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Fin dai primi contatti con il mondq americano) gli spagnoli - con-
quistadores e missionari - non ebbero difficoltàa individuare, all'in-
terno delle culture amerindie, un ambito religioso, fatto di tenlpli, sa-
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Bernand - Gruzinski
cerdoti, sacrifici... Nessun dubbio perloroche questi oggetti, questi =
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Dell'idolalria
ruoli e queste pratiche fossero, in ciò che li accomunava a quelli del =
~
Vecchio Mondo, «religione»; come nessun dubbio poteva esserci che Un'archeologia delle scienze religiose
fossero falsi, distorti e spesso tragicamente blasfemi, che fossero cioè ~
«idolatria». «Religione» e «idolatria» furono cosi due delle princi- =
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pali categorie attraverso cui i teologi spagnoli prima, e poi pili in ge-
nerale gli intellettuali europei, tentarono di catalogare, di compren-
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dere e di giudicare le culture indigene americane. Con il risultato di


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vedere in esse nient' altro che riflessi deformati della civiltà occiden- t='
tale, cosi come l'idolatria era specchio deformante della vera religio- ....
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ne. In questo libro, Carmen Bernand e Serge Gruzinski uniscono le ....
~
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loro esperienze di antropologi e storici, di andinisti e messicanisti, per
attraversare lo specchio, ripercorrendo - da Las Casas all'Inca Gar- ....
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cilaso, da José de Acosta a Matteo Ricci, da Voltaire a Montesquieu
~
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-le alterne fortune della categoria di «idolatria» come strumento di
analisi antropologica dal Cinquecento al secolo dei Lumi. È una pa-
rabola discendente, che vede l'idolatria passare da contraltare del cri'-
stianesimo a suo modello ironico, da indice di civiltà a sintomo di ar-
retratezza mentale. Un percorso al termine del quale è inevitabile
accorgersi di come la crisi del concetto di idolatria non abbia com-
portato la crisi della griglia interpretativa di cui esso costituiva il ful-
cro; e interrogarsi allora, insieme con gli Autori, sul senso delle cate-
gorie religiose utilizzate ancor oggi nella ricerca antropologica e sul- ....~
le aporie prodotte dalla loro applicazione acritica.
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Carmen Bemand, antropologa specializzata nell' area andina, insegna all'Università :;;
Paris-X. Serge Gruzinski vive anch' egli a Parigi, dove insegna St()ria dell' America ~
coloniale all'École des Hautes Études en Sciences Sociales. Insieme hanno già pub- ~
blicato in Francia i primi due volumi di una Histoire du Nouveau Monde (Fayard, ~
Paris 1991-93). Di Serge Gruzinski sono apparsi in italiano Gli Uomini-Dei del Mes- ~
, sico (Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma 1987 ), La guerra delle immagini (Su- ,---..;. _ _ _ _.~__,
garCo, Varese 1991), eLa colonizzazione dell'immaginario (Einaudi, Torino 1994). ÉI. B L IDOI T E ~A
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ST4J1 STORICO-RELBIOSI
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ISBN .88-06-13784-0 > 1 810 : ~
1111111 l!; ~~~~;.:. ~ Einaudi Paperbacks Storia
Lire 40000 9 788806 137847
INDICE
VI

Dell'idolatria
VI. Estirpazioni
P·14 1 Caccia agli idolatri nel Messico barocco
15 1 Eresia e repressione
153 Idolatria e sfruttamento
154 Memoria, tradizione e sopravvivenza
157 Dalla «commistione» al sincretismo
15 8 L'idolatra
166 Estirpazioni, parte II: il Perti
168 La reificazione delle credenze
173 Idolatrie domestiche
180 Stregoni

VII. Lumi
189 L'idolatria dei filosofi: una categoria alla deriva
195 li crepuscolo dell'idolatria
202 Dall'idolatria all'arretratezza mentale
206 Feticcio e feticismo: il cambio della guardia
210 Missione

226 Conclusione: Dell'idolatria


23 2 Della religione
23 6 Niente tomismo, niente «religioso» ...

243 Bibliografia
Indice

P·3 Premessa

I. Scoperte
9 TI Messico delle moschee
21 Cieza de Le6n o della ricerca dell'immortalità

38 II. La griglia concettuale di Las Casas


48 Una tipologia ineludibile
52 Interpretazione «materialista» e interpretazione storica
55 L'interpretazione «allegorica». L'ambiente e le usanze
57 Verso una psicologia e una psicopatologia dell'idolatria
59 TI comparativismo di Las Casas
61 Conoscenza magica e conoscenza naturale

III. Le «religioni amerindie»


72 L'invenzione delle religioni amerindie
78 TI percorso obbligato: templi, sacerdoti, sacrifici

86 IV. Le lacune del modello di Las Casas


91 Scrittura e tradizioni orali
93 Favole
97 Dio e idolo, lealI e huaca
102 Feste
106 Sventure
108 Idolatria e secolarizzazione
III Sviluppi coloniali

II8 v. L'idolatria addomesticata


120 Garcilaso
129 TI dio nascosto
134 La Cina è vicina
Premessa

«La scoperta del Nuovo Mondo è stata la cosa piu impor-


tante dopo l'Incarnazione di Cristo»: cosi un cronista spa-
gnolo del Cinquecento esprimeva, nel linguaggio di allora,
l'impatto inaudito di un avvenimento -la scoperta del Nuo-
vo Mondo, ma anche la sua conquista e il suo sfruttamento -
che, pur rappresentando una tappa fondamentale della no-
stra ~odernità, resta per certi versi inadeguatamente valoriz-
zato. E opportuno allora restituirlo alla sua giusta collocazio-
ne, tra il I520 e il I650, tra il Rinascimento e il Siglo de Oro, e
lasciarci alle spalle una visione veramente troppo decentrata,
quando npn addirittura franco centrica, della storia dell'Oc-
cid~nte. E il primo intento di questo libro.
E ovvio, tutti sappiamo che l'esperienza americana am-
pliò i confini del mondo conosciuto, estendendo l'orizzonte
occidentale a un nuovo continente; e che fu all'origine di
quella ricchezza di metalli che, entrata nel circuito mondiale,
incentivò lo sviluppo dei capitalismi europei. Cosi come non
ci sono difficoltà nel riconoscere in essa gli inizi incerti di un
umanesimo impegnato nella difesa dei diritti dell'uomo op-
pure le origini dell' etnografia. Ma tutto questo continua a fa-
re dell' esperienza americana un complemento, un' aggiunta,
un' appendice scabrosa (come il massacro degli indios) o edi-
ficante (come la presa di posizione di Las Casas contro .il ge-
nocidio), su cui getta la propria ombra nera - come la sua
leggenda - una Spagna che si vuole in inesorabile declino. Le
guerre tra la Spagna e le grandi potenze europee, insieme
con il ruolo intellettuale ricoperto da queste ultime (in parti-
colare da Francia e Inghilterra), spinsero infatti nell'oblio i
temi di importanza cruciale contenuti negli scritti sulle Indie
occidentali. Non siamo qui per dare un giudizio morale, ma
PREMESSA PREMESSA 5
4
cercando di assoggettarli a una serie di schemi, di sistemi in-
per lasciar parlare i testi e i !oro autori: per lasciarli parlare
terpretativi, di griglie che fossero in grado di renderli acces-
dell'Altro che irrompe, per la prima volta, nella storia d'Eu-
si?ili e, ~llo. st~sso tempo, di piegarli ai disegni occidentali.
ropa. È vero che gli europei non dovettero aspettare la sco-
L Amenca mdla fu certamente, per tutto il XVI secolo il ter-
perta dell' America per conoscere l'esistenza di altri popoli e
reno prediletto per questa impresa intellettuale e col~niale.
di altre culture. Ma furono gli spagnoli che dovettero, nella
Avremo modo di vedere come questi strumenti in continua
buona e nella cattiva sorte, prendere coscienza di un' alterità
attività, queste griglie interpretative, abbiano svolto il loro
che non poteva essere né soppressa né espulsa e con la quale
compito di trasformazione e riduzione in tal misura da finire
occorreva scendere a patti (giuridicamente gli indios erano
p~r creare degli oggetti nuovi: le idolatrie messicane e peru-
infatti dei soggetti liberi e non degli schiavi).
Vlane. E vedremo anche come questi nuovi oggetti abbiano
È forse invece meno risaputo che questa esperienza ame-
f~nito per ~ostituirsi.' per l'Occidente, alle realtà generali e ai
ricana fu all' origine di una gigantesca opera di duplicazione,
smgoli caSI da esso Incontrati nel suo cammino. Questo non
che consistette nel riprodurre sul suolo americano istituzio-
significa che le «griglie» in questione rimasero li come sem-
ni, leggi, credenze e pratiche dell'Europa medievale e mo-
p.lici.schermi opachi. Nel corso del tempo conobbero altera-
derna, non senza adattamenti e rimaneggiamenti talvolta an-
ZIOnI profonde: furono ridisposte intorno a nuove artico-
che di rilievo. In genere si tende a ignorare che la «conquista
lazioni, vennero riorientate e spostate in seguito al contatto
spirituale» degli indios del Nuovo Mondo si fondò su strate-
con l'esperienza sul campo o con i sistemi di pensiero che si
gie altamente sofisticate, imperniate sulla conquista dei cor-
s~ccedettero nell'Europa moderna. Ciò nonostante; con un
pi e sulla diffusione dell'immagine, immagine a stampa, di-
SIngolare effetto boomerang, esse contribuirono, nelle loro
pinta, o allestita per la scena; e che tale conquista mirava alla
suc~essive st.ratific~zioni! a insedi~re e a radicare il pensiero
creazione di un uomo nuovo, emancipato dai peccati del
OCCIdentale In un tIpo dI approccIo al reale che con accani-
Vecchio e del Nuovo Mondo. Ma non basta ricordare che
mento vuole distinguere e circoscrivere ciò che si conveni di
questo laboratorio della modernità che fu l'America ispanica
chiamare l'ambito del religioso. Un ambito la cui evidenza
ci offre uno specchio della nostra storia, uno specchio che,
la cui positività, spiccano ancor piti chiaramente, se si consi ~
proprio in quanto deformante, può veramente illuminarci.
der~ che i postulati teologici che permisero di isolarlo sono
L'America servi anche da oggetto, da banco di prova di vaste
statI accantonati, in seguito a precise ricusazioni o a un sem-
iniziative intellettuali. Una di queste vide la proiezione sui
nuovi mondi di un insieme di categorie religiose derivate dal pli.ce ~bbandono. In questa sede vogliamo occuparci pro-
paganesimo antico e dalla scolastica medievale, e polarizzate pno dI questo genere di conseguenze paradossali e in modo
intorno alla nozione di «idolatria». Che sarà il secondo p~rtic~l~re di quelle che assunsero la forma dell;antropolo-
gIa relIgIOsa e della storia delle religioni. Il terzo e ultimo
obiettivo di questo lavoro. obiettivo di queste pagine sarà costituito allora da una rifles-
Per tutte queste ragioni, esperienza americana e occiden-
sior:~ sugli ~ffetti a lunga durata di un campo epistemologico
talizzazione sono indissociabili. Per essere piti precisi è l' oc-
cidentalizzazione - ossia l'impatto a lungo termine delle so- o, pIU preCIsamente, sulla continuità e sul consolidamento di
cietà e delle culture occidentali sull' America e sul mondo - una I:articolare strutturazione del sapere. Possiamo dirla
che ha le sue radici nell' esperienza americana. L' occidenta- una ncerca arc~eologica. Ma sarà un'archeologia preoccu-
lizzazione opera su registri multipli, politici, sociali, econo- pata non tanto dI portare alla luce delle rotture - alla maniera
mici, culturali ... Sotto questo aspetto, il fenomeno è indisso- di Michel Foucault -, quanto piuttosto di descrivere come le
lubilmente legato all' evoluzione del pensiero occidentale. scienze umane e sociali abbiano mantenuto, magari ristabi-
T enteremo allora, partendo dall' esperienza americana, di in- lendolo a modo loro, il principio di una trascendenza da esse
dagare il modo in cui l'Occidente letterato si propose di stesse già ruiutata in altri frangenti.
comprendere i mondi esotici che entravano nella sua orbita, Non c'è griglia interpretativa che possa essere isolata sen-
6 PREMESSA PREMESSA
7
za correre dei rischi: quella di cui vogliamo esaminare la co- so all' interno di un procedimento che, avvicinandosi piu al-
stituzione, le inflessioni e le metamorfosi, attira continua- t'archeologia che alla storia delle idee, abbiamo voluto deci-
mente l'osservatore nelle proprie maglie, al pari e forse piu samente aperto alle tematiche politiche e antropologiche.
dell'osservato. Nel nostro caso; ci costringe a usare proprio Abbiamo ritenuto necessario rompere l'isolamento dell'a-
quei termini da cui vorremmo allontanarci, a esprimerci fa- mericanistica e ricollegarla alla storia dell'Occidente, della
cendo ricorso a schemi dei quali denunciamo l'usura e la fra- quale è il prolungamento naturale. Perché la pretesa dell' a-
gilità. Abbiamo cercato di ridurre al minimo questo para- mericanistica di essere una disciplina a sé finisce per nascon-
dosso, senza tuttavia poterlo del tutto evitare: non è possibi- dere quello che a nostro giudizio è il punto essenziale: l'im-
le infatti, a meno di finire nel convenzionale o nell' ermetico, menso apporto dell' America all' episteme occidentale l.

ignorare un vocabolario COSI familiare da sembrare naturale.


L'usura di alcuni di questi termini è sotto gli occhi di tutti, a
tal punto da risultare inoffensiva. L'idolatria di cui parliamo
Senza 1'aiuto di Thierry Marchaisse e dei partecipanti al nostro seminario, questo
oggi è una mera variante della passione, un sinonimo già in- l
libro non sarebbe quello che è. Li ringraziamo tutti.
vecchiato di adulazione, mentre l'idolo non è altro che una
fugace stella dello spettacolo, che intrattiene per un momen-
to o per una generazione ... Per altre parole, l'usura si fa pili
insidiosa: come nel caso di religione e di religioso. Sono no-
zioni ancora incontestabili, che mantengono una buona po-
sizione all' interno dei media e della cultura, COSI come nel
microcosmo «in crisi» delle scienze umane dove si confon-
dono storia, antropologia e sociologia. Ma ancora per quan-
to tempo?
Per esplorare l'idolatria e prenderne le misure, per inter-
rogarci sulle origini e sui paradossi dell' antropologia religio-
sa, abbiamo scelto il modo del viaggio. Un viaggio nell' Ame-
rica degli indios, degli spagnoli, dei mondi preispanici, dei
conquistadores e dei cronisti. Un' America che può sconfina-
re nella Cina e nell' Africa, e in cui si può vedere riflesso il
Mediterraneo antico. Il nostro cammino sarà giudicato trop-
po spedito in qualche caso, troppo lento in qualche altro;
brucerà alcune tappe, per dimenticanza o per scelta delibe-
rata, e smarrirà qualche pista lungo la strada. Ma questi sono
gli incerti di qualsiasi viaggio.
Un viaggio in due comporta a volte modi diversi di vedere
le cose, diverse sensibilità: ma quale sarebbe il viaggiatore
solitario in grado di superare spazi tanto vasti? Nel corso del
nostro confronto, che fu oggetto di un seminario biennale,
era necessario saper mescolare e fondere l'esperienza dell' et-
nologo con quella dello storico, le lezioni sui paesi andini
con quelle sul Messico. Non neghiamo con questo l'eredità
di abitudini di pensiero differenti, ma ne rivendichiamo l'u-
Capitolo primo
Scoperte

L'idolatria
A dispetto degli oltraggi, io sono colei che sa-
prà difendere usanze provenienti dal fondo dei
secoli, poiché io sono idea allegorica, considera-
zione astratta, che in sé racchiude insieme quasi
~ tutto il regno.
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SUOR JUANA INÉS DE LA CRUZ,
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d Lo scettro di Giuseppe.
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<!) Il Messico delle moschee.
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Cl 151 9. Una flotta di una decina di caravelle giunge in vista
.§ delle coste di Cozumel. Un'isola tropicale sotto il sole di Sa-
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tana, con i suoi « profumi meravigliosi», poche leghe allargo
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;:t della penisola yucateca, nelle acque tiepide e disperatamente
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N limpide del Mar dei Caraibi. Come d'abitudine gli spagnoli
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cercano 1'oro, arraffano qualche oggetto, ma il loro capo
~ Hernan Cortés preferisce calmare gli ardori dei suoi uomini.
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.~ Ben altri progetti occupano i pensieri del conquistador. Sul-
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l'isola tutti osservano con attenzione i gesti di un vecchio in-
.... ~
digeno nel patio di un «oratorio» (adoratorio). Alcuni indios
<!)

....<!)tlO bruciano incenso. Sembra che il vecchio stia pregando. Il


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ç:) cronista Bernal Diaz del Castillo ricorda lo stupore dei con-
Cl quistatori di fronte a quello spettacolo inedito, «era per noi
..:: E :g una cosa nuova» (<<era cosa nueva para nosotros»). E tutta-
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:r: ...o: U via si stabilisce subito che il vecchio è un «sacerdote degli
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::2- idoli» dedito al «culto dei falsi dei». L'esotico viene subito
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tradotto nel linguaggio dei nuovi arrivati, che inaugurano
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::l poi un canovaccio destinato a ripetersi ogni volta che le cir-
>< costanze lo consentiranno. Gli idoli sono abbattuti e distrut-
o
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<!)
ti, il santuario pagano viene ricoperto di calce viva e sostitui-
<!)

o to con una croce e un'immagine della Madonna. Lo slancio


.~ di rabbia iconoclasta - del quale oggi possiamo farci un'idea
<!)

~ forse solo grazie alle immagini di un Werner Herzog - ha un


Q)
-o epilogo alquanto inatteso: i conquistadores affidano la cu-
d
1::
d
stodia delle immagini cristiane e la cura dei nuovi luoghi di
U
culto ai «sacerdoti degli idoli», cioè ai ministri del diavolo.
IO CAPITOLO PRIMO SCOPERTE II

Comportamento paradossale, ma, come avremo modo di ve- Qualche decina d'anni dopo, in Spagna, il cappellano di
dere, passibile di spiegazione l. Cortés, L6pez de G6mara, riprende l'episodio nella sua
La flotta riprende la navigazione, costeggia lo Yucatan, Conquista del Messico, addirittura intitolando un capitolo
quindi il Golfo del Messico, e getta l'ancora di fronte a quella «La religione di Acuçamil», ovvero di Cozumel. In esso de-
che un giorno diventerà Veracruz. Gli spagnoli si battono scrive i templi, le sacrestie, i ministri, i sacerdoti, le cappelle,
con gli indios, fanno baratti, subiscono anche delle sconfitte, gli dei, gli idoli, le offerte, e narra dei sacrifici di animali ed
innalzano altari, celebrano messe, predicano contro gli idoli. esseri umani, e dei pellegrinaggi dei fedeli che si recavano al-
Dal ponte delle navi, al di là delle vaste distese sabbiose e l'isola: «era questa - conclude -la religione delle genti di
delle palme, l'occhio scorge fertili e ridenti vegas e indugia Cozumel» J.
sul profilo delle sierras che a tratti scompare dentro una cor- Consideriamo queste due visioni, che si sarebbero poi so-
tina di nubi. vrapposte. Esse esprimono in sintesi un tipo di approccio
Per tutto il viaggio, convinto che per conquistare bisogna che immancabilmente i colonizzatori, soldati ed ecclesiasti-
prima conoscere, Cortés non si limita a guidare la spedizio- ci, applicarono alle piti elevate culture d'America, man ma-
ne. Osserva e registra tutto quanto gli appare essenziale: gli no che queste venivano scoperte e dominate. Non è che, di
botto, si sia giocato tutto in quella piccola isola dei Caraibi. È
uomini, i mezzi di sussistenza, le città, l'habitat ... ma anche
chiaro che le cose si svolgono in modo piti lento e complesso.
«la setta, i riti e le cerimonie» delle popolazioni incontrate.
E d'altronde, neppure cominciarono con Cortés.
«Le loro moschee, i loro oratori e le loro spianate sono as-
Per chiarirci le idee, tratteggiamo lo scenario che vide
sai vasti e disposti in circolo; li stanno gli idoli che essi adora- prendere forma quella che sarà, nella buona e nella cattiva
no [. .. ], servono ed onorano in tale maniera e con tante ceri- sorte, la nostra antropologia religiosa. Dal 1517 al 1519, nel-
monie che neanche in molte pagine potrei darne una descri- l'arco di tre spedizioni, alcuni spagnoli scoprono progressi-
zione esatta e appropriata [ .. .]. Praticano inoltre una cosa or- vamente il Messico: incontrano città, templi e idoli dovun-
ribile, abominevole, degna di essere punita, che fino ad oggi que, società civilizzate e culture che, in comune con l'austera
non avevamo mai visto in nessun luogo: ogni volta che devo- semplicità delle isole precedentemente toccate da Colombo,
no presentare una richiesta, affinché questa richiesta sia piti non hanno piti nulla. In quelle isole, stando al racconto del-
facilmente accolta, prendono molti bambini, ragazzi e ragaz- l'ammiraglio e del cronista Pietro Martire d'Anghiera, a un
ze, come pure uomini e donne in età adulta, e, al cospetto di primo contatto non era possibile riconoscere né «setta né re-
questi idoli, aprono il petto ai sacrificati mentre sono ancora ligione». Prima di dirigersi verso le terre messicane, gli spa-
vivi, strappano loro il cuore e i visceri e bruciano i visceri da- gnoli si erano limitati a sciamare per gli arcipelaghi dei Carai-
vanti agli idoli, offrendone i fumi in sacrificio ... » 2. bi e per le coste di Colombia, Venezuela e Panama. L'Asia
Moschee, oratori, cerimonie, idoli, sacrifici... Fin dal 1519 tanto bramata sembrava allontanarsi come un miraggio, gli
e dai suoi primi contatti con lo Y ucatan e i popoli del Golfo indigeni erano il piti delle volte sforniti d'oro e i loro culti ru-
del Messico, Hernan Cortés predisponeva le coordinate di dimentali non potevano attirare piti di tanto l'attenzione dei
quello che sarebbe stato il modo nostro di osservare le conquistatori. Niente templi, né preghiere, né sacerdoti. Al
«grandi religioni amerindie». A fare per primi le spese di massimo si poteva ironizzare sull' assurdità di certe credenze.
questo inquadramento furono le popolazioni costiere del Per Colombo, gli Arawak di quelle isole erano «genti sprov-
Golfo e dei Caraibi, che ispirarono le pagine di una mono- viste di tutto», «ricche di umanità e prive di qualsiasi istinto
grafia destinata a C.arIo V. Eccoci forse già arrivati al dun- malvagio », vittime delle scorrerie dei feroci cannibali 4. Per
que: siamo di fronte alla visione di un' America india che an- la maggioranza degli spagnoli, furono solo popolazioni indi-
cor oggi condividiamo, anche se ormai, ai nostri occhi mo- fese che ci si affrettò a sfruttare fino a quando, stremate dalla
derni, le «piramidi» hanno preso il posto delle «moschee». fatica, non morirono nei giacimenti auriferi. L'imposizione
I2 CAPITOLO PRIMO SCOPERTE

del tributo, lo choc microbico, le esazioni di ogni sorta mise- assoggettamento delle popolazioni autoctone all' autorità del
ro fine all' esistenza di queste genti prima che potessero es-
5 re di Spagna. Il compito non si dimostra meno gravoso oggi
sere studiate con comodo, ma abbastanza brutalmente da far per noi che, per ignoranza o per pigrizia, continuiamo a par-
SI che un domenicano, Bartolomé de Las Casas, prendesse lare di aztechi senza tener presente che si trattava solo di un
coscienza della vastità del dramma che le aveva colpite. Di ramo - per quanto il piu potente in quel periodo - delle po-
lui, torneremo a parlare. polazioni nahua e che, storicamente, sarebbe piu opportuna
Questa immagine fu modificata dunque proprio dall' e- la denominazione di mexica. E ancora, occorre pensare alle
sperienza messicana, una generazione dopo la scoperta del- rivalità, tensioni, inimicizie e guerre che dividevano le gran-
l'America. Come abbiamo osservato, Hernan Cortés elabora di città del mondo nahua (Tlaxcala, Cholula, Huejotzingo,
una prima descrizione dell'idolatria partendo da tratti che Texcoco, Mexico-Tenochtitlan), separate tra loro solo da
gli sembrano manifestazioni specifiche di una «setta erro- poche decine di chilometri, stando poi attenti a non relegare
nea», da lui insistentemente collocata in un ambito civilizza- in un ruolo minore le altre culture che si spartivano il resto
to: «[Questi indios] vivono in maniera piu politica e razio- dell' altipIano messicano: gli zapotechi e i mixtechi di Oaxa-
nale di qualunque altra popolazione finora incontrata in ca, i taraschi del Michoacan... Vissute per millenni senza
queste regioni» 6. contatti con il resto del mondo, senza conoscere la ruota, la
La via è COSI aperta. Da questo momento saranno rintrac- scrittura, il ferro, queste società complesse avevano altre car-
ciati, identificati, etichettati e descritti idolatri e idolatrie. La te da giocare e seguivano strade del tutto estranee all'Occi-
posta in gioco non è certo filosofica o intellettuale. L'idola- dente: un modo di espressione pittografico, tracciato e di-
tria osservata da Cortés forniva anche e innanzitutto uno pinto sui codici in fibre vegetali o in pelle animale, una raffi-
nata scienza del tempo e dei calendari che regolava ogni atti-
splendido alibi politico-militare, perché legittimava la con-
vità umana, una pratica sofisticata dell' espressione orale 8 •••
quista facendo balenare le glorie di una novella Reconquista,
Nelle parole, nei gesti, nei vestiti, nelle pratiche religiose,
come se fosse possibile proseguire in terra americana la cro-
nelle realizzazioni architettoniche, non c'era elemento che
ciata condotta in Spagna contro l'Islam. Allo stesso tempo non si opponesse alla comprensione, che non confondesse
però l'accusa di idolatria contribuiva a rinsaldare l'immagine 1'osservatore europeo, anche se, sicuramente, 1'esperienza
di società complesse, ricche e demoniache, un'immagine che nelle Isole caraibiche agevolava i primi contatti. Le due spe-
susciterà qualsiasi brama e giustificherà qualsiasi aggressio- dizioni prima di quella di Cortés avevano già prodotto la loro
ne nei confronti di queste popolazioni che «vivono in manie- messe di curiosità e di interrogativi. A cominciare da quelle
ra civile, seguono un codice di leggi, possiedono palazzi, ma- strane torri innalzate lungo le coste, fonti di perplessità e so-
gnifici templi di pietra, piazze e strade ben tracciate dove si spetti nei marinai e nei soldati: nel 1518 i conquistadores ne
svolgono i loro commerci» 7. L'idolatria diviene una patente segnalano piu di una dozzina sulle spiagge dell'isola di Co-
di cultura e di civiltà, indipendentemente dall' obbrobrio ca- zumel... Gli indios erano davvero i discendenti degli ebrei
pace di suscitare. mandati in esilio dagli imperatori Tito e Vespasiano, come
Il mondo che affiorava dinnanzi allo sguardo dei conqui- era opinione diffusa intorno al 1518, stando a quanto ci dice il
stadores era imprevisto e imprevedibile. Non vi dimoravano cronista Bernal Dlaz del Castillo? Il paese era abitato da
né la disarmante semplicità delle isole, né le pregustate raffi- Amazzoni? Nella pratica indigena della circoncisione biso-
natezze del Giappone o della Cina del Gran Khan. I maya gnava davvero riconoscere 1'influenza diretta di popolazioni
dello Y ucatan, i totonachi di Veracruz, i nahua asserviti - o ebraiche e musulmane, come riteneva nel 1518 il cappellano
ribelli - a Moctezuma componevano uno stupefacente ven- della spedizione guidata da Juan de Grijalva? Quando gli
taglio di culture che gli spagnoli cercarono di comprendere spagnoli, nel corso delle loro peregrinazioni, si imbatterono
man mano che procedevano nella loro opera di scoperta e di nelle tracce di un sacrificio umano, non sembra che abbiano
CAPITOLO PRIMO SCOPERTE 15

immediatamente identificato l'origine delle ossa e delle frec- liante di Mexico-T enochtitlan. Il risultato è un ritratto dei
ce insanguinate, limitandosi invece a un approccio piti con- « cleri» indigeni, con il loro abbigliamento, i loro stili di vita,
venzionale: «Reservaban este lugar para castigar a los con- la loro formazione; una descrizione estremamente suggesti-
denados» l0. Fu solo piti tardi, probabilmente durante la se- va dei templi, paragonati senza esitazione alla Giralda di Si-
conda spedizione, che si impose il termine «sacrificio» per viglia; una affascinata presentazione degli idoli« di una mole
designare quella pratica e spiegare l'origine dei cadaveri, dei e di un' altezza prodigiose, coperti di ornamenti e di figure
teschi e delle ossa che cospargevano il terreno nei dintorni scolpite» 14; un elenco dei sacrifici ... Ogni elemento viene in-
degli idoli. E infine, al ritorno della prima spedizione, gli og- flessibilmente tradotto e trascritto in un lessico ecclesiastico,
getti figurativi raccolti nel corso dell'impresa furono consi- l'idolatria è onorata con «devozione» da dei «religiosi»,
derati degli idoli e gli animi furono preparati a smascherare nella cornice della loro «religione » (ossia del loro ordine) e
gentili (ovvero pagani) e idolatrie !l. dentro alcune «cappelle» ...
Privi di interpreti, costretti quindi a fare ricorso a una ca- Il testimone delle descrizioni di queste società passa poi in
tena di intermediari, i conquistadores rischiavano inoltre la mano ai grandi cronisti: Oviedo, G6mara 15 ••• Essi operano
vita a ogni istante. Dovevano orientarsi in un mondo scono- sintesi, fissano e ripercorrono con maggior cura l'immagine
sciuto, che non era piti quello delle Isole. Ci riuscirono cre- ovunque ribadita dell' idolatria messicana. La descrizione
dendo di rjconoscere realtà in qualche modo a loro familiari: volge in stereotipo. Ricorrenza di un discorso, di un lessico
«mercanti», «moschee», templi, oratori, sacrifici, altari, sa- che fino alla fine del secolo, e molto dopo ancora, diffondo-
cerdoti, insomma una «setta», una «religione»~ .. Ecco che no le solite rassicuranti certezze.
l'esotico si trasferiva in uno stampo familiare, tanto familiare Il lettore si stupirà di fronte alle ripetizioni e alla prolissità
da poter essere preso per universale. Le anonime «torri» caratteristiche di queste descrizioni, di fronte a questi soldati
che si ergevano lungo le coste messica.q.e diventavano per al- letterati che sanno raccontare le loro esperienze in pagine di
cuni moschee, per altri i «templi» o piuttosto le «case» de- una freschezza che ancor oggi continua a meravigliare. Ne
gli idoli. troveremo molti altri esempi. Lo sconcerto diminuisce se si
Altri conquistadores condivisero il punto di osservazione pensa all'importanza, all'estensione, alla prodigiosa ricchez-
e le equazioni culturali di Cortés, senza disporre però di pari za culturale e intellettuale proprie dei possedimenti di Carlo
acutezza. Citiamo, a titolo informativo, alcuni capitani che V I Paesi Bassi, una parte dell'Italia, le corone di Castiglia e
16.

l'accompagnarono nel suo procedere: Bernal Diaz del Ca- d'Aragona, di Napoli e della Sicilia, i domini austriaci, la
stillo, il «Conquistador anonimo», Andrés de Tapia 12 ••• Diaz Franca Contea sono a quel tempo riuniti sotto l'egida di un
del Castillo descrive i primi idoli da lui osservati nel I517; un solo uomo, che a tutti i suoi titoli aggiunge quello di impera-
anno dopo, il prete Juan Diaz registra uno dei primi riferi- tore. Dignità suprema, che gli vale una preponderanza teori-
menti al sacrificio umano, ma si mantiene prudente: «Secon- ca sugli altri sovrani dell'Europa occidentale e un'influenza
do le sue maniere, se presume que sono idolatri». Il cappel- indiscussa sulle terre germaniche. L'impero è dovunque. Un
lano osserva, crede di riconoscere dei sacerdoti, di indivi- esempio tra mille: L6pez de G6mara, futuro cronista della
duare dei riti, ma si limita a valutazioni parziali senza arri- conquista del Messico, conosce Cortés nel I54I, prendendo
schiare un giudizio definitivo 1J.È la volta poi di Hernan Cor- parte alla disastrosa spedizione di Algeri. Da una spedizione
tés, a cui dobbiamo il primo inquadramento della tematica. all' altra, dal Messico alle coste d'Algeria, si delinea la portata
Intorno al 1532, il «Conquistador anonimo», la cui identità planetaria di una dominazione che, nello stesso tempo in cui
resta tuttora sconosciuta, adotta, per il suo resoconto dei si arricchisce di un continente (fatta eccezione del Brasile e
culti osservati a Città del Messico, le coordinate tracciate per del Nordamerica), cerca, con minor successo, di imporsi nel
descrivere Cozumel e le coste del Messico, completando e Mediterraneo occidentale, di sottomettere i principi germa-
rimpolpando i contenuti per adeguarli alla grandezza amma- nici e, per restare piti vicini a noi, accerchia la Francia per
16 CAPITOLO PRIMO SCOPERTE 17
lunghi periodi. È un impero cosmopoli.ta, presente in Italia Ponce de la Fuente sono solo i nomi piti importanti ... Ne de-
come nelle Fiandre e nelle terre germanIche, erede della cul- riva un punto fondamentale: la definizione dell' appartenen-
tura borgognona, aperto ai Rinascimenti italiani e fiamm.in- za confessionale gioca in Spagna un ruolo quotidiano, a tal
ghi. Insomma, i domini di Carlo V costituisco?o, matenal: punto che i grandi settori della popolazione sono individuati
mente e intellettualmente, la prima potenza d Europa. SUI da nomi che fanno riferimento alla sfera confessionale, «vec-
loro territori circolano le idee, prosperano le università. Li- chi cristiani», «nuovi cristiani» di recente conversione, mo-
mitandoci alla Spagna, Salamanca (culla del neotomismo) e riscos, conversosl Non solo questa coesistenza quotidiana
8

AlcaIa (dove viene portata a termine la Bibbia poliglotta) fonda la definizione delle etnie e delle popolazioni di Spagna
ospitano i discepoli del cardina~e Cis~eros, gli allievi d! Fran- sui loro credo religiosi; essa fa anche del rapporto con la reli-
cisco de Vitoria (492-1546) e dI Dommgo de Soto ... L I I per gione un elemento di importanza talvolta capitale, un ogget-
cento degli intellettuali spagnoli insegnano fuori dalla Spa-17 to sottoposto a continue valutazioni e polemiche, o, piti nor-
gna, il 25 per cento hanno proseguito all'estero i loro studi. • malmente, a riflessioni e a commenti: abbiamo l'apologia del
Da Bologna con il suo celebre Collegio spagnolo, ~ LovanlO cristianesimo rispetto all'ebraismo e all'islamismo, la difesa
che ospita Erasmo dal 1517 al 1521: dalla Toled~ dI Fon,sec~, dell'Islam contro il cattolicesimo «idolatra », il sostegno
alla Siviglia dell'inquisitore Mannque! al Mes~l~o dell arc~­ dichiarato, o piti spesso dissimulato, all'ebraismo nei con-
vescovo Zutnarraga e di Vasco de QUlroga, gli Intellettuali, fronti della Chiesa: dall' alto delle cattedre o nel segreto delle
illustri e meno illustri, animano una straordinaria vita cultu- discussioni private, vengono continuamente confrontati e
rale che dibatte alcuni grandi temi del XVI secolo. La Spagna messi in opposizione riti, credenze e funzioni sacerdotali, si
vive allora gli ultimi bagliori di un cosmopolitismo ancora misurano in termini «religiosi» le diversità e i punti di con-
medievale. Affronta la diffusione dell'umanesimo e dell' era- tatto, quando occòrre ci si cimenta nei «sincretismi », per so-
smismo intravede la nascita delluteranesimo, ospita ilrpisti- pravvivere, per conciliare l'eredità non cristiana con il catto-
cismo di san Giovanni della Croce e di santa Teresa d'Avila, licesimo.
prima di subire il contraccolpo della repressione inquisito- I castigliani sono dunque avvezzi piti di ogni altro in Euro-
riale e di chiudere il suo «Secolo d'Oro». pa al confronto con altre religioni, sia che questo comporti la
Ma alla pluralità delle lingue e delle culture che compon- ricerca di un accordo sia che invece significhi il tentativo di
gono lo straordinario mosaico dell'imper<? d~ Ca.rl? V, l~ sterminarle perpetuando l'idea di crociata. Sono cioè abitua-
Spagna aggiunge la pluralità delle confesslo~l religIose, dI .ti -lo constatiamo di nuovo - a esprimere e a concepire in
cui tenta dolorosamente di venire a capo. A dIfferenza della una prospettiva cristiana, anzi messianica, l'espansione del
Francia o dell'Italia, la Spagna medievale era stata quasi al- dominio iberico. L'importanza di questa eredità è pari alle
trettanto ebrea e musulmana che cristiana. N ella prima metà ambiguità e ai malintesi che si porta dietro, perché spinge a
del Cinquecento il ricordo dell'ultimo regno islamico è anco- considerare un settore culturale, da noi designato con i ter-
ra vivo: Granada si arrende nello stesso anno della scoperta mini «religione» e «religioso», come un dato universale e
dell'America (492), cosi che}a conq.uista del Nuov:o ~ond~­ scontato, quando invece si tratta solo dell' espressione di
si inserisce storicamente e IdeologIcamente neglt SVilUPPI realtà del tutto specifiche: le tre religioni a confronto (cristia-
della Reconquista iberica. La Spagna è però cattolica solo uf- nesimo, ebraismo e islamismo) si rivelano essere tutte «reli-
ficialmente, accogliendo in realtà nei suoi territori ~p.orta~­ gioni del Libro», unite - al di là del loro acceso antagonismo
ti minoranze moresche convertite con la spada al crIstIaneSI- - da un patrimonio storico comune, nate da una matrice ana-
mo; inoltre dappertutto vivono conversos, ebrei fino a poco loga, tutte e tre con l'ossessione del primato del monoteismo
tempo prima, ora cristiani sinceri o di com?~o, che svolg<?no e del dogma scritto, tutte e tre con pretesa di universalità,
un -ruolo di primo piano nel pensiero religIoso e umanlsta tutte e tre escludenti qualsiasi altra forma di credenza. Ce
della penisola iberica: Vivés, i fratelli Vergara, Constantino n'era comunque piti che abbastanza per radicare l'idea di
18 CAPITOLO PRIMO SCOPERTE 19
una onnipresenza e di una evidenza del « religioso», per con- È inseparabile dalla sete di conoscenza, dall' ansia di descri-
vincere della ricorrenza, della parentela e, sia ben chiaro ... vere che attraversano costantemente le loro opere, perfino
dell'incompatibilità delle sue diverse manifestazioni. D'al- quando scrivono con lo scopo dichiarato di ricordare i pro-
tronde per molti spagnoli, letterati o meno, non si trattava af- pri meriti o di regolare qualche conto in sospeso~ Non fa
fatto di un semplice dibattito di ide~ e di fedi: spesso poteva niente: tutti hanno piena coscienza di essere i testimoni di un
diventare la tragedia di un vissuto. E noto che il padre di un grande avvenimento, tutti sanno che bisogna parlarne con
umanista della levatura di Juan Luis Vivés era morto sul rogo ogni mezzo. Tornando a G6mara: «La cosa piti importante
nel 1524, condannato dall'Inquisizione perché continuava a dopo la Creazione del mondo - fatta eccezione per l'incarna-
praticare l'ebraismo 19. zione e la morte di Colui che l'ha creato - è la scoperta delle
Formati dunque nella loro penisola all'esperienza della Indie: esse vengono pure chiamate Nuovo Mondo» 21.
pluralità del «religioso» e al confronto delle religioni, i casti- E cOSI, mosso da questa particolare sensibilità e da un ap-
gliani e i loro vicini circolano da una terra all' altra, si danno petito enciclopedico - «el deseo de saber» - che fagocita
una vernice di italianità, e vanno quindi a cercar fortuna sul- medicina, botanica, geografia ... , G6mara inserisce una de-
l'altra sponda dell' Atlantico, nelle Isole caraibiche, nel Da- scrizione della «religione di Cozumel» tra un' introduzione
rién (Panama), in Messico. Teniamo presente che se Carlo V dedicata a flora, fauna e abitanti dell' isola, e una digressione
non ha mai visitato Città del Messico o Lima, si è però recato altrettanto appassionante sul «pesce squalo ». La religione
nove volte in Germania, sei in Spagna, quattro in Francia, riemerge diversi capitoli dopo, quando G6mara affronta la
due in Africa, sette in Italia e dieci nei Paesi Bassi ... Se Cortés descrizione del grande tempio di Mexico-Tenochtitlan de-
rinuncia a servire in Italia per partire verso le Isole, alcuni gli dei principali e dei sacrifici. È un capitolo obbligato,'èso-
membri della sua spedizione hanno prestato servizio nella tico e tuttavia riempito di vocaboli ormai consueti e familiari
penisola. Oviedo, il cronista delle Indie, lascia la Spagna ne- all'orecchio, come nel commento sull'uso fatto a Città del
gli ultimissimi anni del xv secolo, impara il toscano, scopre la Messico di un'acqua santa: «Essi la conservano molto reli-
pittura del Quattrocento italiano, conosce Roma, visita Na- giosamente ai piedi dell' altare, per consacrare il re al mo-
poli e la Sicilia; scriverà poi la sua Historia generaI y natural mento dell'incoronazione e per benedire il capitano genera-
de las Indias. Nel frattempo raggiunge l'America, ritorna in le, il quale, dopo essere stato scelto dal re per condurre qual-
Europa, attraversa la Spagna e arriva a Bruxelles e nei Paesi che guerra, ne riceveva da bere» 22. .

Bassi, prima di prendere ancora una volta la strada per il Sulla scia dei suoi predecessori, G6mara, per descrivere le
N uovo Mondo e finire i suoi giorni a Valladolid nel 1557 20. culture indigene, faceva un uso sistematico del lessico della
L6pez de G6mara non ha compiuto ancora vent' anni quan- Chiesa: presso i messicani si trovavano religiosi, dei e sacer-
do si stabilisce a Roma; dieci anni dopo lo troviamo a Vene- doti, riti, feste e sacrifici, reliquie ed eremi. Sono sempre le
zia, e dopo un altro decennio eccolo sull' altra sponda del stesse voci, sempre le stesse caselle che aspettano solo di es-
Mediterraneo, davanti ad Algeri, dove incontra Hernan sere riempite, naturalmente a patto di saper rilevare la curio-
Cortés. A differenza di Oviedo, e di tanti altri come lui, G6- sa forma dei templi e sottolineare i sanguinolenti orrori del
mara però non si imbarcò nell' avventura americana. Affasci- sacrificio umano, le ricercatezze e i record di durata dell' au-
nato dalla figura del Conquistador, terminerà la sua vita a tosacrificio, la castità dei sacerdoti, la stranezza e la bruttura
Valladolid tra il 1557 e il 1566. Non occorrerebbe sforzarsi degli innumerevoli idoli, la complessità e la solennità dei riti.
per allungare la lista di questi uomini di penna ed evocare al- Nonostante la sua ansia di stendere l'inventario dei tratti cul-
tre colorite biografie che fanno la gioia dei lettori dei nostri turali di cui non si trovava traccia presso le società messica-
giorni. Questa fantastica mobilità - o dobbiamo dire instabi.. ne, e nonostante il suo sforzo di stabilire ciò che quindi le di-
lità? - si traduce anche nella capacità di adattarsi alle situa- stingueva dal mondo occidentale, G6mara non ha messo in
zioni, alle prospettive e agli ambienti piti diversi e imprevisti. dubbio una sola volta l'esistenza della «religione» messica-
20 CAPITOLO PRIMO SCOPERTE 21

na. La crudeltà della forma poteva indignare, l'esotismo e la


stravaganza potevano sorprendere; ma la «religione» e il Cieza de Leon o della ricerca dell'immortalità.
«religioso» restavano indiscutibilmente presenti in questi
popoli tanto devoti e pii: «eran religiosissimos» 23. Su questo Filerebbe tutto liscio se l'esperienza peruviana non venis-
punto tutti i cronisti concordavano. ~ se a complicare gradatamente il quadro che ci siamo fin qui
fatti. Il lettore ci perdoni se dobbiamo tornare sui nostri pas-
È il caso di rimproverare a degli uomini del Cinquecento si, rallentando la marcia e attardandoci su quelli che sembra-
di aver creduto alla trasparenza delle culture? Di aver fatto no solo dei dettagli. Ma non è possibile non dedicare almeno
uso del linguaggio del loro tempo per descrivere quel che un rapido schizzo alla complessità geografica e culturale di
avevano sotto gli occhi? Certamente no. Senza il presuppo- quest' altra America, un' America che si adatta piti difficil-
sto di una trasparenza, non ci sarebbe stato spazio per nessu- mente del Messico di Cortés alla matrice idolatrica e che fin
na curiosità enciclopedica, per quanto la descrizione abbia dal principio solleva interrogativi che ci seguiranno fino al
poi piegato verso lo stereotipo, sfornando fino alla fine del termine del nostro percorso. Era inoltre doveroso, magari
secolo e oltre le solite tranquille certezze, ininterrottamente solo per suggerire l'effetto che su alcuni giocò l'esperienza
propagate attraverso la circolazione dei manoscritti, che co- sul terreno, ricordare la lucidità saputa mantenere, di fronte
noscevano una notevole diffusione grazie alla stampa e alla allo stereotipo, da un' originale visione personale delle cose
traduzione in svariate lingue. Al pari delle lettere di Cortés o americane.
di quelle dell'italiano Pietro Martire d'Anghiera, la Conqui- Quando nel 1532, dopo due incursioni sulle coste, gli spa-
sta de México di Comara contribui fortemente a diffondere e gnoli invasero il Perti - termine che allora ricopriva tutta una
a imporre questa visione delle cose del Nuovo Mondo. Stam- parte dell' America meridionale - il Messico era già diventato
pata a Saragozza nel 1552, ristampata l'anno successivo, pub- la Nuova Spagna e sulle ceneri di Mexico-Tenochtitlan an-
blicata ad Anversa nel 1554, fu poi tradotta in italiano nel dava installandosi una società coloniale. Le idolatrie messi-
1556, in francese nel 1568, in inglese nel 1578 ... Essa forniva a cane erano state man mano individuate e registrate. Passato
tutta l'Europa le coordinate per pensare e osservare gli in- lo sbigottimento iniziale, era subentrata una certa familiarità
dios americani, coordinate da cui non ci saremmo piti stacca- con quei mondi nuovi, la cui irruzione nella storia d'Europa
ti. Leggete queste righe scritte nel 1589 daJuan Suarez de Pe- aveva allargato a dismisura gli orizzonti del vecchio conti-
ralta, nient' altro che il figlio di un conquistador legato a Cor- nente. Francisco deJérez, Miguel de Estete e Pedro Pizarro,
tés, che tuttavia si illudeva di conoscere bene gli indios del primi cronisti della conquista peruviana al seguito delle
Messico in cui era nato: «I riti e i costumi di questi indiani truppe di Francisco Pizarro, fecero uso perciò dello stru-
erano semplicemente gli stessi dei mori idolatri. Quando mento intellettuale dimostratosi tanto comodo in Messico:
giunsero in queste province, gli spagnoli scoprirono grandi l'idolatria. Ma nei loro scritti i dettagli relativi ai culti e alle
idolatrie del genere di quelle descritte a proposito dei riti pa- credenze vengono ridimensionati a beneficio di considera-
gani del mondo antico: cioè la pratica del sacrificio umano, zioni piti generali e probabilmente piti significative per indi-
la presenza dei templi e delle statue di idoli, la venerazione vidui nell'insieme meno raffinati e istruiti di quelli che prese-
degli animali, onorati con processioni, digiuni e sacrifici ro parte alla conquista del Messico. Qua e là viene segnalata
cruenti, l'esame superstizioso dei presagi, e praticamente l'esistenza di templi dalla singolare architettura, di moschee
l'osservanza di tutti quei riti che vengono attribuiti agli Anti- consacrate al sole o a idoli del bosco, come quella di Pacha-
chi» 24. camac, dove Hernando Pizarro, uno dei fratelli di Francisco,
si reca per abbreviare i tempi di riscossione del riscatto del-
l'Inca Atahualpa, prigioniero degli spagnoli a Cajamarca.
Miguel de Estete avrebbe potuto soffermarsi piti a lungo sul-

• iL
l
22 C,\PJTOLO PRJ:\IO SCOPERTE 23

l l'idolo informe e nauseabondo ivi custodito, considerato da-


f gli indios un dio che dava e manteneva la vita, ma per paura
if di apparire prolisso si limitò a trasmettere ai posteri alcune
~ brevi annotazioni, che restano pur sempre le prime informa-
~
~
"-,:
zioni su quel luogo sacro. Replicando il gesto iconoclasta di
~
fii'
Cortés, Hernando Pizarro distrusse l'idolo davanti a un' as-
semblea di indios e spagnoli.
:-i:: Anche in Perti dunque abbiamo moschee, che evocano
~-
nel lettore della madrepatria l'immagine aborrita dei mori e
l'ipocrisia dei moriscos, la cui presenza in Spagna ispirava il
timore di malvage connivenze con i turchi. TI paragone tra i
templi maomettani e i santuari inca appare cosi scontato a
Francisco de Jérez - che resta tuttavia un testimone prezio-
sissimo del primo e decisivo incontro tra Pizarro e il sovrano
inca Atahualpa - che egli arriva ad affermare che come i mori
gli indios si tolgono le scarpe prima di entrare nel tempio a
pregare: «Hazen mezquitas al sol y cuando entran a ellas se
quitan los zapatos a la puerta» 25.
Possiamo allora vedere nel Perti una seconda versione
della conquista del Messico? Alcuni elementi accentuano le
corrispondenze tra le due imprese. Ad esempio le figure dei
caudillos, Hernan Cortés e Francisco Pizarro, che diventano
tutt'uno con le prodezze e i crimini che accompagnarono le
conquiste, nonostante le proteste di molti cronisti, tra cui
Bernal Diaz del Castillo e Cieza de Lean, che a questi culti
della personalità opposero il contributo della truppa e dei
soldati rimasti anonimi. O ancora il valore simbolico, direm-
mo anzi emblematico, di gesta degne di eroi da leggenda:
l'incendio fatto appiccare da Cortés alle sue navi, la linea
tracciata per terra da Pizarro e attraversata dai tredici eroi
dell'isola del Gallo, sorta di Rubicone americano, promessa
di un avvenire dorato 26 ••• Infine lo splendore dei «re» messi-
cani e inca, Moctezuma e Atahualpa, con la loro tragica sor-
te ... In realtà si tratta di corrispondenze ingannevoli, poiché
non sarà mai possibile ridurre l'esperienza peruviana a quel-
Nuova Granada e Perii nel XVI secolo. la messicana, neppure per quanto riguarda l'idolatria. Le ra-
gioni sono tante. Si basano fondamentalmente sulle specifi-
cità culturali, ma anche sullo stile che caratterizzò la conqui-
sta del Perti, il cui risultato immediato fu la guerra civile e l'a-
narchia e non, come in Messico, il consolidamento di una
dominazione coloniale. Gli uomini del Perii - i primi cronisti
CAPITOLO PRIMO SCOPERTE 25
non fanno mai uso della parola «soldati» e pochi di loro lo abbandonare il compito che gli appare quanto mai gravoso,
erano di mestiere - vanno a cercare quell' oro e queUa ric- tuttavia, assillato dal timore dell' oblio che dissolve in vento e
chezza che non hanno potuto conquistarsi in Messico. L'ul- polvere le gesta piti straordinarie, si sente investito di una
teriore allontanamento dalla metropoli incoraggiò lo spirito missione: quella di fissare per scritto non solo i fatti d'arme di
di ribellione dei conquistadores. Dopo gli esordi assai inglo- tanti spagnoli sconosciuti, ma anche tutte quelle cose « singo-
riosi, in quanto la conquista del Perti fu segnata dal tradi- lari e differenti oltre misura» che si rivelavano essere i riti e i
mento e dall' assassinio dell'Inca Atahualpa da parte di Fran- costumi degli indios distrutti dalla cupidigia e dalla brutalità
cisco Pizarro -lo stesso Carlo V avrebbe manifestato la sua dei conquistatori. In effetti Cieza non fu il solo a sentirsi dila-
riprovazione - seguirono due decenni di guerre civili tra fa- niato da due sentimenti contraddittori: l'ammirazione per il
zioni nemiche - partigiani di Pizarro contro quelli di Alma- coraggio degli spagnoli, considerati come una sorta di popo-
gro, conquistadores contrari alla legislazione delle Indie lo eletto, e l'attrazione che su di lui esercita la sapienza degli
contro rappresentanti della Corona. Quegli anni videro an- incas. Di fronte all'immensità del compito, Cieza è colto da
che l'organizzazione di una resistenza indigena nelle Ande uno strano pudore, poiché non si considera uomo di lettere e
orientali. Bisognerà attendere il 1548 perché sia ristabilita la sua penna gli sembra troppo maldestra per poter ripetere
l'autorità reale e altri anni ancora prima che gli ultimi focolai quanto ha visto con i suoi occhi o quanto ha saputo da testi-
di insurrezione indigena siano definitivamente soffocati. moni diretti, da «uomini di fiducia». Ma il peso delle verità
L'individuazione delle idolatrie peruviane avvenne in questo finisce per superare gli scrupoli letterari: «Se infatti questa
agitato contesto. storia non è scritta con l'eleganza che alle lettere dona 'la
I primi resoconti della conquista del Perti dànno quindi scienza, né con gli ornamenti che avrebbe meritato, per lo
un notevole risalto a questi conflitti. Tra queste prime fonti meno essa è piena di verità» 27. Leggendo oggi i bei testi di
spicca nettamente l'opera di Cieza de Leon per la qualità del- Cieza, scritti in una lingua misurata e precisa, senza digres-
le osservazioni sulle società e sulle culture indigene. E per sioni inutili, senza infiorettature, viene da sorridere di tutte le
questo abbiamo scelto di illustrare attraverso i commenti di sue riserve. Non solo infatti il contenuto dei suoi libri rimane
questo cronista sia le peculiarità delle idolatrie peruviane, sia una fonte inestimabile per la storia e l'etnologia del Perti, ma
le categorie adottate per conoscerle e interpretarle. anche la composizione dei differenti testi mette in mostra ge-
Pedro Cieza de Leon aveva appena quindici anni quando neri diversi. (Falso) diario di viaggio - Cieza utilizza infatti le
nel 1535 sbarcò al porto di Cartagena. Cosa sappiamo esatta- testimonianze dei primi conquistatori -, il Descubrimiento ri-
mente di questo ragazzo nato a Llerena, nell'Estremadura? percorre le tappe della conquista del Perti, narrando dei pri-
Una data di nascita approssimativa e quanto della sua vita ha mi contatti, dell' abbattimento e delle speranze degli uomini,
voluto confidarci nei suoi sçritti, come la meravigliata sco- alcuni dei quali decisero di metter fine alloro vagabondare
perta fatta a Siviglia, un anno prima della sua partenza, di fermandosi presso gli indios. In compenso, il Seiiorio, è una
una parte del riscatto di Atahualpa, esposta alla curiosità del- vera e propria monografia sul governo degli incas, redatta
la gente del posto. N ella sua breve esistenza - mori in Spagna sulla base delle testimonianze dei nobili legati all'Inca Hua-
nel 1554 - abitò diversi anni nella Nuova Granada (Colom- scar - il fratello rivale di Atahualpa -, unici informatori a
bia) e percorse il Perti dalla: frontiera settentrionale nella re- sembrargli affidabili. Infine la Cronica del Peru, il suo capola-
gione di Pasto fino a Potosi. Al termine di una vita movimen- voro e la sua opera prima, si presenta come un itinerario geo-
tata, lasciò svariati libri, che in realtà rappresentano un' ope- grafico e personale che lo conduce dal Darién (Panama) e dal
ra incompiuta, ma la cui prima parte, la Cronica, fu piti volte golfo caraibico di U raba fino alla città di La Plata (oggi Sucre,
ripubblicata quando era ancora in vita. in Bolivia), oltre le miniere d'argento di Potosi.
Come mai Cieza, al suo ritorno in Spagna, si butta in Prima di calare sul mondo andino, ripercorriamo con Cie-
un'impresa letteraria del genere? A piti riprese è,tentato di za i contorni occidentali del continente australe. Seguendo la
CAPITOLO PRIMO SCOPERTE

tradizione dei primi navigatori, Cieza riprende le informat Cali e a Popayan, i conquistatori incontrano una folla di po-:-
zioni raccolte dagli esploratori e, da Panama al Cile meridio- polazioni indipendenti le une dalle altre, non di rado nemi-
nale - a Valdivia per l'esattezza -, ci regala uno scorcio di che; sotto le giuncaie sono intuibili le tracce di altre culture
quelle regioni sconosciute viste dal mare. Sfilano cosi sotto i piti antiche, scomparse sotto la pressione guerriera di popoli
nostri occhi le mangrovie che ancora ai nostri giorni rendono piti recenti. Gli indios della Nuova Granada, delle Ande ver-
vago il tracciato delle coste della Colombia e dell'Ecuador; le di e umide, sembrano straripare da queste terre fertili, e a
dune e le montagne di sabbia, «là dove non piove mai», del- tratti Cieza sfiora quelle interpretazioni moderne (oggi ap-
la costa peruviana e del nord del Cile; e infine l'imponente plicate al Messico) che riducono l'antropofagia a una regola-
barriera della Cordigliera che prosegue fino allo stretto di zione selvaggia e umana della pressione demografica. Per de-
Magellano, fino alla fine del mondo. Lungo questo percorso finire questo mosaico di popoli, Cieza si serve di un termine
marittimo, gli indios restano praticamente invisibili: ciò che medievale che gli consente di raggrupparli tutti, al di là delle
conta veramente, ossessione di tutti i marinai della scoperta e differenze linguistiche, vestiarie e culturali: behetrias. Nel
della conquista, è l'acqua dolce, introvabile o quasi in quel vocabolario giuridico antico, la behetria era il privilegio, pro-
deserto dall'apparenza inospitale che separa l'impero degli prio di alcune ville o gruppi, di eleggersi il proprio signore. TI
incas dall'Oceano Pacifico. sistema, combattuto dalla monarçhia, andò scomparendo e
La scoperta delle culture andine da parte di Cieza de Leon nel XVI secolo diventava sinonimo di disordine e confusione.
avviene, com'è naturale, per via terrestre. Nel corso di un Ciò che accomuna tutte queste società dell' odierna Colom-
viaggio che possiamo definire iniziatico, il nostro cronista, fi- bia è dunque l'assenza di un potere politico ereditario. TI cri-
glio di un paese che bandiva con violenza tutto ciò che non terio adottato da Cieza per rendere intellegibili delle orga-
corrispondeva alla norma cristiana, viene scoprendo a poco nizzazioni sociali molto diverse da quelle allora esistenti in
a poco e con un crescente senso di meraviglia il valore relati- Europa non è dunque religioso, ma politico, in quanto il
vo delle culture. Tribti antropofaghe della Nuova Granada concetto di behetria rinvia alla storia delle istituzioni spagno-
(Colombia), impero civilizzato degli incas (Ecuador, Perti e le e a un rapporto di opposizione tra quel tipo di governo
Bolivia odierni) e truppe spagnole sono i tre metri con cui elettivo e il potere monarchico.
misura il bene e il male, il sapere e l'ignoranza, l'ordine e il Nel contesto andino, le behetrias sono condizionate
disordine. dall'ambiente. Uno dei meriti· di Cieza è quello di aver inau-
La traversata colombiana ha il suo punto di partenza nei gurato una teoria sui rapporti tra le società, il suqlo e il clima,
Caraibi, prosegue lungo la Cordigliera occidentale a est del- . anticipando alcune concezioni del Settecento. E una teoria
l'attuale Bogotà e termina a Popayan e Pasto, ultime regioni che parte da un paradosso: perché mai nella Nuova Granada
indigene alle porte del vasto impero incaico. Montagne rico- occidentale le fertili vallate di Cali, Anserma e Popayan han-
perte di una vegetazione inestricabile, lande gelate e valli fer- no dato vita soltanto a delle unità politiche bellicose e inor-
tili, i paesaggi si succedono uno diverso dall' altro, non fosse ganiche, le behetrias, quando invece l'asprezza delle cordi-
per quella pioggia implacabile che fa di ogni sentiero un pan- gliere del Perti e i rigori del clima hanno permesso il sorgere
tano. «Piove quasi tutto l'anno», annota Cieza con la stessa di una civiltà straordinaria come quella degli incas? La rispo-
sobrietà con cui parla dei serpenti, degli innumerevoli ag- sta che propone è semplice: le dure condizioni di vita devo-
guati tesi dagli indios, delle frecce avvelenate. no per forza favorire il senso della disciplina e dell' obbedien-
Pioggia che però rappresenta una benedizione per i colti- za e la sottomissione a un' autorità superiore responsabile
vatori. Gli stessi spagnoli restano colpiti dalla fertilità delle dell'interesse della comunità. In effetti, a sud di Pasto, al
valli, dai declivi verdeggianti dei monti, dai fiumi portatori confine con 1'attuale Ecuador, la Cordigliera si fa sempre piti
di vita che non sfigurano rispetto ai piti ampi corsi d'acqua secca e ostile; l'altitudine delle terre abitate si fa sempre piti
del mondo conosciuto, il Nilo e il Gange. Da Cartagena a elevata fino a superare i quattromila metri in Perti e in Boli-
28 CAPITf)LO PRIMO SCOPERTE

via. Aumenta il freddo, che non dipende piti dalle stagioni. ti, affinché il morto fosse accompagnato dai suoi oggetti fa-
C'è per caso bisogno di sottolineare come, a differenza del miliari. Cieza d'altra parte non entra affatto nel dibattito
Messico (dove le terre alte sono temperate), il Perti sia geo- apparentemente accademico sull'anima degli indios, che in-
graficamente sconcertante? Come in estate vi faccia piti fr~d­ fiammò tanti spiriti dell' epoca. Che gli indios dispongano di
do che in inverno (<< En verano hace mas frio que no en elln- un' anima, gli, sembra un fatto evidente, anche per quelli del-
vierno» 2S, in quanto in queste regioni restate indica la stagio- le behetrias. E certo infatti che questi ultimi credono che l'a-
ne secca in opposizione alle piogge «invernali»)? nima possa lasciare il corpo in circostanze particolari come il
In sintesi, ecco l'interpretazione data da Cieza delle origi- sonno, l'inavvertenza o la morte. Per quanto riguarda gli in-
ni della civiltà incaica. Nei tempi antichi, il Perti - nell'acce- cas, egli precisa che per loro l'anima si confonde con il cuore
zione coloniale, che travalica i limiti dello stato moderno che inteso come organo, songo, ma è anche immateriale, in quan-
porta lo stesso nome - era abitato, al pari della Nuova Gra- to al momento della morte abbandona il corpo. Data la deli-
nada da behetrias che si facevano guerra tra loro; a un certo catezza dell' argomento, Cieza aggiunge che gli indios non
mom'ento, la cui data si è persa nelle nebbie della tradizione fanno distinzione tra la natura dell' anima e le sue capacità; e
orale, gli incas intrapresero la conquista delle valli e fond~ro­ che dal canto loro gli spagnoli non arrivano ad avere una
no un impero stabile in virtti di due apporti fondamentali: la chiara conoscenza delle credenze autoctone, né sauno tra-
lingua quechua, imposta a tutte le unità politiche già unite al- durle esattamente 30.
l'impero, e la strada, il famoso camino rea! scoperto dagli Credere nell'immortalità dell'anima non significa sempli-
spagnoli al momento del loro ingresso nella regione di Pasto cemente pensare che essa sopravviva alla morte, implica an-
e da essi percorso, lungo crinali di monti inghiottiti dalle nu- che una morale, la certezza di una ricompensa o di una puni-
bi, fino a Potosi e ancora piti a sud. Era peraltro inevitabile zione a seconda degli atti compiuti sulla terra, la separazione
che la perfetta pavimentazione e la concezione di questa rete netta tra il bene e il male. Saremmo tentati di aggiungere che
stradale richiamassero alla mente le magnifiche vie romane. queste concezioni sottintendono l'idea di Dio ... Cieza non si
Le behetrias andine rappresentano allora sia un livello an- spinge fino a questo punto, o meglio la sua prova d'audacia
teriore - similmente a quelle del medioevo iberico - sia un li- consiste nell' eludere il confronto con quella che è la chiave
vello inferiore. La forma di governo condiziona infatti altri di volta del sistema, sostituendola con la prova terrena e con
aspetti, in particolare l'antropofagia, alla quale sono dediti la manifestazione materiale di queste credenze: l'autorità
praticamente tutti gli indios della Nuova Granada, quando dell'Inca, il rispetto delle leggi e delle usanze civili. Ecco per-
invece questo costume fu bandito da tutti i territori control- ché le behetrias, amorali e disordinate, «no tienen creencia
lati dagli incas. Nel contesto andino, il cannibalismo diviene ninguna». Sacrifici, offerte, sacerdoti e cerimonie gli sem-
espressione di istinti bestiali, «mas procede de bestialidad brano allora in qualche modo privi di senso, mentre in tutto
que de animo» Cieza infatti condivide le opinioni che ab-
29.
il Perti incaico li può riconoscere all'interno di strutture coe-
biamo già esposto riguardo al Messico (dove d'altronde esi- renti e omogenee. Insomma, le behetrias non sono vere e
steva l'antropofagia), per le quali l'idolatria emerge insieme proprie società idolatre.
con la civiltà. Tutti gli indios delle behetrias condividono Cieza ci trascina cosi in un campo particolare: quello della
inoltre un tratto culturale che li distingue radicalmente dagli credenza «religiosa» sottesa alle istituzioni, della credenza
incas del Perti: non credono nell'immortalità dell'anima. che si realizza nella politica. Questo punto di vista non esclu-
La Cronica tuttavia dedica lunghe descrizioni alle cerimo- de affatto una descrizione dei costumi degli incas, costruita
nie funebri degli indios dell' odierna Colombia, tanto piti che secondo alcune categorie stereotipate che abbiamo già visto
presso tutte queste popolazioni l'oreficeria aveva raggiunto applicare in Messico. Vogliamo ancora sottolineare come
un grado di perfezione unico nel continente americano e che queste categorie di tempio, sacrificio, sacerdote, utilizzate
con la salma era sotterrato un gran numero di quei manufat- dal cronista, non siano semplici items (come avviene per le
CAPITOLO PRIMO SCOPERTE 31
nostre moderne monografie etnografiche), ma rappresenti- to ci interessa solo la posizione preminente che ricopre in
no le coordinate materiali in cui vengono inseriti il destino di quel pantheon.
una società, l'istituzione di principi gerarchici, il senso del- Nei confronti del sacrificio umano, elemento di spicco in
l'equità nell'ubbidienza agli ordini. Messico, la posizione di Cieza è ambigua, perché questo trat-
La storia delle dinastie incaiche viene inframezzata da nu- to culturale gli sembra meno pertinente del cannibalismo nel
merose descrizioni di templi. TI nostro cronista giustifica 1'a- contrassegnare la differenza tra l'animalità delle società sen-
dozione di questo termine in virtti della bellezza dei materiali za governo stabile (le behetrias) e la raffinatezza degli incas
adoperati per la loro costruzione. Edifici simili non esisteva- sottomessi a un potere centrale e a un rigoroso corpus di leg-
no, o comunque non erano stati riconosciuti come tali, nella gi. A nord dell'impero incaico, ma anche agli albori di questa
Nuova Granada, in quanto le grandi case di legno e di fra- civiltà, il consumo di carne umana era un fatto tradizionale:
sche non erano degne di essere paragonate a dei veri e propri carnivori e caribi - nome quest'ultimo degli indios antropo-
santuari. Inutile dire che questi templi consacrati al sole e ad fagi dei Caraibi, conferito p~r estensione a tutte le tribti dedi-
altre entità celavano ricchezze in grado di accendere la cupi- te al cannibalismo -, questi popoli si mangiano l'un l'altro,
digia degli spagnoli. Inoltre la perfezione dell' architettura piti per gusto che per necessità, a rischio di sterminarsi re ci -
incaica rafforza, se mai ce ne fosse bisogno, l'idea che solo le procamente. Non esiste in pratica un'unità politica indigena
grandi civiltà producono delle fedi degne di questo nome, della Nuova Granada che non sia dedita a questo costume
materializzate in costruzioni che non hanno niente da invi- abominevole, le cui vittime sono innanzitutto donne e bam-
diare agli edifici iberici. E infatti, come il tempIo mayor di bini, ma anche prigionieri. L'antropofagia evocata da Cieza,
Città del Messico era stato paragonato alla Giralda di Sivi- nonostante il tono misurato dei racconti, non è peraltro
glia, cosi il tempio del sole della città di Cuzco, Coricancha, esente da una certa dose di teatralità: carni e visceri esposti al
viene accostato alla torre di Calahorra a Cordova. sol~, appesi a dei ganci «come salsicce», cuori strappati e di-
Non tutti i templi hanno la stessa importanza. Ve ne sono vorati senza nessun rito preliminare sotto gli occhi degli spa-
che attirano folle di pellegrini e divengono luoghi di offerte e gnoli attoniti e nauseati, ossessionati soprattutto dalla paura
sacrifici, ad esempio Coricancha, Pachacamac e Guanacau- di trovare sepoltura nel «ventre degli indios», e dovunque
re; altri, di dimensioni piti modeste, sono piti simili a çappel; quell' odore insostenibile ... Dietro quest' orgia di sangue e in-
le (ermitas) e la loro importanza è strettamente locale. Ma sensatezza può si celarsi il marchio del demonio, ma ancor di
questa gerarchizzazione dei santuari - accentuata come in piti l'ignoranza che confonde ogni discernimento, lasciando
Messico dall'uso dell' aggettivo mayor - scompare nel mo- libero corso ai desideri umani. Queste concezioni presenti
mento in cui il cronista impiega il termine indigeno huaca, da nell' opera di Cieza dànno un'immagine degli indios delle be-
lui preferito a qualsiasi traduzione spagnola, che indica in- hetrias vicina a quella dell' animale non razionale, che sta al di
differentemente «oggetti, esseri, luoghi e fenomeni sacri». qua del male. Niente di strano allora che l'antropofagia pro-
Accettiamo per il momento questa definizione, la cui grosso- ceda di pari passo con la nudità; in compenso, l'orrore per la
lanità testimonia la difficoltà di trasferire nella nostra lingua carne umana, proprio di tutti i popoli sottomessi agli incas, si
una categoria ad essa estranea; in queste huacas, o per lo me- accompagna con una ricercatezza nell' abbigliamento che
no in alcune, gli spagnoli rinvengono degli idoli non sempre colpisce tutti i cronisti del XVI secolo per la sua perfezione e
antropomorfi, delle figure del sole, della luna e del tuono. A bellezza.
queste entità dobbiamo poi aggiungere Ticiviracocha, eroe Ma il fatto che gli incas non siano dediti all'antropofagia
civilizzatore e creatore (hacedor) che forgiò l'umanità e pla- non significa che ignorino i sacrifici umani. Come avveniva
smò i prototipi di ogni essere vivente. Torneremo ancora su in Messico, questi sacrifici sono organizzati all'interno del
questo personaggio, descritto dai cronisti del XVI secolo co- culto di una divinità - questa almeno è 1'interpretazione che
me un apostolo smarritosi in queste contrade. Per il momen- ne viene data - e richiedono un personale specializzato, i sa-
CAPITOLO PRIMO SCOPERTE 33
crificatori. In Peru ritroviamo il medesimo apparato, ma su Cieza cita i nomi specifici con cui il demonio viene indicato
scala nettamente it:tferiore; tutti i cronisti segnalano che in nelle behetrias; in Peru, lo stesso termine, supay, designa il
determina~e occasioni venivano immolati degli adulti e dei diavolo e gli spagnoli. Siamo di fronte all'indizio di una con-
bambini. E difficile evitare di parlarne. Non basta la simpa- cezione indigena vicina al cristianesimo? In realtà, supay era
tia che Cieza prova nei confronti degli incas: non può passa- uno dei nomi dati in quechua (la lingua ufficiale degli incas)
re sotto silenzio i sacrifici umani, per quanto faccia di tutto ad alcuni spiriti di cui ignoriamo le peculiari caratteristiche 32.
per minimizzarli e insorga perfino contro quelle che conside- Sotto la penna·degli spagnoli, Ticiviracocha si trasforma nel
ra, a torto, delle false testimonianze spagnole volte a giustifi- «creatore» e Supay diventa il nome del Maligno. Come in
care i torti commessi. «Con questo genere di racconti sugli Messico, il «religioso» getta dappertutto la sua rete. Ritor-
indios vogliamo stendere un velo sulle nostre estorsioni e neremo piu volte su questa traduzione cristiana (e quindi
giustificare i trattamenti malvagi che abbiamo loro inflit- monoteista) delle credenze peruviane. Stando a Cieza, i sa-
tO»31. Denunciando il carattere esagerato delle descrizioni, cerdoti svolgono un ruolo fondamentale nel mantenimento
Cieza vince una sfida impossibile: dissolve nelyago il sacrifi- delle idolatrie. Sono dei « bugiardi», dei ciarlatani, degli uo-
cio umano, senza però negarne l'esistenza. E un atteggia- mini ingannati dal diavolo, la cui arma migliore è la parola.
mento che sarà condiviso da altri cronisti. Garcilaso de la La diffidenza nei confronti dei sacerdoti viene allargata an-
Vega, «l'Inca», la cui opera è in parte ispirata a quella di Cie- che - con estrema prudenza - ai preti cattolici, accusati da
za, attenua la portata morale del sacrificio umano presso gli Cieza di aver lasciato gli indios nell'ignoranza e di aver cedu-
incas a tutto beneficio di un'utopia esemplare e luminosa che to alla cupidigia JJ. Insomma, l'essenza dell' idolatria è la fede
accompagnerà i discendenti degli antichi peruviani fino al nella veridicità degli oracoli, la negazione delle cause natura-
xx secolo. li, la pretesa di influire sul movimento degli astri e sulla rego-
Come in Messico, gli spagnoli incontrano In tutta l'Ameri- larità delle stagioni, in quanto in realtà «tutti i moti del tem-
ca andina dei sacerdoti «che parlano con il demonio». È un po sono racchiusi nella sapienza di Dio» 34. Ecco perché l'e-
tratto comune agli indios delle behetrias e agli incas, che può ruzione del vulcano Cotopaxi, nell'odierno Ecuador, inter-
perfino essere considerato, secondo Cieza, come l'elemento pretata dagli oracoli indigeni come una reazione della mon-
caratteristico di tutte le società indigene. È strano che su tagna contro l'arrivo degli spagnoli, per Cieza è una semplice
questo punto svaniscano le differenze cOSI importanti tra i coincidenza o, a rigore, il presentimento avuto dal diavolo di
due insiemi politici. Non è infatti il vincolo che unisce cia- un fenomeno che sfuggiva alla sua volontà.
scun sacerdote al potere politico ad apparire fondamentale Il fatto che Cieza consideri l'idolatria fondata in primo
nell' analisi del nostro cronista, quanto piuttosto la comuni- luogo sulla divinazione, significa forse che in Peru mancano
cazione che essi stabiliscono con il mondo demoniaco trami- gli idoli? Nei tre testi che abbiamo percorso, la parola com-
te sostanze inebrianti che procurano deliri (desvarios), termi- pare, ma l'autore preferisce il termine bultos, che gli sembra
ne proprio del vocabolario della follia. In queste visioni i de- offrire una maggiore corrispondenza con le realtà locali. Le
moni assumono forme diverse, animali o fantastiche, ma so- pietre, scolpite e non scolpite, erette ai tempi del mitico pas-
prattutto parlano. O altrimenti possono introdursi dentro saggio dell' eroe civilizzatore Ticiviracocha, come tracce de-
idoli orrendi, da dove pronunciano le loro risposte. In tutta stinate a contrassegnare le tappe del suo itinerario e, ciò che
l'America andina il ruolo principale di questi ministri o stre- piu conta, a conservarne la memoria, sono dei bultos. La pa-
goni (ministros, hechiceros, sacerdotes) è infatti di ricevere e rola rende contemporaneamente l'idea di volume - in oppo-
interpretare gli oracoli, ciascuno indicato con termini autoc- sizione alla superficie piatta del dipinto - e di imprecisione
toni specifici, il che lascia pensare a differenze di funzioni. delle forme (<< cosa embuelta y confusa », secondo il diziona-
C'è da chiedersi se, per Cieza, non sia l'ubiquità del diavo- rio di Sebastian de Covarrubias pubblicato agli inizi del Sei-
lo a conferire a tutti questi sacerdoti la stessa aria di famiglia. cento) .. Bulto può valere anche per una statua e, di conse-

