IL DIAVOLO
NEL MEDIOEVO
FO N D A ZIO N E
C E N T R O IT A L IA N O DI S T U D I
S U L L ’A LTO M E D IO E V O
SPOLETO
2013
INDICE
landisti: confluito nel IV tomo del mese di giugno degli Acta San
ctorum, per le cure di Papebroch ed Henschen, vi avrebbe occupato
quasi 180 pagine della edizione a stam pa2. Sintomo delle rivalità
tra eruditi che costellano il periodo - la guerra dei manoscritti - ,
l’estensore del Commentarius praevius osserva che il padre fondatore
era riuscito a ottenere con grande fatica il Codex luliacensis, gelosa
mente custodito dai canonici di Colonia, e aggiunge, non senza una
punta di compiacimento, che esso era stato già rifiutato al certosino
Georg Garnefelt ( f i 637), noto studioso delle Vite dei padri del de
serto 3. Ma quali potevano essere le ragioni di un’attenzione così
urgente nei confronti di un libro notturno, inquietante, quasi bar
baro nella sua violenza, che anche uno dei suoi pochi lettori moder
ni, Kurt Ruh, giudica il prodotto di una mente infantile e impres
sionabile, « un fenomeno di isteria al massimo grado » 4, un caso
patologico più che mistico?
Negli stessi anni in cui il Bolland copiava il codice di Colonia,
con grave disappunto del generale Vitelleschi, amante di un « ec
cesso di riserbo » piuttosto che di uno « zelo indiscreto » 5, una
piccola pattuglia di gesuiti era stata inviata a Loudun a esorcizzare
le venti suore orsoline possedute dal demonio 6. La condanna al ro
go, nel 1634, del curato Grandier, accusato di stregoneria e ricono
2 De beata Christina Stumbelensi, in AASS, Iunii, IV, Antuerpiae 1707, pp. 270-454.
3 Commentarius praevius, ibid., p. 271. Per l’opera del Garnefelt, cfr. Ulucidationes sacrae
in quinque Libros de Imaginibus Antiquorum Eremitarum ... Autore R.P.Fr. Georgio Garnefelt ...
Accessit item Vita S. Ioann. Chrysost., Coloniae Agrippinae, apud Antonium Boètzerum,
1621.
4 K . R u h , Storia della mistica occidentale, II/3: Mistica femminile del X II e X III secolo, Mi
lano, V ita e pensiero, 2002, p. 121. Il libro di Pietro di Dacia è stato sino ad oggi studia
to da autori di lingua svedese, con un’ottica rivolta a valorizzare “un monumento” della
letteratura medievale scandinava. Per la bibliografia relativa, si veda infra, nota 65.
5 « Se non potessi evitare i difetti opposti né raggiungere il giusto mezzo, il mio ca
rattere mi porterebbe a preferire l'eccesso di riserbo a uno zelo indiscreto, e preferirei esse
re troppo timido piuttosto che troppo audace o temerario » (lettera del 12 settembre
1623; A R SJ, Gali. 41, f,125v, ed. in de C erteau , Fabula mistica cit., p. 343). De Certeau
sottolinea che le misure di cautela adottate dall’Acquaviva nei confronti dei mistici al
tempo del generalato del Vitelleschi diventano ormai lotta aperta e il nuovo generale
inaugura una vera e propria crociata contro le “devozioni straordinarie”.
6 Cfr. M. de C erteau , L a possessione di Loudun, trad. a cura di R. L ista , Bologna, 2011
IL DIAVOLO NELLA LETTERATURA MISTICA DEL DUECENTO 267
(ed. orig. L a possession de Loudun, éd. revue par L. G iard , Paris, 2005). A questa edizione si
rinvia anche per la vastissima bibliografia sul caso Loudun.
7J . J . S u r in , Correspondance, ed. M. de C erteau , Paris, Desclée de Brower, 1966, p.
1 2 0 5 . Ma sul suo metodo di direzione spirituale, cfr. anche I d ., Guide spirituel, ed. M. de
C erteau , Paris, 1963.
8J . M ichelet , L a strega, trad. a cura di P. C usumano - M . P arizzi, Milano, 2011, pp.
233-247 (ed. orig. L a Sorcière, Paris 1862, pp. 269-291; rist. Paris, 1966, pp. 195-207).
268 ALESSANDRA BARTOLOMEI ROMAGNOLI
13 Vita Mariae Oigniacensis, Supplementum, Auctore coaevo Fr. Nicolao, Canonico Reg
lari coenobii Cantipratani. Ex MSS et editione Arnoldi Rayssii, in AASS, Iunii, IV, An-
tuerpiae 1707, pp. 666-676:670: « Multos enim in Lotharingiae partibus, ubi maxima
sanctitatis copia est, Religiosos Religiosasque vidi atque cognovi, quorum etiam visiones
atque visitationes secretas accepi, utpote homo illis in partibus educatus; sed nullam inter
omnes personam, solum hac excepta, quam aliquando deceptam fuisse non novi. Quid er
go? N um quid parvipendendae sunt Dei in omnibus revelationes? Minime, imo certe plu
rimum venerandae, et qui eas spernit, Christum despicit revelantem. Sed cum versutias
inimici detegimus, audientium corda in talibus praemunimus, et ab his exceptam Christi
famulam glorianter attollimus ».
Come anche recentemente è stato ricordato, si suole ascrivere a Jean Gerson la pri
ma compiuta elaborazione dottrinale sui criteri di un corretto discernimento spirituale.
Cfr. M. V a n n in i , L a discretio spirituum tra Gerson e la devotio moderna, in G. F iloramo
(ed.), Storia della direzione spirituale. III. L ’età moderna, a cura di G. Z a rri , Brescia, 2008,
pp. 57-83. Senza sottovalutare l’importanza decisiva della riflessione del maestro parigino
in materia, un vero e proprio snodo anche sotto il profilo ecclesiologico, bisogna tuttavia
sottolineare che le questioni da lui sollevate avevano radici antiche già nel tempo medioe
vale. Il processo di acculturazione e di disciplinamento delle idee e dei comportamenti re
ligiosi fu infatti lento, e le sue premesse strutturali devono essere indagate almeno dalla
fine del secolo X III. Il problema della "vera e falsa santità”, dell’origine genuinamente so
prannaturale delle visioni, della verifica e legittimazione della parola femminile si pose as
sai precocemente a confessori, agiografi e inquisitori medioevali sia a livello speculativo
che nella prassi concreta. E già dagli inizi del Trecento alcuni autorevoli documenti papali
si erano espressi in termini assai netti in merito ai rischi che si annidavano in esperienze
spirituali autonome dal magistero della Chiesa. Nel 1311 vi fu un primo pronunciamento
ufficiale in materia al Concilio di Vienne, mentre Benedetto X II nel 1336 emanò la costi
tuzione Benedictus Deus, in cui veniva negata la possibilità della visione beatifica su questa
terra. Su questo, rinvio ad A. B artolomei R omagnoli, Mistica e costruzione della memoria: da
Chiara da Montefalco a Francesca Romana, in Chiesa e Storia. Rivista dell’Associazione Italiana
dei Professori di Storia della Chiesa, 2 (2012), pp. 109-135.
IL DIAVOLO NELLA LETTERATURA MISTICA DEL DUECENTO 271
15 Per un census delle agiografie duecentesche nella diocesi di Liegi, cfr. A. B artolomei
R omagnoli, Vitae matrum: agiografia e mistica nel Brabante del Duecento. Proposte per una edi
zione, relazione presentata al X Seminario di storia della mistica della Fondazione Ezio
Franceschini, su L a lìngua dei mìstici. Edizioni di nuovi testi e progetti editoriali per una ecdotica
della letteratura estatica e delle sue testimonianze (Firenze, Certosa del Galluzzo, 18 maggio
2012), in corso di stampa. Sia pure limitato al dossier cisterciense, resta sempre da vedere
il classico studio di S. R oisin , L ’hagiographie cistercienne dans le diocèse de Liège au X III‘ siede,
Louvain-Bruxelles, 1947 (Université de Louvain. Recueil de travaux d ’Histoire et de Phi-
lologie, 27).
