocchini



Le Urbi Arcane

Il vuoto era nelle viscere della terra per lorfica commemorazione dei Numi, ed esso era raffigurato
in varie fasce. Zone e luoghi orfici venivano chiamati quei posti dove non cera nessuna luce
Orphe idest carens, expers lucis da cui Orfeo e la sua cetra. Questo Uni-verso arcano del vuoto
immateriale era il mondo occulto abitato dai Numi
1
. Un luogo vuoto invisibile si diceva Mon-Ade
2
,
col senso di punto matematico, ed esso indicava un Senato di Numi. Il corpo matematico era
dunque il Vacuo, il Vuoto, e Matematici erano chiamati i primi alunni a cui si dava la scienza. Le
antiche Curie corrispondono geograficamente aglattuali cimiteri: i luoghi arcani dove dimoravano
gli iniziati e che limperatore Costantino fece chiudere, uccidendo tutti quelli che si rifiutarono di
uscirne. I cunicoli dove i Numi, ovvero gli Olimpici, abitavano erano detti Vani, che anagrammato
Navi. Ogni urbe arcana aveva i Campi Elisi, che erano dei giardini o dei grandi labirinti come
quelli dei boschetti reali, per lo pi costituiti da aranci, e larancio proprio quel albero che Virgilio
dice produceva i pomi doro e che era sempre verde. Attraverso lunghi e stretti cunicoli e giochi di
specchi vi arrivava la luce del Sole e della Luna e si trovavano anche fiori come rose e tulipani. (42-
43) le Sirene abitavano le Thalassie, o Ponto, o Oceano, ma non era un oceano dacqua ma bens di
Vuoto e Spazio; e la Reggia, era la parte superiore della Partenope Arcana abitata dalle Sirene che
erano Reines della Reggia arcana poich la metropoli sotterranea di Partenope
3
era divisa in tre

1
I Numi era una casta di saggi che viveva nel seno delle urbi arcane, essi erano invisibili ai mortali, ed i sacerdoti dei
templi erano il legame, il ponte, tra i Numi ed i mortali, non a caso gli oracoli erano posti in profonde grotte. Esistevano
Numi che avevano il corpo fisico e Numi incorporei vestiti detere.
2
Atomo era la Cifra che si avvolge intorno a se stessa senza essere divisa, ed indicava un labirinto di cunicoli arcani
dove dimoravano i Numi.
3
Il Bocchini cita alcune monete riportate alla luce dagli scavi archeologici di Cuma e paleopoli, raffiguranti un toro
dalla testa umana, un Minotauro, sormontato da una corona dalloro portata da un genio alato o da una sirena, in realt
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livelli. Il mondo sotterraneo era chiaramente sotto la protezione delle divinit sotterranee tra cui
spiccava Cerere infera, e le Sirene erano le sacerdotesse della Cerere Infera. Le isole erano i centri
di tali urbe arcane circondate dal vuoto eterico. Urbi arcane cerano ad percolano, Pompei, Cimitile,
e Nola. La Sirena era lequivalente della Sibilla e la pi importante delle sirene era la regina che
faceva da ponte con la Cerere Infera e in oracolo dava responsi attraverso parole sibilanti, le sibille,
o sillabe. Al tempo del primo governo matriarcale erano le donne pi anziani a tenere il contatto
con la divinit ed era la pi anziana di essa ad essere regina del mondo sotterraneo, poi ci fu
cambiato dalle giovani che presero il posto delle anziane matrone, e si ebbe il governo sirenusio. In
quei luoghi gli uomini facevano da servi, e dei figli maschi ne facevano tre caste, una era evirata e
veniva posto al servizio del tempio e delle sacerdotesse divenendo sacerdoti di Cibale, unaltra
casta si sarebbe occupata della pastorizia e dellagricoltura ed erano detti Sarii, la terza casta era
definio degli Eggregori poich destinati alla riproduzione sessuale, ma essi erano cresciuti sin da
bambini con catene ai polsi che li rendevano storpi in modo da non potersi ribellare, ma la ribellione
si ebbe lo stesso poich quelli destinati al tempio compresero i segreti delle matrone e delle sirene
[] dal giornale Geronta Sebezio, 1835.



