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Arte altomedievale

- arte paleocristiana
L’arte paleocristiana nasce nel 1313 con Costantino, grazie all’editto di Milano (o Editto di Tolleranza),
che concede ai cristiani la libertà di culto e la possibilità di realizzare edifici sacri. Costantino fa del
cristianesimo uno strumento politico: l’imperatore promuove la realizzazione di chiese a Roma (ad
esempio la prima basilica di San Pietro), a Costantinopoli e a Gerusalemme (ad esempio la basilica del
Santo sepolcro).
L’arte paleocristiana si esprime soprattutto nella costruzione di chiese, mausolei e battisteri ispirati agli
edifici della tradizione romana. Le immagini dipinte e musive (mosaici) raffigurano scene sacre, episodi
biblici o soggetti del significato religioso.
L’arte paleocristiana mantiene le sue forme tardo romane fino all’incontro con le influenze bizantine
provenienti dall’impero romano d’oriente.
Nel 325, Costantino, indice il primo concilio di Nicea, nel quale vengono stabiliti diversi dogmi, tra i quali la natura divina di Cristo.Tali principi avevano un obiettivo
politico, ossia riunire l’identità culturale cristiana sotto un unico credo ufficiale.

- le catacombe
I cristiani di Roma seppellivano i defunti nelle catacombe, cimiteri sotterranei collocati fuori dalle mura e
scavati direttamente nel tufo. Infatti, secondo il credo cristiano, i corpi andavano conservati in attesa
della resurrezione.
All'interno delle catacombe i defunti erano messi nei loculi, ossia nicchie di forma allungata ricavate
dalle pareti degli ambulacri (lunghi corridoi che costituivano le catacombe). Dopo la sepoltura i loculi
venivano chiusi con mattoni o lastre di marmo.
Nelle catacombe potevano esserci anche i cubicoli, ossia stanze quadrangolari per le sepolture
familiari. Nei cubicoli, in genere, si trovavano le tombe ad arcosolio, ossia ampie nicchie ad arco,
dentro le quali venivano seppelliti i defunti delle famiglie più ricche.
Mentre i loculi sono circondati dalla nuda roccia, gli arcosoli e i cubicoli sono elegantemente affrescati.
I soggetti, realizzati con il terzo stile della pittura pompeiana, riguardano scene tratte dalla Bibbia,
rimandi alla vita del defunto o simboli religiosi.
Quando occorrevano nuove sepolture, si scavavano altre gallerie oppure si abbassava il livello del
pavimento.
Le catacombe paleocristiane sono state usate per la sepoltura fino al V secolo. Da quel momento in
poi, essendo terminate le persecuzioni dei secoli precedenti, i cimiteri sono stati realizzati all'aperto.
Possiamo trovare esempi di catacombe a Roma, a Siracusa e a Napoli.