16 Fondamentali al riguardo sono gli studi di Claudio Leonardi, adesso confluiti nella
raccolta di saggi Agiografie medievali, a cura di A. D egl ’I n no centi - F. S anti, Firenze, 2011
(Millennio Medievale, 89 - Strumenti e studi, n.s., 28). Per una rassegna delle agiografie
mistiche di area italiana, si rinvia ad A. D eg l ’I n n o c en ti , Mistica e agiografia, in II Liber di
Angela da Foligno e la mistica dei secoli X III-X IV in rapporto alle nuove culture. Atti del X L V
Convegno storico internazionale (Todi, 12-15 ottobre 2008), Spoleto, 2009, pp. 355-383;
E ad ., Modelli di santità femminile fra X III e X IV secolo, in Santa Chiara da Montefalco monaca
agostiniana (1268-1308) nel contesto socio-religioso femminile dei secoli XIII-XIV. Atti del Con
gresso internazionale in occasione del V II centenario della morte di Chiara da Montefalco
(Montefalco - Spoleto, 25-27 settembre 2008), a cura di E. M enestò , Spoleto, 2009 (Uo
mini e mondi medievali, 17 - Convegni, 2), pp. 123-142.
272 ALESSANDRA BARTOLOMEI ROMAGNOLI
M a r ia d i O i g n i e s , l ’ e s o r c is t a
eum undique protegentem. Et licet homo ille morte praeventus peregrinationem suam
non perfecisset; magna pars purgatorii, eo quod voluntatem haberet, nec stetit per eum,
eidem Crucesignato dimissa est, sicut sanctae mulieri Dominus revelavit ».
21 A. V auchez , Diables et bérétiques: les réactions de l'église et de la société en Occident face
aux mouvements religieux dissidenti, de la fin du X ' au début du X II‘ siècle, in Santi e demoni
nell’alto Medioevo Occidentale (secoli V-XI), Spoleto, 1989 (Settimane del Centro italiano di
studi sull’alto Medioevo, 36), pp. 45-60.
22 Vita Mariae Oigniacensis, Prologus, p. 638.
23 Ibidem.
IL DIAVOLO NELLA LETTERATURA MISTICA DEL DUECENTO 275
24 Passio Perpetuae et Felicitatis, ed. A. B astiaensen , in Atti e passioni dei martiri, Milano,
1998, 4, p. 120: « Et erat sub ipsa scala draco cubans mirae magnitudinis, qui ascenden
tibus insidias praestabat et exterrebat ne ascenderent. Ascendit autem Saturus prior, qui
postea se propter nos ultro tradiderat, quia ipse nos aedificaverat et tunc, cum adducti su
mus, praesens non fuerat. Et pervenit in caput scalae et convertit se et dixit mihi: "Perpe
tua, sustineo te; sed vide ne te mordeat draco ille”. Et dixi ego: “N on me nocebit, in no
mine Iesu Christi”. Et de sub ipsa scala, quasi timens me, lente eiecit caput; et quasi pri
mum gradum calcarem, calcavi illi caput, et ascendi ».
25 Cfr. P alladio , L a storia lausiaca, ed. G . J . M. B a rtelin k , Milano, 1975: « È necessa
rio ricordare in questo libro anche alcune donne di virile tempra ywamcòv avógeCwv, alle
quali Dio ha concesso la grazia di sostenere lotte uguali a quelle degli uomini, affinché
non si possa addurre come pretesto che esse sono troppo deboli per esercitare perfettamen
te la virtù. Di queste ne ho vedute molte, e ho incontrato molte donne di nobile carattere,
sia vergini che vedove ». Sulla tipologia della mulier virilis resta una lettura di riferimento
E. G iannarelli, L a tipologia femminile nella biografia e nell’autobiografia cristiana del IV secolo,
Roma, Istituto storico per il Medioevo, 1980 (Studi storici, 27), ma cfr. anche C. M azzuc -
co, E fu i fatta maschio. L a donna nel cristianesimo primitivo, Firenze, 1989.
26 Sull’allontanamento dei demoni dalla città in età tardoantica, quando « propaganda
cristiana e virtus degli uomini di Dio sembrerebbero non aver lasciato loro altro spazio - e
anche questo precario - se non la solitudine delle selve e la credulità della rusticitas », cfr.
A. M. O rselli, Santi e città. Santi e demoni urbani fra Tardoantico e alto Medioevo, in Santi e
demoni nell’alto Medioevo Occidentale (secoli V-XI), Spoleto, 1989 (Settimane del Centro ita
liano di studi sull’alto Medioevo, 36), pp. 783-835: 822. Ma si veda anche S. B oesch G a-
ja n o , Demoni e miracoli nei « Dialogi » di Gregorio Magno, in Hagiographie, culture et sociétés
276 ALESSANDRA BARTOLOMEI ROMAGNOLI
(IV -X II‘ siècles). Actes du Colloque (Nanterre-Paris, 2-5 mai 1979), Paris, 1981, pp.
263-281.
27 Vita Mariae Oigniacensis, I, 3, p. 644. « Tunc illa, sicut nihil unquam de se praesu
mebat, nec aliquid sine consilio facere volebat, vocavit sibi quemdam familiarem M agi
strum de quo confidebat. Cui cum ille consuleret, ut eum in desertum mitteret, et nulli
unquam usque ad diem judicii nocere posset; supervenit alius quidam utrique satis fami
liaris et privatus: cumque rem cognovisset; Nequaquam, inquit ille, sicut erat ex vehe
mentis spiritus impetu ferventior, sic evadet ille proditor; praecipe illi ut statim descendat
in profundum inferni. Qua praecipiente, et eo cum ululatu descendente, tantus inferna
lium spirituum clamor factus est, sicut illa in spiritu audivit, dum principem magnum et
potentem cerneret advenire: unde Christi ancilla graviter obstupuit, et Domino gratiarum
actiones reddidit ».
28 Molti sono gli studi di Leonardi a questo proposito, ma si veda almeno, per quanto
attiene all’evoluzione dei modelli di perfezione femminile, C. L eo n a rd i , L a santità della
donna nella storia del cristianesimo, in I d ., Agiografie medievali cit., pp. 477-492.
29 L’opera di riferimento per la demonologia antica, è quasi superfluo ricordarlo, è la
Vita Antonii, ed. G. J . M. B artelin k , Milano, Mondadori-Fondazione Lorenzo Valla, 1974.
Ma se il libro di Atanasio vescovo di Alessandria è il testo fondativo sul piano dell’imma-
ginario demoniaco, la vera sistematizzazione speculativa si avrà nel quadro della teologia
mistico-ascetica ed origenista di Evagrio Pontico. Cfr. l'introduzione di C h r . M o h rm a n n ,
ibid., pp. L X X X I-L X X X II.
30 Vita Mariae Oigniacensis, I, 3, pp. 643-644: « Quidam autem ex amicorum suorum
IL DIAVOLO NELLA LETTERATURA MISTICA DEL DUECENTO 277
escam, m ultis calumniis animam illam impeterent; ipsa tandem a Spiritu sancto fiduciam
accipiens (non ubi spiritus Dei, ibi libertas) respondit: “Domine, pro hac anima ego fide
jubeo: licet enim peccaverit, peccata sua confessa est. Quodsi forte aliquid per negligen-
tiam vel ignorantiam in ea remansit, licet loqui non possit, adhuc tamen tempus contri
tionis ei reliquisti”. Fratres tantum vocem ejus et gestus contra daemones percipiebant, et
Domino pro anima Sororis suae devotas orationes effundebant. Tandem victis et confusis
daemonibus, et sanctis Angelis advenientibus, illa Deo laudes reddens, ad se conversa
quievit; resumptoque pallio, quod in pugna projecerat, ad cellulam suam cum verecundia
rediens et fugiens, clauso ostio latuit ».
32 Sulla complessità e ricchezza di significati culturali del digiuno, da interpretare non
solo come opera ascetica, o percorso iniziatico all’esperienza mistica, ma talora anche come
vero e proprio impegno militante, cfr. C. W alker B y n u m , Sacro convito sacro digiuno. Il si
gnificato religioso del cibo per le donne del Medioevo, Milano, 2001.