ri
34 CAPITOLO PRIMO
SCOPERTE 35
guenza, per le mummie, che sono statue modellate con mate- divengono strumenti in grado di annullare il tempo in occa-
riale umano. L'importanza rivestita presso gli incas dall'im- sione delle varie festività. In questi frangenti figure (idoli) e
balsamazione fu oggetto di turbamento per gli spagnoli, che mummie vengono portate fuori dai loro recinti, sepolcri, an-
mai, in Messico, si erano imbattuti in questa pratica. I primi tri o santuari. Sotto la sorveglianza del personale preposto a
cronisti, Miguel de Estete, Francisco de Jérez, Pedro Pizarro questo servizio, gli indios recano loro omaggio - azione de-
e, naturalmente, Cieza de Le6n, avrebbero potuto paragona- scritta da Cieza con il termine quechua ispanizzato mochar-
re queste mummie con quelle dell' antico Egitto. Eppure no~ e le consultano come oracoli.
lo fecero. Dobbiamo imputare all'ignoranza la mancanza dI In quanto memoria di una dinastia non solo giusta e sa-
questo riferimento a una pratic~ che, per quanto u:consuet~, piente, ma anche e soprattutto minacciata irrimediabilment~
era conosciuta nel Mondo Antico? O forse dobbIamo attn- di estinzione i bultos, idoli e mummie, non sono oggetti
buire alle mummie incaiche una tale diversità di fattura e so- «falsi», né ta~to meno «vani», e non meritano dunque la di-
prattutto di forma da impedire qualsiasi tipo di confronto? struzione. In pili occasioni il nostro autore insorge contro le
Fatto sta che queste forme ancestrali, essiccate e rivestite di devastazioni perpetrate «dagli spagnoli, distruttori di tanti
sontuosi tessuti, nutrite e portate in giro come esseri viventi, regni». A nome di tutti gli spagnoli, ~plora la grazia di Di~
appartengono, al pari delle forme litiche, alla categoria sui affinché sia in qualche modo possibile compensare questi
generis dei bultos. Tutti questi tipi di oggetti, umani e mate- uomini «che in nulla ci hanno offeso e che tanti maltratta-
riali - ma per gli indios le pietre stesse erano vestigia di un'u- menti hanno subito da noi, con tutta la distanza che c' ~ tra la
manità antichissima condannata all'immobilità da Ticivira- Spagna e le Indie e con tutti i mari che le separano» 35. E pos-
cocha -, possiedono secondo Cieza una funzione precisa: sibile scorgere in questo atteggiamento pragmatico nei con-
conservare, in assenza di una scrittura come pure di una pit- fronti degli idoli, che invece intorno a lui causano tanta av-
tografia (a differenza dei messicani), la memoria dei tempi versione, l'indizio di una miscredenza? Sarebbe un anacro-
antichi. Pili di ogni altro cronista, Cieza de Leon è infatti as- nismo attribuire a uomini del XVI secolo atteggiamenti mo-
sillato dal problema della scrittura che consente ai popoli di derni. Lo ha splendidamente dimostrato Lucien Febvre, a
sopravvivere, di durare attraverso i secoli, alimentando la proposito di Rabelais. Tuttavia l'apertura mentale e il tono
memoria «in virtli della sua sonorità». Basti pensare allo di Cieza non possono non colpirci, tanto pili che si trattava
smarrimento che lo afferra alla vista delle rovine di Tiahua- di un autodidatta, sia pure forse influenzato dall' erasmismo.
naco del lago Titicaca, rese definitivamente mute e incom-
prensibili dalla mancanza di testi scritti. N~lla mi~ur~ in .cui è Questo primo percorso, messicano e andino, ci ha rivelato
giusto che lo splendore degli incas sopraVVIva alI obIto, l bul- tutta una varietà di sguardi gettati su un vasto lembo delle
tos, succedanei dei glifi o degli alfabeti, inducon? pili all~ ve- culture indigene americane. Di fronte a queste scoperte, gli
nerazione che alla condanna. Non sono tanto l espreSSIone spagnoli, nel corso della prima metà del Cinqu~cento,. c~~
di una «falsa religione», quanto piuttosto la testimonianza coincide con il regno di Carlo V, assunsero atteggIamentI plU .
di un passato minacciato dall' oblio a causa dei limiti della o meno stereotipati. Avversione epidermica intrisa di ammi-
tradizione orale. razione, iconoclastia dei primi conquistatori che distruggo-
Sia chiaro che l'unica memoria è quella nobiliare, e che no gli «idoli» a dispetto degli inviti alla prudenza fatti dai re-
Cieza resta un uomo del suo tempo, rispettoso delle gerar- ligiosi, lista circostanziata di templi, dei e sacrifici, p~rag?~e
chie e delle virtli proprie di ciascuna. Bultos, idoli e canti so- con gli ebrei e i mori, disorientamento di fronte a del fattllr-
no creati per la gloria eterna degli incas - quelli che, corag- riducibili all' esperienza e alla norma dell'Occidente, indiffe-
giosi e saggi, si sono dimostrati degni di sfuggire all' ob~o. renza oppure emissione di giudizi morali ... Ottiche diverse,
Pietre miliari di itinerari mitici - questa è la nostra traduzIo- che dànno origine a una valanga di problemi: i legami dell'i-
ne, forse imprecisa, del termine antiguallas (antichità) -, essi dolatria americana con i paganesimi antichi, il rapporto tra
CAPITOLO PRIMO SCOPERTE 37
11 Diaz del Castmo (~968), I, p. 56.
un pantheon di entità astratte - astri, fenomeni naturali, hua- 12 Relad6n de Andrés de Tapia, in Garda Icazbalceta (1971), II, pp. 554-94; Le Con-
cas - raccolte intorno a una figura centrale e uno Stato forte- quistador Anonyme (1970).
mente unificato (l'impero inca); i legami ancora tra idolatria 13 Itinerario de Grijalva, in Garda Icazbalceta (1971), I, pp. 296-98, 285.
e civiltà, tra idolatria e ancestralità, tra la natura del potere e 14 Le Conquistador Anonyme (1970), p. 74.
la complessità dei riti e dei culti, tra l'idolo e ciò che si ritiene U LOpez de GOmara (1552); Oviedo (1547).
rappresenti, tra le pratiche idolatriche, il libero arbitrio e il 16 Sul contesto europeo, dr. ]ean Delumeau, La civilisation de la Renaissance, Ar-
thaud, Paris 1967; Manuel Fernandez Alvarez, La Espaiia del emperador Carlos
diritto ad assoggettare altri popoli... Si tratta di questioni Quinto, Madrid 1966.
fondamentali, che possono spiegare il successo di un L6pez 17 Henry Kamen, Una sodedad conflictiva: Espaiia, 1469-1714, Alianza editorial, Ma-
de G6mara, di cui Montaigne lesse con interesse una tradu- drid 1983, p. 200; sulla cultura letterata nella penisola iberica, vedi Marcel Batail-
lon, Erasme et l'Espagne, Paris 1937.
zione italiana, o di un Cieza de Le6n, «il principe dei croni- 18 Sui mori: Antonio Dominguez Ortiz e Bernard Vincent, Historia de los Moriscos,
sti», ripreso alla fine del secolo da Garcilaso de la Vega nei Alianza universidad, Madrid 1978; sui conversos: ] ulio Caro Baroja, Los judios en
suoi Comentarios reales. E infine, il duplice interesse suscita- la Espaiia moderna y contemporanea, 3 volI., Ediciones Istmo, Madrid 1978.
to dall'idolatria: è una categoria nella quale viene cristallizza- 19 Su Luis Vivés, vedi Bataillon, Erasme et l'Espagne cito
ta la proiezione su realtà esotiche di una griglia interpretativa 20 Ramon Iglesia, Cronistas e historiador~s de la conquista de México, SepDiana, Mé-
xico 1980, p. 152.
religiosa, considerata in grado di render conto di quanto ap- 21 Lopez de Gomara (1552) [dedica all'imperatore].
pare familiare cOSI come dell'ineffabile; ma le osservazioni 22 Ibid., f. XLIX.
discordanti e inattese di cui è fatta oggetto generano d'altro 23 Ibid., ff. cxxx, cxxxv.
canto una miriade di interrogativi quasi sempre scottanti, in 24 Suarez de Peralta (1949), p. 9.
ogni caso mai banali. v Francisco de ]érez, Verdadera relaci6n de la Conquista del Pero y Provinda del
A questo punto è probabile che ci troviamo un po' smarri- Cuzco [1552], Biblioteca de Autores Espanoles, Madrid 1947, p. 330.
26 La leggenda vuole che, durante la seconda spedizione peruviana, Pizarro dovesse
ti tra paesi, conquistatori e cordigliere, che ci sentiamo diso- aspettare l'arrivo di rinforzi in una piccola isola allargo dell'odierno Ecuador
rientati in mezzo a qu~sto rigoglio di culture, di vocaboli, di chiamata «isola del Gallo». Poiché i suoi uomini sembravano aver perso ogni
impressioni e giudizi. E il momento allora di fare una prima speranza e volevano ritornare sui loro passi, pizarro tracciò una linea per terra ed
esclamò: «Questa riga separa la miseria dal piacere; di qua si va a Panama per re-
sosta e riconsiderare insieme tutte queste informazioni un stare poveri; di là si va in Pero per essere ricchi». E per primo varcò la linea, segui-
po' sparpagliate, rileggendo uno dei piu grandi intellettuali to da dodici uomini a lui fedeli. I nomi dei «tredici dell'isola del Gallo» rimasero
del XVI secolo. scritti nella storia.
27 Cieza (1947), p. 353.

28 Ibtd., p. 386 .

29 Ibid., p. 372 .

30 Cieza (1967), III, p. 4.


l Itinerario de Grijalva, in Garda Icazbalceta (1971), I, p. 286; Dfaz del Ca stillo
31 Ibid., XXV, p. 88.
(1968), I, p. 99.
32 Duviols (1971), pp. 37-39 e Gerald Taylor, Supay, in «Amerindia», 1980, pp. 47-
2 Cortés (1963), pp. 22, 24Jdr. anche la trad. it. La Conquista del Messico, Rizzoli,
Milano 1987, pp. 47-48). E eccellente l'edizione inglese in Anthony Pagden e]. H. 63·
Elliott, Letters /rom Mexico, Yale University Press, London 1986. H Cieza (1967), xxv, p. 88.

3 LOpez de GOmara (1552), f. X. 34 Cieza (1979), p. 308.

4 Pané (1977), p. 89; Colombo (1985), p. 43. 3~ Cieza (1967), xxv, p. 88.
~ Chaunu (1969), pp. 129-33.
6 Cortés (1963), p. 25.

7 Martire di Anghiera (1964), p. 397.

8 Su queste culture, cfr. ad esempio la sintesi di Walter Krickeberg, Las antiguas


culturas mexicanas, Fondo de Cultura Economica, México 196r.
9 Itinerario de Grijalva, in Garda Icazbalceta (1971), I, pp. 283, 288, 307.

IO Martire di Anghiera (1964), p. 402.


LA GRIGLIA CONCETTUALE DI LAS CASAS 39
Capitolo secondo dando al Nuovo Mondo un posto centrale nelle sue riflessio-
ni. Se è vero che sfrutta materiale risaputo, che riarrangia e
La griglia concettuale di Las Casas
riutilizza un arsenale collaudato, spesso peraltro molto anti-
co, che somma aneddoti ad aneddoti, che colleziona esempi
fino alla saturazione, è anche vero però che lo fa - e questo è
probabilmente uno dei suoi apporti fondamentali - prestan-
Possiamo anche dire che gli elefanti parteci-
pano in qualche modo della religione, poiché
do loro una dimensione universale, poiché si sforza di pensa-
dopo svariate abluzioni e purificazioni, li vedia- re congiuntamente l'America india e il Mondo Antico. Una
mo sollevare le proboscidi come fossero braccia parola chiave, cotejar - collazionare, comparare -, articola la
e fissare lo sguardo sul Sole che nasce.
riflessione e i capitoli che si snodano tracciando un panora-
MONTAIGNE, Saggi,
Apologia di Raimond Sebond. ma enciclopedico delle religioni dell'Antichità. Ci aspettava-
mo l'America. A ogni passo invece inciampiamo nell' Anti-
chità classica o nell' Antico Testamento. Come non stupirsi
Passiamo allora a un mondo piu austero, in contrasto con del numero e della densità dei capitoli dedicati da Las Casas
la freschezza di Cieza come con l'epopea di un G6mara. all'idolatria antica, tanti da far sembrare che si sia dimentica-
Quando Bartolomé de Las Casas, ormai al tramonto di una to degli indios d'America? E soprattutto come possiamo fare
vita ricca dÌ esperienze e di lotte, redige intorno al I550 la sua per orientarci sotto questa valanga di esempi, aneddoti, cita-
Apologética historia sumaria, dà prova per l'ennesima volta zioni - e anche ripetizioni - tratti dalla Bibbia, dall' antico
della sua dedizione alla causa della difesa e della descrizione Egitto, dal mondo greco-romano, dalle periferie barbariche,
delle culture indigene d'America In quest'opera il domeni-
l.
che ci rimandano dagli iberi fino agli sciiti, passando attra-
cano si propone di dimostrare come molte popolazioni indie verso i germani, gli svevi, gli armeni ... ?
fossero tutt' altro che selvagge, ma avessero anzi raggiunto li- In realtà, quando Las Casas tratta dell' origine, delle cau-
velli di civiltà in nulla inferiori a quelli delle società del mon- se e delle forme del paganesimo, affrontando un gran nume-
do antico. Tuttavia un' attenta lettura di questa arringa non ro di pratiche e rituali, sceglie un percorso che non ha nien-
può non sconcertare, per il suo rinviare tanto all' antichità te di arbitrario. Ed è anche un percorso rigorosamente co-
classica quanto all' America india, per la quantità di riferi- struito e scandito su una base aristotelica e tomistica, ov-
menti all'idolatria antica che trasformano il libro in una gui- vero su quanto costituiva il fondamento del pensiero medie-
da inesauribile che ci conduce, e spesso ci smarrisce, tra i vale europeo. Vi ritroviamo l'incessante ricerca di quella
meandri, le curiosità, le grandezze e le presunte infamie dei stessa razionalità privilegiata dalla Scuola di Salamanca nel-
culti pagani. Pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo, ec- la rilettura della dottrina di san Tommaso d'Aquino (I225-
co gonfiarsi e crescere un enorme e mostruoso Barnum dei I274): bisognava essere in grado di spiegare il mondo e di
rituali e delle credenze, un fantastico bazar di erudizione che difendere il Vangelo fondandosi su basi esclusivamente lo-
attinge a piu di 370 fonti diverse 2. A un primo approccio, la giche e razionali.
vastità dell'impresa sembra soffocare il proposito di parten-
za del «difensore degli indios». Ma a un esame piu rav- Las Casas parte da un certo numero di convinzioni e di
vicinato, l'opera rivela tutta la sua importanza: essa illumina i premesse che delimitano immediatamente un campo con-
primi passi di quella che a buon diritto possiamo chiamare cettuale omogeneo, solido e chiaro, nel quale il suo pensiero
antropologia religiosa. (e quello di molti suoi successori) si dispi~ga, si radica e ... si
Intendiamoci. Las Casas non inventa l'antropologia reli- rinchiude. Abbiamo una cornice implicita: la «legge natura-
giosa. Non piu di quanto inventi l'etnografia. Nessuno in- le», che rende conto di una serie di idee evidenti condivise
venta nulla. Egli però sconvolge le prospettive tradizionali, da tutti gli uomini, pagani e cristiani, idee che permettono di
CAPITOLO SECONDO LA GRIGLIA CONCETTUALE DI LAS CASAS

vedere il mondo com' è 3. E, essenzialmente, due maestri di l'analisi religiosa del mondo antico non se ne allontanerà
pensiero: Aristotele e san Tommaso, ai quali dovremmo ag- mai, non piu d'altronde di quanto saprà fare la presentazio-
giungere sant'Agostino per il suo modo di attaccare il paga- ne delle civiltà precolombiane. E con essa, tutta un' antropo-
nesimo antico 4. Da Aristotele, Las Casas trae i fondamenti logia religiosa che fa della religione un insieme composto da
del suo argomentare. Se infatti è vero che il domenicano «sacerdoti, preghiere, dei e riti», da un complesso, insom-
smantella il ragionamento di Aristotele per provare che gli ma, di «istituzioni fortemente strutturate» 9.
indios d'America non sono dei barbari destinati per natura Attorno a questi due postulati -la religione come fatto so-
alla schiavitu, è altrettanto evidente che egli non attenta allo ciale e come combinazione di una serie di categorie e istitu-
strumento concettuale che gli fa da base e che anzi segue ab- zioni atte a esprimerla - Las Casas deve soltanto sviluppare
bastanza da vicino il modo con cui «il Filosofo» isola e con- un approccio, che a noi appare ancora piu scontato per il fat-
sidera un registro «religioso». Fin dall'inizio Las Casas mo- to che si basa sulle nozioni apparentemente incontestabili
stra le sue carte enunciando due idee-forza che appaiono an- del sociale e dell'istituzionale. Ma non bisogna dimenticare
cor piu convincenti perché affrontano questo tema da un an- che in piu il nostro domenicano è uomo di Chiesa e uomo del
golo che possiamo chiamare socioculturale e istituzionale: XVI secolo. Al di sopra del «religioso» inteso sotto la specie
quello della «religione». della religione, come fatto di società e di realtà istituzionale,
Come primo princwio prendiamo quello che trae dalla qualunque sia la sua forma e il suo grado di autenticità, resta
Politica di Aristotele: «Il sacerdozio e il sacrificio sono il sospesa la chiave di volta metafisica di tutto l'insieme: l'idea
quinto elemento della buona repubblica, il primo per digni- della conoscenza e del desiderio di Dio. Probabilmente ci
tà» '. La vita sociale - cosi come è incarnata dalla città antica sentiamo meno inclini a seguire Las Casas su questo terreno,
- implica l'esistenza del sacerdote e del sacrificio, qualunque che sembra, a prima vista, ingombro di speculazioni scolasti-
possa essere il tipo di «religione», «vera o erronea», consi- che. Ma vale la pena fare questa deviazione, in quanto solleva
derato. La religione diviene cosi un fatto sociale, un fatto di direttamente una questione fondamentale dell' antropologia
civiltà ineluttabilmente legato a un certo grado di sviluppo religiosa: il problema, al di là del «religioso» istituito, della
delle istituzioni umane. TI concetto sarebbe stato ribadito an- credenza. Saremmo tentati di riprendere qui il parallelo con
che da un' altra autorità pagana, Cicerone - riletto da Las Ca- Sapir, anch'egli desideroso di andare al di là dell'istituziona-
sas -, che considerava la vita in comunità come la cornice le per cogliere ciò che chiama «il sentimento religioso». Ma
preliminare e necessaria alla « conoscenza di Dio e all' eserci:- il procedimento di Las Casas è del tutto diverso.
zio della religione» 6. E molti anni dopo, l'antropologo Ed- Las Casas, come i suoi pari, se non come i suoi contempo-
ward Sapir, per fare solo un nome, lo esprimerà cosi: «[La ranei tutti, considera indiscutibile che «la facoltà dell'intel-
religione] compare solo nelle società altamente differenziate letto porta l'uomo a cercare Dio e ad adorarlo» L'uomo
l0.

in cui le condotte religiose siano state modellate dalla tradi- possiede dunque naturalmente - in virtu della legge naturale
zione» 7. Arrovesciamo la frase e ci troviamo nel cuore delle _ una conoscenza «molto confusa» di Dio. Questa cono-
behetrias senza fede di Cieza de LeGn. scenza si mantiene vaga e approssimativa, alm~no fino a
Sempre secondo Las Casas (e le autorità su cui si appog- quando ovviamente non possa appoggiarsi sulla rivelazione
gia), l'esistenza del sacerdote e del sacrificio comporta ne- e sulla fede, ossia sul cristianesimo e sull' insegnamento della
cessariamente un insieme di elementi, ciascuno dei quali Chiesa. Fino ad allora, Dio viene quindi percepito come
rappresenta una traduzione istituzionale della religione: so- «una causa che governa il mondo» della quale solo i filosofi
no gli dei, i santuari, le cerimonie e il clero: «La religione [ .. .] possono afferrare qualcosa, «andando di sostanza in sos~an­
è composta di quattro parti, ossia gli dei, i templi, i sacerdoti za e di causa in causa». Citando Aristotele, fondandOSI su
e i sacrifici» 8. Ecco allestito lo scenario; ormai le categorie Cicerone, appoggiandosi alla Summa contra Gentiles di san
sono già enunciate e l'oggetto è delimitato con precisione: T ommaso d'Aquino 11, Las Casas riprende una tradizione oc-

L
CAPITOLO SECONDO LA GRIGLIA CONCETTUALE DI LAS CASAS 43
cidentale che riconosce a ogni uomo una conoscenza innata tria. Nel ragionamento di Las Casas è anzi accessoria. L'ido-
di Dio e del divino, cosi come di un Dio concepito come lo di legno,.di pietra o di metallo costituisce probabilmente
principio superiore a tutta la Creazione. Per questa via l'ar- la forma piu spetta colare dell' idolatria, nella misura in cui
gomentazione filosofica sbocca presto in un' analisi della cre- reifica quanto di piu pernicioso e scandaloso può avere l'er-
denza che svilupp~ una vera e propria « psicologia» della co- rore umano: la polarizzazione materiale di un culto a scapito
noscenza di Dio. E un procedimento teorico che faremmo del lato spirituale. Questo è il legato dell'Antico Testamento
male a trascurare, perché ci rivela in quale modo uno spirito e in particolare il messaggio del Libro della Sapienza. Ma
colto poteva concepire il rapporto e l'adesione dell'uomo al l'interesse di Las Casas verte molto meno sulla materialità
divino. Per Las Casas, e per l'eredità della scolastica, l'anima dell'idolo, che su ciò a cui l'idolo rinvia: il diavolo, l'errore, la
è dotata di tre facoltà o potenze naturali: razionale, concupi- magia ... Inoltre Las Casas sa bene che può darsi un' idolatrìa
scibile e irascibile. Traduciamo: si tratta della ragione, del priva di idoli, perché l'idolatria non si esaurisce nell'idolo.
desiderio· che cerca il proprio appagamento e dell' energia Probabilmente è su questo punto che l'approccio dei teologi
impegnata per soddisfare, costi quello che costi, il desiderio si distanzia da quello dei conquistadores (per quanto in real-
e mettersi al suo servizio. «Ne consegue necessariamente tà siano complementari): i conquistatori deducono l'idola-
che la nostra ragione non può sussistere senza avere una tria dalla sua manifestazione materiale piu comune, e cioè
qualche opinione o una qualche credenza, falsa o vera che dagli idoli che ritengono di avere scovato, mentre i religiosi si
sia» 12. La credenza è dunque il risultato di un processo indi- ispirano a una concezione globale e teorizzata dello spirito
viduabile e intellegibile. Non si tratta di un procedimento in- umano per interpretare il senso dei gesti e degli oggetti che
tuitivo, arbitrario e incomprensibile. vanno scoprendo. In entrambi i casi, il legame si instaura tra i
Questa teoria riesce a spiegare la diversità delle credenze, livelli distinti di una stessa ideologia e le osservazioni sul ter-
l'esistenza dell'idolatria e del suo contrario: la latria. Se la fa- reno adatte a inserirvisi, a meno che, ovviamente, degli og-
coltà razionale incontra la verità prima, che è la conoscenza getti imprevisti, non figurativi (come ad esempio i bultos di
del vero Dio (vale a dire se la ragione dell'uomo abbraccia il Cieza de Leon o i cemi di Ramon Pané che dobbiamo ancora
cattolicesimo), tutto prosegue senza ostacoli, le altre due po- scoprire), vengano curiosamente a complicare l'interpreta-
tenze, il desiderio e l'energia, concorreranno a rinforzare, a ZIone.
radicare questa conoscenza. Abbiamo in questo caso la co- Partiti da una teoria della conoscenza di Dio, ci troviamo
siddetta latria, la vera religione. Ma se - per un transfert do- di fronte a un' interpretazione della credenza che vuole spie-
vuto all'ignoranza e alla corruzione della natura utilana -la gare non solo i meccanismi intellettuali dell' adesione al divi-
ragione si sposta su altri oggetti, su una falsa trascendenza, le no, ma anche le due forme esclusive della religione, la latria e
tre facoltà vengono allora deviate dal loro corso (<< anduvie- l'idolatria. E in chiusura ritorna l'affermazione d'esordio: il
ron desvariadas y descarriadas ») ed è la catastrofe Da quel
1).
culto divino, la «religione», è un fatto «universale e perpe-
momento l'uomo cade nell' errore, si smarrisce nella molte- tuo» 1\ che si propaga col propagarsi degli esseri umani. In
plicità delle credenze e delle false opinioni, si perde nell'im- altre parole, «tutte le nazioni del mondo», «unas mas y otras
puro e nell'inautentico per abbandonarsi alla venerazione di menos», mantengono e manterranno dei culti. Ma Las Casas
creature che non la meritano affatto. Questaè l'idolatria, sia va ancora piu lontano: «Nessun uomo al mondo può vivere
che l'uomo arrivi ad adorare cose in cui riconosce un «segno senza un Dio, falso o vero che sia». Non è possibile dunque
o un'apparenza di bontà», che sarebbero gli idoli, sia che si pensare di poter sfuggire al «religioso», per quanto vaga e
abbassi a render culto agli esseri dagli idoli rappresentati. oscura possa essere l'idea di Dio alla quale rimanda.
Può forse sorprendere che la nozione di idolo - di cui trat- Su questi argomenti, l'antropologia (religiosa e no) cade
teremo altrove, perché da sola merita tutto un libro - non sia spesso in affermazioni altrettanto perentorie. Anche se, di-
qui ritenuta componente essenziale della categoria di idola- stanziandosi dal cattolicesimo romano, e generalmente in

s
CAPITOLO SECONDO LA GRIGLIA CONCETTUALE DI LAS CASAS 45
cont~asto con esso, preferisce svilupparsi all'interno di una confusione precipita nel culto reso all'idolo, come se anziché
cor~I~e anglosass~:>ne e p!otestante oppure appellarsi a una la divinità fossero adorati il segnale, il segno, l'immagine, la
tradIZIOne agnostIca e laIca. Con la stessa ~icurezza di Las somiglianza, come se l'ombra (sombra) e la traccia (vestigio)
Cas"as, E?ward Sapir dichiara che «il sentimento religioso è venissero scambiate per la verità divina. E infine ricerca della
coslonnlpresente, [che] sembra universale come l'uso del similitudine: l'uomo cade (o può cadere) nell'idolatria per-
~g~aggi? e degli utensili» 15. È vero che Sapir parla in termi- ché nota nella creazione delle vestigia, delle tracce, delle si-
n1 d1 sentlmento e non di ragione, e che la definizione che ne militudini della maestà divina. Egli allora confonde la trac-
dà - ~< quello sforzo incessante dell'uomo per scoprire L.. ] cia, la somiglianza al divino, con il divino stesso e si rovina
~na VIa verso la serenità spirituale» - è ben lontana dal rigore con le proprie mani, cadendo in quella cre?enza falsa e de-
Intellettuale e dalla coerenza della riflessione di Las Casas. viata che è l'idolatria. In ogni caso, questa rIcerca del segno,
Ma lo spirito che ne sta alla base è cosi diverso? TI modo di questa esplorazione del creato assomigliano molto a ~n .mo-
procedere di Las Casas non può non farci venire in mente do di capire, di dare un senso al mondo. TI lettore potra rItro-
l'insistenza con cui Mircea Eliade vede nell'uomo profano
l'erede dell'homo religiosus. «Non può annullare definitiva-
il:
vare un' eco di questo approccio Perer Berger, ch~ ne~.a re-
ligione vedeva «un audace tentatIvo volto a concepIre IInt~­
mente il passato, essendone egli stesso il frutto L.. ]. L'uomo ro universo come umanamente significante» 20, come pure In
profano, lo voglia o no, reca ancora in sé le tracce del com- Clifford Geertz, per il quale la religione esprime.« U?,ordin~
portamento dell'uomo religioso» 16. Anéora piu vicino a noi, autentico del mondo, che tiene conto delle amblgulta, deglI
Edm~~d Leach a~erma senza mezzi termini: «Dappertutto enigmi e dei paradossi» 21: • •
la religIone ha attInenza con l'antinomia della vita e della Tutte le logiche mentali portano dunque al dIVIno, al «re-
morte» [nostro il corsivo] e si affretta poi a mettere in luce ligioso» e alle sue due manifestazioni princip~li, ai due fra-
q.uello che sarebbe «the central problem of religion» 17. TI telli rivali: latria e idolatria. Come ancora al dIVInO porta quel
gIOCO potrebbe continuare a lungo, e ci stupiremmo delle bisogno di aiuto che immancabilmente coglie l'uomo che
tante certezze e delle poche prese critiche di distanza che soffre. Las Casas, come molti dopo di lui, associa l'universa-
po~siaI1?o leggere nelle opere dei migliori specialisti. lità del «religioso» alla constatazione di ~n bisog~o, ~i
E chIaro che la preoccupazione fondamentale di Las Ca- un' impotenza. Gli uomini «hanno bisogno dI essere aIutatI,
sas è soprattutto di far capire dove si trova il confine tra la ve- di essere soccorsi» 22. D'altronde possiamo ritrovare in Kroe-
ra e la fa~sa re~gione. TI nostro interesse non riguarda tanto ber la stessa idea in una formulazione alquanto lapidaria,
questa dIscussIOne, quanto piuttosto il postulato che ne sta (<< indubbiamente' tutti i popoli primitivi avvertono il bi~~­
alla base: il «religioso» esiste e non si può aggirare. Las Ca- gno di religione» 23),. cosi come. nell'o~era, pur sempr~ cr~t1-
s~s ne fa l' e~ito ineluttabile del pensiero, di un pensiero (noi ca, di Melford E. SpIro: « Un bIsogno, mteso come deslde~Io,
diremmo dI una logica) che privilegia la ricerca della causa può motivare l'acquisizione di solide credenze L.. ], Un bISO-
dell'analogia e della similitudine. Ricerca della causa: «Ve~
gno, nel senso di un req?isit~ funzio~a!e ~er l~ ~ocie~à, può
den~o. ~n e.ffetto procedere da un principio o da un potere spiegare come un certo tIpo dI proposIzIonI relIglos~ SI renda
tangIbili, e Ignorandone la causa vera e prima, essi ne dedu- necessario» 24. Da questo bisogno nasce la « conceZIone» del
c~va~o che. questo potere era divino e di conseguenza gli at- divino nelle sue forme piu disparate.
trIbUIVano il nome di divinità» 18. Ma anche naturale tenden- Latria e idolatria sono quindi separate non da una diffe-
z~ umana a inchinarsi davanti a ciò che si ritiene superiore e a renza logica, né da un differente bisogno preliminare, .ma
rIconoscere un principio gerarchico individuabile nella na- dalla direzione, dall' oggetto della venerazione. Le due att1t~­
tura, in « qu~lle cose nelle quali osservavano quei segni di ec- dini divergono nell'identificazione della «causa prima e unI-
cellen~a dIVIna, essendo tutti quei beni immagini e repliche versale di ogni creatura», ma pos~on<? essere valutate da .ana-
(semejanzas) delle eccellenze di Dio» 19. In questo caso, la lisi e criteri interpretativi paralleli e SI fondano su organlzza-

l
CAPITOLO SECONDO LA GRIGLIA CONCETTUALE DI LAS CASAS 47
zioni e sistemi analoghi, la cui chiave di volta sarebbe il sacri- del «religioso» riscontrabile ovunque la fede non abbia an-
ficio. L'idolatria è il culto falso ed erroneo reso a falsi dei e a cora trionfato. Non dimentichiamo però quello che resta il
false creature. È l'unica alternativa al culto vero, è l'espres- punto fondamentale per uno spirito cristiano. Non ci sare?-
si011.e di qualsiasi forma religiosa, fuorché di quella autenti- be idolatria senza l'intervento del demonio che sfrutta e SVIa
ca. E facile scoprire in questo tipo di accostamento l'espres- il bisogno di Dio avvertito dall'uomo. I demoni sanno fare
sione di uno dei principi del pensiero rinascimentale, rias- buon uso dei loro saperi per rafforzare questa usurpazione,
sunto da Foucault nei termini di uno «spazio della simpatia e imbrogliano di continuo le carte e fanno passare il naturale
dell' antipatia che non cessa di avvicinare le cose e di tenerle a per il soprannaturale 26, forniscono agli idoli poteri in grado
distanza»2~. Oltre a essere il negativo della latria e del culto di soggiogare gli esseri e cosi facendo conferiscono credibili-

I
vero, l'idolatria ne è anche la degradazione, la corruzione. A tà alle cose e agli esseri adorati dall'uomo.
questo proposito, è significativo che l'idolatria non rappre- Detto questo, occorre notare che questa interpretazione si
senti (a differenza del f~ticismo, secondo Auguste Comte) mantiene implicita. Non raggiunge mai l' ossessiva insistenza
uno stato preliminare. E una caduta, una degenerazione. che, diversi decenni dopo, saprà conferirle il gesuita Acosta.
Non si colloca mai nell' ordine dell' originale, della primitivi- Per Acosta l'idolatria è prima di tutto una replica demoniaca
tà e, proprio a causa dell'antico modello che associa l'idola-
tria alle grandi civiltà, non può mai essere confusa con l'ar-
caico (né con le behetrias), per quanto rudimentali possano
essere le forme in cui si manifesta.
La parentela stretta che unisce latria e idolatria è perciò
lì della fede: «La superbia e l'invidia del demonio sono state la
causa dell'idolatria» 27. Non c'è similitudine in cui Acosta
non legga la traccia dell' operato demoniaco: «li demonio ha
cercato di somigliare a Dio nello svolgimento dei sacrifici»,
«il demonio ha cercato di contraffare i sacramenti della san-
conseguenza di una concezione dilatata del «religioso». È f
t
ta Chiesa», «allo stesso modo il demonio ha voluto imitare il
un «religioso» nel quale l'idolatria occupa per molto tempo 1
mistero della Santissima Trinità» 28 ••• In questo senso, il com-
una posizione predominante, al punto da essere considerata parativismo di Acosta acquisisce le dimensioni di una caccia
come uno stato «naturale», o normale, come diremmo noi all'imitazione perversa, di una ricerca sistematica e quasi ma-
poiché essa rappresenta la regola per l'umanità, in assenz~ niacale del falso ingannatore. Tutte le sue descrizioni di tem-
della Grazia. Due conseguenze: la prima è che l'idolatria può pli, cleri, sacrifici convergono in questa denuncia della su-
manifestarsi in tutte le società civili e, se la intendiamo secon- perbia del demonio. Ne deriva una visione spesso unidimen-
do il senso piti ampio di errore relativo all' oggetto di culto è sionale che scova dovunque, dal Perti al Messico, dal Messi-
addirittura universale; la seconda è l'estrema difficoltà c~n co al Giappone, «superstici6n y mentiras », segni evidenti di
cui può essere estirpata, in quanto può fregiarsi del fascino una frode mostruosa. Ne deriva inoltre la predilezione da
della perpetuità e dell' antichità (risale infatti al tempo del di- parte di Acosta per il termine superstici6n, che egli in effetti
1uvio e sussiste nelle Indie) e ha dalla sua la forza della fre- preferisce a religi6n quando deve indicare «i riti e le cerimo-
quenza con cui si manifesta. La sua multiformità è dovuta al- nie» del Messico e del Perti 29. In realtà, questo atteggiamen-
la molteplicità delle lingue, da cui consegue la molteplicità to è già il segno di un altro tempo e di un altro approccio all'i-
degli dei. Di modo che il concetto di idolatria permette di dolatria, che prefigura quello degli estirpatori di idolatrie del
pensare insieme l'universale e la diversità delle culture e an- XVIII secolo. Ne riparleremo nel capitolo VI.
zi' ~a si che po~sano essere spiegati a partire sia dalla p;olife- Imbarcatosi cOSI in. un viaggio interminabile all' interno
raZIone delle lingue che dalle perverse astuzie del demonio. del mondo antico e dei suoi paganesimi, Las Casas risale alle
Adesso possiamo capire meglio che quando parla di idola- origini, al diluvio, a Cam, il figlio traviato di Noè, rievoca poi
tria Las Casas non pensa di stare affrontando una deviazione il culto dei corpi celesti e quello degli animali, per lui mol-
secondaria, un incidente sfortunato, ma piuttosto un feno- to piti scandaloso, ma cosi caro agli egizi. I culti degli oraco-
meno massivo, universale, una manifestazione fondamentale li, le maestose figure dell'Olimpo, i culti degli iberi e dei gal-

-
CAPITOLO SECONDO
LA GRIGLIA CONCETTUALE DI LAS CASAS 49
li ... La lista è lunga, ma il fine perseguito non viene mai per-
so di vista. tà». E cosi siamo vicini a quella nozione di potenza che la f~­
nomenologia religiosa di un van der Leeuw ha sviluppato In
Pagina dopo pagina il modello prende forma, il metodo si
lungo e in largo, definendola come quell' «element~ merente
affina con l'applicazione: la categoria di idolatria si rivela co-
alla struttura stessa della mentalità religiosa [che] SI constata
me il risultato accuratamente messo a punto di un approccio
mediante impressioni empiriche ricevute da cose o perso~e
intellettuale ed erudito ai materiali antichi e americani, come che agiscono grazie a tale virtu» 32. Ma il parallelo forse. pIU
una griglia precostruita che seleziona i dati e li ordina in un
ovvio è quello con la nozione di mana, qu~lla forza.matertaJe,
insieme, per facilitarne la comprensione e adattarli al proget-
impersonale e diffusa, che l'antropologIa prese ID prestlt~
to del domenicano. È un procedimento di cui, a questo pun-
dalle culture melanesiane per farne a lungo uno del proprI
to, dobbiamo chiarire sia il valore pionieristico che i grandi
temi preferiti. Ma Las Casas non si ferma qui. O~servato~e
principi che lo sorressero, nella misura in cui esso continua a
scrupoloso e scandalizzato, si ostina a descrlve~e il modo m
ispirare l'odierna antropologia religiosa, non fosse altro che
cui gli dei proliferati a volontà finiscono p.er sple~are ~ sem-
con l'oggetto che seppe scegliere e mettere in evidenza: quel
« religioso» che crediamo di poter riconoscere e spiegare do- plicemente per espr~ere ~li.in~um~revoli asrettI ~e~li esse~
vunque. ri e delle cose assocIandosI al dIverSI momentI dell eSIstenza.
la nascita l'educazione, il matrimonio ... Gli dei come indica-
tori simb~lici, come segni di riferimento ~elle attività u~~­
Una tipologia ineludibile: ne: Las Casas già sfiora questa interpretazIone che sapra rI-
velarsi tanto feconda J}.

Instancabilmente, il domenicano apre, esplora e percorre


Per metter ordine in questo proliferare di forme, che ri-
nuovi sentieri: le favole - noi diremmo i miti -, i rituali, le im-
corda il polveroso negozio dell' antiquario della Pelle di zigri-
magini ... sempre con l'intento di c~pire meglio la com~les~i­
no, Las Casas classifica, compara, interpreta. Senza posa. E
tà e la diversità degli dei. L'esegesI delle rappresentazIonI e
senza tuttavia cadere in una rigidità artificiale, in una tasso-
dei nomi - affidata magari a etimologie fantastiche - compIe-
nomia fittizia lontana dalla realtà, «poiché - osserva - man-
ta e sistematizza questo approccio.·. . .
tenere un ordine dove ci fu un cosi grande disordine mi sem-
Che si parli di dei, di templi o di sacerdotI,. la sua .tIpOl?~Ia
bra una cosa disordinata» 30. La forza del modello interpreta-
tivo e, in quest'ottica, la sua modernità, risiedono d'altronde
in questo atteggiamento. .
If è animata costantemente dalla preoccupaZIone dI definzre
(che cos'è un tempio, che cos'è un sacrificio? .. ), di indagar.e
le origini (ricordando che furono gli eg.izi. a innalzare per prI-
Da principio il modello ci porta sul terreno delle divinità.
mi dei templi), di delineare le caratterzstzche del suo oggett?
Las Casas comincia elencando e specificando gli oggetti del-
(interrogandosi per esempio sull'orientazione e sulla POSI-
la venerazione: sono gli oggetti celesti, gli uomini divinizzati,
zione dei santuari, sulle peculiarità degli altari ..:), di regIstra-
gli animali che popolano la zoolatria egizia ... Prende al volo
re funzioni (si veda ad esempio l'elenco delle dIverse catego-
da sant'Agostino le categorie classiche che distinguevano i
rie di sacerdoti istituite da Numa Pompilio) e forme da esso
grandi dei dell'Olimpo, i semidei e gli dei «rustici» 31. Strada
assunte nelle diverse parti del mondo. .
facendo, s'interroga sull' estensione considerevole raggiunta
Vediamo come spesso cerchi di mettere. in correlaZIone !e
dalla nozione di divinità, dal momento che gli antichi attri-
manifestazioni del culto e l'evoluzione SOCIale: «Al tempo m
buivano un dio a «qualsiasi cosa, a qualsiasi azione»: la divi-
cui cominciarono a capire di dover rendere sacrifici al v~r?
nità corrisponderebbe cosi a una causa, a un «potere effetti-
Dio o ai falsi dei, i popoli ancora incolti non facevano sacrif~­
vo» concepito come causa prima, capace di avere effetti su-
ci né di animali né di altri esseri viventi e sensibili, ma [offrI-
gli uomini e sulle cose: «Questo potere era considerato divi-
vano] erbe, fiori, alberi e suffumigi di sostanze ?~orose e
no e di conseguenza lo si designava con il" termine di divini-
aromatiche» 34. Non solo Las Casas collega la rehgIOne alla
5° CAPITOLO SECONDO LA GRIGLIA CONCETTUALE DI LAS CASAS 5I
cit~à, ma inoltre associa la d#Usione dei culti antropomorfi rio all'interno dell'immagine teologica di un monoteismo
alI aumento d~ll~ c?t?pl~ss.Ità dell' organizzazione politica. originale, è portato allora ad ammettere, come dopo di lui
In 9ueste ~~n~ltzIo~I, I prImI re sarebbero stati i primi candi- molti antropologi contemporanei, che la nozione di Essere
datI alla dIvmlZzazIone. Allo stesso modo, l'architettura mo- Supremo non è estranea ai popoli primitivi, sia pure privi
numentale, la magnificenza dei santuari diventano ai suoi oc- dell'illuminazione divina. «Tutte le nazioni, non importa
chi un seg~o manif~sto ~i civiltà: «Pili erano civilizzati, pili i quanto barbara e selvatica sia la loro vita terrena, hanno po-
loro templi erano rIcchi, belli e sontuosi» 35. Pensiamo al fa- tuto e possono imparare e capire che esiste un signore, crea-
scino c?e le. r~a~zzazioni degli incas esercitarono. su Cieza. tore, animatore e conservatore di tutte le cose, che è piu ec-
Ma l analisI dI Las Casas non è mai meccanica. Culti mo- cellente dell'uomo, al quale- chiunque sia e qualunque sia la
struo~i e os~eni. possono fiorire in società per altri versi de- sua natura - tutti gli uomini dànno il nome di Dio» 38. -Non si
g~e dI amr:urazIone, come l'Egitto, Roma, la Grecia. E non tratta adesso di discutere la fondatezza di questo o quell' at-
c. e da stuptrsene, perché, al di là delle loro raffinatezze esse teggiamento; ma soltanto di notare come l'analisi di Las Ca-
VIvono sotto l'influsso dell'idolatria. Si tratta solo dei tur- sas si riveli già permeabile alla complessità delle forme e del-
bam~nto ormai. so~passato di uno spirito benpensante? Può le evoluzioni: essa è in grado di considerare in margine al pa-
!'1
darsI. a alla fm fme, molti anni dopo, sorprendiamo Mir- ganesimo classico il caso di popolazioni esclusivamente mo-
c~a Eliade a deplorare, sullo stesso tono, che «la valorizza- noteiste - i seri dell'Asia, i bracmani dell'India - o esclusiva-
zIon~ della sessu~lità.come via di partecipazione al sacro L.. ] mente dedite al culto delle anime dei morti. L'ampiezza e la
non e esente da rIschI. Proprio in India, il tantrismo ha forni- ricchezza del campo percorso sono alla base dell' enorme
t? lo. s.pun~o per cerimonie aberranti e infami» 36. In realtà il messe di dati raccolta, cOSI come della varietà delle situazioni
gIudIZ.IO dI L~s Casas,è molto piu di un semplice scrupolo da poste in luce. Per quanto Las Casas sia ancora estraneo a
~~ralist~ a~tIquato. E soprattutto l'espressione della sua de- questa terminologia, possiamo dire che non gli sfuggono né
CISIone dI dIfendere le culture indiane utilizzando le aberra- la pluralità dei «monoteismi» primitivi, né la diversità dei
zioni delle civiltà dell'Antichità classica. Nel denunciare la « politeismi», alcuni dei quali seppero perfino evitare lo sco-
pre~enza ?i ~na f?r.ma b.estiale e scandalosa di religione - i glio dell'idolatria materiale: «I persiani non tenevano idoli,
cultI degli anImalI, I cultI fallici - in seno a società ricche di non facevano altari, non costruivano templi, ma per Dio ave-
glo:ia (??n solo il cas.<: d~ll'Egitto, ma anche quello di Roma vano il cielo, adoravano il sole con il nome di Mitra e in alcu-
antIca e mvocato a pIU rtprese), la sua critica travalica l'abi- ni casi la luna ... » 39. E se il monoteismo può degenerare in po-
tuale condanna del paganesimo: essa persuade il lettore a liteismo, non solo è vero l'inverso - grazie alla predicazione
estendere l'osservazione e il confronto all'America india e ad evangelica -, ma esistono diverse alternative di cui Las Casas
accettare cOSI l'antropofagia e il sacrificio umano come ma- è ben cosciente. TI domenicano non avrebbe mai accettato la
nif~stazioni .di c~tur~ sofisticate (in Peru, in Messico) anzi- scala di comportamenti religiosi che Sapir correla allivello
che come bIzZarrte di popoli barbari. delle culture, f~cendo poi corrispondere le società «piu evo-
Per. ~as Casas, la correlazione tra sviluppo civile e svilup- lute» alle forme religiose «piu pure» 40. Non solo dunque si
po relIgI.osO non può ~ssere sistematica, anche se una qual- mantiene sensibile alla diversità delle varie idolatrie (noi di-
~~e cor:Is~or:~enza eSIs~e. I~ ragi?namen~o ~i Taylor, per cui remmo dei paganesimi), ma riesce anche a evitare la facile
I.Idea dI DIO e il punto d arrtvo dI una serte dI credenze in en- (ma riduttiva e abusata) antitesi che vuole contrapporre do-
tItà successive (l'anima, il fantasma, lo spirito ... ) 37, gli è estra- vunque monoteismo e politeismo. Prima della «scoperta»
~eo, almen? nel. senso di culmine di un'evoluzione necessa- del monoteismo primitivo fatta dai deisti inglesi del Seicen-
r~a. Al.masslffio il domenicano riconosce che la speculazione to 4\ Las Casas descrive dei popoli che « come vero Dio devo-
f~os?fIca nelle su~ forme piu elevate può raggiungere l'idea no adorare solo ciò che secondo loro governa il cielo» 42, che
dI DIO. Invece, pOIché considera l'idea di Dio un dato prima- seguono la legge naturale e trascorrono una vita esemplare.

l id
CAPITOLO SECONDO LA GRIGLIA CONCETTUALE DI LAS CASAS 53
Ma senza vedere in tutto questo uno stadio primario e uni- tre analisi che costituiranno i momenti migliori dell' antropo-
versale. logia religiosa a partire dal XIX secolo.
La dimensione storica occupa un ampio spazio nell' argo-
Dd resto Las Casas va regolarmente al di là della descri- mentazione di Las Casas, anche se le descrizioni che ci pro-
zione e della tassonomia, tanto è viva e costante in lui la pone mancano di ogni. ~recisione . cronolo~ica. Las Casas
preoccupazione di spiegare e interpretare. Se lo seguiamo cerca continuamente dI mformarsl sulle CIrcostanze della
passo passo nel suo itmerario, dobbiamo ammettere il nostro comparsa dei tratti descritti, sulla loro origine e sul loro gra-
stupore per la pluralità degli approcci e dei registri interpre- do di autenticità, quel che il domenicano chiama la «verdad
tativi che la lettura ci rivela. Temevamo una posizione stret- de la historia» 4'. Questa origine può avere le forme piu di-
tamente «teologica», un punto di vista da ecclesiastico, uni- sparate. Quando sottolinea il ruolo .d<?i fatti singolari, o~igi:
voco e riduttivo, se non addirittura fastidioso. E qualche vol- nali nuovi - «delle cose nuove e mal VIste» - nella geneSI del
ta è cosi. Ma possiamo anche scoprire uno sguardo carico di culti Las Casas Vi scorge l'incapacità degli uomini di capire
intuizioni, di aperture seducenti, portatore di idee che spes- ciò che esce dall' ordinario. Come se, nella loro «semplicità e
so, in futuro, si riveleranno feconde. rozzezza», non avessero ancora acquisito gli strumenti men-
tali in grado di spiegare dei fenomeni inso~ti. Cosi il miraco-
loso, il non-umano diventano il frutto di un modo di guarda-
Interpretazione «materialista» e interpretazione storica. re le cose incolto e ingenuo, troppo incline a confondere lo
straordinario con il divino. Di nuovo il razionalismo di Las
Casas ...
All'inizio restiamo sorpresi dal modo «materialista», per Un culto può nascere anche dal bisogno di onorare il ri-
non dire terra terra, con cui l'autore affronta piu volte i culti cordo di un fatto clamoroso o di un beneficio ricevuto: ven-
antichi. Il culto degli animali, che Las Casas giudica ripu- gono allora innalzate delle ~tat~e e costruiti i te~~li che do:
gnante' sarebbe il frutto di un atteggiamento guidato dalla vranno ospitarle. Altrimenti puo rappresentare il rIs~ltato dI
ricerca «dell'utilità e del profitto» 43. Apprendiamo cosi che una manovra politica, il consolidamento calcolato dI un po-
gli egizi adoravano gli ibis perché uccidevano i serpenti. E tere: «Fu per queste cause o altre simili, tutte o sol~ alcune~
veneravano i gatti perché «mangiavano i topi» o perché si sommate agli effetti della forza e della paura, che l r<;>manl
muovevano «con estrema dolcezza senza fare rumore». Il credevano dei i loro Cesari» 46. La comparsa della coppIa for-
concetto e l'argomento dell'utilità non spiegano soltanto la mata dal cultuale e dal politico non trova impreparato Las
zoolatria. Ci sarebbero stati uomini che ricevettero gli onori Casas, che senza difficoltà mette in risalto i legami che uni-
divini in cambio del bene che fecero o delle loro azioni scono la diffusione dei culti, la creazione di una tradizione e
straordinarie o ancora perché avevano dato vita ad «arti e a il consolidamento di un potere con tutte le loro implicazioni
cose utili alla comunità». In altre occasioni la spiegazione as- ideologiche. . .
sume un aspetto meno sommario: ispirandosi a Diodoro Si- Per certi versi Las Casas esprime una conceZIone carI-
culo, il nostro autore associa la zoolatria alla creazione di em- smatica della sto;ia, nella misura in cui considera che ogni
blemi simbolo di comunità, emblemi che recavano l' immagi- cambiamento è dovuto all'intervento di un essere esemplare,
ne di un animale. Per rendere grazie della riuscita di campa- eroe o legislatore, che con il passare del tempo diviene ogget-
gne condotte sotto quel vessillo, gli interessati avrebbero da- to di adorazione da parte dei popoli 47. Per lui è allora natura-
to inizio a un culto in onore dell' animale raffigurato 44. Non le pensare che molti dei precolombiani siano uomini diviniz-
vogliamo arrivare a dire che Las Casas ha scoperto il totemi- zati, come avvenne all'inizio per molte divinità pagane:« Ve-
smo. Dobbiamo però riconoscere che questo culto reso all' a- neravano e adoravano come dei gli uomini che avevano com-
nimale, emblema di una collettività, prefigura alla lontana al- piuto grandi imprese o che avevano arricchito la repubblica
54 CAPITOLO SECONDO LA GRIGLIA CONCETTUALE DI LAS CASAS 55
di preziose novità» È in questa prospettiva che Las Casas
48. - trasmise il culto del fuoco, che «da li, di mano in mano, po-
ricorda il ruolo civilizzatore e cultuale di Quetzalcoatl prima té passare alle molte altre nazioni che lo praticarono» 53, «da
della sua «canonizzazione» a Cholula, proprio come ricono- li poté arrivare e diffondersi tra tutti gli altri popoli» 54. Diffu-
sce una funzione decisiva ad alcune figure chiave del mondo sione dei «politeismi» dall'Egitto alla Grecia. Diffusione dei
antico, prima tra tutte quella del re Numa Pompilio che si ri- culti «infami»: Las Casas li segue dall'Egitto alla Fenicia,
teneva avesse lasciato una profonda impronta nella genesi dalla Fenicia alla Grecia, dalla Grecia a Roma. Diffusione
delle istituzioni religiose romane 49.
del sacrificio umano dall'Italia al resto del mondo, da Carta-
Las Casas non è indifferente all' evoluzione cronologica gine all'An~alusia55: Qu~sto. pa.ss~ggio di testimoni cultua:
~ell~ forme religi?s~: i sacrifici di animali sarebbero poste- li, questo SIstema dI derIVaZIOnI Cl conduce senza ombra dI
rIOrI. alle offerte dI pIante ed alimenti e, per quanto riguarda dubbio alle sponde del diffusionismo, anch' esso destinato,
l'EgItto, al culto delle «erbe e dei frutti della terra» avrebbe come sappiamo, a momenti di grande splendore.
fatto seguito quello dei corpi celesti ~. I sacrifici animali atte- Infine, diamo spazio alla nozione di sopravvivenza o me-
sterebbero un'idea pili lucida sulla venerazione che l'uomo glio di residuo (vestigio), presa in esame da Las Casas prima
deve alla divinità, e questa osservazione viene estesa dall'E- che venisse a occupare una posizione centrale nell' approccio
~itto all'Am~ric~ come se fosse possibile scoprire tappe simi- ai «sincretismi» dell' epoca coloniale. In primo luogo può
li nella stOrIa dI due culture che nulla hanno in comune: indicare il mantenimento dissimulato o riformulato di una
«Possiamo ugualmente paragonarli [i popoli d'America] tradizione pagana: è il caso dei residui delle feste romane che
agli egizi del periodo in cui [in Egitto] ebbero inizio i sacrifi- Las Casas individua nel carnevale 56. Può anche trattarsi di
ci animali~ q~a?do ~robabilmente cominciarono a sviluppa- una trasmissione meno definita, allivello di una pratica ap-
re quel prInCIpIO unIversale e ad avere un'idea e una nozione parentemente banale: Las Casas si inquieta, ad esempio, da-
di Dio pili ch~a~a e specifica» 51. Ma prima di tornare su que- vanti alle bambine che giocano con le bambole, la cui origine
sto comparatlVIsmo e su questo evoluzionismo soffermia- risiederebbe nelle statuette idolatriche. Controparte o con-
moci qualche istante sulla dimensione pili propri~mente sto- travveleno del residuo è il sostituto: la festa della Candelora
.rica di questo approccio pluriculturale. in onore della Vergine fu introdotta per sostituire il giorno
L'autore della Apologética historia non esita ad avanzare delle fiaccole consacrate a Cerere, con lo scopo di evitare
ipotesi diffusioniste per spiegare similitudini e analogie in- qualsiasi sopravvivenza, «per estirpare le vestigia della su-
contrate nel corso del suo erudito periplo. Risulta esemplare perstizione e dei riti adottati dai popoli nella loro idola-
a questo proposito la storia di Noè. Sarebbe stato lui a inse- tria»57. Residuo e sostituto pongono entrambi il problema
gnare e a propagare in Armenia e in Asia Minore il culto di del perpetuarsi e del trasformarsi delle pratiche e dei culti.
D~o e il sac!ificio: Nei trecentocinquanta anni della sua lunga Oltre a quello dell' acculturazione guidata dall' alto, e dei
eSIstenza, il patrIarca avrebbe avuto modo di diffondere il meccanismi di difesa a cui questa dà vita. Ancora una volta
suo sapere prima di andarsene a morire in Italia ed essere di- non possiamo fare altro che sottolineare la capacità di esten-
vinizzato dai vari popoli che lo poterono conoscere e apprez- sione e di penetrazione del modello, la raffinatezza della gri-
zare. Armato della Bibbia e di antichi testi, Las Casas sostie- glia interpretativa adottata dal nostro domenicano.
ne che il dio Giano e Noè sono la stessa persona. Gli viene in
soccorso l'etimologia: «"Saga" in lingua armena è reso in la- r
tino con l'equivalente di santo o di sacerdote; e san Gerola- <.
L'interpretazione «allegorica». L'ambiente e le usanze.
mo ~a tradotto "saga" con sacrificatore o pontefice» 52. Si
t
p~nsI a quella che sarà la pista indoeuropea, essa pure scan-
d~ta dalle ricerche etimologiche. Sullo stesso slancio, la sposa
dI Noè - per l'occasione identificata con la Vesta dei romani I
t
In alcuni casi alla lettura storica segue un' esegesi dei miti.
Nella sua esposizione dei miti dell'Antichità, Las Casas si
propone di separare il fittizio e l'immaginario dallo storico.

l
CAPITOLO SECONDO LA GRIGLIA CONCETTUALE DI LAS CASAS 57
Non disprezza affatto ciò che di volta in volta indica come cindad y conversaci6n») 63 con popolazioni idolatre: la pro-
«favole», «fantasie», «storie sacre», ammettendo anzi che lungata assuefazione alle usanze egizie sarebbe all' origine
«queste fantasie simili a deliri [ ... ] possedevano una loro dei difetti idolatrici degli israeliti, «contaminati» dalla per-
morale e un loro significato» 58. Las Casas vi ravvisa ad esem- manenza in Egitto, «infettati da quella piaga» 64. Non dob-
pi<;>, l~ tracci~ ~i pratiche matrimoniali in vigore t:a gli anti- biamo credere però che questo concetto di impregnazione
ChI arIstocratIcI e non esita ad attribuire un senso «allegori- morbosa sia solo un artificio retorico. Largamente utilizzato
co»:- n?i l? c~amerem~o s~bolico - alle favole piu strava- fin dalla fine del Cinquecento, esso permise di interpretare le
!
gantl: eVlraZlone del dlO Clelo ad opera di Saturno, per sopravvivenze e le idolatrie precolombiane dell' America co-
esemplO, .starebbe a indicare l'impossibilità che qualcosa na- loniale e la loro diffusione tra le popolazioni meticce, africa-
sca dal clelO. E proprio trattando dell'interpretazione dei ne e bianche.
miti Las Casas individua nell'incapacità di comprendere una
f~vola l' ~rigine d~i ~acrifici u~ani 59 e dell' antropofagia: alcu-
nlpop?li «semplicl e barbarl» avrebbero preso alla lettera il Verso una psicologia e una psicopatologia dell'idolatria.
mlto dl ~aturno che divora i propri figli e cosi, per compia-
cerlo, gli avrebbero sacrificato degli esseri umani. Las Casas non ignora la dimensione psicologica del com-
Anche l'influenza che terra, aria e astri esercitano su una portamento dell' idolatra. Non che l'affronti sistematicamen-
regione può servire a spiegare la varietà dei culti e delle cre- te, né che giochi allo psicologo delle religioni: semplicemen~
denze. ~~diam~ cos~ dall'individuazione di rapporti tra il te apre alcuni sentieri, alcuni dei quali sono ancora degnl
culto eglzlo degli asttl e la serenità del cielo fino alla formula- d'interesse. Se da una parte nota nei ban1bini la tendenza
zione di interpretazioni piu complesse, molto vicine a una «naturale», innata (<<senza che nessuno insegni o dica loro
vera ~ p:<;>pria, teoria d.el ~lima, i cui prodromi sono già rin- niente di niente») all' invenzione rituale - «quando costrui-
tracclabili nell opera dl Cleza. A questo proposito il domeni- scono piccoli altarini, che ornano a modo loro, quando crea-
cano non può fare altro che esaltare la «posizione buona e no degli idoletti» 65 - , dall' altra denuncia con inquietudine
favorevole di queste terre delle Indie, la clemenza e la dol- ciò che l'idolatria può avere in comune, mostruosamente in
cezza del clima, i nobili influssi delle stelle la salubrità della comune, con la passione apparentemente innocente delle
maggior parte di tutte [queste regioni]. .. »~. Allo stesso mo- bambine per le bambole di stracci. Innocente fissazione in-
do, la Spagna, posta sotto il duplice influsso di Giove e del fantile sull' oggetto che condurrà al pernicioso culto degli
Sa~i~tario, avrebbe p~~icolari attitudini per «le opere della idoli, slittamento impercettibile dal gioco al peccato ... Il cul-
religlOne e del culto dlVIDO ». Del resto è questo il motivo per to degli idoli antropomorfi deriva spesso da una fissazione
cui sarebbe in grado di resistere assai meglio dell'Inghilterra analoga: il trasferimento su un oggetto, una statua o un'im-
e della Germania, piu sfavorite, all' assalto luterano 61. Decisa- magine, del sentimento che si provava nei confronti dell' es-
mente, questa Spagna del XVI secolo aveva ancora tutto dal- sere rappresentato e ricordato da quel supporto. «La tristeza
la sua. de su ausencia », la frustrazione suscitata dall' assenza, divie-
Ma bisogna tener conto anche di altri fattori. Le usanze ne cosi la fonte, o una delle fonti, dell'invenzione cultuale 66.
apprese con l'educazione diventano una seconda «natura»: Quando non sono in causa né l'abitudine acquisita con
«Le l!sanze creano le inclinazioni umane al pari della natu- l'educazione e la ripetizione, né l'ambiente, né gli astri, Las
ra ». E un' opinione diffusa, eredità dell' aristotelismo e del Casas ci porta sul terreno della malattia, della follia e delle al-
tomismo 62. Pratiche perverse insegnate fin dall'infanzia pos- terazioni mentali. L'antropofagia, ad esempio, rinvierebbe
sono modificare le inclinazioni naturali dell'uomo e condur- all'epilessia (gota coral) e alla mania: «Il giudizio dell'imma-
l? a form~ bestiali di adorazione. Ma altrettanto pericolosi si ginazione viene modificato a causa dell'indisposizione della
tlvelano il contatto e la frequentazione quotidiana (<< la ve- mente, la facoltà affettiva che ha il suo fondamento nel corpo

l
CAPITOLO SECONDO LA GRIGLIA CONCETTUALE DI LAS CASAS 59
si trasforma nello stesso modo» 67. Come i suoi contempora-
nei, Las Casas attribuiva vari stati fisici alle diverse pratiche Il comparativismo di Las Casas.
magiche e all'intervento del demonio. Tuttavia questi stati
sono da collegare pio all' alterazione contratta dalle facoltà «Confrontare gli dei degli uni con quelli degli altri [. .. ]
umane che a fenomeni oggettivi: «I demoni possono muove- quando confronteremo quelle opere con queste ... » 72. Cote-
re e turbare il sangue e gli umori dirigendoli verso le facoltà jar, confrontare, collazionare, paragonare quanto possiamo
interiori dell'immaginazione e della fantasia; questo movi- avere sotto gli occhi ... Abbiamo già osservato che la parola
mento causa le immagini e le apparizioni che lo rappresenta- ritorna costantemente nell' opera del domenicano. Las Casas
no ». Viene cosi indagato il rapporto tra la follia e vari tipi di proclama pio volte l'ambizione universale di questa impresa
comportamento, la visione, l'apparizione, la caduta in tran- enciclopedica tipica dello spirito rinascimentale: «Dire di
ce, la possessione ... la cui origine viene individuata nell' « ac- tutte o quasi tutte le nazioni del mondo gli dei che hanno ese-
cecamento e nella follia dell' intelletto e nella corruzione e nel crabilmente adorato» 73. Da questo punto di vista, l'opera di
disordine delle tendenze della volontà». Negli oracoli anti- Las Casas anticipa le compilazioni di Vossius (1641) e di Her-
chi la possessione diabolica assumeva la forma della follia bert (1663) sulle idolatrie dei pagani 74. La passione per i pa-
furiosa. L'insorgere delle immagini nell'animo del soggetto rallelismi continuerà del resto fmo a XVIII secolo inoltrato,
può dunque essere spiegato con l'intorbidamento degli u- che si limiti a un confronto tra Mrica nera e antico Egitto
mori o con le deviazioni delle impressioni dei sensi da una (De Brosses, su cui torneremo) o che arrivi al paragone tra le
«cerimonie cinesi» e «l'idolatria greca e romana» (N. Ale-
facoltà a un' altra 68. Non sonq immagini arbitrarie, devono
xander) 7S. Se infatti l'impresa di Las Casas, nel suo compara-
esistere prima nella nostra mente: «Non è possibile dipinge-
tivismo sistematico, si dimostra superiore, è perché l'unica
re o imprimere in noi forme nuove, generi o immagini di og-
ragion d'essere della Apologética historia risiede nella com-
getti mai immaginati prima» In altri termini, tutte le imma-
69.
parazione tra Vecchio e Nuovo Mondo, «in quanto [le so-
gini e combinazioni di immagini rinviano immancabilmente cietà indigene] non furono né sono le prime a precipitare,
a un' esperienza del reale. Pio che sulla natura delle interpre- a causa dell'idolatria, nei peccati, negli errori e nei diversi
tazioni di Las Casas (che d'altronde non avevano nulla di mali che ne derivano» 76. Comparazione che naturalmente e
particolarmente originale, ispirandosi spesso al Malleus ma- invariabilmente torna a vantaggio dell' America indigena e a
leficarum 70), conviene riflettere sul razionalismo del procedi- svantaggio del paganesimo antico.
mento, sulla distinzione tra immaginario e oggettivo, sulla L'interpretazione che Las Casas dà di questo paganesimo
convinzione di poter analizzare in modo razionale i prodigi, i meriterebbe un' analisi particolareggiata, che però in questa
miracoli, e in pratica l'intero soprannaturale, e di poter pro- sede apparirebbe fuori luogo. Tuttavia, occorre ricordare
porre per alcuni di questi fenomeni un'interpretazione so- che la sua visione delle religioni antiche si rivela costruita - e
matica e psicologica. Per quanto in ultima istanza sia l'opera in questo senso « artificiosa» - tanto quanto il suo approccio
del demonio a essere denunciata, per quanto ci possa scon- ai culti amerindi. Evitiamo inoltre di pensare che il nostro
certare la concezione che Las Casas ha dell'organismo, tutta- autore ricerchi in un mondo lontano nel tempo - la nostra
via il suo modo di interrogarsi sui meccanismi e sulle vie che Antichità -la chiave di un mondo lontano nello spazio, come
entrano in gioco non è privo di interesse, nella misura in cui se antico ed esotico fossero in corrispondenza, in elegante
esso ci rivela come il domenicano abbia saputo evitare l'ar- simmetria, e si chiarissero l'un l'altro. Innanzitutto, Las Ca-
gomento mistico o il rinvio all' irrazionale, risparmiando ci le sas non esita a fare riferimento a eresie del XIV secolo euro-
speculazioni di un Mircea Eliade sull'ineffabile, sul tremen- peo, come ad esempio quella degli adamiti di Boemia In 77.

