OMELIE
SU DAVIDE E SAUL
Traduzione e note di Francesca Prometea Barone
Città Nuova
IN TR O D U ZIO N E
1. G io v a n n i C r iso st o m o
1 Una lista dettagliata delle fonti utili per la ricostruzione della vita del Cri
sostomo si trova nell’introduzione della più ricca monografia a lui dedicata,
quella del monaco benedettino Chrysostomus Baur. Cf. J.C . Baur, John Chryso
stom and His Time, 2 voli., Westminster, Maryland 1959-1960, pp. X X Iss., tra
duzione inglese con aggiornamenti bibliografici delTorigmale tedesco Der hei-
lige Johannes Chrysostomus und seine Zeit, 2 voli., Miinchen 1929-1930. Sulla
vita e sulle opere di Giovanni Crisostom o, cf. altresì J.N .D . Kelly, Golden
Mouth. The Story o/John Chrysostom - Ascetic, Preacher, Bishop, London 1995;
R. Bràndle, Johannes Chrysostomus. Bischof - Reformer - Mdrtyrer, Stuttgart-
Berlin-Kòln 1999; W. Mayer - P. Alien, John Chrysostom , London 2000. Sulla
sua prima infanzia e sulla sua giovinezza cf. R.E. Carter, The Chronology of
Saint John Chrysostom s Early Life, «Traditio» 18 (1962), pp. 357-364.
2 Antiochia, capitale della Siria Occidentale (Celesiria), fu fondata nel 300
a.C. da Saleuco I Nicànore, figlio di Antioco, al quale deve il suo nome. Al
6 Introduzione
tempo del Crisostomo era una città ricca, cosmopolita, fam osa per i suoi bagni
termali, per i suoi ippodrom i, per i suoi teatri. In posizione geograficamente
felice - la città sorgeva sulle rive del fiume Oronte e a ridosso del monti Silpio
e Stauris - Antiochia si caratterizzava per la fertilità delle sue terre e per la
vivacità dei suoi commerci. D al punto di vista sociale, all’interno della p opo
lazione esisteva un divario netto fra classi molto ricche e frange gravemente
indigenti. Alla distanza economica corrispondeva una differenza culturale: i
ceti elevati erano di lingua e di cultura greca, mentre il popolo era di lingua e
cultura siriaca. Sulla città di Antiochia si vedano le monografie di P. Petit,
Libanius et la vie municipale à Antioche au IVe siècle après J.-C., Paris 1955,
di J.H .W .G . Liebeschuetz, Antioch. City and Imperiai Administration in thè
Later Roman Empire , O xford 1972, e di A.-J. Festugière, Antioche pai'enne et
chrétienne, Paris 1959. Cf. inoltre O. Pasquato, G li spettacoli in S. Giovanni
Crisostomo. Paganesimo e Cristianesimo ad Antiochia e Costantinopoli nel TV
secolo , Roma 1976, pp. 21-70.
3 Costantinopoli (l’odierna Istanbul), fondata dai M egaresi nel V II seco
lo a.C. con il nome di Byzantion , deve il suo nome a Costantino, che nel 330
decise di renderla capitale dell’Im pero romano. Q uando, nel 395, l’Impero
romano fu diviso in due parti, la città rimase capitale dell’Im pero romano
d ’Oriente. Sulla città al tempo del Crisostom o cf. O. Pasquato, op. cit., pp.
71-94.
4 Per un più articolato profilo biografico di Crisostom o, si veda l’intro
duzione che Lorenzo Dattrino premette alla sua traduzione, per questa stes-
Introduzione 7
2. L e o m e lie D e D a v id e et Sa u l e
i loro debiti, come il Padre vostro che è nei cieli» 13. Ancora, egli
sottolinea come sia assolutamente possibile riconciliarsi col pro
prio nemico: se infatti gli uomini sanno persino ammansire i leo
ni, come potranno ritenersi incapaci di rendere miti altri uomini,
per i quali la selvatichezza e non già la mitezza è contro natura?
(Ili, 12). Quindi, con fare pragmatico, il Crisostomo sottolinea -
né è questa la prima occasione1 . - i benefici concreti che comporta
il risparmiare il nemico: ciò acquista infatti gli indicibili beni divi
ni e il regno dei cieli, oltre che numerosi vantaggi sulla terra. Fra i
quali, altrove nella sua argomentazione, il Crisostomo aveva ricor
dato la possibilità di rivolgersi a Dio con assoluta libertà. Infine,
l’autore suggerisce ai fedeli alcuni comportamenti virtuosi in rispo
sta all’ingiustizia perpetrata dal proprio nemico: se questi ha tenta
to di frodarci, egli invita a considerare elemosina il furto; se ha ten
tato di ucciderci, bisogna rallegrarsi e considerare il fatto occasione
di molte corone di martirio; se, infine, ha parlato male di noi, bi
sogna rallegrarsi nel caso in cui egli dica il falso, in ragione delle
parole di Cristo·. «Quando infatti vi insulteranno, dice, e diranno
ogni sorta di male contro di voi mentendo, rallegratevi e gioite,
perché grande è la vostra ricompensa nei cieli» 14; nel caso che, al
contrario, dica il vero, bisogna piuttosto addolorarsi per il male
commesso e considerare l’accusa come occasione di cambiamento.