33 Vita Mariae Oigniacensis, I, 3, p. 644: « Erat autem quaedam juvencula in monaste
rio quodam Cisterciensis Ordinis, inter Sanctimoniales sub habitu religionis Domino ser
viens; cui serpens antiquus tanto magis invidebat, quanto in sexu fragili et aetate juvenili
tam arduae viae propositum eam aggredi viderat. Cumque simplicem illam virginem, ti
moratam et humilem cognovisset, ut eam per pusillanimitatem et inordinatum timorem
in desperationem dejiceret, blasphemiis et immundis cogitationibus innocentem virguncu
lam aggressus est. Illa vero, ut erat pavida et talibus non assueta, in primo cogitationis li
mine credebat se fidem amisisse, et longo tempore cum magno dolore restitit; tandem ve
ro non sustinens, nullique vulnus cordis sui, ut medicamentum reciperet, aperiens, ex pu
sillanimitate quasi in desperationem decidit. Adeo vero inimicus mentem ejus depresserat,
quod nec Orationem Dominicam, nec Credo in Deum dicere poterat: peccata vero sua
confiteri nolebat. Quodsi aliquando blanditiis vel minis aliqua quasi coacta confiteretur,
nullo modo ad hoc induci poterat, ut indulgentiam a Domino postularet. Sacramentis ec
clesiae interesse non poterat; Corpus Christi recipere non volebat: seipsam ex perturbatio
ne frequenter interficere tentabat; verbum Dei, et monita salutis spernebat; omne bonum
ei in odium veniebat; multa verba blasphemiae per os ejus diabolus evomebat. Cumque a
piis ejus Sororibus multae ad clementem Dominum pro ipsa funderentur orationes, co-
IL DIAVOLO NELLA LETTERATURA MISTICA DEL DUECENTO 279
lumbam suam a faucibus diaboli nondum poterant extorquere, nec hoc daemonii genus in
jejunio et oratione statim poterant ejicere; non quia clemens Sponsus tot sanctarum V irgi
num pias preces sperneret, sed quia genus illud daemonii atrocissimi spirituali ancillae
suae reservaret superandum; quae suarum orationum efficacia maxillas Leviathan perfora
ret, et ab ejus ore praedam potenter extraheret. Cum igitur ad ancillam Christi juvencula
illa adduceretur, illa, ut erat spiritu compassionis et meile spiritualis dulcedinis affluens,
eam benigne suscepit; non solum in cella sua, per liberalitatem hospitalitatis; sed in cor
de, per spiritum caritatis. Cumque multas pro ipsa ad Dominum funderet orationes, ne
quam ille quam firmiter se tenere putabat, nolebat relinquere. Tunc illam seipsam am
plius Domino immolans, diebus quadraginta cum lacrymis et precibus nihil penitus man
ducans jejunavit, interpolate tamen ut bis vel ter in hebdomada reficeretur. In fine vero
jejunii, teterrimus ille spiritus, relicta Virgine, ad ancillam Christi cum dolore et confu
sione coactus est venire, miserabiliter ab Angelo Christi religatus et punitus; ita quod vi
debatur, quasi visceribus evomitis, omnia interiora sua super collum suum miserabiliter
deportare: quod enim in spiritu Dominus invisibiliter operatur, quandoque per signa exte
riora visibiliter ostendit. Tunc ille gemens et supplicans, ut ejus misereretur, et ei poeni
tentiam injungeret, Christi amicam deprecabatur: dicebat enim se coactum esse, ut quae
cumque ei injungeret facere oporteret. Tunc illa, sicut nihil unquam de se praesumebat,
nec aliquid sine consilio facere volebat, vocavit sibi quemdam familiarem M agistrum de
quo confidebat. Cui cum ille consuleret, ut eum in desertum mitteret, e nulli unquam
usque ad diem judicii nocere posset; supervenit alius quidam utrique satis familiaris et
privatus: cumque rem cognovisset: "Nequaquam, inquit ille, sicut erat ex vehementis spi
ritus impetu ferventior, sic evadet ille proditor; praecipe illi ut statim descendat in pro
fundum inferni". Qua praecipiente, et eo cum ululatu descendente, tantus infernalium spi
rituum clamor factus est, sicut illa in spiritu audivit, dum principem magnum et poten
tem cerneret advenire: unde Christi ancilla graviter obstupuit, et Domino gratiarum actio
nes reddidit. Virgo praedicta eadem hora liberata, facta Confessione Christi Corpus rece
pit, et Deo gratias agens ad domum suam remeavit. Quando vero post multas vigilias et
orationes in suo lectulo quiesceret, sub variis speciebus apparebat ei diabolus, super eam
frendens, et eam maledicens: “Malo tuo - ajebat impius ille - , requiescas; nobiscum in in
ferno quietam habeas; non minus enim tua quiete torqueor, quam labore tuo, tuisque ora
tionibus crucior'’. Illa vero subridens, facto Crucis signo eum recedere compellebat ».
iA Ibid., II, 6, p. 653: « Accidit aliquando quod quidam Cisterciensis Ordinis Mona
chus, tantum zelum innocentiae et puritatis, licet non secundum scientiam haberet, quod
quasi ad statum primi parentis ex fervore spiritus pervenire nitebatur. Cumque diu labore
plurimo, sed casso, sese affligendo in abstinentia et vigiliis et orationibus et lacrymis, pri
mum statum innocentiae recuperare non valeret, primo cecidit in taedium et acediam. Vo
lebat enim cibaria sumere, sed nullam sensibilem delectationem dum manducaret sentire,
280 ALESSANDRA BARTOLOMEI ROMAGNOLI
studebat primos sensualitatis motus non solum reprimere, sed penitus extinguere, stude
bat etiam sine aliquo veniali vitam suam in perfecta puritate custodire. Cum autem, dae
monio meridiano instigante, aspiraret ad impossibile, nec ad id ad quod tendebat posset
aliquo modo, quantumcumque laboraret, pervenire, tandem in foveam desperationis prae
tristitia dilapsus est, adeo quod se in statu corruptionis in quo erat, nullo modo salutem
adipisci sperabat; utpote quia venialia, quibus omnino carere non possumus in hac vita,
putabat mortalia, unde nec Corpus Christi aliquo modo, etiam diebus illis, quibus institu
tum est in Ordine, volebat recipere. Ecce ad quantum infortunium, ad quantam et quam
miserabilem ruinam, sub specie boni hostis ille antiquus simplicem illam traxerat ani
mam; quae infirma fugiebat medicinam, et quae propriae voluntati semel renuntiaverat,
jugum obedientiae a se repulerat. U t autem fabulam non fabulose referam, nec falsa non
fallaciter interseram, Monachus iste, qui ad statum primi parentis tentabat pervenire, cui
assimilatur, nisi cuidam ranae; quae videns bovem magnae fortitudinis et pulchrae quanti
tatis, eidem assimilari, et ad ejus quantitatem pervenire voluit. Tunc se extendere, dilata
re, et inflari magno conamine incepit; sed frustra: quia nec, si se rupisset, bovis quantita
tem assequi potuisset. Frater autem ille dum se supra se extollere voluit, infra se miserabi
liter per desperationem corruit. Cum autem morbum animae ejus quidam pius et omnium
bonorum amicus Abbas cognovisset; licet ipse multique alii ad Dominum pro Monacho
preces effudissent, praevaluit tamen inimicus, qui eum, quem laqueo forti constrinxerat,
sine cessatione torquebat. Tunc Abbas, sanctae mulieris amicus, utpote qui virtutem ejus
minime ignorabat, quam in se aliquando per experientam senserat, ad ancillam Christi
Monachum fecit adduci. Cumque illa pro Monacho lacrymosis suspiriis Domino supplica
ret; mirum in modum, dum ante Missae introitum Monachus Confiteor diceret, et illa in
stantius pro eo preces funderet, quasi nigri lapilli ad singula verba Confessionis ex ore
Monachi cadere videbantur. Tunc illa percipiens in hoc visu quod obstinatio desperationis
et nigredo tristitiae et doloris Monachum reliquissent Domino gratias retulit, qui non
vult mortem peccatorum, sed magis ut convertantur et vivant. Monachus vero post M is
sam, quasi de longinqua regione ad se reversus, Corpus Christi recepit, et sumpta salutari
medicina perfecte convaluit ».
IL DIAVOLO NELLA LETTERATURA MISTICA DEL DUECENTO 281
35 Ibid., p. 654.
36 V incentius B ellovacensis , Speculum historiale, X X X , M G H SS. X I V , pp. 165-166:
« Cui etiam illa spiritualem, ut fertur, gratiam orationibus suis impetravit, unde eloquii
suavitate et dulcedine et ipse crucem contra Albigenses in Francia praedicans, multos at-
que innumerabiles ad signum crucis accipiendum provocavit »: il domenicano esalta il po
tere della preghiera di Maria.
