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Nasce a Genova nel 1404, è figlio illegittimo di Lorenzo Alberti e Bianca Fieschi.
Ricevette gli ordini sacri per concessione del papa;
considera il passato come qualcosa da cui poter costruire il presente, non legge i testi antichi per piacere ma li rielabora
riadattandoli al proprio pensiero.
Scrisse trattati si pittura, scultura ed architettura tanto da essere definito il continuatore di Vitruvio: il suo desiderio di
conoscenza è rappresentato nel simbolo dell’occhio alato accompagnato dalla frase latina ciceroniana ‘’quid tum’’.
Tempio malatestiano: è il rifacimento della chiesa gotica di san Francesco a Rimini per la famiglia malatesta: il signore della
città chiese la conversione della chiesa in tempio per sé e la sua amante;
l’interno è associato a Matteo dè Pasti ma è ipotizzabile che l’interno sia stato realizzato anche da Leon Battista Alberti;
L’esterno è incapsulato in un involucro di pietra bianca di Verona senza curarsi della struttura preesistente che però non volle
distruggere: le arcate laterali coincidono ad esempio con le finestre gotiche dell’edificio preesistente;
per Alberti il lavoro dell’architetto deve essere mentale infatti a dirigere i lavori fu Matteo dè Pasti da cui deriva la formella
unica testimonianza visiva del progetto originario rimasto incompleto;
doveva avere: - festigio centrale
- Semitimpani curvilinei poi diventati rettilinei
- Una cupola emisferica come quella del Pantheon a unificare l’edificio
N.B. non si capisce la forma del tamburo e della cupola e forse doveva esserci un transetto.
Si rifà al modello romano NON DEL TEMPIO ma degli archi di trionfo di Augusto e Costantino e negli archi a tutto sesto sorretti
da pilastri nei laterali si rifà agli acquedotti (ordine interno del Colosseo e mausoleo di Teodorico)
Tutto è accordato dal basamento come un crepidoma che sorregge colonne e semicolonne scanalate dal plinto alto simile allo
stile ravennate e con capitelli compositi con testa di cherubino.
Le colonne dividono la parte inferiore della facciata in 3 parti con la centrale più amplia ospitante il timpano circondato da
profonde arcate decorate da marmi presi da altre chiese;
N.B. colonna traiana e arco di Augusto.
Palazzo Rucellai: è un palazzo urbano incompleto;
progettato per avere 5 campate poi ampliate a 7 tutte uguali tranne quelle coincidenti agli ingressi, si parla di traviata ritmica;
al piano inferiore ci sono capitelli tuscanici che sorreggono una trabeazione continua senza metope o triglifi su cui poggiano le
lesene del secondo piano con capitello ionico ricurvo verso l’altro, l’ultimo piano ha capitelli corinzi semplificati per rendere
apprezzabile l’edificio dal basso, come nel Colosseo.
Il basamento è realizzato con la tecnica detta ‘’panca di via’’ che ricrea l’opus reticulatum;
gli architravi dei portali strabordano dalle campate come nel secondo ordine interno del Pantheon;
santa Maria Novella: viene realizzata sulla base di un edificio 300esco preesistente con portali laterali, archi acuti con tombe
gotiche e arcate cieche=> limita il suo operato al portale centrale con arco a sesto acuto incorniciato da semicolonne corinzie
con alto piedistallo;
l’arco introduce una breve volta a botte cassettonata poggiata su una coppia di lesene corinzie scalanate;
le semicolonne furono riproposte ai lati accanto a paraste rivestite in marmo verde e bianco come il battistero di san Giovanni;
l’attico centrale segna l’inizio della struttura 400esca;
l’ungo l’altezza della navata centrale la facciata riprende il modello di un tempio tetrastilo;
4 paraste sorreggono una trabeazione sovrastata da un timpano;
chiesa di San Sebastiano: (Mantova)
riprende il modello del tempio classico in chiave moderna;
pianta a croce greca con un braccio preceduto da un pronao con 5 aperture in facciata;
il portale centrale è costituito da un architrave ornato sorretto da mensole a voluta;
c’è una cripta con stessa pianta della chiesa, ci sono tozzi pilastri senza base a sorreggere volte a crociera;
volte a botte resistenti che seppero resistere la cupola emisferica sostituita da una volta a crociera;
Chiesa di Sant’Andrea: (Mantova);
pianta longitudinale+ transetto;
facciata= tempio classico+ archi di trionfo;
3 ingressi immettono al pronao con volte a botte cassettonata;
le 4 lesene sorreggono una trabeazione continua su cui si imposta un timpano sormontato da una ‘’cripta sopraelevata’’ con la
sctuttura del così detto ombrello che convoglia la luce all’oculo centrale;
internamente ci sono 3 cappelle per lato tra cui si ricavano con i tozzi pilastri altre cappelle.
