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PICCOLA BIBLIOTECA EINAUDI 42


Filologia. Linguistica. Critica letteraria

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Altre opere dello stesso autore: WALTER Blum UGO FUSGULU
La poetica del decadentisrno, Sansoni, Firenze 1936, 1949, 1961, 1968,
1969,I9r2,1974.Ia77›
Vita interiore dell'Alfieri, Cappelli, Bologna 1942 (ora in Saggi alfieriani). STUHIÀ E PUESIA
Metodo e poesia di Ladonico Ariosto, D'.inma, Messina-Firenze 1947,
1961, 197o.
La nuova poetica leopardiana, Sansoni, Firenze 1947, 1962, 1966, 1971,
I978,I979-
Preromanticismo italiano, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 1947,
1959; Laterza, Bari 1974.
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Storia della critica ariostesca, Lucentia, Lucca 1951.
Critici e poeti. Dal Cinquecento al Novecento, La Nuova Italia, Fireme 1.

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Poetica, critica e storia letteraria, Laterza, Bari 1963, 1964, 1967, 197o,
I9rI,I972,I974,I976-
L'Arcadia e il Metastasio, La Nuova Italia, Firenze 1963, 1968.
Classicismo e neoclassicismo nella letteratnra del Settecento, La Nuova
Italia, Firenze 1963, 1967, 1976.
.Michelangelo scrittore, Ateneo, Roma 1965, Einaudi, Torino 1975.
Lettura del canto XXX del Paradiso, Le Monnier, Fireme 1966.
Lndonico Ariosto, Eri, Torino 1968.
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Saggi alƒleriani, La Nuova Italia, Firenze 1969; Editori Riuniti, Roma 1981.
La protesta di Leopardi, Sansoni, Firenze 1973, 1974, 1977.
Dite stadi critici: Ariosto e Foscolo, Bulzoni, Roma 1978.
Settecento maggiore: Goldoni, Parini, Alfieri, Garzanti, Milano 1978.
Monti poeta del consenso, Sansoni, Firenze 1981.
Le Odi del Parini, a cura cli W. Binni, Vallecchi, Firenze 1938.
Orlando Fnrioso e opere minori dell*Ariosto, a cura di W. Binni, Sansoni,
Firenze 1942 e sgg.
L'Ottocento (in Scrittori d'Italia, di N. Sapegno, G. Trombatore, W. Bin-
ni), a cura di W. Binni, La Nuova Italia, Firenze 1946 e agg.
V. ALFIERI, Giornali e lettere, a cura di W. Binni, Einaudi, Torino 1949.
F. DE sancrts, Giacomo Leopardi, edizione critica ed edizione commenta-
ta, a cura di W. Binni, Laterza, Bari 1953, 1961.
G. LEOPARDI, Tutte le opere, a cura di W. Binni e con la collaborazione di
E. Ghidetti, Sansoni, Firenze 1969, 1975.
U. FoscoLo, Ortis, a cura di W. Binnì, Garzanti, Milano 1974.
I classici italiani nella storia della critica, opera diretta da W. Binni, La
Nuova Italia, Firenze 1-II 1954-55, 196o-61, 1971, H1 (Il Novecento),
1977-
In collaborazione con R. Scrivano: Antologia della critica letteraria', Prin-
cipato, Nlilano 1963 e sgg.; Introduzione ai proifllerni critici della lette-
ratura italiana, D'Anna, Messina«Firenze 1967; Storia e antologia della Piccola
letteratura italiana, Principato, Milano 1969, 1972. Biblioteca
In collaborazione con N. Sapegno: Storia letteraria delle regioni d'Italia,
Sadea-Sansoni, Firenze 1968. linnaucfi
Indice

p. vn Prernessa

Ugo Foscolo Storia e poesia

3 I. L'intervento storico-poetico del Foscolo


33 II. L'Ode alla Pallavicini nello svolgimento
del primo Foscolo
III. Introduzione alle Ultime lettere di Iacopo Ortis
92 Storia del libro
95 L'Ortis << libro aperto ›› nello svolgimento foscoliano
Ioo Posizione storico-ideologica
1o6 Il romanzo, i personaggi
III Il ritmo drammatico-narrativo
116 Prosa e lirica, lo stile
118 Fortuna
121 Iv. Il Socrate delirante del Wielmld e l'Ortis
146 V. L'Aƒace del Foscolo
18o vr. Vita e poesia del Foscolo nel periodo fiorentino
1 8 1 2-1 3
VII. Storia della critica foscoliana
2o3 1. Giudizi e reazioni dei contemporanei
212 2. La polemica risorginlentale e le interpretazioni
I dell'epoca rornannca
Copyright © 1982 Giulio Einaudi editore s. p. a., Torino 231 3. Il saggio del De Sanctis
6 if* ,_a,;,-›>-
-' " " 1sBN 88-o6-o5397-3 241 4. Gli studi del «metodo storico ›> e il Carducci '
VI INDICE

p. 25o 5. La critica foscoliana nel periodo idealístico Premessa


268 6, Il problema critico delle Grazie, del Foscolo
didimeo, dell'Ortis, negli studi foscoliani fra
1928 e 1957
281 7. Fortuna critica recente fino al bicentenario

305 Indice dei nofni

Che posto ha avuto Foscolo nella mia storia di critico?


Che' non sta a me misurare quale posto e peso abbia avuto
il mio esercizio di foscolista nella critica foscoliana di que-
st°ultin1o trentennio.
Mi pare chiaro che in quest'ultimo (lungo o breve non
so, ma certamente ultimo) lembo di vita in cui vedo me-
glio in me stesso e nelle mie vicende intrecciate di critico
e di uomo di cultura impegnato (non disprezzo questa pur
equivoca parola, perché non l'ho mai usata ed esercitata
in senso zdanoviano, ma nella sua accezione di libero, vo-
lontario legame con la storia civile e politica del mio paese
e del movimento democratico-internazionale), di proces-
so di Weltanscbanang, e direi di «poetica» personale nel
coinvolgimento che tale parola ha per me di idee e di gu-
sto, di scelte etiche ed estetiche globali, mi pare chiaro che
Foscolo, pur appartenendo alla zona culturale-letteraria a
me piú congeniale (fra Sette e Novecento, ma soprattutto
fra metà Settecento e metà Ottocento, in mezzo ad autori
come Altieri, Hölderlin, Vigny, Stendhal, Shelley, Leo-
pardi, Mozart, Beethoven, David, Canova e Delacroix tan-
to per citarne le cime), non è stato mai un punto intero di
forza come invece sono stati Alfieri e soprattutto Leopardi
(<<il poeta della mia vita» come l'ho esplicitamente chia-
mato) e (in altre zone) l'Ariosto e Michelangelo e, meno
da me criticamente esercitato, Dante, di poeti piú mo-
derni come Pultimo Carducci grave-elegiaco, Rimbaud e
Montale. Sicché se posso dirmi soprattutto leopardiano,
non potrei dirmi foscolìano (come poteva dirsi il compian-
to e grande ioscolista Fubini.) anche se nei miei rapporti
VIII PREMES SA PRENLES SA IX

con Foscolo mi par di osservare una curvatura di vicinan- intorno al '43-44 per Pantologia Scrittori italiani (N. Sa-
za, prima piú entusiastica e accettante (e pur non priva di pegno, G. Trombatore, W. Binni) il cui volume otto-
fertili spunti), poi, dopo silenziosi dissensi, piú diretta ai novecentesco (uscito nel '46) era stato da me curato, ave-
suoi modi di intervento storico-poetico e a qualità della vo scritto, nel '42, una voce Foscolo per un'enciclopedia
sua figura di intellettuale-poeta, di personaggio romanze- diretta da S. Valitutti (e di cui poi non ho saputo piú nul-
sco e creatore di romanzo (nell'acceso sfondo del periodo la), e nel '47 recensii il volumetto dell'amico Claudio Va-
rivoluzionario-napoleonico e in quello retro della Restau- rese (Foscolo sterniano) nello << Spettatore Italiano» indi-
razione) provocata anzitutto dalla piaga esulcerata del cando Popportunità di un raccordo fra le Grazie e la ver-
formidabile Ortis anche nell'uso che Leopardi ne fece a sione sterniana, alla cui zona allora soprattutto guardavo
nutrimento di tanta sua meditazione e poesia. Sicché pro- come all'esito dell'<< armonia ›› foscoliana. Cosi come face-
prio dal rapporto Alfieri-Foscolo e soprattutto Foscolo- vo quando, dopo la pubblicazione del Prerornanticisnio
Leopardi ho abbastanza recentemente ripresa una attività italiano (in cui avevo tenuto relativo conto della presenza
di foscolista, aperta da un breve saggio sull'Ortis, dal- foscoliana negli esiti alti del preromanticismo e dell'05-
Pinterpretazione della prima Ode dentro lo sviluppo del sian cesarottiano, pur contrapponendo, esemplarmente,
giovane Foscolo e, per ora, culminata nel primo saggio una pagina dell°Ortis romantico ad una scena pariniana
del presente volume, che configura Foscolo come rappre- del Mattino classicistico-illuministico-sensistico), mi volsi
a studiare il neoclassicismo dedicando a quel periodo al-
sentante, sulla base del pessimismo eroico desolato di Al-
cuni corsi a_ll'Università di Genova (dal '48 al '51) di cui
fieri (la Mirra), di un pessimismo ultrarealistico, dura-
i due ultimi studiavano il Foscolo fmo alle Grazie come
mente accettato (ecosí è, cosi deve essere ››) che non co-
capolavoro di quel neoclassicismo italiano il cui sviluppo
manda (come in Leopardi) un rovesciamento dell'ordine
avevo rapidamente delineato in un saggio omonimo pub-
delle cose, ma che spinge a intervenire ad allargare gli spa-
blicato nel ”49, in «Beliagor» (e poi ripubblicato nel vo-
zi della dura realtà esistenziale e sociale, a creare valori al-
lume Classicisrno e neoclassicismo, Firenze 196 3, 19763)
ternativi piú che direttamente oppositivi (le Grazie, non
che appunto configurava l”esito di quel movimento nella
la Ginestra). suprema << armonia» delle Grazie.
Cosi meglio credo di aver indicato una linea che da Al-
Quei due corsi foscoliani (pubblicati dall'editore geno-
fieri passa per Foscolo e giunge a Leopardi, in netta oppo- vese Bozzi) costituiscono la base della mia interpretazione
sizione a quella che culmina nel consolatorio e paternali- foscoliana e ancora oggi potrei cavarne parti consistenti,
stico-provvidenzialistico Manzoni, oggetto per me, se put riviste in una nuova prospettiva ben piú matura, come già
ben alto, di un lontano, ma crescente dissenso* che inve- feci anzitutto per quanto riguardava la storia della critica
ste tutta una tradizione (non solo cattolica, ma anche lai- foscoliana che (dopo un capitolo primo-ottocentesco pub-
co-moderata) della nostra moderna storia letteraria e ci- blicato sugli «Annali della Scuola Normale di Pisa» nel
vile. 1953) si consolidava, con nuove ricerche, nella voce For-
Certo il mio rapporto con Foscolo è antico perché, an- scolo dei Classici italiani nella storia della critica, da me
cor prima di un commento antologico assai vasto, steso diretti per la «Nuova Italia» (1954-5 5) e, con maggiore
estensione, nel volume (sempre della «Nuova Italia ››) Fo-
1 Per le lontane origini di quel dissenso rinvio al mio saggio su Man- scolo ela critica, uscito nel 1957 (che ora qui ripubblico,
zoni e la rivoluzione francese, in Critici e poeti dal Cinquecento al Sette- completato fin ad oggi, e arricchito), giustificando storica-
cento, Firenze 1951, 19693, ora di prossima ripubblicazione, e poi al capi-
tolo Manzoni nel volume III della Storia e antologia della letteratura ita- mente la conclusione di quegli anni culminanti in un”im-
liana, mia e di R. Scrivano, Milano Igvo. magine del «religioso vate dell°armonia››, di origine fubi-
X PREMESSA PREME S SA XI

niana, risolta nelle Grazie, capolavoro di Foscolo e del tricida senza però riuscire, neppure nelle Grazie, a trovare
neoclassicismo. un'alternativa radicale come avverrà invece, con tutt'altro
Laddove io stesso superavo tale immagine troppo uni- cammino, per il Leopardi nella Ginestra.
taria in tante parti di quei miei corsi con un vivo senso, Proprio il rapporto con Leopardi (mentre pur ancora
che piú tardi avrei meglio colto, della piú complessa, irre- avevo ricavato dal mio interesse per Foscolo uno studio-
quieta, dinamica vicenda personale e letteraria di Foscolo: scoperta nella cultura europea dell'Ortis, il saggio su Ortis
sicché ne ricavai (seppur proprio intorno alla zona delle e Wieland, che pur qui ripubblico, con il permesso della
Grazie) un saggio-discorso (tenuto a Firenze, alla Libera Nuova Italia nel cui volume Classicisnio e neoclassicisin-o
Cattedra Fiorentina nel 19 54) Vita e poesia alel Foscolo venue, nel '63, pubblicato, e cosí mi venivo avvicinando
nel periodo fiorentino 1812-1813, che sottolineava la ge- direttamente all'Ortis che sarebbe divenuto per me l'opera
nesi complessa ed inquieta delle Grazie, il loro fondamen- piú perturbante e rivelativa della personalità foscoliana) e
tale legame con gli avvenimenti tragici della campagna di il nuovo riacceso interesse per quel grandissimo intellet-
Russia e delle sue conseguenze, rompendo l'immagine tuale-poeta a cui venni dedicando dal '60 in poi il meglio
troppo beata, pura e musicale di quella poesia, recuperan- della mia forza critica, finirono per distaccarmi da Foscolo
done le aspre ferite e i traumi storico-personali, la stessa che sentivo tanto meno congeniale e rispondente alle nuo-
sua esposizione a nuove esperienze deludenti e a nuovi im- ve esigenze della mia personale poetica (incentrata appun-
peti drammatici e pessimistici. Mentre quel saggio si le- to su Leopardi, semmai su Alfieri e, fra i contemporanei,
gava a un mio tema ben peculiare (come ben vide Claudio su Montale) e troppo teso a una catarsi e a un'armonia che
Varese nel suo articolo Vita e poesia, in «Criterio ››, 19 57) sempre meno mi attraevano, meno capace di essere inter-
già evidenziato nella mia prospettiva metodologica Poeti- locutore valido dei problemi che mi agitavano in una piú
ca, critica e storia letteraria, stesa nel 196o (nella «Rasse- accesa passione etico-politica in direzione avanzata e alle
gna della Letteratura Italiana ›>) e poi ripresa e sviluppata mie preferenze per il materialismo-pessimismo eroico cui
nel volume omonimo del 1963 per l'editore Laterza e in poco diceva il pessimismo riequilibrato e gli indubbi pe-
cui mi servivo della poesia foscoliana anche nel periodo ricoli retorici del Foscolo, con la sua religione delle tom-
giovanile (fino ai grandi sonetti) per evidenziare la natura be e con punte misticheggianti e idealistiche. Donde la
della poetica esplicita e implicita e in movimento, e l'iter lunga assenza di Foscolo dal mio piú impegnativo eserci-
del suo realizzarsi poetico dentro la storia dello scrittore zio critico 1, e semmai il mio rivolgermi, nel '7 3, alla sua
e della sua epoca. opera piú lacerata e giovanile, l'Ortis, il cui contatto, sia
E ancor meglio, a mio avviso, cio che distingueva la mia pure con la breve introduzione ad una sua edizione econo-
interpretazione di quegli anni da quella culminata nella mica, per l'editore Garzanti, ravvivò il mio interesse fo-
critica fubiniana e derobertisiana (pur entro un'eccessiva scoliano, riaccese un fecondo attrito con la critica fosco-
accettazione di certe loro generali conclusioni) si rivelava liana che pur variamente su quell'opera puntava, mi con-
nella stesura dell'altro saggio, pur qui riprodotto, sul- dusse (nella impressione che la zona giovanile fosse una
l'Ajace, in cui quella grande tragedia, fino allora assai tra- zona particolarmente viva del Foscolo) a stendere il ltmgo
scurata e misconosciuta, era rilevata nella sua grandezza saggio sull'Ode alla Pallaoicini nello soilappo del prirno
di lacerante intervento storico-poetico nella storia napo- Foscolo che usci nella miscellanea in onore di Luigi Russo
leonica e nella storia umana to-at coart, e nella sua ecce-
zionale importanza, anche nei confronti delle Grazie, a
2 In quel periodo stesi un capitolo monografico per la mia parte storica
recuperare il fondo drammatico e pessimistico del Fosco- della Storia e antologia della letteratura italiana cit., e una voce Foscolo
lo, la sua tensione a una diversa umanità non ferina e fra- per 1'Encicloperiia europea di Garzanti.
XII PREME S SA PRENIES S A XI II

(Pisa 1974) e che, a ben vedere, costituiva oltre che un'in- che se non E: Leopardi e neppure Alfieri, è pur certo un
terpretazione di que-ll'Ode (non come evasione galante, grande scrittore e una personalità capace di dir molto non
ma come risposta della femminilità-vitalità ad un'epoca di solo storicamente ma anche nel nostro diflicile presente.
J

insecaritas e di dramma personale e storico) un abbozzo


abbastanza significativo di tutta la fervida zona in cui Fo- 'WALTER BINNI
scolo emerge, impetuoso e rinnovante, dalle propaggini Roma, 4 novembre 1981:.
settecentesche prerivoluzionarie nel clima giacobino ita-
liano e nella letteratura italiana ed europea di primo Ot-
tocento.
Da lí e poi dall'occasione (ma quando mai anche un cri-
tico parte « solo» da esigenze « intime »?) del bicentenario
foscoliano che mi portò a tenere (morto Fubini, gli suc-
cessi nella presidenza del Comitato nazionale per l'edizio-
ne delle opere foscoliane e fui presidente del Comitato per
il bicentenario foscoliano) all'Accademia dei Lincei un di-
scorso celebrativo-critico che presupponeva una lunga ri-
lettura dell'opera foscoliana, si è piú fortemente incenti-
vato in me un rinnovato interesse per Peccezionale perso-
naggio foscoliano, per i modi del suo intervento storico-
poetico, per la sua incessante sperimentazione artistica,
per il suo aspetto di intellettuale-poeta e per la sua nozio-
ne del « letterato» anticonformista e pur collaborante con
la storia in movimento, ben rappresentando un momento
fertilissimo sulla linea Alfieri-Leopardi (e in attrito con
la sontuosa figura dell'intellettuale poeta del consenso, il
Monti) entro la complessa problematica dell'incalzante pe-
riodo tra rivoluzione, dittatura bonapartista e Restaura-
zione, tra illuminismo, preromanticismo, neoclassicismo
e romanticismo, ricco di consonanze con I-Iölderlin, con
Stendhal, con Shelley e Keats, in un'Italia che si apre sem-
pre piú all'Europa e ai suoi fermenti piú rinnovatori.
Tutta una nuova lettura della sua opera (e del suo for-
midabile epistolario) ha suscitato in me un nuovo bisogno
di realizzare una nuova monografia foscoliana di cui già ho
steso un convulso «brogliaccio». A questa monografia -
pur con la datazione dei vari saggi - prelude questo volu-
me e soprattutto il saggio piú recente, ma anche gli al-
tri saggi raccolti ne rappresentano parti ed avvii che ripub-
blico cosí come nacquero nelle varie fasi del mio non facile
e rettilineo rapporto con quel grande intellettuale-poeta
UGO FOSCOLO STORIA E POESIA
I.
L'intervento storico-poetico del Foscolo'

Il bicentenario della nascita di Ugo Foscolo cade in una


fase, iniziata da tempo, in cui l'immagine dello scrittore
appare in complesso meno viva e attrattiva di quanto essa
sia stata in altre epoche storiche.
Come fu quella risorgimentale e postunitaria quando
- dopo la contrastata affermazione del Foscolo fra i con-
temporanei che gli anteponevano Pimmagine sontuosa del
Monti e non comprendevano la sua novità troppo inedita,
sconcertante, « scomoda» e dopo l'aspro dibattito ideolo-
gico fra il côte cattolico (Rosmini e Tommaseo) che con-
trapponeva al suo classicismo materialistico e irreligioso,
il Manzoni, voce del secolo romantico e cristiano, e il fron-
te laico-democratico (soprattutto Mazzini e poi Cattaneo)
che, pur rifiutandone ed espungendone gli elementi del
pensiero materialistico e le conclusioni «impopolari», ne
esaltava la prospettiva nazionale, la nuova concezione del
letterato-sacerdote, incontaminato ed esemplare -› questo
fronte risultò vincente e diffuse di Foscolo, sino a livello
popolare e di costume, un'immagine unitaria e statuaria,
valorizzandone l'Ortis e soprattutto i Sepolcri, poesia del-
la resurrezione della nazione italiana (laica e unita per la
libertà e non per la potenza aggressiva) e poi (nella inter-

1 È il testo, rivisto e annotato, del discorso da me tenuto (con il titolo,


ora cambiato, di Foscolo oggi: proposta di una interpretazione storico-
critica) ad apertura delle celebrazioni foscoliane - all'Accaden1ia dei Lin-
cei e alla presenza del presidente della Repubblica, Sandro Pertini, il 18
ottobre 1978 -- promosse dal Comitato nazionale foscoliano da me diretto
(presidente cl'onore del comitato Eugenio Montale), per iniziativa del Mi-
nistero dei Beni culturali.

2
4 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA L' INTERVENTO STORICO-POETICO DEL FOS COLO j

pretazione del De Sanctis) punto alto della parabola fo- genesi e formazione dei sonetti, che intrecciano poi ragio-
scoliana che il grande critico traccio rilevando in quel ca- ni biografiche e schemi ispirati alle situazioni dell'Ortis
polavoro l'unione profonda di coscienza e fantasia e l'ac- in svolgimento ', o al lungo periodo inglese, ancora in gran
cordo con il movimento della storia di primo Ottocento. parte bisognoso di nuove ricerche particolari da parte di
Come fu anche quella della prima metà del Novecento studiosi esperti della reale situazione politica e culturale
che, reagendo all'agiografia risorgimentale e ai suoi limiti inglese, dell'italianismo inglese, della precisa consistenza
di comprensione della vasta e complessa opera foscoliana, degli interlocutori inglesi, e biso-gnoso di una scansione di
si dimostrò tanto piú attenta al valore estetico di quella fasi del lavoro foscoliano meno settorialmente considerato
nello sviluppo ingente di interpretazioni e di studi, tesi a e invece da inserne in uno svolgimento dinamico, entro
recuperare una piú intera immagine del Foscolo approfon- un ambiente nuovo e ricco di aperture europee, e in un'in-
dendone (merito primo del maggiore foscolista del Nove- terrelazione fra le attività del critico, dello storico, del po-
cento, Mario Fubini, di cui rimpiangiamo ancora qui la litico, del traduttore-poeta di Omero, da considerare an-
scomparsa) sia l'c-elemento complementare didimeo rispet- che come modi di intervento nella storia della Restaura-
to all'elemento passionale ortisiano, e quindi la prosa ster- zione e nell'assillo persistente della storia d'Italia e della
niana didimea, sia la tensione all'armonia e quindi la poe- propria funzione di intellettuale-scrittore.
sia delle Grazie già nettamente condannata dal De Sanctis E tuttavia - senza voler affatto accedere, in nome del-
come poesia intellettualistica e allegorica e poi invece, ne- l'lJpggiali senza radici, ad tm appiattimento o, peggio, ad
gli anni '30-40, divenuta acme della lirica foscoliana e ad- un assurda liquidazione di un lavoro critico, filologico,
dirittura, nel giudizio del Flora, la lirica piú alta dell'Otto- erudito cosi imponente e importante - in una revisione
cento italiano. generale e compendiosa di quella lunga fase, le interpreta-
E certo le interpretazioni e gli studi della prima metà zioni critiche della prima metà del Novecento appaiono
del nostro secolo si allargarono all'approfondimento di pur caratterizzate da alcuni chiari pericoli nella delinea-
tutta la produzione foscoliana sia nelle singole opere sia zione prevalente della immagine del Foscolo. I pericoli de-
nella cultura che le sorregge e nel pensiero politico e filo- rivanti dall'estetica idealistica-crocíana e da quella della
sofico, estetico e critico, dettero avvio a quella edizione poesia « pura », simbolistica ed ermetica, del frammenti-
nazionale delle Opere foscoliane' che dovrebbe compirsi smo della «prosa d'arte ››, e quindi di un'immagine del Fo-
in approssimativa coincidenza con questo bicentenario, e scolo come essenzialmente lirico e prosatore d'arte cui si
insieme attuarono e avviarono vaste ricerche per una piú voleva soprattutto guardare, liberandolo sí dal mito e dal-
attendibile biografia del Foscolo che tuttora si attende per Fagiografta risorgimentale, ma alla fine dalla «impurità»
avere una base piú sicura alla stessa interpretazione critica della storia e della sua stessa vicenda concreta e politica-
del lavoro artistico foscoliano: le cui tappe e datazioni ri- ideologica e considerandolo soprattutto nella sua vocazio-
mangono in molti essenziali momenti aggrovigliate ed in- ne di poeta «puro» culminante perciò nelle Grazie come
certe, anche a causa della stessa ricostruzione mitico-apo- voce del puro e metastorico vate dell'armonia, decurtan-
logetica con cui il Foscolo (romanziere di se stesso) com- done la pregnanza storica, politica e ideologica. Cosi come,
plicò la sua reale vicenda e la precisa motivazione delle
sue opere. Si pensi, ad esempio, alla selva intricata della 3 Si pensi, ad esempio, al sonetto Meritaniente però cb'io potei e ai
paesaggi liguri del viaggio i confini d'Italia nell'Ortis 18o1-Soa, con pre-
cedenti di paesaggi aspri e montuosi della parte finale de]l'Ortis 1793 e
insieme alle reali vicende della vita militare del Foscolo. Il tutto poi an-
2 Edizione presso l'editore Le Monnier di Firenze, impostata da Mi- che ispirato alla ripresa di aspri moduli delle rime alfieriane come nel so-
chele Barbi e diretta a lungo da Mario Fubini. I_)opp la morte del Fubini netto Per la certosa di Grenoble.
(1977) l'eclizione verrà completata sotto la mia direzione.
6 Uso soscoro sfroara E Ponsra L ' INTERVENTO STORICO-POETICO DEL FOSCOLO 7

alla fine, si insidiava lo stesso importantissimo acquisto impazienti recenti o recentissimi che - malgrado le loro
della prosa sterniana-didimea riportandola alle condizio- punte piú rozze e snobistiche - in qualche modo pur de-
ni della novecentesca «prosa d'arte», perdendone le ra- nunciano il riflesso reattivo all'immagine idealistica e pu-
gioni piú complesse e il significato nella storia complessa ristica del Foscolo che cosí veniva piú facilmente schiac-
dello scrittore: forse che le Lettere cflngloilterra son risol- ciata fra quelle sempre piú emergenti del Leopardi e del
vibili in un puro alto dicertissenient artistico-stilistico? Manzoni, e che va indubbiamente nuovamente rivista e
Che invece, a sostegno di quel sottile gioco di pagine e let- nuovamente impostata.
tere, patetiche e ironiche nella descrizione del «bel mon- Non si tratta certo di affidarsi alla risolutività di parti-
do», esse sono un ulteriore intervento del Foscolo del pe- colari approcci metodologici, come quelli psicanalitici o
riodo inglese nella situazione italiana _al tempo della Re: strutturalístici che, per ora, non mi sembrano esser risul-
staurazione, con il rinnovato attacco Jromco-polemico ai tati, nel caso del Foscolo, molto fruttuosi.
patrizi lombardi (oggetto costante della sua battaglia so- Penso invece che si possa e debba contribuire a un ri-
ciale e politica) e la voce della sofierenza personale-storica lancio del Foscolo anche fuori del campo specialistico, ap-
foscoliana, le cui piaghe lacerano e sostengono, ne_ll'appa- profondendo vie già iniziate e già in discussione con i ri-
rente disimpegno politico, la vera consistenza di quella schi _e gli errori dell'inte1-pretazione del metodo crociano e
- come la chiama l'autore - «matassa delle digressioni a puristico, e soprattutto attuando realmente la valida esi-
fila di mille colori- e rosee - e sanguigne - e funeree» 4. genza di intera storicizzazione dello scrittore ° finalizzata
Tali pericoli e specie le loro estremizzazioni (pur tenen: alla migliore comprensione delle punte alte della poesia
do conto delle correzioni già portate da interpretaziom piu entro il flusso del suo lavoro artistico, nel suo nesso essen-
storicistiche e da quelle storico-critiche in atto da tempo) ziale al moto di risposta e di intervento nella storia che va
han pure concorso a motivare, per reazione, le piú recenti dalla rivoluzione alla Restaurazione, nel suo carattere piú
diflicoltà di rilievo del valore foscoliano, certa flessione del- problematico che risolutivo (ma tutt'altro che immobile e
la presenza del Foscolo nel clima generale del nostro tem- ripetitivo), nella sua inquieta conflittualità tradotta nel-
po, che han primissimi segni nell'ultimo dopoguerra: quan- l'operazione artistica, essa stessa irrequieta e in continuo
do agí fortemente l'espanso recupero di cau_t1 spunti lum- svolgimento e mai fuori dell°attrito con stessi ingorgati
tativi gramsciani, mentre l'attenzione piú viva, dal '._4.7 1n problemi vissuti e sofferti dall'intellettuale-scrittore e let-
poi, si spostava sul Leopardi «eroico» e « progressivo». terato, seguendo costantemente lo sviluppo di questo e
Tendenza limitativa che poi trova sin troppo clamorosa della sua nozione e pratica, che va dalla discussione con la
espressione di insofferenza nel noto parnpblet dissacrato- nozione libertaria-aristocratica alfieriana («ne': visto e mai
rio di Gadda (Il Guerriero, l'/lniazzone, lo Spzrztoaella dei dominanti a lato ») al suo cambiamento in quella del-
poesia nel verso immortale del Foscolo) ' piú volte d1ffuso l'intellettuale militante giacobino, a quella del collabora-
anche in forma teatrale e aggravato nella sua genesi umo- tore critico del sistema napoleonico (critico fino al piú
rale (piú interessante per Gadda che per Foscolo), appun- aperto dissenso ed opposizione), all'elaborazione della no-
to dalla reazione alla versione piuttosto scolastica della di- zione e pratica dell'intellettuale letterato delle lezioni pa-
mensione agiografica ottocentesca e di_quella novecente- vesi in netto distacco dalla vecchia e nuova nozione del let-
sca della «poesia pura», per giungere 1.11fiI1E-' il C~`2I`t1 fl10'f1 terato cortigiano e creatore del consenso al potere e non
ai profondi bisogni della società nazionale che il vero let-
4 Opere, Ed. Naz., vol. V, p. 377. E si legga tutta la Lettera al Let-
tore, in « Paragone », 1958 e p_oi Milan-0 1965- * Quale io già ponevo alla fine della parte storica del mio libro Foscolo
5 In « Paragone ›>, 1959 (poi 1n volume, Milano 1967). e la critica, Firenze 1957.
8 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA L' INTERVENTO STORICO-POETICO DEL FOSCOLO 9

terato deve, dove è possibile, assecondare in una via auto- del prosatore latino satirico fino al sadismo feroce del-
nonia e creatrice di nuovi problemi, a quella dell'intellet- l'HypercaZipsis, del prosatore didimeo e predidimeo, ironi-
tuale europeo del periodo inglese in opposizione alle_pro- co, elusivo-allusivo e sin libertino (ad aforismi, a quadri,
spetti-ve degli intellettuali reazionari della Restaurazione. a lettere, a ramificazione di sentimenti sottilmente pene-
In tal modo - partendo da unfimmagine piu storica del trati e analizzati), dello storico fra forme appassionate e
Foscolo - si farà meglio risultare quella ricchezza di inte- trascinanti (gli scritti su Parga e la Lettera arpologetšcar) o
ressi e di aperture che la sua personalità_ed_ opera ben po_s- incisive e sobriamente aneddotiche come nella Vira dz'
siedono proprio nei confronti dei lettori di questo scorcio Pio VI, del tragediografo, tutt”altro che privo di tecniche
del secolo XX. _ autenticamente teatrali e insieme legato ad esigenze dram-
Si calcoli il ben prevedibile interesse attuale per il per- matiche profonde, del critico con il vario taglio e tono dei
sonaggio e per la sua vicenda, per il grande creatoredel suoi saggi. Si pensi soprattutto alla incessante apertura
proprio personaggio romanzesco aperto m tante proiezioni - pur fra atti scrittorii decisivi e definitivi - di avvio di
e «doppi» di sé nei personaggi delle sue opere (fra ele- opere progettate, abbozzate, interrotte o riprese e aggior-
menti autobiografici e loro trasfigurazione inventiva ap- nate nel ritmo folto delle sue esperienze e occasioni, del
poggiata da tante sollecitazioni culturali e letterarie a h- suo costruire a strati, a intarsio, a spirale di temi e moduli
vello europeo), si pensi, per i Sepolcri, al problema della artistici, e all'enorrne massa di cultura e letteratura clas-
morte e alla recente tanatologial, ai nuovi spazi interni sica, italiana, europea non casualmente adibita all*espres-
dell'uomo, pur materialisticamente concepito, che Foscolo sione di propri autentici miti e motivi.
vi apre e all'odierno interesse antropologico, o, specie per Ma tutto ciò (che qui è accennato specie in risposta a
l'Ortir, all'incrocio dirompente delle sofferenze personali certe dure incomprensioni attuali del classicista marmo-
e politiche, si pensi- anche se a vario livello_di esiti - alla reo, frigido, provinciale, tutto chiuso nella Necropoli di
ricchezza di aperture e di registri dello sperimentatore di un passato accademico, o spesso recentemente bloccato al-
linguaggio fra inventività ed esperienza vissuta e sofferta. l'opera geniale dell'Ortz'i' a cui seguirebbe solo involuzione
Che non sono solo quello del Mico (esso stesso cosi vario e letteratura morta) si deve riportare saldamente a una di-
e non retto solo, fra Sepolcri e Grazie, dalla poetica del mensione storica, all'individuazione della persona concre-
«mirabile e del passionato ›› con la loro diversa dosatura), ta e storicamente valida, alla sua poetica in movimento,
ma del romanziere e del narratore (con quante versionil ), che commuta in direzione artistica e in direzione di miti
del grande epistolografo (folto di direzioni di sfogo e dia- poetici le esperienze e la massa dei suoi problemi dentro
logo schietto << da uomo a uomo ››, di saggismo moralistico la viva, densa storia di quel «venticinquennio ›› dalla rivo-
e filosofico, di narrazione autentica e disposta a nuovi pro- luzione al crollo napoleonico e alla Restaurazione, dal cui
gettati romanzi), dell'oratore politico, nella sua gamma di seno emergono soprattutto i traumi essenziali di Campo-
eloquenza alta, solenne e sin turgida o violenta e stringata, formio e della caduta delle speranze giacobine, e poi del
crollo napoleonico e dello svanire delle speranze indipen-
dentistiche e civili che Foscolo legava all'utilizzazione
7 Si pensi in particolare al volume di P. amàs, Ifbomme devant la << italiana ›› della forza armata e della gioventú intellettuale
man', Pai-is r97f7 (che interessa per i Sepoicri anche peièlllartemiiårnelalle
leggi cimiteriali francesi e 1or_o substratolideolüalflü _11_ EPOC? H HU' del Regno Italico da lui educata. Traumi questi su cui non
cien régime, la rivoluzione, il Direttorio e 1 Impero, utilizzate direttamen- si insisterà mai abbastanza per comprendere il cammino
te nei confronti dei Sepolcri da _L. Sozzi nel §HEE10_-I SHPD-ifff 6' le di-Wi-*`“
siam' francesi sulle tombe negli anni dei Dzrettorio e dei _Consolato, in foscoliano e l'evoluzione della sua problematica, in con-
«Giornale _Sto_rico della Letteratura Italiana ››,_ rgóg, suLUJi1ì:1 Vëdälälfifl corso con la caduta del giovanile rousseauismo, al raffor-
osservazioni di P. Fasano nella relativa rec_ensione in «_ a ssegna e a
Letteratura Italiana», 1968 e poi in Sfratigrefie ƒorcoimrze, Roma I974). zarsi del suo realismo e dolente storicismo (Eno al fatali-
L' INTERVENTO STORICO-POETICO DEL FOSCOLO II
IO UGO FOSCOLO STORIA E POESIA

smo) nel crescente alimento vichiano, hobbesiano, lockia- tività creativa non separabili fra di loro, se non si vuol ri-
no e machiavelliano e quindi lo stesso progredire della sua cadere nella separazione idealistica della poesia dalla vita
involuzione liberalmoderata, e il crescere del suo duro giu- e dalla storia, è, a mio avviso, necessario tener conto spre-
dizio sul quarto stato, dolorosamente sperimentato (per la giudicatamente dello svolgersi di una esistenza faticosa, in
sua misera condizione economica) mutevole striunento dei lotta ardua per le proprie ragioni di afiermazione e per la
despoti demagoghi e delle classi reazionarie e confessionali ricerca di un proprio ruolo e sin di vera e propria sopravvi-
(la base del Terrore robespierriano e soprattutto del san- venza, resa difficile dallo stesso temperamento irrequieto,
fedismo e delle classi privilegiate) E, ma da parte di un uo- dagli sbalzi fra esaltazione e depressione personale (con
mo segnato per sempre dalla rivoluzione: pupil of revolu- vere e proprie nevrosi e una ipersensibilità meteoropatica
tion, come egli si definiva, nel 18:8, nel saggio su se stes- tante volte denunciata dal Foscolo nelle lettere: « qui pio-
so, e pieno di poussées democratiche e nostalgie per i go- ve, piove, né spiove mai. O miseria dell”anima mia! Io me
la sento aiinegata e infangata quante volte esco di casa»,
verni popolari, nella costante avversione allìwzciea regime
« giornata da suicidio ›› 1° e viceversa sobbalzi di vitalità al-
e alla classe aristocratica e clericale, nell'avversione per la
l'apparire del sole e del clima asciutto) ", resa diificile dal
Santa Alleanza ricostruttrice degli antichi privilegi. Sic-
bisogno di agio, da certa megalomania egotistica, da pie-
ché poi nel sospetto dei vari dominatori il Foscolo rimarrà
ghe edonistiche profonde (fonte in poesia di certo espli-
sempre una «testa calda» (come lo chiamava il Murat) o
« un uomo pericoloso sotto ogni governo» (come lo chia- cito esercizio alessandrino, ma spesso rialzare esse stesse
da una valutazione molto intima di certi piaceri schietti e
mava il burocrate poliziesco austriaco Strassoldo 9, e come
incantevoli - specie nella loro associazione di piaceri pro-
lo considerava il Metteriiich, suo accanito persecutore),
fondi e - nella loro espressione scrittoria: «Il pas-
con altissimo involontario elogio, specie in bocca a simili
seggiare al sole, il dormire, l'amare e l'essere amato, il ciar-
« tutori dell”ordine ››, per un vero intellettuale, sempre sco-
lare al focolare con l'amico a quattr"occhi, e il sorseggiare
modo e pericoloso per il potere.
il caffè guardando l'alba sorgente e ricordandosi dei begli
Cosi, a capire gli svolgiinenti e le spinte intellettuali e
anni passati non sono cose da poco! ››) E, resa difficile da
politiche e lo stesso emergere e consistere della sua inven-
un forte e a volte inarcato senso di sé e della propria digni-
'-" Si ricordino appunto le esperienze brucianti della «plebe» e del tà, dall'incrocio fra temerarietà imprudente e sottili dise-
«vulgo» da parte del Foscolo, specie all'altezza dell'invasione austro_-russa. gni di politica personale poco produttiva, dalla irruenza
e poi del crollo del Regno Italico; ma si noti che spesso il «vulgo_›› e con- dei vizi (il gioco d'azzardo) e di passioni amorose a volte
notazione elitaria piú intellettuale-morale che sociale, i:a.nto_ piú dispregia-
tiva perché priva di costrizioni economiche e di limiti di istruzione. _De1 causa di esiti assurdi (Pavventura febbrile e alla fine sor-
resto, al limite e non certo per accettare positivamente la dura posizione dida con la Pestalozza in Svizzera): un uomo concreto e
foscoliana (cosí diversa da quella di alcuni giacobmi e utopisti, malgrado
tutto, resistenti alle delusioni, cosí diversa poi da quella del Leopardi), si vivo nelle condizioni del temperamento, dell'esistenza,
può dire davvero che valga di piú nella storia dell'Ottocento, _popi_ilisino,
spesso assai «peloso ››, di tanti letterati e intellettuali romantici di indiriz-
zo moderato e cattolico-spiritualistico? L'aspi-a posizione foscoliana aveva 1° Al Borrelli, 27 novembre 1807 (Ep., II, p. 3o7). «Giornata da sui-
almeno il vantaggio di avviare una conoscenza realistica, pessimisticae de- cidio» e «città da suicidio» (Milano piovosa e nebbiosa) ricorrono molte
mistificatoria che avrebbe potuto contribuire ad una impostazione diversa volte ne]l'episto1ario dal carteggio Arese alle lettere alla Martinengo.
da quella degli interessati borghesi umanitari per loro ragioni ben chiare 11 Cosi, fra tante, la lettera al Brunetti del to gennaio :Sofi (ibid., III,
di aifermazione e di egemonia sulle stesse classi subalterne vagheggiate nel- pp. I4-I5) in cui accusa lo scirocco della propria inerzia intelletlruale e poi
le loro «virtú» per poterle piú agevolmente utilizzare. cosi motiva il ritorno dell'« estro ››: «Appena ho potuto leggere: oggi solo
9 Per la frase dello Sttassoldo, anche nel testo tedesco (« ein gefährli- l'estro È tornato, ed È: tornato col freddo asciutto e col Sole».
cher Mensch unter jeder Regieru.ng››) si veda U. 1='oscoLo, Epistoiario, 12 Al Grassi, 28 gennaio 1811 (iE›z'd., V, p. 420). Il brano È: tanto piú
Naz., vol. IV, p. 584 e lo scritto di G. Gaiviìeaiinv, Foscolo e I'Austrza, in rivelatore di un edonismo alto e temperato nel legame con il resto che se-
«Giornale Storico della Letteratura Italiana ››, i963 (ora in G. GAMBARIN, gue, cosí severo circa le passioni misere dei letterati nel senso negativo che
Seggi ƒoscoliani, Roma. 1978). la parola bivalente ha nel Foscolo.
I2 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA L ' INTERVENTO S TORICO-POETICO DEL FO S COLO I3

delle occasioni storiche, delle oflerte della cultura, non con la sua ascesa sociale avveduta e sicura, di vero e pro-
un'anima poetica iperuranica senza rapporti con la realtà prio borghese), sradicato e ondeggiante nella sua condi-
e invece quanto piú segnato da una fondamentale condi- zione militare di cui - a parte la sconfitta pratica del suo
zione di sradicato, tanto piú portato a tentare di radicarsi blocco di carriera al grado di capitano aggiunto 15, superato
tenacemente in concrete situazioni della realtà e della in quello di capobattaglione solo nel breve periodo del
storia. crollo del Regno Italico - egli sentí sí la congenialità con
Sradicato quanto a estrazione e collocazione nazionale il proprio spirito bellicoso e la possibilità di una necessaria
(greco?, greco-veneto, greco-veneto-dalmata, veneziano, stabilità economica, ma insieme la discordanza con la sua
ma della colonia greca e greco-dalmata? donde il vagheg- attività di studio e Pavvilimento di una dipendenza, di una
giamento delle proprie origini greche fino a riconoscervi servitú, di una « livrea ››, com'egli dice nelle Lettere d"Ia-
una ragione della propria poetica e poesia e viceversa l'on- gbilterra, sradicato linguisticamente (donde l'ardua con-
deggiare fra la sua condizione di veneziano e di esule «fo- quista del possesso pieno e sicuro della lingua e della lette-
restiero» a l\/Iilano, fra la sua appartenenza alla Repubbli- ratura italiana tutt'altro che istintivo e naturale), sradicato
ca Cisalpina, Italiana, al Regno Italico, e la piú ampia e tanto piú nel lungo soggiorno in Inghilterra in cui tenta di
dominante prospettiva di italiano a cui disperatamente si inserirsi nella condizione di gentleman e di esqaire, neces-
lega) sradicato quanto a unità familiare, da cui le vicende saria, secondo lui, al suo prestigio di scrittore, donde la
lo strappano violentemente fin dall'infanzia "' e che invano rovinosa ricerca di un tono di vita dispendioso e disordi-
tenta di riunire e di costituire con il matrimonio varie vol- nato insostenibile a causa del diflicile necessario lavoro
te invano tentato e fallito per il suo ambiguo stato sociale, editoriale di fronte a un pubblico di altra lingua, mal pos-
o riconosciuto (il caso della Giovio) o vanamente soprav- seduta, e quindi la miseria e la morte in miseria.
valutato (il caso della Russell), sradicato quanto a precisa E viceversa bisognoso di radicarsi persino nell'ubica-
estrazione e collocazione sociale (fra aspirazioni a origini zione del sepolcro certo, nel luogo natale, a Venezia vicino
patrizie e un ambiguo rapporto con il ceto medio sentito ai tetti materm', in Italia e in luoghi come Firenze legati ai
sí, secondo le sue parole, «in genere per certo la sezione miti della sua poesia, fino al tentativo di radicarsi e di tro-
piú morale e illuminata dell 'umanità incivilita›› " e appog- vare identità certa nel suo ruolo di libero scrittore e nella
gio del suo ideale di «mediocrazia›:› e di avversione alla sua stessa opera letteraria, nella certezze dello stile e nel-
grande sperequazione delle ricchezze, ma anche avversato l'ansia del suo perfezionamento e della sua base di cultura
nella sua spinta mercantile e avida e del cui senso pratico e erudizione certa. E insieme perseguitato dal senso di un
Foscolo è totalmente sprovvisto, diversamente dal Monti, destino di fuga, di errore di gente in gente cui si lega, in
contrasto, il bisogno profondo di rapporti saldi di amicizia
13 Donde la luce ferma e radiosa, amara e veemente, espansiva e con- e di amore continuamente bruciati ed esposti poi alla veri-
centrata che si appunta sulla famiglia unita ai tempi della fanciullezza in
occasione delle feste natalizie nella bellissima lettera alla Martinengo (scrit- fica pessimistica e realistica (la vicenda Arese, l'amicizia
ta in una giornata simile passata in solitudine) del 4 gennaio 1808 (z'bz'd.,
II, p. 332) di cui do qui il brano piú intenso: «Non v'è giorno né sera
ch°io mi ricordi delle dolcezze della mia famiglia e del tetto materno con 15 Nel suo fallimento di ascesa anche nella carriera militare poté pesare,
amarissima tenerezza e con desiderio veemente quanto la vigilia del Natale oltre alle prevalenti ragioni di sospetto politico, anche la non appartenenza
che mi ricorda la cena fra' miei parenti e le gioie fanciullesclie, e la con- alla massoneria (Monti vi appartenne e vi trovò appoggio ed avallo fino al-
tentezza di mia madre nel vedersi i figli d”intorno a lei, e Pilluminazione la sua collaborazione con gli Austriaci) particolarmente potente nelle isti-
di tutta la tavola e il panettone e tutte Pusanze famigliari». tuzioni della Repubblica Cisalpina e Italiana e del Regno Italico e specie
1*' Si veda il capitolo sul Parini nel Saggio saíla letterature contempo- nell'esercito (si -veda in proposito la lettera alla Bignami - Ep., III, pp.
ranea in Italia, in Opere cit., XI, parte II, p. 5o: e in inglese p. 416 (<< the 3-4 - del 18o9 (senza data di giorno e mese) circa il suo isolamento, perche
middling classes of society, which generallv speaking, are certainly the non massone) fra gli uíiiciali della spedizione in Francia che quasi tutti
most moral and most enlightened portion of civilized mankind››). «insanivano per ƒefabricere senza fondamenti».
I4 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA L'INTERV'ENTO STORICO-POETICO DEL FOSCOLO I5

fallita col Monti e con molti degli stessi giovani che piú cando di allargarne dall'interno gli spazi, di fondarvi va-
non lo capirono dopo l'esilio). lori o valori-illusioni (« celeste dote ›> e «pietosa i_nsania››
E soprattutto, in suprema. risposta alla sua condizione è chiamata nei Sepolari la possibilità di una vita dei morti
di sradicato, la volontà tenace di legarsi saldamente alla nell'attivo ricordo) Il di «ristoro ››, di risarcimento, di com-
volontaria «patria italiana» e alla causa della sua indipen- penso e consolazione, di «evocazione» come stimolo alla
denza, al punto che egli potrà persino eccessivamente af- vita, ma senza volere e potere creare vere e profonde al-
fermare nella Lettera apologetica (riassunto della sua vi- ternative. Come invece Leopardi -- che pur tanto a lui de-
cenda e radicamento essa stessa nella propria storia di ve, specie per il sistema delle illusioni e che vive in un'e-
«italiano» contesagli dai letterati nemici a cui si rivolge) poca successiva della storia, entro la quiete tetra della Re-
che «io mentre che sotto la vostra censura letteraria mi staurazione, non segnato come Foscolo dalle profonde im-
dibatteva piú sempre incalzato d'accuse di maestà, pur non pronte delfesperienza rivoluzionaria -farà soprattutto al
tanto io mi srudiava che tutte le mie scritture sotto appa- termine della sua profonda, consequenziaria diagnosi pes-
renza di versi e romanzi e pedanterie di letteratura e di simistica intera, materialistica ed area, nello scatto reatti-
tattica e profezie e bizzarrie d'immaginazione corressero vo e nel pessimismo energico, protestatario-attivo della
tuttavia a una meta politica e all'utilità dell'Italia›› '°. Ginestra e del suo messaggio pragmatico-poetico rivolto a
Sicché, nella volontà del comprendere storico-critico, tutti, fino al «vulgo» cui si deve tutta la verità, base di
va pur detto che questa appassionata volontà di stringere una nuova società interamente diversa, con conseguenze
la sua attività molteplice di scrittore, cosí fertile di ten- che nei due scrittori giungono fino alla loro diversa poetica
sioni e di direzioni, ad imo scopo centrale storico-politico e al loro diverso linguaggio.
(essenziale del resto nel suo tempo: il tema della società Non si creda che, con questo paragone, si voglia ripe-
nazionale fra origine giacobina e nuove spinte romantiche tere, rovesciandola, l'operazione del Croce che esalto indi-
di varia connotazione ideologica tra un Fichte, un Hölder- scriminatamente la valenza positiva del Foscolo nel para-
lin e magari poi un Büchner) deve essere fortemente sot- gone con Pincompreso e avversato Leopardi: si vuole in-
tolineata per intendere quello che mi pare il motivo pro- vece servirsene (ben tenendo conto di una diversità che
pulsore non solo della sua attività di oratore e scrittore non è solo personale, ma epocale) per meglio precisare del
politico, ma della sua stessa poetica e del suo messaggio di Foscolo la posizione storica, il modo di profonda immer-
scrittore, la forza e il limite, o meglio, il carattere della sua sione nella storia del suo tempo, la condizione di interpre-
posizione entro la raggiera dei grandi scrittori tra fine Set- te, di collaboratore critico, di promotore della storia tem-
tecento e primo Ottocento (dopo Parini e Altieri e prima pestosa che va dalla rivoluzione al crollo di Napoleone e
di Leopardi e Manzoni). Che consiste nel rapporto fra l'ac- delle speranze indipendentistiche sotto la grigia cappa del-
cettazíone virile (e pur dolente: «non secondo i miei desi- la Restaurazione, quando la sua grande poesia significati-
deri» egli dirà) dei limiti della storia, della realtà e della vamente crollerà, pur lasciando spazio ad altri modi di in-
stessa reale condizione umana (che egli definirà, nel I 809,
come la legge perentoria del « cosí e, cosi deve essere, e se " Quanto al logoramento, col tempo, di questo attivo ricordo e quasi
non dovesse essere, non sarebbe ››) e Pinteivento in essi compresenza dei morti ai vivi, si ricordi l'amara conclusione della lettera
(pur fra moti contrastanti di impegno e disimpegno, a sua a G. B. Giovio (del 28 settembre 1813, Ep., IV, p. 376) in rapporto alla
morte del figlio di questi, Benedetto, e al suo ricordo in Foscolo e nel fra-
volta corretto da un impegno piú profondo e pur con spi- tello Giiilio: «e io e mio fratello lontani da Como o vicini avremo Bene-
ragli paurosi sulla vanità assurda della stessa realtà) cer- detto per vivo, sempre, e amico nostro, e consolatore, e compagno e parte-
cipe de' nostri affetti; e quando poi, pur troppo, ci accorgeremo ch'egli ci
manca e che la sola illusione ci ha consolati, allora noi lo sospireremo con
1* Lettera apologetica, in Opere cit., XIII, pp. II, 140. mestissimo desiderio».
I6 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA L'INTERVENTO STORICO-POETICO DEL FOSCOLO I7

tervento e di attività intellettuale e scrittoria, tutt°altro versa dal contemporaneo Monti che dalla storia trae si i
che esaurita. suoi temi, ma nella prospettiva di uno scrittore che si sen-
Perché il suo pessimismo, pur cosí profondo (si pensi te solo veramente responsabile della sua bella forma che
alla lettera da Ventimiglia nell'Ortis, culminante nel grido su di essi elabora, attratto dal genuino entusiasmo che su-
lacerante « La terra è una foresta di belve ›› o a quel lacerto scitano in lui gli avvenimenti grandiosi (e vittoriosi! ), ma
ricavato dai Frammenti sn Lncrezio che fa pensare al giar- senza vera personale sofferenza e senza incidenza profonda
dino del << tutto è male» di Leopardi o alla meditazione nella storia che poeticamente illustra "_
incandescente di Iulien Sorel, prima dell'esecuzione, nel Tutto ciò vale, ripeto, non solo per il movimento del-
Rouge et noir di Stendhal, e che culmina nella domanda Pintellettuale, del politico (di cui il primo significativo se-
all'uomo « Quale differenza da te alla formica ed a tutti gli gno puo trovarsi nel giovanile rimprovero ad Alfieri - in
altri animali? Conosci tu l'orrore in cui deve loro essere un intervento oratorio nella veneziana «Società di pubbli-
la vista dell”uomo? Tu passi frattanto e li calpesti››) 1” non ca istruzione» nel '97 - prima aggredito perché conclusi-
è portato alle sue ultime conclusioni definitive e cosi non è vamente contrario alle idee rivoluzionarie, poi piú sinto-
in grado di fare scattare un'alternativa, troppo intrecciato maticamente tacciato di silenzio e invitato a prendere posi-
com'è alle spinte di risposta positiva e continuamente ri- zione comunque nelle gravi vicende del tempo) 1°, ma per
sarcito, compensato piú che sviluppato fino all'estremo (lo il movimento della sua poesia e della sua arte nel loro svi-
stesso suicidio dell'Ortis è disperazione che sprigiona ener- luppo dinamico, nel loro procedere nella storia (non a caso
gie vitali e apre la strada ad altre riprese di intervento sto- le cime alte della sua poesia sono legate a datazioni essen-
rico-poetico nella realtà: e cosí, in diversa situazione, è il ziali nella storia e nei rapporti fra storia e vicenda perso-
suicidio dell”A,-nice). Mentre Piiitervento che pur apre spa- nale) che dà tanto diverso valore alle sue singole opere nel
zi è troppo continuamente riconverso nella storia, per po- loro sgorgo entro questo processo incessante e del resto
tere in qualche modo sfondarla su di un'onda «piú lunga» tutt'altro che meccanicamente ripetitivo e invariabile. Co-
e piú aperta ad un lungo futuro. si come, d' altra parte, il suo pensiero, la sua cultura, le sue
Con ciò non si vuol certo limitare la varietà e la varia prospettive sono sí caratterizzate da una problematica con-
consistenza della sua grande arte e poesia che penetra nel flittuale, a volte fino al limite dell'ingorgo e al turgore
seno del secolo XIX con una voce spesso nuovissima e mo- espressivo mal decifrabile, specie se misurato globalmen-
dernissima, ma se ne vogliono indicare i caratteri perso- te, ma tale problematicità è invece meglio spiegabile e
nali-storici e la prospettiva stessa della sua poetica tesa a comprensibile nella sua natura e nel suo valore se vista nel
dare il massimo valore alla poesia, consolatrice, eternatrice suo svolgersi.
e salvatrice, fino ad un primato che potrebbe suonare enfa- Difhcile È: cosi definire globalmente la sua prospettiva
tico ed estetistico (« E quando il Tempo con sue fredde ali politico-sociale, mossa dopo le avanzatissime posizioni gia-
vi spazza I fin le rovine, le Pimplee fan lieti di lor canti i cobine sconfitte verso esiti moderati, ma irrequieti e tra-
deserti I e l'armonia vince di mille secoli il silenzio ››) e che mati di continue nostalgie di quella rivoluzione delle cui
invece va compreso dal seno di ima posizione che esalta la
poesia a risarcimento supremo delfaccertata miseria del- 1° Rinvio, per la posizione storica e poetica del Monti e per la esplica-
l'uomo, dell'opera distruttrice della legge materialistica, zione e motivazione del suo «entusiasmo» poetico per gli avvenimenti sto-
delle ferite che la storia e la realtà infliggono a chi piú vi rici, al mio volume di dispense genovesi Corso .ttt Vincenzo Monti, Ge-
nova 1956, ormai diffuso come vero e proprio libro fra. gli studiosi del
si immerge e vi opera. In maniera, d*altra parte, molto di- Monti, oi-_a pubblicato (presso l'editore Sansoni), non senza integrazioni
e revisioni. _ _
" Opere cit., IV, p. 245 nota. 2'" Cfr. Opere cit., IV, pp. 26-31.
18 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA L ' INTERVENTO S TORICO-POETICO DEL FO S COLO I9

impronte Foscolo è indelebilinente segnato, mentre piú impastato ››) B, dubbi sulla natura madre o matrigna e vice-
produttivo è cogliere questa problematica nelle sue rela- versa aperture a un senso dell'armonia dell'universo e a
zioni con la storia e con lo scopo politico indipendentisti- una creatività dell'io umano (con spinte romantiche e idea-
co. Sicché, ad esempio 21, la sua stessa presunta e definitiva listiche). Ma meglio se ne spiegherà la reale consistenza
prospettiva neoguelfa sarà meglio valutata nella piú ravvi- (pur sempre piú problematica che risolutiva) se si esami-
cinata considerazione del suo storico e strumentale signifi- neranno tali termini di contrasto (essi stessi spesso produt-
cato: l'esaltazione di Gregorio VII nel celebre articolo tivi al massimo livello poetico: si pensi ai Sepolcri, alloro
censurato dell'1 1 è, al momento della maggior potenza del- contrasto dinamico che si traduce nel metodo poetico del
Pegemonia napoleonica, in funzione dell'esaltazione della c/Jiaroscttro) entro la storia del poeta e la storia culturale
forte personalità del personaggio «italiano» in lotta coni e politica del tempo. Sicché lo stesso tono sacro, certo lin-
potenti stranieri (<<né si può contendere ad Ildebraiido guaggio di impronta religiosa non può far pensare (nelle
certa virtú virile e magnanima, spesso fanatica, talvolta situazioni precise dell'Ortis, dei Sepolcri, delle Grazie e di
superstiziosa, ma non ipocrita mai: tanto in lui la natura altre opere) ad un appello o a nostalgie di tipo trascenden-
prevalse all°educazione monastica e all”istituto della sua te, ma viceversa ad una volontà (variamente scandita e
vita ››) 22 e la riforma della Chiesa cattolica in un ritorno ad motivata) di un recupero del sacro in un cielo tutto uma-
un_ cristianesimo evangelico, è vista soprattutto - specie no e mondano, quasi di una riappropriazione da parte del-
nei Discorsi sopra la serviti? deiliitalia del '15 - come una l'uomo, in vari modi, di qualità che gli uomini hanno de-
possibile potenzialità attiva nella storia italiana che so- mandato alle divinità da loro create (il montaggio-smon-
prattutto preme a Foscolo far valere in quell°esame delle taggio delle donne-dee nell'Ode all'Arese, la divinizzazio-
ragioni della servitú italiana e quindi come considerazione ne degli uomini e Fumanizzazione degli Dei come nella
di utilità nazionale, che non implica una adesione perso- Cbiorna di Berenice, nella quale si esclude la mitologia cri-
nale di cristiano riformatore da parte di chi, come Foscolo, stiana dalla possibilità della poesia perché troppo opposta
è sostanzialmente estraneo alla prospettiva cristiana pur alle vere mondane passioni degli uomini). Un sacro che è
distinguendo nettamente fra «cristiano» e «cattolico» e poi l'autentico e l'intiino degli uomini e il loro modo di
avversando soprattutto il cattolicesimo come degenera- sentire gli aspetti piú intatti e immacolati della natura. Co-
zione del cristianesimo fino alla piú aborrita estremizzazio- me, su altri livelli, sacra è per Foscolo la loro lealtà e indi-
ne del gesuitismo. pendenza, sacra è la poesia, sacri e sacerdoti i poeti, sacro
Cosi difficile rimane pur sempre definire la sua intera è tutto cio che riguarda la patria, i suoi eroi, le sue tradi-
visione filosofica fra materialismo, pessimismo sin deter- zioni, sacro È il sacrificio della vita per la patria e per la
miiiistico anche se dolente ( « Ah purtroppo! Tutta la forza « divina >› libertà.
della nostra filosofia, tutta la forza dell'anima nostra risie- E la stessa sacralità e la nuova religione dei sepolcri è
de nelle forze dei nostri muscoli, del nostro cuore di carne un modo saldamente laico di strappare anche la morte alla
e del nostro cervello tal quale le dita della natura l°hanno Chiesa cattolica, di strappare la gioventú, oggetto delle
sue cure, all”e-ducazione cattolico-gesuitica che secolarmen-
11 Ma gli esempi potrebbero moltiplicarsi: si pensi al rapporto con Na- te avrebbe per Foscolo contaminato Feducazione dei lette-
poleone da non considerare globalmente e una volta per tutte, ma da spie-
gare nelle singole situazioni concrete, si pensi alla posizione contro partiti rati sviandoli alla frivolezza delle Arcadie e al servizio dei
e sette in nome della «concordia ›› nazionale che iroverà poi distinzione fra potenti. E del resto lo stesso carine dei Sepolcri crollereb-
partiti e sette nel periodo inglese quando il Foscolo entrerà in contatto con
la ben diversa situazione inglese e con il quadro politico-sociale della Re- be se Foscolo non vivesse profondamente una netta chiu-
staurazione.
E Dello scopo di Gregorio VII, 1811, in Opere cit., VII, p. 397. B Lettera a G. B. Giovio, 1° maggio 1809 (Ep., III, p. 146).
20 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA L'INTERVE'.NTO STORICO-POETICO DEL FOSCOLO ZI
sura ad una doppia realtà, se non considerasse il sonno del- ria moderna (coscienza e responsabilità dello sviluppo del-
la morte inesorabilmente << duro ›› (<< sonno profondissimo le proprie facoltà naturali e del proprio impegno specifico
senza sogni» 2" dirà, a scanso di equivoci, in una lettera al nella parola, ma in relazione all”utilità socionazionale di
Giovio) sol cosí potendo sviluppare in sublime crescendo contro alla letteratma conformistica, cortigiana, venale)
la religione tutta laica e mondana delle tombe, la sacralità e insieme (specie nella formidabile orazione Szalforigine e
della patria e dell'eroismo, della poesia eternatríce nel su- i limiti delkz giustizia) vigorosamente demistificando le
premo impeto lirico che tanto piú alto risuona quanto piú astratte teorie giusnaturalistiche e illuministiche alla luce
si oppone a certezze e speranze ultraterrene e si svolge en- della realtà e delle sue ferree (anche se dolorose) leggi, tro-
tro i limiti della caducità e della legge materialistica del- vando la giustizia (indarno cercata, nella sua purezza, nel-
l'annullamento individuale. le varie epoche della storia) solo se basata sulla forza e cosí
Sicché di nuovo si rafforza Fesigenza di una interpreta- contribuendo all'educazione della futura élite «italiana»
zione intera dell'opera foscoliana, ma nel suo sviluppo e con l'aspra lezione della dura realtà.
nell'attrito con la storia mutevole e drammatica del suo Dopodiché la forza poetica e problematica foscoliana
tempo, conflittuale e tormentata essa stessa in sede poli- giungerà al cuore stesso del dramma politico-storico del
tica, culturale, letteraria, cosí meglio seguendo e in miglior tempo (e attraverso questo al dramma generale degli uo-
modo comprendendo gli stessi nodi problematici del suo mini) quando nell'rr (durante i preparativi della campa-
complesso e spesso complicato pensiero: nodi che poi non gna di Russia) egli scriverà (ultima sua grande opera poe-
sono affatto risolti (come di solito si dice con una scappa- tica organica e capolavoro cosí a lungo misconosciuto) la
toia troppo facile) dalla poesia e dal suo miracoloso inter- tragedia Aiace, in cui un supremo ingorgo di realismo pes-
vento, ma che nella poesia portano il loro attrito e cosí la simistico (il circolo vizioso di libertà, licenza, nuova tiran-
potenziano, la dinamizzano, le dànno il suo signjficato in- nide, l'anello stretto dell'insopprimibile istinto ferino del-
terno e dinamico, mentre poi la poesia riconverge solleci- l'uomo, << animale soprai-fattore e guerriero», spezzato dal
tante nella intera problematica in svolgimento. protagonista - proiezione dell”autore - solo con l'inorri-
dito suicidio) prepara per reazione - ma anche con l'offer-
Tale interpretazione si potrà realizzare solo in una nuo- ta di una apertura positiva nella voce di Tecmessa, porta-
va monografia che intrecci continuamente le vicende per- trice dei valori compensativi del pudore e della compas-
sonali, la storia, la problematica del politico, dell'intellet- sione - il supremo diverso intervento delle Grazie, culmi-
tuale, dello scrittore, la sua poetica in movimento, nelle ne e crollo della grande poesia foscoliana 75.
varie angolature dei suoi interventi storico-poetici. Ma di In queste (a Firenze, dopo Pabbandono, fra volontario
tale svolgimento in questa sede non posso dare neppure e imposto, di Milano, a causa anzitutto della proibizione
uno schema rattratto, limitandomi perciò a sofiermarmi di nuove rappresentazioni dell'Ajace, cosí allusivo alle vi-
brevemente sulle Grazie e sul loro arduo ed aperto pro- cende napoleoniche, e della lunga lotta dei letterati corti-
blema. Dopo la creazione possente dei Sepolari, nella con- giani contro di lui) si incontrano (non con dura dicotomia,
solidata situazione del Regno Italico e dell'egemonia na- ma anzi entro un fluido intreccio complesso di tensioni e
poleonica (all°epoca di Wagram) il Foscolo interviene nel-
la storia italiana con l°alto magistero pavese, delineando
una figura e pratica dell'intellettuale-letterato che, pur con 25 Rimando per un completo studio dell'Aƒa'ce al mio saggio su quella
tragedia in Carducci e altri raggi, Torino 1966 sgg. Mentre per 1*Or£irr1n-
il precedente alfieriano, appare ben nuova nella nostra sto- vio alla mia introduzione all"edizione gatzantiana (1974) e per le Odi e il
primo Foscolo al saggio su 1°Ode a Luigia Pallavicini in Dite rrooìi _c1-ztzcz:
” Lettera del zo dicembre 18:0 (ibial, p. 482).
Ariosto e Foscolo, Roma 1978 [tutti e tre i saggi sono ripubbhcati in que-
sto voIume].
22 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA Luurnavunro sfroiuco-Ponrrco nnt 1¬¬oscoLo 23
livelli) una direzione, che sale fino dal falso dei frammenti di Sterne e la Notizia intorno a Didimo C/aierico agevolano
presentati come tradotti dal greco nella C/:ionza di Bere- una situazione sentimentale e una disposizione espressiva
nice del 1803, da un progetto del 18o8 ( << un inno alle Gra- piú adeguate - nella primavera del '1 3 , a Bellosguardo.
zie ove saranno idoleggiate tutte le idee metafisiche sul Quando il Foscolo vive concretamente una propizia si-
bello ››) 2°, da spinte esistenti nell'impegno totale di forze tuazione di rapporto fra solitudine e civile, gentile socie-
dell'Orazione inaugurale (<< la fantasia crea le Grazie e le volezza, mentre gli giungono le notizie del disastro di Rus-
accarezza ››) I', da meditazioni teorico-estetiche appoggiate sia, della morte di giovani amici in quella campagna, delle
a una vasta raggiera di letture di teorici italiani e stranieri, battaglie difensive della Grande Armata e della distruzio-
e che si dispone in un'angolatura di disimpegno dalla sto- ne del corpo di spedizione italiano (quei giovani italiani ar-
ria e dalla politica, e trova prevalente impiego 2” nella pri- mati su cui egli aveva tanto contato per il suo disegno indi-
ma impostazione delle Grazie in un inno unico (nell'ago- pendentistico). Cosi il poeta può riprendere e approfon-
sto-settembre 1 8 rz) e motiva cadute estetistiche anche po- dire il tentativo piú ambizioso e rischioso della sua car-
steriori, e invece una dimensione di alto equilibrio pene- riera poetica in una zona fervidamente creativa, occupata
trata e sorretta dal rinnovato incontro con la storia e la po- appunto dal lavoro delle Grazie fino alla partenza defini-
litica che piú profondamente e produttivamente si realizza tiva da Firenze, nel novembre 1813 29. Che - come sarà
- dopo che con la Ricciarda la direzione del disimpegno confermato dall'edizione nazionale, ora curata dallo Scotti
trova risposta eccessiva e ossessiva e scarica il nuovo e sulla base del lunghissimo lavoro del compianto Pagliai -
brusco impeto drammatico, e dopo che viceversa la nuova dopo quell'epoca il lavoro delle Grazie sarà continuato so-
lo in alcuni periodi del '14 nella faticosa stesura del viag-
completa stesura della versione del Viaggio sentimentale
gio delle api febee, per non esser piú ripreso se non in In-
ghilterra, nel '22, quando è scartata definitivamente Pam-
2° Lettera al Monti del dicembre 18o8 (Ep., II, p. 554).
T' Cfr. Opere cit., VII, p. 7. bizione poematica, e brani delle Grazie, pur approfonditi
la Dico prevalente perché recentemente nella lettura del testo (in corso e completati (con vera e rinnovata forza poetica, anche se
di pubblicazione) che dell'inno unico ha dato Mario Scotti, rivedendo (e
in parte modificando) quello già preparato dal Pagliai ho visto come le pri- di breve durata) vengono inseriti nella Dissertation legata
missime stesure (in ordine cronologico) presentano un iniziale tentativo di alla illustrazione del gruppo canoviano posseduto dal duca
versi pieni di note lugubri e di allusioni alla guerra e al suo orrore in chia-
ve, direi, ancora di tipo sepolcriano come i versi seguenti: <-:Calpestano gli di Bedford, con il ritorno al falso dei frammenti tradotti
alipedi di Marte. I Ardon l'Eritu1i di lor man le antique I selve, e le moli da un antico inno greco.
opra di regi: l°ombre I magnanime d'Eroi fremon confuse [ a lunga schiera Nella situazione e dimensione di quella primavera, la
di garzoni estinti l fuor dagli occhi paterni; il piè I alla proda muovono
d'Acheronte, e gli occhi er-rando I cercan fra 1'ombre il lume aureo del gior- nuova impresa poetica si configura sempre piú (nel tenta-
no I anzi tempo smarrito. Ahi dei tuoi figli l vedova è omai la genitrice tivo di completamento dell”inno unico e nel passaggio al
terra». Ma, dopo queste prime stesure, ben interessanti a porre comunque
(in forma persino oarrée) come un primissimo aggancio alla storia della poema in tre inni, che insieme complica la difficile orga-
guerra di Russia, il tono di disimpegno prevale con chiari imperi gioiosi- nizzazione delle Grazie) come una nuova forma di inter-
edonistici: «lieto» è il carme e l'inno dono delle Grazie, le «nostre dive»
«amano gli ozi›› e << aman la pace e 1'arte:›:›, le «graziose» Dee sono «gioia vento con la poesia nella storia, nella realtà, nella condi-
degli inni ›› il colloquio e la collaborazione con Canova sono piú frequen- zione umana per ingentilirne e incivilirne gli atavici, pro-
temente invocati nell'inno che sì propone soprattutto urfeducazione este-
tica e solo cosí indirettamente morale dei giovinetti studiosi. Tutte cose da fondi istinti belluini e passionali, allargando gli spazi del
precisare meglio quando il testo definitivo delliinno e del carme in tre inni «cosí È» con un incessante impiego delle virtú «compen-
sarà definito e pubblicato. Cosi si vedrà meglio (sulla base della cronologia sative ›› di cui le Grazie, per mezzo delle arti, sono porta-
dei vari passi) che i nuovi e piú precisi riferimenti storici entrano nell'in-
no unico solo con la sua ripresa nel marzo-aprile del 1813 quando si deli-
neerà la complessa direzione delle Grazie in accordo con la situazione con- ” Per la storia intera del periodo fiorentino 1812-13 ri.nvio_al mio sag-
creta e propizia del Foscolo nell'epoca che va sotto il segno sígnificativo gio Vira e poesia dei Foscolo nel per-todo fiorentzno 18.1.2-13, 111 Carducci
di Bellosguardo. e altri saggi cit. (fm dalla prima edlztone 196o) [in questo vo1ume].
24 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA L'INTERVENTO STORICO-POETICO DEL FOSCOLO 2§

trici, esse stesse continuamente esposte all”'aggressione di mentano la grandezza in tanti episodi, ne rafforzano la
quegli istinti mai interamente sopiti. prospettiva piú ambiziosa penetrando nella viva tensione
È il massimo tentativo di intervento concesso alla pro- all'armonia e rendendola veramente arcana: la parola che
spettiva foscoliana, esso stesso insidiato dalla piega piú mancava nella definizione della poetica dell'-aarmoniosa.
evasiva e compiaciuta, edonistica e alessandrina che, ripe- melodia pittrice» nelle stesure dell'aut1.mno del '12.
to, meno però si fa sentire esplicitamente quando emerge Proprio dalla profonda sensibilità alla storia che pene-
la nuova dimensione di profonda misura e di profonda tra nell'alta misura di una condizione e di una poetica che
tensione, del supremo equilibrio entro cui penetrano le non mira alla lirica eloquente e al << fare sublime » dei Se-
voci della storia e della realtà e ne tendono il livello piú polcri, ma appunto ad una tensione nella misura profonda
alto ed intenso. (e cosí coerentemente regola procedimenti piú di similitu-
La via delle Grazie non puo quindi configurarsi né nella dini che di passaggi fulminei e densi, e un linguaggio «flui-
vecchia interpretazione puristico-ermetica di poesia «pu- do e pervio », cristallino e germinante di allusioni arcane),
ra » e privata o in nuovi ritorni di fatto alla condanna de- nascono le punte poetiche piú vibranti e sicure. E la ten-
sanctisiana, né nell°interpretazione recente e affascinante, sione a zone, in cui si condensano le condizioni umane e
ma, a mio avviso, non convincente del Masiello 3°, che vede naturali portate alla loro perfezione, è resa attuabile pro-
il poema incompiuto come decisa alternativa intera al si- prio dallo slancio dinamico creato dall'abbrivo storico e
stema napoleonico, alla nascente società borghese, alla politico.
guerra che domina quell'epoca, poesia tanto piú opposi- Come avviene nel grande episodio dell”abbandono della
tiva quanto piú di nuovo affermata nella sua qualità di terra da parte di Minerva e della sua ascesa con le Grazie
poesia totalmente para e (malgrado le opposte intenzioni e le dee minori all'Iperuranio dove verrà tessuto il velo
e direzioni) cosí effettivamente speculare alla interpreta- delle Grazie, in cui la creazione di quel regno superiore
zione del periodo idealistico e puristico-ermetico e dei loro che onole eternizzare le condizioni piú armoniche e vitali
non assenti epigoni. della realtà non avrebbe forza e possibilità di esistere se
Le Grazie, a mio avviso, non sono cosí pare e insieme non fosse promosso dallo slancio precedente, esso stesso
cosí oppositive e interamente alternative. Esse sono piú tanto intensamente poetico e tanto legato alla storia vis-
complesse e insieme divise nella loro frammentaria e epi- suta dolorosamente dal poeta (riepilogo alto dei suoi scac-
sodica consistenza, nel loro divenire incompiuto e corri- chi e dei suoi ideali irrealizzati: guerra napoleonica di Rus-
spondono al massimo sforzo dell'intervento storico-poe- sia e rivoluzione francese, sorte sventurata dell'Italia):
tico foscoliano nel suo particolare modo di dilatazione dei
limiti della realtà e della storia. Proprio quei riferimenti Onde, qualvolta per desio di stragi
storico-politici che già apparvero, in zona idealistica e pu- si fan guerra i mortali, e alla divina
ristica, come note marginali e polemiche, disturbatrici ri- libertà danno impuri ostie di sangue;
o danno a prezzo anima e brandi all'ire
spetto alla poesia della «pura armonia», sono i segni di un di tiranni stranieri, o a fera impresa
impegno e intervento che indicano la piú alta direzione seguon avido re che ad innocenti
delle Grazie, ne sostengono gli avvii piú profondi, ne ali- popoli appresta ceppi e lutto a' suoi;
allor concede le Gorgoni a Marte
3'° v. MASIELLO, Il mito e la storia. Analisi delle sfruttare tlialetticbe Pallade, e sola tien l'asta paterna
delle Grazie foscoliana, in «Angelus Novus», 1968, 12-13. Cfr. in propo- con che i regi precorre alla difesa
sito a questo saggio, certo uno dei contributi piú stimolanti del foscolismo delle leggi e dell'are, e per cui splende
recente, la recensione di P. Fasano sulla «Rassegna della Letteratura Ita-
liana» e ora in Srratigrafie foscoliana cit. a' magnanimi eroi sacro il trionfo.
26 Uso Foscoro sronm E Poesia L' INTERVENTO STORICO-POETICO DEL FOSCOLO 27
Poi nell'isola sua fugge Minerva, O nel lungo eccezionale brano fantastico sull'F.rinni (pro-
e tutte dee minori a cui diè Giove
va alta di un neoclassicismo singolarissimo di sapore euro-
d”esserle care alunne, a ogni gentile
studio ammaestra: e quivi casti i balli, peo, vicino a tanta alta poesia del cosiddetto romanticismo
quivi son puri i canti, e senza brina ellenizzante), che a un certo punto Foscolo pensò di adi-
i fiori e verdi i prati, ed aureo il giorno bire addirittura a un paragone in relazione alla immagina-
sempre, e stellate e limpide le notti. ta descrizione dell'incendio di Mosca, si noti Pattrazione
stimolante che quel brano subisce da parte dell'ossessivo
O si guardi direttamente al grande brano della viceregina motivo attuale della guerra di Russia e del massacro della
e al suo culmine nei versi di solenne e scandita marcia fu- gioventú italiana:
nebre perla morte di un eroe:
Quinci l'invida Dea gl'inseminati
Tutto il cielo t'udia quando al marito campi mira, e dal gelido Oceano
guerreggiante a impedir1°Elba ai nemici a' nocchieri conteso: ed oggi forse
pregavi lenta l'invisibil Parca per la Scizia calpesta armi e vessilli
che accompagna gli eroi, vaticinando e d'itali guerrier corpi incompianti...
l'inno ftmereo e l'alto avello e l'armi
piú terse e giunti alla quadriga i bianchi Il pensiero dei «giovinetti per la patria estinti» e per la
destrieri eterni a correre l'Eliso.
sorte dell'Italia << afflitta da regali ire straniere» (cui sono
Versi tutti intessuti di riferimenti alla situazione della pri- ora destinati gli i_nni del poema), il senso dell'incalzare del-
mavera del r8 1:3, alle sorti del viceré (che ormai combatte la guerra verso Fitalia (<< cosí imminente ormai freme Bel-
in difesa e non in offesa: il vallo sull”Elba, la battaglia di lonaa), l'ossessione delle «ossa fraterno» insepolte nelle
Bautzen) e alle sorti del Regno Italico ancora visto dal guerre che stanno per toccare l'Italia (<< cl-Fio non le veggia
Foscolo come oggetto delle sue inquiete speranze, pur nel almeno or che in Italia I fra le messi biancheggiano inse-
dolore cocente dello sterminio dei giovani italiani in Rus- polte››) alimentano di questa essenziale passione storico-
sia, che vengono ora significativamente ricordati, nella ri- politica la poesia delle Grazie.
presa e adattamento storico in quell'episodio di alcuni ver- Mentre il Foscolo si configura nel suo ruolo di poeta
si dell'Ajace (la lotta di Aiace contro un assalto troiano), dalla << sdegnosa lira», nella sua missione di poeta non cor-
resi tanto piú vibranti di un profondo trauma storico-per- tlgianü, che «fa bello» il «lauro» solo «quando sventura
sonale, con Pevocazione della lotta difensiva del viceré sul- ne incorona i prenci» (e << le dive mie sdegnan chi a' fasti
l'Elba di fronte allo Scita che invade terre non sue oltre la di fortuna applaude ››), responsabile della riabilitazione di
Neva e cosí (come il Foscolo, non << pacifista >›, clice altrove una grande poesia che, venuta di Grecia in Italia, ora mi-
nelle Grazie) trasforma la sua guerra giusta in guerra in- sera ostenta i doni delle Grazie e oblia il loro name (e cioè
giusta di conquista 31, e con il finale quadro di squallore del- la santità incontaminata della poesia non mercenaria e non
la ritirata della Grande Armata e del corpo di spedizione conformista e non solo la sicurezza della forma).
italiano: Tutta la direzione piú nuova e profonda delle Grazie È:
sul deserto de” ghiacci orridi, d*alto cosí legata alla profonda evocazione della realtà storica
silenzio e d'ossa e armate esuli larve.
I contemporanea. Realtà storica colta in alti momenti di
poesia e disseminata nelle Grazie, come segno tutt'altro
31 «A1 bellicoso I Scita togliendo il nurne suo. Di stragi I su' canuti e che laterale e marginale di una prospettiva che interviene
di vergini rapire I stolto! il trionfo profano che in guerra I giusta il favore
della Dea gli porse». I nella storia e risponde alla storia come primo, significativo
I livello di una poesia insieme vibrante del profondo Leit-
28 Uoo Foscoro STORIA E POESIA L ' INTERVENTO S TORICO-POETICO DEL FO S COLO 2. 9

morir; della condizione umana, della sua sorte di caducità supera il neoclassicismo corrente in Italia esplicitamente
e di sventura, limite di una realtà umana universale entro avversato nella lunga lotta contro i pittori-professori e i
cui il Foscolo scava per costruirvi un comportamento uma- frigidi regolisti del «bello ideale ›> e di tanto supera lo stes-
no dignitoso e non impulsivamente aggressivo o viceversa so grande e ammirato Canova che qui s'invoca a scolpire
atterrito (<< e men tremanti al grido che li promette a mor- le tre donne ministre delle Grazie descritte dal poeta:
te››) o per farne risuonare Pelegiaco e virile richiamo di
e ru potrai lasciarle
una visione pessimistica di fondo, non elusa, ma filtrata in immortali fra noi, pria che all°Eliso
quel cerchio alto di sentimenti nobili ed educati dal senso su l'ali occulte fuggano degli anni.
piú profondo del mito delle Grazie confortatrici in una
vita personale e interpersonale meno istintiva e violente- Né certo a caso il grande episodio del velo si apre con la
mente passionale e ferina. Si ricordi almeno, in proposito, figura luminosa-malinconica della giovinezza destinata al
Pendecasillabo che riepiloga tutta la sorte caduca degli declino, alla vecchiaia, alla morte e si chiude con quello
uomini: della giovane madre che piange al vagito del suo primo
figlio lattante credendolo presagio di malattie e di morte,
E dopo brevi di sacri alla morte
mentre lo è di una vita destinata al dolore:
che par bene, su questo tema dolente, indicare la via della Beata! ancor non sa quanto agli infanti
poesia foscoliana piú alta e matura in questo verso altis- provido è il sonno eterno, e que' vagiti
simo per capacità sintetica, iticrinato dallo squillo som- presagi son di dolorosa vita.
messo del brevi di e tutto percorso dalla vibrazione sacra 32.
Da questo senso sempre presente della sorte degli uo- Con ciò non si vuol certo perder di vista, nella sua forza
mini nasce anche l'impresa di fermare cio che è destinato autentica e nelfinterrelazione con la spinta di fondo indi-
a invecchiare e sparite, con quel senso piú profondo della cata, la componente di quella tensione all'armonia che si
«beltà fugace ›› che richiama tanta poesia europea neoclas- basa su di un'aspirazione profonda e ardua del Foscolo
sica romantica, nella zona fra Schiller e Hölderlin, fra (armonia dell*universo e armonia dell'uomo, superiore
Keats e Shelley, e quindi sottolinea la pertinenza della equilibrio che domina ogni moto scomposto e tenta di vin-
poesia delle Grazie a una prospettiva poetica che di tanto cere l'<< aspra disarmonia» delle cose umane) e trova con-
dizione propizia nella situazione personale del tempo di
Bellosguardo e che, tanto piú nel raccordo diretto e indi-
32 Per avvertite gli stessi limiti e la diversa via della grande poesia fo- retto con i segni storici, trova modo di realizzare poetica-
scoliana matura rispetto al successivo discorso poetico leopardiano, tanto
piú moderno ed esaurientemente svolto, si ricordino, sullo stesso tema do- mente una acuta penetrazione - con forti componenti di
lente della condizione umana, i versi dell'Ultz'mo canto di Safe: «Ogni base sensistica e capacità a lor modo conoscitive - negli
piú lieto I giorno di nostra età primo s'invola. I Sottentra il morbo, e la
veccbiezza, e l'ombra I della gelida morte». Si pensi anche (ma tutto ciò strati piú profondi e complessi dell'animo umano: una vo-
richiederebbe ben altro ampio discorso!) sul filo di chiari suggerimenti fo- ce ínteriore ed arcana che anima i paesaggi, la realtà natu-
scoliani, alla diversa maniera leopardiana. Cosi - a parte il passo di danza rale e civile (i paesaggi fiorentini, i lucidi teatri, i paesaggi
di Nerina nelle Ricordafzze e della giovinezza nelle Grazie, cosí diversi-
ficato nel taglio repentino, nello scarto brusco da vita a morte in Leopardi lombardi con il sussurro di mille pioppe aeree, il paesag-
(<< quando spegneali il fato, e giacevia) - il rapporto-diversità fra l'alta in- gio greco ricostruito con Pevocazione scura e potente della
dicazione foscoliana della eroica scontentezza di Alfieri nei .S'epol.-:ri (ei
campi e il cielo I desioso mir-ando››) con la sua tensione al << sublime», ele Grecia preistorica con i suoi uomini ferini e cannibali, e
pmole poetiche leopardiane per Nerina (sempre nelle Ricordaaze) cosí ri- quella dei luminosi quadri della Grecia incivilita da Ve-
solte in forma essenziale-dimessa (la sostituzione di «aria» a << cielo ››) e
nettamente privativa (<<i campi, I l'aria non mira ››) con tutto un comples- nere e dalle Grazie), una voce energico-vibratile che apre
so diverso presupposto di visione della vita e di poetica. spazi ad una vita interiore complessa e sensibile-arcana,
30 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA L"INTERVENTO STORICO-POETICO DEL FOSCOLO 31

ma tutta umana e mondana, e ritrovata e creata nel rap- E tuttavia, dopo l'attività convulsa del '13-14 a favore
porto con la natura (il brano della fiamma di Vesta) o nel- di una possibilità d°indipendenza del Regno Italico, anche
le zone piú interne dei sensi e dell'animo umano, come oltre l'esilio (atto ben alto quanto piú si consideri nelle
nella similitudine della vergine romita che, vagante e mai stesse umanissime incertezze che lo precedono) il Foscolo
collocata nel poema in fieri, fa anche capire il modo dila- prosegue nel suo lavoro e nella sua << lotta » (cosí egli la
voro delle Grazie, il profilarsi di similitudini come ponti chiama) mediante il lavoro, nel grigio e livido periodo
lanciati senza predeterminato approdo, e dunque una crea- svizzero (da cui salgono le note appassionate dei Discorsi
tività che anticipa e travolge spesso i disegni poematici della servita d'Italia e Poriginalissima aggressione, fino al
continuamente mutevoli e pur tutt'altro che privi di nessi sadismo, dell'I-Iypercalipsis ai letterati italiani e a tutta
riflessivi e prepoetici con la poesia realizzata: una intellettualità responsabile prima delle sventure ita-
Come nel chiostro vergine romita
liane) e poi nel lungo periodo inglese, nelle sue alternanze
se gli azzurri del cielo e la splendente di successi nell'af-fermazione personale e nel suo ruolo di
Luna e il silenzio delle stelle adora, grande scrittore italiano e europeo e di umilianti sconlitte
sente il Nume, ed al cembalo s'asside, che aggravano certo suo fatalismo, ma non fiaccano la sua
e del piè e delle dita e dell'errante volontà di intervento nella storia della Restaurazione e nel
estro e degli occhi vigili alle note recupero della passata storia d'Italia, con atti scrittorii e
sollecita il suo cembalo ispirata, totali di alta qualità letteraria e envergare storico-politico-
ma se improvvise rimembranze Amore culturale, e con la nuova filologia e con la nuova critica,
in cor le manda, scorrono piú lente
sovra i tasti le dita, e d'improvviso
spesso ingiustamente depressa a livello europeo, e invece
quella soave melodia che posa cosí ricca di nuove forme di attenzione altamente sociolo-
secreta ne' vocali alvei del legno giche e storiche e di capillare sensibilità stilistica, incen-
flebile e lenta all°aure s'aggira... trate in una prospettiva radicahnente unitaria.
Né, proprio negli ultimi anni, la poesia manca di farsi
Cosi incompiuta com'è e impossibile a compiersi nella ir- ancora luce (dopo l'estremo intervento sulle Grazie nella
requietezza degli schemi poematici e nell'incontro di dite- Dissertatioa del ':›:z) attraverso Pultima grande stesura
zioni non sempre fuse, la poesia delle Grazie vive come il del '26 della versione omerica, cosí verde, vigorosa, quasi
crollo della potenza organica del Foscolo, come il culmine brusca, anche se nel margine del tradurre-creare, mentre
della sua poesia sia per la qualità delle sue cime, sia per la critica raggiunge il suo vertice nel Discorso dantesco, la
Porientamento, fra loro connessi, di un supremo inter- storia raggiunge la sua massima penetrazione nella Storia
vento nella storia del tempo, e nella storia degli uomini, della costituzione veneziana 3°, e la Lettera apologerica rias-
esso stesso consapevole dei limiti realistici in cui tale inter- sume potentemente la vicenda foscoliana nella storia del
vento può compiersi: aiuto alla vita e alla storia, non al-
ternativa intera.
Ma questo sforzo e questo fervore creativo e questo in- 33 Storia ben importante anche perché riporta ad un'opera progettata
nel Piano di stadio del '96 (e ricordata nell'Or.tis fra le opere scritte, bru-
contro di misura e di tensione hanno un termine: Marte ciate dal protagonista prima del suicidio) e cosí chiude il cerchio di un'at-
«bramasangue» e la << propria dignità», la passione per la tività sotto il segno del riaifiorare di prospettive giovanili e del sig-nificato
per Foscolo della storia di Venezia: significato politico assai sintomatico
sorte del Regno Italico e le passioni amorose piú << agitan- se esso in quesfopera tarda si alimenta di forti nostalgie giacobine e demo-
ti›› che << eccitanti» richiamano Foscolo a Milano e lo riim- cratiche sia nell'esaltazione del periodo piú «democratico» della storia ve-
neziana e della congiura popolare di Bajamonte Tiepolo, sia nelle conside-
mergono direttamente nell'azione e nella tempesta della razioni positive sulla aplebe», sia nelle riflessioni amare sulle conseguenze
storia e del suo animo. negative della << proprietà ».
32 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA

suo tempo e ripropone la sua alta figura e nozione di intel- II.


lettuale-scrittore.
Solo nell°aggravarsi della malattia, negli ultimi mesi L'Ode alla Pallavicini nello svolgimento
di vita, l”estrema revisione del sonetto autoritratto del del primo Foscolo
9 maggio 1827, denuncia pateticamente una stanchezza
estrema derivata dalla lotta inglese e da quella di tutta una
vita. L'ultimo verso del sonetto che lino allora, nelle sue
numerose stesure dal I8oI in poi, aveva sempre associato
«fama» e << riposo ››, viene ora definitivamente risolto in
un'unica e precisa direzione:
E sol da morte aspetterò riposo 3*.
L'Ode a Luigia Pallavicini è stata oggetto di una lunga
Quell"estrema rinuncia alla fama e quell'unica avida bra- serie di interventi e di interpretazioni critiche (oltre che di
ma di riposo sono ben il corrispettivo di una vita logorata commenti puntuali che hanno evidenziato la vastissima
nel lavoro e nello sforzo di un'incessante serie di inter- base di utilizzazioni-riprese dalla poesia precedente e con-
venti nella storia e nella realtà. temporanea, specie nella zona ravvicinata del secondo Set-
Di questo modo di intervento storico-poetico oggi ho tecento) che hanno variamente portato a distinguerla - al
inteso rilevare il senso profondo, il significato nella storia di là del primo e rapido giudizio desanctisiano (accomu-
e nella letteratura del suo tempo, la radice di tanta arte e nante le due odi in una fase di «guarigione» dalla malat-
di tanta grande poesia, ed anche la lezione che ne deriva di tia storico-personale dell'Ortis) - dalla maggiore altezza
sofferta dignità, di un'indipendenza personale mai scom- e profondità dell'Ode alla Amica risarzata. Tuttavia tale
pagnata da una sua utilità sociale, del rifiuto del carattere distinzione va, a mio avviso, ancor meglio precisata e il si-
frivolo, conformistico, mercenario e privatistico dell'intel- gnificato e la forza e il limite della prima Ode vanno me-
lettuale-scrittore. glio collegati alla sua precisa collocazione entro la spirale
E come non ricordare in proposito, a conclusione di di sviluppo della personalità del Foscolo in anni decisivi e
questo discorso, quanto il Foscolo dice, proprio nell°ul- foltissimi prima della piú forte unificazione della sua poe-
timo lavoro dantesco, con un pensiero vissuto e personal- tica dopo la conclusione dell'Ortis 1802, nella doppia via
mente attuato, sulla totalità umana della vera arte, sul- della grande ode e dei sonetti maggiori e nella loro conver-
l'atto sintetico dell'operazione artistica in relazione a tutte genza verso la formidabile presa di coscienza poetica rap-
le forze dell'uomo?: << Certo ad ogni pensiero ed immagi- presentata nel 1803 dal Commento alla Chioma di Bere-
ne che il poeta concepisca, ad ogni frase, vocabolo o sil- nice (e specie dal fondamentale Discorso IV con la sua
laba che raccolga, muti e rimuti, esercita a un tratto le fa- poetica del mirabile e del passionato e con la sua duplice
coltà tutte quante clell'uofrz'o » 35. e unitaria proposta di una poetica personale e di un vero e
proprio manifesto letterario «italiano» con tutte le loro
(I978l implicazioni politiche, etiche, filosofiche). E tale studio
(tanto meglio attuabile e funzionante entro un'intera nuo-
va monografia foscoliana) può ben servire, ripeto, a me-
34 Nella redazione riportata da M. Patiz, in Gatto neoclassica, Fnenze
1940, p-_ 194- _ _ _ glio ridurre la persistente divaticazione di interpretazione
35 Discorso sul testo del poema di Dante, in Opere edite e postume, dell'Ode, le persistenti oscillazioni fra una sua eccessiva
Prosa letterarie, III, Firenze 1931, p. 123. riduzione e una sua eccessiva valutazione seppure piú per-
34 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA L'ODE ALLA PALLAVICINI 35

sistente a livello scolastico che a livello critico: quella ec- listico e grave (Fantoni, Mazza e qualche prima eco pari-
cessiva valutazione in chiave psicologica e realistica e in niana) non senza piú diretti ricorsi al classicismo umanisti-
chiave di esaltazione iperbolica della << bellezza immorta- co e alla poesia latina e greca (elegiaci latini, Orazio, Ana-
le ›› che ha piú facilmente potuto provocare la nota dissa- creonte, Safio).
crazione foscoliana da parte di Gadda, in gran parte pun- Ne risultava un incontro centrale di eleganza e di tene-
tata (anche nel titolo) proprio su questa ode (Il Guerriero, rezza, di << anima sensibile» nelle sue componenti di since-
l"Amazzone, lo Spirito della poesia nel verso immortale rità, di schiettezza sin troppo ingenuamente esibire, e di
del Foscolo) 1. uno sforzo di stilizzazione elegante e classico-moderna che
Andrà anzitutto richiamato, in uno strettissimo rias- si avvale del mitologismo piú brillante ed ercolanense
sunto, il precedente lungo e intricato percorso della for- del Savioli e di quello piú sentimentalmente intonato del
mazione e dello sviluppo del Foscolo fra le sue primissime Bertola.
prove poetiche e il periodo entro cui l'Ode alla Pallavicini Poi, in accelerazione di esperienze letterarie e di neces-
viene composta. Prima la fase di piú chiaro apprendistato sità e velleità personali (fra echi di traumi infantili, pre-
poetico (non senza Pemergere in esso di accenni e note di figurazioni funerarie 3 e bisogno e volontà di impegno, di
una prima volontà espressiva in prima persona con anti- presa di posizione dell°<< anima sensibile» e schietta nelle
cipi di cadenze, di impostazione di miti e immagini che condizioni diflìcili del proprio tempo e nella situazione piú
non rimarranno senza ripresa a successivi livelli di matu- ambigua e contraddittoria dell”ambiente veneziano), erom-
razione personale) appunto in quella << Raccolta Naranzi» pe, in modi caotici, farraginosi e convulsi (che sconvolgo-
che rappresenta un primo affiatatnento del giovanissimo no il livello medio piú composto della raccolta Naranzi),
scrittore con la letteratura poetica settecentesca e partico- una innogralia enfatica, grandiosa, moralistica, vaticinante
larmente dell'ultimo Settecento, fra utilizzazioni del clas- (piú significativa per la sua prospettiva generale che per i
sicismo piú idillico, erotico-mitico, edonistico-melodico e termini sfocati delle sue applicazioni ideologiche) entro
di una illeggiadrita sentimentalità preromantica con die- cui il Foscolo accumula e mescola sollecitazioni pariniane,
tro Metastasio e Rolli, piú da vicino Vittorelli e, piú, Sa- montiano-dantesche, frugoniane e minzoniane, mazziane
violi e soprattutto la mediazione classicistico-preroman- sul versante di un fare «grande» immaginoso, visionario,
tica del Bertola (con il suo fondo fra gessneriano rous- vibratamente sentenzioso, in relazione alla sua volontà-
seauiano, younghiano) 2 e riprese del classicismo piú mora- velleità di dar voce ad una feconda inquietudine solleci-
tata per attrito e reazione dalla situazione politica (fra in-
cipiente attrazione della rivoluzione e ripulsa di questa
1 Milano 1967. Mi pare che - a parte tante ragioni variamente impor-
tanti dell'un1ore gaddiano: odio per la retorica, misoginismo, milanesismo alla luce di resistenze di tipo religioso e sin reazionarie,
ecc. - 1'acre, ma nell'insieme modesto attacco antiioscoliano di Gadda sia da spiegare in gran parte anche nella situazione complicata
stato sollecitato proprio dalla piuttosto scolastica e antiquata immagine
(parzialissima poi: dov'è calcolata la prosa didimea?) che egli ha recepito ed ambigua della Venezia di quegli anni). Mentre il rie-
del Foscolo e in particolare di questa ode interpretata sulla linea della in- mergere doloroso (con dietro chiare sollecitazioni youn-
fatuazione piú retorica per Fassoluta << deificazione» di Luigia Pallavicini.
2 Per la forte prevalenza del Bertola si ricordi almeno (al limite fra as-
similazioni di posizioni del Settecento piú avanzato e prime incisioni di
motivi autobiografici foscoliani a lungo persistenti) come nella stessa pro- rie di un solitario infelice» [Operette in verso e in prosa dellüzfzafe De'
sa della dedica a Costantino Naranzi il motivo ben foscoliano degli «anni Giorgi -Bertola', Bassano 1785, I, p. 67).
perseguitati ed afflitti», consolati da amicizia e amore, risenta della dedica -" Già nella raccolta Naranzi si faceva luce Pimmagine della madre in-
bertoliana al duca di Belforte del componimento La state, là dove il Ber- felice e prefigutata nel culto amoroso della precoce tomba del fiplio: «Fu-
tola parlando della propria morte vicina immagina che Pamico lo rimpian- nerei fiori e nenie I dell'in£eIice madre I me seguiran già cenere tra sorde
gerà morto «non senza spargere una lagrima pietosa ›› e << si diletterà di pietre ed adre» [A Safe, in Tragedia e poesie minori, a cura di G. Bez-
quel patetico sentimento, che risveglieranno nella sua bel1'anima le memo- zola, Ed. Naz., vol. II, Firenze 1961, p. 245).