- le domus ecclesiae
Prima dell’Editto di Milano, con il quale Costantino concedeva la libertà di culto, i cristiani si riunivano
clandestinamente in alcune case (domus ecclesiae) per celebrare i loro riti.
Le domus ecclesiae, "case per l'assemblea", erano comuni abitazioni messe a disposizione dai cristiani
più benestanti, dove i fedeli eseguivano le liturgie e ricevevano i battesimi.
L'intera domus ecclesiae conteneva una stanza da pranzo dove si svolgeva l'eucaristia, un cortile per i
catecumeni (personne non ancora battezzate), un battistero, una stanza per depositare oggetti sacri e
offerte e una per l'insegnamento della dottrina cristiana. Il piano superiore era, invece, una vera e
propria abitazione.
Nessuna di queste abitazioni è giunta integra fino a oggi. Possiamo trovare qualche frammento di
domus ecclesiae nella città siriana di Dura Europos.
- edifici sacri: dalla basilica alla pianta longitudinale
Nel momento in cui l'imperatore Costantino concede la libertà di culto ai cristiani, egli stesso fa erigere
le prime chiese.
Le chiese non si ispirano ai luoghi di culto greci e romani, in quanto il tempio aveva un cella buia e
troppo piccola, non funzionale alle necessità di una liturgia che prevedeva la presenza di molte
persone; inoltre la sua forma era troppo legata ai culti pagani, rinnegati dai cristiani.
Le prime chiese riprendono il modello a pianta longitudinale della basilica romana.
La basilica cristiana ha tre o cinque navate separate da colonne e quella centrale è più larga e più alta
delle altre, ma ha l'abside, cioè la parete semicilindrica che circonda l'altare, rigorosamente sul lato
corto.
Davanti all'abside si estende il presbiterio, una zona rialzata di qualche gradino e riservata al clero. In
genere il presbiterio è separato dal resto della chiesa con l'iconostasi, una parete divisoria decorata.
Sopra l'abside si trova il catino absidale, una struttura a forma di quarto di sfera decorata con mosaici o
affreschi.
L’altare può essere sormontato da un ciborio, un tempietto a quattro colonne.
A fianco dell'altare o lungo la navata c'è l'ambone, una piccola tribuna rialzata usata per la lettura dei
testi sacri.
Le chiese paleocristiane presentano generalmente anche il transetto, un braccio trasversale che taglia
le navate formando in pianta la sagoma di una croce. Il transetto e la navata sono separati da un
grande arco chiamato arco trionfale.
Davanti all'ingresso della chiesa si trova il quadriportico, un cortile porticato quadrato.
Il braccio porticato adiacente alla facciata funge da ingresso alla chiesa stessa ed è chiamato nartece.
La basilica cristiana presenta quasi sempre la facciata verso Ovest e l'abside a Est, in direzione del
sole nascente.

- basilica di san Pietro costantiniana: la più grande ed importante


Tra le tante chiese edificate da Costantino, la più importante era la Basilica di San Pietro a Roma, in
quanto sorge nel luogo di sepoltura dell'apostolo Pietro, primo papa della Chiesa cristiana.
Per realizzarla Costantino aveva fatto abbattere l'immenso circo di Caligola, risparmiando solo
l'obelisco, e aveva inglobato un'intera necropoli. Il complesso arrivava alla lunghezza di circa 230 metri.
Di quella basilica non esiste più nulla perché venne demolita nel XVI secolo per lasciare il posto
all’attuale basilica di San Pietro.
La basilica costantiniana aveva cinque navate terminanti nel transetto alto quanto la navata centrale,
dunque era una basilica a croce commissa.
La navata centrale, decorata con affreschi, era separata da quelle adiacenti da colonne corinzie con
architrave, mentre le navate più esterne erano divise tra loro con archi su colonne.
La navata centrale, essendo più alta delle altre, era illuminata dalle finestre superiori. Cinque finestre si
aprivano anche nell'abside.
Il soffitto era composto da capriate lignee, strutture triangolari rigide sulle quali poggiavano le due falde
del tetto.
La facciata seguiva la forma delle falde. Era formata da sei grandi finestre su due ordini e da un oculo
sommitale. La superficie era rivestita di mosaici che si incurvano in avanti nella parte superiore per
migliorarne la visibilità dal basso.
Il vasto quadriportico antistante conteneva una fontana centrale per le abluzioni.
Nel 1609, quel che restava della vecchia basilica venne definitivamente abbattuto.
- l’arte bizantina
Durante il suo regno, Costantino fa di Bisanzio la nuova capitale dell’impero d’oriente, con il nome di
“Costantinopoli”.
Ben presto in essa fiorisce una cultura molto raffinata, che rielabora in forme originali gli elementi
occidentali e quelli orientali. In Italia il centro culturale diventa Ravenna, città presso la quale si trovano
i maggiori capolavori dell'arte bizantina in terra occidentale.
L'arte bizantina si mescola con quella paleocristiana attraverso un progressivo apporto di elementi
orientali e un'inarrestabile tendenza all'astrazione, cioè l'allontanamento dalla rappresentazione della
realtà concreta.
Possiamo dividere lo sviluppo dell'arte bizantina in tre fasi che si susseguono in modo evidente a
Ravenna, patria dell'arte bizantina in Italia.
o La prima fase è l'età imperiale (402-493), cioè il periodo in cui Ravenna divenne capitale dell'impero
d'Occidente. A questo periodo risalgono mausolei e battisteri completamente rivestiti da mosaici in cui
prevale il colore blu. La forma più frequente per queste architetture è la pianta centrale di forma
ottagonale.
Il numero otto è la somma del numero sette, i giorni della creazione biblica, e del numero uno, cioè Dio.
Inoltre l'ottagono è una figura intermedia tra il quadrato, simbolo della terra, e il cerchio, simbolo del
cielo, e dunque un edificio ottagonale è il luogo che mette in contatto l'umano con il divino.
o La seconda fase è l’età teodoriciana (493-526), periodo in cui il re ostrogoto Teodorico realizza alcuni
edifici, con i primi mosaici a fondo oro. Tuttavia vengono ancora utilizzati elementi paleocristiani.
o Nella terza fase, l'età giustinianea (526-565), si ha la piena affermazione dell'arte bizantina.
Gli spazi degli edifici sacri, dalle forme dinamiche e leggere, sono smaterializzati da distese di mosaici
dorati. Il linguaggio di queste immagini è sempre più lontano da quello classico: le figure sono
bidimensionali e solenni, lo spazio è irreale.
La luce che entrava in questi edifici veniva riflessa da milioni di tessere dorate. Lo splendore degli
interni contrasta fortemente con la sobrietà degli esterni realizzati con semplici mattoni. Il motivo è
simbolico: l'esterno rappresenta il corpo e la sua transitorietà, l'interno simboleggia la perfezione
dell'anima.