37 L'auctoritas di Jacques da Vitry sarà esplicitamente invocata ancora nel Quattrocento
da Tommaso da Siena, “il Caffarini", per difendere, nel corso del Processo Castellano
(1411-1416), l’opera di direzione spirituale svolta da Caterina da Siena: « Inoltre c’era in
quella cassa una Legenda di una certa S. Maria di Oignies, ripresa dal trentunesimo Libro
dello storico Vincenzo di Beauvais e ciò perché la vita della predetta santa fu in molte co
se simile a quella di questa vergine » [// Processo Castellano, a cura di M.H. Laurent, Mila
no, 1942 (Fontes Vitae S. Catharinae Senensis Historici, 9). Qui si cita nella recente edi
zione italiana, Il Processo Castellano. Santa Caterina da Siena nelle testimonianze a l Processo dì
canonizzazione a Venezia, a cura di T. S. Centi - A. B elloni, Firenze, 2009 (Biblioteca di
Memorie Domenicane, 2), p. 69]. Per l’utilizzazione della Vita di Maria di Oignies e delle
282 ALESSANDRA BARTOLOMEI ROMAGNOLI
L utgarda di A y w i è r e s , la g u a r d ia n a d e l l e f r o n t ie r e
biografie del domenicano Tommaso da Cantimpré ai fini di legittimazione del carisma ca-
teriniano, cfr. A. B artolomei R omagnoli, La maternità come gestazione in S. Caterina da Sie
na, in L a donna negli scrìtti cateriniani. D agli stereotipi del tempo a ll’infaticabile cura della vita,
a cura di D. G iun ta , Firenze, 2011 (Quaderni del Centro Internazionale di Studi Cateri
niani, 3), pp. 39-63.
38 II domenicano Tommaso di Cantimpré è una figura-chiave della nuova agiogra
dei Paesi Bassi. N ato nel 1201 a Bellingen, nel Brabante, da una fam iglia del ceto caval
leresco, viene destinato dal padre alla carriera ecclesiastica e dopo gli studi a Liegi o, più
probabilmente, nella cittadina episcopale di Cambrai, nel 1217 entra nell’abbazia di Can
timpré, appartenente alla congregazione dei canonici regolari di S. Vittore. Qui si dedica
ai suoi interessi di studio, che sono di carattere prevalentemente scientifico. Tra il 1223 e
il 1225 intraprende la sua opera più impegnativa, il De natura rerum, un trattato di scien
ze naturali che lo terrà impegnato per una quindicina d'anni. N el 1231 una grave crisi
spirituale lo induce però a lasciare il canonicato e a entrare nel convento domenicano di
Lovanio, di recente fondazione. Determinante in questa svolta è il consiglio di una monaca
cisterciense, Lutgarda di Aywières, che lo stimola a impegnarsi non solo nello studio, ma
anche nella missione e nell'attività pastorale. Tommaso rilegge il suo rapporto con Lutgar
IL DIAVOLO NELLA LETTERATURA MISTICA DEL DUECENTO 283
da attraverso il filtro della coppia M aria d i O ign ies/G iacom o da V itry. In una sorta di co
sciente autoidentifìcazione, egli è convinto di raccogliere l’eredità del V itriacense. A que
sta nuova fase della sua vita corrisponde anche l'inizio della sua feconda attività di agio-
grafo delle sante donne della diocesi di Liegi: dopo il Supplementum alla V ita d i M aria di
O ign ies (1 2 3 1 ), scrive la V ita di C ristin a l’A m m irabile (1 232), e quella di M argherita
d ’Y pres (ante 1244). Il florilegio si chiude con il ritratto d i Lutgarda, che è l’opera della
m aturità. M anca tuttora uno stu dio critico com plessivo su lla vita e l’opera di T om m aso da
C antim pré, per cui rinvio ad A. D eboutte, s .v ., in Dictionnaire de Spiritualité, X V , Paris
1991, coll. 7 8 4 -7 9 2 . Su lla sua opera agiografica, cfr. S. R oisin, L a méthode hagiographìque de
Thomas de Cantimpré, in Miscellanea historica in honorem A. De Meyer, voi. 1, Louvain, 1946,
pp. 5 4 6 -5 5 7 ; R . G odding, Vie apostolique et société urbaine à l ’aube du X III’ siècle. Une mwvre
inèdite de Thomas de Cantimpré, in Nouvelle Revue théologique, 104 (1 982), pp. 6 9 2 -7 2 1 ; J .
W . C oakiey , Thomas of Cantimpré and Fanale Sanctity, in History in thè Comic Mode. Medie
val Communities and thè Matter of Person, a cura d i R. F ulton - B .W . H olsinger, N ew
Y ork, 2 0 0 7 , pp. 4 5 -5 5 ; A. B artolomei R omagnoli, Agiografìa e mistica nel Duecento: le « Vi
tae Matrum » di Tommaso da Cantimpré, in Hagiographica, 17 (2 0 1 0 ), pp. 2 0 7 -2 5 2 ; E ad .,
Lutgarda nella mistica femminile medievale, ibid ., 19 (2 012), pp. 2 1 7 -2 7 4 . L ’opera di T o m
m aso deve essere anche letta in relazione alla nuova presenza dom enicana nella regione,
come un docum ento della precoce attenzione dei Frati Predicatori nella cura e direzione
spirituale d egli anim i fem m inili. Cfr. G . M eersseman, Les frères Prtcheurs et le mouvement dé-
vot en Fiandre au X III' siècle, in Archivum Fratrum Praedicatorum, 18 (1 948), pp. 6 9 -1 3 0 (in
appendice al sa g g io l’edizione d ella Vita dì Margherita d’Ypres, pp. 106-130).
284 ALESSANDRA BARTOLOMEI ROMAGNOLI
tira di volta in volta verso gli uni o gli altri 42. Il tema delle so
stanze separate acquisterà un particolare rilievo speculativo nella co
smologia del XIII secolo anche in relazione al recupero delle cor
renti neoplatoniche antiche e arabe, e sarà al centro della riflessione
di Tommaso d’Aquino, segnata dal tentativo di risolvere l’antino
mia tra la trasversalità teologica della parola e la gerarchizzazione
metafìsica degli esseri 43. Sono problemi diffìcili, ma per il Tomma
so agiografo la questione non si pone a livello teorico: davanti agli
eretici, che la negano - la polemica del resto si riproporrà nel Cin
quecento tra cattolici e protestanti - , si tratta della possibilità stes
sa di ricostituire l’alleanza spezzata tra il visibile e l’invisibile, di
ristabilire una comunicazione e il pathos storico di una rivelazione
in grado di attraversare gli ordini (naturale e soprannaturale).
Lutgarda di Tongres, di cui scrive la biografìa intorno alla metà
del secolo, tra il 1248 e il 1252, è la figura di questa mediazione.
Non è una laica, ma una monaca cisterciense, considerata una delle
fondatrici, con Gertrude di Helfta (ma la precede), della devozione
al cuore di Gesù 44. Ad Aywières Lutgarda conduce un’esistenza as
solutamente priva di avvenimenti. Digiuna sempre, all’interno della
comunità non è in grado di parlare con le altre donne perché in un
ambiente vallone lei conosce soltanto il fiammingo. Nei quarant’an-
ni di vita monastica, per concessione della Vergine, non imparerà
una sola parola in francese. Infine rimane anche completamente cie
42 J . Cl. S ch m itt , G li spettri nella società feudale, in Id., Religione, folklore e società nell’Oc-
cidente medievale, Roma-Bari, 1988, pp. 182-205.
43 Per una introduzione alla speculazione di Tommaso sugli angeli, cfr. F. S baffon i ,
San Tommaso d’Aquino e l’influsso degli angeli, Bologna, ESD, 1993; B. M o n d in , Storia della
metafisica 2, Bologna, ESD, 1998, pp. 591-602. Tommaso reagisce alle concezioni ileo-
morfìche sugli angeli diffuse nel tempo anche per influsso della filosofia araba. N e riven
dica pertanto la sostanza esclusivamente spirituale: per l ’Aquinate gli angeli sono essenze
finite che ricevono un grado determinato della perfezione assoluta dell’essere. Svolgono a
benefìcio dell’uomo compiti di assistenza, di vigilanza, e di custodia, ma non possono pie
garne la volontà.
44 Cfr. M. V a n n in i , Il « cuore » nella mistica femminile del medioevo, in Rivista di ascetica e
mistica, 19/1 (1994), pp. 63-82. Per uno sguardo ampio, non esclusivamente focalizzato al
la mistica medievale, si veda G. Pozzi, 'Schola cordis’: di metafora in metonimia, in Id., Sul
l’orlo del visibile parlare, Milano 1993, pp. 383-422. Per Lutgarda, m istica del cuore, cfr.
B artolomei R om agnoli, Lutgarda nella mìstica femminile medievale cit., pp. 262-268.
