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E LZBIETA M.

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Le strategie
di Dio
Dinamiche comunicative
nei discorsi divini del Trito-Isaia
E LZBIETA M. O BARA

Le strategie
di Dio
Dinamiche comunicative
nei discorsi divini del Trito-Isaia

R O M A 2010
Vídimus er 11pprob11m11s ad normnm Stntutorum Pontificii fnstituti Biblici de Urbe
Romae, die 10 i1111ii anni 2010
Prof Homcio Simian- Yo.fre
Prof Samiago Bretón

A Zofia ed Eugeniusz Obara -


che mi '1a11110 insegnato la libertà e il rispetto
per se stessi e per gli a/tri -
co11 gratitudine

Zofii i Eugeniuszowi Obara -


którzy nauczyli mnie wolnosci i szacunku
wzg/fdem siebie i wzglfdem i1111ych -
z wdzifcznosciq

Progerco grafico di copercina: erena Aureli


lmpaginazione: crvizi Grafici Edicoriali S rl - Roma
Finiro di s1ampare ncl m ese di Orcobre 20 1O
prcsso Servizi Grafki Ediroriali Srl - Roma

© 20 1O G regorian & Biblical Press


Pia1.z.a della Pilotca, 35 - 00187 Roma, Iraly
books@biblic urn .com - www.gbpress. net

ISBN: 978-88-7653- 188-0


E LZBIETA M. Ü BARA

Le strategie
di Dio
Dinamiche comunicative
nei discorsi divini dei Trito-lsaia

ROMA 2010
PREFAZIONE

Q uesto libro cosritu isce il frutto della mia ri cerca dottorale,


svolta presso il Pontificio lstituto Bíblico ncgli ann i 2005-2009 e
difesa nel novembre 2009.
ln occasio ne delJa pubbli cazione vorrei rinnovare i miei r in-
graziam enti aJ direttore dei lavoro, il prof. Horacio Sinu an Yofre
S.J., per il suo accompagnamento tanto generoso quanto esigente.
Vorrei ringraziarl o soprattutto per il r ispetto d ell 'autononúa
dei tnio lavoro, sia per quel che concerne la scelta dell 'ar go-
mento, sia per quel che riguarda la m eto do logia, ancora poco
praticara negli attuali srudi biblici. Riconosco com e grande pre-
gio di un maestro la costance vici nanza insiem e alia rinuncia a
volere fo rmare i discepo li a pro pria immagine e somiglianza, e
que to l'ho sempre avvertico com e una piccata qualità dei prof.
Sinuan Yo fre.
Con aJtrettanta gratirudine mi rivolgo aJ secondo relatore, il
prof. Santiago Bretón S.J., che ha accolto la m ia te i coa il rigore
scientifico c be gli compete, ma anchc con un incero interesse e
apprezzamento. La sua attenzione nei riguardi dei mio lavoro e
stara proficua, socto ogni aspctto.
Ri ngrazio il Poncificio lstituto Bíblico per la pre parazion e
va ta e solida, indispensabile per un approccio ai testi biblici, ai
conten1po autono mo e rispettoso.
1 1niei ringraziamenti va nno anche alle aJtre persone che hanno
influito suJ mio modo di vedere e interpretare la Bibbia. ln m odo
particolare al prof. Massimo GriUi, direttore dei Dipartimento di
Teologia Bíblica presso Pomifi cia Univcrsità Gregoriana, che m i

7
PRfFAZlONE

h.1 sempn: offürto uo confronto prezioso e genero ' O \ulle t.1uc-


ao111 ddb comumcazlon e e della pragmaàca.
R111grJ210 :mcbc tune le persone che con la toro ~yll-/MtllâcJ
nu hanno accompagnato in varie c:appe dd mio pcrcor.o. Un gra-
zic per.onale e primo aJ prof. Giovanni Paolo uccu. anuco E!e-
nc:ro'o m dagll .mm della L1cenza. al PIB, il qualc: h.i ded1c.no
molm dei 'iUO tempo e dei suo impegno alia fonna d1 qut~to libro.
Non po~o e non ,·oglio in nessun modo dimenucare 1 m1e1 INTRODUZJONE
genaton , Zofia cd Eugeniusz Obara. La ricerca, dai suo 111izm alia
..u .1 condus1one, deve rutto a loro. e a loro e dedicara. ono vc-
nuti a mancare dunum: La nua permanenza a Roma e non h:mno
ponao assi cc;.·n.· ai coronam emo dei miei rudi. A loro ' J scmprc.> 1. Status quaesttonls e precomprensione deito rlcerco
11 11110 cosc.mce ricordo e la mia graácudine.
Oi fronte alfa vastità dd lc proble m:uiche rdative alio scritto
rrito-isaiano sembra opportuno cldm1itarc innanzitutco il campo
d1 indagine, indicando all'i nce rno dcgli <>tudi anua.li (1.1) quegli
argomenti ai quali la presence n ccrca si accosrer-l con una c hiave
imerprecativa nuova (1.2).

1. l Status quoestionis

Allo seno arcuaJe degh "rudi u b 56- 66 colpiscc oprarrucro


come le quescioni relacfre a que ta ez1one 1 conccntrino quasi
e!!iclusivamem e nell'amb1co degh '>rud1 'ito n co-cnac1 e, in parri-
colare. della cntica rcdazionaJe'.

Cfr alcuni scudJ spenfici: \ . 51 kl...,1 . f)rr lm1o11c•.11J11o<ltr .S.1111mlwi,e Uts 56-66) .
Rtdakt1m1.5.\'<'Sd1i<:l1tlicll l 'mmudlf ( l ')~'J}. K Kt ir N "'· l tl11k und l;st/1.11,•l".l,.rít 11n Trit11fesa-
J11l•ml1 Bnt litffl1rlmJIJfl11' 1md rrdilkt11111'.i:r-<l111/11lul1r ,\wdrt (1''4.HI): O.H. Snc x. S111d1a1
::11 Tril•!ies<1jo ( 1991 ): \'í/. l..Au, ,'\(/m{~\'ffdrrtr Pr.iplm11 111 )•·~ J6-fi(, ( 1994): l'. A . $.l\lllTH ,
Rlr1·1ctri<t111d Rcdaaio11 i11 Tnt1•· l <ai.i/1 ( l 99'i): U D11H.1 '>. (),1s B11rl1)011ja Ko1111"'.J1fiti11 u11d
Coli11t (194>8); L. R.u sz.K1">W'>KI , 11'/k 1111d C:1'111ci11dr 1111 ll :111dr/. L;111t• l '11trr.rnt l11m,1! z 11)r-
J11]<1 56-66 (2000) Lo St:llCl atlullc dclll nccrt'.1 '" h.11~ i- o~cno :inche d1 uno srudio
r1uuosto nx:eme. wolro dJ I~ H l 1n 1u ...,., }t'•a/J I >r1 .\t.i11J drr 11íroh'jlorl1c11 Dukussim1
(1>.trm,rldl 2004).

8 9
INTRODUZlONE INTRODUZJONE

Oi fronte a tale simazione si impone una riflessione che non lari che troverebbero riscontro nel Trito- Isaia e nell'intero libro5 •
riguarda primariamente i quesiti parricolari che da decenni as- Sul versante sincronico, si puõ segnalare il tentativo di Beuken,
sorbono gli tudiosi, ma piunosto la stessa metodologia utilizzara di individ uare l'unità deU'opera in base a criteri di natura tema-
nell'approccio ai testi e alle lo ro problematiche. Difatti, poi ché tica. rl suo studio si basa tuttavia su un motivo tematico piuttosto
ogni scelta metodo logica comporta necessa ria mente una re- linutato riguardante la categoria dei ((Servi diJHWH»6 . U n aspecto
strizione o una delimitazio ne dell'oggetto scesso dell'indagine, si particolare deUa visione unitaria, non solo dei Trito- Isaia ma
finisce per provocare una limitazione anche nei possibili risultati. anche dell'intero libro, e quello proposto dalJ 'approccio cano-
Di conseguenza sembra necessario che la metodologia degli studi nico7 che insiste sulla forma finale del testo, riconoscendone la
sul Trito-lsaia, dominata dall'approccio scorico- critico, venga in- funzione normativa per la fede d' Israele8 .
tegrara da aln:e prospettive in grado di arricchire le soluzio ni in- Questi lavori, con le relative proposce, sollevano la questione
terpretative. E in questo alveo che si inserisce la presente ricerca dei principio stesso di unità di Is 56-66 e stimolano a un ap-
allo scopo di offiire una lettura nuova di problemi antichi. proccio che, pur senza pretendere di porsi come esclusivo, in-
Tra questi problemi, anualmente ancora in fase di discussione, traprenda un'analisi dettagliata dei testi ricercando in loro stessi i
si possono individuare i tre seguenti: l'unità di Is 56-66, la ques- nuclei di convergenza e quegli elementi di unità che consentono
tione dell'autore e quella dell'organizzazione di Is 56-662 . !oro di esprimere un significato coerente.

a. La q11estione de/1'1111itd di Is 56-66 b. Le problematiche relarive all'a11tore

11 problema deU'unità di Is 56-66 e stato visto in passato in Ancbe riguardo aUa questione deU'autore di Is 56-66 sono state
relazione all'unicità deU'autore reale. Tale a~procci o risulta oggi presenrate diverse opinioni: dalla proposta deUa stessa mano per
ÍnSOStenibiJe, ed e ormai Stato abbandonato . l'imero libro9 a quella di un unice autore per il Deutero- e il Trito-
N el frattempo sono state formulate altre proposte per di- Isaia 111, fino alla proposta di un profeta individuale per Is 56-66.
mostrare l'unità dei Trico-lsaia in base a criteri di.fferenti, come ad
esempio quelli che hanno condotto a ipoteticbe ricostruzioni di
tipo scorico-sociale4, o i tencativi di risalire alle tradizioni partice- TI1e Oppo11e111s, 8 1-111. Schramm per conto suo sosricnc l'opposi:iione di un ci rcolo
f.worevole alia riforma di Esdr.i contro un circolo filogovemativo impegrldtO nel m an-
tenimcnco dclle pr.iriche sincreristiche deU' epoca monarchica.
5
Cfr. W. LJIU, Sduiftgdchru: Prophcrie, 320-5, che ne individua quanro: •Zionrrndi-
1
Lc tcmatiche sollcvare da P. HbFFKEN,jesaja, 91-100, nella sezionc dcdicaa ai Trito- cion•. •Gottesknechtstradition•, •H eiligcn lmcls•. •E.xodustradition•.
lsaia, riguardano: l. runitarietà; 2. rauronomi.l lctternria; 3. la composinonc concenttica: '· W.A.M . 8EUKEN ...The Main Thcmc ofTri to-lsaiah''. 67-87.
4. la storia della redazionc; 5. b cbta dclla formazionc. C&. anche M .E. TATE ...The Book ~ B.S. C HILDS. fll1rod11ctio11 to rlic O/d Tesra111e111, 325.
of lsaiah in R cccnt Srudy". 22-56. spec. nci passi relativi al Triro-lsaia. pp. 38ss. • B.S. CHIU)S, lsaíah. 441: .Jc is constin1tive of canonical shaping to olTer this th e-
3
Con poche ecce:iioni. come U. KELLERMANN. "Tritojesaja und das Geheimnis des olog1cal Sachkriúk on the rradirion in irs entirecy. The process IS nor harmoniz:ing be-
Gorresknechts", 46ss.:j.N. ÜSWJILT, 771e Book 1>{ lsaiah 40-66, 6, che riconduce tu eco iJ cause often the rcteation ofelements ofcen ion within ca nonicaJ text has beeajudged
libro di lsaia a lsaia di Gerusalemme. · to bc cs~cntial to lsrael's authont:arive scriprurcs•.
• La cesi di P.0. HANSON, 771e Da11111 efApocalyptit (1979): lsAíafi 40-66 (1995) básáta • Generalmcnce gl.i :iuron ehe ascnvono :inche Is 40-55 :ti profeta lsai:I di Gerusalenune..
sul crescente eontliuo tra i duc partiri - sacen:loralc e profetico - documentam in Is lo f.mno poi anche con i capp. 56-66.
1
56-66, ê staca soscenura per un cerro período da divem aurori, ma ha ricevuro anche nu- " Cfr., ad es., C. C. ToR.REY. 11ie Sero11d L<nialr;J.0. SMJIRT, Hiswry a11d TI1cology; F. M AJIS,
merose criache; tra queste, ades., G.J. EMMERSON. ls11ia/i 56-66, 8 1-95: B. SCHRJIMM. 'Tricojcs.'tla?". 151-163.

10 11
INTRODUZIONE INTRODUZJONE

Attualrnente, tuttavia, e maggioritaria l'ipocesi che sostiene l'e- facri importanti: cbe gli scribi, artefici materiali dei Trico-lsaia pos-
sistenza di diversi aucori arcefici dei complesso rrito-isaiano 11 • ono essere considera.ti veri aurori 17 e che. quindi , parlando dello
Questa conclusione e fondata, tra ralrro, su alcune incongruenze scritto dei Trito- Isaia si ha a che fare con un'opera lec:teraria's.
tematiche, come quella riguardante l'approccio ai po poli, positivo ln tale contesto orgono ulteriori questiorú, complemencari a
in Is 56, 1-8 e 66, 18-21 ma decisameme meno positivo in Is 63,3- quelle storiche e redazionali , che riguardano l'autore in-scric:to nel
8 e Is 60-62; oppure l'incompatibilità tra le deaunce dei leaders cesto. E cosi, ad es., Emmerson pone delle dornande sulla persona-
della comunità (Is 56,9-12), delle pratiche illecite (57, 1-13; 65, 1- lità del profeta che affiora dai testo attuale di Is 56-66. Partendo
7), dei ritualismo {ls 58) e della rottura nella cornunità (Is 65,8-16; dalla relazione dei llbro di lsaia con le altre maggiori raccolte pro-
66,5) e il messaggio delle promesse incondizionate nei cc. 60-62 12• feàche, come Gerernia ed Ezechiele, Emmerson fa notare che in
ln questo campo la critica redazionale ha fatto emergere che Isaia la figura del profeta e moJto eJusiva. Mencre nel caso di
menrre per i cc. 60-62 la figura dell'autore puõ avere le fattezze di Geremia ed Ezechiele la vocazione e narrata sin dai primo capitolo,
un individuo profetico 13, per le altre parti della sezione si epropensi in lsaia il profeca appare esplicitamente solo nel cap. 6 19 • LI Trito-
piuttosto a riconoscere diversi conrrlbuti in forma di <1 Fortschrei- lsaia, poi, rispeno alle parti precedenà dei libro, risulta ancora piu
bung»1~. organizzati nella fase finale per mano redazionale: sfuggente: in Is 1-39 il profeta si rende presente nei cc. 7-8 e 37-
39; nel Oeutero-lsaia in Is 40,6 e, secondo alcuni interpreà, sarebbe
~"o ngo ing wriring .. is the transmission of a complex of sullo sfondo della figura del Servo, col quale si idenrificherebbe 20 •
themes and beliefs. in the course of which chey undergo Nel Trito- Isaia, rra i passi nei qua1i si rende visibile la figura del
developmem, modificacjon, reinterprecarion, and recon- profeta, Enrn1erson menziona soltanto Is 58, 1 e 59,21 aggiungendo
figurarion to meet the demands of new situations as they poi ls 6 l,1 O; 63,7 e i passi piu discutibili di Is 61, 1-3; 62, 1.621 •
arise. (... ) theology is always done in the context of a par- Alla luce di quesco scaco di cose sembra necessaria un 'elabo-
ticular traclition and is aJways a marter of mediaáng be- razione innovativa, in quanto le condusioni raggiunte non pon-
t\Yeen siruarion and rraclióon - undersranding ..cradirion" gono sufficientemente in luce il contributo originale apportato
(with Shils 198 1. 13) as "a sequence of variations o n re- dal cara ctere lenerario deU 'opera e dalla stessa strategia discorsiva
ceived and transmitced themes",. 15 • presente nella raccolta trico- isaiana22•

Di conseguenza i puõ con cordare con Lau n ell'identificazione


di ls 56-66 come una «Schreibtischprophetie» 16• Cio implica due • Cfr. W L\u. Sclrrijl~lclrrtl.' Proph~tie, 1- 21.316: K. KOENEN, Etlrik 1111d Esclratol~ie,
217.
1
' Ad cs.. H .O. TFCK. ' rrrdic:rr zrr Triwjcsaja. 9- 13.
1
• G.1. EMMERSON, /.sma/r 56-66, 72.
11
Gli autori. ruttavia. divcrgono nelln collocizione storica dei singoli cesti. 3
U. BERGE.'>, " Pcrsonificacions and ProphccicVoices'". 56. vi associa pcrfino Sion,
12
Cfr.. ad cs.. G.I. EMME.RSON, lsaial1 56-66. 55-58. che uquis1~ce i tr.itti dei profcca e la figura dei Servo.
13
Cfr.. ad cs .• K. KoENEN, Etltik 1111d Esdratologie. 103ss.. che vede i11 1 61, l - 3 un ?t Cfr. G.I. EMMERSON. Jsaiolr 56-66. 75ss.
riJênmcnto alia vocazionc profecia; cosi anchc J. IlLENKl~lPP. Js.1ialt 56-66, 60-6 1: 22 Non bastano infotó le sole considerazioni sui generi letterari o queUe relam.~ alie

W L\u, Sclmfi.1telelme Proplretie. 19-20. influenze srilisnche rint:racaabiJj nei tesci. Ad es.. J. BLENKJ'ÕOPP. lsaiah 56-66. 79, si
" Cfr. H .O. STECK, '"TricojeSJja im Jesajabuch". 363.367: W L\u, Srlrriftge/elmr sotfrmu sull'mftucnza demeronomiscio, che detenninerebbe 13 prev·~lenz;i nel Trito-
Prop/rerie. 12-13. Lsata di uno mie onulecico cd esorcarivo simile a quell o dei sermoni attribuiti a Mosê
15
J. BLENKJNSOPP. lsaialt 56-66, 77. m Dl e in netto conrrasco con queUo di Is 1-39. Un tale cambiamento dei tipo di di-
11
' W LAU, Sc/1rifrgelelrrc1! Prr.1p/1e1it, J 2. l6.3 l 6. scorso corrisponderebbc alia crasformazionc dcUa comprcnsione deUa funzione profe-

12 13
INTRODUZIONE INTRODUZIONE

e. L'organizzazione di Is 56-66 Riguardo a questo tipo di struttura si e fatta gi ustamente no-


tare la necessità di integrare !'andamento parallelo delle unità con
L'articolazione del Trito- Isaia e un altro problema su cui si e il loro sviluppo progressivo, cosi da rendere evidenti i legarni cli
soffermata l'analisi redazionale, senza tuttavia approdare a risultati natura logica che vengono a crearsi nel susseguirsii delle singole
decisivi. ln genere si individua la sua organizzazione s·e condo uno unità 28• Sembra, nwcavia, ch e tale tipo di analisi non abbia finara
schema concentrico attorno al nucleo costituito da Is 60-6223 . trovato una form ulazione convincente. Cio ê dovuto al fatto che
Dal punto di vista del contenuto questi capitoli si distinguono non estato ancora individuato Ltn principio di coerenza che renda
per la descrizione della gloria futura di Sion e per 1'incondizio- possibile una lettura continua dei Trito-Isaia (o forse piu realisti-
nato annuncio di salvezza indirizzato a tutta la comunità. Par- camente dei suoi blocchi maggiori), integrando le parti nell'in-
tendo dal centro, il livello successivo della composizione viene sieme e superando le apparenti incongruenze o le rotture presenti
individuato nei testi di Is 59, 16-21 (15b-20) e 63,1-6, ch e asso- nel testo 29 .
ciano la salvezza di Sion all'intervento di Dio, rappresentato come Un altro aspetto importante circa l'organizzazione e la lettura
un guerriero e come un pigiatore d' uva .A questi si fanno seguire progressiva di Is 56-66 e il riconoscimento dei ruolo particolare
quindi due passi che riportano il lamento del popolo: Is 59,1-15 di Is 56, 1-830 . N umerosi sono i commentatori che si m uovono in
e 63,7-64,12. Per quanto riguarda le unità estreme, infine, si evi- tale direzione3 1• Anche in questo caso, tuttavia, nonostante il ri-
denziano gli elementi comuni tra Is 56,1-8 e 66,18-2424 , tra Is
56,9-58,14 e 65,1-66,1425, talvolta con l'aggiunta di ulteriori speci-
ficazioni26. Gli autori riconoscono, tuttavia, che nessuna delle parti
~ Ad es . , P. J-IÕFFKEN,jes11)11, 97.
in questione mostra una corrispondenza perfetta27 • 2'> M .A. SWEENEY, " The Book of lsaiah as Prophetic Torah", 56, e lsaiah 1-4, 89.
sebbene in ce rmini gencrici, c\•idcnzia la finalicà comuni ca tiva dei tesco e ne indica la
srrurrura compositiva. Is 56-66 cosciruirebbero un 'isrruzione profecica circa la coam-
rutà ricosrruica in Sio n e un'esorrazione ad aderire all 'alleanza e sarebbcro o rganizzaci
come segue: cc. 56-59, isu:uzionc circa l'osservanza dei pano; cc. 60-62, annuncio di
rica (Drt 18, 15-22): la predicazíooe profetica si coo cenrra sull'osscrvan za delta lcggc e salvezza per la nuoV'.i comunità ín Sion; cc. 63-66, isrruzionc profetica circa il processo
la rigcraerazio ne moral e basa ta sulla legge. li Trito-lsaia riflertcrebbe uno scadio di sví- di ~clezione alia base dclLi ricostruzionc della comunicà in Sion .
e
luppo oel quale la profezia divencaca un'attivic:i piu specialistica e o rientaca soprat-
1
" Cfr. L. R USZKOWSKI, Volk 1md Ce111eir1de. 129-130. 15 l- 152.

rucc.o alia produ:rione di resti sc rirri. .. " Ad es.. K. KOENEN, E1/iik 1111d Esc/11110/ogie, 1 1-15. considera il v. 1 com e citolo
2l CIT.. ad es., R . LACK, LI Symbolique d11 Li11re d'/sai'e, L25- 134; U.B EltGES, Dos B11c/1 («Uberschrilh): •lndem sie crkJarr, dass nur der .am Heil partizipiert, der Gerechcigkeit
Jesaja, 41 9-427; P. HôFFKEN,jesaja, 97-98: P.-E. BONNARD. Le Seco11d lsm'e, 3 18; R..H. übt, gibt es sic dic Einschciinkung des H ei! auf dic Gerechce n ais Thema dcs Tritoje-
O'CoNNEL. Co11ce111ricity 1111d Co111i1111i1y, 2 16- 22 [. Ovviamente, anchc in que.~to caso, sajabuchs an~; secondo H .O. STECK, S111die11 z 11 Tritojesaja, 43. «Jes 56, 1a.2 akze.nruieren
vi sono dclle voei co ntrast:mti. c he 110 11 riconosco·no tale strutturaz.ione; ad es., K. KOE- nun 56,9-59,21 ais negative uod positive Ko nkretioa heilsgemaílen Ve rbalccns, 56, lb
NEN, Ethik 1111d ésc/11110/ogie, 224; B.S. C HI LDS, /saiah, 448- 449. H.-W.jüNCLINC. "Das isc Vorblick auf 59, 16-63,6 samc den Ergiinzungen in Jes 65f, 56,2 blickt auf das Ver-
.Duch Jesaja", 437-438, propone la suddivisione in due parti: Ls 56, 1-63,6 ca.ratteri:zu1ta halten der Frommea aus Israel und Võ lkern (.. .), und 56,3-8 z.ielen insbesondere auf
dalla piresenza della tcmatica delfa giusti:ria e salvezza; 63,7-66.24 ca r.acte rizz:ua dalle Jes 66, l 5ff.», secondo L. R.uszKOWSKI, Volk 1111tl Ce111ei11de, 151, «Die Stellung am An-
mcc:afore della patern irà e matemirà applicare a JHWH. fang von Trjcs macht das Sci.ick 56, 1-8 zum lmerprc tarionsschliissel für den ga nzea Teil
2• Cfr., ad es .. S. SEKJNE, Die Tritojesajm1iscl1e Sa111111/1111g, 228- 33; 1-1.0. STECK, Srudie11 56-66. V. 1-2 gebc n den Tom. an: Der ganze Trjes ist ein H eilsorakeh. ln manicra analoga
.w 1n1ojes11j11, 34-44;J.L. KooLE, /saialr Ili/ 1, 28. K. C. PAR.K, Die Cerecl1tigkcir lsracls 1111d da.< Hei/ der Volker, 196.364. considera Is 56, 1-
25
C fr., ades., R. LACK, La Sy111boliq11e d11 Li11re d'/sai'e, 128; P. H óFFKEN, J es11j11, 97. 8 come il •cuore• dei Trito-lsaia perché un isce la questione dclla gi uscizia socialc, dc.l-
20 1·osservanza dei sabaro e dell'alleanza íntcsc come premesse alia relazione tra lsraele e
Cfr.J.L. KoOLE, Jsaia/1III/ 1, 28-29.
27
Cfr.• ad es.. J.L. KOOLE, /saia/1 IlJ/ 1, 28. le nazioni 11ella co municà cscacologica di Dio.

14 15
INTRODUZIONE INTROOUZIONE

conoscirnento dei porcnziale insiro in ls 56, J-8, ai ri guardo non sono principalmente costicuiri dalla figura dei locutore e dallo
sono scace prodocte elaborazioni convincenti che dirnostrino sviluppo c:li un tema di fo ndo in maniera organica e compleca34 •
l'effeniva funzione di que ra unità introduttiva nell 'organiz- Rinviando l'esposizione dettagliata dei singoli concetti alia
zazione e nella comprcnsione di Is 56-66. parte metodologica (cfr. § 2), per ora e sufficiente ri levare cbe la
compresenza di questi parametti. un unico locutore e un tema c:li
fondo unitario, sarà il criterio decisivo per stabi lire l'unità di un
1.2 La precomprensione della presente ricerca dererminato testo in quanto unità comunicativa, os ia c:liscorso.
NeU'affrontare la questione dell'unità, l'approccio comunica-
1n ri ferimento alle problemaôche appena csposce, la presente tivo sposta dunque l'accento da fatrori esterni ai cesto, quali
ricerca si propone di offrire un contributo che, facendo leva su J'identità dell'amore reale, i riferimenà storici e lo sviluppo re-
un rinnovato approccio al te to, possa ampliare i risultati conse- dazionale, a fattori intemi al testo atruale.
guia fino a oggi nello studio dei Trito-lsaia.
li punto di partenza ta nel riconoscere al testo bíblico la qua- b. Q11ale mttore?
lità di opera Jecteraria 32 • Accoscare iJ testo finale della Bibbia
come opera letteraria significa considerarlo nella sua valenza p iu La critica storica e redazionale si e occupata principalmente
caraneristica, quella di evento comunicativo33 • Questa prima de- deU'aurore empírico, ottenendo risposce circa un possibile retro-
6nizione dell'oggecco dcllo studio e l'assunzione di una meto- cerra profetico-scribale- redazionale della raccolta crito-isaiana.
dologia ad essa confacente induce a cambiare in maniera sensibile Ora, considerando lo scritto trico-isaiano come un evento co-
l'approccio ai testi biblici in generale e, in parôcolare, permette municativo, il problema i sposca dall'autore concepico nella sua
di affromare in maniera innovativa le problemariche classiche re- sm1ctura 6sica e storica all'autore inteso come « craceg1a tesruale».
lative al Triro-Isaia, perché porta ad indagare il cesto in base alia NelJ'opera dei Trito- Isaia, o piu propriamente in alcune delle sue
logica e alle dinamiche chc contradcfuti nguono ogni processo parti, la «stracegia testuaJe» si identifica con JHWH che parla in prim~
comunicativo. persona assumendo lc caratteristiche dell'emittence del messaggio3~

a. Q11ale principio di 1111i1à?

_La questione deU'~nità di Is 56-66, o di akune delle sue parti, " S1 nota qui Li ditTercnza mpcno a queUe ricerche che per 'IOStcncre l'unicà di ls
ara sottoposta a verifica secondo pararnerri comunicarivi che 56-66 scguono lo w1luppo d1 un solo filo lessicale. p1u chc tcm.mco. che "aa:raversa"
lo ~ítto trito-i"1a1ano o una sua pane, come il conceno dei •scn, dei S1gnorc• o ddle
naz10111, ~e.
" Circa l'idenatl sul piano comunicacfro dell:i prima pcrsona brr.immaácale coa
·~ AI nguardo. dT. anchc J. BLrNKIN~Ol'I', lsaia/1 56-66, 29. quando ~omcne che la l'cmmcnre, cfr. H . WLINRlt M. U1~e11a t linguaggio, 52-53.
str:1da dcll'interprcuzíone e quella di ncercare •forema] consmcncy and mcerconncc- La coru1deraz1one della categoria dei •discors1 d1v1m• 111 Is 56-66 e stata finora
nons on hterary ground~. as m any orhcr anc1en r te>.'t, but wichoui assummg thac the- trartarn solo m mamcra fr.rn1mentaria e generica: ad cs .. frcquentcmcnre si ri-
ological and c:anonical mcanmgs nece'i arily presupposc literary uni to. Scbbcne !'aurore conmcono i cc. 65-66 romc di,corso divino ia risposta ai prcccdcnce lamento dei
'iÍ rifcrisca alio studio dclJ'unn.i dcll'incero libro di lsaia, la sua os'icrvuionc rim:me popolo. Per una riflcss1011c filosofica e teorica sul resto biblico in quanto comuni-
vJ hda anche aclla riccrca ~ulla ponione dei cc. 56-66. caz1one divina e Li poss1b11iL.i di una applicnione della ccona dcgli arri linguistici, dr.
1
e
' La letcerarura. infatci, altiro non se non una fomlll d1 comumcazionc: cfr. C. N. WoLTERHOR.Ff. DiPi11r Disro11rse. Philoso11hiral Ref/C'(fio11s 011 rlie Claim 1'101 Cod
SEC.RI. A11•iammro all'a11alisi. 5. pr.iks ( 1995}.

16 17
INTRODUZIONE INTRODUZIONE

e quíndi di destinatorc 36 o di aurore modelio37 • Neli'insiem e. asse- e. Q11ale organizzaz ione?


gnando a JHWH il ruolo dell'emittente si sopprime la presenza di
qualsiasi mediatore (profeta) 38, mentre la sua funzion e di aucore Se si riflette, infine, sulla strutturazione dei testi si nota che sul
modello relativizza )'interesse per l'autore reale o empíri co. piano comurúcativo anche questo ambito esige un approccio djverso.
A1 lettore, dunque, e data la possibilità, anzi, e indirizzata la ri- Innanzitutto, un disco rso va analizzato nello sviluppo pro-
chiesta, di dedurre o ricostruire «dai dati di strategia cestuale»39 gressivo d~l su? tema di fendo. 11 tema puõ essere _a nn~n ~i ~ to in
quell'autore chc rraspare dai testo e che costituisce la sua «ipotesi maniera smcetJca, ma con tutte le sue componentl , all m1z10 dei
interpretativa» 4º. Spiega U. Eco: pronunciame_nto, che abi~almente cos~ tui~ce un mor:i~nto stra-:
regicamente importante d1 una comumca21one43 • Da li 11 rema dt
« ... sj ha Autore ModeUo come ipotesi interpretativa fen do si dipana attraverso un certo numero di temi secondari o
quando ci si configura il soggetto di una strategia testuale, di motivi.
quale appare dai testo in esame e 11011 quando si ipotizza, Allo stesso tempo, Cllttavia, devono essere sottoposte ad esame
dietro alla strategia te niale, un soggeno empirico che ma- le dinamiche persuasive messe in atto nel corso della comunica-
gari voleva o pensava o voleva pensa re cose diverse da zione e che ne decerminano l'articolazione. Spesso, infatti, le ap-
quello che i] testo, commisurato ai coruci cui si riferisce, parenti discontinuità o in congrnenze testuali non sono altro che
ruce ai proprio Lcttore M odello11 41• il risultaco di un cambiamento nella strategia di convincimento
messa in atto dai locutore. ln sintesi, l' organizzazione di un testo
Esattamente questa ricostruzione dell'autore modeUo costituisce ha il suo principio di significazione no n nel semplice accosta-
il principio che legittima le operazioni interpretative dei cesti. menro di dati - siano essi di natura lessicale, redazionale o altro
L'aurore modello e l'unico che puõ guidare il lettore attraverso - ma nella sua dinanúca e funzion e comunicativa.
il «basco» del testo 42 •

2. Metodologia e piano di studio


)(; Cfr. C. SEC.RE, Awinm1•111<1 nll'm1nlisi, 13- 15.
17 Cfr. U. Eco, terror i11 ji1b11/a, 64.
2.1 L' approcclo metodologico
11< Presentare JI 1w11 come cmirtcncc serve anche a modellan: le <tr:ncgic comunicaáve e

potenziare l"impatto dei mcs.s.iggio atcravcrso l'~one ai locutore di diwrs1 ruoli a se-
concla deU"evolvcrsi dei contt-sto. R. W.jANNEY - H.ARNDT," Roles". 792: •A speaker's roles Per chiarire in dettaglio la prospectiva neUa quale si muove il pre-
;ire concinuously n.'Clefined by the proc~ and resuhs ofimcr:icnon. Consequcntly. m the sym- sente srudio,si appronterà ora iJ quadro mecodologico all'interno
bolic inceracáonist VJew. speakers havt' "muláplc roles"' and "mulaplc sclvcs" - as rnan}\ po- dei quale si esamineranno le strategie comunicative dei discorsi
tcnáally, as there interacáons. (...) Roles are noc observable reahacs. but mctaphors, and can divini dei Trito- lsa ia. li punto di partenza sarà costituito dalla
thus only be analyzed systemacically as hypotheácal constructs \VJtlun ~me clearly dcfined
ovcrnding conccprual framework•. IJ riferimemo ai contesro v.i considcraro nel suo senso piU defini2ione dei termine stesso «discorso» e dalla individuazione
ampio, che include sia r attenzionc a una precisa siruazione comunicaov.i Sla a rurto il mondo delle sue caratteristiche principali, elementi che determinano la
di conoscenze e di presupposá apparcencná agli interlocutori. ln lsaia si vcclrà, ad es., il pas- metodologia e la struttura della ricerca .
saggio dalla metafora pacerna (piu fu:qucntcmente adoperata) a quclla materna (Is 66, 13).
19
U. Eco, LectiJr i11 fa/111/a, 62.
"'' Cfr. U. Eco, Lecror i11 fa/111/ii, 60-62.
1
• U. Eco, Lertor i11(.1b11/a,6-1. Jl L'imzio della co111unicaz1one ê un punco srratcgico. par:igonabilc aJ tícolo di

•! C&. U. Eco. Sei pnm:l!ginre, 33ss. un'opcr:i; dT. e. SEGllE. llwitllllt'lllO 111/'a11alisi. 206.

18 19
INTRODUZIONE INTRODUZJONE

2. 1. 1 Lo configurozione dei/o categoria «discorso» conscacare che era i tratti di tincivi dei «discor o» si dà la sua in-
dole comunicativa , che implica un esplicito orieotamenco ce-
La cacegoria di •discor o » e oggetto di srudio da parte di di- matico sviluppato in maniera coesa e coerente, e la presenza di
ver e branche delle scienze del linguaggio e della comunicazione un unico locutore 49 • Que te caratteri tic he, incerdipendená era
le quali, cuttavia, esaminandola da prospertive differemi, pc o ne loro, saranno determinanti in quesco studio, sia nella fase del-
soccolineano sfumature divergenti 4-' . Si possono mcnzionare le l' individuazione dei discorsi c hc compongono le cappe della
dcfinizioni piu generali, come .." Discourse", as a ma s noun only, comunicazione divina ncl Trico- lsaia, sia nella toro anaJisi.
and in ics racher serice Ünguistic sense, refers to connecced speech Nell'e egesi bíblica , a scconda dei tipo di testo e delle metodo-
or writing occurring ar supra-sencential levels» 45 , «atto di comu- logie adoperate, ci sono diversi c.nce ri pe: I~ de~iuútazi?o~ dell~
nicazione completo»4<', e alcre, sempre piu complesse e arricolace, singole unità. Nel presente cud10 la deltm1caz1one dei d1scors1
tra le quaJj , ad esempio, !e due seguenti: dipenderà dai dati formali comunemence riconosciuti, ma so-
prattutto dagJi indicatori speci6ci c he determinano il testo nella
«Ein Text isr jeder geauílene Bes candteil eincs Kommu- sua valenza strettamente comuni cativa. ln particoJare, la pre-
nikationsaktes in einem kornmunikativen HandJungsspicl, senza di una nuova unicà co municativa puõ essere marcata da
der thematisch orientiert ist und eine erkennbare kom- una nuova sfaccettawra tematica rispecto a un'a]cra portata a
111u11ikative Funktion erfüllt»47. termine nel discorso precedente, dall'utilizzo di una diversa scra-
e
«li discorso la massima unità linguistica: esso ha un semo tegia comw1icativa, da una parci colare finalità persuasiva , dalla
compiuto e corrisponde a una siruazione comunicativa focalizzazione di uno specifico gruppo di referenti, dal cambia-
completamence .~volra ( ... )si compone di enunciati (ingl. mento dei ruolo dei locucore 50 •
Utterance, ted. Ausserung) , c he sono gruppi di frasi pro- Poiché nelle definizioni sopramcnzionace, come del resto nella
nunziace da una ~ola persona e delimicate da silenzi, pause letteratura specialistica, ricorrono due ce rmini diversi, •discorso». e
fo rti o enunciati em essi da aJc:re persone; ( ... ) !e J le frasi, «cesto», bisogna pure chiarire che la distinzione cra le due cacegone
che sono unità smtarticamente compiute. ( ... ) Natural- e dovuca spesso alie particolari51 e igcnze di una decerminata branca
m ente il discorso puõ taJora esser cosriruito da un o lo dclle scienze e ai suo mecodo • Nel pre ente scritto si adopererà in
e nunciato; e questo da una sola frasc•-111 _ senso tecnico solo il termine <cdiscorso», econdo le caratteristiche

ln findei conci, le definizioni date sono complemencari, per-


c hé l'una e plicica cio che neU'aJcra rimane soctinceso. Si puõ
.., Cfr. un'analoga sint~"Si m D. Tcx.u1v. " "lhl Pragm.mcs''. 1008: •A text is normally
une person's wrim:n or spoken utterancc, 111tcndcd a~ onc mcssagc to one audience
about one coherent copie in onc concrctc s1cuat1on..
~' Cfr. D. TOGEBY, "Text Pragmancs". 1008.
" Per una pworamica pni ampia sull'argomcnro. cfi-. L. VrTACOLONNA, "•Texto/ ' 1 Cfr. ad es.. G. 0ROWN - G. Y uu, Disrn11rst• A11.ilysis. 1.6, 1 quali ~osrengono chc
•D1sco11rsc• Ddininons", 411-4.39; A. M c HoUl, "Discour$e", 225- 236. 'lu,rndo si parla dei •discorso• si farcbb<· riferum:nm all'uso dei lingu.tgg10, menrre con
' ' A. M < l IOUL, " l)iscourse". 226. 11 rerm111c •resto• ci si riíerirebbr ai ricordo ndla forma parlara. o scrirca. di un atto co-
"' Defü1111o nc d1 E. OUYS\LN!.. Ln ft11111111111icatfo11 ct /'artim/111io11 lit\~111'sti1J11r, cit.1ra 111 mu111cativo. PerW.A. Koct 1."Prchm111ary Skctd1 oíScmiocicTypc ofDL~coursc Aoaly-
C. SI CM. A vviamc1110 1111'111111/isi, 180- 18 l. <is". 16: •Any sequence ofscmcnces cemporally or spau.1lly arranged in a way ro suggesr
1
' S.J. Se l IMllH, ·fio,.·ttheorit'. 151 .
a whole will be conSJdcrcd to be a tcxt.•; •A11y ltx t (or pares oí a cext) having manifcs-
•w C. SH.IH . Awfo111c1111111//'m111/isi, 185- 186. tanom of parcicul.tr lhemc in common w1ll be considcrcd to bc a discourse•.

20 21
INTRODUZIONE INTRODUZIONE

evidenziate sopra, considerando che «Sia "discorso" che "testo" pos- matiche particolari che em ergono via via nel testo 55 • ln questo
sono essere usati in un'accezione piu ampia per comprendere rutte modo, l' unità risulta essere una caratteristica principale de] di-
le unità delta lingua dotate di funzione comunicativa, siano esse par- scorso perché, per mantenere la continuità dei tema, devono es-
late o scritte»52, e cio perché, «dal punto di vista linguistice , ogni sere ben collegate rra lo ro sia le idee sia le componenti linguistiche
testo e un grande enunciato unitario, un discorsoi>53 • che le esprimono. L'unità dei testo ha dungue un nesso inscindi-
bile con la sua coerenza e coesione56.
2. 1.2 Unità, completezzo, coesione e coerenzo d ei "d isc orso» Nella presente r icerca, per parlare dei «tema d i fo ndo» e di
1<temi particolari», si farà ricorso, rispenivamente, ai termini:
La definizione e l' indole comunicativa dei d iscorso implicano «tema» e «mo tivo>). Per «tema» si intende «la materia da elaborare
delte caratterisriche fo nda mentali che sono: unità, completezza, (o elaborata) in un discorso»57, m entre il «m otivo» l'unità_signi- e
coesione e coerenza 54 • ficativa mínima dei tem a e !'elemento ripetuto nel di scorso~~. N ei
resti letterari la relazione tra «tema» e «motivo» resta comunque
n. U11ità e completezza vicina all'accezione musicale59 e si modella com e <1opposizio ne di
complesso a semplice, di articolato a unitario; e anche di idea a
L' unità del discorso e determinata dallo svolg imento di un nucleo, <li organism o a celtula»6 º.
unico tema di fondo articolato attraverso diverse componenri te- 1 motivi, in quanto unità mínima di significato, possono acqui-
sire nel corso delta comunicazione uno sviluppo ampio e com-
plesso. Un singelo motivo cematico, tuttavia, per quanto possa
\? D . CRYSTAL. E11cidopedia Cambrid}1t dellt srirnze dei l111.1111a,~10, 1 16.
essere elaborato, non e aurisce individualmente il tema di fondo,
Sl e. SEGR.E, Awiallll'/llO 11/1'1111111isi, 165. che invece risuJta essere il prodotto dell'interazione di rutri i m o-
~La definizionc dei conccm e basat:i su F. SABATINI, La (01111111irazio11e t}1fi 11si dei/a tivi tematici presenti nel discorso61 • ln questo senso sintetizza C.
li11g11a, 152-153.
Una caratreri:un1one piu :impia e completa prevederebbe sette principi cosáru-
civi dei resto: 1. cocsione - come i componená della supcrfkie dei testo so no colJegati
tra di loro. Si basa sullc dipc ndenzc grammaácali e lessicali; 2. coc rcnza - come i con- •~ C fr. F. SAUATINI, La co1111111ira: io11e e gli 11si de/la li11.~1111, 152.178.
cccci. i conccnuti dei testo, ~ono connessi era di loro. Si csprimc sopracwrco mediante i "' Per k definizioni di coesionc e coe renza, cfr. M. Cnuut IA ltt>, 1111 /111rod11c1ion 10
rapporci di causalità, possibilità, scopo, successione remporale. li testo non ha senso in Discomse A1111/ysis, 6: •Scncencc~ combine to fonn cexrs and thc rclatiom becwce-n sea-
~e stesso ma attraverso l'intcrazione tra i contenuti presenn nel cesto e il bagaglio tcnces are aspecrs of grammarical cohcsioo; unerances combine co form discourses and
cono ci tivo dei pubblico; 3. incenzionalità - concerne l'amrudrnc d1 chi produce il che relaáons becween chem are a~ects of discourse cohercncc•.
cesco d.i comporre un testo coeso e coercnce finali:uato alla reahzzaz1one delJe imeo- ,. C. S.EGRE. Awiamemo 111/'01111/isi. 331.
zioni dcll'aucore; -1. acccrub1bcl - concerne J'aspenaav;i dei n ce1.'Cnte <li ottenere un '"C. SEGRE, llwi11111e1110 a/1'111111/isi, 3-10.
cesto coeso, coerente e rilcv;intc; 5. mfornuávità - concerne 11 grado d'infonnazionc e
w • ·Motivo" (... ) atlCStato per la prima volca 111 iuJiano ( ... ) nel suo significaco
<l1 un testo; 6. siruazionalicl - riguarda i fanori che rcndono il ccsco nlcvante nel rap- mus1cale (•frase musicalc che ~i nproduce con mod.ificazioni in un brano e gli dà il suo
porto con la siruazionc neUa qualc si coUoca; 7. intertestuahcà - concerne il rapporto ca ranerc• [Wa.rtburg 1967, p. 162); •e la piu breve idea complcca in musica• IJ>arry
rr;i 11 resro presente e la conoscenza acquisica dagli altri testi conosciuti, ricordati, dai 1954, p. 90)): di quJ passa alie altre lingue d.i cultura, dovc assume :inche valori lerte-
ricevence. 1 pr incipi 1 e 2 conccrnono il testo, mcnrrc quclli da 3 a 7 concemooo i rnri, figurativi, ecc.•, e. SCC:ltE, Awiallll'l/10 all'mmlisi, 339.
soggerá im plicaá nella co municazione. Cfr. S.A. CROOM, Li11.~11isrir l111alysis of Bibliml fo(I e. SEGllE, A 11via111n 110 al/'011alísi, 349.
Hebrew, 132- 134; R . DE BliAUGl1.ANDf - W. DR.ESSLER. illtrod11r1io11 to Tex1 Li11g11i.slics. 3; t.1 C. SEGRE. llwia111e1110 al/'11110/isi, 340. cita E. FtUNi'bL, Sr'!lf-, Mo1iv· 1md Symbol·
D. CRYSTAL E11âdopedic1 Cc1111bri~~e delle sde11ze dei li11g11aggio, 117; M . DAROANO - P. farsc/11111.~. 26: •La parolJ motivo designa una piccola unicà ccmatica, che non giunge a
TR.IFONE, Gram111111i(a i111/ia11a (011 11ozio11i di li11g11is1i(a. 20-22. comprendere la totalit.i di un "pior" o d.i una fabufa, ma chc rapprescnta già un ele-

22 23
INTROOUOONE INTRODUZIONE

egrc: «1 remi c;ono per lo p1u di caractere mecadi co~ivo. J moavi <iub~cono un'elabornzione rraweNle arrraverso curti 1 d.iscorsi e,
costin11 cono d1 c;olito risonanze d:iscorsive della mecadi cor;1,,cà <.WJ'alcra. i possono segwre blocch1 comunicativi fomun dai singoli
dei cenu•~. I moavi . i marufesrano ~tti in ma.niera piu c,,dcmc discorsi @-i.ni articolaci sull'imreccio dei moavi cenuaci. I due per-
sulla_ uperficie dei discorw - grane, ad esempio, all'evocUJone co~1. encrando in composizione era di loro, formano una griglia
de~1 clemena. r:con:mi, deter~ci tenrunj o inun.agirn - per che permene una lerrura piu completa della comurucazione.
cu1 la lo.ro m~1~duazione e denorrunazione ri ultano piu paJe..1. La reicerazionc deJ •motivo• non ha dunque una funzione or-
La d1 po IZlone della materia cematica dj un di corso in u11 namentaJe, ma conc:ribuisce a cosrruire una Linea di o;ignificaco. a
n_umero lt!11üaro di motivi rende piu chiara e organica l'e posi- mocivo, infacti, da una parte ramane ricono cibile aJ lettore o
zion~ deli argoment~ ,e aumenta la ua ricettività. lnolc:re, garan- ascolcacore in c iascuna deUe ue apparinonj e, dall'altra, modifi-
usc~ 11 trar~n.ento p1u complcco dell'argomento, diminuendo 1) candosi ed arocolando i nel corso della comu.nicazione, aumenta
P.encolo d1 c;c1voloni aJ di fuori del rema e di sbavarure prive di la sua poteDZlaJfrà informativa e persuasiva1"'.A que to proposito
rilevanza comunicativa. o riene ancora e. egre: 'ª nocara anche la funzione ddl'ordme di comparizione dei mo-
avi che non deve es ere empre ugu.tlc nel sus eguirsi dei discorsi;
11Tcm1 e motivi rcaliz.z.ino dunque un'opera di formaliz- ,111zi, la modifica in combinazioni nuove rivela diverse prospetàve
~a21011e (... ) per -;eziont di varia misura e d1 vario livello e faccettarure innovative dei me saggio.
E rum1via quesra formaJ12Zazione cbe empüfica e accc- NeU'insieme, la finalità dei ricorso ai concetti di •tema,. e m10-
lcra b comprensione dei d1 corso deUe idee. Essa fom1c;ce e
avo• quella di ottolineare la rilevanza e l'interdjpendenza di J
p1ccob bloccru compam d.t rcalci esiscenz1ale o concettuale enrrambe le caregorie nella tr.maz1onc di un di. corso. li cerna di
rrutturaC.J enuoticamence, ed e nelle sconncssure rra que- un dt corso non i viluppa e non actraverso l'articolazioae di
'° blocch1 che il testo puõ wiluppare Je sue nuO\'e propo- curti i motivi chc lo compongono: non quind1 po ibile derer- e
stc, integrando il nuovo nel meno nuovo. e inrerprecmdo nunare iJ tema enza individua rne i motivi e o;enza analizzadi ia
l'uno con l'a1uco dell'alcro: esactameme come 1 cernum tnd.J\"idualmence 1a nell'arricolazione reciproca. Quesca e la ra-
noo di un concesto ª"'uno a comprendeme le mnov:i- gtone per la quale neUa presente n cerca si considererà il discorso
ZJOnt•' '. come un ·urnci tesruale nella quale 1 pos ono rim·enire tutti i
mom; co árum·1 dei tema.
Ll lerrura dei ~<?rso pe~ •piccoli blocchi•. rurcavta, embra ugge- L"analisi dei tema dei discorso attr.lverso l'amcolazione dei mo-
nre ~uc perco~1 differe_ntt ~ ~omple~entari: da una parte i pO\SOno c1v1 che lo compongono permccte, mfine, la verificabilul1 della sua
egl.Ure blocch1 comumcaov1 formaa da singoli motivi tematici che completezza, perché •u n testo e "completo" quando conriene
turco ciõ che c;erve .1 far comprendcre iJ ccma di fondo (... ). [Tuc-
tavia] taJe verifica puõ essere piu completa olo alia fin e deU ºana-
mento dt lOntmuto e dt sinuz1onc ln poes1e dai contcnuco non moho complC'Nl, lm che comprende LI contenuto dd di corso e la ua funzione
w
quc-.t? puo <" r l"e'O m fornu condt'n\at-. cW moID'O nudcare. ma soluo 11 lOlllC'· pragmatica nelle ue ingole cappc e nd uo in iem e•''5 •
nuto c formato. nc1 f.tcncn lencr.m pngmana. cb piü d'un moavo•. Oi fronte a uô "
l omprcndc Jnc ht' r um e il tcnutt'-'O d1 dctcrrmnare il tema d1 fondo d1 un 'ampia umc.i

L~"inulc, .:omc 11 Tnco-lsan. sulla bast' d1 un solo elemcnco le)~icale, come "crvi• 0
alm;~r1l111cnte poss;i c:.pnmere uru \1sione organka dei c~to. .. Cfr. C. ·E<.R.f, A 1~·1Jmr1110 al/'111wl1>1. 3-l'i; \Ull.i ripcCJZJone J c1 mouvr m funrione
(' '°li <•IU, 11'1-iOllU'lllO a/1'0110[1.<1. 349. dr. .lll(hl" p.•\42
Jkl"SlilSl\.l.
' C ~I (.tu. <-41'1'111mn110 alf'o11.ifm. 348- 349. Cfr. F. .-JMl '"''· l..J ""111111(/JZIOfl,. e' i:li ll•i Jrll.i 1111.~11.1. 159

24 25
INTRODUZIONE INTRODUZIONE

b. Coesione osta nel paragrafo precedente implica che non e possibile con-
proP < . di . ·1· . di
idcrare la coerenza solamente dai pumo vista sti 1sa co _e con-
La coesione concerne la connessione linguística (granunacicale e
66
cenuco semanticon ma e indispensabile valutarla pra.gmaaca~~ntc. .J
lessicale ) .era le parti dei discorso67; quindi non riguarda jJ signifi- N eU'approccio comunicativo la coerenza pragmaa~a con~ziona
cato dei discorso ma la sua costruzioné11• L'esame di tale connes- fortemente la considerazione delle altre comp.onentl del discorso,
sione deve interes are sia gli elementi di una sola frase sia delJe frasi
69
perché e il principio ultimo di co~renza dei d1sco~so stesso: .
era di loro .Tra i principali fattori di coesione si con tano: le relaz:ioni Per quanto riguarda la semannca, ess~ non p~o ~ssere lmutata
~ODglllllti.ve .(tra cio che si Sta per d.ire e cià che eStato appena detto aJJa sola semantica refere nziale, come sp1ega Wemn ch :
1i: te_rn~1ru di contrasto, ~onseguenza e tempo), la coreferenza (rela-
z10111 ~· c~ttere anafonco e cataforico tra due elementi linguistici), "· .. i semantici referenziali finiscono invariabilmente nei
la sos?tuz1one (quando un elemento Linguístico sostituisce un 'e- guai ogruqualvolta voglio.no ~o n~idcrare, con le stratifica~
spress1~ne prec~dente): l'eUissi (l'omissione di una parte di struttura zioni c he curte le incerazJOm comvolte comportano ldet
che_pu~ ~ssere n_c~ tru1ta suUa base dei pronunciamento precedente), reticoli lessicali] situazion i comunicative reaJi ( ... ). Un
~ n~et1z1?n~ (~ sml?oli elementi o delle intere espressioni), le rela- piccolo segment~ di cesto come " die Sonne gehc auf" •." il
z10111 less1ca11 (smommia, iponintia, antonimia, complementarietà sole si leva". dal punto di vista de lia refere nza semantlca
in~ersi~ne, incompa_tibilità), le relazioni di confronto (dove il cer-' puõ essere sempre e solcanto collegato al noto feno~en~
mme di confronto s1 trova neJ discorso precedente)7º. meceorologico dei levarsi dei sole (o con una classe d1 talt
fenomeru). ln situazioru effettive, complesse, u~ segment.o
e. Coerenza di quesco tipo significa pero spesso qualcosa d1 molto d1-
. " AI zan.,,,
ver o. Significa per ese01p10: . o.·"Spegn1. 1a 1u cel"
.
La coerenza e un'altra deUe caratteristiche del discorso e con- · 1. " ... 1171 •
o: "Ch'm d'1 1e perstane
cerne invece il legame logico tra Je parti , ossia (da connessione era
i contenuti presenti nel testo»71 .Tuttavia, la de6nizione deJ discorso 11 principio della. coeren~a P:'1pmati~a .d~~e~~n~ anche la ~om~
patibiJità lingtústica e qu111d1 1a~11~s~~1ltta di sm~ol~ fra~1 o di
inte re porzioni testuali . Incompatt~~hta app~rentt d1 ~ano ge-
nere7~ possono provocare infcrenze deternunate precisam ente
. "'• •. ·. ~?"nu~mo LEGAMENTI ~FMANl ICI quelli fonnau da ruttc le parole che es-
pnmono p1u s~cc1fi ca mentc il tema di fo11do dei u:sto. e cioc lc •parole portatric1 dei
tema• e 111 pan1colare le •parole cluave•, le quali, rich1amandosi era !oro, fonnano dellc
•catene• di significara chc attraversano e legano nmo íl testo• (F. SAUAT INI, La ro1111111i- 11 F. SAUA n N1, Ui ro1111111ic11z io11f e gli 11si dell.i li11g11a, 179- 180.
mzio111• e,i/li 11si de/111 li11.1!1111. 254).
' 1-1.WEJNRICH. U11,e11a ~ l111j111aggio. 20-21 . . .
., Cfr. K. WA1 cs."Cohesion and Coherence in L1cerarure", 135. • Come avvielle ncl caso della viola:tionc deite ma~snne convcrsazion~h di qua-
61< Cfr. S.A. GROOM, U1te11is1ir A11al)'sis o{ Biblira/ Hebrl'lv, 140. lmi. quantitil. rclazio nc e m odo. Si cra1ta dellc q uamo massime chc s<:'1ru.nscono dai
ff> Cfr. S.A. GROOM, Li1tc11istic A11alysis 1f Bib/iml l lebrew, 138.
principio cli cooperaúonc postulato da Gricc per ogni scamb10 comumcaovo;cfr. H .P.
'" Cfr. D. CRY\IAL. E11rirlopedia Combrid,_~ dei/e srie1w• dei 111\1!"0.~'"· 119. Cfr. anchc CRI< E, " Log1c and Conversanon". --1 1-58. . .
s.~ GROOM, U11,1111is1ic A1111lysis of lJillliral Hebm11, 138-140, che divide i lq;;unenu scman-
.. •\ Si rrau.1 di implicature: • ... propo~izioni co municate dai par~ante, e mfente dai
LICI m quattro gruppi: •rcfcn:nce•. •~ubstirution•, •collocation•. •junctiom, corn:J.mdoü dt."<>nnacario, ma che non fanno parte dei signific.ito delle espress1om us:ice dai p~rlance;
l'On alcum t.-sempi b1blicL
le proposinon1 non vcngono c1oc ve1colate da c~ô eh<" ~ de1to: ma dali atto d1 diria -
-i D. CRYSTAL, E11âdo11rdia C.1111brid._1!t dr/Ir srie11;:1• dei li11,l!ll<(f!.l!Í<>, 11 7. in lll10 (pecifico contCStO•. e. i:llANC'HI , Pmg1111111r11 dei lllt_l/llllgl!IO, 82-83.

26 27
INTRODUZIONE INTRODUZIONE

dalla logica dei processo comunicativo in atto. «ln effetti, ein base n. La com1micaz ione
ai Lma data situazione comunicativa che certi enunciati sono o no
possibili , so no o no comprensibik Questo implica ch e gli enw1- La comunicarione e un processo complesso in cui diversi ele-
ciari siano confrontati a due generi di compatibili tà: quella lin- m enti interagiscono fra loro; le modali tà secondo le quali avviene
guistica e quella pragmatica»7f> . tale interarione sono descritte dagli studiosi attraverso dei mo delli
La questio ne della coerenza si inserisce, in qu esto modo, nel di comunicazione79 • Fra guesti, queUo classico, proposto da R .Ja-
vasto ambito del contesto o deUa situazione comunicativa in cu:i kobsoníil1, appare particolarmente adeguato. Secondo questo mo-
occupa un posto di rilievo il rapporto tra i contenuti esposti nel dello, la comwucarione e il ri.sultato dell 'interazione di sei elementi:
discorso e il bagaglio conoscitivo, enciclopedico, tradizionale ed
esperienzial e dei destinarari 77 • a mittente invia un messaggio ai destinatario. Per essere ope-
rante, il messaggio richiede i.J1 primo luogo il rife rim ento a
2. 1.3 Indo/e e funzione comunicativo dei «discorso" ttn contesto'º (. ..). contesto cbe possa essere afferrato dal de-
stinatario, e c he sia verbale, o suscettilbile di verbalizzazione;
La definizione dei «discorso» attraverso la sua índole e firn- in secando .luogo esige u n codice82 im eramente, o almeno
zione comunicativa esige, comungue, un uJteriore chiarimenro parzialmenre, comw1e a1 mittente e la destinatario (o, in altri
dei concettí e deUe procedure metodologiche cbe concernono la ce nnin.i, a1 codificatore e ai decodificat ore dei m essaggio); i.i1-
sressa comunicarione78• fine u n contatto, un canale fisico e una connessio ne psico1o-
g1ca fra il rnitte nte e iJ d estinatario, che consen ta loro di
mibilire e di inantenere la comunicazione. Quesci diversi fat-
co ri u1Sopprim.ibil.i deUa c ommucaz:io ne verbale possono es-
7
" C. SEC11..E, Avvia11w11to 11/l'm1t1lísí, 207. sere rappresen tati schem aticamen te come segue:
n A quesco .ambito apparti ene anche uma la qucscione dell'interrestualirà postulara
per lo scritco trfro- isaiano, neUa qual e avrebbe u11a grandOL" rilevanza la sroria redazio-
naJe. Po ich é, rurravia. i risultari di quesro tipo di riccrca rimango no alq uanco co nrra-
swnti, sia per qu.amo riguarda iJ Trito- lsaia sresso. sia per quamo ri guarda la sua rclazionc and in discussions of " rd igious language" in texrbooks on the phil osophy of religion•.
co n k precedenri parti delropera isaiana, in qu esta r icerc.a si rimarrà ne U'ambito ~in­ A.C. T Hl51!.J.T ON, "'Speech-A crTheory and tbe Cla~m that God Speaks", 97.
croni co e si considererà lo scaco actuale dei cesto. .,.. Per una panoramica dei divcrsi sistcmi di comunicazione, K .L. 13ERC E, "Corn-
7
" L'inre resse per la dim ensione comuni cati va della lecrerarura biblica non !: nu ovo. munication ··, J40- J46.
benché non si sia ancora svilupparo in rmnk ra organica e attenda un 'applicazio ne piUi li!• Cfr. R. j AKOBSON. "Li11guistics and Poecics º", 350-377; dcHo sccsso aucore, cfr.
vasta. Tra g1i srudi in trodurrivi , cfr. H . SIM1AN- YoFKE. "Pr:igmalingiiísri ca: Comunica- anchc Sag11i di /í11g11ístim ,'(C11eralt', 185.
ción y exégesis", 75-95: dello sccsso autorc: ..Ana-cronia e sincronia: e rm encucica e " 1 Cfr. U. M. Q UAS1 l IOFF, "Contexr", 157- 165: • ln a broad scnsc, it refers to the
pragmatica". 17 1- 195: M. G 1t1LL1 , º' Evento comunicaâvo e inrcrpretazio ne di u11 testo rcle\'llnt demcnrs o f the surrounding llnguistic or no n-linguiscic srrucrure lJ1 rclatio11
bi blico" , 655-678. Tra gli srudi recenti, per qu anto ri guarda specificam enre la teoria to a11 uncrcd .:xprc~sion unda considerari om, 157.
degli ani lingu is:rici, dr., A. W Ar.NER, SprecltrJkte 1111d Spred1nkrm1aly.<e Íllr Aile11 Tes1t1111e111. sz Cfr. K .W ALE.'i, "Codc··, 108- 110: •a codc is any syscem of signs or symbols which
pL'r lºimpianto teorico con url:l particolare attenzione agli indizi per il ri cono~cimemo convey informJtion 1-.. 1: or a set of rufos or convcnti.ons for convcrri ng one sy cem inro
ddlc forze illocuror ic: J. W. ADAM'.>, Tire Peifom1ati11e N a111re a11d Fr111rtío11 of /saia/, 40- an other 1... 1. So, co mmuni cation bc tween human bei11gs can bc sccn in sem ioti cs
55 , 1- 86. un 'ampia introduzione alia rcori a degli :mi J ingu i~rici e la sua a·pplicazionc tcrms as rl1c process whereby a spcake r converrs or " encodes'' a m cssagc inro a rcxt by
e
alla Bibbia. 11 r ife rimcnro alia teoria degli ::1tri linguistici i11dispcnsa biJe per dcccr- a code or ser of rule~ 0:111guage), to be received o r " decoded" by che addressee. M ore
minare il se nso di una comunicazionc. Tuttavia. a ragione sosrienc Thiselton. che essa gencrally, each ~peakcr c ar1 be ~een as e ncoding rhe world and experience thmugh lan-
•has sulJered undeservcd neglccr in bíblica] interp retati on. in sysccmaa c theology. guage: values. beliefS. and assumpr.iou as well as ideas•. 1OY.

28 29
INTRODUZIONE
---- INTRODUZIO NE

CONTESTO (incicazione e inibizione allo stesso tempo) e neutralizzare, ossia


MESSAGGIO spingere all'indifferenza. Dal canto suo, n ell'esercizio delJe in-
Ml"ITENTE - - - -- - - DESTlNATARIO fluenze, il locutore si basa sullo sfruttamento dei principali mo-
CONTATTO venri che possono avere carattere edonistico, etico o pragmatico.
CODICE83 Per cui, le influenz.e seduttrice e intimjdatrice faranno leva sui
moventi di ripo edonistico, perché corrispondono allo sforzo ru
ll pregio del modello diJakobson consiste soprattutto nell'asse- sàmolare neU 'interlocutore il desiderio di un evento in se stesso
gnare un ruolo fondamentale ai partecipanti, i quali entrano nel gradevole, oppure il timore davanti a un avvenimento in sé sgra-
processo comunicativo concrassegnati dal cornplesso delle loro co- devole. Le influenze di obbligazjone e proibizione sfruttano i mo-
noscenze, aspettative, atti di volontà, insieme ad altri elementi con- venri ecici perché agiscono, rispettivamente, inculcando il senso
testuali e situazionali che sono caratteristici della comunicazjone. deU'obbligo, la cui esecuzione equivale a mettersi in regela, o il
Da cio risulta che lo scambio che avviene nella comurncazione non senso della proibizione, la CLÚ violazione equivale a trovarsi in er-
e una semplice forma ru trasferimento di dati, ma una serie com- rore. Le influenze consigliera e dissuasiva si fondano su movemi
plessa ru attività che segue una vera e propria strategia per il rag- pragnJatici, risvegliando la coscienza di vantaggi o svantaggi che
giungimento di determinati obiertivi nel corso dell'interazione risulterebbero nel momento in cui un determinato avvenirnento
comunicativa8-l. ln stretto rapporto con la strategia si colloca l'aspetto si ven.iisse o meno a realizzare. La sintes1 delle relazioni tra influenz.e
funzjonale - cioe la 6nalità85 propria - della comurncazione. e moventi puà essere schematizzata in maniera seguente87 :

b. Le í1ifl11enze LNFLVENZE °' incicatrici inibitrici


MOVENTI J.
N ella riflessione iotorno alle strategie e alie finalità comunica-
cdonistici seduzionc intinúdazione
tive risulta utile prendere in prestito e adartare le considerazioni ru
C. Bremond 86.A suo parere, si possono individuare quattro tipi ru etici obbligo proibizione
interventi potenzialmente atrnabili da un locutore nei confronti pragmatici consig]jo dissuasione
dei destirntario: incitare, impedire, stirnolare reazioni ambivalenti
e. Forza loattoria, illowtoria e perlowtoria degli atti ling11istid

A motivo della varietà della nomenclatura tra gli addetti ai la-


,.. N . F AIRC LOUGH, " Manipulaàon", 537-538: •the straregies rhar people use ro ger
orhers ro do whar they wanr rhem to do are partly linguistic, involving manipulative
vori e necessario, ancbe se brevemente, d elineare le coordinate
uses of language. "Linguistic manipularion" is rhe conscious use of language in a dc- della presente ricerca nella comprensione d egli atti lingiústici al-
vious way to comrol othcrs. where "using languagc in a dcvious way" mcam using ir l'interno dei processo cmnurncativo.
in a way whic h hidcs onc's scratcgies and objecrives. (. .. ) ln such cases, linguistic ma- Sul piano linguisti co, all 'approfondimento deJJ'aspetto stra-
nipularion involvcs rhe use of"indirccr speech acts". wbkh are oriemed more to the tegico e funz.ion aJe dell 'uso del lin guaggio e quindi della co-
"perloc:: utionary" effects of whar is said (whac ir allows thc speakcr ro achicve) then to municazione, ha co ntribuito grandem e nte la teoria pragmatica
rhc apparcnt "illocutionary" acrs that are performçd• .
~\ QuaJ1dosi parla di funzioni linguisriche si fo ri ferimento alie •finalicà arrribuii e cfal
locurorc agli c nunciari•, cfr. C . SEGRE, Awia111e11to 11//'a11a/isi, 183.
"'' e. BREMOND, LA lvgi((I dei rll((OlllO, 78-79. "
7
CIT. e. HIU M O ND. UI lo,f!iCa dei rarco1110, 78-79.

30 31
INTRODUZJONE INTRODUZIONE

di J.L. Austin88 e, in particolare, il suo concetto di alto ling11istico che si stabilisce rra linguaggio e mondo 93:
inteso come azione compiuta dai locutore nel corso della Rapprese11tati110 - 1•il parlante e impegnato, in gradi diversi, a so-
e nunc iazione. Secondo Ausrin, quesre azioni presenrano due scen ere la vc rità di una proposizione, per esempio affe nnare,
modalità fondamentali: quella constativa e quella performativa. credere, concJudere, negare, riferire» .
La suddivisione generale non sempre si ê dimostrara sufficiente Dire1ti110 - «il parlante cerca di otte ne re che l'ascoltatore faccia
ed e stata sottoposta a ulteriori revisioni da parte dello stesso qualcosa, pe r esempio chiedere, sfidare, com andare, insistere,
aurore e dei suoi successori, in particolare da J.R. Searle89 . ln richiedere».
seguito a quesri contributi , si ê ampliata la portara dell'ele- Cc1111missivo - 1<il parlante si impegna, in gradi diversi, a compor-
mento pragmatico (o performativo) , che si puõ ritenere pre- t.mi in un certo modo, per esempio garantire. impegnarsi, pro-
sente in ogni uso dei linguaggio9<l_La teoria dell'atto linguistico mette re, giurare, far voto».
e
si cosi arricchita con le caregorie di atto Jocutorio, illocuto- Espressivo - <1i_l parlante esprime una certa attitudin e psicolog ica
rio e perlocutorio. ri petto ad un certo statO di co e, per esempio chiedere scusa ,
L' alto locutorio corrisponde aJ proferimento di un enunciato e deplo rare, congratularsi, ringraziare, dar e il be nve nuto».
comprende gli elementi puramente linguistici, ossia quelli gram- Did1iarati110 - 11il parlante altera lo status di un oggetto o di una si-
maticali e lessicali. L'analisi dell'atto locutorio conduce aJ rinve- tuazione per il solo farto di proferire un e nunciato, p. es. mi di-
nimento del significaro di un enunciato. rnen o, ti b:lttezzo, sei licenziato, dichiaro guerra»'H .
I.:atto illocutorio indica piu propriamente l'azione che l'emitcen- Nonostante lo sforzo di attribuire ai diversi arti illocmori delle
te esercita nei confronti dei destinatario aJ momento del profe- caratteristiche parcicolari e distime, gü enunciati assumono abi-
rimento di un enunciato. Le forme espressive piu evidenti rualmente piu di una direzione d'azione95, che viene vagliata se-
dell'aspetto illocutorio sono i verbi performativi che possono ca- cando il contesto del processo comunicativo in corso.
ratterizzare un atto linguístico come richiesta, augurio, promessa,
ecc., verbi che non esauriscono tuttavia la valenza illocutoria del-
1' enunciato determinara, in ultima analisi, dai contesto. number ofbas1c thmgs wc do with langungc: wc cell pcoplc how thmgs are. wc rry to
L' alto perlomtorio, che difficilmente trova espressione sul piano get thcm t<.1 do thm1:,r:.. wc commit oursdvc~ to doing lhings, we cxprcss our fcclini;;
~nd Jcunrd.:<i aml wc bnng abouc changcs through our utccrance. Oftcn, we do more
linguistico, rappresenta l'effetto che l'azione dei mütente ha pro-
d1..Ln one of thc~c at o nce m thc sJme uctt:rance•. L.1 cla:..\rÍlcazionl! opcrac;i dai diwrsi
dotto suJ destinatario91 • .1utor1 e la prc~ent.tzronc dd funz1orumenro dl'ILmo 1lloc urorio 'ono ~111tct1zzat1 d.1 K.
Au.AN nci suor duc articoh: "Speech ACl Classificaoon and Dcfinic1on··. 922-927 e
L'atto illocutorio puõ essere ulteriormente classificato isolando "Spccch AnThcory - Au Ovcrvicw", 927-939.
cinque diversi sottotipi92 a seconda della modalità di adattamento " Auraverro un enunciam ~i puõ mfom adarrare 1l lmguagg10 ;illi real ti. aJ mondo;
nppurc ~• puà ccrcarc di 111odific:1 rc b rc:ilrà e. quindi, farc m modo eh•· il mondo s1 ad1rá
.11 li11gu.1ggio. Pili precisamente 1 cnteri di cb_t~ifü:JZion<' .idoperaô lli Scarlc , 0110 rre:
nitre .1Jb g1j mcnzionam d rrczionc Jº:idarcamento (.dircction of fit•). lo scopo o ragion
&i J.L. AUSTlN, Ho1111C1 d" T11i11gs 1vi1/1 Words; trad. it. Q111111dt1 dire ef11re. d\•,,crc (•1llocu11on:iry po1nt•. •tllocuaonary purposc•) e lo sra to ps1cologico csprcs,o.
"'' J.R.. SEAIUE, Speech-Am. An Ess1111i11 1/11 P/1ilosopliy of La11g11age.
1 '' 1 Per una d c~nizione di tutri gli ani illocumri. efr. D. CRY'HAL. E11ridc11wditr C.1111-
90
C IT.. ad es.. M .-E. CONT E. " UI prag matica linguistica". 108. /1ri1li:1• dt'//,. srim:zr dd /i1~1!"•!1!1!io, 121. Cfr. anc he A. WAGNER. Sprcrl111ktr 1111.I Sprrd111kr-
<> J.R. SEARLE, Speec/1A cts: A11 Essay i11 rlie Phílosop/1y "Í Ln11.~1111ge, 25: •pe rloc u-
1
'""'')'$<' im Alten Test11111e111. 221)...2-1-.1, chc riprcn<lc la ~c~s~.1 r.tSSonomr;i di SeJrlc. con la
cio nary acts :ire che conscquc n ccs o r subscquc nt cffccts of ill ocurio n ary acts•. d1Scu~sione di :ilcum casi tr:mi daU'Antico Tesc,unl'nro.
Q:! J.R. SEAIUE,''A Taxono my o f lllocutio n ary Acts", 2 9: df wc ado pt illocuá o nary ·n1e
"; J. W. An.l\M.'>. Pcrf<1rm,1111·c Nt1111re, 30: J.R. SE/\l~LL. ·•A TJxonomy o f IUocu-
po mt as thc basic n otio n o n whk h ro cbs.~ify uses o fla nguagc. d1ere are a rathcr limited tmn.1ry Au~" . 29.

32 33
INTRODUZIONE _ INTRODUZIONE

d. Peculiarità dei/a co1111111icazio11e scriua mantica. La vaJenza illocutoria deU'atto Linguístico si idemificherà
analizzando ]'uso dei ternpi e dei modi e modalità verbali98, degli
Lo studio e egetico riguarda piu propriamente un'opera crina avverbi. dei generi99 ecc., a econda dei contesto. lnfine, l'anaJisi
per cui e necessario specifi care l'adattamento degli elementi dello delle fasi successive dello scambio comunicativo puõ risultare
schema comunicativo alie peculiarici della comunicazione in utiJe per_dedurre gli effetti perlocutori ottenuti daJJ'emittente del
forma scrina. li contributo offerto dagli studi di P. Ricoeurw. puõ messaggio.
co tituire un buo n pumo cli parcenza, ma poiché le sue conside- (c} Come e stato egnaJato in preced enza, con la scrittura av-
razioni si colloca no suJ versante piu propriamente fi lo o6co, \;ene anche un soscanziale cambiamento in riferimento aJ nesso
vanno adattate in modo da poter essere applicace all'e egesi dei esiscence tra l'emittente dei messaggio e il messaggio stesso: la
cesto biblico. sepa razione era l'incenzio ne dell'aucore rea le o empírico e i1 si-
(a) li cliscorso scricro presenta una paJese variazione sull'asse gnificato letteraJe dei testo, che diventa auto nomo 100• Da ciõ ri-
messaggio-contatto. I] testo ecaratterizzaro da una sua persi tenza ulta che la ricerca dei significato necessita di essere collocata
che deriva daJJ 'uso dei segni grafici. U discorso oraJe, sotto que- all'interno dei testo stesso, la cui incenzio ne ê reperibile sui sen-
sto aspetto, si presenta piuttosto come un evento effimero che, tieri attraverso i quaJi l'autore modello conduce il lettore rno-
tuttavia, a motivo dell'interazione diretta, permette iJ chiarimento dello (o implícito).
delle evencuaJi incomprensioni del messaggio97 • N eU'anali i dei (d) ll codice specifico dei testo e l'uso dei linguaggio in ma-
discorso critto, invece, mancando questo tipo di interazione, e niera consona alle leggi e convenzioni di una detemunata pro-
po ibile usufrufre di una compensazione attraverso successive ri- duzione letteraria. Nei testi scritti percamo la distanza temporale
letture, movimenri crasversaJi, in avanti o indietro all'interno dei e cuJturale cbe si viene a creare era l'auco re e il lettore esige uno
te co, rielaborazioni di vario genere ch e possono agevolare la forzo maggiore per poter accedere in quaJche misura aJ com-
comprensione. plesso di convenzioni in base alle quaJ i il te to e organizzato.
(b) Con la fissazione dei messaggio in forma scritta si pone la Qu~sca_ c?~iderazione ha un peso parricolare nel campo degli
questione deU'esteriorizzazione dei potenziaJe comunicativo del- srudi b1blio dove, per superare la distanza, si rende necessario il
l'atto dei cliscorso. Una rispettosa anaJisi deve mirare a indivi-
duare i dispo itivi grammaticali e le procedure attraverso i quali
uno scritto rie ce a mancenere la propria forza espressiva ai sin- •By moods .md mocbhucs, che re;il/i rrcal characrer of evencs. acnons. and
goli Livelli deU'atto dei discorso e, quincli, a raggiungere lo scopo ~rates. along wirh the cypes and degrecs of 1rreahty. are negouared•. E. KOKTOVA,
della comunicazione. Per quanto riguarda l'atto locutorio si trat- '"Moods and Mocbhty, Pr.igmatlCS... 599. E opponuno far nferimemo alia disrio-
2.1one tra le modahu episreouca e deonuc;i: •Epistem1c modahty 1$ concemed with
terà allora di rinvenire il significato complessivo, basandosi ugli
martcrs oflrnowledge and bel1cf; dcontk modality, on thc other hand.1s concerned
aspetti puramente linguisrici quaJi la morfologia, la sintassi, la e- w1th chc necess1ty or possibility of accs performcd by morally rcsponsiblc agems•.
F K1FFtR, ..ModaJ1ty". 593: cfr. ;inche J. LYON'>, ·t'111111111rs, 793.823; E. KOKTOVA.
.. Moods and Modahry, Pugmaucs'", 600. Per l'apphca1ione di rali caregorie al-
l'ebraico b1btico si fm rifcnmcnto a A. GIANTO, .. Mood and Modaliry m Classical
"" Lc osserv:mom che seguono sono in gran parte basare su P. RJCOLUR. /111rrpre- Hebrew ... 183- 198.
tat1011'/111•ory,25-44. .., •An author's choicc of gcnrc is ued up wtth the things hc or she acrually vr.mts
"' i tr.ma dei cos1dderro.feedb11ck. rermine che nclla rcoru dell'mfor111aL1onc •m- to do. whtle a rcadcr·s percepáon of gcnre chrecdy affects infcrencing process•, R .D.
dic;i la po rbilici, per 11 destinara rio. dt mviare mfonn3Zloni vcno I'cnunentc alJo scopo SEU. ·' Literary Pragnm1c~ ... 534-535.
eh nu:ttcrc meglio a punto l'emiss1one•, C. SEGRE. Awia111e1110 11/l'a1111/1.S1, 6. .. Cfr. P. RICOEUR. /111erprr11111011 111corr. 29-30.

35
INTRODUZlONE INTRODUZIONE

ricorso alio srudio comparato sia aU'interno della ste sa opera, ia 2.2 11 piano dei presente studio
degli altri libri deUa acra Scrim1ra. Questo procedimenco per-
mette cli reperire gli elementi di appartenenza e continuità cuJ- A partiíe dai presupposti evidenziari e dalla scelca metodolo-
rurale e Letteraria, da una parte, insieme a quelli di discontinuità gica di ela~orazio~1e esegetic~ conf~cente all'?ggetto ili smclio, la
e o riginafüà daJJ 'a1 tra. presente ncerca Vlene orgaruzzar.a m tre paro.
(f) Infine il farcore contesto. Il contesto spazio-temporale dello
scambio dialogico e il medesimo per entrambe le parti ed e pro- 2.2.1 Parte Prima- Is 56, 1-8 come ouverture
babile che sia conmviso in certa misura anche il bagaglio delle co-
noscenze e deUe consueruclini ociali. Nel caso cli un discorso in La ncerca prende l'avvio dall'inruizione circa il carattere intro-
forma scritta si assiste invece a una piu o meno pronuncia ta solu- dutnvo dei primo discorso del Trito-lsaia: Is 56, 1-8. Tale precom-
zione ili continuità. ln alcuni casi si puõ tentare una ricoscruzione prensione }_m~li~a eh~ in Is 56, 1-8 si poss~o ~ttendere ~e linee
attingendo ad alrre fonti cli informazione. ma clifficilmeace tali ri- m.úda per 1 tncliVlduazione e per la lemira dei tesa che mamfe rano
cosrruzioni potranno superare il liveUo della congettura. II conte- ~ararti:ristiche analoghe, anche nella parte successiva dei Trito-lsaia.
sto rilevame rimane quinm queUo offerro dai cliscorso stesso e ln parncolare ci si aspetta che alai pronunciamenti, riconducibili
dalle dinamiche all'interno delle quali esso si muove. La presenza ai locurore mvino, porcino avami la sressa tematica, formando un
o meno di riferimenti circostanziali mpenderà dall'emiaente, che ins1eme ili comunicazione unicaria. Nella Prima Parte dcllo rumo
puõ scegliere ili imrodurli nel messaggio o, volutamenre, rinun- cale inru1zione verrà ottoposta a una verifica critica.
ciare a farvi qualsiasi cenno 1111 • U pnmo capitolo si articola in due momenti. Si svolgerà in-
ln condmione, non si deve climenticare che gli elementi dei nanzinmo l'analisi di tipo emantico di ls 56.1-8 a1 fine di inm-
sistema comunicativo inreragiscono clinamicamente tra 1oro, si viduare i reticoli lessicali che organizzano la tematica del discorso
compenetrano e si influenzano a vicenda. L'analisi richiede dun- nelle unità di significato piu piccole: i motivi. Successivamente ci
que che si entri in questo dinamismo scoprendo, in un tesco par- ~1 occuperà dell'in1patto pragmatico del cliscorso, soaoponendo a
ricolare, le srraregie adoperate per la produzione di senso. esarne critico la forza illocutoria dei singoli enunciati e le strate-
gie comunicative messe in atto da1 locucore clivino. Condudendo,
si proporrà un 'ipotesi circa il tema di fondo della comunicazione
di\'ina e gü effetti perlocutori attesi da1 locucore nei confronti dei
dcsrinatari del messaggio.
Nd secondo capicolo. sul fondamento dei risultati ottenuri
dalranali~i di Is 56, 1-8 circa il tema della comun.icazione clivina
ivi contenuta, si delinúterà il campo cli ricerca dei successivi ca-
pitol.i dei Trito-lsaia. ln partico1are, si inmvidueranno altri discorsi
d1vim che possono costiruire ulteriori tappe della comunicazione
miz1ata in Is 56, 1-8. 11 reperimento dei discorsi verrà atruato sulla
11
Nell'ermcneunca ncoeunana l.l carcnza d1 un come<ro cond1\'l(O acqum.i un
ba\e de1 criteri esposti nella presente introduzione: i contorni for-
valore pamcolare per ll' potcnziahcà d1 apcrrura e cli panecipazionc aJ mondo po1ché. mali dei te~to, l'unità temarica determinara dall'articolazione dei
hbcrando~1 tb1 rcfercno cin-o,onzul1.1l resto olfrc JI lercore un mondo di po,<ibth re- mom i inmviduati nel discorso cli apertura. e la presenza de1 lo-
fcrenn: dr. I~ ll..1n1um.. lnter11rrtcl/1c>11 'nm>ry. 36. curore divino.

37
INITTOOUZIONE INTRODUZIONE

2.2.2 Porte Secondo - li «Che coso» dei/o comunlcozíone: della forza illocucoria dei singoli enunciaci; (2) l' mcerpretazione
eloborozlone semontlco dei discorsi divinl ddl'arricolazione dei moavi all'incerno di ogm ingolo di cor o:
(.3) J'analisi della log1ca dei discorsi nclla loro succes ione. Al-
La Seconda parte e dedtcata allo studio del concenuco eman- re~ame di ciascun discorso djvino verrà dedicaco un capicolo. l n
nco dell'intera comunicazione concenuta nei dtscorsi djvini del aperrur.i di ogni capitolo viene prc entato il te to ebraico e la
Tmo- lsaia. La 6nahcà di questa pane della n cerca e dupllce: cr.iduZJone 111>-.
(1) dimo crare la concinuicà cemaàca dell'mcera comunica-
z1one divina chc 1 dipana attraverso la reiceraz1one e la nmodu- dl'insieme, 11 conmbuto della presente n cerca si colloca su
lazionc di ogni moavo cematico in ciascun discorso: (2) esaminare due piani rrenamente correlati: mecodologico e concenutistico.
11 contenuco della comunicazione, mettendo in rilievo il conrri- La scelca mecodologica pem1ette ru analizzare 11 tesco arruale dei
buco peculiare o la novicà dei messaggio dei Tnto- 1 aia. Trico-Jsaia ponendo in rilievo lc ue quahtà e dmamjche comu-
li procedimenco nella Seconda Parte con i~rerà pertanco nel- 111caave. L'applkazionc dellc regole proprie dclla comunicazione
l'analisi dj ciascuno dei singolí motivi c:ematici nelle sue manifesca- ai singoli pronunciamenri divini permcrte di cogHere la ricchezza
ziom le icali e nclla sua articolazione lw1go rutti i discorsi. A ogni dei contenuti nel progres o e nella logica incerna dei testi nella
jngolo motivo vcrrà dedicac:o un capjtolo, po~endo ~c:cenuo~e .no.n toro forma atruale, anche con le loro apparenn conrraddizioni e
olo alia reicerazionc di un determinam moavo ne1 success1vt di- frammencariecà.
cor;i, ma oprarrutto all'e1aborazione emanc:ica artraver;o la quale
vengono sviluppace le diverse faccettamre dei uo 1gru6caco. La 6-
nalici dt cale modo di procedere e quelb di cogltere i1 contenuco
pecifico di ogm moovo, non solo separatamente. ma sop~ccutto
ullo sfondo e nella log1ca deU'inrero percorso comumcaovo. ln
que c'analisi si cercherà di evidenz:iare il radicamento del messaggi~
nella crndizionc isaiana e b1blica in generale, ma allo ces o tempo di
apprezzare iJ concribuco peculiare e la visione ceologica che i pa-
lesa u1 piano dell'elaborazione les.sicale.

2.2.3 Porte Terzo - li •come• dello comunicozlone:


eloborozione progmaNco dei discorsi divinl 1
IJ problenu Jdl.J tr.1JUlJOOf' é: p1UttO't0 ~no pcrtht• OjQU tndUZJODC C in si:
un 'mterprcQXJone. duo che LI l~I<, e &uno delh propna culrura Per quesu ragione non
Nella Terza Parce - la piu incisiva dal punco di v~ca delle '' puó ~rnerc 1'C')1 cenu dJ 'en \momrru m le lmgue (dr ~. A GR<'>(">..t. LmgitlSllC
tracegie comunicaave - J'inreresse ~rà porcaco ~ulresame delta .~1LJlyfü ~r Bíbhwl Htl>m1•. 1115) l11olrn:. btsogn;i tcncre pn."\(.·mc l'.ispctto pngmacico.
forza comunicaàva dei ingolj discorsi. ll presupposco dj parcenza come lo '>PlC{?a T<>geb) ·•ln te'tt pr;i~11;it1t~. lhe mcamng of wun.b and semences is not
e che la comunicazione non abbia olo iJ carattcre informativo ( ) 't'Cll l i dcfincJ by a mapplllt-: l't'bUOll bcmccll thc ''01\b Jml COll!IC'i ofchc world

ma implicbi un coinvo lgimento dei locu~orc, il qual~, con .s rrate~ or betwecn furm and mca111n~ of 1hc clcnwnb of n fixcd lOde: wonls are not sccn as
umt, n:prescnring somethmg llllllJUC 111 thc- real or pms1blc- world .•mJ )Cntence mean-
gie diverse, cerca di influenzare J'anegg1amemo dei desanatan. 111g 1.\ not seen ;l) purcl> rnmpm1uon.:1l•. D 1 (l(,l ll\. "lht Pragmmc •._ 11110. Solo per
L'e ame delle traccgie persuasive adoctace dai locutore compor- r.l!.riom C\p<>SUJVc e mt-wdologiche.qumdi. la t:r.1duz1onc d1 U.l\CUJ10 dei JJScorn cfu'llll
terà operaziom specifiche: ( 1) la valucazione. in c1ascun dt corso, nel prt"rnte ~rudio tcnder.1 JJ ...,,cn: per qu.mto ixm1b1lc leJele .illa lcner.i Jd t~o.

38 JQ
PARTE PRIMA
IS56, 1-8 COME OUVERTURE
CAPITOLO 1

CARATIERIZZAZIONE DI IS 56, 1-8:


MOTIVI E TEMA DEL DISCORSO

fs 56, 1-8 apre la sezione finale del libro di Isaia. L'ipotesi dila-
voro e che questo testo costituisca l'ou11erture comunicativa 1 dei
discorsi divini dei Trito-Isaia e che, come tale, ne enunci il tema
principale, ne íntroduca i motivi letterari che strutturano il si-
gnificam e ne anticipi le strategie comunicative.
Questa ípotesi saci sottoposta a verifica in due tappe distinte.
li primo capitolo comprenderà lo studio deli' organizzazione interna
di Is 56, 1-8 e avrà come obiettivo il rinvenímemo e l'analisi dei motivi
caraneristici attraverso i quali si sviluppa il tema della comunicazione.
Nel secondo capitolo si verificherà sei motivi tematici indi-
viduati in Is 56, 1-8 fondano l'impianto portante degli altri di-
scorsi diviní presenti nei capitoli 56-66 dell'opera. La presenza
dei motivi caratteristicí di Is 56, 1-8 nelle successive unità costi-
ruisce un presupposto della funzione strutturante di Is 56, 1-8 ri-
spetto all'íntera comunicazione divina espressa nel Tríto-lsaia.

1
La concez:iooe non e dei rua:o nuova e, pur con formulazioni e tcrminologje di-
\·erse, e stata proposta da divers:i commentatori: ad es., A.L. GRANT-HENDERSON, ln-
d11si1't' 1óices.1. considera Is 56,l-8 come il prologo alia rerza parte dcll'opera i.saiana; K.
PAURJTSCH, Dit nei1e Grnidnde, 243, indica col termine •mono• la funzione della peri-
cope; B. ScHltAll.1M, 77~ Oppommts, 116, propone Is 56, 1-8 come chiave di compren-
sione per !'intera colJez:ione trítoisaiana. Le proposcc avanute non si sono, tuttavía.
evolucc m uno scudio dettaglíaro e critico. Cfr. anche lntroduzio ne, § 1.1.c., pp. 14ss.

43
PARTE l CAPJTOLO l : MOTIVI E TEMA DEL DISCORSO IS 56, 1-8

1. La caratterizzazione formate dei testo !) iJ carattere c hiaramente conclusivo ili Is 55,12-1 3 c he, del
resto. forma un'inclusione con 40, 1-1 1 e concorre cosi a de-
La determinazione dei Jimiti della pericope ríspetto all'unüà limitare La sezione compresa tra i cc. 40-553;
precedente e a quella successiva costituirà un prim o momento 2) la mancanza io Is 56,1-8 dei motivi caratterisrici della sezione
dell'analisi degli aspetti fonna li dei testo (1.1 ). ln un secando mo- e dei br:rno precede nte: l'enfàsi sull 'efficacia della parola di
me nto si analizze rà l'articolazione interna dei discorso di Ls 56, 1- Dio (40,8; 55,10-11); il tema dei ritorno (40,3-5; 55,12-13);
8 e si me tte rà in lu ce la coesio ne lessicale e sintattica dei sua i il m otivo deUa trasformazione della natura (55, 12-13)4;
elementi costitutivi (1.2). La verifica della coesione interna dei cli- 3) una diversa trattazio ne dell'alleanza e deUa salvezza, offerta in
scorso costi tuirà la base per stabilire 1' o rganjzzazione logica del- maniera incondizionata e immediata in ls 55,1-5, condizionata
l' unità che si esprime attraverso La sua struttura fo r maJe (1.3). e prossima a reaJjzzarsi in 56, 15 ;
..J.) il rono esortativo e consolato rio di Is 55, che no n trova ri-
scontro in Is 56, 1-8, il cui tono e piuttosto prescrittivo, mo-
1.1 Delimitazione dei díscorso njrorio. Dive rsi sono anche i rispettivi obiettivi: l'annuncio
deUa salvezza nel primo caso, l'ammo nimento, nel secondo'';
La distinzione degli ultimj undici capitoli dell' opera isaiana 5) b man canza nel brano precedente del lessico caratteriscico di
(Is 56-66) dalla sezione precedente (Is 40-55) , oggi accettata da Is 56, 1-8 (~::iwo, ilp i:!:>, illlilli\ n:::iw, i:::>J, o·io)7;
un grande numero cli studiosi, implica la q uestione fondamentale 6) i lega rni di natura lingu ística e tematica tra rs 56, 1- 8 e
della ruvision e tra i cc. 55 e 56 e, di conseguenza, quella dell'in- 66, 15(18)- 24 c he congiungono gli ultimi undici capitoli di
dividuazione ín ls 56, 1 dell'inizio ili una nuova u1útà le tteraria. !saia evidenziandone l' unità 8 ;
Le prove di carattere letterario comunemente addotte a so- 7) il cambiamento dei destinatario de] discorso: Js 55 si rivolge ai
stegno deUa separazione fra le due raccolte sono !e seguemi 2 : popolo d' lsraele; 56, 1-8 interessa invece un gruppo piu arnpio
cli destinatari nel quale sono incluse le categorie parti colari
degli eunuchi e degli stranieri.
La conclusione dei iliscorso nel V. 8 e segnalata dalla presenza
~ Riguardo all'argomcnrazione dcgli autori chc non :iccctwno la n·sura tr:i i cc. 55
della fo rmula, il1il' ' l1X OXl, che ric hjama la fo rmula introduttiva
e 56. cfr.. ades.. EJ. Kt<\SANE. Tiie &ok of lsoi11/i, 11. 20 1. scco ndo il quale 56, l-2 ~arebbc il1il' iox il:::>. dei v. 1'1. '
una npetizionc. con parole divcrsc. di Is 55.7 per cui lo stesso principio cspre:.so in Is
55.7 verrebbc applic::uo nei versem succe<iSivi nci confronri degli cunuchi e dcgli stra-
nil•n; ~olo in 56,9 si avrcbbc l"inizio dclla nuova tcmat:ica riguardante i pecc:1ci d' lsraelc,
causa dcll'csilio; ;111che K. KoF.NEN. E1/rik 11111/ Esc/11110/ogie, 229-233, propom.' una ~crie 'Cfr.J. M u tLl:.NUURC:, " ls.1i;1h -H>-66". 650-651 .
4
di argomcmi a sostcgno dei lcg-Jme origina rio tra Is 55 e 56, 1-8: 1) l':innuncio in 55.5 Cfr. G.J. POLAN, Ili 1/ie Mt&i1s 1yj11s1ire. 22;J . llLENKINSOl't', ls11i11/1 56-66, 131 - 132.
che le nazjoni affiuir.111110 a Gerusalt:mmc e b nprcsa in 56.J-8 dclla srcssa idca i11 ri- s Cfr.J. Bu:NKINSOl't'. Jsni11/r 56-66. 131- 132.
fcrimemo a casi spccifi ci; 2) ln gioia che accompabrner.i gli esiliari ncl momento dei ri - " Cfr. e. WE.<>I ERMANN, Jsaiali 40-66, 31 O;J. 13LENKINSOl'P, lsoiali 56-66. 132.
torno (55, l 2) corrisponde alla gioia dcgli str.micri (56.7); 3) il lcg:unc Jess1calc mi 55,JJb ' C !T. G.J. Pm .AN. /u 1/w Ht&ys <?fJ11stia·, 22;J. DLENK I N~t>Pt•. /s11in/1 56-66, 131- 132.
e 56.Sb; la ripecizione di rr1::i (55.3: 56.4.6) e ·~;:n 111< (55, l I e 56,4); 4) la rclazione • Cfr.. ades., S. SEKINI:. Die Tritojesnjm1isrlie Sm11111/1111_1:. 228-233;J . Bt.ENKINSOPP,
mi 55,6 e 56. l con la ricorrcnza dcll'aggccávo ::inç>; 5) l'iuclusione mi i cc. 40-66 e. in ls11ia/1 56-66. 132: K. K OENEN, E1/1ik 1111d Esr/11110/o.~ie, 2 12; K. PAURITSCH. Dic• 11c11e
pamcolarc. l:i relazione era 40,5 e 66, 18s.; similmence 0.H . S1 ECK, S111dit:11 z 11 Tri111jrsaj11, Gt'llreilllle. 46-48; H . ÜDEUERG, Tri10-lsaioli. 27; C. W E!>TERMANN. /s11ia/t -10-66. 305.
170. sonolioea i r:ipporti rra 56, 1-2 e 55.6-7: era 56.3-8 e 55,5; tr:i 56,5e55,13. Cfr. ., Sl·condo alcmú aucori la pericope finisce ai v. 7. cfr.. ad cs., J.D. SMART, Hislory
.111che M.A. SWEENEY, lsaitr/r 1-.J, 87'\S., chc colloc:t rinizio dei Trito-lsaia in Is 55, I. a11d 'f1ieology. 229: H . D ONNER, .. Eia Abrogaáonsfall inncrhalb des Kanonsº', 81;

44 45
PARff 1 -----------~~~~-----~
- --- _ _ _ CAPITOLO 1: MOTIVI E TEMA DEL DISCORSO IS 56, 1-8

La ricorrenza di formule caratteristiche quali i11i1' ,IJK i1::>, vv. 1.2 La coesione dei testo
1.4; i11i1' 'l,K CKl, v. 8, e l'uso costante delle forme verbali (·n~E:ln ,
v. 4; ·nru, 1nK, v. 5; c •mtt':li1, o•nno~. v. 7; pptt , v. 8) e dei suffissi di II discorso di Is 56, l-8 costituisce un 'unità letteraria contras-
prima persona singolare (vv. 1.4.5.6.7) stabiliscono in JHWH segoata da un elevato grado di coesione interna, sia dai punto di
l'u nico locutore nel testo compreso tra Is 56, 1 e 56,8. Le forme vista lessicale che da quello sintattico 11 • L'esame approfondito di
verbali di l s. sono assenti nel v. 2 che, tuttavia, ê strettarnente le- questi due aspetti permetterà di individuare le traiettorie piu ade-
gato con il v. 1, com e verrà climostrato nel corso dell'analisi. Nei guate per J'analisi e la comprensione del testo.
vv. 3 e 6, nella caratterizzazione degli stranieri, si parla di JHWH
alla terza persona, ma nel v. 6 si trova comungue il suffisso della 1.2. 1 La griglia tessicale
1s. ('n',:l:l) e il v. 6 costituisce la protasi rispetto al v. 7, dove non
c'ê alcun dubbio che a pronunciarsi sia JHWH. Nel v. 6 ê men- Si puõ parlare di coesione a livello lessicale se ê possibile rin-
zionato il destinatario sotto forma di casus pe11dens che viene spe- venire all'incemo di una unità letteraria parole che, richiamandosi
cificaco solo nel v. 7. I vv. 6-7 non possono essere dunque separati. a vicenda, creano delle associazioni lessicali le quali, a loro volta,
lno}tre, la COStruzione dei VV. 6-7 e analoga a quella dei VV. 4-5, entrando in composizione tra loro, esprimono i motivi che for-
dove e certa la presenza dei locutore divino. mano il tema del testo.
L'insieme testuale ch e segue - ls 56, 9-57 ,2 - non contiene 1n Is 56, l-8 si riscontra: la presenza di una rete di associazioni
indizio alcuno che possa confermare la presenza di uno stesso lo- Jessicali relative a due tipi di soggetti appartenená rispettivamente
cutore: al suo interno non sono rintracciabili né verbi né suffissi alla sfera divina e a quella umana; un insieme di lessemi riguar-
alla prima persona singolare riferibili a JHWH. danti il comportamento umano richiesto daJHWH o alui gradito;
La distinzione di Is 56, 1-8 rispetto a ciõ che segue ê ulterior- il vocabolario relativo all 'operato divino, che esprime la tendenza
mente confermata da un insieme di cambiamenti che interven- alia comunione e che risulta opposto a quello della separazione
gono a partire da Is 56,9 e che riguardano: i destinatari (espressi e dell'isolamento, peculiare, invece, dei pronunciamenti dei sog-
con le metafore delle bestie dei campi e della foresta, dei cani, dei getti umani; la sfera semantica della separazione ê inoltre in rela-
guardiani e dei pastori); le caratteristiche espressive dei linguaggio, zione antitetica con quella della beatitudine/ discendenza; il
cbe diventa perlopiu accusatorio; il vocabolario, che non riprende
nessuno dei lessemi fondamentali caratteristici di Is 56, 1-8 10•
rica dei ruolo dei profeta non viene soUevata nel segui to della comunicazione; d) i1 de-
sàno dei giusti o dei fedeli, ripreso nei successivi discorsi, e espresso secondo catego-
A. R.ENKER.. Die Tora hei Malead1i, 155-156; T. Lescow. "Die dreisrufige Tora", 370;J. rie d1 vita e non di morte, anche se questa fosse legata aJ passaggio in un Juogo
KRAUS, Das Evatigelimn, 177; invece E. K óNIG, Das B11cl1jesaja, 489, estende l'unità fino concr.megnato dalla •pace•. Is 56,9-57,2, con la parziaJe citazione di Ger 12,9 aU'ini-
aJ v. 9: W. BRUEGCEMANN, lsaia/i 40-66, 168, include an che i vv. 9-12; K. K OENEN, z:io, non si inserisce bene nello sviluppo della comunicazio ne; risulta piu coerente iJ
Ethik 1111d Esdiatologie, 11 -15, sostiene l'esclusione dei v. 1 dalla pericope poiché questa passaggio da ls 56,8 a 57,3 secondo la frequente transizione trito-isaiana che oppone
sarebbe l'intestazione deU'intero corpus trito-isaiano. l'oracolo di salveua a queUo di denuncia e di condanna.
Resta tuttavia vero che e difficile dividere nenamenre la semanàca daJJa simassi
10 11
ln particolare: Is 56,9-57,2 presenta aJcu11i elemenà che non corrispondono aJ-
l'ottica dominante dcgl.i aJtri discorsi che hanno JHWH come soggetto, tta questi: a) il m quanro i lessemi assumono significato - ed esplicano quindi la !oro funzione co-
riferimemo alie bestie, se consideram in senso lcncrale, non corrisponde aJ1a visione municativa - all'interno della frase e dei paragrafo, cioe nel !oro contesto sintagma-
pacifica espressa in Is 65,25; b) il giudizio delegato ad aJtri e in conrnmo con la visione àco e paradigmatico. Oi ciõ si terei conro nel corso deU'esposizione. La divisione e stata
dei giudizio di Is 56, 1b; c) se l'immagine dei guardia.ni riguarda i proferi. la problema- operata per motivi di chiareua metodologica.

46 47
PARTE l _ __ CAPfTOLO 1: MOTIVI E TEMA DEL DISCORSO IS56, 1-8

lessico relativo ai diversi «luoghi» di Dio e al servizio divino che Nell'insieme le relazioni tra i diversi inrerlocutori umani pos-
si collega con il campo semancico della comunione posta in es- sono essere rappresentate coo il seguente grafico:
sere dal Signore.
ln particolare, la erama delle associazion i lessicali si articola
come segue.
(1) IJ soggetto divino e espresso attraverso la ripetizione dei
nome i11i1': nei vv. 1, 3 (2x), 4, 6 (2x), 8 (nella forma i11i1' 'l,K). La
presenza costante dello stesso locutore lungo tutta l'urútà lette-
raria e comprovata dalle formule caratteristiche nei vv. 1.4.8 e
dalle forme verbali e da suffissi possessivi alla prima persona ri-
feribili a JHWH: •ru;i::;-, ·np,::o (v. 1); •mn::i::i, •n::o::in, 'M'IJ (v. 4); 'nnJ ,
•n•J , •n.-,1n, 1nx (v. S);•n•u (v. 6); o•mx•:ii1. -~,p ii1 , c:·nnotz.7, •n':i::in n·:: 1 ,
•n:ito, •n•:i (v. 7); ppx (v. 8).
(2) 1 soggetci umani sono indicati da un gruppo di lessemi ri- (3) Ai soggetti umani fa riferimemo una rete di lesserrú rela-
conducibili a un denominatore comune c he include pocenzial- tivi a un decerminato atteggiamento raccomandato o approvato
mente tutta l'umanità e che e espresso nel v. 2a dai sostantivi 1w1110 daJHWH.
(wux) e figlio del/'1.wmo (o,x1 ::i). Questi iperonimi includono due Nel v. la iJ comportamento richiesto escandiro dal verbo ;ow
categorie di iponimi: gli e1111uc/1i (o•io) e gli stra11ieri (i~li11J). e consiste nell 'osservanza dei diritto (~::irao). LI verbo iOW viene ri-
D 'altronde l!iilx e o,x-1:::1 sono in rapporto semanáco coo petuto poi nei vv. 2b.4b.6c in compagrúa del sostantivo n:::id, e ri-
l' espressione twti i popoli (o 'Ollil-':i~ , v. 7b). Ali' interno di c•o;m-',:: guarda. rispetcivamence, ogrú uomo, ]'eunuco e lo straniero. II
trova posto il popolo (c.11, v. 3b) . li concetto di popolo viene poi comportamento illecito rispetto all 'osservania de] sabato eespli-
richiamato dal sintagma dispersi d'lsraele (':ixilD• 'ml) nel v. 8a. citato nei vv. 2b.6c come profanazione (',':in).
II gruppo dei raccolci (pp. Ni pcc. mpl.), nel v. 8b, rimane am- ncomportamento richiesto viene ulteriom1eme specíficato nel
biguo in quanto, di per sé, puà appartenere alla sottoclasse dei di- v. la come pratica (i!iU.11) dellagiustizia (i1p,::o). LI verbo ilb!1 appare nel
spersi d'lsraele oppure a quella di flltri i popoli. Similmente gli v. 2a accompagnato dai complemento oggetto nxt e, nel v. 2b, con
e111111d1i possono costituire una classe appartenente al gruppo dei la fimzione di specificare, in forma negativa, la necessità di astenersi
popolo o far parte della categoria generale dell' umarútà. dai fare il male {espressa dai verbo i1~.l1 con la preposizione 10). L'in-
Nel v. 2a, due ti pi di persone, W1lK e c,x-1J , sono caratterizzati giunzione negativa ecomplecaca nel v. 4c da una proposizione com-
come beati (•1t!ix), e ciõ provoca una censione rispetto alla conci- plementare in fonna positiva, scegliere cio cite piace ai Sig11ore (in:i).
guità lessicale rilevata tra i diversi gruppi perché implica 12 l'asso- N ei vv. 2a.4c.6c si nota una certa continuità tra i verbi scegliere
ciazione di eunuchi e stranieri alla beatitudine: un nesso c he non e a_ffermre G.,tn). DaJ punto di vista formale, quest'ultimo si col-
ri entra nell' orizzonte bíblico abituale 13 • loca in posizione centrale rispecto alla disposizione dei verbi nei
vv. 1-2 che, nell'insieme, rísulta concentrica:
osservare; B) fare f.:ue; C) ajfcrrare:,A') osservare osservare; B') fare.
1 ~ Secondo uno schtnu elassico di inferenz.a: 1i111i gli 110111ifli som• mortali; ormte r Proprio tramite il verbo ajferrare e portato avanti il discorso: nel
1111 1101110, Socrate t 1111 mttrtalt. cfr. e. BtMC HI. Pragmati<a dei lillJlltJ.~Ío, 1o1 . v. 2a i' n regge l'oggetto i1J , mentre nei vv. 4c e 6c l'oggetto di-
11 Cfr. ades.: Dt 23,2-9: Lv 22.25; Ei 44,4-9. venta n·i::i.

48 49
PARTE l

li verbo aderire (;n',), presente nei vv. 3a.6a, si colloca anch 'esso
-- C APITOLO l : MOTIVI F TEMA DEL DISCORSO IS 56, l -8

Concludendo questa rapida rassegna sulla sfera lessicale di Is


in relazione con il verbo a.ffe"are. L'adesione aJ Signore si esplica 56 J-8 si puõ affermare che il testo presenta una trama ricca e fi-
attraverso una serie di atteggiamenti definiti nel v. 6 come servi- ne;nence eJaborata, composta da diverse linee lessicaJi che possie-
zio (cuJtuale) a Dio (nirzl), amore del suo nome (Ji1K), essere suoi dono una propria articolazione inte!n.a e. c_h e, . a loro volta, si
servi (c•iJJh ,i, i1'i1). combinano rra Ioro per formare pote11Z1ali gnglie di lettura del testo.
(4) li oggetto divino ê denotato daJ suo attivo rivolgersi aJ- ln base a criteri di contiguità Jessica)e eStatO possibile iso]are
l'incerlocuto re umano attraverso «atti» di parola, quaJi direi par/are gruppi di lessemi a~tinenci alia relazion_e tra JH~ ~ i ~ogge~
(ioK, vv. la , 4a) 14 , e di azioni dirette: dare (lnl, 2x nel v. 5),far en- umani.All'interno di questo rapporto rec1proco, D10 n chíede agli
trare (KiJ , Hi, v. 7a),far gioire (noq,, Pi, v. 7a), raaogliere (pp, v. Sb), uomíni un certo ripo di comportamento, che - se messo in pra-
che esprimono la tendenza all'unione o comunione. áca - assicura una risposta divina posi tiva . ln generale, l'atteg-
(5) L'atteggiamento divino contrasta l'asse della separazione o giamenro di JHWH ê caratterizzato_da una ~~ara inclin:izion_e
emarginazione evocato dai termini che compaiono nelJe parole verso la comunione e dalla prope ns1one a ehrmnare la mmaccia
degli eu nu chi e degli stranieri: separare (',iJ) e albero secco {láJ' fll) dell 'esclusione e della separazione.
neJ v. 3, e da1 verbo disperdere (ni l) neJ v. Sa. L'analisi della coesione lessicale lascia aperte alcune questioni:
(6) L'ambito delJa comunione si esplica nelle realtà garantite Ia duplice ricorre nza dei sostantivo i1pi~ induce a domandarsi
daJ Signore stesso, espresse col lessico della beatitudine/ discen- quaJe sia iJ suo effettivo signi~cato in rapporto ai ~oggetto_ ~
denza: essere beato (•i :DK, v. 2a),.fig/i e figlie (nuJ e O'JJ , v. 5a), i', quale si riferisce. Altrettanto interesse presen tano 1 sostantiv1
norne e notne etemo (crzl e c',111 crzl, v. 5ab). ~cwo e i1ll1fLf' che ricorrono nel v. 1: oltre ai loro valore co nte-
(7) All 'isotopia della comunione si collega anche quella de- nucistico, suscita curiosità la !o ro totale assenza ne i versetti suc-
terminat.a dalla terminologia relativa aí diversi «luoghi» di Dio cessivi della pericope.
che vengono aperti alla partecipazione umana. Questi si possono
r invenire in espressioni quaJi nella mia casa e de11tro /e mie mura 1.2.2 Lo grig lio sintottico
('MinJi •n•JJ) nel v. 5; mio monte santo (•rzlip ii1), mia casa di pre-
gliiem (•n',Dn n' J), sul/'a/tare (•nJro-',11), mia casa (•n•J) nel v. 7. Nel presente paragrafo !'interesse si concentra sull'articola-
(8) L'insieme te rminologíco col quaJe si esprimono i «luoghí• zione sintattica degli enunciaci in quanto anch'essa costituisce un
di Dio si trova in combinazione con la terminologia relativa aJ fattore importante a1 fi ne di de terminare l'organizzazione for-
servizio di JHWH alia quaJe appartengono: il verbo ni~ . mi11i- male e la valenza comunicativa dei discorso.
stero/servizio (v. 6a), sabato (nJrzl, vv. 2b. 4b. 6c), l'al/eanza (n•iJ , vv.
4c. 6c), [casa di] preghiera (i1',Eln-n•J , due volte nel v. 7), offerte (i1',11 , U v. 1 inizia con la formula dei messaggero 15 • II secando stico
v. 7b), sacrifid (nJt, v. 7b), a/tare {nJTO, v. 7b). L'attegg iamento con- e collegato con il prim o per m ezzo della congiunzione ' ::> che
trario a1 servizio divino e marcato da1 verbo profanare (',',n, nei w.
2b e 6c).
IS ln 1Q lsa' la formula iniziale e
prcccduc.a da lia parcicclla ':J . Llt leclio dei TM trova
conferma in 1Qlsah. nclla LXX e ncllc altrc vcrsioni ancichc. Lli presenza dclla parti-
cella in qucsro caso ha la funzione di produrre il rafforzarnenco dell'affe rmazione suc-
cessiva (uso avverbiale enfacico oppure dichiarativo dei •:i), sopratutco se si considera il
1
' Alio scesso campo semancico apparciene anchc il soscancivo 0 1ci dei v. !!a. tono solenne dei passo e la sua collocnionc alrinizio de lla sezione.

50 51
PARTE 1 CAPITOLO 1: MOTIVI E TEMA DEL DISCORSO Is 56. 1-8

inrroduce una proposizione causale e indica la siruazione prima- nuco nel v. 1a.?<• e. cataforicamente, alie azioni spec ifiche r iportate
e
ria, la ragione di ciõ che enunciaco nella reggentc 11'. 1n que~co nel v. 2b11 . Rispetto alfa proposizione reggcnte (v. 2a), quella dei
modo i comandi della prima pane dei versecto ri ultano impar- v. 2b funge da dipendem e modale 22, e aggiungc informaz:ioni sul
titi in vi ca della man ifestazione prossima della «giustizia» e della modo in cui i compie l'azione specificata dalla reggeme.
alvezza di JHWll 17 . Nel caso di :iJ , e possibile il ric hiamo alla :ipi::i: dei v. 1, ma so-
N el caso si anribuisse a '~ un valore avverbiale 11~. si avrebbero e
prarrutto evidente jj ri ferimento cataforico alJ 'alleanza, n·i~ . che
no n piu due enunciati in rapporto di subordinazionc, ma due rícorre nei vv. -k e 6c con lo stesso verbo ptn e con la stessa pre-
. . !J
enunciaci corrclati. L'uso avverbiale, tuttavia, si divide fonda- poS1ZJOOe ::l •
mentalmcnte in due categorie: enfatica e logica; non emprc e nxv e :i= fimzionan o dunque come agganci che, da una parte,
possibile tuctavia operare la distinzione in maniera nctta . An che rinviano al v. 1a e aJ v. 2b11 e, dall'alcra, segnalano un collega-
nel caso di Is 56, 1, accanco aUa connessione logica dei due sti- mento cra i vv. .J.c e 6c.
e
chi , riconoscibile pure la sfu matura enfatica in corrispondcnza
dei secondo >.
11
Nel v. 3. la presenza dei 111n111 in apcrrura 25 , conrribuisce a1 man-
tenimento dei legaine con il versctto precedente e, attraverso dj
li v. 2 inizia asindetticamente, senza nessuna congiunzio ne che esso, anche con il primo versetto delta pericope2''. La congiun-
lo coll eghi csplicita mente ai verserto precedente. ll legame perà e e
zione da ritcner i come consecutiva o consequenziaJe dai punto
richiamato dalla presenza nel v. 2a dei pronome dimostrativo nKT dj visca log1 co e, in fo rza dei principi o gencrale stabilito nel v. 2,
e della preposizionc ::i con iJ suffisso delta 3 fs. sottolinea l'infondatezza d,,;i timori degli strnníeri e degli eunucbi.
Be nché fcmmi nile nella fo rma, n KT funge da pronome neutro ln questo modo l'articolazione sinratcica sottolinea l'uguaglianza
o imper onale che rimanda anaforicamente ai comando conte- di rutti quanto a doveri (vv. 1a e 2) e diríuj (partecipazione alla
beatirudine, v. 2a) acquisiti in segu ito all'adempimemo dei doveri.

1• C<hi E.J. Kl'>\AM. ·n1r &'<lk ef lst1iali. li. 208. chc craducc J,1 pJrucclla con •foro;
J.N . 0\WAI r. Tirr &1-0k itf lsaiali -10-66. 455. •beco1usc•: B. S<..llJV.MM. T1rr O/'l"'"c·ms.
11 IJ. •bccau~c·. •111 lighr of thc fact dur•. ~ Cfr.. ad e\.. C. Wr '\n R ..,,.,...,..., /1.11.1/1 -10-66, 309; T K . CI ll YNL. -nre Proplrea"es of
1• W-0 § 38.3b. prende m ron~tderazione un akro ruolo della pantcclla ·:: e parla /J1mú1. 64: A.L. G~vr-H1 r-.DfR\ON. lru/11<wt• I (111r.<, 7.
d1 •n.~uh dJu\eS•. ln quc,to ca~o ti comportamento ordjnaro nd primo suco Jvn:bbc Cfr.. Jd ~ .. E.J. Kl\~A:->L. 111e BMk C?f ls11111/1, li. 2ll<J: E.J. YouNc.. 111r &ok C?f lsa-
rome conset-,ti.1cni.1 la ma111fcscaz10ne della sah·eua di Dio. Tale soluLionc: dovrcbhe - fo/1, Ili. 391.
per nece\<>irà lat-,'1ca - basarsi sul r.ipporto di ~moninua rra i so~tanuv1 •g1u~lw.1• e: <..11- !.! 1 due p:1rttctp1 assolun do:I wrbo ~'l":: 111 fu1111011c prcdicariva C<;pnmono uno

vc:zz.1. Lo çcc,so pn:çuppo<ito di sinonimia san:bbe richic:<>to JJtehe ncl l".1\0 111 cu1 ,1 "ato e, qumdi. UISl\lOno 111..1gg1or111cntc mlJ'a,pcuo durativo: 11cll:1 cr:iduzioae tale
vole,~c .mnbu1rc alia pJrricclb •:: un valore: finalc. cfr.. ad l')., K. KoLN~N. 1?1/1ik 111111 3\pcrto C csprl'SSO CO ll j) gerundio.
Esd11rr1•lc>,~ir. 15. chc: comi dera come cerro il sopraggiungcre dell:i <>alwna. a ri111anerc 2' Cfr. anchc T.L. LH"Ll:llC, ) Íl/111'!'/r is c·xalrt•d i11 J11s1ir1', 135.

apena <>arebbe 'º'º la quesnnnc rcbttva :tlJ'idcmicl dj coloro chc po5~ono pJrtc<"lpJrc l• Fra i rommentaton cite comcmplano l.1 po,sibilill che i pronomi focciano rifc-
ad e''ª· La d1<>cu<;<;1011c sulb smrnnziale i111probabilir3 di tale sino111mia 111 1 ~ 56. 1 ~ar:. nmenco ~iJ a nõ chc precede (v. 1a). sia a c1ô chc ~cguc (v. 2b), e&. T.L. LLCLERC, Ya/1-
JfTrontm nl'I § 3.1, pp. 62~). e § 4, pp. 105ss. 1i'f'l1 is l'.\'11/r1·d i11 )11srirr. 134- 135: R..N. W11 v111~11v. /s11it1/1 40-66. 197.
'" Cfr. W-0 § 39.3.4e. !I La Prl'<;CflZa dclla cong1unz1011c nd TM e~urrrag~t:t da 1Q J...ib. Vg e Tg; la omet-
' H. OnLUERt:. "friro-lsaialr, 7. in base alia di~posizionc: mc:crica dd vv. 1-2 .tfTl•rma
11
rono 111vccc JQh.1', LXX e Syr.
11 valoro: cnf.1rico de lia rongiun7ione. Per la funzionc cnfotica de lia particcll.1. cfr.•mcho: l• Cfr.. ad es .. J.N. 0<,WAL r. -nrr &>c1k c?f lsaill/1 -10-66, 456: di parcrc conrntrio e in-
A. Se 11001~\. "Thc l'araclc ·::", 243''· \'cce e. Wr<; ílllMANN. ls11111/1 40-66, 312.

52 53
PARTE 1 ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~· _ CAPITOLO 1: MOTIVI E TEMA DEL DISCORSO Is 56, 1-8

n v. 4 e introdotto da un ' ::>, seguito dalla formula del mes- li waw iniziale nel v. 7 introduce l'apodosi30 la cui protasi si
saggero. ln quanto causale, la costmzione legittima le afferma- trova nel v. 6.
zioni di JHWH quale presupposto delle proibizioni rivolte agli La particella ' ::> del v. 7b introduce una dipendente risultativa
eunuchi e agli stranieri contenute nel v. 3. («resulr clause») 31 che imprime un carattere conclusivo a quanto
ln quanto dichiarativa enfatica essa si ricollega inoltre ai vv. segue. Nel. c~ntesto ~ediato si precisa l'esito dell'ammi,ssione
1-2 esplicitandone il significato in riferimento alie due categorie degli straruen a1 temp10 e a1 culto (v. 7a). Nel contesto deli intera
particolari di persone menzionate nel v. 3. pericope si aggancia all'esito positivo annunciato nel v. 2a.
I beneficiari, gli eunuchi, appaiono nel v. 4 con un lamed di A determinare il carattere conclusivo dei vv. 7b-8 contribui-
vantaggio (dativus commod1) . La seguente particella relativa iqfK (v. sce inoJtre la presenza della formula finale i11i1' 'J,K CKJ 32 ch e
4b) introduce una frase dipendente relativa di carattere limitativo: evoca quella introdurtiva del v. 1.
i beneficiati dei dono divino sono solamente coloro che si con-
formano alia linea comportamentale tracciata nella frase relativa. Conclusioni: J'articolazione si ntattica della pericope dimostra,
da un lato, un andamento progressivo con le singole frasi chiara-
La proposizione principale e ripresa nel v. 5 con un ufqataltf meuce collegate l'una con l'altra; dall'altro, e evidente la tendenza
e con un yiqtol dello stesso verbo 1m seguiti dalle preposizioni ', a creare connessioni tra frasi distanti tra di loro.
con i suffissi riassuntivi indicanti il destinatario 27 • li 1~1aw iniziale
dei v. 5 e da interpretarsi come waw di apodosi28, con il v. 4 che
pertanto funge da protasi. 1.3 La coerenza dei testo

íl v. 6 inizia con un waw di coordinazione che collega il secondo L'analisi della coesione lessicale e sintatcica eil fondamento per
destinatario, gli stranieri, con la categoria degli eunuchi appena pre- la determinazione della coerenza formale del discorso. La verifica
senta ta. 11 nuovo destinatario eintrodotto sotto forma di casus pen- della coesione dei testo ha portato a considerare quegli elementi
dens e solo il v. 7, grazie aJ suffis.so della 3 mpl. dei verbo Ki:::i ( Hi), ne che gli conferiscono omogeneità; passando a trattare della coe-
rivela la funzione di oggetto diretto e, quindi, il caso accusativo. renza, sarà oggetto di studio la strutturazione de] discorso dal
La preposizione ', seguita dalla forma infinitiva dei verbo in- punto di vista dell'articolazione e dello sviluppo dei pensiero33.
dica lo scopo dell'adesione degli stranieri a JHWH 29 .

conbriunzio ne chc ne indichi la relazione. Da qui, e in concordanza coa il TM, l'ade-


27 Nel v. 5 si riscontra un'incoerenza nell'uso dei suffissi che accompaçna no la pre- sione degli srr:mi eri sarebbe direrramence 6naJizxata aJ se rvizio dei Signore; subito dopo
posizione C,: il suffisso di 3 mpl. ncl primo caso e cli 3 ms. nel secondo. E opporruno inizicrebbe un nuovo sóco che spiegherebbe i particolari di rale servizio.
accertare la lezione della 1Qlsa' e delle versioni che concc.ngono la forma plurale per- J<• Circa il 1va111 di apodosi dopo il casus pe11de11s, cfr.J-M § l 76a; cosi anche l'inter-
ché i destinarari della promessa sono sempre gli sres~1, o•o•io. Di parere concrario i: in- prerazioae di E.J. YOUNC, TI1e Book of Jsaiali, Ili. 393, sebbcnc egli adoperi la termi-
vece D. BARTHÉ.LEMY, Critique rcxwelle, 41 O, che considera iJ TM come leaio d!f!irilior. nologia •waw consecucive•.
28
Si rr:merebbe di una •q11asi apodosis»,J- M § 176a.b; cfr. anche GKC § l 12mm; .1i Cfr. W-0 § 38.3b.

la stessa interpretazione ê dara da E.J. YouNG, Tire Book of lsaialr, Ili, 391. Ji La collocazione intermedia della formula (come trai vv. 7b e 8) ê frequenre,cfr.,
29 Nel v. 6 la cosrruzione viene ripetuta tre volte, la prima e la secoada ricorrcnza ad cs., Is 1,24; 17,3.6; l 9,4; 22,25: 3 1,9; 41 , l 4; 52,5.
sono collegare da un rvaw. Secondo GKC § 154a n . 1, perché due o piu frasi possano .ti So no sra ó proposó almeno rre schemi di strutturazione cli Is 56, l-8: 1) vv. 1-2;
rirenersi correlate, dovrebbero conteoere rutte - o almeno !'ultima di esse - una 3-8 (Bonnard, Penna, Westcrmann, Odeberg, Ruszkowski); 2) vv. 1-2: :>-7; 8 (Pauritsch,

54 55
PARTE 1 CAPITOLO 1: MOTIVl E TEMA DEL DISCORSO IS 56, 1-8

A . LI v. 1 inizia con una solenne fommla introduttiva m;r ~K ;i;:, B '. 1 vv. +-7a sono introdo rti dalla congiu nzione •: e dalla for-
eguita da due imperarivi ai plurale rivolri ad un destinatario non me- nula dei 1nessaggero. La d isapprovazione r ispecto alle perplessità
glio specificato (i!j'-n> ::i:i ~:l~ no?i; v. l a). 11 v. 1b indica quella che degli cranieri e degli eunuchi (v. 3) e ora imegraca dalla p romessa
ela siruazione primaria dell'enunciato, cioe la prosfiltnità della ;y,::: e dell'agire benevolo di JHWH'. n ~l v. 5 in favo re degli eunuchi e
della :-tn:1" di JHWH. 11 v. 1 stab ilisce cosi un nesso tra l'atteggiamemo nel v. 7a in favore deglt srramen .
rich.iesto all'uomo, da una parte, e la manifestaz:io ne di Dio, dall'alcra l-1. Per encrambe le categorie l'as icurazione dell'intervento divino
li v. 2 determina i referenti come :iilK e c,K-p speci6cando in e preceduta dall'enumerazione di determ.inati criceri quaJificanti.
questo modo i destinatari degli imperativi dei v. 1a. Gli impera- che neJ v. 4 contras egnano gli eunuchi, e nel v. 6 gli scranieri.Tali
civi dei v. 1a subiscono nel v. 2 una ulterio re precisazio ne in r i- criceri comportamentali - sebbene aggiungano aJcuni elementi
ferimento all'osservanza dei sabato e aD'astensione daJ male. Ai nuovi - r imangono in conci nu icà le icaJe e sincattica con queJli
soggetti che mancengono ferm o taJe atteggiamento viene assi- dei v. 2 e, traJnite quesci , con gli imperativi dei v. 1a.
curaco lo stato di ,,i!lK.
1 vv. 1-2 contengono dunque quattro componenti : l'a1rnuncio A ' . J vv. 7b-8 si aggan ciano alia questio ne dell'esito positivo
deUa rivelazio ne divina, i destinatari dei messaggio, i criteri com- (defin.ito ~ eJ v. ~ come be~ titudin e~ fe li c i ~) e lo descr i~o n o in
po rta n1entali determjnanti la natura della rivelazio ne d i JH WH, rermini d1 relaz1o ne, che e co mumo ne d1 ascolto e di pa rola
l'esito defini to in cernúni di beatitudine/felicità. (i1t;,:ln): que ta si reaJizza nella casa di Dio ('n':i), che divenra casa
per tutri i popoli (c•olJ;i-C,: C, K,i'' i1C,:ln-n•:i).
B . li v. 3 introduce due cacegorie di personaggi - pili spe- I beneficiar1, designaci neJ v. 2 con i ternu ni :j lK e c:,x-p , ven-
cifiche risperco alla denorrunazione p ili generica dei v. 2 - gl i gono ora presentaci come c:•o.:m-C,: (v. 7b), un insieme composto
stra nieri e gli eunuclú, e ripo rta, cont~s tand ole ~tramit~ la l o~ u ­ dai d.ispersi d' IsraeJe e da tutri gl i altri che il Signore vorrà rac-
zione ,~ K·-1,K1), le ]oro parole. Quesu pronu nc1amentt maru fe- cogliere (v. 8).
stano iJ ci mo re d i no n pocer beneficiare daDa pos1riva r ivelazio ne
di D io annu nciata nel v. lb e dalla realtà d.i beaticudine menzio- ln sincesi. e po ibile schemarizzare l'arricolazione di Is 56, l -
naca nel v. 2. 8 in una dispo izione clúasrica delle parti, secando lo chema:

.. \'\ 1-2 - - -::ic - ::' Coloi c.h<c ~ \1)!J1orc:


7-,; ~ ::t::::: ~:' (À'litt\llC aJ Jmcto e J'r.10'-.lb.• b gllb02U.
ici::., -r::--:r :-; y-: pcnhé «<.<Ou 1111; '1l\<7J'J e !'""'1111J a \-CS11n·.
Scullion. Whybra~. Pol311); 3) vv. 1; 2-7; 8 ( mith). Nel presente scrino \1 evita J1 111\i-
~tcn- m una ~trutrura ngida, prefêrendo affioncart" lo srudio ddl'arncolanonc <lmarmca
:r-'-':-" ·rr-•"I e u nlLl l(ll.hlll'U per m el.t"1
1
l".ICr:--=::" ='1lK -::t< lk.ltO l" U0111<1 <hc JI!'°" <" u"i.
<lei d1scorso dctcrminata dai lcgami lcssicali e simanici. Per qucsta ragronc. 11eJrc~po­
-; i'"" t:'~ "?' e ti ligl10 delroomo che \l .1metl<" 3 aô.
'monc l'acccmo Qrà posto piuuosro sui moávi c hc compongono la comu111cJZ1onc
chc ~i rcahzza 111 I~ 56.1 -8 e suUa loro inrerazionc sccondo la srrateg1a comumcarivJ
~ ri::: '":!:l the '""""J
ti "1h.uo -...-.11.. pmtãn.u io.
:; o-i.i,::: m:;."") i - -.:::il e <he cr.1m<~1c IJ •UJ nuno <b' 1 male.
propri3 dd 1csro. -:::1:: ;:~ic;· ' 1\-r c u1, 11011 J1cJ lo m:iniero,
H Per alcum autorr 11 v. 1 costinusce il nucleo dei m.:ssaggio rispertO ;iJ qualc ri resto
~ic'- :r,, _...K :-1'-~;i d1c h~ ,1Jc:nto .11 'iii;i1<>rc:, diú·ndo:
della pencopt• fungc da ulrcriore esposizionc o specificarionc, cosi.•1d ~ .•: R.. Rl Nl>- n:: ':-;ro ~T ·it,--iy f:-1::., •\cn.1111cnt<' 1111 ~c:pam-.i 11 ~11111orc: d.ti wo popolo-.
I OR I t; "lsa1ah 56.1 ", 181 - 189; W. L/\U. Sd1r[{tgele/mr f>roplre1ie. 262; P.D. H /\N\0:-1. ls11-
:::-.m ~ic-"1<1 1:: 11011 d1>J r.-unuu>
ialr ~0-66, 193; K . KOF.NEN. E1/1ik 1111d Esd1arologie. 58. cons1Jcra 11 vcl'>crto come un :; ::-~· --;; ·:te. ·il "'&'-º· 10 "°"º un .:a.lhcnl 'tl.'\.T O-.
•Übe rsclmft de~ Trilojc\aj.ibuchs-.

56 57
CAPITOLO l : MOTIVI E TEMA DEL DISCORSO Is 56, 1-8

B' vv. 4-7• ;TtT IDK~ · poiché ecco. cosi dice íl SigPOTC: stizia e nella sua salvezza. Come ogni uorno ê stato convocato in
Ag1i cunuchi.
qualità di desànatario .d~j comandi ~vll!· cosi o~ uomo puõ
C'C'"100,
'nV'C-=-r"IM n:J7 1'71( che osserv.mo 1 nuci sabJó.
~~-mo 1"Ti:l~ prediligono le cose dd mio gr:Wmcmo parteóp~re ~a be~ediz1o~e e ali~ .v1ta di comuruone. con Dio.
:-rn:i:i r::yrtnOl e rcsW>o 6'nm nella mu alleonz:a. Alla real1zzaz1one di tale es1to pos1tlvo concorrono la nvelazione
TCTol ~ e;,', 't"lil1
5
darõ loro ndla mi.a =
cd cncro le mie muro di Dio neUa sua salvezza e il comportamento degli uomini det-
c::n,.. um pomom: e un nome taro dalle ricrueste di Dio.
mi:io1 e·= :rc migliore do 6gli e ddle 6glic.
~c'rocl!l = nome ctcm0 darõ • lui
Jn B (v. 3) e B' (vv. 4-7a) per mezzo di legami Iessicali e sin-
:; :m:T "" i:;it
cbc oon =i oui cancellato. cattici, I'asserzione generale del primo momento viene estesa alle
.,...,.-.,, c-rn.,
-,:J;'I 'l:I\ • E gli stranicri che adeórono aJ S1gnore categorie parricolari rappresentate dagli eunuchi e dagli stranieri
m.T C:i-nt ;i:)."ll(~ 'm'lb per scrvirlo e per mure il nome dei S~ore (vv.3-7a):anch'essi sono interpellati da Dio e,qualora aderiscano
~1'm'õl,, e divenLirC suoi servi,
H1IVl n::z ~:r,~ com quclli chc osserv:ino ti s;abato scnzo prof.marlo
alle richieste di JHWH , sono oggetto della sua rivelazione salvi-
:'fr'O::l cvirrn e resrano fermi nclb mia allcaru;t, fica. Di conseguenza anch' essi posso no godere della benedizione
"lr1? ~ c'n'l<'::i.,, 7 li condurrõ sul mio monte s:into e delJa comunione con Dio. L' estensione dei principio generale
·rf;ii.-, n•~ C'ITC::!ln e li colmcrõ di gioi.a nelb mi.t casa di prcgbic:ra. a categorie particolari rende infondati i timori di una previa
c;m::n c.-rbíii i loro olocausci e i loro sacrifici esclusione da parte di Dio in base a elemenri contingenti quali Ja
TI::llO~ t'Ca.,., saranno czradio sul mio alcare,
/\ 1 vv. 7b-4l :i7c.'ilT~ yr~ ,~ cosi b mi.a casa. casa di pregtuer.i.
mutilazione fisica o l'appartenenza nazionale.
=~Kl" saci chianuca. per rum 1popob.
3
m:T "'nM e.aio oracolo dd Signore Dio,
':iin::r r....;m
"m) che radum 1 dispcm di !mele. 2. 1motivi costitutivi dei testo
TO,ll r-?t "Till ancor.1 raduncrõ gli ahri.
::n.~l., olin- 1llÍà raccolti.
Sulla base delle caratteristiche formali del testo ê possibile ora
individuare in ls 56,1-8 quattro motivi essenziali per lo sviluppo
rsegmenti BB 1 presentano un 'ulteriore distribuzione chiastica in dei tema della pericope.
quanto all'intervento (a) degli stranieri e (b) degli eunuchi nel v.
3 corrisponde la risposta di JHWH in ordine inverso, prima desti-
na ta agli eunuchi (b 1) e poi agli stranieri (a 1) : 2.1 La rivelazione di JHWH

a v. 3a LI primo motivo tematico compare nel v. 1b e concerne l'im-


b v.3b minence rivelazione di JHWH nella sua :i111~· e :ip,::: . L'afferma-
b 1 VV. 4-5 zione ê particolarmente sinterica e la sua interpretazione dipende
a 1 vv. 6-7a dal valore attribuito ai due sostantivi e dall'articolazione comu-
nicativa dell'intero discorso. Tuttavia il collegamento - per
Concludendo: )'andamento della pericope si sviluppa in due mezzo di un '.::> causale o avverbiale - della dichiarazione di Dio
mo menti. (v. 1b) con gli imperarivi rivolti agli uomini (v. la), ribaditi poi in
ln A (vv. 1-2) e A 1 (vv. 7b-8) vengono interpellari da JHWH forma di condizioni Iungo tutto il discorso, suggeriscono una po-
tutti gli uomini; da essi viene richiesto un determinato compor- renziale bipolarità della manifestazione di Dio: come giudizio di
tamento in vista della prossima rivelazione di Dio nelJa sua giu- salvezza o di condanna.

58 59

...
PARTE 1 CAPITOLO l : MOTIVI E TEMA DEL DISCORSO IS 56, 1-8

NeJ prosieguo dei discorso il motivo viene espresso con al- nche come adesione ai Signore (v. 3a, 6a), che ingloba il servi-
cuni verbi che hanno come oggetco JHWH: •nnJ e 1nx (v. 5) in re- ~º a Oio e l'amore dei suo nome (v. 6b.c).
lazione alla sorte degli eunuchi; c:•n X' :::lil e c·nnoo (v. 7a) ri feri to
agli stranieri; ppx (v. 8) in riferimento a tutti i popojj.
2.4 Gli esíti prospettati
2.2 1referenti della rlvelazione L"ultimo motivo tematico illusrra le conseguenze derivanti dalla
risposta degjj interpellaà aUe esigenze di JHWH e dal conseguente
Un secondo motivo tematico definisce q uali siano i referenri caractere della rivelazione divina. L' e ito positivo e presentato in
della rivelazione divina. remuni di beacicudine (v. 2a) e di parcecipazioae ad un rapporco di
All'inizio de] passo ad essere interpellata e una collettività non comunione e di fami liarità con Dio in una dimora comune (v. 7b).
deterrninata; gli imperativi dei verbi iot!i e il~W nel v. 1a hanno 011 si riscontrano, invece, riferimenti espliciti all'esito negativo.
entrambi la forma maschile pJuraJe. Questa colJettivicà viene spe-
cificaca nel v. 2a per mezzo dei due sostantivi wux e oix-1:::i che Concludendo la presentazione dei morivi cematici , e opportuno
manifestano un'apertura verso ogni possibile interlocutore. Tale iodicare brevemente i risuJraci di quesra indagine iniziale. Conside-
prospettiva ritorna alla fine della pericope, poiché nei vv. 7b-8 rando la presenza dei quattro motivi e la loro parricolare arcicola-
vengono menzionati c::•ovn-S::i, C,x ;tr •ni> e tutti coloro che J H WH zione all'imerno deU'unicà letteraria. e infatti possibile fin da ora
incende ancora raccogliere (1' );:JplC, ''".li
p px). delineare una prima ipoce i circa il tema fondamentale deUa peri-
AIJ 'interno di questa platea porenzialmente iJJimitata di desti- cope35. Si cratta di un tema pluridimeasionale, che vem\ sempre
natari si collocano le due categorie specifiche dei o·~·-.o e ; :mi 'J:::i piu sviluppaco nei discorsi successivi, ma che ora porrebbe essere
(vv. 3.4.6). U bacino dei de tinatari chiamati in causa nel discorso formulam come egue: l'ancsa da parte di Dio d1e il suo desiderio di co-
risulta, dunque, cale da prevetúre qualsiasi esclusione. 1111111io11l' rimm 1111<1 risposta positiva da og11i essere 11111a110 e d1c la rclazione
m._l!_!!Íllllga la s11a pie11ezz a 11el rispetto dcgli i111pl~~11i da essa implicat?6.

2.3 l parametri dei discernimento

[n vista della rivelazione di JHWH, nel discorso vengono stabi- Si craru di una prinu ipocesí pcrché noi •as1'0/1ia1110 una poesi:a ml.'nm: procede
bte le condizioni fondamentaJj che va rranno per tutti come cri- daU"in1zio .tlLi fine. ma ··scorgiamo.. di coJpo il s1gmficaco solo quando essa e tuto
quanta prc~cme alfa nostn incclligenza. Piu esanameme, quC'Ca reauone non e solo a
teri di g iudizio. Questi elementi individuano un terzo motivo
1/ tullll dell.1 poesia ma .i 1111 tutto 111 essa: abbiamo una vi~ione dei significato, o dia11oia,
cematico che e espresso in forma sintetica in apertura dei brano allon:hé ê po-s1bile und percezione ~imulcanea•. N. FRYF,A11a10111)' ef Cri1icis111. 103. Per
(v. la) con un conciso richiamo a u n atceggia1nento regolato dal- quc~c.i ragiunc una dc tenninaz.ione piu dl.'rcagh.ua dei rema porrà J\cre luogo ~olo
i' osservanza della ~:l:Do e dalla pratica della npi);. ndu p.ircl' conclusiva di qucsro srud10.
lu seguito vengono offerce ulceriori precisazioni circa j para- 1>1 um \tmik opiruonc e. :id .-s•• P.A. SMJTH, Rlrer,1rir a11d &dani.111. 54. lrwccc. C.
metd del giudizio: si sorcolinea la oecessità deU'osservanza dei a- WE.\1 lRMll'-"· b.1í11/1 -10-66. mccrpreca 1 vv. 1-2 come un ';unmonirionc (p. 31 li) e i w.
~ comt: rd.1av1 all":iperrura umversale dei culco d1 Jl-IWl-I (p. 316); A.L. GR/\NT-HEl'--
bato (v. 2b, 4b, 6c), dell'ascensioae dal male (v. 2b), di operare l)fll..<.()'I. /11d11>n'r Voices. 1. con~ider.i Is 56, l-8 come iJ prologo alla scz1one compren-
celte conformi ai volere divino (v. 4c) e di aderire aU'alleanza (v. denrc h 56-<>6; 11 suo ~copo <;.1rebbe qucllo di esprime~i in fa,-orc di una 111dusione degli
-k. 6c). ln senso lato iJ comportan1ento richiesto e specificato cunuch1 e dcgh )tramt:n. e cio in opposizione alia proclamazione di ~ra/Net·mia ed

61
- - - _ CAPITOLO 1: MOTlVI E TEMA DEL D!SCORSO Is 56, 1-8

3. La caratterizzazione semantica dei m otivi enza, a considerare la manifestazione divina solamente n ella sua
fc1cezione salvifi ca. L'analisi ?etta.gli~ta d~l valor~ s.e mantico dei
N el presente paragrafo si esaminerà la compo nente semantica due concetti n elle precedentJ. sezioru deli opera IS:nana (cc. 1-39
dei singoli motivi costitutivi del discorso. Lo scopo e quello di ri- 40-55) costituisce un primo passo nella verifica di questa affer-
levare la continuità di senso nell'elaborazione lessicale dei mo tivi ~azione e apre la strada per la comprensio ne della rivelazione di
e individuare gli aspettí ínnovativi, peculiari dei Trito- lsaia, del JHWH annunciata in Is 56, 1b nel suo co ntrassegno bipolare.
loro contenuto semantico.
(1. La ,;J) "JJ• di JHWH in Is 1-39 e 40-55

3. l La rivelazione d i JHWH Ulibro cti Isaia contien e 56 delle 100 ricorrenze della radice lltD'
che si trovano negli scritti profetici e il suo significato generale cor-
Il ffiOtÍVO della rivelaziooe divina e esplicitatO nei V. 1b attra- risponde alia liberazíone ~h~ avviene attrav~rso l'azion,e di un so~­
verso i lessemi i1l11{Ó' e i1p,~ e, in seguito, nel messaggio agli eu- getto diverso dal benefiaano della stessa. L agente puo essere D10
nuchi (•nm e 1nK, v. 5), agli stranieri (c•niK'::li1 , c•nno~; v. 7a) e a 0 un attante umano. U lessema puõ riferirsi alia liberazione in am-
tu tti gli «altri» (ppK, v. 8). bito roilitare, ma anche a uno stato di sicurezza in senso lato, che
permette il n;anteniment? della vi ta.~ l' emancipazione dalla paura.
3. 1. 1 La rivelazione d i JHWH come i11'iw• e np,~ Inoltre, si puo parlare dell aspetto spmtuale della salvezza effettuata
da J HWH che include la liberazione dai peccati e il cambiam ento
Per quanto riguarda i concetti di i1l11W' e i1p,~ si deve d.ire che, della disposizione interiore dell'individuo che ne beneficia38.
anche se sono di uso frequente, il !oro contenuto semantíco non
e sempre facilmente determinabile. Negli studi esegecici si tende
ad affermare il valore sinoninuco dei due lessemi 37 e, di conse- rure di significato: ;i:mr contcrrebbe la sfumatura di difesa, civeadicazione dei diritti
d" lsraele e~''° quella di sovranità/govemo di D io; P.D. HANSON, Isaiali 40-66. 193:
w. BRUEGGEM.ANN, lsaia/r 40-66, l 69; E.J. YOUNG, T11e Book of lsaiali. 111, 388-389: E.J.
KlssANE. Tiie Book ef lsaiali, U. 209: T.L. LECLERC. Yalrweli is Exalred i11 jrmice. 134; G. I.
Ezechiele;J M urLENBURG, '"lsaiah 40-66", 652, parla di u11 oracolo profetico di istruzionc, EMMER.SON, /saia/r 56-66, lOO;J. MUILENllURG, " lsaiab 40-66", 654; A.L. GRANT-HEN-
16ral1;similrnence, W. LAU, Sclirifigelelme Proplietie, 262; 1-l. DONNER,'"jesaja LVl 1-7'", 82; DERSON, l11clusi11e Voices. 5-6, propone di considcrarc la 01?,~ come una car.merisóca di-
EJ.YOUNG, 771e &ok ofJsaiali. UI, 387. P.D. HANSON, I11e Daw11ofApocalyptic,389, con- stinta; rurtavia la disposizione parallela dei lessemi sarcbbe significativa dai pu nco di
sidera la pcricope come un actacco alie cradizioni ierocratiche che limicavano l'accesso vista teologico e indicherebbe cbc la ;ip~ fa parte della saJvezza.
aJ sacerdozio ai soli figli di Zadok e la partecipazione alla vica comunicaria ai soli figli Non mancano cuccavia aucori chc distinguono i due termini. Fra quesri. T.K. CHEVEN,
d'lsracle; per JN. ÜSWALT, Tiie Book ef lsaiali 40-66, 452, la questione principale af- I11e Propluries, 63, sotcolinea che. anche in un contesto di saJvezza, la 01?~ di Dio non
froncaca da Is 56.1-8 riguarda i criteri quaJificanti chc detercninano l'appa rtenenza aJ e
perde la propria specificicà perché la salvezza non un'azione indiscrirninaca. Anche J. L.
popolo eletto; W. BRUEGGEMANN. Jsaiali 40-66, 168, vede qui una visione dcl futuro Koou:, 1.saiali fl/13. 7. rifàcendosi a HJ. KRAus. 111eologil' der Psalmen, 3.51. non escludc
giudaismo: per C.E. 1-lAMMOCK, "lsaiah 56, l-8"', 46-55, la pericope costicuisce una ri- a priori la possibilità di una 01?~ punitiva di JHWH. Piu esplíci to sembm es.scre K.C. PARK,
definizionc dei confini dclla comunicà posresilica nel couresto dei conflitti intorno al Die Gered11igkei1 lsraels rmd das Hei/ der Viilker, 8 1, quando sottolinea le duc facce caraccer-
possesso della terra e alla generazione e socializzazione dei bambini. istiche di JHWH, di giudice e di salvarorc, 82: •Es sómmt nichc, daB Hei! und Gerechcigkeit
37 Cti:., ad es., lo sn1dio di G.J. PoLAN, /11 tlte Ways <if]usrice, 56-57. e i numerosi ri- Jhwhs kommcn, wcil Menschcn das R echt bewahren und Gerechtigkeit tun. Wo es keia
ferimenri bibliografici riporcati dall'autore; S. SEKJNE, Die Tri1ojesaja11iscl1e Sam111/1111g, 33; Recht oder keinc Gcrechtigkcit gibt, kommt Jbwh, um seio Gerechtigkeit zu übeno.
C. WESTER.MANN, lsaiali 40-66, 309-31 O; H . ÜDEBERG, Tri10-Jsaial1, 35, sosriene l'equi- 38 Cfr.J.F.A.SAWYER. " 11:ú'", TWATW.1035-1059; TWOTV1.44 1-463; R .L. Hus-
valenza di farto dei due lesscmi, che si distinguercbbcro solo per delle leggere sfuma- BARD. "11::r··. NIDOITE 1-13828.Alcuni scudi specifici sull'argomcmo: S. PROBUCAN, TI

62 63
PARTE 1 CAPITOLO 1: MOTIVI E TEMA DEL DISCORSO Is 56. 1-8

Nel Proco- lsaia. la radice ;;;:i•39 compare oprarru tto in quei . . . . .::: . Nel contesto di tutto il capitolo si tratta dell'atteggi~e!1~
cesti - confe c;iorú'10 , suppliche41 , inni di ringraziamento42 - c he ' crario alia soluzione che fa leva uJ sostegno delle forze egme .
con
Q esro comportamento estenore . . . di
~e m stretta pen enza
d dalia
e primono le convínzioni piu profonde dell ' uomo e Je uniche
due ricorrenze di :r:r attribuibili ai pronunciamenri di J I 1w11 si fo~damenrale -~posi_zione inreriore >. 4
• ..
rrovano in l 30, 15 e 37,35. 1 37 .35 s1 m sen sce ne l contesto del~a nspo~~a d1vma all~
ln ls 30, 15 la panecipazione alia salvezza viene condizionata daJ obiera di Ezechia (37, 16-20) c he ch1ed eva l 1nterve nco d1
comportamento specificato dai lessemi il:n::í43 , nm , io;:i~ (Hi Inf. Ass.), p;q'H conrro il re assiro Sennac he rib. L'affermazione fo!'da-
Jmentale e che la preghiera fiducio a46 ottiene il conforto d1 w1a
risposta divina.
!"'"'' 1111111'() 111 h 40-66; T. LE'>CO'N ... D1c dn:isrufige Tor:i ·•. 362-379:J.F.A. SAWYl R. Se-
1111111/l<I 111 Bililiml Rrmm·/1: •'''"" .Hrtlii>d 1!{ DeJi11i11g Helm:ll' 11 í•rds '!( .'i.J/m1io11; J. BARR. Contrariamente a quanto si verifica nel Proto- lsaia, nei capi-
.. 1\11 A~pcl't of alvar1011 m dw Old Testamcnr··. 39-52: A. S< 1100R'>, I ri 111 C1J1I )ó11r tol.i dei D eutero- lsaia la maggior parte delle ricorrenze della ra-
S.11 1wr. ri 7i'r111-Crr1irn/ S111dy o( 1/1e .\lai11 Gmrts ;,, Is X L-LV. dice l1W' apparcie ne a.i discorsi divini 47 •
w Ncll.1 forma J 1~o!>t.lJltl~ fi.:mmmile (:i;r.::r). sostancivo ma~chile (::7) e verbo(~-:-). Secando Is 43,3 JHWH, in quanto Dio e Santo d'lsraele, e
"' L' alT'crn1.1Z1011c fondamcnt.1le e chc r uomo con i1 proprio sforzo 11011 i: in grado d1 '-11-
'"'N m: d1 \.lk.m~ ll\'\\llll'.lltr0 (26. 18). 111vece. il ricoooscimcmo delb propm 111suffim·112.1 apre
anche il salvatore dei popo lo (ll1'ano4K). Egli e pro~to a pagare
IJ \Ir.Ida ali'1mmonc ddb forza v1Vlfic.1me di Dio (26.19; 12,3). ciot· d1 qudb poll'.llZJ propri.l qualsiasi prezzo per il riscarto ('.D?) di coloro c he e_gl! ama (43,3-
dei CrealOl'C' lhe flnll0\'3 ruomo e b lc!rn (33.~). u <J.lvczza econtr.lrJJ alia muazmrw pro- 4), e cambiare cosi la !o ro cond1Z1one dop o la punmone (42, 18-
\'CX.llJ dall.1 mu,.,... di;1111.'H e 9 manifesu anche come consolwont" da11,'lu ai popolo ( 12.1). 25). L'azione di Dio e totalmente gratuita, ~ovuta solamente al
li S1gnore i: l'umco chc puõ s.ah'are pcrché egli e ti supremo g1udJ<:c, lcg1\IJCon: e legame di reciproca appartenenza c he urusce JHWH e lsraele
rc 33.22). Pl'.r qul..,ta r.1g1onc l'.gh ê .rncbc l'unico chc puõ .lSSOl'-Cn.' 11 popolo dJllc \UC
colpc (33.24) Anz1.JllV.H i: =-~·:r (12.2) e da quõto pnnc1p10 dem.i l\""°hmone d1
qual\U\J akro l..,\t"re o íoru che pms;i Ql\-are.
lnoltrc. \eco11do Is 26. l e 33.(>. i1 1gnon: e ancbe l'uruco m gr.ido dr µarannre )1-
cun:zn d1 '11.i e dilcsa comro ogn1 nule. contiario ê. ad es .. EJ . YOUN(;, TI1t &k•k 1.?f ISJ1,1/1, li, 350-351. che considera b radice
L·.icc'"~º .111.i \ll Urezu g;iranm..i da Dio ê una opporrunuà apcru poccnz1almc111c come e,pressi'\-a di UJU \"era con\'t'rstone. Cfr. moltre M . DAI 1001>, "Some Ambiguous
a cum rnl<>ro chc \'oghono prendcn, parte (26.2). C&. anche I~ 25.1-12 do\ e l'offcru Te.xis in lsauh''· 4 l-t3: in foru dei parallch,mo con li verbo •riposan:• !"aurore pro-
um\cNlc <li s.ahcUJ (\. (>-8.1) puõ non e«re 2ccolo e pro\"oc,m· l.i comegul'.llle <li- pone b krrura ysl1 al po5lO d1 Iu'6. . .. .
'rnmonc (n. lllb-12). u G.R . DRIVER. ··1saiah 1-XXXIX : Tcxtu.d .1nd Lmguisuc: Problcms . 51. 111vece.

' L'uomo e \pt>~o donuruco dalb dtmenacmza dei furto chc rumla \t"rJ \.lh-ezza proponc la lecrura •scaymg quiec• perché 11 1~10 ind1cherebbc ua aneggmnento di
pm\'lcnc JJI '>11-'11ore. Quesw m;mc.inu Jj memoria provoca c:omporumc1111 crran maonuss1one oe1 confronó detrAssma p1uctosto che la ncerca di nuove alleanze come
h'lndJu d.111.1 p~u11z1011e delta propna autosuffic1c:1lZ.1 e. tnfine, conduc:e all.1 dMrn- quelLl con l'Egmo.
z1one (17. IO). í m1.1v1a lo w.1nire ddle false ccrtezze puõ sumolarc la memoria e 11 )UC- ·~ R .F. Mr.1.uc1r-. "The Convennonal and thc Creatl\'C 111 lsa1ah·s Judgmenr Ora-
cc·Nvo ri<On0\<1mcmo delta ~•gnon.l )3)v1fica di ü10. li nconmrnnelllo d1 tale forz.i do". 303. ~aolinea che l'oracolo. pur e~sendo d1 g1udmo. imzia con la promessa (v.
'ªI' 11ic.1 ,, ,~pnmc. po1. 11db supphca atlinché Dro ponga ne1 conf'rona dei popolo .m1 15): rale dJsposizio11c avrcbbe lo scopo di enfanznn: la parocolare narura della disob-
m1g1b1h d1 hberazro11c d.ill'oppn:>~1onc (33,2). bed1cnz,1 dei popolo. ooe il rifiuco d1 JCl'Ctuf'(' co n fiduoa le promesse di Dio. sosri-
•' Apparacnc alb ~1lwzza ;mche 11 m·onoscimemo gioiO'iO e W'JlO dcll'opcra d1JI1w11. rucndolc con i propri piani.
l'ancwamcmo GU'attcnzzato dai amore dei Signore e da.lia complct.1 fiduoa npcxc.1 nd- •• CfT. ancbe Is 33.2.
l'umco Dio die puõ s.tlv.ire (25.9: 33.6; 38.20). Daqui 'iCaturio;cc. mfine, 11 tk-sidc·rio e Li 11c- " ln que ta sezione dell'opl'.ra ~olo cinquc rico rrenze su 23 11011 fanno parte dei
cc...,_.t.i dcll.1 tt...,amo111anza. in mczzo J ruro i popoh. delli poccnz.i ~vífica d1 111w11 ( 12.4.5). d1\com d1nru. cioê (45.15); 47, 13.15; 52,7.10.
" Per quJ1110 nguanil il \ost;rnavo :i:1::i non si puõ çosrencre con \1('urcn.1 11 nf'e- .. ln Ot 22.27; 28,29.3 1 e Gdc J,9. 15; 6.36: 12,J 11 tenninc :r::7IO indica colui che
nmcmo alia l'OllW1'1onc. che nimunque non puõ l.~,cre dei rurco eo;clmo. 1)1 p.ircn: ",ene 111 '<>Ccorso dJ chi non ê 111 grado d1 ;uurarc çc stC1>SO.

64 65
PARTE 1 CAPITOLO 1. MOTIVI E TEMA DEL DISCORSO IS 56, 1-8

(43,1). Inoltre, la salvezza dei Signore e perenne (45,17; 51,6), soltanco per mezzo di un possente intervento di Dio. Il Servo e
eterna, come lo e la sua stessa esistenza (43,13) 49 • scato scelto e destinato (49, 1-2) perché diventi salvezza, anello di
Anche Is 46, 13a, nel contesto dei vv. 8-13, afferma che la sal- unione tra JHWH e la sconfina ta popolazione della terra (49,6b)
vezza e un dono gratuito, ma che Dio non la impone. Difatti, la e sia posto come alleanza tra Dio e uomini (49,8) 51 • A questo
partecipazione ali'offerta di salvezza evincolata alia personale con- punto aU'~anità non rim~e che pronun cia~e un ii:mo di gioia,
vinzione, o fiducia, che il Signore possa effettivamente realizzarla. anócipato tn 52,7-12, che diventa proclan1az10ne di pace, bene,
Avvenuta la liberazione, il popolo, da parte sua, diventa tesà- salvezza, espressione della perfezione del governo divino (v. 7).
mone deUa potenza di JHWH neUe parole che annunciano la sal-
vezza e nelle opere che la portano a compimento: egli e l'unico b. LA 1i?i::> di]HWH in Is 1-39 e 40-55
Dio e l'unico Salvatore (43,11.1250). Is 45,15 aggiunge che la li-
berazione di Israele sarà motivo di un riconoscimento universale ln ls 56,1b la rivelazione di Dio comprende anche la sua :ip,~.
dei potere salvífico di JHWH non paragonabile a quello di un qual- La radice p,~ ricorre 81 volte nel libra di Isaia 52 , pero non ri-
siasi altro dio (45,20- 21) e superiore a ogni potenza umana (49,25- !!llarda sempre lo stesso soggetto - come avviene del resto nel
26; 51,7). ~aso di Is 56, 1 - e quindi il suo significato non e sempre iden-
Dalle dichiarazioni relative all 'unicità dei Signore e all'incon- óco. Poiché in Is 56, 1b la :ip,~ rappresenta una prerogativa di
sistenza degli altri dei (45 ,20; 46,7) scaturisce, come logica con- JHWH, il s~o significato sarà esaminato a partire da questa pre-
seguenza, la convinzione che la salvezza non e circoscritta al solo comprens1one.
popolo d'IsraeJe, ma e aperta idealmente ad ogni uomo che sce-
glie di rivolgersi a JHWH (45,22). Nel Proto-Isaia, tra i testi in cui la radice p,~ e attribuita a
Si fa spazio cosi l'idea di una liberazione superiore a quella fi- JHWH53 - Is 1,27; 5, 16; 10,22; 24, 16; 28, 17; 33,5 - solo due, Is
sica o política: la liberazione interiore, spirituale e morale, che ri- 1,27 e 28,17, costituiscono un diretto pronunciamento divino.
guarda ogni uomo a prescindere dalla sua collocazione nazionale, ln Is 1,27 l'ambiguità dell'espres.sion e, :ip,~::i :"l':Jtúl :-n::>n ~~~::i 11·~ .
geografica e perfino storica; la libertà suprema accessibile attra-
verso la partecipazione alia relazione intima con Dio. Si tratta di
quel dono di salvezza che solo il Signore puo ofuire e portare a
compimento nell'intimo dell'uomo che egli ha creato e ha scelto ;i C fr., ai riguardo. anche 51.5.
come suo interlocutore. lnfatti, il vero interesse di JHWH non e si La sua distribuzione e abbastanza equilibrara in nme e rre le sezioni: 28x nei cc.
solo la restaurazione della tribu di Giacobbe, ma la restaurazione 1-39; 30x nei cc. 40-55; 23x nei cc. 56-66. La radice si presenta neUe forme di sostan-
dei rapporto (49,6a), ed e chiaro che cio cbe riguarda Israele con- tivo ma.~chile (p~). sostantivo femminile (ni?-µ ), aggectivo (?·"i?) e verbo denominativo
(?,.~ , pr;;). La differenza di significato rra la forma maschile e femminile e stata rico-
cerne pure l'umanità intera. Come nel caso di Israele, anche nel nosciuta da diversi aurori; ad es., secondo A. Ho . $edeq and $edaqal1. 145, ?.,S sarebbe
caso di ogni singola persona, la relazione puo essere ripristinata un termine generico che indica la giustizia, la dirittura morale, la benedizionc; ;i;::,s ,
tn\ 'CCe, avrebbe un significato piu esceso, ma un uso piu specifico: indicherebbe uno
St:dl o di conformità a un codice etico superiore e l' insieme delle azioni e dei compor-
tan1c11ti che ne derivano. Contro, ad es.,J .A . B o LUER, "The R.ighreousness of God'",
w Al riguardo, cfr. l'atfemuzione di Is 12,2 circa l' identità di JHWH in quamo sal- 404-413.
11uza. 51
F. C R úSEMANN, "Jahwes Gerechtigkeit", 432. 11e ele11ca solo una. Is 5.1 6; J.
50 KRA.foVEC. La j11stice ($dq) de Die11, 77-86, prende in considerazione gli stessi sei passi
L'enfasi prodona dalla duplice ricorrenza dei pronome personale ' :lli< aU 'inizio
dei v. 11 e poi nel v. 12 conferisce a questa affermazione una forza parcicolare. indic:iti in qucsco paragrafo.

66 67
PARTE l _ __ __ CAPITOLO l : MOTIVI E TEMA DEL OISCORSO IS 56. 1-8

complica la determinazione univoca dei soggetto al quale attri- ln ls 5,16JHWH viene esaltato e si dimostra santo nella {:l) sua
buire la :ip,:;;. ll soggettO logico della frase eJHWH, elui che opera "'5:~0 eilp,!>, caratteristiche peculiari del suo essere e dei suo ope-
la redenzion e, e quindi ancbe la tcg1 ustizia* puo riferirsi a lui. ~n ~- Nel contesto di ls 5,1-24 Ja «g1ustiziait di Dio si manifesta
tal caso si tratterebbe della «g1ustizia» divina di tipo retributivo 54 • concretamente neU'íntervento punitivo (vv. 5-6.24) ai danni di
Interpretando, pero, :i':lW (v. 27b) come «Í suoi convertiti »~ 5 , la coloro che sconvolgono l'ordine naturale _delJe cose, che si fenda
:ip,:;; in questione sarebbe qu~lla di Si~n. J?n~ambe. le _a~tr1bu­ proprio sulla g iustizia e sul diritto (5,7b) "8 .
zioni si adattano al contesto: s1 annunc1a, c10e, un gmdiz10 che Jn Is 10,22, la potenza della :ip~ di JHWH , rappresentata con
Dio condurrà secondo :ip,~ e iJ suo esito dipenderà dalla giustí- runmagine dell 'inondazione59 , si concreàzza in un decreto di
zia che croverà nel popolo56• lnfatti, l'intervento di JHWH assume scemünio e di rovina (riin p•C,.: >611 e :iC,.::>, vv. 22-23): l' lsraele infe-
nel v. 27a i rratri distintivi della redenzione (:i,oSl), che sarà por- dele sarà disrructo e solo un resto sarà risparrniato (v. 20ss.). Il
tata a termine attraverso un processo di cernita basata sulla g1u- giudizio negaàvo di Dio non imP.lica comungue l'annullamemo
stizia. AI concetto di elezione, che pone l' enfasi sulla scelta delle promesse fa rte ad Abramo 6 ; una símile evenienza compor-
gratuita da parte di Dio, viene unjto q~~~o di selezione, c? e ac- rerebbe la totale discruzione dei popolo. Gli atti di giustizia pu-
centua invece il ruolo della respomabilita umana. Le sorti con- ruáva non significano, dunque, da parte dei Signore, la negazione
trapposte di quanà accenano di ritornare (v. 27) e di quanti, della fedeltà a e stesso e alle sue premesse. Tu reavia essi sottoli-
invece, si ostinano nella ribellione (v. 28ss.) illustrano gli esiti della neano che la promessa da sola non basta e non costituisce una
risposta umana all'offerta divina di salvezza. LI messaggio, nel protezione sufficiente qualora le esigenze della giusázia non siano
complesso, risulta chjaro: Dio contínua a offrire saJvezza, ma non rispettate. L'annuncio di Is 10,22 si colloca dunque, in un certo
esiste una salvezza preventiva per ctú una risposta da parte dei senso, nella linea interpretaáva di Is 1,27.
popolo si rende necessaria. Eragionevole sostenere che il «giusto» (p•,!>:i) menzionato in
Is 24, 16a sia lo stesso JHWH62• Dalla distruzione causata dalle tra-
sgressioni e dalla disobbedienza dei popolo (v. 4) verrà rispar-

o;, Cfr., ad es.. j.VutMEYLEN, Ou proplrhe /sare à l'ap<llalyp1iq11e. 1. 105.


55 li cennine puõ far riferimcnco sia ai •reduci• (cfr. Bj: O. KA1sm, lsaia, 61 :J. Vm-
MEYLEN. Ou prophtre /sai'( à /'apocalyptiq11r, 1. 106), sta ai «converàà• (cfr. N IB. f\'I V, " fr. H. WtlllllERGER. lsaial1 1-12. 207;].D.W. WATrS, lsaial1 1-JJ. [a>);A. Ho.
NRS. R 1 ). A causa dei rapporà d1 simmerria/opposizione (convcrtici/ribeUi. pecca- !icdeq a11J ~daqal1, 111.
tori, abbandoll3Jlti iJ Signore; sarà redcnm/pcriranno) era i due segmcna dei vv. 27-28, ;• Qu<!'ta in1magine deUa forza discruttiva dei fenomeni nacurali ricorre diverse
ê prcferibile interprciarc ti tcrmiae come rifcrito ai corll'er1i1i. \'Olte aeU"opera isa1ana: cfr.. ades .. 28,2. l 7; 30.25.28.30.
~• Cfr. H. W lWllERGER, lsaialr 1-12. 72; J.N. Osw.-.LT, TI1e &ok '!( lsaialt 1-39. 110. "' L' <,'Sp~sione apparticne all 'ambito forense, cfr. l~ Bov.-.11, R.is1abilirr la gius1ida. 321.
1
A. Ho, $edeq mrd Sedaqalt, l lll. considera JHWH come sorgcme dclla •giustiria• e dei '' Qucl rt'Sti! salvato apparàene comunque alla discender1za di Abramo. assimilaca
dirino: gli atti invecc sarebbero artribui bili a lsraek aUa sabb1a dei ma~ nclla promessa di Gn 22, l 7.
'i1 La radicc denota iJ conceno di riscarto per mezzo di un prezzo (BDB. 804). La e
e LI 'ICelta confcrmata dai par.Ulelismo che si stabiliscc anraverso la triplice ri-
preposizione : puõ inrrodurre il prezzo dei rascmo (Es 34.20: Nm 18, 16) o il mezzo pt"cirione e.lei nome dei S1gnore nci vv. 14-16a; inoltte,secondo l'ordine narurale deUe
:mraverso iJ quale iJ riscano awicne (De 9.26: Nc l , 10). Is 1,27 puõ fare dunquc rifc- cose. i sah-ari dovrebbero lodare JHWH e non se stessi; cfr. L. AL OMO SCHOKEL - J.l.
rimemo a e c:m e ;v,10 qualc prezzo dclfa rcdcnzione e riferirsi :1 dõ chc e riclüesco al e
ICRI: DtJ\7. I 11rofi·1i. 229. Anche in Is 28,5 il $ignore la gloria per ti resto dei suo po-
popolo (cfr. E.J. Kts~.-.NE. Tire Book o.f lsaia/1. /. 19), o indicare nel giusto giudirio di- polo. lnfine. a ragionc afferma H . W1LUBERGER. ls.1i11lt IJ-27, 452, chc, da um pane.
";no iJ mezzo anra\·crso il qualc la redcnzion<." vicne operat.1. Una imerpretazione che s;arebb~ e.lei rum> possibilc che LI termine ;:-·,:;;i mdid1i il $ignore; dall'altr:l. che neU'AT
manccaga entrambi gli aspetti e piü adana :i1 comesto e rispcnosa dd tenore dei resto. e
lmiele non mai dNgnaco con questo appeUaôvo neUa sua forma abbrcviaca.

68 69
PARTE 1

miato solo un piccolo gruppo (v. 6). E sono questi sopravissuti


che innalzano Iode a Dio che nel suo operare e «giusco».
--- CAPITOLO l . MOTIVI E TEMA DEL DlSCORSO

n primo passo6-I dove p,~ e chiaramente rife rito al Signore si


va ín 4 ], 1Ü aJJ 'incerno dell'espressio ne •p,;; l'O':J . ln esse JHWH
Is 56, 1-8

Anche in Is 28, 17, la ~::itZio e la :ip,~ <li Dio misureranno l'in- croicura a Israele forza, aiuto e sostegno65 a scapito degli altri po-
tensità della distruzi one (~i!D, v. 18, :iS:: > , v. 22) che l'agire potente ~li (cfr. vv. 11. 12). .
del Signore (v. 21 ) sta per scatenare come decretato. p Is 42.6 si colloca nel contesto della chiamata dei Servo. N el
ln Is 33,5, infine, iJ Signore, che «riempie Sion di diritto e di giu- aso si artribuisse al sintagma p,~::i un valo re avverbiale («giusta-
stiziaJt, si presenta come «fuoco divorame» (v. 14) centro gü empi - ~1ente», «legittimame,nte»66) Dio assumerebbe la funzione di le-
quelli all'esterno del popolo (vv. 1-6), ma anche quelli aJ suo interno ~ttitno mandataria. E preferibile, pero, considerare la chiamata
(v. 14) - e solo chi «camnúna nella giustizia» (v. 15) pocrà sfuggirgli. deJ Servo come un atto <li giustizia da parte di Jl-IWH in vista dello
scopo pro prio della missio ne del Servo, quella di espo rre la causa
Alla luce <li questa rassegna sintetica dei testi riguardaná la :ip~ di Dio a lsraele e agli altri popoli (v. 1). l n questo modo, gli atti
di Dio nel Proto- lsaia si osserva che in quattro casi (Is 1,27; 5,16; dei Servo, portarore dello spirito dei Signore (v. 1), sarebbero in
28,17; 33,5) la :ip~ appare in compagnia della ~::im . L' accostamento realtà espressio ne tangibile dell' operato del mandante stesso 67 .
dei concetá e, in maniera ancor piu significativa, il contesto allargato Tale interpretaz1one ha il pregio di unire sia la modalità sia lo
dei passi, tende a contrassegnare la «giustizia» di Dio come o pera scopo della vocazio ne_ del Servo. . _
discriminante. Fondam ento dell 'atteggiamento del Signore sono la D i diverso teno re s1 presenta Is 42, 18-25 e, al suo interno, il v.
santità o la giustizia che gli sono proprie. Operando la distinzione 21. ln questa unità si ritorna sulla questione dell'esilio inteso come
tra bene e male, era giusto e ingiusto, tra integro e corrotto, la :ip~ punizio ne, cioe come atto della «giustizia» di Dio che rispetta le
di JHWH si manifesta concretamente com e giudizio di salvezza o cJausole dei patto stipulato con il suo popolo68 . Se infatti JHWH
giudizio di condanna. Questo giudizio puõ riguardare sia i nemici come atto di giustizia offi-e la legge (Dt 4, 1-9) - il fondamento
d'Israele sia lo stesso popolo eletto (Is 1,27; 28, 17). Per quanto con- che no rmalizza il rapporto tra Dio e l' uomo - e questa legge
cerne Israele, l'azio ne di punizio ne appare molto piu estesa e in-
tensa se si considera l'esiguità del nwnero dei sopravissuti.
"' Akum autori includono fra questi passi anche Is 41,2: J J. Scuu10N. '"SEDEQ-SE-
Passando al D eutero-Isaia63 , si osserva un cambiamento delle 1.>AQAH m lsaiah cc. 40-66'". 340. considera pT..; come accusativo avverbiaJc e craducc:
componenti semantiche della radice p,~ e del suo o rizzonte in- cWho has aroused fi'om e:m (in his) salvific purpose .. . •:ma in rnl caso sarebbe richie-
terpretativo. Le ricorrenze della radice in questi capicoli fa nno s~ la coscruzione piu csplicica, con la prepos.izione :i. come avviene. ad es., in 42,6. A.
parte dei discorsi diretti di Dio. Ho. $fdeq m1d $edt1qali, 96-97, riciene cbe solo Dio possa essere il soggetto, e cio a par-
tire dai ,•. 4 chc co nccrrebbe la r isposta alla domanda comenuta ncl v.1.
65 r~it . Pi Pf. 1ms. con sulf. 2 ms.; , ,, e -pn. Qal Pf. 1ms. con suff. 2ms. in cntrambi

i casi.
ftJ JJ. SCULUON, "SEf)EQ- J:l)AQAH in lsaiah cc. 40-66". 340-341. prende in csame •.i. Cfr. L. A1 oNSo Sc HOKEL - J.L. SrCRE DíAZ, 1 profeti, 324, anchc se l'interprcra-
20 ricorrenze dellà radice p-u.: (41.1.10: 42.6: 45.8.13. 19.21.23.24.25: 46.1 2.13: 48, 18; zione piu comunc fra gli aucori e q ueUa deUa finalità.
5 1, 1.5.6.7.8; 54, l 4. 17):J.N. ÜSWALT. ºº R ighteousness in lsaiah". 186. cit1 1 l passi nei ~7 La colloCllZionc dei pronome personalc e dei nome proprio {m;r ·»<) all'inizio
q uali, a <tuo pa rere. il concctto ha a chc farc con la salvczza (45.8.24.25; 46.13: 50.8; dclla &ase cendc :i enfarizzare l'identicà dei soggerco. lnolcre, nell'urutà cosáruita dai vv.
51,5.6.8; 53.1 1: 54.14.17): F. CRUSEMANN. "j ah\.ves Gcrechcigkcit'º. 432, mdividua 14 5-9, cbc comc::ngono la spcci6ci commissione a1 Servo, iJ pronome e nfatico ·ix ricorre
casi in ctú p-u.: farcbbe rifcrimcnto alla •giuscizia• di JHWH: 4 l.10; 42,6.2 1: 45.8.13. 19. cre \'Olte (vv. 6, 8. 9). Quesra incerpretazioae e corroboram anche dalJ'assicurazione che
2..1.24: 46.12.13: 51.5.6.8; 54. l 7:J. KROOVEC. l.A j ustke d<' Din1. 86- 108.si sofferma su il Sígnore sresso rt>rrà il sei:vo per man o.
41.2.10; 42.6. 21: 45.8. 13.18-25: 46.12-13: 48.18: 50.8: 51.1-8: 54, 11-17. ""Cfr.J. KRMOVEC, Ltj11s1iu de Dieu, 90.

70 71
PARTE 1 C APITOLO 1: MOTIVI E TEMA DEL DISCORSO IS 56, 1-8

non e rispenata (v. 24), allora, nel nome di quella stessa legge, chi fronti di lsraele (vv. 3-4). La liberazio ne o salvezza dei popoJo, di
la trasgredisce dovrà subire le conseguenze della sua trasgressione69• per sé loncano daJla giustizia (v. 12n ), si atrua per mezzo de lla pa-
ln Is 45 la radice p~ ricorre 8 volte7°. ln Is 45, 13 il sintagma p-,;,::i rola e dell'azione dei Signore (vv. 12-13).
- utilizzato in Is 42,6 in relazione alla clllamata deJ Servo di JHWH ln 1 51 ,5.6.8 le ricorre nze della radice p,~ riguardano il Si-
- e riferito alia cruamata di Ciro (45,1) . L'azione divina, mediata gnore. L'oracoJo dei "!"· 4-~ annuncia a tutte le n azio n~ 78 l'avve-
dalla missione di Ciro, e presentata in riferimento ai potente atto rarsi dei progetto salv1.fico dijHWH neJ quale (v. 4) anch esse sono
creatore di Dio all'interno della storia umana (v. 871 ). Come rale essa potenz.ialmente incluse. Il progetto divino esicuro 79 e si realizzerà
ha lo scopo di rendere manifesta nelle opere (vv. 7ss.) e nelle parole acrraverso un potente e giusto governo di Dio (v. 5) che rrascende
(vv. 19. 2J72) la suprema e, insieme, benevola e giusta, Signoria di i limià della temporalità (v. 6). I vv. 7 e 8 riguardano invece quella
J HWH (vv.5.6.14.15.18.22).Solo il Signore possiede giusàzia e po- porzione di Israele che cerca il Signore attraverso un gjusto com-
tenza in grado assoluto (vv. 21'3 • 2474), solo da lui proviene la saJ- portamento (v. 1) e porta già n el cuore la Jegge divina (v. 7) . A
vezza (di Israele, v. 17, e di tutti i popoli, v. 22) che scarurisce quesco popolo viene assicurata l'intramontabile fedeltà di JHWH
dall'amore fedeJe (v. 4) e, quindi, solo a lui si addice l'adorazione (v. davanti alla quale ogni difficoltà o insulto da parte degli alrri sono
23'5) com e risposta appropriata da parte dell' uomo (v. 25)76• destinati a scomparire (v. 8).
Is 46, 12- 13 si ricollega al tema della unicità di JHWH (v. 9) e a l n Is 54, 14, la restaurazjone della città santa/sposa avviene
quello della sua sovranità e fedeltà all 'impegno assunto nei con- i!pi~J di JHWH , cioe all'interno di una relazione caratterizzata dal-
l'amore e daUa misericordia (v. 1O). Tuttavia, nella seconda parte
dei versetto si lascia intendere che anche il popoJo, c he e stato
trattato con misericordia, se vorrà evitare nuovo te rrore, dovrà
•·• Sccondo A. H o, Srdeq a11d ~daqa/1, 97,JHWH csplicii:a qui il des1derio cli salvare
i suoi a prcscindere dal loro pcccato. Quesi:a idca, pero, appare chiara soltamo 11el ca- assumere atteggiam enti consoni alia grazia ricevuta. ln altr:i ter-
pitolo successivo. mini, la grazia non e indipendente dalle scelte poste in atto dal-
70
Nei vv. 8 (2x), 13, 19. 21. 23. 24. 25: !'uso dei termine raggiunge qui la sua con- J'uomo.
ccntrazione piu alta, non solo all'imemo dei Dc:utero-lsaia. ma nell'intera opera isaiana.
11
]. KRArovEc, La jmti« de Dieu, 9 1, vede tutti e rrc i concctti dei v. 8 come sino-
Concludendo, in Is 40-55 si assiste ad un mutamento di pro-
nimici in base alla cotalità espressa con i termini •polari• (ciclo. nubi, tcrra). Ma il ~i­
gnificato della •giusrizia• e della •salvezza• puõ essere visco anche in riferimento aJ
spertiva. Si ritorna ancora sull'aspetto punitivo della giustizia di
versetto precedente (v. 7) che ricoaducc alla potenza di Dio sia iJ bcne sia le sciagure JHWH (cfr. Is 42,21) ma, soprattutto, si m ette in risalto la sua de-
{dr. Sir 39, 12-35). terminazione a offiire gratuitamente la salvezza. Questa prospec-
T.! ln forza dei parallelismo rra u i e "?,::.:. iJ significam cli qucst'ultimo lesscma si tiva si desurne anche dalla ricorre nza di ,.,~,~· che, in cinque casi,
avvicina a •vertletto giusco•. •decisione•. dT. A. Ho, Sedeq a11d ~daqah. 126.
compare assierne aJ te rmine «gjustizia1> (ls 45,8; 46, 13; 51 ,5.6.8).
73
Questa e l\mica ricorrenza nella BE dei citolo i''T.>17K.
N A. H o, !)edeq aud $ed11qali, 125, impropriamcnre rrari:a la •gimrizia• nel v. 24 come
rifcri ta aJ soggeno umano.
75
Siccome esiste un solo Dio, esiste un unico giuclice e salontore cli rutti. :r~ puõ
infutri inclicare sia l'ano cli condanna sia l'adorazioae culruale: c&.J.N. OswALT, 11ie &ok .,.., Si rrarrerrebbe allora della •giustizia• dei popolo. lo stesso vale per anchc in Is
tlf lsaiah 40-66. 224. 48, I: comw1que noa ê possibile scabilire con certezza se il concerto sia riferiro ai po-
'' Pmprio in quesro modo l'uomo acquisca e dimosrra la sua •giusrizia• (v. 25, p~ polo o a Dio ~resso.
7

Qa/ lmpf. 3 mpl.). Sinillmenre F. CRUSEMANN. ·:Jahwes Gerechrigkeit". 446. la que- ..,. Al v. 4 alcuni manoscrícti riporcano c·o>i ai posto di •ozi e un numero esiguo cli
sro comesto ê opportuno considerar.: anche Is 48. 18: la pace e la giusrizia ono :lSSi- manoscritti hanno c-o·ic17 a.l posto di •011<i, con c:~l1 alia fim: dei verseno.
curati ai popolo quando quesci presta ancnzio nc alrinsegnamenro di JHWH. "'• i puõ acrribuire ai n~rbo ic:;• (v. 4) iJ senso di perfetto proferico.