dum o sul mysterium fascinans 71. secondo luogo, nel XVI secolo ci si proponeva anche di inter-
pretare alcune credenze europee di origine popolare in ter-
60 CAPITOLO SECONDO LA GRIGLIA CONCETTUALE DI LAS CASAS 61

mini classici, assimilando per esempio divinità femminili co-


me la domina ludi a Venere e a Diana, o accostando le pro- Conoscenza magica e conoscenza naturale.
cessioni notturne che terrificavano le campagne ai cortei dio-
nisiaci 78. Uno dei motivi d'interesse della griglia interpretati- L'analisi della magia condotta da Las Casas non offre con-
va di Las Casas è dato dal fatto che si appoggia sull'intero sa- tributi molto originali: attinge ai trattati di demonologia, so-
pere di un' epoca, partendo dalle Sacre Scritture (ma non prattutto al famoso Malleus maleficarum, da cui trae spunto
solo), proseguendo con le fonti greco-romane e con la patri- per molte argomentazioni. Tuttavia la sua lettura evoca ine-
stica, per finire con dati piu recenti tratti dal periodo medie- vitabilmente i termini di un dibattito che dividerà a lungo gli
vale. A differenza degli esegeti e dei teorici europei del XVI e specialisti di antropologia religiosa: ci riferiamo alle specula-
XVII secolo 79, Las Casas evita di restringere 1'analisi dell' ido- zioni su magia, scienza e religione e le loro presunte linee di
latria al mondo biblico e al Libro della Sapienza. confine.
L'autore della Apologética historia opera il confronto di È ovviamente impossibile riassumere in poche righe un
forme elementari e di forme complesse. Compara le culture tema come questo. Come sappiamo, c'è stato chi si è diletta-
interrogandosi sui rapporti tra culti, rituali e civiltà. Indaga to nel mettere in -opposizione religione e magia in virtu della
la complessità e la diversità dei riti e delle feste, il grado di in- distinzione tra pratiche segrete e pratiche pubbliche (Hu-
teriorizzazione, la forza di ciò che Sapir chiama il« sentimen- bert e Mauss) 81. Altri hanno esplorato i rapporti tra questi
to religioso », alla caccia di riferimenti e di criteri che gli per- due campi e la scienza. Lévi-Bruhl aveva attribuito ai popoli
mettano di comparare i culti precolombiani con i culti anti- primitivi un pensiero selvaggio, prelogico, immerso in un si-
chi, di ponderare, di misurare e in ultimo di esaltare la «reli- stema mistico di partecipazione ed esclusione, privo di capa-
giosità» esemplare dei paganesimi americani ... L'operazione cità di astrazione, insensibile alle categorie di sostanza, attri-
in sé oggi non convince quasi piu, per quanto probabilmente buto, causa ed effetto Malinowski, dopo altri, aveva re- -
82 •••

sia ancora necessario ricordare come le culture amerindie spinto queste opinioni, riconoscendo nel pensiero di queste
meritino di meglio dell' attenzione superficiale e turistica che popolazioni tre aree ben distinte: scienza, magia e religione;
in genere riserviamo loro. Il punto che qui ci interessa è com- la scienza, nel suo embrione, consisterebbe nell' espressione
pletamente un altro: è la sicurezza con cui Las Casas sotto- di una padronanza razionale dell' ambiente, fondata su un sa-
pone tutti i materiali a sua disposizione - di qualsiasi prove- pere empirico e pratico e governata dalla logica e dalla ragio-
nienza - al modello interpretativo di cui abbiamo appena fi- ne 83. In quanto tale, verrebbe a costituire il campo profano
nito 1'esplorazione sommaria. Se la comparazione è possibi- della conoscenza, da opporre a una sfer~ del rito e della cre-
le, è perché il «religioso» appare come un dato universale, denza (<< invischiata nella superstizione, nella ritualizzazione,
identificabile e perfino valutabile dovunque. La certezza di nella magia o nella religione ... » 84), nella quale si sfiorerebbe-
Las Casas diviene convinzione irremovibile nei piu impor- ro senza confondersi - in quanto caratterizzate da funzioni
tanti studi collegati alla storia delle religioni, all' antropologia diverse - magia e religione. L'accento allora si sposta sulla
religiosa e all'antropologia culturale. Quanti non sottoscri- scissione (ritenuta fondamentale) tra sacro e profano all'in-
verebbero, insieme a Las Casas, 1'affermazione del deista terno della tradizione e della cultura autoctona, e sulla di-
Herbert de Cherbury (I624): «la religione è una nozione cor- stinzione tra cause naturali e soprannaturali, che darebbero
rente, poiché non ci sono mai state epoche o nazioni senza luogo a tipi differenti di approccio alla realtà. In seguito, altri
religione ... » SO? ancora cercheranno invece di mettere in luce le logiche co-
Possiamo dire con questo di aver colto questo modello in- muni sottese a questi differenti procedimenti e di sfumare
terpretativo in tutta la sua profondità, in ogni sua ramifica- cosi, fino ad attenuarle considerevolmente, le opposizioni
zione? Il fatto è che, inclusi in esso, troviamo anche le« casel- malinowskiane ...
le» magia, superstizione, stregoneria ... A voler essere precisi, non possiamo inserire Las Casas in
CAPITOLO SECONDO LA GRIGLIA CONCETTUALE DI LAS CASAS

nessuna di queste prospettive o di queste discussioni, in scienza sviluppate da Malinowski. Ma l'accostamento finisce
quanto il nostro domenicano non cerca di esplo~are que~e qui. Per L~s Casas la c?~oscenza naturale si contrappone a
che poi prenderanno il nom~ d~ f?rme element~~l della reli- una sfera rIservata al d1vmo o al demoniaco, che sfugge al-
gione. Ma il suo tentativo ~h d1stmguere ~~ :ehg10ne vera e l'uomo cosi come alle norme che regolano le azioni naturali.
propria dalla magia idolatrIca lo coll?~a ?la In ques.to ter~e­ Questa sfera è quindi sottomessa a un sapere sovrumano che
no. TI lettore attento noterà come egli mS1sta sulla dImensIo- sa e che può trarre partito dalle forze naturali molto meglio
ne sociale e istituzionale dei culti e dei rituali, non importa se di noi, fino a riuscire, con l'aiuto di Dio, a influenzarle. La
pagani o meno, mentre consideri la ma.gia una ma~ipolazio­ sfera del sacro isolata da Malinowski (e insieme a lui da molti
ne, uno svia mento delle forze naturali. Ma
. . . dobbIamo am-. altri) non ~uò allora essere scambiata con quella del sopran-
mettere che gioca appena su questa Oppos1zlOne, non conSI- natural~ dI Las Cas.a~, composta dai due registri del magico-
derandola, probabilmente, né cruciale né pertinente. demonIaco e del ?ivmo. Non solo perché Las Casas è pro-
I suoi sforzi sono invece diretti a contrapporre conoscen- fondamente convmto della realtà delle loro manifestazioni.
za magica e conoscenza naturale. Las Casas individua una Ma anche perché per il domenicano la «soprannatura» può
sfera naturale retta da connessioni causa-effetto, governata rientrare, con lo stesso diritto della natura, nell' ambito di in-
da azioni mec~aniche e prevedibili, su cui l'uomo può es~rci­ terpretazioni razionali. A partire, del resto, dal falso sopran-
tare senza problemi l'intelligenza, per ca~ir~ l~ cau~e e gh ef~ naturale, dal presunto meraviglioso, che poi non è nient'al-
fetti dei fenomeni che destano la sua CUrIOslta. Gh elementi tro se non un equivoco dovuto alla nostra ignoranza o un in-
naturali, gli animali, i pazzi e i bambini piccoli, oyiu i~ gen~­ ganno frutto di un'abile messinscena 86.
rale tutti coloro che tra noi (e tutti gli elementi che m nOI) . ~'~tteggiamento superstizioso e magico, non rispettando i
sfuggono alla ragione e al libero arbitrio, par.te~ipan~ di qu.e-
sta natura e ne subiscono «le trasformazlOnl e 1mOVlffient1»
(<<mudanzas y movimientos»). Guidata dall'intelletto, la co- I hm1t1 del sapere umano e collocando un elemento divino
(<< alguna parte de la divinidad») dove non è possibile che
esista, è un~usurpazione: equivale a «sottrarre e usurpare ciò
noscenza naturale cercherà allora di individuare gli effetti ne-
cessari prodotti dalle cause naturali necessarie 85. •

Inoltre è forse il caso di ricordare che Las Casas, convmto


come ogni uomo del suo tempo della validità dell' astrologia,
I che appartIene... solo a Dio per attribuirlo agli uccelli, alle
bestie e alle cose insensibili, dando un posto a ciò che non ce
l'ha, a ciò che non può avere un posto neppure nelle creature
razionali come l'uomo» 87. Ma non è tutto, perché l'uomo da
non condivide la nostra concezione della natura: ad esem-
pio, ammette l'influenza dei corpi celesti su ques~o «povero
t so~o non .p~ò niente: «Le cerimonie, le osservanze, le figure,

I
le lffimagm1 e le cose che gli stregoni bruciano, appendono o
mondo» e sostiene che il loro studio permette dI pr~vedere collocan<? alle soglie delle abitazioni, sotto terra o sott' acqua,
i cambiamenti del clima, le epidemie e le carestie. E altret- non ~ossledono ne.ssun potere o efficacia per causare quegli
tanto convinto che i pazzi e i bambini, piu vicini ai movimen- effettI e, anche se li avessero, nella misura in cui queste cose
ti della natura e privi del pieno esercizio delle funzioni.intel- sono lontane dalle persone, non produrrebbero effetto alcu-
lettuali, siano capaci di predire il futuro. TI suo ~roced1men­ no, e~se?d~ impossibile che per via naturale si produca una
to rivela quanto restino fondamentalmente relative non solo qualSIasI aZlOne se non per contactum ... » 88. In altri termini,
la categoria del soprannaturale, ma anche qu.ell~ del natura- nportata alle sue dimensioni umane, l'azione magica è desti-
le, e quanto corrispondano sempre a costruzIonI passeggere nata al fallimento e all' impotenza, perché « soltanto i demoni
e mutevoli dello spirito e della cultura. producono simili ~ffe~ti». La conoscenza e la pratica magica
Fatte queste riserve, quando Las Casas individua un ca~­ possono essere qumd1 soltanto frutto di un'illusione o di un
po umano della conoscenza passibile di essere esplorato. e m- intervento demoniaco. I demoni - e con loro solo Dio e gli
terrogato dall'uomo con il solo apporto. de~a. sua raglOne~ angeli - sono capaci di anticipare o di perturbare il corso na-
non ci troviamo poi cosi lontani dalle nOZIonI dI profano e dI turale degli avvenimenti, di trarre i sensi in inganno, di acce-
CAPITOLO SECONDO LA GRIGLIA CONCETTUALE DI LAS CASAS

care l'intelletto - sempre, è vero, con il permesso di Dio. pensiero di Las Casas, a quei procedimenti comuni dietro ai
È solo questa l'origine del potere invocato da quegli strego- quali di volta in volta si profilat;to (e n?nsemp.re è pos~ibile
ni che hanno stretto un patto con il diavolo. L'accesso alla identificarli con certezza) angeli buonI o angeli malvagI. Per
magia non è .pili considerato come il prodotto tipico di un Las Casas, come per De Martino, per quanto immensa possa
pensiero selvaggio, primitivo, prelogico o prescientifico, ma essere la « distanza» che separa il miracolo della messa dalla
proprio come un'usurpazione calcolata, una devianza mo- magia superstiziosa, si tratterà sempre di una « distanza» che
rale, una perversione. Significa che la conoscenza magica e «concerne unicamente il grado di complessità del tecnici-
la. conoscenza naturale non solo coesistono ma dipendono smo magico e la qualità e il grado di autonomia dei valori me-
da una stessa forma di intelletto. Quando Las Casas evoca diati» 91.
«l'accecamento e la follia dell'intelletto, la corruzione e il di- Le analisi di Las Casas si fondano dunque su una separa-
sordine delle tendenze della volontà» per caratterizzare gli zione tra natura e soprannatura e su una tripartizione cono-
stati psicofisici provocati dai maghi e dagli stregoni, non pre- scenza naturale / conoscenza divina / conoscenza demonia-
figura l'analisi malinowskiana che subordina la pratica magi- ca. Siamo ancora lontani dalla distinzione sacro/profano e
ca all' espressione dei desideri e delle emozioni. Egli descrive dal trittico scienza/magia/religione, tanto cari entrambi al-
solo i mezzi, l'impatto e le conseguenze dell'effetto magico. l'antropologia religiosa. Le frontiere riconosciute da Las Ca-
TI fatto che la sfera magica sfugga all' azione diretta dell'uo- sas passano certamente pili tra latria e idolatria, tra umano
mo non la colloca nel campo dell'irrazionale e dell'emotivo; ed extraumano, che tra sacro e profano. La magia (demonia-
essa resta terreno di processi analizzabili, spiegabili e sempre ca) si contrappone alla (vera) religione come il diavolo a Dio,
riducibili all'opera del demonio sull'uomo. senza però che questo comporti un netto scarto tra magia e
Del resto potremmo dire altrettanto riguardo alla sfera di- religione. Bisognerà attendere che queste categorie acquisti-
vina' ai miracoli e ai prodigi del cielo e degli angeli. Erede del no un' autonomia di cui ancora non dispongono, per assiste-
tomismo, il razionalismo di Las Casas consiglia infatti, di re ai tentativi di separarle, a costo poi di voler proteggere la
fronte al meraviglioso, un atteggiamento prudente e dubita- religione dal contatto con una magia svalutata o, all'opposto,
tivo: «dobbiamo lasciare la nostra credenza in sospeso» e, 89
di proiettare sulla religione i m~viment~ di un pen~ie~o I?ag~­
prima di esprimerci, dobbiamo saper identificare l'origine co ... Prima di finire per scoprIre che I due peZZI disgIunu,
del fenomeno. Nel pensiero di Las Casas, scienza - o meglio contrapposti o sovrapposti appartengono di fatto allo stesso
conoscenza - naturale, magia e religione, pili che essere in continuum, battezzato per l'occasione «magico-religioso».
contrapposizione intellettuale, pili che essere in contrasto Per il momento, il procedimento di Las Casas permette di
sul piano della razionalità e della logica, dipendono invece classificare i differenti campi.della realtà, dalla sfera dell' a-
da livelli distinti e sovrapposti (l'uomo, il diavolo, Dio). zione umana e razionale, a quelle della virtud divina o dell'in-
Questo modo di porre il problema comporta che falsa reli- tervento demoniaco. Inoltre non va dimenticato che, a breve
gione e magia demoniaca coesistano come coesistono mera- termine, esso fornisce ai missionari e agli evangelizzatori gli
viglioso divino e religione vera. La frontiera pertinente passa strumenti per localizzare alcune pratiche indie, assimilando-
tra magia demoniaca e prodigio divino, non tra magia e reli- le alla magia e alla superstizione 92.
gione. Non solo Las Casas evita cosi di rimanere prigioniero
di quest'antitesi classica e stereotipata, ma in un certo senso Ora precursore, ora fondatore, Las Casas sviluppa un'an-
prepara la strada a coloro che, con Ernesto De Martino, ri- tropologia religiosa i cui schemi e la cui organizzazione non
terranno di avere scoperto l'intima parentela che unisce la hanno niente da invidiare a quelli dei suoi successori. L'ab-
magia alla religione. I «raccordi» e la «continuità di mo- biamo visto affrontare la spiegazione storica, dare uno schiz-
menti», che l'autore di Sud e Magia 90 cerca di individuare tra zo di interpretazioni già evoluzioniste o diffusioniste, inte-
magia popolare e cattolicesimo mediterraneo, rinviano, nel ressarsi ai meccanismi psicosomatici di determinati stati reli-
66 CAPITOLO SECONDO 1,AGRIGLIA CONCETTUALE DI LAS CASAS

giosi, abbandonarsi a un comparativismo planetario o quasi, scostino dal pensiero di Las Casas, dipendono pur sempre
ostentare una costante, ossessiva preoccupazione di scoprire . dalla stessa tradizione, sia pure liberata dai suoi fondamenti
la logica delle cose. Una preoccupazione che raggiunge 1'api- teologici. Melford E. Spiro si interroga, con esiti piu o meno
ce al momento di spiegare e, per cosi dire, di giustificare il sa- felici, sull'origine, sulla persistenza, sulla specificità e sull~
crificio umano, la cui brutale originalità o infinita crudeltà definizione della religione, senza nemmeno preoccuparsI
sarebbero proporzionate solo all' adorazione dovuta alla di- della realtà o dell'artificiosità della categoria esaminata. An-
vinità. Di piu, in diverse occasioni va riconosciuto a questi che se confessa, come molti altri, una certa difficoltà nel deli-
schemi il merito della precisione e il possesso di un rigore mitare il proprio oggetto di studio, non lo rimette in discus-
che talvolta fa dolorosamente difetto alle ricerche moderne e sione neanche per un momento, ma si limita a moltiplicare i
contemporanee. Las Casas sa sempre di che cosa parla, an- punti di osservazione (in termini di funzione, di bisogno, di
che se le sue defmizioni (del sacrificio, della divinità) non ci struttura, di credenza, di pratica ... 9'). Stessa sicurezza da
soddisfano piu. «teologo» la ritroviamo in Turner, quando dichiara che «la
Ma questa antropologia non si limita a sviluppare un ap- religione è determinata solo da se stessa» 94. Altri tentativi
proccio multiplo e sofisticato al fenomeno che vuole studia- riescono nella maggior parte dei casi solo a diluire la nozione
re: essa crea, mentre lo delimita, il campo dei suoi interessi. di «religioso» a un tal punto che sifinisc~ per dubitare del-
Lo crea in modo esplicito, isolando un ambito, quello del la sua fondatezza o della sua necessità. E il caso delle ipo-
«religioso », di cui fa, nello stesso tempo, un dato universale, tesi culturaliste di Clifford Geertz, che riducono la religio-
razionalmente e metafisicamente fondato. Potremmo fer- ne a espressione di un ordine simbolico 91. L'opposizione sa-
marci qui e sottolineare l'insufficienza delle analisi di Las cro/profano - ancora embrionale e di fatto secondaria in
Casas, la relatività culturale e storica dei loro presupposti e, Las Casas, per il quale, non dimentichiamolo, il fondo delle
per questa via, mettere in discussione la realtà dell' oggetto cose (= il divino) ricopre e assorbe per forza il profano - è
che esse pretendono di fondare. Ma che senso avrebbe rim- alla base di tentativi non molto piu soddisfacenti. Su questi
proverare a Las Casas di aver pensato come un uomo del XVI però torneremo alla fine della nostra ricerca.
secolo o criticarlo per aver delineato un argomento religioso
denso e complesso? Allo stesso modo potremmo denunciare Da questo insieme di contraddizioni, incertezze e sicurez-
anche il carattere fondamentalmente prefabbricato e artifi- ze, trarremo per il momento due considerazioni:
ciale della griglia concettuale usata da Las Casas - carattere - che la definizione del « religioso» e della religione non è
peraltro comune a ogni griglia intellettuale -, della quale ab- cosa scontata (1'abbiamo sottolineato spesso,. ma forse
biamo ormai scoperto la funzione esplicativa del « religioso» non ne abbiamo ricavato tutte le possibili implicazioni);
in generale e dell'idolatria in particolare... Ci sembra però - che queste due categorie sono spesso utilizzate senza il
piu suggestivo ricordare che si tratta della stessa griglia inter- minimo discernimento, quando invece le basi su cui
pretativa che, con orpelli diversi e di volta in volta rimpuliz- poggiano appaiono molto meno esplicite ed evidenti di
zita, struttura i punti essenziali delle ricerche sul «fatto reli- quanto non fossero al tempo di Las Casas.
gioso» in antropologia e in storia.
In fondo, è come se i saggi di antropologia religiosa aves- In queste condizioni è possibile continuare a parlare in
sero sottilizzato sugli strumenti di approccio, sulle classifica- termini di «religioso» e di religione senza una qualche pre-
zioni e le periodizzazioni, sulla gerarchia delle istanze e delle cauzione? Dobbiamo piuttosto darne un' ennesima defini-
funzioni, senza però tornare quasi mai sul problema della zione? O forse sarebbe meglio farne a meno e meditare inve-
consistenza e della qualità dei rapporti che questa categoria ce sull' affermazione di Marcel Granet, che giudicava inop-
può avere con la realtà. Abbiamo visto, ad esempio, che Sa- portuno, all' interno di uno studio sulla Cina, un capitolo de-
pir fa uso di un vocabolario e di categorie che, per quanto si dicato alla religione 96? Lungi da noi, sia chiaro, il proposito
68 CAPITOLO SECONDO LA GRIGLIA CONCETTUALE DI LAS CASAS

di sottoporre al vaglio della critica chi faccia uso di queste Il Ibid., p.375.

nozioni, o di sottolineare pigrizie linguistiche, ingenuità e 12 Ibid., p.377.


Ibid., p.378.
inerzie del pensiero (presenti del resto tra gli storici come tra l)

14 Ibid., p.379.
gli antropologi). Vogliamo invece misurare con maggior cu- I.S Sapir (1967), p. 192.
ra la relatività storica e culturale di strumenti concettuali ap- 16Eliade (1967), p. 173.
plicati a fatti, credenze, pratiche e monumenti di cui nessu- 17Edmund Leach, Genesis as a Myth and Other Essays, Cape Editions, London
no, è ovvio, si sognerebbe di negare l'esistenza. Di qui nasce 1969, p. IO.
18 Las Casas (1967), I, p. 555.
la necessità di esplorare l'antropologia religiosa sviluppata
19 Ibid., p. 382.
nell' opera di Las Casas e in quella dei suoi contemporanei e
20 Berger (1967), p. 28.
successori (Acosta, Duran, Torquemada ... ) che fondamen- 21 Geertz, in Banton (1973), p. 23.
talmente condividono, al di là delle polemiche, i suoi princi- 22 Las Casas (1967), I, p. 375.
pali intenti e le basi del suo pensiero. A questo punto, doven- 2) A. L. Kroeber, Culture Patterns and Processes, A. Harvest / HBJ Book, New

do fare un rapido bilancio della nostra lettura, diremmo che York - London 1963, p. 161.
il pensiero ecclesiastico, fondandosi su un' eredità aristoteli- 24 Spiro, in Banton (1973), p. 102.

25 Michel Foucault, Les Mots et les Choses. Une archéologie des sciences humaines,
ca e tomista, scelse di isolare dalla realtà un insieme di tratti - Gallimard, Paris 1966, p. 40 (trad. it. Le parole e le cose, Rizzoli, Milano 1978,
il desiderio di Dio, la"'latria e l'idolatria ... - che considerava P·39)·
universali. Questo congiunto di tratti corrisponde a un pro- 26 Las Casas (1967), I, p. 384.
cedimento tipico del pensiero, a un bisogno umano, e si 27 Acosta (1979), p. 235.
scompone in una serie di istituzioni, di pratiche, di funzioni e 28 Ibid., pp. 255, 267.
di ruoli che coprono i suoi a~petti e le sue manifestazioni 29 Ibid., pp. 242, 237, 278.
Las Casas (1967), I, p. 567.
principali. Las Casas, come i conquistadores e i cronisti del )O

31 Ibid., p. 554.
suo tempo, ma pili sistematicamente di loro, raccoglie que- )2 G. van der Leeuw, La religion dans son essence et ses manifestations. Phénomeno-
sta eredità, applicando all' America la griglia concettuale che logie de la religion, Payot, Paris 1955, p. 14 (trad. it. Fenomenologia della religione,
ne deriva. Boringhieri, Torino 1960, p. II).
J) Las Casas (1967), I, p. 396.
34 Ibid., II, p. 47.

35 Ibid., I, pp. 397,669.


! Las Casas (1967), I e II. 36 Eliade (1967), p. 145.
2 Anthony Pagden, The Fall ofNatural Man. The American Indian and the Origins )7 Edward B. Taylor, Primitive Culture, 2 volI., Murray, London 1871.
ofComparative Ethnology, Cambridge University Press, Cambridge 1982, p. 123
38 Las Casas (1967), I, p. 374.
(trad. it. La caduta dell'uomo naturale, Einaudi, Torino 1989, p. 159). Vi si può tro-
vare un'eccellente introduzione all'opera del domenicano. Sul progetto di Las .39 Ibid., p. 631.

Casas, cfr. Juan Friede e Benjamin Keen, Bartolomé de Las Casas in History, De 40 Sapir (1967), p. 201.
Kalb (ID.) 1971; Henry Raup Wagner e Helen Rand Parish, The Life and Writings 41 Schmidt (1987), pp. 17- 20.
ofBertolomé de Las Casas, Albuquerque (N.M.) 1967. In francese, Philippe Igna-
42 Las Casas (1967), I, p. 631.
ce André Vincent, Bartolomé de Las Casas, Taillandier, Paris 1980.
43 Ibid., p. 391.
3 Pagden, The Fall cit., pp. 61-64 (trad. it. pp. 73-76).
44 Ibid., pp. 396 -97.
4 Su Las Casas e sant'Agostino, D. A. Brading, Prophecy and Myth in Mexican
History, Cambridge University Press, Cambridge s.d., pp. 15-27. 45 Ibid., p. 57 2 .

5 Las Casas (1967), I, p. 369 46 Ibid., pp. 397-98.

6 Ibid., p. 249. 47 Pagden, The Fall cit., p. I4I (trad. it. p. 180).

7 Sapir (1971), p. 191. 48 Las Casas (1967), I, p. 643.

8 Las Casas (1967), II, p. 295. 49 Ibid., p. 609.

9 Sapir (1967), pp. 191-92. 50 Ibid., II, pp. 47-48.

lO Las Casas (1967), I, p. 370. 51 Ibid., p. 266.


CAPITOLO SECONDO . LA GRIGLIA CONCETTUALE DI LAS CASAS

52 Ibid. 92 Las Casas (1967), I, p. 497.


53 Ibid., I, p. 572 • 93 Spiro, in Banton (1973), p. n6.
54 Ibid., p. 6I2. 94 Vietor W. Turner, Chihamba: The White Spirit, Manchester University Press,
55 Ibid., pp. 620,544,549.
Manchester 1962, p. 92.
56 Ibid., II, p. 161.
95 Geertz, in Banton (1973).
57 Ibid., p. I02.
96 Marcel Granet, La pensée chinoise, Albin Michel, Paris 1950, p. 586 (trad. it. Il
pensiero dnese, Adelphi, Milano 19862).
'8 Ibid., I, p. 545.
59 Ibid., pp. 543-44.

60 Ibid., p. 471.

61 Ibtd., II, p. 157.

62 Pagden, The Fall cit., p. 137 (trad. it. p. 176).

63 Las Casas (1967), II p. 153.


64 Ibid., p. 154.
65 Ibid., I, p. 386.
66 Ibtd., p. 398.
67 Ibid., p. 469.
68 Ibid., pp. 453, 456, 419, 487.
69 Ibid., p. 498.
70 Un'edizione francese del Malleus: Henry Institoris e Jacques Sprenger, Le mar-
teau des sordères, Plon, Paris 1973.
71 Eliade (1967), p. 14 (trad. it. p. 18).
n Las Casas (1967), I, pp. 663-65, 369.
73 Ibid., p. 620.

74 G. J. Vossius, De Theologia Gentili et Physiologia Christiana; sive de origine ac


progressu Idololatriae... , Amsterdam 1641; Edward Herbert di Cherbury, De reli-
gione gentilium, e"orumque apud eos causis, Amsterdam 1663.
75 Conformité des cérémonies chinoises avec !'idolatrie grecque et romaine, citato in
Jean Pouillon, Fétiches sans fétichismes, Maspero, Paris 1975, p. 170.
76 Las Casas (1967), II, p. IO.

n Ibid., p. 9 2 .
78 Carlo Ginzburg, I Benandanti. Stregoneria e culti agrari tra Cinquecento eSeicen-
to, Einaudi, Torino 1966, pp. 68-73.
79 Schmidt (1987), p. 21.
80 Herbert of Cherbury, citato in Schmidt (1987), p. 17.
81 Henri Hubert e Marcel Mauss, Esquisse d'une théorie générale de la magie, in

«L'année sociologique», VII (1902).


82 Lucien Lévy-Bruhl, Les fonctions mentales dans les sodétés inférieures, Alcan, Pa-

ris 19IO.
83 Malinowski (1974).

84 Ibid., p. 27.

8' Las Casas (1967), I, p. 439.


86 Ibid., p. 539.

87 Ibid., p. 433.

88 Ibid., p. 459.

89 Ibid., p. 539.

90 Ernesto De Martino, Sud e Magia, Feltrinelli, Milano 1972.

91 Ibid., p. 91.
LE «RELIGIONI AMERINDIE» 73
Capitolo terzo ne contrastano con le forme complesse scoperte o, forse me-
glio, riconosciute, in Messico e in Peru. Come classificarle?
Le «religioni amerindie»
L'imbarazzo traspare a dispetto (e a causa) delle informazio-
ni fornite da Cristoforo Colombo e da un frate catalano, Ra-
mon Pané, autore, intorno al 1498, del primo lavoro di etno-
grafia «americanista» 4. Da principio, Colombo aveva con-
Una chiesa si ergeva statato un' assenza totale di organizzazione religiosa: «Que-
squillante come una campana.
sta gente non ha nessuna setta», «esta gente no tiene secta
PHILIPPE SOUPAULT ninguna» '; in seguito gli spagnoli, Pané in testa, individua-
rono progressivamente dei culti e delle pratiche. Sulla base
dell' esperienza personale maturata durante il soggiorno a
Qui Las Casas non sarà piu la nostra unica guida: gli af- Santo Domingo, Las Casas esprime un giudizio sfumato:
fiancheremo infatti due preziosi collaboratori, il francescano «Quasi ovunque esisteva una sorta di religione e la loro ido-
Juan de Torquemada e il gesuita José de Acosta. Quest'ulti- latria era cosa da poco, praticamente inesistente, anche se se
mo pubblica nel 1590 la sua Historia natural y moral de las In- ne incontravano alcune manifestazioni» 6. Dunque l'idola-
dias, un'opera nettamente piu concisa della Apologética hi- tria c'era, ma in proporzioni minime. Vale a dire: nessun
storia sumaria, ma costruita anch' essa a partire da una visio- tempio che fosse degno di tale nome, nessun idolo, o vera-
ne panoramica delle società americane l. Torquemada è inve- mente pochi, nessuna « cerimonia esteriore», solo alcune ce-
ce autore di una compilazione che raggiunge le proporzioni lebrazioni riservate; in compenso, la «religione» di questi
impressionanti di quella di Las Casas, pur essendo~incentra­ popoli si riduce all'idea di un dio, mescolata ad alcuni «erro-
ta solo sul Messico: si tratta della Monarquia indiana, che ri» favoriti dal diavolo. Gli indigeni di Santo Domingo arri-
esce a Siviglia agli inizi del XVII secolo, nel 16152. Intermina- vano quasi al monoteismo - «un verdadero y solo Dios» - e,
bile summa barocca redatta a gloria dell' ordine francescano, spinti dalla ragione natyrale, avrebbero potuto probabil-
l'opera di Torquemada s'ispira agli apporti dell'illustre do- mente andare ancora piu in là, se «qualcuno» - il diavolo,
menicano e a quelli dei francescani che lo precedettero, Mo- naturalmente - non fosse intervenuto a «deviarla» 7.
tolinia, Sahagun e soprattutto Mendieta. Torquemada con- Latria o idolatria? Possiamo notare come la griglia concet-
sulta anche Acosta, citato e trascritto, anche se in qualche oc- tuale consenta un approccio piu sottile, che non obbliga a
casione deve prenderne le distanze. Resta comunque il fatto un' antitesi semplicistica, per quanto siano sempre le stesse
che le opere del gesuita e del francescano conobbero una va- categorie a essere utilizzate, a costo magari di una constata-
sta diffusione e contribuirono notevolmente a formare la no- zione negativa: non esistono sette, non esistono preghiere,
stra visione dei mondi indigeni, a differenza della meno for- non esistono idoli. Le caselle sono già pronte, si impongono
tunata Apologética historia sumaria, che, rimasta inedita, cir- al pensiero come se non chiedessero altro che di essere riem-
colava solo in edizioni manoscritte 3. pite ... Se Las Casas le lascia vuote, si guarda anche bene dal
modificarle. Eppure ...
A dire il vero, l'imprevedibilità e la stranezza della realtà
L'invenzione delle religioni amerindie. osservata avevano spinto i primi scopritori ad adottare dei
termini taino -le popolazioni oggi estinte delle Grandi An-
Ripartiamo da Las Casas e dal suo quadro delle società tille - e a creare concetti nuovi: come quello di cemi, idolo
americane. La sua griglia interpretativa si scontra subito con che di fatto non è un idolo, immagine scolpita o semplice
un primo ostacolo, quello costituito dalle culture delle Isole, pietra informe, legata all' ancestralità piu che alle divinità e
Grandi Antille e Caraibi, le cui pratiche estremamente scar- dotata di poteri divinatori 8. TI termine, purtroppo, non co-
74 CAPITOLO TERZO LE «RELIGIONI AMERINDIE» 75
nobbe affatto lo splendido futuro della parola «feticcio» e si trovano luoghi di culto, ma sembrano dedicati alle imma-
ben presto scomparve dalle narrazioni, eclissato dal termine gini degli antenati dei signori locali 14. I sacerdoti indigeni in-
«idolo». Fu una prima senza repliche, che ricorda - solo in vece sembrano svolgere ovunque un ruolo tanto attivo quan-
parte -l'utilizzazione del termine bulto nei paesi andini. Las to nefasto, per l'impegno che profondono nel corrompere le
Casas comunque non si dimostra cieco di fronte alle peculia- deboli intelligenze di quei popo!i, tutti in possesso di « qual-
rità delle Isole: i sacerdoti indigeni descritti nella sua opera che nozione del vero Dio» 15. E una visione sintetica, che
somigliano piu a medici-indovini o a medici-stregoni che 9 combacia grosso modo con l'esperienza vissuta da Cieza de
non a rappresentanti di un clero istituito. Inoltre non possia- Leon riguardo alla mancanza di idoli e alla posizione dei s·a-
mo ignorare il frequente e meravigliato riferimento alle favo- cerdoti. In Las Casas (che parla di nazione e non di behetria)
le indigene lO, a quelli che oggi chiameremmo miti. Ramon troviamo però un' ottica nell' insieme piu favorevole a quelle
Pané, un altro grande tra i primi americanisti, si impegnò del popolazioni indigene.
resto nella stesura di alcune loro versioni. Miti, «sciamani» TI Brasile costituisce un altro ostacolo, che deve essere su-
ante litteram: le Isole offrirono il loro contributo allo studio perato e spiegato 16: qui non ci sono né idoli, né nozioni di
delle «religioni primitive» prima di trasformarsi in immensi dio. Che si tratti di uno stato prereligioso o areligioso, di un
cimiteri assolati. Ma né Pané né Las Casas disprezzavano caso cioè non previsto dal modello interpretativo? No, dal
questa semplicità di forme. In questo caso il primitivo era va- .. momento che gli informatori descrivono un culto in onore
lorizzato. Il rudimentale era segno di «purezza », non causa del tuono (<< chiamato Tupana, che significa cosa divina o so-
di rigetto: gli abitanti delle Lucayas - «simplisima gente », a prannaturale») e, soprattutto, parlano della fede in alcuni
sentire Las Casas 11 - , la cui religione si limitava-a una vaga co- stregoni venuti da fuori, profeti di un mondo migliore dove
noscenza di Dio, occupano di gran lunga il primo posto nella l'uomo non lavorerà piu, ma anche, allo stesso tempo, medi-
stima dell' osservatore; D'altronde il domenicano non riusci- ci che curano le malattie. Sono stregoni in grado di provoca-
rebbe mai a immaginare degli indigeni totalmente refrattari re crisi di possessione e di usare la ventriloquia. «Sciamane-
all'idea di Dio, né a tacciare di irrazionalità una pratica da lui simo », profeti, utopia liberatrice ... ecco già raccolti gli ingre-
osservata. Al contrario, riconosce che i miti possono avere dienti per un' antropologia religiosa che si consacrerà alle
un senso (per quanto dovesse sfuggirgli quale) e, dall'osser- «religioni primitive» prima di affrontare i «messianismi»
vazione diretta, in situ, delle cerimonie indigene, riceve con- del Terzo Mondo. Come non rendere omaggio all' ampiezza
ferma di quanto letto in san Tommaso: il dovere sacrificale di vedute di questi pionieri (Las Casas prima, Torquemada
dipendeva dalla legge naturale, era veramente un atto spon- poi) che si dovettero confrontare con una realtà multiforme
taneo, distintivo di «tutti gli uomini» e indipendente dalla e con informazioni spesso misere e contraddittorie? La testi-
Rivelazione 12. Perfetta illustrazione di un procedimento che monianza brasiliana (proveniente da una fonte gesuita), an-
cerca nella realtà la conferma di quanto appreso nei libri. ziché mettere in crisi la griglia concettuale, rafforza quanto
D'altro canto, la cura con cui descrive i riti divinatori e le cri- appreso nelle Isole e sul continente, poiché dimostra che
si estatiche testimonia un rispetto di cui si dimostra crudel- fu proprio attraverso «ministri e sacerdoti» indigeni che il
mente privo Lewis Henry Morgan, per il quale, nel 1877, «le diavolo si dedicò alla diffusione dell'idolatria, come se l'in-
religioni primitive sono grottesche e, per certi versi, inintelli- termediario umano avesse preceduto quello costituito dal-
gibili» 13. Las Casas tende piuttosto a imputare la povertà dei l'idolo l7 •
tratti culturali attribuiti a questi indios alla «scarsa attitudi- Ciò non toglie che 1'attenzione dei nostri cronisti si fissò
ne» della principale fonte a cui attinge, il frate Ramon Pané. soprattutto sulle grandi civiltà del Peru e del Messico. Supe-
La situazione delle Isole si ripresenta, con poche varianti, rato lo sconcerto provocato dal numero infinito delle divini-
nel nord dell' America meridionale, in Venezuela e in Co- tà americane, giunge il tempo delle classificazioni. Classifica-
lombia: non esistono templi, né idoli, né sacrifici. È vero che zioni in cui si distinguono il domenicano Las Casas, il gesuita
CAPITOLO TERZO LE «RELIGIONI AMERINDIE» 77
Acosta, il francescano Torquemada e molti altri. TI modello lori 24. Due divinità avranno tuttavia un destino particolare,
greco-romano fornisce un assetto già pronto per l'uso 18. Da dovuto ai loro possibili accostamenti al cristianesimo: in
una parte mette infatti a disposizione le categorie di dio paga- Messico, Quetzalcoatl, uomo esemplare e pacifico, che sep-
no e di pantheon, dall' altra facilita ai nostri cronisti, sempre pe bandire i sacrifici umani prima che scomparisse e fosse
alla caccia di analogie e somiglianze, il compito di trovare canonizzato «come dio supremo» 23; in Pero Viracocha, dio
sempre nuovi parallelismi tra le mitologie dei due mondi. «facitore del mondo», «hacedor del mundo», creatore del
Paralleli che d'altronde, in alcune occasioni, diventano delle cielo e della terra 26. Non smetteranno mai di attirare l' atten - .
pure e semplici identificazioni: il dio messicano Tezcatlipoca zione dei cronisti e degli storici, fino a diventare, piti o meno
è Giove, cOSI come Marte è il dio della guerra Huitzilopoch- gradualmente, gli assi portanti della griglia concettuale.
tli. Questo non significa piti mettere l'America sullo stesso Questa gerarchia non può esistere senza un vertice, senza
piano dell'Antichità, qui siamo ormai arrivati a confondere un dio «mayor y mas poderoso», equivalente del Giove dei
l'una con l'altra. Ormai per T orquemada la griglia non serve latini; e non è difficile scoprirlo, dalla Florida al Perti: è il so-
soltanto a interpretare e ordinare: essa tende anche a operare le, naturalmente. A meno che la divinità suprema non venga
la sovrapposizione e la compenetrazione tra i due mondi, per identificata con il Tloquenahuaque o l'Ypalnemohualoni dei
quanto l'autore non si dimostri insensibile alle sfumature messicani, come fa Torquemada, per il quale «questi uomini
locali 19. ciechi [ ... ] non si sbagliavano tuttavia nei nomi che le [ = alla
Queste associazioni non sono un semplice sfoggio dieru- divinità suprema] conferivano, poiché erano, effettivamente
dizione, né possiamo ridurle ad arguzie teoriche basate su e in senso proprio, i suoi» 27. L'idea che le divinità supreme
analogie esteriori. Esse si forrdano tutte su un postulato caro ricevessero dovunque appellativi analoghi veniva confortata
a Torquemada: la convinzione che la scelta di «dei in gran dall' esempio americano. Capovolta - nomi diversi per uno
numero» - diremmo noi del politeismo - è frutto della «di- stesso dio -, avrebbe presto alimentato la teoria del monotei-
versità delle lingue» 20 e non fa altro che dissimulare la pre- smo originario e le speculazioni deiste di Herbert di Cher-
senza universale del demonio che si veste di nomi diversi. bury28.
Chi sono il dio messicano T ezcatlipoca e il dio romano Gio- L'esplorazione dell'universo degli dei indigeni prosegue
ve? « Uno stesso demone travestito e designato da questi due sotto la guida dell' approccio «semiologico » riservato in ge-
nomi». Solo le date e i nomi sono diversi. Ne deriva l'impor- nere alle divinità del paganesimo antico. Viene posto l'ac-
tanza del nome, che permetterebbe di cogliere i caratteri es- cento su un'esegesi del segno, perché «le insegne e gli orna-
senziali della divinità 21. menti possedevano un loro significato ». La spiegazione di
Questa organizzazione basata sul modello greco-latino - o questo atteggiamento risiede nell'idea direttrice per la quale
meglio, sull'idea che di questo modello si aveva a metà del la divinità è una e, di conseguenza, è essenzialmente il ropaje,
Cinquecento - viene a proiettare sulle culture messicane una il suo rivestimento, a meritare la nostra attenzione all' interno
gerarchia tripartita del divino tratta da sant'Agostino 22, vali- del quadro d'insieme di una data cultura. L'approccio si fa
da, come avremmo facilmente immaginato, per tutte le gran- decifrazione, esegesi degli ornamenti e degli attributi 29. Leg-
di idolatrie antiche: non restava che· riempire le caselle già giamo quel che possiamo imparare del dio messicano Huit-
pronte 23 • Tra gli dei nati dall'immaginazione i cronisti metto- zilopochtli: «Portava una maschera d'oro a indicare che la
no Tezcatlipoca (<<che [gli indios] chiamarono l'anima del divinità è coperta e si manifesta solo dietro a una maschera
mondo») e Tlaloc, dio della pioggia e della fecondità, men- [... ], lo cingeva un serpente d'oro a significare la severità del
tre in Quetzalcoatl vedono il frutto della divinizzazione di un dio ... »30. Indicare, significare ... nell' opera del cronista si am-
essere umano ... Non solo la griglia proietta su altre culture il massano in continuazione gli stessi termini, mentre si conso-
dualismo dello spirituale e del corporale, del materiale e del- lida la convinzione che per isolare l'originalità di una confi-
l'immaginario, ma in piti attribuisce loro la stessa scala di va- gurazione culturale occorre sondare attributi e ornamenti
CAPITOLO TERZO LE «RELIGIONI AMERINDIE» 79
divini, poiché costituiscono le varianti esotiche di una stessa assumevano i gesti e i rituali appariva necessariamente come
essenza. Ma è ovvio - per i cronisti - che questi attributi po- una delle componenti pili importanti di qualsiasi religione.
tranno rivelarci solo ciò che già sappiamo del divino, vale a La descrizione delle cerimonie e dei sacrifici produce una
dire che è nascosto, che è severo e onnisciente, che da lui di- messe di osservazioni sulle pratiche indigene: calendario
pende ogni vita umana ... In questo modo l'interpretazione delle feste, natura delle offerte, dettaglio dei preparativi, tipo
dei segni proposta dalla griglia torna a convalidare e a raffor- di intervento e grado di partecipazione dei sacerdoti, esposi-
zare i principi a cui è ispirata. zione degli idoli, processioni e banchetti, distinzione tra sa-
crifici «generali» e sacrifici «particolari», tra varianti quoti-
diane e celebrazioni eccezionali ... Las Casas si dimostra sen-
sibile tanto ai gesti individuali che accompagnano la caccia,
Il percorso obbligato: templi, sacerdoti, sacrifici.
la semina, la costruzione di una casa, quanto alle manifesta-
zioni pubbliche J4. .

La griglia interpretativa di Las Casas (con i suoi riciclaggi Qualunque sia il valore di queste osservazioni, esse resta-
successivi) distribuisce in tutta sicurezza i dati dell'esperien- no il prodotto di una reinterpretazione. All' occorrenza è il
za americana all'interno delle categorie convenute. Dopo gli rito - ossia la liturgia cristiana - a orientare l'applicazione
dei, è la volta della descrizione prolissa dei santuari del N uo- della griglia interpretativa," fornendo i punti di riferimento
vo Mondo, delle «torri» di México-Tenochtitlan e delle al- nella lettura dei dati, introducendo una terminologia, pro-
tre grandi città americane, degli oratori preincaici e dei tem- ponendo audaci accostamenti che fanno si che le feste indi-
pli del sole. Con la stessa dismvoltura e autorevolezza, Las gene siano assimilate alla Pasqua o alla Quaresima }~. Il sumo
Casas, Torquemada e Acosta individuano le gerarchie sacer- ponti/ice indigeno benedice e consacra la statua del dio Huit-
dotali, descrivono i sistemi di designazione e i modi di vita, le zilopochtli, mentre l'antica statua viene distrutta e i suoi resti
prerogative e i segni distintivi 31. Per tutti è fondamentale il te- trasformati in preziose reliquie, oggetto di contesa tra i pre-
ma del sacrificio. Nella sua Monarquia indiana, il francesca- J6
senti In altro luogo, la consumazione del corpo del dio è

no Torquemada l'affronta in termini che illustrano il modo concepita come una forma di comunione. Gli antichi peru-
di procedere dei nostri cronisti: «Per quanto il sacrificio sia viani si sottomettevano a delle penitenze «quando avevano
naturale, la maniera di sacrificare non lo è, né lo sono le cose peccato commettendo qualche offesa ... » 37. Disinvoltura !in-
che lo devono comporre [ .. .], non pili di quanto sia o sia stata guistica e propensione all' analogia e a ciò che è familiare tra-
predeterminata la sua sede» 32. In altre parole, se l'operazio- sformano ancora una volta gli accostamenti in identificazio-
ne sacrificale -l'atto di fedeltà al dio per eccellenza - è uni- ni. Si vede quel che ci s'aspetta di vedere. Gli automatismi
versale, il suo contenuto (= las cosas), la sua organizzazione, culturali legati all' osservazione hanno partita vinta senza che
il suo rituale (= la manera) e il suo spazio (= ellugar) sono l'osservatore ne abbia mai coscienza. Al punto che, in alcuni
considerati variabili a seconda delle società. Qui possiamo casi, questi intraprende il percorso inverso e, dopo aver
cogliere direttamente la rigidità e insieme l'apertura di una scambiato' gli accostamenti abbozzati per similitudini pro-
griglia concettual~ che permette di render conto delle cultu- fonde, cerca di risolvere l'enigma della loro origine, come fa
re pili disparate. E significativo come tutti gli osservatori sia- Acosta quando riduce gli elementi comuni cosi individuati a
no rimasti colpiti dal numero e dall' opprimente presenza dei una parodia satanica.
riti indigeni (<< l'abitudine al sacrificio»), soprattutto tra i Non crediamo con questo che la visione cattolica conduca
messicani, che da questo punto di vista sembrano superare necessariamente alla distorsione o al delirio d'interpretazio-
tutte le altre nazioni, perfino gli ebrei JJ. ·Si, perché il modello ne. Essa può anche offrire intuizioni preziose. I cronisti os-
giudaico era relativamente familiare ai missionari - in alcuni servano che la «comunione indigena» è distribuita secondo
casi erano essi stessi di origine marrana - e il peso che in esso criteri di sesso e di residenza, come se andassero al di là della
80 CAPITOLO TERZO LE «RELIGIONI AMERINDIE» 81
descrizione del tipo di pratica per seguire la dimensione ri- tura dello sguardo e a una strategia di evangelizzazione. Le
tuale « cattolica» per eccellenza, quella collettiva e sociale, la lezioni dell' umanesimo e di una certa cultura rinascimentale
communitas secondo l'espressione di Turner 38 • E allo stesso - in seguito barocca, con il francescano Torquemada nella
modo viene messo facilmente in risalto il carattere collettivo Monarqufa indiana o con il gesuita Acosta si uniscono a.lla
43 -

di un digiuno: «Tutti digiunavano, signori evassalli, nobili e convinzione che l'immagine deve contribuire alla converSIO-
plebei, uomini e donne, senza distinzione» 39. Annotazione ne religiosa. Succede cosi che, metten.doregol~rmente.l' ac:
tanto pili preziosa, in quanto la società messicana è in genere cento sul gestuale e sul visivo, sulludico e sull espressIvo, 1
percepita come rigidamente gerarchizzata e suddivisa. Con cronisti finiscano con il condurre indagini spesso felici sulle
altrettanta pertinenza i cronisti sanno collegare il «mito» al culture indie a cui sembrano avvicinarsi pili. in queste oçca-
«rituale». T orquemada mette in correlazione la convinzione sioni che du'rante le loro analisi strettamente concettuali,
con cui gli indios credono nelle «favole» e la solennità delle quando probabilmente sono troppo prigionieri di s<:hemi a
feste che in quelle « favole» trovano il loro fondamento: «Se cui è quasi impossibile sfuggire. Sa:e~be opportuno m~aga­
non le considerassero vere, non le utilizzerebbero con tanta re pili a fondo questo iato tra una gnglia concettuale onnlpre-
diligenza ed efficacia come viene segnalato a proposito delle sente e una sensibilità che se ne prende gioco e, in. parte, la
loro feste» 40. La festa viene intesa letteralmente come «uti- corregge. •
lizzazione» della favola. Las Casas porta a termine il suo quadro delle idolatrie
Tuttavia la curiosità dei cronisti è risvegliata soprattutto amerindie, convinto che non abbiano nulla da invi?iare in
dall' aspetto visivo, dalla drammaturgia delle connessioni, raffmatezza alle idolatrie antiche. In questo modo Cl ha an-
dalla regia: osserviamo - con gli occhi di Las Casas - questo che offerto la prima visione sintetica delle « religioni amerin-
sacrificio celebrato a CuautitIan nei dintorni di Città del die». L'impresa enciclopedica del domenicano è veramente
Messico: esemplare, in quanto raccoglie la sistematizzazione e l~ svi-
«La vigilia di questa festa innalzavano sei tronchi grandi 1uppo delle interpretazioni dell' epoca. Prima e dopo dI Las
. come alberi di nave, con le loro scale, e in occasione di questa Casas, lo sguardo occidentale, non importa se sbrigativ~ o
vigilia sgozzavano due donne schiave in cima alle gradinate, accurato se critico o affascinato, seziona le culture amerm-
davanti all' altare degli idoli, e li le scorticavano completa- die seco~do gli stessi criteri, in modo particolare quando si
mente, con il viso e il resto, levando loro anche le ossa delle tratta del Messico. Dopo Cortés, dopo il Conquistador ano-
cosce. Il mattino del giorno della festa due indios nobili si ve- nimo, il francescano Motolinia si inserisce negli stessi sche-
44

stivano di quelle pelli, con il volto coperto da maschere L.. ] mi, anche se non mostra verso l'idolatria indigena l'interesse
In basso stava una gran moltitudine di persone, tutte attoni- del domenicano. Molte delle sue osservazioni avrebbero co-
te, e tutte dicevano: "Ecco che vengono i nostri dei, ecco che munque alimentato le riflessioni di Las Casas. In seguito ne
vellgono i nostri dei"» 41 ••• verranno altri: Francisco de Aguilar 4', Bernal Diaz del Castil-
E d'altronde lo stesso scrupolo con cui, pili in là, il dome- 10 46 , il francescano Diego de Lancia (1560) 47 ••• Possono varia-
nicano fa il resoconto degli spettacoli edificanti allestiti, sotto re i giudizi, il sacrificio umano può suscitare in alcu~i l'orro-
la sorveglianza dei religiosi spagnoli, dagli indios messicani re in altri l'ammirazione - di Las Casas, quando VI vede la
appena convertiti. Ma il domenicano non è un caso isolato. fo~ma pili elevata di sacrificio e di venerazione -, ma tutti so-
Anche al francescano T orquemada piace descrivere in detta- no comunque d'accordo nel riconoscere nella maggior parte
glio le processioni precortesiane, i costumi, le danze, il canto delle società amerindie, sia pure in proporzioni diverse, gli
e la musica, le feste, lo sfarzo e l'allegria 42, senza tralasciare le elementi classici della religione, quel ventaglio di compo-
orge di cibo e di bevande. L'interesse inestinguibile per le fe- nenti che costituiscono «las cosas del culto divino» 48, «la re-
ste preispaniche o cristiane, la stupefacente vividezza delle ligi6n y cultura de sus dioses» 49. Se gli indios erano uomini, e
descrizioni, non sono certo un caso. Vanno ascritti -a una cul- non bestie, avevano per forza una religione. 0, per essere pili.
82 CAPITOLO TERZO LE «RELIGIONI AMERINDIE»

precisi - dato che l'approccio di Las Casas è forse meno ri- eredità insieme con l'inerzia degli approcci storici e antropo-
duttivo del nostro - sembra proprio che le culture civilizzate, logici. Sfogliamo una sintesi recente (I982), scritta da uno
cioè le società degne di questo nome, non potessero sottrarsi studioso autorevole come Francis F. Berdan. Il suo saggio
alla religione se volevano meritare il titolo che portavano. sugli Aztechi del Messico Centrale comprende naturalmente
Ci accorgiamo di aver lasciato da parte il problema della un capitolo dedicato alla religione· (Religious organization
distinzione tra vera e falsa religione e della continua ricerca and beliefs). li capitolo è a sua volta diviso per argomenti: mi-
della matrice demoniaca. D'altronde, piu di Las Casas, è ti, divinità che formano un enormous and complex pan-
Torquemada che ama dilungarsi sulla responsabilità del dia- theon ", sacerdoti e templi, riti e cerimonie, divinazione e
volo: «L'inganno e la menzogna di questo impostore che ci magia, stregoneria. Non c'è praticamente dubbio che, a par-
inganna»~. Ma, come abbiamo visto, è solo con il gesuita tire da Las Casas e tre secoli dopo Acosta, il contenuto delle
Acosta, che questa interpretazione assume un tono veramen- caselle si sia arricchito e affinato, ma nell'insieme le caselle
te ossessivo. Cosi che la sua analisi resta sommaria, concen- sono rimaste sempre le stesse ... E tuttavia altri cronisti si era-
trata solo sugli effetti combinati dell'inganno diabolico e del- no ben presto resi conto dei limiti angusti in cui li costringe-
la paura". va la griglia concettuale che dovevano applicare.
Ma per altri aspetti l'opera di Acosta contribuisce a serra-
re per il futuro le maglie della griglia interpretativa. Se il libro
V della sua Historia natural y moral de las Indias non si disco- l Acosta (1979).
sta di molto dagli schemi di Las Casas'2, dà però prova di 2 Torquemada (1975-83).
maggior originalità quando si propone di classificare gli og- 3 Las Casas (1967), I, pp. XXXV-XXXVI.

getti indigeni di culto, distinguendo tra oggetti naturali e og- 4 Pané (1977).

getti immaginari o creati dalla mano dell'uomo. Questa tipo- 5 Colombo (1985).

6 Las Casas (1967), I, p. 632.


logia suggerisce ad Acosta una visione sintetica e ordinata
7 Ibid., pp. 632-33.
delle diverse forme di divinità incontrate in America: astri,
8 Sul cemi, Torquemada (1976), III, p. 64. Cfr. anche l'articolo di Symone Dreyfus,
elementi naturali, luoghi, animali feroci, cadaveri, immagini Notes sur la chefferie Taino d'Haiti: capacités productrices, ressources alimentaires,
e statue, vittime sacrificali'3. E c'è di piu: la coppia formata pouvoirs dans une société précolombienne de foret tropicale, in «Journal de la So-
da temporale e spirituale sembra ormai assumere nella sua ciété des américanistes», 67 (1980-8I), pp. 229-48 .
opera una funzione di asse portante e privilegiato. Proprio la Las Casas (1967), II, p. 173,
9

IO Ibid., p. 176.
sezione di Storia morale del suo libro è concepita in due par-
11 Ibzd., p. 179
ti. La prima, che affronta, «la religione o superstizione, i riti, 12 Ibzd., p. 174.
le idolatrie e i sacrifici», la seconda, che riguarda «l'ordine 13 Lewis Henry Morgan, Ancient Society, Charles H. Kerr, Chicago 1877, p. 5 (trad.
2
pubblico, il governo, le leggi, le usanze e gli avvenimenti». it. La società antica, Feltrinelli, Milano 1974 ).
Acosta dunque fa uso della bipolarità in modo assai piu 14 Las Casas (I967), I, p. 657·

esplicito di Las Casas. Qui il «religioso» configura l'esatto 15 Ibid., p. 656.

16 Ibid., p. 65 2 ; Torquemada (I976), III, p. 90.


corrispettivo di un ambito politico, culturale e storico, un
corrispettivo colto da un angolo essenzialmente istituziona- 17 Questo grado zero dell'idolatria - °
questa idolatria debole - è comune ad altre
tribu amerindie: i chichimechi, al tempo del loro arrivo sull'altipIano messicano,
le, nella forma di una codificazione, il cui prototipo resta il non avrebbero avuto «ni adoracien ni sacrificios» {Torquemada [1976 ], ID, p.
secondo re di Roma Numa Pomp ilio , che stavolta serve I74}. Proseguendo, vedremo come il cronista meticcio Alva Ixtlilxechid riprenda
questa ipotesi per integrarla alle sue narrazioni.
come termine di paragone per spiegare la figura dell'Inca
18 Torquemada (I976), ID, p. 40.
Yupanqui, « colui che piu legiferò in materia di riti e cerimo- 19 È un modo di procedere che serve a rendere familiare ciò che è strano ed esotico.
nie» '4. Un esempio da Torquemada (1976, ID, p. 8I): «Ecco quanto basta per dimostrare
Proviamo a misurare la capacità di persistenza di questa che entrambi sono lo stesso demone, Nettuno è Tlaloc e Tlaloc Nettuno». li fran-
CAPITOLO TERZO LE «RELIGIONI AMERINDIE»

cescano SahagUn, uno dei piu sagaci osservatori delle società messicane, non sem- 53 Ibid., pp. 22I-34·
pre sfugge a questo difetto, come quando fa di Huitzilopochtli un «nuovo Erco- 54 Ibid., p. 256. .' .
le» (SahagUn [I977] , I, p. 43). La proiezione, comunque, non è automatica. Tor- 55 Frances F. Berdan, The Aztecs 01 Central Mexico. An Impertal Soczety, Holt Rine-
quemada (I976, ID, p. 80) si dimostra sensibile alle sfumature culturali quando ri- hart e Winston, New York I9 82 , p. I25·
leva che le coppie divine indigene non sono unite per matrimonio in senso stretto,
a differenza degli dei del paganesimo antico.
20 Torquemada (I976), III, p. 40.
21 Ibid., p. 98.
22 Libro II della Città di Dio, citato in Torquemada (I976), ID, p. 59.
23 Torquemada propone la distinzione tra dei «puramente spirituali», dei «di ran-
go inferiore e di minor prestigio» e infine dei «minori », dotati di una natura divi-
na nonostante l'origine umana.
24 Torquemada (I976), ID, p. 8I.
~ Las Casas (I967), I, p. 645.
26 Ibid., p. 659.
27 Torquemada (I976), ID, p. 44. Torquemada traduce Tloquenahuaque con «quasi
pari o uguale a colui che si ritiene sia l'essere di tutte le cose» e Ypalnemohualoni
con «colui grazie al quale viviamo e siamo».
28 Cfr. cap. II, nota 74.
29 Torquemada (I976), ID, p. II2.
30 Torquemada, a differenza di Las Casas, si mostra preoccupato di fornire una teo-
ria della rappresentazione e della somiglianza in cui possa inserirsi questa tipolo-
gia divina. Torneremo sull'argomento in un altro libro.
31 Las Casas (I967), II, p. 41.
32 Torquemada (I976), ID, p. I83.
33 SahagUn (r977), I, p. 30.
34 Las Casas (I967), II, p. 225.
35 Ibid., I, p. 690 .
36 Altri esempi in Torquemada (I976), ID, p. II4.
37 Las Casas (I967), II, p. 241.
38 Vietor Tumer, The Ritual Processo Structure and Anti- Structure, Comell Paper-
backs, New York I977.
39 Las Casas (I967), II, p. I95.
40 Torquemada (I976), III, p. I20.
41 Las Casas (I967), ID, p. I9I.
42 Torquemada (I976), III, p. 400.
43 Lo stesso tipo di sensibilità esemplificato in Acosta (I979), p. 272.
44 Toribio de Bonavente, detto Motolinfa, Memoriales o Libro de las cosas de la Nue-
va Espaiia y de los naturales de ella, a cura di Edmundo O' Gorman, Universidad
Nacional Autonoma de México, México I97I.
45 Aguilar (I977).
46 Diaz del Castillo (I968).
47 Diego de Landa, Relaci6n de las cosas de Yucatan, Porma, México I973, p. 4.
48 Las Casas (I967), I, p. 659.
49 SahagUn (I977), I, p. 30.
50 Torquemada (I976), ID, p. 419.
51 Acosta (I979), p. 267.
52 Ibid., pp. 22I-28.

rd
LE LACUNE DEL MODELLO DI LAS CASAS

Capitolo quarto
Le lacune del modello di Las Casas • Misquiahuala

·Pachuca
Tula. • Tulanzingo

In ogni cosa albergano segreti profondamente


.. ..ti:;
nascosti; spetta all'intelligenza di ciascuno pene- .Apam !fI. ~."""w.\~
trarli. ,"
~( .Calpulalpan
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....... .
PLINIO IL VECCHIO, CITTÀ DEL
Storia naturale, libro XVII. MESSICO .Texcoco ..... l'' ..:.,.....~.-,:
~l' " ,. ~~ ."'. tt.,t/......
...",~,
l\j)
~
.Tlaxcala. • ..:
L'età moderna si apre con un paradosso in grado di conci- Toluca
• • • Lerma 'i. Chalco A'flrtéo • Tezmelucan

., ~.
liare la riscoperta di un pensiero antico fondamentalmente Metepec ifk..,. Aro .IXTACClliUATI.
':.w.~~:: ecamec: . • Huejotzingo
pagano con una fede cristiana scarsamente tollerante della • Tenango ",;~;,.A.~~~~' '.;: ~ Cholula"
diversità religiosa. Ammirazione entusiasta per i pagani greci ·"··l••Ocuilan i~'"F'''~ ;= POPOCATEPETI.· Puebla
e romani, ma condanna delle rigogliose idolatrie degli indios • • Oaxtepec ~-; • • Cuauhtinchan
..:...... .Atlixco • Tepeaca
Malinalco" ·Cuemavaca V
d'America; disprezzo delle superstizioni popolari, residui 'IO \. ,.... ) Tecam;'chalco
rurali che il Concilio çli Trento s'impegna a cancellare e a ,
t •l
Huacachula

controllare; disputa sulle immagini, che divide protestanti e ·~".-.l--


cattolici. Queste lotte sanguinose sugli usi illeciti dell'imma- -Taxco
gine si sviluppano in un' epoca che fa rivivere gli antichi dei I I
nella pittura e nella scultura accostandoli con la massima na- o 40km

turalezza ai patriarchi biblici e ai Gesu crocifissi. Sensualità e


splendore del paganesimo, di Aurore maestose che troneg- Le città della Valle del Messico.
giano sul loro carro, di Paride che giudica le sue tre dee ...
Scene esuberanti accostate dai canoni estetici del tempo alle
severe rievocazioni dei Calvari e delle Annunciazioni. sercizio del potere. È proprio in quest' alleanza tra teoria e
L'esegesi dei testi antichi, garanzia di verità e di sapienza, pratica che risiede la grandissima originalità di molti cronisti
è contemporanea all' atteggiamento piu empirico provocato spagnoli. Originalità singolarmente misconosciuta, anzi sot-
dall'improvvisa irruzione di civiltà, flore, faune e terre ignote tovalutata in Francia, dove Montaigne, che fu attento lettore
ai classici, che rappresentano una sfida al pensiero dell'uo- di L6pez de G6mara, fa riferimento ai messicani e agli incas
mo moderno. In che modo possono essere designati, capiti e come a nazioni lontane ed esotiche crudelmente conquistate
integrati dei fatti esterni alle tradizioni? All' analogia, proce- dagli spagnoli, senza cogliere le novità apportate alla cono-
dimento indispensabile all' ordinamento delle conoscenze, si scenza dell'uomo e dei progetti politici da quell'incredibile
affianca 1'osservazione precisa, concreta e razionale, sempre impresa: «Perché non è accaduta sotto Alessandro o sotto
giustificata da un obiettivo: la conquista e la dominazione quegli antichi greci e romani una cosi nobile conquista e un
dei popoli del Nuovo Mondo. In un XVI secolo «in cui quelli cosi grande mutamento e alterazione di tanti imperi e popoli
che potremmo chiamare documenti della Natura si univano non è avvenuto sotto mani che avrebbero dolcemente leviga-
a quei documenti di Umanità che sono i grandi testi anti- to ~ dissodato quello che c'era di selvaggio ... ?» 2.
chi» \ gli spagnoli seppero apportare un contributo fonda- E un commento che ci illumina sulle radicali differenze tra
mentale alla costituzione di un sapere moderno legato all' e- pensatori francesi e spagnoli, in quanto la distanza che sepa-
88 CAPITOLO QUARTO LE LACUNE DEL MODELLO DI LAS CASAS

ra i conquistadores dagli indios (quelli almeno che suscitaro- gli argomenti che interessavano la Corona: forme di governo
no il maggior interesse economico e politico) non deve esse- e di tributo, percezione del mutamento sociale, sfruttamento
re interpretata in termini di stato civile e stato selvaggio, delle risorse naturali, costumi familiari, «riti e cerimonie»,
quanto piuttosto in termini di incompatibilità tra società insomma tutto ciò che noi potremmo inglobare nell' espres-
ugualmente complesse: l'Europa di Carlo V, la Spagna di Fi- sione «modi di vita». Il regno di Filippo II si caratterizzò per
lippo il da un lato, i mondi messicani e incaici dall' altro. il notevole sviluppo delle inchieste enciclopediche, nelle In-
Data l'immensità dei territori da conquistare e da sotto- die come in Spagna: le Relaciones geogrdficas (e il loro corri-
mettere, gli spagnoli si trovarono obbligati a inventare modi spettivo peninsulare, le Relaciones topogrdficas de los pueblos
d'approccio diversi da quelli forniti dalla teologia scolastica de Espaiia) applicano a delle realtà diverse questionari che
e dalla filosofia dei classici. Certo, gli scritti dell' epoca ab- consentono l'accumulo di dati comparativi per l'epoca ecce-
bondano di riferimenti ai maestri dell'Antichità: Aristotele, zionali; le visitas (indagini) amministrative ed ecclesiastiche
Platone, Plutarco e Plinio il Vecchio furono per la maggior registrano l'attività di ogni gruppo do~estico, commentan-
parte dei cronisti dei modelli inevitabili. Ma, per quanto im- do e segnalando la minima anomalia. E all'interno di que-
portanti, gli insegnamenti dei filosofi dovettero passare in st' atmosfera generale di esaustività e curiosità che dobbiamo
second'ordine di fronte alle esigenze del terreno, di fronte inserire l'interesse per i riti e le feste degli indios intorno al
all' esperienza delle lingue indigene e dell' apostolato, espe- 1570. Sono anni di importanza capitale per la sedimentazio-
rienza, del resto, di cui Las Casas era nettamente sprovvisto. ne del sistema coloniale e per il destino della Chiesa romana,
Per avere un'idea piti chiara delle pe'culiarità culturali, gli che dal Concilio di Trento esce rinnovata e piti combattiva.
amministratori e i curati dovettero cOSI allontanarsi dalla La congiuntura storica fa SI che la Spagna in particolare si
tendenza, insita nel pensiero occidentale fino al Seicento, a senta investita di una duplice missione: eliminare la minaccia
capire attraverso la somiglianza. In questo modo le idolatrie protestante e mostrare al mondo, attraverso l'evangelizza-
degli indios diventano «utili» per pensare la modernità. In- zione degli indios, il ruolo riservatole dalla provvidenza in
fatti, contrariamente a quanto è successo in Spagna con la quell' epoca tanto difficile per il cattolicesimo.
persecuzione e l'espulsione degli ebrei e dei mori, nell' Ame- Tra coloro che contribuirono alla conoscenza dei riti e
rica ispanica le necessità della colonizzazione rendono im- delle cerimonie indigeni, come erano nel momento stesso in
possibile l'eliminazione delle altre comunità culturali. Gli cui smettevano di esistere in quanto tali, abbiamo preso in
spagnoli del Nuovo Mondo si trovano a confrontarsi con considerazione due uomini di Chiesa, il domenicano Diego
una realtà inedita, caratterizzata, dopo le guerre di conqui- Duran, cresciuto fin da piccolo in Messico, e Crist6bal de
sta, dalla coabitazione (in genere pacifica) di vincitori e vinti Molina detto il Cusqueiio (per distinguerlo dal suo omonimo
e dall' esperienza inevitabile dei meticciaggi biologici e cultu- el Chileno), parroco nella città di Cuzco, in Perti. Per en-
rali. Sconvolgimento degli status, dei valori, delle solidarietà, trambi la conoscenza deve risolversi in un comportamento
che dà vita a innovazioni politiche e sociali e soprattutto ad militante: l'estirpazione delle idolatrie a massima gloria della
ambiziosi progetti di acculturazione degli indios con i quali Chiesa 3. Per forza di cose si rifanno ai loro predecessori; tut-
gli spagnoli devono per forza di cose scendere a patti. La co- tavia' piti attenti ai fatti che alle teorie, Duran e Molina met-
noscenza delle idolatrie si rivela tappa imprescindibile di tono in luce, a loro insaputa, le lacune presenti nella bella
questa gigantesca impresa di occidentalizzazione. griglia interpretativa di Las Casas.
Fin da subito dopo la conquista, gli spagnoli, avvalendosi La prima impressione è che tutto accomuni Duran e Moli-
dell' opera di interpreti formati sin dall' infanzia, cominciaro- na. Sono contemporanei, perché Ritos y ceremonias viene
no a raccogliere informazioni. In seguito, questo metodo terminato nel 1570 e la relazione di Crist6bal de Molina, De
empirico si perfezionò con l'elezione dell' inchiesta a sistema, las fdbulas y ritos de los Ingas, nel 1575. Tutti e due sono figli
per favorire la raccolta del massimo di informazioni su tutti del Nuovo Mondo. Diego Duran era nato in Spagna, figlio a
CAPITOLO QUARTO LACUNE DEL MODELLO DI LAS CASAS

quanto pare di ebrei convertiti, ma si trasferi in Messico a sei dalla peculiarità di ciascun campo di app~caz~one: ~~ll'im­
anni e crebbe a Texcoco, importante città india della Valle possibili~à di rid~re si~tematicam:nte del fatti empiricI a co-
del Messico. Crist6bal de Molina era nato in Peru da padre struzioni teologiche di portata universale.
spagnolo e madre indigena. Significa che entrambi vissero
nel mondo che avrebbero descritto, mondo che per loro non
fu mai veramente straniero. Perfettamente padroni delle lin- Scrittura e tradizioni orali.
gue indigene, conoscitori del modo di agire e di comportarsi
degli indios, di cui fin dall'infanzia avevano condiviso gioie e N on basta osservare con i propri occhi. Bisogna anche
timori, Duran e Molina sono dei sacerdoti impegnati non so- comprendere comportamenti stra~ o solo .apparent~ment~
lo nei confronti della loro fede, ma anche verso coloro che insignificanti verificare le testimonianze e rlcollegarsl a fo~t!
.l..... , • II h r
.... D· Duran
con tanta passione vogliono strappare alle fiamme dell'infer- antiche, sempre che eSistano. E que o c e Iece lego.. .
no. Le loro due opere vertono sullo stesso tema: le feste e le ·onsultando le pinturas messicane come se fossero del libri,
C . d· . mano e
cerimonie degli antichi indios. Quella del domenicano è come se si trattasse di una d ocumentazl0ne 1ptlma
composta in una lingua vivace e concisa; quella di Molina, non solo della singolare manifestazione di un g~ado elevato
me~o elaborata dal punto di vista letterario e molto piu som- di cultura (Las Casas, Acosta). Del resto! precisa Run~u~­
mana - almeno nella forma incompleta in cui la conoscia- mente Duran gli indios non facevano mal affer~azlonl c. e
mo -, è praticamente priva di giudizi di valore e resta una te- non fossero s~stenute dai loro codici, le cui s~r~ne: ill~stra~104-
stimonianza commovente di quello che, per questo sacerdo- ni richiamavano alla mente l'ermetismo del ~btl d~ m~~la .
te, fu il mondo materno. Al di là di tutte le loro possibili lacu- Malgrado l'aura di sospetto che si portano ~het~o, 1 glifì ~~
ne, questi libri presentano un incontestabile punto di van- stano l'unica via che possa cond~rre alla de.c~razl.on~ de i
taggio rispetto agli studi antropologici contemporanei: i loro guaggio autentico e nascosto d! usanze e ISt!~uz~onl .come
al!tori erano dei teologi (cioè degli specialisti) che sapevano mercati i bagni i banchetti e i canti ammantatl di « mIstero ~
"
di presagi». Inoltre occorr.e ch · lib·
. e qu.est! .
n ~lano scampatl
dI cosa parlavano e che cosa volesse dire religione. Entram-
bi, infine, descrivono dei sistemi in gran parte già scomparsi. agli autodafé degli spagnoli e SIano m ~rado, m questo caso,
Al tempo in cui i due sacerdoti scrivono, i sacrifici non si ce- di rivelare il senso nascosto delle cose .
lebrano piu, i templi sono stati distrutti, gli idoli bruciati, ro- A sostegno di queste descrizioni che possono a?che con-
v~sciati, frantumati, 1'ordine antico sconvolto .. La loro opera durci lontano dalla sfera normalmente riconosc~ut~ ~om~
SI awale dunque di osservazioni dirette, di confronti tra fonti «religiosa », Duran rinvia ill~t:o:e a. ~ell~ illustra~lonl, In c~~
diverse, di testimonianze e di indagini, e rappresenta, nel le principali pinturas - o le plU sIgn!fIca~lVe per l arg0I?-en l
pieno senso del termine, un'inchiesta su delle credenze e del- trattato _ costituiscono il supporto grafICO che garant1s~e a
le pratiche apparentemente estinte. Ma è proprio questa vo- veracità del resoconto. Oltre che su questa documentazlor;e.
lont~ di individuare i segni dell' idolatria dietro all' apparenza « autentica» in quanto scritta e fissata - per quanto ~uran
. . . mi come
raSSIcurante dell' adozione del cristianesimo che spiega 1'e- interpreti in modo troppo etnocentrICO 1 plttogra~ ·b·
strema accuratezza con cui tutti e due rendono conto dei fat- sostituti di segni alfabetici, trascurando. cosi le v~ne PO~f,l 1-
ti del passato. Nella misura in cui questi testi si collocano a lità offerte dalla lettura delle pinturas -, il d0I?-eru~ano SI on:
una svolta decisiva della politica e della storia coloniale, essi da sulle sue dirette osservazioni e sulle test1mOnlanz~ degli
ci permettono di capire la transizione dall'idolatria-sistema indios. Ma Duran sa befl:e: ch~ i fatti os~ervati P?ssono f~ili~
(la griglia «lascasiana») all'idolatria-devianza in quanto re in errore, in quanto gli mdlos sanno ~brogliare con .a
marginalità. tà e? 9-uand? pen~ano di ess~~e asco.l~at1, abban~onano llo:~
Malgrado queste convergenze, un' analisi anche parziale innlldolattl per lffipegnarsl ID con ID onore di san Fran l
delle due opere scopre però delle differenze che nascono sco Quanto alle testimonianze, il loro punto debole sta ne -
6.