3
36 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA L=onn ALLA PALLAVICINI 37
ghiane) del proprio maggiore trauma infantile (la morte dell'Ossiarz cesarottiano), verso il complesso ed espanso
del padre) dà luogo ai componimenti centrati su tale sog- fare poematico di La giustizia e la pietà (con il ravvicinato
getto e densi di avvii parziali, ma sempre piú personali, recupero di modi montiani e generalmente neoclassici nel-
verso il mondo autobiografico-drammatico dei sonetti mi- la esaltazione di valori già vagamente aperti alla tanto piú
nori, e Pavvicinamento ai moduli elegiaco-romanzeschi (al tarda e matura poesia delle Grazie), verso Fesercizio sonet-
centro l'impronta fondamentale di Rousseau, intorno l'e- tistico come espressione concisa del proprio prepotente
sperienza delle elegie preromantiche italiane) corrisponde autobiografismo, anche se ancora piú trattenuto da remote
allo svolgimento dell'-:< anima sensibile» (rafforzata dall”e- e condizioni di piú aperto languore e di estasi paesaggi-
sercizio di toni forti e impegnati) in una sua piú chiara stico-sentimentali, verso i componimenti poetico-politici
versione apertamente sentimentale e preromantica nello in cui la ormai chiarita posizione ideologico-politica << gia-
svolgimento di situazioni narrative amorose-elegiache e cobina italiana» cerca di tradursi in un «odeggiare » gran-
dolorose personalmente risentito anche quando partono dioso (Bonaparte lißeratore, Ai novelli repubiølicarzi) pre-
(Ir: morte di Amaritte) da occasioni e da quella poesia so fra una visione vitale di espansione inarrestabile della
commissionata in cui la volontà di affermazione del gio- libertà e un profondo richiamo eroico-catastrofico, agoni-
vane letterato (diviso fra bisogno di autenticità personale stico-pessimistico che ben rivela l'essenziale interno dibat-
e necessità di inserimento nell'ambiente veneziano) non tito foscoliano tra tensione affermativa e vitale, e crisi pes-
cede mai ad un lavoro tutto privo di ragioni personali, cosí simistica e attrazione del gesto magnanimo affermativo-
come il progresso della sua esperienza e cultura letteraria autodistruttivo.
non è mai puramente e solamente letterario. Convertita l”attività poetica piú impegnativa e predo-
Sulla base della presa di coscienza della propria situa- minante in unlattività politica militante di oratore, di gior-
zione e prospettiva di scrittore portato ad attingere alle nalista (lo stesso unico sicuro prodotto del '9 8, il sonetto
varie forme della letteratura e della cultura e ad approfon- Per la sentenza capitale della lingua latina, è in realtà anzi-
dire la propria personale poetica in tutte le sue implica- tutto un intervento politico), - fra l'oratoria dei circoli
zioni culturali (donde la forte insistenza sulle linee della veneziani e milanesi e il giornalismo milanese e bolognese
morale, della politica, della filosofia, della storia sempre - in cui si svolge la complessa, interessantissima posizione
alla luce di una propria meditazione e del proprio << ge- politica del Foscolo, e della sua nozione delfintellettuale,
nio ») rappresentata dal Piano ali statali della fine del '96, il nel periodo cosiddetto giacobino; preparato tanto mate-
Foscolo si muove - in modi sempre piú bisognosi di ori- riale vissuto o meditato nelle vicende di questi anni deci-
ginalità, novità, impegno nel proprio tempo e nell'allar- sivi (si che il Foscolo, malgrado ogni suo successivo cam-
gata gamma dei suoi sentimenti nell'esplosivo diramarsi biamento, si sentirà sempre «figlio della rivoluzione» e
delle sue tendenze - verso il drammatico e convulso Sturm sempre sottolineerà la funzione politica della sua profes-
zmal Drang del Tieste (in cui il fondo piú agitato, cupo, os- sione letteraria) che poi servirà, insieme a quello succes-
sessivo di traumi profondi accentua i toni della fondamen- sivo nel 1799-18or, a nutrire il romanzo ortisiano nella
tale esperienza alfieriana, attinta ora, e per il futuro, nella sua intera redazione 1802, il Foscolo sentirà il piú forte
sua feconda lezione etico-politico-esistenziale entro un cli- richiamo della letteratura nella impostazione dell*Ortis
ma tragico dominato da «notte» e << morte »), verso l'ac- bolognese del '98.
cordo personale-universale di una formidabile spinta alla Rifluivano nella volontà di costruire un romanzo auto-
vita e di un'attrazione altrettanto profonda della morte: biografico epistolare l'intuizione (non importa se veramen-
dagli Sciolti al sole (dove il preromanticismo italiano offre te, almeno in parte, realizzata) dell”enigmatico romanzetto
al poeta la sua versione di tensione estrema nel modello epistolare Laara, lettere, le precedenti esperienze elegiaco-
38 Uso 1=oscoLo sroam E 1=~oEs1A L'ODE ALLA PALLAVICINI 39

narrative, gli stimoli ricchi delle letture che solo in parte domestico, di precoce humour fra Wielandiano e sterniano
avevano già sorretto operazioni scrittorie foscoliane (spe- (la lettera della dama padovana) °, di illeggiadrito senti-
cie le letture della letteratura romanzesca europea che van- mentalismo con un fondo di preziosismo classicistico-ro-
no valutate anche nell'ampliarsi delllorizzonte foscoliano coco e di languore preromantico (la lettera di Teresa al-
da italiano ad europeo entro la volontà di creare un roman- l'arpa).
zo italiano, recuperando tecniche narrative europee, ma Sulfinterruzione dell'Ortis bolognese si apre la fertilis-
anche tutta la vasta acquisizione di testi poetici aggiornati sima e complessa zona fra Ortis e Ortis (Ortis bolognese
fino a inedite composizioni montiane). Tutto in questo ro- 1798 e Ortis milanese 1802) entro la quale prende collo-
manzo incompiuto si legava ad una posizione centrale del- cazione, giustificazione, valore l'Ode alla Pallavicini. Ba-
la personalità foscoliana che trasferiva ora gli effetti trau- sti qui richiamare le linee essenziali sullo sfondo e sull'in-
matici del dramma di Campoformio in un provvisorio bi- trecciarsi di un progredire di Erlebuis totale fra vicende
sogno di distacco e rifiuto della diretta linea politica, in un di vita 5, esperienze letterarie, culturali, ideologiche, poli-
provvisorio rifugio rousseauiano-vrertheriano nel «seno tiche (Papprofondirsi della lettura dei classici, degli scrit-
della natura» e in un piccolo ambiente di schiettezza di tori contemporanei, l'approfondirsi della meditazione sui
affetti e costumi (una delle punte piú chiare del rous- pensatori del secolo XVIII con il lento digradare dell'ori-
seauismo foscoliano), in cui (sullo sfondo di un paesaggio ginario rousseauismo a favore di nuovi impulsi di tipo sto-
prevalentemente idillico-elegiaco) domina una passione ricistico e materialistico, la maturazione tormentata del
che nasce per lento attrito con sentimenti e personaggi - pensiero politico fra spinte idealistiche e spinte realistiche
«anime belle», tutti simpateticamente atteggiati e risen- crescenti, legate, con prospettive piú misurate e slanci uto-
titi, in un clima, ripeto, prevalentemente idillico-elegiaco, pici alla viva esperienza degli avvenimenti militari e poli-
che involge nel suo impasto piú edonistico le punte piú tici, fra la consumazione del periodo << giacobino » e il con-
acerbe di una specie di zibaldone meditativo pessimistico solidarsi del dominio napoleonico, con l”intricato nodo del-
e materialistico (la parte piú ardente e geniale dell'Ortis la crescente istanza nazionale e la sua efiettiva dificoltà di
bolognese) proteso a preparare quello scontro piú dram- affermarsi nel contesto della politica direttoriale prima e
matico fra illusioni, attrazione vitale e sentimento della napoleonica poi), e Pirraggiarsi, in parte coevo, in parte
morte liberatrice e annullatrice delle delusioni e del de- cronologicamente graduato, di prove scrittorie fra fervida
stino avverso di tm eccezionale Peebuogel, che solo nel- eloquenza e poesia nuova, fra prove di toni di bumour e
l'ultima parte del romanzo interrotto vien profrlandosi (al di suggestione allusiva, rinforzi del tono drammatico-lirico
momento pur languido e libresco della partenza di Iacopo fondamentale, aperture prima parziali, e poi piú alte e
dai colli Euganei e della sua lettera di addio a Teresa), co- sicure ad alternative di malinconia e luminosa serenità.
me conclusione necessaria dell'opera, per ritornare, con La linea centrale e predominante (anche quando vale
ben diversa maturità e pienezza di raccordate ragioni per-
sonali, storiche, politiche, esistenziali, a farsi centro pro-
“ Rinvio per il caso Wieland, ma un po' per tutte le note qui accen-
pulsore del grande Ortis milanese. l\lell”Ortis bolognese nate della poetica dell'Ortis bolognese al mio saggio sul Socrate delirante
la spirale del percorso foscoliano sembra come arretrate del Wielead e I'Ortis, in Ciasstcismo e neoclassicismo nella letteratura del
Settecento, Firenze 19153, 19763 [ora in questo volume].
di fronte ad un'aperta tensione drammatica e sviluppare, _ 5 Purtroppo specialmente questa zona è irta di problemi di datazione
assai coerentemente al centro dell'anima ardente (ma an- di opere e g1~av1_ mcertezze sul piano stesso della cronologia biografica. E
cora intrisa di correttivi di «anima bella» e << sensibile ») da tempo si sente 11 bisogno di una nuova e piú attendibile biografia fosco-
liana che costituirebbe un contributo essenziale agli studi foscoliani e alle
e alle componenti di un gusto di epitome delle condizioni vere possibilita di una ricostruzione dinamica del processo di poetica e di
letterarie tardosettecentesche, motivi di piccolo realismo poesia del Foscolo.
L ' ODE ALLA PALLAVICINI 41
40 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA

piú per contrasto e dialettíco rapporto che non come Leit- nella linea intermedia e folta delle lettere all'Arese (fra
motiu scoperto) è certo rappresentata da quella autobio- biografia, autobiografia e romanzo abbozzato, fra esaspe-
grafico-drammatica, che, partendo dalla sua piú gracile e razione e distacco), sulla linea dei sonetti minori e piú or-
incerta delineazione entro l'Ortis bolognese, si esplicita, ttsiani (frammenti autobiografico-drammatici liricamente
in tutta la sua dirompente complessità, nel grande esito sistemati in strutture ardite di esuberanza compressa e fat-
terminale di questo periodo e cioè nell'Ortis milanese, al ta esplodere entro le linee strette di un sonettismo nuovo
di là del quale - e solo al di là del quale - può profilarsi la anche se alimentato dalla formidabile lezione dei sonetti
duplice e assai collegata via di rinnovamento poetico dei alfiertani), sulla linea momentaneamente e apparentemen-
sonetti maggiori (il dramma rivisto entro una dimensione te piú isolata proprio dell'Ode a Luigia Pallavicini.
evocativa sintetica, entro lo sguardo lungo e profondo del Ecco: a mio avviso una interpretazione corretta di que-
poeta che ricostruisce un mito intero della propria storia sta ode non può non partire dalla constatazione della sua
e lo sigla con il senso nobilitante e sicuro del destino uni- nascita e funzione entro il fascio irraggiato di linee che si
versale degli uomini alleggerendolo solo cosí delle sue muovono fra Ortis e Ortis e che nell°Ortis milanese si ri-
punte piú aspre e particolari) e dell”ode All"amiea risauata solvono per appoggiare poi (attraverso Foperazione di sin-
in cui la rivincita della vita e la sfida al tempo e alla morte tesi ardente costituita da quel libro) il rilancio - sempre
erano assicurate dalla certezza dell'illusione-valore della mediato e condizionato dalla stretta ortisiana - di elemen-
<< aurea beltate›› e della superiore forza di una poesia con- ti e motivi che da quel libro fuoriescono potenziali e fil-
sapevole di se stessa e del suo valore di poetica nuova in- trati verso il futuro aperto della successiva e piú unitaria
terna alla stessa poesia. linea della poetica foscoliana.
Ma per giungere alla prova essenziale del suo grande
libro di rottura e di vera, non frivola <-: avanguardia» (tale Interrotto bruscamente l°Ortis bolognese al momento
È: l'Ortis milanese entro le condizioni della letteratura ita- dell'addio a Teresa e dell'abbandono dei colli Euganei (e
liana), per raggiungere una rappresentazione drammatico- Cloe quando il romanzo originario veniva accumulando gli
narrativa di se stesso e del proprio tempo sofferto, che elementi piú drammatici inerenti allo schema fissato co-
coordinasse entro un progressivo ritmo catastrofico gli munque dal titolo di Ultime lettere di Iacopo Ortis e non
anelli di una complessa denuncia e protesta (e germinale poteva quindi non concludersi col suicidio anche se vero-
impostazione di motivi salvatori) a livello personale, sto- similmente in un clima diversamente intenso da quello
rico, politico esistenziale °, il Foscolo dove - proprio fra della grande seconda parte dell'Ortis milanese), il Fosco-
Ortis e Ortis - irraggiare la sua complessa esperienza- lo, preso nel movimento attivo delle vicende militari pro-
espressione (poi riassorbita in gran parte entro l'Ortis mi- vocate dall*"invasione degli Austro-Russi e dal loro avvici-
lanese) nella linea ironico-allusiva del Sesto tomo clell'io, narsi a Bologna, abbandona la letteratura del cui ulteriore
esercizio da parte sua non abbiamo attualmente prove de-
'E' Si ricordi come l°Ortis non è solo momento essenziale per il futuro finitivamente sicure (i sonetti amorosi del '99 di cui parlò
svolgimento foscoliano (e intanto in se stesso il libro foscoliano piú esplo- il CarrerP) e solo verso la fine dell°anno, giunto a Genova,
sivo e ribollente di motivi in potenza, e percio tanto piú densi di forze col- dopo il passaggio variamente documentabile fra Emilia-
te nella loro iniziale liberazione): il che non vuol dire affatto negat cosi la
grandezza dei sonetti maggiori, della seconda Ode, dei Sepolcri, della pro- Romagna, Toscana, Italia settentrionale, in rapporto alle
sa didimea, delle Grazie, ma costituisce anche un momento essenziale (il battaglie e ai movimenti militari delle truppe cisalpine e
piú usufruito non a caso) nella formazione del grandissimo Leopardi, che
meno senti (nella sua diversa via di sviluppo) la poesia della maturità fo- francesi, egli si applicò alla redazione di due brevi, ma im-
scoliana, per lui meno sollecitante, malgrado echi e riprese dai sonetti e
dai Sepolcri nei Canti, ma sempre fortemente spostati rispetto alla dire-
portanti scritti politico-pragmatici che ce lo mostrano in-
zione dei testi foscoliani. teramente preso da una estrema passione politico-naziona-
42 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA L"ODE ALLA PALLAVICINI 43

le in un tentativo supremo di intervenire in prima persona aveva pensato al Moreau - perché in quel momento co-
nelle vicende politiche a livello di interessi soprattutto ita- mandante dell'armata d'ltalia e quindi detentore della for-
liani, ma non solo italiani. za armata francese in Italia e capace di agire efficacemente
Si tratta, come è ben noto, del Discorso su l'Italia, del- e prontamente al di fuori delle incertezze e lentezze degli
l'ottobre 1799, e della nuova dedica a Napoleone dell”Ode organi esecutivi e legislativi di Parigi) 9 e prospetta vigoro-
Bonaparte liberatoria (ode che in questo momento subisce samente Funifìcazione e Pindipendenza dell'Italia (attuata
correzioni e implica un momentaneo esercizio di revisione con la guerra e con l'estensione di una specie di repubblica
poetica del componimento del '97 sempre in una direzione «an1bulante››, iniziata con il campo armato della Liguria
oratoria-pragmatica congeniale allo stesso indirizzo delle e sancita dalla convocazione autoritaria, da parte del ge-
due prose citate) 7. nerale-despota provvisorio, di una Convenzione italiana in
Tutti e due gli scritti (che meriterebbero in altra sede cui potranno finalmente comparire quegli «italiani di gran-
tanto piú attento esame per Pevoluzione della posizione de carattere che si sono nelle passate rivoluzioni o ritirati,
politica foscoliana non in astratto, ma entro le concrete o pochissimo manifestati, o affatto nascosti, sdegnando di
condizioni storiche) valgono qui per noi a misurare l'estre- sottomettersi alla tirannide dei proconsoli francesi e alla
ma punta della volontà foscoliana di intervento attivo nel- servile iiisolenza de' corrotti Italiani loro ministri :››) come
la situazione storica, l'estremo profilo dello scrittore mili- una necessità, per la Francia in pericolo, di avere nell'Ita-
tante tutto converso, pur con le armi aflilate della prosa lia una repubblica alleata «potente ›› «indipendente» (di-
solenne ed elaborata di tipo tacitiano, nel suo impegno su- versamente da quello che era stata fino allora, quando -
scitatore, amtnonitore, addirittura direttamente pragma- sempre per ragioni storico-politiche ben comprese - «i
tico. Il Discorso rappresenta un'iniziativa tanto coraggio- Francesi furono conquistatori e gli Italiani conquistati:
sa e originale, quanto a suo modo utopistica nel proprio i nomi nulla rilevano: quanto gli uni opprimevano, tanto
estremo realismo e nella fiducia foscoliana nella forza (egli gli altri abborrivano››) 1°. La nuova dedica dell'Ode, subi-
si rivolgeva al generale francese Cl-iainpionnets - prima to prima del colpo di stato del 1 8 brumaio, associa - senza
farci cadere nelle vecchie designazioni del «Catone corti-
7 La revisione consiste per lo piú in correzioni di errori ortografici o di giano» - un invito, sempre realistico, a Bonaparte di sal-
forme piú dispersive e piú fiacche raliorzate da una retorica e pifi logica- vare l'Italia invasa e di farsi «despota›› per rifondare piú
mente coerente ripetizione (ai vv. 51:-5:-:: « Italia, alii!_ solo al viruperio duraturamente la libertà repubblicana italiana (cancellan-
viva, I al viruperio clie piangendo lava ›› invece di « Italia, ahi!_ solo all'ab-
borninio viva, I viva all'infamia che piangendo lava sl. Solo ai _vv. 193-98 do cosí l*onta del trattato di Canipoformio che « traffico la
la revisione implica non solo un miglioramento retorico-smtattico, ma un mia patria, insospettí le nazioni e scemo la dignità al tuo
cambiamento ideativo, relativo al piú chiaro tema unitario nazionale e al
suo appoggio romano repubblicano che è andato facendosi dominante nella nome ››) e Pavvertimento (ahimè quanto coraggioso, ma
prospettiva foscoliana a scapito del richiamo alle « sa.nte›› «leggi della na- idealistico e moralistico! ) di non dissociare « virtú e poten-
tura››: «Ve' ricomporsi i tuoi vulghi divisi I nel gran Popol che fea I pro-
strare i re col senno e col valore, I poi l'universo co1_ suo fren reggea: I vedi za >›, di non farsi, come Cesare, dittatore del << mondo ››, ap-
la consolar guerriera pompa I e gli annali e le leggi e 1 rostri e il no_me_! ››
al posto di « Ma col dito di Dio ne” cori incise I di natura le sante I invio-
Iare leggi e dal terrore I del dispotismo sino ad oggi infranto. I Le sante ccprclio bericoolcritiae, ma del fatto che egli era uno di quei generali «de-
leggi spaziar con pompa I liberamente ti vedrai nel seno ›:› (cfr. testo critico mocratici ›> e di estrazione popolare piú sinceramente legati alla causa del-
in Tragedia e poesie minori cit., p. 340). la rivoluzione e inoltre era stato fondatore della repubblica partenopea
Circa la nozione e pratica foscoliana dell*"intel1ettuale_ e del suo ruolo contro le direttive del Direttorio).
rispetto al potere nella società nel periodo giacobino si rimanda saggio 9 llsiclie per questo aspetto il Discorso foscoliano si distingue dai nu-
di A. LEPRE, Per mio storia degli intellettuali italiani: i giccobmz e il Fo- merosi appelli consimili di altri italiani rivolti al Direttorio o al Consiglio
scolo, in «Movimento Operaio e Socialista», 1968. _ _ dei Cinquecento.
8 Lo Championnet è considerato nella dedica del Discorso sia come 1° Cfr. Discorso, in Scritti letterari e politici dal 1796 al råoå', a cura
«gran Capitano» sia come «ottimo cittadino» [e certo non si tratta solo di di G. Gambarin, Ed. Naz., vol. VI, Firenze 1972, pp. 158-62.
44 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA
ixonn aLLa i=›aLLaviciNi 45
pellandosi alla « severa posterità» e alla propria qualità di giorno genovese, si può ipotizzare una certa partecipazio-
nuovo «Tacito» e di voce della verità “_ ne del Foscolo alla vita dei clubs patriottici e repubblicani
A questo punto la delusione della mancata risposta del- genovesi (ai quali certo egli era ben noto anche per i suoi
lo Championnet (delusione ben evidenziata nella lettera ricordati interventi con il Discorso e la ripubblicazione
dell'Ode a Bonaparte con la nuova dedica, subito segna-
al Bossi da Nizza, del 1o gennaio 18oo, dove a proposito
della morte per malattia dello Championnet il Foscolo lati con consensi e alta stima dai giornali genovesi) H, mi
par certo che egli successivamente si allontanò provviso-
commenta amaramente «Perché non moriva quattro mesi
prin1a!...››) “, e il contraccolpo del 18 brumaio dovettero riamente da ogni vera attività politica oratoria e scritta 1°,
fortemente influire sull'animo del Foscolo, indurre il poe- tutto preso dalla propria diflicilissima situazione che lo fe-
ta a interrompere un'attività politica portata cosí avanti ce a lungo cercare di trasferirsi a Parigi abbandonando la
(anche in senso politico-sociale) nel periodo giacobino " e Liguria e che poi, non potendo realizzare questo desiderio,
lo fece decidere per un'attivi1:à militare che diventa predo-
dimostratasi cosi inutile, indurlo a rinchiudersi nelle sue
minante durante i restanti mesi dell'assedio di Genova.
fosche meditazioni accresciute dalle drammatiche penosis-
È a questo punto (e verosimilmente nella primavera del
sime condizioni personali e dallo spettacolo del trattamen-
18oo, dopo i precedenti tentativi politici dell'autunno
to riservato dai Francesi agli esuli italiani, alle vittime del- 1799, il suo soggiorno a Nizza e la ripresa dell'attività mi-
la libertà italiana 1". E se in un primo tempo, nel primo sog- litare) che si può collocare la composizione dell'Ode alla
Pallavicini, nata come si sa da un'occasione precisa, da
“ Cfr. Dedica, Ed. Naz., vol. VI cit., pp. 163-64. Tale dedica come un'impresa poetico-galante, che accomuna il Foscolo (co-
poi 1,0rtis e la stessa pur piú compromessa Orazione a Bonaparte per z'
cornizi di Lione confermarono in Napoleone e nelle autorità francesi quel- me poi meglio vedremo) ad alcuni suoi cornrnilitoni cisal-
1'inde1ebile taccia di «testa calda» che il Foscolo si era gia meritata per i pini ed esuli veneti, suoi amici e compagni di idee e di
suoi atteggiamenti al momento di Campoformio, quando, secondo la testi-
monianza dell'incaricato di affari austriaco a Venezia - riportata meritoria- sventura, ma che piú intimamente è sollecitata da una spe-
mente dal Gambarin nella sua introduzione (p. XXV) al vol. cit. dell°Ed. cie di risposta che il poeta dà, con tale sua opera, alle sue
Naz. - il Foscolo avrebbe dalla tribuna della Società di pubblica istruzione
di Venezia vomitato «toutes les imprécations possibles contre le Général condizioni personali-storiche, al drammatico disagio in cui
en chef Bonaparte» e « armé d°u.n pc-ignard et faisant des esclamations et vive, ed entro la piú generale situazione della profonda
des contorsions horribles, il l'a enfoncé avec fui-eur dans le parapet de la
tribune, en jurant de frapper dn même le cteur du pei-fide Bonaparte».
12 Epistolario, Ed. Naz., a cura di P. Carli, vol. I, Firenze 1949, p. 75. 15 Cfr. la «Gazzetta Nazionale della Liguria», 12 ottobre 1799 e il
Evidentemente il Foscolo deluso dallo Championnet pensava, ingenua- «Monitore Ligure» dello stesso giorno circa l'annuncio del Discorso, e gli
mente,Iähe un diverso generalelavreblbe potlriito accogliere la sua ardita pro- stessi giornali del 3o novembre circa la Dedica e l'ode ripubblicata. Del
posta. a ormai riteneva inuti e rep 'care ' suo tentativo. resto echi di questi scritti appaiono in vari mticoli della «Gazzetta Nazio-
13 Forti spinte democratiche e sociali sono nelfatrivitä giornalistica del nale della Liguria» (specie nell'articolo del 21 dicembre, Conoenienze del-
'98 ben evidenti solo che si considerino almeno (nel contesto dell'epoca
ditettoriale) Pistanza assoluta della sovranità popolare, la proposta della la Francia per repnblvlicanizzare Fitalia). La lettura poi di tali giornali da
parte del Foscolo par provata anche da qualche possibile suggerimento al-
legge agraria e la dimostrazione del carattere non «naturale» e non «pri- l'autore dei Sepolcri contenuto ad esempio nella notizia-articolo circa «Pa-
mitivo›› della <<proprieåa››, pur entro lašendenza a cercare sopratníiåzlo una buso di seppellire i morti in chiesa» (« Gazzetta Nazionale della Liguria»,
minore sperequazione a eccessive ricc ezze e miseria eccessiva . nel 22 marzo 18oo) e la morte di due facchini discesi in un sepolcro e uccisi
«Geåiiêi Deinocšratico» del 9 ottobre e) 11 ottobre: in Scritti letterari e poli- dal gas mefirico. Per l'idea di Santa Croce il Goflìs nella sua Antologia ƒo-
tici a 1796 a 1808 cit., pp. 145-48 . scoliana (Torino 1942, p. 25) ipotizza la lettura foscoliana di im articolo
1" Si vedano in proposito le poche, ma significative lettere foscoliane di
questo periodo, che tanto insistono sulle proprie sventure, malattie, mise- uscito sul «Redattore Italiano» il 18 maggio '99, poco prima dell'arrivo
del Foscolo a Genova.
ria, Èhlla sua ållecisione di andšire a Partigi, ma aåíhì sulla sorte infeåiãìãle- 1° Appare ben poco accettabile Pattribuzione al Foscolo di un articolo
glii 'ani es iin territorio rancese specie n a ettera al Bossi, iz- politico su di un giornale genovese, il «Redattore Italiano», aifacciata da
za, del 26 gennaio 18oo, Ep., I, pp. 76-77, dove si parla, con toni orti- v. v1TaLE. (Un giornale unitario del '99 e un prolrabile articolo del Foscolo,
siani, di due italiani « vittime della rivoluzione» e colpiti, oltre che dalla in «Annuario del R. Liceo C. Colombo», 193:), rifiutata dal Gambarin
fame, dalla 1« inospitaliiâ e dal disprezzo, unica ricompensa che g1°Italiani nella sua introduzione al cit. vol. VI delle Opere, Ed. Naz., p. LvIII.
ricevono su territorio ancese» .
46 Uso Foscoro sroam E Ponsra :sona ALLA Parravrcrm 47
spirale di svolgimento della sua poesia nel complicato pe- nella sua configurazione di immagini e moduli eleganti e
riodo di passaggio fra Ortis e Ortis. brillanti, nella sua stessa tematica di inno alla bellezza (co-
Una risposta che, valutabile come molla centrale della me componente della vitalità impulsivatnente recuperata
genesi dell'Ode, ben si inserisce nello svolgimento fosco- e contrapposta al premere del dramma), elementi di com-
liano di questo periodo e nelle ragioni della sua complessa piaciuta consapevolezza, di sorriso, un atteggiamento fon-
poetica, appunto considerandola come risposta (tutta ar- damentale di disponibilità di componenti tematiche, stili-
ricchita e sostenuta da componenti già vive e ora fatte- stiche, figurative, linguistiche, adibite, con già notevole
si piú forti nella personalità foscoliana, e parzialmente fermezza di mano e con superiorità, ripeto, di consapevo-
espresse in precedenti esercizi artistici) ad una situazione lezza, allo svolgersi vario ed organico di un inno lieto,
di supremo disagio personale-storico e di impasse ideale, mosso, brillante. In questo il Foscolo poteva giocare sui
ad una condizione di suprema imecarštas accresciuta dalla tasti del complimento galante, del creato e gustato spetta-
vita di guerra, dal continuo presentarsi del rischio del- colo della bellezza, della falsa concitazione realistica, del-
la morte, mentre la stessa vita cosí provvisoria e l”attrito Pambigua partecipazione e trepidazione sentimentale, con
con l'esercizio del rischio esaltavano il sentimento della una ricchezza di sfumattue e una centralità di direzione
vitalità provocando un movimento alacre di impulsi vitali, che rivelano una capacità poetica maturata e nuova anche
un bisogno di risposta vitale-poetica al dramma vissuto nell"'uso di una tematica suggerita dall'occasione e di un
personalmente entro la situazione di nuovi disinganni, di repertorio letterario-mitologico di ascendenza tardosette-
tragiche incertezze sulla sorte dell'ltalia e del processo ri- centesca fortemente posseduto e assimilato dal Foscolo e
voluzionario, di cocenti verifiche della lotta fratricida fra giocato con forte perizia e consapevolezza della sua parti-
Italiani (uno dei traumi profondi del Foscolo di questi an- colare destinazione. Sicché l°ode non va, a mio avviso, né
ni), di vissuta esperienza delle difficoltà della città assedia- interpretata come una regressione al Settecento e una raf-
ta e colpita dalla fame e dalle epidemie, e pur insieme ca- finata e fredda << collana di cammei» o un'esibizione libre-
pace di offerte sollecitanti nell'intreccio di guerra e di per- sca di un possesso letterario (e neppure come una pura pa-
sistente volontà vitale specie nei salotti eleganti delle fa- rentesi occasionale-mondana), né interpretata come una
miglie aristocratiche e alto-borghesi di Genova, nei quali poesia centrata nella rappresentazione realistica e nella in-
gli ufficiali-letterati della Cisalpina trovavano facile acco- terpretazione psicologica della vicenda occasionale o come
glienza e occasioni di vita mondana-socievole e sin lette- un inno profondo alla bellezza «deificata» e salvata dal
raria. suo pericolo di distruzione, in una prospettiva persuasa e
L'Ode si configura cosi, a mio avviso, in una singolare intera di un processo poetico di creazione di un mito-va-
direzione di slancio vitale-poetico, in un singolare riflusso lore (di << guarigione» e di salvezza sictua) che potrà esser
di vitalità e di bisogno di poesia che tale vitalità traduces- invece piú giustamente verificato nel caso della tanto mag-
se nelle sue forme piú fervide, eleganti, edonistico-bril- giore e diversa ode All'amica risamzta.
lanti e in un gusto insieme schietto e compiaciuto dell'a-
spetto vitale della bellezza femminile, in una disposizione Per comprendere le ragioni della genesi e della poetica
poetica tutta fuori delle componenti drammatiche fosco- dell'Ode zz Luigia Pallavicini bisogna dunque aver bene
liane, fino al rischio di un abbandono edonistico-estetisti- considerato il momento dello sviluppo foscoliano in cui
co controbilanciato e dialetticamente giustificato dal nesso l'ode si inserisce: momento piú generale del movimento
profondo con gli elementi drammatici cui esso risponde, dinamico della personalità foscoliana e momento partico-
e sostenuto da un controllo e da un dominio che compor- lare propizio che di quel momento piú generale rappre-
tano, in quell'acceso abbandono al ritmo vitale-poetico senta una piú ravvicinata e concreta condizione (alla luce
48 Uso Foscoto sroiua E Poesia L'onn ALLA PALLAVICINI 49
di una metodologia <<antipuristica›> tanto non paurosa di balterne tanto piú esposte alla fame e alla miseria "', ep-
contaminazioni biografiche quanto attenta ad evitare un pure capace (nei suoi strati sociali superiori) di una avi-
duro determinismo). La condizione del Foscolo nel pe- dità di feste, di socievolezza, di vicende galanti, di eserci-
riodo genovese (specie dopo il primo soggiorno nella città zio di gusti alla moda, con cui quel settore della società
ligure e il doloroso, tormentato confino nizzardo) è quella genovese cercava di evadere dalle strette dell'assedio e del-
di un intreccio complesso fra rinnovate esperienze delu- le vicende belliche “_
sive personali e storiche, la rinnovata e sofferta esperienza In quella società elegante trovavano facile accesso gli
dell'esule veneto e cisalpino colpito dalla trascuranza dei esuli di altre parti d'Italia, per lo piú ufficiali delle truppe
francesi verso i patrioti italiani, il disinganno delle speran- cisalpine e insieme cultori piú dilettanteschi o piú profes-
ze riposte nei propri tentativi di incidere nella storia at- sionali di letteratura, fatta valere, in quel contesto, come
tuale coni suoi scritti politici, la propria stessa esperienza mezzo di evasione dal clima tetro dell'assedio. Si che, nei
di miseria e di insicurezza (fino al balenare di quello che giornali genovesi del periodo dell'assedio, frequenti sono
piú tardi nel sonetto Alla Musa sarà chiamato - in rappor- le inserzioni e gli annrmci non solo di feste e mode ele-
to alle << pensose membranze ›> del passato - << del futuro il ganti delle donne genovesi (fra ironia, ptmte di severità
timor cieco ›>), fra persistente (e in parte necessaria) parte- «repubblicana» e compiaciuto rilievo di una vita che se-
cipazione alla lotta armata contro le truppe della coalizio- guitava, malgrado tutto, a svolgersi nella città assediata),
ne reazionaria e delle bande degli insorgenti, accanto ai ma di componimenti «poetici» ora intonati alla retorica
Francesi, malgrado tutto considerati pur sempre inevita- «repubblicana» ora, e piú frequentemente, intonati ad
bile sostegno delle pur aflievolite e deluse speranze « ita- una sorta di accompagnamento, ornamento, distrazione di
liane» (con l'i.nerente trauma della guerra fratricida, dello questa vita socievole dei salotti delle dame-cittadine ospi-
stesso orrore per la guerra, effetto del belluino, atavico talmente attente e sensibili alle cure galanti loro rivolte
istinto ferino degli uomini e d'altra parte, insieme, stimo- dai giovani combattenti e dai patrioti dediti anche all'o-
lo del coraggio virile e della sfida alla morte, densa rappre- maggio della loro bellezza.
sentazione della stessa morte e della labile caducità della dati di Francia specie per l°ultima strofe che suonava cosí: «Viva il Po-
vita degli uomini), fra impeto bellicoso, doveroso ed eroi- polo Sovrano, l e di lui chi È fido amico! I Morte ai regi ed all'inttico, I
co, e rimbalzo del piú forte istinto vitale, confortato (e e a chi morte a lor non dà ››).
la Per la condizione di miseria, fame e malattie (e sullo stato di mendi-
qui basti accennare alla condizione di fondo senza abban- cità del popolo minuto) si vedano i giornali degli ultimi mesi dell'assedio
donarsi ai minimi particolari di cui si bearono gli studiosi (ad esempio l'articolo sulla mendicità nel numero del 18 marzo :Suo della
«Gazzetta Nazionale della Liguria ››), magari rilevate insieme a mode fri-
del Foscolo fra «armi e amori ››) da quegli aspetti di vita vole nate in quella situazione (le dame con il loro «molinettoa in argento
socievole, elegante che la Genova assediata pur offriva nel e il pacchetto di grano da macinare «o che portano in mano ›› << quasi per
quadro di una città assediata, affamata, invasa dalle epide- vezzo un mazzo di aglio o cipolle», come portavano «altra volta un mazzo
di vainiglia o di rose ››) legate e contrastanti insieme con la costatazione
mie, politicamente scossa dai contraccolpi del 18 bruma- della generale << mancanza del pane» e con Pesclamazione del giornalista:
io ", sconvolta dal crescente malcontento delle classi su- <<1'anima nostra e la nostra penna rifugge dalla descrizione lagrimevole di
quell*orribile vai-iazione...›› (cfr. l”articolo Varietà in ana città assediara
in due puntate sui numeri del 24 maggio e del 31 maggio I8oo).
" In seguito al colpo di stato del 18 brumaio anche la repubblica ligure 1° Per le feste date dalle famiglie aristocratiche genovesi si veda il para-
subi un cambiamento di governo, fu abolito il Direttorio, i consigli furo- grafo La farne si diverte, nel capitolo ƒlssedio e blocco di Genova nel vec-
no «aggiornati» e fu creata una commissione << interina» di governo. Cosi chio volume di L. T. BELGRANO, Irnbreoiatnre di Giovanni Scriöa, Genova
vennero chiuse le discussioni pubbliche politiche e amministrative che ave- 1882 (pp. 231-38). I giornali del tempo sono poi pieni di articoletti e dia-
vano animato fino allora la vita pubblica genovese [cfr. il numero della loghetti fra seri e scherzosi, fra indignati e compiacíuti, sulla vanità delle
«Gazzetta Nazionale della Liguria», 3o novembre '99), cosi come fu raf- donne anche nel periodo dell'assedio, sulle nuove mode femminili, venute
forzata la censura su ogni scritto di carattere e argomento politico (si giunse di Francia, di vestiti molto scollati e succinti, nocivi alla salute (e alla-mo-
perfino a riprovare e censurare un componimento in versi di G. Rossi, I sol- ralità), ma adatti a mettere in rilievo le «grazie ›› manuali delle <<belle››.
§0 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA - L' ODE ALLA PALLAVICINI jI

A volte si trattava di letterati dilettanti piú oziosi e pa- sue forme elette di fronte all'<< invasione » della lingua dei
rassitari come il Petracchi con la sua Galleria di ritratti protettori-oppressori 1°.
delle dame genovesi piú in vista e con la sua raccolta di Chi rilegga insieme i componimenti dell'Ornaggio 1' no-
Poesie leggiere (commenti pettegoli dei flirts e della ga-
lanteria di quella società), a volte si trattava di letterati ” Per il Foscolo, tanto superiore alle piú facili forme di moda dei suoi
amici nell'impresa dell'Omaggio, si pensi, in un periodo di poco preceden-
piú provveduti e insieme impegnati nelle idee politiche e te, alla difesa della lingua latina nel sonetto del °98 o all'ultima parte della
nelle vicende militari: il caso del Ceroni con il suo Pappa- Difesa contro le accuse a Vincenzo Monti.
il Per l'Ornaggio mi servo di una fotocopia del rarissimo esemplare
galletto che in una trasfigurazione -- di dubbio gusto e di posseduto dal professor Gianfranco Acchiappati: fotocopia che per questo
ispirazione fantoniana - di uomini e potenze in uccelli, studio gentilmente il carissimo, compianto amico Pagliai mi dette, ben sa-
pendo, come egli mi scrisse, quanto il possessore di questo e altri impor-
assortiva preoccupazioni civili e storiche con quadretti ga- tanti documenti foscoliani sia generosamente lieto che essi servano agli stu-
lanti di una cronaca mondana essa stessa non priva del pet- di del Foscolo.
Il primo componimento de1l'On-raggio porta la sigla F. G. Si penso a
tegolezzo salottiero. In tal clima si inserisce la piccola rac- Giovanni Fantoni o a Francesco Gianni, ma e impossibile che quel com-
colta di componimenti poetici, Omaggio a Luigia Pallavi- ponimento modestissimo, e tutto impostato sulla autoiudicazione dell'au-
tore come « non poeta» che presenta versi di « poeti » capaci di dire ciò che
cini, frutto di un°impresa poetico-mondana di un piccolo lui sente, ma non sa esprimere, sia de]l'«ispiratissimo» Lahindo, sempre
gruppo di commilitoni ed amici, uniti da simili idee politi- ultraconsapevole della sua qualità di «cigno poetico» o dell'orgogliosis-
che, da simili condizioni di vita e da un generico legame di simo «poeta» Gianni. La copia da me vista dell'Omaggio ha una chiave
manoscritta dei nomi degli autori sotto ogni sigla e nell'ultima pagina bian-
letteratura e di gusto. ca dell'opuscolo che si conclude con la dicitura: «Ex dono Alovsiae Palla-
Si trattava appunto del Foscolo e, molto verisimilmen- vicini» e che ripete e specifica le attribuzioni affermando che la prima can-
zone È di Fantuzzi Generale nel Regno Italico. Sicché la stessa chiave può
te, come vedremo, del Gasparinetti, del Ceroni e del gene- pensarsi suggerita, a distanza di tempo, dalla stessa Pallavicini. Cosi. la
rale e giacobino Fantozzi, tutti «cisalpini» e addirittura spiegazione della prima sigla F. G., come «Fantuzzi Generale nel Regno
Italico» puo ben indicare Giuseppe Fantuzzi con l'iniziale del cognome e
esuli veneti, accomunati anche (specie i primi tre piú let- la qualifica di Generale (in questo caso la qualifica del grado era un'ecce-
terariamente educati, seppure, è chiaro, con ben diversa zione ben comprensibile per Pautorevolezza dell'autore appunto in quanto
generale) e piccolo ostacolo a questa attribuzione è costituito dall'errata
preparazione e genialità nel caso del Foscolo: il Fantuzzi qualifica del generale «nel Regno Italico ›› che può essere una facile svista
poi si limitò a presentare la raccolta con pochi versi sbriga- ed errore mnemonico fra Repubblica Cisalpina e Regno Italico (il Fantuzzi
mori il 2 maggio 18oo alla battaglia del Colle della Coronata, cui parteci-
tivi dichiarandosi inesperto di poesia) da una lata educa- parono gli altri autori dell'Ornaggio, come generale delle truppe della Re-
zione e direzione di prevalente gusto neoclassico, valido pubblica Cisalpina), o della stessa Pallavicini o de1l'ignoto estensore della
spiegazione dell'identità degli autori de1l'Omaggio, che compie un'altra
(con diversissima consapevolezza e forza di fronte alle for- iniziale svista a proposito della sigla T. C. spiegando T. Ceroni (laddove
me del «facilismo» meridionale di origine metastasiana deve intendersi il suo pseudonimo Timone Cimbro). Né sembra poter trat-
che pur portava Pesigenza importante di una comunica- tarsi del fratello del Fantuzzi (1'altro amico del Foscolo e partecipe alla
battaglia del Colle della Coronata come caposquadrone), il cui nome era
zione piú popolare e pedagogica) ad assicurare una forma Luigi e che nel Regno Italico raggiunse il grado di colonnello e mori nella
di impegno letterario piú arduo che presupponeva non campagna di Russia. Del resto l”o1-dine e il numero delle iniziali nell'O-
maggio e vario: ora è intero e corrisponde all'ordine di nome e cognome:
tanto una assoluta « separatezza» della letteratura, quanto il caso di U. F. (Ugo Foscolo), di T. C. (Timone Cimbro, il Ceroni), di
la volontà di un'educazione alta e classica, il rifiuto di una A. G. (Antonio Gasparinetti), ora invece è capovolto (G. A.: Gasparinetti
Antonio) ora è di una sola iniziale (C., Cimbro T. o Ceroni). .iìlla line
volgarizzazione, avvertita come la perdita di valori alti nel F. G. potrebbe anche dire Fantuzzi Giuseppe. Forse tale varietà di dispo-
loro fondo di istanze laiche, di umanità classico-repubbli- sizione delle iniziali volle far pensare ai lettori che il numero dei collabo-
ratori all'Orna'ggio fosse superiore a quello reale.
cana, anche se nei suoi aspetti spesso di edonismo incorag- Giuseppe Fantozzi bellunese (1762-r8oo) fu certo fra le amicizie giaco-
giante la vitalità e l'esercizio di una mondanità preziosa e bine del giovane Foscolo, che poi a Genova fu suo ufliciale di corrispon-
ingentilitrice, con la forte presenza di un culto erotico del- denza. Il Foscolo fece alto elogio del suo valor militare e il suo amore per
la libertà nell'Orazione a Bonaparte del congresso di Lione e intendeva
la bellezza, oltreché una difesa della lingua italiana nelle scriverne la vita (ne restano brani nei mss foscoliani della Nmionale di Fi-
j2 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA L'ODE ALLA PALLAVICINI jß

terà facilmente (anche se ovviamente con la diversità es- dellfimbizzarrirsi del cavallo e della caduta della Pallavi-
senziale che corre fra quelli altrui e l'ode del Foscolo, tan- cini, il motivo della gioia maligna delle altre dame e della
to piú evidente proprio nell'avvicinamento e nella comu- loro invidia per la immaginata riacquistata e superiore bel-
nanza di una certa base di gusto, di poetica, di materiale lezza della loro rivale, il motivo del pericolo della bellezza
direzione tematica) una certa comune atmosfera e una for- della donna omaggiata.
te somiglianza di temi e di prospettive rispetto all'occasio- Cosi il motivo del futuro, ma sicuro risorgere della bel-
ne, all'origine dell°Omaggio 22: la rappresentazione, ovvia, lezza della Pallavicini e il motivo della gioia invidiosa del-
renze di cui si servirono gli editori ottocenteschi delle Opere edite e po- date, quanto a ipotesi di precise e perentorie datazioni, del vol. di a. Eassr,
stame di U. Foscolo (vol. V, pp. 67-71) per stenderne i Cenni biograficz' Armi ed arnori nella giovinezza di U. Foscolo, Genova 1927.
messi a seguito dell'Orazz`one citata. Circa la datazione dell'Ornaggio (che porta la data anno 8° e_ dunque
Sul Fantuzzi giacobino si veda ora M. BERENGU, La Società veneta alla fra 23 settembre '99 e 22 settembre I8oo) e quella dell'Ode foscoliana essa
fine del '7oo, Firenze 1956, pp. 217-24. non si puo assicurare con certezza. Tradizionalmente la datazione dell'Qde
Il veronese Giuseppe Giulio Ceroni (1774-1813) collega d'armi e di era fissata nel marzo 18oo; poi A. NERI (La caduta di Lnigia Paiiaaicini cit.,
idee politiche del Foscolo, ebbe una notevole attività poetica intonata a pp. Izo-33 e La rtarnpa originale dell'Ode a Luigia Pallavicini, In «Gior-
influenze ossianesche e fantoniana (e piú tardi foscoliana). Ma i suoi com- nale Storico e Letterario della Liguria», vII [19o6l› PP. 335-42) penso dr
ponimenti piú noti appartengono ad una fase successiva al periodo in cui poterla avvicinare a1l'occasione, a sua volta fissata _da lui luglio 1799,
collaborò all°Om'a,ggio. Su di lui cfr. G. MAZZUNI, Abati, soldati, autori, mentre piú recentemente il Bassi (giustamente lasciando 1'1potes1 di una
attori del Settecento, Bologna 1924, pp. 325 sgg. .Antonio Gasparinetti, di composizione immediatamente vicina all°occas1one) ritenne di poter fissare
Ponte di Piave (1777-1824), giacobino, combattente e scrittore, si dedicò l'ide-azione dell'Ode foscoliana fra il 12-18 aprile ~ periodo di consegna del
poi alfattività tragica e a liriche e componimenti encomiastici su Napo- Foscolo per punizione - e la stesura dopo la ferita del 2 maggio durante 1
leone. Cfr. G. MAZZONI, Un altro contnriiitone di U. Forcolo, in «Atti del- venti giorni della sua convalescenza, mentre l'Omaggio sarebbe stato pub-
l'Istituto Veneto», serie VIII, V (1893-94). blicato solo nel luglio. _
Solo dopo la pubblicazione del presente saggio sono venuto a conoscen- A mio avviso, una volta fissato il terrninus a quo (l'occasione) lugho
za - attraverso una citazione bibliografica nel primo volume dell'edizione 1799 si puo almeno fissare il termina; ante quem (già per quanto riguarda
delle Opere del Foscolo, a cura di G. Gavazzeni, Ricciardi, Milano-Napoli la pubblicazione dell'Ornaggio) e cioe la morte del Fantuzzr (2 maggio
1974 - della scheda dello stesso Gavazzeni (I oairarni odorati: Scheda per Iåoo) se, come è molto verosimile, il Fann1zzi e l°autore del breve com-
la prima stampa dell'Ode «A Luigia Pallavicini cadnta ala cavallo», nella ponimento di apertura e di presentazione della raccolta. Propenderer por
miscellanea Un augurio a Rafaele Mattioli, Sansoni, Firenze 1970) sfug- per una datazione abbastanza vicina a quest°ultima data, e cioè in un perio-
gita sia a me che a Pagliai (nonché a recenti commentatori de11'Ode). In do di avanzato stato delle sempre piú incalzanti vicende dell'assed1o, data
quella << scheda» il Gavazzeni dava il testo dell'edizione genovese dell'Ode la mancanza di ogni accenno giornalistico all'Ornaggio edito dalla stampe-
e di tutto l'Om'aggio a Luigia Pallavicini, riproducendo la copia di questo ria Frugoni le cui pubblicazioni avevano trovato pronto annuncio nei gior-
posseduta dal signor Emilio Brusa (e poi - in una nota aggiunta sulle boz- nali genovesi nel periodo dei primi mesi dell'assedio, laddove nei mesi piú
ze - usufruendo anche della copia posseduta dall'Accl-riappati, che gli per- avanzati tali annunci vengono a mancare. _
metteva di attribuire i versi di apertura dell'Ontaggio al Fantozzi invece D'altra parte qualche peso può attribuirsi al fatto che il Foscolo negli
che al Gianni, come aveva prima ipotizzato) e vi aggiungeva sia il testo ultimi mesi del '99 è tutto preso, prima dalla composizione der due _scrItn
critico definitivo dell'Ode, sia un rapido esame della presenza clell'edizione politici e dalla revisione dell'Ode a Bonaparte, poi dai suoi urgenti e dr-
genovese entro la successiva elaborazione delllüde. Data la scarsa diffusio- sperati tentativi di risolvere, a Nizza, - lontano dunque dagli altri suor
ne della «scheda» del Gavazzeni ritengo utile, piú avanti, di offrire ugual- compagni dell'impresa poetica - la sua difiicilissima situazione. M1 sem-
mente il testo originario dell'Ode, del resto indispensabile al discorso cri- bra dunque assai probabile che l'Omaggio e l*Ode siano stati composti e
tico che se ne ricava. Quanto alla premessa all”Ode e alle ricchissimo anno- stampati nei mesi della primavera del 1800 quando il Foscolo era ritornato
tazioni contenute nel citato primo volume delle Opere del Foscolo curato (fra Io e 15 marzo) piú stabilmente a Genova, viveva nella sodalità dei
dal Gavazzeni (il quale, a sua volta non poteva tener conto, anche volen- suoi commilitoni ed amici, poteva aver ripreso - pur nel prevalente impe-
dolo, di questo saggio pubblicato poco prima dell'uscita del volume stes- gno militare - una certa frequentazione della vita socievole genovese e aver
so) è impossibile qui utilizzare i richiami di altri passi citati sia da opere letto il Pappagaiietto del Ceroni con le sue allusioni alla vicenda della Pal-
precedenti e successive del Foscolo sia da opere classiche e italiane, che del lavicini. Sicché tornerebbe assai probabile la vecchia datazione di marzo o,
resto non altererebbero il senso fondamentale della mia interpretazione se tra fine marzo e aprile; al di là comunque non si potrebbe andare per le
non nel senso di una maggiore utilizzazione diretta, da parte del Foscolo, ragioni sopraesposte circa la morte del Fantozzi (e Paccresciuta attività bel-
di testi greco-latini risentiti comunque, a mio avviso, pur sempre attraver- lica n-a fine aprile e primissimi di maggio quando, il 2 di quel mese, anche
so un essenziale filtro di originalissimo «tardo settecentismo» in funzione il Foscolo fu ferito sul Colle della Coronata e nella presa del Forte_deI
del tono e delle ragioni di poetica dell"Ode. Due Fratelli), sia per quanto riguarda la composizione dell'Ode e degli al-
E Sul celebre avvenimento della caduta della Pallavicini si veda l'arti- tri componimenti (per la quale possono valere in gran parte gli argomenti
colo di A. NERI, La caduta di Luigia Pallavicini, in «Giornale Storico e del Bassi), sia per quanto riguarda la stessa pubblicazione dell'opuscolo,
Letterario della Liguria», v (1904), pp. Izo sgg. e le pagine a volte azzar- rispetto alla quale mi par da scartare invece la proposta dilatoria del Bassi.
54 Uso 1='oscoLo sroara E Poesia nona ALLA PaLLav1c:tN1 55
le altre dame, destinata ad esser delusa, si affacciano e poi tori in gara con il Foscolo dato che il Fantuzzi apre la rac-
si espandono nel rinforzo di una similitudine finale, negli colta con un brevissimo componimento piú generico di
Scioltš del Ceroni” (ati guardi e frema I la mal repressa << omaggio >› e vi si dichiara non poeta e presentatore degli
femminile invidia» e << tu dal sanguigno letto I alzati, Eli- -«ingenui versi teneri» dei veri autori dell'omaggio poeti-
sa, d°amorosi rai I tutta cosparsa, e di candor celeste I isfa- co, << spitti alle muse cari» 1”, cui egli demanda di esprimere
villando, a rallegrar lo spirito I de' solleciti amici; Egizia quello che egli vorrebbe e non sa dite) nell°i.nno finale”
palma I cosí, se al suolo gli orgogliosi rami I pesta curvo da (costituito con vari metri, che vogliono assecondare il tono
grandine nemica, I nel nuovo Aprile, al lusingar dell'aura, I dei vari momenti della vicenda) conclude con il solito te-
s'abbella; veste le risorte chiome I di sue vivide fronde, ma del risorgere futuro, ma sicuro della bellezza della Pal-
e piú superba I all°altre piante in sua vaghezza insulta ››), e lavicini in contrasto con Pinvidia delle altre dame geno-
ritornano nell'ode del Gasparinetti” in modi piú insistiti ves1:
e ripetuti sulla base meglio organizzata del «pericolo» Ma l'inamabíl orma resterà
corso dalla Pallavicini che, mentre fa piangere << gli amator sul viso pria sí armonico, e gentil?
devotz`›› e li induce ad alzare «incensi e :voti››, suscita la E del basso trionfo riderà
gioia maligna delle rivali: << Sí paghe siete, o Liguri I Dive, la satollata invidia femminil?
offuscato è il volto, I che in se avea delle grazie I il paradiso Ahi! su quel volto,
accolto; I langue muta la Bella, I e accercbiato di tenebre I che tutto il bello
langue il mondo con Ella. I Ma non temere, o tenere I al- ha in se raccolto,
me d'amor seguaci, I berrete ancor dolcissime I de' begli veglia il drappello
occbi vivaci I le delizie e le spemi, I i cari inviti taciti I ai de' vezzi teneri,
e delle care
piaceri supremi: I Cosí talora pallido I raggio di sol trape- leggiadre Veneri.
la I dal sen di nube insolita, I che mesta il copre, e vela; I
e cosí piú ridente I vince la nube, e fulgido I esce a bear la E sorgerà, qual dopo il nembo appare
gente». Mentre l'altra brevissima ode-canzonetta dello fra stella, e stella
stesso Gasparinetti“ è tutta impostata sulfincontro del diradatrice della notte bruna
«periglio» della Pallavicini e dell”invidia e gioia delle al- piú candida, piú bella
tre belle, battute e umiliate dal ritorno della bellezza nella Pinargentata luna;
alza lo sguardo il passagger, che oltraggio
loro superiore rivale.
di grandine temea,
E infine ancora il Ceroni (ché in realtà due sono i rima- e benedíce il grazioso raggio
della risorta Dea.
” Omaggio _cit., pp. 5-8 (i versi citati sono alle pp. 5 e 7-8). Nel Pappa-
galletto (pubbl1cato mtorno al1'8 marzo 1800) Jl Ceroni (a parte un possi- Cosi l'incontro e il rapporto fra il tema del pericolo del-
bile accenno al Foscolo come «fringuello deIl'Adria›› che sospira per la
bellezza di Annetta Viani Cesena) aveva già dedicato la strofe 21* alla Pal- la bellezza, quello dell'invidia e della gioia maligna femmi-
lavicini, alla sua caduta e alla sua immaginate guarigione con versi che in nile, quello della risorta bellezza della Pallavicini che umi-
parte sembrano anticipare il tema essenziale dell'Omaggio: «Vedi là quel-
la candida Palomba I cl-.Uha le piume scomposte e rabbuffate? I Ahi, 1'infe- lierà quella gioia, son ben presenti nei componimenti del
lice d'aIto ramo piomba I e ne porta le tempie insanguinate. I Come tanta Ceroni e del Gasparinetti, mentre - ovviamente d°obbligo
beltà scontri la tomba I si dolgono le Grazie desolate: I gioia delle rivali in
fronte è sculta, I ma non men vaga sorge e l'altre insulta».
2*' Omaggio cit., pp. 9-17 (la sequenza citata è alle pp. 16-I7 e le espres-
sioni precedenti sono a p. I5). M Ibid., pp. 3-4. _ _ _
E Ibíd., p. 25. zi' Ibid., pp. 27-3:. I versi c1tat1 sono alle pp. 3o-31.
56 Uso ¬soscoLo sroani E Poesia nona aLLa 1=aLLav1c1N1 57
in relazione all'occasione - il tema del cavallo imbizzarrito cologica. Cosi di questa particolare prospettiva dell'ode
e della caduta della donna fa quasi sempre da centro in foscoliana (insieme piú seria, profonda di quella degli al-
questi componimenti suggerendo a volte (come avviene tri componimenti dell'Omaggz'o e insieme piú capace di
negli altri temi) consonanze con l”ode foscoliana, persino sorriso, di gusto compiaciuto di eleganza e di traduzione
di parole, di atteggiamenti, di prospettive di immagine artistica) e spia anche la piú totale filtrazione mitologica,
(certo piú abbozzate, come un po' tutto in quei componi- il rifiuto di ogni vera risonanza di forme poetiche di tipo
menti è piú incerto, sfocato, con molto di sciatto, di prov- ossianesco quali ad esempio il Ceroni impiegava soprat-
visorio, di maldestro) che si potrebbero anche minutamen- tutto nei suoi Sciolti, la scelta ben volontaria e compatta
te rilevare, ma che insomma è interessante generalmente della linea centrale della poesia settecentesca (e specie tar-
ricordare nel loro insieme, per riportare piú all”interno e dosettecentesca) erotico-galante come appoggio della pro-
piú in alto l'operazione poetica del Foscolo, rispetto alla pria trasfigurazione poetica della vicenda, anche se in pun-
generale similarità di temi, riferimenti immaginosi, ten- ti particolari altri modelli e direzioni poterono essere ado-
denze stilistiche che, piú materialmente considerate, sem- perati dal Foscolo come singolare mezzo di falso realismo
brano ridurre lo spazio esterno di totale novità dell°ode drammatico, in realtà risolto informe compiaciute e sorri-
foscoliana se riferita solo alla piú estrinseca e materiale denti e dunque sempre funzionalmente alla direzione cen-
condizione dei temi e del generale linguaggio di immagini, trale delliode, la cui molla è il canto della vitalità che ri-
di lessico, di figure visive. E proprio cosí invece la vera no- sponde al dramma storico-personale e se ne libera in for-
vità dell°ode è sottratta ad una sua interpretazione soprat- me di impeto sorridente e prezioso a cui le abbondantis-
tutto tematico-contenutistica e la stessa sua ideazione è sime sollecitazioni della poesia erotico-galante settecente-
riportata da questa base di consonanze con un gusto e una sca e di un classicismo mitologico ben servono incremen-
direzione artistica e sino stilistica del tempo piú ravvici- tando un clima di eleganza sorridente, di grazia preziosa,
nato (e nella pressione simile dell”occasione) all'i_nterno di di sdrammatizzazione interna del falso realismo e della fal-
una poetica personale-storica a livello piú profondo che, sa solennità.
nella maturata forza organizzativa foscoliana, assume le Poiché l'ode è inno alla bellezza-vitalità, alla bellezza
offerte dell'occasione e della vicenda con le sue allusioni femminile nei suoi connotati di eleganza e di incanto si-
al tema della bellezza offesa e destinata a risorgere come glati dall'espressione classicistico-mitologica, come espo-
concreto aspetto della vitalità esaltata nei suoi aspetti sug- nenti di vitalità lieta, sicura, attinta nella freschezza e nel-
gestivi di eleganza, di grazia, di fragilità e volubile psico- la sollecitazione di vita che essa applica in un mondo sen-
logia femminile: vitalità che risponde al dramma persona- timentale e storico dominato dall'i†zseczm'tas e dalla mor-
le e storico, traducendosí in un ritmo organico e vario, sal- te, il Foscolo scelse quel linguaggio melodico-visivo, quel
do e sfumato, echeggiante di allusioni e di incentivi melo- ritmo breve e, nella sua ripetizione, uguale, ma celere e
dici e visivi entro una dimensione unitaria, ma ricca di di- alacre. Sicché, ripeto, lo stesso repertorio mitologico (ri-
sponibilità e di toni fra seri e compiaciuti (serietà proprio preso soprattutto nella sua diretta espressione settecente-
nel senso della traduzione della vitalità in quel ritmo poe- sca o nelle traduzioni settecentesche dei classici), non mi
tico, compiacimento che si lega alla stessa libera capacità appare come un bagaglio pesante e frenante, o come un'ar-
di rappresentazione mobile, elegante, preziosa della stessa matura rigida che Fispirazione foscoliana cercherebbe, riu-
vitalità) mai identificabili totalmente con un maturo, con- scendovi a stento, di sciogliere e di animare, ma come l'ap-
vinto sviluppo del processo << deifìcante» al culmine di una propriato materiale con cui costruire quel ritmo vitale-
commossa partecipazione alle condizioni dell'occasione e poetico nelle sue proporzioni e dimensioni gustose, sorri-
a una disposizione di vera e centrale ricerca realistico-psi- denti, eleganti, ambigue tra solennità ieratíca e vero in-
58 Uso Foscoio si¬oaiA E i>ossiA L'or›E ALLA PALLAviciNi 59
centivo di letizia, di eleganza sorridente, di rappresenta- È da tale prospettiva, da tale poetica (risposta al drain-
zione a figurine e piccole scene mosse e trascoloranti entro ma nel rilievo massimo dato alla vitalità, alla gioiosa sco-
la gamma di una immaginosità alacre e compiaciuta della perta della bellezza femminile come vitalità nelle sue com-
sua stessa alacrità, letizia, eleganza, e fin della sua stessa ponenti di eleganza sorridente, di letizia esercitata nel rit-
ambigua, ironica solennità e ieraticità di culto della bel- mo e nella figuratività, di ambiguo e superiore riporto alla
lezza. dimensione di miti classici impreziositi e alleggeriti in for-
Con ciò, si badi bene, non si riduce quest'ode ad una me e toni compiaciuti pur con il germe nascente d1_un pro-
specie di scherzo galante-mondano fine a se stesso, o a un cesso di nobilitazione della realtà presente nei suoi aspetti
madrigale” mitologico-classicistico privo di ragioni inter- di socievolezza mondana, di rito e culto della bellezza co-
ne valide e serie. La serietà consiste nella vita poetica del- me compenso ed esponente di vitalità in una zona, ancora
la vitalità riscoperta nel contrasto con il dramma e la mor- intermedia rispetto alla salda persuasione intima della se-
te e nell°averla coerentemente tradotta nelle linee e nelle conda Ode e in cui ha gioco vitale l'ironia e la sfumatura
dimensioni musicali-figurative di un mitologismo prezio- ironica) che deriva il tipo di utilizzazione massiccia e pre-
so, sorridente, lieto ed uonico, consiste persino nell'impe- dominante (e tale da disporre in forme ad essa funzionali
gno con cui il Foscolo porta tutte le sue forze in questa di- anche degli elementi pseudorealistici, pseudodrammatici
rezione poetica momentaneamente scartando ogni altro e pseudopsicologici) della poesia mitologica settecentesca e
tipo di impegno diretto di tipo storico-politico, sentimen- soprattutto tardosettecentesca con i suoi riilessi di gusto
tale-drammatico e proprio in tale momentaneo abbandono neoclassico fra classicismo rococò e incipiente maggiore
della vita drammatica autobiografica e storico-politica af- compattezza neoclassica (tanto piú chiara e insieme senti-
fermando cosí la sua (in questo momento) serietà di poeta mentalmente romanticizzata nella seconda Ode), fra edo-
tutto preso in questo particolare impegno poetico: anche nismo piú prezioso e piú libero gioco di piacere vitale delle
se nella dinamica piú generale della sua autobiografia poe- belle immagini mitiche. . _
tica questo particolare impegno vive proprio in quanto Tutta l'ode è intessuta di richiami, di sollecitazioni,_di
dialetticamente in rapporto di contrasto con gli altri suoi riprese da questa larga zona, da questa direzione poetica
predominanti atteggiamenti di poeta impegnato nella sto- fino alle sue piú recenti prosecuzioni senza che con cio si
ria, da cui poi non manca di rifluire, in questo importante possa - scambiando le ragioni nuove e foscohane di questa
momento di scelta della vitalità, il senso, il sumo anima- scelta con una ricaduta foscoliana in precisa zona settecen-
tore di una libertà e di una spregiudicatezza che traggono tesca, con una regressione al Settecento e con unfiiiterpre-
forza dall'aria di libertà di una civiltà rinnovata, dall":-aria tazione di semplice poesia da boadoir e da salotto, _di col-
di chi vive al di là della rivoluzione e non nell'aria piú ra- lana di cammei di tipo ercolanense (le interpretazioni di
refatta del Settecento piú cortigiano, piú edonistico-liber- studiosi come il Porena 2° o il Mazzoni 3°) - identificare sen-
tino, piú aristocraticamente rigido e privo di sfondi di vita z'altro le ragioni di questa utilizzazione con le condiziom
e di esperienze portate nel nuovo tempo dalla nuova liber- stesse della poetica di questa direzione utilizzata. _ _
tà e dalle nuove condizioni di vita, di costume, di circola- Né potrebbe ipotizzarsi mia semplice composizione a
zione di idee e di vita. mosaico ed intarsio di tante riprese di immagine, di les-
sico, di versi e sequenze di versi, che in realtà la poetica
2” Di «due altissimi madrigali» parlava il Flora per le due odi, acco-
munate «come prima e seconda parte di un dittico» da quella qualifica
(<<madrigali››) e da un suggestivo, ma vago e indiscriminato accenno alle 2° Cfr. M. PDRENA, Fra Odi, sonetti e Sepolcrz', in «Atti de1l'Accademia
loro immagini liete «anche se consapevoli di una cara menzogna» (in Sto- dei Lincei :››, 1937, pp. 420-zi. _
ria della letteratura italiana, III, Milano :|:94o, p. 55). 3" Cfr. G. MHZONI, Ottocento, Milano 1934, p. 39.
60 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA L'oiJE ALLA PALLAviciNi 61
dell'ode è tanto piú originale e innovativa nella tensione solo per esibizione del saldo possesso di tanta letteratura
vitale-poetica, nel significato che essa ha, e che, a ben ve- mitologica e di cosí grande ricchezza e dottrina letteraria.
dere, non riprende semplicemente, ma rifonde con una Ché anche in quella che può apparire esibizione 3” di pos-
organicità centrale - anche se variata e sfumata nel suo sesso di cultura letteraria di tipo mitologico neoclassico,
svolgersi saldo ed estroso insieme - tutto il materiale uti- ripeto, c'e sempre, non passività e ritorno a.ll'indietro e
lizzato, servendosene, anche quando lo fa piú vistosamen- semplice prova di bravura o aggressione di un tipo di lin-
te percepire, sempre per sue ragioni interne (a correggere guaggio letterario da penetrare e riassumere e piú profon-
ad esempio ogni eccessiva apparenza di intera partecipa- damente vivificare nell'Ode seconda, ma utilizzazione co-
zione di tipo psicologico-realistico e di processo deificatore piosa e funzionale in relazione alla pressione di un impeto
interamente partecipato: il caso sintomatico della figurina e ritmo vitale-poetico che non possono trovare equivalen-
di Nettuno con la sua falsa solennità ieratica che distur- ti - appunto quanto a forza e ritmo - nella zona preceden-
bava il Momigliano nella sua interpretazione psicologico- te o immediatamente vicina all'innovazione foscoliana. E
realistica e nella sua centralizzazione di poesia nella rap- mentre l'attrito fra la nuova impostazione foscoliana e le
presentazione - anche se «limpidamente » riportata in una riprese che egli utilizza tanto piú sprigiona ima forza nuo-
zona «lontana» - realistica del cavallo impennato) 3* e non va di baldanza elegante, di letizia vitale, di duttile sicu-
rezza compositiva e ritmica, la vicinanza di quel materiale
e di quella direzione usufruita dal Foscolo - proprio nella
31 Il MOMIGLIANO (Storia della letteratura italiana, Milano-Messina sua vicinanza - tanto piú serve a far rilevare lo stacco con
19593, p. 412) alfermava: <<L'arte non raggiunge la potenza lirica se non
nella rappresentazione del cavallo sfrenato, in cui sulla visione realistica. si cui il poeta indirizzava la sua nuova poesia rispetto all'aria
stende come la limpidezza d'una visione lontana». Malgrado l'importante piú chiusa e ormai di per se ristagnante della zona di gusto
ultima precisazione - piú suggestiva che interamente convincente - il Mo-
migliano rimaneva essenzialmente all'impressione realistica e perciò sul usufruita a cosí diverso livello e con cosí diverso scopo pur
finire della descrizione del cavallo nella sua Antologia della letteratura ita- nei voluti agganci con quella sulla via dell'eleganza, della
liana, Milano-Messina 19599 (p. 51), egli nota come stonatura la «strofa
infelice» (vv. 61-66) per quella rima - << pancia ›› - tutpe in tanta nobiltà piacevolezza gustata e gustosa per effetti di elegante forza
di figurazione classica e per la freddura finale (<-:ingorde si gonfiano... l'ac- vitale, di lieve sorriso sfumante e corrodente il senso altri-
que ») e condanna la strofe seguente di Nettuno come «conseguenza della
freddura che precede». Ed è naturale che il critico cosí faccia, data l'inter- menti gofio di un vero impegno psicologico e realistico.
pretazione di assoluta serietà realistica, psicologica, nobili-nente classica che Sicché la identificazione della base di scelta e utilizzazione
dà clell'Ode riprendendo e riportando piú volte passi dell'interpretazione
del Fubini, cosi fine e impegnativa, ma anchiessa fondata sui sentimenti del
della direzione galante, miniaturistíca, edonistica del mito-
poeta che << ci fa tremare per la creatura bellissima» durante la rappresen- logismo e neoclassicismo settecentesco (con le sue propag-
tazione del cavallo e che trova pur con tanta finezza il sentimento unifica- gini fino a Monti e Lamberti) deve essere criticamente in-
tore dell'Ode non nell'amore o nella galanteria, ma in << un affetto meno
personale e violento dell°amore, piú schietto e vivo della galanteria, la terpretata e fatta valere in rapporto ad un incremento, su-
commozione per la femminilità, sentimento che la subita catastrofe rende periormente utilizzato, della linea tensiva vitale-poetica
meno fugace e piú acuto» (cfr. la grande monografia del FUBINI, Ugo Fo-
scolo, nuova ed., Firenze 1977, pp. 98 e tor).
Per quanto riguarda il Momigliano mi par significativa la sua condanna biní, sempre di singolare altezza di tono, e piene di suggerimenti sempre
delle due strofe citate dato che quel grande critico non si apre alla com- vivi (come quello sul1'assenza di velleità drammatiche nell_'O-:le o quello
prensione della poetica dell'ode e considera stonature e freddure parole, sui raccordi, con precedenti opere del Foscolo e tante altre indicazioni pe-
immagini, strofe che vanno, a mio avviso, intese nella loro voluta e com- netranti e spesso utilizzabili pure in ima diversa generale funzione), ma,
piaciuta, dimensione di sfumatura ironica antirealistica e antipsicologica, a mio avviso, non prive di certo fondo di psicologismo (<< tutta l'ode sta a
nell'uso ironico e lieto della figurina di Nettuno che sarebbe stonatura solo segnate una intera dedizione del poeta alla donna celebrata ») seppure tra-
se l'Ode avesse una direzione realistica e psicologica e di mito solenne e sposto in un'area di un singolare stilnovismo. _
interamente serio, come sarebbe grave stonatura la iperbolica immagine 32 Di un «correggio delle inserzioni mitologiche... troppo sovrabbon-
delle acque se essa non volesse essere chiara espansione di sorriso sulla rap- danti e alla fine troppo esibire» parla per l'Ode L. Caretti (m Storta della
presentazione del pericolo della donna e sullo stesso richiamo ad altro mi- letteratura, Garzanti, VII, Milano 1969, p. I44) che ha nel suo brevissimo
to divinizzatore. Molto piú lungo sarebbe il discorso sulle pagine del Fu- discorso un accenno stimolante a «modi di eleganza elusiva».
62 Uso i='oscoLo sToaiA e Poesia L'oDe ALLA 1=-ALLAviciNI 63
dell'Ode e insieme a una volontà di correzione sfumatura
. . . -7 9
tori-poeti del tardo Settecento (il caso soprattutto rilevan-
ridimensionamento autentico delle componenti di tipo tissimo e presentissimo nell”Ode delle traduzioni del Pa-
psicologico (la trepidazione per la preoccupazione della gnini da Teocrito, Mosco e Bione o da Callimaco: il Cal-
donna cnca il recupero della salute e della bellezza) o di limaco poi cosí direttamente e diversamente indagato dal
tipo realistico e realistico-drammatico o di tipo solenne- Foscolo nel Commento alla Chioma dz' Berertice).
ieratico (la rappresentazione, in realtà insieme cosí focosa
e compiaciuta, brillante e funzionalmente manieristica del Come si dispongono e valgono, entro il tessuto dell'0-
cavallo imbizzarrito, della caduta della donna, della depre- de, le utilizzazioni e riprese della poesia settecentesca e so-
cazione -in realtà cosí aleggiante di sfumature di sorriso prattutto tardosettecentesca?
e_d1 ironia - dell”uso di aflidare la fragile bellezza femmi- Non a caso Finizio alacre ed elastico, gioioso ed elegan-
nile al rischio del cavalcare) che ben si oppongono alla in- te utilizza lacerti ben assimilati del prediletto Bertola (da
terpretazione univoca, appunto, in chiave psicologico-rea- cui riprendeva - oltreché dal Frugoni -- Pimpostazione
hstico-drammatica o iti chiave di divinizzazione profonda metrica) maestro primario del suo primo esercizio-poetico
e convinta. nella Raccolta Naranzi 3", risentita qui nel filone dei suoi
E cosí lo stesso uso massiccio del mito (esclusa del tutto componimenti piú classicistici e ricchi di figure mitiche
ogni proposta, fatta per dar maggiore serietà all'ode, di un (soprattutto quelle << grazie» che corrispondevano a motivi
significato mitico-filosofico 3° che contrasterebbe con Findi- del suo Saggio sulla grazia): «Le Grazie il letto appresta-
rizzoldell'ode e con la sua vera << serietà» e magari con il
no», << Sul talamo beato» 35.
suo hmite se vista alla luce del piú complesso, intero, cer- Mentre già sull'inizio e poi su vari punti dell'ode (e spe-
chio dinamico dello svolgimento foscoliano una volta che
cialmente piú in generale nella scenetta-paragone mitolo-
si sia superato Pingorgo cosí fecondo di forze e linee fra
gica e nella stessa idea della donna-dea e del culto della
Ortis e Ortis) si giustifica correttamente (entro la spinta
bellezza in chiave tanto piú chiaramente galante-mondana
mitizzante sempre centrale, ma ancor immatura nel Fo-
con il suo gustoso raccoarcz' di movimento melodramma-
scolo) nei compiti che esso assolve in questo componimen-
tico e Pinsaporimento visivo ercolanense-rococò) 3° conver-
to di elusione del dramma e di risposta al dramma, come
gono spunti e moduli degli Amori del Savioli.
mezzo di distacco dalla immediata realtà e insieme co-
me mezzo di rilevarne in un clima di elegante e ambigua
letizia vitale gli elementi piú disposti a ricongiungersi ad il Si che nella prospettiva operativa dell'Ode sembra che il Foscolo rie-
un ambiguo regno di fantasia e di immagini liete e siglate piloghi insieme la propria storia personale fra apprendistato ed espressione
poetica in anni precoci, ma presto rivisti come anni singolarmente fervidi
da una coerente impronta di ieraticità gustosa e sorridente di riboccante ricchezza poetica: si pensi al sonetto Alla Masa (<< pur tu co-
e perc_1ò_r1collegata soprattutto non tanto direttamente al- pia spatgevi alma di canto I su le mie labbra un tempo, aonia Diva I quan-
do cle' miei fiorenti anni fuggiva I la stagion prima...») o all'accenno si-
la miticità dei classici greci e latini, ma alle fotine che essa mile nei Frammeati su Lucrezio (« Mi abbandonò prima degli anni giova-
aveva preso nella poesia mitologica settecentesca nelle nili il dolce spirito della Musa che prima mi iniziò nelle lettere ecc. ecc. »,
in Scritti letterari e politici dal 1796 al 1808 cit., p. 239). Ma sarebbe et-
stesse traduzioni dei classici (a mezza via fra la riprodu- rato puntar solo o troppo su questo aspetto trascurando le ragioni piú in-
zione dei classici e gusto settecentesco) da parte di tradut- terne per cui tale esercizio (con i suoi testi di appoggio) era ora riutiliz-
zato e la direzione in cui di quella zona giovanile si riprendeva il filone piú
classicistico-amoroso in relazione al tema della vitalità (vitalità bellezza e
poesia) di fronte al dramma vissuto.
33 È la proposta del Goffis nel suo importante volume Stadi ƒorcoliam' 35 A. ne oioiisi eeeroia, Operctte, Bassano 1785, I, pp. 47, 177.
(Fii-enze,1942) che cei-cò_d._i dare all'Ocle una concezione filosofica, parlan- 3*' Cfr. sul Savioli e sulla sua poetica il mio saggio L. Saoioli e la poe-
do, fra laltro, tm incipiente vichianesimo e di miti raffiguranti <<1e vi- tica ciarricisticorococò, in Clasrtcismo e neoclassicismo nella letteratura
cende stagionali della natura» (tbzai, pp. 3o2, 3o7 e 312). del Settecento, Firenze 1963, 19763.
64 UGO I-'oscoLo sToR1A E POESIA L'onn ALLA PALLAVICINI 65
Cosi sull'inizio converge con quello bertoliano il verso lido >› *S << vive il dolor che pallido I a te nel volto uscia» “S
saviolano << Per tele Grazie nutrono ›› il (nonché si può per- <4 vedrai le guance rosee I d°un bel pallor velarsi» 47.
cepire lo stimolo di simili versi << le Grazie in piedi assista- Come È ben noto anche il Parini è qui risentito e ripreso
no», ecc. 3*) e il gusto savioliano della scenetta-paragone (a parte il piú chiaro sostegno all'elemento di ironia che
mitologico è incentivo fondamentale all'uso dei quadretti- colora la deprecazione costruita sul verso del Lamberti
paragone mitici nell'Ode foscoliana (ma tanto piú mosso, << Pera, ecc. ›› e nel riferimento centrale pariniano del << tor-
alacre, aerato): si pensi (anche di lontano, per il piú lumi- na a fiorir la rosa I che pur dianzi languia» dell'Educa'zione
noso finale dell'Ode) a strofe a clausola mitologica come usato in riferimento al volto della domia ferita e ammala-
questa 3°: << Tal da' superbi talami I dall'ampia reggia achea I ta: << ché or non vedrai le rose I del tuo volto si languide ›› ls)
sciolta dal caro Pelope I Ippodamia sorgea». E per i toc- soprattutto nella direzione della sua poesia galante-neo-
chi di culto erotico e galante (specie in rapporto alla reda- classica (e lo stimolo fondo del terna del «grato della beltà
zione originaria dell'Ode prima del rifacimento della stro- spettacolo ›:› del Messaggio) attraverso il paragone mitico-
fe nell'edizione I8o3) si pensi a versi come questi: << Psi- divinizzante della donna (nel Pericolo) << Parve a mirar nel
che apparí: prostravasi I la turba al suol devota» 4° e alla volto I e ne le membra Pallade I quando, l'elmo s'è tolto, I
generale abbondanza negli Amori dell*uso della parola fin sopra il fianco scorrere I si lascia il lungo crin ››, che tan-
<< sacrifìzi» e <<voti››, come per l'invidia femminile e il suo to piú duettamente si riflette nellìmpostazione piú statica
scorno si pensi a versi come «invidia impallidisce» o << ar- (0 solo mossa nello sciogliersi delle trecce) della figura
ser d'amara invidia I poi le dardanie spose» “_ Mentre per femminile umana-divina dell'originaria stesura del I8oo:
la sorridente deificazione della donna soccorrono come ba- «Il tesor di tue folte I ambrosie trecce agli omeri I molle
se di stimolo (entro una direzione foscoliana che associa e scendea; disciolte I cosi cascando ondeggiano, I se Palla
media, nell'Ode, toni ieratico-ironici a piú fresca e libera d'Ascra al fonte I toglie l'elmo dal fronte».
tonalità di significato della bellezza deificata come tradu- Ma proprio a proposito di questo raccordo pariniano-
zione, per ora, della scoperta intuitiva del rapporto fra bel- foscoliano (già portato nel 1800 dal Foscolo a un movi-
lezza femminile, forza della poesia chela esalta e della vi- mento interno piú forte rispetto alla base pariniana, coe-
talità affermata in risposta al dramma personale-storico rentemente alla sua poetica che chiedeva figure piú mobili
esistenziale) moltissimi spunti savioliani: << Oh a me piú e ritmo piú celere e alacre) si deve notare come piú tardi,
Dea che Venere...›› Q, -<< tal che in tal punto apparvemi I nel I 8o3, il Foscolo proprio su questa immagine-paragone
men Donna assai che Dea» 43, <4 Le forme tue risplendo- piú fortemente intervenisse allungandolo in due strofe e
no I di non mortal bellezza ›› “_ E per la stessa momentanea introducendo il motivo della danza (comune all'Ode All'a:-
infermità della donna o per la rappresentazione del volto mica risanare) e risalendo (con tufespansione dell'imma-
di Diana ferita e del suo pallore si ricordino versi che insi- -¬
gine di Pallade «al fonte›› di nuova ricchezza poetica) a
stono sul pallore del volto femminile: «cosí velato e pal- quell'appoggio classico (l'inno a Pallade di Callimaco) che
già era servito - estremamente riassunto - allo stesso Pa-
” L. sAvIoLI, Amori, Bassano 178:-1, p. IrLvII.
3” Ibšd., p. XXI. *5 Iåizí., p. mmc.
3” Ibid. *S Išid., p. xLvI.
4° Ibid., p. XLVIII. '" Iòšd., p. LI.
“ Ibid., pp. Lrv e XXIII. I in Ma si pensi al convergere in questi versi di sollecitazioni savioliane
42 Ibid., p. cr. (gli ultimi versi citati appunto dal Savioli qui sopra) e del Pagnini (cui su-
43 Ibid., p. XVII. bito dopo ci rivolgiamo), nella traduzione dell'inizio cii Bione Canto fame-
4'* Ibid., p. xxx. bre di fidone morente (<< dalle labbra fugge I la rosa ››).
66 Uso Foscoro sroiua E Poasra L'onn .aLLa 1=aLLAvIcINI 67
rini e che il Foscolo riprese dalla traduzione del Pagnini 4°. ticolari delle cure spese intorno ad Adone morente da par-
Entra cosí in gioco nella trama di riprese dell”Ode un cele- te di Venere e degli amori:
bre, e dal Foscolo molto considerato, traduttore tardoset- Venere sparsa le chiome, afflitta, incolta
tecentesco di classici (e dunque nell'Ode il Foscolo volu- e scalza va per le foreste errando.
tamente riprese gli stessi classici prevalentemente 5° da una I rovi le tormentano le piante,
traduzione piú avanzatamente neoclassica, ma non priva e predan l'almo sangue. Ella mettendo
di elementi del gusto piú classicistico-rococò, su di una acute strida va per lunghe valli...
scalatura dunque assai coerente alla scelta di una fonda- Aspergil anco
mentale direzione poetica, da un classicismo piú rococò a e di mirti, e di balsami, e d°u.nguenti...
un neoclassicismo piú maturo): quel Pagnini 51, della cui Altri in catini d'oro appresta l”acqua,
traduzione degli I(Zilli di Teocrito, Mosco e Bione egli chia- altri i fianchi lava, ed altri a tergo
ramente si servi per l'in_iziale mito di Venere che imposta coll'agitar dei vanni a lui fa vento...
Adone intanto
la direzione di immaginazione mitologica dell'Ode prose-
non sente piú com'ella morto il bacia...
guita fmo al piú personale mito conclusivo e geniale di Un nero sangue irriga
Diana caduta, ferita, riapparsa in cielo con la sua piú splen- le sue carni di neve...
dente bellezza (riprova estrema di una tendenza mitizzan- Ma l'atro sangue intorno all'umbilico
te già in atto perseguita con continuità e culminata in una d'Adone alto s'ammassa, e giú da' fianchi
invenzione piú autonoma ed alta, scaturita dall'interno sul petto porporeggia... 53.
appunto di questo intenso impegno di poesia mitica nel-
la sua scalare dimensione nobilitante-allusiva, sorridente-
luminosa). 5'* Nel volume II, alle pp. 73, 79, So, 72, 73, 74.
Per l'i.nchinarsi di Venere sul corpo di Adone scattarono nella fertilis-
È noto infatti che il raccordo fra Pimmagine di Venere sima memoria foscoliana anche i versi del Dono del Parini «Ma sovra lui
ferita dalla spina ei suoi lamenti e il suo pianto sul corpo se pendere I la madre degli Amori... ›› e per il «sanguinoso petto» di .Eldo-
ne, nella stessa sequenza pariniana, i versi: «e squallido e di lento I sangue
di Adone, si precisa sulla base dell”idillio di Bione (Canto rigato il giovane ». Per il verso dell'Ode « Or te piangon gli Amori » si puo
funebre di Adone morente) 52 nella traduzione del Pagnìni ancora richiamare il Canto funebre di Bione (« sieguon gli amori a lagrimar
(Teocrito, Mosco e Bione, Parma 1780) trasferendo alla Ciprigna») e per un vago suggerimento ancora sui versi «Quel di che in-
sana empiea I il sacro Ida di gemiti ›› (nella redazione originaria era: «. Quel
ferita Pallavicini e alle cure delle Grazie intorno a lei par- di che i monti empiea I di forsermati gemiti») si può pensare a versi del
Pagnini nella sua traduione di Catullo: «Ahi sventurato, cui levò di sen-
no I con incessante gernito Ciprigna» (per Poriginario «forsennati gemiti»
” «Misto di fiori e d'oro I Inaco giú verrà da' poggi erbosi I menando e per tutta la scena si possono ricordare anche i versi del Fantoni: «per le
d'-acque un bel lavacro a Palla » (citato dal Ferrari che ricorda però come campagne di cultori vuote forsennata s'aggira», in A Fosƒoro, in Poesie, a
Callimašco-Pagnini descrivano poi «la dea che si bagna nel fiurne Eli- cura di G. Lazzeri, Bari 19:3, p. 37).
como» . Come ben si vede, tutto è riassunto, scelto e rifuso (non dunque calco
5° Certo non mancano riprese piú particolari e dirette da Virgilio, da e metodo di intarsio e mosaico) in un modo ben originale e che pur lascia
Properzio (come in zona italiana da Tasso, per Findicazione delle attrattive volutamente trasparire le tracce di un gusto volutamente utilizzato, supe-
amorose degli occhi della Pallavicini che risentono dei versi tassiani del riormente mediato in una dimensione letteraria-poetica, ma alla fine deci-
cinto di Armida, ma che possono anche presupporre un passo della Teogo- samente poetica, che cosí meglio esprime le sue direzioni di poetica, di no-
rzia tradotto da G. B. Carli citato nel commento del Ferrari), ma il piano vità sulla base di un raccordo ad un gusto che comportava eleganza, edo-
prevalente e dominante è quello tardosettecentesco di tipo classicistico- nismo, gusto rinnico-figurativo-mitico. Non dunque regressione, ma uso e
neoclassico galante, erotico, mitologico. superamento dall'interno di una direzione ben decisamente scelta in rela-
51 Sul Pagnini rinvio al mio saggio 3. F. Pagrtirti traduttore neoclassico, zione al motivo conduttore della vitalità come bellezza, grazia, eleganza,
in Classicisnzo e neoclassicismo nella letteratura del Settecento cit., ricco di tanto piú a suo modo impegnativo quanto piú coerente e, su tale base, di-
accenni alle suggestioni di questo traduttore anche in rapporto alle Grazie. sponibile a variazioni di componenti sentimentali mai separatamente va-
52 «Allor che Citerea I vide già spento fidone, I con rabbufiato crine, I lide.
e scolorita guancia...›› (op. cit., I, p. 368).
4
68 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA L'onn arma PALLAVICINI 69
Linea di poetica savioliana-bertoliana (con alle spalle Allo spettacol dito
qualche eco metastasiana 54 e con la piú particolare espe- rincularo i cornipedi feroci
né piú il flagel sentito,
rienza pariniana e quella del traduttore Pagnini) utilizzata
o il noto suon delle animose voci
anche nelle sue propaggini piú ravvicinate e piú toccate quindi sbattendo i rabbuffati colli,
dal crescente trionfo del neoclassicismo: per qualche ag- per la gran tema folli,
gettivo e neologismo il Monti dell'ode Al signor di Mont- si disserrar, forzando e briglia e morso
golfier (l”« alipede›> foscoliano e << i verdi alipedi›› del Mon- precipitosi al corso 55.
ti) e soprattutto Luigi Lamberti 55 con l'ode (essenziale Ma se il materiale, la zona di cui piú intensamente si
nella vicinanza tematica) I coccbz' da cui notoriamente il serve il Foscolo a incrementare la grazia elegante e sorri-
Foscolo riprese di peso (ma con tm tono tanto piú alleg- dente del suo ritmo poetico-vitale è quello della poesia
gerito e chiaramente non impegnativo, sufiragato dall'iro- mitologico-galante di tipo classicistico-neoclassico, la sua
nia della impostazione del celebre «Pera colui che l°inno- superiorità a questa sua stessa scelta e la sua spregiudica-
cente agnella» del Parini) Finizio della deprecazione del- tezza matura nella ricerca di appoggi funzionali al variare
l'uso di affidare la bellezza femminile al difficile esercizio del suo processo di sviluppo dell'Ode lo porta ad utilizzare
del cavalcare: << Pera chi oso primiero», e da cui ritornano in qualche caso anche moduli e parole di ascendenza diver-
parole o stimoli intorno all'immagine del cavallo (l'« indo- sa, com'è il caso precipuo della ripresa minzoniana (e certo
cile destriero», l'«infedel quadriga») e, per il tema del- piú minzoniana che aríostesca) il delle forme antiquate e
Pimpennarsi del cavallo (mentre il mito di Ippolito è sug- realistico-grandiose e drammatiche (ma cosí adatte a un
gerito dalla strofe precedente), si presenta come suggestio- tono realmente falso mammatico evidenziato da un”intera
ne generale (anche se, come poi dito, mescolata a piú vi- coscienza della sua condizione forzata e dal suo uso in
cini versi alfieriani) la strofe settima: chiave piú allusivamente ironica) in quegli «arretrosse»
e «rizzosse» del cavallo che cosí coerentemente si legano
5'* )5i tratta della «speranza lusinghíera», in Demetrio (atto I, sce-
all”imperiosità, corrosa da un interno sorriso e da una mi-
na xv _ sura miniaturistico-ironica, del gesto di Nettuno e si sal-
55 La lettura del Lamberti fu assai assidua iin dagli anni precedenti se dano internamente fra loro mediante una esclamazione di
nel sonetto « Cosi gl'interi giorni» (con una prima ben diversa redazione cosí evidente falso orrore (« orribile ››! ); aprendo poi la
del 1796-97) Foscolo ne riprese (dal Larneuto di Daƒni, di poco varian-
dolo, allora, e reintegrandolo nel sonetto piú tardo) il verso: «Luce degli strada alla deprecazione, insostenibile se la sua chiave in-
occhi miei, chi mi t'asconde», e che si impresse nella profonda memoria terpretativa non fosse di voluta e compiaciuta falsa gran-
foscoliana in cui certi versi del poemetto lambertiano La popolazione di
Santo Leuce appaiono non privi- fra altri ricordi-stimoli - di suggerimenti diosirà: «Pera chi oso primiero»...
a norissimi, grandi versi delle Grazie nella descrizione dell'Atlantide: O si pensi alla commistione dei citati versi del Lamberti
« alle superne e belle I sedi varcammo, ov'è perpetuo il giorno, I e dove
Panno i mesi non alterna, I ma olezza e ride in primavera eterna» (Poesie (nella descrizione dello sfrenatsi del cavallo irnbizzarrito
e prose, Milano 1822, p. 7). Mentre nell'Ode il Bagno (op. cit., pp. 45-47) e della caduta della Pallavicini) con un passo dell'atto IV,
qualche accordo e spunto non manca come quello del verso «per vie segrete scena II dell'alfieriano Oreste (cosí presente nella compo-
e cupe» (riferito alle acque che dal bagno scendono a un fiume) per il ver-
so foscoliano «per le profonde vie del tureno talamo» (per le quali piú da sizione del Tieste) ripreso ancor piú direttamente, ma ftm-
vicino emerge pero il verso del Fantoni, altro poeta essenziale nella forma-
zione foscoliana, - «Surse dalle profonde voragini dell'onde», Il saggio
amico, v. 39, cit. dal Ferrari). finclie «i ludi aspri di Marte» son suggeriti ii Cfr. per questi passi Latvrsznrt, op. cit., pp. 48-50.
dal passo del Lamberti su Ippolito (« a lui che valse il formidabil gioco I E Per l'Ariosto cfr. O. F., I, 29. Per il Minzoni il celebre sonetto
fuggir di Marte...››) seppure Pespressione direttamente può aver ripreso Quando Gestí (poi riportato dal Foscolo nei Vestigi della storia del so-
«i fieri ludi›› del Poliziano, Stanze I, I. E cosí per «regina e diva ›› si veda netto italiano) in cui ricorre la rima « scosse» - « sovra i pie rizzosse» (nel-
del Lamberti «Cerer reina e Dea», in Il raggio estivo, op. cit., p. 76. Fedizione pisana del 1802 era poi detto << scosse l'arcion»).
70 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA L'onn arma PALLAVICINI 71
zionalmente alla rappresentazione mossa, concitata, e pri- Tu di leggiadra vergine
splendi negli occhi vaghi
va di vero senso drammatico dell'Ode: «Già sordi al fre- donde con dardi amabili
no, I già sordi al grido, ch'ora invan gli acqueta: I foco spi- soavemente irnpiaghi.
ran le nari: all'aura i crini I svolazzan irti... Io non dirò,
E tu sul labbro armonico
com'ei53di sangue il piano I rigasse, orribilmente strasci- o Dea, vi stai scolpita
nato» . che mentre accenti modula
a sospirare invita.
D'altra parte deve esser chiaro che in questa ripresa cosí Ancelle tue ti sieguono
abbondante di una linea di poesia tardosettecentesca il Fo- le linde grazie, e stanno
scolo esercitava insieme una ripresa di una delle compo- tutte su un braccio latteo
nenti emerse (fra apprendistato e originalità al livello piú con cui tu tessi inganno... 5°.
ingenuo) proprio aIl'inizio della sua attività poetica. E
cioè la componente della nitida piacevolezza di forme ele- O si rileggano nel secondo (A Venere) l'inizio e altre
ganti e mitiche, la componente dell'« amabile bellezza» parti in cui spuntano figurine e quadretti mitici (Eno a
cosí dominante (in accordo con i modelli piú adatti e sol- quello di Adone ferito), movenze aggraziare di chiari mo-
lecitanti fra Savioli e Bertola) nella sezione prima di Inm' tivi di culto amoroso e di religiosità erotica:
ed elegie della Raccolta Naranzi. Era come un riimmerger- E te, leggiama Venere,
si - con ben altra consapevolezza, forza, destinazione, ge- te canterem ancora, '
stione delle offerte di un certo gusto neoclassico-rococò - o Dea, piú fresca e rosea
in un mondo di fantasie « amabili» e, a quel livello, iI1tene- della serena Aurora.
rite dal sentirnentalismo preromantico e da versioni degli Te, cui le Grazie morbide
stessi miti in chiave dolorosa ed elegiaca (A Saflo). sieguon coi biondi amori,
È cosí sin troppo ovvio come proprio nella breve, inte- te che fra Giuno e Pallade
ressantissima sezione di Inni ed elegie, il lettore può recu- avesti i primi onori...
perare come lontani preannunci (in chiave piú tenera, gra- Ne'. Adon membrasti e i gemiti,
cile, e con chiari tentativi, sin gofi, di accentuazioni piú e il ripercosso petto,
originali e « nuove ››) del clima mitico-elegante dell'Ode allor che in sé porgeati
de' mali suoi l'aspetto...
(con dietro qualche spunto che sale fino all”approccio con
la soglia tanto piú alta della seconda Ode). Cosi nel primo Sacerdotessa, o Venere,
componimento Alla bellezza (bellezza incarnata in una sempre farò che sia
attenta ai tuoi misterii
«bionda beltà››, ma in realtà percepita come motivo di questa fanciulla mia... °°.
letizia vivificante, anche se poi atteggiata in forme di «ti-
rannia» incolume e invincibile) si rilegga la sequenza delle Mentre nel contesto piú nettamente elegiaco di A Safio
strofette dalla terza alla sesta: emergono invocazioni a Venere e alla stessa Saffo diviniz-
I)'un tuo sorriso roseo zata («tu pur se' Dea: memoria I amor de' fidi serba I e lor
1rragg1a 1 canti mie-1, fa lieta Panima I dopo una vita acerba») “I e si inseriscono
che i tuoi sorrisi beano
fin sull°Olimpo i Dei. 5° Tragedia e poesie minori cit., p. 240.
5° Iâid., pp. 241:-43.
53 Cfr. GOFFIS, Studi ƒoscoliani cit., p. 3Io. 61 lin.-si., p. 244.
72 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA
L'onn aLLa PALLAVICINI 73
e dell”« adorazione » della figura «celeste» di Teresa” (in
quadretti mitici (<< e Ciprio I da te invitato un giorno I
una mescolanza di caratteri piú tipici della Teresa I798
con i giojosi passeri I poso sul tuo soggiorno; I e a te tergea
benefico I l'occhio dai pianti stanco I e ti porgeva ambro- - bontà piccolo-borghese, disponibilità multipla di aifet-
ti per la piccola figlia, per il vecchio marito morto, per
sia I sedendosi al tuo fianco») ig, che si infittiscono nell'ul-
timo componimento (il sesto), La coltura: «cosí gioia con Odoardo, per Jacopo e minore tensione di passione, di ca-
rattere e di infelicità - e degli aspetti piú « celesti», «an-
Melide I il Pastorello un giorno I che per sentiero incogni-
to I la trasse a rio soggiorno »; « tu incolta sembri Pallade I gelici», «divini» che essa assume agli occhi di ]acopo)”,
ma non potrà dimenticare anche quella lettera :WII in cui
colta non sembri Dea »; «pari alle Dive Olimpic I Elena
ergea le chiome I ma ancor fra gli anni d'F.lena I vive ese- la rappresentazione abile, e tutta intessuta di echi e soste-
crato il nome» °3. gni rococò 1°, della donna-dea in senso ironico e dissacrante
non puo non offrire un qualche precedente alle forme ele-
E nella direzione di altre sezioni (come quella delle
ganti sorridenti della « deificazione» della Pallavicini.
Canzonette e persino delle Odi) il prevalente motivo me-
lodico o ritmico-grave si arricchisce di simili emblemi mi- Sicche tale « deificazione » e l'inno alla bellezza nell'Ode
tici, soprattutto quello delle Grazie: «Partita è Cloe: ah potranno piú facilmente ritenere in se una intensa sfuma-
volino I le grazie a lei dintorno...» °“, «Le bionde Grazie
vano allaëellezza e alle grazie, ecc. » (Ultime lettere di Iacopo Ortis, a cu-
schiusero I al ghirlandato aprile I le verdi porte... » «Tu sei diG. b' Ed.N. l.IV F' . .
trofeo di tenere I Grazie, sei giuoco, o rosa, I d”amor nei ra “I Cfr - lll:i°iiirrtinlette1'e laìgpo Örtis1'ni:Iilize-› fšjjrijp
- : 5:2 e 68 (in cui il