72 73
PARTE l ___________________

Non bisogna ruttavia dimenticare ]'import:anza accordata alia ne-


-- CAPITOLO 1 . MOTIVI E TEMA DEL DtSCORSO

che rende giusco .i l pa~er in~usto e che si ~nanif~ attravers<?


IS 56, 1-8

cessü:à d:i una risposta adeguata alia grazia ricevuta (cfr. Is 54, 14). una serie cli nuoVl avverume nn, quesra volta liberaron, a favore cli
[sraele. Ne consegu.e c he i suoi oppressori dovranno subire tutto
e. Cousideraz ioni co11c/11si11e sul/a .-un::r e ,; ?-r;;; di JHWH il peso della sconficta. La prese nza~ di quesro asp etto ê stata osser-
\<lta in 1- ~ 1, lO; 46, 12-13; 54, 14 •
82

1. La pluridimensionalità dei rapporto reciproco tra illmt' e La manifestazione della i!p,;: d:i Dio ch e offre il perdono puõ
i!p,;; in Is 1-55. essere legata alia :i111:7- che puõ essere qualificata come militare o
Lo stuclio semantico dei concetti cli i'UJ1~' e :ip"TI> perrnerte cli fisica.
formulare a1cune conclusioni sul ]oro rapporto reciproco11t1• ln (3) L'offcrta 1mi11er~ale di com1111io11e. Tutcavia? _se e ~ero c he
particolare. nella rappresentazione della giustizia cli JHWH si pos- JHWH e il creatore uruversa1e che h a voluco scabilire un alieanza
sono ind:ividuare quarno sfaccenature alie quali corrispondono con una particolare nazione come segno tangibile e, insieme,
clifferenti forme della sua sa1vezza. inaugura1e della sua benevola intenzione nei confronti cli rutta
(1) LA giustizia p1111iti11a. Solo JHWH in quanto cr eacore uni- )'umanità, allora l'incero genere um.ano, cornpresi i nernici
versa1e ha i1 potere cli dirigere gli avvenimenti della storia . lnol- d' lsraele. diventa u n potenziaJe destinatario dell'offerta divina cli
tre, in quanto parte coinvolta n el parto, egli ê legictimato n ella sua comunione. ln questo ambito i testi cli riferimento sono quelli
aspettativa cli fedeltà da parte dei partner umano. SuJ fondamento relacivi alla dúamata dei Servo in Is 42,6 e di C iro in Is 45,8.
dell'impegno bilaterale, a seconda de] comportamento d ei suoi 13. 19.21.23-25.
eletti, il Signore ha il diritto di decretare l'avverarsi sia delle be- Con l'applicazione universa1e della i!p,;; dei Signore, si passa
nedizioni sia delle maledizioni in erenti ali'alieanza. Quincli, ne] all'offerta di salvezza cli tipo spirituale o mora1e, che si realizza
caso cli infedeltà da parte cli Lsraele, la «giustizia• cli Dio si esprime nella comunione aperta incondizionatamente a tutti gli uom.ini.
nella messa in atto cli misure che sanzionano - punendo - la (4) !.A cemita secoudo le scelte umaue. L'ulcimo aspe tto della giu-
mancara fedeJtà dei popolo. Questo aspe rto si evidenzia soprat- stizia clivina specifi ca il passaggio dall ' universalità dell'offerta di
tutto in Is 5,16; 42.21 111 • sa1vezza alia necessaria cernita nella sua attuazione. Se vera c he e
L'applicazion e della giustizia punitiva n ei confronti cli lsraeJe Dio elargisce a rutri la possibilità cli reJazione e cli comunione, e
elegara alia sospensione da parte cliJHWH di queIJ'agire ch e con- altrercanro vera c he la relazione, in quanto sce1ca matura cli re-
duce immecliacameme alia sa1vezza. ciproca appartenenza, esige un compo rtamento responsabile, re-
(2) L'cifferta gratuita di perdono. La fede]tà cli Dio oei confronti go1aro dalla peculiarità del rapporto stesso. Si tratta, dunque, non
dei popoJo electo, della propria ide ntità e dell'impegno assunto solo cli accettare la sa1vezza, ma cli intraprendere una forma di
nell'alleanza non perm ette, pero, ch e egli si fermi alia sola puni- vita ad essa conforme. La risposta dell'uomo e vincolante per il
zione. Un'a1tra espressione della natura profonda cli JHWH e, Signore e cliventa fondamento d ei suo giudizio diversificato.
quincli, della sua «giustizia• e, infatti, 1' offerta gratuita cli perdono Questo aspetto stabilisce le nuove dimensioni deUa responsabi-
licà umana che da collertiva divenra individua1e; e cio vale sia
per i popoli sia per Jo stesso Israele. Si concepisce la «giustizia»
1
"' Si propone quesro schema con l:i consapevolezza che ogni cemam'O di quesro

opo p«ca di semplifictt1one.


w• AI di fuoa dei hbro eh lsaia;cfr.. ad es.. !Sam 12.7: 2Cr 12.6; Ne 9,33: Dn 9.7.14; 112 AI nguardo.cfr. anche 1 segue.nó ccsà non isa1anj: Ger 23,6: 33.16; Os 2.21; !Sam
Lam 1.1 : Sof 3.5; Ger 11 ,20. 12.7.

74 75
PARTE 1
- CAPlTOLO 1. MOTIVI E TEMA DEL DISCORSO IS 56, 1-8

di Dio come rispettosa di tutte le scelte umane e non solo del li fatto che nei versetti seguemi riceva una particolare tratta-
fatto dell'elezione. Questo aspetto escrettamente legato all 'aper- :óone solo la rivelazione salvifica, non smenrisce la validità del-
tura universale e al dissolvimenco dei confin e che separava il po- J'as erzione di Is 56,lb84 .
polo eletto dalle nazioni, e comporta la riJettura critica delle
condizioni di appartenenza al popolo di Oio. NelJ'arco dei testi 3.1.2 Lo modulazlone dei/a rive/azione sofvifica
analizzati, Is 1,27 accennava alia necessità di un processo di cer-
nira all'imerno del popolo d'Israele e Is 10,22; 24, 16; 33,5 face- L'agire salvífico di Dio viene esposto nel v. 5 in relazione agli
vano riferimento allo stesso aspecto quando sottolineavano che eunuchi, nel v. 7a in relazione agli stranieri e nel v. 8 in riferi-
dal giudizio punitivo di JHWH si potrà salvare solo un piccolo meoto a rurri i popoli.
gruppo dei giusti.
La <1giustizia• in questo caso e un atto non necessariamente a. is 56,5
concepito come punitivo, ma piuttosto come sanzionatorio ri-
spetto a quello stato di ribellione che esprime estraneità o eman- L'agire salvifico di Dio nel v. 5 va visto alla luce dei v. 3b nel
cipazione da Dio. li suo opposto elo stato di salvezza che matura quale l'eu nuco afferma: w:r f~ 'ltt . La metafora dell 'albero secco,
in un rapporto reciproco compiuro, in una relazione amorosa e come ogni metafora, allude no n a uno solo, ma a un fascio di si-
rispettosa degli impegni inerenti a tale relazione. gnificaci. ln maniera dei cucco diretta implica qui l'in1possibilità
di procreare e quindi la mancanza ili figli. Ma essere un tronco
2. :i111w• e ;ip, ::; ili JHW H in Is 56, 1b e
secco anche il destino dei malvagio trattato da Dio come av-
Nel corso dell 'analisi si e potuto osservare come le sfere se- versario, spogliato dell'onore (Gb 19,9-10):si seccheranno i suoi
mantiche ili ;i.l.m i' e ;ip,i.: si compenetrino e i rispettivi significati germogli, la sua famiglia sarà segnata dalla sterilità (Gb 15,30-34),
si arricchiscano reciprocamente. Per questa ragione pare difficil- sparirà il suo ricordo e iJ suo nome, (Gb lS,16-19;24,20).Ed e
m ente condivisibile la rendenza ad assimilare in Is 56,lb i due ter- anche il destino ili Efraim che, colpito alie raruci , non avrà piu
mini senza disánguerne il contenuto, come se fossero dei sinonimi. figli e anche se ne dovessero nascere, fin iranno per essere uccisi
Per deternúnare la rivelazione di JHWH nella sua mn:i' e :ip,i.; (Os 9, 16). L'inunagine contraria e quella dell'albero perenne-
in Is 56, 1 b bisogna tener conto del fatto che la questione non mence verde e fructifero che rappresenta chi gioisce nella legge
riguarda il solo popolo d' lsraele, ma porta il conrrassegno di una del Signore (Sal 1, 1-3) e chi confida in lui (Ger 17 ,7-8). Se dun-
visione universalistica dei destinatari e che l'annuncio della rive- que gli alberi rigogliosi rappresentano coloro che sono, rispetti-
lazione ruvina rimane in stretto rapporto con i criteri concenuti
in Is 56, la e sviluppati ampiamente nel corso della pericope. ln
Is 56, 1b la rivelazione di Dio nella sua ;ivi~· e ;ip ,i.: va compresa 1100e paragonabile a quella con lsraele; perranto. qua11do si parla dei giudizio ~-ulle na-
in una duplice direzione, corrispondence alia potenziale bipola- zioni, spesso si osserva che la ragione della punizione non sra in qualche loro partico-
rità della scelta umana rispetto alla partecipazione alia relazione Lue peccaro, ma nel contesto delle esigenze della relazione di JHWH con lsraelc. Rispetto
con JHWH83 . a questo prcsupposco. vcro in alcuni oracoli isaiani. nel Triro-lsaía la siruazione cambia
completamcncc, perché sin dall"inizio si definisce ogiú uomo. a prescindere dall 'appar-
rencn;z;i nazionale. in quanto relazionato con Dio e in base alia qualità di cale rapporro
si articola il conscguenre giudizio divino.
HJ G.R. HAMBORG. ··R.casons for the Judgemcar in thc Oradcs againsr the Nations "' Per l'importanz:a comunicativa di qaesto annuncio a11·mremo di ls 56.1-8. cfr. S4.
of thc Prophcr lsaiah... 145-159. sostiene chc in lsaia la relazione di Dio con le nazioni pp. 105s.

76 77
PARTE 1 CAPITOLO 1: MOTIVI E TEMA DEL DISCORSO Is 56, 1-8

vamente, ,.,~~ e i1i:i , !'eunuco si vede precluso dalla salvezza e Difatti, gli eunuchi riceveranno un nome, o',ii1 e~ che non sarà
dall'.esico segnaco dalla beatirudine (ls 56,2). ln questo contesto cancellato (m:i• x',). Discruggere il nome vuol dire cancellare l'esi-
va n cordato anche De 23,2 che - anche se non mostra direrti scenza (Gs 7,9; De 9, 14 con il verbo :ino), la memoria di qualcuno
contatti lessicali con Is 56,3 - implica la siruazio ne degli eu- (Ger 11.19; Sal 109, 15); annientare la sua discendenza (lSam
nuchi esclusi daUa partecipazione all 'assemblea. U lamento d el- ?-t 22; Sal 109, 13; Is 14,22), separare dalle cribu d' lsraele in forza
l'eunuco non riguarda quindi solo la mancata porenziaJità delle maledizioni deU'aUeanza (Dr 29, 19-20 con il verbo :ino).
generativa in sé, ma implica l'esclusione da parte di Dio e della Quindi, secondo la promessa di Is 56,5, l'esistenza e il ricordo
comunicà . degli eu nuchi non ~ara!111? discrutri ed es~i sc~ss~ non s_ar~o
La rivelazione di JHWH, descrirca nel v. 5, consiste neU'assicu- esclusi dal popolo di 010; il !oro nome sara nugliore dei figli e
razioi:ie agJi eunu~hi ~ c qt1 ,". íl sostantivo ,~ 85 indica qui una deUe 6glie avuti per generazione diretta, perché verrà garanrito da
«po~1one» presso/m D10 86 percepita come familiaricà conJHWH, JHWH scesso87. ln quesco contesto l' imposizio ne del nome indica
e~fatJzzaca arcraverso la menzione del luogo d ella perman cnza di r appartenenza. degli eunuchi ai Sign_ore! quasi una specie di ado-
010. Questa «porzionei; diventa garanzia dell'apparrenenza aJ po- zione (in maruera analoga aJ caso d t G1useppe alla corte del fa-
polo che rrae la sua identicà daUa relazione coo JHWH. raone), che equivale ai conferimento di onore, cura e protezione
(cfr. Is 43, 1)!Ih. li nome degli eunuchi sarà eterno perché manife-
sterà La loro fanúliaricà con il Dio dei nome eterno (Is 63, 12, cfr.
anche Es 3, 15; 2Sam 7,26; 1C r 17,24) e la partecipazione alla pe-
Cfr. R . ~OR.Dl~,"A.~otc on , ,·'.341-3-H;M . DELCOR., ..Two Spccial Mcamn~
1
"
rennici dei suo popolo 89 . Poiché gli eunuchi, a causa della loro
ofthcWord ,, m Hcbrew , 230-2.W;D.W VANWINKLE, "The Meaning o(yãd ,,.ãiêm
in lsa1ah lvi", 378-385. Le principali proposte, avanzace dagh srudiosi, riguudo ai si-
gmlicato delJa parola i· in questo cesto sono: poccre, forza (cfr. Dt 32.36): posto (cfi-. Dt
23.13): monumcnco. memoriale, stele (dT. 1Sam 15.12: 2Sam 18, l 8); pornone. .,,.. D.W VAA WINKLE, "Tbc Meamngofyãd u&em m lsauh lvi",382-383.pone una
Secondo la dnnoscr.mone avanuca da S.jAPHET, ··e~ T (Iça 56:5) -A Different donunda pertinente: in che cosa consiste la <upenonci dcgh c;11 ,. promessi agli cunu-
Proposal". 69-80: a) ,. mdJo qw •pornone•. in linca con i'l.;r e :tm ncorrcno con lo clu rupccto alla promessa dei figli e fighe? La rupo ca daca dall'auco~. che opta per íl si-
st~<o verbo JN; cfr. i'c,. JN m Gs 14,3; Qo 2,21: :-::: vu in !Sam 1,4 5; 2Cr 31.19; b) gruficato di una stcle cornmemoraciva, scmbra tnsuflicicme: •A memorial srele is better
? ~ a~paroenc ai c.unpo scauncico donunanrc dcl possesso dJ una pornone nclla pro- ~ sons .md daughlers m one way. lt endures longer-. T.tle mterp~taz1one pane dai
pneu temera tnbalc o ru21onale, come cale ricorrc nelJe fonne soscmovah e verbali. pn:supposto. incorreno. che iJ luncnto dell'eunuco nguarda scrnphcemente la auncanz;a
da <olo o con :iC,,.>: c) la porzione d1 eredn:à, olcre ad ª'"~re un s1gni6calo fu1co tcrrito- di 6gli (379) e moscra di non comprendere appieno la ~ale po11.1u della mecafora. Se
n;ilc, puõ assu mere ancbe un sigru6cato astratto concrasscgnalo dalle connota210111 spi- l0\1:CC ri nconduce la quesoonc alla poss1b1hrà per !'eunuco di sperimencare la salvezza
muJ11 e teolog1cbe. come m Dt 18.1-2. cbe i:ratca di lcvici i quali non hanno nessuna ru\-uu e parceapare alia sorte beata, alJora l'lSCT121one su una su:le, anche persistente nel
e
pomone tra 11 popolo perrhé iJ S1gnore la loro eredici; in 2Sam 20, 1 dove ;>'m e :i'mi tempo, non offre nessun tipo d1 soluzione ai suo problema pnnc1pale.
s1 rúerm:ono alia nuncaca rclazionc o affiliamento dei popolo con Davide: 111 2SJm •• Sull"argomemo, cfr. O. E1ssrEWT, "Renammg m thc Old Testament", 69-79.
e
19,44 la pomone espressa con t1 sostancivo ,. che indica inoltrc una forma di d 1ntto h• Si cr.ma dunque <li salveUJ in quanto conservazione dcll'idcncità e dei diricco
'!1
~ polc_re: in Gs 22,24-25 si parla deU'avrre porzior1e con il Signore per denoarc l'iden- (anche dei dirirto di crcdi tà: cfr. S:il 37,9.22. che contrappone la partecipazione al-
tlta religiosa e naz1onale; in Ne 2,20 si negano agU oppositori pr,1'1 e p~1 (oltre alla l'eredicl delb terra e l'esserc cagliati fuori; e Rt 4.1 0. chc cratt:I delb leggc dei levirato
:'l?i:i) che possono essere menua smonim1 di c :n ,. in Is 56,5. ln simes1: •Similar to luv- cbe garancisce l.J sussistenza dei nome dei defunto nella sua :i':im) che scaturiscono da
ing a sharc m the k111g (2Sam 19,44). inche Lord Qosh 22,25) or inJcrusalcm (Neh D10 direnameme e non pit1 dalla contmuità rribalc. e che sono da Dio gara ntice. Da
? ?O). "havmg as harem
-·- . tb e house " ts
. tantamounr to bcing part oflhe community for
qui si perccpisce che in questa promessa non si puõ tr:mare di una stele commemora-
wh1ch the house ofthe Lord is the focus ofrcligious idenriry•, 78. Un sim1Je nsultato, ov:i, un oggerro che non h::1 m sé valore rclazionale. Sulla conscrvazione dell'idencicl
e
raggiunto con un ragiona1nemo diverso. proposto da G. RoBINSON, '"Thc Me:mmg individuale dcll·eunuco all'incerno delta comunità dei popolo d1 Dio. cfr. S.B. FROST,
of- 111 lsa1ah 56:5 ... 282-284. ..Memorial of tbe Ch1ldless Man", 446.

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79
PARTE 1 ------~ CAPITOLO l : MOTIVI E TEMA DEL DISCORSO Is 56, 1-8

ceie.a cli JHWH, po o no essere rieenuti giusti, a loro appartiene la divina e 11 suo monte sanco, ·z-ip ,;i, il luogo deUa ua dimora, ai
memoria eterna proclamata nel Sal 1 l2,6. uale difacti dovrebbero accor rere rutte le nazioni (Is 11,9-10)"' 1•
q La econda azione cli JHWH e fa r g ioire (o•mow) nella sua casa
b. ls 56, 7a di preghiera. La gioia e l'atteggiamento de] popolo dopo l'inau-
raz.ione dei rempio e dopo la solenne preghiera cli Salom one
Is 56. 7a descrive la rivelazione cli Dio agli srranieri che pen- ftRe 8.66). Anche 0 _alrre ~ccasio~i le preghiere ascoltate da
sano cli dover essere e clusi ~,:J ) dai suo popolo (v. 3a), cioe di JHWH provoca no la g101a degli o rant1 ( 1Sam 2, l: Sal 3 1,8; 69 ,33-
non pocer parcecipare ai pr ivi legio di appartenere a Dio {Lv 3.J. ecc.), come nei casi cli un 'azione salvífica cli Dio (Ger 31, 13;
20.26; De 7,6), non essere la sua i1',m (1 Re 8,53) e quincli non Sof 3, 14, ecc.). Già il recarsi nella casa dei Signore e un motivo
:lVere il Signo re come propria eredità (Dt 1O, -9r''. cli gioia ( ai 122, 1), come lo sono le fesce e i concomitanti sacri-
La risposta cli JHWH aglj stranieri, che accolgono positivamente 6ci (De 12,7.12; 16, 11.14. 15; 26, 11; 27,7, ecc.).
le richie ce cli Dio. i oppone alla lo ro paura cli una evenruale La preghiera non esclude le offerce sacrificali;JHWH, difatci, dà
esclusione. La dimosrrazione dell'accettazione clivina viene pre- conferma a alomone di aver scelto il luogo a ]ui consacrato
entata in tre momenti, candici anche da inclicazioni eopografiche, come casa dei sacrifici (2Cr 7, 12) e dell'ascolco delle pregh.iere
come un moco caranerizzato da un progressivo avvicinamenco: (2Cr 7, l 5)n . Anche in Is 56,7a si evocano esplicitam ence le of-
dallo 'd°l? ,i1 alia 'n',Em n•:J e, in6ne, alia •n:Jm. ferce e i -;acr16ci degli scrarueri che aranno gracliti all 'al care cli
Gi:l econdo la preghiera di Salomone (1 R e 8,4 1-43), lo stra- JHWH (·n:no-i,, p;.;,i, c:i•n:Jn)93. li no n graclimenco degli o locausti
niero venuto (Ki:::i) alla casa-sanruario (n':J) cli Dio per pregar e, sa- e dei sacrifici in Ger 6,20 coincide con il rigecco (oKo'J.I) dei po-
rebbe stato ascolcaco, ma in Is 56,7a lo cranjero e condotto da polo da parte dj Dio (6,30); ael caso degli stra nieri in Is 56,7a
JHWH ees o (t:'"1K':Ji1) ui suo monte sanco. Inolrre, se l'evenco l'approvazione delle !oro offerte sotto linea ancora una volta la
dell'esodo (1 R e 8,53) e la conduzione verso la terra (Es 6,8; !oro p1ena accetc.azione in quanto membri dei suo popolo.
13,5. 11 ; Dr 4,38, ecc.), verso il monce cli Dio, verso il sanruario
(Es 15.1 7) e ver o JHWH (E 19,4) costiruiscono il fondame nco
dell'elezione dei popolo d' l raele, allora l'azione clivina in Is 56,7a
cli condurre gli stranier i neUa sua climora rappresenta un analogo S<.-condo GI 4, 17. uwcce. ncl luogo in cui abiu Dio. in 1on, ~ .lV\>ercri il giudízio
evento cli elezione e un dirino a11·eredità dei luogo cli Oio (De conao lc 1UZ1om em favore dei popolo d'lmdc.cos1cch~ Gcruwcnune sar.i smu e non
4,38). Per quesc.a ragione 1 56,7a costiruisce una risposta perti- \11 ~~r.umo gl.i scramen (i::nr) IJ giudmo su rune le gemi chc avr:i luogo sul 7? --, ê

nente all 'obiezione degli srranieri. lnolrre, e evideme un cambio nwlllOIUto .inche cb Ab 1.16. !\.,. lo IOICSSO l'!nugnu .il eh fuon di fQlil, cfr. Sill 2,6 e GI
di prospectiva rispetto agli alcri te ti isaiaru secondo i quali sono 2.1 t.hc conncne 1'1dcnolicnionc csplicu:a con 1on: Ez 20,40; Sof3, l I .
•J ('fr Jn chc Pro 15.8, dovc 1 risconcra 11 paralld1smo era r:.1 e ;-',cn, ma l'acccmo
i popoli a ricondurre i figli d'lsraele (Is 14,2; 49,22): ora o no gli (posto mvccc \UIJ°cmpicti o la gmmzia dcll'ofTcrcntc.
sce si stranieri i soggetti deU'azione djJHWH. L'area cli accoglienza '' u nuncanza d1 una fomu verb:ilc e confennau m 1QISil~.4QISil'. Syr. Vg. mcn-
~ .ilrrc vcr<io111 comcngono il n>rbo: LXX (too1rtaL). IQls;i' (y'/1•). Le condiz:ioni dei
graduncmo d1vmo dcllc olicrtc fanoo parte dclh ca~m1ca di Lv 1,3; l 9,5s.: 22, 18-
21 :?<>: 23.11. ln b 56, tuttilv1a.quesrc condiziom sono csphciutc nclle ric:h1n1c divme
dei,."· l.i 2 e ncll'a1tegg1.1111cmo dcscrino nc1 vv. 3a e 6 .
·•• ~econdo Dt 29.20, CS,)Cl'C scpilr.IO dtl popolo vuol dire nscl't' concbnruo :i su- " li ngcno (~) eh parte di D10 dcoocr l';illonunamenco di qua.lcuno cb1b sua prt'-
b1re lUllO iJ malc contenuto ndlc 11nprecwom. La S<'p.lr.1210ne wgh Str.Imc-ri e un scnu (2Rc 17.20: 23.27), l':abb<lndono (Sal 78.59-60: Gcr 7,29). e pcrfino b ronura dei
rema mtporunce m Esd I0, 11 e Nc 9,2: 111,:?<J; 13.3. p.mo (h 2<>.-14)

80 81
PARTE l C APITOLO l : MOTM f TEMA DEL DISCORSO IS56, 1-8

e. Is 56,8 acorio rispetto alJe scclce umane. Nel segu ico dei di corso si ela-
~ora olo la din?ensio.ne salvi~ca di. cale motivo tema~co:
La rivelazione salv16ca di JHWH viene e. pre sa nel v. 8 per L'azione salvifica d1 JHWH s1 marufesca come garanzia di uo fu-
mezzo dei verbo P? che, nella maggioranza delle ricorrenze re- curo all'incerno dei luogo di Dio {la ua casa, le sue mura, il suo
lative all'agire divino, indica la raccolta dei di persi o dei re to dei monte santo, la sua casa di preghiera, il uo altare). Que) luogo con-
popolo d'I raele~5 . ln Ez 29,13 f=? riguarda gli Egiziani e in GI djviso implica la familiarità coo Dio, l'appartenenza ai suo popolo,
4,2eSof3,8 rune le nazioni, ma rale raduno e6nalizzato al giu- la perfecca comunicazione e la sicurezza deU'eredità. Questi elementi
dizio. li ai 102,23, invece, col verbo P ? (Ni lnf. Co tr.) riporca non ono piu dipendenti dai legami familiari né dall'appartenenza
il raduno delle nazioni e dei rcgni per ervfrc il ignore. nazionale, ma ono legaci alla sincerità dell'adesione a JHWH e, come
ln 1 56,8, l'enunciaco ·::o~JC., .e.,,
f~tt , indica che non olo cah. sono offerti a cucti gli uomini. ln questo modo il rifcrimento alle
lsraele e i suoi disper i, ma anche altti, gli ttanieri e gli eunu- categorie parric?lari, qual.i ~ eunuchi e _gli _s~e~i, funge da esem-
chi compre i, ono oggeno delJ'azione alvifica di JHWH . eb- pio paradigrnaaco per espnmere un prmap10 uruversale.
bene il uffisso di 3m . dell' espressione ·~:lplC., comporei una
cerca indeterminatezza, il conte to della pericope ne giu tifica
il caractere inclusivo96 • lnolcre, la raccolca dei popolo di lsraele 3.2 1referenti dello rivelozione
viene pc o associaca alia sua reintroduzione (espressa con il
verbo tt :l) nella cerra97 . Que to aspecto e elaborato nel pre ente C1dencici dei referenci della rivelazione divina viene elaborata
discor o come possibilità di parcecipazione alla comunione ncl nel di corso attraverso una sene di appellativi utilizzaci in ma-
•luogo• in cui soggiorna JHWH, menzionato per mezzo di di- niera tale da fare di ogni uomo un potenziale destinacario del-
verse espressio ni topografiche, nel quale cgli scesso introduce l'intervento divmo.
gli scranieri (v. 7a). ln questo modo, ciõ che coscituiva una co-
stance dei comportamento divino verso iJ popolo eJetto viene 3.2. 1 L'uomo: ~ JH e c;H7 :J
ora este o anche agli alcri'11(.
La prima menúone dei referenti i ha nel v. 2 in ternuni di w x
3. 1.3 Conclusloni e i::-tt1 :::"". lJ lessico co i generico erve a ioterpeUare ogni uomo
econdo il suo cararcere o ncologico, in quanto crearura in rela-
Is 56, l b annuncia una potenziale bipolarità della rivelazione zione diretta con JHWH. Entrambi i o cantivi evocano, difatti, la
divina che puõ assumere caractere salvifico o di giudiúo anzio- natura profonda di ogni essere umano determinata dalla o;ua re-
lazione coo Dio: creato a immagine e omiglianza dei C reatore

""Cfr.• .td cs.. Dt 30.3.4. 1C r 1(,,35; N c 1.9; ~l 106.47: 107.3; Is 11.1 2; 43.5: Gcr
23.3; 29, 14, Et l 1.17; M1c 2. 12
"· C fr. S 3 2.3. p. 86. Cfr U.P. HAMI LHIN, " om<". SIDOITI::. H ('32; F. MM'>). " :Meº', T li/IT 1. 373-
111
C fr.. ad es., Dt 30,3-5; N c 1,9: Ez .>4, 13;36,24;37.21 375; U.P. H AM1noN, "c-;if', f\IDOTTE H 132; F. MMSS. ":.~ .. , TliJ.fT l.f! 1-94; N. W
"li D.C. P0t.A'IKI, A111/ion;ri11.e 011 Eird, 329. collcg:i la qut:sno ne dei raduno dcllc na- Po1n1OU\, 'ºM:m. N.iturc of. 111 thc OT", /DB. I tcrnum dUI( e c-itq:. rit·orrono 111 pa-
zioni m S1on a Is 25,6-8: in cncr.irnb1 1 cas1 1 trattcrebbe di un mo nvo d1 natura ~­ r:alldu nc1 \t.'gllcnn c~o : Gb 25.6: Sal 8.4; 90,3 (c-ric->:.); Is 5 1, l 2; 56 .2. lnolcre. ncl Sal
rologia. reLlO\'O alb wvr:irút..i cbvuu su 1utto l'uruveno. ln 1 66 . 18 vrmmno ~tticatc 144 ..l 1111:r1m nc c-ric s1 rrova m paralldo con i:i»tl ::; m Gb 36,25; JI 73.5 e Is 13, 12
•mm= lc nu1o m e cune lc Linguc• come ~no dclb ranolu d1 JHWH . lo ~li."~ lenomcno dei p2r.illd 1Slllo Sl O<\cf'\~ per 1 tenmru ::-iM e ':UM.

82 83
PARTE 1 CAPfTOLO 1: MOTIVI E TEMA DEL DISCORSO Is 56, 1-8

(Gn 1,26), l'uo mo e l'unico chiamato alia comunione e alla co- 0 ibilicà di un 'adesione anche delle altre nazioni aJ popolo di
m unicazione COO JHWH; egli e l'unico dotato di autorità e, quindi , bio. L'u111one con J H WH (m':i) e cruarita nel uo significato so-
di responsabilità nelle proprie scelce davanci a Oio 11• 1• pracructo da Ger 50,5 106 che la interpreta come partecipazione
ls 56, 1-8 rimane in linea con quesci principi perché ai destina- aU'alleanza eterna che oon sarà dimenticaca (n:ir:in 1ó o':iw n·-u).
cari vengono impartici degli ordini che postulano la loro responsa- A11 c h~ l 56.6 definisce gli stranieri come coloro che si atten-
bilità cli valucazione e implicano il conseguente giudizio secando gono aj dettami dell'alleanza (?rn; Hi ptc. mpl.). Lo stesso v. 6 ri-
le scelte operate (vv. la; 2b); ad essi viene inoJtre concessa la pro- porta inoltre altri elementi, riguardanti lo scopo ddJ'adesione ai
messa di una futura benedizione (v. 2a) alia quaJe si accompagna la Signore 1117 , che precisano ulceriormeme i comornj della catego-
promessa dell'intinúci e deUa comunione con Dio (v. 7b; 8). ria degli srranjeri : il ervirio di Dio (m~). l'amore dei uo no me
(::ii}() e l'es ere suai servi (, :l, ). lnfine, gli stranieri si contraddi-
3.2.2 Gli stranieri e gli eunuchi sànguono per l'osservanza dei sabato.
L'in i cenza nei vv. 3 e 6 sulla caratterizzarione degli stranieri
II v. 3 introduce una nuova speci6caz1one dei referenci: ad es- spo ta, dunque, l' imeresse dalla Loro detemunazione di tistranieri•
scre qui evocaci sono lo traniero ("1::>l;"ll:)) e J'eunuco (o•-io); due rispecco a lsraele, a ciõ che iovece rappresenta la loro qualifica
categorie soggette aUe leggi discrirninatorie comenute, ad e ., in primaria, o sja il rapporro fondamencale con Oio.
Lv 2 1,20 e O t 23,2-9. Per quanto riguarda gli stranieri sono ri-
levanci an che i passi nei quaJi si nega !oro la panecipazione aUe Per quanto riguarda gli euoucru (o•ie)m8 , si pensa a persone muci-
manife tazioni cultuali 1º1• lace sessualmence 1t"' piutcosto che a UJ1a sorta di ufficiali di corte 110•
1n Is 56,3 lo straniero ("'l:ll;"l"P) 1112 viene caratterizzaco come Probabilmente essi apparteogono a popolazioni straniere oppure a
colui che ha aderico (mt, 103) ai Signore. Questo facto pon e Is 56,3 un gruppo dí lsraeliti mutilati in esilio 111 • Anche !oro sono descritci
in linea con Is 14, 1 "'*e Zc 2,15(11) 1115, tesci che conremplano La

·° Cfr. Gn 2, 16-17 dove 11 comando 1mp:irmo da JHWH 1mphca la poss1btl1li d1 h- ln 4ul.,.tO caso il testo si nfcmce :il popolo d' lsr.ielc e a G1ud:i, e non a1 popoh
bcn M:du. scnrucn.
1" 1 Cfr.. ad cs .• Es 12.43 in rifonmemo alli pro1biZJone a p:im•cip:irc alh p<1Squa; Ez
• Gh demeno m 4uc:soonc ~no rurti inrrodoro dalb pn:posmonc ? e S<'gum
44,7.9 c1rca l'imp~bihu di accederc ;iJ temp10. S1 dilfcre= ai nguardo la preghier:i c:Wl'mftmto costrutto dei rebtiVl \'crbt.
dí Salomone (1Re 8,41 . 43: 2Cr 6..32-33) chc invoca ti ignore pcrché acccrn nel suo ~ C&. D Krt>AA.- Kot·~~ ruN, "':l•"\9". T I l~-tT V, 948-954; A.D. N OCJ<, ''Eunuchs 1t1
tcmpio aJlchc lc pregh1erc degl1 str:imeri. Anarni Rchgion", 25-33; S.O. f l\O\T, .. Ml'mon:il ofCh1ldless M:.in". 437-450.
"ª C(r. D. LANG - H . R.tNC(,ft.EN, ''-\:>". TWAT V. 454-463: A.H . KONKU. "~>'.. " Come 111 ~r 2,3.14.
N/DOTfé H5797. M . GlJTI'IA,,.'N. "Thc Tcrm •Forc1gner- (nkry} l-listoncally Con- 1 AJ l"l., Gn 37.36: 39, 1.

sidcrcd", 1-20.Altre ricorrenze dei tcm1111c m 1 60.10: 61.5.9; 62,8; 63,16. 1 1


Cfr. G.H.JotlNSTON, '":""19°', NIDOTTE H6247;J . 13LF.NKIN~Ol'P, lsaiall 56-66,
"" La fomu gr.unnuocale presente nel TM corrisponde ;iJ /\'i Pf.3ms. La LXX.Syr. 137: wcondo qU1.."Sn :iurori i muribn m qucsôone fanno pane dei gruppo di smnieri
e Tg riport:mo la vocalizzazionc dei f\'i ptc. ms. La proposta dt cmcndl.Zione e corro- mcn:mmJt<> m prcccdenza, m qu;mro non SI po~1cdono prove chc documcnrino ;ilcun
bor:ita dalb prcsenn ncl v. 6 dellJ forma participiale, in questo caso ;i) plurale in qw.nto upo d1 c.utnz1one m lsr.idc;J.L. KooLE. lsa1aJ1 Ili/ J. 13: C..E. HAMMO< K,'' lsai.ih 56. 1-
concortb nd 1tu111ero col soggeno. 8". 51: EJ. Kl'MNE. Tiit Book t'./ l.saia/1, li. 209: R .N .• WHYURAV, /sai11/r 40-66, 198, so-
~ lo qu~~ro resto ncorn: tl soscanavo 1l. )tengono i;he gb eunucru appancngano aJ popolo d'lsraele;W. B RVlC.CFl\.1ANN. lsa1ali
1 li resro ili Zaccaria parla dei C-il che si unir.umo ai ig11orc per fomurc il suo 40-66, 171. Jffcmu che m questo C'1SO s1 tr:iru d1 chi e mro mutíbto alio scopo di ac-
popolo. 1 osscrva molcn: la prcsenz..i dJ w1J formula dt alleanza p:ir.igonahtle .i queUe ccdere .t i 'ICrvmo 1mpen.ih: e. di conseguenu, h:i compromesso b propru fede e la
nsconrr.ib1li m Lv 26.12: Ger 7,23; 31,33; Ez 11.20. propn:i uJcnat.i.

85
PARTE 1 --~-- CAPITOLO l : MOTIVI E TEMA DEL DISCORSO IS 56, l -8

uJteriormente nel v. ~ come coloro che osservano il sabato, scel- J.2.4 concluslonl
gono le cose graclite al Signore e restano fermi neU'alleanza.
11 procedim ento e quindi analogo a queUo uólizzaco nel caso La cararcerizzazione dei de tinatari dei discorso di 1 56, 1-8, e
degli stranieri: si ridefiniscono gli eunuchi secondo le cacegorie che oprarrutro il bru<;co passaggio dalle categorie generali presenti nel
determinano il loro legame con JH\VH e si relacivizza, invece, una ca- v 2 a queUe particolari introdotte nel v. 3, evidenzia l'imposcazíone
ratteriz.za2ionc puram ente escer iore, quale la mucilazione fisica. u'niwrsale d~l motivo tematico .che individ~~ i r:eferenci. n ~on~enuco
,emantico di cuK_e C1Kl :l ad~ta aUe qualita ~ ~rattere ~~msec~,
3.2.3 Tuttl i popoli ontologico, che n mandano dirercamente a D10; 1 connotaa mereno
3j cenniru ü J:i-1:J e o•io si riferiscono, invece, a caratteristiche se-
U sintagma o •oll:i-',;, dei v. 7b appartiene allo stesso as e se- condarie. che rimandano alle ole relazioni era gli esseri umani (si e
manrico sul quale si collocano i lessem.i qj JK e 01Kl :J 112 • ln que- difacti « craniero• rispetto a qualcuno nativo e si ê «eunuco• rispettO
sco modo viene confermato che l'u manità, in tu ne le possibili a chi e incegro fisi camente). DaUa giuscapposizione dei concetti ge-
djversificazionj nazionali, e un 'entità unica davanci ai Creatore 113 nerali e speci fici, e dalla successiva caracterizzazione degli eunuchi e
poiché ciõ che definisce primariamente ogni membro dei ge- degli stranieri nei w. 4 e 6 risulta che nes.<;una delle connotazioru se-
nere umano e la relazione con !'Origine della sua esistenza. condarie puõ compromettere o superare quella relativa alla narura
U v. 8, con l'espressione '~:lplC, i•',.ti f :lj'K iw, si inserisce nel profon'!a deU'uomo e alla sua .vocazione P.rimaria, encrambi .dipen-
flusso di pensiero introdotto precedentemente: non olo lsraele e denti direccameme dalla relazione con D10. Per questa ragtone, la
i suoi dispersi {':iKil!1' •ni l), ma anche gli altri e seri umani sono menzione delle due categorie particolari ru individui funge da caso
oggetto dell'impegno di JHWH. Sebbene il suffisso di 3ms. del- paradigmacico c~e riba~sce. e so~~linca la_fondamentale uguagli~
1' espressione 1':!.l:lpli, comporei una cerca indererminatezza, il con- di ructi gli essen umaru e ru tutb. 1 popoli (w. 7b.8) quanto a diritn
testo della pericope giustifica questa imerprecazione di caranere e obblighi davanti a Dio. Alio sresso tempo, si relativizza iJ valore
inclusivo 114 • delle di ànzioni operate sul piano puramente fenomenico e quindi
non riferibili direttamentc alla natura piu profonda.
Grazie a questo procedimento ogni uomo viene consideraco
m li signifinto collctrivo di dU1c e: c"11c-p nspecch1a li comcnuto se11um1co di de cinatario dei discorso di JHWH e suo interlocucore.
:-011n : . Cfr.• ad cs., De 32.8 dovc l'~prc~~•one c-nc ·1:1 com,ponde csplic1t<1.1ncntc a
C'llll (e a O'll) ; m h 43,4 c•citi, fon na un paralldmno smonuruco con O"tlt. Le c.:oscru-
noni panllclc di dill( o C"lt con o'll s1 rrov:mo, ad cs.. nel Sal 9.20.21 ; J.I, 10; Ger 49, l 5. 3.3 1parametri dei discernimento
111
º·
C&.. ad cs.. Gn 1 dO\'C: nella ta\'01.J dellc llaZIOIU lsracle edenc:im era gb altn po-
poli: m Gn 12.1 -3, nclb bcnedizionc dntln:ia ad Abramo sono pou:nmlmcntc mdu)C
nme lc nazioru dcUa terra; in Is 19,25 rEgino e l'A.\Siru hanno valore simbolico e para- 1 parametri dei discernimento sono reperibili nel discorso a par-
e
digmaóco dcll'adcsionc OI Oio: in 42.6 l.l miss1onc dei &rvo dcstlll3ta allc nnioni.
11
tirc dagli imperativi divini rivolci agli incerlocutori (v. la) e dalla ca-
• Cfr.. ad es., K. KnENEN, E11iik rmd Estl1a1ologit, 28; K. PAURITM ll, Dir 11r11e Gt- rarterizzazione dei personaggi che specifica il comportamento
mrindt. 38; A. i>ENNA. Isaia, 554; E.J. YoUNc;, 17rc &ok eflsa1a/1, IJl. 394; E. Ko. IG, Das gradito a JHWH (v. 2.4.6), dal quale dipende la sua risposta positiva.
Bireli )tSDja. 491-492:).N. ChWALT, 111t &c>k ef lsc1ia/1 40-66, 461; A.L. GRANT- H f.N-
DEIUO~. l11r/11si~'t Vium. 30;J. BLENKINSOPP. "Sccond •~iah" , 95. J. L. Koou:. lsaia/1
111/J, 27, ripom anchc alrre mcerprcuzioni, chc tuttaVl3 risulano poco probabili: ad
es., quella dei Tg. chc \-c:dc qu1 un succ~sivo rito rno dcgli lsr:iclió della diaspora (ccxi tr.mcrcbbc dei pJgani chc morneranno con lsraelc nclla 1crra di Cana:m. Per qu2nro
an chc, ad e~ .. W. LAu. Sdmft~lt'lmr Ptoplumt. 278); quclb di Emcb10, per li qualc \! ngwnb la preposmonc i, chc mt:roducc l'oggcno dei verbo p p. e&. anchc Ger 49,5.

86 87
PARTE 1 CAPITOLO 1: MOTIVI E TEMA DEL DISCORSO Is 56, 1-8

3.3.1 L'osservonzo dei/o ~EJ::lJ e lo pratico dei/o •.,;n~ verso una relazione incera con JHWH. Co i la sfora dei rapporti
umani e quella relativa ai rapporro era Dio e gli uomini risulcano
n primo criter io di discernimento riguarda l'osservanza deUa in eparabi lmeme legate.
~D:c e la pratica deUa np,~ 11 \ 1 rerm.ini ~Doe e i1?,~ w·, nella BE, ln lc; 1.21 la descrizion e della ci ttà priva cli p,~ e otlm elenca
assumooo una vasta ganuna di significati, turtavia il contesto cli Is Je caratteristiche contrarie a queUe ch e invece avrebbero dovuto
56, 1a fa restringere il campo dell' indagine ai casj relarivi a un at- concraddiscinguerla. íl giusro o rdine sociale econrrapposto ad ogni
tante umano. aneggirunenco che non rispetra la vita. Per questa ragione. la città
ln Is t , 16- 17, che conrie ne il sin tagma ~Ddo io , , si nora uno ;-: ora ch iamata «pro tituta• e la sua società assimilara agLi tassas-
sviluppo in nove imperacivi dei quaü i primi quattro raccom an- sini•: i dt:. crive, dunque, un gruppo umano che non ha piu niente
dano la purificazion e dalle incro tazioni dei male (v. 16), mentre a che fare con JHWI 1, Dio g iusto e retto, autore e prorettore deUa
i cinque su ccessivi (v. 17) esortano a intraprendere delle azioni vica. Difarti, ogni «giustizia» e ogni «diritto» scaturiscono dall'in-
positive sintetizzate in due richie te generali - in1parare a fare timo di Dio e per quesra ragione dovrebbero caratterizzare anche
il bene e ricercare la •giustizia/ dir itto» {t!lD~O ,~ , ~·il i-io',) 117 - i rapporri rra g1i uornini. Laddove esse m ancano, regnano l'estra-
e in tre comancli finali di carattere particolare: la difesa dei diritri neici dai ignore e la violenza rra coloro che erano desánati ad es-
delJ'oppresso, della vedova e dell'orfano 1111 • Secondo Is l , 16-17, ere fracclli 1211.
dunque, la ricerca della ~El:úo implica una previa purificazione, ma Tale.: ociecà, secondo Is 1,27 121, ha comunque la po sibilicà di
raggiunge la sua maturazio!1e nelle azio ni _concrece. cara~r~rizzate ri rabil ire la propria integrirà m ediante õD~o e i'lj'i~ . Nel caso si
dalla giustizia e dalla bo nta nella sfera dei rappora soc1al1. lno l- applichino questi ternuni agli agenti umani , allora la riconcilia-
tre, !'intera unità cli Is 1, L0-20 r iguarda la problematica delJa cor- ziom: con Dio e l'artivazjone della salvezza, risuJrano correlate ai
retta maniera di rapportarsi con Dio 119 • Su que co sfondo si ripri tino dei corretci rapporti ociali, dettati dalla logica d ell 'or-
comprende che i vv. 16-17, sotfermando i sul la regolazione dei dine clivino, indicati gíà nei vv. 16- 17.
rapporti sociaJi , spiegano che quesca e anch e la srrad a m aestra l 5,7 presenta õodo e :ip,::ã in contrapposizione a nDtm e i'lj':J ~ ,
e dimostra come un 'adeguata risposta alla offerta divina di co-
munione si deve realizzare necessariam ente anch e nella corret-
cezza ui piano sociaJe 122 •
li\ Una runile es1genu ê nport:m1 anche cb altri te~o :il di fuon dd libro di ISlla.
ln Gcr 22.3 ~ nch1eso divin;i vienc esp~ con !'imperativo pluralc dei verbo ~.
chc qu;ahfica cncr:imb1 1sosunciVI ei:~ e ;".?'lli. Un':inalog;a ract:orn.an&z1one, dcson.iu
qut-SCI '-'Olu :u pnnc1pi d'Lsr.idc.~ cro11:1mEz45.9. lnvece Os 12.7 riporca l"unpcr.a- 1
~ ~fr. anchc h 1.23, do..-c morna la questione della mancac:i g1usn11.a verso !"or-
u vo smgola.K dd verbo~:; riferito. pero. .i eD::: e -iei. Ancbe Am 5.24. con un lm- fano e l.1 vedo' .1.
guaggio p1u poccico. ~pnme il Jcsideno di JI 1w1 1 chc ~i pongano am di cct:: e M?"n:. P 11 tL~to ê ruro p~o in cons1dera21one nel S 3. 1. 1, pp. 67<.
11• Qucsto lessem.i ê saro g1à pre o in consídcraz.ione ncl S 3. 1. 1, pp. 67ss.. tutu- 11
AI dt fuon dd hbro d1 h;m. Gb 29.1 4. con 1"11nnugme dei vesa:ino. prcsenu Li
'

..,ª 10 quel caso si cr.m:iv.1 ddb • ~ di JHWll.


11 • Anchc altn teso. come Pro 2.9; Am 5.15: Mie 6.8. confcrm:mo la wett:1 rel.i-
penonalu.i dei proetgoll.bt:t nell:i (lia cosc:imc operos1ci guidau dai princip1 delb •giu-
füZl.I• e dd •dmtco•. D1fam. 1 precedenn venero n.arr.mo gl.1 aro che lo d1songuono
zionc m ::1::.-0 e l"actulllone dei bcne. come guRLl, g1uJ1cc e rn11s1ghcre dd popolo (vv. 7. 25), coruobtorc e dJferuore dei di-
11• Quc:su: racconundu1om rebovc allc catcgorie: md1fese fonno parte dcllc pre- nm J.c:1 p1ü dcboh (V\'. 12- 13; 15- 17). 1..a sw gmsom e rcnirudmc ~1 esplkici\.;mo anchc
scnZJoni deuteronoouche: e&.• :id cs., Dt 10, 18: 24.17. Ncl Prom-ls;iu b merwonc m un r.1pporto armon1oso con JllWll. che cr.a con lm (vv. 2- 5) perdi~ Gioblx· er.a con
delle s1cs.sc c:iccgoric ricorre anchc m 10.2: negh alt:r1 scnm profeact m Gcr 7.5: 22.J. JllWll Gcr 21.3, :icc.11110 ;ilia oi:~ e :;:ois. raccomand:t la hbcraz1one dt·I derubaco e
11• Sopr:ittutro ne1 vv. 1()-J 5 s1denuncia l"inunht.i dei culto orenon:. pm1b1~cc l"opprc'IS1onc delle cacegonc pni mdifc~c (11 forcsocro. b ..~dov.i e )'orfano)

89
PARTE l CAPITOLO 1: MOTIVI E TEMA DEL DISCORSO IS 56, 1-8

li significaco del lessema i1i', ~ rife rito al comportamento dei L·arceggiamento ideaJe ê q uello dei Servo pre entaco in Is
soggerti umani si desume da altri testi isajani. so.+-9; egli confessa la s~a ~iustizia (v. 8) che ê frurto deUa totale
Is 26,2 definisce una nazione come giusca (p·,~~1J) se e fedele obbedienza alia parola d1 D10 (v. 5) e deUa fiducia nella vicinanza
e fiduciosa (v. 3) nei confronti del Signore. Is 33, 15 merte in pa- dei ignore in ogni sofferenza (v. 7), ma, alio stesso tempo, del-
rallelo la giusta condotta con il modo reno di esprimersi, con i1 l'azio~e giustificante di JHWH (v. 8 p,~ nella forma H1). La giu-
rifiuto dei regali illeciti in ambito giudiziario e con l'esrraneità ~tizia viene dunque concepita come una realtà nella quale
alia violenza e al male. Is 48, 1 proclama che non vi puõ essere una concorrono la docilità e la non resistenza ai piano divino da parte
relazione si ncera con JHWH se mancano verità e g iustizia 123• Is dei Servo (v. 5) e la potente presenza di Dio, neJ suo rendersi vi-
51, 1 mene in rapporto il perseguimento deUa giustizia 124 e la ri- cino (v. 8) e nel suo aiuto (vv. 7. 9)1:27•
cerca dei Signore 125, memre il v. 7 accosta la cono cenza della
giustizia all'assimilazione della legge di Dio 126 • ln conclusione, i tesr1 analizzati ascrivono l'a tteggiamen to
umano concrassegnato dall 'osservanza della ~::i:1c e dalla pratica
della ;ip,:::; sia alia sfera dei rapporti sociali sia all'ambito della re-
Jazione con JHWH.Tale atteggiam ento presuppone la conversione,
e lo sp:trgnncnm dei s:ingue. Ez 18.5-9 enumera i comportamcnu correm neUe rel.t- la purificazione dalle incrostazioni dei peccato, l'astensione dai
zioni era gli uomini e .,,; aggiunge iJ rúiuto dclle forme di idolarna e b necessui dd- male e daUa violenza.
l'oSSC1"V2nza delle leggi dei S1gnorc. L'aspcno della conmpposizLone rra gli arei conrn:ó Alio te o tempo esso e ige la corrertezza sociale che implica
di giustizin e dirmo e qucUJ dei culto cstcriorc e evidente .rnche in Am 5.21-24 (cfr. la alvaguardia dei dirirti delle fasee sociali piu deboli, l'incor rut-
e
anche Pro 16.21). ln Am 5,14-15 suggerico un leg:unc: sereno m l '~rvanu dclla
tibilità e l'imparzialità nel giudizio, la pratica dei bene e del-
ct~ e ddfa ;,;:~e la pr.nica dei benc. che equivale a.ll'odio dei malc. lnfine. Am 5,4,
m rclanoac alie csortazioni di 5, 14- 15.24. st.ibtliscc che opcrarc Li giusozi2. il dmtto l'amorc mise ricordioso. L'att eggiam enco rispettoso verso iJ
e li bene vuol dirc r icernrc il S1gnore oella m;uucra da lw desideraca e legmimaca. Os Signore include, ino lcre, il rinnegamenco del cuJ co idolatrico e
12,7 colloca l'osservanu deUa et:!tl, coUegara qucsta volca alb .u, in un contesto piu anche quello di per sé legittimo m a uperficiale ed esteriore. Nel
amp10 quale ê b conven1one (:n:l) e b 6ducia posta in 010. ln Mie 6,8,oltre alla pra- suo significato positivo l'arteggiam ento corre tto verso Oio si ma-
tica (~) ddb et~. sono racconundaú anche •l"amorc nusencordioso/ tenero• e~ t'Q."'11()
nife ta come obbedienza alla parola, osservanza delle Jeggi, fidu-
e l'.mcgwamento dell'wnilc.I ndl.1 ~equeb di JHWH. Qucsro modo di comporum. pre-
e
senuro come mpo~u adcguata all'agm: salv1fico di Oio. cont:r.apposlo .1gh atci di cia pesca in JHWH, umiltà nella sequela.
culto cstcriore specificato nci vv. 6-7.
m ln pamcolare. vienc denunoaro quel modo di rappor1HS1 con Dio chc 11011 3.3.2 L'osservonza dei saboto
sc:iturucc daU'.ucolto e dall'obbcdien:z;i (~i noca come rurro iJ cap1tolo s111 disseminaLO
cfalle npcózio111 dei verbo 11c:l - 11 volte: vv. 1,3. S.6[2xj. 7.8. 12, 14, 16, 20-e dei
L'esige nza di osservare (1.~ç;f) il sabato e esposta nei vv. 2b, 4b,
suoi smoninu: f'1t n:rui, v. 8; :l'llj', v. 18). lnfatri, se 11 popolo avesse dato a~olco (:i~ . Hr)
a1 prccem diV1J1i (mm). b su:i viu sarcbbc srata caratceriznc.i da e,&,:; e~ (v. 18). la 6~e concerne, rispettivamente, ogrú uomo, )'eunuco e lo stra-
sua prospcricl sarebbe garanóra tb una sconfinar;i d1scendenza e b sua •g1uscizia•/ ob- mero.
bcdicnza gli avrebbe ~cur:ito una pcreone prcsenza aJ cospcrto di 010 (v. 19).
•~· ln Pro 21.2 1 il ixrsegwmento della gíusoua (e delb miscncordta) conduce alla
g1uscina (alia \'lta e alia glona).
t?S ln Sof2,3.1'1mpcracivo sulla ricerc3 dei Signore i: accompagnaro da alm due: " AI d1 fuori dei libro d1 lui:i, Gn 15,6 accona u giusciz1a di Abr.1mo Jlb )Ua fi-
ccn::are l'unuld e. sopratturro, cercare b g1usuz.u (p'l:õ) duna ncll.i rcali21anooc dellc: prom~sc dei S1gnorc. Dr 6.25 dtchi:ira che la gmsa:ua
1" Oppurc ncl caso si accett:me L-i mduzione del!J LXX, KpLoL( per p-r.>. si potrebbc Jd popolo ddJ'J!Jc.mz;i corri,pondc .tll'osservanza e aI1a pracica dei comand1 1mp;ir-
pcnsarc all'mscgnammto imparoro ai popolo anr.ivcl'IO d giud1zto o la punizionc. nu d.i Jll\\ 11

90 91
PARTE l _ _ _ _ _ _ _ _ _ __ CAPITOLO 1: MOTIVI E TEMA DEL DISCORSO IS56, 1-8

L·osservanza dei sabato 1211 non appartiene all'ambito deUa sola ropria liberazione, estende il raggio deU'az.ione di Dio all 'ambico
precettistica, ma implica scretti legami con altti ambiti dei pen- P
deUe re1aZJO lll• oeta
· J'IP
1 -.
siero biblico, quali la creazione, la liberazione e l'alleanza , la fera
dei culto e deUe relazioni sociali. e. II sabato r l'allem1za

a. nsabato e la creazione L'o ervanza dei sabato costituisce anche il segno della fedeltà al-
)'alleanza. all'impegno di murua appartenenza nella quale la comu-
La prescrizione di osservare il giorno dei riposo ettimanale nione giunge ai suo perfetto compimenro. Difatti, Es 3 1, L3-17 133
(n:iaii1 or ) evocaco in Es 20,8-1 J fa riferimento ai racconto deUa [onda la necessità deU'osservanza dei sabato sull'affermazione che
creazione (Gn 2, l-4a) 12'J e mostra che il ciclo lavoro-ripo o del- esso e egno/ egno perpetuo (n1>t, v. 13; c':>p&, ma(, v. 17) posto era
JHWI 1 e i 6gli d'.ls:rade .>1 ••II testo tabilisc~ ~he. il sabat? ~a la cap~ci~
1
l' uomo i inseri ce e pro egue neUa linea dell'evenro creacivo.
L'osservanza dei sabato implica, dunque, il riverence ricono ci- di rimandare all alleanza, m alcre rsarole, di n chiarnare 1es1genza di Vl-
mento deUa signoria dei Creacore su ogni uomo, sul suo operare vere la pienezza della relazione 1 5• La centralità dei sabaco neUa sfera
e ui suo tempo, e indica all'uomo lo copo della creaz.ione neUa della relazione garanrica dal patto e confemuca dalla sua collocazione
parcecipazione ai ripo o di JHWH e nella comunione nel godi- nel Decalogo 1"'. Se il Deca.logo costituisce il nucleo regolatore dei
mcnco dei creaco '"'. rapporco reciproco, allora la posizione cencrale e la forma partico-
larmence viluppata dei comandamento dei sabaco indicano il suo
b. li sabato e la libemz io11e valore focale in quanto include i presupposti di un corretto mante-
nimenro dei rapporco con Dio e con gli uomini.
La comunione attuabile attraverso l'osservanza de.l abato si
ba a anche sull'atto liberatoriou 1 evocaco nel precerro di Dr 5, 12-
15. ln quesco senso, la celebrazione dei abato richiede la consa-
pevolezza che la relazion e tra Dio liberacore e il popo lo liberaco
puõ effertivamente u si tere q uando il popolo, memore d ella

2
• Or. Jm:hc b 2J. l 2.
1• Non appamcnc agis mtel"CS-Sl d1 qul-Sto studio l;i qul>st1one ddlc oribrini dd J- '' Altn duc ll..'\O coo Li <t~ 1dca dJ fondo m E:z 211.1220.
luco. Per un b~-e panor.umc;i ~ulle rcone foncbruencalJ. cfr.: H.H.P. 01U:.~Llk. ''The " G1a l'c:~prcss1onc: c;·:r:n -r:: r1ch1anu una fonnubz1on(' .appartcncmc .ilra111b1ro
abb;ith in thc O ldTl-Slilmcm". 22-24: un':unpil bibhogr.ifiJ suD'argomemo ê reperi- dei r arto. OICOllt)l1Jl0 roi csplmumenlc col tc:munc n-~. nel v. 16 (cfr. Gn 9.12.15.
b1le m N. E. ANl>R.EA.\EN. "Reccnt rudu:s of chc Old T~nmcnt :ibbath''. 454-455. e
dow l':m-obalcnn co•nruno come ~o dei pano: m Gn 17.10. 11 il Sl'gOO ê IJ cu -
~· li riferimento ai g1orno dei nposo di JllWll ê prescnre anche ncll(' r.icconun- concm o ne).
d.tzioni di Es 31.13- 17 " N lt.kl TTI. fl Sf'Wlllc> ,l[IOnlO. 302. b.is;i 1J ~ua dun()Çttuionc ~ui çignificato dc-
•~ Cfr. WJ. DulilUR.fl L, C1111·11a111 (rnd Crta11011,35. ÍlJUOVO Jd 'IJbato. chc comc1dc con lo scopo ulumo ddl 'allcanu. e chc ê l'ab1uzione
1
' L'acro ddl.J libc:ru1onc d' I r.ick d.illJ M:luavnu d'Egmo v1cnc pre;cnut.1 m E., d1 IH\\ H 111 rnezzo ai suo popolo.
14 con .:splJcio nrrundi ..i.ll'C'·ento ddb crcmom: (c fr. il do1111mo divmo \uUc forze " Sull;i tcntrahci dd conundamemo dei ~b;110 m Ot 5.12- 15 nspcno .:11 co-
dellil wnir.i. ti potere di for app<lnre b •tcrr.a ;bCUJtta•. Gn 1.9- 1O e fu 14.16.22.29) sot- lll.lnd.1mcnt1 rcl.atl\I .1 010 (n . 6- 11) e a qudh sonih e~ . 16-21). cfr. N. LOFl ....'lC ,
lOhneando 1'1denmi d1JHWI1 m cncnmb1 gli ;am e la sw signoria sia sul crc.110 t•hc \ulla .. Zur DeLlh~'\fmu11g \'On Dt 5". 17-32:J L. Si.A. l111rod11;:1011r al/J fmurJ dt l Pt111a-
,ron;a (cfr. ;inche J.L. KA, l111rodu::1011r .ilia lm11m dei flm1i11n1co. 8''). '"''"'· 6.:!-t.3.

92 93
PARTE 1 CAPITOLO l : M OTIVI E TEMA DEL OISCORSO IS 56, 1-8

d. LA prefa11azio11e dei sabato 3_3.3 L'adesíone a /l'alleanzo


In Is 56,2b.6c l'osservanza dei sabaco ê contrappo ta alla sua Un alcro cricer1o, espresso in l 56,4c.6c, si riferisce alia fedele
profanazione (',C,n; P1). Es 3 1, 14 proibisce la pro~anazione ~el sa- adesione all 'aU e~za (•n·i:::i::i o•p·m?) da parte deglj_e ~uc hi e degli
ba to acrraverso il lavoro e N e 13,1 7-18 ne fo rrusce e empt con- srranieri. Anch: ti v. 2 ad~p~ra 11 verbo pm 1JI! rifem o.ª. un og-
creti (pigiare J'uva, rraspo rtare le merci, esercitare iJ commercio, gerco inderermmato fe mnu nile per mezzo deUa preposlZIOne i1::l.
ecc.). Ez 20, 13.16.21.24 accosca la violazione dei sabaro ai di- E 0 cenibile che anche in quesco caso si evochi l'adesio ne ai pan o
sprezzo dei decreti e de!Je leggi stabilite ,da J H W H e cioe a!J~ ri-: auspicata per tu tti gli uomini 139•
bellio ne (i1-io , H1) contro il Signo re e aU attaccamenro agli !doli Sorge iJ problema relativo ai ripo di n ' i::l alia quale si faccia ri-
(20, 16.24; 23,38), mentre Ez 22,6-12 in erisce la profanaz1o ne fe r1mento1441 in q uanto ad essere imerpellati sono tutti gli uo mini
del sabato (v. 8) aU' interno di una erie di atti peccaminosi di vio- e. neUo specifico, gli eunuchi e gli scranieri 141 • Se l'atto dell 'alle-
lenza, im purità ses uale, disprezzo dei genitori, ido latria, usura, anza corri ponde a un mo mento di tipo legale che presuppo ne
oppressiooe deUe fasee sociali piu deboli. una previa relazio ne tra le parti 142, a!Jo ra tale rappo rto primario
e universalc era Di o e ogni uo mo e quello scabilico nel mo mento
Quando iJ discorso pro pone come criterio di disc~rnim ent~ stes o delta creazion e. A questa relazio ne originaria rimandano
l'osservanza dei sabato si riferisce dunque ai mantemmento di in diverse maniere le altre alleanze parricolari, com e quella con
corretti rapporti sociali e aUa lealtà nelJa relazio ne con J H WH. I~ Noê, con Abramo, con il po polo d' Tsraele.
parricolare, celebrando il giorno ~el sabato, l'uo m_o. anunette d1
fan o la signoria di Dio sul creato, n conosce e condiv1de la sua at-
cività liberaroria e anua le esigea ze delJ'alleanza. 1 • t·u,o dei \"crbo ;=tr con n-i:: come Qggt'ltO non trova riscontro nelh BE ;ai dJ
Secondo Ez 20, 12, poi, I' esigenza di osservare iJ abato cosri- fuon d1 h 5b.4.<>. ln h <-H.6 l'oggccro dei verbo ?'" (H1) ê JHWH e an Is 27.5 ê la n!10
ruisce un do no de cinaco a lsraele; Is 56,1- , invece, - con i ri- d1 J)io.
fe rimenci a q ualsiasi per o na (v. 2b), agli eunuc~ . (v. 4b) e_ agli ••• Rmune comunquc poss1b1le un contcmporaneo riferi111cmo anche agli impe-
scranieri (v. 6c) - dichiara quesco do no access1bile a tuta , un ram, rnmcnuo ncl v h: cfr. la parte dellc osserv:mona prehmuun § 1.2.2, pp. 51 .
'• Cfr., .1d l'S .• j. MUIUNllURC.... lsilih 40-(>6", 657: C. WESITRMAl'-N. lsaia/1 40-
dono che diventa, alio stesso tempo, un impegno 117 • 66. ~tJ (\econdo c: ua ê po sibile mdurre rr:: come •lcgge•) a quali S<Xtcogono che in
Is 56.4.6 v1cne nchk~tJ l'am1azionc degh obbhghi e dcllc responsabalici lcgarc all"aJ-
lcanz.i mosa.ic.l;A PLNNA. IJnia. 553. ;itfcrnu chc il resto non fia un nferimcmo spcci-
fic:o ne al puto \JnaJaco né .i una nuova rel.u1one dl sanc1m an futuro. quanda s1
dO\-n:bbc mtcnden: il tesro come nfcrito ;a tucte lc leggi che scanmscono dall'amnus-
\1one .il popolo clcuo; R .D. Wfl' '· "•lsaial1• as an Exponent ofTor.ah ... 143ss.• sul fon-
1'11 L. RusZXOWSKI. uncr abbat bet Tritojc:s3J3". 72. sonohnca come Is 56.6 fim- damento d1fu31,16.somcne la mcrom1111a cr.i l' osscrvanza dei sabato e l'allcan.za;
noni sccondo lo st~ pnncip10 dJ Es 31.14: menm' m qucst'ulamo testo la vtol.mone akuni ..iutori 'IOttolincano il car.mere etico dell'allcallZ3 car.inensnco dei Oeuterono-
dei yb.aco aur.iverw al l.1\"oro costm11\Ce ai foncbmcnco ddl'e\Clus1one <ili popolo. m nmu. cfr. . ;id ~ .. K. Koo.:EN. Etluk 1111d Estl1a10/og1r, 31).
11
Is 56.6 l'osse rvanza dei sabato d1vcnca ti fondamcnto dcll'inch.mone nel popolo. Tut- Comranamcme a quanto so acne . l:KINE. Oir Tntopn;a11istl1r Sa1w11/111rg, 34ss..
t;a\' IJ 'l<:mbr.> uoppo raduttiva b condusaonc d1 13. (;()',<;E... S:ibbadt. ldenmy :md _Um- che consiJer.i come n:lanva agli cunuchi ~lo 1 prinu due dementi dclla &a.<ie O'osscrvanza
vcrsalL\lll". 240. chc co1mdcr.i r o-scrv.Jnz:i dei S3bato come u11.1 car.icrernr10 d1sunova dc:I ~baro e b scch.;a d1 c1õ che pa;ace ai Sagnorc) e ·tn:i:: e:·~ come un:i frase dJsnnci,
dclla comumci post-e$ishca. per cu1 •the Sabbath facilitatcs a damncaon bctWCl'll 1he rd.itl\"J " un .litro b'l'Uppo eh pCt50ne m parallclo agb cunuchi, e CloC agli smmera.
ne·w gcncr.>1ion and chc gcncraoon of thc fathen who luvc no1 respcctcd u. o ºº'" '' CtT., .ui l"·· DJ. Me C...llTHY. "Co\-caunt-Rclation hjps'". I 02: WJ. DUMUR.El.L,
in che nc"· gcner.mon, the eunuch .md the Í01':1grtcr may be ancludcd• Cotrn1.irr1 an.I C:rr.i111m, l lJ.

94 95
PARTE 1 CAPITOLO l · MOTM E TEMA DEL DISCORSO IS 56. 1-8

Conside rando l'alleanza noaica i nota che Gn 6,9 e Gn 7, l '? ?.7: 15.5: 17.2.4-6) e dei dono della terra (G n 12,7; 15,7 ..1 ;
de c n vono N oê solamente in ce rmini di incegrità e giuso z1a cb-
1
1
7·8). li progetto div1110, cuccav1a, abbr.iccia rutta l 'u~amcà.
vann ai ignore. Que ca de crizio ne rimane in ne tto concrasto L"~biero,·o fi nale con 1 ce. 111fam, nella benedwone de anata a
con quella dell ' umanità de tinata allo sce rminio (Gn 6 , 11 - 12) , ne k fa miglie della ce rra (:io,K:i rv-~~ ',~; Gn 12,3); nella co-
e
c hc dcfinica to ce muni di corruzio ne e di viole nza. La relazione ~cuz.ione. cioe, di una com un icà incencraca suJ ricono cime m o
di N oê con 010 costitu isce, quindi, il fondamenco della alvezza dell.i '1gnor ia di JHWH.
e de i u cces ivo impegno di JHWH (G n 6, 18) riguardo a N oê, aJla li p~ecco un~versaJe di 010 v1ene antictpaco all'inc~rno di una
sua di cende nza e, in maniera unive rsale, a cutto il gene re umano coUecn,·icà graru1tamcnce elett~ pe r d1~encarc :"i,lO di JH~ ÇE
e il mo ndo c reaco (Gn 9,9). Le somiglianze di caracte re le ccera- l9 5). L"alleanza con il po polo d l'iraele nspecdua la fed elta divina
rio conferm ano che la descririo ne deUa sicuarione po e- diluviana .tll~ relaz:ione instaurara con 1 padn 1 ~ 1 ••L'as~u nzione dell'all~anza ~
corr ispo nde a una nuova creazione, c he qu indi rispecch ia lo arte dei popolo e il grado di partecipaZJone alia comumone 1vi
ste so o rdinc: universale riportato nei primi due capitoli della Ge- ~crina dipende d.alia m essa in ano delle Dieci Parole. Ora, l'affer-
ne i14l. La rclazione tra Dio e l'uomo ratifi cata con la n•, ::i (G n mazione fo ndam encale dei D ecalogo riguarda l'unic icà e la signo-
6, 18 s.; 9,9 s.) ê quindi quella inscaurata ne l mome nto stesso dclla ria dJ fHWH (E 20,2-3) e, qu111di, il dintto e clusivo c;ul popolo che
dccid~ di accettare l'offe rta divina d i comunionc ~ .
1 5
creazio ne.
Come rispo ca aUa pre ce a umana - ilJ u trata nel racconco di La con rinuità nella realizzazione dei progetto divino iscritto
Babele (Gn 11, l-9) - di costruirsi un mondo alie naco dai pro- nell':.mo creativo viene e<;posta in manicra parricolare nel canto
gerco di JHWH, Dio istaura una relazio ne particolare con Abramo. <li Es 15 dove J'imm agt ne dei 1)10-guerriero. che do núna il mare,
A lui vengono consegnace le promesse fin alizzate alia fo rmazio ne mcorpora la virco r ia dell'esodo ne l quadro de Ua nuova creazione.
di un corretto o rdine deJ m o ndo. e dei quale 1 rae le co ncuirà
un'anticipazio ne. Anche qui , com e ne l caso di N oe, la reaJizza- Concludendo, 1 con caca che la fc rma ade io ne all'alleanza
zi.o ne de i progerco ê po sibiJe olo grazie alla r ispo ta adeguata co cicui ce m 1., 56,(2.)-k.6c LI cm e r io di diversi6carione dei giu-
di Abramo. li suo atteggiamenco viene descricto come una n - dmo dinno in quanco e a espnmc una pre a di po izione indi-
peccosa o ttomi to ne aJ ignore. come craspare nella parte nza \.,duale ri pen o all'offerta d i rclaz1one avanza ta da Dio 6n dal
da i propno paese in eguito all ' o rdine divino (G n 12,6) , nella fi- momenco ddJa creazione.
duc1a ne lle prom e e di JHWH (Gn 15,6) e nell'obbedienza alle L'unm:rsalici dei dono per cu1 010 offre di lcgarsi con il genere
sue ric hie ce (G n 22, 18). ln fo ndo i tratta deUa totaJe n po n- uma.no. piega l'univer;alicà della n ch1esra diJHW1 t,che m Is 56,(2.)4c.
denza alla relazione ri chie ta da D io in Gn 17, 1: •cammma da- 6c ~ indiriziaca ad ognt uomo, enza <fu tinziom di natura fisica o di
va na a m e e ii incegro• , e quindi all'arcuazione de lla gi ustizia appartenenz.i nazionaJe. Oalla qualicà deUa nspo ta con cui ciascun o
(:i?,S; G n 15,6). L'alleanza stipulata con Abram o con istc nella
pro m cs'ia da parte di JHWH d i una numero a di cende nza (Gn
• ( tr fa 2.1-1. '1.-1.5; l)1 -1,31
' li ruolo fondamcnulc Jcll'<~'Crv.1117.1 dcl lk l .iloltO rnfü·~ qumd1 r.iJkmz..i e!
' " L<.- ;11uJ~1<.- ngu:anllno \Opracutto 11 raccomo saccn.loulc: ti <l1l11V10 come un n- 11 pn·ccno Jd ...ab.mr b colloclzmnc ( t:ncralc dei pn."Ccno 111 Dt 5 nnlJnd.a mf.im a
th1Jmo dd nm pnmord1.ile (Gn 1.2); le arque di sotto e dJ ~opr.i (Gn 7. 11 ; M.2 <' G n IUttll 11 umt é llUIO dei l)ec;ilogo (1 t 0111.lllÔllllClltl rei.ln\, J )liWl I C quclh WCIJli): ro,-

1.2.(t-7 9); 11 prcN:1ul-l-1111cmo dell.i cerra {Gn 8.1 -1 e 1.9); La bt'ned1zmnc J 1 l>to (Cn '\Cl'"\Jlll.l Jd 1k c.alogo. J.11 C.llllO ~UO. CO\CICUl~n· 1J ÍOntUnll."lllO C l°elfetto, re.iJC C COll•

9.2-J c l .2t) '\O) u·cw. Jdr.illi:.mz.J b1btcralc

96 97
PARTE l CAPITOLO 1: MOTIVI E TEMA DEL DISCORSO IS56, 1-8

replica a questo dono dipende infatti la sua effettiva partecipazione di ge are auconomam ente I~ P.ropria v!ta ai cli fuor.i dell 'orcü!l~ di
a1 popolo progettato da JHWH e dei quale egli eil $ignore 1 ~. ':).)ori sta.bilico da J HWH 151 , SL nvela fallimemare ne1 momena llll-
Le figure rappre entac:ive dei passato, siano e se individuali 0 ' orc-.rnà deUa roria del,l 'uman~tà e dei P?poJo. eletto. Gn 6,5, ad
colle rc:i ve, pe rmetto no di cogliere le cararceristi che compona- ~ empio. dimo tra che 1 uo.m~ e cap?ce di s~egliere e o perare. s<?lo
mencali p iu adatte per portare avanc:i il rappo rto con Oio, pro- .11 1i.iale, mentre Dt 9, 18 n ch1ama • •
1apo tasia com e caratten sa ca
movendo un iste ma di convivenza corrispondente alrordi ne dei popolo elt!rcO appena cosotuJto.
originale dei mondo garantiro dai governo un.iversale dei $ignore. Secando i cesti isaianj antecedenti a Is 56, 1-8 che contengono
la raruce :n (insieme con lllll. e ;iJJ-i), J'ascenersi dai n:iaJe signifi~a
3.3.4 L'astenslone dai mole e /e sc elte grodlte ai Slgnore inwiciare ai compo rtameno che aUoncanano da 010 e che m1-
~o a recare danno ai prossimo. Jn Is 1,4 le azioni malvagie ver~­
n criterio dj discemjmento succes ivo e costituito daJl 'a ten- gono specifi ca~e co me ab?andono e ru~prezzo del Signore h 2 ;
io ne dai male, e pre so aJ v. 2b col intagma .1r r ',:: mb;m , . -,...,0 147 l'invocazione ru Is 1, l 6-17, mvece, segue 1elenco (vv. 1 1- 15) delle
e comple caco, nel v. 4c, da un ulteriore cricerio riguardame le azioni ru culto ru per é legirtimo ma clivenuco irritante agl i occhi
sceJce graclite aJ ignore (•ns:::in li1K :::i i n:::i) t 4w_ diJH WH pcrché offerro con •manj piene di sangue». Js 5,20 fa ri-
Numerosi testi tesàmoniano che il porre in arco o pere malva- ferimenco a chi sovverte il valore del bene e dd male caJ pe tando
gie compo rta nece sariameme una punirio ne da parte ru J HWH 1"'9. iJ giusco diri cco dei piu deboli (cfr. anche 32,7) e Is 13, 11 giu-
Le radiei deU'inclinazio ne a1 male, come espo te nel racconto della sca'ppone la rnalvagità aB'iniqwtà, all 'alte rigia e all 'orgoglio.
crasgressione dell 'Eden, i ravvisano nella disattenrione verso il co-
mandamento clivino e nell'appropriamento indebito della «cono-
scenza dei bcne e dei male» 1'i(l. Quesca rusobbedjenza e la pretesa bcro dcUJ •c..onos.:enu dei bcn,· e dcl malc• 111 2, 17. l;i \UCCCSSl\'".l tentn1one Ja p:irtc dei
<erpdltc (3.5) e la '0115ccz1one dJVm.i dclla tr.ISb~ione avvenuta (3.22). W.M. CLAM.K.
•• /\ Legal UJd,bYTOund to rhc Yalnv1~t's Uo,c of ·GooJ .md Evtl• 111 Genes1s 2-3"", 266-278.
1J noca.rc che m Gn 2, 17e3,1 1 \i parla dcll'Jlbcro Jal quale l)io ha proibito dt mang14rc
1
"' J. FO\Tll~. "A Prutoryp1•al r>cfimoon ofrr- =··. 38. indica nclh >cl'ita un;i dcllc e chc qmnd1 \t crnna dcU' •.ill:x:ro tld comando chvmo• (p. 278). L' cspn.-ss:ione "conosccnu
car:ittc.·nsnche dcU'alkrnza: inldtu. ê b scclt.1 chc )ta Jlla base ddb rduionc. C:hc: l'al- Jd bcne e Jd nulc:• non mtcndc qumdt definirr 11 romcnuto dt tale cono~cuza 111 ~é.
leanza ~ta unJ )celta ê cV1dcnic .mche nc1 vcrb1 ad ~ corrclJri: f.ire. ~t:ih1Jm:. offn re. nu ll prct~ um.m,1 ddl'autono1rua mor.ilc. p1"t'n.>g30\'3 th JHWH. G. W. UU< HANAN ...Thc
cntrarc 111: r:ilkanza non "acc.idc" . OldTN.1mcm Mc.1111ng of the Knowledgc ofGooJ and Enl'". 11 ..J.-120. mtcrprera L1 e~
.,. S1 Ir.leu dj un;i c.-.;prcss1onc idmuucic.1 ncUa qualc ncorre il verbo -.r.::i con l"ac- oo;c.cnZJ Jcl bt.·ne e dei m:ilc lOmc Li dc..-scnz1onc dc!Li quólbcl dd giudiz10 chc dívcm~
cu~ovo + F · li verbo a_-sumc qu1 LI tgmfic.ito di •trancncrc. mamcncrc 11ci l111uu• e lllOlturu C l(lntporu lll 'é rassUllZJOOC dei '110 pel>O C dcJJa UJ n.°"'pous.ibtlit.à.
l'cnunc1a10 puõ es>crc traJono 'omc •chc pn....,crv.i la sua 111:1110 dai farc qualsiJ~i nulc•, " \1 now rn1.1 netw diffcrcnz., tr.i l"atteggiamcnto 1rn\'CTCnte dt AdJ.1110 cd E\'3 e
dr.''-;::", BDB 10442. quello J1 S.ilomonc 111 1Rc 3.9. Salomonc. infam. ricono ce chc 11 <füccrntmcmo dei
•·~ Una sinulc co,rruzionc complcmcntarc '' o~~erv.i, .id cs.. 111 h 1.16-17 dovc si benc c dei m;i.lc e un dono d1,,no e. brr.:l7•c a quc~u com.1pevolczz.i e JLl'umile nch1c-
111onu dt abbandon;u-e 11 malt: e 1mp;ar:1rc J farc 11 bcnc. sca JCCetUtJ J.i jll\HI (v. IO). 11 dono glt \'iene effetti\."amemc daJ'b'Íto (il ricono~ci­
'"TrJ i LC.."'>O isa1am. cfr. 3.J 1: 5,20; 13, l I. 14.10; 31.2: 65, 12: 66,-l. Si oçscrvi mol- menco dclla pn."'lcn:o Jel dono thvmo ,,cnc confcmuu pubbuc;imente m 1Rc 3.28).
cre chc Gn lt.5 p;ula dclla malv.igit.i unlJnJ come causa dei d1luv10: Gn 13. J3 nc fa Cfr. .U rt~"ll.lrdo an~hc W.M. CtAl(K. "A Legal liacl.b'TOunJ to tl1e Yahwm's U~e of
mcnZJon..: 111 nfonmcmo .ill.1 d1\truzionc JcllJ popolazionc d1 Sodom.1 e Go111orrJ: Dt •GOOll .inJ E\'11• m Gcn~is .'.?-3'". 266-278.
1,35 st nlen'lec Jlb gcncr.uJonc Jdl \~odo, chc non pocrJ vcdere la terra pru1m·~: Dt Ctr Jlll hc Dt 28,20, chct parw ddlc uioru mahr·Jb'lC per mc.-zzo dcllc quah s1ab-
.'.?8.10 coU~ l'aV\crarsi Jellc nuleJ.i zmm 111dusc ncll'JltO dcll".illcanz.1 con lc J21001 b.111Jo11.1 Dm: )ccondo Dt 17 .2-3. fan: il nule .1gb occh1 d1 JH~ li 'uol d ire tn1sgn:J1rc
m.1h"ag1c d1c c.~pnmono l'.ibbJndono dt JI IWJ 1. l'Jllc.;inL1 \ Cí"cnJo .Utn J,., e 1 .:orp1 cde,o; un ~imilc nfc:runcmo :11 ~ulo tdol.urio ç1
1
' Cfr. il raccomo eh Gn 2-3 rnn IJ pro1b1Z1onc d1 apprupnar.i dei &uno dell"al- tru' -a 111 l>t ."\ 1.1 H.

98 99
PARTE 1 CAPITOlO 1 MOTIVI E TBAA DEl OISCORSO IS 56. 1-8

L1 llll'\"41 111 :mo d1 comportamenci gradm aJ ignore- (""':10 ~ ione 3


ll\\ H come partcc1paz1onc atr allc.mza ecerna che non
J
·r_;.;c-), mcnnonau m 1 56,4c. incfü-idua mvece un npo d1 corn- rã dimenncatJ. .
port.um~nco po~ovo e opposto .i queUo dcU'Eden L1 cdta d1 •cio u condo h 56.C-.b.c l'.ide-.1one a 1no deve cs..-.ere finalizzata a.l suo
m cu1 Dao 1 cornp1ace• mira mfacti aJ nprisono deU·ortlmc- dava- ~'"',no. aJr1111ore dd uo nome e ai divcmre 'iUOt en;. ll verbo
l~uz1one ongm;mo, dd quale JHWH e il pnnetpio e 11 punco di n- _ nfonco a1 ~í\'lZlO dJ JHWH. 11npltca una rd.J21one e~ _d edi-
fenmcnco. r::-· ruracolare ai 1rn1ore
zione ...-..- t"t.
- e non 'iOlamente tldl sernno nvoko.. -
C....10 c he JllWH dcs1dera (r~-) e l'obbedtenza 1 '. chc CO'iti rui~c ogh:i 0 a ~~m da culto - e .inche tl 'erv1zio d~ a comun_1c:a •
1
J u :..l. e.ale Ja omolarc e: accn.~cre L.t rcb.z1one traJHWH e il 'iUO
IJ ba e <ld r.ipporto da reciproc1tà era l'uomo eJH"-11 1 '. ln quanco
111 lllOU'0
categoria gcneraJc. J'obbedtenza S1 concrenzza nea d1\c~1 aneg- olo ' . L. ,1 morc e.lei nome dei ignore 1gru. 6 ca ion r. dam
en cal -
0
~umt>nta gradrn J 0 10: la m~ in arco della \'Olond d1vma t' J'in- p ep ce Jmore per JI rwtt 'it(..><, o'"', che mcludc l'o ervanza dei suo1
111 11
cenornz.1210ne della ua legge (Sal 40,7); l.l vencj /'>mccrità comandamc:na. 11 perseguare lt: 'illC vie, 11 crvtZlo. I' adesione. a 1u1,
. !·1
ndl'1nt1mo dcU'uomo ( ai 51.8); lo spinm conrnro e 11 cuorc oinorc di 1)10, ecc. ' • ln ba,~ .11 <>.11 69,37 gh scram~n ch_e an13:11º il
1 1
contrato e um ali:ico ( aJ 51, l 9). omc dei Sagnorc si 1denc1 hcano con la . urpc dei suoi ervt (7'.t
Ln llCCC\\Ít.1 ddla scelta e ilJusc:raca in De 30, 19-20, chc p rc- '!,==') e qu~ta dcs1gn:izionc '>i \Ovrapponc _:iU'ul~110 scopo per 11
\Cllfa l'alternJtlY.l era benedizione-vita e malediz1onc-morte. <;pe- quak óSl a<.kriscono a 111w1 1: d awnt;m: 'iUO t ser.:i (c•; :Jj', i, ni•:iC,),
c1ficando che l:i <;celta posmva comporta l'amorc dei ~ igno re, ippJrtenere. ClOê. 31 uo popolo, vwerc una relanone dei rutto par-
l'obbcdacnZJ alia 'iUa voce e l'ades.ione a lu1 m. L1 'i<.:dca dcll.i quale •
acobre con JHWll t''"', p.1rtcc1p:m: ) c~m1na.111cme
• • aJ e u) to lhl.
1 parla rthruanfa qumdi 'iOStanz1almente una qualad d1 'H.1 b.1~ u
'íullJ relaz1onc vnale coo JHWI t 1,,,. 3.3.6 Conclusionl

3 3.5 L'urnone oi Slgnore, li servizio dl Dlo e r amora dei suo nome 1 cnten d1 dL"cermmcnto t.~po a 111 1 56, l-8 hanno curti ca-
r:iccere po<,mvo, cio~ mo'itrano un upo d1 comportamento ac-
L·ulruno c nteno (: mdtC3CO in 1 56.3a.6a t>d eco CltulCO d.il- cecco a JH\'t H.
l'unione con JI IWH (-·';). TaJc criceno pre4íentJCO COllll' dec1- e
~ivo m nferunemo agh cr.uueri poiché indMdw la c.Jrattcrt'ltlc.i
chc li concraddi ringue come membn leg1mm1 dei popolo d 1 r. ( tr l>t •11.i-.17.1.?.; 11'.,5 7;.?. 1 -~. ICr 1:;.:?,.?.J,l,\,c,<'.
D10. Gcr 50,5 con 1dcr.i (m nfcrimenco a hraelc e G1mfa) l'.tde- ~ CtT 1'm lt>.lJ. Ez 44 11
... T...E.. r r nn 1M, - r:-:-: 'li>< 11"/ 1. l l'>:?C,u ln h 1.11.111 lo"~'° \-nbo ê ~Jupc­
r.itu p<r 1nJ1 ~JT l.i (cm,lumnc -cí' ti<' ,klk 1u11um '"f"'lbl .111.i C.:ru'l.llcttunc re-uu-
r.iu ln I• ,, l .h.111\C• .... ~h -tf.IOICrt ..cmhrJllt• n...i:"" ~IU•l ~ \Cn,ZlO Ji l)io Dl q\l.llllU
( Ir ,.J e 1'1m 15 ..!1 \.&l 411.7-'l. ti\ :; h mcn.llUll.I <.OlllC' p.hlllrl, u.Uun ,. \;l)tll.llOh .l \t'f'lllO Ud f'OJ'l.llU iliJU~H .
Ulll<'r\N t•·-11 l unmn1;mo d1r Dao non (1 tomruu- (iC"') J,·~h .m1 l ulu.uh CIT l'JI\ 1;, ....... ~~ ,\1()<>111 11170
~ 111J11t.:1 uru •Orl'\'tt.1•h'J'l."inonc1111cnol't':dr.. .:1J ...... l\.am l!'l,22, \.ti 411,7:51. IK- ( Ir . .1J '-"'··[,.:?li.(>, 1h :;, Ili ''-"· 111. I:?. 11.21: .lfl.:?O. e;, :?:!.5. e ..,. L·~pn"\­
.!11, " 1 1 1 •1cu1t· •.lllure 11 nonil." ,tc:I 'll)tlltlt\ rh orn m \.11 Ci, 12 <19 ..'7. 119.132. ll~nJ co-
\11h\C"J 11mhl't' {hl· nd' 1'> lt b1:1içd1nonc di l>m ..- rd.mv.:i .dl.t 1m \.l m .:iuo munqu< rl<~lf<l.11~ ,h1: 1 Jmnr, ,\d '11~nurl.' (n1111c 11 11111on: Ui Diu) non ê unto 11
.ldl'.1111orl.' J1 111w11 c l'1xwn1;111LJ Jc1 \UOI pR·n•m, ord1111 I." Jct reu momc• Jdl.1 huo11.1 ,omtou.i Jclrunmn, 111.1 .l1n- 111 ,,. llllJ ljt1.1lit.:1 p.>.rucuLue J.i '1u,
l 11 ( ;, .?4, 15" riporu u 111."CC'\\lt..l di opcr.u-c 1111.J ~·du rt'l.:im.i J ( 111 ,1 , uolC' •c."r· d'r ll.I Ul\\lfll R•·' R "h.1r .ilhl 1 11\;t ui ( :o.l m lht () r ... \l) 54
•·1n·: 11d \ ..,."?" JlkrlllJ •hr 11 r<>lll'lo lu ...:rito Ji ....-"1....- Jll\1.11 (,Jt 5,X t' 111, 14 rn>· •..: e tr. 1•418 41, 4llll H ,1.2.?I l"«
dJ111.1 lllH'H· dw hr.1dc lu ~ dtn nuov1 Jn chc n<>n p1w.,mtl 1h.1rr. <.Ir. I, t•).21 (- ::.; <.J.il) U ..?.\ (/11).

100 101
PARTE 1 CAP110 LO 1 MOTM E THAA oa DtSCORSO Is 56, 1-8

Gli imper.lli\-1 n:lacivi all'os~er'\"are iJ dincto e aJ pr.uic.ire IJ geu- .1 GU e5111 prosoettot1


\DZJ.l Jcqui t.mo un · uJceriort' pecificazione nel cor;o ddb pen- 3
cope. do\ e 1 mecte in nhe\o il prececro del ..abato nperuco nci \: . L:.1 me<-"1 m JtlO dei comporcamc:nâ µr.idin a JH\\ H e la rive-
2b. 4b, <x. e Jtrorno .il qu.tle "• coUoc:ano. da una pane. l'~tcn~ionc 1. · ne dell.i uJ s.ilvezz.l ,focuno in un p.irttcoLue esno garan-
1-1DP •
~J malC' v.1b) e la racconuncbzione eh incraprendere -.celtc b'n-
n (o adi~
uuerlocucon.
d.itc ~ ·~mn: (\ 4c) e. d.ill'alcra. rad~one all'aUt.·an2.1 (\''\". 4c.6c).
Qut...,.to opo di arncolazione dei resto cab1h e una relizione di 3 4. 1 LO oonecfiZJOne
mcen.ltpemJenLl cr.J i ,-.iri paramecri deJ giudmo dt\·er.1fic.uo.
li criccno ddl'a ceru1one daJ male" e delle cdce gradice a li pnmo deglt C'ilO pro peCt.10 C C\pré O nc:J \.1a CO~ê U?O
JH\\-11 e\u.Jcnza.i l.t ignon~ diYina per quanco concerne l.1 sc.üa ,caco di bcatirudme ddl'uomo (·-::K}.TJle c;c.no comta pndnll1ana-
dei valon. 1>.til' uomo 1 nchiede. d.i con eguenza, una obbcdJcn~ .. 11c.. deíla relaz1011c: vaalc con 1) 10 ndl.1 ncono cenza e a sua
operanva chc " c'ipnme neU'adeguars1 all'onLne \tabalml nel-
nh.
~gnonJ ..
e nell.t permJncnza ai ' a \UJ prc:<;cnza ,.,. . Q u~ta con a·•-:-
l'acco ddl.1 crc.iz1onc. L'oo; e rvan;a dei <.abaco 1 111scn~cc ncllJ i'Ont' ê rrem1mence collcgata con 1'.1t.Jemp11nento dei comand1
te' ,, ccm.1m:a. m qu.mco e prime u ricono c1mcnco ddla \lgTIO- dl\·tni dcl v. 1a. com e 1mhc.lto ncl Sal 106.3: =e::~ ·'ir.!:: ' '""::K
na d1 111w11 u o~rn 1 npo d1 opera wnana e il n conoc;c1mcnco fat- :-.;:-; :i':':.i.
n~-L..::;::
cualc d1 qudl'or<lmc dwmo che pem1eccc alroperato dcll'uomo - ello ,pec1fico, si rr.ltel ddla cond1z1o ne d1 chi ê sah-aco da
dl m~cr1N po aov.:imcnce nell' J.Zione crearrice d1 Dio. l)io (De 33.29); cht ha lllWH c.ome · 1~1ore ed taco cdco come e
1 a fcrma .u.Jc,1one .tll'.tllcanz.a nmanda non olo alia c;il-tl1ori:a )lU ereruti ( ai 33.12) . .
d1 Jll\\-11 uJ e reato, m.1 Jnche ai uo dominio -.uJb c;conJ e quindi L'mcen,1c.l JeUa relazionc: rccaprot.J e ottoltneaca cLtlla possi-
c;ull:.l ccmporJliLi umJn.1. Qu~ta poc~c:à ,1 mamfo,ta in un.1 \CrtC' btltt..l dt d1morare alb prc:,c:nzJ d1 Dto ne1 ~uo1 luoght paroco-
cononuJ dJ Jtci tin.iJizz.m al raggiungunenco ddlt picnezz.l dd
rapporto di reciprocir.i. ubtlico nd momento ddla crcaxionc. ln
c.i)c: c..onc~co J'o, c:r\'anz..t dd sabaco comprova 1) ncono..( imC"nco
ddl'cgcmonta di,•ina 'ui tempo e lo idcnafica come un luo~o i.4 ( •Ol'l-
u: l>t J3..:!'>. \.J '\.\,t;?.c.;_:;, -t,5,l"<i.:. m. 1 X :!C r '>.7) srt<'!!'l k> ~c."<'Cl
cctU> ID tanUm pn lr ''"' iCfk."l \ Oionl M ltn1 l "1.t<IJOllC' C'OlllC' R'.'. (' Jun::l() iJ J'"'l-
pn' 1legum di p.uteup.tZJone all'offera dt comunionc. ,iJccio cb -uno :alh \\1.1 COrtC'. ( tr: " 1 Uiu N, ' '-..">C '\/l)( >rll' HS l)7: ~ KA<.1 A,
1noltre. la 'i!--rr1onJ d1 010 o;ulla cori.:a rimand1 alfa ccmponJit.i "l~tur~~n lUlJl al1~u.•,un1C0tl n M.~umnnn",12.=i -.?.';!J: W.j.\."'7~. - ,.,n:, m
dei hriudizi umani, c..b una pJrce. e alla uperioric.i Jdl'onlinc: dt thr l lld TL~,-• .?15-.?:?f-: u ~ lflttfJWrt.IZJOll<' non m..lc ~U'>O.ZU al!h uq di - : i t
\ :iJuc.1zionc divino. dilraltra. Le celte umanc incraprc..":\(• nd n- ~ Z\'4o~C' dl!C' qu..'\LI JWUb C l'C'\('mi.\IOllC Ja oCl1\'l<~ ~· C' CM Wc ODllCrl-
V ~ piq;;a pcn:hé -:-=>e non ('\"''"' ô\C'TC prunuu..1.1to d.I 1)10 m qu.ant•l q:b non pua 111-
'peno dell.1 ('aJ.i til \alori chc ha JH\\ 11 come punm di rifori \~ l'unmo r n::;) . Piu ,~un ~oun o.tUNll ~tio \0110 \\' K'\<.f::R, "'~hCWl!,."711
mcnto. 'iÍ in cri,cono qumdi non olo nell'JUÍ\'icj c rcarric..c d1 rum :iltt~t.imc.·ntlu.hcn M.al..unmtn" • .:?.?.~-1541,<: t W r'nltM''""·MllcT Gcbr.au<;h '"º
D10. ma .tm hc 111 4udlJ liber.icona su l piano '\OUJllo chc: pc..•r- ~ un :\li..-r T~nu."tltM. 1'11 - 1'.15, 'lut"\1'ulu11 1 S4•ttollll<'.;I ~1wuinc:ntl' chc ·lkidc: ·""-
mc..•ccc. lll u)Utll.l a11.1lt'tt. J't."\LStenZJ UÍ una COlllUllllj lOIHr.\\\C- pd..tr. der J" h.olht.:lncn:n. "'"' .Ili< h .k-r ;aml..:ul 11.I m J.ic l'uluntt \\~Jc: A.-sx-1..t
gllJCJ c.l.111.1 t.orrcuczz.1 nd rapporto <legli uomini n>n 1)10 c..• c.lc:gli lilnhcn úcr .iº.Ji f tJnlld snuucr l."rh.ah"n• ( 1'11) A. qUCMn • fl<tltl \\ C"tcnn.um .iwun~e
un ICU<I ~uppo Ji be.mtu.lim • hc \0tll \:ftlOllO '111 1 ,. H•lllpt>rtJIO 111 un Ú~l'Tll\IJl.l[ll
uomt111 tr.1 c.11 lnro.
1110Jo •Jn \q;t:n. tlet' m Jcn Jrkkl'\11 \1dll'n ,1.. r ( ~runtl Jn 1.kWud..~\Un\C'hung ''·"·
lnfim:. il aiccno ddJ'unaonc con JI IWH c:ollt:gJ r .1,pc..·cco ddlJ '' ud lucr \ 11d1.1d1 1u r 1 uli-"~ ,1,~ \ ",·rh h ..1 .• dt. lll\H'~•·n t'lll ~kn'4h hq:lucl.;\\ mwht
rcl.111om· pcr<.onJlc .11l'Jmb1co culcuale c he ~· l'c,prc,,101w t m~i- "inl• (I'' 1). 1}1 "ºº"'°}."li 11u ~r i. '>to.1,i (. ,,., 111;111 •011h:111plun no:U'l'<p<.~1onc .11 \\b-
b1lc d1 t 1lc r.1pporto. ~ 1emu1m) '' pu\l ....~("l)C'f\' d ~UI ;&hl Jd pn1110 l' dd l \'f'/U 1-'nlrf'Cl di b..-aomJallJ,

102 103
PARTE l CAPITOLO l : MOTIVI E TEMA DEL DISCORSO IS56, 1-8

lari: e beato c hi Dio sceglie e fa abicare nei suai arri, chj viene lo di Dio a causa della loro sincera adesione a JHWH.Tutti pocranno
saziato dej beni della sua casa (Sal 65,5); chi ri iede nella casa dj ~~que sperimentare la prorezione, il perdono, la grazia ruvina quando
Dio (Sal 84,5). ·nnalzeranno le loro preglúere. Secondo il Sal 102, 19, infarti, rutci
II rapporto armonio o con Dio inOuisce su tucta la vica del- LvrannO la pos.sibilicà ll ruventare queJ popolo rigeneratO che lodera
1' uo m o. Difarti, c ru vive la beaticudine viene assim ilato nel Sal ~io. quando, econdo iJ v. 23, ructi i popoli e rutti i regni verranno ra-
1,3 a un albero cbe, grazie alia vitalità garanticagli dai cor i d'ac- dunati (j";?. Ni: cff. Is 56,8) per ervire JHWH (~; cff. Is 56,6) 1"".
qua, rimane perennemence verdeggiame, &urtifero e prosperoso.
O beêlto e cale a causa della ua discendenza, prosperità e ricchezza
della sua casa, ma anche della sua g iustizia (Sal 11 2, 1-3; 128,2). 4. Lo forza illocutorio dei d iscorso

3.4.2 Lo comunlone Ad impr imere fo rza comunicativa ai djscorso, oltre alla sua
componente_ em~ncica, c~:>n_tribuisc~ in grande n:Jsura_la fo'?. il-
L'esico segnato dalla bcaticurune viene ripreso nel v. 7b e ad locucoria dei uo 1 enunc1atl. Essa rupende dal opo d1 ogm sm -
essa si aggiunge il rapporco ru comunione e ru familiaricà con Dio; golo ano e dalla loro reciproca influenza.Anche i rnocivi letterari,
un esico che appare caraccerizzato da due farcori: la permanenza che forman o iJ tema del discorso, concribuiscono all'impatto co-
nella casa di JHWH e la perferca comunicazione nella preghiera. municativo non solo a causa della loro caratterizzazione interna
La comunione era JHWH e i suoi fedeli, sancica dalJa condivi- ma ancbe dell'articolazio ne ru mutua dipendenza.
sione dello stesso luogo, escata accennata già in precedenza in ri-
ferimenco agli e unuchi e agli scranieri : •n•::i, •mm (v. 5), •to,p ,i1,
·n'n:in n·:: 1:J (v. 7a). N el v. 7b i annuncia cbe la casa ru D io ruven- 4.1 li retícolo degll atti illocutori
terà casa ru preghiera per cutti i popoli.
Per quanto riguarda la preghiera, non viene ulreriom1ence speci- 4.1.1Is56, 1-2
ficaco il uo caractere ma epossibile includere un riferimenco a curte
le sue sfaccettature (supplica, Iode, interces.sione, ecc.). La preglUera e li v. 1 inizia con la forrn uJa dei messaggero, :n:i• ,oa< :i~, La cui
so tan.zialmence una fonna esplicita ed intenzionale ru comw1icazione forza mppreset11ativa e quella dj indicare !'origine ruvina dei su c-
con Dio e ru confessione ru fede nella quale si riconosce la signoria, cessivo di corso. li destinacario e indotto cosi a pcrcepire e a ri-
la sovranità e, allo stes.50 tempo, l'accessibilità dj JHWH 165 . La comu- speccare quesca autorevolezza.
nione con Dio, accessibile a tutti i popoli, e evoca ta nella preglUera ru 1 due imperativi coacenu ri nel v. 1a (i,ow e ic.1:1) sono r1volri
Salomone {lRe 8,41-43): anche gli scranieri pocranno accedere aJ all'intedocutore umano ed esprimono un ateo dirertivo di ripo
tempio. presentare le loro preghiere ed essere esauruti alla se~ ma- obbligarivo, cioe accenniano J'esigenza di assumere determinari
niera dei membri di Israele. Al riguardo, anche in Is 56,7b non si fa atceggiam enti. 11 v. 1 b, invece, ha ca ratre re {0111111issivo poiché
piu alcun a distinzione. La carattcrizzazione degli cranieri facci nei e prime l'incenco e l'impegno di JHWH circa la sua futura rive-
verserti precedenti li riconosce infurti come legittimi membri del po- lazione in cermini di salvezza e giusrizia. La prossimità d i q ue-

'"' Cfr. P.A. Vuu roi:r, ''Praycr", 1Y/DOífE; !).E. 13ALENTINt, Pm'YC'" 111 l lebm1• Biblr.
31-33 ' Per Li stessa tcm.auca. cfr. Zc 8.20-23.

104 105
PARTE 1 CAPITOLO 1: MOTNI E TEMA OEL DISCORSO 1 56 1-8

'iCO e\·enco ê egnalaca dall'aggectivo il::r chc regge 1 intagtní la sa)vezza. Allo ce<;<;o tempo egli e erc1ta anche un ·in-
~ ::C, e n C,l:iC,. ~ ntencare, 1usín/icra in quanco pone l'imerlocucore a cono cenza dei
L'ordme dt e posizione, a un ano direttivo e ne fa eguire uno tl uenza
, .t che
·"'
si po ono orcenere da un po 1·b·l ·
1 e avvemmenco,
to111111~s.m'O, pone l'accenco ull 'importanza dell'operaco dei og- ,-anu$questo caso e la rivelazione salvifica d1 D10.
gera mcerpellaa . lndfra, cioe, il bi ogno che ia umano urgen- che in
cemence com p?rcam~na re~laci dalla gtuscizia e dai dirtcto, in La collocazione, in aperrura ~el v. 2, deu·~- ico po itivo (••zx)
vma ~ella marufe5~21one .di JHWH. L'acco camenco pot dei mo- e nello -;ce . o incenco .di persuadere 1 mterlocucore a una
1 in-;erlSc . . .
c1v? riguardance g_h arce~1.amenci da assumere (v. 1a) a queUo re- ,ra po 1àva aJ n ch1amo dt JH'W'H. li locucore ruccaVl.a eserc1ta
lanvo alia nvelaz1one d1v1na (v. l b) implica che il ca ractere di r'::,~ikncemence un 'infh~e1~za scd11tt~ice ~ttrave_rso la quale te~de
qut..-st'u lnma ê condizionaco da una presa di po 1zione da parte P · olare nel desànacano 11 de 1deno d1 ragg1ungere la beaacu-
dell'uomo. J Olll ' . , · .
dine r esico 111 se buono e a lu1 convemente. . .
f ':1 ~~~nc<;> dirc11ir10,. rurcavia, l'enunciato dei v. 1a prevede la 11' repuc:are qualcuno beaco ê qw inc~ o co~e conscatazione ~
uOO•~caco·• non i crarca di una forma d1 auguno
po 1b1li ta d t un duplice effetto perlocucorio: uno friice, corn - o della mes a 111
b .
spondcnce aJ~ 'e ~~uzi'?ne d~gli imperativi, e uno i1ifrlice, che non U o cesso"'''. L'uomo qui non dtvcnta eato per u na specte
acco de d U' dº J• . )
ragglUnge gl1 es1t1 des1deraa a causa della non osscrvanza dei co- di nornina (che si darebbe nel caso e .ano 1< "?"'''"° ;
ma par-:
ma ncJ_i ~jvini " • r~a ciõ risulca che l'impegno dei locucore (:m o
1 7
· allo st:.tto di beacirudinc in ba e agli elemeno men21onaa nc1
a>1111111~swo, v. 1b) e cale da considerare encrambe le po ibilità e cec1pa · l' · ell
w. 1-2. cioc come frucco dei concor o ~ agtre um~no e ~u o
~he, d1 consegu~nza, la rivelazione dj Dio non puõ avere oltanco e
chvino. L'atco qllindi rctppreset1fafÍllO e i1 SU? valore e .Parocolar-
ti car.mere aJv16co, ma anche quello di giudizio d1 condan na mcnte imporcame proprio ~er 11 fatco che tl ~ronunoamenco f~
anz1onacono ri perco alle scelte uman e".x. ' 1 11
pa.rc.... cli un di corso divino • 11 locucore, che e lo. 1'itesso .JHWH , s1
~~ cracegia per ~ui si indicano olo le condizioni obbliganci impegna circa la vericà di quanco affern.lJ, per cu1 a uss~c~nza e
pos11111c (v. 1a) perche la nvelazione divina i po sa accuarc nel suo e
la qu,1licà deU'esico qui espo to garanoca dalla ua_~uconta. 171 ,
comrassegno saJv16co. manife ta l'incenzione da parte dei locucore La ripresa oel v. 2 delle condiziom pro pe.~te ?1ª nel v. ~a _e
non -;olo d~ tJmolare la loro accuazione, ma anche di palesare la oppomma poiché amplifica 11 '.º'?'ipet~ di 1gmficaco e ~1badi­
ua pn mana. voloncà d1 elargire la saJvezza. A parare dalla fornu ~e concemporaneamence ch e 1e'ilCO po 1~vo, appe~a i:ienzi<:>na~o,
?ell_a comumcaz1one 1 percepisce, difacti , che ai locucore preme einscmdibilmence legaco all'arruaztone di.decernunaa obblight.
111d1c.a re la trada verso I~ aJvezza. L'incenco dei locucore ê queUo lnline. la pecificazione, in que to prec1 o momento deli~ co-
dt pmgere verso un agtre che possa per metcere a D10 di mani- municazione, dell'1dentità dei d e cinatari (::mK e c , Kl ::l) fa t che.
f:scarsi tn cemuru po iàV1. ln quesco senso il locucore divino e er-
c1ta fondamenca lmence un'influenza obbl(~arricc pcrché cimola la
co c1enza deJJe condiZJoni la cui esecuzjone permetce di peri- Per 1 vcrbi ddocuov1.dr l>.R. H 1twu:·1>eJ0<:ut1.,,'CVcrlx m U1bual Hc:bn~" ".
320- 32-t:W-O S 2-t.2f chc: nporu Li nomcnd.Jtur.I ili Jenm dei vcrb1 •declantwc-esu-
nunvc .. h.
(. l>ntro W J AN.ll."11, •" ;i\ré) m thc (.)ld Tc,umcnt . 225: propn~ p.:rc e s1
,,,, I' ' . .1 1 "-
~r un.i u11mucru1onc Jru og.i. nr. K.C. PARK,
/-ln/ tlt'f 1'ctlkn, K1.
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Crrrrlm11kr11 f.ffJl'i; um/ 1/ 111

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tr.m.l dcU ' umco c;iso nelb UE lll CUI 1l lon1torc JI 1\\ 11. l':mo COITIUnll-0\10 acquisra
1 m.1gg1or foru .,
Quc~to ºIX' d1 J1~p<N21one ~upponc:, qUind1, un 111nugg1u e: un mcc:mo c:o-
' ·1 L..t nprcs.1 i: ~'luc:ntc d.li punto da 'bU s1.1 ~nUJmco \U )llltamco: dr. S 1.-2. PP.
mumc:.mvo UJVCN> n~pc:uo a h 46.13. nonosuntc: lc: sonugh.mzc: ;i hvcUo srnunm:o. 52-53 e 3.3. rr 87 .

106 107
PARTE 1 CAPfTOLO 1 flf.OTM E tEMA DEl. OOCORSO IS 56. l-8

in m.1111cra espliciu. rnrci gh uonum siano dkhi.ar.iri 1do ne1 ~ ~· Có l·on la ~ale po-. 1b11n..1 ddla rivd.lZlone salnfica deJ Si-
pdrtec1~:w or:ie .tllo ,r,aco dt benedtz:tone e. aUo -;res o tempo. che
con ...." . u· d ,,_ _... .
- nct controno de mten..-..~ to e eu.t p.inec1paz1o ne iUJ esno
le condmo m per 11 '> UO r.igglUngunemo siano u~'\.lali pl·r curti. goo•.. . t .,,-
10,.0 .innunet.ue net ',. -- .
Pº~e p~lc: dell'eunuco \Ono mvecc pf"e)cntatc aJr111cemo d.t u~a
4 12Is56.3-lo fu e 00nun.i.k {:r-~ p ºllt) prect'duca cbll.i p.lrtlcell.11:- . La paro-
~~ ,e1-,•Utta daJ prono me mdtpendence (·m). 'Otco lme.i l'elememo
d v. 3 ~i ucilizz.i la cecn1c.i dei dul020. anche ~ in nuniera in- cc: n"o~ 1ule deU'enunoaco. Quõca ent~1 dncntJ mtclligibtle nel
dtreru. perché t1 locurore etc.i le parole del)·eunuco e deUo cr.miero' •• ~:.ne.co dei v. 2 dO'\-e i mruisce la '°rte bcau <leU 'uomo. come
1 tr.lCt.l. neUo sp«i6co. d.t und d.tspua (•chspuuoon peech. 173) nelb ("pR:°'...:a nelb metafora Jclralbcro verdc:!?b1Únle: n'peno a qu~ta
<JUa.le \cngono nporr.ue le parole deU"mredocurore alio scopo dt con- ·nUlugine reunuco 1 perccpisce come un JJbero ecco, esc:luso
fuurlt.>. 11 ~.ile che mcroduce Ll arazione i: la fomlUl.i -=~ n- ~u l~ltaci 1 -. La fra e nommale. dai conto uo. m erte in nlt~vo
pcrura due voice 111 nfc nmenco :i entrambt 1 parccc1pana. la quale l'idennticazione dd '>oggccco ed e alt.l l'tmparco comumcaavo
1mphc-.i o che calt erz10111 ono \tace elfemvamencc pronunci:ice op- della 111erafura in quanro e\sa v1ene compo ca artr.wef!>o l.a ecca
pure chc: " pc1'i ce m que;;co cpo d1 percezione o dJ attc~rnenco. ,ju~cappo izione dei mec:iforizzato (' H<) e dei mctafonzzanre
~ -,
Arcr.ive~o un .mo dirr111t'0-1'l·1i111\1 ,, con lo iuss1vo -~w) J locucore ("'"'. ..1 , } .
'-"1gc qumd.t che 1 partectpano .tbbandonino la loro convmzio ne e/ o w- EJ1Cr.tmbt 1 pronuncumenri - dell'eunuco e dcUo tranie~
ce-.,1110 un detenniruco comportamento. _~no d:i con iderars1 esprrs5ivi. m quanto concernono gli can
l e parole d ello cr.mtero e~ ';;;::! ;-"- •;';·""'I::• '"'-i:::-) -.i dtstin- p\tcolog1a dei locucon. e ''engono, CUtta\.U, analtzzan nel con-
guono per Ll modaJici cp1 cem1ca assertiva dd \erbo. L'mcensui f'-"''º deUe leggi discrumn:none (Lv 21.20. Dt 2.3.2-9 . non men-
ddla com;~one e onolme~a daJ ratforz.amento dei , erbo p~­ zionJce qui espucaume me. ~ no quaJ16cab1h anche come am
ceduco dill mfimco o luco 1 . Quesa ~erzione runane in forte rJppn.Hntt11w1 m qwnco la wncl dei concc1~uo CO~f?.Onde alla si-
cuuione legt lam·a Jdle due cacc:gone 1mpl1care . l n quesco

m 1\-rl.l 1~..11"::.a Jd diJ1I,,._"'· L AH''" l '>t li• lKO • .-1 ,\IJ11ual 1•1 lltl•'"'' f\v1u1, 170-
177; J'<'T il Ji .... <>r.u nrn-uo•.ir.c; Gt:'l.1111 ' 'f"" 111. :?.:?t ...~ ( Ir \t -0 35..3 11.
fl'J Cfr. A .Cn.\Jf'\', ~ \.tmff(llU /11< ~· Th( DüpfltJI
phrtJ. l".autolT. "111.J b.uc.- di :akum ~a pmtron. ;uuJ.izu La \tr\11run e 1
"tn ,,..
..,.. (>ri,.
rcnuo di
( ty T '1L: 11.. l:inrJtaUf ll brd>. 137-1 IO,l.i IÜnnonc rnnuru dclb p.utu;clb
r o-1 Ji .unnre l'ancnnonc Jcl nccUOn:' w) UUo. d l"~tto,, comiJnuo UJtpor-
quCj.U furnu di CÜKON• ln h ;)t••J si ntro\'21\0 ~ clnuena hnx.l..mx11uli ddb JU.ruu Untc, O num ). O UU.•J'C.'lUlll, «X.; roo n~rd.itt' l'uncn\ CllUOl UIO O WU W J>M'C {p.
1-ruk'n .a· u dncnziunc. Jd ~~o Jd qi.uk" ouno IC' fl.ln>I<', La n~u\ll10IK'. dêf 1\ ...
comcnuro Jdb '1tll>url<"; k r.a~1om Ji uk nttuh> b~C' <ull';annunoo Ji un IÜtum m- - ( IT § 3 l..!.rJ>. Ti
lt'ncntn Ji JI 1'11.11 Pt-r qwncn ni.."1.1.a.nh 11 umcmuto Jdb oUZJonc, Cr.alf\ Jhnn.._'UC' duc l>n- k tibJ nomirul1. dr r. ML:R:'\Ol'A. HmrlwtlL li Ji. h - :?:... ndb Jt~OllC'
\ mr1 fonJ.uncnali: l'.tn'Upl\1..1 Jd lt><. UIOIT. U bOOCU llC'l1.J rnirru .,..;WltrlJI ·._. U C".I• ~lO prnJl<..alO. Jtl\~ iJ rn....fiUIO ~ UhUNllO ..bll.a lr.nc llctlllll\.llt \1 lnlU JJ UIU
r.x lll J1 ~llT U rroptU sorr.avVl\'C'11D (O QJ\'C'ZU) J1UtOnom.unn11c:: orrull' b pcr - l>lTUUUr.a Ji IJcnruk.aTmn<, Chc 111 qU<"tCl \: 'itl ngu.1nb 1°•J1Jb<-n1 k"HO ( tr mcht" j.
J1U Jdl.i hJu U 111 l>io l" U J1\J'C"r.l7IOllC' JO\UQ ai peu.'alO '1d rnmn ,;a~o,;,u lcxuton lhJJTIJJ'fR,-Thc "101mn.I ( uu\C Rl\Omhkn:J'·.·H6·5111.
\4>110 1k"'Oll.lh: r:uul~ ~t°IT J.i p.iru J1Jllv;1 f, nd ~conJo. p.arole Jr llll Clrl~lJITIC'lllO. "" l.:a tcnuaa e \Olli"\.IU. ,J C" w <:.r. 11 ~\.\I("' .... -1i.iuh ~. I -X .and thc RcJc-
1n I• St1, l '' rr.11u fond.1111C'nt.ah111:nr~ údu 'K'C'ond;i poIDbtlu.a Pc:r 11 grn<'l"C' lcner.mo iimni:, oi th<' Rl"iU>raDllll Judr.m Co111mu111t) ", ·H>-5"'. ~ hc ,~fc- qu1 uru mposa proft"-
lkll.i tlJ,pucJ .fr .lfü hc- ll Í MI f t,qN, Tiir F,tmt.1lií't1 11f / •J1J/1 -ICJ.. H, •pc1·. :?9- 31; A D•.a Jl.i ,,,mil<' 1UD011.ÜNJ<.J e e ... lu•mm•t.a t.b E~ ~ N1·~m 1.1: '4.'• onJu J Utr:'l.IJ'">(>PP.
.._. ll•XlH.,. / -I M (,.1,1},.,,, 'Mr1í'11r 'f'C". ~' · ''lno11J 1"""11••• ·l-1113, 1\ 5f>. 1 .x conta~ UJU '1.i~,1tl<..lZ10llC" C'UU• a c lisia mm.IC'
' l'cr l'mfimto mtcll\l\O. dr \t O 15.3 1. T M l.JIVJ.)lo;A. l .mplwr ll&ri/1, li3-'1:? ' q li.a di 1}t :?32-9; J'C.'R.llllO .... 11 IL-.LO IUlJIOO ,, nkrmr .ilJº pph~·.anont" ddh ·~

108 lQQ
r
PARTE 1 CAPITOLO 1: MOTIVI E TEMA OH DISCORSO IS 56. 1-8

'ienso la pro1biz1one e .1ª. sua successiva piegazione da parte eh Dr 23.2-9). ~~ .ces o tempo, lega ti p~nunciain:nco dei vv. 4-
JHW I 1 ono 1mpre cmdibilmente coUegace con la con ide razione 7b con il pnnc1p10 generale e po to ne1 vv. 1-2, mrrodono an-
crmca e/ o la correz1one deUe Jeggi stesse. ch 'e\ o artra\'erso la te a formula.
. li fondament~ della ~roibizione (~K·-',K) dei v. 3 ri 1ede pe- Gh enunciati dei vv. 5 e 7a coscirui cono degli atci commissivi
c16cam~nce '!elJ annunc10 deJ positivo incervento divino e plic1- arcra,·er-,o i quali JHWH i impegna ad agire po icivamente ulla
caco ne1 vv. ::> e 7a ma, nel contesco deU'intero di corso ci s1 sorte deUe due cacegorie di p e~one. Questa auco-obbligazione di
~iferi ~e ai principio univer ale enuncia to nei vv. 1-2 con i, quali JHWH cacuri ceda una duplice preme sa: dall'inde rogabilicà della
il v. 3 e coUegato da un waw consecurivo 11i1 1• Difatci, la proibizione n,·elazione a erita ncl v. 1b e dai comportamento, conforme agJi
e pern~ent~. perc~é gli e~nuchi e gli tranicri appart e ngono aJJe iniper.tÚ\'Í divini, assunto daJJc duc categorie dj persone. N o n a
c~cegor~e ~1u amp1e deg~1 ~1JK e c:,Kl .J , per cui sono anch'e ide- caso i vv. 4 e 6 si offemumo, n spetcivamence, sulle car.merisriche
nnaca: 1 d1 ~n m~ s.agg10 che includc gli obblighj, l'annun cio che discing uo no gli eunuchi e gli tranieri. e infarti quelle per-
delJa nvelaz1one divina e degJj csiti. one 'il comportano in un deccrminaco modo, JHWH , nella sua
~~I v.. 3, ino~tre, la c~cegoria degli stranieri riceve una prima manife'itazione, no n solo porrà, m a sarà vin colaco a reagire in ma-
deüm1cazione: s1 tratta d 1 coloro c he hanno aderico a JI IWH. 111era corrispondente.
L'imreccio dei m orivi tcmacici relativi alia rivelazione divina
li dialogo i e-;cende poi ai vv. 4-7b i qualj sono inseriti nel di- e ai parametri di giudizio presente ne i vv. 4-7b orcolinea, da un
corso per mezz~ dj un •::i e della formula dei m essaggero. 11 •:: , in laco, la coerenza vincolante e la no n arbicrariecà della r ivelazione
quan.to ~au~ale, ~1ustifica le proibizioru ri voice agli e unuch i e agh dfrina e. dall'alrro. ribadisce il valore preminence deUe scelce
cr.m1en (v. 3) dimostrando J'invalidità deUe loro convinzioni . ln umane. Da qui consegue anche la funzione limitativa c he assume
quanto dichiaraciva en~acica, I~ p~cella permene di collegarc il la cararrerizzazione comportamentale degJi eunuchi e degli cra-
ca o deli~ due ca~eg~ne. ai pnnc1p10 e posco nei vv. 1-2, e plici- meri pre entata nei vv. 4.6: e i, difatti , no n partecipano alia sal-
~andone 11 -;enso ~n nfenmento ai due casi pecifici. ln tal modo \'ezza in base alia loro appartenenza categoriale. per cui t11tti gli
11 problema degh eunuchi e degli stranieri non viene rrartaco eunuchi e mui gLi scranieri beneficherebbero deUa rivelazione sal-
c?mc un ca ? ª. ~ cante ma as ume il caran ere paradigmacico vtfica di Dio, ma sulla ba e di preci e celte per onali intraprese
n-;peno ai pnnc1p10 generale. dai ingolo individuo.
. la formula dei me saggero. i1 iT' ~K i1::> , neJ V. 4 e indi pensa-
b.il~ a .que to pun~o dei djscor o poiché ricorda la massima auco- 4. 1.3 Is 56. lb-8
n ca d 1 c u1 gode il ucccssivo pronunciamento che convolge il
modo consueto di trartare i due gruppi di persone (cfr. Lv 21,20; La parcicella ·: dei v. 7b introduce una dipendcnte ri ultativa
(•re ult clause») 1x1 che imprime un caranere conclusivo a quanto
segue.
li v. 7b i distingue come atto did1iarativo in forza dei quale la
Jcmeronom1c:1. ~1 .wrcbbc. sccondo l"aulore, un esemp10 dJ abrog:inone J 1 un pumo cac;a d1 JI IWH acquisca una nuova d enonunazione e un particolare
Jelb Torah m b~ ;all"au1onti profcoca. Cfr. :inche H . ÜONMR...Jt.~1J3 LVI l-7". K1-%;
M. F1\l lllANt. 81/Hlfa/ lm1·ry1n-11111t111 i11 A11on11 lsmel, 118-120: 128.
ruolo. La formula i11i1' ,,,K CK>, ncl v. Sa, ha la funzione di riba-
' Cfr. J - M S 11 5 11(). li 11u111 m121:tlc dei v. 3c ê d;i cormderar;1 come cong1un-
z1onc d1 c-oordm:mone J1 upo copul.mvo. qwndi per cm:r.unbc lc c-atcE,'One ê vilido
lo Sle<>M) prmc1p10 C011lC11UlO 11CI vv. 1- 2. "' C fr. W- 0 S 3K.3b.

110 111
PARTE l ----- C APrTOlO l : MOTIVI E TEMA DEL DISCORSO IS 56, 1-8

dire l'identità e Ja quaJicà dei locuco re, che risuka munico dello , · 10 . ti conrrassegno B ai pnmmetri di discemi111e11to, C ai refere11ti e
tarus ~ iuridico necessario a rendere valido l'acto did1inra1i110 del (;' agli csiti. ne~lo sv~l~ppo deJ discorso i osserva la seguente ar-
V. 7b 111~. ticolazione dei mottvt.
Gli enunciati deJ v. 7a e dei v. 7b mo trano di possedere un
rapporco di imerdipendenza e di necessità: gli srranieri saranno in- !
1) ( w . ! - 2 co~te~gono tu~ti ~ q~~ctro m~tivi cosricuemi la
crodorti nelJa casa di preghiera perché essa e ormai la casa di ructi comunicazione d1 Is :>6,J-8 distnbum neU ordme: B A D C B.
i popoli e, alJo tes o cempo, la casa di Oio diventerà effectiva- DaJ punto di vista quantitativo prevaJe il motivo dei pam111e-
mence casa di preghjera per tutti i popoli nel momento in cui vi tri di discemi11w1110 (B). Tale predomínio, insieme con la colloca-
verranno introdocti gli tranieri. zione rracegica all'inirio e alia fine deU'enunciato, manifesta lo
Anche l'atto co111111issivo dei v. 8 ( 'S:lj'JC, i•C,!7 ppK), attraverso il spe ore qualitativo dei motivo. Anche l'esito (D), nonostance
quale JHWH s'impegna a radunare anche alrri, oltre a quefü già rac- re igua presenza quantitativa, acquista un ruolo di rilievo dai
colri, escrectamente legara a1Ja dichiarazione del v. 7b. Una volta punco di vi ra comunicativo grazie ai posto centraJe aU'incerno
scabilica la nuova identici delta sua cas.-t,JHWH noo solo e legitti- deff enunciaco.
maco ma perfino obbligato a incrodurvi ructe le nazioni. Dall'esico, 1 w . 1- 2 annunciano rurti e quaa:ro moàvi e hanno percamo
rracciato nel v. 7b, che riguarda ructi i popoli, i puõ dedurre che una funrione introdurtiva ed evocaáva rispetto ai cerna dei discorso.
anche la rivelazione di JHWH richfamata nel v. 8 riguardi rutti i
e
popoli; percamo, «gli akri•, ai quali si farta menzione, apparten- 2) Ncl v. 3 interagi cono due motivi - i desti11arnri e la rive-
gono non a solo lsraele, ma anche aJJe nazioni. /az icmc di11i11a - econdo lo schema paraJlelo C A C A. Nella
La ri presa nel v. 7b dell'esico po itivo, annunciato nel v. 2, spe- concezione degli eunuchi e degli stranieri, la ri11Clazio11e divi11n (C)
cifica il signjlicato della 11bencdizione•. Questa acquista e pliciri ha un caractere negativo: si considerano destinari a subire il giu-
connotati relarionali, quali la permanenza in un luogo comu ne dirio di condanna, e non queUo di salvezza. La simmecria paral-
(nella casa di Dio che divenca la casa per rutti i popoli) e nella co- lela dei membri erve a indicare la correlazione della problematica
municazione (preghiera). Si ribadi ce la possibilità delta parteci- espressa nelle parole deUe due categorie 1113: l'elemenco comune e
pazione all'esico bene6co come aperta a rutti: come avviene nel la pre unta impo ibilità ili sperimentare la rivelazione salvífica
v. 2 in riferimenco all'uomo e ai 6glio delJ'uomo, co 1, nel v. 7b, di JHWH e il conseguente staco di beatirudine.
la partecipazione e offerta a ructi i popoli. ln que co concesco e di massima imporcanza la correzione
delle obierioni degli eunuchi e degli stranieri contenuta nella ri-
spo ca d1 JHWH nei vv. 4-7a che, olcre ai morivi C e A, conriene
4.2 La modulazjone strategica dei mottvl anche l'elemenco B, i pammetri co111por1n111e11tali, per cui lo schema
divenca C B A C B A. Quesc'arricolazione - con frontara con
All'impatto comunicativo dei discar o conrribui ce non solo quella dei V. 3: e A e A - evidem:ia il problema inrrinseco dei
iJ contenuto dei motivi tematici, ma anche la toro disrribuzione lamento degli eunuchi e degli stranieri. U locutore dimostra, cioe,
mirata neUe singole fasi dell'e posirione. che que! che gli incerpelJati non hanno capico e il vaJore prima-
Attribuendo il conrrassegno A aJ motivo della ri11elazio11e di- rio dei pammetri di discernimento alla base dei giudirio divino (B).

Per b m hso c;i e lc fu07ioni dd par:illdismo, dr. R . M EYNCT. L'111111l1si m aricll.


C fr. .mchc O. E Nií EU> 1. " R.c ru111111g m thc Old Tc~umcnr ". 69-79. 166: L. AI t>'-'>tl·110Ka, A .\1a1111al ef Hc•bn·w P.vrio. 4!!4 1.

11 2 113
PARTE 1 CAP110LO 1. MOTM f TEMA OEL OISCORSO Is 56. 1-8

Per que,tJ r.1~ionc e.."' 1 vengono ribad1ci con tn im.·nzJ. L'Jpph- f'\'1 )J propem1onc ad includcrc e com,·ol~ere ogm po<> ibile in-
caz1o nc o Li d1'-1ttc'4 dei c nrai cabilin da D10 ê l'umco requi- e rfocucorc 10 modo uJe che CtJ'lc uno. e nte ndo 1 mterpcllaro e
mo chc puo rcnderc po ~ 1b1l e o precludere la panec1pl21one red ando 1 alie n chu: ce d1\'lne. poc;\J 'pcnmencare la salvezza e
all'c.:\'t:nco ddl.i SJhezz.i e alia beatirudine. 2 egtl 1· .
!()(.icre deg 1 ôlO po'lmvt • ., . ui
E! lntim:. l'õico dei quale 1 parla e \Olo quello po 10'\iO e ~ . ta
3) 1 n. 7 b-8 1 concencrnno ..ulle componl'nti D C A C. Un e-;sere 11011 solo dc.."l1derabtle. ma anchc umveNtmence accessibile.
ulccnon.• lllllJlzaml'ntO deJla qualità delJ' tstto (D) e 1mpOrtJnte
111 quc'ico momento della comunicazione perc hé comple ta 1 vv. Le niod.ilici celce daJ loc ucore per formul.ire il !-1º i:nessag-
J-7J nt.'1 quah 11 moavo era ottince o ma non e phcica mencc $!I Odimo crano c he l'mccnz1one comumcanva non e pnnc1~al­
mcn11011Jco. .. e·· d " cipo mformanvo ma p1uctO'it0 fortemente persuasivo.
111en " 1 . d d . dai
L.l po"11z1one <ldla ri1'Clazio11e di11i1111 (A) a conclmione dei <l1- e fa rra'ipanre c hiaramencc gh cffctn pcrloc uton es1 ~raa
o;co~o non erve olo a r ibadire il concerto, ma anche a 'iottola - locutore. ln particola~c. a JI 1~ 11 m q~anto locucorc ~on 1~ceressa
ncarc l'111t.'v1tab1IJCà deU'cvenco e la voloncà priman:t dd locutore ~olcanco mformare c1rca la ncc~ sita ?1 un cen? apo ~ com -
d1 mo rr.m1 u niwrsJ lmcnce (C) in veste ~aJvifica. orc:unento in visrn dclla sua nvdaz1.onc pros~1 ~:i : egh v;iole
ponvuicere curti a coglicrc 1'111viLo d1v1110 e partcc1pare cosi alla
e
sah·ezza e aJla beaatudºme.
4.3 11 controssegno positivo dei motivi

La forza 1Uocucona degl1 enunciaà e b dispo monc \tracc..·~ca • s. osservozloni conclusive: temo e funzJone dei d ascorso
dei monv1 m l 'I 56.1-8 mo tra la preoccupazione dom111Jnte di
010 di nwlars1 po mvamente ad ogni uomo. La 'itc ~ propen- e la rclazione fra tema e m o ovo ncluama r opposi~~ne di
c;1om: i.· 1mpltc1ca ne1 moovt cemacici c he i d1 nn~1ono per la compk"S o a semplice, c..b arucolaco a umrano: e anche di 1dea a
loro 1mpronu po mva . nucleo. d1 org;ummo a cellula • . .1Jlora Pº' 1b1le Pl"O\~ ~ra a e
La mamf~uz1one d1 JM~ H, dopo l'annuncio iniziJJe ddfa sw da~ forma a quell'1dea oq..'"3nic.1 che ~O\"erna la comurucazJone
pocenz1aJc b1polanci (v. 1b). ~ wtluppata nel egu1co <ld d1scof"iO di '" 56.1-8.
secondo lc \Ole carattemoche salvifiche e benefiche. Que: ca ,c:du
comumc..inva occolmea un forte desiderio da pane dei locucorc
ruvmo dJ rru111fe-.c.tr'i1 propno m quesco modo nel mo1nenco delb 5 1 li temo dei discorso
~ua nvela21onc.
1 paramem dJ d1 cem1mcnco indicano so canz1almencc 11 com - 1n base ai conccnuco dei moc1v1. .ilia toro Jrncolazione e aJJa
po rtamento da cguire e s1 .,offermano olo in mantera md1rcru forza illocucon a delta comumca11one t: pms1b1le c~rco c~ver;e e?
o;ugli am:gg1amc..·na da evitare ( octrarsi a1 maJe, non v101Jrc 11 a- enunc1are il cema di h 56, l-8 ne1 cerm1111 cgucnc1: 1/ des1deno d1-
b:no). La prcoccu p.121onc e. quindi. q ueUa di presem.1rc in modo 11i11o cli 111rc11crc 11110 pt>siri1 r1 ris11osra d11 <~(!Ili 11t111w i11 111odt1 rale da po-
1

.1fTcrnrncivo c io chc garanti ce la perimencazione della ,aJvczz.1 tCrli riPclnre 1111il'ersalme11u• i11 1>rslt s11/11ffim.
di,•m::t e l.1 p::trccc ip::tzionc aUa bearirudine e alia fe l1c ità.
Anc hc per quJnro rlbrt1arda i destinatari , la loro cr.m11z1onl' <;1
amcol. 'iecondo 11 modcUo 111clu ivo e non di e clu 1011c <)1 o - ,... C.. \LC.IU •• l 11'IJ111011" 11// ..11...,/ur. 3411.

115
PAR1E 1 CAPrTOLO 1: MOTM E TEMA DEL DISCORSO IS 56. 1-8

ln Is 56. 1-8 si elabora il tema deUa comunicazione artraverso Trico- l"a1a e per ~ina .loro lertur~ pc_rtin~nce e u~itari~.
l'arácolazione dei quaaro mo ávi sopra elencaci, i quali contengono ln una comu111caz.1one ben nusc1ta, -.1 an nunaano m apercura
ruró gli elemenci essenziali e indispensabili per la complerezza del )e lince es~enziali del tema tractaco e l'arcicolazione delJe temati-
messaggio (ad esempio, iJ solo annuncio della manifesraz:ione divina che parnali di cui tale cerna si compone. li tema, ntttavia , non e
sarebbe insufficiente se non integrato dalfo de6nizione dei suoi de- il risulcam della e mplic<: somma dei motivi: esso si rnanife ta
cinarari, deUe condizioni ivi insite e dei uoi po ibili effetci). Ln come intreccio significativo di e i. Tale increccio ê il portarore dei
parácolare: si annuncia la pros imic:à della rivelazione di JHWH nel etl 0 poiché ê determinaro da una precisa scrategia e da una sua
suo comrassegno bipolare; si specifica che la qualirà della manife- Jinalità comunicativa. Nei successivi discorsi il lettore puõ aspet-
stazione divina e imprescindibilmeme lega.ca alla presa di po izione e:arsj di m :rovare gli scessi motivi rinvenuti in 1 56, 1-8, magari
da pane dell'uomo rispetto ai param ecri comportamencali indicati vtluppaci econdo modalicà divcrse dai punco di vista semanáco
da Dio; i assume una visuale universaliscica nella crattazione dei de- e pragmaóco, o disposn ec~nd? c h~mi di~erenti ; ora racc?lti io
rinatari che coincide con J'indole universale della manifescazione un in,1eme armoiuco, ora nch1amat1 solo m mantera allus1va. 1n
divina e dei parametri compo rtamencali validi indiscrimüiatamente curri qut.~ti casi la domanda che jj lettore e chia.mato a po.rsi deve
per ogni uomo; infine, ·i presenta un esito preciso, una condizione riguarcbrc il loro 1gnificaro inrrin eco, iJ valore della loro reci-
di vira nuova, che corrisponde alle cdte degli uo mini e aUa qualicà proca dispo ii..io ne e influenza, e la crategia comunicativa socro-
della rivdazione di JHWH. ~canre atr 111cera composizione.
L'agire srrategico dei locutore divino nel corso deU'esposizione L\:nurrence divino in Is 56, 1-8 agi ce sui descinatari adope-
rivela un 'intenzionalirà precisa e fa percepire gli dfecti perlocutori raodo le rrategie piu adeguate per assicurar i l'efferco de ideraro.
da lui desideraci. Di fatti. mencre pro petta la cercezza e la vicinanza Ne1 uccessivi discor<ii ci si puõ atcendere un inúJe impegno scra-
delJa sua rivelazione, insieme con rinevitabilirà dei con trassegno cegico. ma non e dett o che le racriche debbano essere le stesse;
bipolare che la caracrerizzerà, l'imenzione non esolo quella di in- anzi, b preoccupazione di octenere il risultato desiderato potrebbe
formare u ua fano, ma cli evidenriare che il locutore divino e porcarc ad accrescere e diversificare, ampliando il numero delle
fortemente interessaro a manifest-are La ua salvezza. Per q uesta ra- variazioni comuni cative.
gione egli propone a ogni uomo un modelJo comportamentale Una particolarirà del locutore osservata in quesco discorso e
po<>itivo, spingendolo cosi verso la sua attuaJizzazionc e invo- quelJa di prendere in considerazione alcu ni dari o concetti o m u j
gliando an cora di piu la giusta cdta anraverso la manifestazione accertaa e metcerli in discussio ne per ridefinirli. P!!r offi-ire un
degli e iti posiávi ai quali tale dccisio ne conduce. significam innovativo e, a momenri , provocatorio. E prevedibile
che nel cor o della comunicazione del Triro- lsaia si pocrà osser-
vare una concinuazione di quesca linea trategica.
5.2 Le funzioni dei discorso

Is 56, 1-8, grazie alJa sua collocazione scrategica in aperrura cti


sezione (Is 56-66), volge alcune importanti funzioni che riguar-
dano il tema, l'arcicolazione e le craregie persua ive dell 'intera
comunicazione djvina contenuca in Is 56-66.
ln quanto 011vert11re, ls 56. 1-8 ha un peso d eterrninanre per
l'individuaz:ione degli alai pronuncia.menti di JHWH presenci nel

116 117
CAPITOLO 2

IS 56, 1-8 E 1DISCORSI DIVINI DEL TRITO-ISAIA

Parcendo dai discorso di aperrura, ls 56.1 -8, in quesco capi-


colo si incendt! individuare gli alrri discorsi divini appartene nti a
Is 56-66.
Nefü dcfinizione di ccdiscor O» presencata nell'lntroduzio ne 1
ono srná messi in evidenza alcuni elem ená co cirutivi di quesca
cacegoria. Ai rratti discintivi del «discorso• appartengono l' indo le
e la final icà comunicativa, elem enti che im plicano un e plkico
oriencamenco cematico sviluppato in maniera coesa e coerente, e
la pre enza di un unko locuco re. [n questo capicolo di natura pre-
linúnare epossibile effettuare una prima delinutazione dei discorsi
clivini sulla base dei criceri formali , appartt!nenti alla superficie deJ
cesto quali, la presenza dei locucore divino e la cematica dj fondo
cracciaca dai quartro m ocivi rinvenuci in Is 56, 1-82 • La verifica e la
dimosrrazione dell'indole e deUa fi nalità comunicativa di ciascun
discorso e dell 'intera comunicazio ne divina nel Trico-lsaia sarà
pos ibile o lo attraverso l'analisi semantica (parte 11) e pragmatica
(parte 111).

lnlroduzioae S 2.1. l. pp 20ss.


- 5ulb bJsc dei due cnten 3Ssunn noa vengono considcrari come d1~corsi clivini
1 te<u che non soddisf.ino uno o encr:unb1 1 cnrcn. 1 cr.mll d1 I< 56.9-57.2; 59,21:
60-M.

119
PARTE l CAPITOLO 2: Is 56. l -8 E 1 DISCORSI DIVINI DEL TRITO-ISAIA

1. li discorso di Is 57 ,3- 13 l .1 111ocutore


1 57 ,3- 133 e introdono daila locuz:ione c:nK , che non e una l n I 57,3- 13 il locutore eJH WH. 1J primo indizio esplícito sj
maniera con uera di iniziare una nuova un ira. Si osserva, rurtavia, CTO''ª aJ v. 6 (il verbo c:m alia Js.). I vv. 3-5. rurravia, costiruiscono
che in Is 65, 10. 13. 15 si contrappo ne in que to modo la pane una parce integran te dd procedimento giuridico in ls 57 ,3-13 e
po iciva d ei discorso alia parte negativa. Nel caso di Is 57,3 cnMi 1100 po sono e ~e re eliminari senza compromen ere la coerenza
i aggancia meglio, in quamo sua concroparte negativa, aJ discorso comunicativa dei pronunciamento7 • lnoltre, i vv. 4 e 1 1 i richia-
di Is 56, 1- . rnano a \'Ícenda a motivo del )oro contenuto comunicativo 11 • e i
L' unità si conclude nel v. 13b\ con la m enzione della o rte dei vv. 5 e 6 contengono un gioco di parole basato sulle radiei ',m e
fedeli, o pposra a quella dei destinatari direrri. Alcuni elementi cli cot"'./ cr>.
caran ere len erario confermano l'appartenenza dcl v. 13b all 'unità: Nd prosieguo dei discorso la presenza dei locutore divino econ-
la radice «,m che nel v. 6, in fom1a ostanrivale, de crive l'ered ità fdmac-.1 dalle forme verbaJi (v. 6, c:mtt; v. 12, i"lK), dai pronomi per-
degJi adulceri ~npi'C,n), nel v. 13b, in forma verbaJe, indica invece onali (vv. 11.12. ')K) e dai suflmi in prima persona (vv. 8. 11.1 2. 13).
il po e o deUa terra d a parte di colo ro che confidano nel Si- Non -;i ri~conrrano forme grammaticaJi riferite a JHWH nei vv. 7. 9-
gnore (r.,K-«,m·r. n monte elevato, pre emaco nel v. 7 com e luogo t0: ad essere qui descrirto e l'operato deUa donna.
deU'infedeltà (il:Jll:-r), diventa nel v. 13b il monte anco dei Si-
gnore (•o-ip1:i), luogo deUa permanenza dei fedeli.
L'unità e la coerenza comunicativa di Is 57.3-13 e decer minata 1.21 motivi
dalla sua articolazione, che ê quella di una concesa b ilaterale''.
l n 1 57,3- 13 sono re peribili rutti e quattro i motivi rinvenuti
nel di co~o di aperrura (1 56, 1-8).

1. La ri1 elnzio11e diJHll'H si espljca anraverso il giudjzio: la con-


1

vocazione degli incerlocmori (v. 3) e la proclamazione delJa pre-


unta giustizja dei personaggio femmin ile (v. 12).
' Is 57.3-13 1 disangul" da Is 56.9-57,2 dovc non s1 riscontra la pn."\enz.i d1 JllWH Ri peno a l 56, 1-8, dove si annunciava la manifesrazione bi-
come locucore: an cntr.1mbc lc umc.i si nscomr.ano unp~no mcufonc1 dismm per de- polare di Dio, ma si sviluppava nel seguico uni camente i1 u o
sígrure 1 dc:sônu.in. lnolrrc 1 dcsán.11.in, mH.-rpell.lri con un 1mpcr:iavo e dcs~mari io aspecto salvífico, ora e presenraca e pücicamenre l'accezione ne-
1 ~ 56,9 con IC' mccúorc deUc bc~oe dei cJmp1 e ddla fo~u. e dei cam. non mosmno
gativa dj taJe manifestarione.
;ilcun pw110 di com:mo con queD1 eh 57,3-13. r:affiguna con Lt mecfon Jdl.a proso-
ruu/ Jdultcra e deUa ~UJ prole. Anchc lc ;mom dei soggl'lO in 1 ~ S<l.9-57.2 ,0110 dei
rutto d1ve~ d;iU';imnt:i adulterina delb prosutul:I. 2. 1 rcfereuti dei di corso ono evocari iniziaJmente col pro-
' N .P. LUNN. ll íml·Ordt'T 1án11111111. 123. ITlC'tlC' an C'Vldcnza come l;i •truttura Jcl v. nome • voi11 (v. 3) e, uccessivamence, raffigurati acrraver o una
l 3b: 5C>gb>etto - verbo - oggttto I 'C1'bo - oggc1co, app:irceng;i a lluellc cht• nurc:ino sen e di e pres io ni metaforiche: «tigli deU"incanrarrice•, 4•proge-
le condu\10111.
\ Cfr. anche G.J POLAN. / 11 11~ 1Vil}'S <?J}11</lfl'. 1-16. c hc propoue un p:iralJclí,mo a
disunu tr.111cmum °1?"r (v.6) e 'ml• (v. 13b). Per 1"1mporianza Jd ' '· 13b nel pcrcorso
comumc.iovo inmato in Is 57.3. cfr. p;irtC' Ili. cap. 1. § 1.6. pp. 3(13s. . <fr p.trtc 111 , c.:ip . 1• S 1. 1. pp. 2AA~"
• Cfr pucc 111. cip. 1, pp. 283s~. s
Cfr. pmc Ili . CJp. 1. 1A . Pr 298~.

120 121
PARTE 1 CAPITOLO 2: IS 56. 1-8 E l OISCORSI DMNI DEL TRtTO-ISAIA

nie dell'adulte ro e della pro ticuc:a• (v. 3); • fi gli della ribellione, Turta\'Í.l. ru o dcg1i imperativi nel V. 14 (i',o1',o, ~·i;i) e simile a
progenie della menzogna• (v. 4). quanto ri~conrraco nei duc precedená discorsi, in Is 56, 1 e 57,3.
Nei vv. 6-l 3a e ntra in cena una figura femminilc, non de- Per decernunare la separazione di Is 57.14-19 dal ruscorso pre-
no minara e pljcitamente, m a resa pre e nte tramice verbi e suf- ci:dence as •ume• un ruolo impo rtante il mutamenco della strate-
111
fissi a)Ja 2fS., e caracterizzata da una seri e di pratiche illec ice e gia comumcaova .
adultcrine. .. La 6ne dei ruscorso ne l V. 19 e egnalaco dalla formula ;ii;i• iOK
Un alrro personaggio e m enzjonaco, coa l' uso dj un parricipjo, che nprende quella dd v. IS, K~l1 o •oK ;i;:,. 1 vv. 20-21 pre e n-
nel v. l 3b: •colui che si rifugia in me•. Quesc'ultimo non e desti- wno un quadro opposco all 'annuncio ili pace formuJaco nel v. 19,
natario di un di corso diretto. ma se ne parla alla cerza pcrsona. .inalogamence a quanto avviene ncl contra co rra 1 57,3-13a e il
,., l 3b. e m nbrano in eriNi bene neUa cemaáca generale dei di-
3. 1 criteri di gi11diz io riguardano il comportamento nei con- cor o: mancano curcavia eJem enti che pe rmercano di affemure
fronà di Dio, come in 1 56.1 -8, ma si di tinguono per il loro ca- che si cracca ancora de ite parole di JHWI t; anzj, la fo rmula •;iC,x 'iDK
ractere riprovevole e indicano atceggiamenti che non po ono dcl v. 2 J fa r iferimenco a Dío in teria per ona e non puõ far parte
essere accettati daJI IWI t.Tali cararceri ticbe comporcamencali ono dd pronunciamento ruvmo. Percamo, i vv. 20-2 1 sono da rite-
già implicice nelle mecafore che rappresencano i destinatari nei vv. nere p1urro'co com e un commenco nei confronti dei precedente
3-4. lnolrre. nel v. 4 i m e nzionano due :meggiamenti , il cui si- disco~o e non parte dei discorso ste o 11 •
gnificaco preciso rim:me da definire: mvnn e pqi', o•ixn ;io lYnin,
e nel v. 5 gj accenna aUe azioni di culto illecito e alie offcrte in-
fanti li . 1 vv. 6- 11 descrivono una lunga e rie di craffici illeciti ef- 2.1 11 locutore
fettuati dall 'adulcera.
L'unico cricerio positivo e raccomandabile einvece la ricerca C he iJ locucore in Is 57, l 4-l 9 ia JHWH e re o manifesto dal-
ili procezione presso JHWH (v. 13b).

4. L'esito dei giudizio e illusrrato arrraverso Ja presencazione di


re-.111110111.1 d1~· 1l lon1torc i· JllWll. Nd ti\sarc JI v 15 l'inmo ddlJ 1111ov.i pcricopc.
realt.1 contrastanti: come la po rzione era le pietre levigace dei cor- "' r('bbc:- un ruolo fonJ .un cnwlc 13 prescnza Jd!J formul.:1 cld mc~'.iggero. com<'
rente (v. 6a) e il posse so dcUa cerra e dei monte santo dei Signore qudb du· compare, ad e . 111 ' ' S<i. I Nel oso dei Tnto- lsa1a nun e cornunquc p<>'í-
(v. 13b). '1hile ru11r.1n1.Jre nc,~un npo d1 coercnu mc10Jolog1c1 nclb J1~po,1l1onc dJ quc-
\1.1 fonnulJ.
l IU ~ 0111poru. ad l"\ • 11 c.unb1.imcmo nella Jenomma:z1one dei dest1nJr<m. 11on
r.ilflj,,'Ur..lo p1ú c.:on 1' ricol'\O .1llc- mc1..1lore. ti l<1mb1.1.111cmo <lei ruolo as~umo d.il locu-
2. li discorso d l Is 57, 14- 19 1on.-, Li <l1n·r.11.1 d<·• 1111.'Ul per.tu,1\'1, cc... Cfr. pane 11 1. c.ap. 2. § 1. pp. J 17s~.
" li ' .21 nportJ un ·.urérm.111011c chc compare m Is 48,2.:?, con UOJ differcnza
L'inizjo dei di corso in 1 57, l-J.'1 comporta qualche rufficolci. ndl.i formul.i unhzau, chc ncl Dcurcro-l\.11;i e -·- -~11 . P.:r gli .i~pcru rcJ.i~ion.ili Ji
1, 5.,, 14-.:?l . l hc non fauno pane tlel cJmpo dJ nrcn:a Ji quc.."'ilo \lud10, dr.. .ld es.•
\\:\\".ç,..,,11, ... l....aiah e. 57. 14-21. cc <.Cl-62". 75-77;J.L. Koou. J,mal1 11//J, 91 -IJJ;
R Kt l i "-I' l .1l11k 1111d BcltJtc1/tJ;1.t1r. 46-58. co11\1Jcr.1 1 \'\ 17- 1R.:ia:, .20- 21 rnnll' LI n -
, uJu10 dei IJ\ um rcd.wonalc: . 1K1r-;E., D1r Tn1,11rsa111111<d1r .'>nm111l1111l!. 112-120. í \'V.
·• Aln uu .1ucon J\><-"g!IJJlC) 11 ,. 14 ..lll'w11ê pn:ccJ.-mc. ln lmca con li LXX" ,cJreb- 151'4}y. lxtil-l 9ba .:?0-2 1 "1rehl~m u11·agg1u11ra dei rcd.morc ~llo ..copo J1 cv1de11z1.m:
bem qu1 lc pamle da •eolw cht' '1 rtlúgia nel !'>1gnon... dei''· 13b; ru1c.w1.1, la locu11one -e:i IJ ilitlcrc111~ tr.l 1 lcdel1 e gh apo,lJCI all' mlcrno Jd pllpolo.

122 123
r

PARTE l CAPITOLO 2: IS 56, 1-8 E 1DISCORSI OIVINI DEL TRITO-ISAtA

l'uso costame dei verbi (p:ix. v. 15: Y , l't, ' Sj'l't. ·n•:OSJ v. 16; ·rui~ . izione. e nd v. 18. 1 compo rtamenti inaccercabili o no presen-
17; •n•tt, , i:ittD,l't , :"!rill't, c t,.:m, V. 18; ' 'ME!,, V. 19), dei
i:i::lK, "'JSj'l't, V. ~ci nel ,.. 17 co n il simagi_na «guadagno iníquo» e arnaver o la
prononú ('Jl't, v. 16) e dei suffusj alia 1 . (vv. 14.16). 11 v.14 com- locuz:ione «andare per le v1e dei u o cu o re».
po rta la difficoltà cli d eternúnare l'identità dei soggerco dei verbo
iniziaJe ,~~ ; nmavia, poiché il beneficiario deU'az.ione ê •cSJ , il ..J.. L'es1tc> pro pecr.aco nel cliscorso e la pace (v. 19).
locuro re non puõ che essere JHWH 11 . C iõ e confermato, fra l'al-
cro, dalla presenza deUe formule caratter istiche che identificano
JHWH come locuco re: nei vv. 15 e 19. 3. li discorso di Is 58, 1- 14

Come i d.iscorsi precedenri anche quesro inizia con uo imperativo


2.21 motivi (lcy). DaJ punto di vista formale i contomi dcl discooo sono detemúnari
d11J'inclusione cosácuia daila riperizione nei vv. 1 e 14 dcl nome di Gia-
ln Is 57,14-19 si individuano tutti i quattro motivi rinvenuti cobbeu. 1 due ver;ecri sono anriterici: si parla rispettivarnente dei delitti
in 1 56, 1-8. delh casa di Giacobbe, che vengono rimproverari (v. 1), e della promes.sa,
che consiste neJ gustare l'e.redici di Giacobbe 1". NeJ v. 14 compare la for-
1. La 111a11ifestazio11e di JHWH e evidente n elle esp ressioni ch e mula, -e, :ii.,. 'D ":>, di carattere condusivo.
descrivono d elle modalità salvifiche come: ravvivare lo spirito J 58, 1- 14 e nerrameme clistimo dal capitolo precedente, che si
e iI cuore (v. 15), rrasmettere la guarigione (vv. 18. 19), offrire la conclude con la formula ·:i~ "VJl't (57 ,2 1), e daJ successivo (Is 59 15),
guida (v. 18) e la co nsolazione (v. 18); com e pure laddove si dove a pronunciarsi e un aJcro locuco re che coscancemente parla cli
parla dell 'astensione da azioni o rili: ce are la lite (v. 16), placare JHWH alJa terza persona. [noltre, in quanto unità comunicativa, il ru-
!'ira (v. 16). scorso viluppa una temaá ca precisa, ha un sjgnificato compiuto e
disrimo da quelJo precedente, e si organizza econdo iJ gene re let-
2. 1 referewi sono implicari nelJe d eno minaz.ioni : <1il mio po- cerario e le finalità comunicarive proprie 11>.
polo» (v. 1..J): •concria e umfü cli spirito», «gli umifü, •i contriti•
(v. 15). Nei vv. 17- 18 viene menzionaco un soggecto ru cui i parla
alla 3ms. Nel v. 18, infine, si parla de • Í suoi afflitti». Cfr E. Ac 1ITf\\flfR. 711r Com1111mity .i11d .\/t'SS.l).'f!, 5?-60:J . M u 11 FNUURG, ' ' ls.a-
tlh 411-tm", 677: G.J. Prn.AN. lu tlit Uáys 1!fj11s11<t. 26.
3. 1 paramerri co111portm11e11tali sono arrinenti alia relazi one tra ' La rclJz1o ne tr.1 1 pnnu e gl1 ukim1 due verwm JeUa pcncope ê conlêmm:a.
l' uomo e Dio, analogamence all'impo cazione generale presente okre i:hc: J.ilLt n rnrrenza dei nome: di G1.1cobbc. anchc ..Ulb npeOLJone eh .tlcri qu:it-
uo cerrmm: e-. , --. rro-. ;i":? , t"ÍT. G.J. PoLAN. /11the 11:,Ys ofjrmur. 176-1 n.
nei discor i preced enti . Gli atteggiamenti mericevoli sono repe- ' L.i ,ucn"i><Í\·J unid. Is 59.1-20. non puà essere cons1der.ira i:ome un d1~cor~o
ribili nelJa caratterizzazio ne dei per onaggi nel v. 15, che rivela il dJnn o pcrché non v1 mno pre<icnt1 111di21 chc pcrmcruno di asse-brnan• :i J I 1w11 il
rapporco con Dio com e contraddisrinto dall'umilcà e dalla con- ruolo da locutore. Nd v.111b ricorrc la formula :'"l:i· :1u, m<t aJ di fuon d1 ess.1. m cucti
gh cnunc1.m nc1 4ual1 \1 fa nfenmento a D10. ~i adoper:i l:i ccrza pc:rson:a (cfr. vv.
1 2.13 15. 16. 17 . 18. 1•).20:1). 1n Is 59,2 1 e ch1:arrunentc JHWll ;i pronunc1a1"'1 (la pn:-
~lll.l dd pmnumc •:x. 1J verbo ;ill.i Is. 'l'\':':, l.l formul.i :i~:r -i::1t 2x, i ~uffi»1 d1 h.).
• Cfr. pane lll. cap. 2. S 1.1. pp. J 19'5. per Li Jll"llpOSlJ d1 co1mdcrarc il verbo 111i-
1 nu s1 tr.ittJ J1 un m1golo enunc1;110 chc non w 1luppa IJ cemaac:a mrrodorc.1 dai mo-
z1Jlc come espress1one 1111perso1ulc che m1rJ alb ri\ 1~it.uione ddl.i ptt'comprcnç1one U\i prc."'-cnu m h 5<>.1-8.
degli incerlocmori b.u:iu \Ui le5à d1 h 411.3 e 60, IO. C..fr p.mc Ili . cap. 3. pp. 341<,.

124 125
PARTE 1 CAPITOLO 2: IS 56, 1-8 E 1OISCORSI DMNI DEL TRtTO-ISAIA

3.1 11 locutore
3 21 motiVi
All'incem o deJ chscorso il locutore espliciro ep fWH. LI nome chvtno Per qu.into concerne la pre enza dei 111o civ1 ca~.n ~r~cici, in ~s
m..,. n com: secte volte all'imemo deU'unità (vv. 5..9. 11.1 3. 14/ 2.x e -h J- H -.1 o erva un ' 111ce re ante d1 pos1z1o ne: 1 m12.10 dei di.-
e·~ . v. 2/2,). La fo rmula conclmiva, -:::, i1 ;r ·L! •::, nel v. 14 de- :> • (~ t) conciene la pre e nuz1one d e i dcsti11a111ri mencre 11
,cor-.o . . 1 . I d. . L
termina e phc name nce reminence divino. ,-e~erco 6nale (v. 14) espnme afi rwc a:wd11e wd11.111: aallp~rc~ cen-
Le forme vcrbali alia 1 . -;i crov:ino nei vv. 5.6 (- n: ), 14 (~ , Hi: cr.ik (: dedicara ai mrcn di ~h'<'rs! 1c~z1011c e1.(("' t zt<l e • cs1to pro-
',:N, Ht), e i -;uffi i c he fann o ri ferimento al ignore sono presenC: S/ >Cffdftl, che i preo;encano 111 un g 1oco d1 alterna11Za.
ne1 vv. 1.2. 13.
Nel di cor o ono pre enti, tuttavia, anche e pres 10 111 ne lle 1. La m'í.'la:ioue divi11a, menzionata nel v. 14, ha c~ctere ,posi~v_o
quali i parla di Dio alia cerza persona (vv. 2, 'i1i,K, C'i1 N" ; 5, ed e rifrnw (come in 1 56, t -8; 57 ,3- t 3) alla cemaa ca deU eredita.
i1 l:1~ ; 8, 1DOK' i11i1' , ,:l::; 9' i1J;)• i1li1' : ')Ji1 •OK' : 1 1. i1' 1m; v·:i~
1

( ... ) 1~Dl ; 14, i1ii1· -C,p; i :ii i1 i1' 'D) non o cante ia egl i a pro- 2. I rcft'rcwi dei discoro;o sono 111enzio11aà nel v. 14 come «mio
nunc iar i 111 • AJl 'inte rn o dd v. 2, ade e mpio, i o;u ffi s1 della ls. popolo•. e «casa di Giacobbc•.
(•n K, •:: ,, •nC,K ~'} indicano c hiara m e nc:e in JHWI 1 il locutore,
mencre n c lle espre sioni ii.cn· c:•i1C,K n::J i' e ,.;i;K , eglt d1venta 3. Per quanto riguardi i pammctri comporM!11c1tta~i, n~l . di corsc~
l'ogge rro dirccto. Que ta tipo di procedimenco, ncl q uale le 1 mcrecc1 ano qucll1 rife riti a co.mportame n.a au p1cab1li ~ queU1
forme in 1 . i alcernano con que Ue rife rite a Dio alia terza per- nfena inwce a comporta111c:nt1 dc:prec ab1l_i . li v. 1 n~enz1ona la
o na, non ~ escraneo ai pronu nciamen ti di JHWH e non coscitui- . cra'igre' ione• e il •pecca to•, due term1111 c he I?º 1ed~mo u~
sce di per é un indicatore deUa pre e nza di un alcro locucore 1". ampio '>pettro cli ignificaco. Nel v. 2 1 d~n can o gli ~ ~cggiamena
l no lrre, le e pre sio 111 npo rcace nei vv. 8.9.11 fa nno parte dei po 1an. cararc~risric~ d~I popolo .chc pr:mca. la ~u<>t121a e n_?n ab-
m o civo ce m atico degli esiri e volgooo una precisa fünz1o ne co- bandona 11 dumo di D10. Qm.·sa am o no: 1J ncercare iJ ignore,
111u111canva all'imerno dei dt corso'.!!•. AJ con trario, m f<; 58. 1- l 4 il des1derarc: di cono cere le -;uc v1e, 1) c h1edere 1 g iu ti giudizi di
non v1 o no mdm e phc m c he indichi no la prese112a di un lo- D10 e il bramare la ua vicinanza.
c uco re d1ver o da Dio. J \"V. 3-7 riguardano la pratica dei d1g1u~10 e diver<;1 a~eggia~
menà ad e so concomicana, alcum n gettan da JI IWH , alm da lu1
approvaa. l vv. 3-4 descnvono gli am~gg1 am enci mconciliabili co~
t1 digmno. el v. 5 i 111enz.1o nano alcu111 atteggiamena e-;cen on
che ~n ..,é non o no concfannab1h. ma anche que ti , con iderati nel
Nd \ 2.11 m :orw 211.i ce17,.1 rcrson.1 \1Cnc .tdopcnco ndl.i d~riz1onc: dei ro· conce-;co dei versctti precede nn . no n espnm ono il <,en. o p1u pro-
polo c:h~. nd mo JU~-ggwnc:mo. dm n::bb< c:s-.erc: onc:uuco .i JI 111.11. íondo dei digiuno. 1 comportamena au<;p1cab1H 0 110 invece rap-
• D1IJct1, lll tum qut."\U CJSI \.lrc:bbc: pO'qbLfc: C<XO"U ll"C lc: frJ\I con ru~ dc:U.1 prmu presc:ncaa nc:i vv. 6-7 in tcrmini di libc:ra.zio~c e di cura de~ 'altr?.
pc™lllJ Jc1 \;C:rb1 e Jca sutlh 1 L1JitTcrcnz.i. '><>pr.trurto nc:1\ ,.• H.CJ 11 . Lon~Mc nd fJno 1 vv. 9b- I Oa conccngo no un 'a lera \ertc d 1 acccgg1amena po 1-
thc, mcntrc l.l li>rmub.mmc: .mualc mc:ctc m ~"Vidcnz.l l'c-.ito dei \jU.tlc: l'1111crloc:u1ore 0\'1, 1 quali. perô. no n -;ono da collcgarc ncce -;ariamentc con il
puo tl1\C:lllJíl• bcndic1.1r10, l 'u~o delta prutu pc:rsoru 1...,pnmc:rc:bhc p111110.10 l'.111onc
J1\ nu m t:orn~romlcnu um b \U.1 111aniíc:s1az10nc amva. dtgmno cractaco nc1 ver ert1 prcccdenn. . .
' ( Ir.• .aJ l.., ., Zl 2.17; 7 5 -1 CJ-13. li v. l3 pre. cnta, 111finc. i compo rc.tmeno re lanv1 al corretto
' l tr p.mc 111. l.lp. J. S 1..\.2. pp. 355". appron 10 a1 -;abato.

126 127
PARTE 1 CAPITOLO 2 IS 56, 1-8 E 1DISCORSI DIVINI DEL TRITO-ISAIA

Rispetto ai discorsi precedenti, si dedica qui un ampio spa- IS.2-l) e uffi i alla prima persona singolare (vv. l.2.3.5.6.7.8.9.10.
zio alle questioni dei rapporti sociali che risu ltano imprescin- 1t.12. l 3. t-l.15. 16.17.18. 22.25).
dibilmence legati alla realizzazíone di un corretto rapporto con
JHWH.
4.21 motivi
4. L'esito prospettato in quesco discorso si distingue per il suo
caractere positivo. Alia realizzazione corretta dei dig1uno corri- Nd discorso si possono rinvenire rutti e q uattro i morivi; que-
sponde uno scato po itivo (vv. 8-9a) rappre encaro, nel v. 8, dal- sti si usseguono nel corso dell'esposizione e si incersecano era loro.
l'inunagine della luce, della pronta guarigione della ferira, della
g1ustizia che precede il fedele e dell'accoglienza divina; il v. 9a, in- 1. La rive/11z io11e di11i11a viene espressa neJ suo contrassegno bi-
vece, descrive l'esico positivo in termini di una perfetta comu ni- polare. L·e pressione tipica al r iguardo si trova nel v. 8 e implica,
cazione e relazione di reciprocità con Dio. contemporanearnente, la distruzione, da una parce, e la conserva-
Nei vv. lOb-12 appare la descrizione deU 'esito positivo espresso zione. daJJ'altra.
ancora una volta con l'immagine della luce (v. 1Ob), della guida di- L'irnpronta negativa della manifescazione di JHWH ê presen-
vina, della sazietà e dei rinvigorimenco; queste immag1ni confluí- rata secondo un progressivo peggioramento: la denu ncia iniziale
scono poi nella mecafora del g1ardino frrigato e della sorgente (v. 6) divenca r1compensa per le azioni illecice (vv. 6-7), per tra-
delle acque perenni (v. 11). U v. 12 tratta, infine, della ricostruzionc fom1arsi, infine, in destinazione alla scrage (v. 12).
delle rovine e della riparazione dei sentieri che permette un nuovo AI contrario, la manifestazione posiciva si esplica come assicu-
dimorare nel paese. razione della discendenza (v. 9), creazione di una nuova reaJtà (vv.
17. 18), gioia (v. 19) e comunicazione perferta all'incerno della
quale Dio prom ette la sua piena collaborazione (v. 24).
• 4. li díscorso dí Is 65, 1-25
2. 1 refem1ti dei discorso vengono pre encati nel v. 1 arnaverso
Is 65, l -25 si discacca oettamence dal pas o precedente (63,7- la loro caratterizzazione comportam e nta1e. Successivamente si
64, 11) che contiene le parole rivoJce aJHWH da parte di una col- parla dei •popolo ribelle11 (v. 2) e dei •popolo che mi provocava11
lettivici; in Is 65, I cambia il locutore e inizia iJ discor o divino (v. 3a). N ei vv. 10.19.22, ruttavia, lo cesso so tantivo 1w ê accom-
che si conclude con la formula mn· iOK nel v. 25. pagnaco daJ suffisso po essivo deUa 1s. riferito a JHWH. Nel con-
testo dell'intero discorso si osserva la riconsiderazione e la
ridefinizione dei contenuto semantico dei concetto di «popolo».
4. 1 11 locutore li popolo evocato nei vv. 1-3 costiruiscc difatti una categoria di-
stinta dai popolo di JHWH me nzionato nei vv. 10. 19 .22. La prima
La pre enza di un solo locutore,JHWH , e cestimoniaca, oltre che categoria viene incerpellaca dirercamente ne l seguito dei discorso
dalla formula nel v. 25, anche dalle altre formule presenti nel di- (vv. 11-lS) con l'appcllarivo cvoi11 (vv. 11.13. 14) e con le corri-
corso: i1 il' iOK (v. 7); i1 i1' il')K il:J (v. 8); 'JiK iOK-il:> (v. 13) e dal- spondcnti forme grammaticali al1a 2mpl., mentre la econda ca-
i' uso coscance di for me verbali (•n ri,l, ·nK~OJ , ·n i o K v. 1; •nt:ml, v. 2; regoria Cas inlllata ai temuni «"nl.ÍeÍ Servi» (•i,:w, VV. 8.9.13. 14.(15])
ii:DnK, •noC,:;,, v. 6; •n,o, v. 7; n~l1K , v. 8; nK~ il, v. 9; •n•JD, •nKip, •n i ::i, , e •miei eletti» (•i •n :::i, vv. 9. 15.22).
·n~~n""K':i, v. 12; ·nC,J, ·n;,:;,, v. 19: ilJVK, ;,o~. v. 24), pronomi (' lK, vv.

128 129
PARTE 1 CAPHOLO 2 IS 56.1-8 E 1DISCORSI DIVINI DEL TRfTO-ISAIA

3. 1 pnrametri di comportnme1110 in questo discorso hanno carat- 1Sideraco un 'unità comunicativa d otata di un sufficience grado
cere negativo e de crivo no atteggiamenti deplorevoli ch e riguar- 'º 1
dl coe.ione e d"1 coerenza-,, .
dano la sfera dei rappo rco con JHWH. N el v. 1 si menzionano gli
arti di di attenzio ne ai co tanti cencativi di relazione da parte di 5 1 1110Cutore
JHWH. N el v. 2 i esplicita l'acceggiamenco dei popolo in cermini
di ribellione. li v. 3 riferisce l'atteggiamenco provocacorio verso Per quanto riguarda il locucore, si osservano numerosi indizi
Dio e inizia !'elenco degli arti cuJcuali illeciti che pro egue nel v. che nmandano aJ locucore divino. A que ti appartengono le for-
4. N el v. 5 l'atteggiamenco negativo si d e ume dalla cicazione mule: esplicice riferite a JHWH (n i'I' ioK i'I::>, vv. 1.12; i'lli'l'~Kl , vv.
delle parole dei procagonisti: Tn:np ·~ •:J-oln-a,K T'K :J""lj'. Nel v. ? 17 .22; ii1ii' "iOK\ v. 9; Ti'la,K "1()K , v. 9; i'I i'I' ~K, vv. 20.21.23), le
7 si presenta di nuovo l'attività cuJcuale illecita, che ricoma po1 nel f~nne di prima persona singolare dei verbi (~·~ . v. 2; •ni:l,, 'rn>El1'nta,,
v. 11. Tucti quegH acci corrispondo no fo ndamentalmence aU'ab- -:K, K':lK. 'M ;,, v. 4; ':lt:!K, '1'"1x,·~.u. v. 9; c~n.m, v. 13;•rn'll, ·rirb~.
bandono di Dio e alla dimenticanza dei suo santo monte (v. 11). ,.. 19:ii?x. v. 21 ). dei prononú ('lK, vv. 4.9.22; ·~~ . v. 13) e dei uffissi
lnolcre, nel v. 12 i ricorna in un certo modo aJ v. 1 e si menziona nei vv. 1.2.4.5.9.12.18.19.20.22.23.24.
la mancata rispondenza aJ richiamo di JHWH , chc corrisponde J vv. 6-8; 10-11; 14- 16, invece, non presentano segnali espli-
alle celtc comportamentali maJvagie. citi che permt:ctano di individuare JHWH come locucore.Turtavia,
già alia uperficie dei cesto, ono presenti alcuni clementi che per-
4. Un ampio spazio vien e destinato ai trattamento dei due esiti mettono di considerare Is 66, 1-24 come un discor o divino.
oppo ri. N el v. 9 ritornano le tematiche delJ 'eredità , dei monte Nono cante manchino evidcnti legami le icali tra i vv. Se e 6,
dei Signore e deUa sua abicaz:ione. U v. 1O descrive l'abbondanza la !oro giu capposizione ne evidenzia la continuità cemacica22• La
di be ciame. AJ contrario, il v. 12 espone il de tino di scerrninio. nunaccia ..ma essi saranno confusi• (v. Se), i concretizza nell'azione
li caractere oppo to dei de tini viene espre so in maniera dei Signore che •paga il concraccambio ai suo i nemici•, (v. 6), dove
e emplare nei vv. 13-15 dove si illuscrano efficacemente i risuJ- 1 nen11ô ono in relazione con i c&acelli che vi odiano• (v. Sb).
tati, non o lo diversi ma e plicicamence concrastanti , che riguar- loolcre ai desiderio di constatare la gloria dei ignore, espresso nel
der:rnno i servi dei Signore e colo ro ch e non gli appartengono. v. 5b (• iT "1.:D'), corrisponde, nel v. 6, la teofania divina. ln questo
1 vv. l 6b-25 contengono un quadro ch e pre enta I' esico posi- modo. ebbene il v. 6 non mo cri chian egni mo rfologici o Jessi-
tivo assinulando lo aU'immagine della nuova creazione. cali che permettano di classi6carlo come pronunciamento di JHWH,
ruttavia - a causa della continuità cematica con il versecco prece-
dente - esso puõ essere ragionevolmence consideraco come ap-
5. li discorso dl Is 66, 1-24 partenence aJJo scesso enunciaco23•

Dai punco di vista forma.le, la separazione era 1 65 e 66 e de-


termina ta daJla fo r mula conclusiva ini'I' "1()K i'I~ che compare in Is
65,25 e, con caractere introduccivo, in Is 66, 1. IJ capitolo e tato
pes o considerato come una raccolta di decci debolmence colle- 21
Per un'aiuhsi decr:igli:iQ. cfr. p.utc Ili, cap. 5, pp. 4 l 7SJ
gati. Po iché neUa pre ente ricerca si utilizza un approccio in- 22
Per Is M.5-24. cfr. .111chc A L.H.M. VllN W1r lllN(.I N, Tirr Rraárr-Onrr11cd l "11ity,
cronico que! che interessa ese Is 66, 1-24, per quanto cravagliata 194-195.
poso;a e scre la sua scoria redaziona.le, allo staco atruaJe pos a e ere 2
' Tn gh auton chc ammenono 11 lcg:imecn1vv.5 e 6.cfr.ad cs.:J. BLENKl~PP,

130 131
PARTE 1 CAPITOI o 2: Is 56. 1-8 E 1DISCORSI DIVINI DEL fano-ISAIA

1 vv. 7-11 sono dedicaci all'immagine cli Sion, parcoriente e li v. l 4 pone in rilievo la bipolarità della rivelazio ne clivina
madre. Solo il v. 9 mo tra visibili rimancli a JHWl-I in quanto locu- che s.i nuniíescerà eco~1do ~iocia!ità ?PP? te: l~ mane:> dei s.ignore
core: la duplice ricorrenza dei pronome personaJe della 1s. ' lM , la che si (arà e?~º ccre a1 . uo1 servi e 1md~gn~1one ~1retta , uwe.ce,
pre enza deUe fonnuJe ;,,;1· ~K' e Tii'7K ~K. e deU'u o persistente uoi nenuci. La mamfestazlone negativa Vlene nporcata ne1 v.
cli forme verbali alia 1 . , ,:l:n(, ,.i, K, ·m~;i . Tali rimandi sono assenti ~S-l 6 dove, accraver o una ser ie di immagini belliche, si presenta
nei vv. 7-8 e 10-l 1, che circo crivono r enunciam cencraJe (v. 9). Al Dio cbc opera un giudizio diversificante u ogni carne.
toro interno si constaCI rurnvia la presenza di un'unica mecafora in E, invece, da considerarsi salvifica ed esercitata da J HWH
evoluzione progressiva: dall'm1magine della parcorience nei vv. 7-8. t'azione d1 raccogliere curei i po poli e uitte le lingue, che e illu-
si passa all'inunagine della nu erice dci w. 10-1 l .Anche lo stile orno- ·rrata ne1 vv. 18- l 9. N el v. 2 1 i menziona l'atto clivino cli isátuire
geneo, con un ,andaru ra caratten·zzaca uau .J_,.. uso deu·anafcora-'", con- dei sacerdoti e levici con una po ibile aperrura ai rappresencanti
forma il legam e era i vv. 7-11, e quincli la possibilici cli attribuirli allo delle naZJoni da lui radunate.
stesso locutore divino. d v. 22 viene accennata nuovamem e la tematica deUa nuova
li v. 14 appartiene alta socto-unità compre a era i vv. 12-14, creazione.
dove i pro egue con la descrizione di Gerusalemme. L'ulrimo
tico dei v. 14 inrroduce invece la sorte opposra dei nemici. Que- 2. La trattazione dei desti11atari nel presente di cor o m ostra
sta cemaáca e sviluppata poi nei versetti succe sivi (vv. 15-1 Sa), una cerca complessità dovuta ai frequente cambio dei personaggi
dei quali olo il v. 17, con la formula ii ii'-CKl , cosáruisce una con- chiamaá in causa e a1 farto che questi , nelJo sviluppo dei discorso,
ferma che sia il $ignore a pronunciar i. ono incerpellati ora in maniera diretta ora indiretta.
Nel discorso si individuano akuni interlocucori interpeUati
direttamente: nel v. 1 si tratta di destinatari non peci6cati ; nel v.
5.21 motivi S gh incerlocuco ri sono indicaá come ,,:l,-':iK e.,.,,,.,
(che ri-
chiamano • :l,-C,.11 , il dei v. 2, descritti anche come 'l:1 e m,-i'l:::l),
ln Is 66, 1-24 si ri contra la presenza cli rutci e quarrro i mo- odiaci e rc pinri dai toro fratelli a cau a dei no me dei $ignore; nei
civi caratteriscici individuari nel discorso cli aperrura. w. 1O- l 4a i personaggi sono determinari in relazio ne a Gerusa-
lemme nella quale sperimenceranno i benefici deUa salvezza; nel
l. La ma11ifestazio11e divi11a i presenta nella sua pecuJiare ambi- v. 20 i menz.ionano i fracelli dei gruppo precedentem ente imer-
valenza. Nei vv. 4 e 6 viene presencaca la rivelazione nel suo pellato (c:::·n K); nel v. 22, infine, si parla della loro discendenza e
aspecto negativo nei confronti dei suo i nemici. dei )oro nome, ch e persisceranno davanri a1 Signore. La caratte-
lnvece, ncl v. 9 si assicura a Gerusalemme J'azione alvifica di rizzazione di questi personaggi pocrebbe e ere riassunca dalla de-
D io, il principio deUa fecondazione e della generazio ne. N el v. 13 nominazione di •servi» cli JHWH, ,.,iu, ripo rraca al v. 14.
si paragona JH W H a una madre per e primere la sua accoglienza Altri per onaggi presenri nel discorso non sono de tinatari dei
dei figli e il dono delta con olazio ne. pronunciam ento cliretto, ma wngono interpellaci alta cerza per-
ona. La menzio ne, nel v. 5, dei cfracelli che vi odiano• implica la
presenza dt un gruppo oscile, ma legaco ai desrinacari direrá da un
ls111a/1 ;6-66.194. 299-301 :J.L. Koou., ú111a/1 /l//J.-l83-488: E.C. Wc..tWHR, "A Rhc-
toric md • ofls:uah 66", 93-IOH:J. M UILLNliUllt,,ú l)a1<1h -IC)..(16". 763-76.i rapporto di frace llan za. Quesá personaggi vengono decerminaci
~· =~=.\'V. 7:. e 7b: -o. \'V. lb e Xb: •Jte . vv. 9.t e 9b: Jt:er.1\'CT'SO dul.' wrb1 çmonumci in rdazione diretca con JHWH, in quanto suoi nemici, i'::l'K (vv.
':'"': e '-=''= ne1 vv. 10.l e IOb; ;;:i,. \ \. 11a e 1 1b. 6.14) e ribel!J, ':l c:·:;:iDii C'::Í)Kii, V. 24.

