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Il potere
della stupidità
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Il potere
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VII
VII I
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2 J>are cl1e Jo rge L uis Bo rges, nel 1934, a\•esse con1inciato a seri vt•re u11a
1-li~toria 1111it1trs11/ 1Je la i11fan1ia, n1a po i si fosse ar reso davanti alla \•astità
del tema. Gi1s ta,,.e Flat1bert, dopo aver rinu11ciato a con1pilare una
cr\clcl<>pedia della bt1tise, traltò ir1 parte l'nrg<)menlo in ur1 romru120
1r1cornpit1lo, &>11Vt1r1J et P~c11cllf!f (1881). \'edi Fl~111berf e /'fk.'S~·s...;io11t rft>/f,-,
$lrq1idità (http ' I /ganda! f . i ti st1'pid/ f laubert . htm).
..J A lct1ni "'a11tidoti" so110 proposti alla fi11e, 11.el capitolo 30.
travesti ta, difficiln1ente defin ibile. «Benché non. sin un.a patologia
o un indice in. sé di difetto morale, la stupidità è connessa ni più
pericolosi ft11/imenti delle imprese mn1111e».
La mancanza di studi e approfondimentj sulla stu pidità è
ri levata da quas i tutti g li autori che trattano l'argomento. Per
esempio José An tonio l\1a rina, in I.a inteligencin fracasnd11 (2004),
osserva ch e da secoli ci sono molteplici (anche se discutibili)
lavori sull' intelligenza - 1na non s ulla st upidità . Da una diversa
prospett iva Fausto tv!a nara in Il sale in zucca (2003) constata che
«con i tempi c/1e co11·ono /'intelligenza Ira vita sempre piÌi difficile» .
Anche Robert Stcrnberg, nella noia introdulliva a \A/11y Smart
People Can Be So Stupid (Yak, 2002), osserva che «Si spendono
milioni di dollari nelle ricerche sull'intelligenza, ma quasi nulla si fa
per capire come vitme travolta da sconvolgent·i atti di stupidità». ;
t più i ntcrcssant~, il contributo d i Ja1ncs \Ncllcs. Nel 1986
aveva pubblicato una prima s tesura di Understanding Stupidity,
ch e poi ha esteso e svilup pato in successive edizion i. 6 Anche
qut-sto a utore - come Pitkin e l'vlus il scllan t'ann i fa - osserva
che la s tupidi tà è uno dei problemi n1cno t rattati e appro fonditi
nello s tudio d ella stor ia e delle cu lture umane.
v\lel les ci fa notare che «benché gli studiosi del compor/1m11mto
umano abbiano sistematicamente ignorato la nostra dilagante stupidità,
c'è un'enorme produzione di /ette·raturn scientifica su/l'intelligenza.
c>cchi rosa e si h·ovassero b e11e i11 t1n cli n1a limido e piovoso,
arriverebbero presto a considerare "inferiori" le persone
(esti nte) con altri colori d i capelli e di occhi cui piacevano il sole
e i cieli azzurri. Nei loro libri d i storia id rorepell enti ci
tratterebbero come noi trattia1n o i Nea ndertha l.
La distru7.ione o sterilizza?'.ione del nostro pia neta, per
effetto di forze nucleari (o chimiche) d i produzione um ana - o
di una coll isione con un planetoide vagante - sarebbe un
dettaglio trascurabil e nell'evoluzione del cosino. E se avvenisse
prima del lo svi luppo d ei viagg i spaziali e deJla colon izzaz ione
extraterrestre la scomparsa della nostra speci e (insie1n e al resto
della biosfera) non sarebbe u n evento ril evante neppure nella
nostra galassia.
Ma nel particolare ambiente biologico governa to da una
certa s pecie (in questo caso la nostra) il sistcn1a è basato sul
concetto che l'ambiente pu ò, e deve, essere gesti to - e che ogni
ind ivid uo dell a nostra specie (e anche d i altre spec ie che
"proteggiamo") deve vivere p iù a lungo, e più piacevolmente,
di co me potrebbe in un an1biente incontrollato. Q uesta
situazione richiede un a particolare forma di "intelligenza"
organizza ta. P<!rciò la stupidi tà, in gu esta fase e con diz.ione
ev·olt1tiva, è estremamente p ericolosa.
A lcuni pensano che il degrado s ia orn1ai irri1n ed iabile, che
per una perversa deviazione evolu tiva la s tu pidi tà abbia preso
definitivamente il sopravvento . Ci sono, pu rtroppo, m olti fatti
che scn1brano conformare gud la tesi. Q ues to libro è un
tentativo di ragiorrnre s u corne un'estrema catast rofe possa
essere ev itabile.
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Sono passa ti quasi d ieci a nni da quando, nel 1999, era s tata
solenn en1cn te annu nciala in tutto il mond o l' i1nminente "fi ne
del millennio". Era quasi universal mente accettala, senza d ubbi
né per pl essità, la convinzione che il ventunesimo secolo e il
terzo n1illennio sarebbero con1inciali con il primo giorno
dell'anno 2000.
Q uella vicenda è ormai di men ti cata. Non son o ancora del
tutto spente, ma d iventa no sem pre più raxe, il) chiacchiere
(q uasi se1n pre insulse) s ul "terzo millenni o". Ì\~a propr io
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C'è staio un altro aq;o1n cnto, molto discusso dicci anni fa, la
cui scadenza era davvero il 31 dicen1bre 1999. 11 fa1nigera to
millennum bug, di cui nessuno parla più, anche se non è detto
che il problema sia defini ti vamente risolto.
Jn questo caso la stu pidi tà è notevo le e palese. JJ calen dario
gregoriano era stato defi nito 415 ann i prima. A ness uno poteva
s fugg ire il fatto che sistem i elettronici in capaci di gestire
quattro cifre per la data dell'anno sarebbero andati in cri si.
Quei siste1ni erano stati concepiti neg li anni Sessanta. Nla solo
un anno o due prima della "scadenza" qu alcuno ha corn inciato
a preoccuparsene.
Da un lungo e sonnolento periodo d i cecità, in cui il
problcn1a era ignorato o trascurato, si è passati a una crisi
isterica d i esagerata drammatizzazione - con prevision i di
catastrofi che (per fortuna) non ci sono state.
Senza en trare nei dettagli tecnici, alcuni dci ri med i adotta ti
han no un respi ro breve (il problema potrebbe riproporsi fra
tren t'a nni). 1vfa sopratt utto è inconcepibile, e decisan1en te
1 Allre osserva:z.ioru si trovtlnO i.tl un articolo del febbrajo 2001, Jl 111ille1111io i11
SOl'ili1111 t In IJ-0/la 111tzz11 <:>-go1~fii1 (ht.tp : I /gan::i.alf . it/of f l i ne/ of f34 . htm).
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stupido, che ci sia s tata così tanta disattenzione, per tanti anni,
segu ita da così esagerate e frettolose scalmane. Quanti a ltri
problem i, cui oggi nessuno bada, diven teranno chiacchiere
clamorose qu ando forse sarà h·oppo tardi?
***
Ci sono situazioni molto più preoccupanti che erano
precisamente preved ibili e che sono state stupida1nentc
trascurate. Fra gli esempi più ovvi c'è l'invecchimn ento della
popolazi on•~, in paesi co me l'fta)ia, che era matema ticamente
calcolabile con una buona approssimazion e cinquan t'ann i fa .
Non è s tato affrontato quando sarebbe s tato meno d iffici le
gestirlo - e ancora oggi produce chiacchiere e polemich e pii1
che solu zioni concrt~te.
C' è la palese i1nbeci llità di continuare a bruciare
co1nbustibili fossili, con conseguenze sen1pre più con1plicate e
preoccupa11ti, in\1 ece di i 11vestire ciò cl1e sarebbe 11ecessario p er
sviluppare alter native pii1 intell igenti.
