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Chiesa San Savino Piacenza

La basilica, dedicata al secondo vescovo di Piacenza S. Savino (IV-V sec.), ora


parrocchiale viene edificata nell’anno 903 dove giaceva la chiesa dedicata ai Santi
Apostoli. Doveva trattarsi di una zona cimiteriale, a quel tempo. Venne ricostruita,
inseguito alle invasioni degli Unni, nelle forme attuali dall’anno 1000 al 1107, data
della consacrazione, congiuntamente al complesso monastico, prima benedettino
e, dal 1493, passato ai Girolami. Nel corso dei secoli ha subito ampi
rimaneggiamenti, che ne alterarono lo stile originario e fecero scomparire i suoi
capolavori artistici più preziosi. La chiesa consacrata nel 1107 consacrata da Aldo
era già preceduta da un portico. La facciata della chiesa è stata iniziata nel 1581 ad
opera dello scalpellino Giacomo Bolla, insieme a Sebastiano Fioruzzi e Paolo
Magnani, e sarà dipinta da un certo Francesco. Invece la facciata della chiesa
attuale viene progettata nel 1704 e conclusa nel 1706. La cancellata in ferro battuto
è realizzata nel 1721 da Paolo Maria Nibbio. Certe fonti identificano come
progettista dell’opera Andrea Galuzzi. La chiesa divine quindi parrocchiale, mentre
il monastero viene acquistato nel 1932 dall’ing. Ettore Martini e donato alle suore
Sacalabriniane nel 1939. Nel 2004, inizia una serie di interventi di restauro, sotto la
guida dell'architetto piacentino Carlo Beltrami. Fra il 2006 e il 2007, si interviene
sull'antica canonica e sull'edificio dell'oratorio, quest'ultimo risalente al XX secolo,
sempre sotto la guida del Beltrami.
Questa chiesa può essere considerata divisa in due parti, la superiore e la inferiore,
che è rappresentata dalla cripta, legate da un elemento artistico in comune: ovvero
la presenza di un mosaico pavimentale a tessere bianche e nere. Nella parte
superiore, nel presbiterio si trova un mosaico policromo della fine dell'XI ed il
principio del XII secolo, un altro della stessa epoca è presente nella cripta e uno
ancora nella navata sinistra. Lo stile romanico lombardo caratterizza gli interni
ornati da raffinati capitelli antropomorfi, zoomorfi, con figure mostruose e vegetali.
La scalinata per scendere verso la cripta è preceduta dalle sculture di due leoni,
uno a destra e uno a sinistra posti come a guardie infatti il leone è uno dei segni
distintivi dei maestri comacini, spesso posto fuori dalla chiesa, a guardia
dell'ingresso. Accanto a loro, un'asta a forma di serpente e, sopra la balaustra che
separa il presbiterio dall'ambiente ipogeo, è presente un fregio costituito da lastre di
marmo mirabilmente istoriate con motivi tipici dell'arte celtica e ripresi dall’arte
altomedievale. All'interno di un rosone troviamo un Fiore della Vita. L’ altare che
possiamo ammirare nella cripta è del 1481, ha contenuto le reliquie del Santo e ha
avuto diverse vicende essendo trasferito nel 1707 nel presbiterio superiore.
Figura 1: Chiesa Superiore

