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Piero Della Francesca ​(1410-1492)

Vita
Piero di Benedetto de Franceschi, comunemente detto della Francesca
dal nome della famiglia cresciuta a borgo San sepolcro, nei pressi di
Arezzo, Nasce Nel 1410-20. Pierro è il pittore che riesce nella sintesi delle
principali esperienze fin qui compiute a Firenze.

Primo documento certo (pagamento all'ospedale di Santa Maria Nuova)


lo vede collaboratore di Veneziano a Firenze nel 1439 per gli affreschi del
Sant’Egidio, ormai scomparsi. Quando nel 1440, lascerà Firenze, porterà
con sé tutto il patrimonio culturale conosciuto e studiato in questo
soggiorno.

🖌​La Flagellazione di Cristo


La tavola con la flagellazione è l’opera che, forse è meglio di altre, serve a
chiarire la difficile arte di Piero della Francesca. La flagellazione si svolge
entro un’architettura classica più greca che Latina perché le colonne
scanalate e rudentate dal capitello composito sostengono architrave:
dunque il protagonista non è la linea curva bensì quella retta. I soffitti
dunque sono cassettonati piani e non è esatto affermare che sia
un’architettura di derivazione albertiana(la prof ha detto che è uno
spazio albertiano con colonne trabeate quindi ambiente antico
ricostruito con accortezza filologica) o meglio se rapporti con l’Alberti
possiamo vederli piuttosto nelle soluzioni prospettiche nella maestà
tenendo presente che il trattato de pictura era stato pubblicato nel 36
Piero dunque potrebbe aver avuto delle notizie sulle forme dell’antichità
ellenica da qualcuno dei greci presenti a Firenze nel 39 elaborando con
le sue conoscenze dell’arte romana.la rete limitata e le membrature
architettoniche permettono una totale realizzazione dell’impianto
prospettico secondo linee convergenti nel punto di fuga.anche il
pavimento esterno è diviso da strisce di marmo bianco, grandi quadrati,
ciascuno dei quali a sua volta è nuovamente diviso in quadrati di cotto.
Per la stessa ragione troviamo la decorazione a cassettoni nel soffitto
della sala e nel sottostante pavimento un altro tipo di scacchiera più
variata più ricca con alternanza di marmi bianchi e scuri ma nel
quadrato centrale dove è posta la colonna della tortura si scrive una
circonferenza in rapporto preciso con la cilindricità della colonna.Piero
pone sul capitello una statua(collegamento con David di Donatello
perché issa la statua su un supporto verticale come gli antichi) la cui
testa e il braccio alzato sono compresi entro la faccia anteriore
dell’architrave che divide il quadrato centrale del soffitto. L’intera
colonna appare così assolutamente collocata al Cristo, colonnare anche
se nella tornitura del corpo è dunque privo di dettagli anatomici. Nel
chiaro del colore che lo imparenta all’architettura, la figura di Cristo è
indifferente a quanto accade: non c’è nessuna reazione dolorosa non c’è
nessuna emozione. Neppure fra i flagellatori che si dispongono attorno
imprimono alcun impeto al loro gesto anzi essi hanno sollevato la frusta
ma questo non ricada mai sul corpo dell’uomo. Così il giudice, seduto su
un piano rialzato a sinistra dell’uomo di spalle, assiste impassibile. Carlo
Ginzburg, studioso che pubblicò vari decenni fa il libro "indagini su
Piero" in cui si occupa del battesimo di Cristo, ciclo di Arezzo e
flagellazione di Urbino, propone un'interpretazione dei personaggi. Le
tre figure all'esterno a destra sarebbero (in ordine di sinistra verso
destra):
● il cardinale Vessarione, vescovo di Nicea in Asia Minore venuto
dopo il concilio del 39 in Italia, in cui resta anche dopo la
separazione delle due chiese e figura fondamentale perché tramite
tra mondo greco bizantino e cultura umanistica peninsulare
● Buonconte da Montefeltro, figlio naturale di Federico da
Montefeltro che da conte diventerà duca, condottiero militare che
approfitta della cultura umanistica per legittimare il suo potere
● Giovanni Bacci, figlio di Francesco (che commissionò il ciclo di
Arezzo)
È una tavola che aveva uno scopo, non solo di dono diplomatico ma di
incitare Federico da Montefeltro a partecipare alla crociata che il papa
Pio II piccolomini stava organizzando per riconquistare Costantinopoli
che era stata presa nel 1453 dai turchi.
Il giudice seduto sul trono sarebbe Giovanni VIII Paleologo cioè
l'imperatore di Costantinopoli che aveva fatto sì che la Chiesa greca si
staccasse di nuovo dalla Chiesa latina dopo la fragile riunificazione del
39, quindi era stato ritenuto responsabile delle sofferenze inflitte dai
turchi ai cristiani d'oriente. Viene fatto dunque un parallelismo tra
Ponzio Pilato che assiste alla tortura di Cristo e Giovanni VIII Paleologo
che viene considerato responsabile delle sofferenze dei cristiani.
Buonconte da Montefeltro invece viene associato a Cristo con cui quasi
condivide la sua posizione da scalzo