IL QUARTIERE DEI VERGINI









questa sarebbe la prova dellurbe arcana, poich il Minotauro rappresenta il labirinto di cunicoli sotterranei, la corona la
citt di Napoli, sotto la protezione delle sirene
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1) Ges delle Monache: chiesa e convento
La chiesa fu fatta costruire dalla famiglia Montalto nel 1582 su una fabbrica preesistente. La chiesa
infatti faceva parte di un complesso monastico risalente ad epoca precedente, a sua volta derivante
dall'antico convento di San Francesco e San Gennaro dell'Osservanza. L'ampliamento e la
trasformazione della chiesa e del monastero iniziarono nei primi decenni del quattrocento con
Giovanna II e proseguirono nel primo cinquecento con Giovanna III, quando la costruzione della
nuova murazione da Porta San Gennaro a Santa Maria di Costantinopoli incentiv l'edilizia della
zona. La costruzione della chiesa fu eseguita secondo i canoni tardo-rinascimentali, con navata
unica e cappelle laterali con archi poggianti su pilastri dalle basi molto alte. La facciata, dalla forte
spinta ascensionale, opera di un ignoto del Cinquecento. Dal 1677 iniziarono le trasformazioni
con interventi sulla navata e sul soffitto ligneo. A tali trasformazioni partecip dal 1680 una delle
pi attive personalit artistiche del '600 napoletano, Arcangelo Guglielmelli, che oper nella zona
presbiteriale.

2) Santa Maria della Stella: chiesa e Ex convento (Caserma Podgora)
La chiesa, venne fondata nel 1571 per ospitare una immagine della Vergine, in precedenza
conservata nella Madonna della Stella, presso porta San Gennaro. A partire dal 1587 la chiesa, con
l'annesso convento, venne ricostruita in forme pi ampie dai padri di San Francesco di Paola, ai
quali era stata affidata. Numerosi interventi vennero realizzati nel corso del XVII e XVIII secolo,
ma la ricca decorazione interna andata perduta, fatta salva la sacrestia, durante un incendio nel
1944. La facciata venne realizzata in piperno e marmo nel 1638 dall'architetto Bartolomeo
Picchiatti. In un'edicola sulla facciata collocato un affresco con la Madonna della Stella tra i santi
Gennaro e Francesco di Paola. Sul fondo del presbiterio esposta una pala di Battistello Caracciolo,
raffigurante l'Immacolata, San Domenico e San Francesco di Paola, datata 1607. Il convento,
espulsi i monaci nel 1861, oggi occupato dalla Caserma Podgora. Nel chiostro sono conservati
affreschi di un discepolo di Belisario Corenzio (1622). Altri affreschi settecenteschi nei locali un
tempo adibiti a farmacia e spezieria.

3) Missione ai Vergini: chiesa e convento
La chiesa venne eretta dai Padri Missionari che occuparono agli inizi del XVII secolo il vicino
complesso di Santa Maria. I lavori, iniziati nel 1724 da padre Garagni, vennero affidati nel 1756
all'architetto Luigi Vanvitelli, che li complet nel 1760. La costruzione fu resa possibile dalle
donazioni della duchessa di Sant'Elia, Maria Giuseppa de Brandis Staremberg. La facciata venne
realizzata intorno al 1788 da un ignoto architetto. Nella controfacciata collocato l'organo di legno
intagliato e dorato di produzione napoletana del XVIII secolo. Sull'altare maggiore esposta una
tela di Francesco De Mura, raffigurante San Vincenzo de' Paoli in gloria. Nel presbiterio si conserva
il coro in radica di noce di manifattura napoletana della seconda met del Settecento. Nella prima
cappella a destra conservato un dipinto con la Conversione di San Paolo, opera del 1787 di
Giovanni Sarnelli. In sacrestia collocato un lavamano in marmo databile alla fine del XVIII
secolo, riferibile probabilmente al marmoraio Pascale Cartolano.

4) Santa Maria dei Vergini
La chiesa e l'annesso convento sorgono sul sito dove nel 1326 gli abitanti del rione di porta San
Gennaro eressero un ospedale ed una cappella intitolati a Santa Maria del Borgo dei Vergini. Il
complesso venne ceduto nel 1334 ai frati Crociferi di San Cleto, che vi stabilirono il loro
monastero. Durante i lavori del 1963 emersero sotto l'attuale sacrestia i resti della zona absidale e
della navata dell'originaria chiesa trecentesca. Sono anche stati ritrovati alcuni frammenti di
affreschi del XIV secolo. Nel 1626 il complesso venne ceduto ai Padri della Missione, che lo
ristrutturarono completamente. La chiesa stata gravemente danneggiata durante la seconda guerra
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mondiale. La maggior parte degli arredi sacri stata distrutta o trafugata. La struttura stata poi
ricostruita nelle forme attuali negli anni Cinquanta. A sinistra dell'ingresso collocato un fonte
battesimale, scampato alla demolizione, opera napoletana della seconda met del XVII secolo.
Secondo la tradizione vi sarebbe stato battezzato nel 1639 Sant'Alfonso Maria de' Liguori.