PIERO DELLA FRANCESCA
Nasce nel borgo di san Sepolcro in provincia di Arezzo, anche lui è toscano e sin dalla giovane età inizierà a frequentare le
botteghe degli artisti locali, ma ciò che lo distingue e lo eleva è l’interessa e la grande attenzione per la geometria e la
matematica, quindi tutto ciò che lui dipinge, non è mai dipinto a caso e soprattutto segue regole geometriche e matematiche
precise che applica alle proporzioni della realtà.
Alla base c’è quindi una conoscenza delle materie scientifiche che sono matematica e geometria che poi vengono applicate alla
pittura, questo comporta una resa diversa.
Tutti i personaggi di Piero della Francesca sono ieratici, inespressivi, e in più c’è un ambiente quasi fuori dal tempo, quindi non
c’è spontaneità, ma è tutto ben costruito, anche nella simbologia delle scene rappresentate: ogni elemento è posto in quel
punto con determinate caratteristiche perché ha un significato preciso.
Mentre le opere di Masaccio sono più intuitive con Piero della Francesca si crea un distacco tra opera ed osservatore.
Battesimo di Cristo: è un soggetto religioso che faceva parte di un polittico più esteso poi smembrata di cui ci è rimasta solo la
parte centrale realizzata da Piero della Francesca.
Uno dei suoi committenti più importanti è il duca di Montefeltro, ma lavorerà anche per i Malatesta, si sposta in varie città
come a Roma e a Firenze.
L’opera è strutturata in maniera simmetrica, sull’asse di simmetria è collocata la figura di Cristo, accanto a cui c’è san Giovanni
battista che lo battezza.
Sulla testa di Gesù c’è il simbolo della colomba, già ritrovato nella Trinità di Masaccio tra Dio e Gesù in croce, in questo caso si
tratta di un battesimo che preannuncia anche la passione: l’inizio di una vita di redenzione dell’umanità di Gesù, ma al tempo
stesso anche la passione definita dalla presenza di un albero di noce che crea una sorta di copertura/ protezione di Gesù con la
sua chioma, è simbolo della passione perché proprio con questo poi sarà realizzata la croce.
Quest’opera è molto vicina alla trinità: in questo caso Cristo è rappresentato da una sorta di corpuscolo dorato che si muove
dalla colomba fino al capo di Gesù, così come con la trinità di Masaccio in cui dalla colomba si diramano i raggi.
Gli altri personaggi che compaiono nell’opera sono
Evoluzione dell’angelo nelle opere del 400: in Masaccio gli angeli hanno forme umane e in dimensioni ridotte rispetto alle altre
figure, per la questione della gerarchia. A partire da Piero della Francesca non c’è più la gerarchizzazione delle figure, anche gli
angeli assumono sembianze umane, le uniche cose che li differenziano sono le ali, ma indossano abiti dell’epoca e pur avendo
volti angelici conversano tra di loro.
Dietro c’è un fiume nel quale si riflettono le figure, c’è una trasparenza dell’acqua in cui si riflettono le figure dei farisei dello
sfondo, ma anche le nubi e i rami dell’albero.
Dietro ancora c’è un uomo che sta togliendo la tunica, ma questo momento non è chiaro, in questo caso la tunica bianca segna
la purezza, quindi: o si sta spogliando dei peccati, o sta iniziando una nuova vita dovuta al bianco.
Nel vangelo il battesimo di Cristo avviene nel Giordano, lo abbiamo già visto in altri due battesimi: nell’arte Ravennate nel
battistero degli Ortodossi e in quello Ariani, realizzati con la tecnica del mosaico.
Piero della Francesca però ambienta la scena nel fiume Tevere che attraversa la sua città natale.
La scena centrale è rappresentata al centro di un triangolo isoscele, i cui lati passano per le ali della colomba, e il vertice
capovolto coincide con i piedi di Gesù posto perfettamente nel centro di simmetria, inoltre il baricentro del triangolo coincide
con le mani giunte. Il triangolo rappresenta il numero 3, segno della trinità.
La parte superiore è una semicirconferenza.
Si trova alla National Gallery
Flagellazione di Cristo: un’altra caratteristica di Piero della Francesca è il riferimento all’arte fiamminga, quindi all’arte nordica.
Quest’opera è molto piccola, le dimensioni non arrivano ai 60 cm di lunghezza, misura: 58,4*88 cm.
Rappresenta una doppia scena: da un lato c’è una scena biblica (la flagellazione: Gesù alla colonna con i suoi flagellatori al
trono Ponzio Pilato) dall’altro tempo una scena ambientata in una città rinascimentale, quindi c’è la contrapposizione tra
mondo classico e mondo moderno rappresentato dalle architetture del suo tempo.
I volti sono molto dettagliati ma sempre fissi.
Ritroviamo una composizione tipicamente classica, ma non romana, ma greca per la presenza della trabeazione, dell’ordine
corinzia con il fusto scanalato tipico dell’arte greca, il soffitto cassettonato con le rosette e la colonna che si forma al centro
della stanza con sopra una sorta di idolo, quindi di figura dorata che slancia tutto.
I colori, soprattutto la carnagione dei personaggi sullo sfondo è molto chiara, quella di Gesù quasi si confonde con il bianco
della colonna.