Figura 2:Facciata San Savino

Figura 3: Leoni ai lati delle scale che portavano alla cripta

La cripta
Nella cripta, ai lati, entro nicchie, quattro santi scolpiti nel 1481 denotano chiari
influssi della scuola dell’Amedeo, inoltre in essa sono presenti numerosi mosaici
riguardanti numerosi soggetti che raccontano l'evoluzione della Vita umana e
insegnamenti attraverso l’uso di allegorie e metafore che sono incomprensibili per i
profani. I costruttori medievali spesso hanno affidato alla pietra questo messaggio.
Un tempo questo pavimento musivo doveva avere un labirinto, oggi perduto. Esso
portava con sé un messaggio negativo mettendo in guardia i fedeli, che vi
dovevano vedere il mondo: largo per chi entra ma stretto per chi tenta di liberarsi
dai vizi per uscirne. La presenza di un labirinto su questa direttrice della via
Francigena ci fa pensare all’ipotesi che sia un percorso preciso perchè esempi
simili a quest’ultimo sono stati ritrovati nella città di Lucca, di Pavia e a Cremona.
Questo mosaico pavimentale oltre a farci riflettere sul mondo dei pellegrinaggi
medievali ci fa pensare che nel medioevo venne recuperato il suo valore simbolico
e messo in chiave cristiana assumendo un significato iniziatico.
La struttura a volta a crociera è retta da sottili colonne aventi capitelli istoriati, alcuni
di arcaica fattura, inoltre ci sono intrecci e Nodi di Salomone in cui su un lato dello
stesso capitello ne spicca uno e sull'altro lato due, su un terzo lato infine vi è un
simbolo strano, che pare fondere due nodi insieme.
All’ interno della cripta si può notare l’Annus e il ciclo dei mesi rappresentati da
mosaici che narrano le operazioni umane da compiersi. Dai dodici originari si sono
conservati bene intatti nove, il grande mosaico era delimitato da tre lati in cornice
geometrica e nel quarto lato era delimitato da scene figurate di scontri tra cavalieri,
che pare abbiano qualche collegamento con quella raffigurate nella basilica di
Bobbio, e una dama con un unicorno. Il valore letterale dei Mesi va a pari passo
con quello simbolico, infatti sarebbe opportuno associare quest’ultimi alle feste
religiose e alle tradizioni che sono ancora oggi presenti, quindi avevano la funzione
di tramandare gli usi, i costumi, la cultura e la religione del popolo alle generazioni
future. I mesi sono ritratti entro clipei circolari e l’intero sfondo è un fondale marino
a onde, popolato di pesci che probabilmente rappresentano i cristiani che
costituiscono la Chiesa di Cristo, inoltre sono presenti un Tritone e una Sirena che
hanno un valore simbolico: lei rappresenta la madre che genera il pesce, mentre il
mosaico con i pesci rappresenta la Comunità dei fedeli che vive nella Santa
Assemblea che rappresenta la Perfezione e la incorruttibilità.

Figura 4: Cripta e mosaico

Orientativamente, nella disposizione musiva, distinguiamo due registri: superiore,


che occupa meno spazio e inferiore, che occupa la parte maggiore del quadrato.
Nel primo registro è compreso l'altare del XV secolo (con Vergine, Bambino e
Santi), ai cui lati si sono i due clipei circolari più grandi che raffigurano i mesi di
Gennaio (a sinistra) che non è visibile e Febbraio (a destra), quest'ultimo
impersonato da una figura maschile che pota i sarmenti delle viti mentre il segno
zodiacale dell'Acquario versa l'acqua da un'anfora. Ciascun clipeo è circondato da
una corona circolare entro la quale è riportata una frase distintiva in latino.
Il nostro calendario al contrario di quello romano parte da gennaio, questo nome
deriva dalla divinità romano Janus che sostantiva la parola ianua, cioè la porta tra il
nuovo e il vecchio anno. Il segno zodiacale di questo anno è quello del Capricorno
che ricorda la capra Amaltea. Il mosaico che rappresentava questo mese non è più
visibile perché è stato danneggiato negli anni precedenti.
Il secondo mese del nostro calendario è febbraio, mentre nel calendario romano
antico era l'ultimo e si svolgevano le feste Lupercali. Il periodo si trova sotto il
segno dell'Acquario, geroglifico della materia purificata; l'adepto tempra lo spirito
grazie all’acqua rara che sgorga dall'anfora.

Figura 5: Mosaico del mese di febbraio

Nel secondo registro sono presenti tutti gli altri mesi nonostante alcuni abbiano
qualche parte danneggiata. il mese Marzo è rappresentato da un uomo che porta
un berretto e una corta tunica mentre sta suonando il corno rivolto verso due pesci
che sono il segno zodiacale del mese. Intorno al clipeo circolare c’era la scritta
"Procedunt duplice sin marcia tempora pisces" con un simboletto conclusivo e la
croce.

Figura 6: Mosaico mese di marzo

Aprile è rappresentato da un giovane tra due alberelli che hanno messo le foglie, e
dei quali sembra avere il potere poiché li tiene saldamente per i rami. L' Ariete,
simbolo zodiacale del mese, lo guarda docile. Nel clipeo non c’è nessun nome. Le
immagini ci fanno capire che l’anno iniziato sta proseguendo sulla via giusta.
Figura 7: Mosaico mese di aprile

Il mese di maggio è raffigurato da un clipeo bellissimo: un uomo smontato dalla


sella, sta offrendo del cibo al proprio cavallo e, sotto questo, il Toro- segno
zodiacale del mese- ne approfitta per cibarsi di fili d'erba che gli giungono da
destra. Maggio è tradizionalmente il mese dedicato a Maria, alla Madonna,
cristianizzazione della dea madre ancestrale.