132 133
CAPITOLO 2 IS 56 1-8 ( DISCOl?SI DIVINI DEL l RITO-ISAIA

1 de anatari deU'azione divina e dei suo messagg10 sono anche 1 \'. 1 . i prospecta alie nazioni un fururo nel quale es e ver-
i popoh, o•un~ . vv. 18.20; C: ''llil , v. 19; ad essi i nferisce proba- e e w dranno la gloria dt JI IWH; vi aranno poi akuni che
bilmence anche 11 pronome C: il nel v. 21. rann~ceranno la gloria di D10 111 mezzo a1 po polt (v. 19) e ri-
Ne1 vv. 7 .8. 10- 12 viene pre entaca una figura femmmile, par- Jnnueranno 1 fratelli a GerusaJemme (v. 21 ). .
conence e nutrice, 1denoficata nel v. 8 come 1on e nel v. 12 come p<>rt d v. 22 i garantisce ai desánacari La pem1anenza della discen-
Geru alemme. denz.a e del nome e, nel v. 23, l'umversale adorazione dei Signore.

3. 1 para111e1ri co111porta111e111ali presentaá nel di corso


in due cacegorie: raccomandabili e deplorevoli . 6. eonclusioni
Gli arceggtamenci po icivi , pre entaci aJ v. 3 nel corso delJa ca-
rarcerizzazione dei personaggi , ono l'umilcà, la conrnz1one dello l n questo capicolo i ê poi:ut~ verifi~are l'_es~ tenza ~e~~ cerza
spirico, la r iverenza nei con&oná della parola di Dio. arte dell"opera i aiana di alm cmque d1.cors1_ricond~c1bili al lo-
Le azioni non corri pondcnci aJ disegno divino sono prc en- ~ucore divino, che compr_c ndono. ~on~tsteno _segnah _della pre-:
tace in maniera piu dercagliata . Nel v. 3 i elenca una serie d i atti, enza dei quatrro moav1 ccmauc1 ri nvenun nel dt corso d1
e po ci in coppie, dei quali il primo e lecito. menrre il econdo ê apercura. . . . . . . .
inacceccabile. NeUa seconda parte dei v. 3 si srnceázza cale com- Que ta deli1~1caz1one prelmunar~ .c~ aru1 ce 11 fondamenco
portamento come celta delle proprie vie e compiacimenco nelle per cui e pos ib1le sorcopor rc ad analts1 11 co~cenuco ~el~a coi~u­
proprie abominaz1oni. L'espo izione dei comportamento con- nicazione divina nel uo viluppo arcraverso 1 ~uddern discc;>rst (II
dannabile continua nel v. 4 nei termini già risconcraci m 1 65, 12. parte) e, in eguico, verificare le s~tegte po te m ateo dal 011~ence
Nel v. 5 si menztonano l'odio, il rifiuto nei confronci dei fracelli aella rra mi sione dei me agg10 (111 parte) alio copo d1 rag-
a causa dei nome dei Signore e l'arceggtamenco irnverence verso giungere le finaltcà comunicaave de iderate.
Dio te o. Dalla caratterizzazione dei perso naggi nel v. 17 s1 de-
umono alcune pratiche illecice. lnfine, il v. 24 menzio na la ri-
belhone evocaca anche nei precedenti di corsi.

4. N el disco~o e prospenato un duplice esi10. Quello nega-


avo e defiruco nel v. 5 come vergogna, nei vv. 16. 17 come ter-
minio, e nel v. 24 come perenne decomposizio ne.
La realcà po iciva occupa maggiore pazio. Nei vv. 7-8 essa
viene e po ta con l'immagi ne dei pano miracolo o d1 1on-Ge-
rusalem me. li v. 1O immerce nell'esposizione l'elemenco della
gioia e dell 'e ultanza, per poi ricornare. nel v. 1 1, all'immagine
della madre che divcnca nu rrice di figli . Quesco q uadro s1 estende
ai v. 12 che aggi u nge ai nutrimemo akuni rrarcamcnti partico-
lari . Lo scaco pro percaco ê de6nico nel v. 13 come «consola-
zionc• e la sua perimentazione costitu1 ce motivo di gio1a e di
rinvigorimenco.

134 135
PARTE SECONDA

PARTE SECONDA
IL "CHE COSA" DELLA COMUNICAZIONE: ELABORAZIONE
ILSEMANTICA
«CHE COSA» DEI
DEUADISCORSI DIVINI
COMUNICAZIONE:
ELABORAZIONE SEMANTICA DEI DISCORSI DIVINI
CAPITOLO 1
LA RIVEl.AZIONE OI JHWH

Uo primo moàvo,la rivelazione diJHWH nella sua peculiare bi-


polaricà salvífica e giudiziale, estato annunciaco in Is 56, 1b e ha ri-
cevuto una prima traccazione nel prosieguo dello stesso discorso.
Nel presente capicoJo si esamineranno l'espansione e l'articolazione
semancica dei suddecto mo tivo analizzando, all 'interno dei pro-
nunciamenci divini dei Trico-Isaia, queUe espressioni che hanno
JHWH come soggetto dell'azione e che rivdano i tratei della sua
manjfescazione. Lo scopo sarà di ottenere una sintesi che abbracci
i diversi a petti delJa rivclazione divina e di porre in evidenza il
concribuco deUa componente semanáca oel processo comunicativo.

Una prima lectura permette già di rilevare come la riveJazione


divina egua la duplice truetcoria impostaca nel discorso di aper-
cura: akuni cesti, infacti, oe soctolineano simultaneamente le due
facce (§ l ), mencre altri si offermano ora sugli aspetti salvifici (§ 2)
ora sul giudizio (§ 3).

1. Le due facce d ella rivelazio ne

Come già evidenziaco nel caso di Is 56, 1b, la simultaneità di


salvezza e giudizio possied e un fo rte impacto comunicativo per-
ché mene in rilievo l'opposizione tra i due asperti e l'inevitabi-
licà di una delle possibilità. Ogni alcra possjbilità viene ad essere

139
PARTE 2 C APITOLO 1; LA RIVELAZIONE DI JHWH

esclu a. I cesci rappre encativi m que to ambiro sono: Is 65,8; b' 1 i1 car:ittere dell'operaco di J HWH: la sua rivelazione non ê piu
1
66, 14; 66, 16. ' ogenea nei confronti di tutta la i«vigna•, aJ suo interno avviene
0111 ' 1 1 ~ . •
na eJezione e ne verra salvaco so o ua •grappo o• . 1 ncon-
ln Is 65,8 l'azione di Oio ê po ta in parallelo con la vendem- ~ ma che il principio di selezione non e piu queUo deU 'ap-:
mia. La cernira era fiutti buoni e cattivi , parte dei lavoro norrnale e;rtenenza nazionale, ma quello relazionale che lega JHWH e 1
dei vignajo)o, serve a dimoscrare la peculiarità dell'azio ne divina.
p .
·uo1 ervi.
ln relazione a enrrambi gli operaci i impiega iJ verbo nnd (H1)
che. nel suo u o ceologico, descrive J'imervenco dücruccivo di Lo ce o aspecto di elezione con una chlara divisione, quesca
JHWH e puõ riguardare sia le nazioni scraniere, sia lo sresso lsraele'. ·olca rra i "ervi e i nemici di JHWH viene messo in evidenza in ls
Laddove il verbo e preceduco dalla negazione evoca, invece, l'irn- 4s:
~6. l . la mano . del . .,. si farà cono cere aj suoi ervi e l'in-
. Signore
magine di un Oio prorercore. L'espressione C,;:,il n·ndil •nC,:iC, sug- dignaz1one ai suo1 ~e.rrua . . . . , . .
geri ce l'agire divino di distruzione e di prorezione allo stesso r1 ignificato po mvo deJla marufestazione di JHWH e esplic1-
n
tempo2 • so canrivo C,;,i1, poiché accompagnato dall 'articolo, ri- tata co;ne 41la mano dei Signore• che si farà conoscere (~-r , N1) ai
manda ad una realtà ormai conosciuta. li piu probabile referente servi. li intagma i1 i1'1'7 in Is 25,9- 10 e prime la alvezza ~­
sj trova in Is 64.7.8 (ui:>;:,) dove gli oranci si definiscono rutri come áca e operara da Dio; in Is 41,20, nel c~n tesco della resca~razion e,
popolo di JHWH 3 . la quesco contesto, l'annuncio da pane di D io j miseri e i poveri (v. 17) pocranno n cono cere (.:.n•) il pocere
esdude la disrruzione di tutto il popolo, ma implica la rovina di creaovo «della mano dei Signore•; in ( 59, 1 si pone in relazione
una parte di esso. la •mano» di JHWH coo il porere di salvare. Di conseguenza si puo
li carattere diversificante dei giudiz.io e confermaco dall'uá- srabilire un collegamento rra la manifescazione della mano di Dio
lizzo dell'immagine dei grappolo ~;,~K), che richiama la metafora in 1 66, l -t. e l:i rivelazione alvifica.
della vigna. La 1vigna• in Is 5, 1-7 e 27,2-6 indica l'intero popolo
e
che, nel primo caso, destinacario dcJ giudizio di condanna e,
nel econdo, dei dono della alvezza. U passaggio daU' inunagine
della vigna a quella dei grappolo in Is 65,8 suggerisce un cam- • E. OUARA,"Dalb \'lgna al gr.appolo". 145- 157,pp. 179- 180.
biamenco quantitativo dei referente: se nel primo ca o si evocava 'Conrro C. W~IERMANN, lsa1al1 40-66. -421. chc non :unmccte 1.1 dmmzione ~1-
la roraljtà dei popolo, ora i intende una sua parte. ln ls 65,8 cam- l'intcmo Jd popolo deno e collega i •nemici• coa 1 popoh soctoposu ai g1ud1zio nel
v. 15 Chianmcno drca li f.itto chc si trnm dei nemto d1JllWH e non di quelli d' lsr.adc
~no otfcm nd cap. 2 dell.a pme li. pp. 179-180.
• li \"Crbo n..-:u si rifcrucc a emnmb1 gh oggeni: :-i.- -r e~- L'opnone per b vo-
1
li \"e'rbo rr.l e uolimto per mdic.arc 1 segucno mccrvena dtstrutuv1: b devasu- c.1hz.z.wonc eh I:.;! come SOSQJl[J\,'O p1umNO che come fomu verbale Qal (nporau nd
zionc delb cerra m OCCl11one dei dtlu\•io (Gn 6.13.17; 9, 11.15), la dmruz.ionc d1 So- TM) ê suffrag.iu d.l akum mdm: la menz1one dei nemici fa .l soci:ire Is 66.1 -4 al v. 6,
donu e Comorn (Gn 13.10; 19.13.14.:?<J),m Bab1lonu (Gcr 51,1 1) e di Tiro (Ez 26,4). dove JHW ll np;ig;a 1 suo1 ncnut1; tale ncompcru.i. secondo ls 59.18, conrute ntllo sdc-
Espnme moh:rc la nunaccu conuo Gcrusalemmc- e li popolo d'lsraele (2Sam 2-4,16; gno dJ 1)10. :-.::- (e&. Is 66, l 5). uno dei sostanOVI :ippartcnenô :illo ~tC"MO campo se-
ICr 21, 12.15: Gcr 1.3,H: 15.3: 36.29). nunoco d1 c:r; memn:: 111 b 66.6 ê 1.1 voce eh Dio ad csscre ~O'llm<: nto di punmonc. m
1
Cfr. D. VETITR, " rr:l", DTAT, 80-4-1-108 b 311.27 11 ~O\cimivo c i e li fuoco (dL ls 66, 15- 16) sono assooaá ;illc mm1agim deli3
1
Ê wstcnuta cb dJwrsi studioçi b rd:izione tn l'or.wonc dei popolo in Is 63.7-64. 11 bocc;i e dcll.i língua di JHWH, in concorcbnza con b mcufora ddb vocc.
e b ns~ci d1vuu in I< 65. cfr.. ad es..J.N. ChWAt.T. Tirr &ok of /smalt 40-66. 635: 0.H A. Frrzc,rn.AU>. '"H ebrew yd=•lovc» and •Bdovedt'". 37 1. proponc la tndunone
Sn:C'.K. 111d1t't1 w Trito;naia. 2 17ss.: M .A. SWUNEY. - Prophcoc Excges1s", 458; A.L •:unott- sulli b~ dclb radice ydd. 1 tesô m=oruao. rutt:1via, diinosmno b pertincnza
GIV.NT- HENl>.ERSO!'ll, l1u:lu.si1'f' Voim, 46: P.A. '1m 1. Rktori< "''d Rrdaaio11, l 32ss. de!La mctafora dclli mano di Oro come ~rcssionc delb rmnifescanonc s;alV16ca.

1.ao 1.a 1
PARTE 2 CAPITOLO 1: LA RIVELAZIONE 01 JHWH

~o sde~o (e.D)'. a~ronimo _dei cernline salvezza (Ab 3, 12-13), 2. Lo rivelozlone salvífico come relazione
desonaco a1 nenuc1 di JHWH e in contrasto con la consolazione
a1:mu.nciaca in Is 66, 13. ln ls 12, 1 la consolazione (cm) da pane 1n Is 56, l-8 la r ivelazione sal vi fica i concretizzava come am-
d1 010 ha luogo quando egli ririra la sua ira permeccendo il ri- missione degli uomini alJa relazione con Dio. Tale relazione era
pri tino deUa relazione infranta; aJ concrario, in 1 66, 14 1•o tilità espressa in cernúni cü condivisione de lia sressa "casa" e cü comu-
di JHWH verso i suoi nemici non si placa e iJ rapporco reciproco ruone di preghiera e servizio. G li scessi aspecti sono ripresi e svi-
non puõ percamo sussiscere. luppaci nei succe sivi discorsi divini confermando la visione
preccamence relazionale deUa rivelazione salvifica.
Un'alera immagine deUa cernira di caraccere universale ê prc-
sence in Is 66, 16. La menzione dei fuoco evoca la metafora della
~ffi.nazione de~ mecall<;>"· il processo accraverso il quale e po sibile 2.1 La formozione di un popolo
~1s~nguere era il macenale prezioso e le scorie. Quesca immagine.
111s1cme a quelJa delJa spada, designa il giudizio di Dio (~Dal ; N 1) L'ortica relazionale nell'esposizione della salvezza viene orga-
per ~.ezz~ dei qu~.e egli discinguerà era ciõ che e giusco e cio nizzaca secondo due fondamenrali 6Joni rematici: (1) l'impegno
che e mgiusco, tra 1 mnocence e il colpevole9 • IJ facco che l'azione divino a re taurare la relazione infranca e (2) gli atti che tendono
di JHWH riguardi «ogni carne• (io:i-',;,) 111 pone in evidenza la sua a formare un popolo di servi. di legictimi partllers nel rapporto cü
porcaca universaJe, mentre il risulcaro che implica una Jimirazione familiarità e di mutua apparcene nza.
- molti (:i:ii), ma non rutti, saranno uccisi 11 - soccolinea il suo
carattere elettivo. 2. 1. 1 La riattivazione dei rapporto di reclprocitô

. Se dai resti sopra menzionati emerge sopraccucco la propen- L'agire salvi6co di JHWH si distingue in primo luogo per gli ar-
s1o ne a raffigurare la imulcaneità e l'opposizione era le due facce reggiamenci che tendono a riartivare la relazione di reciprocità, ren-
d.eJJa m~!1ifestazi<;>ne cüvina, alrri cesti ne offiono una pre enta- dendola di nuovo vitale e operativa quando essa si infrange. A quesco
zione p1u denagliata e ne evidenziano il senso relazionale: runo campo appartengono azioni quali: •ravvivare• in Is 57, 15, «cessare la
~iõ che viene annu~ciaro riguarda due soggetti, Dio e l'uomo, e lice e lo sdegno• in ls 57, 16; •guarire• in Is 57, 18. 19; •guidare• in Is
il loro rapporto reciproco. 57,1 ; •concedere il conforto• in ls 57,18;66;13,•creare il frutto
deUe labbr.n in ls 57, 19; offi-ire la •pace• in ls 57, 19; 66, l 2.

L'annuncio principale deJJ'incenzionalità relazionaJe di Dio e


• Lºarnnugmc de~ r.illinu1onc od fuoco si O'OYa, ad cs.. m Ez 22,20-22. 24, l 2: Ccr
(1,29, Zc 13,9 (nd v. 7 dcllo stCS50 capstolo sa parla anchc dei giudmo cffcuu.uo per espo co in Is 57,15 in termini di «ravvivamento• (;rn 12,2x, H1).La
mcno dclla ~pac:b); MI 3,2-4. NcU'opcr.a isaUna b mcafor.a de~ raffin:monc si U0\13
in Is 1,25e48,10 dove ncorn: iJ verbo proprio ~ ·
' Cfr. 1 5.3: 11,3-4; 16,5: 51.5. Cfr. .uicbe R.. SCHULT7, "oc:i", 'IDOITE
12
H 9149: G. LlEDK.E, Cmalt 1111d &zticlrr11111gm altctstamm1/id1tr R.n/111<11ze, 62-73: K.W. E.jt:NNI, Das l1diriiiscl1t PI 'ri, 61-62. traducc Is 57, l 5 meu aufleben bssc:n•; men-
W1 llTELAM, Tir")11s1 K11~e. 51-59: P. 130VATI. Ristabili"' la g11wiz1a, 165-166. ire genernlmcnte e coruider.ato come Hr e rradorto •leben lassen=weater lcbt'n lassen,
1
" Oppure: «Su CULU la terra•, secondo la IMio de~ LXX. am Leben erhahen•. Non e·~. run;ivu, bssogno da assegnarc un sagm6cato partacobre
li smt;igma m.-r ·""'1 n corre ancbe in Gcr 25,33 nel com~Lo dei gaudmo con-
11
alia fomu Hi di Is 57, 15 c:bJ momento chc s1 cr.ma d1 un 'auonc conunua: b perma-
rro le nu1ons. nenu nella \1C.'I coincide con la perm:anenu nella relusonc con Dao.

142 143
PARTE2 _ _ __ C APITOLO 1: LA RMLAZIONE OI JHWH

finalici dello scare (l:::::1 1l) di JHWH con gli u1111lt e i concriei e esat- _ ""'l"l;r.K) e alia salvezza (v. 8: ul;,1nn i.11j"1) 1' 1. A differenza del
camence queUa di •ravvivare• iJ loro pinto e i loro c uori '~. ~ i>~"8 : ~reavia, il cesco trico-i aiano non accenna ad akuna sup-
correla~one era la vita deU 'uomo e la ua permancnza alla pre- 51 :>r'i,·olca a Dio e, quindi, il suo pronu nciamento no n coin-
senza di JHWH e messa in evidenza in Os 6,2 (il•n, P1) , ne) Sai p deaCJ
con una n. sposta a IJ'ºmvocaz1one . d e}j ' o rante~211. a1 ~o~~no,.
80, 19 (A) e Is 55,3 (QaQ. ln Is 57 ,15, runavia , eJHWH la parte at- e,.' 1·aciva e di JHWll, ch e - actraverso Ja ua dt pombilita -
e
civa, mencre negli alcri re ci l'accemo po to piuno to ull 'azione d1niz dera scimolare una n. pose.a operaava . deu··mcer1ocucore, come
dell'uomo neU'ano da avvicinarsi a D10. ~ ene. ad e ., in ls 27.4- 5 . Dai punto di vi ta della ri posta, il
L'assunco fondamencale assimilato e viluppato dalTrico-lsaia e .t\'\'1
iu vicino e Lam 5, 19-22: 010 .
ren d e po 1ºbºI 1 e il rnomo
.
queUo eh~ la vica deU'uomo e dei popolo dipende dalla relazionc cesco P da ' 1 . di d , 1 ffi .
d U'uomo. ma qucsc u amo pen era a ua e emva anua-
con Diob poiché egli e vica '" e Signore deUa vica 17 • n •ravvrva- ~ne M encre, dunque, la concesa e l'rra divina esprimono la rot-
mento•, in quanto e pressione di salvezza, edunque quell'apertu- ~ra dei rapporco era Dio e l'~omo 21 , l'annunci~ ~i. Is 57, l~a
ra che permetce all'uomo di accedere aJla profondici di una
relarione incer1ore (spirico e c uore), e non olo e ceriore con ro D·cuisce l'aperrura da parte . d1 JHWH a un nuovo 1ruzto nella n-
n
cornpo iz1one delta relaz1one compromes a .
JHWH, e di pemi.ancre in essa. Un p~o ulteno~e verº. il ripristino d;fa relazione eJ'offe~
Allo cesso scopo relazionale e finaJjzzata m 1 57 16a la vo- eh guarig1one menz1onata m ls 57, 18. 19 . li do no della guan-
lonci ~ivina dj po r re fine alla conccsa (:::>', K c',1;1', Ki,)'1-1 e di pb - gione (tt.:i- ) e pri"_le J'agire saJvifico ~i J_l l,WH 2~ ed e ~~tamente
care 1 ira (r;u:pK n;oli, tt',). Tale intento ê correlato sia con b collegato ia con 1J recupero della vttalica (Is 57, 15) s1a con la
manifescazione d elta saJvezza ia col dono delta vtta, come av- cessaZJone dello sdegno (Is 57,16a):?t'. Di cons~guer:iza, la &'-'ari~
viene nel Sal 85,4-8 dove il vocabolario deU'ira e presente neJ v. gaone di cui si parla no n puõ consiscere nella nmozione dei ca~>1
4 (il~J.j , -yi). n_e~ v. 5 ~o.:7;,), nel v. 6 (" K, 'JK), e la ce sazione dei deJ popolo e degl.i ido latri in modo che i fedeli ne vengano h-
sennmentJ omh equ1vaJe aJ ripristino d ella v1ta (v. 7: -.i,i"I beraa come da un tumore!7, ma riguarda proprio i ribeUi stessi e
aJ nsanamenco delle loro •infermici•: e i sono i figli traviaci (cfr.
r 57, 17; G er 3,22) che necessicano dell' intervcnto divino. L'of-
ferra di JHW H di cessare la conte a (Is 57, 16) non avrebbe senso
"Scg\Jmdo ti p;ir:illt'lo col s.il 113,5.6.8, C. W c;n R..,,tA,.,N. bar.ih 40-66. 328-329, e la ua azione non mira e alia guarigione tnteriore deU'uomo
cscludC" chc ti sanugnu M"I~~ it..--rl'1kl i<1 reno d.t !'='=K C' SO\Ocne l'<1ggmnca dd .,.'Clbo
•\'l:\lere-. TuCCIVl.1 an Lv l6. ll1.che p~nta wu costnJZJone ;11~ - p~ pn:ccduto m
nM - . b pamcclb 1mroduce il {Omplemenlo cli com~gn.u. e \1ene indow come oeon•.
• li \~Ore dclb pvucel.b t nel mugnu r-+. ~ fuule Ad es. b 12.1 ss. pmenu la sah~z:u come u ce<su1one dell'in ("j.UC) di JHWH.
Cfr Dt .30.15-20; 32,47 Tn gli sento profeoet. qu~o .upecto ~ wilupp;ltO am- Come ID\ttC su~>enscono R N . WHYHRAY. l.u1al1 .,0-66, 208, che mcnzioiu
p1.:unen~ <b Ezech.1ele (3,11~,\.: 14, IJ~s. , 18. 1 s.; 20. l~s. ; 33. lu ) ln Ez 37.1-1 4 11 r.av- Si! -H-23-24: 1-1.1. 79.5,J l3LE1''K•'''ºw, 1s.:nJJ1 56-66. 111. e W f">TIRMM"l. lsaJal• -10-
\1\.mtento <l\'Vlcne ;ittra.,.~no la pmcbnu:aone dclb p;arou d1 D10 e l'mfus1one dello 66. 329- 330.
sp1ruo che fanno ~ne Jelu mel.mone dwma.. ln Is 26. l~· l'I ti ,~rbo -n (QJ/) de- Cfr , .ido.. Ger 2.9 11. ;ai Hl2, 1 I.
\l'.rwe 11 pocerc salvúico d1 JHWH d1C" ndoru la VICI. ' Cfr. Gcr 32.37-38.
•• Cfr. Gcr 2.13; 17. IJ; 5aJ 36,9. ' Per b mcufor.i delb gwngaonc. cfr. a.ache Is 6.1 O; Ccr 3,22; Os (,, I .
'' Cfr. Nm 27,16;Gb 12.I0,34,14s.; C t 32,39;~ 104.29. '• Cfr. Ger 17. 14.
• Un'an;aloga cspn:s\ tOllC', che csprun e la misC"n cord1.1 e 11 perdo no dt JllWH, s1 Ct'r. De 32.39 e Os 6, 1-2 dovc n corrono e ntnmb1 1 vcrb1: :r~ e MO,.
trov.a nel ;ai I03,9 (::·i· ,_,.,.._':>). Altrc \.'Ol cc, 1m"Cec, ::-i ~pnme Li con~ eh 010 coo C:&. Os 14.4
il suo popolo o coa 1 suo1 r.ipprescnuno, cfT. 15 3.13; Gcr 2.9. Os 4,1. 12,3; M1c 6.2 C fr. P.A. 'l.1m 1, RJ1ttPnl' a11J RrJIJft1on. 95

144 145
PARTE 2 C APtlOLO 1: LA RIVELAZIONE OI JHWH

m modo che egli ~a in grado di accenare la propo e.a d.i com . • Esso VJene esphcttato m 1 66. 13 d.aJ p;iragone era l'agire
monc. Esan.amentc iJ n cono cimento da pane d.i Dto delle «Vi liiftta·.H (- ""J) e ta figura materna ,,. ln 1 57, 18 um. sunile fun-
dell'uomo m Is 57.18. delle vte ribelli dei uo •cuore (Is 57. 1 di JH\\ ~ôva ê ,·olu da.) so unm·o c •::r>", c he m O 11,8 de-
o, mccafoncamence, delle sue •infermici , fonda l'offcn:a di\.;ru zioneilevfiuco da parte di D10 d1es ere o prafatto dalla sua u:a (cfr.
guarigione e dt · ·c~mbto di roet2".
lnfam, ai imbohsmo della «Via• si collega tn r 57, 1 la m~
00?.. Z e dt dtscruggerc c~talmente gli i.nfcdelt "". J: o~ cm~-
1 :> • 1 esprime dunque 1 mtenz1one d1 promuovere il nstab1-
cafora deUa •gu1da• ( - - nc4 mcesa come la conduzio ne da parte ...o':o~;:1dei rapporo dt 6gltol..uu.a. come nel ca o di lsraele, an~e
dt JH\\o H d1 un popolo nbelle verso una relazione nnnovau. O lin b.rni]iarità nel Tnto-lsat:i st basa o pratrutto ui legame m-
\"CrOO ;T"l funge tn dtverst casi d.a cermine cecnico eer la gu1da di- e lJ co aJ momenco della creazione (cfr. 1 57, 16).
vina ve~o l.a liberazione dalla cruaviru in Egmo- 1, ma lo copo ra~f unto d"arri\."O dell'operaco dtvmo e l.i cre~one d~ •frutt?
e 1) compimenco della hberazione ê 1'3.lleanza cr.i ti popolo libe- ~ue ~abbra• e l'offerca d1 •pace• tn Is 57, 19. Lt d~'--e. d1 per <:·
rato e 11 uo D to. La cessa finalicà e implicita nt!U'a 1cura21one ~on dovrebbe es era piu per:mza, Dto cre2 le condlZlo~1 perche
della guida m Is 57, 18: l'agtre divino mira aJ raggiungimcnto dclla )'uomo possa proferire la sua parola th «pace•, o~re ti cfrutto
comumone nella relazionc armoniosa e neUa cond1vi tone dd delle labbra•. ossia porre m atto la prome a dt camb1amento delle
luogo eh 010 "''.e ctõ m linea con (s 56,7 che espn meva l'agire sal- roprievie (v. 14)J .
5
. ? ú
vifico come •condurre/ far entrare- (K~ . H r) aJ monte ~mo. Sa p li dono delb pace ê menz.1onato anchc tn ls 6~. t _. 1n orza
rratta dunquc dclla conduzione sulla cviv deJ vero popolo eh 010 ddla d.isposizione par.allela con e• l , :i::> , a que u ncorre~. d!l
(Is 57, 14) contrappo ca alle •vte• dell'adulceno e deUa nbellaone «> tanm-o c·So viene pe o actnbu1to tl enso da •prosper~ta~ .
(1 57, I o. 17. 18; 65,2; 66,3), la conchwone che m ultima ana.fu i e Tuct2,,.1. coOSJderaca la presenza espltctt.l ~el oggett() div!no
finalizntJ a far dtvencare •nuo popolo• ti popolo dei nbclh e (JHWH ê il oggetto dei \."erbo :"':l ), e prcfenbile Jeggerlo tn chl3\'e
dcgli adultcn.
L'allu ionc aJ paradignu dcll'esodo insico ncll'immagine delb
conduzionc- vtene ampliaa dalla ottohnearun che il rappono
l:i L"lfDIJlJ:blllC dt-lh Jonru/oudrc t' u prc:KTIU Jcil ,...:rbo e.., ncbianuno b 49.13-
che st viene a creare appa.roene all'ambico familiarell. C tõ av-
i- ~~ N"H comol.a rJ.i ~m t tu c om~"'º'"~ Ji t"\_)I (::--. Pi).
vtcne grazie all'annuncio dclb consolazíone in 1 57, 18 e 66, 13. :> o <ml.llltl''O ncorrt :uKbc m (). 11 .>4 t' 7 • 1.1.\ Jo\~ 'li annuncu b n:sourano~
Enrrambi i testi presuppongono un parricolare rapporto dt fami- , 00 / Gcru~t'. ln b 57 "la r-J,cc e.., ~nmc il nfwto dl p.utc: di ~ dâ b-
,._ comolan' d:agli im di cuhu pcrvt'n.o; m h 57 .1 K. '"'"="··· D10 <t~ e: pronto J
~ b ·onsohnont'.
"" lo Os 11.8 oon q amva alia nconcilinlont' \'n3 t' rrorru. ou ~ un petdo~
· Akuru l!uton nnC"lltbno in •lo confoncrõa comem LXX t' )T J ~ K'u-.v.s, unilncrJk: ~ ww\.-u non i- l"ulunu ~n,La dt'll'opcn di C:h.c~ pctcht' un mo uru-
~A Nott' on w=-nbh ln l'-1 57,18".541-542.dimosu:a l'opporturuu w nuntt'n("f"C' l..1tcnlc oon puõ oocrmuurc 1 r.arrnm mtc:rrcnoruh (H ~11'.U'\l'i- Y<-...RE. ll desnia
T"1 m b;a~ ;,dfc.- corn ponJt'n~t': •l"ho colpno• (v. 17) t' •lo guJnri>- (~. 1H): OJC: nt' lllldõ JfKll .lei. l89-l9tJ) li pnlSIC10 mtO-t\alJ.TIO cormponJc i qut'Sl·oma.. m b 57.l~ non
J't'1' lt' \•1t' Jd ~uo cuore• (v 17) t' •lo gwdcrõ• (v. 18). ê: «>tontt'SO tl pcrdono mcon<l1non~ro nu" nchunt.lTIO e: \1 cre.ino lc: coodi.nom pcr-
"'C fr. JJ n ., fu 13.17.2 1. 15.13. l>t 32. 12. Nc 9.12.19, ~ n.21: 78.1·1.SJ ch~ poss;a ª"'cnni un npr~no ddl..a rel.mont'
• 111 G 15.1 l u Jc\ruu21ont' ~ ddi.ma comt' ,-:y :-1 (cht' nch1.mu ~ ,~ J1 h Un';uufü1 dccagl.i01t.i d1 h 57.1'> vcrri wolu ncll.a p;artt' 111 . c.ip. .!. S 1.4. PP·
5(l, 7. e. fr ( ,t'r 31,23), nd S;il 78,54-55 ê W"? "°1 e LI monte conqu1suto w l)in 330\s. li rcnrunc .t..bbn•" .li\OC1;1 ;a .bocc:J• e •lm~'U.a• in b 57.4 ~"t' qucsa craoo
1) D-.uut. T1ir '-""dm P.:1ttnr1, 13. ú rúunnento Jllc leggi ocuh ott~uno urumcno di .u~cu u'-c d1 Ql1t'cl e lt' prettluc~ nwhc .igh 1Joh
11

l'ncnw JcU'<'Wdo La nH·nd1u21onc dei popolo t: b:asla sul dinuo divino nt'1 con- E.J YOUNG, Tirt Book of /s.Ji.ih, 111. 52fl. 5:?7: A Pl.1''S1'. ba1a. 626; P.A. MJTH,
lionu d1 l(nde, ti •fi.:'10• (fa -4.22-2J) IUrtr.Mll .vrd Rrdaa1011, 165

ld7
PARTE 2 CAPrTOl.O 1: LA RIVELAZIONE OI JHWH

relazionale. AJJ'interno deli~ scessa immagine, in Is 48, 18-19 -6 1-8"2. 1)1 con eguenza la sua applicazione dei modello
pace rappre enta ~na garanZJa della benedizione che si manifi corad.15 ::>n~n si nfensce aU'ambico nazionaJe ma piucco co a quello
~o 1co
ne Ua numero a cliscendenza e neJ nome c he non arà cancella
1 rap porá semanrici che intercorrono era 1s 48 • 18-19 • iJ dis
' co 111di \'1du.ale.
\7
cJj apertura (56, _
1,-8) ~ Is .66, 12 ~e.rmectono cJj con iderare la La costituzlone dei nuovo popolo
12
2..
pace nel enso p1u amp10 d1 benedizione c he caturisce dalla rc-
lazione riu cica con D1olll. parre ndo dalle azioni c he cen~ono .ª ripristinare il rappo~o
. franco t'agire saJv16co dJ JHWI 1 St espnme ancora nella mess:i m
. Condudendo que ca rassegna, si o serva come rucce le azio · tfl di c~mporcamena concreó che mirano alla formaz1one cli un
~ JI IWH opram~nnonace mjrano a far i che l'uomo accerti
d1vcncare •comnto e umiJe• (Is 57, 15) in modo caJe che possa
:ti J CCO 1 --~
lo che vive una sincera rera.uone . o·10..la no~
con iJ propno
p0p<> ..;<a· ca dell'otcica rr1co- isaiana e cheque ca propens1one di-
c.iracce....... . 1 . . o·
far p~rte dei popolo dJ Dio (Is 57, 14), goderc dei rapporto ar-- \'lna riguarda 1a lo sce o lsraele Sl~ le adere ~az1o~i. /.' .consalJe-
momo o con JI IWH e della sua pem1ancnte presenza neUa propria a la nuova encicà non cor rupon e s1c et s1111p 1c1ter a
vita·l'l·1:'ali
.arri non cosrirui cono pero un imc:rvento e terno da gue~;n~ de U'antico popolo elerro"3 . l tesc:i di Is 65:8-9; 6~.9 e
~arte ?-i 010, ma rappresencano una sollecicazione che rispe cta la
noZl . ' .
b6,I - 19 ca ndiscono mpern~ente 1 rre .momenc_i e a~o .
d ne u·
li berra . deU ' uomo. 1 ccsà menzionati hanno u n forre caranere divina: verso una parte di l ra.ele, I ~~errura aJ membn pi:overuez:ia
e .P~SSJvo~º e denocano la voloncà. la disporubilicà e il desiderio dalle alue nazioni e le az1om esplic1te desru:iate a rum 1 popoli . .
clivmo che la ua inizi~àva possa essere accolca. ln que co consi- ln l 65.8-9 l'agire salvífico di JHWH nguarda un~ par~e di
ce la fon~mencaJe d1ffer~n~ con il ce to di 1 54,8-9, cicaco 1 raele cbe, econdo Is 65,8, verrà pre ervaca dalJa d1s~non~
spe~o dagli _aucon, dove l .az1one di Dio J colloca neU'ambito ~;- m-;:i ·m ::iC,). ln temúru po icivi l'azione divma evoca gli ~\.~na
~el1 •a pre andere•: a pre cmdere daU'indispombilicà alla conver- fondacori dei popolo elecco a causa dell'uso in ls 6?,9 d~~ ra~CJ ~...
1~>ne: d~ rucc~ c iõ c he r iguarda la deci ione umana~ •. L'ottica e :-·. O verbo ~· (H1), nel u.o significaco te~l~c?, s1 r:tfe~ce al-:
trtto-tsa1ana cliverge da questo tipo di pensiero perché concepi- l'agire sa.lvifico d1 JtlWH: nel rucacco dalla schiaVJcu m E~no , negli
s~e la aJvezza in cer mi111 di cooperazione era l'offerca divi na e Ia oracoli profeáci di re caurazione dopo l'esilio babilonc:se e .negli an-
libera celta umana, come espo to a partire daJ cli. corso di aper- nunci ulla liberazione e catologica·b. Jn Is 65,9 cale ague n guarda la
progerue di Giacobbe. qualificaca neJ v. 23 anche come be~e~ecca
(,-,~). Invece, a causa delta qualificazione negativa delta proge1;ie m 1
57.3--t. una parte dei popolo non pocrà essere comvolca neJJ evento
n ln p;arucoL.a.rc. b 7-s. chc e frutto dcU·ossen~u dei co1JW1<bmeno di Oio aJ
nome chc non gr,i c<1ncclbto (,,-:-.'-) e ti conccsro ~cnlc Jclb bencd1z.ionc. che m
0

l\ 56,2 ·nene smtcon..uo come -~


ulb sccssa lmt'.1 mtcrprrunv;a 11 colloc;i anchc La bencdizionc 1n Nm 6,24- 26
do\'-c ricorrono: ~ (Pi) e ::~ ' CiT ;inche K. PAURln< 11. Dlt nt11t Cn11tindt. 68.
M;inc; dunque di cons1 tcnza b proposta di vcderc 1 w 1H-19 come nvolo ;agb • Come \1 vcdri m dctu1;ho nd ap. 2.
umila ~ conmo dopo La nmotmne dei lradm dei popolo e degb 1dol.itn, cfr. P.A. \11TH, "Cfr. ad e<.: 8 3, lll; 13.3.9 .14. 16: Lv 19,36;22.33:Nm 20.16: 23,22; Dt 1.27;4,20:
Rltrumr a11d Rt!Jactum, 94. Gd1: 2.12: 1 m1 12.8; 1Re 14.21. Gcr 7 .22: Ez 20,6.
~· Cfr pane Ili. c;ap. 2. pp. 3 l'>n. •· CIT. Et 20,3-i.4 I: 34, l 3. Ncll.l scconcb scDonc d1 lsm (cc. 40-55) si rrovaoo nu-
li A~ cs.• J M UULNBURC ... ,~ .. h 40-6()', 674, M>Stlenc che in Is 57, 18-19 il pre- mero-e n corrn1ze ddb r.idtce KT ncl contesto dclb ltber.iz1onc ruz1onalc e con frc-
\CnU un immoov.ia gr.iz1;a divm;a chc gw.nscc. Cloê pcrdo1u 11 pccato qucna .lUU\IOru a.JJ'csodo. 42.7: 43.8: 4~.20-21: 49,9. 52, I0-12. 55.12.

148 ld9
PARTE 2 CAPITOLO 1: LA RIVELAZIONE DI JHWH

salvífico. a econdo complemento dei verbo ~.... e •l'erede dei v1ncolo d i opportenenzo
mono da Giuda•~. La menzione d.i Giacobbe e d.i Giuda evide 2.2 11
la conoguici d.i quesca parte dei popolo con le figure di spicco d li ric,tabilimenco deUa relazione infranca e la fo~zi_one d:i un
scoria d'lsraele: Giacobbe, padre dei dod.ici fondatori delle cribu lo di Dio sono perfezionate dalle aJcre fom1e d1 n velazione
idencificato nel D eutero-lsaia con il ervo e l'eletto d.i Dio47• Giu' ~~.fica di J HWH che igillano il rapporco di recipr:ocità e ne_ga-
celco era il figli di Giacobbe per e ere iJ canale d.i trasmissione . cono la u i cenza . Ad esse apparcengono il dono di un
b~ned~one (dr. Is 65,8), regalici e salvezza'411, e l'unico carnpato aDa rann 'apercura alia condivis1one
· · dell a stessa " casa " e 1a stab.li
1 ta•
n OOl e • l .
?i5truZJone della monarchia (1 Re 1 1,34-36). L'arto salvífico d.i Dio della comumo ne.
m Is_ 65,8-9 riguarda, in uJàma anaJj i, la formazione dei popolo dei
servt/ eletti d.i JHWH che ha radici neU'antico lsraele, ma non coinci- 2 2. 1 11 nuovo nome
derà piu cocalmenre con esso perché solo una ua parte verr:i salvata•.
li olenne convalidamento dei vincolo di reciproca apparte-
. 1 ~ Is 66,9 la ce a propensione per la formazio ne del popolo nza tra J HWH e il popo lo dei suoi servi e prospettato in l
d.i D10 e espressa attraverso l'inunagine della fecondità assicurata ~~. JSb m ccrmini di dono di un nom~ (-mM o~) . q u i_e impor-
a Gerusalenune-madre. L'uso deUe domande recoriche e rve ad nce mantenere il TM {M1?'), econdo il quale e 010 il o~etto
affem1are enfacicamence JHWH come principio della fecondazione ~covos': egli chiamerà i suoi servi _co~ un ala:o no~e ~erc!tand~
e della generazione, ma anche a determinare con forza il vincolo la ua uprema aucoricà e La signona n cono c1utegli ~ uo1_servi.
d.i pacern ità-figliolanza era Dio e il popolo generato. Tale pocere Quesco dono esprim e il mas imo on?re ~s egn~~o ~· . fedeli, c~e
generativo di Dio (, &,•) r iguardava in man iera parcicolare il po- con iscc neU'accettazion e nel cerch1 0 .d! familia n ca con D1<?
polo d' l raele (cfr. De 32, 18), ora i figli d.i Sion (ls 66,8) denota.no scessos1 e oel conferimento deJla benediz1one come nel caso di
una categoria piu va ta che abbraccia i provenien ti dalle alcre na- Abramo (Gn 17,4ss.)'i3 . U nome dei se~i ric~a~a infaca la qu~­
zioni come viene dimoscraco in Is 66, 18- 19511• bci dei grappolo in Is 65,8 espressa ~e~ cerm1_ru de~ • mo ~o• di-
spo to paralle~amence coi:i la cbe~~di21one•: 1 servt dei ignore
sono riceccon e fonte d1 benediz1one - come Abramo (G n
.. 11 leg:amc tra L1 d1SCcnde11Z2, l'creditl e l';mo di usc1re ê prl"SCllrr in numera cm-
blem:aoa ndb storu dJ Abr.uno. e&. Gn 15.J.4 7 a popolo SI n6 alie sue r.adio ;abr.uruche
nell'or:u1one nporua m Is 63.7-64.11 e vier1e comesuto d.J JI IWH nelh su:a nsposa m
Is 65. ln h 57,13 iJ possnso (::-) dclh tcrr.a ê l'CSJto posiovo rucrv.aro a chaunque si n- ln hnea con b LXX, frequentemente s.1 proponc per ltV il ~etto 1mpcno-
fugta nd ·ignore rulc. oppure u fornu passiva lasa:ando co'i dtfficolrou b sp1cg:az1one dd suffisso dell;a
'"Cfr. Is 4 1,8; 44.1-2.5. l~D. HAN~N. "nrt Dau.,, ofApc1«tlyp11c, 152-153. evidcnzia i!
3• pcrsoru ncU'cspress1onc M~ dove ~rebbe piu opporcuno su!fisro delb 1• per-
queqo lipffiO come b rwcndJcUJone d.J parte dei gruppo profeoco dclb loro legitnma soiu (cfr J l>. MART, Hwory and f1rrol~. 279). La lrrtro dei TM e piu dúfJcale ma coo-
P'°"~ruenu e dell:t loro auto-1dc:nnfianonc con ti scn-o dd Dcutcro-1.uu, bisogna. fonnc con d com~o. cfr D. BARTHll1.MY. C ntiq11t ltJt.11~/tr, -t56;J. DE WMJU). A
tut.UVU, rlCO~ chc nel rcnsiero 0110-IS.WnO ~ e:tteg0ru de1 SCl"VI 2J>p2rtengono Hm1J"°'1k ,,,, Isa1al1, 222-223 E.J. Y OVN<•• T11t Book of Isa1al1, lfl, 512. sottolmc:a l'sm-
:anchc 1 \Oggcm pl"O\lt:mcno d.tllc alue lllllOnt porunn ddl'uuzuov.a dJ r>10 che detcm111u d cambw nento tocaie d1 caracten: e dJ n:a-
.. Cfr. Gn 49.3- IO:J.E. EMmTor-.. ··some dtfficult Words m Cencsis 49". 83-85. rura dc:1 dcscinaran m modo che po«:a.no divcnu.rc 11 nuovo 1.sracle d1 O io.
• • S1 noo L1 diffcrenu ri peno alie alcre pmfene. ad cs Gc:r 30.3 o ls 54,J. nelle qu.ali ~ Ndl'ambsro profano ti cambio dd nome concomat.inu.· con il confemuemo di
ti ambmnemo delb sorte, la n condUZ1onc d.J pane dJ 010 e d nuovo possc-sso dclb ooontil.ei12c e con l'au:eu:a21one ndl'ambato f:urulu,re ê evidente. ad es.• nel aso di
rcrra n gu;udi tutu b n:azionc, cormdcnu come .d popolo dJ JllWH•. Gau~ppc (Co 41 .39-45).
~· Per b dm1ost:r.Wone deu:aglua. c&. parte Ili. ap. S. pp. 445ss. Cfr. O. ~FEU>T. " Rerummg m the Old Tcstament". 73.

150 151
PARTE 2 CAPITOLO l ; LA RIVELAZIONE DI JHWH

12,2), come il re (Sal 21,7), come I raele, Egitto e Assiria nella Un'analOf:,ra esp~one rico.~ in Dt. 32,13 (l:m:Jl .rn-.~:J>°"'' ,..,~,,
profezia di r 19,24, come Giuda e lsraele redenci in Zc 8, 13. ~
quafüà della benedizione decermina J'aJcerità rispetto al nome
degli infedeli tragicamence associaco alla maJedizione (I 65, lSa).
rt),) dove si spec16ca che 1azione di JHWH 1 realizza nella gu1da
De 32, 12. cfr. Is 57, 18) e nel nutrimenco <":iK}59 annunciaco
li vincolo di fam iliarici e la benedizione, implicici nel nome
dei servi, e decemúnaco daJl'accinenzas.l di que! nome con il nome
:r
":he in li; 58, 14: t1ti nutrirõ deU'eredità di Giacobbe, ruo padrei..
dono delle aJrure delta cerra e delJ'eredità di Giacobbe (nt,m
., ;r), coUega gli annunci trico-isaiani con, )'originaria introdu-
divino 1ca;c 55 (v. 16a), fonte ultima di ogni benedizione e garante :l(one dei popolo neUa cerra al cermine deU esodoM' e coo le pro-
di ogni giuramenro (contrariamente a ciõ che avviene con gli Zl ~ . he d e ua restaurazrnne
esse proreac . 6 1.
01
idoli, cfr. Ger 5,7; 12,6; Sof 1,5)5'>. t:incervento salvi6co di Dio, cracciato secondo il paradigma del-
}'esodo, viene com~lecato da que~o della creazion.e evocaco_ in Is
2.2.2 Lo condlvisione dei/o ·casa· 65.17 .18 attraverso il verbo K,:i e, 10 Is 66,22, con il verbo ilO». 1n
quesco modo la dimensione storica dell'agire divino viene affinaca
Oltre aJ dono del nome, l'azione aJvifica di JHWH tende a so- da quella creatrice legata a1la fondazione del mondo maceriale62•
stenere la relazione acrraverso la condivisione dello stesso luogo
di permanenza.
ln ( 57,18 il verbo ilnl, con il suo rimando aJ paradigma del- H.A. liRP"IC.Elti, .. Earugc Bcmcrkungcn zu Jcs 58.13-14'·. 215, fo oow-e chc
l'esodo, mette in evidenza lo tretto legame era la relazione di re- mona <' colh mcludono spt..~ il ssgruficaco di fC'rtllid/fccondn:i (Sal 50.1 O: 72, 16:
ciprocicà e la condivisione dei luogo nel quaJe essa si realizza. ln J-17.8: Ez 3-1.13). in hnt'3 con l.t mduzionc ddLl LXX ('rà <iya:Elci tfy; yilç). 11 poSS<.~~o
Es l 5, 13 la descinazione ê definira come 1Z°1i' ilU, nel Sal 78,54- dd plc:'IC e concom1l3Jlte con b fruizione ddle ncchezze ddb terra. come viene spc-
ofiaco J..il tcno mc:o Ji Is 58,14. Cfi. aochc: J.L. CIUN'>llAW, .. w• dôttK. cal-b:imõcC:
55 e iunp ':ii:ll, l.)"D' ilnlp i'TTlil: i luoghi che richiamano •dip T.I >i~··. 50-51. per ai qualt' t'ncrambc le mccaforc. •C2valnrc lc 21ture• e •mangure l'c:rc-
di Is 56,7, la meta alla quaJe JHWH e deterrninato a •condurre. dit.i d1 G1acobbt.-•. 1mplicano l"andt5turbaco possesso ddl;i rern.
(K :::l, H1) gli scranieri57 • ••e& Dr4.20.38: 12.9- 10; 15,4: ;iJ 105.11 : 135. 12.ccc.
ln Is 58, 14 l'argomento dei dono della terra e segnalaco attra- •• CtT. Ez 36,8.12: l'oracolo sui monti d·lmelc chc rucqumcrnnoo b fccondit3 e
~r.inno mlm w ercdsti al popolo; Ger 12.15 annuncia snV(.'cc ti tempo ddb masers-
verso l'espressione •cavalcare le alrure della terra/ de) paese>l che
cord~. qwnJo s1 momerà nclla propr~ cerra ed t'red1ci.
designa in maniera metaforica il possesso e il domínio della " SeconJo C. STUHt.MUa..u:R. ·'The Theology of Cre:ition in Second Is.aia$••• 42<>-
terra/ paese e, come tale, e correlato con l'avvento della salvezza511• 467. Li potenu deU'auo d1 rcsuurazsone dei popolo i:: in rcbziooc con lo ~csso Jtto =-
avo. che comport.1 b chmenoc:mz;a deUc cose passate (cfT. ls ·U, 18-19; 48.6-7). Cosi le dut<
i&."C fond.imenali. delb presc1u:;a Opt:r.aava di Oio nclb st:Oru e rano fond.uore dclb crea-
nonc. \1 collcg;mu e si raifornno a V1ce1td.l. PI 1. P. HARN:Eil. ''Crc<1oon Fa1ch m Deutero--
54 A o~ dei valore nsulcaavo dclb particdb .,:'IC m apcrturn dei v. 16. k11.ih ... ~)~306. ~oline.t che nel D<utero--ls.tU le affc:m1mona rclaaw :ilb pocenu
e
u ~ voalizzazionc ddTM confernuca da a ' e o'. W.A. M. BruK.EN... Thc Maio ma.ova ds JHWll 11011 c~tituiscono solwuo un demento funz:Josulc :ilb prodamazione
Tbemc". 79, cvidenzia chc il nome dCJ SCTV1 ha a chc fare con b bencdtnonc grane Jdb n."SCurazmm:. mJ <0110 p;ine anregnntc ddla prodamazione proferia. La •cn:.-aaou
aJ suo dcmenco teofonco. &atb• lu b fu11Z1one eh ponte cttt: collt-g:i b tt:tdmonc ddl'csodo (chc m1plica un'era
"• Secondo l.t tnduzionc dclb fonm H1tpotl del verbo ~ ~1cb bzw. cm.mdcr sc- onlUI ,h1usa con l"otho e b distruz:sonc di Cermalcmmc) e le aspctta°"~ dclJ'mmunen-
gncn uoter Anrufung Gottcs- Q. Sc H1\JUlERT, ..•Aucbcn• und •segncn• am Allen Tc- te =unnonc d1 lsr.adc, CloC ds una nuO\':I cr.a nclla st:ona della s.1h-crza. NeJ t-aso dei
stamcnt", 25). Tnto-11.lll questc alfcmuwoni rimangono fondamcntalmcnrc correm:. nu con un sigm-
u Cfr. anchc Gcr 3 t ..23. IÍc.lo\'O cambio <lcn·omra.che non ê p1u quell.i oazion:tle.S1 osserva pnmO\to chc l'asso-
s- ln Dt 33.29 iJ popolo salv.ato calpcso lc aJrurc dei rimone delb ~"mlZlooe a11·acto s.UV16co mette m nsalro il compimento delb crcaZionc:
13.18-19:SaJ 18.34s.s. ~si rapporto pcrfcno nd ricon~ento universale dclb ygnoru di JI 1wu.

152 153
PARTE 2 CAPITOLO l : LA RIVELAZIONE DI JHWH

L'oggetto deJ verbo l<,:l in 65, 17 e co tituito dai cieli ouovi e t la gioia an~he ~ ?io (v. ~ 9a) 611, che gode nell 'elargire ! su?i beni.
nuova<•3, mentre il v. 18 specifica che Dio fa cü Gerusale Tale reoproetca trova nsconcro nella perfetta cornurucazione tra
un'esulcanza e del suo popolo una gioia64 • due parti. Cosi in ls 65,24, dove all'invocazione (, :::i, , l<""tp) degli
1
L'evocazione deU'evenco creacore neJ contesto relazionale sotto eoinini ono assicurati l'ascolto (:.-o-=1) e la risposca (itlll) divina. La re-
nea l'impegno da parte di Oio a ripristinare l'armonia di un c ~one concepita s~condo . 1~ c~tegori: dclla comunicazione e già
che non porti i egni della divisione tra il cielo e l.a terra, e nel q resence in ls 56,7 m termm1 di pregh1era (n&,Dn). ln quel contesto
70
]'ambiente vitale dell 'uomo coincida con quello di Dio. Oi co PH\VH dà ascolto alia preghiera',., e a1l.a preghiera egli risponde •
guenza, quest'atto di JHWH tende a esprimere il rinnovo deU.a co J L'uso del verbo DOtO con JHWH come soggetto mostra chiara-
nione o riginaria, quesca volta era Oio e i suoi servi65, espressa già in menre che la comunicazio ne puõ aver luogo solo all ' interno di
cermini di condivisione della sces.sa abitazione sopratucto in ls 56,5.7 una jncera relazione. Dio non ascolta le preghiere quando il
rapporco e rotto a causa delle iniquità degli oranti (dr. Is 1, 15;
2.2.3 Lo comunlone 59.1 -2).Tuccavia egli aspetta la loro supplka per rispondere pron-
tamente con la sua grazia (Is 30, 19). Questa cempestivici da parce
La relazjone riuscita presuppone, infine, Wl3 comunione che si rende di JHWH ê me a in evidenza in Is 65,24 attraver o l'uso dell'av-
tangibile neU.a comunanza dei sentimenti, nella comunicazione della verbio c;c e dall'espressione C',:l,O cm ,,;,.i.
quale Oio stes.so si rende garante e nel servizio divino per il quale ven- Lno lrre. il verbo i :n evoca le parole dei g iuramento e deUa
gono resi idonei tu cri coloro che vivono la sincera relazione con JHWH. benedjzio ne (cfr. Is 65, 16.23b71 ) o, piu in gene rale, un coUo-
La reciprocità dei sentimenti era JHWH e iJ popolo salvato e quiare amichevole era Oio e l' uomo, come messo in rilievo oella
messa in evid enza in ls 65, 18a: l'atto salvífico di Dio fonda infatti 6gura emblematica di Mo e che parlava con Dio faccia a faccia
l'esu1tanza66 e la gioia d ei fedeli 67 e. allo scesso tempo, co tituisce
(Es 3 J.ll ). l . al diD. . 1 ' gli . . .
L'intenco re azion e 10 nvo to a tuttl uormru raggiunge
l'apice in ls 66,21 nell'ambito deU 'anunissione ai ervizio divino.
fLI 11 mensmo •m:li-uTTV ricorrc anche m G n 1, l:S;aJ 11 5. 15; 1212; Pro 3.19. Grazie alla missione promo~ da JHWH (vv. 18- 19), gli uomini
M e
L'~no umvo-sale ~l'CS'SO con ai mensmo •oelo-<ern• comunque conciluhm sono capaci di comprendere la sua signoria e questo riconosci-
con qudlo pamcobre che cvuknza la c:entr.úid di ~mune (b 65, 18-19). La cm:â Silntl menco li rende idonei a1 servizio dell'unico Dio72• Ad essere am-
rtst:IUr.U:a cfivenCI iJ sego<> C la gar.mru delJa rettlllr.IZIOllC UllwcrsaJC. Cfr. U. MAlJSER., u(sa..
iah 65,17-25-, 181- 186. Alcuni auron fanno noarc chcsolo 1 vv. l7:i e 25 ngu;irdano la tn-
sformu1one dei mondo fuico: i nnuneno 1.-cncto dell'un.ici si occupcrd>btto dcJla
IT.15fom:1az.1oae dclla realci cb G1ud.i-lsr.icle, per il qualc si p~na un tempo dt salvezza m
con cr:asto con b sofferenza e l'oppressioac dcJ p:waro: cfr. ad es.: E. EHM..'iOORF. kSrudien zur JllWH gioi«:e (:r.i) bencficando e molopbcando ti suo popolo (Dl 2S,63); fa-
Recbkcoosgesduchlc von Jcsa,µ 5(1-66". 51 . La visualc uruvcn::tltmca, UTlphcita nelJo StcSO cendo pm-perarc le o~rc dellc sue maru, la su:i dtscc ndenu, 1 trultl ddla lerra e dei
conceno dJ cre:mone. che vede com\'olo ncll·ague cb JHWH rutti gli uomiru, e b ct'm1U alia greggc (Dt 30,9): nstab1lendo l:i bcllezu di $1011..Ccruulcnunc (Is 62.5): faccndo dei
qualc vt:rri souoposco an.chc il popolo d'lsnelc si opponc. runavia, a tale mterpm:azionc. bene JJ popolo con 11 quale sabtltScc l'alleanza ctcm.i (Gcr 32.-11); q ua ndo egh g
.., Cfr. S;aJ 50,6; 97 .6. O'O\'a 10 mezzo al suo popolo con la ~u;i pocenz.:s s:ilvifica ( of 3.17 111 queslo caso n -
"' L'esultanza (7-l) dei fedel1 ê csusau d;tlb salvczza dJ Dio (Sal 9.15; 13,6; 2 1,2; 35,9; corrc .mche 11 verbo':>•>).
Is 25,9; 6 1. 10; Zc 10.7), dai carnbiameno po~10V1 opcrati da JHWH (Is 9.2 la luce c he " Per te ricorrcnu dei verbo in:<i m quam <> a~olm/rupost:1 alia prcgluer.i (n',cn).
irrompe nelle rcncbre: 29. 19 b n gogliosicl delb narura, v. 17; b liberazionc dall'oscu- cfr.. :id e~ .• IRe 8.2.38.45:2Cr 6,JO:Sal 4,2. 17.1.
ricl, ' " 18: GI 2,23 l:a fecondili dcll;i pioggia). Rib'Wrdo .úl'uso dei 1.~> ro:i come nspos~ all.1 preghiera.cfr.Sal -1.2:69. 14: 143,1.
•7 1 fedeli gioiscono {:r.i) per l:i salvezza (S..tl 35.9 sn parallclo con r.,.,; Is 61, 10); alla C&.. ad es•• Nm 6,23: Ger 12. l 6; 31,23.
p rescnu di Dio (~I <>8.4): cro-..mo gioia nella ua parola/prom~ (Sal 119. 162). ·• C&. h 19,2 1 dove ai servizfo d:i pule dell ' Eg1no VlCne ~p~ con íl 1.-erbo -,:.:;i

154 155
PARTE 2 C APfTOLO 1: LA RIVELAZIONE OI JHWH

messi aJ ervizio divmo saranno, dunque, non olo i fedeli di lsrade rigoro~ c~lt:' dell'octica . relazionale come scopo fondamentale
menzionaa nel v. 20. ma ;mcbe 1 rappresentmci dei popoli c he Jelragire divmo. AJ uo mcerno, po1, rrovano colJocazione e si
banno accolto la parola ad es i rivolta 73 • u1 cerpret.mo i ingoli aspecti paracolari.
e
li erviz10 in que tione quello sacerdocaJe e levmco""•. fq Que ca pro pecciva spiega le inmaove divine 6nalizz.ate a ren-
quesco modo il sacerdozio cessa di essere esclu ivo privilegio della dere nuo\-amence po 1bile un rapporco armomo o là dove esso
discendenza aronicica75 e prende la forma di una celta divina dc- ê wnuco a mancare; e cio, non olo graz1e aU'aperrura e alia di-
tinata pocenzialmence a rum. Quesco aspecco rispecchia la nuova sponibtlicà di JHWH sces o. ma anche graz1e aJ uo incervenco di-
configurazione dell'apparcenenza alia cacegoria dei servi dei Si- recco ne1 confronci delJ'uomo. Solo co i que t'uJrimo puo
gnore, incrodotta nel discorso inaugurale e sviluppata in maniera divenure oggetto libero e re pon abile nella o;celca di far parce di
emblemacica in Is 65,8-16a. Per questa ragione la prepo iz1one i, un rapporco di reciprocicà. L' oriencamento relaz1onaJe i concre-
in Is 66,21 mdica la vera funzione cuJrica ri ervaca aj fedeli, anche azza negli atti che fondano il popolo di ervi, ia che e j appar-
quando que ri provengano dallc altre nazioni, e non il ervizio cengano alla categoria di coloro chc, dopo un cempo di ribellione,
dedicaro ai acerdori, come avviene in Is 61,Ss.-''. Cio chc in Es nnnovano la scelca di apparcenere a Jl IWH, sia che e si facciano
19,6 s1 afferm:i di l raele - regno di acerdoci, nazione anca - parce di coloro c he per la prima volta hanno potuco «vedere• e
viene ora e te o ai ervi proveruenti da curti i popoli. •udin.•• la gforia di Dio.
ln linea con Is 66,20, nel v. 21 si proclama che la purezza in- Tucti gli acti alvifici di Dio ricevono in que co conce co la
di pen abile aU'acco tamento imrnediato alia fera dei djvino, ia loro chiave di lecrura, cioi! hanno 1gni6cato m quanto sanciscono
precedcnza ri ervaca aj soli sacerdoti77, e ora universalmente ac- e foraticano il vincolo di reciprocici. lnfacti, il dono di un nome
ce 1b1le. daJ momenco che JHWH ce o si re o ora unive~ e ratifica la nuova identicà e il nuovo cacus di fanúliarità con JHWH.
mence acce 1b1le. li dono dj un luogo (cerra, pae e, monti) acqUJ ta un significaco
alv16co nel momento m cui esso diventa "casa", luogo privile-
ln conclu ione s1 puo affermare che la peculiaricà trico-1 ruana giaro in c ui viene vi uco un rapporto armoruo o. L'assjcurazione
nell'e po 1zione delJa rivelazione alvifica di JHWI 1 consista nella deU"acceccazione divina della parola, deJla preghiera o dell'aeto di
culco din~nca espressione di aJvezza pe rc hé parte della comuni-
cu1onc c hc co riruisce l'elemenco indi pensabile di una relazione.
(iJ cu1 ~no du~no e co-aruno dai \.Knfia e d.illc obbz:toru) ~mo <b -,. .in,h'dlO
Jpp;incncmc 211'.imb1lo culru:tlc.
71
I ~ 6<1,21 nprenJcu 1c1n.iac.i dei di-;corro ili ;ipcrrur.i nd qu.ilc Dao J1ch1;1nva 3. lo rrvelozione dei gludizio come rotturo dei ropporto
d1 gr.uhre 11 ~rv1z10 Lulru;ilc ofrcn<>t;J1 d.igh scnmc:n. T;iJc scl"\-,z10 "e"'""" e<ipl'C"~ •
Is 5'1.(1'º" iJ "c:-rbo \pcetfü:o m-: (Pt), L.lr.lltl'n\OCO dei culro lcvaocu e: '1.JC:cnJouJc 1
L'orcica relazionale che domina nell'e po izjone della rivela-
l1.1,r;an11 l"On h 56,6 lcg1mm;ino l'mtc:rpn:UZJonc 1Ccondo l.i qu.ilc 1J ~uffüso dcllJ 3mpl.
Jcl ~mt;igrna C"':l m h 6<1.2 1 poss;i ~-cn: nfcnto ;mchc agl1 scr.irucn. zione salvífica di Dio trova la ua conrroparce nel giudizio: men-
'UTM e IQl:i.;i' non pn.~nuno nes.suna p;iroc:ell;a copul.Jm.1tr.i1 Juc ~una rre la \alvezza si rraducc nell'insrnurazione e nello sviluppo di
1nd1nnJo chc" tr.itu Ji un 'º'º gruppo d1 personc: nu1m:rm1 cn.mo~c:nm. LXX.V1 una relazi one di reciprocicà era JI 1w11 e il suo popolo, il giudi-
e l'e'lh. nJ'<lruno mvccc la copul;i e J1mnguono. dunquc. Jul' grupp1 ~pann
' C'fr. F\ 2'1.29-30.
zio si acnia co me fallimenro e impos ibilicà di us iscenza di tale
• Cfr. K Kt )( NI N. l:tl11k 1111d Eisdi.1111/1~1C', 211. relazione .
L' 21 Lc>nucne numero~ p~mom chc garanuscono l;i \ôlnm.1 eu pun:ll..1 dei L'e prc ione dei giudizio nei di corsi trico-isaiani i articola in
~cenJon un cre~cen do cli gravicà: dalla denuncia delJa lacerazione della re-

156 157
PARTE 2 _ _ __ CAPITOlO l LA RfVELAZIONE OI JHWH

laz1o ne j passa alla minaccia della sanzione, per arrivare al1a con la ricorrenza d ei medesim o verbo in Is 57, 11- 12, dove
tenza di morre che coincide con la rocrura tocale dei rapporto. Po~ esprimeva l'indignazio ne p~r l 'i n~~m~rensione d eJ suo si-
JHnzto. eguiva quindi la d enuncia e p~c1 ta mtrodot~ dal .verb~
~~ (,·, t 2). ln maniera analoga :i~lt Ki, m Is 65,6 poss1ed e 1 eram
3.1 Lo denuncio Jella denuncia e dei giudizio.
li giudtzto assume in primo luogo la for ma d i u n con&on
nel q uale i d enunciano i compo rtamenci incompatibili co n
relazione e iste nte tra le parti. 3.2 Lo mino ccio d l sonzJone
A que to ambito appartiene Is 57 ,3, d ove i ad opera il ve Nel uo procedimento JHWH no n i limita ~a no tifica del cri-:
711
:l (Qa/, impv.) per manifestare l'atto di convocazione gtundica ne comrne o. La di puta p ro egue col n corso d a parce d1
da parte di D io che intende avanzare una d enunciaN.JHWll n "H~ alfa núnaccia di san~one, un ~~eri.ore ,~mento p7r. m ezzo
si rivolge a cer:zi , ma direccamente alla parce avversa, nell 'ambi JdeJ quale egli. pro pena 1 eve~ruahca di un az1one puruova e la
di una com e a bi laceraJe riguardance l'incrinarura dei rappo ropria auto n ca nel metce rla in atto.
che intercorre tra le parei. p L'aspecto della sanzioi:ie e e.spr~ so .in Is ~5;6 ~e all'~so­
li passo uccessivo e fo rmulato in ls 57, l 2 col verbo ,ll (H1) ciazione di due ele me nn : la dich1arazt?ne ~vn;ia. di no n nma-
che, nel suo uso giuridico, esp rim e l'atto di accusa"''· Tale signifi- nere piu in silen zio (:i~K 1<',) e la d u plice np~a~·º"<: deJ ve~<?
cato e confe rmato dalJ'oggetto d eUa d enuncia: la p resunta "g iu- : i,:; (Pt). Nonostance il verbo o',!D no n d eternu':11 m se la qu_~Jta
scizia" degli ince rlocuto ri sm ascherata d all'operato della donna deUa ricompensa112 , e in 1 57, 18 sia ado per:ito m .senso ~~s~ovo
espo to nei vv. 4-1 l . 1n Is 58, 1 il verbo ,ll ha lo ste o valore giu- per esprimere la con o lazionc; di ! HWH destina~ 3l concrm, ~ Is
ridico di denuncia. ln q uesto caso i capi d'accusa o no indicaci 65,6 esso esprime, al concran o, 1aspetto negao vo della recr1b u-
e plicicamence com e jCD e nx~n . zione in quanto il suo complem ento o~e.cto_ Qa cau_sa. dell~ re-:
li intagm a :i~ 1ti,l(t, u rilizzaco in Is 65,6, e da porsi in rap- rribuz.1one) e specificato come •le vo rre truqu1ta e le trnqwta d e1
vo cri padri• (v. 7)1''. . . .
ln J 65,7 si parla nuovamen te d eUa nco~pe~ c~ n il n corso
ln h 56, I b JlfWH annunc1;1v.i b proswruu ddb sw •g1usnn.v con l"a~tal!ID a} verbo no il cui complem ento oggetto e cosoruuo da cn',j D
=~ . qumdt, rnt'nttt Li m.1111fcsuzionc cliviiu e prossi~ " nvt'laril, gh intcrlocuton -u:nt . Poiché l'enunciato inizia con un 11'1'1111 consecuá vo che c:ol-
~
.,,i:ngono com-ocac1 l>io per una thspua d1 carancrc g10nd1co. lega le azioni illecice elencace neU? sa co prec~den te (bruc1a~e
L' uso e .ut~ato. ad (')., m Is 34.1; con sigruficno an.a.J~-o ncorre m Is 1. 18 (.:r:::/J
:--.:ui) ln MI 3.5 m..i:cc JHWH si prcscnca m grudwo come tcsnmone d';ic~ ~pru­ l'incen o sui monci e o lcraggiare 010 . ulle colb~e). con la ~etn­
turto l{U~to unhzzo t COntcmpUtO ~ P. Bo\:ATI, R.istabílitr /a ,~11st1.::1a, 198-202.2 16. lo- buzione divina, q uest' ulrim a acqu1 ta 1 con nocan dt una mmac-
\'CCC. Z W. FAU<. º H t'bn:w LcgalTcmu",35;}-354.soaolin~ chc li 'i:rbo Vlt'nc adopcnlO caa di punizione. La correlazione tra i ter mi ni oC,~ dei v. 6 e TIO
su pt'r mdicarc li movtmcmo \.1:TW li giudicc su per l';iVV1cuurs1 dt'llc parti contcndcna
tr.i dJ loro.
"'' Un u~ analogo dd verbo -m. chc cspnme la dcnuncu d1rcn.1 dei m1 ÍJcto, 1os-
St'rva. ad cs., m Is 3,9 (dove 11 St'llSO ê csphcit:ito cWb di~posinonc pu;illd;a con :l :ull); -1 Ad ô.Gb 34, l 1; PJ . Nf.1., "c7:!". NIDOTrE 1 JK966; W. E1~ENUEIS.. Dic m'.r.ul
Gcr 5,20; Ez 23.3<). (Jm 1111 Al1r11Tcsra111nit.301 -322: G Lla>KE. CICStalr 1111d &zml111111~et11 a/tte:stamt,11/ulttT
•1 li \i:rbo n:n- ê car.Utt'ruaco di l~a e non ncorrc neglr altn 5enta profcnu, e& R.trl1tsU1tzc. 42-44; P. lloVATI, Rurabi/1rr la .~11urrw1, 334, 348-350.
J.N. 0\WAtT, "r1:m". ºIDO'rl'E HJl20. • 1 L.J sfunurura dei c;m1go 51 mcomn, :.id es., m Gb 21.19; S<ll 31,24: Gcr 16, 18.

158 159
PARTE 2 _ __
CAPfTOLO 1: LA RIVEl.AZIONE 01 JHWH

d ei v. 7 ~ _me~a in evidenza dall 'espressione


entramb1 1 cas11tt.
º?''-""·
ripetuta ·
1
ncanamenco daJla corretta re lazio ne con il ignore e, ru con-
.0 guen Zcl, precludono la alvezza. lnfine, la d uplice r icorrenza
li verbo e',~ appare nuovamence in Is 66,6 in concomi ~tel verbo ,n::i, riferi t~ ia ai .ogge~ ~mani sia a JH W H , mette in
con la ~le~ora de~~ voce dj JHW H {':>ip 3x) che dà la ricompe hc,·o l'a perco sa nz1o naton o e 11 n spetto d elle scelce umane
(':>'!Ol) ~ suo1 nenuet. 11 sig nificato minaccio o dell 'enunciato ri ~ co ne l g1u . d 1º210
. dº1vm
. o 1"': . .
10 1
decernunato dalla frequence associarione d eUa voce ru Dio U na uJcerio re sanz1o ne e annunaaca m 1 66,4 con le parole
ua riv':lazi<:>n.e pu~àv2Ks e daJ suo rappo rco con il precede ,L. Kº:::K c r,"UD . li igni6cato di m ~ viene ch1arico dai a1 3 4,5
an nunc10 c:livi no ru no n rimanere piu inacnvo o in silenzio (Is ~·da Pro 10,24. N el ai 34,5 il ignore ri ponde {mJJ) all'orante
65'.6). li ~o c:inàvo i,~l ha dJ per é un valore neu tro"", ma assu che lo cerca {di,). lfüerando lo ~>, H i) d ai uo 1 cimo~1 . li v. 7 d.e!
qu1 u.n s1~caco negativo corrispo ndenre a q ueUo e pres 0 da almo identi fica il supph cance com e un 'l:1 che gn da (tty) m
.,i,_,c 1.n.Is 6.:>, 7 e.' a c~usa d ella specificarione dei destinatari come cercJ di ai uco. Quesco grido e asco)caco da J H WH (:n~:l) che li.b~ra
•ncm1c1•, la recnbuZJone po iede una conno tazio ne negativa si- <~=·) l' umile da ogm ri po dj o ~pn:ssion ~ (:i.,~). Cons1deraa m -
mile a quella di :i~n in Is 59, 11 117• u:me, i vv. 5 e 7 p re e ncano un aracolaz1one parallela d elle lo ro
La minacc ia ê e prec;sa in Is 6 6 ,4 attraverso l'enunciato componena:
c:~·':>~!Jn:l ,n:ltt 'Jtt-ol. li lesc;ema e:•':> ',JJn ricorre anchc in Is 3,4 in
n fe nm~nco ~I gover~o e e rci tato da perso ne dai comporta-
m ento mfanale e capncc1oso; caJe compo rtame nto e esplicitato
nel. v: 5 co':11e a~roga nce e sprezzance ver o quaJsias1 ripo dj au-
co r.1ta. La s1cuaz1o ne complessiva d ella comuna.à viene cosi de-
crma co~e un 'anarchia incapace ru tucelare la legge e iJ diritto. ln base alie corri po ndenze lessicali messe m luce da questa ru-
ln lo; 66,4 e pavencata la ce a deplo revole ituazio ne com e cau- poc;izione, la liberaz1o ne o alvezza {':>;;>J, _,:;-) i presen ta com e.ri-
. ata dall 'abb~ndon o da ~a rte di Dio; egli , infarci , abbandona gli posta (m:7 ,:10"2>) all'arteggiamenco dell'orame (~, , ttij') e consiste
1nce rl?:uco n aJ !o ro desano daco che le loro scelce o;ono in con- nella liberazione da i timo re e dall'angu tia (:·n ~ • .,,!i:). ln 1 66,4
crad d121o ne con l'a uto r icà divinakll. Esse sono la causa d elral- .,j rr:m a delJa sim azio ne o ppo ta rispe rto a1 Sal 34: 11 ignore rni-
n.iccia di provocare .,,,~ . u no tato cara tterizzaro dall 'angustia o
d.1 timo ri dj vario genere: u na sim azione, q uindi, concraria al-
l'e-;perienza ru comunio ne con D io e ru alvezza'111 •
"Se coos1dcr.no m linc.i con 1 S;aJ 79.12 c 9.31 b ncompcm;a pocrebbe corw-
stcrc ncU'olcraggio (r-"T) con 11 qu.ilc gJ.1 mfcdcli otfendono JIHld 1 (..fr Is ().') 7)
Al1"1nrcmo dd libro eh l~u dr • .1d ~.· 13.4;~.6:30..30-31 ln Dt s.i6 e UU6
1J ~nnrc b \'OCC da JH\\.11 ~mxuto con
e u paun di do"-cr rnonrc ln Gcr 25.30-J 1 e
p~nrc un'unnugmc b<'U1c;i chc n ch1auu 51;a Is M.6 u;a 66,15-J(,
_ Ad cs.• m Is J.1 1 u d~rt\."C.' in ncg;im:o Li ncompcnsa nscn.'õlu alJ'cmp10; m
h.~.1nvccc. ~ co111c1dc con l.1 vcndcrt.i comp1uu in difC"J Jcgli m1;imn dt cuon:. u t~).1 corn~pondcnZJ era .l.\pt:cco 'WlZlointono C' n~pcuo Jdle «:dte ê enu.n-
. Come 111 1~ <16.~ ~nchc 111 h 59.18.111 nferunento alu n compcns;i ('-~J), 51 ;ido- • IJIJ m ls 56.1 .1ctr.l\1:1'W runl1uo ddb nt">;:i tccmca delb npecmonc nctrJrco di un
~n lo \te<>so "~rbo e -.-=· .111chc 1 dl'<õC111aun sono ~h stcs51. 1 ncn11l 1 (,ii, :nt) ,nlo \er..euo ddl.1 st<- s:i r.tdlle 111 rclizionc a Juc soggero tl1vcl"\I.
1.alc ~1gn16cllo e confcrmato d:il füffiSSO ncl smugm.1 i:l'ML.:ir~ chc puõ ntler- • j.F.A. AV.'Ll~.":r:-'º. / 1'1 :-t f lll. 1035-1039. f;a dmvHC :":'1':"' d.llb r.icbcc ar;ib;i
tcre \1.1 1.1 funzaonc da getlltt\'O ~cmvo - 11 m.alc cht- vicnc mflmo ;a1 ~"Ctn unuru )UsJ' c: he ~gmfica •m.il..c w1Je ur \Uffic1cnt• e SJ opponc J <or.Jr •bc- f"C'Cn\ tc:tl t JUSC di-
- '"ª qucfü eh gcrun\-o <oggcW\'O cc)mc :mom dcgli <tess1 ~m (n 3 .Jbc). ,tr<.">\ • Nd Sal 34.5 7 "' ~..erv.l un;i smulc rel.lztone

160 161
PARTE 2 CAP1TOLO l : l.A RIVELAZIONE OI JHWH

3.3 Lo sentenzo di morte 12. dall'alc:ra, fan no cmergere quadri oppo ri: menrre in Is
65
5:10 e Ger 33, 12-13 l'abbon~za dei be aame e ~gno e .~cto
6
1 te ri pre i in csame 6nora pre encano la sanzione 1n cerllllni di salvezz.a, nel caso di l 65, 12 1 ~tt~ dei. conc~ggt? degli infe-
da nunacc1a genenca; vi ono, tuctavia, dei passi nei quah e sa as- deli consideraci alia scregua _deglt ani m.ah d~snnaa al macello
sume la forma di anricipazione di una encenza di morte.. 1• La (-~)r. u significaco della raclice i1l:l al Pi ncru.ama anc~e la por-
tracegia comunicativa ottostante appare eVJdeme: dimo trare chc one/ orte l}'.líl segnata dalla morte, come s1 osserva m Is :>7 ,6;
vivere ai di fuon della relazione fondante con Oio corr i ponde_ Zluesca contraSta con la sorte benederta in Is 57, 13b e. 5 , 14.
1n ultima anahsi, alia morte. q Lo cenario di morte incombence e compleca~o m .Is. 6~._ 15
La nu naccia d1 discruzione e di morre emerge con ch1arezza dal.l'inunagine milicare dei fuoco (cl(, ~....:li1?) e dei car_n SJmili al
sopracturto Ln l 65, 12 e 66, 15- 16 dove viene e inquadraca in uno curbtneY'I, che i accompagnano alia rivelazio.ne .d~I S1gn.o.re. L~
sccnano bellico cvocato cblle immagini deUa pada, dei fuoco e forza clistructiva dei fuoco come figura de~ g1udizio pumn-:o d1
dei carri. La menzione dei fuoco e deUa pada po ono anche far Dio compare già nel racconco delta distruz1one esemplare cli So-
riferimenco alfa pena capitale"2 • doma e Gomorra (Gn 19,24) 11• 1• In maniera .ª n~oga, in ls 66,1_5
la venuca di JHWH col fuoco 1111 ha lo scopo (10d1cato dalla para -
ln Is 65, l 2 la rivelazione divina i manifesta come decreto di
morte esplicicato dai verbo iuoY3 , cararterisrico dei dom mio regale
di J I IWfl, e dall'immagine delJa pada, scrumenco dei gi u d12io'~. C fr. sopraruao L;am 2.21 : uccss1W1b ~p;ida (:i-n) 111 1on / nuss;icrao (r:::) scnu
L'uccisione per mezzo della pada ê la punizione ri ervaca agli picci nclr1r.a d1 D1o:si 'echno tnolue Cn 43, l<>: Es 21.37. Dt 28,31 e il s.il 37. 14 dove
apostaa e agli 1dolacri, econdo la qualificazione comportamen- j()OO g1i cmp1 chc ucadono coloro che c.immuuno rccu112ente; m Is 34.2.6. 51 crata
dei 111.IDlCTO Ji 010 ;11 dmm dcllc n;iziom e d1 Edom; Gcr h,34 mennosu 1 g1om1 dei
tale d1 Is 65, 1-7. l 1'15• La punizione degli infedel1 a ume com sar- ouccUo ne1 confrona dei past0n e dei poteno dei greggc. ecc.
ca rici, come uggerito dai legarni les icali con Ger 33, 12-13. ""°
C fr. Gb 7,3 dO'"t: ( Pr) n corre 1n p:imldo a~
dove il verbo i1~ (QaQ concerne tl conceggio deUe pecore. lnol- .. Sccoodo Is 29.6 l~r.icle s;iri vss1ut0 (~e) dJ Jl-IV.11 .mravcrso u.iu serie eh feno-
crc, i legami le icali era Ger 33, 12-13. Is 65, 1ow', da una parte, e mcm .1.m10'\Ícna che n ch1;anuno a lwello 1~\1ulc qa Is 66.<> t-') su Is 66.15- 16 (:-cie
e :x :-'-}. Nd S;il 83, 15-16" ~""" l°~llllonc dclrungano e dei fuoco con b d1-
Sll"UZIOl1C dei nenua dt 010 (v. 3). 1 •cun c:ome un rurb1ne• sono mcnz1osuo ncl con-
tesm ddb dismmone divuu Ji Geru\;a]emmc m Gcr 4. IJ (~o ;aJb foru dtsuurov;a
dei fuoco. ' " 4); m N.a 1.3 '' menzion.i si turbme e ;iJ v. 6 il fuoco ddl'1ra.
li \lgfllfü:,UO ;ino~1p;llono C conJmOrWC JdJc •SCll!C'IUC• 111 \tngt>h Ji<{O~I vem Cfr, ad cs.. Lv I0.2. Nm 11.li.. 16,35:Am l.4 7 10: Gcr 4.4. ccc. AJl'mtcrno
dm~l'.trJt() .i hH~llo 1ll0<.utonn nclU p;ine Ili. deli oren IQUJU Is 5.24;'1. lf>... IK. 10, I (~ IK (conao 1 OC'llllCl Jºlsncle); 30.27.30:33, l 2
11 roi;o e IJ pcn,i prev1\tJ nd CJ50 dei cnm1ru di n;irur.i scssu.tlc (L\ 20, l 4: Gn (contro 1popoli).14:47. H (contro 1nuglue1 conqg)tcn wU;abslons;a) Curun,igme dei
:\>l.:!4 111 nli:rsmentn all;a r~anmonc ; la sp;aw e lo ~trumento dt punmone nc1 con- fuorn ncorrt' anchc ndl·annunc10 dei g1orno dei 1gnol't: (GI 2.3) e ncl contesto csca-
frunn dc.-11.i pop<>l.monc ddlJ mi.i .1posu12 (De 13.15: fa 32.27) e degh u.lo!Jm ( 1R e tologilo dei giud1210 6nalc (Zc 12,6) OM!rsc lcgg1 soctolmcano1J >nlore pumm-o-pu-
1K,40, Dt 9.21. :m.e 2:\.20). lfr. M. GR.EE!'.llt.Rc •. MCm~ anJ Punhhmem··. /1)8 nfic;itorc ddlc twnmc ncl c;uo di un;i tr.i~grn'l• One (pccc;i11 ~wlt. 1dobtru, fiino).
( fr A.R P DIAMOM). ··.-.:'". f\/DOTIE H494K 1>10 come ~~uo dd \'erbo .id l"' . L\ 13,52.55; 20,1 4: 21.9; Dt 7.5 25. 12.3 Cfr.J.A. Nf\Unt:, ":M". NIDGrrE
:iir. ncom: " .'>pmuuo nd hbro d1 Gioru (2.1: 4,6.7.K). ln Gb 7.3 1>10 i' 11~cno1m­ H!13f>. E.M . Coem, " F1rc", IDB.
ph~110 lh( h;i .1'-.c~n.1to J ( .1obbc lc nota di Jolore. Oppure •come• il fuoco. cfr. LXX: Wç 11úp li fuoco ê ;issmubbile m alio mu-
' Per J°1111n1J~111c Jdb \patb come sm1mento Jcll.l pu11121011c J1 JI IWI 1. ~pc,\O con mt'nto JiVlno di punmone o, come 111 Is 66.15. a JI IWI 1 ncsso (Dt 4,24; 9.3). D. MIL-
lOll llOl.111 bdhu. cfr Lv 2(l,25: Dt 32.25; E121.33.ls~. UR.. º' F1re m lhe M ytholoi,.'Y ofDn;i.m .111d lu:acl'º. 25<>-2<11. ~-oca Li r.ipprcscntlllone
e fr L\ :u.21. Dt 13.15. ele. nmolog1ca dei mcssaggcn o dei gucrncn ai scrvm o dellc dwuuti 111 ccrm1m di fuoco.
( .cr :\3.12 KJ: :'"10:"'-: :·r :i-1: Is 65.1 U: haron iac.-:-u'-. Acor -.;: r::i,i,. come ncl c;isu delfa loct:i m lllaJ e Y;im, ad es .. nel S;il I04.4

162 163
PARTE 2 CAPITOLO l : LA RIVELAZIONE OI JHWH

celta':) di river are {:l 'j. H1) l'ardore deU'ira dhrma ('DK :icn). N h e sa appare contra egnaca da due funzioni, o da due centri
no cante il verbo :l1:l ia adoperaco abirualmente per e pr im erc ~ :nrt'.'re . e. p_ri.ncipal1 : e~1denziare,_da un lac~. l'alce_mao~ ~ sa_l-
ricrar i dell'ira dei ignorc 1"2 , a motivo deU'associazione tra :ion .... e b'
\ "l!ZL&>
m ud1z10
.
e. ' dall alcro, e p n mere la nvelaz1one divina m
e,~, (con c:C,:) in 1 59, 18 e dei concesco di punizione in cernuni rdazionali.
66. 14b- 15, fini ce per denotare il riversarsi dell'ira dJ JHWH,
umendo un 1gnificato 1mile a quelto di o ~ 1 "3 . DaJ punto i.1 L'c1/tm1t1ti1•a tm salvez,:a e .<?i11dizio
v i ta le icaJe 1 o erva, inolcre, una relazione era 11 o tanrivo ,
e ti verbo or• o c:on; quesc·wtimo evoca un calore simiJe a q ue elJ'imieme della comunicaZJone divina gli elemenci relacivi
dei fuoco o dei ole, ma in 1 57,5 veniva adoperaco nel cone alla nvelazione in cermini dj alvezza e di g iudizio ri ultano dj-
dclle praache idolatriche comprometten ci la relazione con o· rribuià come egue.
L'acco tamenco fa comprendere che ora, in n po ta aU'infede
delt 'uomo,JI IWH reagisce con il fu rore della ua ira.
dtscorso salwzza giud.tzio salvezza e gjudizio
56,1-8 X

• 4. Concluslonl 57 .3-13 X
57, l+-19 X
La componente emanrica dei cesco non volgc solamente u 58,1-14 X
funz1one in formariva.Alrincerno dei proce o di comunicazio
e a la eia altresi traspari re le ttacegie comunicarive ucihzzate 65.1-25 X

fine di rendere per quanco po ibile inci i' 'º il messaggio. ln qu 66, 1-24 X

sco en o ri ulca pamcolarmence proficuo uno rud10 della se-


mancica dei resto che miri a evidenziare l'arcicolazione dei vari 1n parcicolare i o erva che oltanco ~no dei di_cor i_(57 ,3-:
elementi dei di cor;o e le scelce espo icive operace dai locuco 13) wi luppa unicamente l'a perco nega avo deUa n ~elaz1one di
L'analisi particolareggiaca di decerminaci lessenu, talvolca dJ mcerl JH\\ H. m entre gli altri due. (57 . 14 -:, l 9 e 5 , 1- 14)_ 1 oc_cupano
incagnu, e dei rapporci as ociacivi che essi i oruJVano con e~ ~olamence deU'aspetto alvifico. 1 rnnanentt cre d1 c?rs1 (56, 1-
d1vers1, aveva propr io lo scopo di evidenziare que ti ign ificati. 8; 65.1-25 : 66. 1- 24), anche o;e concengono encramb1 le espre -
L'anali 1 condorca 6nora permette co i di deüneare con piu 1001 della m anifescazione di Dio, pongo no tuccavia un pe o
preci ione i cratti caratten aci che l'espo iZJone isaiana accribu1- mag,_giore ull'operaco alvifi co. La pred o minanza degli aspe~
sce alia rivelazione di JI 1w11. incecicamence o;i pocrn affermare po mn deUa r1\·elazione divina cornsponde alia cendenza g1a
m concrata ncl di cor o di apcrtura (56.1 -8) e volge la ces a
funz1one comunicaciva: o;orcolineare la propensione divina a ma-
nifosrar i in veste salvifica e a umolare una r i po ca positiva da
' Cfr.. Jd t.~.. ai 7X.•'\8: h 12.1 .
1 parte deU'incerlocurore. . . • . . .
f>cr un \11mlc ~1g11 1fit:am J1 m ·ompcn...a, cfr. Jnchc Dt 32.-1 1 .43, dovc- ti verbo :0.-
Per quanto r iguarda l.1 b1polan ca dcUa n vdaz1one divina c~ me
rtj.'ll.lnl.i : ;>; nl'I v. 41 cnrr.1111h1 1 verbt ::1'll e c'1: 50tlO d1çpom par.illclJmcnll:; b 21.34,
E7 33. 15. L"1111crpn:t.mm1e di J N. 0'>\\.An. ·n1e Book of l.<.i111/1 40-6'1. MS. •to ulm bis mott\'O pre ence nei o;i ngoli di cor i, _i o o;erva ~una ua ma~1or~
"r.uh (to rcrurn til ltl ~l) ~ c:wcunoo ofJu'4,>n1cm. o r mon: hlcl). to rc:turn on bis concentrazione ne1 duc dJ-;co~i fin ali (65. 1- 2.:>: 66, 1-24); m e SJ
cnemtl'\ 1hc n•\ulr-. oi thctr rc:bdlmn• i: mcno atonente- ai re\LO. l'J\pt.>no positivo e quello negativo delta rivelazione 1 alternano

164 165
PARTE 2

neJ co~o del Prc:>nunciamento, oppure coesisco no all'interno di


un umco enunc1ato (65,8; 66,14.16). Questo andamento riveJa
una crescen_r~ urgenza dei locucore, man mano che egli procede-
con l'esposmone, a porre in rilievo l' inevi tabilità di una deJW
rno~tà della ri vela~ione. Risulta chiaro in questo modo che-
non esiste una terza via e che la sorte sj gioca su due binari co
pletamence diversi , che conducono a esiti distinci e definitivi.
CAPITOLO 2
b. n contrasseguo relazionale dei/a rivelazione
1 REFERENTI DELLA RIVELAZIONE
La riv~lazione divina non si dà in ascracco, ma riguarda il raP-
porco reciproco era due soggecci concreri,JHWH e gli uominj. L'al-
rernaciva tra salvezza e giuclizio si traduce di conseguenza in due
condizioni diametralmente opposre: da una parte, una relazion Un econdo motivo all' interno dei di cor o di apertura (Is
armoniosa di familiarità e di mutua appartenenza, dalJ'altra partet 56, I - ) riguardava i referenti delJa rivelazione divina. Nel pre-
la roccura totale d el rapporc:o. Per quanto concerne l'uomo, il suo sente capitolo si evidenzieranno le peculiarità dell'espo ro criro-
partecipare o m eno alla relazione con Dio non ê un optiona/, isaiano circa il contenuto emancico dei sudderto motivo nella
~na q~esti one esiscenziale, dj vi~ o di morte. L'uomo no n por sua articolazionc nell'arco di c:ucti i discorsi divini.
s1ede m se scesso la fonte delJa vita , ma la attinge nel consegnam La comprensione trito-isaia.na. dei referená della rivelazione crova la
se stesso a1 Signore della vita. AI con trario, l'e traniarsi da Dio: sua esplicicazione nelle categorie di universalità e diversificazione. ln-
coincide con la m orte. farti, J'assunco fondarnencale a1 rigua.rtlo ê che rurti gli uomirú saranno
coinvolci nella manifestazione di JHWH.Allo stesso tempo, il caractere
bipolare della rivelazione provoca una diversificazíone nei soggerti che
ne saranno destinatari. 1 referenti, infatti, vengono ad essere conglobati
nelle due caregorie fondamentali di ((popolo di JHWH» e «non-popolo•.
Tale visione bipolare dei referenci e gli elemenci che concor-
rono a comporla si articolano, discor o per discorso, com e segue:
• l'<.>K>LO l>I JllWl l•

V\ • .\-! •iKll v. l:lb chi <:Onliib 111 lllWll


\"\ b 13.l fi.._•lu·~ temnwulc>
' ' 17 UI fi,;>tr:a tt""<:luk v. H mm popolo
\ 1 !i \;anmu r umtb
h 31<. l - l-1 , . 1 ., _ roi">k• Li f,;&M J, v 2 11 popolo Jc1 ~utO
C:u..<>hl><-
'~ 1- '.1
r •.;shnnc· udn.k!lc- "" IH PJ .~ n11u fx>J-""1lu
" l i " 14 , .... "' li 'I 1' I~ l'i ...-rvt

V\.' ft
' 2-1 nbdb
11 UOllfCI J1 JI l'\l.il I
\
"~ '"' 15-?.2 c:km
'"" 2.5 unuJt.. rrmooo l ho
·~~1
v. 111 l'>..:!C• rult> t l"'f'<>b

166 167
PARTE 2 CAPITOLO 2: 1REFERENTI DELLA RIVELAZIONE

lno lrre, m re lazione ai referenti, particolare rilievo as umono Lo rieloborazione degll oppellotívl • l e c::i
ce rnuni e:.:.; e • l 1 quali, come s1 evidenzia nello <;chem a qui "º 1. 1
manife cano rrarti ora po itivi. ora aegativi. Ugioco dei cermini piu pecifici ·u e e~ che denocano il •non-
o 0 ) 0 ,. riguarcJ:t . oprarueto 1~ 58, l-2 e _65 , l:-3: . ..
t
P 1 parcicolan ta di Is 58, l n pecto ag11 _alcn di ~~rs1 n 1ede nel
- che o lo in e o compare l'appellaovo e pliato ~D~ n·:i. 11
t-l>_St_._.7_-t-_ _ _.::_
-::;-~'- ir:-· ~l'T"::l ·;-:
· cagrna <1casa d1. G "taco bbe• e• unti zzaco di frequence per d esi-
tactO .
.. 57 14
~.1
' 10 re 1 rade1 e anche nell'occica trito-i..aiana i riferisce ai popolo
gn~a ua tocalicà. Le differe nziaz.ioni scoriche, nazionali (era lsracle
Is

Is 65,1 ~~iuda) o sociali (cra la e~ a reaJe e.!' reo;co dei l?º~olo), v~n_gono
Is 65.2 esse in econdo pian o n petco ali mceres e pnnc1pale di n con-
1
Is 65...l 01
,jderare i concorru" dl
e <1po po lo di JI IWH•· . . .
·e;
L"accoscamento degli appellativi 'Oll e :ipv• rr :i po ne m n salco
Is f\5,:U iJ ignificaco ironico d ei intagma ·~v in quanto, pur contenendo
·1 riferimen to a 1 raele - che scoricamentc rapprescnta il popolo

Com e verrà appurato nel corso deU'anali i, l'utilizzo dei ter.


ili Dio per eccelle nz.a - e indirizzaco a ~ndividui che nella pra-
tica non i comportano come «popo lo di JHWH•. • .
mini o;,; e •u no n coincide nel Trito-lsaia con la disúnzione era il Per o rcolineare il concrasco, nel ver eeto uccessivo (58,2), s1
popolo d' I raele e le nazioni scraniere 1• La loro differenziazio adopera il ce rmine ·u a i ndk~re una_nazio~e veramente giusta
deve farsi risalire, piutto to, all'incento di ridefinire il concerto di agli occhi d.i Dio-1. La me a rn relaz1o ne d1 un •o:: segnato dai
po po lo di Oio.
Encrambi gli chemi guidano e agevolano l'esame d eUe due
categorie dei referenci .
AlJ"mtcmo dei hbro dt l~u.cfr. 10,20: 14.1;46.3: 48. 1. l n Is 2.6 :;-;r ~ q aova
Jupo-to 111 par.a.lldo con e;: che ê! ;iccomp:ipu10 wl sul~ ddl.i 2 ms. e. com em Is
5~. I. ~ nfomo a }H".J.H.
• 1. li .. non-popolou 1...1 proposa d1 H. 1'11A,...- YorRL A1m1<. 75-76, dt mccrpreQJ'l' b •= dJ Gu-
cobbc• come nfcmo alia casa ~;ile contr.ippost.1 ;iJ popolo ê pcmncole m un certo nu-
La categoria di cnon-popolo• e associaca in primo luogo con mao dJ t~a. nu noo crov:i nsconm> ncl Tnto-lsau L"mlc~ eh qucsc'ulamo ê. u1fam,
raele, o piu e atcamence, con una sua parte, cararterizzata cbl- p~cumcmc uruvcrsale. c~i come tr.1cci;a10 m numera emblenuaa ncl ~iscorso eh
aperrura. ln qu~t.l luce rmcero popolo d' l ~r:iclc n )ul1.1 comvol10 ndb numfesanonc
l'infedeltà nei confronri di JHWH. Bisognerà, ruetavia, cenere pre- di JIN 11. m nusura eguale ;a rum gh ;alm popoh. L'anue;i nu1onc clctta conunu;a rut-
sente che la qualifica riguarda qualsiasi e<; ere umano il cui tJ\"IJ ;a ~volgt'rc b rua fünzione parnc:Ugnuuca. perché Li ~par.mone cht" si gc'.'~r;a al 'IUO
comportamento ia a im ilabile alJ'infedelcà d ei popolo elecco. miemo (dr. •~ 65.8, dove qu~m pnnc1p10 r:ig:g1ungc la m~mu mtelhgibllia) nilene
L'I d1~~·l"iific..monc ch c ngwrdcrà anche tum gli aJtri popoh.
• Anchc negli altn cem 1s.11;i111, per parlare d "lsr:icle, vcngono ;ado perao enc:r.unb1 1
tcnn1111 ·u e c;i; cfr.. ad cs.: h 1.4-5 (m questo caso n corre m chc la radicc ,~/:nti, che
md1c.1 l;i n beU..one dei popolo): 10.6 A. Conv. " Whcn as 1he Chosco Peoplc Called
Côy::'". l-<1. suggensce che l'mo dei 1crmme p<h.u .wcre Li fünzionc d1 sonolinC2re Li
1
CIT. W LAu. Stl1nflerlrl1r1~ Proplre11~. 186. sonughan7;J dei popolo clctto con gh .llm popoh, p1uttosco chc con t1 suo D10.

168 169
PARTE 2 CAPITOt.O 2 1REFEl?ENTI DELLA RIVELAZJONE

pcccato con un •il fcdel e, csprime oprattucto la tigm arizz.azione Concludendo 1 constata ch e l'uso degli appellativi e:> e •u,
d_elJ ' infed eltà de~ po po lo d ecto e, concemporanean~ence, l'attesta- rielaborari in relazione alia catego ria cli «n o n- pop o lo•, ein grado
z~on~ d ella ua inad cguatezza a rappresentare, di fro nte alie na- dj produrre l'effe tto prospettato in Is 65, l Sa . lnfatci, appa re
z10~11 , un • mo d ello• P?Sitivo d i popolo di Dio (·o.:i). Per q uesca chiaro che, n el cor o della com unicazio n e divina, il gruppo degli
rag 1one ructe le altre n corre nze d ei ce rmine ·o.:i (c:.:i semp re ac.. intedeli all' imerno d ei po po lo di lsraele perde la sua d enomina-
compa~a co dai suffi <;O deUa 1s.) ne i di cor i divini :; indkhe- ziollt' •o.:J, appellativo che diretc:ameme rim:mda aJ rappo rto cli re-
ranno il po po lo d ei servi e degli electi d ei ignore, un popo)o ciprocità con JH W H , fondamenco dell 'esisten z.i e dell 'ide ntità dei
• nuovo• dai confin i allargari o ltre 1 raele e, allo te o tempo piu papolo. Oi conseguenza, negli alai cliscorsi clivirn , la riflessione su
rmrecti rispetco aJla cotah tà dt 1 raele. ' f raele ruo ta inco rno alia caratce rizzazio n e compo rtamencale
lnvcce, le riman en ti n corre nze d ei ce rnuni o:; (no n acco mpa- quale criteri o di appartenenza e, in b ase ad e a, i d ete rmina
gnaco da suffisso pos eso;1vo) e • l o n o rife rice o;oprattutco a Is raele rsnadeguacezza cli una parte dei po po lo a rappresentare la cate-
e m amfe cano una conno cazione negativa de riva nce dai compor- gorta di • popolo cli JHWI 1• .
tamento d ei referenti .
~el cas? di l 65, 1, il gruppo di co loro che sono indicati co me
' l , e descrmo per mczzo d elle e pre sioni ·o:í::i ~q:ntS , C,1<~ 1e,i, 1.2 L' adultera e lo suo p rogenle
'l~ ::i ~C, , L'appellativo di •u , adoperato per indkare la parte infe:
dele di 1 raele. assume qui una conno tazio n e irornca. ln fa tti. men- 1n l 57,3-13a l'idenotà dj • no n- po po lo• e elabora ta attraverso
cre n ella preghicra-lam ento dj Is 63,7-64, 1 I cuno 1 rae)e si la rifle io ne su due tipi di rnppo rto interperso naJe: quello spo n-
auco-de~sce_ com e popo~o di JHWH (1 64,8; uC,: ~~). contrap- sale e q u ello dj figli o lanza. Encrambe le immagiru hanno come
po nendos1 agli alcn po po lt (1 64 ,1: c·u), il igno re. ndla sua ri- referente abiruaJe 1 raele concepito ora come posa'' cli J H WH, o ra
spo ta _critica, r iserva l'appellativo •u proprio aJlo te o lsrae1e. come 'iU O figli o primogenito 111. Nel Trito- lsaia, ruttavia, quesri as-
N e 1 ver etri ucce iv i le ec;p re sio n i ,..,,o
C:.l.I (1 65,2) e una vengon o sotco po ti a verifica a par rire da una pro pettiva
•nii< o•o·.:i::oi1 C:.l.li1 (l-; 65,3) pre uppo ngo no lo te o reference di umvcrsaJ istica.
1 ~5 .1: la radice ,o ê in fa tti frequ ence m e nce utilizzata in ri-
fe nme m o_ a 1 raele o a una parte di es o <', m e ncre la radice ov::i,
anc hc e n su lta es ere un lt<1pax ne l libro di 1 aia, aJtrove indica (.' 1ru il qUMto m oavo tcmauco. cfr. ap. 4 . pp. 241 .
le ce n!1e nze ido larric h e di lsrae le, ch e p rovoca n o lo d egno di •A F1TZC.ERALI~ '"Thc M ) thological Backgrouod for thc l'rr.enuuoa ofJ crusa-
JHWH . lem .&> a Quecn and lhe Falsc Wol"hip as Adullcry m t.hc OT"', 405-406. dimoscn
co1111:. ;inche nd caso dJ (,t'ru~lcmmc. \1.1 adegu;a1.i b comprc1mone dcUa c::ap1talc
come s~ dcU::a dJVJrut.i patrurulc l.l cm.à. daJ naco suo. rappmenu u figura dcl-
1'1m.:ro popolo.
l >01\UDL, ExoJ11s PJ11m1, 13.42-46, sp1cga le m:endicn1om a\.-anz.nc da Dio nei
contnmtl di l!r:aclc-fi~to (dr E 4 ,22ss.) .U tempo dclh ~h1Jv1ru m Egmo sulb b:bc
h 57, 14; 63. IO. liJ.:U . Jdl1: lcggi socWi e Jc1 C<>'itunu dei tempo e che sarcbbcro ~uu v1ol.m J.il Faraone; J .L.
., • ~·fr Nt: 9.29; al 78,8, Is 1.23 (~ proJ'O'ito det prinap1 dei popolo): .30.1. Ger 5,23; M < KU-.Llt,-Thc D 1vmc Somlup o flsr::acl and the Covcrunt",320- 331.corretUmcme
,, __7--8 (111 encrambe le n cor renzc VJcnc adoper.no anchc ti k~\t·nu c:i). (.)., 4.16; 9. 15; wuohnca IJ reluíone rn l.i figliol.mu dcgh uomini e l't+vcnto Jclla l.'n:;wone sressa
Zc 7.11. ln que~to contesto 1'111rcn21o n;ihu dcll':illc::ann non ~· csaurt<Kc olo all'mtcroo dt
<. fr L>t 4.25. 9 , IH;J I ,2'J.3:?, 16.19:? l ; C.dc 2. 12 ; Gcr 7, 18 19;8, 19: 11.17. 25.6. 7; 1..,-.ide. nu 1 rade svolHe un.a funzionc r::apprescncm~-a m rcu21one .11um gil uonuni (cfr.
.32,29 J0.3~ 44.3.8; Ez 8.17: 1<>.2<1:20,28. c.n :?:?.18).

170 171
PARTE 2 CAPITOLO 2: 1REFERENTI DELLA RIVEL.AZlONE

1 per o naggi, evocao m l 57 ,3 eram.ice il prono me person dono di JHWH (~ :J , cfr. 1 1,4), da comprendersi come ab-
11 3 bb3dono
º ..,- deffalleanz.a per erv1re aJ cn d e1,
· come d e cncto
. . De
m
C:M , ono pecificao aJ v. 3 com e :·m::i "J:: e mm 'jKl;) :>-: e, ai v.
4, come -:?-;, ,~· e ;.;:o-,C,·. ban 1
'>9.:?J-.!.'.> . . .
() o cantivo :> t asswne connotazioni negacive 11 nd aJ 37, - Anche la radice :iJ :!li evoca la prosmuzione di 1 raele che com-
c •v;M , , ; 111 1 1,4 e 14,20 e:•;, ll :li ; in Is 57 ,3 mm r;KJ:') .:J"n e · Clde con l'abbandono cli. Dio ~ con. la rottura dei l?ª.tto (cfr. De
1 57,4 ~ lJ . ln Is 1,4 la de ignazione riguarda e p licicamente J l .16). La p:o à~one. e. applicaca 111 man.1era esplic1ta a l .rae~e
il popolo eletto 11 • rnolcepüc1 ce n profeaa, come, ade emp10, Ger 2,20-21 (111 n -
Encrambi i le erru "\Kl~ (pcc. ms. P1) e mi t-4 , che qualificano la ~ um:nto affin1magine della vigna, il mecaforizzance dei popolo
•eh cendenza• m Is 57 ,3, si ri feri cono in generale a comporta. e~~no) . Ger 3,6.8 (1 mele e Giuda), Ger 5,7 (1 figli di Gerusa-
m en u illeciu neUa sfera e suaJe e cosàcuiscono lo fondo sul kmmc). Ez 16 (Geru alemme), Ez 20,30 (casa d' lsraele), Ez 23
quale, nella BE, vengono elabornce e pressioni mecaforichc in- ( .unaria e Geru aJemme), Os 1,2 (il paese). ln 1 1,2 1 i descrive
ce e a d e crivere infedelcà cli vario genere. Nei casi in cui vengono 10 que ci cermini la circà .san~ che ha perso 1.a ~D~? .e p,~ (cfr. Is
applicace a lsraclc, la loro forza espressiva si fonda sul contrasto 56. Ia) a causa cli una en : d1 compo rcameno ille.c 1a ..
con la mecafora dcU 'u nione sponsale, che rappresenta il parco tra ln l 57 ,3 i destinacan vcngono ancora p ec1ficao come •J:J
JI IWH e il suo popolo 1 ~: e neU'ambito della mecafora spon aJe che :"IJJ.:J . La radice pv 11 (Po) fa riferim enco all'activicà magica o n~­
l'adulcer io richiama il tradimenco d ell 'alleanza 11'. gromancica:?.? che, insieme ad alcrc praàche dei genere, erano pro1-
li verbo ri•o 17 no n ricor re aJtrove in 1 aia, ma efrequcncc mente bice daJla legge ~ m osaicall. Tuccavia , la loro e '. ce1~za ê ~ttescaca
adoperaco dai profeà per inclicare, in senso metafunco, l'infedeltà anche in 1 raele-4 • econdo De 18,9- l 3, le naz10 111 scramere che
dei popolo eletto 114• ln Ger 5,7 cale slealcà viene esplicicata come

1
li pronome mom;i m Is 57.4 e m I\ 65, 11. 13.1 4 dove \1 nfensce .t '-oloro chc 1• 1J p:lS~o d1 Ot e m rcbrionc con 1Re 9.<J. dO\'c ~1 \p1ega chc abl»ndocurc tl 1-
lunno Jbb.tndon;ito 1J 1gnon: 1 )("OJ'b>e e® uru cosQnce lpphcaz1one J1 quC'\tO pro- e;norc vuol dire .idenrc ~li dei scnmcn Dt 29,23-25 uuhzu l.i lt'S:..J tc:rmmolo-
nome per Jcs1grul'\" 11 gruppo Jcgit mfcdd1. gl.l nd cont~lO ddle ml1ed1z10111 de11'11lcanu. non s1 f.1 men2Jooe. rumvu.
' n
1
e
SO'\UJll1'1'0 ';1"- p1ü 'f'C'\'° combln.lto con nonu propn di ~·u o Ji IUZJonc; J(U\1bb.mJono dí JHV. 11 SmuJmente Ger l(,, 111- 11 e 22.8-9 pongono m rcbnone
.ido.• m I\ 41.8 q nferuce .ill.i di54:enJcnu d1 Abnmo. m 49. 15 .i quclb di Gucobbc la b uU\trol~ di lsnde e l'.ibb;indono dei S1gnorc con tl cndunento Jcll'~clnu.
~'-uni '-""lSI ri<'-"'~ Ull.l qwlificlllone posiovi •qirpe re.l.lc• (2Cr 22, 1O, Ez 17, 13; Dn 1.3). Cfr P BrRn,"•To Pb) the H.lrlot• An lnquary mto OIJTcsumcnt Meaphor".
"'ºrpt° bencdetufdc1 bcncdcru• (Is 61.9. (,5,23). ~ sun.i• (E<J 9,2. h (1, I "\). 4'1lrpe :?19-2.36 LI radKe fa nfenmcnto .i rappom ~u.ili illcgiro1ru d.l parte di un ~no
dc1 giu~o• (Pro 11.21). tcmnuruJe (.ld ccceZ1onc dJ due clS.l).che ,,oi.mo 1'011orc e 1 dmto ddb figura nusclulc-
' Nd '>.il 37.2H s1 cracu di un S<>ggelto opo. non mcglto 1dcnotic.uo, m h 14,20 {m.imo. pldrc. ecc.). e .ill.i prosmuzionc rcmbu1u (cfr ( , n 38. 15 24. dove sono C1'1-
dei I'\" J1 U.tbrlonll dcnza:itr emnmb1 r \Jgm6c;ia m n:lu1onc .i T.un.i.r). ~ r.idice :-.r v1enc adopcr.iu m
" Eopportuno cmcnd.irc tlTM sosocuendo IJ fomu 6ruu dei verbo col ~UntM> selbO mcufonco (cfr., .ld cs.• Ü\ 1.2. dove ncorrc rn ~enro leuerue, nfcnto .ill.i mo-
:-m, d r LXX. Syr.Vg Cfr W Lw. " lrr!ft~ltlrrtr Proplrrtie. 152. gl1c dJ CN:.i e. con 11 signafic;ito figur.ito. rrlento llli tcrr.a / paõc) per des1gn~n: l'mfe-
' Cfr Is 54.4-<1; Gcr 2.2. fa 1<i; O 1-2; MI 2.1 4. dclt.i dei p<1polo ;iJ puto '"ºº JI 1w1 t attn\Cr\O 11 culto 1dobtnco. o ndb nccrc:i dei
' C fr. R . AuMA. &>rrdJ '!/. Ull't', 138-140. tonucomo econorn1co o poltoco ndle JIJe.Jnze con 1 popoh ~tramc n.
11

•• Ll ra<licc niJic.t un 1llec1to rJppono scsru:Uc di un uomo con um donru 'l><l\.lu (Lv ' Per una p:mor.irmc.t dd le v:in e pranche dJv11utor1e, cfr. M J.A. l l l)R.'>""Eil., ~".
IH,20; 10, IO), o con l.J 6tbi1uu d1 un altr0 {Dt 22,13-27), oppure dr uru don n.i sp<Nra \ ·IDo rn : H71{76. 1. M E.Nt>rt 11'º"· .. D1v11uuon... IDB.
u
rn11 un uomo (Ez 16.32: ~ 4.13). gr.1'1t.i dd pcccato cs1gc b pena cap1L"lle (lv 20. 1O). :i Cfr. J BtENKll"-.tWI', úma/1 55·56. 163. chi: .l moa que,u figur.i all.i donna di

•• Ad e~. C.cr 3,8-9 (m quc-.to C.l'><> "K.l '' crow m combmu1onc con l.l r.idrce õ!J!. Endor rn 15'm 28.7ss.
come ;iw1cnc m 1~ 57 ~"\), 5,7: 7,9 (coo nfcnmemo cspltcno :il cuJto dJ U.1.11 e Jcglí 2 C tr. l v 19.26; Dt 18.I0.1 4.

1dob). Ez l<d2. 23.37 (m nfenmenco ~ scn1zio dcgli idolt). 2' tT. I\ 2.6; 1R.e 21.(i; 2Cr 33,6: Mie 5. 12, Ger 27,9

172 173
PARTE 2 CAPITOLO 2: 1 REFERENll DELLA RIVELAZIONE

si sono macchiate di 1Jllili praciche vengono cacciace via dai lo '"'H.ln l 1,2 c;ono gli lsrael ici ad e ere de _critti come~- che
JH 00 ribellati (:1~D, Qal Pf. 3pl.) contro chi h ha allevaa , e_m Is
paese, destino analogo a queUo annunciaco agli infedeli d ' lsra
in . 1.~ 57 ,6_. ~! . conseguenza, i i1_l)., 'l~ appaio no come veri e p ~9 .~3 11;;:::l concraddi ringue la •casa di Giacobbe• (dr. 1 :> , 1).
pn strarue n nonoscance facCJano parte della nazio ne pre cel
• il 31 L
ln Is 57,4 i referenti sono chiamaci y:ii :ni. 11 rapporto di co~
t:.
ln 1 57 .6- l 3a appare, invece, un personagg10 1emmm e .. ª
cin1;1ità co~ ~a c~ra~ceri_z~azion e. dei v. 3, induce a rice nere che J& na non viene mai defin ira medrnnte una no menclatura e ph-
don ma le sue az1om
. . l a concra dd.1 cmguono
. come adul cera n .
radice y:1 mdichi qw 1 aneggiamenco falso dei popolo nei co~
fio nti di J HW H e la perversione delle esigenze dell 'allean za che
gola la relazio ne2". Is 63,8 r iporta l'actesa dei ignore che il
Q~~ta metafora e adoperaca negli .c;cricci profecici ~e~ e prtn:iere
r nfedekà di 1 raele ai rapporco d1 alleanza con 010 con.Slde- 3
po polo ri po nda adeguatam ente alla sua benevola accenzio ne; iQ ~co, que c'ultimo, alia scregua di un legame sponsaJe.
que to contesto, in rife rimenco alla casa d' I raele (v. 7), viena
ado peraca l'e pre io ne ' -ir'ar 1t':i 0 ·3~ disposta parallelamente coq 1 6gli dei vv. 3-4 e la donna dei vv. 6- l 3a im plicano q~~ lo
•011. Is 59, 13 testimo nia, tuttavia , che cali attese sono scate palesc- cesso referente, il popolo d' Israele, o una c;ua parte, coita nell mfe-
mentc dcluse a causa della ribellione nel rinnegamcnto di Dio e delcà ri pen o a JHWI 1 con il quale e lega ta da un pano~. Ali? stesso
nel pronunciamento di parole me nzognere 27 • La fo ndamentale ceinpo. pero, il rapporco che inter~o~re era la d?~"ª e 1. 6~ f~ cra-
disposizio ne dei po polo alla menzogna si manife ta in com por- pari re un '1dea piu ampi.a,_caranema ca d~U~ visione tn to-isa1ana.
tamenti scorretti nei confionti di JH WH e degli altri uomini: l'id<r tnfatti. l'espressione •discendcnza/ figh di. .... evoca soprattuno
latria28 da un laco e le cescimonianze e i g1uramenti faJ i che una conrinuici generazionale'5 e un 'affinicà comport.'UTiencale che,
danneggiano il prossimo~ dall 'altro. in quesco caso, riguarda le o pere di infedeltà "'. N on a caso le espres-
N el v. 4 si menzionano, infine, V:íD..,,i,.. . La radice »OD "' esprime
in maniera ignificativa il senso ceologico dei •peccaco• decernú-
nandolo come volo ncaria disobbedienz.a a D io e crasgre ione
deUe norme di condotta imposce dai rappo rto per o nale con 11 A p;utirc WJ ' " 6 si ~I"\ .1 mfam ü p;ass;aggio cLilb 2mrl. alh 2fs. dcllc fonnt' \'Cr-
b.lli e Jl'I \UifbSI .
» Unº.uulm p1u dt'tagluc;a .l\TI luogo ncl c.1p 3. pp. IHtks.
1 Cfr o~ :?.4-15, Gcr3.:?-1: Ez 16: 23

Cfr M. Ktrn·rEl'O~U,._, Dir úi.~ '""'' dnn Alm1 T~1amm1. 6-8. 8~. ,. li tato m cs;ame noo form~e mdlZI '<llffic1cnn per dctcmlllu.rc se s1 eram eh W1
Cfr. s.u 4-4.18(17).dovc COffipMC l.;a op1c;a COStruzJOnt' dJ v= con 1.1 prcposmone p.uncol.uc gruppo .illºmtcmo dei popolo; cfr . .id cs K f> l>ARR , "•Abs. bc ~ Bc-
::i scgun:;i dtl ~unovo rr-~ . comc .i Harloto", 55-76. chc considen come dcsunauno dd dtscorso un potente
- 1 ncorrc ai vt'rbo -y::i umemt' ai suo unorumo ':"'!::l. grupro ;ill'mlt'mo dclb comunit.i: ulc ~ppo \a~bbc dcnuncuto d.ti scrvt oppn:ss1
•Cosi :mche m Is 4-1.20. Gcr 3.IO; 5.31: 10. 14: 13.25. (p. 7:?)
-• ln nfcnmcmo ;a) conunwmemo d1 E.s 20. 16 (cfr. ;ancht' Es 23.7: l>t 19.18. Zc A qucsto pmp~1to ~• osscrv.i unJ prospcmv.1 oppo5tJ .i quclb m cciaa m nfcn-
8, 17). che pro1b1~c l;a f~ tcstunonunu, e alie numcrosc esemphficu.10111. chc og- menm agi.a eunuch1 i qu.ih. pur pnvan dei vulCoh eh sangue. appan:eogono JI nuclco fa-
m.mzuno b pr.mca contr.m ;a, cfr Is 37.2: Sal 35.1 % .. Lv 6,5. L'acrcggwnento falso o nnlun: che lu J I 1WH coml' pumo d1 riícruncmo. Come. dunquc. m Is 56.1-8 si propone
le parole mcn7ogncrc ;appartcngono alie ;moni 6nahzutc ;a procur:m· dinno all'al.uo, wu ouO\·.i coocczione dcll..i f.11mgl.1a coo ncl pn.-scnle lesto 1 p~e l°cspos1Z1onc. pc:r-
cfr I\ 59,J...; Gcr 7,9; 9,5: 23.14. chê non <i tr.ma nec~riamcme e csdui.1\'alllCntc: dci lcg;mu d1 sangue ma di una ufa-
' C lr. l l. ~cr11A\'). ··~ ... Tii iiTVI, 79 1-Sl:SJ . Dc V1ue:· m. mncn". ID B; A. nuluru..i 'º dl"term1nau cb scche comporumenuh. m que"º c;aso. ;ihcru.nn cLi 010.
LU< :·~ ''. • ll)(YfTE 117 321 IJ concctto proVlcnc d.ilia sfer;a dei npporu polmc1cd T.ilc conunu1tà ê l"SJ>~ 111 fu 16,44- 45. 4u1" O~S4:rv.i. tun.ivu. una dilfcn:nza
opnmc la nbcll1ooe J.1 chi ê m poswo ne soaalmcnte mft'riorc ri}pcno .1 du ê supc- ~grufic;mn perché. ncl testo d1 Ezcclucle, l.l p1ecra di p.lr.lb-Onc ê b provcnie1122 scr:a-
norc (cfr. ad e • 2R.c 1.1 : Pro 28.24). nicn. 11uu e ;imorrc;a. mcntrc per ti Tnro-1...i.u toa d1vl\1one 1u21oiulc h;i perso omu1

17.d 175
PARTE 2 ~~-- CAPITOLO 2: 1REFERENTI DELLA RfVHA ZlONE

ioni ~he decerminano ! referenti ~~:mcengono, allo cesso cempo, 1 L.i n:\'1 1one trico-i aiana della o canza dei legame ponsale -
cncen comportamencali otto r.ano il carattere della rivelazione di- licito ndla mecafora dell'adulcera - e legara alia sua rappre-
vina r. lnolcre, poiché non viene esplicicato l'esatto referente deUa lJllP,_..,jone dd concetto di • cramero•. ln 1 56, 1-8 J'idea abicuale
m1adre•, che vtene rappresentata solo attraverso i suoi com po~­ en.......• cra11iero•, cc;:>ns1'deraco daJ punco di v1. ca d eu·app~enenza
..dello
meno, anche la •figholanza•, concepira nel enso metaforico deUa nwonale. veniva nbaluca daJJe parol: _cc;m cu1 JH";'H ass1cura~ la
consanguineici comportamencaJe, puõ applicarsi a qualsia i 16gho. areecipazione :11 ~uo popolo, non P.1u m ~a e _ali asp~tto oaz10-
cioe a qual 1asi tmicacore del comportamento deUa •madre: ~ale. ina in vircu di una c~rretca t;lazJone di rec1p~c1~. Quel che
Quindi, e e vcro che la mecafora deD'adultera viene pesso appli~ 1 1
ncravede in 57.•3-13a e. _che 1 ªl?parcen~nza .all anacc:> popolo
caca a1 PºP?'º d' I raele nella ua infedelcl, e alcreccanto vero che, nc:I kcco non e uffiaence; e c10 perche anche 1 uo1 membn, quando
contesto di l 57 ,3- 13 e deUa pro pettiva universali óca della co- ~anca la correttezza nel rapporco con 11 Signore~ divencano di
municazione divina nel Trico-lsaia, il mecaforizzaco puõ as.sumere facco .. cranieri• (cfr. De 18,9 .). S1 corge un 'analogia tra la donna
connocati p1ü ampi, e coinvolgere chiunque dimo cri una •paren- di 1 57 ,6- l 3a e la figura m~tafori~a deUa ~ro rituta!ad~ltera,
tela• con la pro ncuca , attraverso l'infedelcà nei confronci di J I IWHll rnenzionac:a diverse volte nel hbro dei Proverb1..e desc1:ma tn ce~­
li? qua1~co ~ferente dire~o, [srael.e svolge dunque un ruolo para~ mini di 41 craniera•3?: in Pro 2, 16; 5,3.20; 7 ,5 ti termine :ii n-
digmaaco mpetto a ogru pocenziale oggecco aJ di fuori della na- corre in parallelo con ;i'i::l), in 23,27 ;im corrisponde a ;i• ;,).
zione electa. Tale visione generalizzante coincide anche con il Nella pre enr.azio ne della donna ~niera/~dulte!'l di ~ro 1-9 e
personaggio menzionaco in Is 57, 13b: anch'esso, a motivo della sua dell'aduhera di Is 57 ,6- l 3a, olrre a1 paralleli relanvt agh appella-
fo rma parcicip1ale (tTOimi), i presta ad un'applicazione wuversalc. civi urilizzati, i pos o no individuare aJcre corrispondenze lessicali
ma in cemlini contrappo ti all'adulcera e alla sua prole. e remaciche: ~~. il letto dell'aduh:era, appare in Pro 7, 17 e 7, 16
Mencre, dunque, I<; 56.1-8 ottoli neava che ogni uomo, sulla (-::-~) e in 1 57, ; n:n, i sacn fici offerri dalla donna, in Pro 7, 14
h:ise d~l.le _s~e celce comporcamencali. puó accedere aJ rapporto e in 1 57,7; la pennanenza nei luoghi elevari in Pro 9,14 e in Is
d1 fam1lianca con D10, l 57 ,3-13a si concentra, invece, u un altro 57 7: la menzione dello heol e il de tino delta morte in Is 57,9
tipo di _•parentela•, che e incompatibile con l'apparcenenza aJ •po- (cfr. anche u v. 6) e in Pro 2, 18; 5,5; 7 ,27: la radice ::~ in rifen-
polo di JHWI 1•, anche nel ca o che gli inceressaci facc1ano parte memo al comportamento della donna 111 Pro 7, 18 e 111 Is 57 ,8;
dell'ancico popolo eletto. T- in Pro 7 ,25.27 e in 1. 57 . 1O; la dimencicanza dei pacco c~~
Oio in Pro 2, 17 e l'attegg1amento analogo espres o con le radia
r-: e -::1 xi; in Is 57, l 1. Oi conseguenza e po ibile che in Is 57 ,6-
l3a i alluda alla donna-adultera 111 qualità di • rraniera• rispetto
"' Cfr p.i"e 111. c.ip. 1. pp. 2~•~. li racono .il pronome rcrsoiulc e:."*. coUo..oito m alla relazione con JHWH, parmer dell'alleanza.
~inone enfaU{.1 .lll'm1210 dd " 3. sef'·c ;a sottolmc:arc che ;ad ~-<re com·oc;au da
Jl rw11 sono propno gh md1V1Ju1 ar.ictef'lZZ.10 10 quel dctemmuto modo. L'mo dt que-
uo pron~me pl'O\VU un tonrra~co 1mplic1to coo cluunque m~tn l'.itteggi.imcmo o p-
po~10 (dr T M UR.AOKA. r 111plttlll( " ~"'Is. 47- 59: J-M s 146 ). Nd cont~to ddb
l:Omun11;.1.uonc finora ~volu la divergcnZ.J nE,"U.uda ch1ar:unenre le op:t1om comporu-
mcnuli che esprm1ono 1'01<.les1one .1 D10 dei percorugg1 menZJoiuu m Is 5(l. l 44 AJJo l'cr l'amllm deUc r.1d1c1 e dd toro qgru6~co. ~1a dircrto chc meufonco, e&. F. VAl-
~t~~o tempo rj pn:p.ir.i Li contrapposmone tr:l gh mterpclbu e: ;,e· :i di Is 57. 13b. 110:--11, ··1_;a ·~tramcra• nd hbro dei Pro11crb1"', 352- 357; G .A. VJ:[. "oi H;ni: f>crfümcd
" Qu~"ll.l ro~~1b1ht.i rende 1muffic1ente J;a lmuruione dei personaggt 31 fradrn dei M) l lt-;id w1th Myrrh•:The Forc1gn Wonun m Prov 1-9". 53..(,8: H .C. WMl-fJNGTON,
popolo pro~u tb ;alcun1 commcnucon. ad e<•• d.a P.D. HAN'>O~. Titl' Dau'I ofAp«o· ..Thc !:>cr.mgc Wonuo (:T""l:l/ mi :-:.) of f>roverlx 1- 9 ;iml Post-E.'tll1c Judean Soc1ery".
lyflll<, 200; ll. St llKA\1M, "f7u• Oppcmmt.J, 128. 217- 242; C. MAU:.R, Dit • fmttdt Fr.itt• 111 Pnwrrlimt f-9

176 177
2 CAPITOLO 2: 1REFERENTI DELLA RIVELAZIONE
PARTE

Quesca impre ione viene o cenuca da un paragone nacu


---- comportamento perverso dei popolo... , ira divina 45 e gua-
-' l .
ca( 0· 46 •
ne1 testo gerenuano. ·
rra 1 56.1-8 e 57,3-13a. motivaco dall'inunediata ucce ione 0 0 e da lui offerta - trova no nsconao
due discorsi. ln tale conte co sembra sia lo scesso lsraele. con la ~~r J,20 e plicita poi che la d o nna infedele ê '.' K::r
n"::::l. L~ ~­
infedel~. ad _es ere e traneo a Dio, piuno to che gli cranieri che nicl rrucrurali era ls 57, 17- 1? e Ger 3, le sormglianze lessi.~ ~
compaJOno in l 56, l -8; que ti ulrimi dimo mino infacri la lo rnaoche, e la probabile cornspondenza delle forme maschili dei
am o revole lealtà , nono cante appartengano ad a1cre nazioni. U1a c~s j e dei verbi in Is 57, 17 agli appellarivi presenti in .Ger
mes aggio ana1ogo, relativo all'alienazione di 1 raele, si trova Íll 14.20.22. corrobora.no l' incerpretazione secando la quaJe m Is
3
Ger 2,21 dove i adopera l'immagine della vigna - rice nuca c~ SJ .17-J 9 ad essere evocar~ sia proprio 1 raele._ A ~ausa della sua
mun emente come metaforizzance dei popolo d ' I raele - chc à 1
ndole ribelle questa porz10ne dei popolo com ctde anche con
divencaca una vigna traniera (:i· ::l Ei>;i). - 10 C:J d i ls 65,2.
ln l 66,24, cuccavia, i possibili referenti vengono nuovamence
allargati. Si menzionano qui gli «uomini ribelfü ( ' :::l C'lldD:i c'dlK;i)
1.3 1 rlbelll e 1 nemlcl i quali . da una parte, sono associabi li con i me~bri dei popo!o
d'lsraele (a causa deUa ricorrenza della stes a rad1ce VtZÍD anche m
li personaggio femminile rappre entato in Is 57 ,3- 13a evoca ls 57.4 e 58, 1), dall'aJtra, in linea con la visione universalistic~ deJ
la figura maschile di Is 57, 17 a m otivo della ripetizione dei lcs- Trico- 1 aia, evocano qualsiasi uomo che ha o ptato per la nbel-
ema ,,, in Is 57, I O e in 57, 17.18..0 • Questo fano fa percepire che lione contro l' unico Signore (cfr. C'dlK in Is 66,24 e ~lK , o · nq ::::i
in ls 57, 17 ci i riferisce ancora a lsraele"1 sonolineando un'aJtra LO l 56,2).
fumatura deUa ua idencità.
Alia decerminazione piu pecifica del destinatario concribuisce, L'apice deUa caranerizzazione di •non- ~opolo» si raggiunge
nel v. 17, la descrizione dei uo comportamento: :li, ,,,:::l :::l:::l 'Ji 1'-1 con la denominazione i •nemici• di JHWH 4 (i' ::l'K) di Ls 66,6.14.
e i:n>:::l 1. :J . L'aggenivo :::l:::l '21 ricorda Ger 3,14.22 dove il popolo ri- La !oro idencità e determinara in Is 66.14 dalla contrapposizione
belle v1e ne chiamaco C':::l:::l1:1 O'l::I. Lo sviluppo di Ger 3 e di Is 57
presenta alcuni cracri comuni: in encrambi i testi i adopera ini-
zialmence l'immagine femminiJe per descrivere mecaforicamente " 1 noa múcti il nfcnmenlo ;s 11" m Is 57.17 come m Gcr 3. 13.
la perversione dei popolo"2; le cematiche di Is 57. 17- 19 - pec- ... T.ilc comporumento VJenc espl'CSSO m dwerse numere, nu sempl'C con tl ncorso
.,J 1~~ma ,-i: u'; ,-.:i ~·:i T-1. Is 57. 17: 0-i1 j':~ -~.Ccr 3. 13; ::::,....-rgc n:i;-,
Gcr3.21.
" ln Is 57.16 s 1 oova l'õp~1one :i.,11 c'n:J., tt7 che cornspondc ;i =~ - .i :lC ~
e
"' li c.tmb1amento dd b'Cllt'l'C, daJ femmuuJe :i1 m:asch1le. dovulO aJ passaggto dai m Gcr3.12.
lmguaggio mecaforico ai Lmbrwgg10 ordmario dovc le forme m:ischw md1ono 1 nele • La mi.ice 111n pinente m Is 57, 18. 19 \'J n~oncn ;inche tn Gcr 3.22.
oppurc il popolo d'lsraelc. •• C. W~TIRMANN, lsaial1 4()..66, 419. nfcnsce 11 tcrmmc :i-. ai ncnuo d'Lsnele
., Cfr.. ;id ~-- K . K Ol;NEN. Ell11k 1111d Esclia111loguo. 51 :J. BLENXlN~Ot>P, 1Jaial1 56-66. 167; e non a.gli individui app2l'U:ncno alio stes~ popolo detto, per wu nsposc cntia, cfr.
K . PAURITS< H, Dlt' 1lt'l1r Cft11c111dt', 68: C. W~'TEJV.tANN, lsauú1 ../().66, 330: 1nvccc P.A. MITif. B S<·Hl\.A.'l.IM. 11u: Oppo11r11u, 170. L·adcnot:i dei nem1c1 d1 J llWH C: cluarita da d1vcrs:1
R11ttol1{ a11J RrdtJ<t1011. <)4, .11Tcm1;1 che si cracu dei ll'aJm dei popolo e degh 1dol.stn. te>u: 1 ncm1c1 o no gh cmpi (Sal 37 .20): coloro chc od1ano ti S1gnor"C (Nm 10.35; Sal
•J igmficaow rono le sonughanzc lc:s.1icah; ad cs.: :ii· in ls 57.3 e 111 Ger 3. 1 2.3.6.8.9; 21,9: Cl8.2; m contr.bto con gh nr.im cn chc .miano il nome dei S1gnore m Is 56,6); co-
ri'O m h 57 ,3 e m C:er 3,8.9; lc prosmuz.1ons p:n rir'>.: mn m Is 57,5 e m Ccr 3.8. t 3; 1e loro chc cammiaano nel loro peccato ( ;ai 68.22): coloro che o kraggiano 010 e ch-
prostituT10111 11'!'l1 :cJI.., i,:; u1 Is 57.7.:i:u .,,~~ m Ger 3.8: ~:ri m Is 57,-l em Gcr 3.10; ~pl'CZZ.Jno si suo nome ( 2' 74, 18); m gcner;ile. essi sono gh operalo n d'i11iqu1tà (Sal
~ 111 h 57,4 em Ger 3. 13: 11-r 11';. ia Is 57. 11 e m Gel" 3.8. 92,9): ~ono uru ntcgona opposa a coJoro che amano il S1gi1ol'C (Gdc 5.31).

178 179
PARTE 2 CAPITOLO 2: 1REFERENTI DEUA RIVELAZJONE

con i « ervü dei Signore. Grazie a questa opposizione si co ln Js 57, 14 il «popolo di JHWH» (·o~) ê caranerizzato nel ver-
prende anche che i personaggi interpellati in rs 65, 11.13.14 e ecto ucce sivo (Is 57, 15) anraverso La radice tt:l, 411 . Questa de-
il pronome woi» sono da identificarsi proprio con i nemici s orninaz10ne evoca il •::i iioinii (Is 57, 13b}, categoria inclu iva di
JHWH. Questo termine descrive infatti in maniera inconfondib" ~tci coloro che si rufferenziano dall'adultera e dalla prole infedele,
la dissociaziooe da Dio. Si mette in evidenza ancora una vo) con i t< ervi», che provengono anche dalle nazioni 'it:raniere (Is
che la scelta e obbligatoria: o si e servi di Dio e, per questa ~6 6) e designano iJ «popolo di JHWH• (Is 65,8.9.13.14. 15; 66, l 4).
gione, si appartiene aJ suo popolo, oppure si rinnega Dio e ci • rnÍatti. econdo il Sal 3~. 19 i n ,~tt~, corrispondono a coloro
mette dalla parte dei uoi nemici. che i rifugiano nel Signore49 (v. 9, iion Qo/ lmpf. 3ms.; v. 23, Qal
ptc. rnpl.) e il ai _3 4 ,2~ mett_e in paraJJelo coloro che si rifugiano
nel Signore con 1 «suor servu (i•,::w).
2. li popolo di JHWH ln De 23,2, poi, la radice tt;,, appare nella prescrizione che
esclude dall'a emblea coloro che hanno subito mucilazioni ses-
Nel trattare i referenti della rivelazione divina, in Is 56, 1-8 si men- ualL AJ riguardo Is 57, 15 contiene una ottiJe vena ironica poi-
ziona la categoria del «popolo dj JHWH» (w-,:J, v. 3) e si annuncia a: ché nella categoria dei «popolo di JHWH• include anche gli
rutti gü uomini la possibilità di farne parte. Anche se nel discorso ewlUchi evocati nel discorso di apertura (Is 56,3-5) e sonolinea
viene accennato che il popolo di Dio non saci costirufro in base che, ai fin e di perimentare la vicinanza di JHWH, non conta tanto
alie precomprensioni dassiche, quali la continuüà generazioaalc e ta 1<:, della carne m:i la tt~, dello spirito.
l'apparcenenza nazionale, non e chiara dei tutto l'identità dei Per quanto riguarda l'appeUacivo m -i,D~ in Is 57,15,anch'esso
nuovo ente. L'impressione e piucto to quella dell'opporrunità of- ottolinea il rapporco di opposizione era coloro che sono inrucati
ferta agli stranieri di essere anui1essi aJ popolo d' lsraele. Solo gra- come membri dei •mio popolo• e gli infedeli di ls 57 ,3-13a:
zie allo sviluppo dei motivo nei su ccessivi discorsi si comprende mentre in Is 57,9 la radice ',D:ú designa I' abbassamento della
appieno la visione crito-isafana del •popolo di Jl-IWH». donna nel culto di Mol e~ ' . attraverso il quale ella entra in con-
ratco con lo Sheol, il luogo della morte e dei tocale smarrimento
dell.identicà5 1, in fs 57, 15 indica ai contrario chiunque si carane-
2.1 Lo rlvisitozione semontfco dei terminl .,, e •o:J

M enc:re in Is 58, 1 e 65, l-3, atc:raverso i cermini 0 11 e •u, si di- .,. ln h 3, 151.1 radicc denou lc: aziont 6sichc Jcgli ;uma.oi e dei principi chc schi.lc-
mostrava l'inadeguatezza di lsraele, preso nella sua totafüà , a rap- runo e alpcsuno i poven dei popolo. 1n h 53.10. 15 s1 rúcnsce invece ai ervo sch~c­
presencare il vero «popolo di JHWH•, le altre ricorrenze di •u in Is curo tbUc )OtTerente.
58,2 e, opracructo, di •o:; in Is 57, 14; 65, 10. 19.22 chiarificano i
"K. KP l '''r"•. Etl11k 11111J Es<Ji.uologit, 56, souolinca gJusamcntc il lc:g;amc dei v. 14
con 11 "· 13b. nu conclude che in quL"5lO conte<;ro íl sincagnu -::li indica non pni curto
connotati della nuova entità. li popolo d' lsr:ide. ma solo 1 feddi , men21011.in nel v. 13b: ruravia. non sembra che il
ln 1 58,2 si definisce la nazione (•u) in base all 'adempimento te\IO lumu d suo .mnuncio a1 sou foddi d'lsrac:le. nu pan: mcludere anchc 1 fedeli chc

dei comandi divini di o ervare la giu tizia e iJ diritto. Per il fa tto non lppucengono ai popolo elcno.
" QuL~LJ scmbra cssere rin11.-rpn:azione p1u ;id.m::a~ una discussione den:agliata avr.i
che l'intimazione analoga in Is 56, 1a coinvolge universalmente
luogo nd c;ip. 3. S 1.2.2. p. 216.
ogni uomo, anche ls 58,2 rappresenta non solo un popolo con- 1 Ndlo heol scendono coloro chc dispn:zzano 010 (Nm 16.30): L'SSÍ SVllliscono
crappo co all'lsraele infedele (Is 58, 1). ma implica la stessa placea come u1u nuvol;a (Cb 7.9): non hmno pau possib1lici d1 ~rcu::uc ncssuiu dcUc: .mi-
potenzialmente confinara dei discorso di apercura. \1Ó fisKhc o rntcllettuali c;irattcruache ddl'uomo (Qo 9, 10).

180 181
PARTE 2 CAPITOI 2 1 ~EFERENTI DELLA RIVELAZJONE

rizzi per la sua prostrazione inceriore, ossia sappia ricono cerc il rca degli alcri dei, nel culto idolacrico o vuoto55 • AJ contrario,
proprio posco davanti a Dio e, percamo, puõ panecipare alia vi e~
nce reare
• il Signore igru· fica tornare a lui (De 4,29: 2Cr. 15,4; Sal
.
garanrica da Dio scesso (;rn, Ht). Tale interprecazione den va da ,J-l: Is 55,6), ascolcare la ua voce (De 4,30), ~ieccere 111 praa ~a
Pro 29,23, dove la radice ',ti:J1 indica colui che riceverà la •gloria. 7
\J Legge e i co.mandamcna (2Cr 14,3; 17 ,3-4), n cercare le sue VJe
e da Pro 15,33>2 che indica nell'umiltà (ml~). espressione dei ti- c.unminare 111 esse ( al 119,2; 1 5 ,2; Ger 29,13) e abbando-
more dei Signore, la sc:rada verso la «gloria•. ~are i propri sentieri iniqui (Is 55,6).
La caratterizzazione di 'Cl1 ê operata in Is 57, 14-15 in base alia
predisposizionc inceriore e alle cacegorie comportamentali e, di
con eguenza, implica come referenà coloro che entrano a far
parte dei muovo,. popolo di Dio, imeso nella sua valenza semao.. 2.3 1seNi e gli eletti
tica rivisitata53• Alia ridefinizione dei popolo di JI IWI 1 concribuisce in maniera
La rielaborazione dei concetto di popolo si accompagna ai decerminante Is 65,8. Qui i menzionano i •servi dei Signore•
trattamenco positivo riservato alle •nazioru• in Is 66, 18. 19 (c"U); (.,~)"'. un concetco non nuovo ncl libro di l~a 5~, che ~ttavia ~el­
i tratta della stessa prospectiva inrrodocca in Is 56,7b-8. l'e.pressione mecaforica in Is 65,8 assume un s1gruficaeo mnovaavo.
li valore semamico dei metaforizzato e detc~minato dall_'i nterpre-
cazione del mecaforizzante. ',o~. chc lo esprime. li cernune «graP:-
2.2 li popolo che mi cerca polo• appare solo quesca volca nell'opera i aiana, ma aJcri due resa,
Is 5.1 -7 e 27.2-6, ricorrono alia metafora della vign~ _(e,;:)) com~
La stessa accezione peculiare di •mi, riferita ai •popolo diJHWH•, mecaforizza.nte per lsraele. Tuttavia, e con l~ vigna si mtendeva .il
ê messa m evidenza nel contesto di Is 65, 1O (cfr. anche i vv. 19.22) popolo nella sua interezza, con il grapp<:>~º si evoca un. gruppo n-
dove, da una parte, i octolinea l'opposizione era ' l1':tn, ,~ ~l1 e cretto all'interno dello sce o popolo. Cio chc carattenzza il grap-
•u/ cp di 1 65, l-3 - quest'ulcimo idencificato come lo trato in- polo e il •mo to•. 11 te_rr:rune ~ ·nsil indica .uno dei beni c~e
fedele in 1 raele - e, dall 'alcra, si specificano i membri dei nuovo :apparcengono alla benedmone e, m modo pamcolare, alle bene~­
popolo in base ai loro aneggiamenco verso Dio. La ricerca di zioni dell'alleanza (De 7, 13; 1 l , 14). La mancanza dei mosto cosn-
JHWH smcecizza l'indole dei fedeli, in necca contrappo iz1one con ruisce w1a delle minacce concenute nelle maledizioni (Dt 2 ,51) ed
l'adulcera e con la ua prole (ls 57,3-13a). esegno di castigow. La presenza dei mo141 to menzionaca in Is 65,
Si trarta fondamentalmence di una disposizione relazionaJeS4 e d~nque contraSSegno di benedizionc che, a ua volta, costicui-
che coinvolge curta la persona {cucto il cuore e curta !'anima, dr.
Dt 4,29; t Cr 22, 19; 2Cr 15, 12; Ger 29, 13 ecc.) e si oppone, di
conseguenza, a ogni forma di ribellione e di abbandono dei Si-
Cfr Dt 12.2-6.30: 2Cr 14.2-3; 17,3-4: 19,3, Es<l 6,21: h 19.3; Sof l .6:Am 5.+s.
g:nore (1Cr 28, 9; 2Cr 15,2; Sof 1,6), come si manifesta nella ri- " La cacegon.i dei ~rv1 dei S1gnore v1cnc mcnz1onatJ po1 ne1 ''"'· CJ.13.14.15 e m
66.14
' Cfr.. ad ~.: 41.8.9; 43,9: 44.21
'' Lcnuna c hc dcnou 11 vino nuovo. non fcrmcnu10. e che poss1ede ~empre un;i
' Cfr. ;inche Pro 22,4.
2
com1ot.1Z1one po~iriva. Cfr. E. C!.Rl'[ITTIR. ... ~,.n" , 'IJ)OITE H 9408.
"Cfr.• ad cs.: E.J. YovNc;, 11rr &ok ef lsaíalr. lll. 4 IO:J.L. K ooLE.. ls11i11l1 111/J, 94: ' Cfr.. ~d cs.• Dl 28,51. Mie<>. 15; Ag 1. 11 : GI l, 10: O 4, 11 ; 7, 14; 9,2; Is 24.7;
J.D. SMAR.T. l l mory 1111d 111r<!I~. 2-H; B. SCllRAMM. n~ Opp<!llCllb. 133. 36.17: Gl·r 8.13.
"' PR A( KROYI>. I .md 11 Cltro11idN, Eva, Ncl1rmialt. 91. ' 1 o~~r\'i anchc ti p;i~llelt,mo c:he ncl v. 8 ~1~tc cr.a :-yu e !lrn'l'I.

182 183
PARTE 2 CAPITOLO 2: 1REFERENTI OELLA RIVELAZJONE

sce la_caratte~rjca fondamenta;1e di coloro che sono fedeli agli · a. Ltt rid~{i11i::frme dei «popolo di JHWH»
pegru assuno aJ momento dell aJleanza con Dio'' 1•
Nel contesto trito-isaiano si osserva inoltre che, mentrc relemenro piu rilevante dei motivo ê costiruiro dalla ridefi-
una parte, il concerto di •servi• viene ri tretto a una pane dei nizione deUa natura dei •popolo di JHWH•. La distinzi?ne ,tra «po-
polo d 'Israele, d~U'altra e o i_ all~rga a coloro che non appar. olo di JHWH » e «non- popolo• non presenrerebbe m se alcuna
tengono alla aaz1one eletta. D1fatt1, della categoria dei servi \ovicà qualora in e a si rispecchiasse la divisione tradizionaJe tra
Signore, econdo la dichiarazione di 1 56.6, fanno parte anc israck da una parte e gli alcri popoli dall'altra. lnvece, nell'elabo-
gli stranieri. razione crico-isaiana, il «popolo di JH\VH• non coincid e sic et sim-
Quanto illu trato poc'anzi acquisca rilievo in Is 65,9, dovc /iritcr con la totalità deU'antico popolo eletto e il «non-popolo•
parla ~ei .,.n:l, •i r_njei ~letti» 62 • Anche in que to caso, la forza ~on ê identificabile semplicemente con le nazioni. II modo di
espressiva de] tem1me dipende dalla trasformazione di un signi- procedere i rivela ben piu aràcolato. Vi ê innanziturco un re-
ficato che fino ad ora era assunto come certo. La radice iTIJ cringimento operaro nei confronti di lsraele: una sua parte ap-
niva spesso adoperaca in lsaia per indicare l'elezione dell'intcro parciene ~ I «popolo di J,HWH& e ~erime ncerà la rivelaz~on~
Israele~. men tt~_i n Is ?S,9 il fatto di essere i prescelti dei Signo~ salvífica dt D 10, mencre 1 alcra, defin1ta secando le caregone di
non dipende p1u dalJ apparcenenza nazionale. ma ê una consc- • 11on-popolo•, ê sottopo ta alla minaccia dei giudizio divino. N el
guenza delle celte di ogru ingoJo individuo (cfr. ls 66,3-4). Si- cnso delle nazioni, invece, i osserva piuccosco un allargamenco in
milmente in ls 56,4 gli eu nuchi sono accetti aJ Signore quando chiave univer alistica: i loro membri risuJcano potenziaJmente
scelgo!"'o ("V'l:l) Je cose a luj gradice. Proprío que ti nuovi eletti, parceci pi della caregoria dei «popolo di JHWH•, anche se non i
~ome 1Uustrato dalla dispo izione paraJlela dei sincagmi "1'iJ e v esclude che una parte di essi rimarrà relegara nell 'ambito deJ
m Is 65,22, costituiscono il popolo di Dio. •non-popolo».
Que to tipo d i riOessione metce in evidenza come l'aspetto
univer ali rico del Trito- lsaia non consi ta tanto neU'apertura
3. Conclusionl verso una po ibile ammissione degli aJcri popoli aJ popolo eletto,
quanco piutto to nell'applicazione universale dei principi che de-
Lo studio particoJareggiaco dei referen ti della rivelazione di- cerminano in maniera innovativa la natura deUo stesso • popolo di
vina _consence di form ulare tre ordini di considerazioni riguar- JHWH11. C io significa che tal i principi sono adortari indistinta-
dann la natura del popolo di Dio e i ruoli della creaturalità e mente ia nei confronti dei popoli stranieri, ia deUo stesso ls:raele.
deUa lfüera scelca quali condizioni di possibilità della relazione Oi con eguenza, ogni discorso unilacerale, che tratti separaca-
con Dio. mence 1 raele e le nazioni , non esprime con fedelcà la portata
della visione ttico- isaiana""'. Per quanco concerne 1 raele, e o con-

4
ln qu~ro contl-sro l':mallSI d1 W.A.M. BcVKEN. ''The M :ain Theme ofTmo-lu -
1
• A qut" ro propo~i to <>i e poruro osserv:ire chc la prncmc c;uacceriuaZJone n- uh", 67-87. '><>Uolinca uno d<'gh aspcm ddl'inu:res.-.e rrito-1S3iano, quello rebovo ai
duam:a b figura dcJ •be:aro• d1 Is 56.2 (·-r:it). ·~r.1 •. b que<1nonc dclle n~z1on1. ruu.a"1a. rJ\;t'SlC un'imponanu solo m:irgm.alc al-
2
• C&. anche i vv. 15 t' 22. l'mic:m o dd d1\.Cor.o dell ':autore. V;,. nocaco moltrc c hc l'aucnnonc nservaca ai cc. 60-
"1 Cfr. I~ 14.1 ; ·'1.8.9: 43. IO: +t.1.2: 49,7. 62 e: m , u1lic1enre a nspecch1are i c o111plc:ssí rJpporci d1Jle m c1 chc h pongono in

184 185
PARTE2 _ __ CAPITOLO 2: 1REFERENTI DELLA RIVELAZIONE

tinua i a wolgerc la funzione di modello. ma cio avviene no olcanco con ervando la .Pro~ria i~~nnci po ono cegliere e vi-
tanto in ba e all'deziouc, quanto piutto to a p.trtire dalla selez1one- ,-ere un wro rapporco d1 reciproc1ca.
che 1 verificherà a1 momento della rivelazione di JHWHH.
r La filiem scclta come criterio di apparteue11za
b. La crra111m/i1à come fo11damc1110 dei diriuo 1111iversale
e vero che questo diritto e necessariamente univer ale
li principio fondamentaJe per la ridefinizione dei • popolo di li e ua validità, e chiaro che la sua firumone . concreta e' de-
JI IWH• e taco tncrodoeto in Is 56, 1-8 e corri ponde alJa nozione ne :unaca dalla libera deci ione dell'individuo, che puõ avva-
per CUI l'uomo, 111 quanco e enzialmente creatura di Dio, e prc- rr ene o ppure rinunciarvi . Tal1 celte individuali sca~no alia
di po co alia relazionc directa coo iJ Creacore'"'. Que to principio erse dt una effetriva diversificazione dei oggecti e monvano la
ridjmen iona di gran lunga l'importanza di quelle caraccerisciche bas 1 .
loro con eguente ~ eZJ<;>ne. . ,.
che determinano l'uomo in maruera solo secondaria. Proprio oeU'amb1to di que te celte 1 comp~nde 1 ~mporcanza
lno lcn: impo. cando il d iscorso ui riconoscimento d1 un di- dei cerzo motivo riguardante le pr~ferenz~ o~e~o~e d~U uo.mo, che
rirto, il locucore evita lo lictamenco ver;o una conce:l.ione della verrà rracrato nel capit?lo . uccess1v<;>. I cnt~n ~ divers16~zi.one dei
alvezza in cermjni dJ una piu o meno vaga benevolenza, nella giuclizío o;arebbero, difaco , poco nlevana , ~a1 conto.ri:'' p1utto~to
quale i perde il valore delJ'individuaJici, della respon abilità e vaghi o moralistici, se no~ fo ~ero fondao ~u u~ dmno preVla-
delta libertà dei soggetri coinvolti, JHWH e l' uo mo, che, invecc. mence n cono ciuco e finahzz.ao alla sua reaJ1zzaz1one.

r.ippono t:on 1 J1,t:on1 J1,an1 comprei• nd Tnto- lqu (~l.mo c~dus1 lhlr~pos1-
z1onc .inc hc p.m.:i~i criuet. qu.ili h 60.:?.l o. 1 1. 12 16: 61.5.6 11. 62.K); nl.°ppurc b
prq;h1en ili h 63.7-ll-1. l I (cfr. 63.1-6. IK: 6-1.1) \Cdc ncon<N.:IUlO 11 \UO g •U•lO n-
lore, cmi come ~ono 1gnor.m 1 r.lpporu ili quesu con 11 e. 65. R munc .:inche an-
~p1cg.:ib1k b 11u1w.rnu J 1 un';aJcgu.;iu :mcnz1one per i concem J1 ·:::. e; e · l {e&
p. 71 ). J1 1111port.1111.1 fonJ.11ncnt.lle pt"r r.imroln1onc dd tem.a A qu~to propomo
e T BL<>< •• ··ron:1gncr. in ThirJ • ~uhº'. 111<1- 102. opera Ull.l d1 llllZIOllC' p1uttono
cffince. .lnt:he \t• noo a.pprofonJ1u. rr.a 1.t \wonc dei cc. 60-62, nc1 qu.lh 11 ruolo
d1."itJ1 scnmen e ddle loro nso~e cononu;i .ad esscre su 1J1.ano nspcuo ;il bent'i~rc
J1 Gcrui..alcmrnc. e h '><•. l -7. 66.18-23. dovc llt\'ccc l'.accc11to i: Pº''º sulb )()Jd1-
,fa:oon1." \pmtu.alt ddll." n.iz101t1 m 'i:. lYa.lm parte. un tntcr<~'c umbtcr;ile nvolto
;il termine •nJZ1on1• e \1111111 prcduJe tl r.l~TJuni,t1mcnto da un.i \ l\U.Jlc- ortt.imL"a
c1rc;i 11 pcn\1cm lr1to- 1u1:ano .il ngull'llo, cfr. G Dw1 ~...Thc D c,uny of the N.1-
nom m thc Uo<ll oi l\J1Jh ", 93-120.
• A ttU<~to pm(l<h1to. dr W. CiR<>J!.. - 1\T.ld und d11." Vollcr... H• 1. \pte~ corretu-
mcntc dw.,) d1lfol'l'lll.l J1 1\ l'J. m I ~ ()6 SI Junoura r1111po,51b1ltu d.1 p.1nc <l1 l\1'3dC.
111U.°'Jo ndl.1 \UJ 1nt1."rcZ23. J1 co11unuue ;i tüngcre dJ moddlo Jl<!r 11 popolo J1 JllV.11 a
uuM JdlJ wl1."11nnc d1c ,;iv\ 1cnc .1lr1mcrno ddlo \tL-S.W hradl.".
•· ~ull.1 "11\c/1.l pntcp1tJ nt>n m tcrm1111 J1 un pnvtlcg10 ruz101ul1.", 111J n>llll." un
d1,t·i:a10 u111\cn..llc fonJJto ndl.t c~.uionc \U,."iSJ, di R . H AIA'" .. íhl" Um\l·l"\.llmn of
l-.a1ah-. Ih:! 1711.

186 187
CAPITOLO 3
1CRfTERI OI DIVERSIFICAZJONE

L'annuncJO iniz1ale m Is 56, I b dcll'imminente rivelazione


della ;i;.;'";1' e della i'lj'-nô di JHWH e imprescinclibilmeme collegaco
con le richie re di giu rizia e di dfricto indinzuce a rucri gli uo-
inim (, -. 1a). Quesce e\igenu mtroducono il motivo relativo ai
cnren dr dil'ers[fica:iot1e dei g111diz 10 di11i110. L'anafüi che segue evi-
den21er.i come i criceri pre ena nel discor;o cli apenura ricevano
ulcenon <;peci6caz1om ne1 uccessivi discorsi.
1 pronunciamena dl\,nÍ che saranno oggecco di anaLsi aon
offiono rurr.avia una ~ egna esphcm1 degli acceggiarnenci a Dio
Jccecri e di queUi da lu1 ngerr.aa; que ri ono infacri disseminaci
nd Cl" " uco discorsivo e ono pec1ficaa per mezzo di quegli ap-
pdlanv1 che inclividuano 1 descmac:ari m base ai loro comporta-
mena e ai loro arceggiamenci. i v1ene co.;i a creare come una
grigha espo'i1nva che 1 arocola actrawrso la di\·ersi6cazione era
que1 comporcamena che. a econda delta loro qualità, decermi-
nano gl1 es1à opposu dei giud1Z10 ru\'ino. TaJi comportameati,
ausp1can o condannaa nguardano. a toro volta. due arnbici im-
prescmdibtlmcnce coUegaci 1: la rcla21one con JI IWH e le relazioni
íncra- umane.

~umenre p« mom "l di 1.: h i.:tr<"ZU c<op<NUV'.i cntr.unb1 ~· ~mhm \.'nr.lnno qm


connJtT n ~r.ir.ir.amcmt·.

189
_ _ _ _ CAPITOLO 3: 1CRITERI OI OIVERSIFICAZIONE

• 1. Rapporto con Dlo 5J] 35,21 e 111 1 am 2.1 .. - ri ervaco, 111 quesco caso. ai Signore.
~. porrebbe dunque_l'accenco .u. un compo~a.rnenco anciretico
Ai criteri che riguardano la reJazione con Dio viene ded1cata · pecco alla pred1lez1one per gh 1dou sagn1aazzaca nella prece-
maggiore attenzione neU 'espo izione rriro-isaiana. Que to fano ~~nce domanda, .e . 1 e~d.enzier~bbe il fatto che chi cerc~ la pro-
coerence con l'orientamento dei discorso di aperrura (Is 56, 1 n.1 delizia negli 1doli. n erva mvece a JHWH un atteggiamenco
dove il criterio dominante e l'opzione dell'uomo ri peno ª J ~etTJrdo e sprezzance. DalJ 'alcra parte, 1 puõ incravedere qui
11 non cegliere il vero Oio non lascia l'uomo in una zona neu un'inunagrne m é po iriva, ma ancora una volta ironica. Essa
ma implica necessariamence una predilezione per gli alm dei. evoca chi n~lla_ upphc~ ~esidera .ardenccmen~e ~ere saziato coo
ln questo quadro, Is 57,4 viene ad assumere una funzi o
esemplare perché, in forza della ua ambivalenza espre siva, ili
1 bene6ci di 010; mfaro, 1 o r.antJVl º"
e i"c mdicano, per meco-
ninua. rano dd parlare e il uo concenuco (cfr. Gb 33.2: Zc 14, 12)
tra mteócamence l' unica opzione possibile: JHWH o gli idoli. e iJ \'erbo jiK ( H1), con iderato in enso cemporaJe (cfr. ad es. Is
TaJe ambivalenza e tangibile neUa domanda m11nn ·~·':711, 5J. I O). ag._~u nge la fuma cura dei di cor i protrarti nel tempo.
q uaJe viene spe so inresa in senso negativo, come e pre ionc tnolrre, il verbo ~n, con ilD nel Sal 81, l I ha il ignificaco di aprire
un attcggiamenco beffardo e derisorio nei confTonri di J UWt-tl )J bocca per cssere saziati daJ Signore. Con runo ciõ, con iderata
1n realtà, neUa sua vaJenza abicuale, la radice lll1 esprime un co e
nel concesco, la domanda di Is 57,4 ancora sarcasrica perché in
tenuto teologico po itivo: •trovare delizia/gioia/ piacere• nel · ~t.l gh orant:J cercano l'appagamcnco dei loro desideri non in
gnoreJ. Ora, nel caso di ls 57 ,4, la prima deUe due interpretazi Oio, ma negli idoli, e ad e i rivolgono lc loro uppliche.
e po ibiJe, ma il tono sarcastico della domanda-accusa rivolta
infedeli induce a dare la preferenza alJa seconda". La caratt:e ri ln ince~ i. la polivalenza delle e~pre ioni in Is 57,4 e prime
zione degli mterpellao nei vv. 3-4 e le loro azioni, menzionate efficacemence la duplice alternativa che non a.mmette una "rerza"
pro ieguo dei di corso, dimo rrano che il loro vero diletto non na; L1 celra rra la rdazione con JI IWI t e la predilezione per gli
JHWH (dimenticato e non preso in considerazione, cfr. v. 1Js), 1doli. Tale alternamã co aruisce iJ quadro dJ nferimenco essen-
le praciche corruo e con le quali i soggetci int:erpeUan cercano ziale per la rusánzione trito- i aiana era i comportamenti correm
aggraziars1 gli altti dei . e quelli riprovevoli nella fera dei rapporá con Oio.
Anche l'atteggiamenco implícito nella seconda domanda di
57.4. :l':i o·-ixn iTD l Y l"ln -~-i,:1 , si presr:a a una duplice incerp
cazione". La locuzione •alJargare la bocca• puõ, infatri, esprim 1.1 1comportomentl ouspicoti
un atteggiamento o c:ile, o un gesco beffardo - come aVVJene
La pre encazione dei comporcameno po iriVl nei confronci di
D10 puô es erc o rganizzaca econdo due linec principali: ( 1) una
' Cfr "u:i ... HALOT7130:"lJ.?". BDB 7217;J. 8 LE.NKtl"'>OPP, /sa1.i/i 56-66. 156 dispo mone interiore basaca sul ricono cimento d1 JHWH come
' Cfr. ·21 37.4. Gb 22.::?Ci. 27,20 S1gnon: e, percamo, com e un ica fonte di alvezza; (2) le forme
' Co~i. ;id c-s•• K Km NI N, Ctl1ik 1111d Esd1a1olog1t. 37-38;].L. Knou , baial1 llll J culruali che e primono una sin cera rclazione di reciprocità e co-
54- 55.
~ Alie domandc mtroJouc J.i ~-',::i nd ''· 4 cornspoodc ":lºM nd v. 11. d1i: 1ns1cme
'' comr:1rpo11gono .1Ue uui: a!i\ernom mrrodocce coo ·rr1t sempn:: nd '"· 11
' Encnmbc le solu11om non rono dd tuno sodd.isfacenn ;i c;ius.i dei s1gmfi~ aso Lfr .uKhc \;il 22.14. L..im :?. 1'>: 3.4(>. do' e JI ru~tt.> Jd verbo :-r ncorre un suo
p1ucto\tO o~uro dell'mcc-r.a locunooc. >morunlo. :-..;e.

)9() 191
PARTE 2 CAPITOLO 3. 1CRITERI DI DIVERSIFICAZIONE

tiruiscono un segno tangibile dell'abbandono della logica la di JHWH'',infine, e da porsi in contrasto con la noncuranza
proprio comacomo e della precesa cli cosa-ui rsi la alvezza con ~gmacizzata in Is 65, 12 e 66,4.
propri sforz:i. L accettazione deU'aucorici clivina e il ricono cimento deUa
ropria insufficienza davanti a JHWH condiziona la clisposizione
1. 1. 1 Accettazione di JHWH come unico Slgnore Pnceriore verso la ricerca dei Signore e la penicenza. A q uesco
1
sperto comporcamentale allude la locuzione n Yil::>l in Is 66,2 111 .
U riconoscere JHWH come unico Signore e proposto come ª Anchc l'aggectivo 'JP in Is 66,2 indica l'atteggiamento speci-
ceggiamento fo ndamentale in quanto esso cestimonia una p 6co nei con fronri cli JHWl-1 piuttosco cbe la dimensione sociale
fo nda persuasione che solamente da Dio dipendono la vita e ed economica deU'affiizione, come avveniva invece in ls 58,7
salvezza. N e consegue l'e clusione degli aJcri dei e l'adesione (dove •Jj e idenrificaco come un senzatetco, che ha fame ed e
Dio in una relazione di e clusivici e cli reciproca appartenenza. nudo 11 ). L'unúle ili Is 66,2 ê controfigura dell'empio che, gui-
ri conoscimento di JHWH come Signore, ino ltre, permerte dato dall'arroganza, disprezza Dio e non lo cerca (Sal 10,2-4). fl
l'uomo cli prendere con apevolezza della propria idenrici se Sal l -t6 11 caratterizza l' umile attraver o la fiducia po ta nel Si-
dai limite, della sua insufficienza di fronte a Dio e dell'imp gnore (iior.o; cfr. Is 57, 13b) e lo oppone a coloro che non cercano
bi]ità per lui cli assicurarsi con le proprie forze la sa]vezza. Dio (v. 2, >;:;;,; cfr. Is 65, 1, dove ricorre il verbo si1ionimico >:7p:::i),
pre a di coscienza stimola, di conseguenza, compo r tamenri che ono " viati• (v. 3, i"ltl; cfr. Is 65,2 .,iõ) e non lo invocano (v.
essa coerená. .J.. Ky K',; cfr. [ 65, 1) 13.

Un simile ricono cimento della signoria cli Oio come valo Quesca basilare disposizione imeriore, che ricono ce J HWH
p rimaria e possibile solo grazie a una disposizione incerion: come unica fo m e di salvezza si coniuga con alcuni arceggia-
urnilci e cli contrizione, cosi come risulca soprattutto in Is 57.1 mená pecifici menzionati in Is 58,2: ricercare il Signore, co-
e 66,2. M entre in Is 57, 15 la caratterizzazione dei soggetá co
º '"il'1, m,-i,D:ú K::>, e c•K::>,l ottolinea il valore deU'atteggiam
umi1e, con trario all 'orgoglio che non riconosce il Signore1 ,
' Nd ~uo scn~ pn) .unp10 l:a '"1:- di JI IWI 1 puõ far nfenmenro alb coi:aliti della co-
66,2 ne amplia il significaco indicando i per onaggi come: mumc-.uionc dl\'l!U con l'=mtà: nel contesto pni 1nuned1.1co 11 çuo referente e co-
n1Yil:::l , 'i:::l,-i,:7 ,in. mrono d.u pronunci;imenu d1v1m comcnuo nelb teru pmc dclropcr.i b;1l'1tU :i p;inire
L'espres ionc •-,:::i,-i,:7 ,.,n
(ripre a i11 Is 66,5) determina las d.úl'111j.,'lu1monc nportaa 111 Is 56.1 .
1' li wrbo ;i::i> cspnmc l'.u1one purutiva dt 010 alio scopo d1 far tornuc il popolo
matura relazionale delle altre due componená in quanto fa fo
(:·~e :i-- . cfr 1~ 9, 12).
sulla corretta percezione della presenza ilivina e ulJ'obbedie 11 L·~~pcno ccononuco. c;iraricnsoco dcll:I rad1cc. chc n conducc le cause dcll'af-
e
La radice ,in uàlizzata, rra l'altro, per indicare sia la reazione ilwonc J qu:alche ncccss1c1 parucolarc, a condtzioni d1 Vlt;J Jilliciü o ai dover dipcn-
pica e appropriaca alla teofania (dr. Es 19, 16), sia il ricono dere d.igh .iltn. ~ te~wnoni:uo tb numeros1 rt.-so: cfr.. ades•. Es 22.25: Lv 19.10: 23.11;
mento, da parte deg)i uomini, della propria inadeguatezza Dt 15.11:24.1-US; Zc 7, 10.Am 8,-1. .
12 C'IT. anche Sal 2.'i, 18.20.
peccaminosici (cfr. Esd 9,4). La riverenza nei confronri della p
" t>cr quC'\ca ragíone non si ad.icuno ai contc~to lc imcrprcU21om propo5tc, ad es..
wJ.L. Kon~ r. (s.1111/1 Ili J. -t57.. chc r1ocnc ~· t:r.ICU dcgh afi11m ól c:msa dclJ'mgiusOZl;I
~.tlt> e pohoc;a;J BLENKl~lW. Lf.iia/156-66.29<>-297. chc pcns;i a dcgb 111ilividu1 chc,
C&. R. NURMD A. 7711' Alc>11tl1 eftlle 1.J.>rJ /11u 'Jk>l..Y11. 95-96: di-. anchc J op. 2, § 2. come ncll.1 ~•ruAZJone <lC"SCT1tu m Ez 9-1 O, hanno pcrso 1 loro dmrn civili e religicx1 e,
PP· 18<~. di comeguenu. vanno mcomro ;ill;i dôátuz1o ne ccononuca.

192 193
PART( 2 CAP1TOLO 3: 1CRITERI OI DNERSIFICAZIONE

no cere le ue vie, n chiedere i giusri giudizi di Dio, de ide Di,·er;i ce ri meccono in rilievo alcune deUe cararteri tiche di tale
la sua vicinanza. accewamenco. Secondo Is 55,6-7 cercare iJ Signo re consiste in
II «cercare iJ Signo reit (d , ) riassume la dimensione relazi UJ1 cambiamento radjcale di rocta neUa vita: che l'empio abban-
nale, peculiare dei Trito-lsaia, mettendo in rilevo la reciproci doni la ua via (1 , ; cfr. 57, 10.17) e i uoi pensieri e ricorni a
ed escl u ivici di un rapporco che non anunecte la pre enu Dio'-. ln Am 5,4.6, invece, ricorna l'elemenco característico pre-
e cranei 1"'. A ottolineare quesco asperco concorre iJ prono me per. ence ,111che nella visione rrico-1 a1ana, che as ocia la ricerca di
onale •mtc , in po izione enfarica all'inizio deUa fra e. La «rice JHWH ai comporcamenci sociali basaci ulla celca dei bene e non
dei ignoreit nell'octica ttito-isaiana non si rife risce a un'azio dd male (v. 14.15; cfr. 56,2) e all'abbandono dei comportamenri
singolare («Sich an Goct wenden•) ma a una coscance compo scorrem come la perver;ione di i1?,:.0 e ~c~o (v. 7; cfr. 56, 1), e
mentaJe di incera adesione a J HWH («Sich an Gott haltenit)I delle alcre c:rasgressioni indicace intccicamence come :id::i e nxun
come vicne soctolineaco dall'espressione c 1• c 1•. Tale legame c (vv. 10-12; cfr. Is 58, 1) 111•
il Signore pre uppo ne ia J'ascolco e l'obbedienza nei confronci Sempre in Is 58,2 alia ricerca di JHWH corrispo nde l'ele-
della sua parola, sia l'osservanza dei suoi precetri in generaJel• 1T1enco parallelo e complemencare dei «cluedere i giusti giudizi
di Dio» 1'1 . 11 sintagma p,~-·QDa:fo non ricorre alcre voice in lsaia20,
ma i lega.mi lessicali con Is 59 pcrmectono di incerprecare iJ giu-
dizio in quesàone come giudizio 'ialvifico: Is 59, 11 espone le
"T.ile comportamento dei panner ununo coincide perfenamcntc con l';meggsa. peranze deluse21 dei popolo di parcecipare alJa ODOO e al ia
mento d1JllWll stc~so; e&. h 65.1-2. 0 . DENMNCER. "7",··. 1\ 'IDOrn:. H201 I e P.Jl.
At K~OYI>, I a11d li Clrromc/rs, Ezra, 1\·t11rmia/i, 91. sonohneano ti car.mere rcl.izio, .
;i' :;• 11
; la aJvezza non lo puõ raggiungere a causa dei •peccari•
(':::~ e rxer , cfr. Is 58, 1) che includono la mancanza di i'1j'T.:> e
delb ncern dJ l>ro e ri fatto chc tl ccrcare aJrro,-c e sempre s:uno1naoco dJ um reta..
zione ornu1 falhu. :D:::::l (1 59,9. 14; cfr. 56, 1). Nell'1nsieme «chiedere i giusci giu-
" e. W CSTI..R.MANN. "D1e Begnífe li.ir Fr.tp und uchen tm Alten T~ument•, dizi dt JHWH• significa a sumere un comportamento che con-
1H.3-1 K4. Cfr. anche LO. MERIMl. " 11 vocabolario relam-o :Ilia •ncerca dJ Dioe• enca la parcecipazione alia alvezza e, opracrutco, di actenderla
91.%.143. •
mceramence dall'unico 010 capace di elargi rla. II valore rran-
" C. Wr'iTl:R ~N. "'Dte Oegnífc für fugen und Suchen ím /\Jten TC1umcnr•, 1á,·o dei verbo r,K:; implica, infatri, iJ ricono cimenco che il de-
~tolmea ti pasggg10 cW pnmo ai secondo sigruficuo. L'acceggwnento ~ubtle dJ ade-
sione a 010 si cuatteru.u ~r b scomparsa deli.a figun dJ un mcdiatorc. un •uomo cl
D10•. o profeu, ai quale nvolgcm nc1 cm dJ neccssiti. m.ilicw o pencolo dJ mtun ~
hrica. ~r averc un rcsponso divmo ( lnss:.). Ora. tna:andos1 dJ un artcggiamenro m-
rer1orc dei fedeu. non s1 actcnde p1u, m un cen:o senso, una nuova •parou• d1 010 ma La comadt'nza tn l..i ncen:;i di 1>10 e 11 niomo ;il 'b"llOre Vlcnc cspress:a anche
l'accemo s1 sposu sull'unporcanza di wu seru appropnaz:ione di ciô che e g1à swo m .ilm tem. cfr. 01 4.:?<J-30: Sal 78.34, I\ 9.12
deito <U D10 e cramm<U10 anche nelb scntcur.1 ( 185). Questa <>Sserv.1Z1one e ~ranence AJ coucnno. 1 Salnu 14, l -2 e 53.2-1 m~rr.ino chc dov~ nunca l.i n cerca dJ
nel contesto cnro-1sauno perché ti cermme -i:i,all'intemo dell'appell.iavo •coloro cbe JHll 11 regn.1110 corninone e pcrwNone e non \1 oper.i iJ bcnc.
ccmono la rm.1 p.irou• m Is 66.2.5 e nclla denuncia dei mancno ascolto alia comuna- l'<'r l.i rcltnone tr.1 1 vcrb1 :;,- e 'nc:i. dr h (,5, I .
caz1one d1vma ín Is 65.12 e 6(,,4, puô fare nferimenco alia comumcaz1one d1v11u m li '1nugnu ;ippan: ncl ~ 111),7 62.1116. IM ;iccompJgruto d.ti sullisso di 2ms. e
generale, gtã coruegnata alla comumcà dei ícdch e aJJ'umantti. lnolcre, e churo. m quc- ~um.: 11 s1g1116caco d1 •gium decrcri dt 1>10•. TJlt' s1g1116cato i: ulvolta menuco ade-
sto cont~to, che l'ad~ione a 1>10 mdudc l'osserv.mza dei suo1 preceta e ordmamena gmm Jnchc nel c;iso di Is SK.2.
( 1S5). T. L. Ll:CLLR< • )1t/111't'/i is Exalttd i11 )11sti«, pur cons1der;mdo IJ encerca dei S.- l o '-per.ire in 1>10 (:-'?) rmtJnc in n:l.l71one con lJ nccrca dei ignore (um 3.25
1;.rnore• come un actegg1;amento nfenro pnma:namente aJ cuko (1 41 ) (ma e 1ô non trOVI ~i : .tl 69.7 ~:).
cornsponden:u nell;i vr~ualc tr1co-1uiaru), soctolinea pot il leg;ime 1111prescmd1b1le tra • ~cnndo Is 59.11 . la ~lwzz;i nmane lontana ~-:-i) nono~ume I ~ 56.1 la dichia-
11 culro e l.i g1u~om ( 141.143). r.li\e come ..,ema (:i::;.-ii').