C' è l'aumento della popolazione, la cui curva di sviluppo
sen1bra meno preoccupante d i cii) che indicavano alcuni anni fa
le prev isioni più catastro fiche. In parte q uesto è dovu to a
evo lu zioni intelligenti, c.i oè a una matu razione cultura le. 2 iv(a
sono in gioco anc he fattori per vers i, cioè stupid i, con1e
epidemie, guerre e altre forme di violenza e d i s tenninio.
'2 Un fatto 21bbondar1tc1nt~11 tr.' verificato, 1na nor1 abbasta 11za noto e
\'alorizzato, è c he In solu zio11c pil1 e fficace per o.-rivare a 11t) i11tclligc11tc
controllo delle n.ascitc è alzare il livello d i prcpar<izio11c cultumle e di
a utonon1ia decisio11ale delle don11e. A ncl1e 1nolti a ltri proble111i si
risolverebber<> m eglio co11 t1na pili d iffusa conosce11za e co11sapevolez7..a.
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1 Il testo orig-i11alc ir1glc...:;c, scritto nella pt in1a 01cm degli n111\i 1 70, a\1cva
a\'uto solo u1'a diffusione ''privClta" fi r10 a quat'tdO, 11cl 1987, era stato
pubt>lic."lto <.inlla lr\'110/,, E11rtlJ R ''iJit'ìP. Oggi è pn:itit;ao1cf1tc Ìr:'tcpctibilt~.
L' ed izio11e t.ii ri ferin1ento è quella italiana: L1n libro pubblica to da Il
tvlL1li110 11el 1988 co11 il titolo .!\I/egro 111t1 110 11 lro1.1110 (tradL1zio11e d i r\ nna
l"' arisl1) cl1e a lla fi11e contiene a nche le 37 pagine sulle Lrggi fi.)11rlt1111e 11f([/ i
rlel/11 !>lnpidilft 11111t111t1 .
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..J uSeco11da legge fondan1entale" di Carlo M. Cip<>lla, 0 11. rii ., pagina 48.
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e
on il m etodo di valutare la stupidità, l'intelligenza e
altri comportamen ti in base ai loro effetti pratici,
ovviam ente i dati (o le ipotesi) risu Itanti s.i possono
in quadrare con una sempli ce, quanto efficace, sin tesi grafica
basata s ulle classiche "coordi nale cartesiane".
II I
III IV
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***
Ognuno si può es ercitare come preferisce nell'uso dcl "grafico
stupid olog ico". Costruirlo è faci le: basta tracciare su un fog lio
due rette incrociate.
Si pui) usare un foglio d i caria quadrellala, che rende più
faci le la collocazione deg li indici numerici . Non è necessario
usare un software di calcolo (o di grafica) con un computer, ma
anche con qu el metodo il risulta to è lo stesso.
Non sempre è possibile avere dati precisi con cui "misurare"
i dati da inseri re nel grafico. tvta l esattezza 1natcn1alica non è
ind ispensabile. L'uso d i "valori p•~rcepiti", anche se vagamente
stimati o approssim ati, può avere un sign ifica to ril.evan te .
•••
Alc1111i lettori trovano divertente, interessante e stimolante
l'uso delle "coordina/'e cartesiane", mentre altri lo considerano
ostico e noioso. Ma non è 1111 problema. Si può ragionare
su questi nrgomen.ti senza mai tracciare uno schema.
E anclte senza 11pprofo11dire il significato dei cinque p,ra(tci
elle si trovano nel capitolo"/"/ (i conceth sono spiegati nel testo).
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Secondo corollario
Quando la stupidità di una persona si combina
con la s tupidità di altre, l'effetto cresce
in modo geometrico - cioè per moltipli cazione,
non addizione, dei fattori individuali di s tupidità
J È 1loto cl'c feno nlcr1i nnaloghi si ri leva 110 in con1unità di Vi'lria spt'!cie -
cotllC dice l i'lntico adagio lat i110 .5f'11rrlort"S bruti iJiri, :-:1•t111f11:-: 11111/n br:-:lii1. Sui
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Terzo corollario
La combinazione delle intelligenze di persone diverse
è più difficile dell a combinazione di stupidità
Non si tra tta solo del fa tto che il potere della stupidi tà è
troppo spesso sollovalulato - e le sue co nseguenze sono
d ifficihn ente prevedibili. Le cause (come gli effetti) di questo
problema sono molteplici e comp lesse.
La stupid ità è i n coer.~n te - non ha alcun bisogno di pensare,
orga nizzarsi o progettare per produrre effetti combinati. Il
tras feri mento e il coordinainento dell'intell igenza è un processo
meno semp lice e spontaneo.
Le persone stupide possono agg regarsi istan taneamente in un
gruppo o "n1assa" super·slupid:i, mentre le persone in tel ligenti
funzionano come gru ppo so lo quando si conoscono bene e hanno
esperienza nel lavorare insieme.
La crea7Jonc d i gru ppi ben arn1onizzati che condividono
ir1tellìge11Z<-i pttò ge11erare 11ote\1 o li forze anti-stupidità, ma
(contra riamente alle aggregazioni stupide) queste comunità
hanno bisogno d i orga nizzazione e manten im en to. E possono
perdere una parie rilevante della loro efficacia per l'infillTazione
di persone stupide o per inattese crisi di stupidità in persone
abitual mente intelligenti.
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J Questo è un aspetto del proble1na dell'idolatria, di cui parleren10 nel capitolo 22.
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di Plato11e. C li esc111pi, 11clla storia, ci sono - m;:, sono rari ct1 eccc2.io11ali.
t scn1pre 1>ossibi lc cl1c u11a 1>crso11a i11tcllige11tc ''al posto giusto" possa
rovcscial'C, al111en() i11 parte, il potc~rc <.iclla stuf>idità - 1111'.'1 accade ntl')lfo
1nc110 spesso d i qua11to sart~bbc de.sidcr.1bile. Vcdrcn10 nel prossi1110
capitolo alcune iJ>f)tcsi di "potere ir1tclligcntc". ?via i11 ge11crale vale
l'osservazione, di\.·entata pro\1erbiale, di Lord .A.ct<>n: «Il pDlt'tt' torro1u111•, il
p<Jl1yrr 11::$0/ ufo corro1111Jt' 11~ul 11t11111ru/t'.,,.
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C i sono "si nd ron1i" che possono coinci dere con il potere, ma
anche affliggere persone che no n ne hanno. Una lettrice mi ha
segna lato ch e la superbia non è solo un'a ltra fra le "sorel le"
d ella stupidi tà, ma ne può essere "u na grande madre" . Ha
ragione. L' nrroga11z a d i ''cred ersi st1p eriori'' è t111' aggressi va
causa di stu pidità. E lo è anche la violenza. Stupida per le
conseguenze che provoca, m a anche per la viltà e la debolezza
nle11 tale cl1e s pesso ne sono l' origine.
~ Di a lcuni a1tt1 aspetti d i t1ucsto f c 110 -1l1cno par"lcrerll<) 1'lcl ca pi to)() 12 &r
:;t1111i1lilù tli'lla burocru: ia e 11el capit<>lo 22 Il 11roble11ut rlell'irlo/atria. Delle
d isfunzioni orga11iz7..ative e gerarcl1ichc si è g ià par lato 11ei ca pitoli 5 e 6.
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1 Cj so1'0 storici che llnfu)O dedicato libri, più 1.) Jncno -volurn1nos1,
~JJ'a.-,aJisi
dj guerre, bat tugJic e co.n11itti, ar1tichi e rnodcrrù, 11) cui scelte
stupide ~lan.r•o prodotto co1)scgttenzc catO)slroficl'l.c.
Alcu1'1.l di quei testi si rifc(isco1)0 spcc1ficnrncrttc n lla sttJpidiJà della
gue rra: vedi http : //ga nda lf . i t/st upid/lib r v ari . htm
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e
ome abbiamo visto nd capitolo 10, quando entrano in
gioco fattori di potere si determina uno sfasa mento, con
una tendenza a peggiorare, che s i può riassumere in
questo grafico, 1 dove la freccia rappresen ta il fattore potere.
