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al concilio di Nicea
sono divise, esse son tre, anehe se non vogliono, oppure sopprimano
completamente la divina Trinita » (PL V 128). Questo passo ci e tra-
mandato da Basilio e non da Atanasio, eui dobbiamo la quasi totalita
dei frammenti a noi pervenuti di Dionigi, e nei quali non si parIa
mai di ipostasi. 11 fatto non e casuale e dimostra ehiaramente l'imba-
razzo in eui. si venne a trovare Atanasio dopo Nieea in merito alla
dottrina delle ipostasi : a tale inlbarazzo aeeenniamo aHa fine di questo
studio.
11 AHa base deI contrasto fra' i due Dionigi in merito a unaftre
mine persona per indieare I'individualita deI Padre, deI Figlio e dello
Spirito santo: termine adoperato sia da Tertulliano sia da Novaziano,
e il eui eorrispondente greeo prosopon era gia stato adoperato in eon-
testo trinitario da Ippolito nel Contra Noetum. Rieordiamo eome, nei
primi deeenni deI 111 seeolo, la dottrina monarchiana fosse stata parti-
eolarmente viva aRoma: Callisto aveva, si, scomunieato Sabellio, ma
la sua impostazione trinitaria era senza dubbio in senso monarehiano:
e si rileva una indubbia eontinuita fra Callisto e Dionigi, perehe anch'egli
ribadisce Ia condanna di Sabellio, ma continua a professare un gene-
rieo monarchianismo. DeI resto gia Novaziano, ehe nel De Trillitate
condivide sostanzialmente l'impostazione trinitaria di Tertulliano, aHa
fine deHo seritto, parIa inaspettatamente di vis diu'initatis ehe, tradita
et directa in Filium, rursum per substantiae communionem ad Patrem
reuoluitur: un passo nella sostanza abbastanza vieino a quello di Dio-
nigi eitato sopra. E non va neppure trascurato il fatto ehe Ia eon-
danna di Novaziano, pur provoeata da motivi ,non di earattere teolo-
gieo, puo aver ulteriormente indebolito aRoma le posizioni dottrinali
di tipo tertullianeo ehe egli sostanzialmente aveva rappresentato.
12 Su questa eomplicata vieenda, ehe si svolse in piu riprese, efr.
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376 M. SIMONETTI
2~~ Cfr. PG XVII 546 Praeterea etiam illud est inuenire quod non.
numquam tales sunt aeeusatores eius, qui nee Graeeam noverint linguam;
alii tJJnnirnf)dis imperiti, ete. In questo eontesto eoloro ehe non eono-
seevaTlO neppure il greeo debbono essere state persone dei sostrato
semita, e {~i livello soeiale molto basso per essere ignoranti fino a tal
punto.
2~1 ('fr. PG XVII 547 sg. Non abbiamo elementi per poter dare
fisionomia preeisa a qualeuno di questi eripto-origeniani; ehissa se
anche Lueiano sara stato uno di eostoro. L'esempio di lVletodio, un
asiatle f ) (cli. aItro arrlbiente) varianlcnte influenzato da Origene e ehe
pure polemizza eon lui su determinate questioni antropologiehe ed
eseatologicht', ci fa eaplre ehe fra i due opposti degli origeniani puri
e dc~li antiorigeniani radieali, di pura osservanza asiatiea (ne vedremo
un Esempio in Mareello di Aneira), ci doveva essere una variopinta
gamma di posizioni intermedie, si ehe non si pub parlare di fronte
eompatto ne per gli alessandrini ne per gli asiatiei.
24 Torncremo piiJ. dettagliatamente su questo punto.
fra le persone divine, si ehe per loro non e'era reale diffieolta ad
ammettere la eoeternita eol Padre (questo e il reale senso d'innatus,
come vedremo) di un Logos visto soprattutto nel suo esistere nel sena
deI Padre, pluttosto ehe in personalita sussistente, almeno prima della
inearnazione.
TEOLOGIA ALESSANDRINA-ASIATICA A NICEA 377
29 Nel senso ehe Cristo sarebbe stato ereato direttamente dal Padre,
mentre le altre ereature sarebbero state ereate da Cristo per volere
deI Padre: cfr. ATHAN. Decr. 8; C. Arian. 2,24. In tal sensoArio
defini il Figlio di Dio creatura perfetta di Dio ma non come una
delle creature (Epist. ad Alex. 2; Opitz, p. 12).
30 Cfr. Epist. ad Euseb. 5 (Opitz, p. 3). E questo l'unico passo
sieuramente opera di Ario in cui venga presentata questa affermazione
cosi sconcertante aHa luce di tutta la tradizione. Essa non compare
nella successiva Lettera ad Alessandro, egli Ariani delle successive
generazioni negheranno di sostenere la derivazione di Cristo da! nulla.