1Q4 lQS
PARTE 2 - - - - - - - - - - - - - - - - -- - CAPITOLO 3: 1 CRITERI DI DIVERSIFICAZIONE

scinatario della r ichiesca abbia la po sibilità e la capacità di esa d"zi di Oio», e prime l'aspeccaciva della saJvezza riposta in JHWH28
ortincende la fedeltà nella relazione con lui. li suo contrario e
1
dire taJi a tte e23•
[ due rimane nti atteggiamenti presentati in I 58,2 sono ~:i~cceggiamemo d~ chi, invece, cerca. ~ ra.ggiungere la «salvezza•
comunaci dal verbo yDn, il cui oggecto direcco e espresso dai · coo j propri sforn, confidando negli 1do h (cfr. 57 .3- 13a).
cagmi ':li, ru;, e c•:i&,K n::n p. L'espressione «vie» dei Signore p
indicare sia l'agire di Dio neUa storia, sia la legge divina. C l .1.211 cutto autentico
::wviene in Is 5 ,2, dove e nrrambi i significac:i convergono n
l'ambito deUa relazio ne era JHWH e il popolo. li rappo rto vie Nel contesto degli atreggiamenti richiesti si inseri ce anche la
stabiljco grazie agli atti salvifici di Dio ed e mante nuco ac que aone dei culto che, incrodocca nel discor o .di apertura (Is
verso l'osse rvanza d ella legge divina 2"'. Piu specificamence, q 56.2.4.6), e ripresa in Is 58, 13 attraverso la menzio nc deU'o er-
lora si considerino le • vie» dei Signo re come agire salvifico "ªnza del sabaro. ll sabato e imp<?rcan~e ~ cau~a dei. s.uo v~ore .Pª-
J HWH finaJjzzato all 'i rituzione di una relazione coo iJ popol radigmatico; in e o conver~no mfa~ sia la d1spo izi~ne mcenore
allora l'atteggi;imenco correrco consiscerà in una cosciente p dell'uomo. sia la sua espress1o ne esc~nore. o. ervare il s~baco. de~
d 'atto de lla be nevolenza divina . Quesca consapevole zza co noca un acceggiam enco esemplare di accettazione della s1gnona di
ente, poi, la pe rman enza nella reJazione con Dio c he, a s JHW ll ull'uomo, suJ creato e suJla storia. Chi rispetta il sabaco
volra, e veriti era e si reaJizza in uno scile di vita dettaco non lo omae ai domínio di Dio, ma ne ricono ce la acralici in
ttvie• dei Signore, concepite quj come contenuco d ell' inse quanto luogo e tempo privilegiato della reaJizzazione di una re-
meoco divino 2". lazione sincera.
li desiderio della «vicinanza• di Oio (c•:iC,K ro"1j' inceso co ln 1 58, 13 l'e nunciato 1i,l n::::ioo ::::i•::Jn contie ne, in p rimo
gerutivo soggetrivo27), in analogia con richiesta dei <cgiusti gi luogo, J' idea generaJe dei non violare il abato. La scessa sfuma-
cu ~ era presente n el primo di corso (1 56,2) in v im) dell'ac-
co tamento deli 'osservanza dei sabato con I'astensione dal male
(;; -C,::: mo.,o n• ,?:>)~'. Piu specificam~nce, •.tra~en.ere ~ piede
D e W ESTER.MAN • "Da<' lkgnffe für Fragen und uchcn 1111 Alcen Tcsameot", t dai abato11 puõ s1gmfica re anch e la r1nunc1a a1 v1agg1, come
?• u stess:i co111c1d~·rua d1 u~mtiato rigu.infa anchc la r:id1ce :rr (:id es.. ~ 25, sembra indicare l'espres ione su ccessiva, T;:,,, m~.:Jo 'º. ln alcuni
<>).eh<' 111clud<' il SCllSQ di u1u rel.inonc stab1hu con un'cnocl previamente co ccsci per esprime~e il rifiuco delle fo~m~ di. d~minio i ucilizzan~
sc1ut.i o penment.ita: I\ 1,2-3 spu:ga. ;iJ comr.ir10. che Li nuncanz.a delta conosc espreSSJom quah •caJpestare con 1 p1edi· · , «mecte re occo 1
d1 010 coincide con b •nbefüonc•.t'-:'t (cfr. and1<' T.E. FIU 1HEIM. " ::i,·", /\' /D
H 3359).
n L3 •\,.J• dt JI IV.'H 111 Is 411.3 ~i csphdo come mo ~h'lfico (al v. 111. po1. compa-;
10110 lc <."ipn:'\..,JOlll •agirc con potcnza• e •g;ir.111circ un pn:mio•}: Dl 32.4 espho u,
V\ . 7- 14.1 benc6o d1 D10 ;i farnrc dei suo popolo. "'Cfr.. Jd <.....,ti Sal 69.19: um 3,57. dove ÇI adopera la radice ~). chc in :tlcu m teStl
~ Per qucsto çjgmfic:ito. dT. b 2.3 (I<' v1c e i \cnucn d1JI1w11 $Ono poslc m 1\.mn1 ncorre m para.lido con la radie e ::::- (cf:r. h 43. 1-3: 49.26. 60.16: (>3. ')).
nonc con la leggc e la parol.t d1 D10): 42.2-1 (c.immuure sullc vi<' dei 1gnol'l' com- • ("fr .inche l'csp~1onc l - ::·::;- ·1= 111 Ez 18,17.che 'Ornmcndc unJ forma di
~pondc oill'osscrv:inz.t ddb Torah):48. l 7 (la via chc [)10 ioscgna coumdc. ncl v. 18. .lb'll'C' conrm 11 povcro. oonosramc 11 conc<'tto non ).1.1 CSpõ\tO ~hor.uncmc.
l'os-.crv.mz.1 dei conunwm<'na). P..-r un;i tale interpretlllonc cfr Gdc 17.R, l'umco luogo 111 cui n corre la sr~~
r L' altr:i poss1b1hci. grammancalmcmc correru. ê quclla dei genmvo oggemvo, ie- J1çp<l'>121one \mtaroc.1. ln Ne 13.19-22: Gcr 17.llJ-27 s1 cratu dei c~1 spcc1fio dd-
~wnom~w anchc wl S:il 73.28 (:e-il). chc nduanu Is 57. l 3b 3 UlOCl\'O dcll:i prescna l'u~m: dJlla cin.i. o d.cU'entrarc m ~ m occas1onc dc:I comn1~io.
dclla r.11.hcc ;-:.-. ' CIT. G' 14,9; Dr 11 .24. duc 1c:su chc riguanlano 11 do11umo suita cc•rr:i promessa.

196 197
PAR'"E 2 ----~---~ CAPITOLO 3: 1CRITERI OI DIVERSIFICAZIONE

piedi»31 . N el caso del sabato, quindi, e richie to all'uomo di n L'ukima raccomanda.zione in Is 58, 13, ,:: >, -,:i,, risuJta piutto-
pretendere di esercicare dominio su di e o, manipolarlo a propri sco 0 c;cura nel_suo illgnificadtoJ(,. Conf: o~ p~babilic.-1 e~sa( cfron -
piacimento e in vista dei proprio beneficio: e difatri il giorn riene un"allus1one a a ~en ~nza a are p_1am, o progecn _ e .. 1s
anto dei Signore. Un 'idea anaJoga ê espressa in ls 58,3 dove vie S. IO). a proprio van~~o e, m caJ n~odo, s1 collocherebbe m hnea
stigmacizzaca l' inad eguatezza dei •vo cro,. digiuno rispeno coo le raccoman~az1oru precede na. . . .
quello sinceram ente dedicato a JHWI 1. i desume co i che la di AJ contrario, il sabato dovrebbe essere ntenuto «delizia» (ml).
tinzio n e rra la ricerca dei proprio piacimemo e di quello di Dio 11 deliziar-;i dei g_iorno stabiJito da Di.o_concras~ co~ il tent~tivo
- cbe si realizza nel riconoscimento della sua signo ria - costj d manipolarlo m modo da crovarv1 il propno «p1acere•3 . La
ruisce la misura dell'autenticità dcll 'osservanza dei abato, dd · ~e eoza della radice lW richiama 1~ 58,.3, ch e dic~ia~ priv_o di
giuno e di qualsiasi altro tipo di pratica religio a. renso il digiuno, qualora esso cons1sca Ul una serie di pranche
ln Is 58, 13 si ri chi ed e, in parti co lare, dj no n attendere, in compiacenci.
g iorn o di abato, ai propri incere si o alle proprie accività -
com e esp resso dalle due ricorrenze dei o tantivo 1'El 3 accorn- ln sinte i, di chiarato sacro da JHWH (G n 2,3), il Sabato e
pagnaco dai verbi i1:U:i e x~c . Nella stessa dfrezio ne va anche luogo/ tempo di comunione tra ,Dio e il suo popolo e di santi-
l'espre sione T;:,,, n1b;iol4 in quaoco ,,,, in alcuni casi, fa riferi- 6cazione dell'uomo {Es 31,13).E un giorno «venerabile» (, ~;io)
menco aUe imprese o aUe activicà di una persona, a cui fa spesso e deve es ere onoraco (,:i:, P1) attribuendogli adeguaco valore. l n
seguito un profino 35 . La ripetizione dei suffisso possessivo nei questo modo si ve~ei:a Oio stesso, non solo in_ma~era _est<:ri_o re
sintagnú T =>,, , T~=m , -r.::Dn dà risaJco aJ richiamo di no n condurre (oggeno di denuncia rn Is 29,13), ma secondo il des1deno d1vmo.
affari/ attivirà e, in generale, la propria vi ta (l', ). emancipandosi da
Dio (dr. Is 57, 17- 18) , ma piuttosco econdo le vie dei Signore
(cfr. Is 58,2). 1.2 1comportomentl rlprovevoll

Se la scelta di un rapporto veririero con il Signore, daJ quale


clipendo no vira e saJvezza, co stiruisce il p r incipio positivo, il suo
u Cfr. iJ .ti 8.7. chc t"'oca iJ don11mo dcU"uomo mi cre;iro: ai 47.4 nguud.1 li oppo co consiste nel misconoscimento di JHWH. Quesc' uJtimo si
dornin10 sulle n.tz:1001. D1vcm auton fanno notan' iJ legamc con Es 3,5 (cfr., ad cs.. fonda uUa convinzione che la salvezza provenga dagli altri de.i
J. M u1u.NBU1\G, "ha1;ih 41)..(,C,". 683). ~1 puõ rulUV'la par!Jre da uru cornspondenza e che ia possibile procurarsela manipolando gli idoli a proprio
solo dai punro d1 visu ddlc rnctaforc uahzz.m~; cntr.1mb1 1 r~ e\-ocano mfatn una vancaggio.
n:alci (luogo/giorno) n~ SJntJ daUa pn-S('07:1 da JI IWH e, come 1.tlc. dcgna dei 1na-
Sllno nspctto.
" li 50~tllnbvo ftn ncorre nJ pluralc solo ncll' e~pn.~sionc T1>C11 ni:>:i eh ls 58.13 ~
10 Pm 3.1 S: 8, 1 1: 10 quot' ulnmo caso J~-.umc, perõ. un s1g111fiato div~™>. La forma
plur.ile, conferm.;u2 da 1Qk (contro 1Q lsh.Vg. p -, f11. che conrc:nb'OllO 1.a fornu \10-
gol.tre) porrebbe mdacare lc molreplio Jtnv1t.i; non ê ch13ro. rutta\,J, 11 momo per cw
qucstl cnfasi dovn:bbc nguardare ~lo 4u~10 c:aso.
.M la C05truz1onc 1~ + m:-:: ê rara: ncl Tnto-ls:ua ncorre ancor.i. m 56,2. "' A dtffercnza dcll' c:spresnone K""'J, d1 Is 58,9. qut non marca negauv;iment.:
'~ Cfr. ~ 1.8: Gb 26.14: Is 56.11: Ger 12.1 : Cb 40, I CJ e ~JJ 37 ,7 dow l"au1V1tà in e
!';mo dei parlare, che m sé neucro.
quc:<;nonc ê e:spress;i dai verbo 11:~. AJ conmrio. 11 ai 37.3 c<>orcJ :id affid.uc p1uctosto ' Anchc ncl Sal 37,4 s1 pongono c:splicu:. imente m relaztone la deltzu posc:i ncl Si-
.i Dm b propril \"ia/\ 1a/:1 tu\"ilà (T,) .:, m qu~lo modo. cgh pocri J~1rc (:i'::i). gnore e l.a n...WZZ2zione dc1 des1dcn dei ruore. C&. D. CA1~EW. ' 'lp'", NIDOTrE H6695.

198 199
PARTE 2 C APITOLO 3 1CRITERI DI DtVERSIFICAZIONE

1.2. 1 Rlbellione e obbondono di JHWH acirà di ascoltare e di obbedire"1 . l leganú lessicali con i prece-
d';!ori dj cor i permertono di comprendere le implicazioni dei
La ribellione contro JHWH, come espres ione simerica che r· iancaro ascolto. G ià il discorso di aperrura ha precisam che non
sume in é l'insieme dei comportamenti da condannar i, e m dare 3 coito alie richieste ~ Dio, no n obbedir~, significa. prefe-:
:z.ionata in tutri i discorsi: v:zio~,c,. in Is 57 ,4; lldD in 1 58, 1; e• rire ta propria scala di :nion e c~nunettere (i1~l1) il male. a~ occ~
in Is 66,24; ::l~io in Is 57, 17; i i10 in 1 65,2. dJ JHWI 1. a cuj si ~ggiung?no il no~ assecc:mdare la nch1~sta di
Una delle sfumature della ribellione e espressa in Is 57.4; 58,f scenersi dal comp1ere ogm male {Is :>6,2) e il ooo mettere m pra-
e 66,24 arrraverso la radice ;7::1D. ll concetto proviene dalla sfera ~ca )a ;i::i,:;: (ls 56, 1a), facendo invece i propr1 yon e,.,, (Is 58, 13).
rapporti policiei ed esprime la ribellione dj chi e in posizione Non chre ascolco a JHWH significa, ~oltre, on:ienere di o perare ci.õ
cialmence inferiore rispetto a chi ea lui superiore38• ln quanco che alui piace (rcn; [s 56,4), non des1derare di conoscere le ue vie
esso permette di far luce ui senso ceologico dei «peccatoi>, co e sperimentare la .sua vi.cinanza {Is 58,~). curan.d o invece ~ propri
siderato com e m.isconoscimenco della signoria di Dio e la desideri e i propn affan (Is 58,3.13). S1 trarta, m fo ndo, di quelle
lo nraria trasgre sione delle norme di condotta imposte sce.lrc (-r~) che no n trovano gradimento presso Dio (Is 56,4; 58,5.6).
rapporto personale con JHWH. ln Is 58,1 la forma singolare Iofine in evidente conflitto con le recriminaz:ioni degli uom.ini che
lldD39 mecte in risalto che la ribellione, ebbene possa manifes accus~no Dio di disinteresse verso i loro forzi di encrare in comu-
ia forme concrete diverse, e fondamentalmeate una e conce nicazione con lw (ls 58,3: n•x xS; 11·,.n tó ), si chiarisce che e il po-
il fallimento nella relazione con Dio"~º. M entre Is 57 ,4, nel co polo te so a non ascoltare e a n~n .obbec:tire al Signore.. .
testo dei vv. 3- l 3a, si sofferma sulJ 'espo izione delle for me dl La mancanza di ascolto e di nsposce adeguate ne1 confrona
((peccato» , che si esprimo no nell'abbandono adulterino di Dio dei richiami provenienri da Dio, i traduce concretamente in
nella ricerca degli alrri dei, Is 58, 1ss. completa il q uadro m celtc operacive rnalvagie. ln quesco modo viene illuminato un ul-
strando come la corruzione della relazione con JHWH metta a re-- ceriore aspecto della «ribellione», che e associato alla tematica della
pentaglio la giustizia nei rapporri sociali41 • •via•. Non riconoscendo JHWl-1, l'uomo manifesta disinteresse per
li miscono cimento di JHWH come Signore, e quindi il rifiuco )e sue «vie» e, di conseguenza , sceglie di procedere secondo le
di accettare la sua autorità, si manifesta in Is 65, 12 e 66,4 come Íl)oi( proprie «vie», com e descritto in Is 57, l 0. l8: (58, 13); 66,3-*.l.

"'Cfr., atl ~'S., 2 R e l, I: Pro 28,2·*- Cfr. H . a:BA.'\S, •·:.i;~". TIVAT VJ. 781-91; S. " Qut.."(à teSri non nfcnsco no i parricoliri dei mcssagg:to divmo come fa mvecc. ad
D r VRJ~. "Stn, Sinncrs". IDB: A. Luc:. ..:.i;p... TDOTrE H732 I. C\•• Ger 7 dove, ug\ulmcnce. b comumcazionc non v1enc accola (v. 13). ln qucsto clso
" 1Qfs• presenta iuvece b formJ plur.ile. l'appdlo diJHWH rigu:uda la giusazia sociak (Ger 7.S.6.9;i) e la fedeh:i (Ger 7.9b.18).Ccr
• • La forma singolare dei sosranovo ricortt m akuru tesà che sollev:mo quesooai 7.23 sp1l'g3 chc r.:iscolto di 1)10 e indispensabtle perché ~ esl\tet"e una vera comumonc
.inaloghc a queUc deJ Tmo-l'Wa. ad cs.. in Mtc 1.5 (:l':i! s1 crov:t in coppia con r-=n f b.mQ sulla reopmca appartenen:u.Altn teso chc dcnuncimo l:i DUJlC:lta actennone alia
s.i rifensce agl1 :mi chc dcterminaoo l.:i prosriruzionc: dd popo lo. :m, ' · 7); 3,8 (l.i deo- ~rol.uh 111w11 sono i ~gucnti: Gcr 35.17 (tl v. 15 esplta ra che il mess;iggio divmo aveva
nunaa e cspn:ssa con il verbo -u>. come in ls 57. 12 e 58.1. e ha come oggi:n:o l7m e lo scopo eh nughorarc la condotta dei popoJo e eh prevenire chc ancbsse diccro agli ckt
nicr: nd v. -1 si spiega cht' l:i mancanu di un3 risp<ht:I dtvma alie mvocanoni dei po- ~tnmc:n) :Mic 6.9 (1 vv. 10-12 riporttno una denunaa dell'ingiu(tizi.:i socialc): Zc 7. 13
polo d1pendc chlle azioni malvagie d1 qucst'ulnmo: cfr. I\ 58.-1.9): 6,7 (l'munlià dei (i vv. 9-111 <t oct:up.mo dclla tc."Jl1.:1ÔC'1 dclb correttezza dei rappom sociali).
culto. ev1denziaa nc1 vv. 6-7. e 1111..-ssa li) r.ippo rto :igli ; m i d1 ing1usàzia soe tale esposâ • ln !saia s1 cv1dcnna ptu volte l'opposizione cr:a le v1e dei S1gnore, cbe Dio inse-
nci vv. 10- 12). gru ai sua popolo (2.3), nu chc il popolo non segue (42.24). e le v1e dd popolo. chc
~• C he ii;n riguarch l:i sfcr.i dd r.ipporto con Dio e <t manife<;n anche nelb \Íes:a non cometdono con quelle di JHWH (55.A.9); per questo motivo Dio es<>rt:l tl popolo
ociale \'Íene dimostr.ito, ad cs.. m 1 ~ 59. 12-15. aJlinché ~bbandom le proprie vie e ritomi a !ui (55.7) .

200 201
PARTE 2 CAPITOLO 3 1CRITERI Dl DIVERSIFICAZIONE

ln ls 57,17 l'espressiooe i::iC, ,.,,::i ::i::n::l ,e,,,


indica, dunque, en ci01enco~·1 • Questo aspecto e particolarmence evidente nei testi
comportamento ribe lle, c he si '!fpone alla preparazione d P0 cui -Oj':l ricorre in parallelo coo ::ii~º. Jo Ger 50,4-5, ad es., il
«via11 dei popolo di JH W H (57, 14) ; in Is 65,2, infine, si denun · ~ercare Dio esprime quell'atteggiamemo penitente che conduce
la «ribefüoa e• (iiO) com e un procedere per una srrada non buo aU'unione con JHWH (mC,; cfr. ls 56,6) per mezzo di un parto
(::ii1nó ,.,,il c ·;,C,;1i1). ererno; menrre il non cercarlo e prime l'atteggiamemo impeni-
cenre e di cliscacco da Dio. Anche in quesco caso, la conseguenza
La ribelLione concro JHWH si esplic ira quindi in compo dd rifiuco di porsi in ricerca del Signore e costiruita dal com-
menti ch e testimoniano chiar.unente che la relazione con ?,
porcamento i~olatrico. Os 1-3 chia;.isce c~ e il 110:1 cerca:e
e venuta meno e che egli no n e in g rado di salvare. Is 65 JH\"(' H i pone 111 stretta relaz1o ne con 1 ido latria, con 1 adulten o
presenta una serie di taJj compo rtamenti: no n invoca re JH ' ("to ; cfr. Is 57,3) e con la prostiruúo ne (mt ; cfr. Is 57,3). Sof 1,5-
(1C,tt11 ttiC, 45), non ricercarlo ('lrD?:J ttC,), aon invocare il suo no 61 completa il quadro elencando tre gruppi di persone che non
('O tD:l Ki?-KC, 46). cercano Dio: chi si dedica ai culti pagan i dei corpi celesri, chj
La radice i,Kw eda colJegarsi innanziturto con Is 58,2, dove 01311jfesca comporramenti increcistici m etcendo sullo scesso piano
corre nell'espressione ?i::à-,~!ltc 'l1C,tto•. ln tale contesto, il n JHWH e Molec, e chi - in ternuni piu generali - abbandona i1
rivolgersi a Dio implica il rifiuco di ripo rre in Jui la propria Signore. Una conclusion e simile e prospettata in Ez 8,22; anche
ducia di ottenere la salvezza e g li altri beni vitali 47 • Tuttavia, in questo caso, non cercare Dio significa abbandonarlo (:m,). lnol-
pensiero trico-isaiano, il non rivolgersi a Dio no n e considera cre, econdo of 2,351 , la ricerca di JHWH e collegata con la pra-
come un qualcosa di neutro: un tale atteggiamento apre, di fa tica della legge di Dio <~~oo), d eUa giusrizia (?,:::) e dell'umiltà
la strada alia ricerca dei beni de iderati presso gli idoli 411 • (ml:I). o n cercare il Signore corrisponde, di con eguenza, a di-
IJ verbo wp::i , presente nel sintagm~a ' l~p::i KC,, acquisca in sanendere I' esortazione di Js 56, 1a. 1ndica ancbe la mancanza di
bito ceo1ogico la sfumarura dei cercare i1 Signore in vista quella di po izione interiore di umiltà che sa riconoscere la pro-
pria in ufficienza davanti a Dio e che, secondo Is 57, 15, ne assi-
cura la vicinanza salvífica. Una imile linea interprecaciva e
presente in Os 7, 1O che individua nell' o rgoglio ( itu) la ragione
« La ribcll1onc. ~1z (cfr. Gcr 3.1-4.22), secondo Gcr 3.2 l nguarda la pervenioae
ddb propna via ed e ;moc1Jt:1 con d1vcm comportamcno gi.i m cootr.ati m ls 57,3-1 della rinuncia a cercare JHWH e ritornare a lui (::iió).
(cfr. cap. 2. pp. l 78s.). L'ulrimo dei parametri comportamemali reperibili in Is 65, l
0
Nel TM. probabihmmtc per aplografia. m:rno il suffisso ddla 1s. nferito a J I crova espre sione nelle parole 'o::b Kip'l(t,, e richiama l'esorra-
e
b prescnza di ulc ~uJftsso, dispo)f0 p:ir:illelamcntc nspccm a ·i~:J , confcmuu z.ione alia ri cerca di Dio formuJaca in Is 55,6. l1 ver etto succes-
IQ~·. LXX. Syr e Tg.
sivo fa comprendere che anche in quesco caso si rratta di
" li TM prcscnc1 b vocalizzazione dei Pi1al Pf. IC?. b cu1 craduzione divcn12: •il
polo che non e Stato chianuto col nuo nome•. La cradunonc dclla LXX prcsup
un ·invocazione finalizzata alJ'ottenjmenco del perdono e a1 ri-
invccc la forma Pf. :im\-a dei verbo. cioe IC"l?.· una lettun che si :l<htc:i mcglio aJ conce. pri tino della relazione. Similmente, il rimprovero concenuto in
sto: cfr. h 64.6. Cfr. anchc J.L. KOOLE. lsa1al1 11113. 411 . Is 43,22 ottolinea come chi non invoca il Signore sfa un impe-
• Per quanto nguarda 1:-M;ii ncll'ambito delle n ch1csce d1 assmcnza d1vma, dr. Sll
7

2,8; 21,5: 27.-4: 105,40: Lam 4,4: Zc 10, 1.


• Is 30,2 speclfica che non rh-olge~1 2JI1w1 t 6ni~c ncc:~riamente per tr.LSÍ«-
1

llUISl nella nccrc:i di rifugio prcsso qualcun ;Utro (:-::..,: contr:inamcntc a Is 57. l 3b). OI ... WAc.r-rn. ··~:J ... TIJ.~T I . 754-769:CH. Clltll:I RI, ··-;,~:.º", N ID01TE H1335.
4.12 parla di lsrade chc non consulu JHWH m.i gh 1doh. e preasa che quesco &no l Cfr.. .itl cs.. Ger 7, I O.
cspressJonc dcllo spmro d1 prosoruz:ione, chc .illonuna da D10. \' Cfr. A . V. H UNTER. S«k 1l1r umJ!. 268ss.

202 203
PARTE 2 CAPITOLO 3: I CRITERI OI DIVERSIFICAZIONE

rucence. che i o tina nel peccaco e neU 'iniquicà (v. 24). Oi co n comuntone r:ra J H WH e gh u?min~fiq~e( to m o n) te( e iJ lu?go p: r
guenza, l'espressio ne ·oo:J 1< -1<', in Is 65, 1 indica la mancanza eccellenza delle offcrte e dei acn .ci l 5 6 ! 7 . nvec~, 11 C_rvt-
quell'atteggiamenco attraverso iJ quale ê po ibtle ri cabilire il rap.. zio che Jà .,j svolge (1 57 ,7 e 65,7) e oltraggioso e cc ai:i1orua la
porco di comunio n e con JI IWH e perare nella alvezza che mpleca dimencicanza dei valore ch e quel lu ogo po~siede. !n-
puõ conced ere. fiº la radice n:::d richiama l'acceggiarnenco dell'adulcera dt Is
~~e.3- 13a, che ha di<iprezzato la pro pria identicà rinunciando ai
. Una vi~<?ne sincen~a d ei comporcamenci rigmarizzati come Jepme con Dio ( ;:::t; ~· 8) e _che, a~ve.rso la ua con~octa, ha
riprovevoli e espressa, m 1 65. 1 1a, in cermini d1 abbandono di dJntO'itraro in mamera m equ1vocab1le di non e . er 1 n corchca
J I IWH e di dirnenacanza d ei uo monce santo. d1 JHWH (--::· a<C,: V. 1 t ).
Abbando?are (~t:7) il ignore ignifica rompere l'alleanza {Dt
3 1,16),adez:r: (j'n) ad aJcri d ei e ervirLi ( IRe 9,9);2 ,in evi- l .2.2 11 culto ldolatrlco
dente o pposm one con cio ch e veniva richiesto nel di co rso di
apercura.' cioe, l'union e con Oio (n C, , 1 56,6) e una ferma ade- elJa sua espo izione, il Trito-lsaia evidenzia con forza co ~e
1one ali aUeanza (j'm, Is 56,4.6). Abbandonarc J I IWI 1 significa in il nti conoscim.enco di JHWH, il rifiuco di c.o~fe arlo come ~ S1-
ui cima. anaJisi, compie re il rnale (Gdc 10,6; 1R e 2 1 ,20; 2Cr !
gnon:. fonte di vita e di alvezza, nor:i lasc1 u o mo m .una sicua-
29,6), 1~oran~o la richie ta divina di ascener 1 eh es o (1 56,2). i ione ~i'itenziale neutra, com e ~ egli ~ossc ~n ~do di con~u~
ed equ1~e aU adulcer_i o e aJla prosrituzione ('jl<l. m ; Ger 5,7), )J propria vita in piena auconomta. l btSogn1 di alvezza e ~ feli -
come gla denunc1aco m 1 57,3. i tratta p o i d1 un comporca- oc.l lo , pingono inevicabilmen~e all~ ri~erca di akn 1.gnon, che
me~co ~~mcrario ~a n cerca di ~io (~:J. E ~ 8,22; :;n,; 1 65, 1O), egh crede capaci dr colmare .rali des1den . II cu~co 1Uec1co. e pres-
c1oe, aU 1deale po mvo e po co m ls ~8.2. E anche un dei cere ~ione deUa ricerca dr alm dei, rappresenca la d1men 1c;me per ec:-
chi ervizio di Dio (Gdc 10,6) per bruciare incen i ad aJcri dei cellenza in cui i mamfe ta l'abbandono deUa relaz1o ne c<?n 11
(,o?: 2Re 22, 17; 2Cr 34,25: Ger l, 16; 19, 14), con l'effetto dj ignore. A questa cem~n~a il Tr.iro- !saia dedica una cratcazione
provocare lo sdegno divino (011::i; 2Re 22, 17: 2Cr 3 4 ,25), come ampia e arcicolata. 1 ce a d1 maggtor ril1evo ono: 1 57 ,5-12; 65,3-
multa da 1~ 6?,3. L'abbandona re il Signore corrispo nde, infin e. 5.7. l l : 66,3. l 7.
a un ar.to d1 ~sprezzo ne i suoi confro nti (I 1,4) e coloro che si
m acch1ano di una taJe colpa o no da a ociars1 ai c •a<::in e ai C'!13 1 57 .5-12 o ffre un 'ampia ras egna dei comportam enti ri~ro­
(Is 1,28; c fr. Is 58, 1). vevoh neUa fera dei culto idolacnco e li rappresenta m ecafonca-
La econda mancanza denunciara in 1 65, 11 a e la dimenri- menrc attraver o i craffiCl della donna aduJcera!>·' .
ca riza dei aoto monte dr Dio. L'evocazione d ei • anco monte• ln 1 57 .Sa l'attegg1amenco idolacrico viene e pres o con la
indrca che ad essere qui cigmacizzaro e iJ rifiuco di la c1arsi con- )ocuzione: l~ r:r"~ :oin c:•C,at~ C'OMlM . l.l partic1pi? C:_'Cnl:'1 .j rife-
durre da Dio ne~a fe~ de lia co1!1unione (Is 56. 7; 66,20) e, d i n ce a un'intensa cm ozione (c~n)~ susc1cata da un az1one di culto
con eguenza, la rmunc1a a panec1pare aU'ered1cà di coloro che
invece si rifugiano n cl ignore (1 57, 13b). N ell 'a mbico deUa
' R . AllMA. &11ds rf'-'"''" l JK-1 40, soa:oline:i c:orrewmcnLc c:hc b prosoruzionc ndl.l
\fera Jc:l '-ullo ngt1.1nb l';imbm> dcU'.tlk:mza e come ule dJ,i:nc aJuhcno ;a n1m gh df'-·m.
" ln D1 19.6 <ÇJ ;iJopc~ lo stcsso \"Crbo nd contesto dei furore Jelb vcndccu em
Cfr. .lnche 1)1 29.24-25, G 24.16 20: Gdc 2, 13: IO. I0. 13. 1\.1111 8.H: 1Re 21.2 1. (h 7 ..., m rdn.Jone ;illc cmozioni pro\."Oalc cblli consununonc dei vmo

205
PARTE 2 CAPITOLO 3: 1CRITERI OI OIVERSIFICAZIONE

o daJ raggiungimenco di una consolazione riccrcata (cm)'i5 • Non t!ntJ deUe parcicolarici. ln riferimcnco a M olec, infatá, si ricorre
e da e cludersi. cunavia, una vena arcastica, uggerica daJJa o mj.. da no rma a1 verbo •p:71'2 o alla co cruzione ~ (H 1) con ':!:1(::J&3 . ín
ghanza dei verbo c~n con e~; quesc'uJtimo e prime i caJori npid lo; 57.Sb. invece, i usa il verbo ~r-;, , caratteri tico della prepara-
dell'accoppiamenco an_imale~. Con faJlu ione alia perversione ziont> dei sacrifici leciá a JHWH1'°', e i introduce co i un 'aggravame
essuaJe, dunque, il te co conferisce maggiore gravicà alia colpa di dei comportamento illecico: il culco di M o lec, in ieme alle altre
aduJcerio scigmarizzaca nel discorso. forme dj idolatria, equivale a pro tituzione e adulterioM nei con-
li caratcere iUecico e idolatrico dclle azioni e confermaro dalle fronri dei vero Di o e come cale e da lui rigettacoN'.
e pres ioni c •C,tcl e JTI prC,::l nrn. U lessema c·C,K va ricondotto a li v. 6 menziona le libagioni e le offerce, ilmo n•':i»i1 l:>l roei!!,
C,•tt . l'albero idencificaco abicualmence come cercbinto o quercias1 che non -;ono de ánace a JHWH. Anche in que coca o e presente
oppure a e· K (plurale di C,K), gh idoli~. o gli ptriti degli antenaÓ una paracolarici a liveUo semanáco: i tratta dell'unico caso in
divin izzatÍS·>_ IJ comportamento idolatrÍCO e e!>plicitatO pOl daJla cw m riferimenco a ~> VJeoe adoperaco il verbo 1c':li''7 , che evoca
locuzione P' rn::l. che ri manda sia aJ cuJco di l3aal sia alta pro- lo pargm1enco dei angue""'\ mentre il liquido versaco in q uesco
cicuzione d ' lsraele actravcrso alrre forme di culco illecico'~'. apo di otferce e sohcamence il vi no&'>_ li Sal t 6,4 e l' unico passo
Nel v. Sb si evocano i sacrifici infancili comunemence asso- dove si menzionano le libagioni di sangue, ed esse risultano of-
ciati aJ culco di M o lec'' 1• La fo rma verbale utilizz.aca, tuttavia, prc- ferce agli •a lrri • e non a JHWH 711. L'anomalia dei in ragma f':JD~

\\ ln cornspondcnz.t 21h Vg e \)r; t:fr.J. ULL'fKIN~OPP. Lra1;1/i 56-66. 154.157- 158;


T.J UWL\, "De.uh Cult lm:igcry". 27K tr.a l:J.u.I e Molc,. l.i m.i r.ippr<.-.cnt.lZlone e tom.a. cfr. K. SPIUJ~K. lk•mfit A{tcrlrk in An·
"'Cfr., :id cs .• Gn .30.38- 39 L'unu:.i ccccnonc ê- ri ~ai 5 1,7. Jo\'c rl \l'Crbo vime unll /,r.i.I, 231 - 2J.3 · ·
.idopcr.uo pt>r 1'.impJes,o um;mo carJ1tcnzz.110. pero. d.ilb pet:cJ11w1os11:i. nr ,)li C1. : :m.c 17.31; Ger 7,3 1-.32: Ccr 19,5-6.
"Tal<· rr:iduzionc ê- ~upporuLJ J;il p.ir.illcltsmo con r:i pn:semc ncUo st~ wncnio. Clr .id t'\. :?R I." l<d: 17.17: 21,6; 2J, IO: Ez 20,.31.
u rd.monc tn ~ albcn e lc praachl." 1dobtnche ê- .1mpumeme confcrnut.i; cfr .àd es.: • li verbo : - -:i. ndlo ~1 ~ cont~lo dei culto d.1 M olec, \1 n~onrr.i .ancora m Ez
Dt 16.21 con b prorbmonc J.i runure un .libero per ~hcrah (cfr. anchc De 12,2-l; 1'1.:?I e lJ.39.al d1 fuon dr quc-so casa.l'umc.i ncorn-nu m cui ti '\.'t'.rOO md.io l'uca-
IRc 14.23, Ger 17.2); O. 4.12-13 dmc ul1 art~"lamcnu \cngono ª'"ocuo C1rhora- 1onc dr c<>-.:n unum e 0011 da .irunuh SI ll'll\.'3 IO Gn 22.1 o. n \.~rbo e--:i '\.,ene adope-
mcnte .illi pm-nruz1onc: Ez 6.1.3 JtJ\-e olrrc .ilb locll2lonc <>gn• ;ilbcro verde•. nc~ wo Jlcnmcna m nforimenLo alie offenc Qcnfic-.ih de<inn:ite a JHWll; cfr. . .ad a .. lc
a11che +x con nli-ramemo agli 1Joh ('--'-:) e Ez 20,28 t:On 1 ntum Jcsruua .i n:.= rr. pm< rurmu p.asqu.ah (fa 12.(1.21, J.4.25), qucUe rcl.mvc .all'oloc.auno (b 1.5. 1 t). 3llc
h 1.29. che menZJoru l.i preddC'Zlonc per ~h ~ e 1 •guniam•. Ctr. mchc .Al Kf RMAN. offcnc d1 tomumone (Lv 3.2.8. 13). ar s:icnfica per ti pccoco (Lv 4.4 15 24.29.33). ;11
..5.lcn:d Se>.. S.icnfüc and Death", .JK-.39 \.lcntic1 opmon (b 6.18) . .i1 s.icnfia d1 npar.a:uonc (L\• 7.2). nc1 nu ddb consacra-
"'Cfr. LXX,Vg. '>)T. "T:e. ZJone dt·1 Yccrdoa (Es 29.11 . 16.20; Lv 8, 15 19.2J). ccc. Cfr. N.l I. 'iNAI 111, "ThcVerbs
'~ ln ba.~ all':i~l.lZlonc con l'u~rmco 1/m e l'.iccad1co 116111. cfr. M W1:J\t, ':Je- :a/t,1/1 ;mJ lal.1'1f". 244«>.
'.tJ.t 57,5-<,",25-32. T.J. U\H\,"Death C:ult lmageT)·". 278;comro U.D S< U\lllH, fnw. "' C:fr.. .ad o • E.7 16,20- 2:? (rru·n) ; 2.3,.37 (?U)
/j &nrfomt D.:,1d, 210-220; C E WR.1c.11T, TI1r Book '!f Dr111rro11t•111y. 487 Cfr. anc hc il u. Cfr. Mil." (1.7 (~): Lv IA.21; 20,2-5: Dt UI, to.
1
nft.-nmcmo attJ1 pmu dei mom m lSam 2H.1.3. ' li rnrmpondcntc \.'t'.rbo cecmco C: -:> Cfr. Gn 35. 15: 2Re l<>. I 3. Sal 16.4: Gcr
Cfr. l>t 12.2. 1Rc 14.23; 2Rc 1(,,4, 17. ICJ; 2Cr 214,4. Ccr 2,20 (con un e.rhCllO 7.8. 19.13. .J.t. 17- 18; Ez 20.28
nfcnmcmo .li nfiuto di 5ervtre ti lh"l'lore e all.i prcbucuzionc) . .3.6 (con nfenmemu ala Clr. Gn 9.6, Dt llJ, 111; ~ 106.38 m rel.mone all'unmol.mone dei figli e ddle
prosuruz1onc) . .3.13 (come cspn.-ssaom· dr nbclhonc e d1sobbeJ1cnu). 17.2; El 6,13. fi~1t> aµh 1doh c;inane1 (come 111 Ez 16.36. do\-e \I n corre ai verbo JN).
•• Li prauca era sua maoJon.1111 ) ~nele d.i .llomonc ( IRe 11.7) e ab~u da .,. ( IT. E\ 2<J.411; Lv 2.3.IJ: Nm 15.5.7 IO; Nm 28.7 meniron.i mvccc ,;::;; 2Sam
Gicxu (2Re 2.3, IO) Cfr. C .C. Huurn.. Tiir 0 1. /t <l[.\lt>lrk• .379-.JKI. G.C. Huur1t.,"Mo- 2.3, H, t' 1( r 11, l 8 pari.mo dcU'acqw e Mrc <>.7 dcll'oho. '
lelh". .-!BD IV. ~9~98: M . WrM ...J~J.1 57.5-6",25-.32 51 O«<"rva. run.avu.chc C.cr Akuni tefü µcl't'1111.1m (7.8; 19.13: 44.17- 18) ncon:b.no le lrb;agiom 111 onorc
19.5 menz1011..J 1 5.acnfia tnfanoh come fornu di culto dr O.ui Per b corr1>pondcnla dclh Rc,;1ru dei C ido e dcgh Jc1 '1r.lmen. menrre Ez 20.28-J 1 clcnca qucgll .un rn-

'207
CAPITOLO 3: 1CRITERI OI DIVERSIFICAZIONE

1?>. egnala la presenza cü un 'anivit:à culruaJe torva, con un pos- dei ' " 7. r ::l n::l ':i n~C,, c~n:l. ~ l'avverb10 e? venisse ~ferie~ aJ
1b1le reference nel culco dei morri o nei acrifici infanaJi men- Tiaciglio• (cfr. Gn 49,4), menz1onato per ulomo, aJlora il «salire•
zionao nel v. 5b. d~IJa donn:i ui letco e l'azione d ei pre encare sacri.fici - poiché
li v. 7 of&e un 'akra immagine: c::rt:J 1.:~=o m:: K:i> :--:i>-i:i C,lJ J n:rbo ;iC,, incüca anche !'arco dt salire ver o l'aJcare per fare le
r .: r J ':i n•C,lJ. NelJ 'oper.i t atana il • monce• evoca olitamence iJ offcrte-t - si sovrapporrebbero per comporre un'immagine
71
monce ion , luogo per ecceUenza della presenza cü Dio72 • ln Is parcicolarmence audace. La partic~lla Cl int~duce cio che segue
5.6 .7 i ~enziona . il •san e.o monce• cü JHWH come punco d'ar- come un'affennazione 6naJe e dect 1va, e puo essere rradorca con
nvo deglt rramert e amb1co della perferca comuntone con iJ Si- ôpres ioni quali •in efferri•, •in reaJcà• o • perfino•r . ln Is 60,7
gnore.. ,. inulmence la specificazione dei monte come •elevato• il ,•erbo ;ÓIJ ê collegato con l'espre 1one ' 1"1:nc ;;>,-.C,;.i e si rife-
{Kb>) in Is 2,2 e Mie 4.1 rimanda aJ monte Sion, menrre Ger 3,6 rt5Ct' aJle greggi, che cüvencano e se ces e ~n 'o fferca a1 ignore.
coUega :i:>ri;i (in ieme alia locuzione presence in 1 57.5: «Ogni Oi conseguenza, in ls 57 .~ si cranerebbe ~~ ªl:'to-cor~sacraz.ione
albero verde•) con la prosricuzione dei popoJo arrraver o iJ culto 0 di auco-donazione dell offercnce. Neil in 1eme s1 compone
illecit~. 1 ~ 9uc te;> luogo, carico cü significaco. la donna pone i) un ·immagine arcastica e ca ricacuraJe che consiste nella depra-
suo •g1ac1glio>> d1 adultera . li lessema :J~~o e as ociato, in diversi vazione dei senso sce-;so dei culco e, contemporaneamente, nella
te ri, con attività . e uale 7.. e, aJmeno in due ca i, di caranere il- perver ione dell' es en~a de lia rela.zione ponsale: negli atti . di
lecico's. L'immagine rappre encaca in 1 57,7 d eno ca q u indi u na culto illecico e adu lcen no JHWH v1ene parado saJmence rradico
grave profanaz1one de] luogo di Oio e la vioJazio ne deJJa rela- perfino ui suo monce anto e ull'aJcare dei cempio, luogo scelco
zione di rec iprocic:l. come 4'Casa dei acri6ci,. (2Cr 7, 12). l nfine, la cosrruzione com-
li lega me co n JI IWH viene ulteriormente compromes o a po ca da uo verbo e da un o canavo che hanno in comune La
cau a dell 'offerca dei acri.fici cü cui i rrarca neUa econda parte cc ~a racüce, com e nell'espre 1o ne .,:J n :i i,, non e frequente
nella BE~"'. ln due casi, ne1 quali JHWI t non e iJ de tinac.ario delle
offrrce - Lv 17 ,7 e Ez 20,28-30 - cale atteggiamenco viene
quahficato come prosóruzione. ln que ta li~ea si coUoca il com -
innc :.ti culto 1Ucmo leg;ito .u luoghi dC\<aa.;igii ;a.lberi fi-onJõQ,;all.a rnm;acru.ione da
fi~ od fuoco e. m ~coerale. ;aJb pnxmuziooc.
portamento d escri_no in 1 ?7 ,7. AJ co.ncrar~o, la scessa loc.uzioi:e
71
h 4 .5.8,18; IO.I:? 3:?; 16,I ; 18,7· 24.23: 32.29;37.32; -UI,«) in Gio 1.16 mennona acnfic1 offern a 010 da parte de1 man-
"" h 2.2 (•c.is.J dd •gnol"t'o); 2.3 (•tcmp10 ili D10 eh C1acobbe•): 8, 18 (Jimon Ji nar ch e, sebbene • rranieri•, hanno sapuco n cono cere l'operato
D10) . 18,7 Ouoeo dO\c 1 lm\'".I ti nome dei S1gnol"t') di un Dio a loro scono ciuco.
' a osscrv;a ti ncol"\O ..UJ Slt'S.\a ~pccafiCUJone di momc- •QOIO• m I\ 1J.'I e 27, 13.
c:he cntuoo dcU'annonu nrmv2u
' • Cfr Lv 18,22: 20.13. Nm 31.17 18.35; Gdc 21.11. 12. Cfr Jochc H M OR.11"'-
'"v. "Thc R.oot SKU". 1CJ-4~ A volte \1 .mnbu1scc ;iJ tcnrune ti 1g111fü·;iro Ji t·;iufalco
o da tomb;i (cfr 2Cr l l>.14).chc nm.Jrrebbe in consoomu coo l.i tcm.Juc.i mortuJra;i .,, Cfr. :f-:'!1 coo r-::'D.i,ll in 1 :im 2.2tl. 1R c 12.32 U : 2Cr 1.6 (fa 20,26); ;,i,, coo
cvocat;i d1vcr\C volte oc-lb pencope. cfr. TJ. LEw~ "De.u h Cuh lnugel"}" . 273. ~~~~ m 2R.e 23.<J.
' 1o Pm 7, 17 il lcno davcot.l potcnzi.J!memc lu~>o di .1dultcno e m Ez 23, l 7. no- - Cfr. C.J. LA~HA<.•M. "Thc Emph~ 12mg P.irm:lc GAM", 1%-197. chc pro-
e
nosumc ~cng;i ch1211uco •letto d';unorc•, un demcmo deU'1mmag111e dellJ pn»aru- ponl'. per alcum c;u1. la tr.1duz1onc cnfanc;i •.1od wh;u a~ mOl"C'•
21011c J1 ~.m1.in.i e d1 Gcru\~]cmmc. ln Ez 23.1-2 1 sono prcscna d1vc"a rachu11u .U ·• Quesa costruz.1ooc puõ \."'i~Cl"t' uuhzz.na per ~prnncre ta ai s.icnlicao nvolro .iJ
lmgu.iggio crouco, m modo p:irncol.ire. l';iccumulo dei verbo :.1' (w . 5,7,IJ, 11 .12.16.20). \ai:oiore ~ 24.5; Sal 4.6: G10 1. 16) . ~a;i qucllo aa dcmom (Lv 17.7). o agia ídob (Ez
chc 3pp:imenc .U campo -.cmJnaco dcllc cmonom tntcnsc C'\'O C UO. m •~ 57.5;i. d.li verbo 211.2$), o puô .mche companre all' mtcmo dd nru.ile da comolid.lmento ddb rela-
C::Tl ,
1aonc era ôSCn unum (Gn 31 .5-1)

208
PARTE 2 CAPITOLO 3: 1CRITERI OI DIVERSIFICAZJONE

li compo rtam e nto d e U'aduJcera cestimo nia, invece, il rigeno c:fr;pn:zzo, pe rch é si tratta de ll' aneg,,_~ta m e nto o pposco a q uello
della m emoria di JH WH e dei suoi atti salvi6ci~. ln 1 57 ,8, m- e 1gico in D e 6,9 e 11.20, dove i raccom anda di iscrivere sulle
fani , la donna e accu ata di aver m esso il proprio n:T djecro la po~re e ugli stipiti le •parole• (D e 6,6) idenrificabili col • m e-
porta e gli tipiti. Lo p : t va compre o com e _.m e m o ria sco r ica• 1110nale• dei popo lo d ' l raele (cfr. Es 13, 9 e De 6, )8;. Si no ta,
pi uno co .che com e un oggen o specifico, un im bolo pagano o 111 olcre. che Is 57.8 e l'unico ca o che npo rta il les ema :. as-
fallicd'". E po ib ile stabilire tale significaco in base a E 12,14; ociaco a un pronom e po e 1vo. Una certa a nalogia si ri contra
17, 14; E e 6, 1; Ecc t, t t; 2, 16i.1• ln diversi ee ri , ;,t e legaco a un 86
111 Es 3, 15 , dove J HW I 1 con egna il suo nom e, un nom e c he co-
~egn o cangibile (offeree, oggecá particolari, ecc.) cbe, comunquc. tin11sce il suo • m e m oriale• (•,::t) ed evoca la sua idenri tà pro-
fa rife rime nco a evenri eorici82 . Ino ltre, ciõ c be lsraelc e ce nuto fonda. Ora, poiché i puõ so ee ne re un rappo rco di ino nirnia
a ricordare (,::T) riguarda soscanzialme nce gli arti salvifi ci dj Dio. era -..: ; e p"l:f (cfr. Es 17, 14) , i puà conclude re c he iJ te rmine
rra i q ualj sp icca la libe razio ne dalla schiavitli e la consegue nte ll - :::: d i Is 57,8 alluda anc he all 'ide nci tà della prostituta scessa. ln
adesio nc al e rvizio d ei Signo re113 • Un caso parci colare e costi- fondo. c hi disco ao ce la prop r ia m e m o ria co rica m e n e a re-
tuico daJ comando di r icordare il giom o di sabaco (Es 20,8), evo- pencaglio la propria ide nti tà 11 • TaJe ri nn egam e nto tesrimo nia la
cato ripe tuca m e nte a nc he nei discorsi tr ito-isruani {Is 56,2.4.6; rortura dei rapporeo vicale con JI IW H , fo ndame nco irnprescindi-
58, 13). L'acccnco posto su lla m e m o ria e in inco n ia co n q uel 6- bile dell 'identicà d ' lsraele e di ogni fcd clc.
lone dei pensie ro profetico c he rimprovera aJ po polo la dimen- la dcscrizione delle azionj illecite, nel pro ieguo de) V. 8, e in-
cicanza della p ropria sco r ia e di J HW H14 , com e avviene, ad es., in crodocta dalla parcicella •:i di valore consecutivo; ad essere specificaci
Ez 16,22.43. L'an o d escr itto in Is 58,7, d ella do nna ch c mette il ono dunque comportam em i c he scaruri cono dalla dimeoricanza
• p roprio , ::Tdjecro la po rta e gli ópiri , e prim e dime nricanza e della propria idencici e dalla ronura dei rappo rco con Dio, di cui si
fa menzione nel precedente enunciato. li verbo i1i,l (Pt), non ac-
compagnaco direttam ence da nessun oggen o, conciene una certa
ambiguicà. Pe r o n e ne re il ign i6caco riOessivo dei verbo (• co-
-. Qu~a memoria e t."\•oc;aa mdi~1tuJ1ente da Es 24.5, chc men21oru il sacri6-
c 10ai º1gnol't' m conc:om1anz.i con 1"2Ucanu smamc2.
prirsi•) la forn1a piu appropriata arebbe q uella d ei N iAA. 11 verbo
L e ALU.N. ·--: •". '/001TE H.2349. propone per - .:· m- \igrutic2u pnn(lpali: al Pi, o lcrerucro, ric hiede rebbe la pre e nza d i u n oggeno direno,
nc:ordo (comem Qo 1. 11 ; 2. 16). mm1or.111d1nn. o qualcOSJ. cb cs-.cn: ncordJ.ro m sé (& che potrebbe essere individuaco nel o tanrivo 1~:in . ch e pe rõ e
17.14). mcmonale che nnuncb ad unºalcn l'CJ.lci. come 1 101boh rt'hg1<»1 o p2gam (& eparaco da1 verbo :i&,l da altr i duc vcrbi. Alrri m e nci si dovreb be
57.8). Secondo qu~a proposa. ruiaVl~ Is 57. sarebbc l'umco c;aso nd.IJ OE m cw il
memor12Jc C CO\llNllO eh un 'tmbolo p:lgJ.flO.
ln Es 12. 14" mta dclJJ mcmon.:i deD.:a libcr.u1onc cbll"Egmo. nperuta con c:a-
dcnz.i a.nnu2'e; m 17. 14, d1 un.i mcmori;i Krira delh ~ontiru dJ Abuncld.. , 111 Eu 6, l. li ccnrm ddl.:a legi,re. •c:omJcru.;ito• neU 1'4.-n:r1011e da fis~n1 sulb pora e eh por-
0

dei hbro deite mcmonc 1dcnofinro uJtenormeme con le cronad1c: m Qo 1.11 e 2.16, 121't' ~iliJOS)(). h.a come uo vemcc 11 preceito d1 .mure 11 S1gnott (cfr. P. B EAU< !IA.MP,
dei ncordo dclle CO\e e dclle pcrsonc chc non o sono piu. L'imo 1 l"t1/1ro 1a111111n110. 71). ln quc:"\IO conu:s10" comprende 1l '1gmficato dcU"adul-
• 1 Come ad ,,., •11 mcmonJ.le era gh occh1• in Es 13,9. chc h;i lo ~oro di n cor- 1mo <ldli donna. e come nô b d11Terenzi dagh m :m1cn d1 h 56,6.
darc la hber.1L1onc cbll"Egitto: nl memonale che ricorcb una colpJ• 111 Nm 5. 1S; m GI fr. anche 0s 12.6. do\'e -,:1 C J•\OC:WO J.l \UffiS\O ddJa 31m re!Juvo a JI IWH. C
4,7. le p1ctrc lhe ricordennno l.1 t:n\'cma dei Giordano, ccc. ~I .30.5. dovc ~ merwona ti •mcmor12lc <lclla ~11UU• d1 D10.
,., Cfr. Es 13.3; D1S,15;7, 18:8.2. 18:9. 17: 15.15: 16.3. 12:24.18: 1C r 16. 12. IS; nal .~ Sull.1 •mcrnon;n 111 quanio clc111e1110 tosmut1vo dcll"1den11ci e 11 dc1erm111ame
hbro d1 ls;ua. m 44,21: 46.9. ddb condorta uman2. cfr. A. Vrn.HEV, "Rcmcmbcr. remcmbrance··. A BD.
.. TJ.le ;accus;i della d1111e1111canu dei S1gnol't' n1or1L1 anchc 111 15 57. 11 (cfr .inche ( fr. :?!>am 6.20: m I ~ 47.3 <i O\<erva. olrre alia forma Ni• .:auche b prescnza dd-
hl>5, ll) l"oggcno Wl't'ltO ;ir~ .

210 211
PARTE 2 C APITOlO 3: 1CRITERI OI OIVERSG=ICAZ10NE

octinccndere qui un oggeno cereoapaco. come ad ~ .. la • nu- conforma esplic1a in 23.1 k; 1 Re 8,9). oppure mcbcare comunque
dfrà• (cfr. l 47,2) ~. l n O 10.5 ~o erva una co cruz1one imile un lCCOrd.O tn )e paro (cfr. 1 3.Jll 1 1,2). :-.umenJo che 1 evocb.J
compo ta dai verbo ;-C,, (Qaf) accompagnaco d<tlla prepo,tZJone ~ qui w apulmone dJ un accordo. o di un patto. 11 mtagma ? po-
con 11 uffuso po e-;m·o e che, neU'insieme. s1 pre,ca alla tndu- crebbe concenere la fumacur.i dei complemento dJ vantaggio. e in-
z1one •alloncana~1 W• Tutt.J\"Ía, m 1 57.8 1 hJ la fomu verbale dicJre t1 conseguimento di un conuconco personale come scopo
P,..., e la prepo mone compo ca da p uruco a nt e ai uffi-; o. Oi fuule dei pancggiamemo 111tr.1pn."i.O daJb p~acua. Questo aspecto
con cgue11L1. e p1u opporruno (anche se coo qualche perpl~nà) nnune in concr.a.sto con b firuhci bene6cJ &ritta ncl pa.no cb al-
cons.iderare i~~ come oggccco di rucó e cre 1 \:erb1 e r icenere k.inz:a offerto daJtt\\H aJ uo popolo '.Ad ogni modo. il ~Lo fano
l'inrero quadro come la de\Crizione di una <.enc dt u1oni - ~o­ di accu.i.re un quaillasi ripo d.i paaeggiarnenco al di fuon delh refa-
prirc 11 lecco. ~lin·1 e albrgarlo - che espnmono 11 cb.rn da fa.re :rione con ]H\\'H c;1 colloca m anàces1 coe.ale n peno aJb saldezza
deUa prosoruca per accoglien: rum gli alcri al di fuon dei Jegim.mo ndl'aderire all'alleanz.a. come es1gico nel disco~ dJ aperrur.a (ls
ignore" . Callargare 11 letco (~.,•: H1) da parte della dorma rim..me 56,4.h)""'. Anche la uccc m'3 locuzione dJ 1 57.8. e:~~ ro,;( ~.,
poi m netto comr.mo con la generosn:à dJ JI 1w11. che ripcruca- presenta il comportamento della pro aruca 10 concrnsco coo queilo
memc prom~tte e .1demp1e: '·ª
P":>messa dj offn re al 'illo popo lo dcgh c;cranieri di l 56,6, i quali dedicano ti loro amore aJ nome del
un paese spa210 o. allargando 1 uo1 confim a capito deUe alcre ru- 1gnore. Poiché s1 tracca qu1 <l.i espre 1oni d';uno~ nvolce ad alrri
T1om ·•-. i o erva anche 11 concrasco con 1 54,2 che r ipo na d;i. aova confemu l'mcerprecaztone della apulazione dJ un pacto
rerorcaztone chc D10 rt\·olge alla ua po a-Geru~emme affin- con e-;.çi, menzionaca nelb precedence locu21one. L'an1ore. difatti, e
ché es~ allargh1 _lo spaz10 delb tenda per pocer acc:ogliere 12 mol- ull.l co c:mte i.mp!Jc:au ncll'allcania con JH\1 H, come dim~o
orudtne de1 6gli nel momemo deUa rescaurazione garancita chi numerosi cesci quali. ad e .• Es 20.6; Dt 6,5; 7.9; 1U,12. l 1.1. Anche
legttomo po o. La donna p~entaca in 1 57 .8 ceglie, mvece, di nd c.bo di G1oiuca e DJVlde. t1 paao era loro (esp~ con il \'erl>o
rende~1 dispombtle agli alm '. 1 : non accompagruco dalJ'oggeno ,,...-;::, cfr 1 a.m 20.16) e fon-
La ucc 1va locuzione =~ Tn-.:::n, del \'. 8. comporta una dif- d.uo qill'a:more n.-ciproco ( 1 am 20, 17).
6colci mcerprctaciva rdaova al \"erbo r-.::, non accompagnaco da A conclu 10ne dei v. 8 1 crova espress.i b firol1cl delle azioni
un oggccco rurctto. li lo wrbo rr.:, ruca~ nonoscmce non q~ ac- delb pro cicuta. li \en o deUa locuzione n•m ~ non e immerua-
compagn.ato daJ 'iuo oggecco ab1ruale n-::, puo evocare la cipub- camcnce comprensib1le: cuccav1a, e po 1b1le atmbu1re al \~erbo ;-r.-
21one di un patco (come av,,ene in 1 m 20, 16. 22. con la il 1gnificaco d.i provvcdcre• o •ass1curJr;J• (cfr. E 18,21 ). op-
pun.· l'accezione p1u ;ab1ruale dJ •concempl.an:•, con la fumarura

"'TJ Lt:v.1'.-r>cath Cult lm.tgt'.ry".. TN. m base~ i:ignili :nu Jd '"'"'°


~, m Am
.•7. SO\flmc d ntCTuncoto :ii~1 o r.:14·0Ji chc- ~bcro mi mtclJ.jgibili ttr.mc- ai ncono ... C iT•. .k.I ~ .. r>t 7. 12. (';a 32.,4h 2.\.ml 23.5 (c;hc: n{;Uanb l':allc:anu conct'\U d.t
llt;J1 \ptnu dei mom. An<hc: tn qud '°· tuta\'U, ~ meu di un ()ai c 11 v:~no ~ JHll. tl.1 f)"'-"iJC:) , [)i J'Cf ~ U rrcr<N.DOOC '- n.:Ortt am:hc: UI ;,tJm til; .iJ <$., ndh 0 -
Jli-411 rulu m nc dc1 p.im con lc ~trc: n.t.rtuni. dr. E, .34, 12. 15; Dt 7.:?. « <=.
lXX r~nu tm~~c- prurno u tornu cornspoodc:ntc- .11 Q.ai "' C"hc lsndc u mdmc ~ p.au~rc. o ;i mpub.rc .i.llc:.;anzc c;hc non hanno ru~ncc
~. ruõ l~ crvarc um1 ~1m1IC' 01m\1tl Íl't'nmc:a .inche od o~ d1 :ah"" •rro,urutc•,
1
.a ··hc Luc con ai C)1~10rc. ~ 1c:nc conkrmJtO. ;.aJ ~ .• d.l h :?5, 15 IX
o •.1J11ltt"rc•. come 111 l'To 7, I 0 ..21 11 <ar:atttte ddb locuz1onc, •e '' cr:am d1 u1u tn~ rcbuv.i ri~cno ;alla precc-
C Ir Gn 2<1.22, E.s J.K: J..1.24; Dt 12.20. 19.8: ('.4; IK. lfl; 1C'r 4 40. N c- CJ.35 Jcnrc, o di um truc md.irc:nJ.·ntl', r11n.1nc ~c-no d1 c.li~.-1on.: <', comunquc. non e
·• Qu~u ;ap«run e: d1,romb1hu nvolcc .ipi 1Job \Ttuv;a ttü ;aul"nruu m '' 5-,4 p.i.m~ ll.i.rmouc: nfC'\;anr4· JI tinc: di ~ n\~rc l'.ict~wnc:mo Jdu llomu; qud chc
col "'º"'° .Ulo \tn-.o \nbo :.-. 'tcn~ qw soaobn<2u e l.i ..kJ.izionC' - JrnoR)\.;a" nvolu l du non l. ti •>::Jtore.

212 2 13
PARTE 2 C APITOlO 3: 1CRITERI OI DNERSIFICAZIONE

di « perimencare••r o «godere•9A. ln questi casi i tratterebbe della con~egu i m con i propri forzi .
pro cicuta che, nella ua mente, e convintaw di aver raggiumo lo ln [-; 57.9 l'essere della prostiruta viene visto di nuovo in rapporto
copo, oppure che, dopo aver con.segu im il suo obiettivo, ne con- a Molec. La fo rma .,,:;;n, presente nella locuzione io~:::i i'o" .,,~n ,
templa/ p erimenta/gode il possesso. Si corge qui una sottile iro. puõ riferirsi alla radice ,'.º
11, « ce~~ere»~ cdiscendere>», a c~usa della
nia percbé la percezione espressa con il verbo ;nn potrebbe corri pondenza con la discesa agli inferi, evocaca neU ulama parte
alludere. alio tesso tempo, a qualcosa di sim.ile all'illusione oni- dei versetto ~'!Xtnl1 •',-c:.úni).Tale discesa mira al raggiungimenco di
rica evocata in Is 56,1O dal verbo ;n:i ( che e un ltapax nella BE; Mokc 1" 2 • al quale la do nna porta dell'olio (1'~~ ; cfr. Ez 16, l 8. l 9;
anche il verbo :i n non ricorre alcrove nel Trito- lsaia). li sosun.. 23,41 ), un bene che dovrebbe essere desrinato, invece, a JHWH (dr.
civo ,. , che ha un ampio spettro di significa ti sopranutto nelle Gn 35. 14: Es 2720; 30,31, ecc.). Is 57,9 contiene un sottile ri chiamo
espressioni idiomatiche e m etaforiche, ricorre nove volte nella ironteo a G n 28,18e35, 14. ln Gn 28, 18 Giacobbe versa J'olio per
terz3 parte deli' opera isaiana (I 56.2.5; 57 ,8.1O; 59, 1; 65,2.22; onorare Dio, rivelam i attraverso parole di beneclizione e l'assicura-
66,2. 14). Di parti colare imporcanza e la ri correnza in Is 56,5. zione di protezione. Visto o tto questa luce, l'atteggiamento della
dove agli eunuchi i assicurano la ,~ e un «no m e eterno• n~ donna rispecchia la veneraz.ione di un dio che ella crede si sia be-
casa del Signore, come partecipazione aHa salvezza. 11 ostantno ne\"Olmente rivelaco a lei (cfr. rrm ,., v. 8).
,, in que to cesto assume il significam di 11porzione», «retaggia.. ll inragma TIJi?,, in Is 57,9, e un liapax nella BE. La radice
«parcecipazi~ne• (in relazi_ o ne ~ ,al ve~ ottem.~c:a), 1; ome ~p~ 7,, turtavia, e ben attestata in riferimento alia produzione del-
ione reologica e m etaforica di un eredita matenale 1 1• Cbe il fine l'incen o (Es 30,35) e degli unguenti. in panicolare l'olio per
perseguito dalla prostituta in ls 57,6-13a sia l'ottenime nto di una l'unzio nc sacra , destinam alla con. acrazione della tenda dei coo-
forma di 11 alvezza» viene chiarito nel v. l 3a, dove essa viene in- vegno. dell 'arca, degli utensi)i acri e dei sacerdoti (Es 30,22-31).
viata a richiederla presso i propri e·~ ~p . visto che non l'aveva La ua preparazíone per copi in1propri era severamente proibira
cercara pres o il Signore. Di conseguenza, e ostenibile che in li ed era punira con l'e clusione dal popolo (Es 30,32-33). Ora, Is
57 ,8 il soscantivo ,. faccia riferimento ai frutti deHa salvezza. coa. 57.9, aUudendo a que to tipo di unguento, presenta un atto di
la differenza che in Is 56,5 essi era no dono di JHWH 1111 , mentre nel consacrazione non rivolca a JHWH, o addirittura un ge to di auto-
caso della pro timta cssi o no un miraggio, un risuJcato illusorio consacrazione a M olec (dr. v. 7).
IJ fatto deU'invio dei cmessaggeri», pniO-,.:J T,:;,; ·ri&,~m . sem-
pn: nel v. 9. e in cominuità con Je offerte destinate a1 principe deJ
regno son erraneo. Poiché la forma Pi dei verbo ri&,:; non e abi-
., Come. ad c:s•• m Is 26. 11 nelb ~e.: onda ricol"Tt'llD dcll.1 radicc .ill'mtcmo dd Wl'w'
'>CttO.Jovc ~ fu nfenmcnto ai fano della pt"l'CcZJonc futca Jell'.1Z1onc pumova di Dia.
Come, .id cs., nd Sal 27,4. Un ui.: igntfic.n o ~J collochcrebbc bcnc lungo 1'
scnunuco cosnru1to t.LJI verbo rcr: rn Is 56,4 (nd comc-;to dcll'cso ru21onc ;a 1o;: Uru tale tntcrprcuzione s1 basa sopratu tto ~UI nfenmentt JJ co nutti con l'al dJ
scdtc gnd1ce ai Signore) e dai verbo w in Is 57,4 (rn nlênmcmo all.i ddizu chc il ~ U che '' npetono all'mtcrno dei d&orso: rnolcrc, il pano coo la Morte e con lo Shcol
polo t:ro\"3 ncgb 1doli). mennonato m Is 28,15 trova cornspondcnu nel patto evocato m b 57.8 (nonostantc
" i tnra ddb mcx.bhcl cputemica dd \cebo .,.., ai Pf. u28, l 5 1X msciano ancora di..cuSSJoru fu glt m 1d1osi. ê: ~b1le chc 1duc versem fac-
1 • e&. Li pane 1, cap. 1, S 3. 1.2, p. 78. Per quanto concerne Li rd.mone m b CWlo nfonmenro ai culto dJ Molec segu1ro <Wle cl.tisi govcnuna ai tempo dcUºegc-
e 57 .8 )t ~sono OSl'erv;ire lc scgucnri analogic: dentr0 La m1.1 asa cd entro le true mom.a .l)\lr<a: cfr. 2Rc 16,3 ; 21.6: J. DAY, .\loltd1. 61 - 63): sia che st m.inrcng.l la
- du.."tl'O 1.1 porta e gh ~upm: darO - hai provvcduro/ a dehZJ (rnr); ,. - T: nome \'<Xaluu:r1o nc acrualc. 1':0. sta chc si cambino le vocalt per ottcncre 11 nome proprio
memona stonca/identtcl (p~t) . i'::l (cfr., .id e\., Lv 20.5) , ~1 puô affernure che 11 rcrmine i r ifemca ai cho M olec; cfr.
1" 1 ln I ~ 5(1.5 1( dono VlCnc C:Spres50 COtl ti verbo ll1l e il SUO ~oggetto eJHWH • J. DAY, .\fo/r,Ji. 46-47.61 - 63.

21 4 215
PARrr 2 CAPITOLO 3: 1CRITERI OI DIVERSIACAZIONE

ruaJe pe.r l'm.vio dt amba ciacori 103, e a motivo della concomi... d zJ \·erbale fa i che l'acceggiamento deUa donna-lsraele ri-
tanza ~e1 sacn6c1 umam con il culto di M0Jec 11 ~. l'invio dei •mcs- eaJn .inalogo a queUo della donna-13abilonia 11 ". 1no lcre, Is 43,22
~ggen• e co.rrelaco con i sacrifici infancili menzionati nel v. s, e l n di Giacobbe/1 raele, che 1 e• .•'itanca.to• d.e 1 1gn?re, n o n
;iria s·
1 «messaggen • o no vero IITlilmente da identi6cars1 con le c-·-
• r. . 'd IOS A que ta mterpretazione
. ~'"""'
lo ha invocaco e, anzi. ha stancaco Dao con 1 uo1 peccaa e le sue
~ ffcerte .m1ant1a e . contribu i ce anchc aniqu1Cà (v. 24) 111\ D1 consegue? za, lo can~arsi de~a donna ac-
1 uso .cü '.'l:, un vocabolo raro e no n univoco aJ po to di llt~ i) u~ cJ un apore ironico p~rche, ~1entre lei s~ affatlca n~e sue
cern~n~ m ge.nere usaro p er l'i11vio dei messaggeri. ' ;crivacà. d1 fatco dimo era d1 e er 1 ta~caca ~ JH W H e di averlc_>
L uJ~10 a co dei v. 9, ~:;-i;i •C,.Dzn • si presta a una duplice in- tJncato con il suo compo rtamento. L e pressio ne 1:::,, :n? puo
t~~preta~a on e a. ~c~?.,,da che i accribuisca aJ verbo C,El~ valore tran- UJdacare sia il c)ungo viaggio• actraver o 11 quale, secondo 1J v. 9,
m vo o mrraruaavo . 11 sign ificaro transitivo esige la presenza di la donna raggiung~ gli ª!1feri 11"', ia. l'atteggiam~nto sco~etto e
un oggen o, che non viene qui cürettamence sp eci6cato, ma che eccaininoso che SI mamfe ta nelle mnumerevola fom1e di culco
puõ e ere .identificato con i •messaggeri• menzio nari in prece- p1Uedto che, m · u lorna
· · con d u cono anc h' e se alla mor te 1111 .
ana1·1s1,
?enza . Arrr1buendo ai verbo un valore imransitivo, 1 avrebbe che La donna. perõ, non ammerre cl'inucilicà» (:h(iJ) 111 , dei suoi ~­
e. La do~na stes a ad. a~b~ssarsi fino aUo Sh eoJ. Que ca incerprcta- fiei e non desiste daJJe ua actività. Quesco ignificato della radice
zione nman.e pref~nbile an quanto piu actinente aJJ'immagine pre- :x- (.\Ji Pf.) i trova anche in 1Sam 27, I. La ~gione 112 per la quale
sem~ nel primo saco dei verseno; e ciõ, sia daJ punto cü vista della dia non i sence •e au'ita/debole• (n•C,n KC,) vicnc espressa •. e~p~e
corraspond~nza verbaJe ( i:rl 11 / C,D;:t). ia per quanto concerne b in 1~ 57, 10,daJJa locuzione nx;;oo ,,. n•n 11 '. IJ verbo N~I') sa r~en-
meca delJa disces~/abbassan:ie~t? .delJa prostituta, identificara prima ce, in cn o generale. aJ ri ulcato di una ricerca. M~ lsraele e so-
col nome propno deUa CÜvlflJta , Molec, e ora con il luogo dei prarrurto invitato a cercarc il igno re mentre egh s1 fa crovare (Is
regno deUa morte, lo heol. La radice C,D:i;, comunque, erve abi-
cualmence ad e prime l'aneggiamento cü umiltà risperro aJ vero i-
gnore d elJ'universo; il gesto sacriJego in questo contesto con i te
invece, ncl ~cono cimento cü aJtri ignori (dr. 1 2,9) e, ironica-' • L'.accosa.memo dcllc Jue figure mõ'>U'a .anchc 2!1n punn di eonuno:57,1 l //47,7:
mente, dei Slgnore della morte e noo dei Signore della ''ita. 5- tJ 47.1.3-15,57.12 47.12 -
ln I\ 62.8 e 65.23 si .adoper.1 lo 'l~'iO \crbo per 01"1cur.1re d1e rolo gr.me '11b
Is 57, t O p re enca l'unmagine della pro ciruta ch e •si affan ca• bcneJinone diviru b faac;i dd U\'Oro ununo non S'1ri \21U.
(~n·) nei uoi craffica t1lecit1 . li verbo jl' e adoperato in Is li •~~enu --, m quimo •vuggio• m :orre an numerosa t~ti (cfr . ad Q., Gn
47,12.15 per e primere l'affanno cü Babilonia nel praacare d1- 45.2.\. Gs '>.13, IRe 18.27) D.at1 l.a fomu \mgolu-e Ji ,.,.11 ~U\'O r denoa la
ver e fo rme di o rcilegi, incance imi, scongiu ri . La corri pon- lun~hclz.1 Jdl.t \tnW (comc m Dt 14,24, Gç 9.13)
l~r .,-, m 4ua.mo •condQCt.I• pccc;umnm.i e&.• .ad es .• Ger 2,23.33; 3.13 (socto
•<l\.'ll• .a Ibero vcnJc-). E:r. 16,27 .47 61. ('h 12. 3
1J ;mugnu compo5ro <.W verbo -~ \CgllltO 1.bl rtc. f\'i dei ''Crbo ~· olm: che
''' u fornu p1u ;ibmule s.irebbc quella del QJ/; m Ger 28. 16, non~t.mce 11 c-on- 111 h 57.10 ç1 crm-;i anche m Gcr 2.23 e IK.22. ln Is 57.111. perô . .l d1ffercnn dei tcsti
m
t~to q;i Chl.l.r.IJllCOle dwel"((), SJ <>'~rv;i COOlC U P, dcJ Verbo
1
puÕ 1mrl1c;in.- b lllOMC gl'n:1111.mi. il verbo ".IJK e pn:cedu10 d.llll neg;a:uonc ac': Se m Geremu (5r.1cl.: dicbiar.1
'" Cfr. K. PRt>,..K. Beati{ll Afirrl1{t 111 A11nt11t frrarl. 66ss. l'muuhcà dcll'tn,'0Caz1onc profonc;i .ilb cOll\l'l'Slone. m h 57,IO non s;i ammcnerc
1
C'fr. G.C. H 1 mr.R. 111r C 11/1efMoltr.380:J. Dt\Y• .\111/rclr. 16.50-51. sufTr.ibPJ cale l'muuht.i c b duper.inonc dei prorno «omporumcnto.
m1erprecmone ponendo Is 57.9 m rebzione con Ez 16, 18-21. che mc011ona pnm;a 1 1 li non senors1 cqu u co,oru1çce mfam l'cffcrto Jdl.i locuvone precedentc:.n-;i
dom (oho, mcen~. p;inc e nuele. m '' 57,9. oho e profumi) e po1 ti ucnfioo dei ligh r!G': j'T', m qua.nto ncnc pn:ceduto <l.lll:i prcpChiuone µ.C,::
e JeUe fighe L\-segc:si p1u rcceme ê propcn'>.l J 1mcrprcure .,...., come opl'l:"SJonc Ji •DlVl-
1
Cfr J-M § 54J. goruneru.o• e ,. come rcba\'O 3 •ÍOrza•.

216 217
C APITOLO 3: 1Cl?ílffil OI DIVEl?S!FICAZIONE

55,6; M~o. H i) 11 \ a venire a Juj per avere la vita (c:::icl •nm b 11l
enzogna 11 v. Que'it<l ceo; a 1dea i trova, ad e .. in l 28, 15-17
~ • 1
55,3) 11 5. perché la vita dell'uomo dipende da Dio ed C: suo do~o don: ,j mercono in paralJelo :lt::: e :l per agrnanzzar~ co oro
(Gn 2,7; Lv 32,39; 1 am 2,6). Ez 16,6 son o linea che La trova- che cercano di assicurarsi la alvezza tipuland? acc~rdi c~>n !a
telJa-1 raele deve la ua vita unicamence alla grazia d i 010. La .inorce• e con lo Sheol. econdo Ger 13,25, d1menocare il S1-
vica i_n f~~- non puõ e •ere acql!iscara dall'uomo tramne i propri mo re (r:::o e sinonimo d t :::r i<a,) vuol dire confid.ue nella men-
forz1: gta m Gn 3,22 1uo mo Vlene espulso dal giardino di Eden ~ogna ('"'?~) . mcntre l'e pre sione •meccere a cuore• (:::ia,-a,:; e:•:,)
affinché non tenda la mano ( ,.) per appropriarsi dei frutto dcl- a ume un significato -;inonimico ri perco a , :::t•:?t•. La tessa lo-
l'albero della vira . Con ideraco alla luce di quesc:i te c:i, il corn- cuzione :li,-i,, c:•:i Vlene adoperata anche 111 relazione alle paro)~
porcamenco de critto in Is 57, 1O risulta simile a ~ udl o di un JeU 'alleanza, che vanno me e ui cuore per non es ere accra_m
fo lie che pensa dt avcr ottenuto con i propri sforzi 1 " la benedi- ciJI ,ervizio ad alm dei (De l 1, 16-18). L'o servanza delle leggt e
zio ne della vica, aggraziando i perfino il signore delJa morte. delle pre crizioni e infani espre ione dei timor~ e d~lla rive~
La domanda di Is 57, 11 , ni.:r i<i, ·mi< ':lr::n •:: 'l<,'n rui<, •c-ren renza nei confronri di Dio {Dt 6,2.6). ln fine, la dime~ocanza ~
l~'rt,!1 M:nt',, i riferisce fondamentalmenre alia motivazione deUc JH \\ 11. denunciara _in _I 5~, ~ 1. va di pari pa o ~oi .disconosci-
azioni deUa pro cicuta. li suo compo rtamento e il risultato delb menco della p ropn a 1denuca (cfr. Is 57,8); quesc ulama emerge
e
celta tra JHWH e chi no n Dio, come indfrato nell'oppo izionc infam nella relazio ne d1 reciprocità con il Signore.
tra •c-ni< e •n i<. 1n que co versetto j menziona, da una parte, l'an- 1n Is 57, 12 J' operaco della donna viene incetizzato come W~
siecà (l i<,) e iJ c:imore/ rispecto/ venerazione (i<,•) verso chi non e e -::::n. A moâvo dd valore legaJe di accusa dei verbo ,ll e della
Dio e, dall'altra, la mancanza dei ricordo (, ::n i<t,) e di una debita Jo~uzione • non ti saranno di v:mraggio• 121 , la «giustizia11 della donna
attenzione (:lt,-t,17 c•fD i<t.,) per JHWH. NeJJ'enunciato la po izione \<l compresa qui in en o ironico (anàfra'ii). e infatti La :ir>,~ (Is
cenrraJe e riservaca all'atteggiamento menzognero (~r::) . La lo- 56.1 ) co tiruisce iJ fondame nco indi'ipensabile per una corretta re-
cuzio ne ' :lt::n •:: , ebbene daJ punco di vista sin tattico ia una
propo izione consecuova rispetto a1Ja prima locuzione 117 , nrnane
in screcta relazione con J'aneggiamento espresso nella frase suc-
\1 ~";· aJ n .. MI 3.5 che '1nlCUZll u m.tn~anz.i J cl nmon: Jcl ·ignore Ul
cessiva. Difatti, non temere il Signore, non venerarlo {M •), 1- UIU \Cnt'.' m utC~..lmCnD che C0111prendo no lt' pr.1t1<.hc m\,ll.llOrlC. l'.aduJtc~<>_ tlCI
gnifica non avere fiducia in Dio (cfr. ls 50, 1O) e rivolgersi ad confronu di l~'H. u menzo~'IU ( -'::) e gb ;im di mgiuml.1.1 \()CU)c. lnolcrc. l?l1 1doli
altri dei 11 1i; ma la fede riposta negli idoli non e alcro che una ue"1 wno i::h1.1nun •menzogiu• Is 44.20 (y::). Am 2.4 (: '=)
1» Cfr. Is 46.8: 47,7: (15, l 7 (m qut°'tO cno J.! p<Xl O dd \'t'rbo e-= \.,me utilizuto
11 \CrOO -'::i: come .tnche til C cr 44.21 dove. pero 11 ((~~-no ej ll\lill)
Li p<>'lZIODC dclb loc unone t';·r •'> \ U)(. IU opuuo m diw "b'Clltl tn gb 5tU-
dJchl Akum suggem cono J1 ~1'.inrl.t cbl ' 12 e rifonrl.a ai ~-euo ~- dcJ ' '· 13
11 1
Qucsro aspecto dcll.i n cCTC1 di D10 e dcll.i poss1bifüi,o im~ib1l1u, d1 crovarlo (d r.JJ 'i< ULUON. " Some 01fficultTexis". 114) . EITcmvimc:mc, li \t'rbo '-:r \1cnc ado-
(~) m om.i m divcrsi teso; cfr . ;iJ cs.: 1)1
m C fr .inche Am 5,4.6.
4,29; 2C r 15.4. J5: Ger 29, JJ . °'
5.6. pcr.iro tmc l"SC' volte m rcunonc .tgb 1doh; dr •.ad ('\., l~.un 12.21 . h 44.IJ- JO; Ger 2.11:
Ah 2 IXTutU\'13, ~ preÍC'rl~C ITUntcnc:re b Jivmo nc dei rM t' rr.uurlJ Ul n:bzio ne .il-
11
• L'mterprcuzione che \'Cdc nel sinl..lgllU rr l'opcrato ddb do nn;i- hraelc tr0v.i l'clpcr210 d ' hraclc prc<cnt..lto ne1 v.-~m prcccdcnu (\:OlllC .id e\, 111 I ~ 47. 1:!ss. dove SJ
rt\Concro. m certo modo. m Is 56,2 dove s1 d1du;u;a bc;uo chi u:imene b sua mano (- ) mcnL1on.ano lc Jttiv1ci d1,1naton c con 1.- qu.ah l\r.ide s1e .,uncJU• (:ir) e chc non p<X-
c.bl comp1crc li m.ilc. ~mo "11\''Jre; C cr 7 .X\S.. 2.., ,32 ). pur rnnu pl' Voh d1c 11 w rbo \1 prcsu a ricevcrc en-
11
u parocclb? mtroduce qu1 uru frase consccutiva.di W-0 § .38.Jb, GKC § W7u .\· tr.m1h.: le 1ntCTprcu210 111 ~1 o<'<f'\'1 mfinc I\ 4H, 17. do\c 1 affcrnu chc 11 S1gno rc se~
11ª Cfr 1 c;asi nc1 qu;al1 11 \ T rbo M.,., col senso di •\'Cnerarc•. s1 nfcrtSCe ai t ul10 1Jo- lll'<"ltJU c1ô che ê \".111!.l~O\O .all'uon m. i111 111 egnl u v1;i J.i pcn:o m :rc (m contr.1p-
l.11mo. Cdc <>. lll. 2Rc 17.7.25.33-JH. ~h111onl.' con l.a •via• ((clu c.blb pro~uruu m J\ 57. 111)

218 219
CAPllOlO 3. 1 CRITERI OI DMRSlflCAZJONE

Jo'1 dtecro le fonne dei culco 1Uec1co. pro\:OC3 l'ira. l'mdi~one_.


bztone cr.i J I IW 11 e il suo popolo. allora a.I comportamemo cr.ic la gt"l093 di Oto. ll verbo or- (111). ebbene ~PP~ nd libro di
nell'ancero d1~0~0 dimoscra la mancanz:a di giu tinam mc; ; 0- 0l-;;U-1 ~lo in ls 65.3. ndlc .Irre uc n correnzc indica quelle cen-
Lsr:ide e la qu~aci menzogner.a dei suoi atti (57.4. 11 ). Per te e a denze idolamcbe che provocano lo ~egr10 da J~H~-_. La men-
rag10~: anhche. 11 cernune U;--- se a qgnúicare un acceggi•unenllO vone Jdla frequenza e/ ? dclh CO'I~ (- -::i) con cw Sl pongono
~ncr.ue e. e 1 espnme ne operaro delb prosatuu e dclb c;w p olJ aco esarasrica perchc con una tcrnunologta analoga
~me. e. •.come .ipp;ue neU'arco del discor;o -=-.
SI t:'"OCaOO
di ..obco l'ass1duità dellc o tferte de-;cmace a JHWH :?~. o 1'1mpegno
1
ro-
Turn gh acce~1amenn m enzionaci in l 57.3- 13J rigu.ardano. cuicuale ,!S. o la de\'OZJone perwnale - : e aô nch121na anche b per-
dunque, la rdazaone dei popolo coo il suo D10, una relnio çeveranza n elb n cerca da D10. chc m l~ 58.2 ê ~ressa con la lo-
non o lo v1olaca a cau a dell'mfcdelcà e della promtuzio::C ..,..

e p re e nd culco 1dolarrico, ma anche beffeggaat4'1 con azao e cunone .:1· =•1· . .


1sacrifici •nei gtarduw•. m ennonao an 1 65:3· n cordan?. le pra-
c hc c 1mm1occan o 1 ge o . dei culro legimmo. 1 comportamen~ oche tllegiwme tigm.mzuce m 1 57 .5.7 . e 1 offerta ~ell incenso
per quanco numero 1. po aché finaJizzaà all'ot:renimento d1 bena c!\'Oca i profumi menno nao 111 h 57 .9'· . li bruaa.re l m~enso n -
- Vtta , a lve~ . 1curezza, proteZJone - a prescindere d.i JI IWH. compare nel V. 7 ed e di.!.pO'iCO 111 paralJclo COO J'olc:raggio c~r":'> ~
o no dcc;nn:it1 aJ fal11mento, m quanto non po ono a~ 1curarc la () • Que to atceggiamenco carattcrisnco dei beffarcb, ne~o d1
partcc1paz1one alia ~ lvezza (v. 13a) di C Ul olo D10 e ti garante. 10
Oio e dei uo i fedelj 1 ', trov.t n conrro in (e; 57 ,4b. che descr1ve lo
c;cherno d1 cui e oggeno tl 1gnon: .1 cau a della predilezio ne del
. _I 65,3-5.7. l l conocne un'aJcra serie di compo rtamcntt 1lle-
popolo per altn dei.
c10 n ~ lla fera culcuaJe, che cestimoniano rabbandono d el 'b'TIOre
e la raccrca dt akre vte di _alvezza perso naJe.
l ~ 65:3 denuncu tn forma inteóca akum comport.amcnti illu-
rrao po1 nel dtiCor;o. 1 cr.ma. m fondo, dell'mfedelcl che. ceu n-
Ctt.J FD CIU.Nll.· :::".Slf>OTII. IHO ..., ( rr Jo :?R~ 1-.10-l7: 2t.6;
(~ \l.1'J..J5. tnt1 cix conun.,,•1.mO 1"~ Ja .t.rO U i!JcC'ltC U>ll lc quW isnclc
rro\'l!C:al'ind> 1v;u . Cfr. u hc l>t.f_.?5,9. 1 .31.:?'). :?..lb. 1'>21 : Gdc!.t:?..Ger
7 _1 :-. 19. . 19. 11.17: !5.h • : 32.29.JC• :?, .t4_, !\, Ez li, 17: lft.26. 20.2:-..
1%1•,A quoU 1mc-rprn.i.nonc rnmribubcc il contesto dd dN:ono Jj 1 57..1-1 , AJ ~. & :?5.JO; 2i ,:?CI, .\O,)\; l \. f,,6 , 13.
chc '' C' ,,oJlcmuto a lu1 'ulk \'af'lc mn,ti ~·" '"--'~ dd po~ , _ , l ' UllCTJ'r'Ct.lllllllt' C'nc
L- AJ C'- fa :?K.,?'#-JU
wirc-na.J n~nv:amC'nle k ·o~· ",C't'IC' corrobon.a <b numc:"K' l~ qu.W aJ b Ca. 0- I:?.<>.~ l.t 1,71 .fi l.J
1<>.15;
I'-' - 59,(1,-'-D C:Cr 7,13 {.:on nlmmcm.o .Jlc uion1 ..-u.n<il' - .--- .• nn "'" • 41-111)·• _.·~"lo{
__.._ c:on' ln l ü lft. I te~ 1 5.4 b ncnn <miJu.t di llt.0 ~ ap~ .:on 1'>'"--erb'° -::...
anno uc c~om npostC' no \"\ ..l:?- \5,<:hc n chimuno. tra l'aluu,andlC' qudlc Jdb 1 1.2'>. oltn- ..1 p.ir<lim. rnt"llZK>n.I <1nchc k •qucne- (':"lc). a"OGtc Ul Is 57.5. LI
prt~~ruu J1 h ~7): & 1.l,2_.: OJ 1>.13 ccc lnoltrc-. in Ez Hi,30 ~ ;am Jj hndc- no .anil~º d1rume-D't'1 p.IUI rlb'Wnl.J li lUh•> 1J•>ucractl.. W. Hou~Tol', Punry""" .\ft>-
Jctimu •opere JJ u1u pro50nta•. D1fficilmentc g ü rlfC'runcnm :ali.a crctlt<lllt' J<"Gfi " rlin<m: 0fi111 ""' ( 'tUJr411..tm111o1h rn Ili/./""' LA , """ , m b.uc .;a I\ 65.4 di:ducc b
&Joh. aJ l w rlh'\1.anJo '' uahlll '" ~cnctT 11 smugnu •orcr.a dcUc nwu• (come :aJ n. l'"''1bihu chc J u:qu tnm 1 ~rd1m lom~ IU<-\:111 ili ~rolcur.i (dr. :?Rc :?t .l e il culto
an l>l -4 ,:?X; .?X, 12: 1 2.1(; 37, 19; ~bbcnc que.a csp~onC' non n._'\l,mh WnlJU"C' pÍ ••>me uru pnuca Jesnn.iu a1 1m1n1.
1Joh.1.'u f.auu nf,·nmcntll, ul\olu.;alropc:r.uo ununo m gc1lC'Dlt' ctr l>L 1-4 •.'.N. 15, 111. Cfr E.. 30 '\5. J~c ru.onuno cnuamhc 1c r.iJ1l 1 C 1ru 1 problenu ~· .11-
lft.15.(.cr 2'i H <'u ) t>cr ull.' 111tcrprctu:1one. cfr. aochc U IV. J'>I M~I. •( 1cru hu , l'c'p~onc ::'l:;.-':'::. tfr M D"ll\11\\lt,' Tcxrn.al Pmblcnl• m f\;iuh", 4tl0-4litJ, D .
J~ell• unJ •\lh·r~\'• inj~"l.l~ J 57
- . 1.,- ..• I"., • e1te si b~ ~u U ·micrpn-uuonc ,h - -.::..t?e
., __1-::>... ( ''"'IVJl, "Zu Jc<>. ft5.3b". 332 n.t.J N (hWAl I. 17u IJ.'<•k 1?1 l<u111l1 -10-66.632-3:] .L
c_I \:\'rOO "'~ lOllll' .ipp.mcnC'nn all.i polcm1c.a pmknc:a corum IP• 1dnh lnolm. ·.,~ " '!PI.E. l;.ii.l/r li//) • .J 14 =i.J l31 l "'Kl''4 WI' boJ1ul1 ~6-M1. :?71.
nchunu h 65 :?, JO\.C \1 tknun :1.1 tf fatto chc 11popolo5q!U.1 1 propn ;-::-:: dr. a111:flc • CJT. ~ .t2.11.M.'>- 1l: Ccr15.15: clt :J.t Hl\ltllr.Y.'"';:t"'·, Kt007TE HJn71l.
ti r-ar.tll ·h mu nd 4MI '>15 e m Pro l t•.3.
221
220
PARTE 2 CAPITOLO 3: 1CRITERI OI DIVERSIFICAZIONE

Le azioni dei frequemare i sepolcri e passare le n otti in luoghi La menzione dei culri a Gad e M enj 1 ~ in Is 65, 11 b esplícita le
1

nascosri 131, o nelle cave sepolcraü 132 (Is 65,4a), illusrran o quelle mocblici secando le quali si manifescano l'a~b~ndono <:li J HWH : la
p ratiche che miravano aJ raggiungimemo della comunicazione diJTlenticanza dei suo santo mon te, elemena mcrodota nello sa co
con il mondo dell 'aldilà, le quali erano già state vaJu cate negati- recedente. L:azione di allestimento della tavola ricalca formalmente
vamen te nel discorso di Is 57,3- l 3a m . Anche la consumazione f.acco culcuale previsto per la preparazione delle offerte sull'altare
della carn e uina (Is 65,4) cosriruisce u na rrasgressio ne della dei Signore, secando quanto scabilito in Lv 24,S-9H 1• L'espressio ne
legge 134 • lnfine, le cose avariate (c•1ml 135 p-io) o comunq ue ritenure "!Oo')O 1~1 ... o•x'mom evoca in maniera iro nica le libagioni (io>), che
imrno nde, sono da considerarsi in relazjone col concerto dj l?W. Jovrebbero essere dedicate a JHWH , e richiama la !oro offerta ille-
che compare in ls 66, 17 insieme alla carne di maiale e ai topi. cita denunc.iac:a in ls 57,6. li tono irrisorio.de~ ~esco ric?rda Pro 9,2,
Is 65,5a conclude la serie dcUe artività illecite riporcando di- dove la Sap1enza prepara la tavola per cuta gli msensati, e permette
retcamence le parole (Tn:h p ' ::> •:n im-',x Ti,X :rip) con le q uali gli di vedere in Is 65, 1 l b una denu ncia dell'acceggiamenco •insensatoit
interessati esprimo no la loro superiorirà/san tirà risperco agl i altri. di chi, invece di rivolgersi a1 Signore e alia Sapienza, si aggrappa aj
adoperando, ironicamente, la termino logia característica d ei culto capricci deUe djvinit.à della fortuna e de.l destino 143 .
lecico 1J<' . U referente dei su ffisso della 2 sm . del sintagma Tn~
no n e espücicamem e definico 137 . Qualora si rrarcasse dello stesso lnfine, ls 66,3 si sofferma su un'alcra serie di comportamenri ri-
JHWH 1311, la Jocuzione risulterebbe particolar mem e ardita, ma con- provevoli. N eJ testo si giustappo ngono quattro paia di azioni , du~
sona al contesto della relazione violaca, perché sancisce il rifiuto delle quali si riferiscono ai culto lecico (, 121:i ~mw 144 , :i~n n::n 14:>,
della vicinanza di Dio (si rove eia quanto affermaco in Is 58,2) 139 nmo ;iC,~~ 14 <•, m:iC, ,,:>Tl~ 147) e le alcre agli arti definiti poi come
e mette in que tio ne la sua santirà. Inolcre, il locuco re rifiuterebbe •abonú nazioni11 (0'x -:i:>o , :iC,;:, '1"1.J , ,. n-o, , 11-t 1i:l0) 1"'11 . La gi ustap-
cosi la salvezza annunciata in 1 56, 1 come vicina.

"' W.A. MAIER.''G;id (dcicy)".ABD:S. RlliKHL"11."G;ad. ,,··. DDD.339-34 1:W.A.


MAILll ... Mcni (dcity) ... ABD: S.D. SPt:.IWN(;, .. Mcni, •m. •Forrunc-... DDD, 566-568:
111 Sccondo l'111tcrpn:tazionc di o..·,~i: come dcn\'õlro dal verbo "U>. M BALl>A( CI, "Due :mrecedcnci SLOrtCl ín Is 65.1 !''. 189-191.
m Cfr. LXX: fo to1<; <nr1)ÃalO~. • ln L\• 2-1.5-9 si cspltC101 che lc focacu e l'inccnso. come mcmonalc (;ronc) per
'" A pamre dall'appcllaovo dei v. 3 ;-llJ1 · i :. LI testo passam ns:segn.t pr.mchl!' cul- JHWll. \;inno oCfertc sempre {"rl:n. cfr. Is 65.3) ad mdtcarc LI pacco ceemo. Per. un c:si>h-
twl1 dcstin.ue a Molec e il com.mo con i moro {w. 5-6.9). oto nfcrunenco a i,: come alcuc dei S1gnon:. cfr. Ez 41,22: MI 1,7. 12: tra 1 Cl.-sa che
1" Cfr. Lv 11.7-8: Ot 14.8. G.C. HfJl>EI~. Tiit C11/1 ef Mole<. 390: R . DE VAUX, contcngono níerimc11à alh preparazionc dei cavolo. cfr., ad es.: Es 25.23-30 (pa il
"Thc Slcnficc of Ptgs in Pall!'Snne ~nd Ul thc Annent E2st.., 252-269. vede qUJ uru pmc Jdb prcsenl:lZlonc): 37.16 (per lc hl»gtom, ")lll); 40.22 (ndb tenda dei convegno):
condinru dei ~increosmo religioso (268): W. HolbTt>N. Punry a11d ,\fo11111/ins111. Clc1111 1RI!' 7.-18 {ncl temp10). li verbo T"· ncll':unb1to dei prcpar.mvi per il culto di JHWH.
.má Undta11A111m11/s 111 Biblital La111, 12-1-IKO,spec. 168,chc ml!'nr1oru ;inche 13 posst- ncorre m Es 40.4.23: Lv 1,8; 6,5: 24.8, ecc.
biht3 d1 riferimenli :ti cuia di femhci .
11
" li ccm1inc ncorre in Pro 23,30 in rcbzione con r·.
~ Cfr. Lv 7.18: 19,7: Ez 14.4. 1" Anche Gcr 32,29 menztoru lc libagiom :id altri dei cbe. come lc niom 1rrive-
1" Cfr. ::-y m Lv 9,7; ':'ll m Es 28,-D; Ez 44,13; Is 29,13. ln Is 57.7, m Lwruen
~na Jcnunc1<1tc 111 Is 65,3. cou ttuLSCOno una provocaz.ione (o:i::i, H1) di JHWH.
ugualmcnrc ~o., s1 ;idoperav:i il verbo :i':: 1
" Cfr. Lv 9.Hl;ll.28: IS.im 14.34.
'"' J.A. EMERTO:o-:. "Notes on theTcxt andTr.mtlanon ofls.11;ah XXII 8-11 and " ' Cfr. Dt 17.1: 18.13:Nm 15.8-11.
LXV 5... 446-450, d1mo~tra 1.i \·,1hd11.i JeU1 fonm Q.11 {contro l'cmcnd.uione in PI) e "· C:fr. Lv 14, 10.31.
l'equ1v;ilenu Jcl )Uffi'-~ \'t'rbalc in quesoone alia prcpostzionc t con sullis'>O. 11
Cfr. Lv 24.7.
1
'" Cfr. EJ. Youi-.c;, Tiit' Book <?f /Jc1ml1, Ili, 50-1. ·• J.M. ~>N.'" ls:.uah LXVI 3-4;i.., 199-207.dunostr.1 l'crutenza dt uli riti pn:sso
, .. Cfr.•mche h 30, l 1. dovc compare un ·op~1one alrrecumo 1rn'l.·cremc. gh lma e gli Uma. L'.irgomentuionc di P.A. '11TH, Rlttrorll a11d Red1JC1io11. 156-157.

222 223
PARTE 2 C APITOLO 3: 1CRITERI DI DNERSIFICAZIONE

p_osizione'-19 cli, azio~i appan enenci a c~to legittimo e cli alcre che Anche Is 66, 17 r1propone le problemac:iche relative al culto
n _encrano ne~ amb1to del cuJco abonunevole consenre di percc.. idolarrico. Ad essere presi in considerazione ono i ric:i cli santifi-
pire una parocolare sfumarura dei messaggio crito-isaiano: l'eser- cazione (ai?, Hitpa; cfr. anche Is 65,5, QaQ e cli purificazione (,iio,
cizio dei culto, anche quello in sé conforme alla legge, non PUÕ Hit/><l) 1"'2 svolri nel ~oncesto dei c~to ~eciro. li co~trasr? ris~Jca
co tituire una garanzia di alvezza; e cio perché e o, o slitta ncl parricolarmenrc stndenre. La sanoficauone e la punficazJone m-
sincretismo (sintatticamenre si esprimerebbe attraverso il valore dicano infatti la separazione da tucto cio che allontana da JHWH
copulativo dell 'asindeto), o e mes o in atto enza la debita since- per poter i avvicinare alfa sfera dei clivino 153 ; esst: conse!uono di
ricà, diventando af!C?ra piu o clio o (daJ punco cli vista sfocatàco. parcecipare ai culro e alla consumazione deUe ~~erte •>i e. per-
la seconda proposmone assumerebbe un valore esplicac:ivo ri- canco. di perimemare le opere alvifiche di Diot:>=>. La loro men-
spetto alla prima). Difatti, ad e sere stigmacizzato n o n ê solo i) zione ia quesro com esto e chiaramenre sarcasrica dal mo!11enro
culto apertamence idolatrico, ma ancbe il culto esterio rmente Ic- che '>I accompagnano all'assunzione di cibi impuri (maiale 156, co e
eito, reso aborninevole in maniera ubdola da colo ro che, in re- abominevoli 1:P, copi 1Slt), in violazione delle leggi levitiche (Lv
altà, oltraggiano Dio e si comportano da suoi nemici (vv. 5-6)150, t l.43; 20,25), con la con eguenre com aminazione dj chi si e
Costoro cscelgono• le proprie vie (c: i1'~,,:l in:l, v. 3c), azioni ri- ·· ancificato" e " purificaro" nella preparazione ai culro.
provevoli sgraclite al Signore (dr. Is 65.12), invece cli scegliere cio 1 riti che avvengono nei giardini, già srigmatizzac:i ia ls 65,3,
che e a lui graclito (cfr. Is 56,4) e via cli salvezza (dr. Ls 58,2); e ono de critti in 1 66, 17 con 1'e pres ione l n:l [n.'J~] \11}K) ,nx .
que! che e peggio, essi provano diletto nelle loro abominazioni Tale ccrimoniale ha ricevuto cliverse incerprecazioni 1"'", ma oon e
(i!1>Eln C:!Dl Ci1'::>1p1zt l) ISI.

' Cfr.J.A. EMffiH)N. º'Noccs on T\\'O Verses in I Q1Jh (26.16 and 66, 17) ~. 12-25;
conll"O K. K OENEN, Etl1ik mui Esd1a1ol0>11i:, 190-192, suU'mconsiSLenz;i d1 una cnaa R E AVLIUJEC"K.'';-o··. /':IDOJTé H .3197;J.A. NAUDL.''':lY''. SID01TE H 7727.
come quelh m Is 66,3 nel caso delh m;mcata esntenn ili uh nu. non ê connnccncc. ' C 1n'.';i 11 verbo -.- o. cfr. Cn 3.5.2: Gs 22. 17: 2Cr .3-1.3-8; Ez 24.13. <:ec. ln Ger
L"uso dJ csprc:ssioru dí colonrura mer.ifon a m Is 57.3-13a confcmu il valore persiu- U .2.7 GcruQJcnune non 1 ê punficaa dJgli .1duhcn e J.illc .ibonunarioru.
t\'O dcllc csp~om s;m:asochc e 1perbolichc. Nd caso di Is 66,3, nioru come rorru- Rigumlo a~· cfr.: Es l'>..12; 28,.3.41 : 29.1..3.3: J(J,30. ICr 15, 12. 1-1; 2Cr 5,11;
cidio, l°off<Tt.:1 dt .uunuli impuri. o dei loro SJflb'UC, e l..i "'Cllcr.mont' deU'tmquiti. o dcgli 29.5. ~ : .}(1,3 15.2-1; per -o: Lv 7.19-20: 22..3-9: Nm 18.11.1.3. l~m 20.16:2Cr 30,17-
tdoli, sono uffiClcntemcncc: iibcrnnt:i per provocarc una ~ont' d1 sconccrto ne1 de- 1•>: E\d 6.20.
sanauri dei rncssaggio. ' CIT. Lv 11.-14:20.7: Nm 11.18: Gd.5:7.1 .3
1
" ' L'mt'nu, ncl TM, di un:i p:imcdla d1 congiwu.ione vtenc colnut:i da Wç nella ' w pro1bmone d1 111an1:11.irc la e-une ~uin;i ~1 crov:i ndJc lcggi Ji Lv 11.7: Ot
LXX. q11asi nella Vg. ·: m 1Q ls:i• e 7;e. e
1-1.8. Li denunClJ di qucsu tra~~rn.~sione app2rsa 111 Is 65,-1, mcncre Is 66.3 nfcnva
150 . . •
,_, crmca -'· 1 h . d .
w un cu to e e non tro\'3 comspon crua m un .1dt!gu.u:1 d1 posa- 1'offt:ru dei !llllg\JC d1 m:uale.
zionc mtenore morna ripcruumcntc ncgh scrirn profccic1: cfr. la denuncia di Ccr 7,9- n• Cfr. Lv 7 .21 : 1 1.4 1-42.
1O. che gJUstapponcndo aziom nprovcvoH (v. 9) e tl presentam ai rempio. <agm.-inzu 1 ' ' 1 cop1 app;irtenl(OnO agli a111mah ~msci:mo 1mpur1. L\ 11.29.

La m<'scoLtnu di culto e abominuiom (ni=.:i1r.,-';:::, v. Ili). ' A parnrc d;ilb scclca cra l<a forma masch1lt· e femmimlc ddl'aggcmvo. il
1'I ln ls 58 la radice J'!ln IOruC3\'';l, ln po\ÍÔ\.'O, 11 dcsidcriO ru COnOSCCl'C (e VIC dd q uJh: 111 qu;into 111.a,t"hile porrebbc md1carc un saccrdo1c o 111.-:idcr Jcll;i cclcbra-
1gnorc e di spcrimc11t::1rc la rua \IÍCtnanz:i (Is 5 ,2). e vcmv.a adoper.ic pot nell;i de- z1 o nc, Li formn fe1111111111lc.- , .ic.'nc ;i<soc1au con l':ilbcro ~cm della dea Asherah (cfr.
nuncia dcU.i nccmi dd propno p1:iccrc o dei cur.irc i propr:i aiTan nd giomo dei di- e
1< 17.K: 27,9: Ger 7 .9. Os 11. I O). Per que1to nnull• \Uto propo~to 11 ritêrimcnto
g1uno (ls 58.3) e neU.i cornspondcntc raccouundazionc 111 I< 5R, l.3. ln Is 66,.3 essa JI l lllto d1 Tammuz- Adon1 ; cfr. Ez 8.1-1-15: 1 17. I U: Z c 12, l I . Per alrre proposcc
C)prime b stcss:i denuncia. nu poTt.lCl ai sommo gndo: gh mce~a t:r0vano p1.1cctt d1 <oluuone, cfr. ad .-s.,J. l)f WAARn. A J /aJ1dbook •!f baiJl1. 225- 226: J.L. K OOLE.
ndle loro abon111u21oru. t..11.111 1111J. 51-1<<.

224 225
PARTE 2 _ _ _ _ CAPITOLO 3: 1CRITERI OI DIVERSIFICAZIONE

stat? i~encific~to con ufficience grado di certezza. Pocrebbe trat- r cnceri relacivi ai rapporti incra-umaai ono concencrati so-
tars1 di analogia con uno dei riti ill eciti de critti in Ez 8 1-18'60 rarrutto nel di corso di Is 58, 1- 14. Una consiscence parce dei
• •
~ronunciamenco. e dedicata alla crattazi?ne dei .di~iuno visto,
11:1 conclusione, la rassegna dei comportamenci riprovevoli ia perõ. in conness1one con le problema a che soctali. ln quesco
?mb1co cul~1ale o~cupa grande spazio nell'esposiz ione crito-isa- rnodo si merce in evide nza il legame che deve e istere era gli am-
1ana. La ragione <li. una tale scelta e da farsi risalire al fa tto che il bici religioso e ociaJe. Se il digiuno. come deJ re co ogrti alcra
cult~ rappresenta 11 1.uogo esemplare in cui si manifesta, ora ia prarica religiosa, esprime la qualità delta rcJazione con Oio, la
maruera aperta, ora m modo subdolo, il rifiuto di riconoscere v1olazione dei digiuno a Jivello sociale compro mette anche il
JHWH come Signore e come unica sorgente di saJvezza nel con- rappo rco con JHWH.
te to di una relazione di reciprocità. Anche per ciõ che riguarda l'ambito dei rapporci umani viene
L'.~nti~ _de~i sforzi profusi per accaparrarsi la be nevolenza pre encaca una serie di opzioni comporcamencali, alcune delle
degli 1doli e eVldentememe spropo rzionata risperto all'unica esi- quali ono q ualificace negativamente, altre invece positivamente.
genza avanzata da JHWH: unirsi amorevolmente a lui in una rela-
~one di graruità e di mutua apparcenenza. Ri.suita :inche stridenre
il contrasto era la richiesta di osservare il sabato, che evoca in- 2.1 1comportamenti riprovevoli
nanzirutto la rinuncia aJJ'operosità nel riconoscim ento della si-
gnoria di Dio, e la frenetica attivicà profusa in atti, offerte e riti a econdo quanto uggerito dai verbi i1K, 1111 e l1,, in Is 58.3a e,
favore degli idoli; pratiche tanto numerose quanto inefficaci e succes ivamence nei vv. 4b.9, i1 digmno dovrebbe co tituire un
sopratrutto, dannose. ' mezzo per il raggiungimenco della comunicazione con Dio".i.
TutLlvia, nel di corso vengono menzionari aJcuni cornporcamenri
sociali che impediscono il raggiungimenco di tale scopo e com-
2. Rapportl sociali prometcono il valore della pratica cessa. Si tratta, da una parte,
delL1pproccio auco-referenziaJe ai digiuno e, dall'alcra, della non-
ll Trito-lsaia mo t:ra una chfara propensione a mettere in risalto curanza nei conf'Tonti dei prossimo, o di quegH atti che diretta-
il farto che la rel~~ne con ?i? : quella con gli uo mini apparten- mence lo danneggiano.
gano a due ambm 11nprescmdibilmence collegati . Nel corso del-
J'esposi~one, a piu .ripres~,egli m.o t:ra come rutto ciõ che riguarda
la ~azio!1e. con 01? ab~1a una nJevanza altrerramo forte nei rap-
portt soctali. Non si puo conf~re JHWH come Signore e, con-
cemp~rai:i~ame~te, esercirare ~orme di .dominio sugli akri esseri
umaru ; cio equ1varrebbe al nu conoscunento deJ fondame ntale ' Jn Is 63. 15 iJ •guard<Jrc• di JHWH imphc.i zelo, po tcnz.1, 11 fremi to dellc vhccrc
rapporco di fracellanza che lega i membri di una stessa comunità. e ,·omp.i~1onc••1rrribut1 chc carancnzuno D10 m quam o redemore (v. 16). Un suru.lc
''f~lllfü..ito dcll".wonc bcncvofa dei Signore s1 nscontr.1 in b 38,5 e nel ~I 138,6. ln I\
1.1::; \ 1 'ottolmea, invece. come Dio no n corrispoad.i .ille praochc culmali dcl popolo
(-11J\Conde 1 ~uo1 occh1•, ~ ·r:i o·S:x). dato d1e glt o íferentt h.inno lc maru n1:1c-
c:h1.ac di sangue.
Anche nd testo da Ezech1cle compan: b radicc 17:: (v. 1O) e ~i fa mcJlZlonc eh
1
"' ' • Lo sn1dio d~tcagliato tlelle fiualu..l comumcaow lld dtscor10 \"t'rri svolw ncl!J
una figur:i.Juz;m1.ih. che su 111 mezzo agia anzum (c:::11'1::). p.rrtc 111. cap. 3. § 1. pp. J.4J,~.

226 227
PAR~ 2 CAPITOLO 3: 1CRITERI OI DIVEl?SIFICAZIONE

2. 1. 1 Orientamento outo-referenziale Secondo I · 58,5, l'indole auto-referenziale delle prariche reli-


gio e puõ mani~e tarsi ~che .in maniera yi~ subd?Iª: I ~ ques~o
La finalità auto-referenziale dei digiuno ê accennata in -·er<>etto i meUZtonano, mfaru, alcune az1om e cenon d1 moro-
5 .3b per mezzo dei suffi o pos es ivo di 2mpl. che modifica Íicazíone collegace alia pratica dei digi~no, che sarebbei:o .ia é
ostan6vo c i::.:. Si mma dj una co rrurione unica; un termine neurrali; ruttavia, il loro acco tamenco at comportamentt n pro-
paragone puõ essere co ciruito dalla domanda-accusa di Zc 7 ,·evoli menzionati nei vv. 3b-4a, induce a valucarle negativamente.
•avete veramente digiunaro per me?» ('JK ' JM ;:> oi;:o;i), dove il La fumatura critica viene otcolineaca daUa composizione dei
fuso della 1s. riferico a JHWH funge da complemento di van \"erserco tn cre domande retoriche che pre uppongono il rifiuto
gio. rafforzaco dalla pre enza dei pronome personale '*· di cali e ternazioni. 1nfatti, il digiunare. l'af:Iliggersi, il piegare La
maniera anaJoga, in 1 58,3b, i attacca il digiuno non dedicato resta. il ve tire di acco e lo draiarsi su lerti di sacco e cenere
Dio, ma regolato dagli te i praticanri e finalizzato ai lo ro hanno enso e i accompagnano all 'actenzione per le persone
fiei o. circo tanti. L'atteggiamenco auspicabile, quindí, non e tanto •l'au-
La stessa critica viene e plicitata, empre in 1 58,3b, attrav co-umiliazione» (v. 5) quanto piutto to il venire incontro alle ne-
J'espre ione j'DnlK~~n. che rimprovera la ricerca, nel digiuno, ces ità di chi e •umiliato• (v. 1O).
proprio appagamento e non di quello dei Signore. L'inte ·
della critica si percepisce ancor piu chiaramence quando si effi 2. 1.2 Vlolenzo e oppressione
rua un confronto era que to testo e gli alcri pronunciamenti ·
vini, dove proprio il verbo p m e usaco per esprimere, ai con li o;econdo gruppo di comporumenti riprovevoli e posto in
acteggíamenti posicivi nei confronti di JHWH. ln 1 58,2, ad evidenza tramite l'acco tamento della pratica del digiu no con
y::n esprime il desiderio di conoscere le vie dei Signore e d forme di oppre ione e di violenza.
sua vicinanza e, in Is 56,4, lo stesso verbo riguarda la messa ia: Secondo Is 58,3b apparciene a quesco gruppo ogni tipo di
ano di scelte conformi ai desideri d iviní. Grazie all'accostamencq press10ne (~») escrciraca dei confroná degli aJrri "'5. ln Is 3,5.12
era Is 58,3b e ls 5 ,2, poi, si giunge alia conclusione che non ti. l'oppr~sio ne vicendevole e una manife tazione dell'a!1archia re-
puõ sinceramente cercare Dio (tii indica un processo finaliZzallO giunce all'imerno dei popolo, mentre fa 3,7 adopera il verb~ ém
aJ K~~) qualora si miri alla propria gracificazione. Quest'ultima in riferimenco alJ'oppressione egiz.ia e Is 14,2.4 a quella babilo-
con iderazione permette di comprendere appieno una connoc:a- nese. L'allusione alia opraffazione sc:raniera aggrava uJrcriormente
zione ulteriore dei ostanàvo f DI'l, quella di caffari». •interessi•, o l'accusa perché chi digiuna ê associam alJ'•oppres ore scraniero11.
di «actività» di una persona 11'·\ o ancora, di oggecto <li un forte do- roppressore per eccellenza. L'esatto significam dei sintagn1a
siderio 1<14. Appare chiaro, dunque, che il digiuno snarurato nel suo :Y:J~;i. che in 1 58,3b fu nge da complemento dei verbo :z>n, con-
significato, fin i ce per divencare nienc'alcro se non l'occasione pcr tinua ad cssere oggecco di díscu ioni rra gli studio i. La radice
promuovere i propri affari. ~; 11, con il uo riferimenro ai lavorarori/ operai, o a coloro che

• Ê J1tfacilc dec1dcrc se qu1 SI crarri de~ costrtt1one ai bvoro nd giorno d1 di-


1
'Cfr. Qo 3.1 . 17:8.<>:dr. W.E. SlAPL~. ..Tbe Me:uung ofhep1.~ m Eccksiasus• giuno: Lv 16.29 r:ipp~nu uu e~ p.uncol.tre m cui 1 mcnnona l'Ncns1onc cW b -
1I0-111. \'Oro: m questo resto. perõ. non nco~ Li parou •dig1u110•. nu ti ~mragina •;ll1lwonc
"" Cfr. ";ci1'. TlV07; 1Rc I0.13: Gb 31.16. <klr.imm.i•. l.'J i! dubb10 che ~• rr.am ctTcm,-amcntc di un smommo.

228
PARTE 2 CAPITOLO 3: 1CRITERI 01 DIVERSIFICAZIONE

1 affa~ca~o nel lavoro, appare come la piu adana ai verbo O»'"'. 2.2. 1 Uberazione
Tale 1gffificaro concorda anche con gli aJrn referena norni~
nel di cors?: e·~ ~, (v. ~): :1;1, , c •i ~ c ..l:.i, C:i:.1 (v. 7); ~ , i1l:1l - Le azioni iUu'itratc in l 58,6.9b hanno in comune il fa tt? ~
(v. 1O), ruru accomunatJ daJ la can:nza di beni e di rurela ocialc pri mcre fo rme di liberazio ne e i contrappongono alle az1oru
ln Is. 5 •.4 ~engo n ~ de nu~cia ci al rri d~e compo rcamenti ~iginaózzate nei vv. 3b- 4a, caracte rizzate dalla ricerca del co m a-
convem enn: gh conm verba11 (:::• e il~ i)) 1" e la vio lenza fisica co~llO personale e dall 'oppressione. . wi .
~=70, 'J"Ht:: n-cn)".11. La •hte• (:::•, ) i d ovrebbe evita re, e non si 1n Is 58,6 azioni quali lo pezzare (rrn>) le cacene uu'Jue_ , 11
e u b1to d el maJe (Pro 3,30). L'am o re per la il~":l . ;;econdo Pro roinpere (in.J, H1) i legami dei giogo 17'\ il ri~andare libe~1 ~ ~p-
17. 19, e prime la pred1lez1o ne per la :>:::> (cfr. Is 58, t ) e, come n: -.i " ', lo sciogliere (?ru, P1) ogni giogo 17- ass~mono il s1gnifi-
rale, 1 as ocia alrira. all 'oppres io ne, alla rapina, alia violenza. ~aco fondam entale d1 imitazio ne dell'operato di J ll_W H , del ~
alla compar a d;lla g iu. riz1a e ai do~.n~ nio d ell'e mpio ul giu- connnuità alla ua azione liberatrice nell'amb1to d ei rapporu so-
to (A ~ 1,3-4). L e prcs 1o ne «pug no m1quo» evoca un ano vio- ciah. Lo cesso significato di liberazio ne e o ctinte o nell'os-
lento, in base a1 ne so rra la rad ice .:.io, e 11 m ranrivo c~n in Pro ervanza dei sabato auspicaca nel discor o di 1 ~6, 1-8. . .
4, 17 e Ez 7, 11. ln ls 58,9b il verbo ,,o
(H1), che compare nell e o rcazione a n -
nuiovere il giogo dell'oppressio ne, richiam a soprattucto Is 1, 16- 17

2.2 1compo rtome ntl ousplcott


~ li \Crbo - nc nfcmo .ill\1itt'lllt' dj,,no ncorrc rn numel'O'i1 1eso· ncl S.ll 102,21
G li atteggiam enti sociali attesi da Oio. menzionati in Is 1)10 hbcr.a 1 \-Otao ilia monc. ncl SJI 116.16 e rocor.a 1>10 cht' <c:1oghc lt' catcnt' (-:>'Q),
58,6.9b•. no n equ1vaJgono a una vaga benevolenza o fil antropia. hbcr.mdo l'afihtto (v Ili) d.u ucci d1 mone..d.úb rrurau.thlr;m~1.i (v.3). dal pWlto
m a cornspo ndo no aJ d e idcrio divino espre o in Is 5 .6 co n il e JJILJ c.idua (v. K): h 5 1.14 procbnu chc. m segu1ro .ilb m-cbziont' delb ~1usozu t'
~erbo T::,_lo resso chc nel v. 5 ~candiva invece il com porta mento Jdl.i '1lvt'zu eh D10. l'oppn:sso wi hbcr.ato: Is 52,2 pub Jclb hbt'nnonc d1 S1.on th1
11~a pp~pnaro . ll vero digiuno consi te neU' imJtazio ne, neU'am- ki:-um (1e~) che g.h ,tringono 11 collo. 11 lesscnu :i=r.,. che m:om: m 1~ 58,6, e p1u1-
10,to r.iro: s1 mconcr.a .inlOr.I ncl S:il 73,4, dovc: pero .is,umc un )11,;mfic;ito figuraro.
b1ro de i rappo rri ociali , d cll 'azio ne lfüeratricc di D10 e deUa sua Qm-..ti lc:glmi/catcnc n ccvono la qu.ilúic;i dJ ti~. analog;u nemc a quJnto a\rv1c:nc per
bc nevo le cura. N o n csi te, infatti. una celta alternativa daJ mo- 1lolp1 dJ pugno rn Is 58.4.
m ento che i e ricono'iciuto J I IW H come ignore e j e tati ac- 1 Encnmb1 1 vt'rb1 ntul t' • JU nconono m p;tnlldo nd S.ll 105. e ngwrdano la h-
colti ncUa sua comurut:l. ba.monc: eh Gmseppt' li verbo -i.-u. nd S.lJ 146.7. n guanb u hbt'nnont' dei png10-
nu:n A proposuo dd giot,.'O (:t:-.o). m Lv 26.13 s1 dice cht' ê suco ~pauto cW Signore
quJnJo cgh Ít>cc usem: 11 \UO popolo cblrEgicto.
rn
. n ~-cr00 (PI). ncll.l \lll valmz:i eh ·~-ur hbcro•. comp.ll'C: ID Es 4.2 1: Is
4'i. 1·' : Zc 9.11 . L'aggcmvo •-:e.,. non<>U.lntc: indich1 ab1ru:ilmc11tt' b bbc~oat' degh
~lu.ivi (Es 21.2.5. Dt 15.12-13. t'Cc.).10 h 5 .6 .rnumt' un "gmficato p1u gcnt'nco
(dr {;b 3'.>.5). m qlUlltO t' nícnto .lJ e-.:l:M. l...l r.adicc ~., ª''umc qu1 il senso di fon e
' Cfr I\ 14.3. dovt' b r.IUJ<:t' ~ anJ1c.l uru fonn.l d1 .;mt•n1111cnto (:-:=): ~1 oppn:s'1one cscraut.i nc:1 confronn d1 pt'rsonc: soc1.ilmcn1e Jc:boh. con lo stcsSO s:ign1-
\h.·,~1 oppl't'\Son wnu po1 rncn11011.m Jlln\'l.·"o 11 verbo ::-JJ. li< 110 ncortt m Am 4.1 t' Gb 211.19
" l::nrr.imb1 1 le<~nu nt·orn:mu .mchc rn Is 41.11 - 12. lllJ •t•Lon<lo l;i forma = 'Col ggmfic;ito d1 .u1onc hber.itoru opcr.ia thJl lWll.11 verbo j'N n corrc ud ai
lllH'Ct.>dl ~ 1117 .14 (m nferimcmu .111.i hbe"r.111onc: J.illc tencbre e d.ub monc): m Ger 30.8 (wd1c.l
1
' Li hrc e asSO<:uca con l'.mon~ Jd t·olr1rc l'.ikm .mt hc m l, 21, IX (:i- e '1-Jal) 1111
'nionc conrnn a ;all'MJcrvimemo/~luavnu): N.i 1.13 (rn1one h.i come oggerto
e rn C:\ 2.13 (;-~. •'• t' :-:l), ton u1u 1crn11nologu .ul.llôg;i J ~udlJ J1 h 'iX.4 -:;-.= t' ~• colloo m p.lr.alldo con e ~ -u-:).

230 231
PARTE 2 CAPITOLO 3: 1CRl'TERI 01 DIVEJ~ACAZIONE

dove - .m m am era analoga a Is 58- i r1 contra la cemattca del fa pensare che l'e o n az1one nella quale esso e con.te!1uc.o_indich!
nfiuco d1vmo dei culto che coe isce con J'iniqutcà oc1aJe. Anche )'a,ccner i daJl'e primerc verbalmente fo rme d1 .11119,u•.ta ~~e . 1
in qucsco cesco i esorta a cogliere il maJe dalle proprie aziorn e POi aducono poi in azione. N el ai 10.7, ad esemp10. l 1mqu1c:a 1-
SJ ttmo lano co mpor~me n ti positivi, cosi come avviene in h 58,().. ~.ic.1 ~octo la lingua e a ociata con l'oJ:>pre 1o ne e c?.º la ~o~ca
7.9b- 10a. Alla luce di 1 1.16-17 anche il smcannvo :i~ o , che ri. 1ena d1 maledizione, &ode. inganno, e Sl mamfesta pot 111 aro VIO-
corre ~n 1 58, 9b, ~cqu is~ un signi6cato piu amp10, ~ he va ai di ll lenti co ncro gli akri (vv. 8-10). econdo il .al 36,4 le p~role del-
dei •giogo• macenale. e m clude rucce quelle forme d1 oppr~ione r elllpto o no !111qu1 ~ e ingann? e. 11 .u? ~gire manca ~ saggezza
e di asservimenco d ell'altro che devono essere nmo e. Quesca io- e boncà. ln Mtc 2, I, 11 tramare 1 1111qu1ta, 11 progenare 11 male, co-
terprecaz:1one ê corroborara daUa pre enza d ei verbo ilO (H1), che ócui.,ce il primo pa o verso l'impo 'i~i:si delJ'akro e ~ella ~a
fa parte delle esorcano ni profetiche a rimuovere le diverse forme proprietà (vv. 1b-2). econd o Is 32,6, li d 1re toltezze e li me~1-
di compo rcamenco riprovevole. Numero i ono i ca i in cui 1 corn- care 1niquicà e seguito da azioni c~ncro 11 Signore e daJJ'.o nus-
po rrame nri da ehminare coincido no con quelli ind1caa dai Trito- sione dei occorso alJ 'affa mato e all a'i ccato. ln Pro 19,28, infin_e.
lsaia: in Gcr 4, 1, ad t.'S., cio che si deve rimuovere e indicato come . la bocca degli empi che ingo1,1 l'imquici• t: a sociaca a un ce a -
TS ?~ (cfr. Is 66,3); 111 Ez 45,9 i tratt:I di ocn, ,;; (che dovrcbbero mone malvagio ch e -;i beffa della g iustizia c~c~o).
es.'iere sosti nme daUa pratica dei ~D:m e della ;,?,;:, cfr. Is 56, 1); in
O 2,.t sono da rimuovere i egni d eUe pro tirui.ioni e degli aduJ- 2.2.2 Oedizione oll'oltro
teri (cfr. Is 57,3-13a).
La econda raccom andazione, e pre a in 1 58,9b come un t 58.7 procede ne U'espo iz1one dei comportame~ci deside~­
astenersi daJ • puntare il dito•, :l:::!SK n'7;:,, ha un igni ficato piucto- bih. ma spo ca l'anenzione u alcuni aspcro concrea ddJa ded1-
to o curo 171 . AJ n gua~d o 1. nve . l a u ciJ e un con fro nco con Pro none agli alm . . .
6. 12- 14. Anche e in que to caso il o cantivo :i:::i~'K e accompa- füsogna, quindj, non o lo toghere i cgm dell o pp~ 10ne e
gnato dal verbo :i · , la condotta descricca coinc1de comunque coo re nruire la libertà (v. 6), aziom checo ticui cono un pnmo passo
la emina dclJa discordia (r'7::-- r:•>·~ . v. 14). lnolcre. l'attance vtenc verso un corretto rapporto di fracellanza, ma occorre anch e. no~
carattenzzato, 111 Prov 6, 12, come r K -:rK , un 'esp re sione che ri- onrarsi e far i car1co d eUe nece ità di c1bo, casa e vestiano di
chtam a 11 pronunciare parole inique menzionato in 1 58,9b. ln qw.lunque person a 1 abb1a di fronce, co i da procedere concr<:_:
ba e a que te corri po ndenze, risulta, infine, che la rinuncia a camence ulla via delJ'imitazione di J I 1w 11. li verbo r:C,:J (Hirpa) 1 ::1
•puntare il dito• mdica una reaJcà contrappo ca alle liti menzio- accompagnato d.alia prepo iztone o indica la mancanza d 'impe-
nace 111 1 5 .4 "'~ . gno. il cirarsi indiecro, o l'ignorare incen~ionalm~nce, com e .at-
empre 111 Is 58,9b, anche il intagnu K'"i:::i.. , un IU1pttx della cegg1ament1 assumi dj fronte ad una realta percep1ta con la vtsta
BE, nece ita d1 alcuni chiarime nci. ri confTonco con ceo;ti imili n
(Óc 12, 1.3.4) o con l'udito ( a1 55,2). d e tinatar~o . de~'azione
espn."Ssa daJ verbo e r iporcato come T~:::i. che puo md1care un
1m :mbro della famiglia, delJa te sa rribu, o nazione n', ma anche
11
B. Wo m < KI. • · LI 1 d.im lc livn: d .ls.li'e... ·HU>, uuc:rpn:u ai g<."im u >ml· ~prcs­
smne d1 111111.1t·c1~ . ( l IAURLI ... Lo mmderc 11 dito", 167- lMI. n>ml· un'.in u\.I mfon-
d.lt.1 (in mbun.ile)
·• Per 11 \lgJlttil.llO iur.iJJclo tr.1 •,-,:: (chc n corre am: he 111 Pm <d4) e : -i (p~n~ Cfr. A.E. H11 1.-. '"c'?i'. SIDO rrr 11()(,:?J.
m 1, "\k.4),c fr Pm IH, 17- 18 C fr., ad es.. Gn 2<>.14. 37.17. Cdl 9 , 11: 1~.lm 5. 1.

232 233
PARTE 2 CAPITOLO 3. 1CRITERI OI DIVERSIFICAZIONE

un essere umano in senso gen eralem . L'attenzione trito-isaiana ri- 11 coprire la ílnudità» deJl'altro e un ano di dedizione che non
volta ad ogni persona fin daJ discorso iniziaJe (Is 56, 1-8), per- i limita ai solo vestiario, ma si e prime nel far fronce alla mancanza
metce di concludere che l'impegno richiesto in Is 58,7 r iguarda di qual iasi risorsa indispe nsabile per la sussistenza. LI termine «nu-
una cerchia allargara di soggetti che si espande be n olrre i con- dici» a sume dunque un senso piu ampio (cfr. Gb 1,21 ), che ri-
fini famfüari o nazionaJi SuJla stessa linea tematica si colloca iJ chiede un imervento conforme ai modello divi110 (cfr. Dt 10.18;
testo di Pro 28,27, che assicura prosperità a c hi non distoglie (o',11, Ez 16.8; l 8,7 .16; Os 2, l 1). li verbo ittt, richiama la presa di co-
H1) lo sguardo dai povero (wi,, ptc.). cienza de lle necessità altrui, alle quali bisogna dare una risposta
Sempre in Is 58,7, un alcro aspetto deUa dedizione agli aJtri e appropriata 1111 • ln questo modo, dí fronte a un popolo che insiste
evidenziato dall 'espre ione lllni, :uni, oiD. LI verbo o,D raramente perché il Signore «veda» lo sforzo delle sue pratiche religio e e rea-
e
usato, richiama la condivisione di cio che pro prio; un concetto gisc:i (Is 58,3),J~W~ auspica che ognuno si ~acci~ atti~mente ca-
re o qui ancor piu evide nte dai su ffisso possessivo deUa 2sm . ap- rico della precaneta 0C1ale che regna sono 1 suo1 occht.
plicato ai complemento oggeno, 1on',. L'arto di condividere il ln Is 58, 1O, il verbo piD li (Hi) aU'im erno dell'enunciato p Dni
propr:io ~ pane• e i mezzi di sussistenza in generale, significa, da l~~l J~,i, ~enota l' az~o n e dei «far trovare» e quindi . dell'«o_f-
una parte, imitare JHWH c he dà il «pane• 178 - perché la fe rtilità frirc» 111-, co 1 come avv1e ne anche nel Sal 140,9. 11 termme d Dl m
della cerra e l'abbondanza dei suoi frutti edovura alla benevolenza funzio ne di oggerco si ri trova in Is 53, 10 1113 e 53, 12 (con it,l.I , H1),
divina 17'1 - e, dall 'altra, riconoscere la signoria di Dio e la fTatel- dow esprime l'offerca che il Servo fa di se scesso, della pro pria
lanza tra gli uomini . Da qui deriva la responsabilità, da parte degli v1CJ . ln Is 58, 1O si ric hiedc propr io questo tipo di offerta di sé;
esseri umani, alfa condivisione dei beni, un concetto c he trova una richiesta che i pone in continuic.à con l'esortazione conte-
risconrro anche in Pro 25,21; Ez 18,7.16; Gb 22,7. num nell'uJtimo stico d1 Is 58,7 (c',.11nn tti, ,,~~i) e che, allo stesso
Fra coloro ai quali prestare soccorso fi gurano, poi, gli o••lJ1; cempo, cosrirui ce l'apice di rurta la serie delle esortazioni con-
quesri sono caratcerizza ci attraverso il sostanrivo c•iiio , che nc cenme nel discorso. Azioni quali il non sfrurrare e il non oppri-
spec ifica l'indigenza (causata spesso dall 'ing1ustizia: Is 3, 14-15; merc l'alcro, il restiruirgli la übertà, il provvedere alie sue necessità,
10,2; Gb 24,4.9 ecc.) in base alie categorie dello sradicam ento e po o no essere portate a remune solo ia virnl di una recale de-
dei vagabondaggio (cfr. Lam 1 ,7; 3, 19), com e viene dei resto dicazio ne di se stessi alJ 'altro 1114 • Se il modello di incervenco ê
confe rmato subito dopo dalla raccomandazione di introdurli in
casa 11111 • ln que ta ingiu nzione si ri pecchia l'agire proprio di
JHWH, che desidera condividere la propria abitazione con tutti, 141 Cfr. a quesco ngu.udo il ' 't"rbo cO,ll, chc rtrorrc ndla parte finall· dei ve~eno.
1"· <;fr. ··?w", Hr1LOT 7503. li valore tran itivo dd verbo p1D ê conícmmo dal
con gLi eunuchi (Is 56,5), gli srranieri (si adopera la forma Hi
vrrbo pamllelo 1m; quesm significJtO gli v1cnc aunbu1to .mdw dalla LXX.
dei verbo tti:l , come in Is 56,7) e, piu in gene rale, con tutti i po-
•• 1riscontra lo s1csso verbo rcggcnre,c·:i; mokrc. in h 53, I O~t os~crva la prl-senza
poli (Is 56,7). d1 un.t ro 11d1zion~le introdon:i con la pamccllJ c11. la cui ap<>dosi conucnc LI so~1.1n­
mo "llX e il verbo !!:\:!,come aYV1enc 111 Is 58.10- 11; l'auco-oblazionc dei crvo, po 1,
cmmu1scc la rca lina1jonc dei desidcrio divino, ycn. clcml·nto ccntr.1lc alrmtcrno dei
dt~COr<tO d1 1 58.
1
'" Cfr., .1d e<1., D1 5,26: Is 4 0,5: '49.26; Ml, I6.23; Gcr 17,5. dove 11 tenmnc mostn ~• Circa ti stgmficalO •tot.alii.h di sé. c fr. D1 6,5. dovc l'.imore per D10 i: dccto com-
di posscdcre un sigmftcato pamlldo a c-m. \'ol~crc nmo ti c uure, cutct la Ili!!> e lUH'll la foru. Un ~inulc coinvolgimcnto di cutu la
"~ Cfr.~ 16, 4.8. 12. 15.32: Dl 10,18: 1lt l,6;Nc\l.15; ai 146,7. pcNona i: ~resso m Gcr 15, 1. ch t" mouv;i l'allontanJ11tcnto dei popolo d:l parte di
JllWI 1 per mcuo d<•I ~i111.1gn1a •:11» J'K: al comnrio, in Gcr 32.41-42 Dio bcncfic.i il po-
1
N D17, 13;Sal IU4.14-15; 136.25.
1
'"' Oppun:, nclla •propriM c~"3. cfr. l.1 LXX. polu con turco 11 cuorc t" con turtJ la ~ua 'Ztll.

234 235
PARTE 2 CAPITOLO 3: 1CRITEl?I OI DIVERSIFICAZIONE

qucllo divino, appare senz'altro re rrirtiva l'a unzione c he alfa 3. Concluslonl


fame dell'affamaco i debba rispondere olo con il pane; nel Sal
107,9, ade .. i beni elargià da Dio aU'affamaco, ~ ~-xC,~ •w\ vanno Dopo aver e aminaco il motivo ccmacico. conce_rne nce la riite:
ai di là dei e mplice pane. di ) 111111 neUa sua duplice connoca21one di alvezza e d1
/, 1;:it>m'
La locuzione i1l!Jl d'Dl di ls 58, 1O rapprc c nca una ince i dei giudizio (cap. t ) e quello relac1vo ai desti11atttri di questa rivela~
concenuto semanáco dei termine •3:.; rispetto alie altrc due ri- e
uone (cap. 2), neJ pre ente capicolo l'atte nzio ne SÍ SpO ~a.ta SUi
correnze deito stesso termine in 1 58,7 e 66,2. Questi pas i, in- critrri ricenuti decisivi per la alvezza, o La condanna, degü mce r-
farti, si rifcriscono, nel primo caso, alia dime nsione ociaJe ed locucori di Dio.
cconomica dcll'affiizione e, nel econdo, a quelJa c;p1rin1ale. ln Is Al cernúne dell 'analisi e possibile mdividuare i due ver anà
58, 1O, invece, i bi ogni dei :im d Dl che vengono • aziaci11 non ~ui quali si sviluppa la eraccazione dei c riceri opra menzionari: il
ono solo quclli maceriali menzionari nel v. 7, ma rucci quci bi- vcr;ante del contenuco e quello dcllc trategie espo icive.
ogni che, e non appagaci, diminuiscono il valore delta persona
umana (cfr. la corrispondcnza con iJ significam di dDl ncl prece- A. 1 concenuci
de nte stico) 1"'' . Si erana , dunque, di un ric hiamo conclu ivo a far
fronte, irnpegn:rndo rutta la propria persona ai bi.ogni maceriali n. L'i111pellc11.::a di ""'' scelta
e piriruali dell 'altro, aUeviando rucco cio che lo aflligge, cutco cio
che lo opprime e lo qualifica come persona. D 'a ltronde, puo La pec uliaricà dell'csposizione trito- isaiana sui crireri di sal-
~vcre ~lore un umiJiare se stessi (Ts 58,3.5) c he rifluti di prendcre e
vezza o di condanna quella di mccccre in evidenza che l' uomo
m cons1de razione i bi5ogni di colui che ê già umiliaco? e chiamaro a opcrare una celt:l. Questo facco e onolineaco, in
pnmo luogo, da un'aràcolazio ne bipolare che di àngue n ~cta ­
Emerge dunque con c hiarezza la sonolineatura propria del- mente, con l'e clu ione di una cerza via, era i comporcameno au-
1'e po iztone mto-i aiana per quanto riguarda l'a mbico ociale: p1cati e quelli riprovevol1. , . . . . .
l'affermazione dei profondo legame chc e isce era la relazione con Per cio che nguarda la necessita d1 una celta 1 n vela Stgn1fi-
Dio e i rapporti all'interno della comunicà umana. Com e, infacti, caciva la riperuca o cillazionc era le radiei pm e in::l. ln l 56,4
nclla rclazione con JHWH l'uomo non dew usurpare il po co d1 l"uomo e chiamato a cegliere (i11:::1) il volere di Oio (y:m), in Is
D10, ma echiamato a ricono cerlo come Signore e a mcrcersi a ua 58.2 a desiderarc (yDn) la cono ccnza deUe vie dei ignore e della
dispo izione, cosi nei rapporti sociali gli e ric h1esco d1 ricono cere 'iUa vicinanza e, in Is 58,5.6, a opcare per il digiuno voluto da
l'alcro come fracello e di menersi artivamence a sua dio;po izione, JI 1wH ("'Ir~). Nel momento in cu1 l'uomo c~glie (:,:::i) cio che
imirando l'am:ggia mcnco di benevolenza dello seco; o JHWI 1. non ê gradico a Dio (rDn ~',; 65.12; 66,3.4) egh ceghe (il"l:::i; 66,3~
di fatto le proprie vie, i propri ince ressi (fDn; 58,3) e perfino Sl
compiace (yDn; 66,3) dellc uc abominazioni.
1
'V.A Hu1unn t.." A forgoncn Mc~nmg ofNcpd in l-.11.1h LVlll I0... 43-52,
~O'lllcnc <he 11 cerm111e ~1.1 ÜJ tradum •)"OUr sub<-~ncc•, o •your food•. 111 base ai 'u- b. L'indissolubilirà trc1attt'Kf!it1111e11ti verso Dio e ntte11zio11c ai prossi1110
\t.m11vo accaJico 11apclt11
1n questo SCll~O e' 1.11 parLl dei lavon fonan: E~ 22.21 dell'opprcs"one Jcllc-
1

fast"c p1i'.1 Jcboh: Sal 9-t prc:scnu l'oppm~1onc come opera degh cmp1 (v, 3): qu~n 'Par- La scelta che i destinacari sono invicati a compiere riguarda
i.mo, dicono m\olcnzc, parl;1110 con .trroganZ'1 (v. 4): c:ilpt'SCJno (v. 5): ucc1dono la vc- due ambiti era loro collcgari: la rclazione con Dio e la relazione
dova, 11 ÍOrc\Uero e l'orfanu (v. 7). con gli alcri uomini .

236 237
PARTE 2 CAPITOLO 3: 1CRllERI OI DIVERSIFICAZIONE

e
L'uon~o chiamaco a ricono cere J l IWI 1 come Signore, cioe N el concesco delle pratic he religio e i rileva, inolrrç, una par-
co.me uni~a. fo nte ~11 sal ve~za. Solo accectando con umiltà la pro- ricolare imporcanza con fe rira al sabato e ai digiuno. E li c he i
pna condmone e 1' propn~ posto dava~ti a Dio, l'uom o puà ac- concre tizza iJ riconoscimento della sigi1o ria di JHWH e la re-
cede re a .una correcca relaz1one con lu1 e godcre dei frurá della ~po n abilit:à nci confronci degli altri uo mini.
saJvez~a. Nel e~ o no~ accerti la signoria di Jl IWJ 1, l'uomo non ri-
m3:11e muna d~1~1en 1on~ neu~.' ma fini ce pe r rivolgersi neces-
san.am~n.c ~ agia 1do li ne 1 quali npone la ua sper:m za di salvena B. Le scrategie e positive
e di feli cita.
La celta di vivere una relazio ne sincera con Dio dete rmin La compo ne nte sernanáca svolge una fun zio ne in formativa
anche la qu~tà de~ rapp~rti sociali. La comunicà di J l IWH infa~ e mpecco ai c rice n de terrninaná iJ giudizio dJVino e, alio te so
compo ~ di f;acel11 e~ e age .la m~ in arco di arteggiamenci che cc mpo, risulra organizzaca secando stracegie che mira no a per-
prolungfun o 1az1o ne libe~cr:ice ~ ~HWH. l!n comportam ento im- , uadere J'incerlocutore c;uJ compo rtame nto adacco da sceghe re,
pro1~~t~ ~ui modello deli agire divrno testm1onia una relazione di quello sbagliato da m odificare, quello positivo su c ui riman e re.
familianta_con J H WH ~on~retamence vissura . AI contrario, íl rifiuto Tra le straccgie messe in acco nelJ'esposizio ne dei criteri di di -
deUa ~la2.1~me. con D10 'i1. t::idu~e, sul P.iano sociale, in comporca- vcrsificazione i discinguono oprattutto quclla dei gioco di quan-
meou mouvati da uno p1mo d1 prevan cazione. ocà e quella dei gioco di qualicà.
_Sebbene mo tivi ~i ordine ~po itivo abbiano impo co una crat-
c~z1one epa~ta de! due ª ''.1bm della relazione, nella preoccupa- 11. [/ gioco di q11a11tità
2.1o ne . dei !rito-1 a1a queso sono impre cindib1lme nce collegati:
~ o n e~ puo e . CR' corre ccezza nel rappo rco con Oio e nza che ne Sia a livello dei singoli discorsi. sia nell 'arco dell 'incera co-
s1a c~mvol_co 11 rapporco con iJ pro sim o e non puà e isce re l'ar- municazione, i o erva la pred ominanza quantita tiva degli ac-
m oma soc1aJe se v1ene a mancare iJ rapporco con JH W H. e
ceggiamenti negacivi. Que to scompe nso fo rtem e nte ironico
perché provoca la sensazio ne di un accavallarsi di pracic he non
e. II mito come cntc,(?oria pamdigmmica 'iolo inucili ma anc he dannose, quando, pe r la legge deli ' econo-
mia, sarebbe staco sufficience m o iro m e no per raggiunge re l'ef-
. N~U 'espo izione dei crit~ri di diversificazione un posto privile- fetto de ideraco.
g_iaco e ?~cupaco dalla temau~a dei culto. La ragione di canta acten- Questa stracegia, ai livello delle ingole unicà comunicacive, e
z1on~ n •e.de nel fa n o c he 11 culto dovrebbe cmcicuire il egno evidente in Is 57 ,3- l 3, dove alia fren e ia dclle diver e attività
escen ore di una reale ade ione dell 'uomo alia divinici. Ora m entre viene concrappo ta una 'iola azi one de erice.a nell 'ulcimo versetto.
n~~·~1~ven11rr di Is. 56, 1-8 la ~c~rità dell'adt.>S1one a JI fWI 1, I~ dispo- Come a dire che ê to c.almence inutile e assurdo rurco quell'im-
n~bilica a me~tersi al uo servmo e a condurre una vica in comu- pcgno a corre re die tro a una m oltitudinc di ido li (vv. 3- l 3a)
mone ~0!1 l.u1 , co~ntuisce una garanzia deU'acceccazionc divim, nei quando basta affidarsi ai Signore (v. 13b). ln maniera analoga, ma
success1.Vl discors1 o no proprio Je azioni di culto a cesrimoniare la in o rdine inverso, in Is 66, l- 24 si espo ne inizialmence il com -
pe~e.i:s1on.e ?e~a. relazione con Dio e la ricerca dei fovo re degli altri portame nto umile e di ponibile ver o JI 1w 11 (v. 2) per poi e por re,
~e1. Li!J~~tt11111ta dei cuJco tuccavia puõ conccrnc rc non solo i riti in concrasto con es o, le mo lte plici artivirà rappresencace nei vv.
mcrettsoci, ma an~he le pratiche legittime quando quesre non siano 3.4. 17.24.
verarnence e pressione delJa disposizione im eriore.

238 239
PARTE 2

b. ngioco di q11alità
Alcuni testi ricorrono al sarcasmo come strategia persuasiva.
Questo avviene quando glj atteggiamenti negativi vengono pre-
entati, non solo come inutjlmente numerosi, ma anche come
tortuosi e sgr::tdevoLi. Tale effetto si ottiene adoperando un lin-
guaggio fortemente pungente ai ljveUo dei singoli sjncagmi e frasi.
In Is 57.3- l 3a, associare le libagioni ai angue e la consuma- CAPITOL04
zione delle offerte acrificali alle abominazioni di ogn i generc
serve non olo a esprim ere l'illegittimfr.1 di tili atri, ma anche a Gu ESITI PROSPETTATI
provocare un forte senso di ripugnanza. Inoltre, la mescolanza
degli atti cultuili dedicati a JHWH con le prariche repellenti degli
idolatri serve a sortolineare sarcasticamente la poca originalità dei
culto idolatrico, che consiste fondamentalmeme in un'imitazione L' ultimo dei motivi tematici individuati nel discorso dj Is
e
caricaturale dei culto legittimo. Nello stesso discor o evidente 56, 1-8 riguardava gli esiti prospettati, cioe quelli che saranno i
infine, l'assurdità di un comporcamenco che, nello sforzo di car: rrarti peculiari della siruazione finale, il risultato delle scelte
pire Ja vira, si abba a a servire i signori della morte. umane e della rivelazione di JHWH. Nel presence capitolo si ana-
lnoltre, un simiJe effetto sarcasrico e critico si ottiene in Is lizzeranno pertanto le caratteristiche di questa nuova realtà cosi
66,3 grazie aU'accostamenco delle pratiche legirtime con quelle come essa viene elaborata nei discorsi ctivini che seguono il di-
abominevoli, per cui gli arti di culto, an.che se esteriormente cor- scorso di aperrura.
rctti, diventano ancor piu repellenti perché fanno trasparire il ln maniera conforme con l'articolazione binaria dei prece-
vizio, non ta.mo a un livello esteriore, ma a un livello piu pro- denci motivi, anche l'esposizione degli esiri si sviluppa ripercor-
fondo e subdo lo, che coincide con la menzogna. rendo i tratti positivi e negativi della nuova realtà. ln senso
Lo stesso quadro sarcastico emerge in Is 58, 1-14, nella rap- generale tale disposizione contrassegna il destino dell'uomo in
pre encazione degli arreggiamenti sociali; questi dovrebbero co- due modi opposti: un'esistenza sono il segno della benediz.ione,
sticuire un prolungamemo dell'azione liberatrice e della cura oppure una marcata da!Ja maledizione.
divina, invece appaiono ispi:rari alia perversità degli oppres.sori per La tendenza trito-isaiana e, in primo Iuogo, quella di dimo-
eccelJenza. quali sono Babilonia o l'Egitto. srrare che la qualità dei destino dell'uomo dipende in maniera
determinante dalla qualità dei suo rapporto con Dio: si nota, tut-
tavia, )'interesse a mostrare gli effetti che l'applicazione di que-
to principio provoca nei piu svariati ambiti della vita umana.Tali
cffetci interessano,infatti, Ja totalità deU'esiscenza deU'uomo e dei
uo ambience vitale; ne pervadono La vita fisica, l'attività, i senti-
menci e le relazioni sociali.

240 241
PARr 2 C APITOLO 4 Gu ESITI PROSPETTArt

• 1. Is 65, 13- 14: li confronto tra benedizlone e moledizlone • 1 5 t') allora ci ono una fa mc e una sete piu impellená di
ctr. ., '7 • . d 'd . d' di 1
udle fisiche, che esprimono un VlSc~raJe es1 eno 1 l1 re aya-
e
Is 65, 13-14 un caso esemplare dei caractere comrapposto q 1 r o·0 s Nel m omento in c u1 e se non vengono saz1ate,
roam 1 · )6
degli e iti ai quali vanno incontro i ervi di JHWH e gLi infedeli. II ruomo assapora l'acredine deU'abb~ndono (Am 8, 11. . ..
valore paradigmatico dei testo e la sua forza espressiva risiede so- Nel v. l 3b ricorre un'aJrra coppta conrrastant~ d1 desttm, co-
prattutto neUa giustapposizione di una serie di o rti contrastanti riruita dalla gioia (nc!D} dei c rvi e dalla confus1one/vergogna
r iconducibili aU'opposizione tra la benedizione e la maJedizione. (:oi~) degli alrri. J
1 primi due esiti , nel v. l 3a. sono co riruiti daUa possibilità di La cemarica delJa gioia ed e ultanza, in quanto pane dei a re-
mungiare•' e «bereit, in comrappo izione con la •filme» e la «Sete•. altà po itiva desrii:iaca ~ ~edeli, ~ppa~ene a un. filo co~idutto~ ~~­
li motivo dei cibarsi evoca la partecipazione alla benedizione di- ente anche neglt alrn d1scors1: nct:i rn Is 56,7'.6?, 13, 66! 1O, wi:v ~
vina fin dai racconti della creazione (Gn 1,28-29), esplícita il soste- 15 65, t 8; 66, 10.14; "'J in Is 65, 18; 66, l ~· ~ g101a (nct.:1) e segi:o d1
nimento deUe forze vitali in generale (1 am 28,20) e nelle ituazioni comunione in quanto i collega ai sacnfic10 e flª.
con. umazione
delle offerte dedicate al Signore dur:uue le f~te e, u~ que to se1~so,
di estremo pcricolo (come durante la mareia nel deserto), e richiama
simericamente la possibilità di una vita piena nella terra donata dai ~i aggancia aJl'a~icu razio1~e circa il «~ang1are~ e il «berei1 ?1 I~
Signore (De 8, 1O; Is t , 19) 2• La consumazione dei pa ri e inoltre il 65, 13. La gioia e concomaante con 1 evento di salvezza e di re .
segno della comunionc con JHWH, sancita in concomitanza con i scauraz:ione11 e con il possesso della terra (Dt 1.4.26; ::tT: Is l 3b, sy,
banchetti cultuali (sacrifici, Pa qua) e con il banchetto escacologico 58. 14; 65,9). ln cemiini anaJoghi, in. l 56,7 agli srramen. vemva as:
(Is 25,6-8)3• Poter mangiare dei frurri deUa terra implica la realizza- sicurata la gioia nclla casa di pregh1era, quando JHWH I! c~ndurra
zione deUe benedizioni dell'alleanza {Dt 28,3-5. 11 - 12) 1.Al contra- sul suo monte santo e accoglierà le loro offerce e sacn fic1. M en-
rio, la fame, la sete e l'impossibilità di sopravvivere esplicitano la
maJedizione {Dt 28,23-24.30-31.38-42.48.53- 57). Negli scritri pro-
e
fetici, non avere piu né fame né ece il segno delta salvezza (Is
' Tun.;i..-ia. 13 lumUZJonc ;illi sob ~fazione ptntu:i.le (come ~o,1cnulo da E.J.
48,21; 49, 1O; Ez 36,29-30), me ntre la fan1c e la sete fanno parte dei
YnuN< •. l7ir &l(lk l?f bmali. 111. 510- 511) aon co111c1dc con La propcnswnc mto-1o;awi;i
castigo di Dio (per la fa m e: Ger l l ,22; Ez 5, 16; 14, 13; la etc: ls mre gh cffcm dclla 53)\'cz;tJ m tulU gh ambm chc l0111pongono IJ vica umaJU.
5, 13; Os 2,5). Turtavia, poicbé l'uomo non vive di solo pane, ma ?)Cfr H SIMl.-.N- Y<>11U.. ll1t1t•s. 167. /11. diffc:ren:u d1 Am 8, 11.dovc 11 ~cno dcl-
111
''
graz:ie alia relazione con Oio e aU'ascolto delJa sua parola (Dt 8,3; l'Joonc ~ 11. S1gnorc chc manda la sete e l;i f:1111c (f"llC::l ::w ,,.,,,i,::m). nc~l'c\pOQ~171onc
c~no-1s:11ana ' mcue m nhc"'O l'clfcno chc \"Crrà spcnmcnuio d.tgl~ m cdch. u~co
J c,nno. infam. non i: dc:1cm1inam umcamcntc: d.tll'nionc "p_un~1 ..~· J1 D10. ma pnn-
np.ilmeme dallc sceke umanc nc1 confTonn di 1)10 (dT. l\ lb.1-). • d
• ln l)i 12.7. 12: 16,11 n~anb l.l fesw dclle scmnun.:; ui 16. 14-1::> l.a fcsu e11e
1 li verbo ';::ic colleg;i qut~to cmo ;all':wone \.lh-itica dl 010. m 1, 5!!.14 ~::K: H1), e· m 26 11 1'otfcrt;1 dcllc prnm:ne: 111 27,7 11acr1liet d1 nngr:inamcmo.
"11'ª~ ", · -rbo· r-"' ·l·r 1• ".,
<' :1ll\-s110 csprC'SSO con il verbo !.l::l:I' (H1) in I~ 58.11. 1 cr 11 v~ •• • ~ • ' 7 · - ·. .,::;.
_,, •
!)· Cc:r 31 .3: CI 2.23 (nc:1 vv. 26-27 \I menz1ona
) f
! Come lc benedmom (e nulcd1ziom) dcutcronom1chc:.anche l'csposmonc mto- l'aml dei cib;a~1 e il QZJ.arn. e lo \lJto J1 re\taur.1z1one 51 opponc _ai~ "'\!l'b~""ª· ':':. : o.
Í5a1aru1 riguarcbmc gl1 t!'iltl nunifi.~ta un legamc: con ti qu;adro dcllc: prom~e della ' 1-1· zc ? 1-1 · IO 7 1 fedc:li gimKl1llO ("=";i) per b salvc:uJ ( .1l 3::>, ~ m parallclo con 'T>.
terra mcnz1onate m Is 57.13b: 58, 12: 65.9- 10: dai po~~csso e: d.llla fccond1tà ddll terra 6l
1' IO)~~·p~nz.i Ji 010 ( ai ~A): uuv.ino g101a neUJ 'ºª parol.i promt"\S.I (~!
d1pe11Jc infam l.1 ~1b1l11j d1 numm dei suo1 írum. 1\ 9. j62): L'c ult<inza ~·l) dei têtlch e cau...ita d.11b ~lvezza d1 D10 (Sal 9.15: 13,C>:; I .;~
'J lltrNKIN'><.WI', lsi1i<l/1 .56-66. 28 l. rirnnducc l'allusionc ai banchcno CS4.·.11olog1co \" ') 1 25 9· (il til· Zc I0.7): dJ1 camb1a111cnu posmv1 opcr.ill d.1 JHWll (111 h 9.- P
;ali.a 1c111.1ac;i an.ilog.i che " osscrv:i negh scnltl mnologiCl. i·~;O:~onc. d~lb.lu~e nc:lle ic:ncbrc: in Gl 2.23 per l.a p1oggia graz1c alb qualc ~· ricm-
'A. W.JENK\,''fuung ;and Dnnk.ing m lhe Old Tc,wncm", l lBD. p1ono le aic e 1 nm).

242 243
PARTE 2 CAPITOLO 4: Gu ESITI PROSPETTATI

cale. lo pone in relazione con la tcm~ci~a deU~ gi_o ia d~I v. 13 •


13
zionando la_gtoia d~i erv!, _in Is 66, l 4 (':i :i} si evoca ironicamente
la provocaz1one. dei_nenuc1 (v. 5) che questionano la manafe ta- L'e~ultanza e espn.--s.sione delJo StatO d ammO d1 ch1. penme.nta la
z1o~e delJa glona da JHWH e la corrispondente gioia dei uo 1 fe- ·,·dazione delJa gloria di JHWll (Lv 9,24), la ua a21one salv1fica e
~eli (:i~~o); la c;peranza dei fedeli non viene perõ dclu a. E 1 ono ~cauracrice 1 ~. L'esulcanza e la gioia i addicono a un fedele che ab-
anv1cao an 1 6?. 1O alla gioia e all' esulcanza insieme con una Ge- bonda di ogni coa proveniente dai 1gnore _(Dc 28,47) ..
ru alcmm~ m1racolaca, ovvero a panecipare alla ua g1oia e alia Anche il •grido per il dolore dei cuore• illustra qu1 1effetto, e
rrasfon~1a21one an:uaca da Dio, e ciõ ignifica fur parte dei popolo 0011 l'az.ione, di una disperaca ricerca d'aiuco • La specific~zione
15

e
c he, 1m1eme ~a~·~ anta, la gioia di JHWH cesso (cfr. ls 65, 19). - t, ::x::io e la di po izione paralleb con il verbo i,i,. confe ri ce aJ
AI c~nrrano, ~ ~unane~ svergo~ati/confu i (an:=, in 1 65, 13 ~erbo ?I1::> il ignificato di grido di di pcraz.ione, come queUo che
e 66_.5} e la cond1z!one _de1 ma1vag1 assegnaci a]Ja distru zione, ri- si leva aJ momento deUa con t:atazione di una disgraz.ia ornu1j av-
~om ª. nuJJa e a_I !lenz10 dello Sheol9 ; ed la condizionc degli e wnuca (Gn 27,34; Es 11,6; 12,30), o di fronte ai gi udiz.io e alia
1~0Jacr1 che ~~ugl1e".1nno, ecoodo Is 1,29-30, a un giardino sen- punizione divina (Is 33,7 1"; Ger 25,36; 48,3-4; 49,2 l). li cido~ore
z acqua (cfr. 1 1mmagme opposca in Is 58, 11 }. Si tr:ma ddlo stato e
dei cuore• (::i', ::it<::i 17), ncl Sa l 32, 10, il de tino degli emp1 e_d
di ~1~rce ~de ol~.o~e, contrapposco aJJa salvezza (Is 45, l 7), per- evoca un giorno di ventura cau ato dalla dimenticanza dei S~­
ch_c..· s1 add1ce a ch1 e ngctcato da Dio (Sal 53,6) e a chi abbandona gnore (Is 17, 1 t). L' uomo prova il dolorc dei cu ore quando sub•:-
D1 0 ~Gcr 17,3) 111• 1n terrnini mate riaJj , coscoro saranno co tretti ~ce le conseguenze dell'ira divina (Lam l , 12) e quando porta ai
pe o delJa pro pria in iquità e dei prop_r i pcccati (~er 30 ~ 5). .
li verbo i,i,-, col suo rimando ai giorno dei S1gnore 1 , al giu-
a lasc1are le proprie abitazioni (Ger 9, 18), saranno privati dei rac-
colco_ (Ger 12,_13; 1~.4.; Gl 1,1 1) e dell'acqua (Gcr 14,3). Tutti
que a elemeno co otu1 cono la controparte deUa sorte po ittva dizio contro le nazioni 11j e concro 1 raele21 ', contribuisce a ren-
conrrassegnaca ~alla permanenza con il Signore, daJ pos-;e o della dere piu chiaro il quadro delfa orce tragica. La •dBtruz.ione ~eUo
terra e dai godim enco dei uoi frutti. ~pirico•:?• denota un disfacimento totaJe - come queUo di un
La ucce iva coppia di destini contrappo ri e cosriruica in Is
65_. 14 d.aJl'e ulcanza per la gioia dei c uore (::i ::i ~o l •) e dal
grado di dolore dei cuore e daJle urla di afflizione dello spmto Entr.tmb1 1 \Crbt (lr> e r.::!) m:ormno SJI 5, 12, 32.1: 35.27; Pro :?9.6: Gcr
(it,·',·n m ,::J:i~i ;:i', ::t<:o ?:n:n) 11.
111

li i_gnificat<? del _verbo l e


determinaco daJ incagma
ch e gJ1 confcnsce il vaJore po itivo di gioiosa e ulcanza e, come
::l~o ll, J" \l.7
• Clr I\ 12.6: 24.1.J; 2l1.19,35,6; 52,K 9, ">-l. l.<•1.7: Ged 1.7.12; Zc 2.14:Sof.3, 1.J.
' Come 1nlcrprcc.110..11J es.• d.l J L. K (X)lJ. /)Jw/1 Ili/J, 4..JO. .
1• Qucsto 1esto ~pcoika b s1cwvtmc comran;a ;alio suto dei servi dd Signorc: b

nmu-a nza J1 pJcc (dr. Is 57.llJ), l.i dcwb.uon.: ddl.i 1crr.i (Shuon chc dwcnc come
1111 dc~.:no. .11 v. 9: ctT. h b5, IO).
·• Cfr. Sal 3 t. 1li: fa 32.20. h .J 1.11 11 l o SICSSO s1111agmJ m:orre 111 Pro 14, 13; e J1ffic1lc so\tcncn: chc 111 qm.~O moJo
1
" J. S f llllílt r. "/7w Co11s111am11 of Slr.imr, 108, mchVldU.1 unJ ddlc r.iwom ddl.1 •\"t'r- \t vogh:i ;acccmuarc la sofrcrcnzJ psich1ea: IJ v1\1om· dcll'uomo 111 quanto umt.1 psico-
~·;~· 111 h;ua ndb J1çfun11011c ddfa rdu1011e lra l'umJmci e 1)10. fÍ\ICJ permcnc d1 111tc:rprct.lrc llll"'l.l c\pn:fütlllt' 111 m:imt'ra \Jtn1lm.e111e 1o_uhZZ3J11~:
La copp1;a finalç \t comradd1snngue rtcr una soru d1 raddopp1Jt11t'nco dd dt>Suno rnmc .ivvicnc,;ad cs., 1112Cr6,2K-29 dovc :1111:0 e colleg;ito con ognt apo d1 caJ;u1111:a.
nc~uvo mpccco a quçUo pO\mvo: JJJ'ci.ult.tnza corrispondono 11 gruJo t' le url;i, ;ilb 1•cfr. I\ t3,6: Ez 30,2:GI l.lt IJ. 15.
w<m l'Orrnpondono J'ango\c13 e l'atlliuone. · •~ Cfr. 1 l.J,31: 15,2.3; 16,7: 23.1 <1.14: Gcr 25,34: -17,2: .Jtl,20.31.39: 49,3; 51,8.
1
, ' li ~mwg111a ::'r:i'l:l con l.i prcpomionc :: 111 2Sam 13.2H e E~1 1.10" nfomcc-al- •• Cfr. Gcr 4.11: Ez 21 , 17:Am 8,3.
1.1IJei;rcn.l lºJus.u;a d.LI v1no: 111 fac 5.9 n corre 111 copp1.1 con l'.l~emvo "~'= c 111 Pro : 1 li ~1 gmficato d1 r-n com~pondc ;a ltucllo d1 :i':l. come avviene çp~ nclfa 13E: cfr.
15. 15 Jcfin1\t:c chi e 111 r~u (:'ll'l:"l). ~Jl 51, 19. ccc T.1lc •dt)tTUZJOnc dello ~r1r110• 1llum:1 comunl\UC lo \ta!O degli infedcli

245
PARTE 2 CAPITOLO 4' Gu EStTI PROSPETIATI

va o im~1ediabilmen~e fJ:anrumaro (1 30. 14) - dei ribelli, dei 2 Lo vita - l'esistenza sotto li segno della benedizlone
~eccaron (Is 1,28) e ~1 chi, no~1osrance le correziom , persiste ncl-
1 er rore (Pro 29 . 1). 1 trarta di quella feri ta per la qual e non c'ê eJ rracciare un quadro delta orce c~raccerizzata dalla b~ne­
guangione (Ger 14, 7; 30, 15; cfr. a1 contrar io Is 58,8) e deUo staro dizione, il Trico- lsaia ~~di.c~ ampi<;> _'ipaz10 alia ~ppre ~n~z1one
o ppo ro alJa pace (Ger 6,J 4; 8, 11 ; 14, l 7; cfr. aJ conrrario Is 57, 19). della relazione di fam1~1ama che .1 1mtaura. ti: 1 fedeh e il lor:o
Dio. per dimoscrare po1 come la ptcnezza dJ .v1ca c~e ne scarun-
1n c~nclu . i<:>nc, 1 ?S, L.3-.14 m~rce in r ilievo ancora una volta sce influenzi rutci gli ambiti ddl 'esistenza dct fedeli.
~omc. 1. espo mon~ .tnto-JSaJana. n . pond~ ad una c hiara trategia
t: posmva. La prec1S1one con cu1 s1 ddim'icono le cararceristichc
delle due . ortl o~po te evidenzia, infarri, com e iJ locu core mni a 2.1 Lo famíliorità con Dio
m o trar~ 1~ mamera univoca, non solo che questc sono nctta-
me nce ~1s.t1nce, ma anche che ai di fuori di esse 11011 vi sono esiti L1 fa miliaricà co n JHWI 1, com e e'iito fondame ncale deU'evento
alcernat1v1. alvifi co assicurato ai fedeli, tro.va e~pr~ssionc .nella _l ~r? corn~leta
11 dcsrino dell'uomo osciJla, dunquc, era la benedizionc e la accercazione nella sfera pro pna d1 D10, nell acqu1s1Z1o ne d1 un
mal~~izione, e nê l.'~na, né l'altra possono e sere o lo parziali. Be- nome, che sancisce la reciproca idoncità, e nclla perfetta comu-
nedm?ne e maJedmone sono decemúnace infàrri dai tipo di rap- nione che rale rappo rto garanti ce.
P? rco 111 .caurnto con JHWH e la qualità de U'esistenza dcll'uomo
d1pe~dera ?unquc daJla comunione con Dio o dalla lontananza 2. 1. 1 Portecipazione o/lo glorio d/ JHWH
da lu1 . AJ rtguardo e possibile isriruire un parallelo e associare in
un~ .orca di inonimia la benedizione e la vira, da un laco, la ma- li rapporto con JHW I 1 no n e c.o n~epito i_n ter~! ~era tá O
lcdmone e I~ mo~ce, dall'altro; ~ió pe rc hé il legam e con iJ Si- gc:.>nerici, ma come una relazione 111~1~1a e d1 fam1lianca rappre-
gn ore della v1ca ass1cura la parcec1pazione alia benedizione e alia ~enraca in ce rmini di csperienza tangtbtle della alvezza (ls 66, l 4)
pienezza di vita , m enrre la dissociazione daJJa Fonte della vua e e di partecipazione alia gloria di Dio (1 58,8); .
~i 0~1i benedizione.coincide con la rnaJedizione e la m orte. Non La prome a e pre a dai verbo •vedrece•, m Is ~6, 14, s1 col-
1 p~o, dunque, parzialmence appartenere a Dio, come non i puõ loca nella linea delta consolazio nc/ alvez.za annunc1aca nel ver-
parzialmence parcecipare aUa vira. t:tto precedente (v. 13) e della manife cazio ne delJa mano dei
lnco rno a que á concetá, benedizione/ vica/ relazione con Dio • ignore ai suoi ervi (v. t 4b). ~ afferma ~a ce~cezza dei consracare
e ~nal~d~zione/morte/dissociazione da Dio, ruocer:l l'e'ipo izione e. piu propriamente, deito spcnmentare 111 prima persona.la c~n­
rnto- 1 a1ana dei porenziali de tini dell'uomo. solazione e la salvezza realmente avvenuce. li verbo :'lK, e da. m-
cerpretarsi quindi nel enso di Ut~O spc rimenta re concre~o. d1 un
rrovarsi in un cerco scaco e non d1 un osscrvare da _sempli~e s~ec­
tacore22. Mentre le domandc retoriche dei v. 8 (•chi ha ma1 udito•,

e 11on l'Jz1011c d1v111J; i: 1ncsarc;i, pcrr.1010. l'imcrprer.mom· d1 E. Ac 11n MI ILR Tiir


C11111111111111y 1111d ,\ll'ss~\!I', 132, chc vede 1'1ro111a nd fotro che D10 \flCl.l.1 lo \ p1mo d,1 co- ::i Cfr.J .A. NAUDÍ. "nit"I", f\'fl)(Jrl l. l IKlll I. 111 Is 60.4- 5 ~• .1dopera m manien
loro chc non lo h.111110 l:Crc3to col cuon.• e con lo sp1mo "concm o" (h 57.15); c:fr. e
Jiffercnu: il verbo nit"I: 111 que,10 caso C:cruYlemme a b'"~rc:lare coloro chc vcngono
Jnche J.N. 0\WAlT, 771r /Jc)(lk of /$0111/i 40·66, 649-()50. .i h.'1 (v. 4) e mttc le m:chc:ne chc Jd l">\.l Jlllummno (v. 5).

247
PARTE 2 C APITOLO 4 : Gu ESITl PROSPETlATI

•chi ha mai visco•) servono a orcolineare;: l'ac; o luca novità ed ec- Tunavia, com e dimo'itra l'aJcra locuzione pre-;ence in ls 58,8,
cezionalicà dell'~rco d.ivino mai pri ma contcmplaco; o ra il poter l?iS TJDC, 1Si1, l'intc!"° enu1!ci?co va lecto aJJ'in~erno. della v~u~e
•vedere& m; tce m .evtd~n~ la concrecezza. e la tangibilità delb propria delT rito-lsata, c he 1mm c sulla cor~cl a~1o n c 11npresc1.nd1:
0
nuova realca resa d1 po 111b1le aUa parcec1paz1o ne dei salvati. bile rra la giustizia ddl uo mo e Ja parcec1paz1one alia glo n a d1
ln Is 58,8 la relazio ne intima con D io vic ne confcrmata nel- p tWI 115 . Pe rcam o, p,i.: º?º ~~õ indicare. qui il no1?1c pro prio ~i
l'annunci? 1cott~ m:i• , ,?: , ~i una favorevole accoglie nza da parte 1) 10 designaco come «G tu a zia• (come mvcce aVV1cne, ad e ., m
de~la gJon a.e nella gJon a di J HWH. 11 verbo ~oK (Qn~1-', con il si- 1 ~ 52. 12; Sal 4,2; Ger 23,6; 33, 16) pe rché cale assunzio ne non ap-
gm fica co d1 benevola acceccazione, ricorre nel ai 27, l O, dove paráene alie cacegorie trico-isaiane; cosi come non i puõ o te-
l'accoglienza divina conrrasta con l'abbandono dell 'orance da nere c he iJ ter mi ne indichi qui la cgiu tizia• ru
Dio ide nrificata
parce .d ei f~núJiar~ piu rrecri. dd padre e deUa madre. D 'aJc:ra parte, con la saJvezza1'', perché in 1 56, l la •giu rizia• di JI IWH coincide
alcum tesri mcnz1onano anc he iJ luogo dell 'accogltenza: una casa pi un o to con il suo. giudizi? anzi? nacorion: L' ~ pre~ion~ •I? rua
(De 22,2; ~s 2, 18; 2Sam 11 ,27), una citcà/posco (Gs 20,4), o la ~·u~rizía camminera davana a te/a precedera11 dt 1 58,8 n c htama
ca a dei igno re ( ai 27,4). Poic hé "lºK si crova diverse volte m i11 vcce la condizionc ideale deU'uom o, chc ccondo Is 48, 18- 19211
~i~pos~zione parallela '?º il verbo y:lj>2\ l'annuncio deU'e iro po- t: frutto dell'osc;ervanza dei coma ndame nti . Essa coincide con la
smvo m . Is 58,8 pe rfez1o na e re nde veritie ra la prom essa divina, pace, la nume ro a dii;ce.nde nza e la pe rma n en ~a dei no me; e~e­
espressa m Is 56,8 come un raccogliere 1 raelc e rucri gli altri po- men ti che nel Trico-lc;a1a c nc:rano a compo rre 11 quadro relaa vo
po li nella casa di 1)io, e in Is 66, 18 come un fàr Joro vedere la glo- Jll'c ito po itivo2''. i crana dc Ua condirione dei giusti , anúci di
ria divina. 1)10, che 0110 amme i alia ua pre cnza. li ri fer im enco alla giu-
. ~araUelamente a quanco avvie ne con la duplice fumarura di
st~ tficaco d~I v~rb? ')eK, anc~e I'~ pre s1one ini1' , l:l:l e prime
qu1 un dopp10 1gm ficaco: puo de 1gnare la pre enza divina ca-
e
ratceri22:3ta .da ci? c he gli proprio (poce nza, ple ndore, santità), ~ TJle 1111pront.1 "JS\('IHC Ili Is 52.12. per l:UI 11011 ep<m1b1lc J\\Ci,tlllJ'C J Is 5K,H lo
o~pure md1care il luogo dclla pre enza divi na, il monce amo di ,,l...\O M&rnific.110 Jcl 1)cuicru-1-.itJ.
"' A. PI NNA, ls11111, 570, 1nccrpre1a 11 rernune •g1m1m.1• ncl <.cn'lo d1 ~llvczza. bc-
010 (Is 11 ,9), chc e la m e ta ideaJe di ognj fedeie (Is 56, 7). Oi
nc,'<:n:. 'IJCUFCUJ (l>n 9,24): u.s. CI llLI>'>. lltlÍllli, 479, co11S1dcrJ rcspl"l~IOllC •la tua
consegue nza, l'e pressione 1co1<• ini1' , l:l:::> in ls 58 8 veicoJa sia 1:tlllfü21a• come gcnltl\'O o~cmvo, riÍl'rlll> alia sah-czn J1v111J e non .1ll'artcggi:11ncmo
l'idea della piena accctcazio ne nella cerc hia della fa~1iliarità con J1 1,raclc; m m.1111cn 'nmlc W. l .JIU• •'i.lm/i.~IC'lmr J>ropl1wr, 251 -253. e K . KOE"lfN,
J HWH, sia quella de lia pe rmanc nza in uno scec; o luogo, chc con- t 1/11k 1111d F..«/1.it1•l~r. 1111. ~.:condo 1qu.ih i1 1cm11ne •g1u\tiz1.1• J\1'cbbe un <1gn1tic;.110
ferma e rafforza i vincoli fa miliari . ...ueriologico. A q~e-.to propomo ,"Jll' b pena ncun!Jre chc nd Deu1em-l"11a l'tnte-
r.-..,c s1 conccnrr.i ,ui •prep.1r.1re IJ v13 dd S1wiore• (40,J). dow 11 \ignore e con..1de-
rJto come pon.i1ore d1 \.Jhan per 11 suo popolo, ncl Truo-1\JIJ, ln\'cce, l':u:cento ''
' JlO'lt.a <ufü prcp;ar.mone dcllJ 'lmU rer b pmec1pmonc ai •popolo J1JI1\\11• (?7.14),
v Conrro li fonn~ />t e hc u Jvolu '1enc <h.~cgll~ta J 1 '>H.8 1n e on~1der.mone deli.a 11popolo dei -.cn'l. dcgh c:lcm che ~• .111<:ngono .ille C\1genzc dcU;i giumzu. c·osi come
corn5P0ndenu enn 52.12. UnJ solu.t1one efficacc potrcbbe l"i\l'Tl' quella proposta ~ l"'poqe m Is S<i. 1;i
K KllO-.EN. Cill11k 1111d ctfli111i'IOJí!1r. 1111. che con~1dcr.1 h 511,H rnme mu forma d1 ;a l" Cfr. parte 1. cap. 1. ~ J . I, pp. 62<u· ·U 1, pp. 1115\\.
tuahzzuionc dei 1m."i\Jl:~Wº tlcl Deulcro- l ~ia apphc.aa all.1 rJn:olt.i dellJ cumunici :.. Cfr. ;md1c Gb 8.5-<l. J. MOR«l N\11:.RN...Two Propl11:c1c,", 1.7. 1mcrprcta cor-
pos1-ei;1lic;1. TJJc .muahu.i11onl· deve. rumv1:1. riguan!Jrç I~ \.0111un11.i aJl:ug:ua dei •po- rctcamcmc la •giu~11t1 J• rnmc •rl1y 111cm•, cioê •lh)' bcmi,t (Jt la~t) 111 lhe nghr•.
polo th JI IWI I•, non 1dcr111fkJb1lc ~• nphC'cmenrc con h r.ick Cfr. Jnchc K. KOENtN, ~ Cfr. la •pJc:c• m Is 57, 19: IJ pl'rmancnz;i dei no111c m 1 ~ 56.5 t' ()(1,22: la tom-
"Zur Akcualmerun~"· 25<>-257 p1u1czz.i dcll.J v1c.i 111d1v1dudlc m h C15.20.22.23 e l.i tontmu1ll gcncr.monak 111 Is
~'CIT. h 11.12,Ez ll, 17;M1c2, 12ccc. <•li,7 .H.23.