C'è un degrado generale nel sistema, co11 u11 progrcss i\ 0 1
U11 lettore a t·lenl(l po lTebbe ()$$<!rvarc che la freccia non è aJ c:e r1IT0 del grafi co.
li 1noll\·o è c he,. •X!r quanto !-bilanci;ito •>0ss,.1 es.,."€re il $isle1na, al d anno
generale corris ponde qualche vanl:1ggio per w1a rni.J1o ranza. Qi1iil<fi il percorso
non è dal «:ntro dclJ' arén inl(.•Lligcnlc al c:cnlro d i q uella s tu pida,
ma s i tro,•a pilt in basso ~1 dcs lra, verso il <f<)1u1oso "qL1Jr to qu<.1d rantc".
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intell igenti, che non solo produ cono va ntaggi per sé, ma
contribuiscono a u n crescente miglioramen to del benessere
generale (e fra l'altro, così facendo, limitano gli effetti
dell'onn ipresente stu pid ità).
Si verifica perciò una situazione come qu ella raffigura ta nel
prossimo grafico (dove l'arca nera rappresenta le persone al
potere e qu ella grigia il resto d ella conn1nità).
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••+
Qui vediaJno lulli collOc.'ati uelJ'are.a <leU'i1\ teJligc.·1,za, <.'01l le ~'><' rsooe
al potere che oltc.•r,go1lo ll'\aggiori v~ul laggi per sé (+ fleU'asse X).
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** *
Dopo qu esta pa rentesi sull'intelligenza dobbia mo ritornare al
tema, p urtroppo dom inan te, della stup idi tà. Lo stud io della
storia ci dimostra che la s tupidità del potere non è una cos tante
nel tempo, ma pu<> avere notevoli varia.doni. E che, in
si tuazion i diverse, ci possono essere grandi differenze.
Di nuovo osserv iamo la storia - e ved iamo che in period i di
dt'<:lino la percentuale di stupid i è sempre la so li ta, ma si nola,
specialn1e11te tra le persone al potere, t111a maggiore prese11za di
"banditi", che s pesso tendono a d iventa re stupidi se l'effetto
delle loro azioni si valuta in base al lo sq uilibri o genera lo dal
loro ruolo. Mentre fra le persone che non hanno potere, ma lo
subiscono, si rileva una corrisponden te cresci ta di coloro che, in
casi co1ne questo, si possono davvero definire "sprovvedu ti".
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' egoisti ca mei1te" e\•0J t1tiv e - e p er \tersa m e11te ir1\1asi\1e - a11cl1e
qua ndo, così facendo, rischiano di distruggere l'ospi te e perciò
anche se s tessi. 1
In allre parole - la burocrazia, porta ta a lle sue estrem e
co11segt1e11ze dive11ta u 11a 1nalattia term i 11ale di og11i cornu 11i tà
uma na. l\l[a la solu zione, purtroppo, non pu ò essere esti rparla
radicalmen te, perché una chirurgia così drastica metterebbe a
rischio molte par ti sane della società che di pendono, loro
malgrado, dal fun zionamento del la burocrazia.
Com.e il potere, anche la burocrazia non si pu.ò elimina re
del lutto. C i vuole qualcuno che controlli, che verifi chi, che
tc11ga 11ota, con tu tta la 11eccssaria pig11ol cria - e a11cl1c co11 tt 11
certo rigore for male. l\1a solo una p iccola parte dell e enormi
risorse impegnate in ogni sorta di appa rati burocra tici svolge
efficacen1ente questo com pi lo.
Siamo abi tuati a pensare che l' Italia abbia una delle
pegg iori b urocraz ie del n1ondo. Purtroppo è vero - anche se,
guardandoci un po' intorn o, possiamo constatare che nel resto
dcl n1ondo i malann i bu rocratici non mancano. Siaino anche
abituati a pensa re che il peso d ella burocrazia si faccia sentire
solo negl i appara ti pu bb lici, ma non è così: ci sono gravi
sindro1ni buro<:ratichc anche in molte imprese private.
Uno dei problemi è che simno trop po " rassegnati" . Non
solo perché ci sottomettiamo troppo facilmente all e prepotenze
della burocrazia. l\'la anche perché, in una congeri e di regole
co11ft1se e contrasta 11ti, la trasgressi o11e è co11siderata 11orn1ale.
1[J nl)lo upoll">go de11<) scorpione e della ra.na è lln'efficace sintesi di u1l<>
dei 1tl<."ld.i irt ct11 f t1112 io11« la st1.1pidità. Nel cuso eh.e possa ser\~ire, è
spiegalo in http : I /ganda l f . it/ stup id i scorpio . htm
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1 Jv1o lt1 aspetti d i qu<-:Sft) problcrllZl so110 spict.~ti dil Darrell Huff llCI suo
"clilssico·-, J·lou• to t ii• 11?ill1 Stali.' l.ir:-:, di cui (ir1al rr'lc11tc è nata un'cd i?.ior'lc
italiana. Sia1no i11ondati di cifr'C e st1:1tisticl1c di cui r101l ci è s piegata
l'origi11e o il sig11ificnto. O d i d cduzio nj basate su dati c llt"! rl o n col'1oscia1110.
Capire co rn c d jrcnd erci da èrmri e disto .-sio rli - e co1nt~ inft'!rprctatc più
atte11tamente ciò che leggiatllOo sentian10 d ire - è u11 n1odo per essere 110 11
solo n1e110 ignora11ti, n1a soprattlttto n1eg-I io inforn1ati.
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Esistere e vi\1 ere \'tlo l d ire go\1 ernare la paura. Saper tenere
i 11ervi cal1ni, l'a tter1zio11e viva e la 1ne11te lu cida qua11do c'è u 11
pericolo reale. E tog lierci di dosso le paure in1maginarie.
Nel suo bel libro Totò il buono, per s piegare ai ban1bini con1e
non aver paura del buio, Cesare Zava tti ni diceva: «Nel buio c'è
quello che c'è nlla luce, solamente un po' piÌI gmnde». È gi usto
mu oversi con più ca utela al buio, ma non ha senso averne paura.
E quante volte il buio è solo un'area oscura della nostra n1ente,
qualcosa che non abbiamo ben capito e che perciò ci fa paura?
C'è anche la pa ura di decid er•), d i sceg liere, d i pensare con la
propria testa, di avere o accettare responsabilità. È una forma,
intenzionale o inconsapevole, di vi ltà. Si accetta o si s ubisce il
potere altrui, ci s i a d ,~gua all e opinion i dominanti o più d iffuse,
così se qualcosa non fun ziona possiamo addossarne la "colpa" a
qualcu n allro. In questa, con1e in altre situazioni, è evidente la
parentela con l'abitudine e con la stupidità.
Può sembrare strano, ma c'è anche la paura di sapere. Pii1
spesso di c1uan lo si possa lmmagi11arc c'è un desiderio,
coscie11te o ri111osso, di 11 011 sapere ciò che può fa rci nascere tt 11
dubbio o una perplessità. Di non co noscere ciè> che temi amo di
11011 capire. Di non uscire dal cerchio ch iuso, .m a confortante,
dci pregiudizi e dci luoghi comuni.
Uno dei mod i per mantenere le persone nell'obbed ienza è
suscitare la paura dell'ignoto o far sembrare s paventoso ciò che
non conviene al potere. La minaccia dei ca tti vi educa tori
«guarda che chiamo il bnbau» è una forma perversa di esercizio
dell' au torità - di cu i s pesso so no vitt ima a nche gli ad ulti.
Può essere d ifficile renderci conto d i quanto siamo abitua ti a
questo genere di falsificazioni - talvolta intenzionalmente
cosh·uitc e coltivate da chi vuole toglierci libertà di pensiero e di
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Con1e dicevo all' inizio del ca pitolo 13, l'elenco delle sorelle,
deg li alleati e delle cause della stupid ità potrebbe allungarsi
qua si all' infi nito. Ma credo che non sia inu ti le pensare a co1ne
si co mbinano, in tan ti n1odi, la s tupidità, l'ignora nza, la paura e
l'abitud ine.