Figura 8: Mosaico mese di maggio

Giugno Lavora i campi mentre il segno del mese, i Gemelli, impersonato da due
fanciulli intenti a discutere tra di loro, sembrano commentare il suo operato. Il clipeo
è parzialmente abraso e parte della scritta che corre intorno non è più leggibile. Per
la prima volta nella sequenza seguita compaiono sia il nome del mese che quello
del segno.

Figura 9:Mosaico mese di giugno

Luglio e il segno zodiacale del cancro sono rappresentati in due modi differenti
utilizzando il gioco di bicromia tra il bianco della figura maschile e il nero del
Cancro, impresso sul fondo bianco. Questo effetto forse vorrebbe rappresentare il
solstizio estivo.
Figura 10:Mosaico mese di luglio

Anche per il mese di agosto compare il nome così come quello del relativo segno
zodiacale, il Leone. L'uomo prepara le botti per la vendemmia, ed è seguito
benevolmente dall'espressione contenta del leone, in atteggiamento di riposo.
Infatti attende la mortificazione totale del sole fisso.

Figura 11: Mosaico mese di Agosto

Il mese di settembre, settimo mese del calendario romano antico, disposto


sicuramente arrangiandosi in base allo spazio che aveva a disposizione senza
invadere il disegno. Il clipeo è visibile solo per metà; notiamo un uomo con una
vanga nella mano destra mentre con la sinistra tocca degli oggetti appesi. Non si
vede, perchè è scomparso, il segno della Vergine, che doveva essere a destra.
L'otto di settembre infatti la Chiesa festeggia la nascita di Maria Vergine e Madre.
Inoltre in questo mese c’è l’equinozio d’autunno.

Figura 12:Mosaico mese di settembre


Ottobre, il cui nome deriva dal fatto che nel calendario romano antico era l'ottavo
mese dell'anno, è mancante totalmente ma rimane una piccola parte del clipeo, in
cui si vede parzialmente la Bilancia, che ricorda che il frutto misterioso sta
crescendo, ma è necessario che egli conosca pesi e proporzioni.

Figura 13: Mosaico del mese di ottobre

Il mese successivo, novembre, non è visibile. Però che il segno zodiacale del mese
è lo Scorpione, notoriamente un aracnide velenoso.
Il clipeo di dicembre, ultimo mese per il nostro calendario ma decimo in quello
romano antico, è molto deteriorato riuscendo a vederne solo una piccola porzione.
Essa ci offre la scena di un uomo che squarta un animale appeso ad un gancio
sulla parete, che fa da divisoria con il segno zodiacale, il Sagittario, di cui si
intravedono l'arco e la freccia, ma manca tutto il resto; sappiamo che esso è
raffigurato da un centauro che simboleggia l’unione degli elementi primari. È il
mese del Solstizio d'Inverno, che prima della riforma del calendario gregoriano
cadeva attorno alla festa di S. Lucia, la cui radice è lux, lucis, luce (oggi cade il 21).
Segnava la fine delle tenebre, il ritorno del Sole Invicto. Il 25 dicembre si festeggia
secondo la tradizione cristiana la nascita di Gesù.

Figura 14: Mosaico del mese di dicembre

La chiesa superiore
La basilica si presenta con impianto planimetrico longitudinale a tre navate e tre
absidi semicircolari, senza transetto, e dotata della cripta. Il sistema di copertura è
a volte costolonate, si tratta di pseudocrociere a cupola con costoloni, con una
funzione per lo più decorativa, e con la copertura estradossata in modo che
all’esterno fosse visibile la natura cupoliforme richiamando i modelli bizantini. La
nave centrale è fiancheggiata da numerose colonne e pilastri sui cui capitelli si
ammira un repertorio di simboli zoomorfi e di nastri intrecciati, di matrice lombarda,
databili al XII secolo che richiamano a quelli della chiesa di S.Maria e S.Sigismondo
a Rivolta d'Adda (CR).

Figura 15: Pianta San Savino

Figura 16: Sezioni San Savino

Oltre alle varie opere parietali c’è un prezioso crocifisso ligneo del XII secolo, con il
cosiddetto "Cristo triumphans" con il corpo rigido e lo sguardo fiero producendo
un’immagine intensa, propria di colui che vince la morte divenendo la luce di chi lo
adora. Il capo, il busto e il perizoma sono scolpiti in un unico massello di noce
svuotato sul retro, sul quale si innestano per mezzo di cavicchi, come le gambe, le
forti braccia perpendicolari, le mani sono aperte e inchiodate nel mezzo. Sulla testa
è presente la grande aureola intagliata a raggiera è suddivisa in spicchi dal simbolo
di una croce alla cui estremità si collocano sottili incavi ovali originariamente dipinti
fungendo da pietre preziose. I capelli si scandiscono in corti segmenti paralleli che
confluiscono in due trecce. La barba, circondando le labbra fini e precise, si
presenta suddivisa come i capelli. Le orecchie sono ampie e particolareggiate
come i gli occhi sporgenti e spalancati, lo sguardo è esasperato dalle larghe e
curve linee della fronte. I pettorali consistono in due rigonfiamenti, la griglia costale
è appena accennata e l’addome è realizzato con un’incisione a forma di “V”
rovesciata. Il busto e il perizoma costituiscono un’interrotta sagoma cilindrica.
Figura 17: Crocifisso ligneo