A supportare le sue affermazioni, il Crisostomo ricorda quanto ac
cadde al Pubblicano: egli, offeso dalla preghiera del Fariseo al tem
pio («Ti ringrazio, Signore, perché non sono come gli altri uomini,
rapinatori, avari, né come questo pubblicano»15), non ricambiò
l’oltraggio ma chiese perdono a Dio per i suoi peccati («Abbi pietà
di me peccatore»16) e tornò a casa giustificato (III, 18). Aggiunta
un’ultima considerazione sul fatto che, se anche i nemici sono cau
3 . C r o n o l o g ia
20 Sull’affetto di Gionata per Davide, cf., per esempio, 1 Sam 18, 1-4 e,
ancora, 1 Sam 19, 1-7.
21 2 Sam 9, 1.
22 2 Sam 9, 3.
23 2 Sam 9, 7.
Introduzione 17
28 Sulle omelie De Statuis cf. F. van de Paverd, St. ]ohn Chrysostom, The
Homilies on thè Statues. An introduction, «Orientalia Christiana Analecta»
239, Roma 1991. Sull’immagine di Antiochia fornita dal Crisostomo in que
sto periodo cf. L. Brottier, Lim age d ’Antioche dans les homélies: Sur les sta
tues de]ean Chrysostome, «Revue des Etudes G recques» 106 (1993), pp. 619-
635. Sull’Antiochia del tempo, si leggano le già citate monografie di Petit, di
Liebeschuetz e di Festugière.
Introduzione 19
4 . C o m p o s iz io n e
5 . D a v id e in G io v a n n i C r i s o s t o m o
nico, le altre le ho aggiunte di testa mia, quelle, cioè, che bisognava aggiun
gere, e in forma di omelia ho composto questa spiegazione» (cf. Gregorio di
Nissa, Omelie sul Cantico dei Cantici , a cura di C. Moreschini, Città Nuova,
Roma 19962, C T P 72, p. 35); di Severiano di G abala, ancora, esiste quella che
sembra essere una trascrizione costantinopolitana delle omelie predicate tra
il 401 e il 402. Per quel che riguarda il Crisostom o - ringrazio il prof. Sever
J. Voicu per queste indicazioni - i lavori di W. Mayer e di P. Alien sui com
menti paolini lasciano credere che tali scritti siano artificiali, costituiti cioè da
omelie predicate in tempi e luoghi diversi, e che l’autore non sia intervenuto
nella loro organizzazione. Il sospetto si può estendere anche ai commenti a
Matteo e agli Atti. In altri casi, la tradizione manoscritta presenta serie racco
gliticce (e.g. le omelie A d populum Antiochenum ), che dunque ancora una
volta non dipendono, nella forma in cui le conosciamo, dall’autore.
31 Sul personaggio di Davide cf. P Meloni - G . Santagata, David, DPAC,
pp. 891-895; sull’icongrafia relativa a Davide cf. H. Leclercq, David, in F.
Cabrol - H. Leclercq, Dictionnaire d!archéologie chrétienne et de liturgie, Paris
1907ss., 4, 295-303.
22 Introduzione
6 . I r a e p a z ie n z a
7 . M it e z z a e b e n ig n it à
8 . L A TERAPIA DELL’IMMAGINE
62 II valore “attivo” della mitezza era già stato indicato dal Crisostomo
nel corso della prima omelia, allorché egli esalta Davide che non solo ha scel
to di risparmiare il nemico, ma ha fatto in m odo che anche i suoi soldati si
conformassero alla sua stessa condotta (I, 17). Tuttavia in quella sede il moti
vo non è amplificato come nel caso della conversione di Saul, data la diversa
centralità dei personaggi.
32 Introduzione
di problemi del genere - non si curava nel modo più assoluto, an
teponendo a questo il bene dei fedeli (trad. 'Wilson) » 63.
A ll’interno della letteratura delle passioni, le finalità di uno
scritto sull’ira sono generalmente il superamento della passione e
l’acquisizione dell’opposta virtù. Così Filodemo, nel suo D e ira,
così Plutarco, che, nel suo De cohibenda ira, discute i mezzi
attraverso cui l’ira è concretamente curabile. Se il fine che il
Crisostomo si propone è la correzione del suo popolo, lo strumen
to con cui mira ad ottenerla è la sua stessa predicazione. Che egli
definisce paràinesis, esortazione, symboulè, consiglio, didaska-
lìa, insegnamento, paràklesis, consolazione. A ll’interno della
lunga paràinesis contro la passione dell’ira, egli ne inserisce una
seconda, più breve, contra theatra.