La pavimentazione è studiatissima, perché prospettica con punto di fuga spostato lateralmente, creando una profondità che in
realtà non esiste, ma che si ottiene solo con la prospettiva.
Polittico di Sant’Antonio: Fu realizzato per le suore della chiesa di sant’Antonio, è costituito da 3 registri di cui il centrale è
quello più classicheggiante, tanto che si arrivò a dire che l’opera venne realizzata in 2 tempi differenti, anche se Piero della
Francesco la realizzò tutta in un unico momento.
La parte centrale è classicheggiante perché l’autore dovette seguire le istruzioni delle monache che gli lasciarono maggiore
libertà nei due registri completativi.
La vergine è rappresentata della stessa misura dei santi, tutti indossano aureole che sembrano materiali e non solo simbolo di
santità.
Il registro superiore rappresenta l’annunciazione, la rappresentazione prospettica è evidente: la vergine e l’angelo sono
separati da una serie di archi sorretti da colonne.
Angelo e Vergine non si vedono perché davanti c’è una colonna che non si nota se non con un’attenta analisi.
Sacra Conservazione: venne realizzata per il signore di Urbino (Federico di Montefeltro) che è riportato nell’opera in cui oltre
che alla tempera c’è anche l’uso dell’olio.
È un’opera commemorativa di vittorie e sconfitte: dei santi raffigurati 3 sono in atto di peccato
La vergine induce al concetto di pietà con lo sguardo perso sul bambinello che indossa una collana con ciuffi di pelo di ermellino
e corallo che simboleggiano fortuna ma sono posti in corrispondenza del punto in cui una lancia lo avrebbe colpito;
Federico di Montefeltro non è posto a destra ma a sinistra in senso di umiltà a sinistra, oltre che per umiltà anche perché era
stato sfigurato e preferiva essere raffigurato dal lato migliore.
La prospettiva è evidente nello sfondo che rappresenta un’abside a forma di conchiglia con pendente un argenteo uovo
simbolo di vita.
Il rimando all’arte fiamminga lo si ha nelle vesti di un angelo, nel tappeto e nella seduta della vergine.
Grande maestria la si ha nell’armatura di Federico da Montefeltro il cui elmo addirittura ne riflette la figura.
Dittico degli Uffizi: studio del ritratto.
Botticelli: è un colto frequentatore della corte dei medici;
il tema mistico ha funzione pedagogica ed è un collegamento tra la religione cristiana ed il paganesimo;
sono sia la primavera che la nascita di Venere sono una novità ma pur sempre collegata ad ambito filosofico;
sono solo per pochi le opere perché create da un intellettuale
opera soprattutto a Firenze, ma anche a Roma dove opera agli affresci della cappella sistina;
da giovane fu per un po' allievo del Liberti, ma il maestro più importante è il Verrocchio finchè non diventa autore autonomo;
è noto per la rappresentazione della figura ma meno nei paesaggi, per questo viene criticato (concentra l’attenzione sulla figura
umana rappresentando lo sfondo in nero);
la Primavera: il titolo all’opera viene dato dal Vasari;
deve essere letta da destra verso sinistra e non al contrario come da tradizione;
all’estrema destra Zefiro che rapisce la ninfa della terra che si unisce con il nume e si trasforma in Flora (personificazione della
primavera);
al centro Venere poggiata a una pianta di mirto (essenza che le è sacra) che ha significato pedagogico;
cupido le volteggia sopra scagliando una freccia alle tre Grazie che danzano intrecciando le mani;
a sinistra mercurio caccia le nuvole con il suo caduco;
Viene interpretata o come rappresentazione della storia dell’asino d’oro di Apuleio o il matrimonio di Filologia e Mercurio;
anche se c’è un fitto bosco tra gli alberi si intravede un cielo sereno che richiama all’arrivo della Primavera
Nascita di Venere: è evidente la critica mossa da Leonardo verso Botticelli, lo sfondo è infatti piatto e privo di profondità;
il riferimento è alle divinità antiche ed in particolare alla statuaria classica, ma qualche difetto c’è: il corpo tende ad incurvarsi
verso destra, le spalle sono troppo piccole e il collo troppo lungo e le braccia troppo lunghe=> la proporzione del corpo non è
perfetta.
Madonna del Magnificat: la madonna è raffigurata con in braccio il bambino rivolto alla madre e non all’osservatore;
sullo sfondo c’è una campagna;
intorno degli angeli;
La calunnia: appartiene al periodo della sua crisi mistica e lo si nota dai soggetti e dall’ambientazione;
riprende l’opera di Apelle di cui parla Luciano: Apelle rivolse a Tolomeo l’opera;
Non c’è cesura tra i personaggi;
Dda destra a sinistra: Tolomeo/ re Midia- sospetto- ignoranza- il livore- calunnia- frode- insidia- vittima- pentimento/ rimorso-
verità;
nello sfondo ci sono scene dell’antico Testamento e profane (es. Dante) a scopo educativo.
PIETRO PERUGINO