- mausoleo di galla placidia


Dal 425 al 437 il governo dell'impero romano d'Occidente è nelle mani di Galla Placidia, sorella
dell’imperatore Onorio. Nella capitale Ravenna fa erigere chiese e palazzi, tra cui il suo mausoleo.
L'imperatrice, però, non è sepolta qui. Morì a Roma nel 450 e là rimase il suo corpo.
Il mausoleo di Galla Placidia, risalente alla prima metà del V secolo, è a croce greca. (diversamente dai
mausolei tradizionali, a pianta centrale.)
In origine il mausoleo era collegato all'adiacente Chiesa di Santa Croce, anch'essa fatta erigere da
Galla Placidia. Esternamente il mausoleo si presenta come una sobria costruzione in mattoni, i quattro
bracci della croce sono disposti intorno a un cubo centrale sopraelevato chiamato tiburio.
Il tiburio nasconde al suo interno una volta a vela, mentre i bracci con spioventi nascondono delle volte
a botte. Tutta la parte superiore è rivestita da mosaici che riflettono la luce in tutte le direzioni.
I mosaici di Galla Placidia rappresentano un momento di passaggio tra lo stile della tradizione classica
e quello dell'arte bizantina. Ricorda la pittura romana il linguaggio delle lunette.
Nel mosaico del Buon Pastore, le figure hanno pose libere e naturali, sono disposte su vari piani di
profondità e a diverse altezze. Il cielo azzurro dietro le rocce e l'abbondante vegetazione suggeriscono
un’ambientazione reale.
Le volte a botte sono rivestite da motivi floreali stilizzati su fondo blu. Il mosaico risale poi sulle pareti
del tiburio senza formare angoli retti.
Nella volta a vela il mosaico tende verso geometrie più astratte di origine orientale , possiamo
osservare un cielo blu scuro costellato da 570 stelle dorate disposte in cerchi concentrici si chiude al
centro della croce di Cristo, simboleggiando quindi la resurrezione dopo il sonno eterno. Alla base
stanno i simboli alati dei quattro evangelisti: il leone per san Marco, il bue per san Luca, l'aquila per san
Giovanni, e l'uomo per san Matteo.
Al di sotto della volta a vela, coppie di santi affiancano le finestre. Tra di loro, per terra, è posato un
vaso con due colombe che si abbeverano, un motivo proprio dell'arte romana, che qui assume una
connotazione religiosa.
L'interno è illuminato dalla luce calda che entra dalle finestre in alabastro.