Per quel che riguarda le forme specifiche in cui realizza la sua
cura, a differenza di quanto Filodemo teorizza nel suo trattato
sull’ira e di ciò che Plutarco realizza nella propria opera sullo stes
so argomento, il Crisostomo non si sofferma ad osservare Γirato,
non ne descrive la fisiognomica, non il comportamento, non la
condizione interiore. I tratti di Saul che egli fornisce sono in gran
parte funzionali al racconto o, meglio, alla sua rappresentazione
drammatica.
La terapia del Crisostomo consiste piuttosto nella proposta
di un modello. Il predicatore non cerca argomenti che possano
convincere il pubblico a smettere il proprio comportamento pec
caminoso; piuttosto, egli si “limita” a proporre un esempio, esor
tando i fedeli ad interiorizzarlo. Nella finzione retorica delle sue
omelie, e nella concreta prova davanti al suo popolo, lo strumen
to cui il Crisostomo fa dunque ricorso non è la parola, non il
ragionamento. Egli si serve piuttosto di immagini, che costitui
scano la sintesi del suo insegnamento.
La sua arte, come egli sottolinea in più punti nel corso della
predicazione, è la pittura (III, 8). I fedeli, conservando il ricor
do di quest’immagine, avranno sempre a disposizione un model
lo di comportamento. A differenza delle figure corporee, infatti,
una figura spirituale non necessita di un luogo o di uno specifi
co punto di osservazione (III, 9). Proprio la centralità terapeu
tica dell’immagine fa sì che il Crisostomo non chieda mai ai
suoi fedeli di ricordare una parola, una frase, un messaggio.
L’esortazione che rivolge loro è piuttosto a conservare l’immagi
ne (I, 25).
9. L a p r e s e n t e t r a d u z io n e
1.
St r u m en t i d i lavo ro
E OPERE DI CONSULTAZIONE
2.
G r a m m a t ic h e e s t u d i l in g u is t ic i
3.
E d i z i o n i d e g l i O p e r a O m n ia
d i G io v a n n i C r is o s to m o
4.
S tudi
OMELIE
SU DAVIDE E SAUL
O M ELIA I
2.
D a v id e m o d e l l o d i b o n t à e d i m it e z z a
Infatti, che al tempo della Grazia sia apparso uno puro dal
l’ira, capace di perdonare i peccati ai nemici e di risparmiare
coloro che gli avevano arrecato dolore, non è per nulla stupefa
cente dopo la morte di Cristo, dopo una così grande remissione
dei peccati, dopo i precetti pieni di virtù; ma quale degli ascolta
tori non rimarrebbe colpito dal fatto che, invece, al tempo
dell’Antica Legge, quando il costume permetteva che si cavasse
occhio per occhio e dente per dente, e che si ripagasse con la
stessa moneta colui che aveva commesso ingiustizia, sia apparso
uno che abbia superato il limite degli ordini e che abbia antici
pato la virtù apostolica? E chi di quelli che non lo imitano non
risulterebbe privato di ogni possibilità di perdono e di difesa?
3.
I n t r o d u z i o n e a l l e v i c e n d e d i D a v id e
4.
B e n e f ic i d i D a v id e n e i c o n f r o n t i d i Sa ul
5.
C e l e b r a z i o n e d e i b e n e f i c i s i D a v id e
d Cf. 1 Sam 17, 28. e 1 Sam 17, 33. 1 1 Sam 17, 32.
54 Omelie su Davide e Saul
6.
L ’i r a d i S a u l n e i c o n f r o n t i d i D a v i d e : c a u s e
rato per le cose a causa delle quali fu invece guardato con so
spetto e reso oggetto di insidie dopo i fatti.
Qual era dunque la causa del sospetto?
D opo che ebbe preso la testa del barbaro e mentre torna
va con le spoglie, uscirono le danzatrici, dice, cantando e dicen
do: «Colpì Saul i mille di sé, e Davide i diecimila di sé». E si adirò
Saul e stava a guardare biecamente Davide a partire da quel gior
no e a seguire e.
7.
I n s e n s a t e z z a d e l l ’ ir a d i S a u l
fece invece ogni cosa, come non sarebbe stato strano che colui
che non si era gettato per nulla in questi pericoli si adirasse
poi per il fatto che non aveva ricevuto la maggior parte della
lode? Se infatti era necessario adirarsi, bisognava che si adiras
se Davide, per il fatto che, avendo da solo portato a com pi
mento con successo ogni cosa, aveva un altro con cui dividere
la fama.
Ma non dico nulla di tutto ciò; piuttosto, potrei dire que
sto: e sia! Ammettiamo che abbiano fatto male le donne, e che
siano degne di accuse e di biasimo! Che c’entra Davide? Non
fu lui a comporre i canti, né fu lui a convincere quelle a dire le
cose che dicevano, né stabilì che fosse questo il modo della
lode. Cosicché, se anche bisognava adirarsi, era necessario adi
rarsi contro le donne, e non contro il pubblico benefattore
della patria, degno invece di infinite corone. Ma Saul, lasciate
andare le donne, se la prendeva con Davide.
8.
U m i l t à d i D a v id e
9.
S a u l t e n t a d i u c c i d e r e D a v id e
10.