248 249
PARTE 2 CAPITOLO 4: Gu ESITI PROSPEnATI

sc:izia dell' uo mo (1pi~) 30 in Is 58,8 e coerente con il comando Per que ta ragione l'ccaltro nome» conferiro ai servi in Is 65, 15
contenuto in Is 56, 1a (;ipi~ i~ll ) e con la caratte rizzazione dei ~anciscc la !oro nuova identid decerminata directamente dai rap-
popolo di JHWH in Is 58,2 come i1W.1.1 ;ipi~·iwK ' l), e si contrap- porco di appartenenza e dalla familiarità con il Signore; un Si-
pone, invece, alia "gi usciz:ia" delle opere deila prostituta in l 57,12 gnore che !oro hanno scelto e che li ha accolci . Poiché la relazione
(Ylj',~). Quesca incerpretazione rimane in linea con la prospettiva con Dio ê benedizfone dell' uo m o, aUora chiu nque vorrà essere
trito- isajana secondo la quale proprio le scelte operative del- benedetto (T1:l, Hitpa)J.I lo sarà in forza deUa sua relazione (J)l5
l'uomo, che determinano la ua •giustizia», co timiscono una ga- con Dio lº l;< "' (v. 16), fo nce ultima di benedizione e garante di
37
ranz.ia dell'esito positivo, apre ndogli la strada alla benevola 0 rn 11 giuramento (contrariam ente a quanto avviene con gli idoli;
accoglienza divina nel cerchio di una relazione familiare31 . La cer- cfr. Ger 5,7; 12,6; Sof 1,5).
rezza dell'esico, messa in rilevo dalla modalità assertiva dell'lm pf. La cem arica del cambiamento dei nome appare anchc in ls
dei verbo '10K (centro Ja fo rma dei ptc. in Is 52, 12), si fonda sulla 58, 12, dove l 'accento e posto, ancora una volta, sulJa familiarirà; e
dichiaraz.ione circa la «giusc:izja.11 deU 'uo mo. óó perché la nuova índo le dei fedeli i manifest:i in un agire che
riproduce quello di Dio sresso. li primo nome, «riparatore di
2. 1.211 nuovo nome come segno dl opportenenzo breccc» (rio i i ))lll, alJude ali' opera di rcstauraz.ione, simile a queUa
di JHWH rracciata in Am 9, t 13'. ln Is 5,5 i1 popolo viene assimilaco
La presenrazione della relazione riuscica con Dio raggiunge il alla vigna priva dei muro di protezione e destinara ad es. ere calpe-
suo apice nell'annuncio di ls 65,15e58,12 circa la concessione srarn e~ ridotta in rovina (dl:. anche Sal 80, 13-14), per cui riparare i
dei nom e32.
U nom e costicuisce un segno di appartenenza e il suo cam-
biamenro espesso dettato daJ passaggio sorte un'akra auco rità" . • J. \ MAfUll RI, "•Fluchcn• und ~cgncn• im Allen Tc.,tamcnt". 25. pmponc b
trJth111onc dclla fonna Hi11111rl dei verbo ,-,:i, "'"eh cmandl•r segncn umcr Anrnfung
Coctl">•: rmt<tvia, qui il sigmficato ê prntto~lo nllc~w.-o, comjJerars1/ ri1cncr;i •bcne-
Jctro•. cume in Gcr 4,2: Gn 22, 18; 26,~; Sal 72, l 7 (cfr. ancht A. MURTONEN. "Thc
,.. ln questo contesto akuni escgcu assoc1ano la giustizu all'adcmpimcnco dei cri- u,c Jnd Meanmg of thc Word~ 1bãrck :rnd b' riikJh", 172; J.L. Koo1 r. ~11ia/1 Ili / J,
tcri comporcamentali esposti in Is 58,6-7 (ades.. L. Ru).GKOWl>KI, Volk 1111d Ct111l'i111lt 4.43). 1:.. UnttNNI\ DtM, "n1c fad1111ole>R1<11l l111plic.atio11s. 97. richi.1111l 1'.mc11z1unc ~ui
42: an rdazione a Is 52, l 2, l'autorc vede un 'anal<>l,>ia cr:a lo ·~ogliarsi dali e impund f.mn dt.: j""lll::l .., h 65.16 m:haama r111:i .. u 7: da Cn :?2, 1K. Tu1r.iv1a. iUlChc ~(' cn-
dellc naziooi• e b 1111..'SSa in atto ddl.l g1llit1Z1a socialc, e cons1der.1 quem come p~ tramb1 1 rc~a fanno lra\panre un ';ipcrcura univcrs.ilc. 11 t1."itO dd Truo- ls.na s1 d1ffcl\·n-
~uppoui deli'•usciu• dall'cs1lio 1n Is 52, l 2, e in scmo figura to nel caso di Is 58.8): op- z1J per l.1 ~compar~.1 dei medi3rort\ rr:mando~i d1 1111 r.1pporco din:no con JllWll
purc la asooci:mo .1J comporcameoco eoco m se1L~o gcner:ile (ad cs., W. ZIMMERU. Go11es d1m·rn1111.1to dalla ~cclt.l pe~onale.
Offa1ban111g, 219 s.; A. Ho. $rdtq mrd $cd11q11lr, 95-96). L.1 pn:pom:1011c h3 \.tlon: cau~le e md1ca l:i forz.1 originante r he i: proprfa-
11
Cfr. anche Pro 11.4-8: ê il gius10 chc viene liberato dall'angosdJ (iJ wrbo r~ ê nwmc IJ rcln1om• con JllWll. cfr. W- 0 § 1 L2.5c.
adopi:r.ato anda: in Is 58.11), la sua giusozia lo libcr.i dalla morre, gli spiana la via e lo Cfr. A.Jn-...EN, "101<''. fl l ~T 1, 292-32..1. L1 vocalizz;iz1011e dei TM l- ronfrrm.it.i
s;ilva.A qucsto proposico K. Kt><..' H,"lsThcrc a Doctrine ofRcrribuoon". 75-76. mene <ll n' ,. o·
m nhcvo il concccto di aztont che nnplicano in sé lc rcbovc conscgucnzc (•thc con- Cfr. G. 13/\RIJIC:RO. Sr1111im z 11 11/11es111111r111l1rlrr11 ·fr.\11'11, J J<J, ~u Ot 6, 13: •,.bem1
cept ofactaons which carry w1th them bu1lt-m conscqucnccst), che ncl caso dclb •giu- Namcn JllWI b schworen", hat dagcgen d1c Bcdcutung canc\ Glaubcn\bekcnnin~'l'1
mzia• implica s1a lc azioni di giustizaa (Gn 18. llJ),m il frurro dcUJ giusàz1a (Pro 21,2 1). O•"' ICJ,IH; 65.16;Jcr 4.2: l los 4,15: p, (13.12)•: cfr. ancht• G. C.IDLN. Dir llluzr/ Jb'
0
li dono dei nome ê il segno di un profondo cambiamento, da una nuova idcntiti. "sc/1u~w11", 178- 180.
com" gaà ncl caso dclla cittii in Is 1,26, purific~tJ dai ignore; oppurc. in certa misur.a. Lc •brecce• nclu.muno lc íallc nelle mura di Gcru~alcmmc ricmtruitc pOI nc1
come ncl caso dclb casa di D10 che divcna •casa da prcghicr:i per tutti i popoli• (Is 56,7). 1.:mp1 tia Nccmu (Nc 1.3; 2.13; 4.1 : 6.1).
11
• Cfr. O. El ...\Ff LI>T, " R cn:múng m thc Old Tcstamem", 73. · C:fr. 1-1. SIMl/\N- YCllllE. AmllS. 182.

250 251
PARTE 2 CAP1TOLü 4' Gu ESITI PROSPETIATI

uoi quarci vuol. d.ire ripristinarla alio stato di •giardino irri~


2. l .3 Lo comunlone perfetta
(cfr. .Is 58, ~ 1 ~ e~ un luogo privam e protetto (dr. Esd 9,9). Que..
st<? tnolo 1 nfensce, dunque, a chi - in forza deUa familiantà l)i\'entare fam.iliari di Dio significa vivere picnamence _un .rap-
0 10 -.esp~nde la vitalità acqui ita e porta avanti la n: taurazi~: rto th comu111one che 1realizza oprattuno nella comurucaz1one
dei rcrncono, delle sue a-uccurc e deUo cesso popolo di JHWH . ~~a'ICita rra le parti, nella pcrenne a.ssistenza divina e.n.ello ca~o di be-
11 eco_1~do. nome ~i:rru :lJiU~, di ~oli~o, viene incerpretato ia • serc C"ireneralc dei fedeb che crovano la loro deliz1a nel S1gnore.
111:: -
due mod1. o 111 rclaz1one alia r.1co truz1one dei sentieri, con il
v~rbo :ii~ parallelo a m :i, come 111 Dn 9,25; o in riferimenco alla a. ui <t>1111111icttz io11e
racostruZJone delle rovane, con l'emendamenco di ni:i•ru in ninia
(Cdc ~.45)"º. Nonostance l'imerprerazione •rico cruzionelrc- h 58,9a dà testimonianza della perfetca comunicazionc tra Dio
stauraZJon~. d~Ue ~rade11 ia la celta meno comune, e a corri- e 1 .. uo1 fedeli neUa promessa •n;i "'IOK' m;;• ' :in ;ii;i-1 Kyn tK. La
sponde aJI '1:1vico dJ 1 57, 14, ,..,,llD
':io·1~. in quanto, ccondo e
ri'iposca divina garantira all'uomo un egno cangibile delta re-
Cer 18, 15, 1 ni:i·ru coincidooo con :i':ii':io aó 1 , , li 0 tanti laziorn: armo nio a~ 1 nella quale JI IWH i nvela nella sua benevo-
;i:i-ru pcrm.ette un coll~~me~to era l'azione dei fedeh e quella: lenza e compa~ ione, mencre l'uomo P.~r!menca lo ta~o di
~l IWH che, m I 43, 16, 11dennfica come colui che apre una trada bcJC1rudi11e (·,~K ; 1 30, 18-19) prome so gia 111 Is 56,2. La nspo-
lll m~zzo aJ marc, con un chiaro ri fer imento all 'evenco della li- sca divina (:ilP) si craduce in atei concreti dJ liberazione (Sal 34,5;
beraz1~n~ . .Co1:ne neU' e.sodo, anche in 1 58, l 2 la pn~parazione 118.5) e di salvczza (Is 49,8; Sal 20,7; ~0,5; 65,5! 9 1, l5_; 11 8,_2 l ),
deUa via e. 111 vma dei p1eno pos cs o dei pae e, annunciaco in Is 111 a :inche di protezionc (Sal 3,5) e d1 concessJone di bem (1
5 7, 1.3 b e 1.n I . 58, 14 (n:ic':i), e que~ca volta viene opera ta dagli -t 1 17 ~.;O 2,23ss.)n. Un'analoga sfumatura operativa e ottin-
st~ 1 fedeli res1"adulá " e giu ti in forza deUa !oro relazione con e
rc :1 ndla ri posta .iecconul). ln ls 52,6ss. e sa una c?scant~ dei
D10..111. que ~o enso Is 57, 14; 58,8 e 58, 12 0 110 strettam ence col- car.trtcre divino ed e as ociata ai uo Nome; quesro s1 mamfe ta
lcgan; mfam, mencre 1 57, 14 incita alia preparazione delJe •vie• n~Uc prome e di pace, di salvez~: dj gio ia .e d~~la so_vran ità su
(n?n tan~? que.lle mareriaJi, quanto piutco to quclle che deter- 1011. Lt promezza della rispo ta d1vma me sa 111 rihevo m Is 58,9a
manan~ 1 1done1tà dei smgoli. indj~idui alia parcccipazione al •po- comcide con l'esito annunciaro già in 1 56.7b: la perfetta comu-
polo d1 JHWH•) e Is 58,8 1denr1fica que te con la •gi u~tizia• mone, nella casa di preghiera, tra JHWH e i suoi fedeli.
perso~ale che, apre I~ srrada :JIJ'accoglienza divina; Is 58, 12 assi-
cura, mfine, 1 accog!Jenza neUa gloria dj Dio, che di chiude le b. L1 pere1111e assistr11 ztt divi11n
porre a una ~ermancnza non da semplici o piti, ma da familiari
chc, com~ tali, concribuiscono anivamence alia resraurazione dei li c.1rartere concrero e perenne dclla comunione era Dio e i
popolo di JI 1w11 e dei uo ambiente. st101 fcdeli vicne espresso in Is 58, I 1 attraverso le metafore della
gu1da divma e dei nutrimento.

'Tr.i le .thl't' proposte. quella diJ.L KooLE. lsa1J/1 l///J. 159.11 qwl<' ~nene che
il lc<ilo ~111phcl11 qu1 una prnlm1011c tlcll..a nratl;i, mim· m Gb l IJ.M e O~ 2.K. ;ma ,1 pre- " 1>10 mfam non ruponde ;u ~uoa nemu:1 ~I IK.-12) e <1 <h1 ,, comporu ~le.Jhnenu~
\<:mn.- l •..itt~ .u ne1111c1. Nc:W1 l'SIO prospctua _per 1 kdeh. ructi\' l.l, 11011 s1 pone pni 11e1 ~uo 1 confmnn ( 1S;un K. 18: Mie 3,4); 11 11011 mpomlcre d1 D10 equ1vJle ...J uo .lb-
11 problrn~.1 <l< 1 nl'm1t 1 pcn·hc IJ ~ne d1 qm-..u e ~l"gn.Ha tbll.l morte e llJll'anmema-
h.mJono Jdl\1Dnce (~ 21.2).
mento (dr 57.<>). •' Co111C' 111\cCC' 11011 .l\'\ iene nd l.I«> Jegla uJoh. dr I ~ -16.7.

252 253
C APITOLO 4. G u ESITI PROSPETIATI
PARTE 2

li verbo ;im evoca la conduzione divina dei popolo in occas1onc uoi frutri, quali sono men~o.n~~ n~1 ~iscors! precedenti ; il Sal
dell'u-;cita daU'Egitco e durame il viaggio arrraveNo 11 desertoº 1.15- 16 ricorda la dispo01b1hca d1 D10 a ~1spondere qu:ndo
u_n 'auone fi nalizzata alia ~lazione di reciproca apparcene nza Qn: 9 •• invocaco (e&. Is 58,9a), a alvare e glonficare (cfr. Is :>8,8),
\'l t: l1C
-
. . all . ' cli
odere lunga vita e alvezza; G e r 3 1, 10s1eme a saz1eca
z1onata dai parco e dalla climora presso Dio (Es 15, 13; l~? nu). La 1Jí g
gu ic:b divina in Is 58, 1 1 e fin alizzaca allo tesso copo. econdo i1 beni. prom ecce la p1.enezza. d ~" vna
. paragooata a quella cli u~ giar-
.
ai 43,3 la luce e la vericà di Dio guidano l'orante per fa rlo salirc dino irrigato (v. 12) e la g10 1a (v. 13, anche ai l 32, 15- 16, cfr: ~
c;ul mo nce sanco cli JHWH e accedere alla ua dimora, e il aJ 73.24 56,7).JHWH, quindi , non appaga solo la ~ame. e la etc macenali
parla deU'accoglit:nza divina nella gloria (•lnpn ,,~). li cc ma della dcll'uomo (Sal 107,9), ma anche il uo des1dcn o ?ella cono c~nza
guida in 1 58, 11 riprc nde qujncli la promes.sa cli 1 56,7 (c•m1t·~., di !ui (Is 53, 11 ). ln l 58, 1O q~es~o. aspecto dell au~o-don:1ZJone
•w, ? ,;i-',K) e l'e ico positivo p rospenaco in Is 58,8 (;ii;i• ,,~ ·guardava l'ambico delle relaz1o ni tntra-um ane (l~Dl J:J,i, p~>n),
lDOK:)~"· L'avve_r~i? , •on socco10ea che il fedcle assaporcrà la pe- ~;ien tre in Is 58, 11 es o includc il b ene supremo che l'auto-do- e
rc nnita e la ohdita deUa cu ra dt J HWH, che coincide con om1i be- nazione di Dio scesso (cfr. Sal 17, 15; 63,6).
. · is N . o·
ne d m o nc . 0 11 s1 rratta , dunque, di u n ano isolato, ma delta
certczza che l'i 1~1petf1 0 divi no per far sussistere e accrc ccre il rap- r. La defiz in nel Si,1?11ore
porco non verra mru meno.
. AUa ce rt~zza del~a gu ida divi na si collega, in Is 58, 1 1, la tcma- ts 58 14 neUa locuzio ne ;iin•·',11 minn, presenta un concecto
aca dei nutrimento mtrodotta dall'espressione ivlD> 11'nvi~rn;J !1':lbi'n. che rias~u~e la sorte positiva f~ndata sulla famil iarità. c?n JHWH.
J I 1w 11 nurre miracolo a me nce il popolo nel viaggio actravcNo il La scessa e pressione, con la d1ffe renza . dei no.me d_ivmo (•,w)_.
de crco 17 e gli pro merce la saziecà neUa ter ra della ua dim ora~ 11 • li ricorre in Gb 22,26 e richiama aspe~ men z1on~t1 a~1che ne1
poce r m~n gia re .ª ..ª~ie~à fa _pa ~te delJ ~ be nedizioni (Lv 26,5), di cor i crico-isa ian i: la perfetta relaz1o ne-comumcaz1one con
m entre 1 11nposs1br11ta d1 saz1ars1 apparaene aUe maJediz1om (Lv D io («quando lo supplich erai egli t1 r ispo nder.h, G~ 2~,27; cfr.
26,26; M ie 6, 14). L'e ere azio e un segno della alvczza e dei h 58,9a).i'l, la liberazione (Gb 22 ,30) .e la buo na n usc1ta nel~a
vita (Gb 22,28). 11 aJ 37 co~lega_ po1_la comp1acenza nel S1-
gnore con l'appagam ent? dei de 1de n dei cuore (v. 4; c,..fr. Gb
22,28), col godime nto d1 una grande pace (v. 11 ; c_fr. Is :>7, 1 9~
"Cfr fa 13,21. 15.13. Ne 9,12. 19; S.177.21: 78.1-4.53. e J'eredità della ce r ra (v. 1 1; cfr. Is 57 '. l 3b); _m fine, in Is. 5~,2 s1
" ln h 4X, l li. per c<>prtmcre b guu.b d111111a. q ;idoper.mo t \crb1 l~ e':-, !)t 1rJtt.a parla dei deliziarsi nel banchetto (cfr. 11 m oa vo della saz1eta ga-
qut Jdl'.mo ulnfico loncomtume .ai m1r.1coloso ~tcnumento JurJntc ti vuggto ;11- ran tira da Dio in Is 58, 11), c he si accompagna alJ'alleanza pe r-
tr.ivi:r.o tcrrent Jrtdt
• Cfr. .llll hc Dr 11 . 1:?: ~;iJ 40.12, ccc.
petua con JH WH (v. 3).
• St cr.ma J1 un /,,11~1.1: /~1mt111111 nell.1 llE; 11 tarmne ê wton\ukrar\t m rd.111one
a un lu1lHo .mdo: quJlc()'l;I ili J11.1logo 1 nrrova nd .ti <l8. 7. Jo~c ti tem une :-n·Mi 111-
dica un luot;o dt~an.-.10 Jt nlx:llt cd e 111 conrr.mo con l'erec.ht.1 wJllWll clw i,to<l; d1 una
r•OAAt.t .tbbond.Jmc t hc IJ ru1vtgortS(C (v. 10): alm pas\t l~prunono lOlllCUt ~tmth . C:er
4 .1 1 nii rn, , ti wnm anknre dei dc\crro: h 5.13 :vr.i , 111 rd;monc alia foll.1 .11"\.1 d;ill.t \Ctc,
,, 18.4 mi. ti calorc dei sole. Per 11 lôSClll<I e SUIO propo\tO anchc llll ~tgn1fitJlO pt>'ttlM>
tn ltnca ton L.un 4,7. •h1.111co candi<lo•, ancs1ato 111 A4. Sy111111. 1hco<l. Pl~h. Vg.
" Cfr. i:;, l C.,M. 12: ~.il 78,25.29; 105,40, ci:c. •'• AJ concrario. l'emp10 non puô crov.m: l.i ~ua comp1Jccnza ncll'Onruporc:nic e
' Cfr. 1>1 <i.11. 8.1 O; 11.15. ccc. 11011
puõ conure sulb mpo~u d1v1113 ncl 1cmpo dcll.i wcmur.i, Gb 27 .9- 1O.

255
PARTE 2 CAPITOLO 4: Gu ESITI PROSPETTATI

2.2 Lo plenezzo dl vlto c.tce e primono difa~ una qualità di vira opposta ai quadro po i~
civo raffigurato ne l d1c;corso (w. 19-23); esse sono: la mancanza d1
li nuovo rappo rto di famiJi arici con J I IW H e concepico non gioia, la mo rte de i bambini 5 ' di pochi giorni, che muoiono forse
c~me qualco a di e te rio re ed effime ro, ma come una bcnedi- (it•r fam e (Lam 2, 19; 4,4), o sono vtttime dei combattime nti ( 1Sam
zione c hc pervade profondame nte la vita de i fede li e che si ma- 22, 19; 2Re 8, 12; 1 13,6; Ger 9,21; Lam 1,5; 2, 11 ; O 14,1; N a
njfesca come un tocaie rinnovame nro de lla persona e la diffu'iione J. t O) , la morte violenta dei vecchi che non possono portare a ~om­
dclla vicalità acquisica . pimenco i propri giorni (Dt 28,50; Gs 6,21 ; La1_n 2,21), la discru-
zione o J'occupazione ne1nica delle case e deUc Vlgne (De 28,30.39;
2.2. 1 Lo rlg enerazione Am 5, 11 ; Sof 1, 13), l'impossibiJici di godere deli' o pera delle pro-
prie mani , la vana fati ca e la gc ~erazioi:ic. pe r .'ª ~e rdi~one. Tutte
li rannova~ento. d~i me~bri dei po po lo di JHW H e rappre- quec;ce vencurc saranno dime nocace, a oe sara .d~me na caro cuno
sentaco dalTnco- lsa1a m re laz1one con la novici deU'evem o crea- cio che econtrario aJJa vica segnata dalJa be ncdmone.
tivo (Is 65, l 6 b- 18), pe r m ezzo delle m e cafore delJa luce (Is
58,8. 1Ob), dclJa guarigionc de lJa ferica (l'i 58,8) e dclla re caura- Anche negli aicri díscorsi si ricorre ad una serie. di ~nunagini
zione della vitalità (Is 58, 11: 66, 14). kgace aUa novità e ~l 'e uberanza. de lle rrasforma.z10 111, parago-
. ln 1 65, l 6 b;- 18_ I~ trasformazione della condizione dei popolo nabili con quelle delJ evento creaa vo: la luce che irro mpe com e
e e pressa con 1au ili o de i verbo x.,~. Tale rrasformazi one econdo !'aurora (Is 58,8), la guarig ione chc •rifiorisce• (h 58,8), la luce
1, 65, 16b, farà dime nti.care I~ ctrib? lazioni• antiche (nu:?i}(~;i n ~ti). che sorge era le re nebre e la trasforn~ azio ne d~ ll'oscurità nel
L_ogge~co deJ verbo •d1menacare• m Gb 11 , 16-17 e co ticuico dalle chiarore dei m ezzogiorno (Is 58,1Ob). i1 nuovo vigore ~eUe os a,.
disg~z1_e ~~.11); come cons_eguenza, la vica divenca piu luminosa dei la vitalità come di un giardino irrigaco e delle sorgena pe re nm
mengg10 Qa ~c:ssa esp_ress1one compare in Is 58, lOb) e le tenebre (Is 58, l 1). .
come un n:iatnno (cfr. il paragone con !'aurora utilizzato in Is 58,8). li rinnovamenco e presso co 11 la me tafora della luce appare 111
ln Is 54,4, mv~cc, ad .e. ere dimenticaci sarar1110 la vergogna e il di- Is 58,8 con le parole l lK .,najJ .11p~· e in Is 58, l_Ob con le parole
<?"º~ (n::-z n corre m.,.pa raIJelo. con il mtagma -i::r x',, come av- c •.,;i::;J 1n',ElKl ,.,,K 1ónJ n . La luce, con la ua 1~r~ e n za, rappre-
vtene m Is 65, l 6b-l 7) . 1n ma mera anal~. anche il so cantivo ~ enca la vicalità prorompences~ della nuova co11diz1o ne, ed evoca
allude_ ad una oibolazione fi liica e p ichic.i 1e, in Is 65, l 6 b, riguarda
p~pna meme uno tato, o una condizione di vica defi cit::1ria, e non
d1retcamcnte le cau e della disgraziasi. Lc •tribola:zioni» qui elcn-
.anchl· lc mlrt'Uezzc uuYtc tWl.t runmonc. A. GAtU>:-.llR, .. êcOJUmcc or Antbropo·
log1c~ Jumu:;". 21 '>. sO'iaent' chc a non ~-..-.en: nconbti ~no r pen ao, Jimosmndo
.,AI ronrr.mo. m Gcr 20, l 1 e 2J. ~li Li \'C'b"OWlJ ur:i perenne e nuJ dtmentat:.JU, m u
lhe mcnrrc rn Gl·r 44.2 1 11 nconlo tl1vmo Jc1 pcccao lu provoc.uo dC\";J\t.JZJOnc
Lirn -·" IJ ru~monc COllStfü• nrl tlirnenoc;ut" u gio1J Jelu r~u e dd ~Nto; tn J>m 3 1,7 delb tem. m Is (,5, 17 ~1 lu llO.l mu.u1onc conrr:ma po1chc D ro non ncordcr.i r pcc-
ç1 com1gli.:1 JIJ .:1n1;1rcgguro d1 lx•n: pa J1mcnoc.:u-c Li m1\CnJ e non ncord.ire la JX'll.I ' m t' La tem mm \Cm dcsolat..1. Tutuvu, 111 Ct•r -14.21 ri ~cno ê ~rhcrumente
u Cfr. I. '>WART - R . WAKI IV, ...,'11> .., f\'JD01TI: 117674. .
e
JllWI 1, ln I~ (15.16 mm t:oçi. • _ -, . .
'' l>cr W l AU, S<l1'!fí.~·Mmr f>ropl1mt. 136-137;J.D. W. WATT'>, lsaí.r/1 ) 4.r,r,, J46, ~ 1 " 1 ~uct:(:~1v1 tem c1tJt1 fanno ricor\O .11 pru ITcqucntc i,c,,, ; 111 I ~ 65.-0 1 troVJ m-
tr.mJ lllWl~ tlcl giu~w? Ô1\'1no e: .deite ~ue conçcb'llCllZl'. l::.J. Yt iu e•. TI1e l"J.•ok of /J4'· \'Cet 11 k~ t'flla e,,,
mlt, Ili, 51-. mectc m nl1~'VO 11 n fcnmcnro :Ub mun101w con~gucntc JJ peccJto m \.1 Cfr. ~136.lll: 56,14; Cb 33.2>1-30,cn.; Li mancan~ dcllJ lucc comndc mvccc
hr~clc. nd momento m cu1 \'Cngono rimoSS< lc 'ªu~ tlclb punrnonc. ~ompanr.inno co11 ogm svcnrur.i e, m ulom.a .anili\I. nm l.i monc: :iJ ni,.'ll.inlo. cfr Gb Ul.Sss.

256 257
PARTE 2 CAPITOLO 4: Gu ES!TI PROSPETTATI

gli evenci primari degli mizi dei creaco (Gn 1,3). ddla nascita di ln 1. 58,8, la rc caurazione dei fedeh e ancora a imilaca aJ-
un uomo•.(G b 3,~0) e della formazi~ne ~ un po polo libero (Ea l'immagine della cicatr!zzazi~ne ~ ~ma f~rita (no~~ i11i1~ irc.,x) 5'1.
13,21). L 11nmagme de lia luce e prime 111o lcrc prospcrità (Gb Anche in quesco ca o 1cccczwnalJta deli evenco 1 ma ru~esra nella
30 ,26) e gio ia (Sal 97, 11 ; Est 8 , 16). 13 rapidità e imprevcdibilità, come quella dei gcrmoglJ::ire deUa
.L'uso dei ve:bo l1pJ in 1 58,8 denota l'irro mpere miracoloso vira neUe piante (no~1'") e come 1a nov1
Sl , .ca' d e li a restauraz1.o ne e
e n generante d1 un evenro di al vezza, come nel ca o deUe acquc della sa1vczza annunciata in 1 42,9; 43, 19; 45,8. La sua proncezza
che caruriscono nel mezzo dei deserto (Is 35,6), o dalle fessure (;-.,:"!~) corrisponde alJ'incensicà de U'aspeccativa di liberazione an-
deUe ~cce (1 48,2 1). li paragone con la luce dell 'aurora, invecc, nunciaca nel ai 3 1.3. .
~nolinea la cercezza (O 6,3) e J'e tensione umvcrsale (GI 2.2) Un 'immagine analoga di rinnovamenco e rappre'>encaca anra-
di una nuova realcà chc inve ce ogni ambico. \'Cl"\O le locuzioni r'm~ TM::t:J ' in Is 58, 11 , e i11"'1Eln K70 c;,·n~S:J ,
. La ~dic~tà dei cambiam enco operaco dall 'evenco salvi6co e 111 1 66, 14. Lc «O a• 1 riferiscono all'i mera persona e alia sua vi-
ev1~enziaca m 1 58, I Ob actraverso l'opposizionc era luce (·nx)/mez- ralicà. cosi come nel caso di ~E>> in 1 58, 11 1' 1• La forma Hi dei verbo
zogiom o (o•i;i~) e cenebre (1cn)/o curità (;ii,cx)~ 5 : rucco ciõ che e r~ri 111 Is 58, 11 non ricorre aJcrove, tutcavia .il /} esprimc .in ~versi
tenebroso - oppre ionc, morce, terrore, timore, peccato 51' - verrà ca-.i la libernzio ne e la <;alvczza operace da D1 0 . Que to 1gmficaco
cocalmente trasformato daJ bagliore dclla luce~7 • Rispetto ai v. 8. Is ~i ::idana al contc~to ed evoca anche l'immagine di una vicalicà re-
58, I Ob segna inolrre il passaggio in crescendo dalla luce dell'aurora ncuica anraverso il nutrimento dispe n ~a co in terricori nei quali la
a queUa dei pieno giorn o, evidenzíando la completczza della tr.a- vit.i viene mcno: e come le cerre desertiche po~ono riacquistare la
formazione. toro energia. co i anche le o sa, residui di mo rte, po o no essere vi-
1 58. l Ob richiama anche Gb 1 l. J 7'1l'> che, nel concesco dei vv. ' 1ficace dall'intcrvento straordmario di Dio (cfr. Ez 37, 1- lS}ru.
13-20. pale a una srrena correlazione era l'operaco deU' uomo in
confo~i ci c~n il vole:e di Dio e la pienezza d1 vita che plende
come il ole d1 mezzogiorno. Quesco ne o conferma la rilevanza
evidenziata piu volte nc i discar i trico-i afani , delle celcc opera-' ~1 tr.m.1 propn;imc:nrc ili un;i prima mcmbr.ma ,hc fa nnurg111.m.· una fcm.;i;cfr.
tive dell 'uo mo ulJa qualicà deU'e ito che ne deriva. N el caso di c.n 8,22. ln Gcr ;\jl, 17 e: 33.C• \1 .1ncnn;a in t]m~w modo .1JIJ rl· wuru1onc: çhc:JllWll
dei verbo n1ni. [ /1) Opl'rcrj (ll'I' ti ~UO popolo, llll'llll'C H1 h 5R.R C11 risuh.110.
Is 58,8-9. e la pre enza delJ 'avverbio fK ad indica rc l'esito, ossia la
(\Ol.tSCllO
qu111Ji la condmnnt•, Jd \O~\.'lfO bc:ncfic1a10.
conseguenza logica, o l'apodosi, rispetco alie direcrivc comporta- '' Cfr. Cn 2.S.CJ: 1, S'l. IO: (1 l. l I, c:cc. Qul'~to vabo \ll'lll' wmunquc .1dopcr.110
mencali dei vv. 6-7. Jnd11: per b ...Uw1u l' 11 t:o111r1111cmo dei de<.tdcn dcll'uomo in .:?~Jm 23.S.
• C'fr.. Jd õ .• ti S.11'' cfovc \1 cJmbtJ u pronome (ll'l"WllJlc ·ui (v .3) con =l:: (v. 3)
t u1n ':l:l (V\'. 4 5) l'a J'.i.\\Ottu1011c tr.1 ·~·.La \'lLl l' b v1ul11.i Jcll'uomo: l·fr. Gb
~ 1'l. 21.23. S.i.1 '\ l , 11 , I0:?.111-t, l'CC. C'fr R..13. CHN 101 M. "cl, ... ,\ /DOTTé H6975:
• ='.;:f'. 1-WOT 1<173~
• Non<N;Jmc \l'llgõl propo~m d.11:01mdcr:ire b fomu / /1111 lmeJ con il \lWUfic:uo 1\í
\ L'oppo\lZIOllC lr.1 lucl' l' lcm:brc e~ .. 1101..1: t:fr Ch JA. Qo .:?.13. b 42, I (1: 59,9 e: CJ.il pie. p;rn. •Mm.in:•, •.:inn.1"1-. •C'iSC're ann.iLOe (df. Poh.), \1 1mu ~hl' 111 n=u11.1 d:Uc
" Lc: tem·bn: co1m• 1111111.l(tllll' J1 mortl': Gb 1li•.:?1. 17.13. J1 1nrorc: E7 3.2.lt Nellc rll nrn.."fllC ull' .wonc puõ Noe.'l'I.' n condona ai 5tgnorc: mcmrc ncllJ fomu Pi 111w11 e 11
11ulcd1Z10111 dclJ'alk-Jn7;i ll' ll'ncbn: çono .issocucc co11 1)ppn:\\101w, 'Poh:11ione e m;in- \l~'CUll l'SphtJIO u \tltnlllC~l. cont\.' .1vviene 111 1, 58.1 1 (cfr. 2Sam 22 •.20; SJI <>.S: 18.20;
rn12.1 tl1 J1u10 (l>t 2H ..:?IJ) Cfr..rnd1c l'ro 4,19:Gcr 23.12: ~ol l,l:l. l4J(: 50, l 5: 60.7: 1) 1.1 i;, 1118.7: 116,8; 119.153: 1411.2). lnoltn:. 2SJ111 2.2.20-21 riconducc
" l'cr~I v~rbo mi nrn l'l•\pn,·\\1onc •wlc JclLi wu~t1z1a e (tll.1rt(t101u.·• come oggctto, l.1 hbcr.111011c Jcll'uomo all.1 ~uJ j.,'IU'>tllla, un conccno llll"'º 111 nk...t1 anche m h 58.K.
cfr ~J 3,-0. 1cr Li \1111bologi.1 dl•ll.1 lucl' come ~l~\.'ZZ.I, cfr .111d1l' h IJ, I: 45.7-8. •• li lll">~O mi ll' •O"J• e 1'.1111b1tO dcfü lllOrtt;.' (- CVl<ll'llll' 111 lh\'Cf\l ll''itl:cfr.. JJ l'>.•
Cfr. C. WhlU{MANr-., /wMlr ./0·66.339. l\.1.111·'1.13: 2!)Jlll 21.12- 14. \.il td- 6: I~ JK.13: Ez <i.'l

258 259
PARTE 2 --------~- CAPtTOLO 4: Gu ESITI PROSPETTATI

2.2.2 L'esuberonte potenzo vitole n1a, incorporato nel Ou o di energia v1cal,e di Dio, dj~e~ca ca-
pace di condividerla come una c;orgcnce ~ acqua che 1 nnnova
Le immagini della nuova virafüà contlu iscono, m Is 58, t t 111cec;santemence nel u? gene~. o _do.na~~- .• .
neUa raffigurazione dei alvaá come un giardino irngaco e corn,; Nel loro msieme, le 1mmagm1 di vuahca e fecondica nevocano
una orgente d'acqua perenne. Encrambe le mecafore de cnvono la prome a :igli eunuchi dei primo d 1 corso (1 56,5), in contra-
l'e uberan~ ~eUa forza vicale e dimostrano che i cratta d1 una sto con il suo lamentarsi circa l'e erc come un albero ecco (v. 3),
nuova condtZJone concras egnata da una profonda crasformazione e 51 agganciano alie benedizion i dell'aUcanza in Lv 26,4-5; Dt
e
dell'c 1 renza. Qualcosa scaco facto non olo per i fedelt ma nd 28.+-5. 11-12.
fedcli.
L'uomo che divenra come un giardino irrigam (im p)64 il re- e 2.2.3 Lo rlgenerozlone e lo fecondltó d/ Gerusolemme
cipiente della forza vicale che sgorga dai Signore deUa vica'•5 tra-
lboccante di ogni bene (Ger 31, 12). Q uesta metafora richia~ la Alia fecondicà che scaturisce dalla rclazione riuscita con Dio
i o~1 rinnovaca (Is 51,3) e il giardino di Eden, ai quale veniva as- viene associara anche una Gerusalemme rinnovaca che euna col-
oc;oc1ata la va lle dei Giordano (Gn 13. t O). li «giardinoit ricorda lercivicà appartenence a JI 1w11.
ar~chc i giard!ri_i della crasgressione d} 1 65,3 e i giardini-luogbi e
La sua traordinar ia fertilicà raffiguraca in Is 66,7-8 come un
dr epoltura d1 Is 57,5 (2R e 21, 18)66; e dunque evidente che la vi- parco miracoloso espresso con. i ve~bi :"' (vv. 7 .8) e ~',o ~Hi, v. 7).
calicà dei giardino irrigara si concrappone netramente all'credid l) ignificaco di .. gener:irci., qu1 attnbu1co al verbo ~i,o, s1 desume
in m ezzo ai morá e cadaveri prospettata in Is 57 ,61' 7 • soprartucco dalla disposizione parallela c?n il verbo , i,,<•'*. L'asp~tto
La scconda metafora di Is 58, 11, con la orgente le cui acque positivo di quesra nascira e da coUeE?rs~ .con 1 65,23~ ~ove i.~ as-
non vengono meno ( ·o•o 1::lf=>''"Mi, 1 Zl( c•o tt~ 'll)), egna un cre- icura che il generare (,',•) non ar:i pm per la perdizi.one . La
cendo rispecco all'immagine dei giardino irrigaco: diventare cessa sfumacura po iciva e implicira neU'uso dei so ta~avo ~!= !ª
come una orgente d'acqua ignifica acquisire l'affinicà con JHWH. na cita dj un maschio e, econdo Ger 20, 15, fonte di una para-
oc;orgence d'acqua viva (Ger 2, 13), ossia sperimencare app1eno la colare gioia (r.ot>, cfr. noj, "'l e :r;i in Is 66, 1O). . . .
alvezza'.lj e crasformarsi in fonte di salvezza (1 12,3). II fedele, in- li parco di ion-Gerusal~mme (Is 66,8 ..1O) si_ nallaccrn alfa
fatci, non si limita ad e ere un semplice recipiente della vnalid nuova creazione annunciaca tn Is 65, l 8: la cura, n nnovaca arcra-
ve~o l'azione crearrice di Dio, vicne ora prodigiosamenre ripo-
polaca. ln Is 66,20 Geru alemme vie~e ~denti~ca~a col •monte
anco di Dioi.: e li chc JI 1w11 condurra gh tramen {Is 56,7) e le
... Li radm.· :-·i m :lu.im.i quclb d1 ~;mcci (~:'!') menziorut.1 ncl \Clondo suco di la nazioni, per raccogliere curti nella ua casa. E no_n ~orne o p~ri_.
511, 11 (cmr.imbt.- lc r.id1" ri corrono. .ld cs., m Ccr 31.14; 46.10; Lim 3.15).
0
C'fr. al 36. IO: 1 bcndic1Jn 'º"ºcoloro chc ~j nfiig1ano (ncn. rfr I\ 57.1 Jh) al-
ma come abiranti legicámi pcrc hé qucl luogo cosotu1Sce l'ered1ca
rombr.i dcllc ali d1 D10.S1 mebmno (:m. QJI) dellc n cchczze dcfü SU.l (.1'3 e \1 d1•- promessa a cutri coloro c he adcriscono ai Signore (1 57, 1_3); ed
r;.1110 .ai torrente dclle sue ddizic. eli che non si farn piu alcun maJe (ls 65,25). La coerenza d1 que-
"'' Cfr. W. l lou~nlN. f>11ri1y mui M111101/1eis111, 166s.
• ln I~ 1,.30 l;i mala~onc dr1 tr.isgn.'S)on ê r.iffigul':lt.l ;mravc"o IJ mctJfor.i J1 un
g1.tnhno privo d.1 .icquJ.
.. Neil' opera 1}.lfanJ ~1 ncorre p1u volte alrin1111agint- ddl'acquJ. chc 1>10 fa ..c.t ru- ' ln I\ 34.15 b fom1~ Pi dclb mhcc o':-:l \i rifcn~c .11lJ dcpos1tione ddle uov.i.
rire m tcrn:m brulh. per 111d1c.1n: 11 tcmpo ddl.t r~:suur.monc: cfr . ade~ .. h J2.15-16; ~ccondo ti \IWllÍICUO p1u (OlllllllC JcJ \CfOO e~:l, re!Jll\'O .i Ull:I fornu di hbern-
.35,5-7. 41.17- 111. 43.20: 44 ..3-4; 48.21 : 49. IO. z1om:. cfr. h 31,5 (H1) e Is 46.4 (Pi).

260 261
PARTE 2
CAPITOLO 4: Gu ESITI PROSPETTATI

~co ~o t?P<:>logico che attr:Jversa i discor i ermette d ..


tare l figh cfj Gerusalemme (ls 66 8) come [gu . J i. lnterpre,. (orl ; P1) menzionara in Is 66, 13: GerusaJemme puõ dispensare
deli d'IsraeJe e di tutti coloro che . di . ra me uswa dei~ consolazioni perché iJ Signore stesso e la orgente delta ua con-
adcsione ai Signorc. si sunguono per la sincera sol<1zione. Questa coincide con la saJvezza e con i uoi frutti
L'immag ine di GcrusaJemn d di . . . (cfr. Is 12,1;40,1 ; 49,13; 51,3.12;52,9;Ger 3 1, l3;Zc 1,17) dei
trova in Is 49 19-2211 e 54 1 3,~i ma re. numeros1 figl1 si ri- quaJj ci si puõ nutrire ed es ere saziati (ZJ:::iw) 74 • e nel caso di Is
.'
66 ,7. - 8 sottoJrnea · - • ma, rispetto a quesc· ·
!'aspecto de U'universalità e 1 d . . t res~. ~ 58.1 1 la nu trizione a sazierà implicava principalmente il conte-
nana.• evocate anche nel quadro deU . a con i_z1one o:1gi- sco dei cammino verso la comunion e sorto la guida djvina, ora
scors1 precedenci. l n primo luogo i 6 / nu ova creaz!one de1 eli- la ~ ce ssa inunagine esprime piutcosto la sazietà raggiunca alia
di JHWH» e non solo di Israele i'n s;c~1~d:o lmembr:i dei «popoJo 111 êca, cioê la pienezza dclla co m unione nel luogo comu ne, di
trapposizione con l'impronca d~lorosa deJ pau~g~, m °.ftta con- Dia e dei uo popolo.
~Gn 3, 16), il corso naruraJe delfa cstazi • ~ o opo ' peccato Anche la •gloriai> di Gerusalemme ê offerta ai suo i figli per
tl parto avviene prima dei tr:Jvaglfo e 1·nonc .v1len~ ora sc(oavolto: e<;scm ! succhiata e guscata (>ll1). La , :::i:::>, analogam ente aJ prece-
u n soo JStante Is 66,8). dente cico, e queUa di JHWH - la maestà, potenza e splendore
AI parto miracoloso, il testo fa scguire l:i metafora d 1 . della sua presenza e deUa sua regalicà - c be ricolma la C ictà in
mento e deUa c~ra dei neonaco (Is 66, l l.1 2b). e nucr1- modo ta1e che essa ne divenca portatrice e dispensarrice75. Si trarta,
f n Is 66, 11 1 verbi PJ' e f:!.:~ ad . . . dunque, di un ulteriore passo rispetto aJJ'accoglienza nella e daJJa
materno (, !D l't7J) ' operao m rclaz1one aJ seno gloria di Dio a11nunciaca in Is 58,8. U verbo ll!J determina il col-
del parro: Ge~usal;n':~t~i~~~n~~'l conrinuicà con la meca fora legam enco di Is 66, 11 con Is 58, 14: J'aver trovato deliz:ia nel Si-
dei J [J gu raca come madre e nutri gnore eiJ presupposro della nutrizione e dei godimento dei quaJe
popo º· verbo ?J' r icorre anche in Js 60 16 . J d ºffice
rcn za fondamentaJe ' b · • • ma a 1 e- ora Gerusalemme e diventata erogatrice; il deliziarsi in Dio per-
latce delle naz . . e e e ~ n _que! testo e la città a succhiare il mette di as apo rare appieno la sua gloria.
l s 66 11 , e' io n1Je a nucrus1 alie mammelle dei re, mentre in
. ' e erusa emme src sa cbe d . 1n fs 66, 12b viene pro penaco il quadro in cui i figli verranno
6gl1. li nutrimento ecostiruito d
· [.
n'
com e ma, ~e. ~urre 1 suoi
a e sue conso az10 111 e daJJ
porcaci sul 6anco76 e vezzeggiat:i, cuUacin suUe ginocchia come
g1o ria. e «con o lazion i11 (cinm) . h º ' . . a sua
ric ia man o J az1one dr JI IWH
e
' Li rcalcl pomiva ~preSSJ piu volte 111 tcnmm d1 nu trimento anche 11e1 d1-
"·or~1 pn:ccdcnci: I ~ 58, 11 . 14; 65, 13.2 1.22. Per il verbo ii:i~. cfr. ln particol~re I~ 58. 11 .
. '' Anrhc 111 quesco ccsco s1 fa nfer1111cmo a S1on (v 1-1) . '\ Cfr.• ad cs.. Zc 2,9. li movimento e dunquc comrario a qucllo dj Is 61,6 dovc lc
d1n-11J invccc alfa 0••cncrazion" p 1 ~ 1 1 . . . Non " an·cnnJ m ma111cn ril:chc:nl' dcllc n.luom co~úruiscono 11 nurrimcnto d'hr:1clc: qui invecc la •gloria• ;,. .1
• • • 01c 1c
LJCccruo \iene posto rnl numero cl '\':lto d . li a ocuz1onc ·':-,S,· '::> ddº
- a ic:i a un J 1tro .m.ame. J1sposizio11c d1 rum i figli Jdla Gerus.1lcmmc nuova (v. l 2b). Per l:i m:111ifcscmone e
zm ~1c divcnci troppo a11g1mo (vv. ~9~20). c1 1gl1 sopr.mutto 111 mpporro con lo 'ipa- 11 ricono~c11ncnto umwnJle dalb gloria di Dio; cfr. Nm 1-1,21 ; Is -10.5; Ab 2, 14.
. Gcrusalcm111c v1cne C\'OCa~ qw come s d . . '• Un;i símile i1111mginc \'Ícnc applic.ira in Nm 11.12 J Mo~ il qu;ilc dovrebbc nu-
nur:icoloso cli una ncnJe chl' no h . pou ' 11 f\\ t r. S1 meu e m nl1cvo LI p.arco mre e portare ai peno il popolo c()me (e fo ~e d! hu concepno e partorilo. Quesca 1111~
"- • 11 J 111a1 gcncmto e 1 h
C •T. I, Mi, 7), e la molorudinc dcll' J d ' '~n J ~r1111cnuto lc doghc ~; 111Jg111e ê nferita anche .i JHWI 1: in Dt 1.3 1 cgli poru braelc Jtcrnvcrso 11 dewno come
T. u l\CCrl Cll:Z.OI, Jlll::\S;I Ili CO 11 ( 1
1nsul11c1cmc.
" li come avvienc 10 Is 49 .1
,,_
7 _ _
.,
11
ronro con o ~paz10 ormm un paJrc chc porei 11 proprio figho; in DL 32, l I. come un'aqutla 111Clnta chc.- porta 1
~1grnfic;i1c> d1 que.to ha/hL\. in quanto tcrnunc r1li• 1 suo1 p1ccoh; in Is -10, l I, come un pa~torc chc porra ai perco gli agnclhni; 111 Is -16,3--1
nc:waco d.llfa dispo~monc pamllcl.a _... b , cnco J 'ic110 materno, vienc D10 porta il \uo popolo lin d.li b'l'Cmbo marcmo e lo far.i fino alia wcchiaia come rea-
IJ'b/ · 111 çon "" e 111 JSC ;ill accad1c:o ·r- ·fi 11 I'
' ira apa.v J..r:i.r,1111cna 111 tlll' f.i.,/ 1 {-'kk .
1 • - ·"·e r. · "·Cor1CN. h:rzaz1onc ddu ~lvé'a.i (o'°. Pi; 1·fr. lo ~w< o verbo m Ml.7): in h 63.'J q dice che JllWll
• •' I!_ "' 11t111111 1111d 1 :11<1nt1r. -!(>
ha portato 11 suo popolo dummc tum i g1or111 dei pa~~ato.

262
263
C.\rtlOLO 4: G u ESITI PROSPETIATI
PARTE 2

b_c ncficiari deUa cura m aterna (cfr. 2R e 4,20) e della consola.. crunenco, la cura, ma alio i;ce<;SO ccml?o il r icono cime~to de~ ~glj
z1onc (cfr. al 94, l 9; ;;;;:1 11 Pilp). Quesco atteggiamento, tuttavia_ da lei nati , conc:ribuiscono alla creaz1one dello scenan o famili~r~.
puõ ra~pre encare 9ualcosa dj piu della cenerezza e aUudere aJ ri.. nel quale i inserisce, in manie ra_de~ rutco n~t~r:Je, la conruV1-
cono c_1mcnt~ uffic1ale.de1 fi glio attraverso J'arco di accoglimento ione delta cessa abicazione e, qu md1, la cond1v_i 1one della quo-
~ ulle grn occ h1a~ come m .c n 50,23 e Gb 3, 12. i manifesta cosi cidlarucà, garancita ora aj salvau com e una realca permane nte.
un r:ano pccultare dei Tmo-Isaia, che m en e in r il icvo la legitti-
maZJone come veri 6gli di tutti coloro che fin ora non appartc-
nevano alia famiglia dei popolo di JHW H711 • 2.3 Lo plenezzo nella terra
econdo 1 66, l 3b, all'azione con olac:rice di JHW H (Is 57 18·
66, 13a) 7'1 cor rispo nde lo scaco dei figli, espresso con i ter~ni La felicicà o la bearicudine dell'uomo no n puõ essere piena se
"~mn c:C,dii':::I . _li facto chc la consolario ne/salvezza venga effetti- la rra for mazione no n coinvolge anche il suo ambie nte vicale.
~ mence spen_me ntara (cm, Pu) a Gerusalemme, m etce in risalto
11 ruolo centnpeco dcUa città santa e ciõ a causa della scelca di- 2.3.1 li possesso dei/o terra
vina di scabilirvi la sua dimora. Si viene consolati e i spcrimenta
la potenza delta salvezza djvina sul suo monte santo (Is 56,7; Uno dei benefi ci che decerminano la fcli cità dei popolo e il
57, 13: 65,25; 66,2~). n ~ll~ ua casa (Is 56,5.7.8). 0i conscguenza, po esso della terra, c he ne coscit~isce la .dimora .ed e ~ranzia
ancora una volta 1 d uan sce che lo stato di saJwzza vicnc con- deU.a sua sussistenza. Q uesto bene v1enc ass1curato ai fedel1 ll1 m.a-
cepico in termini relazionaJi, come coabicazione, coe istenza in nicra esplícita in Is 57, 13b e 65,9 . .
un solo luogo1<11• Già il ri.corso alla mecafora materna con il nu- ln Is 57 l 3b i verbi ',m e d;• i riferi cono a1 possedunento della
cc:rra, pro~essa ai padri e clonara com e egno di alleanza ai popolo
clett0111 • Qui l'oggecco del po ~?e f-.K e 'd"i?•:i: li ~monte santo•
Wcondo h 49.22 rono 1m"1:Cc lc nu1om che en-poruno• 1 figli e le tighe d1 Geru\il- dj JHWH ricruama Is 56,7 ed equivale alia •casa ~ 010• (v. 5) e alla
lemme suUe \p;ille. li mt.lgn~ -s·':;, ncorrc m Is 60,4, accompJ~'luto WI \erbo pa •Casa ru prcghiera per cutti Í popofi•. (v. 7b). 1:-3 VtSuaJe d~ po ess?
(S1), 111 nfcramento ad un';ituntc mdc1em1mato: non ê ch1;aro se ~no le nu1om ~ n- ,·iene dunque ampliara, come nel dtScorso di apercura, ~ 1:"c~ude 11
porun: 1 membn dell'l racle, o se 1 tigla e lc tighc di GcruQJcmmc st.1nno mvctc a~- seno geografico deU'escension~ te~ritoriale e ~ enso spmcuáJe del
1;.'lllficJrc .lJlChc lt• nn10111 rncllZlon;ate ncl veneno prt"ccdcmc. Turi;av1J.1'~urit.i chc
awol1;.rc le n.mom nel v. :?. lo ~to ~n'llc degh <rr.uuen e deite nn1om p~entJto ne1 luogo di comunione e co1~1umc~1one .c?n f?10. . . i<?

""· 111.12 16 e 1 1101111 d1v11u dwramclltc nfcno ai popolo d' hnclc (11 SJmo d' l~m~lc, ln Is 65,9 si assicura agb elem 1 ered1ca dei mono dei S1gnore •
"" 9 14, 11 Potente dJ C1Jcobbe. v. Hl) compromenono scm1b1Lmente qul'\t'ulrnna m-
11
d sociabili con le •alture dei paese11 e •l'ererucà di Giacobbe men-
1crprctn1onc. h 60,4 nnunc qu111d1 piutto)to in hne;a con 1\ 49.2:k zionate in Is 58, 14, e delta lo ro abirazione (pd; cfr. in Is 58, 12
Lo \tc-.so verbo Pll: li (Pilp. mcnm.- m Is 66.12 Po/p) dc..cnvc 11 ~1oco d1 un bt- ~0·11·'). Jnolcre, in Is 65, 1Osono nominate le pianure di Sharon e
IJntc n1lb buc.1 dcll'.isp1Jc.
ln Gn 48,9 12, moltre, l'accogl1enu ~ulle gmocch1a ~1 acco111p.1~nJ all'd.irg1110-
rw dcllJ bencdmonc e i add1cc bcne .mchc ai •popolo d1 JI 1w1 I•, IJ pmle bcncdetu
dd 1~non: (m:r ·:: i:: ,-ir, h ClS,23). Cfr W.C Wt u IAM'>. ··,-i:i". f\'lf)()ITJ• l l 13H4
.., Cfr. p.mc 11 , c.1p. 1, S 2. 1. 1, pp. 143<~. tl1<.' mie ofl.hc book ofh:u:ih to cak<.' the \,1lv.iuon lmtory buund up w11h the original
,., D1fom. mrn \0 110 né li vJlorc politko di Gcru~lernmc, né l'ub1r;i11onc dei tcm- choice ofJcm~lcrn :md to 1urn 1t imo a 111:1gmtil<.'nt ro11,cpc of popul.ucd cicy of GoJ•.
• 1 C&.. ad cs .. Es 32, 13 Cml); Dt l.lt21: 4.3K (1:n•)
p10 dei ít'\10, que t0 11011 C ma1 1101lllll.1f0 llCI dl~ONI d lVllll - c:he Cthlllll l)C0110
~1 ln h 14 25 11 ~111~gn1J ., m1e1 monu• e dl\(10\tO m parallclo con •llll<I tcr r:i•.
il Pl'.nto d1 ronllu('llZJ, ma 1.1 rdazaone mlllna con D10. Ê pt•rrrn<"me m qut~to conte-
"º 1(l'~en'Olnonc d1 W.J. DUMlllU'l 1. "Thc Purpo\C of thc 13ook of1<;.1 1.1h". 1214; •1t w~' ~· Enmmbi 1"crb1 ::11' e 1:o:i ncormno rn 1m·allclo 111 1 l K.3; Ger 49.31. 2Cr (1. 1-2.

265
264
PARTE 2 CAPITOLO 4: Gu ESm PROSPETTAll

~ Acor che, .complecan?o gli es~emi suU'ac;c;e vercicale (montj. runio ne pcrferca con Dio e diventando • orgente d'acqua •
p1anure). e onzz~nrale .~ Ovest e 1 E.st. in corrispondenza alia Ioro (58. 11) - e capace di fa r ricomare la vi ta dovc essa e venuta a
collocaztonc), circo cn~on? la cotaltta .dei pa~se garanti ta ai sefYi. 111 ancare. Que ta divcr a prospeniva si riscomra an~he in Is 60, 1~·
Ora, s.e~ondo .t~ profezta dt Ez 36, 12 t montt aranno ripopolati dove ono gli stranicri a rico truire le mura e a d1ventare erv1-
e pre t m ered1ta (ah• e ;ii,m) dal popolo d'l<1raclc, mentre secondo cori. Non e co i nei discorsi divini dei Trito- 1 aia: in e si g!j st:ra-
1 65,9 quesco territorio apparcerrà ai servi di JI IWH , ai suoi eletti. nieri fanno pane dei popolo del Signore a pieno dirirto.

2.3.2 Lo ricostruzlone e li pleno godlmento dei fruttl de/lo terra L'annuncio della nuova realtà in cermim di eredità e di po -
C"'iº della cerra (1 57, 13; 58, 12; 65,9) raggtunge i1 suo compi-
Con. il dono deUa cerra i rende po c;ibile la rico rruzione delle ntcnco in una t:ranquilla e cabile vica <1edentaria e ncUa pratica
~ue rovme. La n coc;cruzioneH-4, menzionaca in 1 58, 12 (:i:lin)"S.a dcUa pascorizia. La prima ecaracterizzaca dalla e.o cr.uzione e da~­
ti segno deUa salvczza, deUa rescaurazionc dei popolo e della sua l'abirazione deite case (Is 65,21 a.22a), daUa colovaz.tone delle v1-
t~rra. Q~e to aspecto si collcga con l'immagine dei giardino ir- gnc e dalla raccolta dei )oro frucci (Is 65,21 b.22b). dai godim.enco
n gato di Is. 58, 1 1 perché nel momento in cui le rovine deJ paese dt'i prodotti dei proprio bvoro (Is 65,22d-23a); la seconda e ga-
vengono n cmtru1tc (Ez 36, 10.33), e o divcnterà come iJ giar- rancica dalJ 'abbondanza delle greggi (Is 65, 10).
dino dell'Eden (Ez 36,35; Is 51 ,3) e arà caracterizzato dai be- La costruZJone e l'abicazione delle case de crive, in Dt 8, 12, la o;i-
nessere (Is 49 ,8- 1O) e da lia st:raordinaria fe condità degli uomini ruaztone ucces iva alia conquista deUa cerra. L'abitare le case e il
e degli animali (Ez 36, 11 .37; Is 49, 19-2 l). p1ancare le vigne indicano una condizione di vita c~e i opp?ne alta
La peculiarità dell 'annuncio rrito- i aiano riguarda iJ soggeno pcregrinazione octo le tende (Ger 35,7.9) e che s1 canmenzza per
d~U'azion~: mcnrre in I~ 44,26; 5 1 ,~; 52,9 la rico rruzione ê opera il -.oggiomo cab1le nella cerra (Gcr 29,5.28). ln 1 65,2 1 ~.22a, .aJ~
dt JHWH, m Is 58, l 2 st rrana dell operato dt ch i - raggiunta l'azione crearrice di Dio si aggiunge dunque lo sforzo degli uonrn11,
i quali poc;sono co i concribuire all'organizzazione e alto sviluppo dei
mondo crearo. La rcalizzazione picna e indisturbata dcU'operosità
umana e scgno delta bcnedizione divina e dei riscabilimento dcUa
"' Cfr. Is 44,26: 49, l IJ; 51.3. Per quamo rigu.ird.i l \~prl~\1onc •rialz;ire le fonda-
mL·nu•. 11 verbo c iy .ulopl·ra10 m 1\ 44.26 conccmc IJ nl·d1lku1om· dj Gerus.alc:mme; comunione dopo la crisi (Ez 28,26; Am 9, 14). AI contrario, l'im-
111 Is 49,8. 11 nJlz;imcnio dei pac:,c: 111 h 61 A.1 luoW11 dl·~olJn e k C'itt.i dC1olatc cb ~ posc;ibilità a goderc dei frurri dei proprio operato fa parte della ma-
neranom. li tcrnunc •fondunenw• puô nfcnrs1 ;il!J p1crr.i J11gol.1re (Cer 51.:?6: b lcdizione (De 28,30) e delta punizione (Am 5, I; of 1, 13).
:?8, 16). o allc fond.uncnt.1 dcfü cau dei ignore (2Cr 8.1 <•). 1 65,22d-23a conciene una since i ci rca ti succe o deU'ope-
' Nd~·1...,prt.~\1011c: o -n ~., ~1::! ::~ m:..., ,~ u: •. l.a fornu Q.il 3mpl. dd
verbo :i~ e: d:i C'(Ul\IÚcrJl"il uno J"'Clldo-pa~s1\"o (W-0 S4 .4 .2: 22 7a), d1 con~l'\Jenza,
rato dei fedeli. L'espre ione «u ufruiranno dell'opera dell~ Ior:o
l'emcncbmcmo 111 ,, ., o 1'11 (l.i íornu pm1v.a r1n1rn· ncll.i LXX e Vg) non i: necnsa- mani1t richiama Qo 2,4 dove ;i!:IJ:Jo compendia una ene d1 am-
na;.la pn:posmonc j'::l v1cnc ulvolu m1crpretau come .l;i w.i gc:mc•. o •• nio1 fi(di•, vtci dell'uomo, era lc quali, la coscruzione dclle case e la colciva-
noc •(qucl11) d.a cc•: oppurc:.111 rnnnnmcl con Li LXX. ~u ê com1dcrau come u!lüso z1one deite vignc. ln l'I 65,22d i fa riferimenro alto scesso ripo di
p<l"~IVO nspetto .il ~ht.1nnvo e: rradott:1 con l'C'\pre~~mnc •lc tuc: mvmc•; o ancora, opero ità, della qualc porranno usufruire ( C,:l') gli eletri di JHWI 1"".
\eguc~do fa tradu11011l' •111 te- ddl.i Vg. lc ~• atmbmscc il ~1g111fü:ato dt •graz.1c a te•. La
prcpo~1z1onc: iQ. r.uuav1;1, pu<) avcre ;mchc valore rau ...1lc:. o d1 auwm.l (W-0 § 1t.2. 1lc):
ncl pnmo caso, l 1.'\pl'(•~~1011e 111 quc,uonc andrebbc crJdotlJ •,1 c.1uu d1 tc:/in rclaz101U'
J. te ~1 ncd1ficher.io e. nd 'ienmdo. •d.t te ~r.111110 ricm1ru1tc•, 111 nfcruncnro qu111d1 al- li \rerbo :i'::: ncorn-. con un ~1gmfic:;ito füllllc:. 111 Gb 21, 13 dove. ru1uv12, 11 <uo
i .iuwre. come nd ~c1.ondo ~nro. ~l'rtO ê comcuuo U.l uwu formJ d1 sun:~><> dei 111.11\-Jg1 (""'· 7u.).

266 267
PA~TE2 _ _ CAPITOLO 4: Gu ESITI PROSPElTAll

yrà comiderato come po to s~no iJ ~gno della ~aled_izione ~.


11
AI conrrario,
. .la. vana li
fuáca nel eminare dei seme chc arà d IV()..
rato d~1 . n e ~11 c1 e ne_ .avoro che non porta frun:i, fa parte dellc Que ca rifless1one ha un senso 1perbohc? ~ mene m ev1denza 11
maled1z1onr present1 tn Lv 26. 16.20. ln maniera analoga Gb onera to era la vita egnata daUa benediz1one e quella egna~.
20: 18 afferma chc 1' em pio dovrà re ti cu ire iJ fruno della p~pria ~nvcce, dalla maledizione, richiamando Is 65, l 5-16.23c. lnolrre, m
faaca enza P.º~erne perso~almentc godcrc. h 65.22c i affcrma indirectamente che la persona che non rag-
1:-3 fecond1tã dei uo lo ~ completata daJJa fecondfrà degli ani- giunge l'ecà 1~1inima non ~pparcien~ ai «mt? _POpolo• e, per que-
ma11 (!s _65, 1O). che gara nasce la prosperità della vi ta basa ta sulla ~ca ragione, nmane otto 11 segno d1 maled_m one.•
p~corizia. Tutta la c~rra, qual~. descri~ta in Is 65, 9, sarà piena di be- ln 1 65,22c la longevità dei popolo d1 J HW H e espres ~ p~r
s~am.e gros o e mmuco; un 1mmag111e che capovoJge quanto si duc voice attraverso il sostanâvo oi\ lo scesso chc ne! v. 20 mdi-
dice 111 Is 33,9, dove l_a ~aJJe di S~aron .e rapp.re entata come un cJva i giorni dei bambini e dei vecchi, i poLi e. cre~u _della coca-
de erto. Un. quadro s11mle a Is 6:>, lO e cracc1aco da Ger 33 12 htà della popolazione. L'arco d1 vica dei popolo e ass1m1~ato, come
che .a n~unc1a la ti:asform~zi~ne di ci:tà. e luoghi desolaá in pa: 111 Gb 14,7-9, aJl'età degli alberi: nonoscance a quesn vengano
scoli , dimore per 1 pasto ra e 111 luogh1 di ripo o per le greggt. colti det rami, ~puncano empre nuovi germogli e, anche quando
siJno apparentemence ecchi, rinvigorisc?º ? alJa. prcsenza_del-
2.3.311 complmento Individuo/e e generozíonale J'acqua"'1. Cosi perdureranno no n ? I? 1 mgoh m~m~n , ma
anc he cutto il popo lo che, nel sussegu1rs1dclle gcner:mo n...' , man~
La P.ienezza di vica per il popolo fedele ignifica che i uoi uene la ua vitalicà e il suo vigore. ln quesco. enso 1 . 6:>,22c s1
memb~1 P? . ono. portare a compimemo i giorni delle loro esi- pone in contrasto co) lamento dell'eun.uco, rtporta~o m Is 5.6.3,
stenze mdJV1duaJ1 e avere la icurezza dei suo permanere come di essere come un albero secco. Anche m 1 66,22 s1 annunCLa la
popolo ~nraverso le generazioni furure. Questa cemacica e svi- <;ussiscenza (,011) dclla dj cendenza dei fedeli e dei !oro no me (cfr.
lup~~ca 1~ ~ 65.~0.22.23 in cermini di sicurezza di vita e di lon- (<; 56,5; 65, t Sb), in contrappo izione alJa morte e al~a dec?~1po-
gev:ica dei su~golt (v. 20) e dei popolo (v. 22c); una inte i tematica tzione descrirte nel v. 24. La stabilicà della sorte dei fe~~I! e raf-
ai nguardo 1 trova ai v. 23b. figurata que ca volta tramice il paragone con la sta~1Lita della
Secondo Is 65,~0 la lo ngevità non verrà piu impedita dalla nuova terra e dei ciel.i nuovi della quale JI IWH cesso ~ ga~nce.
mort~ prem.arura d1 ne uno, dai piu piccoli ai piu vecchi L'assi- La tematica della vital ità trova in Is 65,23b una s111te 1 nella
curaz1one. dJ pocer cc:>mpletar~ .il numero dei propri giorni, enza promes a che non i gene~erà piu per ~C,;i:i~ «terrore improVVl o_•.
che que .ª ~engano mterrom 111 maniera violenta e con traria al 1<Spavenco•<>1. Que to senamento va d1 p:m passo con la maJed1-
v?}er~ d1 D~~· ra parce de.IJ~ bcne~izi o~e .di_vi ~a . in Es 23,26. 11 zio ne (Lv 26, 16) e con la pu.niz!or~e (Sal _78,33; ~er 15,8), e n?n
p~u gtova~e • si dice, monra a cem anm , c1oe s1 ri to rna alJ 'ideale co rrisponde alia nuova rcalta, d1 v1ta e dt comumo ne, venuras1 a
d1 lunga V1ta degli antichi . Chi non raggiunge quell 'età minimalill crearc rra Dio e il uo popolo.

: L:Jrw.:olo e w cons1Jeram come egno dei supcrlJO\'O. .. ';?': pcrlJ forma P11. cfr. Gb 24. UI: Sal 37.22. Cfr....,~ ... HALOT8396.
Lt-i.p~1011e 1toir;:1 md1c;i la ~fonurur.i dei mancarc 11 bcNglio, Sl'Opo. ~~pcet;i­ •• L'um1u~ine dcll\tlbcro od Sal 1.3 5en.~ :i cspnmcre lo \t:ICO J1 be:mrudrnc (~'l!K. v.
m-c. dd verbo ~r . cfr. Cb 5,24; Pro 19.2 lowce A. GAM.Or.;ffi " l~uh 65 20" 95 1). u filo~ .lllilunci;ato ncl dio,(;Ol'50 eh aperrura m I~ 5<1.2. ~o Ger 17.Muru sim1~t' mc-
rnnOKc Gb 2-1.1K c?mt- allusiooc chc ÍJ m ocm c •li g10\'Jne- ~ • 11pecc.u~rc• '(K~:.~} i.1fora .ubon..':l nproducc la sorte d1 chi e,,.,: (cfr ll ..-ollcmviu UCI m.T '::i"l"U IO h (,::>,23c).
chc muo1ono a cem anm. ~• C fr "i,:i:". T ll 'OT207

268 269
PARTE 2 CAPITOLO 4: Gu ESITI PROSPrnATl

2.3.4 Lo poce porodisloco Anche la menzione dei serpente, che i ciberà di polvere (cfr.
Gn 3.14), evoca la fase intcrmedia tra l'arm onia originale ~ 1~ di-
La vira_neU:i rcaltà rinnov:ita sarà contraddio;tint:t dalla convi- ·rruzione nel diluvio. L:t cre:nura marchiaca dalla maled1ztone
venza pac1fic:t sul monte s:into di JHWH. nemmeno ora viene annientata e sembra funge re d:t figura di co-
e
Quest:t co11dizio.ne idcaJe che Ja pace, in Is 65,25'12 presentara e loro che non appartengono ai servi dei ignore e ai c;uo popolo
am:a~erso un ~ e111p10 O:tco daJ mondo anirnale: o;pecic abiruaJmenrc (cfr. ls 65, l S:i). , .
osrili o~ coesmeranno m m:tniera pacifica.Tale quadro evoca la pro- Nel Sal 72,9; 1 49,23 e Mie 7,17 (dovc dnJ e 111enzionato
m~ di 1~ 56,7~ ~econdo la quale turti - i dispersi d'lsraele,gil eu- esplicirame nce)'H l'immagine dei lambire l:t polvere evoc.a la c'?n~
nuc~ e gli scram~n - ~b~andonare le inimicizie e lc incompacibiliti dizione di onomi ione: nei prinú due ca i, e pressa dai verb1 d1
sronc~e, ~ulruali e oc1ali, verranno raccolci sul monte santo, nella prosrrazionc (~~. cfr. anche Is 65, 12, e ;nn/ nnd) e, in Mie 7, J 7,
casa d1 D~o, nclla .c~ ~i prc~hiera. Per quesra ragione non e op- come timore e rremore (, nD e Ki'). ln tal sen o anche Is 65,25
poi:uno n~ercai: .' 1gruficana/ metaforizzanti preci i dei singoli ani- 1.:voca la subordinaz1one di ogni orca di male e dei suoi e ecu-
maJJ menztonaa m Is 65,25, che non si prestano dei re co ad una cori, che si avrà nella nuova creazione. La forza espressiva di ls
d~codific~onc .u.nivoca"~· Si .annunci:t piuttosto una convivenza pa- 65 .25 risiede nello stravolgimento dell 'an nu ncio di Is 49,23, se-
ct6ca. negli a_n1bm egnao ab1cuaJmenre da un profondo conllitto. c:ondo il quale sarcbbcro gli stranieri, con i loro re e le loro prin-
L'1m_magm~ dei t~rnpi paradisiaci nel mondo ani male evoca b npesse, a rimancre nello st:tto ervile rispeno ai membri di lsraele.
C?mum?ne pn .mord1ale fra Dio e gli uomini e degli uomini tra Per il Trico- lsaia, invece, anche gli stranieri possono fa r parte, a
dt loro, m cornspondenza col disegno originario. Non a caso iJ pari dirino, dei popol~ di pIWH e solo chi ~ plicicam ente rin~ n­
ve~bo nr >:i, neU'ulnmo rico dei v. 25, e lo ce o adoperaco per b cia alla relazione con ti ignore - come 11 « e rpente•, nem1co
prima volta ?el conte to dclla discruzione delJa cerra corrotta per csemplare dell'armonio a re lazio~e tra Dio e l ' u~mo -. no~
mezzo dei dtluvto (Gn 6, 13. 17). ln que co modo «i cieli nuovi e potrà esser~ nuo:ico e curato da _D~o, c~n~e aranno 1?ve~e. t uo1
!ª ?)
terra nu~va11 (Is~~. I coir~cidon? con la nuova reaJtà dipinu <;ervi, ma n marra onom esso e s1 c1bera dJ polvcre. D 1fam il •ser-
m Is 65 ,25 t1:1 ternu nt d1 tempt pre-diluviani nei quali non si o pe- pe nte• e scato (Gn 3, 14) .e ri1~1ane .maJedctc~ (~uori d~lla rela-
rava ancora ti malc (cfr. Gn 6,5) e non c'era la distruzione. zione con O io). aJ conrrano dei servi, che cosatutscono il popolo
di JHWH e che ono invece benederá.

'T.! J.T.A G.M. VAN R Ull lN, "The lmerrcxcu~ R clJt10n(h1p bcl'\H'en l~1.1h 65 25 La temaáca della pace evocata in Is 65,25 si ntrova , anch~ e
ind ls.i1.al1 11 ,6-9", J 1-4:?. 1nrcrpreu 11 \'Cl"SettO come c<.p~~mne d1 un g1u'lto giudi- sotco un diver o aspeno, in Is 57 . 19. ln que to caso, col remune
z10 ~ccondo 11 quale La m.lledmonc dei pni foro dl\-cmer.i un.i bcncdmo11e per 1 pi ii
e C,:1'1> i applica all:t pie nezza dell'esi tenza c he i re:ilizza nella
dcboh (41-12) L'11ucrprelu1011l· che \edc .ilrre forme d1 111.ilcdmonc (cír. Ez 5.17,
14,21; Lv 26.:?2: Gb 5.:?~\.), qu1 11eg;11e, non ê dei tuuo coercmt•. nc1 re a o pr.1111en- rdazione armonio a tra Dio e l'uomo'"' ciõ che là i dice della
z101un. múm. 11011 s1 n\t.onrr.mo corn.,pondcnze ;i h\'cllo sem.muro e no11 si sptcg;i iJ
ncor:o alie oppõ\mon1 trJ .i11111uh fcruo e dome-uc1 111 h <>5.:?5
• Ad es.. ai leonc n puagon~no lmclc (Ger 12.K). G1ud.i {C:n 49,9), DJn {Dt
~;.22).~emcn Y:l.lom\1 {I Cr l:?,li).111cuude1 malvag1 (Gh 4, IO; ~JI 7,3; 10,9; 17.12; •• Nc1 tem e 11.m. ai pmto dei ~o~wmvo cn.,, comp;ire 11 verbo "V'" ·
--. 14.2-).11 resto d1 Gmcobbc (Mi e 5.7). Edom (Ger 41J.19). lhb1lo111a (Gcr 50,44), Ni- •\ Cfr. PJ. N n. "e.,~ ". N//)OITE HKIJ66: H.H. ' t llMID311/J111 . La 1""" 11tl/'111111ro
~l\'C (Na 2.12. 13). ccc.. e .mchc JllWll (Gcr 4,7; Larn J, 111: Os 11. IO ecc.); e .mcor.a. ()rir111t r 11c/l'A1111ro Test.1111m111, K2s~ .. c1 rc:i l.i tcmam·J ddl.i •f>ale• nc1 profcti dell'c" -
~~1~mag111c dei leonc ~1 adopcra per Uemanuno (G n 49.27). 1 pnnup1 dei popolo (Ez ho e dei ~t-c~1ho.
-.-7), 1 giud1l'1 (Soí J,3). Qucsto .l\pcUo ê ,.,..1demc, ade-.., m 1 27.5 c he nmuenc 1'111v1to d1JHWH .a farc

270 271
PARTE 2
CAP1r0Lo 4: Gu Esm PROSPEITATI

convivenza pacifica Difatti gJj .


tare (Is 57,21; Ger j 2 J?· 1'6 '") elmp1 non la poc; ?no sperimen- 3.1 li nome come ratifico dl seporazione do JHWH
deU' agire· saJ v1·aco di. 0' .-,e d ,::>· • · fi«pace»
10
ª
·v7 .
apparaene aJl'amb·ito
rranquillità'>ll (che manca . e1 suo! ruaJta ;_rra questi spiccano: b La separazione da JHWH e &urto delle scelce umane cbe ven-
(promessa an. che agli scranieri mvece a1 01 vagi Is 57 20) 1 . .
in Is 56 7) 1 , di ,d ' a g101a'J9 gono acce tcat~ da Di<:> nel . r~perto dd paroier umano. La rela-
ros 'J h ' ' a scen enza num
a e 1 • ~ome e e non verrà mai cancellato rm ("ss· . . , e~ zione non puo essere, mfam , imposta essendo, per sua natura, una
eunuch1 in Is 56 5) il " 1curan g1a agli cdca di due soggetti liberi.
•. ' possesso della terra e la garanzia di una di
mora
tor (
e 1ernena che · d 1 . - e
L'effetto dell 'opzione contro Dio rappresencato, in Is 65, 1Sa,
deUa dimora di Dio ill:s1~~; ino~o5; ~e~narica deUa c.ondi~i~ione dalJa tematica dei nome, già illusrrata in ternúni posirivi in Is 56,5;
compare in ls 57,6.13b). ' · e quella dell ered1ca, che 58. J 2; 65, lSb. Mentre i servi avranno un «altro nome*, i nemici
La prospectiva deUa •pace» ra g1· d . in un certo senso lo perdono, come Babilonia che perde iJ suo
cetica tutti gli esiti positivi cdco ie, unque, rn maniera sin- nome glorioso (Is 47, 1.5). Anzi , per i (lvoi» si tratta di un muta-
prece e me mente menzionati 102
menro rragico: il loro n ome - a cau a di cutto cio che accadrà
loro, secando quanto detco nei vv. 13- 14rn3 - servirà come
3. l o morte - l'esistenza sotto li segno dello moledlzlone ;i: n ::lqj, esecrazione, o co me una ratifica delle maledizioni (Nm
5,2 1; Do 9, 11: cfr. anche Ger 29,21-23) 1114 •
Mentre gli esiti positivi scaturiscono dai . Turca la question e si gioca sul valore dei nome che si possiede
~~ºJ:'oHv~~~,~~~~ : ellala·rcecipalizione aJ?ap~~:o r%~~ir%~~ e sulJe ripercussioni ivi irnplicite. ln primo luogo, il nome costi-
tuisce un segno di appartenenza, come il nome d' Israele che co-
minati daJJa se a . ene 1z_ione, g . _esiti negativi sono deter- 'iÔtuiva la sua gloria (Is 43,7) e sicurezza, la testimoruanza dei
in un fardello ~ ~~gao~~~~ Dd ioU e ~onsmoUno fondarnenralmente legame fondante (Is 43, 1). li cambiamenco dd nome indica spesso
e ª Vlta e ne a morte.
iJ passaggio sorto un 'aJtra autorità w5. O i conseguenza, mentre iJ
nome dei servi e fondato suJJa loro appartenenza al Signore che
essi hanno scelto e che li ha accolti, il nome degli infedeli esprime
la separazione da Dio. Significativamente, già nel corso dell'ora-
pact' con lui, caoc a rimbilire la relJrion • • , colo riguardo a questo gruppo di desrinacari non viene adoperaco
e 27 riporu b fom1ula di mucua app• t e spcz~Nta.11~,fr. .inche E2 37,26. t·hc nei vv. 23 il nome proprio ma iJ pronome 111voi» (Is 65, 1l.13(3x). 14) 106.
. ~r cnenz;i. e ambit (; ·1i
guardare lt- relmoni amerper)onala cnbal"
7 ' 14·• ?O •? •
. ·' o pro ano ' e<>scma puô ra-
• a, naz1on.u1; cfr.,ad L'S.: Gdc 4 17· 21 14· !"-
La relazione con Oio e la fo nte della benedizione deU 'uomo
- ·"'-·
"'C&. h 52.7: Ez 34 ?i::.. • 37 ? 6 27. M , _
• • • • .:>i!Jll
e chiunque viene benedetto econfermato in es.sa proprio in forza
mme c1',,:; col siimúicaco
·-.-~..
di --'v" ·- d'- 0 • •e "'::>ss·•• N ª -·? 1 S31 85 9
: • ·W- 1O. C1rca il rcr- deUa sua relazione con Dio, v~~ - La maledizione, invece, e il ri-
>a.1 ,_zza 1 10 ncgli scram p fi • ·
0
m1';!d c:t,~ "" Alt1'11 Trsta111r111, 172-181 .
'"
ro coca. cfr. . El\ENllEl\, Dit sultat0 della scelta di no n appartenere a Dio, per cui essere ma-
., Ade$., 1Cr22,9: Is 32, l 7. lcdetri no n e prime una cosa in piu che si possiede (anche se
Is 55, 12; ai 4,8.
""'cr.r. sopr:icurro Is 48. 18-19: Ez 37,26.
'"'
Ili! ~ 4,8; 37.11 (r_i_iorna il \'erbo :ih'); I~ 32, 17-18; Ez 37,25-27
. r. G.F. H 11sa, ll t•ath and H calin " 192 '02 . uti Cfr. 1! uuw consccuuvo all 'mlZIO dd v. 15.
pcrche cmr;imbi i tcrmmi d:mnc> l'"d 1 d~ ' . . - •moc1a -PJCC• :alia •guarigionc• '"' Cfr. G. G1e.1:.N, "Der Wurz.cl 11:i:1", 373ss.
.
nc li.1 suJ relttaone con l)io co g1· 1
ca J pu.:ncua
.
· n 1 a cn uomm1 e con 11 mondo.
• m1plac ª"º ª toua1•Ll• deli •1101110
1
''~ Cfr. O. E1Sl>FFI ur, " R cn:1111mg in thc OldTcstamcm", 73.
""' t 11cmici di Dio vcngono 11wnzio11ati con que to pronome già m Is 57,3.4.
272
273
PARTE 2 C l\PJTOLO 4 : Gu ESITI PROSPETTATI

~1egati~a~, ma ?~signa p!utto to un deficit radicaJe. li nome degli L.t <;cena diventa parncolannence scridcnte ~e considera~ nel con-
m.fedeli, mfarn , e maled1zio ne pe rché esprime e :unio na una vita rc co dei v. 1O dove l'abbondanza. d ei be u ame garannsce la sus-
a11e nac:a da JHWI 1, fonte cü benedizione. ... nza dei serv i di JI 1w 11. Si noo anche chc lo ste o verbo Pi:>
'li~ t'" . • d' .
II nome esprimc anc he J'essenza di chi lo porta 1117 • l servi, in · ·ne adoperam per esprimere l'atteggiamenco J nverenza verso
forza dei Joro rapporto con JHWH, divcmano non solo ricettori v;f idoli , com e nel v. 1 1b"~'. per cui la sorte d egli idol~rri ri~ulta
ma anche portacori di vicalicà e benediz.ione; aJ contrario, chi se-' e ~.,.;ere il frutro delle lo ro proprie sceltc. Quesca ~ons1de_raz1?~e
parato da Dio, no n o lo e malederco in sé, m a in un cerco senso ~va conferma anche dal punco di vista grammancale. D1farn, 111
e un diffusore di maledizione e di morte. ~., 65, 12 i cracta dei Qa/ lmpf. dei verbo :.i :::: rife~it? ai o~ecco
ununo che, quindi. d.cter~nina ~ uo d~ono; no~ . 1 n c.orre uwece
1
, llo Hi, che in alcum cas1 e prune 1 az1o ne pumava d1 JHWH (cfr.
1
3.2 li destino segnato dalla •morte» 2 am 22,40;Sal 17, 13; l8,40;78,31).

L'e~iscenza segnaca daU'alienazione da JI IWI 1 prcsuppone ne- La pere nnità e il di onore dei descin~. segnac? dall~ maledi~
'·ª
c~ssana~11ent~ s~parazi'?ne dalla sorgente d i vica. Per questa ra- zione sono rappre c ntati in Is 66,24 con. l 1mm.ag111c dei cadavcn
gto~e a1 ~em1c1 d1JHWI1 e pro pettaco in Is 66, 16- 17 e 65, l 2a un 1n S[(
aco di decompo iz1one a opera dei vcrm1 e dei fuoco. Tale
d esano d1. «~norte•, non tanto nel suo aspecto fisico quanto nella • • • •
condizione richiama la malediZJone di Dt 2 ,
8 26 1111, ma nsp~~o
• d
a.
ua. oppos1Z1one alla ~alvezza e alla vitafüà, g ioia e vigore che sca- e c;{l mette in rilievo la ua perennità: il ve~me no.n monra. e 11
cunscono dalJa relazione v icale con Dio. fuoco no n si e tingucrà. La m e n zio ne dei ve~m1 ev.oca ~1a Is
ln Js 66, 16-17 l'c ico di m o rte eracchiuso nelle e p ressioni 1Ji 14 1 1 che de crive il lctto di larve e la coperc.a d1 vernu desnnace
il il' ,i,i,n (v. 16) e Ulo· (v. l 7). M e ncre in Is 34 3 i •rraficti• a causa ai ~en;ico per ecccllenza, il re di Babilo nia ncl momento della sua
~ell'ira di JHWH apparcengono alle nazioni , in 'ccr 25,33 lo tesso clam o rosa caduca, ia Gb 2 4,20, che raffigura 11 peccaco~ con~e
intagma il il' ·','m e ri fcrico ai g iudizio divino su Gcrusalemme e e
colui che dimencicato daJ seno materno e •debrustaro dai vernu•:
suJJe nazioni, in confom1icà con l' uniwrsal ità che conno ca anche Quest'ultimo testo provoca un sarca tico paragone tra la orce dei
iJ.Trico- lsaia. Chc tale destino non dipcnda dall'appartenenza na- fedeli nu trià e cura ti d alla «madre», Gcrus:ilcmme (Is 66, 1 1- 12),
Zl~nale? ma dalla scelca comportamencale di ogni individuo, e ce- e degli infedeli de tin:iti, invece, a div~ncare ~ian~i~11e per. del~c
stunomaco anchc daJ verbo ")'ltl, che nel Sal 73, 19 de crive la sorte crearure disguscose. Dei resto o no scan proprio g~1 mfede h a ci:
dei prepotenti, ~ei maJvagi (v. 3) e degli empi (v. 12). barsi di ogni «nefandezza• (cfr. Is 65,4; 66, 17). divcntando co 1
. ln !s 6S.,l 2a 11 quadro e ancora piu ango c io o perché associa
il desono d1 «m o rte• all.i triste e istenza di c hi a di e sere «con-
tato•/assegnaco (mo) ai m acello: come gli animali, gli infedeli si nunc VJcnc adopcr.110 .md1c per le uccmoru dcgh uomm1 mno gh cmp1 chc ucc1do11~
dovranno curvarc (:.ii:i) per soctopo r i ai m acello (nJ1!1) 1"H. ~oloro chc c.mu111n;ino n:twmcmc: 11 )UO uso ncortt .mchc nc1 c;N m cui. •l ~1~0 e
Jll\\-11: m h 3-4.2.6 \1 rr.itu dei nw.s;iuo ;u J.111111 dcllc nwom e di Edom: m Ccr ~
Jd nuccllo dei p:bllln e Jc1 potcno dei gn.-gge. ccl.. m l..3111 1,21 ~·~tu dcgh ucru1 ;i

,pada m Sion // nm...1n;m ~nz.i pictà ndr tr:i di D10: cfr. anchc ( .cr 12.3.
'" Cfr. E. U< 111 NNA DIM , '111e l:!stliatologital l111p/muit>11s, 94. "'" Cfr.• .td <.~ •• 1Rc 1~J .1 K.
11
• Cfr. R .E. Avmm <K, "r:c ... 'IDOIT/1 H 3180. La rJd1c-c n:c nclla BE e ri- "" li SO\Canuvo .tdopcram 111 l>t 28.26 i: nC,:u Come tc<.o dtc dcst'nvooo la Slt>Ss;J
~crvaCl :i dõ•(,,'llare lc m·cl\1001 profane e non quclle in ~mb110 muJle. Olrre ad l:jíÇt>rt" <)., 3· ( 'cr 7 33· 1(1 4· 19 7· 3-1 .,()· rnu l'abb;rndono dei cadawn . b
~onc elir~ Sal 7 .-- . • · · ~ · • · -- ·
.1ppht-:ito ;ill'uccmonc dcgl1 ammah (dT. Cn 43, 16; Es 21.37, l>t 2lU 1: ~ai 37.14). iJ 1cr- 111.1.0~l<I scpolcur.a e r C."iCn!lllO duonon:, cfr. h 5.2: Gcr •J.21 : 36.30.

274 275
PARTE 2 -~----~ CAPrTOLO 4 Gu ESITI PROSPETTATI

e ~ sce si co a ímmonda.Anche il fuoco che non i e ringue sot- rJdiCe 7'1i Ili, 11morirei; O «essere distruttO• e l econsideraCO come
cohnea lo scato perenne dei ribeUi onopo ri ai giudjz10 dwino un luogo di sepolru_ra 11 \ ~ora I' en:d•cà. e la P? rzione v~ngono. col~
rappre encaco attraverso la mecafora dei fuoco in Is 66, 15-16. locace in mezzo a1 mora 111'. Anz.1, gla te 1 cadavera epolt1 ne1
Tale de tino e•infamia• ( K.,,,
Is 66,24), un cermjne che in Dn .wady.. (c:i} co tituíscono l'eredità pro penara. ln questo modo ai
1.2.2 e ~rime l'oppo, to. deUa vica eterna. Nei discorsi mto-isa.tani poslO deUa comunione e coabicazio_n~ con iJ . ignoi:e della vira, ~n Is
1 menz.1ona anche 1 e ltO della cvergognai; (i;:íu) chc ritorna in Is 57.6a 117 si prospena una sorte condivtSa con 1 moro. ll cesto puo al-
65, 13 e 66,5. 11 rimanere vergognati/ confusi (ah::l} e la condizion, ludere concemporaneamente alie • pietrc lisce dei torrente» G°'c,., 1),
dei maJvagi de tinati aJJa distmz.fone, ridotti ai nuUa e ai ilenzio che richiamano le pietre adoperacc nel orteggio ('7;u}. ln questo
deUo heol 111 • e degli idolatri 112 che somiglieranno, econdo Js caso J"eredicà delle piecre lisce, civolo e, co ticuisce un'ironi~ ~o~­
1,29-30 •. a ~n .giardino ~~z.'acqua (cfr. aJ contrario Is 58, 11). Si rroparte dell'ercdicà della terra fc rtilc garanrica dalla gen~ros1ta d1-
tratca qumdi da una condiz1one che si contrapponc alla salvezza (Is vina (cfr. ades.: Nm 26,53ss.; G 18, 10, ecc.). La menzione deUe
45, 17} e che de crive chj e rigettaco da Dio (Sal 53,6} e chj ab- pietre potrebbe essere !n.o ltre un '_efficace allusi?ne alla l~p!dazio_n~
bandona Dio (Ger 17,3), o clú ecostretto a lasciare le proprie abi- prescritta come pun1Z1one dei negromana e degh mdovtm
cazioni (Ge~ 9, 18}, o a mancare dei raccolto (Ger 12, 13; 14,4; GI (Lv 20,27;cfr. Is 57,3) e nel caso di offertc di bambini a Molec (Lv
1, 11) e dcU acqua (Ger 14,3). Tutti questi elemcná ono la con- 20 2 anche e nel cesto ricorre 1:JK} 1111. Nell'insicme que to quadro
rr:oparce dclla sorte positiva derivante dalla permane111a pre so il richiama in maniera sarcasrica I~ tematica dei doni principaJi di
ignore, daJ posse o della cerra e daJ godimento dei suoi frutri. JHWH, la cerra e la di cendenz.a, d!v~nuti qui luog? impuro di se-
polrura e la una discendenz.a cost1ru1ca da cadaven .

3.3 L'eredltô ln mezzo oi sepolcri


4. Conclusionl
Anche l '~redi_tà de! ne~lici ~ JHWJI viene conrrappo ca a
quella garan tica a1 erv1. Cru ha n getcato Dio e da lui e caco n- Nel corso deU'analisi i e poruto o ervare come l'espo izione
gettaco non puõ che aspeccarsi di ricevere in eredità luoghi dt e- crico-isaiana degli esiri pro pecr.ari ru fedeli e agli infedeli coincide
polrura e cadaveri. con la netr.a disónzione tra la benedtzione e la vira da una parte, e
ln Is 57,6a la disposizione parallela degli elemenó dimostra che la maledizione e la morte, dall'alcra. Lo chema coincide con la ca-
1
l'eredità G°'"1-l) ~ la_porz.ione ('nu) 113 degli infedeli consiste in ''nr?"'1, racterisóca d.isposizione deuceronomjca esplicimta in De 30, 15-20 ">.
come anche nchaamaco dalla duplice ripeáz.ione dei pronome c:i.
Acceccando l'incerpretaz.ione 114 secando la quale '1il--p',n con ta della
m C fr. 2R e 23,6; Gcr 31 .40. l'"'V C,m: Gb 21.33. d r. ~nche 2R e 23. IO, Cl.TlJ 'l) .
11~ C fr. ai 16.5:JllWll i: ?'me g;ar.rncc tlclla sorte ~ll) d1 chi \ 1 nfugia in lui (v. 1.
d r. b 57. IJb), c1oc 11011 lo abbandona alio Shcol e alll d1strui1ont" (v. 10).
111 Cfr. SJI 31. IH; Ei 32,20. 1~ -11 , 11. m Per ullenon c:<1emp1, cfr.: Sal ICl.5 (v. l , l'orantc \l nÍUl-1'ª nel S1gnore); 73.26 (v.
"' Cfr. S.tl 97.7: I ~ 42.17: 44.9.11 : -15.16: Ger 2.26: 51, 17: O\ llJ.6. e
2i! ~cr:n); 142.C, (010 :inche nfug10 dell'or.1111e, ~cn:l): G1:r 10. 16: 51, 19; in Lam 3,24
111 Per b n corrcnZI1 d1 cncramb1 1 rcrmini. dr. I~ 17, 14. ê JI 1w11 l:t poniom• dei fedeh .
1 llH C fr. M . G1u1 NUf.R< •• "Crum-.i and l'umshment", IDB.
" C'fr. W.11. IRWIN, "The Smood1 cones'', 31--10; TJ. Li:wl\. C11/1,1efTHad111 A11-
nn11 lsrarl a11J l !eani. 158-160. Per una dtSCussionc uJl'aq,-.omcnm, cír.•me he K S1•1~nNK, 11•1 Agh c:sm pouuv1 pro,peu.m m l)t 30.1 5-20 appartengono clemcno qtUli: la
/k,wfit A(tnf1{t 111 A11ric111 /; mr/, 2J 1-233: 2-17- 250:J.L. K OOLL, lsmali 1/11J.59-62. vtl.l e tl benc (v. 15); 1'.m1cur.mo nc dclla d1~endenu e ddb bc:nedmone ndb terra

276 277
PARTE 2 CrP1TOLO 4: Gu esm PROSPETIATI

o. L'esito o l'oz1<me retributiva di J H 111-I? ia nella pre enrazio ne rrito-isaiana. si~ in que~a ~euteron~­
mica, gJi esiri che i o ppo ngono in mamera an m et1ca sono h-
E11nportance ottolineare che il quarto motivo temacico, evi- neano, da una parte, la nece icà di una celta, dall'altra mectono
denziaco in daJ primo discorso dei Trito-1 aia, riguarda gli effetti 111 evidenza che la celta po itiva non edifficile 12.'. La scelra e ine-
pocenziaJ mence perimencabili dai fedeli e dagli infedcli , e non i) lurtabile perché i due o ppo ti de tin i egnano l'i1~possibilicà_ ~i
giudizio divino vcro e proprio. Difatti, non ê JI IWH il oggerco at- una loro coesic;cenza co ncempo ranea. Ma la celca e anche fac1l1-
civo dea relaciv1 enunciari e gli esiti pro permri non prc uppon- cata proprio pcrché si gioca era d uc tcrmini e tremi; non i rrarta
gono directamence il Signore come attante 1211• quindi di cegliere un bene maggiore o uno minore, un male no~
Ncll'csposizio ne dclle benedizioni e deUe maledizioni dcU'al- canto catasrronco o ppurc un o piu o meno oppo rtabile, ma d1
lcanza si os erva un imi te effetco e positivo in De 28,3-6. 16- 19· <;cegliere era la vica e la mortc 12 •
in questi cesti le form e dei pcc. pass. merco no in cvidenza 1 racle' La benedizione e la maledizio ne, ndl'ec;posizione crico-isaiana,
come ricettore deUa bcnedizio ne e della maledi2io nc, dando !'im- abbracciano l'incera esistcnza dell 'uomo come nelrcsposizio ne
pressione che ~i an o gl i stcssi atri del popolo a decerminare la qua- che si risconrra nel De: «nclle città~ e «nella campagna., 125 , nel
lità dei rispettivi dcsrini 12 1• «frutto dd seno» e nel «frutto dei suolo11 e ncl «bc tiame• (De
18,3-4), richiamando i11 qucsto modo la sorte dei «popolo con-
b. La be11edizhme e 111 11itn, la 111alediz io11e e la morte acrato a Dioit (De 28,9). Dall'alrra parte, rifacendosi piu volte alla
creazione, si accenna al dec;tino o riginario, queUo di vita in rela-
La benedizio ne e la vita, da un lato, e la malt:di zio ne e la zione armonio a con Dio e quello segnato dalla morte dopo l'al-
mo rte, da ll 'altro, dipendono in maniera imprc cindabile da lla loncanamenco da J HWH , enrrambi aperci pocenzialmence a curei
quaJicà della rclazione con Dio. Poiché eJ HWI 1 l'u111ca fo nte di gli uonú ni.
bencdizio ne e di vita (De 30,20: clui lJ•IWll , ruo Dio l e la tua
vira•) , appartenere a lui igninca far pa rte dei suo popolo (Lv
26. l3) e partcc1pare alla benedizio ne e aUa vira che o no in lui.
Per lc te4i e ragioni, privarsi di Dio coancide con la malcdizione
e con la morte 1.:u.

d1c wrr.i pn"-> m JlO'>~"''<l (v. Ili); la Vl~ dcll.J dtsccndcnLl (v. ll)); l'Jb1tJz1onc ndb rt•m
proml"'>U JI pJdra (v. 20).AI ronu;mo. gla l"SIO neg;iova ~ono: IJ morte l" 1l 111Jlc (v. 15);
u pcrd111unc e l'1111p<><1s1b1l11.i da prolung.uc 1 propra gionu 11dl.1 tcrrJ (v 18); 13 1mlc-
Jmonc (\ 19)•
• • Nell\')p<.hllJOllC Jcuu.:ronomic.1, anwcc. oltre .iUc m.ilcd1110111 C.Jll'1lC wllc forzc •V Cfr. R .D. Nfl \ tlN, />taw rt>1111111y. 350
amur;ah (1) 1 28, 15- 19: 30-34; 314-46), \Í 111cnzíonano a11chc quclk mílam: d1rctta11wnte 1:• L'oppo~1z1onc rrn la vat;i e l.1 morte i: prcscnn: J1Khc 111 .1kn c~n Jkum dci qu3Ji
d:a JllWll (1>1 28,211<?9; 3ll-37; 47-68). cfr. R . Clll l-OlW. /Ho111rm110111y, 147. sono d1 partkolarc nlacvo pen. hé 1r:u:n1110 come una lmcJ di dcmartJZÍonc rra 1 Jc-
m W ll RU I t.c.1 \1i\NN, Dr111er11110111y. 255-256. suaú t• gh Jtteggaamcnn dcll'uomo: l'ro 11,I'>: 12,2MIJ g1u\ciz1a dcU'uomo, Pro 14,27
1
~ ln 1>r 30.15-20 ~• rr:m.t da un comem> larurgaco in t:ui w1c.1• e •lllOrtC• an1u1- 11 omorc dei Signorc.
\ta110 Ull ~ll(llllil.lto ~pct·11iro, dCtlJtO. rispcruv;1mcntc dJJl:i \tlClllJll1'l. O ti.IJIJ lo11t;i •JS U11 mcmmo chc 111J1ca l.1 to1al11.i Jc1 luogh1 (Cfr. D. L. Ct ll~l'> 11 N'>f.N. Dr111rr<>·

11.JnZJ d.11 )1g11orc (c fr. ~;il 27.4); cfr. R. CUI íOl\ll, Dr111rn111c•111y, 157- 1514. 111m1y 21 , W-J -1, l l. <i72).

278 279
PARTE TERZA
IL «COME» DELlA COMUNICAZIONE:
ELABORAZIONE PRAGMATICA DEI DISCORSI DIVINI
CAPITOLO 1
LA CONTESA COME STRATEGIA OI RICUPERO DELLA RELAZIONE
Is 57,3-13

La comprcnsione di Is 57,3- 13 non puõ pre cindere daU'anaLisi


della ~rra regia comunicativa dei te to, piuttosto trascurata negli sn1di
sull'argomenro. Duc aspetá ono do minanti nel discorso: ( 1) la messa
in arto di un procedirnenro giuridico di contesa bilaterale; (2) la rie-
laborazione dei motivi introdotti nel discorso di aperrura (Is 56, l-8).

Per individuare ed esami nare le fun zioni persuasive del cli-


scorso ê utile il segue nce prospeno, che comi ene il testo ebraico
e un.1 craduzione che rispecchia le scelre imerpretarive operarc nel
cor o de ll'espo izi one.

TRADU/JONI:
.3 mn-i'.l'"i' OJ'\K1 Ôt'\l \'OI. ~\'VICUlJ((!\~ qu1,
:im •>:: figh dell.i mah.u~Li.
:'l'l\1 '"~') :nt .uipc di 1111 :u.lull<'m e d1 una pro-.ututl!

u;;mn •o..i,;, (J) D1 d11 ,, clil.l'tUtc lhurbtel ?1


:Til 1J·rrn ·o-7:J (b) Vcr;o du Jfürwii.e Li bt,.-ca,
p~ ~..'\Kn Jllung:m: Li hngua?
ll".11!-.,i,· cnw107:t (() Non )letc íorw vo1 llµh nbdh,
V:!! n 1 surpe mC1120g11cr.i?

' ln rifcrimemo alie due po~\ibih cradu:i10111, cfr. pane 11, cap. 3, § 1, pp. t•X)- 1IJ 1.

283
CAPITOLO 1: LA CONTESA COME STRATEGIA IS5 7, 3-13
PARTE 3

s - 1. L'arttcolazlone comunicativa dl Is 57 ,3-13

L:i comprensjone della finalità pragmaóca di un pronuncia-


!llCnto dipende soprattutto da1 riconoscimento delle convenzioni
6 l?'m "nr?C,r~ (a) Tr.a ll' pit'tte dd corrente: b tu.i pomont', letterarie, all'imerno delle quali esse si articola, e di cio che esso
1C,,u C:'I C:'I propno ...sse (sono) b ruJ c:rtdtcl; implica dai punto di vista comunicativo. U genere lenerario di Is
jOl n:t:_, cõlC,·ci (b) duo che per ~ h.u "e~to hb.igiom, 57 ,3-13 e l'incenzio nalità delta sua applicazione, non sono tati
:v1lll n·C,:m lui pn::senwto olfcnc. ~empre presi in adeguata consid erazione2. Non basta infatti ri-
:cr:K "~ C,;m lcl Fone d1 oô DOD\'I vcrurc coruol.uo? coprirvi una forma generica dei giudizio, perché la letteratura
7 K'='l1 ;ur;., C,:; Su un monte alto c:J clc\'Jto
l :l:l<io M::l h.u n~ J ruo ~ciglio;
Jncico-testamentaria contempla due procedure distinte e insieme
m:it n:tC, ,,..,, C7cl ocr1ino U sei ..alia ocr ollntt $.1Ct16n complementari per risolvere i conflitti su quesriotú di diritto: i1
;n tOl"l1 n.,-:n T K1 nn~ g1 1~opm
D1etro b r~•-<' · 111i!piit e il rrV Sebbene il ristabilimenco dei diritto violaco sia
irn:i M'l1 h.u llle5SO tl ruo memooalc.
n·"'1 .,, pemo• 1ont100 w me lut ~opcmo il ruo gi.iciglio
• •nl(I) ,,
i ::::m :im ~liu, lo h.11 albl}!fltO, '
~ Al riguardo si osscrv:i il ricorso frequente n una terminologia croppa generica. m
l'l:lm:'I ' \1 54.'I

llrn"l:m e lu1 p;trt~to 3 ruo wna~


c::::il n.:in1< c:-m con coloro con i qu;il1 :muvi giacerc.
111ol11 c;111 i111prcci,.l, chc: non pcrmc:nc di comprcnderc app1coo la finJlitâ dd proce-
dimento nd suo comple5~o e. a volte, l;i cnvb3 dei ruuo.J. M u1u.NUURC, "lsaiah 40-
M>''. 664. parla di •a scene of judgmcnr>; G.l. EMMLR~N. uaia/1 56-66. 23, dei •tnal
:rrm ,. gode\1 li rt'tlf®O.
JC'1: 1c,:lc, '"1:fm Sci dí~l.$1 d.i Molec con l'oho.
'pcech•:J. ULENl\IN'i<WI', l.saw/1 56-66. 15(,, rikv.i solo w1a rd:izione remota con •lhe
Tr'?"\ ·:-1.r .1 lui rnolnphcaro 1moi pmliuui. das~1cal judgmcnc ~ying-: per U. Sn m.AMM. 711r 011pu11t11LS, 126. •lt 1~ noc ju~t mdi-
?~Ili 1',;: •nC,::m h:ii uwuro le rue offcnc s.irnficah fino a lontJno uonal .. prophctic.. polem1c: it i' rcprescnuuve oíthc gcneric palenuc ofHebrcw Biblc
h \l<d-ul •C,.i::im 0 sei abb;is'lau tino .Ulo Sbeol ' J' "hole•; K. K oENl:N, E1/1ík 1111d Est/11110/<>j!Ít. 37.4 1, \ostiem: chc •Jes 57,3-13J bildec
M>' l:'l"i :l"':l Nd mo lunb'O vt:l(®O o ..ci óllf.tocau ( ... ) eme in s1ch ge\Chlosscne. cmhcnhche Gcricharcdc. ( ...) OcrVorladung von v3
ltl<il n"lOK Ki, nu i.t.•nu J1rc: •E 111uuk•. • lolgc m v+.11 t•mc ausführüchc Ankl.igc.V6a und vl2- 13a nchen mit ihren Unhcil-
nK:wJ , , . n•n Li ruJ vtahti h31 nrrovato 'ªnkündigungcn die Komcqucnz au~ ,ler Ankl:ige• (4 1): K. PAUIUT'>Cll, Dir 11mt
:r-'m 1<C, 1: .C,:i · DC!r cw 11011 u "-'llll dcbolc: Gt111rindr. 64. parla di un·azione pcnale nclla qualc JHWH svolge ln fünzionc di giudicc
11 ' K"nl N K-: ~·n1<1 Di chi :l\'l'\1 amore e di UI - L 1 J\ CV1 p;!Ur.I (come dei rc~to so~rienc la magg1or p:iru· dei couuncncatori): •Der Ton der Anrcdt'
·:n:n ·: ccxi che Jovcvi menon:? 1-lart von vomchcrdn. cbfi es lucr g:ir nrcht erst um d1e Erstl.'llung em~ Tatbcsundcs
n"l:t Ki, 'M'\l<l Memn: di me 110n o sei ncordu.t gcht: da6 ..-s g;ir nicht crst zu emcr Oukus~ion mtt der andcrcn cite kommcn w1rd. ln
i : i,-i,11 ncnC, non te ne "'' pl"Clool cun. dm:ktcr R ede wcndct s1ch Jahwc in der Funktion cmcs Richu:r; an dic Ocrroffcncn.
é:nl1 iT:irn •21 1<C, N on IOflO 10 nnusto ~nZÍOIO . po:r lun~» Wa\ cr w SJgcn lm, bl3t kciocn Emspruch nu:hr zu:cr f.illt bcrc1ts das Urml (v. 3-1 1)>;
.., :·1<1·n Kr, 'Tl~l uu di rne ni noo lw ~vuto omorc. L. ltu~.GKOW:.1\1. Vi1/k 1111d Gc111ri11dc. 98, p.irl.1 d1 •Genchc.çworto;W. Lt.u. Stlrriftgrlt'imc
12 T - :nl"M1 l"?~li ::·m 'li< (~) lo procWi ll't'Õ Li rua giusom e lc ruc opere.
(h) di
Prop/1r1it. 151.168, di • chclrredc•.
1 La dis1m11one cornspondc ai '1gi1ifiç;ico dei duc JggcmVt •giud1z1lr10• e •giun-
d1co•: •gimhzi.mo•, cbc concerne l'.1mm1m~m11one ddla g1ustizi:i; dai bl. i11didcm11s.
'jl ' !11' l(i,1 C: 11011 O t>Otr.:lllllO e'l.\Cl't' \';llltl"'nO
13 l'li\:l? ,.,·ii·
l?lll: M Alle llu! !!J1d.i ri \.11\'lno ruo11dohl •
dcr. di 111d1d11111 •gmdiz10• (cfr. G. l)t:V<HO - e.e. Ou. Vi1(tlOOlilrio dc/111 li11.111111 11a/i.111tl
m,·K:r c '::::·n1<1 Tum loro J \'ClllO portcr.i vi;a.
1009, 1220- 1221 ); mvecc •gmridic:o•, pertinente o n conducib1lc ai dirino. o íomiaro.
C,:,~· se h on:nderi 11 soflio.
ricono~iuro o mcela10 ncll' :imbim dei dmcto: d.1l l.1t. 111ridrms. composco di irr.s, ums •d•-
rttto• e dei ten\3 d1 tlilfrr ·d1re• (cfr. G. Dr VtHO - e.e. ou. 1bccilw/ario Jell.t li11.~1111 i"1-
• :i :'QV-:'11(b) MJ çohu che u nfugi;a 111 me.
f"IK"'ml' Cl'rt.lllll'nll' ~r.i La lCIT:l /in1111 2009. 1223). 1)1 consegut:nZJ il primo ê propno dei processo pn:sicduco dai
:•:n;:>-i:t :!"\"\ e avri m en::dicl d mio "111CO nt0mc:.
giud1ce: 11 sccondo '' nfcri'iCc 111wcc ai dmtto e .tll:i su.i lpph~z1ont:.

285
284
PARTE 3 e APITOLO 1.• l.A CONTESA COME STRATEGIA IS 57,3-13
. . . e as etti chiarificacori della fisionomia g~u-
l'oggetto comune a entrambi, i due proceclimenà si clifferenziano wricà e g1usttZJa. D.~ p or i a cià che ê percepito come m-
per alcuni trará importanri. ridica dei ríb sono: 1 suo ~ppc: damente nel dirittos. Per questa
. . . ·1 uo nece ano ion . h .
Con iJ ternúne mispã( i inclica iJ procedimento giudiziario, per g1usaz1a e l s . ili . nnanzitutto come un accusa c e so.g-
certi versi paragonabile :ill'odierno processo forense 4• Si svolgeva ragione i1 ríb 1 man esta ' . ovevole (il n'lorivo dcll'azione
. nporcamento npr ·
i11 tribunal e (Es 2 1,6; Ot 21, 19; 25, 7) 5 davanci ai giuclici (gli an- manzza un e 0 ' . . . . ni (una sanzione), per spmgere
ziarú, le per one che godevano di una certa autorità , i sacerdoti 0 giuridica) e c~e nunacc1~ ntor l<?a colpa e a porre in atto atteg-
il re) i quali avevano iJ compito cli dirimere la vertenza in maniera \'accusaco a n ~onoscere_ a propn
imparziale (Es 23,6-8; Lv 19, 15; Dt 1.16-17) e scabilire le ragioni giamenti corn sponden?·. . lazione di accusa e sanzione e
e i torti {Ot 25, 1). La entenza che condannava il colpevole e as- Con questa c~ra~tC~IStlC~ ~r~co cedura dei nAb e da ri-
solveva l'innocenre poneva fine alfa controversia {Dt 17,9). ln que- con la sua 6nalica d1 n concil1azioalne, lh aep~a da fondo al cliscorso
. ·1 . dro concettu e c " ·
sto caso si puà parlare di «causa lcgale» o «giudiziaria», presieduta tener 1 come 1 qua d" uta iuriclica bilaceralc, esso ~0111 -
da un giudice e quiJ1cli di un procedimento tri-latcrale. di ls 57 ,3-13. ln qua~t~ : l~H e~ ersonaggi rappresentaa con
Con il termine nb, «!ire giuridica» o «Controver ia giuridica•, volge due contendeno . uJd 1 e deb'aduJcera - e non con tem-
si denomina, invece, un'azione intrapresa da un soggctto centro la mecafora della P.role m e e e arte un giuclice. Dio rap-
un alcro su una questione di dirirco''. Anche quesca procedura ha pia l'immediato ncorso a ~na terza p co'ntesa uJ fondamento
l ch e rnstaura una all
per oggetto il ri tabilimemo dei dirirto violato, ma si distingue pre : n.ca la parte l es~ di ~utua appartenenza che lo le~ .ª
dalla pri111a quanto aJla modalità eguíra per il ripristino cli tale di- g1und1co della re azione . . cità e sottinteso nel nvesn-
ritto. M cntrc il proct:s o davanti aJ giudice si preoccupava so- parte avversa. 11 _rappo_r~o d~;e~~l~iscorso: i fi gli degenerati e
prartucto di ripristinare la giustiz:ia con la condanna dei reo (Dt menco me~afonco u~liz.cl3i sfondo della loro relazione ~inco­
25, l ), e i concludeva con l'emissione di una sentenza che mirava l'adultera n suJtano ta ' s o . orto preesiscente era t con-
ad estirpare il maJe dalfa società {Dt 19, J9), il ríb persegue lo stesso lanct: con Dio. La mancanza d1 ur. rakpbase giuridica e Ja validicà
fine attraver o la riconciliazione deUe parti in un confronto che tendenri merterebbe a re~~n~g l~ i1ento metaforico nella de i-
si mantiene su un piano bilaterale (cfr. Gn 13,6-12; 26,20-22; dcl procedim~~to, perl1cu~ ~l r~~~n~nte e, nella logica comunica-
Gdc 11 ; 12, 1- 4). li rfb, infàtti non prevede J'intervento di una gnazione degb m~e q~e ao e l;>
parte terza che svolga la funzione cli gi uclice o di arbitro fra i con- tiva de1 discorso, mclispen~bile. di Is 57 3-13 si possono repe-
tendenti, il luogo dei suo svolgimenco oon eil tribunale7 e non NeU'artico~a~oneddelll isco~o bilacera'le e specificare la loro
si conclude con l'emissione di una senrenza. Nel caso dei rib la rire le tappe t1p1c~e e a con t:Sa
pane le a si rivolge direttamente all 'imputaco (Gn 26, 1O; Gdc funzione pragmaoca.
8, 1; 2Sam 12,21) nell'intenco di convincerlo a riconoscere il pro-
prio torto e invitado a chiedere scusa perché si possa far pace in

'Cfr. M. Dl Roe 1m,"Yahw{'h'ç rib'",564.


' li luoi.to dcU '.1mministr:monc dclla gtu\OZU i: mdicuo 'lp~so comt• •port.i• nd
hngu:iggio dcll"AT. • 1 • to chc <: smo leso (Gn 13,6: 26.20:
• i tratta d1 un dmno natura e o ;icqum
• Cfr. P. 13nVATI. Ristalrilirr la J!i11sHw1. 21.
1
li n11 -wmbr.i croval'l! la sua c0Ucxa21one p1li appropn.1L1 11cll'~mbiemc famiha re.
Jl,!2.2<l-3Cl:Gdc 11.13: 12.1).

287
286
PARTE 3 CAPITOLO 1: l.A CONTESA COME STRAfEGIA Is 5 7, 3-13

1. 1 Lo convocazlone e I' ossetto occusotorio: w. 3-5 conriene elemenci uali per la !oro decernunazione in qua_nco ~e­
(crenà deUa rivelazione divina13 e, concemporaneame~ce, 1mp_Li ~
a. Ln co1111ocnzio11e df'lla parte colpevo/e: 11.J j criteri di diver ificazione dei giudizio. Questa duplice poss1b1-
lir3 imerpretativa e insita neUa duplice funzione deite espre sioni
. li pr~mo ateo ~~I procedimento e costituito dalla convoca- nomioafr una allocuciva, che serve a destare l'attenzione degli
z~?ne dir~cta degl~ 1mpt~taci nel v. 3: «~r:t voi, avvicinatevi qui•• inceres ati, determinando il legame discorsivo era emrambi i og-
L 1!11p_erat1vo i7i? e~_pn~1e la mod~lica deoncica obbligativa e gecci della comunicazione, e ~na actr ibu ~va: eh~ qualifica i refe-
c?m:1~e c~n 1arco 1ire1t1110 che espnme, da una parte, il poterc rcnci assegnando !oro decernunate propneta. D1 con eguenza, la
g1und1co d1 Jl_IWI 1 ~ convocare in g1udizio e, daU'aJrra, lo status Mnominazione sce a, già nell'atto di convocazione, implica i
deUe due pa~t1 1~p1J:~~e: di I?io che, in quanco parte lesa, instaura
la concesa ~ud!~1ana 1 e dei personaggi chiamari in causa, che
primi capi di accu a 14 •
L'espre sio ne •sà rpe/discendenza/figli di ... • adoperaca per
vengono _n ve oo dei ruolo di imputati. Mencre il solo ano di drc;ignare i convocati puõ fa r parte della nom~nclarura con la
co nvocazion~ non preg1udica il caractere dei procedimento in- quale si incende colpire l'incerlocuco.re dem11~ciando 1 ~ perver:
trapreso, altn elemcnti presenti nel discor o confermeranno il !>ità dei suoi ancenati 15. La sua forza 1Uocucon a, tuttav1a, non s1
contrassegno bilaccrale delJa procedura. esaurisce su l piano dell'insulto, ma pone l'accenco sulla conci-
,. ~1 _pron~me pe_rsonaJc cnK coU~caco in po izionc enfatica, al- nuicà generazionale nell'attuazione delle opere di in~ed~ltà "1•
i lllino dell enuna~to, erve a sottolineare che ad essere imerpellati Nell'insieme. gl i appcllaàvi adoperati nel v. 3 meccono in nsaJto
~ JHWH sono ~rec1samence e solamente gli individui cararcerizzati l'affinicà comportamencale era i genitori e i figli: e i vengono
m quel detem~naco modo. li olo ricorso a quesco pronome, nel mcerpellaá perché po iedono i ttatri della maliarda, deU'adultero
concesto d_eJ discorso! provoca un contrasto implícito con chiun- e della pro cicuta.
que mo tTJ un acceggiamcnto oppo to 11 • Tale contrapposizione ri-
guarda con~emp~raneamence i personaggi dei discor;o precedente
(Is 56, 1-81, 1 q~1ah, con ~e p~prie opzioni comportamentali, ciimo-
stra"71n.o 1ades1one a 010, e 1 personaggi menzionati in Is 57, J3b, i 11
Cfr. pme li. c~p. 2. § 1.2, pp. 171~'·
1' li mu1cJto riconosc11ncmo deU... duplice funuone prat;11u11a della denonuna-
qua11 npongono la loro fiducia in JHWI 112•
11onc dei pc.'rson.1gg1 ha provocaro una ccru d1fficolti ndl'111J1v1dun1one ddl'ini110
. 1 con~ocati. ono dcnonunati nel v. 3 come «figli della ma- .tclb parte ;iccusatoria e ncl dctcrmmare l'org:1111zzn1onc d1 curto d d1scorso; cfr.• ad
harda, tlrpe d1 un adultero e di una pro cicuta•. Si e osservato l-...,j . BLENKl1')Ql•l•, /•11111/i .56-66, 156, ehe disangue scmphcemcnre tn 1vv.3-10, •111-
nell'analisi dei morivi, che cale denominazione degli intedocucori <hl llnenl•, C' 1 vv. 11 - 13. •\'CNllt•. P.A. SMITII, Rlitt.>nf 1111J RrJ11411em, 82.s.. suddivide
,ome ..e-gue:v 3 • ummonv. "'' 4-5 •reproach•, "· 6a.1 l-13 •thre:ar OÍJudgment•, v.6b
repro.ich•. C. W1..STt:RMAN"l, l~11a/1 40-66, 321 -325. mdJ,·1du;a: v. 3, c1LU1one chc con-
m·nc già l'Jccusa; vv. 4-5. cap1d'1mpuuuonc; v. 63. giudmo. cmen1a d1 mone: '"'· 7-
• Cfr. pme li. c~p 1. S 3.1. p. 158. 1\, or.tcolo d1 ~1uJmo conrro 1J culto cananeo deli.a leruht.i; ''"' 7- 11 , accusa eh un
1~ . ..
D1fam non \I rr.mJ ncct.'1\3n.unC'mc delb convocn1one 111 mbunalc e presso un \Olo dclino, 11 culro sulle alrure; vv. t2- 13. l'annunc10 dei ~1ud1t10. 1111erwnto eh D10
g1udu.:c. come po\lulJ gran p.me dei commC'ntaron: l fr.. Jd C\., GJ. POW\N, /111l1t 11 ãys con J;i denuno.i Jperu dei nusf.im (v. 12) e la füa conseguenu. •l'a11mcnumcnt0 senu
t?fJ11s11ct. 126; K. PAV"-11 '>C 11. Dír 11r11r (;t'111ri111lr. 64. p1u spcrani.10 (v. 13a).
11
T. Mu1v.01<A, f:111plm1ír M1mlf, 47-SIJ;j-M § 146. 1
~ Cfr. K.P. DAl~ll. "•Ala,, Shc has becomc ;i Harlot• ". (19.
ln qucsto caso lJ ro11Lrappom·1onc mcs~ 111 rthl·vo d.111.l collocaz1one dei per-
11
e I• (..;i denommUl011C ;!"11 3ppart1Clle! alie llll:WOl'C Vl\'C CU CV()Cll lc COllnC'SSIOllÍ fa-
sonagg1 car:mC'nu;iu 111 m;imcr.i oppo ra m duc punu \lr.lll'l(•u dd d1scorso· aJ suo llllhJri e J.i procremont·: cfr.J M . Dll u:. Mi.\111,11.\lttap/111,,, 22.TJJe 1mp1.imo metafo-
llllZIO e .tll.i finC'. rico 1llustr:1 IJ p1V1pe!lll\';I oppo-íU JI quadro mco.no ;agh cunuch1 1qu.il1 appancngono

288 289
PAl?TE 3 CAPtTOLO 1: LA CONlESA COME STRATEGIA IS 57.3-13

N eUa rapprc cntazione dei personaggi, ai vv. 3-4, il locutore \'cri d 11\ non ci ono egnali esplicia dell 'atce a cli una risposta, per
r icor:e a un 'alc_ra tecni c~ pers~ asi va, l'accumulazione cü epiteti -ui )e domande hanno caran e rl! retorico. li contesto della convo-
(•figl1 della maliarda•, • arpe cü un adultero e di una pro rituta.. ~.mone, la denominazione spreg1ariva dei person.a~ nei vv: 3-4
v. 3; • figli ribe lli•, • tirpe me nzognera•, v. 4), c he, già in é, fun~ • t.t uccessiva esposirionc dei toro comporcamena nprovcvoli de-
da e pedie nte per ma ni festare un giucüzio di valo re su1 pcrso- ~ernunano la forza illocucoria dell'intero enun~iaco dei v. 4 come
~aggi17. 1.1 gi udnio negativo, in quesco caso, econforme alla forza accusa•Y. La predilezione degli accu ari no n e n_v olra a JHWH , pe r-
11locucon a deUa convocazione iniriale, 1Y ly: i personaggi sono in- ché non ê a lui che cs i dirigono le loro uppliche ~ prolungano
terpcllaci da Dio in quanto figli cü gen itori infami e perc hé eui k preghiere, anri, accra~erso tale ~or~1po.r~1ento, ess1 m~scrano la
scessi ono ribelJi e menzogneri. toro índo le ribelle ne1 confrono di 010- . 1 sy,4 co ~n~ne un~
N d l'i nsie me, la finalicà della convocazio ne eque lla di renderc ~ 111 rc i ancicipatoria rispcn o ai q.uadro accus~ton~ che . 1 d}~anera,
po sibile la notifi cazion e de i capi d 'accusa. ln questo di corso in:lll mano, neUa lunga esposiz1one succe .•va. L amb1gt11~ delle
cunavia, già la carica pragmacica de Ua de no minazione degli irn: prime due doman~e nel ~· 4 .esalca in n~ar~1era eloque~te il con~
pucati palesa la linea accu acoria c he riguarde rà in pri mo luogo rra co fra gli acreggiamenc1 . (n~e.ren~c e 1mv~~e11ce) 11e1 confro na
la vioJazione dei rapporto di figliolanza . di due oggcmi contrapposo : glt 1doli e J I 1w1 t . Attraverso la cerza

b. L'i111pim110 acfllsatorio: vv. 4-5

L'e posizione dt!i capi d 'accusa eindispe nsabile perché il pre- e


• Qut-sc pm~ib1hc.i so-.lcnuu. aJ 1."1., ÔJ G.J l'mAN, fu 1/11· lfüys 1!fjmti<t, 127, •rhe
rlwloric.il quC\llOl1 funcnon ;1) .i kmd oí .i Cl'O\~ cx.i111111Jt1(111 bcgmmng lhe acrual
sunto colpevole venga a conoscenza dei reato a lui conte tato e
pmcec:d111~ oí ~ ena.lo. ~
pe rché vcnga me o in concüzione cü poce r ricono cere in vcncà • Per b funzionc d1 ;iccus.i Jellc donw1de rc1omhe. cfr. Gn 3.13: +t I:>: Es 2.13.
la propria re po n abiü tà. Pe r quesca ragio ne l'accusa, impltcita h 1.13 ccc. C&• .inche 11 L.\U-.Urn< .. H111ufb11rl1 drr t11rr.m.1e/1rn Rl1t111rik. 379-3~4: P. Bo-
n ~lla caran e rizzazio ne degli imputati in Is 57 ,3 riccve un pieno \i\ 11 Rmab1f1Tt la ~111111.:::111, C>4-Ml.
SVl luppo nella parte ucce siva de i d iscorso. s
i. Per rum:rprcLlZIOOC ddle Jonunde 111 "57.4.cfr parte 11.cip. 3. 1. PP· 190-191
li V. 4 C COmpO CO da tre domande. Anche e )a for ma Ínter-
e
1\ ~cgno dt qut-SU 1mcrprcUZJOllC Wt .. rrn.MAN "l. /s.J1.1l1 40 -66, 322:]. Dtu.'Kll'o-;(.WI'.
t..iwli 56-66.157. nporuno l'.iffimu ili h 57,4 lOn 11 37.23. 11111.'Ce.non ruulano corrcac
roi:fl~ ~ de Ue frasi po rrebbe essere ince a come una cmpltce m- lc uucrpret.1Z10lll che wdono qm un att~IJlm:mo bclT.ardo m'Oho ~• giuço e non .l
q u1sm o ne alio copo di o cce nere info rmazion i e cabiltre la 111w11: e.li. ad cs.. R .N.WltYllR.AY. {J.11,1fi 40-Mí, 203: u.~ Clllll>'>, Lsm.ih. 46<>: P._A. MrTII.
º"'"''
l<lrrt••nl 11J1d Rnl'1t1io11. KJ:J. MUIU:.NllUit< .. " l..auh 411-ll<°l''. (i(,5: 1~.D. HAN'iON. T11t
,,(, lp«.Jnitit. 197; K. PAURn-.< 11. 0.r 11n1t (;n11n111Jr. (,..!, A. Pl:.NNA. lsa111, 559: W. LAU.
"'''!fi.~'t/dlrtt' ProfilKllr. 153: EJ. Vous< .• 71ir &1<>k p{ lsa1.1/1, /tl.4-0I :JN. 0.wArr. 711t' ~k
.ti nudeo f.muh.i~ l·he hl JI IWH come punco di nfonmcmo pur l'~~ndo pn\.ltl dei n.i- •'/ f«Ji.i/1 40-66, 47(>. L'mtcr.i contCSJ \J gi0<:.i 1n 1>10 l' 1 1uo1 1ntcrlocucon e non si ~tu
rurah vmcoh t.h ~nh'l.lc C"fr. parte 11. c;ip. 2. § 1.2, pp. 171 ss. ~h l)io chc. ndlc: v1.-so dei giud1tc. \1 rrom11u::1;1 cu'l.l l'Jrteggumento ~orn;no degii 101-
J UIJcNll.IN'IOl'P, /Jaw/1 56-66. IS<>. 11cde in Is 57.:l un quJJm ÍJm1h;ire nd quJJe pur.au ne1 coníronu dei gubl1. L;i problcmJnta cbc ni:,'1.urlÍ.l 1 r.ipporn .tll 1mcrno ddb
'°no u1c.lus1 nudl\', padre e 6gli.11u scnz.i .irnvJre alie 1mphcaz10111 chl' ulc quJdro ~ ­ , 11111lmit.1 ununa non e ..olh.'1'Jt1 111 nc<,un modo nd pn.-s<:nlc d1\Corso. La propO'it.l J1
Mede ~li interno dcllJ vmone crno-1sa.una. E.J. Y<>UNC., 711" &.1k 1t/ frn1ali. ltl. 40 1. ac- p A. M!TI 1. R/1ct••ri< 1111J Rr1/11(t1<111. 83, th vcd~·re qu1 gh oppO'itlOrl dei giuso ll1 cornspo11-
Cl'nna chc 1 1cr1111111 •fii;h• e •d1~ccndcnza• andrebbcm conmler.11; m ~emo ~pmtuJlc, J.cnz.i con gli orJ>051wn dd ~rvo \ullJ b.»e ddl.l ncorn.'111..1 dcll.t r.1d1c~ ~ (lj S?,5.8.12).
ma non spicg;i. <li fauo, 111 chc co~.1 r.ilc mccrpre1.1zm11c conm1;1 R .N. W1 tYtlRAY, ts.1- i: troppo debole; lJ raÔÍCC ê.• JllUll(NO rn.•quclllC 111 1'1.11:1 l', ncl Cl"SlO_cttaCO dtll :IUCOl"C I\
í11/i 40-66, 202, ~p•l'gJ com:mmcnrc chc 11011 ~· r:ratu JcLI.t re~po1u.1b1luj per 11 com- 52.13-53.12. ricom: con Jltn•tt:Jnt.i ÍrL'qlll'lllJ anche IJ rJJ 1cc 1ilJ (I\ :>3,S.6. 11). . •
porumcnto dl.'1 pmgc1111on. ma d1 una car.mcn~nc.1 chc nguard.i i-;11 s1c~s1 mtcrL"\"30. !1 Lo sres>0 conrra'lo, chc: 111111J111cr.l 1111phnt.1 Jttr.t\'<'1"1J num 11 d1..corw. ntornl'r.l
1
Cfr. M "> n RNllLRt., l71r P'"''~· 47<). 111 numera e5phc1c.i nd v. 11

291
PARTE 3 CAPITOLO 1: LA CONTESA COME STRATEGIA IS 57,3-13

domanda recorica, «non siete for e voi?i.21, si afferma che, in rc- u 1m mamente come ribelli e mencito ri (v. 4c) «dato che11, o mel
altà, sono proprio !oro i ribelü e i menzogneri (l'atto ê rappresen. ~1 omenco in cui», essi assumono i comportamemi ilJecici qui
tarivo). La ripeciz:ione dei pronome persona1e onx, riscontrato ncl r:ippresemaci 24 •
v. 3, metce in rilievo la conciguità degü impucaci e rafforza l'effetto
di un progre sivo aggravamento de lia caratterizzaz._ione: da quella
che riguarda la loro provenienza - di per sé non determinata 1.2 Lo mlnaccla dell' esito negativo: v. 6ob
dalle scelce personali - verso quelJa che esprim e invece il com-
portamento individua1e, detcaco da decisioni personali. L'impatto II significato dei v. 6a e taco talvolta frainceso: esso non costi-
comunicativo e nocevole percbé la caratcerizzazione di «figli ri- ruisce in sé un'ancicipazione dei giudizio né un'accusa25 • Si tran:a
bellii1 e (( cirpe menzognera11, nel contesto del v. 4, non evoca piu piuttosco di un ateo rappresentarivo: Dio si pronuncia autorevol-
il rapporto dei convocati con i 1egenitori», come avviene nel v. 3, inence e econdo verità circa l'<ffe110, inevitabile e sicuro, delJc
m a mira a indicare e plicitamence la /oro perversione nel rappono celce operative degli inceclocucori, e non si impegna diretcamence
conJHWH. circa iL proprio operato in futuro (ateo co111111issivo).
LI v. 5 serve a dimostrare che la forza rapprese111ativa dei prece- li concenuro deUa minaccia rimane legaco all'ambito deUa re-
dente enunciam (sopratrutto iJ v. 4c) non risiede solamente nel- Jazione era le parti in concesa 26• Poiché l'eredicà della terra e la
l'autorità del locutore divino, ma nello staco oggettivo delle cose. discendenza dipcndono dal legame con JHWH, nel momento in
Gü intcrpellaci sono definiri com e ribelli e m entito ri perché ciõ cui que co lega.me viene infranco con l'adesionc ad altri idoli, i
ê te timoniaco da1 )oro componamento: ono infedeli nel mo- benefici sperati diventano i luoghi impuri della sepoltura e una
mento in cui mettono in arro lc praciche illecite espresse nel v. S2l.
Quesca specificazione chiarisce che non ê JHWH a detemtinare in
maniera auco ritar ia, o capricciosa, lo status dei personaggi (come iiL'Jrt1colazione dei vv. +.5 rende llll~art.1 l'osscrv.illonC' di P.D. HAN'>ON, Tirr
si avrebbe nel caso di un arro did1iarativo), ma le sue parole pa1e- ºª"" efApocalyp11t, 197, ~condo ti qu.Uc IJ dcnommazJone i;:>~ :r.1 ll:1D..,'r riguar-
sano la realtà del !oro atteggiamemo. dcrebbc ancora gh amenati.
Difatti, nell'enunciato si pone l'atcenzione sui personaggi in !> Cfr. C. Wr'iTDlMANN, úa1al1 -10-66, 321; P.A. MI 1H. Rl1r1oric and Rrdanio11. 83.
c he oplano p1u corrccumcnte per una fornu d1 •Drohungo piunosto che per un giu-
qua licà di attanri , com e viene evidenziato daJl ' utilizzo delle d1Z10 dcliniuvo: anchc per W. H. IRWIN. "•Thc Smooth Sronl>s•'". 38.1._c,scre conc.aa
forme parcicipiaü dei verbi oon e ~n~ . L'uso predicativo dei par- rra 1 moro• (cfr. Sal 88,5-6) co cituíscc una mmaccia come qucUc presenti ncgli or:i-
ricipi e prime l'azione come uno stato e mette in rilievo il suo coli profcoc1 d1 giud12io. Si eram um:1vi.1 di una minacc1a m ~l'.nso uto, esprcssa per
aspecto dur:itivo che, insieme con la valenza tempora1e dei pre- mcuo della rappmcnlaZJone deU'es:ato ncgaovo e sconvemcnrc: non ci sono difatti
mdic.1tori Jdh direttl .izionc divina. K . KOENF'N, Erl1ik 11111/ E.tt/111111/ogír, 39, invtcc. so-
sente, dimostra che i personaggi possono esserc detenninati le-
~ticnc erroncJmcnte cht· l'arunu: cJHWH:•Ocr lkgntTmcint d.is. was cmem M cnschcn
durch Lo~. d .h. dun:h Zufall bzw. nach gõnlichcm Willcn zutc1I wird. Es gchl also gc-
radc mcht um ~Ül' wranrwortlichc Tcilnahmc :tn cincm H anddn. ~ndern um das An-
tcilgcbcn an t•1ncm Scluck~l. Con und nicht der Mensch 1st ili ubJekt 1mplrz.iert:t.
!l u p.mkdlJ M \;;, prevede :tbitualmenre unJ risposra :t!Ter111Jt1va ( 178): la sua fun- l~<petro allc prcccdt-nt1 assunzioni. K. PAUIUH< 11. Dil' 11r 11r Crmrirrdr. 58. vede qui b
rionc ê: spcsso qucUa di ind1C3l-c cnf.m ( 1 ~ lss.) e, quindi, assume foru di mcnione: ;a r.1ppn.~cnoz1onc di .izioni um;mc: •Der Ver. ~pncht dJvon, was d1cçc lt'utc run und
voice, molcrc, implica un sottofondo d1 nmprovero ( 179); cfr. H .A, l3RONGl:Jl~. ··some nicht. wk Jahwc an ihnen zu handcln gcdenkt•. ln quc,to caso. tutt:iVlil. non s1~p1ega
R.cnurk~ on the Biblical Pmide h' lô>"', 177-189. ln Is 57.-t. in quanto do1mncb reto- 11 pcrch~ dcllc frasr nominah. nel v. 6a. e di quclle wrbali. nel v. (lb, e si perde l.i bt:n
ric-J, CS<;;t c~pnmc la conresraz10nc dd rcJto. CO)!nlÍGI opp~tZIOllt' tr.1 gh C\iO mclllJOllJO ª' vv. 6a e l 3b.
!I Per lc pr:mchc evocaic m '' 57.5, cfr. pmc li. C'a p. 3, § 1.2.2. pp. 205-207. ~ Per l"analt~i di I ~ 57 ,6a, cfr. parte li. c~p. 4. § J .3. pp. 276-2n.

293
PARTE 3 CAPITOLO 1: LA CONlESA COME STRATEGIA Is 57.3· l 3

d1 cendenza che consta di cadaveri. li v. 6a e srrurrurato in du caro in maniera coUecàva, com e de tinatario ia degli oracoli di
frasi nominali.~n ordin~ inver o:~ <'~r C,n::i) - (vC,n) e S (~ giudizi~ ia di quelli d1 alvezza,. ~~1.Tri.r~-l saia .,.} pone co tante-
c:i) - .P (lC, l)· . Nel p_nmo ca o 1puo parlarc deUa funzione dc- 01enre 1 accenco ulla re ponsab1hta 111d1Vlduale- .
cntava e, ncUo. spec1~~º· lo?1áva.' m e!'rre ncl secando caso si
cr.ma della funz1one di 1denaficaz1one-11 • Le due funzioni svol- el v. 6b iJ locucore ripropone la dipendenza reciproca rra le
gono un ruolo complementare poiché esplicitano 1contorn1 del- opere e i toro esiti; la particella OJ indica ia I~ connessione !ogica
l'eredicà, s1a in en o cerriroriale ia di contenuto. ln que to modo era l'esito (v. 6a) e il comportamento (v. 6b) 1a uo chmax dique-
il _locucore ~ in gra~o di_~sprimere il .caractere fortemente turpc ~r.1 parte dei discorso-"1• L'u o, nel v. 6b, deUe for me dei Pf. (n~~?.
d1 cah eff~ m e colp1re gli mcerlocuco n nelJe loro aspeccative fon- rh :m) con una evidente m odalici dichiarativa, esprime la cerrezza
damentah, radicacc neUa toria d ' lsraele, e nclle arrese uscitate dell'evento (forza rapprese11tati1111), e ciõ funge da conforma del-
nel p~ecede nrt: ~iscor o. L'eredici fatta di luoghi di epolrura e di l'inevitabilità delle consegucnze prc entate nel v. 6a. Vincolando
morn colloca gh int~rlocucor~ ~l di fuo~i dellc prornessc ai padri in maniera tanto evidcm e gli esiá e i c ricerm comporcam entali ,
e della promessa agh eunuc h1 111 Is 56,:>. AIJa pl·rmanenza nella JI 1\VH ribadisce ancora un::i volta che non. ~ lui il resp~nsabile
casa di Dio si smriruisce cosl il luogo impuro della scpoltura aJ- della siruazionc cacastrofica pendente sugh 111terlocuton , ma le
l'assicurazionc di vi ta e di fomiliarità con JI 1w 11 e con i fra~elli toro per onali scelte opcrarive, le uniche quindi a pocerne capo-
provenicnri da curte le nazioni, subentra la familia r icà con i cada- volgere l'e ico.
~eri. _li carattcrc cioccance di quesc' uJrima affermazione e messo
m ev1denza per mezzo della ripeàzione enfatica dei pronome c:i.
Arrraverso tale rapprc entazione degli effecà fururi il locutore
~ffo~ la ua a.zione esercitando un 'influenza (Ous(~lit11ri(e: nel caso •• P.A. SMn 11. RJ1rr11nr ,,,,J Rtd11,11011, 7~. proponc 11 \lt;mfiato collenwo. che non
111 cu1 la ola npugnanza dei comportam enti illec1à non dovesse t' Jd tuno esclu'><>. nu ~sicdc 111111on: foru l'\p!'e"\IV~ ncl com~to dei discorso e non
mulcare. una ra~ione ufficiente per pingere gli interlocuton ad nunndc con b pecuhand dei d1'>t:ors1 mto l'-llJm,d1c meuono lll C\'ldenz.t l'unpor-
1.ma e l.l nc:ce" 1u ddlc ~the 111d1ndwh (c fr. nd piTlcJcmc discorro: Is 5(>.2.3 ai \111·
~sce~ers 1. ~a e 1, lo porrebbe essere la paura dellc loro infau te e ~1bre, con t1 pli.\ólggto al plunlc: 11t1 V\ -1 (,. ÔO\·e •1 cvocano 1um gh cunuchí e gh
111cV1tab1h conseguenze. Gli interlocutori vengono messi a con- ,1r:amcn , che )l d1mnguono per un dc:t<'rm11uto comrorumemo). Ques10 aspc:no ê
fronto con una realrà per toro escremamence convenieme nel mo- J .. u.110 anch<' d.tll'1dca J1 un nuovo rorolo J1 elc:m d1 JllWll .li quak SJ m~iti .i prcn-
m~nco in cu~. essa venis e a r~~r i. e e i, dunque, vogliono dt·r p.irte: e quc:sra appancncnz.i. e non l'~pp.inencrc o mcno a lsr.adc. ad ~re posu
ev~tare chc cio avvenga. non c e altra crada che modificare 11 pro- 111 prnno plMIO.
Cfr. W-0 § 39.3Ad. T MuRAOKA, b11p/ra1r< lliirJr, 143-146: C.J. L\JlU:.<..HA·
pno co m~orta 1.11enco. ln quesco co.nce to l'evocaz1one degh in- l.M. ''Emph;mzmg PJrucle GAM", 1%. 199 N.P LUN1', 11 ;mJ.(Jrdtr l{znmio11. 154,
cerlocuton ai mgolare (scgnata dai suffis i della 2(s.) sottolmea \Oltolmea b connow1onc d1 •t;õntr.i-cxpc:nn1on• m1ph"u ne!J'uso dclla p.irncd!J i;J.
sopratru~o la. re po1_isabilicà individuale per il comportamento as- l'cr E.J. Y OUl'oC.. ·nir &wk af tsm,1/1, /ti, 4113.13 tr:aduzionc •C:\'Cll 10 thc:m• ~rvuebbe ad
s ~1nco ~ 1 uo1 cffera. Que to aspetto acquisca maggiorc rilievo se mJicaiT la folhJ ddl'1dobma J' l~r:acle. ma ulc con'1dcrai.1onc ê troppo rcscnmva e
e
s1 co ns1d~ra c he il discorso rivolto in primo luogo ai membri 11011 rispecch1J b compl(')\ll.\ ddl'cnunl!Jlo. Dcl rc,m. lc ·folhe• lllolatrkhc dei popolo
J'l•r.1clc ri~ulcano ~volte molto p1 u gr.av1 e "ontert.mu. Tun;iv1a, b mulupla funz.iont
dclla naz1one dctca. Mentrc in molti alrri testi lsradc viene trat- ddl.1 parucdl.1 e> provoca una ccn;i d1fficohl ddl.a 1rJduz1011c dcl.l.i fr.l!.c: l'accento
pmto )UI suffisso c:i c,phc1ta b \trcu.1ron nc,\1onc tr.1 l'c·rcd1tà e l.i rivc:rc11ZJ nd C\'ia ri-
'crvau ncllo suco precedente (11clb 1r.idu2101w •dilo d1e•): dall'Jltr.1 parte, c:sso cnfa-
S - r.oggccto: I' · pred1cato. uzz.i ran'Ualu..i e l.i cc rtc17J dell'u1ont· \IC\~1. per quJnto qucst.> p<>'!kl multMC asrnrda
J-M S 154 , ,rrcgevolc (ndlJ trJdu71onc " Jo"'TChbc nrnrrcrc ;a •1wrfinoo).

294 295
PARTE 3 C APITOLO 1: LA CONlESA COME STl?ATEGIA IS 57.3-13

1.3 Lo pecullore forzo comunicativo dei v. 6c L'enunciaco c:nlK ;ii,K i,»:i, nel v. 6c, presenca l~ cara_tter~riche
di un atto esprcssi110 acrraverso il quale JHWH ma.mf~sca 1 suo1 sen-
li v. 6c provoca un certo sconvolgim enco nel percorso comu- [llllt:nri. A causare quec;ca csternazione sono mdtr~ttamence le
nicativo fi~ora eguico perché, da una parce, non r iencra direru- azioni degli infedeli (v. 6b), ma opratucco la prospetttva della !oro
mence ne1 quactro mocivi cemacici ri nvenuri nel discono cragica sorce egnaca dalla m orce _(v. 6~).n. Come un uomo n~~
dall'aJ.tra, sembra distur?ar~ lo svolgiment? ~tteso dei ríb.Tutta~ crova consolazione dopo la pe.rdtt~ d1 u_na pe.r ~na cara . ~os1 il
propno per que ce ragiom, andando aJ d1 la dello schema inter- 11011 poter essere ~onsolaco e. pnme '. ,ennme!1o ~ JHWI-! ne1 con~
~recacivo ormai previsto daJ lettore, indica un oriencamento par- fronri di quei 6gh che non c1sono p1u ~: que1 ~f?~ che. s1 ~ºº.º res1
ncolare della forza comunicativa dei discorso e aiuca la sua ribelll e menzogneri (Is 57,4), che non ono p1u 1 6gh di 010 ma
comprensione31 • Non sembra che la funzione comunicativa del- di un adultero, di una maga e di una prostituta (ls 57 ,3);. eh~
1'enunciaco e la sua collocazione nel discor o siano cari finora hanno spezzaco il legarnc col Dio della vita e ven_gono desnnan
presi in considerazione in maniera adeguata dagli interpretil:?. , crovarsi sotto iJ domínio deli a morce (Is ~7 ,6at'. La d<;>manda,
1
quindi, e ancora una volta recorica ~·sul piano 1llocucono, serve
ad affermare che Dio non pocrà m a1 essere consolaco ~alla sepa-
razione e dalla «m orte» dei suoi figli, come nel caso d1 Rac~ele
11
L'enuncwo e cons1der.110 sp~o come redaz10nale (per K. PAURll ~< 11, Dir trtut
in Ger 31, 15 (c m Ni con la parricella t,11)"'. L' lmperfctto espnme
Gt111ti11dt. 53, 1a lr.ltta d1 un •FrcmdkorpeP); questo fauo. rmravia. non ne dammuasce in questo caso la mod~l!tà a~ilitnti11~ ~~e: c<;>llegata con la nega-
11 Vllore comuniciLivo. ma ai contnno lo rafforz.a,svelando un trano p:irocolarmente zione, indica l'incapac1ta o 1 11~1poss1~ilica d! f~!e qualcosa. . .
~•gnificouvo del1'1nccn21011alni glob<tle dd t~-sto. li signi6cato espressi110 deli c nunc1aco ~a 11_mpronta dec1S1va
aJJa finalità di cutto iJ procedimento de ermo m Is 57 ,3:- ~ 3 che,
1
' AI ng1urdo sono rapprescmanve sopratruno due 1ncerpreU2.10111 scgu11e <1b1ru:U-
mente d:i1 commentaton. La prmu.soscenuu. ad cs., cb G.J. PoLAN. /11 tlrr lláys 1!fju-
s11rt, 134. chc vede qu1 un'csprcss1one dei disgusto dei locutore pcrché le pranche nel suo insieme, non ha com e scopo la condanna defimo.va, n~
1llec1te non po sono cosnru1rc una consolarione: tale ragionamcmo 1 b:au sulla cor- aJ contrario, far 1 che il legam~ non si.s~ezzi cucc?, ~~~ 1 ~6~•
,?el
nspondenu era C"l:"'l;i. nel v. 5. e :rllt, ncl v. 6c; qucsu consider.monc rocrcbbc oscre non precipitino in uno staco 1rrevers1b1le. L unpos 1b1lita di D10
corre1u se 13 radu:e che comp<tre nel v. 5 fosse C"'>e non e::.- . chc sembrerebbe csscre
quelb prmum (cfr. pmc li, cap. 3, S 1.2.2. pp. 205-2116). Menm:,ad e<i.. per EJ YOON<.,
TI1t Book ef /Jara/1, Ili, 403. si tnuerebbc da una domand:i retonc;a Cll't'J b que<>t1onc \C
•l li pronome :-~1t nguardercbbc p1u d1rctumcnce 13 sorte dcgli mfcdcli mC'nrio-
gh atu 1dobtnci po~no sodd1Sfare Dio e pingerlo ;alJJ p1et3, o \e ffil non CSJg2no
p1unos10 li suJ vendett.l (il r-.;; dei v-erbo C,"U puõ mdtcare a volte una ~pene d1 ravve- n.ua ncl v. ()a. ma, :alio ,l~'\SO tempo. C\.'OChcrebbe la toul1t.i dei loro ~ueggumenco. che
damcmo d1 J11WH, un npc~nemo mpcuo õli uoi proposiu; cfr. Gn 6.6.7; 1S.1111 15.11. e la c;au};I ultima di qul'SlO dc,nno.
Sal l 10.4;Ger 18.8.10;26.19:42.IO;GI 2.13:Am 7.3.6:G10 3.\,l. I0;4,2);J.jau.MtM, "' Cuo il ~1gmfic:ito da con olJZmne nel conl~Co Jel luno e<>presso con il vcrbo
Dir Rrur Gouts. 39. parla di «j;ihwcs el~tbeherrschungo; W. l..Au. S. l1'!fl.~tltltr1r J>ri.1- c- i ( 'r). cfr. Gn 2-1.67: 3K, l 2: 2S;im 13.39: ~opr:ittutto Gcr 31.15. .
f1lir11r. 156. •lm Untc™'h1ed zu Hos 4.16 fi-aE,>t hicr Jahwe sclbst und kündct tbm1t w- \\ Cfr. .inche 1~ 1.2-3 circa Li delu~1onc 01\tlllJ CJ~la wll.t nbclli<>n~ ~CI ·figh•. e
~le1ch an.daJl d1c Zcu se111er Zurück.halrung (vgl.Jes 57,11) vorbc1 m.Jetzt erfol~ d.is in Is 57,5 la form:i c'Om:i provc1m~c J.1llJ rad1cc cni, come rimanc po~1b1le ~ punto
Strafgcnclu. vgl.jl'157.12.13a•. P. B OVATI, Rutabilirr la ,~111s1izill. ()(1, colloca 11 problcnu 01 vma gramnuúcalc. il contruto, era 1'1g11ob1le •consolai1onc• dcgh mfcdch, chc h-
ncll'ambno giurid1co, ma v-cdc qui 11 rifiuto dcllc compcn~aziom sacnfic.1h: tJle 111ter- bcrameme pcrdono il toro D10. e l'1111po~ab1hw tli JI 1w11 ~i1 es~crc consolato per la per-
prcrn21onc ê diffic1lmcmc sosrcmbile nel contesto di 1 ~ 57,3- 13. perché 11 culto qu1 ê di ta dei figli m Is 57.6c. risulLcrcbbc pJrt1cobrmentc smdemc.
in )é 1llegmi1110, 11011 dcdicaro a JllWl-1. quindi non puõ for p:mc di una compc11~- "·Se l'intcrpr~tJzionc chc rigu.anb i "sentimenu" di Dio ~cmbr.me l'.°ppo :incro-
1aonc. ma p1uuo~to dcll'olTcsa m.-ssa (gli altri tC"óti cítau d;ill'auton·. ad l"I .. h 1.11-12; pomorfizzante, lo <arebbc alrn.:namo 11 tcntau~.Ja asscgnargli unas.orca d1 pcn~mcnco
Mie <>.6-7. r1guanbno. inf;iui. ai culto 111 sé legittimo. ai quale v1enc nfim.uo per rJgiom di ripcns;imento. o di gio1a, d1 íurore, ccc. S1 11011. ;ad cs.. come 111 Is 65, l ~ JI IWl 1
0
dl\'Cl'St' dalla ua 1llegalit.i intrinscca). •gioisca• ed •esuln• a motivo d1 Gcrmalcmmc e dei suo popolo.

~7
PARTE 3 ~-- CAPITOLO 1: LA CONTESA COME smATEGIA Is 57,3-13

di a;rendersi, di ~rsi per vimo, giustifica la ripresa appassionata e,


la rdazione in ultima i tanza, l'aspettariva di salvczza posta aJ di
deU accu a a parnre daJ v. 7. fuor i dei Signorc. L'imeparabilità dei due asperti conferisce al-
rcsposizione delle azioni della dorma una forte ambiguità 37 . Tale
wtrica e pressiva mim a for si che il ri cettore dei mcssaggio venga
1.4 La rípresa dell'accusa: w. 7-11 a confronc:arsi contem poraneamente con piu di una deile imer-
e
prccazioni po ibiJi lll. L'effctto che le pratiche raffiguratc risulcano
. Ê P':°prio il 11011. ~ocersi rassegnare aUa siruazione attuale che non olo illecice, ma anche rorruose e ripugnana. li cono ai con- e,
sp111ge •.l locucore d1vmo a riprendere la procedura accusatoria e cempo, dolente e arcasrico, caratterisrico deU 'amore ferico. L'af-
ad espru1:1ere con forz~ l'in ensatezza e la ripugnanza degli atti ferco e la peranza di Vlta rivolte originariamente a JHWH vengono
c he n?caono alla rel.1Z1one. li prolungamenco dell'accusa serve a ·· cunmiortace" pudoratamente per aggraz1arsi gli idoli, anche
socco~near~ che la p~~~ibili~ deUa riconciliazione ê ancora apena quando si tratti dei <;ovr:mi della morte.
ed ev_idenz1a la . fi naJ1ta ~e!I .accusa. li locutore adopererà nuovi Tutti i vcrbi nei vv. 7-1 O esprimono la modalfr.'1 epistemica di-
mezz1 per convmcere chi e 111fedelc della ripugnanza e stolcezza chiarativa3'1 e detcrmi nano la forza illocucoria rappr<'sr11tativa degli
deUa ~a condoer~ ~ condurlo a una relazione giusca e veritiera. c.> nunciaá. Lo scopo primaria di tale articolazione dell'accusa qudlo e
Ne1 vv. 7- 11 glJ 1mpucati vengono assimilaria un'adultera. L'ef- d1costringere la parte colpcvole a con&oncarsi enamente con l'evi-
fetto di cale scelca e positiva elo spo camenco de lla focalizzazione <lenza e la verità dei farei e a cambiare, di conseguenza, aneggiamento.
daJla relazione di figl iolanza a queUa ~pon ale. li nuovo rivesti- li v. 11 cosrirui ce il momento conclusivo dell'accu a e offre
menco mecafor ico accentua l'e istenza di un rapporto di mutua una c hiave di lertura per la lunga pre entazione argomemativa
appa~en~nza tra i ~o~cc ndenri : un rapporto di carattere giuridico nei vv. 7-1 O. L'organizzazione dei versecto mo'itra come le do-
che g1u t16ca e legirnma la vertenza su cicaca da Dio. Paradossal- mande dirette rivolce alia donna incorniciano l'accu a principaJe
menre, con i1 ricor o alia umifünce mctafora delta merecrice iJ (c-c 1) dell'abbandono di JHWH da parte dcll'adulcera: mentrc la
locutore ,.vela la profon,dità de~ suo amore ferito. Jnolcre, ado~e­ donna ha paura e riveri'ice gli idoli (a), non rivcn ce JHWll (a 1);
rando un 1mmag111e co 1 offens1va,JHWH cerca di riprisrinare nella mcntre essa mencc (b),JHWH cace (b 1).
~do~na• accu ata la rne n.10ria della ua vera idcnrirà (me a da lei
1~ ? 1 parte, v. .8) e a fur s1 chc essa possa render i como della gra-
vita dei camb1amenco avvcnuto e dei disonore insico neil'identità ,\ -x·rm rox, ·~11Nl

da lei assunca. b ": t::n ":::


nricorso alb metafora dell'adultera piega b presenza massiccia, e n,;:t Kc, ·n1K1
nel corso deU'accu~. di e pres.sioni che i rife riscono aU'attività es- e' -i.:ii,-i,, m:TKC,
uale illec~ca. E. e: infa~. n~n ervono tanto a de-;crivere allegorica- b' é.:ml :1:::n:l ' li( K'7;i
mente aro reali di prosaruZJone sacra, ma sono piucto to al servizio a' '1t"l'n K':i 'MO
dei quadro metaforico ed esprimono i1 crndimenco deUa relazione
nel suo ambito piu. pecul.ia:e e inàmo, .queUo dei rapporco sponsale. 1 Si parla di .1111/111f111rtl ll\IJIHlo csiste p1Ü d1 una lettura d1 un 'e-;p~-ss1onc contc-
Nel c?~so de~ espos1z1onc, tuttav1J, le trasgressioni di natura
m1;il111enu: v;ihd;i. C:fr C. ANI X!l~NO, C/rr <os'r (11 P'•(lllllilllul lr•\C1"i<1ir11, 1(l-17.
s;ssua~e s1 mtrecc1ano con tin uam ente con quellc appartenenti al- " Cfr. parte 11. t·ap 3. ~ 1.2.2. pp. :?lfüç, e J. 131 LNKIN'><ll'I', lw111lt 56·66. 162- 163,
1an~b1co culruaJe. M entre le prime addicano oprarrurco alia per- per un'amp1.;i panor.illlllJ, :inche \e non CQUSCl\J.
vers1one dei legame ponsale, le alcre specificano che a corrompere •Tum: lc forme wrbah \0110 ;iJ QJI l" JI 11vn·111rol

298
PARTE 3 CAPITOLO 1: LA CONTESA COME STRATEGIA IS 57. 3-13

II v. 11 rievoca il v. 4ab nel quale due domande segnalavano d 1.5 Una nuova m lnaccia dl sanzione: v. 12-130
contrasto rra l'arreggiamento degli accusaà nei confTonri di JHWH
e quello riservaco agJj akri dei''". Ora, nel v. 11, quel contrasto viene 11 v. 12a conciene un atto co111111issi110 (modalità deontica 11olo11-
messo in rilievo gra~ie all '?p~osizi?n~ rra ·~-nK (a) e 'n1K (a 1, e): tati11(1 dei verbo 1'lK) con il quale Dio i impcgna ad agire in fu-
temere e venerare chi non e 010 coincide con la mancanza di ve- ruro notificando c;olennemence iJ misfano della donna , la sua
nerazion.e e, in ultima istanza, con l'abbandono di JI IWH . «giu~tizi::i• e le sue opere (Tb!11Y1"1Nl 1l'\",~ 1'lK 'lK_)" .. i tratta qui
Su~ ptano comunicativo una posizione importante occupa la del fururo (in coincidenza, dei resto. con 1·~~nunc10 dt .Is. 56, 1b) e
n:ienz1one delta menzogna {' :l :m •;:,), che evoca la denomina- non di un atto di condanna al presente. L 1mpegno d1vmo co1~­
zaone .,.,~V dei v. 4. ln fondo. si trana di ingannare se sces j nel crasta cruaramencc con ti lungo ilenzio, menz:ionato nel v. 11, e di-
m~~e.nco in cui si mcne in disparte la memoria deUe propne mo era che Dio non puô e ere ingannaco daJla menzogna o dalla
o.ri~ e deUa ~ropria identicà di figlio e di spo a; quando ci si parvenza di correnezza escogita~ dall'infedel.e. La po iz:ione .en-
rafug1a nel vornce delle azioni abominevoli per trovare la sal- fatica dei pronome per onale 'lK, m apern1ra.d1 verseno,sottolinea
v~zza presso chi non ne e in possesso e non e in grado di offrirla. il contra co con ·o-nK dell'inizio dei v. 1 1: p1utto to che cemere e
S~ m enre anche.ª.J' 1;.v1' : rit~nendolo .incapa~e di comprendere e riverire gli ido li , la donna avrebbe dovuto. tcmere JHWH, che e
d1 svelare la venta d1 az1o m che espnmono msincerità e abban- l'unico a possedere l'autorità e la potenza di svelare la vera ~atura
don~ de~ 'all~anza (dr. aJ 78,36-37; O 7, 13ss.). La venerazione delle cose e sancirc il loro valore. Ora la dorma deve cemere il vero
degJ1 altn dei porta a quelJ 'acteggiamenco folie dei doiw menàre Dio anche e finora non lo ha facto (v. 11), perché egli ha annun-
{':lt~n di modalicà episcemka a sertiva dell ' Jmpf.) e conduce alia ciat~ la ua manife taz.ione prossima a verificarsi (lc; 56, 1.b); -~ani~
morte {ls 28, 15). Si a serisce indireccamence che dimencicare il festazione che per !'adultera non puõ e ere alcro che ~udizio d1
Signore sfocia immancabiJmence nel peccaco e nella menzogna condanna. Di conseguenza, nel contesto dei pre en~e ?iscorso, le
(Zc 3, 13), anche perché ciõ coincide con l'ade ione agli idoli parole con cui Di o .~1el v. J2a ~mp~gna e c~o cosotuiscono una
che non sono a!tro. che «menzogna* ~Is 44,20; ipq:i, Am 2,4; :lt;:,): minaccia rivolca ali 1mputata, 11 cu1 operato e cale che non le per-
e se ndo)H:VH 1 un1co fondamenro di vericà (Nm 23, 19). mene di sperare in una ~1anifescazio~e :11.vifica ..
N eil ms1eme, dunque, viene rivelaca qui la finalüà deJJ '::iccusa- Quesca minaccia non e una mera npenZlone di quella contenuta
tore, che º?~ god~ nello s1.nasc~~rare i misfacri degli ímpucati, nd v. 6a. Prese in icme esse compongono un quadro comple~en­
ma usa cuc:n 1 mezz1 a su~ di po JZJone per pingere i propri in- tare: menrre nel v. 6a la minaccia con isceva nella rappresen~one
cerlocuton ad assumere 111 maniera re pon abile la verità dj e degli esiti nefasti e certi delle az.ioni degli impucati .ed eserc1~va
sce í affinché la rdazione po a c!SSere ricompo ta nelJa vericà e un 'influenza co11s(1?liatrice, ora si tracta dell'aspe~o n~g:iav~ de.~ nve-
nella giu cizia. lazione divina che sancisce il comportamenco 1Ueetto, qurndi s1 escr-
cica piutto to 'un 'mfluenza i111i111idatrice. Attr.werso l'inámidaz:ione il

• 1 Concru akum: mtcrprcuzio111. ad cs .• E.J VnuN< .. 111t &dk '-!,{ lJai,1/1. Ili, 408.

chc non as.~ume •le cul.' opere• come reuo dai verbo , ll, ma p1utt<Xto come rasu.s pr11-
drm complcuto dJ "l'i,.llT at':: m quc~to caro ~1 avrebbero Juc fra\i d1s1!0~1c 111 m~111cr.t
chum::ic;a. Tu11,;w1a, ;a c:all\J dclla p~rac:clla M md1c;mtc normalmente 1oggeuo d1retto.
•• ul p1:mo fornule si npctono le dolllJndc muoJoftl• ncl \'. 4 d.ille ci.pn."\Slom "!).!:,
e Mm. nel v. 11 ":lTllC e at"::i
e preícnbdc cons1Jenrc 11 verbo "Ul come ~ente emnmb1i;h clemcnn T= e 1JY'nl.
• 2 cfr. p UovATI. R1J11i/11/ur l11.e11011.::111. 10-n

300 301
PARTI: 3 CAPllOLO 1: LA CONTESA COME smATEGIA Is 57 ,3-13

locucore tende ad imprimere neU'interlocucorc la co c1enza di u revencuaJità di un ince rvenco d egli idol~ ~T~'_:l?). chiunque essi
avverumenco per lui gradevole e, alio scesso te mpo, cerca dl persua~ .,13110 e quaJunque ia il )oro nu~1er~>. Glt 1doli no~ poss<?no al-
derlo c1rca la neccs.sici di w1 cambiamenco comporcamentalc che gü vare perché e i <:te si on? .de nnan aUa.fin e: cru e~ loro ~ vento
permecta di evüarlo. porcerà via, e li prendera 11 o ffi o•. li ric.o rso ali ~mmagme ~el
Dai ~unco di vista pragmatico, la minaccia in Is 57, l 2a indi- e vem o arricchisce iJ sign ificam d eU'e nunc1ato graz1e ~a sua n c-
pens~bile nella procedura deUa come a bilace rale e merce m ri- chezza evocativa : 11 vento e una forza nacuraJe c;otto iJ com~ndo
h~vo il P.o ce re divino di convalidare anche una grave punizionc"i. di J H WI t (Nm 11 3 1) ed e la po tcnza di l) io te o davantl alia11
L e pres 1one l i,.ll • Ki, (v. l 2b) u co ticuisce in fa cà un'assenione quale nel mome~ co dei g iudizio ne sun ídolo puõ resiscere~ •
c~~· con, la massima auto r ità c he a Dio compete, accc c.i ia la ve- Ma nn, com e dei re co ',:l:i, puõ evocare cio che .e senza forza.•
m a deli opcra~o ~eUa don~a ~j~ l'inevitabilici dell'esico ncgauvo e nza valore, vanicà, per c ui l'immagine si fa mdenc.e: q.uegl.1
penden~e u di lei: la sua .gmsoz_1a e le sue opere non le po cranno idoli sono talmente inconsisce nci che pc rfino ur:a n~~ta .h pu~
essere. eh nessu~ vantagg10 (m odalità abilitativa deU' lmpf. con la so praffare, o e mplicemente riprende rseli ,f e rche ~l.1 1do.h s~ess!
ncgaz.1o ne). li ricorso alia liro te imprime ai pronunciame nto una 4
11011 ono aJtro che va nità e inconsiscenza . Lo c;pmt.o di 1?10 e
m~gg1ore fo~ e ~r~ssiva e un to no ironico: in fin dei conci, pro- anche la fo rza c reacriceso davanti aJla quale no n p~o susslSter~
prt o quesc.1 •g1us ~21a » e . quesce o pere porceranno alia cncenz.l. ciõ che ha a c he fa re con il disordine. co n la confus!~ne ~ con _il
An cora una vol~ 1sottolinea che, nel mo menco dei gi udizio. sono peccato. lnfine, qucsca dcscrizione della sorte d~gli ~doli co u~
le scelte .opera~1ve deU' uomo ad avere un pe o determinante. cuisce un ammo nime nco alia d onna scessa pe.rch.e eh•. venera gl~
C hc d desnn o delJ'aduJcera avrà risvolti cragic i e confcrmato idoli inconsiscenci diventa com e l oro~• e, qumdi , puo aspectars1
ncl v. 13a dal.Je u ~ grida in cerca di aiuto (1p:n:l) 4 ~ . TaJ i g rida di subire lo stesso destino.
non poss.o no mfa m or_c~nere una risposca posiciv:i: lo i11ssivo ,i,.,.., Nel v. 13a il locuto re fa i co nci definicivi con il com~orra~
c~e e prime la modaltta precaciva, e arcastico4s. Numero i te ti m ento degli imputaá , già illuscraco. nel ~· ~: il )oro comp1acers1
dimosrrano che no n c'e un dio o una fo rza ai di fu o ri d1 J HWH negli idoli e )e peranze di aJvezza m e ~ riposte. vengono com -
c he P<:> a aJ'?~e " ~ no n c'e ne un. pocer~ che po a impugnare
4
4
la d ec1 o ne divrna . Per quesca ragione divenra perfino ridicola
plecamence demolice - 'ii cra1~1uceranno t~ un gndo ~nco a~
quanto disperato - , r~1encre 1 :m:ogan~ d~ m~ trata. ne1 con fro nn
di JHWH viem: arcasoca mence rt pedua a1 nun enu .

1.6 li q uadro antitetlco conclusivo: v. 13b


" Cfr. P OOVA li. Rutab1/1rr /11 .1t111Jt1z 111. 70-77.
11
C fr pmc li. c.ip. 3, § 1.2.2. pp. 2 19-220.
., •: Iler b r.idacc ?:1T lc~r.iu a t."Spl"C"~10111 che indicano un gnd.ire 111 cen.·., d1 a1um, efr.: U v. J3b, incrodotto da un 111r1w avversativo, pre enta con ~orza
fa - :-1: Nc 1~.:?H: ~I IU7, 13. 19,ecc. C fr. aoche K. PAURJT';( 11, Dir 11rr1r Gr111m1dr.<1S,t h<' un quadro anàte tico co nclu11ivo, che riguarda sia la caratte nzza-
' pcn fk a chc \1dex-nw unJ ch1.1111.11<1 dJ chi cerca un salv.uo re (Ger 14 3· 15 ·'· .,,, 17)
n Al ' ' ' .... - '• .
• lTCtt.11110 ~aíl J~llCO e Gdc 10 , 14: cfr. anchc Gcr 11.12, d1c rottol1111:.1 1'111uu-
l1tJ tfoJ K"1Uan: per Ottencrc IJ s.1Jveua d.1gJi 1doh 3 1 quah gh 111fcdt h offmno llll cmo
(gb ~u:~ns1 otlcm nel culto 1llccm.> sono 111eni1on:1n anchc 111 Is 65.J.7). " li m, come ÍOn.l d1vma ncl ~1udmo: Gb 4.9: '' 30.28: 41 , l 6; Gcr 4, I ~; ~ 4.19.
' (,li l~OI~ 11011 po~sono ~h-;i.rc ~): 2S:un 12,21 : I~ 47 . 14: solo JllWll puti ~.llv.m:: ~~ C fr. Dt 32,21 ; 1R c 16, 13.2(1: 2R e 17, l 5; Sal 3 1.7: Gcr 2.5: 8.9: 10.1:>; Is 41 ,29.
. ai 34,8, 7- . 1-: J07.6. "'' C fr. Gn 1.2: 8, 1.
' Cfr. Dt J2.J 1. \I 2Re 17. 15; Gcr 2,5.

302 303
CAPITOlO l . \.A CONlESA COME STRATEGIA IS 57.3-13
PARTE 3

le accu e e le minacce di an:zione, non mi~


zione comportamentale dei referenri nei vv. 3- 13a ia il de tino che la contesa, con l . d rrc c hi infedele a po rre fine e ª'
a loro prospetcato nel v. 6a. Jlla condanna, .mad vluo .e .1~ u o d o da pocer godere dei b eni in-
La fo rma participiale d ella radice i1Cn mecte in rilievo la ca- co mp onameno a u cenm m ~
m
ratteri rica comporramencale dei soggeno e tralascia qual ias1 altra ,ia nel rapporto con JHWH ·
cararcerizzazione. Quanco al reference, i portati a pensare in e
primo luogo ai fedeli appartenenti a 1 raele) 2, perché a lsraele si
1.7 Lo tunzlone dei rlvestimento metoforlco
rifcrivano princ ipalmence le mecafore ucilizzatc, ma eopportuno
includere anche ~ualsiasi persona che si distingue per la fid ucia
posta nel Signorc ~.
Una delle srracegie comunicative adoperate in ls ,3- 13 il ?7 e
. ai linguaggio mecaforico, la cui finalicà non e o rnamen-
Nell'c po izione d eU'e ico si ricorre a duc verbi aU' lmpf., 'm1• rKorso .
e o-,", che csprimono la m odalità dichiarativa: la cercezza circa rale ma e minence me nce ~ersuas1va. e. • ha la capacità di evo-
• ' . il · esomenco meta1onco
l'eredità dei fedeli e detcaca dalla toro scelta di aderire al ignore, l n pnmo 1uogo n v . f: ·0 di igni6.cati che com -
m enzionata nclla prima parte dell'enunciato. La forza iUocutoria care, no n uno solo, ma un. an~p10 . ~c~ . . ore im atto.
comumcaavo p1u n cco e di maggi P
e e
q u indi mµprese11tatii!(I, perché l'asserzione convalidaca sia dalla Pongono un quadro . · h" 1· l · ti non ad uno
s' increcc1ano n c 1am eg:i • ffi gli,
vcrità d ei fatti ~ia daU 'auto rità de i locucore. t no ltre • nel discorso
a.6 · ·. · 6 li l'adulcera, che ra gurano
La posizione ~rracegica d ei v. 13b, alia chiusu ra dei discorso,
.
ma a due qu.ad~1 met o n ci. t f
i ecollocano nell'ambito relazio-
confcr iscc aUe parole una grande rilevanza comunicativa . D a una 1nce rlocuco n d1JHWI1.. f:n~mb o rri ucllo di 6gliolanza e quello
parte, nelle ue ultime parole, il locutore si o ffe rma sulla raffigu- nale ed evocano due ap1 di ".'PP ,q . .d. d ell'azione
h . i cano il fondamenco giun 1co . .
razione di un possibiJe esi to positivo cimolando negli ince rlocu- ~ponsale, e e ~?s~tut 57 3- t 3. Que ri due rapporti, rutt~v1a, m~­
tori il d e iderio della sua conquista. Dalralcra, alio copo di mcrapresa da to tn s ~ . 1 ensiero crito-isaiano sm
convincere che il raggiungimenco di cale esito non edifficoltoso, plicano anche. due aspe~o res~º1~;~,u~iversalità pcculiare della
pre em a un unico comportam enco nece sario e ufficience. La dai discorso di aperru.ra tn •. . · onsale Non
6gliolanza e l'e clusivicà carattemaca del rapporco p .
forza pragmatica risulca am plificata daU' inevicabile confronto con
nma una er ie di auoni poste in atto daU 'adultera le quali , no-
no cante la fatica e l'impegno, non solo ono inurili in vista dei
con eguime nto dell'esico peraco, ma sono anche ridacole e con- '- dJ P. D H AN'><1N Tiir D.:111" "'Apo<alypnl. '.?O 1- 202. sccoodo bd~u~c
croproduce nti. D1 con eguen za, sul piano ilJocutorio, il v. 13 b ncmmcno "' téS1 . . • cb S1on co uru1rebbcro un;i soru ' pre-
11 atudivo sugb mfcdeh e: b loro mnnz1011c .J. ion li v 1? non cosucuisce
non va interpretaco com e un' incondizionata promessa di per- .,. d 14 d h e b toro nconqut~u w · • -
P a.raovo per 11 ricorno t'1 t' e .J_, , ?()! ) e ~opr.mutto. 1 discorsi div1m
dono e di ric;cabili menco d elta relarione 54 , ma dimosrra pi uno co • 6
uoa scntcnz:i t)C nmv;a co
( me sostcnuto u.u1 autorc. -
,
· •
o~ion• .1 nc:,suno anz1 la 11mnlc e tt'n-
. . . !.ano 1cfTemv:i nm ._ ~ u 1 •
qm 3nahzzau non contemp I' crtun a ch1un4ue 11oglia smccram~me adcnrc a
dcn'ZUlmcntc mclu"vmil. con ap b U ·ltc umanc mducc 1aUtorc Jd m-
Jl IWll. Li mancac cons1der.umne .mn ':'~ ª1; ~~02)
\J Cfr.. ad e~ .• K. i>AUlll l'\C 11. D1r 11t11t Ce111ti11dr. (15.
tcrprct:irc b s:ilv.:z:za come ;mo umlatcr.i e 14'
\\ li d&orso. data \J sua arucobz1onc 111 ormad~
'º k rib ~on g1usu6ca l'mcerpreu21one
• disunto dJ quelli in1cr-
' 1 L·mo dei p.inic."1p1 per 111ctlerc 111 rilievo l'inlpon;inz.i dcllc Sl"cllc l·o111port;i-
llll"lllJh rkh1anu. 111 numera anmctica. q1UJ1ro os~crv.uo ncl 11. 5.
i.econdo la qualc (J traltercbbc qu1 d1 u11 ,g..,n1pDpo 1,~(cA":,:~~l~ypti< ?() 1. L IWS7.K(1'\I . ~KI,
•• Anchc pcrché 11 dcstlll3l.JTIO e clna.ramencc car:mcrizz.tto dai mo C"Cl lllpOrt.1- pdlati nc1 vv. 3-13a (efr. P..D . I IAN'>ON d .jl' lt ·"'" me\~ggio
" r-"sono sempre
· - · ·gh s~ unpu-

lllC:ntl) dd níug1J"'1 nd !!ignore e per qucsu ragionc non coi ncuk con coloro chc
V.i/k ""'' Gcmri11dt, 98):' desonaun e inrero . lu a toro
c:u:i e íl li. 13b ÍJ p:ircc dJ un.i nuova 'rr.11cg111 pcr;uas1v.1 nvo .
vcngono rnn11oc~t1 e ;iccus.iu ne1 ver em pn:ccdcnci. D;ill'altr.i parte: non i: '>Q\lc:mb1lc-

305
304
PARIT 3 CAPITOl.:O 1: l.A CONTE l\ COME STRATEGIA 1 57 3-13

a ca o nelJo w iJuppo della comunicazione j fa ricorso a entrarnbe empre nello tesso quadro mecaforico si fonda la rapprcsen-
le n~ecaforc, p~rché cutte e due - in quanto complemencari _ c:azionc dellc azioni della do1111a. N on avrebbe sens? dare tanto
cosacuiscono 11 fondamemo dell'invico divino alla comunion · pc-;o alJe crasgressioni di natura e uaJ~. e. n?~ c1 ~asse u:I?
· d 1,.
vo 1to •. qum a1 o 1o lsraeJe, ma a cutci gli uomini51'.
"?" en- sfondo un rapporro esclu.sivo dei quale 1 111011·uca corn~gal~ e .11
.Es1sc:. cuctavta, anche un alcro aspctco dei rive cimento meta- conrrassegno emblcmarico. Di conseguenza, anche e . 1 pua d~­
foraco d~ Is 57 .3- 13. Esso non serve un icamence alla raffiguraiion ~cucere sulla nacura degU acti stessi e su lla lo ro effettlva cons1-
dei tr:id1~1enc.o, n~a evoca un rapporco di amare, un rapporto cll renza iJ lessico adopcr.ito e, in primo luogo, una componente
ec;clus1vlta e di reciproca appa~cenenza', t.mza iJ quaJe iJ cradimento · '
irrinunciabile ·
dei rive amemo r ·
metaionco sresso 5~.
non pocrebbc nemmeno su mere57• L am ore mostra di avere ·
d.ue v~lti: 9u:Uo viola~o e oltraggi.aco di chi einfedele, e quello t~~ Nell'ambito dell'impianco figurativo di l 57,3- 13 e ~ pa rt~­
m o di .cru v~ene rrad1ro e cunavia, in forza deU'amore, si ribelb col.Jre inrcre se la m etafora dell'adultera. Accraverso d1 c~sa 11
con~ 11 tradi~ento. Com~ l'amo rc in~edele insegue curte le scap- Triro-lsaia non uciJizza emplicem ente quanto prodorro dagh aJm
paro1e dei trad1111enco, cosi quello fe nco non si ar rende e cerc ~c rirtori biblici, ma propone quaJcosa di origi11ak, trenamence
tune le.srrade .dcUa .persuasione pe r convincere l'infedele a ri cor~ collegato con la sua pro pettiva universalis~ca ..
nare. su1 P.ropn p~1 : cace e parla, olrraggia, accusa, minaccia e in- 1n l 57 ,3-13 la que tione deUa de.ce.rnu~az!?~e dei refcr~ntc
voglia aJ m orno: nv~lai:1do ~a ua disponibilità aJ perdono. 11 ricorso rimanc in cerco modo aperta , suscett1b1le di p1u 111cerpre~aZJo n1.
aJJa metafora de! figh nbel11 e dell'aduJtcra non serve dunque solo E vera che l'immagine dell'adulcera provoca un re mngimenco
a rappre~~ncar~ 1 rrarti ~ cru e infcdele, ma anche ad esprim~re la d~ 1 possibili m etaforizzati aJ po polo d' lsraele, o almcno a una
p~fon~Jta de~ am~~ di J I IWH, padre e sposo, e a manifestare la sua
ulama mcenZJo naJ1ca neJ trarcare c hi lo abbandona. Se Dia non
~o e anc?ra profo~1~n~ente "innamoraro" non porrcbbe iscaurare
1J proced1me nco g 1und1co dei rfb cancro i figli e la spo a in fedcliSll. •• M cncre :1lc11111 ;iuton so~tcn~t>no 11 ~1g111tica10 metaforRO Jclll• n10111 ddb
du nn:i (cfr. I' D. H AN,ON. ·11ir 1),,.,,, 11(ApM11/yp11r, 198). alm cercano d1 111d1\ ~du:ire la
loro emtenZJ t:om· rcLl. A que<ico propo~no b1mgna nconl.ire chc le meu tore non
~1110 m fondn cr.idul1b1h (dr. I~ Rt{ rn UI\. /111erprt'l11t1<•11 /111wy,52. •... n:.il 111ct.tphon
.1n· not tr.ln\buble Onl)• mcl.lphors of \Ubsmuuon ;ire m\Ccpuble of .1 rr.m~l.mon
"hich t·ould n.-store 1hc hleral ~1gmfk.1uon. Tcns1on metJphol"\ arr not rr.insbtJble be-
~ 1·osserv.121onc th J. Ou N"IN\OPP, ls11ia/1 56-66. 156, sull'evoca710 nl· da un QllJ- lJmc tlil·) cre.itc 1hc1r mc;amng. Th1\ 1~ not to Sól)' th;n thl')' cannot be paraphrascd.
dro ÍJrmh.11·~ umlc .. ~uello di o~ 1-3 e com:ru. qumdi. wlo ln p.m<." li pronuncu- JU\l 1h.11 ,uch .1 parJphr.nc 1;, mfimtl' :ind lllt:Jpablc of C'l:hau'iong lhe mml\'ólD\c m~.:in­
memo d1 O'ie.l s&i:ttJ toncbmcnc.1lmcnte '><>lo 1.1 rnct.ifora ~pom.1Jc. mcmre il Tmo-1\.llJ mg.a). Per qu~r;i r.ig1onc gli ,rudi deJicm ;alr111d1viJuu1one ddll' 'mgole pr.iochc
!.oi pcrfcuoru (ndl 111s1cme dclL suJ comumcu1onc) con l'unwcr"Ç,"J_ht.i Ji quelb d lb mcnzionatl' nel dt"orso, .mche w per ceni vel"I• 1nten.~anu e unh. 11on ~1ungono .id
fighol.1nz;i . e C<ipmnere iJ 'i1gnilil.i10 e l.1 fin.thr.i glob.ale dd J1~0~0 e non lo 1nsemcono nel ;".?
P li 1crnune •pn.~uppO\lÚonc• indic;a • un·111fere11u d1e n-..c;a \-;a.liw unto quadro 111cC1foru...o e comu111cauvo (rfr. T.J. Li;Wl'>," De.tth Cult lm.igel) 1n l\J1;ah -:>7 •
lJU~ndo un l'nunc1:110 e JSScruo ranto quJndo v1cnc \mcnnro o tJuamlo sullJ ~ua v;ih- 267-28..\, chc ccn:J J1 oipmzure Li rnm~monc d1 I~ 57 •.l- 13 ~ulb ba e dei S"'.~~t>
Jiu o s1 1111<."rrn.n
·-ro-· Lc pmupnn<
, . __1z1om· cosnnmcooo,
· per cosi• J1re. lc mform.u10111 dJ cr.i 11 n1ho Je1 mom e qudlo della fcmlu.'I; in 111.amer.i an.ilog:i !>. Ac:"1 R.MA!'i, . S;i-
'IÍO~do mllc tjWl1 .1CO\tru1s«e (~1 J1q-u1e) 1'1nfonmLmne J~cm.i•. e. J\Ntx>RNO, Clir .:n:J Se,. Sac nficc and l)c;ach•• • .\K-4..\. l'' 1dcnzu il culto ddla fcruhtJ, 1 sacnfic1 rn-
11•s >/,1 Pm.e111a11m l111eum1m, 8<1. fatruh e 1] culto d~·1 moru come r lrl' demcnn chc ronfcn~ono ccxrenu org:urn:a
"' Un g1udice C: ncut:rale per 1.1 n;irur;i dcll.l su;i funZJOn<.". 111cncrc chi .;imJ i: t·om- .ill'unu..l (42) .• Mouc.1111i-..- MUMllY. Srxrral 1md ,\/amai Mt111p/11in. 1..\4- 1..\9. wuota,
\"Olro: gmb, nmprover.i, offonde. \Uppbca ... non puõ per l:i ua rurur.i mtr1nsen di- 111vecc. 11 tc<ito Jallr pomb1h ~llm10111 scssuah per dimostr.irc d1c nella llllAAlOr p.irte
\ en rare uno 'lpettaron:. dei i.:a\I 1n b 57.3-111 \1 cr.irr;i dei ~crúic1 rnfanuh <." 11011 ddl.i p~muuone)

306 307
PARH: 3 C APITOLO 1: LA CONTESA COME STRATEGIA IS 57,3-13

parte di e ?(~I: e .c'.~,


• • u
su IJa b ~e de e specificaziom che emergono comunicativo, opratrutto se pona in rclazione con l'ammissione
in .aJm te o b1bhc1 ': TuttaVJa, contrariamence a quanto avviene degli cranieri a1 popolo di JllWH dt cui i. crana nel di .co.r o pre-
~e1 te ti ana!?ghJ ~~ Os, Ez o Ger, i) Trito-1 aia i asriene dal- cedeoce (Js 56, 1-8). Non ono gb cramen da1 punto di V1Sta ana-
i e pltc1tar~ 1 1denn~ dei r~ference. Que. ta sceJca espo itiva, non hrra6co ad essere e clu i dalla parc:ecipazione al popolo di Dio, ma
approf~!1dita .fino~ m m.aruera ~deguata''"'. e ricca di con eguenze: iutti coloro che si conc:raddi tinguono per l'abbandono di J HWH,
1. L 1de.nc1fica~1one 1mmedi.ata e abiruaJe deU'adultera con Jnche se dovessero for parte deU'ancico popolo eletto.
' · raele fa 1 che gli mterlocuton appartenenti alia nazione elecu
1ano. co ~tti . a entirsi coiovolti daU'annuncio della rivelazione
pro~1ma .d1 D10 (Is 56, 1b). LI farto della elezione non offre ai ri- 2. lo rielaborozione dei motivl
guardo 1curezza alcuna, anzi puõ divencare un'aggravance nel
momento dei giudizio. L'impatto comunicativo di Is 57 ,3- 13 e reso possibile anch~
2. L'assenza di un referente preciso conferisce maggiore impor- grazie alia rimodulazione dei mo~vi !nt~odotti in Is t.-8. Glt 5?,
tanza alia caratte~~zzazio~e comp?rtamentale della figura dell'a- 'ítessi motivi, subendo delle variaz1om, 1a dai punto di vtsta del
dulccra e, come g1a avvemva nel d1scorso di aperrura, contribuisce contenuto, sia nella toro articolaz:ionc vicendevole, offiono nuove
a fare dei comportamento l'unico criterio vincolance. ~faccettature a livello comunicacivo e i prestano a nuove scrate-
.. 3. ~'i!isi ~enza su~a omiglianza comporta111encale, e non sul- gie di persuasione.
l 1dennta dei soggem, con ente l'applicazione unjversaJe della mc-
tafo,ra e dei discorso a un qualsiasi referente, anche ai di fuori
deli 1 raele. 2.1 li volto negativo della rlvelazlone dl JHWH
. 4. La trena relazione rra le metafore deU'adultera e delJa pro-
muta con quella della donna tranieratJ risulta di grande impacto Dai punto di vista quantitativo, il motivo della rivelazione di
JHWH occupa poco pazio nel di co~o. ~unavia, la .~~ ~olloca­
zione in punti crategici della comun1caz1one - ali mmo (v. 3)
e nella pane finale (v. 12) - nc evidenz!a la rileva!"~ e ne fa la
" Cm:.a lc 1mcrprctn10111 chc 1dcnnficano b donn;i con b GC'ntU1C'mmc, cfr. .id chiave interpretativa dell'incero pronunc1amenco di~n?. .
~. M.E. Umr>t f. "l.id) Z1on'5 Akcr Ego ... 137-139. Sul piano comunicativo, e rilevante che, menrre 11 discorso ?i
{ .. , .,
•• 1 fa .. .. . ....
qu1 nfcnmento .illc sp1eg;i.nom offerte, ad cs. ' m Os 1 2· 4 I· Ei 16..-,_3. 2J " aperrura annunciava la rivelazione bipolare di Dio pone~don~ 111
1Cr -•-·
rilievo solo la modalità salvifica, in Is 57,3-13 ad essere evtdenziata
" Emblcnunc.i .il ngu.uuo l'.ts.~rzionc di U. S< llRAM\I, 77rr Oppt11trnts, 126
e
•Th1\ 15 thc fact thu smc:c thcrc 1s norhing pcculur or umquc ;ibour rhl· JCC\15.lOOIU
ela sua controparte negativa. Un imite po tamento di accento ~­
mJdc 111 tht) or.idc. wlur wc ha\'e hen: i.~ an cx.1mplc of trJd1t1onal prophcric polcmic, sume una notevole importanza poiché, se Is 56, 1-8 poteva susc1-
polcm1C thu c;in be found lhroughout thc prophcnc corpus•.
M Cfr. pane li , cap. 2. S 1.2, p. 177. Anchc J. DlLNKINS<.WI', l<t1i.1/1 56-66, 165- 1()(1,
d11nos1r.i lc som1glunze rr:i Is 57,3- 13 e l.J r:ippn.-sent:ii:ione della •nramera• 111 Pro 1-
9; 11011 Jrrwa rnrr;iv1J .i tr:irre ddlc condus1oni c1rca 1'1mpatto romun1C~ll\'O J1 t.tlc rc- come 1rcnnini •prosttrutJ• e •.idultcr.i• 111 1>ro 1-9 dl\-e11tmo tcm1inol0j,'1J tccruca per m-
1.monc (11 )UO 1111cn.-ssc ê qudlo di c.'Vidcnrian: 1J cOnt<:!!to sconco dcll;i cont1\)vcrs1J, dic dicarc J;i donna che non .1ppart1cnc alia comumtl e l'hc comLUtSCc un pcncolo per la
"-ln:bbc- relJuv.i alie conscgucnzc n:ligiosc. soc1al1 cd ccono1111che dei marrunoni mhti ,te;.s.1 comunu:à (2 19-220.22.3); l'nu1orc t'Vltknw po1 come ~1:1 nnpo'ISibile che un:i donna
in G1uda dopo l;i fine dcll'11npero babiJon~: cale problema i: dd l't'1tO ormJi tr:iruto poss;i ~dcn: curu 1 tr:ttti dt"lcrltu 111 Pro 2, 16- 19;5, l-23;6,24- 35:7,5-27:9. 13-18. per
di dwer<;1 autori; cfr.. ad cs., H.C. WASHIN<;mN. "TI1c ~cr.mgc Woman". 2 17- 242, chc cui si rr.mc-rebbc piurrosto di un;a linl' cmcruz1onc lcttcr.in:i, un •moclc:y duractcn (2-"9).