Come la s tup idi tà, anche le s ue "sorell e" s i moltiplicano e s i
co.m plicano quando sono "coll ettive".
L'ignoranza si diffonde più facilm ente dell a conoscenza. Le
convinzioni pii1 sciocche e ir ragionevol i trovano confern1a solo
perché sono diffuse e cond ivise.
La paura di ven ta ca tastrofica quando è "d.i massa" - e
anche in ambiti più ristrett i si può trasmettere da una persona a
u11'altra se11za alcu11 reale moti\10 .
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2 A lcl1 ne <>sser\:azion i sulle co1n p lessità storicl1e 11ell' evo luzi<>11e d elle
r isorse d i cui dispo11ian10 si t rovano i11 li <'0 1111111tt r ,/; ... lrt'l1i 111r1le
(http : I /ç-a1~àalf . i t/ ar ianna/ o:i1:i.pia . h tm).
U no s\•olgimento più an1pio si ITT>va in CeJ111i <li S-f<)rit1 dei -::i ste111i l ii
r t1i to1111t11icazio11t• (http: I /gar.ci.alf . it/ storia/ storia . htm).
i1ifor ,,u12iOJ(('
U11'ar1alis1 riguardante lo S\.•jluppo storico dell' i1lf.<>r1r\alic('l e della
tele1r1atlca è r1e1Ja ucro11t)log1a'' U1 appendice a L'111111111iti1 til'll'i11tt>t11r t
(http ' I /gandalf . it/uman/crono . htm).
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siamo più schiavi delle dista nze, dell e lentezze, della scars ità di
risorse, eccetera ... il "benessere" è tanto più utile (e piacevole)
quanto più ci libera dalle coslrizioni e ci offre tempo per pensare.
L'elogio della lentezza non è solo un 'in vocazione o u na
conternplazione filoso fi ca. Saper trova re il "tem po giusto" è
una necessi tà prati ca. Ma non possia mo riuscirci se r1or1
abbiamo il tempo di pensare. L' i. ntell igenza non è, per sua
natu ra, p iù veloce o pi ir lenta della stup id ità (e viceversa). La
d ifferenza non sta nel tempo, ma nel modo in cu i si agisce o s i
affronta un problema.
Pul> essere s tupido di lungarsi inulilmen le, csi larc quando è
il n1omcnto di agi re, lasciarci sfuggi re un'occasione perché non
l'abbiamo sapu ta cog liere in tempo.
iv!a è altrettan to stupid o buttarci a precip iz io, senza aver
av uto il tcn1po di pensa re, su cièi che non è necessario fare
immediatamen te - e così molti plicare all'i nfinito le possibilità
di sbagliare, pasticciare e confondere le cose in un modo che ci
costringerà poi a perdere tempo per rirncdi are, caus ando di
nuovo l'affanno della fretta, trasci na ndoci in un ci rcolo vizioso
sempre più accelerato, sen1pre più affannoso e sfibra nte.
La fretta, qua nd o non è moti vata da una precisa necessità, è
quasi sempre stup ida. Perché s pesso ind uce a sbagliare. Ma
a11cl1e percl1é, con1l111qt1e, ci rov ina la vita 1nette11doc i i11 ll tlC>
stato di cont inuo affanno, in una perenne ansiosa rincorsa del
nulla che è diventata un'abitudine fine a se stessa.
Sernbra di essere in un mondo com e quello descritto da una
malvagia regina delle carte a ll a fine d i Alice. in Wonderland,
d ove bisogna correre semp re più in fretta per ri manere nello
stesso pos to. Siamo ossessionati dall'idea che tutto debba
sempre m uoversi con un molo conlinuan1ente accelerato, come
87
se fosse in "cad uta libera" per precipi tare chissà d ove - e che se
11011 C<>llti11u ia n10 a C<>rrere (spes.so se11za a\1 ere alcu11a idea di
dove stia mo andando) rischia1no di restare indietro.
Din1entichiamo un po' troppo facilmente che " ind ietro",
molto più spesso di quanto credono i frettolosi, pu ò essere una
posizione d i va ntaggio. Per vedere dove va a sbattere chi corre
ciecamente in avanti. O per fa re intt~nzi onalmen te "un passo
indietro", allargare la pros pettiva e così cap ire molto 1neglio su
qual e percorso ci stia1no mu ovend o. 3
C i so no, natu ralmen te, lentezze perverse e inaccettabili. U n
po' d i accelerazione servirebbe là dove servizi mal s trullurati
fanno perdere un'infinità di tcn1po. È insop portabile che per
un'ora di volo se ne debbano perdere tre in traspo rti urbani e
attese negli aeropor ti. O che le cose più sempl ici e banali
diventin o incredibilmente lung he e co1npl ica te a causa del la
stupidità dell e burocrazie (vedi capitolo 12).
Per non parlare delle sciagurate tecnologie che ci fanno
perdere tempo con sistemi n1alfunz ionanti e infinite scomodità
che poh·t•bbero essere dim inate usando le risorse tecniche (e
uma ne) con un po' di raziocinio (ved i cap itolo 19).
L'elenco d ell e lentezze stu pide potrebbe essere molto
lungo. E sembra che og1ti giorno le inesau r ibili risorst~ della
stt1pid ità t1ma11a riescanc> a i11v e11tarne t111a 11t1c>va. i\'1 a d i tt1tto
questo quasi nessuno si occu pa seria1nente. E intanto tu tti
va nno di corsa, senza sapere dove o perché.
J Vedi flogio della ft•11f1•zz11 (http : I I gandal f . i t /uman/26 . htm), /..11 frrttn
11or1 i! 'Pt'l0t·ità (http : //gandalf . it/uman/21 . htm) e F'1ccù111ro 11111111:.-:so
i11dktro (http : //gandalf . it/off l ine/off65 . htm).
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91
1 Vedi l..'eti.ca de/J,1 ( (n111t11it11zio11t• (ht t.p : I i ganda l t . i t./ nm/ et.i ca . hi:.m),
E St' l'etic11 tor1r11s.~~ di 111odn? (http : I /ganrialf . i 't I I of f li ne/ of f 6 8 . htm)
e l 'euf1l1aio11e tft•ll'l:'t~/,,zio11t• (htcp : I /gandalf . i t../ ar ianna/darwin2 . htm).
92
2 Vedi ()a/ie, l»n"1f1liui ,. lww gli (htt;i , / / gandalf . it/off line/bavagli . htm).
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Con1unicare con intell igenza non s igni fica essere peda nti,
no iosi e co1n plicati. La migliore intelligenza sa espri mersi in
modo chiaro e in teressante. Sa comu ni care con una buona dose
di un1anilà - e, qtta11do è il caso, ct>n umorisi11t>, iron ia e
diverti1nento. E sa anche ascoltare.
Com uni care efficacemen te sign ifica saper s piegare le cose,
anche quando sembra no complicate, io modo semplice. ]Via
non tratta re il prossin10 dall'a lto in basso, con la pretesa di
sentirsi "s uperiori" solo perché si ma neggiano le leve in un
sistema d i comun icazione. 1
Scn1plicc non vuol dire banale, ovvio, s tupido, grossola no,
convenzionale, su perficiale, suppt~nente o accond iscendente. Si
parlerà nel capitolo 20 dell'arte d ifficile, quanto affascina nte,
delI.a semplicità - e del suo rappo rto profondo con l' inteUigenza.
1
L'a rrogan'.l.a, 1 csibLzionis111t1, l' ìllusit>11c di superiorità 11011
sono intelligenti. Sono insid iose n1anifestazioni della stupidità.
Non ci può essere vera in tell igenza senza una si ncera autocritica
e un autentico rispetto per i nostri interlocutori.
La marca del la s tupidità è così dominante che s i aprono
occasio11i sempre piit i11teressa11ti per a11dare ''co 11trocorre11te''.
Una singola persona, o impresa, o altra com unità umana, che
decida di trattare il prossimo con più rispetto non potrà, da sola,
rovesciare la ten denza generale. l'vla proprio per la su a diversità
pot rà ricavarne notevoli vantaggi, oltre a rendersi uti le agl i al tri.