giorni floridi I a Citerea scherzosa» li; «Al suono armo- dubbio di hestemmiare, assirnílando nel proprio «culto» Teresa a Dio, è
risolto dal r1lievo che da Teresa «si spande beltà celeste ed immensa: beltà
nico di nostre cetere I vengon sui Zefìri le Grazie tenere, I onnipotenre! »)
che per udir tua voce I abbandonano Venere» °°. “:1Bellezza e «purità» di cuore e «divinità» di anima si integrano (ma
poi centro È: l'« anima», come del resto nell'inno alla bellezza nella sto-
E se rm senso piú serio e impegnativo del mito si fa luce ria di Läpretta la «virtú» infelice è Pelemenro che rende la bellezza «piú
in un componimento piú tardo, e cosí interessante anche verecon e piú cara» p. 48) e alla fine Iacopo si chiederà fin dove Teresa
È: creatura reale o imniagine creata dalla sua fantasia (cfr. p. 63).
per motivi di fondo fra paternalistico e democratico (La 7° Si noti come - nella dimensione di quella lettera (esemplata su di
Giustizia e la Pietà), certo il Foscolo nel concepire l'Ode una pagina del Wieland come io ho mostrato nel saggio Il «Socrate deli-
a Luigia Pallavicini risentí piú direttamente della linea ele- rante» ciel Wieiano' e l'« Ortisa) - spunti un «rattenuto sorriso» di Iacopo
sulla bellezza della donna-dea che poi la «ragione» indica a lui come «an-
gante e sorridente di quella prima lontana zona del suo ap- tiveleno» rispetto alla «bellezza che partecipa del celeste» {p. 3o). Nella
prendistato e delle direzioni di gusto (pur cosí neoclassica- Ode tutta questa trama di discussione fra ragione e cuore è totalmente as-
sente, priva di ogni suo indizio, come è assente ogni polemica con 1'alta
mente rafforzato) che i suoi modelli già allora compor- società («1l bel mondo ») frivola e malvagia e con le attrazioni di una hel-
tavano. lezza fine a se stessa, che tutto è volto all'esaltazione della bellezza-vitalità
senza discriminazioni di tipo morale, « virtuoso », spirituale. E si ricordi
E del resto anche chi punti l”occhio sull'Ortis I798 po- come in un articolo, Ifarnor platonico (nel _« Genio Democratico» del 23
trà sí trovare elementi confortanti una crescita del senso settembre 1798) il Foscolo (sia pure con un intento morale, ma sfaccettato
della bellezza «amabile» in un°accezione piú intensa e im- assai ambiguamente) denuncì - su di una via che sfugge allå piú diretta
linea di tipo ortisiano -- Passurdità dell'« amor platonico» e ermi la for-
pegnativa intorno al motivo alto della bellezza-illusione 67 za naturale del1'attrazione_fisica della bellezza femminile, irridendo ad rm
amore che «non esce dagli occhi, non comparisce sulle ridenti labbra rie-
sce mutolo sulla lingua» (Scritti letterari e_ politici dal I796 ai r8`o8 cit.,
'52 Ibid. p. r3o) e prescinde insomma dalla realta fisica della donna, su cui e nnpo-
'53 lbid., pp. 25o, 251. stara coerentdemente trìtta la linea di rappresentazione-esaltazione della hel-
'*“ Ibid., p. 256. La partenza. lezza ne]l*O e in cui a bellezza-vitalità è fatta valere appunto soprattutto
'55 Ioia., pp. 26o, 261. La rosa tarda. nella sua forza di attrazione sensibile, sensibilmente _vitale, accresciuta dal-
'if' Ibid., p. 265. La sera. lieleganza, dal suo fascino lieto, spregiudicato, sorridente, accresciuto dal
6" Il tema delle «illusioni» (cosi anticipato ne1l'Ortis '98 rispetto alla riferimento al regno dei _bei miti, essi stessi eleganti, gentili e prezios_i,_1n-
diversa collocazione estatico-drammatica nell'Ortis I8o2) È: tutto imposta- centivo di una vitahta piena e pur tutt altro che mcolta, rozza e primitiva.
to sugli antichi che « si credevano degni de* baci di Venere, che sacrifica-
74 Uso FoscoLo sroiua E Poesia L'onE ALLA PALLAVICINI 75
tura di fertile ambiguità di cui si fa esponente il sorriso un'essenziale disinvoltura, superiore alla forza e alla pos-
che aleggia sulla pur fervida e mossa rappresentazione del- sibile centralità di tali componenti continuamente ridi-
la bellezza-vitalità, sganciata da ogni elemento di passione mensionate da un tono di ambiguità sorridente e allusiva,
riferito ad una donna amata. di grazia ironica ben controllata che ne rintuzza la possi-
Il fatto è che sulla linea di gusto utilizzata ne]l'Ode la bile prevalenza di vero impegno e di vera appassionatezza
poetica foscoliana in questo suo particolare momento si psicologica, come il gusto delle immagini e rappresenta-
stringe e si apre (ma sulla base di questa piú stretta dire- zioni mosse e concitate si serve di un apparente realismo,
zione) ad una disponibilità funzionale delle forze crescenti di un'apparente partecipazione intera e commossa alla vi-
della personalità foscoliana come componenti della spinta cenda che, a mio avviso, non si deve far valere come vero
centrale di tale poetica. realismo e vera partecipazione sentimentale. E cosí il pro-
Al centro - sulla base dell°<< occasione ›› propizia e nella cesso di <<deificazione›› della donna, impostato come mo-
consonanza con il tono socievole-mondano-elegante di tut- tivo fondamentale sin dal Pecchio, non è da considerare
to l°Omv:zggio - è la risposta della vitalità e della sua attra- come un approfondimento che conduca già qui a un vero
zione al clima di tensione drammatica storico-personale, valore salvatore, ma anzitutto come necessario mezzo di
acuita dallo stesso attrito con la condizione dell'azzardo, una prospettiva qui ancor ben provvisoria e alleggerita dai
del rischio, della morte sfidata nella situazione bellica, al toni di sorriso aleggiante, di culto sorridente e compiaciu-
centro è la condensazione di questa risposta - nelle forme to anche quando raggiunge la sua acme nel finale piú lumi-
della poesia e con le forze della poesia - nel ritmo animato noso e trionfale: trionfo e luminosità di una prova poetica
e svolto sulla direzione di un gusto di immagini erotico- che ha scartato ogni elemento di dramma e ha raccolto le
mitiche " ben rispondente - donde Fuso di tanti elementi sue forze piú intere nelfimmagine-mito finale tutto im-
della poesia tardosettecentesca - alla dimensione in cui la merso nel suo movimento ascensionale e nelfaffermazione
vitalità è colta e intuita attraverso le ofierte clell'occasione intera della vitalità nelle sue forme eleganti e sicure, poe-
galante e della esaltazione della femminilità e della bellez- tica risposta al dramma della morte, della caducità, dei
za come polo opposto a quello virile della lotta, del rischio traumi turbatori e lacerantí.
del confronto con la morte (<<i ludi aspri di Marte ››). In Cosi, a mio avviso, va impostata la lettura di questa pri-
funzione di questa risposta centrale sono le varie compo- ma prova poetica sicura del Foscolo specie se anzitutto ri-
nenti dell'eleganza rafinata, della attenzione alle qualità vista nella forma che assunse nella redazione originaria,
della bellezza e della delicatezza femminile (donde il rilie- ancor piú chiaramente rivelativa per la poetica che la sor-
vo allo spettacolo mosso della bellezza, la stessa relativa regge: redazione che qui percio riporto, sia per la verifica
trepidazione per il suo pericolo, per la sua fragile caducità, da parte del lettore di quanto sono venuto dicendo, sia per
per la sua esposizione ad un rischio incanto, per la sua avere presente la base del successivo lavoro elaborativo
avida e turbata speranza di guarigione, e lo stesso processo che il Foscolo compí sull'Ode per svilupparne piú compiu-
di mitizzazione deificante e 1'apertura al suo rinnovato e tamente i caratteri fondamentali, per correggerne punti
piú sicuro trionfo). Componenti vive e vivacemente colte piú incerti e meno ritmicamente e figurativamente validi
dalla capacità foscoliana di maneggiare e far valere questi ed elastici, adoperando la successiva crescita delle sue for-
elementi funzionali con superiore spregiudicatezza e con ze poetiche e i nuovi livelli di sicurezza artistica, e alla fine
approfondendone in qualche punto la vibrazione piú in-
_ 71 Già l'Algarotti (Opere, Yenezia 11:92, Ill', p. 1z3)_ indicava rima,
terna e superiore, senza con ciò perder di vista l'imposta-
ritmo rapido e uso della mitologia come elementi essenziali alla poesia ero- zione centrale da cui era partito.
tico-galante.
Uso Foscoto srorua E Poesia L'017-'E ALLA PIU-L-'WICINI
Ed irritante il morso
Accresce impeto al corso:
Ode. Sbruflan le nari, fuma
La bocca, il capo s'agita,
I balsami odorati Vola a sprazzi la spuma,
Per tele grazie apprestino, E i fren lorda, e i volubili
Per te i lini beati, Manti, e l'incerta mano
Che a Citerea porgeano, Che mal regge l'insano:
Quando profano spino Piove il sudore, i crini
Le punse il piè divino, Sul collo irti svolazzano,
Quel dí, che i monti empiea Suonan gli antri marini
Di forsennati gemiti, All'incalzato scalpito
E col crine tergea, Della zampa, che caccia
E bagnava di lagrime Polve e sassi in sua traccia
Il sanguinoso petto Già dal lito si slancia
Del Ciprio giovinetto. Sordo ai clamori e al fremito
Or te piangon gli amori, Già già sino alla pancia
O, fra le dive liguri, Nuota, e ingorde si gonfiano
Regina e diva; e fiori Non piú memori l'acque
Su Fara d'Esculapio Che una dea da lor nacque
E sacrificio, e voti Sennon che il re dell'onde
offron mesti e devoti. Dolente ancor d”Ippo1ito J'
Il tesor di tue folte Surse perle profonde
Ambrosio treccie agli omeri Vie dal tirreno talamo,
Molle scendea; disciolte Ed atterri il furente
Cosi cascando ondeggiano, Col cenno onnipotente.
Se Palla d°Ascra al fonte, Quei dal flutto arretrosse
Toglie l'elmo alla fronte. Ricalcitrando, e (orribilel)
Armoníosi accenti Sopra Panche rizzosse;
Dalla bocca volavano, Cade 1 arcion; tu... misera'
3

E dagli occhi ridenti Su la petrosa riva


Traluceano di Venere Rotolavi mal viva...
I disdegní e le paci, Pera chi oso primiero
Discortese commettere
La speme, il pianto, e i baci.
A indomito corsiero
Deh! perchӈi le gentili
fjagil fianco femmineo,
Forme, e l”ingegno docile
E'. apri con rio consiglio
Volto ai studi virili?
Nuovo a beltà periglio.
Perché emulasti, incauta,
Ch'or non vemei le rose
Non dell'Aonie Parte? Del tuo volto si languide,
Ma i ludi aspti di Marte?
Non le luci amorose
Invan presaghi i venti Spiar ne' guardi medici
Il polveroso agghiacciono Speranza lusinghiera
Petto, e le reni ardenti Della beltà primiera.
Dell'inquieto Alipede,
_ _ i __ _. ...._._ I 77 __ _ _

78 Uso Poscoto sroiua E Poesia L'ODE ALLA PALLAVICINI 79

Di Cintia il cocchio aurato la Pallavicini è portata al suo maggior possibile livello,


Le cerve un di traeano, non senza che almeno una correzione decisiva (il volto << si-
Ma al ferino ululato lenzioso e pallido» di Diana che prima era rappresentato
Per terrore insanirono, <<mesto, oltraggiato e pallido ›>) andasse chiaramente al di
E dalla rupe Etnea là della precisa poetica della redazione originaria dell'Ode
Precipitar la Dea. portando nel suo finale un approfondimento di pensosa
Gioian d'invido riso intimità e di nuova luce poetica che è la piú evidente pro-
Le abitatrici olimpie,
Perché l'eterno viso
va della nuova maturità e della nuova direzione poetica
Mesto, oltraggiato, e pallido raggiunte dalla seconda Ode, in forza delle quali quella
Cinto apparia di un velo correzione era fatta.
A' conviti del Cielo. Una prima piú limitata necessità di intervento sul testo
Ma ben piansero il giorno originario si manifestò nella fase di preparazione alla nuo-
Che dalle danze Efesie va pubblicazione dell'Ode nella rivista pisana citata. A
Lieta facea ritorno parte la ovvia necessità di munite l°ode (che nell'Omaggio
Fra le devote vergini, non aveva altro titolo che Pindicazione di Ode) di un ti-
E in ciel salia piú bella
Di Febo la sorella.
tolo (A Luigia Pallavicini caduta dz' cavallo sulla riviera di
Sermi) T5, il Foscolo ben riprese e reinterpretò la direzione
La poetica che presiede alla costruzione dell'ode nella fondamentale dell'Ode lavorando soprattutto sulle prime
sua redazione originaria conferma la sua fondamentale ri- strofe allo scopo evidente di rafforzare l'apertura ad impe-
cerca di un ritmo che traduce Pimpeto serio-lieto della sco- to e slancio (qualcosa di simile all'ex ebrupto dei primi
perta e affermazione della vitalità (entro forme agili, ela- sonetti, laddove la seconda Ode si aprirà con un lento mo-
stiche che contrassegnano Pemergere e il rapido consoli- to pensoso, simile, in certo senso, al nuovo procedimento
darsi di figure intonate ad una iconologia mitologica nella dei grandi sonetti postortisiani: l”emergere dell'evocazio-
sua allusività ambigua, fra eleganza, sorriso, intuizione ed ne da una zona profonda dell'animo e da una lunga prece-
impegno nella rappresentazione vitale della bellezza fem- dente meditazione intima) nella direzione perfezionata di
minile e della sua vicenda di pericolo, perdita, assicurata una serie di battute e di immagini che traducono il senti-
riconquista) nella successiva ripresa del testo originario mento di letizia vitale e ambigua (fra tenera e lievemente
sia nell'edizione pisana del :t 8oz E sia, e piú, in quella delle sorridente) preoccupazione per la donna sfigurata nella
edizioni milanesi del I 8o3 " in cui- alla luce della seconda sua caduta da cavallo, tutto risolto nell'immagine analo-
Ode e del nuovo approfondimento che essa importa sia gica dell'ufl:lcio pietoso che le Grazie rendono a Venere fe-
sulla linea dell'inno alla bellezza sia sulla generale linea di rita nel piede da uno spino, immagine espansa in quella
sviluppo postortisiano " - il perfezionamento dell'Ode al- piú movimentata e falsamente drammatica della dea in
preda al suo dolore per la morte di Adone. Quella dire-
” Si tratta della prima edizione delle Poesie di U. Foscolo (Ode alla zione si giova ora dello scambio di sede dei due aggettivi
Pallavicini e i primi otto sonetti) pubblicata nel tomo IV del «Nuovo
Giornale dei Letterari ›> di Pisa, 1802, da cui il testo foscoliano fu estratto «beati ›› - «odorati» in modo che il primo verso porta in
in opuscolo, Pisa :t8o3, senza diversità, tanto che esso riporta anche due
sviste tipografiche (<< reti ›› per -srenia e «rizzose» per <<rlzzosse››).
73 Sono Pedizione De Stefanis e Pedizione definitiva Agnello Nobile, nell'edšizione del r8o3 e puntava acutamente soprattutto sulla nuova for-
tutt'e due del 1803 e dunque posteriori alla pubblicazione dell'Ortis 1802 ma del verso sotto ricordato.
e alla composizione della seconda Ode che in quelle edizioni è compresa. 75 Poi, nel :8o3 il titolo fu privato della prosastica indicazione topo-
74 Già il Fubini nella grande monografia foscoliana del '28 notava che gråzlfica e modificato quanto al «caduta di cavallo» (in -ct caduta da ca-
«alcuni fra gli accenti piú intensi cIell'ode genovese» si trovano soltanto v ü›>).
80 Uso eoscoto sroaia e Poesia L'one atta PALLaviciNi 81
primo piano, nell'accordo «balsami beati», questa dimen- per << su l'ara d'Esclulapio›> e <<e sacrifizj, e voti» per <<e
sione di letizia e di pienezza beata che avvia insieme il pro- sacrificio, e voti ››) intesi ad ottenere comunque un miglior
cesso di sorridente divinizzazione mitologica accentuata, impasto fonico denso ed elastico 7°.
nella seconda strofe, mediante la rappresentazione di un Nel resto dell”ode se si possono notare vari cambiamenti
celebre avvenimento mitologico tutto ripresentato in ma- di punteggiatura e di grafia. ", intesi tutti a meglio scan-
niera totalmente sgravata del suo piú vero senso tragico dire e rilevare le varie parti dello sviluppo del componi-
e doloroso, ma ora meglio identificato nel suo significato mento e del suo ritmo (scandire e legare per un ritmo ela-
nobilitante-esemplare dalla precisazione degli «Idei mon- stico, non monotonamente fluente e tale da assecondare il
ti» (al posto del nudo «i monti »), dal trasferimento della rilievo delle strofe e delle immagini senza né cadere nel
indicazione di smarrimento folle della dea da «gomiti» a ritmo ripetitivo-monotono tipico, soprattutto, del Savioli
Venere e abolendo l'eccessiva (anche se sintomatica nella né cercare un tipo di svolgimento piú flessuoso e profondo
redazione originaria, proprio per lieccesso di falsa dram- che sarà parte dell°impegno maturo della seconda Ode
maticità ora tutta piú elegantemente e classicamente rap- e che corrisponderà ad una diversa concezione di poetica),
presa nel tono piú misurato di <<insana») qualifica dei ge- il Foscolo interviene (entro i limiti di una revisione anco-
miti come «forsennati››, come accentuazione troppo aper- rata al livello di maturità della zona dei primi sonetti e
tamente melodrammatica di un”indicazione di smarrimen-
to doloroso che trova ora anche la sua collocazione piú T* Per esigenza di un suono piú elegante il poeta scioglieva invece all'i-
propizia al proprio giusto rilievo, nel riferimento alla dea nizio dellìindicesima, il troppo raddensato << sennon che » in <<. se non che».
Non sempre la linea di correzione-rinforzo del ritmo è seguita coerente-
entro il primo verso della strofe, reso cosí piú esplosivo e mente. Cosi all'inizio della seconda strofe la sostituzione di -all di» a
pieno di parole essenziali e dunque al solito fatto valere -a Quel di » ie tentativo sbagliato ele edizioni del 18o3 ripristinano giusta-
come un rinforzo delle giunture-aperture delle strofe spe- mente la prima forma piú elastica, densa, adatta a rilevare ritmo e rilievo
delliavvenimento mitologico memorabile. Anche nella strofe undicesima il
cie in questa essenziale parte iniziale. Ed anche il minimo cambiamento al singolare di «onde» in «onda» e di «profonde vie» in
cambiamento, alla line della strofe, da «bagnava di lagri- «profonda via » non appare chiaramente giustificato e la prima lezione tan-
to migliore venne iipristinata nelle edizioni milanesi del r8o3. Ugualmente
me I il sanguinoso petto I del ciprio giovinetto» a «bagna- nella decima il cambiamento di «flutto» in «lido» verrà abolito nell'edi-
va di lagrime I il sanguinoso petto I al ciprio giovinetto›> zione del i8o3, ripristinando la prima forma. E cosí, nella quindicesima, il
tentativo di accrescere la brusca conclusione catastrofica del finale (spicci-
in realtà è coerente ad una costruzione piú attiva e mossa, pitar la Dea ») cambiando « insanirono» in << insanivano» venne poi abban-
meglio rilevata con il dativo che evidenzia il rapporto di clonato nel i8o3 riportando la decisività del passato remoto al suo momen-
to giusto, al centro della strofe.
Venere con l°oggetto essenziale del suo pianto e della sua E Cosi in particolare la collocazione, nella strofe decima, di puntini so-
disperazione. Mentre nel passaggio alla terza strofe che spensivi prima delliimmagine volutamente anrropomorfica delle acque che
piú direttamente si rivolge alla donna apertamente divi- si gonfiano aingorde», dimentiche che dal loro seno nacque una dea, Ve-
nere, sottolineano la singolarità e la funzione di compiaciuta iperbole che,
nizzata (ma non senza l'ombra di un sorriso elusivo) il Fo- mentre allude a una comune natura divina di Venere e della donna, fa ba-
scolo continua nella sua operazione di rinforzo del ritmo lenare un sorriso su tale assimilazione, come un sorriso aleggia sull'ingor-
digia delle acque, mentre accresce e ridimensiona insieme, come uno
replicando il «te ›› al secondo verso (in continuazione con «scherzo» spregiudicato ed ardito, il clima «sacro» della divinizzazione
i due «per te » della prima strofe) al posto del piú vacuo della donna (entro cui pure parzialmente e ambiguamente vive il germe di
<<o» e accentuando lo spicco della <<divinizzazione›› con una ben piú persuasa ripresa di tale processo).
Tanto meno importante è la correzione, nella stessa strofe, di << sino alla
l'esclamativo posto dopo «regina e diva » al verso terzo e pancia» in «lino alla pancia», il cui mantenimento nelle edizioni milanesi
tentando anche una migliore resa della seconda parte del- puo comunque indicme che in quel pimto cosi discusso dalla critica come
sconvenientemente basso, il Foscolo intendeva accentuare con il piú co-
la strofe (oggetto poi di tanto maggior cambiamento nel- mune << fino :_-› una voluta insistenza su di un'espressione piú realistica adat-
l'edizione del 180 3) seppure con alcuni secondari e mi- ta alla mescolanza di forme auliche e realistiche che anche nelle ultime re-
nimi interventi di grafia-suono (<< sull'ara di Esculapio» dazioni egli intendeva, seppur piú sobriamente, mantenere.
_ _' †- __ _ _ __. I í_ -

82 Uso Poscoto sroiua e Poesia ixone aLLa PaLLaviciNi 83


non ancora capace di modificazioni piú ardite e decise) con Ma la revisione piú profonda è certo rappresentata dal-
cambiamenti che a volte cadono nella redazione definitiva l'edizione De Stefanis del 1803 8°.
insieme al testo piú interamente cambiato. Cosi nella quar- Ora il Foscolo -- assicurata già nell°edizione pisana la
ta strofe il « molle tesor di tue folte trecce» diventa «au- fresca, gentile elastica forza dell'apertura dell'ode nel suo
reo» (con il tentativo di passare da una forma piú senso- clima di letizia e vitalità alacre entro forme mitologico-
riale ad una forma piú visiva-estatica intonata alla compo- eleganti (alla componente di piú « religiosa» allusione con-
nente classico-sacra della visione della donna-dea), men- tribuisce ora la sostituzione di «il sacro Ida» al posto di
tre si sostituisce (nella strofe sesta)" l'errato e stentato « gl'idei monti ») - senti anzitutto il bisogno di dar nuova
«ai studi ›› con «a studj» 19; si cambia, nell'ottava «reg- forma, nuova sistemazione ampliata, nuovo ritmo e slan-
ge » in «placa» piú coerente alla femminile debolezza che cio evocativo alla zona rappresentata dalla strofe terza e
invano tenta di spengere e calmare la furia del cavallo im- quarta che erano rimaste troppo rigidamente e bruscamen-
bizzarrito; si rinforza il ritmo di inizio - collegante e sepa- te separate, specie con la quarta troppo staticamente fer-
rante - della strofe nona con la sostituzione nel primo ver- mata e aggrumata nel raccordo fra la presentazione della
so di « E il sudor piove» al posto del piú rigido «Piove il donna nella sua precedente bellezza e il paragone mitolo-
sudor», accentuando l'imperiosità risolutiva del gesto fal- gico di Pallade al fonte.
so-grandioso di Nettuno, nella undicesima, sostituendo Il passo venne ampliato in tre strofe che permisero al
«atterrí>› con «respinse»; si risistema la dodicesima in poeta di svolgere interamente, con chiarezza e con conve-
una piú energica e coerentemente centralizzata organizza- niente deduzione di discorso poetico (temi e immagini
zione della scena e del movimento tutti riportati all”azio- figurative, percorso ritmico-musicale), la trasfigurazione
ne del cavallo, che cosí meglio campeggia col suo falso mitologica della presentazione del pianto e dei voti augu-
realismo inorridito in relazione con la prospettiva delle rali degli amori, l'invito alla donna a ritornare alla danza,
strofe precedenti, centrare appunto sulla figura e il movi- che vien rievocata nel suo incantevole movimento, il para-
mento del cavallo (<< cade l'arcion» diventa «scosse l'ar- gone fra la donna con le sue chiome sciolte nella danza e
cion» e << tu misera I su la petrosa riva I ritolavi mal viva ››, Pallade immersa nell'acqua e incapace di contenere fuori
diventa «te misera I su la petrosa riva I strascinava mal di questa i suoi capelli disciolti.
viva ») ; si sostituisce, nella tredicesima «infedele» a «in- E chiaro che il motivo della danza, estraneo alla conce-
domito» con un'abile estensione della volontà di un tono zione iniziale, È suggerito dalla seconda ode, in questa ben
fra « sacro» e ironico (il cavallo è «infedele» di fronte ai altrimenti sviluppato, ma tale da costituire un elemento
suoi doveri verso il carico prezioso che porta) cosí chiaro essenziale di integrazione nella reinterpretazione e svilup-
nella deprecazione e nell'impiego di «discortese»; si rile- po della visione mobile che costituiva un essenziale mo-
va, con le parole intere e la loro pausa interna, l'inizio del-
la quattordicesima (<< Ché or» invece dell'aggrumato e piú if' Tutto quanto Pedizione De Stefanis aveva corretto verme autorevol-
sbiadito «Ch'or»); si accentua, infine, nell°ultima strofe, mente e definitivaniente confermato nella successiva edizione Agnello No-
bile che in piú apporto ancora due correzioni di vario peso: quella al verso
il senso ascensionale di ritmo, visione, significato «divi- secondo della strofe quinta (« che fiori dal1'inachio I clivo cadendo versa»
no» nel cambiamento di «al ciel» al posto di « in Ciel». al posto di «che fior, dall'eliconio I clivo, cadendo versa» per una maggior
fedeltà ai versi-base di Callimaco nella traduzione del Pagnini con il loro
preciso riferimento al fiume Inaco) e quella, ben piú rilevante, al secondo
7'* Sempre secondo la numerazione del componimento originario (e del- verso della strofe sesta che ancora nella De Stefanis manteneva la forma
la redazione pisana). _ _ _ _ originaria (« armoniosi accenti I dalla bocca volevano »), dove la forma «dal
7° Pura correzione grammaticale poi, nella settima strofe, la sostituzio- tuo labbro» risulta insieme piú precisa e piú eletta, e piú suggerita dai
ne di « agghiacciano›› per «agghiacciono». toni della seconda Ode.
m

34 Uso eoscoto sroiua e Poesia L'one .atta Pai.LAviciNi 85


dulo di novità inventiva nella stessa concezione _originar_1a strofe settima al - che vale comunque a meglio movimen-
della prima ode, ma allora contratto e immobilizzato in tare la replicata domanda alla Pallavicini) H, è sempre sul-
questa zona cosí impegnativa e risolto solo nel relativo la linea direttrice della reinterpretazione del 1 8o 3 il lavo-
movimento delle trecce che si sciolgono, su cui 11 F0SC010 ro che il Foscolo adibi ad una migliore sistemazione del
aveva allora solo puntato. Ora esso diviene elemento es- passo centrale del cavallo imbizzarrito e della caduta della
senziale ed esplicito e motiva e comanda il ,movimento Pallavicini.
stesso delle trecce, piú preziose e gustato e cosi prolungato Qui si trattava di mantenere e accrescere il movimento
e arricchito nell'immagine della donna e in quella di Fal- della figura del cavallo e del ritmo da cui essa è investita
lade con una maggiore consistenza e suggestione poetica. e in cui s'incarna e prende valore di figuratività mobile, e
Mentre le nuove strofe tanto meglio preparano la S'fl?0f€ insieme di mantenere, ma di smussare, nei suoi elementi
seguente e il movimento in essa già cosi perfettamente piú pesanti e lessicalmente gofli, l”ambiguo realismo e il
realizzato, che cosí piú agevolmente associa al movimento falso orrore della rappresentazione riportandoli il piú pos-
della danza quello piú sottile degli « armoniosi accen- sibile ad un livello piú elegante - seppur sempre insapo-
ti» della donna e tutto l'incanto delle grazie e lusinghe rito da una voluta e compiaciuta mescolanza di forme les-
femminili che emana dai suoi «occhi ridenti››. _ sicali fra auliche e prosastiche - e ad una sorta di alto ma-
La direzione della reinterpretazione del. 1803 _è,.c0iJf1€ S1 nierismo con il suo pimento di solennità da «alto sog-
vede, volta ad un°accentuazione - entro _i termini una getto» “_ Cosi nella strofe nona cade il goffo « sbrufian le
impostazione, che sempre predomina, di inno di letizia_vi- nari» sostituito dal tanto piú intenso e penetrante « ardon
tale di cui la tendenza « deificante» della bellezza femmini- gli sguardi» (movimento piú interno ed espressione della
le e componente (e ancora ambigua) e non elemento assolu- eccitazione estrema del cavallo). Cosi «il capo agita » cede
to e persuaso - appunto di tale componente come del_fon- a «agita I l'ardua testa» (in cui l'eflƒemßemem' accentua
damentale ritmo, commutatore di vitalità, in forme di ele- il piglio della strofe mentre « ardua» e « testa» accrescono,
ganza e di colore mitologico. Sicché, ancora ritornando al- con la preminenza del latineggiante «ardua », la voluta, ma
le strofe qui considerate, la rappresentazione, nella strofe piú misurata Miscbzmg di forme auliche e normali). Cosi
terza, degli amori, appare chiaro come il Foscolo rendesse è tolto «a sprazzi», a scapito di una perdita di suono piú
a diminuire il troppo esplicito raccordo con una troppo irto, ma a vantaggio di un particolare piú sintetico. Cosí è
precisa realtà mondana e galante, abolendo le_ piu dirette
connotazioni in tal senso degli amori «mesti e devoti»
ai Secondo (come si è già fatto nella nota precedente) la numerazione
(con la loro falsa compunzione di figurme troppo facil- delle edizioni 1803 che hanno come si è visto, una strofe in piú (quarta e
mente allusive a personaggi della corte galante della Pal- quinta al posto di un'unica strofe) rispetto alle redazioni precedenti.
E «Perché non dell'Aonie I seguivi, incauta, Fatte» invece di: «Per-
lavicini troppo facilmente travestiti mitologicamente) e ché emulasti, incauta I non dell'Aonie l'arte».
accentuando il tono piú mitologico-ieratico (a costo della B3 Si allude al richiamo del Baldacci alla pittura di «alto soggetto»:
piú incerto È il preciso riferimento alla maniera di Guido Reni e ai presen-
possibilità di «una zeppa», se considerata fuori del suo timenti dei cavalli di Géricault, pur suggestivo (quest'ultimo accenno)
contesto figurativo-ritmico) con Pimmagine dilatata e la pensando all'epoca napoleonica in cui l'ode - specie nella sua revisione
inerente risonanza piú «grave» (ma in realta sempre in 1803 - si addentra (cfr. U. Foscom, Poesie, a cura di L. Baldacci, Bari
1962, p. XXI). Giusto comunque è anche lo stupore del Baldacci di fronte
una dimensione di relativo impegno in tale componente) alla tesi critica di una preoccupazione veramente realistica nella rappresen-
degli ultimi versi: «d'onde il grand'arco suona I del figlio tazione del cavallo imbizzarrito. Ma per il resto il rapido cenno all'Ode
appare troppo risolto solo in chiave di « maniera » e lo stesso accenno so-
di Latona». _ pra citato circa la rappresentazione del cavallo va, a mio avviso, precisato
Ugualmente (pur non trascurando una correzione me- in una «maniera» falso-grandiosa e dunque, in realtà, in mia funzione di-
versa da quella direttamente proposta dal critico.
no vistosa: l°inversione e modifica - nel 4°-5° verso della
74;*

L'ODE ALLA PALLAVICINI 87


86 Uso PoscoLo sroeia e Poesia
un fremito di letizia vitale essenziale all°Ode) - risolve in
risistemato il finale che culmina (dopo aver fatto valere lo
ima suggestione tanto piú intima e intensa, entro un respi-
sdrucciolo «volubili›› alla fine del quarto verso come rin-
ro poetico tanto piú vasto e profondo, l'espressione-rap-
forzo dell°enjambem'enr e aver cambiato « l'incerta mano »
presentazione del volto di Diana attraverso due sole note
nell'« incerto freno», con un piú coerente riferimento ai
essenziali in cui anche Pallungamento della dieresi (« silen-
particolari della rappresentazione del cavallo e con l'abo- z`ioso») collabora ad un allentainento pensoso del ritmo e
lizione della sua continuazione diluente su cui il Foscolo ad una superiore intimità espressa nel nuovo accordo di
aveva esitato fra redazione originaria e correzione del
silenzio e pallore. Certo il verso della redazione originaria
1 802: «mal regge», « mal placa ») nel particolare del « can- (geniale ripresa di un ritmo melodrammatico colto all'al-
dido seno» che con la sua sicura estrazione petrarchesca rezza piú brillante di un Savioli), era, a suo modo, ben per-
(« seno » dunque come «lembo ») rafforza la solita, voluta,
tinente alla ricerca originaria di una rappresentazione e
ma piú elegante mescolanza di linguaggio e la sigla con
ritmo piú movimentati, piú brillanti, piú, ripeto, voluta-
una forma singolarmente eletta e preziosa. Nella decima mente melodrammatici, e proprio questa revisione puo
strofe la sostituzione di « allo incalzato scalpito» al posto
portarci meglio a misurare il diverso livello, la diversa pro-
di <<all°incalzato scalpito» non è pura correzione grafica,
spettiva della fase 18oo e della fase 1803. Non con cio
ma indicazione per una resa di suono e ritmo piú scandito
l'ode veniva alterata come per un tocco superiore, ma sto-
e rilevato.
nante. Che l'accordo piú numeroso e melodrammatico pur
Ripristinato nella dodicesima il plurale piú suggestivo
conteneva stimoli per un simile nuovo superiore svolgi-
delle «profonde vie» rispetto al tentato cambiamento in
mento (la nota della mestizia e dell'oltraggio riassorbita
singolare dell'edizione pisana, nella tredicesima viene ret-
nel silenzio della dea, la nota piú visiva del pallore ripresa
tificato il finale - sull'avvio delle correzioni pisane - cen-
tale e quale nel nuovo accordo) e le due strofe finali pur
trando ulteriormente il soggetto sempre nel cavallo e im-
nel loro impianto di ascendenza savioliana («Gioian d'in-
piegando (rispetto a quelle) il gerundio (« strascinando»
vido riso »... «Ma ben piansero il giorno ») contenevano
per « strascinavi») piú adatto all'azione finale ora piú effi-
energici stimoli a un finale piú luminoso e, pur nella sua
cacemente presentizzata, come già avviene nel cambiamen-
to di «scuote» rispetto a « scosse». allusione di vitalità lieta, non privo di aperture verso ima
piú matura ideazione del valore della bellezza e di una mi-
Ma certo la modifica piú vistosamente poetica e inno-
tizzazione neoclassica superiore alla fruizione, funzionale,
vatrice-reinterpretativa (sino al limite di una certa altera-
ma piú ravvicinata, del neoclassicismo di tipo piú edoni-
zione della poetica della redazione originaria alla luce della
stico-erotico settecentesco. E tuttavia certamente in quel-
prospettiva maturata e realizzata nella seconda Ode) è
quella del quarto verso della penultima strofe. Mentre la correzione soprattutto era il varco verso la nuova mag-
giore poesia foscoliana e merce quella correzione (e in par-
nelle precedenti redazioni l'« eterno viso» di Diana ferita
te merce quella del brano della danza) meglio si puo capi-
veniva qualificato come «mesto, oltraggiato e pallido»,
re certa persistente confusione fra i livelli ele prospettive
nella redazione milanese esso viene rappresentato come
delle due Odi.
«silenzioso e pallido ». Qui si ha un vero salto qualitativo,
si lia la piú chiara presenza di una reinterpretazione che
Se la reinterpretazione e la revisione del 18oz e del
mentre asseconda l'ascesa delle ultime strofe - già avviata
1803 modificano notevolmente l'ode com'essa era nella
ad una risoluzione mitico-poetica in cui prevale il senso
redazione originaria del 18oo, non si può dire che esse al-
piú aperto della bellezza momentaneamente appannata e
terino sostanzialmente - anzi esse lo migliorano e perfe-
ombrata di un lieve velo di malinconia e poi splendente zionano - l'essenziale elemento portante dell'ode (il ritmo
e accresciuta per contrasto (anche se insieme percorsa da
88 Uso Poscoto sroiua e Poesia L'one atta PaLLaviciNi 89
poetico-vitale alimentato di immagini figurative mitiche) allusivi del Sesto tomo dell'50 8", non per nulla elementi
in cui si erano già commutati fin dall'inizio gli elementi dell'ode serviranno, tanto diversamente orientati e appro-
complessi dell'esperienza e delfimniaginazione foscoliana fonditi, alla formazione della seconda Ode fornendo co-
entro il concreto momento di quella composizione. E la munque un tramite fra il senso della bellezza-vitalità piú
distanza e l'originale condizione di diversità (e di aper- lieta e disacerbante e l'alta visione poetica delliillusione-
tura) rispetto alla seconda Ode rimangono ben percepi- valore dell'-« aurea beltade ››.
bili. Certo ben altro ci voleva perche il Foscolo (pur ripren-
L'ode rimane contrassegnata dalla sua qualità di fervi- dendo le offerte dell'Ode nella componente della bellezza,
da, mossa e complessa risposta personale-storica all'ime- prima in pericolo e poi salvata e assicurata) giungesse alla
caritas della condizione bellica, della presenza del rischio poetica dell'Am'ica risanare.
e della morte, ai traumi e alle delusioni personali, storiche, Non solo la nuova e grande ode nasceva da un nuovo e
politiche, mentre essa pur nasce dall'attrito con tutto ciò superiore circolo di esperienze concluse nella preminenza
sfociando in un si alla vitalità, fra elusione della pressione del dramma consumato nella sua dimensione piú appassio-
drammatica e impegno nella letizia libera (l'aria di libertà nata ed intera (il che permetteva, specie nei sonetti mag-
di chi è passato attraverso il rinnovamento di valori della giori, di rivedere lo stesso dramma vissuto in una prospet-
rivoluzione), gioiosa, e insieme come ironica e gustosa, tiva rasserenata e inserita in una storia piú intera di se stes-
compiaciuta della propria dimensione di eleganza, di frui- so, delle proprie esperienze, del tempo cambiato), ma il
zione del pimento di una civiltà figurativa mitologica pas- motivo della bellezza (alimentato dalla condensazione di
sata, e fatta rivivere senza grave serietà, ma con la convin- una profonda passione e dalla sua consumazione in un mi-
zione che la bellezza femminile e pure elemento vitale di to salvatore e quindi con una diversa e superiore dialettica
una nuova civiltà in via di costruzione e che la sua sorri- di vitalità e di dramma) veniva ora sottratto alla dimen-
dente, brillante «deificazione» ne evidenzia i caratteri di sione prevalentemente elegante, ironico-allusiva, di espo-
serietà e di elusione, in una dimensione intermedia, che nente della vitalità bisognosa di trovare espressione entro
non ha ancora superato il trauma drammatico e pur ne un percorso drammatico ancora fortemente in atto, veniva
fuoriesce nei suoi toni di sorriso, di letizia, e di fiducia ora portato ad un sicuro significato di illusione-valore (ba-
non da assumersi però nella loro accezione piú persuasa se parziale delle illusioni-valori che il Foscolo svolgerà nel-
e come fondatori di una poetica e di una problematica la zona dei Sepolcri), mediato e preparato com'era da pun-
postortisiano. ti intermedi di esperienza e valorizzazione che e dato co-
Intesa nella sua genesi, nella sua direzione di poetica, gliere entro le linee le cui punte e direzioni sopravanzano
l'ode acquista il suo significato e il suo valore non grava- la zona della prima Ode pur impostandosi in quella zona
bile di alte responsabilità psicologiche e realistiche o pro- fervida e complicata fra Ortis e Ortis cui appunto la prima
blematiche piú profonde. Ne percio l'ode decade a una Ode appartiene.
semplice continuazione della poesia edonistico-galante del Cosí dal Sesto tomo dell'z'0 e da una delle sue parti piú
Settecento, a una raffinata «collana di cammei››, ne a un alte e moderne (il brano a Psiche) emergerà quella pre-
«madrigale» sganciato da ogni raccordo con la problema-
tica dinamica della poesia foscoliana. E* E certo una interpretazione dell'Ode come quella qui proposta non
L'ode vive, funziona e vale nella sua retta direzione e in manca di fare avvertire nell'Ode germi di quel risvolto della complessa
questa ha la sua forza, il suo fascino, la sua consistenza, co- personalità foscoliana che è costituito in parte dalla prova frammentaria
d_el Senio tomo dell'50 e che poi troverà consistenza profonda nella dire-
me il suo posto nell'economia dello sviluppo foscoliano. zione di tipo «didimeo ». Per il Sesto tomo dell'z`o si accoglie la datazione
Non per nulla piú tardi nasceranno i toni elusivi-ironici- 18o1 sostenuta dal Fubini.
90 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA
L'one aLLa PaLLaviciNi 91
ghiera alla natura che, pur inserita in un contesto di supre- Mentre lo stesso uso del mito che nell'Ode alle Pella-
ma e stimolante ambiguità, pronuncia decisamente una åícznz valeva in una precisa funzione di vitalità lieta, in
sintomarica direzione di uscita dal dramma ortisiano: « O niensioni eleganti-galanti, nella nuova grande Ode si
Natura! accogli quesr'inno de' tuoi figli. I mortali dovreb- apriva - pur nella sua unilateralità e nel suo margine di
bero maleüti e renderti questa vira. Pianto, speranza, rischio estetistico - a un ben diversamente maturo e com-
terrore e morte ecco i nostri elementi. Ma ru hai creato la 1c:Ées_so senso di mito poetico creativo e fondatore di vita e
Bellezza! e noi adorandola ti rendiamo grazie anche per i Stíåivilta(m:iioli1ie di « mirabile e passionaro ») verso la giu.
nostri mali » 85. cazione e a poetica della Cbzoma dz Berenice e dun-
Cosi dal carteggio Arese, preso fra toni orrisiani e nuo- qU€_verso il centro propulsore della maggiore poesia fo-
ve direzioni che già avviano al di là del denso e tormen- scoliana.
tato iter catastrofico dell'Or.tir (avvicinandosi ad aperture
luminose negli stessi sonetti minori: si pensi al finale del (1974)-
IV e dell'VIII), emergono richiami e segni di una bellezza
consolatrice e di una divinizzazione, ben diversamente va- ?1íåídiEäiåIì1*;m11;1j=ì-i Päüflãlo, pli!_ non mai. H0_ veduto in re sola il ristoro di
lida, della donna amata, chiamata con parola sintomatica tu mi hai amaro il miosaciioflsfiglillmlldc poiche per una Ilreslsubfle forza
« mia consolatrice ››, di cui il poeta si augura di poter eter- m'ami ed ora ehe r'i per d 0 Iio chgiamo
CIC in
litaaiuto
FattalaSua; tu ml
morte ». hai amato' E tu
nare bellezza e giovenrú (« Oh potessi io rendere eterna la
tua bellezza e la tua gioventú»), già rievocata nel suo fa-
scino profondo e nella sua funzione di «conforto» (« Oh
se ru leggessi nel mio cuore quando que' tuoi grandi occhi
divini s'inc0ntrano ne' miei, tu ti compiaceresti del con-
forto che procuri a questo povero sventuraro») 8°.
Cosí nello stesso Ortis 1 802 si profila una visione, sep-
pure parziale, di Teresa «consolatrice» e « divina ›› (e già
nel romanzo, a lungo, freno vitale all'ansia suicida di Ja-
copo) e, nel contesto drammatico di quel grande e decisivo
libro foscoliano si fa ben luce quellielemento di bellezza
come «ristoro » (la parola decisiva del Leitmotiv dell'Ami-
ca risanare) già in svolgimento, come abbiamo visto, nella
stessa preghiera della natura del Sesto tomo dell'io, nel
carteggio Arese, e tanto rafforzato e reso pregnante dal-
l”intero sviluppo del dramma cui esso fa sempre piú da
contrappeso seppur ancora provvisorio e insufficiente "_

ai Prese varie d'erte, Ed. Naz. a cura di lvl. Fubini, Firenze 1951, p. 19.
“É Cfr. Ep., I, pp. 334, zio, 215.
W Cfr. Ultime lettere di Iacopo Oi-.tir cit., p. 178. È l'ultima lettera a
Teresa prima del suicidio: « No, mia Teresa, non sei tu cagione della mia
morte. Tutte le passioni disperate, le disavventure delle persone piú care
al mio cuore, gli umani delitti, la sicurezza della mia perpetua schiavitù,
e de]l'obbrobrio perpetuo della mia patria venduta... tutto insomma da
gran tempo era scritto; e ru, donna celeste, potevi soltanto raddolcire il
LE << ULTIME LETTERE DI JACOPO ORTIS >> 93

III. ria e materna, divisa tra l°afEetto per la figlioletta (avuta da


un vecchio marito al cui ricordo è comunque devota), la
Introduzione alle Ultime lettere da Iacopo Or-'f2S crescente attrazione per il singolare Iacopo, e l'amore sin-
cero per Odoardo (rappresentato qui come pittore, come
uomo schietto, leale, appena viziato da una certa pedan-
teria); mentre i particolari di piccolo realismo (in gran
parte mutuato dal Wertber, la cui influenza è particolar-
mente forte, non solo per questi elementi, nell”Ortz`s I 798)
creano una temperie meno tesa e violenta e un certo con-
Storie del libro. trasto fra questo contesto e le riflessioni e meditazioni di
Jacopo già ribollente del suo profondo pessimismo esi-
L*'Ortis è un libro- che si' presenta stenziale.
_ ' ' come comP05t°da
diverse: a Quando il Foscolo riprese il suo romanzo nel :So: (sol-
Strati* abbOZZ.at0° Scfltto e rlscrlttü uilslnlzalšiqšli tono certa lecitato anche dalla conoscenza di una infelice continua-
ciò derivano in parte anche certi suoi _ 1? › ione
impressione di- suture non- semPTe nl-1Sc1te› zione del suo libro ad opera di un mediocre letterato, An-
. ' ' ' Impressr enze gelo Sassoli, che l'aveva completato per le esigenze del-
di un meccanismo narrativo noiì privo di i111;1;':i¢:a1;1å§eL:1n,O_
e di difetti, dato che per 1l Fosåo 0 :È0 fiäficuì E H si Sen_ l'editore bolognese Marsigli, forse utilizzando appunti la-
pera narrativa e un opera auto iogr Ca _ 8 _ eb sciati dal Foscolo), tutto venne sottoposto ad un deciso
tiva in diritto di immettere nuove riflessioni e nuov1 aSP raddrizzamento drammatico - che risente anche di una
ti del ersonagøio-autoritratto. _ forte presenza dell'Alfieri - e ad un modulo di netto con-
nel a Bfllflgna, sulla scorta fürse pre- trasto fra passione e ragione, fra personaggi infelici ed alti
- ' rittura e personaggi mediocri e calcolatori, come l'odioso Odoar-
cedente tentativo romanzesco autobtogffififf ièonfortato
del 1796 (l°en1gmat1co L_eere,_lettere) etícårdtä uel perio- do, mentre gli elementi meditativi vengono approfonditi
da componimenti in versi eleglaßß-_I1flIÉfi _ fà H e meglio raccordati con il procedere della vicenda: cosí,
do l'Ortz`s -interrotto poi dall arrivo in Italia e e trup- solo per esempio, il brano sulle illusioni che si trova nella
pe ,austro-russe e dalla partenza del Foscolo da Bolog1(1ah- edizione dal I 802 in poi alla lettera del 15 maggio, giusti-
. - ' ' rn i ta c e ficato narrativamente dal bacio di Teresa, nel romanzetto
si presenta, 1n quella sua prima forma inco _P U _
' eva sino alla partenze. C11 IHCUPU dal Coni Euganell' del 1798 era nelle primissime pagine e in im contesto di
glunå
com . un romanzo piú- fortemente dominato
_ dalla 51101219- edonistico compiacimento della bella consolatrice natura
' allontanamen- mentre Iacopo si bagna nel laghetto dei cinque fonti.
sentimentale-amorosa in un_ climå. ìiltšflììåiâo di Campofop
to dalla politica P<"{rla_deluf1one É tìmente Poetìcízzam E Pelemento politico traumatico si precisa in una di-
mio e in un clima 1d1ll_1co-edígtaco 01: Oeúche E quasi una versa direzione di disperazione che solo inizialmente sem-
te (donde la grande massa citaztonl P _ t íú bra forzatamente evitato, ma è sempre pronto a riaccen-
scarsa fiducia nello strumento della prosa påll tan åfiP dersi violentemente. Il ritmo si fa piú scandito drammati-
.
ape”In ella treat:ma
- - ' ' ' n a si co
ra come la storia molto «romanzescaiä mito di Sentimenti
- camente. Teresa (ora fanciulla e certo arieggiante la bion-
da Isabella Roncioni) si rivela presto infelice e vicina nel-
le idee e nei sentimenti a Iacopo, mentre in netto contra-
E ímposslblle' Elccçsp cla un? Spllziulll in cui si configufafio sto Odoardo diviene un personaggio meschino, autorita-
amorosi e altruistici di << anime e E >>
- - ' min ' lla buona e ma- rio, bassamente calcolatore, e quindi tipico esempio di co-
1111 P0, tutti 1 Perionaggi' a I? tcllllëråga Monti) b011a'
tronale Teresa (dietro c era ama a › loro che non seguono che la fredda ragione e dunque
94 Uso Foscoio sroiiia E Poesia Li-i << ULTIME LETTERE D1 JACOPO oicris» 95
-escellerato, e scellerato bassarnente». Libero poi dalle aggressività nel tema religioso - finiva in realtà per con-
maggiori diificoltà non sempre ben sanare fra la redazione vergere col pessimismo nel sentimento di un alone di mi-
del 1798 e il suo raddrmzamento drammatico, 11 FOSCUIP stero e di fatalità.
dava la massima spinta agli elementi disperati del suo ani- Basti ricordare da una parte la breve, fuliniiiea aggiun-
mo nella seconda parte interamente nuova. ta cosí preleopardiana, nella lettera del 17 aprile i798,
Ma se Pedizione del 1 8o2 è senza dubbio quella che sto- che alla frase sulla << Natura, madre benefica ed imparzia-
ricamente e personalmente piú corrisponde alla bruciante, le » replica << la Natura? ma se ne ha fatti quali pur siamo,
disperata necessità autobiografico.-narrativa del Foscolo, non è forse matrigna? ››; dall'altra Pinserzione, pur ambi-
alla novità ed efiettiva avanguardia della _SL1¦f} P1f0SP€tt1Ya gua, della precisa indicazione del Cristo (<<E il tuo Figlio
letteraria proprio all'inizio del secolo (<-til. libro _del__1I110 Divino non si chiamava egli il Figlio delZ'Uo:vao? » nella
cuore ») e costituisce la base della successiva attivita fo- lettera Aílüalbe nella fine della prima parte), mentre nel-
scoliana, l'Ortis' rimaneva per il Foscolo un libro in Certo la lettera del 19 gennaio 1798, alla sorte caduca dell'uon'io
senso aperto, cosí << suo» da essere ben suscettibile di ri- viene ora üettamente assiinilata (non messa in contrasto)
presa e di modificazioni alla luce sia della sua maturata quella del Sole e quindi di tutto l”universo (<< Godi intanto
esperienza artistica che della .evoluzione della sua inte- della tua carriera, che sarà forse afiannosa, e simile a que-
ra esperienza vitale, polífífifl, 1d€01081¢a- I1_ P:°S°°1CÉ› Puf sta dell'uomo; ru 'l vedi,... ››) in una visione che si è fatta
mantenendone le linee e la struttiira essenziali, sentiva tanto totale, universale, misteriosa e fatale nel brano che
potervi immettere nuovi elementi della sua concezione vi- Lorenzo riporta nella sua narrazione con la data zo marzo
rale, di apportarvi aggiunte e modifiche. Come egli fece 1799 e che è tradotto dallo scritto di Pascal Centre Findiƒ-
soprattutto nella edizione zurighese del 1 816 - presentata ƒérerzee dei At/øëer (<< Io non so né perché venni al inon-
per ragioni di opportunità come londinese del 1814 - in do; ne' come; né cosa sia il mondo; né cosa io stesso mi
cui egli cercava di meglio motivare il meccanismo narra- sia... Io non vedo da tutte le parti altro che infinità le quali
tivo e il rapporto fra l'element_o amoroso e quello politico mi assorbono come un atomo ›>), dove il mistero dell'esi-
e insieme evidenziare ancor piú clnaramente la sua posi- stere si affaccia implacabile: inesplicabile, senza la risalita
zione antinapoleonica e Pintreccio fra la cupa, fatalistica di persuasione eroica, di doverosa. lotta per la verità e
meditazione sulla servitú dell'Italia_e un suo _P€ft1“-Éìce e l'<<util comune» con cui il Leopardi della Ginestra si farà
piú spiegato e moderato-realistico piano pol11I1C0 (_€'=V1Cl€f1' ben diverso promotore di una civiltà e società nuova, se-
temente alla luce delle sue nuove esperienze dopo il_C1f0l10 veramente umana e fraterna. Finalniente nel 1817 il Fo-
scolo riprendeva ancora «il libro del .mo cuore» e lo sotto-
di Napoleone e del Regno Italico e nelle condizioni della
Restaurazione), come avviene soprattutto nella importan- poneva ad un'ultima revisione che non porta modificazioni
tissima lettera del 17 marzo 1793 Cl?? manfialfa del tutto strutturali e ideologiche e si limita ad una revisione lingui-
nell'edizione 1802 e che il Foscolo si sforzo di fare appa- stico-stilistica piú armonica ed equilibrata, ma sempre nel-
rire come già scritta e pubblicata in un”edizi_one inesisten- l'ainbito dei toni accesi, intensi, fino all'asstuizione orato-
ria della redazione fondamentale del 1802.
te pure del 1802. Il fatalismo realistico veniva cosi accen-
tuato e, in un lavoro di correzioni assai minuti? €-° Pf0f0I1df§›
il Foscolo veniva (non senza qualche ulteriore contraddi-
zione) da una parte accrescendo il suo pessimismo fra regi- L*<.= Ortir›› «lißro e erto» nella .wol.Qimento oscolitmo.
listico e fatalistico, politico, 1¢l€0l'?81C0= _f`;515tÉ1ÉZ1al*É› fia '
l'altra sviluppando una certa dnezione piu spir1tL_1°a11§t1C0- Quanto abbiamo detto sulla storia di elaborazione del-
religiosizzante: apertura che - pur con spiragli di m11101°€ l'Orti.r e che andrebbe inte grato con alcuni documenti
96 Uoo Fosooro sroaia E Poesia LE <4 ULTIME LETTERE DI JACOPO ORTIS ›> 97

essenziali di autointerpretazione del suo libro, della sua i§í1.11åà››,


. perdono
,_ valore_ anche i dissensi
_ _ piú formalistici,_
genesi, dei suoi motivi, dei suoi effetti qual è soprattutto Lsält lito °1flC0mP1f¢11S10ne delle ragio-ni della sua enfasi
la Notizie bibliografice intorno alle « Ultime lettere di Ie- aae certe pieghe piu edonistiche e di gusto neo-
copo Ortis», scritta per Pedizione zurighese del 1816), classico ed estatico.
porta ad alcune essenziali indicazioni; soprattutto il carat- l'
Il C°1`1tfflS'f0› lllllgürgo, l'attrito e la sollecitazione pro-
tere di libro aperto dell'Ortis durante lo svolgimento fo- h
blämaticabfanno parte integrale della <<poati¢a,~,› 01-tísiana
scoliano e la sua costruzione a strati, che, malgrado gli E É fil-11 1§U8T1«'=l partire anche per definirne la singolare
sforzi foscoliani di giungere a una redazione conclusiva e posizione di fondo, per capirne la significatività storica e
organica, non può non ritenere in sé tracce evidenti di stošico-letteraria.
f'
momenti diversi dello sviluppo dell'uomo-scrittore e tanto I
E la dchiaro cosi che estremamente fuorviamça È la ri¢e1-¢a
piú motivare anche le ricche e fertili contraddizioni che escrizione esauriente di una posizione tutta esplicita
il lettore vi avverte. Sicché e divenuto giudizio comune il come puo essere - pur nel suo_ carattere sturmundrangLja_
giudizio dell'Ortis come opera caotica, contraddittoria, låü f quella del Werther goethiano e ricavarne un assoluto,
priva di una sicura armonica circolarità artistica, quasi piú eciso ritratto del letterato italiano «disperato passivo»,
documento autobiografico in movimento che opera d'arte. PU11ffl1'1d0 ad esempio su qualche frase tolta dal suo com-
E tuttavia non val piú questo libro contraddittorio fer- _! Plesso e complicato contesto interno e storico-personale-
mentante di germi fecondi, di contraddizioni fertili che I esistenziale.
non un°opera tutta equilibrata, distaccata, catarticamente i
Sí åeëto åacopo afferma _a un certo punto che << agli non è
perfetta? Il Foscolo non ha voluto tagliare il cordone om-
Bol: to a presumere di riordinare i mortali» (lettera da
belicale che lo lega al suo personaggio e alla situazione ro-
manzesca.
l tale agÉ1:l1fnš2_fi805f0__I79_3)› I_11a quale vero senso prende
azione ne a situazione del personaggio per tan-
Anzi, a ben guardare, e specie nei confronti del momen- I
I
ta parte autobiografico? Significa il rifiuto dell'ut0pia poli-
to essenziale del 1802 quando il libro ebbe la sua costitu- |
zione piú importante, il fascino dell'Ortz's, anche per un ÈÉC;-Sfifflalíe coiiìesola via in quel momento storico per sal-
lettore moderno, consiste proprio nella sua natura dirom- _o re a rea ta storico-sociale contraddistinta dalla for-
mazione della borghesia cui il Foscolo non intende col
pente, esplosiva, persino scomposta, ma cosí autentica, ar- L 1 1 . _ _
dente, fermentante di motivi colti nella loro potenzialità __l tâìoäíß äclhe d alƒffl Pf=}r1§c egli vede - dopo le trascinan-
nascente, nella loro deflagrazione inquieta e a volte sin tor- SHOPI É E suo giacobinismo piu acceso e frustrato, del
bida e farraginosa, vivissima e quanto mai lontana da ogni ousseauismo - come la spinta della storia del suo
levigata nitidezza e artistica misura e purezza. tempo _
L
Proprio la sua «impurità» ci parla tanto piú fortemen- _l Süåëìlêfåfl ålílfatti coråe la vicenda di Jacopo sia una rico-
te come tutte le cose vive e sofferto; né d'altra parte può F I eh versae ternativa rispetto a quella reale del
veramente dirsi che l'Ortis sia un puro coacervo di iro- osco 0 c e, negli anni seguenti al trattato di Cainpofor-
pulsi privi di ogni rapporto e di ogni direzione di poetica:
proprio una poetica di espressione totale, di espressione in 1Forsear_-1-Jj arire
' la diflìcile
- . posizione ._ foscoliana
. giova-rebbe
. (come qu;.
11011 Si Puo fare riavvicinarla a _ ' _ -
forme di rottura, di apertura, di << smisuranza», cosí forte- di I-Iålderlin qiitile È Sfiltü ììltfi-llågilaliãi Piäuferšdåfšäentgedaùlfnmäiìsdi
mente romantica specie di fronte alle forme piú educate e tica rísãlìalšâ
ma * äënlfiäšåšäèäàìãlåìñ1_›3P1:1Fë1
- - di_Peter
Clfillfl üflgediì - _ co-`
Weiss)
accademiche di tanta letteratura colta e perfetta della no- do Foscolo
quanto _ motialla_ pura
_ _e _ sem_ PliCC lin_og. risorgimentale
'sperinze mm euZ.1°fiaf1e› Sümflfifl'
msienie sentendo
stra tradizione. l
J _ _ vi unitari-indipendentistici fossero parte integrante della stes-
Ed è chiaro che, partendo da questo carattere di «ini- sa posizione giacobina specie nella situazione italiana.

AJHAY
LE << ULTIME LETTERE DI IACOPO ORTI S >> 99
98 Uso Fosooto sroiiin E Poesia
mio, non si rifugio sui Colli Euganei (lo fece semmai nel cipazione critica alla storia del proprio tempo e a tutto lo
periodo precedente alla instaurazione della repubblica de- sviluppo della tematica del poeta dall'ode Alfemice rise-
mocratica veneta) e non si allontano affatto dalla vita poli- rvate fino alle Grazie e fino all°estrema attività critica.
tica e cerco invece di tamponare la ferita profonda di Cam- E se è indubbio che l'edizione 1817 rappresenta l'ulti-
poformio collaborando attivamente come oratore e gior- ma volontà dell'autore, deve pure esser ribadito che l'Or-
nalista «giacobino» a Milano e a Bologna, per poi pren- tzs - mentre esprime aspetti fondamentali e costitutivi del
dere le armi e combattere nel 1 79 9-1 800 contro gli insor- Foscolo mai interamente scomparsi e sempre pronti a riaf-
genti e gli Austrìaci. La vicenda del romanzo invece torna fiorare sotto la ricerca di espressione di altre sue compo-
indietro e prospetta quegli anni cosí attivi solo alla luce nenti, come quella didimea (ma Didimo è per l'autore un
dello scacco ingigantito di Campoformio e nella direzione Ortis << piú dismgannato che rinsavito ››) - corrisponde so-
della disperazione dell”esule perseguitato e deluso, ripor- prattutto e anzitutto ad un autoritratto foscoliano traspo-
tando in quello stato d'animo esulcerato-catastrofico le ul- sto nel personaggio protagonista e a un tipo di convulsa e
teriori delusioni sofferte dal Foscolo nell'intensa, accanita coniphcata esperienza e a una direzione di poetica e neces-
attività politica, da lui realmente vissuta. Sicché, pur nel sita espressiva caratteristici della zona 1801-802. Sicché
legame profondo tra l'autore e il suo personaggio, c'è an- l O_rtzs rimane un libro di gioventú, un'opera di apertura
che uno sdoppiamento che va adeguatamente calcolato e di bas_e rispetto al lungo svolgimento personale e poetico
nella volontà foscoliana di creare una vicenda drammatica- successivo del Foscolo, un capolavoro giovanile che della
mente esemplare delfimpossibilità di vivere in << certi tem- _g10ventú_di una eccezionale personalità creativa mantiene
pi» in una patria tradita, << trafficata », asservita. icaratteri essenziali ed affascinanti di inquietudine forma-
Lo sdoppiamento Foscolo-Ortis è tra un intellettuale tiva, di esplosione di temi, motivi e sino stilenii su cui lo
collaboratore-critico del potere napoleonico e un intellet- scrittore lavorerà entro nuovi cerchi di esperienza vitale,
tuale disperato e testimone estremo che ha il doveroso storica, culturale, letteraria, tanto superando i livelli arti-
compito di << scrivere », di portare, scrivendo, - secondo la stici dell'Ortz.s-, ma mai superando veramente la forza
lezione finale del Parini nel suo colloquio con Iacopo - esplosiva di quel grande libro di testimonianza, di denun-
alla coscienza degli Italiani il succo estremo della propria c_ia, protesta, di disperazione entro cui insieme si fa luce
disperazione. Perciò dicevamo che è errato ricavare dal- l ansia inesausta di vita, di impegno, di lavoro poetico e
l”Ortis l'idea di un Foscolo tipico letterato italiano << dispe- culturale.
rato passivo», rinunciatario, fondandosi, ad esempio, sul- _ A capire l”Ortz's anche nella distinzione che tanto assillo
la frase ricordata che Iacopo pronuncia nella lettera del il Foscolo maturo dal Werther (cui l'opiriione comune tan-
12 agosto 1798. to Faccomuno si che Stendhal parlava del libro foscoliano
Infatti da una parte la disperazione suicida dell'autori- come di una_brutta imitazione del giovanile romanzo goe-
tratto ortisiano (artisticamente drammatizzato) non si può tbiano), ci s1_rívolga anzitutto alla distinzione sul signifi-
interpretare completamente in tal senso alla luce di quella cato del suicidio nei due romanzi come venne formulata
espressione estrapolata dal contesto di volizioni attive e dal Foscolo nella Notizia bibliografica: il suicidio è nel
sganciata dal significato autodistruttivo-eroico dello stesso Werther << quasi malattia crescente, incurabile di certi in-
suicidio; mentre dall'altra parte, nella dinamica generale dividui», mentre ne]l°Ortis È: «rimedio di certi tempi».
dell'intellettuale storico, l'intera figura dello scrittore non Certo la formula foscoliana è imperfetta, ché pur nel-
puo ridursi all'estrema proiezione di se stesso nel perso- l'Orti's il suicidio è legato anche ad una condizione tempe-
naggio drammatizzato in Iacopo: si pensi infatti al segui- ramentale del protagonista - alter ego dell'autore, un «ri-
to della vita foscoliana, cosí gremita di tentativi di parte- medio» al suo dramma di traumatizzato › ma anche di ne-
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IOO UGO FOSCOLO STORIA E POESIA LE << ULTIME LETTERE DI JACOPO ORTIS >> IOI

vrotico incentivato (senza con cio accedere a intere spie- urtano con la lezione eroico-pessimistica alfieriana 1, con
gazioni dell'Ortir in unica chiave psicanalitica) dalla per- la presenza esemplare della virtú antica di tipo plutarchia-
dita precoce del padre e dall'infelicità dell'infanzia, da un no. Mentre, anche in sede piú direttamente politica, idea-
senso di sprotezione e da un contrasto fra vitalità e una lismo e realismo si urtano e conflagrano in un incandescen-
profonda attrazione sepolcrale. Ma anche questi dati piú te dibattito tormentoso e alla lunga insostenibile e neces-
strettamente personali sono inseriti in una situazione di sitante della soluzione suicida, che riporta il personaggio
crisi storica di cui il Foscolo ebbe acuta coscienza e che nella zona piú pura e sicura del possesso di sé fuori della
però egli vide come prima, essenziale causa del suicidio realtà cosi irta, assurda, conflittuale, mal dominabile con
eroico, atto autodistruttivo-affermativo di suprema conte- Fazione resa impossibile dai tempi e con la sterile saggezza
stazione dei tempi che traumatizzano e ledono profonda- filosofica e razionale, messe in crisi da obbiettive ragioni
mente l'ansia di vita e di impegno del personaggio. storiche e dalle stesse passioni divoranti del personaggio,
Cosi l'Ortis trova il primo livello di interpretazione da di cui egli sente insieme il valore vitale (il cuore, il senti-
parte nostra in una chiave storica con le sue implicazioni mento sono pure le forze piú autentiche e rinnovatrici, di
politiche, filosofiche, esistenziali. La sua malattia mortale fronte al calcolo basso e scellerato, alle meschino, perfido,
è una malattia storica come ben indico genialmente già il ipocrite norme della vita associata in un urto di egoismi
De Sanctis, che pur non la approfondí in tutti i suoi anelli feroci: «la Terra è una foresta di belve ››, secondo l'espres-
raccordati e inseparabili. Ed ecco: una crisi totale con al sione della lettera da Ventimiglia) e la forza distruttrice,
indomabile, non assoggettabile a nessuna forma di supe-
centro il dramma etico-politico del personaggio in «certi
riore saggezza.
tempi »: i tempi della delusione e dello scacco giacobino
Quale può essere comunque una approssimativa identi-
(né questo fu solo alla base dell”Ortz's, che', in altra situa-
ficazione della posizione dell°Ortis e del personaggio insie-
zione, esso fu pure molla profonda della grande poesia di
me costruito e nato dalle stesse esperienze e aspirazioni
Hölderlin).
del suo creatore?
Foscolo all'altezza dell'Ortz`s non ha piú le certezze del
periodo « giacobino» precedente, quando egli si era por-
Posizione storico-ideologica. tato assai avanti nelle sue posizioni politiche, civili e so-
ciali (salda certezza nella sovranità popolare, certezza nella
'I'utt'altro che facile e precisare la posizione di fondo possibilità di un'educazione politica del popolo, richiesta
dell”Ortis tanto forte (ed essenziale) e Fingorgo di spinte della legge agraria, nella prospettiva di una repubblica ita-
e controspinte che vi si accumula intrecciando i risultati di liana unita e indipendente, rivoluzionata rispetto alla si-
esperienze vissute dal Foscolo con proiezioni nel perso- tuazione italiana prerivoluzionaria). Queste certezze era-
naggio delle sue riflessioni originali, della sua cultura filo- no entrate in crisi nelle dure esperienze di quegli anni, non
sofica e storica in crescente aumento sulla base iniziale di solo a causa dell'emblematico trattato di Campoformio,
tm piú forte rousseauismo che, mentre è già elemento ma a causa della politica direttoriale e napoleonica france-
di reazione preromantica contro una rigida concezione illu-
ministica interamente fiduciosa nella «ragione », viene
1 Foscolo aveva ben intuito come la vera forza della letteratura italiana
messo in discussione sotto la pressione crescente di ele- moderna fosse costituita da]l'A]fieri, tanto piú grande e diverso da quello
menti del pensiero del Machiavelli, dell'I-Iobbes, del mate- scabro e raggelato rappresentatore di «astratti furori» e di archeologiche
vicende chiuse in un linguaggio vecchio e incomunicabíle che una recente
rialismo meccanicistico di Lamettrie e di Holbach, nonché semplicistica convenzione ha finito in gran parte per imporre a1l'opinione
di suggestioni dello storicismo vichiano che a loro volta si corrente.
I02 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA LE <4 ULTIME LETTERE DI IACOPO ORTIS >> IO3

se sempre piú volta a considerare l'Italia come terra di accettazione e ricerca di una via percorribile, sulla solu-
conquista, di sfruttamento e oggetto di scambio nella lotta zione moderata di una società fatta di piccoli proprietari
con le potenze reazionarie, sempre piú volta a favorire nel- terrieri: una soluzione che già nel periodo giacobino aveva
la stessa. Repubblica Cisalpiiia i vecchi ceti dominanti e affacciato nell'idea di una «mediocrazia» e che all”altezza
sempre piú ostile agli scomodi patrioti-giacobini, mentre della edizione dell'Ortz's del 1 816, nella lettera del 17 mar-
la stessa lotta fra Italiani diveniva per il Foscolo (che pur zo, sarà saldata (fra volontà realistica e margine di chiara
aveva combattuto contro le bande degli insorgenti) un utopia) a una mediocrazia fondata senza violenza e senza
trauma profondo e una conferma pessimistica sulla diffi- «legge agraria».
coltà di unificazione e costruzione nazionale, che pure ri- Nell'insieme l°Ortz's corrisponde a una collaborazione
maneva il suo obiettivo politico primario, fino a divenire divisa e frenante (fra echi persistenti rousseauiani e istan-
una specie di nuova religione coni suoi « marini» e a farsi ze realistiche) con la classe borghese tesa a ridurre al mas-
dominante, in forma persino eccessiva, di fronte alle sue simo il prepotere della classe aristocratica, ma, nel con-
piú generali istanze internazionalistiche. tempo, a considerare con paternalistica superiorità le clas-
L'Ortz`s è cosí il libro disperato e oracolare della sorte si subalterne finché queste non vengano a far parte della
italiana e il nazionalismo predomina e subordina a sé le borghesia nell'acquisizione della piccola proprietà terrie-
altre esigenze politiche e sociali piú generali, non senza un ra. Di tale funzione (non chiara e scossa da fremiti umani-
persistente dibattito angoscioso sia sulla posizione degli tari e ribelli piú fondi, e lontana dalla logica borghese del
Italiani piú consapevoli e appassionati per la sorte della profitto ed accumulo) può esser indice la stessa configura-
loro patria, sia sulla politica in generale e sulla problema- zione sociale del protagonista, nato da antica famiglia le-
tica politico-sociale. Cosi Iacopo, mentre proietta al mas- gata al possesso della terra, anche se - in contrasto con
simo l'istanza nazionale e insieme avverte drammatica- l'aborrita nobile « gentaglia » - spesso presentato come po-
mente la sua individuale impotenza (si pensi al colloquio vero e sprovveduto di mezzi, in una delineazione ambigua
con il Parini in cui il giovane insiste sul dovere della lotta che par corrispondere alla scarsa chiarezza di analisi so-
e il vecchio poeta, rivisto in una luce ben ortisiana, gli di- ciale giustificabile in un periodo socialmente ancora incer-
mostra Pimpossibilità della lotta stessa pur incitandolo a to in Italia e preso fra la logica della classe borghese in
scrivere e a testimoniare; si pensi al grido lacerante nella formazione e ideali incerti, fra le spinte rivoluzionarie ei
lettera da Ventimiglia: «ma che puo fare il solo mio brac- richiami nostalgici di una vecchia società patriarcale, ter-
cio e la nuda mia voce? »), risente cupamente il contrasto riera, e rousseauianamente avversa alla « convoitise ».
fra la volontà di rinnovamento rivoluzionario-nazionale, Dunque situazione di crisi e di assestamento dificile e
la necessità della violenza, della forza e sin del «terrore» netto spicco del motivo patriottico unitario e indipenden-
per attuarlo, la degenerazione della libertà «in licenza›› e tista che e pur motivo storico valido e legato a ideali pro-
la fatale ricaduta da questa in forme di dispotismo autori- mossi dalla grande rivoluzione.
tario. E cosí - mentre vagheggia una repubblica anche so- E di crisi ci parla anche la vicenda stessa del romanzo,
cialmente giusta (ai contadini del paesetto sui Colli Euga- presa fra la sublimazione della passione e dei suoi diritti e
nei legge non a caso le vite plutarchiane di Licurgo e Ti- certo moralismo piú tradizionale a cui lo stesso Iacopo
moleone) ed esplode in invettive contro i patrizi, contro i e tanto piú Teresa soggiacciono, accettando per buone le
ricchi, contro « le possessioni» unica garanzia di conside- ragioni dell'ambigua flgiira del signor 'I"*'"" "“, il padre di
razione e di prestigio, si piega inorridito sulle ingiustizie Teresa, la cui autorità sulla figlia ei suoi sentimenti viene
subite dai poveri- insieme constata Pimpossibilità di cam- accusata, ma rimane alla fine indiscussa.
biare la natura degli uomini e della società e ripiega, fra Ma la crisi è ancor piú profonda e vale, entro e sotto il
104 Uso Foscoto srorua E Poesia LE << ULTIME LETTERE DI JACOPO ORTIS >> I0§

cerchio della denuncia e protesta politica, se si guarda agli si immettono potentemente nella problematica leopardia-
elementi filosofici-ideologici ed esistenziali di questo libro na a cui quella stessa lettera ora citata offre lo spunto im-
inquieto e storicamente cosí significativo. Nel trapasso fra portantissimo dello stolto orgoglio umanistico e antropo-
Settecento illuministico e Ottocento romantico l'Ort_is: e il centrico di fronte a una natura che «mentre noi serviamo
suo personaggio (e l'autore) testimoniano di una crisi in- ciecamente al suo fine... ride del nostro orgoglio che ci fa
gorgata e drammatica che solo da cbi vede il romanncismo reputare liuniverso creato solo per noi, e noi soli degni e
come un puro momento di involuzione e di battuta di arre- capaci di dar leggi al creato ››.
sto nella storia, può esser giudicata schematicamente rea- Cosi la natura romanticamente (e con cbiare eredità
zionaria ed assurda. rousseauiane) tante volte vista nella sua impareggiabile
A ben guardare, e specie nella prospettiva della storia bellezza (sicché la poesia grande sarà quella che piú la ri-
italiana, l'urto fra una mimo geometrica e sterile, decur- trae ed imita), datrice di benefici e di illusioni vitali le al
tante le forze intere degli uomini, e la passione, il senti- cui centro È il mito del Sole e della luce vitale), vien altre
mento, la fantasia, il sogno, È: un urto drammatico pro- volte (in accordo con gli stati d'animo del personaggio, ma
fondo nella formazione dell'uomo moderno. Di tale urto con un raccordo essenziale con il suo profondo pessimi-
e crisi drammatica vissuta con impegno totale_l'Ortz's è ori- smo) configurata, non solo nei suoi esteriori e paesistici
ginale espressione e Iacopo soprattutto la vive in tutti i aspetti sconvolti, selvaggi, ma nel suo fondamento di cru-
suoi problemi e caratteri. Come pure egli vive la crisi deltà inesorabile e neroniana.
drammatica fra <<l'ingenito amor della vita ›› e Pattrazione A misurare la tensione estrema dell'ingorgo di motivi
della morte (<< tra la disperazione delle passioni e l"z'†zgem'to storici, ideologici, politici, esistenziali dell”Orris ci si sof-
amor della z›ita›› dirà il Foscolo nella Notizia bibliogra- fermi sulla lettera da Ventimiglia (19-zo febbraio 1799)
fica), fra aspirazioni vitali e un pessimismo cosí forte da in cui l'elogio del suicidio alla luce di un profondo indivi-
presentarsi come la base piú ravvicinata al grande pessimi- dualismo e di un attacco durissimo alle fiducie ottimisti-
smo leopardiano. Qui si apre anzi la zona piú lacerata e che illuministiche e alla stessa posizione rousseauiana dà
fermentante di problemi e motivi di questo libro la cui l'av"vio alla meditazione sconvolta-lucida sui confini natu-
forza - sarà bene ribadirlo - è piú di proposta esplosiva di rali dell'ltalia, inutili a impedire le invasioni straniere, sul-
problemi e temi che non di soluzioni e posizioni definite la sorte fatale che alterna la potenza delle nazioni, in un
in maniera esauriente e circolare. alternarsi di forze belluine e sterminatrici che fanno della
Cosi la realtà e la vita umana, che pur sono a volte vitali terra << una foresta di belve», sulla vanità delle <<virtú››
come salda base materialistica retta da sue leggi ferree (a smitizzate e denudate nel loro significato di azioni utili ai
lor volta accettate razionalmente come tali e che è illuso- detentori della forza, sulla creazione tutta umana di Dei,
rio eludere e respingere e sentimentalmente avvertite do- strumento anclfessi dei dominatori e vincitori, sulla con-
lorosamente come limite all'espansione libera della per- traddizione malvagia della Natura che crea gli uomini per
sonalità), vengono piú profondamente investite da uno farli sofirire eli dota del dono funesto della «ragione ›› che
sguardo piú acuto che ne mette in discussione la stessa demistifica l'istinto vitale, sull'impossibilità di trovare, in
consistenza reale, ne percepisce le condizioni di vanità, di qualsiasi luogo, << gli uomini diversi dagli uomini» sicché
illusorietà, di sogno (si pensi alla lettera bellissima del unico rifugio è il ritorno nella terra natale per una morte
19 gennaio 1798 che inizia << Umana vita? sogno; inganne- consolata dal pianto di altri infelici.
vole sogno al quale noi pur diam sí gran prezzo...››), con Qui storicismo vicbiano e meccanicismo materialistico
aperture modernissimo che, mentre scavalcano la loro ma- si aggrovigliano fra di loro in un fatalismo disperato e con-
trice romantica e sembrano porre i problemi dell'assurdo, vulso, le speranze illuministicbe si consumano insieme alla
LE << ULTIME LETTERE DI IACOPO ORTIS ›> IO7
ro6 ooo Foscoro sroara E Poesia
fiducia rousseauiana (natura - società naturale), il senti- svolgimento, in un suo configurarsi romanzesco-dramma-
mentalismo preromantico si traduce in un moto elegiaco tico tutt'altro che meccanico e tutt”altro che statico e sola-
riduttivo, in un coacervo di intuizioni incandescenti che mente ripetitorio e monotono. Dunque l'Ortis è un'opera
sembrano costituire 1'/øzimrzrs germinale della coscienza in- narrativa, è un romanzo nelle forme acerbe e difficili in cui
felice romantica entro un animo ferito e pur anelante al- il Foscolo si trovò a costruirlo senza l'appoggio di una ve-
l'altezza della purezza incontaminata e alla superiorità del- ra tradizione narrativa italiana, con l'impiego vasto di tec-
la virtú pur cosí demistificata e denudata. Sicché poche pa- niche narrative europee, ma con Pimpegno di creare un
gine della stessa letteratura europea di primo Ottocento primo vero romanzo italiano.
hanno una profondità di accenti cosí forte e tale da far Narrativamente la stessa forma del romanzo epistolare
pensare alla meditazione tremenda che ]ulien Sorel fa in (suggerita da tanti esempi tardosettecenteschi e anzitutto
Le rouge et le noir prima di essere giustiziato. dal ll'7ertlser e dalla Nouoelle Hélošre), in cui le lettere del
E si guardi come a uno degli elementi essenziali della protagonista narrante si. intrecciano con le integrazioni
carica esplosiva del libro alla forza demistificatrice con cui della voce piú calma del corrispondente e presunto racco-
Iacopo-Foscolo aggredisce alcuni degli stessi valori eroici glitore delle «ultime lettere», serve molto bene alle esi-
in cui vuole pertinacemente credere. Si pensi a quanto il genze foscoliane sia per la possibilità di una narrazione
Parini dice della gloria (cui pure Jacopo-Ugo aspira), si autobiografica e di confessione tesa e riscaldata dalla de-
pensi alla lacerante accusa ai Romani (pur cosí esaltati nel stinazione a un corrispondente congeniale ed amico, sia
neoclassicismo giacobino foscoliano) «ladroni del mon- per un singolare tempo narrativo che vuol corrispondere
do ››, si pensi soprattutto (in chiave antiretorica in tm libro al tempo della scrittura, all'immediatezza dei vari momen-
cosí pieno di appelli oratori) alla demistificazione degli ti vissuti dal protagonista narrante, ravvivando cosí la for-
esemplari eroi del «divino ›› Plutarco: <-: Col divino Plu- za della narrazione in atto, della confessione immediata,
tarco potrò consolarmi de' delitti e delle sciagure dell'u- della costruzione della vicenda e del personaggio a mano
manità volgendo gli occhi ai pochi illustri che quasi pri- a mano che essa si svolge e che quello la vive e la soffre e
mati dell'umano genere sovrastano a tanti secoli e a tante cosí sfuggendo alle esigenze e alle difficoltà di una narra-
genti. Temo per altro che spogliandoli della magnificenza zione continua e oggettiva cui il Foscolo non era prepa-
storica e della riverenza per Pantichità, non avrò assai da rato e disposto.
lodarmi né degli antichi, né de' moderni, né di me stesso - Una delle accuse piú frequenti all'Ortz`s e alla sua mec-
umana razza! ›› (lettera del 18 ottobre 1797). canica romanzesca ò quella delle due << anime ››: l'elemento
politico e l'elemento amoroso mal collegati fra loro e mal
funzionanti nello svolgimento della narrazione e nella cau-
Il romanzo, i personaggi. sa del suicidio del protagonista. In realtà l'elemento por-
tante È quello politico e il suicidio si giustifica anzitutto
Tutte queste spinte problematiche e meditative (o po- per il trauma e lo scacco delle speranze politiche-nazionali
tremo dire lirico-meditative, ché lievito di pensiero è in di Iacopo: donde la ricordata definizione foscoliana del
questo libro una emozione lirica che trae solido spunto suicidio ortisiano come «rimedio di certi tempi ››. Ma -
dall'alacrità e tormentosità problematica e meditativa) mentre lo stesso elemento politico Fe, come abbiamo detto,
non vanno però estratte in una specie di «Zibaldone» orti- a sua volta gravido di tanti altri elementi delusivi e di tan-
siano, ma concretamente inserite nello svolgersi di una si- ti altri traumi del protagonista - Pelemento amoroso (di
tuazione, di una vicenda, di un personaggio che narra e per sé certo piú debole e gravato da remore moralistiche
si confessa e ci si presenta in un dinamico e tormentoso come da residui piú edonistici di gusto rococò) non com-
I03 Uso Foscoto sroara E Ponsra LE <4. ULTINIE LETTERE DI IACOPO ORTIS >> I09

porta una vera contraddizione o una giustapposizione for- more cozzassero? Tanto piú che l'una e l'altro sostengono
zata e senza credibilità. E se - come ben vide il Foscolo d'alcuna speranza per diciotto mesi quel giovine dispera-
nella sua Notizia bibláografiea - è necessario alla vicenda to: né tutte e due prevalgono a un tempo: bensi l*amore
e alle sue motivazioni e articolazioni, esso à ancora un piú lungamente e piú spesso fa quasi dimenticare al cuore
aspetto della vita sentimentale-storica del protagonista in dell'Ortis l'altra passione: finché dopo d°avere tutte e due
quanto ò una «passione» che nobilita e lacera insieme il combattuto contro alla disperazione, e non vincono, sono
suo_ animo romantico, che caratterizza la sua ansia di vita costrette a congiungersi ad essa, e aiirettano la catastrofe ».
e di bellezza, il suo bisogno di trovare un oggetto degno Cosi le cosiddette «due anime» (formula che poi pre-
ed alto della sua prepotente vita sentimentale, qualcosa di scinde schematicamente dalla realtà del totale e complesso
puro, di «divino» e «celeste» in una realtà meschina e dramma di jacopo e della sua natura e situazione storica)
deludente. E d°altra parte esso ben si raccorda con il rit- non costituiscono un insanabile dissidio fra il romanzo
mo dell'opera e con la sua dinamica di contrastata e alla amoroso e il romanzo politico ed anzi Pelemento amoroso
line travolgente catastrofe in quanto esso ò un elemento funziona positivamente nella meccanica narrativa del ro-
a_ lungo frenante una troppo precipitosa conclusione sui- manzo senza predominare e senza alterne la sua base uni-
cida. taria di narrazione drammatica di una impossibilità di vi-
È l'aspetto piú alto di quell'attrazione della vita che vere in << certi tempi» e in una situazione personale-storica
contrasta con l'ansia suicida e con gli scacchi politici, sto- bisognosa di valori, e delusa in tale sua necessità.
r1c1, filosofici, esistenziali. Certo Iacopo ne avverte presto Concepito in un netto contrasto romantico fra pas sione
anche il carattere di ulteriore delusione e infelicità (già e ragione, virtú e calcolo, generoso bisogno di alti ideali e
nella lettera del a6 ottobre, parlando a Lorenzo della << di- meschino conformismo, l"'Ortz'5 presenta personaggi a lor
vina fanciulla», commenterà: << vedi per me una sorgente modo << positivi» - ricchi cioè di passione e di virtú magna-
di vita: unica certo, e chi sa! fatale »), Ma a lungo l'amore nima - e personaggi nettamente negativi. Da un lato e al
per Teresa ftmziona come motivo, seppur tormentoso, di centro Iacopo e Teresa, dall'altro soprattutto Odoardo e,
vita, frena l'istinto suicida di Iacopo e solo quando a lui dietro di loro, i virtuosi infelici (Lauretta con la sua storia
giungerà (al culmine della sua tensione disperata di italia- inserita come ricordo commovente, il fedele e schietto Mi-
no tradito e impotente, di demistificatore dei vani valori chele, lo stesso destinatario delle lettere, Lorenzo, il te-
storici ed esistenziali) la notizia delle nozze di Teresa e di nente cisalpino con la sua vicenda di miseria e di persecu-
Odoardo, l'elemento amoroso convergerà potentemente zione, il Parini e l'Al.fieri pur solo inutilmente cercato per-
con tutte le altre sue ferite e delusioni ed anzi le approfon- che chiuso nella sua sdegnosa solitudine). Dall'altro i pa-
dirà e renderà insopportabili quanto piú prima ha costi- trizi ricchi «benpensanti» e insensibili: l'antica innamo-
tuito di fronte a loro un ostacolo, un freno. Scrive il Fo- rata di Olivo e il suo tronfio marito, la frivola dama delle
scolo nella Notizia bibliografica: << Notisi dunque che nel- lettere padovane o i despoti che nuotano al potere in un
l'_Ortis il_vero contrasto sta tra la dirperazione delle pas- mare di sangue o - seppure in una scalatura attutita - gli
rzom_ e l'mgem'to amor della vita; e che gli affetti eccitati stessi poveri attaccati alle leggi crudeli e vili dell'utilità e
in lui dalla giovane ch'ei desidera e che non può mai posse- della proprietà (il contadino che vuol cacciare Iacopo dai
dere, e dalla patria che ha perduto e ch'egli inutilmente campi non suoi e magari la vecchia abbrutita, indigente e
anela di vendicare, somministrano appunto nuove armi pur ferocemente attaccata alla vita).
alla disperazione contro il naturale orror della morte. Or Una concezione senza vere mediazioni e un giudizio net-
quando l'autore ha con verosimiglianza ideato o cavato dal to e intollerante su cui ora poco incide la compassione
vero il contrasto, v'era egli necessità che la politica e l'a- << unica virtú non usuraia›› che pur tanto dice, in prospet-
IIO UGO FOSCOLO STORIA E POESIA LE (4 ULTIME LETTERE DI IACOPO ORTIS >> II I
tiva, verso una futura concezione foscoliana piú complessa le, attraverso quel prefigurato atto decisivo, autodistrut-
e meditata. tivo-affermativo potrà continuare (0 riprendere) a vivere,
Al centro, dicevo, Teresa e Iacopo: Teresa, appassio- a operare, a scrivere, a collaborare (sempre fra le spinte
nata e infelice, vittima di norme e consuetudini utilitarie, contrastanti del pessimismo e dell'idealismo e quelle di un
rappresentata in tutta la sua luminosa bellezza e delicatez- realismo nuovo) con la civiltà e con la vita, in una posi-
za, partecipe degli ideali politici di Iacopo e della condi- zione fra appassionata e delusa, ma con l'ardua volontà di
zione delle donne italiane che vien denunciata seppur non avvicinare realismo e idealismo, di creare valori-illusioni
infranta. Certo personaggio piú fragile e alla fine passivo, volti a sostenere una nuova civiltà di cui lo strumento su-
creazione piú incerta e debole. Laddove la grande crea- premo della poesia elabora faticosamente e tormentosa-
zione del Foscolo è Poggettivazione insieme vicina e de- mente i miti pregnanti e vitali, secondo la romantico-neo-
formata, amplificata del proprio autoritratto: Iacopo è il classica fede di un I-lölderlin per il quale «vvas bleibt stif-
primo grande personaggio della nostra letteratura e l'aver ten die Dicl-iter» (<< ciò che resiste lo fondano i poeti »). E
unito in lui il soggetto narrante e l'oggetto principale della sarà la via dei Sepolcrz' e delle Grazie cui già l'Or.fi3 offre
narrazione è chiara novità di questo grande libro. germi essenziali: le illusioni e le passioni magnanime, la
In lui tutto è coerente, una volta chiarita la sua dire- religione del passato sollecitatrice di futuro, il valore della
zione di personaggio alto, virile, vitale, eroico, ma insieme tomba consolata dal pianto e stimolo di vita e di eroismo,
e perciò (nella sua situazione storica) perseguitato, ferito, la ricerca di una difficilissima armonia fra l'uomo e l'uni-
traumatizzato, in certo senso nevrotico e consapevole di verso.
tal sua natura e di tale sua situazione da cui potrà liberarsi
solo con l°atto affermativo-distruttivo del suicidio.
Come deve interpretarsi il suicidio di Iacopo? Atto di Il ritmo drammatico-narrativo.
suprema affermazione dell°io che si misura e si riconosce
in tutta la sua dignità e grandezza nel senso alfieriano? Su- L'Ortis è contraddistinto da un forte, trascinante ritmo
premo crollo e fuga inorridita di fronte alla realtà ostile e narrativo la cui intensità va crescendo a mano a mano che
insopportabile? Esito inevitabile di chi ha puntato tutto la vicenda prevalentemente amorosa - entro la quale si
sulla passione in ogni suo aspetto (politico-patriottico, agita informe piú episodiche il dramma del protagonista
amoroso, esistenziale) e la riconosce tradita, frustrata e assillato dalla propria condizione di disperazione perso-
non accetta il semplice esistere? nale, politica, esistenziale - si precisa la consapevolezza
Si può dire che tutti questi aspetti convergono nel sui- delfimpossibilità di una soluzione positiva del suo amore
cidio di Iacopo, ma che proprio l'accezione alfieriana ne per Teresa e Pinsostenibilità della sua equivoca situazione
sigla la ttunultuosa motivazione facendone un atto esem- quando egli sa del prossimo ritorno di Odoardo e della
plare di vita proprio nella disperazione assoluta che carat- fatalità delle nozze di questo con Teresa.
terizza il fondo dell'Ortz`s. E un no fremente, convinto, Nella prima parte il dramma del personaggio, infelice
perentorio a una certa forma di vita, di storia, e perciò perché tradito nelle sue speranze di patriota e di rivoluzio-
non soltanto chiude tragicamente il romanzo, ma lo apre, narío ma insieme perché sempre piú persuaso dell'assur-
attraverso Pesperienza interamente consumata e sofferta, dità di una vita senza speranze e, in assoluto, della irrealtà
a un diverso modo di vita cui Iacopo aspira pur non riu- della vita (<< Umana vita? sogno...»), È: provvisoriamente
scendo a configurarlo con chiarezza. Sicché dietro l'atto contenuto e attutito dall°attrazione vitale configurata nel-
del personaggio traspare la figura dell'autore, dell'intel- la bellezza della natura e del paesaggio idillico-edonistico
lettuale e del letterato, disperato, ma non passivo, il qua- dei Colli Euganei, nella possibilità di una vita semplice e
II2 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA LE << ULTIME LETTERE DI IACOPO ORTIS >> II3