Nella zona dell'altare è situato un tappeto musivo di grande bellezza, formato da


tessere bianche e nere e racchiuso in un rettangolo di circa 3,5 m per 4,5 che
apparteneva alla chiesa romanica datata alla fine del XII secolo. La fascia
geometrica più esterna pare collocata in epoca posteriore, mentre le figure interne
sono distribuite su una direttrice longitudinale in modo simmetrico. Al centro c'è un
doppio cerchio inscritto in un quadrato; i cerchi sono sostenuti da un telamone che
sembra reggerne il peso mentre al centro c'è un uomo barbuto, abbigliato
riccamente, assiso su un trono. Regge nella mano destra il Sole e nella sinistra la
Luna; intorno a lui, nella corona circolare delimitata dai due cerchi concentrici, vi è
una sequenza di otto animali. Attaccate al cerchio più esterno vi sono quattro
figure umane, che rendono bene l'idea di essere in movimento, come se il cerchio
stesse diventando una ruota, infatti si tratta delle ruote del Tempo o della fortuna.
Appunto il Signore del Tempo secondo alcuni è il Re seduto al centro sul trono, che
governa la Luce e le Tenebre, il Cosmo intero. Lui rimane immutabile in eterno, è il
Centro del Mondo, che ruota attorno a lui.
Figura 18: Tappeto musivo della zona dell'altare

Un'ulteriore fascia corre superiormente, oltre il fregio geometrico, ma la sua


vicinanza all'altare. Ai lati di questa scena centrale, possiamo grosso modo
distinguere quattro scene parzialmente deteriorate, disposte su due 'registri'. A
sinistra, superiormente, abbiamo due guerrieri in lotta, sotto i quali si trovano tre
personaggi, di cui uno è in piedi e regge in mano un oggetto e gli altri due
parrebbero essere chini, ma è difficile da dedurre in quando il mosaico è rovinato.
A destra abbiamo la stessa disposizione: una scena superiore e una inferiore. Nella
prima si vedono due personaggi, uno su un trono e l'altro inginocchiato di fronte a
lui; l'uomo chino rivolge l'attenzione e il dito verso un libro aperto su cui è scritto
Lex, Legge. Poco sopra la scritta Iudex. L’opera rappresenterebbe un dialogo tra la
Virtù (il Re che osserva la Legge) e la Fortuna, simboleggiata dagli scacchi,
raffigurati sotto. Scacchiere ne abbiamo trovate incassate fuori dagli edifici cristiani,
diverse volte, e nella Basilica di S. Ambrogio a Milano anche all'interno, ma sempre
in verticale con una valenza simbolica al posto che ludica. Uno dei giocatori si può
intravvedere chiaramente mentre dell’altro si può notare solo il braccio destro.
Questo mosaico dà l’impressione di una partita eterna e vediamo che è particolare
sia per la sua resa naturalistica sia per la sua posizione: sotto l’altare.

Figura 19: I giocatori di scacchi

Confronti con edifici precedenti o coevi


Analizzando gli edifici e le basiliche precedenti, questo edificio presenta
un’analogia con la Basilica di Santa Sofia a Costantinopoli. Come sappiamo la
basilica di San Savino si presenta con un corpo longitudinale a tre navate senza
transetto. La basilica di santa Sofia eretta a Costantinopoli tra il 532 e il 537 non
presenta il transetto, è suddivisa in tre navate ed è caratterizzata dall’originale
combinazione tra pianta quadrata e longitudinale. Inoltre la basilica di San Savino
presenta delle analogie in termini di copertura con quella di S. Ambrogio a Milano,
infatti entrambi presentano volte costolonate: si tratta di pseudocrociere a cupola
con costoloni aventi la funzione prettamente decorativa.

Figura 20: Pianta di Santa Sofia

Figura 21: basilica di Sant’Ambrogio

Sitografia e bibliografia
 www.academia.edu
 www.okarte.it
 V. Poli, Romanico e gotico nell’architettura medioevale a Piacenza (997-1447),
Piacenza, Tip. Le. Co, 2005.

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