5
92 CAPITOLO QUARTO LE LACUNE DEL MODELLO DI LAS CASAS
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la loro variabilità, dovuta all'immaginazione degli indios e alla stravaganza che i peruviani avevano perfezionato il con-
alla loro passione per l'improvvisazione estrosa. Come to dei giorni e l'aspetto quantitativo delle informazioni, ser-
orientarsi di fronte a pareri discordanti? Senza contare che vendosi di quel sistema di cordicelle (quipu) che tanta mera-
in molti casi gli indios eludono le domande che giudicano viglia aveva suscitato tra i conquistatori. Procedimento che
troppo compromettenti, trincerandosi dietro a falsi «non ri- in fin dei conti viene percepito come una prova piu d'inge-
cordo». Queste imprecisioni nelle testimonianze orali sono gnosità che di superstizione, come invece avvenne per i ca-
alla base dell'uso frequente da parte di Duran di termini che lendari messicani. Comunque l'assenza di scrittura tra i pe-
indicano dubbio: pretendieron,fingieron, patraiias (frottole), ruviani pone al cronista un problema teorico di difficile solu-
parole che riguardano piu il carattere inverosimile delle as- zione, poiché, a causa di questa carenza, degli indios porta-
serzioni che la sincerità dei narratori. Per cercare di ovviare a tori di una civiltà per piu ragioni degna di ammirazione si ri-
questi inconvenienti, Duran adotta il rimedio del consenso, trovano sullo stesso piano culturale dei contadini iberici, no-
dell' opinione dominante. ti per la loro rudezza e grossolanità. Questo accostamento
Un atteggiamento simile lo ritroviamo in Crist6bal de Mo- puramente formale non verrà mai sfruttato, tanto inoppor-
lina, che non ha «libri» (neppure «dipinti») a cui fare ricor- tuna appare la comparazione tra le due popolazioni. In com-
so per approfondire la sua conoscenza degli incas. Eppure la penso, l'esistenza di codici sofisticati presso i messicani con-
sua cronaca esordisce con un sorprendente riferimento ad ferisce alle loro credenze un aspetto dottrinario proprio del-
alcuni «dipinti» su tessuto fatti eseguire dall'Inca Y upanqui le «religioni del libro», «tenian tambien libros de su ley y
- secondo le tradizioni, il riorganizzatore dell'impero - per doctrina» 8, se si eccettua il fatto che l'inverosimiglianza delle
conservare il ricordo degli antenati e delle gesta gloriose. Da pinturas e l'abbondanza di divinità rendono difficile qualsia-
un cronista contemporaneo di Molina, Sarmiento de Gam- si riduzione dogmatica di questo pensiero. In altre parole, i
boa, apprendiamo che gli spagnoli trovarono a Cuzco quat- nostri cronisti mettono il dito su specificità culturali mini-
tro pezzi di tessuto, inviati poi a Filippo II, in cui era raccon- mizzate, cancellate o ignorate dalla griglia interpretativa di
tata la storia delle dinastie incaiche. Purtroppo, quasi subito Las Casas.
si perde ogni traccia di queste tele, senza poter sapere niente
di preciso sul contenuto dei «dipinti», né sulla loro forma.
Sembrerebbe però che con il termine di pintura i cronisti ab- Favole.
biano inteso tradurre la parola quechu"a quellca, che significa
disegno, ricamo e, a partire dalla conquista spagnola, scrittu- Quest' ossessione occidentale per la verità, che può scatu-
ra alfabetica. In ogni caso, queste pinturas non sembrano es- rire solo dalla conformità e dal dogma, ostacola la compren-
sere state parte fondamentale della documentazione di Moli- sione delle favole indigene. In questo caso inoltre, la molte-
na' che in piu occasioni spiega l'incertezza e l'imprecisione plicità delle versioni viene giudicata fastidiosa e imputata al-
delle risposte indigene, cosi come la loro inverosimiglianza, la naturale prolissità degli indios. Le inverosimiglianze, le in-
con l'assenza presso gli incas di una forma di scrittura 7. coerenze cronologiche e logiche sono sintomi di infantilismi
La varietà delle versioni mitiche e le discordanze rilevate (niiierias). Oggi gli etnologi chiamano miti ciò che può corri-
tra le diverse testimonianze possono essere imputate solo al- spondere sia a delle storie - di dinastie, di nazioni, anche se
le improvvisazioni stravaganti degli informatori, che pren- le componenti mitiche risultano evidenti al lettore contem-
dono spunto da un'ipotetica fonte originale, poi dimentica- poraneo - sia a delle «favole». Prima di passare a descrivere
ta o perduta in seguito alla distruzione dei codici: desatinos i riti e le feste degli indios, Molina comincia a parlare delle lo-
(insensatezze), desvarios (vaneggiamenti), ceguedad (cecità ro «favole», il cui tema comune era quello delle origini. No-
[della ragione]), tutti termini tratti dal vocabolario della fol- tiamo la differenza di prospettiva rispetto alle monografie
lia. Fu probabilmente per controbilanciare queste tendenze moderne, che in genere collocano la mitologia al termine,
94 CAPITOLO QUARTO LE LACUNE DEL MODELLO DI LAS CASAS 95

quando invece per gli uomini del XVI secolo e i loro informa- sume fondamentalmente i nomi di T opiltzin, in Messico, e di
tori indigeni la genesi, principio esplicativo, poteva trovarsi Viracocha in Perti. Topiltzin, la cui memoria fu conservata
solo all'inizio. dalle pinturas, visse a Tollan (Tula) e iniziò i suoi discepoli, i
Le «favole» peruviane raccolte da Molina contengono toltechi, alle arti, alla sapienza e alla pietà. Dunin lo descrive
due elementi fondamentali: il ruolo del Creatore e il diluvio. come uno scultore, «che ricava immagini dalla pietra e le la-
Torneremo pili tardi sull'inflessione monoteista delle crona- vora in modo insolito». Due stregoni che avevano il potere
che peruviane e messicane. In Perti gli spagnoli ritrovarono di trasformarsi, chiamati Quetzalcoatl e T ezcatlipoca, volle-
le tracce del diluvio all' interno di molti racconti provenienti ro mettere alla prova la sua castità introducendo sotto il suo
da varie regioni. Non ne furono particolarmente sorpresi, tetto una prostituta. Quando la scopri, T opiltzin ebbe un
perché l'origine unica dell'umanità era una concezione pro- terribile accesso di collera e decise di lasciare la compagnia
fondamente radicata nei religiosi dell'epoca. Ma (come è ti- degli uomini per dirigersi verso est e raggiungere il mare.
pico delle tradizioni orali) le versioni sul diluvio non erano Prima di sparire, predisse loro l'arrivo degli uomini bianchi,
necessariamente concordanti e in ogni caso divergevano dal- che sarebbero diventati i loro padroni e li avrebbero scaccia-
la verità biblica. Queste divergenze erano spiegate con la ti dalle loro terre come loro stessi avevano fatto con lui 9. T 0-
mancanza di rigore o con la plasticità di una memoria che piltzin rassomiglia cosi tanto a san Tommaso che c'è da con-
non poteva appoggiarsi sullo scritto. Ma ciò che appariva as- fonderli. Come lui, il venerabile messicano era scultore, «en-
solutamente incomprensibile per un cristiano - e costituiva tallador, oficial de aquel arte», e intagliava immagini sacre e
la prova stessa dell' idolatria - era l'asserzione di origini etni- croci. Viveva nella castità, compiva miracoli o diceva di com-
che «separate» e ctonie. Infatti, dopo una prima creazione pierli, e riuniva dei discepoli nelle chiese e nei santuari che
di prototipi (il Creatore plasma tutti gli esseri, dando a cia- innalzav~. «Era un apostolo di Dio», dichiara Duran, con-
scuno vesti e tratti specifici), le «figure», per usare il termine fortato nella sua opinione dalla testimonianza di un vecchio
delle «favole», vengono sotterrate ed emergono alla superfi:. che, interrogato sul venerabile, si mise immantinente a reci-
cie passando attraverso pozzi, grotte, laghi e anfrattuosità tare il capitolo XIV dell'Esodo. La dimostrazione dovette an-
presenti in ogni regione, ognuna delle quali diviene cosi 1'0- noiare non poco il domenicano, perché preferi metter fine
rigine di un popolo, di un'etnia, di un lignaggio. TI luogo at- alla conversazione l0. Tuttavia fece sorgere in lui un dubbio:
traverso il quale si produce il passaggio dalla terra alla super- non potrebbe darsi che gli indios siano stati evangelizzati in
ficie è una huaca, come anche l'idolo eretto a sua memoria. tempi remoti? La questione si faceva ancor piti spinosa se si
Queste trascrizioni di racconti indigeni sono arricchite da pensava che gli indios avevano distrutto i codici antichi di
brevi commenti di tipo razionalista. Come è possibile attri- cui non comprendevano piti la scrittura, il che poteva indica-
buire al Creatore la trasformazione degli uomini in pietre re che erano stati redatti in ebraico TI personaggio di T 0-
11.

quando è verosimile che queste siano state lavorate da perso- piltzin non può non richiamare alla mente quello di Viraco-
ne umane? Anche in questo caso 1'assenza di scrittura viene cha, che abbiamo incontrato la prima volta in Cieza de Leon,
invocata come la causa di intrecci tanto arditi. Ma chissà se e poi in Las Casas. Crist6balde Molina lo descrive come un
Molina avrebbe messo in mostra lo stesso senso critico di vero e proprio dio, «hacedor de todas las cosas, incompren-
fronte all' episodio della moglie di Lot trasformata in statua sible dios divino», senza uguali, padre di due figli generati,
di sale? come lui, senza il tramite di una donna. «Dove sei, Viraco-
Secondo i racconti degli indios - o meglio secondo l'inter- cha? - recitano le preghiere in lingua quechua trascritte da
pretazione che ne viene fatta -l'origine della civiltà si deve Molina. - Sei nel cielo, nelle nubi, nelle tempeste?» In en-
all' azione di un personaggio virtuoso, sorta di apostolo che trambi i casi siamo dunque in presenza di antiche tradizioni
lasciò definitivamente il mondo umano a causa dell'ingrati- già rimodellate dal cattolicesimo; in Perti, tuttavia, è osserva-
tudine e della bassezza degli uomini. Questo personaggio as- bile uno slittamento dal personaggio dell' apostolo smarrito a
CAPITOLO QUARTO "LE LACUNE" DEL MODELLO DI LAS CASAS 99

teristiche specifiche o un'immagine particolarmente evoca- ce riprodurre l'immagine J5. La particolare forma di cono-
trice. scenza che utilizza l'esperienza onirica o allucinatoria, feno-
A ogni dio corrisponde un idolo di materiali diversi (pie- meno molto piu frequente in America che in Europa, stabili-
tre preziose o legno), idolo che non cpstituisce, come vedre- sce una relazione tra l'immagine e l'oggetto rappresentato
mo, l'unica forma di rappresentazione divina. Tutte le ceri- molto diversa da quella che unisce i ritratti e le sculture cri-
monie terminano con dei sacrifici umani. La vittima princi- stiane ai loro modelli. Qui lo spettatore ritrova dei tratti
pale - un prigioniero o uno schiavo - viene a quel punto ve- umani, degli stereotipi che in quanto tali si adattano a tutti
stita come il dio a cui viene offerta. N elle settimane che pre- gli osservatori e si confanno a tutte le attese. L'arte occiden-
cedono l'immolazione, quest'uomo o questa donna diventa- tale tende alla riproduzione realistica del mondo e degli esse-
no, secondo quanto scrive Duran, teteo (plurale di teott), dèi ri, cosi come li percepisce la ragione. Invece la visione indi-
viventi e venerati come tali, «affinché la somiglianza con il gena, non solo quando è provocata da psicotropi, viene sem-
dio non venisse mai meno» Anche se Duran usa la parola
IJ.
pre descritta da Duran come terrificante (espantable) , in
semejanza (somiglianza) per designare il dio vivente, il conte- quanto fa parte del mondo dell'innominabile e dell'insensa-
sto rivela chiaramente che non si trattava di una rappresenta- tezza; comporta anche una metamorfosi del visionario, che
zione nel senso teatrale del termine, ma di una vera e propria viene ad assomigliare al diavolo stesso 16.
presenza divina incarnata dalla vittima. Questa presenza di- L'accostamento agli stregoni europei viene del tutto natu-
vina, del resto, occupa nei racconti di Duran una posizione rale, mentre le sostanze allucinogene degli indios sono para-
di particolare preminenza, che in pratica relega l'idolo sullo gonate agli unguenti usati sempre dagli stregoni europei nei
sfondo. In effetti l'autore ci dà l'impressione che sia il teotl loro spostamenti aerei, quando si recano alle assemblee dia-
vivente e non il suo emblema a costituire il fondamento e il boliche. La comunicazione personale con il « dio», per adot-
motore della cerimonia. È chiaro allora che il termine nahua tare la terminologia dei cronisti, può solo suscitare la stessa
teotl non traduce in modo soddisfacente la nozione cristiana diffidenza provocata dalla negromanzia e dalla consultazio-
di d~vinità, ~ qua?to co~prende sia delle entità che degli og- ne di indovini. L'orrore legato all' esperienza visionaria corri-
gettl e degli esser1 uman1. Un altro esempio di questa esten- sponde a quello provocato da ciò che ispira questa esperien-
sione semantica è rappresentato dall'usanza diffusa di mo- za, che in questo caso naturalmente viene identificato con il
dellare idoli di pasta di tzoalli, fatta con" semi di bledos (bieto- diavolo. Sempre che l'immagine, owiamente, non sia che il-
le), mais impastato e miele nero, e di mangiarli ritualmente lusione, partorita ancora una volta da una fantasia senza li-
come« carne e ossa dei loro dei». Altre indicazioni forniteci miti. In ogni caso, Duran e Molina toccavano in questo mo-
dal cronista rivelano il legame tra la visione allucinatoria e la do una sfera centrale delle culture indigene, quella che riuni-
rappresentazione materiale del dio, cioè il suo idolo. Le allu- va insieme rappresentazione e comunicazione nel senso piu
cinazioni provocate da sostanze vegetali sono paragonate al- largo dei termini, quando invece la griglia concettuale di Las
l'ebbrezza alcolica e alle fantasmagorie del sogno. Al termine Casas le attribuiva, sulla base dell' esperienza antica, solo un
di queste esperienze, si riproduceva l'immagine sognata del ruolo alquanto secondario. Il fatto è che c'era molta differen-
dio: «hadalo pintar como lo soiio» 14 (<< lo faceva dipingere za tra la mantica delfica evocata in alcune pagine da Las Ca-
cOSI come l'aveva sognato»). sas e l'assunzione, diffusissima in America, delle erbe che
L'importanza della visione nei modi indigeni di rappre- «rendono pazzi».
sentazione fu attestata dagli spagnoli praticamente in tutto il Come la nozione messicana di teotl, neanche quella andi-
continente, al pari dell'importanza dei sogni come strumenti na di huaca «co~a» effettivamente con la categoria occi-
conoscitivi. Neanche Molina poté fare a meno di stabilire dentale di divinità. E un buon esempio delle difficoltà incon-
questa correlazione tra idolo ed esperienza visionaria. Fu co- ~rate dalla bella griglia «lascasiana», che non poteva essere
SI che l'Inca Yupanqui «vide» in uno specchio il sole e ne fe- ignorato dalla sagacia dei nostri cronisti. Molina considera il
100 CAPITOLO QUARTO "';~X:JCtLE LACUNE DEL MODELLO DI LAS CASAS 101

termine indigeno huaca equivalente dello spagnolo dioses, .)attributi: l'abbigliamento - vestiti e ornamenti, che conferi-
pur precisando il senso specifico che assume nelle Ande. TI ," ·······~···scono ai vivi prescelti il loro carattere divino o che ricoprono
nome huaca è dato all' antenato del lignaggio o della specie di :'le mummie e le pietre - e il nutrimento, che esigono dagli
cui le favole ripercorrono la storia; alla località che assistette umani e che viene loro offerto sotto forma di sacrificio. Tor-
a quella nascita ctonia; all'idolo che eventualmente vi sia sta- neremo peraltro piu tardi sulla nozione di sacrificio. Per ora
to sistemato; infine a tutto ciò che presenta caratteristiche limitiamoci a rilevare come gli attributi del « dio » - nel senso
singolari 17. TI numero enorme di huacas rende impossibile il allargato che abbiamo appena individuato - si risolvano nel-
loro inserimento in un pantheon, nel quale figurano soltanto l'abbigliamento, nei capi di vestiario e negli ornamenti, tutti
gli dei piu generali, in opposizione al carattere locale delle considerati piu come tratti costitutivi che come metafore an-
huacas: Viracocha, il Creatore, al quale sono subordinati il tropomorfe della divinità. L'analisi di Duran si allontana da
sole, il tuono, la luna e le stelle. Anche in Messico, di fianco ai quella di Torquemada, che come abbiamo visto, si limitava a
« grandi dei» appare una folla di idoletti (idolillos) senza no- considerare vestiti e ornamenti come segni di un linguaggio
me; in piu ce n'erano altri cOSI apparentemente futili, se non da decifrare. Per quanto riguarda il Peru, dove i tessuti ebbe-
addirittura ridicoli, che Dunin fa fatica a chiamarli «dei». ro un'importanza notevole, i miti della creazione dell'uomo
Ad esempio, degli oggetti banali come i dadi potevano essere a opera di Viracocha dicono che il Creatore « dipinse» a ogni
oggetto di riti e credenze, oppure servire da divertimento <;:0- prototipo il suo vestito, sorta di prolungamento «naturale»
me era il caso dell'uccello Xocotlhuetzi, che i tepanechi di dell' essere, immagine che si oppone alla nudità di Adamo ed
Coyoacan collocavano in cima a un palo scivoloso (tipo i no-
Eva. Lo stesso succede quando gli antenati sono degli uccel-
stri alberi della cuccagna) e che Duran chiama con disprezzo
«dio infimo» (dios tan baio). Queste differenze osservate dai
li, come nel mito di origine degli indios canari, nati da due
pappagalli «vestiti come loro e con i capelli acconciati se-
cronisti tra alcune entità giudicate degne di venerazione e al-
condo l'usanza ancor oggi serbata dagli indios» 19. Possiamo
tre ritenute triviali, secondo i loro punti di vista, avrebbero
potuto ispirare considerazioni critiche sulla pertinenza della ancora citare la curiosa descrizione di Tiahuanaco lasciataci
riduzione delle realtà indigene a delle categorie religiose oc- da Molina: «C'erano superbi edifici [ .. .] sui muri dei quali
cidentali. Un simile atteggiamento era probabilmente im- erano dipinti molti costumi di quegli indios» 20, che ne rap-
pensabile a quell' epoca, in cui la conquista spirituale era una presentavano evidentemente la caratteristica fondamentale.
ragion d'essere di chi operò la colonizzazione. Senza dubbio Ci troviamo quindi in presenza di entità la cui definizione
anche Las Casas fa riferimento ai tanti dei secondari, spesso . non viene data da un punto di vista morale e neppure fisico,
assurdi e grotteschi, venerati dai romani. Ma i loro corrispet- bensl da un punto di vista emblematico, in quanto è proprio
tivi americani - ed è questo il punctum dolens - sono pratica- all' abbigliamento (all' elemento cioè che, secondo gli spa-
mente infiniti e molto poco secondari. E fa altrettanto stupo- gnoli e gli stessi indios, distingue i popoli «civili» da quelli
re trovare, negli autori contemporanei, una classificazione selvaggi) che sembra ancorarsi la forza di queste entità.
degli «dei» andini divisi in «maggiori» e «minori», senza Dire i nomi degli «dei» indigeni diventa allora difficile
che venga messa in discussione la pertinenza di una simile di- per questi uomini amanti della precisione. Senza contare che
stinzione 18. i nomi che vengono loro attribuiti sono mutevoli, si sdoppia-
Comunque sia, il gran numero di idoli ricorda per analo- no, sottraendosi a ogni tentativo di sintesi. Di Viracocha, ce
gia quello dei santi patroni, similitudine che favorisce - Du- n'è uno solo o diversi? Perché T opiltzin, altresi noto come
ran se ne rende conto perfettamente -le trasposizioni sincre- Papa e Hueymac, dà il suo nome ai sacrificatori? Tezcatlipo-
tiche ... Si aggiunga inoltre che in Messico come in Peru, di- ca e Quetzalcoatl sono dei o stregoni capaci di qualsiasi me-
versamente da quanto avviene per gli dei greco-romani, teotl tamorfosi? Di fronte a tutte queste contraddizioni i nostri
e huaca traggono il loro potere da due tipi fondamentali di cronisti, costretti dall'impossibilità di ricondurre i fatti alle
102 CAPITOLO QUARTO A~~;~'~tE LACUNE DEL MODELLO DI LAS CASAS
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teorie generali, si affidarono all'immaginazione degli indios ~.," effetti le cronache di Duran e di Molina adottano la prospet-
e, facendo uso costante dei termini locali, decisero di adotta- ,~:;tiva delle élite indigene: è il motivo per cui le idolatrie di cui
re, probabilmente a loro insaputa, una prospettiva nominali- ·:~-;d dànno la descrizione sono essenzialmente quelle delle clas-
sta dettata dalla forza dell' esperienza. . si dirigenti. Duran giustifica schiettamente la sua scelta:
«Parlo di persone illustri e scelte con cura, perché devo con-
fessare che c'era anche gente volgare, montanari sporchi e
Feste. bestiali come ce ne sono in Spagna, dove però, per quanto
possano essere ancor pili bruti di questi indios, hanno la loro
Mentre Crist6bal de Molina colloca le varie feste basan- religione e le loro leggi» 21. Ma la causa di questa pietas iberi-
dosi sul calendario agricolo che fa cominciare dal mese di ca andrebbe ricercata, secondo Duran, nella salutare paura
maggio, Duran fa ruotare la descrizione delle cerimonie delle punizioni divine, sentimento che distingue i contadini
messicane intorno al dio (o alla dea) in esse venerate, senza peninsulari dagli indios.
tuttavia ometterne l'accurata datazione secondo la «legge Al di là di questi paragoni, dovuti soprattutto a Duran, so-
antica» (= il calendario rituale preispanico) e la legge nuova. no rare le analogie tra le feste americane e quelle spagnole,
Le feste trovano cosi una precisa collocazione temporale, quando invece ci sarebbero stati molti elementi in grado di
fatta eccezione per quegli avvenimenti che non siano preve- fornire la materia per degli accostamenti. Abbiamo già se-
dibili. Tuttavia la data, per precisa che sia, corrisponde solo gnalato l'albero della cuccagna preparato per la festa di Xo-
al momento culminante della festa che, in molti casi, si pro- cotIhuetzi, gioco al quale partecipava la nobiltà indigena e
lunga per diverse settimane, carattere peraltro significativo non certo, come in Europa, i contadini 22. L'albero tagliato
della fortissima «religiosità» degli indios. Le attività che per la festa di Tlaloc a fine aprile e piantato in un posto stabi-
scandiscono le diverse tappe della festa si sviluppano secon- lito avrebbe potuto ispirare un confronto con l'albero di
do un ordine preciso instaurato da un monarca o da un dio e maggio (mayo), tradizione antichissima sopravvissuta prati-
modificabile solo per intervento di un altro re. TI termine «ri- camente fino ai nostri giorni. Quando l'autore si riferisce a
to» si applica dunque a questa organizzazione di gesti e di delle similitudini tra gli usi indigeni e quelli dei contadini
compiti sui quali la spontaneità non deve prevalere. La festa spagnoli, il suo commento è stringato: al massimo segnala
che include il rito ha sempre una dimensione Iudica. Le de- come la cerimonia chiamata Toxcatl, per implorare la piog-
scrizioni di Duran, come quelle di Las Casas e pili tardi di gia, equivalesse a delle rogazioni che avevano luogo verso il
T orquemada, si soffermano sui cortei e sui colori, sui suoni e mese di maggio. Sullo stesso tenore, la festa di Huitzilopoch-
su tutto ciò che noi oggigiorno chiameremmo la regia. Non tli, che cadeva in aprile, diventa una specie di Domenica del-
solo si dimostrano nei confronti di questa dimensione anco- le Palme, di Pascua florida, indizio peraltro di contraffazione
ra pili sensibili di noi -la penna del cronista sembra lasciare diabolica. Anche se Duran non aveva mai vissuto in Spagna,
il posto, nell' occasione, all' obiettivo di una cinepresa - ma il avrebbe potuto attingere dalla memoria collettiva degli spa-
loro sguardo è sempre intento a individuare una dimensione gnoli suggestive analogie. Ebbene, se ci rifacciamo ad altri
«profana», i« divertimenti» (regocijos), stranamente assenti cronisti dell' epoca, questa memoria al contatto con le popo-
da molti lavori moderni di antropologia per i quali forse la lazioni indigene sembra curiosamente dissolversi. Le cause
gioia non è un comportamento degno di menzione. sono complesse: qui ci limiteremo a ricordare che lefestività
In genere le descrizioni delle feste indugiano sulla parteci- rurali della penisola iberica non poterono essere trapiantate
pazione e sul ruolo dei signori e delle classi sacerdotali, an- nel Nuovo Mondo perché non disponevano pili di scenari
che se alcune allusioni fanno capire che le cerimonie dei la- collettivi, perché avevano perduto ogni legame con il territo-
voratori della terra (labradores), che avevano luogo nei cam- rio. I coloni spagnoli, partiti in pochi e originari di province
pi, seguivano con ogni probabilità un ordine differente. In differenti, non formarono mai una comunità contadina, ma
1°4 CAPITOLO QUARTO LACUNE DEL MODELLO DI LAS CASAS 1°5
occup~rono cariche di notabili o finirono ad affollare le città. .,;:.11 fine dei sacrifici messicani non era tanto di testimoniare la
In compenso, nell'America ispanica la cultura popolare, ra- "superiorità del «dio», quanto piuttosto di nutrirlo e poterlo
dicata nel mondo rurale, fu necessariamente il riflesso delle : cosi mantenere in vita. Inoltre gli alimenti umani, animali e
credenze e delle aspettative di coloro che erano destinati al vegetali offerti dagli uomini agli «dei» non rientrano, per
lavoro dei campi, gli indios, gli schiavi negri e, prima di essere precisi, né nella sfera dell' abnegazione né in quella
quanto non si creda, i meticci. della sottomissione, ma in quella della contrattazione, nella
Se poi viene abbozzato un paragone tra costumi indigeni e misura in cui queste azioni impegnavano gli «dei» a dare in
iberici, come per esempio quello tra guaritori messicani e sa- cambio prosperità e fertilità, salute e vittorie militari. Que-
ludadores, sarà in termini negativi di superstizione. TI tono è sta complementarità è ben resa dal termine rogar (pregare,
rivelatore del disprezzo riservato dal clero cattolico a quelle chiedere) adottato da Molina, e ancora usato ai nostri giorni
usanze rurali che inutilmente si sforzava di portare sotto il nelle Ande per stringere rapporti sociali fondati sulla reci-
suo controllo. Un simile atteggiamento di rifiuto può sor- procità. Anche Duran intuile risonanze di un fenom~no che
prendere in una società che a partire dalla seconda metà del non può essere ridotto a una semplice immolazione. E infatti
XVI secolo produsse capolavori letterari in cui sono presenti l'eccesso alimentare e alcolico, presente in tutte le feste, a co-
non solo gli strati popolari (come dimostrano i racconti pica- stituire l'essenza, il «fondamento» dell'idolatria india: «to-
reschi), ma anche gli onesti e dignitosi «lavoratori dei cam- das sus idolatrias fundaron en corner y beber peor que los
pi» immortalati da Lope de Vega e da molti altri. Queste di- epicureos» 2\ eccesso che si contrappone ai digiuni che si im-
scordanze tra la letteratura e questa prima antropologia in- ponevano i sacerdoti e i loro congiunti prima della celebra-
torno alla nozione di popolo meriterebbero d'altronde uno zione di questi riti. N aturaImente queste cerimonie seguono
studio in profondità. Comunque sia, dobbiamo constatare un ordine stabilito. Cosi; ad esempio, gli incas si ubriacavano
che i contadini iberici non sono mai chiamati in causa per far con le Mamaconas, donne votate al culto del sole, mentre al-
luce sugli indios, se non attraverso stereotipi degradanti; del le loro m.ogli non era permesso. TI vocabolo spagnolo convite
resto, gli strati indigeni designati in testi come quelli di Du- (convito) traduce questo aspetto di ritualizzazione. Dobbia-
ran e di Molina con il termine di labradores (lavoratori della mo allora notare che Duran, considerando questi convites
terra), con la scomparsa e l'acculturazione delle loro élite, come la caratteristica fondamentale delle idolatrie, estende
persero in seguito questo statuto per acquisire il nome gene- la portata di questa nozione a manifestazioni che non sono
rico e razziale di indios. E cosi fino a xx secolo inoltrato, attinenti a ciò che la Chiesa classifica come religioso. Si al-
quando, sotto la pressione dei movimenti rivoluzionari, il lontana cosi dalla griglia interpretativa di Las Casas, che nel-
termine di contadino venne a rimpiazzare quello di indio. la dissolutezza dei banchetti del mondo antico vedeva solo
Come vedremo, la storia delle idolatrie seguirà queste flut- un epifenomeno moralmente scandaloso. In questo modo
tuazioni sociali. Duran ci descrive un'usanza «diabolica» dei mercanti di
Ma torniamo ai sacrifici umani, di schiavi o di prigionieri Cholula, che sperperavano in un banchetto il frutto di ven-
divinizzati, di camelidi o di bambini, momenti culminanti di t'anni di fatiche «per celebrare il loro nome e acquisire pre-
ogni cerimonia che avesse luogo dal Messico alle Ande. An- stigio» 25. La condanna di questa cerimonia, che sotto molti
che in questo campo, i fatti si sottraggono alla rigidità delle aspetti ci ricorda il famoso potlatch della costa del Nordovest
categorie e delle classificazioni. Sulla scia della definizione di dell'America del Nord, mette bene in evidenza come, dietro
san Tommaso, «il sacrificio comporta l'idea di un bene sen- la riprovazione religiosa suscitata dal concetto di idolatria,
sibile offerto e distrutto in onore di un essere superiore per affiori il rifiuto radicale di un modo di vita incompatibile non
attestarne la superiorità e, secondariamente, per ottenere solo con la morale cristiana, ma soprattutto con la preoccu-
protezione, perdono e grazia» 23. Ebbene, i «sacrifici» indi- pazione di efficacia e redditività tipica dell' età moderna, e
geni presentano alcune specificità. Stando ai testi dell' epoca, già patrimonio del clero e dell' amministrazione spagnola,
106 CAPITOLO QUARTO LACUNE DEL MODELLO DI LAS CASAS 1°7
impegnati com'erano nella prima colossale impresa di colo- zione) non riguardava unicamente l'individuo, ma rivestiva
nizzazione e controllo delle popolazioni. . una dimensione collettiva. Del resto, all'inizio della cerimo-
,'. nia della citua, venivano scacciati fuori dal territorio della cit-
tà i gobbi e, in generale, tutte le persone deformi, la cui catti-
Sventure. va condotta, origine della loro disgrazia, poteva ripercuoter-
si su tutta la società. È in base a questa concezione collettiva
del male, che questo viene «rimandato» fuori dalla città in
Quando ad agosto cominciavano le prime piogge, gli in-
un altrove indeterminato, in balia della corrente dei fiumi
cas riunivano tutte le huacas dell'impero, da Quito al Cile
nella città di Cuzco, dove celebravano la festa della citua. I~ che servivano a questa purificazione espiatoria. In Messico
questa occasione, la pratica di molti rituali consentiva di fu piti facile tradurre dei rituali paragonabili a quelli andini
scacciare dal territorio della città «le malattie, i disastri, gli in un linguaggio cristiano, nella misura in cui l'esistenza di
infortuni e i pericoli». Crist6bal de Molina, a cui dobbiamo «dei» - e non di huacas, entità meno adatte all' analogia -
un' eccellente descrizione di questa festa, introduce un nuo- rendeva piti naturale l'accostamento tra malattia e castigo di-
vo oggetto di riflessione, il male e il suo significato sociale, vino. Cosi la sifilide e la lebbra erano il risultato della vendet-
inaugurando cosi, a sua insaputa, un' esplorazione dei com- ta degli «dei», provocata dai «peccati» degli uomini 26.
portamenti umani che evita il trabocchetto d~l religioso. Bi- Gli spagnoli erano allettati dalla possibilità di ridurre que-
sognerà aspettare almeno la seconda metà del xx secolo per- sto « peccato» alla fornicazione, problema che ossessionò gli
ché prenda avvio una vera e propria antropologia della sven- evangelizzatori per due secoli. Al tempo delle «confessioni»
tura. praticate in Perti prima della conquista davanti a degli spe-
La citua era una cerimonia complessa, che durava giorni; cialisti e con il fine di svelare le colpe che si ripercuotevano
aveva una funzione purificatrice, nella misura in cui la sven- sull'insieme della comunità, i peccati della carne facevano
tura in tutte le sue fO,rme appariva collegata, stando a Moli- parte delle possibilità tra cui il colpevole poteva scegliere.
na, all'idea di colpa. E facilmente intuibile che questa nozio- Molina non dimentica di segnalarlo, aggiungendo però che
ne a~t?ctona.di pec~ato non J?oteva lasciare insensibili degli non era in questione l'atto in quanto tale, ma il fatto che i
uomInI, la CUI vocaZIone conSIsteva nel salvare le anime libe- rapporti sessuali dovevano in teoria essere legittimati
randole da ogni macchia. Che le malattie avessero potuto es-
dall'Inca ZI. La «confessione» incaica appare dunque come
sere concepite come espressione del castigo divino non era
un mezzo efficace di controllo sociale, messo in atto da stre-
cosa in grado di scandalizzare degli uomini del XVI secolo,
per quanto simili interpretazioni cominciassero già allora a goni (hechiceros) che tenevano l'Inca al corrente degli av-
sembrare riduttive. Ma il contenuto della nozione stessa di venimenti spiccioli dell'impero. Ancora una volta i fatti ci
olt~ag?io al.divino prendeva in Perti un senso particolare, portano verso il politico, là dove ci saremmo aspettati soltan-
pOlche essa Implicava la trascuratezza nel nutrire le huacas e to il religioso. Le arti diaboliche permettono a questi strego-
le mummie degli antenati, la trasgressione delle regole sociali ni di sapere la verità, grazie a diversi mezzi di divinazione;
di reciprocità e sottomissione all' autorità suprema e, insom- perché, contrariamente alla confessione cristiana, quella dei
ma, la rottura di legami di dipendenza e di solidarietà che af- peruviani non era spontanea, ma provoèata dalla paura e
fondavano tanto nel « sacro» quanto nel sociale. Se l'Inca si dall'accusa mossa dall'indovino alla vittima. Del resto, l'im-
rendeva colpevole verso le sue huacas, trovandosi perciò portanza della «confessione» pubblica nel mondo andino di
esposto alla sventura, aveva luogo una confessione «genera- prima della Conquista può forse spiegare i successi delle
le» insieme con il sacrificio di una o piti ragazze (si tratta del grandi confessioni praticate su scala comunitaria dai gesuiti,
rituale della capacocha, capac hucha). La colpa (e la sua puni- in occasione delle campàgne di estirpazione delle idolatrie.
108 CAPITOLO QUARTO LE LACUNE DEL MODELLO DI LAS CASAS 1°9
zio» che si propaga in tutti gli strati sociali e trasforma gli uo-
Idolatria e secolarizzazione. mini in bestie prive di ogni ragione. Rieccoci di fronte a
considerazioni ormai familiari sui legami che uniscono idola-
La sventura e la malattia sono le componenti immancabili tria, governo politico e ordine sociale. Infatti l'indebolimen-
di qualsiasi credenza religiosa, anche se vengono concepite to delle idolatrie facilita non solo il mescolarsi del vero e del
differentemente a seconda dei contesti culturali. D'altra par- falso, ma anche la confusione degli esseri tra di loro, perché
te, poiché i banchetti e le libagioni costituiscono l'essenza le gerarchie preispaniche rappresentano l'espressione e la
dell'idolatria indigena, ci accorgiamo di quante possano es- stessa condizione di base dei riti e delle credenze. Basta solo
sere le situazioni apparentemente innocenti, come «il fatto toccare l'ambito del « religioso» per far crollare interi lembi
di seminare, di mietere e riporre il grano nel granaio, di lavo- della realtà locale, come se le categorie della griglia concet-
rare la terra e di costruire case» in grado di fornire altret-
28, tuale fossero lontane dal possedere la specificità, l'identità e
tante occasioni di «idolatrare», dal punto di vista degli spa- l'autonomia riconosciute loro dalla tradizione occidentale.
gnoli. L'ubiquità di questa idolatria si infiltra subdolamente Imbattutosi, come tanti altri, nel problema dell' elimina-
nei mercati, nei compiti piti umili e profani (l'aratura dei zione dell'idolatria, Duran non propone esplicitamente una
campi, il bagno), nelle attività piti triviali (i canti, le distrazio- soluzione, che però spunta indirettamente dai suoi suggeri-
ni, o come diremmo noi, gli svaghi). Ma se si trova dapper- menti, dalle sue omissioni, dai suoi commenti. Una delle vie •
tutto, se la sua sfera non può essere delimitata né dall'istitu- possibili per permetterè la transizione dall'idolatria al catto-
zionale né dall' etichettatura di Las Casas o di Acosta, come è licesimo, limitando al minimo i rischi di anomia - ci si perdo-
possibile liberarsene? Per riuscire nell'intento sarebbe stato ni questo anacronismo durkheimiano -, sarebbe di creare un
necessario, per la gloria di Dio, sterminare - e Duran trema nuovo tipo d'uomo. Progetto rivoluzionario, se mai ce ne fu
nello scrivere queste parole, che suonano spaventose anche uno, che trovava negli sconvolgimenti profondi patiti dal
per la loro modernità - tutti i vecchi all'indomani della Con- Messico delle circostanze eccezionalmente favorevoli. Infat-
quista ... Perché l'essere umano è prigioniero di una catena di ti la colonizzazione ispanica, fino ~a seconda metà del Sei-
parentele e di tradizioni, che formano altrettante reti di pa- cento, non è semplicemente un'impresa di dominazione, è
role e di gesti quotidiani, che si ripetono di generazione in .anche la piti grande rivoluzione mai conosciuta prima dal
generazione e non possono far altro che tener viva la fiamma continente americano e, senza dubbio, una delle tappe fon-
di un'idolatria nascosta nel discorso piti insignificante, nel damentali della storia dell' umanità. A sottolineare ancora
suono piti banale. Senza contare che l'idolatria non è pura- una volta l'incredibile importanza di questi cronisti e lo scan-
mente negativa: serve a classificare le genti, a distinguersi da daloso oblio in cui sono lasciati dalla nostra storiografia e,
un vicino meno civilizzato, come gli huastechi, che non ado- piti in generale, dalla nostra cultura. Pigrizia mentale, etno-
ravano Quetzalcoatl come invece facevano gli abitanti di centrismo e leggenda nera hanno tenuto nascosta questa ere-
México-T enochtitlan, e perciò venivano considerati da que- dità, il tempo poi ha fatto il resto.
sti come « gentili idolatri» L'idolatria fornisce anche un ef-
29. Per cambiare l'uomo, occorre per prima cosa conoscere le
ficace strumento di controllo sociale. Duran non sa nascon- radici del suo male (= l'idolatria). Queste vanno ricercate in
dere una nota nostalgica, quando parla di ciò che Foucault un'immaginazione malata e indebolita dallà paura (<<el mie-
avrebbe chiamato la «compartimentazione» della popola-
30 do y cobardfa natural»). Questo carattere timoroso - chia-
zione messicana, a cui sembrava che nessuno, neppure i neo- mato in causa anche ai nostri giorni per spiegare alcune ma-
nati, potesse sfuggire. Allo stesso modo, le antiche ubriaca- lattie, come il susto, il terrore, che colpiscono gli strati rurali
ture, regolate da rituali e da norme rigorose, erano canalizza- dal Messico all' Argentina - può essere spiegato in tre modi:
te, a differenza delle sbronze collettive o borracheras, auten- la nuova miseria degli indios (Duran giudica severamente i
tico flagello del periodo coloniale, «volgarizzazione di un vi- disordini dell'epoca coloniale); la loro costituzione triste e
IlO CAPITOLO QUARTO .. LE LACUNE DEL MODELLO DI LAS CASAS III

melanconica; infine 1'antico governo tirannico, che ha incul- vita degli indios. Lui stesso, confessa, si è ritrovato, come gli
cato in loro la paura di tutto. Per esempio, se gli antichi mes- altri, con in mano un ramo di rose il giorno della festa cristia-
sicani avevano l'obbligo di vendere le loro mercanzie solo al- na che coincideva con quella di Tezcatlipoca. Del resto, que-
l'interno del recinto riservato al mercato, costume che ebbe sti ornamenti floreali sono tollerabili, «poiché in essi non vi è
tendenza a mantenersi anche in epoca spagnola, era perché traccia di idolatria, essendo solo espressione di un' antica
le autorità ne potessero approfittare riscuotendo una tassa consuetudine» }}. Commento particolarmente rivelatore di
sul ricavato L'indio è dunque un essere malato, schiavo de-
}I. .questo sforzo di « depaganizzazione», in realtà di desacraliz-
gli àuguri e dei presagi, e quasi inevitabilmente preda del zazione, che separa la «consuetudine» dalla «superstizio-
diavolo. Ne deriva la necessità di combattere le forme di ido- ne» e addirittura dall' idolatria. Consuetudine in questo sen-
latria piu pericolose, quelle che saremmo tentati di chiama- so equivale ad abitudine, senza comportare un giudizio ne-
re, incoraggiati da ... Duran, l' «oppio dei popoli»: gli oracoli gativo o positivo, in quanto l'essenziale è che questo com-
e la divinazione. Impresa rischiosa, perché il timore sviluppa portamento si presti ad essere manipolato. Questo anda-
d'altro canto anche la sottomissione all' autorità. La decisio- mento routinario era osservabile anche nei mercati, dove un
ne presa dagli evangelizzatori fu semplice: scelsero di intro- tempo le transazioni si verificavano in una cornice idolatrica,
durre all'interno del campo sconfinato delle superstizioni mentre quando scrive Duran non c'è altro che «abitudine e
idolatriche dei comportamenti organizzati che dipendessero vizio»; lo stesso si dica per i cibi disgustosi di cui i messicani
esclusivamente dalla consuetudine. In breve, il loro compito andavano pazzi, talpe, cani, moffette e topi, che sono man-
fu di creare all'interno di un universo che sembrava comple- giati non piu per superstizione, ma per vizio e per sudiceria
tamente immerso nella «falsa religione», vale a dire in una (vicio y suciedad). Che implichi o meno una deformazione
specie di sacro diabolico, delle attività «neutre», degli spazi del comportamento dovuta all' abitudine, come sembrereb-
«asettici», che potremmo chiamare profani. Per quanto pa- be indicare il termine vizio, la consuetudine si distingue dal-
radossale possa sembrare, fu la Chiesa cattolica a sobbarcar- l'idolatria per essere un semplice automatismo, apparente-
si questo compito. Distinguendo il« religioso» dal sociale, la mente privo di qualsiasi fondamento cosciente. Pensiamo a
«falsa religione» dal politico, la tradizione occidentale e, in tutte le volte che l'etnologo americanista contemporaneo si
particolare, la griglia concettuale di Las Casas inauguravano sente rispondere che una pratica è osservata sin motivo, por
questa via. Restava da compiere il passo che sempre separa le costumbre! D'altronde è significativo che Duran impieghi il
considerazioni teoriche dalla pratica quotidiana. Lo fecero termine superstizione al posto di idolatria quando vuole far
con successo alcuni evangelizzatori e, nella fattispecie, i no- riferimento al contesto coloniale. Nella misura in cui lo sce-
stri due cronisti. Molina, per esempio, non volle considerare nario istituzionale è crollato, le soprawivenze, sprowiste di
idolatriche le cerimonie collegate al ciclo dell' esistenza, rite- quella coerenza fondamentale che univa un tempo ogni azio-
nendole semplicemente espressione di solidarietà familiare. ne dell' esistenza, possono solo essere superstiziose~ E anche
A differenza di Duran, egli giudica che l'imposizione del no- in questo caso è di nuovo la paura del mistero, questa paura
me al bambino, il taglio dei capelli e i riti di pubertà femmini- congenita agli indios, che rende possibili questi ultimi sus-
le «avessero luogo senza che ci fosse nessun tipo di idola- sulti.
tria»32. Posizione in contrasto anche con quella che adotta-
rono gli estirpatori di idolatrie a partire dalla fine del XVI se-
colo. Per Molina, in ogni caso, l'assenza esplicita di atti di Sviluppi coloniali.
adorazione basta a salvare dall'infamia una tradizione autoc-
tona. Le cronache di Duran e di Molina trattano essenzialmente
Torniamo a Duran. «Tutti i popoli hanno delle feste», af- della «legge antica», cioè di un'idolatria che costituisce la
ferma, ritenendo impossibile e inopportuno eliminarle dalla chiave di volta di un sistema di governo e di una civiltà. Eb-
II2 CAPITOLO QUARTO LE LACUNE DEL MODELLO DI LAS CASAS II3

bene, la distruzione della cornice istituzionale preispanica, Per certi versi, nell'America spagnola assistiamo a un feno-
l'incendio dei templi e dei codici, l'abbattimento delle hua- meno inverso a quello che riscontriamo in Spagna, ma i loro
cas, la soppressione definitiva dei sacrifici e l'eliminazione di effetti sembrano coincidere. Nella penisola iberica osservia-
coloro che per gli spagnoli formavano il clero indigeno tra- mo l'impegno costante prodigato per sradicare i culti locali a
sformaròno radicalmente il problema delle idolatrie, senza vantaggio di culti « depaganizzati» e comuni a tutto il paese,
con questo riuscire a farle scomparire. Di questi sviluppi co- soprattutto dopo il Concilio di Trento, ma il peso delle tradi-
loniali, Molina e Dunin forniscono testimonianze dirette e zioni locali farà SI che questa modernizzazione della Chiesa
appassionanti. CosI facendo, non solo i due cronisti indivi- dovrà scendere a compromessi con l'irriducibile 36. Nell'A-
duano, implicitamente, l'inadattabilità delle credenze e dei merica ispanica, la necessità di mantenere gli indios nella lo-
riti alle categorie del «religioso», ma ci offrono anche una ro cornice locale per motivi soprattutto fiscali (la riscossione
descrizione dell' evoluzione delle èulture indie, delle «idola- del tributo) favori l'ancoramento del «religioso» al territo-
trie», per riprendere il vocabolo spagnolo, in un contesto rio e, fatalmente, agevolò la traduzione progressiva degli
molto diverso da quello di prima della Conquista. In questa « dei» e dei riti ancestrali in una miriade di culti di santi.
sede ci limiteremo a brevissimi accenni. In Peru, gli sconvolgimenti dovuti alle guerre civili facili-
Il pericolo maggiore in cui si imbatté l'evangelizzazione tarono il ripiegamento degli incas nella regione di Vilcabam-
degli indios fu rappresentato dall' analogia, maneggiata con ba, situata ai piedi delle Ande in una posizione strategica pri-
la stessa disinvoltura dai nativi come dagli uomini di Chiesa vilegiata. Questa enclave «infedele» resistette fino al 1568,
spagnoli. Infatti, contrariamente ai mori e agli ebrei, punti di data in cui l'ultimo Inca, Titu Cusi Yupanqui, capitolò di
riferimento obbligati, i messicani non trovano contradditto- fronte agli spagnoli, lasciando cOSI l'intera regione in balia
rio mescolare i propri riti a quelli dei cristiani. Queste com- dello zelante apostolato degli agostiniani. Fu negli anni se-
mistioni possono essere deliberate, per meglio sfuggire al gnati da questa resistenza che ebbe origine nelle Ande cen-
controllo delle autorità religiose, e in questo caso diventano trali un singolare movimento, collegato da alcuni al ballo di
artificio e contraffazione. Ma possono anche essere il risulta- San Vito. Crist6bal de Molina, a cui dobbiamo una testimo-
to della plasticità delle culture autoctone oppure derivare nianza preziosa del fenomeno del taqui onqoy, pensa che
dalla confusione originata dalla somiglianza di questi riti 34. questa erronia (curioso neologismo usato al posto di yerro,
Questa attitudine degli indios al « sincretismo» corrisponde errore) sia legata agli avvenimenti di Vilcabamba, e soprat-
del resto a quella degli spagnoli delle campagne, che mesco- tutto alle attività degli stregoni (hechiceros). Già negli anni
lano le parole divine alle superstizioni piu biasimevoli, quali 1570-80 ci troviamo dunque di fronte, nell' opera di Molina, a
sono, fin dal tempo dei romani, i riti divinatori e i sortilegi. una riformulazione del «religioso» in termini vicini alla sfera
N6minas (preghiere e suppliche scritte ai santi) portate ad- politica. Questo movimento di ispirazione millenarista pre-
dosso tra i vestiti, ensalmos (preghiere magiche) pronunciati dicava il ritorno dell'Inca e il ristabilimento dell' ordine anti-
per guarire dalle malattie, esorcismi popolari, come quello co con il suo corollario: la definitiva scomparsa degli spagno-
delle cavallette, fanno dei contadini spagnoli dei tipici esem- li e delle novità che avevano apportato (in particolare degli
pi di questa utilizzazione superstiziosa della «vera religio- animali domestici). L'idea centrale era che le huacas, abban-
ne». Diventando un precursore iberico dei nostri cronisti, donate a se stesse dagli indios che non sacrificavano piu in
Pedro Ciruelo nel 1538 aveva addirittura consacrato un libro loro onore, erano affamate e disseccate - il termine ha la sua
a questi problemi, per denunciare queste diaboliche commi- importanza - e nel loro sconforto infliggevano una severa
stioni e confusioni 35. Come tollerare derivati simili tra gli in- punizione a tutti coloro che li avevano rinnegati. Il movi-
dios? Tanto piu che il miscuglio (la mezcla) è favorito loro mento insisteva sulla separazione assoluta tra Dio e i santi
malgrado da quegli stessi sacerdoti che comparano conti- degli spagnoli da una parte e le huacas degli indios dall' altra,
nuamente - pur con il fine di contrapporli - gli idoli ai santi. «perché credevano che Dio Nostro Padre avesse creato gli
1I4 CAPITOLO QUARTO LE LACUNE DEL MODELLO DI LAS CASAS

spagnoli, la Castiglia e tutti gli animali e gli alimenti di quelle mo ricordato a proposito del ruolo degli hechiceros, siamo
terre, mentre le huacas avevano fatto gli indios, cosa che to- probabilmente in presenza di una nuova concezione indige-
glieva a Dio la sua onnipotenza» 37. Questa credenza nell' ori- na delle huacas. Infatti, mentre i testi antichi (Cieza de Leon,
gine separata degli indios e degli spagnoli era peraltro coe- Sarmiento de Gamboa) e lo stesso Molina privilegiano l'i-
rente con la concezione delle origini locali delle huacas e del dentità tra un oggetto (idolo, mummia) e çiò che rappresenta
loro legame con un territorio e un popolo determinati. Con (antenato, luogo d'origine), il taqui onqoy trasforma questo
l'unica differenza che, contrapponendo l'insieme dei gruppi legame, proprio di un sistema di pensiero non occid~ntale,
indigeni agli spagnoli,.il movimento del taqui onqoy passava in una possessione: «Le huacas non entrano pili nelle pie-
sopra le diversità regionali ed etniche e diventava la prima tre» e via dicendo. Abbiamo qui una traduzione in termini
manifestazione degli indios, non come un' etnia specifica, ma demoniaci di un' esperienza e di una credenza che aveva le
come un gruppo sociale. In altre parole, quello che in un pri- sue radici nell' allucinazione e nel sogno. In secondo luogo, il
mo momento poteva essere preso per « religioso» afferiva in racconto di Molina chiarisce gli slittamenti semantici che si
egual misura al politico e all'identità etnica, senza curarsi verificano in questo periodo e che produrranno una visione
dell'incompenetrabilità delle categorie di Las Casas. parziale e di parte, in ogni caso molto occidentalizzata, delle
È facile cogliere la portata sovversiva di questo movimen- pratiche indigene. Perché se è vero che da allora in poi l'e-
to. Ciò che ci colpisce è l'apparizione per la prima volta in spressione taqui onqoy è stata tradotta come «malattia della
PenI di un'interpretazione patologica delle credenze. In ef- danza», per via del paragone con il ballo di San Vito, è anche
fetti, il termine taqui designava in origine un canto accompa- vero che Cristobal de Molina non ci fornisce questa interpre-
gnato da una danza le cui parole vertevano su delle «favole» tazione, ma si limita a descrivere prima.una danza e poi una
o su avvenimenti a gloria dell'Inca. Per i primi cronisti, i ta- possessione, insistendo sul disseccamento di queste huacas,
qui rappresentavano l'intelaiatura della memoria indigena, « che si spostavano nell' aria, secche e morte di fame» 39. Que-
che non poteva appoggiarsi su una tradizione scritta; la posi- sto fatale disseccamento, che oggigiorno nelle Ande sembra
zione di Molina non è molto diversa. Ma l'apposizione del essere il sintomo di un gran numero di malattie, se non la ma-
termine onqoy (che ha due significati, uno che equivale a lattia stessa, sarebbe legato all' altro significato della parola,
«malattia», l'altro che indica la «costellazione delle Pleia- quello che designa la costellazione delle Pleiadi. Ci sembra
di») insieme con le caratteristiche isteriche di questo parti- quindi che è innanzitutto quest'ultimo significato a essere
colare tipo di taqui contribuiscono a dare un' immagine al- presente nel fenomeno del taqui onqoy (che fonti successive
quanto morbosa di questa manifestazione. Di questa posses- chiamano anche zaraoncoy, da çara, mais). Questa associa-
sione Molina parla senza ambiguità, precisando come le hua- zione simbolica tra gli uomini, il mais, le Pleiadi e l'aridità-
cas non entrassero pili nelle pietre ma penetrassero negli in- disseccamento era troppo complessa, possiamo immaginare,
dios che parlavano in loro nome 38. Chi era abitato dalle hua- per poter essere enunciata e analizzata. Per questo motivo
cas era colto da tremiti e da convulsioni simili a quelle degli prevalse l'interpretazione univoca di onqoy = malattia, pili
indemoniati. Venivano condotti in dimore scelte apposita- facile e legittimata dalla polisemia del termine. E con essa
. mente; il loro corpo era dipinto (embijado) e divenivano og- un'interpretazione patologica di tutto il movimento, peral-
getto di adorazione: «Los indios le entraban a adorar con tro nella linea degli strumenti interpretativi proposti da Las
carneros, molle y otras cosas». Casas nella sua Apologética historia sumaria.
Sarà forse il caso di vedere in questi comportamenti, se- In questo contesto, il corpo umano diviene il luogo di
guendo l'opinione di alcuni, l'influenza dei racconti de~li espressione della huaca. La malattia, originariamente conce-
evangelizzatori sugli indemoniati di Giudea e sulle tentaZIO- pita come una colpa, diventa il segno del tradimento nei con-
ni dei santi? Effettivamente la descrizione di Molina offre lo fronti del passato ancestrale: «Perché l'hechicero fa loro in-
spunto per diverse riflessioni. Innanzitutto, come già abbia- tendere che poiché sono morte di fame, le huacas hanno get-
n6 CAPITOLO QUARTO LE LACUNE DEL MODELLO DI LAS CASAS II7
~ Molina (1916), pp. 17-18.
tato SU di loro un maleficio, che li ha resi malati» Fu cosi 40.
16 Duran (1967), v, p. 52.
che l'azione di nutrire le huacas, condizione primaria, come 17 Molina (1916), p. 96.
abbiamo visto, di ogni culto indigeno, prese progressiva- 18 È il caso di due autori importanti: Duviols (1971) e Maria Rostworowski de Diez
mente la forma di un impegno individuale e clandestino. Canseco, Estructuras andinas del poder. Ideologia religiosa y politica, Instituto de
D'altro canto, le funzioni di indovino, di guaritore e di stre- estudios peruanos, Lima 1983.
19 Molina (1916), p. 12.
gone, che un tempo, stando alla testimonianza di Molina,
20 Ibid., p. 7.
erano separate, tesero a riunirsi in un solo soggetto. Con la
21 Duran (1967), XXI, p. 187.
scomparsa delle autorità politiche tradizionali, passate dalla 22 Ibid., XII, p. 122.
parte deI-nemico - gli indemoniati incolpavano anche i caci-: 23 Secondo la definizione proposta da André Lalande nel suo Vocabulaire technique
ques, accusati di portare nomi spagnoli e di adottare usanze et critique de la philosophie, Fé1ix Alcan, Paris 1938.
castigliane -, la persona dell' hechicero, che ormai viene gene- 24 Duran (r967), VII, p. 78.

ralmente indicata con il termine spagnolo e che agli occhi dei v Ibid., VI, pp. 68-69.
26 Ibid., XVI, p. 156.
cristiani incarna lo strumento stesso del diavolo, diventa il
27 Molina (1916), p. 24.
perfetto prototipo dell'idolatra, sorto dalle rovine dell'idola-
28 Duran (1967), Introduzione, p. 6.
tria. Vediamo allora come, nello sforzo di riferire fedelmente
29 Ibid., VI, p. 66.
la realtà indigena osservata e di capire l'inaudito - nel senso 30 In francese, «quadrillage». Cfr. Michel Foucault, Surveiller et punir. Naissance de
letterale del termine -, Molina si trovi costretto a formulare la prison, Gallimard, Paris 1975 (trad. it. Sorvegliare e punire, Einaudi, Torino
delle interpretazioni piu complesse e piu sofisticate di quelle 1976, p. 155) [N. d. c.].
31 Ibid., XX, p. 180.
fornite o suggerite dalla griglia di Las Casas. Al pari di Du-
32 Molina (1916), p. 88.
ran, egli si dimostra particolarmente sensibile al cambiamen-
33 Dunin (1967), v, p. 55.
to e alla ridisposizione delle pratiche e delle credenze indige-
34 Ibid., Introduzione, p. 5.
ne, sfuggendo a una visione schematica e monolitica delle 35 Pedro Ciruelo, Reprovacion de las supersticiones y hechizerias, Salamanca 1538.
cose. Ma gli artigiani del quotidiano non dispongono della 36 William A. Christian, Local Religion in Sixteenth Century Spain, Princeton Uni-

forza suggestiva dei teorici. E l'ombra di Garcilaso, come ci versity Press, Princeton (N.J.) 1981, p. 162.
apprestiamo a _vedere, eclisserà a lungo l'opera di Molina. 37 Molina (1916), p. 98.

38 Ibid., p. 99.

39 Ibid., p. 98 .

40 Ibid., p. 102.
lLucien Febvre (1942), pp. 4 IO-II .
2 Michel de Montaigne, Essais, Femand Roches, Paris 1931, libro ID, cap. VI, p. 182
(trad. it. Saggi, a cura di F. Garavini, Mondadori, Milano 1970, p. 1212).
3 Duran (1967), v, p. 58.

4 Ibid., I, p. 13.

, Ibid., Introduzione, p. 6_
6 Ibid., XII, p. 122.

7 Molina (1916), p. 14-

8 Duran (1967), XXI, p. 191.

9 Ibid., I, p. 12.

lO Ibid.
11 Ibid., I, p. 13.
12 Ibid., I, p. 9.
u Ibid., v, p. 59.
14 Ibid., XIII, p. 13 2 .
L'IDOLATRIA ADDOMESTICATA

Capitolo quinto novamento del platonismo sotto la protezione illuminata


L'idolatria addomesticata prima di Cosimo de' Medici, poi di Lorenzo il Magnifico. Se-
condo i neoplatonici, «l'anima, attraverso la via dell' interio-
rizzazione e della coscienza, si eleva a Dio e sfugge alla mate-
ria» 2 e intraprende la sua ascesa verso il «sole divino» 3. In
o Pachacamac, potente astro del giorno, questo modo l'uomo si vede dotato di un vasto dominio sulla
tu che hai creato il mondo, natura, che gli permette di trasformarsi in un autentico de-
tu, dio che lo rende vivo. miurgo capace di ritrovare il potere perduto con il peccato
HERGÉ, Le tempIe du Soleil, 1949, p. 58. originale. L'accento è posto sull' amore, perché « conoscere»
è «amare». Punto chiave dell'opera di Ficino è l'elusione
L'analisi di Las Casas poggiava tutta sulla scissione latria/ della Rivelazione: come fa notare Jean Delumeau, «la dottri-
idolatria, fossato insormontabile universalmente scavato nel na del peccato originale e la venuta del Redentore non sono
cuore del «religioso». Per quanto Las Casas riconosca al pa- necessarie alla sua filosofia, alla quale vengono aggiunte arti-
ganesimo alcuni meriti, per quanto di fronte ad alcune mani- ficiosamente» 4. Ce n'è abbastanza per preoccupare Roma e
festazioni dell' idolatria americana non riesca a dissimulare la ancor piu i Riformatori, che non accettarono mai che si po-
sua ammirazione, nel suo pensiero le due sfere restano pur tesse arrivare a Dio senza la Scrittura, né che altre religio-
sempre inconciliabili. Acosta per il Peru, T orquemada per il ni potessero nascondere il minimo elemento valido. Forse
Messico si limitano a rincarare la dose. Quanto a Molina e adesso siamo in grado di capire fino a che punto il cattolice-
Duran, i due cronisti apportano qualche modifica, scoprono simo romano, messo di fronte ad altre culture, potesse di-
delle lacune, mettono in rilievo degli slittamenti semantici, sporre di piu plasticità ideologica dell'apostolato protestan-
ma non si mettono a far grandi teorie, anche quando, senza te. La differenza si rivelò decisiva e spiega, almeno in parte,
saperlo, abbandonano la pista contrassegnata dai culti e dai la specificità dell' America latina rispetto all' America anglo-
rituali. sassone. Ricordiamo anche che l'ermetismo si propagò fino
Ma non c'è modello intellettuale che possa restare del tut- in Spagna, dove ispirò, ad esempio, l'architetto dell'Escorial,
to insensibile all' esperienza dei fatti o all' assalto portato da J uan de Herrera 5. Questa volta la pista parte da J ohn Dee,
altre tesi e scuole di pensiero. Stanco della rigidità tomista, il l'astrologo della regina Elisabetta, per giungere fino all' orto-
Rinascimento si era mostrato favorevole ad atteggiamenti dossissimo Filippo II. Il re si interessava alle opere dell'ingle-
piu concilianti, aperto ai compromessi e alle piu ardite sinte- se, che conosceva anche personalmente per avergli commis-
si fùosofico-religiose, riunendo insieme Aristotele, san T om- sionato un oroscopo. Fatto curioso, questo John Dee anno-
maso d'Aquino e Platone. Molti concordavano nel vedere verava tra i suoi pezzi da collezione, forse perfino tra i suoi
nel paganesimo la premoruzione dei tempi cristiani, come se strumenti di lavoro, uno specchio di ossidiana, originario del
la fede rivelata si inserisse in modo naturale nello sviluppo Messico 6.
della filosofia antica. Le Sibille del soffitto della cappella Si- Le possibilità conciliatrici, per non dire «sincretiche»,
stina sono l'illustrazione piu spettacolare di questo atteggia- del platonismo non furono scoperte nel Rinascimento. Que-
mento. Alcuni cercavano in altre culture, caldea, persiana, sta corrente filosofica era già servita alla fine dell' epoca ro-
egiziana ... - o piu precisamente nell'immagine che ne aveva- mana ad avvicinare il cristianesimo nascente ai paganesimi
no - i frammenti di verità che le conoscenze di quei popoli mediterranei. Allora fu il modo di concepire il dio supremo a
dovevano inevitabilmente nascondere. Viene spontaneo il permettere di conciliare punti di vista differenti: avvenne co-
riferimento al neoplatonismo e all' ermetismo Già nella se-
l. si che teorici tanto distanti come Celso e Origene accettava-
conda metà del xv secolo, Marsilio Ficino (433-99) animava no l'idea «che Dio è incorporeo, senza passioni, immutabile
il cenacolo della villa di Careggi e ispirava, a Firenze, il rin- e inaccessibile al pensiero umano» 7. Allo stesso modo, su