286 ALESSANDRA BARTOLOMEI ROMAGNOLI
a m b ito clu n iacen se. C fr. J . C l . S chmitt , Spiriti e fantasmi nella società medioevale, R o m a -B a r i,
L aterza, 1995. P er la trasfo rm az io n e d i q u e s ta tip o lo g ia d i racco n to n elle a g io g r a fie m is t i
che fe m m in ili d e l D u e c e n to , cfr. A . B artolomei R o magnoli , h a c o m m u n io san c to ru m nelle
fonti agiografiche, in C o m m u n io san c to ru m e perdonanza. A t t i d el C o n v eg n o (L 'A q u ila , 27-
28 a g o sto 2005), a c u ra d i E . P àsztor , L ’A q u ila , 2006, p p . 77-105.
288 ALESSANDRA BARTOLOMEI ROMAGNOLI
B e a t r ic e d i N a z a r et h , la ‘m a g i s t r a ’
tazione a una vergine. Ai monaci. Ragione delle osservanze monastiche. Lettera ad Anatolio. Prati
co. Gnostico, ed. a cura di P. B e t t i o lo , Bose, 1996.
50 Vita Beatricis (B H L 1062), ed. L. Reypens, Anrwerpen, 1964 (rist. a cura di R . De
G an ck , K alam azoo, 1991). Per l'edizione del Prologo, cfr. P. V. B ets, in Analectes d'histoire
ecclésiastique Belqique, 1 (1 8 7 0 ), pp. 80-82. L ’autore della V ita è rim asto anonim o. N el m s.
Bruxellensis 4 4 5 9 -4 4 7 0 , del sec. X IV , una m ano posteriore aveva ag giu n to in m argine:
« H anc vitam conscripsit dom inus W illelm u s de M echlinia monachus H affligem ensis,
quondam prior in W avria, post abbas Sancti Trudonis » , m a Reypens (ed. cit., pp. 26-40)
esclude la paternità del grande benedettino G u g lielm o di A fflighem ( f 1297), e dello stes
so avviso era anche la R oisin (Hagiographie cistercienne cit., p. 60). M a Beatrice fu autrice
anche in proprio, la p iù grande, insiem e ad H adew ijch d ’Anversa, tra le scrittrici del Bra-
bante, anche se della sua opera è rim asto solo un com ponim ento breve, redatto in antico
dialetto fiam m ingo, Le sette maniere d'amare. L ’anonim o redattore della V ita dichiara di
aver utilizzato un Diario che lei aveva com posto in m edio neerlandese, e quasi certam ente
altri suoi scritti. N el Prologo il confessore delle monache di N azareth, loro um ile « fratel
lo e com pagno nel servizio di D io » , dice qu in di di aver fatto solo opera d i traduttore, ap
portando alcuni ritocchi form ali e integrando alcune notizie con le testim onianze delle
monache di N azareth e della sorella C ristina. N e lla sezione finale dell'opera è contenuto
anche un adattam ento del trattato sulle maniere d ’am are (III, 2 4 6 -2 6 1 , pp. 157-175).
Proprio l’analogia di contenuto ha perm esso di identificare in Beatrice l’autore di q u est’o
pera, tradita dal codice trecentesco dei Sermoni limburghesi, riscoperto nel 1895. Cfr. J . H .
K e r n , De Limburgsche Sermoenen, Leiden, 1 8 95. U no stu dio com parativo è stato com piuto
da H . Vekeman, Vita Beatricis en « Seven manieren van minnen », in Ons Geestelijk Erf, 45
(1 9 7 1 ), pp. 2 1 5 -2 3 0 . Su Beatrice di N azareth, cfr. Bibliographie zur deutschen Frauenmystik.
Mit einem Anhang zu Beatrijs van Nazarethnund Hadewijch, a cura di G . J . Lewis - F. W il-
l a e r t - M . J . G overs, Berlin, 1989.
51 A . D e g l’In n o c e n ti, L a mistica femminile tra agiografia e auto-agiografia, in L ’autobio
grafia nel Medioevo. A tti del X X X I V C onvegno storico internazionale (T odi, 12-15 ottobre
1997), Spoleto, 1 998, pp. 1 8 7-210. R igu ard o al problem a del rapporto oralità-scrittura,
cfr. F. S a n ti, I l racconto mediato, in Lo spazio letterario del Medioevo latino. III, R om a, 1993,
pp. 68 9 -7 1 9 .
52 Vita Beatricis, p. 50.
290 ALESSANDRA BARTOLOMEI ROMAGNOLI
53 Ibidem.
54 Ibid., pp. 51-52: all’inizio Beatrice combatte contro il diavolo a viso aperto, offren
dogli il suo inuincibile pectus, ma poi il tentatore cambia strategia, diventa subdolo e l’ac
cusa di vanagloria. Poiché all’interno della comunità è venerata come una santa, la giovane
decide di mitigare ascesi e penitenze, per scansare l’ammirazione delle consorelle, ma il ri
lassamento delle pratiche la fa sprofondare in una crisi gravissima. Si ammala di tedio e
accidia spirituale, guarendo solo con il soccorso della grazia divina.
55 Ibid., p. 93.
56 Q u e s ta le tte ra tu ra a sfo n d o d id a ttic o , p e n sa ta e sp re ssa m e n te p e r u n p u b b lic o d i reli
g io s e c u i la ‘m a g is t r a ’ in se g n a a c o m b a tte re co n a rm i o p p o r tu n e la p sic o m a c h ia d ia b o lic a ,
si d iffo n d e nel Q u a ttr o c e n to , sp e c ia lm e n te in a m b ito o sse rv an tin o . T e s to e se m p lare , e g i u
sta m e n te fa m o so , è il tr a tta te llo d i C a te rin a d a B o lo g n a (C a t e r in a V ig r i, Le sette armi spiri
tuali, ed. A. D e g l ’In n o c e n ti, F ire n ze , 2000), m a si v e d a an ch e il corpus v isio n a rio d i F ra n
ce sca R o m a n a , con un a sezio n e im p o rta n te d e d ic a ta ai c o n flitti so ste n u ti d a lla sa n ta co n tro
i d e m o n i (A. B a r to lo m e i R o m ag n o li, Santa Francesca Romana. Edizione crìtica dei trattati la
tini di Giovanni Mattiotti, C it t à d el V a tic a n o , 1994).
57 Vita Beatricis, p. 94.
IL DIAVOLO NELLA LETTERATURA MISTICA DEL DUECENTO 291
C r i s t in a d i S to m m eln, la p o ssed u t a
61 Vita Christinae Mirabilis, in AASS, Iulii, V, Parisiis 1868, pp. 650-656. La breve le
genda, molto originale, inizia con la morte di Cristina e la sua salita in cielo, dove Dio la
pone dinanzi a una scelta: restare in paradiso per godere il premio eterno che ha sicura
mente meritato o ritornare sulla terra per soffrire ed espiare i peccati degli uomini. La
fanciulla accetta di rientrare per compiere sino in fondo la sua missione, che la vede prota
gonista di una travagliata parabola esistenziale: prima eremita dei boschi, inafferrabile e
selvaggia, in seguito approda in città per condividere le piaghe e le miserie della società.
Infine si chiude nella cella-sepolcro del monastero delle benedettine di St. Trond dove tra
scorre da reclusa gli ultimi anni di serena preparazione alla morte. Per una lettura teologi
ca di questo racconto rinvio a B artolomei R om agnoli, Agiografia e mistica nel Duecento cit.,
pp. 227-238.