5) San Severo alla Sanit
La chiesa venne eretta sul sito dove alla fine del IV secolo il vescovo Severo aveva posto il suo
sepolcro gentilizio e dove poco dopo vennero aperte le catacombe a lui intitolate. Quando le spoglie
del vescovo furono traslate nella chiesa di San Giorgio, il culto popolare attorno al cimitero venne
diminuendo. Il tempio venne costruito molto pi tardi (1573) per volont dell'arcivescovo Carafa
che lo affid ai Conventuali. Nel 1680 i frati promossero un integrale rifacimento del complesso,
che fu realizzato dall'architetto Dionisio Lazzari. Dalla terza cappella possibile scendere nell'unico
cunicolo superstite delle catacombe, che conserva ancora resti di affreschi, di recente restaurati. A
sinistra e a destra del presbiterio sono collocate due tele di Paolo De Matteis, databili al 1709. Le
tele, raffiguranti la Visitazione e la Madonna del Rosario, provengono dalla distrutta chiesa del
Divino Amore. Nel transetto di sinistra esposta una Madonna con Bambino, rilievo marmoreo
commissionato a Girolamo D'Auria nel 1600 da Camillo Maresca.


6) Santa Maria della Sanit
La chiesa venne edificata agli inizi del XVII secolo su progetto dell'architetto fra' Nuvolo. Tra il
1588 ed il 1610 venne costruito l'annesso convento, dal quale i Domenicani fecero partire la riforma
dell'ordine ispirata ai dettami del Concilio di Trento. L'impianto a croce greca, con cinque navate
e cupola. Al di sotto dell'altare maggiore, posto su di un alto podio, si scende all'antica cripta della
catacombe di San Gaudioso. Nel catino del coro collocata la statua della Madonna della Sanit,
opera di Michelangelo Naccherino (1612 ca.), inglobata in un apparato scenografico realizzato nel
1708 su disegno di Arcangelo Guglielmelli. Nella chiesa sono conservate numerose tele di Luca
Giordano, databili tra il 1665 ed il 1672: la Predica di San Vincenzo Ferreri, San Nicola in gloria, la
Madonna con San Giacinto e Santa Rosa e l'Estasi della Madonna. Nel cappellone del Rosario
collocata la Vergine del Rosario, opera di Giovan Bernardo Azzolino del 1612. Il maestoso pulpito,
sulla sinistra della navata, venne realizzato da Dionisio Lazzari nel 1678.

7) Palazzo dello Spagnolo
Il palazzo venne edificato a partire dal 1738 per volont del marchese di Poppano, Nicola Moscati,
unificando due precedenti edifici ricevuti con la dote della moglie. Il progetto viene
tradizionalmente attribuito all'architetto Ferdinando Sanfelice. E', purtroppo, andato perduto il
giardino che si estendeva sul retro del palazzo. L'edificio caratterizzato dall'originale scala interna
detta 'ad ali di falco'. L'interno e l'esterno vennero riccamente ornati con una decorazione a stucchi
di marca chiaramente rococ, realizzata da Aniello Prezioso su disegno di Francesco Attanasio
verso il 1742. Le porte di accesso agli appartamenti sono sormontate da sovraporte in stucco, con al
centro medaglioni con busti-ritratto. Alla fine del XVIII secolo il palazzo sub un rifacimento che ne
ampli la struttura con l'aggiunta di un altro piano. Alle soglie del XIX secolo la famiglia fu
costretta a vendere gli appartamenti al primo ed al secondo piano. Il nuovo proprietario Tommaso
Atienza, detto 'lo Spagnolo' da cui l'intitolazione del palazzo, fece realizzare gli affreschi delle sale,
oggi quasi del tutto perduti.