D a v id e c o n t in u a a p r e n d e r s i c u r a d i S a u l
11.
D a v id e r if iu t a l a r ic o m p e n s a
D E L L E S U E F A T IC H E
12.
L a fu g a
COME UNICA POSSIBILITÀ DI CURA D EL NEMICO
13.
B is o g n a p r e n d e r s i c u r a d e l n e m ic o
C O M E U N M E D IC O C O N IL M A L A T O
13 Davide, insomma, si rende conto che Saul persevererà nei suoi tenta
tivi di ucciderlo. Preferisce quindi allontanarsi da lui, per non dargli occasio
ne di commettere un omicidio che lo condannerebbe agli occhi di Dio.
14 Come 0 lettore avrà notato, nel corso delle omelie De Davide et Saule,
alle diverse sezioni esegetiche fanno seguito regolarmente esortazioni e parene-
si: il Crisostomo, cioè, non perde occasione per rendere esplicito il rapporto fra
le vicende bibliche oggetto di commento e la vita dei suoi fedeli. La Bibbia
diventa in questo modo paradigma immediato per l’attualità della storia.
15 L a similitudine riprende l’immagine con cui era iniziato il sermone: la
passione è malattia, e chi voglia estirparla (in questo caso, il sacerdote) è
medico (cf. Introduzione, par. 8). A questo punto dell’argomentazione, il
Crisostom o coinvolge esplicitamente nel ruolo di medico i suoi fedeli, e i cri
stiani in genere: i quali, egli afferma, sono medici per i propri nemici, hanno
cioè il compito di prendersi cura di coloro che sono malati nell’anima.
62 Omelie su Davide e Saul
14.
S a u l c a d e n e l l e m a n i d i D a v id e
di gara era Dio; e, ancora, la sua guerra era non solo contro se
stesso e contro la sua passione, ma anche contro i soldati pre
senti 16.
15.
I SO LD A T I C H IE D O N O V EN D E T T A
16.
D a v id e p e r s e v e r a n e l l a s u a d e c i s i o n e
17.
D a v id e c o n v i n c e i s o l d a t i
a D E S IS T E R E D A L L A V E N D E T T A
nel primo nodo è considerato verisimile, nell’ultimo diventa reale. Egli, infat
ti, all’inizio della sua argomentazione, presenta come eikòs (verisimile) il fatto
che i soldati avessero alcuni pensieri: dà voce, negli anelli intermedi, a tali
pensieri; quindi, nell’ultimo anello realizza lo slittamento preparato attraver
so il ricorso alla prosopopea: i pensieri - appena pronunciati, nella finzione
retorica, dagli stessi soldati! - sono oramai considerati reali.
Omelia I 65
18.
I l c o n s ig l io d e i so l d a t i
19.
D a v i d e r is p a r m ia S a u l
PUR NON AVENDO ALCUNA GARANZIA DI SALVEZZA
20 .
D a v i d e p r o v a l ’i m p u l s o a l l a v e n d e t t a ,
MA SA DOMINARSI
21 .
D a v id e p r e g a D io
PERCHÉ MANTENGA PURA LA SUA MANO
22 .
Strao r d in a r ie t à d e l l a p r e g h ie r a d i D a v id e
P 1 Sam 24, 6.
23.
L a d i f e s a d i D a v id e p e r S a u l
1 Sam 24, 7.
70 Omelie su Davide e Saul
24.
D a v id e s i r i v o l g e a l n e m ic o
CON NOMI ONOREVOLI
l’umiltà del genitore, non sapendo che non lo splendore degli avi
suole rendere luminosi ed insigni, ma la virtù dell’anima.
Ma non così fece il beato Davide. Né infatti lo chiamò dal
nome del padre, sebbene anche quello fosse di condizione
modesta ed esule; né dal semplice e nudo nome, ma da quello
della dignità, da quello del potere. Così pura era la sua anima
da ogni forma di ostilità.
Anche tu, dunque, mio caro, cerca di imitare costui ed
educati a questo - in primo luogo -, a non chiamare mai il ne
mico con nomi offensivi, ma con quelli onorevoli. Infatti, nel
caso in cui la bocca si eserciti a chiamare colui che ti ha recato
oltraggio con un nome onorevole e che ha cura, l’anima, edu
cata e abituata dalla lingua anche controvoglia, accetterà la ri
conciliazione con quello. Infatti le stesse parole saranno il rime
dio migliore per l’infiammazione del cuore.
25.
P a r e n e si f in a l e e d o s s o l o g ia
Dello stesso autore. Del fatto che è un grande bene non solo
perseguire la virtù, ma anche lodarla; e del fatto che Davide
innalzò un trofeo più grande avendo risparmiato Saul, di quando
atterrò Golia; e del fatto che, avendo fatto ciò, giovò a se stesso
più che a Saul; e sulla sua difesa dinanzi a Saul.
2.
C h i l o d a g l i u o m in i v ir t u o s i
P A R T E C IP A D E L L A C O R O N A L O R O RISERV ATA
a Rm 1, 32. b G n l 2 , 3.