Evidentemente Ario stesso dovette intuire la gravita della sua primi-
tiva affermazione e per questo avra preferito non ripeterla piu. Su
questo e sulla impossibilita di considerare non autentica l'espressione
di Ario cfr. i miei Studi sull'arianesimo, Roma 1965, p. 88 sgg. e
Arianesi'mo latino, « Studi medievali », 1967, p. 708 sg. ,J:~ .
31 E questo il senso della critica che Ario muove ad Alessandro
definito immagine perfetta deI Padre, senza altra differenza ehe l'essere
il Padre ingenerato e il Figlio generato da lui intemporalmente.
41 Si diseute se la dottrina di Marcello sia da considerare monar-
Lettera agli' Ebrei ehe eonoseiamo soltanto nella traduzio~e latina del-
I' Apologl'a di Panfilo, in eui esso e riportato (PG XVII 581): il Figlio
vi e definito homousios col Padre, in quanta aporroia della sua gloria
(Sap. 7,25), eioe in sense perfettamente niceno. 11 termine homousios
e riportato anche duc volte da Panfilo, nelle espressioni ehe introdu-
cono e brevcmente eommentano il passo origeniano. Negli Studi sul-
Z'arianesimo, p. 125 n. 76 avevo prospettato Ia possibilita di conside-
rare honlousios eome interpolazione rufiniana. Si considerino a tal
proposito i seguenti punti: 1) nelle supcrstiti opere di Origene in
greeo homousios e adoperato soltanto a Co. 10. XIII 25 in polemica
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ehe sugli Omeousiani era ben ragguagliato. Cfr. anehe Bas. Epist. 52,1.
63 efr. Studi sull'arianesimo, p. 125 sg. Per il valore di ousia in
Eusebio di Cesarea (= essenza individuale), nonostante la sua (tutt'al-
tro ehe entusiasta) aceettazione della formula nieena, efr. HANSON,
Opa eit., p. 295 sgg.
390 ~f. SIMONETTI
fatto poi Ario, nel senso di divisione della ollSia paterna. Comunque
nel passo sopra discusso deI Cornnlenlo a Ebre; (cfr. n. 57) e detto
che il Figlio ex ipsa substantia Dei generatur. Sulla questione cfr. anehe
J. RIUS CA:YIPS, C01nunicabilidad de la naturaleza de Dios segiln Origenes,
« Orientalia Christiana Pcriodica ), 1968, p. 9 sgg.
67 C~fr. n. 60.
ousia il senso di essenza generica, partecipata sia dal Padre sia dal
Figlio, e chiaro ehe inveee Teognosto adopera ollsia neUa maniera
prediletta da Origene, eioe di esscnza individuale : il Padre ha la sua
ollsia e easi il Figlia, ehe l'ha derivata dal Padre. L'uso deI termine
in senso generieo ehe sembra fare Dionigi va spiegato in funzione
della polemiea eon Dionigi di Roma e i Monarchiani.
6li E anche oecidentale, se Ossio ebbe influenza neUa formula-
zione: cfr. n. 64.
3
392 M. SI :MONETTI
ci resta di questo ultimo breve periodo della sua vita ehe ci illumini
circa il significato ehe egli intesc annettere al simholo nieeno: se,
eioe, egli dalla radicalizzazione deI contrasto eon Ario abbia tratto la
eonvinzione ehe effettivamente era opportuno insistere sull'unita deI
Padre edel Figlio in maniera piu energiea di quanto usualrnente non
si faeess,e nell'ambito della dottrina delle tre ipostasi; oppure se egli
si sia liJnitato ad aecettare la formula nieena in maniera tutt'affatto
fornlale ed esterna, magari eon restrizioni mentali deI tipo di quelle
ehe leggiamo nella lettera di Eusehio di Cesarea ai suoi diocesani circa
il signifieato da attribuire a homousios (Üpitz, p.45).
TEOLOGIA ALESSANDRINA-ASIATICA A NICEA 393
della generazione dei Figlio e ehe questo e ereatura eomc una delle
creature. La formulazione dei due anatematismi e equivoea: infatti
il primo eondanna la formula eonsiderata ariana seeondo cui c'e stato
un tempo (un momento) in cui il Figlio di Dio non esisteva, ma non
afferma 1a sua coeternita col Padre; il secondo poi esclude l'afferma-
zione ariana della prima ara ehe il Figlio era stato creato dal nulla,
ma si adegua a quanto Ario aveva precisato nella lettera ad Alessan-
dro: cfr. nn. 29-30 e contesto. Nel momento in eui si ribadiva la
eondanna dell'arianesimo radicale, si permetteva la professione di un
arianesirno moderato, non ineompatibile col generico subordinazioni-
smo preniccno earatteristico della dot!r~n_a_ ~~lI_e _t_r~ }p~s!a_si_. _
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MANLIO SIMONETTI
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00198 Rama