schietta in seno alla natura e in una piccola società patriar- ni con la Francia manca appunto una motivazione poli-
cale_e preborghese accanto a uomini autentici, non defor- tica attuale che si confonde con Pinquietudine insosteni-
matt dalla civilizzazione, nel sentimento consolatore della bile del giovane sempre piú incapace di sostenere una vita
bellezza,_purezza, congenialità sentimentale di Teresa. In privata dei suoi valori attivi e confortanti. Ora la passione
questa situazione, fra attrazione vitale e disperata pres- amorosa capovolge il suo rapporto con la passione politica
sione di passioni drammatiche, egli vive in una luce fra e con l'ansia della malattia mortale (angoscia, senso del
radiosa e fosca, pur sentendosi sempre sull'orlo di un abis- nulla e della assoluta vanità della vita) che prevalgono e
so e in una provvisorietà estrema. Ma la difficoltà e l'as- guidano lo stesso itinerario errabondo, convulso, ma non
surdità del suo sogno si rivelano sempre piú chiaramente tutto casuale dell'esule in patria.
a lui, e proprio quando egli tocca la felicità e l'estasi nel Le tappe dell°itinerario permettono infatti al Foscolo di
bacio di Teresa, tanto piú dolorosamente avverte lo scom- tratteggiare in toni lividi e polemici la situazione della Re-
penso assoluto fra le sue illusioni e una realtà ostile che si pubblica Cisalpina sotto la dominazione francese e nel va-
precisa anche nel suo discutibile rispetto per le norme au- no nome della sua indipendenza priva di leggi, cultural-
toritarie e tradizionali di un rapporto familiare: la volontà mente ainfranciosata», invano e retoricamente gloriosa
de-ll'ambiguo padre di Teresa, le sue ragioni di opportu- di una tradizione realmente tradita e dimenticata, divisa
nità, nella convenienza delle nozze della figlia con il ricco, fra un popolo afiamato e ignorante e ceti åigenti servili
nobile e conformista Odoardo che può salvarlo dalle per- ed inetti, di fronte ai quali appaiono del tutto isolate le
secuzioni politiche, la troppo passiva obbedienza filiale scarse autorità morali e intellettuali che si ricollegano ai
della stessa Teresa che egli non vuole turbare e coinvol- grandi del passato misconosciutí e inoperanti. Ogni tappa
gere nella sua sorte di esule e di perseguitato politico. Val- comporta una conferma alla disperata esperienza dell”-<< ita-
gano quel che valgano queste remote di un moralismo tra- liano» e alla sua inutile aspirazione di grandezza operosa
dizionale e borghese, esse funzionano nella direzione nar- di una nuova nazione capace di realizzare, in nuovi valori
rativa-ideale del romanzo, e proprio quella felicità toccata repubblicani, unitari, indipendentisti, l”eredità gloriosa
e subito incrinata fa da molla a un piú forte ritmo dispe- del passato e invece legata alla sua eredità piú negativa di
rato e catastrofico che esacerba le ferite, i traumi del pro- lotta fratricida e di rissa faziosa (l”episodio della visita al
tagonista, inasprisce il suo crescente disinganno anche nel- campo di Montaperti). Alfieri è rinchiuso nella sua solitu-
la bellezza della natura che si viene rivelando nei suoi dine sdegnata, Parini foscolianamente atteggiato, ormai
aspetti fosco-romantici e nella sua simpatetica consonan- deluso nei suoi vani tentativi attivi, predica una disincan-
za drammatica con l'anin1o-esacerbato del personaggio: tata astensione dalla prassi, ma anche il dovere del testi-
aspetti tempestosi e funerei che vibrano all'unisono con moniare, dello << scrivere ››, mentre le scene di disordine
la volontà autodistruttiva e distruttiva del personaggio che legislativo di Bologna (dove un povero è condotto al sup-
romanticamente e con prepotenza individualistica chiede plizio per un piccolo furto), di indifferenza e ignoranza
il gemito dell°universo, il romantico Weltsclømerz. civile-politica di Milano, si mescolano alla vana esistenza
Quando poi Iacopo rompe ogni indugio e si risolve a dei sepolcri dei grandi italiani privi di interlocutori con-
lasciare Teresa e i Colli Euganei nella seconda parte del geníali nei tempi di una decadenza tanto piú insopporta-
romanzo, il ritmo narrativo si fa tanto piú concitato, irre- bile dopo le speranze patriottico-giacobine.
quieto, convulso. Il viaggio di Iacopo diventa un << pelle- Ancor piú significativo (e insieme legato al ritmo ango-
grinaggio angoscioso», il cui significato politico-esisten- scioso del viaggio e al crescente disordine di intenti, al
ziale diventa sempre piú predominante. Né in questo con- progressivo disgregarsi di ogni soluzione vitale del prota-
vulso errare per l'Italia centrosettentrionale fino ai confi- gonista sempre piú investito da una cupa vampa di deside-
II4 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA LE << ULTIME LETTERE DI JACOPO ORTIS ›> II j

rio suicida) sarà il viaggio fino ai confini dell'Italia (con o con qualche effetto piú goffo, esso stesso giustificabile
l'intenzione poi vanificata di passare in Francia) dove _Ta- entro le difficoltà di un cosí nuovo tentativo romanzesco).
copo, sullo sfondo di un paesaggio alpino tanto maestoso, Ad esempio Pepisodio dell°involontario omicidio da parte
quanto orrido e tragico e romanticamente costellato di di Iacopo di un povero contadino travolto dalla sua folle
croci funebri, svolgerà nelle essenziali lettere da Ventimi- cavalcata notturna, mentre corrisponde alla volontà fosco-
glia le sue sconvolte, turbinose, tremende meditazioni sul- liana di accrescere la traumatizzazione del suo personaggio
la sorte dell”Italía, delle nazioni, degli uomini. Qui - co- coinvolto, seppure involontariamente, nel ritmo malvagio
me abbiamo già detto - il romanzo trova la sua acme tra- e distruttivo della natura e della stessa vita dei singoli uo-
gica, la sua piú profonda motivazione del suicidio. Ormai mini (caratteristico quindi l'accenno ancora enigmatico a
Jacopo è maturo alla morte e quando (sull'eco rapida di tale omicidio nella lettera da Ventimiglia: «la Terra io la
una notizia funebre: la morte del diletto Bertola, che tan- ho insanguinata, e il Sole è negro »), caricando cosí anche
to aveva influito sulla sua primissima produzione lirica) Jacopo di una colpa e di un rimorso e rendendolo, nel con-
gli giungerà la ferale notizia delle nozze di Teresa con tempo, osservatore inorridito della malvagità della natura
Odoardo, cade l°ultima ragione di vita, l'elemento amo- e degli uomini e partecipe di tale malvagítà, corrisponde
roso si converte decisamente in collaboratore del suicidio. insieme ad un calcolo narrativo-drammatico: accrescere il
La febbre dell°errare, il ritmo frenetico del pellegrinaggio ritmo catastrofico della zona finale con la diretta narrazio-
angoscioso si convertono nella decisiva, terminale presa di ne (nella lettera del I4 marzo) - preparata attraverso pre-
coscienza di Jacopo che ritornerà ai Colli Euganei per at- cedenti e sparse oscure allusioni - delfinvolontario delitto
tuarvi la sua decisione suicida. Stravolto e sempre piú (involontario, ma provocato dal «forsennato dolore ›› di
traumatizzato dalle esperienze-riflessioni del viaggio, Ja- Iacopo) durante una cavalcata sfrenata, animata da un de-
copo rivedrà le terre che lo avevano prima consolato, si siderio di autodistruzione, sotto un cielo serale oppresso
soffermerà in una sorta di inquieta calma che nasce dalla dall°avvicinarsi di un temporale, seguita poi da una notte
scelta decisa e che gli permette di rivedere in modo piú burrascosa e piena di lugubri particolari e dalla ricerca del
distaccato il suo dramma e di giustificare Teresa da ogni personaggio di espiare in «quello sterminio» la sua colpa,
responsabilità della sua morte. Poi il suicidio plutarchiano successivamente invano cercata di compensare con un do-
con il pugnale (via le piú borghesi pistole di Werther!) e nativo alla vedova dell'ucciso, inasprita dalle benedizioni
la narrazione, nella voce di Lorenzo, dell'agonia, della della donna inconsapevole dell'identità dell"uccisore del
morte, dello squallido seppellimento. proprio marito, suggellata da una riflessione amatissima
Il ritmo concitato si È: finalmente placato e risolto nella (<< cosí gli uomini nascono a struggersi scambievolmen-
catastrofe che il romanzo aveva prefigurato sin dal princi- te! ››) e da una nuova scena ultraromantica: il viale dell'0-
pio, ma che - si badi bene -- non inutiltnente era stata rin- micidio sfuggito da tutti gli abitanti, atterriti dalla pre-
viata per farla nascere dal seno di un'esperienza, fra vis- sunta visitazione di quel luogo maledetto da parte di spi-
suta e immaginata dallo stesso autore, che al Foscolo oc- riti e di uccelli notturni e lugubri.
correva ripresentare al suo pubblico in tutte le sue ragioni Al ritmo narrativo ben si adegua poi, nell'Orrãs, la de-
e in tutte le pieghe di un racconto che solo una conside- scrizione del paesaggio. È questo un grande motivo di no-
razione romanzesca astratta può considerare monotono, vità e di fascino, che per la prima volta si presentava nella
scontato, inutile. nostra letteratura (certo non senza gli stimoli di alcuni ele-
Del resto la volontà e necessità di questo ritmo dram- menti alfieriani, specie nella Vita e nelle Rime, della forte
matico-narrativo è ben evidente in molti casi (meno im- sollecitazione della celebre versione cesarottiana dei Canti
porta poi se tutti ben realizzati e pienamente funzionanti di Ossiafz e di minori testi preromantici e, per le sollecita-
rr6 Uso Foscoro sroam E Poesia LE << ULTIME LETTERE DI ]AcoPo oRTIs ›:› 117
zioni europee, anzitutto la lezione del West/ver) nella sua è tempestoso: le stelle rare e pallide; e la Luna mezza se-
accezione romantica di proiezione dello stato d'animo del polta fra le nuvole batte con raggi lividi le mie finestt-e››),
personaggio narrante ed agente e, insieme, di termine ora saranno movimenti piú larghi e avvolgenti di nostalgia ele-
di rasserenamento ora, e piú, di stimolo alla concitazione graca e di poesia della memoria (<<I-lo visto le mie monta-
drammatica, alla meditazione tormentosa e cupa. gne... ››, nell'ultimo frammento entro la narrazione del sui-
Prima le forme gracili e idilliche o idillico-elegiache (ma cidio da parte di Lorenzo), saranno mescolanze di medita-
già con squarci profondi di prospettive paesistiche aggan- zione e di descrizione lirica (nella lettera del 19 gennaio
ciate a meditazioni lugubri) del paesaggio domestico e na- 1798), saranno piú esplicite descrizioni di paesaggio pau-
turale-educato dei Colli Euganei, poi il progressivo preva- sate e penetranti (<< Una sera d'autunno... ›› nel Frammento
lere di un paesaggio tempestoso e sconvolto, coinvolto della storia dz' Lauretta). Tensione lirica che tanto arric-
nella tensione drammatica del personaggio, poi, nel ritor- chisce la prosa narrativa dell'Ortz's e tanto dimostra la fer-
no ai colli nativi, l'incontro di elementi pacanti e di un tilità reale e potenziale del grande libro. Quest'opera ec-
loro straniamento e di una loro irriconoscibilità che insie- cezionale per significato storico-esistenziale è, come abbia-
me ne esalta una sorta di capovolto vagheggiamento strug- mo accennato, opera eccezionale anche da un inseparabile
gente e la qualità delicata di urfintatta bellezza perduta. punto di vista artistico e stilistico. Certo si tratta di un li-
Tutto è accordato con Pevolversi della vicenda e costitui- bro diseguale, non privo di squilibri interni, di pagine piú
íce una lezione essenziale per la letteratura romantica ita- goflee piú frettolose, ma lo stile, nato dall'ingorgo e dal-
rana. l'attr1to dei problemi e delle passioni, e dallfirrequieto at-
teggiarsi del protagonista (con il secondo registro piú ob-
biettivo delle inserzioni di Lorenzo), ha una sua forte or-
Prosa e lirica, lo stile. ganicità e una fertilità innovatrice eccezionale nella sua ca-
pacità di tradurre dinamicamente le spinte contrastanti,
Se il ricorso alla poesia in versi di altri autori è nell'Or- lummose, estatiche, persino, seppur raramente, ironiche
tir (al contrario di quanto avveniva nella redazione inter- e sarcasnche, e, piú, cupe, drammatiche, catastrofiche.
rotta del 1798) sobria e funzionale ad una scelta di testi Ne nasce una prosa inevitabilmente portata agli eccessi
emblematici (soprattutto dell”Alf1eri piú catastrofico, spe- enfatici, lacrimosi, agonistici, e viceversa edonistici e idil-
cie in corrispondenza con la preparazione diretta del suici- lico-elegiaci che spesso han fermato e fermano il lettore
dio), la sua prosa lievita in aperture verso una prosa poe- piú sprovvecluto, ma che nel loro attenuarsi e fondersi
tica densa e ricca di movimenti idillico-elegiaci, elegiaci, creano sorprendenti efletti ora di tensione travolgente,
drammatici. Diverso da un narratore puro e antiliríco, il ora di distensione incantata, ora di cupo tormento cui la
Foscolo dell'Ortz`s è sempre pronto a salire di tono verso stessa parola è sottoposta, forzata e impiegata con un nuo-
la lirica sia preparando movimenti mici postortisiani suoi vissimo senso del suo valore intero e stimolante. Già il
(i grandi sonetti, la grande Ode, i Sepolcrz' ), sia fornendo Foscolo stesso nella Notizia biôliografica cosí difendeva
l'abbrivio alla lirica leopardiana: si pensi in questa ultima J.l_l1nguaggi_o, lo stile in cui parla il suo Iacopo: «Il suo
direzione, che tanto ci dice della potenzialità complessa st1le_p1gl1a improvvisamente vari colori dalla molteplicità
dell'Ortir anche nei confronti del grandissimo Giacomo degli oggetti; i suoi pensieri sono clisordinati: e nondime-
Leopardi, alla iniziata descrizione della natura «dopo la no lo stile ha sempre uno stesso tenore mantenuto dal ca-
tempesta» (<<1°aria torna tranquilla...>>, nella lettera del rattere delliiiidividuo; e il disordine forma un tutto che si
zo novembre 1797). direbbe composto armonicamente di dissonanze. Che im-
Saranno brevi liriche in prosa livide e intense (<< Il cielo porta che usi vocaboli antiquari, idiotismi toscani, locuzio-
LE << ULTIME LETTERE DI JACOPO ORTIS >> II9
1:18 UGO PoscoLo sToR1A E POESIA
ni create da lui? Questa: Tu m'hai inchiodatala dispera- no contribuito allo svecchiamento e alfeuropeizzazione
zione nel cuore, qui è strana a dir vero; ma la si vegga ove della nostra letteratura in direzione preromantica, furono
sta, e dopo di avere percorse le lettere precedentiì e allo- di ammirazione e di sbigottimento, tanto quel libro supe-
ra entrando nello stato di Iacopo, si sentirà l'energ1a e non rava l”ambito piú moderato del loro gusto letterario e del-
la stranezza di questa frase. La ruggine c_lel_l'a_ntich1tà 111 la loro concezione virale rimasta sempre, tutto sommato,
que' vocaboli è emendata dall'evidenza; l'1d1otismo, dalla troppo letteraria e paurosa di una letteratura-vita conse-
proprietà; la stranezza, dalla necessità: e le parole suona- quenziaria. Valga per tutti il giudizio che il Cesarotti espri-
no sí forti al cuore di chi le scriveva, che non ispiccano agli meva in una lettera al suo giovane amico e ideale, ma irre-
occhi; né s'ha tempo né sangue freddo da considerarlecol quietissimo allievo: «Del tuo Ortis non ho voglia di par-
microscopio grammaticale: e guai a_ chi sgomentandosi di larne. Esso mi desta compassione, ammirazione e ribrez-
questo stromento nelle altrui mani, se ne serve un po zo... Esso è un”opera scritta da un Genio in un accesso di
troppo: sarà senza critici ma senza lettori. Che monta la febbre maligna, d'una sublimità micidiale e d'una eccel-
spezzatura del periodo, se l'u.nità del sentimento e sempre lenza venefica». Ben diversa la reazione entusiastica dei
piena, intera, crescente? e la diversità degli elementi, se giovani Eno alla formazione di una specie di contagio orti-
tutti fanno una maniera sola e coerente in ogm parte a siano che il Foscolo maturo si raminaricava di aver acceso
sé sola; ed è nella sostanza e nelle forme italiana? Non per e difiuso proprio fra i giovani. Poi, mentre l'Ortir è coin-
altro È stile imitabile; perché né le passioni, né le azioni, volto nella polemica pro e contro il Foscolo che caratte-
né il modo di concepire d'un individuo è imitabile; e chi rizza la zona risorgimentale nei due opposti versanti delle
scriverà de' libri secondando la propria natura, farà meno correnti cattoliche-spiritualistiche, reazionarie o modera-
fatica, e darà meno noja a' lettori ››. te, e di quelle laiche e piú fortemente nazionali e democra-
L'<< inchiostro ›› con cui l'Ortár fu scritto è veramente tiche (al centro prima Mazzini, poi Cattaneo), esso diven-
nuovo ed ignoto (come è stato detto da un critico )_alla vec- ta nel pieno Risorgimento un libro di educazione patriot-
chia letteratura italiana e da quella prosa comincia la sto- tica e sentimentale romantica, avendo trovato le sue piú
ria della prosa italiana dell'Otrocento. Chi si ferma all_'uso profonde ripercussioni nel Leopardi (che tanto ne risentí
di parole antiquate e libresche o di stilemi di esagerazione sulla via delle illusioni e del pessimismo) e agendo, a va-
enfatica e lacrimosa non ha capito il fondo ferito e vitale rio livello e con elementi di stimolo e limite, nella prosa e
del libro, la sua carica esplosiva e centrale, immessa nel nell'educazione sentimentali di tanti scrittori romantici
movimento di una personalità creativa in divenire, alla ri- e postromantici (si pensi a Guerrazzi o a Nievo o a Car-
cerca artiva di un'espressione varia, duttile, ma mai esan: ducci, agli Scapigliati, alla formazione di tanti degli stessi
gue, anzi congesta di una pressione internaestrema. Cosi realisti fine Ottocento).
gli apparenti difetti si cambiano in necessarie esasperazio- Intanto la critica superava la precedente opposta demo-
ni di un linguaggio mescolato, composito, spregiudicato, lizione o esaltazione nel grande giudizio storico desancti-
al polo opposto di un esercizio letterario freddo e troppo siano, per poi aggredire l'Ortz'5 con piú attenta e minuta
facilmente equilibrato. analisi nel periodo del metodo storico-positivistico e poi
in quello idealistico crociano e postcrociano (Donadoni,
Croce, Fubini, De Roberris, Russo), evidenziando insieme
Fortuna. il valore dell'opera in sé e il suo carattere di << vivaio ›› dei
motivi della successiva attività poetica foscoliana, fino a
Quando l'Ortz`s uscí nel 1802 le reazioni immediate de- un recente intreccio di ripulse di gusto e di ipervalutazioni
gli uomini delle vecchie generazioni, che pur tanto aveva- tese a bloccare il Foscolo in questo libro giovanile.
I2O UGO FOSCOLO STORIA E POESIA

Ma la linea portante della critica e del gusto piú seri iv.


non ha dimesso la sua valutazione alta e storica dell°Ortzs Il Socmte delirante del Wieland e l'Oift.is
permettendo anche alla zona piú militante della letteratu-
ra di recuperare - specie nella chiave una espressione di
crisi e di disperazione storico-esistetiziale - un libro che
resta essenziale, con la sua forza e 1 suoi stessi limiti, nella
storia della nostra narrativa e nella storia della nostra ci-
viltà ottocentesca.

(1974)-
Non mi consta che nella vasta esplorazione (vasta, ma
a volte cervellotica e alla fine non pienamente esauriente) 1
delle letture foscoliane di testi settecenteschi comunque
utilizzati nella composizione dell'Ortz's, si sia mai calco-
lata e valutata la possibile presenza di opere del `Wieland 2,
sulla cui «fortuna» in Italia manca del resto uno studio
che potrebbe risultare tutt'altro che inutile nella ricostru-
zione della cultura letteraria e ideologica dell'ultimo Set-
tecento italiano. Ché certo il fecondissimo scrittore tede-
sco (sulla cui importanza e sul cui valore ha recentemente
insistito, anche con qualche forzatura, la massiccia mono-
grafia del Sengle 3) poteva offrire ai letterati italiani mol-

1 E spesso viziata, nel periodo degli studi positivistici, dalla ricerca


della << vera ›› fonte del1'Ortz's o dei «debiti» e << plagi ›› del Foscolo, o trop-
po divisa fra interessi di pensiero e di gusto non debitamente unificati in
una ricerca centrale di formazione culturale-letteraria del Foscolo, di << poe-
ticaiì nel senso pregnante e risolutivo che si puo e deve dare a questa
paro a.
1 Se si esclude Fidentilicazione di una ripresa ortisiana dalla traduzione
bertoliana dell"ode Sopra la presenza di Dio (iu A. Beiirota, Idee delle bei-
le letterature alemanno, Lucca 1784, I, p. 245) che svolge in direzione pes-
simistico-inaterialistica una osservazione pia (l'ode è del periodo svizzero-
pietistico del Wieland) sulla piccolezza dell'uomo «anello nella catena
sterminata dell'universo››. Si veda il commento dell'Ortz's di E. Borrasso,
nel volurue Poesie e prose dz' U. Foscolo, Torino 1948, p. 3oz.
3 F. SENGLE, Wieland, Stuttgart 1949. Libro molto ricco e mìnutamente
attento a ricostruire le molteplici fasi dell'espei-ienza wielandiana, e ani-
mato da una polemica, del resto assai interessante anche << attualmente»,
con la svalutazione o il disinteresse della storiografia tedesca di origine
romantico-nazionalista per un autore sentito poco << tedesco ››, troppo euro-
peo (o addirittura Französling) e illuministico (e Lukács avverte in pro-
posito, nella sua Breve storia della letteratura tedesca dal Settecento ed
oggi, Torino 1956, p. 35: «Il tipo di illuminista normale, in armonia con
se stesso e con Pesterno, che è tanto difiuso in Francia e in Inghilterra, in
122 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA IL << SOCRATE DELIRANTE >> E L' << ORTIS >>
IIâ I23
teplici motivi di interesse e di stimolo in sede di gusto e so nel vero quando scherzano o quando parlano con una
ni 1
di discussione ideologica, entro un vasto raggio di cultura certa leggerezza e guardano le cose in superficie che quan-
zio
e di poetica, fra posizioni illuministiche divulgate e discus- do ragionano; e questo o quel romanzo di Wieland con-
sta se in varie forme di saggio, di dialogo, di romanzo a sfon- tiene un maggior numero di verità solide, o nuove, o nuo-
ra: do archeologico-pedagogico, a temi e moduli stilistici che vamente dedotte, o nuovamente considerate, sviluppate
la :
da una ricca base illurninistico-rococò svariano in direzio- ed espresse, anche di genere astratto, che non ne contiene
CP-1' ne del patetico preromantico e dell'eleganza e spiritualità la Critica della ragion pura di Kant» 5.
pr(
neoclassica. E se agli Italiani doveva sfuggire il senso ge-
no Mentre un piú immediato riconoscimento dell'interesse
nerale di un'opera cosí vasta e viva soprattutto entro la
oc: italiano per Wieland è costituito dalle traduzioni (spesso
storia del difficile dialogo della cultura e della letteratura
mi traduzioni di traduzioni francesi) che ofirirebbero pure un
tedesca di secondo Settecento e di primo Ottocento (clas- interessante materiale di studio e per la poetica del tra-
qu sicismo con Gottsched, scuola svizzera, Klopstock, ver-
111'( durre settecentesca e per la valutazione delfassimilazione
sioni del rococò fra Uz e I-Iagedorn, Leasing, Sturm and italiana di aspetti di una tematica assai complessa che ve-
sp:
Dnmg, e le successive posizioni di Goethe e Schiller), essi
pit niva ad aggiungersi ad altre e piú importanti assimilazioni
tu. non mancarono di ammirare singole opere del Wieland e
nello sviluppo preromantico e neoclassico (specie nell'in-
di tradutne alcune fra le piú notevoli in una scelta spesso
sé contro del filosofo e poeta delle grazie, dell'elogiatore del-
assai significativa per gli interessi prevalentemente etico-
a11 letterari dell'epoca preromantico-neoclassica.
le anime belle, del sottile «analitico del cuore »),

Attenzione di letture e di giudizi (Cesarotti o Pilati)"
sc:
che si protrae sino al Leopardi, il quale, in una nota dello 5 Il passo, già indicato da V. SANTOLI nella sua Storia della letteratura
fa'
Zibaldone, del 1822, conferma, in un particolare angolo di tedesca, Torino 1:95 5, p. rzo, È'. un'aggiunta, 3o agosto 1822, al pensiero del
29 agosto (Zíbaldofie, ed. Flora, vol. II, pp. 7-8) che tratta dei Tedeschi
visuale, la simpatia che per Wieland poterono avere scrit- che «poetano filosofando» a cui nuoce la stessa loro Profondità, all'oppo-
nt sto dei Francesi che, pur cosí «leggieri e oolages per natura e per abito»,
tori dell'epoca illuministica vera e propria e scrittori di un conoscono
ch meglio <<1'uomo effettivo e la realtà delle cose ››. L'aggiunta vol-
tempo piú tardo, ma ricco di precedenti illuministici, el le ulteriormente chiarire e rettificare il pensiero leopardiano con l'esempio
ri: di una possibilità dei Tedeschi meno profondi e meno astratti (una spe-
particolarmente interessati ad un tipo di divulgazione filo-
di cie di implicita indicazione di una fruttuosa educazione illuministico~
sofica letterariamente scaltrita e brillante, arricchita da un francese per i Tedeschi del Settecento?) appunto ritrovata in Wieland
er
incontro eflìcace di sensibilità e di razionalismo nella dia- filosofo-romanziere. A parte un generale rilievo su1l'interesse che può ave-
dc
gnosi e nella discussione sulla natura e la situazione uma- re questa attenzione leopardiana al Wfieland e al suo modo di filosofare
«artistico ›> specie in relazione alla preparazione letteraria delle Opeferzfa
m
na: «I tedeschi incontrano molto meglio e molto piú spes- morali, si potrebbero segnalate, sempre in funzione delle Operetra, e a rin-
ct forzo modemo di suggestioni lucianesche, i Göttergerpräcbe nella versione
italiana di G. Grassi (Vienna 1794) e specie il Dialogo fra Giove ed Er-
Gprmania è una vera raritàl Tra le figure di prima piano gli si avvigina cole, il quale itride alle pretese degli uomini circa la cura che gli dei do-
so o_Vli'1eland››): donde pe_ro risulta sia un _ec§:ess1va frammentazione del vrebbero prendersi di loro in un mondo che essi credono fatto solo per lo-
g,1ud1z1o generale sia una minore attenz1one a1 limiti della forza poetica del- ro: «È un pezzo che ardo di sapere (dice Ercole a Giove) se sia vero quel-
autore. lo che i buoni uomiccioli di là basso si danno a credere, che tu prendi una
4 Del Cesarotti si veda il giudizio ammirativo dell'Arz'stìppo, trovato parte cosí intima alla esistenza loro, che non risparmi di vegliare a tutti i
'.-Tl¬&l'Pf_U3_.°I9 superiore al Voyage düèlaøacbarrir (lettera al Risso, r8o5, in cnsaaorrr, loro affari e di tenere un registro esatto di tutti i loro desideri e di tutte
le loro preghiere; insomma che non regoli il mondo che per loro soli ›› (I,
0_P€f_e,_P1sa_18r3,_}i}GW:III, p. 213: << romanzo in lettere pieno di grazia, pp. 3.-4). E piú sotto: «Bisognerebbe che Giove avesse un gran tempo da
di spirito, di erudiz1one_1s1:rutt1va e dilettevole. L'autore eseguisce egregia-
mente c1o che avrei desiderato di ritrovare in A†zaca~rri››); del FILATI la re- perdere per darsi briga delle preghiere che la metà degli uomini fa conti-
censione della Sforza d”Agato†:e nel «Giornale Letterario», Coira 1760, III, nuamente contto de11*altra metà, in tutti gli angoli dell'orbe terracqueo.
pp. 82-r32. La pos1z1one del Pilati e piú impegnativa da un punto di vista Non È: ella una vergogna che ogni babbuino abbia a darsi ad intendere che
ideologico-morale rispetto all'attenzione prevalente dei letterati italiani per il re degli Dei e degli uomini non sia lí che per fare costantemente il suo
lo scrittore tedesco in sede di sensibilità e di arte. procuratore, il suo agente, il suo mastro di cucina, il suo cantinaio, il
suo messaggero, il suo capo ricettore, ed il suo ispettore in ogni cosa? ››
E
I24 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA IL << SOCRATE DELIRANTE ›> E L' << ORTIS >> I2j

Fra le traduzioni uscite prima del 1798 ° (Panno del- ca felicità razionalnaturale (indipendenza, autosufficienza
l'Ortz`s bolognese) spicca per l'eflicacia del testo italiano basata su di ima beitere Arnzut [serena povertà] e sull'as-
e per Pinnegabile vivacità dell”originale (e per la sostan- soluta fedeltà alla natura e alla verità in opposizione ad
ziale rappresentatività delle migliori qualità del Wieland ogni pregiudizio di casta e di nazione) 11 disponendosi in
prosatore) quella del ZQKPATHZ MAINOMENO2 oder una fresca e pungente dimensione stilistica rococò-illumi
Dialoge des Diogene: von Sánopel, pubblicata col titolo nistica ricca di Kolorit e di /aznnoar, in un ritmo di nar-
Socrate delirante o sia Dialog/ai di Diogene dz' Sinope a razione rapida e frizzante con aperture non incoerenti ad
Venezia nel 178 1, con falso luogo di edizione, Colonia, ad indugi edonistico-patetici, era effettivamente ben adatto,
opera di un traduttore anonimo “. anche nella traduzione italiana, cosí fedele e congeniale,
Questo romanzo, che lo stesso Wieland considerava a interessare un lettore come il giovane Foscolo. E ad inse-
una delle sue opere migliori 9, e che nasceva in un momen- rirsi eficacemente nella sua piú immediata riserva di temi,
to di singolare fervore creativo e combattivo, fra attacco figure e moduli narrativi utilizzabili specie nella situazione
ad una società frivola ed ipocrita ed enucleazione di un dell'Ortšs 1798 in cui i piú personali e brucianti motivi
ideale di vita fra rousseauiano e scettico 1° di individualisti- romantici (che avrebbero poi piú energicamente dominato
la nuova redazione sino a farne un libro non piú accetta-
° Se ne può ricavare l'elenco dal volume di J. s*i'E1N'snaGsa, Bibliogra-
bile da parte di un «preromantico» come il Cesarotti) E si
pbie der Wfieland-Ubersetzangen, Göttingen 193o. Si veda anche la Storza compongono e si smussano a volte entro una cultura lette-
della letteratura tedesca cit. del saNToL1 (p. 126), il quale utilizza brani di raria ancora legata a forme complesse e confuse di sensi-
versioni dell'Arcontini nella sua presentazione storico-critica del Wieland.
Lo spunto a questa ricerca mi è venuto proprio da una tesi diretta bilità e di gusto fra rensáblerie edonistica e lacrimosa e im-
Santoli, nella Facoltà di Magistero di Firenze, sulle traduzioni italiane di peri sturmundranghiani, fra classicismo edonistico rococö
Wieland dal titolo Wieland recato in italiano (1766-1835) presentata dalla e tensione alla bellezza neoclassica, fra abbandono senti-
signorina Hautmann, che qui ringrazio per gli spunti e le notizie ricavate
dal suo lavoro privo però di ogni richiamo all'Ortz'r_. La tes1_ riportava al- mentale anche ingenuo e incipiente controllo ironico.
cuni brani del Socrate delirante, nella traduzione piú avanti citata, e fra Il libro entrò chiaramente nel cerchio piú stretto delle
questi il passo di Gliceria che ovviamente mi si rivelò coincidente sostan-
zialmente con quello foscoliano nella lettera mvi del primo Ort_zs.
"' Uscí nel 1769-74 e fu poi ripubblicato nel 1795 col titolo di Nacblass aristocratica, fra individualismo saggio e società di élite. Per una migliore
dei Diogenes non Sinope. identificazione di aspetti de1l'<<illuminismo›› vvielandiano indicherei la ri-
B Nella prefazione, piuttosto contorta, risulta che la versione fu opera sposta al quesito `li7a.t ist Auƒklärang nel suo Teutscbe Marker (1789, II,
della collaborazione (in realtà molto felice) fra un conoscitore del tedesco pp. 94-105) che il Sengle non calcola e che mi par molto notevole per una
e «un nazionale ignaro affatto del tedesco». M. Parenti (in Dizionario versione di un illuminismo tanto meno profondo, ma tanto piú pratico e
dei Zaogbz' di stampa falsi inventati o rapporti, Firenze 1951, p. 57) sugge- -:< socievole ›› di quello delineato dalla celebre risposta di Kant. Nella iro-
risce l'ipotesi che il traduttore, «ignaro afiatto del tedesco», possa essere nia alacre ed elegante di quella risposta ritorna. Fironia anticonvenzionale
stato G. Gozzi. Se tale ipotesi non mi pare sicura, certo la versione e mol- della polemica del Socrate.
to vivace (si legga soprattutto la descrizione della utopistica «repubblica " L'editoi¬e della versione italiana appare partecipe alla polemica. anti-
di Diogene» che rivela la mano di uno scrittore assai abile), cosí co_m°è pregiudizio del libro vvielandiano e di questo accentua, insieme alle «par-
quella del Coznbabus, novella lucianesca in versi tradotta in prosa, aggiun- ticolarità interessanti del regno de' sentimenti che vi son toccate», << le do-
ta nell'edizione veneziana del Socrate, con una premessa assai interessante vizie delle verità... tra le quali ve ne sono non poche che possono dirsi
sul tradurre versi in prosa e sul valore pragmatico delle traduzioni come nuove, mentreché combattono pregiudizi... la cui crisi è ancora a venire,
stimolo a nuovi acquisti culturali e stilistici della letteratura italiana. _ e dei quali il lume della filosofia adretta l'eccidio... ›› Insomma la versione
9 «Dieser Diogenes ist eines meiner besten Produkte. Ich Weiss nicht, italiana appare presentata alla luce anche di chiari interessi morali illumi-
ob ich ein besseres in Prosa geliefert habe» (in SENGLE, Wieland cit., nistici, mentre piú tardi altre versioni sono piuttosto presentate secondo
p. 228). _ un prevalente interesse di gusto e di costume sentimentale. Si veda ad
1° La posizione di Wieland non si idei_1t_ifica con quella rousseauiana esempio la prefazione di Girolamo Agatopisto alla sua iracluzione del Mc-
(alla fine del libro una piacevolissima descrizione di repubblica ideale fon- oandro e Glicera (Venezia 1806) che punta sul Wieland «anatornico del
data sullo stato di natura vien conclusa con queste parole scettiche: << S1_e cuore umano» e sul poeta delle grazie.
werden in Ewigkeit nicht finden ››) e, del resto, nella vasta tematica illumi- 12 V. il mio Foscolo e la critica, Firenze 19675, pp. 6-7 [in questo volu-
nistica lo scrittore tedesco si distingue per una propria tendenza borghese- me alle pp. 204-5].
126 Uso i=oscoLo sToR1A E Poesia IL esocaarze r›ELIRANTE›› E L'«oR'i¬is›› 127
letture del giovane Foscolo e se pure questi non lo ricordò terra in questo mondo, ch°io degno di chiamar mio. Nessun
né nel Piano di studi né nell'elenco di romanzi che Iacopo altro fuor di me, ne sa il luogo. Io l'ho coperto di folte pian-
lascia a Teresa nella lettera d°addio dell'Ortis bolognese '3 te rose, le quali fioriscono rigogliose al par del suo seno,
(né del resto il nome ed opere del Wieland son mai ricor- né in altro luogo tramandano odor sí soave. Ognaimo nel
dati in nessun altro scritto foscoliano), esso fu ben presen- mese delle rose fo visita al sacro luogo. - M'assido sulla sua
tomba, colgo ima rosa, e sto meditando, - tal tu fioristi un
te, proprio nella versione ricordata, alfattenzione del Fo- di; prendo a spicciolar la rosa, e ne spargo le foglie sulla sua
scolo mentre componeva il primo Ortis ed è proprio quel tomba. - Poscia mi rammento quel dolce sogno della mia
«piccolo libro ›› o «libricciuolo» (come vien chiamato ri- gioventú, ed una lacrima che stilla giú sulla sua tomba, ap-
spettivamente nell'Ortis bolognese e in quello milanese) paga Pombia diletta 15.
che Teresa (nella lettera :cavi dell'11: aprile) tiene semi-
claiuso in mano e che Jacopo poi prende e apre << a caso ›› Passo che il Foscolo ripresentò cosí nella lezione del
leggendone il noto passo elegiaco di Gliceria, di cui il Vac- 1798:
calluzzo dichiarava di non essere riuscito a sapere da quale La tenera Gliceria lasciò su queste mie labbra Pestremo
romanzo fosse tratto ". sospiro. Con Gliceria ho perduto tutto quello che poteva
Quel compianto sulla tenera Gliceria, la cui lettura cosí mai perdere. La sua fossa è il solo palmo di terra ch'io de-
ben si inserisce nella Stimmuag di patetico abbandono del- gni di chiamar mio, Niuno, fuori di me, ne sa il luogo. Io
lho coperto di folti rosai 1 quali fioriscono come un giorno
la lettura (consonando anche con il tono fondamentale fioriva il suo volto, e diiiondono l°odore soave che spirava
della sterniana storia di Lauretta) ad intensificare il senti- il suo seno. Ogni anno nel mese delle rose io visito il sacro
mentalismo addensatosi nella situazione e nella scena (con- boschetto. _M_i assido su quella tomba e... sto meditando:
corso della natura turbata dal temporale e della languida Tal to fiorzstz tm di! -- Prendo a spicciolare una rosa e ne
commozione per «i poveri arbuscelli ›> stroncati dal vento sparpaglio le foglie... - rammento quel dolce sogno de* no-
tempestoso) sino alla sopraffazione delle lacrime di Teresa stri amori: una lagrima stilla su l'erba che spunta sulla sua
provocate dal ritorno di Jacopo sul punto piú intensamen- sepoltura e appaga l'ombra amorosa 1°.
te elegiaco (« Tal tu fioristi un di››), è appunto la trascri-
zione, leggermente modificata, del paragrafo 22 del Socra- :Trascrizione-rifacimento (con accentuazioni sentimen-
te delirante: tali-amorose piú intensamente preromantiche, sin nell'uso
sospiroso di pimtini e_d esclamativi, con maggiore abilità
La tenera Gliceria piú non è - seco perdei tutto quel espressiva nella variazione dei sinonimi di << tomba» o nel-
ch°io potea mai perdere. La sua tomba, è l'u:nico palmo di l aggiustamento piu coerente ed elegante del paragone fra
1 rosai e la freschezza giovanile di Gliceria) con cui il bra-
13 Vi sono elencati il Werther, 1'Amalia, la Virginia e la Clarissa. Per
quel che riguarda 1'Amalia (ricordata anche nel Piano di studi, accanto al no viene assimilato dal Foscolo in una forma che nell'Or-
Telemaco e alla Nouvelle Hêloise, come Amalia), si dovrà precisare che si tz: milanese subi poche variazioni notevoli" se si eccettui
tratta della versione francese (Amélie) del romanzo sentimentale del Fiel-
ding, Amelia Booth. Esso era stato tradotto integralmente in francese (Ge-
nève 1781), ma probabilmente il Foscolo lesse il piú noto rifacimento di 15 Socrate delirante cit., p. 64.
Madame Riccoboni, che il traduttore clell'edizione ginevrina giudicava _ 1° U. FoscoLo, Ultime lettere di Iacopo Ortis, a cura di G. Gambarin,
troppo ridotto a << un ioli roman françois ›› e che pur manteneva Fessenziale Firepze 1955 (Ed. Naz., vol. IV), p._4o.
schema avventuroso-sentimentale e Fimpostazione della protagonista come eFragranza›› per <::oc1ore››, << siedo su quel cumulo di terra che serba
altruística << anima bella», propizia dunque ad oflrire elementi di suggestio- le sue ossa» per <<m assido su quella tomba», << cade ›› per «stilla ii; e l'in-
ne congeniale nella costruzione della prima Teresa. serzione, fra << quel dolce sogno de' nostri amori ::› e << una lagrima ecc.›› di
1* U. 1=oscoLo, Ultime lettere di Iacopo Ortis, a cura di N. Vaccalluzzo, una mvocaaione che intensifica lo slancio nostalgico: «O mia Gliceria, ove
Catania I927, p. Lxxii dell'inti-oduzione. V. Rossi (Sall'Ortis del Foscolo, sei tu? ›› blessun cambiamento fu apportato nell'ed. 1816, e nella ed. 1817
in Scritti di critica letteraria, Firenze 1930, III, p. 330) parla solo di «un šiãlsålo eliminato il primo esclamativo e abolito il <<sua.›› prima di << se-
certo libretto da cui il Foscolo aveva trascritto la breve elegia di Gliceria ››. H».
128 Uso FoscoLo sroeia E Poesia IL << socaiira nELiRAN'i¬n›› E L'«oR'ris ›› 129
la logica restituzione del primo accenno alla rosa prima roman
di ' di' Pfiñsflåflfi).
Terëlca ' - a cui- si- adeguano il
- personaggio
-
dell'esclamazione elegiaca «Tal tu fìoristi un di! ›› in cui il mld _ Sa E Q'-gi 0_ 'elio stesso Iacopo nel suo impasto di
passato remoto e cambiato in imperfetto ad allungare l”on- el Pefsfffl P}1} Pf0f0I1d1_e disperati (attacco per la
da del rimpianto nella ripresentazione struggente di un personificazione piu drammatica del secondo Ortis) di
tempo continuo, lontano e perduto. teorizzatore di esperienze dolorose e brucianti (il nucleo
Quel brano era diventato parte integrale della lettera raaldoae ortisiano disposto m forma di vicenda entro
e dello sviluppo di situazioni patetiche nel lento attrito di una situazione sempre piú storicamente determinata e di
sensibilità e di suggestioni di paesaggio e di letteratura da approfondimento pessimistico che poi piú saldamente si
cui (piú coerentemente nel primo Ortis) la passione si ac- :iÉ11§:šå› fãfircntemente _al ritmo drammatico e alla nuova
cende; la funzione di quella lettura preromanticamente dazi zaä 1 esperienza di crisi personale e storica della re-
« galeotta» era insostituibile e quella compiuta elegia (che Ufle E I3_U2) E Cll giovane preromantico, allievo del
insieme narrativamente e poeticamente preparava le sto- patetismo lacrimoso, nella gamma di varia tensione degli
rie infelici di Olivo e di Lauretta) rappresentava un risul- es m ' › - - _ _
tato di prosa poetica che non poteva essere rifiutato o ri- dellallVr;lieHEillClšIrfiYSf'
d H deu A”mlm= del P-'ml "ff Vffšfmfi,
“W E '5' 025€'-'›_d€1 Werther, e, per certi aspetti,
dotto o ulteriormente assimilato come avviene di altre e o stesso romanzo vvielandiano.
versioni poetiche che costellano il primo Ortis e la cui abo- 1%( šìqãìtobiiäfattiãlvolge, nellasuaprima parte, il tema del.
lizione o riduzione in prosa nasce anche da un bisogno di . . , 3 6 3 >>› C111 çilypenon el incarnazione e l'esem-
continuità di prosa, da una maggiore fiducia nella prosa P10 P1*-1 @fi`ìCfiC@› P€l`Cl1€ piu ingenuo e spontaneo, coeren-
come unico strumento espressivo di fronte ai puntelli poe- šãälìíflfí al-la llälípostazione del Diogene tvielandiano, nella
tici espliciti della prima e piú letteraria redazione. esaltazpiüensa :H scussione di temi rousseauiani, nella Sua
E se l'elegia di Gliceria 1", certo non presa «a caso ››, ad con cui Fedi ëna saggezza aiiticonvenzionale e nomi-ale
apertura di libro (ché, come abbiamo visto, essa fu scelta tifido 18 iñriåo iieagisce ad una << societa» ipocrita Q ar-
per una precisa funzione nello sviluppo delle «quaranta- cedemsp. ue 1 ela-tie dell -<<anin_1a_ bella» (con 1 suoi pre-
cinque lettere ››), rappresenta la piú diretta utilizzazione H mm romanzacñc e drammatici e_ melodrammatici, fra
da parte del Foscolo del romanzetto vvíelandiano, quella
pagina era poi l°esponente piú vistoso di una vena pate- meeflì
te tenallzü
sionãcdvll
le alEšÉSÉO`.c°rt1g}al1O
äremce raciniana, t1P0.Scudery› la 5"-*bh*
gli esempi variamen-
tico-virtuosa che intenerisce, nel Socrate delirante, soprat- caci _e me o ramma metastasiano e zeniano, e le
tutto la storia della fanciulla amata da Diogene, di cui il HUUVE V31?510111, in un crescendo di naturalezza e passione
brano riportato era. il finale piú commosso, e che, piú fa- d eir omanzi` sentimentali
' ' inglesi
' - e francesi),
- e\ fortemente*
cilmente disposta ad aperture sentimentali e a scene pae- preålente nell opera del Wieland, il quale lo esalterà piú
sistico-patetiche, poté contribuire a rafiorzare nella com- tarris,' 1'1€ì1eåorme_di1.ciìn
la - ' ' ° - e sublime
istintivo - -
altruismo, nel-
posizione dell°Ortis 1798 quella intonazione di storia di k 12:38 a quesito ella sua rivista «Der Teutsche Mer-
«anime belle ›> (se pur piú tesa verso una accentuazione ur:›› , Was ist ezae sc/sone Seele, riprendendo, a piú al.
to livello, elementi di questa tematica da lui già provati
1” Quell'elegia costituisce anche imo dei passi piú facilmente suggestivi in forme eroico-aristocratiche, soprattutto nel Cyrm- del
in senso nostalgico-sepolcrale di tutto l'Ortis (anche se poi dei piú legati 1759. Ma nel Socrate delirante quel tema aveva rrovatg
alla «moda» e ad ima letteratura piú facilmente diffusa e meno original-
mente nuova) e si può verificare la sua facilità di efietti su lettori medi, ißina falizzazioiãe piu viva e media, una dimensione piú
nella lettera del sergente francese F. Herbel che, nel leggere e nel tradurre 017% fififi e mo erna, in ima storia piu comune e dimessa,
l'Ortis, proprio su quel passo fermava la sua attenzione e il suo consenso
sentimentale («L'episodio della morte di Gliceria mi ha fatto piangere
ecc. ››, nell'Epistolario del Foscolo, Ed. Naz., vol. III, p. 576). 1° I (Ir:-«*4}, pp. 310-21.
,30 Uso PoscoLo sroiua E Poesia IL << SOCRATE DELIRANTE >> E L'<< ORTIS >> I3I

coco: alla cui eliminazione o al cui riassorbimento entro


in as ia sia-ia ai G1_y;eiåon.Pävñra fafl§1Hl1arfll5:-”§íd:›aÈ: una migliore gradazione paesistico-sentimentale molto si
viene la convalida piu_ e cace_ e _ a esis. enza
. _e n_ affaticò il Foscolo dell'Ortis milanese 22.
me belle » (come «vi sono dei bei volti, 1 quali išqlfiídåìfal
do niente all'a_rte, ne sono appunto tanto piu ma Si veda in proposito nel Socrate delirante questo qua-
di fuori di ogm educazione dretto, di estatico e voluttuoso abbandono al riposo cam-
, . e di ogni Éisnnziorie äåam-en_ pestre:
Questo tema dell «anima bella» o erto cosi:-qt senti nel-
te dal Wieland, ben rientra _fra le suggestiåmi pi Ešmatura il Per adesso... servami di sofà, in questi sereni giorni di
la tensione culturale ed etico-letteraria d alcufi a della estate, il verdeggiante prato, rivestito di molli erbette e
primo oms, SP<-Ile Ps; qual che rlsflfir ada dlåläementi di fiori, ed un cípresso sparga ombre sane d'intori-io a me!
prima Teresa tanto piu carica dellä secon a t SCO tanto Quivi respiro il refrigerante alito della natura, la volta del

-- disposta
piu - a E di
' ormeromanzesc Er, tra v _ _
in ,_ _ _
e borghesi in cui l'amma «bella» e << _sens1b1l€›> V1Vf-“ëlCll gf-
cielo è il mio tetto, e mentre cosí sdraiato riposo, e il mio
sguardo nelle immense profondità di quello si spazia, Pani-
mo mio È al par di lui aperto, tranquillo e sereno 23;
nerosa abbondanza di affetti altruistici (per Od0fll“ <;› la: o, pensando proprio all'impostazione della scena del la-
'
copo, la figlioletta, ' padre, }'l vecchio marito
il _ morto_ cosi t ghetto e dei cinque fonticelli, cosí centrale nella prima par-
diversamente dalla tanto divprsfl 'EÈISIUIIG fiPPaã?åäâa5:
li Come caso esemplare del generale lavoro foscoliano nel secondo
della nuova Teresa << infelice», irnme atamenteoiiäoardo 21 Ortis volto ad eliminare forme di gusto rococò in relazione ad un nuovo
ta nella vicinanza a Jacopo e nel dlspfezãío affetti i rafforzamento di una poesia romantico-neoclassica e all'inerente tensione
Mentre, nella consonanzãldif L11151: 111€ íeä-ci piú píttåe sentimentale-figuraiiva dell'immagine centrale di Teresa, si pensi alla let-
' _ u I "' S -| tera Xv, 3: novembre e alla corrispondente del 3, dicembre de]l'Ortis mi-
patetici che appassionati e S ff-111 1_lf=='*F§ _ _ 1 lanese (pp. 26-av e 155-56 de]l'ed. cit. delle Ultime lettere di Iacopo Or-
schi ed edonistici (il clima medio P111 1d11%1C0'PaÉ€t1å°m(l1:_ tis), in cui molto significativo è il rifacimento con Pabolizione di partico-

Or se tirr fre.trim arm,d..


va che anima i nu ei piu origin e _a 111€ fi
la vicenda drammatica di _]aQ0P0}› 11 ùç0fš“i€
_ '
e_
lari troppo edonistico-pittorici di gusto rococò discordanti dall'alto tono
di estasi amorosa, dalla tensione spirituale poetica di cui è centro la figu-
ra di Teresa all'arpa. La descrizione culminava (nel i798) nella contempla-
zione edonistica del piede « semirapito dalla veste e da imo scai-pino color
di giacinto» di fronte al quale lo scrittore concludeva: «io mi sentiva una
(componendo le sue suggestiom coil qu? hi tan 1 ià a Sua certa delizia nel contemplarlo ››. Nel1'Ortis milanese l'accen.no al piede ven-
sti settecenteschi, dei cui elementi que i1í0F€1Tfi €10 nella ne ridotto al minimo e ricondotto entro la descrizione generale della bel-

er trim) tester,
lezza di Teresa alla quale vien riferita, con una introduzione esaltante ap-
punto l'ai~monica bellezza della donna amata, la conclusione di prima:
im ostazione scene paesistic e 1 C _ , _ _ «tutto, tutto era armonia: ed io mi sentiva una certa delizia nel contem-
plarla». Anche se con ima traccia evidente di sutura mal riuscita (e simili
individuo-natura in forme di accordo distens1v0_ €_S€I1'fi1- suture non mancano nel rapporto fra il vecchio e il nuovo testo della prima
mentale che serba forti tracce di gusto miniaturistico ro- parte del1'Ortis) fra la nuova figurazione e la conclusione in cui quella
«certa delizia» si addiceva tanto piú facilmente alla contemplazione edo-
nistica del piede «semirapito dalla veste e da uno scarpino color di gia-
” Socrate delirante cit. p. 43. _ _ _ . . cinto».
21 Lo stesso Odoardo ll* si veda m P'-'°P°51t° 11 Saggi? C' GRABHER' Il particolare del piede «semirapito dalla veste» poté essere suggerito,
La. figura
. d'Odoardo
. - e un motivo iondainentale
› ' dell*OrtzS,
` 111ntato
Ififffpfefa'
in una come quello del piede della dama della quasi contigue. lettera IWII, dal
zioni ƒoscoltane,_ Fire1'_.LZfi I_943ldIí1fiu Oìfäitäüägåãšr1: pIëeì;›Em,te (anche se modello rococii del Vllieland, Il quale, tra l'altro, aveva già insistito sul fa-
iniziale luce di simpatia, Plfifiü _ Sem* = . - scino di un bel piede femminile proprio se in parte nascosto, in Psycbe,
con qualche djferto di pedanteria e troppo fiducioso nel åãrršpãiånåpèišååg che il Foscolo poteva conoscere nella versione del suo diletto Bertola (in
neoclassico della natura), 5í_ che la Pflsëlmlfi '-11 Jampü Def an - re_ Poesie diverse tradotte dallüzlernanno e publrlicate per le ƒanstissirne nozze
1 anche nell'ambigua sollecitazione della sentiment ss1t121'=1_ P _ de' noåilissirni signori conte Francesco Piccolomini e Contessa Francesca
enåzmibìireteili
Pal' . addio fra Odoardo e Teresa ' anime' « belle
' » e «sensibili»
' r in
te nel- Bertozzi, Napoli 1777): « Wie hatte Vater Zeus vor diesem Fuss gelcnieet, |
quella prima parte della lettera itdche velpiiipt39:1dãfišåä-lãloäšlålåšlspenta der halb versteclct, nur desto mehr verfíihrt››. -
rom-_, mllanese, in cui ogni luce 1 sensi 1 a J 0 il Socrate delirante cit., p. 16.
in Odoardo posto in netto contrasto con Teresa e acoP -
6
I32 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA IL << soon.-ere DI-3LrRAN'rz›› E L'<<oR'1¬rs ›› 133
te dell'Ortis bolognese, questa descrizione rococò-classi-
cistica: Ma in un'altra direzione del primo Ortis (assai singola-
Questo poi è un luogo veramente poetico! - Quest'alto
re, anche se centralmente raccordata al tema di contrasto
rosaio carico di rose sbocciare di fresco, oh con quanta ame- passione-ragione) il Socrizte delirante venne ad offme al
nità s'inchina sopra di me! Quanto piacevolmente questo Foscolo un chiaro stimolo e lo schema di una situazione e
ruscello, rumoreggiante al fianco mio, sen corre sulle minu- di una scena e sin precisi elementi testuali inseriti nella pa-
te ghiaie! come piano e molle è quest'ameno prato! quanto gina ortisiana: nella direzione di una stilizzazione ironica
vivo il suo verde, quanto folta l'erbetta! Avrei da rimpro- esercitata su di un mondo frivolo ed elegante che tenta l'a-
verarmi se avessi ricercato ad arte un sito tanto voluttuoso. nimo di Jacopo e lo fa reagire insieme ad una seduzione
Quale incantesimo celasí mai nella semplice natura! -- Dio-
gene stesso, di non poetica fantasia, ne vien riscaldato. -
sensuale e agli incoraggiamenti di una saggezza edonistica
Vedo, sí, io vedo le Grazie; coronare di rose, esse intreccia- che gli indica contemporaneamente il rischio e la vocazio-
no su questo delizioso prato i loro balli amichevoli, ecce- ne dolorosa della passione per la bellezza celeste, in un pri-
tera 24. mo intreccio tra fede nella passione e autocontrollo iro-
nico.
Naturalmente non occorrerà insistere sui modi originali Si tratta, come si sarà già compreso, della lettera pado-
con cui, anche in questa fase e direzione piú letteraria e di
vana dell*rr dicembre (XVII del primo Ortis) che ha sem-
moda, il Foscolo già si distingue da questi modelli tardo-
pre attirato Pinteresse degli studiosi per la sua singolarità,
settecenteschi, né occorrerà ugualmente ricordare come
per il suo tono di tipo sterniano, per la sua anticipazione
sarebbe errato far del romanzetto vzielandiano piú che una
di una maturità di stile ironico da Sesto tomo iiellflio E, per
delle letture sollecitanti entrate nell'attenzione feconda
dello scrittore dell°Ortis bolognese, mentre d'alrra parte quel carattere di esercizio di «bello stile ›› rilevato dal Fo-
questi raflronti e questa indicazione generale della lettura scolo, che nel passar-la sostanzialmente intatta entro il
foscoliana del Socmte delirante possono servire a meglio contesto piú drammatico dell°Ortis milanese (né fu piú
delimitare la zona culturale e letteraria dell”Ortz's 1798 cambiata, se non per alcuni particolari, nelle edizioni del
rispetto a quella dell'Ortis 1802, in cui le tracce di gusto '16 e del 'r7), la siglò appunto con la qualifica di una vo-
piú rococò e di sentimentalismo iclillico-elegiaco sono tan- lontà stilistica particolare: <<T°accorgerai che questa let-
to minori. tera è copiata e ricopiata 26 perclfio ho voluto sfoggiare lo
bello stile ››. E nella Notizia lvibliogriifico egli citava quella
1'" Ibici., p. 33,. La figurazione delle Grazie è frequente nelle opere del lettera (di cui pure teneva ad assicurare la << veridicità ››)
Wielmd ed egli fu noto spesso soprattutto come poeta e filosofo delle Gra- come esempio di un aspetto del << discorso» dell'01-ris che
zie, fra colorito rococò e neoclassicismo e in un intreccio del tema della
grazia e delle grazie e dell'anima bella, dell'edonismo sensibile e di valori «benché sia piú conciso, piú vario, piú aspro e piú cupo di
intimi e civili di pudore, compostezza, gentilezza. Ma gli elementi wielan- quello del '\l(7erther, è talvolta piú disteso e tal altra piú
diani in tal direzione son meno frequenti nel Socrore delirante e si confon-
dono tanto con le tendenze di Kleiniennsi rococñ (tipo Stolberg: e si ricor- facondo. Ma nel primo caso egli era in istato di calma e di-
di di questo nella versione del Bertola la poesia Alle Grazie, con l'avvio scorre di una civetta; s”avvede, confessa, e ne ride, diaver
foscoliano: «Sacerdotessa fatela I della bell'ara vostra ››] e con quelle di
ascendenza winckelmanniana, che inutile sarebbe ricercare in Wieland (fra voluto sfoggiare lo bello stile; e pare che gli fosse ispirato
Miirariorz, Die Grazierz ecc.) precisi stimoli diretti per il Foscolo: e alla
fine lo stesso equilibrio graziesco del Wieland (Gleicbgewicbt zwischen
Erzflmsiesmus :md Kaltsirmigkeii), il suo Mess (che pur presuppone le E Il Goftis, la considera addirittura un << fuor d'opera nell'Or.tis ›> e pri-
prime ondate della Empfiridsamkeii sensistica e certi stimoli dello Sturm' mo nucleo del frammento A Psiche, come la XVIII lo sarebbe dellüärgo-
amd Drang) hanno un diverso margine di razionalística mediocritas e d'al- mento del Serro :tomo iiell'_io (_Il Sesto tomo e la formazione letter.-:rie del
tra parte potevano essere ben surrogati da altre meditazioni estetico-etiche Foscolo, in Sinti: foscoliana, Firenze 1958, pp. rro-ra).
settecentesche piú facilmente a disposizione del Foscolo. 2° Solo <-:la è r1cop1ata ›> nell'ed. 18:7.
I34 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA IL << SOCRATE DELIRANTE >> E L' << ORTIS >> I3§

dal contegno artificiosamente grandioso di quella dama ›› T'. Una sapiente e sottile ricostruzione di assimilazione let-
A parte quanto si potrebbe ricavare dal commento della teraria e stilistica un po' a mosaico che allargava pero for-
Notizia circa la maniera con cui il Foscolo del secondo Or- temente Pattenzione e il calcolo del giovane Foscolo al di
tis volle sistemare quella lettera nella consapevolezza del là, mi sembra, dei limiti piú accettabili delle sue pur vaste
personaggio di una esperienza singolare e di una singolare letture giovanili, fra le quali hanno poi maggior parte
e coerente sua versione letteraria (con il risultato di un”ac- quelle di libri contemporanei e magari di traduzioni piú
centuazione della complessità di Iacopo e delle sue capa- immediatamente offerte al giovane letterato specie dalla
cità espressive e di una giustificazione della singolarità del- editoria veneta attivissima in quel settore. Ché mi par si
la lettera tanto piú sconcertante nel crescente sviluppo possa afiermare nella formazione giovanile foscoliana una
drammatico del nuovo Ortis), È chiaro che lo stesso Fo- preminente prospettiva «contemporanea» corrispondente
scolo incoraggiava a ricercare la genesi di quella lettera in alla volontà di affermazione del giovane letterato entro i
una piú esplicita volontà di esercizio letterario e stilistico modi del suo tempo e al bisogno piú profondo di espri-
e quindi a recuperarvi riflessi di letture e magari anche di mere le sue esigenze personali e storiche attraverso Fassi-
suggestioni direttamente o indirettamente figurative data milazione (e poi il superamento) delle forme piú vive
la sostanziale dimensione rococò-neoclassica in cui la sce- e contemporanee della letteratura e della cultura del suo
na e le figure sono impostate. tempo.
In tale direzione ha indagato minuziosamente Ezio Rai- Di ciò può esser conferma appunto il fatto che al posto
mondi in un articolo 1”, che cercava di accertare la presen- di varie delle riprese minute indicate dal Raimondi come
za all'attenzione compositiva del Foscolo di iconografie intarsiate nella pagina foscoliana e presupponenti un im-
belloriane (con riferimento poi ai ritratti di Teresa nelle ponente lavoro libresco di letture e di richiami di queste
lettere XV e XXIX), di temi e moduli della letteratura ro- da parte del giovane scrittore, si trova la utilizzazione tan-
cocò-illuministica (con l°ipotesi di una polemica foscoliana to piú facile e immediata e lo stimolo generale di una pa-
contro la scrittura arida e razionalistica del racconto fran- gina di romanzo contemporaneo e cioè del solito Socrate
cese accertabile nel finale della lettera) e persino, nella ipo- delirante, come può vedersi dal confronto diretto dei due
tesi di tm itinerarium neoclassico-barocco, suggestivo per brani nelle loro parti centrali.
Pascendenza calcaterriana dello studioso, di precisi inne- Nel Socrate delirante Diogene è ammesso nel salotto di
sti di particolari della poesia del Tasso e del Marino: il una dama << alla moda» che esercita le sue arti di seduzione
<< cane adulator» o certe figure femminili «pruriginose» (con liattiva collaborazione di un cagnolino) su di un gio-
dell”Adorze, o Paggettivazione sensuale della donna di ori- vinetto timido e «bennato ››:
gine mariniana e tassesca, e sin la presenza di Senocrate 2° Essa giaceva piegata alquanto indietro, sopra un piccol
ricondotta ad una scena di seduzione nelle parole sarcasti- trono di guanciali e scherzava, come dissi, col suo cagnolino.
che di Armida innamorata. Drrimpetto sedeva un giovinetto, del quale la natura pro-
metteva molto, - e che aveva udito da Seriocrate, che biso-
gna chiudere gli occhi, se uno non si sente tanto gagliardo,
27 Ultime lettere di Iacopo Ortis cit., pp. 483-84 e 496-97. da afiirontare una bella tentazione a occhi aperti. Il giova-
25 E. RAIMUNDI, Uri episodio dell'«Ortis›› e «lo bello stile», in «Gior-
nale Storico della Letterattlta Italiana», LEX (1953), pp. 351 sgg.
netto non aveva coraggio bastante per chiudere affatto i
2° L'accenno a Senocrate scomparire nell'Ortis milanese, in un allegge- suoi; ma guardo in terra, - ed ivi, per disavventura, gli die-
rimento di richiami piú retorici e in una disposizione nuova del discorso de negli occhi un piccol piede, come uno si può figurare il
rivolto a Lorenzo in cui cade naturalmente il riferimento ironico diretto a piede d'una Grazia che esce dal bagno, ma scoperto sola-
Senocrate circa la difficoltà di resistere alla tentazione sensuale senza il con-
fronto con ima bellezza superiore celeste. mente alquanto sopra la noce. Questo non era nulla per voi
136 uso Foscoto sroara E Poesia IL << socnarz D1:~:1.1RANTz›› E L'<<oRT1s >› 137
o per me, ma moltissimo pel giovinetto. Timido e smarrito bano drpingerebbe rappresentando una Grazia ch'esce dal
ritirò gli occhi, guardo la Dama, poi il cagnolino, poscia di bagno. O Senocrate se tu non avessi, com”io, veduto Teresa,
nuovo il tappeto su cui posavano i piedi di lei, ma intanto nell atteggiamento medesimo, presso un focolare, anch'ella
il bel piedino era sparito. Gliene dispiacque. Discorse con appena balzata di letto cosí negletta, cosí... - chiamandomi
voce tremula, - di tutt”altro fuor che di quel ch'ei si sentiva a mente quel fortunato mattino mi ricordo che non avrei
nell'animo; - la Dama accarezzava il suo cagnolino. Il ca- osato respttar l'ari_a che la circondava, e tutti tutti i miei
gnolino reciprocamente le faceva le feste, le tirava colla pensieri si univano riverenti e paurosi soltanto per adorat-
zampina il fisciú, poi la guardava con un malizioso sorriso -, la: - e certo un genio benefico mi presentò Pimniagine di
avrei detto, se i cani potesser sorridere; tirava di nuovo il Teresa, perch'1o non so come, ebbi liarte di guardare con
fisciú, e sprigionava con questo giochetto, - (la Dama ap- un rattenuto sorriso or la bella, poi il cagnuolino, e di bel
punto considerava una Leda di Patraso, che pendeva dirim- nuovo il tappeto dove posava il bel piede; ma il bel piede
petto alla mano dritta) -la metà d”un seno candidissimo, e era intanto sparito. M'alzai chiedendole perdono se io ave-
tondeggiante d'incanto. - Il giovinetto batteva gli occhi ed va scelto unfora importuna e la lasciai quasi pentita, perché
ansava. - Il cagnolino stava ritto in grembo alla Dama, insi- di gaja e ridente divenne dispettosa, e... del resto poi non
nuava la sua zampina destra dentro al bel seno, e colla boc- so
china mezz'aperta, espressione di desiderio, guardava in sú
verso gli occhi di lei. Essa bacio il cagnolino, lo chiamò il E sarà facile concludere che, se la lettera ortisiana si
suo piccolo adulatore, e gli empí la bocca di chicche. - Al presenta tanto piú ricca della scenetta vvielandiana ed ha
giovinetto non dava piú l'animo di guardare in terra. - Io, una parte introduttiva (l'ingresso nel gabinetto della da-
pian pianino scapolai 3°. ma e l'appar1zione e la descrizione di questa donna-dea in
chiave erotico-ironica) che supera per approfondimento
Si rilegga ora la parte centrale della lettera XVII del- psicologico e stilistico la base dell'oíferta vvielandiana, cosí
l'Ortis bolognese: come nella stessa parte centrale nuovi ed originali sono la
Giacendo piegata alquanto indietro sopra un piccol tro- unificazione in Iacopo del giovinetto tentato e del saggio
no di guanciali si volgeva con compiacenza al suo cagnuo- Diogene e il contrasto e il cbiaroscuro fondamentale e sin-
letto che le si accostava, e fuggiva e correva torcendo il dos- tomatico fra Pimmagine della dama frivola e sensuale e
so, e scuotendo l”orecchie e la coda. lo mi posi a sedere so- quella di Teresa insieme salvatrice e pericolosa (con ele-
pra un augusto soifà avvicinato dalla cameriera, la quale si menti di una sottintesa - e poi esplicita nel finale - discus-
era già dileguata. Quell'adulatrice bestiuola schiattiva, e
sione sul valore esaltante e rischioso della passione di fron-
mordendole e scompigliandole con le zampine l'estremità
della camicia lasciava apparire una gentile pianella di seta te al <<rag1onevole» invito alliaantiveleno» del piacere),
rosa-languida, e poco dopo un piccolo piede scoperto fin so- quella lettera si e tuttavia formata nell'utilizzazione anzi-
pra la noce: un piede, o Lorenzo, simile a quello che l'Al- tutto della pagina del Socrate delirante con le sue offerte
di situazione generale di impostazione di scena, di parti-
” Socrate delirante cit., pp. 1;:-19. Simili scene di seduzione sono fre- colari propizi, di moduli stilistici ironici: quasi una scor-
quenti nei romanzi del Wieland [e per lo piú costituiscono una specie di ciatoia tra il Foscolo e il gusto illuministico-rococE"J ironico
test fondamentale per la virtú dei suoi eroi e insieme per la loro umana
debolezza). E cosí si ricordino almeno nella Storia d'Ag,ato-ne (che il Fo- e_ figurativo usufruito (nell'impasto con la lezione piú sot-
scolo poteva aver letto nelle traduzioni francesi del Fresnais, 1768, o del tile dello Sterne) 32 per questo esercizio di «bello stile», di
De Bernard, I777) le replicare variazioni di questa scena tematica edoni-
stico-virtuosa: nel vol. III (trad. Fresnais) le pp. 45 e 74-75 con il ritratto
a contrasto della tentatrice Pizia e di Psiche, l'<< anima bella», o, nel vol.
II, le pp. rzo-28, con la scena di Danae clormente e di Agatone che non :ii ìläihgtiraexlettere di Iacopo Ortis cit., pp. 29-3o.
osa baciarla in una situazione assai vicina a quella della lettera Xx1X del- di _ di la della stessa lezione sterniana gra presente nella prosa vvielan-
1'Ortis (con Iacopo preso fra desiderio e reverenza di fronte a Teresa dor- Današ e llllreland guardo molto a`Sterne che egli clnama nel poemetto
mente). ie raziea il «mio Sterne», e che e compreso nella lista dei creditori di
I38 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA IL « socnarn nE1.1RANTE›› E L'<<0RT1s » 139
controllo ironico di piú esaltare componenti sentimentali di Jacopo cosí come si possono cogliere nella redazione or-
in una via che conduce verso gli esperimenti e le medita- tisiana del 1798.
zioni piú complesse e mature del Sesto tomo dell"io. E se Cosí, ben tenendo conto della diversa complessità dei
già nella pagina del 1798 il Foscolo eliminò con mano si- due personaggi e della loro centrale impostazione - e del-
cura nel suo rifacimento vari particolari troppo leziosi, la diversa novità di Jacopo in relazione ad una cosí diversa
specie nella descrizione troppo insistita del «giochetto» profondità di animo, di fantasia, di storica pienezza del
del cagnolino e della sua animazione erotico-ironica, è Foscolo anche nella fase 1798 -la figura del Diogene Wie-
chiaro che il passo del Socrate fu la base vicina di cui egli landiano poteva concorrere a rafforzare certe componenti
si servi 3° e che in questa vicinanza ad un testo settecente- della figura di Iacopo, come l'amore per la natura e per la
sco si può ulteriormente verificare la posizione del Foscolo sincerità assoluta, e la sua autodefinizione di singolarità e
1798, fortemente immerso nella cultura letteraria che im- magari di stravaganza rispetto al metro ironizzato di una
mediatamente lo precede e che piú originalmente assimi- società convenzionale, ipocrita, spietatamente utilitaristi-
lerà e supererà nello sviluppo cosí intenso negli anni che ca e bassamente ragionevole, che nelle «quarantacinque
intercorrono fra Ortis e Ortis. Osservazione che ricondur- lettere» si precisano soprattutto nella negativa esperienza
rebbe, fuori dell'ambito di questa parziale ricerca, a tutta dell”ambiente padovano e dell'incontro di Iacopo con la
una dinamica ricostruzione del passaggio fra Ortis bolo- coppia della donna amata da Olivo e del suo marito: in
gnese e Ortis milanese non tanto, o non solo, in un con- una situazione assai vicina, in termini generali, a quella
fronto isolato dei due testi (e ad un semplice studio di sti- di Diogene nella società con cui viene a polemico contatto
le) quanto in un integrale studio della densa spirale fosco- e quindi collegata alla scena di seduzione della lettera
liana che passa attraverso l*Ode del 18oo, il Sesto tomo XVII. Cosi consuona con la figura di Diogene «singolare»
dell"io, i sonetti minori, il carteggio Arese e l'intreccio in- e «singolarista», quale appare ai signori e alle signore del
separabile di esperienze politiche, sentimentali, filosofi- bel mondo corinzio, la definizione che Iacopo dà di se stes-
che, letterarie che confluiscono nello sviluppo della poe- so in rapporto alla considerazione che possono avere di lui
tica e della poesia foscoliana di quegli anni. i benpensanti come « uomo singolare e stravagante fors'an-
che » (nella postilla alla lettera XVII). E (nella lettera Xviii)
Si potrà infine osservare, senza voler estendere la ricer- la contrapposizione di se stesso che ha «la generosità o di
ca allindividuazione di troppo minute tracce vvielandiane pure la sfrontatezza di presentarsi nudo, e quasi come la
e senza voler forzare eccessivamente liimportanza della natura lo ha fatto » e della « turba cerimoniosa e maligna»
lettura foscoliana del Socrate delirante, che suggestioni ed consuona con varie autodefinizioni di Diogene e con la
elementi di stimolo e di appoggio derivati dal romanzetto fondamentale impostazione di contrasto fra questo e la so-
del Wieland appaiono anche nel rapporto tra la figura e cietà filistea.
certi atteggiamenti di Diogene e la figura e atteggiamenti Impostazione Wielandiana che con l'elogio della «po-
vertà-ir1dipendenza›› e della schiettezza e umanità di chi
non possiede e con l'inerente attacco ai ricchi egoisti e di-
Wielarid (insieme a Luciano, Fielding, lšavle, Voltaire, Cré_bill_on,
ton, Orazio, Ariosto, Cervantes`«'e mo1t_1 altri ») 1n_ quella Crtatzo credztalzs sumani, viene ad alimentare, in modi tanto piú ironici e
che l'Atberia'ara (1799, II) getto in faccia al vepchio poeta. _ _ sottili rispetto allo slancio foscoliano apertamente sdegno-
33 Cadono cosí parecchie delle ipotesi del citato articolo del Raimondi. so il, quella direzione di denuncia e protesta di Iacopo con-
Donde anche un generale avvertimento di cautela in certe_ricercl-ie che a
volte finiscono per presupporre nei poeti studiati un'attenz1one-mmuziosa
e una riserva indeterrninata di immagini e temi della letteratura precedente
(trasformata a volte in una specie di assoluto vocabolario tematico-stilo * Si legga, ad esempio, la p. 39 del Socrate delirante in cui allo sdegno
stico) che è spesso piú del critico che non del poeta stesso. succede in Diogene una ironica compassione per i ricchi: «Li compiansi,
IL << SOCRATE DELIRANTE >> E L' << ORTIS ›> 141
I4O UGO FOSCOLO STORIA E POESIA
zio 36, mi par da sottolineare il fatto che comunque quella
tro l'egoismo e Pinsensibilità dei ricchi e dei fortunati, che
complessa figura di saggio e specie la sua caratteristica di
andrebbe meglio misurata nella diagnosi dell°Ortz's tutt'al-
«cosmopolita» poterono alimentarsi anche della sugge-
tro che privo appunto di elementi di denuncia e protesta
stione del Diogene del romanzetto vvielandiario cosí pre-
anche sociale che trovan poi svolgimento tanto piú ampio
sente, come abbiamo visto, al Foscolo di quegli anni.
e appassionato nell'Ortis milanese: in una direzione che
Il Diogene del Socrate delirante era infatti portavoce
non ha sbocco preciso, ma che concorre a muovere piú
esemplare del tema del Weltbürger, del cittadino del
drammaticamente la situazione pessimistica ortisiana, a
mondo, del cosmopolita, che è poi tema centrale della at-
far dell'O†~tz'.v un libro anche di protesta e di crisi irrequie-
tiva meditazione wielandíana 37 e costituisce uno dei carat-
tamente articolata in forma di esperienza e di sofferenza
teri fondamentali della saggezza diogenea-illuministica nel
personale e storica, in uno sviluppo di vicende ed espe-
romanzetto del Wieland. In questo molteplici sono le di-
rienze delusive e di inerente approfondimento di conclu-
chiarazioni di fede cosmopolitica del protagonista, il quale
sioni pessimistiche sempre piú profondamente accordati
a chi gli oppone che Sinope, la sua << patria ››, ha un diritto
nell°O†°tz'.s' milanese. In tal direzione il Diogene wielandia-
di preferenza ai suoi servigi, risponde:
no portava al giovane Foscolo, in una posizione di rafforzo
e di sottile ripensamento di motivi rousseauiani, fermenti Lo stesso appunto che Babilonia e Cartagine. Tostoché
critici e polemici illuministici e preromantici. la Natura volle già ch'io fossi partorito, bisognava ch'io lo
Mentre poi la figura di quel Diogene vero saggio << biz- fossi in qualche luogo; il luogo stesso poi ne rimase indif-
zarro sí, ma fine e decente derisore delle umane scioc- ferente;
chezze», quel Diogene «il quale non è poi tanto pazzo e definisce il cosmopolita:
quanto i signori e le signore del Craneo si compiacciono di
inferire da qualche tratto del suo modo di parlare» 35, e un uomo come me - il quale senz°essere in una corrispon-
dunque solo per giudizio convenzionale e filisteo pazzo denza speciale con quale si sia società particolare, riguarda
la terra intera per sua patria, e tutte le creattue della sua
e misantropo, sarà ben stato presente, come incarnazione
specie senza riguardo alle difierenze accidentali, che forma-
piú moderna (e ricca di riferimenti moderni) di una sag- no tra loro la situazione, il clima, il modo di vivere, il lin-
gezza eterna nel dialogo difficile fra cuore e intelletto, nel-
la creazione del personaggio di Diogene del Sesto tomo
dellüio. * Le note tesi del Fubini e del Goffis. Comunque si puo osservare che
alla eventuale intera accettazione della tesi del Fubini osta particolarmente
Che, senza entrare qui nella discussione sul preciso ri- proprio la difficoltà di attribuire al Lomonaco la persuasione cosmopolitica.
ferimento del Diogene foscoliano ad un personaggio sto- il L'esaltazione del cosmopolitismo da parte di Diogene si precisa poi
nel secondo libro degli Abderiten, con l'Orden der Koraaopoiitea, come
rico, il Lomonaco, o sulla sua simbolizzazione del filosofo aristocratica élite di spiriti liberi e nella tarda versione massonica della co-
cinico specie attraverso il ritratto fattone da Diogene Laer- smopolitica élite di spiriti liberi e illuministicamente saggi, consapevoli
della stoltezza dei piú, avversi alla tirannia e al fanatismo << repubblicano»,
disposti a collaborare fra loro per il bene generale (come ulteriormente si
chiarisce nel Gebeimais des Kosmopolitenordens): versione rnassonica
conciossiaché quello appunto che dovrebbe renderli felici, li rende insen- svolta poi nella complessa figura del Freimaurer-Weltbürger-Tbeopošãtz
sibili al divino piacere di far del bene, Povera gente! hanno tanti bisogni! a ein Mitglied der allumfassenden Stadt Gottes, in vvelcher Sonnen und
i loro sensi, la loro fantasia, le loro bizzarrie, i loro comodi, la loro vanità, Welten nur einzelne Wohnungen, und die zahllosen Classen und Gesch-
trovano tanto da pretendere da loro, che nulla avanza ad essi per le preten- lechter aller, mit Vernunft und Freiheit begabter Wesen, nur ebenso viele
sioni clell'umanità››. einzelne Familien ausmachen, die durch ein etvig uirtvandelbares Grund-
35 Socrate delirante cit., pp. :WI e ra. E un'eco di tali definizioni po- gesetz in Ein reinharmonisches Ganzes vereinigt sind ››. Foscolo invece,
trebbe avvertirsi in quanto si dice di Diogene (<< buon vecchio» come è det- come Alfieri, fu insieme anticosmopolita e non massone (v. lettera a M.
to da Alessandro nel Socrate, p. 17:5) nel Sesto tomo delfio (in Prose varie Bignami, Ep., III, pp. 3-4), anche se Alfieri fu da giovane massone, ma
dfiarte, a cura di M. Fubini, p. 9): << il quale non è poi, come si pretende, poi abbandono la massoneria e la aggredí violentemente nelle Satira.
1'uorno il piú villano del mondo».
I42 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA IL << SOCRATE DELIRANTE >> E L' << ORTIS >> I43

guaggio, i costumi, la polizia, e gli interessi privati, per suoi E forse nello sviuppo della meditazione foscoliana sul
concittadini o piuttosto per suoi fratelli “_ cosmopolitismo poteron esser nuovi termini di discussio-
Che sembrano un po' le ragioni, Pillustrazione della ve- ne, nuovi stimoli a reagire al tema settecentesco (che pro-
rità e della saggezza del cosmopolitismo e che nel fram- prio Wielaiid aveva contribuito, nei suoi romanzi archeo-
mento del Setto tomo clell'z'o vengono presupposte e a cui
logico-filosofici 4°, a rafforzare, nella loro urgenza moderna,
Lorenzo reagisce con la sua sconsolata amarezza, con il con Pesemplarità della filosofia classica e proprio degli au-
consenso della mente ed il dissenso del cuore, in una posi- tori piú anticonvenzíonali e assimilabili alla dimensione
zione cosí profondamente foscoliana (del Foscolo meno razionalnaturale settecentesca) altre pagine vrielandiane,
eloquente e piú intimo) che ritornerà tante volte a presen- lette dopo l'Ortz°s, come almen quelle dell'Arz'stz'ppo (pub-
tarsi con diverse accentuazioni e sfumature: come nelle blicato nel :t8o:t e tradotto in italiano dall”Arcontini nel
bellissime lettere del 1813-I4 quando la decisione dell'e- 1809, dopo una traduzione francese del Coiflier del 1802)”
silio per amor di patria (e prima la decisione di rientrare in cui il protagonista afferma:
nell'esercito del regno italico) matura nel clima profondo Ella mi fé [la Natura] per essere uomo, non cittadino, ma
e malinconico di un dissenso fra la ragione (fra scettico- perché io fossi uomo, da qualcuno era ben forza che io aves-
egoistica e cosmopolitica) e il cuore e l”an_imo che non pos- si ad esser generato, e in qualche luogo doveva io esser_ na-
sono rinunciare alla passione patriottica, al fascino della to. Volle il destino che ciò accadesse a Cirene e d'un citta-
Dulcinea-Italia 3°. dino cireneo... Per ciò che spetta a me stesso personalmente
Il ricordo delle pagine Wielandiane con la giustificazio- io contemplo la mia umanità o (ciò chfè lo stesso) la mia
condizione di cosmopolita, come il mio massimo, il mio
ne del cosmopolitismo come saggezza e con l'appoggio di tutto Q.
tutta una posizione illuministica che appunto in quel li-
bro trovava un'esplicazione, cosi viva e svolta informa di E il Foscolo in una lettera del 19 ottobre 1813 al Gio-
esperienza e di modo di vita, dove pur confluire nella me- vio:
ditazione foscoliana e nell”abbozzo della complessa figura Se non che non ho mai potuto fra gli elementi che la
del suo interlocutore e consigliere non seguito. Cosi come compongono [la forza d'animo] mescolarvi neppure un uni-
in generale la figura del Diogene vvielandiano dové ben ca dramma di filosofia cosmopolitica. Aristippo diceva: nes-
entrare, anche se con minor forza, fra gli ideali riferimenti suna terra m”e patria; Socrate meglio: ogni terra m e patria;
di figure di saggezza e di equilibrio a cui il Foscolo guardò ma il meglio e nelle nude parole. Per nie mi credo creato
nel suo complesso contrasto fra passione e ragione. abitatore d'-un solo spazio di terra e concittadino di un nu-
mero determinato d'a1tri mortali; e s'io non ho patria, 1'a-
3” Socrate delirante cit., p. 122.
nima mia cade avvilita “_
39 Fra sottolineature amare della sostanza illusoria della passione di pa-
tria (<<l'amore e la patria, illusioni purtroppo come tutte le umane cose... ››
al Fabre, Ep., V, p. I4) sua «Dulcinea» (v. lettera al Trechi, ibid., IV, 4° A proposito del carattere «archeologico» di _que_sti il Sengle (Wie-
p. 408) e piú decise affermazioni della sua fede nella patria come prima gmd E-;11;_, p_ 479) üggerva giustamente che i romanzi ¬v.fieland1-°1f{-1_(e Specie
condizione di vita dell'uorno libero (a Chi non ha patria, secondo me, non quelli della gioventu e maturita) mal si possono ridurre a semp ici romanzi
ha nulla sulla terra» alla D'Albanv, iöid., V, p. 132), piú volte torna a «antiquari ››, alimentati come sono da un impegno ideologico e corrispon-
precisarsi il rifiuto o Pínipossibilità della posizione cosmopolitica, come denti a precisi momenti dell'esperienza personale-sociale dello scrittore
posizione di saggezza indifferente ed egoistica: << Non posso indurnii allo tedesco. _ _
stato d'indifierente cosmopolita» al Trechi (ibid., W, p. 568); << Solo non *" E, come già dissi, già conosciuto dal Cesarotti nel rlßoz (e dunque
mi bastò il cuore di farmi cosmopolita; ed ho ambito al titolo di cittadino, tanto piú faci_lmerite_ noto anche al Foscolo, ancora in quell epoca assai at-
e mi sono obbligato ad un governo perché in esso io vedeva urfombra di tento alle indicazioni cesarottiana).
patria dalla quale io sperava un di o l'altro una patria onorata c reale... ›› il Aristippo, trad. it., Padova r8o9-ro, vol. I, pp. zoz-4.
alla D'Albany (z'bid., V, p. 50). 'H Eir-'-,1V,r›.395-
144 UGO Foscoto s'1¬oRIA E Poesia IL « socairrn nzLi1iaNra›› E L'«oa'i¬is » 145
Ed anche a questo proposito, non volendo identificare questa ricerca piú legittimamente ricondurrebbe ad una
certo l'Aristippo qui accennato solo con il personaggio vasta ed unitaria ricostruzione della cultura foscoliana al-
vvielandiano `", si potrà però dite che la nuova presenta- l'altezza dell°Ortis 1798 e quindi naturalmente (al di là
zione dei filosofi antichi cosmopolitici fatta dal Vllieland dei vecchi studi di fonti) alla identificazione della poetica
dava ai riferimenti foscoliani una nuova giustificazione, (e dei suoi limiti di chiarezza e profondità) che presiede
entro una dimensione di discussione antico-moderna, il alla costruzione del romanzo interrotto. Questa ricerca
cui termine piú vivo ed attivo era quello rappresentato parziale porta comunque a confermare la ricchezza e la di-
dalla versione moderna, illuministica del cosmopolitismo, mensione soprattutto contemporanea delle giovanili let-
con cui piu sostanzialmente il Foscolo discuteva e pole- ture foscoliane, il vivo rapporto del Foscolo del primo
mizzava. Ortis con la letteratura settecentesca, specie nella zona
avanzata fra illuininismo, preromanticismo e neoclassici-
In cioiiclusione se ho creduto opportuno indicare anche smo, rispetto alla quale (e non si dice qui come collegata
possibili riflessi del Socrate delirante (e, piú tardi, del- con tutta una lunga esperienza già utilizzata nell'opera del-
lf-lrzstzppo soprattutto nella äezione della discussione Padolescente) il primo Ortis precisa, a parte ogni altra
sul cosmopolitismo) nell'opera foscoliana anche fuori del considerazione particolare già fatta, il suo aspetto di li-
primo Ortis (e naturalmente ho avuto presente, ma senza bro estremamente «contemporaneo ››, delineatosi nella sua
esito apprezzabile, tutte le opere vrielandiane che furono prepotente spinta personale attraverso un vivo e comples-
tradotte in italiano e in francese e che quindi il Foscolo so impegno nel proprio tempo culturale, filosofico, lette-
avrebbe potuto leggere), rimane evidente che Wieland fu rario. Anche se poi di fronte all'Ortz's I Soa, tanto piú per-
per_il Foscolo soprattutto urfesperienza limitata al Socrate sonalmente sicuro e originale e ricco di nuove congeniali
delzraate in relazione al primo Ortis, e che questa fruttò esperienze, piú forti e palesi nelle «quarantacinque lette-
alcune precise utilizzazioni in forma di inserimento quasi re» sono le tracce di una assimilazione ancora non ben fil-
materiale o di appoggio di uno schema di scena nell”Ortz's trata e interamente personalizzata (e a volte un po” fretto-
I 79 8, in cui piú generalmente certi elementi del romanzet- losa) cosí come in genere i motivi ortisíani originali piú
to vvielandiano (tema dell”anima bella, satira e denuncia profondi vi sono ancora involti e spesso attenuati da una
ironica della società filistea e frivola, gusto patetico del intonazione meno sicura, piú idillico-elegiaca, piú senti-
paesaggio in forme piú rococò) e una generale lezione di mentale o piú letteraria.
tecnica narrativa, vennero poi a confluire, con diversa Con-
sistenza e autonomia, nella complessa genesi della prima (1969)-
e interrotta redazione ortisiana, insieme a molte altre sug-
gestioni e offerte della letteratura settecentesca 45. Sicché seaa, Torino 1941), del GDFFIS (Il sesto tomo e la formazione letteraria del
Foscolo cit.) e, per piú generali rapporti e utilizzazioni critiche, la Lettura
deil'Ortir (Milano 1947) del FUBINI.
'" Comunque nell'Aristippo vrielandiano si svolge una lunga discus-
sione fra Socrate e Aristippo sul tema patria-cosmopoli (v. I pp. r94-2o4-
VII, p. 57) in cui i due filosofi assumono e svolgono posizioni ben distinte
e che potevano fortemente interessate il Foscolo. Una definizione polemica
C11 Dlçiåfillfi C11 Slliope come cosmopolita si trova nel Voyage da ƒearze Ana-
cbarrzs del Barthelemy che (cito dalla versione italiana del 1794, Venezia
II, P. 24_6)_aíIerrna: «Diogene - detto da Platone Socrate delirante - chai-
van4t5avasi cittadino dell°universo e che non sa esserlo della sua patria».
Saranno naturalmente da calcolare fra gli altri particolarmente in tal
senso, e per tutta la zona ortisiana, gli studi del BUTTASSO (Foscolo e Rous-
i.'«a]ace» nei 1=oscoLo 147
V. processo di sviluppo della personalità e della poesia fosco-
L'Ajace del Foscolo liana, conduce a riconsiderare piú dialetticamente e uni-
tariamente Pestrinsecazione tragediografica del Foscolo
come caratterizzata, in sede generale, da una necessità
di espressione esplicitamente e tecnicamente drammati-
ca di momenti e di elementi particolarmente pessimistici
dell*animo e dell'esperienza foscoliana (l'Ortis è poi qual-
cosa di piú complesso e di piú vario sia per la ricca presen-
za di elementi positivi capovolti nel dramma del suicidio,
ma pronti ad esplodere in altra direzione, sia per la sua
intenzione di romanzo moderno, sia per la condizione
La recente edizione critica delle tragedie curata dal spesso prelirica della sua prosa) in alcune fasi decisive del-
Bezzola I suggerirà, penso, nuove letture e nuove osserva- l'arco di sviluppo e della spirale della personalità fosco-
zioni su questo aspetto meno considerato dell”attività fo- liana. Quando la forma tradizionale della tragedia si pre-
scoliana, e pure, a ben guardare, assai considerevole sia sentava al poeta come la piú atta a raccogliere una situa-
per la funzione che i tentativi tragici hanno nello sviluppo zione espressiva non riconducibile alle forme della lirica
della personalità del poeta, sia per una distinzione dei ri- 0 della prosa narrativa e autobiografica, bisognosa di azio-
sultati e del significato delle varie tragedie: distinzione ne esplicita e di esplicite voci di personaggi, di scontro e
che porta chiaramente a porre in forte rilievo la profon- dinamismo scenico, e di contrasto piú aperto rispetto al
dità e la ricchezza poetica dell'A,iace. E si tratta di due ele- semplice «chiaroscuro» lnico che pur recuperava nella
menti di studio poco approfonditi dalla critica foscoliana sua intima complessità un elemento di contrasto dramma-
che tradizionalmente ha puntato o direttamente sulla li- tico e lo realizzava in una poesia che è sempre per sua na-
nea lirica o sul rapporto fra la lirica e la prosa ortisiana (e tura lontanissima dalla distensione idillica, dal puro ritmo
piú recentemente sul suo rapporto con la prosa e la posi- della rimembranza o dall'impeto puramente positivo e cli-
zione didimea) relegando Pesperienza tragica in una spe- tirambico (e ciò, sia detto fra parentesi, sin nelle Grazie
cie di intervallo meno sensibile ed autentico, in una zona che guadagnano molto dall'essere considerate piú profon-
di esercizio piú intenzionale legato magari alla forte sug- damente nella loro molla segreta di ritmo chiaroscurale
gestione alfieriana recuperata piú fruttuosamente nell”Or- che regge in realtà la presenza piú sicura della poesia di
tis 1802, considerato, secondo le pagine del Fubini, come fronte ai rischi del descrittivismo o del compiacimento
la vera tragedia alfieriana del Foscolo 2. didascalico-illustrativo).
Orbene una ricostruzione storico-critica di tipo dinami- Si vedrebbe cosí come il Tieste sia il necessario avvio
co, quale mi permise già di precisare sinteticamente la po- dell'Ortis, la prova piú immatura ed esasperata e mono-
sizione e il significato particolari della Ricciarda entro il tona di una drammaticità e di una crisi che recuperando la
periodo fiorentino di formazione delle Grazie 3, e quale spinta piú convulsa e caotica delle «odi del conio dell'au-
considero necessaria a meglio intendere tutto l'intenso tore» incarnava Falfierismo del Foscolo in una posizione
estremistica di autodistruzione clei personaggi e dell”azio-
1 U. 1=~'oscoLo, Tragedia e poesie zaiaori, a cura di G. Bezzola, Ed. Naz., ne e tentava la trasposizione nel mito antico, e nelle forme
vol. II, Firenze r96:t.
2 M. FUBINI, Lettura dell'Ortis, Milano 1947, p. zi. tragiche, dei propri elementi esuberanti di dramma dei va-
3 Cfr. il mio saggio Vita e poesia del Foscolo nel periodo fiorentino lori e delle passioni (libertà e amore) che non riescono ad
1812-I3 [ora in questo volume]. affermare la loro intensità se non nella sconfitta e nella
143 Uso roscoto sroaia E Poesia L'<<a1acn›› DEL r-'oscoto 149
morte. Crisi che si precisa, si articola, si storicizza e pre- liano e la implicita gara con Schiller) ", le tragedie impli-
para la vita di valori positivi nel complesso lavoro del- cano non solo un valore evidente, ma da meglio studiarsi,
l'Ortis e della enorme esperienza che esso inipllca nel S110 per la formazione e lo sviluppo del verso foscoliano (si ri-
ambito fra 1798 e 18o2 (prima od_ß_› Süflettl ,11lU101`1› Semi' cordino_gli accenni già fatti in tal senso per il Tieste dal
tomo, Carteggio Arese, prose politiche del 93-99 ff Ofaj Carter) °, ma soprattutto una loro necessità d'espressione
zione a Napoleone Bonaparte). E dunque momento piú apertamente drammatica in momenti decisivi della
esplosione tragica allo stato puro con tutto quello di piu spirale foscoliana e in rapporto con momenti di maggiore
abbozzato ed ingenuo e libresco che essa comporta, ma risoluzione lirica che in quella espressione trovava appog-
cosí essenziale nella sutura fra l'Ortis_e la prima esperien- gio, avvio, base di risonanza e di superamento fecondo.
za giovanile che aveva cercato espressione nelle forme liri- Mentre, d'altra parte, sul piano della considerazione
che o romanzesche-elegiache ed ora si concentrava e cer- della realtà estetica delle tragedie, è chiaro che il Tieste e
cava congeniale forma drammatica al fondo drammatico la Ricciarda rivelano tanto piú Pimmaturità e la funziona-
di quella crisi. _ lità di queste opere piú approssimative e incerte, ozttráes
Si vedrebbe cosí anche come la Ricczarda, secondo quan- e mancanti di centri poetici precisi al di là della loro fun-
to ho detto nel saggio sopra ricordato, sia il necessario zione indicata di esasperata tensione drammatica (oltreché
momento di espressione e di scarico una dra_inmat1C1t2l una generale insufficienza della capacità teatrale del Fo-
troppo facilmente elusa nell”iniz1ale impostazione delle scolo). Donde il carattere del Tieste quale centone alfieria-
Grazie, drammaticità che solo dopo la sua piu convulsa no e caotico accumulo di temi di orrore (e le parole che vi
estrinsecazione, poté essere riassorbita nelle forme piu campeggiano e corrispondono ad un clima frenetico truce
convenienti di una base drammatico-elegiaca nelladialet- e disperato, sono notte, morte, sangue e pianto), e il falli-
tica armonia-dissonanza del grande poema incompiuto. Il mento della Ricciarda che, pure in una articolazione piú
quale altrimenti (a stare al tono anche della esperienza vi- esperta e in una certa sua forza romantica di espansione
tale dell'agosto 18 12) sarebbe stato forse condotto piu sul anche nel linguaggio, si risolve in una convulsa prova di
piano della «melodia pittrice» e di un'evasione dalle « cu- urgenza drammatica, priva di un saldo fantasma centrale,
re ›› che non nella direzione della sua intera poetica del- di un contrasto preciso e dinamico (poco produttivo e il
l°<-:arcana armoniosa melodia pittrice» e nel raccordo fra
il sentimento dolente degli istinti laceratori degli uomini “' Cfr. la lettera allo Schulthesius (27 agosto 1812, Ep., IV, p. 114) in
e l'aspirazione all°armonia e all”espressione di quei valorl cui il Foscolo dice: «Leggo tradotte alcune tragedie e la Storia dei Trea-
t'aaai di Schiller: e benché tradotte, mi invogliano a vedere se non altro
consolatori e superiori della compassione, del pudore, del- la tomba di si generoso scrittore» e poi (ibid., p. 143) ringraziava lo Schul-
la gentilezza che già albeggiano nella voce pura di Ricciar- thesius delle «due versioni dell'inno di Schiller». E l'Orelli afferma (cfr.
da; e già prima (e, come vedremo, la_base generale piu ibid., p. 112, nota 1) che il Foscolo «apprezza molto il nostro Schiller e
mi disse che lo annovera fra gli 8 o 9 massimi poeti di tutte le nazioni e di
profonda delle Grazie va ritrovata, prima che nell inter- tutti i tempi ». La Ricciarda corrisponde a una volontà di forma meno clas-
vallo convulso della Ricciarda, nella esperienza tragica del- sicistica come il Foscolo esplicitamente avverte in una lettera all'Albrizzi
(8 giugno 1813, iliid., p. 271): «vedrete che la Ricciarda non ha verso che
l'Aƒace) nella voce di Tecinessa. non sia schiettamente italiano, senza mistura alcuna, né abbellirnento di
E dunque, al di là delle esigenze del letteratoe dello modi greci e latini». E del resto si ricordi che nell'abbozzo di dedica delle
Grazie alla Albsnv (Terzo abbozzo, in Opere, vol. XII, a cura di G. Chia-
sperimentatore di forme letterarie (prima la piu ingenua rini, p. 3o7) il Foscolo parla di ima vaga intenzione di lasciare i miti clas-
volontà di provarsi nella tragedia e di combattere una bat- sici: «Forse un giorno in altri miei versi non torneranno le deità dei
gentili».
taglia a favore della nuova tragedia alfieriana nel suo va- 5 U. roscoio, Prosa e poesie, a cura di L. Carrer, Venezia 1842, p. xvi.
lore esemplare e nelle sue implicazioni etico-politiche; poi Anche se il Carter esagerò il carattere di armonia e di splendore della frase
poetica del Tieste di fronte allo stile alfieriano.
la nuova tensione a forme di teatro romantico classico ita-
150 Uoo Foscoro sroara E Poesia L' << AIACE >> DEL FOSCOLO Ij I

