Arte ravennate
La città di Ravenna, essendo stata a lungo sede del potere politico, fu oggetto di importanti
interventi artistici. Questa era una città di grande importanza già nel I secolo a.C., ma accrebbe il
suo prestigio dopo essere divenuta nel 402 d.C. capitale dell'Impero Romano d’Occidente, sotto il
governo di Onorio, e rimasta tale fino alla caduta dell’Impero. Successivamente Ravenna divenne
capitale del regno romano-barbarico di Teodorico. Dopo la morte di Teodorico, avvenuta nel 526,
l'imperatore d'Oriente Giustiniano cercò di ricostruire l'unità dell'antico Impero Romano
riconquistando il suolo italiano. L'Italia divenne una delle province dell'impero riunificato, sotto il
comando di un esarca che risiedeva a Ravenna.
L’arte ravennate fu di fatto il centro in cui si incontrarono l’arte paleocristiana e quella
bizantina. Qui venne data particolare importanza all'architettura [Fig. 2.1] ed ai mosaici [Fig. 2.2], i
quali conferirono a Ravenna il titolo di “città dei mosaici”. È pertanto impossibile giudicare gli
interni degli edifici ravennati escludendone gli straordinari interventi musivi.
Periodicamente l’arte ravennate si colloca tra il 395 d.C. (divisione impero in occidente e
oriente, dopo la morte di Teodosio I, e spostamento capitale dell’impero d’occidente a Ravenna) e il
565 d.C.. Questo lungo arco temporale può essere suddiviso in vari periodi caratterizzanti, ossia il
periodo imperiale (dal 402 al 476), il periodo ostrogotico (dal 476 al 540), e il periodo giustinianeo
(dal 540 al 565).
2.1 I battisteri
Nel contesto dell'arte ravennate si afferma la struttura del battistero come a se stante, cioè
non incorporato all'interno della struttura basilicale, ma posizionato vicino a questa, dando così
origine ai cosiddetti complessi episcopali, costituiti dalla basilica, dal battistero e dal campanile;
secondo l'uso medievale il rito del battesimo veniva effettuato per totale immersione del cristiano
nell'Acqua Santa simboleggiando la rinascita dell'uomo e il perdono del peccato originale. I
battisteri hanno sempre una pianta centrale che può essere circolare o ottagonale. Per quanto
riguarda i materiali, all'esterno sono costruiti con mattoni in cotto senza decorazioni o particolari,
mentre all'interno vi sono affreschi e ricchi mosaici che si contrappongono allo stile esteriore.
questa caratteristica si può definire materialismo mistico o dicotomia mistica: l'architettura
rispecchia il Cristo e il buon cristiano che all'esterno è umile, mentre all'interno ricco.
Posto a lato dell’attuale Duomo di Ravenna, il Battistero neoniano (oppure Battistero degli
ortodossi) [Fig. 2.3] è uno dei monumenti più antichi di Ravenna. Fu probabilmente edificato
attorno agli inizi del V secolo, dietro iniziativa dell’episcopato di Orso, in concomitanza con
l’elevazione di Ravenna a capitale dell’Impero romano d’Occidente. Pochi decenni dopo la sua
costruzione, al tempo del vescovo Neone (450 – 475 d.C.), fu oggetto di importanti lavori di
restauro che contribuirono al rifacimento della cupola ma soprattutto alla realizzazione della
decorazione interna che oggi possiamo ammirare. Tra tutti i battisteri realizzati tra il IV e V secolo
nel Mondo antico Occidentale ed Orientale, questo edificio si caratterizza per essere il meglio
conservato dal punto di vista architettonico e decorativo.
Esso rappresenta un evidente richiamo alla cristianità. E' a pianta ottagonale con 4 lobi che
corrispondono alle absidi, disposte a X. Il corpo è una torre ottagonale che ha funzione di tiburio
(racchiude una cupola visibile solo dall'interno) e di copertura con tetto piramidale. La forma
ottagonale dei battisteri bizantini ha una forte valenza simbolica. Il numero otto dei lati corrisponde
infatti ai sette giorni della creazione del mondo e all'ottavo giorno: quello della resurrezione e della
Vita eterna. E' quindi chiaramente collegato al sacramento del Battesimo.
Nel battistero emerge la tipica caratteristica dell’arte ravennate che gioca sulla dicotomia
mistica: come il cristiano deve essere umile al cospetto di Dio, ma ricco nell’anima, così devono
essere gli edifici di Cristo; ricorda inoltre la tipica rappresentazione della doppia natura di Cristo:
umana e divina. All'esterno è quindi povero di decorazioni: è molto semplice e realizzato con
mattoni in cotto, presentando un sistema di aperture cieche.
La cupola [Fig. 2.4] presenta mosaici realizzati in pasta di vetro e foglie d’oro, che
raffigurano uno spazio diviso a raggiera con tre anelli concentrici: nel primo troviamo finestre, libri
sacri e troni; nel secondo sono rappresentati i dodici apostoli, raffigurati tutti uguali con forme
stilizzate per simboleggiare l'uguaglianza al cospetto di Dio; nel terzo è raffigurato il battesimo di
Gesù con sfondo dorato. La fascia più esterna è scandita in otto parti, in cui si alternano motivi
naturali quali piante e fiori, troni vuoti che rimandano all’attesa del giorno del Giudizio Universale
e altari sui quali è deposto un Vangelo. Nel fascia mediana, su fondo blu, emergono le figure dei 12
apostoli, abbigliati di tunica e pallio, suddivisi in due schieramenti, e capeggiati da San Pietro e San
Paolo. Nella mani velate in segno di deferenza recano le corone di alloro, simbolo di trionfo,
procedendo ieratici, a passo cadenzato, in una lenta rotazione; appare anche la colomba come ì
personificazione dello spirito santo. Al centro della cupola un grande medaglione racchiude la scena
del Cristo, raffigurato immerso sino alla vita nelle acque trasparenti del fiume Giordano in
compagnia di San Giovanni Battista, nell’allegoria del Giordano rappresentata da un uomo a torso
nudo con una canna in mano: a oggi costituisce la più antica testimonianza di una scena del
battesimo del Salvatore eseguita a mosaico in un edificio monumentale.