8) Palazzo Sanfelice
Il palazzo venne edificato tra il 1724 ed il 1726 dall'architetto Ferdinando Sanfelice, che lo progett
quale propria residenza privata. L'edificio composto da due corpi distinti unificati dalla facciata. I
portali di accesso sono sormontati da una decorazione in stucco raffigurante due sirene che reggono
un cartiglio con iscrizioni composte, secondo alcune fonti, dal letterato Matteo Egizio. Da queste
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scritture emerge che delle due strutture una fu realizzata ex novo dal Sanfelice, mentre l'altra
inglob delle presistenze non pi identificabili. Il primo corpo di fabbrica ruota attorno ad un cortile
ottagonale con una scala a doppia rampa, che conserva ancora le originarie decorazioni a stucco.
L'altra parte del palazzo ha un cortile pi ampio a pianta rettangolare separato dal giardino
retrostante da una scenografica scala aperta. Nel XVIII secolo il piano nobile venne decorato ad
affreschi (le fonti ricordano ancora nel 1845 la volta di Francesco Solimena) andati oggi del tutto
perduti.

9) Immacolata e San Vincenzo
La chiesa venne fondata con l'annesso convento nel XVIII secolo. Nel 1736 padre Gregorio Maria
Rocco aveva creato nella zona di Chiaia un conservatorio per fanciulle orfane intitolandolo
all'Immacolata e a San Vincenzo. Nel 1750 passarono in questa zona su di un terreno comprato da
Filippo Grassi sul quale sussisteva la chiesetta di Santa Maria di Nazareth. Venne costruito il nuovo
complesso, che poteva ospitare fino a 250 fanciulle, e la chiesa rifatta ad opera dell'architetto
Bartolomeo Vecchione. I lavori terminarono nel 1758. Al di sotto della chiesa si apre un ambiente
che ne ripercorre la pianta, nel quale sarebbero stati raccolti i corpi delle vittime della peste del
1656. Sull'altare maggiore collocato un dipinto di Pietro Bardellino, datato 1754, raffigurante San
Vincenzo raccomanda alla Vergine alcune orfanelle. Nella chiesa sono esposti anche il Monumento
(datato 1747, dell'area di Francesco Pagano) e la Lapide sepolcrale (datata 1750) del benefattore
Sabato Manso, che destin i fondi alla costruzione della chiesa.



10) San Gennaro extra moenia
La basilica paleocristiana venne eretta nel V secolo nei pressi della catacomba di San Gennaro, che
ospitava in origine le spoglie del santo. Nell'817-832 il corpo venne traslato a Benevento per volere
del principe Sicone e la chiesa venne abbandonata. Verso l'872 vennero realizzati integrali lavori di
ristrutturazione, che previdero l'ampliamento della basilica e la costruzione di un annesso monastero
intitolato ai santi Gennaro ed Agrippino. Nel XV secolo il complesso venne ristrutturato
contemporaneamente alla costruzione di un ospedale per gli appestati, eretto dal cardinale Oliviero
Carafa sul luogo del precedente monastero. Nel 1669 il vicer Pietro Antonio D'Aragona trasform
l'ospedale in ospizio per i poveri. Gli oggetti d'arte della basilica sono da alcuni anni esposti nel
Museo Civico di Castel Nuovo, causa problemi di sicurezza della chiesa. Tra il 1927 ed il 1932 fu
realizzato un restauro che cancell le stratificazioni secolari riportando la struttura alla forma
originaria.

11) Cimitero delle Fontanelle
Il cimitero scavato nella roccia tufacea della collina di Materdei. Vi si accede dalla piccola chiesa
di Maria Santissima del Carmine, costruita sullo scorcio del XIX secolo a ridosso delle cave di tufo.
Lo compongono numerosi ambienti dalle vaste dimensioni, che venivano utilizzati quale ossario
della citt. Alla fine dell'Ottocento alcuni devoti guidati da padre Gaetano Barbati disposero in
ordinate cataste le migliaia di ossa umane ritrovate nel cimitero. Da quel momento sorta una
spontanea e fortissima devozione popolare per questi anonimi defunti, nei quali i fedeli identificano
anime purganti bisognose di cure ad attenzioni. Alcuni teschi vennero quindi "adottati" da devoti
che li collocarono in apposite teche in legno, identificandoli anche un nome ed una storia che
affermavano essere stata loro svelata in sogno. Per lunghi anni, il cimitero stato teatro di questa
religiosit popolare fatta di riti e pratiche del tutto particolari.

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