motivo patriottico-politico che mal vive nell'opposta elo- dell'Aƒace come << tragedia sbagliata ››, leggibile solo in pu-
quenza, pur significativa° di Averardo e GL1'ê§1f0) fram- ra e semplice chiave lirica per bellezza di squarci lirici a sé
mentandosi nel << satanismo ›› quasi byroniano di ,Guelfo E stanti, non è accettabile, perché un'intima forza di organi-
nel suo estremistico rifiuto di vita positiva (fra l odio fra- cità, un impianto di grandiosa drammaticità non mancano
terno, l'ansia di potere - Eteocle e Saul - e il sentimento a quesfopera, potente (anche se non realizzata in misura
dell'empietà dell'ordine delle cose e della Vita ) fi nella 1391" circolare perfetta e troppo complessa per una piú sicura
sura di «pietà» di Ricciarda che piú direttamente funzio- rappresentabilità teatrale) e cosí importante nel comples-
na come appoggio - nella scala delle sacerdotesse f0s_C0- so dell'opera foscoliana che non si può dire che conosca
liane - ai sentimenti grazíeschi della femminilità pudica, davvero il Foscolo chi non ne abbia inteso e valutato
gentile e altruistica. Ben diverso è il caso dell'A7ace in C111 l'Ajace.
lo spazio interno è tanto maggiore e la funzione generale
e lo sforzo peculiare dell'opera si commisurano con la di- Precisiamo anzitutto quell”elemento di attualità della
versa forza e complessità poetica. _ _ tragedia il cui grado è ben diverso da quelli del Tierra e
Non solo si ha Fimpressione che il Foscolo abbia medi- della Ricciarda (la piú profonda attualità si svolge vicino
tato quest°opera con ben altra profondità rispetto al Tze- a quelli nell'Om'r e nelle Grazie) e che fa deH'Aƒace anzi-
ste e alla Ricciarda, ma È: chiaro che qui la funzione gene- tutto un alto documento poetico di testimonianza, di espe-
rale del momento tragico si è incarnata in forme non ap- rienza e di sofferenza di un dato momento storico.
prossimative e di sfogo trovando un tema profondo e in- Come i Sepolcrz' erano databili 18o6 (non solo l'appli-
sieme attuale, storico e personalmente partecipato, e le- cazione dell”editto di Saint-Cloud, ma i riferimenti alla si-
gato con un preciso stadio del pensierofoscoliano e con tuazione dello stato vassallo del Regno Italico, al Nelson
alcune sue costanti fondamentali. E il risultato e ben di- ecc.) cosí l'Aƒace È: veramente opera del I 81 r, anno del su-
versamente alto e potente anche se la stessa tensione e la premo tentativo di Napoleone di imporre il suo dominio
ricchezza di elementi che vi confluiscono finirono per limi- a tutto il continente e addirittura al mondo 9, di trasfor-
tare in parte la possibilità di perfetta misura artistica e di mare la guerra contro la Russia (i cui preparativi erano in
sicura articolazione teatrale. _ atto sin dall*estate di quell'anno) non solo nel tentativo di
Sicché se è accettabile il rilievo del Donadoni - che ha eliminare l'alleato terrestre dell'Inghilterra, ma nell'asso-
ofierto alcuni degli scandagli piú profondi in quest opera luta implicazione degli stati vassalli e alleati (e specie della
foscoliana - circa la minaccia rappresentata dalle troppe
correnti che tendono lüëljace nei riguar_di_ della sua armo; Padova 15|6o, pp. 113-22. La liricità delle parlate è infatti essa stessa tutta
nica compiutezza, la piú recente definizione del Natali tesa dalla forza centrale delfimpianto drammatico e dall'intima dramma-
ticità del nucleo ideativo. Comunque il Natali ha giustamente sottolineato
la grande bellezza di varie parti della tragedia.
6 ' d ' due fratelli nemici (atto II scena III) si contrappone 9 Si ricordino non solo le esplicite allusioni alla campagna di Russia
con Fimportantissima distinzione della guerra di difesa e di offesa (specie
la pagiedncizlzggšgroå di Averardo per l'<< infelice, Italia» e la sua speranza nel brano del terzo inno, vv. 54 sgg.; ed. Chiarini: << Fu lor ventura che
di un suo migliore futuro (ae co' pochi magnannni trarremo lileini1g1o|lt:.nÈ Minerva allora | risaliva que' balzi, al bellicoso I Scita togliendo il nume
dubbi 1?*-*ll Pf@P°1 a fai-S1 ' -“°“ ma-SnidlcrlàiüopmiÈg1&z1lu'vÉaÉg1=1taia af- suo. Di stragi I sui cai-iuti, e di vergini rapire, I stolto! il trionfo profano
gllerrleri f1,I.tahaÈ*) al Iliçntito pesslmismü li uel O E ato realismo che in guerra l giusta il favore della Dea gli porse››), ma anche 1'in'ipetuoso
ta di -«vili signori e la D_11-1 V11 51121 Plfibfiß € C É, 11 d_5l-10 ¢'§a5PEå7mentO d,Ita_ abbrivo del grande passo de].l'abbandono della terra da parte di Minerva
e individualismo tirannico trova vana 1521 SPEIHHZH 1 HH 1“1S0I`ã_ 1 1 dell'inno III in cui Pallusione attuale, lungi dal costituire una turbatrice
lia e sol vergognoso per il presente il ricordo del passato glorioso (<< a g o- nota polemica (come appare al Fubini, cfr. Lettura della poesia foscoliana,
ri altrui I s lende a mostrarci abbiettia). _ Milano 1949, p. 136) è niente altro che la base necessaria di slancio del
a 7 La stesša divinità è concepita solo come vendetta: «In Dio che solo quadro supremo de11'Iperuranio e1'espressione altissima di sentimenti sto-
a vendicarsi regna» (atto V scena III v. ?4)_. _ _ rico-personali fatti profonda poesia.
8 G. NATALI, Come si làgge una :tragedia sbagliata, in Frorzde sparte,
I§2 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA L ' << AIACE >> DEL FOS COLO I53

confederazione renana) nella politica del proprio impero. e divisi da sette e di Ajace con un rappresentante idea-
Cosi il Foscolo rafligurava la politica di Agamennone, le, e probabilmente autobiografico 'Z' (ché tutta la dialettica
nell”Ajace, teso nelle parole di Ulisse 1° ad assoggettare i dell'/l,i.ace_ fra realismo_e generosa utopia è direttamente
popoli alleati: ricollegabrle a problemi del pensiero e dell'esperienza fo-
Già bisbigliar s'intende scoliana quel periodo), degli Italiani migliori presi fra
che il pugnar per 1'adultera e pretesto; l'ans1a di libertà e il timore della guerra interna e del-
che ad ardua guerra oltre l'F.geo raminghe la rlåcenša e di pleggioriddittlalture,_ sono berå recuperabili,
le Danae genti a te sommesse adeschi se a s orzo, ne a trage ia c e poi, come ve remo riman-
per usarle al tuo freno, e stender quindi da a tutta una meditazione storica, e a suo modo esisten-
lo scettro tuo sovra la Grecia. ziale, sulla situazione degli uomini e sul loro dramma po-
lirico.
E certo non è possibile non avvertire il riferimento ad
Non si tratta dunque di un dramma a chiave, ma di un
una situazione attuale e ai preparativi per la campagna di dramma' che ben riflette elementi del tempo “ nella sofler-
Russia (e allo sdegno per le guerre di conquista napoleo- ta esperienza che di questo faceva il poeta ricollegandolo
niche, poi cosí chiaro nelle Grazie) nei versi di Calcante “, al suo approfondito sentimento del dramma della politica
che poi il Foscolo riporto nella Lettera apologetica attri- e dei rapporti fra libertà e potere, e del dramma degli uo-
buendo loro il carattere di profezia ispirata e motivo pri-
mo del proprio allontanamento dal Regno Italico nel I 8 1 2. is E si- ricordino,
- -
<< Io nel 1812 ebbi a partirmi dal Regno, e starmi, co- quanto alla consapevolezza del Foscolo di. avere rm-
.
messo nellüfilƒace gli elementi piú profondi del suo animo e della sua sofie-
me ho narrato pur dianzi, sotto la guardia di uno de' Pro- renza attuale, le parole della lettera al_Ciciliani (26 luglio 1812, Ep., IV,
tei famosi de' Fouché e de' Savary, per i versi della tra- P- É53}¦ <<F='f1 Düter leggere il mio Aiace grecamente e magnanimamente
scritto: åron dico eloquentemente, perche ro non posso, se non dopo molto
gedia rappresentata fra gli apparecchi della spedizione in ìzempo, iscernere come mi abbia aiutato I ingegno; ma certo che ci È tutta
Moscovia. anima mia, e liberamente espressa, per quanto, anzi di piu di quanto com-
portano i tempi >›.
A traverso le folgori e la notte `Quanto alla presenza di letture di altre tragedie dello stesso soggetto si
puo solo osservare che l'accenno del Viglione (F. VIGLIONE, Sal teatro del
trassero tanta gioventú che giace Forcoip, Pisa 1904, pp. 33-35) c1rca_la lettura foscoliana dell'Aiax del De
per te in esule tomba, e per te solo Vitrv e assai incerto. Quanto all°A;ace sofocleo, Fopinione del Flori (E.
vive devota a morte... 1=LoIrI, Il .teatro di U. Foscolo, Bologna 1955, pp. 1:05, 109), che nega ogni
sua incidenza sulla tragedia foscoliana, va precisata e corretta in questo
senso: novita assoluta della tragedia foscoliana rispetto allo schema sofo-
e tornaron profezia di Cassandra ecc... ›› “_ cleo, suggestioni vaghe nella costruzione d_el personaggio di 'I'ecmessa e in
alcuni elementi _del suo dialogo con il marito (specie nel suo invito a lui a
cons_iderai_-e la situazione desolata in cui egli, con_ la sua morte, lascerebbe
Non occorrerà percio accettare le voci dei nemici del lei, il figlio, la vecchia madre) e piu chiari riflessi nella tensione suicida e
Foscolo che parlavano di una precisa chiave politica in cui nelle ultime parlate del protagonista (cfr. a p. 127: «Vado ove andar deg-
gio›>;; e_ Sofocle: <-: La intanto io vado I ove per me si cieca), soprattutto
leggere l'Ajace (Agamennone-Napoleone, Ulisse-Fouché, nell ultimo saluto al sole (cfr. sor=0cLE, Iragedie, ti-ad. I. Bellotti, Milano
Aiace-Moreau, e magari Calcante - Pio VII, Tecmessa - 1928, p. 18o: << O tu, di questo di splendida luce, l e tu, sole aurigante, io
Maria Luisa! ), ma è evidente che il riferimento generale v1 saluto... ›:›)
14 ' ° -
_ Del resto il Foscolo, mentre scriveva l'Aƒac_e, era ben consapevole
di Agamennone a Napoleone e della situazione del campo degli elementi che potevano rendere quella tragedia sospetta alle autorità
greco con la situazione degli Italiani vassalli di Napoleone sospettosissime del Regno Italico. Cfr. la lettera all'Albrizzi del 14 maggio
1811 (E.'p., III, p. 513): << Temo che non la lascino recitare, tanto È severa
1- - - - - . . . . _
1 inquisizione, e tanto si paventano le allusioni ad ogni vocabolo di patria
1° Atto I, scena rrr, vv. 142-47. e di re». E nella stessa lettera egli dice che passava << per repubblicano
11 Atto II, scena I, vv. 47-jo. ostin-ato, capo _d1 opposizione, inglese travestito da italiano e quasi vessil-
12 In U. FOSCOLO, Opere, V, p. 531. lifero della legione dell anarchia».
154 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA L'<<aJacn›› DEL Fos coro 155
mini nati a «ingannare ed a tremar», nati ad «amarsi e chi in obbedir trova sua pace? Or mentre
trucidarsi». _ __ _ è dubbio il danno, un regnator che tante
schiere corregge da gran tempo, e a cui
Sempre piú appassionato alla sorte dell'Italia , Fo- la maestà del sommo imperio i cieli
scolo sempre piú avvertiva in questo periodo la tragica si- diero e la forza, affronterai? Se cadi,
tuazione degli Italiani migliori che stavano, come dirà nel- piú poderoso infìerirà. Ma intriso
la tragedia, «fra giogo e libertà perplessi:-> e che no__n po- di cittadina strage, ove tu vinca,
tendo augurarsi la vittoria dei nemici di Napoleone 1 , non vincer dei poscia la licenza e il volgo. -
potevano neppure piú desiderare dal profondo 1 successi Ahi burrascosa libertà, deh come
imperialisrici di questo che avrebbero ulteriormente riba- spesso l'anime eccelse a disperato
dire le catene degli stati vassali, né potevano sperare nelle furor srrascini!
<< sette» e in rivolgimenti che potevano condurre a nuova Nel Foscolo era venuto crescendo un realismo sempre
licenza (il terrore o Fanarchia della Cisalpina) e a nuo- piú disilluso, tra fatalistico e insieme amaramente orgo-
ve peggiori dirrarure assolute. _ glioso della propria consapevolezza, espresso fortemente
Donde il senso angoscioso della <-:burrascosa hbe_rtà›› già nella fondamentale orazione pavese del 18o9 Suliiori-
agognara e temuta, che si esprime nelle fondamentali pa- gine e sui limiti della giustizia, che, al di là dell'impeto po-
role di Calcante ad Ajace: parole in cui (entro la particola- sitivo piú sepolcriano dell'orazione inaugurale, intendeva
re sfaccertatura della prospettiva del sacerdote 17) si espri- rappresentare una diagnosi ferma e lucida della natura de-
me insieme il dubbio della legittimità dell'azione liberatri- gli uomini e della loro società (la giustizia è basata sulla
ce nei confronti di chi trova << sua pace ›› nell'obbedire: forza e non esiste <<l'equità naturale ››; << tutto quello che È:
Ma e quando amino giogo deve essere; e se non dovesse essere, non sarebbes) H.
qual Dio, qual legge ti dà il dritto a sciorre E questo realismo sosteneva, negli anni fra i Sepoicri e
le Grazie, una nuova e piú intensa ripresa del pessimismo
15 Si ricordi come negli anni delle Grazie il Foscolo rappresentò Didi- foscoliano i cui fondamenti realistici sono piú volte, e in
mo quale anticosmopolita ed anzi (mentre il protagonista del ._S`e.rto tomo
non poteva farsi persuadere dalla lezione cosmopolit_1ca dë Diogene, ma varie direzioni, ribaditi nelle importantissime lettere al
confi ava la sua situazione in proposito come una otra ra cuore e ra- Giovio 19 e che si avvalora anche nel nuovo studio del pen-
gionv.=:gi)[l1-Jidimo << si rizzava senz'a1tro se taluno (com'og_g1_ SW-11821) Pf0f€5SflVflS1
cosmopolita» (Proi__r_=:_ varie _d'ari°_e, a cura_d1 M.___Fubr_pi, F__:_1r_e_nze I9_g-
183). Nelle lettere i questi anni spesso ritorna mo ivo e a sua -
ne nazioiiiale-11ni___'t__ar_~i_'___:ä___ lettera al_Grašss1,_2_8__gemiait:;_ 1_8_11I(_l__-i__1_I›__:_í __É__l__Ãl_Ã_[_,
IH
Cfr. Opere, Ed. Naz., VII, Firenze 1933, pp. 169, 172, 179. Ma nel-
p. 493); ettera rizzi, 23 maggio 1 ro r r ., p. 3 9_ «_ _ _- la conclusione delliorazione vanno ricordate e Faffermazione clell'esistenza
cirradini si accorgeranno ch'icí parlo per l'amore de]l'Italia di cui vo di- di «due forze che compensano tutte le tendenze guerriero ed usurpatrici
ventando sempre piú martire ›› . _ _ _ deIl'uomo: la compassione ed il pudore, forze educare dalla società ed ali-
1° Cfr. lettera a G. B. __(_ì}_iovio, 22 ap_r11e Ißåa lfååd-, P- I_39)= «La ê;_U<_2_f__;_ mentate dalla gratitudine e dalla stima reciproca» (p. 184) e la persuasione
ra arde fi-atranto vicino e mie messi- e a ir e_ vero io non am di aver fondato su opinioni realistiche un'esperienza e un criterio di con-
con la ragione né c_ol cuore_gli Austr_iaci››. La corrispondenza çon lai Alba- dotta piú solidi e validi per una società piú coraggiosa e civile (p. 185).
nv nel '14 sara co_s_i____impeãniata _sul di_ssen_so fra la_contessa_____aåär__r___1_t_tp_p 1” Le lettere al Giovio costituiscono un capitolo di singolare bellezza e
e filoaustriaca e ' osco o anrinapo eonico, ma insieme - importanza nell'epistolario foscoliano e, negli anni fra i Sepoicrt' e lfldƒace,
striaci e al ritorno del vecchio ordine. _ _ _ _ _ soprattutto dal 1807 al 1811, rappresentano una fonte essenziale per la co-
il Come vedremo poi, nella ricchezza di pp__pspfítrr_vp_ dei ñ1r1g_<_J11_ PHISQ- noscenza del vivo pensiero foscoliano, dei suoi problemi e delle sue solu-
naggi. Calcante ha anche un elemento sacer_ ora e e e ne a ivrna ori- zioni circa la vita e la morte, la politica e la morale, in una discussione
gine dei troni. D'altra parte nelle prime mrenzioni del Foscolo non_manca- leale e afiettuosa con un uomo cosí diverso, ma aperto e onesto. Importan-
va persino quella di sviluppare (nella voce di Aafll_"I1FD_1'10fl¢) 11 fl}0'fi1V0 del* tissirne soprattutto circa il problema religioso e filosofico (cfr. le lettere
la scelleratezza dei sacp_rc1_or1 (cfr._App-parte I_aE›rr::_r:zfiš, 1n_I'›_'¢g«€_:_J_«É_¢_;__¢;_gã_~'-;-È:-_ del r8o9: Ep., III, PP. 4r-42, 82-83, 145 sgg., 183, 481-82, 536) e gli ine-
minori cit., p. 211: « oi stessi osre origine e _ irre ig on renti temi della noia (iš›z`d., II, pp. 474-75), delle rimembranze e delle illu-
i regi e i popolrquali innumerevoli infamrta d'ogn1 genere furon commes- sioni (iôid., III, p. 13), della realtà ferrea delle cose (t`.š›z'd., pp. 174-75),
se in nome degli dei ››). della disprezzanrropia (z'bz`d., p. 3oo).
Ij6 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA L=<<aJacE›> DEL 1=oscoLo 157
siero machiavellico e, biograficamente, nella nuova veri- none e della sua solitudine di tiranno (la solitudine del po-
fica della piccolezza e bassezza degli uomini e dei letterati tere assoluto) e quella di tutta la tragedia nel suo nodo
con cui il Foscolo si scontro (miseri e poveri Ulissi in di- politico-esistenziale:
ciottesimo) nella << eunucomachia» di questi tristi anni mi-
Piú forte
lanesi. Verifica che, d°altra parte, riconduce allo sviluppo e piú esecrato, e piú infelice io sono.
crescente della sua concezione morale e antiletteratia della
letteratura, dall'Orazione inaugurale e dalle lezioni sulla Mentre Paflermazione dello stesso Agamennone sul de-
morale letteraria in poi (con dietro le fulminanti invettive stino degli uomini nati «a ingannare ed a tremar» W pre-
della Chioma contro i grammatici << anime di cimici >›). lude alla piú intensa e disperata diagnosi di Ajace (<< o uo-
Aspetti vari, ma concorrenti in un momento essenziale mini nati ad amarvi e trucidarvi››) nella suprema e subli-
della spirale foscoliana in cui realismo e pessimismo si in- me parlata di questo quando egli decide il suicidio e con-
contrano, cosí approfonditi, con un intenso bisogno di ma- clude con un esasperato rifiuto della vita il cui orrore e
gnanimità, di essenzialità e di armonia già ailiorante so- ribadito con una tensione piú compatta e matura delle con-
prattutto nella voce di Calcante e Tecmessa, nell'esercizio simili espressioni ortisiane:
interiore e non solo stilistico delle versioni omeriche, e che Ajace, fuggi
cercava via di piú sicura espressione verso la direzione da ove piú non vedrai né traditori
cui nasceranno fra poco le Grazie. né tiranni né vili ; ove imitarli
Ma, ripeto, sentimento e aspirazione di armonia, di va- piú non dovrai né calunniar chi forse
lori fondatori di una realtà superiore non avrebbero avuto or per te more. - O uomini infelici
la loro profonda ragion d'essere se - ed è qui soprattut- nati ad amarvi e trucidarvi, addio!
to la piú profonda presenza dellüålƒace - il rinnovato mo- O Salamina patria mia, paterne
are, da me non profanate mai,
mento realistico-pessímistico non fosse intervenuto a so-
campi difesi dal mio sangue, addio! -
stenere appunto il bisogno di un nuovo superamento, di Ch'io veggia e adori quella sacra luce
una nuova elaborazione di valori piú intima e ancor piú del sol prima ch'ío mora. Oh come s'alza
soiierta di quella dei Sepolari. E nell”A;íace, sulla salda ba- splendida, e il mio occhio avvilito insulta!
se di un dramma politico, cosí attuale e cosí eterno, Pac- Ah se rivive la mia fama, allora
cento pessimistico batteva di nuovo fortemente implican- o glorioso, eterno lume, o sole!
do proprio (nel chiaroscuro con gli aspetti superiori della sovra il sepolcro mio versa i tuoi raggi.
pietà e della umanità portati soprattutto da Tecmessa) un Or ti guardo dall'Erebo e ti fuggo,
e nell'ignota oscurità mi immergo
forte approfondimento dell'elemento istintivo ferino de- inorriditol 21.
gli uomini che tanta convalida trovava nella situazione
delle ultime guerre napoleoniche e che è cosí fondamen- È qui che la tragedia tocca il centro piú intenso del tra-
tale ne1l°impianto delle Grazie. gico pessimismo di un'esperienza vitale sofierta e testimo-
niata dal personaggio centrale che pure insieme, al di là
L°elemento realistico-pessimistico si congiunge nel- del mondo piú politico di Agamennone e di Ulisse (al cen-
l'Aƒczce con il sentimento doloroso della naturale infelicità tro fra questo e il gruppo di Calcante e Tecmessa), sa pure
degli uomini che circola in tutta la tragedia e, a vari livelli,
si esprime un po' in tuttii personaggi sino alla sigla finale 2° Atto II, vv. 145-46.
di infelicità che accomuna la caratterizzazione di Agamen- il Atto V, scena Iv, vv. 286-303.
I§8 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA L'<<aJacE›› DEL Foscoto 159
intravedere la tragedia degli uomini divisi fra la vocazione ma certo uno spiraglio ad una confusa dimensione supe-
di amore e l'istinto atavico belluino che sarà il termine piú riore in cui piú coerentemente, e pur non senza sofferenza,
profondo della dinamica delle Grazia. vivono già Calcante e Tecmessa,
Sicché nell”attuato abbandono e rifiuto di << questa» vi- Non si può dire che il ricco fascio di forze problemati-
ta di sproporzione e di squilibrio, Aiace può pure elevare che che tendono dal profondo questa tragedia si cbiarisca
il suo supremo sospiro ad una realtà diversa che dolorosa- totalmente in un messaggio preciso e in una rappresenta-
mente albeggia, pur dentro le piú chiare pieghe di fatali- zione totalmente chiara e articolata; e cosí la ricchezza e
smo e di rifiuto, nel suo demandare a un cielo, per quanto complessità dei motivi di cui son caricati i personaggi e la
incerto e generico, la vendetta delle scelleratezze. stessa complicatezza dell°azione fanno sí che la tragedia
Certo nelle sue ultime parole c'è un rifiuto di lotta che riesca a suo modo difficile, difficilmente rappresentabile e
implica (né qui il discorso si puo interamente svolgere) un anche sul piano della lettura (che non può non essere d'al-
indebolirsi delle prospettive eroiche attive del Foscolo tra parte lettura drammatica 2') bisognosa di urfattermione
(accanto all'indebolirsi della fede democratica piú giova- replicata ed estremamente provveduta de” termini impli-
nile 22), ma insieme c'è un ricorso a valori ideali che, pur citi di tutto il pensiero foscoliano e degli echi ed anticipi
già nel limite della dialettica foscoliana, sono termine di che l”opera comporta nei confronti della restante attività
tensione viva e apertura verso la zona purificatrice delle foscoliana.
Grazie: Ma anche ad una prima impressione spregiudicata
Ah! il civil sangue... basti, l'A,i.a'ce rivela la sua grande potenza, la sua suggestione ap-
o Teucro,... teco ogni sostegno a questa punto di dramma problematico, e la sua grande ricchezza
donna rapisci e a' tuoi... Vano e il tuo brando di poesia.
se sta ne' fati che d”Atreo la stirpe Colpisce anzitutto la forza epico-tragica che in certe
regni... - Io manco... Addio, Teucro... su questa parlate (la tragedia è priva di didascalie e di soccorsi corali
tremante destra... e questo estremo priego e scenografìci, tutta affidata alla parola scritta) il Foscolo
reca al duca de' Locri- o Teucro giura ha saputo realizzare potentemente traducendo narrazione
che lascierai le mie vendette... al cielo. in rappresentazione e dando alla complessa forza di que-
sta tragedia il risalto indiscutibile di una suggestione per-
Non un perdono cristiano, che quando Agamennone
appare sulla scena, il morente invoca Calcante che lo veli sino di movimento e di azione di masse, uno sfondo di
vita e di azione bellicosa e guerresca di grande eficacia.
e liberi il suo sguardo dalla vista dell'oppressore:
Non solo la grandiosa scena delle truppe troiane con-
(De-hl vieni, coprimi col tuo dotte da Agamennone alla morte (nel brano già parzial-
velo, Calcante, coprimi... che l'occl1io mente citato per il riferimento alla campagna di Russia 1")
dell'oppressor... non contamini almeno
il morir mio. - Sotterra t'aspetto, 23 Si noti, per inciso, come Pindicazione crociana di una lettura lirica
o re de' re), delle opere teatrali e l'opposta esigenza cli molti critici teatrali [D'Amíco
ecc.) di una indispensabile prova di verifica assoluta della validità dei
drammi sulla scena abbiano contribuito a rendere spesso particolarmente
incerta e diflìcile la valutazione dei testi drammatici. Cfr. la mia Poetica,
E Non c'ë dubbio in proposito, e all'incupirsi fatalistico e al liberali- critica e storia letteraria cit. sia alle pp. Io4-16 sia a p. 48, nota, con l'ac-
smo troppo legato alla forza può corrispondere in parte la linea che il De cenno anche al problema della poetica cinematografica (e si pensi in pro-
Sanctis notò dopo i Sapolcri: ma a patto, e cosí per la poesia delle Grazie posito alle molte riprese in tal senso da parte di collaboratori di «Cine-
(dove è anche un certo eccesso di metafisico), che ben s*intenda tutto ciò ma Nuovo ››).
nelle sue possibilità di problematicità sempre viva nel Foscolo e nella sua 2* Atto II, scena I, vv. 5-5o: «Veraci e sante le parole mie I t'erano
radice di possibile poesia. allor che per l'ignoto Egeol attraverso le folgori e la notte l trassero tan-
160 Uso Foscoro sroiua E POESIA L'<<a1aca›> DEL I-'oscoro I6r
ma certi possenti movimenti corali come quello iniziale Tu va. Silenzio tra le file regni.
della folla dei Greci invasi dal desiderio del ritorno e dal- Tutti i fuochi si estinguano.
la desolazione della morte di Achille”. Sul piano
per diverso sentier dietro a quel colle
Inerme il volgo sien congregati con le schiere i duci;
lungo il lito del mar trascorre a torme o al commento inorridito di Calcante che avverte il carat-
chiamando a nome i padri, i figli, e l'ombre
de' perduti compagni. Al grido, ai cenni, tere insolito e pauroso di quei movimenti silenziosi di
al consigliar de' prenci un disperato truppe nella notte 28:
gemer risponde, e per sé geme ognuno, O re de' re, corri a battaglia e i numi
per te, per noi, or che il Pelide e spento. del popol tuo teco non hai? né l'aure
suonan di canti a presagir trionfi?
O l'impressionan1:e passaggio dalfimmobilità _e dal si- E a qual vittoria rendi? orrendamente
lenzio al movimento e all”urlo della massa dei Mirmidoni dal silenzio e da tenebre ravvolti
intorno alla pira di Achille “_ accelerar s'odon gli armati...
I soli O si ricordi nelle parole di Tecmessa 2°, interrotte dalla
Mirmidoni anelavano alla pugna sensazione dell'11-nprovviso silenzio della battaglia fratri-
per i.mmolar troiane vite all'ombra cida fra i Greci, Peiietto formidabile del risuonare lugu-
del lor signore: e prosternati intorno bre e monotono del mare in tempesta, prima coperto dal
alla fumante mal estinta pira rumore del combattimento:
tutti giacean ferocemente muti.
Or quando udiro del ritorno, un grido Spaventoso silenzio! E non fremea
dier terribile, e mille aste brandendo di minacce, di carri e di omicidi
tutti ad un tempo sursero da terra; la terra intornoP... Appena odo da lunge
e prorompean nel vallo che circonda il burrascoso muggito del mare -
de' prigioni le tende. OI vi siete tra voi svenati tutti? -

E, a volte, anche in rapidi particolari dell'azione, la pa- Con un'eco evidente della battuta di Giocasta nel Poliizica
rola foscoliana ha ottenuto la nuova capacità (sviluppando aliieriano, ripresa però con un°arte piú matura e una forza
certi elementi attivi e rappresentativi specie dei Sepolcrz: di efletto piú profonda e meno enfatica anche se meno na-
l'episodio di Aiace o la prosopopea dell'Alfier1) di sugge- turalmente teatrale 3°.
rire rappresentazione di azione e di rendere potentemente E se la grande pagina dell'improvvisa evocazione della
un'atmosfera di movimento guerresco. lotta di Aiace solo contro tutti i Troiani parve al Foscolo
Si pensi a certi brevi comandi di Agamennone quando stesso uno squarcio troppo lirico ed egli pensò di toglier-
årepaga lo schieramento delle sue truppe contro quelle di lo dalla tragedia e di fatto se ne serví per il passo del vi-
iace .
" Atto W, scena Iv, vv. 124-29.
25' Atto V, scena I, vv. 99-103.
ta gioventú che giace I per te in esule tomba, o per te solo I vive devota a 3° Poiirrice, atto V, scena I, vv. 22-28: << Ma che sarà... Subitamente in
morte ››. campo I il fragor cupo del1'armi cessò... I A1 suon tremendo un silenzio
E Atto I, scena I, vv. 2o-26. tremendo I succede... Che reo silenzio! a me presago I di sventura piú rea!
2° Atto I, scena rv, vv. 212-22. Chi sospesa I la pugna han forse... oimèl... forse a quest*ora Icom-
27 Atto IV, scena II, vv. 74-77. piuta anno».
162 Uso I-'oscoro sroiua E Poesia L'<<aJaca›› DEL Foscoro 1:63
ceré in lotta sull”Elba, nelle Grazie 3", essa in realtà _è ben Piangevi tu, ma non udivi. A' tuoi,
a' fidi tuoi, prezzo del sommo impero
lungi dallo stonare se non forse nella precisa voce di Ulis- vittima davi Ifigenia. Per essi
se E (che sembra comunque cedere egli stesso, cosi machia- del terror delle Erinni ardean le schiere
vellico e controllato, alla potenza di quella immagine ful- e a nudi brandi intorno mi fremeano
gida), certo nella compagine epico-tragica dell'/lince spe- pallide, atroci, e deliravan sangue,
cie se assicurata, com'è, dal bellissimo inizio corale, quan- che le infernali Deítà placasse.
do i Greci 33 dopo le parole riferite di Aiace, volgono istm- Delfirmocente giovinetta il crine
tivamente gli occhi al Sigeo dove l'eroe aveva respinto da coronò il fratel tuo; gittò sovr'essa
solo Ettore e i suoi. il vel. Con fredde mani ella le mie -
strinse, al cielo mirando. Io te mirava
Successe _ e ancor credea che tu padre saresti!
alto un silenzio, e alla risposta io mossi. Raccapriccianclo ritraevi il volto,
Ma tutti occhi alla sigea marina e il tuo scettro tremante la bipenne
si conversero. All°oste ancor parea, _ accennavami... eterno in cor mi geme
quando il gel della rotta entro le navi della morente vergine il sospiro!
addensava gli Achei, veder sul vallo
fra un turbine di dardi Aiace solo Ma non si tratta di puri squarci lirici che raccomandino
fumar di sangue; e ove diruto il muro ancor una volta la soluzione di una lettura di brani e quasi
dava piú varco a' Teucri, ivi attraverso di liriche a sé, dato che, come ho detto, la tragedia ha un
piantarsi; e al suon de' brandi onde intronato suo profondo nucleo di problemi drammaticamente pro-
avea l'e1mo e lo scudo, i vincitori
spettati, e una tensione drammatica crescente la anima sa-
impaurir col grido; e rincalzarli
fra le dardanie faci arso e splendente, lendo dai primi atti, in cui predominano le fime di Aga-
scagliar rotta la spada e trarsi l'elmo mennone e di Ulisse e i temi piú politici, agli ultimi, in cui
e fulminar immobile col guardo predominano la disperata delusione di Aiace e le voci do-
Ettore, che perplesso ivi rattenne lenti e pure di Calcante e Tecmessa e con loro l'incontro
dell'incendio la furia onde le navi fra Pestremo del rifiuto della vita e un'apertura se non di
a noi rapiva ed il ritorno. speranza, di aspirazione a dimensioni piú alte.
Né potrà dimenticarsi quella specie di breve tragedia Né i personaggi, per quanto troppo ricchi e complessi
di fronte a quel tanto di stilizzazione teatrale che li ren-
nella tragedia che È: la morte di Ifigppia nella rievocazione
derebbe piú facilmente eflicaci scenicamente, sono solo
che ne fa Calcante ad Agamennone .
luoghi di raccolta di sentenze e pretesti di narrazione-azio-
Misero re! Pur mi vedesti assiso ne. Un occhio teatralmente piú sicuro li avrebbe meglio
sull'altar della Dea, l'1ntera notte, squadrati e caratterizzati: e pur cosí come sono, sono vivi
disdír l'orrendo sagrific1o:_ e quanto _ _' e pieni di una sostanza poetica anche se il loro valore è
te scongiurando e abhracciando non piansi.
soprattutto rivelato nella generale partecipazione alla ten-
sione dolorosa del dramma generale che li investe, al fon-
31 Cfr. Aiwerrimeati premessi al Rito dalla Grazia spedito al ifipere
Eugenio (Opere, )_{I_I, p. 34.4) in cui il Foscolo parla della sua volonta di do del problema drammatico che in tutti loro e nella loro
togliere i brani lirici dallüélface nella sua pubblicazione. _ _ dialettica si esprime 35. Si ripercorra da questo doppio pun-
32 E Agamennone infatti commenta: «Stupefatto il membri I parmi...
tu›› ecc. Ciò che obbliga Ulisse a un ragionamento un po contorto.
33 Atto III, scena III, vv. 8o-97. ” È del resto sui caratteri e sulle passioni che li animano che il Foscolo
3* Atto II, scena I, vv. 74-93. piú insisreva nella importante lettera al Pellico del 23 febbraio r8r3 (E11,

'I
164 Uoo Foscoro srorua E Poesia I L'<<A_]'aCE›› DEL FOSCOLO 165

to di vista la scala dei personaggi lasciando da parte Teu- aspetti di una triste filosofia politica realistica degradata
cro che è figura piú laterale e troppo risolta nella funzione nelle forme di un utilitarismo che si incarna in una azione
assegnatagli nella macchinazione di Ulisse, il quale al prin- tenace il cui ultimo scopo è la conquista della gloria (le
cipio della tragedia lo allontana dal luogo dell'azione, lo armi di Aiace) come compenso alla sua infamia e l'elimina-
induce a tentare una manovra di accerchiamento del cam- zione di ogni rivale al potere as soluto (come rivelano le pa-
i role di Calcante che prefigurano 3° l'ultimo scontro di Ulis-
po troiano per farlo apparire poi transfuga e traditore e ri- i
flettere la luce del tradimento sul suo fratello Ajace. se con Agamennone: «Te solo un di, te d'0g11i eroe deser-
La figura di Ulisse è al gradino piú basso della scala te- to I afironterà l'assalitor tuo vero›>). Ma questo stesso sco-
matica della tragedia e, come dicevo già, è piú rilevata nel- po È: dominato dal perfido gusto di una tecnica politica che
la prima parte dell”opera in relazione all'impianto del no- ( gode della sua abilità. E le cui massime circolano, attive e
do drammatico e alla piú forte espressione di quegli ele- compiaciute, entro le pieghe dell'azione di Ulisse compli-
menti di un machiavellismo scellerato nella cui prospettiva cata dalla utilizzazione scellerata di sentimenti nobili ed
umana-disumana Ulisse rivede le leggi della politica, del umani H. Cosi la religione è sentita come strumento di re-
«cosí è››, degli istinti della stirpe «nata a ingannare ed a gno e di sovversione 3”, il nome di patria è considerato pre-
tremar». testo «a popolar licenza I e a tirannide occulta» 3°, l'« arte ››
E se infatti già nell”atto IV (scena VIII), prima di scom- m politica deve prevalere sulla forza 4°; e cosí ogni sua af-
parire dalla scena che piú non sopporta la sua presenza, fermazione e parola sono ispirate da questa fílosofia di rea-
egli rivela la componente dolorosa della sua figura, il suo lismo estremo che è come la base necessaria e inferiore
cruccio per il disprezzo che sente ricader su di sé e che lo della problematica della tragedia in cui Ulisse porta i co-
rende « infame ››, e a cui non basta totalmente la soddisfa- lori piú cupi e ripugnanti. Mentre la figura di Agamenno-
zione di esser coerente al principio fondamentale dell'uti- ne si stacca in una zona già piú alta e la sua tensione al suc-
le (far «proprie» «le forze altrui››), la dove la sua presen- cesso non esclude la finale coscienza della sua infelicità e
za è valida nell°economia dell'azione (di cui egli è il vero della sua solitudine, crescente insieme al crescere del suo
motore come lo Iago shakespeariano risentito dal Foscolo potere assoluto. Cosi come non esclude la forte vibrazione
in direzione politica), Ulisse riesce a far vivere continua- del tormento causato dal sacrificio di Ifigenia che funziona
mente i termini della dolorosa meditazione foscoliana, gli come rimorso e piaga inesorabile al suo orgoglio di re (e
si ricordi lo scatto poetico con cui egli replica al ricordo
IV, pp. 2:4 sgg.) in cui la stessa trama cleil'azione è configurata come serie che di quel delitto gli viene rinfacciato da Ajace `": «Che
organica di «accidenti» che «ridestino quelle antiche passioni e le faccia- ogrfuom mi versi quel sangue sul volto! »), ma insieme
no operare fortemente in que' forti caratteri». Quanto ai cmatteri egli ap-
punto sottolineava l'incontro in essi di naturalezza e di «deformità ideale» (come bene intuisce Calcante 42) quale incentivo al suo bi-
e la necessità di grandi passioni radicate da tempo nei caratteri (incontro sogno di far pagare ai principi greci il peso tremendo della
di vero e di mirabile: dove È una delle radici di dissenso della posizione
foscoliana da quella romantica ufficiale - si ricordi il discorso Della nuova
scuola drammatica in Italia - e piú vicina invece alla poetica hölderliniana 3° Atto II, scena I, vv. 129-30.
della tragedia con i suoi legami con l'epica e la lirica) nonché sulla loro 3" Cosi nel dialogo con Teucro fondamentale per la macchina clell'azio-
«discordia armonica» che egli ritrovava nei personaggi dell'Aƒace. Né si ne (atto I, scena v), Ulisse fa giocare abilmente, come remora sollecitante
trascuri in questa presa di posizione di poetica tragica il rilievo dato al fat- 1 croismo di Teucro, la propria compassione per il rischio della sua giovane
to che lo stile tragico deve essere « alto e confinante quasi col lirico» e si vita e Il proprio sentimento paterno.
avrà una giustificazione chiara delfimpegno e delle caratteristiche dell'Aia- 33 fitto I, scena III, vv. 35 sgg.
ce poeticarnente assai realizzate se pur si ammetta che la ricchezza di con- 39 Ibid., vv. 86-87.
notazioni psicologiche e ideali dei personaggi e la complessità della tela *"° Atto II, scena III, vv. 49 sgg.
(cosí corrispondenti al carattere problematico dellüflƒace) discordano dalla *" Atto II, scena XI, v. 347.
mira foscoliana al semplice, meno raggiunto e causa di limiti teatrali di “H Atto II, scena Iv, vv. 57-58: « Gli prorompean le lagrime! - Ma
quella grande opera. dentro I Pambizion co' suoi rimorsi ei pasce».
166 Uco I-Ioscoto sroara E POESIA L*<<aJacn›› nnt Foscoro I67
sua colpa. Come in un'analisi acutissima della personalità Dunque un tiranno che soffre i riflessi della situazione
del dittatore, la lacerazione dei rimorsi si commuta in au- umana e del suo dramma personale e che, pur carico di
mentato bisogno di potere assoluto, di rivincita e di sfo- egotismo, di esasperati sentimenti di orgoglio ls, È venato
go, di propagazione della propria contaminazione. E sive- continuamente da elementi di magnanimità che lo porta-
da in proposito, nella scena I dell'atto II ii la sua parlata in no a disprezzare Ulisse, ad avvertire la grandezza di Aia-
cui, sull'avvio della parola « vittima ›› evocata da Calcante, ce * e che lo situano ben al di sopra di Ulisse entro una
egli svolge la propria situazione di dominare alla luce del- meditazione sul tiranno che ha superato lo schematismo
la sua condizione di parricida: del giovanile Tâeste: e implica nel Foscolo una acutezza
e ricchezza di esperienza psicologica che ben si accorda
Al dolor mio vittime voglio. alla sua intuizione matura in cui fatalismo e realismo non
Questo infamato scettro, ecco, vel rendo: spengono Paspirazione a valori alti, ma la stimolano anzi
tremar vi fea; calcatelo. Ch'io possa
sulla base di un pessimismo piú complesso di quello orti-
me stesso almen non abborrir! - Io tutti
punirö meco. Le viscere arcane siano, nel senso piú problematico della radice del bene
mi sbranano l'Eumenidi. Ma voi entro la ganga di un'esperienza vasta e solierta dalla na-
astuti, sconoscenti, invidi prenci, tura umana.
che a scerre un di tra la mia figlia e il trono E cosí la stessa delineazione della zona superiore in cui
pur mi traeste, siate avvinti al giogo si muovono i personaggi piú alti e puri della tragedia non
del parricida Agamennone. È priva di note che la distinguono dalle forme di contrasto
a netti contorni, mediata com°È, nella figura centrale di
Situazione ribadita e chiarita nel raccordo fra il peso Aiace, dal peso degli istinti ferini, dal peso dell'individua-
del delitto e la volontà di potenza nella parlata finale del-
lismo che anche nell'eroe suicida si fanno chiaramente
la stessa scena"°:
sentire.
Oggi o non mai fia manifesto al mondo Aiace È certo il personaggio che riporta in sé piú chia-
che fin ch'io spiro e ch'io vedrò la terra re tracce del personaggio di Ortis e della figura romantica
me i Greci sempre obbediranno; e tutti. del Foscolo nonché alcune componenti di piú chiara elo-
Anche il mortale che né amar né odiarlo
vorrei, che forse me non odia... Aiace...
quenza ed enfasi, con un che di irrequieto e di concitato
primo cadrà se a me non serve - Gli altri? specie nella prima parte della tragedia, in cui la contrap-
O vili o insani o perfidi son tutti. posizione fra l'eroe libero, l°uomo vivo per la patria e per
Traditor mille io veggio. O umana stirpe la gloria, il tiranno e il consigliere perfido, È piú recisa e
nata a ingannare ed a tremar! Ma infame schematica (la tragedia va crescendo di profondità e di
fia il traditor che mi farà piú forte. poesia nel suo svolgersi).
Indi a mio grado io spezzerò que' vili E il suo linguaggio È, specie agli inizi, piú chiaramente
stromenti, allor che rammentarmi il nome
non s'ardità d'Ifigenia. Me solo
giudice avrò, carnefice me solo. ii Come la sorpresa che lo coglie quando gli si prospetta la possibilità
Ma voi, chinate gli occhi vostri: io sdegno che Aiace lo clisprezzi: «Disprezzar - me? ›› (atto I, scena III, v. US).
ii Si vedano i vv. 53-55 dell'atto I, scena II, o i vv. 293 sgg. della sce-
lagrime, e lodi: il terror vostro io voglio. na XI del II atto o i vv. 31 sgg. del III atto, scena III.
L'ossessione del sacrificio di Efigenia segue coerentemente lo svolgi-
mento della figura di Agamemione fino al IV atto (scena VI, vv. 311-zz)
43 vv. 96-104. quando il personaggio scompare per riapparire solo alla line della tragedia
'*“' vv. 138-53. con la battuta finale piú volte ricordata.
168 Uso Foscoto sroiua E Poesia. L'<<a;nicn›› ni-IL Foscoto 169
E, nella tensione suprema dell'azione imminente che lo
enfatico («in me la patria e la sua forza vive ››, «odami
dunque I qui favellar da re», «onta resti a chi teme illu- porterà a combattere coni Greci di Agamennone e nel tor-
mento di un possibile tradimento di Teucro, la sua capa-
stre tomba» 47). Ma la figura e il linguaggio vengono a ma-
no a mano (e specie nell°incontro con Calcante e poi con cità di linguaggio drammatico tocca limiti ignoti al Fo-
Tecmessa) caricandosi di piú intima energia e come la sua scolo precedente con una potenza immaginosa («il tuo
espansione inizialmente un po' tenorile trova una misura urlo spaventa I la notte››) che va ben al di là dei risultati
piú interna nella furia incalzante del fato che Aiace sente alfieriani e di tutta la nostra tradizione:
(piú di ogni altro personaggio) urgere in sé I', con un che L'oscurità dell'Erebo È diíiusa
di precipitoso che brucia la stessa enfasi e la rende piú in- anche su gli astri: io tra l'insidie e l'ombre
tensa e nuova; cosí la sua stessa forza agonistica e dispe- chi sa in che petto immergerò il mio ferro!
ratamente solitaria (« Eccomi solo: I ho il mio coraggio e Teucro, ove sei? - Teucro! mi fai codardo. -
la mia gloria meco» ii) si arricchisce progressivamente di T”odo, Bellona! Il tuo urlo spaventa
la notte... 5*'.
motivi alti che circolano per tutta la tragedia: l'avversione
per la dittatura che rende greggia gli uomini 5°, la fedeltà Per esaltarsi piú distesamente, quando la battaglia È in-
ad una legalità regale dove essa non sia infranta dagli stes- terrotta dal suo disgusto della strage fraterna e dal peso
si re 51. Motivi che riconducono alla meditazione foscolia- del possibile tradimento di Teucro, nel sublime monologo
na sul potere legale ormai lontana dal piú giovanile impeto citato, in cui Aiace decide il suicidio e raccoglie nelle sue
rivoluzionario. E se il personaggio È sempre contraddistin- parole il sentimento piú disperato della tragedia: la vita
to da una piú rapida sentenziosità, da una concisione defi- È impossibile per l*eroe libero, alla libertà non si possono
nitoria di persone e di situazioni piú enfatica e diversa dal dare «ostie di sangue», e solo la morte volontaria ci sot-
parlare piú complesso degli altri personaggi 5'”, la sua ten- trae al dilemma spaventoso della servitú o della strage fra-
sione espressiva cresce insieme alla disperazione delle terna, alla tragica sorte degli uomini nati ad amarsi e a tru-
azioni fratricide cui lo conduce ineluttabile e orrenda la cidarsi portandoci in una triste assenza dove non si vedo-
necessità della lotta per la libertà: no piú né tiramii né vili né traditori e soprattutto non si
l\/la io? vedi... le furie mi strascinano È costretti, dalla legge del «cosí È››, ad imitarli.
a bagnarlo di sangue, di quel sangue A questo punto della tematica della tragedia giunge il
che tu abborrivi e clfio finor difesi 53. contributo piú vivo di Aiace (contributo di vita dramma-
tica, di posizioni, di linguaggio rinnovatore), anche se l'al-
*I Atto II, scena V, vv. 193, 166-67, scena vir, v. 262._ tra battuta già citata e rivolta a Teucro ricongiunge Aiace
'Ii Atto II, scena v1I, vv. 262-66: «Già 1 miei fari mfiincalzanoz se fis- alla triste saggezza della tragedia e alla sua complessa ra-
sa I han la rovina mia, ru pur che m'eri I e padre e specchio di virtú fra
tanta I comun viltà, tu i fari miei seconda ››. dice di atteggiamenti superiori: rifiuto del sangue civile
4° Atto II, scena Ix, vv. 286-87. _ _ e del proseguimento degli odi e delle vendette, deferi-
5° Atto II, scena xt, vv. 383-86: «Ma le tue doti a noi che pro? per es-
se I vedo piú sempre conculcata l'alta I dignità de' mortali, e dar lor no- mento delle vendette al cielo. Dove nell°apparente inerzia
me I di greggia». _ _ e rinunzia pur albeggia confusamente un punto di vista su-
51 Ibid., vv. 396-98: «Ma inviolato a me sarà il decreto I qual ch'ei pur periore e liberato dalla scellerata dialettica degli istinti
sia de' regi; ov'altri il rompa, I a vendicarlo io nuotero nel sangue ››. Dove
ritorna un'imn:iagine che ossessionava il Foscolo fin dall'Orrir e dal Sarto ferini, Soluzione chiara? No. Piú chiara sarà la soluzione
tomo (il nuotare, attraverso il sangue, verso la libertà o verso il potere delle Grazie, anche se in essa stessa nessuno puo negare
assoluto). _ _
51 «Te ambizion, me libertà sospinge, I livor costui ›› (dice di Agamen-
none, di se stesso e di Ulisse, atto III, scena Iv, vv. 289-90). 5** Atto IV, scena VII, vv. 316-21.
53 Ibid., vv. 259-61.
I 70 UGO FO S COLO S TORIA E POE S IA L' << AIACE >> DEL FOSCOLO IQ'/I

che il Foscolo sol con difficoltà abbia attinto la soglia di impostazione severa e dolce della figura, originalissima
ordini piú alti e non senza il pericolo di una certa astrat- nella nostra poesia.
rezza « metafisica». Lontana dallo spirito bellicoso degli uomini di cui essa
Ma nell'articolazione della tragedia in personaggi, ben risente solo gli efietti dolorosi e difesa dalla religione della
forte È il peso dell'aspirazione foscoliana a un sentimento casa e della tradizione familiare, istintivamente reattiva
superiore della vita che anticipa i centri piú nuovi delle all'immagine fosca dei guerrieri e del tirarmo (con il quale
Grazie e che ha il suo corrispettivo piú puro e perfetto in non riesce mai a veramente dialogare), essa È ricca e varia
Tecmessa, in cui vive il recupero altissimo di una purezza in tutti i suoi atteggiamenti, la sua voce È dotata di una
eccezionale, lo sviluppo di quelle doti sacerdotali della limpidezza raccolta e di una intimità pensosa che liriciz-
femminilità portatrice dei valori umani della compassione zano tutte le sue parole. Da quelle con cui, nella III scena
e del pudore 55 (i piú antitetici agli istinti atavici ferini del- del IV atto, si presenta nella tragedia e consolida la sua
l'uomo) che si esaltano, per mezzo di essa, nell”ultima par- posizione di sacerdotessa della famiglia e della pietà
te della tragedia: dove l'incontro fra la sua posizione,
7 (Soletta con le ancelle mie,
quella di Calcante e il suicidio di Aiace, costituisce, legato fra le spade e le tenebre In'accinsi
com°È alla dinamica della politica di Ulisse e Agamennone, a rivederlo. Al limitar l'araldo
il momento rivelativo del dramma della situazione degli tuo ne rattenne: altro non so. Paterno
uomini. Uomini cosí alti e cosí miseri, cosí dotati di ten- rito e l'amor de” nostri lari tiene
sione a valori superiori e cosí impotenti a farli vivere se divise noi dal viril sesso; e noto
non nel rifiuto eroico della vita o nell'aspirazione a una soltanto È a me delle battaglie il lutto:
realtà liberata che sol nelle Grazie troverà le sue condizio- vedo appena i guerrieri; e il tuo sembiante
ni piú propizie di esercizio pur sempre sotto la minaccia talor da lunge io riguardai tremando)
dolorosa, sollecitante e necessaria, dei disvalori istintivi a quelle con cui ammonisce lo stesso amato marito, insen-
ed atavici. sibile al dolore che provoca in lei, e insieme invoca una
Tecmessa È certo la figura piú interamente realizzata in morte che scarichi su di lei le colpe che la circondano 5°.
grande poesia e della grande nuova poesia foscoliana por-
ta, insieme a Calcante, le ragioni interne e il linguaggio Oh Aiace!-
che altrove poteva intricarsi in forme, qua e là, piú alfie- Tu pur che gemi all°alti-ui pianto, i miei
riane e risolversi, a volte, in certa piú assiepata sentenzio- occhi in amare lagrime nuotanti
non vedi? e dispietato ab! con me sola
sità e diflicoltà di narrazione-azione, e che nella sua voce
con me che forse t'amo unica al mondo
e nella espressione della sua situazione cosí complessa e sarai? - Potessi almen perir io sola!
cosí nitida (come poi nella tensione sacra di Calcante) tro-
va le sue pimte piú nuove di dolorosa serenità, di soffe- Nelle sue grandi parlate dell'ultimo atto, pausate da lun-
renza fatta superiore armonia e intimamente regolata da ghi silenzi, pieni di un meditato raccoglimento che impri-
una misura, da una dignità pudica e pia che si riflette nella me ad ogni sua parola un accento di intensità mai sciupata
dall”enfasi e dalla loquacità (e il Foscolo escogitò per lei
55 Si rilegga in proposito quella lettera al Serbelloni (E11, IV, pp. 363- l'uso di pause forti indicato dalla didascalia SILENZIO),
366, 27 settembre 1813) che È basilare per la comprensione del valore che
la femminilità aveva raggiunto nel Foscolo in questi anni, ben al di là del Tecmessa esprime il senso alto del suo compianto per le
sacerdozio dell'-« aurea beltate» e di Venere, della seconda Ode. «Le don- vittime innocenti (i parenti troiani uccisi nell'incendio del
ne sono per lo piú migliori di noi, perché sono educate alla compassione e
al pudore assai piú di noi, e sono create all'Amore, che quando È nobile
e dolce, raddolcisce e nobilita tutti i sentimenti dell'uomo››. si Atto IV, scena V, vv. 185-9o.
L'«aJacn›› DEL FoscoL0 173
I72 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA
impegnato il marito, provoca in Tecmessa, in questa parte
loro carcere per eccitare Aiace alla lotta fratricida) e l'or-
altissima della tragedia, un delirio che (sullo sfondo adiu-
rore per la propria condizione che la porta ad abbracciare
la terra invocando la morte in modi ben lontani dall°impe- vante dell'alba che sorge) È certo fra le cose grandi della
to suicida del marito. Con il quale essa, pur condannando poesia foscoliana, con la sua fermezza e dolcezza, con l'ar-
monia che vibra delle pure cadenze elegiacbe che essa rias-
la sua azione sanguinosa, non puo d'altra parte non solida-
rizzare avvertendo il dovere di vivere finché vive il figlio, sorbe in una dimensione lirico-drammatica perfetta 53:
in un intreccio di affetti che segna tutto un vasto cerchio Ah i numi
di direzioni entro cui vive la religione foscoliana della pie- da che infelice io fui, piú non m'udiro!
tà femminile: Patria e pace mi han tolto, e padre... tutto
vidi crollar fumando m”han tolto: sposo mi torranno e figlio. -
Torni il sorriso al mio pallido volto,
il carcere de' miei; io con questi occhi
il ciel non ama i miseri. Versate
dagli armati carnefici in quel rogo
vidi scagliar vivo co' figli il padre... fior sul mio grembo; a me i profumi e l'arpa
Ohimèl spírano ardendo... ed esecrando come quando l"allegro inno suonava
la lor sorella. O padre mio, mio padre nella mia reggia. Allor m°udiva il cielo;
non maledirmi tu. allor ch”io non gemeva!
(Silenzio) catcaivrn O desolata
Ma, e voi... non siete giovine! oppressa dal cordoglio immenso
misere dunque al par di me? me sola delira.
piangere forse?... E che? pianger potete! - 'I'EcIviEs sa
Meco tornate su quell'erta: udremo E oh quante vergini guidavano
delle vittime i gemiti: il mio padre
meco le danze; e zefiro sciogliea
mi chiama... io manco... - o terra, ecco io r'abbraccio;
le lor treccie odorate; ed i miei passi
coprimi. e il mio sembiante illuminava il sole,
(Silenzio) quando in Lirnesso i candidi corsieri
Aiace, vien; mira la tua
e l'aureo cocchio risplendeano e l°armi
moglie prostesa ove tu dianzi il forte
de” frigi re! Su via: date all°argiva
provocavi, o superbo, ed obbliasti Elena il regio peplo, a lei le rose
ch°io periva... Ma posso io non amarti?
e l'amoroso canto, a lei che il mare
Morir poss'io finché il tuo figlio vive? -
empiea di navi a desolarmi. Intanto
E sí curvo alla valle, e che piú guarda fra i morti, il sangue, i gemiti e la notte
Patterrito profeta? Odi, Calcante:
andrò errando se mai l'ossa dei miei
volgiti, deh! al mio ultimo priego
trovassi; e tutta consecrar sovr°esse
rispondi. Vedi tu forse nei campi
la mia chioma recisa; e sotterrarle
illuminati dall'iniquo rogo
nelle rovine dell'avita reggia.
cader Aiace? Ah! gridagli che seco
corre a perir la moglie sua “_
Dove si vede come il Foscolo, con il soccorso dell'eser-
E malgrado Pannuncio di Calcante che parlava di una cizio di traduzione-creazione delle versioni omeriche (co-
vittoria di Aiace nella lotta con Agamennone, l'accumulo sí evidente qui e nelle parlate di Calcante e in certe scene
degli afietti evocati e l'orrore della guerra civile, in cui sa
5"-I Ibid., vv. 47-72.
5" Atto V, scena I, vv. 15-38.
I74 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA L' << AIACE >> DEL FOSCOLO 175

di narrazione epica già ricordate) fosse giunto già nel- te e della propria sorte di principessa straniera, e pur nella
l'Ajace (e con una forza drammatica che raccorda tutto ciò assicurazione di fedeltà nella morte che sigla le sue parole,
ad un nucleo centrale possente e denso) ad una forma di si eleva il motivo fondamentale della sua preghiera: che
linguaggio e di verso nuova, corrispettivo della novità di il figlio non impari dal padre, implicato nell'odio e nel sui-
questa grande opera e della sua posizione di passaggio ver- cidio sdegnoso, a crescer «disurnano››. Dove ben s'inten-
so i centri piú autentici della grande poesia delle Grazie. de l'altezza sentimentale e culturale e storica cui il Fo-
E nell'ultimo incontro con Aiace, prima del suo suici- scolo era giunto, la sua preoccupazione per una nuova so-
dio, la tensione interna di questo grande personaggio poe- cietà umana liberata dalla sua eredità di odio, di rissa fra-
tico, portatore dei motivi foscoliani piú profondi e piú terna, educata alla gentilezza, alla pietà, all°amore. Ed a un
nuovi, giunge, in un'altra parlata elegiaca-drammatica di simile futuro, ad una simile possibilità umana aspirava
gran valore, alla scoperta suprema della tragedia, nella l'autore delle Grazie in cui cosí le tendenze evasive, il com-
preghiera al marito di far crescere non «disumano» il piacimento delle belle immagini, la contemplazione dei
figlio 59. miti metafisici della bellezza venivano centralmente vinte
Quando Aiace le annuncia enigmaticamente la sua de- (come avviene nel centro vivo del poema incompiuto e
cisione (<<Io? I Vado ove andar deggio: I tu starai forse nelle sue parti piú veramente realizzate poeticamente)
senza me gran tempo ››), Tecmessa replica le ultime paro- e invei-ate nelle loro tensioni piú convergenti con quella
le: «Gran tempo! ›› e, dopo la pausa del silenzio, gli ri- fondamentale, troppo spesso ignorata o nelle svalutazioni
volge le supreme parole: romantiche o nelle valutazioni instaurare troppo all'inse-
Aiace... tu d'una regina gna della poesia pura, deprimenti il vivo nesso che lega
felice un di, misera poscia, spesso una poesia cosí nuova e suprema ad una poetica che affon-
ru mi parlavi lagrimando, e il tuo da le sue radici in un'esperienza complessa, storica ed uma-
cuore accusando, che canuta e assisa na che dà alla poesia un valore supremo non come eva-
su le tombe de' suoi, l'abbandonasti
sordo a' suoi lunghi prieghi. Era tua madre sione, ma come voce di esigenze profondamente spirituali
quella regina; e ancor vive e t'aspetta, e culturali.
e sventurato t'amerà, e con noi Allo stesso modo e, in un impegno piú arduo intera-
lagrimerà di men amaro pianto. mente realizzato, vale nell'Ajace la figura di Calcante in
A crescer meco disumano il nostro cui Foscolo mito ad esprimere la voce di un mondo supe-
figlio da te, deh, non impari. Torna riore, pio, angosciato e sereno, in una contemplazione con-
meco al tuo regno. Ahi! Se tu mai non torni, sapevole della sorte degli uomini e aspirante all”armonia.
me d”ogni tua sciagura incolperanno
i genitori tuoi; della straniera
Voce complessa della esperienza e della sofferenza pro-
:figlio fia detto il figlio tuo... - Qui teco fonda di una situazione che ha una sua precisa configura-
ch°io resti alrnen: né ricordar m'udrai zione e un riferimento attuale (la situazione del campo
ch'io per te piú non ho padre e fratelli; greco diviso dalle lotte intestine e dalla contrapposizione
te piangerò, te seguirò sotterra. fra l'aspirante al potere assoluto, l'eroe libero, ma poco
consapevole dei pericoli della sua azione, e lo scellerato
Al centro della sua preghiera ad Aiace, che essa cerca di
machiavellico che aspira anch'esso piú sottilmente al po-
commuovere con l'in1magine della madre vecchia e dolen-
tere; e la situazione dell”Europa napoleonica e, piú, degli
Italiani «fra giogo e libertà perplessi›>), ma che implica la
5° Atto V, scena II, vv. 153-7o. situazione generale degli uomini nella loro natura, rivista
176 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA L'<<a.Jacn›› DEI. FoscoLo 177
nella dimensione politica e nel problema libertà - potere e con amor di padre, indarno, ahi! guidi
assoluto. E insieme voce di un'aspirazione (che non ha an- le nate a delirar menti mortali.
cora i mezzi per realizzarla) ad un'umanità migliore: tesa Ma in te pur senti e in tua virtú la pace.
a questa realtà superiore, ma consapevole della sua diffi- Calcante vive in un complesso di cormotazioni piú dif-
coltà e dotata di un doloroso dono profetico che anticipa ficilmente componibili in figura drammatica. Ma quanti
le soluzioni tragiche della situazione sin prevedendo e lo motivi profondi interpreta e fa vivere nelle sue parlate! E
scontro ultimo fra Ulisse e Agamennone e la trama delit- in quella specie di melodia piú soave, che caratterizza la
tuosa di Clitennestra 6'". sua tensione di voce superiore, pia, sofferente e distaccata.
Estremamente sintomatico per il riferimento attuale e E si rileggano almeno questi versi che son piú tipici per la
foscoliano È l'orrore di Calcante per le divisioni delle « set- sua posizione fra necessità del trono e amore della giu-
te » e profondamente storico È il suo sentimento della dif- stizia:
ficoltà della libertà già ricordato 61. Calcante ben riconosce
la superiorità di Aiace che considera come figlio, ma ne L”ara al trono s'appoggia: empi e innocenti,
leggi ed altar seppellirà s°ei crolla.
vede anche Piinpetuosità avventata e la scarsa capacità di Re giusto io bramo e qual pur sia l”onoro:
considerare i pericoli della sua azione. E se nell'ultima par- ma non sarò di tíramiia ministro.
te della tragedia egli consona interamente con Tecmessa lo gemerò, le dolci aure del cielo
ed Aiace, la sua voce, in cui dolore e armonia si fondono abbandonando; ma i miei di trascorsi
in una temperie di verso molto significativa, ha spesso fede a me fanno che da giusto io vissi:
qualcosa quasi di troppo trepido e lacrimoso e corrisponde morrb da giusto e lo dirà il futuro 6*.
ad una impossibilità di intervento che si lega alla situazio- Il senso della sua condizione di profeta disatmato, del-
ne di problematicità sofferta, cosí tipica di questa trage- la sua vecchiaia '55 e di una esperienza dolorosa troppo a
dia, e porta con sé quasi un eccesso di contemplazione lungo protratta, la tensione profetica e il dolore di preve-
inerte. Troppo estatico come lo vede Ulisse '51.
dere dolori e sventure, formano nella sua voce una singo-
(Ei le pupille lare intonazione fatta di cadenze profonde e di melodiche
or lagrimose, or timide, or ardenti, trasfigurazioni della sua condizione piú contemplativa che
finché l'ostia fumava agli immortali J I
attiva. Condizione che raggiunge il suo centro piú vivo
mai dal ciel non togliea), quando egli può ammonire i due contendenti da un punto
troppo puro e distaqpato dai mezzi di azione degli uomini, di vista superiore che antivede le conseguenze luttuose del
come lo vede Aiace : loro operare e rivela i limiti stessi delle possibilità virtuo-
se della natura umana. Sicché nella lunga parlata rivolta
_ Fortunato vecchio ad Agamennone ed Aiace °°, Calcante può riassumere (co-
quasi dall'alto dell'Olimpo miri me aveva già fatto a proposito della «burrascosa libertà ››)
noi tra i delitti e il sangue, onde sei puro; il punto di vista della dolente meditazione foscoliana sulla
sorte degli uomini, in cui anche la vutú e la gloria sono
6° Per 1':-itteggiamento di Ulisse si ricordino i versi già citati (129-3o verificate nei loro pericoli di sproporzione rispetto alle
dell'atto II, scena I); Per la profezia su Clitennestra, i versi 88-9o del_l'at- forze umane:
to V, scena I: «E un iddio, I manifesto un iddio serba la vita I d'Agamen-
none a piú funeste mani! -››
“I Atto II, scena V, vv. 2o8-21. if Atto II, scena VII, vv. 267-74.
62 Atto III, scena III, vv. 12-15. *I* Cfr. in proposito atto II, scena I, vv. I-2 e 42 sgg.
63 Atto II, scena V, vv. 2:-io-25. 5° Atto IV, scena V, vv. 242-69.
178 Uso Foscoto sroara E Poi-:sm L'<<a]acE›> DEL Poscoto 179
O forsennati, forsennati! io veggio Totale e chiara soluzione di questa posizione meditativa
Finespiata ita d°Iddio chiamarvi e problematica? No, ché la conclusione de]l'A,iace si irrag-
a scontar con novelle orride colpe gia fra la posizione suicida di Aj ace (ma con Faggiunta pia
l'iniquità de' padri. Entro quell'urne
voi le mani sacrileghe cacciando e inattiva della sua ultima parlata a Teucro) e quelle di
sangue e fiele mescete all'esecrate Tecmes sa e di Calcante.
ceneri- O Agamennon! gli avi tuoi crudi Tale è in se stesso l'Ajace e idealmente esso presuppone
e gli Dei che tu provochi, al tuo letto lo svolgimento nuovamente piú positivo delle Grazie e in
vigili stanno; e tu li vedi; e serpe tale doppia posizione esso vive: preannuncio delle Grazie
negli occhi tuoi fra le lagrime il sonno e base di problemi su cui si giustifica l'elaborazione di va-
finché il terror ti desti. Empio non sei; lori delle Grazie e insieme ingorgo possente di motivi di
ebbro d'orgoglio sei. Della 1:ua vera per sé validi a costruire una tensione di dramma irrisolto
gloria deh! ascondi il tumulo d'Atreo;
e profondo che, a vari livelli, chiama in causa la sofferenza
con le regali tue virtú la terra
consola; e il cielo alfin placa e te stesso - foscoliana di un preciso momento storico e la sua appro-
E tu, mio figlio (o a me piú assai che figlio!) fondita meditazione sulla natura e sulla sorte degli uo-
obbliar vuoi che sei mortale; alzarti
oltre la inferma, sventurata, cieca Sicché chi non conosce l'Ajace, con la sua possente pro-
nostra natura? Splendida si mostra blematicità tradotta in scontro e incontro di vive correnti
virtú; mai petti umani arde funesta e di personaggi complessi e gremiti di spinte interne (con
quanto è piú schietta; e appena un raggio scende la sua eccezionale ricchezza cli poesia, con la sua forza com-
tra noi. S”inna]za; già tutta rapita plessa che lo rende in qualche modo ancor piú che «bel-
al ciel l'hai tu; già del tuo lume splende
lo ››, intenso, teso da una forza profonda e dolente e da
l'Universo... Ma stride dall'Olimpo
la folgore, e l'obblio teco e la lunga bagliori intensi di un°armonia melodica che son come spi-
notte travolve chi agli Dei s'agguaglia. - ragli di una dimensione superiore), non conosce tutto il
Ma che parlo? Feroci i lun1i al suolo Foscolo e non conosce insieme un momento della sua pro-
questi crudeli figgono. fonda storicità e universalità e la via che piú direttamente
conduce alle Grazie.
È evidente cosí che l°A,iace nell'incontro delle varie vo-
ci, è una grandiosa espressione poetica della meditazione (1961).
foscoliana sulla vita portata a un nuovo livello di pessimi-
smo e insieme di tensione a una dimensione superiore che
cerca di scaturire da una posizione meno attiva di quella
dei Sepolari, ma piú universale ed intima, che evoca la pre-
senza seppur vaga di un cielo e di una divinità, di una
pietas dolente e contrassegnata da caratteri di fatalismo
lontano da ogni forma di orgoglio prometeico e pur non
privo di una volontà di recupero di prospettive umane en-
tro valori meno impetuosi, meno eroici (ché l'eroismo piú
consueto si risolve ancora in suicidio), piú intimi e sacri,
il cui sviluppo sarà la nuova creazione dellfipertuanio delle
Grazie.
vira E Poesia DEL Foscoto (1812-13) 18:
VI. turalmente, dal cuore, come ideale meta di un simile «esi-
Vita e poesia del Foscolo nel periodo fiorentino lio ››, come il luogo piú favorevole ad un suo ritorno alla
lirica e agli studi piú impegnativi: lontano dalle risse let-
I 8 1 2-I 3
terarie che eccitavano i suoi umori piú acri, lontano dalle
passioni tormentoso che lo ardewmo senza illumirzarlo e
che lo avrebbero illuminato se avesse potuto riviverle poe-
ticamente, armonizzarle in un.a commozione piú calma e
distaccata, risolte in «calore di fiamma lontana ››. Che
è poi il piú vero segreto della poesia delle Grazie e della
loro efiettiva possibilità di realizzazione nel nuovo perio-
do fiorentino.
Dopo la proibizione dell'Ajace e i rinnovati attacchi dei Sollecitato dai sospetti del governo vicereale per un uo-
letterati cortigiani ', tanto piú insopportabile era divenuta mo che fu sempre considerato una «testa calda», un irre-
per il Foscolo la vita in Milano (la << città di suicidio», la quieto inadatto a servire (e piú tardi lo Strassoldo dirà di
«città di letame ››, «Paneropoli» con i suoi cittadini sem- lui con altissimo elogio in bocca a un poliziotto: << rimarrà
plici << stomachi››) e nel suo desiderio crescente di un << esi- un individuo pericoloso sotto ogni regime! ›>)3, incalzato
lio liberatore››, Firenze - al cui vivo ricordo era legato il da funerei presagi e dal senso doloroso di una precoce vec-
ricordo stesso degli anni giovanili, l'incanto di una terra chiaia, il Foscolo si decise cosí nell'agosto del 1812 a la-
che egli aveva chiamato «sacro paese ›> nell'Ortir e «bea- sciare Milano, dove non può piú vedersi << inter tantam
ta ›› nei Sepolcrz', per la intensa e pura vitalità del paesag- scabiem, et contagia lucri» 4, dove la << tristezza, la noia, il
gio e della tradizione storica e poetica 2 - si presentava na- freddo, l'amor del letto, e l°odio d°ogni società, tutti cor-
rieri che precedono la veneranda Parca:->, lo persuadono
* «Laidi ruffiani di letteratura» li chiamava ora, come già nel Com- «chela vera., forte, ardita vita è ormai trascorsa per lni›› 5
mento alla Chioma dz' Bererzice aveva chiamato «anime di cimici›› i puri e si dirige verso Firenze «dove spera di rivivere» poiché
eruditi e i grammatici incapaci di intendere il valore della poesia e l'impe-
gno del poeta nella vita del proprio tempo. << le memorie degli anni suoi che fuggivano, e l'amor delle
2 Firenze era entrata coni Sepoícri fra i miti alti del lirico, ma in quel lettere e della lingua gli fecero desiderare assai volte la bel-
mito, che fa da sostegno a tutta l”arclita costruzione del carme e rappresen-
ta uno stimolo vivo e storico a quell'in.no alla vita in presenza della morte,
la Toscana» °, e dove sfuggirà il contatto dei letterati e dei
si componevano elementi del suo amore per Firenze, che già il Foscolo ave- Conversatori <-:oziosi e ciarlieri». Chë su questo punto egli
va precisato in maniera meno unitaria nell'Orris del 1802 sulla base del non si fa inutili illusioni ( << se Firenze è bellissima, i fioren-
sonetto Al lzmgamo fioremfino e del suo soggiorno fiorentino clell”inve1-no
I8oo-801: il fascino complesso del «sacro paese» come terra della poesia tini non son già l'anime piú schiette del mondo ››) T. Ma del
(dove << si ridestarono dalla barbarie le sacre muse e le lettere ››), come cen- resto solo raramente - e piú nella ripresa dell'autunno
tro vivo della gloria italiana conservata nelle tombe di San Croce (<<Dianzi
io adorava le sepolture di Galileo, di Machiavelli e di Michelangelo ecc. »),
come rifugio dell'ultimo grande italiano e maestro del Foscolo, l'A]f1eri aver perduto negli åellåfmaturità, magari vagheggiando, se non al-
(<<1'unico mortale che io avrei desiderato conoscere››), come terra di vita- tro, una morte conso ata a etti piú quieti in quel luogo caro al suo ri-
lità profonda e ingentilita (<< La Toscana È: tutta quanta una città continua- cordo e alla sua poesia (già nel 1807 scriveva al Niccolini: << il mio cuore
ta e un giardino, il popolo naturalmente gentile, il cielo sereno e l'aria pie- amerebbe aggiungere clieš cšeísiderio di äolišiìre in Firenze mi sta piantato
na di vita e di salute ››). Questi elementi de]l*amore foscoliano per Firenze nel cuore ›:›, Epistoiario, _ az. a cura i . Carli III p. 286).
(incoraggiato anche dallo stesso amore dell"E'ilfieri che aveva vagheggiato 3 In 1... Conto, Riueíazioni rthricbe ifztor.-rzo ed ,Ugo,Foscoio, Milano
la luminosa fermezza dell'<<attica Flora», lo splendore della primavera del Ißzs P- 94-
«fausto etrusco suolo» << dove ogni oggetto al poetar mi tragge», sonetto * ,Lettera al Bodoni, del 15 agosto 1812 (E.'p., IV, p. 92).
CGXLVII) venivano alimentati dai suoi ricordi sentimentali dell'an1ore per 5 Lettera alla Teotochi-Albrizzi, del 29 luglio 1812 (z'bz'd., p. 67).
«la bella giovinetta ch'ora è donna ››, dell'amicizia per il Niccolinì, e dal- "' Lettera al Giovio, del 5 agosto 1812 (ibid., p. 78).
l'i]lusione cosí foscoliana di ritrovare in Firenze tutto ciò che credeva di 7 Lettera alla Teotochi-Albrizzi, già citata.
182 Uso Poscoio sroiua e Poesia vira e Poesia nei Poscoio (1812-13) 183
1813 - avrà occasione di reazioni piú energiche contro verno andrà a Roma per stamparvi << un Carme intitolato
<< quest'Universo dell”Arno composto di venti sguaiate, e le Grazie e diretto a Canova ››.
di cinquanta calabroni» 8, disposto come sarà all'indulgen- Una sicura coscienza della rinnovata forza creativa, pro-
za e ad una fondamentale simpatia per i fiorentini, «tutti vata già felicemente in quei primi giorni fiorentini, si assi-
gente del secolo d'oro forse perché come Didimo non sia- curava ad una nuova disposizione dell'animo che, nel ripo-
mo né avidi né ambiziosi» 9, e salvaguardato da un piú cau- so e in una ricchezza di stimoli piú eccitanti che agitarari
to impiego dei propri affetti che gli permette di sorridere (per adoperar sue parole), trasformava una tensione tur-
senza sdegno sui pettegolezzi di casa Santini, sul brusio di bata e pratica in una nuova tensione poetica, entro una
sussurri e piccole maldicenze, non assente neppure nel ca- calma alacre, in una consonanza gradevole con un paesag-
ro salotto dell°Albany. gio a cui già, per una consuetudine della memoria, attri-
Giunto a Firenze il 17 agosto e sceso all'Albergo delle buiva un potere consolatore, con una città in cui la fanta-
Quattro Nazioni sul Lungarno, vicino alla casa d"Al.fieri, sia recuperava facilmente vivi elementi dei propri miti:
davanti a Ponte Santa Trinità, il Foscolo provò subito co- dalle tombe di Santa Croce, dove appena giunto il Foscolo
me un nuovo impulso fiducioso e un senso profondo di si reca a salutare << quei suoi santi amici e maestri», al Lun-
sollievo, di evasione da un mondo di care oppressive e tur- garno dove egli veniva a vivere (vi rimase fino al 15 otto-
batrici, e tutte le lettere di quegli ultimi giorni di estate bre per passare poi nella casa piú quieta dei Prezziner in
- dirette alla saggia Temira o alla corteggiatissima Marti- Borgo Ognissanti, finché in aprile salí alla villetta di Bel-
netti su linee piú agevoli di amore-amicizia o di amore- losguardo) E e dove ben presto poté realizzare il suo vec-
galanteria (interrotta provvisoriamente la linea bruciante chio sogno di respirare le «aure alfieriane» nel salotto
dell'amore-passione con una tumultuosa lettera a Lucietta ospitale dell'Albany.
Battaglia) - portano affermazioni decise sulla sua mutata
disposizione di umore, sul suo gradito e pieno abbandono Non si pensi che Firenze offrisse al poeta dei motivi
alle impressioni distensive e rasserenanti della nuova vita particolari, legati alle condizioni storiche, culturali, so-
fiorentina 1°. cievoli di quegli anni (ben diversi del resto da quelli suc-
E se non si potrà parlare di un vero e proprio risorgi- cessivi dellüfilfatologia e del circolo risorgimentale fra
mento in senso leopardiano, e se questo nuovo periodo fo- Vieusseuit e Capponi) o a precise suggestioni dei suoi mo-
scoliano si svolgerà sotto il segno di una «vita calma se numenti e della sua arte. Perché, a parte la limitata possi-
non felice» e, in certi momenti, di << una pace malinconi- bilità della vita culturale e socievole fiorentina in quegli
ca » piú che di un impetuoso entusiasmo, non si può fare anni - poco propizi anche al movimento e al passaggio
a meno di sottolineare la nuova fiducia con cui il poeta dei forestieri italiani e stranieri - il Foscolo stesso cercava
annunciava il 22 agosto alla Teotochi: << sto gaio assai d”u- in Firenze cose essenziali, affetti tranquilli e poco impe-
more e svegliato d”ingegno e scrivo piú in un'ora qui che gnativi, contatti misurati per un gradevole calore di socie-
in tutto un giorno a Milano» “, specie se si ricordi che, volezza, senza quel bisogno di sfogo impetuoso nella vita
nella stessa lettera, decisamente egli afferma che nell°in-
12 Per le notizie relative al soggiorno fiorentino del Foscolo si veda il
breve scritto di N. TARCHLANI, Firenze al tempo del Forcolo, nel volume
E Lettera al Treclii, del 23 ottobre 1813 (En, IV, p. 399). Ugo Foicoío e Firenze, Firenze 1928 (a cura della Società nazionale per la
9 Lettera all'Albanv, da Milano tiòia., p. 317), senza data: nella vec- storia del Risorgimento, Comitato toscano), a cui ci si riferisce anche per
chia edizione delle Opere era datata iz agosto 1813,. notizie contenute negli altri saggi ivi raccolti. Utile può riuscire, per le no-
1° Si vedano, ad esempio, le lettere alla Martinetti del 19-2o agosto e tizie sulla vita fiorentina nell'epoca napoleonica, il volume di A. Leivsi,
del 14 settembre 1812, passim'. Napoleone a Firenze, Firenze 1936, pur nella sua intonazione «roman-
" Ep., IV, pp. 108-9. ' zara».
184 Uso Poscoio sroiua e Poesia vira e Poesia nei Poscoio (1812-13) 185
elegante e nella affermazione esterna della propria perso- fiorentina del Foscolo: quello di Quirina Mocenni-Ma-
nalità che caratterizza ben diversamente altri periodi della giotti, la Dozza gentile. E fu quello un amore di tenera
vita foscoliana. intonazione coniugale, tranquillo e senza ansie, fatto di
E come egli si tenne accuratamente lontano dalla vita devozione della donna e di affettuosa confidenza e ricono-
ufficiale della piccola corte di Elisa e Felice Baciocchi, scenza dell*uomo, ma privo assolutamente degli imperi
cosí fu restio ad approfondire e ad ampliare di molto le che son propri delle grandi passioni foscoliane: adatto in-
sue relazioni amichevoli di antica data (Niccolini, Collini) somma a confortare una certa inclinazione delle Grazie e
o quelle nuove con il Baldelli, con le famiglie Corsi e San- dei loro affetti gentili, ma non certo ad ispirare quegli ac-
tini, con le famiglie forestiere degli Orozco e dei Cico- centi piú intensi di imac alla bellezza e di elegia .mila soave
gnara. cura delfirrrrrrortale amore, che nello stesso carme incom-
Non che la sua vita fiorentina (specie al suo inizio e poi piuto si riferiscono invece alla Bignami e, piú segretamen-
nella breve ripresa dell'ottobre-novembre 1813) fosse di te, alla Battaglia.
misantropo, e non mancano nelle sue lettere echi di visi- E ugualmente scarsi ma essenziali sono gli accenni a
te, di balli, di pranzi e di teatri. Ma questa vita socievole precisi motivi della bellezza di Firenze e della sua arte. ll
fu sentita dal poeta nel suo valore di piacevole possibilità terrapio rimane Santa Croce, gli Uflizi sono per lui solo la
di contatti poco profondi e poco impegnativi, limitata vo- Venere del Canova contemplata per piú giorni al suo arri-
lontariamente in un saggio equilibrio fra la solitudine ope- vo e cosí fortemente emcace nell'avvio delle Grazie (« la
rosa e l'esperienza concreta di una propria disposizione a bella Dea che in riva d°Arno I sacrasti alle tranquille arti
calme, serene relazioni, esercitate soprattutto nel salotto custode »). E se non mancano nelle Grazie precisi ma scar-
dell'Albany. Mancano grandi incontri, mancano amicizie si riilessi di luoghi e monumenti fiorentini (il leggiatiro
fervide (quella stessa con il Niccolini sembra spengersi in ostello rafiaellesco della Nencini-Pandolfini, i giardini del-
una consuetudine senza grande interesse): e quanti tagli lbmbriƒero Pitti, i lucidi teatri in cui il pellegrino
bisogna pur fare alle leggende degli studiosi ottocenteschi errare un desio dolce d'amore _
sugli ipotetici amori fiorentini, da loro moltiplicati - fra mira ne” volti femminili, e l'aura
sdegni puritani e compressa malizia libertina - ad maio- pregna di fiori gli confonde il cuore),
rem glortafrz dell°ardente e insaziabile conquistatore B. In
realtà - sf1oritol'antico amore per la Roncioni, divenuta, son soprattutto il senso squisito della eleganza fiorentina,
con la maturità, frivola e fredda, e a parte una corte, bale- Fessenziale fusione di civiltà e di naturale bellezza della
nante di scarsi guizzi di passione e piú fatta di puntiglioso città, lo stimolo vitale e serenatore del suo paesaggio (vi-
orgoglio maschile, per la bella Nencini H, e galanterie fug- va introduzione ai paesaggi aerei delle Grazie, al paesag-
gevoli per l'amzcreom“ica Rosellini o per la facile Clemen- gio mitico-greco, all'lperuranio eternamente primaverile)
tina Pagnini - un solo volto femminile si stacca nella vita che animano il poema incompiuto e si condensano lirica-
mente nella contemplazione da Bellosguardo di un paese
naturale e mitico in cui senza sforzo possono danzare nin-
13 E non era lo stesso Foscolo a scrivere al Trechi il 1° ottobre del 1812 fe, suonare silvani, di una terra poetica e vera vagheggiata
che da mesi e mesi «Nulla venus, non ulli animum flexere hymenaei »?
1* Soprattutto nel secondo e breve periodo dell'autunno 1813, in cui nel rito delle sacerdotesse o nella rievocazione della medi-
son piú frequenti gli accenni delle lettere ad una vita galanre e ad un epi- tazione celeste di Galileo:
sodio di rivalità con un ufficiale francese corteggiatore della Nencini: episo-
dio ( lettera del 23. ottobre 1813. al Trechi, già citata) interessante a mostra- Con elle
re quanto di combattivo, di risentito c'era pur in questo periodo nell'ani- qui dov'io canto Galileo sedeva
mo foscoliano che non si può mai ridurre ad una condizione di rassegnata
e bonaria saggezza. a spíar l'astro
I86 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA vrra E Poasm DEL roscoro (1812-1:3) 187
della loro regina; e il disviava mio cuore e la mia mente senz'agitarla e moderavano insen-
col notnirno rumor l'acqua remota, sibilmente l'ardore delle mie passioni, ardore che spesso, e
che sotto a' pioppi delle rive d'Arno piú in questi ultimi mesi invece di illuminare il mio spirito,
furtiva e argentea gli volava al guardo. e scaldare la mia immaginazione, li aveva quasi arsi e di-
Qui a lui l'alba la luna e il sol mostrava, SlII'L11I1Z1.
gareggiando di tinte, or le severe
nubi su la cerulea alpe sedenti, In quel salotto il Foscolo viveva concretamente un sen-
or il piano che fugge alle tirrene so della vita piú adeguato alla sua aspirazione all'armonia,
Nereidi, immensa di città e di selve una superiore saggezza intima e sobria che lo stesso Al-
scena e di templi e d°arator beati, fieri, nei ricordi della Albany, gli suggeriva fra -<< ira e ma-
or cento colli, onde Appennin corona linco11ia››, come le frasi piú pacate e poetiche dei suoi ul-
d'ulivi e d'antri e di marmoree ville timi anni (<< lo studio ed i libri e le dolcezze domestiche,
Pelegante città, dove con Flora
le Grazie han serti e amabile idioma. aspettando la morte, sono veramente le sole che meritino
d'esser considerate dall'uomo, quando ha sfogata la gio-
Firenze offri cosí soprattutto il suo paesaggio, il suo ventú››) ". E lí (non in contatti mancati con Pambiente
idioma, la sua eleganza naturalmente classica, un'esperien- neoclassico fiorentino dei Benvenuti e dei Morghen), nel-
za di socievolezza piú che di grandi affetti e di frementi le conversazioni con il Fabre, <<l'artei-ice elegante», <<l'ele-
passioni, e quel luminoso salotto del Lungarno 15, che ac- gantissimo scolaro del Pussino», Paspirazione neoclassica
colse il Foscolo, benevolo e confidente fra il ritratto e la alla perfezione e alla purezza delle immagini trovava una
biblioteca dell°Alfieri, i suoi manoscritti tormentati e rive- prosecuzione piú intensa e propizia delle precedenti con~
latori di un'ansia di perfezione cosí stimolante per il crea- versazioni con la Martinetti, l'amica del Canova 1*, o con
tore delle Grazie, nelle serene conversazioni con la Albany la Teotochi, illustratrice preziosa e sensibile delle opere
e con il Fabre: vivo luogo di rapporti gentili, di esercizio canoviane, e le giovanili letture dei testi neoclassici di
consueto e familiare di affetti indulgenti e pacati, che egli Mengs e di lìliliilckelmann riafioravano nella memoria e
piú tardi rievocherà con lucida nostalgia e con una inter- prendevano nuovo valore. E le loro indicazioni di unità-
pretazione essenziale all'animo del soggiorno fiorentino, varietà, di «edle Einfalt und stille Grösse», di sollecitante
nella lettera al Fabre del 24 gennaio I 8 14 1°: collaborazione fra poesia e arti figurative, della grazia co-
E il mio desiderio di tornarmi a Firenze deriva assaissi- me disposizione celeste che agisce (e sono parole di Wmc~
mo, Signor mio, dalla memoria affettuosa, e religiosissima kelmann) <:< nella semplicità e nella quiete dell'animo, e il
ch°io serbo perpetuamente della Signora Contessa; deriva troppo fuoco e le passioni esagerate l'oPruscano›> 19, e la
dalla stima ch”io a poco a poco ho nutrita, ed oggimai ha
preso ferma radice dentro di me - dalla stima a cui Ella, " v. imrtsat, Lettere, in Opere, Torino 1903, p. 301.
mio Signore, mi ha persuaso. Io trovava seduto in quella 1'” Dà rilievo notevole ai colloqui bolognesi con la Martinetti subito
stanza 1:utte le sere un dolce e perpetuo eccitamento allo prima de1l'arrivo a Firenze e come stimolo alla decisione di intraprendere
1'inno, piú volte vagheggiato, alle Grazie, F. PAGLIA: nella sua introduzio-
studio; e una soave indulgenza, e una dilicata cordialità, e ne al testo critico dei Versi dei Silvarzz', in «Studi di Filologia Italiana»,
la libertà di parole, e la fiducia d'afietti ch'esercitavano il 1-I (1952), Pv- 207-9-
_ 1° _I. J. v:'rNcicsLMaNN, Opere tradotte, Prato 183,0, vol. VI, p. jog. Pre-
cise riprese di principi neoclassico~Winckel.manniani sono evidenti negli
15 Circa il celebre salotto si rinvia al volume di c. PELLEGRINI, La con- ahbozzi di' dedica delle Grazie e nei frammenti della ragione poetica delle
temz d'Albany e il salotto del lzmgamo, Napoli 1951, che contiene, anche Grazie. Sullfimportanza del neoclassicismo winckelmanniano per la poeti-
nelle lettere della contessa, interessanti accenni al Foscolo di questo pe- ca neoclassica in Italia e per il romanticismo neoclassico, rimando ai miei
riodo. saggi: La poetica neoclassica in Italia, in «Belfagor›>, 31 gennaio r95o;
1° Ep., V, p. 15. Il neoclassicismo e la poesia del Parini, in «Rassegna Lucchese ›>, 1951,
ISS UGO FOSCOLO STORIA E POESIA vrra E Poesia DEL Foscoro (1812-13) 189
tensione alla «bellezza ideale», nel grande poeta (ferma e di evasione dal mondo aspro delle cure e dei eracci, in
restando la sua diffidenza e il suo sarcasmo per i pittori- quel primo periodo fra estate e autunno incipiente, in cui
dottori neoclassici e per la precettistica accademica) dive- il Foscolo preciso il primo disegno delle Grazie accentuan-
11ivano - piú che i.nvito ad un frigido sogno archeologico do la facile trasfigurazione Firenze-Grecia e rivolgendosi
e ad un edonismo platonizzante (pur se tracce di quel peri- inizialmente a quelle parti che di quell”inclinazione soave
colo non sono certo assenti nei momenti meno ispirati del- e consolatrice e di quell”aspirazione al poema delle belle
le Grazie) -, stimolo propizio al suo neoclassicismo ro- arti e al sogno di una civiltà ingentilita e salvata in un mi-
mantico, alla sua rinnovata poetica del mirabile e del pas- to poetico di perfezione elegante e luminosa, potevano ap-
sionato, alla sua originale ricerca di «calore di fiamma lon- parirgli piú diretta espressione. La sua fantasia si popola-
tana››. Mentre, in quel salotto, la suggestione di una Musa va di miti consolatori, di ligure femminili splendenti e va-
canoviana (né importa constatare come nei rapporti ideali ghe, di paesaggi aerei e sereni, animati da quella vitalità
con lo scultore, che egli vedeva lontano a Roma intento a piena e ingentilita che vibra nel moto agile delle Nereidi
«vestir d°eterna giovinezza i marmi», vi fosse un facile oceanine, nella figura radiosa della «Gioia alata degli Dei
scambio fra aspirazione e realtà) 1" agevolava il poeta in foriera», nel molle abbraccio affettuoso di Venere e delle
quella trasiigurazione soave, in quel sogno di armonia gen- Grazie emerse dal mare.
tile in cui le statue canoviane e le belle ospiti della contes- Era la disposizione poetica di giorni in cui il Foscolo
sa confondevano i loro caratteri di perfezione e di vita, e poteva scrivere all'Araldi 22 - mentre nelle lettere alla Mar-
le donne, le fanciulle divenivano grazie viventi in un mar- tinetti o al Trechi parla di Muse come donne e donne co-
gine piú esterno di vagheggiata eleganza e, piú in profon- me Grazie ela gentile Matildina Orozco ha, come la giovi-
do, in quel senso della femminilità con i suoi doni inesti- nezza, i passi ornati di fiori la --:
mabili della verecondia, della compassione, della soave vo- Ed intanto mi sto con Erato, con Melpomene, con Talìa,
luttà, che in quel periodo superavano il pregio dell'amici- e con tutti gli amabili Genii delle belle arti, e nella piú ama-
zia virile e quello tempestoso della passione 2'. bile città dell Italia:
¦'