62 L ’opera di Pietro di D acia è tradita dal Codex Juliacensis, attualm ente conservato nel-
l’A rchivio diocesano di A ix-la-C hapelle (Bischòfliches Diozesanarchiv, Aachen, H S 599),
m a proveniente dall'archivio del capitolo dei canonici d i Colonia. D opo la pubblicazione
negli Acta Sanctorum è stato o g g e tto di una edizione m oderna, anche se parziale. Cfr. P e
trus de D acia, Vita Christinae Stumbelensis, ed. J . P aulson, G oteborg, 1894 (Scriptores L ati
ni M edii Aeui Suecani, 1); ristam p ata per cura di A . O nnerfors, Frankfurt am M ain-Bern-
N ew Y ork, 1985 (Lateinische Sprache und L iteratur des M ittelalters, B d. 20) (=V ita Chri
stinae Stumbelensis). Il codice riporta anche un poem a in lode d i C ristina, edito per la p rim a
volta solo in tem pi recenti: P etrus de D acia, De gratia naturam dìtante sive De virtutibus
Christinae Stumbelensis, ed. M . A sztalos, Stockh olm , 1982 (A cta universitatis Stockhol-
m iensis, Stu d ia Latina Stockh olm ien sia, 28). Per stu di sul Codex luliacensìs, si veda' anche
I. C ollijn , Vita b. Christinae Stumbelensis ex manuscriptis Vetri de Dacia et Johannìs capellani in
IL DIAVOLO NELLA LETTERATURA MISTICA DEL DUECENTO 293
Stumbel. Efter Cod. Einsidlensis 470 (SFSS ser. 2, voi. 2), Uppsala, 1936; P. N ieveler , Codex
Juliacensis. Christina voti Stommeln und Petrus von Dacien, ihr Leben und Nachleben in Geschi-
chte, Kunst und Litteratur, Mònchengladbach, 1975 (Veroffentlichungen des Bischoflichen
Diozesanarchivs Aachen, 34). Nella introduzione alla sua edizione Monika Asztalos riassu
me e precisa i risultati di un secolo di studi redatti prevalentemente in lingua svedese. Il
Codex Juliacensis, databile alla metà del secolo XIV, era la copia di un manoscritto confe
zionato nello scriptorium delle canonichesse di S. Cecilia, che avevano il patronato sulla par
rocchia di Stommeln. La priora di S. Cecilia, Geva, è spesso citata nell’opera di Pietro, co
me donna pia e colta, versata in teologia e particolarmente vicina ai domenicani, oltre che
frequentatrice asssidua del cenacolo spirituale di Cristina. Il dossier di testi fu messo insie
me per servire alla causa di canonizzazione della mistica, promossa dopo la guarigione m i
racolosa del conte Thierry de Clèves ( f i 347) al suo sepolcro. A gli inizi del Seicento le ca
nonichesse di Colonia erano ancora in possesso del manoscritto originale (il codice che era
stato rifiutato al Garnefelt, vd. supra p. 266), ma al tempo della edizione degli Acta San
ctorum esso era andato perduto, perché Papebroch non potè prenderne visione per collazio
narlo con la trascrizione del Bolland, condotta appunto sul Codex Juliacensis'. allestito per i
canonici al tempo del loro trasferimento da Stommeln a Nigedden nel 1342, aveva tratto
la denominazione da Juliers dove il capitolo si era trasferito nel 1569-
63 Cfr. G. Z a rri, Le sante vive. Per una tipologia della santità femminile nel primo Cinque
cento, in Annali dell’istituto storico italo-germanico in Trento, 6 (1980), pp. 371-445; E ad ., Le
sante vive. Cultura e religiosità femminile nella prima età moderna, Torino, 1990, pp. 87-163.
64 S u ll’im portanza delle m issioni dom enicane per lo sviluppo anche culturale della re
gione, cfr. J . G a llé n , La province de Dacie de l’ordre des Frères Pricheurs. I. Histoire generale ju-
squ’au grand schisme, H elsin k i, 1946; B. U. H u c k e r , Der Pian eines christlichen Kimigreiches in
Livland, in G li inizi del cristianesimo in Livonia-Lettonia. A tti del C olloqu io Internazionale
di Storia Ecclesiastica in occasione d ell’V III centenario d ella C hiesa in Livonia (1186-
1986) (R om a, 24-25 g iu g n o 1986), C ittà del V aticano, 1989 (Pontificio C om itato di
Scienze Storiche. A tti e docum enti, 1); P. B. H alv o rsen , A u x origines de l ’Ord/rt des précheurs
dans les pays nordiques, in Fondations et missions. Les initiatives missionnaires dominicaines des
frères et des soeurs de langue fran^aise, Paris, Cerf, 1995 (M ém oire dom inicaine. H istoire, do-
cum ents, vie dom inicaine, 6), pp. 249-265; S. E. P ern ler, The Dominican Order and thè
Consolidation of thè Swedish Church Province in thè Baltic Sea Region, in Dominikaanit Suomessa
j a Itàmeren alueella Keskiajalla, C urku, 2003 (Turun M aakuntam useo. R aportteja, 18), pp.
23-35.
294 ALESSANDRA BARTOLOMEI ROMAGNOLI
65 Pietro nasce intorno al 1235 nell’isola svedese di Gotland. Entra nell’Ordine dome
nicano e dopo la prim a formazione nel convento di Visby viene inviato allo studium gene
rale di Colonia, dove si trattiene nel triennio 1266-1269. In questo periodo entra in con
tatto con Cristina di Stommeln, villaggio sito nei sobborghi della città. N on interrompe i
contatti con lei neppure dopo il trasferimento a Parigi, dove soggiorna tra il 1269 e il
1270. L ’anno successivo torna in Svezia in qualità di lettore nel convento di Skanningen,
importante centro culturale. Nel 1278/1279 è a Vasteras, dove si ferma un anno prima
della definitiva sistemazione a Visby nel 1280, dove diventa superiore nel 1286, e ricopre
l’incarico sino alla sua scomparsa prematura, nel 1289. La sua presenza è registrata nei ca
pitoli provinciali di Oslo (1280), Skanninge (1281), Visby (1282), Sigtuna (1286). La no
mina a provinciale di Dacia avviene nel corso del capitolo generale di Bordeaux del 1287.
In tutti questi anni, Pietro mantiene un fitto rapporto epistolare con gli amici di Colonia.
Rivede Cristina nel 1279, durante un breve soggiorno in Germania, e probabilmente an
che nel 1287, nel corso del viaggio di ritorno dalla Francia. I contatti, pur in mezzo a
molte difficoltà, vengono mantenuti attraverso la rete di corrispondenza dei frati che pe
riodicamente partecipano ai capitoli provinciali e generali. Cfr. T h . W ollersheim , D as Le-
ben der ekstatischen und stìgmatìschen Jungfrau Christina von Stommeln, wie solches von dem Au-
genzeugen Petrus von Dacien und Andern beschrieben ist, nach authentischen Quellen verfasst. Coto
gne, 1859 H . S c h ù c k , Var f&rste forfattare. En sjàlshistoria fràn medeltiden, Stockholm, 1916;
T . L u n d é n , Petrus de Dacia. Om dm saliga jungfrun Kristina av Stommeln, Stockholm, 1965;
F. O ch sn er , Petrus de Dacia, vànskapens mystiker, Visby, 1969. I d ., Petrus de Dacia Gothensis.
Mystiker der Freundschaft, Visby, 1975; M. A sztalos , Les lettres de direction et les sermons épi-
stolaires de Pierre de Dacie, in The Editing of Theological and Philosophical Texts from thè Mid
dle Ages, Stockholm, 1986, pp. 161-184.
66 Sullo studium di Colonia e l'importanza del magistero di Alberto Magno, che vi fa
ritorno nel 1262, dopo aver lasciato la cattedra episcopale di Regensburg, cfr. A. D e L ibe
ra , Philosophie et théologie chez Albert le Grand et dans l’école dominicane allemande, in Miscella
nea Mediaevalia 20. Die Kolner Universitàt im Mittelalter, a cura di A. Z immermann , Berlin-
New York, 1988, pp. 129-168; P . P orro , Essere e essenza in Giovanni Picardi dì Lichtenberg:
note sulla prima ricezione del tomismo a Colonia, in Miscellanea Mediaevalia 30. Die Logik des
Transzedentalen. Festschrift fiir Ja n A. Aartsen, Berlin-New York, 2003, pp. 216-244. P iù in
IL DIAVOLO NELLA LETTERATURA MISTICA DEL DUECENTO 295
generale, cfr. A. D e L ibera , Introduzione alla mistica renana. D a Alberto Magno a Meister Ec
khart, Milano, 1998.
61 Vita Christinae Stumbelensis, p. 104: « in parisius sunt novicii devotissimi, studen
litteratissimi, conventuales religiosissimi et prelati benignissimi », ma poi chiede a Cristi
na: « s i qua igitur in uobis est mentis consolacio, si qua cordis conpassio, si qua uiscera
pietatis, si quis affectus caritatis, orate deum, ut me ab hoc insensibilitatis torpore, negli-
gencie tepore, inherencie sopore dignetur sua gracia excitare, hec igitur est mea continua
dieta, cotidiana pestilencia, et dolenda nimium miseria ».
68 Ibid., p. 3.
69 La scena è organizzata sull’attesa della manifestazione diabolica: ibid., p. 3.
70 Ibid., p. 4.
71 Ibid., p. 8.
296 ALESSANDRA BARTOLOMEI ROMAGNOLI
fili » 72. È la teologia dei renani: non importa che la verità si mostri
nei suoi segni invertiti e difformi, tramite il demonio, Mentitore
per eccellenza. Ciò che conta per lui è l’esplosione di una energia
spirituale che scardina la serratura delle leggi di natura, liberando
l’indefinito delle potenze nascoste.