Così potrà dare il s uo contributo a quel bene ra ro e prezioso
che è J'intd ligenza. E, quando si guarda allo s pecchio, avrà un
po' meno dis prezzo per sé e per ciò che fa.
1 Acca.de perfino clu~ la critica Sta pll1 SlllJJ1dn di ciò che vl1o le crilict1re:
\'edi U1 'Sf1111ùiith dt•/111 l'ritil'll (http : / / ganda lf . i~/ stupici/ critica . ht.m).
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t Fro:'I i libri pit) 11tili :"u questo ptt1l>lc1na ci ~l)flO Tilt' 11111111/i>~ f\rt R11111ri11g
tht f\:"!/111111Cl 999) d i A la11 Coopcr (trad u zio11c italia r1a f/ ,/f.;:llgicJlt>cuolosico)
e T/u• .Si>f/11Jnr1• Crnr-::.11irac11 (2000) di f'v11ltk tvfirlas i. St.1rlO ir1tcl'cssa1lti llrlc llc
SlrtuP$ of the i'\,J11c/Ji11e (1998) d i G regor}' l~a\vli1t.s e 111 tltt' Htgin11i11g 11\'as tl1r
Co11111111111/ Uur (1999) d i Neal Stephenson.
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2 \ ledi I1r 1·01rg1"'::f i<>1Ji' lt'Cll(>fosica (http : / /gandal f . i t/ onde /te c nol . hr.m),
·rl'C'1tJIP3ie tli 11111/r' i11 ~·ggio (http : I /gandalf . i t/ of:: 1 ine /te cstup . htm),
A/1JJ/icart' 11?Iesgi tii .>\~i111oi1 {http : I I ganda 1 f . i t/ of f 1 i ne I robot . htrr)
e -vari nitri articoli eler1catl i11 http : I /gandalf . it/t.ecnolog /
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1 Un(l cit(lzi<>ne più estest1, con un link (Il lesto or1g1nale, si trova in Elogio
de//11 ><'11111/icith (http ' I I ganda l f . i t /urnan I 2 S . h tm).
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l'autore, n1a ciò che si forma nella 1nente del lettore, in base alle
sue esperienze e a l suo stato d'animo. E s pesso il commento di
un lcllorc mi ha aiutalo a capi re megl io l'opi nione di un altro,
proprio per il fertile incrocio delle loro d ivers e pros pettive.
L'in finita ricchezza e varietà della comun icazione è
a ffascinante. E la quantità di risorse co nti nua a crescere. ~'1a
ci uel l'abboo danza rima ne s terile quan do percez ioni troppo
ristrette rendono vuoto il dialogo o 1nisero l'apprendimento.
Qt1a11ti so110 abitt1ati a g t1ardare t11la carta geog rafica?
Possia.mo vivere tranq ui ll amer1te senza sapere a memoria qual è
la capitale della Quasilandia o la popolazione d cl Forsistan. J'vla
capiamo megl io s ituazioni, avvenimenti, opinioni, 1nentali fo e
culture se sappia.mo dove, e in quali co nd izioni, vivono le
persone a cui stiamo pensando - o con cu i, per qualsiasi motivo,
abbiamo un rapporto. 1
Non si tratta solo dell' utilità di cambiare prospettiva quando
è 11eces..(.)ario, per t1scire da ba1lali e devia11ti co11\ e11zior1i o per
1
1 Alct1ni ese1
n pi d i problen1i d i prospettiva si trova110 in:
nt:p : //9andal[ . iL/offline/prospétt . htm
112
i r>uò sen1b rare che le persone ''di Jnadre li11gua11 i11glesc, o ra che la loro è
d iventa ta la "lir1gua g lobale'', s i trovino se1npre in va11taggio. tvla ci sono
n1oti vi per pe1l5are il co11t rario. Chi sa una sola li 11gua ha u11a capaci tà
culhtrale ristre tt a. Infatti i pili "$\:egli" fra gli "a11glofoni" cerca110 d i
i1npararne i;llmeno t111'altra per a vere ur1a risors<1 di prospc-lUva. E per
capire cl1!! l'ingl<ffie ntln è pill la "loro" li11gua, ma que lla del n1011do: vt'di
/J1 ton·e rli !Jnbek' il "glob11/ese" (http , / /ga ndalf . i t /uman/0 4 . h t m).
11 3
4 1\1.i scuw per t111~osser\'a:l.i011e c~te pul) sembrare astruS<-i. per chi non s i
occupa di asttl) (isica - o to2.zan1c11tc sc111plicistica pt: t' gli scic11ziati . l i
co11cctto di 1111nivct:So" è dcfi 11ito con1c "url i\1erso \1 isibilc" - ciò cl1e ci è
possibile vedere. J>t:rciò il ''ct:11tro'l è il }>u11to i11 cui si tmva l'osservatore.
Se il questa prospetti va a~~iu11giarno il 1'pri11cipio d i indt:tcrn1 i11n7.io11c"
d i Hciscnl>crg, cioè (rni scuso per l'irl1precisa sc1nplificazio11c} il fatto clic
os.o:;crvarc ur1 fc110111cr10 sigrUfica 111od ificarlo ... si co11ft:t11'1a che r1cssun
pt1n to di v ista si p uò considerare "a5.5oluto". Ur\ n1o tiv<> in pili per
a bitt1arsi a ragio11arecon prospettive d i\1erse.
11 4
11 5
* **
11 d ibattito è an tico. Nell'ottavo secolo la rappresentazione di
irnmagin i sacre era stata vieta ta nell' i1npero bizanti no, mentre
poi la chiesa romana l'aveva consentita, a cond izione che non s i
trasformasse i 11 idolatria.
li problema è rea le. Ancora ogg i assisti amo a ogni sorta di
comportamenti in cui l'adorazione è rivolta a un oggetto (una
sta tua, un'immag ine, un simbolo, un amuleto) invece che a ciò
che intende rappresentare. Ma il fenomeno va osservato anche
da un altro punto di vista, indi penden temente da ogni culto
11 7
118
** *
C'è semp re s tata, a nche pri ma dei dibatti ti s ull'i conogra fia, una
certa con fusione fra immagine e realtà. Nla ci sono fenomeni
caratteristi ci dcl tempo in cu i viviamo.
Un bufalo dipinto sulla parete di una caverna era un'opera
d'a rte, cioè u11a rapprese11tazio11e - ar1clle u11 r ito mag ico e u11
codice di appartenenza. Ma nessun ca vernicolo confondeva
l'i mmagin e o il totem con il bufalo in carne e ossa, che stava
conte preda e co111 e n1i11accia p<>co lonta110 da lla stia caver11a.
Oggi la s ituazione è molto diversa. Non solo perché
"assis ti amo" quotid iana.m ente a eventi lon ta ni che ci è difficile
\1 erificare direttamente.
***
Anche in un sis tema stru tturalmente ri cco d i informazioni non
verificabili ci sono percezioni tattili e an1bientali che ci aiutano
a distinguere.
Se leggiamo un libro o un giornale abbiamo la nozione fisica
della differenza fra la carta che teniamo in rnano e le cose che
qualcu no ci racconta o ci spiega. Anche quando, oltre a leggere,
vedia mo immagini è di fficile che u.n d isegno o una fotografia
sian<.) percepiti cont e ''la cc>sa" ar1ziché t111a s tia riprodllZÌ<>ne.
Se n11dian10 a teatro o al cinema c'è t1n'altretta11to co11creta
separazione fra spettacolo e s pettatori . Possiamo partecipa re
con i.n lensa emozione a ciò che ascoltitimO e vediamo, ma
ri1n a11c il fa tto che il pubb lico è seduto in sala, OH)nlrc gli attori
sono sul palcoscenico o s u uno schermo. l
11 9
120
** *
Vorrei ri bad ire "a scanso di equivoci" ch e non ho alcuna
anti patia pr(~çoncetta per la television<~. Usata. bene, è un mezzo
di str:~ordin ari a qua lità. E potrebbe evo!versi in modi da
parecchi ann i tecnica mente possibi li, ma non ancora reali zza ti,
che ci offrirebbero risorse più flessibili e selettive.