🖌​Battesimo di Cristo
commissionata dai monaci camaldolesi di San Sepolcro per onorare l’abate del loro ordine
l’umanista Ambrogio traversari che aveva tutelato gli interessi dei monaci camaldolesi contro
le pretese del vescovo di città di Castello.
La vita di Piero è un esempio di radicamento profondo e totalmente appagato nell’ambiente
di Sansepolcro, dove egli rivestì anche cariche civiche. La “provincialità” di Piero è un dato
fondamentale per comprendere il suo temperamento umano che ritroviamo anche nella sua
arte.
In quest’opera è fondamentale conoscere la figura di Ambrogio Traversari, questo perché
egli fu l’abate dell’ordine dei camaldolesi e li tutelò dagli abusi di potere da parte del vescovo
della città di Castello. Traversari fu un colto umanista e prese parte al concilio di Firenze e
Ferrara.
La composizione, caratterizzata da uno schema apparentemente naturale, ma in realtà
dominata da precise regole matematiche, dà un senso di calma e serenità, in cui l'azione è
sospesa nel momento in cui l'acqua sta per discendere sul capo di Cristo.
la scelta del soggetto appunto ha a che fare con il tema della trinità. Nella rappresentazione
dell’opera, Della Francesca, viene individuato il dogma della trinità in: Gesù; Giovanni
Battista e la Colomba. Inoltre in questa opera si cerca di riunire quello che era il pensiero
della chiesa latina e della chiesa greca in seguito al concilio.

Il dipinto è composto secondo una rigorosa costruzione geometrica tramite l'uso di corpi
platonici, dei quali l'artista trattò nel ​De corporibus regularibus:​ un quadrato sormontato da
un semicerchio; se dal lato superiore del quadrato si costruisce un triangolo equilatero, il
vertice inferiore coincide con il piede di Cristo, mentre nell'incontro delle diagonali del
quadrato si trova il suo ombelico. Al centro del triangolo si trovano le mani giunte di Cristo e
sull'asse del dipinto si allineano, con esattezza geometrica la colomba, la mano con la coppa
di Giovanni Battista e il corpo di Gesù stesso. La colomba si trova sul centro del semicerchio
e le sue ali sono disposte lungo il diametro. L'asse mediano, che allude alla rivelazione di
Gesù come Figlio di Dio, genera una partizione calibrata, ma non simmetrica in quanto
l'albero a sinistra, che divide la tavola in rapporto aureo, ha maggior valore di cesura che
non il gruppo centrale. Se nel quadrato si inscrive un pentagono, esso racchiude gran parte
delle figure della composizione, con parallelismi tra i suoi lati ed altre linee di forza.
Gesù, in posizione frontale, immobile sta ricevendo il battesimo da san Giovanni Battista nel
Giordano, mentre dal cielo è comparsa, in conformità col racconto evangelico, la colomba
dello Spirito Santo. Sottili striature d'oro rappresentano la luce divina che discende con la
colomba. A sinistra, accanto a un grosso albero dal fogliame fitto, assistono alla scena tre
angeli. A destra, più in lontananza, un altro uomo in mutande, si sta spogliando, mentre sullo
sfondo passa un gruppo di sacerdoti greci, uno dei quali indica, stupefatto, il cielo: si tratta,
probabilmente, di un espediente per alludere al passo evangelico, in cui si parla del "cielo
spalancato" dal quale discese la colomba, un prodigio altrimenti difficile da rappresentare. Il
gesto, incorniciato dalla schiena arcuata del discepolo che si spoglia e dal fianco del
Battista, è posto in rilievo dalla ricorrenza di linee forza, identificabili sia col braccio del
Battista, che appare come un prolungamento del gesto del sacerdote, sia con la sua stessa
gamba che, piegandosi, si dispone parallelamente a quel gesto.