Pietro a quel tempo era sicuramente un frate devoto, ma amma
lato di accidia e aridità spirituale. E così che si dipinge, come un
uomo lacerato dai dubbi, alla ricerca di una evidenza e di una cer
tezza interiore: « Avevo letto tanti libri, ma volevo fatti, non paro
le: signa, non verba » (non solum verbis, sed factis et exemplis) 73. E qui
che si installa il dire mistico, al livello non di una organizzazione
formale degli enunciati, come fa una teologia, ma dell’attesa di una
enunciazione. Il suo campo proprio è quello di una manifestazione e
una rivelazione.
72 Ib id ., p. 9.
73 Ib id ., p. 2: « cepique desiderare et optare, u t d om in u s me sua gracia in hac parte
dign aretur visitare, u t aliquem servorum suorum m ichi ostenderet, in quo conversacionem
sanctorum suorum non solum uerbis sed factis et exem plis secure et plane addiscerem ; cui
caritate ex corde coniungerer et consociarer; cuius m oribus inform arer; cuius devocione in
flam m arer et ab accidia, que m e a puericia depresserat, excitarer; cuius collocucione illu
minarer; cuius fam iliaritate consolarer; cuius exem plis de om nibus certificarer d u biis, m a
xim e que ad conuersacionem pertinent sanctorum ».
74 II testo critico del De Malo per 1'Editio leonina è stato fissato d a P.-M . G ils e L.-J.
B ataillon , che ne colloca la d ata di com posizione tra il 1267 e il 1 272, quindi nell’u ltim o
periodo d ella vita di T o m m aso, che tiene le sue lezioni a P arigi tra il 1268 e il 1272.
L ’argom ento era stato g ià affrontato da O . L ottin , L a date de la question disputée « De ma
lo » de saint Thomas d’Aquin, in Revue d ’histoire ecclésiastique, 2 4 (1 9 2 8 ), pp. 373 -3 8 8 . Si ve
da anche, con traduzione italiana, S. T ommaso d ’A quino , Le questioni disputate. V II. Il male
(De malo). Q uestioni 7 -1 6 , B olo gn a 2 0 0 3 . N el trattato la quaestio 16, su ddivisa in 12 arti
coli, è dedicata al diavolo. La riflessione d ell’A quinate è m otivata anche dalla necessità di
dare una risposta dottrinale al problem a fondam entale dei d u alisti e apre una vivace d i
scussione che nei suoi lineam enti fondam entali è ricostru ita da B oureau , Satan hérétique
IL DIAVOLO NELLA LETTERATURA MISTICA DEL DUECENTO 297
ci!:., pp. 129-157. In quello che si presenta come un vero e proprio corpus di demonologia
scolastica, la posizione equilibrata di Tommaso appare fortemente minoritaria.
75 Quaestiones disputatae, q. 16, a. 12: « Circa ea vero quae in contrarium obiiciuntur,
considerandum est, quod Daemon dicitur ingredi posse mentem hominis, non secundum
substantiam, sed secundum effectum; in quantum scilicet instigat hominem ad aliquid co
gitandum. Dicitur etiam, quod potest uti anima sapientis ut vult, in quantum aliquando,
Deo permittente, impedit usum rationis in homine, sicut patet in arreptitiis. Et haec qui
dem circa quaestiones de malo dicta sufficiant ». Negare dunque l’esistenza dei demoni è,
per Tommaso, una manifesta falsità, in quanto è testimoniata una loro azione che non può
procedere da cause naturali, come avviene appunto nel caso dei posseduti.
76 B o u re a u , Satan hérétique cit., p. 141.
77 L’attenzione nei confronti di Cristina coinvolge scolari e maestri, che a turno si re
cano nel villaggio per assistere ai fenomeni diabolici. Il priore si mantiene un po’ in di
sparte, ma non lesina i permessi e incoraggia anzi i giovani ad andare per la propria per
sonale edificazione. Esemplare il caso del dotto frate toscano Albrandinus, che all’inizio du
bita (non crediderat), ma poi si converte quando vede nella mano di Cristina i segni della
Passione: « crucis figuram pulcherrimam, cum floribus adornatam ». Allora comincia a
piangere sulla sua poca fede: « heu me infidelem! heu me infidelem! qui umquam ausus
fui tante sanctitati derogare! numquam talia uidi nec narrantibus credidissem, si uidere
datum michi non fuisset [...] vere totus mundus nec scit nec potest talem facere crucem »
298 ALESSANDRA BARTOLOMEI ROMAGNOLI
zione per la strega, la strix, che con la sua sola presenza attira i dia
voli in città e la minaccia 78. Le ostilità più dure vengono dai frati
Minori. Ma sono episodi tutto sommato marginali. Non si è ancora
al tempo della grande sindrome giudiziaria: l’esperienza non ha an
cora bisogno di difendersi. A prevalere è l’attenzione nei confronti
del miracolo.
(’y it a Christinae Stumbelensìs, p. 35). Da osservatore scettico egli si trasforma in uno dei più
fedeli e devoti amici della donna.
78 Per punire coloro che accusano Cristina di falsa santità, una pioggia di sterco fetido
si rovescia il giorno della funzione in chiesa sugli abitanti di Stommeln. Allora « fuerunt
autem qui dixerunt, quod hec defedacio ideo est a deo fieri permissa et a dyabolo admini
strata, quia plurimi fuerunt, qui cristine detraxerunt, quasi falsum esset et fictum, quod
ipsa fuisset per defedaciones afflicta, et dicebant, quod nunc ille persone turpius fuerunt
tractate, que illi plus derogaverant » (ibid., p. 59). Per le accuse e le persecuzioni di cui
viene fatta oggetto, vd. anche ibid., p. 114.
79 Sul dovere del contemplata aliis tradere, come missione specifica dell’ordine dei Frati
Predicatori, cfr. I. G agliardi, Mistica e predicazione, in II Liber di Angela da Foligno e la mi
stica dei secoli X III-X IV cit., pp. 423-452.
80 Vita Christinae Stumbelensis, p. 222.
IL DIAVOLO NELLA LETTERATURA MISTICA DEL DUECENTO 299
84 Pochi i riferimenti biografici che si possono ricavare dal quaderno in cui la don
racconta a Pietro la propria storia. Cristina nasce a Stommeln, villaggio nei sobborghi di
Colonia nel 1242 da una fam iglia di agiati agricoltori. La madre, ostile alla decisione della
figlia di entrare nel beghinaggio di Colonia, cerca inutilmente di ricondurla a casa. Il suo
rientro in famiglia viene imposto dalle beghine, per la difficile convivenza con una perso
nalità difficile e disadattata, poco incline a osservare gli adempimenti richiesti da una co
munità operosa, salda e molto ben organizzata. Tuttavia Cristina porterà sempre l'abito
delle beghine. L’ardore penitenziale e le ascesi estreme, ai lim iti dell’umano, si accompa
gnano ben presto a pensieri di ateismo e tentazioni al suicidio. E a questo punto che ini
ziano anche le aggressioni diaboliche e quando le crisi diventano violente e insostenibili
per la famiglia, la fanciulla trova ospitalità nella casa del pievano di Stommeln. L’incontro
con Pietro di Dacia cade nel 1267, quando il giovane frate accompagna il padre domeni
cano, Gerardo di Grifone, che periodicamente la confessa e la esorcizza. In seguito Cristina
deve assistere al tracollo finanziario della famiglia, che perde tutti i suoi campi, e alla
morte del padre. Ormai ridotta sul lastrico, la giovane provvede all’avvenire del fratello e
lo manda in Dacia per farlo entrare nell’Ordine domenicano. Lei invece non aderisce alle
pressanti sollecitazioni di Pietro che la invita in Svezia per trovare ricovero nel primo mo
nastero femminile da lui fondato a Skanninge. Cristina morirà a Stommeln in odore di
santità nel 1312.
IL DIAVOLO NELLA LETTERATURA MISTICA DEL DUECENTO 301
spirito. Dice Pietro che questo è quello stato misterioso in cui, co
me gli ha insegnato il sommo Dionigi, suo maestro, le cose umane
tacciono e si manifestano le opere divine: « cessant humana, cum
divina tractantur [...] necesse est enim terrena subcumbere, cum ce-
lestia predicantur; naturalia silere, cum virtutes locuntur » 91. L’e
stasi costituisce l’io attraverso le perdite del me, un Io che diventa
il significante di una esteriorità mai localizzabile. La sua alienazione
è la fuga aldilà del verisimile e dell’ordine della natura, relazione di
una singolarità con una forza impensabile e indicibile, che può tro
vare la sua voce solo nel linguaggio del corpo.