!\•la il fa tto è che ogg i la televisione è la causa principale di
continu a confusione fra apparenza e realtà. E il fenomeno è
particolarmente grave in quell e (purtroppo estese) parti dell a
popolazione che fanno un uso molto sçarso d i al tre (onti di
informazione, di s vago o di spettacolo.
li nostro sistema percettivo è istintivamente capace di gestire
situazion i 1netaforiche. Un'i mmagine piatta alta venti centi1netri
che compare su uno schermo viene percepi ta come un a persona
in carne e ossa a grandc-1.:za naturale (i "prin1i piani", tipici dell a
sintassi televisiva, aiutano quell'effetto di illusionismo).
li linguagg io della televisione è spesso costruito in modo da
da rci l'i mpression e che quei personaggi siano in casa nostra - o
che noi s iamo dove stanno loro. Finte interazioni, con un
pubblico addomesti cato o inesistente, ci dan no l' ill usione di
essere "presenti" o di "partecipare". Così, con l'abitudine, non
riu sciamo più a distinguere fra il mondo a rti ficiale costruito in
un teat ro e qu ello in cui viviamo. 3
Anche nel la cronaca la percezione è deformata. Ciò che
accade ogn i giorno, ma non vedia .mo, ci sembra inesis tente. Ciò
che ci viene trasmesso attraverso l'occhio di una telecamera o
s li'\ ufl<l \ 1jg nc tta sul .i'-.,lr 11• )1Jrkt'r, lllOlti a 1\1l i fa, u n padre stav~ can1b ia 11d o
u11a go 1111t1a so tto la pioggia n1cntrc il suo barnbino lo g uorda\'a, da
d e11tro l'auto mobile, attraverso il fi11estrino. E gli diceva «l''-lo, 110 11 J'1ltssit1u10
ca111biare ca1u1le».
121
di una macch ina fotog rafica (e n1ostrato con vari mon taggi ed
elaborazioni di regia o di im pag in azione) ci sernbra "vero"
come se lo vedessi mo di rettam ente.
Se leggiamo una cronaca su un g iorna le, sappiamo di non
essere presenti ai fatti e d i riceverne la na rrazione così corne la
interpreta l' autore del l'articolo. In televis ione tend iamo a
perd ere quella d is tinzion~~, a confondere im magine e realtà.
L'artificiale diventa reale, l'apparire diventa essere. La
sitl 1azio11e si r<>vescia. È. vero,. reale, signi fica ti\1 0 ciò cl1e
compa re in televisione. Tutto il resto non esiste.
***
Che .le ico ne diventin o realtà non è u n'idea nuova. La
trasformazione d i s tatue o di pinti in presenze "incarna le"
percorre la storia umana di tutti i tern pi, dall'ant ico mito di
Pigma li one al Convi tato di pietra d i Don Giovann i, dal ri tratto
di Dor ian Gray all' arcivernice del professor Lambicch i sul
Corriere dei Piccoli di tanti anni fa .
tvla quel li so no giochi, n1iti, fiabe o invenzioni letterarie.
Invece ogg i la quotidia nità e la farniliarità della television e
sconvolgono il nos tro sis tem a percelli vo fino a rovesciare il
rapporto fra il n1ondo delle in1magini e quel lo del la realti1
anche quand o ciò che "crediam o d i sapere" ci arriva da altri
mass media, spesso asserv iti al predominio televisivo.
G li idoli diventano prigionieri dell' idolatria quanto i loro
adorator i. Non solo chi lo fa d i mestiere, ma anche chi per
qual siasi in otivo di \:er1ta ''r1<>to1 ' i11 tele\1isio11e, perde il co11tatto
con l' uman ità. Quasi tutte le persone che incontra credono di
avere a cl1c fare co11 il perso11aggio te le visivo, 11011 co11 l'essere
t1ma no cl1e 11011 co11osconc>.
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Cianlaica, cl1t~ l1a11no C() n lc "t.iio 11 Ras Tafari, c ioè Hailé Scla~ié, il Negus,
in1pcrafl) t'C di Etiopia ptin1a e do1>0 l'occuf>azil) flC colo11ialc italiana
( i11vece è del tu tto in1n1agir1aria, e o vvian1e11te sole> iro nica, la relig io 11e
"P'asta(aria11", che ha co1ne ''dio" u110 spagl1etto).
126
* **
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128
6 Vedi le osser\~zi.zioru r1el car,1tolo 15 (pagir1a 84) sti lla stuiJ1d1tà del
''fo11<la1tu~ntaJisn10" e l'arlicoJ(> su quel terrla che si lro,,a alllir1dirizzo
http : //ganda lf . i~/arianna/fondamen.h~ro
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t ~·1a poi, nc llt: sclcziot1i per la Coppa A 1nt: rjca 2007, la supc~rstizio11c fu
efficacemente sfatata dalle buo11c prcstaz.ioni della "sfida SJ'ag1'1ola" con
urla b!lrca che 21\'CVa lo scafo \ 1crdc. Tu tfa\ria url superstiz ioso ostinato
potrebbe osscrvllrc cl1c quella barc.'l, rionostantc lllcu11c \1 ict:ntit:
'' fortu 11atc", 11on att'i \1ò irl finale - e cht: la " 111nlasortc" sembro affl iggcrc
le succcssivt: disaV\1cntu re dcllll .411u•rù·11~;.; C1r11, a\rvt:lt:flatc da mar'lcggi,
polen1icl1e, dissc11Si e con1plicazioni cl1e i11quinano il p rogettc> d elle sue
futu re et.i izio11i.
134
nla oggi conti 11ua110 a essere segt1ite se11za neppure sapere perché.
Sono innocue? Non sempre. Se cominciarno, anche in
p iccole cose, a credere nell' incred ibile risch iamo di scivolare
verso s ituazioni peri colose. Perché possiamo farci d el male se
u sia m o, per t111a malattia o per qualsiasi altra cosa, u11 rirnedio
135
J Tal"•olta un p il:col<l dettaglio può dare u11 scgru.'llc 1100 i1·ri lcv.1f1tc. Per
csen1p io un articolo ilei CorrierP tiri/a Stra dcl 9 ottobre 2006 era dedicato
all'osserva torio ostl'Ofl()ll\ ico Ju t'lgfta11joch c.;~1c si t t'O\'a a 3.585 n'lt~h"i sul
livello dcl 1n are. Una ''istosa d ic.iascalia diceva cl'lc "il laborat<>rio più alto
d cl rl1011d o " si o ccu pa d i astro log ia. ]:' robabilme11te è solo u 11 rcruso o un
lrtf1:'1t:> ~·11/a1ui, llla è sinton1atico cl1e qua lcur10, 11clla n.'<'.iazior1c d i u.n
"gra 11de" g io rnale, po..<isa i111n1aginare una stazione scie11tifica in cin1a a lle
Alpi s vizzere ded ica ta a (a re orosco pi.
136
137
1ota !'1on è fra le czy.:;e che dice il fantasma del pati l"C, llla è ufl
..J La fTl:\sc.: più 1
co111n1e11to di An1leto al st10 a inico: «Ci ~<)'10 J'i1ì co~e i11 cielo~· i11 lerru, Orazio,
tli 111111'1 t e ~1g110 la trut filosofit1» (\·Villian1Skakespeare, 1\111/eto, atto 1, scena 5).
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G iova nni Sar tori, in un arti colo di fondo sul Corriere della
Sera del 15 agosto 2006, affrontava un argomento d iverso da
quelli che gli sono abi tua li. l nvece di occu parsi d i p roblemi
costituzio11ali, si facc\ a alclsne doma11de acltte e ~icrti 11 e11ti
1
sullo stato dell'i ntell igenza uma na. lvi i sembra interessante che
una men te acuta e lucida come la sua sia così preoccupa ta della
situazione in cui ci troviamo - e consideri incombente e
devastante il potere della stupid ità. f\lla, in piìt, si pone un a
doma nda : sti amo di v<~n tan d o p iù stu p id i? Il titolo dell 'articolo
è L'intellige11za decresce11te. Comincia con questa osservazione.