Ne del mondo mi cal, né di fortuna;


Quell°atmosfera spirituale e poetica, creatasi nella frui-
zione di quegli stimoli sereni e coerenti, offerti a lui da Fi- e vorrei sempre potere cosí,
renze fino al luglio 18 13 , si incontrava in maniera piú par- Nepttmaaa procal e terra spectare ƒure†ztem,-
ticolare (con eíiicacia e con rischio) con il senso di sollievo ma non già
Oblitargae meorum, olvliviscendas et illis.
n. 4; G. M. Pagrzirzi traduttore neoclassico, in << La Rassegna della Lette-
ratura Italiana», 1953, n. 1; Aspetti della poetica neoclassica rzell'ultz`mo
Settecento, in «La Rassegna della Letteratura Italiana», 1953, n. 3, 1954, E se nelle ultime parole si avverte come la coscienza di
n. 1; Lo sviluppo del neoclassicismo nelle discussioni sul «gusto presen- un necessario correttivo a quella disposizione troppo bea-
te», in «Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa», 1953, n. 2; ora
raccolti nel volume Clasricismo e neoclassicismo nella letteratura del Set- ta, questa citazione chiarisce bene come in quel primo av-
tecento cit. vio delle Grazie e nella loro contrapposizione ad un perio-
2° Sui rapporti ideali fra Foscolo e Canova si trovano alcuni accenni nel
volume di G. FALLANI, Canova, Brescia 1949, ma con un eccessivo credito do tumultuoso e turbato, nella letizia per la scoperta del-
allì grandezza dello scultore neoclassico e con equivalenza piuttosto gene- Farrnonia salvatrice, vi fosse pure un certo compiacimento
ric e.
21 Si vedano le lettere alla Martinetti, del settembre 1812 (Ep., IV, p.
135), al Trechi, del 2 settembre 1812 Hãvíd., p. 127), alla Albanv, del 31 E 3 settembre 1812 (:'bz'd., pp. 129-3o).
dicembre 1813 (z`bz'd., p. 467), a G. Serbelloni, del 27 settembre 1813 23 Lettera alla Martinetti del 5 settembre 1812 (ibid., pp. 133-34) e let-
(z'lvid., p. 364). tera al Trechi del ro settembre 1812 (z'bz'd., p. 137).
r

I 90 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA l vira E Poesia DEL Foscoro (1812-13) 191
rischioso del proprio stato e della propria serenità, un'ac-
centuazione eccessiva dell'amabile, del vago, dell'elegante, Gli elementi drammatici, le ossessive immagini della
del grazioso, del tono neoclassico accordato a quelle com- morte, l'ansia di gesti risolutivi erompono nella Ricciarda,
ponenti dell'evasione, del rifugio, della contemplazione chiedendo uifespressione che sarà anche depurazione del-
del mare furente da una riva sicura, con tm certo sorriden- l'anirna per una poesia meno insidiata da questi fermenti
te distacco, che non corrispondono all'an.imo piú intero e piú momentaneamente ignorati, con una singolare forza
profondo del Foscolo e al pieno significato del carme delle convulsa., con un eccesso di tinte cupe, notturne (il finale
Grazie. In cui la stessa armonia sarà sentita piú come in- si svolge nei sotterranei del castello di una fantastica Sa-
tima conquista che non come facile ed euforico possesso, lerno medievale, fra le tombe dei principi), con una fu-
e che anche nei suoi momenti piú sereni implica una vibra- rente tensione di sentimenti di odio, di lacerazioni fami-
zione malinconica, presuppone una tensione romantica, un liari, di roventi sdegni politici e patriottici a cui furono di
dinamico sviluppo da una base di elegia e di consapevolez- stimolo le rinnovate letture alfieriane, l'ammirazione nuo-
za della sorte dei mortali, dei loro istinti ferini, del carat- va per le tragedie di Schillerä (ma Schiller poteva anche
tere dramtnatico della loro storia e del loro presente. operare piú in profondo, per le Grazie, nella direzione del-
Quella disposizione indicata dalla lettera all'Aralcli ave- Plano alla gioia) e la ricerca assai incerta di un romantici-
va qualcosa di limitato e ben presto il Foscolo stesso dové smo indigeno, di una tragedia nazionale italiana.
accorgersene o forse fu il suo animo che a quel rasserena- E d'altra parte in quell'eccesso di orrore, che scarica
mento non ancora saldamente approfondito, e pur nel de- tma tensione che non aveva ancora trovato la via piú sicu-
siderio di meglio affermarlo, rispondeva istintivamente ra nella integrale espressione delle Grazie, una voce do-
con la voce del dramma troppo facilmente superato, con lente e pura, quella di Ricciarda, sorella ideale di Cassan-
l'esigenza di provare la resistenza di quelle nuove voci e dra e Tecmessa, la voce del tema alto dell'amore casto, del
di quei nuovi miti nell'urto di una tensione violenta e trop- pudore, della femminile pietà 2°, sembra ben anticipare,
po, momentaneamente, compressa. Cosi' come quei primi pur con un'abbondanza di pianto, lo sviluppo successivo
felici accordi della armoniosa melodia pittrice, chiedevano delle Grazie, i toni piú profondi dell'elegia. che arricchisce
una maturazione ulteriore, un esercizio stilistico piú mi- di venature piú segrete ed umane le immagini splendenti
nuto e paziente, adeguato ad una maggiore coscienza degli della giovinezza che «discende un clivo onde nessun risa-
ostacoli da superare e delle passioni da dominare: e furo- le», del guerriero che sospira sul suo prigioniero, della sa-
no le prove della Ricciarda e della versione sterniana didi- cerdotessa della danza che plora sulle rive del lago not-
mea, che occuparono Pautunno e l'inverno, interrotto illa- turno, della vice-regina che prega per il ritorno del ma-
voro piú intenso delle Grazie verso la fine di settembre 24. rito combattente in difesa della patria.
E Cfr. la lettera allo Schulthesius, del 27 agosto 1812 (Ep., IV, p. 114),
2" Questa rapida ricostruzione del lavoro artistico foscoliano nel 1812- e quella allo stesso del 13 settembre (ibid., p. 143).
1813 si appoggia alla precisazione di cicli elaborativi delle Grazie offerta 2* al grande tema della pietà, della compassione doveva ispirarsi la
dall'introduzione di F. PAGLIAI al testo citato dei Versi dei Silvani. Natu- tragedia Edipo che il Foscolo vagheggiò di realizzare in questo periodo.
ralmente il discorso critico potrà divenire aderente e preciso quando di- E nelle lettere in cui si accenna alla Ricciarda, il Foscolo si riferisce so-
sporremo di tutto il testo a cui il Pagliai lavora, con la successione crono- prattutto ai caratteri di pietà, di commozione raccolti intorno al perso-
logica delle stesure dei vari passi e la precisazione, per quanto È: possibile, naggio della «infelicissima» principessa. Per la possibile ripresa nel perio-
della cronologia del primo apparire dei vari motivi ed episodi, che per- do fiorentino della abbozzata tragedia Agamennone, si veda L. FASSÖ, Dare
mettano di seguire Farricchimento e approfondimento delle Grazie fra il pagina inedite :ii U. Foscolo, in «Nuova Antologia», 16 maggio 1931, e
loro periodo iniziale nell'agosto-settembre 1812 e la serie di cicli elabora- poi in Saggi e ricerche di storia letteraria, Milano 1947.
tivi successivi, e fra loro vicini, della primavera - prima estate 1813, con
le poche aggiunte dei mesi milanesi e del breve ritorno a Firenze nell'au-
tunno 1813.
192 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA vira E Poesia DEL Poscoro (1812-13) 193
«purissima e propria», elegante e personale, regolare ma
Accanto alla Ricciarala, e diversa testimonianza della non pedantesca (« bel metallo che bisogna ripulire della
complessità dell'anima e del lavoro del Foscolo in questo ruggine alell'anticl›ità e depurare dalla falsa lega della ino-
eccezionale periodo di vita poetica e di supremo impegno da»-) “_ In un incontro di tradizione e di vitalità che ancora
stilistico, si inseriscono in mezzo allo sviluppo delle Gra- una volta egli trovava nella viva offerta della città amata,
zie (la meta alta di quell'anno) la versione del Viaggio sen- mentre rifiutava, con il suo potente senso dei clüitti del
timentale di Yorick dello Sterne e la Notizia intorno a Di- genio creativo, le «dure catene grammaticali», le tendenze
dimo Cbierico, in cui la ricerca della parola, tesa a_espri- archeologiche del cruscantismo piú stanco o del purismo
mere i moti piú segreti, i toni ei semitoni di una ricchis- dei linguaioli settentrionali, nella celebre lettera allo Schul-
sima vita interiore, e la ricerca di uno strumento lingui- thesius del 27 agosto 1 812 0 in alcune parti di quella Iper-
stico appropriato, si fondono con quella di un autoritratto calisse che, ripresa a Firenze, porta in mezzo al lavoro del-
sempre piú sottile e complesso, nel dominio di passioni la versione sterniana gli echi piú aspri della dura satira
non ripudiate e recuperate nel loro perfetto «calore milanese 29.
fiamma lontana» che è presente non solo nella Notzzza, Questo amore per la lingua ben si compose, nella ste-
ma nelle stesse pagine della sua traduzione-creazione. sura definitiva della versione - specie in relazione alla No-
In quella versione, ripresa inizialmente con un certo fa: tizia e alfautoritratto elusivo di Didimo - con un anirnns
stidio della servitú del tradurre, quando si proponeva artistico che in quella lingua trovava la sua sottile e segre-
eliminare ogni traccia di inglesismo dalle sue precedenti ta espressione e che, presente ed originale nel Foscolo sin
prove del lontano periodo francese, e rielaborata di nuovo da certe pagine dell'Ortis, del Sesto torno ¢:lell"io, del car-
con un piú preciso scopo artistico, il Foscolo realizzava teggio Arese ”, solo ora - in questo essenziale periodo di
concretamente anzitutto il suo straordinario interesse lin- grande maturità, di felice calma creativa, di esplorazione
guistico, l'amore per la lingua italiana, l'idioma puro che piú intera della propria ricca vita interiore -- si spiega in
sarà raccomandato alle Grazie come la loro vero lingua. pagine squisite, in sottili recuperi di componenti di ironia,
E quest'amore si fece piú acuto ed attivo proprio quel
periodo fiorentino, quando il Foscolo si mostra cosi atten- censione sullo « Spettatore Italiano» del luglio '48 io indicavo l'uti1ità di
to alla freschezza del parlato robusto e gentile (la gentilez- una precisa attenzione al rapporto fra versione sterniana e Grazie).
if Viaggio sentimentale, nota al ƒrarnrnento arcaico-parodistico (in Pro-
za trovata fino in Mercato vecchio, il piacere della conver- se varie a"arte cit., p. 149).
sazione con il domestico fiorentino a Bellosguardo, la con- E Sul fatto che il Foscolo si occupasse anche dell'Iperealisse durante il
lavoro della Ricciarda e della versione sterniana cfr. L. Passo, Prose po-
statata bellezza del linguaggio del contado fatta da Didi- litiche e letterarie (Opere, VIII, pp. monti-ioonvjl; e M. Purim, Prese
mo), attentissimo alla ricchezza della lingua trecentesca e carie .fiflarte cit., p. Xlnrv. Sulla posizione linguistica foscoliana rispetto al
«toscanísmo» dei non toscani e sul lavoro dello scrittore per utilizzare let-
cinquecentesca (ed è l”epoca di accanite letture di autori terariamente la «gratia nativa» del parlato fiorentino, si veda l'Ipercalisse,
toscani e delle lunghe liste di modi non segnalati dalla Cru- pp. 68 sgg. (nel1'ed. delle Prose politiche e letterarie sopra citata).
3° Per le relazioni fra le prose didimee (e la componente didimea della
sca) 27, teso a sciacquare in Arno la propria lingua e a farla vita foscoliana) e certi aspetti della prosa foscoliana precedente, si rinvia
al saggio di M. PUBIN1, Storia esterna di Didimo Cbierico, in Ortis e Di-
5" Questo fortissimo interesse linguistico e la sua espressione negli stu- dimo, Milano 1963 (e alla sua monografia foscoliana del 1928), al Didirno
di di quell'anno e nella rielaborazione della versione stermana, sono pre- Cbierico di ivi. iviaiicazzan, Milano 193o, allo Sterne in Italia di G. iuiniz-
cisati minutamente nelle pagine della introduzione premesga ga PU- zaN1, Roma 192o, alla Vita interiore di Ugo Foscolo di c. varossn, Bolo-
:smr alla sua edizione delle Prese varie ti arte (Opere, vo - ci u11”¢f1Z¢ gna 1942, e (per quanto riguarda il carteggio Arese) al saggio di L. ea-
1951, pp. :porvi sgg.); pagine che studiano anche la «storia» e a ver- RETTI, Sulle lettere del Foscolo all'Arese, in Studi e ricerche di letteratura
sione e il rapporto fra il testo sterniano e la versione didimea: problema italiana, Firenze 1951. Sul problema del Foscolo didimeo nella storia del-
a cui è dedicato anche il saggio di C. vato-isa, Linguaggio sterniano e lm- la ìsriticla cfr. il mio Foscolo e la critica, Firenze 1957, 19675 [ora in questo
gnaggio foscoliano, Firenze 1947 {a proposito del quale in una mia re- vo ume .
194 Uoo Foscoio sroaia E Poesia vira E Poesia DEL Foscoto (1812-13) 195
di saggezza elusiva e patetica nel margine sollecitante e Vçfgëlê romita o alla scena dell°ospite nel velo delle Gra-
limirativo del testo settecentesco di Sterne. zíš. oiiliieailiella Notizia intorno zz Didimo Cbzerico è ben
Esercizio puntuale di lingua e di stile, di sensibilità, di c aro v ore perle Grazze di rante osservazioni di Didi-
intelligenza, che ben si inserisce nello sviluppo delle Gra- mo e dell essenziale ricerca del << calore di fiamma lontana»
zie (e riprende quello già prima iniziato delle versioni ome- attuata già fra sospiro e sorriso, fra sorriso e lacrima
ricl-ie) 3*, assicura meglio la loro ricerca di un linguaggio (e il sorriso e il sospiro errin sul labbro
«fluido e pervio», resistente e trasparente e attua, in una delle Grazie, e_a pl-ii son fauste e presenti
zona meno lirica e piú minutamente controllata, quella vo- dolce in core ei s allegri, e dolce gema)
lontà di dominio delle passioni piú urgenti senza che es-
se siano morrificate e soppresse. E quante espressioni e in quella trama artistica aliena da ogni enfasi e da ogni du-
quanti atteggiamenti didimeo-srerniani ci riconducono al- rezza, lirnpida e pur vibrante ad ogni minimo impulso del
le Grazie, in questa applicazione piú attenta ed ironico- cuore e della fantasia.
afiettuosa dei temi alti della compassione, della verecon- Tuttavia in quell'opera pur si avverte clie llanimo poe-
dia, della gentilezza: l'insistente uso dell°aggetrivo tema- tico foscoliano chiedeva ben altra espressione lirica e cen-
tico << soave», il valore del verbo <<disacerba.rsi››, la descri- trale, e come certa affettuosa malizia di humour, un certo
zione delle donne che, nella fantasia abderita «sedevano epicureismo sentimentale, un che d'<-:ilare e pago» (nella
vereconde ad ascolrar la canzone ›› d'amore e il dilagare di loro base ,piu settecentesca) potevano risolversi solo in
questa «per ogni labbro, quasi note di musica naturale aspetti piu dubbi del poema come, ad esempio, nel qua-
modulare inavveduramenre per soave forza di melodia... ››, dro della apeael del Fanno nell'episodio dei Silvani e
o l”elogio delle cortesie: «Siate pur benedetto, o lievissi- del Boccaccio, cosi lo stesso Didimo non coincide con il
me cortesie! voi spianate il sentiero alla vita; voi gareg- Cantore delle Grazie. E quando quegli avverte << non so
giando con la Bellezza e le Grazie che fanno alla prima oc- qual dissonanza nell armonia delle cose del mondo ›› ie pur
chiata germinare in petto l'amore, voi disserrare ospital- diverso dal << sacro vate›› delle Grazie che dalla consape-
mente la porta al timido forestiero ›› 32. Richiami evidenti, volezza delle dissonanze e discordanze della vira aspira ad
entro il testo sterniano-foscoliano, alla musica arcana della un armonia piu salda e duratura e da insieme una ben di-
versa fermezza nitida e perfetta. e una risonanza melanco-
mco-serena ai miti e alle figure della giovinezza o della sa-
3' Si potrà meglio studiare la relazione tra le versioni omericlie e le
Grazie quando si avrà anche di quelle il testo critico (ormai in fase di cerdotessa della danza e assicura, con ben altra presenza
pubblicazione nella edizione nazionale a cura di G. Barbarisi) e una pre- di ,sentimenti universali, una vibrazione intima, l'eco di
cisazione cronologica di quel lungo e saltuario lavoro [edizione ora at- un elegia intensa e purissima al suo mondo poetico per-
ruata]. Si può comunque rilevare in generale (come fu già fatto dai cri-
tici, quali il Fubini o il De Robertisli che quel1'esercizio di traduzione- fetto, continuamente cbiaroscurato dalla presenza delle
creazione costituisce insieme, rispetto alle Grazie, im intimo lavoro di passioni, dall ombra della sventura e della morte, della
correzione e rasserenamento dell'animo appassionato (il contravveleno
omar-ico) e una concreta preparazione di stile greco-italiano (<< dipingere ›› «fraterna strage ››_ e del_<<nat_io delirar di battaglie ›› nel
contro << descrivere »), di linguaggio piú lieve e limpido, energico ma non cuore stesso che _s1 illumina di armonia: consapevolezza e
eloquente, visivo e musicale, come rivelano quegli innesti, quelle inser-
zioni di versi foscoliani nel resto omerico, che [specie sulla direzione del presenza, partecipazione profonda alla sorte e alla storia
paesaggio) rappresentano (piú che il mezzo per suggeme al lettore mo- degli uomini che cosí radicalmente allontanano le Grazie,
derno la viva impressione di luoghi che parlavano ai greci col semplice - 1 .
loro nome, come spiegava il Foscolo) una sottile possibilità per il Foscolo nel loro tono piu alto, dal semplice sogno di_ un estera, dal
di mediare nel proprio verso i modi della -ii melodia pittrice» omerica, di rifugio un epicureo in miti beati e raggiunti in una pri-
prolungare 1'eco della poesia omerica dentro la propria poesia, in un con-
tatto cosí immediato e stimolante. vata evasione dalla realtà.
H Cfr. in Prosa varie d'm'te cit., pp. 75, 91.
8
196 Uso Poscoio srosia E Poesia vira E Poesia DEL Poscoio (1812-13) 197
luglio, quella zona di serenità e di vitalità pura e pro-
E nello stesso inverno 'iz-1:3, in cui sostanzialmente fonda, in cui il respiro della poesia si confonde con il re-
concludeva il lavoro sterniano e la Ricciarda 3°, il Foscolo, spiro della vita del poeta e del paesaggio ( << nella conval-
mentre raiiorzava, dopo lo sfogo della tragedia e l'eserci- le fra gli aerei poggi ››, fra le «quete ombre di mille I gio-
zio e il ritratto didimeo, la propria aspirazione ad un'armo- Vlllëtií Cipressi››), in quella disposizione dell”armonia che
nia piú sicura e luminosa, poteva aprire di nuovo e piú vive in ogni ora della sua giornata, in quel cerchio purifi-
chiaramente il suo animo all'eco delle passioni lontane e catore sensibile e resistente come il velo stesso delle Gra-
vive, alle notizie da Milano delle sventure, della scompar- zie, tornano da lontano e lo tendono senza spezzarlo, le
sa di giovani amici e di vecchi compagni d'arme nella cam- passioni e gli echi della dolorosa realtà. E le voci del << pas-
pagna di Russia, dei pericoli dell'Italia minacciata dalla sionato» contemporaneo penetrano nella perfezione del
guerra 3"'. E quegli echi di una realtà dolorosa e a cui non «inirabile» mitico e tutto l°arii_mo foscoliano esprime le
poteva essere indifferente e che gli ricordavano i suoi amo- sue note piú profonde e universali. Piú armonia e piú ten-
ri, le sue amicizie, i suoi impegni e i suoi ideali politici, i sione, piú purezza e piú complessità, piú altezza di distac-
suoi rapporti di uomo vivo nella storia del proprio tempo, co poetico e piú impegno nella interpretazione della vita
vengono a rifluire in lui sollecitanri, ma non turbatori, pro- umana. Che' in quell*accordo supremo di tensione e di se-
prio quando egli riprende con nuova forza l'elaborazione renità, riafliora, privo di ogni polemica eloquente, di ogni
delle Grazie in quell'inizio di primavera del '13 in cui era enfasi violenta, tutto il dramma degli uomini e della sto-
salito a vivere a Bellosguardo in una pace serena ed armo- ria, e una potente elegia dolente e luminosa, senza la
nica sottraendo il suo lavoro ad ogni pur minimo disturbo, ma traccia di languore, forma un essenziale chiaroscuro co-
regolando a suo piacere le essenziali occasioni socievoli, i sí foscoliano con Paspirazione all”armonia, con il senti-
rari aflfetti (la Quirina, il salotto del Lungarno) che lo ri- mento di un'umanità superiore libera e fraterna, con l'I-
scaldano in un presente privo di ansie e di crucci imme- peruranio, in cui sono «senza brina I i fiori e verdi i prati,
diari. ed aureo il giorno I sempre, e stellare e limpide le notti»
Condizioni biografiche ed esigenze intime della poesia ma che pure idealmente è un'esperienza dell'animo che
si aiutano in un momento di suprema energia creativa, poi con rinnovata forza torna ad immergersi nella vita mi-
passioni e serenità si equilibrano in un rapporto singolar- nacciata dalle impure passioni, dagli atavici istinti ferini
mente propizio. In quell'aprile indimenticabile per lui e fratricidi 3°.
(<< né il vago rito l obblieremo di Firenze ai poggi I quando Al di là dell'Aƒace, in cui alla preghiera di Tecmessa di
ritorni April» dirà nel finale delle Grazie) e poi sino al far crescere il figlio non <<disumano››, libero di eredità
di odio e di colpe, l'eroe della tragedia rispondeva ancora
con la soluzione suicida dell'Orz°z's (<< o uomini infelici I nati
33 Il lavoro di revisione continuo anche nella primavera, ma in sostan-
za dové trattarsi di un lavoro di ritocchi in relazione alla bella copia che ad amaivi e a trucidarvi, addio! ››), il Foscolo delle Grazie
di quei lavori faceva il Calbo. La primavera, quanto a creazione originale,
fu tutta dedicata alle Grazie. Su tale impiego della primavera del '13 da
parte del Foscolo si rinvia ancora al fondamentale studio del Pagliai piú 35 Sul valore mediatamenre «politico ›› delle Grazie, sul loro carattere
volte citato. no_n_ esterizzante_e <_:l'evasione ha insistito particolarmente L. iitisso, La
3'* Naturalmente le notizie sulla situazione militare delle nuove campa- crirzra e ie Grazie, in <<_Italia che scrive», i94o, poi in Ritratti e disegni
gne napoleoniche del 1813 giungevano al Foscolo direttamente a Firenze storici, I, Bari r946. (Si veda anche c._ P. GoPPis, Stadi ƒoscoiiarri, Firen-
(e se ne vedano le date, specie nel << Giornale del Dipartimento dell'Arno ››, ZE F242, DD. 485 sgg., per quel che riguarda il sentimento patriottico e
nelle note del testo dei Versi dei Siiaaai del Pat-;i.Lii), ma da Milano (cen- politico nelle_Grazre). Sui limiti di storicizzazione della posizione russiana
tro dei suoi crucci e delle sue passioni e dei suoi afietti piú forti) veniva- circa le Grazie si cfr. la mia Poetica, critica e storia letteraria cit., p. 38,
no le notizie riguardanti amici e conoscenti, commenti ed echi di preoccu- nota 7, entro un rapido schema della poetica foscoliana contenuto in quel
pazioni di quella che pur rimaneva la città dei suoi impegni di cittadino. volume (pp. 33-42).
198 Uso Poscoio sroiua e Poesia vrra e Poesia Dei. Poscoio (1812-13) 199
raggiunge un punto piú alto e conclusivo per il suo animo, segreti come l”'armonia e la musica, alle cui condizioni l'i-
e cosí importante nella storia di quel tragico momento del- spirazione delle Grazie meglio corrisponde superando, nei
la civiltà (fra crollo napoleonico, ritorno della reazione e suoi momenti piú veri, ogni possibile paragone con un co-
religione incipiente della libertà e della patria: egli poeta lorismo sensuale, con ima fermezza di bassorilievo, e rag-
ora di tutte le patrie offese ed invase e non solo dell'Italia giungendo il segno di quella arcana armoniosa melodia pir-
«afflitta di regali ire straníerea). Non con laimorte sde- irice, viva davvero nella musica della vergine romita o nel
gnosa ma con l'esercizío intimo di una vita piu pura e su- misterioso alitare della fiamma di Vesta.
periore egli risponde all'orrore della «fraterna strage ›? e In quei mesi di eccezionale fervore creativo e di eqiii-
lo stesso compianto dei «giovinetti per la patria estinti», librio fra tensione e serenità, mentre l'inno iniziale si arti-
dei << pri_ncipi›› quando sventura di alloro li « corona», dei colava in un carme in tre inni e il disegno se ne allargava
condottieri in lotta per la difesa e non per l”ofiesa (in con- continuamente, il Foscolo operava un approfondimento
trasto con la ferma, alta condanna per «l”avido re ›> che del suo iniziale fantasma poetico. E se sarebbe assurdo
«ad innocenti popoli appresta ceppi e lutto ai suoi ›› o dei precisare in termini assoluti un vero e proprio contrasto
violenti che «alla divina libertà dànno impuri ostie di san: fra le Grazie iniziate nel i812 e il lavoro del I 8 13 che sul-
gue››) 36, è come l'alba malinconica e lieta di un'umanita la via delle prime si svolge e ne accetta le prime stesure e
ingentilita dalle grazie, viva di affetti intensi e disacerbati ne utilizza schemi e intenzioni, a me sembra fondamentale
come quelli dipinti nel velo tessuto nell"'Ipei:uran_io., _ quella constatazione, che implica una correzione intima
- anche se non sempre felicemente attuata e complicata ri-
Ugualmente l'elegia degli uomini «dopo brevi di sacri
schiosamente dalla volontà di una completezza particola-
alla morte», mentre è componente essenziale di un inno
reggiata degli elementi piú esternamente didascalici del
all'armonia, tanto piú alta perche consapevole del suo dif-
carme neoclassico - dei pericoli insiti in una inclinazione
ficile possesso e della sua delicata fragilità, è a sua volta
piú facile ed elegante, in un significato piú immediato del
superiormente rasserenara non da orgogliose o ultrater- rifugio e dell”evasione dal «mare furente» di cui parlava
rene speranze, ma proprio dall”esercizio attivo dei senti- nella lettera citata all'Araldi, in un vagheggiamento piú
menti della compassione, della ospitalità, del casto amore, compiaciuto del vago, dell'amabz'le, del grazioso, di quel-
della fruizione della poesia, delle arti, dell'armonia che vi- Parmonia che nel successivo e piú intenso lavoro della pri-
ve nell”ui-iiverso come la stessa coscienza dolorosa dei suoi mavera venne meglio assicurata nei suoi valori arcaiii, nel-
possibili limiti e per la quale gli uomini son resi «men tre- la sua luce profonda 37. Approfondimento e ricerca di toni
manri al grido che li promette a morte ››; e « dalla fonte del sempre piú musicali ed intimi che (pur nella presenza di
duol sorge il conforto», dal seno stesso del dolore nasce la episodi e frammenti meno intensi e piú letterari e didasca-
gioia. Una gioia profonda e malinconica,_fiduc1osa e consa- lici, specie nel II inno) io penso si potranno sostanzial-
pevole, che il Foscolo nutrí nel suo animo in _quei_mesi mente precisare nello svolgimento dei cicli elaborativi del
supremi della sua vita poetica ed espresse i_n_ altissimi miti carme, fissati, fra l'inizio della primavera e il luglio, dal-
perfetti e vibranti, luminosi ed intensi, nitidi e mobili e Pintroduzione che Francesco Pagliai ha premesso al suo
anticipo del testo critico delle Grazie che, ad ogni modo,
3* Accenti di virile e altissima condanna che ben avverrorio come nel- confermerà risolutamente la quasi totale fiorentinità delle
l'animo armonico ed elegiaco-sereno delle Grazie non manchi la Püfifilbl'
lità di mori di superíürff lf-`11<`=`-1'EìH› flflfihfi Se PFIW di Ogni enfail eloquente 3°' Un vero e proprio dualismo nelle Grazie fra una concezione piú edo-
e di aperta polemica e satira. La « sdegnosa 1ir_a›› lia 2.1121 1`f=1gã_11J-Uä 11È1å°j nistico-estetistica ed una piú profonda ed intima (le Grazie sentite come
no di severità che è ben coerente all animo di chi vuole la vita 0_r1 iä ristoro e conforto invece che come rifugio) È: stato affermato da Ii. liiii-iia'I'
termini della «rissa fraternap, ma che e semlfirfi PIUHÈU a_5d?š:flä1'i51 e a nel suo Itinerario ritmico ƒoscoliano (Città di Castello 1946).
insorgere contro ogni oiiesa ai propri ideali e alla propria dignita uomo.
200 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA vira e Poesia nei Poscoio (1812-13) zo:
Grazie e Peccezionale fervore creativo di quella primavera incerta e drammatica 3°, superarono il limite del cerchio
di Bellosguardo 38. purificatore che le aveva accolte piú eccitanti che agitaatz',
Si potrà anche dire che all'arricchimento e approfondi- strapparono il Foscolo da Firenze, lo ricondussero, agli ul-
mento corrispose una maggiore dificoltà di concludere il titni di luglio, a Milano. E là inutilmente egli volle prose-
poema, che le nuove occasioni poetiche, mentre sollecita- guire il suo lavoro poetico, come invano cerco poi di recu-
vano il poeta ad ampliare il suo carme e a dargli un valore perare il suo slancio creativo sperando nella taumaturgica
tanto piú universale e superiore a quello dell'inno del rito virtú di Firenze e di Bellosguardo, dove ritornava alla fine
d'ottobre, e dover solo dopo grande sforzo poteva lavorare
delle tre sacerdotesse delle arti e dell'omaggio a Canova,
all'episodio dei Silvani e tentare nuove sistemazioni del
lo inducevano ad un lavoro tormentoso di accomodamenti poema che non sarebbe stato ormai piú completato.
e di spostamenti per adattare i nuovi nuclei lirici e le nuo- In quell'autunno che egli chiamò «fatale ››, la passione
ve elaborazioni di quelli precedenti ad uno schema sempre per Lucietta si rivelò sempre piú assurda e tormentosa e
piú complesso. Ma e chiaro comunque che la poesia fosco- sempre piú diflicile per lui divenne l'arduo intimo lavoro
liana in quel periodo raggiunse le sue punte piú intense di dominio delle proprie passioni e delle proprie ansie,
e piú profonde proprio perché i motivi piú segreti, le voci mentre Marte bramasangue, il richiamo insistente dell'o-
piú vere della sua anima trovarono in quei mesi un felice nore che lo voleva a Milano minacciata dalla guerra, lo
accordo -~ e al culmine di un lavoro artistico che unifica sguardo angosciato ad un avvenire sempre piú oscuro,
tutto il periodo fiorentino - fra tensione e serenità, agevo- lo turbano, lo persuadono che inevitabile è la partenza, il
lato dalla singolare condizione del Foscolo, nella calma di definitivo distacco da Firenze (che avvenne alla metà di
un presente confortato di suggestioni e di affetti tranquilli novembre).
e nella tensione eccitante, ma non agiiaate di passioni e di Ma quel distacco, necessario nella irrequietezza indo-
echi della realtà contemporanea mediati e illimpiditi in mabile e nel sentimento della sua vocazione ad impegni
quel cerchio perfetto e catartico. generosi e tormentosi, era accompagnato dalla coscienza
di ciò che egli era costretto a lasciare e ben presto rievo-
Purtroppo quell'equilibrio fra tensione e serenità non cando a se stesso piú la stagione propizia culminata nella
si mantenne lungamente. A un certo punto le passioni che primavera di Bellosguardo che non l'ulrimo periodo au-
avevano illuminato senza bruciarle quell'anima e quella tunnale, a cui pur non era mancata la luce frammentaria
poesia, ebbero il sopravvento, Pimpetuoso amore per Lu- della poesia, il Foscolo precisava nelle lettere, soprattutto
cietta Battaglia (celato, con gusto tutto foscoliano, sotto all”Albany, quel Leitmotiv accorato e insistente che erom-
l'amore schermo per la Bignami), il creduto richiamo della pe fra le parole grandi delle sue amare speranze, della sua
donna amata, l'ansia per la situazione politica, sempre piú trepidazione per le tragiche vicende personali e italiane:
«Ma per quanto io sia qui col corpo, l'anima mia torna
33 Il Pagliai conferma la cauta ipotesi di M. Barbi (L'Edizz'one nazio-
riaie del Foscolo e le Grazie, in La aaoaa fiioiogia e Fedizione dei classici il Molto indicativa, per ciò che il Foscolo aveva conquistato nelle con-
italiani, Firenze 1938, pp. 169-7o) e, a quanto appare dalla introduzione piú dizioni propizie dei mesi di Bellosguardo e per Peffetto turbatore delle
volte citata, limita moltissimo il lavoro successivo al 1813 e comunque vicende contemporanee in un animo cosi diverso da quello di un egoisti-
piú in direzione di ritocchi e di spostamenti di episodi e di versi che non co estera, la lettera al Giovio (e le lettere al Giovio son davvero un po'
quanto a nuovi episodi e frammenti. Naturalmente nel lavoro di elabora- tutte di grande bellezza e profondità) del 29 ottobre i813: « vorrei pur
zione delle Grazie va calcolato il testo dei passi riportati nella Dissertazio- sorridere, ma le cose di Italia sono ormai cosí perplesse, ch'io vado per-
rie del '22 che implica correzioni di grande iinezza. [Prossimamente sarà dendo la gioia secreta, la quale - ed è unico compenso alla mia naturale
pubblicata Pintroduzione all'edizione delle Grazie di ivi. scorri nel volu- malinconia - mi insuperbiva contro le minacce della fortuna e del mon-
me delle Poesie di U. FOSCOLO, nella Ed. Naz. delle Opere foscolianel. de» (Ea, IV, P. sas)-
202 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA

sempre a Firenze. Ci tornerò se non altro per esservi sep- vtr.


pellito, e per essere compianto da presso da chi accolse Storia della critica foscoliana
l'ultimo spirito dell'Al.fieri›› 4°.
Ma io verrò, e a questo oggi rivolgo tutti i pensieri, ver-
rò a morire a Firenze; e mi pare che la morte mi riuscirebbe
pacifica e onesta vicino a lei. Firenze e la sua casa saranno
il mio primo porto dopo questa universale burrasca; e a
quel porto rivolgo quando mi corico a sera, e quando m'al-
zo, i miei occhi sospirosi. Eppur 1”ho lasciato! '".
I. Giudizi e reazioni dei contemporanei.
La natia Zacinto, la casa materna di Venezia dei grandi
sonetti, di cui parole e motivi ritornano in queste lettere All'opera foscoliana non mancarono giudizi e reazioni
ansiose e malinconiche, vengono sostituite da Firenze e dei contemporanei, come sin dalla prima apparizione del
dall'ospitale casa alfteriana del Lungarno, dalla casetta di Foscolo a Venezia non mancarono neppure entusiastici
Bellosguardo e dall'immagine tranquilla della donna gen- elogi poetici che confermano la forte impressione suscitata
tile, cosí necessari alla realizzazione della sua poesia. da quella originalissima e vistosa personalità 1, espressioni
E sia nel tempestoso soggiorno milanese del '14-15, sia di ardente simpatia e ammirazione per un animo eccezio-
nell°esilio in Svizzera e a. Londra, continua a lungo nelle nale oltre che per un grande poeta, che, fuori del periodo
lettere alla Albany, al Fabre, alla Quirina (che rimarrà si- giovanile, culminano nel ritratto squisito ed illuminante
no al '23 la destinataria delle lettere piú intime specie do- della Teotochi-Albrizzi con i suoi rilievi appassionati en-
po la rottura con l'Albany), quel rimpianto di Firenze tro il nitido disegno neoclassico: <<L'animo È: caldo, forte,
-- e soprattutto del suo idioma e del suo cielo - e di Bello- disprezzatore della fortuna e della morte. L'ingegno è fer-
sguardo come i luoghi propizi alla sua poesia ormai per vido, rapido, nutrito di sublimi e forti idee... Pietoso, ge-
sempre esaurita. Negli impegni del prosatore d'arte (Le neroso, riconoscente, pare un rozzo selvaggio a' filosofi de'
lettere ¢iall'Ingbilterm), del politico e polemista, e soprat- nostri di. Libertà, indipendenza sono gli ideali dell'anima
tutto del grande critico, alacremente viveva Panima del sua. Si strapperebbe il cuore dal petto, se liberissirni non
Foscolo tutt'altro che iiicadaweriia come egli diceva pen- gli paressero i moti tutti del suo cuore... Animo fervido,
sando agli anni della sua piú grande stagione poetica. Ma ma sincero, come lo specchio, che non illude né ingan-
certo anche quell'attività cosí importante e originale era na... >› 2. Simpatia e ammuazione (coerente spesso - anche
ai suoi occhi insufficiente compenso all'espressione lirica, nell”accertamento delle passioni impetuose, se non dei
che proprio nell'eccezíonale periodo fiorentino aveva rive- <<vízi›› accanto alle «virtú» - allo stesso autoritratto, al
lato il fondo piú arcano e armonioso dell'animo foscolia-
no, le sue note piú intime e universali. 1 ilnclie se appartengono all'aneddotica, i versi ispirati dal giovane Fo-
scolo aare e tribuna concorrono a darci un primo ritratto preromantico del
(1954)- Foscolo, uomo e poeta di tempi nuovi, coronato dall'alone del Tierra e
delle Odi apocalittiche e turbare del «conio dell'autore›› (per usare un'e-
spressione del Piano di studi), la cui eco risuona in componimenti enco-
“'° Lettera alla Albany, del 19 novembre 1813, (iš›iaL'., p. 429). miastici quali il sonetto di O. Samuele e l'ode di F. Vaini 11ell'<<Anno poe-
41 Lettera alla Albany, del 3o novembre 1313 (iå-id., p. 436). tico» del 1797.
2 I. TEDTUCHI-ALBILIZZI, Ritratti, Brescia 1807 (cito dall'e|:l. a cura di
T. Bozza, Roma 1946, pp. 37-38). Su questi ritratti della Teotochi-Albrizzi
si veda il mio saggio nel vol. Critici e poeti. Dal Cinquecento ai Nove-
cento, Firenze 195:, 19673.
204 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA STORIA DELLA CRITICA FOSCOLIANA 20§

mito autobiografico creato dal poeta fra Ortis e sonetti; iis, l'opera in cui il suo preromanticismo moderato veniva
ché il ritratto didimeo rimase poi piú segreto ed inefficace superato di colpo da una posizione cosí violentemente pas-
sulla fantasia dei contemporanei) cui corrisposero un odio sionale e strenuamente impegnativa. «Del tuo Ortis non
e un livore che non conobbero altri grandi poeti, meno ric- ho voglia di parlarne. Esso mi desta compassione, ammira-
chi di umori e di impegni nella vita contemporanea: dagli zione e ribrezzo. Non dirò che due parole. Questa e un”o-
attacchi del Lattanzi, del Guillon a quelli del Lampredi, pera scritta da un Genio in un accesso di febbre maligna,
del Monti, anchfessi, a lor modo, necessari al tormentato d”una sublimità micidiale e d'una eccellenza venefica. Veg-
ritratto dell'uomo e del letterato «nuovo ››, e premessa piú go purtroppo che è l'opera del tuo cuore... Nella lettura
pettegola alla lunga polemica che agito la fortuna del Fo- dell'Ortis ho bisogno di respirar tratto tratto per non re-
scolo nella prima metà dell”Ottocento e convalidò lo stra- stare oppresso dal cumulo d'idee, di fantasmi e d'affetti
ordinario spicco di un animo e di una poesia cosí impegna- coi quali mi hai posto assedio al cuore e allo spirito» 5. E
tivi e rivoluzionari in profondo 3. Patteggiamento del Bettinelli, il «Nestore» della lettera-
Gli stessi giudizi piú sereni che dell'Orii.r e dei Sepolari tura italiana, ben indica gli sforzi dell°epoca di ridture la
(le due opere che piú attrassero Pattenzione dei contempo- novità dell'Ortis in maniera piú accettabile al proprio gu-
ranei insieme al Commento alla Chioma di Berenice, al- sto moderato, attraverso l'elogio del «bello stile ›>, della
l'_/filjace, e all'Orazio†ze iaaagarale) dettero uomini come «forte immaginazione ne' quadri», quasi separandoli dal
Cesarotti e Bettinelli, riflettono sempre uno stato di incer- fondo e dallo stesso svolgimento del romanzo, a cui però
tezza turbata, diviso fra ammirazione e incomprensione, egli muoveva per il primo urfaccusa, tante volte ripresa
che è tipico dei letterati del tempo di fronte ad un'arte nell'Ottocento, circa l'eccessiva tensione iniziale e la man-
troppo romantica l in una certa direzione, troppo «greca» canza di catastrofe veramente interessante: sí che il letto-
in un”altra, oltreché troppo decisa ed aspra nei confronti re si stanca e «diviene critico e talor nemico del libro ›› 6.
del comodo tradizionalismo ideologico o di quei compro- Né meno disorientato e perplesso si trovò il Bettinelli di
messi cosí comuni allora fra credenze tradizionali, raziona- fronte ai Sepolcrz', che egli invano si provò a misurare con
lismo illuministico, impoverito dei suoi succhi piú intensi,
e vago spiritualismo preromantico. Cosi il Cesarotti, con- 5 Lettera del 7 maggio 1803 (in Epirtolario di U. Foscolo, Ed. Naz.,
a cura di P. Carli, I, Firenze 1949, p. 18o). Si veda anche la lettera del-
sigliere e «padre» del Foscolo preortisiano, reagiva, fra l'11 dicembre 1802 (p. 167) e quella al Barbieri (M. CESARUTTI, Opere,
dolente, stupito e ammirato, alla novità estrema dell°Or- Pisa 1813, ÈIX, p. 4) in cui si precisa anche meglio l'incontro di ammi-
razione e riprovazione: «Io mi guarderò bene dal fartelo leggere (l'Orti.r);
perché è fatto per attaccare una malattia d'atrabile sentimentale da termi-
3 Sulle polemiche foscoliane e sui giudizi passionali dei contemporanei nare nel tragico. Io lo ammiro e lo compiango. Ma parlando solo dell'ope-
si trovano notizie abbondanti, ma non organizzate criticamente, nel volu- ra, ella È: tale che farebbe il piú grande entusiasmo se si credesse d'un ol-
me di M. NASELLI, La fortuna del Forcoio aeii"Ottocem'o, Genova 1923 tremontano. Ella ricorda Werther, ma può farlo anche dimenticare». Sul
(vedi anche G. SURRA, Delia varia fama di U. Foscolo, Novara 1907). Il valore di tali giudizi cesarottiani nei riguardi del preromantícismo del tra-
quadro piú accurato delle polemiche provocate dai Sepolcri, dall'Oraziozie duttore dell'O.rria†: e della novità rappresentata dal Foscolo si veda il mio
inaugurale e soprattutto dall'articolo foscoliano sull'Odisrea, rimane anco- Prefomanricismo italiano, Napoli 1948, p. 252, ora Bari 1974, p. aro. Nel-
ra quello tracciato da G. A. MAIHINETTI, Deiie guerre :letterarie contro U. la lettera del 7 maggio 1803 sopracitata il Cesarotti mostrava anche la sua
Foscolo, Torino 1880 (il Martinetti dette altri contributi allo studio della incomprensione per il caratteristico respiro ritmico della poesia foscoliana
«eunucomachia» traducendo e presentando l'Ipercaiirre, Saluzzo 1884, e rimproverando nei sonetti maggiori l'uso dell'« arcatLn'a›› specie fra quarti-
pubblicando e illustrando lettere dell'Arici e del Lampredi al Monti nel ne e terzine perché discordante dalla «bella armonia ›>, dalla -aaggiustata
« Giornale Storico della Letteratura Italiana», lo-:Dr [1897]). Si veda anche, disposizione delle parti».
per la polemica Foscolo-Lampredi, il saggio di it. vaLLoNE, in Dai «Cafiè» f' Anche il Pindemonte, in una lettera al Bettinelli del 18 dicembre
ai « Conciliatore ››, Lucca 1953. 18o:-1 (in G. Bosco GUILLET, Il Foscolo attraverso il carteggio di Verona,
4 Per il Lampredi, ad esempio, il Foscolo era nientemeno che il corifeo Torino 1955, p. 42), mentre considerava «buono lo stile» e trovava nel-
del romanticismo nella sua «parte meno sana ›:› (Lettera apologetica, Napoli l'Orii_r «gran forza cosí di sentire come di pensa.re››, criticava il romanzo
(« se cosi vogliam chiamarlo››) perché «mancante d'azione›>.
1831,19- 9)-
206 Uoo roscozco sroara E Poesia STORIA DELLA CRITICA FOSCOLIANA 207

i criteri adattabili ai sermoni o alle epistole pindemontia- la commossa risoluzione del suo componimento. E pro-
ne, e che finí per dichiarare « oscuri», pur protestando, prio quest'ultimo saldava le richieste di una diversa solu-
con dubbia enfasi, la sua ammirazione di autore dell°Emfu- zione religiosa °, di una maggiore chiarezza discorsiva e di
riarmo per «tanto spirito e furor poetico »: «Avete trop- un piú cauto volo fantastico con quella di un classicismo
po ingegno per me, onde mi riesce oscuro lo stile di que- meno integrale 1°.
sto Carme benché da me letto e riletto con applicazione. Questo paragone dei Sepolcri con l'epistola del Pinde-
Altri piú acuti Fintenderanno, ma niuno quanto voi levato monte e magari con quella del Torti, occupò prevalente-
a sí alta sfera di gran pensieri e frasi tutte vostre, e poco, mente, come dicevo, Pattenzione dei contemporanei e se
credetemi, chiare per noi mediocri. Tal mi reputo in buo- in qualche caso quel confronto poté fat risaltare, agli occhi
na coscienza. Ma v'an:uniro in tutto gran poeta » 7. Accusa di qualche lettore piú acuto, le qualità tanto piú originali
di oscurità (legata alla presunta mancanza di logica nei del Foscolo, la sua ricchezza e profondità di idee e senti-
passaggi del carme) che soprattutto gravo sui Sepolcri ne-
gli anni neoclassici e che, culminando nell'irosa definizione 5' La stessa epistola del Pindemonte in risposta ai Sepolcri del Foscolo
i: valutabile anzitutto nella opposizione alle conclusioni materialistiche
del Giordani («fumoso enigma ») “, costituisce il limite foscoliana circa l'im-mortalità dell'anima. E cosí si dica per l'epistola del
piú forte degli stessi elogi del pindarico « sublime» fosco- Torti che, a ben vedere, imposta (in clima cosí afiettuoso ed equilibrato)
la polemica antifoscoliana dei cattolici e spiritualisti romantici che si svol-
liano e si convalida nel paragone di prammatica con i Se- gerà poi piú chiaramente in seguito, esaltando, in accordo col Pindemonte
polcri del Pindemonte. I quali, dal 18o8 in poi, vengono e in dissenso col Foscolo, « il pensier della seconda vita » e affermando -- in
implicito contrasto con il Foscolo - la sorte dell°anima immortale che,
pubblicati insieme al carme foscoliano e all”epistola del mentre «il frale J che la circonda se ne va sotterra » rivola « dell"Eterno in
Torti, che appunto sottolineava nel Foscolo oscurità, in- grembo» (Sai Sepolcri di U. Foscolo, Lucca 1844, pp. 126 e 119, vv. 453
comunicabilità (« sol ti ricordi I clfuomo ad uomini parli ») e 265-66). Del resto, già il Guillon, nel suo articolo, aveva insieme accu-
sato i Sepolcri di pericolosità sociale e di incredulità religiosa (« selvaggia
e la mancanza di quella fede a cui invece il Pindemonte misantropia» e «speranza della futura resurrezione, della quale il signor
aveva afidato - non senza polemica con il vicino grande - Foscolo non dice cosa alcuna», in U. FOSCOLO, Opere, Ed. Naz., VI, Fi-
renze 1972, pp. 5o6-7).
1° All'«ermetisrno» foscoliano, rimproverato nell'epistola («perché ta-
7 Lettera al Foscolo del 17 giugno 18o7 (Ep, II, Firenze 1952, pp. 227- lor con la febea favella - sí ti nascondi, ch'io ti cerco invano? »), erano for-
228). Il carattere esteriore della critica bettinelliana è comprovato da al- se allusione anche i precetti ironici del sermone pindemontiano In lode
cuni appunti sui Sepolcri inviati all'Arrival::-ene (ibido PP. 227-28 nota): della oscurità nella poesia («Un grave peccato I è in te, tutto s'intende:
«È forse il sortito ecc.: Pinterrogazione è tutta in aria né si sa chi interro- parte | non v'è alcun, cui quella intorno vada l caligin sacra, che si grande
ghi e chi risponda, e par che l'or.-abra dei cipressi e Pztrrie sian malgradite acquista. | ai versi incomprensibili vittude! ››) Quanto all'accusa di imma-
dal poeta, mentre consolano tutti gli altri, e quel co.-aƒortate di pianto if: pur gini e argomenti troppo lontani nel tempo («Antica l'arte l onde vibri il
in aria ecc.». (Cfr. B. SOLDATI, I Sepolcri giudicati dal Bettinelli e dal tuo stral, ma non antico I sia l'oggetto in cui miri »), notava il Leopardi
.ll/lortti, Perugia. 1911; D. BIANCHINI, Osservazioni dell'alJate Bettinelli sui nello Zilvaltiorie (1° febbraio 1829): << Tutti, cominciando dal Pindemonte
Sepolcri, in «Baretti», 1874). nella sua Epistola, hanno biasimato Pintroduzione di Ettore e delle cose
B La celebre definizione si trova in una nota alla lettera del 1811 al troiane nel carme dei Sepolcri, e tutti leggono quell'episodio con grande
Monti (Per una canzone del conte G. Marchetti), in cui si osserva con ama- interesse, e segretamente vi provano un vero piacere. Certo, quell"argo-
rezza che al Foscolo «rimane ancl-Boggi chi per pochi versi facendolo poe- mento è rancido, ma appunto perch'egli è rancido, perché la nostra ac-
ta, e per non buoni versi gran poeta, ammiri il fumoso enigma dei suoi atiaintarice con quei personaggi data dalla nostra fanciullezza, essi c'inte-
Sepolcri» (P. GIORDANI, Opere, a cura di A. Gussalli, Milano 1856, IX - I ressano sommamente, c'interessano in modo che non sarebbe possibile, so-
degli Scritti inediti e postumi, p. 111 nota). Ancora nel 1831, in una let- stituendone degli altri, produrre altrettanto eíietto». Che era poi un modo
tera al Papadopoli, il Giordani ribadiva cosí la sua passionale incompren- molto romantico e leopardiano di giustificare questo aspetto del classici-
sione: «Non ho mai stimato il Foscolo, pessimo di cuore, mediocre assai smo foscoliano. Le critiche del Pindemonte non tolgono pero che quello
cl'ingegno, men che mediocre di dottrina, cattivo assai di gusto, gran ciarla- spirito fine ed aperto avvertisse l'originalità del Foscolo e sapesse anche
tano. Non ho mai capito come tanti ne abbiano fatto un idolo» (Opere rendere con parole sensibili la sua ammirazione per una poesia che realiz-
cit., VI - I dell'Ep., p. 115). Una riprova della penosa incomprensione del zava tanto superiormente certe sue aspirazioni inappagate: << Ove trovaste
linguaggio poetico foscoliano, comune a una gran parte dei letterati con- quella malinconia sublime, quelle immagini, que' suoni, quel misto di soa-
temporanei, è la condanna giordaniana delle «urne confortate di pianto»-: ve e di forte, e quell'ira? È una cosa tutta vostra, che star vuole da sé e
perché « non s°intenderà mai come le arche possano sentire allegrezza o do- räie non si)può a verun'al1:ra paragonare» (lettera del 15 aprile 18o7, Ep.,
lore e quindi ricevere conforto» (Opere, XII, p. 32). , p. 191 .
208 Uso 1=oscoLo sro:-:IA E Poesia STORIA DELLA CRITICA FOSCOLIANA 209

menti, la forza del suo intento civile, il valore della sua avrebbero potuto trarre dal Foscolo nella «romanticoma-
stessa «sublime oscurità» (come avviene in qualche punto chia» 1*, incise fortemente sul primo sviluppo della valu-
del notevole articolo di Luigi Pellico: « Quelle ardite tran- tazione del Foscolo il dissenso ideale e politico del primo
sazioni e quella religiosa oscurità, stimolo all'attenzione e romanticismo risorgimentale, incerto fra l'ammirazione
carattere del sublime, contraendo il pensiero e agitando per l*esule e la delusione per il suo necessario atteggiamen-
Pimmaginazione del lettore, gli oifriranno idee alte e vi- to di distacco dall'attività dei patrioti, fra il fascino del suo
vaci, perché mosse da un alto argomento, ma idee sue pro- culto della libertà e il pessimismo realistico di origine ma-
prie ››) ", esso per lo piú finiva per sviare il giudizio in inu- terialistica. E molto contribuirono negativamente, in cam-
tili riferimenti a diversi modelli classici (Tibullo per Pin- po romantico, oltre alle ragioni di gusto (la difesa del Fo-
demonte, Orazio per Torti, Pindaro per Foscolo), in me- scolo della mitologia e i suoi attacchi al sistema romanti-
diocri e sterili divisioni di lodi e biasimi entro una prospet- co) quelle politiche e spirituali e il conseguente distacco
tiva di formalistico eclettismo neoclassico. E ribadiva, in dal Foscolo di giovani come lo Scalvini, Silvio Pellico e il
contrasto con la chiarezza e fluidità del Pindemonte, ma- Capponi che, proprio nel periodo in cui doveva formarsi
gari accusato di pericolo prosaico, l'accusa all°oscurità del- un primo giudizio critico sulla sua opera, riconoscevano
la poesia foscoliana. Come si puo vedere, ad esempio, in in lui un maestro da non piú seguire, una giovanile sedu-
un articolo del Buccelleni: «Pindemonte per amore di zione da rigettare, spesso violentemente 15. E si pensi a
spontaneità e chiarezza cade talvolta nel prosaico, ed il quanto influí, almeno sul silenzio di molti dei suoi vecchi
signor Foscolo per amore di altezza e di brevità urta talora
nell°oscuro e nello strano. Nel primo trovasi alcuna negli- 1^* Il nome del Foscolo non ricorre quasi mai nelle polemiche dal 1816
genza e, benché di rado assai, qualche languore: nell'altro in poi (solo il classicista Anelli lo ricorda nelle Cronache di Pintio come
«focoso ingegno e indocil mente» e il Borsieri ricorda di sfuggita l'Ortis)
l'olio di lucerna e soverchia tensione. Il Pindemonte è nel- e naturalmente si dovrà spiegare in parte tale silenzio anche con ragioni di
la sua verseggiatura fluido e delicato e di tratto in tratto opportunità politica (specie nel Lombardo-Veneto): la piú viva attenzione
all'opera e alla personalità foscoliana nasce anche perciò fra gli esuli. (Si
uniforme; Ugo Foscolo è: rapido, sonante, e mirabilmente veda, ad esempio, il necrologio del Foscolo Notice sar U. Foscolo, di F. S.
variato nei toni e spesso di una varietà che scuote e non saL1=1, in «Revue Encyclopédique», xxxvr, pp. 30-31).
diletta ›› B. 15 Impossibile è qui tracciare una storia di questo distacco e dei piú
rari casi di fedeltà (si ricordi almeno quello di Camillo Ugoni) cosi come
esula dalle precise linee di questo profilo della storia critica lo studio -
Mentre cosí il paragone con il Pindemonte e la discus- molto interessante per la incidenza della poesia foscoliana nella letteratura
del primo Ottocento - del distacco dei romantici dall'applicazione di mo-
sione sulla oscurità esaurirono per molto tempo l'impegno duli foscoliani nelle loro opere poetiche. Si pensi al caso del Betchet che,
dei lettori dei Sepolari, facendo perder di vista i problemi dopo un prevalente foscolismo adermatosi, entro l'iniziale scuola parinia-
centrali della poesia foscoliana 13 e lasciando persino inde- na, in componimenti giovanili come i Fanerali, Amore, i Frammenti di an
poeinetto sal lago di Como, A Felice Bellotti, si allontanò decisamente dal-
ciso l'uso esemplare o polemico che classicisti e romantici l'in;fluenza foscoliana quando elaborò la sua poetica romantica e si volse
alla ricerca di un'eflicacia popolare e moderna. Per non dire del Manzoni in
cui del resto gli elementi foscoliani delle liriche giovanili sono spesso difi-
11 «Giornale della Società d'Incoraggiamento di Scienze e Arti», 1809. cilmente precisabilí nel vasto riecheggiamento montiano-pariniano. Diver-
12 «Giornale Italiano», 4 dicembre 1807. sa è la posizione del Leopardi che guardò particolarmente all'esempio fo-
13 Il paragone fra i Sepolcri del Foscolo e quelli del Pindemonte cam- scoliano proprio nella sua piena maturità quando nel 1828 pensava persino
peggia a lungo sino a piú tardi paralleli come quello di A. Mauri (discorso di scrivere «carmi lirici del genere dei .S'epolcri» (Disegni letterari, XII,
preliminare ad una ed. dei Sepolcri, Milano 1843.). Anche il De Sanctis in Tutte le opere, a cura di W. Binni, Firenze 1969, 19722, I, p. 372): né
nelle sue prime lezioni napoletane, riprenderà quel paragone tradizionale, mancano echi di immagini e versi foscoliani nella Ginestra (vv. 280 sgg.).
ma se ne servirà per distinguere, in maniera piuttosto vaga, una posizione Tutti i rapporti Foscolo-Leopardi (basati sulla forte presenza dell'Ortis
laica e una posizione cattolica nella letteratura di primo Ottocento, quasi nella sua formazione ideale, di cui tanto si è occupata la critica leopardia-
anticipo del contrasto Leopardi-Manzoni (Teoria e storia della letteratura, na, e sulla linea di un particolare romanticismo Alfieri-Foscolo-Leopardi)
a cura di B. Croce, Bari 1926, I, PP. 161-62). richiederebbero lungo e complesso discorso.
2IO UGO FOSCOLO STORIA E POESIA STORIA DELLA CRITICA FOSCOLIANA 2II

amici, il dubbio sulle ragioni vere del suo esilio: donde Posizione che poteva costituire una base eficace di av-
poi, in alcuni, Fappassionato ritorno all”ammirazione, ed vicinamento all'opera e alla personalità foscoliana, specie
al culto, del Foscolo quando apparve, negli Scritti politici se si fosse tenuto conto anche delle intuizioni autocritiche
pubblicati nel '44 dal Mazzini, la Lettere epologetica che dello stesso Foscolo, delle sue spiegazioni, spesso cosí pro-
quel dubbio chiariva 1°. fonde, dei propri intenti, della propria poetica, delle pro-
Solo piú tardi appaiono degne di maggiore attenzione le prie singole opere. E basti pensare in proposito all'analisi
pagine sensibili che al Foscolo dedico Giuseppe Montani, dell'Ortis nella Notizia bibliogmfica, con l'acuta giustifica-
il noto collaboratore della << Antologia ›>. Mosso da un for- zione della organica coesistenza e della funzione dei due
te ailetto per il Foscolo e da un gusto dichiarato per le motivi amoroso e patriottico e con la ricca caratterizzazio-
<< citazioni ››, e cioè da una volontà di lettura e di compren- ne del valore stilistico e linguistico di quell”opera, o alle
sione esercitata sui testi, il Montani poté per primo valu- precise indicazioni sulla sua poetica e sul suo metodo li-
tare positivamente la Notizia' intorno e Didimo Claierico rico nel Cozemezzto alla Chioma di Berenice, nel Discorso
(<< La bellissima prosa in ogni riguardo a me pare nella no- sopra le poesie lirica, nel discorso, di ispirazione foscolia-
tizia di Didimo Chierico, specchio d'una seconda epoca na, del Borgno sui Sepolcri "i, o alla valutazione, cosi essen-
nella vita del Foscolo »), e accennare allo sviluppo della ziale per i Sepolcri, della sublimità dell'episodio finale 19 e
prosa foscoliana dopo l'Ortis, nel quale sapeva anche rile- al rilievo del chiaroscuro poetico e dell'arduo calcolo mu-
vare una esigenza stilistica t"utt'altro che in contrasto con sicale del suo verso nel carme, in quelle pagine del saggio
la sua natura di romanzo dell”epoca prerisorgimentale: Sullo stato della letteratura italiane nel primo ventennio
<< Ma dell'Ortis in particolare, non dubiterei d”asse1-ire, che del secolo XIX 2° che presentavano tutta una interessante,
anclfesso... è Pespressione vera d'un'epoca singolarissima, anche se parziale, interpretazione politica dell'opera fosco-
né lo è solo per le idee e per gli afietti, ma anche per lo liana nell'epoca napoleonica: motivi tutti cosi adatti a fa-
stile. Che saria ben poco avveduto chi non scorgesse in vorire una complessa valutazione e spiegazione della posi-
questo uno sforzo, forse malsicuro, ma originale di nuo- zione storica e letteraria della poesia e della personalità
va nazionalità». Mentre decisamente concludeva per il foscoliana e che invece vennero in parte utilizzati critica-
primato dellfispirazione lirica in tutta l°opera foscoliana mente solo piú tardi, dal De Sanctis, mentre l'interpreta-
(<< tutto naturalmente sotto la sua penna si volgeva alla li- zione politica foscoliana venne accolta in direzione troppo
rica ›>) e, nel giusto apprezzamento dello stilista e del let- pragmatica ed agiografica dagli interpreti e apologeti risor-
terato, affermava Poriginalità e il significato storico del- gimentali.
l'uomo, di fronte al quale inutili e meschini gli apparivano
Patteggiamento moralistico e Peccezionale severità della la E riflessi di posizioni foscoliano si possono trovare nel cap. III del
trattato Del ivelio e del sublime di I. MARTIGNONI (Milano 181o), che cita
maggior parte dei critici contemporanei H. i Sepoicri come esempio di moderna realizzazione poetica del << sublime».
1° Lettera al Guillon, in Opere, Ed. Naz., VI, pp. 512-13.
1° Si veda in proposito la palinodia di G. B. Niccolini, in A. VANNUCCI, 1° In Opere, vol. XI. Saggio steso in inglese dallo Hobhouse, ma certa-
Ricordi della vita e delle opere di G. B. Niccolini, Firenze 1866, I, p. 1o9. mente ripreso da pagine foscoliane (vedi in proposito il vol. di E. It. vIN-
17 Vedi « Antologia ››, marzo 1825, agosto 1829. Successivamente il GENT, Byron, Hoiøisoare and Foscolo, Cambridge 1949).
Montani biasimi: ne1l°<-:Antologia›› la pubblicazione delle poesie giovanili
rifiutate dal Foscolo (edite a Lugano nel 1831) che gli sembrava nuocere
alla fama già tanto discussa del poeta. In realtà, negli anni della polemica
risorgimentale, quella pubblicazione servi al Tommaseo per trovare ulte-
riori documenti della volubilità e incoerema del Foscolo (per la presenza
di accenti religiosi poi contraddetti dalla sua opera successiva) e solo nella
posizione piú equilibrata del Carrer fu utile base per lo studio della prima
formazione letteraria del poeta, dei primi caratteri della sua natura poetica.
212 Uoo Foscoro sroam E Pozsra STORIA DELLA CRITICA FOSCOLIANA LZI3

tura e di martirio politico. In realtà quelle ire furono esa-


2. La polemica risorgimentale e le interpretazioni del- gerate e spiegabili soprattutto nel fervore della formazio-
l"epoca romantica. ne del mito foscoliano risorgimentale, ché nel libro del
Pecchio certa angustia e ingenerosità, specie nei partico-
La posizione equilibrata e comprensiva del Montani lari e negli aneddoti pettegoli (derivati piú dal gusto dello
non trovò immediato sviluppo fra gli scrittori del suo tem- laarnonr, della- bella pagina caricaturale - e sollecitati an-
po e mentre in alcuni l'accertamento delle <<virtú›› del Fo- che dalle reazioni dell'ambiente inglese alla personalità del
scolo e del valore risorgimentale del suo esempio si cam- Foscolo I - che non da una precisa volontà di demolizio-
biò in una esaltazione, spesso indiscriminata e passionale, ne), è poi compensata dalla vivacità eficace e dalla schiet-
le reazioni negative dei contemporanei si ampliarono in ta simpatia di tante altre pagine in cui la figura dell”<<ap-
tua duro attacco alla sua personalità, intorno alla quale (e passionato» Foscolo, impetuoso, generoso, originalissimo
piú intorno alla sua coerenza e validità ideale, morale, po- anche nelle pose e negli umori piú estrosi, sventurato e
litica che non alla sua espressione poetica) si sviluppò cosi instancabile nella sua lotta con il «reo tempo ›>, si staglia
una lunga polemica. Polemica molto significativa per la potentemente nella sua inquieta, intensa vitalità, nella sua
storia delle correnti contrastanti del nostro Risorgimento, tensione persino eccessiva, ma necessaria alla sua poesia.
e pure piena per noi di interesse, perché - malgrado la Naturalmente i chiari spunti di glorificazione 3 che dàn-
scarsità di piú diretti giudizi estetici- essa rappresenta un no al libro del Pecchio un posto non trascurabile anche in
primo intenso contatto con la personalità foscoliana che, quella formazione della << statua ›› risorgimentale che tro-
in mezzo a forzature ed equivoci, vien distaccata dal limbo vò base essenziale negli scritti del Mazzini, vennero accolti
letterario classicistico in cui per lo piú l'avevano mante- come ovvii da quegli ammiratori del Foscolo che rimane-
nuta il paragone con il Pindemonte o la netta subordina- vano invece offesi dal tono spesso ironico e da certe limita-
zione al Monti, la cui figura apollinea, cosi esageratamente zioni pettegole, tanto piú insopportabili nel nuovo clima
suggestiva nel primo Ottocento, contribuí ad offuscare a di entusiasmo che si veniva creando nell°ambiente degli
lungo quella del Foscolo e a far risaltare la presunta oscu- esuli e dei patrioti. Il libro del Pecchio divenne cosí difat-
rità e scarsità di vena del poeta dei Sepolcri, in contrasto to soprattutto lo stimolo polemico ad una tendenza agio-
con l'onda piena, sontuosa e sonora del verso montiano. grafica ( già manifestatasi in parte per il Parini e l'Alf1eri,
L'avvio alla polemica sul Foscolo << uomo e cittadino», sull”avvio dello stesso Foscolo), che partendo dalla lettera
cioe sulla validità della sua figura in senso risorgimentale,
sulla coerenza e sincerità della sua personalità come fonte E V. sulle diverse reazioni dell'ambiente inglese F. VIGLIUNE, U. Fo-
scolo in Ingbilterra, Catania 1910; v1NczNT, Byron, Hoblsoase and Foscolo
della sua poesia, è dato dal libro di Giuseppe Pecchio, Vita cit.; ID., U. Foscolo: An Italian in Regency England, Cambridge 1953
di U. Foscolo, uscito a Lugano nel 18 3o '. Libro scritto (n:ad. it. U. Foscolo ƒra gli inglesi, Firenze 1954), e cfr. particolarmente
l'aspro giudizio di W. scoTT, Tbe journal, Edinburgh 1890, I, p. 14.
con un gusto compromesso fra agio saggistico all'inglese, 3 V. ad esempio op. cit., pp. 194-95 e 254. Quanto ad una valutazione
impegno critico e una duplice attenzione di ammirazione e estetica dell'opera foscoliana ben poco ci dice l'u1timo capitolo con i suoi
giudizi sul Foscolo scrittore, ché il debole gusto del Pecchio era oltretutto
di satira alla vita del grand'uomo nella sua energia vitale velato, nei confronti della poesia foscoliana, da un facile pregiudizio anti-
e nelle sue pose retoriche, e destinato perciò a suscitare le classicistico e antimitologico, da imo snobistico amore per la poesia «set-
ire dei romantici mazziniani e dei fedeli all'amicizia e al- tentrionale» e da una assoluta incomprensione delle alte esigenze di stile
del Foscolo che egli scambiava con vuoto calligrafismo classicheggiante e
Paffetto per l'esule da poco scomparso in un alone di sven- con rifiuto dell'originalità (v. p. 188). Si potrà semmai calcolare positiva-
mente Faccenno, nel paragone con l'Alfieri, alla maggior ricchezza del lin-
guaggio foscoliano che << seppe riunire alla forza e alla concisione la flessibi-
* Il libro del Pecchio venne ripubblicato, con introduzione e note, da lità, la pastosità, lo splendore» e introdurre «nella pittura il paesaggio»
P. Tommasini Mattiucci a Città di Castello, nel 1915. (P. 195)»
214 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA STORIA. DELLA CRITICA FOSCOLIANA 2Ij

del fratello Giulio alla «Biblioteca Italiana» (aprile 1 83 5 ), proponendo ai giovani italiani la figura del Foscolo come
trova un primo documento notevole nell'opera di Carlo incoraggiante prova dell”« idea » incarnata: fine altamente
Gemelli i. Opera aperta proprio da una precisa dichiara- pedagogico che nel saggio mazziniano 8 si diversiftcava pe-
zione antipecchiana e chiusa da una perorazione (« Italia- ro dagli intenti piú generici del Gemelli in quanto la prag-
ni! Ugo Foscolo merita una pietra, una parola, merita che matica interpretazione foscoliana del Mazzini si articolava
l°Italia onori finalmente il nome e le ceneri di codesto suo in una netta separazione fra il pensiero foscoliano di ori-
figliolo») che segna bene, come tutto il libro (che, indi- gine settecentesca e materialistica, caduco e inaccettabile
cativo per l'ortisianismo, se pur goffo, del suo stile, e per per gli idealisti romantici (malgrado la sua componente
l”esaltato tono agiografico che inventa e trasfigura invero- vichiana solo da altri direttamente rilevata) e l'anima del
simili episodi della vita foscoliana, interessa anche per il Foscolo, la sua intima vita, la sua pratica morale e politica,
chiaro avviamento alla preminenza concessa all'Ortis e ai il lampeggiamento geniale in lui della necessità di «una
Sepolcri per il loro valore civile-patriottico) 5, il rapporto direttrice fondamentale» etico-politica nella letteratura,
di questa interpretazione apologetica con Fessenziale ope- della immedesimazione fra «idea » e «vita» nella assoluta
ra compiuta dal Mazzini per indirizzare coscientemente la «indipendenza da ogni autorità usurpata ›:›. Il pensiero ve-
critica verso una precisa glorificazione risorgimentale del
Foscolo in funzione di un mito da offrire alla gioventú ita- e presentita che intesa, e che l'essere libertà forestiera soffoco» (Lettere
liana nella sua lotta e nella sua rigenerazione. inedite di G'. Mazzini ad alcuni dei suoi compagni di esilio, a cura di
L. Ordogno De Rosales, Torino 1898, p. 190).
Il Mazzini puntava infatti su di una «vita esemplare» E Prefazione agli Scritti politici inediti di U. Foscolo, Lugano 1844
che per tanti amii vagheggiò di scrivere raccogliendo ma- (poi in o. svn-.zznvI, Scritti editi e inediti, XXIX, Imola 1919). La prima
teriale, corrispondendo con la «Donna gentile» 6, e in cui espressione de1l'atteggiamento mazziniano nei riguardi del Foscolo si trova
nello scritto del '29, Orazione di U. Foscolo a Bonaparte (in Scritti editi
avrebbe voluto dare un esempio concreto della sua teoria e inediti cit., I, 19o6) che esalta il Foscolo come l'uomo «che riconsacro
romantica del « Genio» tracciando insieme un quadro del- tra noi coll'altezza dell'anirna e dell'ingeg11o suo l"'ufl-izio di Letterato».
Nel saggio del 1837 Moto letterario in Italia (in Scritti editi e inediti cit.,
la storia italiana nel suo momento prerisorgimentalel e VIII, 191o) il Mazzini metteva Foscolo e Byron a capo di una scuola oppo-
sta a quella manzoniana e contraddistinta da una posizione di estremo « en-
tusiasmo e passione», piú forte nella «maledizione» che neIl'« amore»,
'* Della vita e delle opere di U. Foscolo, Firenze 1849 (ma scritto in teoricamente inclinante allo « scetticismo», ma avvivata da un «istinto del
esilio nel 1839). cuore» e della fantasia (scuola culminata nel Guerrazzi). La glorificazione e
5 «Or tale e il piano dell'intero lavoro del Foscolo, in cui par che l'o- la precisazione dei limiti del Foscolo, precursore di una nuova letteratura
lemento civile formi tutta la sostanza poetica e il vero line del1'autore» e di un nuovo atteggiamento morale e politico, ma trattenuto in una posi-
(cito dalla 2*' ed., Bologna 1881, p. 92). Nell'esa.me dell'Ortis notevole è_la zione ancora contraddittoria dal suo classicismo e dal pensiero materiali-
giustificazione, in chiave psicologico-verisrica di tipo romantico, dello stile stico, viene poi meglio chiarendosi nella prefazione al Contrnento foscolia-
come «fedele immagine de]l'indole del protagonista; e quindi le colpe ap- no della Divina Coinnzedia (1842, in Scritti editi e inediti cit., XXIX) nel-
posre da' critici comuni sono il piú grande elogio dacché Pubbidienza a' la quale, dopo aver confermato che il Foscolo fu un uomo che «solo forse
precetti del.l'arte, lo splendore e la serenità dello stile ove l'anima è tor- fra i moti del periodo tempestoso in che visse, serbo incorrotto, immutato
bida, irrequieta e convulsa, sarebbero difetti non che gravi ma imperdona- davanti al potere, davanti alla prospera e all'avversa fortuna e all'esilio e
bili» (op. cit., pp. 51-52). Notevole è anche la volenterosa attenzione alle alla fame, Findipendenza dell'anima e del pensiero, e riconsecrò a sacerdo-
traduzioni omerica e sterniana (e per quelle omeriche il Gemelli tenta un zio in Italia l"arte, scaduta purtroppo, salve poche eccezioni, a mestiere»,
paragone minuto con il testo greco e la versione del Monti) che però sono il Mazzini verifica l'insufiicie1ma del Foscolo a farsi vero «sacerdote» di
ammirare da lui solo come traduzioni eccellenti, «capaci di far disparire
del tutto il traduttore» (p. 55). Dante, perche «troppe delle vecchie credenze sulla natura umana e sulla
legge che regola le sorti delle nazioni combatterono nell'anima sua i nuo-
'5 Per la storia delle vicende fortunose di quella biografia foscoliana che
vissimi presentimenti» ed egli «non ebbe fede, quanta volevasi, in una
la Quirina Mocenni-Magiotti attese invano dal De Tipaldo e poi dal Maz-
zini, si veda ora il recente articolo di o. oasrvmannv, Una disgrazia postnma poesia nazionale e pur faticando sull°orn:1e del pensiero moderno, s'ostino,
del Foscolo, in «Convivium», marzo-aprile 1954, ora in Saggi foscolianz, anche per le memorie dell'infanzia, nelle forme greche» (e tuttavia lo stes-
Roma 1978. so profondo interesse del Foscolo per Dante, la sua stessa tesi interpreta-
7 «Con Pintendirnento di alternare ad ogni periodo della vita del Fo- tiva c)iella Commedia, furono motivi ulteriori delfammirazione mazzi-
scolo il quadro delle vicende italiane in quei tempi di libertà piú sentita niana .
216 Uso Foscoro sToR1A E POESIA STORIA DELLA CRITICA. FOSCOLIANA ZI7

niva ridotto a «passione» 9 per salvarne la radice accetta- loro atteggiamento polemico quei critici ebbero spesso in-
bile da parte dello spiritualismo mazziniano, il Foscolo ve- tuizioni stimolanti, scandagliando assai meglio del Maz-
niva sentito come annunciatore di una nuova letteratura zini nella complessità dell'animo e dell”arte del Foscolo,
(<< piú ch'emancipato, emancipatore») solo intuitivamente rilevando possibili limiti di opere e di momenti della sua
attuata nella sua poesia, gli elementi illuministici e classi- attività, e tuttavia sempre restando, come lo stesso Maz-
cistici della sua opera venivano considerati come residui zini e .i mazziniani, troppo attenti all°uomo piú che al poe-
culturali, inessenziali al nucleo piú intimo, all'animo del ta, alla coerenza della vita piú che a quella della poesia.
Foscolo, che cosí il Mazzini poteva esaltare nell'incontro
della sua nuova idea della letteratura e della sua tragica Già negli scritti di Giovita Scalvini il preciso ricorso ad
testimonianza morale e patriottica illuminata dalla luce un criterio di giudizio moralistico e religioso (anche se non
dell”esilio volontario. confessionale) vizia e deforma giudizi inizialmente accet-
Se le pagine del Mazzini non portavano cosí contributi tabili e spesso ricchi di spunti acuti, originali. Cosi l'osser-
diretti allo studio della poesia foscoliana nella sua realtà vazione della complessità e della lotta interna de]l'animo
estetica, esse però rinsaldavano l'in1pressione piú generale foscoliano (<< Ugo Foscolo era dotato di vigorose facoltà,
della genialità, grandezza, vitalità della personalità del Fo- ma discordi... ») implicava una giusta correzione all'ecces-
scolo, ne proponevano, sia pure in funzione pragmatica, siva unificazione e giustificazione addotta poi dal Mazzini,
il significato storico; e se contribuivano ad accentuarne ma inaccettabile era la risoluzione di quella complessità e
anche rischiosamente il carattere di vate civile e patriot- drammaticità in frivolezza di letterato: «Egli le abbando-
tico che spesso oscuro la comprensione del fondo lirico piú nò alla loro lotta, spensierato di che ne sarebbe riuscito...
intenso e universale della sua grande poesia, tuttavia util- Parve contentarsi d”essere uomo di lettere; ma non penso
mente assicuravano, pur nella esagerazione ed eccitazione che prima era uomo, che l'uomo deve primamente aver
apologetica risorgimentale, la potente radice personale, la cura di sé e della sua natura, che egli non È nato per pas-
salda base umana e morale di quella poesia. Posizione es- sare sopra la terra col pensiero fuori di sé, intento a gareg-
senziale sia nei confronti delle vecchie incomprensioni dei giare di meriti letterari coi suoi contemporanei e intento
contemporanei del Foscolo, sia di quelle stroncature a cogliere solo lode dai suoi scritti» 1°. Cosi come, nell'esa-
dei critici moralisti e cattolici che finivano per coinvolgere me dell'Ortis, il giudizio essenziale sulla natura di quel li-
lo stesso animo e la stessa poesia del Foscolo nella loro sva- bro (che era poi in qualche modo una ripresa dei primi giu-
lutazione del suo «paganesimo» classicistaz anche se nel dizi dei contemporanei: << Non vuolsi dire Lula storia al
lettore, vuolsi scuoterlo, aggirarlo, menarlo a farnetica-
re ») 11, può avviare un discorso critico su eloquenza e poe-
9 «Le opinioni scettiche o disperate che siincontrano nelle sue pagine
prorompono subitanee, come getti di passione impaziente, non come frut-
to di sistema filosofico meditato lungamente e logicamente» (op. cit., p. 1° V. Scioccliezzoio, in o. scaLvIN1, Foscolo, Manzoni, Goethe, a cura
177). Notevoli anche le osservazioni, nel côtê democratico e addirittura di M. Marcazzan, Torino 1948, p. 344.
alla sinistra di Mazzini, di G. Ferrari che vide pero, diversamente da Maz- 11 Corzrider-azioni sull'Ortir, in «Biblioteca Italiana», 1817 (ora in
zini, i rischi della prospettiva eroico-classicista del Foscolo e le sue con- Foscolo, Manzoni, Goethe cit., p. 62). Sulla critica foscoliana dello Scal-
traddizioni nella storia difficile delfepoca napoleonica [Rivoluzione e rivo- vini si veda M. MaI~:CaZZaN, U. Foscolo nella critica di G. Scaloini, in
luzionari in Italia, in «Revue des Deux Mendes», 15 novembre 1844 e «Commentati dell'Ateneo di Brescia», 1934 (ora in Romonticismo critico
1° gennaio 1845, ora a cura di F. Della Peruta, Milano 1952) e gli spunti e coscienza storico, Firenze 1947) che studia i rapporti personali dello scrit-
di C. Pisacane che (nel Saggio sulla rinolnziofie del 1849, in Saggi storico- tore bresciano con il Foscolo (Ia cui influenza è evidente nelle sue poesie
poliiici militari, 1858-6o e ora a cura di A. Romano, Milano 1957, e an- e specie ne]l'Eriile), il suo progressivo distacco dalla giovanile ammirazio-
cora Saggio sulla rivoluzione, a cura di F. Della Peruta, Torino 1970) so- ne, giustificato anche in base ai crescenti tormenti della coscienza morale
steneva Pimmagine politica del Foscolo soprattutto in senso unitario, indi- del critico, la sua polemica con le posizioni ideali e critiche foscoliano, la
pendentistico e antifrancese. validità e i limiti dei giudizi sul poeta: ma esagerata è certo Pimportanza
2I8 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA sroala narra CRITICA FoscoL1ANa 219
sia, su elementi pratici e poetici commisti in quella singo- ritroviamo, in una precisa giustificazione religiosa e filoso-
lare opera della formazione foscoliana; ma poi la posizione fica, nelle pagine dedicate al Foscolo da Antonio Rosmini
moralistica porta ad una condanna e ad una indicazione nei suoi Opuscoli ƒilosofici.
della perniciosità di quella lettura che ci allontana da un Già nel Saggio snlfitlillio e sulla nuova letteratura ita-
vero esame estetico e storico “_ Posizione moralistica che liana un significativo confronto tra Foscolo e Manzoni
chiariva Fimpostazione polemica rosminiana che valutava
di un giudizio dello Sciocchezzaio sulla composizione e natura frammenta- la poesia foscoliana in relazione ad un progresso roman-
ria dei Sepolcri (<< Questo carme è come ima miniera di piccoli poemetti di tico-cristiano rappresentato dal Manzoni e contraddetto
cui l'autore si è esclusivamente occupato l'un dopo l'altro, né ha derivato
pei susseguenti ispirazione dai precedenti ») legato anche com°è all°altra dal Foscolo «del quale una religione turpe governa il car-
osservazione negativa. e assolutamente iniruttuosa nella storia della critica me, una religione di società oscura, crudele, brutale, infe-
foscoliana: «I versi dei Sepolcri sono ad uno ad uno tutti belli: alti i pen-
sieri, sobrio lo stile: ma sono senza vita, non sono animati dal fresco alito lice, sotto il peso delle migliaia d"anni sepolta», il cui can-
che fa viva ed amabile la natura e le produzioni dei suoi piú grandi vagheg- to pagano non potrà lasciare che un << suono lusinghiero di
giatori. Sono il cadavere d'una bella donna, una eifigie che ha tutti i ca-
ratteri della persona ritratta tranne i segni della sua anima». breve dolcezza» destinato a disperdersi mentre la nuova
12 Vero è che un secondo articolo avrebbe dovuto completare l'analisi poesla cristiana accompagnerà Pumanità «che irreparabil-
scalviniana da un punto di vista piú direttamente estetico (v. introd. di
MARCAZZAN a Foscolo, Manzoni, Goethe cit., p. 24): ciò che rimase però
mente s'avanza » 13. Mentre nel saggio Della speranza: sag-
allo stato di intenzione. Lo Scalvini nella sua condanna dell'Ortz`s e della gio contro alcuni errori di U. Foscolo, il Rosmini attacca
sua perniciosità morale (<< Né Peccellenza de]l*`ingegno benché possa far per- decisamente il Foscolo come contrario al « secolo » e al suo
donare alcuni errori, scolpa giammai la volontà studiosa a malfare») utiliz-
zava la stessa Notizia hihliografica del Foscolo che avrebbe ribadito, con- spiritualismo: e, confondendo il dramma e il potente so-
tro le promesse iniziali dell'autore, la sua incapacità a criticarsi ed emen- gno romantico-neoclassico del poeta con un vuoto classi-
darsi. Ciò che osservava in maniera assai simile lo Stendhal (frammento
del 27-28 ottobre '18, in Pages tfltalie, Paris 1932, pp. 148-49). I giudizi cismo paganeggiante, mira ad escluderlo dalla viva storia
stendhaliani sul Foscolo (piú indicativi per il gusto del grande romanziere dell'Ottocento (« Dico che questa non e voce della pre-
che non per il loro autonomo valore critico) riguardano soprattutto Ortis sente società, ma solo quella di un individuo che abban-
e Sepolcri: circa il primo è rilevabile la condanna in quanto romanzo fal-
lito (in contrasto con la ricchezza di situazioni romanzesche ofierte dalla dona i suoi contemporanei per retrogredire fino agli ado-
terra appassionata delle Chronigues italiennes) e la riduzione della passio- ratori degli idoli ») " come invincibilmente chiuso nel « sen-
ne ortisiana a retorica di «belles phrases» (v. Correspondance, lettera del
3 gennaio 1823, Paris 1908, II, p. 286), che contrasta con il precedente ri- so», banditore nei Sepolari di una «speranza ingannevo-
conoscimento della naturalezza di quelfopera (Pages d"Italie cit., pp. 148- le», a cui il filosofo oppone la salvezza della verità cristia-
149, cfr. A. Ganaccto, Stendhal, Foscolo et les Ultinte lettere, in «Le Di-
van ››, 1932-33); circa i secondi va notata l'incerta valutazione, nella ricer- na, senza preoccuparsi di comprendere le ragioni profonde
ca cli grazia e delicatezza contro lieccessiva presenza di colore artificioso, di quell'iugorgo di pessimismo e di aspirazione a nuovi va-
di luce brillante, di impeto patriottico che renderebbe però eccellente il lori vitali nella precisa situazione foscoliana e nelle condi-
passo sul Machiavelli considerato, d'a1tra parte, piú come satira che lirica
(cfr. «Courrier Anglais», 16 novembre 1825, I, p. 216). Altissima è la va-
lutazione del sonetto Alla sera sentito declamare a Roma nel Palazzo Stroz- del 9 aprile 1819 al De Mareste, in Corresponclance, I, Paris 1962, p. 963):
zi: «Les vers admirables de Foscolo ont redoublé ce que cette situation de «Conna1ssez-vous_I Sepolcri de Foscolo? Ce sont sixcent vers imprimés en
1':-fiìme (la mélancolie) a de touchant. En idéalisant les peines qui peut-être 1802.. Ciest ce qu'1l v a de mieux depuis vingt ans... Quelle energie, quelle
pésaient sur quelques âmes, il leur a enlevé sans doute ce qu'elles avaient fureur, quelle ira! » Strana l'assenza dei giudizi stendhaliani nella breve
de trop amer» (3 mars 1828, in Prornenacies dans Rome, in Voyages en lšibliografia di studi foscoliani francesi nel volume di R. vrvma, U. Foscolo,
Italie, Paris 1973, pp. 760-61). arts 1934,
E pur con accenni contraddittori fra la genialità del Foscolo e la sua pe- 13 A. 11os1vIINI, Opuscoli filosofici, Milano 1827, I, pp. 405-5,
danteria condizionata dallo stato della letteratura italiana di primo Otto- _“_ Op. cit., II, p. Xrtvr. l\lell'_/filpologetica (Milano 184o, p. 15) il Ro-
cento ( si veda in Rome, Naples et Florence en 1817, alla data 28 dicembre smmi aggiunse: « Il Foscolo appalesa piú manifestamente diogni altro scrit-
1816, in Voyages en Italie cit., p. ao: « Ici, un homme de génie comme tore lfaífezione morbosa della letteratura del suo tempo, e, come i belli e
Foscolo s'amuse à faire un pamphlet latin contre ses ennemis» - Didymi iimsstmi pamu non rendono migliore la condizione delliagonizzante che li
Clerici epistolae - e nella relativa nota Foscolo È: detto «le premier poète ha indosso, cosí niente ad Ugo sullraga Fammirevole lavorio ondiegli fog-
d”Italie» ma «après Monti» e «comme Monti, il ne pense beaucoup, mais giò e torni liesterna forma del carme sui Sepolcrz', il quale esanime per la
il versifie supéi-ieurement»), Stendhal esalta cosí i Sepolcri (in una lettera sostama, sol per quella vive e vivrà».
220 Uso Foscoto sroara E Poesia STORIA DELLA CRITICA FOSCOLIANA 22I

zioni storiche della crisi fra illuminismo e romanticismo 1°. replicando al Mazzini 11, di cui metteva in ridicolo certe
Riprese le posizioni del filosofo roveretano e dello Scal- espressioni enfatiche (« angelo della disperazione», «sa-
vini (che era giunto alla dichiarazione: «Foscolo aveva cerdote di idee»), riduceva la stessa concessione della let-
sortito un ingegno piuttosto critico che creatore ») _1l tera al De Tipaldo circa la validità del solo sentimento
Tommaseo, che le sviluppo in un attacco generale e vro- «retto» nel Foscolo, l1amore di patria, manovrando gli
lento senza ricusare neppure l1us0 della peggiore aneddo- aneddoti e le testimonianze piú avverse sul periodo prece-
tica antifoscoliana. Come si puo vedere già in una lettera dente Fabbandono di Milano per l'esilio, in modo da di-
del '34, al De Tipaldo, che traccia _con pennaabilmente mostrare la dubbia coerenza del patriottismo e della co-
maligna - malgrado le dichiarazioni simpatia - un ri- scienza del Foscolo, la debolezza fondamentale della sua
tratto polemico del Foscolo nella sua mcoerenza morale e personalità incostante, pur nella presenza riconosciuta di
ideale, nella frivolezza del suo pensiero «viziato dal pre- imperi alti, di forti lampi di ingegno. Come piú sintetica-
giudizi del secolo decimottavo e dalla mancanza idee? mente il Tommaseo dimostra nelle due voci dedicate al
(«perché Foscolo non aveva idee; aveva affetti, citazioni, Foscolo nel Dizionario cl"estetica (Foscolo, Il Foscolo e il
memorie, immagini, frasi; idee, voglio dire prmcrpiƒ non Vico) che meglio precisano il suo giudizio e la sua sostan-
aveva. La sua teoria della disperazione è un urlo piu che ziale stroncatura dell'uom0 e del poeta, del loro valore sto-
un sistema ››)11, nel predominio assoluto di sentimento e rico, della loro validità ideale. Dell'uomo si costatava an-
di lirico entusiasmo, che veniva però subito limitato ac- cora la volubilità, l'insensibilità morale, l'incuranza dei va-
cettando nella stessa ispirazione lnica l”ibr1da presenza lori supremi, la irrequietezza (<< ira piú che sdegno, piú
della erudizione e della imitazione letteraria. E piu tardi passione che afietto»), la vita sregolata e megalomane 1°;
dello scrittore si annullava la sostanza ideale e il nutri-
15 La posizione polemica rosminiana parve eccessiva anche al Gioberti, mento di pensiero recidendone, con tendenziosa acutezza,
che pia vane (1eaaa,a C. Balbo, in Epatotane. Ed. Ndaz-, v01DV,l1-Flšfìgì-25 ogni possibile legame con una feconda tradizione vichia-
1930, p. 92; nella Reponse a la Ren:-ve tles deux :non _es, 1n Gg na 1° e ísolandolo completamente in una cultura sorpassata,
filosofici di A. Rosmini, in Opere, Ed. Naz., vol. X, Milano 1939, pp.
sgg.) cita gli enzportements del Rosmim conpro il F0scã›lp.Ll1 giuêifizäcåtati in una angusta posizione «impopolare» (« visse e scrisse e
Gioberu nei riguardi del Foscolo come de1_lAlfier1 e sì_ cßpålr lo _ca e penso impopolare›>), antiprogressiva, di sterile classicismo
molto spesso 11_1s_1em_e_ne1lev1dente costruzione di una inea _1 po äluna
letteraria la cu1 individuazione fa onore _al_suo acume) e ispira 0 a d e di letteraria imitazione, sicché la sua opera lirica diven-
simpatia e ad un'ammiraz1one che non eliminano naturalmente la pon an- tava soprattutto << traduzione» e la sua critica «citazione ».
na delle loro posizioni iilosofiche e religiose (v. Gesazta moderno, rn Ope- Stroncato al centro l1animo del Foscolo, dimostrati empi
re cit., X_VI, p. 217; e Del Bello, in Opere, lil, P. I59› 121,011 Ultlcgnlténé
terpretazione foscoliana di Dante), m_a che le SPIEEHQ-D 12112 ãfiffiflfim _
storicamente riserbando a quei grandi poeti, e grandi sp1_r1t1_, una _PH1†}C9~ 111 Lettere ad A. N.: Intorno a U. Foscolo, Prato 1847 (poi in Dizio-
lare funzione come promotori di coscienza civile e patrrottica. Sicche in åaíio cl'.-zšstetica, Milano 18603, II; la 1° ed. incompleta del Dizionario è
qualche modo la sua distinzione fra il pensiero sens_1st1c0 e il Èvrtalpcpàlšgš e 1840 .
mento» della loro poesiåìe della l0ro_e:emp:larã giåašipälåå avv 111 Ed è qui che il Tommaseo tocca il culmine della sua eflicacissima ma-
all distinzione seppur versamente in una a e _ - lígnità, come quando per compendiare la vita inglese del Foscolo, escogita
ali' Nello scritto Della poesia del Faasto a'i1Goethe, in Foscolo, Manzo- questo paragone mortificante con Byron: « ll Foscolo in Inghilterra, come
ni Goethe cit. p. 276. . il Byron in Grecia, trovò la sua Missolungi. L'anima sua cadde invilita e
J 17 Nel Cartàggio Tornrnaseo-Capponi, Bolügllfl I9II› I, P- 535_ (Pra 111 iutristita, non, com1egli del Boccaccio scrisse, dai terrori della religione,
N TGMMASEO Lettere inetiite a E. De Tipaltlfls El Cum di R- CiäII1P1D1› BW* ma dalla paura degli sbirri. Quale sia meglio dei due, lascio che dicano i
Séífl 1953 PP.,I7-19). A sua volta E. De Tipaldo (sul cui riprovevole atteg- creditori» (op. cit., p. 1o4). Altra durissima stroncatura piú tarda à in
giamentolnei riguardi del Foscolo si veda il citato articolo del Gambarm), La Nazione etlacatrice di sé, Reggio Emilia 1922, pp. 151-54.
riprendeva evidentemente, ma in maniera 31055019118 'B fl1E_d1U§ffi›_ 1110121 del 2° Dizionario d"estetica cit., II, pp. 123 sgg. (Farticolo Il Foscolo e il
giudizi ofiertigli dal Tommaseo nelle sue šjertere (<<Eåerc1taz1orä_ «È-:]lUAÉ. Vico era originariamente un1appendice del libro G. B. Vico e il sito secolo,
neo Veneto », II, 35) e nei suoi piu tardi lenszerå sa e åpešel Stroricatèriì scritto nel 1843, poi in Storia civile nella letteraria, Torino 1872, e ripub-
(Venezia 1869) copiava quas1 alla lettera a curn_ ei pas J P _ blicato a Torino, nel 1930, a cura di A. Bruers).
dell'atticolo del Tommaseo sul Foscolo nel Dizionario il estetica.
222 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA STORIA DELLA CRITICA FOSCOLIANA 223

arretrati ed incoerenti il suo classicismo, la sua dottrina, del vichianesimo foscoliano che avevano pure un certo nu-
il suo pensiero, ambigua riesce la stessa lode allo stilista, cleo di verità.
al suo «culto amoroso della parola» (che è pure motivo
importante e positivo il cui riconoscimento era particolar- In una posizione piú equilibrata ed attenta, anche se
mente facile allo stilista Tommaseo), come nello stesso meno ricca di impulsi ideologici e storici, fuori della pole-
elogio, improvvisamente altissimo, della potenziale gran- mica che pur mostrava, se non altro, la singolare vitalità
dezza del poeta («E perché il Foscolo pare a me che dalla della personalità foscoliana cosí presente ai critici risorgi-
natura fosse destinato a sorgere di tutti gli scrittori dell'e- mentali, si colloca Pintroduzione premessa da Luigi Carter
tà nostra e della passata sommo, però mi duole che le false alla sua edizione delle opere foscoliane”. Vero e proprio
dottrine, e piú che le passioni ardenti, la vanità della vita saggio di ricostruzione critica e non solo biografica, ché la
Pabbiano fatto agli altri pericoloso e minore di se stesso »), stessa biografia (e piú storia intima che cronaca di vicende)
era implicita una effettiva svalutazione dell'opera realiz- avviava sempre ad tm esame misurato e fine della poesia
zata, alla quale assurdamente il Tommaseo rimproverava foscoliana, con interessanti indagini su passaggi e momenti
l'assenza di un «concetto animatore» 21. E cosí la stessa at- del suo sviluppo, da cui l'interesse polemico e la disposi-
tenzione tanto interessante al foscoliano «culto amoroso zione meno analitica della critica romantica tenevan lon-
della parola» (su cui solo il Carrer nell'Ottocento roman- tani altri interpreti foscoliani dello stesso periodo. Cosi il
tico a suo modo insisté) avrebbe richiesto - per essere vera Carter è il primo che si occupi del Piano di studi del '96
apertura ad una nuova comprensione del poeta al di là del- per illuminare la iniziale formazione letteraria e i primi
la polemica risorgimentale - un critico ben diversamente segni del gusto e della poetica foscoliana, mentre rileva
disposto a sentire storicamente le autentiche passioni e già nella produzione del Foscolo adolescente la premessa
Fispirazíone che in quella «parola» vìbravano e per cui e la << materia » delle opere mature. E la lettura del Tierra,
quel << culto amoroso» fu non inutilmente esercitato, e una ben sentito nella sua atmosfera di incubo piú che come
valutazione positiva ed intera di quella forza stilistica pre- azione organicamente drammatica, gli suggeriva Fintuizio-
supponeva il riconoscimento non di urfastratta disponibi- ne centrale del lirismo foscoliano, del primato della ispira-
lità poetica, ma di un nucleo originale anche se sviluppato zione lirica, che, apparsa già nel Montani, assume pero in
in condizioni di cultura e in atteggiamenti ideologici non lui una accezione piú chiara e sicura, per divenire da allora
condivisi dal critico. Mentre nel Tommaseo al pregiudizio in poi punto fermo e persino luogo comune della critica
romantico, in lui cosí forte, del «popolare» che tanto foscoliana: << L'anima del Foscolo o la sua inspitazione che
osteggiò nell'Ottocento, insieme alfavversione per la mi- dir si voglia, era lirica; lirica in ogni cosa; nelle lettere fa-
tologia, la comprensione dello speciale classicismo fosco- miliari, negli articoli di giornale, nelle prefazioni de' libri,
liano, si aggiungevano soprattutto un animur polemico e financo nelle postille da commentatore, la cosa men li-
violentissimo contro la posizione foscoliana cosí diversa rica di questo mondo ›› B. Aflermazione tanto piú notevole
dalla sua cattolico-romantica, e un acre moralismo confes- perché appoggiata non ad un generico riconoscimento di
sionale, che acuirono la sottigliezza del suo esame negativo grandezza, ma ad una attenta auscultazione del formarsi
e bloccarono gli spunti di un giudizio piú equanìme o svol- e dell'esistere della poesia foscoliana (né importa qui nota-
sero in una negazione totale ed assurda quelle limitazioni re come nella nozione di lirica fosse compresa equivoca-