308 309
PARTE 3 CAPITOLO 1: LA CONTESA COME STRATEGIA Is 57,3-13

tare .!'.impressione dj un 'apt:rtura pu ram ente bencvola alJe fase colata esclusivamente ulla caratte.riz~zio~e compo:camencal~.
a:idmonalmencc marginali, ora si rende piu esplícito che si traU: ln quesco modo, l' impacco comumcaovo v1enc ampli~~aco po1-
d1 una vera e propria bipolaricà neUa rivelaz.ione divina. ché. grazie ai rapporto re~ip~o~o delle due tmmag1m - eh~
ln Is 5_7,3-13, infacti,JHWll si manifesta, da una parte, con la evoca l'aspetto di consangu111c1ta su ba e com.porca~n~1~cale - s~
c~nvoc~z1~ne a .una di p~ca giuridica (v. 3) e, dall'alrra, con una provoca un allargament~ ~e dei g:uppo det .Pº 1b1h refereno
mrnacc1a d1 anz1one de.LI operaco dei descinatari (v. 12). Le azioni d.1 comen rirne un 'app1Jcaz1one umver ale. 0 1 consegue~za, ad
dei con~oc~re ~ dei ramproverare g li mfedeli e primono un t><i ere implicato nd discorso non ê soltamo lsraele, ma chiunque
ª. pe~~o 1grnficat1vo della srracegia divina in quanco te timoniano si disc:ingue per il suo tes o comporcamenco. Anche la caran~­
ia 1 1mpo~tanza ~el legam e che unisce Dio anche con chi si rizzazione positiva ne l v. l 3b, tr~ctamence con~p~rt~mencale, rt-
compo rta m mamera sconven ience, ia l'incenzionaücà di recu- vela la capacicà di includere rum coloro che s1 d1sunguono per
perare, pili che condannare, il parrn t:r traviato. Minacciare cW L1desione a JHWH. . . .
e
canco suo, un modo di pale are la seractà della siruazio~e e li principio ê dunque lo sces~o dei disc?r~o ~111z1alt:: ª.bban-
contemporaneamence, l'aucorità divina di porre in ano il con~ donata ogni diver ificazione ab1tuale, la disn~z10.n e t~a t refe-
tcnuto della minaccia. rcnti e basaca solamente sulle scclte operati~e m vista della
Coi;i~ in 1 .56, 1- 8, anche in q ue to caso, la n velazio ne di rclazione con il Sigriore, o contro que ta relaz1one. l n rapporto
JI 1w 11 e 11n111ediacamence collegaca col motivo dei crireri dj di- ai discor o immediatam ente precedente (Is 56, l -8), appa~e ora
versi6cazione: i de tinacari no n o no infarti detcrminati in altro evidente che la sce sa apparten enza ai po po lo ele.eco p~o . tra-
m odo se no n attraverso la loro caratterizzazionc compo rtamen- 'iÍOrmar j in una vera •e craneità• ne l moment<? m c u1 v1ene
tale. Trova cosi conforma il principio introdotco nel discorso di compro m essa la si ncerità ne l rapporco con D10. t;iessuno a
apertura, che fa dipendere la qualità dei giudiz10 divmo dalle priori e «Straniero•, ma lo puõ divencare, non perche membro
scelte operative degü uomjni e non da una decisione autoricaria di una nazione djver a da 1 raele, m a a causa dei nfiuto della
~ Dio o ~all'appartenenza a un deternúnaco g ruppo, ia e so o- relazio ne di fa m iliar ità con JI IWI 1.
crnle, naz1onale o relig io o.

2.3 11 peso dei c riterl di diverslftcozlone


2.2 Lo nuova categoria dei referenti
La tr:mazione dei crite r i c he determinano la qu.ali tà dclla ri-
. . Per quanco riguarda i referenà della rivdazione, in 1 57,3- 13 velaz.ionc divina occu pa uno spazio prepo.nder:inte ".' ~ ~7 ,3-13 .
1. mterpella, co111e ne l. ~iscon•?. di :lperrura, una categoria ipo- La sproporzione quantitativ~ rispetto agh alm moov1 n~ela. u~
nm1a .n peno a1Ja totahta degl1 mte rpeUati evocara in J 56 2. li particolare intere se comunicativo dei locuco re. La rag10 11e d1
camb1am~nco e tunavia di gra nde rilevanza perché, memre 'in Js q~iesta celta ê leg.u a ancora un~ volta all'i~entità dei refer~n~~
56, l -8. gh e~nuch.i e gJ! i;anieri costiruivano la categor ia em - principale dei discor o. M c n tre il popolo d 1 raele potre~bc n .
blen~aoca dei destm~tart di alvezza, qui lsracle, o una sua parte, cener i sicuro deUa p ropria elezione, ora deve co11frc;rnta~s1 con d
fünz1ona .da caceg?m paradjgrnatica dei giudizio negativo. peso dclJa sua infedelcà che gli p~ecl~1de la .partec1paz1o ne all~
~~I d1scor~o s1 apprczza la scelca e positiva di evicare ogr1i alvezza. L'ancica elczione non puo g1ovare .111 al~~n modo se 11
e~pl1c1ta 1de11nficazione degli inrerpellaci. La loro rappresenta- comportamento concreto compromecte la smccnra dei rapporto
e
ztone figurara Oe metafore dei figli ribelli e dell'adultera) arti- con Dio.

310 311
PARTE 3 CAPITOLO l , LA CONTESA COME STRATEGIA Is 57,3-13

, Un . ~mile bilanciamento. qua.nticarivo si osserva anche nel- perverso, che mirano a ottenere il favore dei morti, di Baal, o d i
1 espos1Z1on: dello. sr:sso mot1~0: 1 comportam enti negativi sono Molec (vv. 4--1 1), e l'unica azione au picata, il rifug1ar i fiducio-
rappresemaa mass1cc1 ~me nte sm dalle prime batruce dei cliscorso ~.rn 1e nce nel ignore, il vero decentore delta salvezza (v. 13b). ln-
e vengo no conrrastaa d~ un o~o compo rcamento positivo (v. fine anchc !'ironia sotto cante alle domande nei vv. 4 e 11, che
13b). Con qu~sto p~~ce?1mento il locutore rende manifesta l'in- ev1denzia la concrapposizionc tra Dio e chi non lo e, esprime la
s:n atezza. e l 1nu~1ta d1 rune queUe azioni risperto a una fidu- ~te'i a celta ili caractere relazionale.
c10 a ade 1one ~I S1gnor:. Tale adesione co tiruisce, infatti, il solo Mentre nel discorso mtroduttivo la via maestra verso la salvezza
n~od.o per sperm~~nta~e 1 b~~efici della salvezza. Quest'unico at- era inclicata neUa scelta cli JHWH, in Is 57,3- 13 i criteri di discerni-
t~ggJamento pos1avo e po 1z1onaco, dei resto, in un punto srrate- mcnco sono organizzati in modo cale da moscrare che il non sce-
g1co nello. s~aluppo. de~a comunicazfone, ncl v. 13b, alia fine di ~here Dio corrisponde dj farto allo cegliere gli idoli , la cui offerta
una lu ngh1ss1ma sen e cli traffici tanto illeciti quanto inutili di alvezza ê inconsistente e destinara a e ere spazzata dai vento.
Un altro elemento cli contrasto ri peno a Is 56, 1-8 si m~nife­ Poiché non i dà cerza via, il locucore in i ce sull'impellenza della
sra n.el fatt<? che, ment~e nel primo discorso si parla olo dí at- ,celta.Tale insiscenza, tutcavia, non ê prescntata in manicra neutrale,
r:ggiamena che garannscono la salvczza, in Is 57,3- 13 l'accento o disinceressara: neUe parole dei locutorc, l'opzione per gli id~li ap~
v1ene spo~tato sop ~ rutco sugli atti riprovcvoli . Le impJicazioni di pare com e chiaramente prcgevole e controproducente. ne1 suo1
~na tale. nelab?razione dei. moti~o ono imponanti. Per cimo1'tt e ici, qwndi da non prediligere, mencre quella per JH~H ~ prese.n-
1 assunzione d1 un cerro opo d1 comportamento i po ono in- taca come ceka da compiersi in quanco of&e garanzia ili un esno
traprendere. almen? due ~trat~~i~ p.ersuasive: invogliare, rappre- -.olido e po itivo.
enta~d~ gli a~egg1a~ena po 1trvt. (11!.f111e1~z~ ro1Lsigliatrice), oppure
sc.on 1ghare, ngma~1zza~do quelli negaav1 (i1!.flue11za scousiglia-
tnce). 1n Is 56, 1-8 1 fa ncorso aJla prima trategia, mentre in Js 2.4 La contrapposlzlone degli esltl
57.3-13 soprattutto alfa econda.
1 comporramcnri riprovevoJj espo ti in 1 57,3-13 si riferi- Anche sugli esici deUa celca Is 57,3- 13 ofiTe una ignificativa
scon? .al c ulto, ma in realtà non e il cu lto in sé a costituire il cen- differenza r ispctto al dj corso precedente. Mentre Is 56, 1-8 con-
0:0 ~1 mtere5:ic"". La denuncia va letra infatti in chjave relazionale, templava espliciramente olo l'esito po itivo, nel .P.re ence discorso
c~oe come n~ardante la scelta se affidare le proprie aspettative 1 raffigura il duplice e ico: negativo (v. 6a) e postava (v. 13b) ..En-
d1 salvezza. al S1~1<?r~ o a~fj idoli . 11 confronto eme so già in evi- t:rambe le evenienze, tunavia, non sono m esse sullo cesso piano
denza d~ a~b1gu1 ta dell e _Press~o.n e dei v. 4, nella quale si sma- e
e l'intenzionahtà dei locucore al riguardo non puramente in-
s~heran? 11 riporre I~ P"?pria dehz1a e fiducia io chi non Dio e e for mativa. L'evenruale perdizione di chi non e fedele rappresen-
1 anegg~amen_co demono nci confron ti di JHWH. Lo stesso con- cerebbe una sconfitta anche per JHWH , perché equivarrebbe alla
&onco s1 marufe ta nel contrasto era le molceplki azioni dei culto perclica cli una persona amata, ru un parmer deUa relazione. Que-
~ra e teriorizzazione cli" encimenti" nel v. 6c fa tra parice il forte
desiderio di Dio perché rutti gli uomini possano spcrimentare
'"' Conrro L. R.UVKOW'iKI, t 'o/k 1111d Cm1ri11dr. 91J, chc ~o,cicnc c hl· •lrn Jes 57 3fT. una sorte salvifica.
srehcn•
kulrischc Fr.11?Cn 1m Zentrum• AI concrano 1· n ''-., un - 'cm -•·--
., • • ~ -· .u
'l ·
UD<"Orso nvo to
a un ~dultera. ad cssere mes~ in nhcvo sono piunosto lc prJt1che culrual1 e non lc dJ-
VJ111rJ m".lh di J I IWH; cfr P. Bnw, "To Pby lhe HHl0 1", 22H.

312 313
PARTE 3 CAPITOLO 1: LA CONTESA COME smATEGIA Is 57.3-13

3. Conclusione: gli effetti perlocutori attesl lnstaurare una tice giuridica con il po polo eleno significa, in-
fi ne affer mare con forza c he la ola appartenenza all'ancica na-
Concludendo l'anali i dei percorso comunicaà vo in Is 57,3-13 zio~e pre celta non ê garanzia d i salvezza e di beatitudine.
epossibile esprimere una vaJurazione circa la forza illocuto ria della
procedura me sa in ano n el discorso e gli effetti perlocuto ri attesi 1n fi n dei conti, Je era regi e persua ive ado perate in Is S? .3.- 13;
dal locuto re. c;ia nell'o rganizzazio ne dei di corso 'ieco1~do le ~ppe prmc1p~~
li di corso i pre enca com e una parola di nú: un procedimento Jella concesa bilacerale, sia nella rielaboraz1o ne dei q uaccro mo nv1
giuridico bilaterale, era Oio e gli infedeli assimilaà ai figli ribelli e remacici, servo no runc a e prime re una fumacura dell'invico uni-
alia do nna adultera . Po ic hé J HWH riveste il ruolo della parte offesa, vcrsale alla comunio ne con Dio, che a pe na di esserc accolco.
n ~l~a procedura manca la caratteristica neucralità coscicutiva dei giu-
d1z10 fo ren e e pre so pe r bocca di un giudice. li pronunciamento
di Dio i manifesta come una parola di riprovazio ne, chc si imponc
col peso deU'autorità divina nello stigmaàzzare il misfano del-
~ ' ad~lt~ra e della prole in.fedc:Ie, e nel minacciare una sanzionc per
1dd1rn commess1.Tuttav1a, diversamente dalla sente nza giudiziaria,
la sua minaccia no n compo rta l'ineluttabilità deU'esecuzione, ma ri-
mane •condizio nata11 daUa risposta dell 'accu aco. Oi conseguenza.
lo copo della sanz:io ne - e ddl'intero procedimento giuridico
- 110 11e canto punire i colpevoli, quanto piunosto a indurli a ri-
co rnare sui propri passi e ravvedersi dalJa condo tca di e nnaca (gli
cffetti perlocuto ri attesi). ln quanto concroversia giuridica, dunquc,
il di corso divino in Is 5 7 ,3- 13 mira al riscabilimenco deUa giusti-
zia in chiave di verità e, quindi, alla riconciliazio ne.
L'ince nzio nalità positiva e di caractere persua ivo, implicica ncl-
e
l'ince ro sviluppo dei discorso, m ~ a in rilievo o prattuttO neJ V,
6c dove J HWH in manie ra audace esprime l'impo sibilità di tro-
vare con olaz:ione di fronte al traviamenco di chi voloncariamente
e
i allo ncana da lui e pe r questo destinaco a rimanere separata
dalla fonte di vita. L' ultima parola dei discorso, iJ v. l 3b, ha an-
ch 'esso fin afüà persuasiva in quanto indica la strada de lia vtta.
I nscaurarc una controversia giuridica, senza procede re diretta-
mc nte con il giudizio, significa soprattucto ince rpellare la parte
avvcrsa pcrché assuma in ve ricà la respo nsabilità de i suo i arei, ma
significa anche indicare le strade di r ito rno. Questo e lo scopo dei
lungo ele nco dc lle azio ni de Ua do nna e deU'insiste nza sulla ca-
ran e rizzazio ne de i personaggi in modo rale chc si:m o chiari i cri-
re ri di diversificazio ne d ei g iudiz.io.

314 315
CAPITOLO 2
LA CREAZIONE DELLE CONDIZJONI OI RICONCIUAZJONE
ls 57, 14- 19

L'arcicolazione e la finalità comunicativa dei discorso di Is


57, 14-19 sono determina te sopratutto daJ suo rapporto con i due
discorsi che lo precedono. Si nota, da una parte, la continuità per-
ché diversi concetti non vengono nuovamente spiegati ma assunti
come onnai conosciuti 1• Dall'alcra e evidente una certa disconti-
nuità che riguarda sopraccuno l'ambico deUe scrategie persuasive: in
Is 57, 14-19, per convincere i suoi ú1terlocutori ad accenare l'invico
a ripristinare la relazione,JHWH non prolunga la contesa e !e nú-
nacce alia maniera di Is 57 ,3- 13. Contrariamente ad ogni aspetta-
tiva, Dio manifesta tutca la sua disponibilità a venire incontro alia
debolezza degli interlocutori e perfino a predisporre le condizioni
necessarie per la ricomposizione della relazione incrinac:a.

• Oltre allc cornspondcnzc lcss1cah. che sararmo prescntate ncl § 2.3 in OCCJ!l1onc
t.lcfü rrauuionc dei paradigmr 1 e l. pp. 337- 338, si nouno alln significat:iv1 rich1am1
drc collcgano I~ 57, 14- 19 e 1 ~ 56, l-8:
- i1 •popolo dr Dio• ê mcnzion.uo in 56,3 (~:i) em 57, 1-1 ("r.l:i);
- iJ ~osu110vo cd 111 56,5 (2x) sr nfcriscc ai nome degli cunuch1 chc snrà migHore
di qucllo dei figli e Jcllc figlic e SJr.i eterno: m 56.6 e 57, 15 dt~igna il nome di Oio
drc ê. mpemv:uncntc. amato dagli manicn cd ê S3Jlto;
- l'alfermazione su Dio, che n sicdc c1errumemc ('ili), m 57.15 e iJ nome eterno
(ci,\ll cz) as..,1c11ra10 agh eunuch1 111 56.5:
- ncllc nchk"Sre divmc in 56, l.2 sr ddopcrn 11 verbo mm,chc in 57, l(> indiC'3 l':monc
crcamcc d1 Oio.

317
PARTE 3
CAPITOLO 2: CONDIZIONI DI RICONCIUAZIONE IS 57. 14- 19

L'impatto comunicativo dei di · .


Prattutto ( 1) neUe strateg1
. . sc?rso s1 rende marufesto so..
e persuas1ve adop •1
• 1. L'articolazione comunicativa di Is 57, 14- 19
pronunciamento e (2) nella rielaboraz.ione d~r~~~~;i e~~~~ ~el
Cl. 1 57, 14-1 9 si presenta come un discorso ta.mo de nso quanto
I1 cesto di Is 57 14- 19 1 . . . tri ngato, la cui energia per uasiva ctipende, o ltre che dalle nu-
.
maruera seguente. • con a sua traduz1one s1 presenta
· neUa 111erose immagini e dai concetti che si intrecciano tra cti !o ro, so-
practucto dalla modalità dei verbi ado perati : sono questí che
decerminano la forza illocucoria degli enunciati , sebbene non si
v. TF.'>TO prestino sempre a un'interpretazio ne univoca.
Tn.AJ)UZJONE
14 l 1Tilb 1';.o·ll;o ~ICl
E M ciice; Spuruic. ~l.lnJtc. prep;u·.ne b vi.i.
:·0.11 1110 C,1:1:1) ~·i:i
15 lc\-;i1c.ogi11 <Xt:lcolo dall.;a vi;i dei •mio popolo•! 1.1 Le impllc azloni della santità d i Dlo : w . 14-15
IC':m C"i -V::IC ;.,; "::
l'crche c05i parla l'Aho e l'Eccdso
'1llp:l colui chc ruiedc cccm;uncncc. '
"C:ll :tn?1 11 cua nome ~ •S-imo•: L'espressione iniziale ~t;t12 comporta una certa difficoltà. L'in-
Jt'~ ~ C'l"lC in un lu<>b'<> elcv.iro e ~mo micdo. decerminazione dei soggetto puõ essere intenzionaJe e in1plicare
rm"'m::n icTr.it"I che il concenuto dei m essaggio sia già noto agli incerlocutori e,
e con chi econmro e unulc di spmto.
c":n'JI rm nm;ic, per rawivan· lo ~tnm dcgh umilt com e tale, no n introduca nessuna novicà particolare 3 • lnfatti,
:o'IC-u .::i':i nm:iln e per r.ivvtv;ire d more dei concriei.
un'esortazio ne analoga a Is 58, 14 si ritrova in Is 40,3 e anche in
Ili :i•i1< c 'nPC, 1t':i •: Ecro. non IXlS>O 111 cremo brc htc
'J~IC l'llll':i 1e';i1 e uon posso per sempn: CO\'llrc ir.i.
. 1 62, 1O. ln entrambi i tesci si riscontrano chiari ri feri me nti aJ
opraggiungere deUa salvezza divina. Tutcavia, il solenne annun-
'fCD' "l11"1l~ pcrché \•crrcb~
meno •;iJ 11110· cospcuo lo ~pinto
ciQ di Is 57, 15 e la parte successiva dei discorso impongono un
:""f1':lll ·»< n \!l::ll1 e le ~mme chc 10 ho crc;iro.
17 'l"Q)ll? Ulll: )'!::: P.-r il suo iruquo brwd.1gno mi em Jlhrato. ripensamenco di tali assunti, evidenziando la novicà del pensiero
~p1<1 ,no:i i ;i:ic1
lo .wcvo pcrcQ.so. oascondcnJomi. ncUa irua ir.i·
trico-isaiano 4 • La strategia uciliz.zata, infatti, e queUa di partire dalle
:i:C, , ,,: :.li:: ; ?1 precomprensioni degli interlocutori , per poi sconvolgerle con
18 turtav1J egli .u1Jô, n~·D.-. per lc vie dei çuo cuo~.
•n•tt, ri~,-; Ll' ui: VIC, lc ho vi<rl', l'introduzione cti nuovi significati. Per mezzo di questa m odalità
l.1r:JIC1 l.ilCD11Cl ma lo j,,'U;lnrô. lo l:,'llidcrô esposiciva non si mira semplicem ence a riproporre il messaggio
c•om c ':ic-1<1 e offiirõ c.:onsolnioni.
deutero-isaian o (Is 40,3)5 , ma piuttosto a rivisicarlo in maniera
:1•';!.::i1<':1 1i, ~ lu1, 0\'V<TQ 31 SUOI ~mitti.
19 C'iUl:;, (::l'll (.JU) IC11.J
innovativa a partire proprio da concezioni che l'udito rio riciene
., e
llo 'foi crcando 11 ffutro dcllc labbr.i: o rmai acquisite1': la manifestazio ne della salvezz.a cti Dio e indub-
•P;ice-;
1
: 1y,, j'm': 01'::1 •l}.lCC ;i <'hl CfOnt<lllO C a ch1 e VIOJlO•
õ11:'1''11:llC certa111eme riçpondc 11 ignore, '
!l'Ml<D11 c°'i lo J..'llan:rô. l ln l Q tsa• si rrova lJ forma ~1er1, ndl.1 LXX K«L tpoiJoLV e nclla Vg rt 1lm1111.
l Cfr. '"IQl!Cl m Is ()5,8, dovc ,j m contTCrà un"analoga smrcgia pc~u:isiva per cm si
pane da noziom condivise per poi mtroJurrc dei com:cui innrw:iciv1.
•Si corrcggeranno infam lc:: prccompn:nsioni dcll'uchrorio, ~ csporr:i con forza che
cosa s1 mcendc per •nuo popolo•. •Vl.l•, •o:.wcoli • e S1 t!lustrer.i 11 senso dclla prepar.monc.
s Cfr.. ad <.'S .,j. IJI LN~IN'>C.WP, lsawll 56-66. 169.
" Per qu~to moavo, h:mno rag1one solo in pane quei commeur.iton chc sosum~
gono che la formula ""e1C1 m J, 57 .14 ~crvc a íncrodurrc una ci1n1onc (ad e5 •• B.S.

318
319
PARTE 3 C APITOLO 2 e "'NDIZJONI OI RICONCIUAZIONE Is 57, 14-19

bia, n:1ª pe~ '!uel che riguarda i suoi beneficiari, le ue modalità e uonunj sono dunque destinatari d ei c<;>mand.o divin<;>:.la J?ª~ce in~
condiz1om s1 rendono necessarie deUe chiarificazioni. fedele di 1 raele e quanci sono loncam da D10. Og1y mdivid~o e
G li imperativi ,&,o-,&,o, m, ~·,n (di modalüà deontica obbliga- con.siderato come un arcante 1deale in que ~ f~.e d~ ~repa~zione
tiva) csprimono un acto direttivo, e - a causa della loro elevara 01ché la re ponsabilità e concepita 111 ce~!111111 md1v1du:W. ~ co~
quantità - mercono in risalto l'urgenza con la quale il locucore ~iando in Is 57, 14 e prime, dunque •. un. mfh~~nza obbl1ga11:ce d1
e
preme per Joro attuazione. ll comando rivoJco a tutti gli UOmini macrice ecica: attraverso dj e a JHWI 1 mc1ta gl1 1ncer.l ocuton a -~
perché non viene specificaco nessun destinatario preciso e l~ acceggiam enco la cui as unzione permenerà loi:o di adeguars1 ai
for~e verb.ali al plu.rale, come in Is 56, 1, si prescano a un'appli- canoni previsti per l'apparcenenza ai •p~polo d1 J~"':'H~. .
caz1one umver ale. E difficilmente so tenibile che Oio i rivolga Per q uanto riguarda il c~n~cnu~o. ~e1. coman~.t, 1 ~,~hledo~o
a so~e rti cerzi (la corte celeste, o i profeti7) perché la salvezza si ia una preparazione i_n ccrmtm pos1t1V1, sia u~a rmunc1a : La •Vla•.
reaJ1zza nella parcecipazione aJ «popolo di JHWH», •ov, che denota ha sigtúficato figuracwo, comportamentale, m ~s 57, 1O, (58, 13),
una nuova entità11• Tale parcecipazione djpende dalla libera ~celta 65.2; 66,3 e lo stesso ignifi cato va mancenuco m Is 57, 14 co~e
dell ' uomo e non attraverso l'azione alcrui, o una grazia divina avvicne anche in Is 57, l 7 .1810 • ln particolare, ~el concest? ~el d1-
elettiva clargita arbitrariam ente e incondizionatamence. Tu tti gli e
corso precedente si o ervaco come la P.ro. atu.t~ •moluplt~ava»,
0 t1allungava11, i <cviaggi», i •comportamenc1~ 1Uec.1t1 (~ 57, 1O ) at-
craverso i q uali cercava la relaz1one co~ gh alrn det. Qu~s~, ov-
viamente non ê la wia• dei popolo dt JHWH. Tranandosi di una
Ct llU>~. foii11/1, 470), o a \pe>SUrc l'aucrmonc dal mesuggcro ai llH"l~gg10 (ad e>..J N. t4Via11 con;porcamentale, la rimozione di ogt1i «O taco~o• appa~~
Ü\WAl T, Tiit Book ttj /.suia/1 40·66. 486).
1 tiene alJo stesso immaginario ed evoca J'abbandono d1 ~rto cio
Cfr. K Kou-.LN. E1/11k 1111d Esc/1a1olog1t. 53-54: 0.S. C1 ums. /m111/r, 470, chc pro-
p<>11go110 come desonauno La con e celeste pcrché,se il dcsàn.u.mo f<XSC 11 popolo. non che impedi ce la relazione veritiera con 010, com e amp1amente
\J U\crcbbc l'esp~1onc •l;a Via dei 11110 popolo•. ma ptunosto •b via dei ignore•, o illusrraco nel discorso precedente•~.
•l.l propr1.1 via• lnvece O.H . STCc . 11ulit11 w Tntojaa;a. 171u.. coru1dcn come de-
son.atm 1ltadrrs. cosi .mche L. . TtEMEYER. "The Watchnun Meuphor". 387-388, che.
rutu1.-ia, non conVlncc ndb spteg;mone sccondo b qu;ilc 1 lradm che hanno falhto oel
loro ruolo m 1 56. I0-1 I ora,gruie ;aJ comando $;no, possono np:arare :ill'crrorc to- • Sunilmente a quanto .wv1cnc 111 .akum IC\O an.1logh1. come m 1 1, 1<1-17 e 111 Ez
gl1t'ndo gh osucoh chc fanno mcmnparc ti popolo. ~condo J.L. KOOLE. IJ.1111/i 111/J, 45.9. ln Is 1, 16- 17 la n ch1esu pnnop:ilc conmtc 111 due ;mcggmncno oppo~n: •ces-
95. ad esserc C\;OC:ID sono 1 profeo. T.1b posinom mrerpreaovc non ~no cvideno nel Qtc di r~ íl m.lle. 1111pu:ite a f.ue ti bcne•: 111 D: 45,tJ. 111 nuntcra :mcor.i ptu VlCllU,
testo e molcre, da una parte fanno perdere di visa 1'1mporann dellc M:elte mdiv1du;il1 gil unpcraÔVl oricntaa ;i nmuovcrc cem :mcgg1.i111cnu (appare anche lo stess<> verbo
mC\u m nlcvo m rum 1 Jisco~1 rr110-1s:iuni. dalJ'alcn, non valoriu.ino la concenone - r:) mcomioa110 La nch1esra d1 111ctterc 1n .ano la g1mnm e 11dmno.
tnto-1wuna dd tcrmmc ~::. - 11 Perunto non si cr.itu <lella via th morno dill'estho. o dall.i d1a.spora (~ l'ENN"·
1
Per la dcno1mn.mone •mio popolo•. che non coincide sempbcemence con lmde, lsai.i. 563). tanto mcno delb vtJ m.>tcn.alc pn:p.1.r.iu per 1 pdlcgnm 111camm111au vt'm>
cfr. p:ane 11, c.tp. 2, S2.1, pp. l!Khs.: cfr. ~ncbe J.L Kt)()Lr. lsaui/1 Ili/ J. CJ4. lm-ecc. ad ~ .• Gerus:ilemme Q.O.W. w,..1 r'>. ts.,,al1 J4-66. I<1>1).111:1 d1 una VJa prerrum:nrc c~mpor­
PA SMITI 1, Rlrt/c)fl( a11d Rttlll(t1011, l 4;J.D.W. w...rn. lsai11/r )4-66. I<1>I cons.1der.ino quc- tamcnc3lc, che conduce ólll.l rehmonc con D10. l;a sob con~1none ncfü quale e poss1-
ste parole come rivoltc a Ct'rusalcmme; mt'ncre J. 81 LNKIN\OPP, /s<1111/r 56-66, 169. 170. h- btle bcncfimrc ddla !>.llVc:zza (cfr.J.l.. Koo 1L, lsm11Jr ffl /J. ~4).
m1u 11 dc~unatano idc;ale :i runo il popolo d' lçr.idc. anchc !>e spcc1fica che l'appJncnenz.i ." C fr. parte li. cap. 3. § 1.2.2. p. 217. .
:ai popolo dJ 1>10 11011 e dctt:ll.a dJ un pnV1Jeg10 precedc11tcmc11[( nccvuto. QuJ.lsias1 h- 12 C&.;inche Gcr 18.15, dow ilimcnuc;in: 11 S1gnon: (dr. Is 57.11) ncl 'lervmo agh 1doh
n11uzio11c dei dl")unaumo non corrhpondc alb <lispomb1htà di Dio annu11cma ~n dai c~uruiscc un mciJmpo ('7c . Hi;cfr 'm:~ 111 I\ 57.14) e un procederc st1 strnde non sp1a-
primo discor<o e :d lcgamc chc uniscc il Crcacore con ogm cre:arura, un lcg;imc cspn.-s.\3- nm: ~~ it'> 1TI). l'cr quanco n(,'1.1an.LI Is 57. 14.11 ~ig111filJtO eu'o dcll.i prepuanone.dcll~
mcnte specifit'ato 111 1 ~ 57.16.J. MUILliNDURC, "lsauh -líl-66'', 672, 11ou 111farn chc nd • .J.W. Z1MMrRtl "Zur Spra1:hcTritoJl'S:lj;L)".217-233.1: W""tenuto d.a diwni
vt.a e proposto u.i • • " I · h 40-<lé" 671
tt~to non c1 l-0110 rifenmcno pa.rocol..m a brade, 111.1 non \ptc~ le sue 1mphca21om. amon.ad cs, d.a K. PAURIT'>CI 1. Drr 11t11t C:m1r111tl1-. 72:J. MUllf.NIJUIW, saia l • •

320 321
PARIT 3 CAPITOLO 2: CONDIZIONI OI RICONCILIAZIONE IS 57, 14-1 Q

1n condu ione, in Is 57, 14 il Jocutore si erve effettivamente di L'incenco comunicativo dell 'enunciaro iniziaco nel v. 14 si
un'allusione a Is 40,3, ma lo fa per preparare una base che confc- comprende ancor m egüo nel v. 15. La funzione dei •;, iniziale,
risca maggiore forza persuasiva all'esposiz.ione dei proprio pen- :inalogam enre a quanto avvienc in Is 56, 1, e quella di introdu rre
siero. Per ilTrito-Isaia la salvezza si realizza nella relazione veritiera la ragione e iJ fondamento deli' acto direttivo dei v. 14 1'', e di chia-
tra Dio e il «SUO popolo11 e non semplicemence artraverso un'azio- r ire iJ significaco innovarivo dei concetti ivi m enzionati. f n par-
ne unilateraJe di JHWH in ·favore di lsraele. Compn::so in questo ricolare, dai vv. J 4-15 si desume che pre pararsi a far parte dei
modo, iJ pen iero trico- isaiano mostra di possederc due elementi cpopolo di JHWH» (•osi) vuol dire, fuo ri di rnetafora , diventare
innovacivi riguardanti, il primo, la categoria di «popolo di JHWHt , «concriti» e «umili» (mi·',Elwi tai ), perché solo con questi Dio puõ
il secondo, le condiz.ioni per partecipar c alia salvezza. Infatti,Ja ca- permanere (1;,w) in una vera relaz.ione di reciprocità; e quesro vuol
tegoria di «popolo di JHWH» subisce una ridefinizione, per cui non dire sperimentare la rivelaz.ione salvífica di Dio, rappresentata qui
coincide piô con lsracle, e la partecipazione alla salvezza non e come offerta di vitaütà (:i•n, H1).
prünariamente frutto di un arco benevolo e incondizionato di La formula aJl'inizio del v. 15, io!ZI wiipi i l1 pw Klzm Oi iOK :i;,,
JHWH, ma dipende dalle scelte delJ'uomo che, acrraverso la prepa- particolarmence estesa e unica nella ua forma ha una fu nzione
razione delta «via• e la rimozione di ogni «O tacolo», ê chiamato precisa dai punco di vista persuasivo. La santità (10w llliip) diJHWH 15
a rispondere positivamente all'offerta di comLmioneu. non puõ - per necessità inrrin eca - coesistere con alcuna
fo rma di male e .non si dà in prescnza di chi non riconosce la si-
gnoria divina "'. E esatcamente quesco limite, imposto dall 'e senza
sressa di Dio, che costituisce la ragione delle richieste pre encace
nel v. 14 17 . JHWH puô vivere una relazione armoniosa con le sue
chc pari.1 cJdL1 prep~razionc im.-riore dei cuori e dcUa rimo:tionc d1 ogni 1mp<.-di111mro
morak e spmrualc, e coUcg;i, f:IUSC\mcnrc, qubtO comando con ti v. l 8:1. Per J.L. KOl11.!,
lmia/I 111/ J, 95, si tr.m,1, 111 p.1rt1c<1I~. di un cormentO'IO senso di colpa. ma la sua mter-
pn:1aZ1onc scmbl"3 ccccssivamcmc psicologizzame; iJ pmblerna ngu:ircb pimtcxto coloro
chc,senza ;ilcun scn~ di colpa.offcndono D10 nclla nbcllíonc srigmarin:it1111 h57,3-IJa A< 1rn.Mnrn.• 7711' Co1111111111i1y a111I .\frssql't'. 47, chc: pen~ alia nmouo1w dd •giudmo•
c l'l.'ltcrau m Is 57, 17. l11vccc.J. Ot r.NKIN!.01'11, lsma/1 56-66. IC19- 17CI, wilupp.i il suo ra- (othc srumbling block ofJUdginenr•), chc .1wva avuto luogo ncl dtscorso precedente:. A
gionamcmo soStcm·ndo u sigmfit."JLO di •Vl3• cúc;i, ma sorcolinc:indo chc que~ia deve ri- m.iggior r.1g1onc, no11 " tr.m:.1 m b 57, 14 delta minacda dei giuc.lizio. come;- riDcnc l~A.
cóllcare l'oempio dd &r.'0-proÍl"Q di h 53 e che gli oscacoli '.>Ono da collcgare sopr.iauao 'i~llTI 1. Rhctoric a11d Rclf11t1im1, 90-95: 1'1dea dcU.. punficaziooc dcUJ comunicl ~rtr:l\'t"rso l:i
COll ti cuJro iJlccito ulustr:llO Ín I ~ 57,3- I Ja; bt~ ncordJre, NCl.lvt:I, chc 11 problenu de) nmoZJonc d1 coloro (degh 1dolam e dei le.idm corrotu e rncompelc:nri) chc <Xt:icoill'lo l.i
rrcccdcnrc d1q;oN() 11011 e5tn'lt:Jlllcme ClUnlalc, lll3 ngu.1rJ.i p1uumto u pl.lllo rclaztomle nJ dcl popolo ê :mch '~ non o;mtcmbilc. Ncll'ins1cmc Smith proponc un'intcrpreu-
e b nccl'CJ di salvcua .iJ di fuon di JllWH. L.S. Ttr..MAVUl. "Thc Wacchrn.111 Mctnphor", t1011t' r he non trov:i alcun mcomro ncll.i vmonc crito-isa1an:1, ,·hc ~1 tr.1cn cioê d1 un or:i-
389. dunosi:rn come gl1 ~tacoh 111 quesoonc coinrnlano con 1'1dob1ri;i rnlo dJ g111dmo e, conrcmpor.mcamenre, dJ saJV\.'ll~ pocché iJ giudi:zio, os-ia IJ nmoz1one
" C~l. l'interpretazionc prop~c. ad ~ .• da 13.S. CI llU>'>, l.si1i,1h. 470, rcnmta sul- dt·gh 1dol.im e 1lr.idt'n, Clhtll\nrcbbe alio Stl~ tempo Li salvczu dei fcdcli (92).
l'az1onc divma di nmoZJonc degli oscacoh e di pl'l.'pJr.IZlonc ddla via ddl.1 ~1-lvczz.i per u J.L. K0<lLF, /.sai11ÍI //J / J, 96, propont• 11 1gnific.1ro cau"l!nvo oppure 1mcvenuivo,
il :.uo popolo. non tr0\>;1 nsconrro ncU'ocucJ cnto-1s.1t.111a chc;-. mvece. qu.mdo imcndr \O\tc:ncndo doe chc la pn)m~!>.1. c-he motiv.i l'ingiunziooe dei v. 14. e venuen: sc-
pmcnwre l'.1g11\' divmo adopcr.i forme diretlc, ~cnz.1 11 ricorso J inrcm11.-Jiari (dr p.111e rnndo EJ. YouNc:, Tiir &o/.: ef lsawh. Ili. -11 0, 11 v. 15 offre 11 fondarncnto delta pro-
11 , cap. 1, pp. 139'>~.). l.J WVl'Ua, inolcn:. ê mra wdnarau come ragg1u11g1bile 'lin dJl m... me~a dd v. 1-1. ln cmrn111b11 ca-.1 l.1 d1fficohà ê cosmu10 cbll.i prcsupposaione chi' ncl
)(Or.;Q Ji apcm1r;i, qumdi il problema 11011 nguartb l:lntO l'azÍOll(' dJvin.1 111 :,é, llU U ri· \. 1-1 si abbia un:i promessa.
sposca um.uu :ilia \UJ otTeru. Per una r.i~ionc Jnal~ mm \1 puô concord.1re con E.J. •\ li moto rifemo a Dio 111 lç57.15 cvor;i ;ln;i1ogh1 Jppcllmvi in Is 6.1.3:33.I O;
Yt lUNC., n11' B..>ok '!f lsmt1h, llL 41o.1.1uando111dw1dua qm 1J morno e<>c'Jtolog1co d1JHWH '>JI W.2. ccc.
come momr nco 111 cui egli raccoglic:r:i rutm 11 suo popolo t' non t1 .,.,rnnno p1u ost;i(OÜ '" Cfr., Jd e!>., Lv 11.44- -15; :W,26: Nm 15.40: Dt 23, l 4; Is 6.5.
;ilia rcahua11one di qut"'m suo proi::c:tto: non ~1 puô neppure 3Ccoghc:rc IJ propost.l d1 E. 1 Per cu1 non si puô smtenerc: qui l'1dca dJ una promc~sa indiscrinunac di 1)10,

322 323
PARTE 3 CAPITOLO 2 CONDIZIONt Dt RICONCILIAZIONE IS 5 7. 14-19

creacurc olo quando esse !iberamente accectano di ricono-;cersi .,0 termini dell'abitazione di JI IWH in mezzo a l raele 1'1. Ora, in ls
come cali. Per questo motivo gli appellacivi •concrito e umilc11 non 57. 15 encrambi gli a petci - la perman~l1Za ruvina ~.in un luogo
po ono designare una icuazione di povertà maceriaJe, o d1 afBi. eccdso e santo, ia con l'umiJe e il conmco - p~fen~ .nello cesso
zione fi ica, ma devono riferirn a una dimensione piu profonda: enunciam, governato dallo tesso verbo. vengono nvesntl .della tessa
quella dell 'uomo che sa ricono cere il ignore e la propria con- as oluc.a certezza. 11 locutore parte dunque da una J?nma ass~r~
dizione dj froncc a lui 1"; solo come tale l'uomo puõ infàtri far pane zione2º che non la eia dubbi, per poi procedere a cogliere qu~1as1
dd •popolo ru JHWH11 e beneficiare della permanenza di D10 con dubbio anche in rifcrimenco alla e~o,~da, un 'as.s~rzionc, quesc ul:-
lu1. La forza iUocutoria dell'auto- presentazione di JI IWI1 e, quindi rima che sconcerta per la ua audac1a· .JHWI 1 ab1ta dunque con il
quella rapprese111<1tiva perché rispecchia la verità dei farci confcr: •suo'popolo,. (v. 14), un gruppo u1~1ano che co.ruta .de,gli umili e
mata, dei re to, dall 'aurorici uprema dei locucore. concrià, e non emplicemente con i1 popolo de~ 6gli d 1 ra~I~.
li verbo l"D~ ~prime la modalità epistemica dich.iaraciva e reggc Jnfine, nell'ultimo tico di 1 57, 15, JllWH sp1ega la 6nahca sa._1-
encrambe le paro della &ase (ai,pi e ~ e m -':ic:in J<::>,.nK,). Memrc vifica (specificata dalla preposizionc i,) della sua. pe~manen~ ·~
la presenza dj Dio in un luogo eccelso e santo e un dato & fano mezzo ai popolo12 • ln nctto contrasto con la mol~cudine degl1 dei,
(cfr. Is 33,5), la sua permancnza con chi e umile e concrico non e che saranno portati via dal venco (Kt:n, Is 57,13), 1J locurore m.ette
altrettanto pale e, oprarcurro perché abicualmente si parla in que- in evidenza che solo egli ê il vcro Signore (Ktllli e, ), che poss1ede

l'l e& . 1 (c<{I chc hJl1110 JI IWI 1 rnmc locumrc: l:. 25,8: 29,45.46: Nm 35,34: 1Re
c1oe chc <'gh nr.it;lu coo 11 bcne li nule commt"SSO cW popolo. conw 1mcce <õ\tt'n· <>.13: Ez 43.7.9
._'Ono J.L. Koou. / <0111/1 111/J. W2. I07: W. LAV. Srlrrift.ecldmr PmJ1/ir11r, 111!. Dei mio 1 tralll dJ un ano rJpprr<rlllJlll'O.
non s1 cr.m.a ncnm1cno w una rrom~u. che dovrebbc comcidcre con l'auo «11111111sm'l.I, ' 1 u d1chi;ar.wo11c ulb rernunenza d1 JllWll con gh unuh e 1 ronmo sembra

ren:hé- D10 manúcsu quak~ Jdb ~u.i osenu c 11011 ~pnmt' alru11 11npqcno n.,"l.UnJo \Concerurc pcrfino .llrum ~tud1os1: .iJ <'\ . (' Wt \TT.AAiA:-0."1, fo11al1 40-.66. 3U-329,
a un co11crrco agll'e futuro. 11011 ;unmcnc ule ros\lb1hu e propo11c l'<"mend.u1011c- Jcl cesto co11 1;aggtunt.1 dei
Cfr parte 11. c.tp. 2. S2. 1, pp. 1K1 - 182. Non si cr.n:a dei perso11;1gg1 eh<' h3nno su- verbo "TI(". per f.trlo conconbre C011 11 S;al 113.6. Li wfficolt.i rrm~1palc ;aJ rsgu;anlo ê
bno oppre\uo11e <' ;anghcn<'. come sostcngono J. MVIUNOUIU •• "lua.ah 41)..(i(,". 671: A r.ippin<.-iicu;a d.ti ç1E,•mfic:.iro dclb p;imccU;a l"Q(, 111 rcJlt.i quest.a puo Ílln2Jorure .inche
1'1 NNA. Is.mi. 564, t he 1uruv1;1 º~"" gtusumcme come 11011 1.iJopcn l;i tcrmmolo- d.a rn..-po<ÍZJOne •COll•. tome JVVICll(' 111 L\ l ú.16 do\ e \1 IJ'O\';l 111 presc:nz.i ddlo scesso
gl3 op1C'<1per1 •f>O\'Crl•,comc ~. c"7-. ::,-...it. nu 31n~'\mdo11011 u<ie concluuom ade- verbo ~=:. J\J concr.mo. H.G M . WU l IAM<;O~. nrt 0.'<lk Cilltd lst11al1. 232-233, rsro-
gu;11e po1ehé non escludr che SI tram dJ qucsle C'Jl<'b'Orl<' J s perso11r, 111\CCe C llO'iCC r1mp.ittO proJono d.111.i rnmp<NLIOll(' Jcl \ 15, l.t \:UI prml.1 p;an(' presenta iJ Cl·
Wí\lrltMANN. Is.110/1 4()..66,3~-32<). mtcrprcu il testo ~ulb base delle rd.t.Z1oni co1111 r.mcrc e lo sutu~ d1 D10. 111 lmc.l con 1 c~1 dclk prcccJc110 run di lw;a. mc-nm: la
S;il 113. nu tl \Uo .approccso .app3rc an;ippropr1.1co ui qwmo l.a fin.ihr.i dd th\CO™> di- ~cornh mcrodute l;a 110\1ci mto-1u1;111.1 U1u ~lllll"il teologia, chc mpccdu;a l'idca pn:-
vino m 1 57. 14-1 CJ e ddle :mom dJ 1)10 non i: quclb wsolkvarc 1•bl~'TIO'I• J.:ill.a loro ,emc 111 h57, 15. no11cxumc l'.autore 11011 ... occup1 d1rcU.tmen1e di quc.-sro t~Lo.c P'°:'
rnnd1z1one. comnn.amcme .a c1u;mto avv1ene nd Sal 113. che adopcr.i la nomc11cb1un posta da M. Citn u ,.. L1 gnot.i nclr Anm:oT~t.imencn", 1K-22. che concqmcc ~ ~na~
\p«1fü.;i, C.., t• '(l'~M. EJ. YOUNt., 77rr &ok of lsmo/1, /li, 411 ; E. J\C 111 rMru R, "nrr C1•m· d1Jll\\11. os•1.1 IJ sul nacura mmn~ClJ , 111 1em11111 d1 oltrmJ e d1 111111a~<'11t11::1J . L afo.'rlta
111111111y 011d Mrss•tl/t. 4t!-4CJ, mcludono 11wtte cntr.llllbt 1s1gnificao. p1ntualt' e fü1co. c.hvin~ deternunJ la \UJ num111<Nt.i, l'mcff.1b1ht.i o 11 \UO n11s1cro. e 1app.incncnu, m-
l..J dc11om111n1011c •unuh• e •conlrltl• nguanl.1 dunquc la d1mcns1onc 1111cr1ore, vccc. quahfic:a la sua rcl.iz10111.· c.:on 11 ropolo. 11 mo •UJrc 111 mcuo• a u11 popolo sceho
COlnt• SpenficJI<> f'OI 111 f, 66.2 1"()11 j tCmÜm ·ui, f"'. ,-~:il ,.,;i.,.a,,
,in; cfr. p.11'1<' 11, car. gntuitamcncc (0~ 11,IJ). Ora, l'.iltcrit.i e l'appJrtcncnz:a non ~• csdudono a v~ct'nda; ;ai
J. S 1. 1. I , p. 193. Dei n..~to, nc1discorsi mto- ísaiam non v1cnr tr.m.11;1 d1rc1w11cn1e l;i courr:mo. ri11ct)ntr0 aurcnuco e l;i vcr.i n:la11onc w110 pos 1b1h solo nd nconosc1-
qucsuo11c dcl!J <um J1vin.1 dei powro. :11171 rale rura. come" vedrà 111 I~ 58. i: 111 qual- mcmo dei ri~pcmv1 m1stcn, o dcllc mpcmvc ~ltcnt.i, mfünlllU. nclfa d~\l.111zi. Una tale
lhc modo Jclci:;a1.1: i: l\101110 <t~ o chc. se vuol Vl\'ere ~111rcramcmc fa rdn1onc con concczionc :ipparc n'pccch1arc c.orrcuamcntc 1l 111c'sa~10 J1 Is 57.b.
1>10, e tc11u10 a pmlung.1re l'nione J1 cura dl\'ina 111 mczzo ;alia comu1111.i dei frJtclh ll Cfr.p.trte 11,cap. l. §2. I l.pp. 143- 144.

324 325
PARTE 3 C APITOLO 2: C ONOIZIONI OI RICONCILIAZIO NE IS 57, 14-1 9

veramente la vica e ha sia la capacicà ia la femu volontà di conce- Per il uo concenuco relativo alia cessazione della concesa e del-
deria ai suoi fedelt (:Tn, H1)?J. L'anauncio concenuto in 1 57. 15 i' ira, il v. 16 i ricollega ai dic;corso precedente (1 57 ,3- 13), che
riencra nella cracegia che mira a persuadere che JHWI t eun Oio vi- , 1 caratterizzava come controversia g1uridica. La conte a, con le
cino, che non bLc;ogna cercare lonrano (canto meno abb~i fino ue accu e e lc ue minaccc, non e l'ulrima parola dj Dio; e a
alio heol, C,E!2' 1 57,9. dato che JHWH e x:m ci) e che e inutilc viene arginaca dai de iderio di. non pcrdere il p~rcner in.fodel_e. dj
molciplicare i traffici per cercare dj aningere con i propri mezzt da non la ciarc che egli sprofondt defimttvamence m una 1ruazione
pre.;unce fonti della vira (cfr. i'N'I, ls 57.1 O): la vica e un dono per ri- - la eparazione dai ignore deUa vica - per cui l'alito vicale
cevere il quale l'unico requisito ricrucsco eil rkonoscimenco delta Vlene meno. Nel v. 16, quindi, il locucore persegue la scessa fina-
propria conruzione davanci ai Santo, ossja il ruvencare mi-C,E>=n IC,. Jjcà dj riprisrinare la rclazione incr inata, ma lo fa mettendo in atto
li ccco comando dd v. 14 viene sviluppaco nel v. 15 e reso p1u una nuova strategia persuasiva: qualora la lice non doves~e pro-
persuasivo grazie all'incroduzione di elementi che e crcitano durre gli effetti de ideraci, J I 1w11 e disposto a porre tennme alia
un 'influenza co11s~liatrice. I de tinatari ono infacci mcssi ora a co- sua ira e a per uadcre il parrner infcdele con le buone e non piu
nosccnza dei vancaggi offertí dalla pratica dei comandi divini e coo Je cattive.Tale cambiamcnco epiuttosco inacceso perché, dopo
dall'accetcazione dclla relazione coo Dio. li movente non e du n- il fallimento della contesa bipolarc, ci si aspetterebbe la consegna
quc c;olo etico, come nel v. 14, ma anche pragmarico: l'interlocu- delJa vertenza nellc mani dei giudice che, emettendo una sen-
core non solo viene indotto a percepire la nece sità di riformare tcnza suJJa parte colpevole, pon.esse fine alia contesa. ln quest_o
il proprio comportamento alio scopo dj partecipare ai «popolo di caso, pero, il risukato dei proccd1menco sarebbe la rottura defim-
JI !WI 111, ma anchc a rendersi conto dei vancaggi che nc dcrivano. riva dei rapporto era le parei coinvoltc.
Nell'insiemc il pronunciamento ruvino nei vv. 14-15 po siede La determinazione delta mod:tlità dei verbi ::l' ,I( e •p lôj'N25 e
una carica persuasiva che mira a convincere gh incerlocucori a piuctosto rufficolcosa. La modalici d.eonri~a v?loncaciva verrebbe
incraprcndere la crada dell'umilcà e della conrrizione, l'unfra che e pressa in craduz10ne: • 10 non 110,(?/rn fa r hte tn eterno ~ non vo-
puõ garanorc J'apparcenenza aJ •popolo dj JI IWH• e pem1ettere di .f!/io per emprc covare ira•. Tuttavia, a ~au a deU'ass~rnone p~e-:­
beneficiare della pre enza divina e della v1ca. sence nel v. 15 risulca piu coerente atm bu1re ad ess1 la modalica
permi iva (con la negazi?ne, che indica q~in~i impo sibilità)
e pres a dalla craduzione: • IO non posso fare IJte tn eterno e non
1.2 Lo nuovo strotegio: v. 16

11 ':> , all 'inizio dei v. 16. ha un valore assertivo, enfo ri co~~ e,


rran o. ln ul mo<lo 11 v. 1(," 111wrrrcbbc .mr:or.1 nd b raflih'llrJz.aone delta narur.i J1\'mJ
dopo le dichiarazioni generali ulla natura ruvina contenuce nel (c~i •inche EJ YouM •. Titr &>t•k 1') f,11i.1/1, Ili. 411), mJ ncllo svolgimc1110 dclrmtcra
v. 15, 'legna 1) pas aggio all 'csposizione dclla s1tuazione attualc. rnmumc;m o ne, 11 lenorc nITTl\'J 11u1 un rn11.1ndo allJ htc prcn~Jcnu.. (b 57.3- 13), per
n u IJ ccssazsonc dcllJ , omt.~,.uu he \C rigu.1nl.1 11 1omrorumcnro divino m gcncralc,
v.i mtcrprctJto rn rcbtmnc Jin.•11.1 t ol J'l'l.">Cllll' tontl-..ro l'Olllllllll'Jll\'O. j N. O WAI 1,
Tirr &t1k 11.f ls11111/1 40-66. 4K·I, 111vcl'C••umbu1"Kc .11 ·: mw.lh: un v.1lorc ç;iu\Jlc (•Cod
li Ll tin.1h1:1 divina d1 conccdcre J~h uon11111 la vn.1111.i d1 cu1 h .111110 b1\0~110 \1 will d\\Cll \\uh thc u u,hcd bl•l' lU\l' hl\ .inl(cr 1\ nm for t·vcro). nLJ b pcrmancnz.1 J1
'PI<'~ Jnd1c n 111 la \ uJ 11K-;ip.1c1ll d1 arn·rt.1re li dl·~nno J1 mom· pcndl·11tt• \UI fi~h m- JI1w1-t con gli umrli e 1conmu (v. 15) 10\ lllUl'>Cl' p11mmto una co\l<Ulll' e non un co111-
fí:dch d1 nn 111 Is 57.Cll port.11nemo punruall· 1.1u\Jto tbll.1cc\~azmrw tld!J \UJ 1rJ. l1 rappono tra cau<;,1cd1•f-
' • c ·o~i 311(hc J l. Koou , fo11.i/111/ IJ. llKl.rh c UJltlVÍJ \Cd l· 4ur un.1 1mmpo11- li.:cto .rnd rebbc. 1"l~ m.11. 111\crtrttl.
dcn1.1 {011 11 \ l 5b: ~I :iffcrmcrt•bbe lo \l~~O pnrK1J'LO JtlrJ\"Cl"\O l.1 11C~71(1nl' Jcl U m \ ("nu 11 contcnuco \Cm.rntrrn J c1tluc \1•rb1 . d r p.im· 11,tap. t. ~ 2. 1 1. PP. 14..J- 145

326 327
PARTE 3 CAPITOLO 2. CONDIZJONI OI RICONCIUAZIONE Is 57. 14- 19

posso per sempre covare ira». li limite della contcsa e dcU'ira vtene licc, coincide con la morte, o ia co n il venire meno dello spirico
impo co dalla cessa antici di Dio (v. 15), cioe dalla narura d1 chi , 1rale concesso all 'uomo nella creazione.
rimane con i contr iti e gli umili per comunicare !oro vicahtà. ln
emrambi i ca i !'ateo po siede u na forza espressiva. e veicola lo
scaco p icologico dei locuco re risperco alie az1oni presencace, e 1.3 li tollimento dello stroteglo precedente: v. 17
non precic;amence la !oro dfettiva atruazione 211•
La ~~cision~ ~i Dio di riprovare con nuove tactiche a rccupe- Nel v. 17 ia lc forme verbah (Pf. e wayyiqroQ, sia il contenuco
rare gh mfcdeli 1 fonda sulla relazione che lo lega con le crcarure delJ'enunciato (con la ripetizione dei verbo "1~? apparso prima
in dai momento deUa crea:úone. li·~ nell'enunciaco 'lDC,o n,,-·~ nel v. 16) co tituiscono un r imando a fa tti ancccedenti:?'l. ln par-
·n•'.!111 'lK nioam ·p~11·z7 e causativo:?R. II valore enfarico dei pro- cicolare si spiega la cau a dell'ira divina manife catasi nel colpi re
nome ' l K, insieme con il Pf. di certezza ·n·w11, m ettono in evi- gli infedeli e nel na condere loro il suo volto. La preposizione ::i
denza la vericà delJ 'a ffermazione e la sua forza rappresentatiPa. ha valore cau ale "1, per cui il •gu adagno iniquo• (w~::i p!l} e la
Essere separa ti da Dio, com e avvie ne nel momento dell'ira e della causa, o la circostanza, chc ha cau ato la reazione violenta di Dio.
li ostancivo 11~::i fa ri ferimento alia m enzogna (Ger 8, 1O), an eg-
giamento che caracterizzava la stirpc iníqua in ls 57 ,4, e al pro-
" ln qu~-sto cól\O gh lmpcrfcm 111dichercbbero un alto ro111111iss11'0, qumd1 un 11npe- cedere per vie proprie e no n per quelle di Dio (Sal 11 9,36-37),
gno '°lcnnc w pane d1 D10. Quesu "Oluzione. di pc:r sé p<K\1b1le. pm-ercbbc: nmavn caratteriscica que ta dei comportamento della prostiruta nel pre-
l'mtero enunciaco dell;i sua sfumarun condmou;ilc: ê proprio quesu funucur.i chc. <h cedente discar"º· li termine evoca l'auconomia di chi non ri-
un.1 p3rte, Ll~u rr.up.mre b nuova d1sponibilicl di JI 1w11 e. J.ilr:ilrr.i, con ente d1c per cono ce iJ Signore, di chi cerca dJ co truirsi da olo il proprio
l'uomo nm.mg:mo mune \U b nccõSit.à J1 cond1ZJ0111 \.11lcol.mu. \i.1 qucll.i J1 una \Ul ri fugio (Ab 2,9), un compo rtamento opposto a quelJo di chi
libera scdu ~. tratu Junque delb ÚbpoSIZlonc d.1 Dio m \'bU delb nconcahn1onc e non
d1 un pcrdono mcondJ21onato: le condtziom sono sutc ~b1lne esphc1mncme 11e1 ~ invece si rifugia nel igno re (1 57, t 3b). L'c pre ione w~::i p11
14-1 5 e solo il mpcno dJ ~e pcnnctter.i chc J r.ippono p<>SSl ~rc n comp<NO ndl.t puõ denotare l'acceggiamenco d i chi, a tutti co ti e in maniera
\'t'nti e nella g1um.u.l Concro,.id ~•• J.L K~)()lE, haiali 111/J. 1 112.~ondo 1l 1.1ualc l.1 iUecica, si ostina a voler fa r proprio ciõ che non gli appartiene.
\ah't'zu 11011 d1pcndc 111 n~un modo d.ill.i punfiClllonc: e <hl pcnnmemo. nu e 1110- LI concesco di 1 57 ,3- 13a ch1ari ce il significato della passione
m-;iu w D10 \tl~ (per quoto mOCJ\'O si uscrebbc: 11 pronome enfauco 'iM). come 111 I\
48,9~s L' O'l\crvu1011e \arcbbc com:tta in ri ferimento ai pcns1ero dcutcro-1 ...ua110. nu
illecica che pinge a pro tiru ir i con rutti 1 possibili am anri, pur
Ul13 ule concczio11e 11011 b p;inc: dcll.i prospcmv.i cnto-1\a1a11.1
di raggiungere la vica e la alvezza. Nell'octica dei locutore, il
., Per ~:n , cfr G11 2.7; Gb 33.4; 3-l, 14-15: lj 42.5. Per 11 verbo • :::i li ~• .mume J;i •guadagno• cosi ortenuto e tanto iniquo quanto illusorio. lnfacti,
1r.idu11one •afficvoh1'1. vc:mre mcno•. chc: con J soscanuvo r1 r1corre 11el \.ai n.4, da una parte e o co tirui'icc una violazione della relazione coo
142,4, 14.1,4; co11 *l ncl S.il 107,5: cfr..mchc Gb 3-l, 14- 15, chc JtTcrrm che. se 1>10 il vero Signore, dall'alcra, produce l'illusione di e sersi appro-
dec1d~~e d1 riur.trc 11 suo \p1mo e l'aluo d1 VIU, ogri1 CTC3tur.a pc:rircbbc: .ill'1\1.imc:;
altrc proponc: •nve\Ure•,Aq. \ ym m. Tcod, S:il 65, l 4: 73,6; E. A<1ITTMrtrn, '1711' Ct1111-
priati della la vita (Is 57, 10), chc invece puõ essere rice~uta olo
111111111y ruul .\/ma.~. 46; oppurc •proceder..·•. LXX. Vg. Põh,J M Ull íNLIURt .. " ls.n..1h
come dono (v. 15)31 • N el conte co dei pre ente pronunc1am enco
40-M",673.
Pu<) 1mrodurrc l'apodos1 (cfr. A. St 1100Rs. "Thc Parudc •:;", 250; op1111onc so-
ste11u1a and1c dJj.L. Ko<>LL. /sm'c1/i 1/1/ J, IOO- llH) oppure, dopo unJ fr.iw 11rg:mvJ, puõ
am1111crc 11 1gn1ficaco ~vvcnauvo d1 •akrimenu• (cfr. A. St 11ooi~'· "Tlw PJ rude •:;", l'• Comm EJ. Y oUNG, T7rr &1ok o{ ls.ii1il1, l/I, 412.chc ~oenc chc la puruzione non

251) La dcc 1~1on e d1 JHWll J1 pcrseb'l.llrc nuovc str.1tegic d1 per.uas1011c ncvoc.i 111 un 51:1 a11cor:i awcnu1..i.
ccno \CITTO h 57,6c: .1pparc cluaro. in ulàm:a i~unz.i. chc il ignore deUJ \IU 11011 puõ "' W- 0 S 1l .2.5e.
.irrenden1 afü monc d1 coloro chc ~wno VlVcrc )()ltanto gr.a21C' ;alla relu1onc co11 lm. ' 1Un'mtcrprctu1011c dcU '~p~-ss1onc \:li:l J1ll chc 11011 prendam cons1der.u:1one La

328 329
PARlE 3 CAP1TOLO 2: COND!lJONI OI RICONCIUAZIONf. IS 57. 14· 19

l'cspreo;sione !1~:::i 1 JJ e prime, quindi , in ma nie ra incctica gli Pe r quanto riguarda i refere nti ~ell '~zionc divina, il "~"' de~­
•oscacoli• c he vanno rim o si econdo )'imperativo dei v. 14. l'espressio ne ·C,~t(C, ha valo re e phcauvo (•ovvero•, •oSSJa•) n -
L' ulnma parte dei versetto, i :::iC, 1 i:::i :ui~ 1C,•1, cesamo nia 11 fal- pecco ai oggecti me nzio nari neUa prim~ parte ~el . vei:setto per
ltmento deUa precede nte srracegia de i locuco re, c he consmeva mezzo dei suffi i deUa 3 ms., e ne decernuna una ÜmJtaZJo ne: no n
ncll'adirarsi, nel na condere i1 suo volco e nel colpire. li 111aw e n1cti i m embri dei po polo sararmo de rinatari di tale a~~ne, m~
avve~a~vo perc h~ la 6na1ità deU'agi re divino e ra e attamence op- olo • Í suoi affiirti•-\.1. Gli «affiitti » o no colo ro che cond1Vldono 1
p~s ca. n pecco all etferco occenuco. lnolrre, JHW H ribad1 ce qu1 il e ntime ati di Dio scesso - encime nti e pressi in 1 57,6c - e si
crunme, lo mette a nudo, e no n, empücemente, lo cancella . Quc- associano alla categoria dei •contriti11 e •umili• (v. 15), cioe a co-
co aspetco e impo rtance nella dinamica de lla comunicazio nc per- lo ro che i re ndo no conto degü e rrori comme i e dei de tino di
ché per raggiungere la ricompo izio ne della relazione spezzata morre pende nte su di e si35 • La forza illocucori.a de~l'~tto e (011!•
l' uo m o deve diventare •contrito• e «umile• (v. 15), cioê divcntare 111issi11<1, anche se puô o;orgcre il dubbio e l'atto It.n gu~oco n~n 'ª
coscience della propria colpa e assumerse ne la re po mabilità. da ime ndersi invece come esprl·ssiv11 (chc m ettc 111 ev1denza ~ de-
siderio divino di agirc piuccosco c he l'azio ne sces a) . !uttavta, la
prevalenza deUa forza co111111issivt1 e dc terminata propno daUa ~­
1.4 le c ondlzlonl fovorevoll per il ripristlno dello relazione: w. 18-19 strizio n e dei rcfcrenci o peraca ncll' ultima pane dei versetto: tn

N e l v. 18 il discorso rito rna suUa ituazion e presente. E un


dato di fano c he le •vie• di chi si ribella o no be n cono c iucc a
Dio 12 e, sebbene (waw avversativo) esse non 'iian o corretee (v. 17), 111..~n: chc nbru~rdi l'mtcra pc"o1u 111 1utu: lc \llC tl11ncm1om. CIT. G.F. H~EI. " Hc-
;ihh .md H calmg". 202.
J I IW I 1 no n mce nde procede re ancora con l'azio nc punitiva, ma 14 i cro112 dafficolt.i .i dctcrmm.Hc ai reforenac dcgh M:i<. ccondo .1lcum antCTJ'l'Ctl
eo;pnme la ua fe rma volo n tà di anare (t(D ), di ricondurrc (:im) 'ª t:r:mcrebbc qm dJ un gruppo duunto dJJ •popolo d1JI1w1 I• nom11uco nd ,.. 1-1 (T~);
a!la rel.azio ne e di of&ire consolazio ni (c:•om oC,~)~'. L'afferma- .lltTa pirbno dJ s11np1uzz.mn non-G1udca. o d1 un.i pc"6c.wonc all'antcmo dd gruppo
z1o nc e dunque srre ctamence coUegata con la rifle io ne sul1'11n- rappn:sentJto d.u membn Jd popolo d' r.r:ielc mc1~on~to pcxo pnm.a.opp~ pc~o
, 1 cnm dcgh •unuh e conmt1• dei ' · 15- 16 111 re.l!tJ, Li Jctcm 111U21onc ddl 1dennc d1
po~1bilità dei pe rmanere ne Uo caco di o rilità presentara nc l v. 16. quhto gruppo dipcndc ~ui v.ilore chc ~' .mnbu1<;<c .il \uffüso ;umcsso aJl';iggettl\'O. Se
lo )1 con.)1dera come t-rcnm\'o ~""· .illora mdadien·blll: ~pr.ut:uno cha appvt1t.-nc
a lsndc. dd qw.lc >1 (o pu bto 111 pnxcdcnz.1. come gcmu''º ~-etu\'O s1 nfcnrebbc m-
\'CCC .1 coloro chc p1.1ngtmo i auu Jdb itu.mone d1 lsraclc. nu non fanno pane dei
~u~ coUoc;monc - subuo dopo ai di\COl'50 di Is 57..3-13 - nc amJ><>"Cm(;C ai •1Wl1fi. popolo dccto. On, dl akum t<"ítl - come Gn 45.27 e 37.35 - rasulu che l.i nsolu-
LJto. Ad '-"'··per J. Bl l"-KIN'l<WI'. /;a111/1 56-66. 72;j.N. O<.w...n, TI1r &>c•k &l{ foua/1 ./(). non<' dell'.ifilmonc put> <."<..Cl'C 11 rlllVlgoruncnm deli<> ~p1mo e~, :ri".) o la_ consola-
66, -IH':>, \1 1r:11u d1 un co111pcnd10 dei fallamcnro rnonle e rehgaow dclb ~io~1J d' lsraclc. ZIOOC (c:m). Ent rambc lc pO'l~1b1l11:& \cngono 1:011tcmpbtc nd Jll'\.'Sélltc d1scorso: li
:.ale 1nterpret.u1onc. nonosunu: ~JJ per cera vel"\1 comm, non 'PI<'~ IJ fim11011c dcl- rinvigonmcnto dcllo ~pinto i: nfcnto Jgh u1111h e ºPI""'"'~' (v. 15). nu:na:re '3 colbOla-
l <"íprt~~1011c ncl pn.-sentc pronunçiJmc11to. lnvccc, non ocnc conto dei coml'qo 1'1ntcr- uonc e n fi.•nt.i a lmcll' (v. l li). 1)1 rnn~l'guc1v.1, l'.1111b1b"11tà umtJ ndl'cspressaonc r.,:)t
pn:t<l.1aonc tli E. A< llTI Mílf I~. '/ J1r ü1111111111ity a111I ;\/as.!l't', -19. «hc comprcndc 1l7lll 11:1 conm buasce .1 l't'ndcrnc p1u nrco ai agnifi(Jto po1dl( pcr111euc d1 mcluden: qu:ih suoa
rnmc oppn~ione <-Wl't"ttata ~uizla .tlrn. rcfcn:no ~a 11 popolo elcuo ~•J t:oloro <'h<' non nl' fanno pane. _
" li verbo mti c•pnmt' un;i ro11ç1;iu1ionc .aU.i qualc scguir.i un';u1onc d1v111a; 111 ,;: " l..J rad1ce i,:x vacnc Adopcr.11.i. m dwcr.c c 1 rco~tanzc . dopo 11 pecc:ico contl'O D10
11 verbo non prcdctcrmmJ ai car:mcrc tlcU'az1one chc puo cssel'(· $ia 1m~1 UYJ (E' 3.7.IJ; (Esd 10,6) c ndl.i con5Cf.,'\JCnte pun111nnc divina (I\ 24,4: Gcr 4,28:.6.2 1; 2J, 10). qu.indo
1\.1111 9. 1<>: Is 38,5). m negauv.i (~ 32.9; 1)1 9, 13; Gcr 7, 11: 13,27; 23.1 'I). Dao e in lllc con 1 mcmbri dei uo pupolo (O, 4.3). di ímntc :ili .11111uncao dei g1udi·
" Turu e tn:' 1 1crm1111 ~1 complctano ;i v1ccnd:i e co1wcrgono nd loro s1grnlicato: ZIO davmo (O• 5.1 (>; 10.5; rn l, IJ) Gcr 6.2<i: 12.11 111\/lU l"lplidumencc a far luno e
\1 tr.m.1 dei nprmrno dclb rcl.uaonc con D10 e, qumd1, dei r.1ggiung1mcnio d1 un b<·· .1d mumcrc J 1vem comporumcnu l'cmtcn1a.1h J1 írontc ;ifü çorruzaone dei popolo.

330 331
PAATE 3 CAPITOLO 2. CONOIZJONI 01 RICONCIUAZIONE IS57. 14-19

quanco eafllirti•, e i sono indubbiamente i desrinarari deU'impe- cisce il risrabilimento della rclazionc con colui che ê efonce• della
gno divino, perché arrraverso la loro afflizion e, mamfesrano la r1- vira (dr. Is 57, 15}-"1• La menzione dello e:'º
in questo concesto fa
chie ra di perdono e ne ricevono la garanzia. La pecificazione pensare a Is 27,5 che condene un 'e orrazione clivina fare pace ª.
dei referenti com e •',:lKi,, aHa fine deli'enuncia to, svolge una fim- con lui per sfuggire alJ'anniencamento coraJe. Anche m Is 27 ,5
zion e stracegica: annunciando inizialmence in cermini po icivi la JHWH ê iJ oggecto activo che annuncia la ce azione della sua ira
ua azione, il locuto re su cita deUe speranze negli a colcarori ; ma, (Is 27 ,4), ma in 1 57, 19 i_l . uo c~involgimenco risuJt:' ~~~o~
affermando immediaramente dopo. in una o rca di correzione maggiore: in maniera espltc1ta egl1 sce o offre la poss1bilira di
per mezzo deUa categoria deU'«affiizione•, le condizioni per cui pace, la ta creando, in modo chc ogni uomo ~·espressione cvi-
41
tali peranze porranno real izzarsi , spinge di fatto gli ascoltatori cini e lontani• indica una cotalità41 ~ possa accoglierla •
aUa loro atruazione; alrrimenti le speranze pro pettate aranno de- ln que to modo la cconda ricorrenza dei sosrantivo e?~ in Is
stin ate a vanire3'•. 57, 19 coinciderebbe con la rispo ta divina: l'annuncio cli pace, ~j
.1pertura aJ rapporto di reciprocità . li verbo 'iOK (Pf.) _ê da consi-
N el v. 19 iJ locutore chiarisce in che cosa e atcamencc consi- derar i cli modalità cpiscemica dichiarativa, che ottolm~ la cer-
~ta il suo imervento. li ri corso ai verbo K.,:l ne evidenzia la novità rezza della risposta divina. II rapporto puô divenrare pieno e
e l'irrucnza, paragonabili all'evenco creativo. L'cspre sio ne •frutto armonioso quando alio º'"al
dell'uomo corrisponde lo c i',qJ di
dell e labbra• trova corrispo ndenza in Os 14,3 (u•nD!U O'.,D), dove JHW H, e quando lo 01',t!J di D io ê accolto e corrisposto dallo 01',aj
esprime la prome sa cli cambiamenco da parte deU'uom o che si
impegna ad abbandonare la fidu cia ripo ta nei propri sforzi e
negli altri deil7. lnolrre, in Pro 12,14 e in Pro 18,20-2 1 l'e prcs-
ione i;D'K-.D '1D denora la capacità cli procurar i i beni vicaJi ar- •10 lo gmnrÕ• come pnnc1palc e qudl.t \ulb creaz1011c dei fruno dcllc l.ibbn come C1r-
traver;o un 'abile uso deJJa parola (in maniera corrispondence co~m~1alc m forn dell'uso dd pJrtmpltl •I ~hall hcal h11n 111 tlut 1 crure thc fruu of
all'opero ità manuaJc). li contesto di Is 57, 19 con ente un 'inter- the lips•. 1 avrebbcro. qu111d1. due som.,>t"ru iliversi per le duc n correnze di •pace•: una
pretazione analoga:JHWH agcvola, o rende possibile, l'attuazione Jppanerttbbc alb dich1anzionc dcll'uomo, l'.lltn .i 1.1udb d1 JHWH
.. La «pacc- ê tttft.lllll"flte lcgaa alJ';aJcmp1111cmo dd dmno e dclb gnutma (dr.
dei •frurco deUe labbra•, ossia fa in modo che si pos ano reaJ1z- '' .l2,17; 48.18; 5<J,IPJ) L'az1one div1ru 111 Is 57.11) conmbu&e. qumd1.1d ab1ln.uc
zarc la conversio ne e la promessa di cambiamenco. l'uomo a lhJ'C' un;i m~ta o1Ôl1,t\UW e c.:oncreu .tl ndnamo ~ctop<Xto all"ancnnone
Tale promessa pocrebbe rrovare una intesi appropriara nella d~ mterlocuton "" d.i Is 56.1 . La 'iÍUm.irun caca ddlo :,~ 9 Jeducc ;inche d.i Is
dichiarazione •pace• Oa prima delle due ricor renze di º'"~ in I~ e
57.21: per gb cmpt, mfato, non c'ê •pace.. c l'cmp1eü Ôõ1gn.> c1ô chc contnno alb
57, 19a) da parte dei ribeUi lll. Si tratterebbe, infatti, delJ'ano di pa- giusuzia. dT. E. CARl'l:Nl t:R - M.A. GRl\AN 11 ··:i~". f\'ID01TE H8399.
"'' Que1U 1Jc;i n~pect lm lo ,guardo unwerYlc Jel Trno-1\Jta (dT. anche G.J.
rola che ha iJ potere di garantire la vira nel momento m cui sa n- l'l>l.AN, /11 1l1t l l{iys .ifJ1m1rr, 158); ,omro 1'111u:rprcuz1om· hm1uov;i cite nduce 1 dc-
~t1naw1 a1 ~oh ab1uno d1 Gcru~11c111mc e :u C1udc1 spa'"'1 ncl mondo (ad es., A. PE.NNA.
b11i11, 565).
• ln Is 56, 1-8 \1 o-.scrv.i urúnalog.i matcg1a: lc prome~sc d1v111c (vv. 5.7) agh cu- •• J.MUILENUUitc .. " 1 ~11ah 411-6<1",675.su~l'mce qui. m rd.mone ai v. 14. un •Vah-
11uch1 e .1gh Mr.u11en ~ono cond1z.ion~tc dJ ccni crirl·n comporumcnt:ih (vv 4 .ll), per wch's gn:cang. rivolto a tutri c.:oloro chc Clllr.1110 1n S10n. Secondo e. Wt:STERMANI'..
cu1 non rum gh 111d1vidm app.incncno a qucstl' C<1téi,>0ric ne aranno bcnctiuJn, /JiJ111/1 40-M1, 330, •p:ice• 111d1cJ non umo l'cvcnco dell.i ...UvcZLl quanro p1unosco lo
'' Cfr. 11 IMIAN-Ynnu. li domo dl"}!li dei. 134; R. GOIWI~ , º'Thc Tcxt Jnd M<.".:i· ~uto d1 salvczz;), che ndlJ d"~1z1onc dc1 111ouv1 111d1v1duaa nclb comunicazionc di-
0

e
ning. of l losca 14.3", 88-9(). L 1111erpn:r.monc abirualc inwcc ()Uell.t dcll.1 Iode; cfr .. v111J nel Triro-l'IJ1J dovrtbbc comc1dc n: con I'e'ino dclla nvd.monc di JllWll. Difatti,
ad ~ .• K 11AUR1l'>< 11. Dtt 11t11t Ctmtimlt, M;J. BLLNKIN\OPl'. /saw/1 .56-66. 172 l'enunruto nunc.:i di un verbo ~pecifico; rutU\1a, nc:I comoco dJ quesu ~cnc di wom
' Cfr. EJ . YclUNt .. l71r &ok •!f lst.11t.1lr, Ili. 413. chc pmponc d1 c.:om1denre b fmc Jwme si prefcmcc ritencn.- D10 come ~cuo deli'n1one, come aVVJenc in b 66, l 2.

332 333
PARTE 3 CAPITOLO 2: CONDIZIONI OI RICONCIUAZIONE IS 57.1 4-19

d~ll'uomo. Solo :tllora il proce o di guarig1one puõ dfrsi com- nun ciare Ja ua parola, •pace•, sicu ro di riccvere, a sua volta, •pace•
p.1uto (1~nKDi1t • L'.offerta di •pace», quindi, va vista nella ua fun-
2
da JHWI 1.
ZJOne di translto, p1uttosto che un vero e proprio punto d'arrivo~J. Si procede dunquc dalla rappresentazione di un daco di fatto
li traguardo e la finalità voluta da Dio e la rclazione di reciproca rclaávo alia natura divina (v. 15), si passa attraverso il proposito di
apparten e~za, propo ta nell'appellacivo • mio popolo11 dei v. 14 e Dio di ccssarc ogni atteggiamento oscile (v. 16) e m cttere in atto
nclla conVJvenza pro penara nel v. 15. azioni po iàve (v. 18), per giungere in 6ne all'esplicitazione della
garanzia futura di 11pace• e di guarigione (v. 19), che i realizzerà
nel momenco in cui l'uomo accoglierà e metterà a rrutco rofferta
2. lo rimodulozfone dei motivl benevola di Dio. Appare chiaro, in quesco modo, che la rivela-
zione di JHWI 1 in Is 57, 14-1 9 non coincide con un incondizionato
2.1 Lo dinomlco positivo dello rivelozlone di JHWH annuncio di salvezza. L'otferta di salvezza ê qui resa nota acrraverso
una orce di focalizzazionc incema, con cui il locutore offre accesso
.~el discor o ~~ Is ?7, 14- 19 la rivelazione di JI 1w11 assume ai proprio intimo. Gli intcrlocutori possono cosi scopr ire la di-
un unp":>m a po~1ttva : m n e ~o comrasto con il discorso prcce- sposizionc favo revole di Dio e prendere coscicnza che il loro sin-
dente, 1?10 .cam~t~ ora s~teg1_a . A provo.care un particolare effecro cero desiderio di ricorno pocrà crovare piena accoglienza.
~omun~cat1vo e 1. ~rga mzzaz1one degJa elem enci che iUustrano U di corso palesa, da una parte, l'instancabilità di Dio nel ri-
1atteggiamento divmo. ll punto di partenza eco tituito dall'auco- cercare vie percorribili per potersi rivelare nclla ua veste salví-
pre e ntazione di JHWH nel v. 15. La natura di Dio i manifesta fi ca, in maniera conforme alia ua natura; dall'alcra, pero, poiché
alio s~e. o tempo, nel_I~ crnsc~ndenza e nella permanenza coo { tale natura e era ccndcnte e santa, si viene a scabilire u na misura ,
ª.
c?ntna e con gli um1li , fin:tl1zzaca ~vvivare costoro nello spi- un limite che ncmmeno il desiderio divino di of&ire alvezza
nto e nel cuore. Da que ta carattensaca della nan1ra divina di- puõ valicare. Per questa ragione il m otivo della rivelazione di-
P.en_de l'impossibilttà di prolungare !'ira e la co nte a all'infinito, vina rimanc, econdo il modello crico- i aiano, crcttamente col-
~~oe fi no aUe sue e lreme consegue nze: la perdizione tocaie del- legato con quello dei criteri comportamentali .
1 in!ede!e (v._ 16). La f? e successiva, neJ v. 18, ê perciõ costiruita dal
de 1deno e il propomo dei locuto re di agire in maniera positiva:
guarcn?o'. gu1dando e con cedendo con olazionc. füactame nte 2.2 1 referentl ln tenslone tro reoltà e progetto divino
qu~sto mamo desiderio divino co rituisce la nuova condizione in
cu1 l'uomo ha la po ibilicà di impegnarsi di fronte a Dio e pro- II referente privilegiam dei discorso e lsrad e al quale fanno ri-
ferimento opr:mucto le forme verbali e i suffis i alla 3ms. oei vv.
1 7- 1 9~~. Ora, la categoria di popolo di lsraele t: messa esplicita-

0
li u\lWe cb ~onsider.11"11 rn1ucrno\'o. G.F. HAi>hl ."'Hcalth anJ l lc;ilmg".201.sot-
tolmca b ll~"CCSSIU dcU.t COllÍC'l.\IOllC JeJ pt"'CCJIO perché 1J rmc.t.'\)() J.i gwngionc, con-
ct"plt:i come npnsono. Jdf.t p1cncn;i d1 v1r:a nt"Ue n:laZJom fomfamcnult JcU'uomo con
1)10. con glt .tlm uouuni e con 11 mondo. poss.1 cssere cfficacc e compiuto ( .ti .i f 3-4).
"Cfr. OJ. WM:.Mi\N, '"cl \ h !'cace?•", 32<1: pac:c.- •n1.1y undcrltnc Lhe 1111portJ~cc of H C fr.. Jd c.-s., K K otN l .N, F1/11k 1111d ésclii11oll!llir. 51 ;J Bt 1 NKIN\CWI'. Isaiali 56-66,
thc Jtutudc of non-ho)tiluy nccc(s:iry bct\~ccn persom or grouP'í to c.-n;ablc tlicm to 167; K. Pi\UR.IT~ 11. Dir 11wr Gr111r111Jr. (lB; EJ. Y ouNc., 'l11t Book o.J lsmali, UI, 412; C
come face co f;ace m a dl"VClormg rclauomh1p•. W~TERMANN, ÚdhJ/i ./0-66. 330; 111vcc:e P.A. "11111, Rlu:t<1nr mrd Rtd•1<t11111, 94, .iffemu

335
PARTE 3 CAPITOLO 2: CONDIZIONI Dt RICONCILIAZIONE IS 57. 14-19

menre a confronto con la categoria di •popolo di JHWI l •H. La ne- r 3 co caratterizzandolo come accoglienza ddl'offerta di JHWH
ce sicà di una prcparazione per pocer apparcenere ai •popolo di che ~rea le condizioni favorevoli alia riconciliazionc.
JI IWI 111 (v. 14) e la dichiarazione di Dio circa il suo pcrmanere li confronto col discorso precedente permette rilcva~e.du~ d!
con gli umili e i contrici - e non semplicemcnce in mezzo ai e~pedienri e po itivi rcalizzati arrraverso un gioco d1 oppo tZJon1.
figli d'I racl~ - indicano come le due categorie, popolo d'J raelc lnnanziructo, l'immagine di Dio rappresencaca in 1 57, 14-1 ?.,gra-
e «popolo d1 JHWI I», non siano sovrapponibili. Qucsto fatco di- e
zic a un gioco di riferimenti lcssic:ili, coUocata in oppo~mo nc
v~ nta ancora piu incere ance se consideraco alla lucc dei discorso mpetto ai comportamenci dei per onaggi pre entati nel d1scorso
d1 aper~ra (Is 56, l-8), che confermava la panecipazione al •po- precedente, Is 57 ,3-13. . . .
polo d1 JHWH11 dcUe Í.:'lSce rradizionalmcme esclu e. li locucore Lo schema che segue pone in evidenza cale oppo 1Ztone, n -
provoca dunque una cen ionc e stimola uJccriori domande circa portandone i cermini piu significativi.
i criccri. di appancncnza a quesco nuovo popolo.
Le ri. po ~e son~ date nel corso dei pronunciamento dove la Paradignu 1.
carattenzzaz1one d1 coloro che possono vivere la picna comu-
nione con Dio appare fon daca uUe sole scelte comportamentali IMMA(,INE 1)1 li IWI 1 COMl'OR.TAMr.Nl 1l>EGI1 INrDlEIJ
in particolare la contrizione, l'umiltà e l'affiizione. ' K!:'>' e- 57.15 e l'Alw e l'~cd..o "°t:l 57.9 "Jbb;u&1.no fino alio \brol
I(:') 57 .1 J J \'mW ponn2 \'U 1 loco 11.lob.
K':l 57.15 Hf.ccd5o
1 loru vom e loru ~
2.3 1comportamentl come c rlterl dl appartenenza :m vb. 57.15. r'JV\1'<.11 fcdcb :rn. \. 57. HI trOW b viabd .,.,,. conto suo
57.11!. vctk k \1C d.~ mfctkh
MC"I :ttn 57 .8 6'~ Li 53lvcu;i che lu oacnuto
e~rl .~ 57 .111 1>io offit- con"'l.mom ;!"l. \b."' 57.4 Q consobno nd culw Jleoco
Grazie ai v. 14 ructi i crireri comporcamencali e po à nel di- ;....., 57.11 Li pro!lllND Ul\l'U k>tlWIO 1
ir"I 57. 19 l)io ;mnuncu p:i.:c ill lonam
corso vcngono collocati in un 'octica bcn definira che riguarda ·n~-en·

l'apparce nenza alia categoria del «popolo di Jl-IWH11, l' unico


luogo dove si realizza la comunione con Dio e la alvezza (v.
l 5). ln particolare i osserva un 'organizzazione bcn arcicolata Attraverso questo artificio letterario i ~1ette .in ~v!?enza ~a
dei moti vo: il comando in iziale, nel v. 14, espone la necessicà di cocale incompatibilità era JHWH e gli infedelt ~· q~d1, l 1mposs1-
un adeguame~co alie norme per l'apparcenenza aJla categor ia bilità per costoro di appartenerc ai «popolo d1 010».
dei .•po~o~o d1 JH~I _i•. Is 57, 15 ne defin i ce i tracei principaJi Un'alcra serie di richiami le sicali rra 1 57,3-13 e 57, 14-1 9
neU umtJ~ e con.tr~z1~ne. Is 57, 17 ricorda l'acceggiamento ina- dimo era l'opposizione era le categorie degli infedeli e queUa de~
de~aco tn cermtn1 di •guadagno iniquo•, ribellione e perse- fedeli, e quindi era coloro che possono fa r parte dei •popolo d1
gu imento delle proprie vie, costruendo cosi una sintesi del JI 1w 1I» e coloro che ne rimangono esclu i.
com portamento della donna e delJa prole infedele de critto in
1 57,3- 13. lnfine, I 57,19 ripropone il comportamento ausp1-

chc d rcfcrcmc m quõoonc ~rcbbc comcuuo d.li ltad1n Jd popolo e d.igb 1dourri. "' Nd c;a.\O \i nfcrissc ;a qu~u r.idicc e non .i ~ . cfr putc li. cap 3. S 1.2.2, PP
'' Cfr. p.anc 11. ap. 2. § 2 1, pp. 180- 182. 205- 206.

336 337
PARTE 3 CAP1TOLO 2 C1.... NOIZIONI r1 RICONCILIAZIONE Is 57. 14-19

Paradigma 2. 111 ccrlocutori a me ttersi nella condizionc dt po cer partecipare aJ


..popolo di JI tWH• (v. 14).
11'.llJ>lll m h 57"\..1.h57.14- 19 ffi>Ul ml•57, lt-1'>
':e::. 57.'I Li pro.oruta,., .abh&.i fino .ig1i uúm ':e:. 57. l:hooo umili
•i> ~ 3. Conclusione: gil ettetti perlocutorl attesl
Mi 57, l.l · il \'l'nlO \OUC'\ cri Wl idob e coloro 57. 15 Oiu uwl\ ~ lo •r in111
~,,

l hc JJni\t Ofl() J loro JtWi unub


57.16: l)io tu <Tt."JIO lo <pmtn
Sulla base dell'anali i svolta si pos ono appurare la finalicà deJ
Jdl·uomo tocuco re e gli effecci perlocuto ri da l~i arte i. ~el suo insieme il
T., 'i7, lll lnwJdl.i~nNirutJ 1i"I 57, 1-1 !J \ 'U Jd parolo J1 discorso si presenta come un'esorta.z1o nc ~nahzzat~ a p~vocare
'i7,17 Ili lnie de nbdlc JHIHI un cambiamcnco negli interlocuto ri : que ti sono amolatt ad as-
l ': 57, 11 Li pnxoruu 11Qn lu nlC"O ;il cuon: tl l': 57, 15; l>Kl r.IV\1\J 11 C'\I(~ dci -;umere un atteggiamento inccriore di contrizione e umiltà, a1
'>11111on: ~onmn
fine di pocer partecipare alia categoria dei «popolo di J H WH» nella
1\7, l 7 si nbcllc e .mwu1 per lc: •~e dd ~uo
\UOR: pien:i comunio ne con Di.o. . . . .
:u1~1::C, 1\7,4· ho1:c.1 e hn!,'UJ lkgh nlÍC<kh C:'ru?'l: 57.111: tl trono ddk bbbn dn
n processo argomencanvo con Clll s 1 so.n~ola ~-tle camb1an~e1~to
1:on-.nm e sviluppato, da un lato, atcravcrso 1~ me ~ m ev1denza dei linute:
l)io, a causa delta sua narura, non puo coab1tare con coloro che "?~
riconoscono la sua ignoria e non, atten~ono sol~men~c da. l.u1 11
dono della saJvezza e deUa vita. Dall altro, 1 annunoa la dtSpOSlZlone
2.4 La rlconclllazlone come eslto positivo beoevola di Dio chc cn ..-a le condizioni che facilitano il ritom o degli
infedeli e assicura l'accoglicnza di una sincera rkhiesta di perdono.
L'esito futuro pro penato in questo discorso ruoca interamcnte e
L'effetto pe rlocutorio acteso dunque che il popolo d' I raele, e t:itti
incorno aJ lessema 0 1C,;:i 47 (v. 19). La peculiaricà ai riguardo la e gli altri che ono lontani da ~)io, approfitrino .de~a generosa e tm-
me sa in evide nza deUa correlazione era la •pace•, uJla bocca d1 mcricara offcrca, assumendo 1attcggiamento n chiesto.
chi decide di rendere frucruo a r offerca di Dio, e l'accoghenza Oi conseguenza, i possono sollevare akune obiezioni circa I~
11
che taJe e ternazione provoca in JHWH. La rispo ta divina, in que- classificazione di 1 57, l 4- l 9 co me oracolo d i alvczza" o d1
to ca o, dete rmina an ch e la possibilicà di partecipare ai •popolo
d1 J H W I I• , cosicché ~i crea un legame tra iJ pri mo e l'ulrimo ver-
ecco dei discorso.
•• Cfr.. ad e-...J. B1 r~KIN'><ll'I', /J.111111 ~6-66. 1<18. chc compn:ndc come or.acolo dr
,Jlwzza r w. ISb-19, J.L. Korn1;, /J<111rl1111/J, 92.11 n11 ~v1luppo ~rcbbc 11 wgueotc: v.
ln conclu ione, l'organizzazio ae dei moa v1 remat1c1 in Is 14. parola dr salvcna mmxlou.1 dJ u11.1 d11amau; v. 15.i, formub mmc..i: vv. l Sb-16,
57, 14-19 mette in evide nza soprattucco l'incerdipendcnza era la rrJnsizionc J.1ll.1 pm111c~~ ;ill.1 monv.monc; vv. 17- 19J, tr.uumone d.il!J monvu1onc
rivclazionc divina e i criceri comportam encali . Entrambi gli .ill.i promess.i. econdo e. WL\11 l~MANN. /mw/r 40-66. 327. ror.11:~lo ~reb~ co~i or-
a petti, infatti , volgono una funzione importante per il raggiun- g;imznto: v. l 5, 111cmduz1one .lll'or:icolo d1 \.1lvczia: v. l6, 1111z10 ~cll or.icolo d1 ~vcz:u;
w . 16-17, il tempo dcll'mr ~11mm a condus1onc; vv. l~- 19. ca111b1amcntt> ''el'tO ~lvena.
girncnto delta finalicà comunicativa dei discorso : convin cere gJi .-onforto e pacc; í~ D. HAN~ON, l7rr /),1u~1 1!fl"lpl><1r/)'Jlllf, 7tl. co1mdcra \'or.i~o.lo t:olllC
uno w1luppo dei l)euccro- h J1.1. un ~101uso llll'<.~.rgg10 dr c~.11forto e b'lll~1grone pt·r
1
uua ta 11.ttione 111 forz;i dei penlnn<> d1nno. J. M u1u:NllU11.t.. lsa1ah 411-6(1 • 670, parl:i
• Cfr p.me li, CJp. -1, S2.3.4, pp. 271 -272. dJ •msformaZJom~ che 1)10 opercrà pt•r 11 mo popolo ndb 1wov~ cpoca•.

338 339
PAl?TE 3

prome ~ 4'1. N e 1 d 1. corso e' certam ente riconoscibile una fone


proper~ 1o~e da p~rt~ dei locucore a rivelar i in ve te salv1fica.
Non ~ puo, _r~ctavta, 1gn_o:-ire una c_omponence limicativa: la sal-
v_e~ e po, 1b1lc a cond_IZlone che 1 de tinatari abbiano r requi-
. tn affinche e a pos .ª d1ventare operativa e attuale. li concesco e
~ncerpe~ona l e, r~ laz 1.onale, e presuppone la libe rtà dei oggetti CAPITOLO 3
1mpl1c~n. Non c1 P.uo e ere una vera comunione enza una sin-
~era ~ lib~ra assun z1 ~n~ de~le co n~oni che la comunione sces~ L' INVITO PRESSANTE ALLA RICONCIUAZIONE
unpl~ca. L aperrura ~vma, 1J cambio di strategia rispeno alia con-
e~ a mstau raca nel discor o precedente, rivela il volco benevolo Is 58. 1-14
d1 JHW.11 che, p~r~>, ~ º.º si impone contro la scelca dell'uomo, ma
cerca, mvece, dt mdmzzarla e facilitarla, senza so tícuirsi ad essa
.1 57, 14-.19 e? .riruisce il fond amenco dello sviluppo comuni~ La domanda che si pone affroncando il discorso di Is 58, 1-14
~attvo ~ h e s1 avra '.º Is ~8, ~ - 1_4; rale bran.~ riprenderà e rivic;iterà riguarda il suo effettivo legam c e il contributo comunicativo che
1~ ma1~1era d~rtaghata 1 ob1ez1one che glt mterlocuto ri sollevano e o offre rispetco all'itinerario :rnalizzaco finora. Nonostante la
c1rca 1attuaZJone degli atteggiamenti di concrizione e umiltà. presenza degli sce si m otivi e di una evid~nte _c ontiguità l~ssicale,
ci si chiede tn quale mi ura 1 58, l- l 4 n enm nella temaoca ge-
nerale della comunicazione relativa all'invito universale da parte
di JHWH alla comunio ne. ln particolarc, occorre rendere ragione
della comparsa di elementi quali il digiu~o e I~ pressa.me te ma-
àca sociale. lnolrre occor re crovare una p1egaz1one ali apparentc
cambio di tema nei vv. 13- 14.
La rtspo ta a que ri interrogaovi sarà fonnulata ulla base (~)
dell'anal.isi dello sviluppo comunicaàvo dei di corso e (2) della n -
moduJazione dei moàvi tematio n concraà a paràre da ls 56, 1-8.
ll discorso di Is 58, 1-1 4 si articola nella maniera seguente.
TRAl)U/JO M
\•. ~1 0
iwrn11 ~ 11.,, l'rocLmu ~ ~lun: u~Li. non nspmruam.
1
~e :'I ~sii:::i come uui U'OIUN ;alz;i Li nu "'tXc
clrlsi '')ll ,l:"n e diclu.in a.1nuo popolo Li ru.i r~1onc
cri~ii :;:,:r n•:ii,, e .ill.a c:.w d1 G1.1Côbhe 1 ruo• necc;iu

2 or c'r ·n'llli (~) IOnl lnvct"t' propno me ogiu giomo


rr:r,.,. OOVl't'bbem c:eruw
l'llõl:.I"' ·:ii., n:ni e b con~CllU JeUe llllC VIC des1tknrc
:r:i:i "?-r.1..,-:X 'W (b) com<' lllU n:monc chc pnuch1 Li giusn.t:D
•• Cfr.. ad es.,J.L. KOOLL. l<11i11/r 1/f/J. 92. •Thc prom1Sc rd~ces firs1 10 CoJ' re- e 11 dinuo dd ruo 1)10 non ~bb;indom -
:t' "'" ,-.;i':ac ~e='
lcuung (v. IS) and then 10 h(j 1ntcrvcncion (w . !Sf.)•.

341
3-10
PARTE 3 CAPITOLO 3: INVITO ALLA RICONCIUAZJONE Is 58.1- 14

?~~::t:;:) ºl '711:- (e) nu dcwrd>bero dnetkrc dn giudm giu~. ~


c"'=i m: ir i:D u: 1 1 cuo1 ncdifidJCr.111110 le .innchc nmne.
~i:r c·:-'-11 ri:-~ e Li \'lCUUJlU dJ 1">10 dc.J.kr-Jrc C\'m -.,,,-n ·-::i-o tU n t0WU1l'l1 lc fombmcnu ddlc (.-pcxhc lonaoc.
J n-11- 11C,, 'll:S ~t, (l ) • Pcrché dtg:i u mamo e tu nem lo vcdJ>
~n 11!..i u=ui u·u [Pcrché] o morrific humo e tu non lo ·•11>.
- rc -"11
n:~
1:- K"'lj'I
m: ·ru ::::::l
Tt d1uJllCl'llllKl np.imorc c.b brcccc.
~ur.itorc eh rovmc__a;_;,,;..a;..:b,;..
1u _N
_~_._ _ _ _ _ _--i

r i:..- iicsi:n c~ s c r : j:'I (b) Ecco, nel gaom o dd vcxuo dtgiuno cur.il<' gb '-i
13 .r,., n: ;'1l ::·:r-c11 'ic cnucrr.u íl ruo p1cdc <hl vt<>bre li ~b;uo.
·:a•., c:·~n:1 e rum 1 vosm ooer.u oonnnlfic ·::-~ e : ~'l);., nt':.'!I cbl fu"C' 1 tuO\ fi.m nel giomo a me QCl'O,
-
4 v,
ioW\ :no1 :-.':- &:co, per dl>Cu ccre e lmg;irc d1giu1u1c ~

ll:1 n;i-;1, M V1 <" \C thumcr.u íl ub.110 Dcll7u.


..
=~ "'"ll M: t'lt::iC,, e per colpire con 11 pugno 1111quo.
cl·: ii:wnt':! Non thgiu1UlC come ora
-= - :r l:!T'l?i, e 11 ll!OnlO \.11110 Jcl ~1gi10n.. Vcm-nbtlc.
T ::"'l- 11 t~ vn::::1 e lo ooorcr.u .Ncncndou tb1 cuo1 ~-uggi.
e:':-\? c h "J: ;rc:;;ir, ocr úr udirc m ai to b VOSIT.I vocc ll'lll'I 111:>~ <hl lr.tlCn: 1 tllOI ;Jún
5 ':"11..,.:M C~ :T':t" ;i•::;i Ê for<e come quC'iCO 11 tbg111110 chc prcfcruco, U"1 "'l:l,, e e.LI lt'llCT'C J&oru.;___ _ _ _ _ _ _ _ _--;
1'l1Dl c-uc riull c r 11 womo in cur ruomo sr affi1Jlb-c> 1-1 ;n;i-',;i ll:lM Ili JliOl"J ll'OHT.ll dclizu nd ~lgllOl'I:,
'j:.,.,
1:111., Jll lll:l J>1L-g;are come un giunco 11 suo clpo j 111 rm:l] rnw~)"'ll ;-n::=.,:i1 e Ili b Ciro cJv.ilcm: lc J.lum: dei pJl'SC.
p•s· "'lc111 ?:ri e su un lctto d r S.TCCO e d1 ccncrc d1stcndcrn? ;':lll :lj)lr nt,,.,l ; na,:lll., , n mnnrõ Jcll't·n:-Jic.\ d1 C:ucobbc, ruo pJdrc.
c~-11Tn mt,;, Clu;mu quesw fo~ d1giuno i :"1 rn:r ' D •: 1d1é b bon';I dd ~. 1ore ha 10.
L--1-----------~~
mn•i, 1~"'l c r1 e l!!Omo w,idao ai ~i11.norc?
6 i.nn~ e~ m 111t,;, Nun e p1unoç10 quL~tO 11 digiuno chc prt'ÍC'rbco·
ll:ri n~1nn nl".D (pczz:are lc: 0 1cnc rn1quc,
:'10\o n1"1lll -ui,-, ICl~crc 1l~UTU dei gJ<'>b'C>,
• 1. L' arttcolazione comunicativa di Is 58, 1- 14
c•:ti:ri c·sin n':-in rimand.uc lilx-n gh oppl"C\~1
\':'l'll"I :'C'IO~::l <" (IUJisQs1 i!iol!o ~IT.lDOJR.> La te macica spccifica dei digiuno presente in Is 58, 1-14 va in-
7 -;:r-':! ::i;na, o-.i: 11 ?:i Non ê tõ~ div1dcrc con 1''1.lF.muto 11 ruo ~ne, scrita nel com e to piu ampio della penitcnza, dei perdono e, piu
n·:: 11•::n e.,,-~ C""l!ll 1povm scnu retto mcroduJTC m o~. in generale. delle condizioni di ripriscino deUa reJazio ne. ln que-
~~= , e.,; rat-n-: colu1chc luJ visto nudo. ropnrlo
to m odo Is 58, 1- 14 si coUega aJ &;corso precede nte il quaJe, da
cl:-:m 11t, "j':""..')' e ouclli ddLl nta se~ aro... non 1n1;1;ur.1rc> una parte m erceva in evidenza la dispo izione favorevole alta ri-
R °'r"ll - r=:i ll?Y tK A1lor.t <punier.i come l"aurur.i b tUJ lucc
conciliazione da parte di JI 1w 11, dall'altra, cunavia, ricordava i re-
~!>1'1 :--:':ll )11:1Ml e b nu tênu p~co aomzzcr.â;

7 -ni ) li) j ?m nu.n:m dm.um ;a cc b nu llll.&!Ul


quisici indispensabiJi - q uali la conrrizione,.l' umiltà (Is ?7, 15) e
-c=:at• :n.~ ~ e b idoru dd ~11?J1orc n xcoolicrl l'affiizio ne (ls 57, 18) - per v1vere una relaz1one armoruosa con
m:r :r.-· M"i?n m Allora clu:imer.u e 11 Srll'\Orc o ~nJn;i. Dio e divencare •popolo di JI IWI I•. L'an eggiamento im eriore di
" "l:.., ii:11"1 '1:.'n unplorcr.u cd cgb dui. •Ecrom1• penitenza e di desiderio di perdo no, e pre so in que ri requisiti,
i't:)'m ;:i.-.o "'l':J:""Cll <;e nmuo\-cr.1.1 dt mcuu J lc 11 !llOh>O· puõ esternars1 actraverso ma ni festazio n i corpo ree di pe nite nza,
1111"'"1: ,, :i:a11 ,-1,: il punurc íl wco e ai 1>.1rbn: 1111<100.
-Ili "C('°•
l ':li:J ::ll.,a, f llm e \C provvcdcr.11 ;ill';illÃnuto conte
alle quali apparrie ne anche il d igiuno. N el conte to delJa rela-
zione infranta iJ digiuno ê in grado di rnani fe tare l'ammissione
:r: wn m111 =1:11 e 5C.' l'anuna opp~ sa:ncr.11,
"P'lll ii:n:: mn lllor.i 30fl,~rà tr.J lc tenebn: b cu:i luce,
della propr1a colpa, il riconoscimenco deUa minaccia di morte
c·in:o 'ln.,111<1 b rua osc:umi come íl mml!l!lo. insita in un'esiste nza segregara dalla relazione con Dio e il desi-
li "Vl''
i ·on ni:-r E a grndcrà li Sii-.rt1ore ....-mprc. derio di riconciliazio ne 1• ln Is 58, 1- 14 JI I W ll si confro nta con
'J:.'Dl ninsns: !l'::i':lm CI s.izier:\ llCI «:rnma anc!J,
r·?n· TMiun .illt· me~ n:ndcr'.i vigon:,
.,,, p:i rr-m e s:tr.ii come un gian:hno tm(;ICC> 1 Per la funzionc cspiatoria dei d1g1uno, e fr. H llOVAl 1, R1s1.1/Jilirr la R111Stizia. 124;
c·o 11!>\0;:)1 e come u1u sorgcnt<' d 'acqua,
11 A BIWNGElt S." F:lo;nng 111 lsr.1cl"', 11 - 13.
l"O"I) ' :Jl:l""l(., i-:11 lc.- cu1 JCOU<" no n venJ.,'Ono mcno.

342 343
PARTE' 3 CAPITOLO 3: INVITO ALLA RICONCIUAZIONE IS 58, 1- 14

suoi ince rlocutori proprio su quesco piano, di penicenza e di per- Nel econdo caso, invece, il discorso acquisca comorni allargaci e ri-
dono, correggendo i fraintendimenti e svelando le vere vie di ri- guarda piuttosco la vasta cemarica deUa relaz.ione tra Dio e il suo po-
conciLiazione. polo e, nello specifico, la riflessione suUe condizioni dei perdono e
deUa riconciliazione7 •
ln quesco caso, dunque, il v. 1 ha lo scopo di pale are una si-
1. 1 La situazione dei conflitto e un possiblle superamento: w. 1-2 tuazione típica di cri'ii, che riguarda JHWH e il suo popolo, enza
offermarsi u aspetri particolari, e intende fornire un com e to su
ª.
. t;'el v. 1. l'i~giunzione conce tare ai popolo le uc trasgres- cui ancorare la tematica principale, relativa alie condizioni dei su-
1on1 contribui ce a decernunare la sfruazione comunicativa come peramenco di tale cri'ii. Grazie a questa funz1onc, il v. 1 permene
tipica di una relazione in &anta. I due tipi d1 misfarco, c::.:7a1D e di risolvere alcune difficolcà iru.ice nel testo, prima fra curte, la com-
c::~Kc:i~ presu~p~ngono ~n conflitto era il locucore,JI tWH, e la casa
2
parsa inaspettata d.i un nu ovo pe rsonaggio 111caric~co ~el~a de~
d1 ~iacobbe . ~ appeUanvo •011, accm~1pagnato qui dalla speci6- nuncia11• Que to personaggio, che non compare ncgli alcn discors1
caz1o ne •casa di G1acobbe11, fa traspanre una fumatura di amara divini dei Trito- lsafa e che, nel pre ente discor o, scompare im-
ironia perc hé il ticolo, c hc ncUa restante comunicazio ne divina mcdiatamente senza volgere l'i ncarico assegnac:o'1, risulta esscre
ncl Trito-lsaia rappre e nta la fascia di coloro c he i ono mance- un artifizio per segnalare lo sfondo dei discor 0 111• Si spiega inol-
nuri íedeLi a JHWH, viene qui anribuico a c hi nel uo peccato si
comporta contrariamente alle esigenze di una vera relazi one~.
La domanda che i pone a quesco punco rigu:'.ll'da il concenuco
dei o tantivi PdD e N<.t:n: es i annunciano gli aneggiamenci ricusati
successivamence nel discorso oppure hanno il valore di una de-
' J N. Ü'iWAL T. 111r &.'k c!f lsa1a/1 ·I0·66, 494. \O a cne chc b tcnum:;i gener.tle non
nb'Wrd.a umo 11 wgauno qu;11110 p1un~10 ClÔ chc pa.:ice ai ignore e: qumdi l;i n;irura
nuncia piu generale, non meglio precisaca5? Nel primo caso la ce- dcltt \ "er.l rchgiosnà; t.1lc pmposl.l non ~ risoluav.i pcrché non \ J \pcc1fic.lno in fondo
ma~ca gene~~ dei di.«:orso verrebbe Limitara prevalentememe alla né li fond.amcnto né b fin;ilnl dell.1 n chacm div11u. li ncorw ;ill.i r:idace •piac<"rc• fa
~raoca dei digtuno, m~ sembra che tale opinione sia troppo ridut- propcndere per und comadcr.lllonc umtJria dei vv. 1- 12 e 13- 14, e alludc J un c~n­
ova e scaccata daU 'amp10 respiro della comunicazione trito-isaiana". tlmo tra ciõ d1c p1acc .1~1 uomam e cio che p1acc a Dao; t.1lc: con1r.mo. ruct:1v1a, v:i vmo
10 U.tU pro~pemv.i piü vasta pcn:hC: non rapprcsenw un fine m se ~t~-sso.
8 Mcnrre moira auton 1ntl1cano ncl v. 1 lc numero~c ~om1gh:ina:c con quci resa chc

nporuno il momento Jdl'mc;m co proíctico, EJ. Vou t .. Tirt &.Jk of 1.sarah, Ili, 415,
' Cfr. put:e 11. c.ip. 3. § 1.2. 1. pp. 2CH><~. ~ouolann ti fano i:he non ~· puô \t.:1b1lm: cou cc:nczn se Dao ~• nvolg;i aJ un profeta.
1 uffi ~1 ddl.i 3mpl. dei \CXtJnO\'l zr:i: e :iK:.- , nono~unte Li íorm;i 1mgobrt- dei
1
o se seu espmnendo un co111Jndo pn) gcneralc. im1lmcmc,J 11 \\1ART. flistory a11â
•nuo popolo• e •e~ ili G1Jcobbt.., hanno ,'afore coUcmvo e concorcbno con lc forme 1111'\llllJlY. 2-17-2-18, f;11:cndo nfenmcnto all'uso an;il~ru chc se nc fa 111 Is 40. 1.9. nnenc
ili plur.ile prescna ne1 vcncm mcc1MJ\'l. chc .1bb1.l c-omc unphc.umne b ~'1bilu.i chc chiunquc p<M.:i o Jcbba J1v~nurc me'l-
' Cfr. put:e li, cap. 2. § 1 1, pp. 169- 170, per 1'1dennficaz1one dca n:fcn:nn con ti s.aggcro deli.a p.uul.i J1 010.
popolo d·lsnclc neU<a ~u.i touLLi (cfr .anchc J.L. K OOLE, ha1,1/1 Ili/ J, 11 K): O. S<.ttRAMM, • K. Ko EM"'I, ét/uk 1111â l:.i. /1otol1~1t, 88, colllldcr.11 w . 1-2 come: un prologo da 1
711r Op11()11r111s, 134. b adcnnfiu con gla s1ess1 desanat.m d1 h 40-55. Sfl.3-59, 15.l; smulmcntc l~A l'.llTI 1. RJ1rtoric 011â Rtdat111111. 99- IOL vede l;i ~luZJonc
1
Cosi, ad es., G.J. 1'01.AN, /11 tlrr U:1yr ofj1u11rt. 191 ;J.L. Knot t , /Jara/1 1111.J, 183. d1 qucsu mcongnacnu ncll'unu.i da Is 58 e 59: tutuv~a , ~I d1 fj di ~cunc cornspon-
• I\ 58 .ns~ltJ frequcmcmcmc ~cno di tale ridua:1onc:. 13. St 1IRAMM , Tirr 0,J/)()- dcnzc lcs acali. la ccmJuc:a Ja h 59 non comndc con 1mc;irn:o protcm:o c non rrova
11r111s. 133. mdiva~ua qu1 la qu~nonc 1c:ologica rebriv.i ;iJ follimcmo dc:lll• promesse dei rm:onrro ncll.i 1cmaoc:a J1 I~ 58.
Dcu1cro- lsa.1a e 11 suo scopo ~arcbbc qucllo tli mLlurrc IJ comumt.i J c:unbiarc :1t- '" ln gcncrc. 1conm1c:nc..nor1 n con05Cono qua la formu!Jzaonc classaca dcll'incarKO
1c:ggmnc:nto. La riduZJone delb ccmanc<a :lll.i sob qucsnone dei dii:,'lunu t:onducc spcs.-.o proíetico. nu non v;mno olm.· b formulJ:rio nc J1 ipotõ 1 c1rca 1:1 WJ provcntcnza n:-
.tll 'anc.:ip;ic11~ eh mtegrare lc .:impac paro dei discorso chc non 1r.11uno :iffano dd d1giuno. d.aa:ao nale e non nc ~paq,..ino l.:i fiiulaü nd pre-1cntc: dtlco~o

345
PARTE 3 CAPITOLO 3: INVITO ALLA RICONCIUAZIONE Is 58, 1-1 4

tre !' uso dei ce rmini forti JJdDe nxon, che non rrovano una precisa obbligativa 14, per cui la traduzj onc potrebbe e sere la eP.ente:
decodificazione nel dj corso, ma indicano piuttosto un atteggia- «proprio me devono/dovrebbero cercare ogni giorno ... » 1 • li po-
me nto grave, chc mina il rapporto con Dio (»WD aJ singolare) e polo dovrebbe cercare J H WH pe rché un símile agire ecio che con-
c he si reaJizza in molteplici forme (nK~n aJ pluraJe). La gravità della tr.iddistingue una nazione giusca, c he e descritta attravcrso i due
colpa spiega anche il ricorso a una formula parricolarme nce en- verbi a1 Pf. neUa parte centrale dei versetco (b). La caratterizzazio ne
fa tica di incarico di denuncia 11 • N ell'in ie me, questi dispositivi, espressa con Je parole JUI 1ó w1?1< OE>~I), ilt.:lll i1p,~1~1< ' 1l costitui-
coUocati nel contesto di una crisi della relazione, implicano la gra- sce quindj il termine di pamgone (la particeUa ;, avrebbe quindi va-
vità de Ua situa:óone e l' urgenza di unct soluzione. lo re comparativo 16) che, dal punto di vi5t.1 dei contenuco, evoca iJ
comando iniziale in Is 56, la.
Per quanto riguarda il v. 2, la sua im cgrazione ne l contesto dei Tale ince rpretazione deUa m odalità dei verbi rende piu coe-
discor o e la sua fun:óon e comunicativa dipe ndo no in gran parte rente il co rso de lla comunicazione. La semplice traduzione aJ pre-
daJl'intcrpre tazione delle due particelle ivi presenci, iJ i iniziale e sente («mi cercano•) rimane ambigua e no n spiega com e mai aJ
il :>, e della mocbfüà de i verbi . po po lo che i compo rta in manjera corretta (v. 2) vengano con-
La caratterizza:óone comportame ntale descritta nel v. 2a.c ha testate deli e trasgressio ni (v. 1). Il 1vn111 inizialc nel v. 2 esprime
un caratterc positivo e descrive coloro che anno riconoscere JHWH cosi un contrasto : il popolo si com porta in maniera riprovevole
com e Signore e unica fo nte dj salvezza 12• Sono quesri gli atteggfa- (v. 1) «ma/ invece» e Dio che esso dovrebbe cercare in rutti i modi,
mená cbe conrraddistinguo no una nazione giusta (b) . E ruttavia, come fa rebbe una nazio ne giusta (v. 2) . Sarebbe possibile tradurre
come collocare questa car.m erizzazione po itiva in rapporto con il 11111w anc he con un «ora» c he, sul pi ano pragmatico, incl ude
lsraeJe che deve essere denunciam per il pro prio peccato (v. 1)?13 anche una sorta di successio ne te mporale o logica: il v. 2 indi-
N eU'e nunciaco si osserv:i una c hiara focalizzazione relazionale
indicaca dalla posizio ne enfatica della particella •nm.Ai quattro verbi
alJ ' lmpf (puM"l', p;oDn' 2x, 'J1SKw•) e possibile assegnare la modaJità
11
Cfr.J-M § 113111.
t\ Quc~t.t prop05ca di rrndu210nc ~i avv1om per la sua forma gr.unmaucale (ma
non dd rutto per 11 comcnuco) a qud1l <li H. KtlSMALA ... Form and rrucrure oí b.1-
11
ono uubnati qua1cro 1mpcr:mv1; rrn quc~tt. 1'111g1un21onc a non rt\pannial"t 1.1h 58". 71: •111c ~hall Lhcy wck daily anJ SLnvc to gam thl' knowlcdgc of 111)' w;iy\; me
rntToru 11 comando Slt'SSíJ. j.L. Koot l. /Jaitif1 /IliJ, 122, 111tcrprcca mie cnfui s1a come \hall chcy a-.k about chc ordinancc~ oí a nghtcous liíc .rnd havc plcasurc m (a lifo m)
esp!'Nl1onc JcU'md1g11az1onc d1 íJio. ia cm11c m<licc tlcllJ ~is1cnz.i dei popolo. chc thc nl'Jrm:l>S ofGo<l•. Per qu:imo rigmrtl.1 il \':llorl' dd!J p.ir1icellJ ::>. EJ.YOUN<;. 11tt
deve t'S~crc ~upcr.11..1. &ik ef /1ai11/1, Ili, 416. ~mene chc es~ serve a sotcolincare LI fimo chc ê proprio D10
"Per la <l1mom-;monc, cír. p.1rcc li. Lap. 3. § 1.1.1. pp. 19J- 197. Cfr.•rnche J. .id c'scrc in.\ultJCo d:i questo opo eh culto.
Muu t:N11u1w, " lsaiah 411..fx>". 678. 1• Bas:indo~i çull;i 'olJ prcposi21onc ~ non ~i puõ H;ib1hrc l'cfTc1civa madc111-
11
l~D. l lAN\ON, 171r D,11m1 efnp«11lyp1ir. 109, imcrprcw l'attcgg1amcnto rnlligur~to p1en2J dei popolo, concrarfaJ11entc a quanto so~cicnc SJ. CllOATTO, b1111.11i1111r e/ .fit·
nd \'. 2 come Jccivicà cuhualc dclla clJ~\C )3t•crtloult•: talc li11111;iz1onc mpccch1a 11m•. 112, quando dice chr: •l'exprcsion "como pucblo chc ... " suponc que la pr:íctica
l'1111pw1110 J:,?Cncr.ilc ddl'autore p1unosco chc 11 co11ce11uco dcgh cnunc1m scc,~i: e vcro Jr: la JUmcia )'dei dcrccho no efülc ... •;J.N. 0\WALT, 17ir BMk itf /s111ali 40-66. 4%,
clw alcunr: «spn· ~iom dei \. 2 pos~ono .1ppancncrc .il campo dd \cnm10 cultualc. lll.l 'osucnc eh<.' •come• ê la parola chia\'I.' pcrché l'csscrc (<Jlllt una n~:uone \1g111fic;1
11 rifonmcmo Jl culto nc111 e l'unu.:a e ncnuncno la loro pri111:1r1a Jccczionc. lnvecc t hc m rcalr.i non lo si e. Per la condizionale dcll'irrcalu opt.rno K. Koi;NrN, C:1/1ík
sccon<lo B.S. C"l llU>'>. ht111rl1. 477; M. C.llAY. R/11•1arrr mui &mt1/ )w11rr, 73, 11 Ji,coNu ê u111I Esr/rn11i/CJ.11ir, 93: S. S~KINL, Dír 'Jr1101rsnjmiisrl11• S11111111/u11.11. 122; H. KoSMAI A.
111d1rizz.uo Jlb pane dcl!J ~x1c1à • he \mccr.tnll'mt• r:cn'J D10 c 1mcndc adcmp1crc il ·· Form .111d Scructun· of haiJh SR". 72: qucs1 'ulnmo, ruw1vfa, non :11mbum·c l.1 r.Jo-
~uo dl!'l1dcr10. Non si 'Pll'b>J. in tlUL"ilO ca u, pcrchí: dunque Jm·rcbbcro ""'~re ri m- vuu unport.ini.1 .il 1crminc d1 p.u:igonc t~prl-S~o con lc fonlll' ai l'f.• rOn\1tlcrnndolo
pru\crao pl'r 1 loro pcú"Jtl e lrJsgrc 1om. .:omc un·imcrz1onc.

346 347
PAArr 3 CAPITOLO 3: INVITO ALIA RICONCILIAZIONE Is 58. 1-14

cherebbe co i non olca~co .u~ compo~camenco auspicabile in ge- 1.2 Contestazlone do porte dei popolo: v. 3o
n~rale, ma ar~che una vra d1 ntorao: 1atteggiamenco indispensa-
b.1Je quando il rapporco con Dio viene inframo dai peccaco, come L'inrroduzjone de11e parole dei popolo nel v. 3a rappresenta
n sulca nel v. 111. un 'incru ione piutcosco brusca e conferisce all'cnunciato il tono
L'_espres~ione 0 1• 0 1• indica la neces aria costanza, un modo e
di concestazione riguardo a ciõ che gli scato comunicato nei vv.
conrrnuo d1 essere - com e implicito già neUe forme verbali aJ 1-2. Infatti, la forma incerrogaàva non riporta una vera e propria
~f. nen:enuncia~o comparativo (v. 2b) - piutto to che l'attua- do manda e non i attende una rispo ta 1''. Sul piano illocucorio si
z~one di dete_rnunace praciche 111• Quesca co canza viene difatti cor- esprime qui una ottile accusa 211 cbe, da una parte, palesa il m o-
r.lSpo ta ?a11_'mcessance .assi ce~za divina nel v. 1 1 (-rr.n). Nel v. 2 civo della conte a, daU'altra coscirui ce un 'implicita richiesca di
s1 nota 1 ms1scenza suU anenuone che deve e sere rivolca aJ 51_ cambiamenco dei partner concescaco. li popolo o cienc di cer-
~ore. e.orne evidenziaco dalla particella ·m1< , dai su ffi si di Is. nei carc Dio; e ciõ acuaverso il digiuoo, che ruccavia - non per colpa
smcagnu •;:,.,, e 'li',1<t11• e dalla presenza di c•;iC,1< . sua - risulca inefficace. La particella interrogativa ;ioC, si riferisce
propriamente a1 facto che JHW H non vede e non a, e non aUe
praciche scesse dei locutori. li popolo, dunque, si di colpa perché
oddisfa le e ige nze richiesce, rnentre incolpa Dio per la man-
canza degli effetti speraci 21 •
17
J.L. Koou:, ls1110/1 1111 J. 12-1, adopera b 1r.1duZ1onc: •ne\erthelen• per cu1 inter-
prec;i li vel"S('rtO come un ':1ggn\<1n1c: dei pecc;i10. pen:hé 11 popolo, nono.unie 11suo
pecca10. mvoc.;a D10 m m.;amer.i form.llc e: 1pocnu. li v. 2 «"rvirebbe dunquc d.i spie-
g.mone dd conundo dei " 1, memrc 1J ~ espnmc:rcbbe l':auro rrc-enuzionc dd po- •Come ~ucne ll. \< 1m..AM\1 , TI1t Oppo11nw. 13-1, mcncndob Ull.l donund.l le-
polo<' L:i s tu prctC1:1 d1 csserc c.:<)m11Jc:r.110 come uJc. Al rlb'Wrtlo s1dc-.-e d1rc che qu<'\u gnnma e ;iccctt.ib1lc 111 qu.mto corrhpondcmc a11'1111errogu1onc ~ulb vahd1ti dcll:a
1mcrprctlllone 1mpl1c.i numerosc r~uppos:tz1om e, m p:1rocol.irc. 11011 spiciµ come procbmtt1011c deuu.~m-1.,;wn.a.
nu1 le ~~10m che df'eruv;imence cosoru1sco110 b de\u1z1onc d1 um na:zione giu- "'Come dei ~to 111 1, 63, 17, do\'e 51 nscontra b \11:'-.i parucclb.Anchc 111 qucsto
u poss.ano mdic.irc 1.i c.auu ddb com:bmu; non p1cg:a molln: come um per il popolo caso, contrarmncmc :i quwto -.o'tengono gcncr.almcme 1 com111en1.11ori. m m:1111cr.a
~1 adopen 11 tcrnune ' \)e come mJ1 'C:b>ua poi la vera c1tano11e dei lamento dei popolo ;ilquanto sotole 11 po1l0lo f.i n cadcre \u 010 l.t ~po11-...b1ht.i ddb ml s1ruaz1onc disa-
(v. 3a). Altre proposcc d1 rradu11011c M>no lc: segucnn:J.N. (.))WAI r, 'n1r &ok ef Isoialt m:ira (111w11 come ogg,·uo dd verbo ;nm, Hl. e dei nmo \ingo!Jrc) e ch1cde che ~13
./0-66. -194, •yet•:e. We. n l~MANN, /Jn1<1lt ./0-66. 33-1, •)'CI•: l~A. SMI n 1. RJ1rtori< a11J lui ;a c.imbiare (::i :l. unpv.). ono numeros1 gli Ckmp1 in cu1 ~; inll'Odu,c un'accusa
Rti!01_1111n, 105. rr.iducc •;ind yet•, 'IOUolincando l'1ron1:i dei poctJ nell':icco urc b dc- 111 forma mccrrogat1\'1, ad ~.: Gn 29,25; +.1,4; 1 am 2,29; ai 1O, I:22.2; Ccr l ·U>. Cfr.
11~nc1a dei '?°polo che 111 supc:rfic1e appare pio e omor.ito d1 1>10. GJ POLAN, 111 tltr P.A. $\1ITH, Rl1t11inr 1111d Rrdlllt1011, 11 O, ~rtohnea come quc;u m l'.icciw chc il locu-
1!'-')'S efj11s1iu, 192. ·d~pltc•; . U..INE, Drr Tnto;esa1ani.ul11 S.m1111/111t~. 122, ·:rn~: SJ tore tende ;i confuun: ncl 1:01"\0 dei pronuncumemo G11m.u11c:n1e nou J.O. S\1ART,
( tuMTIO, lma.'!"'º' ti fi1111ro. I07. ;avversu1vo •) con todo•. E.J YouM., Tiir Book 0( l lutory amJ TI1rofo)ly. 2-IH. che con pa.role d.ircuc tl popolo t"onwnn.i m realu se stCSM>.
lslllali. Ili. 416. 1m·ece, tnduc:c.ro.... u
\'etÍcndo qu1 rag1one dei gmlo ili dcnuncu: Li .1 Gl.IS.1 dcUJ w nuncanz.i di unulci.
dN:rmone chc ~1 fa dei popolo rwclcrcbbe qumdi b loro mdole 1pocnt.i J. B u..NXtN- !I Quando 010 •\'CdC• O \1CllC ;a •Upcn:.., a SI am:m.Je che 1"1.'J(\1\CJ, per CUJ I' ~pres­
'4ll'l'. /$<110/1 56-66. 176, \"rde 'c:mphcememc l'mcongrucna t:ra 11 comJndo dei v. 1 e \IOlle ê in un certo modo eufenusac:a. LJ. Hcw1•1. "'h..1uh 514, l- 12". 44-45. cons1dcr:i
l.i c.arattcnzu21one fommlat.i nel ' · 2.
11
11 d1g1uno dei popolo come \Correno pcrrlié é mt~ come un mcuo per numpola.re
Non h.i rag1onc: J.L. Koo u, IM110/1 lfl/J, 124. quando ~muc:ni: che b locuz1one 010. allonunue la \Ua 1rJ e conrrolbrc l:a sua volont.i: rale 1nterpreranonc, sosccnuta
cr c1• ~crvc :i so11ohnc.1re chi: ad 1rmJre 010 ç1;a tamo 1..i forma qu.11110 b frequenza dt'I anche da alm :au1on, non e dei nmo corrcru pcrché. m cem nmura. Jllra\'crso ti di-
dlb'lUlll prat1caa dJI popolo', 111 qu~IJ f;m~ dei discol"IO 11 d1g111110 non e alfa uo preso g1u110. come ;mravcN> Ir .thre pranche culmah. o per mcao delb prcgh1er.1, s1 ccn:.i
;" ~0~~1dcraZJ011c; molrrc 1cspremone h;i unJ connotu10 11e pO\ltWJ (dr. ai 6 1,9; c!Tcmv:imcme dJ 1111luc11zJn: l>io. mixhfic:111do il suo ntcAA1Jmemo. pl:tc.indone !'nu,
18,_0, Pro R.30.J4). Li cost.inz.l, m quanco modo d1 c.-sscre, i: dd n.~to gt~ 1mphc1u nel ecc., e ule finaht~ non e d1 per \é combn11Jblle (cfr. J. Uu IM, vT)otl(. VT)Otniw.
~1g111ficato dei verbo ~, (e fr. parte 11. 1.:ap. J. S 1. 1. 1. pp. 19-1~~.) VT)OtcÚl". 928: •Thc fau 1s an Kt of qolf-renunnauon wd \clf-d1sc1phnc wh1ch is de-

348 349
PARTE 3 CAPITOLO 3: INVITO ALLA RICONCtLIAZIONE IS 58, 1-14

1.3 Risposto d ivino : w . 3b-14 sorcolineaca al v. 2. Le implicazioni di quesco fan o sono runavia piu
profonde di quanto pos.<;a sen~brarc .ª mo~vo dei contesto nel qu~e
M entre, dunque, iJ popo lo precende un cambiamenco da parte cali parole sono colJocace, º. 1a la d1 ~anuca de! perd? no e dell~ r~­
di Dio per godere degli effetti desiderari,JHWH cam bia l'orien- conciliarione. U prescncars1 an atceggtam enco di penumento e di n -
came nco dei m e aggio: e il popolo che deve modificare 11 suo chicsca di riconciliazaone di fionte a colui che si eoffeso, e pertan~o
arceggiamenco e 'iolo aUora porrà godere di rutri i benefi c1 ass1- gi uscamence adiraco, ~nder~bbc ne~essar~c.,~ª celta e la m essa m
curaci daJla relazio ne correcta con il Signore. ateo di compo rcam cnn chc 1ano a lu1 gradin· . lnolo:e, un g~o pe-
nircnziaJe quale il digiuno dovrcbbc emre a marufescare m ma-
1.3. 1 L'lnefflco clo delle ottuoll forme dei dlg funo: w. Jb-5 niera visibile la profonda umiliazione inter iore (cfr. Is 57, 15:
nr1-',cizh t<:)i). C io chc i e prime in questo ca o e inve~e di ru.n 'al-
La duplice ripetizione d elta particella cnfatica F,:u nci vv. 3b- cra narura: da una parte, i manifesta infatti la prete a d1 una. nsp o-
4 sca ndi cc la rispo ca divina ai i!O':i dei popolo nel v. 3a.?.1 e fà in sca immediaca da parte di Dio e, dall'altra, la sopraffaz~one e
modo che l'actenzione de U'udüorio si concenrri su cio che vcrrà l'umiliaz.ione dell'alrro (wll , :::i•i , it;>fl , it:>l). ln cak contesto s1 com-
pronunciato. L'arco rnppresentativo nei vv. 3b- 4a veicola due aspetti prende come la risposca divina nci vv. 3b- 4a non i;ú~i tanto a con-:-
dei m essaggio: da una parte,JHWH rivendica la sua no n colpevo- tescare il digiuno in é - chc e una dclle lc~1ttllne forme di
lezza perché i fa tti chc de crive te cimo niano chc egli « a• bene penitenza e di richiesca di perdono - q.uanto p1urtosto .la s~a na-
e ha •visto,, il digiuno dei popolo, daU 'alcra, la rappresentarione tura fallace, il fàcco che il popolo ne abb1a fan~ una J?raa~a mc~n­
dei fa rti lac;cia c:rapelare l'accu a divina concro il po polo. La man- traca su di sé (•il vom o digiun o•, •i vo m affam ), m chia".1
canza degli effecc:i de iderati no n e dovuta alia di an enzione da oppo izione con la focalizzazion~ u J1.~w1_1, esi~ca nel v. 2. Da qu1,
parte di Dio, m a all' impossibilità che iJ tipo di digiuno pracicaco con"le logica consegucnza, carur~cc l 1~g1unz1on.e dei v. 4b.
dal popolo po a assicurare la giusca relazione con il S1gn ore e gli L' espre ione e •: dei v. 4b va 111te a 111 senso 1a temporal~ c~e
efferri salvifici ad e a connessi. logico ed e da rradur i con •come pritna• o •come 6nora~. 111 n -
fer ime nco alia qualità dei d igiuno de crirt<? n~i vv. 3~-7a . C~e­
23
L' enunciato nci vv. 3b-4, già di per é cvero ne1 uo1concenua,
ê rc o ancor piu evero per mezzo dell'espressio ne c::o;a (v. 3b). rentemence, l' lmpf. nd incagm a o ~n"l(', e d1 m od.alica deono~a
Quesca cvidenz1a il carattere auto-referenriaJe dd digiuno pracicaco obbligaciva (ano direttfoo) chc con la negaz1one e prime u.na pro1-
e la m ancanza dj un suo riferimenco al Signore. la cui nece ità e bizione, ossia u n'ing1unzio ne all'abbandono dell'acteggiamento

mJl..c ;in 1111pf\.·wo11 un God. to modifr H as wr.uh JnJ to mo\c Hun m Hr.tnl \\hat nun '' L\ 19.5. Cfr Anchc: I' LX IVAl I. R11111/ti/rrr /11.1111111w11. 120. ui pi.mo ll,\tc.Uc l'op-
Je~m.-.;•) li pmblem.i i· dunque p1t'1 pmfondo come: wrrj 11lum:1to ncllo w1lupJX1 tld pos121onl· cr.a 11 comporumcn10 corl\'tto l' \corn:tto ~ cv1dcn2u10 d.tlb npcnzmne
d1'l<:Ol"'io. lnvc:n· M L UA~IU. " f a,ung 111 h ..11.ih 58.1-12". 94-95. 111d1\1Ju:1, ~om.-rr.i­ cldll rad1cc j lln ll•'l " 2 e J
mc:ntc:, 11el J1H1uno una formJ ili conmnonc. '' Cfr. Gn 25.31 ..\3: l 'im1 2. 1h; 1Rt• 1,5 l.Ak11111 Juton. rnmc:. Jd L.....J.L Koou:.
1
1 a p:trun•lla ind1C"J 11 fatto chc Dio ha preso co~c1cnz;i tlcll'opc:ra10 dei popolo ba111/1 ////J, 133. prupOllEtOllO 11 \1).:lllfit JIO •~I•. 3llJ 111.lnt.ci: dJ ( •11 25,31.33; \1 llOta
e. pcrt;mto, i: d.i 4:ollcg;il"i1 ;11 \'Crb1 •""1pcrc• t• •\'cdcre• chc t·omp:uono ncll'.1n u'i..1 dei iurtJVIJ d1e 1.i "-""'1011c dcllJ prunogc:nuura J.i p.1rtc dl E au e I~ comhzmne prcvlJ n -
popolo rnntm 1)10 nel v. 3a: non i: JI 1w11 che disarrcndc l'npcrato dei popol<>, mn i: 11 ~pctto ,1troffcru dei pmo dl pane d1 (;urnbbc _(v .\·1); u11'.111Jlog:t \ucn-s,1onc 1c:m-
popolo d1c deve n vedcrc 111 111,1111c:r;i profonw lc sue n1om (un.i s11111lc anno1.111onr por.all· i: L°Vidcnte Jnchc nc:~1 .ilm 1.~1111>1 li '1!(lllhl Jto •1Wl• ru:h1cdcrcbbc 13 pre<>c:n1...i
Jnrht• 111 J I>. 'IM... IH, l lutory mtd ntrol~)'• 248). Jc.:1 pronome :ii;:i. , omc m 1)1 2. "\t 1. l ,:?U.3X: l ).1111 22.K. l 3: Gcr 1 1.5: 25.114; 32,211;
' 1 a parucellJ ;mi, rcggc cncrambc lc paro dclla fr.i~c.
1
.J.t.6.23: Dn 9,7 15, ccc.

350 351
PARTE 3 CAPITOLO 3: INVITO ALLA RICONCIUAZIONE IS 58.1-14

fino~ ~ssun!º· lnfine la pr~posizione i, inc:roduce la finalità positiva ln conrrasto con il caratterc auco-referenziale dei rugiuno pra-
dei d1g1uno , che non puo essere raggiuma senza l'adesione aJ c0- ticato dai popolo (vv. 3b-4a), il v. 5 sposta l'accenco sul nece sa-
n~ando precedente. L'intenzione del locutore non ê dunque quella rio rimando ai gradimento dei Signore (i:iin:ltt). La questione
27
di en~~re un~ senten.za ~ ma ~ e e~tare una pressione co11.Sig/iera posta in quesci termini rievoca, da una parte, il principio guid:i
perche s1 ~b1 ~o:1da m vma di un nsulcato vantaggioso per gli in- esposto nel v. 2 - solo nel momenco in cui JHWH diventerà il
cerlocuton, e c1oe che fa loro voce gíunga effetrivamente ai Si- punro di ri fe rimento principale, il popolo pocrà essere ritenuto
~nore ~ che.si ~rrivi alla comunicazione autentica28. E possibile che una nazione giusta - dall'alcrn, il verbo in::i con Dio come sog-
il v. 4b .•mplich1 anche una .sottile ironia rispetto alla «voce» del p0- gerto conferma csplicirameme cbe la pratica penitenziale, per
polo nporta~ nel v. 3a: 111 Gdc 18,25 si adopera l'espressione cssere sincera ed efficacc, deve incontrare il gradimenro di chi e
1'?~ voatn~C,tt 111 un c?mesto di protesta e di accusa conc:ro l'ingiu- sta co offeso e non, invece, perseguire il compiacimenco dello
s~~ª- subi~~· ln m3:'11era analoga Is 58,4b puõ riferirsi all'illegit- 'itesso penitente.
tunJ~ e all mefficac1a della protesta del popolo, che in nessun modo Dai punco di vista della stracegia espositiva assume una note-
puõ influenzare Dio pc rché il corto non si addice a luF'>. vole importanza iJ fatto che nel v. 5 si rimandi direttamente a ciõ
ln si~tesi, il v. 4b risponde direttamente aJ lamento dei v. 3a: che JHWH preferi ce; in fatti il locucore puõ cosi proporre una
m entre 11 popolo mette in questione l'a tceggiamento di JHWH rinnovata riflessione su principi ormai acquisiti e praciche con-
reclamando da lui un cambia mento, Dio rivenruca la sua inno~ olidate chc erano com unemente ritenute legitrimt!. Una revi-
cenza e risponde che in real tà ê jJ comportamento dei popolo ione di quesco ripo neces ita dell 'aucorevolezza dei locutore
a dover mutare affinché la ríconciliarione possa realizzarsi (cfr. ruvino: il verbo in:l assume !'importante funzione ru sottolineare
Is 57,15). cale autorità. Nella econda domand:i dei v. 5 non si menzio-
nano infatri azioni in é spregevoli, ma gli atri esteriori di peru-
cenza. T:ili praticbe, nonostante siano comunemence accettace,
non rappresenc:ano il digiuno richiesto da JHWH. La domanda
1rzlDl OiK nuv oi• 1nin::itt Ol)ã nw m::m, sul piano iJJocucor io, svolge

lfl li .sostamÍ\'O C:l,., si rifcmcc ai luogo d1 JI IWH (Is 33,5: 57, 15, ccc.) e dei suo m-
la funzione espressiva artraverso la negazione dei tipo ru digiuno
rc~nco (Sal 18,7. ~7; 2Sam 22,7.1 ~· s1 trattl dunquc di un:i voce alzat:i ver..o il Signore qui rappresentato. Questa negazione determina anche il giudi-
nclJ ~cresa dei suo 1111crvcnlo: taJc mtcrvcnco avvienc infotti nel momemo m cu1 Oio zio di valore riguardo ai gesti penicenriali pecificati nella pro-
•asc?lt;io (::ti:l) I<> ...oce dcll'oramc.. la su;i afilwonc, il )UO p1;im0, ecc. (Nm 20, l 6; Dr 5,28: posizione uccessiva (vescire il sacco, cospargersi di ceneri,
Sa~ :>,4; 6.~; 2.8.6. ecc.). Un 51g11ific:ito analogo e 1mpliciro nelJ'espres~ione p::.., t:l\ nel chinare il capo)311 • Le pratich e qui accennate appartengono ai r i-
v. :>, che nch1a1~1:1 s1a la b~evolenza e LI úvorc divini (Sal 30,6; 51.20). Sia •il tempo
favo!;v? le•. il giorno tn cu1 JllWll mosrn iJ suo fuvore (Sal 69, l 4; h 49,8).
cuali funebri associati con il digiuno 3 1 e richiamano la figura
. Cfr. P.D. HANSON. 111t D1111't1 efApo<aly11tit, 110: •But your fasting rtus regubrly degli 1•7 :ltt di Is 57, 18. ln questo modo in Is 58,5 il locutore spe-
w1ll n~l nuke >'Our voice heard on high•. cifica il tipo di «affiizione• a lui gradita e per questo efficace.
• bO E meno probabile l'incemo 1romco per cu1 Dio oon i;enurebbc .1h:ro che le gridJ
riporr... re nelJa 6-as_e precedente. L'accenro e piunosco sulJe finalici oppostc rapprcsen-
liltl' n.el~e due p:im d.el VC~CltO. U finaJicl posÍOV:I e Ímplicita a11che neJla pratica t~
dei ~ipuno che puo cosnrum: una fase prep3r.itoria all'mconrro con il divino (cfr.
Mose m Es 34.28: Dt 9,9; n aniele in Dn 9,3: 10,2s. 12). '" L\"'p~~ionc m::i hl uúaru una íuniione Jntkipaco rb nspeuo alfa spl•cificaz1onc
'!'I Coml' si ~-cdri in )cgu1co. rale aspecto comcide con il c:.imbio di )ltuazione pro- fomíu ncfü ír.i~e scgucnlc.
spettato ncl v. 9a. 11 Cfr. 1Rc 21,27: GI 2.13: Est 4.3: N e 9.1: Cio 3.5~ .• Dn I0,2.

352 353
PAATE 3 CAPITOLO 3: INVITO ALLA RICONCILIAZIONE Is 58, 1- 14

Le tre doma~de retoric he nel v. 5 sono composte in un climax Ne!J'insiem e i vv. 3b- 4 e 5, in qualicà di risposta divina ai la-
ascc n~ence: l'_ufoma, i1 ;r', 1'1:: O• CU:"ltyn ;nl,;i, edi maggiore peso mento dei po po lo ripo rtato nel v. 3a, dim o crano c~e lc pranche
pe~he soctol111ea_come la f~rma di d_i~t1110 rigectata da D10 sta pm- 111 craprese dai po po lo no n po o no e e re co~1s1d~~ace co~e
p~10 .quella che il po polo, rnvece, rmene adeguata e a lui F dita mezzo di riconciliazio ne pe rc hé no n conform1 a cio ~he _D10
Oul~a domanda_prcsuppone infarti una rispo ta po ü:iva).l-. prcfensce, una prefe renza esplicitata in Is 5~,2 e ~nnu.nc 1a~ m Is
. R.ispetto .ª"ª
r1 po ta daca nei vv. 3b-~, c he condannava J'in- 57, 15. 18, ma rispecchiano le prefere nze dei pemteoa 'itess1.
giusaz1a soc1aJe compresente con il dig iuno, nel v. 5 -;i parla dei
suo aspe~to puram e nce ~te riore .e .cultuaJe. Attraverso il collega- 1.3.2 Attegglomentl penltenzíoll grodltl o JHWH e /oro effettl:
menco d1 e ncram be le r1 po te d1v111c (vv. 3b- 4 e v. 5) all,1 prote- w.ó-14
~ e pre .ª nel. v. 3a i o rtiene un quadro piu completo: e ntrambi
11

glr aspe tt1 , oc1ale e cultualc, fa nno parte dell'intc re se dei locu- Ê indicativo c he il discorso no n si fermi ai v. 5, d~po I~ ~on­
core e ~ice~e ranno un'adeguaca trattazio ne nello w iluppo della futazio ne delle praá che ricu ate, m a prosegua .con 1 csp? 1ZJOne
comurucaz1one. delle fo rme penice nziali accectc a J HW_11. Pe r cu1 la 6_nahta dei lo-
L'articolazione.dcll::t ri P?Sta divin~ ne i vv. 3 b-4 e 5 si sviluppa cuto re no n ê sempliceme nce quella d1 co1:danna~e 11 popolo, n~a
secondo una precisa straceg1a per ua 1va: daJle pratic he evidente- o prattucto di indicare le strade sulle quaJ1 la pc111tenza possa d1-
me nte. illecit~ - e la cui condanna e quindi piu fac ilmente ac- ventare e ffi cace e la riconciliazione sicura3r; . N ell'espo izione il
cena~d~ - d lo~ucore pas a a quellc ricenucc lecicc c he, per locutore si rifa nuovame ncc alia visione dei po polo _gi usto pr_e :
~ssoc 1 a z1 o ~e, acqu1~ta n o anch'csse una <;fumarura negaá va. Anche scntata nel v. 2b : m e ntre i vv. 3b-4.5 dimoscrano le mcongnuta
11 m ercerc m que o onc per mezzo di domande retoriche gli as- dell'atteggiame nco del po polo rispcc~o a quel co.mpo rta.m.e nco
sunn .~eneralm~ncc co ndi visi appart ic ne a una precisa trategia e c mplarc, i vv.6-7.9b-l0a. 13 ne pcc16cheranno m te rm1m po-
e~~os1?~ che, mpe r.t0 aJl'u o di affe rmazio ni direLte, coinvolgc di sitivi gli aspctti concrcti.
p1~1 glr m terlocuto r1 , provoca ndo una pausa di r iOessione, e co-
rr111~endo a u1~a pre'ia d~ posizione. L'istruzione ha quindi un in- I vv. 6-7 come anchc il conce nuco de i vv. 9 b- 1Oa. 13, appar-
dubb10. vaJo_rc mfo rmaa vo, nu wolge sopracn1cto una funzione ce ngono ali; caccgo~ia d~i ~riceri di dive~i ~cazione, per~ i ?1-
persuasiva dm:tm a provoca re una revisione dei m odo d i pe nsarc stinguono da que ti ult11111 dal punto d1 vise~ grammau cak _e
e un cambiamcnto c.1 1 rocca li. co mun icativo "'. La fo rmulazione per mezzo d1 do mande re to r1-
chc, quale i ha ne1 vv. 6- 7 (introdotte da KiS:i) •.pre uppo ne. un.a
ri~posta po itiva e corrispo 1~de ~ un '~ffer~n~z1on e. Tuctav1a,. 11
verbo in::i alfa 1p e~.• determma 1 atto üngu1stlco com e espres~1 110
attraverso il qualc il locucore es~erioriz~ lc -;ue pre~ere~ze. c1r~a.
- rv:1l.1 np~ dd prum>rnc d1111u,lrJt1vo "1T pR--cmc ~1.\ 11cll.1 pri111.1 J om.1mL1.
\1 O'>W il digiuno. N ei vv. 9b- 1Oa. 13 1 hanno mvece degh am dirc111 111
Mcntn• IJ mpo~u 1w1 ,., Jh-l i· 1111111l.'J1JtJm t•111c collc~.11.i nm IJ dm11J11d.l ncl
\ , J.i, 11' 5 n 'ultJ J pnmJ 'Ml p1u " 111, obto. ~. u.....-rH. tutl.l\ tJ, <ht• 1.fut \.:nitono Jdo
IX r.itt cntr.unbt· lc '-"'P~'"ºm ci:: ,. ~CJ -i:i lOtnl' nd ,. J.1 l.1\pt·no ~ou.i lc l" qul"llo
'uhu.11l· non po"onn t...wre du111.1uc \l'p.1r.111 l'<'r u11.1 1~omc11 wmnc \11111k·. <tr.•111cht• " Quc~to onc11lau1c11to ê cvtdemc Jnc h e llll punto J1 '1\Ll quanutam'O: lo spauo
K l'o\l:l~l l 'I< t l / )11 111 111 ( ;, ,,11111./r, 7-1-75. \ . \L Kl~I, / )1r lht1111•ç,1/,1m"f1r S.1111111/111111. 1::?S J eutCalo aJl\..,po"z.io nc uc1 cntcn po\mv1ê d1 ~TJn lung.i ' upcrml'l: a lludlo ,1S~(·içmo
An<ht• tl rt•nr<0.ill'm1lorJ nc1 ' ' 5 ., \\c:U unJ p.1mrol.il\· llM\l<'t17.I <0111um, .1uv.i .ilb 1.noCJ u1 quclh neg;iuv1
d11.', llN<'mc .ill.i lorn1J 1111an~U\.1 dcllc.- lr.t,t, tOlll\oli-"' .mcor u1 p1u gl1 1111crlo;; uton. lJ U1'llll7tOnc a hvdlo com1m11.JU\o v1enc 1tcncrah11cnte inscur.iu .

354 355
PARTE 3 CAPITOLO 3: INVITO ALLA RICONCILIAZIONE IS 58. 1-14

c he lasciano rrasparire il deside rio de1 locutore che le sue richie- da lui desiderato, perché la vira, alia quale in ultima anaJi i aspira ,
ste vengano esaucüte. Sul piano grammaticale taJj direttive ven- non la si puõ otte nere ai di fu ori della relazione con il ignore. Si
gono espresse attrave rso frasi conruzionali (inc:rodotte da oK nei vv. comprende, dunque, che il com enuro delle richieste divine 3'1, no-
9b. J 3), c he presuppongono un ampio spazio di liberrà lasciata al- nostame riguardino aspetti sociali. rimane comunque ancorato
l'interlocutore circa la loro anuazione37• Nel caso dei vv. 6- 7 Ja ri- neUa relazione con J HWH, secondo la linea gu ida esposta nel v. 2,
e
chiesta di esecuzione meno esplicita perché !'interesse primario e che ogni azione verso l'alcro non scaturisce da motivazioni uma-
e quello di esporre la qualità dei digiuno38 gradito ai $ignore, in nitarie o filantropiche ma dalla sincericà delta relazio ne con Dio.
contrasto con il cüg iuno rifiutato nel v. 5 . Tale ricosrruziooe deUe cüfferenti funzioni e finalità dei critcri
N e U'insie me della comunicazione la differenza nella forza il- e posei nei vv. 6-7 e nei vv. 9b- IOa spiega ancbe la ripetizio ne dj
locmo ria fra le tre serie di criteri di djversificazione e po te nei vv. conre nuti affini 411, che alt:rime nti risulterebbe piuttosto pe ante e
6-7 .9b- l0a.13 ri prende due componenti principali della conte- tamolog ica.
stazione posta in ano da JHWH : da una par te il soggetto cü riferi- Per quanto riguarda il disegno di Dio sul vero digi uno si osserva
menro delle a2ioni dei penitenti , Dio con ciõ che e a lui gradito chiarame nte che ruttc le azioni sottolineatc daJ locurore apparten-
o i penite nti stessi con la !oro soddisfazione, e daU'alc:ra il conte- gono aJJa fera della liberazio ne (vv. 6.9b) e deUa cura concreta del-
nuto specifico di queste azio ni. Ora, i vv. 6-7 pale ano soprattutto l'aJtro (vv. 7.1Oa) . La finafüà di tale rappresentazione dei crireri
l'ottica cü Dio, i comportamenti per lui sodrusfacenti in quanto comporc:amentali aJJ' interno della dfr1amica della riconciliazione41
parte offesa, in netto contrasto con il «vostro digiuno», c;:,c!>, de- e quella cü ripo rtare aJJa memoria dcgli interlocutori la loro pro-
scritto nei vv. 3b-4.Sb. Nei vv. 9b- t Oa e J3 si tratta, invece, cü pria storia, una storia vissuta nella relazio ne con Dio che ha fu tto
queUe azioni che si contrappongono a1 digiuno illecito criticato, spe rimentare lo ro innumerevoli forme di liberazione e di perenne
oei vv. 3b-4, per la violenza sociaJe aJla quaJe si accompagna e, nel cura 42• Proprio questa storia in comune, fondamento delta rela-
v. 5, a motivo deU'este riorità riruale che lo carnne rizza. zio ne cra Dio e iJ popolo, sra alia base dei processo dí perdono 6-
La strategia espositiva i delinea dunque come segue: nei vv. 6- n:ilizza to aJla pie na riconciliazione e alia ricostruzione della
7 JH W H indica soprattutto la form a penite nz:iale a lui gracüta e nei relazio ne pezzata. JHW H , risvegliando la memoria srorica, intende
vv. 9b- IOa.13 esorra a mecte re in atto il comportamento da lui ri- rivelare all'inte rlocutore la sua indole atruaJe, che presenta gravi ca-
chiesco. ln questo modo il penitente ottiene la garanzia dell'effetto renze rispetto aJ progeno originario cü relaz:ione. ln questo preciso
caso le carenze si manifestano nell'ambito della società, che non

,, R.ispeuo aJ V• .Jb, dovc l"atto lmgumico e invccc dtl'l'l/Ít'I', la diffcrenza e ch1:ir:t:


un ~ccco <:ornando indica chc non c'c alrrJ po~sib1licl d1 far g1u11gcrc la vocc dei pe- "'Cfr. parte 11, cap. 3. S 3. pp. 237-238.
11aent1 fino .il c:ielo ~e non l'astcne~i d.Jlc fonnc d1 digiuno finor.l pracic.1rc: aJ con- 1" Cfr. r:irte 11. cap. 3. § 2.2.1. pp. 231 ss. e :?.'.!.:?, pp. 233~.

rr.mo. le fras1 cond1Z1onah manilCstano la richiesta 111 nJJnicra moiro piü mitignca. 11 E st tr.ma prunar1.mu.·ntc dcllJ m:oncih:1z1onc con D10 e noo direttamc1uc delta

rropmiúva. r iuno;ro che souo forma Jj impo;izionc. n connhaz1onc tr:1 lo: d1vcrse fasee sociali o naz1on.1IL come invccc .,ostienc M. G11.,w.
"' Nel "· 6 11 m 111ii1alC' v1cn<" ~phcirato nd <,ct,•u1to Jclrcnunciato e lo ponC' m Rlirtcirir 11111/ .'W<i,11 J11stitr. 87.tt9; ê: vem rhc l'mtc1110 dei Tm o-1"11a, cosi come emcrbre
chilro concrmto con il v. 5 dove ni 11elrespn·s:.1onr ;tt::n ~1 n fcmcc ai d1giuno rifiutato ne1dt'>Cors1 divm1. e anchc qudlo d1 fom1arc una ~ocll·ci dtl' cormponda JI dt)("gno ori-
d;i 111w11. L'uso dd rcmp1 J~·1 vcrbi ric;ulra rumosro complesso: ncll'ultuna pane dei v. g111.mo dd Crc.uorc. run.wfa r.1le soc1ct:i h;i la po:.s1b1lic;i úi c,1~tcn: ~olo in quamo rda-
6. dopo uua serie dei vcrb1 all"lnf. As.;;. appare l"l mpf. yron chc puõ c-sprirncre un co- ziondtJ 1n primo luogo col Creatorc stl"'SO: \Olo quando '°"i~tc un vmcolo di fam1liariü
m.u1do: nd v. 7 si O\~crva lnf. A,~.: lmrf.; tltlll' con PI~: lmpf.). Nell'in kme ruu;ivia i con 1)10. infatu. 1 mcmbri dcl!J ~ua fomiglb !.0110 m grado di riconosccrsi come fratelli .
vv. 6-7 \<mo go,-emad dall\~res>ionc miziale 1mr:1t c1~ n1 1t1t,n. ' 1 Cfr. p.inc 11 . car. 3. § 3. p. 23X.

357
PARTf 3 C APllOLO 3: INVITO ALLA RICONCIUAZIONE Is 58. 1-14

corri ~po nde alJ 'ideale dei «popolo CÜ JHWll•u. 11 disco r;o e dunquc era lc promes e po iave dei v. 8 e il grido di invocazio ne di cui si
fortemente ceologico e no n imrnediatam ence e olamence oaale. parla nel v. 9a. Pertanco, l'ademp1 ere le es1gcnze ctich~ conce_nuce
Dal punco di visca pragmatico, in6ne, rivelare un difecco implica la in 1 58 6-1O condurrebbe inesorab1lmente a dover gndare di do-
ri c ru ~ ta che e o venga corrctto. lo re a c~usa della mobilnzaz1o ne dellc forze o rili alia riconcifü-
M cmrc ncU'e posizio ne dei comportam enti auspicati il locu- zione e a1la giustiz1a~· 1 • li centro d.interesse dei profeta , quindi. non
core rievoca la storia pas ata, nella rappre encazio ne degli esici, nei sarebbe co tiruico canco da.JJa caric..1 quanto piuctosto da una forma
vv. 8-9a. IOb- 12. 144"1, illuscra il fururo di cui potranno godere 1 di vita capace di accoghere il dolorc e lc <lifficoltà che i i~con­
fedd1 •~; l'immaginc c he n e risulta ê opposca alia condiz1o ne d1 crano nel perscguire la giu cizia"": propno nel dolo re Pt;n_m en-
1
morte caracte rio;tica dclla relazione pezzata. Significaa vamente, ta to nella ricerca di g1usrizia pe r cuca, si inconrrerebbc D10:. .
e
m enrre ndle rich1e-;tc di perdono spe so il pe nite ncc a cercare Ci rca la prima delle obiezioni d1 Gray, que lia relativa all'appa-
di influe nzarc il igno re, evocando un füruro di perdo no, chc d1- re nte incongrue nza dei d1 cor o, '.i rispon_de rà inna nz.icu~co. ce-
venccrà luogo dcllJ Iode (cfr. Sal 106,47) 16, in Is 58 JI IWI 1 a pro- e ne ndo conto della natura dei cesto 111 quesno ne: trattando 1 di un
nunciarsi con autorevolczza ui fücuro dei penite nte e lo fo ai fine re co poetico app.tre ccccs'livo prcce nden: che esso rispeni una
di per uaderlo a intraprendere quelle azioni che glielo garanti- rigoro a successione logica o cc mpor.ile. D'altr:a par~e, la s~quenz~
ranno. Dai punto di vista comunicativo, ra le cspo izione degli dclle azioni in Is 58,8-9.i no n suscit,1 problem1 pam colan; 111fart.1,
e iti costituisce un acto rapprese11tativo, pe rché la vcrità dclle af- dopo la guarigionc, il ricono<;~imt.•nco de~l~ g!t~o;cizia d~ll' uomo ~
ferma zioni e confcrmata daU'autorità dei locutore e la rcalizza- la ua accoglie nza nella ccrch1a della fa n11ltarna con 010 (v. 8), s1
1ionc dei suo i contcnuti e ce rta~'. prospecta la pienezza dclla comun1o ne nel dial?go (v. 9a~. M~
Per quanto rigu.mla Is 58,9a, M . Gray-IB rivendica un 'inccrpre- l'asperro piu importante riguarda l ':irgomenc~1 z1on c relaava a1
cazione ccondo la quale e i cerebbe un 'apparenrc mcongrucnza concenuri. L'imerprecazione chc GrJy <là dei «gndo• della persona
alvaca no n co111cide con la v1'1 ualc trito-isaiana e mal i adacca aJ
conte co dei d iscor ;o di 1 58. 1nfatti, neglt em i rappre entari nei
discorsi divini l'idca d1 krm>si, alienante ma impropria, no n vie ne
" ( cxi ~nd1c W ~ 1101 1i..orr, ···Unrech1rn.1l31~c F~ln auhun•'. 275, dit' 01- mai conremplatas1. L'e 1co pnncipalc pro pe_ccac~ in te;. 58 (~ome
mhncJ cmnc 111 1\ 51U - 12 11 pmblcuu )IJ prectJmcntc ll'Ologu:o e nem •.olo ctnno-
rmc o <.' \On~lt'. e c1oê che nd 11101111.'1110 m rui lc fo«:e mc:no pm 1leg1.ate <lei popolo
d'alrronde nell'intcro w iluppo <lclla comumcaz1one) e la n con-
\Cll~'t)OO .ibbJn<lon.ate J n>n<lmom Ji\WIUllC. .allora ê l'u11era Vl5101lC dei ropolo d1 Dm qu1 ta della relaz.tonc con Dio e dclb fa miliarici con lui: graz:ie ad
.i<l l"\Cf\' wnnt'~llt.l es5e l'uo mo parcec1pJ p1cnamence <lcll.1 v1r.1ltci dei ,reacore e d!-
' Ctr PJ"c li. cap. -t. pp 24K(~. venca egli ceso;o, coml' una ..orgem e d·acqua pcrenne (v. 11 ), d1-
\j <'i..t >A 1 r< >, /1111111111.ir d fr1111n1. 1C1<1. '~m·nc che qm. comc nc1 ll-..u d1 bcne<l1-
21om· o d1 pmmL"'>J, \1 p.1rlJ d1 1>10 all.l 3 pct"'ona e d1c. pcrt.m10. 11 lo< umre l' 11 pm-
spemacore di v1ralttà. , . . ,
fct.1. 1u1wv1J, 11 comenuto dei vv. H- IJJ. IOb-12.1-t ri~anb dcgh f.'\111 tururi, c1oê <ldk·
Con ide raro ncl concc,co dcll 1mero d1scol'\O, 11 v. 9a e da po131
reahJ chc 'crr.111110 \KUr.1111ente 'rcr1111c111atc tl.11 pcmcena nd e.mi e'\I mrcmno lc in rdaz1o ne oprammo ron la p.1m.· 1nizsale ddlo <,te so: m cntre
co11d111om rid11c\tc.
" ( Ir. I~ UO\-A li, Rn1,11"/1rr /11 .it111s11~111, 114-115
1
e
l'cr qUL"itl r.l~()fü' 11011 dei nmo c.:om·tt.i la 1ernunolog1J •pmml...'>I'.'• unh11.1tJ IR.-·
11uellll'l1lent<' IWr qm."ilL' p.iru Jd d1<;eON). \ creccunrrm· parl:mdo, ll• prc.llllL'\\C <<N ll um.·b 11M . CllAY, /V1r/1lrlr 111111 \i•11.1/ /11,ll•I' , '>41 ,
l~m dt):l1 Jm rnnunl\-i\"1 e pn."urix1m:bbcm qum1L un 1111ix~110. 111 pnnu )WNm.1, dei 11"
M {ollAY, Rht'li•r1111111I \i1<1.i/ ''"""'· lClll 1111.
lon1wrc.· .111ind1c n6 clu.• L'gh d1n· 'I ll."JbLZJ. D i n>11.~l,'UCl17..I ~<t<>ndo l.i d1v1•10l1l' dei ' M C:ll,\Y, Rl111<•m 11111/ .._~1.1/.fu;1111, Ili\
111t1U\1 •1111 .1dou.1w - lc pm111l".\(' Jpp;inem:bbero .11 moa''' <ldb •mcl111onL' <l1 1>10•. Ctr. p.mc li ~·Jp l, pp :?4x,,.

358 359
PARTE 3 CAPITOLO 3 : INVITO A LLA ~ICONCIUAZIONE IS 58.1-14

J'accusa mos a daJ popolo nel v. 3a e iUecica, per cui no n pu õ in- cedem c dei discor 0 55 . La conti guità a JiveUo lcssicaJe e scruttu-
flu enzar e la risposta divina, e iJ digi uno intrapre o no n puõ con- ralc tra i vv. 1- 12 e 13-14 e invece Largamente dimostrabile 51',
dum~ aJ perdon o e alia riconciliazione (v. 4b), un digiuno che com e dei resto appaiono evidem i i legami con i precedenci di-
risperci il volere divino rende l'uomo giusco, accetto a D io e uo scorsi57. TaJj Jegam i testimonian o an che la coerenza tematica di l<i
inteclocuco re (vv. 8-9a). lnoltre, come nel v. 3a la particella itoi, fa 58, 13-14 con la to cali tà dei messaggio fin ora espo to.
parte del linguaggio giuridico, co i possono essere considerati Come il digiuno gradito a J H Wl 1, cosi anche l'osser vanza dei
come giuridici i termini i< i p e llilli pre enri nel v. 9a. La differenza sabaco non e alcro che un mo do di ricono cere Dio com e Si-
tuttavia, e significa tiva: arrraver o i verbi l<ij' e ;mo l'uom o non si gnore daJ q uaJe dipendo no perdo no e sal vezza. li «fa rc», a1 quale
rivolge piu a J H W H co me a un accusa to 53 (cfr. v. 3a), ma lo rico- l' uo mo veniva sollecirato nei verserti precedenti, viene comple-
nosce fi naJmente com e giudice giusto da1 qua]e attende una en- tato q ui dalla ncce sità di aste nersi di sabato da qualsiasi attività
tenza. II suo grido puõ cosi ricevere una ri fosta (;·u.11) che poi si per testim o niare la signoria di J H WH. E se in precedenza, po-
concrctizza in un incervenco operativo (' lJit) 4. ln que co mo do la nendo l'accento suUe o pere, si son olineava che il premio e in
riconciliazio ne, la finalità ultima, viene raggiuma. II riconoscere certo m odo insiro neU'operato tes o dell' uomo, ora i bilancia
~ H W H c~me g~usto e inclisp ensabiJe affinché avvenga il perdono; questo assu mo mosrrando com e la saJvezza, La relazione con Oio,
in fin dei contJ lo scesso perdo no si compie propriamente in forza sia in 611 dei conti un do no divino o fferto liberam ence e gra tui-
della giuscizia di chi lo concede, e non a causa delle o pere dei tame nte. Qu esto facto ê messo in evide nza da una significativa
penitence (cfr. v. 3a). Di o perdo na a mo tivo della sua scessa natura differenza espositiva: mentre nei vv. 5-12 i criceri comporta-
(cfr. Sal 25, 11 ; Is 43,25; Ger 14,7 ecc.). Grazie alia 6nczza della sua mencali si alternano agli effetri prospettati, nei vv. 13-14, invece,
anicolazione, Is 58 dimostra che il penitente puô riconoscere la oltre alia conconúcanza di criteri ed effetti , si na anche la com-
g iu rizia di J H WH proprio nella sua e igenza di giuscizia verso i po nente deUa ri velazione divina («ti faro cavalcare», «ri fa ro gu-
m iseri e gli oppre si, e no n tanto nel suo irnpartire iJ perdo no o stare», atto co111111issivo).
nella garanzia della benedizione. Proprio in questa peculiar ità di- li «trova re ddizia nel Signore11 (v. 14) indica iJ fin e ultimo sia
vina il pen itente puô vedere non solo iJ m odello com po rtamen- ÇelJ 'operare deU'uom o,sia della sua astensione da qualsiasi artività.
tale per raggiungere la propria giusrizia (v. 8), ma sop ratucto la E qui che iJ cliscorso diventa compiuco perché riceve il suo orien-
possibilità che an che le sue care nze pos ano essere colmate dalla
giustizfa divina .
~\ Come t:~l'mpio, cfr.J.D. SMART, HISl<lr)' 1111d '1111:0/ogy. 24\1.251- 252: •lt make
1.3.3 Lo funzlone dei vv. 13- 14 nonS<·nsc ofdw prophec·ç scrmon ro havc h1m rcJCCt a rclig1ous obscrvancc ~eh 35 fasc-
mg bec;iu e it ha~ bt-come a subsurutc for work5 oflove .111d 111cr'1 ;md thcn add ac chc
cnd a note to 1hc dfect 1hat if 0t1ly che member<i of the nanon :ire scrupulous m d1c
Anche i vv. 13-14 appartengono alJ'incer venro divino in ri- krcp1ng of thc SJbbath, God will rew:ird thcm abundamly• (p. 252).
sposta alJa contestazionc riportata nel v. 3a. Questi verserc:i susci- 'li· 1 vv. 13- 14 ~ono coscruiti ~ccondo lo )lt:S50 S<'hl•ma dei vv. 6-12: 11 v. 13 e una

tano,. tutcavia, quaJche difficoltà a causa della lo ro cematica, la frase condmonalc inr:rodorca daUJ parttcclb c1<, 1l v. 14 ê un'apodosi scgnah11:a da un IM
que uone de] sabato, con ideraca incompatibile con la parte pre- mlllalc. Alc11nc s1~'Tlific:11ivc corrispondl'l\Ze l~s1cah : ~;;·. vv. 1.14: f im, vv. 2.3.13(2.x)
e llll, w . 13. l 4; c1· , w . 2.3.4.5.13: tt-y. vv. 1.5.9. 12. 13:1',· vv. 2. 13; "1;:, , vv. 9.13(2.x). 14:
c1~. v. 4 e no::, v. 14: m;;, vv. 3a.5.9. l0 e b sua conr:roparte (con l'as5onanza delle prime
duc consominti) "' · vv. 13.14; t>:.:i, vv. 111.11 e i,;:1<, v. 14.
~ l>l!r1 vcrb1 tt-y e :n: ncl comesto dcU'accus.1, cfr., ad t-s .• Gcr :?fi.8: Cb 19.7.
1
S" Ciroi 1 rnteri di divt"tsific.monc. cfr. pane l l, cap. 3. § 1.1.2. pp. L97-l 99: per b nvc-
\' Cfr. I~ UoVATI. Ristal1i/1rr /11.1fi1mi:ia. 300-301 . lanonr di Oio, parte 11. e1p. 1. § 2.2.2. pp. 15~.: per gh csiti, pane 11. op. 4. § 2. 1..3. p. 255.

360 361
PARTE 3 CAPITOLO 3: INVITO AUA RICONCILIAZlONE Is 58, 1-14

camenco relazionale ~: né le opere di amore, né l'o ervanza deUe delta rivelazionc divina 111 chiusura d1 di'lcorso completa il qua-
prc crizioni culcualt rappre encano un fine m é; e e ono rutte dro e posiàvo, dimo rrando come in fin det comi rutto dipcnda
finalizzate alia picnczza dei rapporto con Dio in cui ogni alcro dalla relazione con Dio e dalla ua parola che ancisce l'operato
aspecto acquista il c..uo enso e la ua legitcinúcà"". Omettcre dun- deU'uomo e ne garantisce gli e iti.
que t vv. 13- 14 c;ignifichercbbc mutilare il discor o e cravic;arne ti
me saggio complcs ivo.
2.2 1referenti della rlvelozlone - la caso dl Giacobbe
e il popolo dei glusti
2. La rlmodulazlone dei motivi
Per quanto concerne il motivo dei rcferenti deUa rivelazione, il
2.1 Lo domando circo lo rivelazlone dí JHWH ~uo impatto comunicativo ê as'iicurato dalla rnenzione e plicica di
1 raele"1 nel v. t e daU'accoscamcnto dei duc appeUarivi "l).l.l e :li?lr n'::l.
R i pctro ai prccedenci dj~co rs i, iJ motivo delta rivclazionc di- ti locmorc scimola in quec;to modo iJ confronto tra due gruppi di
vina ha in 1'1 58 un ruolo apparentemente esiguo e vicne confi- referenti: i de cinacari della rivclazfone secando la nomenclatura cra-
nam ai olo v. 14. li uo carattere e positivo e, analogamente a dizionalc e quelli indicati accravcrso quella innovaciva di «popolo di
quanto avvicnc nei precedenti due di corsi, actincnce alia tema- J HWH», assWlca e viluppaca in l 56,3 e 57, 14. Cosi facend? egli co-
rica dell 'credità. <itringe i suoi incerlocutori - il gruppo umano chc sconcamente
Nelt'insicmc dei disco r~o. l'evocazjonc della rivelazionc di- rappresenta il popolo di Dio - a riconoo;cere la loro incompacibi-
vina nella parte finaJe richiama le rimostranzc degH incerlocutori lit.à rispetto ai concetto di «nazione chc pratica la giustizia e non
chc nel v. 3a lamencano l'inartività di JHWI r dt &once ai toro 'lforzt abbandona il diritto dei uo Dio• (v. 2).
per raggtungerc Dio (v. 4b). Puõ 'itupire chc l'annuncio defim- La coUocazione di qucsca problcmatica all 'inizio dei di corso
ttvo Ctrca l'agirc divino ~ia ripre o dai locurore solo aJla fine dei 'lerve a merrere in eVldenza chc iJ djgiuno o l'osservanza dei a-
dt corso, mentre la lunga parte ccntrale e dedicaca inccramence baco non vcrranno rramne come quec;cioni a ~ scanci, ma in
alta rappre cncazione det criren comportamencali e dcgli e ttt quanco manifestazioni dell'adec;ione a Dio e ai suo popolo.
fururi. L'mcento otto rance la limüazione deUo spazio assegnato La pre enza della menzionc e plicita di lsraele non impedisce
alta rractaztone dei motivo della riveJazione divma e quelto dt che i referenci siano con iderao in mamera ptu ampia, in chiave
c;pmtare l'actcnzionc da ciõ che riguarda l'opcrato divino a ciõ universali tica.TaJe appare e erc l'oriencamenco dei discorso. ln-
che, secondo ti locutore, e veramenrc discuribile e che riguarda fatti, la caratterizzazione dei popolo giu to nel v. 2 richiama l'ap-
invcce l'operaro degü uomini. D'altra parte, perõ, la collocazione pello univer ale aJJ'osc;crvanza della giuscizia e dei ?trino in Is
56, 1; il gioco delle forme ai pluraJc (vv. 2a.c.3.4) e aJ 111golare (~.
t .2b.5ss.), poi, ha la funzione di indicare chc, sul modeUo dt
lsraele, ad e erc coinvolli non 'lono soltanco i membri di questo
( •fr. p.irtc 11 , C3J' 4, § 2. 1.3, p. 255 .
., l IJ r.1~1011r J. M u111 NllUR< •• " l'>Jiah 40- 66", 685. qu~ndo 'º~1 1 rnc l'llc 1 vv. 13-
14 1111pru11ono un c.1r.mcrl.' rcoCl'lltnco a umo iJ discoNo, r M. L. Ui\IUU. " I J\llng
m l\J1.1h SH, 1- 12", 96, qu.rndo .11Tcrm;i chc qucsa vc~em rn11ft•r111:1110 dll' 1'101r11
1io11aht.i dd rl'\IO 11011 ~ qudl.1 d1 porrr gil ;ispcm ~oc1ah m oppm111onc con qudli "' Qul'SlO lãuo l~nmcc unJ novu.i mpctto .11 cl1<1t·oN prccc.'lle11t1 11c1 qu:ili, per l'\'0-
cuhu.ih l Jre 1refercno deli~ nvclmonc, '1 .1dopcr.w:rno 111wtc '"'111\."'-~•0111 meuforichc e alllmw.