«Leggo che uno studio di una università americana scopre elle noi
- noi genere u1n.ano - stiamo diventando non solo piit longevi, più
nlti, più belli, ma anche piì1 intelligenti. Questo proprio non me
l'aspettavo». La lesi, infatti, è m olto discutibi le.
Non so quale università abbia fa tto quel lo studi o - e devo
confessare che non mi interessa saperlo. L'esperienza ha
largament•~ d imos trato che nessuna delle cosid dette misure
dell' intel ligenza ha un ragionevole valore scientifico, né una
credibilità accettabile in termi ni di buon senso. Ed è ancora
meno cred ibile che ci p ossa essere u n confronto significativo
fra l'in tell igenza del genere um ano ogg i rispetto a un non
meg lio identificato periodo precedente. Con1e s piega Sartori
più avanti nel s uo articolo.
«La questione dipende da come /'intelligenza viene definita; e per
l't1pp1111to il concetto di intelligenza sfugge piì1 di ogni altro al nostro
inlelli gcrc. Se ne possono dare decine e decine di definizioni (11011clié
centinaia di mis11re). Nulla di male, pert'IÒ, se in questo mare magno
propongo questa mia definizione: una persona è intelligente
(potenzialmente, in nuce) se sa apprezzare /'intelligenza di '"' tiltro. Se
no, è stupida».
140
141
1 Ved i 1·101110 st11pid11s st1111ùt1~ (http :I /gandalf . i t./ off .:ine/sarto!."i2 . ht.iV.
142
C'è a nche chi pensa che la s tupid ità, se non è a u1n enta ta,
sia cambia ta. Corn e, per esem pio, Leo nardo Sciascia: «Una ce'l'ta
malinconia, 1111 certo rimpianto ci assalgono tutte le volte che ci
imbattiamo in cretini adulterati, sofisticati. Oh i bei cretini di u.na
z:o/ta' Genuini, integrali. Come il pane di ca.sa» . 2 Al di là di ogni
nostalg ia, è vero che si molt iplicano i travestimenti, facendo
ap parire "raffinato" o " innovativo" ciò che è se1nplicen1ente
stupido. Ma non è solo un problema della cultura d i ogg i.
Co me osservava, quattrocento anni prima, fV1ontaigne:
«Nessuno è esen/·e dal dire sciocclrezze, il male è dil'le con presunzione• .
Per qu anto ossessi va e im perversante s ia oggi la s tupidità
presuntuosa, non è una novità . È solo moltipl icata dalla
qt1a11tità degli strumenti con cui comur)i ca. 3
1:
inuti.le ch iederci se s tiamo diventando più stu pid i. È una
pericolosa illusione credere che stiamo d iventando più
intelligenti. Q uello che sta di lagando in modo sempre più
pernicioso è il potere della stu p idi tà.
li problema s ta nel la di1ncnsione delle conseguenze, che
no n ave\'<l mai avttto u11a tale v·astità. C i stia 1110 av\1 ici11a11d o,
con p reocc upante veloci tà, al linlite dell'insos tenibi le. Non
possiamo p ermetterci di lasciare imperversare le molteplici
conseguenze della stu pidità umana . .E: d iventata pressan te la
necessità di essere, se non pili intellige11ti, aJ n1e110 ltn po' m e110
stupid i. t d ifficile, ma non è impossibi.le - come ho cerca to di
spiegare in tutto questo libro.
2 In Nero $ 11 " ""' (1979) poi compreso ;,, Op.••'<', Bompi~ni, 1989.
~ Vedi un'osservazio11e di E11nio Flaia110 a pagina 148.
143
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Per qua nto sono riusci to a capi re, non si tratta d i una
percezione consa pevole, o rag ionata convinzione, che la
stupidità possa essere innocua. Più semplicemente, non ci
pensano. E sono anche (senza pensarci) convinti che lo stupido
sia se1npre "qualcun altro" . Non voglio d ire che chi trascu ra il
problema s ia sempre, o necessariamente, stupido. Nfa è, come
minimo, distrailo ... e con il suo "non badarci" aiuta, senza
sap~rlcl, a pegg iorare il da 11110 .
Seneca diceva : «Di tanto in tanto è piacevole essere stupidi».
Può essere vero, .ma è meglio che non diven ti un' abitu d ine.
Ennio Flaiano non ha mai scritto un libro s ulla stupidi tà. tvla
il teina è ricorrente in molte sue osservazioni - e s pesso trattato,
anche se in brevi "accenni", in modo brillan te e incisivo.
In pa rtico lare q uesto, pubblicato cinqu ant'an ni fa in IJinrio
n.otlunw (n el corso di un dialogo con un personagg io, credo
in11nagina ri o, che è ing lese e che si ch iam a Ross). 3
In un di alogo sugli "scri ttori nuovi", "Ross" d ice di temere
che .oggi i più superficiali e i meno onesti finiscano col ricorrere nl
solito espedie11le retorico di urw letteratura e di 1111 pe11siero
demagogici e nnziona/isti». Agg iunge però di s perare «che tra
cost·oro vi siano sollnn lo degli innocui stupidi». ·•
J: Qtreste citazjo11i di E 11n io Flaia110 so11<> tra tte da /Jt ~a.~gezzd ,1; f)ic~'t11itk,
un testo 11el Viario ,l\ i'<)fft1 r11v pubblica to da Bon1piani 11el 1956. Si trova 110
nell'edi:lione Adelphi, 1991 a lle pagine 99-101. Un' altra (vedi il capitolo
27) è fra i testi raccolti in J) iario tl<,<(li err<>ri, pubblica to "postt11no" nel 1976
- a pag ina 160 nell'ed izione Adelphi, 2002 .
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5C(>rriere (/elltì Stra, 15 11larzo 1969. Si trova 1n /..11 solitirli1re lit i :;atiro,
Ad elphi, 1996, pagina 310.
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El bcrt Hubbard
'
f, facile essere saggi. llasta pensare qualcosa di si 11pido e dire il coni raJ'io.
Sam Levenson
152
Il buon. senso c'era; ma se ne stava nascosto, per pa11m del senso comune.
Alessandro l'vlan zo ni
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C'è un. imbeci//e dentro di me. Devo approfittare dei suoi errori.
Paul \laléry
Forse la più an tica mass in1a sulla slu pidilà che la tradi.zionc ha
conservato - e la più sp esso ripetuta - è quella dcll' Ecclcsiaste:
«t infinilo il numero degli slolli». /via non ba~ta constata re le
scon finate d i.mension i della st upidità. L'importante è cercare di
capirl a un po' nlcglio, per poterne ridurre le conscguen.zc.
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'2 U 11a rorma <.ii ffus;:i d i stupidità è l't1SO di parole CQ!lle "cr'Ca tivo" o
''crf.:af i\,i tà'l f>Cr d efi11irc at tlv ira e con1pl)fta~11c11ti Sf)l'::sso b1:1111:1li.,. tipcti ti\' i
e s11pcrficiali, cl1c 1101) son1igliano in alcu11 1l1odo il q uei ''salti di qua lità"
c he d avvero "crc~a110" qualcosa di 11uo vo - o un n1od o n uovo di capire e
g estire cose già 11<>fe, ma viste in l111a d i\•ersa p rospetti va. t spesso usata
in n1od o altretta 11to scÌ<)CCO e insulso a 11che la parola "i1111ovazio 11e".
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** *
A proposi to della paura, di cui si è g.i à p arl ato nel capilolo 14,
c'è un'ipotesi interessante: che possa essere proprio questa una
delle cause principali di s tu pid ità. Su questo ragionavano /\1ax
Horkheimer e Theodor Ado rno nelle pag ine co nclusive di
Dialektik der A11fkliir11ng. 3
Osservavano che l'intelligenza si svi luppa in relazione alla
curiosi tà, cioè alla capac ità d i esplorare e capire. «li simbolo
dell'intelligenza è l'antenna della clriocciola». Se trova un ostacolo,
«l'1111/e11na si ritira nella custodia protettiva del corpo, torna 11 fare
una sola cosa col tutto, e solo con estrema cautela si avvent11ra di
nuovo corne organo indipendente».