3.
R i t o r n o a l l a v i c e n d a d i D a v id e
c 1 Sam 24, 8.
3 Con estrema finezza psicologica e con peculiare lucidità e schiettezza,
il Crisostom o riesce a cogliere i più nascosti movimenti dell’anima, ponendo
all’attenzione dei fedeli comportamenti abituali, generalmente taciuti.
76 Omelie su Davide e Saul
4.
D a v id e h a l a m e g l i o s u i s o l d a t i
5.
L a v i t t o r i a d i D a v i d e s u l l ’ ir a
È SU P E R IO R E A Q U E L L A SU G O L I A
d 1 Sam 24, 9.
6.
R is p a r m ia n d o S a u l ,
D a v id e i n f l i g g e f e r i t e a l d ia v o l o
7.
L a v it t o r ia d i D a v id e
Uscì dalla grotta con lo stesso splendore con cui i tre gio
vani uscirono dalla fornacee. Come infatti il fuoco non bruciò
loro, così il fuoco dell’ira non bruciò Davide. E a quei giovani
non recò danno il fuoco che li attaccava dall’esterno; Davide,
invece, pur avendo dentro le braci accese e pur vedendo il dia
volo che da fuori attizzava la fornace - e si serviva per questo
della vista del nemico, dell’esortazione dei soldati, della facilità
dell’omicidio, dell’assenza di coloro che potessero aiutare Saul,
della memoria del passato, dell’angoscia per il futuro (e infatti
ciò produceva una fiamma più luminosa di quella prodotta da
legna secca, pece, stoppa e da tutte le cose che incendiavano la
fornace babilonese) - non fu bruciato, né soffrì qualcosa del
genere, come era naturale che fosse, ma uscì fuori dalla grotta
puro e, avendo visto il volto del nemico, proprio per questo si
moderò in sommo grado.
Quando vide infatti Saul che dormiva, che stava immobile
e che nulla poteva fare, Davide disse a se stesso: «Dove è quel
furore? Dove la cattiveria? Dove le macchinazioni, le insidie?
Sono sparite tutte quelle cattiverie, sono andate in rovina per il
breve assalto del sonno; e il re giace incatenato, non avendo noi
escogitato nulla né avendo fatto alcunché». Lo guardava dormi-
e C f. D n 3.
80 Omelie su Davide e Saul
8.
L a v i t t o r i a d i D a v id e
COME QUELLA DI D A N IE LE
f C f. D n 6.
Omelia II 81
9.
I l m e r i t o d i D a v id e è l ’ a v e r r is p a r m ia t o
IL NEMICO AVENDO LA POSSIBILITÀ DI VENDICARSI
Infatti non per questo chiamo beato quel Santo, per il fatto
che vide il nemico giacere sotto ai suoi piedi, ma perché, aven
dolo nelle sue mani, lo risparmiò: la prima cosa, infatti, era
opera della potenza di Dio, l’altra, invece, della sua virtù.
In che modo sarebbe poi stato naturale che i soldati gli
obbedissero? Che fossero disposti nei suoi confronti con una
tale benevolenza? Se infatti avessero avuto innumerevoli vite,
non le avrebbero date prontamente tutte per il capo, avendo
appreso dai fatti, nella sollecitudine verso il nemico, la benevo
lenza nei confronti degli amici?
Colui che è mite e mansueto nei confronti di coloro che gli
hanno arrecato sofferenza, molto di più doveva essere disposto
in questo modo nei confronti di coloro che erano benevoli con
lui; e questa era per lui la più grande garanzia di salvezza. E non
solo i soldati erano molto benevoli, ma anche molto arditi con
tro i nemici, sapendo che Dio combatteva per loro. Dio, infat
ti, era sempre vicino al loro comandante, e agevolava sempre
tutte le imprese. Essi dunque obbedivano a Davide non come
ad un uomo, ma come ad un angelo.
10.
R is p a r m ia r e i l n e m ic o
È PIÙ VANTAGGIOSO CHE VENDICARSI
11.
D a v id e s i r iv o l g e a S a u l c h ia m a n d o l o “ r e ”
8 1 Sam 24, 9.
12.
L a d if e s a d i D a v id e
h 1 S a m 2 4 , 10.
13.
D a v id e c h ia m a S a u l
A TESTIMONE DELLA PROPRIA BENEVOLENZA
14.
I n c h e m o d o S a u l p u ò e s s e r e t e s t im o n e
DELLA BENEVOLENZA DI D A V ID E?
15 .
Il l e m b o d e l m a n t e l l o
16 .
M a g n a n i m i t à d i D a v id e
17.
D a v id e in v o c a i l g iu d i z i o d i D io
18.
D a v i d e c o n t i n u a a r is p a r m ia r e S a u l
NONOSTANTE LE SUE NUOVE INSIDIE
19.
D a v id e p i a n g e l a m o r t e d i S a u l
20 .