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120 CAPITOLO QUINTO -L'IDOLATRIA ADDOMESTICATA 121

molti punti, etica cristiana ed etica neoplatonica si interseca- che si può acquisire solo vivendo all' incrocio delle razze, del-
vano, arrivando persino a coincidere 8. E allora degno di nota le culture e delle idee. Meticcio, con una stupenda padro-
che, diversi secoli dopo, il platonismo si ritrovi a fare da pon- •nanza della lingua castigliana, sa infatti ricordarci, senza tra-
te tra due posizioni che di primo acchito sembravano incon- dire emozioni, nel corso di una digressione, che è indio e in-
ciliabili, l'idolatria americana e la «vera religione». È vero ca, «soy indio inca», indio e cristiano, «soy indio cristiano
che questa reinterpretazione fu resa possibile dalla prece- cat6lico» 12 ••• Tuttavia la terminologia che Garcilaso usa nei
dente proiezione sul mondo amerindio di un modello di ido- Comentarios è la stessa a cui ci avevano abituato Las Casas e i
latria ispirato all' antichità. L'applicazione del neoplatoni- cronisti. È sempre questione di dei, di sacrifici, di templi, di
smo alla realtà americana poteva ovviamente realizzarsi solo sacerdoti e grandi sacerdoti, di riti e cerimonie, di religione ...
dopo aver ricondotto quèst'ultima entro i confini del paga- Ritroviamo anche la nozione di «legge naturale », in quanto
nesimo. Ma d'altronde la sovrapposizione - e non la sostitu- ispiratrice della legislazione incaica l.l. Ma Garcilaso usa con
zione - di strati occidentali agli strati autoctoni dei mondi maggior convinzione la distinzione tra «sacro» - «lo sagra-
esotici non è forse una caratteristica di tutti i processi di occi- do de su vana religi6n» - e «profano» - «lo profano de su
dentalizzazione, in qualunque ambito si verifichino? gobierno temporal» 14. In questo caso, la cesura è piti netta
che in Las Casas, come se il « religioso» diventasse ovunque
la controparte obbligata del profano, come se le categorie di
Garcilaso. temporale e spirituale formassero una coppia tanto insepara-
bile quanto inevitabile. Ed è ovviamente una cesura forzata e
Fu attraverso Leone Ebreo che il neoplatonismo fecondò giustapposta, perché GaJ;cilaso fa una fatica improba per
il pensiero di un meticcio peruviano, Garcilaso de la Vega, scindere i due ambiti che nella sua memoria e nella sua opera
detto l'Inca. L'autore dei Dialoghi d'amore fu l'uomo dei appaiono in genere mescolati: «su religion ... su vida moral»,
continui sradicamenti e dei piti arditi prestiti e meticciaggi «nueva religi6n y nuevas costumbres», «le leggi della loro
intellettuali In questo senso, la figura di Leone Ebreo anti-
9. idolatria cosi come quelle del governo della repubblica» 15.
cipa certamente quella del peruviano Garcilaso. Questi, na- Cosa succede all'idolatria nell' opera di Garcilaso? L'auto-
to a Cuzco, figlio di una principessa peruviana e di un con- re elabora una versione del tutto particolare dell' idolatria
quistador, arriva in Spagna nel I560, all' età di vent' anni. Scri- degli incas, un'idolatria «rivista e corretta» cosi bene che ar-
verà qui i suoi Commentarios reales (I609), perché non rive- riva a sfiorare il monoteismo ed entra in profondo contrasto
drà mai le sue montagne andine. Sicuramente uomo di lette- con gli altri culti autoctoni. Pachacamac - «idolo nausea-
re, Garcilaso fu anche uomo d'armi. In Spagna, partecipa al- bondo» nella descrizione di Miguel de Estete, compagno
la campagna contro la ribellione moresca delle Alpujarras ID, d'armi dei Pizarro - diventa il Creatore, la cui dottrina si dif-
seguendo forse il modello del suo avo l'Inca Pachacutec, che fonde in tutte le regioni dell'impero. Garcilaso ne fa il Dios
al suo passaggio sottomise le behetrias delle Ande settentrio- invisible a cui gli incas non dedicarono né templi né sacrifici,
nali. Alla morte della madre, che il padre aveva ripudiato per riservandosi di adorarlo nell' intimo dei loro cuori, «no le hi-
sposare cristianamente una spagnola, l'Inca comincia a scri- cieron ni sacrificios ni templos mas de adorarle interiormen-
vere. Trent'anni dopo, all'inizio del XVII secolo, riceve gli or- te» 16. Naturalmente questa idolatria riaccomodata va col-
dini religiosi poco tempo prima di morire - spagnolo e catto- locata nel quadro idilliaco di una dominazione incaica in
lico - nello stesso giorno, con una differenza di poche ore, in cui tutto è sottomesso all' ordine e alla ragione. Un' idolatria
cui spirò Miguel de Cervantes Il. ideale in una società da età dell' oro 17 ••• Visione ricreata a par-
L'Inca Garcilaso tradusse i Dialoghi in castigliano, come tire da un' esperienza -personale, dalle conversazioni con la
se condividesse non solo il neoplatonismo di Leone Ebreo, sua famiglia indigena, dalla lettura delle opere dei suoi pre-
ma anche probabilmente quel modo di guardare al mondo decessori: Agustin de Zarate, Cieza de Le6n, L6pez de G6-

s
122 CAPITOLO QUINTO 12 3

mara ... ma anche visione pervasa da un pensiero umanista e ne umana senza masticarla» «<tragandosela sin mascar»)
neoplatonico che trova qui un terreno eccezionale. Garcila- •per proporre loro il perdono dell'Inca in cambio della sotto-
so riesce cosi a darci la descrizione di una società il cui com- missione 20 • Fu in conseguenza del loro ostinato rifiuto della
portamento religioso è degno della stessa ammirazione riser- pax incaica che i caranghi furono decimati dai peruviani a
vata a quello dei persiani e dei seri del mondo antico. Qui Yahuarcocha, nome che letteralmente significa «il lago di
non si tratta piti del passato remoto e semileggendario riesu- sangue », in ricordo del massacro. Quando occorre, l'Inca
mato da Las Casas, ma di un universo appena scomparso di assume dei toni da profeta dell'Antico Testamento,come
cui Garcilaso ha awicinato gli ultimi testimoni. quando Garcilaso gli attribuisce l'intenzione di estirpare gli
Non è possibile fare l'inventario di tutti i tratti caratteristi- «idoli di pietra e di legno», o di «scagliare per terra i loro
ci che accompagnano l'emergere di questa nuova griglia con- dei» o ancora di denunciare «l'inganno dei loro vacui dei» 21.
cettuale dell'idolatria. Tuttavia vale la pena ricordarne alcu- .·Ma c'è di piti. La conversione religiosa dei vinti viene de-
ni. Non esauriscono certo la materia e l'originalità di Garci- scritta come un processo volontario, come il frutto di una di-
laso, ma ricostruiscono un modo specifico di disporsi del scussione e di una riflessione, come il riconoscimento della
«religioso ». Se ad esempio ci soffermiamo sulla conquista di superiorità di un altro culto e di un altro ordinamento socia-
Chayanta guidata dall'Inca Capac Yupanqui, assistiamo a un le. La nozione di acculturazione religiosa viene qui ad acqui-
copione paracristiano: ..il passaggio alla religione dell'Inca è sire una forza e una risonanza che nell' opera di Las Casas
concepito in ogni suo punto come una conversione. Da una non trovavamo. Garcilaso ne descrive al volo anche gli stru-
parte, un Inca che «predicava la religione e le cose sante», menti e le modalità: «Affinché i sudditi non ritornassero alle
venuto a diffondere una «nuova religione e nuovi costumi»; loro superstizioni, li obbligavano a scegliersi come Gran
dall'altra dei vinti persuasi «ad abbandonare i loro idoli, riti Sacerdote un Inca di sangue reale» 22. In alcune circostanze
e costumi, comunque siano». L'opposizione (o il dualismo) l'acculturazione religiosa viene anche interpretata in termini
sussiste, ma si sposta all'interno stesso dell'idolatria dove in- di politica imperialista, e allora la conversione è solo una ma-
terviene a dividere i culti barbari resi ad alcuni idoli - «figu- schera dell' espansionismo incaico: «Dietro l'accusa di idola-
re di animali sozzi e vili» - da una religione del sole di cui si tria; essi nascondevano la loro ambizione e il desiderio di in-
celebrano i benefici. Stesso conflitto e stesso esito finale, con grandire il loro regno» 23. il « religioso» come «ideologia im-
la vittoria del monoteismo solare contro il politeismo delle perialista» ... l'argomento non ci può certo sorprendere. La
periferie, nella conquista di Callao: «I re inca tolsero loro sfera dell'idolatria è delimitata cosi bene che può servire da
tutto, in particolare gli dei, persuadendoli che soltanto il sole pretesto o da schermo a progetti che coinvolgono altri cam-
merita:va d'essere adorato per la sua bellezza ed eccellenza e pi. D'altronde possiamo chiederci se in quel frangente Gar-
che era il sole a far crescere e tenere in vita tutte quelle cose cilaso non avesse forse in mente la colonizzazione spagnola e
che essi adoravano come fossero dei» 18. Questa conversione il modo in cui essa seppe sfruttare, per i propri fini espansio-
è un atto d'amore. Non solo perché il Sole investe gli incas di nistici, l'evangelizzazione, facendola deviare dai suoi fini ori-
una missione civilizzatrice: «il sole li aveva inviati sulla terra ginari.
per fare uscire gli uomini dall' esistenza selvaggia che condu- Su un altro punto chiave il nostro autore concentra la sua
cevano e insegnare loro la vita civile» 19; ma anche perché le attenzione: sulla distinzione tra le varie regioni e tra le varie
forme di questa acculturazione sono sempre dolci, fondate epoche o «età», distinzione che rimprovera ai suoi prede-
sulla comprensione e sulla protezione, anche se i fatti con- cessori di aver troppe volte trascurato 2~. Garcilaso dedica un
traddicono questa versione edulcorata delle campagne di grande impegno a contrapporre due società pagane, due
conquista incaiche. Quando le truppe inca arrivano nel terri- gentilità. La prima è caratterizzata dalla barbarie e dalle su-
torio dei caranghi, a nord dell' odierno Ecuador, inviano dei perstizioni -le «superstizioni e crudeltà» 25 - , dal culto degli
messaggeri a questi indios cannibali «che mangiavano la car- animali, dalla bestialità: vi sono praticati il sacrificio umano e
124 CAPITOLO QUINTO '~;'L'IDOLATRIA ADDOMESTICATA 125

l'antropofagia. Al suo interno Garcilaso individua un' età, o contrario, è un rito complesso che manifesta nel modo piu
meglio una condizione, di estrema barbarie (barbarisima) in spettacolare e radicale il rispetto incommensurabile dovuto
cui vivono popoli senza dio, che non sanno cosa significa 'alla divinità, qualunque essa sia. Garcilaso cioè non solo ridi-
adorare, che vivono nudi, senza raccogliersi in villaggi, senza stribuisce le carte, ma cambia anche le regole del gioco.
costruire case, nella pratica diffusa della sodomia 26. La se- ,Prende le distanze dall' opposizione cristianesimo/idolatria
conda gentilità che è non solo decente ma anche ricca di pre- senza peraltro sconfessarla - e come potrebbe farlo? -, poco
stigio, corrisponde allo stato incaico: essa si fregia di riti e ce- a poco la perde di vista per creare distinzioni e gerarchie, al-
rimonie. Lo schema è dunque semplice: man mano che si al- 'l'interno stesso dell'idolatria, tra le diverse forme e pratiche.
larga la dominazione degli incas, gli indios delle Ande ab- 'li «religioso» cessa di essere la semplice giustapposizione di
bandonano il primo stato in favore del secondo. Il movimen- due contrari, riuscendo praticamente ad affrancarsene, per
to è insieme d'ordine cronologico e geografico: un periodo acquisire cosi un contenuto infinitamente piu modulabile e
succede al precedente proprio come il centro si estende ver- sfumato. Questo è l'importante apporto offerto ci dal Peru,
so le periferie. come viene ripensato all' alba del XVII secolo dallo spirito
Riappare quindi nell' opera di Garcilaso il termine behe-
neoplatonico di un meticcio umanista.
trias, che l'Inca probabilmente prende da Cieza de Leon, al
Il parallelo stabilito tra il cristianesimo e l'idolatria incaica
quale si ispira in molte altre occasioni. Alcune sono annesse
è inoltre del tutto esplicito, perché l'Inca insiste senza esita-
all'impero «senza difficoltà» -l'eufemismo è di Garcilaso.
Gli anti, indios della regione andina amazzonica, per esem- zioni sulle somiglianze tra i due culti. Ci torna alla mente del
pio, adottano i costumi incaici e il culto del sole, abbando- resto che il neoplatonico Marsilio Ficino aveva ritenuto op-
nando, «la tigre che adoravano come dio»27. Gli indios di portuno intitolare una sua opera Theologia platonica 29. E
Manta, sulla costa dell'Ecuador, e i loro vicini (usati da Gar- d'altro canto, l'imperatore Huaina Capac, tanto virtuoso e
cilaso per mettere in risalto la giustizia incaica) opposero re- pio, avrebbe potuto, se solo ne avesse avuto conoscenza -
sistenza prima di piegarsi ai nuovi costumi e cambiare le loro muore prima che le truppe di Pizarro invadessero il Peru -
pratiche zoolatriche e sodomite. Infine ci sono gli irriducibi- sposare il credo cristiano: «[Gli spagnoli] dicevano che se
li: tribu cosi selvagge che non possono essere civilizzate e ri- fosse riuscito ad ascoltare la dottrina cristiana, avrebbe ac-
dotte alla policia y urbanidad. Possiamo nuovamente indivi- cettato con estrema facilità la fede cattolica» 30.
duare, nelle sottili distinzioni culturali tra gli incas e le altre Gli incas adoravano anche un Dio supremo, «non adora-
società indigene, gli stessi criteri che guidarono i comporta- vano altro dio al di fuori del sole» 31.0, per essere piu precisi,
menti dei primi conquistatori e, in particolare, la legislazione avevano un solo dio visibile e nominabile, il sole, mentre
delle Indie 28. I barbari antropofagi, allivello piu basso della «veneravano interiormente» Pachacamac di cui avevano la
scala umana, erano destinati a vivere assoggettati ai detentori piu grande considerazione. Ora il sole, ora Pachacamac, oc-
del potere. cupano il posto che compete all'Essere supremo. Garcilaso
La prospettiva in cui Garcilaso concepisce l'espansione torna con insistenza su questo approccio alla divinità, crea-
incaica è al contempo diffusionista ed evoluzionista, ma non trice di tutte le cose, dio senza templi né sacrifici, e traduce il
nel senso in cui lo era la griglia di Las Casas. Per il domenica- suo nome in termini neoplatonici: Pachacamac sarebbe co-
no, il passaggio da una forma a un' altra all'interno dell'idola- lui « che anima l'universo mondo», «que da animo al m undo
tria equivale a una spirale demoniaca, in alcuni casi a un ap- universo» 32. Il che, di passaggio, significa - sempre secondo
profondimento e a un affinamento, ma mai certamente a un Garcilaso - che gli incas conoscevano Dio, in quanto ne usa-
« progresso» o a una purificazione nel senso in cui li intende vano il nome, e che quindi i missionari spagnoli sbagliereb-
Garcilaso nei suoi Comentarios.. In Las Casas d'altronde il sa- bero a cercare o a forgiare un altro termine per indicare in
crificio umano non ha nulla di una superstizione barbara, al quechua il dio dei cristiani. Il vocabolo preesisteva alla con-
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quista spagnola, come d'altronde anche quello che designa- " tiva? Comunque sia, resta il fatto che per Garcilaso la nozio-
va il diavolo. .'"ne di anima prevale nella storiografia rispetto ad altri concet-
Soffermiamoci un momento sul modo in cui Garcilaso - ti pili esotici. Ma restiamo stupiti di leggere nell' opera di uno
per origini ed educazione perfettamente bilingue - glossa il specialista di quechua 37 che l'idea di camac deve essere resa,
nome di Pachacamac. Pacha significa universo e camac, par- seguendo Garcilaso, con il verbo animare, con l'aggiunta pe-
ticipio presente del verbo cama, animare. Per maggior preci- raltro che questa radice verbale implica l'idea di trasmissio-
sione aggiunge: «colui che fa con l'universo ciò che l'anima ne di una forza vitale! Ottimo esempio delle trappole che
fa con il corpo» 33. Ma la concezione dell' anima esposta da .può tenderci la griglia religiosa con le sue metamorfosi.
Garcilaso per spiegare il carattere divino di Pachacamac fa Sempre secondo il nostro cronista, gli incas, oltre alle loro
problema. TI nostro autore attribuisce agli inca~ un' interpre- tendenze monoteistiche, coltivarono una concezione ristret-
tazione dell' essere umano, profondamente radIcata nella tra- ta della resurrezione universale «in quanto il loro intendi-
dizione filosofica occidentale, che vede nell'uomo la con- mento non andava al di là di questa vita terrena» 38. Come ab-
giunzione di due sostanze distinte, l'anu.na e il corpo. S~p­ biamo appena visto, essi riconoscevano che l'uomo era costi-
piamo però attraverso altre cronache andl~e che le con~ezlo­ tuito di un'anima e di un corp039. Avevano un diavolo, che
ni incaiche del corpo non possono essere Interpretate ID ter- aborrivano e che chiamavano Zupay, signore del mondo sot-
mini europei. Cosa pensare allora dell'importanza dell'im- .. terraneo di Ucu Pacha. Un diavolo che aveva fatto di tutto
balsamazione, che doveva servire a evitare la corruzione del per ingannarli e farsi passare per la divinità suprema venera-
cadavere - o almeno di quelli del capostipite del lignaggio e ta dagli indios 40. Questa fu l'origine degli oracoli dei templi,
dei signori? Queste pratiche erano agli antipodi delle cre- dei culti domestici e degli svariati oggetti che portavano su
denze cristiane sulla corruzione inevitabile del corpo dopo la una strada sbagliata l'adorazione degli indigeni. Gli incas
morte - con l'eccezione dei rari individui «morti in odore di avevano inoltre riti relativamente inoffensivi. Non solo non
santità» - e sul suo corollario, l'immortalità esclusiva dell'a- praticavano il sacrificio umano, ma «lo aborrirono e lo mise-
nima che aspettava il giorno del Giudizio universale. Per i ro al bando ». L'autore difende questa affermazione catego-
cristiani, l'anima umana, contrariamente a quella dei vegeta- . rica contestando la testimonianza dei suoi predecessori, i
li, che è naturale, e a quella degli animali, che è sensitiva, è in- quali, a suo avviso, fecero confusione storica e geografica,
telligente e, di conseguenza, partecipa di un' essenza superio- non sapendo «distinguere i tempi e i luoghi». Bella lezione
re 34. La sua liberazione può conseguire soltanto dall' annien- di metodo e, diciamolo pure, di destrezza. Per finire, come
tamento del corpo, cosa impensabile da un punto di vista in- abbiamo già visto, gli incas non adoravano idoli, salvo un'im-
caico. L'inadeguatezza del termine anima alle credenze in- magine del sole.
caiche ha origine nell'impossibilità che il pensiero occiden- Questo para cristianesimo che lava molti peccati dell' ido-
tale di fine Cinquecento ha di concepire l'essere umano al di latria incaica è effettivamente circoscritto a un ambiente ben
fuori della dicotomia anima/corpo. Tuttavia Cieza de Leon, determinato: quello degli incas e dei loro consiglieri amau-
osservatore pili perspicace di Garcilaso o meno prigioniero tas, nei quali Garcilaso vedeva dei «filosofi», simili per qual-
di una cultura filosofica, aveva segnalato che l'anima era con- che verso a quei saggi della religione egizia a cui i neoplatoni-
cepita come un cuore, chiamato in lingua quechua songo 35. TI ci attribuivano la redazione dei Libri ermetici. Viene cosi
dizionario di Gonzalez Holgum, apparso agli inizi del XVII esteso agli incas e alloro seguito il privilegio riconosciuto
secolo, propone diverse accezioni di questo termine,. che con parsimonia dalla Chiesa ad alcuni spiriti dell'Antichità
fanno capo sia al registro psicologico sia a quello organICO 36. che, grazie a un' «illuminazione naturale», avrebbero rag-
Anche Garcilaso menziona il «cuore», ma per conferirgli giunto la conoscenza del vero Dio. E cosi, mentre gli amautas
subito una funzione intellettuale di «memoria» ... Che sia un insegnavano le loro « scienze», la poesia, la filosofia e l'astro-
modo di ridurre quell'organico-spirituale all'anima intellet- logia nelle scuole fondate dal sovrano l'Inca governava con
41,
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le leggi piti miti e tutto procedeva nel modo migliore in quel- '-sta, ma sa scorgere anche logiche e dinamiche sue proprie. In
lo che era quasi il migliore dei mondi: «Perché non si legge altre parole, dal nostro punto di vista, il cambiamento di gri-
di nessun antico re d'Asia, d'Africa e d'Europa che si sia mo- _ glia concettuale non sarebbe tanto servito a rivoluzionare gli
strato verso i suoi vassalli naturali tanto premuroso, pacifico, approcci quanto invece a confortare l'osservatore occidenta-
utile, generoso e liberale quanto lo furono i re incas verso i le nella sua ricerca del «religioso» e delle «religioni».
loro sudditi» 42.
Grazie a Garcilaso e alle sue ricostruzioni utopistiche, di-
viene possibile pensare il «religioso» senza che si debba rap- Il dio nascosto.
portare ogni cosa alla misura del cristianesimo, della «vera
religione». Possiamo affrontare delle credenze e delle prati- Garcilaso non è il solo a darsi da fare per modificare il
che non cristiane senza dovervi scovare regolarmente l'om- contenuto che veniva attribuito all'idolatria indigena. Nello
bra del diavolo. Con Garcilaso sembra che il legame origina- stesso periodo, a migliaia di chilometri di distanza dal Perti e
le che unisce la categoria di religione al pensiero cristiano co- dalla Spagna, un altro cronista cerca a modo suo di alleggeri-
minci timidamente ad attenuarsi. Ci verrà obiettato che già re il proprio fardello appesantendo quello altrui. E anche lui
Las Casas fondava il suo «religioso» su delle categorie paga- è un JI1eticcio. Nato intorno al 1578, morto nel 1650, figlio di
ne (aristoteliche) e che Garcilaso, al pari del domenicano, una cacica di Teotihuacan e di uno spagnolo che fu capoma-
continua a fare ricorso alla nozione di legge naturale. Ma non stro di Città del Messico, don Fernando de Alva Ixtlilx6chitl
sta qui la differenza. Essa non risiede tanto nella visione sin- rappresenta il tipico esempio di notabile acculturato che cre-
tetica di Garcilaso contrapposta all' enciclopedismo di Las sce in un mondo nel quale di fianco ai funzionari della Coro-
Casas (dopo tutto i due progetti avevano un' ambizione filo- na sussistono i ram polli dell' aristocrazia indigena. Se non
sofica e geografica ben diversa), quanto piuttosto in una ri- possiede la formazione filosofica di Garcilaso - non lasciò
valutazione delle idolatrie che non si accontenta piti di consi- mai il Messico e forse neppure la capitale, ma il Messico è
derare soltanto l'immorale e il decente, il semplice e il com- ben altra cosa da un deserto intellettuale... -, ha però letto
plesso. Certo, Las Casas si è adoperato per valorizzare deter- molto (Senofonte, G6mara, Cortés, Herrera ... ), non nascon-
minate forme di idolatria (i culti americani) rispetto ad altre de la sua ammirazione per il francescano T orquemada (<< che
(i culti antichi), ma resta una valorizzazione parziale, i cui per primo scopri la dichiarazione [che gli indios fecero] del-
criteri si mantengono relativamente vaghi o esclusivamente le loro pinturas e dei loro canti» 43) e ha una cerchia familiare
tattici, se non polemici. Garcilaso, al contrario, si impegna colta: basti ricordare che il fratello Bartolomé de Alva tra-
risolutamente nella riabilitazione di determinate manifesta- dusse in nahuatl Calder6n e Lope de Vega 44. L'opera storica
zioni, cercando di sottrarle alla condanna generale. Per que- di Alva Ixtlilx6chitl può peraltro essere confrontata con
sto mette l'accento, all'interno stesso dell'idolatria, sull'op- quella dell'Inca: le è praticamente contemporanea, e il pro-
posizione monoteismo/politeismo, che poi trasferisce sul getto a cui si ispira, quello di illustrare la dinastia dei sovrani
Perti preispanico. Che Garcilaso abbia ragione o torto, non di T excoco di cui il nostro autore si vanta discendente, è ana-
ha qui molta importanza. In compenso, egli si distingue per 10go a quello di Garcilaso. Texcoco, oggi incolore città satel-
l'uso sistematico di concetti, punti chiave e problematiche di lite della capitale messicana, era stata un'importante sede di
cui l'antropologia religiosa non smetterà quasi mai di occu- irradiamento della cultura nahua. Del resto, prima della con-
parsi. In questo modo, l'approccio di Garcilaso contribuisce quista spagnola, la città aveva fatto parte della Triplice Al-
a fissare ancor piti profondamente nel pensiero occidentale leanza a fianco di México-Tenochtitlan. Tuttavia, nonostan-
la categoria di «religioso», inaugurando i sentieri di un'e- te i legami culturali e dinastici che univano le due città, il rap-
splorazione piti raffinata e serena del non cristiano, nel quale porto di forze vedeva i mexica (i nostri aztechi) avvantaggiati
non vede piti soltanto i giochi perversi del demonio di Aco- sui texcocani. Ne segui una lotta sommersa, un crescendo di
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tensioni tra le due piu prestigiose città della valle e, nel I5I9, il Ma il quadro è piu complesso, dal momento che questo
precoce passaggio di una parte dell' aristocrazia texcocana stato preidolatrico subentra, sull'altipIano, a una cultura raf-
dalla parte di Cortés e dei futuri vincitori. La scelta giusta al finata, archetipo e immagine per eccellenz~ della civiltà, la
momento giusto ... Un' altra conseguenza fu, dopo la conqui- società tolteca. I toltechi non sono gli incas, per quanto ne
sta, lo sforzo tenace per ripristinare una visione texcocana condividano molte raffinatezze. Inventori delle arti, della
del passato da contrapporre alla versione ufficiale diffusa e scrittura glifica, della scultura, sono degli idolatri nel senso
imposta dai mexica. pieno del termine, disponendo in abbondanza di idoli, tem-
Don Fernando de Alva Ixtlilxechitl si dedica dunque a re- pli e sacerdoti. Adorano degli uomini distintisi in passato per
stituire ai suoi antenati indigeni illustro di cui godettero, ac- le loro prodezze. Alva Ixtlilxechitl tradisce del resto una
costandosi peraltro solo secondariamente al campo religio- marcata tendenza all' evemerismo: cosi Tlaloc, il dio delle
so. Per Alva Ixtlilxechitl, come per Garcilaso, c'è idolatria e piogge, sarebbe stato un re valoroso discendente della gene-
idolatria, anche se le loro prospettive divergono e l'interpre- razione dei giganti; Quetzalcoatl, «dio dell' aria », fu un esse-
tazione del texcocano non raggiunge mai l'audacia di cui dà re «giusto, santo e buono» che però si scontrò con l'incom-
prova quella dell'Inca. Piu classico, il progetto di don Fer- prensione degli uomini; T ezcatlipoca era un mago partico-
nando de Alva Ixtlilx6chitl produce, una dopo l'altra, quat- larmente perverso 46 •••Anche l'ultimo re T opiltzin, saggio e
tro immagini-forza. All'inizio viene proposta una preistoria legislatore, venne divinizzato, in tempi successivi, dai suoi
dell'idolatria, corrispondente a uno stato preidolatrico. Gli discendenti 47. Molto probabilmente i toltechi praticarono il
avi dei sovrani texcocani sarebbero stati dei nomadi, degli sacrificio umano, ma, bisogna riconoscere, in modo misura-
indios chichimechi venuti a popolare l'altipIano sotto la gui- to: appena cinque o sei ragazze, offerte ogni anno a Tlaloc, il
da del loro capo Xolotl. Conducevano una vita rudimentale, dio delle piogge ... In effetti l'autore non cerca tanto di riabi-
al riparo delle grotte e vestiti di pelli animali, come armi co- litare l'idolatria tolteca, che non può essere aggirata, quanto
noscevano solo le cerbottane, gli archi e le frecce, praticava- piuttosto di contrapporle l'idolatria assolutamente odiosa
no la monogamia ed evitavano l'incesto, vivevano fonda- dei ... mexica: i toltechi celebravano «cerimonie meno abo-
mentalmente di caccia e non avevano nessun idolo. Questo minevoli di quelle praticate dai messicani al tempo dell'arri-
ritratto è agli antipodi delle behetrias di Cieza de Leen. È vo del Marchese del Valle [Cortés]».
idilliaco come lo era la descrizione degli incas in Garcilaso, Ecco allora nel ruolo dei cattivi gli antichi signori di Méxi-
anche se don Fernando de Alva Ixtlilx6chitl, da parte sua, co-Tenochtitlan, ai quali a questo punto non si deve fare al-
insiste piu volentieri sul primitivo: «Questi uomini corag- tro che accollare tutti i peccati: che si tratti di aver dato un' e-
giosi e civili, credono alla parola data; sono virtuosi, amici stensione smisurata alla pratica tolteca del sacrificio umano
dei loro amici, e i loro pensieri e le loro opere sono elevati». o soprattutto di aver contaminato i discendenti dei chichi-
Questi chichimechi hanno riti molto rudimentali: nel mezzo mechi di Xolotl, cioè quei texcocani di cui il nostro meticcio
di un bosco cinto da una palizzata, nel quale si trovano lepri, vuole essere lo storico e l'erede, i mexica «si portarono con
conigli e cervi in abbondanza, ecco innalzarsi una costruzio- sé molti idoli, riti e cerimonie, tra i quali T ezcatlipoca, idolo
ne che serve da tempio a questi indios. Li sacrificano al sole principale di T ezcuco» 48. Sono allora questi detestabili me-
le loro prime prede. «Era la loro forma di idolatria, e non ri- xica che vollero iniziare all'idolatria il quarto re di Texcoco,
conoscevano per dio nessun altro idolo» 45. L'arcaico, il pri- Quinatzin, senza successo 49. Il copione spagnolo dell' evan-
mitivo, sfiorano dunque in questo caso una sorta di grado ze- gelizzazione - o quello della conquista incaica rivisitata da
ro dell'idolatria. Ci troviamo molto piu vicini ad alcuni capi- Garcilaso - viene in questo caso completamente arrovescia-
toli di Las Casas (sulle Isole) che non alle descrizioni forte- to: è una «conversione all'idolatria» quella immaginata dal
mente critiche delle periferie del mondo incaico contenute nostro cronista. Ciò non toglie che in fondo il linguaggio re-
nelle cronache del Peru. sti lo stesso: il cambiamento culturale è sempre percepito
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sotto forma di acculturazione religiosa, di conversione a "/gesuiti di spiegare il buddismo e la religione degli indios: a
un' altra religione e di eventuale resistenza a questo processo. una dottrina esteriore destinata al popolo e di natura idola-
E la prospettiva è diffusionista, poiché i texcocani finiscono, trica si sarebbe contrapposta una dottrina segreta, piu sotti-
ma!grado tutto, per essere presi nei gorghi dell'idolatria. le, virtuosa e nobile, deista (i bramini e soprattutto i loro an-
E a questo punto che fa la sua comparsa l'ultimo spezzone tenati, i brahmani) o atea 52.
del montaggio di gon Fernando de Alva Ixtlilx6chitl: il caso Non si tratta adesso di discutere il valore storico dell' ope-
Nezahualcoyotl. E un po' il corrispettivo dell'Inca esempla- ra di riabilitazione tentata da Alva Ixtlilx6chitl, né di valuta-
re. Sotto la penna di don Fernando, questo sovrano acquista re il suo debito nei confronti di altri cronisti. Non senza mo-
le movenze di un personaggio para cristiano, eroe solitario in tivo Octavio Paz ha potuto scrivere che Fernando de Alva
un mondo idolatra, al quale sarebbe mancata solo la cono- Ixtlilx6chitl, traducendo Nezahualcoyotl, lo trasforma, dop-
scenza della Legge del Vangelo. Morto nel 1472, contempo- pia infedeltà, in un «Orazio cristiano»'3. E non si tratta
raneo di Luigi XI, viene presentato come un «principal tan neanche, cosa che sarebbe tanto banale quanto inesatta, di
valeroso y virtuoso », come un saggio piu sapiente del divino constatare la proiezione e lo sviluppo di una concezione oc-
Platone, come il solo che seppe elevarsi alla conoscenza di un cidentale del religioso (come se il religioso fosse un'invarian-
creatore unico, «creatore delle cose visibili ed invisibili» ~. te universale!) sopra un passato indigeno: ci sembra invece
Insomma siamo di fronte al tema, ante litteram, del re filoso- opportuno vedere nell'opera dello storico meticcio la forma-
fo, che Garcilaso seppe estendere a tutta la dinastia degli in- lizzazione in termini religiosi, la traduzione religiosa di un in-
caso Alva Ixtlilx6chitl gli attribuisce prese di posizione in ma- sieme di tratti e di informazioni autoctone che vengono in
teria religiosa che farebbero supporre che gli indios del xv questo modo a configurare un ambito specifico (credenze
secolo maneggiassero quelle categorie con.la disinvoltura che si diffondono, pratiche che si compenetrano), dotato di
degli europei della fine del Medioevo. Naturalmente, Neza- una logica propria e, nello stesso tempo, inserito all'interno
hualcoyotl avrebbe denunciato la falsità degli dèi mexica: di una rete di rapporti di dominio. Politica e religione sono
«Huitzilopochtli, dio dei messicani, e gli idoli erano demoni fuori di dubbio la chiave di questa interpretazione del passa-
che li tenevano nell'errore». Avrebbe spiegato i sacrifici to texcocano. Questa rilettura del passato compiuta attra-
umani con la paura generata da quegli dei e avrebbe sostenu- verso la costituzione/ricostruzione di un' espressione religio-
to che la luna e il sole erano cose create «che si muovevano sa texcocana è per qualche verso ciò che 1'architettura di
per volontà e per decreto del creatore. Non potendo proibi- Viollet-Ie-Duc fu per l'arte gotica. Una seducente illusione
re i sacrifici umani, ne avrebbe almeno ottenuto la limitazio- innalzata su dei resti autentici.
ne, vietando ai mexica di immolare i bambini e i servi. Nel L'impresa ha un valore esemplare, ma non è unica e nep-
bosco di T ezcotzinco avrebbe rivolto delle preghiere a un pure nuova. Grazie alle testimonianze raccolte nelle Relazio-
dio sconosciuto e in suo onore avrebbe composto dei mera- ni geografiche del 1578-82, sappiamo con quale disinvoltura i
vigliosi cantos. A questo dio avrebbe fatto innalzare un tem- notabili e i nobili indigeni degli ultimi decenni del XVI secolo
pio sontuoso di nove piani. Ovviamente, questo dio scono- sapessero maneggiare i concetti occidentali, non solo for-
sciuto resta sempre invisibile e di lui non fu mai fatta nessuna nendo convenientemente informazioni di ordine religioso
immagine ... Di nuovo 1'ombra del monoteismo che si allun- sul loro passato, ma anche, quand' era il caso, stilando un bi-
ga su un sovrano che, nonostante tutto, continuò a essere lancio dell' idolatria locale che tornasse a loro vantaggio '4. Al-
idolatra. E inoltre, sempre per il nostro autore, restò idolatra cuni testi nahua offrono uno schizzo di un' epoca chichimeca
suo malgrado, costretto da rovesci di fortuna e assillato dai quasi irreprensibile che segnava un grado zero dell' idolatria
cattivi consigli dei suoi sacerdoti. È come se Nezahualcoyotl o un'idolatria insignificante: quel minimo di pratiche, di riti
(o il suo cronista!) avesse aderito alla teoria della doppia dot- e niente immagini, niente gesti cruenti ... «Allevare del gior-
trina 51, una teoria che fin dal XVI secolo aveva consentito ai no, prendevano una farfalla bianca, le strappavano la testa e
I34 . CAPITOLO QUINTO \'~~~~1}IDOLATRIA ADDOMESTICATA I35
l'esponevano a Oriente, in omaggio al sole» 55. Per contrasto, .perché i Commentari videro la luce in un' epoca in cui il di-
la venuta degli advenedizos, le genti arrivate da fuori, ossia battito missionario si era spostato dal terreno americano alla
l'espansione mexica, è presentata in molti luoghi come l'e- Cina, ed è impossibile non rimanere colpiti, insieme con Da-
sportazione e l'imposizione massive di forme pili gravi: idoli vid A. Brading, dalle similitudini che si sviluppano tra l'im-
che ospitano in sé il diavolo, templi (1e «chiese degli idoli») a pero inca secondo Garcilaso e l'impero del Cielo secondo la
Hueypuchtla 56, sacrifici umani, insomma, tutto l'ordinario Compagnia di Gesli 59. In entrambi i casi, abbiamo dei sovra-
arsenale della «falsa religione». Non può esserci una con- ni dotati di una profonda saggezza che, consigliati da litterati
versione pili forzata, è un imperialismo a fine religioso: «Le o da amautas, guidano i destini di popolazioni quasi mono-
popolazioni erano obbligate L .. ] a prendere come dei i de- teiste... Alcuni gesuiti adottano in Cina condotte simili a
moni che erano indicati dalle genti di México L.. ]. Le con- quella di Garcilaso, quando si impegnano a riabilitare, o a
quiste dei messicani si fondavano sull' obbligo imposto ai po- rendere parzialmente accettabili, le credenze e i riti cinesi.
poli di adorare i loro idoli» 57. È quanto basta per capire in Sono d'altronde noti i legami tra l'Inca e la Compagnia. Gar-
che misura le nozioni di religione e di idolatria avevano potu- cilaso mantenne stretti rapporti con i gesuiti di Cordova, che
to penetrare negli strati dirigenti indigeni dopo pili di mezzo gli affidarono dei manoscritti e considerarono anche l~ pos-
secolo di dominazione spagnola. La storia di questa assimila- sibilità di una collaborazione letteraria che poi aborti. E leci-
zione sarebbe appassionante, ma trascende i limiti di questo to allora supporre che i gesuiti di Cordova si siano interessati
libro. Ci auguriamo che il lettore abbia interesse a seguirci in da vicino a una storia del Perli nata dallo stesso approccio in-
un prossimo volume, dove racconteremo in che modo gli tellettuale che altri padri cercavano di mettere in pratica nel-
storici indi (Guaman Poma per il Perli, gli informatori di Sa- la lontana Cina.
haglin e Chimalpahin per il Messico, e molti altri ... ), le vitti- li fondatore delle missioni gesuite a Pechino, padre Mat-
me degli inquisitori e i neofiti entusiasti ripresero a fini pro- teo Ricci, si stabilisce in Cina nel 1582. Fin dal suo arrivo
pri le categorie che la Chiesa continuava ad applicare alle lo- prende a interessarsi delle tre «religioni», delle tre « sette» 60
ro culture. del paese, confucianesimo, buddismo e taoismo. Certo, gli
idoli sono numerosi in tutta la Cina e il ritratto autentico o
fantastico offerto ci dal portoghese Fernao Mendes Pinto a
La Cina è vicina. metà del XVI secolo fa uso di un linguaggio che potrebbe de-
scrivere altrettanto bene i culti amerindi 61. D'altronde Ricci
li modello idealizzato e la ricostruzione filosofica di Gar- non ignora che i mandarini deceduti sono fatti oggetto di
cilaso ebbero un'illustre progenie, europea e ininterrotta, a idolatria, poiché in loro onore sono costruiti templi e altari
differenza delle interpretazioni di don Fernando de Alva Ix- «in cui mettono la loro statua fatta sul modello delle loro
tlilx6chitl, che ebbero qualche peso solo sui destini della sto- fattezze da vivi» 62. Parimenti prosperano le superstizioni,
riografia messicana. Le qualità di pensatore, la potenza evo- come la: divinazione, oltre alle diverse magie e alla poligamia.
catrice e il genio stilistico dell'Inca non bastano a spiegarne il A tutto questo si contrappone l'ateismo dei letterati, che col-
perché. In realtà i Commentari si ricollegano a correnti di tivano un confucianesimo senza idoli e venerano un' enti-
pensiero che avrebbero influenzato a lungo gli spiriti euro- tà tanto lontana quanto astratta, il Signore del Cielo e della
pei. Perché appartengono alla corrente neoplatonica e insie- Terra.
me a una tradizione brillantemente ripresa nel XVII secolo Pili che vedere ovunque la mano perversa del demonio,
dal gesuita Athanasius Kircher, con le sue ricerche sull' ori- Ricci si dimostra sensibile alle somiglianze esteriori che av-
gine comparata delle religioni 58 (1' CEdipus aegyptiacus è del vicinano il cristianesimo al buddismo. Crede anche di sco-
1652/54) e sulla prisca teologia, la tradizione primordiale, prire in questa dottrina, come nel taoismo, delle parodie del-
ipotetico patrimonio comune di tutta l'umanità. Ma anche la Santa Trinità. Gli sembra che il confucianesimo predichi il

j -
CAPITOLO QUINTO L'IDOLATRIA ADDOMESTICATA I37

culto di un dio unico, insieme con una morale degna di ogni a seguire, trascinando le prime su un terreno -la religione -
rispetto. Come gli incas di Garcilaso, gli antichi cinesi avreb~ in larga misura a loro originariamente estraneo.
bero ricevuto la rivelazione di un dio unico e invisibile, il Si- Allo stesso modo, e probabilmente dietro l'esempio di
gnore del Cielo. In seguito, «adottarono un atteggiamento Matteo Ricci, un altro gesuita italiano, Roberto de Nobili, si
di una tale libertà, che essi dicono e fanno quello che pare lo- dedicò nella prima metà del XVII secolo alla cristianizzazione
ro L.,] senza nessun timore di sorta, a tal punto che la mag- della società e delle culture indu, come se anche là fosse per-
gior parte di coloro che oggi sfuggono all'idolatria cade poi fettamente isolabile, all'interno di quelle culture e di quelle
nell' ateismo» 63. società, un campo religioso 6'. È vero che a quel tempo l'India
Effettivamente, quando Matteo Ricci cerca di raccogliere continuava a ricoprire il ruolo di immenso Teatro dell'idola-
tutto ciò che gli sembra compatibile con il cristianesimo al fi- tria 66, a scapito di un' America ormai cristianizzata- e quindi
ne di una migliore diffusione del messaggio evangelico, egli fuori gioco. Cambiano gli attori ma restano le parti ...
considera le culture cinesi da un angolo essenzialmente reli- Abbandoniamo adesso l'immenso capitolo cinese o la
gioso. La pertinenza dei tratti che prende in considerazione questione dei riti malabarici e la loro incidenza sullo svilup-
è valutata in funzione della loro minore o maggiore adattabi- po dell' antropologia religiosa. Bisognerebbe ricordare come
lità allo sch~ma cristiano e alla nozione di religione da questo la Cina dei gesuiti seppe ispirare a lungo termine la riflessio-
implicata. E vero che la sua esperienza cinese gli insegna che ne europea, arrivando perfino a minare il primato del cristia- .
il confucianesimo è un' altra cosa da una religione e che esso nesimo, dimostrando che una morale civica - ad esempio il
agevola l'appartenenza al buddismo e al taoismo. Ma è pro- confucianesimo - poteva benissimo fare a meno della reli-
prio questo che lo spinge a definire il confucianesimo come gione cristiana e dunque di un supporto religioso. Alla fine
un sistema morale e non come un' espressione religiosa col- del Seicento, gli scritti di padre Couplet, padre Longobardi e
ma di superstizioni e di credenze inaccettabili. Ne consegue padre Le Comte e la lettura che ne venne fatta (da Bayle, per
che le offerte agli antenati non sono altro che delle meritorie esempio), dovevano contribuire, involontariamente o deli-
testimonianze di pietà familiare e di affetto 6-1. Ceteris paribus, beratamente, a relativizzare il cristianesimo e i suoi fonda-
il culto degli antenati (nelle behetrias, secondo Sahagun) e le menti. Tuttavia ci vollero ancora dei decenni perché, sotto
mummie del PenI avevano già sollevato questo genere di l'influenza dell' esperienza cinese, e del materialismo e dell' a-
problema: c'era in quei casi un rituale non idolatrico. Del re- teismo che si credette di scoprirvi, questo «religioso» cOSI
sto Ricci ammira la decenza dei culti locali - tema che dopo accuratamente individuato, separato e sezionato dai nostri
Las Casas ci è ormai familiare - ed esalta a questo proposito gesuiti fosse considerato come una dimensione superflua di
la superiorità dei cinesi rispetto agli egizi, ai greci e ai roma- cui una morale può fare tranquillamente senza ... Attraverso
ni, che ancora una volta si fanno carico dei pesi altrui. La sua gli stessi processi, il «religioso» si trovava completamente
strategia di evangelizzazione si fonda anch' essa su un iso- staccato dal resto della cultura; era diventato possibile elu-
lamento del «religioso» all'interno della cultura esplorata: derlo senza che si capisse con ciò la fragilità di questa catego-
la conoscenza delle cose dell'Occidente, la scoperta della ria che continuava senza posa a essere applicata alle culture
scienza e della tecnica europee dovrebbero progressivamen- dell' Altro. Ma qui ci sembrava sufficiente ricordare in che
te destare i cinesi al cristianesimo e condurli cOSI sul terreno misura il contatto con il mondo cinese fece evolvere e modi-
del «religioso», dando per scontato che la conoscenza sia ficare la riflessione suscitata dalla questione americana.
costituita ovunque da una gerarchia immutabile di registri
autonomi e giustapposti. La griglia religiosa e la cesura reli- Man mano che l'America cessa di figurare al primo posto
gioso / non religioso guidano dunque l'approccio di Ricci. nelle preoccupazioni della Chiesa e che l'enorme mole del-
Partendo da questo punto di vista, la compatibilità tra le cul- l'Asia e dell'Impero Celeste viene profilandosi all' orizzonte,
ture cinesi e quelle europee sarà apprezzata per molto tempo abbiamo l'impressione che la riflessione occidentale abban-
CAPITOLO QUINTO L'IDOLATRIA ADDOMESTICATA I39

doni l'idolatria messicana e peruviana per immergersi nella ding, The Incas and the Renaissance: The Royal Commentaries ofInca Garcilaso de
la Vega, in «Journal of Latin American Studies», I8 (I986), pp. I-23.
questione dei riti cinesi. Nell' America di inizio Seicento, sot- 11 Su questo periodo e su questa tappa cruciale della storia intellettuale spagn~la,
tomessa a una Spagna lentamente avviata verso il declino, le cfr. l'articolo di Carmen Bernand, Don Quichotte et les Indes Occidentales, in
popolazioni indigene scompaiono, decimate dalle epidemie, «L'Homme», in corso di stampa.
e si attenua il ricordo delle grandi culture precolombiane. Su 12 Garcilaso (I98I), I, pp. I03, I05.
13 Ibid., p. 227.
questo sfondo ecco sorgere il Penl incaico di Garcilaso con
14 Ibid., p. I28.
la sua idolatria monoteista, visione idealizzata di un tempo 15 Ibid., pp. 2I7, 232-33.
passato, che nessuna delle grandi rivolte indigene del XVIII 16 Ibid., II, p. I05.
secolo riusd a far risuscitare, pur attingendo dalla sua opera 17 Durand, El Inca Garcilaso cit., p. 42.
il soffio ideologico che le animò. La questione cinese, invece, 18 Garcilaso (I98I), I, pp. I57-58, 217.
si pone alla Chiesa in modo sempre piu urgepte, portata 19 Ibid., p. I5 6.
avanti com' è dalla potente Compagnia di Gesu. E verso que- 20 Ibid., II, p. 340 .
st' Asia che si orientano gli sguardi, che scoppiano le polemi- 21 Ibid., I, pp. 298, 347; II, p. 234.
che. Forse a questo punto è piu facile capire in che modo l'o- 22 Ibid., I, pp. 2I9, 256.
23 Ibid., p. I91.
pera di Garcilaso rappresentò una transizione e gettò un
24 Ibid., pp. I25-26.
ponte tra quei due mondi. E anche in che modo essa viene a 2~ Ibid., II, p. 51.
chiudere una delle prospettive che abbiamo voluto aprire 26 Ibid., p. 334.
partendo dall' America. 27 Ibid., p. 53.
28 La legislazione delle Indie faceva degli indios degli uomini liberi, vassalli della Co-
rona. Tuttavia i selvaggi cannibali, a causa del loro comportamento, potevano re-
stare schiavi degli spagnoli, al termine delle imprese di conquista.
l Jean Delumeau, La Civilisation de la Renaissance, Arthaud, Paris I967, pp. 397- 29 Delumeau, La Civilisation cit., p. 456.
399· 30 Garcilaso (I98I), II, p. 338 .
. 2 Ibid., p. 398.
31 Ibid., I, p. 245.
3 Ibid., p. 455.
32 Ibid., p. I03.
4 Ibid., p. 45 6.
33 Ibid.
~ Herrera avrebbe tentato di costruire un'architettura sotto la guida della mathesis,
le matematiche mistiche coltivate daJohn Dee: cfr. René Taylor, Architecture and 34 Febvre (I942, pp. I98-99) spiega cosf questa gerarchia spirituale: «I vegetali pos-
Magie: Considerations on the Idea oftbe Escorial, in Essays on the History ofArchi- siedono un'anima naturale; gli animali, un'anima sensitiva; l'uomo associa a que-
tecture presented to RudolfWittkower, London I967, citato in Octavio Paz, Suor ste anime inferiori un'anima di essenza superiore [ ... ] l'anima intellettiva». Allo
Juana Inés de la Cruz o las Trampas de lafe, F. C. E., México I982, p. 226 (trad. it. stesso modo, Covarrubias (I942, p. 92), dice nel suo Dizionario dell'inizio del Sei-
Suor Juana Inés de la Cruz o le insidie della fede, Garzanti, Milano I99I, p. 227). cento: «Las cosas que tienen alma viven por ella, como la pIanta la que tiene vege-
tativa, el bruto, sensitiva; el hombre que tiene alma racional».
6 Ibid., p. 226 (trad. it. p. 228).
35 Cieza (I967), III, p. 4.
7 Eric R. Dodds, Pagan and Christian in an Age of Anxiety, The Norton Library,
New Yorkr979, p. Il8 (trad. it. Pagani e cristiani in un'epoca d'angoscia, La Nuova 36 Diego Gonzalez Holgufn, Vocabulario de la lengua generai de todo el Pero llamada
Italia, Firenze I988). lengua quichua o del Inca [I608], Lima I952.
8 Ibid., p. Il9.
37 Gérald Taylor, Rites et Traditions de Huarochiri, L'Harmattan, Paris I980, pp. 12-
9 Autore dei Dialoghi d'amore, frequentatore abituale dei testi ebraici come dei

pensatori arabi, lettore di Aristotele e di Platone, Leone Ebreo affida all' amore il 38 Garcilaso (1981), I, p. I22.
ruolo di civilizzatore dei popoli e riconosce a Giove il merito di avere sradicato 39 Ibid., pp. I04-5.
dal cuore degli uomini il sacrificio umano e il cannibalismo. Faceva sua la teoria 40 Ibid., p. 125.
platonica che vuole al di sopra del mondo sensibile il mondo delle Idee (dove si
41 Ibid., p. 30 1.
trovano Dio e la conoscenza) e attribuisce a Eros il compito di unire l'anima uma-
na all' assoluto. 42 Ibid., p. 349.
lO Sulla vita di Garcilaso e sui Commentari reali: J osé Durand, El Inca Garcilaso, cld-
43 Cfr.l'Introduzione di Edmundo O'Gorman in Alva Ixtlilxochitl (1977), I, p. 84.
sico de América, México I976;}. G. Varner, ElInca. The Li/e and Times ofGarcila- 44 Bartolomé de Alva tradusse in nahuatl La madre de la mejor di Lope de Vega e El
so de la Vega, 1539-1616, University of Texas Press, Austin I982; David A. Bra- gran teatro del mundo di Calderon.

..~
14° CAPITOLO QUINTO

45 Alva Ixtli1x6chitl (1977), n, p. 19.


Capitolo sesto
46 Ibid.,n, p. 8 e I, p. 277.
47 Ibid.,I, p. 420. Estirpazioni
48 Ibid.,p. 3 2 4.
49 Ibid.,p. 320.
50 Ibid.,p. 40 5.
51 F. E. Manuel, The Eighteenth Century Confronts the Gods, Cambridge University L'idolatria
Press, Cambridge I959.
No, fintanto che vivrà la mia rabbia, o Fede,
52 Catherine Weinberger-Thomas, Le crépuscule des dieux: regards sur le polythéi-
tu non riuscirai mai nei tuoi scopi anche se (mio
sme hindou et l'athéisme bouddhique (XVIt-XIX siècle), in «History and Anthro- malgrado) mi levi la Corona che io portavo in
pology», 3, marzo 1987, pp. I63-65. pace fin dai tempi antichi, introducendo, come
53 Paz, Sor Juana Inés de la Cruz cit., p. 71. un tiranno, il tuo dominio all'interno del mio im-
'4 Gruzinski (1988), pp. 1OI-37. pero.
" René Acuna (a cura di), Relaciones Geograficas del siglo XVI: México, UNAM, Méxi- SUOR JUANA INÉS DE LA CRUZ,
co 1985, tomo I, p.l44. Lo scettro di Giuseppe.
'6 Ibid., p. 29.
57 Ibid., p. 205.

53 Per un'introduzione all'argomento, vedi ]oscelyn Godwin, Athanasius Kircher,


Tra il 1625 e il 1626, su richiesta di Isabella Chiara Eugenia,
Thames and Hudson, London 1979. vedova dell' arciduca Alberto e governante dei Paesi Bassi,
59 Brading, The Incas and the Renaissance cit., p. 13. Rubens disegna i cartoni di una serie di arazzi destinati alla
60 ]onathan Spence, The Memory Palace ojMatteo Ricci, Penguin Books, London
decorazione del monastero madrileno delle Descalzas reales,
1985, p. II?
61 Fernao Mendes Pinto, La Pérégrination. La Chine et le Japon au xvi' siècle vus par
dove vengono a morire principesse e religiose di sangue rea-
un Portugais, Calmann-Lévy, Paris I968. le. Il tema è ispirato a Lope de Vega: i Trionfi dell'Eucare-
62 P. Tacchi Venturi, Opere storiche del Padre Matteo Ricci, Roma-Macerata 19II, I, stia. Tra i vari cartoni figura un Trionfo dell'Eucarestia sull'I-
pp. 60-61. dolatria, nel quale si vede un angelo mettere in fuga dei paga-
63 Ibid., p. 86.
ni che stavano per sacrificare un toro davanti all' altare di
64 Ibid., p. 89.
Giove. Opera sontuosa, questa serie di arazzi ci rivela un' e-
65 P. Dahmen, Robert de Nobili, l'apotre des Brahmes, Bibliothèque des missions,
«Mémoires et documents», In, Paris 1931. poca: esalta lo spirito conquistatore della Controriforma e
66 È il titolo dell'opera di A. Roger, pubblicata ad Amsterdam nel 165I. insieme tradisce definitivamente l'incapacità di pensare l'i-
dolatria attraverso referenti che non siano quelli antichi l.

Avviene lo stesso con le Idolatrie allegoriche messe in scena


negli autos sacramentales spagnoli e messicani 2. Ma, in que-
sto caso, con qualche eccezione. Vediamole.

Caccia agli idolatri nel Messico barocco.

L'alba del XVII secolo messicano. Una popolazione indi-


gena in via, per COSI dire, di estinzione: intorno al 1625, si
contano ormai poco pili di 750000 indios, ovvero il5 per
cento di quella che forse era la popolazione indigena all'arri-
vo degli spagnoli, un secolo prima. La dominazione colonia-
le ha messo solide radici in ogni parte di quella che nel frat-

Ij
tempo è diventata la Nuova Spagna. Il numero dei meticci,
CAPITOLO SESTO ESTIRPAZIONI 143
dei n~g~i, de~ mulatti cresce in con.tinuazione come quel- Scritture, lo fa per dispensarsi dalla loro citazione: «In que-
lo del bIanchi. Prosperano nuove cIttà, vengono innalzate st'opera ho intenzione di non fare ricorso alla Scrittura, poi-
cattedrali... Si affievolisce il ricordo delle società preispani- ché molti dicono che non bisogna interrompere il filo della
che, mantenuto solo nella memoria di una nobiltà india cri- storia con l'opinione della Scrittura» 7. Finiti dunque i tor-
stianizzata, aiutata da un pugno di cronisti in lotta contro renti di erudizione, i grandi affreschi americani, l'approccio
l'oblio. Tra questi, il meticcio Alva Ixtlilxechitl, che abbia- panoramico, «hollywoodiano», a culture sontuose che si
mo appena lasciato. muovono sullo sfondo di «torri» scintillanti, soli d'oro e ca-
Tuttavia, proprio quando si potrebbe pensare che la que- daveri insanguinati. Finiti pure i quadri ritoccati, aggiustati,
stione indigena sia stata definitivamente regolata in virtu del- o addirittura abbelliti che Duran, Molina, Alva Ixtlilx6chitl
l'avvenuta evangelizzazione degli indios, ecco che alcuni cu- o Garcilaso hanno messo in fila per noi. Alloro posto, sta
rati di indios manifestano la loro preoccupazione per una ri- adesso lo scenario piu smorto di una repressione episodica,
nascita dell'idolatria: «Intorno agli anni I604- 605, poiché la localizzata, curiosa del gesto piu banale, che si preoccupa di
mala erba dell'idolatria era tanto ben seminata nei cuori de- pratiche discrete e inoffensive, ma solo apparente~ente u:s~­
gli indios, essa riprese a crescere» }. In quest'epoca si raccol- gnificanti, che alterna l'esultanza per una retata dal buonI rt-
gono denunce provenienti da regioni che si estendono a sud sultati allo smarrimento e quasi alla disperazione infusi dal-
e a ovest della Valle del Messico: «Un indio di Zumpahua- l'immensità del compito. Finiti i teorici della società e della
can scopri nell' anno I6IO un esteso complotto di idolatri nei religione con i loro obiettivi smisurati, con i loro approcci
pueblos di Teutenango del Valle, San Matheo Texcaliacac, universali. Ecco giunta l'era degli estirpatori, degli «inquisi-
Xalatlaco e Calimaya» 4. Si prova a reprimere e soprattutto si tori» di indios - è il titolo a cui ambiscono, anche se da tem-
prova a mettere in allarme, oggi diremmo a sensibilizzare, le po gli indios non sono piu sottomessi a quella giurisdizione
autorità ecclesiastiche. Con un successo molto relativo. A straordinaria -, dei cacciatori di superstizioni, che si limita-
dedicarsi all' impresa fu un gruppo ridotto di estirpatori di no a passare al setaccio la loro provincia, qui la valle di Tolu-
id~latrie, in genere dei curati secolari, Pedro Ponce, Hernan ca e l'arcidiocesi di Città del Messico, là la diocesi di Oaxaca
RUIZ de Alarcon, Jacinto de La Serna e, in tempi posteriori o o lo Y ucatan, in cui Cortés era penetrato un secolo prima.
in altri luoghi, Pedro Sanchez de Aguilar, Diego Jaime Ricar- U n'atmosfera da inchiesta di polizia, una curiosità continua-
do Villavicencio 5••• mente in allerta prendono il posto della sicurezza impertur-
In questa sede non vogliamo esplorare le credenze e le
pratiche indigene che si svilupparono sotto la dominazione I babile e del rigore delle analisi di Las Casas, e anche della se-
renità illuminata di un Garcilaso. Perdiamo in erudizione e
spagnola, opponendole una resistenza o trovando con essa
un accomodamento. Ne abbiamo parlato altrove 6. Intendia-
mo invece esaminare il modo in cui questo fenomeno attirò
l
:t!
in apparente chiarezza quel che guadagnamo in acutezza
dell' osservazione, in cura spesso maniacale per il dettaglio.
Gli estirpatori messicani costruiscono dunque il nucl~o
l'attenzione, contribuendo, del tutto involontariamente, a I portante del loro procedimento sulla base della loro proprta
dare nuovo smalto alle categorie di idolatria. T omiste, «la- i
esperienza, enunciano il loro metodo parte~d<? da un. cert~
scasiane» o neoplatoniche che fossero, le griglie concettuali ~I numero di casi concreti accuratamente descrtttl e seleZIOnatI
"~
del XVI secolo erano innanzitutto rinascimentali, quindi co- i a sostegno delle loro accuse e delle loro interpretazioni. L'in-
piate dall'antico: il loro oggetto era il passato preispanico.
Queste nuove idolatrie vengono percepite essenzialmente 1
1
l vocazione dell' esperienza personale è insistita, si fa quasi ri-
tuale: «Di tutto questo ho avuto esperienza diretta [ .. .] e il
attraverso l'esperienza vissuta dall'osservatore e all'interno 1 resto [ .. .] l'ho sentito a viva voce e per questa ragione oso ri-
dell? scenario prosaico, per non dire poliziesco, di una estir- 1 portarlo per iscritto [ ... ] ho osservato direttamente quanto
paZIone delle credenze indigene. L'apparato erudito, oppri- j mi è capitato» 8. Ci vengono forniti luoghi, date, ritratti di
mente in Las Casas, qui si attenua. Se La Serna cita le Sacre l colpevoli, storie della loro vita, descrizioni dettagliate delle
~
]
~
ì

~-------~
144 CAPITOLO SESTO ESTIRPAZIONI 145

loro pratiche e perfIDo le parole indigene usate per guarire o caotico, è perché segue 1'enunciazione e il commento di casi
esercitare altri tipi di potere. TI canonico yucateco Pedro precisi, ritenuti particolarmente significativi dell' ampi~zza
Sanchez de Aguilar, ad esempio, organizza la parte finale del fenomeno denunciato. TI discorso segue la succeSSIOne
della sua opera intorno a un «caso estupendo L.,] » e ad «al- dei casi evocati, assomma le puritualizzazioni e le digressioni,
cuni documenti che possono servire per strappare questa rinvia ad altre parti dell' opera si diffonde in avvertimenti
l},

mala erba e zizzania dell' idolatria» 9. E vero che il «breve all' indirizzo dei curati. L'esame dei casi (sucesos) viene inter-
trattato », o tratadillo del curato Pedro Ponce conserva anco- rotto per alcune pagine, il tempo per l' auto~e d.i ~serire? a
ra in parte la facciata classica, con la serie di elenchi degli dei completare la nostra informazione, una serle d! IDVOC~ZIO­
- «che al presente sono rinomati presso di loro» IO - ,degli ni «idolatriche» indirettamente legate alla pratica teste de-
idoli, delle feste, degli officianti ... Ma, se osserviamo piu da scritta. Non c'è piu niente, dunque, della p~sante. ret.orica d~
vicino, non scopriamo niente o quasi del percorso sistemati- Las Casas o di Acosta, niente di quelle conSIderazIonI globali
co e stereotipato che ormai ci è familiare. La griglia concet- e sintetiche costantemente decontestualizzate, che spesso
tuale e la sua impronta si perdono dietro a tutti i dettagli ri- rendevano difficile dare una collocazione sociale e culturale
portati. Se si deve parlare di sacerdoti indigeni e pagani, si alla fonte degli avvenimenti descritti. E neppure ritroviamo
dànno notizie su parteras y mèdicos, levatrici e guaritori. Sia- qualcosa dei quadri già piu circosta~ziati alla.Duran,. che pe-
mo di fronte a una cornice fittizia ridotta ad alcune intesta- rò mantenevano sempre una vocaZIone enCIclopedIca. Ab-
zioni che nascondono un' appassionante messe di fatti con- biamo invece delle testimonianze in serie, le cui tortuosità e
creti, come la consacrazione del pulque 11, le pratiche dei col- la cui ricchezza farraginosa riescono a rendere conto, tutto
tivatori, dei fornaciai, dei taglialegna e dei viandanti: insom- sommato, della complessità della materia con cui l'estirpato-
ma, una serie di istantanee di un mondo modesto, disdegna- re si confronta.
to in blocco dai cronisti del XVI secolo e dai nobili indigeni È un discorso che del resto vale per il Messico come per il
che avevano fatto loro da informatori. Peru. La stessa minuziosità nella descrizione dei casi caratte-
I trattati di estirpazione di Ruiz de Alarcon, Gonzalo de rizza r osservazione delle idolatrie andine. TI gesuita Hernan-
Balsalobre e La Serna seguono questo genere fino a farne un dez Principe, per dirne solo uno, scopre il persistere del cul-
sistema. Questo si deve probabilmente al fatto che le loro to delle mummie nella regione di Cajatambo (Pero) e, con
opere sfruttano inchieste e processi ecclesiastici indetti in se- . l'aiuto di caciques e di stregoni pen.titi, ricostruis~e, ~on pro-
guito ad affari di idolatria, i cui atti costituiscono letteral- fusione di dettagli, delle genealogIe che yann.o .ID~Ietro pe~
mente degli autentici studi di casi (case-studies) , «casi av- diverse generazioni, in grado di collegare l «.mI?~s~t1» paganI
venuti in tempi diversi fino ai nostri giorni» 12, come scrive La dell'epoca (inizi del XVII secolo~ a~ antenati mlt~cI e ~.huacas
Serna. Sono cOSI ricchi di dettagli che in molti casi mettono a locali 14. Altri estirpatori dopo dI lUI, consapevoli delllffip.or-
disposizione del ricercatore moderno la traccia per nuove in- tanza di queste filiazioni, ripresero con successo quest~ tipO
terpretazioni. In questo senso 1'opera di Jacinto de La Serna di inchiesta. Nel 1664, Bernardo de Noboa, curato dI ur;ta
si rivela esemplare. TI nostro estirpatore fu parroco di indios, parrocchia di quella stessa regione di Cajatambo, scova ID
visitatore generale dell' arcivescovo di Città del Messico e, questo modo un gran numero di mummie, c?n i r~la~ivi culti
per tre volte, ricoprila carica di rettore dell'università della organizzati in loro onore. Trova anche molti Idoh, pIetre ro-
capitale, prima di spegnersi nel 1681. TI suo trattato è costrui- tonde e spesso senza una forma precisa, che gli indios na-
to per la maggior parte sull' esame delle incriminazioni pro- scondevano fuori dai confini del villaggio e a cui portavano
mosse dai suoi predecessori, sulle note da loro raccolte sul offerte 15.
campo, ogni volta che ha potuto consultarle, e sulle informa- Giudichi il lettore la qualità dell' informazione in possesso
zioni che si vanta di avere raccolto di persona. Se in qualche dell' estirpatore, la precisione e la vivacità del modo ?i af-
caso il ragionamento sembra progredire in modo confuso e frontare la seguente testimonianza, raccolta dal meSSlcano
1
~
1
CAPITOLO SESTO ESTIRPAZIONI 147
Ruiz de Alarcon. Mentre suo fratello Juan era arrivato in ritenuto troppo banale, gli estirpatori invocano in continua-
Spagna e diventava uno dei maggiori drammaturghi del Se- zione maggiori testimonianze, maggiori informazioni: « Vo-
colo d'Oro, Hernan calcava altre scene e s'interessava - per lesse il cielo che gli scritti fossero tanti, ricchissimi di infor-
poterlo meglio smascherare ~ a un indio nahua il cui nome mazioni e molto utili» 17.

era Domingo Hernandez. E peraltro dando prova di un La forza penetrativa dell' osservazione non dipende solo
grande talento di soggettista e dialoghista che Hernan ci rife- dal carattere vicino, concreto e spesso vissuto dei fatti narra-
risce le visioni di questo indio. L'azione si svolge ai primissi- ti, dalla loro scala in miniatura. Essa nasce anche dalla con-
mi anni del XVII secolo in un villaggio subtropicale della re- vinzione di stare affrontando una realtà, per quanto demo-
gione di Cuernavaca, a sud della Valle del Messico: «Mentre niaca, e non un delirio. Un miracolo descritto da La Serna
era moribondo, due persone vestite con tuniche bianche gli può chiarire questa affinità che, non potendo dirsi propria-
apparvero e lo condussero molto lontano, in un altro luogo, mente culturale, direi almeno intellettuale. La sua serva indi-
nel quale si trovava un malato, e li alitarono su di lui. Lo con- gena Augustina cadde improvvisamente malata ed era ormai
dussero quindi in un altro posto dove trovarono un altro ma- agonizzante quando il curato ebbe l'ispirazione di farle inge-
lato e di nuovo alitarono su di lui. Dopo gli dissero: "Tornia- rire, con un po' d'acqua in un cucchiaio, il frammento di un
mo a casa tua, perché già ti piangono; ora riposati perché do- osso del santo taumaturgo Gregorio L6pez. La malata vomi-
.. podomani torneremo a cercarti". In quel momento, tornan- tò un pezzo di lana che conteneva del carbone, dei gusci
do in sé, si accorse che i suoi familiari lo stavano piangendo d'uovo bruciati e dei capelli. Per il nostro estirpatore fu un
come se fosse già morto. Le due figure vestite di bianco tor- miracolo doppio, perché l'india guarf e fu possibile indivi-
narono tre giorni dopo. Come la prima volta, lo condussero a duare il responsabile del sortilegio 18.

vedere i due malati e alitarono su di lui come in precedenza. Il frammento d'osso miracoloso, la reliquia cristiana con-
Nel frattempo gli dissero: "Affrettati se vuoi vedere i tuoi ge- tro la stregoneria indigena ... Potremmo pensare che si tratti
nitori, i tuoi nonni e il resto della famiglia, ma se essi ti trova- solo del classico confronto tra magia india e religione cristia-
no, non devi assolutamente rispondere loro, se no rimarrai na, dal momento che La Serna esprime scrupolosamente la
con loro e mai piu farai ritorno al mondo" ». sua fede nei «meriti del santo» prima di somministrare lo
Il racconto prosegue sullo stesso tono, evocando altre vi- strano beveraggio; o, con maggior audacia, potremmo met-
sioni insieme con il dettaglio delle formule ripetute dall'in- tere sullo stesso piano le due magie e allora ritornare, con Er-
dio per guarire i suoi pazienti. Questo sorprendente docu- nesto De Martino, sulla componente «magica» del cattoli-
mento, di cui solo raramente l'etnologia moderna ha saputo cesimo. Ma cosa ci guadagneremmo? Perché non abbando-
offrirci degli equivalenti, non ha tuttavia nulla di ecceziona- nare queste terminologie inadeguate e i dibattiti ormai datati
le. Con la stessa disposizione d'animo Ruiz de Alarcon si era (Magia i= Religione, Magia A i= Magia B) che ne derivano,
accollato il compito di riportare per scritto il testo di svariate per seguire delle piste che non si rivelino vicoli ciechi? In
decine di conjuros indigeni, ossia di invocazioni pronunciate questo caso, ad esempio, tutto lascia pensare che il raffronto
in nahuatl, utilizzate principalmente a fini terapeutici o agri- tra due sistemi di interpretazione della malattia, la messa in
coli. E stiamo attenti: non solo si è impegnato a conservare i prospettiva di due concezioni del corpo e della persona pos-
testi nahuatl, ma si è pure lanciato nell'ardua impresa di tra- sano tornare piu utili della stucchevole ripetizione di antichi
durli e, meglio ancora, di glossarli per rivelarne il senso na- schemi.
scosto. Poco importa se il lavoro e le interpretazioni dell' e- Resta il fatto che il demoniaco è preso sul serio da La Ser-
stirpatore lasciano oggi a desiderare: essi rivelano un' evolu- na e che non è ancora ridotto alle dimensioni di un delirio
zione sensibile del modo di rapportarsi alla realtà indigena. nato dalla miseria e dall' ignoranza. La superstizione non è il
Invece di accontentarsi di sovrapporre la loro griglia presta- frutto delle aberrazioni di un cervello primitivo, bensi il ri-
bilita, invece di trascurare - come fece Duran - un materiale sultato, come vedremo ancora, di una macchinazione mo-
CAPITOLO SESTO ESTIRPAZIONI 149

struosa e diabolica. Non è inutile confrontare su questo pun- sono consapevoli dell'importanza rivestita dall'iniziazione di
to il modo di procedere «moderno» dei nostri folkloristi di questi personaggi e dànno risalto alle visioni che scandisco-
fine Ottocento con quello degli estirpatori. Paul Sébillot, nel no questo genere di esperienze, interrogandosi sul loro con-
1880, raccomandava a chi conduceva le inchieste tatto, pa- tenuto. Proprio come il curato Noboa, in Perti, che fu colpi-
zienza e sagacia: «Se in effetti non si riesce a farsi benvolere to dalla maniera in cui la rivelazione del sapere adottava an-
dalle persone interrogate, se si lascia loro immaginare [quel- che il canale del trance, a cui peraltro si riferisce con il nome
la che è la verità, cioè] che le loro credenze e le loro leggende di estasi 22. Ma Ponce, Ruiz de Alarcon e La Serna non si fer-
vi sembrano ridicole, non si ottiene niente ... » 19. Lo stesso at- mano qui: essi esaminano le pratiche terapeutiche di questi
teggiamento caratterizza i ricercatori, insegnanti e medici, a guaritori valutando i legami tra cura, malattia, visione e cre-
cui l'Ateneo de Madrid aveva chiesto, agli inizi del secolo, di denza. Gli interrogatori a cui sottopongono questi indios so-
registrare i costumi del ciclo vitale nelle campagne spagnole: no eloquenti: «Che uffizio esercitava? Con quali parole?
«Nessuno può riuscire a dimostrare a chi coltiva queste cre- Che tipo di medicine e di semplici applicava? » Il ruolo delle
denze che il malocchio non esiste affatto» 20. Probabilmente, visioni nella formazione di questi curanderos, i trasporti ini-
il manifesto scetticismo o la condiscendenza insita nel finto ziatici di cui esse sono occasione, il modo in cui il potere del
prestar fede hanno annebbiato i dotti spiriti del secolo scor- guaritore poggia su queste esperienze, la cornice giudicata
so piti di quaato abbia fatto la fede"condivisa nella realtà del- fondamentale della cura e della guarigione, e infine molti al-
le credenze e delle pratiche dell'Altro - cioè il prenderle sul tri indizi conducono alla pista moderna dello «sciamanesi-
serio, alla lettera: «tutti questi effetti reali di acque e di tem- mo». Ma di uno sciamanesimo, e questo è il punto, già pro-
peste sono permessi da Dio»21. L'estirpatore entra, alla sua
fondamente acculturato. Guardiamo questo curandero che
maniera e fino a un certo punto, nella credenza indigena, al
sembra quasi un monaco: «Portava un rosario bianco e ne-
di là dei contenuti e dei significati che attribuisce loro.
ro, lungo quasi due braccia. All' estremità del suo bordone
E cOSI almeno che i nostri estirpatori vivono la credenza
indigena in un Messico in cui, bisogna riconoscere, le autori- aveva appeso una croce. Chiedeva l'elemosina. A chi gliela
tà civili ed ecclesiastiche attribuiscono sempre meno impor- faceva, passava il rosario intorno al collo e, sempre tenendo il
tanza alle idolatrie indigene. Di qui il sentimento d'angoscia, rosario, sgranava l'altra estremità indirizzando una fervente
d'incertezza, addirittura di panico, che li prende di fronte al preghiera al santo a cui il donatore era devoto» Z3.
disinteresse o allassismo dell' ambiente. E non senza ragio- U n altro interrogativo è suscitato dagli spostamenti di
ne, del resto, perché i loro scritti resteranno spesso inediti fi- questi guaritori che si recano a Città del Messico per curare
no alla fine del XIX secolo, mentre erano stati concepiti come degli schiavi africani o dei bianchi: fin dove arriva l'idolatria
delle guide destinate alla stampa e alla piti vasta diffusione. indigena? Gli itinerari terapeutici svelano i legami che si
L'approccio di questi religiosi vanta altri meriti. Meno stringono in continuazione tra la città coloniale e la campa-
prigionieri degli a priori della griglia di Las Casas (o dei suoi gna indigena, rivelando la matassa soggiacente, e mai piti
successori), e soprattutto costantemente costretti a confron- sbrogliabile, delle etnie: indios, negri, bianchi, meticci, mu-
tarsi con il loro campo d'indagine, gli estirpatori intuiscono latti ... La situazione si è fatta tanto complessa quanto incon-
l'importanza capitale di manifestazioni che, in senso stretto, trollabile. E difficilissima da concettualizzare. La nozione
non rientrano né nella sfera della stregoneria europea, né in classica di idolatria va in pezzi. Il fatto è che gli «idolatri»
quella della magia, né tanto meno in quella del «religioso». non attirano soltanto gli estirpatori. Essi interessano anche
E cOSI, ad esempio, che le testimonianze lasciate da Ruiz de gli spagnoli e chi altri, africani o sanguemisti, cerca nelle pra-
Alarcon e da La Serna gettano una luce cruda sul ruolo deci- tiche indigene una difesa contro le difficoltà che lo assillano.
sivo ricoperto dai tiziil o curanderos (guaritori) nel processo Quanto vale per il Messico vale d'altronde anche per il Perti
di trasmissione e riproduzione culturale. I nostri estirpatori dove, fin dalla seconda metà del Cinquecento, circolano spa-
15° CAPITOLO SESTO ESTIRPAZIONI 15 1
g.no~ provvisti di libri magici alla ricerca di indovini e di gua-
ntorl. Un secolo dopo, in tutta l'America ispanica, l'esisten- Eresia e repressione.
za di itine:a,ri terapeutici ch~ collegano indios, meticci, negri
e spagnoli e un fatto ormaI comune. Eccoci allora lontano Dunque, la categoria di idolatria cambia. Vediamo cosa ci
d.alle sintesi chiare e ordinate delle idolatrie preispaniche che propongono gli estirpatori messicani. L'idolatria coloniale
Cl erano proposte in pieno XVI secolo. Bisogna inventare smette di essere considerata come una pratica «naturale»,
nuovi approcci e gli estirpatori cercano di farlo. È quasi sicu- nel senso in cui la intendeva Las Casas. La categoria subisce
ramente questo fatto che rende le loro testimonianze tanto un profondo mutamento, in quanto si inserisce ormai nel
degne di attenzione, piu ancora della precisione di cui sono quadro di una società coloniale e cristianizzata: «L'errore, in
dotate, precisione di cui i processi dell'Inquisizione o le cac- verità, [ ... ] non è un fatto di natura, ma un accidente provo-
ce alle streghe nell'Europa moderna offrirebbero facilmente cato e incoraggiato dal diavolo invidioso del bene che Dio ci
il corrispettivo. ha fatto» 25. Questo radicale cambiamento di contesto non è
Prigionieri di una visione povera e superficiale del passato privo di conseguenze. La nuova idolatria è in parte concepita
coloniale, storici delle idee, etnostorici e antropologi hanno come una «dottrina», quella degli antenati e dei «maestri di
trascurato e talvolta perfino ignorato il peso e l'interesse di idolatria». È naturalmente una «falsa dottrina» che si con-
queste osservazioni: gli estirpatori hanno visto molto e sono trappone al cristianesimo e alla fede cristiana. L'accento
stati i testimoni della continua evoluzione delle culture indi- dunque non è piu portato su delle istituzioni, su dei supporti
g~ne durante l'epoca coloniale. D'altro canto, è necessario che d'altronde non esistono piu - i templi, i sacrifici umani
nconoscere che la riflessione etnologica non comincia né sono praticamente scomparsi - , ma viene spostato su quello
con i Lumi, né con gli anglosassoni del XIX secolo, e che non che si ritiene essere un corpo di insegnamenti, una enseiian-
basta rivolgere un omaggio educato ma frettoloso a Sahagun za. Non solo è di nuovo una griglia religiosa che serve per
o a Las Casas per raddrizzare l'andamento delle cose 24. Se nel percepire l'Altro nella sua devianza, ma questa volta la gri-
Seicento l'attenzione dei dotti si rivolge alla Cina, se i grandi glia ricalca molto da vicino il cristianesimo. Non c'è molto da
dibattiti di idee cessano di tenere occupata la Spagna, le sue stupirsi allora che in primo luogo si faccia affidamento sul-
colonie però ~ascondono ancora molte cose da insegnarci, l'efficacia dell'insegnamento, della predicazione e della cate-
perché sono diventate, per prime, il teatro dei razzismi, dei chesi al fine di sradicare la «dottrina» idolatrica.
meticciaggi e dei sincretismi di cui le nostre società composi- Nello stesso tempo possiamo capire come gli indios colpe-
te fanno oggi l'apprendistato e talvolta la difficile esperienza. voli possano essere presi di mir~ dal canone De Haereticis del
~a~uralmente, in q~este colonie c'è di che lasciare a lungo III Concilio messicano (1585) 2\ in quanto l'idolatria colonia-
mdIfferente un penSIero etnologico a caccia diprimitività, di le è in effetti l'equivalente di una apostasia - gli indios sono
arcaismo e di purezza miracolosamente preservata; e anche cristiani da molto tempo - e, di conseguenza, di un'eresia.
di che sco~agg~are un p~nsiero storico che ha voglia di imperi Ecéo la nuova metamorfosi «religiosa» sovrapposta alle pra-
scomparSI e dI modelli da costruire. Pensieri che, a quanto tiche e alle credenze degli indios del Messico a partire dalla
sembra, mostrano verso le « commistioni» le incrinature le fine del XVI secolo. Non solo la totalità dei comportamenti
fratture e le mostruosità culturali la stessa' scarsa tollera~za indigeni non conformi alla legge cristiana viene considerata
dei nostri estirpatori del XVII secolo ... come una devianza di natura essenzialmente religiosa e re-
pressa come tale. Ma si cerca anche di farne un campo ben
delimitato, articolato intorno a una «dottrina» e a dei «dog-
matici» incaricati della sua trasmissione, qualcosa di facil-
mente scambiabile con un' eresia e con degli eretici. Parlare
allora di eresia non è una semplice comodità di linguaggio
CAPITOLO SESTO ESTIRPAZIONI 153
destinata a commuovere il lettore e ad esaltare il coraggio lattia di cui bisogna temere il contagio, come se gli estirpatori
dell'intrepido estirpatore. Significa prima di ogni altra COsa fossero particolarmente sensibili alla sua dimensione collet-
ritenere che l'idolatria coloniale sia tanto l'effetto di una tiva, all' estensione e al carattere incontrollabile, epidemico
scelta quanto il frutto di un' abitudine inveterata. Affinché si in senso proprio, della sua diffusione. Per essere ancor piu
conservi e proliferi, ci vogliono - è fondamentale - degli ido- .precisi, l'idolatria è identificata con la peste e le sue vittime
latri, mentre le descrizioni delle idolatrie antiche non tengo- agli appestati, cosi come i suoi fautori «infestano» le regioni
no in gran conto gli uomini. Ritorneremo su questo punto. che attraversano 27. La metafora del contagio permette di de-
Parlare di eresia equivale anche a esprimere la minaccia so- scrivere e interpretare (senza darne peraltro nessuna spiega-
ciale che l'idolatria farebbe aleggiare sulla colonia. L'idola- zione) i progressi delle idolatrie all'esterno della popolazio-
tria viene spesso presentata come la fonte delle «irriveren- ne indigena: «Chi frequenta assiduamente gli indios, specie
ze», delle «impertinenze» (desacatos,' atrevimientos), del po- se si tratta di persone di umili origini, viene facilmente infet-
co respecto degli indios nei riguardi degli spagnoli. Parlare di tato dai loro costumi e dalle loro superstizioni» 28. La cosa è
eresia vuole anche dire darsi (o credere di darsi, o ancora cer- fondamentale: siamo costretti a constatare che l'idolatria è
care di ottenere a qualunque costo) i mezzi per un'estirpa- sempre meno un vizio indigeno. E vedremo come questo
zione radicale sul modello sperimentato dall'Inquisizione. renda la griglia sempre piu vaga e come contribuisca ad al-
Ma ecco l'ostacolo, gli indiani d'America sono sottratti alla lontanarla ulteriormente dalla realtà che si vorrebbe espri-
competenza dei tribunali dell'Inquisizione e vengono sorve- messe.
gliati da dei giudici ecclesiastici che non possiedono né i
mezzi, né i poteri, né generalmente le ambizioni del Sant'OE-
fizio. Idolatria e sfruttamento.
In fin dei conti, tutto questo sforzo di ridefinizione dell'i-
dolatria mira a instaurare e a giustificare una repressione si- «E tutto deriva dalle loro idolatrie», «y todo viene de sus
stematica e massiva di questo delitto. I trattati sono per pri- idolatrias» 29. L'argomento è ripetuto fino alla nausea. L'ido-
ma cosa dei manuali per estirpatori, i casi evocati servono a latria di Las Casas, sofisticata e civilizzata, aveva contribuito
drammatizzare la situazione, a preparare una revisione di a riabilitare le società indigene. L'idolatria antilascasiana -
una legislazione a lungo invocata e giudicata troppo lassista, quella con cui hanno a che fare i nemici del domenicano -,
a giustificare una serie di misure volte ad assicurare la con- odiosa, barbara e sanguinaria, giustificava qualunque guerra
certazione dei poteri dello Stato e della Chiesa di fronte ai di conquista e qualunque massacro 30. L'idolatria coloniale,
pericoli incombenti. La lotta contro l'idolatria prevede un per quanto sia altrettanto fittizia delle sue sorelle maggiori e
controllo piu severo delle popolazioni indigene, una sorve- sotto molti aspetti sia anche piu vaga, rende a sua volta un
glianza continua fondata su una stretta collaborazione tra i prezioso servizio all'interno di quella che si è convenuto di
diversi poteri. Essa fa parte di un progetto di uniformizza- chiamare ideologia imperiale. Come ci spiega in maniera la-
zione politica e culturale che del resto è all' ordine del giorno boriosa Jacinto de La Serna, idolatria e miseria sono in rap-
in tutta l'Europa cattolica e tridentina. Gli estirpatori riten- porto causa-effetto. Esattamente come le sofferenze dei ba-
gono che l'imposizione del cattolicesimo passi per l'estirpa- bilonesi e degli israeliti avevano un tempo punito l'infedeltà
zione e che essa sia dunque indispensabile per la stabilità del di questi popoli, cosi le calamità che continuano a colpire le
potere spagnolo: «Affermare la religione cattolica e la sua popolazioni indigene dopo la conquista spagnola costitui-
vera dottrina nei cuori dei sudditi vuoI dire affermare e stabi- scono il prezzo dell'idolatria coloniale. La loro stessa intensi-
lire tutti e due i poteri, quello spirituale come quello tempo- tà basta a provare la gravità dell'inclinazione idolatrica delle
rale». Non si può essere piu chiari. popolazioni indigene. E il gioco è fatto. Del resto non è un
L'idolatria viene generalmente presentata come una ma- caso che questo ragionamento venga esposto in Messico - e
154 CAPITOLO SESTO ESTIRPAZIONI 155

in Penl d'altronde - in un periodo in cui la popolazione indi- e dall'osservazione della tradizione dei loro antenati», «la
gena tocca il fondo della caduta demografica 31. La Serna ci ri- tradicion que viene de padre a hijos» 34.