93 B o u r e a u , Satan hérétique cit., pp. 233-237. L’interrogativo alla base della quaestio ri
guarda i limiti della immaginazione come forza in grado di modificare la corporeità, indi
pendentemente da un intervento di natura soprannaturale. Il teologo francescano non
esclude che l’immaginazione possa avere effetti anche sul piano fisico, secondo la dottrina
di Avicenna, ma sostiene che questo argomento non può essere esteso al fenomeno delle
stimmate: « sinon, il suffirait d ’imaginer et de vouloir pour se faire plus grand, pour récu-
pérer un membre perdu ou bien conquérir une perpétuelle jeunesse ou l’immortalité cor-
porelle » (ibid., p. 237).
94 Vita Christinae Stumbelensis cit., pp. 7-8: « Post modicum autem resumpto spiritu,
altera manu modo superiori ad interiora retracta, alium clauum, cruore recenti infectum et
precedentis claui caliditate accensum, sed multo horribiliori forma uestitum, protulit et in
manu socii mei posuit, dicens: “ecce quo vulnerata sum ”, omnibus autem qui aderant
clauum considerantibus et ob horrorem eius stupentibus pariter et timentibus, petiui eum
michi dari pro magno munere et perpetuo memoriali; quem impetratum usque in hodier
num diem penes me conseruaui, inprimens in eo signum infallibile, quantum in femore
uirgineo fuisset infixus; caro enim clauo adherens et sanguis eum perfundens certissimum
huius testimonium perhibebant ».
304 ALESSANDRA BARTOLOMEI ROMAGNOLI
95 M. de C erteau , Il parlare angelico. Figure per una poetica della lingua', il saggio è in
scritto e dà il titolo a una raccolta di studi di de Certeau curati da C . O ssola , Firenze,
1989 (Saggi di « Lettere italiane, 38), pp. 195-228.
96 A. V auchez , Les stigmates de saint Francois et leurs détracteurs au Moyen Age, in Mélan
ges d’archeologie et d’histoire, 80 (1968), pp. 595-625.
97 Vita Elisabeth (BH L 2484), ed. in Catalogus Codicum Hagiographicarum Bibliothecae re
giae Bruxellensis, I, t. 1, Bruxelles 1886, pp. 362-378. Oltre alla testimonianza di Filippo,
abate di Chiaravalle, che certifica l’autenticità delle stimmate, su Elisabetta si possiedono
un rapporto del vescovo di Liegi e il racconto di una visita di Ricolf, abate di Eberbach.
Cfr. Vita sancti Conradi, in Analecta Bollandiana, 55 (1937), pp. 93-94. Altri particolari
biografici dà Gielemans nel 1485-87. Cfr. G. G een en , s.v., in Bibliotheca Sanctorum, IV ,
Roma, 1964, coll. 1100-1109.
98 Cfr. R. F aw tier , L a vie de la bienheureuse tìélène de Hongrie, in Mélanges d’archeologie et
d’histoire, 33 (1913), pp. 4-23; L. T ó th , Magyarorszdgi Boldog Ilona legenddjaról, in Emlékko-
nyv Domanovszky Sandor sziiletése hatvanadik fordulójdnak iinnepére, Budapest, 1937, pp. 577-
589- Sulla questione delle principesse stigmatizzate, cfr. G. K laniczay , Holy Rulers and
Blessed Princesses. Dynastic Cults in Medieval Central Europe, transi, by E. P àlmai, Cambridge,
Cambridge University Press, 2002; I d ., Le stigmate di santa Margherita d’Ungheria: immagini
e testi, in Iconographica, 1 (2002), pp. 16-31.
99 Vita Idae Lovaniensis (BH L 4145), in AASS, Aprilis, II, Parisiis 1866, pp. 156-189.
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«Q u an to vero corp usculum acrius in festab atu r exteriu s, tan to sp iritu ali con sola
tion e m en s iocu n d iu s reficiebatur in teriu s; et m iru m in m o d u m , nec illiu s du lced in em
extrin secus corpus per sensus suos experiri p o tu it, nec exteriores m olestias, rep leta s p i
ritu alib u s d e lic ijs, intrinsecus an im a d e g u sta v it; sed m irab ili qu o dam et inconsueto
m odo, q u asi corp oralis in firm itas an im e d electatio fuerit, ita, per id tem p u s am p lio ri
so lito d u lcedin e recreata, b eatricis an im a lau dan s et exultan s in dom in o req u iev it»
(Vita Beatricis, III, p. 125).
TAV. II A. BARTOLOMEI ROMAGNOLI
Fig. 2 - Hieronymus Bosch, 11 giardinii delle delizie (pare.), olio su tavola, 1480-1490.
Madrid, Museo del Prado.
Fig. 3 - Hieronymus Bosch, II giardino delle delìzie (part.), olio su tavola, 1480-1490.
Madrid, Museo del Prado.
«u e n it d y ab o lu s et sen sib ilicer ei lanceam infixit in ore, ita q u o d con tin u o, uiden -
tib u s cun ctis qu i ad erant, in m a g n a q u an titate eu o m it san g u in e m , quasi de recenti
uulnere em an an tem , in su per et q u o d sib i g rau iu s reputat om ni m alo, u id e tu r ei q u asi
om nino eam dereliq u erit d e u s, q u ia iam aliqu ocien s consuetas du lced in es in c o m m u
nione non se n sit» (Vita Christinae Stmnbelensis, p. 68).
TAV. IV A. BARTOLOMEI ROMAGNOLI
«v lcim a nocte, a p rim o g a lli can tu u sq u e m ane p aru m ante d ie m , fui in m iserab ili
bello, ven it dem on et ferens ferru m ig n itu m p erforau it m ichi aures, et cum teneret
ferrum in au rib u s, clam a u it, u tru m adhuc uellem negare deum m eu m ; uel ipse uellet
m e sta tim occidere, cum haberet p o te sta te m hoc facere. - cu iu s exposicion em talem
au d iu i ab hi is, q u i uuln era u id eru n t: ferrum lo n gu m erat, quo d d y ab olus non au rib u s
tan tu m in fixit, sed per tran su ersu m ab aure in au rem cap u t tran sfixit - re sp o n d i, q u ia
frustra laboraret, q u ia p arata essem m ille m o rtib u s p ro p ter cristu m su b iacere» (Vita
Christinae Stumbelensis, p. 72).
A. BARTOLOMEI ROMAGNOLI TAV. V
«P o ste a d e g lu tiv it ei crura, usque ad gen u a [...] In v ig ilia N a tiv ita tis D o m in i,
cum esset in dom o p a tris sui, au d iv it vocem qu asi tauri: et cum inciperet horrere,
su b ito venit et d e g lu tiv it cap ut eius; et cum ab so rb u isse t, d im isit saliu am in faciem
su am , ita qu o d fere suffocata fuit; et recessit» (Vita Christinae Stumbelensis, p. 118).
TAV. VI A. BARTOLOMEI ROMAGNOLI
Fig. 6 - Hieronymus Bosch, Il giardino delle delizie: l ’inferno musicale (part.), olio su tavola,
1480-1490. Madrid, Museo del Prado.
Fig. 8 - Pieter Bruegel il Vecchio, Margot la folle (pare.), olio su tela, 1562.
Anversa, Museo Mayer van den Bergh.
«tan d e m con b u sta sum extra in ore u isib ilite r ita, quo d u ideb an tur m ichi p u stu le
alb e circa m en tu m ; q u ia toto ilio tem p ore n u m q u am fui rapta. illa con bustion e per a li
q u o t tem p u s durante et tandem san ata, a lia q u a d am nocte conbuste su n t m ichi aures,
illa cessante, conbusti su n t oculi et frons et hoc adeo m iserab iliter, quo d in oculis a m i
corum m eorum uid eb atu r m iserab ile, cum oculi essen t ex lesione tu rg id i, et p u stu le
m agn e d esu per [...] sequenti die ap aru it facies m ea con b u sta om nino: m axillae, oculi
n asus, frons, et p u stu le m agn e, ita qu o d o m n ib u s u isa fui, qu asi non haberem faciem ,
sed apparerem quasi leprosa et percu ssa a d eo» (Vita Christinae Stumbelensis, pp. 7 1 -7 3 ).