Pa r e n e s i f in a l e e d o s s o l o g ia
1 Si noti che il tema dell’elemosina non viene trattato dal Crisostomo nel
corso dell’omelia, eccezion fatta per un brevissimo cenno al paragrafo 14, che
certo non giustifica la presenza del motivo nel titoletto. Sugli elementi parate
stuali e sulle difficoltà nel rintracciarne le origini si veda la nota 1 al testo della
prima omelia.
2 G li Antiocheni, come ricostruisce Pasquato nel suo già citato studio
sull’argomento, amavano molto gli spettacoli teatrali. L e rappresentazioni
erano frequenti, iniziavano al mattino e si concludevano alla sera. Per quel
che riguarda il genere delle opere che venivano m esse in scena, gli spettacoli
più apprezzati e più comuni erano mimi, pantomimi e giochi d ’acqua.
Soltanto raramente venivano rappresentate opere classiche, come una com
media di Aristofane nel 365. Cf. O . Pasquato, op. cit., p. 60.
94 Omelie su Davide e Saul
2.
C h i freq u en ta i teatri
s i m a c c h ia d i a d u l t e r io
2Mt 5, 28.
4 Al di là delle implicazioni sulla vita morale dei fedeli - il teatro è, tra
le altre cose, fonte di tentazioni sessuali, ripete l’autore nel nostro testo - il
Crisostom o individua negli spettacoli la pericolosa sopravvivenza di elemen
ti culturali propri del paganesimo. Egli si adopera dunque per sradicare dalla
società cristiana una prassi culturale storicamente radicata in tutti i livelli
nella cittadinanza. Il suo tentativo non ebbe successo.
96 Omelie su Davide e Saul
3.
Il teatro
4.
G l i s p e t t a c o l i i n s o z z a n o l ’a n i m a
5.
C o n s e g u e n z e d e l f r e q u e n t a r e i t e a t r i:
IL DISPREZZO PER LA M O G L IE ...
6.
.. . e p e r l a C h i e s a
7.
N e c e s s i t à d i m o d e r a z io n e n e l r im p r o v e r o
8.
I l sa c e r d o t e v u o l e d is e g n a r e
l ’i m m a g i n e d i D a v id e
no per essere ritratti uno, due, tre giorni, affinché, con la conti
nuità della visione, conservino perfetta la precisione della forma.
Poiché dunque anche noi dobbiamo adesso disegnare non
un’immagine di figura corporea, ma la bellezza dell’anima e
l’armonia spirituale, anche oggi vogliamo che Davide sieda
presso di voi, affinché, guardando tutti verso di lui, prendiate a
misura, ciascuno per la propria anima, la bellezza del giusto, la
mitezza e la mansuetudine, la magnanimità e ogni altra virtù.
9.
M a g g io r e u t il it à d e l l e im m a g in i s p ir it u a l i
R IS P E T T O A Q U E L L E C O R P O R E E
10.
N e s s u n n e m ic o è p e g g io r e d i S a u l
11.
N essu n ben efa tto r e
È PIÙ VIRTUOSO DI DAVIDE
Ì2 .
È P O S S IB IL E R IC O N C IL IA R S I
C O N Q U A L U N Q U E N E M IC O
b M c 11,25.
cf. T.E. Ameringer, The Stylistic Influence o f thè Second Sophistic on thè
Panegyrical Sermons ofSt. John Chrysostom, Washington 1921.
Omelia III 103
13.
R is p a r m ia r e i l n e m ic o
R E C A G R A N D I B E N E F IC I
14.
B is o g n a c o n s id e r a r e e l e m o s in a il f u r t o
15.
C h i r is p a r m i a i l n e m i c o c h e h a t e n t a t o
DI UCCIDERLO OTTIENE LA CORONA DEL MARTIRIO
16 .
C o m e c o m p o r ta r si n e i c o n f r o n t i
DI COLORO c h e d i c o n o m a l e d i n o i
17.
U t il it à d e l n e m ic o
18.
Il F a r is e o e d il P u b b l ic a n o
19.
A d im o s t r a z io n e d e l l ’ u t il it à d e l n e m ic o
13 Sull’utilità che si può trarre dai nemici aveva scritto già Plutarco, nel
suo De capienda ex inimicis utilitate. In questo trattato, vengono addotti, a di
mostrazione dell’utilità dei nemici, argomenti affatto simili a quelli qui utiliz
zati dal Crisostomo. A 87 D, per esempio, Plutarco sottolinea come il nemi
co, controllando costantemente il nostro operato, ci imponga di vivere con at
tenzione, di parlare e di agire in modo non sconsiderato. Ancora nello stesso
senso, a 88 B, l’autore ricorda una sentenza di Diogene: «C om e potrò difen
dermi dai nemici? Comportandomi io stesso in modo corretto!». Quindi, p o
co più oltre, a 88 C: «S e vuoi vendicarti del nemico che ti odia, non offender
lo, chiamandolo omosessuale, effeminato, dissoluto, buffone, rozzo. M a sii
uomo tu stesso, m ostra autocontrollo, parla con verità, e comportarti con
bontà e con giustizia nei riguardi di coloro che incontri». Cf. Plutarque. Oeu-
vres Morales, I, 2. Texte établi et traduit par R. Klaerr, A. Philipppon, J. Siri-
nelli, Paris 1989, pp. 188-211.