corda anche come si possano annodare i fili di un' argomen- Possiamo allora valer ci di riflessioni preziose, spesso ori-
tazione ideologica senza smettere con questo di essere un lu- ginali e inaspettate, sui vettori umani e materiali della tradi-
cido osservatore: «Le carestie e le calamità che gli indios zione, in margine alla descrizione convenzionale delle cospi-
hanno patito e patiscono da molti anni, spesso un anno dopo razioni di idolatri e delle quinte colonne sataniche. Gli estir-
l'altro, li costringono a lasciare le loro case e le loro terre per patori si interessano cosi al modo in cui la tradizione viene
cercare.di che mangiare in contrade lontane e molti, soprat- diffusa e rilevata di generazione in generazione, valutando
tutto donne e bambini, si sono abituati a sopravvivere man- l'usanza macchinalmente ereditata e l'iniziativa personale.
giando radici di erbe; ne derivano pestilenze e morti in quan- Ruolo svolto dall' habitus, peso dell'invenzione individuale,
tità che hanno devastato intere comunità ... » 32. non' stiamo forse interrogandoci sul modo di trasmissione di
La popolazione indigena continuava a calare. L'idolatria una cultura? Per questa via risorge il comparativismo, ma in
giungeva quanto mai opportuna per dare un senso «religio- questo caso è applicato all'interno di una stessa società, per
so» a questo disastro, per offrire la chiave metafisica di que- capire lo slittamento dal paganesimo precolombiano all'ido-
sta incontenibile apocalisse. Ma Ruiz de Alarcon, come Ar- latria coloniale.
riaga in Peru, associa in un bel parallelismo anche idolatria e Il ruolo del linguaggio viene descritto con acutezza da
ubriachezza: il male del corpo prolunga il male dell' anima, il Ruiz de Alarcon. Tra gli indios nahua abbiamo un linguaggio
vizio nascosto è il complemento delle devastazioni operate «equivoco », camuffato, che serve a trasmettere formule e
dal vizio pubblico. Infine anche la lascivia (sensualità e rilas- credenze. Ha anche un nome: è il nahuatlatolli 35 • Il supporto
samento dei costumi) è sorella dell' idolatria, perché è ad essa verbale viene denunciato con insistenza, come se gli estirpa-
che vengono attribuiti gli innumerevoli incesti degli indios tori fossero consapevoli che l'accesso alla realtà indigena
idolatri 33. Ancora una volta, ecco gettata la rete religiosa su passa per la denominazione e per la metafora. Effettivamen-
t~rreni (delle strategie matrimoniali e delle pratiche coniuga- te, essi cercano di padroneggiare un linguaggio « dificultoso
lI) che attengono tanto alle strutture sociali e ai rapporti di y casi ininteligible», «è solo una serie di metafore, non solo
potere quanto ai culti e alle credenze. nei verbi ma anche nei sostantivi e negli aggettivi, tutto for-
ma un' allegoria ininterrotta» 36. Lungi dal disprezzare questo
linguaggio, essi vogliono penetrarne il senso e cercano di af-
Memoria) tradizione e sopravvivenza. ferrare il contesto della sua enunciazione, «le condizioni che
in genere precedono, accompagnano e seguono pratiche che
Ma a forza di fare dell' idolatria coloniale un' eresia pagata si assomigliano» 37. Almeno nella forma, se non nel concetto,
dagli indios in tutte le maniere, gli estirpatori sollevano que- non potrebbe esserci modo di procedere piu moderno.
stioni di profondo interesse, ancora oggi oggetto di preoccu- Il linguaggio si, ma anche la scrittura. Attraverso l'inse-
pazioni per l'antropologia. Interrogandosi sull'idolatria co- gnamento prodigato ai figli della nobiltà e grazie all'instaura-
loniale, essi si imbattono nel problema della trasmissione, e zione di un' amministrazione coloniale, lo scritto alfabetico
quindi della memoria indigena della tradizione. Ed eccoli fa la sua comparsa all'interno di società che conoscevano so-
presto impegnati su terreni che non hanno piu molto a che lo l'immagine dipinta e i glifi, o, in Peru, i nodi dei quipu. Gli
vedere con il «religioso». La memoria: «Non hanno smarri- estirpatori sono anche i vigili testimoni di questo fenomeno.
to il ricordo dei nomi dei loro dei». La tradizione: «Sono in- Con buona pace degli storici che l'hanno tardivamente sco-
trisi di questo delitto come persone che l'abbiano ereditato perto e degli antropologi che spesso continuano a ignorarlo.
di padre in figlio e di figlio in nipote e per successione dagli Lo scritto dunque serve a fissare delle invocazioni su fogli o
uni agli altri», «vi sono istigati dalle loro cattive inclinazioni libretti magici e a diffonderle 3\ tanto alla svelta gli indios si
CAPITOLO SESTO ESTIRPAZIONI 157

sono familiarizzati con questo modo d'espressione e tanto


astutamente hanno saputo volgerlo a proprio vantaggio per Dalla «commistione» al sincretismo.
fissare i loro saperi. Tutto questo non sfugge agli estirpatori,
che si mettono a confiscare questi testi e, nel caso, se ne ser- Ci si accorge presto che il termine idolatria, cosi come vie-
vono per sorprendere e smascherare le loro vittime. ne usato dagli estirpatori messicani, è di fatto anche un sino-
Gli allucinogeni costituiscono un altro vettore culturale: nimo di «sincretismo». L'idolatria del resto condivide tutti i
esotico, imprevisto e assai piti terribile. Gli estirpatori lo san- punti deboli di questa nozione, poiché se è vero che attira
no anche troppo bene. Convinti del ruolo decisivo giocato l'attenzione sulla singolarità del fenomeno, è anche vero che
dagli allucinogeni nella trasmissione e nell' evoluzione di un non dimostra una maggior capacità di approfondirlo o an-
universo onirico in margine al cristianesimo, gli estirpatori che solo di circoscriverlo con precisione. L'idolatria colonia-
ne sono inquietati e si interessano alle forme di consumo, agli le viene in genere colta come la congiunzione della luce e
effetti allucinatori (ebbrezza e visioni), agli scopi perseguiti, delle tenebre, quindi come un' aberrazione insopportabile:
con il fermo proposito di abolire questa «infernale supersti- «Venerano i santi (alcuni li scambiano per dei) congiunta-
zione» 39. Qua e là il tema appariva anche in Las Casas e in mente ai loro idoli» 41. ]untar, unire, confundir, confondere,
Cieza de Leon. Duran ne aveva colto l'importanza cruciale mezclar, mescolare 42, sono i vocaboli che scandiscono le varie
all'interno della società precortesiana. Adesso diventa uno descrizioni, sono i termini che infiorano le interpretazioni e,
degli assi attorno a cui ruotano le inchieste promosse dagli soprattutto, le denunce inorridite degli estirpatori, come se il
estirpatori. Cosi facendo, l'estirpazione diventa molto di piti meticciaggio dei gesti e delle credenze costituisse l'apice per-
di un'impresa strettamente spirituale, essa può dirsi una spe- verso del peccato e dell' abominio. Ed è proprio cosi. In ef-
cie di colonizzazione dell'immaginario indigeno. fetti l'estirpatore fa molta fatica a stabilire in modo indiscuti-
. Infine, invocate e incriminate, le condizioni di vita degli . bile se l'azione indigena serve a mascherare gli antichi riti o
indigeni, il loro isolamento e quindi il loro raggruppamento se invece vi sia una fusione tra i due universi. In alcuni casi gli
ispirano l'abbozzo di una riflessione sociologica. La Corona indios mescolano in buona fede le cose divine e le turpitudi-
spagnola, appoggiata dalla Chiesa, aveva deciso di concen- ni dell'idolatria, «essendo sicuri che si possa usare di en-
trare le popolazioni indigene in un numero piti limitato di trambe e che entrambe siano necessarie» 43. Se quando ado-
villaggi o in nuove sedi, per poter prestar loro una maggior rano idoli e santi assieme, «alcuni [indios] prendono i santi
sorveglianza e farla finita con le idolatrie. Ma l'effetto di que- per dei», riceviamo l'impressione che essi mettano le divini-
ste misure variò a seconda delle regioni. Ci furono anche al- tà pagane e cristiane sullo stesso piano. Ma, poche righe piti
cuni (e tra loro La Serna) pronti a sostenere che queste con- in basso, il sincretismo diventa solo un palliativo, un camuf-
gregazioni (in Perti si chiamano «riduzioni») ebbero conse- famento, una sostituzione di appellativi che permette di ado-
guenze disastrose e che contribuirono alla recrudescenza rare un antico dio sotto un nome cristianizzato. Alcuni mae-
delle idolatrie, avendo fatto ritornare il lupo tra le pecore del stri di idolatria nascondono degli idoli dietro al santo sacra-
gregge. Di qui la messa in discussione delle politiche e dei mento, «non per adorare quello, ma per adorare l'idolo» 44.
punti deboli dell'inquadramento ecclesiastico e i primi studi Il fenomeno prolifera a livello dei nomi, dei riti e delle cre-
sugli effetti «religiosi» degli spostamenti di popolazione sul- denze, delle immagini e delle formule, del linguaggio dei
la base del presunto aumento o calo dell'idolatria. Di qui an- guaritori. Come abbiamo appena ricordato, nomi cristiani
che l'accento posto sulla circolazione degli uomini e, per vengono attribuiti a divinità antiche: «Sotto questi nomi
esempio, sul ruolo dei portatori indigeni (trajineros) che van- [san Simeone, san Giuseppe] dissimulano e conservano l'an-
no di valle in valle a diffondere o a incoraggiare le pratiche tico nome con cui chiamano il fuoco, Huehuetzin, che signi-
antiche 40 • Noboa, in Pero, condivide queste preoccupazioni fica Vecchio». Termini indigeni ispirati al calendario anti-
e fornisce analoghe indicazioni~ co sono messi di seguito ai nomi cristiani di persona: Juan
~)O
CAPITOLO SESTO ESTIRPAZIONI

Quetz~co~tl,.1~~na .C?zqui... Riti antichi vengono usati co- piii in ge~erale, la devianza sono assimilate a U?a m~a~tia ~ a
m~ sostl.tutl di r~tt ~rlstlanl oppure la celebrazione delle feste un' epidemia. Chi vedesse in questo genere dI IdentifIcazIo-
del santI patronl.v~ene p~eceduta da sacrifici pagani 45. Alcu- ni l'aberrazione di un tempo passato non ha che da buttare
ne offe~e s<?n.0 dl.vlse tra.il fuoco e l'altare del santo, e riparti- un occhio sui tanti graffiti parigini cht! associano i negri
te tra gli offlclantt paganI (mayorales) e i chierichetti cristiani all'AIDS!
(teopantlacas); vengono coniugate credenze cristiane (il fuo- L'idolatra e l'ebreo: uno dei vari termini che indica l'ido-
co del P~rga~orio) a.pratiche e culti di origine autoctona 46 ••• latra con l'alone di paura che lo circonda è «rabi, profesante
. Per. gli e~t~patort la «commistione» è intollerabile. Per de esta secta»51, per il quale gli indios sono asso~iati ai ~em­
dIversI motIVI. La commistione 47 è la concreta manifestazio- bri della piccola comunità marrana 52 che vi:reva tn Messl~o; e
ne d~l ~ela~ivo insuccesso dell' evangelizzazione. Da un pun- ancora nel Settecento circolavano racconti che denuncIava-
to. dI v~sta m~ellettu.ale, contraddice il principio per cui cri- no i legami segreti ed eterei tra gli indios idolatri della regio-
S!l~neslmo e ldolatrta sarebbero assolutamente inconciliabi- ne di Oaxaca e le sinagoghe di Amsterdam ... Per Sanchez d~
li, m quanto contrari e irriducibili (pensiamo alla griglia di Aguilar, l'estirpatore yucateco, gli idolatri sono peggio del
Las Cas~s). La commistione è diluizione, decadimento, è sodomiti: perch~ ~e i so~omiti si ~ita~o a ~c?nvolgere l'or-
germe dl.m?rte: <~.Con una dottrina come questa viene di- dine naturale, gli ldolatrt turbano l ordme dlvmo e conced?-
sfatto e dIssIpato l msegnamento dei santi sacramenti e non
no a una ~luralità di dei quell'onore. ~he spettere~b~ a.Dlo
può es~erci n~a di pi~ grave; perché nella misura in ~ui [gli solo. Sodomiti e idolatri sono perCepIti come agenti dI dIsor-
ldolatrtJ .non rlcus~no 1 sa:ra~ent.i né li .contraddicono, per dine che rimettono in discussione la Natura e la Divinità.
n;~zzo dI que~ta aZIone COSI dIabolica e di questa dottrina co- Certo nel XVII secolo non si bruciano piii gli indios idolatri,
SI mfernale distruggono gli effetti della loro grazia e condan- e del ;esto anche prima non se n'erano bruciati molti. In que-
nan? le loro anime» 48. La commistione prolifera eludendo sto senso, conversos (i marrani) e sodomiti messicani hanno
ognI controllo da parte della Chiesa. Gli estirpatori scopro- patito sofferenze fisiche assai peggiori degli indios della
no, n<?n senza ~errore, che il fallito passaggio dall'idolatria al- Nuova Spagna. Ma probabilmente non è un P?ro cas.o se le
la.Iatrla partortsce un mostro, una perversione: l'eresia idola- velleità di estirpazione sono contemporanee al grandI auto-
t~lca o la superstizi?ne E possibile, in casi estremi, conce-
49

dafé contro gli ebrei della I;Juova S~agna, ~a. s~ett~c?lare
p~re o tollerare la differenza. La commistione no la commi- persecuzione che si abbat~e c0n.tro 1 S?~OmItl dI CItta del
stIOne resta inqualificabile. '
Messico e Puebla e alle prtme mIsure di mternamento delle
prostitute 53... Sono coincidenze. da non confon?ere ~erto
con una politica sistematica e artlc~lata! ma da ~UI possIamo
dedurre che aria tirava e in quale direZIone. Un arta talvolta
impregnata dei miasmi dei roghi, ma soprattutto un' at~o­
~ ev.idente,. non è l'idolatria in se stessa a interessare i no- sfera corrispondente al sorgere dello stato moderno, dell or-
S~rt ~~ttrpato:I. Essi hanno decisamente abbandonato le cu- ganizzazione dell' assolutismo e del controllo delle popola-
rtoslt~ .da ~nttqua~io .dei loro predecessori. Piuttosto guarda- zioni.
no all mdl~ c,he ~! SI nasco~?e dietro e la mette in pratica, L'idolatra fa paura. L'estirpatore è turbato dalla clande-
guardano Cloe allidoiatra. L Idolatra in questo modo va a in- stinità di cui il suo nemico si circonda, dal segreto che sa
grossare le ~la .dei devianti e, diciamolo pure, dei fantasmi e creare intorno a sé, dalle cospirazioni che va tramando 54. ~'~­
?ell~ oSSeSSl?nl che perseguitano l'immaginario delle società dolatra come altri esclusi, d'altronde. Da questo punto dI VI-
lbertc?~, a flan~o ~eg~. ebrei, dei sodomiti e degli stregoni. sta il XVII secolo vive nell' ossessione del complotto, della
N~n c e ~a ~tuPtrsl se lld?latra è frequentemente presentato ~< complicità»: negri di cui si teme la rivolta, marrani (conver:
nel pannI dI un malato, dI un apestado perché l'idolatria e,
50
,
sos) di cui si sospettano i legami con l'estero, oppure adepti
160 CAPITOLO SESTO
ESTIRPAZIONI

del «peccato abominevole» (i nostri omosessuali) la cui esi- Per Sanchez de Aguilar o per Ruiz de Alarcon, l'idolatra
stenza sotterranea costerna e indigna. Le paure si equivalgo-
non ha nulla del primitivo: «Non possiamo chiamare [gli in-
no, in alcuni casi si mescolano e si sommano, anche quando i
dios che persistono nell'idolatria] ignorantes, ni rudos, ni -
nostri estirpatori non riescono a far condividere le loro ansie
quanto vorrebbero. bdrbaros, ni menores» 58. Spesso 1'accento è posto sulla matu-
rità degli indigeni, riprendendo, anche se la cosa può sem-
La crucialità della figura dell'idolatra èprobabilmente do-
brare paradossale, 1'argomentazione di Las Casas. Il difenso-
vuta al fatto che gli estirpatori riescono a circoscriverla mol-
to pili facilmente di quanto sappiano fare con l'idolatria co- re degli indios aveva esaltato il valore e la razionalità delle ci-
loniale, molteplice, rigogliosa e alla fin fine indescrivibile, in viltà indigene preispaniche e aveva affermato la capacità de-
grado com' è di contaminare ogni aspetto dell' esistenza. Ap- gli indios di ricevere il Vangelo. Ripreso nel contesto del XVII
pena si passava dalla teoria alla pratica, l'idolatria coloniale si secolo, 1'argomento viene rivolto contro gli indios e rende
rivelava una nozione dai contorni imprecisi; spesso restava imperdonabili i loro cedimenti di neoconvertiti. Non insiste-
una comodità di linguaggio, il pezzo forte di un discorso remo mai abbastanza sul fatto che idolatrie e superstizioni
ideologico, il punto al quale agganciare referenti teologici e non sono ancora per gli estirpatori messicani delle fantasti-
luoghi comuni di religiosi in difetto d'ispirazione. In com- cherie arretrate di popolazioni contadine, stupide e ignoran-
penso, l'indio idolatra, offriva un bersaglio che aveva il van- ti. Almeno nella prima metà del XVII secolo. Qui non c'è
taggio di essere fisicamente reperibile. Per liberarsene, si traccia di disprezzo per credenze e pratiche di tipo «popola-
pensava che bastasse prenderlo e rinchiuderlo in una prigio- re», quanto piuttosto il sentimento acuto, spesso angosciato
ne a vita, «ritenendo che farli uscire e tirarli fuori dai loro e talvolta panico, di una resistenza ardente, accuratamente
pueblos equivale a strappare le radici dell' idolatria» 55. Il XVII meditata e radicata. L'ossessione del complotto e della co-
secolo - in Nuova Spagna come altrove - impara a rinchiu- spirazione che anima le descrizioni degli estirpatori è del re-
dere i devianti, anche se ben presto sorgono alcune voci a sto proprio 1'espressione di questa stessa inquietudine. Le
contestare le virtli della reclusione: «Le prigioni L.. ] non constatazioni relative alla diffusione dell' idolatria nella capi-
convertono, non pili di quanto guariscano» 56. N asce dunque tale messicana non consentono peraltro di farne un fenome-
la necessità di identificare con tutti i mezzi possibili l'idola- no rurale e periferico: le feste del volador - con indios che si
tra, mettendo a punto interrogatori sottili in grado di sma- lanciano dall' alto di un palo -, i bagni di vapore, gli spacci di
scherare il colpevole. In questo frangente l'arte della confes. pulque ne sono infestati 59. Un episodio riportato da La Serna
sione è complemento necessario dell' estirpazione, in quanto illustra quanto fossero stretti i rapporti città -campagna nella
occorre far parlare chi si rifiuta ostinatamente, bisogna prima metà del Seicento. L'estirpatore è sulle tracce di un
strappare i nomi dei complici, fingere di sapere pili di quan- «grande maestro di superstizioni»,]uan Chichiton, che me-
to si sa per costringere l'indigeno a rivelare ciò che nasconde. scola insieme celebrazione dei santi e funghi allucinogeni. La
E si un metodo inquisitoriale, che però viene trasposto nella Serna conduce l'inchiesta: «Giunsi allota a Città del Messi-
confessione e di volta in volta adattato ai diversi terreni cul- co L.. ] per vedere se mi riusciva di scoprire ]uan Chichiton
turali. È un metodo che deve allora necessariamente fondar- che, si diceva, si trovava nella città; proseguendo nella mia ri-.
si su un sapere etnografico, per poter distinguere il tipo di sa- cerca, potendo contare sull' aiuto di diverse persone, sepp~
crificio, le circostanze aggravanti o meno del gesto, la posi- che nei pressi della chiesa di Santa Inés un indio guaritore SI
zione dell' indigeno a seconda che sia ancora un bimbo, un recava da una negra ammalata per curarla; un mattino, venu-
semplice cliente di «stregoni », oppure sia lui stesso il« sacri- to a conoscenza che proprio allora stava curando la sua mala-
ficatore» ... La sua migliore esemplificazione è forse la tarda ta, mi precipitai all' abitazione per vedere se era proprio il
(I6 92 ) Luz y método de confesar id6latras di Diego]aime Ri- medico che cercavo e vi trovai il guaritore [ ... ] che si rivelò
cardo Villavicencio 57.
non essere quello che cercavo ma un altro che veniva da un

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162 CAPITOLO SESTO ESTIRPAZIONI

pueblo dei dintorni di questa città, dotato degli stessi requisi- rigorismo eccessivo, tanto da far abbandonare il villaggio
ti degli altri» 60. agli indios, che cosi smettono di versare il tributo, a tutto
In effetti, cOSI come ci sono idolatrie e idolatrie, ci sono svantaggio delle casse reali 64. Ma questo idolatra-agitatore
anche idolatri e idolatri. Le cose non sono mai semplici e gli che gli estirpatori vedono in azione dappertutto può essere
estirpatori lo sanno bene. Conviene distinguere- come d'al- tanto una finzione quanto un essere reale. Salvo rare eccezio-
tronde per i sodomiti - tra idolatri passivi e idolatri attivi. I ni, gli indios arrestati nelle regioni nahua del centro del paese
secondi sono ovviamente i piu pericolosi, i piu scaltri, i pili sono piu dei guaritori, piu o meno acculturati, che dei dele-
diabolici. Perseguono «continuamente la libertà di coscien- teri propagandisti. Diversa è la situazione nelle regioni piu
za», privilegio scandaloso in uno stato cattolico del XVII se- lontane o periferiche: la diocesi di Oaxaca, lo Y ucatan, le
col0 61 • I nomi con cui sono designati ci dicono le qualità in- montagne della Sierra di Puebla, avvolte dalla nebbia ...
tellettuali che vengono loro riconosciute: letrados, ministros, Gli idolatri passivi possono limitarsi a copiare quello che
falsos sacerdotes, «rabbini» nella diocesi di Oaxaca 62, «mae- vedono fare da altri indios, senza preoccuparsi della natura
stri di idolatria», «maestri di superstizione», «medici», dei gesti e degli atti praticati: secondo Montenegro, vescovo
«dogmatisti». nell' arcidiocesi di Città del Messico. Per gli di Quito M, essi costituiscono la maggioranza degli indios e
estirpatori, l'idolatra attivo è sempre in movimento, sa passa- sarebbero mossi esclusivamente dalla ricerca dei beni mate-
re da una regione all' altra per diffondere la sua « cattiva dot- riali e della salute. Gli estirpatori del Messico sViluppano una
trina» e i suoi « dogmi», per vendere idoli, offrire i suoi con- visione delle cose piu drammatica e meno terra terra: non si
juros o magari sfuggire alla persecuzione di un curato troppo limitano a denunciare un'idolatria materiale, essi ritengono
ligio ai suoi doveri di pastore. È uno specialista della propa- che si tratti di un'idolatria assoluta, cioè profonda e interio-
ganda clandestina, del terrorismo intellettuale, del ricatto e rizzata. Secondo loro, questi indios aderiscono «passiva-
della minaccia. Inutile aggiungere che i nostri estirpatori ec- mente» alle pratiche diffuse dai «dogmatisti», «tendono
cellono nella rappresentazione delle losche manovre di que- molto a convincersi di ciò che gli si vuole far credere» 66. Per
sta quinta colonna: «Si introducono nei pueblos dove si tiene alcuni estirpatori l'origine di questa attitudine è caratteriale:
un catechismo o un insegnamento, vi si introducono con de- «Hanno una varietà di opinioni cOSI grande e una volontà
licatezza e con precauzione, senza mettere in mostra il loro cosi debole che la indirizzano con disinvoltura verso una su-
veleno se non prima di essersi bene assicurati delle persone, perstizione o verso un'altra» 67. Sarebbe inoltre pressoché
delle circostanze e dei luoghi, per non essere scoperti o rico- congenita: «Il loro stesso sangue è intriso di questa inclina-
nosciuti; a poco a poco spargono il loro veleno convincendo- zione [all'idolatria e alla superstizione] ... » 68. Il ragionamen-
li a non dimenticare le cose che facevano gli antenati; all'ini- to subisce delle modifiche alla fine del Seicento e assume una
zio si accontentano della pratica materiale delle loro idola- piega sociologica quando Villavicencio attacca, come sua
trie e sono i primi esecutori di tali pratiche; piano piano abitudine, «gli indios plebei di questo regno [il Messico]
istruiscono altre persone perché prendano il loro posto in nelle cui vene ribolle, si agita e vive il sangue dei loro antenati
quei luoghi e diventino maestri, e insegnano loro le esatte pa- che nei tempi della loro gentilità si dedicarono cOSI cieca-
role delle loro invocazioni e i riti e le cerimonie dei loro sacri- mente all'idolatria ... » 69. La distinzione popolo/élite avrebbe
fici; tutto questo con tale precauzione e prudenza, che non si pesato notevolmente sul pensiero illuminista, lo vedremo
fidano di nessuno» 63. Viene denunciata la malicia dell'idola- presto. In questo caso essa viene associata a delle considera-
tra, che lo porta a sfruttare astutamente le contraddizioni zioni piu antiche ispirate alla nozione di «purezza del san-
della dominazione coloniale, a mettere una giurisdizione gue». Fin dal xv secolo, la società iberica si accaniva a sorve-
contro l'altra, aizzando i giudici della Corona contro gli uo- gliare e casomai a escludere tutti coloro che non avevano un
mini di Chiesa: l'idolatra accuserà il curato un po' troppo ze- «sangue puro», in quella circostanza i discendenti dei mori
lante di essere mosso dall'astio e dal lucro o di ostentare un e degli ebrei la cui conversione non era mai sufficiente a can-
CAPITOLO SESTO ESTIRPAZIONI

celIarne 1'origine. Dapprima « costume e cattiva usanza», l'i- due tipi di divinità protettrici, come darebbe a intendere
dolatria è dunque diventata una «natura» e ormai «emana un' analisi «religiosa» (e quindi preconcetta e convenzionale
dalla natura stessa degli indios» 70. «Sangue», «natura», in- delle cose): essi associano e fondono nella loro pratica e nella
feriorità sociale ... il nostro razzismo moderno non è lontano. loro visione del reale vari sistemi di espressione dell'identità
Ad ogni modo, idolatri passivi e idolatri attivi si caratteriz- familiare e di villaggio, vari sistemi di rapporto con r ambien-
zano entrambi per la loro «ipocrisia», per come praticano te, con la produzione, con 1'ancestralità e con l'immagine 7\
gli inganni del sembrare e dell'apparenza: «Anche se sem- ecc. Alcune associazioni, fondate sulle logiche incrociate
brano veri cristiani, non lo sono, e anche se sono idolatri as- della sopravvivenza quotidiana e del loro tipico universo
soluti, sanno dissimularsi, cosi che sono dei veri ipocriti che concettuale, possono essersi rivelate altrettanto pertinenti e
pretendono di ingannare i loro curati», «questi indios vo- magari piti operative delle logiche, delle compatibilità e delle
gliono sembrare cristiani quando invece sono degli idola- impossibilità che gli uomini di Chiesa deducono dalla loro
tri» 71. griglia religiosa. In altre parole, c'è da augurarsi che si smetta
Sembra che qui gli estirpatori distinguano ancora tra due di pensare in termini.di «sincretismi religiosi» fenomeni che
tipi di atteggiamento: c'è chi si nasconde deliberatamente vanno molto al di là di questa griglia, e ci si impegni a mettere
dietro a una vestizione cristiana, ma c'è anche chi giudica in luce altre configurazioni che non solo ridistribuiscano i
conciliabile 1'inconciliabile, «vogliono sembrare cristiani tratti del reale osservato, ma che sappiano anche riesumarne
quando invece sono idolatri, perché a loro sembra che l'uno altri, sia che si tratti di accordare loro un'importanza che era
e l'altro possano andare insieme» 72 ••• «Credono che Dio esi- sfuggita, sia che si de}Jba estrarli dal nulla in cui la ricerca li
ste' ma sono anche sicuri che le cose temporali vengano loro aveva finora lasciati.· E in questo spirito che, in un' altra sede,
per mano dei loro idoli» È probabile che l'estirpatore toc-
i}. abbiamo mostrato in che modo l'evangelizzazione degli in-
chi qui un movente fondamentale dei «sincretismi» in Mes- dios del Messico e le reazioni indigene da essa provocate ri-
sico, vale a dire l'incapacità (o il rifiuto) di concepire come coprissero di fatto ambiti extrareligiosi: la conquista dei cor-
incompatibili le culture a confronto. Ma, piti in generale, pi, l'imposizione di una concezione dell'individuo, la rivolu-
questa interpretazione ci conduce ancora una volta sul terre- zione delle tecniche di comunicazione ... 75. Questo cambia-
no del religioso, un terreno seminato di luoghi comuni e di mento di visuale e di griglia concettuale ci sembra in grado di
trappole a cui non sempre sfuggono lo storico e l'antropolo- spezzare abitudini di ricerca, di abbattere le frontiere che le
go. L'associazione di pratiche, gesti, tratti e istituzioni indi- separano una dall' altra e di dare avvio a un modo di procede-
cata dagli ecclesiastici con l'espressione «vera religione» è re che non sia né una storia né un' antropologia, e ancor me-
per principio inconciliabile con l'equivalente indigeno che no la semplice giustapposizione delle due discipline.
essi credono di saper distinguere e isolare sotto il nome di Questa breve rievocazione del caso messicano non può es-
idolatria. Posto in questi termini dualistici, vera religione sere confusa con uno studio o una storia delle estirpazioni in
contro falsa religione, lo scontro è inevitabile e impensabile Nuova Spagna. Estirpazioni rimaste del resto di secondaria
il compromesso. Ma una volta relativizzate queste suddivi- importanza, come se gli estirpatori non fossero mai riusciti a
sioni del reale con l'intento di affrancarcene, niente impedi- far condividere alle autorità del viceregno le loro paure e le
sce di immaginare altre articolazioni (forse anch' esse postic- loro ossessioni. L'estirpazione resta un'impresa individuale,
ce, forse piti vicine alla visione indigena ... ) in grado almeno isolata, spesso senza un domani e costretta ad affrontare la
di rinnovare il nostro modo di guardare. Confrontiamo, ad tepidezza della Chiesa e l'indifferenza, se non l'ostilità, dei
esempio, la nebulosa di gesti e pratiche legata al culto dei rappresentanti della Corona 76. Lo stesso non può dirsi per il
santi con il complesso ancestrale edificato intorno alle reli- mondo andino. Non solo il substrato geografico ed etnico è
quie domestiche e alle divinità protettrici della comunità. E radicalmente differente, come abbiamo già potuto notare a
certo che gli indios non si limitano ad accostare due culti, piti riprese, ma soprattutto i fautori delle campagne di estir-

j
r66 CAPITOLO SESTO ESTIRPAZIONI

pazione appartengono all' onnipotente Compagnia di Gesti. eccezionale o dalla mania repressiva di un curato. Sistema-
Questa volta dunque si tratterà di una vera e propria politica tizzate dal gesuita Pablo José de Arriaga, costituiscono an-
con una capacità operativa senza paragoni rispetto alle vel~ che vere inchieste poliziesche, ma il loro fine primario è l'in-
leità degli estirpatori messicani. timidazione piuttosto che la punizione, l'accertamento ra-
zionale degli indizi e la frammentazione delle solidarietà co-
munitarie. Leggendo le straordinarie pagine che fanno diJo-
Estirpazionl~ parte II: il Peru. sé de Arriaga un Machiavelli ispanoamericano, non è possi-
bile evitare di pensare, sulla scia del Grande Inquisitore
Chi può a buon diritto dominare gli uomini,
se non coloro che dominano le loro coscienze e immortalato da Dostoevskij, che questi uomini «venuti a
dispongono del loro pane? correggere l'opera di Cristo» erano consapevoli che solo tre
FEDOR DOSTOEVSKIJ, I fratelli Karamazov. forze erano in grado di soggiogare per sempre la coscienza
dei deboli rivoltosi, «il miracolo, il mistero, l'autorità». I
. «Non siamo venuti per punirvi ma per istruirvi». Sono le germi dell' estirpazione delle idolatrie in Perti appaiono nella
p~r?le c?~ ~u! comincia ogni visita dei gesuiti nei villaggi an- seconda metà del XVI secolo: Polo de Ondegardo, definendo
dml, agh mlZI del XVII secolo. All' alba, gli indios sono stati i i riti e le credenze indie come «errori e superstizioni», si col-
raccolti sulla piazza grazie agli sforzi congiunti del curato j locava già in questa svolta decisiva della politica coloniale; il
della. par~occ.hi~ e de.l cacique locale. In questo gelido primo 1
mattmo, il mISSIOnarIO venuto da Lima, attraverso un Susse-
guirsi di erte e burroni da lasciar senza fiato, spiega ai nativi j
I terzo Concilio di Lima (1585) - e Acosta, che vi partecipò at-
tivamente - insisteva sulla necessità di riprendere in esame le
modalità della conversione degli indios, rimasti ancorati no-
l'organizzazione delle giornate a cui nessuno potrà sottrarsi· ~ nostante gli sforzi dei loro curati, i doctrineros, alle loro prati-
dopo, perché i primi contatti sono sempre molto delicati, III che pagane. Tuttavia, fu alla Compagnia di Gesti che toccò la
padre si informa dei malati e li va a visitare portando loro .• :1." responsabilità di condurre con foga e determinazione una
qualche oggetto adatto all' occasione; infine, lungo il suo 1 lotta senza quartiere contro tutte le forme che l'idolatria po-
cammino, non si scorda di regalare qua là, senza ostentazio~ J teva rivestire, comprese le piti banali, che non avevano susci-
n~, ~n toz~o di pane, un pezzo di galletta. Per diversi giorni il l tato la riprovazione di molti loro predecessori. I gesuiti sono
mISSIOnarIO, assecondato dai notabili del villaggio, intra-I prima di tutto degli spiriti politici, per i quali il fine giustifica
prende la catechesi degliindios, quella vera, perché gli sforzi .~ i mezzi: è pure lecito fare uso di astuzie, inganni e finzioni,
dei suoi predecessori non sono stati in grado di sradicare le 1 incoraggiare la delazione e passar sopra, per quanto riguarda
idolatrie dai loro cuori. Sermoni, prediche, discussioni, ma 'Il gli indios, al libero arbitrio, perché «in questa inquisizione
anche processioni e canti, parabole e racconti di misteri che ." dell'idolatria non ci si può appellare al diritto» 78. Gli estirpa-
prendono il posto delle favole e dei taqui dei tempi antichi, s i ' tori messicani, anch' essi pur sempre pronti a tutto, chiedeva-
susseguono dalle primi luci dell' alba alle ombre della notte. t no solo una legislazione piu rigorosa o l'applicazione di mi-
In questa atmosfera irreale in cui il tempo è stato abolito, 1 sure cadute in disuso.
quel tempo contadino legato ai campi che nella circostanza i Anche qui, in effetti, l'idolatria è percepita come una pe-
sono disertati, il padre stana idolatri e idoli, giocando sulle J stilenza, come un male intrinseco agli indios (mal connatura-
contraddizioni degli uni e degli altri, mettendo in imbaraz- ~ lizado), succhiato con il latte materno, ereditato di padre in
zo i colpevoli, attirandoli con parole rassicuranti come un figlio. Come abbiamo visto esaminando il Messico, queste
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segugio che bracca la sua preda, «para descubri~ la caza espressioni servivano a denunciare gli intrighi degli ebrei e
(«per scoprire la selvaggina») n. ~ dei mori convertiti. Ma gli indios non sono né ebrei né mori:
Le campagne di estirpazione delle idolatrie non sono co- 1 manodopera troppo preziosa, conviene integrarli al sistema
me in Messico, imprese individuali che dipendono dallo ~elo :j coloniale, quali che siano gli accessi di febbre idolatrica di
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168 CAPITOLO SESTO ESTIRPAZIONI

cui cadono vittima. Questo mostra il carattere retorico di mente: vestiti, piume, pezzi di legno, vasi, ma anche cadave-
questi paragoni, che non possono, per ragioni evidenti, in- ri, le famose mummie che gli indios dissotterravano dalle
dur,re le autorità spagnole ad adottare provvedimenti drasti- chiese e dai cimiteri per custodirle nei loro machay, nicchie
ci. E in questa congiuntura particolare che si manifesta il ge- scavate nella pietra, dove i corpi venivano introdotti per evi-
nio che va pur sempre riconosciuto ai gesuiti. tare che il peso della terra li soffocasse e li corrompesse. In
precedenza abbiamo ricordato che le campagne di estirpa-
zione miravano piti a impressionare e sedurre gli indios che a
La reificazione delle credenze. punirli. Questo sembra corrispondere al vero per i vivi. In
compenso, la durezza con cui furono trattati i morti è sor-
Per estirpare con efficacia, occorre Rrima individuare il prendente, se si tiene conto del significato che la cremazione
nemico. Come posizione non è nuova. E già espressa negli ricopre non solo nel pensiero cattolico, ma anche in quello
scritti di Duran e di Molina, per i quali le nozioni raccolte sul dei peruviani. In effetti, contrariamente ai messicani, per i
passato dovevano necessariamente avere un'utilità pratica. quali l'incinerazione era pratica corrente, gli indigeni peru-
Tuttavia il metodo dei gesuiti è ben diverso da quello dei cro- viani temevano piti di ogni altra cosa l'annientamento del
nisti della metà del Cinquecento, trasportati a loro insaputa corpo per mezzo del fuoco. Pedro Pizarro riferisce che l'Inca
dal fascino che su di loro esercitavano i riti degli antichi. Ar- Atahualpa avrebbe accettato di convertirsi per sfuggire al ro-
riaga non mira a ripercorrere la storia degli incas né a descri- go a cui era stato destinato. Bruciare le mummie non signifi-
vere i loro costumi, ma si propone di fornire un inventario cava solo mettere fine a una delle piti gravi forme idolatriche,
preciso e possibile di tutti i casi che si possono presentare al- ma equivaleva soprattutto a recidere definitivamente il lega-
l'inquisitore, cominciando dalle «cose che sono adorate da- me che univa gli indios ai loro antenati, i quali in questo mo-
gli indios». Con la freddezza di un entomologo, Arriaga do diventavano, per grazia di Dio, dei dannati. Alcuni stu-
stende una lista di oggetti di culto, con al primo posto il sole diosi hanno insistito sull' ossessione per le mummie presente
e gli astri, le montagne, i pozzi e altre forme topografiche, in tutte le campagne di estirpazione delle idolatrie in Perti ì9.
quindi gli idoli di pietra, le mummie e le piccole pietre, para- Secondo noi, alla base c'è una ragione pili strategica che reli-
gonate ai penati dei romani, tenute da ogni famiglia nella giosa. Senza contare che fino alla fine del XVI secolo le mum-
propria casa e chiamate dagli indios conopas e chancas . Tutte mie non suscitarono mai una reazione cosi ossessiva: a quel-
queste cose sono ordinate in due categorie logiche: le huacas l'epoca gli oracoli e gli àuguri erano considerati manifesta-
immobili - il termine quechua è introdotto come categoria zioni idolatriche ben pili gravi.
oggettuale e non come una forma sui generis della divinità - e Le huacas immobili pongono altri problemi, in quanto so-
le huacas mobili, chiamate anche «reliquie maledette». In- no per definizione indistruttibili, ma allo stesso tempo sono
somma gli indios non credono in falsi dei, ma in cose che as- pili facilmente individuabili e scovabili dal sacerdote, insie-
somigliano stranamente ai feticci «scoperti» dai portoghesi me con i culti ad esse collegati. Esse marcano in effetti lo spa-
in Africa. zio del villaggio e possono essere neutralizzate sovrapponen-
L'utilità di una classificazione del genere è evidente: le do loro dei segni materiali della presenza di Dio: le croci, ad
huacas mobili possono essere distrutte facilmente o, per lo esempio, elevate proprio sul luogo dove sorgono queste hua-
meno, i gesuiti possono confiscarle; basta farne un inventa- cas, pur con qualche difficoltà, come prova la storia di un in-
rio in base alle denunce degli stessi indios e alle osservazioni dio membro di una confraternita di Cuzco. Desideroso di
che da parte sua può fare l'inquisitore. TI fuoco è il modo mi- contrastare l'effetto funesto di un' antichissima huaca, la cui
gliore di estirparle per sempre: nell' America indigena dun- origine veniva fatta risalire a Manco Capac, il brav'uomo de-
que l'autodafé riguardò esclusivamente degli «oggetti» che cise di piantare due croci di fianco alle due pietre che la rap-
l'immaginazione dei nativi avrebbe utilizzato impropria- presentavano, situate sulla cima di un monte. Dopo duri

IL j ti
CAPITOLO SESTO ESTIRPAZIONI

sforzi e invocando il nome di Gesti Cristo, il pio indigeno teatralità e l'immagine giocano una parte essenziale. Com' e-
raggiunse il posto, ma a quel punto si levò un forte vento che ra possibile, ad esempio, restare insensibili ai lamenti stra-
spezzò le croci. Da allora in poi, tutti i tentativi per «cristia- zianti delle saetas cantate per le strade delle città nel buio
nizzare» quello spazio barbaro si rivelarono inutili 80. Qui della notte ? Come ricorda con vigore Arriaga, «la pompa e
82

tocchiamo i limiti dei processi di estirpazione, che anche i la maestà del culto divino non sono di poco aiuto nello spin-
missionari finiranno per accettare: al massimo è possibile ot- gere il popolino ad apprezzare le cose della cristianità» 8}.
tenere il distacco tra i luoghi, ovvero l'espulsione dell'idola- La reificazione delle creàenze (o se si preferisce, la trasfor-
tria in un altrove remoto, difficilmente accessibile agli stessi mazione dell'idolatria in una collezione di cose) comporta al-
contadini, al di là dei confini dei territori, confini peraltro ri- tre conseguenze, altrettanto degne di nota: il valore accorda-
tracciati in epoca coloniale secondo un progetto di suddivi- to dagli indios alle huacas mobili, la loro rarità dovuta alla di-
sione dello spazio rurale che in Perti prese il nome di «ridu- struzione di 'cui sono state fatte oggetto e alle difficoltà che si
zioni» e in Messico quello di «congregazioni». Ancora ai frappongono alla loro fabbricazione, cOSI come l'esistenza
nostri giorni, i contadini di origine india o meticcia temono nella società coloniale di svariate reti di rapporti sociali che
le bufere e i venti che si scatenano nelle terre alte popolate da sfuggono al controllo dei gesuiti, finiscono per convertire in
huacas e da entità pericolose. merce questi oggetti. CosI, ad esempio, i porcellini d'India,
Un altro modo di lottare contro le huacas mobili consiste che hanno sostituito i camelidi nei sacrifici e che si riprodu-
nel contrapporre alle interpretazioni superstiziose e fantasti- cono con facilità, circolano in tutte le Ande e varcano anche i
che spiegazioni già scientifiche. COSI i padri devono cercare mari, tanto che José de Arriaga li ritrova con sorpresa a Ro-
di insegnare agli indios come si producono le eclissi, come si ma, durante una visita al Santo Padre. Le piante in particola-
forma il fulmine. Alle credenze in origini separate, bisogna re, utilizzate in diversi rituali e in pratiche di stregoneria co-
rispondere che il simile produce il simile, dato che tutti gli me l'espingo, o le conchiglie offerte dagli indios alle loro hua-
esseri umani sono naturalmente inclini alla conoscenza cas ma anche ai loro santi, diventano articoli commerciali 8-1.

«cuan natural es al hombre el entender y el saber». Dop~ Arriaga giudica probabilmente molto ingenui i mercanti
tutto, questi argomenti razionali dagli accenti tomisti sono spagnoli che non si mostravano particolarmente turbati dal
piti pertinenti di qualsiasi riferimento dottrinale: «I sermoni commercio delle «cose idolatriche», tanto piti che queste
devono essere adattati alla loro capacità e saranno tanto piti trovavano un uso anche tra le popolazioni meticce. In effetti
convincenti quanto piti i loro argomenti saranno fondati su questo fenomeno oltrepassa i confini del campo degli oggetti
ragioni naturali piti che sulle spiegazioni della Scrittura, piti proibiti o minacciati di estirpazione, per estendersi anche
delicate da maneggiare» 81. In modo piti marcato rispetto al agli oggetti manipolati dalla Chiesa: ritratti di sant'Ignazio
XVI secolo, le «favole» indigene sono concepite come modi dai poteri curativi, polveri di san Francesco Saverio e svaria-
erronei di spiegazione, tipici di popoli che ignorano l'esi- te immagini entrano in questi circuiti. Arriaga, che con gli in-
stenza delle cause naturali. L'idolatria - il cui significato ge- dios insisteva sul ruolo di mediatori attribuito ai santi - dai
nerale diventa ora quello di superstizione - si contrappone nativi ostinatamente paragonati alle loro huacas -, racconta
dunque alla scienza e non alla religione, poiché per gli estir- che, in un villaggio peruviano, alcuni indios appartenenti a
patori essa non è che una somma di errori. Questa operazio- quattro confraternite del luogo comprarono le immagini cia-
ne di «disincanto» del mondo ha per corollario un trasferi- scuno del rispettivo patrono. Dopo che furono esauditi, smi-
mento del mistero in altre sfere, quelle costituite dai riti e sero di rivolgere loro delle preghiere e si volsero verso i santi
dalle parole della Chiesa. Infatti la costruzione di un univer- di altri villaggi, «perché le immagini che avevano comprato
so «sacro» che compensa l'estirpazione delle idolatrie è una le possedevano già e, per ragioni contrarie, andavano in altri
fondamentale linea d'azione della Chiesa coloniale oltre che villaggi a rendere visita ai santi che si trovavano là» 85. Questo
la prova del suo successo. In questa impresa, la musica, la commento ha il merito di mettere in luce un rapporto ambi-
CAPITOLO SESTO ESTIRPAZIONI I73

guo tra l'efficacia simbolica di un oggetto rituale e il modo in sentazioni attaccate a dei supporti che intende distruggere.
cui viene acquisito: l'acquisto, il baratto o il dono, come nel Gli estirpatori gesuiti, come gli olandesi calvinisti della Gui-
caso dei rosari e delle immagini comprate dai padri e distri- nea non fanno altro che porre la questione del valore di og-
buite tra gli indios; cosi Hernandez Principe, missionario a get;i che non sono stati fabbricati nel contesto cO~I?ercial~
Cajatambo, nelle Ande centrali del Peru, conferisce ad Ar- occidentale e che, per di piu, non sono conformI al canonI
riaga questo incarico. L'importanza simbolica dei rosari è ta- estetici europei. Ma nelle Ande la situazione è piti comples-
le che i gesuiti si assumono il rischio di incoraggiare pericolo- sa. Negando la funzione rituale dei feticci a~ric~ni senza so~
se commistioni, che pure la Chiesa si sforzava di evitare: si stituirli con nessun equivalente, i commerCIanti protestanti
insegna agli indios a fabbricarli, infilando delle perle, chaqui- isolano e inventano la materialità dell' oggetto ricondotto so-
ras, utilizzate un tempo in molti rituali, o a pensarli come qui- lo al suo valore commerciale o tecnico. In Peru, la reificazio-
pus con nodi e cordicelle - paragone peraltro antico. Ma il ne operata o tentata dagli estirpatori gesuiti - involontaria-
rosario-merce resta la soluzione piu comune 86 • L'ampiezza mente assecondata dai mercanti spagnoli - avrebbe dovuto
del fenomeno è tale da interessare in tutta naturalezza l'ac- condurre allo stesso risultato, se non fosse stato per il ritorno
qua benedetta, complemento indispensabile a ogni cura e il in forze di forme di venerazione che hanno di nuovo ricoper-
cui uso viene raccomandato nei sermoni di estirpazione. In- to la materialità dell' oggetto. Il fatto è che nelle Ande ~'ideo­
fine, neppure la sostanza che agli occhi di tutti e per due se- logia mercantile ha poco peso rispetto alla ContrOrIforma
coli rappresenta la follia idolatrica degli indios per antono- promossa dal Concilio di Trento .. In. qualunque ~aso, s~lle­
masia, vale a dire l'alcool, sfugge alla diffusione commercia- vando la questione del valore attrIbUIto alle cose, il penSIero
le. Per il Peru, i testi ci parlano di «vino», termine con cui si occidentale, sia che riconosca sia che neghi una funzione ri-
indicava verosimilmente la birra di mais, un tempo strumen- tuale agli oggetti in circolazione nel mondo indigeno, si acca-
to indispensabile dei sacrifici, delle offerte e di quei convites nisce ancora una volta nell' isolare una « sfera religiosa» (pa-
a cui abbiamo fatto riferimento piu sopra. I gesuiti denuncia- gana, idolatra o cattoli.ca) che adesso. contrapp,one sempre
no la commercializzazione di questo alcool, favorita sia dalle piu decisamente al regIstro del materIale e dell economICO.
autorità civili che dai parroci di villaggio, dietro il pretesto
delle virtu medicinali: «Perché essi vogliono che tutte le ma-
lattie siano curate con il vino, e a carissimo prezzo, come Idolatrie domestiche.
conviene ai loro interessi e alloro commercio» 87. Se è vero
che la reificazione delle idolatrie indigene ha per obiettivo la Nel suo catalogo di idolatrie, classificate secondo il crite-
loro desacralizzazione e distruzione materiale, è anche vero rio di mobilità, Arriaga segnala a piu riprese la differenza tra
che questa tendenza si scontra con l'espansione dell' oggetto- culti pubblici e culti domestici: sono questi ultimi a sembrar-
merce, quali che siano la sua funzione e la sua origine. Il valo- gli piu pericolosi, perché piu difficili da scoprire e da estirpa-
re di queste «cose» sembra determinato da considerazioni re. Tra gli oggetti descritti figurano d~lle culle, molte. delle
commerciali, estranee ai propositi delle campagne missiona- quali furono bruciate negli autodafé. E un fatto su CUI con-
rie. Infine, il prezzo di queste merci sembra modificare il viene soffermarci.
rapporto che la gente ha con loro. Del resto in Peru, come in Se ci rifacciamo a Crist6bal de Molina, vediamo come per
Messico, idoli antichi (o loro copie), mercanzie e sacra cri- lui i riti familiari non fossero autentiche idolatrie; la sua at-
stiani stanno fianco a fianco e spesso passano per le stesse tenzione era attirata dai sacrifici e dalle cerimonie degli in-
mani. cas, atteggiamento legittimo se pensiamo che queste ma~e­
In questo Peru della prima metà del Seicento si gioca stazioni erano considerate come l'essenza stessa della religIO-
qualcosa di altrettanto decisivo che sulle coste dell' Africa ne. Duran d'altronde, per il Messico, si comporta allo stesso
nera. Ogni volta, l'Occidente comincia a minare le rappre- modo. Nella misura in cui ogni espressione collettiva del pa-
174 CAPITOLO SESTO ESTIRPAZIONI 175
ganesimo era stata soppressa insieme con la scomparsa di ciò giamento è guidato dal contesto. Da una parte, in contrasto
che la legittimava -l'autorità degli Incas -, ci si poteva aspet- con le loro dichiarazioni sugli indigeni, essi sfruttarono la
tare una rapida estinzione dell'idolatria e una sua progressi- commistione culturale nella misura in cui potevano manipo-
va sostituzione con la fede cristiana. Ebbene, le cose andaro- larla e orientarla. Dall'altra, essi evitarono ogni accostamen-
no diversamente e l'idolatria venne scoperta nelle case e nel- to possibile con le culture contadine iberiche, qualsiasi ten-
le relazioni di parentela. tazione di incoraggiare nelle campagne una « religione popo-
Per quanto la distinzione tra culti pubblici e culti domesti- lare», sicuramente almeno per tutto quel periodo militante
ci sia netta, il modo con cui Arriaga ordina i fatti non aderi- che fu la prima metà del XVII secolo. Un atteggiamento di
sce meccanicamente a queste categorie generali. In effetti, in compromesso era in effetti contraddittorio con il folle pro-
alcuni casi il gesuita separa elementi che fanno parte di uno getto di creare un uomo nuovo, purificato da ogni scoria pa-
stesso insieme, cosi che questi si trovano sparpagliati, quan- gana. Da questo punto di vista, l'America ispanica può esse-
do non addirittura dispersi, situazione che ne snatura il si- re considerata come un enorme laboratorio sociale di cui i
gnificato originale. Le culle, ad esempio, appaiono nella lista gesuiti, dopo i francescani e i domenicani in Messico, furono
delle idolatrie «mobili», ma i riti e le usanze che dànno un in larga parte gli artefici. Per condurre a termine questa im-
senso a quest'oggetto sono trattati in un altro capitolo intito- presa unica di trasformazione delle mentalità (<< dei cuori»
lato «etrori e superstizioni» (<<abusos y supersticiones»), diceva Arriaga, utilizzando volutamente l'accezione que-
dove compaiono anche superstizioni relative alle eclissi, alla chua che oltrepassava lo stretto significato anatomico del
sterilità, alle fondamenta di una casa, unite magari a segnala- termine per indicare il temperamento, la volontà e il caratte-
zioni sulle pratiche sessuali degli indios. Sbaglieremmo nel re di un individuo), la distruzione degli oggetti (e la loro so-
considerare questi fatti come secondari rispetto alla lista del- stituzione) era solo una prima tappa, tutto sommato la pili
le huacas stesa all'inizio del testo. In verità, per Arriaga, è nel- facile; bisognava riuscire a intervenire nella vita quotidiana
la vita quotidiana che si annida l'idolatria coloniale ed è li che della gente, assegnando a ciascuno una nuova identità.
la conversione deve avere successo se vuole estirpare l'idola- In un' altra sede abbiamo avuto l'occasione di mostrare
tria alla radice. come la famiglia monogama e nucleare avesse rappresentato
È lecito giudicare contraddittorio e cinico il discorso del il punto d'arrivo fondamentale dell'acculturazione degli in-
gesuita? Come possiamo non stupirci nell' apprendere che il dios 89. Qui vogliamo insistere su due aspetti che le sono stret-
fatto di posare sul petto della partoriente una pietra (canapa) tamente connessi: il cognome e la parentela, anch' essi dive-
per facilitare l'espulsione del bambino è un'idolatria, quan- nuti nell' occasione delle idolatrie, al pari degli stessi idoli e di
do sappiamo che sono molti i gesuiti che, in questo primo tutti gli oggetti che erano loro stati assimilati. Arriaga, come
Seicento, aiutano a superare le complicazioni dei parti po- d'altronde i suoi contemporanei, parte dalla seguente con-
nendo sul corpo della madre un'immagine di sant'Ignazio? statazione: i cognomi indigeni sono quelli delle huacas o de-
L'episodio della guarigione miracolosa della serva di Jacinto gli antenati, e anche alcuni nomi spagnoli come Santiaga, in
de la Serna ci ha ricordato che su alcuni punti i due universi virtli di corrispondenze metaforiche -l'apostolo è associato
di pensiero non erano cosi lontani come si sarebbe potuto al lampo -, designano in effetti il Lampo-Tuono, Libiac e Il-
credere. Ma come non paragonare anche le scampanacciate lapa, una delle divinità incaiche. Ma l'osservazione del gesui-
degli indios a quelle dei contadini europei? Le credenze in- ta è pili sottile, perché mette in luce le differenze fondamen-
digene che stabiliscono un legame tra la fertilità femminile e tali tra due sistemi di imposizione d~l nome, quello spagnolo
alcune pietre non trovano fors~ una corrispondenza nella e quello dei peruviani. «L'altro non viene mai chiamato, vie-
lontana Europa 88? Ebbene, è evidente che i gesuiti, pròfondi ne classificato », avrebbe potuto dire il nostro estirpatore se-
t conoscitori dell' animo umano, non ignoravano queste corri- guendo Lévi -Strauss. In effetti, gli esempi di «superstizio-
spondenze. Nei confronti di queste similitudini, il loro atteg-
I 1
ne» rivelano come il nome definisca la relazione che lega un
II '1

l J --
CAPITOLO SESTO ESTIRPAZIONI 177
individuo al suo gruppo; nel corso delle varie tappe dell'esi- vano solo a suggerire che esiste una proporzionalità inversa
stenza, questa relazione si modifica e l'individuo cambia al- tra la diffusione dei nomi individuali e il declino dei termini
lora molte volte il suo antroponimo cosi come le persone che di parentela. La sostituzione di Santiago con Diego (<< que na-
costituiscono gli altri poli della relazione, magari il padre e la die se llame Santiago sino Diego») si inserisce nella medesi-
madre. La cerimonia del taglio dei capelli del bambino espri- ma logica della distruzione delle mummie con il fuoco.
me. ques!i cam?iamen!i 90. Ogni rito di passaggio esige una A proposito dei culti domestici abbiamo visto che le reti di
ceruno~lla a CUI partecIpa tutta la parentela, indicata da José solidarietà parentale che in molti casi ricoprivano l'ambito
de Arrlaga con i termini classificatori quechua corrispon- del gruppo locale (ayllu) erano di intralcio alla conversione.
denti ai parenti acquisiti e agli zii materni (masas y cacas). TI Appoggiandosi su individui e non su gruppi, i missionari te-
ruolo di questi parenti non viene precisato nei dettagli, ma la mevano la forza della collettività. Alcuni caciques, che in pre-
loro presenza attiva in tutti gli avvenimenti importanti della cedenza, sotto la pressione dei gesuiti e al termine di colloqui
vita di un individuo rivela l'esistenza di reti di solidarietà che privati con i sacerdoti, avevano denunciato le huacas e le
superano i confini della famiglia ristretta e che esprimono mummie, ritrattavano poi in presenza dei membri del loro
una forma di idolatria. I nomi permettono anche di stabilire gruppo: d'altronde, i rapporti che si instauravano tra gli uo-
genealogie, di cui le relazioni scritte di Hernandez Principe, mini e le loro huacas e mummie riguardavano delle discen-
contemporaneo di Arriaga, ci offrono esempi illuminanti. denze' dei lignaggi, dei gruppi residenziali, non degli ~divi­
Contrariamente a quanto è stato affermato per le Ande dui isolati. I gesuiti diffidavano particolarmente dI tutte
gli indi~s d~l P~ru disponevano di una profondità genealogi ~ quelle occasioni in cui il lavoro si mescolava alle festività. Co-
ca che nsali~a !IDO a otto o nove generazioni, nelle quali hua- me le mingas, che davano luogo a ubriacature e ad ecce.ssi
cas e antenatI SI,confondevano fino a costituire un'unica enti- sessuali. Ma la loro posizione non si limitava a una semplIce
tà or~ginaria 91. E chiaro che il nome non era il semplice ricor- politica di moralizzazione. Riprendiamo Arriaga: «Non van-
do dI una huaca, bensl un modo di stabilire la continuità del no tollerate né le loro ubriacature collettive né le riunioni che
lignaggio e i vincoli del lignaggio con un dato territorio. Inol- ne costituiscono il pretesto, come quelle in occasione dell' a-
tre, alcune circostanze particolari, come il parto podalico o ratura o della costruzione delle case. Perché presso di loro il
gemellare - che diventavano oggetto di osservanze rituali da lavoro comunitario è costume diffuso. E in queste assemblee
p~rte dei g~nitori - erano espresse da particolari antroponi- sono soliti bere fino a perdere il senno, cosa che da sempre è
mI. Anche ID questo caso, la devianza fisica rispetto alla nor- all' origine, oltre che degli incesti, degli stupri e di altre ne-
ma (malformazioni varie, segni particolari, circostanze sin- fandezze, anche dell' idolatria» 92.
golari della nascita) che si materializzava nel nome - devian- Avendola già incontrata in diverse occasioni, il lettore è
za di cui abbiamo già parlato attraverso Crist6bal de Molina già familiarizzato con questa associazione tra ubriacature e
e la nozione indigena di colpa - non corrispondeva alla con- idolatrie. Lo stato di dissennatezza conseguente all' ebbrezza
cezi~ne cr~stiana per cui i comportamenti potevano essere era considerato nella tradizione occidentale cristiana come
c?nsld~ratI o men? come devianti (in particolare, in materia una colpa, come «lo stato peggiore di un uomo», nelle paro-
dI pratIche sessuali). In questa lotta contro l'idolatria si tratta le di Montaigne 93. La perdita di conoscenza e di padronanza
dunque di scalzare i fondamenti del sistema di parentela di di sé costituiva un motivo sufficiente per condannare quei
ridurre a ?ime~sio~i ragionevoli i gruppi a cui dànno vita (gli costumi. Senza contare che, fin dall' Antichità, la virtu profe-
ayllus), dI ~radl~a!h dalla ~oro preistoria pagana. Arriaga si tic a era collegata all' estasi e alla follia. A questi aspetti parti-
propone dI proIbIre questI antroponimi idolatrici e di rim- colarmente inquietanti si aggiunge un terzo inconveniente, il
piazzarli con nomi di spagnoli e di santi, nominativi liberi da piu grave agli occhi dei gesuiti: la dimensione sociale delle
legami materiali, scelti da un repertorio ristretto. E di nuovo ubriacature. Questa componente non è presente in altri casi
si impone il paragone con Lévi-Strauss, anche se i testi arri- di «follia indotta» osservati dai nostri estirpatori, come per
CAPITOLO SESTO ESTIRPAZIONI 179

esempio, il potere di «parlare» con il demonio: ed è fonda- caciques, facilmente manipolabili sotto la minaccia della per-
mentale per capire la portata sovversiva delle borracheras I dita dei privilegi. Senza tener conto della «messe» che si po-
dell' epoca coloniale. In maniera esplicita, i testi segnalano
s~nz~ ~e~zi termini come ~'idolatria metta le radici in queste I teva raccogliere tra la «gente di ragione», vale a dire tra chi
aveva un certo grado di istruzione, e tra i bambini la cui

I
rIun10nI (juntas) che scand1scono ogni necessaria e banale at- spontaneità e ingenuità contribuisce in molti casi a farne dei
t~vità collettiva: arature, raccolti, nascite, decessi, inaugura- delatori involontari dei segreti degli adulti. Armati di una
ZIone delle case ... Questa sociabilità esasperata dall' alcool fi- griglia che di fatto è un catalogo circostanziato di tutte le for-
no al raggiungimento dell'incoscienza, fino alla dissoluzione il
~
me idolatriche, liberate dalle metafore antiche e dai rimandi
stessa dei legami su cui si fonda la società - si pensi in parti- obbligati, gli estirpatori dispongono di una vera guida alla ri-
colare all' incesto - è, per gli estirpatori, la fonte dell' idolatria cerca, di un vademecum indispensabile in cui sono compresi
indigena, fatto riscoperto tre secoli dopo da Durkheim che tutti i casi particolari. Insomma si tratta di un'inquisizione
intui ne~' emozion~ ~he nasce dagli incontri sociali l'origine con tutti i crismi, pur non essendo di competenza del tribu-
del sentlffiento rehgIoso. Ma Arriaga, sottolineando il ruolo nale del Sant' Offizio.
decisivo ricoperto dall'ebbrezza come ricerca volontaria del- È chiaro che, nella sua applicazione concreta, ogni siste-
la follia,« beber hasta caer» (<< bere fino a cadere»), va molto ma di controllo deve appoggiarsi su un certo numero di san-
al di là di Durkheim, per il"quale la coscienza collettiva sem- zioni. Gli estirpatori stabiliscono delle pene, progressive, va-
bra render nullo ogni fenomeno psichico inconscio. Per col- le a dire rapportate alla recidività, e discretamente severe.
pire questa solidarietà, per scalzarla alla base e creare nuove Per i caciques idolatri e anche per gli «stregoni dogmatisti»,
lealt~, i miss!?~ari hanno fatto ricorso a due strategie: una è prevista tutta una serie di pene: frusta, taglio dei capelli,
conSIste n~llIStIgare un gruppo contro l'altro, incoraggian- privazione dei privilegi, che nel caso dei caciques implica la
do la. delaz10ne e se~endosi di quelli che gli antropologi mo- fine dell' esenzione dalle prestazioni di lavoro obbligatorio
dern1 avrebbero ch1amato «informatori privilegiati»; l'altra imposte a tutti gli indigeni adulti. In ultima istanza - come in
comporta la proposta di altre organizzazioni collettive con- Messico - si arriva all' incarceramento dei colpevoli nella ca-
trollate dalla Chiesa, come le confraternite. Dal mo~ento sa della Santa Cruz a Lima, nel quartiere indio del Cercado.
che questo aspetto particolare è stato oggetto di studi siste- Arriaga commenta che questa incarcerazione era fortemente
matici all'in~erno del contesto andino, basterà ricordare che temuta dai colpevoli. Senza voler dare un giudizio sull'im-
i gesui~i? ~ termine delle loro campagne di estirpazione, era- patto di questa punizione, o sull' effetto dissuasivo della re-
no solitI mstaurare delle confraternite seguendo il modello clusione, ci sembra però che un' altra forma di punizione, pili
di que~e. ch~ p~oliferavano in Spagna nella stessa epoca; volte menzionata da Arriaga e protrattasi nelle regioni andi-
queste 1StItuz1On1, poste sotto la protezione di un santo, era- ne per due secoli, fosse piu frequente e insieme piu appro-
no destinate a fornire aiuto ai loro membri in caso di malattia priata: il bando. Punizione inflitta agli stregoni ma anche
o di morte; nell'America ispanica conobbero un clamoroso agli ubriachi, per dei contadini legati alle loro terre voleva
successo e, in capo a qualche decennio, si trasformarono an- dire vagabondaggio, miseria e, a lungo termine, perdita d'i-
che in forme autoctone di reclutamento e di identità che so- dentità.
pravvissero fino all' epoca repubblicana. Il testo di José de Arriaga contiene anche una condanna
Quanto alle scissioni introdotte dai gesuiti all'interno del- delle commistioni. Le specificità andine che abbiamo già ri-
le comunità, esse si formarono a partire dalle pressioni eser- cordato in diverse occasioni, avvalendoci soprattutto del-
citate su c~unque disponesse di un briciolo di potere o di in- l'aiuto di Crist6bal de Molina, ci costringono a precisare co-
fl~. enza:
. !?~ «stregoni» e .i guaritori, casi che riprenderemo sa intendevano i gesuiti con questo concetto e cosi a mettere
p1U avantI m una prospett1va generale, gli anziani considerati in luce una contraddizione fondamentale. In effetti, tra le
come i conoscitori pili affidabili delle tradizioni antiche e i cause «intrinseche dell'idolatria», Arriaga ne mette in risal-
180 CAPITOLO SESTO ESTIRPAZIONI 181

to due che sembrano in antitesi. Da una parte, la credenza ta all' ignoranza dei missionari, perché i testi stessi riconosco-
profondamente radicata tra gli indios nell' esistenza di due no che sono molto pochi gli individui che fanno uso di male-
mondi assolutamente separati - credenza peraltro ancora vi- fici 94 • L'inflessione «stregonesca» è una necessità dellin-
va in diverse regioni degli odierni Perti ed Ecuador -, quello guaggio che giustifica l'estirpazione in nome della lotta con-
degli indios e quello degli spagnoli; dall' altra l'affermazione, tro il diavolo.
nella pratica, della compatibilità tra riti cristiani e riti indige- Gli «stregoni», in senso lato, comprendono le seguenti
ni. Ricordiamoci a questo proposito del Messico. I gesuiti, categorie: innanzitutto chi ricopre la funzione di «custode»
per esempio, restano stupefatti nello scoprire che con lo stes- delle huacas e delle mummie, unita a quella di loro interpre-
so tessuto che è servito a confezionare il manto della Madon- te. Sono le persone che effettuano i sacrifici, assistiti da «mi-
na, gli indios cuciono una camicia a una delle loro huacas. ~istri minori» o «sagrestani», sono gli uomini della parola,
Abbiamo visto la diffidenza ispirata dai «sincretismi», con- ID quanto fanno da tramite tra le huacas e gli uomini, enun-
siderati espressione di doppiezza e impudenza. L'atteggia- ciando il loro messaggio misterioso. Trasmettono anche le
mento opposto -la teoria della separazione degli indios da- «favole» o racconti mitici, i quali sono necessariamente in-
gli spagnoli (già ricordata a proposito di Crist6bal de Moli- seriti in un preciso contesto gerarchico (il mito trasmesso dal
na) - è altrettanto pericolosa perché invalida la dottrina cri- villac, cioè da «colui che dice, che annuncia», non sembra
stiana nel suo fondamento: Adamo ed Eva come coppia pri- avere lo stesso valore di quello che circola nelle conversazio-
mordiale e il peccato originale loro associato. Per questo mo- ni private); la favola fa parte degli «insegnamenti» di questi
tivo, insegnare agli indios che tutti noi proveniamo dagli intermediari tra gli uomini e i loro antenati ctoni o cosmici.
stessi primi antenati - e che, di conseguenza, la razza umana L'atteggiamento dei missionari nei confronti di questi indivi-
è una al di là delle differenze apparenti - costitui uno dei dui è indeciso: in generale, sono considerati dei ciarlatani
compiti fondamentali dei missionari. Tuttavia, malgrado gli che si fanno passare per i portavoce della huaca. Hernandez
sforzi ripetuti della loro catechesi, i religiosi delle Ande non Principe, estirpatore di idolatrie a Ocros, nella regione di
riuscirono né a evitare le commistioni né a eliminare la «se- Cajatambo, racconta che, in questo villaggio, 'alcuni ministri
parazione» tra i due mondi. facevano finta di parlare con le huacas per continuare la tra-
dizione dei loro avi e non compromettere i raccolti. Scoperti
~ai n:issionari, essi dovettero affrontare tutte le persone che
Stregoni. fIdUCIosamente avevano loro prestato ascolto, i quali, rite-
nendosi ingannati, reclamavano dagli impostori il rimborso
Il caso degli «stregoni» è particolarmente significativo di delle offerte. I «ministri» replicarono, non senza ragione,
questo sforzo di sistematizzazione e dell' emergere della cate- che la loro finzione aveva funzionato perché aveva placato la
goria di idolatria nel corso del XVII secolo. Le parole impie- loro afflizione ...
gate per designare indovini, guaritori, stregoni in senso stret- Non tutti questi hechiceros sono dediti alla frode. Alcuni
to' empirici e sacrificatori, pongono un interessante proble- possono agire in perfetta buona fede sotto gli effetti dell'al-
ma di traduzione. Da una parte, gli estirpatori fanno uso al cool; altri possono essere indotti in errore dal diavolo stesso
pari dei loro predecessori di categorie vernacole; fatto che li che veramente parla loro dall'interno di una pietra. In que-
porta a riconoscere l'esistenza di tipi differenti; dall' altra, sto caso il «ministro» diventa il negativo dell' estirpatore, è
questa diversità di termini è alla fin fine negata, in quanto addetto al servizio del demonio, che si serve di lui per frenare
tutti i termini vengono inglobati dentro quello di hechiceros la conversione e per disfare sistematicamente la tela pazien-
(<<stregoni»), impiegato dai gesuiti come sinonimo di mini- temente tessuta dai missionari. La spiegazione, che tiene
stri dell'idolatria e quindi di suoi proseliti. Questo espedien- conto del ruolo attivo svolto dal diavolo, permette alla Chie-
te linguistico non è frutto di una confusione innocente dovu- sa di recuperare il villac considerato insomma come una vit-
CAPITOLO SESTO ESTIRPAZIONI

tima delle astuzie del Maligno. Tuttavia, diabolica o volonta- ormai difficile identificare come indios e che preferiamo
ria che sia, l'ostilità dei «falsi sacerdoti» nei confronti del chiamare «gente del popolo».
cattolicesimo alimenta un fermento di resistenza che va rin- Riprendiamo lo schema teorico degli estirpatori peruviani
forzandosi nel corso del secolo. partendo dal testo di José de Arriaga che fa da guida agli in-
I fattucchieri sono distinti in diverse categorie, a seconda quisitori e dunque costituisce un punto di riferimento. La di-
degli strumenti che adoperano (cereali, animali, sintomi fisi- stinzione classica sviluppata da Evans-Pritchard tra witch-
ci o sogni). Occupano un posto meno importante di una vol- eraft (azione malevola emanante dalla forza di un individuo)
ta. I guaritori curano con incantesimi o malie, ma anche con e sarcery si presenta in termini del tutto diversi nell' opera del
piante. Di conseguenza, per trarre profitto dall' azione di de- gesuita, costretto ad adattare le sue opinioni a contesti deli-
terminate erbe medicinali, gli estirpatori dovevano spogliare cati. Come abbiamo visto, per Arriaga, gli incantesimi sono
le cure delle loro aggiunte idolatriche. In questo atteggia- soltanto cose che detengono un' esistenza puramente mate-
mento troviamo il riflesso di una tendenza generale presente riale e possono essere distrutte. li progetto di eliminazione
nella medicina occidentale dell' epoca, che induce a privile- sistematica di tutti questi oggetti rivela tuttavia quanto il ge-
giare il medicinale a scapito della parola e dei gesti terapeuti- suita tema la loro utilizzazione da parte degli indios, sia per-
ci: le idolatrie praticate dai guaritori, secondo lo stesso Ar- ché li allontana dalla verità, sia perché può avere una qualche
riaga, consistevano nell'invocare la canapa (huaca personale efficacia, per quanto simbolica. Ad ogni modo i gesuiti non
del malato) e farle delle offerte. Sopprimendo questa dimen- adottano di fronte a questi strumenti di stregoneria un atteg-
sione essenziale della cura i gesuiti attaccavano le concezioni giamento radicale ~ moderno com'è quello di Don Chisciot-
te. li cavaliere dalla trista figura, incontrando un forzato che
indigene della malattia e del male come colpa sociale, privan-
si vanta di possedere degli strumenti magici, reagisce con
do cOSI i malati di ogni supporto intellettuale per compren-
un'indignazione sprezzante: «non ci sono stregonerie a que-
dere i loro stati patologici. Se poi questi tentativi siano piena-
sto mondo che possano muovere e forzare la volontà, come
mente riusciti, è una questione assai dubbia. Qui l'importan- credono certi ingenui, perché il nostro arbitrio,è libero e non
te è mostrare una volta di pili come l'azione dei missionari c'è erba o malia che gli possa far violenza» 95. E facile capire
non miri tanto a « distruggere» dei e idoli, quanto piuttosto a che predicare ai peruviani il libero arbitrio per strapparli ai
spezzare i legami che univano tra loro gli indios e a sradicarli loro errori idolatrici sarebbe stato un comportamento suici-
dalla storia e dallo spazio che erano i loro. da che sarebbe riuscito solo a incoraggiarli nella via alla «se-
Basandosi su casi concreti verificatisi nella regione costie- parazione» che saggiamente avevano scelto. L'estirpazione
ra vicino a Lima, Arriaga ci descrive degli stregoni organizza- era un mezzo pili sicuro, al quale poteva essere associata
ti in gruppi «paramilitari» alla cui testa si trova un «capita- un' argomentazione logica fondata non su un libero arbitrio
no» che comanda un certo numero di discepoli o «soldati». potenzialmente sovversivo, ma su un positivismo diffuso (la
Com' era immaginabile, questi stregoni hanno sottoscritto conoscenza delle «cause naturali») e su un materialismo
un patto con il diavolo e si riuniscono in assemblee notturne spicciolo (le huacas e tutto ciò che vi è collegato sono solo og-
durante le quali appare loro il Maligno nelle sembianze di un getti perituri). L'incompatibilità di fondo tra questo ragiona-
leone. Al di là dei dettagli aneddotici e scabrosi, consideria- mento, che dobbiamo dire poco seducente, e i misteri della
mo che questa forma di stregoneria, diversa da quella de- fede cristiana spiega forse come mai il «disincanto» del
scritta in testi pili antichi, sembra essere una creazione nuo- mondo andino non abbia poi avuto luogo.
va. Essa si sviluppa tra gli indios delle città come tra i negri e Neanche la stregoneria in forma di witchcraft trova posto
rivela fratture profonde all'interno delle comunità, poiché le nel sistema di Arriaga. Certo, la condanna degli hechiceras
azioni malevole trovano le loro vittime non tra i missionari, come responsabili degli errori e delle superstizioni sembra
probabilmente protetti dalla loro pietà, ma tra coloro che è contraddire questa affermazione principale. Ma questa re-
CAPITOLO SESTO ESTIRPAZIONI

sponsabilità non viene gettata solo sugli «stregoni», poiché conservare e trasmettere delle conoscenze minacciate dagli
essi la dividono con gli stessi curati, negligenti e fiacchi, con effetti deleteri del cattolicesimo. L'iniziativa è esplicita e ra-
l'ignoranza generalizzata e la ristrettezza mentale dei conta- pida, perché quello che conta è che ogni villaggio possa
dini che non sanno vedere piu lontano del loro orizzonte im- prendere in mano gli affari della comunità: sembra che la ne-
mediato (la coltura dei campi) né sanno distinguere, in que- cessità di salvare le tradizioni cancelli le antiche modalità ini-
sto universo consuetudinario che si perpetua oltre la morte, ziatiche. In effetti, all' apprendista è sufficiente veder esegui-
il bene dal male. Perché per i gesuiti l'idolatra peruviano è re un rituale per diventare anche lui guaritore, o indovino, o
redimibile e, di conseguenza, non è intrinsecamente cattivo. interlocutore delle huacas, o tutte queste cose insieme. Nelle
Può essere vittima del diavolo, cOSI come può cadere preda testimonianze che ci hanno lasciato, verosimilmente sotto
delle sue stesse ambizioni. Da questo punto di vista inoltre l'influenza delle interpretazioni degli estirpatori, le huacas
gli indios idolatri, almeno in questo contesto, appaiono piut- diventano degli dei e prendono anche le sembianze dello
tosto come degli esseri passivi. Come si può vedere, questo spagnolo 97. Nel villaggio di Pedro de Hacas, nella regione di
approccio contrasta con quello degli estirpatori messicani, Cajatambo, i «dogmatisti» esortano gli indios a mostrare
piu inclini ad accentuare la responsabilità indigena e ad assi-o apertamente il loro schifo per le chiese e le preghiere e a ono-
milare gli idolatri a dei perniciosi eretici. In compenso, ci so- rare le mummie e gli idoli degli antichi. CosI un testimone
no altri elementi della stregoneria (in senso lato, naturalmen- racconta che tutti i lignaggi si riunirono e accompagnarono i
te) che gli spagnoli considerano fondamentali: gli àuguri, da loro ministri fino alla casa dei responsabili delle confraterni-
noi già ricordati in piu occasioni, che divengono, in virtu del- te dove le bevute proseguirono fino all'alba. Che la confra-
la reificazione delle credenze, degli errori grossolani collega- ternita andina, istituzione di origine medievale e cristiana, si
ti a cose senza nessun valore particolare: cereali, animali, so- trasformi in una collettività indigena in cui ancora una volta
gni ... Ma soprattutto le parole, che i missionari concepisco- si cristallizza una volontà irriducibile di «separazione», è
no come una «dottrina». Il nucleo fondamentale della stre- soltanto uno degli aspetti sorprendenti di un processo che si
goneria è il messaggio trasmesso dalla huaca o dal demonio o prende gioco delle leggi di contraddizione e che reinterpreta
dalla mente impazzita del ministro, indicato nel corso del non solo le credenze, ma anche i gruppi sociali che vi stanno
XVII secolo con il nome di «dogmatista». L'idolatria si tra- dietro 98.
sforma in una parola sovversiva, in un dogma che parola per
parola si contrappone a quello della Chiesa. Su questo pun-
to, estirpatori messicani e peruviani si ricongiungono.
l Santiago Sebastian, Contrarre/orma y Barroco, Alianza Forma, Madrid 1985,
Per decenni, i « dogmatisti » si fanno beffe delle huacas de- P·17 2 •
gli spagnoli, quei santi di legno incapaci di proferire una pa- 2 Cfr. ad esempio, per il Messico, la loa introduttiva al Cetro de José di Suor Juana
rola. Ai sermoni dei preti, che a partire dalla seconda metà Inés de la Cruz, in Obras completas, Fondo de Cultura Economica, México 1955,
ili, p. 184.
del Seicento si fanno meno virulenti, opposero le loro pro-
} La Sema (1953), p. 74.
prie verità, parole e gesti trasmessi come in urgenza. E in ef- 4 Ibid., p. 75
fetti, come è possibile spiegare altrimenti quella proliferazio- , Ponce (1973); Ruiz de Alarcon (1953); La Sema (I953); Sanchez de Aguilar (1953);
ne di hechiceros, già denunciata da Arriaga nel 1621 e protrat- Balsalobre (1953); Villavicencio (1692).
tasi ancora per molti anni? Basta leggere le inchieste e i pro- 6 Gruzinski (1988), pp. 189- 2 3 8 .