L'albero rigoglioso rappresenta la vita che si rigenera con la venuta del Salvatore. L'albero secco
allude al destino di coloro che rifiutano il Battesimo. La colomba è l'emblema dello Spirito Santo.
Cristo, posto sull'asse mediano del quadro, incarna il centro del mondo. L'atto di togliersi i vestiti
indica la scelta di lasciarsi alle spalle la vita precedente per entrare in una nuova dimensione
esistenziale. I tre angeli tra gli alberi sono il simbolo della Trinità​.]​​ Ci sono anche altri riferimenti
alla Trinità. La tavola, infatti, si compone di una porzione inferiore, rettangolare, e di una
superiore, semicircolare. Il lato superiore del rettangolo, passante per le ali spiegate della
colomba, è anche la base del triangolo equilatero - antico simbolo trinitario - il cui vertice sta sul
piede destro di Cristo (ma anche sull'asse centrale) e il cui centro cade proprio sulle mani giunte
di Lui. Alla Trinità alludono anche i colori della veste: il rosso, il blu e il bianco, infatti, erano quelli
degli abiti dell'Ordine dei Trinitari istituito da papa Innocenzo III nel 1198. All'unità delle due
Chiese, greca e latina, si riferiscono i due angeli di destra e del centro che si tengono per mano e
si abbracciano sotto lo sguardo di un terzo angelo che, con il palmo della mano destra rivolto
verso il basso, evoca un antico gesto di concordia. Concordia che vuole Dio stesso: infatti,
l'angelo è vestito dei tre colori che, nell'iconografia occidentale, simboleggiano l'Eterno.

Le “storie della croce”

Anche noto come “affreschi del San Francesco ad Arezzo” è un ciclo di affreschi dipinto dal 1452
al 1466 ca.

Fu iniziato da Bicci ma è senz’altro la mano di Piero della Francesca che lo rende uno dei
maggiori capolavori dell’arte Rinascimentale.

La chiesa di San Francesco ad Arezzo, è una chiesa francescana costruita intorno al 1290 e
,come altre chiese fiorentine, ha la facciata rimasta priva di decorazione. In fondo presenta una
cappella absidata. La chiesa inoltre presenta una navata unica, non è presente il transetto, e
culmina appunto nell’abside, affrescato da Piero della Francesca.

Il tema è quello delle storie della croce: queste storie hanno come fonti d’ispirazione (e letterarie)i
vangeli apocrifi e in parte la leggenda aurea di Jacopo da Varagine, frate domenicano e vescovo
di Genova. La leggenda aurea,è una sorta di opera letteraria molto complessa risalente al pieno
200: si tratta infatti di una raccolta medievale di biografie agiografiche, quindi vite di santi,
raccontate però in forma di favola; fu composta in latino.
Da ambodue le fonti quindi, la leggenda aurea di Jacopo i vangeli apocrifi, sono dunque tratte le
tematiche degli affreschi del San Francesco.

Anche in questo contesto abbiamo uno sfondo storico preciso che sarà importante anche in altre
opere di Piero della Francesca ossia la presa di Costantinopoli del 1453: La mattina del 29
maggio 1453 i turchi ottomani entrano in Costantinopoli. L’ultimo imperatore bizantino,
Costantino XI Paleologo, muore combattendo. Gli abitanti sono massacrati. La chiesa di Santa
Sofia è trasformata in moschea. Costantinopoli è chiamata Istanbul e diventa la base sulla quale
gli ottomani costruiscono la loro potenza marittima.

Scompare così l’Impero bizantino, diretto erede dell’Impero romano d’Occidente, mentre si
consolida l’Impero ottomano, destinato anch’esso a lunga vita. Cessa infatti di esistere solo nel
1922, dopo la Prima guerra mondial

, quindi abbiamo una doppia fonte i vangeli apocrifi e la leggenda aurea di Jacopo da cui sono
tratti alcuni episodi, anche in questo contesto abbiamo uno sfondo storico preciso che sarà
importante anche in altre opere di Piero della Francesca che è la presa di Costantinopoli nel
1453, è una storia assai complessa, le tre pareti dispiegate come se fossero in un foglio, un
grande basamento con dipinti marmi colorati su cui si dispiega le storie che appunto la leggenda
ha inizio in alto a

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