- la basilica di Sant’Apollinare Nuovo


La basilica di Sant’Apollinare Nuovo è stata costruita sotto Teodorico nel 505.
Ha pianta basilicale a tre navate senza transetto. L'esterno è in mattoni.
In origine, la basilica di Sant’Apollinare Nuovo, come le chiese paleocristiane, era anticipata da un
quadriportico.
La decorazione è divisa in tre ordini: il registro superiore è costituito da 26 scene della vita di Cristo,
quello mediano da figure di profeti tra le finestre e nel registro inferiore vi sono 2 scene architettoniche.
In questi mosaici c'è il fondo dorato, elemento tipico del mosaico bizantino, ottenuto con tessere nelle
quali una sottile foglia d'oro è incapsulata tra due strati di vetro. Ma c'è anche un residuo di realismo di
tradizione romana.
Nel mosaico del Porto di Classe, la città emerge dalle mura con alcuni particolari realistici mentre nelle
acque del porto, chiuse da torri, sostano tre grandi navi. La scena appare bidimensionale e l'acqua
sembra tagliata in verticale.
Il mosaico del Palazzo di Teodorico rappresenta il cortile porticato del palazzo, ma le due ali sono
ribaltate sullo stesso piano della facciata.
In origine gli archi erano occupati dalle figure di Teodorico e della sua corte ma, con la conquista
bizantina, quei personaggi sono stati sostituiti da tendaggi bianchi perché Teodorico era di fede ariana,
un credo eretico che negava la natura divina di Cristo.
Alla damnatio memoria, cioè la cancellazione di personaggi da immagini, sono sfuggite alcune mani,
ancora visibili sui fusti delle colonne.

- basilica di san vitale: divini come imperatori


In origine gli interni della basilica di San Vitale erano completamente ricoperti da mosaici.
La luce proveniente dalle tante finestre in alabastro ne faceva brillare il fondo d'oro.
Dei mosaici sopravvissuti i più importanti sono sulle pareti laterali dell'abside. Rappresentano
l'imperatore Giustiniano, sul lato sinistro, e la moglie Teodora a destra. Entrambi sono al centro della
scena e si distinguono per il mantello purpureo, la corona gemmata e l'aureola circolare.
Questo attributo divino significava che il potere imperiale era stato loro conferito direttamente da Dio.
Giustiniano tiene in mano il pane per l’offertorio, il suo volto fu realizzato grazie ad alcuni ritratti
dell’imperatore giunti da Bisanzio poiché pare che Giustiniano non sia mai stato a Ravenna.
È accompagnato da alcuni sacerdoti tra i quali spicca Massimiano, il vescovo di Ravenna. A sinistra
sono raggruppati alcuni soldati armati di lance e di scudi con il monogramma cristologico. Teodora, che
porta il calice verso l’abside, è accompagnata dalle sue dame di corte. Il suo movimento è bloccato dai
piedi divaricati e dal busto frontale ieratico.
Le ambientazioni dei due mosaici non corrispondono a luoghi reali: i personaggi sembrano sospesi su
prati verdi, quasi in punta di piedi, lo sfondo è dorato.
Ognuno di questi elementi è bidimensionale fino a perdere ogni naturalezza. Solo nel pannello di
Teodora appare qualche elemento architettonico: una nicchia centrale, una porta e una fontana.

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