7 La Sema (1953), p. !I2.


cessi condotti da Bernardo de Noboa tra il 1656 e il 165896 per
8 Ibid., pp. 75, 9 6.
constatare come il ruolo di «dogmatista», riservato nei tem-
9 Sanchez de Aguilar (1953), p. 191.
pi antichi a poche persone eccezionali, sia ormai ricoperto .10 Ponce (1973), p. 121.
dalla maggior parte degli indigeni, come se questa estensione 11 La cerimonia consisteva nell' offerta alla divinità del succo fermentato dell' agave
del fenomeno traducesse un'urgenza avvertita dagli indios di ilpulque. '
186 CAPITOLO SESTO ESTIRPAZIONI

U La Sema (1953), p. 74. 51 Villavicencio (1692), p. 53.


13 Ibid., p. 102. 52 Sugli ebrei in Messico, cfr. Seymour B. Liebman, Los Judi6s en México y América
14 Hemandez Principe, in Duviols (1986), pp. 464-68. centraI (/e, l!amas, e Inquisici6n), Siglo XXI, México 1971.
I5 Inchieste pubblicate da Duviols (1986). 53 Serg~ Gruzin~ki, Las cenizas del pecado. Homosexuales novohispanos a mediados
16 Ruiz de Alarcon (1953), pp. 157-58. del sIglo XVI, ID De !a santidad a la perversi6n, Grijalbo, México 1985, pp. 255-81.
17 La Sema (1953), p. 85. 54 Sanchez de Aguilar (1953), p. 3 0 4.
18 Ibid., p. 97. 55 Villavicencio (r692), lettera del vescovo di Oaxaca.
19 Citato inJeanne Favret-Saada, Les mots, la mort, les sorts. La sorcellerie dans le bo- 56 Ibid., lettera del vescovo di Puebla.
cage, Gallimard, Paris 1977, p. 289. 57 Ibid.
20 L'Ateneo de Madrid organizzò nel 1901 un'inchiesta etnografica sui temi della na- 58 Sanchez de Aguilar (1953), p. 3 0 4.
scita, del matrimonio e della morte nelle varie province spagnole. Rafael Salillas, 59 La Sema (1953), pp. 333-34. Per celebrare la festa del volador, tollerata metamor-
La fascinaci6n en Espaiia, Madrid 1905, analizza la documentazione raccolta sul fosi c~l~niale di una celebrazione preispanica, gli indios piantavano un lungo palo
malocchio. da CUI SI gettavano volteggiando, con i piedi legati a una corda fissata alla som-
21

22
La Sema (1953), p. II4.
Duviols (1986), p. 143. l 60
mità.
Ibid., p. 101.
Ibid., p. 353.

II
23 La Sema (1953), p. 89. 61

24 Ad esempio in Margaret Mead e Nicolas Calas, Primitive Heritage. An Anthropo- 62 Villavicencio (1692), p. 53; Balsalobre (1953), p. 351.
logical Anthology, Random House, New York 1953, pp. 461-73. 63 La Sema (1953), p. 64.
25 Balsalobre (1953), p. 349. 64 Ibid., pp. 353-54.
26 Concilio III Provincial Mexicano, Maillefert, México 1859, p. 367. ~ 65 Pena Montenegro (1771), p. 180.
27 La Sema (1953), pp. 74-75. ·1 66 Ruiz de Alarcon (1953), p. 23.
28 Ruiz de Alarcon (1953), p. 49. i 67 La Serna (1953), p. 33 8 .
29

30
La Sema (1953), p. 73
Se ne può trovare una versione in J uan Ginés de Sepulveda, Tratado sobre las ju-
stas causas de la guerra contra los indios, Fondo de Cultura Economica, México
1979·
lt 68

69

70
Ibid.
Villavicencio (169 2 ), p. 20.
La Sema (1953), p. 339.
Ibid., pp. 337-38.
~ 7I
31 Sherburne F. Book e Woodrow Borah, Essays in Population History, University 72 Ibid., p. 337.
of California Press, Berkeley (Cal.) 1979, III, pp. 1-128.
73 Ibid., p. 67.
32 La Sema (1953), p. 73.
74 Gruzinski (19 88 ), pp. 312-26.
33 Balsalobre (1953), p. 344.
75 Per un'analisi dell'evangelizzazione in termini di conquista dei corpi, cfr. ad
34 Ponce (1973), p. 121; Balsalobre (1953), p. 351; La Sema (1953), pp. 58, 62. esempio Serge Gruzinski, La conquista de los cuerpos, in Famzlia y Sexualidad en
35 Ruiz de Alarcon (1953), p. 59. Nueva Espaiia, SEP/80, México 1982, pp. 177- 206.
36 Ibid., p. 19. 76 L'In9uisizione messicana non esitò a perseguire alcuni estirpatori che, per ecces-
37 Ibid., p. 22. so di zelo, andarono ben oltre le loro competenze.
38 La Sema (1953), p. 105. 77 Arriaga (1968), p. 4 8 .
39 Ruiz de Alarcon (1953), p. 48. 78 Ibid., p. 247.
40 La Sema (1953), p. 75. 79 È l'argomento del libro di Duviols (1986).
41 Ibid., p. 64. 80 Arriaga (1968), p. 226.
42 Ibid., p. 346. 81 Ibid., p. 244.
43 Ibid., p. 81. 82 ~e sae~as (~etteralme~te: «frecce») sono canti religiosi andalusi che esprimono i
rimorSI del peccatotl e la paura del castigo divino.
44 Ibid., pp. 64, 83.
83 Arriaga (1968), p. 221.
45 Ponce (1973), pp. 121-22.
84 Ibid., p. 210.
46 La Sema (1953), p. 69.
85 Ibid., pp. 244-45.
47 Ibid., p. 346.
86 Ibid., p. 245.
48 Ibid., p. 103.
87 Ibid., p. 223.
49 Ibid., p. 33 6.
88 Cfr. ad esempio Jacques Gelis, L'arbre et le fruit, Fayard, Paris 1984 in cui l'auto-
50 Ibid., p. 334. re analizza i rituali popolari della Francia dell'età modema relati~ alla sterilità

j
188 CAPITOLO SESTO

femminile. In questi rituali di fecondità giocavano un ruolo importante alcune Capitolo settimo
pietre dalla particolare configurazione, legate a leggende tradizionali.
Carmen Bernand e Serge Gruzinski, Les enfants de l'Apocalypse: la famille en Mé-
89
so-Amérique et dans les Andes, in André Burguière (a cura di), Histoire de la famil- Lumi
le, Armand Colin, Paris 1987, n, pp. 157-210.
90 Arriaga (1968), p. 205.
91 Hermindez Principe, in Duviols (1986), pp. 463-75.

I
92 Arriaga (1968), p. 223. Questi inevitabili problemi della ragion pura
93 Montaigne, Essais cit., libro II, cap. II, p. 18 (trad. it. p. 438). sono Dio, la libertà e l'immortalità. Chiamiamo
metafisica la scienza il cui fine ultimo è la soluzio-
94 Arriaga (1968), p. 205. ne di tali problemi.
95 Miguel de Cervantes Saavedra, Don Chisciotte della Mancia, Garzanti, Milano IMMANUEL KANT,
1974, p. 162. Critica della ragion pura, Introduzione.
96 In Duviols (1986), pp. l-440.
97 Ibid., p. 186.
98 O. Celestino e A. Meyers, Las cofradias en el Peru: regi6n centraI, Editionen der
Iberoamericana, Frankfurt 1981, hanno mostrato i meccanismi attraverso cui gli Categoria chiave nel XVI secolo, l'idolatria languisce fino.a
antichi gruppi di parentela si sono ricostituiti all'interno delle confraternite catto- scomparire o quasi nel XVIII. Quest'ultimo capitolo tenta di
liche. tracciare la storia di questa definitiva relegazione fuqri da
uno spazio epistemologico. Va notato come si tratti di una ri-
tirata osservabile a tutti i livelli del sapere, tra i filosofi illumi-
nisti come tra l'intellighenzia del mondo coloniale, oltre che
naturalmente sul terreno, al limite estremo dell' America del
Sud come intorno a Città del Messico. È inutile dire che si
tratterà di indicazioni brevi, talvolta succinte. Solo uno stu-
dio enciclopedico può render conto dei molteplici aspetti
del processo di fossilizzazione intellettuale che colpisce in
questo periodo l'idolatria.

LJidolatria deifilosofi: una categoria alla deriva.

Una storia della nozione di idolatria nell'Europa occiden-


tale ci porterebbe fuori tema. Teniamo soltanto presente che
nel Seicento il problema dell'origine dell'idolatria (se prece-
dente o posteriore al diluvio) aveva alimentato nell'Europa
occidentale la polemica tra cattolici e protestanti. L'esegesi
biblica scatenava tempeste e il grado di fiducia da accordare
allibro della Sapienza era al centro dei dibattiti Di passag- I.

gio, notiamo lo scarto tra le preoccupazioni spesso «moder-


ne» degli estirpatori d'oltre Atlantico e queste querelles da
studiosi. Nel Settecento, l'idolatria gode di una cattiva repu-
tazione anche se bisogna dire che continua a far parte del co-
mune bagaglio culturale degli uomini di Chiesa. Don Cal-
I9° CAPITOLO SETTIMO LUMI
I9 I
met, tanto spesso bistrattato da Voltaire, pubblica nel 1713 erano affatto idolatri» '. In seguito il procedimento adottato
una Dissertazione sull'origine dell'idolatria 2. ,
da Voltaire consiste nel lasciar capire, come abbiamo visto
I filosofi hanno inflitto uno strano destino all'idolatria. E che se l'idolatria esiste, si trova forse di piu nel culto dei san~
come se avessero sfruttato la coppia latria/idolatria, giocan- ti, nei «nostri altari carichi di immagini e statue». I miracoli
do sulla simmetria e sul parallelismo delle due parti per e le favole della Leggenda aurea vengono ricordati per invita-
schiacciare la prima sotto il peso della seconda. Ecco come. re a fare uso di una maggior modestia e di un maggior ritegno
Si ricorderà che alla fine del XVI secolo il gesuita Acosta ve- nel trattamento che riserviamo alle altre religioni 6. In questo
deva nell'idolatria una parodia grottesca del cristianesimo, modo, riducendo l'idolatria al culto degli idoli, Voltaire si al-
seguito sulla stessa via, qualche decennio piu tardi, dal padre lontana dalla tradizione brillantemente illustrata da Las Ca-
Athanasius Kircher. Dopo l'America, era l'India che a quel sas, senza con questo innovare niente: le due accezioni, una
tempo serviva da argomento e da teatro per queste specula- piu ristretta, l'altra piu ampia, erano sempre state nell'uso.
zioni. Gioco classico che però finisce per farsi pericoloso Arriva però piu lontano quando mette in discussione la
tanto era facile invertire i ruoli, cambiare specchio e scoprire chiave di volta di tutto l'insieme, cioè l'opposizione insor-
nel cattolicesimo il riflesso dell'idolatria. E cosi il Rica delle montabile tra la vera e la falsa religione. Lo fa, dapprima ri-
Lettere persiane non esita a trascinare nel ridicolo il papa di prendendo una posizione che dopo tutto non si discosta
Roma, quel «vecchio idolo incensato per abitudine» J. Nien- molto da quella di Garcilaso,del quale ha letto con interesse
te di particolarmente nuovo, a quanto si può vedere, perché tutti i Commentari reali: «Dopo la nostra santa religione, che
fin dal Cinquecento la polemica protestante aveva vilipeso senza dubbio è la sola buona, quale sarebbe la meno catti-
senza tregua l'idolatria dei papisti. Con il XVIII secolo, il pro- va? » 7. Non era forse vero che Garcilaso portava l'esempio di
cesso acquisisce un' altra levatura, quella di un' offensiva in una religione che, come dice Voltaire, «non insegnerebbe al-
piena regola contro l'oscurantismo. Ci si divertiva a riabilita- tro se non l'adorazione di un Dio, la giustizia, la tolleranza e
re le idolatrie tradizionali, all'inizio negando che lo fossero l'umanità »? TI filosofo d'altronde non ha nascosto la sua am-
state veramente, quindi scaricando sui cattolici romani l' ac~ mirazione per la civiltà degli incas e per il loro culto, tutto
cusa di idolatria. Se ci sono degli idolatri, non andiamo a cer- sommato cosi ragionevole, del sole. Ma il pensiero di Voltai-
carli in un passato remoto o in altre terre, siamo noi quegli re mira a tutt'altra cosa che a una rivalutazione delle grandi
idolatri ... Diventata lo specchio poco lusinghiero delle no- civiltà americane. Piu che a riabilitare un paganesimo - pe-
stre pratiche, l'idolatria cessa di segnare una differenza, uno raltro secondo lui troppo screditato -, egli tende a relativiz-
scarto, nello stesso periodo in cui la sua utilizzazione viene zare il cristianesimo, «senza dubbio la sola buona [religio-
seriamente contestata. ne], la sola vera; ma ... » 8. Del resto, anche Montesquieu, pri-
Guardiamo Voltaire: il filosofo dedica un lungo articolo ma di lui, aveva contribuito a rendere meno« contratta» l'a-
del suo Dizionario filosofico alle voci idolo, idolatra e idola- nalisi delle religioni. Non aveva forse cercato di distinguere
tria Manipola la nozione in modo da svuotarla del suo con-
4.
le religioni in base a criteri politici e di sottolineare il loro ne-
tenuto classico (il negativo della latria) e minare cosi le basi cessa!io adattamento alle condizioni del paese, esempio
sulle quali si fonda. Voltaire comincia col restringere il cam- meSSlcano alla mano? «Quando Montezuma si ostinava tan-
po dell' idolatria al culto degli idoli e con l'escluderne i mao- to nel ripetere che la religione degli spagnoli era buona per il
mettani e la religione dei parsi. Quindi cerca di dimostrare loro paese e quella del Messico per il suo, non diceva un' as-
che l'idolatria classica è una falsa nozione che non corrispon- surdità» A costo di doverne poi render conto e di essere in
9.

de a nulla e che gli antichi non erano piu idolatri di noi: «Si seguito costretto a ritrattare quell' audacia ancora mal rece-
resta sorpresi dal numero prodigioso di declamazioni spac- pita.
ciate in tutti i tempi contro l'idolatria dei romani e dei greci; Vogliamo adesso ricordare alcuni punti forti del pensiero
e poi si è ancora piu sorpresi, quando si vede che essi non volterriano, perché esso esemplifica la diffusione e l'assimi-
l
CAPITOLO SETTIMO LUMI 193
lazione di problematiche destinate a invadere l'antropologia tria stricto sensu e al politeismo, o addirittura alla supersti-
religiosa e a detronizzare l'idolatria. Abbiamo visto che alla zione: cosi può accomunare nello stesso disprezzo il passato
nozione di idolatria Voltaire preferisce quella di politeismo, e il presente, un tempo passato abitato da «un volgo rozzo e
di cui sottolinea, al pari di David Hume (I757) e del barone superstizioso che non ragionava, che non sapeva né dubita-
di Holbach (I768) lO, l'apertura e la tolleranza: «I gentili non re, né negare, né credere, che accorreva ai templi per ozio ... »,
avevano nessuna religione esclusiva» Il. D'altronde, qui non un oggi popolato da rozzi contadirii che valgono, stando a
fa altro che riprendere l'eredità dei deisti del XVII secolo (è Voltaire, meno dei selvaggi d'America 16.
uno di loro, il platonico di Cambridge Ralph Cudworth, a Significa che l'anticlericalismo di Voltaire non ha nulla di
lanciare, peraltro senza crearlo, il termine «politeismo»), epidermico. Perché riposa su un' erudizione e una formazio-
che preferivano anch' essi alla testimonianza resa dalla Bib- ne classiche che non hanno niente da invidiare a un Las Ca-
bia quella resa dai missionari, dai cronisti e dagli specialisti sas (che ha letto, d'altronde), ma anche perché solleva que-
dell' Antichità 12. Voltaire si interroga anche sul primato del stioni che l'antropologia, la sociologia e la storia religiose
monoteismo o del politeismo, nella scia di un dibattito già il- continuano a rivangare. Questioni che vertono, ad esempio,
lustrato da Pierre Bayle e ripreso in seguito da David Hume sui rapporti tra Chiesa e Stato, sull'impatto dell'istituziona-
(I757), il quale doveva formulare la tesi del politeismo origi- lizzazione (la «forma costante») del religioso e sulle modifi-
nario. Il filosofo francese del resto si interessa cosi tanto al che che essa determina in seno alle credenze, che si tratti del-
monoteismo da fare dei messicani e dei peruviani i fedeli di l'abbandono della clandestinità o della condanna del profe-
un solo dio. Anzi, per l'occasione sviluppa la nozione di dio tismo: «Oggi il diavolo non esce piu dalla sua dimora» 17. Del
protettore, in quanto «gli stessi messi cani e i peruviani che resto, coltivando l'opposizione tra religione delle élite e reli-
erano due grandi nazioni avevano un solo dio: una adorava gione popolare, Voltaire contribui alla diffusione di una pro-
Manko Kapac, l'altra il dio della guerra. I messicani davano blematica a cui per lungo tempo si sarebbero ispirati il fol-
alloro dio guerriero il nome di Uitzlipuztli, cosi come gli klore e l'etnografia, e che ancor oggi riscuote un largo suc-
ebrei avevano chiamato il loro Signore Sabaoth ». Notiamo cesso tra gli storici delle religioni, delle mentalità e della cul-
di passaggio che l'interesse per le divinità tutelari dei gruppi tura.
etnici ricorda da vicino, per certi versi, le piu recenti ricerche Queste annotazioni volutamente brevi non vogliono esau-
messicaniste u • «Ogni villaggio senti la sua debolezza e il bi- rire una materia tanto ricca. Ma forse adesso possiamo capi-
sogno di un forte protettore. Immaginò questo essere tutela- re di piu in che modo l'approccio tradizionale fu rimaneggia-
re e terribile, residente in una foresta vicina, o sulla monta- to, spogliato del suo involucro teologico e delle sue premesse
gna' o in una nuvola. Ne immaginò uno solo, perché il villag- cristiane per essere ripreso all'interno di una tradizione lai-
gio aveva un solo capo in guerra» 14. cizzata, senza tuttavia che la suddivisione iniziale (religioso,
Voltaire si compiace anche di introdurre e valorizzare una religione, sacro ... ) sia stata per un solo momento rimessa in
serie di importanti distinzioni all'interno del cristianesimo e discussione. Il regresso del tomismo a beneficio del deismo
degli altri sistemi, proprio mentre cerca di eliminare ogni può spiegare l'emergere di una disciplina che sostituisce la
possibile elemento di separazione tra vera religione e falsa trascendenza della divinità con quella del «religioso»: l' an-
religione. Cosi distingue la religione istituita dalla religione tropologia religiosa. Il fatto che le sue categorie e le sue
dei fondatori, la religione di Stato dalla «religiçne teologi- preoccupazioni si cristallizzino prima della nascita delle altre
ca» 15, la religione colta dalla religione popolare. E soprattut- scienze umane, nell'Ottocento, non sarà privo di conseguen-
to quest'ultima distinzione che qui ci interessa. Voltaire insi- ze sul suo destino.
ste piu volte sull'opposizione tra «teologia sacra» e «errore A questo punto viene alla mente il ruolo che avevamo ri-
popolare», tra « religione dei saggi» e « religione del volgo». servato alla Cina. È probabile che il modello cinese - o me-
La prima tende al monoteismo, la seconda inclina all'idola- glio, le lezioni che si è voluto ricavarne - abbia fortemente
194 CAPITOLO SETTIMO
LUMI
195
contribuito a rendere ingombrante e obsoleta l.a nozi<;>ne di
idolatria. Per V oltaire, i cinesi non sono affatto IdolatrI e «la no il campo, mentre la Spagna e il suo impero non solo han-
no smarrito 1'influenza ideologica e intellettuale che seppero
religione dei letterati -ripetiamolo - è ammirevole. Ne.ssun~
esercitare nel XVI secolo, ma sono in genere diventati i consu-
superstizione, nessuna as~urda leggenda, n~ssuno €Il qU~1
matori clandestini o confessi, diretti e indiretti, delle nuove
dogmi che insultano la rag~one e ~a n~tura ... » . TI I?o~e.llo CI-
idee. TI valore «sincretico» riconosciuto dagli estirpatori
nese però non solo rende mapplicabile la ~ategorla dll~ol~­
americani, e soprattutto messicani, all'idolatria coloniale, in
tria, ma arriva perfino a relativizzare la noz!one ste.ssa di rel~­
opere che per la maggior parte rimasero inedite - opere che
gione. Rileggiamo le pagi~ge che M.ontesC}.uleu de~hca alla CI-
secondo noi rappresentano un contributo fondamentale alla
na nello Spirito delle leggz :«~ leglslato~l della CI?a L.. ] me-
riflessione antropologica -, fu condannato ad esser ignorato
scolarono la religione, le leggi, i costumI e l~.m~nlere, fu ~ut:
e a restare al margine delle polemiche e dei dibattiti europei.
to quest'insieme la morale,. fu tu~t? quest mSlem: la Vlrtu
Per contro, il mondo ispanico dovette far fronte agli inces-
[ ... ] Maniere, costumi, leggI e religIone essendo h la ste~s.a
santi attacchi mossi dai Lumi. Ma se è vero che aveva perdu-
cosa». La Cina offre 1'esempio di una società che non stabih-
to il controllo dei grandi dibattiti di opinioni, non mancò tut-
sce nessuna distinzione tra il «religioso» e ciò che non lo è, tavia di parteciparvi.
fondendo tutto in una pratica istituzionalizzata, in una serie
di «pratiche esteriori», in un «unico codice» ... e «a tutto
quest'insieme fu dato il nome di riti»: " .. Il crepuscolo dell'zdolatria.
Tuttavia l'interpretazione del caso CInese non e suffIcIente
a mettere in discussione "la nozione di religione, né per uno
L'immagine che l'Europa illuminata si faceva dell'Ameri-
spirito cristiano come quello di Monte~quieu, n~ pe~ lo spiri-
ca era ancor meno lusinghiera di quella che aveva della Spa-
to de cristianizzato dei suoi successon. Non plU dI. quant~
gna, di quella penisola «africana» in preda all'ignoranza e al
seppero fare le osservaz~oni .di Pi~rre Bayle (1705) SUI popol.l
fanatismo. Buffon vedeva 1'America come un continente gio-
senza religione o le teone dI I?avld.Hume \The Natural Hz-
vane e immaturo, Cornelius de Pauw lo popolava di selvaggi
story 01 Religion, 1757) che mIsero In ?ubblo «t~e absolute degenerati, William Robertson di primitivi, mentre le civiltà
necessity of religion for man» 20. Cosi il progress~vo arretr~­
dei messicani e degli incas vedevano mettere in dubbio que-
mento "della categoria di idolatria non porta a nmettere m
sto loro statuto, acquisito tuttavia da lunga data 22. Lo storico
questione quella di religione, tutt' altro. E del rest~ n0!I furo-
spagnolo J uan Bautista Muiioz si uni al concerto mettendo a
no come è stato sostenuto 2\ 1'abbandono del nfertmento
es~lusivo alle Scritture (il libro della Sapienza) e l'esame pili sua volta in discussione il grado di sviluppo raggiunto dai
due popoli 23. E facile vedere come questi giudizi contraddi-
lucido delle altre religioni del globo a provocare l'emargina-
cessero i cronisti del Cinquecento - quasi unanimemente re-
zione di questa categoria -l'esempio di Las Casas.è un'indi-
spinti in Europa, in quanto spagnoli ed ecclesiastici - e, im-
scutibile smentita di questa posizione -, q?anto PIuttosto l.a
plicitamente, rendessero caduca la nozione di idolatria, che
rottura con le teorie e i modi di interpretazIone della scolasti-
presupponeva tra gli indios un livello di cultura messo invece
ca medievale e rinascimentale. Inoltre la diffusione della no-
concordemente in dubbio dall'Europa dei Lumi. Lo storico
zione di politeismo e soprattutto di politeismo primi~ivo ren-
Muiioz non è l'unico peninsulare a condividere queste opi-
de caduca la concezione di una idolatria-degenerazIone, fa-
nioni. Antonio de Ulloa, un naturalista spagnolo che a parti-
vorendo invece una prima aperta riabilitazione dei paganesi-
re dal 1735 accompagnò i francesi Godin, Jussieu e La Con-
mi. Questa evoluzione si inserisc~ nel peI?-siero di. u!I' epoca
damine nella loro spedizione attraverso le Ande settentrio-
sempre piti incline ad accettare il plurahs~o rehglo.sO e ~
nali, si stupisce di incontrare dovunque esseri miserabili,
mettere in discussione l'assolutismo. L'Inghilterra e l PaeSI
sporchi, abbrutiti, simili ad «animali irrazionali» e prossimi
Bassi protestanti, insieme con la Francia dei filosofi, domina-
ai minerali per l'insensibilità di cui dànno prova ad ogni
CAPITOLO SETTIMO LUMI I97
istante 24. Insomma, una realtà lontanissima da quella che tria degli indios diventa una forma degradata della religione,
aveva letto in Garcilaso, al punto che si chiede se gli incas decadenza naturale del «vero culto» piu che manomissione
non fossero stati degli stranieri andati a finire per caso in demoniaca. Il tema della degenerazione delle forme religio-
quelle regioni, «la casualidad tal vez los hubiese introducido se, sviluppato in epoca romantica da Herder e Schlegel ha 2
\

en aquellos paises» 2'. All' immagine idealizzata e neoplatoni- già un posto importante nell' opera di Veytia. L'accento non
ca dell'Inca attinta da Garcilaso, si trova costretto a contrap- è messo solo sulla tesi di un monoteismo indigeno originario,
porre quella di masse indigene «ogni [cui] azione emanava ma anche su quella di un' evangelizzazione precortesiana e'
irrazionalità». L'irrazionalità dei contadini coloniali viene sulle numerose somiglianze che lo storico messicano perce-
cOSI a inserirsi in una tradizione di bestialità che gli Incas, pisce tra il cattolicesimo e le religioni preispaniche 29. Se l'ido-
nella loro saggezza, cercarono di eliminare. Non c'è bisogno latria fa la sua comparsa, è colpa dell'ignoranza e degli intri-
di dire che le élite creole, cioè gli spagnoli nati nelle Ameri- ghi dei sacerdoti. Il processo di degradazione del religioso
che, reagirono in modo particolarmente violento a questi at: (peraltro individuato da Veytia anche nello sviluppo storico
tacchi, anche perché i giudizi degli europei tendevano a in- della Chiesa) non è un'idea nuova. Pensiamo al modo in cui
globare nello stesso disprezzo tutti gli abitanti del continente Las Casas attribuiva la perversione dell' intelligenza naturale
senza distinzioni. alla malizia dei «ministri del9iavolo» ... Ma Veytia la stacca
In questa congiuntura intellettualmente agitata, la valuta- dal suo sfondo demoniaco 30. E come se si abbandonasse l'in-
zione delle idolatrie doveva per forza mutare. Dobbiamo di terpretazione idolatrica e satanica del passato amerindio a
nuovo distinguere il caso del Penl da quello del Messico. Il lungo privilegiata, per scoprire al suo posto l'altro versante
Perti disponeva grazie a Garcilaso di un' immagine già riabi- del religioso, il cristianesimo e l'intervento della divina prov-
litata del passato indigeno, rivendicata per di piu dalla stessa videnza. L'approccio arrovescia, su molti punti, alcune posi-
nobiltà indigena 26. In questo senso, i Commentari reali ave- zioni precedenti, anche se appare altrettanto contorto: men-
vano segnato da molto tempo una rottura con la griglia di tre T orquemada riteneva che gli indios attribuissero al de-
Las Casas. In un Messico che vive ancora sull' eredità baroc- monio i nomi che spettavano a Dio di diritto, Veytia da que-
ca della Monarquia indiana di T orquemada, e in cui la nobil- sta pratica e da questa omonimia trae argomento per ipotiz-
tà indigena è meno potente che in Peru (o, per essere piu zare, tanto in Messico come in Peru, un monoteismo antico.
precisi, è già molto piti integrata con le élite meticce e ispani- Ma questo modo di procedere ha anche rad~çi alJJÌche, poi-
che), la revisione del passato fu compito di intellettuali creoli ché fin dal XVI secolo ci si interessava a quelle che potevano
di origine europea. Ebbene, questi autori prendono le di- essere le manifestazioni di una remota -evangelizzazione apo-
stanze dal termine e dalla categoria di idolatria, per poter di- stolica, di cui le figure di Topiltzin-Quetzalcoatl e di Viraco-
fendere meglio il passato preispanico. Alcuni storici che si cha avrebbero potuto contenere un ricordo. Quando l'italia-
ispirano al cavaliere milanese Lorenzo Boturini (1702-55: no Boturini afferma di essere convinto che san T ommaso e
Idea de una nueva historia, 1746), come il messicano Mariano Quetzalcoatl sono la.stessa identica persona, riprende dun-
Veytia (1718-80), cercano per prima cosa di desatanizzare la que una pista già seguita nel XVII secolo (da Sigiienza y Gon-
storia preispanica 27. L'italiano Boturini aveva sviluppato una gora e, prima di lui, dal peruviano Calancha). Ma lo fa con
periodizzazione storica in tre epoche (divina, eroica e uma- una forza e una convinzione che; portate alle estreme conse-
na), ricalcata sull' opera del napoletano Giambattista Vico, guenze, potranno permettere a uno degli ideologi dell'indi-
che era in grado di render conto dell' evoluzione religiosa dei pendenza messicana, fray Servando Teresa de Mier, di far ri-
popoli precortesiani. Veytia, nella sua Historia antigua de cadere un intero lembo del passato precortesiano nella «ve-
México, segue le sue orme, pur facendo ancora parte del pro- ra religione» 31.
lungamento del XVII secolo messicano e ispirandosi, spesso Questa manipolazione del «religioso» non è piu innocen-
da vicino, alle analisi di Alva Ixtlilx6chitl. In Veytia, l'idola- te di quanto lo fosse stata nel XVI secolo la «scoperta»

rE
CAPITOLO SETTIMO LUMI 199

dell'idolatria. È carica di risonanze ideologiche e politiche. midei»; a tirar fuori apoteosi e metamorfosi; a parlare di
In Messico, la desatanizzazione della storia preispanica è «mitologia» e perfino di metempsicosi! La sua esposizione
manifestamente conseguenza pili dello sviluppo di un senti- dei tre grandi riti di passaggio (<< riti per la nascita dei bambi-
mento nazionalista che dell'influenza dei Lumi. La nuova ni' per i matrimoni e per i funerali») 3' si fonda su una divisio-
griglia religiosa non rappresenta dunque solo un'ulteriore ne COSI evidente da essere usata ancora oggi. Passiamo COSI
trasformazione della lettura del passato. Al contrario, appa- dall' idolatria messicana alla religione dei messicani, sul sen-
re come un fondamento storico di un rifiuto della sottomis- tiero di una riabilitazione del passato precortesiano che lo
sione o della pretesa inferiorità americana, nella misura in trasforma in una sorta di Antichità classica.
cui essa implica che questo continente non è rimasto la con- Possiamo affermare che a questo punto gli eruditi messi-
servatoria infernale di idolatrie sataniche, ma ha partecipato cani abbandonano il termine «idolatria»? Antonio Leon y
pienamente alla storia universale. Gama lo mantiene, nella dissertazione archeologica che, nel
Altre opere, stando attente a non cadere da un eccesso al- 1792, dedica a due insigni monumenti della cultura mexica:
l'altro, appoggiano comunque questa evoluzione decisiva las dos piedras, vale a dire la statua di Coatlicue e la pietra del
dell' approccio degli storici e rivelano in che modo il recupe- calendario o pietra del Sole 36. Ma se il termine neutro di reli-
ro del passato precortesiano a fini politici e polemici passava gione si alterna con l'epiteto negativo di «cieca idolatria », il
per l'abbandono o l'allontanamento della nozione di idola- modo di osservare distingue nettamente tra idolatria antica e
tria. È significativo, ad esempio, che il termine religione pre- idolatria-sopravvivenza. E soprattutto, per la prima volta,
valga indiscutibilmente su quello di idolatria nell' opera del traspare una curiosità da archeologo che rompe anch' essa
gesuita Francisco Javier Clavijero, la famosa Storia antica del con l'approccio del teologo o del cronista. Leon y Gama cer-
Messico (1780)}2. Lettore di Fontenelle e di Montesquieu, il ca di interpretare degli oggetti e di salvaguardarne la memo-
gesuita continua a considerare riprovevole quell'« agregado ria invece di distruggerli come nel Cinquecento. Non è un
de errores y de practicas supersticiosas» che costituisce la re- caso se l'autore della Descripcion historica y cronologica si ap-
ligione dei messicani. Certo, non può che condannare il pella esplicitamente all' esempio di Carlo III che, al tempo
«culto idolatrico», «la vanidad de su culto, la supersticion del suo regno napoletano, fondò il museo di Portici (Ercola-
de sus ritos, la crueldad de sus sacrificios» Ma tuttavia, co-
33. no) e incoraggiò gli scavi di Pompei li.
me Las Casas, riconosce ai culti americani una superiorità Il domenicano José Servando de Santa Teresa Mier si di-
morale sui paganesimi antichi. Addirittura dedica la sua otta- mostra molto pili audace, e sarebbe necessario ricollocare la
va dissertazione a questo confronto, seriza peraltro allonta- sua opera nei tempi agitati che precedettero l'indipendenza
narsi molto dagli argomenti di Las Casas, se non per il ruolo del Messico. In un clamoroso sermone del dicembre del 1794
veramente minimo che riconosce al demonio. In altre parole, e nella sua Dissertacion sobre la predicacion (1811 circa), Mier
Clavijero si rifiuta categoricamente di fare del diavolo l' agen- sostenne da parte sua la teoria di una antica evangelizzazione
te principale della storia precortesiana. Meglio ancora: im- degli indios, attribuendola all'apostolo san Tommaso: «Già
puta questa interpretazione allo «spirito superstizioso» de- cristiani, gli indios avevano adorato l'immagine della Ma-
gli antichi cronisti o alle trame di inganni ordite dai cleri pa- donna di Guadalupe per 1750 anni sul Tepeyac, là dove l'a-
gani José de Acosta dovette rivoltarsi nella tomba.
J4. postolo aveva costruito la chiesa» Questo gli permette di
38.

Del resto, l'abbandono del termine idolatria va a vantag- avanzare l'ipotesi di una alterazione storica della loro religio-
gio di una visione che continua a essere fortemente stereoti- ne. Ma va molto oltre, quando afferma che quella di idolatria
pata e costruita su modelli ecclesiastici e accademici. E alla sarebbe in effetti un' accusa erronea, analoga all' accusa che i
fine è questo per noi il punto essenziale. Il gesuita non esita protestanti mossero contro i cattolici 39: gli spagnoli si sono
ad analizzare i «dogmas de su religion»: l'Essere supremo, sbagliati, «gli spagnoli si misero d'impegno a creare diavoli e
l'anima; a scoprire divinità della Provvidenza, «eroi» o «se- perfino a rintracciare gli dèi dei romani». Mier identifica
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Regno del Peru e Tucuman (da Martin Dobrizhoffer, Historia de tos Abipones (1784), Universidad nacional de Resistencia, Resistencia 1967).
202 CAPITOLO SETTIMO LUMI 2°3
con decisione san Tommaso con Quetzalcoatl e respinge gli no che degli ignoranti, degli esseri totalmente inferiori e fisi-
accostamenti tra i diversi pantheon proposti da Torquema- camente ripugnanti, recuperabili o meno a seconda dell'u-
da. «In definitiva, perché mai dobbiamo chiamare idolatri e more e delle convinzioni dell'osservatore: «Tutt'altro che
non cristiani gli indios dello Y ucatan che erano tutti battez- belli, sono veramente d'aspetto sgradevole, hanno un colori-
zati nel nome della Trinità e veneravano delle croci? Perché to pessimo, tratti grossolani, si distinguono per la trasanda-
mai dobbiamo chiamare idolatra l'imperatore Nezahual- tezza quando non sia per la nudità, per la totale assenza di
coyotl che proibi i sacrifici umani e innalzò dei templi al Dio pulizia e, in misura anche maggiore, di cultura e razionali-
creatore? Perché mai dobbiamo chiamare idolatri i totona- tà» 42. Alla curiosità insaziabile degli estirpatori fa spesso se-
chi e i mixtechi ... ? » Se gli indios sono idolatri, in fin dei conti guito una specie di indifferenza per i costumi degli indios, i
«non è forse il popolino cattolico un idolatra materiale a quali ormai sembrano, con esiti piti o meno positivi, integrati
causa in genere della sua ignoranza» <IO? Eco lontana ma pro- all'interno di una rete di obblighi che trovano espressione
babile del ragionamento volterriano, l'argomento torna a nelle confraternite, nel sistema delle cariche municipali e
rendere imbarazzante e improprio il qualificativo «idolatra» nelle numerose feste in onore dei santi patroni.
ogni volta che si pretende di applicarlo alle società preceden- Prendiamo, per esempio, le reazioni suscitate da un movi-
ti alla Conquista e tende a dimostrare ancora una volta come mento messianico abortito che, non lontano dalla capitale
il Messico nulla dovesse alla Spagna, neppure il cristianesi- messicana, verso il 1761, corse il rischio di infiammare le cam-
mo 41. Per deliranti che possano apparire al giorno d'oggi pagne indie. Le fonti c0t.1tengono un abbondante materiale a
queste interpretazioni, esse dovevano contribuire a forgiare testimonianza della prodigiosa ricchezza creativa e delle am-
la coscienza nazionale messicana riabilitando sia la civiltà bizioni politiche di questo movimento -!}. Si resta tuttavia
che la religione degli antichi messicani. Ma, per noi, esse se- confusi dall'atteggiamento delle autorità incaricate di segui-
gnano la fine di uno dei percorsi della nostra ricerca, vale a re la faccenda. Atteggiamento per piti versi emblematico del-
dire l'abolizione della nozione di idolatria e la rottura clamo- lo spirito di un' epoca. L'accusa di idolatria ed eresia viene
rosa con la griglia interpretativa di Las Casas, cosi come l'a- categoricamente respinta dal giudice ecclesiastico proposto
veva ripresa e diffusa Torquemada. Abbandono di questa dall' arcivescovo. Egli afferma di non aver trovato nessuna
griglia che si chiude non con una denuncia della categoria di traccia di idoli o di ceremonias gentiles. Mentre un secolo
religione, ma con un cambiamento di rubriche, con un sem- prima la rivolta avrebbe fatto la gioia dei nostri estirpatori
plice slittamento da una casella a un'altra: gli antichi messi- ispirando loro la piti infiammata delle requisitorie, adesso il
cani vengono fatti uscire dall'idolatria per finire arruolati movimento viene sdrammatizzato e imputato all'ignoranza
nella «vera religione»! Come per un effetto di rotazione at- di «gente senza istruzione, che ignora del tutto o conosce ap-
torno all'oggetto che si accanisce a costruire, la griglia idola- pena i principali misteri e dogmi della nostra religione catto-
trica lascia il posto a una griglia religiosa. lica». Sono esseri instabili, incapaci di afferrare l'incompati-
bilità dei loro errori con la fede, smarriti in un caos di aberra-
zioni' in « questa incredibile incoerenza delle loro insulsaggi-
Dalfidolatria all'arretratezza mentale. ni che non posseggono neanche l'apparenza della verisimi-
glianza, piene invece come sono di in congruità e contraddi-
Che ne è dell' idolatria coloniale in questo periodo? Il zioni». E ci viene fatto l'elenco delle contraddizioni rilevate
XVIII secolo continua a estirpare o almeno ad averne la prete- tra i capi del movimento: la mescolanza di politeismo e mo-
sa? In realtà tutto lascia pensare che queste velleità si plachi- noteismo, l'iconoclastia e il culto delle immagini, il rifiuto
no e che per tutta l'America ispanica trionfi un' opinione che delle preghiere per i morti e la credenza nel purgatorio ... E ci
già andava affermandosi nel corso del XVII secolo: l'arretra- si impietosisce per le masse ingannate dal leader, «esta po-
tezza mentale delle popolazioni indigene. Gli indios non so- bre gente», incapace di opporsi agli insegnamenti del mae-

J
2°4 CAPITOLO SETTIMO LUMI 2°5

stra, abbandonata di fronte a una «tan mostruosa preocupa- le Noticias secretas (pubblicate solo nel 1826) 49, giunsero a
cion ». Nonostante tutto, il giudice non accetta l'opinione di conclusioni analoghe: l'educazione dovrebbe migliorare le
chi abbassa gli indios allivello di esseri insulsi e privi di razio- sorti degli indios; essa presupporrebbe anche là l'abbando-
nalità e attribuisce lo stato di errore in cui si trovano allo no della lingua indigena - il quechua - che si ritiene isoli que-
sfruttamento che hanno patito e alla mancanza di istruzione. ste popolazioni nella loro marginalità e ostacoli la comunica-
Atteggiamento illuminato e paternalista che ci frutta un esa- zione tra il mondo indigeno e il resto della colonia. N elle cit-
me critico delle condizioni di vita delle popolazioni indigene tà' invece, gli indios sono costretti a parlare castigliano e
nella seconda metà del Settecento, accompagnato da un ap- ; ad uscire cOSI dalla loro cerchia ristretta. Altri ritmi, altri
pello alla diffusione dell' istruzione. Di volta in volta vengo- mestieri strappano l'indio dalla sua condizione: fattosi bar-

l
no chiamati in causa l'insufficienza e l'incompetenza di cura- biere, calzolaio, artigiano o falegname, viene per forza di co-
ti, /iscales e maestri di scuola o l'assenteismo del clero. Do-
44 se preso all'interno di altre reti di sociabilità e partecipa alla
po un aulico argomentare sui benefici dell' educazione (<< la modernità e al· fermento della vita cittadina di fronte alla
corretta educazione del bambino rende la giovinezza mode- quale le fantasie indigene scompaiono per sempre. Come in
sta e ben regolata, e la vecchiaia esemplare e proficua»), vie- Spagna, dove la gente delle campagne non ha del mondo c?e

I
ne proposta una soluzione vagheggiata dalla Corona e dalla una visione impoverita, cosi gli indios, a causa della loro hn-
gerarchia: niente meno che l'ispanizzazionedella popolazio- gua, sono prigionieri dell'ignoranza e non c'è« comut~.icaz~o~
ne indigena e l'aumento delle scuole di castigliano. «Se ci ne istruttiva» che possa aiutarli a lasciare le tenebre In CUI II
impegnamo nell'applicazione di questi due efficacissimi ri- ha sprofondati la loro condizione. Due secoli dopo Pedro
medi dell'istruzione dell'incolta nazione india, questa si ri- .~
~ Ciruelo che fu autore, ricordiamo, di un Trattato delle su-
prenderà nel giro di pochi anni dalla malattia dell'ignoranza perstizi~ni e delle idolatrie delle campagne spagnole, gli uomi-
da cui è afflitta e produrrà molti individui abili in grado di
rendere considerevoli servizi alla collettività»~'. Sostituite l ni dei Lumi riprendono dunque il tema dell' arretratezza
mentale e dell' opposizione tra cittadini e rustici aggiunge~­
incolta con idolatra e mettete dopo malattia il termine idola-
tria al posto di ignoranza, e riavrete il discorso degli estirpa-
1 dovi un tocco di modernità, ossia l'importanza della comunI-
cazione e degli scambi in una società plurietnica in cui il me-
tori del XVII secolo. Non c'è modo migliore per cogliere il scolarsi inevitabile delle popolazioni può, invece di costitui-
modo in cui i Lumi spazzano via il vocabolario antico e intro-
re un ostacolo, diventare una fonte di progresso.
ducono nuove preoccupazioni che mettono l'uomo al posto
Dobbiamo dire che non tutti condividono questa benevo-
della trascendenza. Invece che di idolatria, è ormai pili ba-
lenza paternalista. Ma tutti sono d'accordo nel giudicare il
nalmente questione di «usos o abusos y costumbres», di
«pratiche» pili o meno nocive 46, spesso giudicate «senza ri- « ritardo» delle popolazioni indigene in termini sociali e cul-
medio». La stessa stregoneria si trova in condizione di non turali - allora si diceva «politici» - e non pili «idolatrici». I
esser pili presa sul serio: «Che ci siano tanti stregoni e stre- danni dell'ubriachezza, i maltrattamenti, la corruzione sono
ghe come pensa il volgo, è opinione che corrisponde alla roz- annoverati insieme con l'ignoranza tra i flagelli, tra gli« acci-
~ezza del volgo» 47. E questo negli scritti di uomini di Chiesa. denti mortali» che colpiscono queste popolazioni e che le
E inevitabile pensare alla risonanza che in America può ave- autorità illuminate cercano di correggere. L'idolatria, nella
re avuto l'opera del benedettino spagnolo Benito Feijoo, il sua accezione cinquecentesca o nella versione che ne diedero
cui Teatro critico universal (1727-41) non si stanca di denun- gli estirpatori del Seicento, designava sia le manifestazioni
ciare le superstizioni popolari e «le pie immaginazioni che pagane di una società complessa, sia la mostruosa abilità
sono proprie della plebe ignorante» di una Spagna che an-
48
dell' eretico. In ogni caso significava rendere troppo onore a
cora timidamente si apre all'influsso dei Lumi. quelle popolazioni miserabili, a quelle masse anonime, ripu-
Per le Ande, Jorge Juan e Antonio de Ulloa, gli autori del- gnanti e senza passato da cui le élite illuminate dei territori
206 CAPITOLO SETTIMO LUMI 2°7
americani cercavano con cura di distinguersi di fronte all' o- credenze che si opponevano al cristianesimo o lo compene-
pinione europea. travano: l'idolatria coloniale designa in questo caso la con-
Naturalmente, bisognerebbe ricollocare queste preoccu- troacculturazione o il «sincretismo». Giustificando di volta
pazioni e questi atteggiamenti nella cornice della monarchia in volta la conquista dell' America, l'evangelizzazione, l'op-
illuminata dei Borboni, che nella seconda metà del Settecen- pressione coloniale, la decimazione delle popolazioni indi-
to tenta di sposare dispotismo e nuove idee per rinnovare e gene, la repressione delle «sopravvivenze» pagane e la com-
«modernizzare» il suo impero coloniale. Lo Stato impone partimentazione delle società locali, l'idolatria ha continua-
alla Chiesa le sue mire e i suoi scopi, i prelati vegliano sulla mente fornito una serie di alibi tanto comodi quanto vari.
«buona sorte» degli indios e si comportano da alti funziona- Impiegata come griglia interpretativa, essa ha anche permes-
ri della Corona in un mondo che perviene alla secolarizzazio- so di individuare nelle culture indigene dei punti topici, di
ne. In altre sedi abbiamo mostrato l'ostinazione con cui il circoscrivere ambiti da distruggere o su cui innestare l'im-
Messico dei Lumi, Chiesa e Stato indistintamente, aveva re- presa di cristianizzazione. In compenso, abbiamo l'impres-
presso le manifestazioni dellè culture popolari (indigene, sione che il.Settecento ispanico abbia finito per esaurire le
meticce e spagnole) e sviluppato dovunque l'istruzione pri- virtli strategiche, giustificative ed esplicative di questa cate-
maria~. Se nell'America spagnola gli scritti dei filosofi sono goria, tanto pili che essa rientra in un discorso teologico in ri-
proibiti, le loro idee penetrano ugualmente, portate da am .. basso in tutta l'Europa dei Lumi. Non che la categoria venga
ministratori e da un personale aperti all'influenza dei Lumi e cancellata completamente, né che scompaia dai processi di
a una modernità incarnata dalla Francia. Non è pili tempo di evangelizzazione di altre terre lontane. I missionari del Paci-
evangelizzazione, né di cristianizzazione. Ci si accanisce allo- fico partirono in guerra contro gli idoli e le idolatrie anco-
ra molto di pili nel cacciare i gesuiti che nel cacciare gli idola- ra in pieno Ottocento 51. E questi stessi missionari, cattolici
tri. Ma soprattutto - ed è questo il punto per noi -l'idolatria post-tridentini o protestanti, europei o anglosassoni, sanno
non riscuote pili successo presso il mondo letterato. Certo, ancora fare uso dello stesso linguaggio quando attaccano al
alcuni curati, alcune autorità continuano ad adottare il ter- giorno d'oggi i cristianesimi indigeni dell'America latina!
mine, ma pili per abitudine che per convinzione. L'idolatria Se l'idolatria non ha pili successo, quale altra nozione vie-
serve sempre meno a connotare il passato precortesiano e ne lanciata nel campo delle nuove idee dalla riflessione illu-
sempre meno serve a spiegare le malsane abitudini dei «po- minata? TI declino della nozione di idolatria è contempora-
veri indios» del XVIII secolo. Al massimo, questi indios sono neo alla lenta ascesa di quella di feticismo la cui storia appare
«superstiziosi», dove superstizione sta per ignoranza, nella altrettanto complessa'2. Limitiamoci a ricordare due o tre
misura in cui, in Messico - nelle Ande forse meno -l'esilità punti, sufficienti a chiarire il nostro discorso. La parola fetic-
delle tradizioni orali, l'oblio delle cose antiche e lo sviluppo cio (jetisso,feitizo, dal latino facticius) è antica, ma la nozione
di un cristianesimo indigeno rendono ogni giorno pili im- è di origine portoghese; em~rge a contatto con i negri d'Afri-
probabile qualsiasi ritorno di fiamma dell' idolatria. ca, che i portoghesi esplorarono nel xv secolo, si sviluppa nel
Seicento negli scritti dei mercanti olandesi che soppiantano i
portoghesi, e ispira a Charles de Brosses la su~ famosa opera,
Feticcio e feticismo: il cambio della guardia. Du culte des dieux fétiches (Paris 1757-60). E una nozione
nuova, senza precedenti, forgiata in un ben preciso contesto
All'inizio, i religiosi spagnoli e i conquistatori applicarono socio culturale, quello delle agenzie commerciali e delle tran-
il termine di idolatria alle società precolombiane. Questo fu sazioni di merci sulla costa africana, a differenza dell' idolo e
l'impegno assolto dal XVI secolo. Per quanto riguarda gli dell'idolatria che sono il prodotto di una lunga serie di eredi-
estirpatori del XVII, essi modificarono la portata di quella ca- tà culturali e intellettuali. .
tegoria per stigmatizzare i comportamenti, le pratiche e le La forza dell' eredità ha prevalso a lungo su quella della

J
208 CAPITOLO SETTIMO LUMI 2°9
novità. Né!' esperienza africana dei portoghesi, né quella Feticcio o idolo, l'essenziale, vale a dire il religioso, resta.
delle Isole (si pensi alla nozione di cemi elaborata da Colom- Mai fino ad allora le società messicane furono inserite tanto
bo, Pané e Pietro Martire) pesarono sul pensiero occidentale bene nelle caselle della storia delle religioni come nella Storia
del XVI secolo, che si accontentò di attingere dall'eredità an- antica del gesuita Clavijero. L'idolatria è liquidata. La pole-
tica e mediterranea quanto gli serviva per comprendere mica non va piti di moda, al pari del verdetto edificante e
l'America. La scelta fatta non era priva di significato: l'idola- moralizzatore. Restano la «religione» e il « religioso» di cui
tria stava a indicare la differenza, limitando al massimo lo non ci si stanca di dotare le popolazioni recentemente sco-
scarto; l'idolatria è la civiltà piti il diavolo, oppure la civiltà perte. È sufficiente percorrere la descrizione che Bougainvil-
senza il vero Dio ma con il culto (deviato) delle immagini, le ci lascia della religione degli indigeni di Tahiti. Tranne ra-
mentre il feticcio doveva designare l'arcaico, il preidolatrico, re eccezioni, a duecento anni di distanza e nonostante una
le pratiche e gli oggetti scelti dall'immaginazione fallace dei buona dose di Lumi, sembra di rileggere Colombo al suo ar:-
selvaggi a seconda delle circostanze fortuite. «Il feticismo rivo nelle Isole o anche Cortés che sbarca a Cozumel: «E
appartiene a quel genere di cose cosi assurde che si può dire molto difficile fornire delucidazioni sulla loro religione. Ab-
non lascino neanche la minima presa al ragionamento che biamo notato presso di loro delle statue di legno che pensia-
vorrebbe combatterle. A maggior ragione sarebbe difficile mo essere idoli; ma quale culto prestano ad esse? La sola ce-
addurre cause possibili di una dottrina cosi insensata»'3. Il rimonia religiosa di cui siamo stati testimoni riguarda i morti
feticismo all' inizio è costruito sulla materialità fisica di un [ ... ] Abbiamo posto ad Aoturu molte domande sulla sua reli-
oggetto (e sulla relazione che vi è collegata), quando invece gione e crediamo di aver capito che in generale i suoi compa-
l'idolatria non passa necessariamente attraverso l'idolo e trioti sono molto superstiziosi, che ai loro sacerdoti viene ri-
rientra in un discorso la cui logica alla fin fine è la nostra ... conosciuta la piti temuta autorità, che a prescindere da un
Come ho dimostrato in un altro lavoro '\ il punto è che in ef- essere superiore chiamato Eri-t-Era, Re del Sole o della Lu-
fetti la nozione di idolo, fissata dall'Antico Testamento, pri- ce, essere che non rappresentano con nessuna immagine ma-
gioniera del rapporto significante/significato e della nozione teriale, essi riconoscono diverse divinità, alcune benefiche,
di sostituto, resta povera, ripetitiva, stereotipata e, in ultima altre maligne L.. ] Quando la luna presenta un determinato
analisi, tanto poco soddisfacente da un punto di vista teori- aspetto [ ... ] sacrificano vittime umane»'7. E via dicendo ...
co, quanto poco operante sul terreno. Il feticcio offriva fin La passione evangelizzatrice si è spenta. Il sole senza Sata-
dalla fine del Settecento altri sbocchi (e altri vicoli ciechi) alla na. L'isola è percepita come il «giardino dell'Eden [ ... ] una
filosofia e all' antropologia, senza contare una sorprend~nte piana erbosa coperta di begli alberi da frutta, tagliata da tor-
posterità marxista - attorno all' idea di reificazione ~ e freu- rentelli che dànno una deliziosa freschezza L.. ] un popolo
diana - attorno all'idea di sopravvivenza infantile. In quel numeroso vi gode i tesori che la natura riversa a piene mani
periodo - il XVIII secolo - De Brosses diffonde il termine feti- su di esso ... »
cismo, con cui vuole esprimere la presenza tra i popoli primi- Ma allora lo sguardo « illuminato» è poi cosi radicalmente
tivi di culti diretti, senza mediazione, rivolti a oggetti, piante diverso da quello del XVI secolo o dal nostro? Niente di piti
o animali". La periodizzazione del «religioso» passerà da dubbio. Saremmo quasi tentati di riprendere a nostri fini le
quel momento per il feticismo - il feticcio è anteriore al dio, parole che il genio di Diderot. mette in bocca al tahitiano
il feticismo al politeismo ... - tanto piti che possono facilmen- Orou nel suo Supplemento al viaggio di Bougainville. Rispon-
te esserne studiate le manifestazioni, poiché, per conoscere dendo alle domande di un prete cattolico, evangelizzatore
la religione dei primitivi, basta andare a osservare i selvaggi «di turno», l'indigeno gli esprime la sua perplessità: «Non
che ancora sopravvivono'6. so cosa sia la cosa che tu chiami religione» '8.

~----------------------~-~_ __ .~-..~---~. •...