21 Come rimproverava di tale assenza la stessa nozione foscoliana di _f1_U. Foscozo, Prosa e poesie, Venezia 1842 (ora in L. ciutnzn, Scritta'
poesia: << Le immagini, lo stile ela passione sono, d1c'egl1, elementi di ogm azrärz, a cura di G. Gambarm, Bari r9_6_9,_ pp. 479-7zo).
poesia. E 11 concetto? ›› (Dzzzonarzo d*.-:mistica cit., p. 1o3). Op. ctr., p. :crv (ora tn Scrzttz crztzcz cit., p. 497).
224. UGO FOSCOLO STORIA E POESIA sroaia DELLA ciurica FoscoLiANA 225
mente, né solo nel Carter, l'eloquenza) seguita dalle prime aveva sentito la squisita natura di quegli episodi, ma l'im-
opere ai Sepolcrz' che egli considera il culmine indiscutibile pressione della mancanza di un evidente nucleo centrale
della linea di quella poesia e a proposito dei quali fa riso- poetico-sentimentale e di una storicità esplicita come nei
lutamente cadere la vecchia accusa di oscurità «pi1.'iimma- Sepolcri, gli impediva di andare oltre il riconoscimento di
ginata che reale » ricollegando del resto il carme a tutta l'e- ricchezza formale, di estrema abilità tecnica: «Vediamo
sperienza «difficile» del lirico delle odi e dei sonetti. E che l'arte dello scrittore era fatta piú adulta, piú fini e co-
mentre svolge osservazioni sempre stimolanti sulle parti- piosi gli accorgimenti, ma siccome impiegavansi sopra ma-
colari qualità dello stile foscoliano (come quelle sulle « al- teria meno arrendevole, l'efletto non veniva uguale alla
lusioni storiche ›› messe al posto delle vecchie similitudini fatica» 2”.
di tipo omerico-montiano o sulla « rapidità» che brucia li- Malgrado questa incomprensione delle Grazie, comune
ricamente il pericolo « dissertatorio » ), egli le ricollega cen- del resto a tutta l'epoca romantica, e malgrado i limiti cli
tralmente a quella coesistenza di originalità e di lettera- approfondimento della personalità foscoliana relativi alla
rietà che egli sente quasi miracolosa, romanticamente in- propria natura di «lettore » e di formalista piú che di criti-
spiegabile, ma singolarmente affascinante per lui, che, at- co integrale 1", il deciso e motivato riconoscimento della
traverso l'eco della tradizione, avverte tanto piú forte e natura lirica del Foscolo, l'attenzione fruttuosa alla sua
originale il timbro inconfondibile della voce lirica fosco- poetica e alla sua formazione letteraria, alla nascita e al-
liana 24. Paffermazione del suo verso e del suo stile, la minuta de-
Storia, calore di passione, vita istintiva del mondo clas- scrizione di opere fino allora trascurare, i delicati anche se
sico (l'uomo antico di Byron) 15, sono motivi su cui egli sot- tenui raccordi fra vita e poesia, mostrano bene quale posto
tilmente meditava per spiegarsi questa poesia cosi lettera- meriti nella storia della critica foscoliana ottocentesca il
ria e cosí moderna, cosí neoclassica e cosí romantica: so- Carter: e la stessa limitazione del tema « civile » (in parte
prattutto ricca di «calore di passione, primo elemento ed dovuta anche a ragioni prudenziali: l'opera usciva nella
irresistibile di ogni eletta poesia», sicché quando dai Se- Venezia austriaca) se poteva significare un pericoloso ri-
polcri passa alle Grazie, malgrado la sua capacità di ade- fiuto a considerare il vivo impegno storico del Foscolo e
renza di lettore finissimo e di squisita educazione settecen- le ragioni concrete della sua attività di innografo del « mi-
tesca (lo scolaro del gozziano Dalmistro), il Carter, che rabile» sí, ma anche del « passionato» contemporaneo, im-
pur vide il legame tra Foscolo sterniano e Grazie, si mo- plicava pure una notevole, anche se poco consapevole, rea-
stra anche lui disorientato e non riesce a realizzare positi- zione al mito risorgitnentale del poeta patriottico, alla sua
vamente i suoi tentativi di lettura spregitidicata. Aveva valutazione prevalentemente pragmatica e polemica e per-
cercato di animare la « soavità» delle Grazie con il calore metteva un sottile arricchimento del ritratto foscoliano
di un amore soave (quello per la Giovio, a cui riferí i cele- nelle pieghe piú intime dell'animo e nel lavoro dell'artista
bri passi della «vergine romita» e dell'« alba sul Lario ››), profondamente consapevole dei propri mezzi e dei propri
fini espressivi.
2* Cfr. op. cit., PD. Lxiv-Lxvi (ora in Scritti critici cit., pp. 578-So).
Già prima di lui F. Ambrosoli (Sonetti di ogni genere, Milano IS34, p.
255; e Stilforiginelità e lirica' del Foscolo, in «Biblioteca Italiana», 183.3) :_: O_p._cit., p.`L:r;ii:z:or [ora in Scritti critici cit., p. 6r7).
aveva notato Peccezionale incontro nel Foscolo di tradizione e originalità. _ Limito pero troppo severamente Pimportanza del contributo carre-
25 «He has more of the ancient Greek than of the modern Italian» r1aI1o_G. Gambarin (Ia critica' di L. Carter e di G. Bianchetti, in «Rivista
(The wor/er of Byron, r9or, V, p. 89). E piú tardi M. Monnier (L'ItaIie dfltalia», 19 13) seguito da NASELLI, Le fortuna del Foscolo neši*Ottocento
est-elle la terre des mortr?, Paris 1860, p. ro) riprendeva questo luogo co- cit. (v. ora del Gambarin sul Cari-er critico la nota agli Scritti critici cit.
mune romantico: « Tout est grec dans Foscolo, la pensée et même la phrase. e il saggio Carter critico, in Saggi ƒorcoliam' e altri studi cit.). '
Ses obscurités sont des hellénismes... »
STORIA DELLA CRITICA FOSCOLIANA 227
226 Uso 1-ioscoto sroiua E Poesia
selvaggia grandezza» 2°. Gli stessi avversari cattolici del
Tuttavia la interpretazione del Carter, proprio per quel Foscolo accettavano cosí almeno l'intera grandezza dei Se-
tanto di diverso che in bene e in male rappresentava ri- polcri (mentre prima Scalvini, Rosmini e Tommaseo ne
avevano ambiguamente ammirato la forma bella, ma esan-
spetto agli interessi piú vivi della critica romantica, rimase
gue e senza sostanza) anche se precisavano ancora il loro
piuttosto isolata e in certo modo sommersa nel prevalere
dissenso circa la prosa, da quella ortisiana a quella del po-
sempre piú deciso della interpretazione di origine mazzi-
litico e del critico, come piú legata della poesia al pensiero
niana, collaborando semmai piú direttamente alla caduta
e ai «principi» dell'uomo; sollecitati anche da nuove ra-
delle vecchie accuse alfoswità e illogicità dei Sepolcri, e
gioni linguistiche e dal prevalente manzonismo. Come si
alla perniciosità morale dell'Ortir. I Sepolcri sono ormai
può utilmente vedere, prima ancora che nella Storia del
diventati il capolavoro indiscusso del Risorgimento, l'Or- Cantu, nelle Lettere critiche di Ruggero Bonghi, che qua-
tir una lettura. essenziale per i giovani patrioti e un efficace
lificano il Foscolo «prosatore mediocre, gonfio o forzato
modello per la prosa dei mazziniani, mentre la versione nelle frasi, ambiguo e incerto nelle parole» e distinguono
sterniana agisce piú segretamente nella prosa di humour e una sincera «profondità di sentire», radice positiva della
di memoria 2”. E se il Cantú manteneva ancora la subordi- poesia foscoliana, dalla immaturità e «puerílità» del pen-
nazione del Foscolo alla scuola del Monti (nella sua Storia siero, da un'assoluta mancanza di «facoltà discorsive e ra-
della letterature italiana, dava trenta pagine al Monti e ziocinativš» che originerebbero il difetto centrale della
cinque sole al Foscolo! ) e, per i suoi pregiudizi moralistico- sua prosa _
confessionali, riprendeva astiosamente le condanne del Ma anche queste limitazioni di cattolici-marizoniani
Tommaseo o del Rosmini, anche lui, pur nel suo gretto (che in parte il De Sanctis riprese con diversa motivazione
giudizio del «pagano» e dell'uomo la cui incoerenza lasce- per quanto riguarda la prosa ortisiana) appaiono sempre
rebbe «la posterità incerta se fosse un angelo o un demo- piú sporadiche e deboli di fronte al prevalere deciso della
nio», finiva per cedere all'ammirazione per il poeta della glorificazione laico-risorgimentale di origine mazziniana,
patria, per il verso magnaniino e vaticinante dei Sepolcrz', la quale si viene ora sviluppando in nuove figurazioni apo-
«grandeggiante di cose» e di immagini, pieno di << una logetiche della personalità foscoliana, diversamente accese
o prudenti nei riguardi del << pensiero ›› foscoliano, diversa-
2* Per l'inf1uenza della prosa ortisiana sulla prosa del Mazzini si veda mente ricche di spunti critici, ma tutte concorrenti nella
a. MQMIGLLANU, La prosa ronicntice di Mezzini, in « Ponte », 1945 (e ora decisa esaltazione del profetico poeta della patria risorta,
in Ultimi studi, Firenze 1954; cfr. anche per Mazzini e Guerrazzi, la sua
Storie della letteratura italiane, Messina 1936, pp. 528 e 540); ma merite- dell'autore dell'Ortz`r, simbolo della risorgimentale dispe-
rebbe un particolare studio l'inf1uenza del_l'Ortir nel costume etico-politico
e letterario del Risorgimento (anche nei suoi incontri con l'influenza bvro-
niana) come lo meriterebbe la generale eflicacia della personalità e della 29 Storie delle letteratura italiana, Firenze 1865, pp. 6o7 e 61o.
poesia foscoliana su que]l'epoca (per la confluenza del mito foscoliano con 3" Lettere critiche (Perché la letteratura italiana non sia popolare), Mi-
quello alfieriano nel Risorgimento si veda v. GIAN, Gli elfierizmi-ƒorcoliam' lano 1856 (ristampa delle lettere pubblicate nello «Spettatore» del °`55):
piemontesi e il roinenticiszno lombardo-pieinontere del primo Risorgimen- «prosator_e mediocre; gonfio o forzato nelle frasi, ambiguo e incerto nelle
to, Roma I934; e L. Russo, I poeti nanni del '48, in «Belfagor››, 1949, per parole; di concetti o esagmati o vieri o non maturi, e dominato perpetua-
l'attiva presenza del mito foscoliano nella lotta nazionale, testimoniata mente da una paura puerile del senso comune nel pensare o nelfesprimersi.
anche da numerosi componimenti poetici e drammatici in onore del Fo- Quella per cui puo piacere è una certa profondità di sentire, che è la vera
scolo, che ebbero poi grande sviluppo all'epoca del trasporto delle ceneri qualità della sua poesia scarsa di vena, ed un certo vigore selvaggio nella
foscoliane in Santa Croce, per cui cfr. Nt~.szLLi, La fortune del Foscolo frase, che quanto gli nuoce nella prosa, tanto gli giova nei versi, a fargli
nell'Ottocento cit., pp. 238 sgg.). Per l'influenza della versione sterniana trovare una forma nuova e peregrina. Un altro suo difetto, il piú radicale
sui narratori romantici e sugli Scapigliati, si veda G. itaßizzam, Sterne in - vo dire Pimperfezione grandissima delle facoltà discorsive e raziocinative
Italia, Roma 1920, che non distingue pero fra Pinfluenza diretta di Sterne della sua mente: imperfezione tanta e tale che non riesce a ragionare nep-
e quella della versione foscoliana, giudicata da lui in generale come la piú pure le cose ragionevoli che dice ›› (p. 41).
frequente (op. cit., p. 125).
9
228 Uoo Foscoro sronta E Poesia STORIE1 DELLA CRITICA FOSCOLIANA 229

razione per mancanza di patria, e dei Sepolcri, simbolo al- tir 35, portava anche giudizi notevoli sulle ragioni autobio-
tissimo della morte e resurrezione della patria e della stes- grafiche della critica foscoliana o confermava informa as-
sa vicenda drammatica del Risorgimento 31. Piú cauta e sai interessante i limiti e della vera << popolarità ›› e << demo-
mazziniana nella distinzione fra animo e pensiero cui il craticità» foscoliane della comprensione ottocentesca nei
sensismo avrebbe << tagliato le penne ››, quella assai medio- riguardi delle Grazie 36.
cre di Alberto Mario 32; entusiastica e assoluta quella del- Queste <-:rafligurazioni apologetiche» (come le chiamo
l”Emiliani-Giudici che, in aspra polemica contro i clerica- il Carducci) sl costituiscono una base sicura alla grandezza
li 33, svolge la figura esemplare creata dal Mazzini in quella riconosciuta dell'uomo e dello scrittore, definitivamente
dell'<<imperterrito apostolo del vero ›› assolutamente coe- sottratto alle vecchie valutazioni depressive, ai vecchi pa-
rente nel suo «concetto» (« sempre lo stesso e sempre con ragoni, e innalzato, soprattutto come poeta dei Sepolcri (e
piú vigoroso ragionamento sviluppato ed espresso con cre- come tale soprattutto lo sentirà anche il De Sanctis che ai
scente fervore ››) ; piú organica e valida quella del Catta- Sepolcrz' dedico le pagine piú ispirate e profonde del suo
neo, che, mentre riassumeva in una frase celebre uno dei saggio), fra i piú grandi poeti italiani. E se esse implicano
valori essenziali del Foscolo per il Risorgimento (<< diede l'evidente pericolo di una deformazione della poesia fo-
all”Italia un'istituzione: l'esilio›>)3" e assicurava il defini- scoliana nei suoi valori piú intimi ed estetici, e del suo si-
tivo cambiamento del giudizio sul valore morale dell'Or- gnificato storico troppo risolto in puri termini patriottici 3”,
un irrigidimento della complessa figura foscoliana nelle li-
31 Si leggano ad esempio nel volumetto encomiastico di G. DE CASTRO,
nee atteggiate di una statua grandiosa ed enfatica”, esse
U. Foscolo, Torino 1863, queste frasi utili a precisare la particolare situa- pur rappresentano un momento di adesione intensa del
zione sentimentale dei lettori foscoliani negli anni dell'unità: «Se vi ha sentimento e del gusto romantico-risorgimentale 4”, entro
un'epoca la quale possa al giusto comprendere e onorare la forte anima di
U. Foscolo, quest'epoca è la nostra... Noi abbiamo provato tutte le angosce
che non concessero pace all'autore dei Sepoicri e che gli fecero con prepo- 35 << Non sarebbe agevole provare che quella tetra lettura abbia fatto piú
tente anelito vagheggiare il freddo silenzio della tomba. Noi pure abbiamo numerosi suicidi in Italia che altrove; ma certo è che essa accrebbe nei Egli
disperato della vita... e anche noi abbiamo lottato e abbiamo vinto. Potesse d'una generazione spensierata e ignara il numero dei pensanti e dei volentr,
l'uomo che prima e solo iniziò quella lotta, aver nel sepolcro senso della e a maturar tempo, quello degli eroi ›› (op. cit., p. 288).
vittoria... ›› I Sepolcri sono «inno funebre ›› che << sembra insieme annunciar 5°* Quell'inno (di cui si loda la libertà «dal Procuste germanico ›>) << spi-
la morte di un popolo e la sua resurrezione». ra una serenità che non era nell'animo del poeta, e forse per ciò... egli non
31 Studi politici e letterari ru U. Foscolo, in << Pensiero ed Azione», poté trarlo a fine), e nemmeno porre ben in chiaro 1'idea che glielo dettava»
1858, e poi ripresi, con cambiamenti, in Teste e figiire, Padova 1877. op. cii. . 1 .
33 I quali << avrebbero volentieri deposto la penna ed accese le fiatnme 37 Inlzliiiåršo Mario (1901), in Opere, XIX.
del Sant'Uflizio›› «temendo che le opinioni del Foscolo col diventare piú 35 Anche fuori d'Italia. si riprende la. valutazione politico-nazionale del
popolari in Italia sun-bino i loro propositi di castrare la gioventú e ren- Foscolo, si che A. Rom: (Histoire de lo litiéroiiire italienne, Paris 187-o,
derla delira e contemplante come gli armenti della Tebaide» (Storia della III, p. 57) giungeva a svalutare la parte ultima dei Sepoicri perché man-
letteratura italiana, Firenze 1855, II, p. 457). Il contributo migliore del- cante del piú diretto motivo patriottico e di precisi ricordi nazionali infeli-
1']-Emiliani-Giudici è la sua valutazione altissima della critica del Foscolo cemente sostituiti dai ricordi indiretti di una Grecia lontana e favolosa.
(l'opera che il Foscolo «presto come critico alla patria letteratura è forse 35' Assai fini ed acute, pur nella intonazione di difesa e glorificazione
piú grande e benefica di quella che egli prestavale come artista ›>). Di quel- (contro cui si levò ancora una volta il TOMMASEO, v. Secondo esilio, Mi-
la critica egli sentiva la eccezionale novità, ma ne accentuava poi eccessi- lano 1862), sono invece le pagine dedicate al Foscolo da c. Tnflca nel << Cre-
vamente la funzione civile, educativa, <<l'insegnamento politico ››, accet- puscoloa- {r851-54) come recensione dei volumi dell'ed. Le Monnier [spe-
tando troppo facilmente, anche per quel che riguarda la lirica foscoliana, cie interessanti quelle sull'epistolario), pagine raccolte poi nel I vol. delle
Pinterpretazione politica foscoliana della propria opera. In tal caso egli Prosa e poesie scelte di C. Tenco, a cura di T. Massarani, Milano 1888 (e
fini per essere sin troppo fedele ad mi insegnamento che in generale frutto ora in Scritti critici, Firenze 1969).
notevolmente nella linea storico-politica che innerva vigorosamente la sua 4" Nelle ragioni di questa piena adesione alla poesia dei Sepoici-i da
Storia e fu invece meno attento a quei valori letterari a cui pure la lezione parte del gusto romantico in questa fase piú tarda, va calcolata, insieme al-
critica foscoliana lo aveva educato e la cui considerazione nel caso di altri la prevalente componente patriottica, una componente di costume senti-
poeti era stata in lui assai efiicace ed acuta. mentale e poetico di malinconia virile, di elegia stoica, di sguardo fermo e
3*' U. Foscolo e l'Iiaiia, in << Politecnico ››, 186o, ora in Scritti letterari, dolente sulla morte e sul sepolcro, di appassionato culto del ricordo e del-
Firenze 1948, I, p. 304. la personalità degli scomparsi recuperati nella religione attiva dei sepolcri,
230 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA STORIA DELLA CRITICA FOSCOLIANA 231

cui poteva piú spontaneamente giustificarsi quella rico-


struzione appassionata e critica della personalità e dell'0- 3. Il .raggio del De Sanctis.
pera foscoliana che fu il grande saggio desanctisiano del
'71 . Saggio che, mentre recupera, a suo modo, anche certe Il Foscolo entro piuttosto tardi nel cerchio piú vivo e
sollecitazioni delle limitazioni degli avversari piú acuti profondo dell'attenzione critica del De Sanctis, che nelle
(specialmente nei riguardi dell'Oriis, dei contrasti dell°a- giovanili lezioni napoletane aveva dedicato pagine interes-
nimo e della cultura foscoliana, della prosa precedente a santi, ma poco centrali e impegnative, ad un poeta che non
quella dell°opera critica) e riprende dal Mazzini - spostan- ebbe la importanza essenziale del Leopardi nella sua for-
dolo sul piano delle sue nuove esigenze realistiche - il ri- mazione letteraria e spirituale né lo sollecito, come il Man-
lievo del valore e del limite del_l'esemplarità foscoliana nel- zoni, ad un particolare svolgimento del suo animo e del
la storia attiva della nazione italiana, trova, ripeto, un pri- suo gusto verso ideali di concretezza e di modernità lingui-
mo stimolo sentimentale nell'appassionata simpatia del- stica e poetica. L'interesse desanctisiano piú vivo per il
l'epoca romantica e criticamente e originalmente ne tra- Foscolo si preciso solo piú tardi, nello stimolo di un atteg-
duce e ne spiega le preferenze e le accentuazioni nei ri- giamento polemico di difesa e giustificazione del valore
guardi delle varie opere foscoliane, nella direzione, per poetico e storico-risorgimentale del poeta, che ha analogia
usare termini foscoliani, piú del << passionato » che del << mi- con quello di altri scrittori dell'epoca, anche se È già carat-
rabile», piú del poeta della religione romantica della pa- terizzato da una diversa intuizione critica della essenziale
tria e della libertà che del poeta della religione dell'armo- natura poetica della personalità foscoliana ed è disposto
nia verso cui (e a volte pur con accentuazioni indebite di quindi a svolgersi coerentemente in una diretta interpre-
estetismo e di raffinata purezza lirica) la critica novecente- tazione sollecitata da una sostanziale consonanza con il ge-
sca piú volgerà la sua attenzione, ormai fuori- e spesso in nerale riconoscimento, da parte del gusto e del sentimento
contrasto reattivo - delle condizioni di gusto e di senti- del suo tempo, della grandezza del Foscolo: il cui valore
mento storico che legano il De Sanctis all'epoca romantico- storico dove apparire piú chiaramente al De Sanctis negli
risorgimentale. anni della sua piena maturità e del suo prevalente interes-
se di storico della letteratura italiana come storia del po-
nella vitalità consolante dei cimiteri-giardino: costume sentimentale ed polo italiano, specie per la eccezionale novità che quel poe-
estetico, religione laica delle tombe che (al di là di precedenti esempi spo- ta (il << liber uomo» Ugo Foscolo, il restitutore della inte-
radici e piú atteggiati nel gusto preromantico dei cimiteri all'inglese) si
precisano proprio in quei nuovi cimiteri civili, formatisi in varie città ita- grità della coscienza morale, della integrità della fantasia
liane negli anni fra il '50 e il '7o, e ispirati chiaramente al1'ideale cimitero e del giudizio critico) rappresentava nella crisi profonda
classico-romantico dei Sepolcri. Questo particolare aspetto del foscolismo
ottocentesco dovrebbe venire particolarmente studiato [anche nel suo in- da cui erano nati il Risorgimento e la nuova letteratura.
contro con elementi dell'influenza leopardiana sulla sentimentalità del pie- La premessa del saggio del '71 è dunque soprattutto da
no e tardo romanticismo) in quella storia della religiosità laica risorgimen-
tale e postrisorgimentale in cui tanto posto hanno la suggestione e l'edu- ricercare nel saggio del '5 5, Giudizio- del Geroimis sopra
cazione sentimentale della poesia dei Sepolcri. Per non dir poi della effi- Alfieri c Foscolo 1, che, controbattendo le affermazioni del-
cacia della poesia foscoliana nel linguaggio poetico del tardo romanticismo lo storico tedesco sul «Catone cortigiano», sulla sua «na-
nella sua particolare ripresa di innesti neoclassici-romantici: e si pensi al-
meno a certi aspetti della poesia de]_l'Aleardi. tura cinica, contraddittoria e diversa in parola e in opera»,
spiegava quelle contraddizioni e il classicismo foscoliano
(<-:classicismo borghese» e progressivo) nella origine sto-

1 Nel << Cimento», ottobre 1855 (poi in Saggi critici, Napoli 1874), che
cito nell'ed. a cura di L. Russo, Bari 1952, I.
STORIA DELLA CRITICA FOSCOLIANA 233
232 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA

rica della poesia foscoliana, mica espressione di un'epoca concisione, costituì il paradigma essenziale per gli studiosi
feconda, di una crisi salutare del popolo italiano: -<< Ugo successivi offrendo ad essi non solo centri fondamentali di
Foscolo non rappresenta per noi alcun sistema politico, al- giudizio, ma appunto una salda parabola i cui punti di pas-
cun ordine regolato d'idee. Egli e stato un'espressione saggio sono stati oggetto di discussione, di approfondi-
poetica dei nostri piú intimi sentimenti, il cuore italiano mento e di revisione solo nella fase novecentesca della cri-
nella sua ultima potenza. Noi ci sentiamo i.n lui idealizza- tica foscoliana. E se questa, servendosi dei nuovi elementi
ti... la contraddizione di Foscolo era quella di tutti gli ita- di studio, in parte oíferti dal lavoro erudito del metodo
storico, in parte frutto delle proprie nuove ricerche e di
liani... Noi volevamo una patria e la patria fu per noi tut-
una piú sicura coscienza estetica (oltre che delle sollecita-
to. Il classicismo non fu dunque per noi una società mor-
zioni di un nuovo gusto letterario e poetico piú adatto a
ta; fu la nuova società sotto nomi antichi» “_ Preludio im-
comprendere gli aspetti meno drammatici della persona-
portante, chiarificazione di una passione lucida e disposta lità e della poesia foscoliana), giungerà ad un”immagine
a spiegarsi storicamente (non agiograficamente e pragma- del Foscolo piú complessa e piú aderente, e ben diversa-
ticamente come in Mazzini) e a riscaldare, non sofiocare,
mente consapevole degli alti impegni artistici dello scrit-
una vera ricostruzione critico-storica della personalità poe- tore e della sua suprema aspirazione all°armonia, essa do-
tica foscoliana. E tale fu il saggio Ugo Foscolo poeta e cri- vrà pur riconoscere in quel saggio la prima solida base di
tico, scritto nel 1871 3 in occasione del trasporto delle ce- una interpretazione dinamica e storica della personalità
neri del poeta dal cimitero di Chisvvick a Santa Croce e foscoliana, un disegno, esemplare (anche se rapido e poco
quindi intimamente sollecitato da una forte tensione sen- approfondito nelle pieghe piú minute e spesso piú sottil-
timentale, ma ben diverso da una contingente celebrazione mente significative del ritratto foscoliano che vengono a
oratoria e profondamente corrispondente a un meditato volte sacrificare in chiaroscuri e in tagli afirettati e schema-
ritratto critico che il De Sanctis pote, con una semplice ri- tici) dello svolgimento del poeta e dell'uomo entro la sto-
duzione, accettare, nelle sue linee essenziali, nella stessa ria del suo tempo. E in molti casi dovrà pur riconoscere
Storia della letteratura italiana. In quell°anno di celebra- l'ofEerta concreta di problemi per la prima volta impostati
zioni fra retoriche e timide, fra le preoccupazioni del go- e di giudizi variamente resistenti ancora in molte delle in-
verno pauroso di tumulti mazziniani * e le invettive del terpretazioni contemporanee, nelle quali a volte si avver-
Carducci repubblicano contro << il bello italo regno» e Ter- tono anche le tracce negative della tipica tendenza psico-
site che erge «la deforme spalla sul tumulo d'Ajace» 5, il logico-romantica desanctisiana, ma alle quali e comunque
saggio desanctisiano supero nettamente i pericoli dell'oc- essenziale lo stimolo e l'esempio di quella ricostruzione
casione e mentre accoglieva e precisava l°invito mazzinia- dinamica e storica, centrale ed unitaria, che, nel suo tem-
no a sentire la personalità foscoliana nel suo profondo ac- po, ebbe oltre tutto il merito di sciogliere la staticità della
cento unitario, nella sua sostanziale positività, la interpre- << statua » risorgimentale e di recuperare persino, in un mo-
tava nei suoi valori poetici e critici, la ricostruiva in una vimento di dramma personale e storico in funzione della
potente linea di svolgimento dinamico, che, pur nella sua poesia, alcune delle osservazioni degli avversari del Fo-
scolo sulle sue << contraddizioni ››, liberandole dalla loro
1 Op. cit., pp. 197 e 192. funzione di stroncatura e svalutazione.
3 Uscito nella «Nuova Antologia», fu raccolto poi nei Nuovi saggi Il De Sanctis infatti puntava soprattutto, nel .suo sag-
critici,_Napoli 1879 (ora in Saggi critici cit., III).
J' S1 veda 1n proposito l'articolo di M. 11.11:-SI, Il trasporto delle ceneri di gio, sull”anima foscoliana e sul suo sviluppo nella storia
U. Foscolo zu S. Croce, in << Nuova Antologia», 1928. del primo Ottocento italiano insistendo sull'incontro di
G 5 Per zl trasporto delle reliquie di U. Foscolo in S. Croce, in Levia-
raota. storicità e di situazione poetica a cui il suo essenziale amo-
'T

234 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA STORIA DELLA CRITICA FOSCOLIANA 23j
re del concreto lo sollecitava e da cui la preminenza e il zione dell”Ortis nei suoi strati (e pur intuí' se non altro tale
valore pieno dei Sepolcri, piú genericamente affermati dal- sua particolare costruzione e natura)", limito l*opera in
la critica precedente, scaturivano con forza particolare, co- quanto confusione fra narrazione e lirismo, giustificando
me espressione appunto di un momento della storia ita- pero i vecchi giudizi in base al suo strumento critico della
liana (sullo sfondo meno approfondito del movimento eu- «situazione» e alla sua essenziale esigenza di organicità:
ropeo), interpretata originalmente da una personalità che «Una situazione cosi esaltata nel suo lirismo, non puo
giunge alla sua maturità in questo fecondo accordo storico, troppo protrarsi senza che la diventi monotona e sazie-
svincolandosi dalle forme piú generiche della moda lette- vole » E. E mentre ne indicava il limite soprattutto nella
raria e della crisi della giovinezza pur legata alla crisi piú sua tensione eccessiva e nel suo carattere di << vuota idea-
vasta di un periodo storico, carico di fermenti e di velleità. lità» in urto con la realtà, non mancava di avvertirne co-
La prima attività foscoliana e cosí precisata nel suo munque il significato storico: «Questi fenomeni non sono
eclettismo, nel faticoso consolidarsi dell'anima poetica fo- dunque capricci individuali, sono necessità psicologiche
scoliana che dalle «reminiscenze» letterarie affiora nella della storia» 9.
sua potenza, nella sua ricchezza di germi e nel suo accento La critica novecentesca, dal Donadoni in poi, rileverà
piú violentemente caratteristico, nelle Ultime lettere di piú esattamente Fimportanza dell'Ortis come vivaio di
Iacopo Ortis. Qui la crisi del secolo, a cui il De Sanctis motivi, di germi fecondati e sviluppati nelle opere seguen-
aveva giustamente collegato già le ansie e i tentativi del ti, smorzerà in genere il brusco stacco fra la «vuota idea-
periodo precedente, raggiunge il suo ptmto piú dramma- lità» e la concretezza successiva, ma, anche nelle nuove
tico e vistoso e la personalità foscoliana, nel ritratto Ugo- analisi piú positive, usufruirà pur sempre delle limitazioni
Iacopo (che nel De Sanctis non conosce poi la correzione critiche desanctisiano circa la natura composita, liricheg-
e Parricchimento di Didimo), appare ancora in « uno stato giante dell'Ortis (sia pure motivate con altri ausili filolo-
morboso», in una mancanza di vero «limite della realtà», gici e piuttosto svolte in caratteristiche che in puri limiti),
in un esuberante bisogno di sfogo drammatico-lirico che e del valido legame storico da lui stabilito con la crisi post-
non può trovare espressione vera di romanzo (che è invece rivoluzionaria e prerisorgimentale. Come essa farà anche,
assegnata, come forma di equilibrio di compiuta storia psi- pur con correzioni e approfondimenti sempre maggiori,
cologica, al Werther) ° e si riduce ad una ibrida «poesia in per il passaggio dall'Ortis ai Sepolcri attraverso Odi e So-
prosa », fallimento di romanzo e fallimento di lirica. Scar-
netti, riprendendo la formula desanctisiana della «guari-
tati i vecchi pregiudizi moralistici, il De Sanctis, che non
poté considerare la complessità di sviluppo e di elabora-
7 «... un romanzo, dove si sentono come diversi strati di formazione,
“_ Nelle lezioni napoletane del '42-43 _sui_gene_ri letterari (v. Teoria e mal dissimulati dal lavoro posteriore» (op. cit., p. 89). Anche il Carducci
storia della letteratura c1t.,_I,_ pp. z5o-51) 11 giudizio sull*Ortzs è pure mal- l (sullo spunto di un'osservazione del Chiarini circa la Laura) fece l'ipotesi
to hmitanvo e il De Sanctis msrste sulla sua imitazione del ll7ertber e sul- che nell*Ortis si potessero «distinguere o scernere due o tre elementi di-
la sua mancanza originalità: «,11 primo (l_l7ertbei~) sortí spontaneamen. versi, due o tre diversi momenti di concezione e di elaborazione» (Adole-
te; il secondo per imitaztone dell altro; il primo, tale che faceva presagire sceaza)e giooeatti poetica di U. Foscolo, in Opere, XVIII, Bologna 1944,
11 Faust _e le altregrandi opere del suo autore; 11 secondo, che non lasciava p. 162 .
sperare 1 Sepolcrz»-; « Il Foscolo 1m1ta, non crea: cangia i nomi, le situa- 5 Op. cit., p. 94. Nei riguardi della prosa ortisiana il giudizio desancti-
zioni; e temendo poi di sembrare imitatore, le mescola e guasta. E distrug- siano si può avvicinare solo piuttosto esternamente a quello di manzoniani
ge le gradazioni, e 11 suo romanzo dal principio alla fine è una sola situa-
I
come R. Bonghi, già ricordato. Il De Sanctis pero si distacca nettamente
zione; donde poteva nascere una lirica, non un romanzo». È l'ultima affer- dall'accusa del Bonghi alla mancanza di pensiero nel Foscolo (che era. poi
mazione quella che fu chiaramente ripresa nel saggio, mentre in questo è ripresa di posizioni tommaseane) riconoscendo la profonda originalità del
nettamente scartata la dipendenza dell'Ortis dal "Werther e il loro paragone critico, la ricchezza e la novità delle sue idee e della sua potente capacità
è mantenuto solo per mostrare le differenze, specie per quel che riguarda di reintegrare nella critica, come nella poesia, la coscienza e il mondo inte-
la natura di «poesia in prosa » dell'opera foscoliana. riore (v. op. cit., p. 1o9).
9 Op. cit., p. 97.
STORIA DELLA CRITICA FOSCOLIANA 237
236 Uso Foscoto srorua E Possra
gione» nel rinnovato «esercizio della vita», documentata la coscienza, È fatta attiva dai sentimenti piú delicati e piú
dalle odi nel loro «classicismo a colori vivi e nuovi», o virili della vita pubblica e privata. O piuttosto non È: sem-
risentendo comunque lo stimolo di questa prima impor- plice immaginazione, è fantasia, che e nell'arte quello che
tantissima sistemazione, di questo primo collegamento in- nella vita e la coscienza, il centro universale e armonico
timo di componimenti fino allora quasi sempre allineati in dello spirito» 12. Il passaggio dalla «vuota idealità» e dal
esterna successione 1°. pessimismo dell'Ortis a questo mondo pieno e concreto è
Ancora piú efficaci sono le pagine in cui il De Sanctis mediato nella continuità dell'uomo e del poeta (« non è già
passa al quarto momento del suo saggio, là dove egli può che Foscolo smentísca se stesso. C°è sempre in lui del vec-
trovare il piú profondo accordo fra lo spirito foscoliano chio ]acopo») appunto dal nuovo «grado di verità e mi-
nella sua serietà e vitalità, fra il suo mondo nobile e «non sura cbe è proprio di un ingegno già maturo» e da questa
smentito dalla vita», e la storia (non piú in un momento unitaria attività della coscienza-fantasia per cui le illusioni
di crisi, ma di moto fecondo), fra gli ideali foscoliani e la vivono come valori effettivi, allo stesso modo dei fantasmi
realtà, fra l'« artista» e il « poeta »: il che avviene nei Se- poetici « che appena abbozzati ti si compiono nell°`orec-
polcrz' dove tutte le forze dell'animo foscoliano fino allora chio, e per la sola virtú dell”armonia».
« sparpagliate, esitanti, che non avevano ancora trovato un L'impressione della vitalità intera dei Sepolcri è nel De
centro, sono raccolte e riconciliate, in questo mondo pieno Sanctis cosí forte, e cosí forte è quella della loro positività,
e concreto, dove ciascuna trova nelle altre il suo limite e del loro « sí » alla vita al di sopra della morte, che ogni pos-
la sua misura» "_ «Poeta›› e «profeta» ( per ricordare ter- sibile limitazione è assente nel saggio e piú che la varia
mini mazziniani che qui trovano ripresa e superamento) vita del carme sono rilevati i suoi caratteri essenziali, come
si uniscono all“"« artista», il classicismo, la stessa mitologia il « cbiaroscuro di un effetto irresistibile» “ che diviene
si fanno << contemporanei», « umani», « penetrati o fusi da espressione dello « stesso genio del Foscolo, mescolanza di
un solo spnito», in accordo con le piú alte passioni del sentimentale e di energico» e che trova il suo simbolo piú
tempo (traduzione critica della fusione foscoliana di «mi- alto e affascinante per il critico nel passo in cui il sole è
rabile» e <<passionato»): storia e mito si fondono in << si- portato dagli uomini a illuminare la sotterranea notte:
tuazioni» piene e centrali nell'animo del poeta e nel moto simbolo della vittoria della vita, delle illusioni-valori sul
della storia della sua epoca, e l'accento di una poesia tutta pessimismo ed elemento di accordo, in realizzata poesia,
intima raggiunge un'intensità religiosa in quanto rappre- con la fede attiva di un romanticismo virile e progressivo.
senta un incontro di coscienza e fantasia nel poeta e l'an- Dopo quel momento supremo di adesione del critico al
nunzio «della risurrezione di un mondo interiore in un mondo del poeta e alla sua realizzazione, piú definita e sen-
popolo oscillante tra l'ipocrisia e la negazione». Tutte le tita nella sua pienezza che discussa e esaminata nelle sue
parole piú caratteristiche degli ideali critici ed etici del De parti e nella sua varia intensità (ed anche qui conta soprat-
Sanctis vengono qui raccolte e adibite a rendere questa tutto la giustificazione risoluta del capolavoro ", l'energica
impressione di pienezza e di creatività, di intimità e di sto-
ricità dei Sepolcriz «Tale È questo mondo di Foscolo: il 13 Op. cit., p. Io3.
13 Osservazione che direttamente riprende una indicazione dello stesso
risorgimento delle illusioni accanto al risorgimento della Foscolo e puo mostrare come il De Sanctis sapesse originalmente utilizzare
coscienza umana. Uimmaginazione non sta per sé, non la- alcune importanti offerte della autocritica foscoliana.
vora dal difuori, come è in V. Monti, ma è il prodotto del- 1* Nelle giovanili lezioni napoletane, già ricordate, il De Sanctis aveva
parlato dei Sepošcri, come della vera espressione dell”animo foscoliano e
come prima apparizione nella lirica italiana di una poesia « morale, sociale
e patria» tentando una sigcnificativa giustificazione integrale del carme:
1° Cfr. o_p. cit., pp. 97-98. «E se a prima vista par che quel carme sia un lavoro didascalico, in efietti
" Op. czt., p. Ior.
"_

238 Uoo Pos-::oLo sronia E Poesia sroaia narra ciurica voscoriaiva 239
realizzazione critica di una valutazione elogiativa fino al- lo guardo piú. Se è lecito comparare le piccole cose con le
lora o sentimentale o formalistica) comincia nel saggio la grandi, dai Sepolcri alle Grazie corre quella relazione che
parte discendente della parabola che pure è contraddistin- tra la Margherita e l'Elena, tra la prima e la_ seconda parte
ta da un acquisto della massima importanza nella valuta- del Faust. L'astrazione che È: nel concetto si comunica an-
zione alta e nuova del Foscolo critico 15. I che alla forma, raggomitolata, incastonata, lucida e fredda
Mentre i Sepolcri rappresentavano per il De Sanctis una come una pietra preziosa ›› ". Sotto _quel velo allegorico
eccezionale sintesi di storia e poesia, di poesia e arte, di non si trovava per lui che «un'a`stori,a volgare ››, 1111 SEDI-
fantasia e coscienza, il trionfo poetico di un risorgimento plice « concetto » (« la tranquillità dell anima risanata dalle
personale e storico di illusioni-valori; le Grazie gli appar- passioni ») vecchio, classicistico e puramente intellettuale,
vero solo come l'ultimo stanco moto di una tensione vitale I poiché non vive nel «cuore» e nella «vita» del poeta E
e poetica esauritasi sostanzialmente nel carme. Non che questa continua ad essere «turbolenta, scisƒsa, con tante
egli fosse colpito dalla condizione di incompiutezza del- velleità, fra tante contraddizioni» *”._Giacclie quel concet-
le Grazie che egli evidentemente accettava nel rimaneg- to «rimase in lui ozioso: rimase aristotelico o ?P1CUIe0¦
giamento unificatore dell'Orlandini senza poter sfruttare non divenne Foscolo. E vien fuori con tutto l apparato
quell'argomento di possibile condanna che sarà invece po- delferudizione, in una forma finita, dell°ultima perfezlo-
co dopo utilizzato acutamente dal Bonghi “, ma è piutto- ne: ci si vede l'artista consumato; appena ci è piú 1-I POE'
sto la costatazione del loro carattere didascalico (« non è ta ›> 1°. Tuttavia nel saggio questa condanna cosí risoluta, @
dunque piú una poesia, ma una lezione con accessorii poe- coerente con il gusto desanctisiano n_ei_ suoi limiti e nella
tici»), del loro velo allegorico, a motivare la sua violenta I sua consonanza con una generale posizione del romantici-
reazione contro la presunta astrattezza degli Imai : « Ilve- smo italiano 2", e d'altra parte cosísuggestiva da condiziona-
I
lo delle Grazie varrà bene il cinto di Venere; ma se mi re per molto tempo la lettura critica delle Grazie, §1 SVUÈ'
vuole sforzare a guardarci sotto una storia, io Podio e non geva poi in una finale esaltazione del critico, 1fi_ C'-Il 11*-15511'
ta era riscontrata nelle stesse Grazie _(<<1@ Gffllfif' Segflafiü
esso è tutto poetico, perché il poeta sostituisce al ragionamento le proprie già il passaggio alla critica ››) e di cui il_De Sanctis profon-
impressioni, agli argomenti i fantasmi di Santa Croce: la forza educatrice damente riscatta la novità rivoluzionaria nell indagine sto:
dei sepolcri, ecco quel che parrebbe il suo concetto ed è invece il suo sen-
tiiaie-rzto›› (Teoria e storia della letteratura cit., I, p. 161). rica ed estetico-psicologica: « Foscolo è il primo tra CI'1'f1C1
15 Abbiamo già ricordato gli accenni del Cattaneo e la valutazione en- italiani che considera un lavoro d'arte come un fenomeno
tusiastica de1l'Emiliani-Giudici, ma è evidente che solo con il De Sanctis psicologico e ne cerca i motivi nell”anima2:;lello scrlttürfl ß
si precisa il valore della novità della critica foscoliana di cui egli avverte
la singolare forza di interpretazione storico-psicologica, anche se meno ne nell'ambiente del secolo in cui nacque» _ Mentre, nella
rileva la capacità di penetrazione filologica e linguistica.
1° F. S. Orlandini aveva presentato le Grazie come intero poema di cui Il Op. cit., p. roy.
I
egli avrebbe raccolte «le sparse membra, (riordinare) in quelfarmonia sul- 'B Ibid.
la quale aveva fede che arridessero alla mente del Poeta» (Le Grazie, Fi- 1° O .cit. p. 108. _ . . .
renze 1848, p. VI. Testo assurdo e falsiñcatore, pieno di concieri e inter- 1° Sipdevelfare eccezione per L. SettenibíiniGche_ nelle sue1aLei;šii]:iE1ìf;
polazioni del curatore, che venne poi dissolto dal nuovo lavoro filologico letteratura italiana (lezione I..xX:i_cXIV) esa1_to e_ rítjcze täirilß < O1åori del-
del Chiarini). Nel suo saggio Perché U, Foscolo non finisse le Grazie poesia del Foscolo; piu b_ella dei Sepolai_ass:ÈE... no eitcapflandinìanü
(1882), raccolto in Home .niibsecioae (Napoli 1888), R. Bonghi individuo 1'grte moderna», Ma egli, che accettava il r azzonatnen o o _ _
le ragioni della incompiutezza degli iimi nel fatto che «la lena dell'inge-
gno poetico del Foscolo è forte, ma è breve», e che egli «s'era formato come schietta opera foscoliana non dette che una lunefl ed Ellfilfilaåflfifi-
dell'arte e della poesia due concetti del pari falsi e per soprappiú cozzanti esposizione del carine (che 0CCl_1P=1 <1*-1«'21_1*›1_ tutto 11_5UP blšve âgäülüeåäãä
Hang) ga-,riga _ali_:una giustificazione crit.ica,_sostituita a q _ da fiüci
l'uno coll'a1tro» (p. 253): cioè la concezione della poesia come opera dida-
esortazione ai giovani: << I_0 r101'1 POSSO _€SfiIIlI11H1j€= Clllfififë P9551? I
scalica e quella della poesia come pittura. Accuse che si riconducevano alla cano bellezze infinite: voi dovete sentirla, e misero chi di voi non a sen-
critica bonghiana di una insufliciema del pensiero foscoliano sviato da fal-
se teorie estetiche. te» (op. oit._, Napoli 1924, III, PP- 253 ff 264)- '
21 Op. cit., p. 109.
240 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA sroiua DELLA ciurica i=oscoLiANa 241
Storia della letteratura italiana il critico accentua ancor De Sanctis, condizionata dai suoi noti principi i:om_a1'11__I1C0-
piú la condanna delle Grazie, legate non solo al declino del realistici, dal pericolo dello psicologismo, dalla distinzione
« poeta ›› a vantaggio dell°« artista», ma alla contradditto- « poeta » - «artista », nonché da quella stessa tendenza par-
ria posizione storica del Foscolo, che con i Sepolcri «bat- ticolare della sua esigenza di storicizzazione che poteva in-
teva alle porte del secolo decimonono», con le sue intui- durlo ad una valutazione troppo funzionale <II~“-jfllfl PUFSIH
zioni critiche «apriva la via al nuovo secolo » e invece con rispetto ai propri schemi storico-ideologici, speäle nfrll 2111?-
le Grazie tornava ad un classicismo superato, ad ima con- bito della letteratura italiana dell'Ottocento _ Come il
cezione statica ed antistorica della vita e dell'arte. Sicché finale paragone del saggio tra il Foscolo e la nuova epoca,
la ragione piú profonda del fallimento di quel poema di- esortata al senso della <<misuta›>, della «realta» rispetto
ventava la discordanza nell”animo del Foscolo fra la sua alla esaltazione ideale dell'epoca risorgimentale, implicava
intima tendenza romantica e la sua reazione neoclassica, il pericolo di una valutazione ancora a suo modo pragma-
fra la sua accettazione della realtà e del movimento della tica e percio incapace di considerare la poesia foscoliana al
storia e la difesa delle idee del secolo XVIII: «Foscolo di là di quella discussione sul suo valore esemplare per IE-
apriva la via al nuovo secolo. E non è dubbio che se il pro- nuove generazioni, che aveva insieme sollecitato e limitato
gresso umano avvenisse non in modo tumultuario, ma in la interpretazione foscoliana da parte della critica roman-
modo pacifico e logico, l'ultimo scrittore del secolo deci- tica. Ma questi limiti, legati in parte alle stesse ragioni del-
mottavo sarebbe stato anche il primo scrittore del secolo la forza critica del De Sanctis, del suo potente istinto sto-
decimonono, il capo della nuova scuola. Ma quel progres- rico, non ci impediscono di valutare Feccezionale impor-
so vestiva aspetti di reazione, e in quella una forma nega- tanza del suo saggio foscoliano, stimolante persinnei suoi
tiva e violenta offendeva le idee e le forme di un secolo, affari, primo paradigma di ogm futura ricostruzione c_ri-
del quale il Foscolo si sentiva complice. Gli spiaceva so- tica e storica, oltreché, nelle sue stesse incomprensiom e
prattutto la guerra mossa alle forme mitologiche. Sentiva nei suoi silenzi (le Grazie e il Foscolo sterniano e didimeo
in quelle negazioni negato se stesso. E quando aveva già soprattutto), alta e originale giustificazione critica delle
moderate molte sue opinioni religiose e politiche e s”era possibilità e dei limiti di comprensione della poesia fosco-
fatto della vita un concetto piú reale, e s'era spogliata gran liana da parte del gusto romantico-realistico italiano: il
parte delle sue illusioni, quando stava con l'un pié nel nuo- quale naturalmente vedeva in quella piu laspetto lirico-
vo secolo, calunniato, disconosciuto, dimenticato, nel con- passionale, patriottico-storico che non quello del religioso
tinuo flutto delle sue contraddizioni, fini tristo, lanciando vate dell'armonia, assiduamente impegnato a superare in
al nuovo secolo, come una sfida, le sue Grazie, l'ultimo fio- serenità e intimo equilibrio la drammaticità del suo animo
re del classicismo italiano» É. e della sua esperienza di vita.
Non occorrerà insistere sull'evidente inaccettabilità di
una simile diagnosi dell”ultima poesia foscoliana (contro la
quale si è svolta proprio gran parte della critica foscoliana 4. Gli stadi del «metoclo storico» e il Carducci.
del Novecento) ed è chiaro che in questa incomprensione
delle Grazie e del loro valore, essenziale per tutta la valu- Nel periodo che va dal saggio C1eSfll1CfiSífl110 (1371)) 3
tazione della personalità foscoliana e del suo svolgimento, quello del Donadoni (1910) (mentre FOÉCPIU _ Cnn Rol"
meglio si precisano i limiti di tutta Fiiiterpretazione del tir, i Sepolcri ma anche con la prosa «didimea» - agisce

22 F. nn sANc'ris, Storia della letteraria-a italiana, a cura di B. Croce, 1* Si veda in proposito la mia introduzione a2i=. na saucris, Giacomfl
Bari 1949", II, pp. 402-3. Leopardi, edizione commentata, Bari 1953, 1960 , PP- 1GfIII-1ìX'~'-
242 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA STORIA DELLA CRITICA FOSCOLIANA 243

fortemente sugli Scapigliati che vedono in lui un loro pre- Non potremo certo qui ricordare tutti i contributi parti-
cursore, da Rovani a Tarchetti, da Cameroni a Pinchetti colari del periodo del metodo storico, ma basterà comun-
che, in uno scritto del '69 1, ne faceva un «poeta maledet- que rilevare la grande utilità del lavoro filologico, erudito,
ro») sproporzionata è la ricchezza di contributi e studi biografico di quegli anni, documentabile soprattutto nelle
eruditi, biografici, filologici rispetto allo svolgimento della ricerche e ricostruzioni biografiche di C. Anrona Traversi,
critica propriamente detta. Ne occorrerà qui giustificare di G. A. Martinetti, di G. Chiarini 3, nelle edizioni, di va-
lungamente un simile stato di farro se non con l'ovvia con- rio valore filologico, delle poesie (G. Biagi, G. Chiarini,
siderazione che il metodo storico, cosí poco dotato quanto G. Mestica, C. Antona Traversi) 4 e dell'Ortis (Martinetti
a vero senso dei valori e a gusto della poesia, rivolse tutto e Antona Traversi) 5, nei commenti di carattere erudito-
il suo vero interesse alla indagine erudita e in quella ebbe i linguistico dei Sepolcrz', delle Grazie, delle poesie e prose
suoi validi meriti, rappresentando anche per gli studi fo- scelte (A. Ugoletti, G. A. Martinetti, F. Trevisan, U. A.
scoliaiii un momento essenziale e in certo modo la base Canello, E. Mestica, R. Fornaciari, T. Casini, S. Ferrari) 6,
stessa di una nuova critica che, pur reagendo alla opacità
e insufficienza estetica degli studiosi posirivistici, ne utiliz- 3 aivroiva riuwzssi, U. Foscolo nella famiglia cit.; In., Stadi sa U. Fo-
zo i risultati ottenuti nel campo della ricerca erudita, sto- scolo, sa docameati inediti, Milano 1884; in., Dei natali, dei parenti, del-
la famiglia di U. Foscolo, Milano 1886 (contributi biografici ripresi e svi-
rico-culturale, filologica superando cosí anche per questa luppati per lunghi anni in riviste e giornali, e, piú tardi, in altre opere del-
via le incertezze della critica romantica, le sue intenzioni lo stesso studioso: U. Foscolo, raccolta di stadi cori docarizeriti inediti o
apologetiche o polemiche (di cui tuttavia non mancarono rari, Milano 1926; Stadi e documenti sopra U. Foscolo, riordiriati e rac-
colti, Bologna 1930; e, in collaborazione con A. o'1'ToLINI, U. Foscolo: Vita
echi piú stanchi anche nel periodo positivistico) 2: utilizza- e opere, Milano 1927-28); G. a. MARTINETTI, Documenti sulla cita militare
zione tanro piú sicura nella fase piú recente della critica, di U. Foscolo, Livorno 1883; o. cina:-IINI, Gli amori di U. Foscolo, Bolo-
gna 1892; ID., Vita di U. Foscolo, Firenze 1910. Piú incerte, e criticare per
che al rigore scientifico del metodo storico (meglio realiz- i loro errori dai piú sicuri studiosi del metodo storico, le vite foscoliane
zato nel suo valore funzionale e in una nuova ricchezza e di 1=. ravssio (Della vita e delle opere di U. Foscolo, Torino 187o); di
P. aiirusi [Vita di U. Foscolo, Firenze 1878); di F. G. nn vtINcicsLs (Vita
precisione di procedimenti tecnici) aggiunge ima piú pro- di U. Foscolo, Verona. 1885-98). Fra gli altri numerosissimi studi biogra-
fonda coscienza storicistica ed estetica. fici di questo periodo ricordiamo A. A. MICI-IIELI, Foscolo a Venezia, in
«Nuovo Archivio Veneto», 19o3-9o4; e VIGLIONE., U. Foscolo in Iagbil-
terra cit.
1 «Gazzetta di ll/lila.no››, 23 settembre 1869. 'I Poesie di U. Foscolo, a cura di G. Biagi, Firenze 1883; Le poesie di
2 Una ripresa grerra e pettegola dei vecchi attacchi alla coerenza politica U. Foscolo, a cura di G. Chiarini, Livorno 1882 (nuova ed. 19o4); Poesie,
del Foscolo, all°integrirà della sua vita privata (debiti, gioco, scorretrezze a cura di G. Mestica, Fireme 1884; Poesie di U. Foscolo, a cura di C. A11-
amministrative nell°esercito ecc.), al1'insegna nuova della «verità» (ein tona Traversi, Roma 1889 (frammenti di sermoni, epigrammi ecc.).
questi tempi in cui si vuole il vero ad ogni costo e Fidolarria e il dogma 5 Le altirrie lettere di Iacopo Ortis, a cura di G. A. Martinetti e C. An-
con ogni forza si cacciano da banda »), È: costituita dal volumetto di L. C0- tona Traversi, Saluzzo 1887 (ima migliore ed. critica fu poi data da It. GLiN,
B.Io, Rivelazioni storiche irztorrio ad U. Foscolo, Milano 1873 (con docu- nella sua ed. incompiuta delle Prose del Foscolo, Bari 1912-zo).
menti tratti dall'Archivio di Stato di Milano, pubblicati però con molti 'S ti. SILIPRANDI, Saggio d"interpretaziorze del carme siti Sepolcri di N.
errori), a cui replicò prontamente A. D'A.ncona (A proposito delle Rivela- U. F., Milano 1872; Dei Sepolcri, a cura di U. A. Canello, Padova 1873
zioni ecc., in «Nuova Antologia», ottobre 1873.) denunciandone «l'inten- (ampliato da A. Belloni, Padova 19oo); De' Sepolcri, a cura di G. A. Mar-
zione inquisitoriale e lo spirito fiscale del giudice d'istruzione». Una into- tinetti, Torino 1874; Le Grazie, a. cura di G. A. Martinetti, Torino 1877;
nazione agiografica e la proposta di una personalità esemplare sono invece Il carme dei Sepolcri e altre poesie, a cura di F. Trevisan, Verona 1881;
presenti, oltreché in epigoni mazziniai-ii, in studiosi del nuovo periodo, Poesie, lettere e prose letterarie di U. Foscolo, a cura di T. Casini, Firenze
come c. aivroua Tiiiwsiisi, che nel volume U. Foscolo nella famiglia, Mi- 1891; Liriche scelte, I Sepolcri, le Grazie di U. Foscolo, a cura di S. Fer-
lano 1884, mira a gloriiicare (in accordo con la nuova attenzione ai valori rari, Firenze 1891 (accresciuta da O. Antognoni, Firenze 1918); Prose scel-
dell'uomo privato) «il figlinolo riverente, anioroso, esemplare» (costata- te criticbe e letterarie di U. Foscolo, a cura di R. Fornaciari, Firenze 1896;
ziorii del resto non inutili ai successivi rilievi donadoniani sulla bontà e Poesie scelte di U. Foscolo, a cura di R. Fornaciari, Firenze 1897; Ifopera
purezza foscoliana), mentre P. DI coLLo1iEIio MELS nelle sue Note e impres- letteraria di U. Foscolo, a cura di E. Mestica, Livorno 1907; Prose e poesie
siorii ricavate dalle opere di U. Foscolo, Padova 1882, appresrava un dizio- di U. Foscolo, a cura di E. Marinoni, Milano 1913. Da ricordare inoltre
narietro antologico di pensieri e sentenze foscoliane da offrire come esempi gli Stadi sai .Sepolcri di U. Foscolo, di A. UGOLETTI, Bologna 1888, che
ai giovani. contengono un commento al carme.
244 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA sroiua DELLA carrrca r~'oscoL1ANA 245
nella raccolta e pubblicazione di lettere inedite (G. S. Pe- polari, e nelle piú generali ricerche sulle «fonti» e sui << de-
rosino, A. Avoli, G. Chiarini, G. Mestica, E. Del Cerro, biti» foscoliani (pur cosi utili a volte, e sollecitanti per
e soprattutto Pinfaticabile D. Biancllini) T, negli studi nu- una indagine sulla cultura 9, sulla formazione della poetica
merosi sulle -a fonti ›› delle opere foscoliane, sui loro rap- foscoliana) si può misurare l'evidente incapacità di quegli
porti e «paralleli» con le letterature straniere (V. Ciau, studiosi di comprendere quei diritti del genio poetico cui
B. Zumbini, G. Zanella), specie per quel che riguarda chiaramente rinviava lo stesso Foscolo 1° e di giustificare
l”Ortis e il confronto col Werther ed altre opere prero- criticamente nella loro trasformazione originale i presunti
mantiche (B. Zumbini, F. Zschech, F. Donaver), e la cosid- plagi, di superare cronaca e raccolta di fatti e di citazioni
detta genesi dei Sepolcri (G. Biadego, A. Ugoletti, C. An- in autentica storia. Ein tutto Pappassionato lavoro erudi-
tona Traversi, F. Torraca, F. Novati, S. Peri) 8. to di quell'epoca non si può non avvertire una certa gene-
Ma proprio nella lunga discussione sul << sopruso » fosco- rale miopia, una sostanziale inadeguatezza di intelligenza
liano ai danni del Pindemonte nella composizione dei Se- e di sensibilità di fronte ad una poesia e ad una persona-
lità cosí complessa e aristocratica, uno smarrimento e una
7 Per l'elenco delle raccolte di lettere, successive all'edizione lemormie- angustia nel confronto con una parola poetica cosi inten-
riana dell°epistolario (e solo in piccola parte riportate nel1'appendice di samente lirica, con ragioni ideali cosí profonde. Donde de-
quella ed. a cura di G. Chiarini, 1890), rimando alla bibliografia alla fine
di questo saggio nel secondo volume dei Classici italiani nella storia della riva un effettivo sfasamento, una deformazione involonta-
critica, Firenze 1955. ria nei risultati diretti di queste ricerche, nella interpreta-
8 Per l'Ortis e le influenze Werther-iane, rousseauiane e il parallelo col
Werther ricordo (rinviando per notizie piú complete al Saggio ali una bi- zione critica e storica. da parte degli studiosi del metodo
bliografia ragionata dell'Ortis, di F. Pavone, in <<Biblion», 1 [1946-47]): storico dei dati preziosi da loro cosí utilmente raccolti.
F. ZSCHIECH, U. Foscolo nno' sein Rornan Die letzten Brieƒe des I. Ortis,
in <<Preussiscl:1e lahrbücher », 1879-8o; In., U. Foscolo": Ortis nnzl Goe- Cosi nelle indagini biografiche la mancata coscienza dei
tbes ll'7ertlJer, in «Zeitschriit fifur Vergleichende Literatur», 189o; F. no- loro limiti e della loro utilizzazione conduce ad appiattire
NAvER, Intorno all"origine clell'Ortis, in <<Fa.nfulla della Domenica», 1887; in sequenze cronachistiche i possibili rilievi di un comples-
M. LANDAU, Goet/aes ll7ertber and Foscolos Ortis, in «Allgemeine Zei-
tung», 1887; B. zuivramr, Wfertbar e Ortis, Napoli 19o5 (poi in Studi di so svolgimento spirituale, culturale, poetico o ad esitare
letteratura comparata, Bologna 1931); E. I-aaarnonr, introduz. alla sua ed. fra il riconoscimento piuttosto generico di una indiscrimi-
di Prose e poesie scelte di U. Foscolo, Milano 1913. Per la genesi, compo-
sizione, fonti dei Sepolcri e per la lunga querelle sul «sopruso» foscoliano nata grandezza e curiosità mediocri per gli aspetti esteriori
ai danni del Pindemonte (dismissione esposta riassuntivamente nel vol. II delle traversie finanziarie del poeta e per i suoi << amori» "_
di U. Foscolo di A. or'roLn~11 e c. .intona ritavzasr, Milano 1927) si veda-
no: F. TREVISAN, Origine e natnra .clel carine I Sepolcri, Mantova 1879; Cosi negli studi comparativi, in quelli sulle fonti, nei com-
C. ANTGNA TILAVERSI, Della prima nera origine dei Sepolcri, Napoli 1882; menti prevalgono spesso un computo di << dare ed avere »,
G. BIADEGO, I Cimiteri e i Sepolcri del Pindemonte, in «Gazzetta Lettera-
ria», 1882; In., L'origine dei Sepolcri, in Da liori e ntanoscritti, Verona una dissoluzione della poesia in puro contenuto e in stile
1883; s. PERI, Il carme di U. Foscolo e Fepistola di I. Pindemonte, in
«Rivista Europea», 1882; c. ANTONA Tltavzesr, La nera storia dei Sepolcri
di U. Foscolo, Livorno 1884; F. Tosstaca, I Sepolcri di I. Pindemonte, 9 Notevole per la conoscenza della cultura classica foscoliana il saggio
«Nuova Antologia», 1884 (poi in Discassioni e ricerche letterarie, L1- di v. Gran, Foscolo eradito, in «Giornale Storico della Letteratura Italia-
vorno 1888); F. Novarr, Per il Foscolo, in << Cronaca Sibarita», 1885; na», XLI1-t (19o7).
s. PERI, Foscolo e Pindemonte, Milano 1888; UsoLsT'r1, Stadi sui Sepolcri 1° V. Opere, IV, p. 329.
cit.; A. GIMA, Sulla composizione dei Sepolcri, in << Cultura», 1889; B. ZU1yI- " La stessa Vita di U. Foscolo cit. del ci-nA1uN1, che è il frutto migliore
BINI, La poesia sepolcrale straniera e italiana e i Sepolcri del Foscolo, in delle ricerche biografiche di questo periodo, e viziata da preoccupazioni
<< Nuova Antologia», 1889 (poi in Stadi di letteratura italiana, Firenze anguste di difesa o di condanna dell'uomo su di un piano mediocre e mora-
1894); V. GIAN, Per la storia del sentirnento e :lella poesia sepolcrale in listico, e perde di vista elementi essenziali della vita intima foscoliana per
Italia e in Francia prima dei Sepolcri, in «Giornale Storico della Lettera- la soverchia attenzione rivolta alle diflicoltà finanziarie e agli << amori» del
tura Italiana», XX (1892). Naturalmente posizioni rilevanti circa tali que- poeta, che lo stesso Chiarini, nella sua opera Gli arnori di U. Foscolo cit.,
stioni si trovano in molti dei commenti già ricordati. Per i «paralleli » oc- e molti altri studiosi dell'epoca avevano moltiplicato esageratamente, fra
correrà ricordare il saggio di G. ZANELLA, Foscolo e Gray, in «Nuova An- amore della scoperta biografica e incerte reazioni di sdegno puritano e-di
tologia», 1881 (poi in Paralleli letterari, Verona 1886). repressa malizia.
246 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA sroma. nnLLa CRITICA 1=osc0LrANA 247
astrattamente inteso. Sicché anche nei commenti - pur co- presentano l'aspetto estremo delfatteggiamento positivi-
sí utili e addirittura fondamentali per una spiegazione let- stico (e non perciò senz'altro di tutto il «metodo stori-
terale-erudita e linguistica, e per la raccolta di passi e temi co »), assai incerto anche quando si rivolge al pensiero del
della letteratura antica e moderna a sostegno di passi e Foscolo e alla sua ideologia e posizione politica: come si
temi foscoliani - l'apporto critico dnetto si riduce a di- puo vedere nelle interpretazioni (del resto ben poco auto-
scussioni sul grezzo contenuto o sulla chiarezza e proprietà revoli) del pensiero del Foscolo quale precisa anticipazio-
espressiva delle potenti immagini foscoliane, e la profonda ne del positivismo 1" o nelle giustificazioni della sua coe-
musica foscoliana viene semmai misurata sul metro della renza politica, incapaci di un duttile raccordo di quella
«armonia imitativa» e ritrovata perciò soprattutto nei posizione e di quella prassi con le vicende del tempo, con
passi piú eloquenti e sonanti, come capacità di ethcacia le correnti sentimentali e speculative al cui contatto esse
onomatopeica o di evidenza verisimile H. Mentre poi il si dialettizzano e si chiariscono 5.
<< genio», la poesia, la vita interiore del Foscolo vennero
sottoposti alle umilianti visite medico-antropologiche de- Naturalmente occorre dare un posto particolare, in que-
gli « scienziati» ", che, nella loro tendenza particolare, rap- sto quadro della critica foscoliana nell'ultimo Ottocento,
all'attività del Carducci, anche se dal suo amore per il Fo-
*2 << Con tanta verità che veggo le fiamme» dice il Canello a proposito
scolo (cosí importante nella sua formazione letteraria) 1°,
del v. 205 dei Sepolcri. Naturalmente i commenti piú fini e piú attenti ai dalla sua precisa esigenza di un giudizio ispirato a maggior
valori linguistici e letterari (sia pure in forma di citazioni di fonti) son «conoscenza d'arte›› ", dal suo interesse critico-tecnico per
quelli dei carducciani, e specialmente quello cosí importante di S. Ferrari.
Anche sulla validità del lavoro filologico del metodo storico vanno pur una poesia cosi elaborata, ci si sarebbe potuti attendere
fatte delle riserve e cosí Pedizione critica delle Grazie del Chiarini, se rap- un contributo anche maggiore e unlattenzione critica piú
presenta un passo avanti di grande valore di fronte al rafiazzonamento acri-
tico del1'Or1andini, è essa stessa difettosa e inaccettabile tanto che l'opera costante e applicata a tutta l'opera e soprattutto ai capo-
del nuovo editore, come dimostrò magistralmente il Barbi nello studio fon- lavori della maturità foscoliana.
damentale che sarà piú avanti citato, dovrà consistere nel ripartire dai ma- Il giudizio carducciano riguarda infatti solo l'attività
noscritti disfacendo e slegando in gran parte cio che il Chiarini aveva or-
ganizzato in maniera troppo meccanica ed arbitraria. In sede estetica poi il giovanile del Foscolo, studiata nel saggio dell'82, Adole-
Chiarini non comprende affatto la poesia che aveva per tanti anni studiato scenza e giooentti poetica di Ugo Foscolo, nato come re-
dal punto di vista ñlologico e che egli riduceva semplicemente a «una del-
le piú splendide imitazioni dell”arte antica» (ed. Vigo, 1882, cxxx); e, se censione alla edizione Vigo del Chiarini e interrotto ri-
neIl'ed. 1904 soppresse questa frase e il giudizio negativo finale, non abolí spetto all'iniziale promessa di ripercorrere tutta la lirica
pero il suo consenso al vecchio giudizio del Carter su quel classicismo
«estraneo alla vita moderna». E mentre uno scolaro carducciano, l'Uoo-
LETTI, nei suoi Stadi sni Sepolcri (cit., p. 496) trovava che i miti delle
Grazie eran solo « una piacevole lusinga. esteriore», mtti gli studiosi del- cesso del -afontismo» si tratta di chiari residui romantici, come si può
l'ultimo Ottocento si limitarono a contraddire violentemente l'elogio del constatare nel caso del libro di V. SCoT'1'I, U. Foscolo, Milano 1883, che
Settembrini con il quale non trovo coincidenze se non nel modestissimo d_'altra. parte, malgrado il sottotitolo impegnativo di saggio critico-lettera
PAv1=.:sI0 (Della vita e delle opere di U. Foscolo cit.) che è poi, per crono- rio, si risolve in una seorsa superficiale alle varie opere foscoliane e con-
logia e gusto, precedente al vero periodo del metodo storico. fårma, se ce ne fosse bisogno, 1'ina_nità di simili reazioni a quella che era
13 Cfr. le note opere di c. Lorvtsttoso, Ifinorno delinquente, Milano 11spn:az1one genuina, la problematica naturale di quel1'epoca.
1876; In., L'uonzo di genio, Torino 1894; ID., Genio e degenerazione, To- 1* V. ad esempio v. MIANEBA, U. Foscolo positioista, in «La Nuova
rino 1898; e P. rvnmrsseazza, Il cranio di U. Foscolo, in «Archivio per Rassegna», 1894.
l'Antropogeografia e l'Etnologia», 1871 (che trovava nel Foscolo «cervello 15 V. F. 'r1tsv1sr.N, U. Foscolo e la sua professione politica, Mantova
non grande »); P. 1sELLzzza, Genio e follia ali A. Manzoni, Milano 1898; 1872; E. K1EI¬lE1tK, Gli scritti politici di U. Foscolo, Firenze 1893; P. Crot-
M. L. Paratzr, Leopardi, Torino 1896. Si noti poi che la reazione piú de- Jsonarta, La r.-nente politica di U. Foscolo, in «Rassegna Pugliese», 1894.
cisa all'inizio di queste ricerche venne da mio studioso, legato ancora al 16 Sul foscolismo carducciano si vedano le pp. 227-33 del saggio di
romanticismo risorgimentale, quale fu a. n'aNcoNa (U. Foscolo giudicato F. lvtaoonsr, U. Foscolo nella tradizione toscana, nel volume miscellaneo
da un alienista, in «La Rassegna Settimanale», 1879, poi in Varietà stori- Foscolo e Firenze, Firenze 1928.
che e letterarie, Milano 1883). Anche nei rarissimi casi di impazienza con- il V. Nota alla poesia Per il trasporto delle reliquie di U. Foscolo in
tro le interminabili discussioni su minimi particolari biografici o sull'ec- S. Croce, in Lenin-Grania.
2.48 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA srorua narra ciurrca 1=oscoL1ANa 249
foscoliana "Â Ma, entro questi limiti di argomento che non irmia Cosi gl"interi giorni), dispiace che per la grande ode
permisero al Carducci di risalire ad un giudizio centrale milanese il critico ricorra a giudizi del Chiarini e del De
della lirica foscoliana, quel saggio rimane fondamenta- Sanctis aggiungendo di suo solo qualche interessante rilie-
le come modello di ricostruzione della formazione poe- vo di « rimembranze » latine, qualche espressione di inten-
tica foscoliana integrando (sia pure con minor senso del- sa ammirazione (<< una stupenda perfezione marmorea ») e
la storia dell'epoca rivoluzionaria e con la mancanza di la dichiarazione «che gli elementi e le forze della rin.nova-
un vero giudizio sull'Ortis e sul Tieste non considerati zione fatta dal Foscolo nella lirica italiana provengono in
perché estranei all'edizione Chiarini di cui il saggio era re- gran parte dal sangue e dal sentimento greco» 21.
censione) la prima parte del saggio desanctisiano con una Piú ancora che Pimportanza dei singoli giudizi va dun-
diversa attenzione al «noviziato artistico» del giovane que sottolineata quella della precisazione dello svolgimen-
poeta, ai suoi precisi contatti con le mode letterarie del to giovanile foscoliano e l'intuizione, variamente appro-
tempo, alle prime «novità da lui portate nella lingua poe- fondita, della modernità e dell'inti.mità del classicismo del
tica », all'indicatività in tal senso degli sciolti Al sole e so- Foscolo che aveva già trovato espressione assai efiicace nel-
prattutto, nella seconda parte 19, con mia migliore precisa- l'immagine del poeta moderno-classico (piú che classici-
zione di passaggi e di svolgimento entro il corpus dei so- sta), turbato e sereno, appassionato e bisognoso di un su-
netti e delle odi, saldamente distinto in due serie: quella peramento poetico delle proprie passioni, ricco di antino-
dei primi otto sonetti e della prima ode (<< quasi intermez- mie, ma capace di superarle poeticamente, quale si puo
zo di ríposo››) piú vicini all'Ortis e alfteriani, e quella de- recuperare entro le brevi pagine dedicate al Foscolo nel
gli ultimi quattro sonetti e della grande ode, in cui la poe- discorso Del rinnovamento letterario in Italia (1 874): << E
sia si fa piú pura, serena e universale (« mentre nei primi il poeta contorcendosi seguiva pure con gli occhi angoscio-
sonetti si divincolava lo spasimo individuale, in questi sen- si i grandi ideali umani e ricercava le cime quiete della poe-
tesi nella sua fatalità quasi serena la doglia mondiale ››) 1°. sia; e con una lirica, fantastica e insieme sentimentale, in-
Non direi però che i singoli giudizi (tutti assai rapidi, data tima e di molti toni, colorata, senza esempi, trasportava
la natura dello scritto) portino sempre contributi di pro- nella serenità omerica e pindarica il dubbio e il dolore mo-
fondo interesse e mentre appare molto discutibile certo derno, con un presentimento del risorgente ellenismo. Per
entusiasmo eccessivo di fronte ai sonetti amorosi del pri- tutto cio il Foscolo è il primo scrittore moderno della no-
mo periodo (<< bellissimo » è detto, ad esempio, quello che stra letteratura e con quel contrasto tra Fazione e il pen-
siero, tra la negazione e la fede, tra l'antico e il nuovo se-
1'* «Domenica Letteraria», 2 luglio 1882 (poi in Opere, XVIII, Bolo-
gna 1944). Cfr. lettera del 29 giugno 1882 (Lettere, Ed. Naz., XIII, p. 305) gna il momento di passaggio della vita italiana» É. Una
al Chiarini: «Alla fine vedrai nella “Domenica Letteraria” la prima metà immagine, piú che una spiegata formulazione critica, in
della recensione foscoliana. Resta la piú difficile». La «piú dirficile» non cui, tuttavia, il Carducci, intuendo la complessità del Fo-
fu mai scritta.
1° Nella prima parte del saggio è evidente una incertezza fra l'impegno scolo, la presenza e la soluzione del suo dramma personale
serio, consistente nello studiare quella prima produzione per «trarne indi-
cazioni e divinazioni sul poeta futuro» e la svalutazione ironica di quei
componimenti (nel loro aspetto di « imparaticci») che il Carducci avrebbe il Opere cit., XVIII, p. 183. Sull'ode All'amica risanata qualcosa di
voluto anche nelfedizione ben separati dall'opera mantra del Foscolo, co- piú si aggiunge nel tardo studio Dello svolgimento tlell'oo'e in Italia
me avrebbe desiderato che il Chiarini in una nuova edizione, da contrap- (19o1), in cui, ribadita l'idea che le odi «non escono dal modulo parinia-
porre a quella del Mestica, cacciasse via le tragedie (<< quelle tragedie se io no», salvo un'aggiunta di «maggiore plasticità di contorni», il Carducci
le potessi distruggere, fuori qualche scena de11'Aiace e forse della Ric- dichiara la seconda «unica a rendere uno stato dell'animo raro e fuggevole,
ciarila, sarei felicissimo» scriveva al Chiarini in una lettera del 5 aprile la contemplazione della bellezza, nella quiete estetica, senza commozione
1884, in Lettere cit., XIV, p. 273) accogliendo invece « al piú» la tradu- di passioni, con un rapimento soave del1'immaginazione verso Pideale»
zione dell'Iliatle. (Opere cit., XV, pp. 7o-71). -
2° Opere, XVIII (ed. 1944), p. 179. E Opere cit., VII, p. 404.
2§0 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA STORIA DELLA CRITICA FOSCOLIANA 2jI

e storico in poesia e la validità del suo classicismo, offre una fase stimolata, ma non ancora profondamente chia-
una notevole intuizione alla critica successiva, alla quale rita dall'essenziale rinnovamento crociano 1. Ma ben pre-
l'ultimo Ottocento non ofiriva, in sede direttamente cri- sto anche le ricerche sulla cultura e sul pensiero foscolia-
tica, altri stimoli veramente apprezzabili: se non forse no, avvalendosi del nuovo metodo storicistico, di un sen-
quelli dello Zanella con la sua incerta tesi della sentimen- so piú sicuro della personalità creatrice e dei suoi rapporti
talizzazione foscoliana del classicismo B, e quelli delle pa- con la cultura e il pensiero della propria epoca e della tra-
gine del Graf, che pur cosí preparatorie, psicologiche e dizione precedente, vengono assicurando alla personalità
spesso confuse, importano una indagine nell'anin:io fosco- e alla poesia foscoliana alcuni degli elementi caratteristici e
liano che poté esser fruttuosa per gli studi idealistici del fecondi della cultura che la alimento, alcune delle ragioni
primo Novecento sulla spiritualità e sul pensiero estetico concrete della sua vitalità storica; e avviando una storiciz-
del Foscolo nei loro legami con il romanticismo 2*. Studi zazione piú sicura e positiva di quella personalità, nei suoi
che, con un nuovo senso della personalità spirituale, sto- legami con movimenti culturali fecondi e sviluppi di pen-
rica e poetica del Foscolo, erano in grado di poter utiliz- siero che il nuovo storicismo idealistico considerava parti-
zare ben diversamente il ricco materiale offerto dagli studi colarmente validi nella formazione del pensiero e dell”e-
biografici ed eruditi del metodo storico. stetica moderni. Cosi il Borgese nella sua Storia della cri-
tica romantica la Italia 2 rilevava nel pensiero del Foscolo
quell'elen1ento vichiano che il Tommaseo aveva indicato
5. La critica ƒoscoliana nel periodo idealistico. e sostanzialmente negato e che la critica ottocentesca ave-
va in generale trascurato, e G. Rossi studiava insieme l'im-
All'inizio del nuovo secolo, accanto alla prosecuzione portante presenza di elementi del pensiero del Vico e del
degli studi del metodo storico, le nuove esigenze estetiche, Conti nella poetica foscoliana, in un saggio 3, che e pure
filosofiche, storiche della cultura idealistica investono con notevole quale indice di una nuova attenzione alle Grazie.
forza sempre maggiore il problema critico foscoliano. Cer- Nuova attenzione che si originava anche nel contatto con
to in vari casi si tratta di velleità senza vero corrispettivo la poesia clannunziana a cui la poesia delle Grazie poteva
critico, di vaghe intenzioni di interpretazione estetica eser- venire paragonata quanto piú (anche in relazione a nuovi
citate soprattutto sui Sepolcri, con evidenti equivocrfra rilievi della sua poetica della «arcana armoniosa melodia
analisi estetica e analisi psicologica cosi caratteristici di pittrice ») 4 la si sentiva come poesia pittorico-descrittiva:
1* Nella sua Storia della letteratura italiana dalla metà del ';-oo ai gior:
ni nostri, Milano 1880 e nella Letteratura italiana aellüzltimo secolo, çitta 1 Cosi si possono notare studi dal titolo promettente come quello di
di Castello 1887, si possono notare, in mezzo a molti luoghi comum insa- E. niuuvinILLa, Lütozita estetica del carme I Sepolcri (in Foscoliaaa, Paler-
poriti da una certa finezza, la valutazione della traduzione «sentimentale» mo 1903) o come quello di ii. Foà, L'urzz'tå estetica dei Sepolcri [in L*araore
di Omero, Pamrnirazione del classicista per il verso foscoliano «perfetto» in U. Foscolo, Torino rgor), che si risolvono poi in ricerche di unità psi-
anche nelle Grazie, che pure aveva trovato aindigeste e non di rado stuc- cologica e culturale assai estrinseche ed antiquate (il secondo tenta di giu-
chevoli» (Storia cit., p. 195) dei-iclendo gli entusiasmi del Settembrini. stificare 1'unità del carme nella compenetrazione di romanticismo e classi-
1^* A. onlus, Rileggendo le Ultime lettere ali Iacopo Ortis, in «Nuova cismo, come il prinio la cercava nella sincerità del poeta e nella fusione lo-
Antologia», 1895 (e poi in Foscolo, Martzorii, Leopardi, Torino r8_98, gica e psicologica di diversi elementi).
19554). Lo studio, dopo una prima parte che riprende in chiave psicologico- 2 Napoli Ipo; [za ed., Milano 1920, ristampata a Milano nel 1949 col
positivistica la critica. desanctisiana alla situazione dell'Ortz's e discute di titolo La ct'itt`ca romantica ir: Italia).
questa la verisimiglianza e la possibilità di svolgimento (se l'autore avesse 3 Dare fonti' della ragione poetica di U. Foscolo, in -:c Rivista d'Italia»,
dato una << motivazione ›› sufliciente all'innamoramento del protagonista e igog.
se avesse incarnato le << due passioni» in personaggi vivi), si svolge in una 4 Come, prima del Rossi, aveva già fatto E. MONTANARI (U. Foscolo e
indagine sul romanticismo foscoliano, che, pur fra molte incertezze e inu- le Grazie, in <-: Rassegna Nazionale», 12903) in uno studio che valutava so-
tili cautele, implica una ricerca nell'aninio e negli atteggiamenti estetici prattutto i rapporti di quella poesia con le arti figurative nel suo principio
foscoliani che poté odi-ire spunti agli studi del Donadoni e del Manacorda. neoclassico di pittura-poesia.
l