In altre parole, l'origine dell' intelligenza è la curiosità, ma
la curiosi là è timida . L'an tenna del conoscere si ritrae quando
incontra un ostacolo - o se ha paura. «La vita spirit11ale è, alle
origini, infinitamente fragile e delicata. J.11 sensibilità della clriocciola
è affidata a"" muscolo, e i muscoli si allentano q111111do il loro gioco è
impedito. li corpo è pamlizzato dalla lesione fisica, lo spirito dal
terrore. Questo e quella sono, all'origine, inseparabili».
lnso1n ma la cu riosità è un rischio e il rischio fa paura. tvla
senza il s uperamento di quella paura non ci può essere sviluppo
dell'in telligenza. C'è il pericolo di rct(,-derc, ri nchiudersi " nel
gt1sci<>'',. abba11do11are ogni te11tativo di conoscenza - e così
arretra re verso una sempre più torpida e d egra dante stupidità.
J Vedi "/.11 ge11éSÌ rlt'llfl st1rpitlitù" (http : I /ga!'td a lf . it/ s tupid/adcr flO . htit'\).
Il libro, scritto dura11te la seconcla guerra mondiaJe, è l1scito rtel 1944. ln
1t~lJi(1rlO, Di11ltttic11 dell?il/11111i11(~1uo, nel 1966. Le c1taz1<.)tli sono tralte
dall'edizione Emaudi, 1997. trud uzione d1Renato Solnu, p<1gme 273-275.
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* **
La s tupidità è pericolosa perché è in1prevedibilc. Lo dice il buon
senso - e lo confern1a chi ha studiato l'argmn ento. Ma qu esto è
vero solo se ci aspettiam o che il comportarnento umano (am ico
(l 11cmico, fav·-orcvt>lc o Cl)11lraric>) sia sempre ragio11cv<>lc e
coere11te. Cioè se cadia1110 nel p ericoloso errore di sotto \1 alutare
il potere della s tupidità .
Non si tratta di prevedere il futuro. Ma di capire le
situazion i e d edurne le possibili conseg uenze. Se irnpa ri amo a
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1 L'autore t.• l~obley Fe land, cl1e l'aveva pubblicato su 'J'l1e \-\lt ,lgt, la ri\'ista
della George Ba ll:en Company, u1\'agenzia di pubblici tà a New York
C<)ns1glio a <:hi C(>1)<)SC~ l'inglese di leggere il testo <)riginaJc cl1e si tr<>\'(l su
http : //ga nda l f . i :, /m/":'Jrown . h'tm
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Non ho mai letto una pagi na che spieg hi meglio di Brown's /ob
quali riwrse umane posso no rinled iare al potere della stu pidità.
Brc.1\\'n n<>n è una leggenda, né sole.) u 11'in\ e n7.Ìc) ne letterari a. 5<J11c)
1
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Pensieri semplici
sulla complessità
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A
---------... B
Nel mo ndo reale, le linee rette non esistono. Fra A e B ci sono
necessariamente ostacoli, interferenze, percorsi in diretti; per cui
ai1c]1(! se l'(>}Jer:aZi(>ll.e eh~ iJi.lend iam(> S\,.(>.fgere è e.slr:emameo te
semplice, co1ne andare al bar a prend e re un caffè, è probabile che
il perc<) rso assun1a u n asp(!ll<> C(>me c1t1esl<>:
lJ1 tt11'opcrazjo11c- cos) sen1plicc, e elle dt1ra poclli 1nj1l tlti, sarà
d ifficile che nel fra tte mpo d imcntich ian10 dove stavamo andando e
perché. ì'vla il problema d iventa assai d iverso q ua11d o entra in g ioco
188
m tu.)Ve, eccetera.
Qt1a lsias i grt1p po d i perso11e elle fa11r10 qualcosa insie me è, d i
fotto, un'orga11izzazionc. Anche quattro o cinque persone che
vanno al bar. E anche nel caso più semplice la realtà è più
ct>rnplessa d i c<>rne è r t1}1prese.n latt1 i11 <Juest i sche o1i ni. 1
Diven ta così possibile (anz.i accade mollo spesso) che alcune
par ti dell'organizzazione dimentichino la d irezio ne o rig inaria ...
e o
F
E
e anche che l' intero sistema perda di vista l'ob iettivo - con la
complicazione aggiunta che diverse parli dell'organizzazione
credano di essere dirette verso C, D, E o F e q uind i lavorino in
({ isarmo11 i a fr~1 lor<>.
Queslt) è C() m t111 que t1n problema - ma è d a nl) la re che se c li i s i
cl irige \ erso C o F si sta spostando, sia p t1re con ttn percorso
1
189
190
A
C ioè l'evoluzione ''ttu bolenta" del sistema potrebbe farci
scoprire un nuovo obiettivo N, sul quale dovremmo far convergere
Je tl(lSl re e11er.gie - ma se11za tagliaft;:: i ra1:i.1i che ,,.a11n<.> espl<
Jrandc)
altre, e imprev iste, p<>Ssibili là.
Notiamo che alcu ni di questi "ram i esplo rativi" hanno
direzioni si mi li al ''veccl1io'' obiettÌ\'O B, altri rlo11 d ivergo110 molto
d,11 "11uovo" ollictti\1() N, altri ancora si dirigo110 i11 tcrrit<.l ri merlo
conosciu ti; e che l' intero sistelna ha un.a struttura forse poco
''logica'', ma pili semp lice<lelle situahio11i in ct1i ci si in vischia se si
te11ta di segt1ire un modello ''li11eare''.
Infatti la cosiddetta "complessità" non è intrinsecamen te più
complessa dci sistemi apparentemen te "ord inati"; e tende a si ntesi
sostan:lia.ln,ente più semplici. La difficoltà sta nel fatto che non
siam<> prepara li a capirla.
Tullo q uesto som iglia molto più alla <:rescita di un a pia nta che
al (unzio11 amento di ltr1a maccl1ina o alla fabbricazio11e di Ltn
oggetto. (nfotti, sembra quasi inevitabile che le analisi dci sistem i
complessi portino ad ana logie biologiche.
Saxebbe complica to approfond ire le considera:do ni, più o
m e11C> e labc)rale, c:he p er m<-">ll i pertc) rSi di ver::;i Cc)11\:ergc) 11c) su
questa (abbastanza ovvia) conclusione. Ma credo che la semplice
co111prcnsio11c i11tL1itiva di qL1csto fatto possa aiutarci a capire
con\e muoverci in un mondo dominalo dalla tur boJcnz,1 e dalla
con1plcssità, i 11 cui è spesso \1 i11ccr1tc il pc11sicro "110 11 li11carc".
191
192
K o
Knfka, Fr~1nz .!!!?. Oc:khan1. \ Villiam 1,ill
KISS (keep if sil11ple, S111p-id) l!IB o ligarchia .,q 'il 53, 109, 110
organ izza zioni 5, 23-JO, 37. .:J:i..!Hlt 56, 63.
L 95-9<1, 102, 1(15, '/J7. 7A.~7•tJ
Land, Cd\vin J.1i2. oscuranlisnlQ ~4, J')5.1l'
L.10 Ze 1 'l'
osses~ione .>?t~·87,M
13b, 147, 1li..1 .lll
logge d i Finaglo 1....12 Ovid io Nasone, Pubho i l l
leg.ge d i ).·l \lf~)h)' l(1-22 .J.J, 17i ozio R?~Rl
193
pign oler ia, precisionisolo ~ 16J, '167 Sl1pt:'rsliziooc 11,84. 118.. 125-126. IJ1, 1.1S
pig·rizia 71, J1b 171- 17'
Pilkio, \\'aller 2-J , ·1r>tI ')'
194