210 CAPITOLO SETTIMO LUMI 2II

Nel XVIII secolo, le reducciones degli indios guarani hanno


Missione. già un grande passato alle spalle, ma l'attività missionaria
prosegue al di là di questa regione per estendersi a tutta la
Molto prima che Bougainville approdasse a T ahiti all' e- Paracuaria, denominazione latina del Paraguay dei gesuiti i
poca in cui José de Arriaga, Hernandez Principe e moÌti altri cui limiti superano quelli del Paraguay propriamente detto.
estirpavano le idolatrie in PertI, la Compagnia di Gesti fon- In effetti, essa include le praterie e le foreste del Chaco, che
dava, nella regione compresa tra i fiumi Paranà e Paraguay occupa parte dell' Argentina, della Bolivia e del Paraguay at-
nel loro alto e medio corso, uno stato autonomo formato da tuali, il Tucuman, nel nordovest dell'Argentina sul margine
diversi villaggi (reducciones) abitati da indios guarani che vi- dei contrafforti andini, e a sud va a perdersi nelle pampas vi-
vevano sotto la protezione dei padri. Esperienza sociale sen- cino a Buenos Aires e perfino nell'immensa Patagonia fino
za precedenti, le «riduzioni» del Paraguay costituivano vere allo stretto di Magellano. Significa che i gesuiti concepisco-
e proprie enclaves che sfuggivano al controllo delle autorità no il loro terreno di missione in una prospettiva molto am-
militari e civili di Asunci6n e di Buenos Aires, cosi come alle pia. Esagerazione del tutto legittima in quanto Filippo V, de-
incu:sioni .dei I?a~m~uc.chi, come erano chiamati i porto~ sideroso di conoscere meglio le coste atlantiche meridionali,
ghesi cacciaton dI schIaVI. Mondo utopico dove il denaro inviò nel 1745 una fregata con l'incarico di recensire i porti
l'ubriachezza e le risse erano sconosciuti e dove uomini u~ naturali e gli accampamenti dei patagoni, sulla quale trova-
tempo cannibali e bellicosi si dedicavano pacifici ai lavori rono posto tre gesuiti illuminati. Dopo lunghe settimane di
~an.u~li, all' agricoltura e alla musica barocca. Queste mis- navigazione, gli spagnoli scoprirono una terra battuta dai
SIonI illustravano alla perfezione quanto il padre Muratori venti dove i sacerdoti sbarcarono alla ricerca di esseri umani.
chiamò «il cristianesimo felice»; Bougainville considerò «le Non vi trovarono che un rozzo sepolcro, adorno di fasce di
leggi delle missioni come il modello di un' amministrazione lana, sul quale giaceva il cadavere di un cavallo. La spedizio-
fa~t.a per d~re agli uo~~i la felicità e la saggezza» 19. Ebbene, ne non si dichiarò affatto vinta e spinse la propria curiosità fi-
gh mtereSSI c0t?merciali degli spagnoli e dei portoghesi, tra no alle isole Malvinas, che i rigori del clima rendevano ina-
le alt~e cose, spmsero la Corona di Spagna a operare un bru- datte a qualunque insediamento umano. Alla fine, i viaggia-
sco nesame della sua politica. Dopo pressioni considerevoli tori costeggiarono la Terra del Fuoco, abitata da selvaggi
le reducciones furono sciolte o distrutte con la forza una par~ scimmieschi, dove attraccarono spinti e obbligati dallo stato
te del loro territorio venne ceduta al Portogallo e n'el 1767 fu disastroso della chiglia della nave.
decretata l'espulsione dei gesuiti da tutto il continente. Come i loro predecessori, questi missionari moderni sono
Questi fatti storici, a causa delle passioni che sollevarono uomini da azione sul campo, capaci di sopportare situazioni
in Europa e nell'America coloniale, sono ben noti e non è no- estreme e abituati ad adattare gli insegnamenti teologici alle
stro intento riprenderli né cercare di valutare le conseguenze realtà concrete. Queste similitudini non devono però copri-
che.-poté avere la ~ar~enza dei I?issionari sui destini dei gua- re le differenze dovute al contesto storico e alla libertà d'a-
~ani e de~e altr~ tnbu della regIone. Invece quello che qui ci zione di cui il re li aveva investiti. In Perti gli estirpatori erano
Impo~ta e seguIre le trasformazioni del «religioso» come lo strumento privilegiato del potere coloniale; i gesuiti dei
dottrma e come strumento intellettuale in un' epoca in cui Lumi invece agiscono in base ai loro propri interessi, che nel-
l'influenza della Chiesa comincia a perdere terreno e in cui la maggior parte dei casi si scontrano con quelli dei governa-
per di piti, i missionari si trovano a doversi confrontare co~ tori e dei coloni spagnoli.,Dopo Dio, il re di Spagna resta il
popoli. da l<:>ro def~iti« bar~~ri», che sfuggono a ogni inter- loro unico interlocutore. E per questo che i loro scritti sono
pretaZIone Idolatnca. I gesUItI devono dunque concentrare i cosparsi di critiche nei confronti dell' ordine costituito e rag-
loro ~f?rzi ~u .du~ fronti radicalmente opposti, quello dei giungono una violenza che li rende decisamente sovversivi.
« cattIVI» cnStIani e quello dei selvaggi. Questa autonomia viene accentuata dal carattere cosmopoli-
212 CAPITOLO SETTIMO LUMI 21 3

ta del reclutamento dei sacerdoti; sono soprattutto degli te la stabilità coloniale sono per la maggior parte nomadi che
stranieri, come Dobrizhoffer o Paucke, ad attizzare con i lo- vivono di caccia e saccheggio, «senza fissa dimora, come gli
ro commenti le reazioni antispagnole della Compagnia, che zingari» 61. Grazie all' adozione in massa del cavallo, è aumen-
dovevano risolversi nello scontro finale con le autorità colo- tata la loro mobilità, e le praterie argentine si sono trasforma-
niali. te in un immenso Far West. È peraltro paradossale che l'in-
Allo stesso modo, gli indios della Paracuaria sono molto dicatore principale della loro barbarie, l'equitazione, sia il ri-
diversi da tutti gli idolatri fino ad allora incontrati dalla Chie- sultato della loro acculturazione. Mentre in Messico e in
sa e dagli spagnoli. Contrariamente ai messicani e ai peruvia- Peru gli indios, fatta eccezione per i nobili e i notabili, non
ni, i popoli dell'America australe sono veri e propri selvaggi. avevano il diritto di andare a cavallo, in questi vasti territori
È vero che in America l'Occidente aveva scoperto dei bar- l'assenza di controllo e la proliferazione dei branchi trasfor-
bari fin dal XVI secolo. Nella Nuova Granada, le behetrias mano dei raccoglitori-cacciatori in temibili cavalieri. Lo stes-
dell'ovest avevano fatto da contraltare ai civili incas. Sulla fa- so fenomeno è peraltro constatabile tra i chichimechi del
scia costiera del Brasile, francesi e portoghesi avevano sco- Messico e tra coloro che, piu a nord, divennero gli antenati
perto i feroci tupinambas, che «seguivano la loro inclinazio- dei pellirosse. Lo stato selvaggio è dunque questa libertà
ne naturale senza sottomettersi a leggi superiori» 60; nel nord estrema di cui godono gli uomini e gli animali non ancora ad-
del Messico e in Amazzonia, ai margini degli imperi civilizza- domesticati, che vagabondano come piu pare loro attraverso
ti, il disordine regnava selvaggio. Tutte queste tribu erano al- pianure in cui lo sguardo si perde. Stiamo attenti a non in-
trettanti esempi sconvolgenti di società senza dei né templi gannarci: malgrado la vertigine provata da alcuni missionari
(coerentemente peraltro con la griglia di Las Casas), che, a dinnanzi a questi spazi sconfinati, la loro visione del selvag-
seconda dei casi e degli osservatori, avevano qualche intui- gio non è romantica, per il semplice motivo che il selvaggio
zione sull' immortalità dell' anima, sul bene e sul male. I sel- non è buono ma crudele e in balia dei suoi istinti, e la sua « li-
vaggi dell' America australe appartenevano dunque a questo bertà perniciosa emana da una volontà completamente
nutrito gruppo di indios senza idolatria. estranea all' idea di asservimento» 62. Schiavi delle loro pas-
Tuttavia i selvaggi della Paracuaria presentano una pro- sioni, questi indios sono malvagi, ma perfettibili. In ogni ca-
pria originalità, cosi come lo sguardo occidentale che nel so i gesuiti raccolgono la sfida.
Settecento li prende in esame differisce da quello con cui I primi contatti sono sempre difficili. I selvaggi parlano
venivano osservati i cannibali del continente. Innanzitutto, lingue diverse e complicate; sono diffidenti quando non so-
questi indios sono anacronistici. Pili di due secoli erano tra- no apertamente ostili; l'idea di diventare sedentari li ripugna
scorsi dalla Conquista; sono passati i tempi dei processi del- quanto nessun' altra e i missionari assomigliano troppo agli
l'Inquisizione e delle scoperte delle idolatrie rurali, ormai odiati spagnoli perché possano prestar loro fiducia. Quando
definitivamente integrate, in un modo o nell'altro, a un cat- si stabiliscono i contatti, dei qui pro quo vengono a compro-
tolicesimo piu o meno rassicurante. Lo spirito dei Lumi è ar- mettere il buon seguito degli avvenimenti. Nel Chaco boli-
rivato nelle terre americane, ma, da quei dibattiti e da quelle viano, Dobrizhoffer deve spiegare al cacique che il suo paese,
politiche da noi prima brevemente ricordate, i selvaggi sono l'Austria, si trova molto lontano dalla Spagna e che, di conse-
esclusi. All' estremo sud del continente, le frontiere che sepa- guenza, egli appartiene a una razza del tutto diversa da quel-
rano le città e gli insediamenti coloniali dai barbari sono mal la degli uomini che sfruttano e massacrano gli indios; al ter-
protette dalle incursioni di questi ultimi, cosa che rende i tra- mine del discorso, il capo indigeno gli offre dei pani in rega-
sporti, le comunicazioni e gli scambi commerciali particolar- lo. Il missionario li accetta gentilmente e li restituisce subito
mente rischiosi. L'anacronismo degli indios del Chaco e del- nel caso che si tratti di regali avvelenati: «Les tomé con una
la Patagonia non si esprime in termini di ritardo culturale, mano y los devolvi suavemente con la otra». Lo scambio,
ma di primitività. Questi popoli che minacciano a ogni istan- forma primaria di comunicazione nel mondo indigeno, viene

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2I4 CAPITOLO SETTIMO LUMI 21 5

rispettato, l'uno avendo salvato la faccia e l'altro probabil- tratti barbari, avevano dei vocaboli che potevano essere in-
mente la vita. Poco tempo dopo, il sacerdote dà vita a una terpretati come riflessi di un'intuizione della divinità: «Solo
«riduzione ». In un altro luogo, un barbaro rimanda indietro al tuono attribuiscono un qualche carattere divino », questo
i missionari con il pretesto che nel suo paese crescono frutti era quanto Las Casas 6' aveva ricavato dalle testimonianze ge-
in abbondanza. «TI barbaro credeva che noi portassimo la suitiche del suo tempo. Da quell'epoca, peraltro anche a
fertilità del terreno», commenta Dobrizhoffer, divertito da causa dell'influenza del modello cinese, la rubrica ateismo è
una reazione che giudica ridicola 63. Imperturbabili, i gesuiti entrata nel pensiero filosofico occidentale, casella supple-
vantano i benefici dell' agricoltura e della vita nelle missioni, mentare della griglia «religiosa», per quanto si tratti di una
dove «ogni famiglia ha la propria casa». casella vuota, di uno spazio in bianco. Gli indios dell' Ameri-
Questa radicale trasformazione dei selvaggi in pacifici ca australe sono dunque decisamente atei: «totalmente atei-
agricoltori sarebbe una chimera se agli occhi dei missionari i stas sin conocer a Dios ni otra vida» 66.
barbari non avessero delle qualità connaturate. In effetti, se La ragione di questo ateismo sorprendente viene indivi-
l'uomo abbandonato ai suoi istinti è crudele, come attestato duata nel loro carattere pragmatico o anche in un'innata in-
dal cannibalismo di alcune tribu, dalle interminabili guerre capacità di astrazione, dovuta al fatto che capiscono solo
che gli indios ingaggiano tra loro e dalle scarificazioni che si «quello che vedono». Mentre contempla la maestà del cielo
infliggono - definite torture dai gesuiti, nel contesto del stellato, Dobrizhoffer si volta verso il cacique che gli stava ac-
XVIII secolo -, in compenso l'esistenza naturale che conduce canto e gli chiede: «Credi che una tale meraviglia sia frutto
fa di lui un essere sano e robusto. Restiamo stupiti nel vedere del caso?» L'indio lo sta a sentire mentre discorre con sag-
il posto che occupano le considerazioni fisiche nei racconti gezza intorno all'Essere supremo e al firmamento; poi, con
dell'epoca: colore della pelle, taglia, morfologia sono ogget- una semplicità disarmante, gli risponde: «I miei antenati
to di capitoli dettagliati in apertura delle opere, come una scrutavano la pianura per scorgere, in lontananza, le vacche
volta lo erano le «favole» degli idolatri. L'eccezionale vigore e i cavalli; l'ordine celeste non li tormentava» 67. Per i gesuiti
dei selvaggi è dovuto alla semplicità dei loro costumi: a diffe- precedenti, come Lozano e Sanchez Labrador, l'ateismo de-
renza degli europei decadenti, questi indios non si dànno a gli indios genera delle superstizioni. Sono opera del demo-
nessun tipo di piacere (<<no se entregan a ningun tipo de libi- nio? O dell'ignoranza che risveglia la paura irrazionale? Al-
do» 64) e 1'amore materno prevale sulla rozzezza degli usi. cuni segni equivoci possono far pensare all' esistenza di ido-
Cosi le madri allattano i bambini e non li affidano mai a delle latrie, come gli strani pali dai colori vivaci scoperti dai mis-
nutrici. Infine, questi uomini mangiano a sazietà, dando an- sionari in territorio vilela (nel nordovest dell' Argentina). Lo-
che prova di una proverbiale voracità; i loro alimenti si tro- zano, cronista ufficiale della Compagnia, liquida in poche
vano per cosi dire a portata di mano, poiché le vacche delle parole questa interpretazione: «Quei pali servono solo in
pampas, raggruppate in enormi mandrie, costituiscono la lo- tempo di festa, perché in nessun loro accampamento abbia-
ro principale selvaggina. C'è di che far sognare gli europei, mo trovato degli idoli» 68.
per i quali a quell' epoca la~arne resta ancora ùn genere di Questo cambiamento di prospettiva spiega come le muti-
alimentazione privilegiato! E dunque su questo sfondo posi- lazioni corporee, le scarificazioni e i tatuaggi, un tempo inse-
tivo' che contrasta con la pestilenza idolatrica o con la scon- rite dagli estirpatori tra le idolatrie, siano ormai solo dei riti
cezza ributtante dei popoli della vecchia colonizzazione, che disumani instaurati dalla tradizione e destinati a differenzia-
viene messa alla prova la missione dei gesuiti. re i vari gruppi gli uni dagli altri 69. Insomma, potremmo pa-
Come abbiamo detto, i selvaggi del secolo dei Lumi non rafrasare Lévi-Strauss e dire che questi segni corporali for-
hanno religione. Dobrizhoffer cerca invano nel loro vocabo- mano una rete di scarti differenziali tra termini dati come di-
lario una parola che traduca, sia pure approssimativamente, . scontinui. L'idolatria dei barbari si diluisce nel costume e
l'idea di Dio. Infatti guarani e tupinambas, nonostante i loro nella ripetizione di gesti abituali. Già nel XVI secolo, Duran
216 CAPITOLO SETTIMO LUMI

distingueva i comportamenti abituali dalle idolatrie propria- le cerimonie di queste società «avvolte dalle spesse tenebre
mente dette. Ma l'origine dei costumi barbari si perde nella del paganesimo o dell' ateismo» (gentilidad o ateismo) e si-
notte dei tempi e solo con molta circospezione alcuni gesuiti tuate ai margini del mondo dell'idolatria? Gli hechiceros so-
ipotizzano la presenza tra i selvaggi di tracce di una antica no i rivali dei gesuiti e per questo occupano un posto impor-
influenza peruviana, deformata o addirittura smarrita nel- tante in tutti i loro scritti, dal momento che ostacolano l'azio-
l'oblio. In alcuni casi il costume può anche acquisire una ne missionaria. Già nel Cinquecento, Las Casas e i gesuiti del
qualche rispettabilità. Cosi i gesuiti, per sopravvivere, adot- Brasile avevano constatato che «costoro sono i piti accaniti
tano le credenze locali senza preoccuparsi del loro carattere avversari dei predicatori del Vangelo» 73. Come tutti i loro af-
irrazionale. Per esempio, proibiscono di castrare il bestiame fini americani, questi stregoni parlano con il diavolo e pro-
e di abbattere gli alberi con la luna piena, per timore di ve- nosticano l'avvenire, possono anche ritrovare oggetti perdu-
derli deperire divorati dagli insetti parassiti: «Per me questa ti, guarire gli ammalati e trasformarsi in tigri. Insomma, pos-
credenza non fa difficoltà, avendola io sperimentata tante siedono le caratteristiche generali di quei personaggi desi-
volte L .. ] ne ridano pure i nuovi filosofi ... » 70. gnati dalla letteratura antropologica con il nome di sciamani.
Il caso delle pitture corporali è piti ambiguo a causa del- Tra tutti i loro tratti tipici, i cronisti del XVI secolo avevano
l'importanza dell'immagine e della rappresentazione nel cat- soprattutto insistito sulla funzione che svolgevano di profeti
tolicesimo romano. Anche in questo caso l'assenza di idoli e e àuguri, funzione pericolosa in virtti del sovvertimento del
di raffigurazioni viene colmata, per cosi dire, dal corpo del- tempo e dello spazio che implicava. Nel XVIII secolo, lo
l'indio, che le pitture rendono abominevole, a immagine del sguardo dei gesuiti verte principalmente sul ruolo terapeuti-
~iavolo da cui è posseduto, dice Lozano, ch~ a piti riprese in- co di questi guaritori, a cui i testi fanno riferimento come
SIste su questa rappresentazione diabolica. E divertente leg- «succhiatori» (chupadores), a causa del loro modo di proce-
gere in un altro testo 71 che gli indios consideravano dipende- dere, che consisteva nell' estirpare con la suzione l'agente pa-
re dalla magia l'abilità dei gesuiti nel riprodurre fedelmente togeno presente nel corpo del malato. Un tempo questi spe-
immagini di santi o fiori di stoffa « come se fossero veri». An- cialisti erano inquietanti, come lo sono del resto tutti coloro
cora una volta l'estetica - o casomai la bruttezza dei perso- che possono agire sulla malattia. Nel secolo dei Lumi, il loro
naggi - è una rivelazione di Dio o del diavolo. preteso sapere si è ridotto a nient'altro che a una frode. Il
Con i selvaggi della Paracuaria raggiungiamo il grado zero missionario, il cui successo dipende dal fallimento del chupa-
della religione. Qui mancano le parole per nominare l'Essere dor, bracca il suo rivale, scopre il suo arsenale di oggetti-
supremo o anche solo il «noumeno », parola che Dobriz- malattia - insetti, piume, fili, ciotoli - che l'altro del resto
hoffer prende da Platone per designare le « cose pensate» il. non fa niente per nascondere, e denuncia pubblicamente
In questo vuoto religioso aleggiano i temi tradizionali: ceri- l'impostura, senza che l'evidenza della frode riesca veramen-
monie, riti e hechiceros sono diventati delle rubriche di un te a scuotere la convinzione dei selvaggi nel fatto che qualsia-
catalogo di usi e costumi, i cui posti centrali sono riservati al- si uomo dotato di poteri eccezionali è in grado di lottare con-
le tecniche, alla guerra o alle ubriacature collettive. E allora tro la malattia concepita come un' aggressione esterna. Come
non è possibile evitare di stupirsi quando ritroviamo nel xx fare per scalzare l'influenza di questi guaritori? Nella loro
secolo, negli scritti che etnografi seri come Karsten e Me- modernità, i gesuiti esitano a servirsi di sostituti magici, co-
traux dedicarono a questi stessi popoli, pallidi discendenti in me quelle immagini miracolose di sant'Ignazio che tanto
agonia dei cavalieri che spargevano il terrore nelle pianure conforto avevano procurato alle popolazioni andine. Privi
l'immancabile categoria di religione, alla quale uomini ch~ però di qualsiasi rimedio efficace, a causa del limitato svilup-
ad essa avevano consacrato l'esistenza avevano tuttavia sapu- po della medicina del tempo, per sconfiggere il vaiolo o la tisi
to rinunciare due secoli prima. possono contare solo sull' aiuto di Dio. Di fronte a questa dif-
Ma, possiamo chiederci, a cosa assomigliano gli stregoni e ficoltà, i missionari propongono ai selvaggi l'alternativa della

t •
218 CAPITOLO SETTIMO LUMI 21 9

carità: i padri si recano dai malati abbandonati dai loro pa- sbocce alcoliche a base di idromele o di birra di carruba, ser-
renti per timore della contaminazione, organizzano i soccor- vita nei teschi dei nemici usati come coppe, trofei e bottino
si e alleviano, per quanto possono, le sofferenze degli indige- delle loro incursioni guerresche. Passato un po' di tempo
ni. Cosi, anziché estirpare superstizioni funeste, le rendono nella baldoria, in un' atmosfera assordante di grida e di fischi,
ripugnanti, offrendo in cambio dei rapporti umani fondati la convivialità volge in apocalisse: scoppiano risse un po' do-
su una morale nuova e su una nuova concezione dell'uomo. vunque, uomini che si trafiggono il sesso con lische di pesce,
Oltre alle credenze sciamaniche, i selvaggi condividono che ingurgitano urine miste a sangue, che inseguono donne e
altre superstizioni che vanno dall' ambito del delirio a quello bambini, che dànno fuoco ai pochi vestiti che hanno e si in-
del grottesco. La paura dei succiacapre e delle eclissi, le favo- sultano, si battono, si mortificano fino a crollare al suolo.
le sulle Pleiadi sono ridicole e assurde agli occhi dei gesuiti e Queste borracheras si svolgevano auspice il diavolo, che sen-
il racconto che ne fanno serve solo a distrarre il lettore e a za dubbio si divertiva a gettare i selvaggi nel baratro inferna'-
confortarlo in un sentimento di superiorità di fronte allo le. Ma ciò che attira 1'interesse dei missionari non è il ricono-
scarto intellettuale evidente che lo separa da quelle popola- scimento del marchio di Satana nascosto dietro a questi di-
zioni. Tuttavia, la perfettibilità dei selvaggi e la decadenza sordini, come era stato per Acosta un secolo e mezzo prima,
degli europei trasformano il riso in una smorfia, e i gesuiti ma la dimostrazione che lo scatenarsi delle passioni rivela un
non si lasciano sfuggire l'occasione di ricordare che l'educa- uomo primitivo impermeabile a qualsiasi intuizione divina.
zione e i buoni esempi avranno ragione di quella credulità in- Insomma, con le borracheras dei selvaggi, i gesuiti scoprono
fantile. Ben altra importanza è riconosciuta ai riti di ubriaca- che esistono delle creature «naturali» che non sono mai sta-
tura, le cui lunghe e gustose descrizioni costituiscono, con te sfiorate dalla grazia. Al limite, sembrerebbe addirittura
quelle della guerra, i momenti migliori delle relazioni gesui- che siano state abbandonate da Dio. ,
tiche. Abbiamo sottolineato l'importanza del cavallo nello svi-
In Messico e in PenI, il consumo rituale di bevande ine- luppo delle culture indigene della Paracuaria e della Patago-
brianti - la borrachera - era stata considerata la fonte delle nia. L'originalità delle società equestri e 1'abbondanza dei
idolatrie, a causa del carattere liberatorio dell' ebbrezza che cavalli che percorrevano bradi distese immense non poteva-
cancellava ogni censura e ogni ritegno, e soprattutto a causa no lasciare indifferenti i gesuiti. Lunghi capitoli vengono de-
del rafforzamento del sentimento di solidarietà provocato da dicati a questi cavalieri, ed è tale la simbiosi tra uomini e ca-
queste situazioni. Senza contare che la dimensione agonisti- valli che per forza si impone un paragone tra 1'addomestica-
ca di queste tenzoni in cui si beveva fino a uscire di senno era mento dell'indio e 1'addestramento del cavallo. Per entrambi
sostanzialmente contraria alle norme spagnole che regolava- sono usati gli stessi termini: amansar, suavizar, rendere doci-
no i modi del bere. L'ubriacamento collettivo è dunque un le, trasformare il loro timore istintivo in abitudine 74. La pri-
atto importante legato all'illusione, alla follia indotta, alla vi- ma tappa dell' addestramento umano consiste nel risvegliare
sione e alla sociabilità. Queste barbare borracheras si sottrag- la curiosità, non con una zolletta di zucchero ma con utensili
gono alle regole di precedenza e alle limitazioni statutarie preziosi: asce di ferro, scalpelli e coltelli, sconosciuti ai pri-
che i governi civilizzati dei messicani e dei peruviani avevano mitivi, permettevano di ridurre di molto il tempo di lavoro e
istituito per evitare gli eccessi dovuti all'ebbrezza. Tra i sel- lo sforzo che 1'accompagna. Questi regali attirano immanca-
vaggi, le bevute collettive frantumano la coesione sociale fi- bilmente gli indios, creando loro dei nuovi bisogni. L'erba
no a sfociare nell' anarchia. In effetti, all' apertura del ciclo del Paraguay, la celebre yerba male, può costituire un ap-
delle stagioni, o in occasione della vittoriosa fine di una bat- prezzato sostituto dell' alcool'). Aiutati in questo compito dai
taglia o di un qualche altro avvenimento significativo, le fa- guarani delle missioni, grandi produttori d'« erba », i gesuiti
miglie indigene, che normalment~ vivono sparse alla ricerca offrono con generosità questo infuso e il piacere provato dai
della selvaggina, si riuniscono e organizzano formidabili bi- selvaggi diviene rapidamente abitudine. A questo punto il

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220 CAPITOLO SETTIMO LUMI
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padre minaccia di privarli dell' erba se continuano a disertare pesci non possono restare a lungo fuori dall' acqua, allo stes-
la messa. Come spiega crudamente Florian Paucke, «a quel so modo i selvaggi languiscono se tolti dal loro habitat natu-
punto mi ritrovai con il mestolo in mano, perché dissi loro rale. Dapprima fu la madre a indebolirsi, presa da dolori reu-
che se volevano un po' d'erba, non avevano che da recarsi re- matici per spegnersi alla fine vittima della tisi; sua figlia, che
golarmente in chiesa» 76. Stessa funzione di esca è ricoperta era. arrivata «irradiando bellezza e vigore giovanile» di li a
dal tabacco. poco appassf, divenne scheletrica e a sua volta mori. Infine il
Metodi del genere sembrano del tutto irreprensibili, fratello fu sul punto di soccombere allo stesso destino; so-
quando si tratta di condurre l'indio al bene, e le astuzie piu pravvisse però al vaiolo, ma poco tempo dopo cominciò a es-
ingegnose sono preferibili ai «consigli teologici», che co- sere colto da insonnie, durante le quali gli apparivano la ma-
munque il selvaggio non capisce 77. Come nell' addestramento dre e la sorella per ricordargli che doveva battezzarsi. Che fu
del cavallo, il tono della voce è importante affinché il missio- quanto fece prima di esalare l'ultimo respiro. Questo av-
nario possa portare a buon termine il suo compito evangeli- venimento che commosse l'intero villaggio venne interpreta-
co. I selvaggi bisbigliano nelle faccende quotidiane e non tol- to, c'era da aspettarselo, come un segno della Provvidenza
lerano voci stridenti e autoritarie; sono altrettanto sensibili che permetteva ai padri di trovare nella giungla pagani mise-
alla musica, soprattutto al suono del violino, strumento pre- rabili per farne dei buoni cristiani 78.
diletto dai gesuiti. Grazie a queste maniere, la dolcezza pren- Ancora come nell' addestramento dei cavalli, l'addomesti-
de a poco a poco il sopravvento sullo stato selvaggio e gli in- camento del selvaggio richiede una collaborazione tra le due
dios si ammansiscono. A quel punto è possibile prepararli al parti in causa e un reciproco adattamento, atteggiamenti as-
lavoro che non può prescindere dall' agricoltura. I nomadi senti in tutte quelle situazioni di contatto fondate sulla forza
hanno difficoltà ad adattarsi a questo tipo di lavoro. Abban- e non sulla persuasione. Per condurre gli indios alla mansue-
donano le «riduzioni», passano giorni interi a inseguire la tudine, che si concretizza nel battesimo liberamente scelto
selvaggina e a cavalcare attraverso le pianure. I turni di lavo- dal neofita, il sacerdote deve spogliarsi delle proprie abitudi-
ro agricolo ispirano loro autentica ripugnanza, come se fos- ni. In molti casi la comunicazione fallisce e i gesuiti vanno in-
sero degli obblighi inutili, dal momento che la natura offre contro al martirio; quando invece i sacerdoti riescono a farsi
loro cibo in abbondanza. Per i gesuiti, questi comportamenti accettare, devono allora sopportare le canzonature dei bar-
sono segni di oziosità e insubordinazione. Esercitano perciò bari che si burlano della loro castità e li provocano su questo
la loro azione soprattut~o sui bambini i cui istinti possono terreno; sono costretti a piegarsi alla rude vita dei nomadi e a
ancora essere educati. E opportuno ricordare che, confor- sopportare gli insetti, la vera ossessione di questi europei. In-
memente allo spirito del tempo, l'educazione dei bambini è fine devono passare attraverso il rito iniziatico della «tavo-
uno dei piu importanti temi di riflessione. I gesuiti constata- la» e mangiare senza battere ciglio cibi ripugnanti sotto lo
no che i bambini sono allevati dagli indios al di fuori di ogni sguardo indagatore dei loro ospiti. Paucke è preso da un di-
costrizione; civilizzarli equivale allora a inculcare loro i limiti sgusto quasi invincibile davanti a una scimmia arrostita sen-
sociali della libertà individuale, come piu tardi il cittadino za che fosse né svuotata delle interiora né lavata; riesce poi a
Itard farà con il selvaggio dell' Aveyron. superare la nausea e a fare quanto doveva, aggiungendo per-
In alcune occasioni il passaggio dei barbari alla sedenta- fino frasi d'elogio. Questo autocontrollo è il prezzo da paga-
rizzazione ha effetti catastrofici. Nelle foreste di Chiquitos re per la conversione dei pagani 79. Fare ridere i selvaggi a
(Bolivia orientale), alcuni missionari scoprirono una madre proprie spese apre la strada alla missione.
con i suoi due bambini: separatisi dal gruppo dopo un vio- Ci si può domandare, rievocando il progetto missionario,
lento tafferuglio, vivevano di bacche e radici come animali dove si nasconde il «religioso» per questi gesuiti che non
silvestri. I padri li accolsero in una «riduzione», diedero lo- avevano idolatrie da estirpare e che operavano lontano dalle
ro dei vestiti e li nutrirono generosamente. Ma cosi come i istituzioni ecclesiastiche. La commistione culturale, osses-
222 CAPITOLO SETTIMO LUMI
223
sione dei loro predecessori, appare in questo contesto tanto to dei Lumi, è anche in qualche modo la categoria del «reli-
incongrua quanto gli argomenti intellettuali e le digressioni gioso» che si dissolve discretamente sotto la pressione di tut-
erudite sostenuti dalle opere di teologia. I selvaggi non han- to ciò che i missionari cercano di introdurvi, sotto il peso di
no nulla da mescolare. Non possedendo altro che semplici un progetto che nei suoi mezzi e nei suoi fini va considerevol-
utensili, non possono neanche riversare le loro paure .su mente al di là della salute delle anime e della dannazione dei
qualche oggetto, t;lé an~are ciò ch~ è ~nanim~t?, n~ investIre peccatori. Certo, in apparenza il discorso si mantiene stabile,
l'ambiente matenale dI una qualSIasI sacralita. DI fronte a « religioso» e religione dispongono ancora di un magnifico
questa mancanza di tutto, i ge~uiti fa?Uo al~r~ttanto c~n le avvenire all' interno delle scienze sociali. Ma è paradossale
loro concezioni, spogliandole dI tutto il pOSSIbile. Infatti alla constatare come siano stati degli uomini votati alla religione
fine l'unico scopo di queste missioni del XVIII secolo è, com~ a puntare il dito sui suoi limiti, molto prima che altri uomini,
aveva giustamente segnalato Sanchez Labrado~, quello. ~h spesso lontani dalla Chiesa e dal cristianesimo, ne raccoglies-
predicare «umanità e religione». Trasformare 1 selvaggI ID sero l'eredità, senza accorgersi che da molto tempo questa
esseri umani, insegnar loro a vivere in società con tutte l~ ~o­ era minata alla base dall'abbandono delle fondamentatomi-
strizioni che ciò implica, era questo il loro progetto «religIo- ste che la sorreggevano.
so». Ed è probabilmente questa la ragione per cui gli scritti
di questo periodo amano dil~n~arsi .sui se~tim~nti e le ~mo­
zioni degli indios: occhi che SI nempiono dilacnme, VOCI che
si incrinano, un' aggressività resa inoffensiva da una risata Schmidt (1987), pp. 14-16 .
l

improvvisa, tristezza, dolore, corruccio, abba~timento, so~~ 2 Don A. Calmet, Dissertation sur l'origine de l'idolatrie, in Commentaire littéral sur
tous les livres de l'Ancien et du Nouveau Testament, XI, Paris 1713, pp. 309- 24.
altrettante prove che i selvaggi della Paracuana sono uomIDI
3 Lettres persanes, in Montesquieu (1964), p. 77 (trad. it. Lettere persiane, Rizzoli,
che vivono. L'etnografia contemporanea, piti attenta al rela- Milano 1984).
tivismo culturale che agli universali, tarerà questi testi note- 4 Voltaire (19 64).

voli di ogni loro soggettività; questa soggettività tanto piti so- 5 Ibid., p. 226.(trad. it. p. 248 ).

spetta in quanto provenient.e ~a uomini.~i C~ies~,.cioè da os- 6 Ibzd., pp. 236, 335 (trad. it. pp. 259, 379).

7 Ibzd., pp. 333-34 (trad. it. p. 37 8 ).


servatori sprovvisti della mIDlffia autonta sCIentifIca ... I sen-
8 Ibid., p. 335 (trad. it. p. 379).
timenti e le emozioni non sono categorie serie: la religione,
De l'esprit des lois e Réponses et explications pour la Faculté de théologie, in Mon-
per 1'antropologia contemporanea, sarà cognitiva. 9
tesquieu (1964), pp. 704, 824.
Era un'utopia l'impresa dei gesuiti? Illor? progetto er.a lO Voltaire (1964), p. 23I (trad. it. pp. 252-53); Paul-Henry Dietrich barone di Hol-
generoso o illegittimo, autoritario o progressls.ta, ~ater~a~­ bach, La Contagion sacrée ou Histoire naturelle de la superstition, London 1768;
sta o rivoluzionario? Lasciamo questi problemI agli stonci e David Hume, The Natural History oJ Religion, London 1757.
li Voltaire (1964), p. 234 (trad. it. p. 257).
limitiamoci a constatare come, nella sua immersione nel u Schmidt (1987), pp. 20-2I.
mondo selvaggio, il cattolicesimo dei gesuiti ripensi la reli- 13 Voltaire (1964), p. 329 (trad. it. p. 373). Pensiamo ai lavori di Alfredo L6pez Au-
gione non come un insieme di istituzioni e di pratiche rituali, stin (Hombre-Dios. Religion y politica en el mundo nahuatl, UNAM, México 1973).
ma come una determinata concezione dell'uomo, messo di 14 Voltaire (1964), p. 329 (trad. it. p. 373).
fronte alle grandi questioni che piti tardi si posero le scienze 15 Ibzd., p. 336 (trad. it. p. 380 ).
sociali, vale a dire i rapporti dell'individuo con la collettività 16 Ibid., pp. 235, 227 (trad. it. pp. 258, 248-49).
a cui appartiene, dell' innato con l'acquisito, delle p':1lsioni 17 Ibzd., p. 333 (trad. it. p. 377).
18 Ibid., p. 114 (trad. it. p. 112).
con le loro repressioni ... Insomma - e questa è probabilmen-
19 De l'esprit des lois cit., in Montesquieu (1964), pp. 644-45.
te la lezione che ci viene impartita da quest'ultimo viaggio 20 Schmidt (1987), p. 24.
verso i confini del continente - non sono solo la nozione e il 21 Ibid., p. 2I.
termine di idolatria a essere abbandonati in questo Settecen- 22 Robertson (17 88).
224 CAPITOLO SETTIMO
LUMI
225
23 Munoz (1793).
24 JorgeJuan e Antonio de Ulloa, Resumen hist6rico del origen y sucessi6n de los In- 57 ~ouis-An~oine Bougainville, Voyage autour du monde, Union générale d'Edi-
tions, Pans 1966, pp. 214-15.
cas, in Relaci6n hist6rica del viaje a la América meridional [1748], Fundacion uni-
versitaria espanola, Madrid 1978, pp. IV-V. :: Denis ?i~erot, Supplément au voyage de Bougainville, ibid., p. 453.
2~ Ibid., p. VI. Bougamville, Voyage cit., p. 105.
26 David A. Brading, Los origenes del nacionalismo mexicano, Sepsetentas, México 60 Clastres (1987), p. 65, citando Nobrega.

1973, p. 55· 61 Lozano (1941), p. 106.

27 Boturini (1974); Veytia (1944). 62 ~id.-, p. 9?f, Dobriz~offer .(1?67), II, p. 2?6, parla anche del loro «amore per la li-
28 Johann Gottfried Herder, Ideen zur Philosophie der Geschichte der Menschheit, in erta, C.OSI orte c~eil servtZIO personale Imposto dagli spagnoli ispirava in loro un
Siimtliche Werke, XIII, Suphan, Berlin 1887 (trad. it. Idee perJa filosofia della sto- orrore msuperabile».
ria dell'umanità, Laterza, Bari 1992); Friedrich von Schlegel, Uber die Sprache und 63 Dobrizhoffer (196 7), I, p. 163.
die Weisheit der Inder, in Kritische Ausgabe, vm, Miinchen 1975. 64 Ibid., II, p. 41.

29 Margarita Moreno Bonett, Nacionalismo novohispano, UNAM, México 1983, pp. 65 Las Casas (r9 6 7), I, p. 65 2 .
69,73·
66 Lozano (1941), pp. 88-89.
30 Ibid., p. 83.
67 Dobrizhoffer (19 6 7), II, p. 7 0 •
31 Mier (1981).
68 Lozano (1941), p. 93.
32 Clavijero (1976).
69 Dobrizhoffer (1967), II, p. 40 .
33 Ibid., p. 200.
70 Ibzd., I, p. 335.
34 Ibid., p. 66.
71 IbM., II, p. 79.
3~ Ibid., PP:147, 150, 193-99.
36 Le6n y Gama (1792). li monolite di Coatlicue raffigura una dea della Terra, men- 72 I~z~., II, P: 9.3. ~ella filos?~ia di Kant il noumeno è l'oggetto della ragione, la real-
tre la pietra del Sole rappresenta il calendario rituale dei mexica. Leon y Gama si ta m.te~egibile, m OppOSIZIOne al fenomeno, che rientra nell' ambito della realtà
dedicò allo studio del loro simbolismo. sensIbile.
37 Ibid., p. 4. 73 Las Casas (1967), I, p. 653.
38 Brading, Los origenes cit., p. 69. 74 Dobrizhoffer (1967), I, p. 333.
39 Mier (1981), ID, p. 52.
75 L'erba. del Paraguay! Ile,x Paral..uayensis, pianta medic~ale, può essere assunta
40 Ibid., p. 50. anche m decotto; pOIch: le fogIte contengono un alcaloide, la caffeina, essa pro-
41 Benjamin Keem, The Aztec Image in Western Thought, Rutgers University Press, duce una certa assuef~~Ior~e. Nel XVIII secolo, l'infuso di «erba» era molto ap-
New Brunswick 1971, p. 304. prezzato no? solo dag~I m~IOs, ma anche dagli spagnoli; ancora ai giorni nostri, in
42 Jorge Gonzalez de Castaneda, Representaci6n humilde en favor de sus naturales, Paraguay e m Argentma SI fa uso corrente di questa bevanda.
México 1771, citato in Brading, Los origenes cit., p. 41. 76 Paucke (1944), II, p. 94.
43 Gruzinski (19 85). 77 Ibid., II, p. 57.
44 Ifiscales designati dai curati o dalle autorità indie erano indigeni incaricati della
78 Dobrizhoffer (1967), pp. 188-90 .
polizia spirituale della comunità.
79 Paucke (1944), II, p. 63.
4~ Archivo Generai de Indias (Sevilla), Audiencia de México, 1696, f. 65.
46 Pérez de Velasco (1766), p. 85.

47 Ibid., p. 83.

48 Citato in Manuel Tunon de Lara, Historia de Espaiia, VII, Centralismo, ilustra-


ci6n y agonia del antiguo régimen, Labor, Barcelona 1984, p. 352.
49 JorgeJuan e Antonio de Ulloa, Noticias secretas de América [1826], Turner, Ma-

drid 1982, 2 voll.


~o Gruzinski (19 88 ).
~1 In Polinesia nel XIX secolo, per esempio.
~2 Pietz (19 87).
53 Charles de Brosses, citato in Objets du fétichisme, in« Nouvelle Revue de psycha-
nalyse», 2, Puf, Paris 1970, p. 132.
54 Serge Gruzinski, La gue"e des images de Christophe Colombe à Biade Runner,
I492-20I9, Fayard, Paris 1990 (trad. it. La guerra delle immagini, SugarCo, Varese
1991).
55 Jean Pouillon, in Fétiches sans fétichisme, Maspero, Paris 1975, pp. 109-10.
56 A. M. lacono, Teorie del feticismo, il problema filosofico e teorzco di un «immenso
malinteso», Giuffré, Milano 1985.
DELL'IDOLATRIA 227

Conclusione no centrismo delle categorie di magia e di superstizione di


sacro e di profano, di naturale e soprann~turale, e peror~ la
Dell' idolatria causa di un' analisi di questi fatti all' interno dei rispettivi con ~
testi. Eppure, curiosamente, la religione come nozione uni-
versale non viene mai rimessa in discussione; essa emanereb-
Si tratta dunque di un sistema totale, che gli be dagli stessi fatti osservati: «Per quanto ci si interessi allo
etnologi si sono veramente sforzati di fare a studio della religione come a uno dei fattori della vita sociale,
brandelli, per ricavame istituzioni distinte, tra le
quali la piu celebre resta il totemismo. poco importa che l'antropologo sia credente o ateo, poiché,
ID entrambi i casi, l'unica cosa che può fare è riferire quello
CLAUDE LÉVI-STRAUSS, Il pensiero selvaggio.
che osserva» 2.
Tuttavia è proprio della pertinenza della religione come
Il nostro percorso termina nel momento in cui prende il categoria universale che i dibattiti suscitati dall'idolatria e
via in Europa un' altra avventura intellettuale, quella dello dalle idolatrie degli indios d'America ci spingono a dubitare.
studio scientifico delle religioni. La passione per i sistemi re- Rispetto alla ricchezza della storiografia spagnola dal XVI al
ligiosi degli australiani e delle tribu africane è contempora- XVIII secolo, il pensiero evoluzionista dell'Ottocento, per
nea allo sviluppo della scienza e dell'incredulità religiosa. 1?rillante che sia, ci appare particolarmente rigido e arido.
Questa antropologia religiosa sarebbe allora, come pensa Proviamo a ricapitolare i temi principali sviluppati dai diver-
Evans-Pritchard, la conseguenza di una crisi di coscienza si cronisti da noi presi in esame, cercando di individuare le
senza precedenti nella storia dell'umanità? Furono molte le difficoltà sollevate dal loro modo di presentare i problemi e
opere, oggi nella maggior parte dimenticate, pubblicate in di riprendere le questioni poste nei loro testi. Per prima cosa
Europa su questi argomenti. Muller, Spencer, Frazer e natu- conviene ricordare la distinzione che abbiamo stabilito con
ralmente Durkheim illustrano questo tentativo di affrontare Las Casas tra la religione concepita come un insieme artico-
la religione come un fatto sociale necessario e universale che lato di istituzio~i e il «religioso» fondato su una conoscenza
non fa piu obbligatoriamente riferimento a Dio. L'apporto innata di Dio. E quest'ultima conoscenza che è universale,
di questi pensatori è già stato analizzato da altri e non intra- almeno per Las Casas e per tutti coloro che, a titolo diverso,
prenderemo questo cammino. Ricordiamo soltanto che il to- si presentano come suoi eredi. Ovviamente l'affermazione
temismo, dopo il feticismo, diviene una nozione che consen- . non tiene piu quando ciò che la sostiene -l'esistenza di Dio o
te di pensare la religione in un senso piu ampio, inclusivo semplicemente la nozione di Dio - venga contestato o esclu-
delle istituzioni e insieme dei modi di pensare e delle emo- so in quanto dato non verificabile. Tuttavia il suo crollo ven-
zioni. Torneremo piu in là su questo punto. ne favorito proprio dall' antropologia religiosa dell'Ottocen-
In un testo famoso, Evans-Pritchard individua la causa to e del Novecento, che sostitui alla conoscenza innata di
del declino dell' antropologia religiosa, collocato dall' antro- Dio il bisogno (innato) di comprendere ciò che sfugge all' ap-
pologo nel periodo successivo alla prima guerra mondiale, prendimento immediato J. Il «religioso» diventa cosi una
nel disinteresse degli europei per i fenomeni religiosi: «reli- forma di attività intellettuale, la trascendenza di un aldilà del
gion has ceased to occupY men's mind» l. Oggi, alla luce dei sapere empirico che sostituisce a questo punto la trascen-
fatti che caratterizzano la scena politica di molti paesi del denza della divinità.
Terzo Mondo e non solo, queste asserzioni andrebbero rivi- Ma l'universalità della conoscenza innata di Dio va contro
ste per tornare su argomenti che restano sempre di attualità. la prova dei fatti empirici: nel XVIII secolo, i gesuiti scoprono
In effetti, che cos'è in gioco, quando si parla di religione? Lo l'esistenza di popolazioni che ne sono del tutto prive e che vi-
stesso Evans-Pritchard avrebbe potuto porsi questa doman- vono in una libertà totale, ascoltando soltanto ciò che viene
da, lui che, in maniera comunque esemplare, denuncia l'et- loro dettato dall'istinto. Di fronte alla difficoltà di formare il
228 CONCLUSIONE DELL'IDOLATRIA
229
pensiero dei selvaggi all' astrazione" i missionar! ad~tt.ano. un tanto preconcetta sfuggono costantemente alla presa, come
procedimento inverso e fanno dell am?re la VIa pr~vilegla~~ mostrano perfettamente gli scritti di Duran e di Molina;
alla conoscenza divina, arrivando COSI per altra vIa a eSItI D'altra parte, se l'idolatria in fin dei conti non è altro che
molto simili a quelli delle sofisticate elucubrazioni dei n~o­ una religione simile al cristianesimo per quanto fondata su
platonici. La religione si confon~e con la sfera delle emo~Io~
premesse false, in teoria dovrebbe essere possibile delimita-
ni e dei sentimenti, sfuggendo m questo modo a qualsIasI
re tutto quanto rientra nel suo campo e quanto invece ne re-
concettualizzazione; tra gli antropologi del primo Novece~­
sta fuori. Questa operazione si dimostra tuttavia infattibile,
to, Malinowski resta uno dei pochi a negare l'aspetto cogru-
4
poiché gli uomini che operano sul terreno scoprono tratti
tivo del «religioso».
idolatrici in tutte le attività indigene, comprese le piu banali.
Se ora rivolgiamo la nostra attenzione alle g.r~ndi civil~~
La forza dei fatti trasforma l'idolatria da immagine falsificata
del Messico e del Peru, constatiamo come la religIone, o pIU
precisamente la «falsa religione», vale a dire l'idolatria, della religione in un modo di vivere radicalmente diverso da
emerga dall'insieme dei fatti raccolti grazie alla grigli~ con- quello europeo. La lotta contro l'idolatria generalizzata assu-
cettuale dettagliatamente organizzata da Las Casas e dI volta me le dimensioni di un'impresa titanica; perciò la strategia
in volta riadattata dai suoi successori, griglia ricalcata sul pa- seguita dagli spagnoli consiste nell' indebolimento di questo
ganesimo antico, omeglio sull'interpretazione ~he s~ ne d~­ insieme e nella disarticolazione delle sue componenti. Il pro- _,._
va all'epoca. Questo punto merita una bre:v: ~Ig!eSSlone,.m getto è reso possibile dall' azione congiunta della conversio-
grado di mostrarci ancora una volta la r~latIvita dI una nOZIO- ne e della secolarizzazione. In questo modo alcune manife-
ne accettata nonostante tutto come eVIdente: «Non conce- stazioni difficili da sradicare, come le feste e i riti di passag-
pendo questa realtà onnipresente ch~ è la religione cor:z~ gio, si vedono private di quanto conferiva loro un senso (sa-
un'istituzione separata, gli indoeuropei non avevano term1ill crifici umani o animali, offerte, ancestralità ... ) e costrette a
per designarla». L'osservazione è di Benveniste~ che piu o~­ diventare espressione di un costume senza finalità precise, di
tre analizza il concetto latino di religio. AppoggiandosI su CI- una tradizione ridotta a un'inesauribile ripetizione di gesti.
cerone (De natura deorum), Benveniste afferma che all' origi- Altre attività, pili apertamente «religiose» (riti di adorazio-
ne «religio non designa la religione nel suo insieme », ma tra- ne, scongiuri, divinazione), devono essere estirpate e rim-
duce piuttosto «un' esitazione che trat~ie~e, uno scru.po~o, e piazzate, con esiti alterni, da sostituti cristiani (croci, imma-
non un sentimento che dirige verso un aZIone, o che InCIta a gini, eremi). Una volta giudicate neutralizzate, le pratiche in-
praticare il culto» 6. Disposizione interiore e non. prop.rietà digene divengono tollerabili, malgrado i clamori indignati di
oggettiva di alcune cose né insieme di credenze e ~I prat1che~ qualche ecclesiastico irriducibile, l'eco dei quali finisce per
la religio di Cicerone è ben diversa ?~ quella del pe?S~to~I spegnersi alla fine del Seicento. La «commistione », tanto te-
cristiani per i quali l'essenziale è stabilIre un legame dI pleta, muta dagli uomini di Chiesa del XVI secolo e di inizio XVII,
una dipendenza del fedele nei confronti di Dio, un'« obbli- s'impone rapidamente nella realtà dei fatti come l'unica vali-
gazione nel senso proprio della ~arola» 7. Mentre. Cicerone da risposta alla sfida rappresentata dall'idolatria. A nostro
collega religio a legere (<< raccoglIere, radunare, npor::are a avviso, piu che su una «commistione» di credenze, questo
sé») - interpretazione filologica a cui aderisce Benvenlste -, processo si basa essenzialmente sulla scissione tra sacro e
il cristianesimo spiega religio con ligare (<< legare»), trasfor- profano che la Chiesa proietta sulle culture indigene fin dal-
mando cosi radicalmente il suo significato. A questi slitta- l'inizio della colonizzazione. L'interpretazione data dalla
menti semantici andrà a sommarsi l'interpretazione delle Chiesa dei rituali di ubriacatura, la riduzione delle borrache-
«religioni» americane, in termini di idolatrie, concepite co-
me lo specchio deformato del cattolicesimo r?m~no. N 0t;l è <
dunque da stupirsi se i fatti passati al setacclO dI una gnglIa
ras a semplice abitudine all' alcool si inseriscono in questa
prospettiva, al pari della lettura delle credenze in termini pa-
tologici a cui non sfuggirà, come vuole la legge del contrap-

. ____L.
CONCLUSIONE DELL'IDOLATRIA
23°
passo, lo stesso cattolicesimo, nella sua versione popolare medicamenti, i pronostici di ogni tipo, gli aruspici che leggo-
dal XVIII secolo ai giorni nostri 8. no nel tempo atmosferico misteriosi segni che esulano dalla
Nonostante l'ampiezza della griglia di Las Casas, la reli- natura delle cose, la credenza nel destino, costituiscono al-
gione degli indios è cOSI difficilmente individuabile, come trettante minacce all' ordine del tempo e dello spazio istituito
campo specifico, che i cronisti si servono di argomenti tratti da Dio, ma inscritto ormai in leggi che si impongono agli uo-
dalla sfera del politico per spiegare gli stretti rapporti che le- mini e che in nessun caso possono essere da essi modificate.
gano l'idolatria con le forme di governo. Di qui l'importanza Queste hechicerias si contrappongono alla scienza, che a sua
concettuale delle behetrias, società la cui instabilità istituzio- volta però non rappresenta un campo separato da quello del-
nale riflette la mancata sottomissione degli uomini alle leggi la religione, in quanto il suo fine è l'interpretazione del mon-
naturali. In compenso, l'obbedienza a un signore autoctono, do cOSI come l'ha creato Dio. Se le hechicerias sono «false»,
l'instaurazione di una dinastia stabile che rappresenti incar- è perché rientrano nell' ambito diabolico della perversione
nandolo l'insieme del gruppo e ne stabilisca i fondamenti, fa- delle idee e dei sentimenti, il che comunque non le rende me-
voriscono la nascita o lo sboccio della religione. Si veda il no reali. Bisogna attendere il secolo dei Lumi perché i prodi-
modello incaico. gi satanici siano considerati credenze antiquate,_ se non addi-
Resta il dubbio relativo all' ordine delle istanze: per Cieza rittura superstizioni. Del resto è interessante confrontare he-
de Leon, il politico sembra precedere ..il «religioso »; per chizo (<< incantesimo»), che è il sostantivo spagnolo da hechi-
Garcilaso, invece, la rivelazione divina ispira l'Inca,che, cosi ceria, con il suo equivalente portoghese,feitiço, da cui derivò
illuminato, diventa l'artefice di un immenso impero fondato «feticcio ». I du.e termini condividono la stessa origine essen- .
su leggi morali. Notiamo infine che se da una parte il termine do entrambi collegati al latino facere, «fare». Mentre il ter-
«monoteismo» non vienemaiimpiegatodaicronisti.dall.al- mine portoghese ha finito per designare un oggetto investito
tra l'idea di corrispondenza tra potere secolare assoluto e re- di un potere «soprannaturale» l0, quello spagnolo è rimasto,
ligione è accettata anche dai missionari del secolo dei Lumi secondo noi, pili vicino alle concezioni antiche e medievali,
che, a prova lampante della fede dei selvaggi convertiti, invo- indicando fondamentalmente l'intervento umano sull'ordi-
cano la sottomissione di questi indios alla Corona di Spagna. ne naturale delle cose come, ad esempio, la «legatura» di
Ne risulta dunque che tutto ciò che si situa fuori dall'or- due esseri che non erano destinati a unirsi 11 e, nel Cinquecen-
dine, naturale, politico o divino che sia - dimensioni che del to, l'oltraggio morale recato all'umano libero arbitrio.
resto si sovrappongono -, rappresenta un sovvertimento Il termine di magia, o meglio quello di «arti magiche»,
dell'universo. Ancora una volta l'esempio delle borracheras, destinato a ricoprire un ruolo importante nell' antropologia
nelle loro manifestazioni estreme, illustra perfettamente, per moderna, nel Cinquecento e nel Seicento resta collegato a
la violenza anarchica da cui sono animate, le aberrazioni di hechiceria. L'autore del primo dizionario moderno della lin-
una società non solo contro lo Stato ma anche contro Dio 9. gua spagnola (I6II), Sebastian Covarrubias, ne fornisce due
Di fianco alle categorie di idolatria e religione, ne abbia- accezioni. Una, illustrata dai Re Magi, presenta questi perso-
mo incontrate altre ad esse collegate indissolubilmente: ma- naggi recuperati dal cristianesimo in veste di sapienti e non
gia, stregoneria e superstizione. In realtà, per fare riferimen- di incantatori; l'altra designa tutti i maghi di Persia e del re-
to alle prime due, la lingua spagnola dell'epoca utilizza l'uni- sto del mondo, che, con l'aiuto del diavolo, fanno (il corsivo
co termine di hechicerias che ricopre aree tanto diverse come è nostro) cose che sembrano oltrepassare la natura ordinaria 12.
lo sciamanesimo, la divinazione, la comunicazione con gli Allora parlare di hechiceria significa credere che l'uomo pos-
spiriti, l'astrologia e le tecniche terapeutiche. Ciò che acco- sa modificare l'ordine naturale. Nell'ottica dei cronisti, que-
muna tutti questi ~atti è la distanza che li separa dalle leggi sta affermazione viene sfumata, in quanto può essere accet-
naturali e la pretesa che hanno di modificarle: le cure fonda- tata da un punto di vista razionale solo facendo riferimento
te sulle parole e sui gesti, anziché sulla somministrazione di all' intervento del diavolo - essendo scontata, ovviamente, la
CONCLUSIONE DELL'IDOLATRIA 233
sua esistenza, cosi come quella di Dio. Quando il riferimento me già era avvenuto per la nozione medievale di ordine, o per
esplicito al diavolo è assente, il mago diventa un impostore. quelle a noi piu vicine, difeticismo o totemismo? Da questo
Questa sarà poi di fatto la posizione dei gesuiti del secolo dei punto di vista l'antropologia è molto conservatrice: Evans-
Lumi, che parlano di influenza diabolica solo in senso retori- Pritchard non esita ad attribuire ai suoi azande una teologia 13
co, senza crederci veramente. Ma non importa quanti ingan- e non ci si stanca mai di individuare dappertutto una serie in-
ni i missionari riescano a smascherare: i selvaggi restano im- finita di miti e di mitologie. Da parte loro, gli storici delle
permeabili alla dimostrazione. Ecco la prova lampante della «religioni popolari» stanno di solito molto piu attenti a Sop-
validità di quanto spiegato da Lévi-Strauss sulla magia, pesare il termine «popolare» che a precisare che cosa inten-
quando afferma che, al fine della sua comprensione, la frode dano per « religione» 14. Ma se tolleriamo cosi disinvoltamen-
non' è un elemento pertinente. Di passaggio notiamo che te riduzionismo e~ etnocentrismo, perché poi sorridere del
quando il cattolicesimo si libera dalle sue concezioni demo- gesuita messicano Clavigero quando consacra uno dei capi-
niache per diventare una religione «illuminata» - almeno toli della sua Storia antica del Messico ai dogmi dei mexica? Il
tra i gesuiti -, esso si allontana dalla comprensione della ma- suo modo di procedere non è poi tanto lontano dai nostri.
gia come capacità dell'uomo di intervenire sul determinisino Non si può non restare sorpresi dalla quantità di defini-
naturale, riducendola a una penosa impostura. zioni del «religioso» e della religione rifilateci dai migliori
specialisti con la tranquilla sicurezza di chi avesse ancora a
disposizione la bussola teologica e scolastica di cui invece es-
Della religione. si sono ormai privi. Queste definizioni, queste individuazio-
ni di temi «antichissimi», di «elementi invariati» 15 non fan-
Lo studio dell' idolatria ci ha condotto alle porte del XIX no altro che sollevare altri problemi, che spesso a loro volta si
secolo, quando essa offre lo spunto per scenografie e opere risolvono solo nel mistero delle parole e nella magia delle in-
liriche: la preghiera della Norma di Bellini non è forse una vocazioni: «una realtà assoluta [ ... ] il sacro, che trascende
delle ultime metamorfosi attraverso cui la vecchia griglia questo mondo, in questo mondo si manifesta e per ciò stesso
concettuale produce ancora una certa eco dentro di noi? Il lo santifica e lo rende reale» 16. L'affermazione per cui «l'uo-
seguito è piu noto, sia che si voglia seguire l'itinerario inau- mo delle società tradizionali è, beninteso, un homo religio-
gurato da Auguste Comte, dai folkloristi francesi, da Durk- sus» l7 possiede la seduzione pericolosa delle formule a effet-
heim, sia che si preferisca la pista anglosassone da Robertson to e impietosamente riduttive. Sostenere che la religione im-
Smith a Taylor, da Frazer a Evans-Pritchard ... plica un riferimento al sacro e al soprannaturale -« la religio-
L'antropologia culturale, e quella religiosa in particolare, ne è un'impresa umana volta all'istituzione di un cosmo sa-
poggiano su un paradosso che, al termine di questi capitoli, cro» 18 - non fa che spostare indietro il problema e accrescere
dovrebbe essersi fatto piu evidente: quello di avere aperta- la nostra perplessità poiché ci viene chiesto di accettare e di
mente abbandonato i postulati teologici e la maggior parte credere che il sacro sia una «qualità propria di un potere mi-
dei fondamenti concettuali che strutturavano la riflessione sterioso e terrificante che non appartiene all'uomo» 1\ «una
europea del XVI e XVII secolo, conservando però allo stesso realtà affatto diversa dalle realtà "naturali"» 20, o, in un altro
tempo la suddivisione a cui essi avevano dato vita. Non è for- registro, che sia una presenza che si contrapporrebbe a
se vero che continuiamo a interrogarci all'infinito sulla defi- un' assenza 21. A meno che il sacro venga spiegato in rapporto
nizione, l'origine, la persistenza, il declino, il bisogno e le al profano (o, variante, al «senso comune» 22) e che la dicoto-
funzioni della religione, senza fermarci a chiederci se dopo mia cosi postulata venga eletta, una volta per tutte, a fonda-
tutto questa categoria - culturalmente costruita e storica- mento di ogni impresa religiosa. Da questa scelta provengo-
mente datata - non esprima per caso un taglio e un approc- no professioni di fede che possono imbarazzare lo storico,
cio del reale suscettibili di essere rimessi in discussione, co- costretto ad ammettere che «il sacro e il profano sono due
234 CONCLUSIONE DELL'IDOLATRIA 235
modi d'essere del mondo, due situazioni esistenziali assunte un itinerario che ci porterebbe da Freud a Roheim, da Ro-
dall' uomo nel corso della storia» 23. Fare della religione la heim a La Barre e a Devereux 28. Ma l'elusione piu abile è for-
credenza in esseri spirituali 24 o in esseri e poteri sovrumani 25 se proprio quella che consiste nel sostituire al «religioso» la
non ci fa progredire granché, dato che a quel punto bisogna funzione simbolica. Il religioso come rappresentazione del
venire a sapere cosa si intenda per spirituale, sovrumano o mondo, come concezione di «un universo di significati co-
potere. Altrettanto discutibile è scoprire nella religione l'in- struito dall'uomo», come «formulazione di un ordine au-
sieme dei rapporti con l'invisibile (Dumézil). Ma è poi piu il- tentico del mondo» 29, «struttura morale della realtà» o co-
luminante tentare di ottenere la definizione di religione par- me «fonte di idee generali ma diverse sul mondo, su noi stes-
tendo da un confronto con la magia e la scienza? I lavori di si e sulle relazioni tra queste due sfere». Ancora, per Geertz,
Malinowski su questo punto lasciano perplessi. Le frontiere la religione sarebbe «un sistema di simboli che genera negli
non sono mai tanto nette come sembrerebbe al primo ap- uomini motivazioni e disposizioni potenti, pervadenti e du-
proccio, e nulla lascia pensare che i campi cost isolati posseg- revoli' che sembrano del tutto realistiche, tanto sono impre-
gano tutt~ quell' autonomia e specificità che si vuole loro ac- gnate di positività le idee generali che ne stanno alla base» }O.

cordare. E come se, sull' esempio delle altre scienze umane, Definizione cost vasta e astratta che potrebbe essere applica-
l'antropologia religiosa, e piu in generale tutta l'antropologia ta indistintamente al ruolo ricoperto dalla rivoluzione come
culturale, avesse collocato l'essere umano al centro delle sue progetto rivoluzionario in molti paesi del Terzo Mondo, alle
preoccupazionÌ, ma senza con questo rinunciare a una «me- dottrine populiste e nazionaliste, ai modelli trasmessi dalla
tafisica dell'infinito », che avrebbe assunto i colori piu neutri televisione, e via dicendo ...
del sacro, dell'antichissimo o dell'ineffabile. Compromesso Confessiamo tuttavia che ci assoceremmo ben volentieri a
spurio, poiché toglieva alle scienze religiose il rigore delle di- questa formulazione e che questa operazione elusiva è pro-
scipline che le avevano precedute e negava loro la coerenza babilmente giustificata. Inoltre sarebbe utile trarne una le-
interna delle scienze della società e dell'inconscio. Il capo- zione: se il «religioso» si riduce a una formalizzazione del
volgimento di campo operato dal pensiero occidentale alla reale, allora non possiede né la specificità, né l'omogeneità,
fine del Settecento fu dunque assai meno radicale di quanto né l'universalità sufficienti a ordinare la nostra comprensio-
pensava Foucault. . ne del mondo e della cultura. In queste condizioni sembra
Ma altri modi di procedere della ricerca sembrano sfuggi- difficile, per lo storico come per l'antropologo, maneggiare
re a questo capovolgimento e alle correnti ad esso collegate~ uno strumento concettuale tanto poco definibile quanto po-
Se è vero che di solito si mettono al riparo dietro l'etichetta co rigoroso. Quante volte abbiamo la sensazione che la sua
di antropologia religiosa, essi in realtà consistono nel diluire applicazione «selvaggia» e giornalistica a certe realtà sor-
«religioso» e religione in un' altra categoria, nell' assorbirli in prendenti o inquietanti (il risveglio un po' dovunque del
un altro campo della conoscenza, nel farli scomparire per «religioso», i famosi « integralismi» islamici e cristiani) con-
evitare di trovarcisi invischiati senza speranza. Potremmo tribuisca a renderle ancora piu ingarbugliate, quando invece
darne infiniti esempi. Si tratta della riduzione del «religio- vuole darci l'illusione di svelarne la natura! Magia di una pa-
so» al sociologico messa in atto da Durkheim, quando mo- rola che ciascuno usa a propri fini senza piu darne una vera
stra come la religione sia l'espressione del fatto sociale 26. Ma definizione e che presuppone un' interpretazione del reale
il «religioso» può anche essere ricondotto all'ideologico o 27 che forse non è o non è piu pertinente ... Magia di una parola
a una forma di alienazione. Il gesuita Acosta lo proclamava che conferisce all' Altro un aspetto arcaico con tanto mistero
già a proposito dell'idolatria india vista come un'idolatria- quanto basta per attirare l'attenzione del lettore o dello spet-
maschera. Sempre che il «religioso» non sia altro che qual- tatore ... È un discorso forse eccessivo, ma l'attuale incapaci-
cosa di psicologico, espressione culturalizzata di pulsioni, tà di analizzare questi revivals ci pone spesso non poche per-
tensioni e conflitti degli individui: bisognerebbe qui seguire plessità. È comprensibile che molti antropologi preferiscano

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CONCLUSIONE DELL'IDOLATRIA 237
evitare il termine rivolgendosi verso la credenza (Geertz), la dentali. Una secolarizzazione che dapprima muove dalla vo-
cultura (Devereux), la pratica rituale (Turner), le forme di lontà di dare la giusta collocazione al cristiano di fronte al pa-
classificazione (Douglas) Jl, i sistemi di rappresentazione, le gano, poi da quella di separare il temporale dallo spirituale,
logiche e le combinatorie, le procedure simboliche... Cosi infine da quella di staccare 1'ortodosso dal popolare super-
tanto e cosi bene che si finisce per perdere di vista il « religio- stizioso e sregolato 33. Come se la riforma protestante e quella
so» che sprofonda sotto il peso dei rapporti di potere, della cattolica prima, il confronto con le società amerindie e asiati-
parentela, dei lignaggi, dei sistemi simbolici e delle tassono- che poi, e infine la diffusione dei Lumi, avessero contribuito
mie di ogni genere. E forse è meglio cosi. ciascuno a modo suo a circoscrivere una sfera religiosa e fos-
Ed è anche comprensibile che Lévi-Strauss, anziché ela- sero riusciti a dotarla di un'identità propria, prima distin-
borare una teoria della religione, preferisca limitarsi a con- guendola e in seguito contrapponendola sempre pili radical-
frontare lo stregone con lo psicanalista, in un capitolo tutta- mente al resto della realtà, ormai identificata con il profano.
via intitolato: «Magia e religione», o proponga di privare i Secolarizzazione non significa peraltro abbandono del reli-
fatti religiosi di ogni loro specificità 32. A lui d'altronde va il gioso ma esprime piuttosto, come ~icord~ Vattimo, .il d~st!n~
merito di avere eliminato la religione dalla sua analisi del to- di una cultura che «continua a VIvere 1 contenutI religIosI
temismo, che Durkheim considerava pur sempre come la della tradizione come delle tracce, dei modelli nascosti e sfi-
forma elementare della vita religiosa. gurati' ma pur sémpre profondamente presenti» 34. Non c'è
perciò da stupirsi se oggi, in un periodo in cui il «religioso» e
la religione vengono sempre pili estromessi dal nostro quoti-
Niente tomismo, niente «religioso» ... diano, queste nozioni continuano a occupare un posto im-
portante all' interno delle nostre abitudini di linguaggio e di
Aneddoto. Alcuni anni fa un brillante storico del religioso pensiero. .
e del politico, rivolto a uno di noi, disse senza mezzi termini Intendiamoci bene. Non si tratta naturalmente dI negare
che solo il tomismo forniva la chiave del religioso. Boutade 1'esistenza di fenomeni che siamo abituati ad annoverare sot-
che aveva di mira la nostra ignoranza, paradosso, deliberata- to i termini di «religioso» e di religione. Se gli evangelizzato-
mente reazionario o realtà troppo evidente per essere perce- ri spagnoli hanno «inventato» le «religioni amerindie»,
pita? Come abbiamo cercato di ricordare, e senza risalire fi- questo non vuoI dire che le pratiche e i monumenti che han-
no a un lontano passato indoeuropeo, il «religioso» è l'ere- no visto , i racconti e i canti che hanno ascoltato non sono o
dità di un pensiero occidentale, clericale e medievale, il solo non furono ben reali. Il nostro discorso è diverso e, tutto
da cui può trarre la propria coerenza, il solo a conferire alla sommato, banale: vogliamo puntare il dito sulla relatività
categoria il suo primato ontologico. Il «religioso» costitui- della classificazione cosi operata e sull'usura di categorie ri-
sce una categoria inscindibile da un lungo percorso filosofi- prodotte in continuazione. Il religioso ha fornito una como-
co e dalle forme e pratiche culturali sviluppatesi in Europa e da cornice intellettuale. E per alcuni lo è ancora. Ma dovrà
nel mondo mediterraneo con le quali dovette confrontarsi. essere per questo una cornice-t ab li, che siamo condannati a
Inscindibil'e quindi dal pensiero dei Padri della Chiesa e di riprodurre e a trasmettere senza mai pensare di liberarcene?
san T ommaso e da un teocentrismo di pretesa planetaria che Non c'è bisogno di ricordare che già Clifford Geertz si stupi-
conferisce alla categoria la sua vocazione all'universalità e va dell' esiguità della riflessione teorica sulla nozione di reli-
all' atemporalità. gione (<<no theoretical advances of major importance» 35); al-
La traiettoria storica del« religioso» è d'altronde sconcer- lo stesso modo egli rilevava, come del resto abbiamo fatto
tante. È come se questa categoria avesse iniziato a precisare i anche noi, come essa si fosse separata dalle sue radici e de-
suoi confini e a esistere in maniera veramente autonoma man plorava come «l'individualità delle tradizioni religiose sia
mano che si verificava la secolarizzazione delle società occi- stata molto spesso diluita in modelli aridi e in altre insipide
CONCLUSIONE DELL'IDOLATRIA 239
categorie» 36. Ma allora perché non saltare il fosso? E fare interrogativi fondamentali a cui essa si collega. Considerata
astrazione dalle nozioni stesse di religione e religioso, per in questa prospettiva, la cristianizzazione delle popolazioni
sviluppare altri approcci in grado di rivitalizzare il nostro indie dell' America viene ad assomigliare a un gigantesco
sguardo, invece di annebbiarlo o pietrificarlo sotto il peso processo di dominazione, fondato sulla distruzione delle im-
dei luoghi comuni? magini dell' Altro (= i suoi idalz) e sull' imposizione di un nuo-
È passato già molto tempo da quando Lévi-Strauss disso- vo «ordine visivo» 39.
ciò il mito dalla religione e fece del totemismo non un'istitu- Anche l'antropomorfismo, inteso come modo di organiz-
zione distinta, ma una forma particolare di classificazione: zare lo spazio e il territorio o come proiezione esterna del
« L'errore di Comte, e della maggioranza dei suoi successori, corpo umano, potrebbe aprire un'ulteriore via di approccio
fu di ritenere pensabile che l'uomo avesse potuto popolare la alla morale e al simbolismo umani. E possibile esplorare le
natura di volontà paragonabili alla sua, senza attribuire ai culture indie senza passare per il « religioso», cercando inve-
suoi desideri certe proprietà di quella natura in cui si ricono- ce di comprendere i legami che si stabiliscono tra rappresen-
sceva; se avesse infatti posseduto all'inizio solo il sentimento tazioni del corpo e rappresentazioni del mondo 40. Possiamo
della propria impotenza, questo non gli avrebbe mai fornito seguire la via della malattia - e l'abbiamo fatto 41 - per arriva-
un principio di spiegazione» 37. E pili in là aggiunge: «la reli- re a una percezione specifica del rapporto con il mondo che
gione è una umanizzazione delle leggi naturali» o «l' antro- altrimenti ci sfuggirebbe. L'apprendimento del tempo offre
pomorfismo della natura». Insomma, l'uomo si attribuisce il un' altra via di accesso, nella misura in cui numerose società
potere di agire sulla natura (atteggiamento che da Las Casas indigene sembrano molto pili affascinate dal tempo che dal-
e dalla sua epoca era considerato tipico della magia) e, di ri- l'aldilà o da una qualsiasi altra sacralità: i loro dei sono spes-
mando, attribuisce alla natura dei poteri analoghi ai suoi. so un'emanazione del tempo e le loro concezioni dell' essere,
Cosi allora, per Lévi-Strauss, magia e religione sono le due della società e del mondo, sembrano costantemente inne-
facce di un'unica concezione, quella che vuole la natura a im- starsi su questo filone di pensiero.
magine dell'uomo. Stewart Guthrie 38 riprende queste idee e L'immagine e la comunicazione, il corpo, il tempo ... Si-
definisce la religione come «l'applicazione sistematica di un gnifica che le alternative alla griglia concettuale tomista e
modello umano a dei fenomeni che possono essere umani «lascasiana» sono tante e varie e che, ancora una volta, è suf-
come non esserlo ». Se l'operazione antropomorfica viene ficiente rileggere con attenzione i nostri cronisti per trovarne
accettata come generale o come inerente al sistema classifica- l'indizio, la traccia o il suggerimento. Resta ora da percorrere
torio' diventa indispensabile affrontare tutte le modalità di queste vie, convinti che lo studio della colonizzazione dell'A-
questa funzione. merica riservi ancora molte sorprese e che possa essere suo
Del resto è proprio in quest'ottica che la categoria di ido- compito operare da potente stimolo nei confronti di scienze
latria, grazie agli echi che sa risvegliare, ci sembra a tutt' oggi sociali troppo spesso apatiche.
ancora pertinente. Se la limitiamo alla sua relazione con l'im-
magine' essa pone il problema della rappresentazione, della
corrispondenza (o meno) dell' idolo con ciò che ne è all' origi- l Evans-Pritchard (I965), p. IOO.
ne, della verità di questa raffigurazione (che secondo i cano- 2 Ibid., p. I2I.
ni occidentali non può prescindere dal realismo) e dell' este- 3 Vedi Durkheim, ad esempio.
tica, sia che si tratti della forma concreta (come quella del 4 Bronislaw Malinowski, in The Role o/Magie and Religion (I931), citato in Guthrie
bulto, per esempio), sia che si tratti del risultato allucinato (I9 80), p. I82, afferma che la religione non è né cognitiva né pratica, ma è motivata
da bisogni emozionali e culturali.
della visione. In virtli del suo evidente etnocentrismo, la no- J Emile Benveniste, Le vocabulaire des institutions indo-européennes, Editions de
zione di idolatria ci spinge a riflettere sul significato dell'im- Minuit, Paris I969, voL II, p. 265 (trad. it. Il vocabolario delle istituzioni indoeuro-
magine (come prodotto specificamente occidentale) e sugli pee, Einaudi, Torino I976, val. II, p. 485).
CONCLUSIONE DELL'IDOLATRIA
24°
6 Ibzd., p. 269 (trad. it. p. 489). 33 Peter Burke, Popular Culture in Early Modern Europe, TempIe Smith, London
1979, pp. 212, 25 8 .
7 Ibid., p. 272 (trad. it. p. 491).
34 Gianni Vattimo, Myth and the fate ofsecularization, in «Res », 9, primavera 1985,
8 A partire dal XVIII secolo, le credenze e le pratiche religiose popolari sono state
considerate come eccessive, superstiziose e, in certa misura, deliranti. Citiamo P·34·
soltanto, in mezzo alla vasta bibliografia su questo argomento, i lavori di Pierre Ja- 35 Geertz in Banton (1973), p. 1.
net sui deliri mistici, descritti in molte sue opere; l'articolo di Carmen Bernand, 36 Ibid., p. 39.
Janet exorciste: obsessions et possessions sous la IIre République, in «Cahiers de 37 Claude Lévi-Strauss, La pensée sauvage, Plon, Paris I962, pp. I91-92 (trad. it. Il
sociologie économique et culturelle», Le Havre, dicembre 1987, pp. 93-102, cosi pensiero selvaggio, li Saggiatore, Milano 1964, p. 241)·
come l'opera di Giordana Charuty, Le couvent des fous, Flammarion, Paris 1985.
38 Guthrie (1980), p. 187.
9 Qui portiamo all' estremo il discorso di Hélène Clastres (1987), che a buon diritto 39 Cfr. Gruzinski, La guerre des images cito
dice, p. 80: «gods can hide religion», senza con questo mettere in discussione la
nozione stessa di religione. -IO Per il Messico, ci rifaremo allo studio, purtroppo non tradotto in francese (né in
italiano), di Alfredo L6pez Austin, Cuerpo umano e ideologia. Las concepciones de
lO Nel capitolo settimo abbiamo ricordato l'importanza che il feticismo ricopri nel los antiguos Nahuas, UNAM, México 1980,2 volI.
XVIII secolo nella concettualizzazione della religione dei primitivi; Auguste Com-
41 Carmen Bernand Les Renaissances de Pindilig. Anthropologie de la déculturation
te, agli inizi dell'Ottocento, considera il feticismo la prima tappa dello stato teolo-
d'une population 'indigène des Andes d'Équateur, Université de Paris VII, Paris
gico e, di conseguenza, del pensiero dell'uomo, nella quale gli oggetti sono presi
per ciò che non sono. Cfr. anche Pietz (1987). 198I, voI. III.
11 Tutto il pensiero magico del Rinascimento, erede dell' Antichità, riteneva che, tra-
mite procedimenti segreti, fosse possibile «legare» due esseri, che da allora in poi
sarebbero divenuti inseparabili.
12 Sebastian de Covarrubias, Tesoro de la lengua espaiiola, Madrid 16II, ristampato
in edizione facsimilare da S. A. Horta, Barcelona 1945.
13 Edward Evan Evans-Pritchard, Essays in Social Anthropology, Faber and Faber,
London 1962, p. 162.
14 Carlo Ginzburg, Premessa giustificativa, in Religioni delle classi popolari, in
«Quaderni storici», 41, maggio-agosto 1979, pp. 393-97·
15 Eliade (1967), p. 170 (trad. it. p. 158).
16 Ibid., p. 171 (trad. it. p. 159).
17 Ibid., p. 18 (trad. it. p. 22).
18 Berger (1967), p. 25.
19 Ibid.
20 Eliade (1967), p. 14 (trad. it. p. 18).
21 Rémo Guidieri, L'abondance des pauvres, Editions du Seuil, Paris 1984, p. 179.
22 Geertz in Banton (1973), p. 38.
23 Eliade (196 7), p. 18 (trad. it. p. 21).
24 Taylor, Primitive Culture cito
25 Spiro in Banton (1973), p. 94.
26 Emile Durkheim, Les formes élémentaires de la vie religieuse, Puf, Paris [1912]
1968 (trad. it. Le forme elementari della vita religiosa, Milano 1963).
27 Marc Augé, Génie du paganisme, Gallimard, Paris 1982, pp. 40 sgg.
28 Cfr., ad esempio, Weston La Barre, The Ghost Dance. The Origins ofReligion, A
Delta Book, New York 1972.
29 Geertz in Banton (1973), p. 23.
30 Ibld., p. 4.
31 Mary Douglas, Purity and Danger. An Analysis of the Concepts of Pollution and
Taboo, Routedge and Kegan Paul, London 1979 (trad. it. Purezza e pericolo, liMu-
lino, Bologna 1975).
32 Claude Lévi-Strauss, Anthropologie structurale, II, Plon, Paris 1973 (trad. it. Le
forme elementari della vita religiosa, Comunità, Milano 1963).

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