362 363
PARTE 3 CAPITOLO 3: INVITO AllA RICONCILIAZIONE Is 58. 1-14

popolo, ma rurri gli mdiv1dui1' 1• Que c'uJtima consic.lcrazione trova ce sfrà di operare una correzione ri pe tto ai prcsuppo ri assumi
conforma nel n corso aJ le e ma c:11< nel v. S'-1. dagli incerlocucori. ln ol~, il co ca1~ce im:re~c iars1 ~et cricer~ con~­
porcamencali con il motivo cen_1aoc? deg!J effcm, mert~ tn ev1-
denza il legame causaJc c he h umsce, un rapporto d1 murua
2.3 1criteri comportomentoll - falso pletà e opere occette o Dio tlipendenza evidenziaro anche ui piano sincarcico dai ricorso a
propo izioni cond12ionali. . . .
Per quanto riguarda 1 criccri componamcncaJi , all'inrerno di (3) Per quanco riguarda i paramecn comporcamencaJj, 1.º -
1 ~ 58, 1- 14 i po ono mdividuare akune caratteri tic he che in- -;erva un intrecc1ar;1 di quelli auspicabili con quelli riprovevoh .AJ
flui cono füUa funzione comunicativa di que to m otivo temarico riguardo, il presente discorso s] disc?. ta daJ primi ~ue, ne~ 9~ali i
e ull'influ o che e o esercita sull'interpretazione dell 'incero dj- criceri positivi venivano concentraa 111 Is 5_6, 1-8 e 1 ~~g:i~v1 _in 1
sco:so: ( 1) Ja correlazionc con le celte comportam entali richie- 57, t- 13"''· La ola presenza in Is 58, l-14 d1 cncramb1 1 apt d1 pa-
'\te 111 Is 57, l 4-19; (2) la prescnza massiccia di raJe monvo e la sua rametri induce a un toro inevitabile confronto e uggerisce la nc-
co~ cante conness1one con il motivo degli effetti :mcsi; (3) l'o cil- cessicà di una scelta posta davanci agli incerlocutori .
1,mone tra crireri negacivi e po itivi; (4) il rapporro rr.i le azioni La concrappo izione tra i due tipi di a~cggian~cnto ~ annun:
di culto e l'artività sociale. ciaca sin dai primi due ver etri di Is 58.Agh attcgg1ame~t1 e pr~ s1
. ( 1) La_que tione ~el digiuno, c he occupa una parrc ig1ú6ca- con i cermini llWD e N(~n (v. 1) vengono conrrapposa artegg1a-
nva dei discorso, poss1edc uno srrecco legame con l'atceflg-Íamemo menà po irivi, car.merisaci dei popolo che pratica la ~ius~ia e
penirenziale menzionato nel precedeme d1 cor;o, e sopratruno non abbandona il dirirco di Oio: il ricercare 11 ignore, 11 de 1de-
m 1 57, 15.18. 1n quesco modo la pratica non econ 1deraca ola- rare di cono cere lc ue vie, il chiedere i giusti giudizi di Dio e iJ
n_1ence in e te a ma aJl'mterno di una rifle ~ione piu ampia che bramare la ua vicinanza (v. 2). Nella parte uccc iva dei discorso.
nguarda le condizjoni per la riconciliazione e 11 perdono. la ste a contrappm1zione c;i o serva in riferunenco a due ambici
(2) Lo spazio dedicaco aJ motivo ccmatico e.lei c riteri com- particolari: ln pratica dei digiuno (vv. 3b-5 e vv. 6-7; 9b- 1OalH) e
e
porr~1~1encaJj magg1ore ri perco a queUo asscgnato ai rimanenri l'osservanza dei abato (v. 13).
m onv1. La sua prepondcranza fa rrasparirt.' !'interesse dei locucore (4) Per quanco concerne iJ concenuto'. nono _rn1~té in ;l 58, 1-
per quesco aspeno dei me aggio, un interesse dcttaco dalla ne- 14 si riprendJnO duc tematiche annunc1atc n_c1_d1sc?rs1 pr~ce ­
denti - l'o ervanza dei abato in 1 56,2.4.6 e 1diverst aspera dei
culto in Is 57 ,3- 13 - l'angolatur.i econdo la quale esse ~engono
affrontate cambia notcvolmence. II prccerco dei abaco n ceve un
•I Non ha r.igione e W!\íl Rll.\A~"ll. /•m.i/i -IU-66.JJIJ,qu.mdo 'l<Mlcne chc il r~

\J~10 .aJ \mgol..in- lncunom;a l'lbblndono dJ <>gJll nlCruncmo .i l\radc Nclll \1\JOOC ulteriore approfondimcnto, ma oprattutto, _Per la prima_volta ~
lrlt0-1"11.rna ad ''~rt- 1mplK.ito (o oitm membro dt l\radc e O)..'lll ~sere um.ino: qumdt. maruera e plicita, 1 dedica un ampio paz10 .11la que_aone dei
mentn- lc íonne ai srnb'Ol.ll'\: 111J1c.mo unJ ncu.'\S.Jru kdt.l 111d1nJwll· am hc .iU'mtcmo rapporti o;ociali ( ottintesi già nel comando generaJe dJ 15 56, Ja),
ddlJ Ul!"\l lllllonc, le uc '" 1 pl'l."IUno ;inche 3 un'apphc.u1onc umvcr\Jlc ddlo swsso
pr111np10. J. MoR(,[N\ r t i..N." r\\O Prophecit'"'l". 30, sosucne dw mt•mn.· 11 v. 2 \cmbr.i
rlb'Uan.bre ~·mter.i na.z•onc, 1) pec:cJto ê J.i com1dcrars1 J1,mb11uvo p1ucm•to che col ~
lctttrn. Ll· forme ai •1ngolan.· d1111oma110 che umi gh Jtn, 1 pcrr.1u e ll· pro1m·•w uo- •·l Ad ccccz1om· dei v. l Jb romcncncc solo cnccri 1)0'>111v1.
VJ11<1 u11 '.1pphcnionc 1mhv1du.1lc.
'" b 5H,9b- lll.i 11011 \1 rifcm,e ~pht1Dmcntt• ~ll.1 1.1uc,0011e dd d1giuno e l;i lc-
>J f'
cr un .op111101w
. JllJ1oga, e fir.J 1) W. WATT\, Jsai,1/i .1-1-66. 272.J.L. K(l<ll r, fo11ah lllJCICleplUllO,lll dt tJí.lltCl'l' gcncr.ilc; turuvtJ, J hvdlo \Cfll.llllKO ,-i Jgg.lllCl.1 a.lia
111/J. 134
qucsoonc soei.ale solkv:iu gil nc1 \'\ 6-7.

365
PARTE 3 CAPITOLO 3: INVITO AUA RICONCILIAZIONE Is 58. 1-14

impre cindibilme nce collegaca con la realizzazione di un correrto 2.4 Gli esitl - rlgenerazlone e trosformazlone
rapporto con JHWH. M enrre in 1 57,3-13 i conce cavano forme
di culco c h1aramence illectte, in Is 58, 1-14 vengono contra c:ate 1n 1 5 , 1- 14 la pre encazionc degli e 1ci pro pcctaci ê dedicar.a
az10111 culcuali che ono in sé legictime, ma che ri ulcano inunli inceramence agli aspecti po irivi, chc dipendono a loro volca dalla
e distaccate dalla ollecirudine ociaJe. realizzazione degli atteggiamenti auspicaá"''.
ln sintesi, si o serva che i criteri comporcamcntali nel d1scorso Per esprimere le diverse faccettaturc delle realcà assicurace ai
di Is 58, 1-14 non riguardano canco questioni di natura crcccamence fedeli,si adoperano numerose mecafore. era lt: quali quella della lucc
formale, come fare o non fare detem1inari acti, quamo piutto to la Ouce, aurora, meriggio), della guangionc (dclla ferira, rinvigori-
temarica piu profonda della disposizione adeguaca che deve ac- menco dellc ossa), della vicaJità :l! sicuraca dall'acqua. li loro deno-
compagnarsi ad ogni ano di culto. Ogni atto di piccà, comprcs1 11 minacore comune e la vita nuova che pervade in maniera radicaJe
digiuno e l'o erv:mza dei abato, ha valore e esprimc il ricono- l'esistcnza individuale dell'uomo e ti suo ambiente vicale (riedifi-
cimem o della ovranicà e della sanricà di Dio. La me nzio nc dei cazione delle rovine, dei scnrieri)'"'. ln cale raffigurazione riecheg-
prccctto dei sabato alJ'incerno dei discorso non e affattO uperflua gia la rradizione della creazionc che imprime agli csici rappresencati
e
o fu o ri conte to. li abaco co riruisce infatti il /11ogo in cui possi- i caratteri della novicà, della pienczza e dclJ'annonia, insici neJ di-
biJe lo sposcam enco deU'attenzione da sé a Dio, riconosciuto con- segno o riginalc. lnvece, nclle immagini dei cammino, della guida
temporaneamence come creatore e liberatorc,soggccco dell'alleanza divina e dei nurrimenco dispen ato in luoghi riarsi, i inc:ravede
e sostenitorc della vica, nonché inizio e compimenco di ogni azione l'impronta della tradizione dell't: odo la quaJe contribuisce a sot-
umana .Tale ricono cimento eil solo modo perco cruirc una vera colineare la permanente cura divina e la relazione di reciprocità
rclaz.ionc r ispecco a deU 'ide nricà profonda di encrambe le parti 111- come sua finaJità ulrim:i"7 • N elJ'insicmc infacti la vica e il benessere
tere sare eco ricui ce il senso ultimo dell'o ervanza dclla giusriz.ia dell'uomo dipendono dalla riu-;cita delta rclazione con Dio ed e
e dei diritto. quesro l'e ito fondamencaJe implícito nei vv. 9a e l 4a.
li ricono cersi in ver ità davanti a Dio costicui ce alJo stes o
tempo il fondamenco dell'uguaglianza fra gli e e ri umani e dei
riconoscim enco dell'aJtro com e fratello. Tucce le raccomanda- tJ L"e.ito ncg;imo C- '-01.imcnu: .incnn.llo mlitn:1umentc nc:llt· parole da comesu-
zioni d1 nacura oc1ale pre enri nei vcrsecti precedenti vengono zionc Jd popolo J! ' · J.i. bdJovc \1 du:c t hc 111w11 non •vc:tlc• e non •SJ•. chc espnmc
poggiatc 111 que to modo su un olido fo ndame nco. Lo po ca- uno ,t.tto per cua rr.1 D10 e gh uonum t-<t~lc <>olunm un Jl\Jnu dt ot~nc1cl .
e
men to d'rntere se da é a Dio indispensabile pcrché si abbia un Ncll'm~1cme qu~u: 1mnug1m dt v1uln:.i e d.a íc1.ond1t.i nevoc;ino La promns.i n-
vcro inceresse pe r l'altro, non dettaco da ragioni filanrropiche, o \IOILl ;igli cunudu (1., 5ó.5), che conrr.m.11l luro l.llncmo dt 1.-<'ICJ'C come un albero S«CO
(\1. J ). S1 ;igg;i1m;mo mulrrc Jllc hcncJmum Jcll'Jllcanz;i 111 Lv 26,4-5: Dt 28.+-5.11- 12.
dalla ricerca dei pro prio appagamenco. Insomma, lc quemoni Li vtt;t qu1 annuncu!J \I opponc .ilrC'\110 th moru: pm<ipclutu ncl discorso dt Is 57.3-13.
ociali sollcvacc nel discorso di Is 58 no n sono dissoci:ice dalla • 1 Ha ragione M G1v.v. RJ11·11>ru 11111/ Svc1.1/.f11mrt. lll7-IOH.quando SO"Oene chc mcncn-
problematica della rc lazionc con Dio, anzi, ne pccificano un l't.'50do pn.--supponcvJ u11.1 ncru UM\tonc lT.\ IP• oppl'e'l~t 1 radm e ~h oppm.'IOn Egiziana. Is
a peno impre cindibile. SI! \pt•afica chc non ê p<Y.>S1h1lc rnnfinarc r opp~rc .il da fitora JcUJ comwucl. p1.i: Clll b
dJvcrqficanonc era Opf!m.'IOra e opprcs\I JWÍcnc Jlr111tcnto tldb romumcl stcssa. Ed i: cor-
rccro chc b spt•r.lflll dc:ll'c.\Otlo nun \'ll'nc pau rnnfirura 01 lw.iclc: nm.ma non ~• puõ -tc-
nrrc che l~ v1cnc Jpcru J 1um colom t hc .,offmno opprcwonc (p. 1O~). Ne1 discorn dinm
dclTn1<>-l\.11J b <offcrenz.t non i: m.11 prN.:111.1LJ w1nc uau ~pctte d1 pn:requmro chr gar.m-
o~c Ll bcnt'\"Olcnz.1dtJI1w11.sccondo 11 modc:llo Jell'C"!Odo ~• cncr.i 111 w1a rcl.mone con 1)10
grane alb liber.a ;icccrunone dell'olforu Jt\ 111.1 e non 01 cJu..i deli"opprNtonc subn:;i.

366 367
PARTE 3 CAPITOLO 3: INVITO AUA RICONCILIAZIONE Is 58, l -14

La peculiaricà di 1 58, l- l 4 in rife rimenco aglj esiri pro pettaci e - forma di discorso giudiziario 71 o di anunonimenco 72;
che l'uomo. perimentando gli effetri di salvezza, nceve 11011 solo la - di puta"3 («Diskussiomrede•; •D1 putacion Speech•):
guan gione (pro penata già in Is 57, 1+-19). ma anche una profonda - a1tn'"4 .
traSformaz1one, sancita dei resto per mezzo dei nuo\·o nome (v. l 2b).
Q uesco cambiamento ê dovuco propriamente alia comunione o alla
e
fam iliarità con Dio, che permette a chi fedele di divcntare, a ua
volta, una •'iorgence• e imprimere cosi il concrassegno dei rinnova- ' 1 P.D. HANso:-.., ·11,, D.:111'11 4 A/""'11yptu, IOC1. cons1dcr.1 Is 5M come uru fornu d1
mcnco e deUa vital1cà alia ocietà e all'ambience. Tale capacità del- rr.umuone Cl':l gb or.acoh clJSfü'I d1 gtUdlllO C W' or.11.:oh d1 \;1hnz.a-g1udmo. U SU.l
organ.1z2.1zione s.ucbbc Li ~·gucme: ' · 1. co1111111u1onc profcuc.i: \'V. 2-h. ano d'otccu.s;i
l' uomo - una pecificità dei pensjero trito-isaiano - coincide con
otllirg;uo cb una dnru~1onc; \ . 4b, \entcnz;i: v. 5, J1\Cms1onc: w . C-.-7. ammonizione: ' '"·
l'aspeno delta rivelaz.ionc alvifica di Oio che rende l'uomo pro- 8- 12. conclus1onc come forma c..pJn\J dcll'or.acolo d1 \alvcu.i. L.J. Hort•E. ''ls.uah
priecario legitri mo e responsabile della "casa" comune dove viene 58.1- l 2". 45, cons1dcrn 1 vv. 1-5 come un or:1colo d1 g1udmo sudd1v1so come sci.,ruc:
vissuca in pienezza la relazionc tra JHWH e il suo popolo"". V. 1, COl111111SSÍOOC profeuca: VV. 2-4.1, JCCU\l; \ 4b. wuruz.io; V, 5. discmSÍOllC :1gg1unUv.l.

L'analisi dcgli csiri arcesi conferma c he il problema principale G.I. EMMf.IWlN. lsc1ia/1 .56-66. 25, colloca h 58 tra gh om·oh 1.h giudwo a causa dei
mandatQ a denunaare 1 pcccJu dei popolo 11cl v. 1; nor.a. curc;iv1.1, chc mcmn: il primo
degli ince rlocuto ri riguarda la que tione dei perdono e il ripri- dl·gh dc111enc1 tr.1d1uonah, l'ai:cU\.l, VlCnt' mlono a1 vv. 3b-4J, 11 ~econdo. cioe il pm-
c;tino ddla relazione spezzata: la vicalicà riacquisita ê frutto di una nunnamcmo dei briudmo, e dei runo J'\Clltl'. ma ~l.-guono dcllc cson;mo111 e prom~'.:
relazione e non una cosa a sé stante. di bened121onc. Anchc J.O. ~MARI. Hulclry 11/ft/ 11irol1-,ry. 246. somcnc chc r1mcnco di
'' 58.1-12 nOn C la dcfill17101lC dei CJr.lllCI\' dcl \'Clt> dltçlUllO, 11\3 l.~nmerc l'tpocri-
St:I dd d1giuno e ddb prcgh1cr.1 che 'cmbr.mo manifcsorc una profond;i piet.i, nu ehc
sono m rcalt.i l\"Sprcs\1one d1 mu profondJ 1111:omprc11\lone d1 D10.J. l IARVl:Y, LA piai·
3. Conclusioni: gll effetti perlocutorl attesl
dft)'<T proplibi4111r. 62-63.KO. d1mngue 1 ~brucnu monu:na: v. 1, cnanone m g1udmo; vv.
2-3a. amng;i dell'accm.a: vv. 31>-4. e\posmonc Jdu colpa. '" 5-7; K-1 4, nsposu post-
L' e ame delrarricoluione dei discorso di Is 58, 1- 14 offre la U\•.a a coloro chc agi(cono \Ccondo giumz.u
poss1bil1cà di riconsiderare criticamente il suo genere letteran o. l Sccondo e. Wf~ ~RMA:'o.N. ba1,1/1 40-66.333.11 mmcrcbbc di un discorso di .llll-

Tra le piu r icorrenri propo te i possono elencare le segucnri: rnomz.ionc: e aô ulu b.l\e dei w 5ss. .11 quah s1 rcl.mona 1a c1ô chc precede su ciô che
SCj.,'\IC. i J\'l'Cbbc qu1 b fimonc dei dtSc.orw prol~uco rnn qucllo l11urg1co (333-334).
- in egnamenco profetico (Torah) su che cosa vuol dire mec- • 1 K. KoCNEN. E1/11k 1111d Cs<lm10/0;1111'. Kll. con 1der.1 1 V\ 1-2 come 11 prologo dcl-
cere in pratica la giuscizia"'' e ul culto -u; l'mtcr:i ')CZ]Onc d1 Is 58.3-SCJ. ISa. menrrc I ~ 51!.3-12 \.lrcbbe un discorw gmdiznno n-
guard.mtc ti rcnu Jd dig1uno eonero le da.'>\t clt•vJte; 1'"'· Jb-4 sattbbcro un nmprm~
e 1 w. 5-1 4 una d1scuss1one.111cnrre .allc pp. CJK-~> ~ncne che ti b't'ncrc m qudlo
ddl.i ·Dislc.uss1onswort>. sccondo 11 ~ruente w1luppo. nel v. 3;i \'lcne sollev.aco ti pro-
blcm.1 tb parte dd popolo. 1 vv 3h-4 np<>runo una pnnu nspost;i 1n form;i ncg:aova;
.. C'"fr parte 11, c.ip. 4. S 2.2.2, pp. 260~. 1\'V,5-12 un.i rupo~o 111 fom1a pCKIUVJ. L;i prunJ culnuna nd ' " 4b. con b con(tJt;a-
~'T. Lt '>< ow. " 01c dre11tuligcTor:1",369-370.sopr:muno per quJntO rlj.,'\.1Jrd.11 vv. z1onc che 1)10 non C1.1lldl'cc 11 pop-010 a l.tuu <lcll;a presente íormJ d1 digiuno: la se-
2b-I! Ol),"1llll.7.m come )Cbrue: vv. :?b-3 incrodunonc gcnct:1lc con 1 rnnn·111 dmvc d1 cond.i ncl v. 9a. dove 010 mponde 1:hc lo farl 11011 .ippenJ s1 somruir.t 12 presente
e.c:m e Mj''lll; V\ 3b-7 IJ loro conaeu .ipplic;monc coo: v. 8 la proml-ssa. pr:iuc;a con un digmn<> a lu1 gnd110.
'' ln pJrurnlJrc 1 vv. (,..7.J. MUILC UURG. " lsa1;ih 40-6(1"'. 677. ~omcnc \I tr.illl d1 •W. 11onl\orr. "•Unl'\'.chrm~fügc fe,.,dn .iufrun•". 265. 'ons1der.i I~ 58.1 - 12 un
un pot•ma hrurg1co con Jcllc csort.iz10111 chc ri5pondono allc dom.ande dcll;i comu- t.-sempio di moddlo ccono1111co .1ltemaU\1l; M.L. UA!~lll. "Fa~ting 111 l't21Jh 58.1-12•'.
nid cuhualc: .iltl\' propoçir: R.N. W1 IYURAY. fJJia/i 40-66, 212. ~crmonc.13 St 1HlAMM, 96. ~doper:1 b dcfinmone 1J1.ilcnic ncgatíon• du: md1cJ 1:i funZJone d1 comr:utare at-
77rr Oppo11rub, 133. un scrmonc o ;1111moniz1one prr mdurrc la comu111t:1 a un cotm- rraverso llJll negnionc alio ~(lpo d1 a~1un1o1cre e11fü1: cosi Is 58 non rigcuerebbc il d1-
b1Jmcnto dei comporumcnto: l~A. St.11 nt. Rlirtorrr 111111 R1·11dnfo11. 1O1. un scrmonc gmno come rak'. nu porn:bbc 111 nhevo 11 fotto che \t' l~ro non \llcne ;iccompab'llalO
pmfcuco t:<>n clcmcnn J 1 d1 puo. chc nspondc ill.l domancb dei v. J;i, dall'amore dei pross11110 nnune rolo un riru~lc vuoto.

368 369
PARTE 3 CAPITOLO 3: INVITO AL t\ RICONCIUAZIONE IS 58, 1-14

La difficoltà a inserire la cornpo iz1one d1 1 58, 1- 14 nello dello forzo comumcarivo in 1 58, 1- 14. Ela 'ilia collocazione in
e
o;chema di ~n preci~.º ~cnere lenerario innegabilc. pc o il pro- un de cerminaco mo mento della comunicazionc e l'accenco po to
blema co11S1ste nell 111 1 cenza u uno degli elcmcnti pre en ri senza su alcuni motivi in pílrticolare chc determina l'indirizzo specifico
rendere como della comple'>sicà dei pronunc iamento. Non basta di que to pronunciamenco. Nel discor o precedente (1 57, 14-
infatri individuare ncl v. 1 la oüra formula di incarico profetice 19) JHWI 1 ha m o traco la ua disponibilità a manifc.,ta.rsi in veste
alia denuncia per scabilire c he nitto il discorso ha un caranere di sal vi fica, com e 'il addicc alia ua tessa natura . Tutravia, proprio a
oracoJo di giudizio ~.come non basca la tcmatica dommance dei cau a di questa natura, l'uomo deve rcndeN1 idoneo alla pcnna-
digiu.n o (c~e .dei rc co compar~ a parrire daJ v. 9b) per po tulare ne nza di Dio con lu1. ln que ta ottica s1 in eriscc il messaggio di
c he s~ rra~a di u~ crm?nc ded1cato a que ta pratica"'. I 58, 1- 14: neUa iruazione di rortura deUa rclazione con iJ Si-
01vers1 a pem dei d1o;corso permenono invecc d1 individuare gnore, iJ popolo e chiamato a porre arti concrea di concrizione
trarti cara~cr~ rici dei genere deUa .,disputa•, i cu1 aspctà e enziali atcraver o i quali la relazionc po a es ere ri tab1lica e la alvezza
sono: la c1tazione dellc parole dei popolo nel v. 3a e il ucce ivo e
manifesrarsi in tutta la sua Ptenezza. Quesco lo sfondo deUa di-
pronunciamento argomemaàvon caratterizzaco daJl'altemanza dei 'iputa c:racciaco nci vv._ 1 -~. E yer que tJ ragion~ c~e il ~s~orso,
crireri comportamcntali e degli esiri po itivi dcrivnnti daJl'assun- in gran parte, esponc 1 cncen comportamencah dai quah n sulta
zione di cal~ criteri. Tuctavia, la probJematica implicara nella di- chiaro c he la corrczionc dei pre upposci dcgli incerlocucori non
~puca. non nguarda ~nco . ~na dcUe pratiche religio e 111 sé, ma l riguarda ola m ente il digiuno . come tale, ma. l'in icme .degli a~
m erJSce nella temaoca p1u vasta della comunicazionc divina nel di penitcnza, in modo che es 1 possano c;odd1 farc le e 1genze d1
Trico- lo;aia: l'intenzionalicl dei locucore divino di promuovere in g iustizia ne i con&onri di Dio. Un altro morivo dominante nel
maniera piu efficace !'invito universaJe aUa comunione ta aUa base discorso riguarda gli e iri posic:ivi delle celcc operace econdo le
preferenze divine. Tale motivo esprime la finalità persuasiva de i
discorso piuttosco che queUa infom1ariva.
t noa che nd Ja.Kor10 l'anc.incJtO non svol~e l;a ~ua funzaom·. 1 tC'rmm1 con-
ncu Jdlt• "lnSf.lrt"SSaOllJt 11011 ~(lll() Jd lUllO defium o~ flr.IUCJ Jcl d1~1Ul10 mal elfet-
tll.ll.1, Li protesta m~lentc Jcl pupolo o aluu); non c'i: una c\,Jcmc t•ntcnza. ubcnrr.i,
anvc~c, un.i ~cra e da clt'menti t'\lr.llll'a nl coam.".ltO giud1:ziJle. t1ual1 l'111scll'1amcnco in
pmmvo ~ullc prauchc ;m:cu.1cc d:i Dao e lJ lunga cspo"zaonc dcgh dTcm. LI ,ohmonc
prop<hCI d:i P.O. H AN'< lN, Tiir {),,.,.,, o(rl/""ªl)•ptrc. 107, cuu !J prt.'\Cl1:U da Jut• gruppt
da l'l'ÍCn:nn, non h.i "'""~llll so~ccgno nel tesco.
' ln queÇto tipo J 1 mtcrpreuzaont' ~a cscludono gencr.ilmcnte 1 n 13-14 come
putc mc~r.ime dei di~tmo. lm-ccc. M.L. UARIU, ''F.mmg 111 h.mh 58, 1-12". 96. d1-
m<Ktr.1 come l':ipp.tnenenu dt•a vv 13- 14 .1Jl'oracolo conÍt'nrn lhe l'uucnzaonc dei
l~to non i: qudu Ji mcuerc 111 oppO'.anonc l';atmm.i ~lc e qucll.t cuhu;ile
~ A. GRAHY. A Prarlrrt Coi1/r(l111J llis Pro1lk. 1O~\., elent..:i .tlrnna clemenu fornh-
mcnala di que lO gencre: l.i descrmone JeJ SõggettO Jcl qualc \J CalJllO le p:irole; la rt-
CltU710rlC: dei conb.•nuto d1 1.ile cu.121one. che mult.i fabo ~e ronfromaco ton 1'.igm:
.1h1ru;ile da Dao (pp. 111 - 11 2). le rJgJOlll da t.1lc nliuto b.1\Jtc \ull'.111nu11Clo th un fü-
tllll> tntcrwnco da JllWll. lnvccc R .F. Muut.IN. ·17,,. Ft1m1at10111if b11111lr.19, 'J>cciíica due
momcnn dell:i da\puu: ai fo11d.11ncnco Jdl;i Jaspuu, che contaene un punco Ji pJnctlZJ
lOnJ1va~ tl.igh tnterlocucori coan\'Oln, e b na;i co11du\1unc. d ae t' ai mui mo logaco dd
prt>t:t."''° .irgomenuovu b.ls.110 mi pranClpao di p.irtenu condJVJ.W

370 371
CAPITOL0 4
l' ESCLUSIONE COME TATTICA ESTREMA OI PERSUASIONE
Is 65. l -25

Rispe tto agli altri dísco rsi, c he si sussegu ivano quasi ininter-
rotcam ente l' uno dopo l'alcro, I 65, 1-25 si colloca dopo una serie
di o racoli che non manifestano i segni distinàvi dei pro nuncia-
m ento divino e non conten gono i mo tivi tematici caracte ristici
dei discorsi divini. Me ncre, dunque, ncgLi studi su Is 65, 1-25 )'in-
teresse degli interpreti si concentra primariame nte ulla relazione
con ls 63,7- 64, 11 , e necessario c be si presti actenzio ne aJl 'artico-
lazione dei discorso, 110 11 solo in relazione a cio che immediaca-
me nce precede, ma anche in relazione aJl 'incera co municazio ne
divina neUa te rza parte di Isaia. Un altro aspetto che m e rita ac-
cenzio ne, ma che e spesso trascuraro, e la fin alità comunicativa
del discorso nel suo insierne, che va ai di là quella delle sue parti
costitutive. t.:impattO comunica tivo di ls 65, 1-25, in fatti, e prin-
cipalme nte il ri ultaco deUa tensione che si instaura era le sue parti ,
chc solo apparentemente sono d i om ogenee.

D resto di Is 65,1-25 con la craduzione si presenta nella maniera seguente.

V. Tmo 1 IV.UUL.ION E
1 'b<~ Kfh "11:.'Til H u rupostu ~ coloro chc non dom.md.l\-.t110 (di me).
"l':(l:l Ki,i, 'fllC>ll) 11u <0no rivl'Llro 3 coloro che non 1111 ccrcav.mo.
'll.1 'lli'1 ~K D1s.\l: .i~cro11u. eccouu•
'!:)':/: KVIÓ'" ~ uiu nmone chc non ínvoc:m1 ai nuo 1io1ne.

373
'I

PAATE3 ~~ CAPITOLO 4: l'ESCLUSIONE COME TAmCA Is 65.1-25

e~ - ·r:::-c (J) 1)1\IN lc 1111e num iuno iJ !!'º"'º I:? ::-...... c:irac orx:1 ,, c.k<nno ilL1 1p.id.i
••-o ~ \mQ Ull popol.l nbdll", i:-i.:n r-..:: '- c:'-:1 e: ruw voe ;ai m.udlo ,, do•Tt:tc plt'):oll"t'.
:l'C'll'- ~:i e":'::-.;, (h) chc proc.C'tk (li u1u u1 nun buo1u. Cl'l"1' K.,, '!"~ i,. pcrchê ho dtunum lllJ non JH1<' 11\p<)\IO.
C:'l'IU'l!l'!ll Tlt <l1ctr0 1 <uOI dt~ 11. cti;.'l:':I K"1 'm:l, ho p~rllto 111.I 11011 d\\'IC d•~:OllJIO,
·~:i 'mt ci>•:i::'l:i_c:i
_ :i-t-U
--'-n'-IXl.;;....;pQ
...;;;k>.;;.:_c:;:h;.;;c::.r:c.n;.;;>v;.;;0t_J_p_ro_pno me, rnn çfacc:i.u.l~nc, 'Tll:l in.,•"Z".:r-1 ~vete fmo aü d1e ~ 111.ilc JI 1111<.'1 O(du
"!'llr' l"ll'Ullh!lllC11ll!, c.-nr~ 't'Ucr-Mi,inc:!' e c11\ chc nu Ji;p1J1c .1vc1e ~ dto
l'Ul:: CT":lt ~nfic1nJo llCI g!.ll'llllll 'rK "li!K~ pC.. Pcn;into. coo d1ci· 11 ')1g11orc;
1---t------C::...;'1:~;-.-',,c-i::-:1 e ollicndo uw:cnso
e~:; : e·:-:--, Jb11:111Jo 11C1 ~.
ui 11uttom.
.;...;..;.."-=--------J " T

..
f-:K" .,:i,: - : - gu;ml.l! 1 lllJCI ~l'\1 nunb"'r;umo
~ C1\K' llll \ÕI :l\lTtC l.m....-;
V"- e-= e nn luoizfu ~INI p;a'-.i1iJo L1111\tlc. v-:r ...,.._:i :e.., gwn:b! 1 llllC1 ~, berr:anno
... c.-.i nu \OI ª'~>etc,
- :i -:::c"-::K.· 11ungwiJo carne Ji pono ~
::.~ ::-1-;c 'I • t•J e nb1 mmM>nc:b nc1 k>ro um
..._..;...:.+-'-.;..;.;;.;...;;;;;.;;;;;,;;.;.;.;;;;...;;;:..:..:.::.:.:~=:
1":!'!'" ..,::!) ~- gwl'\b! 1 nuet 'CI'\ l l!l<'lr.111M
s ;"1t ::-y C"'"l:K:i
i;;::-i;>-: ·:::-.::~
(;a) Coloro che dtrnno ~LI loncno,
no11 JC1oÇQm J mc.1..,:nhé 'M.>110 p1i1 ~ro J1 te!•. 14
-
-..n ~ nu \'OI pro\crctc \'Cl}.'Ot?1.I,
:::', :ll:o') ~ -,:::i n;.,, gu;inl:a! 1 11uc1 'ICl'\'I .1t·d.u11cm11K1 peru ~ou dd cuorc
'CK:: r:'J ~ (b) Queste c<N- 'o()llCI fumo nelll· 11111· nJno, :;i; :K=il \'':ii;n CM1 ma \ 01 witlcretc per 11 Jolore Jc:I more
,,
1 - - - 1 - - - - - - cr;-l,:; r:K
•m&, n::vc 11:.,
un ti10<:<> che ;mie tuUtl 11 womo.
(J) Ecro. iuuo qu~o )U ~nuo <U..-Jno J nK"; 15
l~l"I n-, ·::n1 e r b conur.i lkllo \ mui urlcrccc.
c::i::':l cm::r. l>ovretc U..a.u-t" il Hl>lro 110111C'
'M~K -: :"'!T1M Ki, (b) 10 non n:-.1m) mmc lirn:hé non J\TÕ np.ig;iro. --n:'- :wo~ U)llK' 1mprcu.L10ne JJ 111ic1 ckm
i----r-----.;;i;..~ _.~7c~n.;.o..;;JQ'=..;ro~·~~;.:..:_lk>:.::..:_n~).a;,.:'~n~1bo::=:.·----------.J
.;.....;.;·' ·rr:."'::i i'T\T "nK -,.-::-n
"C'hc o tXCl.I monre il '11~1tin: 1>10 ...
7 ==~ ~ c:'M:l l.e \~ rolpc e k rolpc Jn \1Nll p.uln. C':I K • 'l'"':.;r-.,
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c.+::c m:i:ll~'1 e qiJk rollmc 1111 oltr.llJl:l.l\Jno. p· ~ ' :::- gmreri per 11 lno Amn1
• 1 r":l> "1l':K"I 'M":lll t:Jkolerô S... lom mom >J"-1~ nd lom 11bo. tro:"K-..., ,,,_.~., YC:'l ·: l>J\t\ c:ro \ 'Cllj,.'OllO d1111t'f1Ul JlC' k rnboluiom ;modlt'
-n.- T.IK :"!: Cosi Ju.t' 11 S1gnore ·r:.~ MrCJ •: 1 e \C11 amo 1u~o-1c .11 nu,.., cxd1;..;.1'---------1
"1::::>11::: r;li'n,, IG':i' ,~ n>rnc qu.111<lo ~1 m>vJ 1110..10 11cl 1~nppolo, 17 K-il:I 'll~::l pmchC: ecco in \CO per ln!.1~
\,~lt "IOKl e 11 <l1ce: "Nou dl\l·ru~-ctclo. n:rm r~, e·~ C'r.':l c1ch llU0\1 e un~ tcn-J nuou,
poiché \1 un;i hen1-dwoc1C".e mr:1r.· ~,, K"1 11011 vt'm nC'onl.iro 11 p.n-.iio
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'7f? :'rl'IM CT':l':l:"I tlnnenac:mdo 11 nuo monte '9nro, ~~!"IM K'-!:""11 nC: u11 wcdm1 dtc non lt1111p1.1 1\Um WQnn:
r'-:1 "TJI:- C":'l;l;'I pn·p.ir:mJo per C.aJ u11~ 111c1t(J rm· :v.i i>11:1 :i "llll., '::l po1ché 11 p1u wm.1nc .1 n·nt'.111111 monrl,
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374 375
PARTE 3 CAPITOLO 4: L'ESCLUSIONE COME TATTICA Is 65, 1-25

21 'l:':l'l C'n:I 12:1 C()(tJUJr.J]mO case e "' :i.biccrouio. versi nella parte finalc in una progressiva distensione, acquista coni
C-W 1C,::iio O"lli.:: l:10l1 111.m1er.mno Vll!llc e ne nuni..-enumo 11 &uno. sempre piu acce i, incalzanti e Je strategie adoperate si contrad-
22 :.::r 'TI1(1 u:r 1eC, Non cosmtinm10 e w1 aluo abi1erii,
distinguono per una certa esasperazione, caratteristica deUe si-
C,::il(' T.111 ~· 1eC, non pi;m1cr.m110 e un 01lrro flUJl!,,"t"ci.
·~ -o· ilm 'll'::~:: po1ch~ 1giom1dei1mo popolo -1 giom1 delrJlbero,
tuazioni estreme. 11 locutore ricorre, dunque, a rutti i mezzi, fino
-i•:;:; -f:-:t Cll"T :-r.r.m1 e dcD' opera deite loro nuni osu6u1r.111no 1 11uc1 clcm ai piu sconcert:mti, per spingere i suoi interlocutori ad accettare
23 p-iC, \llT' 1eC, Non fapchcr.mno 111\';1110, !'invito alla comunione, a decider i, cioe, per un cambiamento, in
;T,;-cC, m- 1e"1 e non boencreranno p<'r Li pt'rdizionc, modo da poter entrare a fàr parte di quel popolo che vive una re-
:n:t :-ri:r ..:n: Tr ~-~ po11.h~ ts.11 sannno progcmc bencdera dei 1191orc, lazione piena e armoniosa con JHWH.
CJ"llCC~ 11K1cmc :i.11.i loro dtsccndenu. ll secondo elemento riguarda il destinatario specifico dei pro-
24 i!lint •)1(1 iitV"C--.O :"i'm Pruro cite 1111 mvochmo, 10 li cs;mdtrO.
nunciamento. Oallo svolgimenco dei discorso si desume che ad
llr.';11( •JK\ C-,;)"llJ c ;i i'W =mo .moor.a D.lti.lllda. e io li ~ol1crõ.
25 "lmC: 1ln' :-6e1 ~I Jl Jupo C r~gndlo plSCOk'r.111110 lrKll'lllC,
essere imcrpellati direttamence siano i ribeUi, coloro con i quali
prc,:nt• y~ M'"'.K1 11 leonc come w1 bu.: rnangeri b p;igb.i le precedenti strategie non hanno funzionato. Proprio su di loro
'IQ,,., •l)ll ~
e il ~lc ditem si nutnr.i. il locucore concentra tutta la sua creatività nel trovare argomenti
'll'l'lr.r'"ICC,1 wntC, Non ~i far.111110 malc né ~ dinn~'f:lnno persuasivi, e lo fa in rutte le parti dei discorso, an che quando parla
V1p ;.,.i,;)l) ru nim> il mio <amo mome, dei suoi servi e quando prospecta il quadro deUa nuova creazione
:n.T il:IC dtce li Si11norc. nella quale non c'e posto per gli infedeli .
Tenere continuamente presenci encrambi gl i aspetti e indi-
spensabile per poter scorgere la forza pragmatica de1 discorso che
• 1. L'artlcolozlone comunicativa di Is 65, 1-25 va ai di Jà deU'immediatezza della superficie dei testo.

L'articolazione comunicativa dei discorso in Is 65, l -25 si pre-


senta particolarmente complessa. M entre le singole sotto-unità 1.1 L' estremo otto dello contesa: w. 1-7
non suscitano difficoltà dal pumo di vista interpretativo, l'ime-
grazione di tutte le parti in un co11ri111111111 comunicativo risulta La domanda principale che si impone nell' imerpretazione dei
problematica e non estata finora approfondita in maniera suffi- w. 1-7 riguarda la tipologia dei procedimento divino. Si tratta di
e,
ciente. QuaJ dunque, la Strategia SOttOStante alfa giustappo i- un giudizio definjrivo in cui JHWH, in veste di giudice, intende
zione di un pronunciamento giuridico nei vv. 1-7, un giudizio emetcere ai danni degli irnputati una sentenza irrevocabile op-
selettivo nei vv. 8- l 6a e Ja prospettiva della nuova creazione nei pure, ancora una volta,JHWH tenta di promuovere uo'appassio-
vv. l 6b-25? Per poter individuare i possibili moventi di tale arti- nata concroversia in cui, in quanto parte lesa, contesta agli
colazione comunica tiva e gli effecti perlocutori auspicati daJ lo- avversari la violazione della relazione? La finalità dei suo proce-
cucore e necessario tenere presenci due elementi fondame ntaJi dere sarà, dunque, quelJa di emettere un verdetto per mezzo dei
deUa comu nicazione. quale giuscizia possa essere fatta a scapito della relazione, cbe sarà
a primo riguarda il contesto comunica tivo. fs 65, 1-25 costi- cosi definitivamente compromessa? Oppure sarà quella di salva-
tuisce, insieme a Is 66, 1-24 , la parte finaJe deU'intera comunica- guardare le esigenze deUa giustizia attraverso un tentativo estremo
zione divina presente nel Trito- lsaia, ma il percorso persuasivo di ricomporre la relazione scessa? li procedimento rin1ane ambí-
effettuato fi nora da JHWH presume o ipotizza un suo parziale in- guo in questa parte e la ua imerpretazione piurcosro ardua. Le
successo. Per que ta ragione il pronunciamento, invece di r iso!- forme espressive si addicono sia a un processo giudiziario sia a

376 377
PAl?Tt 3 CAPITOLO 4: LESCLUSIONE COME TATTICA IS65, 1-25

una com esa u que rioni di dirirro. Tuna via, iJ d íscor o non fini- comunicaz.ione divina Cinorn compiuca si raggiunge una inte<;i
sce ne l v. 7 ma si prolunga 11ei versetti successivi ed ê proprio degli sforzi di JHWI t nel cercarc di indurrc gH imerlocucori al rav-
quesro prolungamcnto a decerminare la forma dei procedimento vedimento e alla riconciliazione 1• N eí precedenci discors1 wni-
come com rover ia bilaterale. vano rappre entate le diver e strategic pcrsuasivc a ttraverso le
quali JHWH cercava di accosr.ar i a coloro che fa cevano poco o
1. 1. 111 fondamen to dei procedere: w. 1 ~2o nienre per avvjcin:irsi :i !ui e accogliere la ua offerca dj relazionc;
tali erano l':innuncio d ella sua rivelazione prossinrn e l:i necessid
Sín daUe prime batrute, iJ locutore glll<>àfica il uo procedimento di un 'adcguata preparazione in vista di essa (l 56, 1-8) . la con-
cvidenz:iando una siruaz:ionc di relaz:ione compromessa, ·cnza pos- rroversia g iuridica (l 57 ,3-13), lc paro le di incoraggiamemo (ls
ibilità d'intesa a cau a del persistente rifiuro deUa parte avversa. 57, l +-19) e la manifcscazione deJle vie di riconciliazione (Is 58, 1-
Nel v. 1 i verbi ·n~h"TJ e •ntt~O> ai i colle rativo implicano 14). Sono quesci tencativi divini - ripetuà e anàcipatori rispetto
l'asperto di realizzaz:ione etEcace ddlc azionj espresse nei verbi, all'iniz.iaàva umana - ad essere rim:isrí senza corrispondenza5•
per cui i puõ proporre la craduzione: cebo r isposto a coloro che Per quest:i ragione l'arccggiamcm o deficüario di cu] si parla in Is
non domandavano di me, nti o no rivelaco a colo ro c he non mi 65, 1 (1',Kw 1<1'?, 'lWj'::l Kr,, 'OaJ::! 1<1p·K'?) non riguarda o lamence e
cercavanott 1• La rappresencaz.ione deUe azion.i di JHWH nei w. 1- princ ipalmente la fera dei culto o la ricerca degli oracoli divini ,
2a e dclla manca nza di com pondenti atti da parte degli inteclo- ma raffigura iJ popolo che non ha riposto in JHWH la propria fi-
c utori induce ai confronto dei rispertiví cornporramenti e svela ducia di ·aJvezza e non ha mostrato segni di pcnicenza, né ha in-
il contrasto rutt'ora irrisolto tr.l le due parà2• Si nocano duc aspetti vocato pcrdono nella speranza dj riscabilfre la rel:izione con il suo
ddJ 'agire djvino: l'insistenza e la tenacia, nono tante l'iodiffcrcnza
degli inre rpellati, e l'anreriorici ddl' iniz iativa ruvina rispc rco al-
l'azione degli uomini. N e l conresro immediato si riconosce qui 63, l 7), nou ê du11qu.- lu1 cht' Jcvc •ntornarco (1 li3, 17) 1113 il rorolo. qud popolo chc:
l'auto-assolurione di Dio nei confronti dcllc accusc e deUe do- 11011 mVOC:l\'!l 11 nome di 1)10 (I~ (.-1,4): 11onmr.incc: omo c.-1ô. Dio gli ' 1 rcndcva p~imo.
mandc rivoltegli in Is 63,7-64, t t '. m:i nel conre to d eJl'inte r:i Per qu.mro riguar<b l'e,pn:.~1011t" 'll:l::i 1<·; "K? ·u nd v. 1, rbult.1 iutpmb:ib1k· l'ín-
terpn:-cmonc: d1 6.J. Yl>UN(:. 'nir &"'k c?f ls11111fl. 111, 5UI. wco11do IJ qu.1k· r.it1011c di
JllWll 'klrt'hhc rl\'oll;i .1i g1muJ1: u11'1111crpn:canm1t' mconsrucntc:, dd n.~m. con l.l '11'-"-
re\~l\<.1 .L~serz1~mc d1c fo C"0111c1dl'rc: l:i •nccrcJ. J1 D10• co11 1.i co11,ultuio11c d1 un or;i-
1 colo (.1rtL-ggi.11ncnm p1uuo«o 1mrc"°'L1111lc ~e ntênro ;u pJg;ina). (,;h nr:1111cn e 1 popoli
Cfr. W- 0 23Ag: •1lw \UhJl'<·t all°'v' Jl1 1111plic11 or t'xphc it .11tc111 to dft:CL upon
lum Lhe n1 uon de1101cd by thc ccrb. (..)1 hc rollt"T.!UVt' 1'\ipl1ul ofic11 arwoh e:" thc d- 111cnz101t.:to 111 h 5(i, 1-8 'ono JCCt'trJ.lÍ da JI tWI 1, non J pn.><cmdl'rt• dJI !oro compor-
cmcm OÍ ctlitlt)': \\ Jut lhe ~Ubjt'U ,1JIO\\' to luppc11 l.Ul mJCl'ti tJe cJrm.- J thmu~h•. timcmo, m.i prcr 1s.1111cn1c: pl'rc·h.: lu1111~1 .1dl'ntO li S1g11orl' e alie 'uc r~1gcnzc (c:fr. 1
1>1 COtl)t•guc11tJ \V- O pmpongono IJ •c}tUnm.· 1r.11Ju,íonc: •I e111111wrd (<u//1111\·J 111)'1>1'/f cntt:n chc dctl'rrnmall(l la t Jr.ll!t'na.121011c: d1 qul'(O pertonl~'l 111 I~ 5(ih). D1 ctm-
M li. r1111.11J11 /11') tho.~c '' bo J1J fl(lt .il!ok (for 1fü•). 1 mY11/r1f myscl( 111 (<.,1/le111'<'tl my•r!J 111 I~ wgllcnz.i. non<'Kt'11lle srn .1Ucu.111te, ridc.-a ddl..i libcr:i grJ11;i d1 Dto \cM rnloro dw non
_/111111tl /1y) cho~ \\ ho d1d nm •cck me• l'«r un •1mcrpl\·1.mom• ~n.1log;i. dr.Jnrhc Joum>1. lo cono~cono. non 1:. pane.- dd lll'-"\.\ilJ;l;IO U'Jsmc\so 111 r~ 6'í. I.
§ 5h·.J l... Koorc . /f,11i1/1 11111. 4111, pmp(l11C d1 mm co1Nd••r.irc.- 1 \'crb1ai pl~\Jto 11u ' Qu~Lo ;ispcLro non ha rit:cvuto finon uu.1 dcbJt;i ;11ccn1_1one c.L p.trte Jcgh stu-
111 lmcJ nm 1 pJrt1np1 d11.• d•~rwono 11· J71om Jd Jl<lpolo. d1~1 che. ~l'm·ralmcnu:, s1 '01Tcr111a110 10 nw11t?r:i p1ultO\lO t;tcncrit'J ~ullc co rrnpon-
' AJ ..... l~-C. 13, NNARll. l.r Vfllllil /5mr• ..j(>4-4t15. Jcnzc di b (15 m pcno .tlb prcglucr.i-lamcnto d1 h 63,7-64, l I.
n1tJrU Dm 11011 t: MlllJ\IO mcnc nonoo.W11tt• l'Jn 11'-l 1110...,.1 ((llllm J1 lul 111 r~ ' ln p~rrit:oL1n: lt- C.\pl'l."i\IOUI ll;1d K " ... 'l:lp: K': t'VOt:JllO la lllJJlC.llJ mpomfenz.i
M.11, 11011 e \Co111p.1nu .1110 \1 llpt1 di ' fllll..'t'rt• 11 pupnlo 11 <1111.:Jc:r-1 Jo\ e fê>"-~e (h .111"1dc:all! pn....,cm.1to in Is 58,2 {711:l •• ::-.,), mcnu·c "O:>: K"'r"'K':' ,j cullol.l m oppmmonc
h.~. 11).11011 Ut'\t' rend<'n- conto pc:1 Li m;inlJ01.1 ,Lt pMtt- \Uil J1 :r.do, tcncn:v~1 e 1111 ..cm b t·.1~Ltcri,t1c<1 dcttf1 \tralllCn 111 Is 5(1,(>, (ht• ;a111J110 1l 110111e dei ~1g11ol'I.'. 111ulue,
\C:rtlONIJ ( b f1J, l 5): noo 'º'º cgh non h.1 IJlto ,·.ig.irc ri popolo loni.1110 d.:tlll."' uc: nt, fa tr.t\flJíll'C r111.-ómprc11\IOllC dd noan1• di JllWll, <l.t hn nwl.110 Ili Is 57.15.c ddlJ SU.1
ma cou.imc:mc.-11tc:- gl1di: uu.Lt.i\·J e: lo 111cor.1~1.iv.1 " mrtteN )UI t·.11111111r111 i:;1u\m (I' dl\po111b1l11ã J nspondcn· all'mvocrnonc nport.1t.1 in 1 ~ Stl,9 (1q>).

378 379
PARTE 3 _ ---- CAPITOlO 4: L'ESCLUSIONE COME TAmCA IS 65. 1-25

Dio1o. Ed e esactamente quel non rivolgersj a JHWH, che costinti- n pronunciamento dei vv. 1-2a espleta la funzio ne esprruiva,
~ce ciõ che e definico come •ribellione• {v. 2a). perché JHWH non solo riproduce econdo la verità il deteriora-
Nei vv. 1-2a il locurore manifesta dunque la sua insisre nza e mento dei rapporto con i ribelli, ma fa crasparire i propri e n ti-
co tanza, evidence neU' incera comunicazione, per m ezzo di una m e ná e, insieme. un giudizio di vaJore che rrascende iJ o lo dato
gradazione ascendente: mi rend evo acce ibile, mi rivelavo, ch- di fano. n locucore, manifestando rinrensità dei proprio deside-
cevo •eccomi. eccomi», ogni giorno rendevo le m~mi com e in rio e la tenacia ne] suo venire incontro al popolo, esprimt: sopra-
una supplica7 .JHWH, qujndj, non i rendcva chsponibile nel caso rurco la delusione di e sere sraro roralmeme ignorato. La funzione
il popolo decidesse di cerca rio, ma anricipava ogni azione u mana espressiva i differenzia risperco alia pura rt2ppre.sc11tazioue grazie al
annunciando la sua disponfüilicà e perfino implorando la rispon- rico r o a figure retoriche di var io genere, quaü l'enum erazione di
denza. L'elenco delle azioru divine con il ricorso aJ dimax, indica az:ioni. il cüma.x, la Ütote (•la srrada non buona•), la ripetizione en-
la rocalicà e la complecezza deJ suo opera to, e erve a segnalare un farica dj «eccomj11, che. olcre a rappresentare 1 fatá. veicolano un
pu nco di arurazione in cuj deve succedere quako a di diverso g iudizio di valore, elemento caratteriscico degli arei espressi11i.
perché tune le tartiche precedenri non hanno raggiunco glj effetti
perlocucori arcesi11• 1. 1.2 L'impionto occusotorio: w. 2b-5
La fase accusacoria non viene prolungata , perché il compor-
' Ado.. E. A<.:Hrt:.MEILR, TI1t Com1111111i1y a11J .\frssa.l!f". 123. \ast1cnc: chc: comem camenco rappre encaro e pale emente iHecito e la sua concreta
15 51!.2. anche m queno aw s1 rr.m.1 dt"l tenmm t tallC'I cbc (1 uolizuv;ino nclb n-
ch1~1.;1 Ui or:acoli prcsso un pmfw o 1111 s.1cc:rdorc; \Ul11ltnc:nlc: EJ YOt;~G. Tht &olt
e
messa in arco confem1ara dalla coincidenza delle azionj qui il-
lu trate coa quelle già denunciate nelle precedenti fasi dell:i co-
11..f úaialt. Ili. 5111 . Pt>r J. Ut.ENKJN\<'WI•, 1.w .ih 56-66. 269-270. • ..• Ült> c(1111pbm1 IS .:ibout
llt.'{tlect ofllw onhoda." rull of VI IVH•: co~i ;im:hc: D. l llRM1M, n1" Oppmimu. 157. municarione (cfr. Is 57,3- 13).
S«ondo ú qu.Jlc ncl da~t·orw s1 n <pl·cchacrebbe
.. • ••• Uic: ongomg <t.rugglc 1.0 C\Ubluh
che"orthoJox"cult of VHWH•. J. Mull.fNUUllC., ulsiuh 40-M... 7-16,fon{Ü bsw m- Nei vv. 2b-4 il locumre descr ive akuni cracti dei comporta-
tcrprcunooe ~prdtuao ,uJ le:.~c:nu T'· che tutcJ\1J <l rt\'Cb crronca p<'Tthé .-i nc:1 mento ribelle che sfocia neUe aspettaàve rivolte alle alrre, pre-
prttcdmn da\Cooi posscdl'\'3 p1umxto un \1gmtic:uo comporr.imc:nrnlc: c: non culruale
(di h 57, l 0.17. 111 nfenmenro a1 comportamemi nt"g;mVl, e: Is 57, l-1 per ciô chc n-
suntc: fonti di alvezza e di fc licità. La rappresemazione dei
~ru;ml.J l"idc.Jlc pos1t1\'0). i>cr quanto rlgwrd;a b connor.monc Jd verbo=;-: . dr lnc he comportamento deplorevole i sviluppa eguendo una rraiettoria
L.D. M t;RINO, "li voa bola no rd.IO\'CI all.i •nccn::i ru Dia•·. 142-1-15, chc: <<mohnc;i b di un progressivo quamo inevitabile aggravarnenco.
su.a rda21om: con b pemtcnz.;i e li l:.Onwrnonc: e 1m!tte 111 t.'Vldcnu rcvoluuone Jd ,uo LI •popolo ribelle•", rappre encaro nei vv. 1- 2a arcraverso le
<tgnifiotO c..hc, dagli al:tJ 1snrunorula2ZJO (cuho, rreghlt'fJ ccc.). p:l)S:I a 11JdlC'31T b C0- forme vc:rbali aJ Pf., viene raffig1.1rato nei vv. 2b-4 con il ricorso
5(:11111! comporumcm:.Jle che dcnou coloro i:hc r1mango110 fcdd1 .U 111c:~gg10 WYIIK>.
PreçiQ.mencc que<>1'ulm11J óll·cc:r1011e i- c;mmc:moca delTnro-l'IOlu Per r.in.tlb1 dt quc-
ai paracipi che, insieme con l'avverbio -r~n nel v. 3, evidenria110
\tl cnten. cfr. parte li. cap. 3, S 1.2. 1, pp. 21l2s\
la persi cenza dei comporramenti iJJeciri . Tale rappresenra.zione
• Per I'esp~ione .,rc:ndc:re le br:icCl.IJI. cfr. h 1.15: Pro 1,2-1. K. KOEN~. EJJ1ik 1md dcU'o tinazione serve a creare un contrasco con la ccnacia divina
fu<l1a1ol1>J:il'. 162. r111v1ene qw un nd1wno .111.J md1t1onc: Jcll\.~o e. qu111d1. b pron- nella ricerca dei popolo errante (c:1·fí',~ . v. 2). Nel v. 3, i1 rafforza-
t = J1vin.1 .ili.a protenonl' e alb JtfC'la Jcl \UO popolo. Tale m1erpreu11011c. ruu:avu. menco cnfarico orrenuco dalla giusrapposizione dei pronome ' n'IN
n çulo foruu ncl p~mc contesto.
Per que<.u r:igionc: non ee\atU l'incerpreuncmc J1 A. f>ENNA, /J<Ji11, 613. chc rro-
ponc:. aJ ngu.info. un ~gnúic.ito ipolcaco: l.>10 urcbbc ~c.:cNJbtk ;a chi l'av~ ricer-
C.lLO coo un 'mccro dc:s1dcno. Ll co~l1U21011~· dell'enunciato e 11 ~ontc~to cv1dc11runo
c:hl' ulc 1mz1anv.1 dwma (: ~-almc:nre J\l'\'CnutJ ., Cfr. pane.· li, c;ip. 3. S 12. 1. pp. 20<~.

380 381
PARTE 3 -----------~- CA >JTOLO 4 . L'ESCLUSIONE COME rAmCA Is 65, 1 25

e della locuzione •m-i,11 111, m e tte in evidenza c be la com esa implica La richiesc:a di « tare lo ntano•, espressa en fa ticam ente dalle due
due parti:JHWH. la parte offesa, e il po polo ribclJe, l'offensore. mgiunzioni . in po iá vo (T«,K ::i-ip) e in negativo ('YZJn-i,K). nel
N c lJa rappresem azio ne della figura degli mte rlocutori, JHWH pre ence contesto ddl:I conresa, implica il rigetto e il d iscono c i-
evita, ancora u na volta, qual iasi aJrra caratte rizzazione che non sia menco deJ procederc giurid ico t e 0 15 o ppurc, ne llo specifico, il
que lla compo rta m e n tale 11 • La de no minazione c:m nel v. 3 ri- rifiu co deU'inte rvenco divino ia come accusacorc che com e di-
prende •u (v. 1) e ii'IO e::; (v. 2) e si r ifer isce a lsraele. il protago- fo n ore 11'. Di conseguenza le parole degli infedeli in Is 65,Sa m ec-
nista de i precede nte lamen to, c he in ls 64,8 si dichiarava ut,::;, "?l1, cono in disc ussio n c la pe rcinenza e la ostaoza d e ll'o pe rato di
«tutti no i siamo íl ruo po polo•. li locuto re divino, iuvece, non JHWH : espo rre la propria imegricl com e upe riore a que lla di c hi
ado pera i l termine 'OSJ, caratter istico del .. po polo di JHWH• nella promu ovc r azione giuridica v uo l dire squalificarlo e rin negare il
sua nuova accezionc (che verrà ucilizzaco ia Is 65, I 0. 19.22), e ao uo dfrirto a procederc e a esigere la gi uo;tizia. L'affero1azione di-
per accenware l'incompa ribilici di coloro che !iberam ente scel- ven t:a pa rricolarm eoce srridence e pO<>ta accanco ai precedente
gono la r ibellio ne con cutto c io c he l'appellativo •olJ implica•2. lamento. La rivendicazione della pate rnici divina da parte de i po-
polo in Is 63, 16 e 64,7 si pone in contrasto con Is 65,Sa perc hé
Ri pe rto alle o pzion i comportam e n tali rapprese ncace nei vv. chi nega a J H W H il dir ino di conresa gh nega anche l'autoricà di
2b-4, ch c: o no r iprovevoli in maniera evide nte, in Is 65,Sa la padre e rinunc1a cosi anche aJJa difc a e alJa redenzione. ch e olo
g ravità dei compo rtame nto esce riore de i ribelli vienc rinfor- Dio puõ garan ci.re. lnfacti, in Is 63, 16 JI IWH ê invocaco com e C,Kl
zata dall 'esposizione dei m oventi inte r iori. Le parole de i ribelli
Tn:1,p '::> •:nibn-C,I'( T'?K :iip risulcano estremam ence o ffe nsive se
rifcrite a JHWl 1" , come e m bra o ppo rnmo inre rprecarle nel con- 'iu qul--su stt:'>~ linc~ pur çon ~ru11t.1tun: ,fücr.c. dr l~D. Mt\4 Ali, l $a1JÍ1. l+I, c:he )(."J-
ccsto di una conrroversia bilacerale, pe rché alludono in maniera m•nc chc 1pcrwnaw s1 i:ons1dl.'r:1110 'IJ11a e pn!11dono lc diiunzc dai 1gnun.-;J U1t.N-
der isoria all'auto-rivelazio ne di Oio conce nu ca in L~ 57. 15 14 • "'"'"'WI', 1.i..ualr S6-b6.171. proponc di coni.1der:m: h (t5,5a 1m.1C'11lc a Is 57 .3. <.etondo
EJ VOU"-<•. TI1r IJ.J.>k ef bJ1.1/1, Ili. 5114. t.\lc unp<ntl\O c.omc1dt> con b \"Olonr.â J1 rom-
pere l'Jllnoi;i. Akum :;iulOn nlfc:muno, tn\'ct·e. che 4uC:1o1c p:irolc -uno nvolrc ;igli akn
111cmbri Jcl popolo. dr. A. Pl.J'.. '"'·Is.na, (>15; 1~- E 001' l\tUl. LL Sn:,md lsair. -167. M.E.
1
'Sc,ondo P.I). H ANS<>N. TI1t /).rim <?fAtl()("/yptit. 147." Lr.ita d1 un tcrm111e tcc- TI li lMl ..... l:-.J. /.<J1.i/i -10-66. IM1. ( lw pensá .úU r~ull711)111' dei \.Kcnlou (Lv 21.<i-t!). r.o.
nico per ti (;UltO ncJ Qnn1MI(). nu 12Jc ~C'lllOOC llOn C ll«e!.~Tl.I pctdtê 'll:...,.:1 ruo 11""-"lN, /111 r>J11~11?/ .-i/>t11:.il1•ptll", 1-17- 1--18. mdl\,du.:i 'lw Ull.I pretc.-..J Jd c1rcolo \Jt:cr-
indic:m: semphc:cm..-mc.: b prcscnz:a dwui.i (H.Ot)l:lJIJl.c•• Tnto- lsmctlt, 1n:E.. UO tENNA ,fot.ilc:J.L Ko1)U, /JJ1,1/i 11//J.-l IX.qm......cc.· p.1rolc mult.1110 w1.1 p.rn>du pcnché ~uo Ji
f>IM, 17rr Es4 lta1ol0J[1tAJI /111pl1íat1c>ns, fl3). qumd1 nclb cr.aJurionc:- puil .1~umere la íomu whco nfontc J.il'alwe (C, :?X,-IJ). o J md1vidm p.irmol.in rnmc MtXC (E' J-1..30), o :illo
<li •mt pto\'OCava con ~Í.KC1Jcagg111c•, oppure •propno 1111 provocav;i• 't'-"''º fH\\ li (Es 19, .,.,). Tutuu1. 1"111tcrpreC2.1ooe che cormdcr.1 I ~ 1!55.a nmtc ri\.-olco
li Per lc.- .moni r.affigur.aLc OCI w. :?b-5, dT. p.mc 11. Clp. 3, § 1.2:?. rP· 2:?0-222 Jglr J!trt mcmbn ddlo Slc.~ popolo '>«'.lllhra mcno OJ1f'(1rturu nd .:-ont...... to dei d™- or o.
'' RJ.Sp<'tto .1 h 5K, I. dow J.n,or.> si c\'QC.J\'J lsr:adc come ':l:: nu an )ITidt·nlt' contta- • ht· on::M<:rwc 11 conílmo a JI 1~11 1.· coloro chi.' g nhdl.u10 contm J1 lm: m quei.to d1-
no 'º" lc wc °'"SR"''>IOJÚ e ,olpc. ora m mw1cr.t L~ltoca 11 locutore ..cq;lic d1 .lOOpc.nre "7<>NI l.i llUl'\CIOOt" dei mpporo 111tn-u 111.1111 non v1cnc m.11 wllt'\-:ita.
wu nu0\"3.. p1ü .tppropriao ccnrunolot.'l.I. C!l. L'mtcrpreo~ul1<' ili J.N. (">sWAl"I. TI1t" Biw Cfr. h 41 ...? 1-22 tluw m·orrono cmr.1mb1 1 vc.-rb1 ="'~ e :u udlo \t~'I(> colllç'\tO
cf /<.11,1/r -10-66, 637. CltQ l°an:;ilogu Cr.J Je azwru opprc".-ntall! m I~ 65,2-4 e 111 ! ~ 51J non Jdb l°On4.~ gmndic:~ c\oota t°'phuumemc: tome: ='"" (\ 21).
i: com:cu: non si puô ~c.:ncre chc 1ribdh pcr~'1tlo di csprimctT perutcnz.i mcnm:: mct- Per ti \erlxl :i-; ncíl'Jmhno gi11ritl1co.. • fr plrtl' li. c:tp 1. § J 1. p. ISN. Per 11 wtbo
tono 111 JUO forme J1 cuJro lUIO-COlllpUCCOU. Uo .12101\1 rn.°'<.'lltllC ln 11 ()5,2--l \000 ~1- ~ .. hc mdtcJ l'JV\h.Ul.IN Jd lhfc.•tt'\t1~. dr. (,11 11<.23; ntcrno l lr.l\",ClllJN Jcll'J1:-
lllUJTit'lltC tll1:cm.·, non come qucllc p1Ü .11nb1gue n 110m1c m I~ 58. 1>1fam. m 1, SK d n1...imrc. clt h 511,1'.1: tome: pnN:Tlum 111 tnbun.ilc: ;iJ llO~Cl'l" J1 u1w 'ºnt~. ctr. Dt 25, 1
locutolT n corre J urlJ fonru di U>m!ZIOllC, mcmre in I~ (lS .1 WlJ lºOlllTO\'C:J',13 wundJca, ( Ir. .in~hc: I~ 13< wii.n. R1•1.1/.1/m /,1 ~""'' •1J. 21 'i-217. pé.'r i.J pnN11111Li o l.1 lunt.111.1111a
1
Cfr. p:irtc li. ç;ip. J. § 1.22. p. 22.:?. J.UJ m1puuto ucl CtlnlC"\lt1 g1u1lr11.1no Ncl LOnte-.co cnco-1Q.Uno q rmunna tllll .m~hc
' ' ln qut'$tO \COSO b 65.5J \ J opponc ;inche .i.llc IOJÚ\ll\l' diVUlc: espo~tc nd ' · 1. 111.1 '-lhc:-u.1 Ul\"111.1 JOl\1111< IJ(:t (llfll(' •VI~ llU• Ili " 5f1. I.

382 383
PARc3 CA.PrTOLO 4 : l'ESCLUSIONE COME TATTICA Is 65.1-25

de] popolo e l'azio ne da lui richiesta e quella dertata dall'amore Nel v. 6a. la presenza della particella ~lil egnaJa che la prece-
parem o (Is 63,17). M enrre, dunque, in (s 63,7-64, J 1 il popolo dente fase estara concl usa e l'enunciaco ' ltlc, i1::li n: i1li1 intetizza
r ipcturam ence fa riferimemo ai vincolo con Dio per soJlecitare iJ risulraco della sezione accusaroria, menendo in rilievo il grad o
la sua azione parema, ill ls 65,Sa ad essere rinnegaci sono ia la le- di evidenza e di certezza dei daà a disposizione di Jl IWH {'ltl'?)2".
girrinúcà dell'azione divirta ia lo scesso legame con JHWH. Tale affermazione rende superfluo un ulccr1ore prolungamenro
dei momenco accusacorio. li locutore. anche per evimre qualsiasi
li v. Sb con clude la fase de U'accu a con un aa:o espressivo che, fraincendimc m o d ella dichiarazione riportata nel v. 5b, sostiene
menzionando la coUera divina arcraverso le immagini dei fumo l'oggcrtivicà e vt:rificabilirà dei facri raccolti, conrro ogni sospen o
e dei fuoco (n,p• ~K , ' DK:l 1W:1) 17 , contien e un g iudizio di valore di impulso soggertivo e momemaneo 21 •
sui comportamenti precedencemence elencaci e racchiu i o ra La anzione si aràcola nel v. 6b arcraverso l'espressione ;i~x KC,
nel pronome ;it,K . L'espre ione e •iíC,;j fa crasparire un enso di (•non resterõ inartivo•) 22 e faffennazion c ai po itivo 'M.,::i. li sin-
aturazione: l'irritazio ne e l'offe ache raggiuogono i limiti della tagma CK ' :: ve1cola nn significaco avversativo che i puõ espri-
o ppo rn1zione. m ere con un •m a•. o ppure un •bensi•". La m odalicà dichiarativa
Si nora qui una finezza espressiva basaca su un collegamento a di- dei verbo c i,:1 Pf. implica la certezza dell 'evento, aspetto che \'Íene
st:anz..1: mencre (s 65,Sa esprime la reazione insolente del po polo aJ- rafforzaco dalla ripetizione del verbo c '?ó. NeU'in ieme. l'enun-
l'auto-rivelazione di Dio in Is 57, 15, la replica divina in Is 65,Sb ciato ha una forza ro111111i,SSi11t1, cioe comu1tica l'auro- ímpegno di
consiste in un netto cambi:uncnco de lia dispo izione di JHWH rispetto
a 1 57, 16, dove egli era incline ad arginare la sua ira nell'apertura a1
perdono e alia riconciliazione ('11~K mãlc, KC,i :l"iK c7'11C, t<":)'"·
:!<• 1n Cdc 8 , 14 ~1 <."v1dcnna la rel;izione tra l'indagmc {';-M:t) i: 11 \UO rimluto scrmo
(= ) C1õ chc ~ta cnno porrcbbe :illuderc :mchc alia lcggc l'hc.con lc sue bcm.'thz1001
1. 1.3 Lo mfnocclo d l sonzlone: vv. 6-7 t' mrucdizJOOl, COfüWJSCC' la base giundlCI dcJ \CnJ.CtlO (queSlO as-peno nmanc COC'-
n-me con g1i esta r.appre>cncJtl nd d1~cO™> che per 1 nbdh comc1dono cem le n1.1lc-
1 vv. 6-7 si presenrano com e una m inaccia di sanzio ne, con- Jinoru dcU'.alleanu).
li Nd conrcsto Jcl ck~o~ sono da ccnen: prest'na le dJ\'cl'\c .accez1om dei verbo
seguenza logica della vaJutazione divina escemata in [s 65,5b 1' 1•
:.·:. <WI.: p1u geaenche a qudlc p1u ~pccifichc: con b scnuur.i ~• d~nw qwlcosa
(~ 18.4.(, l\.'J). o '11 fa como w qwkosa (li I0, 19), '~ngono fi ~ce lc gcsu ma ;inche
1 pecc;ao dei re (Jd cs.: 1R.c 1 1.41 : :rn..c 2J , 17). ' ' rcgistr.i quakuno dcccrminwdo lc
nie funzinm e iJ suo ~1:iruco (Nc 12,22). S1 documcnrano lc: colpc e lc accusc (fud 4, 16;
1 Nd COllCCS(O tb un:i cone~ bilarer:1le la coller.i espbau r .11rcgg1;:immto ilCCU- Gcr 17.1; Gb 13,26: 3 l.35. Jove D10 ê pn:senwo come avw1'3rio che scrivc 11 docu-
Sôltono e d1 min:1ccu m vista dd pcnrimento dcll.i p:trrc colpC'"Olc; nd momento 1n cu1 mento circ.i l.t conJou~ eh G1obbc). 1 pmmulg::i uno> wmcnu (S.tl 149.9). D1 l·o11SC-
vicnc orunuto I'effeno :m~ b collcr.i Vtene nane e b nconofuzionc puõ ~~l't' r.ig- gucnu akum .iuton 'IQStcngono chc ad cssc::re S<T1tu 'll;mo 1 pt•cao (A. l>CNNA. Lsaw.
g1unu. C&.. .td C'.>.. L\ 5-1,7-8; li 30.6, dovc l;i coller:a dun •un isantt•. m.
"15: E.J. YOUl"t •• Till' 13.J.Jk eflsmall, 505). Mcn<> pcnimmce m:lb log1c:i dd di\CODO
•• S1 o~servi ~ome Is 63,5a.b nch1an11no Li oun.u.:ci:i dí nuk-dtzionc m Dt 29. 18- (: 1'op1monc: chc: SI tr:lltJ dd giudiz10 ~tCSSO, omu1 dcLcrm1n.1to (E. A CH1 EMFIFR. 17rt
19 pcr mcno dellc :malogic che 1 ruconrr.mo ndl1 r.1ppresen0Z1onc dcll'msolcnn cb Ql111111u1111)' 111111 ,\lma.et. 124;J.N. O~W,.LT, 17,,. &>c•k q( IJ.m1/1 -10-66,640: E.J. Kt\V.."-f.
pme dei popolo e ddl'U'J d1v11u. 171r Book ef lsa1alr. TI, 302: K. KoLNL~. B/rik mui &/1,1t1>h't/ir. 1M ).
•• 1 ~erv;a chc 1 \'V, <>-7 potrcbbero. per ccrn vem. espnmcre ;inche l:i scntcnu "Si tr.1ffil dclb rispos~ .ill;i donund.t dei popolo m 1\ 64.1 1. li ~1g.mfiaio onma-
ncl contesto giudinano: ~sa SI mamfcsu come r.mo atcnveno il qu.Uc 11 giucbcc ch- ncre mcnc• dd "erbo -::r: ê prcfcnlnle perchê: capa~e d1 mduJcl't' l.i TC':lZI01lc divuu
chm;a la rnlpcvolez:za d cU'unpuutu e <tab1lm:e ll pcn:i C{lrnspondence J.l cmrunc:. ncUa )UJ tot.1.ht.i. ndle pirolc e ndlc aziom chc; 111 fondo. coml 1dono con b muuccia
L'.11nb1gu1t.l c<>prc~sw.i confc:r1~c dunquc ai pronunciamento un tono p;arncol.tnnencc e b "1pmu di 2m.12rc c.iô chc ç1 dice. Cfr. ;a11d1c: pmc: 11. cap. 1, S3. 1, pp. 158-159.
01111.tCCIOSO. c:lr.ltttrisuco deDc Qtu.u:IOOI CStr\.'lllC. ~· CIT.. :id 1:1.,Cn 15.4,34,2<):35.HI: Is 55,10- 11.

385
,...

PARK 3 _ _ _ _ _ CAPrTOLO 4· L'ESCLUSIONE COME TAmCA Is 65, 1-25

JHWH che no n delega a ce rzi l'esecuzfone della senrenza ma, per- . ri nata.ri la presa di co cienza di essere personalmeme interpeUati,
sonalmence, e ne fa carico. La ua azione cosciruisce una ricom- contrariamente alie )oro aspettaàve.?<>. E quanto avviene, ad e .. in
pensa (o',~) 2~ che conciene in sé l'inevicabilità della ~.nzi~ne ai fini Is 1,2-4 con il passaggio aJJa 2 per ona a parcire dai v. SVi, o in ls
della piena giusciz:ia e, comemporaneamence, sonolinea iJ legame 5, 1-7, dove la proccdura i svolge dapprima con i riferimenà alia
imprescinclibile era la pena e lc azjoni degli accusaci. Ciõ che sta 3~ persona e solo daJ v. 3 gli inrerlocutori vengono a apcre di e -
scdtto davanci a JHWH (v. 6a) e le cose che provoca.no la sua ira (v. sere loro ressi sul b::inco degli imputati.Anche nel ca o di Js 65,7
Sb) ~ono le iniquirà (1'' ), menzionace e~plicicamentc nel v. 7 come gli imerlocutori sono coscretti a rendersi como di essere proprio
complemento oggetto deJ verbo c'?!D: iniquità che e igono una re- !oro i menz.ionari (come «essi•) nei versem precedenti. Que ta
rribuzione giusta. La cretta relazione era comportamenco umano cattica appare ancora piu probabile in considerazione de] farto
e pena viene evidenziaca ancora nel v. 7 dalla ripetizione delle che Is 65,1-7 risponde in maniera de) tutto imprevedibiJe alie
azioni illecice e della ricompensa (cp•~p m~, cn',11D •n-it.) )25. L'e- aspettacive degli oranti di ls 63,7-64, l J.
pressione c:p•n-'?l.I fa invece riferimenco e plicito agli accusa ~ in-
dividualmente responsabili della loro condotta e inclividualmente
colpici dalia sencenza~. li ri.ferimento ai padri non implica il ri- 1.2 La selezione come modolità sonzionotorio: w . 8-16a
versamenro deUa colp;i dci padri sui 6gli, ma serve ad esprimere
la totalità deUa colpa raccolta daj padri e dai figli. ri riferimenco ai Fino a questo punco il discor o i e svoJto U.1 maniera piutto-
padri infedeli com:rasca anche con la rivendicaz.ione da parte del sto regolare e econdo le aspenarive dei lertorc. Dai v. 8, pero, il
popolo della paternità divina in Is 64,7 (•m sei oosrro padre•), una pronunciamento divino prende un cor;o inaspettato. sebbene ia
paternicà che essi banno di facto rinn~to seguendo l'esempio scam preparato per mezzo dell'organizzaz.ione conferira ai djversi
dei propri predecessori (cfr. ls 57 ,3- 13)- . di corsi sin daJl'annuncio della r ivela21one bipolare di Dio in 1
DaJ v. 7 s1 ha un cambiam ento deUe forme verbali : gli incer- 56. 1b. Nel contesto di li; 65.1-25, i vv. - l6a punrualizzano i ter-
locutori vengono interpeUati dircttameme alla 2 mpl. Questo mini deUa ricompensa amrnnciata nei vv. 6-7.
mutamento, nel caso del procedimento gíudizi:irio, puõ segna-
lare il passaggio daUa fase iscruttoria - dove si menzionano gli 11 locutore fa in modo di assicu.rarsi un maggíor effetco comu-
atti degli accusaà con il ricorso alla 3 mpl. - aJ verdetro in cui nicativo iniziando il uo pronuncia mento con l'inun agine dei vi-
essi vengono affiontaà ia maniera dirett.a 28 .Tuttavia nel contesto gnaiolo e dei suo acteggíamenco nci confu>nri della vigna (v. 8). Le
della conresa bilaterale cale es:pedieme tende a àmolare nei de- due pará ddJ'enunciato ono incrodone dalle congiunz.ioni -i::l.a
e p. che nei pronunciamenri metaforici inrroducono, rispetáva-
mente, il meraforizzante e il metaforizzato31 • Come avviene in
l• Cfr. pJrtc li. cap. 1. ~ J.2, p. 159. ogni metafora, ancbe ü1 Is 65,8 ad essere accoscate sono due re-
~ Cfr. parte li , c;ip. 1. S 3•.2. pp. l 59- 160. altà apparentemente incompatibili che, tuctavia. hanno un ele-
li sosunmv r-" puõ nfcnrsi .i qualco<;a con cui ~· h.i un r.apporto p;aràcobr- mento com une. A egn.a.larJo ê iJ verbo nmzi. che, in quamo «cuore»
mcnu:~ momo (come uno ~ o una po.52. Dr 28,54.56: urui pceoJ'tlla crnc1ui;i romc
wu figlra.2Sam 12.3), l.l p.trte p1u munu eh un.i pcm>ru o b pcrwu.a scess.i (Gb 19.27;
~ 89.51).
":" Con P.J\. SMm 1, Rl1rtont 111ul Rcáomon, l •IO. L Dl R.EC.ã. " Pcr<on Sl11fi lll Pmphcu' Tcxrs... 215.
C fr. H .J Boi;am~. "An.klagt-rt'den undVertc1digun~redcn im Ahcn Tcscamcnt... Cfr. L. DL RE.t.T.''Pcrwn h1ft m l'rophcric Tcxcs-.125.
398-42 1: 1d. RtdrfiJm1m. 75-84. ' Cfr. D. Uou 1u.un. Da 111hc1plr"'"' olt)b-tmit. 29-32.

386 387
PARTE 3 CAPITOLO LI : l 'ESCLUSlONE COME iAlTICA IS 65, 1-25

della mecafora. serve da indicatore interpretativo deU"imera espres- sere onoposta a una divi ionc inrt:rna.l5 • Ed e preci amente que-
1one32. D i conseguenza. ao che iJ locucore intende comunicare ro il significaco della rerr1buz1one annunciata nei vv. 6-7. li giu-
ha a che fare con la distruzione o, piu precisamente. con la con- dizio sui servi si misurerà secondo la loro ade ione a Dio, come
servazione di una parte della toralicà de tinac.a alla distruzione. neJ caso d ei r ibelli (vv. 1-7). L'opcrato di JHWH nei confronti dei
La formula im roducciva i11ir ~N iD con la ua forza rappresema- crvi viene motivaco da prove prec ise. come esplicirato daJ verbo
1ilN1 tende a comrincere gli inrerlocutor i circa la massima aucorità l't~~ con r oggctto qj i·n e ;i ~,JJC.. Esacramente la presenza della
dei locurore e la verici delle ue parole. Tale rimando si rende ne- •benedizione,., implicando la sincera relazione con JHWll, co ri-
cessario nel momento in cui si presuppone che il messaggio possa cuisce la moàvazionc deUa senrcnza favo revoJe emessa nei con-
incontrare incomprensione e opposizione in base a concezioni ri- fronri dei ervi37 .
cenuce acquisite econdo la v1 ione tradizionale. Per la sressa ra- La deliberazione dei locucore e racchiusa neU' enunciato ;io:m p
gione il locurore inizia il pronunciamento ricorrendo alia t,::;i n·n~tt •nC,J C, 'iJ:1 poC,. 11 verbo ;i:;,:1tot e prime Ja modalità de-
rappresentazione d:i una iruazione di vic.a quotidiana. Grazie a1 suo o ntica obbligaciva, deter minara anche dall'evidenza della sces a
essere immediat:unentc evidente, essa erv1ci da base condi:visa sulla metafora:JHWH ê necessitaco a operare una selezione perché q ue-
quale promuovere il m essaggio innovativo33. L'operaco dei vigna- ro e il dovere di ogni buon vignaiolo. L'enunciaco ha forza com-
iolo. che non puõ distruggere l'inrera vigna e neppure conservaria 111i.ssitu ed esprime l'auco-impcg:no dei locutore circa l'esecuzione
nella sua rotalit:à, ma deve ricorrere a una ccmfra per serbare il grap- dj quamo dice.
polo in cui rrova il mosto, rappresema un argomenco indiscuti- La conservazione dei 'lervi e una pecificazione ina...c;pettaca ri-
bile34. A rendcre ancora piu ampio iJ consenso deU'udico rio peno ai pronunciamento apparentemence cocalizzame dei vv. 1-
contribuisce la scracegia per cui il locurore riduce la propria prc- 7. N el ce to. tuttavia. non ci ono egnali esplicici che quesce
senza col ricorso a una o rta di delega fittizia - attraverso l'espres- parole vengano indirizzace ai servi. TI di corso - nelle parti in cui
sione ~toti - a un ~vignaiolo ideale•, che i pronunci su come si gli incerlocucori vengono interpeUati direttameme alla seconda
dovci incervenire nei confronri della vigna. l n cal modo rutti cen- persona (vv. 7.11-lS) - e indirizzaro ai ribeUi, mentre i feddi
dono a ricono'lcersi nd 'IUO verdecco: l:l i1:i:l ·~ i:irrn:.z:í~ .
Grazje a quesca celca esposiciva, gli inrerlocutori sono coscrctti
ad arrendersi di fronte aJJ 'evidenza anche nel momento della "Non ~• rracu Jdl.1 'kllwz.z:i u1 tuns .1 t-.i u'i.J dei poch.i b'lusn: cfr.J.L>. W. WA rrs. Isa-
rr:rnsizione dal linguaggio meraforico :illa sua applicazione con- 111/1 )4-66. 346. Cfr. ;am:hc Ez 14. l:?ss•• dcwc s1 mcom:n un·a.iulôb71:1 con h 65.8 per
creta. La vigna. in q uanco metaforizzante abiruale di l raele, non •1ua:mo ni,."llartb b nmc-ctionc tldla l"l~po~biht.i mJi\.,du.ilc. nu ;inche una Jiffe-
verci piu crarrata allo ces o modo nella sua totalità , ma dovrà es- renz;i pcrch~ ti rc:ícremc: nd resro d1 Ezc:ch1elc e e'phc1to (Ccrus.ilcnune) e senz.a con-
nor:.iti um\'t'ruli.
li pronome dclb Jmi. ncl •;mugnu ~ s1 nícnS(:t' ;i.J -w:appolo•.
" Per il v. R, cfr_ 11 pane, c:ap. 1. S 1. pp. 13t>S5. Non ~ corretto B. Sn IRAMM. TI1r
<>pJ><mmts. 151:1. quando ~ocne che solo c:oloro d1c: aderuono aJ ..:uho d1 JHV.11 ~
'' $1 crnu dJ un elc:mcmo d1 'S(llmgh.mz:a tra mc:rJfonzz.no e meCJfonznnce. c:hc condo 1.i conccz1one dd protru ~mo d.1 nccnt•r..1 com<' •servi cb 111\UI•. u prohle-
<ipuõ nuntf<.'SUJ"(' c:omc: npeanonc ~phoca o 1mphciu di un tcrnunc o di un gruppo 111.mca C p1Ô \.';lSGI e non C Jumt.lt.I .J ~o)o :UpCUO c ulru;ilc. IJ culco., come \1 C poruto
d1 termin1 :ipp.irtcnenà a enmmbc lc p.1rn ..kll'esprc...~mnc: mcufonci. Jcl n.""to <h\Cr.·;u~ in I~ 58. m fin dei comi, e l;i nunHe-suzionc Ji u1u th.'i}Xl\IZIOne m-
' Cfr. Y. GITAY. "Why Mc:uphor.~. 59. tcr1ol'l' contr.1dd•~t1ot3 d.illJ •ncc:n:a dd 11:.'llore• (cfr v. IO). Cfr. ;anche J.N. O WAIT.
c:v•-
" Si uatu ili una t:imc-.i CSJ'O'ltllla per cu1 il locucon:. <erwndosi dei c.bt:i m \é T11r Book Cl.f 1~11iaf1 -I0-66. 647. quando p1eg;a che ccn:aw 11 '>ignore non ni;wrcb l';it-
Jenu. \i l")cm.1 c.bJ dover proJurre ultmon :irgonwnuz1om: dr C.H PE11..c111.1A"' - L. tJ\'lci rch~OSJ IO sé. m:l J'obbcd1mz.oi .ii lc~mc dclJ':illc:inZJ: tale obbcd1Cn1..l puÕ ím-
<)rn.u 111-;..Tvn e A, ·n11~ Xnr RJ1m1"'· 3-1. phcare .im:hc l'arnvici rd.1~0!>3. nu comunquc la r:r.ncendc ~ csaunrsi in t'SS.l.

388 389
PARTE 3 ~-- ______ CAPITOLO 4: l' ESCLUSIONE COMETATTICA Is 65.1-25

vengono menzionatí empre e solamente alia rerza per ona. Per l aia, ruttavia, la questione non e né emplice né si pre ta a una
e
cui sosrembiJe che rutto iJ disco~o sia inclirizzato ai ribelli ~ oluzione unívoca.
~i conseguenza, i pone la domanda ulfa funzione di Is 65,8, ~ A un primo livello di letrura, Is 65,8 riguarda il popolo
cli tuna la pane "uccessiva dei discor o, nella strategia comunica- d 'Israele. 1 motivi di rale affennazione sono i seguenti: la presenza
tiva dei locmore. Strcttameme parlando, la fom1a espressiva nei vv. della merafora dei grappolo c he implica, poiché pane di essa, la
8-1 O non permctte di concl udere che l'incenzione dei locutore «vigna•, m e taforizzante solitamence utilizzato per IsraeJe; la pre-
clivino si.a quclla cli annunciare ai servi la buona notizia della sal- senza deJla locuzione C,:iil, che prende punco dall'affermazione
vezza e di un futuro beato 3''. Al centro deU'imeresse continuano dei popolo in Is 64,7. • noi curti siamo opera delle cue mani•, e in
a rimanere i ribelli, per c ui l'evocazione dei tr.mamenro dei servi Is 64,8, .inoi tutri siamo il ruo popolo•: l' uso dell'espressione 1:i
viene messa a serviria dei processo persuasivo nei con&onri dei ~,X1 1111~', ilbj)K , che risponde in ma11jera inaspettata all'appello
ribelli scessi.Alla luce di queste osservazioni, sembra proprio che dei popolo, ,.,::i;;
1110', ::> !l1, rivolto a JHWH in I 63, 17. Oi conse-
la minaccia destinara ai ribelli nei w. 6-7 sia ospe a, ancora non guenza, fuori dei linguaggio metaforico, in Is 65,8 viene :mnun-
operativa, e che il discar o che inizia aJ v. 8 risponda a una pre- ciaca la cli truzione dei popolo d ' lsraele, daUa quale verrà salvara
cisa crategia persuasiva per cui il locurore pre uppone la possi- una parte residua, raffigurac:a dal grappolo buono.
bilid cli un calnbiamenco cli sfruazione e spera c he questo si Allo scesso tempo. ructavia. oell'insieme de.lia comunicazione di-
veri~chi. Se co i non fo e, sarebbe insensato anche iJ semplice vina esaminata finora. I 65,8 i presta a un'applicazione piu vasca. 11
cononuare a parlare40• Nell'insieme, dunque, il v. 8 erve a con- termine ,,:w implica orrnai una cacegoria di persone non piu con-
vincere gJj inrerloc utori che JHWH agisce secondo giustízia e ha finara ai soli fedeli in lsraele perché, sin da Is 56,6, essa racchiude
cueca l'autorità cli sanzionare le scelce comportam entali degli uo- ancbe gli individui che non appanengono all'antica nazione pre-
mini. lnolrre il locutore cosrringe i ribelli a toccare con mano il celta~2. li gruppo dei servi di JHWH 'i.i ovrappone alia cacegoria dei
profondo conc:rasco cra loro e gli aJtri, destinatari della rivelazione ,,,n::i (nei vv. 9.15.22) e di •e., (l 57, 14; 65, 10.18.19.22)43, specifi-
ulvifica, per convincere c he la partecipazione alia salvezza non e c:aco in [s 65, IOcome 'l1:!1"1, •-mt '1::1"". Se dunque ad essere conser-
in1possibiJe, VÍStO cbe c'e chi na
la certezza di Ottenerla . vati sono i fedeli provenienti da 1 raele e da rucce le nazioni, allora
la locuzione t,: il non si riferisce solo a lsrade, ma alla totaJici del-
ln relazione al v. 8, la gran parte degli studiosi evoca il motivo l'umanità - come in Is 56,7 (c"Clm..i,:i)"5 - e dei creaco.in.
dei 11restm 41 • Nel concesco della comunicazfone divina nel Trito-

wsocn<' che Li pn:ccdcncc c;omunicl fonJ.it:> iull';tlll-;JIJLl non emte piu e chc IJ rel.:monc
,. Cfr ~nchc M.A. SWf"1'.rY, ··1•rophcaC' E:<cge-1)", (2005). 50. con 010 non ê piú rm>diau cb qucsu comu mci: nca V\•.8-25 si avrcbbc dunque UJU m1ov.i
º'""·
•• Per quC\tO moovo l.a du.·1cur.:1 •.lnnt111c10 di '.l<lh~l:Ll• (Jd ei..: E. Uctff.NNA 71~ clezione chc ~cinn.IC<' quclb P"-'Cc.-dcmt'. Corretun1cnll· l'~unicc ancludc nd WUPJX' dc1
é.«11.11()/~1...V l111pl11a11,>w. 7 : P.D. H AN\ON. Tiu- D.um !?/ Ap.wyp1i,·. 144) nem ê dei t\lctO 5en1 anchc lc figure mcnz.ionarc nci ducorq prcccdcnn. I\ 58.<J: 57.15 ( 130)
correm pcrrht! qwmo prospectaco non ~ mc.hnzzam d1retcmence .1i;li mwn.>s.\.lD. • • CfT. p;mc li. a p. 2. S 2.3. p. 183.
~· l n qucsto wnso appJrt' r.igionc.'\\llc La d1vt\1one th EJ. Kt!>V.Nl. TI1e &.>k r>f bowlr. ' ' Cfr. J»rtC li . c.Jp. 2, S 2.1. pp. l 80s~.
li. 30-1. chc cr.ma 1 vv. 8-25 come uru nutl\-a wut.l. " Cfr. parte li, ap. 2, S 2.2, p. 182.
11
Alcuni cscmpa: per A. Pr.NN,\, b.11J, (115.1 w. t!-10 r.1ppn.Ynrano 1'1dea (onduncn- " ccondo Is 66. 1<>. infam, ad cssere 1mpho11 nd giudi:rfo ~ranoo tum gh uomini
QJe ili bóua. qudb dd •n::sto• chc ~ ~lôrmcrà 111 uru lx•nc.-c.lmone: ~ondo V.- E. 130N- (~~-',~·nl(); ~ tr.lrl3 d1 UO f~O COmplcmcUt.lrt' cd esph\.ltÍVO ri"J>ClCO ;I Is 65.8. ai n-
e
'VJU>, LL Snw1J lsa1t. -169. d ·~to· CO"OIWCO Wt ~I'\ 1 eh(' ~no gb l~r:u:ho nmaso !Olªrdo. cfr.c.Jp.5,pp. 417S)..
ícdch. d.:u qwl1 l >10 nC'O!ltruui ti txlpolo: E. N.1 rn 111Hut. 17r<' C.•m111111111y i111d .\ I~. 129. ... Cfr.soprorucro Gn 9.16 chc nam dcll'.illcanz.:a iliJHV.11 con runo il cre1cu {--:::"':~:

390 391
PARTE 3 _ _~ CAPITOLO 4: l'ESCLUSIONE COME TATTICA I~ 65, 1-25

rn ulrima analisi, le due soluzioni menzionate restano en- Una consideraz:ione analoga riguarda la Jocuzione •1;i t::n1' ;i,,~.
rrambe valide: la prima che implica lsraele ed e basaca opratutto NeU'insieme. i vv. 9-1 Oconfermano l'inrerpretazione del v. 8, che,
su l contesto prossimo e sulla forza della metafora dei grappolo, e cioê, non tutti verranno cfütrutti, ma anche che ad essere salvato
la seconda che implica J'universalità dei referená ed e fo ndata suJ non e empljcemente un resto di lsraele che darà un nuovo inirio
contesto deU'intera comunicazione divina nel Trito-lsaia. La forz.a alJa rico rrurionc nazionale, ma un gruppo di fedeli che, pur pro-
comunicativa di Is 65,8 risiede dunque nella ricchezza di igni- venendo dalla antica naz.ione eletta, fa parte della nuova entità. dei
ficati possibili, non ciducibili a uno sol tanto, racchiu i nella scessa nuovo «popolo di JHWI t11s1•
espressione47• N ell'in ieme, dunque, iJ locuto rc pinge ver o la ri- 1 vv. 9-10 specificano che noo si rratta di o la conservazione {v.
visfrazione dei moávo stesso dei •resto», il quale non puõ essere 8), ma della pienezza salvífica, che si realizza nella discendenza {v.
piu né applicaco ai soli superstiti d'I raele oé ristretto a una prc- 9a) e nel po esso cocale della cerra (v. 9b) che, grazie alla ua boncà
ci a collocazione torica 411 • e fecondità, assicura una permanenza ercna (v. l 0)51• Come il con-
cetto di consenlfl.Zicme, menz.ionato nel v. 8, riguardava i • ervi• -
Nel v. 9 si ha ancora un arco co111111issi110, che prolunga queUo del categoria che include i membri fedeli dei popolo di lsraele e degLi
V. , ed edeterrninatO daJ verbo ' n X;.i i1, che reggc entrambe }e parti alcri popoli - cosi anche nel v. 9, nonostante la menzione delJa
deU'enuociaco. La locuzione ;:':l'o :nr non e da considerarsi sem- discendeoza che proviene da Giacobbe e l'erede che proviene da
plicemente come «discendenza di Giacobbe'>, ma piunosto come Giuda, cale concerto ha un'applicarione piu vasta che indude i
una discendenza che proviene da Giacobbe ed e relarionata diret- servi e gli eJetti di JHWH. Nei vv. 9b e 1O, dunque, si espongono
camente a JHWW9 , come viene specificato dai temuni ·i'nJ e ,,::l:1 gli esic:i fururi. che possiedono forza rappresemativa e che, oelJo svi-
nel v. 9b, 'l1'lh, 1-:nt •o:; nel v. 1O e poi ;ii:r •::m J :.11i511 in Is 65,23. Juppo deUa comunicarione,servono a evidenziare J'artendibilicà e
l'efficacia dell'atto co111111issivo di Dio pronunciato nei vv. 8-9a e. in-
sieme, a cogliere ogni dubbio circa La ua concreta applicazione.
~;r,, ,'Z'lt). i cui tcrm1m includono b prom~ di non distrut.Q,>cre Qo RCS50 verbo nrr.:
prc:.c1m: 111 Is 65.8) piu ogm •C:lnlC• (-:-=-t,::) n.c:íle acquc deJ diluno. ln qucsto apo eh 111-
lCrpl"CQZJOllC v;i ricorduo che l"lmm:iginc dei •grappolo• rimanda :mche ~ n cchczza e:
alfa bonci dclb terra prom~ cfr. Nm 13,23-:?4.
'
7
Con nferimcnto ~e opressiom m.:ufonchc chc non po '°"º cswl'I.' focílmcme
m'lformate nel lin~gg:io orduuno ~ non .t mczzo Ji pcrifrasi e 11 ricol"io alb dc- '' Lo stesso ricbiamo .i Gia cobbe conacnc 1'11nm:1ginc dei c:unbwm:mu cbe coo-
scriz1onc dei significau possibih: cfr. P. RJ("OWR, l111crprrtatio11111r11ry. 52. tr.i~~c:gn;im numera parocol.ire b pcrçonahc.l dei paman·a .. econdo M. POLLIACK,
48
La di'lrinnonc cn l'uso ~corico e: qudlo escatologico dd motivo dei •n.')to• <: st:ita '"Deurcro-1'J1.1h ·~ Typological U<1e of jlcob in rhc Portr.1yal of l~crs Nacional Re-
tcmaazz.ua,ad e5.,da C. F. H ~u., 171t Rti111111111.38.3.chc lega l'ongmc dd moovo ai prt>- mova!". I06. •the force of thc patriarch:il narr:uives and that nfJa<.-ob m pm1cubr he~
blcml ongm.tno dcU.1 nci e dcUa morre, chc nmanc unporcame anche nc:U.i vb1one m du~ blood-~he<ldmg ~[Jllggle for ch:mge . .ikcr;mon and moral perfecnon. as an ex-
mto-IS.ll;Jna. 11 sonofondo poli oco, come prescncuo da O. CARLNA, li rrsto di /Jmrlr. 80. pression of wh.1t God n-quire<i fium m.in•.
non e presente nel Tnto-ls:ua. <hei l'assenza toale dt precm nferuncno nona. ~? Non ncct'\S.lnJmcmc ~• dl"'"C riten.:rc consccunvo il u'tlw m12Ulc dei v. 9 (cfr.
•·• Non <: com:tta rosscrv:monc di J .L. Koou. ba1alt 111/J, 431 , quando parla di E.J. YnUNG, 71ir &.•k ef lsaiall , Ili. 507); si tratt:i di semplicc: c.:oonlinaZJone perché si
• ccd ofJacob• mando h 45.19: Ccr 33.22; S.tl 22.24. ln tu to qul~tl c;as1 ai ~unàvo :iggiungono llUO\., demenu ri~pcao JI v. 8. Per tl sigrufic.110 ucUa locUZIOll(" compo-
:n1 ri com: aUo stato costrutto e non assoliito come invece in Is 65,9. su cW ,'CJ'bo :rn coo i,, ;a dt"'iiJ:,m:irc l'as~gnazione d1 funzionc o d1 dcstin:izionc (quindi
"' Anc hc u1 qucsto c;iso lc cr.iduZJom tipo ·b progenic dei bc1wdccti d.li ignore• una prc<l.1 di lcgmimo p~csso) e no n l.i crasformazionc dei territori menzion.iá. cfr.
non -1000 com:ctc pcrcbé l'esp~~1on.: consa dt un gemnvo di quahcà (oprogcmc be- J.L. Kootr, lsaia/1 l/l/J,432-4.33. Nd contesto. curtav1:1, anche 1'.upcrto dell.i rra for-
ncdctta.) e di un geniÔ\'O ~oggt:ta\'O (odcl S1gnore•). mazwnc non (o ~duso.

392 3Q3
...

PARTE 3 CAPITOLO 4 : l'ESCLUSIONE COME TAíllCA Is 65, 1-25

Net w. 11- 12 JHWH s.i r ivolge directamence ai ribelli actra\'Cr'\O fuica deJ cemp10 opcraca dai nenuci 11... La econda accezione di
l'u o della 2mpl. li conrrasto dej ribelJi con i erv1 e gl1 cJem del •::-ii' ..~. _J'alca.re ~el remp10. ri-1uJca alcrettanco sarcasàca se associara
ºignore \'1ene evidenziaco cWla fom1ula imziale cnx . agh am illusuaa nelb econda parte dei v. 1J. che •scimnuottano ..
Ncl v. 1 1. invece dj pro eguire direrumence con l'annunc10 il culto legictimo a JI IWM nelJa prep•trazione del cavolo e deUe of-
delJa rivelazione, il locut0re inserisce prima la d~crizione com- ferte aglj ido lis...
portJmcnta.le de1 destmarari. LI verbo ~Tj implica una rreVla re- TaJe presenrazione dei criccn comporramentab nel v. 11 va a}
e
bz1one chc . caca imerrocta, un'intesa c he non c'c p1u 5 : La forma di là dei puro ano rapprr.st111t1rwo, p erché ê nvesrica dalla una mar-
dei prc. vcicola invece ridea della persmenza di quesco aneggia- cata forza csprrssim d1 un 'accusa 5'1. Ncl come ro dei vv. 1 J- l2 que-
menco. Tale punruaJizzazione confer ma il caractere bilaceraJc dei st'accusa diventa fondamcnto dei giudtzio concenuro nel v. 12a.
procedimento divino e iJ fondamenco giuriruco uJ quale 11 lo- . L'espressione o::riK ·n·m aU'mi210 dei v. 121 cioglie la ospen-
c ucore si pn..~enca come pane lesa. s1one crea_ca daJ rnsus peude11s di OrtKl dei v. 1 t: gli interlocutori
l a formuJazionc :ii;-r •:J ;; cnK 54 suggerisce il concrasto con l.a ono desanaa alla pena capicaJc (::i,n':i)"". Tale dilatazione del-
caram:rizzazionc: dei fede li come .,,~,, ,'21K ';;)li ncl v. 1O. 11 con- l'enunciaro provoca U ll impacto an che maggiore ru queUo de]
fronco tra le due cspres ioni evidenzia la 'losticuzione neJ v. 1 1 dei verdeno e po to oel v. 12a. Anche i singoli demenri della Jocu-
pronome personalc con iJ nome divino. Tale e ped1ente erve .l zjone dei v. 1.2a concribu1scono ad .rnmemare l'effetto pragmaàco
marcare la gravicl dcU 'atteggiamemo: abbandonando JHWI 1. con n
dei pronuac1amenco. verbo ·n· lt"l richiama ·J~. la dJvinicà men-
tuno ciõ che il uo nome implica, si prediligono le dubbic ruVt- z.ionaca in Is 65, I 1. rafforzando, grazic alla paronomasia, la rela-
nicà della fortuna; nnu11ciando aJ Dio uno e unico, ci ~i adopera zione era la ca ~sa deUa cmcnza e 11 suo comenuto. L'immagine
per accactivarsi la moltirudine degli idoli. della spada puo espnmere un a~rravamento nspeno alla ricom-
1n manjcra anaJoga aJ verbo :i ' anche la rncbce parallela rt::! in- pensa menzionaca nei vv. 6-7. oppurc, preferib1hnence, la con-
dica la dJmenricanza che riguarda qualcosa che precedcncemence ~tizza.z:io~e ~d cermint ddla ncoi:ripensa scessa. Rispecro alle
era 1gnificativo e fami.fuare pcrché moovo ru memoria. .ucenz.ione, ~nac~e de.i discom prcccdcna. IJ nunacc1a di morte ne esprime
e
CUr3. L'oggcttO direttO dcJ \·erbo ·::rir ;iS\ una Jocuzione chc il.masslmo grado. . in daJl'imzio, il d.isco~o di Is 65 e unpregnaco
puõ imphcare, per meronimia. il sanruano e anche l'altare. La pnma d1 un'atmo fern d1 esasperazJone, car.mcn stica ili una icuazioae
accenone, ti SJntuano, evoca in modo critico il bmenro dei po- e
e trema, ed ciõ c he p1ega il ricorso alla minaccia estrema e
polo riguardo alla profanaztooe dd ce mp10 in J 63, 18~. perché c ruda nella brevici e immedfarezza dei uo annuncio. Tuno lo
la dimenticanza dei samuario di Dio, da parte di chj i ririene fe- sforzo dei locutore ê finaJjzzaco a darc un deci ivo sco. one agli
dele, egià in é disrruzione e profanazione dei luogo la cui unica
e
rag1on d'es,ere mancenere viva la relazione co n J l!WH . Tale
e
svuocam enco d1 qgmficato perfino piu grave della discruzione •J.N. c>..wAlT. 77,,. &•k <'Í l;mi1/1 40-66, <>47. nJ~.a moltrc l'uom.a ri>peuo .il v. 5
pen:.h~ c.h1 rn\.'fld1c-;i\'a come propnJ Li s;:inot.i, h.a dilam dimcouuto 11 monte s.uito dd
S1gnorc.
s
• e&. parte LI . CJp 3. I.:?.:?, p. 223. ln «.Ormpondcnu con 1.1 prima pane.- dd
' Coinc 111 1 1.4 con un nfcruncnlo ~pcafi1.o a1 rcfon:ntl dcno1mnau •mio po· \'L'TSCrto. anchc qu1 \I .adoper.mn 1 p.ui:1np1 (c·:~:m. c~"'-:::m}
polo• (v 2) c •tiW-i• (vv, 1 4). ·• ulli b.ase di c.iuocc con~1Jcr.mom , ruultJ piuuosto ntlurtl\-;i l'mrerpreuZJone dJ
"' ( fr. pule li . l'Jp. 3, S 1.2 1. p. 20-1. J. OtLNKIN1>0l'l', ÚJi11/1 .56-66, 271'!, \('(Onúo IJ c.i11.tlt" .abbJndonare 1' Signo~ igrnfia
s
' \tr r.iru~ li . CJf'. 3, I.'.? 1. PP· 2CM-205. l':abbandono ddlo J2bvmno .1 f.n-01"\' di forme -•nnl.'U\Ol.hc w n:hgmnc.
"" CH 1 \Il< 1', $111d1m :w 1i'lf(l/l'J.1ja, llh. s
e&. pam• li. CJp. 1. 3.J. Pr 1<1:?- I <d.

3Q4 395
PARTE 3 CAPITOLO 4: l'ESCLUS!ONE COME TAITICA IS 65 1-25

imerlocuro ri . L'atco co111111issí1'0 di JI IWH non volgc principaJ- NeJ v. l 2b'·~ il locutore ricorna suil ' esposizione dei cri reri
menre la funzione informaciva circa la realizzazione dj quanto comporcamencaJi che, per la pre enza ddla parricella '"· sono da
dice ma . nel suo contesto, erve a timolare con mezz.i csrremi la intendersj come fondamenco ia della entenza ia degli esiri
reazione degli interlocucori e a dissuaderli daJ comportamemo e posci nel v. 12a. L' enunciaco «percbé ho chfamaco ma non avece
appena stigmacizzaco'' 1• Grazie alia forza commissiva dei pronun- ri posto; ho parlaco ma non avece ascolcaco; avece farto ciõ che ê
ciamento, il locutore comunica un altro aspetto importante: pa- male ai miei occhi e cià che mi dispiace avete scelto• ha forza
rados almente, quel Dio che i ribeJlj hanno abbandonaro (v. 11) rappresentt1ti1m e erve a esporre in maniera indiscuábile la vericà
ricenendoJo inadeguaro e incapace di agire (v. 5a), ha invece cu na d ei farei. l n primo Juogo. si asserisce che la decisionc di JHWH e
l'autorevolezza di decretare u di lo ro perfino b sencenza di pienamence giuscificaca, perché egJi ha fano curto ciõ che era
mo rte. Gli inrerlocucori, che si auco-consegnano nelle marú di possibile per impedire che gli evenc:i prendessero un cor o fu-
Gad e Meni, divinici della fortuna. devono comrincer ·i che in re- nesto. N ei discor i precedenti il locucore divino ha cercaco in
altà rimangono oe.lle mani dell'unico Signore. rutce le maniere di d.is uadere gLi inrerlocucori dalla lo ro con-
Ne.lh seconda parte dei v. l 2a viene rappresencaco l'esito: ~;,C,:, dorca e fa rli rito rnare"5. ma essi, si lamenta, hanno preferi to per-
:i;:n n ~C,t.i. An che in quesco caso il gioco di parole utilizzaco daJ segu ire le proprie vie (comedimo crano i parcicipi nel v. l l). ln
locucore serve a far rilevare che, non soJo la sentenza, ma anche secondo Juogo, si pecifica che il giudiz.io divino e gü e.siri che
l'esico aJ quale gli incerlocucori andranno inconcro e il risulraco ne conseguiranno o no iJ risultato della libera celta degli incer-
delle loro celre operarive. Difarti, il verbo .,,j
consta dcUe cesse
consonanci. (in o rdine inverso) dei verbo "f1!1, adoperaco nel v. 11
locutori ( n::l).

per de ignare la preparazione della tavola per Gad. Come due Nei vv. 13- t 4<"• iJ locucore ritorna sulla conc:rappo iz.ione era
facce della scessa medaglia. che si implicano a vicend.1, J'imbandirc i ribelli e i servi nell'ambito dei )oro ri pettivi destini''7 .Anche in
il banchetto agli idoli significa, allo cesso tempo, diventare carne questa parte dei discorso, ad essere intcrpellari diretcamente ono
da macello (n::io). L'incerdipendenza era le azioni e iJ giudizio, da ancora i ribelli (cnl(, cfr. v. 11 ), mencre dei servi i parla aJJa 3 per-
una parte. e gJi esici. dall'aJcra. e implicita nella modalicà deonrica sona. Dai punco di vi ta dello sriJe, l'effetco di conrrappo.sizioae
obbligariva dell' lmpf t~,.,~n : il dot>ersi curvare e decerminaco, aJ e rafforzaco dall 'anafora. La ripetizio ne martellance (4x) della fo r-
concempo. daJJe azioni esegui te e dall'efficacia della parola divina.
Per que ta ragione e importante anche la specificazione d ei rc:fe-
renti come o:JC,~ , dove il uffisso fa riferimento propriameme ai
ribeJli e non alia totalicà menzionata ncl v. 8 (C,::i1)1'3 • ' C'&. parte 11, up. 3. § l .:?. I, pp. :?I~.
'' Praoramente tutte le p;imlc 11gnific.;ici,·c p~mi tn qucsta locuziorll' trO\'allO
corrt~pondenza, .1 diverso tJColo, ne1 p~'"Ccdcno d15«.· or": K""Y an I ~ 58, I; (15, I; :-u m h
58. IJ; ·::- tn I\ 58.14: ~~ 111 h 58.4: :-':li tn b 56, l.2: 57.16: 58,2. 13. 65.8: 7l tn 1 ~ 56,2:
• • fler qu:mto po:.u )Cmbrarc pir.uJMSlle, inche nd hnguaggio quouduno, propno ri:- tn h 56,4; 5ti.2.3. l 3: - .,:: m Is 56.4: 5R.5.6.
col ricor o :ilb núnaccta c:slt'Cm.l ddb monc, ~• ccrc;i a \'Ollc di dmuiden.- l'mterlocu- ..., Cfr. pane ll. c.ip. 4, S 1. pp. 242ss.
1ore da uioni che. in fon<lo. co11duco110 .illJ mom~: -se rcnci dt sawre l'Ewn.~t. un- •· Po1ehê preciQJllcntc d~-gli clfeco Mu:m::1, qul.'\ll Wl'le«I non WT\'Ono ;a d1111osrrare
pttpir.u o come ~et, guaro cite tt anmuno•. il controllo divmo 'ul12 'um.i. come 'osaene E. Un !1.NNI\ DtM, 771( l.istlwclel;!,'ltal lm-
"" Cfr. pane li. ap. 4. S 3.2. pp. 274-275. plica1i111u, 158-251). Per Li )U.~ r.igionc. net vv. 13-14 non ~ mtt:J dcU,, pmenoz1onc
"Nd v. Ih \t ossen<1 come il \."l'rOO <Tl:l C'-ochi la rcspons;abihtí 111Uividwle - 1 dei giuJ.tzio csa1ologico ehc. ut uru ~oru d1 prog:rcssione rl11na1iw, f.ud>bc <q,,"Uito a
ríbcfü vengono •contatlll uno ad uno - . memre la locunonc o':-:: cvulcnn;i chc r ~uo qu;mto e<iposco ndu srtofo prcccdent"• t w . 8-12 (cfr.• 2d cs.,J. M UILhNBURG. ul'l.IJ2h
rt!.>WrW cun;i b c0Dccov1ci nbcUe. 4()-66", 752).

396 397
PARTE3 _ __ _ _ _ _ _ _ CAPITOLO 4 l'ESCLUSIONE COME TAmCA Is 65. 1-25

mula ,,~ rnn e cnxi , con il waw avversarivo, che evidenzia la se- lazione tra i segmenci AB e CD. impostata sul concrasro'Jl. L"elc-
paraz:ione netta e incolmabile tra i due gruppi di refereoti e era i menco D dei secando schema (v. 14) ha una forma piu esce a ri-
r ispecrivi de tini. sperco al corrispondence e ed e in sé coscruico in maniera
L'avverbio :)i, in a perrura del v. 13 segnaJa la conne sío ne lo- chiastica (~'7 :ltot;,c ipp~n // iC,.'7•n m, , :Jq;7'i). Tale o rganizzazione
gica con ciõ che escaco detto in precedenza; in parcicolare, dun- c;j presenta imprevista, ma il suo effecto e evidente: si rallenca il
que, si svilupperanno qui gli aspetti implicaci nella separazione processo di assimilazio ne e si amola una riflessione piu appro-
annunciaca neJ v. 8 e nelle parole riguardanti i ervi, nei vv. 9-10, fondica. Come pesso avviene. le maledizioni vengono rappre-
e i ribelli, nei vv. 11-12. entate in maniera piu ampia rispetto alle benedizioni, ai r iguardo
Actraverso J'esposizione degli effecti in una precisa successione- qui i raggiunge un apice: ad e sere enunciaco non e solo il rea-
compaiono prima quelli riguardanà i ervi e poi quelli riguardanri liz.zarsi degli esiti nefasci, i aggiunge ad esso la tematizzazione
i ribelli - e il )oro acco tamento all'intemo dello cesso enunciato, della consapevolezza d ella situazione dranunacica in cui si ê
il locucore accenrua con forza persuasiva la loro concomicanza e, piombaci e della sua irreversibilitàt.". La percezione che qu1 si
opractutto, la )oro concrnpposizione, cal risulcaco di escludere qual- abbia un apice nella cematizzazionc delJe maledizioni e rafforzata
siasi altra po ibilici. dalla disposizione chiastica dei comenuci: ecom e se venisse a cre-
Nel v. 13 la formula enfaáca n n• · n tot iCKl1~ amplifica la forza arsi un voráce nel quale le grida e le urla si inseguono senza sosta
rappres~nrativa dei pronunciamenro:JHWH scesso si rende garante e enza che sia possibile crovare un modo peru cime.
dell'attendibilicà di quanco dice. La cercezza deila realizzazione Li pronunciamento nei VV. l 3-14 C iodirizzatO dircttamence ai
degli esiri futuri e il loro concenuto ano garantiti dall 'oggetcività ribelH per cui la puntuaJizzazione sul destino dei servi, anche in
dei <lati - ossia dai legame irnprescindibile era la qualicà della re- questo caso, svolge una funzione prercamence persuasiva, analo-
laz.ione con JHWH e l'avverarsi delle maledizioni o delle benedi- gamente a quanto si osserv.i nei vv. 8-1 O. ln quesco senso ê im-
zion i - e dalla massima autoricà dei locucore. portance anche la particella mn. che incroduce il desáno dei servi
L'articolazione d e1 vv. 13-14 conferisce una maggiore forza e che, con La ua accezione perfino fisica, -guarda!•, spioge gli in-
persuasiva a quanco enunciam. cerlocutori a istitui re un confro nto . La loro stes a sorte e in sé
mi erabile e, se ciõ fosse possibile, diventa ancor piu arrenda oel
A guardai j miei servi mangeranno momento in cui i diretti intercssaci poc:ranno verificare, che gli
B ma voi avrece fame; a.Irri , i ervi de) Signore, parteciperanno a una realcà completa-
c guarda! i núei ervi berrarmo mente diversa70 •
D m a voi avrece ete;

A guarda! i miei ervi g1orranno


B ma voi proverece vergogna; ""Cfr. N .P. Lu~ N. lt (m/-Ordrr l11na11011. 13'>.
c guarda! i núei servi acclamerarmo per la gioia dei cuore '" C fr. parte li. cip. ~. S 1. PP• 245-24<>.
D ma voi griderete per il dolore dei cuore SuUa b<l~ di qucne consider:wo ni si compn:ndc chl' t 1mpn.'CÍ'>O mierpn:an: 1
e p er la rorcura dello spirico urlerete. vv. 13- 14 come ·~-crsal of cxisnng condinons-.J. M U ILL"l"llUR.G. " l\3Jm ·l0-66". 753.
o come •csch;itologm ll ~l. J vm on of the furure rn wtuch rolo ;ire rcvcrsed. powcr
;ind J uchorit} r.idinlly rethstnbuied, ;md the ttd<.- mpove medi;i rcdefincdt. J. 13U N-
Dai punco di vista reto rico e chiara la corrispondenza deUe KJN~WP. lsaia/1 56-66. 281. N é tl contenuro né u fuul1t3 dei l~to confemuno füruh
e
componenti AC e BD. ma di incere se pragmatico invecc la re- 1ncerpreuz:ioru.

398 399
PARIE 3 _ _ _ _ _ CAPJTOLO A: L ESCLUSIONE COME IATIJCA IS 65. l -25

Anche nel V. 15 viene r:ippresemata roppo 1zione era l due 1.3 L' escluslone dai nuovo parodlso: w . 1ób-25
grupp1 di per;onaggi. La crategia espo iciva ê ruttavta diversa Per
quanto nguarda gh infedeli i tracra delf esico che dovranno su- Per quanco nguarda l'uJànu pane dei di corso, i vv. l 6b-25.
b1re, 1 erv1 mvcce ono pre entati come destinacari della nvela- La que<;tione non riguarda tanto la correna comprensione dei uo
ZJone divma ~,. Lo vtluppo espositivo lascia co~i mcendere che la concenuco quanto pmrto to la ua intcgr.wone cW punco di vista
fam iliam.à con Dio, rappre enra? emblemacicamente da) tte>mt, comunicaàvo coo le precedenti unità. Gli rudi ai riguardo man-
puo es ere solo r icevuta in dono 2 , e che il rendersi indegni ddb cano di una seria nOe sione c he facc ia luce sulla sua fuDZJone
relaz1onc che cou fe n ce l'idenrità comporta ai contrario 1'1m- nella comunicazione finara avvenuca. La domand.1 che i impone
po ibihc3 di adoperan: un nome di rui c;j ê o rmai pcr;o il dimto. e dunque la egut:nte: in quale modo. e con quale intenzione, il
li verbo l:Mli1 implica una ~fumarura di necessicà, cosi come locucore in erisce elemenci c he evocano una nuova creazione al-
avvicnc nel caso degü esici fucuri , che sonolineano l'aspet:to dei l'incerno di un pronunciam ento c he comunque rim:me indinz-
dover ubire un certo destino. Non i tratta. pero, di una neces- zaco ai ribcljj? E dunque. quali effeco pera di otte ne re?
sicà determinara dalla voloncà alc:rui . pecificamence, non ê JI IWH
ad e igerc la rinuncia (com e si avrebbe nel ca o di un alto diret- L'inizio di que ca parcc si colloca aJ v. 16b c he, dai punto di
ti110). La nec~sicà di dover lasciare il proprio nome 111 segno di visca deJ concenuri e deUa dispo izione retorica, co ciruisce
maledizione ê dettata dalla mancanza di rdazione con Oio - 1 un ' unica unicà coo il v. 17.
cu1 diversi a pera o no caà e pressi nclJo sviluppo dei di COl"'IO -
e in parricolare dagli esici prospectaci nei vv. 13-1 -47-'. L1 forza dcl- ml~,;i n ,~., ir::i2'l ·;:, A
e
l't~nunciaco mppreseutntim e implica l'impegno dei locutore c1rca B
la verità di quanto dice; una cenezza che den'-'41 dai fa rto che e
e
quanto pro pect.1CO una conseguenza Jogica dei fatn preceden- iU'JK,;i m,: n K A'
temenu: espo ci. :Ji,-i,, m· ::n tt'; B'
embra c he qui si di corso crico-1.Saiano raggmnga il m ass1mo
grndo dei uo 1cinerario logico e deUa ua forza esp~"''"ª· La pro- L'elemenco cem:rale (C) erve a m ene in evidenza l,a cemarica
spectiva d1 perdere il nome - ossia cio che ji e non solo c1ô chc e principale concerne nre la nuova creaz1one. L'aspetto della novità
si lia - colp ~ce pau di qualsiasi immagine, per quanco evocaov:a dell'evenco e rafforzaco dalla ncgazione dei n cordo dei passato
po~a e erc, di macellanooe, morce e cadaveri°'~. negli elementi arcoscann (AA 1, Bll 1f s. La novità e iscrina anche
nello stesso verbo K - ::l che riguarda l'demcnco uruvers.1le (iJ me-
rismo CJelo-cem, v. 17), e l'eleme nco paràcolare (Geru.~lernme,
v. 18). La menzione di Gcrusalemme puo cs ere concepica come
Cfr. p.m~ li, c.ip. 1. S 2.2. 1. p. 1S1 .
' ln qut"'LO ~mo 1i compl't"nde meglto tl s1gmficaco dc.-llJ pronUMl ran>ILa .1~1 cu-
nuch1 1n h 5C1.5: .ill'1mc.-mo d1 un popolo chc \ubihscl' uru \tn:tu l't'l.t~onc.- con J llWH
anch·e\\1 ll'O\'Jno Li loro p1e1u l't'.ilizuzionc npcrcuss1ona d1 wi ;ilTcrnuz:10111 tn'ICcnJono 11 pctniero mlo-auiJno. ~ul contenuto
' 11 uuu • .lll'mmo dcl v. 15 tu vJ1orc consecunvo. St'lnandco dJ h 65. 1S-16.i, cfr. pane 11, up. •4. S 3 1, p. 273.
e
•• Non füfü•mb1lc l'Ultt'rprctnaone da J.D. S.\1AIU. l l lJlll')' 11111/ 'n1rt•l11gy. 27'}. lC• , Cfr. p;iru: li . Cilp. 4. S 2.2 1. pp. 25(is. 1 verba. \aJ 1 Pí. (v::::l. n;-.~1) s13 gh lmpf.
conJo u qwle "!ºª 'ª avrebbe l';ibb;indono dei nome l rrJr/r e lo cc"O L>ao non ~­ (:-n:•n 1t-,, '"!l·?im 1ti..) ~uno dJ moddlll ep1.,tcnuca m<"rtt\";l. pcrUtuo. gh rvcno men-
rt"bhc paü 11 Dm d.l\r.idc nu un Dm A111n1: do
non cormpond<" ~ duo c<"StWlc e k voruu -.ono t•oru1Jcr,m (0111C <"Crtl C ga~ ln .mo.

401
PARTE 3 CAPrToto 4 : L'ESCL~ ONE e lATilCA 1 65, 1-25

n.1czzo, segno e agente dei rinnovamenco un1wr...1lc.,.. ln cal caso Ora, per mem:re m lucc c1à che 11 nmcono c11nenro della ~
(,crusalemme funge da •centro•. come una orc.1 d1 Eden, e di- vranicà divina comporta. 11 locucore non opta per un nuovo cli-
vcnta 1} luogo delfa comunicazione con il divrno (cfr. v. 24) e la corso esplicativo, anchc perché aveva già rutto am piamence
g~r~mz1a. dei r11111ovamc11to continuo dell'un iverso, co ncro il pe- sp1egato. lnvccc,. dopem una stracegia in grndo tl1 produrre un im-
ricolo d1 un nuovo 41profond<unenco nel cao'l77 • patco anche maggiorc: l'o~1i~one. ln qu:)t;:t parte dei di~cors<;>. la
mancanza di un quaJs1as1 rifcnmenco a1 nbclh 'lerve a eVldenztare
Nei. vv. 16b-25 non vcngono menzionaa 1 rabclli , ma cià non la loro mcale as.senza nel nuovo progt:tco divmo. fuc;1 effettivamence
111d1ca il ma~1caco legame con la precedente parte dei di corso1'1. scompaiono. co i come 11 loro nome. ~ cocalc !ncompa~bilici degli
Dai punco d1 Vl\ta comun1caavo 'ii rnru an21 d1 una con eguenza mfeddj con D10. con la nuova reatea e con 1o nJme d1vmo delle
logica di runo ti pcrcorso propo to finora dai locucorc e fa pane co e, viene accennuta m maniera nur.tb1Je attr.lver;o un silenzio
d1 una ua prect'ia craceg1a espo iava e persuam'3 eloquente. . .
L'arco creativo d1 Dio presuppone infaru la vmoria ui caos e Grazie a que co procedimento, la spoghrnonc dei nbelli nsulta
l'annientamenro dcllc ÍOr?c o tili, in maniera tale chc la creazione completa: non avcrc u11 nome ricondu c 1 ~ 1 lc. a D10 (_vv. 15.- 16a)
'itcs a diventi fonda mcnco dclla toria dcll'a lleanza 7'1• Evoca re il vuol cfue 11011 avcrc nc sun legamc con lu1 e, m fin dei cona, non
1~1oti~o deUa creazionc sign ifica meccerc in cvidcnza, da una parte, appartenere alia <;u.1 crcnione perché essa i m ph ~J ti lega1~1e im-
1ordm e deJle cose, e 111 paracolare l'ordine mor,1le"'1• e daU'alcra la prescindib1lc: crn crcawra e C reatore. ri d1 cono cnnenco cli J~I W~
ovramca. • d elJ ' umco J) 10 MI . •1 tracta deglJ elcmentt chc stanno aJ1a
'
da parte dc:i nbcUi mamfi..-sta qui le sue estreme consegucnze: il di-
base d~Ua rela21one am1omosa era Dio e l'uomo, ed cncr.imbi cro- conoscimenco cotaJe dJ parte di Dio cesso. 1 nbclJJ non vengono
vano n pondenu ncl pn.-..ence d1scorso. li non ncono~ere la ro- menzionaa , perché non 1donei a far pane dei d1.;egn o onginario.
vramci di JHWI I, prcfercndo .ti uo po co alcre dJVmicà)l! preclude c be pre,·ede un rapporco armonico d1 reciproca appar~enenza.
la po tbilità di appartenerc al progecco origmario dei 'mondo e fondato ui n conoc;cunemo delle n pcmve 1denma: dt JHWll.
dcU '~ma.nicà. li non ricono cere la sovran1t.1 di D10 s1grn fi ca inoJ- principio di e 1stenza , e dcU 'uomo, crearura 111 1monia con il suo
0: ili cono ccre la ua \C.1IJ d1 valori, anreponcndo ad ~sa un o r- creacore.
d111e morale oggerrivo, dctcrminata dalle cclce per onaJi"l. Sem bra chc proprio grazie alla forza evocativa di Is 65, 16b-25
il pensicro rrito- ic;:liano raggiunga ed cspliciti 11 'upcr:unento dclla
dicocomia, non or igm:ma. era i conceni dj •Creatura• e •parmer
Cfr U. M_AW K, " lu1.1h ti'i.17-25 ... 184. Come \l H·Jri 111 \t'guno ulc mrcr- deU'alleanz.J•iw. Que co filo di pemiero i: pn:par.ito in dalle prime
rrc:t.uJonc non C' fUlta\.U, C' .:IU\U\.l
bactuce del d1'icor..o d1vmo nel Terzo l'la1a. e prcc1..amenre dal-
ui 11mbolt,mo <'\UI •mm Jd l<'Olro•, dT M . Et li\111· '"'"14.\""'r 1 1111Jr.H1, 29-54
<:onrro E. U<HI ''A l>l\t, l11r &/1.11c/~/ l"'rli.-.211•.,,s. 1111 J'interrogao,·o \ulla po 1bilic.l che lo tramem p.treec1pi aUa cate-
Ctr. F. WAT'º'· ll\l .i11J Tnit/1 2.l-4 . goria dei •popolo d1 J llWll• (Is 56,3). 1gmficJt1vamcncc, uno dei
~fr DJ. Me;( <\K111v' ( ruuon• Mon& m Anrn:m Hcb~\ l\>cll'\ ··, t)J . Tak
1dt:~lr e r~me "" J.:il J1,t1>Nl 111111.:1ll' chc proponc cume cmcno põ'lltlvo J 1com-
ron. unenm l'orJm(' UJ\1110 (~'l'lll\I) (< &. pane l.c.:1p 3. l .\ .4).
1
' DJ. Mc-CAru11v. "•Cl'l'~llllll• M onh m Anc1e111 l lcbn:w Pocrry'" 9H ~ Cfr. H.C: RI VI N 111,..., , " ( rcanon as :i. Top1C' m U1bhrJI ThcnlOi(Y", 171, che
•.• C'fr. I\ 65,3-5J 11 . •
1 )p1cg;i c h e •thc 1tlc11tuy of uc.iwn: .111d c ovc1um- p.1nm:r ( ••. ) m•cn.omc~ thc J11:ho
• Nem J caso 111 l• '15.12 ~1 " m ohnc.1110 lc sccltt" llllr.lprc'c 1n n:l.anonc ;i D10. tom>' oí CTC'<1t1un ;anil rn\cllJlll, bm J\ Jy11am1c ongc11ng re.1l1ry• Qul'\CO proccs.'-<> 'cm-
1Ofll"~rt'11 malc ;a1 ~uni cx-ch1, lo ~c~1cre c.10 chc .1 010 non p1.1tC' Ctr .inche h 56.4 br.i chc :ibbu r.J~IUlllU nd JX'O\ICIU trll0-1.WIJO() UllJ 1.hwr.11.-.phntlDllllC COlllt" 11.k.ilc
111n l 1mp<>n.u1z;i J.:iu .illc ~chc ~ml•«' .&! ignore, cfr PJnc l.1 ~r 1. § \ 14. PP. 98s. oni-.'llunO chc pu1\ e Ut"''<' C'\("fl: tt"'"1n.uo.
PARTE 3 CAPITOLO 4 : l"ESCLUSIONE COME lATilCA IS 65, 1-25

requ1 10 fond.1mcnult ê l'ades1one a1 pano. cbe presupponc un lc..·- Gerusalemme abbran.,a rum coloro che ono eparaci per JHWH,
game ongmario 1 c.rtrto pnmariamence nella creaz1one cc~!>J' '. m una relaz1one d.t reciprocuà. e non coloro che ~ ono eparari
1
ln qm~co conte<;to 1 comprcade anche come ti locucore, .in- da JHWH (v. 5a) ndla prc un21one ddla loro 'iélnoti • L'immagine
nunCJando •1 c1d1 nuov1 e la cerra nuova• (v. 17) e la Geni..alcmmc delta nuov.i creaz1one 111 1 65, t 6b-25 evoca, dunque, il disegno
nnnovaca (v. 18), upcn I'orcica deutero-isaiana . Per 11 Trito-1...,fa originario di 010 e 1mpltca chc coloro che v1 prendono pa~c
la nuov2 cn:az1one non e la figura della rinasc1ta na21onaJe, m3 siano "separ.ià". •una co a buona•. o 1a cocal me me mpoadena ai
delta rm~c1CJ umve~aJe, econdo i pnncipi dei modello ongma- progecco divino. E potché l'umamtà che p.ircec1pa alla nuova crea-
rio'°. Accravcr;o le 11mnagm1 dei •ciclo-cerra• e dt Geru~lcmme, z:ione viene descnctJ come 111 rdaz1o nc d1rccca con JHWH ("1)::1, vv.
la crcacura e 11 parmer dell'alleanza si inconcrano e s1 fondono m t 9.22: , '"::, v. 22; i1 i1" •:: iJ :i t, v. 23). allora \J ha non olo il u-
u11 'u111ca fibrt•ra. com pondeme a1 modello ongmar10. pcr.unemo della c;ep:Jra11one ab1rualc tra lsradc: e gli alcri popoli.
ma ancbe un'ultcriorc conforma dei c;upcramento deUa separa-
h 65, l 6b-25, con la ua immagine delJa nuova crc:azionc, ti- z:ionc era le •creature• e 1 •11ar111er.\ dcll'.1llcanza11.
mob .mchl· l.1 rivi itazione dell'idt.-a di scparazio11e chc sca alia ba~c
e
dcll:J crcazione 'itC'\Sa1111• La 5(.'parazione anchc il fondamcnco del- ln definitiva, si compre11dc l'impatco pragmacico di Is 65, 16b-
i' e Í'ill'llZíl d1 lc;raele e della sua idencicà naz1onaJe11'1 (c:fr., ad cs., 25 nel momento in cui si nconoscc: chc cucti gli asperci appcma
Lv 20,24.26; 1Rc 8,53; Esd 1O,11 ). Proprio quesca convirmonc menzionaci ri ulcano prcclu~i alla parccc~pazionc: dei ~ibe.lli. dest~­
fa pronunc1are alio traniero il uo timore di es ere . cparato dai nacari diretà dei di COl"iO. L'apcrcura umvcrsalc alia p1enezza on-
•.~opolo .dt JI 1w1 I• (l<i 56.~). lnvcce. la separazionc imphc1ca ncl- ginale - con la sua giota e comp 1utcz~a di v~t.a in suoi turt!
111mnagmc: della ccrruca m Is 65,8 promuove un 'alrr.i vi'>1one: la aspecri'l 1 - pro peccaca con tanta p:l\'itone._ ~venca . ~n arma
)C:parauone non nguarda piu gli Lsraelici da una pane e lc na- cscrema, rivolca a coloro che ne rl' e.mo fuon. E 1mpoSSJbile pen-
z10111 dJJJ'alcra, ma concerne, ia maniera emblemanca, lo cc o <;are che i rraco di una •betfa• finale d1 D10, gracu1i:.l a ella ua cru-
hraele e, per escen 1one, cura gh uomiru . Per quesca ,_g1onc. 11 delci. i rrana p1uccosco dt un mezzo con 11 quale J~H vu?le
qu.iJro mecafonco dc.:1 c1el1 nuovi e cern nuova e delta nuo\a cuotere chi i con 1dern p1u \.lnto d1 D10 cc o (cfr. v. :>a), spm-
gedo a prender co aenz.a della propru 1cuaZJone e. qumdi, a fare
runo il po ib1le per 11011 nmancre e'iClu o
ln que co conte co :111che la forma <lei ptc. r~~ (vv. 17. 1 )
( Ir rmc 1. e.ir 1. S 3.J. \ JIP· •r" gioca un ruolo dt nlte\:O, perché mlphca l'mumnenz.i deíl'acto
Nd llt"ut.-ro lwu l.i r.idiu: 1t-: m:orrç nn e~ m cu1 '' tntu lkll.i mwuu- creaavo:JHWll • ca per creare• la nuo\a realci'2• per cui dagli in-
1mnc n.mon.llc (.i<I n • 1\ -1 l ,.?11, 45.K c.:c.), o l.wàO\"C b ugnon.i univcNlc J1JI111. tt (o
111 rd.1711>11c wn l.1 ~w oper.1 .1 \.Jnuggio Jcl tuo porulo. l>1fam. L hl'>t-ruaont e l.1 n·
Uhlllllt1on1.· dd fl(>f'OIO ~ orcm.1 JJ un D10n.u1on;i.lc:11S.Wto1l'lmc-lc, 1l l >10 J'hr.i·
de (;iJ i:.., I\ 11,14. lh. 17 .?li. 43.1 3: U.14. 15.ecc.)
• t•cr '111~1.1 r.1g1on~ 11011 ~mo .ippmprutc qu1 mccrp~l.lllOlll \c1.011do lc 11u.1h 11 "' M Cllll u,"u d11J111.1u .db Qllm;.", JO-l5. q,molrnc.i 1:ome IJ Q11t1ti dJ ogiu cre-
pc<l.11\l J'brJdc i: 1.om11.lt-r.1to lOmc un r11orno oillo 'ª'º dd ~.im (1\ .?4,1": (,n Jcmc q n:;Ui:r.11;a nd mo t"\'ICn elcttu, \-1\.:l'I.' tlC~ 11dl.1 n>"1t·n1.1 dcU'clczione. e lnchc
4,::n ,,).e IJ íl"t.1ur.111011c e r.1ppr1.~cm~u m mamcr.1 tigur:acJ çomc unJ nutw.1 l"rl'J nd ~uo esscrc '\tr.unrro", ,cpJr.no. m~\O tl.1 p;inc, 11lw\' pcró Li ~cp.1raztonc noo sc;itu-
/IOlli.' (1. Ir.• ;id e .• tJ. Kl\\i\NI . nw 0."1k ~f lsatali, 11, 311). L.1 Vl\\Lllc lrll0- 1\,U,lllJ ,, mcc d.úLJ prcsun1ionc d1 c.-s\cr•• m1i;hore, Ili) d.111';ippJrtcncn1.i ~ D10 d1c l: 11 Santo.
111uow 'u un on110111c tcoloi;:llo moho pru ' '.Isto, ai di 13 dellc ~tr111u111 11.1111111Jlr , •• Per gh ôm r.1tni.ri.1r.111 111 h (15. 1(1b :?5, cfr p.irtc li, t Jp. 4, § 2 e § 3.
( Ir C•li 1.4.Ci.7 14 1H 'º" ti wrbo ':-o. n ·cmbr.i meno Jppmrrw;i, pcrd1r \<:nl.J p;in1co!Jrc nh~'U ncl concesto. l'm1ér.-
" ( Ir lu w1luppo •h qu1MJ 1Jc~ m B.K. WAUKE - C.J. F1urnu1 K.\, C.rnr5rJ, (1tJ , prct.121onc J1 E /IA li rr MI H ll 11u C.>111111111111)' 1111J "'"''li'· i:u. \CCOndo la qualc.' 11
PARTE 3 CAPITOLO 4: l'ESCLUSIONE COME TAffiCA Is 65.1-25

redocutori si esige una decisione urgente se non vorrani10 re-


came fuori 93. '
e
!'opera divina COntenura nelJ 'espreSSÍOne rnetaforica de} V. 8
sulla vendemmia , che suggerisce un'azione divina cli disrruzione
e
NeU'i!1sie~e !'influenza dei locutore complessa ed eserci- e protezione allo scesso tempo.
t~ca su diver 1, fi-onti. Da una pane, nei vv. 17a. l 8b, egli frutta 11 filo espositivo che corri ponde all 'agire salvifico di Dio e
1 unpatto dell ano co111111issivo che implica la certezza e l'immi- organizzato secondo la tematica deJla comunione cra Dio e il suo
n_enza deUa sua rivelazione, dall'alera la forza rapprese11rativa impli- popolo. Si ha dunque la formazio ne dei «po polo di J HWH» (v. 9b,
caa nella descrizione de Ua nu ova reattà, c he sottincende turta 1<~'. Hi) cbe abbraccerà i fedeli dell'antico lsracle (p rogenje di
l'autorevolezza e veridicità divina circa Je effeccive coodizioni C iacobbe), ma an che la progenie benedetta dei Signore (v. 23), i
della nuova vii:a servi e gli eletti. con gli stranieri e gli eunuchi (ls 56.1 -8) tra le
!oro 6Ja. La serena relarione di qut.'Sto popolo con JHWH e evi-
denzfata da tre elementi: il dono cli un nuovo nome (v.15b) che
2. La rlelaborazione dei motlvi ha attinenza"5 con il nome divino lOK (v. 16a), la condivísione
degli stessi sencimenri di gioia ed esuJtanza nella 11uova ~eal~ era
AU'impatco comunicativo dei discorso conrribuisce anche i fedeli (v. 18a ) e il !oro Dio (v. 19a) e la perfetta comun1ca21ooe
l'.elabo_razione dei mocivi, sia per quanto riguarda gli accenti par- era ea trambe le parti (v. 24), compo nente importante pro pettata
c:icolan del lo ro conce nuro, sia a m ocivo della loro organizzazione ai fcdel i già nei prccedenti discorsi (1.s 56.7; 58,9a). 1:a pecLiliari~à
nel corso dei Pl'Onunciamento. dell'espo iz:ione triro-isaiana e che tutti glj elcmentl che descn-
vono l'agire salvífico di Dio in chfave relazionale sono iscritti n el
q uadro della nuova creaz:ione evocara nei vv. 17 . 18 dai verbo K,?·
2.1 Lo rlvelozlorie divino nel gludlzio selettivo Con l'insistenza suU'evento creativo, il locuwre tende a sottoli-
neare non solo la novfrà, cbe coincide con !'originaria perfezione
.. Nel prese~ c~ discorso ono annunciate entrambe le forme, po- de1 creato, ma aache l'universalicà deJ suo agi re neU'impegno a ri-
sm va e n e~º""· d ella rivelarione divina, ma la n ovità rispeno ai priscinare l'armonia de.! cosmo, il luogo deUa comunione origi-
e
precedena pronunciamenri che encrambe le forme sono rap- naria era Dio e i suoi servi.
~r~emace. nell a }oro simultaneità, per cui si pu õ considerare La concroparte negativa della rivelazione divina viene esposca
1 az1one dt JH\lvH com e un g iudizio eletcivo9"'. La sincesi dei- in crescendo: i passa dall'accusa e l' irnpo"sibilità di rimanere
inerte di fronte alle aziooi illecite {nl?nM K?, v. 6). alla retribuz.ione
punitiva (o?w, Pi, vv. 6-7 e ,,o,
v. 7), ~no ai dec:eto scerr~~io d!
ptc. •mplic~terebl>c U n proce~o co1mnuo ndla vira nor1c 1 d'lsr:idc e che, qwndi, Dm
n
(:iin? ... mo , V. l2a). carattere aegaovo deUa nvelaztone divm~
:ivre~bc gia 1111zi.1to l .i ~ua :1ZJonc. e rappresentato sempre in relazio~e ali.e scelte comp?rcame~tal1
Qui..~ca urgcn<;i i: pn.-scme ;mche ndll- prime p.uule dclb comunlcu10nc dwma: degli inc:erpellaci che esprimo no nbe lhone contro 010 (cfr. 1 vv.
sccondn I~ 5b,J hi S'\Jvcna dt D10 ê prosstma a vcnu:e e Ili sua gtust1zia su per ~R' 1-5 che precedono la rivelazione divina nei vv. 6-7 t! i. vv. 11 . l 2_b
nvdat;l.
•I• K K< che m orivano la sencenza del v. 12a). Arrraverso la giusrappos1-
• OCNfcN , I l dl dm Crrctl11r11- U11/inl tk11 t1mlem, dmingue era due forme dJ
giudizio çdcrovo: • ht c1l für d1c Gerechtcn n:ich der cscha[OIOb?JSChen Vcnuchtung ckr
Si.111del"' (24.233) e ., Hcil ltnd Unhcil ais Gt"rcchtc und ündcr jc und Jl. m'lfcndc Er-
gehcn• (2-1 .2~3). N ~n ê com:tra, tuCQvt;i, l;i \UJ coll0C1Wone d1 Is 65.8 ncU';unbtto
ddla rrnm cuegort ;\ (237). '>\ A c:ius:i dd valore ri~ultnOV() dell.1 paraccll~ i'lilt m apcrturn dei v. 16.

407
PARTE 3 ------ CAPlTOlO 4 : l'ESCLUSIONE COME TATilCA IS 65. 1-25

zione dei motivo temaoco della rivelazione divina e di quelJo dei su cita meravigJia; e inceressante invece il motivo per cui empre
criteri comporcamencali (negativi in quesco caso) il locucore fa a )oro si annuncino 1 cermini delJa alvezza riservata ai servi dei
c:rasparire il suo intere e a rappresencare l'azione divina non come $ignore. TaJe celra e posiáva cende :i mosrrare che JHWl 1 agisce
arbitraria, ma come sanzionacoria rispecto alie celte operace dai secando giu tizia e che (: po 1bile beneficiare della salvezza. Da
ribelli. Dal punto di vista per uasivo questo elemento pennene una parte si ha dunque un'influe nza infüitrice, coo la quale si
di presupporre cbe un evenruale cambiamento comportamen- spinge a temere b rivelazione punitiva di 010, dalJ'alcra un ' in-
caJe degJi interpellati modificheci anche il caractere deUa rivela- flu enza che incita a sperare ancora nella salvezza, dato che e a e
zione divina. ln taJ modo, i ribelli vengono maggiormence po sibile (e garantita) ai servi.
motivati all'assunzione di un diverso :m eggiamento%.
Nella ritlessione intorno alia rivelazione divina, in Is 65, 1-25,
il locutorc ricorna a evidenziare J'imminenza e la cercezza di ciõ 2.2 Lo rld efinizione dei referentl
che deve avvenire, come annunciato sin dall'inizio della sua co-
municazione in l 56, 1. Sul piano pragmacico quesco aspecto ln ls 65, l-25 la rappre encazione dei desónatari e concra sc-
piega i toni estremi dei pronunciamenco (come ade ., la cruda gnara da un a svolca nell'elaborazioa e dei concorru e delle cara t-
rappre entazione deUa morte paragonata alia maceUazione) e l'ac- ceristiche dei «"po polo di JHWH•. Quesco argorncnto provoca
cenruazione della rivelazione negativa. concrariameme aU'aspeno maggiore impacto comunicativo pen:hé interessa in primo luogo
po iávo evidenziato in I 56.J-8.Tutto ciõ induce alla percezione degli intcrlocutori che sono consideraó, e che i sono storica-
deU'impellenza di una decisione che ê oecessaria e urgente. mente considerari po polo di Dio. li muramento di prospectiva,
L'ulóm.o aspecto relativo alla rappre entazione deUa rivelazione anche se preparato già nei ruscorsi precedenti, raggiunge qui un
divina in ls 65. 1-25 riguarda i desti natari directi dell'annuncio. elevaco livello di chlarezz:a ed e in grado di esprimere appieno la
La comurucazione e rivolca nella sua interez.za ai ribelli. C he iano ua carica di oovità.
proprio loro ad e ere iaformati dell'azione punitiva di Dio, non La riflessione che riguarda i referenri raggiunge una notevole
efficacia comunicativa grazie ad una articolazione che si viluppa
su due linee complemencari: la prima, che frutta le allusioai aJ la-
"" Quc..-su urna pcr$UlSl\"ll ~ promo.;g con cosr:alll3 nC'l pronuncí:unenti ÜJ\."ini dei mento dei popolo in 1 63,7-64, 1 l e la seconda che procede suJJa
Tmo-lsa1.1 e 1n qut•sto s• dtlfemuia, .1J ~.• daO' t'<"pOSluonc ~crenuam dd giuili:zio se- linea della revisione di concetti comunemente condivisi.
lemvo. R.J.R . PlANT. G.,.1d Fi~. B.1J Fi;es. giungc .-iJb condu(iont· cbc 111 Gcttmi:I c'ê LI popoJo actribuiscc la denominazione di ~· l ai nemici di
una grande Jüfcrcnn.JZJonc dellc moav:lZlom divmc ncl '"10 lmp;arurc salvcZll e c;on- JHWH in ls 64, l e chicde a Dio un 'azione punitiva cancro di
J..mru { 18~s.): .mchc e l;a condotc um.in:i e l'a2ione dJ,·ina m:uufest.mo, m .ilcum essi. ln Js 65, I J H W H de igoa con ' > una oazione che non ri-
tem, u11.1 ccn.1 cornspondcnza rcoproo. nltrove JI IWH offn: la salvt-zu, non \olo J r.msa
dclfa fedelt.i . ;id e~ .. d.i Ccrt'mia ~ce~so o d1 EbeJ- Mdcch. ma a11che 11011Mta11te iJ folli- spondeva ai suo dcsiderio di vicinanza. Nel corso della comu-
mento, 11d cs.• d1 Cerem1a ncsso o dJ Baruch (190). L'imprcwdibilià dell.i gr:ma di- njcazione gli incerlocutori sono costrerti a render i conto che
vma carant'runc-a dei bbro d1 Cercmia (come an Cer 23.3-8: 24,5-7; 29,4-14) non f.t JHWH non i riferi ce alie nazioni ma allo scesso po polo d' Israele.
parre dd pellSlero rrico-~no: !lln thllc prime b.mucc dclb comumc;monc 1 p.am Anche per quanco riguarda il ternú ne CP si os erva uno scano si-
sono clu:in {dr. l~ 56. 1) e J U\\'H nem reagiri 11.:most1J111e o a prrm11drrr JJ C">'>I. i>cT que-
núJe: in Is 64,8 gli oranà si rifanno al ia loro identirà di popolo
"l.1 ragionc la nr.atcgu penuas1va di JHWH. come rapp~CllCILl ncl Tnm- lsau. e pa
ceni \ "Crsl p1u 1mmeduu e pau hne.trc: gb mtcrlocuco n ili Dio ~no mformaa m c1ô ru JHWH (u'?~ 10":,), mentre JHWH parla di toro come di un po-
eh..- dt"Vono fare e su comt• rcagui D10. u S("Jnphc1cl e cht.trczz:i dei "contracco~ serve polo ribeUe (Is 65,2), che lo provocava in maniera sfacciata e ca-
.id .unphlic;m: l'impano comumc:mvo. scante (Is 65,3) .

A09
PARlf; 3 CAPllOLO 4: L'ESCLUSIONE COME TATIICA IS 65.1-25

A quesco punco 1J locucore promuove una wolca perché. u\u- nei ,...,_3b-4. L'ap1cc ddla r1beUtone e dcll'arroganza corume nella
fruendo dcU 'munagme dd grappoJo e modificando co i la mcta- me a in qu~cione della anntd d1 JI 1\\ 11 c nel nhuto della sua
forn della ' 1gn.1. adoperata abirualmence per d~agnarc la nazionc presenza (v. 5a). Lo 'itCct o pnnc1p10 v1cne nbadico tn ~aniera
dcna, Q1mona b dw1 1one nello te$O 1 raele. li •popolo cli JI IWtl•, esplicica nel v. 11 , che acco ta rabbandono dt D10 e la dimeno-
-~, (lct 65, I 0.19.22), nella ua nuova accez1one, non comcadc piü canza dei uo sanco monce ai 'ICrYIZIO degh 1doli dei faco e della
con l'annco popolo elerco, ma con rucri 1 fodeh d1 D10, i uo1 'íervi fortuna. LI modo d1 procedere nclla prc cntazione dei cricer1
ed dcca (!\ 65,8-9). L'1denrit.i dd popolo cacun ce chlla rebzione comporcamencali ponc gh mccrlocucon dav;mo all'evidenza che
con D10, per cu1 , come egno di quesra relazione, 1 uo1 membri il disanendere )J relaz1011e con 11 vcro ignore conduce nece s:i-
n ccvono d.1 D10 un nuovo nome (Is 65, 15). namence all'apo ca 1a e all.1 celta d1 .ilm dei. Que ta scelc e
Per mt•zzo da que ca modaJicà espo irava. gla inccrlocucon pr1- e pressa ai v. l 2b come d1'iaetcnz1one .1lla parola dt J I IWH e il non
vilcg1ati, i membra dei popolo d' lsraele,sono forza u a forc i contt curarsi di opcrare caô che cgh de 1dcra (v. 12b).
con lc anuche s1curczze basatc uU 'elezione 113zionale, con l.1 loro A seconda della d1'ipo.,1zione dei loro clcmcnci, 1 criceri com-
vera idenuc.l e con il de tino che Li attcndc aJ momento dei giu- portamencaJ1 svolgono alcunc precise funzfoni nel processo co-
dií'io. 1nollrc, ess1 sono indocti a rendcrsi conco o prauutto dcll.1 municativo. ln particol.1rc, l' mdiflc rcnza alJa continua ricerca di
loro rc..,pomabilità individua le e ad agire di conscgucnza . concarro da parte di Dio e l'o~tinazionc ncl rifiuto di incraprendc~
la penitenza (w. 1-3a) nspecdna110 la rottur:i dei r:ipporco era D10
e il popolo, e fungono d.1 foncbmento per una nuova e? e cre.ma
2.3 Lo funzlone dei crllerl comportomentall azione giundica di J I 1w 11. e non ca fo M: una muaz1one di conllino
e <;e non a fo~e da parce dei S1gnon.' la voloncà dt nsrabilire il rap-
Nel dt cor..o da 1 65, 1-25 J'acrenzione dedicara a1cntt>n com- porco inframo nelb giu azia c ndla venci, 11 <iu_o proc~d~re non
portamenc.iJ1 e plUClO CO CVldence, anche Se, nspettO agia aJlr1 d1- avrebbe né ragion d'cssere né fondamcmo g1ur1dico. C h1 v1e~~ m-
COflil, la loro rr.maz1one non e cosi esce a'P. Gh .iucgg1am enú colp3co di quako\l, ruttJv1a. ha 11 d1rmo cono<i~erc coo pre?51one
menz1on;m sono qua<it e<iclu 1vameme negacivt e nguar<bno vari 1 cap1 d'accusa: quoc.i ~ Ll fun11ont• 'i\.Oh:a cWl elenco de~ aueg:-
a pem <lella rdaz1one con JH\\H. giaruenci illeaci pn.><;enc.ico ne1 vv. 3t::'. Lc parole d.egh lmpuc:a~.
L'c po m one ~• ~\.tluppa ~ecoado una progres 1onc egnata d.l nportacc nel v. Sa. olcrc a co ncu1re un .i~vance de~ accus;a, espn:
una crc tcnce gr.iv1t.i dei comporcamena: i parce dalla de cri- mono anche 1'1nsolenz.1 degla 11ucrpclbt1, che non nconoscono ne
z1one dei comporcamenco manche\.'Ole nei confrona di 010 (v. 1) il dtricto divino dJ proccdcrc né b 'íUa automà. L3 precisazione di
chc ~foc1a po1 ncll 'e phcica ribellione e nel per...eguimemo dei rum quesa clemcna \t3 all.1 bJ.' e dell.J rnmac~a d~ sanzior~e pro-
propn 1ncenn (v. 2). Qu~ci atteggiamenci si craducono an unJ co- nunciaca ne1 vv. 6-7.T.llc Jrocol.111one comumcaava dei discorso
cancc offc1,.1 Ji d:mni dei ignore, incrodocca nel v. 3a e dcsrmu serve a legirnmarc 11 proccd11m•nco SCl'\ o e a dtmo'ícrare la sua fi-
nalicà. Anche la npn.-s.1 dei cratera componamencal1 ne1 w. l l . l 2c
ha la chiara funzionl' di 1110.,rrnl"l' l'intcrd1pcndcnza cm l'aneggia-
mento degla impucati, il c.1r.mcn· m111acc10 o ddlJ rivcl~z:ionc. di-:
·• ln 111otlo p~1t1c:ol.m: \l' f)Jr,1~011a10 a I ~ 57.3-IJ, chl' prcwut.i l.1 ~ll'".1 for111.1 vina (v. 12a) e il destino fitturo (v. 12b e v~. 13- 1óa) a1 ~uala_ gh
'-''Jlíl'\\IVa d1 contc\.1 g11md1t .i. dow L fast> ddl'accu\.1. ''he oc:cup.1 l.1 111.1AAmr p.1ru: dd
th<1to.-.n. ~ J,·d11JW pmprt0 JIJ'c)pru111onc d1 ah cmcn. R 15pc.-m1 " lfUcl d1\l.ON>. h accusati andranno inrontro. fuuc>ciõ a 'IOtlohnearc la massuna 1111-
'1'l.I :?li nprcmlc .Úl um .lllCIQ{IJlllC1111 l.i menziorou scm.i 1mroJurl't' ~I ngu~!\11) no port:anza dalJc scchc opcr.uiw dcgli sccs'i intcrcssati e, di consc-
nt.i \lg111hn11 ...c clr. pmr li. c.ip. 3. S 1 2.2, pp. '.?21'- guenza, a nmolare LI loro camb1Jmcmo.

410 411
PARTE 3 CAPJTOLO 4. L'E.SCLUSIONE co rATTICA Is 65. 1-25

Per qu:;into ri~arda gJi acteggiamenri posiavi. e. i occupano che si gioca, in omma, il destino deU"uomo racch1u o in maniern
po~o pazJo nel dlSCON? e ono espressi in m:miera piucco co al- sincecica nel uo •nome•. li nome deglt mfedel1, m fam, ê maledi-
lu. 1va. Sono SLg111ficaav1 due esempi. ln 1 65. la figura dei servi zione perché e prime e anziona una vit:i alien:lta daJHWH, fonce
t: rnppre entata come •mo to11/ «benedizione•. e la prcscnza della dj benedizionc (vv. l 5a. l 6). Nell'insieme. ncorrendo a cale espo-
benedizione imp)jca che lc condizioni dei pauo o;ono tace ri- sizione degli e iti. il locurore ricorda ai uoi inccrlocurori la celta
spect:lt~. ln Is 65, 1O, mvece, si parla dei popolo che cerca Dio. che una volta hanno compiuto e che ora ono chiaman a com-
0e designa un 1~1odo co cante di essere che SJ dtstmgue per l'ade- p1ere nuovamence: •Guarda! lo pongo ogg1 davann a ce la vira e
1~mc aJHWtl.L'interes e dei locurore in Is 65, l-25 non e pero di iJ bene. la morte e 11 male . .. io ti pongo davanti IJ vica e la morte.
"ª?1olare uo_certo opo dt :meggiameoto mo crandonc 1 tr.mi po- la benedizione e la malcdizione: cegli dunque la vita. perché viva
1t1VJ, come mvece avvemva m fs 5 , 1-t GIJ mcerlocucori anno ru e la rua di cendenza• (Dr 30, 15-20).
bene cosa vuol dire mamenere una VÍ\'a e incera relazione con lnolcre. ne1 vv. l 6b-25 iJ locucore illu era diffusamenrc ai ribelli
11 lo~ D10..non oltanc~ perchc! ciõ ê caco espollCO ampiamenre una realtà complccameme nuova che mclude la p1enczza dei rap-
ne1 d1scors1 precedena, ma ancbe perché 11 d1scor o ê nvolco porco era Dio e il suo popolo, la pienezza deUa vica in~ividuale e
princip~'lenc_e ai membri dei popolo chc ha stipuhuo con Dio collettiva in un mondo rinnovnto e non piu o tilc. E questa la
il patco cli reaproca apparrenenz:a e fedelc\. Qut:I che qui si ri- orte dalla qu:ile 1 ribelli rimangono e clu i'>11. L'incenzionalfrà, a
cruedc e cli menerlo in pratica, e urgenremence. liveUo pragmatico. e dunque queUa cli stimolare neglt incerlocu-
cori il desideno d1 un camhiamenro comportamentale cosi da
pocer far parte ddla comunità di Dio e perimencare la pienezza
2.4 l'ormo persuasivo degli estti di vira che ne con egue. La coUocazione della tr:mazione di que-
sc:a nuova realci nella parte fina le dei dtscorso ne 1ncensifica l'im-
L'a peno cli magg1ore imerose in 1 65.1-25 i: comtuico dalla parto pragmacico.
funzion~ attribuna agh e i~. C1õ non olcamo a cau :i dcUo spa-
z10 dc~1cato a que to 111ot1vo. ma anche per via delJe craregic
persu:lSlve mcs e m acto nella ua elaborazione. 3. Conclusione: gil enettt perlocutorl attesl
~vol~en?c;>si ai ri~elli,JI IWH ricorre in primo luogo alla mi-
naccia di e 10 nefast1 (v. l 2b). Tale procedimento e namrale All'incemo dell'ioner:mo comunicativo proposto in Is 65, 1-
quando i cerca dJ provocare ncgli inredocucori 1J tirnore cli con- 25 !>Í ricono ce un'~rrema contravema gmndica. in cauraca da
egue~ze ~er _loro sp1acevoli e spingerJi co i ad ag1rc affinché aõ JHWH nd con&onà di una parte dei popolo. Di\"e~amence da
non s1 realizzi. M.i nel cor;o del suo pronunc1amenro Dio ado- quanto avvcniva m 1 57,3-13. la violazionc dd duitto, e quindi iJ
pera aJrre due crategie d1 elevato impatto persuasivo. foncfamento giundico dei procedere. non ê 1Uu craca col linguag-
Nei vv. l 3-l 6a il locucore giu tappone iJ destino dei ribelli e
quello dei ervi. rafforzando co i il contrasto e menendo in chiaro
chc emramb1 non _h anno e non po ono avere ne,.sun punco di
cont:mo: come la v1ca e La morte, la bencclizione e la maledizione. ... Per \."Cm Vl'OI l.l 6naht.i rc~UJSl\';1 i: :nul~ J yuell.i J1 lx 1(1, l 'J-J 1. no n t;iJl((l
1'<1" \ i J Jd mH~S<"LllnCll[(I dclk "1 rtJ llU per l.i r.ipprl~flUZIUllC c:h qudu 'IOfTcrcnu t hc
Gli esi~ conrrappo ti designano, da una parte, la qualità dclla vica e 1J <lhl.ll"CO 111colnub1lc d.t Dto, -ofTcmlZJ .iurncnuu J.llb ro\)1b1hci w OS-\crvarc.
dec~rnunam dalla relazion~ armoniosa con Qio e, dall'alrra. q uella '<llU pot<'rv1 p.incnpuc. l.a 'l(ln t' bcna Jcgli .l!m Prupno quc-u 'ºm;i~~ult'ZU .-o-
deU uomo separ:no cW ignore deUa vica. E m relazione a Dia ~onnscc Li ffiO O\,.UJO Ul' pt"r l..1 ~ OU\Cl"IOllC.

413
PARTE 3 CAPJTOLO 4 : l 'ESCLUS10NE COME fATllCA b 65. 1-25

gio mecafo rico, ma e e posta a partire dai co ncctto stes o di •po- l n primo luogo JHWH ricorre dunque all'accusa (che si so-
polo di J I 1w 1,.~'. Per quem ragione sono dJ massuua rilevanza gli vrappone a1 mo tivo de i c rite ri comporcam e ncaJi); qucsta risulta,
appellariVl - nazfone che no n 111\"'0Cavà il no me d.i Oio. po polo turcavia, molto p1u circo crirca rispctto aU'esteso impianto accu-
ribe lle, gente che co canccm e nce provocav:t il Signore - con cui 'iato rio o e rvaco in Is 57,3- 13. La ua funzio ne equella d i mc t-
ne i vv. 1-3 si interpellano gli accusaci: gli incerlocuto ri vcngono rcre gJi accu'iati J cono cenz.1 dei misfatti da loro commessi 111
accusati precisamente perché violano i termini dei legam e che cssi violazio ne delle no rme di appctrtene nza al po polo di Dio e in-
stessi ricono cono e a1 quale sfacciatamence si appelfano ín ls 64,8. durli a cambiare compo rtame nto.
La proccdura manca ddb nc ucralicà carattc ristica dei processo Piu viluppata e invece la minaccia di sanzio nc, chc incl ude
al co pen o de i giud.ice. N o no tance le formule e pressive si :ivvi- perfino provvedimenti estremi quali , ad e empio, la con egna alia
cimno a voice ai Jinguagg10 giud.iziaJe, es.~e sono detcace o prac- morte. La gravicà ddla anzione m inacciata svolge una funzio ne
runo daJb 1ruazione estrema venurasi a creare, che esigc 'itr:llegte inrim idato ria e, in findei coná , anc h'essa cerca di indurre gli m-
escrem e, e perfino esasperate, da parte dei quereJance.JHWI 1, dun- ccrlocuco ri a modi ficare il lo ro .icteggiame m o e a evicarc cosi un
que, in ccrrnini appassio naci esprime sia il suo impegno <li fedeltà verdcrto in fa usto.
alJ'alleanza ia la d.isapprovaz:ione dell'atteggfam ento dd po polo. M a lo sforzo persuasivo piu intenso da parte dei. locucore si
N onoscante J'apparenza, l'i ntenzio nafüà dei locucore e ancora evidenzia nella rappresencazionc degli esiti . Indurrc gli imputati
positiva, non fiaalizzata a inOiggere una condanna definitiva 11 • 1, aJJa comprcmiont: degJi esici ddle lo ro arioni egià in 'ié un cra-
m a a1 ripri cino de lla relaz1one. Pe r o rccnc re quesco effc tto s1 guardo importa nte in vista d i una rettifi ca de i comporumemi,
ado perano tutce le str:1tegte c he pos o no indurre gli accusaa a n- nta rappn:çencarc, o ltre agli esia convenienti, anche la be llezza
conosccrc la lo ro colpa. a riparare il torto e apparte ne re, di con- di una nuova realcl, cera nella sua realizzazione e possibile nel suo
segue m:a, ai i.po polo d i J llWll• (1 65, I0. 19.22) come crvi cd raggiungime nco. ma preclusa ai diretti incerc ~a ti , provoca un im-
eletti (1 65,8-9). patto ancora p1t1 forte. Co n que to atto 6nale iJ locucore stimola
in maniera dcre rminante le mo rivazio ni edonisrichc de i moi in-
tc rlocucori : se no n )j persuade il solo fatto d.i d ovcr~i me rtere in
regola rispen o aJJe csigenze dclfa reJarione c he li lega co n Oio
Nd HlNl Jcll'.m.1h 1 \J ê: putu1u th~n.';lrc, 1utt.1\·1.l. t hl· l'.t\pct10 ddu v10l.u1onc
dei Jmthl paterno n<m C dei Cutru .l\~lllC. llU b \Ul llllJ!OrtJlll.I C p<XC 10 m.lho <O- (movemi criei), e se non li persu.1dc la grnvità dclla minaccia dei
pr.lllUllU in n!l.wone .ti l:imcnto n port.uo an 1s 63.7-M , l I. giudizio divino (moventi pragmarici), allora for e possono venire
1"' Dei R"to ~l't'bhe opponuno ~nllev,1rc Li qul'1none p1u gcmcralc dcll.i pJ.au,1b1- pc rsuasi daUa be llezza di tui futuro ne lla ce rra nuova e nei cieli
lic:i dd concctto m~o di Jdimnvn5 dd gaud.Uto dmno. Come <:omc:nc 11. StMIAN- nu ovi pre paraà d::i JI IWH per il uo po polo.
YClflU, J"lmitr, 1~'J, ê d1ffü.1Jc pll'Un.- Ja .,11u:wo111! ddi11111vJ• nc1th ~nu profou<a. •1J
l'\S.3 dl \.lh't'.CU O W COOJ.lllOJ Qut...;(O .l~J'CllO C L'V'IJClll ~ .lfll. hC' IO I ~ (t5, l- 25 f'Cl'ChC'
(.ti eh li dei NCOt'rc lcner.ino .lei th\Col'\o, chc 1111plrca mczlJ e linmtl pmpn c) rJ ltte:u-
torc, Jupo un Jnnuncio w punwonc rn 1om Jcfinmv1 t ome quella Je1 \'\. 6- 7. 1:?.i,
mcue m q11l..,t10nc lc: iut' <tt'<'<-" JUrulc. lc: '~pcnJe. e npnmdc: 11 J1'1Co rw. C aô rmplu:.a
b r~'\1b1lrcl dr ç.imbtamento e. ~nu. lo <per.a (' lo .mcnJc. UI J1Jlt toCól era {10 d1c: u
proc.-llt.l COlllC '-IJ\"CZU O conJ.innJ tlcfiurcav;a C Cilr.lUCrl\OCJ clcr l CStl proft'UC1, (' "
sp1t'~.1 non \(llo J parare cldl.i dmam 1(1l~ dcl r.ipporto trJ due /Mrt11rrs lílx·n chc.> '' 1110-
Jdl.1 lll'l:c,s.m3memc 11cll';1111b1to tcmporalc. nu anchl.' sul p1.11w c:ormmrc;iuvo nd
qwJc ri rnntetto da Ji.>timovu.i Jc,c ""'"re ~11 volu nv.il11U10 e conlm nt.tto t on 1J
w o unhno 111 un d c tC'TnUJUto ~ont~tu

4l4 415
n

CAPITOLO 5
IL NUOVO «POPOLO DI JHWH» COME PUNTO D' APPRODO
DEL PERCORSO COMUNICATIVO
Is 66, 1-24

li discorso dj 1 66. 1-24 i conrraddistingue per 11 suo carat-


tere conclusivo rispeno alia comunicazione divina esposca all'in-
temo dei Trito-lsaia. Da una parte il locutore riprende, in maruera
piu o meno esplicita, diversi aspeni o rmai crattati in precedenza,
dall'alcra si sofferma sopratruno ulla nuova realtà annu nciata nei
discorsi precedenti e in maniera particolare in Is 65, 1-25. A dif-
ferenza di quesc'ultimo pronunciamento, ruttavia, )'interesse dei
e
locucore in fs 66, 1-24 non tanto queUo di prospettare la qua-
licà della vira nel mondo rinnovaco, quanco quello di appurare
l'indole dei beneficíaci.
L'individuazione deUi: srrategie persuasive me se in ano nel
discorso e della sua finalicà comunicativa permetcerà di superare
)'impressione, evidenziata frequl'ntemente dagli tudio i, deUa
franu11entarietà dei pronunciamento e di riconoscerlo come
parte incegrancc e conclusiva dei pronunciamento d ivino nel
Trito-( aia.
11 testo dj 1 66. 1-24 e Ja sua craduz:ione si pre eman o nelh
maniera seguente.

417
PARTE 3 CAPITOlO 5: IL NUOv'O POPOlO COME APPROOO IS 66, 1-24

fl('QI<• Ull pupolo w WI """te.ui\<'?


:-r- -;:ac -:: c.:.,.i JicC' J \~ -~ ~ --C,, ~ ru V"UOD 1 J.>k>n, lu """.._l:._KIOt=;:...:;h=:;_--l
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~-, -=- :-: --.. - -=-" - dice iJ <.;
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2 TUIU" qix"IC' co-< u nm m.mo lu Liac>. ,..,-:;:;- clm..krõ il >m<•'
c:w ~ 'c:nuu- m CSlSU'llU', or.k•"'-• Jd \1.:;Jl<•n: r""' "CIC - Jicr Ul\k• 1>k•
~ C'"'..lt ~ (. rnlw lú i-'IUl'do thi ~ pt><C'IO. 111 C':-::r-nc ...-:l': ~!l-;.1 lllll (~IUI .....
1
--:":"':? ~ --::...'i etu lu mo L'OIUIUO e du rrnu.1 ..li.a nm rub ;-:,~ -:i ~ nWl.&l.C ~f a!ll, qu.mu r:anLMC
1-
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:'::: r-:: - ""::"'.'t d1111.1L'nlin um pc'Ct'r.t. "1\lQ.l un <".ulC': 1-~------';-'--i
:. :. .•;.;.•..;="""'·
-"":ic.-c.--= I'"' nm dir :t'cte panc:uNI"> ~ kmn rcr C'IYl
~ -z: -'-=: 1 tu J'fl'KtlU un 'olicru. (úlliT) ,...~ Ji ran;o. li ~:"\ ~ i::::-' Affin.:tiê f"-K'Wll<' . .,tn.ott r 'WJ.11'1
j't ~ 'il:'- ~ <hi hl'UO.l U'kcn<O, \Cnt'D 1'1111qwÓ -:-lt'I -:=J ..li.a 111a11111te"n.. J...11.o ...e <'Ul'IOOl.uí.;tm,
c-:"l"l: 'l'T~ ;"':)-:J
C·~ ~ lunno !Ceko Ir lom ,,... CN:.."r"11 T.o::l'I F"" .atlindil 1"~1..11<' I"~"' r arr-i.,;.i~• t'K'ft.uncntt
e: ·-' e ncllc k)ro .abormn.avom •1 u11n tx< ionu n""'~ ~J '4'1W J d!J •UJ [.km.I
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~ i'" ":'«;' "=- rot•hé ll> l\~'O cbWJw:o ... l ln!<Ulll) n<J"-· e:'":) - . . ; r;:":l :;-;..\ e 1ot1ir 11n ta~r ~Li~ Jdk IU2J<llll
a:-: ..... r..:- JWUi C' .-mo~ C.-:"\ \ ot \UC.IÜrr~c.
~ =-e:."' H.uvto l.llm oõ cbr ~ uuk .li llllC'1 .,. • tu ....-= ~ ~1 lwn<ú - ' " ' f'<""l'ª
TT': 'l":JC""1t"' -:.:i C' «10 lunoo ,..cltn ~--• ::-:-i:~ e wlk 11<•n:hu wn:1r ....:, Ui
1--4-------~

5 :-.- : - e::! AKulatt b puob dd ~. 1' ~----....


---:lo" 'CM ~ ~ (. nul(' \Ili uont<.> e hc 1UI n~ <1-.nw.U.
-....
'n..--'-tc C""1'T::i \OS d>C' uan.atr ..li.a '1.1.1 rm.ta' ~'")M ·:JIC ? , ..... ano:h.... \'\ \(•ll'!lll..·"'i
c...u: :..-=:te ':":::ll 1>t.cm1 \OID'l &itdb. cl...- '" o.lunó. -c-r c'"-:'-:i A (~flllir un.-1r cor...,Uu
chc '"~'""°li uu Jd mio nomC'. !---~--------- \\,, k• \C'<ft •
1-1
•Mownil~b-~ C' pn!D li \ >Clnl CUl1l'C'.
,'Qli d1 fX-.....no .~ b \"(MD poa• k \•l\O'C ,m;a COl1X' nbl ....,...,.,., '' --~
b cn YDDnll confi.oL --.:::-nt ;':';';"""':' ~ Si Un ~~ u mmo Jd '°""''"' • """ ~,
h ~ ~ ......, Uzu 'u..c. un ID!luoollo J.Jl.t onl. L-~-------.;..
-:;;."IC
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..;..;..;;:...
.;..::Tl-t-'c_u_~
___ •r_a ., "~,. r><'l!!!!.__
'°::-') ':y UN \UCC: dJ ICITlJ*>. 15 1\11.lé. ('((\> 11 "i:ill'r<'
.,..- ~ ~ , ..,.... Jd ~rr. ,,.., ..... nd h11•0 1 '""' am .011.r w1 rutbmc•
..:,r,. ""::l e'"= chc- n J cnnttx:<.'llmbio ~ nKJI ncnuo pc'f llW'T'.UC' Ulll W.i;Jlõ U SI 1.1 ll°i C'

7 ~ ~ :-:::.:: PriniJ Jclk JoPic h.t ~·· 1-...1.-----;::::.;.~;.;..;....;.....;;..;.-r-----~-


u t.ll.I m111.11.-cu 1-.:111 lun\11\t =-l\::1(1(
Ji =;;";,_---------1
tr'l:' :-::.: rnnu ct.... &e·~ 1 Jc;l..Jl'l.
""=' b l'ui.; hé rnn il l\IO(n J •;:Jl&lft' Ud .:i1nmi.i
-:- -:"'"::- .a ~ ~ Ji un madiio (' l'1n U >l.U ~ ..U Uf:Jll \ '~

:"IM'=::=-:l ( hl lu nw uJiro OIU <tN '"1tik? (' llllJ11C'IU\I ~flfnll) 1 u>lr10 J.J ,:JlUIT
=·-------t
~ -.-, ":) l lu ~
•NO ro1e romc q1K'\O.'? 17 :-t:=~ii ~t'C· C, olum 1 h• " "'llflhl<11'10 C' '4 runh•JllO
"':"'M e-: f"'lt ~ N;i...i: ' ""'°'
un p.le'lê' 111 un \l>lo aoomo? v:: PTMI ~l ~ m:J."'l""-M 11<'1 i,:i.t•• lnu ""l(\1<>no uno d!<' \t.I nd nlC'no.
u:.:r r:, ~ ~ ....._. 1 hc 11'-'fllQ·•llO < tnw •UlllJ, .abOllllllJllOlll C' top1,
~Kl 'ICC" - Ul\KllH." hltlf,l llflO., ••n&t•lo Jd \l!i!l<>::.;rl:~"•.,__ _ _ _ _ __.