Entrando la prima cosa che si vede è una lunetta, ossia è un elemento semicircolare che può
essere decorato e rappresentare un soggetto. La lunetta a sud raffigura San Lorenzo che va verso il
martirio [Fig. 2.7] . Si notano delle gammadie, ovvero delle lettere greche, variamente disposte a
formare dei monogrammi cristologici, sulla tunica bianca del santo. Dall’altra parte del mosaico c’è
una piccola libreria che contiene i quattro vangeli. I fiori sopra la cupola a botte rappresentano la
lettera chi, ad indicare Cristo.
Più in alto abbiamo dei profeti che rendono testimonianza al Cristo col braccio alzato [Fig.
2.8] . Alla base ci sono due colombe che rappresentato due fedeli che si avvicinano al Cristo,
sperando nella resurrezione. Ritroviamo la stessa rappresentazione, con leggeri cambiamenti, sopra
tutti e quattro i bracci. Ciò fa si che il numero totale dei profeti risulti essere 8, simbolo del
paradiso.
.Cupola
Sulla cupola centrale [Fig. 2.9] abbiamo ai 4 angoli i simboli caratteristici dei 4 evangelisti: il leone
a rappresentare Marco, l’angelo o uomo alato a rappresentare Matteo, il bue alato a rappresentare
Luca ed infine l’aquila a rappresentare Giovanni. La cupola è arricchita da un sistema di stelle, con
la funzione di monogrammi cristologici, disposte a cerchi concentrici che si rimpiccioliscono
incastrandosi l’uno con l’altro fino al centro, dove c’è una croce d’oro, per ricordare la natura divina
del Cristo.
Nella lunetta a nord si trova la rappresentazione del buon pastore con una croce d’orata in mano
[Fig. 2.10]. Questa rappresentazione si trova in prossimità del portone del mausoleo perché proprio
nella parabola del buon pastore il Cristo pronuncia la frase “io sono la porta”. Il mosaico ha una
composizione simmetrica: vi sono tre pecore alla destra e tre alla sinistra del Cristo; i soggetti
rappresentati sono dunque 7, numero sacro ai cristiani e simbolo di completezza.
Il Cristo ha la croce nella mano sinistra e sta accarezzando un fedele, rappresentato da una
pecora, con la destra. E’ caratterizzato dall’aureola, dall’abito e dalla croce dorati che stanno ad
indicare che ci troviamo nel Paradiso. E’ senza barba, ragion per cui si tratta di una
rappresentazione che non segue i canoni cristiani, e le sue gambe sono incrociate, ad indicare per
l’ennesima volta la chi di christos.
L’ambientazione è significativa: le pecore assumono posizioni diverse e ritroviamo alcune
tessere d’oro anche nelle rocce o addirittura sulle piante. L’artista è ignoto, ma è estremamente
capace; lo possiamo notare dalla rappresentazione dell’ombra riportata dietro alla croce, dal cielo
che si fa progressivamente più scuro salendo verso l’alto, e dalla conoscenza di ambo le culture
bizantina e romana. Nella volta a botte sono presenti dei monogrammi cristologici.
Giustiniano si rappresenta insieme al suo seguito [Fig. 2.15] e rappresenta ambo i poteri militare e
religioso. È posto centralmente in posizione ieratica; sulla sua destra vi sono i magister militi,
mentre sulla sua sinistra troviamo i fanti, Massimiamo e i due diaconi. Tra Giustiniano e
Massimiamo c’è il mecenate di tutto il lavoro. L’imperatore ha in mano un contenitore per le ostie.
Giustiniano calpesta i piedi dei generali, che a loro volta calpestano i piedi di coloro che gli
stanno dietro, simbolo di gerarchia che vige tra le figure rappresentate. La sua fibula, che lega la
clamide, impedendole di cadergli da dosso, termina con 3 perle che simboleggiano il padre, il figlio
e lo spirito santo.
Gli sguardi di Teodora e Giustiniano si incontrano; questa ha in mano la coppa con il vino e
viene rappresentata con il suo seguito [Fig. 2.16]. Sul suo mantello sono raffigurati i Magi che
recano i doni al figlio di Dio, esattamente come l’imperatore e sua moglie recano il vino e le ostie,
che rappresentano per i cristiani il corpo e il sangue del Cristo.
.La Trasfigurazione
Nel catino absidale troviamo una rappresentazione della trasfigurazione [Fig. 2.18], ovvero
l’episodio in cui il Cristo appare a 3 dei suoi discepoli come Dio. Ai lati sono rappresentate dodici
pecore che simboleggiano sia i fedeli dalla chiesa di Ravenna che i dodici apostoli. L’ambiente
risulta essere rigoglioso, perché stando nel catino absidale è come se ci troviamo in paradiso; nella
parte superiore vediamo la croce, che è simbolo astratto della divinità del Cristo. In alto ci sono due
profeti che con la mano testimoniano che Cristo è Dio; al lato abbiamo tre pecore che
simboleggiano Pietro, Giovanni e Giacomo maggiore. Una mano scende dal cielo, a rappresentare il
Dio padre.