110 Omelie su Davide e Saul
20 .
Q u o d n e m o l a e d i t u r n i s i a s e IPSO
21 .
R i t o r n o a l l e v i c e n d e d i D a v id e
14 L’idea che ciascuno è responsabile di sé, nel bene e nel male, è moti
vo frequente nel Crisostom o, il quale, a questo riguardo, scrisse anche un
Quod nemo laeditur nisi a se ipso. Cf. A.-M. Malingrey, Jean Chrisostome.
Lettre d’exil, SChr 103, Paris 1064.
Omelia III 111
22.
L a t r a sf o r m a z io n e d i S a u l
23.
L a v o c e d i D a v id e d i s s o l v e l ’ir a d i S a u l
24.
L ’ ir a m o d i f i c a l e n o s t r e p e r c e z i o n i
25.
P otenza d ella vo ce
26 .
D a v id e r i s p o n d e r e n d e n d o o n o r e a S a u l
27.
B is o g n a p r e c e d e r s i g l i u n i g l i a ltr i
N EL RENDERE ONORE
28 .
D a v id e r e s e S a u l m i g l i o r e
° C f . F a 2, 2. PCf. E s l 7 , 6 .
Omelia III 117
per renderlo puro e amabile; cosa che dunque egli fece, aven
do arrecato un beneficio maggiore del precedente.
Degno certo di lode e di grandissima ammirazione il fatto
che non affondò il coltello e non tagliò la testa nemica; ma è
cosa degna di molte più corone il fatto che trasformò la scelta
stessa di quello, rendendolo migliore e dirigendolo verso la
propria benignità.
29.
R e n d e r e v ir t u o s i è b e n e f ic io p iù g r a n d e
DEL RISPARMIARE LA VITA
30.
N u l l a è p iù p o t e n t e d e l l a b e n ig n it à !
31.
B is o g n a a c c u s a r e il n e m ic o
E DISCUTERE CON LUI SOLTANTO DOPO AVER CACCIATO L’ IRA
lui escogitava ogni cosa, non solo non si inferocì ma anzi giun
se a un affetto maggiore; e tanto più quello macchinava cose
maggiori, quanto più egli lo piangeva. Sapeva, infatti, sapeva
bene che non chi subisce male ma chi lo compie è degno di la
crime e di lamenti, in quanto danneggia se stesso. Per questo
compose una grande difesa nei suoi confronti, e non si fermò
prima di avere spinto anche Saul a difendersi con lacrime e con
lamenti.
32.
S a u l r i c o n o s c e l a p r o p r i a m a l v a g it à
33.
L ’ u m i l t à d i D a v id e
34.
S a u l r i m e t t e D a v id e a D i o
PERCHÉ LO RICOMPENSI
35.
S a u l p r e g a D a v id e
d i n o n d is t r u g g e r e l a p r o p r ia d is c e n d e n z a
36.
B e n e v o l e n z a d i D a v id e
NEI CONFRONTI D EL FIGLIO DI SA UL
37.
P a r e n e si f in a l e e d o s s o l o g ia
Così fa’ anche tu, o caro: prenditi cura dei figli dei tuoi ne
mici mentre essi vivono e dopo che sono morti; mentre vivono,
per conciliarti in questo modo i loro genitori; dopo che sono
morti, per conquistarti grande benevolenza presso di Dio, per
essere coronato di innumerevoli corone, per ricevere innume
revoli preghiere da parte di tutti, non solo da parte di coloro
che hai beneficato, ma anche di quelli che guardano agire in
questo modo.
Questo infatti ti difenderà in quel giorno, e grandi avvoca
ti saranno per te i nemici beneficati nel momento del giudizio,
ed espierai molti dei tuoi peccati e chiederai la ricompensa. E
nel caso in cui tu avessi commesso infinite colpe, ricorda quel
la preghiera che dice: «Perdonate ai vostri nemici, e il Padre Vo
stro perdonerà a voi i vostri peccati» x; così acquisterai grande li
bertà di parola dinanzi a Dio e otterrai il perdono di tutti i pec
cati. E sulla terra vivrai con una buona speranza, e avrai tutti
ben disposti nei tuoi confronti. Coloro infatti che vedono che
ami in questo modo i nemici e i loro figli, come non sceglieran
no di diventarti cari e amici, e di fare e di subire ogni cosa per
te? Se dunque godrai di una tale benevolenza da parte di Dio,
e avrai tutti che pregano per te ogni bene, quale male sentirai?
Di chi non vivrai una vita più beata?
Queste cose dunque non solo ammiriamole qui, ma custo
diamole anche dopo che torniamo a casa, e, andando in giro e
x Mt 6, 14.