~19
418
PARTE 3 CAP1TO LO 5: IL NUOVO POPOLO COME APPRODO IS 66, 1 -24

Ili c;--n:::-;:1 ~-=::! lo (cont.)540) k lom ~ c 1lom rctNm


":IJltl cessic.a di un ulteriore e definicivo chiarimento. Per questa ra-
r-?" me
Vcrrà per r.Wumre gione il discorso di Is 66, 1-24 i rrucrurn principalmenre in sti le
~~--=~ rum 1popoll e rune lc hni31<'
argomentativo ed e pone prove inconfutabili sull'origine, ulla
-~ 1K""' 'llC!1 ~ cw wrnmno e \~r.uuio b 011.1 elonJ

19 ~ C"r- ~~ Ponó m mazo J loro un ~


qualità e u i de ru10 dei membr i dei nuovo •popolo di Dio•.
C'1l:-X C":)-';,i C:":ll m:r e lll\1er\1 .alcum Jn loro supcnon \ c:N> lc gc:na.
119 ~~ ,r,, ':'t! 7:71."I T.irus. l'ut, Lud. M~. l'UlS.
cm:- C'"l<."1 r 'r..:r. TubU. Gre...-ioa. \'C'N> lc l50k l<>nanc, 1.1 L'unlversale sovranltà dl JHWH: w . 1-4
·:.'l:':"nt t.i::nc7 -:ii: chc non lunno .111((\l';I mhw parbrc Ji nlt'
"'IU-"'"l"'M 'ltt"""lt"1 e nun 1unno ;ancor.i VtStO La mu WoCU. ll Jocutore inizia il di corso con la formula i1 iT' ~K il::> nel v.
C"j: -,,;:.:l",I( ,,.~;- cU CSSI .IOOUllC<T:IOllO b. llll3 L>'ion~ IT.l lc ftlllOm
1 che ha funzion e enfacica e erve a focalizza re l'a.ttenz.ione suJ-
2'1 i::.:-it"'-:-nc ~'"I: ( ' ali ncooJurnnno ww 1 \oml fTatdb
:n:r'- :TJC c~.,-lr
..:: d.i wur lc ru:i:aoni cnmc offcm ;aJ q?JlO"'·
l'aucori cà deJ parlanre.
::...-.:i :"":'O: su c.av;alb, 'Ili c:.un, Nel V. 1a la forz.a rappresenltlfÍl'a deUa locuzione r iKm 'KO::> C!'~ar.1
nn:rc:: C~1 C'~1 w pon:;manc. 'll1I muli c clmmcdi.n. .i,l, c,il sottolinea l'im pegno di JHWH circa la ver icà delle sue pa-
c'r.:r- '-:"? -:i i,:i ;ai 1100 s.rnto monte di Ct'tU"1.lcmn1c, role. li trono di Dio sono i cieh 2 (non G erusalemme, come in Ger
m:'r "l'!K Jiçet!S~~. 3. 17. o il tempio, come in Ez 43, 7) e lo sgabello dei suoi piedi e
~ 'l:I iir::· ~= conlt' porum> 1 ligb J'l'tr.idt' turca la cerra (e non l'arca, lCr 28,2. o il antuario, Sal 132,7), per
~rr:~'"':::: ~ l'otferu m v.&Y P1Jn ;ai ll':lllDIO dei S11morc.
cui tutto l'univer o r isuJta pervaso della presenza divina. O v. 2a
21 e+.'- c-n:., ? c:t::1i:'1 E rropno ~ c«:i pn-ndcrô Jc1 5'1Ccrdoo c cka le-10.
:'n.'I" '"lllK dkc ti Sumo"'
specifica cheJHWH non olo r iemp ie !'universo mane e il crea-
22 ~ : '1l::- ,~ ~ Si. come 1 num'! ucla
tore. ili,K-C,:i 'iT' nn !:n.i 'i' ;:',K·C,;:,- n Kil. L'immagine rracciara im-
;-':l:l 'lK -~ rr;;-i;i ~'"I: <' b inr.1 nuOVOl. che lO úrõ, plica che la pre enza divina n el mondo si realizza come domínio~
-lrh ~' >UWStollO .ai 11llO c~o. e governo sul creato secondo i principi di giu tizia e dirirco5 • Per
m~au c>n1colo dd Si{ino"'· questa ragione Dio, creatore dj ognj co a e re delJ'universo, non
=:T ~ -..::7 i:: c<Mi .;u>.\tUerl b \'Oll:r.I d1>Cendcrw c ai VO!iln> nome. puõ cssere relegato aJl'interno deUe pareci di un sanruario. perché
23 ~~:""':'n E ~wmi chc .id ogiu l10\-1lu l1J<l
non possono esserci limin al uo accesso a tutti gli uomini. Lc
n::: n:::i -;oi e <li ugn1 gb,iw
•mC, r:'l'.,-::;h "'=:"':-:: K'C' '~·rri ugnuno .1 prcxo::m1 d.av.mo .1 me
due domande riportate nel v. 1b ono introdotte da n -·K , co rru-

2-1
:r.- "T:K dKc 11 Swnôre
~ ·~c-1 -.C."'l E uscc:nda vC'cinnno 1 oJ.t,i:n
zione che puõ riforirsi :tll'ubica.z:ione'' della dimora di Dio o alia

: c•'2., =-:rlM-:- dl.'ldi uom1111 c:bc 9 ~IO nbdbo contro Ji me


rr:!.;"1 MI:- :."l.c-'°TI ·= pm~~ 11 loru ~muc 11()11 nlOntl.
:i::., 16 C:':IC' 11 l()ro IÍ.lcxo non Q t'<anguul
-..::: ..,;::... nt-i 'l'õll e So1r.111110 un nb= l>C'I' runL i Nd S.al 11,4; I03, I<J r:icccnro ~ diwcw, 11 trono divino ê ne1 adi.
' ln queo.10 c.uo :i711~: npttndc 1 cidi e l.l tem> Jd '" 1. in concord.tnza con I<
66.22 dovc lo <l~~o \c.rbo ~:: lu come 1 ·~~tto 1 c1cl1 e b terra.
1. L'articolazlone comunicativa di Is 66, 1-24 'C&. M.Z. DRFTTLI R . Cod ;,, 1'1111!. 229-2.10
1 Cfr. S.il IJ,~'J 111v.11 ~ud.iu 11 mondo con g1um1.1.1 e b'O\cnu 1 popoh con eqwt.i;
3) 97.2; MtJ. 15 la git~niu e 11 Jmu:o sono allA b.bc dd cmno dd S1gnorc. Sull.J <1J11-
Alia fine della comunicazionc il concerco del •popolo d i boloµu dd trono cmnc '>q,.'llo dcll'uffino giuriJke1. cfr. ;mcbc Z . W. FAI K. "Two ym-
JHWI I•, annu nciato ncl discorso di apem1ra in ls 56, J-8 e solle- bob ofJumce'', 71- 74.
vato in maniera pià allusiv:i nei successiVl pronunciamenri, ne- • Cfr., ;iJ C$ .. 1 .11n 9, IN: Is 50, I: Ch 28.12.

420 421
PAAlE 3 CAPITOLO 5: IL NUOVO POPOLO COME APPRODO Is 66 1 -24

~ua qua!Jtà". U verbo ;1~ alrlmpf. esprime la modalic.1 ab1licaciva per uasivo e mdirizzaco a mosc:rare qualcosa della nawra divina, la cui
cu1 Jetrn\crso la donumh recorica dei v. 1b st afferma che l'uomo tr.lSCendenza v:i di pan passo con una 'itrctt4l rdazaone con gli umili,
non ha alcuna po ibilicà di edúicare qualcosa per 11 Cre.1rore. che riconoscono la ignona dJvma e íl proprio limite di creacure11. Le
Nel v. 2b JHWJ t ~ eri ce, tuttJvia. che la ua essenza non si persone defi.mce nel v. 2b come ''"\:Ti,, ,.,..,, iTiõ=l 'l:I non vanno
csauri ce nella rrascendcnza e sovranici. ma <;Í realizza, contcm- infatti ~ce alle catcgoric soaa.lmcnce unuh o va.maggiate eco-
poraneJmenre. ndla relazione con gli uomini che ricono~cono la nonúcamence11. ma vanno considerate all'incerno deJ quadro della
sanacl di D10 e la loro condi21one di crearure. La procedura cspo- rebz:ione era due parmcr hbcn e discguah quab ono Dio e l'uomo 1 ~.
itiva e dunque analoga a queUa di ls 57, 1511• NeU'irmeme dei vv. L'arteggiamenco divino ne1 con&onri degli um.ili viene e presso
1-2 iJ punto focaJe dei me aggio embrn es erc come 'icguc: nel v. 2b con il verbo õ:ll (H1). La forma ddl'lmpf. indica una co-
mencre rurto ê brià da Dío 1, l'unjca cosa che l'uomo po~"ª davvero cance dispo izione divina, benevola e opcrancc, verso clu si con-
offrargli ê il &uno dclla ua Libera deci ione - l'um1ltà, la con- egna fiducio amence a lui 15• L'enuncfaco ha dunque una forza
rriz1one deito <ip1rito, la nvcrcnza dclla parola dei ignore. o no
que ce le qualità chc as icurano la vera relazionc con JHWH ed
esse <iOno porcnzialmcnte rcalizzabili da parte di quaJSlaSJ uomo. l"Jl)' 111 Clllis1im1 Bi/ilUAJI l11trrprr1.1tfo11. spcc •>?!,,, All um dcg!J .1umn wdono qw il ngcno
(<; 66, l-2 richiama lc parole di Salomone in 1R.c 8,27 ndle r:ad1alc dei untwn .:omc lu(l(thl per 11 culto Y<nlicilt> 1111r1utc<1 cun Li rd1gionc d.d
quali 11 re deve ammcrtere chi:! Dio non abita la terra, né tJmo- cuo~ e ddb vru O.D $\,o\J\T, ··A NC\\ lntcrp~unon ... 4211,J 1). So\IARI, Hi.story a11d
mcno puõ e l're co rretro all'interno deUe mura della casa che 17tt••I~)·. 28 1-288. P. VOl7 .jr1.i.ia. 2~-2K'J. W. LAU. Scl11'!f~\'t lrlrrtr />mplrc11r, 168-1 n; G.
Fn1UUR, Diu &ul1J~1a. J.272-273). Per A l't!'....,A, /JJra,622,non 'li ngew qu1 il tcm-
e
ruomo gli co'>tnaiscc, ma anc he comapevolc che Dio puõ e p10, 11u" n.dm.m.i l'tdca dcll;i tr'ól.\rcndcflLl J1v111.1 e u ncc~1c.i dt un culto sr1nrualc:
vuole e sere pre ente neUe viccnde um:me, a parto chc il popolo '1mtlmcntc J M1,,11 f.'llURt •• "l\.11ah 411. (,(, ... 7(.CI, thc vede qw u protcsu conuo 1J
ricono ca l:l propriJ msufficienza di fronte alia sanacà d1vina. 11 dt- mito cstuiore. Non '-0110 pochJ ~ .iuton cbe 'H'Jono qu1 uru rcboçuz.wonc Jd
cor;o da Salomone iniZJa infarti in 1 Re 8.23 con le parole nelle tcmpio: P-E. Ouvv..iu>. IJ ""'"11d ls.N, .J 3-.JAA: G.I. E.\l\tlk'º"· LJ.iwl156-66.58: K.
quali il re affernu la rrasccndenza dJ JHWH, ma anche Ja ua de- PALRIT'\t li.°'" t1M4" Ccmcmdr. :?OI . Per n St URAM"· 771c Oppcmrnb. 165. lo scopo
ddJ'or:acolo é PIO\'U<.-.m.- un l°OOtrl\CO m modo d.a j><)tCr arnmcrc w> mebJggio in-
os1one da appartcnere a] popolo che accetta di rispettare i dt·ltami ~1110 JH'llli. ti Crc.uorc.1..hc 0\"-1lmcnlc non puo l."''4'11' contcnum dJ "~'una =·e:
di una vera rdazionc=. Per quesca ragione, in rurta la pregh1era di nonmontc tuno 1nk~ ;i{dt un11h. ~con<lo i> A \1J 1H. Rlirt.•n< anJ Rt'ILxt100, 158.
JJomone, l'a colco accordaro da Dio alia upphca degli uom1m ncl comNo ddl'.icaviti rulnule illt'Clu non lu .ikun !lemo co--tru1n- ti tcmr10. e ti
n ulta condiz.1onaco daJJ'um1hà degJj oranti 1" e non <latia loro culto chc '1>1C'llc cond.mtuto non i: quc:llo ortod°'\O. m.a 1 Q , nfici i:oncoiruuno con
rm~'lU,)ozQ socülc e l'mfcJdú rch~1~: non \1C'l\C c:nf.mn..au rumilci m sé nu l'ob-
presuni1onc di J\'Cr in qualche modo vincolato Dio.
bcdtcnz;a a1b p»0i.J profcoc..l ( IS1S-15<1) chc mh1eJc l.i g1u-uzi3 ~iJlc e l.i corrcnczza
ln Is 66.1-2, dunque. il problema non sembrn essere quello dei t ulcwlc (l'.mrorc e.ia Is 58 e l\i t>S, n1.1 non mcnr101u ' ' :;-.15)
te111p10 m é 11 , come non lo ê in 1Re 8.22-53. Tutto lo MOíLO per- " ln qucsto \ClbO l\~p~ iom.• ~:: d1 I ~ <ll1.2i puo nJé.-nN .11 e 1<.'11 e .all.i n:rr.i
mc11Z1on10 ncl \ h . ma puc\ a.nchc .tnnop;m· 11 nlrnml'nto .tgh uomuu a.cceta a 010
dd \i, 2b. m coutr:im> ..:on 1\ C..-1.7 JO\-c il ('<lpolo or.mtc \1 ~ppcíl.i J 1>10 pcrrbé rum
Cfr., .iJ e~ .• 1Re 22.24; 1Cr 1R.32, LXX, Vg. !oro sono opcr:a <ldl.a nm10 d1 IJ10 (ui,:> 1 -r:~). ln'' 57. lt;, mvc1:c. il ~rbo ;-:;: lu
• crr r.ip. 2. S 1. l, rp. 31 % per oggccto lc •ólDJmc• cre.iu• dJ JI 1w11
" A l'nl.m n.irc b tõLlhU cht> i: m ~l,~c."•\U tfj JI IWI 1 ,j ricom:, nd \ , 2J, an.1 1 ll~nt· '' Cfr.J Bl.f.Nl\ll"<'<-íl'l'. ls1111il1 56-66, 2•>.i; ~.J. <..1u>AITO, /m"I!"''" rl./í1111ro, +17.
14 C fr. partc11, cJp.J,S 1.1 l . p. 193. 1 p<>rn rnnrulan.-nd ,. S chc b problenurica
llOIW t IU.HtH .1,
1
~e umdmoni '<lno rnc1u1t>11Jtc.- nc1 n
33.353~ ..J 1-42.+t .J7-.JK. é cin:oS<'ntu ai r.1ppono D10 - uomo e non nt,<u~rd.i 1 r.lppom -.treu.m1cntc -ooah.
11
r.. 111\'C't:l' llUe\to I'.ui.rumemo dte
embra comvolgc.'l'I: gr:m pane Jcl'l1 1meq•~t1, ln 1Rc 8.52 ~• O\.\l°rva l.i ~i.'l1cntc 'm1..'\l<"'1.1: •I cuo1 (>{Chi •1~110 ~rcrri ~lb 'up-
wpr.muuo 111 rd.u:1011c JI \ J. dilo ,tudio rus~w10\o di V.J\. ~ ru ..... •·l1111·C.11ltii l11ro· rhca UeJ NO "CJ'\'O <: :ifü \Upph<.ól Jd CUO populu l\r~ck per ~IJl.firlt (::::::) lD tuUO

422 423
PARlE 3 CAPITOLO S- IL NUOVO POPOLO COM APPRODO IS 66 1-24

mpprot11"1fi1u e non conmus 1va, che implicherebbe un impcgrlo none di J-; 66.3 come modo dt rapprC"'cntare le aztoru eh per é
dJ\1no ctrcJ 11 uo agare futuro.11 verbo e::J richaanu la richic u legircime (1mmolare un bue. ccc.) come altrectanro di gu co e
a\'1l7Jt.l d.li popolo an f<; 64. - •guarda, noa aamo tum 11 ruo quanto qudle illecace menzaonate ndJa econda serie (ucclSlone
popolo - e, alio tt.' o tempo. ne co ciruisce una critica perché di un cane, ecc.) ''. • .
JH\t H non guar-tU JJ popolo in quamo cale. nu a chaunque 1 di- d comesco dei v. 3 il ruolo ddb parocdl.l CJ e qudlo di pre-
angua per l'ancggi.imcnto di umile abbandono menz1onaco in -;encare m maniera ~mtecia lo c:.fo11do ddle aziom appena _menzi~nate:
h 66,2 f. esse sono non solo <fügusr~c mJ p.uncol.irmentl! gravi JX!IC'.he co-
citwSCono una co-;aeme ..cdr.i dellc propne \'le e comptaamenco u
li "· 3 appare ma pertat.1mente nel corso della comunic.azione. nelle proprie abonwUZ1om (:"l'lu C':Ell, c:-:i - ::: c;-::- -i: rin .~:-).
-;cnza una apparcnte connc 1one con il vcrsecto precedence. Come nd caso dei fedeh dd v. 2b l offerta ddla p~pna hbe?
Lc pranche 11lu rrace m Is 66.3 ncordano te aziona dcll 'adul- celta diventa garanz1a ddl.1 cu-;toJ1a dei ignore, co 1 a~che la li-
cera in h 57,3-13 1... lna pettatamence, tuctav1a, ~ u n:i erae d1 bera celca dei nbelh comro 11 vero 1)10 ncl v. 3 dt'tcmuna la loro
.121oni rdative ai c u lco lecito a rievocare i rraffic1 illecati del- dic;c;ociazione da JI 1w11.
l'ndu ltcra :
- il verbo ~nd , che in 66,3 inclica l'immolazionc d i un bue, m
57 ,5 i rafcriva all 'imm oJazaone dei bambini;
- il verbo n:::IT adoperaro per andicare iJ acri6cio d a un agn cllo,
in 57,7 ve111va u ato per 1 sacrifia aduk erini offera ui gaacigho «õndo A PF~'"· /<ai.1. (12J. '' lrau.1 J1 nu lc:l(llllllll umgcunu ad .1m 1llc-
(e m 1 65,3 per 1 sacn6ci ne1 giardini); ~corm. 1dolnnci: O•lll \I r.irla JC'I \.1\ nfü 1 Ulll.101 (cam(' •Uitj,\C'fl.\CC', ad ô • . K . K(lL-
,, N, étl1ík unJ r~/1Jt.•/, ir. )!JCl- 1411), Ol.1 J1 v1u1<'11u (Uíf"lnle <' dJ om1C1dt; •.ld
- 11 verbo n',:1, rclaavo all'oblaz.ione/offerta rn 66,3. in 57.6 e«tte (ognuurna ,.ucbt-cro qu1nJ1 1'1Joum.1 e 1 rrcc.au conm> La ~mstu:u (Gc:r
mdicJ\'3 te offerce \ulle pactre e in 57,7. gb arn cli promtuzaone 7.9). 010 d) lu.1rncbbt- .. hc: 11 '""'' ( u11.1 ">"1 buon.1, pur<..hê hhcro c:U pan.:hc
e da auco-oblaz1onc agh idolt; 1JL,Latnch<' c:d ~no J.a geme -.enz.a rc• ..
n eoutro b unuu lkU.. '1ca UJlU.lll. 1-
- 11 verbo '"":;, , chc m 66,3 rappresenc offerce commemoraÔ\'e milm~c pt"f P.A \\mt. RlrctNI ""' Rrdaw""· 157. ruc<.l\l~n(',r~~ nícn-
d'mccn o, m 57, 1J ervav-.i per esprimc-re la dcnunaa dei 11011 ri- m<'THO .iJ prublcnu Jcllºm~lnllll.l qx1.tlC' ~·lk•'".110 m h 514,1-;:.'1.-0; ncU uiucmc
cordare 11 ignore . 1 \1\ , 3-4 ;ac..omuntn"bbcm 1Jobu1.1. iJnc;n:nmm e m~1u,n.ru ~- ulc cl.Xtl~cndo
un <.lim.i'C JcUº.:au u~ conm> 11 p<•p<>l<l SC"CnnJo J " (hv.M-. !111 &..•Ir~ ÚJrJJr
Gr:me a cah rievoc mom , ramvità cuJruaJe an i: lecat.1 r.1p- .f0-66. ~. "'ºun hn~'U.lgg10 .i momcnn otfc:n, "'"·nu m hnc.1 l<'n 1"1petbol<' \C-
pre entau in 1 66,3 ri uJca essere solo uru di gu C0'3 caricatura nunca. u qignuuu.ano I<' off<"n<' rrôC"nucc: <.un cuorc impuro J D \1.. W"TT'>- lu-
dei culto lecato. Per qut.-sta ragaone si puõ mcerprecare la co cru- iJlt )4-~6. )56, pcc1fic.l cht• lc l\ltfll(' r.1tt1 lfll.lh J('I \l'.ml fl'>Ogunu 1 .l\:CC'ntO 'IUglj
orcntori.l' wno p.tlTl' JclJ.a <UlllC'>t.lll<llll' fl\Ult.1 :.ti \J<.CNOU gh Upttalon dd culto
lcg;aJe non <ono AC<'lll 1 l>1u cu-1 u>mc n<>n lu um> lOlon> o.:h<'" JcJiano .U culto
illc.-g.1k tnulcrc, 1 'l..llnfü1 ano.. h1 non -<»>O p1í1 \';lhJ1 ndl.i nu0\.1 <'r.t . ln gmenlc:- 1
vv. 1-1 ~cconJo .1ku111 .mlon c'Junnontl b lUnJ.mnJ Jd culto ~d tcmp10 <?· Fo-
llU.-Jlo l hc.- 0 t IHC'JOnO , Jow f'org.mo V"-1\'U CCOllCg?tO COn l°~.,.;olto (\l"ll~/111111 .ICU• HIU R. Oi.JS 8111/1 jtJ<l/11 J. 273 274,J l. Mt K1 N.fll. '"'.,." / •JIJlr. _OJ; 0.1 ...{, Dtt
'ud1r) ln quc'ro moJo '' l"flrtmc La coalu:l dclr;a.ac:nnonc dtvmJ rnt4')t'.Sll)llnUdrr ~11111111111.i.:, Ci4 - )'\). mcntrc µh Jhn \C:Jono q111 UIU cond;a.mu dd
li pmnumr "" m h M1.2h e cnlauco. JilTcrt'DZÚ 1 n:íerc.-nu rl\p<llo .i tum ith Jlm ,·uko <mcrensmo (C: 1 cMMll~'ON. l •malr 'ifl-66. H4.JJ 'l~Ulllt>~. ls1m1l1 40-66,
e.-, 1 l.lll'l.I Jdl.1 form.i \lllgól.irc. \OUohnc.i l.i loro qual1u 111d1viduJlc.- 20H; P.A. SMITH, Rl1t'h'm '""' Rr1l111t1"11, 1 Cil1. K Km NI N. étl11k 111111 &ll111tolog1c. 1()(1.
·•r·
(. fr r.1r1c 11 . ls t 1 2.2. rr 2115i\. e:. ~· HW~T><..lRT. ~~n1 d1 cn ... 5J7 5.,H). u IJ unnmrr.wunc.- JdlJ lu11hti Jcllc pr.iuchc:
•• lnoltrc, .1J .l\\t"Kun: I'.an<"~1amcn10 infodd<' 1n Is (,(1,3 1 qudlo ~MI.a Junn.> 111 ntuJh ( J. CRUAT 1(1, (11111,11111Jr ri /lllllfl'· HH)
'' 57,.\- 13 e Jllt hC' IJ Uflrc\.I Jd t<"m11nc: 1~ (Is M. IO) J.N. Ü\Y.M r 7711· &tt>l 11f l•i11Jl1 -40-66, h(t'I, •m.1\111Ud1•. •'><l•.

424 ~25
PARTE 3 CAPITOLO 5: IL NUOVO POPOLO C OME APPRODO Is 66. 1-24

La relaz.i~ne tra . il. comportamento illecito (v. 3b) e Ja qualità Tutta la parte del discorso divino raccruu a nei vv. 1- 4 non ha
deUa nvelaz1one divma (v. 4a) 21 e messa in rilievo dalla imme- segni espliciá di e ere indirizzata a un íncerlocuco re preciso: i
dfata s~cc~one trai erice.ri comporcamcntali e l'azione di Dio, descinatari diretti {2pl) delJe parole divine nel v. 1 non vengono
daUa npetlZlone deUa paracella Ol con due soggetti diversi ( iTDit ulceriormence pecificaá; i referenci dei vv. 2-4 sono traruci alJa
e 'JK)Z1 ~ daUa ripresa, in en trambi i casi, deUo stesso verbo in:i. 3• persona. Oi conseguenza gJi imerpreti ,non o no concordi sul-
Anc.he m questo caso la rivelazione divina si ricoUega a1 discorso l'idenrificazione dei desrinacari d irecci2". E po ibile che i vv. l-4
de. rmar~ ~JJ' ~dulrera in ~s 5 7 ,3-13: es.5a aveva ti more e paura eh siano una specie di prologo che pone le basi delta parte succes-
chi º.º"t: 11 ~~ore, o~ m 1 66Aa JHWH farà piombare sugli in- iva deJ discorso e come tale abbia un caractere generale. n facto
f~?eli ru!t? ClO ~he ess1 re!"llono, lasciandoli dunque in balia di che quesca parte dei discorso faccia accenni ora piu esplició ora
cio eh~ e mcons~teme, dei loro idoli e peccati (pK, Is 66,3), fa- piu allusivi ai discorsi prccl!dentiI', preannuncia il ca:ractere con-
c~ndoli portare vta c~me p~~ a1 vemo (cfr. ls 57.13a)n. Questa clusivo di cucco Is 66. 1-24.
rtsulta essere una sanz:ione p1u appropriara per coloro cbe disco-
no cono la ovramcà di Dio.
. Acc~ntL!are la tre~~ re~a~one ~ i.comportamenti assunti dagli 1.2 Le argomentazlonf sul dirltto universale delle gentl: w. 5-14
mfedeh de1 vv. 3. 4b- e 1az10ne divina deJ v. 4a serve a convin-
c~~ che 9uesta e decerminata daUe scelre umane:JHWH sanziona 1.2. 1 Contro lo mlnocclo di esclusione: w. 5-6
ClO eh~ _di ~atto gJi infedcli hanno già scelto. Di conseguenza, la
n:iodalita de1 due lmpf. , n :JK e K' :JK e obbligativa: La scelca dei non Nel v. 5 gli inrerlocutori di Jl-IWH o no incerpeUaá direrca-
n~ono c~re JHWH o.b~liga Dio ad .ªgi"': di conseguenza. R.i perto mente aUa 2• per ona, con una chiara caratterizzaz.ione positiva,
al i atteggiam.e nto div!no ver~o gli. urruli rappresemaco nel v. 2b, e neUe pará su cc~ive dei di corso essi rimangono gli unici de-
ora la forza 1Uocutona cambia e il locucore ricorre a un chiaro stin:m1ri diretti dei pronunciamento.
atto co111111issivo25. li v. 5 inizia con un acto diretti110: un olenn e richiamo al-
l'ascolco rivolco ai fedeli "':J, -c,Ko•-r.nn ;n;i•-,:i, UTod. L'invito al-
l'ascolto stabilisce una sfida mi ciõ che il Signore comuJ1ica
(mn•1::i., ) e cio che affermano invece i beffeggiatori (i~K) . Tale
li Cff. p.irte li. c;ip. 1. § 3.2, pp. 16Cl-161. N.fl. Lu~N. ll"Í.lnl-Order l ímatum. 187. p1..._ invito cendt' ad esprimere l'aucoricà e la cercezza di quanto verrà
ofica c?c ne1vv. 3-4. b fornu 1mpropna dd p.ir:illchmio form.no das''"'· Jb e ·b rnn annunciato. La parola riguarda gil -;cessi soggecá menzionati in Is
l.1 nr~cmonc dcU.1 pamcdl.a e;, mdic.J c:hc: prop r10 li 51 tr0\';1 il mc:ss<tggio prmc1p.:ile.
· '-3 npcrmo~c nd v. 4 ddu p:mfrella CJ con m1 ~lggCtto diwno rispccto n qucllo
de~ ' '· 3 ~-olgc b tunzionc dJ mdJCiln- b com<p<>ndcnu tr:i le aziom dei due s~ccri
(ctr ,~J . LAUUM'HAC:NF,"TI1c Empbmnng P.imdc: <..AM". 197-198). Ad l"S. P.A. SMll 11, Rhrwnt a11d Rtd1rctfo11. 153,J.D. S'-\AAf, lli.story 1rnd Till'olpgy.
, · An~he ~c ~press.i m alcn u:rnnni.13 (ll"O\pcmv-.1 <li subuc ciC. cbc s1 reme (v. 4a) 2l'lK. )()\lcngono cite :id t"SSl're mcerpcll.ao nc1 w . 1-t u:u10 1 mal\':igi; J.N. O\wAl.r.
c th!:rnmcnre opp~sta all.i ~clt1 _dc1 fcdd1 d1 t:c.·mcre l.i p;1rola da Oío (\. 2. ·n;i). TI1t Book of /saia/, -10-66. 665. e. gnhtamentc. comro t.ilc op1monc:. Ci MdQ\'l'Cbbe p1uc-
Nd v. 4b ~ nprcmJono 1 uatcn a11nuncuo ga.i 111 Is 65, l 2b con b dJJTerenu che t0Mo dom;indare ~ e possabik 1;om1derarc qunu versem come m ·olu ;u &dela, gli
m quel c.1>0 lc p.110lc d1JI1w11 v-emv:ino indinu.uc dirett:1mc11tc .a1 ribcUJ umo mtcrltx-uron dircm nclramC1'0 dJ"tCol"lo (cfr. M.A Swn:., r.v.''Prophcuc E.xege-
., B (~ )L,.. , 463-4(>4: W.A.M . llEUKLN. MThc M;am Theme orTrito-ls;u;ah". 82).
· .lllU>'.. lsawli, 540. ~~ocnc che a vv 3-1 conlcngono um di.~puta comru
chi ccro <li pbare D10 con l'.imvu.i culcualc <incrcrutic-.i. Qu~ final1t.i e, rurcv1a. 1 \'V, 1- 2 npropongcmo w1 '1de.a analog;i .i quclla cspo\U m I<57.15:il v.3 fa al-
m~cxtcmb1lc: SIJ 111 Is 57,j - 13 su ~~ 1.. <>5.12 (teso C3nttcnmti w un;a n .-rta nn 3 logill) lus1om Jl comport1memo ddla donaa r.iffigucau 111 Is 57.3-13: l.a mouv.wonc deli.a
i:r.lllo mdmu;iu Ull'Clr.um:mc .agli lllCC~Cl. e qucs10 non e al CISO dJ h 66,3-1. scnU!ll:U Uiv1na ucl ,., -lb ncak.'1 qudl:i da 1 65, 12b.

426 427
PARTE 3 ---CAPITOLO 5: IL NUOVO POPOLO COME APPRODO IS 66. l -24
66,2211, che vengono ora definia arrraverso il loro arteggiamento rcbbe una profonda divisione interna. evidenziata già in Is 65,831 •
riverenre ver o il nome di JHWHw. Nel v. 5, dunquc, i trntta di Sembra, rurcavia, che il percorso comunicativo t:, uello specifico,
una fida che i beffeggiatori lanciano aj fedel i. Sfidandolj, gli la nuova concezione dei «popolo di JHWH11 imrodotta nel discorso
schernitori contestano in fondo le sresse parole di JHWH ulJa sua di apcrtura (Is 56, 1-8) ed daborata nei successivi discorsi, irnpli-
trascendenza e la sua vicinanza a chi pone in !ui la fiducia (vv. 1- chi anche una rivisitazione del concerto dj fratellanza.
2), e sj fanno beffe deU 'annuncio dei giudizio di Dio sugli i11fe- Per quanto riguartfa !'uso dei verbo ;i,J (P1), chc ri ulta es erc
deli (vv. 3-4). NeU'insieme, in Is 66.5 i beffeggiatori mettono in molto raro (altrove si incomra solo in Arn 6,3), la sua chúve di let-
questione b signoria di JHWH e la sua capacità di agire, sia in fa- tura va ricercata nel concesc:o delle parole di comesrazione riportate
vore dei suoi fedeli sia concro i suoi nenúciJ1 1• nel v. 5 e in rifcrimenco alia finalici dell'intero discorso ' 2. 11 o tamivo
;nJ indica frequentemente l'impurità culcuale che esige una separa-
Ma di chi si rratta? Di quaJi di-ateUi11 si sta parlando e chi sono zionc33. n ricorso alia cessa radice puô indicare il tentativo da parte
i beffeg._~arori che sfidano la parola di JI IWH? dei bcffeggiatori di rendcre nulle le speranze che altri nutrono di par-
Enrrambi i gruppi implicaci nel v. 5 e diversificati in base aUa cecipare aJ «popolo di JHWH», riccnendoli in qualche modo impuril4.
loro clisposizione verso Dio, sono definia come ~fratelfü (o::>'mt). Ora, in rutti i discorsi divini del Trico-lsaia solamence gli str.mieri di
La loro identificazione piu immediata rimanda ai membri dello Is 56,6 sono caratterizzati daJl'amore dei nome dei Signore e sola-
stesso popolo d'lsraele e, in que to caso, il rermine testimonie- mente !oro cemono J'esdusione da popolo di Dio (Is 56,3).Allora, gli
scbcrnitori in Js 66,5 non potrebbero essere gli stessi lsraeliti, sicuri
dclla loro elezione, che si fanno beffo de!Je speranze dei popoJj di
panecipare pienamente alia comunità dj Dio? La visione universali-
~ Menm· I~ rarancrizzarione nd v. 2 :tVC\'a l.l forma ~mgobrr (--o~ti ,. ). ora
JI 1\\ 11 ~i rivolgc ~d una collcmvici 1i~~ o.,-.n;i. cica annunciata sin dalle prime bartute dei discorso di apertura e
.:-• 11 ri!Crimcnco JI nome di Diu c<r..aru1~·e uu mouvo )tcreotipo per la dcs1g1uzíonc: l'identificazione tra crearura di Dio e partner dell'alleanza promo~
dei fcdcli: e&. 1~ 56.6: 59.19: (10,<J; MI 1.6-7. 11 . li.I: 2.5: 3, Ió.20. L'opl'\.'S\ionc ..._, CllU)J nel cap. 65 possono irn:lirizz:are verso una soluzione di que to tipo.
dei nuo nome• (•o:! J»Oi,) ha abiru:ilmcmc ín vm:i l'a~c:ruriva o l.1 rcahzuzio11e dc.'lb embra, infatà, che !'ultimo discorso deJ Trito-lsaia prenda la forma
...UvCZLJ~ dr. S.112.1.3:25, l 1: 1116.~; 1~ -18.'>: Gc.r 14.7. Ez 20,9.1-1.22.-1-1. Ncl .11 79.ÍJ
di una rraruzione finalizzata a ribadire e sostenere definitivamente
l'ag1rc: divino ·~ccondo ti suo nomi.'• ê collegnm :ilia •w gloria. per cu1 la '>pecilica21onc:
•a <;aus:i dd 11uo nome• i: parJilcl.J all.i pn-tl~ chc 010 mos1T1 Ll SUll glon:i (rn.T ,::e'). l'indusivicà35 e ad abbattere ogni tendenza epararista.
Per ll reLwonc cm 11 no1fü~ dwrno e b w;i glorfa. dr. El 33. 18-19: S;il 102.16 .
• SUJNI!. Dlt 1nt.ijesaja11is<Jtc &111111/111~~. 4~. <;<Xr1c11c chc trili, non incroduca 11omul-
llll'IHC la causa (l\.'aSon) nu piuuo,co lo M"Opo (purpc>M"). w pramttto quando i! t'ollcg;ito
con c:i, per cw •U is hlrely tlut thc purp<Xl; oíbrethrcn 1\ «> pmrect, or co çue:.1, lhl· 11JJ11e 11 QUC)Cl la w lu:r.1onc gc:ncr.tlnu:ntc ;i,cctur.t c!Jgh Jllli)f"I. C1rca lc ricoscruz:iom
ofl'ahwch by persccuung the fo1lhful•. l~A. SMITH. Rlit'lllnr mrd Rl"lfactio11, 163-16.J. con- sronchc n guardo allc div1s:iom aU°inrcrno ddJJ C:OIJlUIUl.l j10~H.'S1hca. dr. P.f>. H ANSON.
<idcl'3 come gcuuino e non ~~oco il tono Jdb domaudi: •thc opponcni:s pmbJbly f1rr 01111~1 efrlJ1oc11/yp1ir. l 68ss.: c-michc all'1poc~1 d1 l IJnson si LrO\iano. ad c:s.. in U.
undcntood thc rebuilding oí thc tcmpk as a nCCl'\S.lry prerequmtc for cht" Jppl-arance of nu~AMM. ~/11r Oppmu·111J. tl l- 111 : G.I. EMMERSON. ls111a/156-66,83-97.
Lhe d1v111e ~ving presencc~. Per qut-sc:i ragionc rirencv.mo eh agire J nome eh L>10 pcl'!>('- IJ E uwppropn:ito dctcrnunarnc 11 s1g:nific.1co di 'cs11ulMooc daJla co111unit3• m
gu1tando 1ícdd1 che ~rnndo loro non conmbur~';lno all.i nvdazionc dl.'ll.:i gloria di Oio b.isc ai ~olo u'o CJ1lmudico, po1ché <1 crarr.i d1 una 1csnmoruJnza cardh<a.
pcrchê 11011 i·rano pn:par.tb alla ncoscruzio11c dei lcmp10.Tali intcrpreuwom non •p1cg.ino. "Cfr.. ad õ . , Lv H!, 19; 20.2 1; Nm 19,21 ;2C:r29.5; E~ 9.11, c:cc.
WltllVJa. il pcn:hé ddl.1 violt'uta re.uionc divrn.l nc:lrulnm3 p.trte dei v. 5 e nd ''-ó. " L'.~oo;wonc dei popoh con rimpurit:i ê ~'Vii.leme. ad cs.. m Esd 9, 11.
•• ln fundo s1 CT"l!tll dcll':inc~amcnto .iffinc a qudlo ralligur.uo m Is 65.S: come- •t •Tcndcnu :id c~lc!lllcrc a qu.:1110 p1ü SOt!Scm possib11J ti god1mcnco di un ehritco
swn: a Oio l.1 ~nr.l nwlJu in b 57.15 ~1gn11ic~ contCJit,;irgl.1 b glori;i c:he ~• rende ope- o b p:irtcc 1paz1o nc a u11 51swnu o a un'amvit2•. G. 1) EVOTll - G.C. Ou, ''iaclusw1tà ",
ranrc 111 mcuo .ti çuo popolo. li Det'Olcl·0/1. 1356.

428 429
PAATE 3 CAPITOLO 5" IL NUOVO POPOLO COME APPRODO Is 66, 1-24

N ella fonna verbale. la radke ;·m (P1) ricorre solame nte in Am parola dei ignore (v. 4), ascolteranno la sua voce punitiva (v. 6).
6,3 nel contesro della presunzio ne della ~casa d' lsracle» di po cer Questa sarà la loro «ricompensa»: esattam e nce sulla base delle l o~o
evitare o escludere, o far si c he no n arrivi, «iJ gio m o della svc.n- paro le e de.lle !oro asp ectaá ve implicite nel v. 5, ora ve ~rann? n -
tura». Sia in Is 66,5 sia in Am 6,3 il verbo ;m esprimerebbe, dun- compensaci ~'l.~l º'wo)38 . Probabtlmente per questa ragione il lo-
q ue, il rifiuto di acceccare J'evidenza, il dato di fa n o. li Jocucore e
cuto re ricorre nel V. 6 aJfa sinestesia ,~) ot,wo i11ir .,,.,: precisamente
divino nei suo i discorsi ha g ià annunciato piu volte la possibilità la «VOCe» cü Dio che ripaga, quella stessa VOCt: che 11011 Stata ascol- e
che le nazioni faranno parte dei •popolo di JHWH» e o ra si accinge tata (v. 4) e la cuí veridicità e po tenza sono state ridicolizzate e messe
a darne un ' ultima con fe rma. li te ntati vo di negare questa evi- in discussio nc (v. 5). La triplice ripetizioue dei termi ne ':iip dà !'im-
de nza e destinato a rimanere ffustraco. pressio ne della pienezza, un su o no che riempie co~m eme ~·a~10:
li dissenso divino di fro nte alle parole dei beffeggiato ri si ma- sfera. La g rad uale punrualizzazione - dal suo no di gu.erra m c1tta,
nife ta già a livello sincatrico. La lo ro sorte ê annunciata in ma- a quello che proviene dal tempio . .fi.n o alla voce. del S1~ore - fa
niera brusca (con un 1m111 avve rsativo e iJ prono me, cm), concisa e percepire con sempre maggio re ruttdezza che s1 tracta di un con-
determinara: i :D::i•36.Tale desúno richiama chiaram e nte Is 65, J3, ma craccambio proveniente da Dio stesso. L' uso della paro la C,:>'il,
qu est~ volta l'annuncio non ê rivolto direccamente ai malvagi ma /iaptt."< nel Trito-lsaia, erve a socto lineare. l'auto rità re gale ?i.JHWH,
ai fedeli dei Signore (acto mppresemntivo). L'interesse dei locutore sotcinte a g ià ne l v. 1, grazie aJJa m enz1o ne dei .t ro no ~vmo.. 1:3
ê d unque quello di esercitare la sua intluenza soprattutto sui «fra- regalità e la trascendenza negaca a Dio o ra ragg1unge 1 «nem1c1»
td li• fedeli, dissipando in toro ogni possibile s6.ducia in D io e per- con tu tta la ua forza39•
suade ndo li che le !o ro peranzc no n rimarranno deluse. A questo ln questo atto s1 ha precisamente la manifes.tazione. della glo ria
puato si comprende l'imporcanza dei v. 3 nel processo persuasivo di Dio a favore dei uo i fedeli. Colo ro che no n 1atteggiano da «fra-
promo so dai locucore: i fede ü stranicri no n possono essere esclusi te Ui» ma da nemici, precludendo ai fedeli l'accesso al Signore, sono
perché di fa rto l'impurità !o ro contcstata si addice piuccosco ai bef- difutti nemici di Dio (1·::1'!<), com e egli scesso afferma in Es 23,22: «Se
feggiatori stessi, appartenenti a Lsraele, che si rendo no impuri at- ru ascolti la sua voce e farai tutto quclJo che clirô, saro nemico dei
traverso le pra ciche m enzionate nel v. 3 e, po i nd v. 17. ruo i ne mici e avversario dei tuo i avversari•fw. ln forza della sua re-
1
La certezza d clla malasortc dei maJvagi, implicita già nella mo- lazio ne con il suo vero popo lo,JHWH ne prende la difesa"' •
dali cà dichiarariva deJ verbo 11zl:l', e 'iO te nuca daJJa raffigurazione
d t!ll 'azio n e divina a cl v. 6. l b effcggiaco ri certamente si do vranno
vergognare pe rc hé JHWH i rivderà pro prio a lo ro, svelando la
lo ro stessa inadeguatezzaJ7. 1" Cfr. pmc li . cap. 1. § 3.2, p. 160. Lo stcs.~o 11po d1 mompcm;i divin.1 t! scato an-

Lc lo ro p arole dei v. 5 (ri~tt) vengono o ra ricambiace dal uo no nunn:ito in Is 65,6. Ora ~i adopcr3 11 ptc. (éz::), chc: ~onoljne;i la Ct<rtezzn ddl'evento
e l:i 'u:i 1111mcdiate21a, o l.1 sua re31iv:i2io11c :mnah:.
della p uniz1o ne (C,ip). C olo ro che non hanno volu to ascolcare la ~' Si nou 1111 mmo contn~to con le .~1cur:iz1oni divine dc(rin.ne ai servi in l'UI 11
luogo di Dio v11:nc c.-sp~o con il terrrunc..· •cru.i• (Is 56,5.7). . .
"' 'i noCI comi.' ~nche ín questo ~ 'l1il nlcv.mtc I' •llSColto->. li termine ::ric non M n-
feri_~c qu1 ili nem1c1 d' lsr:tdc (contr.iriamente a quanto ~tCl1b"Oll() e. ~bTl:RMANN, Isa:
_,,. C':if. parte li, Cllp. 4. § 1. p. 2-H. ldl1 40-66, 4 l 9;J. MUJLENUURG, " l'i.-imh 40-66 tt, 764-765) nu :igb mdiv1Jm apprneneno
'" Anzi . .;e con.<;tdcrau acl ~uo s1~orufie1co <>ggcltl..'O e lôn:me, e aoa strettaJTicntc ps1- Jnchc lllo \1:ê'\'\O popolo elcrto (U. Sct1RAMM., ·n1c 0,1po11e11~ 1_70;A. l'ENNA. I.s.ri11, ~~> ·.
colo.,'1CO, (cfr.J. W. OLL EY. "A foremic ConnotJnon l'fbM", 232). l.t n-rgogu.i dei 11c- ~• ln Es 14.4. 17.18 JllWH ricevc glona (i~. N1) lUlla discruZJonc dcgh EglZ.lallJ;
n11c1 CC'ltlmoma gi.1 b rivel;l7iOnl' divina, evocaca nel v. 5. ma lo f.i a sv;m1Jgg10 dcgli anchc in Ez :?R.22 b glona e poq.i m rdaz1one aU'Jrionc puniuv:i cancro gb Egtzla.ni
stes51 bclfeggiacori. che ~ono duanuo •ncm1c1• (Ez 15.6.9), 1 bdfeggia1on ~fid.mdo i fodeli e, nmtendo

430 431
PAATE 3 CAPITOLO 5: IL NUOVO POPOLO COME APPRODC 1 66 1 24

1.22 l 'offluenzo e lo legiffimazJOne dei popoll w. 7-14 che i ricevono act:rave~o l'ud1to (:n;,:!) e la V1 tÃl (;-K ). Ciõ che
non si e mai enuco, ora e annunc1aco, "º
che non ~i e mai vi to
L.1 l eg1mma210 1H~ deUe peranze de1 fedelt e b confutaz1onc avverrà. e nel v. 14 ~· affcrmer:l la ua oggemva vcnficabilici. l due
dei ncnuct ê w 1luppara a partire daJ v. 7. li contra! to con tJ crat- pronomi ri~u e ;i , tt (con 11 : da paragonc) fanno riferimenco a1
umcnco rt\ervaco agh tnfeddi e evideme: la cmà m cut 1 nernici pano scraordinano annunc1aco nel \.. 7. ma alio tesso cempo an-
udranno un frasntono come quello di guerra. dtventer:l per 1 ervi aapano una cosa ancora p1u maud1u che ti locucore ora ta per
luogo da accoghenz;i, d1 camb1amemo iscanra.neo e g1010-;o. dire. Difacri, nel v. 8b alcre due domande retonche45 offiono un
L'annuncto dei V. 7 eenigmatico e, oprattuno nel füO prnno primo squarcio c1rca J'idenacà dei n:t c1curo: l''K e •u"I). le .due
uco. t.' trc:mameme conct o. li locuco re cerca dt carrurarc 1'.lt- espressioni cemporali ,rtt c:1•:i e n.-K C:1D pcc1ficano l'e p_re tone
cenz1011e dei dcmnacari anraverso deUe spectfichc rraceg1e co- c1o::i dei v. 7 e concribui cano a un progres~1vo accorctamenco
municaovc. ln primo luogo lascia in so peso l'idenaci dei oggcca temporale, enfatiz.zando l'idca dcll ' 11nmed1atcz.za e l'ecceriooalici
(p::irconentc e nascituro) e merce in evidenza iJ farto dei parto "º'º del fatto. Menrre la n<l.!lcita di un o;olo uomo porrebbe ancora av-
nella -.ua unic1rà Oe fo rme dei Pf. n,i,. e i1~· 1n')i1 con il "'"''' con- ven.ire in w1 olo giorno ~. forsc, in un solo i·tante, natto cià non
ccuuvo). ln ollre imisrc sull' immediatezza dei parto (oit)::i ripc- ê possibile nel caso di una colletriv1cl (riM e '1l) dai confi ni po-
ru co all'inizio di t.·nrrambi gli stichi) e . uJ modo insolico 111 cui tenzia.lmence j)Jjmitaci. La prcposizio nc •:: all 'inizio dei v. 8c ha
e ~o avviene, cioi: '>enza <lolori. li verbo to::i. con la negaz1o nc dei quindi una funzione avvcrsativa ed enfa tica pcrché cio chc viene
dolorc e dei ccrrorc dei parto~ 2 • e oppo to a1 cerrore chc D10 farà as erico va concro ogni .1spertaava e contro il corso nanarale delle
p1ombare 'iU I nc:m1ca (v. 4a). ln quesra maniera il locucore g roc::a co e~ 7 • Per la rerza ,·olta ne1 vv. 7-8 ritornano i vcrb1 ',.n e ,,.
sul1'11nm.1gm.m o conrra unre che i viene a creare con lc.> ut.• pa- colti nella )oro 1mulcane1ci grazic alfa parucella Cl . L'uJtima af-
role: da una parce egla pone l'idea di una liberazione mt.lolore e fermazione il'lYT\K j ·~ ~ •-o) ilC,n-.:: wda finalmente l'identici
g1oio~ 4 ', d.1U'alcra nmandJ un enso di riscreccezzau e ccrrore d1e delta parroriente, ion , e der • uot figl1•, menz1onati m prece-
non puà ~~ere calmaco. denza come -ct4 ( \ 7), f iK e ''U (v. Hb).
Le dom:rnde recorrche nel v. a servono ad accentuare l'umc1ci Nd v. 9 ti discorso as umc t.11 nuovo la forma 1nrerrogaciva. ma
ddJ'evento: un p~uto dei genere non e OlaJ 3V\'C'llUCO. Per raffor- Je domande"'' lunno qu1 uno copo comumcaovo diverso risperco
z.ire tale: 1mpre s1one tJ locutore gioca ulle percez10m cn onah alle precedenci perché cendono a persu.it.lcre gh mcerlocucori circa
la coerenza e la ccrcezza dell'opcraco d1v1110. L'enunciJto e paro-
colarmence enfaaco gr.me alia npenz1one, dei pronome ~nfacico
'lK e delle formule m.,• "l::lM' e T;i~ "\::lM . E JI IWI 1 'ice o, 11 Crea-
Ili J11bh10 ~h(" 11 SltCJ'IOA: ~ .igrrc Ili loro l~"O~. J11:un Jmr.mo m J1 .f r.armnc pll·
llll1\'l 1lr 1>10 .i11r.aH·N1 Li ")ll.ilc <"W1 numl~ b sw t:loru.. li n chumo d1 1)1 2H.5H .ar
rJrl" ljlll pJmu1lmlll'lllC d()(jllClllt'' •!:lc tlOtl ccrchcr.u Jr pr.1t11.1n: l1111C (e pJnl(c d1
qur,rJ l1·m:C' ><riu em 11u1"'h> hbro. nd umoJT dd nom<.> gloriO'iO e 1crr1b1lc tld S1wiorc
tull 1)111•, .illor.i, 1cnmdu 1 VV 5'~.• \1 rc.iltucranno nirtc lc mJlcJwm11. l~ 111.dclilllOIU " Lc domJndc \i:ngnno mtroJnnc ILlll' plnRcllc - e CK
( mucmv.1110 ~1J 111 h <.S. I .l - 1~ l..1 ~orce dcgh mfedeh e lo q~~o 111<.-''.l.IAAIO v1c1w 1:1111 "' cc:ondo ~J CRuAnu, /11111q111ar ri {1111111•, 459. 1 umu:m di •r;a~c• e •n.u.1onc•
hm11.110 .1111 hc 11u1. .lvrcbbcro qut un ~1gmtitato \l)(lll polimo
u <ºfr I\ 1.1,H 1J. \1 t tt\lllll R r. lkr .'-.tl1111rrz 1111 .trt : 1'h. •~ A . ( 'ttt)(l~\. "Tlw P.intdc ·~ ... 241k'
" ( ·rr. .am hc ri \crbo ei,c l't'l.1t1\'0 a um fomu w ltbera11onc: m '' \ 1,5 (//1) 1• 1, " li uermrne •masd1111• ~ n111\ltkr.1.lll o1b1tu.1lmcmc 111 wn'tl rollcmvo l' l'imera
46. 4 (/li) unmagmc come il morno dc~h rhm dJllJ <l1.1.\pora: 1fr. Jd c:<..,A. l'l NNt\, /Jai11, 625
•~ lc donundc o;ono rmmc.lom• .llll nr.a 11.dll• pJrucdlc :i e CK come ncl '" ~b.
14
( Ir• .a 1 1.1rrc1ru lrJ .,~'"'-'l (" :i~. dr Sll 3-1.5.7. p.mc 11. lJp 1. ~ 3.2. r "''

.432 433
PAl<iE 3 C APfTOLO 5' IL NlJOVO POPO O COME APPRODO I:; 66, 1-24

core, in definia va iJ principio e la causa dei ripopolamenco della dru membri fedeli delJ'ancico popo lo cleno. ma anchc daí fedeli
cictà. La presenza di em:rambi i nomj divini in 1 66, 9 evoca Is che pmvengono da curte le nazioni e che appartengono o rmai ai
65, J 6 e riclúama, come in que) caso. la pienezza di bcnedizione e vero 11popo1o di JHWHll (Is 65, 19). ln questo modo la gioia diventa
la fedeltà di Dio. Sion e deposicaria della benedizione divina in cspressione di quella magnanimicl che ê propriamcnce divina, che
quamo rdazionata aJ 'iUO Dio (T:i,,~). non ê gelosa della propria elezione ma esulra quando iJ progea:o
N ell'insieme i vv. 7-9 alludono alla nuova creaz:ione di Geru- universale di Dio raggiunge la sua piena realizzazione50•
sa.lemme annuncfata in ls 65, 18- 19. M entre nel precedente di- ln rale com e to si spiega meglio il farto che la g ioía sia ri-
cor o le parole dí J HWH facevano parce del pronunciamento chiesta, con un chiara ano dírettivo. come iJ presuppo to per go-
indinzzato ai ribelli e confermavano la loro esclu ione dalla nuova dere dei benefici di Gerusalemme (v. 11) 51 • La gioia e J'esulcanza
realci creaca da Dio, o ra il locutore si rivolge a curti i fede.li che non ono infatá dei vaghi sencimenci di allegria, ma l'espressíooe
appanengono aJ popo lo, confer mandoli nella sper.inza cbe le loro dell'accettazione generosa dei progerto universale di Dio e della
attese non verr:mno deluse e che la rivelazione divina, per quanto felicità per la sua completa realizzazione (cfr. Is 66,7-9, ma anche
inaudfra (v. 8) e contestara (v. 5), avrà un certo compimento. Essi i precedenti di cor 1, soprattucto Is 65, l 6bss.). ln questo modo e
oon devono temere le b effe deg]i increduli perché la loro fidu- possibile vivere pienam ence la alvezza (:-rcmn e ;m~:>), come la
cia neUa parola deJ ignore supererà quaJs1asi aspenao va. L'irui- descríve il v. 11 attraverso una fine cost:ruzio.oe granunaticaJe e un
stenza sulla assolu ra novità deU'evemo, ulla ua eccezionalici, eloquence linguaggio figuram: non o leante succhíare (pl\ lmp()
rimane in linea con la contestazione riportata nel v. 5. C iõ che e ma saziarsi (.D:~ . 111(1tv coa Pf.), non soltamo poppare (p:c, lmp()
inaudito, avverrà, e il t uco che fin ora non sia mai accaduto, non ma appagarsi rotaJmem:e {lW , waw con P().
p reclude la possibiJjci ch e il Creacore lo reaJiz:zi. 11 v. 12a, coa la preposizione iniziale •::, ínaoduce la specifica-
zionc della cau a ultima SJa della gioia (v. 1O) sia degli effetti spe-
11 v. 1Osi pre ema come un insistente, triplice, invito alla gioia ri mencaci a Geru aJcmme (v. 11). La nuova formula mi'T' "'l.:~K :i:>
(vice, ,i,,l, ::rw), da una parte con Gerusalemme (óo ' n~ e :inac) artira l'attenzio ne su cio che verrà annw1ciato e lo rivesce dí as-
e dall'altra per Geru alemme (;i ~). Qu esto atto diret1i110 ha una o lura veridicità. li pronome enfacico 'lli1 con il ptc. (:i~l) , come
precis_a finalità, come indicaco nel v. 1 1 dalle due preposizioni in 65, l 7- 18, aggancia Je parole divine ai uo ano creativo e or-
1imC,. E curioso che la possibilici di partecipazione ai beru propri colinea la verificabilici e certezza della nuova realcà poiché origi-
di Gerusalemme ia vi ncolata alla gio1a co11 essa e per essa. La ra-
gione di rale sviluppo comunjcarivo puõ es'iere vista in relazione
a Is 65, 18b- l 9a: gioire con e per Gerusalenune vuol dire parte- • li C,:: wIs 66. In ha ;llcu m .mtecedeno eh rihevo: m Is Sí•.7 ~1 nfcn.scc a tum 1 po-
cipare alia comunione di entimenti tra JHWH e iJ suo popolo. La polt .:iccc:uao nclb ns.i di pregh1en: m h 66.2 puõ nfertl"Q a tutu glt unuh (v. 3) cbc
ve~a relazione ~ realizza difarti quando ent:rambe le parti sono .1ppartcngono li Signort. e cio m concr.uto con lc J\St<mom Jel popolo m Is M,7-8:
urnre da un senamemo comune. E no n e un ca o quindi che nel •001 rutó siamo opera ddb 1ua nuno• e •no1 rum ç1amo li ruo popolo•. Una qwkhc
v. 1O i dia rilievo alle e pressioni •voi che )'amare• e 11voi che .uulogia tcmaaca \1 ritrov.t m G1ona 4 o nell.i p.lrabob m·otC'ii:;amcncan.a dt<t duc &.a-
tdli m Lc 15.11-32 (cfr. v. 32).
avece p:irtecjpato a1 uo lucro» (cfr. anche Is 57, 18). " ~': h.1 dunque \ -:i!Ort" füulc. che ~ICgl r~runonc ;llb g!Ol.l (il/I era Geru-
. L"invico pressanre alla gioia nel v. 1O si comprcnde pienamente -:ilcrrunc nuov.i. RJsult:i meno pemncnu: nel CODlC\IO b propo~rn di j.N. (>.,WALT, n1c
tn rapporto con concesrazione riportata nel v. 5. La causa della &<ik 1'.f l.sa1al1 -10-66. (17'1. \CC:ondo l.l qwlc il lém unc .ivrebbe valore cauulc, noê, b
gioia dovrebbe e ere, in ultima anaJisi , rimervenco te o di Dio c:iuu d1rcw defü gio1a d~1 ab1anu 'hlrcbbc ti f.mo che C:eru..;ilcmmc prowcderi :u
grazie ai quale Gerusalemme diventa un luogo popolato non olo !oro bisogni.

435
PARTE 3 CA.PITOLO 5 IL NUOvO POPOLO COME APPRODO IS66.1-24

nata in 010. L'iden mà tessa cL Gcru alemme e annunnaca olo resto di raccoglicre gtâ in 1 56,8; gene che npopolano la nuova
con un pronome, n•l;-1(, p erché tua.a l'attenz1one ê conccncraca GerusaJemme. La m.a.nifc cazione d.Jvma in Is 66, l 2a si coUega
uJJ'operaro d1 JH WH: c• ' -iu= 'j::ij n~ e C,c ;-u;::i ~ ,K-:il)> •lJ:i crea.amence con la ua rapp~emai 1 o nc nel v. 9 e ne dtventa
(66. 12). I' espJicicazione.
L'e pressio n e e· > , :i:: viene incerprecaca abirualmencc nel 11 v. 12b crarca invece dcgh e m , e qumdi risuJca d.i caccato dalla
senso di osranze, ricchezze dei popoli . Tuttav1a. in alcuni ce n prima pane dei versetto che raffigura gli ~peco della civelazione
- i :i; i ri fen ce a1 membri piu impornrna d.i una collemvirà, na- divina_ G li interlocutori - o~s1a l íedeli , i ervi, d popolo della
z.ionaJe o milirarc: in Is 5, 13 s1 traa.a deUa nobtlci dfrcrs16caca daJ nuova Gerusale mme, che includc 1 mcmbri prownienti da l<rraelc
rc. co dei popolo (1 ~11); in maniera anaJoga in 1 17,4 (gloria d1 e dagli altri popou - potranno nutrirs1. es ere porcau ~ ~co
e
0•aco~be): in 1 8,7; 1O, 16.18 iJ termme utilizz.iro per ind1care (xb>, S1) ed es.sere accolci ~ulle gmocchia (!1:1:1, PolpaQ. E curioso
1J segu ato e le schierc dei re d ' As iria: in ls 16, l 4 per M oab: in che l'accante cesso non venga spec16caco. E possibile c he ia Ge-
1 2 1, 16 per Kedar"i. Di parcicolare interesse 1 8,7 dove per e rusalemme nelb ua fu nZ1one di madre (nui, ructavia, menzionata
raffigu rarc la molti rudine de i popolo assiro si ricor re all 'im ma- espücitam eme come cale), ma nel v. 13 JH~H appli~a a se stesso 1~
gine dei fi u me in pie na. Oi con eguenza ê possibile c he in Is m eta.fora de.Ua madre. Pe r cu1:.em bra che 11 v. l 2b ia ela c0Uegars1
66, l 2 I' ~ press101:1c o· ' , ,:i:: inc:üchi la moltirudine d ellc gemi pmttosto aJ v. 13 e che sja il ignore scesso ad avere cura dei suo
convogliaca dai ign o re, non con iderata piu come mmaccia ma popolo e, con il gesco dj prenderlo ulle gi~occhiav', lo ~icono ca
come parre dei •po polo di Jl-lWH,.s3 • D ei re to l'u o massiccio del a pieno titolo com e figlio legiton~o. ui pi:~.no p~~~~co. nel v.
termine .,, in Is 66, 1-24 ha un ignificaco po icivo: i: la nazione l 2b si tratta d.i un atto mpprrse111a11vo per CUJ la ver1dic1ta e la cer-
panonca da Saon (v. 8), a no Je nazioni c he pocranno ud.ire e ve- tezza de i fatti rappresencici sono garantice daJ locucore stesso.
dere la gloria dei ignore (vv. 18- 19)s.i. Per quesce ragioni l'in- Come già la gioia e J'esulcanza r1ch1este nel v. 1O, anche la
cerp.rctaz1one di 1., 66, 12 ecoerence quando pe r •pace• SJ intende consola.zione offerca da Dio (•::lx) m ve cc c:ü madre'i' nel v. 13
la P.1eneZL1 d eli.a rdazione con il Signore 55 e per •gloria dei po- non ha niencc ache fare con l'ambico dc:1 'ienrimenti . La conso-
po li• la m o lnrudine delle nazioni. che JHW H ha prome'i o dei lazione m questione nguarda la re cau raZJone dei rapporto dJ 6-
gliola.nza. e dunque la salvc:zza..,.. Puõ rupire ai rit:,ruardo la celta

' _Tr.mnc: ( he nd ,·.l~I di I\ 5, IJ e 8.7. nc:gb ,;alm te.\D il fano 1.:hr" 1r.1m Ja per- - C.& plne 11.c.ip. 1. ~ 2.2.3. pp.. 2()3-2f\5.J U 1 ~Kl1''><>1'1', ts.11.J/1 -6-66• .307. <cr
-une e n>nlC'flll.llO tLI nUm(l'() ~•guo chc nnum Jopo l'uucr.encu J1 D10 (ctr h \ncnc chc <i tr.aw Jd r1tornu d.i.11.i J.i.i..\p<lr.I e chc llU.lOlO JC'K'rlno i.a ti contenuto d1
111,IH. lfl.1-1 17,5 .(1, 21 , 17). uru fa.nUMil ngwrd.mtc 1 rc e lo: rq.tme W'.lm.crc cht> 111 qucl &;u1llentc 6nircblx-ro per
' li t.:ontC'LO Ja h <"1.cou cume qudlo dell"um:r.a comum~.uJone d1v11u nelTntc.>- \\Olll~ b funuonC' Ji lumbm.ll(', ndoro '" ~hlJ\ nu (h -l'J.:?J). T.llc lntCrprccmone
l'>Ju, rende m~tLI ~rpret.uaonc d.a e DAVlb, ÜThc: dcsOll)' o( thc N.moru m thc nrn.ine legatJ ::ill.l 'Nonc d1 1 (10-62, mc:nm: 1d1\Com d1vm1 ;arulLLUa Jivc~ooo )Otto
UooL. ofh.wh~. 111-t-l l'> (e di R . l.At i.., l.J Symboltq11t dM Lnr d'lc,,1r, HI . cauto tb molu .a.<pcm w quesm c:orpo.
l>~nt"i), nn:.> b prt'<Cnz;i da un'Jfümonc .:a h 8.8. •what \\';l\ u>Cd by lu1Jh to thn.-.ucn " C1mm:1gmc ê ge-.nu JJ.lle pJm~dlc Ja p.1rJgonc l=·· ~.
JUd!Qnent Jt the hlnd. uf .i íorngn pcopl'-' is tumrd aruund ro bC' J mcwrhor for tJi,·ar \A Cfr. p.lTtC. li. çap. l. S 2 1.1 , PI'· l-IC>- 1-17. Molu tNÍ wnno l'aJo delll picncZZJ
commg '1ub-rn·1c:ncr• d1 vira unphc1ci ndla con\ólaZJdllC di' lllJ nd '),i) 2.'\..l\). <1 cr.ma ~ldli protcn~nc e
.. Come m b 58.2, 11 rc:nmnc -u spcnli~ :mche qu1 u n.>nonc KJlM.l bcncdiit1onc J1.,.,n;a 111 tum gh ambm Jdl.l v11J; lll 1~ 12, l ss.: -10, I u. ~1 p;irl.i t.-sphc1u -
' Cfr pml' li, l .. p. 1. S :? l 1.t'P· 147s. Cfr. :mcbe J.N. 0\WAll. 771r &"'k o) ü.r1.1l1 mcmc dcU:i ...ih·.-zu olfcru a Gcru~k111mc: 111 b 51.3 IJ condmonc Jdla Síon ulv.:iu
4<>.66, (117, 1111cgr.it1on <>f Jll p.Jtl) of hfo tlut is tJ11: ulamatc bl~\mg of ;a mie reli e 3~1.lt.l .i!J'unnugmc dcll'F.den. an li. 4 1). 1 3'i~JllV.ll p~nu 1.1,u.i consolu.tonc e
aor»111p '"'th (,oJ. 'l.lJ.,.'CZ.U come un lcl:t'1mc p1li forte dJ l1uc:Uo chC' lc:~ 1111J 11udré al tigbo.

436 437
PARTE 3 C APITOLO 5 : IL NUOVO POPOLO COME APPROOO IS 66.1-24

ddl.1 mctafora della madre, ma essa diventa íac1lmenre com- vocata anche dalla po 1bilnà d1 •wdcre• c_os.e m:u viste (v. 8), o . ia
prem1b1lc c;e 1 com1dcra la ua funzione, cioê eYocare un legame 11 ripopolamenco miracoloc;o ddla ema. Actrave~o un sottile
llJtUr.tJc. Vl'ICer:ile. ~U n Jegame U~nO e piu force di quclJo gtoco di richiam1 era il v. 14a e il v. 2 s1 ortolmea ancora una
chc 1 an tJur.i con la propna madre. li locucore 1 aV\ ale dJ un volta come gli efTem pcnmcncau dai fedeh co1n~1dano. con
d.uo d1 ano. dell'evtdenza di una realtà che fa parte dei bagaglao razione di\'ina 3 toro ÍJvore. f nfam, IJ 'ilCUrezza che 1 fedeli po-
cspcncnz1alc d1 ogm pen.ona. come fondamenco argomemauvo. rranno •vedcre• dipende dai fano chc JllWI 1 sca •guardando• !oro
ln que to modo cgh ê m grado di rappre encare un lcgamc, per (~::J, v. 2). La menzione dei •cuorc• e delle •O'-'iJ•, oi~ a quella
cem versi an.llogo, ma non apparcenence al piano tisico, o um~no, dell'apparaco visi\·o, 1mphc.1 la pi~nezz.i ddla salve.~ ':'1 uca nella
il legamc col uo creacore. on chi porrà J'uomo avcre un lc- relazione con D10. D1fara, qu1 ~1 reahzza IJ finahca di Jl IWH an-
game pau force mpccco a quello che lo lega con 11 Pr111c1 p10 nunciaca in Is 57 .1 ss·i - ncl suo st.trc con gli umih e con i con-
ddla sua e 1 ccn1a? Non J ca o il Jocurore rrnunc1a Jd u Jr c trin per ravvivare i loro cuon - e 'il conforma la sua promessa
l'imm:'lgmc parern:i, alia quale fanno ricorso gli oranu ndlc toro fana in Is 58, l l dJ rmvigorire lc o a dei ícdeli.. . ,
richicslc in Is 63, 16 e 64,7. La figura dei padre r1manda .1b1- Tutto ciõ sarà poliSibile perché «la mano dei S1gnore 1 fora co-
11
rnnlmentc :li rappono di palcrnirà-figLi o lanza era Dio e l<;raelc, 110 cere ai suai servi e il c;uo sdcgno ni suoi nemici11 (v. 14b) i1 • Que-
ma l'immagin<: dclla madre si inseriscc ml!gl io nella nuova v1- ta affem1azione i: imporrnnte per divc~c ragi.oni. ln p~m.o luogo
ione. rnauhtUrala in 1 65. L'immagine della m:idre, infam, sot- perché per l'ultinu volta ricoma l,l dcnonu:~az1on~ •servi di JHWH•.
rol inca il lega me prima rio e oncologico tra JI 1w11 e ogna c;uJ e porevano esserci ancora dei dubb1 ull 1denota d~I nuov? po-
crea cura e conforma il c;uperamenco della dicotomia creatura - polo. questi vengono di~ ipaa ~'l':lZIC a que-.co e~u~ClatO chi~ro e
parcncr dell'allcanza. conciso. La cacegoru dei • crvi da Jl-IWI 1• abbracCla, mfaco, tucn ~o­
A que to punto lo viluppo argomencacivo comro la come- loro che hanno ri<ipo to all'm1.1co d1vmo alia comurnone,a prescm-
cazionc npormcJ nel \'. 5 giun~ aJ uo apice: chi i az.urdJ a du- dere daJ1a toro appartenenz.i naz1onale. Tum loro c;ono parrm:rs
b1t.lre ddla po ~1b1lc anlJlUSSione di ructi gli uonurn ai •popolo cJ1 legictimi nclla relaz1one con D10, raccolo nuracolosamente nella
JHW I 1• metce m dubb10 la ovranici divina e la qual1ci da reacorc Gerusalemme nu0\"3. ln ~condo luogo. 1-; 66, l ·fü pecifica che la
dcUo cc o JHWI 1. categoria concrnppo'IU aJ • CIV1• C CO\Ontlta d.u •nenuci di JHWH•,
d~1gnati con lo e o appell.mvo gd nd '-'· 6. Pero.mo cro-:a con-
Mencrc nel "· 13.l ha l'auco-m1pegno di D10 mediante un :mo
1 forma l'incerpretazione <;econdo la quale b tU\'ISlon.e non ~~arda
Cl1111111issh'l• (c:~rlK ·:~). 11
v. IJb rappresenc:i gh esm pcnmcncab1h solo i 1fratelli- prowrucnn dallo c~c;o lsradc, ma 1umama mce~
dai benefinar1. li locucore n corre alio sresso verbo cm (/>11) per che si divide ormai ui ni.amer:i ncc:CJ 111 •ser\1 dei ignore• e csuoi
metcere m nhc\O l'e.JtcJ corri pondenza era la ua promt...,"'1 e la rc- nemici•. li criceno di divcr<í1ficaz1one e propriamente la relazione
alc.l 'pcr1mcmaca. li fatto che "li ·pecifichi il complemento da luogo con Oio (come confcrmato dall.l pr~cnza dd uffi~o nei rer:mini
é;:] 1':J confcrma che Jnche nel V. l 2b Gerusalemmc non e l':it- ·i:JJ> e )"J'lt). Bi ogna noc.irc che .t parorc da l~ 66, l 4b non multa
kllltC ma tl punto d'arrivo (:n"i,K).
li verbo :itt, (Pf. con "'ª"'
cons.), all"inizio dei v. l 4a, dich1ara
la po~'iibilir.1 di verifica degli effecr:í di cui nel v. l 3b. Tutcavia. ncl
''1 U gtOl3 dd tUOrt' rhl' t',1í.ltll'rl/,(.l j foJcJi C .lllt"ht' l.l COl1kflll3 Jcgli C~lll illu-
comcsto dei dio;corso il verbo evoca di nuovo la provocazionc SU'30 ;11 nhclli m Is <>S.14· 1 m1c1 \crvl .1nl~111rrJ11110 1wr 11 hc!nc Jd cuore, nu vo1 ~ri­
lanciaca d.11 bdfcggiacori nel v. 5. Qui ono i fcdcli chc potranno Jerctc per 11 dolon: tld ,·uol'\'
•Vl'dCre• gh cffotti JcJl'agÍre divino e gioire, e que ta g101a C pro- ..' Cfr. panc 11. car. 1.s l.pp. Hl- 142.

438
PARTE 3 CAPtTOLO 5: IL NUOVO POPOLO COME A?PR000 IS 66, l -24

che, dopo la manifestazione divina, akum ~r:umo con:>1der:10 ~uoi ddle co~diz1oni di appammenza. elernenti prcsena sin daJ dt-
•rv1 e gii altri ~uoi nem.ia. La manif~tazione d.ivers16caca corri- corso d.i aperrura e lungo rutto l'arco dei discors1 divini. L'a 0 _
ponde piuttosto ad una dtvis1one degli uorruni in un cerco modo nuncio di h 56, lb suUa vcnuca cti JHWH. prossima a veri6car)j
già avvenuta actnlvcrso la scelta di parcecipare o meno alia relazione attraverso un giudizio diversificante. e ancora anuaJe e c:b con\i-
con 010. derarsi con la massima ·erietà: non i crarra d.i una n.-akà vaga, da
La muno• dd ignore"'. che per mc:torúmia indka JHWH prcndere con leggerezu, n~ canto meno da ritener j uperau.
m : o, e il suo potere regale''' ,~ oluto e creatore, as erico già in e
L'espress1ooe m:-r:i all'iniz:io deJ v. 15 enfacica e pccifica la
h 66,2 e npropo to in manicra meno e phcita nel corso dei pro- rel3Zlone di quanro ebrue con la manifesro21onc dt\1na menzio-
nunciam ento. Esattamcntc questo potcre dell'unico ignore e nata nel v. 1·fü'"'· TI venfre dei ignore, e pre so con il verbo MU
Creatore legtttima l'azione divma. La menzione della •mano• di (Qa/, lmpf.). rievoca l'annunc10 di 1 56, I b. Tuttavia, mencre 111
Dio conclude :lnche il discorso indirizzaro agli eunuch1 in Is 56,5: que) caso J'oggctro era la ~al vezza. ora Oio vienc nd fuoco' 4 ..
b promessa a toro rivolta in quel conte to. raggiunge in ls 66 il L'cspress1one :?MJ nel v. 15 indica le circo tanze della manifesta-
suo comp1memo perché viene inscrita nd come to dcl posses o zione divinaM; neJ v. 16 mvece :nc::l, ins1eme con 1:l'Vl:J, indica lo
dc:Ua terra (Ccrmalemme nuova) e ddla partecipazione al po- trumenco dei giudiz:io ctivi no'"' e aJJude vero imilme nce all'im-
polo. che coincide con il popolo dei crvi. 11 •popolo di JHWH•. magine, om1.ai nota, della cernira attraverso la quale s1 manifesterj
Tuno ncll'ambfro della relazione con Dio. che supern la icureu.-i la giusàzia diVUUl"'".
dclla cerchia delJa famigha naruraJe. Nono tamc l'apenura univers.ale. il giudizio divino ci sarà e avrà
un caranere globale, perché 41ogn1 carne• (~~-'?:>) ne sarà coin-
voJcaM, non olo il mondo pagano"" e non solo lsraele'". LI locutore
1.3 L' ottuolltà dei giudizlo unJversoJe ele sue implicozionl: w. 15-24 çottolinea che iJ uo giudiz.io - esprc o, nel v. J5, con l'immagiJ1c
d~J rivers:ire ira e sdegno"1 e. nd v. 16. con il verbo õEl~ (j 1) -sarà
1,3. l l ' ottuotffó dei giudiZJo: w. 15-17 giusto, non arb1rrario, pl!rché le due parti implicate ne cono cano
le condizion.i e la posta in gioco (e&. I ~ 43,26)~.
Dai pumo di vi ·ca pragmacico i vv. 15- 17 non ono in t.lisso-
nanza con la parte precedence della comunícazione. Anzi, pro-
prio a questo punco e importante rib;idire cbe la clisponibilità .., M .A. SMP•fY." Propheoc E."<q,t~··. 461, t:omid~ iJ -: come p.iroct'll.a di con-
divina ad accogliere rum nd suo nuovo p<>polo non s1gni6ca l'in- ~\1onc tr.1 1 \'\ 13-24 e 1 \'\ 5-14
val1damemo dei gmdizio minacciaco in prcccdenza, o una revoca ... Cfr.. pMtc li. c~p 1. S:U. pp lf1.l- lti4.
" C'&.J N OW.All. nw &.Jk ef ls11fol1 ./(J.66,(ll4.f, bru·.i;eiwar•
.,. CfT. pane: li. <."ap. 1, § 3.3. pp 163-1(14.
'' Ctt. I\ 1.25. C~l. ad ~ ..Jl Koou:, Lsju.1/1 1/1/ l, 512
( fr. p.utt ll.C".ip I. ~ l , pp. l.fl-1.f2 hA Cfr.J.L. l\(ll\U, ls.t1al1 11111. 51:? Atulõh'lC .d ngw_rdo n n\Comr.mo 10 C.cr

M-Z. BIU.nUK. " lncutnp.mbk Meuphon". 1117. í.i noan: come lJ rm:u.ton dei 25,?<J.JI. b :?'J,l ; So(J.('....8 JO\~ 11 g1udino iruxu ~ popolo per C\lt'ndcrn. po1. ,iJ
~crncro ~1:1 uw tlSOtti>·metafo~· mpcno .i qudl.l Jd !'\' fale 11ru:rd1penúc1in i: ullo mundo (cfr. H M Lvrz..fabu~.jm®lt"ln 11ml 411' Vi•lkn,1D.I). V GRC~'>. Mhr.rcl unJ dJ<'
~fondo J1 Is(>(, pen:hé b rqµhLi d1v11w affemm;.i nd \. 1 mllu&t'. .ittr.lvt.'.nO !'uso Jr Vol~'l!f··, 161
mt1)l.i~1m bellu;hc. \1111.:i r.rpp~ncu1onç Jcl gmJu1u dwmo espo-.to nc1 "' 6 l.fb- e.
... Comt", ld <'l> ,. W E'>ff'.l(MANN. /Ja1JJ1 ./0·6'1. ~21 .
lf• A quC\tc duc meufoll'. h 66, l 3 JiQllUr~ qudb Jelb 111.:iJ.rc. "Cron<l<> Urctdn- 119. Come \O\Ot"nt", .iJ cs, K Kou"F.N. EJ.luk unJ Cs./1,11olt'fU', 1% .?O:?.
u
ulc combin.munc ~n·c ;i C'\pnmcn- ~uprenu comp.t\ 1onC' J.t 010 e tl ,uo •upremo ' P<Tlc mmu.,>tm :ado~ nd \ , 15.ctr. p.utc 11,c.ap 1.§3.J,pp. J<).)..164.
11
rutcn-. C&.J L lú1< li e.. ú.n.1h Ili/J. 511: T.L U< ltltt • \ al1wd1 11o.altr.I111}101ra, l 5'1,

440 441
PARTE 3 CAPtTOLO 5; IL NUOVO POPOLO COME APPRODO IS 66, l ~24

Suscita interesse il fatro che iJ verbo ~i!D, pre ente in Is 66, 15 sisce in un rico rnare sui propri passi per accontencare le richiesce
(H1), sia lo Stesso adopcraro dagü oranti in ls 63.1 7, cosi come del popolo, ma equivale a un riversamenco della sua ira.
sono interessanti 1e corrispondenze che 1e due ricorrenze mani- Sempre nei vv. 15-16, appare rispondere a una precisa trate-
fescano. ln Is 63, 17 il verbo compare nella fo rma di Qal impv. ed gia l'uso massiccio ili immagini che, face ndo leva suUe percezioni
esolitamente considerato come un' implorazio ne appassio nata in sensoriali dell'uditorio, contribuisce a rendere realística la m i-
linea con i Salmi 6,5; 80, J 5; 90, 13. Uno sguardo, perõ, all' uso isa- naccia della punizio ne76. Lno ltre. la r.iffigurazione dei giuclizio ac-
iano e aJJ 'uso pro ferico in generale fa sorgere dubbi sul suo ca- rraverso gli elernenti naturali al servizio divino (fu oco, fumo,
rattere di supplica73 • L'appello alia conversione rivolto a Israde e tempesr.a) rimanda all'immagine del Dio C reatore e si aggaocia
un leit-motf{ della predicazionc profecica74 • ls 1,27 (Qal ptc.) con- alb cematica dclla nuova crearione. sollcvara già in Ts 65, 16b- 25
fernlÃI che i convertiti aranno redenti e Zc 1,3 e Mal 3,7 (Qa/ e nella visione della Gem salernme nuova ia Is 66.7-14. lo tale
impv.) sottolineano che il Signo re rirorna al uo popolo dopo, contesto, la d istrurione dei nemici acquista iJ signifi caco di vitto-
p erõ , che esso arà rito rnaco a lui. 01 conseguenza ls 63, 17, con ria diJH W H sul caos e dei rj_Pristino deU'annonia de} cosmo go-
la sua richiesca d.i "conversione" indirizzata a JHW H, rappresenca vernato dall 'unico igno re .
un'an omalia ncgli scritti proferici. ln effetti sembra che il popolo, L'uJti ma fra e dei v. 16 illustra l'effetto deUa rivelazio ne divina
facendosi fo rte deU'aJJeanza, esiga un cambiam ento da Dio, sol- con le parole: «molri saranno i colpici dai Signo re» (:im• '"'" i~i).
Jevando se scesso da ogui responsabilità per il fallimento dei rap- Alia maniera d i 1 65,8, nella distruz.ío ne no n e dunque coinvoka
porto. La richiesra dcl popo lo, dunque, se non inso.lence, e per lo la to talità, ma solo una parte.
meno ambigua75 . L'anomalia che si registra in 63, 17 puõ trovare. Sia la rivelazione punitiva di Dio nei vv. J5-16, sia l' esico de-
in qualche modo, una corrispondenza oello sconvolgi menco les- scritco nclla parte fin alc dei v. 16 sono da collegare con il v. 17a,
sicale che si osserva in 66, 15. Qui infatci lo ~wi di JHWH non con- nel quale si espo ngono i criter1711 che decerminano il carnttere
puni tivo della rivelaz:ione di Dio. Tra i cr.iceri elencaci desta ince-
res e la anà fi cazione (::iii p. Hitpa) e la purificazione (ii1~. Hitpa)
cseguitc nel contesto dei culto illecico.Tale santíficazione r imane
i Sc:condo li: nccrcbc condom:· in W.l. H<>Ll.ADAY. TI1r Roo/ $11/111. 119. ruro dl·ll~
r.iúicc :m1 (Qt1~ m cont~ti lcg;m JIJ'Jllc.mza m~trn un.:i larga prcdonunan:z;i d1 Jsraele
in srridence contrasto con Is 57, 15 dove i uggerisce che la an-
come .soggcno dei verbo (123 ca>1). solo m 6 pa).\I iJ soggerto i! 1)10. e solo Gcr 32,40 tificazione dei fcddi avviene in forza dellit !oro rdazione con Dio,
O'otTcrn dcUJ nuova allcauza) non pone íl comporumcnto dd Signorc m relJnonc col e quindi per la partecipazione alta san cità dcll 'unico Santo. La
comport:imcnt0 dei popolo. prere a di pocer auco-santificarsi711 divenca, dunque, w1a epara-
14
ln l~rn cfr..•u.I ~.:21,12;31,6;44,22;55.7.
"' A smrcgno di quc3t11 1pot~"'íi si puo vtdcrc I~ discussionc rondotta da H. ' 1M1AN-
Yomc m n fénmento alle c~pres.~"10111 dí lamento contcnutc m Is 63.7-64.11. L'.mtort'
cvídcnz:ia. :id ~ .. l'Jmbigumi dcll'appcllo rivolto dai popolo a Dto ir1 qu:mto padre {Is ..,, V. C1 rAY ...Why 1rn:t.1plion?", 60. •chc mc!<lphor 1) pcrt:c1vc<l. :is 1t appcab dirt'l·ày
(l3, 16 e 64.7), (.'hc in l\.-alt'1. piu chc un.1 s111ccra111voc:11.ionc :illa patcrnici Úlvma, suona to our scn.~-s. Thu.<, thc puni.\hmcm. which musl íuncnon ;u a re;il1s11c tbn.-at. othl'rwi«> tt
p1ulllhto come un vd.1to ricatto. A11Jliu.1ndo .tlcuoi tcstl proíctici, l'autorc cv1dcn1i.i loo~ 1ts clfoc:c, 1~ pn.-sl·ntcd duuugh .1 mctaphor J) .1 íact of nature. wlud1 1, ~í-«:Vidcnt».
i:o111c ~lo in Ccr 31.9 IJ p.ucmità d1\'ln.l :ippJre íond.lre 1J ruu interwnu> 111 í.wore dl ' Cír. D.J. Mt CNm1v."•CM.'lt1on• Mou&··. 97-914. L'i111porunz:i ddl.1 loru ccm-
ht"Jt'lc. F.1 oss<'n'are moltre chc m I~ 45,IJ (anche se il temunc padrt' non compare tm 11cao<11mpl1cito nd11 nuov:i creanom.• e me-;s.:i ui cvidcn?,a anchc Ja H.H. S< llMID.
ophcuanwnrc) )1 llle>ID:I chiaramemc rmcapacn.i dei popoJo d1 ricono~cn· gli 3[tTl- ..Crv:mon•·. 10.i- 105 Nclla dmnmonc dei ncmici rn11vc~o110\ t41'1mmag111c JiJHWll
huo davim d.i C n."aton: e Padn:. lnfinc. l':iutore Í.l • llOl:lre chc 111 nino il lungn têSto non come re (\' 1) \i.1 qucll.1 dd guerricm (vv. 6. l-lb- 1<1).
c'c nc~suna cspreNone cbc alludJ al1i colpa ddla gcncr.1noac ·•,mu:dc". s~ non fone ..,. Cfr pmc li, cap. 3. S 1.2.2. p. 225.
Is M.Sb•. ctT. l l. SIMIAN-Y~>FRE. /(sti iJma11í. 1%-200 e /safos, 290. '' Dcnunmt.1 btÍ.i Ili b fl5.5 (::v>. Q.1().

442
PAATE 3 ----~~ CAPITOLO 5: IL NUOVO POPOLO COME APPROOO IS 66. 1-24

z.ione da JHWH scesso. Anche la menzio ne della puri6cazione ê 1.3.2 Lo roccolto dei popoll e g /I esitt fino//: vv. 18-24
sarcastica perch é m enrre i beffeggiacori in 1 66.5 contestano ai
fratelli l'impurità e la mancata idoneità a far parte dei popolo di Nell'ultima parte dei di corso il locucore riprende la cemarica
JHWH, essi tessi si rendono davvero impuri e indegni di acco- deUa realizzazione del progetto salvífico nei cermini annuociati aJ-
starsi ai Santo. Grazie a un'organizzazione dei discorso m oiro ac- l' injzio deUa comunicazio ne (l s 56, 7-8).
curata, il locuto re conferma che il uo gi udizio legittimo e e 1n Is 66, 1Slf·', attraverso un ano com111issivo. JHWH speci fica in
sanzio nacorio risperto alle sceke comporta.m enta.Li che cestimo- maniera esplicita che il suo progerto alvifico si esceuderà effetó-
niano l'effetóva estraneità da1 Signore111'. van1entc alle alrre nazioni, le quali pocranno for parce dei popoJo
Nel v. 17b ancora una volta il locuto re ritoma sull'e ito. La dei ervi e degli e1etó. Lo scopo della venuca di Dio, indicaco dalla
locuzione • insieme finiranno• (ico• ,,n•) 111 suggerisce che ad es- preposizione • consiste nella raccolca (r:l?) di mete le na.zioni
ere desrinati alla disouzione ar.mn o sia le offerte abominevoli sfa (nu~m c:•im-C,::) co i che possano venire e vcdere la sua gloria.
gli offerenri scessi. Un 'idea analoga e presenta ta in Sof 1,4 che Quesca affennazione corrispo ade da1 punto di visca lessicaJe e ce-
annuncia la scomparsa dei nomi dei sacerdoà con i sacerdoti scessi matico a Is 56,7-8 dove JHWH annunciaVCI !'intento di condurre
e i resri di Baal112 .Tale peci6cazione coincide con la novità asso- (Ki::l, H1) gli stranieri sul uo monte sanco e di radunare (f:l?) rutti
luta della nuova realtà in cui nmo cio c be di turba l'annonia ori- i popoü (c•mm-i,::) nella sua casa di preghiera. Oi conseguenza.
ginale non puó sussiscere. l'agire di Dio e espressione della sua il.:mT, che secondo Is 56.lb
La forza rapprese111ativa di I 66.17 e il suo caranere conclusivo sta per venire (Ki:::i)~.
~ rca la tematica del giuclizio divino. i soggeni in esso implicati e
1 criteri di valutazione, vengono evidenziati dalJa presenza della
formula finale i1 :"r"CKl . ' li \'t'T"SCHQ pn.-scnta duc fond.uncm:ah prob1Cll11 1csruah: Li fomu dei \C:rbo IC".;: e:
il IC'g:uttc ~mumco dei pronome pcrsoruk· ':llt con 1 duc ~r.muv1 chc lo Wb""º"º· Ncl
TM 11 vi:rbo ~ si prc<;enta all.t 3 1'. (~?) l;a qw!C' pot:rebbe 1mphcJrc n:;; come soggcno
(cfr. E7 21.12: 39.M). LXX. Syr.Vg. T~ nporuno mwce IJ fomu masch1le (19 oppure
'Tllql) chc M nfenrebbc .ti ~Ct!O divino: m 1Ql~~ l.t fonru ê qudlJ Jc(u Jmpl. (~)
chc puo rmun~ a c;rn:~i C;r.::r.) oppurc J !:":)' (cti-. I< 39.6). Dan i r.ippom cbc
' Nel uo contesto tl m~~{tg!O dei v. 17 \Cmbn duoque ~ moho piu pene- 1mcn:orrono tr:i íl \". 18 e v. 15 - dovc e Sf.lGI :innune1;it;a l.1 ~UtJ dd S1gnore con 11
mlnlc ri•pctto .ilb spec1ílc;1 cund.mru dd cuJro non-Jahv1\0co Q. Bt ENXl~WP, lsara/1 w rbo 11-.: - e: J mouvo ddL pn.'\cnz:.a Jcl pronome l'nl:&dco ·:ac, ~ oppomrno emcn-
S6-66, 311). o Jd ncwJiuno cormdento come uru forma p.imcohn: di nbdhonc dan· rJ fcnmumlc ~ nd uo corrl!ipondenre nusrh1le é uu cnd<'rc JHWll come <og-
UN. Osv..At r, 71rr &t>k of Isa111lt 40-66, 686). gcrro Per qwmo ngumb tl se<:o11do problt'm;i. nd TM 1 O}SClv.l u m.inc:inu J el
"' B. SOllV..'1.1\1, 11tt 0,1J"'"""u· 171. col\SIJa:i i w l-tb-17 come pnxLun.wonc dd \"CrOO (qul"SU lctrur.i p~ntc ~nchc ul lQh.i'), mvecc.- li vcruone ddl.l LXX (sup-
e
gtudJ210, pcrché SO(o ncl V. 17 Çt <p1t'ghen-bbc chc 1( gtuJizio 000 inlCSO pnnetpaJ- port.10 d3 S)T e ·~e) nporta 11 \'Cl'b-0 iii[oraµm. C fr.J. D• WMRn, A Ha11dboi1k ''" ls11-
mcntc nc1 confronô dcUc naz10111. nu nc1 confronLi d1 cb1 ncll.l comunrti ~ adopcr.i n<.'1 111/1, 1, .,..,()_?">7.
e
c-uln illeoa. lnvccc. ad cs.• WC.Trn.MANN , /saWlr 40-M. -122. ~isticnc chc ,, V. 17 r- lll- "'Tale venut.1 non puô t1umd1 fa~ nfenmcnto J un r.iduno per tl giudmo. Per tl
dip.:ndcncc. ~ connCS<11001 con oõ cbc." preé'ede e oõ che "<."gll<'. Ncll'org:uuzzazionc r.iduno con lin.ilttl po mv-.i. dr. Is -10. 11 : 43,5.9 ; -15.20; Gcr 2J.3: Ez 11 .17. Is 5(1.8.Tr.1
dei cc. fl5-66 1irof}(Kt:1 dJ P.A Mmt. RJ1n<lric ""d RtJ.ril1011. l :?%..1l v. 17 concludc l'u- gli ;iuton cbe ;issm110110 tale 1ntcrpreiuiouc. c.:fr. K P'URIT'>< 11. Drr urur Gnnri11dr.
n~Q di Is (l5, l -6<>, 17 (cosonmcc u r!5poso ai !.unemo prt.""cl'dcntc.") e, in~icmc con Is 207: K. KnE...;FN. E1/11k mui ~/111111/llgir. 211C):j.L Korn r. /s1111J/r 11/IJ. 5 til. lnvcce. E.
6:'1. 1-7. cosmu1'Cc IJ cornice dcll' umti. 1..1 pmp<ntà dell':iutore. 11onoscamc si;i per rero SLllMl>l)(~llF. •• rudicn". 563-564. O. H . IH K, .')111dil'll w li-ito;rrn;a. 259, run:mgono
\Cl'\J rntcn:~Qmc. pl'CS\Jppooc cucuvfa divnsi cmcncbmcnu ;li tc.."lto ~rc:M. ddl'npmionc chc I\ C1Ci.IH \1.1 w lcm,~1 propno m nfcnmento aJ giudino (i:fr Mie
ln Sof 1.-1 ricorre rJ \lerbo ~=i. uu nc1 V\. 1.2 <1 adoper.wa il Vl"rbo 'jl:. Hr Cfi-. -1, l 2; CI ·1.1 1; Sof3.H: Zc 12,3). ~·rondo J. CROATTO, "The •NJtion~ ··, 153. 11 \i:rbo
Jnchc r~ 1. .' 1; 31, 1: Gcr -l f>, 12. ;~- i: adopcram come m I!. 11 . I :?; ..5.20; ..9. 1R: 5... 7: sc,.8; (tO,-t;i con íl ~1gmtic.ito cb

4A5
PARTE 3 CAPITOLO 5: IL NUOVO POPOLO COME APPROOO Is 66, 1-24

ln questo contesco Is 66, 19 e da con iderarsi un 'esplicitaz.ione cazionc dei servizio divino nella relazione di reciproca apparre-
d_cl~e mo~alicl1 _sec_o ndo le q_uali ~vverrà_ iJ radun.o. dei PºP?liH\ e nen za. Una 6nalità analoga, in Is 66, 19, riguarda rutri i popoli'12•
c1oe grazic aU mv10 (nC,~. Pt M) d1 alcun1 superstmH7 e 111 v1rtu di Allo stt:sso modo dei segni, anche la «gloria di Dio• s:i rende ma-
~ segn.o (~n<) c?e Oi~ P?rrà ?"' di lo roRS. II sosca mivo niKil'', privo nifesta negli evemi emblcmatici relativi aila liberazione dalla schia-
d1 ul~cno~1 specificaz1?~ · puo evocare la presenza atriva di JHWf:! viru egizian a.Vedendo la gloria di J HWH, il popolo puõ ricoooscere
che 11nprm1e aJ Ja ston a il cara trere di «sro ria deila alvezz.'1»9º. E la sua uprema signoria (Es 16,6-7) e accedere alla comunione con
proba.bil~ c~e sullo fendo ci sia il paradigma dell'esodo dove i Dio. Il Signore, mostrando a M ose la gloria, elargisce il dono della
i<Segn1» nthiamano Je azio1ú prodigiose d i Dio 6 nalizzate ai ri- sua parola che completa la manifestazione divinav3. La tenda dei
cono cimento di J HWH com e unico Signore111 e aUa Ubera accet- convegno divenca, infa tti, dimora deila gloria e luogo privilegiato
dei dialogo con Dio'J.I . Dt 5,24 riferisce in m aniera sinretica l'espe-
rienza dei popolo al quale J HWH ha mo trato (;"'ll(i, Ht) la sua glo-
ria e gli uornini hanno p otuto udire (110~) la sua voce e accedcre
radu~~ d;illa ~.hpor.i: n~1 w. 18-21 noo ~ avn:bbe qumdi i1Jtr0 chc l'ailluenz:i tfogli alla comunione con Oio.
lsraelm _Jella J1a~1>ora e il nmlo t?talmt·mc nrumcm.úe defü· nazioni; ciô non çp1cga Anche Is 66, 18- 19 riprende gli elementi delJa visione e del-
13 fr.i e m cu1 nll!!'::i1 ::i·u:r';::i-rut rmdtano C'\~rc l'oggcno <liretto dei \crbo.
..s Cfr. W.A.M. BrUKF.N. " b.ii.1h Chapters LXV- LXV!",210-213.
1'audizione nell 'esper ienza di Dio, ma rendendo Ho ra accessibiJi a
. ~· Nd libro ÚI •s:i13 rh~ e 11 verbo c.m1m•risúco dclb nmsione profcticJ (6.>!) e del- tutte Jc nazioni\15: la ni.issiorte e destinata ai popo li che no n hanno
l 111vto dellJ p;iml.i divma di giudmo (9,8) <' di .;ilvcu..1 (53.11). Sccondo K. PAUIOl~. 11, ancora entito dei Signore e non h anno ancora v isto {i1K1)'16 la su a
Dir 11r11r 0'111ri11dr. 208,nl::i fa nc-hiamo a!IJ bbcrnnonc dcgh oppre-;,1 in 5HJ>-7. di ,·on- gloria (v. 19a). L'incarico, dato ai upcrsti ti, consisterà dunque uel-
~cgu.cnz;i .mchc qu1 W OUN()lll' e bl~l.l fü!IJ ftbcrn110nc pcrsorralc prc,cdc111,·mc:11tc l'annuncio (,JJ97 , H1) della gloria di D io (v. l 9b), grazie aJ quaJe i
~p<inmcm.au.
,., u tcnmne
. c'::",1.ll 111tl1ca iJ resto .)Cantpaw a una c.1ct.m1fe Q. H AU\MANN, /smr/J popoli potranno vedere (i1K, ) la gloria di JHWH (v. 18) e accedere
Rrsi. 198s..). Per d1v~rs_1 Jurori (ad cs., A. Pt:NNA, L«1fa, 62H: 13. Sf'l ll~AMM, 77ir Opp1>· alla comun ione con JuiYll.
11rms, 172) anche qut si Ltaltercbbc Jel r~to d' lsraelc. mvccc- per alrn (ld cs.. C. Wr.-
~ 1ffiMANN, /JmcJ/l ./0-66. 414-425) tl ll~to ~1 nferircbbe .1glí ~camplCI .li i;1udizio )ullc
11.1zioni, cfr h 45,W-25.
"" li c.ar.au,·rc uniwru.lc e salv1tico dell.a nms1one m:h1Jma h 19,20 dovc l'mvio di ln qucso duc l~"SO e 11CI Ili 78.43 C 105.27 11 SÜll'3f:tl1'l.1 utilillJfO CC0111po\IO tUI \.'\:fbo
un 1.ilv:itorc. ê 111 fu_nuonc delb rwel.izione hhcramcc d1 JI IWl 1, l.1 ~tt~sa che port.i IP• c•:i e cfallJI forma plurnll' dj nm . Quest.i ~r~ form:i compare anchc 111 1Q ls.i•; il TM
Egiwm ai ricono)Cln1ento ddla s1gnon~ dtviiu e aJ \crvmo dcll'uruco D10. 111 I~ 1IJ,21).. pro~cnta inwcc IJ fornlll singol.are di:I sosr:imivo nix.
01 1 puõ qu1 vederc un movimento opposto a qudlo r1pornro in Is 57,S: l'infe-
2 1 si osscrv.mo Jlcu111 k·g;im1 con I\ ó6. I~ 19: l;1 nrnmnza dd lcsscm;1 me: .iJ •.,,cdere
la gl~ri.1 dei ~ignore• c:-ormponde il •nvclars1• (llT, f\'() d1 JI IWH; l'Egmo c I' Asfilm (\•, ddrà dcll'Jduhcro ê lcgJra .tl1'.1uo d1 mcttc~ in dJ'í}lM!e b proprrn memoriJ ~rork.1-
23-:b) ron') 1 rnpprcscmtano t~cmplari tlcUa c.1rtlf.,l(.m.1 dei c'1J. il ICg;lffil' Ctlll JllWH - )1"\:I, d1c e Ul1 nnonimo di n)M, cfr. Es 13,9.
"' ~·mtcrpretatiu.nc d1 mie in 1 ~ M.19 ha conosduto dM'l"k' propos1c cm lc quaJ1: b '" Ad c:s., E~ 16.10- 11 ; 2-l.16-17ss.
<ltstnmor~c dcllc naz1om (B. 1<1t.M~n1)RI. "Snidjcn ", 565) o dcgh apo~tno 111 lmclc (W. ' 14 C&. fa 2?,-12-43.

LAU, Stliri.ft.l!rltlmr Pro1•f1(lil'. 145); uno $tc11d.1rdo, un ~cgn.Jlc similc a Q) 111 b -llJ,:U (A. '" Cfr. anchc- 6ü.R tioVl" rono riporwi cnu·:unbi gli clcmcm1 dcJl'c~pcncnz.i dcl-
Pt NNA, ls11ici, 628), o uo qU31chc scgno dclli reg.ifü.i d1JI1\\ 11 (K. Km:NEN. Etl1ik 11111/ l'op<.'r.lto d1 Dio.
&d1::nt~~1e. 21O);1'111vjo 'r~ ~c1 m~1ggcri (C. WL.HLRM/\NN , l.r11111/1 .JO-M. 425). "' M., ncl sc1L~o <li •11011 lncora•. come: m GD 2,5.
C.tr. C. A. Kn LJ.R, DJJ Hetrt OTH. 3C1\~. "' Per tl verbo "Ul m ntenmcnco :tlb produn;monc dcUc gr:mdt opere dt Dio. cfr.
11
' <;<'rnndo E~ 10.2 D10 oiwra 1 scgn1 perché quem pos~no '-'S-~crc raccont.ao alie Sill 9, 12: 30, IO; 92,2-3; 145.4; i11 Is -12. 12 <.i rilêmcc ôlll'opcD dei xrvo che rivtl.1 il
gcncra~1on1 ~ucccs.~wc (-wQ, /lt) e pen·hé quc~1e ptw1anu ricono~ccrc (llT) la s1g:nona Ui governo di D10 sulfa terra.
Jl-IWI t. Gcr 32,20 SOltoliuca che cah opcn' dur.1110 fino .1d ogg1 e riguard.anu m Jw.1dc .,. Nm 14,21: in Is -I0.5 n corm110 LI stnt.11Un:i i'll::-?::: e ti verbo ;ix; : Elh stess1 ele-
\1.1 gh .ilrn ab11:111u dcUa rt•rra (vicme adopcrato qu1 11 smtanuvo c i ic, come 111 Is 5<1,2). mcmi pn.>scno in Is 66.1 K- 19. E. 1HM!ltX>IU, "StuJicn ... 56-1. fa notlrc come mie :in-

446 447
PARTE 3 CAPJTOLO 5: IL NUOVO POPOLO COME APPROOO IS 66, 1-24

Nel v. 20 i oggecti dei verbo m•:J.., possono essere cousiderati i della sua sovranità e dei suo diritto esclusjvo sul proprio po-
sopravvissutiqo' che concludono il loro mandato (v. 19), oppure le po lo1t12. All'uruco Samo, designato con iJ nome esplícito nii'T' , si
naz.ioní (menzionate alia fine dei v. 19) 11• 1 che hanno udito l'an- addice l'offerra pura (contro v. 5), presentaca in vasi puri. Esatta-
nuncio. Poiché il v. 19 rappresenta una specificazione del modo in mente la purezza di rutto il «popolo di JHWH• sra a fondam enco
cui avverrà il raduno dei popoli, la prima soluzione risuJra piu ap- dell'atto co111111issivo di Dio espJjcicato nel v. 2 1, in cui egli si im-
propriata: i supersciti vengono inviati, annunciano la gloria dei Si- °".
pegna a scegliere (npt(}1113 i sacerdoci e i Jevici 1 IJ progctto divino
gnore (1'1'm) e dportano rutti i &atelli. Di conseguenza la locuzione annunciato in Es 19,4-6 a Israele - in veste di popolo paradig-
o•u if-C,jn o: •nK-c,j indica coloro che, da rutte le nazioni, hanno ac- matico alJ'imerno dj un diseguo unjversale - riceve qui la sua
colto l'annuncio degli inviati wi . ln questo modo la concezione piu piena realizza.zione. L'esten ione del sacerdozio, non solo alla tribu
ampia dei termin e «fratelJo» raggiunge iJ suo compimento. Se il dj Levi, ma a tutti l popoJi 1º5 , e Ottolineata dalJa partice!Ja Cl, men-
popolo dei ervi e degü eletci eil popolo caranerizzato dalJa rela- tre la congiunzione waw indica iJ completamento dei pensiero
zione con JHWH, nel quale le barriere naz.ionali vengono definjti- esposto nel versetto precedente. La formula di forza rapprese111ati11t1
vamente aboli te, alJora anch e i rapporti inc:ra- umani devono essere m:i• ü~tc . supertlua di per sé, perché il locutore e esplicitamem e
concepiti in un modo nuovo. Tl concetto di fracernícà, dunque, non Jl-IWH, conclude l'enunciato mettendone in evidenza la veridicità
puõ piLt definire solo una comunità nazionale, cribale o i lega mi di e la massima au torevolezz.a contro ogni possibile contescazione.
sangue, ma deve abbracciare tutti coloro cbe appartengono al «po- La particella ' :> , alJ 'irúzio dei v. 22, non ha soltante un signifi-
polo diJHWH•. l n questo modo, il raduno sul monte sanco di Dio cato enfarico 111t• ma indica il legan1e logico 1117 con il v. 2 1: da una
a Gerusalermne, de critto in ls 66,20, si aggancia alla parte prece- parte si afferma la persistenza dei «popolo di JHWH• nella sua di-
dente dei discorso e specifica i temtini dei ripopolamento di Ge- scendenza e nel suo nome (cfr. Es 21 ,21), dall'altra si dice che
rusalemme, annunciato nei vv. 7-9, e dell'afflusso dei fedeli que! perdurare significa propriamente «Stare aJ servizio• (,o.:i) del
provenienci dai popoli, illusc:rato nel v. 12a. vero S1gnore (Ger 31,35-36), essere in relazioae con JHWH 111ll.
n punto d'arrivo e la finalità dell'azio ne divina che tutri i fe- e
deü diventino offerra ai Signore (:ii:i' C, :im~) nel riconoscimento

M Si prescnu un'ofI'cna ;a un re, lSam 10,27: 1Rc 10.25.


Jlll Per il verbo "?i, come s:lnonimo d1 •$C<"glicl'Cll, cfr. Sal 78.70: & 6.7.
1 14
nuncio non possa nnuncrc scnZll una reaZJonc. la qual e. a sccondl dei conrcsá. si e<>pli- ' Cfr. pnrte li. cap. 1, § 2.2.J, pp. 155- 156.
11
ci12 come paura, crcmorc, giosa, dcris1one. obbcd1cnu o un mettcrs1 in moto. " Cfr. ad es., C. WESTI.kMANN. lsaiali 40-66. 426: 1'.A. SMIT I 1. Rl1ttoric <111d Ri:Jac-
'"' Ad cs., K, KOCNl::N, F.tlilk 1111d EsclliltOIOJ!lr. 211: A. PENNA, /saia. 629. 1im1. 169: G.I. EMMERSON. Jsaial1 56-66, 106: R..N. W11YUl\AV, baía/1 ./0-66. 291-292.
1·•• Cfr.J.L. Koou;. fsara/1 llf/3, 522, con la maggior.1111.a deiQ1 mterpreti, comem Mentre secõndo ll S<·HRAMM. 111r Oppd11rnu, 171. gli ~rranicri hanno un ruolo sou()-
l<60,9: 43.(1: 49.22; 14.2. meuo e serv1Z1evolc mpctto agli lsrJelitt. qumdi ad csscrc ~cerc:loti e lcvid sono i 1fr:l-
lhl li problcmll intcrpremávo foml:uncm:dc e lég::ico all'individuwonc dei rcfo- Lclli•. coloro che provcmgono d:tUa dia\"]Xl!"i'I (cosi anche E. SEHM~l>OllF, º'SLUdlen ...
rcntt dei ~uflisso di 3mpl. Jd ~inugma CilD. E.uo porrebbe nfcrini :u rcduo d'hr.adc 567). SJ . CROArro...Thc •Nauons•''. 157. com1der:111do i vv. IR-2 1 come riforin 3111
menzionati ncl vcrseno precedente. oppure ;u membn dcllr nazfom inccrpclbtC' prc- n conduzione dei GiuJe1 dllla tliaspora, anchc nd v. 21 vt'de uo nknmcnto ;i una quc-
e
ccdcntc1m:nrc. La secondJ 111rcrpreta21011c wltraga1:2 d:iJ paragone con i vas1 pun çtione inrerna che rigu.irderebbe l'as.su112Jone ai wrvirio divino dei Levitt 111 opposi-
(,,:10 '':i:i) - chc dcrcmuna 111 un ccno modo la purtraa dcllc nazion1 - c dall:a prc- vone col gruppo egcll1onico dd d1scendcnu di Zadok.
11
Sl'IUa dei oi cufnttco m apcnura detrc111111ciato. Qul:Sà dcmcnti pennctrono J1 co11- "' W.A.M. DEUKEN, " ls.aiah Chaptt•rs LXV- LXVl'", 213.
11
~1denrc \t3 i figli d'br.aclc s1a lc naz1011i come rcfc~mc dcl sulfüso. Cfr. anchc J.L. • • 1<. KuENThi, Etl1ik 1111J /isl/11110/0J(ir, 21 1.
RO\ )Lt. lsaialr lf1 / J, 525, che 11ttríbu1scc .all3 pamcclla un valore cumubttvo. ""' Cfr. ;mchc W./\ .M . B tUKCN. º' ls;i1ah C h;iptcl'l LXV-LXVI". 2 14-215. Cti-. P.A.

.1148 449
PARTE 3 CAmOLO 5: IL NUOVO POPOlO COM-= APPRODC Is 66. 1-24

L'aspetto cultuale dei ervtz10 divino viene pcctficaro nel v. 23 1'1'1. che pocrà veden: la salvezza dt 010, mentre gli Egwani non sa-
La denominaz1one degh agenó, aruaverso la locuz1one '"'::,::i·C,::, ranno piu viso vi\'l. Difatri, avvenuca la liberazione, secondo Es
e pnme la visuale universali oca presente neJ v. 22 1111 • Salvo re- 14,30 gli Lsraehri v1dero gl1 Egiztani morta sulla nva dei mare e
stando )'aspettO univcrsale, iJ UO signi6cato pccifico C ovvia- econdo Es 14,31 con tatarono la pocenza chc JI lWH ha usaco
mente diverso d..i qucllo a unco nel v. 16 dove ,:,::i·C,:: indicava comro i suoi nenuci. ln 1 66,24 non '>i rrarta piu dei nemici con-
coloro chc er:mo oggerti aJ giud.izio divino. Dopo che il giudi- finati a una decernúnata fa eia nazionaJe, ma d1 curti coloro che
z10 1 arà realizzato, •tum gli uomini• sar:mno crvi, che nman- i 0110 ribellaa comro 010, c•:ieni'"I c·:llat:i 112 .
gono al ervizio divino nella p1enezza della relaz1one. La orte dei nbell1 vtene rappre encara con 11 ricorso all'im-
magine dei cadavera (ilD) m uno caco dt permanente conswna-
Dopo la v1 uaJe gloriosa dclla nuova realtà penasa dall'armo- zione a morivo dei vernu e dei fuoco. Tale meta fora ancora una
ma tra JHWH e il suo popolo, raffigurata ne1 vv. 18-23, colpi ce volta richiama la conce taziooe condotta dai beffeggiatori in Is
rinserzione di Is 66.24 che evoca casrigo e dt rruzione. cmbra, 66,5 e ne pone in lucc 1'11npurici, in conc:rapposizione ai servi di
ruLtavia, che tale ~ia esacc.1mentc l'intenzione dei locutore: atri- JHWH dichiarati puri nei vv. 20-2 1. Dei resco ono stati proprio
rarc l':menzionc 'ili un alcro esiro possibile. 1 crvi «vedr:rnno• gli infedeli a cibar i di ogni nefandezza (cfr. 1 65,4; 66, l 7) di-
(iMii) 111 la c;ortc orribile dei ribelli. Qucsta possibil1rà di consta- vcncando, a causa deite loro azioni, una cosa inm1onda. lnolcre, ad
rare d1persona la faccia opposca della signoria di JI 1w11 ·onolinea essere me..~a in rilievo e la perennità dell'abominio (iJ loro verme
la sua oggertivitl, un'oggccóvità pari a quella ddJa alvezza dei non morirà e 11 fuoco non i e tinguerà), di nuovo in contrasto
vv. 8. 14. 18.19. lnolcre, il verbo rnt"l con la prepo izionc ::i conciene con la perennicà della orce beata dei ervi, a motivo deUa loro di-
un rich1amo a 1 66,5: mcmre i nemici sfidavano le atee e dei fe- scendenz.a, nel pos'ies o dei nome e nel ervmo ai ignore (v. 22-
<leh diccndo c::nr~:>::i :iK'll , ora loro scesc;i porranno e ere guar- 23). L'immagme dei verm1, d1 cui 1 nbellt d1vemano mangime,
dao nella !oro condn.1onc abominevole. La nv1 1raz1one dei provoca un sarcamco paragone tr.l la a rte dc1 fedeli nurri~ e ~u­
paradigma dcll'e oda, già o sen.rata all'incerno di l'i 66. morna rati in Gerusalemrne (vv. 11 - 12). Anche 1) fuoco che non st esnn-
anche in que to versctto. ln Es 14, 13 Mo eannunc1a aJ popolo gue ottolinea lo 'itaCO perenne di chi ~ octoposco a1 giudizio
divino rappre encato daJ fuoco nei vv. 15- 16.
Questo dec;rino e •111farn1a• (pat,,) 1" . concroparce della vita
eterna (cfr. i:l)J in lo; 65, 13; 66,5}.
\'1.11 nt. Rlttti'n. .inJ RrJ.1rflL>n, 1711,J l KOOLE. h.vali Ili J, 52C1. U. Urnc.1'· "l)tt ncuc.- Signific.iovarnence. la forza illocutoraa dt 1 66,24 e rc1ppreseu-
1lunmd unJ dic.- ncuc Enlc", 14 -15. >OUolmea l'unporQJlZ.1 Jd culm od 1c.-mp1u. ptt- 1ariva: il locucore i Imuta a esprunere 1 fam . E m questo caso un
c h~1l 1c.-mp10 <fu..:nt.1 come ti CO\mo m mmutura chc vicnt- nnnm-ato .UI \1~"Jl<>rc.
1 "' Lc cclcbruiom dd ~b.ito e Jd no"l-'lluruo p~uppongono ti rcUq.,'TllUAA"!O daco di fatto n ulca perfino p1u uadcnce d1 qualsta 1 nunaccia.
mcnlllc e.- ~mnianalc (cfr. A Pi N/\, /ww, 629) e non iJ cuho (Onnnu<1 ({ WE.\ n R-
MAN~. /u11af1 40-ó(>, 428, •lhe.- ~M<>lutc.-, umnrcrrupted \:Onunwnc.c of lhe mnplc wor·
•h1r. u1 '' hich .til Oc.')h ulõ p.m.1\ thc t-.'l»I oíh1~orp) . Ptr -ii= col '1gn1fi,·~10 di •ogm
volu•.cfr.L: 14.16,IS.im l.7:7. IC1,:?Rc-l,Kccc P~~ conalmlli u.dr. Nm2K.14;
per N.,, dr. Nm 2N, IO.
11 " Cfr 1)3] 65.3 C'll'C.I li \cnlre d1 •ogiu carm•• :il ignore.
111 li verbo 11011 e\pnmc nc'c~an.imcnte un guardarc con mtld1,fo11onc. J cnotl 111 li ~nuvo $1 lnw.1 m h 57_.1 e 58.1 Per IJ •r1beUio111:• co1mo D10, e& parte:
pmtmm> r~i10111: dd ,omwwrc:. o 11 emphcc vcdere. cfr. G11 21. H1 (Aitu non vollc li, c.ip. 3, § l .::!. I. PP· 20("''
l(U;uwrc IJ moru: Jd tiglao), 3 1,2. +tl 4, Es 2, 11 : Mie 7.1 O. cn e
li\ ln O n 12,2 ~111onamo Jt •Vc ~ogru•.

450 451
PARTE 3 CAPtTOLO 5: IL NUOVO POPOLO COME APPRODO Is 66, 1-24

2. Lo rielaboro zione dei motlvl Allo scesso tempo. nei vv. 12bm- t 3a, JHWH agisce come una
madre. Si evidenzia co i che Dio opera non olo in forza dei suo
2. l Lo rivelozione di Dlo - creotore, re. guerrlero e madre innegahiJe dirirco di Sovrano, ma anche a causa del vincolo na-
ruraJe e imprescindibile che lega il C reacore con rurce le ue crea-
1 66. 1-24 esplicica la rivelazione di JHWH secondo la ua ca- ture. ln qualità di madre, JllWH puõ accogliere le gemi come
racceristica ambivalenza, visca già oei precedenci discorsi. Essa membri legittimi dei suo popolo e assicurare toro la pace e hl
vieoe coita nella simultaneità e nell'opposizione delle modalità di consolazione, ossia la pienezza della comunione con Dio.
manifestazione soprarurco nel v. 14b: «la mano dei Signore si farà
cono cere ai suai ervi e l'indjgnazione ai suai nemici•, richia- Quanto aU'aspeno negativo deUa rivelazione di Dio, bisogna
mando co i Is 56, lb e 65,8. rilevare come in Is 66,4 grazie aJJ'uso dei raro lessema o•C, &,:m si
u peculiarità della rappresentazione della rivelazione divina in prospetei la rivelazione di JHWH in ternúni di abbando no dei ri-
Is 66, 1-24 ê legara sopratcurco a due aspetti: da una parte all'im- belli aJJ'anarchia dercaca dai loro scessi capricci, siruazione nella
maginario relativo a JHWH c reatore, re, guerriero e madre, daJ- quaJe non viene piu rutelata la legge e il diritto. Tale rappresen-
l'aJtra alla cascante specificazione deU'indiscu sa incerdipendenza tazione rende ad accenruare il fatro che Dio ani_iona i compor-
era le scelte comporcamentali degli uomini e l'agire divino. camenti coi quali gli infedeli hanno manife cato il loro rifiuco di
accercare JI IWH nella sua signorin e regalità. La riperizione dei
L'a petto positivo della manifesc:azione di JHWH in ls 66, 1-24 verbo in::l in [s 66,3b-4, riferito sia ai soggerri umanj sía a JHWH,
contluisce inceramence neUa for mazione e legittimazione dei suo merte in rilievo !'aspecto sanzionatorio e ri pertoso delle sceltc
popolo, il popolo dei ervi de] Signore. A livello e pressivo l'agirc umane insito nel giudizio divino.
e
divino legato a irnmagini specifiche. ln Is 66,6.14b- l 6 l'inserimento della manifestazione divina in
ln ls 66,9 l'uso delle domande retoriche, con Dio come sog- un quadro di matrice bellica serve ad associare JHWH aUa meca-
getco dei verbi ,.e, K t<C, e ·ni:::!l , serve ad esprimere la rivelazione fora dei guerriero, una sotto-specie dell'immagine regale, ed evi-
salvifica in cermini di formaziooe miracolosa dei «popolo di denziare cosi, insieme al suo potere di governo, anche queilo di
JHWHt. ln quanto tale l'azione divina e espressione de! suo potere esecuzione della sanzione. Per questa ragione in [s 66,6 i fa ri-
c rcacivo e di fecondazionc. corso alia metafora della porenre voce di JHWH, nci vv. 1-tb-15 aJ]a
Limmagine di JHWH Creatore e Sovrano e, invece, ullo sfondo rappresentazione dei suoi sencimenri di ira e di sdegno e nel v. 15
delle azioni descritte nel v. 12a e nei vv. l8-19.21. Dio governa le all'associazione di JHWH aU'immagine dei fuoco. Anche gli stru-
genci, come fa con i cieli e la terra (v. 1), come con le acque sorromesse mcnri dei g iudizio, il fuoco e la spada (v. 16), ono desunó dal-
alia sua potescà (v. 12a). Ha quindi il potere e il diritto di far confluire l'ambiente della guerra.
i popoli nella Gerusalemme nuova (v. 12a) e di raccogliere cucte le
n.izio1ú e rutte le Lingue (vv. l8-19) in modo che possano riconoscere
la ~ua signoria ed essere ammesse al suo scrvizio (v. 2 l) 11 ~.

iu Qut~to testo riprcnde chiaramc1m· Li temu1ca dd dL~O~o eh apertur.i nel qu.Uc


010 annunc:u"'-;i l.J r:accolu dCt mcmhn dei suo popolo e dJchi:uõlva di gr:adJrc 11 scrv1- m 1reIUmcn1C' p;arlando, ncl v. 12b s1 mitc Jcgb csm , ru.ua dclla realcà ~penmcn­
tio culcuaJc o ffonogli w.;i Str.llllcn Ut.1 d.11 fodeh. nu l';i~mc '><>tnntcso eJ llWll, comi." od v. I.».

452 453
PARTE 3 CAPITOLO 5: IL NUOVO POPOLO COME APPRODO Is 66. 1-24

2.2 1referenti - 1frotelll e 1nemicl caratte.rizzato non solo per la sua relazione con Dio, ma anche per
un corretto ricono cimento dei ruolo e del valore dell'altro al-
Conrrariamente a quanto avviene nel discorso precedt!nte {Is l'interno della stessa comunità.
65, 1-25) inclirizzaro inreramence ai ribelli, in Is 66, 1-24 il locu-
rore divino si rivolge direttamenre ai su oi fedeli.
Nella trattazione, ruttavia , si distinguono chiaram ente due 2.31 c rlterl comportomentoli - docllitó dello spirito e presunzlone
gruppi cli referemi. Da una pa rre si parla cli 'll1, m1-n::>J, •1:r1-i,v ,,,, dello proprlo sontitõ
(v. 2) e dei servi dei Signore (v. J 4b), dall 'altra dei suoi n ernici
(i' ::l'K, v. J 4b). Nel cliscorso il locutore evita dj adoperare la cat e- l criteri comportamentaJj vengono trattaà nel discorso in ma-
goria 0.11 e invece riserva particolare interesse alie •nazioniit (Is niera pju marginale. L'inceresse dd locutore erivolto soprattutto a ri-
66, 18. 19.20) e mostra cosi la -ua propensione ad accenruare l'im- levare la dissonanza era la disposizione interiore di docilità, riverenza
pro nta universaJe dei suo progettO salvi6co 111' e ad agganciare verso Dio e cooversione (vv. 2.5), da un lato, e dall 'altro, l'atteg-
tutto il cliscor o alia stessa problematica introdotta sin da Is 56,7b- giam ento cultuale dei ribelli (vv. 3.17) che risuJta essere, paradossaJ-
8. L'associnione delle nazion i, con la caratterízzazione dei fedeli mente, espressione dei ri6uto delta santità e deUa signoria di JHWH.
presentara nei vv. 2.5 e co n la denominazione «servi di JHWH» fa NelJ'ambito dei motivo dei criteri compon:amentali erilevante
comprendere che, come già nel cliscorso di aperrura, ad essere la speci6cazione nel v. 5 •ouJ 1:10?, che costituisce il principio di ve-
determinante non ê Ja sola app<m enenza alle gemi, come non lo rifica e di discernimento tra la disposizione correrta e accettara da
ê l'apparteneoza a lsraele, ma una predisposizfone interiore che Dio e qucUa che predilige l'auro-sufficienza e il compiacim en to
caratterizza ructi i veri servi dei Signore. ú1 cio che a Dio non e gradito (vv. 3b.4b). Difacti, ia il discorso
Di particoJare interesse e in Is 66, 1-24 la pondcrazione della dj Is 66, 1-24, sia )'intera comunicazione divina nel Triro- lsaia si
terminologia «fratelli11 e iJ percorso concerruale che conduce alfa condude nel v. 24 menzionando la ribellione (llWE>, Qal ptc.), come
sua necessaria rivisitaúone. Nell'ottica triro-isaiana il raggiungi- una sintesi cli ogni atteggiam ento concro JHWH. ln quest0 modo
mento dello stato di armonia originaJe esige che ogni membro diventa evideace che la santità si reaJjzza solo actraverso la parre-
dei nuovo «popolo di JHWH» venga riconosciuto dagli alcri come cipazione alia sa ntità dell'unico Santo. Ogni centativo ru "acca-
fratello. Le implicazioni contenute neU'annuncio della nuova re- pan:arsi" JHWH costicuisce in definitiva un attO di ribellione.
akà devono aver suscitat0 delle perples.sità e, verosimilmente, deUe E anche rilevante che nel v. 5 si assoei l'atteggiamento di pre-
contestazioni . Per qucsta ragione il locutore ricorre ad una assi- sunzione circa la. propria sancici ed elezione alla scarsa conside-
milazione inaspettata e audace: chi rifiuta il fratello, non ricono- razione degli aJrri, una considerazione che si esprime neU'odio e
scendoJo come membro legictimo dei popolo cli JHWH (v. 5). e ncl tentativo di esclusione.
nemjco di Dio stesso (vv. 6. 1..J.b). L'opzione divina per una co-
munità universale raggiunge qui il suo apice e non ammette
alcun compromesso. rn questo modo il «popolo dj JHWH• viene 2.4 Gli esiti - vitolltà e p erenne decodenzo

Di pari passo coa le forme della rivelazione divina, la cratta-


11' L'adorazionc cb pane.> di •rum gli uommi• mcnzton~Gl ncl v. 23 cosctu15cc la zione degü e iti occupa un ruolo preponderante nell'articola-
comropartc dclJ.i corruzione amtc-c.'dencc .11 diluvio: in quesro modo v1cne acccm11:110 zione comunicativa de] discorso. Ma so no soprattutto gli esici
1J ri1o mo :ilia relttionc ongm.ilc tscrlttll nc:IJ'.mo dclla cre~z1one. positivi a ricevere una lunga rrarrazione.

A55
PARTE 3 CAPITOLO 5: IL NUOVO POPOLO COME APPRODO Is 66. 1-24

Gli aspetti dell'esito positivo vengono collocati nel quadro fi- mento quei fili tematici che e rano caci impostati nel discorso inau-
gurativo deUa nuova Gerusalemme. La città, ricornaca aUa itua- gurale. ln particolare, Is 66, J-24 si occupa di tma deUe proble ma-
z:ione originaria, viene rappresentata attraverso le metafore della tiche piu spinose, ossia dell'identità dei nuovo 11popolo di JHWH».
partorience e di colei c he si prende cura dei suoi figli. 1 figli ven- li djscorso, nelJa sua articolazio ne comunjcativa e nella orga-
gono pienamente riconosciuà come tali e nutriti di consolazioni nizzazion e dei motivi rematici. si presenta dunque come una
e di gloria, doni diJHWH swsso. Rispetto agli esiti esposti nei pre- forma di disputa (•disputaàon speech») cosrruita intorno alia con-
cedenti discorsi, in Is 66 ]'interesse del locutore e orie ncato so- tescazjone dell'idoneicà dei popoli a partecipare ai «popo lo di
prammo a ricondurre in manie ra eguale mtti i membri dei Dio» nel v. 5 1111•
«popol o di JHWH» ad un unice principio di esistenza. Tutti sono Fa parte de U'apparaco argomentativo l'uso delle metafore per
generari da Gerusalemme, o ricondotti al monte di Gerusalem.me, designare JHWH soprarruno com e Creatore e Sovrano dell'uni-
e lo sono curti a causa deU'incervento divino. verso. Significativamente, in ls 66, 1-24 quesri amibuti non ser-
Anc he in quest'ulcimo discorso la saJvezza e vista in termini vono a screditare le altre divinità o altre nazioni 1111 , ma a dimostrare
relazionali: la permanenza della discendenza e dei nome sono ga- il legam e di Oio con tutte Je sue creature e il uo governo uni-
e
rantice nel contesto piu ampio ed es enz.iale che queUo dei ser- versale. La signoria e il governo universale di JHWH su tutte le oa-
vizio divino. z.ioni co rituiscono - neU'ottica trito- isaiana - il fondamento
dei diritto univer ale delle nazioni a partecipare alla relazione con
Gli esiti negativi sono raffigurati brevemente, ma con pennel- Dio. Da questa impostazione risulca chiaro che il godirnento di
late ne tte, e in crescendo: partendo dalla vergogna, nel v. 5 - che tale diritto dipende dalla libera scelta di ogni uomo. Ed ê qui che
richiama lo scesso destino presenta to in Is 65, 13 - si passa attra- l' ulcimo discorso divino dei Trito- lsaia c hiude l'intero percorso
verso la morte, nel v. 16b, e la pe rdiz.ione nel v. 17, per giungere comunicativo, rievocando, aJ comempo, le prime parole dei di-
infinc all'infame destino segnato dalla maledizione e raffigurato cor o di apertura. D ato il diritto universale di curá gli uomini a
come uno stato di percnne decomposizione (v. 24). Quesco ta to vivcre un rapporto con il toro Creatore e Signore, rutti sono in-
e
coincide con la morte, che non solo la cessazione deUa vita fi- vitaá da Dio a prepararsi aJla sua rivelaz:ione prossima a realizzarsi,
sica, ma una sorta dj perenne decadenza . mettendo in pratica il diritto e la giustizia, e permettendo cosi che
il diricto dive nri realtà.

3. Conclusione: gli etfetti perlocutorl attesl

11 discorso di Is 66, 1-24 ha carartere conclusivo e pone termine


all'incero sviluppo della comunicazione divina in Triro-lsaia. Come
tale esso conciene alcunj importanci punti di contatto con il di-
scorso di apertura in ls 56, 1-8, e non olo a causa di sporadiche
11 • J. H ARVtY, LA plmdoycr propl1hiq11t, 63s., com1der.1 h 6<1 cume una chsputJ g111-
corrispondenze lessicaJ i 117, m a oprattutto pe rché porta a compi-
nd1ca (n'b).
11'' Come, ccomlo A. St·11cx11l), J Am C o1/Your Savu•r, 294, :ivvtcnc nrl Deucero-

1.sata. L';iutol\' dmtostr3 come l'uso d1 o:disp1,1tmon >ptcch• nd Dcucero-lsaia svolgc


1P Le conispondc:nzc tr.1 h 56.1-8 ~ gh ulom1 vc"4:cti d1 Is 66 sono nootc tb d1- fwmonc di d1fes<1 dd ml•ssaggio di S.'\lvezza nellc siru;izioni d1 l'l'Si tcnu ;il mes.\aggio
veM1 ~md1os1.
cfr. W.A.M. 13EUKEN, " lsafah Ch:ipte11LXV- LXV I", 215. profcoco (295).

457
CONSIDERAZJONI CONCLUSIVE

U punto di partenza della presente ricerca è stato il riconosci-


mem:o al testo biblico della qualità di opera letU.'fllria e il considerarlo
nella sua valenza più caratteriscica, quella di evemo comunicativo. Que-
sta prima definizione dell'oggetto di srudio, ha indotto all'assun-
zione di un approccio metodologico ad esso confacente: indagare
il testo in base alla logica e alle dinamiche che contraddistinguono
ogni processo comunjcacivo.
Cjò ha permesso di affiancare in maniera innovativa le pro-
blematiche legate all'opera trico-isaiana. ln particolare, questo tipo
di approccio ha permes..~o di individuare in ls 56-66 la presenza
di un'ampia unità composta da ei discorsi divini organizzaci in
un co111i111111111 comumcaàvo e cfj esaminarne lo sviluppo progres-
sivo insieme alle strategie comunicative adoperate dal locutore
per promuovere in maniera efficace il proprio messaggio.

È stato possibile, innanzirutto, individuare e valorizzare il ruolo


che l'unici introduttiva. ls 56, 1-8. riveste per lo sviluppo e la
comprensione della comunicazione contenuta in una parte con-
sistente ili Is 56-66.
ls 56, l-8 può essere ricl"nuto il discorso divino di apertura, l'o11-
verc11re della comunicazione divina nel Trito-Isaia perché, oltre alla
sua collocazione stracegica, contiene i segnali che permettono di
identificare JHWH come locutore ed enunciano il tema di fondo
articolaro in quattro motivi tematici. Nei capitoli successivi del-
l'opera crico-i.saiana sono infarc:i reperibili altre unità testuali ri-
conducibili allo stesso locutore e co tiruenà w1'elaborazione del

459
CONSlOERAZIONI CONCLUSIVE CONSlDERAZ.IONJ CONC LUSNf

mede imo tema per mezzo degu scessi morivi temacici. Questi dari moniosa e familiare con Dio; il giudizio, invece. consiste nella e-
rendono oscenibile la cesi deU'esistenza in ls 56-66 di un 'estesa parazione da Dio, origine di ogni esistenza .
unità comunicativa o rganizzata in fomu di discorsi divini (ls 56, 1-
8; 57 ,3-13; 57, 14-19; 58, I -14; 65, 1-25; 66, l-24) e sviluppa ca in un 2. La rivelazione d.ivina è illustrata in stretta connessione con
continuum coerente dal punto di vista tematico, variegaco sul una concezione del rutto nuova dci refcre11ti della rivelazione, i
piano delle sc:rategie persuasive messe in atto dal locu tore nelle quali risulcano divisi in «popolo di JHW H» e non-popolo. Nel
singole cappe deJ pronunciamento. corso della comunicazione si osserva una progressiva specifica-
zione del concetto di ((popolo di JHWH», che finisce per deline-
Alla base dell'lll1ità tematica costiruica dalJ'insieme della comu- arsi com e composto dai mem,bri fedeli del popolo d'Israele e da
nicazione divina neJTrito-lsaia si collocano dunque quattro morivi tutti coloro che hanno accectaco l'invito divino alJa comw1ione.
letterari enunciati nel discorso di apem1r.l in ls 56, l-8. Come si è Tale visione è resa possibile grazie all 'apporto di due categorie
potuto osservare, fa stessa reiterazione dei singoli motivi in ciascuno di pensiero: da una parte, iJ diritto universale e la predisposizione
dei discorsi divini costituisce un primo indice deJ loro valore co- o riginaria dj ogni uomo - in quanto creatura divina - a vi-
municativo. A rendere ancora più evidente l'importanza di cali mo- vere in relazione con il suo C reacore; dall'altra, la libera scelta con
tivi contribuisce la rielaborazione alla quale è sonoposto il loro cui ciascun.o può s~eglie re liberamente un rappo rto che com-
conrenuro in ogni cappa deUa comunicazione e l'articolazione che porta ooon e o nen .
viene a crearsi era di essi. L'esame dell'articolazione dei morivi ha
portato alla luce una serie di rapporti che contribuiscono all'unità 3. Poiché la qualità della rivelazione divina dipende dalle scelte
della comunicazione e a un arricchimento progrt!SSivo deJ messag- di ciascuno, una consistente parte del messaggio è dedicata alla
gio globale, ch e risulta così essere più complesso della semplice c:rattazione dei criteri di di11ersificazio11e del giudizio divino. Lo
somma dei singoli motivi. sfondo relazionale della comprensione della salvezza e del giudi-
In sintesi i singoli motivi esprimono il m essaggio divino nella zio si rispecchia anche nella rappresentazione di tali criteri. U loro
maniera seguente: denominatore cornm1e è la scelta in favore della relazione con il
1. La rivelazione di11i11a viene rappresentata secondo le moda- Sign ore o contro di essa, con la conseguente separazione da Dio.
lità oppo te del giudizio e della salvezza. Lo sforzo pcruasivo del In particolare è st<tto rilevaco come nel corso dell'esposizione
locutore è, tu ttavia, orientato a mo trare il suo forte desiderio di si specifichino gli acceggiamenti auspicaci, Ja cui attuazione assi-
potersi rivelare io veste salvifica. cura la rivelazione salvifica di Dio, e quelli riprovevoli, la persi-
Un altro aspetto della rivelazione djvina~ piuttosto inaspetcato tenza nei quali preclude il realizzarsi della aJvczza. 11 fatto che i
nell'orizzonce degli intedocucori, è che essa s:i attuerà sfa sul piano comportamenti siano esposti come nenamence distinti e in con-
universale che su quello individuale. Sia lsraele sia le nazioni ne trasto tra loro evidenzia la necessità della scelta.
saranno coinvolti, ma né Israele né Je nazioni verranno trattate Per quanto riguarda il contenuto di tali comporcamenti, si
come cotalicl: aJ loro incerno si opererà una cernita in base alle menono in risalto due ambiti in cui si manifesta l'opzione pro o
celte personali. contro il Signore: la sfera del culto, in quanto luogo paradigma-
ia la bipolarità della rivelazione sia la sua realizzazione univer- tico in cui la sincerità dell'adesione a Dio si esprime attraverso
sale e individuale dipendono daJJo sfondo trettamentc relazionale degli atti esceriori , e l'ambito dei rapporti sociali, dove si eviden-
u1 quale è concepita la rivelazione divina nella sua globalicl. La zia come l'appartenenza a JHW H significhi vivere la familiarità
salvezza infatti si realizza accraverso la libera scelt.1 della relazione ar- con Dio all'interno della comunità dei fratelli.

460 461
C ONSIDERAZJONI CONCLUSIVE C ONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

Nella comunicazione dei criteri comportamentali si è ponno ve- successive scelce espositive. Se si prescfode da questa compren-
rificare un forte coinvolgimento da parte del locutore. Quesci non sione dinamica del processo comunicativo e del suo contesto,
è affatto interessato a esporre in manjera neutra i comportamenti soggetto anch'esso a una costante evoluzione, l'an ~lisi dei ~es ti
positivi e negativi; al contrario, a più riprese e con diversi mezzi di non riesce a sfuggire alla frammentazione e non arnva a coghere
persuasione, egli tende a influire ulla scelta degli interlocutori in- la coerenza comunicativa dei discorsi divini nel Trito- Isaia.
ducendoli ad accettare La sua offerta di relazione di reciprocità. Uno degli aspetti che rientrano nell'ambito del contesto co-
municativo e che determinano le direzioni principali della co-
4. La scessa impronta relazionale contraddistingue anche la raf- municazione con le sue strategie persuasive è il tipo di rapporto
figurazione degli esiti, ossia della realtà risultante dalle scelte com- che intercorre tra i soggetti coinvolti nella co":'unicazione. O~ una
portamentali degli uomini e dalla rivelazione divina. L'importanza parte è evidente la relazione di carattere esclusivo traJHWH e il p~­
di quesro motivo nel corso della comunicazione è considerevole poJo d' Israele, basata sul patto di reciproca app~rce~e~za e fede~ca .
percbé promuove l'idea che l'uomo stesso, con le proprie libere Tale relazione costituisce, però, per il locucore il prmc1pale motivo
scelte, contribuisce alla qualità del proprio fuwro. E significativo, alla base delle parole di rimprovero ed~ rninac~ia . Dall'aJcra parte,
infacci, che nella rappresencazione degli esiti, a differenza del- si manifesta nei discorsi un rapporto di altro opo, che lega JHWH
1'esposizione della r:ivelazione divina, JHWH non sia esplicitato con gli stranieri, gli eunu'!ù e - per esterufone . - con ru~te le
come attance diretto. fasce marginali della societa umana. Questo apo di rapporto e ba-
In linea con l'ottica relazionale, gli esiti, in tutte le loro sfu - sato su] vincolo naturale e originario tra il Creatore e le sue crea-
mawre particolari, sono illustrati da una parte come benedizione ture. I discorsi divini si sviluppano in entrambi i contesti, ma senza
e vita originace nella relazione con Dio, dall'altra come maledi- confusione: gli israeliti vengono incerpellari sul piano dei dove~i
zione e morte, ]e sorti che spettano in e orabilmeme a chi decide che scaturiscono dall 'alleanza; gli altri , sul piano della loro condi-
cli separarsi dal Signore. zione creaturale. Da questa variazione dei conte ti dipende una
N ell':insiemc della comu nicazione divina anche questa sfu- delle affermazioni più caratteristiche e,~ certo, più_~ory~e~denti
matura del messaggio ba una forte funzione persuasiva perché della comunicazione divina nel Trito-Isaia: entrambi 1 api di rela-
rende a inculcare negli interlocutori il desiderio di sperimentare zione - quella dell'alleanza , contratta con Israele, e quella crea-
La sorte felice e il timore di dover condurre un'esistenza segnata turale fondata nel momento della creazione - vengono poste
dalla maledizione. sullo ;cesso piano per quanto riguarda_la po~ibilità cli vi~ere la re-
lazione con Dio. In questa affermaz1o ne s1 prospetta ti supera-
Alla comprensione dell'insieme della comunicazione trito-isa- mento della dicotomia tra i concetti dj parrner dell'allea nza e di
iana come co11Li111111m pragmaticamente finalizzato a produrre dei creatura . Ed è qui che è stato possibile afferrare la portata del-
cambiamenti nel suo uditorio, ba contribuito in misura notevole l'UI1iversaHcà, come:: prospettata nei discorsi divini n~ Trit~~saia:
la scelta di considerare i discorsi divini in maniera diuamicn e pro- l'appartenenza a1 «popolo di JH~» non presuppo~e 1ammissione
gressiva, cioè come un processo comunicativo in corso e dallo al popolo d' lsrade, così come 1 apparce11~nza nazionale a Israele
sviluppo estremamente o rganico. Si è potuto così osservare come non garantisce l'ammissio ne al «popolo di JHWH». .
la forza performativa propria di ogni singola fase deUa comuni- Un alrro aspetto ~be rientra nell_a s~era d.e ~ ~o~tesro. comu°:1-
cazione (dai singoli enunciati agli interi disco rsi) sia aU'origine cacivo e determina I andamento de1 discorsi e 11 opo d1 bagaglio
della co tante rimodulazione della situazione comunica tiva, men- cognitivo proprio dei destinatari e, quindi , la Jo r? co?1prensio~e
tre questa, daJ canto suo, determina la direzione e il carattere delle previa degJi argomenti sollevati nell a comumcazione. Al n -

462
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE ~~~~~~~~~~~~~~ CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

guardo, non rutti gli incerpellati hanno la Ste sa precomprensione cezione di essere interpellato direttamente da Dio e, quindi, mag-
circa la rivelazione divina. In questo ambito sono stati di parti- giormente coinvolto nelle questioni sollevate'.
colare imeres e quei cesti che riportano esplicicamence le affer- Inoltre. presentare il pronunciamento divino io prima per-
mazioni degli interlocutori e, in particolare, ls 56,3; 58,3; 65,5; sona rappresenta una scelca espositiva che intende far leva su lla
66,5. massima aucorità performativa del locutore e fruttarla nel pro-
Da pan~ di. lsrael~ la pre~omprensione è rappresemaca dalla cesso persuasivo. Soprattutto nei casi in cui si tende a modificare
fer~a ~on~1~one di .essere. m quanco <(popolo di Dio•, de tina- delle concezioni ben radiane nella tradizione, o a promuovere
tano di punizione o di alvt!zza. Di fronte alle aJtre nazioni Israele nuove aperture, è necessario il ricorso alla autorità massima,
si ritiene sicuro della propria elezione; di conseguenza, le nazioni quella divina. L'in1portanza di questa sc:racegia è scaca rilevata in
possono evenn1almente giungere alla rclaziol'te con Dio solo ac- diversi momenti della comunicazione, in particolare nella crat-
craver o I r:ielc, per rimanere tuttavia in una condizione su .sidia- cazione relativa aJ diritto universaJe di partecipazione al «popolo
ria. Jnolrre, in alcune fasce del popolo sono evidenti l'infedeltà e di JHWH» e alla comeguente rivisitazione del concetto stesso di
l'inganno che si manifestano nella ricerca di altre fonti di vita e «popolo di Dio,..
di saJvezza attraverso innumerevoli forme di culto illecito; men- Presentare JI IWH come emittente aiuta anche a potenziare le
tre in al~ ~iornina la p~esunzione che si esplicita in un'arrogante trategie comunicative in base ai rnoli che egli assume a seconda
pn:ce~ d1 n spo ~· qu~1 dovuta o automatica, da parte di Dio agli dell'evolversi del conce to. In particolare, si è pocuto notare come
a~ d1 culro e di pemrenza. 9uesti tratti della precomprensione nel corso della comunicazione JHWH rivestisse numerosi ruoli, a
di Israele e delle sue aspetcanve fanno parre del contesto in cui il volce opposti o incompatibili, che evidenziavano ora l'uno ora
locutore divino struttura il uo messaggio innovativo. l'altro degli aspetti del suo rapporto con gli incerlocucori, e ciò al
Per quanto riguarda, invece, le nazioni e le fasce tradizional- fine di promuovere in maniera più efficace il messaggio. Il ruolo
mente escluse dal popolo eletto, le loro presupposizioni sono del di padre rinnegato e di marito tradito, da lrna parte, legittima-
tutto diverse. Essi sono caratterizzati da un sentimento di sfidu- vano Dio a inscaurare una contesa giuridica in difesa del diritto
cia neU~ possibilità di ~ssere riconosciuti a pieno titolo come violato, dall'aJtra, tradivano la ua sollecitudine a recuperare la re-
m~mbn . del «popolo di JHWH• e ciò a causa delle leggi discri- lazione infranta. L'auco-presencazione di JHWH come il Signore e
nunacone e della mancanza del legame di sangue con l'amico il Santo, lo faceva cogliere coocemporaneamente nella sua tra-
popolo elerro. scendenza che rifiuta rutto ciò che è incompatibile con la sua
santità, ma anche nella sorprendente aperrura alla reciprocità, alla
. Nell~ cclt3 del _p~rc~rso inte,rpretativo propo to nella presence relazione con gli umili. Il ruolo di giudice, attraverso il quale
ncerca e stata deos1va, infine, 1 attribuzione del valore di vera e JHWH aveva potuto rivendicare il diritto e l'autorità di emanare
p~pria s~t~gia espositiva al facto che una consistente parte del la sentenza, veniva collegato con queUo del guerriero, idoneo a
Tmo-Isaia su presentata nella forma di discorsj direrti di JHWH. eseguire La sentenza fino in fondo. E ancora, le immagini del
Questc;i proccdim~nto è ric~o ~ conseguenze in quanto porca a Creatore e, allo ste so tempo, della madre, sottoljneavano l'inne-
confonre a JHWH ti ruolo di emmence e di autore modello.
Assegna~ a Dio ~ rno~o del locutore e. quindi, di emittente
d_el messa~<;> se~e, ·~ pr,11110 luogo, ad accrescere la partecipa- 1Si tratta ptù proprumcmc dt un d&orw 1111meoco. Cfr. anche G. CENETIE.. F1-
zione dell udirono. Po1chc compare la figura del mediatore e le ~ure///. 216; nel racconto d1 parole Li fornu più mimetici è quell.i dcl dbcors<> nfcriro
parole sono po te sulla bocca diJHWH, l'uditorio ha la chiara per- (220). dove iJ IUrr.ICOl"C d.i l'unpl\."SSIOllC dt ccdcn:- U p:uob aJ pcr<ooruggio.

465
gab1le 1gnona di Dio rm anche il suo legame vi cerale. pnmor-
chale ed eterno con ogni essere umano.
AccJntO alla funzione di enurrenre, la forma direm1 del d1-
co~o implica l)nnbuz1one allo stesso JHWH della categona di
autore modello. E lui, m quanto csrrategia tesruale•, che ha potuto
guidare il lettore actr.lvcrso il testo. In questo modo è tato offerto
all'interprete ace~ o a una certa immagine di Dio, progres iv.i-
menee sviluppata nei chscoru, e al contempo. tl pnnc1pio che può
lcgimm.ire le operazioni incerprecative (proposce opr:mutto nella
parre pragmaaca di questa ricerca). In particolare, JHWI I appare
disporubllc ad accenare ogni uomo nella relazione di reciproca
apparcenenza, md all o te o tempo annuncia una cernita; egh
conce ta l'infedeltà , litiga appassionatamente e minaccia, ma anche
crea le condizio ni favorevoli per facilitare l'uomo sulla strada del
ritorno; infine, Dio prospetta ai fedeli una vita dj fa miliarità, d1
benedizione e di pienezza, ma allo stesso tempo annuncia la pu- SIGLE E ABBREVIAZIONI
nizione degh 1rnverena e l'eterna agonia che deriva dalla c;epa-
razione dall:t fonte da vita .
Le dive~e faccettature dell'immagine di JHWH emerse ncl- BIBLIOGRAFIA
l'anallSJ convergono e trovano il loro fondamento nella fermavo-
lontà di Dio che ogm uomo nceva rinvito alla relazione e che INDICE DEGLI AUTORI
accem e.aie 11w1co con Libertà e responsabilità.

Grazie a rum qu~o elementi. nella varietà delle espressioni e


delle cr.icegte persuaswe i discorsi divini nel Trico-Isaia com um-
ano l'offesa da parte d1 010 (/te il suo desiderio di cumrmronr n<t.'ltJ wra
nsposta positwa da o~m essere 11ma110 in modo tale da potersi m'tlart
1mi1>ersalmt111e itr 1-es1e salt1ifìca e d1e il disegno di rrlazic>tre tra Dio t
l'uomo ra.«11m.~a la sua pienezza.
SIGLE E ABBREVIAZIONI

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cfr. confronta
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Bchm,J..349 Cheynl·.T.K.. 53
Serge, K.L.. 29 Chhem.. Ch., 203
Bcrycs. U., 9, 13. 14, 450 Ch1ld~. B... I I, 14, 249, 291, 320,
Ilcuken, W.A.M .. 11 , 152, 185, 427. 322,346,426
446, 449, 456 Chj~holm. R .B.• 259
Uianc::hi, C., 27, 48 C hri tcn.scn, D.L.. 279
B1ddle, M.E., 308 Clark, W.M ., 99
Bird. l~.173,312 Chfford, R ., 278
Blenkiruopp,J., 12. 13, 16,45,85,8<>. Cody.A., 169
!09.131.145, 173.178, 190.206, Cohcn, H.R ., 262

490 491
INDICE DEGLI AUTORi -------------~ INDICE DEGLI AUTORI

Conr.u.I, D.• 221 Frye,N .. 6 1 Hoppc, L.J.. 349. 369 Koolt>. J.L., 14, 63, 85, 86, 123, 132.
Come, M - E , 32 Gmlncr. A .. 257. 2MI Ho'"'neU, MJ.A . 173 182. 190, 193,2112.221.225.145,
Coulthml. M . 23 Genette. G .. 108, 465 Hounon, W. 22 1, 222, 260 251, 252, 276. 320, 321. 321. 323,
Crcach,J.F.D.• 22 1 Gcsemus, W. - Kuw.ch. E. - Co\\ In~ I lubbard. R .L. 63 324. 326, 328. 339, 340. J..H, 346,
Crcnsh;m.J l .. 153 A.E., 54,245 I luntcr.A.V., 203 348. 351. 3(.4 37K, 383, 392., 393,
Croano. J , 3~7. 348, 358, 423, 425, c:~nco. A. , 35 I lurowia. V.A.. 236 441. 445. 449, 450
433. 445, 449 G1e cn, C., 251, 273 lrwm, W.H., 276, 293 Ko,mili, H .. 147
C rihem:inn, f.. 6 7. 70. 72 G1cay. Y.• 388, 443 Jakobron, R .. 29 Kraçovcc,j., 67, 7(1, 7 1. 72
Crysw, D.• :?2. 26, 33 Good, E.M., 163 J;mncy. R . W - Arndt. H .. 19 Krau~. H.J., 46, 63
Dahood, M , 65, 221 Gordts, R .. 78 Janzcn, W.. I 03. I 07 K,dman,J . .• 146
D.inhno. M Trifone, P.. 22 Cosse. H.• 94 J.1phct, S.. 68 l.lbusdugne. ( J, JIJ(J, 295, 426
D.m. K.P. 175. 289 Graff)',A. 108, 370 JcahA.W.,242 Llck. R .. 14. 43<>
D.iubé. D.. 14(1. 17 1 Cr.im-H cndenon.A.L.. 43. 53, 6 1. 63, Jcnru. E., 143 l.ln~. B. - Rmi:u.,~ n. H .• 84
D:wie\, C • 186, 43(1 86, 140 Jep~n. A., 251 l au. W., 9, 11. 12, 13. 56, 62.. 86, 168,
D:iy,J .• 215, 2 16 Cray, M .• 346, 357, 359, 367 Jcn:mi:is.J., 2% 172.249,256,285.291,296.324,
Ddcor, M ., 78 Grecnberg, M ., 162. 277 Johnscon, C.11.. 85 423, 446
D1:nnmger. D.• 194 Cr1cc, H .P., 27 Joiion. P. - Mur.iolw. I., 54, 55. I ICI. Lamberg, H .. 291
Devoto, C - Oli. C C .. 285. 429 Grilli. M .• 28, 325. 405 176,216.288.294,347 lc.-dcrt',T.L.,53,63. 194. 441
D1Jmond, A .R .P., 162 Groom. S.A., 22. 26. 39 Jtinglmg, H .-W, 14 L(.~OW. T . 46. M, 368
Do nner, H ., 45, 62, I IO GroB,V., 186 IU1ser. O., 68 lcw1~. T J.. 206, 108, 2 12. 2n, 307
Dn:s.~ler. H 11 P. n Curmunn, M.. 84 Kli.scr. W., I03 L1edke, G .• 142, 159
Driver, C .R , 65 H abi, R .. 186 Kedar- KopfSmn, U.• 85 l oflnk. N .. 9 1
Dumbrell, W.J , 92, 95. 264 Hm1borg, G R , 76 Kcllcr. C.A., 446 Lut:, A.• 174. 2110
Eco. U, 18 H.urulton, U.P., 83 Kellcrm3nn, U., IO Lunn. N.P, 120, 295. 399, 426
Eiscnbc1s, W., 159. 272 H.immod.. C .E.. 62, 85. I 09 Kiefcr. F., 35 lua, HM ,441
fa~,fdJt. O. 79. I 12, 151. 250. 273 HIDson. P.D.. IO, 5<>. 62. l>.3. 150, 176. K"'\.lne, EJ . 44 , 52 53, 63, 68, 85, Lyons,J.. 35
Oude, M • 41>2 291.293.305.307.339.346.352, 385.390, 404 M.im.F..83
Els. P.JJ ~ .• Hll 369.370.382, 3!0.390. 429 KJopfcmtcm. M .. 174 M;ucr. C.. 177
Emmon,J .A . 222, 225 11.Jrncr, Ph.1~ . 153 Koch. K .• 250 M :ucr, W.A., 223
bnerton,J.E., 150 Hartley.J.E.. 221 Koch, W.A.• 2 1 M.ius~·r, U.. 154. 402
Enunt~n. G I . IO, 12, 13, 63, 285, H uvey.J., 369, 457 Koehlcr. L. - U.iumg;utncr. W.• 190, Mc<..::irthy, D.J., 95, 402, 443
369, 423,42S,429, 449 I L°"el. G.F.. 272, 331, 334. 392 235.269 Mcl loul, A., 211
F.ml:lough, N. 30 H.iuret, C .. 232 Koenen, K.,9. 12. 13. 14. 15. 44. 45, McKcnzie,J.L., 171, 425
FJ.lk. Z .W.. 158. 421 H;iusounn, J., 446 46, 52. 56. 86. 95, 123. 156, 178, M elugm , lt F. 65. I OK, 370
Ft hbanc. M • 1111 I lc1dcr, G.C.. 106. 2 1(>. 222 180. 190, 224 . 248. 249. 285. Mcndclh on. I., 173
F11:zgcr:1ld, A.. 141, 17 1 I h U,A.E.. 233 293. 320. 335. 345, 3 47. 369, M erino, L.D., 194, 3 O
Fohrcr. C:., 42.,, 425 H1llcrs. D.R ., 107 380. 385, 406, 425, H I, 445. M t.-ynet, R .. I I 3
Fo~tcr, !:>.J.. IJH H o, A .. 67, 68, 69. 71 , 72, 250 446, 448, 449 Millcr, O.. I &3
Frcnzel. E.• 23 11oflken, P.. I O Koktov:i, E .. 35 M1\c;l11.1m.. 383
Fmhcim,1 f. .• 11> I, 196 HofaJ:zcr,J .. 10<) Korug. E .. 46, 86 Mo~cn~tcrn ,J .. 249, 364
Fro~t. .B . 79. 85 Holbcb). W.L • 442 Konkcl, A.H .. 84 Mou~hun-Murnb , S . 307

492 493
INDICE DEGLI AUTORI _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __ INDICE DEGU AUTORI

M uilenburg, J .. 45, 62. 63, 95, 125, Ribichmi, ., 223 perljng, S.D.. 223 Wcinrich. H., 17, 27
132.148, 198,285,291,320,32 1, Ricocur, I~. 3-t, 35. 36. 307. 392 Spronk. K., 207, 216. 276 Weisc, M .• 206
324.333.339.346.362,368,380. R obinsoo. G .• 78 Staplcs,W.E., 228 Wcstennmn, C., 45. 53. 55, 61. 62,
397,399,423,431 Roche. M. (Dc.i , 286 Steck,O.H .. 9. 12.13.1 4, 15,44, 140. 95, 103, 141 . H4, 145, 178. 179,
Murnoka.T., 108. 109, 176, 288, 295 Rosendal, B.. 220 320, 394, 445 194 , 196.289,29 1,293,324,325.
Murcooen , A.. 251 Ruir('Jl, J.T.A.G.M . (Van). 270 Scein, V.A., 4 n 333,335,339.348.364,369. 431,
Naudé.J.A., 163. 225, 2-17 Ruszkowski, l.. 9. 15, 55. 94, 250. rernberg, M .• 290 441 , 44-4,446, 449, 450
Negrem. N ., 93 285.305.312 Suebert.J., 244 Whitdam, K.W., 142
Nel,J., 159, 271 Sabatin.i.F.,22.23,25,26,27 SmhlmueUer, C., 153 Whybray, R.N., 53. 56, 85, 145, 290,
Nelson. R .O., 279 Sasson,J.M .. 223 Swccney, M.A.. 15, 44, 140. 390. 427, 291, 368. 449
Nock, A.D.. 85 Sawyer.J.F.A., 63, 64. 161 441 Wienngen.A.L.H .M. (Van), 131
Nurmda. R.. 192 Scharben,J., 152. 251. 432 Tale. M .E.. 10 Wildbergcr, H ., 68, 69
O'Connel, R.H .• 14 Schmicl, H .H ., 271, 443 Thisefron.A.C. 28, 29 Williams,W.C., 264
Obara. E .• 141 Sclurudt, B.B., 206 Thompson, M .E., 383 Willfamson. H.G.M .. 325
Odeberg, H., 45, 52, 55. 62, 382 chnùdc, S.J.. 20 Ticmeycr. L.S.• 320 Wi:nkle. O.W. (Van ), 78, 79
Olley.J. W , 43ll Schoors.A.. 52, 64. I 08. 328, 433, 457 Togeby. D., 21, 39 Wisenun, D.J., 334
Orlinsky, H .M ., 208 Schonroff. W, 358. 369 Torrey. C.C., 11 Wodecln, D., 232
Osw:ùc.j.N., I O, 52, 53. 62, 68. 70, 72. Schramm, B .. IO. 43, 52. 176. 179. U cbenna Dim, E., 251, 274, 382. 390, Wokenrorff, N .. 17
86, 140, 158, 164. 221. 246, 29 1, 182,285,JO ,344,349,368,380. 40 1. 402 Wright. G.E .. 206
320.330,345,347,348,382,385, 389. 423.429.431,444,4.+6,449 Vattioni, F., 177 Yee, C.A., 177
389.395.425,427,435.436,441. Schulcz, R .. 142 Vaux. R. (De). 222 Young, E .J., 53. 54, 55, 62. 63, 65. 86,
-1-44 Scullion,J.J .. 56, 70, 71, 219, 425 Verhey. A .. 211 147.151, 182,222,243,256,290.
Park, K.C, 14,63, 106 Scarlc.J.R., 32, 33 Vcrhoef, P.A., I04 291 , 295, 296, 301, 3n, 323, 324,
Pauricsch, K., 43, 45. 55, 86. 149, 178, Sccbass, H .. 174. 200 Vermeylen,J.. 68 327,329,332,335,345,347. 348,
285. 291, 293, 296. 302, 304, 32 l . Scgre.C.. 19,20,22.23.24.25.28. Vc:ner, D.. 140 379,380,383,385,393
332,335,354.-123.445.446 30.3..J., I 15 Vstacolonna. L.. 20 Z.immerli. W., 250. 321
Penna, A .. 55, 86, 95, 147. 249, 291. Schmsdorf. E., 425, 445, 446, 447, Volz. P.,423
321,324,333,380,383,385,390. 449 Vnes, S.J. (Dc), 174. 200
423, 425, 431 , 433.446, 448.450 Sekine.S.. 9.14.45.62,95, 123,347, Waard.J. (De), 151. 225, 445
Piane. RJ.R ., 408 348.35-1.425.428 Wagner. A .• 28, 33
Polm, GJ.. 45, 62, 120. 125, 288, 29 l, Sell. R.D., 35 Wagner. S.. 203
296. 333.344.34 Sinuan-Yofre, H .. 28, 1-17, 169, 243, Walei, K .. 26, 29
Pol3!lk:i. o.e.. 82 251. 332, 414, 442 Wakke, D.K. - O 'Connor, M .P. 52,
Polliack, M .. 391 Ska,J.L.. 92, 93 55, 107. 108.109.111.218.251.
Porteous, N. W.. 83 Smart,J.D., I l.45.151, 182,345, 349. 266.295.329,378
Probuè:an, S., 64 350,361,369.400.423.427 Wakkc, K. - Fredricks. CJ., 404
Qmmho{f. U.M .. 29 Smich,P.A..9,56,61, 140, 145. 147, 148. Washington. H .C., 177.308
Rcgt, L. (De). 387 178, lli, 289. 291. 293. 295, 320. Wa~on, F., 402
Rcndtorff, R., 56 323.335.345.348.349,368,386. Wans,J.D.W.. 69, 256. 320. 321. 364,
R enker,A.. 46 423. 425,427, 428, 444.449, 450 389.425
R evcnrlow. H .G .. 403 Snaith, N .H., 207 Wel»cer, E.C. 132

494
INDICE GENERALE

INTRODUZIONE 9

I. ucus quacsoonis e prccompn::n ione dcli.i nccn:.i 9


1.1 Status quaesuoni_~ 9
1.2 La precomprensionc ddl;a pn.-.;cnrc rtccrc.i 16
2. Metodologia e piano J1 studio 19
2.1 L'approccio mcrodologico 19
2.1.1 La conligur.monc dclb categoria •di~cor;o• 20
2.1.2 Umcl. compkrcuJ, coesione e cocrenu dcl ·di~cono• 22
2. l .3 Indok e funzione cornun11:at1vJ dd 'discorso• 26
2.2 Q piano dcl prcSl' llCC Studio 37
2.2.1 P.1rre Prim.1 - 1, 56, l- 8 come o uverture 37
2.2.2 Parte Seconda - LI •che CO)<I• della comunica7.lont":
dabor:LZionc ~cmamica dei d1scorsi divini 38
2.2.3 l';irte Tcru - 11 •come• dt:"ll.t comuma 1ione:
daboraz1011c pl".lgmacicJ dci di~cor;1 dl\'lOJ 38

i'ARTE I: I~ 56,1-8 co~u OUVfRl UIU. 41

CAPITOLO I
Cl.RAITERIZZAZ.IOl'lf UI I\ 56,1- 8: M OTIVI I! TLMA OI.L Dli.CORSO 43

l . 1..3 carnctcrÌZllzlonc formale dcl tesco 44


I . I Ddimitanonc dd dì~o~o +t
1.2 u c~~•onc dd 11.~ro 47
1.2. 1 Li grigli:i lc,\Jcalc 47
1.2.2 La griB11a ~inbtnca 51
1.3 La coercnz.1 del re to 55
2. l moovi costiruav1 del tc<ito 59
2. I L:i rivda2mnc di JIIWI I 59
2.2 I refcreno della nvcl.monc 6()
2.3 I p:iramcrri del disccrmmcnco 60
2.4 Gli e~iri prospettali 61

497
INDICE GENffiALE _ _ _ _ _ _ __ INDICE GENERALE

3. La caratterizzazione ~emanric..1 dci morivi 62 2. li disco~o dJ I~ 57, 14-19 122


3.1 La rivelazione di JHWH 62 2.1 li locut0rc 123
3.1.1 La rivelazione di JHW! 1 come n:mr e M?1~ 62 2.2 I motivi 124
3. l.2 La modulazione ddla rivelazione salvifica 77 3. li discorso d1 ls 58, l - 14 125
3.1.3 Conclusioni 82 3.1 li locutore 126
3.2 l referenti della rivelazione 83 3.2 I motivi 127
3.2.1 L'uomo: ll!mt e o"l1q:1 83 4. li discorso di ls 65, 1-25 128
3.2.2 Gli str.1nieri e gli eunuchi 84 4 . 1 li locutore 128
3.2.3 Tutti i popoli 86 4.2 I motivi 129
3.2.4 Conclu~ioni 87 5. li discorso di ls 66, l -24 130
3.3 I paramem dcl discernimenro 87 5.1 U locutore 131
3.3.1 L'osservanza dcUa l!lllllc e l:i pratica dclJa M?~ 88 5.2 I motivi 132
3.3.2 L'osscl'V3nza del sabato 91 6. Conclusioni 135
3.3..3 L'adellionc all'aJlcanz:i 95
3.3.4 L'astc.>nsionc dal male e le scelte grndice al Sìg11orc 98
3.3.5 L'unione al Signore, il ~crvi7io di Dio e l'amore PARTE Il: lt •CtlE COSA• D~ COMUNICAZIONE:
del ~uo nome 100 t:LABOlV.ZIONt:; SEMANTICA Ut:I DISC.OR!>! !)!VINI 137
3.3.6 Conclusioni 101
3A Gli esiti prospcrrati IOJ
.3.4.1 La bencdizion\.' 103 C APITOLO I
3.4.2 L.1 comunione 104 LA RJVELAZIONE 1)1 JI IWH 139
4. La forza illoc utona del discorso 105
4. 1 Il reticolo degli atti illocutori 105 1. Le due facce della rivelazione 139
4.1.1 I ~ 56, l-2 105 2. La rivelnione salvifica come relazione 143
·U.2 ls 56,3-7a IOS 2. 1 La forniaz1onc di Wl popolo 143
4. 1.3 ls 56,7b-8 111 2.1. I La riarriv:izi.o ne del rapporto di rcciprocltà 143
4.2 La modulazione str.m:gica dei motivi 112 2.1.2 La co cicuzione dcl nuovo popolo 149
4.3 Il conrrasscgno positivo dei morivi 1l 4 2.2 li vincolo di app:mencnzn 151
5. Osserv;izioni conclusive: remn e funzione dcl discorso l 15 2.2.1 li nuovo nome 151
5. 1 li rema dcl di corso 115 2.2.2 La condivisione della '"casa" 152
5.2 Le funzioni del discorso 116 2.2.3 La comunione.: 154
3. La rivelazione dcl giudizio come rottura dcl rapporto 157
3.1 La denuncia 1 5~

CAPITOLO 2 3.2 La nunacci;i. di sanzione 159


li, 56.1-8 E I DISCOltil DIVINI l)EL TltrTO- ~AIA ll9 3.3 La sentenza di morte 162
4. Conclus1oni 164
1. 11 discorso di Js 57,3-13 120
1. I Il locutore 121
1.2 I mot1vi 121

498
INDICE GENERALE ---------~-------- INDICE GENERALE

3. La C;lr:1ttèriZ2.lZ!one semanaca dei motiv1 62 1.11 discorso d1 I 57.H-19 122


3 . I Lli m rcl22ione d1 JI IWH 62 2.1 Il locutore 123
3.1. I La rivelazione di JHWI 1 come •u1 v e :17"1:.l 62 1.2 I morivi 124
3.1.2 La modulazione ddl:i rivelazione salvifica 77 3. Il chsco"o di ls 58, 1-14 l25
3.1.3 Conclus1om 82 3.1 ti locutore 116
3.2 I referenti della rivdazione 83 3.2 I monvi 117
3.2. I L'uomo:~ e C"ilC'"F 83 4. n discorso di I 65.1-25 128
3.2.2 Gli scranien e gli cunudu 84 4.1 li locutore 128
3.2.3 Tutti i popoli 86 4.2 T mothi 129
J.2A Conclusioni 87 5. Il discorso di ls 66, 1-24 130
3.3 I par.imccri del di,cermmento 87 5.1 li locutore 131
3.3. I L'ossen12n.za della 01:110 e la pratica della :ip~ 88 5.2 J moov1 132
3.3.2 L'o · crv30ZA1 dd sah-.u:o 91 6. Conclus1om 135
3.3.3 L'adesione all'3.llèanz.1 95
3.3A L'astensione dal male e le scelte.: gradttc al Signore 98
3.3.5 L'unione aJ ignore, il servizio di Dio e l'arnon.- PARTE II: IL •CHE COSAJ DELLA COMUNILAl.IONE:
del \UO nome 100 hl.AOORAZIONE EMANTICA Ufl 01~·0~1 DIVINI 137
3.3.6 Conclusioni 101
3.4 Gli csici rrospeltati 103
3A. I La bem.-dizionc 103 CAPITOLO 1
3.4.2 la comunione IO-t LA R.JVUAL.IONE. DI JHWH 139
-t La fon.a illocucori:i dd cllscono 105
4. 1 n n:acolo degli alti illocutOTI 105 I. Le due facce della rheluionc 139
4. 1.l ls 56,1-2 105 2. la rivelazione salvificJ come rdaz1one 143
.i.. 1.2 ls 56,3-7a 108 2. 1 La formaztonc w un popolo 143
4.1.3 ls 56,7b-8 111 2. I. I La rian:iv:iz:iom: dcl r:tppono di reaprocici 143
4.2 La modulazione strategia dei moovi 112 2.1.2 La co~aruzìonè dcl nuovo popolo 149
4.3 Il concra.\segno positivo dei motivt 114 2.2 11 vincolo di appartenenza 15 I
5. Osservaziom conclusive: tema e funz:ìonc del di$COrso I 15 2.2.1 li nuovo nome 151
5 . 1 Il tema dcJ discorso 115 2 .2 .2 La condivisione dcll.1 "casa'' 152
5.1 Le funzioni del dtscor<>o 116 2.2..3 1..1 comunione 154
3. La nvdaz1one dcl giudirio come rocrura del rapporto 157
3.1 La dt·mmoa 158
CAPITOL02 3.2 u nuuaccia dJ sanzione 159
I~ 56, 1-8 E I r>ISCORSI DIVINI f>EL TRJTO-l!>AIA 119 3.3 la ~n tcnz.1 dJ morte 162
4. Conclmiooi 16-t
I. li discor;o dJ ls 5 7 ,3- 13 120
I. I li locutore 121
1.2 I moo"i 121

498 A99
INDICE GENERALE - - - - - - - - - - - - - - - _ INDICE GENERALE

CAPITOL02 2.1.1 Pancc1pauone alla glona di JI IWH 247


I IUfERENTI OEU.A RIVELAZJONE 167 2. 1.2 li uuovo nome cou1c segno di :ipparrcnenz.1 250
2.1.3 La comunione pcrfett.l 253
I . fl •non- popolo• 168 2.2 La picnczz.1 di vara 256
I. I La ridaboraz:ionc degli appcUariVl ,; e c.:i 169 2.2. I La ngenerazione 256
1.2 L'aduJcera e la sua progenie 17 1 2.2.2 L'csubcrame potenza viwc 260
I .J I ribelli e 1 nemici 178 2.2.3 La rig.!ncra:i1onc e la focondità di Gerusalemme 26 1
2. LI popolo di JHWH 180 2.3 La p1enezzi nella terra 265
2.1 Ll rivis1razjone semannca dea ccnmni ·u e~;; 180 2.3. I ti po~ deUa rerra 265
2.2 II popolo che mi cerca 182 2.3.2 La rico~truzione e il pieno godjmemo dci frutti
2.J I servi e gli elcm 183 della ccrr.i 266
3. Conclusioni 184 2.3.3 Il comp1mcnto indiVlduak e generazionale 268
2.3.4 La pace p:ie:tdisi:ica 270
3. La morte - l'esmef\Z3 )Otto tl segno del.Li malcdwone 272
CAPITOLO 3 3.1 U nome come ratifica di separazione daJHWH 273
I C RITERI DI DIVERSIFlCAZIONE 189 3.2 Il desano segnato dalla •morte• 274
.3..3 L'eredità in meno ai sepolcri 276
I. Rapporto con Dio 190 4. Condili1oni 277
1.1 I compon:amentJ ausp1c:iti 191
1. 1. 1 Acceccaz.ionc di JHWH come uruco Signore 192
1. 1.2 Il culto autcnrico 197 PARTE 111: IL •COME• orUA coMUNIC!V IONE:
1.2 I comporumentJ riprovcvo)j 199 E.LABORAZJONE VR.AC!'.V.TICA llEI DISCORSI DIVINI 281
1.2. I Ribcllion<' e abbandono di JHWH 20()
1.2.2 fl cuJto idolatrico 205
2. Rapporti sociaJj 226 CAPITOLO 1
2.1 I comporamcno riprovevoli 227 LA C-.ONT~A COME STRATEGIA l>l lltCUPERO l>E.Ll.A R.El.Al.IO~E J.s 57,3- 13 283
2.1.1 Oneatamento auro-rctèrcnz:ialc 228
2.12 Violenza e oppreMionc 229 I . L'articolazione comurucativa di ls 57 .3-13 285
2.2 I comporumcna auspiori 230 1. l La convoc:121one e l'assetto accusatorio: vv. .3-5 288
2.2.1 Liberazione 231 1.2 La m1112ccu delrcsico ncg:mvo: v. 6ab 293
222 Dcdizaonl" all'altro 233 1.3 La peculiare foru comumcaava dcl v. 6c 296
3. Conclusioni 237 I A La ripresa deffaccuu: vv. 7- 11 298
1.5 Una nuova mmacCJa ili sanzione: v. 12-13a 30 I
1.6 li quadro anmecico conclu~ivo: v. 13b 303
CAJ>ITOL04 1.7 La funz:Jone dd rivestimento metaforico 305
Gt I ESI 11 l'ROSPl:"ITATI 241 2. La rielaborazione dei motivi 3o<>
2. I LI volto ncg:itivo della rivelazione d1 JHWI t 309
I. h 65.13-14: il confromo trJ bcned1z.ionc c maledizione 241 2.2 La nua\'a ocegona dci rcferenn 3 IO
2. La viu - resistenza ~otco il segno della bencdilc1onc 247 2.3 Il P'-"SO dci critcn d1 dh~ificazmnc 3 11
2. I La funilianci con Dio 247 2A La contrappos121onc degli esltl 313
3. Conclus1onc: gli effctu perlocutori accesi 314

500 501
INDICE GENERALE ----~-- INDICE GENERALE

CAPITOL02 CAPITOL0 4
LA CREAZIONE DELLE. CONJ)IZJONI DI R.ICONCll IA7.IONE IS 57 . 14-1 9 317 L'anUSJ0NE COMETATil<.A E!>IREi"'M 1)1 l'ERSUASJONE ls 65, 1- :?5 373

I. L'amcol.uione comuruc.am':I dl lç 57.14-19 319 1. L'.1rt1colazione comumcaova di I~ 65, 1-25 376


1. 1 Le implicazioni della sa.orici di Dso: vv. 14-15 319 1. 1 L'e tremo arco della conres.1: vv. 1-7 377
1.2 La nuova scmtcgia: v. 16 326 I . I . I Il fondamento del procedere: w. l-2a 378
1.3 11 fallimento Jt:llJ nraccgia precedente: v. 17 329 1.1.1 L·impia1110 accu~tono: vv. 2b-5 3 I
l.4 Le condi21onì favo~volJ per ti r1pnstino dclb relazione: 1.1 .3 La min:icna di sanzione: vv. 6-7 384
vv. 18-19 330 I .2 La selezione come modalicì sanz1onaroru; vv. 8- I6a 3R7
2. La rimodulazione dei mouvt 334 1.3 L' esdtwone dal nuovo p3T3diso: w. 16b-25 .JOI
2.1 La dinamica pO'iitiva dclla rivclauonc di JHWH 334 2. La rielabor.wonc dei motivi 406
2.2 I referenn m tcns1one tra realci e progctt0 divino 335 2.1 La nvdaziooe divina nd giudi210 ~lectivo 406
2.3 I comporcamenu come critcn d1 appartene nz;i 336 2.2 La ridc6n121onc dei referènri 409
2.4 La nconciliazionc come e<1iro pom1vo 338 2.3 La funzione dei cmeri comportamt:ntal1 410
3. Conclu~sone: gli effero perlocuton arc~1 339 2.4 l'arma pe~u:mva degli c...in -t 12
3. Condu:.ione: glj cffem perlocuLon an~i 41 3

C APITOLO .3
L' INVITC'> 1'1\C:S~NTE ALLA RICl'>NCIUAZlONE I~ 58, l - 14 3.J I CAPITOLO 5
I L NUOVO •l'OPOLO f>I JllWH• COME PUNTO l>'At>PROI)()
I. L'articolnione comunicaciva d1 ls 58, 1- 14 ~3 DEL Pl!RCORSO CQMUNICATIVO IS 66, 1-2.J 417
1.1 La ~ruazJone dcl conffitt0 e un pos.<;ibilc ~'Up<.."ramenro: vv. 1-2 J..1.4
1.2 Conresta21one cLi plrtc dcl popolo: v. Ja .349 I. L'articolazione comunic4ltiva di ls 66.1-24 420
1.3 R.isposta divuu: vv. 3b- I -t 350 1.1 L'umvcnale sovranici ÙI JHWH; vv. 1--4 421
1.3. 1 L'inefficacia delle atruah fom1e dd digiuno: vv. 3b-5 350 1.2 Le :lfb'Omenrazioni ~ul dinno uniwr~le delle genti: vv. 5-1 4 427
1.3.2 Acceggiameno peniccn21!tli graditi 01 JHWH 1.2.1 Concro la nùnaco:i di e<tdusiouc: vv. 5-6 427
e loro ctfcm: vv. 6-1 4 355 l.2.2 L'affluenza e la lcgicumttionc dei popoli: vv. 7- 14 432
1.3.3 La funzione dci w. 13-14 3()() 1.3 L'arrual1ù Jel giudizio universale e le sue 11nphcai1oni:
2. La rnnodulauonc dci moriVI 362 vv. 15-24 440
2. 1 La domanda orca 101 m'l'hzionc di JI IWH 362 1.3. I L'acru:ùici dcl gmchzio: vv. 15-17 +W
2.2 I referenn della riwltzionc - la casa di Giacobbe 1.3.2 La raccolta dci popoli e gli t.'!>ICI finali: w. 18-24 445
e il popolo dci brÌllm 363 2. La rielaborazione dei motivi ..J52
2.3 I criteri comporr:unL'l1tùi - falsJ pietà e opere accette a Dio 36-1 2. 1 La rivclanone di Dio - c:rcacorc, re, gut:rriero è madre 452
2.4 Gli csio - rìgcncraz1onc e tra.~formaz1one 367 2.2 I refcreno - 1 fralelli e i nemici 454
3. Conclusioni: gli dfom perlocucon ancsi 368 2.3 I crirera com pornmcncali - docilità dello spirito e
presunzione della propria santic:ì 455
2.4 Gh csan - VltWÙ e perenne decadenza 455
3. Conclusione: gli ctfcro perlocutori an~i 456

502 503
INDICE GENERALE

Cn~-.11JtRAZIO'.'l.il < n"< lU,l\:I

\l(,ll I AllUlll VIA.71<lNI

Dilli Il l< ,flJ\l IA

1:-<UI( l UI tal AUH>RI

(Mli< f CilSfMl E
I presente lavoro a1!ronta i Trito-lsa:a dalla prospottNa
conulicauva Un ta!e approcoo ha permesso cl rinve-
nire in ls 56-66 un'eslesa tnta, orgaRZZ.ata 1n forma
di9oorsl dvn (ls 56,1-8, 57 3-13. 57,14-19, 58,1-14;
65, 1·25, 66, 1·24), S'\liluppata IO lM'l CO'lMwm coetenl8
dal punto vista temanco e vat1egata stA piano
strat8Q18 persuasNe.
La Prma Pane del libo è dedicata al dìsoor8o
ls 56, 1·8, cons.:lerato come l'owertll8 che eroioa i
quattro motM che C001)009000 i tema dell'n:era oomu-
nlcazione cfl'Wl8 La Seconda Parte mette n hJoe I •che
cosa· dela oomunicaziooe attraverso lo studo del con·
tenoto semantico dEll SlllQOi motM temabCI Nella Terza
Pane - QUella che manifesta con maggiore chiarezza
la carica 1nnovatnce dell'approccio - l'interasse si posa
sul •corno• dela comunteazlOfle, attrave<SO l'anallSI delle
strategie messe In atto dal locutore nelle stngole tappe
del suo pronunciamento.

EW>leta M. Obara ha consegutto I Baocatueeto in


TeolOgl.3 presso la Pontificia Urwersltà Gregonana la
l.lcenza e il Dottorato., Scienze Blbhcha presso WPori·
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