126 Omelie su Davide e Saul
9n, 11, 12, 13, 15, 16, 18, Golia: 9, 21, 22, 54, 73, 77,
19, 20, 21, 21n, 2 2 ,2 3 ,2 6 , 7 7 n ,113
26n, 27, 27n, 28, 29, 31, Gonzàles Bianco A.: 68n
31n, 32, 33, 34, 47, 47n, G regorio di Nazianzo: 20n;
48n, 59n, 61, 63n, 74, 75n, Adversus iram\ 25n, 50n,
76n, 83n, 86n, 94n, 95n, 5 In, 106n
100η, 101η, 103n, 104n, G regorio di N issa, Omelie
109η, 110η, 112n, 124n; sul Cantico dei Cantici·. 20;
A d populum Antiochenum La verginità 49n
(De statuii ): 18, 19, 112n;
Commento agli Atti: 2 In; Harris W.V.: 25n, 26n
De Anna·. 24, 27n, 112n; Hill R.C.: 7n, 13n, 17, 17n,
De decem millium talento- 18, 24n
rum debitore·. 27n, 48n; De Hoffmann P.: 47
paenitentia·. 23; De resur-
rectione mortuorum·. 27n; I tre giovani: 10, 77n, 79, 114
De virginitate·. 49n; Expo- lesse: 50, 70
si tiones in Psalmos: 24; In Impero Romano: 6n; Impero
epistulam ad Colossenses : Romano d ’Oriente: 6n
28n; In epistulam ad He- Indelli G.: 25n
braeos\ 78n; In epistulam Ippolito, De David et Goliath·.
ad Romanos : 28n; In Ge- 22
nesim·. 28n; In illud, Si Ira: 8 ,2 4 ,2 6 ,7 6 ,77n, 80,111,
esurierit inimicus: 24, 27n; 112, 113, 118, 119; deside
In Joannem·. 78n, 112n; In rio di vendetta: 25; malat
s. Ignatium martyrem·. 78n; tia: 26; follia: 26; scelta del
In s. Barlaam martyrem·. l’uomo: 2 7 ,3 3 ,4 8 ,5 1
21n\ Commento a Matteo: Israele: 2 1 ,5 7
2 In, 22, 2 4 ,2 6 ,28n; Quod
nemo laeditur nisi a se ipso·. Kelly J.N .D .: 5
110η Klauser Th.: 27n
Giudei, Giuda: 9 ,5 2 ,52n, 57
Giuramenti: 48 Lackner W.: 7n
Giusta M.: 26n Laudizi G.: 5 In
132 Indice dei nomi e delle cose notevoli
A n t ic o T e st a m e n t o 18, 16.20: 57
18, 20-27: 15
18, 2 3 :5 9
Genesi
18, 25-26: 59
1 2 ,3 :7 4 18, 30: 57
19, 1-7: 16
Esodo
19, 9-10: 60
14,21: 114 20, 27: 70
17,6: 116 24: 10
24, 4-7: 62
Giosuè
24, 6: 68
10, 12:114 24, 7: 69
24, 8: 75
1 Samuele
24, 9: 19, 77, 82
13,14: 9, 50 24, 10: 83
17, 1-11:52 24, 11: 85
17, 12-14: 52 24, 12: 87,88, 111
17, 28: 53
24, 13:20, 89
17 ,3 2 :5 3
24, 17:20, 111
1 7 ,3 3 :5 3 , 88
17,45: 114 24, 18: 120
18, 1-4: 16 24, 19:121
18, 6-9: 55 2 4 ,2 0 :1 2 2
18, 10-11:58 24,21-22: 122
18, 14: 57 26, 17:114
Indice scritturistico 135
2 Samuele Marco
1,21: 91 5, 11-12: 12
1,23: 91 11,25: 12, 102
9: 13
9, 1: 16
9 ,3 : 16
6, 22-23: 106
9, 7: 16
18: 108
12, 13: 23
18,3: 12
Giobbe 18, 10-13:23
18, 11: 108
1-2 (LX X ): 28 18, 12: 12
18, 13: 108
Proverbi 2 2 ,3 : 12
15, 1:118
25, 15: 118 A tti degli Apostoli
13,22: 9, 50
Siracide
28, 12: 118 Romani
28, 17: 118
1 ,3 2 :7 4
12,9-13: 115
Daniele
13,2: 70
3: 79, 114
6: 80 1 Corinti
7, 1: 49
15,29-31: 105
Nuovo T e s t a m e n t o
Galati
Matteo 5, 10: 85
5,11-12: 106
Filippesi
5 ,2 8 : 11,49, 95
6, 14: 125 2, 1-4: 115
18, 23-35:49 2 ,2 : 116
INDICE GENERALE
I n t r o d u z io n e .................................................................... pag. 5
Giovanni Crisostomo
O M E L IE S U D A V ID E E S A U L
O melia I ............................................................................ » 47
O melia I I ............................................................................ » 73
O melia III............................................................................ » 93
138 Indice generale
IN D IC I
I n d ic e d e i n o m i e d e l l e c o s e n o t e v o l i
I n d i c e s c r i t t u r i s t i c o .....................................