252 Uso Foscoio sronia E Poesia STORIA. DELLA CRITICA. FOSCOLIANA 2j3

con la conseguenza di una deformazione evidente - e pro- nalità foscoliana nel suo centro animatore, nella sua origi-
trattasi a lungo - della vera nitonazione di quella p)oesia nale unità, nel suo accento inconfondibile, presente pur
piú musicale che pittorica, e_della sua_ tensione so iåa e nei frequenti e caratteristici contrasti interiori, dinamica-
profonda, nel paragone con il sensualisnio estetico blan- mente giustificati come «contrasto di energie». Sicché il
nunziano, che pure, in quel caso, ebbe leffetto di s oc- centro ideale del suo voluminoso studio è costituito da
care - almeno come stimolo di nuova attenzione e lettura - una fondamentale ricerca del mondo interiore del poeta,
Pindifferenza prevalente nell'epoca romantica ein quella alla cui luce il critico si propone di valutare «la sua produ-
positívistica (mentre da altro versante il classicismo, il zione artistica cosí sua e originale di spirito, se non di for-
verso sciolto, il presimbolismo, la componente «_ didimea» ma». Certo, già in questa formulazione di inaccettabile di-
di Foscolo venivano esaltati e curiosamente assimilati _dal stinzione tra «spirito» e «forma» si avvertono i limiti di
Lucini e, nell°area vociana, Sofici partrcolarmente rive- questo studio di un idealista non ben sicuro metodicamen-
lava Paltezza del Foscolo didimeo, per piu tardi << foscoleg- te e trattenuto ancora in schemi prevalentemente contenu-
giare» nella sua lirica classicistico-nazionalistica)_ì Anche tistici e psicologici, e certo il suo generoso sforzo di stori-
se nei riguardi del - generale3' problema foscoliano 1 nuoãrcí cizzare il dramma intimo del Foscolo fra sentimento e ra-
.
moto di comprensione e d interesse dei primi decenni e gione nelle condizioni di una cultura contrastante fra illu-
secolo scaturí, piú che dalle sollecitazioni delgusto poe- minismo e romanticismo, fra un hobbesismo eccessiva-
tico dannunziano e pascoliano, dalle condizioni della nuo- mente accentuato e la spinta rinnovatrice e feconda del
va cultura idealistica e specialmente, all'inizio, dal nuovo vichianesimo, può apparire, di fronte a indagini successi-
interesse per il pensiero dei poeti, per il loro mondo inte- ve, poco riuscito, anche se fortemente indicativo per un
riore spirituale, che e particolarmente caratteristico di una necessario approfondimento della cultura foscoliana nella
fase della cultura e della critica ricca di esigenze filosofiche sua storica situazione e nel suo significativo valore di riu-
e spirituali, fra gl'ímpulsi del crocianesimo e le tendenze triinento della poesia ed anche se importanti comunque
vociane. _ _ , rimangono la discussione del problema dell”influenza vi-
Entro questo generale clima culturale nasce la prima in- chiana e le stesse riserve limítatrici che conservano tut-
terpretazione novecentesca del Foscolo, quella di Eugenio tora una loro validità di fronte a certe trascrizioni troppo
Donadoni nel suo fondamentale studio, Ugo Foscolo pen- assolute del pensiero foscoliano in puri termini vichiani ed
. . S " _
satore, crztzco e poeta : studio che, superando energlca idealistici. Ma ciò che sostiene validamente tutto il libro
mente i limiti notati delle precedenti indagini, ci riplprta del Donadoni e le sue indagini sul pensatore, sul critico,
alyaltezza dl tono (13115 pagine desanctisiana e af que 1a¢_ sul Poeta, e corrisponde piú genuinamente all'interesse do-
cordo fra vita interiore ed espressione poetica, ra cu tu- nadoniano per la vita interiore dei suoi autori, per il nu-
ra, pensiero e impegno storico nell”originale aåzento dleìl- cleo centrale uomo-poeta, È: la appassionata ricerca del-
l°uomo e del poeta, che era quasi del tutto s_ ggito a .e l'accento originale del Foscolo, del timbro della sua ani-
ricerche del metodo storico. ll Donadoni partiva proprio ma. E in questa direzione il critico ci offre pagine dense
dal rifiuto, rìsolutamente polemico, di quel metodo e, fe' e fondamentali, sia che descriva, in un profondo ritratto
dele al suo principio che «Panima e cioche piu interessa le del Foscolo, la sua «ragion pratica», il suo speciale pessi-
anime» °, si applicava intensamente a riconoscere la perso- mismo, la sua «intima bontà », il suo senso religioso, i suoi
I
5 Palermo 1910, 2° ed. postuma, a cura di A. Omodeo, Palermo 1927
ora a cura di R. Scrivano Firenze 1p6_4). _ _ tici della cultura italiana del _primo_Novecento, rimando al mio saggio
( 6 Per una giustificazioiie della critica donadoniana nelle sue esigenze Ettgeazo Doaadom._ Nel veatzcmaaeszmo amztversarzo della morte, in Crt-
originali e nella sua consonanza con atteggiamenti e motivi spirituali e cri- tici e poeti. Dal Cmatteceato al Novecento cit.
254 Uso Foscoto sroara E Poi-:sm sroina DELLA carrrca FoscoL1ANA 255
temi congeniali della compassione e del pudore, sia che sviluppo dell'opera attraverso le sue redazioni, che poteva
rilevi nelle sue idee estetiche e critiche la loro potente utilmente indicare il caratteristico modo di svolgimento a
«subbiettività››, la nuova moraìle letteraria del påeta, 11 strati e a spirale della poesia foscoliana, il suo procedimen-
suo «sacerdozio delle lettere», a sua nuova gius ' cazio- to di ripresa e approfondimento di temi in una profonda
ne dell°eloquenza, il suo mito del poeta primitivo, la sua opera di arricchimento interiore e di tormentoso aüna-
nozione del valore della parola, la sua esaltazione della ori- mento stilistico (verifica che venne in parte avviata, alcuni
ginalità tanto piú sincera e profonda rispetto alla poetica anni dopo, da un importante studio di V. Rossi) 8.
neoclassica. Motivi, questi ultimi, in gran parte nuovi an- Ma proprio Pattenzione al lavoro dello stile era origi-
che se alla lunga un po' diluiti nella troppo minuta veri- nariamente debole nel Donadoni (la cui forza peculiare
fica dei singoli giudizi foscoliani su autori e periodi lette- consisteva nello scavo del mondo interiore dei poeti), e
rari in un repertorio delle opinioni del critico che finisce tale carenza, tanto piú grave nei confronti di uno scrittore
per squilibrare la proporzione del saggio smorzando la for- come il Foscolo, si fa particolarmente sentire nell'esame
za sintetica dellfinterpretazione. diretto dell'opera mica in cui il giudizio del critico si fa in
Questo pericolo di diluzione e di sproporzione è pure genere meno incisivo e rinnovatore. Senonché, giunto alle
evidente nell°ultima parte, quando il critico afirontala Grazie, malgrado incertezze e indugi su di una considera-
poesia foscoliana per vedervi la sintesi del mondo interio- zione di quella poesia come documento di posizioni Ino-
re prima esaminato e analizzato e la riprova concreta dei rali, estetiche e persin critiche, il Donadoni, proprio con
«rnutamenti di spirito» legati al diverso e drammatico l'aiuto della sua sensibilità al valore spirituale e personale
prevalere di momenti filosofici e sentimentali. L'1mpor- della poesia e alla presenza di temi individuati nella vita
tante intento di mosgarã l'opera foscoliâina nelle sä: ra- interiore del poeta (in questo caso «la religione dell'armo-
ioni intime e storic e i svo gimento «meno so aria nia »), trova la forza di ribellarsi al giudizio desanctisiano
Iorse ma anche piú significativa di un carattere e di unfe- superando le prime concessioni a quella aflascínante squa-
tà ››) non venne effettivamente realizzato in una storiciz- lifica delle Grazie come prodotto dellfintelletto, del dida-
zazione poco approfondita e in una ricostruzione interna scalismo allegorico, delfinvoluzione classicista: «Certo le
poco dinamica, cclí-ie tråppo inåuñia sull'Ortzr e tšroppš ra- allegorie, le intenzioni sono troppe; ma il poeta c'è anco-
idamente consi era ' resto e opera poetica osco ana ra: c'è ancora Pespressione di un mondo interiore, e tro-
Èiprendendo in gran parte lo schema e i passaggi del dise-
gno desanctisiano, al quale la nuova valutazione della cul-
IJJ., Leopardi, Foscolo e Rousseau, in «Athenaet1n1››, 1917; G. NaTa.T..I, Spi-
tura, del pensiero, della vita interiore del Foscolo non ap- riti ƒoscoiiani nella poesia del Leopardi, in «Rivista d'Italia››, rgzçr (poi
portò tutte quelle correzioni che se ne sarebbero potute in Coltura e poesia in Italia aelfetà napoleonica, Torino r93o); E. suini,
attendere. E lo stesso studio dell'Ortis come vivaio dimo- Leopardi e I'Or.tir, Genova 1947.
E La base dei piú recenti studi sulla storia interna dell'Ortis nel suo di-
tivi foscolianil manca di quella verifica di un dinamico namico sviluppo è appunto costituita dalla fondamentale ricerca di V. Ros-
si (SiaZi'«Orrir›› dei Foscolo, in «Giornale Storico della Letteratura Italia-
na», r917 e La ƒormazione e il valore estetico dell*Orris, nel volume delle
7 Notevole anche il rilievo dato ai legami Ploscolo-Leopardi e piú preci- celebrazioni pavesi del centenario della morte del Foscolo, saggi ripubbli-
samente Ortis-Leopardi (anche se esagerati: « 1 caposaldi del pensiero filo- cati in Scritti di critica letteraria, III, Firenze 1930) che portò a ricono-
sofico del Leopardi si potrebbero trovare tutti neIl'Oriir››, p. 626). I rap- scere nell'Oriis la presenza di diverse concezioni: quella giovanile della
pgrti Orff;-Leopardi erano gia stati indagati da G. rv1An1='ILLErto, Werther, Laura (o proto-Ortis), quella del '98, quella del 1802 che pure tornerebbe,
Ortis e il Leoparciz, in «Giornale Storico della_Lettera1:uta Italiana», XX_1rv_I al di là dell'Orrir bolognese, alla situazione della «fanciulla» della Laura
(rgoo). Si vedano anche: M. Losi-icco, Contributo alla storm del pesszmz- e utilizzerehbe brani di questa trascurati nella redazione del '98: stimo-
smo leopardiano e delle sue fonti, Trani 1896; n. SESLER, Rafiroat: leopar- lante trama di lavoro, anche se discutibile nella precisa individuazione dei-
diani, in << Il Saggiatore», rgoz; M. scs-mi-uLLo, mtrod. a]le_Poei-ze del Leo- le intonazioni dei vari sn-ati e soprattutto nella ricostruzione della perduta
pardi, Milano 1911; A. PATANE, U. Foscolo e G. Leopardi, Catania 1917; Laura.
256 Uso Foscoro sroiiia E Poesia STORIA DELLA CRITICA FOSCOLIANA 2§7

verei a dire su quella affermazione del De Sanctis che le una storicizzazione del problema foscoliano piú vasta e piú
Grazie siano l'ultimo fiore del classicismo italiano ››.poiche particolare di quella abbozzata dal De Sanctis, servendosi,
«il classicismo del Foscolo e tutto suo, ed è percio poe- per spiegare il classicismo foscoliano come classicismo el-
sia ››, «il classicismo delle Grazie non è ornamento. È abito lenizzante di ispirazione romantica e storicistica, sia delle
spirituale; è culto ›> 9. somiglianze di motivi foscoliani con motivi romantici di
Si tratta sí di un'afiermazione che non ha adeguato svol- I-lölderlin, Novalis, Fichte, Chateaubriand (e con gli ele-
gimento in un esame coerente delle Grazie, nel riconosci- menti civili e nazionali della corrente neoclassica francese
mento dei loro caratteri particolari e in un pieno giudizio dei Delille, Chénier, Legouvé, Delavigne, già in parte indi-
del loro valore e della loro importanza come culinme della cati dal Cian) ", sia, soprattutto per quanto riguarda i Se-
poetica foscoliana, ma a nessuno può sfuggire lapertura polcri, alla cui illuminazione punta particolarmente il vo-
fondamentale che essa implica confermando la ricchezza lume, delfaccertainento piú minuto della presenza di Vico
di motivi del saggio donadoniano, la sua importanza di nell'ispirazione storica del carme. Lasciamo stare la for-
avvio della critica foscoliana novecentesca: la quale attra- mula estrema secondo cui nei Sepolcro' ci sarebbe «Vico
verso quel libro riprendeva la lezione esemplare del De che canta e non sillogizza», e gli eccessi di una dimostra-
Sanctis e realizzava con nuova coscienza gli spunti di valu- zione ed esemplíficazione troppo puntuale e sforzata; ina,
tazione positiva del classicismo foscoliano del Carducci, senza dubbio, il saggio del Manacorda portò utili contri-
superando cosí uno dei punti morti della critica romantica buti al chiarimento della originalità e storicità del neoclas-
e insieme accogliendo dal Donadoni Pinterpretazione del- sicismo romantico foscoliano (romantico nei suoi motivi
Poriginalità e intimità foscoliana e l'invito ad una nuova piú profondi e non viceversa in quei particolari scenogra-
considerazione dei rapporti del Foscolo con la cultura viva fici, comunemente ritenuti come concessioni piú esterne
del Settecento e dell'epoca romantico-neoclassica italiana al gusto romantico del lugubre e del macabro e dal Mana-
ed europea. _ corda invece spiegati come sviluppo di precedenti classi-
E proprio in quest'ultima direzione mantengono un lo- ci) H, e ad allargare dietro la figura del Foscolo quell”oriz-
ro interesse quegli Studi ƒoscoliaai di Giuseppe Manacor- zonte europeo su cui meglio si può intendere una poesia
da 1°, che, pur nella loro incompiutezza e unilateralita, ap- troppo tradizionalmente isolata nella prospettiva italiana
paiono particolarmente stimolanti nella precisazione del prerisorgimentale o nella semplice tradizione di un classi-
classicismo romantico foscoliano e son cosí indicativi per cismo accademico e ornamentale. Come è interessante la
una fase della critica non ancora pienamente dommata dal- ripresa manacordiana del problema donadoniano di una
la estetica crociana e pur già da essa fecondata e tutta_mos- lotta fra elementi sensistici e romantici, anche se questa
sa ad una ricostruzione spiritualistica ed idealistica per- vien conclusa con una troppo facile e sicura vittoria dei
sonalità che la critica positivistica aveva scomposto in ele- secondi e con il pericolo di uno spostamento della posi-
menti di contenuto e di cultura senza riuscire poi a ricom-
porle e a storicizzarle. Cosi, fedele piú del Donadoni allo " Per la storia dei sentimento e della poesia sepolcrale cit. Un possibile
nuovo studio del modo con cui il Foscolo senti e utilizzo originalmente la
schema desanctisiano per quanto riguardalo svolgimento tematica sepolcrale preromantica dovrà tener conto, oltre che delle indica-
della poesia foscoliana culminato ed esaurito nei Sepolcrz zioni fornite dalle ricerche del periodo storico già ricordate {e di quelle di
E. it. VINCENT, The comfliemoraiiofi of the dead, Cambridge 1936), della
(considerati come un momento di « fugace equilibrio »), il notevole sistemazione della tematica sepolcrale europea nei due filoni in-
Manacorda tenta invece, sul piano letterario e filosofico, glese e francese, ofierta dal saggio di E. ivnci-Ias, Le piaisir dei roinbeaax
aa .tviirfi riècie, in «Revue de Littérature Comparée», 1938.
12 Riprese ed esagerò la tesi del Manacorda, T. L. Rizzo (La poesia .te-
9 Op. cit., pp. 605-6 (ora nella 3** ed. di Firenze cit., p. 418). polcraie in Italia, Napoli 1927) che volle ritrovare fonti solo greco-latine
1° Pubblicati postumi a Bari nel 1921. e italiane ai motivi sepolcrali foscoliani.
STORIA DELLÀ CRITICA FOSCOLIANA 2j9
258 Uco Poscoio storia E Ponsia
zione ideale del Foscolo in una zona spesso troppo avan- al Foscolo di superare effettivamente la concezione mecca-
zata di idealismo romantico. nicistica settecentesca e il pessimismo a questa legato e
Pericolo del resto in genere assai accentuato in quegli che si sarebbe avvantaggíato della lezione vicliiana riaffer-
mata, con varia cautela, da tutta la critica foscoliana del
studi sul pensiero foscoliano, che, sull'av"vio del libro del
Donadoni, caratterizzano un importante momento di inte- primo Novecento 1°.
Riafiermate la positività della vita e l'unità della perso-
resse perle idee filosofiche foscoliane, il cui minuto esame,
utilissimo a rompere l'eccessiva squalifica ottocentesca e nalità del Foscolo e persino la fecondità del suo pensiero,
ad arricchire la conoscenza del mondo interiore e della cul- il suo vivo e moderno senso storico, la serietà e novità del-
tura del poeta, rischia pero di risolverne la particolare la sua posizione nella critica, il suo concreto impegno e la
drammaticità in una coerenza troppo facile, in termini di sua lotta ardua nel momento politico ll, il saggio crociano
mira poi ad assicurare alla personalità foscoliana la sua es-
una filosofia troppo unitaria e nettamente romantica, e, so-
senziale vocazione poetica, la sua fondamentale liricità,
prattutto, fuori di quella particolare unità che fu attuata
solo nella poesia 13. presente anche nella prosa, secondo un'intuizione ottocen-
tesca afiermata soprattutto dal Carrer. E se nel rapido ab-
A questa storicizzazione idealistica e spiritualistica (co- bozzo di una linea di sviluppo della poesia foscoliana il
sí importante, malgrado le sue forzature) e alla forte im- Croce, riprendendo lo schema desanctisiano e precisi mo-
tivi del De Sanctis e del Donadoni, specie nel ribadito le-
pressione donadoniana della originalità, unità, vitalità del-
l'animo foscoliano anche nelle sue contraddizioni, va col- game fra Ortis e Sepolcri, è assai lungi dal presentare una
interpretazione fortemente rinnovatrice dei singoli mo-
legata la valutazione, cosí decisamente positiva (e forse sin
troppo entusiastica nella sua contrapposizione polemica menti poetici, tuttavia, anche in questa misura meno criti-
camente impegnativa, egli viene ad arricchire decisamente
a certe limitazioni ottocentesche e al « culto» leopardiano
il problema critico foscoliano con una rinforzata attenzio-
di origine rondistica), della vita e della poesia foscoliana
nella loro capacità di fecondo svolgimento e nel loro sto- ne alla validità delle Grazie non solo perché legate ai fe-
rico significato, che il Croce dette nel suo saggio del condi motivi delle odi e di quelle sviluppo coerente e pro-
1922 “. In quel. saggio breve e denso il Croce infatti muo- fondo, ma soprattutto perché riconosciute integralmente
piene della viva umanità foscoliana, espressione di un Fo-
veva da una disposizione di aperta e profonda simpatia per
il Foscolo, la cui vita gli apparve (in contrasto con quella scolo ancora originalmente poeta: « tutta l'ui-rianità si sen-
«strozzata» del Leopardi: «il Foscolo visse e si svolse e te in ogni punto, anche dove pare che domini l'incanto
della bellezza e della voluttà». Se il Donadoni aveva già
il povero Leopardi no ») 'S caratterizzata da una virile ac-
cettazione, da un concreto esercizio di attività, da un senso reagito al De Sanctis su questo punto fondamentale, al
Croce si deve la piú sicura ammissione delle Grazie nel
vigoroso della storia e della libertà che avrebbe permesso
cerchio della grande poesia foscoliana, anche se essa venne
motivata piú dalla costatata presenza di vita e di umanità
13 V. soprattutto E. zoiia, Lüanita organica del pensiero foscoliano, in
«Giornale Storico della Letteratura Italiana», LXIII (1914) e (assai piú 1* Si veda ora sul saggio del Croce e sulle ragioni personali e storiche
cauto) E. 1=Lo1u, Il pensiero filosoƒíco foscoliano, in «Rivista d'Italia», della sua simpatia foscoliana in polemica con la prospettiva pessimistica
1912 (poi in Il teatro di U. Foscolo, Bologna 1925). o. zoivra nel sno inte- leopardiana, lo scritto di P. Fasano, Croce e Foscolo, in «La Rassegna
ressante studio, Ifanirna delfüriocenro, Torino 1921 (v. anche la sua in- della Letteratura Italiana», 1967 e poi in Straiigrafie foscoliane, Roma
trod. al commento delle Poesie di U. Foscolo, Torino 1925) fa addirittura
del Foscolo il primo assertore in Italia della «creazione pura dell'Io››. I9?4-
il Si veda, in proposito all'attenzione crociana a quest°aspetto del Fo-
1'* B. ciiocn, Foscolo, in « Critica», 1922, poi in Poesia e non poesia, scolo, l'articolo sulla soppressione del libro su Pai-ga, Il linro inglese del
Bari 1923. Foscolo, in Varietà di storia letteraria e civile, II, Bari 1949, pp. zoo sgg.
'5 ID., Leopardi, in Poesia e non poesia cit., p. 1o2.
10
260 Uso Poscoro sroiiia E Poesia sroaia narra cairica Poscoiiaiva 261
nelle Grazie, che non da un esauriente esame delle loro mento dell'acme poetica del carme dall'episodio delle tom-
particolari caratteristiche e dei loro motivi costruttivi: be di Santa Croce a quello mitico finale: spostamento che
esame asttuato molto piú tardi nell'articolo Intorno alle verrà successivamente meglio giustificato e comunque ac-
Grazie ,_che, riaffermando la vitalità e intima unità dei cettato anche da quanti discussero invece l'i1'i1postazione e
cosiddetti «frammenti» come liriche in sé sufficienti e non la soluzione del problema dell'unità dei Sepolcri, nei quali
bisognose della falsa, esteriore unità delle «opere conge- il Citanna istituiva un dualismo di motivi intellettuali e
gnate ››, ricollega piú decisamente il Croce a quella piú tar- lirici, causato dal « compromesso ›› foscoliano tra la fede
da discussione sulla natura delle Grazie, sulla loro unità o nella poetica illusione e il pessimismo di origine materia-
frammentarietà, a cui il suo insegnamento metodico gene- listica.
rale aveva dato origine ancor piú che non le stesse pagine Non accettabile appare, specie nella sua impostazione
del saggio del '22, le quali avevano comunque cosí bene troppo schematica, tale giustificazione di un dualismo nei
assicuratoalle Grazie Pattenzione degli studiosi, definiti- Sepolcri, discutibile e spesso la identificazione e Fanalisi
vamente liberati dalla grave ipoteca del giudizio negativo di momenti poetici realizzati, eccessiva anche l'insistenza
del De Sanctis. sulla iinpoeticità dei passaggi fra i vari « tempi » del car-
_ D°altra parte l'influenza dell”estetica crociana si faceva me, dove l”esigenza del compromesso logico farebbe sen-
direttgmente, e piú rigidamente, sentire in un saggio del tire la sua piú pesante e prosastica presenza. Ma indubbia-
192o_ , con il quale G. Citanna si era impegnato in una va- mente, pur nei suoi limiti di gusto e di ragionamento cri-
lutazione puramente «estetica» della poesia foscoliana, tico e nella stessa applicazione rigida e schematica del ca-
nell esame della sua unità, della sua genesi intellettuale o none di « poesia e non poesia», questa interpretazione di-
lirica. Ed è significativo perciò che lo sforzo maggiore del stintiva dei Sepolcrt' rappresenta la parte piú impegnativa
Citanna, nella sua ricerca di una distinzione del valore e stimolante del saggio del Citanna, la sua maggiore offer-
poetico, si sia rivolto soprattutto alla valutazione e al rico- ta a quella fase della critica foscoliana. Piú importante,
noscimento della natura complessa dei Sepolcrz', che la cri- come proposta di un tema critico, come base di discussio-
tica ottocentesca piú matura e il De Sanctis avevano accet- ne nella problematica di scuola crociana 1', delle analisi
tato come capolavoro indiscutibile, opera tutta poetica ed delle odi e dei sonetti, piú importante anche del notevole
unitaria proprio nel suo unico valore di sintesi dell'animo
foscoliano e di alta espressione di un'epoca, di poesia per- scoliana senza curarsi delle idee «filosofiche o sociali» dello scrittore. Ché
sonale tanto piú. alta proprio per il suo valore civile e pa- il libro del Citanna rappresenta appunto il momento piú caratteristico di
triottico. Il Citanna reagiva invece alla preminenza del una interpretazione della poesia in sé e per sé e quindi, nella reazione ad
interpretazioni psicologiche e sociologiche, pericolosamente isolata dalla
motivo politico-patriottico (donde la rabbiosa stroncatura storia e dalla vita concreta dell'autore oltreché separata dalle altre espres-
del Cian, che univa alle ragioni del suo nazionalismo l”av- sioni artistiche del prosatore (sicché un capitolo sull°Orris venne aggiunto
solo nella 2” ed. e anche in quella rimase piuttosto frammentario ed estra-
versione degli epigoni del metodo storico per la nuova cri- neo all'interesse vero dello studio).
tica estetica) 2°, favorendo anche in tal modo uno sposta- il Lo stesso «errore» del Citanna (quale apparve al Fubini e, prima, al
Russo - Critica estetica e scbematismo astratto, in «La Nostra Scuola»,
r9zo, poi in Problemi di metodo critico, Bari 1929 - che rilevò acutamente
:È Nella « Critica », 194o (e poi _in Poesia antica e rnoderna, Bari 1942). lo schematismo dell'interpretazione del Citanna) fu certamente eficace nel-
L1-'I D06-ua di U. Foscolo, Bari I 9zo (nuova ed. molto ampliata e tra- lo stimolare, nell'ambito della critica idealistica, un nuovo esame dei Se-
sforårnata, Bari 1932, 19473). polcri diretto a giustificare Paccento unitario al di là della indiscriminata
1, 0 «Gioråalš
- -
Storico .
della Letteratura Italiana», mo; (192,-i)_ V, anche accettazione romantica e a valutare la diversa intensità poetica delle varie
daspra recífi Carrara (« Nuova Rivista Storica_››, vi, 1922): Da questi parti. Cosi come l'esame analitico dei sonetti e delle odi, malgrado i suoi
Ue açtacc itanna fu difeso dal Croce (« Critica», 1923), il quale, in risultati di diversa validità, contribuí a stimolare nella critica novecente-
una violenta polemica contro gli epigoni del metodo storico lodò signifi- sca Fimportante lavoro di commento estetico documentato dai numerosi
cativamente il Citanna proprio per essersi volto a considerard la poesia fo- commenti dell'ultimo trentermio.
262 Uso I-'oscoLo sroam E Poesia sroaia 1:-ELLA carrica 1=oscoL1ANA 263
tentativo di nuova lettura delle Grazie, che si incontrava esigente nozione di lirica, rilevando i momenti di piú au-
però con una insufliciente apertura del gusto del critico, tentica e congeniale realtà poetica, attraverso i quali sareb-
fermo ad un pericoloso paragone con la poesia dannunzia- be stato possibile ricondursi ad una migliore interpreta-
na (accennato nel saggio ricordato di G. Rossi a proposito zione del mondo poetico e del valore del carme e della poe-
del pittoricismo foscoliano) e allfimpressione di una poe- sia foscoliana in generale.
sia edonisticamente pittorica e plastica, di una sensualità Esigenze in gran parte avvertite da M. Fubini in quel
raddolcita e rasserenara R. suo saggio del '28 14 che rimane tuttora l”ultima vera com-
piuta monografia critica del Foscolo 25, costituisce la base
Se per le Grazie appariva necessaria una migliore atten- dell'ulteriore attività del maggiore foscolista contempora-
zione alle loro precise caratteristiche poetiche e alla loro neo e rappresenta complessivamente - malgrado certa sua
essenziale posizione di culmine della poetica e della poesia giovanile irnmaturità e nei limiti di una problematica piú
foscoliana (al di là della piú generale verifica crociana se- strettamente crociana, che pur si arricchiva di offerte del
condo cui in quelle continua ad esprimersi l'intera perso- gusto contemporaneo accolte con molto equilibrio e cau-
nalità del poeta) e si richiedeva una sensibilità piú acuta - tela -- un momento particolarmente importante di piú
che fu stimolata anche dalle esperienze poetiche contem- compiuta realizzazione e di approfondimento della inter-
poranee (piú in direzione della poesia << pura» e delle nuo- pretazione idealistica, un principio di revisione essenziale
ve esigenze di alto formalismo tipiche del gusto di larga del problema critico della poesia e della personalità fosco-
derivazione rondistica che non nell'ambito delle esperien- liana piú sicuramente valutate nella ricchezza delle loro
ze di tipo dannunziano che pure indubbiamente avevano, componenti e in quella fondamentale aspirazione del Fo-
a lor modo, sollecitato un nuovo, anche se inadeguato e scolo ad una contemplazione lirica ed armoniosa del pro-
rischioso interesse per le Grazie) E -_., per i Sepolcri occor- prio complesso e drammatico mondo interiore che, usu-
reva risalire al loro intimo accento unitario, ad una loro fruendo di alcune intuizioni precedenti, specie del Dona-
unità di atteggiamento fondamentale senza tornare ai giu- doni, il saggio fubiniano contrappone in maniera piú de-
dizi romantici troppo basati sul primato dell'ispirazione cisa alla immagine romantica di una personalità viva solo
patriottica e discutendo il nuovo problema, posto dalla nella sua violenta passionalità.
crociana distinzione di poesia e non poesia, e da una piú In quel saggio, che partiva dalla volontà di studiare il
Foscolo come poeta e nel suo tempo, senza cercarne i suc-
cessivi legami con gli sviluppi del romanticismo e del Ri-
2* Impressione ribadita anche nel rapido accenno alle Grazie nel succes- sorgimento (ricerca che spesso aveva originato le accuse al
sivo volume del CITANNA, Il romanticismo c lo poesia italiana, Bari 1935,
p. 132.
23 Già lo stesso D'Annunzio aveva chiaramente indicato la sua prefe-
renza per le Grazie rispetto alle altre opere poetiche del Foscolo. Ma solo 2" U. Foscolo, Torino 1928, Firenze 19623, ora in U. Foscolo. Saggi, sra-
nel periodo fra le due guerre si preciso il piú profondo interesse della let- di, note, Firenze 1978: _ _ _ _ _ _ _ _ _
teratura militante per il poema incompiuto e per il Foscolo didimeo (che 25 Intentí divulgativi e intonazione di compilazione variamente origi-
fu anche stimolato dalla «scoperta» rondistica della prosa poetica leopar- nale limitano la considerazione su piano critico di monografie uscite fra il
diana) e mentre nel primo Novecento si puo ricordare, in zona vociana, libro del Donadoni e la piú recente fase di studi foscoliani: come quelle di
soprattutto la dubbia ammirazione del Soffici per la poesia foscoliana (sfo- A. ainsi-.razzi (U. Foscolo. Vita, Messina 1915; Opere, _Messina 1918),
ciata poi infelicemente nelle piú stanche ed accademiche esercitazioni clas- di A. noivari (U. Foscolo, Roma 1927), o. Narazi (La ozio ._-2 lo opcrc di
sicistiche del rivoluzionario convertito all“<< ordine ›› e alla tradizione), si U. Foscolo, Livorno 1928, nuova ed. aggiornata, U. Foscolo, Firenze 1953),
deve anche dire che lo stesso amore per il Foscolo nel periodo rondistico di o. noLci (U. Foscolo, Milano 1935)_. Del tutto irrilevann quelle di
ed ermetico non raggiunge però la pienezza del culto e del << mito» leopar- v. Piccoti, U. Foscolo, Milano 19;-›,§; di o. cosraivzo, U. Foscolo, Roma
diano e la poesia foscoliana non venne cosí profondamente acquisita nella 194o; di a. DE noNNo, U. Foscolo, Milano 1939. Assai notevole e personale,
scelta pragmatica del gusto poetico contemporaneo come avvenne invece pur nei limiti della sua destinazione divulgativa, quella recente di n._1-1U1.-
per quella del Leopardi e del Petrarca. FEILETII (U. Foscolo, Torino 1952).
264 Uoo Foscoio sroaia E Poesia sroaia DELLA ciurica 1=oscoL1ANa 265
Foscolo di contraddizioni, varianti secondo l”immagine di- Cosi (con l”utilizzazione di motivi desanctisiani, dona-
versa dei movimenti storici di cui il poeta veniva conside- doniani, crociani), misurata la ricchezza esuberante e con-
rato « precursore »), la poesia foscoliana veniva affrontata traddittoria dell'Ortis, la sua violenza passionale e auto-
dopo un accurato accertamento della sua concreta e com- biografica, il critico insiste particolarmente sui miti poetici
plessa umanità, e nell'energica affermazione della funzio- delle odi, sul prevalere di iui maggior dominio sereno nei
nalità rispetto ad essa del pensiero foscoliano, la cui fecon- sonetti maggiori, in cui meglio il poeta avrebbe colto la
da vitalità nella dialettica positiva instaurata nell'animo dilferenza, tanto essenziale per lui, fra poesia e confessio-
del poeta era ben realizzata nell'esame del valore delle «il- ne aprendosi cosí la strada alla sua poesia piú grande, a
lusioni», e del senso sofferto della storia che provocano quella sintesi superiore delle sue tendenze contrastanti che
una viva dialettica nell'animo del poeta e lo stimolano a è costituita dai Sepolcri. E in questi, se viene accettata,
cercare l'espressione eterna e salvatrice, ma sempre storica nella discussione aperta dal Citanna, una duplicità di into-
e profondamente personale, della sua vita nell'opera poe- nazione (« poesia discorsiva e poesia appassionatamente
tica. Lo studio di questa appare cosí anzitutto interessante fantastica »), la presenza di uno schema settecentesco di
per la viva intuizione della complessità foscoliana e per la epistola, con legami logici e letterari piú che poetici (qua-
vigorosa individuazione del valore di integrazione e di si «epigrafi nobilmente decorative »), il quale «oflre lo
svolgimento tra le immagini autobiografiche e poetiche fo- spunto a una collana di liriche mirabili, che tendono cia-
scoliane, tra Foscolo-Ortis e Foscolo-Didimo, fra «il di- scuna a stare per sé», si recupera poi una sostanziale unità
sperato amante delle illusioni» il «n:1itografo›› e <<l'inno- di atteggiamento, di « spirito contemplatore ›> (si che quel-
grafo» e «religioso vate dell”armonia». Studio che, se a le liriche «pur si ricongíungono in una unità superiore »),
volte implica la prevalenza di una linea piú esterna e ri- con cui il Fubini reagisce alla tesi citanniana del « compro-
gida - e non priva di qualche indulgenza a surrogati psico- messo» e dellfinsanabile dualismo e che, prevalendo trion-
logi e a riprese meno approfondite di passaggi desanctisia- falmente nell”ultima parte del carme (meta e punto alto
ni -- bisognosa di quegli scavi piú profondi ed attenti che della poesia che vi è diventata «voce della comune co-
il Fubini stesso ha in parte operato in alcuni suoi saggi suc- scienza degli uomini ››) 2° anticipa in certo modo quello che
cessivi, costituisce comunque un momento essenziale nel- sarà Patteggiamento del poeta nelle Grazie. Nelle “lui-
la critica foscoliana, corrispondente al bisogno di rilevare che” delle Grazie si attua cosí l'aspirazione piú profonda
e spiegare motivi e opere che la critica precedente aveva e genuina del Foscolo, la tendenza piú vera della sua poe-
ignorato o depresso, necessario alla giustificazione della sia, sí che i negatori di quelle «sembrano con la loro con-
poesia delle Grazie (reagendo già ad un possibile isola- danna soinrnaria, fraintendere non le Grazie soltanto, ma
mento di queste) e all”illuminazione che dalla compren-
sione di queste viene su tutta la poesia foscoliana, sulla
if' Op. cit., p. 273 (ora in U. Foscolo, 1978 cit., p. r8o). Anche il Mo-
sua tendenza mitica, sulla sua ispirazione di «religione migliano che difendeva l'unità dei Sepolcri rilevando solo «qualche esage-
dell'armonia›› già intuita dal Donadoni. Ed infatti, infor- razione di colorito» nell°atmosfera unitaria da lui cosi finemente evocata
(La poesia dei Sepolcri, in «Rivista d'Italia››, 1928, poi in Iatrodazioae
za di questa interpretazione della poesia foscoliana come ai poeti, Roma 1946 e già rifuso nelle pagine della Storia della letteratura
«lirica riflessione» piuttosto che come «passione itruen- italiana, Messina 1936), insisteva proprio in quell'anno sulla superiorità
te », in faticoso, intimo progresso di affinamento artistico dell*ultima parte del carme limitando il carattere patriottico della sua ispi-
razione. L'analisi dei Sepolcri del Momigliano è una delle letture critiche
e di dominio interiore delle passioni, tutta Pattività fosco- piú suggestive del carme ed è certo il contributo piú valido di quel critico
liana viene presentata e analizzata entro una nuova linea alliesame della poesia foscoliana: poesia che egli nella sua Storia della let-
teratara (Messina 1936) presentò soprattutto nella sua intonazione di reli-
di svolgimento che tende ad assicurarne l'unità e la com- giosità romantica meno valutandone - malgrado i successivi accenni alle
plessità. Grazie (ricordati piú avanti) - altri aspetti ed elementi essenziali.
266 Uoo Foscoto sroaia E Poesia STORIA DELLA CRITICA FOSCOLIANA 267
tutta l'opera del Foscolo, giudicandola opera di passione delle Grazie e al nuovo senso di dominio e di distacco dal-
irruente, anziché di lirica riflessione» 27. la passione irruente del periodo ortisiano, e che insieme
Certo nell'esame delle Grazie si potrà osservare una re- vede presente, come componente e anticipo di svolgimen-
lativa profondità di commento particolare 2” e una qualche to e di arricchimento, già nell”opera giovanile che tutta ne
attenuazione della forza di quella poesia in adeguazioni risulta piú animata e dinamica.
piú esterne di «chiarezza ed evidenza della rappresenta- O come avveniva per le versioni omeriche fino allora
zione », in un eccessivo rilievo della « armonia del giorno» considerate soprattutto in esteriori paragoni con il Monti
a scapito forse delle forti venature elegiache di una poesia traduttore, e per la stessa valutazione delle idee estetiche e
di cui pure è tanto giustamente affermata la profonda na- critiche meglio riferite a motivi e miti del poeta 3°, o per la
tura lirico-musicale contro le precedenti caratterizzazioni precisazione del raccordo fra la poesia e l'impegno politico
pittoriche e plastiche; e nelle analisi e nei giudizi sulle di- e storico, il quale, proprio negli anni del centenario, ve-
verse opere foscoliane si potranno distinguere momenti niva meglio chiarito, al di là delle vecchie polemiche risor-
piú felici da altri piú discutibili e meno maturi, come pos-
gimentali e degli studi poco concludenti del periodo posi-
sono essere messe in discussione la definizione dei Sepolcri
tivistico, da appositi studi di diverso valore: quelli del
come «collana di liriche ›› e l”insistenza soverchia sulla lo-
Sohni, del Morandi, dello Spadoni nel ricco volume delle
gicità dei passaggi del carme. Che si può in generale anche J

celebrazioni pavesi del centenario 31, quello, assai notevo-


dire che il saggio fubiniano fu stimolato e condizionato,
anche in certi suoi limiti, dalla particolare problematica di
scuola crociana (unità e distinzione di poesia e non poe- 3° Il capitolo ultimo sul critico riprende e svolge le idee della aciita in-
troduzione del Funmi ai Saggi letterari di U. Foscolo (Torino 1926, ripub-
sia). Ma, a parte il fatto che anche in quella direzione esso blicati i1:_i_Rornan_itií:ismo italiano, Barli rgä), in åìènnemente_eraå:uì_stat1
portava precisazioni e svolgimenti comunque importanti studiati ` mito e poeta primitivo, a ra ce unica a_poe_sia, e a re-
torica, dell'estetica e criticaddñl_ Foscoläi, ñl cul_t_o della genialita e la sua at-
e originali, nel centro animatore di quel saggio, e nella ric- tenzione al lavoro strenuo e arte e e o st e.
chezza di nuove osservazioni e giudizi, operava una forte 31 Stadi sn U. Foscolo, editi nel centenario della morte del poeta a cura
de1l'Università di Pavia, Torino 1927. In questo importante volume (che
e valida coscienza della personalità foscoliana nel suo nu- può mostrare anche di fronte al volume U. Foscolo nel centenario del sito
cleo vitale e complesso e nella sua capacità di svolgimento insegnamento all'Uninersità di Pavia, Pavia 1909, di carattere strettainen:
poetico; e una attenzione generale a tutta l”attività dello te documentario ed erudito, il rmnovamento portato negli studi foscoliani
dalla nuova cultura ide_i;l_iå-*›1:._ic:ei_) oltre agli studiÈpl Foscolo polititši SOL-
scrittore dava nuovo valore a parti e toni dell”opera fosco- M1 U. Foscolo e Fnnit ' ta ia; C. MORANDI, attivita po :tica e osco-
liana meno precedentemente avvertiti o studiati fino allo- Zo lnel triennio repnblrlicano; D. SPADONI, Il Foscolocospiratore nel 1813-
1814); soiìo raccolti___n¢i:ii_%evoli_sruc_li sul åenäero estetìcpƒe sulla formaz_'_ione
ra in maniera unilaterale. Come avveniva per il Foscolo di- e cultura etrei-aria e osco o: o stu o i Rossi, orrnazione e i na-
dimeo, che il Rabizzani aveva studiato nella versione ster- iore estetico .:ieli*(årtis, giàlflcoišdisšto per la sua pai*ticola_Jj_e _ëmpo1__ranz?;
D. Bianca: Stadi ei Fosco o su et;-arca; L. A. s'rnLLa, _ osco o e a
niana 2°, e che il Fubini per primo riporta nel vivo della poesia elleiitca; F. Losavio, U. Fasi-çolo íradattore di Oünnši; o._i=araåN1,
personalità del poeta come momento essenziale all'epoca La poesia e la fignra di Omero nei epo ori; I. SANESI, . osco o tra nt-
tore di Anacreonte; a. CDRBELLINI, Il Foscolo e Pinalaro; M. saint, Lan:
tirno significato del cornrnento foscoliano alla traduzione della Cinorna di
2" Op. cit., p. 290 (ora in U. Foscolo cit., p. 230). Berenice; e soprattutto 1'imp_orrante_co_ntributo di _i=. Gi-1isaLnna'ri, Il Fo:
23 Si vedano ora le nuove pagine dedicate dal Fubini alle Grazie nelle scolo e Pabate Conti, cosí utile a chiarire 1 rapporti del Foscolo con i piu
dispense universitarie Lettura della poesia foscoliana, Milano 1949. validi motivi dell'estetica settecentesca e i caratter1_de_l suo neoclass1c1_sm_o
(sulla importanza del Gravina nel classicismo ellenistico del Foscolo insi-
29 Sterne in Italia, Roma 1920. Solo G. P. Lucini, all'i11izio del secolo,
aveva prestato particolare attenzione (ma piú in sede di poetica personale steva G. TOFFJLNIN, Il neournanesinzo del Foscolo, in «cf Cultura », 1927): _
che di considerazione critica, e nelle forme bizzarre e paradossali caratte- Negli anni intorno al centenario debbono essere ricordati (a parte 1 di-
ristiche del suo ingegno) al Foscolo didimeo (v. le pagine sull'<< eterno poe- scorsi commemorativi di scarsoc_lvalore)Ãal__c_:_un1š_ saggi gãnerali sulla (perso-
tico šlidimeo», in Ragion poetica e prograintna del verso libero, Milano nalità foscoliana come quello ' A. Fo , _ osco o orino 192? inter-
19o8 . pretazione del Fiiscolo in termini eccessivamente roniantici di «misteriosa
tragicità», non diversamente da quella di A. FARINELLI in un saggio cele-
268 Uso Poscoto sroiiia e Poesia sroeia netta cairica PoscoLiaNa 269
le, di U. Dorini sul pensiero del Machiavelli e la sua effi- anzitutto nelle esigenze della posizione stilistica derober-
cacia sul pensiero politico del Foscolo 32, le pagine di L. Sal- tisiana)1, la critica foscoliana si è rivolta particolarmente
vatorelli, che storicizzano con singolare eflicacia la posizio- al Foscolo didimeo e soprattutto alle Grazie vedendo nella
ne e Poriginalità del Foscolo politico nel periodo napoleo- soluzione del problema di queste la stessa soluzione del
nico e della Restaurazione H, e, in anni di poco successivi, problema generale della poesia foscoliana, o discutendo
l'ottima introduzione di L. Fas sò ai foscoliani discorsi Del- tale impostazione come eccessiva e comunque cercando di
la seroitzí dell'ltalia 34. prender sempre piú concreta coscienza di una poesia che
la sensibilità contemporanea considera giustamente come
proprio nuovo ed essenziale acquisto dopo l'incompren-
6. Il problema critico delle « Grazie», del Foscolo di- sione ottocentesca 2. E si può dire che un po' tutti gli studi
dimeo, dell'« Ortis», negli studi foscoliani ƒra 1928 critici apparsi dal centenario della morte del poeta alla fine
@1957- della seconda guerra mondiale, anche quando si propongo-
no il generale studio della poesia foscoliana e la ricostru-
Dopo il saggio del Fubini, sull'avvio della problematica zione della sua linea di svolgimento, hanno soprattutto di
da quello instaurata soprattutto con la nuova attenzione mira la soluzione del problema delle Grazie e in quella tro-
ad opere e aspetti del Foscolo precedentemente meno con- vano il momento piú impegnativo e delicato della propria
siderati (e nel crescente interesse dei letterati per un Fo- interpretazione.
scolo piú «moderno ›› e « segreto», criticamente tradotto
1 All'iuizio di questa ultima fase della critica foscoliana va appunto
brativo pubblicato nei « Preussische Jahrbiicher », 1928, poi in Neue Recien messa in rilievo la recensione al saggio del Fubini che G. De Robertis pub-
und Auƒsiitze, Pisa 1937), o quelli di is. '1"isoc.Ht, Il tirarnrna di U. Foscolo, blico nel 1929 in «Pegaso» (il De Robertis aveva già compiuto un primo
Firenze 1927; di o. noLci, Ritratto iii U. Foscolo, Roma 1929; e alcuni con- assaggio sulla poesia foscoliana nel commento di alcune poesie foscoliane
tributi particolari sulla prima attività poetica foscoliana (M. sci-ieiuiio, nell'a_ntologia Poeti lirici del secolo XVIII e xix, Firenze 1923,, e in una
I prirnorcii del Foscolo e gli anttnonirnenti del Cesarotti, in «Nuova Anto- antologia foscoliana, Firenze 1926): recensione che chiedeva un « gusto
logia», 1927; N. vaccaLLUzzo, La preparazione poetica di U. Foscolo, Ca- filologico piú attento», un'indagine stilistica piú aderente, per una rico-
tania 1928), sulle idee estetiche e su aspetti della poetica del Foscolo struzione piú puntuale e sicura della linea di svolgimento della poesia fo-
(L. azzoLiNa, L'estetz'ca del Foscolo e le « Grazie », Cagliari 1927; P. BION- scoliana e soprattutto per la comprensione delle Grazie e i toni piú segreti
noLILLo, U. Foscolo e Firnniortalitti della poesia, in «Nuova Antologia», della prosa didimea. E piú tardi, nel suo saggio del '39 piú avanti citato,
1927; a. Poitarri, Le «Grazie» di U. Foscolo e l'arte, in «Atti e Memorie il De Roberris si oompiaceva di avere, con quella recensione, «aiutato a
de1l'.t'-lccademia di Scienze, Lettere e Arti di Padova», 1928; e, piú tardi, comprendere la linea di sviluppo della poesia foscoliana e il tono partico-
L. voLPiceLLi, Le idee estetiche di U. Foscolo, tldria 1936). larissimo delle Grazie». E certo, se le esigenze del De Robertis rappresen-
F U. noiiINi, Il pensiero politico del Macbiaoelli e il Foscolo, in U. Fo- tano soprattutto la base di un preciso filone della critica foscoliana in una
scolo e Firenze, Firenze 1928 (volume edito a cura della Società nazionale direzione stilistica ben distinta e particolare (non priva del rischio di
per la storia del Risorgimento, Comitato toscano, e comprendente vari una considerazione della poesia troppo isolata dai motivi storici e culturali
scritti relativi ai rapporti fra il Foscolo e Firenze: notevoli fra gli altri, che la alimentano), non si deve trascurare di riconoscere e calcolare l'im-
G. MAZZONI, U. Foscolo e S. Croce; a. 1=aNELLa, I due arnici fiorentini: Nic- portanza generale di quella posizione, e lo stimolo da essa rappresentato
colini e Capponi; G. Lesca, La donna gentile; a. Liivaci-ieii, I manoscritti nello svolgimento piú recente del problema critico foscoliano.
del Foscolo e la prima edizione delle Opere; iviaooilvi, U. Foscolo nella tra- 2 Che questa (e viceversa l'eccessiva esaltazione dei Sepolcri per ragioni
dizione toscana cit.). soprattutto patriottiche che, per reazione e per eccessiva esigenza di «pu-
F L. satvaroeeiti, Il pensiero politico italiano dal 17oo al i87o, To- rezza» lirica, aveva finito per capovolgersi in un vulgato disgusto per la
rino 193, 5. loro «oratoria») aveva fortemente contribuito ad allontanare la comune
3* U. Poscoto, Opere, Ed. Naz., VIII, Prose politiche e letterarie, dal attenzione dei lettori (se non dei critici) moderni dalla poesia foscoliana:
.téirr al i816, a cura di L. Fosso, Firenze 1933.. Nelle note della introdu- donde la diversa e ritardata sua accettazione nel gusto contemporaneo di
zione si può ricostruire una completa bibliografia sul Foscolo politico e il fronte a quella della poesia leopardiana e Pimportanza in tal senso della
suo comportamento nella caduta del regno italico. (Si vedano anche le pa- nuova valutazione delle Grazie e del Foscolo didimeo, la quale a sua volta
gine íntorno al Foscolo nel volume di P. i-iazaiin, La Revolution française usufruiva di un nuovo confluire di esigenze critiche e delle condizioni del
et les letlres italiennes, Paris 19io e in quello di J. LUCHMRE, Essai sur gusto fra dannunzianesimo piú raffinato e poetica simbolistica e musicale.
Fêoolution intellectuelle de l'Italie de 1815 ti 183o, Paris i9o6).
I

270 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA STORIA DELLA. CRITICA FOSCOLIANA 271

Già D. Bulferetti in un articolo del centenario 3 vedeva ieretti, del Fubini) sulla natura del poema incompiuto,
nelle Grazie la piena attuazione della originalità poetica sulla sua frammentarietà o unità, sull'importanza o meno
foscoliana (« purissima contemplazione estetica» in liriche del disegno poematico. La tendenza piú forte, e piú coe-
compiute e in se suficienti), mentre uno studioso francese, rente al metodo crociano, sembrò trovare conclusione nel
A. Caraccio, nel suo saggio del 1934 4, puntava decisamen- lavoro di M. Sterpa °, che ribadiva l'unità compiuta e au-
te sulla assoluta superiorità delle Grazie, che, come «poe- tonoma delle singole «liriche ››, a cui il disegno allegorico-
me de l'âme›› rivelerebbero appieno il fondo piú intimo didascalico sarebbe stato inutile impaccio e che esse avreb-
dell°animo foscoliano e la fecondità del suo classicismo bero frustrato nella sua volontà di << poema ›› proprio con
romantico (<< classique par romantisme »), E tanta è la con- la loro compiutezza poetica, inconciliabile con la sovrap-
cordia della critica almeno nella volontà di comprendere posizione non poetica di una struttura esterna e ragiona-
Paltezza delle Grazie e di arricchire la propria conoscenza tiva. Ma ben presto a questa tesi si opposero altri studiosi
del mondo foscoliano con la considerazione positiva del- che ne impugnarono la validità o sostenendo la necessità
Fatteggiamento didimeo, che potrebbe persino apparire dei legami e dello svolgimento poematico (naturalmente
arretrato ed estraneo allo svolgimento contemporaneo del là dove questo era stato realizzato dal Foscolo in un°opera
problema foscoliano chi, come il Momigliano (malgrado che, secondo alcuni, solo vicende biografiche gli avrebbero
successivi e significativi sforzi di una valutazione positiva impedito di completare) per intendere nel loro vero va-
e di una storicizzazione in sede di gusto) rimase fermo so- lore le stesse cosiddette liriche, come fece Michele Barbi T,
stanzialmente ad una limitazione delle Grazie ed escluse o affermando almeno una unità di atmosfera, di «aura›› e
l'apporto dell'autoritratto didimeo all'originale sviluppo tono « grazieschi ››, come fece Francesco Flora.
della poesia foscoliana 5. Lo studio del Flora 8, non riguarda solo le Grazie, ma
Il problema critico delle Grazie implicava però, al di là nella complessa interpretazione della personalità foscolia-
del riconoscimento del loro valore e della loro sollecita- na nelle sue successive espressioni poetiche e nella sua sto-
zione a una diversa prospettiva su tutta la poesia foscolia-
na (di cui acme non appaiono piú i Sepolcri quanto le Gra- * Le Grazie, Catania 1930. La tesi dello Sterpa venne sostanzialmente
accettata dal Fubini (recensione in << Leonardo ›>, 1931), che cosi lucida-
zie), tutta una discussione (i cui precedenti sono costituiti mente la sintetizza ed espone: «Le Grazie, pensa lo Sterpa, non vanno giu-
dai già ricordati giudizi del Croce, del Citanna, del Bul- dicate come un poema mancato, un poema che il Foscolo abbia vagheg-
giato e non sia riuscito a condurre a termine per Pinaridirsi della sua vena
creativa o per un suo preteso abbandono ad un esercizio dilettantesco, ma
come una collana di liriche, in se' compiuti', ifl Uli Clë flltffl- la Cümplfifiäívä
3 Il poeta delle Grazie, in «Fiera Letteraria», 4. settembre 1927. personalità foscoliana e a cui nulla manca per essere considerata compiuta
“' U. Foscolo: L'lJornrne et le poèfe, Paris 1934. poesia; non è riuscito, e vero, il tentativo fatto dal lf'osco1o_d1 racchiuderle
5 V. Storia della letteratura italiana, Messina 193.6, p. 448 (per il giudi- tutte in un poema epico-didattico, ma non già per l'msu.iiic1enza poetica di
zio sulle Grazie di cui il critico denunciava «il senso di povertà e di fred- quei pretesi frammenti, bensi proprio per la loro compiutezza poetica, per-
dezza», la mancanza in esse di «quasi tutta Fumanità del vero Foscolo »), ché la varia poesia fremente nel loro ritmo conclusivo, non riusciva ad
e per il Foscolo sterniano: Foscolo e Sterne, in Stadi di poesia, Bari 1938. adattarsi agli schemi delle architetture e dei sommari». :Eppoi-e proprio lo
Piú tardi nel saggio Gusto neoclassico e poesia neoclassica (in «Leonardo ››, Sterpa avanzava, entro la sua interpretazione inaccettabile, un gracile, ma
1941 e poi in Cinque saggi, Firenze 1945), cosi fine ed importante nella di- interessante spunto (rilevabile proprio alla luce della «svolta ›› sulle Grazie
stinzione del superiore neoclassicismo foscoliano da quello del Vilinckel- segnata dal Russo, dal Goíiis e dal mio saggio piú avanti citato del 19_5.a):
mann, del Canova, del Monti, il critico sottolineo « la sovrana finezza» «il Foscolo è poeta che aderisce sensibihnente ai tempi: la sua corda lirica
delle Grazie, l'aura di malinconia presente nella loro serenità. Ma discuti- vibra al contatto con la storia» (p. 3ro). _ _ _ _
bile è Fafliermazione della loro tendenza al bassorilievo, e Fimpressione di 7 L'ea`izione nazionale del Foscolo e le Grazie, in « Pan ›>, 1934 (poi in
una poesia in cui «tutti i sentimenti sono allontanati dalla vita del cuore ›› La nanna filologia e Fedizione dei nostri scrittori da Dante al Manzoni,
non sembra trasformare radicalmente Foriginario giudizio limitativo. E il Firenze r938}. _ _
miglior contributo foscoliano del Momigliano rimane la ricostruzione sen- E Originariamente in << Circoli», 1938, e poi sostanzialmente passato nel
sibile )e ricca dei Sepolcri (nel saggio già citato e nella Storia della lette- III volume della Storia della letteratura italiana, Milano r94o (ma pubbli-
ratura . cato anche a parte, Milano 1940). -
272 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA STORIA DELLA CRITICA FOSCOLIANA 273

rica e feconda assimilazione originale di vivi elementi del- serenata, ma echeggiante di profonde venature elegiacbe
la cultura europea (e in tal senso sono interessanti molti e malinconiche che è caratteristica delle Grazie 9.
rilievi del Flora e la volontà di un inquadramento del Fo- Queste, comunque, ripeto, erano per il Flora la meta al-
scolo nei problemi ideali del primo Ottocento non solo ta della poesia foscoliana e su questo punto, malgrado le
italiano), la linea centrale del saggio, puntando sulla « pa- diverse giustificazioni e interpretazioni, largo e l'accordo
rola» poetica foscoliana, sulla «religione e consolazione della critica e specie di quella piú direttamente legata al
della parola», tendeva naturalmente a ritrovare nelle Gra- gusto e alla poesia contemporanea. _
zie il culmine della poesia foscoliana e addirittura il capo- Cosi anche Giuseppe De Robertis nel suo saggio del
lavoro della lirica dell'Ottocento. La precedente opera fo- ”39 '° (notevole oltre tutto per la sua richiesta di una « stre-
scoliana, animata da una particolare filosofia del sentimen- nua lettura stilistica» che verificasse piú minutamente e
to che si converte in una religione dell'arte e dell'armonia, attentamente lo svolgimento della poesia foscoliana nel
e espressione sostanzialmente inadeguata, anche se inten- suo caratteristico procedimento «a strati »), pur mirando
sa e vitale, di motivi lirici che acquistano sempre piú chia-
ad una ricostruzione di tutta la poesia del Foscolo basata
ra coscienza della loro natura e della loro coerente tensio- sull'esame dell'Ortz's come «matrice» di tutta la poesia
successiva, e appoggiata allfindividuazione della poetica
ne alla perfezione e che, dalla posizione troppo autobio-
grafica dell”Ortz's passando attraverso Fapprofondimento foscoliana nella sua diversa alternanza o sintesi dei due
termini del «passionato» e del «mirabile» (come il poepa
lirico dei sonetti, delle odi e dei Sepolcri, dove civiltà e
stesso preciso nel Commento alla chioma ali Berenice) 1,
poesia si uniscono nella esaltazione dell'immortalità este-
faceva culminare tale sua linea di svolgimento nelle Gra-
tica, trovano definitiva sistemazione poetica solo nelle
zie, dove egli vedeva attuata Paspirazione piú profonda
Grazie. E queste celebrano interamente la religione della
del poeta ad unfarcana armonia e a quel « calore di fiamma
parola nella sua complessità spirituale e formale e, in es-
lontana ›› di cui parla. il Foscolo didimeo (il Foscolo piú
se, Parmonia si realizza nel loro mondo sereno e in altis- «moderno e segreto ››). E le Grazie considerava come il ca-
sime armonizzazioni di immagini e «fin delle sillabe elet- polavoro assoluto del Foscolo, come la sua poesia piú vera
tere di un verso ››, in un”aura lirica, in un tono di «grazie- e piú vicina alle condizioni stesse della lirica piú moderna
tà» presente come «orchestra» sotto la particolare << melo- nelle siåe esigenze di musica, di linguaggio allusivo ed evo-
dia ›> dei singoli passi e che è poi lo stesso respiro profondo cativo .
dell'animo foscoliano, la voce della sua poesia pura che si
espande «nel vivente paesaggio dell”un.iverso›:›, cosí ani- 9 Si veda in proposito il mio saggio Vita e poesia_a'el Foscolo nel p_e-
mato e pieno rispetto a quello «cosí deserto» dei Sepol- rioiio fiorentino, in «Rassegna della Letteratura Italiana», I954 [ora in
questo volume]. _ _ _ _ _ _
cri. Quel mondo poetico, sentito con tanta partecipazione, 1° Linea della poesia foscoliana, in « Orto», 1939, e ripubblicato In
veniva poi studiato nelle sue speciali dimensioni con indi- Saggi, Firenze 1939. _ _ _ 3 ,
11 Notevole è la stessa esigenza derobertisiana di un adeguata attenzione
cazioni e osservazioni efficaci e suggestive anche se incli- alla poetica foscoliana e lo stesso rimprovero rivolto al Donadoni per_ non
nate ad un certo modernizzamento (fra dannunzianesimo aver dedicato un capitolo del suo voliime alla poetica, puo ben servire a
indicare una delle nuove esigenze critiche affermatesi nella fase piu recen-
piú musicale e raffinato e poetica evocativa e suggestiva) te della critica. Al Commento alla Cbiorna ali Berenice come documento
del sobrio gusto foscoliano e non certo corrette in tale cli- principale della poetica foscoliana, dette particolare e sm eccessivo _ril1evo
ii. vazione nel suo studio Genesi e formazione ilei Sepolcri, Asti r94_6,
rezione da alcuni riferimenti ad un classicismo piuttosto r95o'-"_ Rimando in proposito alla mia Poetica, critica e storia letteraria,
ornamentale e statico, che contribuiscono a rilevare ecces- Bari 1963, Isåßl, pp- 97~9_8; _ _ . al .
sivamente il distacco apollineo e una certa beatitudine edo- 12 Il De Robertis applico poi la sua lettura delle _Grazie in cum esa;
mi di singoli passi di quelle, sviluppando una distinzione fra la poesia piu
nistica a scapito di quella vera disposizione di visione ras- pittorica e letteraria di alcuni passi (ad esempio l alba sul Lario) e quella
274 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA STORIA DELLA CRITICA FOSCOLIANA 27j

Tuttavia queste altissime valutazioni delle Grazie, e piú te richiamo alla presenza dell'intera umanità foscoliana
una diffusa impressione entusiastica ed acritica di lettori nelle Grazie (la cui poesia veniva definita «episodica››,
meno provveduti, potevano apparire ad alcuni in qualche non « frammentaria») ed anzi persino di una speciale « po-
modo pericolose e suscettibili di discussione, sia per la liticità » in quella stessa creazione di un «iperuranio» apol-
conseguenza possibile di una depressione eccessiva del va- lineo che rappresenta un rifiuto, anche storicamente im-
lore della precedente poesia foscoliana e soprattutto dei portante, della «rissa fraterna» e della forza illiberale in
Sepolari, sia per la giustificazione piú difficile del passaggio nome di una nozione superiore di umanità e di letteratura,
fra questi e le Grazie la cui interpretazione in termini trop- il cui valore era particolarmente suggestivo per chi, co-
po moderni e in equivalenze musicalistíche ed evocative me il Russo, avvertiva dolorosamente ima singolare ana-
avrebbe potuto anche implicare un misconoscimento della logia fra quella situazione storica e gli anni della dittatura
complessa umanità del poeta e dei suoi impegni storici, e della guerra fascista. Mentre il Goffis 14, cercando di valo-
presenti anche nella sua ultima poesia, ben diversa sempre rizzare positivamente anche la struttura poematica, l'im-
da ima evasione di esteta o di letterato edonisticamente pegno allegorico delle Grazie, insisteva sulla continuità
compiaciuto del proprio raffinato calcolo stilistico. Si pos- degli interessi politico-patriottici fra queste e i Sepolcri
sono cosí comprendere le contemporanee reazioni di Luigi reagendo alla interpretazione esclusivamente musicale del-
Russo e di Cesare Federico Goifis che, portando notevoli la poesia « pura» degli inni.
chiarimenti al significato storico delle Grazie, tendono ad
equilibrarne meglio la posizione nell”intero svolgimento lfinteressante libro del Goflis, in cui si può rilevare,
della poesia foscoliana rifiutando l'eccessivo stacco crea- pur nella presenza di tesi di valore centrale e nell"impegna-
tosi (piú in una opinione media di lettori che nei risultati tiva interpretazione delle opere piú grandi, una effetti-
dei veri saggi critici, che questa aveva esageratamente svi- va maggiore capacità di indagine su particolari problemi
luppato) fra Grazie e Sepolcri e l'eccessivo giudizio di su- (svolti poi dallo studioso in successivi contributi e discus-
periorità delle prime. ll saggio del Russo, Le Grazie e la sioni), ci conduce a notare come gli studi piú recenti siano
critica contemporanea (svolto anche in una completa e ancor piú nettamente caratterizzati da un prevalente im-
sintetica interpretazione del Foscolo) 13, implicava un for- pegno in ricerche precise e puntuali su particolari e impor-
tanti momenti e passaggi dello svolgimento del Foscolo,
piú segreta e arcana (Finizio dell_°episodio dei Silvani, ad esempio): Per un
frammento delle Grazie, in « Primato», 1942 (poi in Stadi, Firenze 1944); su aspetti della sua cultura, della sua formazione lettera-
Idea delle Grazie, con iin esempio di lettnra, in « Approdo », 1952. Ricor- ria, del suo stile, su essenziali questioni di datazione delle
deremo piú avanti alcuni suoi articoli sul Foscolo sterniano e didimeo;
qui citiamo ancora del ni-:_1ions1iTis, I sonetti del Foscolo, in «Primato», opere minori, sul loro significato e sviluppo.
1942; Le traditzioni ornericlae del Foscolo, in «Primato», 1939 (poi tutti Se si esclude infatti il volume di R. Ramat 15, che tende
e due in Studi cit.); Canalicli grandi e corrono col vento, in «Mondo »,
1946 (poi rn Prirnz studi rrianzoniani, Firenze 1949).
_ 13 L'art1colo citato (uscito nella «Italia Che Scrive» del 1941) venne 1* Stadi ,foscoliani, Firenze 1942.
rifuso nella introduzione alla eclizionecommentata di Poesie e prose del 15 Itinerario ritrnico foscoliano, Città di Castello 1946. Nel libro del
Foscolo, Firenze 1941, che fu ripubblicata col titolo U. Foscolo poeta e Ramat l'inte1-pretazione della poesia foscoliana come religione romantica
critico, in Ritratti e disegni storici, I, Bari 1946: saggio importante per la dell'ai-monia attuata nella fede dell'uomo vichianamente creatore di storia
individuazione di miti poetico-politici foscoliani e per la giustificazione (e si veda anche dello stesso critico la generale interpretazione del roman-
unitaria di lirica ed eloquenza nei Sepolcri (Sull'unità dei Sepolcri si veda ticismo in Discorso siilla poesia romantica italiana, Lucca 1950) culmina
anche lo studio di A. RUSSI, Per nn coniinento dei Sepolcri, in «Annali nella piena valutazione dei Sepolcri (specie di Divina Conirnedia roman-
della Scuola Normale di Pisa», 193,9). Alla formula per l'Oriis come ro- tica) di fronte ai quali le Grazie appaiono minare da un contrasto fra il di-
manzo «sepolcrale-politico» fece obbiezioni C. MUSCETTA nella sua introd. namismo insuflìciente dello schema e la staticità delfatteggiamento con-
all ed. dell'Ortis, Torino 194:-1, ristainpata in Letteratura militante, Firenze
) ° ' I U u ¢ 1
teniplativo dominante, fra le Grazie come «conforto» alla vita e le Grazie
1953 (e nego la centralità _del_ mito del sepolcro nella poesia foscoliana il come «rifugio» dalla vita. V. anche il breve saggio sintetico di L. MALA-
Go1=1=Is negli Studi sotto citati). GoLI, Siilla genesi della lirica foscoliana, Pisa 1950.
276 Ueo FoscoLo STORIA E POESIA STORIA DELLA CRITICA FOSCOLIANA 277

a ricostruire con varia eflicacia un itinerario ritmico fosco- diretto esame di singole espressioni e di singoli momenti
liano di pura natura idealistico-romantica, tutta l'attività di questa nonché nel rilievo di quelle sue componenti piú
di studi foscoliani nell'ultimo quindicemiio (con anticipi sottili e segrete che già alcune proposte del De Robertis e
presenti già negli anni precedenti), è volta a realizzare un il saggio del Fubini avevano precedentemente meglio con-
approfondimento e arricchimento del problema critico in siderato, stimolando fin da allora assaggi parziali che ven-
contributi particolari (di valore tanto maggiore quanto piú nero piú tardi ripresi con una migliore coscienza della loro
chiara è nel particolare la presenza di una idea critica cen- generale funzione e con piú precisa completezza di inda-
trale) convergenti in una generale volontà di prendere co- gine. In tal direzione predomina l'interesse per il filone
scienza concreta della complessa natura dell'opera fosco- didimeo-sterniano, per la prosa didimea e per i complessi
liana, della sua elaborazione a strati e a spirale, del suo problemi della loro relazione con Pimmagine completa del
alto lavoro stilistico e della sua originale elaborazione di Foscolo e con la storia della sua anima, della sua poetica,
elementi letterari e culturali entro la difficile fase di pas- della sua poesia, mentre fra le opere maggiori del Foscolo
saggio fra illuminismo e romanticismo e nello speciale con- ci si è rivolti con nuova attenzione - e con anirnus critico
tatto con gli ideali neoclassici. Volontà che si appoggia an- piú congeniale a queste nuove esigenze - soprattutto al-
zitutto sulle preziose offerte della nuova filologia, partico- l°Ortis, sia in se stesso sia nei confronti dello sviluppo suc-
larmente fruttuosa, dopo l'impulso impressole dal Barbi, cessivo, specie nell”intricato e delicatissimo problema dei
nella edizione critica delle opere foscoliane 3°, e che è ve- rapporti tra Foscolo-Jacopo e Foscolo-Didimo.
nuta traducendosí sia nelfaccertamento migliore della cul- Per quel che riguarda piú precisamente il problema di-
tura foscoliana, sia nella minuta risoluzione di particolari dimeo-sterniano, dopo lo studio ricordato del Rabizzani e
di biografia e cronologia necessari a sostenere un migliore quello assai notevole di Mario Marcazzan 13, debbono es-
sviluppo della linea della personalità foscoliana H, sia nel sere particolarmente considerati lo studio (con antologia
di appoggio) di Claudio Varese 19, che finemente indaga
1° Quanto all'importante anticipo di F. Pagliai al suo testo critico del- sulla complementarità di Didimo e Jacopo nella vita inte-
le Grazie (I versi dei Silvani nella Grazie del Foscolo, in «Studi di Fi- riore foscoliana, quelli dello stesso Varese e di L. Berti,
lologia Italiana», X, 1952) e alla possibile utilizzazione critica della sua
precisazione di cicli elaborativi degli inni nel periodo fiorentino, rimando rivolti direttamente alla traduzione del Viaggio sentimen-
ancora al mio studio Vita e poesia cit. È questo uno dei punti che po- tale e ai rapporti fra linguaggio sterniano e linguaggio fo-
trà impegnare piú fruttuosamente i foscolisti quando il testo critico per-
metterà di studiare concretamente Felaborazione delle Grazie, lo sviluppo scoliano”, e, piú recentemente, le pagine del Fubini in
dei loro nuclei poetici, la natura della loro ispirazione, i modi e le condi-
zioni particolari della loro genesi. Allo stesso modo l'edizione critica delle F. CI-ILAPPELLI, in a Giornale Storico della Letteratura Italiana ››, CXXV
versioni otneriche, a cui stan lavorando G. Folena e G. Barbarisi, darà (1949), e lo scritto di C. CDRDIÉ, U. Foscolo sulla via delfesilio, in «Convi-
modo di penetrare in uno degli aspetti fondamentali dell'arte matura del vium», 195o.
Foscolo, nel suo alto esercizio di rasserenamento merce il particolare con- Una rinnovata attenzione all'opera del critico è testimoniata dagli studi
tatto con l'armonia omerica mediata nel verso foscoliano, con evidenti in- di L. Russo [La nuova critica dantesca del Foscolo e del Mazzini, e Il Cuo-
ferenze sulla natura della poesia stessa delle Grazie. [Cosí scrivevo nel co e il Foscolo interpreti di Machiavelli, in «Belfagorz-›, 1949), dal libro,
'57: ora da tempo G. Barbarisi ha edito le versioni omeriche e l'edizione piuttosto scolastico, di N. FESTA, Foscolo critico, Firenze 1953, e dal fine
delle Grazie, dopo la morte di Pagliai, uscirà completata da M. Scotti]. saggio di a. No1='eRI, I tempi della critica foscoliana, Firenze 1953.
Il Per la storia della formazione culturale e letteraria del Foscolo nel 15 Didirno Cbierico e altri saggi, Milano 1930.
periodo preortisiano e ortisiano molto notevole E: lo studio di E. Borras so, 19 Vita interiore di U. Foscolo, Bologna 1942 e 19662.
Foscolo e Rousseau, Torino 1941. Per il pensiero foscoliano importante è 1° L. :BER'I'I, Foscolo traduttore di Sterne, Firenze 1942; G. va11EsE, Lin-
il saggio di E. nn NEGRI, La logica della necessita e Festeti.-:a della libertà guaggio sterniano e linguaggio foscoliano, Firenze 1947. Per i rapporti fra
nel Foscolo, in «Civiltà Moderna», 194o. Fra le ricerche biografiche piú versione sterniana e Grazie si veda una mia recensione al libro del Varese
recenti notevoli soprattutto gli studi sul periodo inglese di v1Nc:EN'r, Byron, (in << Spettatore Italiano», 1948) e il saggio Vita e poesia cit. Sul Foscolo
Hobbouse and Foscolo cit., e An italian in Regency England, Cambridge didimeo e la sua prosa si vedano gli scritti di G. DE nonmrrrs, Didirno o del
1953 (trad. it. Foscolo, esule ƒra gli inglesi, Firenze 1954); e per il periodo apianissinroa, in Primi studi manzoniani, Firenze 1949, e Foscolo, Sterne,
zurighese utile la pubblicazione di Alcuni inediti foscoliani a Zurigo, di Didimo, in << Paragone ››, 1951. Su Didimo si vedano anche le pagine dedi-
T

278 Uco 1-ioscoio sroiiia E Poesia sronia natia ciirrica FoscoLiANa 279
quella introduzione al vol. V (Prose carie d"arte cit.) delle A questo punto ci si potrebbe conclusivamente doman-
Opere foscoliane, che riprende e sistema i vari studi già dare quali caratteri possa avere un successivo sviluppo
dedicati dallo stesso Fubini all'indagi.ne (e alla discussione della critica foscoliana e se esso possa implicare svolte de-
con altri studiosi) del significato di Didimo Chierico, del cisive e forti riprese di nuove interpretazioni sintetiche e
Sesto torno dell'50, della prosa didimea delle Lettere dal- generali, dopo la fase piú recente (e tuttora aperta) di ri-
l'Ingbilterra, dell'attività foscoliana fra Ortis e Sepolcri 21. cerche e approfondimenti particolari. Certo il problema
Studi che, mentre corrispondono, con singolare equilibrio critico foscoliano ha trovato nello svolgimento della criti-
fra analisi e sintesi, alle esigenze di una piú precisa siste- ca novecentesca formulazioni che appaiono molto spesso
mazione e ricostruzione della linea foscoliana nei suoi pas- non facilmente spostabili, ma, a parte la naturale impossi-
saggi piú aggrovigliati ed ardui, rappresentano la ripresa bilità di chiudere mai la strada a futuri rinnovamenti della
e il piú maturo sviluppo di una interpretazione già affer- critica e del gusto (sui quali incidono potentemente pro-
mata nel saggio monografico del '28. E la stessa duplice prio quei nuovi fatti decisivi che son costituiti da nuovi
validità ha quella nuova lettura dell°Ortis 2, che attua con atteggiamenti storici politici ed estetici e da nuove origi-
tanto nitido vigore il proposito fubiniano di meglio chia- nali espressioni poetiche), pensiamo che gli stessi nuovi
rire il valore di quell'opera nel suo passaggio da una prima studi particolari 2*' e il lavoro filologico in corso (si pensi so-
redazione incompleta e piú giovanilrnente preromantica e i prattutto alle Grazie) dovranno certo stimolare ulteriore
letteraria a quella del 1802 tanto piú organica, dramma- lavoro critico di analisi e sintesi e favorire anche una piú
tica ed alfieriana, mentre essa collabora, con particolare completa ricostruzione della poetica foscoliana E capace di
impegno unitario e storico, con le nuove indagini del De realizzare, in una ricerca unitaria e dinamica (sulla base
Robertis e di altri studiosi sugli strati dell'Ortis, sul loro i di una rinnovata discussione delle piú valide interpretazio-
valore stilistico, sulla indicatività di quella prima opera ni precedenti), i risultati di un piú minuto esame delle va-
per l'attività foscoliana successiva 13. rie opere foscoliane e del loro complesso sviluppo ele esi-
genze di una collocazione storica integrale e storico-lette-
cate al Foscolo nelle Fondazioni della cultaraitaliana moderna (Firenze raria che sempre meglio assicuri Poriginalità della poesia
1948, I) di 1\_i. APOL_LONIo, che danno grande rilievo all'esperienza didimea
e ms1stono,_1n maniera poco persuasiva, su di un secondo Didimo, quello foscoliana pur nell°assiduo contatto del poeta con le cor-
dell Ipercalzsse. Per anticipi di tono didimeo nel carteggio Arese (e per i renti letterarie del suo tempo e con la tradizione poetica,
rapporti d1,questo con Ortis e Sesto torno) cfr. L. CaaETTI, Sulle lettere del
Foscolo all iflrese, i_n «Belfagor››, 1949 (e poi in_Studi e ricerche sulla let-
teratura italiana, Firenze 1951), con ima discussione su1l'o1dinamento del il saggio, assai ricco di osservazioni piú che conclusivo, di P. Breoivoiasl,
carteggio con P. Carli, che rispose in «Rendiconti dell'Accademia dei Lin- Alle origini dello stile foscoliano: Fra strato e strato dell'Ortis, in « Para-
ceig, 195o. gone ››, 1951 (ora in Il senso della lirica italiana, Firenze 1952). Lo studio
1 -
M._ FUBINI, Foscolo rninore,_ Roma 1949 (ora in. -
U. Foscolo cit.). Per dell'Ortis ha naturalmente implicato una nuova attenzione alla prima pro-
la questione del_Sesto torno dell 'io si vedano le tesi diverse di S. AGLIANÖ duzione foscoliana preortisiana: su questa verte il saggio di A. ciiiani,
(Cronologia eszgnzficato del Sesto torno dell'io, in «Annali della Scuola Verso l”Ortis, in «Aevum››, 1941 (poi in Indagini e letture, I, Città di Ca-
Norma1e_di _Pisa››,_ 1941); E. sorrasso (Ancora la datazione del Sesto to- stello 1946), mentre c. Giuusi-isa vi ha ricercato lontani preannunci delle
rno dell zo, in «Giornale Storico della Letteratura Italiana», 1941); C. F. Grazie, in interpretazioni foscoliane, Firenze 1947, che studiano anche il
GUFFIS (Studi foscoliani cit.; R_ein_tegrazione di un testo_ foscoliano, in passaggio dal primo al secondo Ortis soprattutto nei cambiamenti subiti
« della Scuola l\_lormale di Pisa ››, 194;f; Nascitare :nta del Diogene dai personaggi.
foscoliano, in <<Conviv1um›:›, 1951; e soprattutto Il sesto torno dell'io e la 1'* Fra questi ricordo il mio saggio Il «Socrate delirante» del lllieland
ƒorrnazzone letteraria del Foscolo, in «Atti dellflccademia delle Scienze di e l'« Ortis», in «Rassegna Letteraria Italiana», 3, 1959, poi in Classicisrno
Torino», 1953,-54). e neoclassicismo nella letteratura del Settecento, Firenze 1963 [ora in que-
F M. FU"siN1, Lettura dell'« Ortis», Milano 1947. sto volume].
13 Il primo Ortis, «_Approdo››, 1953; Sul secondo Ortis, parte pri- 15 Per i rapporti della poetica foscoliana con la poetica neoclassica rin-
rrza; Il lavoro dell'Ortzs, in « Approdo ››, 19 53., tutti notevoli nel seguire vio al mio saggio La poetica neoclassica in Italia, in «Belfagor››, 1951 (e
laflinamento della prosa foscoliana anche se in vari_punti discutibili spe- agli altri miei studi sul neoclassicismo e passati poi nel cit. Classicisrno e
cie per la valutazione forse eccessiva del primo Ortis. Da ricordare anche neoclassicismo).
28o UGO i-†oscoLo sroaia E Poesia sroaia natia cnirica Foscoisiana 231
la sua altezza lirica pure e proprio nell'impegno vivo e
significativo dell'uomo nelle vicende della storia 2°, negli 7. Fortuna critica recente fino al bicentenario.
svolgimenti spirituali e culturali della sua epoca inquieta e
ricchissima 2'. Dopo la pubblicazione, nel '5 7, di questo mio saggio su
Foscolo e la critica, mentre pur proseguiva l'operos1ta edi-
1* Anche il nuovo approfondito interesse storico (sia nello sviluppo di
imo storicismo piú concreto e totale sia nelle particolari tendenze storio- toriale specie con l'edizione nazionale delle opere foscolia-
grafiche di origine marxistica) potrà recare utili contributi e generali sti- ne (già progettata dal Barbi nel 1927 e direttadal Fubini
moli ad una storicizzazione della personalità, della cultura della poesia fo-
scoliana in relazione alla posizione storica e politica del poeta, che ripren- da lungo tempo), accompagnate da introduzioni a _vol-
da modernamente e cautamente alcune indicazioni implicite nella stessa te particolarmente impegnative (cito per questo periodo
_ interpretazione autocritica foscoliana e nel saggio desanctisiano. In tal sen-
so si possono ricordare già gli studi del iiusso, Foscolo politico (in «Bel- quella di G. Barbarisi, Esperimenti di traduzioneílell I-
fagor», 1946, 1947, 1948), il saggio del FUBINI sulla Lettera del 17 rnarzo e liade ', di G. Bezzola alle Tragedia e poesie minori e_ so-
l'e-diziorze zurigbese dell'Ortis (in «Bollettino di Lettere Moderne dell'U- prattutto quelle di G. Gambarin alle Ultirne lettere di Ia-
niversità Bocconi», 1947, e poi in Foscolo minore cit.) e alcuni accenni di
N. SAP1-”-:GNU (nel capitolo dedicato al Foscolo, nel Compendio di storia della copo Ortis', alle Prose politicloe e apologeticbe (I3£7'
letteratura italiana, III, Firenze 1947) circa lo sforzo foscoliano di «col-
mare 1'abisso che era nell'opera aliieriana, tra mondo reale e mondo ideale, i827)', agli Scritti letterari e politici dal 1796 al 1808 -
di evadere dal suo impossibile isolamento verso un'accettazione sempre piú specie per quanto riguarda la sollecitante mterpretazione
piena e convinta della realtà in tutti i suoi aspetti ›› (op. cit., p. 49).
Circa la mia partecipazione allo sviluppo del problema critico foscolia- politica del Cornnzento alla Chioma di Berenice), ripresa
no, oltre al saggio citato su1l'Ortis, ricordo il mio saggio Vita e poesia del poi, dopo la morte del Fubini, sotto la mia direzione nel
Foscolo nel periodo fiorentino 1812-13 (del 1954 e poi in Carducci e altri 1977, con l'uscita di tre altri volumif' e l'appresta.mento
saggi, Torino 1960, 1980' [ora nel presente volume]) teso a chiarire so-
prattutto la genesi delle Grazie nel preciso periodo che vede Finizio del degli ultimi volumi della edizione, e mentre pur prosegui-
lavoro del poema incompiuto, l'itruzione impetuosa della Ricciarda, la. va l'attività di vari provati foscolisti con studi e saggi
rinnovata e perfezionata traduzione «didimea» del Viaggio sterniano, e la
ripresa piú profonda del poema maturatosi in una ricerca di armonia age- (sempre centrali quelli del Fubini 7, per non dire dei lavori
volata dalle condizioni propizie della «civiltà di Bellosguardo» e solleci- dell'assiduo Goflis E o, per quanto mi riguarda ll saggio,
tata a contrasto dalla soiierta recezione delle vicende tragiche della campa-
gna di Russia e delle sue conseguenze. sulla grande tragedia, l'Ajace)°, è facile avvertire l'emer-
2" Mantengo questa conclusione del mio saggio del '57, malgrado le gere di nuovi umori antifoscoliani e un crescente distacco
flessioni successivamente rilevate della fortuna foscoliana e la prospettiva
da me proposta nel 1978 (nel primo saggio del presente volume) perché
tale mi appariva la situazione appunto intorno al '57 e perché in quella
conclusione «provvisoria» l'ipotesi di mutamento era pur ben chiarite spe- 1 3 voll., Firenze 1961-67.
cie pensando alla encergure della mia nozione di poetica (non solo lettera- 2 Firenze 1961.
ria). Ritengo perciò assai strana l'insistenza di una recente storica della cri- 3 Firenze 1955.
tica foscoliana (M. T. LANZA, Foscolo, Palermo 1977) su questa mia conclu- ' 2 voll., Firenze 1964.
sione come chiave di tutta la mia immagine della critica foscoliana e del 5 Fit ze 1 2. , . .
Foscolo (e nell'anto1ogia di quel volume si riportano di me proprio le pa- '5 Scrlilfi cal-il di critica storica e letteraria, a cura di Lnnentatll E
gine piú da lei incriniinate per carenza sociologica e non quelle piú consi- J. M. A. Lindon, Firenze 1978; Studi su Dante, I, a cura G. Da P022-U›
derate nella «nuova critica foscolianas), mentre poi nella sua storia i nodi Firenze 1979; Studi su Dante, II, a cura di G. Petracchi, Firenze 1931-
del percorso della critica, specie ottocentesca concordano sostanzialmente 7 Tutti gli scritti foscoliani del Fubini, a cominciaredalla münüãrfififl
con il mio saggio, dichiarato del resto «fondamentale ››, ma insieme mono- del '28 fino a saggi e note piú recenti e condotti avanti lino alla morte,
tonamente contestato. Tutta l'ultima e piú delicata parte attuale della cri- sono stati raccolti in un volume U. Foscolo. Saggi, studi, note, Firenze
tica foscoliana, nel volume della Lanza è poi tutta volta ad esaltare quel 8 ostumo. . . . .
tripudio metodologico (approcci psicanalitici, strutturalisti ecc.) che non IW" llllal volume Nuoci studi foscoliani, Firenze 1958 a recentiss1mi_Sflãã_1
corrisponde bene alla prospettiva di una interpretazione dell'« intellettuale in rivista in particolare sull'Ortis e sul cosiddetto _<jPI0t0'É3f;'fI-l' if ll-11
scrittore» che pur l'auti-ice caldeggia e che avrebbe potuto trovare un ap- scussione con gli studi di P. Fasano e M. Martelll D11-1 flsìflflfl Clfflfll ìgãfilåff
poggio anche nel mio saggio del '78. in Le tre Laure del Foscolo, in «Giornale Storico della etteratura
, I . . .
nali-' Iiä91951 (in «La Rassegna della Letteratura Italiana ›› di quell'anno)
e poi in Carducci e altri sa'.§åf› T01`i110 I9304 [111 filllfislíü Vülllmel-
282 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA sroiua netta carrtca FoscoLIANa 283
della critica meno legata da tempo al problema foscoliano cattolico, nel 1967 (Panno della pubblicazione in volume
e del pubblico piú vasto (al di là della stanca routine sco- del parrzplølet gaddiano) Don Lorenzo Milani nella, pure
lastica ancor gravata dal peso di vecchi miti nazionalistici interessantissima Lettera a una professoressa attaccava il
e retorici che tanto ha nuociuto alla presenza viva del Fo- Foscolo per la sua «lingua morta» e «bugiarda» (puntan-
scolo fra le nuove generazioni, o aggiornatasi al pur fuor- do sullìaltissimo luogo foscoliano: << Ma ove dorme il fu-
viante mito puristico ed ermetico novecentesco). Veri dis- ror d'inclite gesta...››) con la conclusione che il Foscolo
sensi e addirittura attacchi al Foscolo son quelli, - tutti << non amava i poveri. Non ha voluto far fatica per noi ›› 13
e due del '59, - che provennero dalla lettura «militante ›>: (anche se nella nota afiiora un piú prudente << forse ›>: «for-
il piú scolorito e limitato attacco di «gusto» da parte di se quella poesia dice cose importanti» rivelabili solo con
Giovanni Comisso che in una rilettura dell”Ortis '°, ne de- un metodo didascalico adeguato). In contatto con que-
nunciava la gofiaggine delle situazioni, dei personaggi e st'ultimo attacco emergeva - per risolversi in una mesco-
dello stile, la loro «datazione» primottocentesca moder- lanza ibrida snobistico-populistica antifoscoliana - una de-
namente irrecuperabile; e l'attacco ben piú vasto, aggres- curtata tisultanza dei famosi giudizi gramsciani lievitata
sivo e autorevole (specie sul côié snobistico-provinciale " in corrispondenza con le avvisaglie e Pesplosione di quella
e nelle sue propaggini di pubblico piú vasto e disinforma- «rivoluzione culturale» che fu il '68 studentesco (porta-
to, specie attraverso la sua utilizzazione teatrale) di C. E. tore di autentici segni positivi, ma anche di una certa bar-
Gadda, Il Guerriero, l'Amazzorie, lo Spirito della poesia barie culturale basso-maoista male trascritta in una società
nel verso immortale del Foscolo H, certo lo scritto peggio- di tardocapitalismo) che rifiutava la tradizione e il passato
re di Gadda, mescolanza di una lettura tutta scolastica di e in particolare un suo rappresentante tipico come il Fo-
Foscolo, di «milanesismo» e <<misoginisn'1o›› (Pantipatia scolo, sempre alla luce della sua mistificazione scolastica e
per il detrattore di Milano-paneropoli e l'insaziabile ama- degli entusiasmi puristici ed ermetici. Mentre, sulla base
tore di donne -false vergini!) e comunque piú interessante gramsciana (meno usufruita all'epoca della sua riscoper-
per Gadda che per Foscolo e per la critica foscoliana, ri- ta postbellica), si intrecciava una opposta tendenza rozza-
solta in un improbabile professore foscoliano rimasto ad mente sociologica di tipo plechanoviano che dal seno di
un livello anteriore anche a quello piú fanatico della cri- certa ortodossia comunista veniva profilandosi non solo
tica idealistica e puristica e nella svenevole ammiratrice nel caso del Foscolo (emerge soprattutto un accordo con
foscoliana (il pubblico femminile aborrito da Gadda). la politica del «compromesso storico ›:›, nel caso di Leo-
Da tutt°altro versante, e piú tardi, quello populistico- pardi e Manzoni intorno al 1974), ma che nel Foscolo ve-
deva solo la componente retorica e monumentale, l'estra-
1° Gli articoli di Comisso sono apparsi nel <<Mondo››, nel 1959. neità non solo allo sviluppo del mito giacobino solo gio-
" Dico provinciale, sia perché temporalmente incapace di uscite dalla vanilmente accettato, ma anche a quella ascesa della bor-
<-: provincia» del piú eflìmero presente, sia perché scioccamente e sprovve-
dutamente esterofilo in reazione speculare al provincialisrno nazionalistico ghesia, vista nel rigido schema secondointernazionalista,
del periodo fascista. Basti sintomaticamente ricordare che, in un pezzo come spina dorsale della storia setteottocentesca e solo
giornalistico dedicato enfaticamente alla rappresentazione teatrale del li-
bello di Gadda, si diceva pressappoco cosí: a livello europeo non solo Fo- degna di collaborazione da parte degli intellettuali e intel-
scolo, ma persino Leopardi era un << piccolo scrittore ››! Cito a memoria (ma lettuali-scrittori di quell'epOca, offrendo per Foscolo un
con sicurezza del fatto e del senso) da un giornale fra 'Go e '70 senza ricor- appoggio ai rinnovati attacchi dei cattolici piú reazionari
darmi precisamente autore, giornale e data: la memoria ricorda le scioc-
chezze, non i loro frivoli autori e gli organi che li accolgono incoerente- che hanno sempre aborrito il laicissimo Foscolo e che riu-
mente.
1'* Su << Paragone ››, 11:6, 1959, poi in volume, Milano 1967 e a lungo
rappresentato teatralmente. 13 Scuola di Barbiana, Lettera iz una professoressa, Firenze 1967.
284 Uso 1¬¬oscoLo sroiua E Poesia STORIA DELLA CRITICA FOSCOLIANA 285

scivano cosí a combatterlo come reazionario rispetto non otto-primonovecentesco (fino all°altare della Patria e al
solo al Manzoni, ma al Tommaseo. monumento del Milite ignoto! ), che non del Foscolo, di
Gramsci, nei suoi scarsi appunti foscoliani dei Quaderni cui (ignorando insieme le ragioni «giacobine» delle tom-
del carcere, aveva potuto intitolare un suo pezzo Ugo Fo- be, utili alle virtú popolari 1°) Gramsci, del resto, non man-
scolo e la retorica letteraria italiana che merita di essere ca di sottolineare la corrispondenza a un << fine politico »
citato integralmente: «I Sepolcri devono essere conside- ed educativo necessario e «realistico» nella precisa situa-
rati come la maggiore “ fonte ” della tradizione culturale zione vissuta dal Foscolo (meglio confermato nel secondo
retorica che vede nei monumenti un motivo di esaltazione brano di fronte al << poteva spiegarsi›› piú dubbioso nel
delle glorie nazionali. La “nazione” non è il popolo, o il primo brano).
passato che continua nel “popolo”, ma è invece Pinsieme Nel periodo di cui ci occupiamo cadono le parti fa stori-
delle cose materiali che ricordano il passato: strana defor- che» e << realistiche» dal giudizio gramsciano e resta solo
mazione che poteva spiegarsi ai primi dell”Ottocento quan- Paffermazione della retorica dei Sepolcri che, in prospet-
do si trattava di svegliare delle energie latenti e di entu- tive fortemente appesantire, finiranno per divenire una ag-
siasmare la gioventú, ma che e appunto “deformazione” e ghiacciante e classicistica necropoli senza vita e senza ra-
perché è diventato puro motivo decorativo, esteriore, re- gioni vitali. Un ulteriore attacco al Foscolo e all'Oriis, co-
torico (l°ispirazione dei sepolcri non è nel Foscolo simile me chiave del letterato italiano, provenne piú tardi da
a quella della cosiddetta poesia sepolcrale: è un'ispirazio- Moravia in tm articolo del ”73 1" il quale - estrapolando
ne “politica”, come egli stesso scrive nella lettera al Guil- una frase da un contesto ben diversamente complesso _
lo1'1) ›› H. prospetta il personaggio di Jacopo Ortis come il prototipo
E ancora, proprio nel confronto Foscolo-Manzoni (in- del. letterato italiano «disperato passivo» paragonandolo
serito in un pezzo intitolato significativamente Formazione insieme al Serra dell°Esa†r-ze di coscienza e definendo Fo-
e cliflasiorze della aaooa borghesia ira Italia) scriveva: << Fo- scolo (confuso con il suo personaggio 18) << meno intelligen-
scolo e Manzoni in un certo senso possono dare i tipi ita- te », << il perfetto letterato piccolo-borghese, inguaribilmen-
liani. Il Foscolo è l'esaltatore delle glorie letterarie e arti- te retorico, patriottico perché socialmente frustrato ». Co-
stiche del passato (cfr. i Sepolcri, i Discorsi civili, ecc.), la me Moravia ripeté in uno sbow televisivo 19 ad introdurre
sua concezione è essenzialmente retorica (sebbene occorra uno sceneggiato di irresistibile, involontaria comicità e di
osservare che nel tempo suo questa retorica avesse un'ef- vera golfaggine.
ficienza pratica attuale e quindi fosse “realistica”). Nel Cosi Foscolo, che tanta importanza ha avuto nella piú
Manzoni troviamo spunti nuovi, piú strettamente borghe- profonda formazione del nostro maggiore poeta contem-
si, tecnicamente borghesi. Il Manzoni esalta il commercio poraneo, Montale, finiva col diventare un pretestuoso ber-
e deprime la poesia (la rerorica)... » 15. Ora - in relazione a saglio, ben di sotto di ogni possibile dissenso sulla vera
un certo sovrapporsi della discutibile poetica nazionalpo- forza e sui limiti di questa grande personalità poetica e di
polare e dell'<< intellettuale organico» sul giudizio del pas-
sato e del valore estetico - si dovrà osservare che la « stra- _ 1*' (_Sir. lo studio $ozzi,_piú avanti citato, e in generale (per 1'uso
na deformazione» retorico-monumentale è in realtà piú giacobinofrancese dei cimiteri) il volume di P. ARIÈS, Lüšomine denaro? la
mort, Paris 1977.
frutto dell'uso che dei Sepolcri fu fatto dal nazionalismo E Disperati e passiai, «Corriere della Sera», 22 luglio 1973,
_ A questo proposito rimando a quanto scrivo circa simili frasi orti-
siane e circa errore di appiattire 1 autore sul personaggio, nel saggio del
1" Quaderni del carcere, a cura di V. Gerratana, I, Torino 1975, p. 569. 74 sulle Ultime lettere di Iacopo Ortis, compreso ora in questo volume.
15 Op. cit., II, p. 938. 1*” Si trattava di un'intervista a Moravia e a L. Piccioni. i
286 Uso r=oscoLo sroiua E Poesia sronra DELLA CRITICA FOSCOLIANA 287
questo grande personaggio storico e intellettuale, che, se do e accademico, certamente, ma nemmeno classicismo il-
non è Leopardi e non ha la sua trascinante forza attuale, luminista, malgrado le intenzioni didascaliche e allegoriz-
non manca certo di parlarci ancora in opposizione al coevo zanti delle Grazie ». << Lo sforzo da lui compiuto di supera-
«poeta del consenso », il Monti, che da qualche parte vie- re Fastrattezza del libertarismo alfieriano nutrendolo di
ne opposto al Foscolo come il vero ed esemplare intellet- succhi machiavellici, hobbesiani e vichiani, non fa dal Fo-
tuale organico ben auspicabile nel nostro presente. scolo stesso messo al servizio di un preciso orientamento
Sta di fatto cosi che verso la fine degli anni sessanta la liberale, e tanto meno democratico ›› 2.
flessione della fortuna foscoliana <<diflusa>› diviene for- Mentre persiste la carenza di ricerche monografiche o
tissima e certo la stessa vera e propria critica dell'ultimo tendenzialmente tali 23, al di fuori di occasioni obbligate
ventennio non ha davvero privilegiato il problema fosco- come le grandi storie letterarie, collane di classici, anto-
liano nonché come tema suscitatore di peculiari entusia- logie, ecc. (e a cio puo continuare a contribuire la perdu-
smi nemmeno come nucleo catalizzatore di rinnovati inte- rante mancanza cli strumenti fondamentali come una bio-
ressi storiografico-culturali. La polarizzazione degli in- grafia redatta con criteri moderni e storicamente aflidabili,
teressi degli studiosi del nostro primo Ottocento fra le O come lo stesso trascinarsi lunghissimo del lavoro filologi-
due figure-chiave di Manzoni e Leopardi sembra aver re- co su opere centrali come Le Grazie 24), gli stessi spunti sin-
legato in secondo piano la personalità foscoliana, forse an- tetici piú suggestivi e autorevoli che muovono verso tenta-
che perché difficilmente inseribile, - con le sue spigolosità tivi di nuova definizione delle posizioni foscoliane nascono
contraddittorio, con le sue oscillazioni irrisolte - in una per antitesi O comunque per attrito da indagini centrare
schematizzazione storiografica promossa dal riferimento sulle altre due grandi figure. Ad esempio è in margine al
esemplare a due scelte certo divergenti e nettamente diffe- suo centrale impegno di manzonista che nasce l'osserva-
renziate come quella leopardiana e quella manzoniana (il zione del Caretti sulla collocazione <<eccentrica›> di Fo-
cui confronto fu impostato dal compianto C. Salinari e di- scolo << rispetto alla reale situazione italiana, agli effettivi
scusso da E. Sanguineti) 2°. problemi che essa poneva ai nostri scrittori ››; e l'astrat-
Foscolo, troppo lontano dalla coerente e rigorosa forza tezza del << gesto» foscoliano dell”esilio è misurata per con-
contestativa del Leopardi << progressivo», ma certo non fa- trasto sull'apprezzamento dell'umile «carità di patria»
cilmente inquadrabile nei ranghi degli «intellettuali orga- mamoniana 25.
nici» alla borghesia avanzante, ha perduto rapidamente
potere suggestivo e capacità stimolatrice nella produzione E Op. cit., pp. 14-15.
critica recente. Anche rispetto a nuove ridefinizioni della P Debole risulta, ad esempio, un libro di G. Paransttr, Storia della
«lirica» foscoliana, Napoli 1971. Poco conclusivo è il volume complicato
geografia ideologico-letteraria dell”OttocentO italiano co- di a. T1i11=ET, L'iaqaiëtaa'e et la forme, essai sar U. Foscolo, Lausanne
me quella del Timpanaro 11, fondata sulla rivalutazione di 1973, mentre ampio e volenteroso, ma confuso fra storicismo sociologico
e psicanalisi risulta il capitolo foscoliano di N. MINEO, nella Storia della
un°area <<classicistico-illuministica», il Foscolo stenta a letteratura italiana, Laterza, Bari 1977.
trovare spazio significativo, risultando qualificato piú per 2'* Ora sta per uscire finaltnente il volume Poesie del Foscolo, ne1l'Edi-
zione Nazionale, che conterrà il testo critico delle Grazie, a cura del com-
Fanomalia della sua posizione che per una sua collocazio- pianto F. Pagliai e di M. Scotti (le altre poesie a cura di F. Pagliai e G.
ne in positivo, piú per cio che non e o non riesce ad essere Folena). L'enorme lavoro preparatorio del Pagliai, purtroppo inconcluso,
trovò pubblica realizzazione, dopo Particolo citato del '52, in tre saggi suc-
che per ciò che è e intende essere: << Noa classicismo fred- cessivi: Prirria redazione fiorentiria delle «Grazie ››, in << Studi di Filologia
Italiana», 1961; Versi a Dante nelle «Grazie››, in -a Studi Danteschi»,
1967; Note per ari progetto di edizione critica delle «Gra.2'ie›› di U. Fo-
” In «Critica Marxista»,_1973. _ _ _ J _ _ scolo, in << Studi di Filologia Italiana», 1970.
2' s. 'rIMPANaIio, Classzcismo e zllamiaismo :sell Ottocento italiano, if' L. csrmrrr, introduzione ad A. MANZONI, Opere, Milano 1962, pp.
Pisa 1965, 19692. Xvttt-1:11: (ora in Manzoni. Ideologia e stile, Torino 1972).
233 Uso Poscoto sroara E Poesia sroiua DELLA ORITICA POSCOLIANA 28 9
Si capisce quindi perché l'occasione del capitolo fosco- lucida monografia, di poco precedente, di Giorgio Luti ll.
liano nella Storia della letteratura 3° non sia stata partico- Il motivo della «solitudine» di Foscolo, intesa come li-
larmente sollecitante per il Caretti, il quale pure vi esplica mite «privato» della sua avventura poetica è piú decisa-
tutte le sue doti di finezza e di nitida sciitmra. I risultatl mente esplicitato dal Luti, il quale storicizzando l°oscilla-
piú originali sono tutti nel paragrafo dedicato alla produ- zione fra «mirabile» e «passionato» propone un'artico-
zione preortisiana (un settore privilegiato, come vedremo, lazione dell'arte foscoliana in tre stadi interdipendenti, «a
dagli studi foscoliani piú recenti), nell*accorta descrizione seconda della diversa funzionalità degli stimoli romantici
di «un giovanile Foscolo d.imidiato» fra il giudizioso ap- su una base saldamente ancorata a posizioni settecente-
prendistato della Raccolta Naranzi (cautamente valorizza- sche». Alla prima breve fase decisamente romantica, nu-
trita di passione democratica (il Tieste, l'Ode a Bonapar-
ta come << lezione di sottile afinamento, di cautela e con-
te), aperta a tentativi di avanguardia europea (l'Ortis 1798
trollo ») e Pespansione sentimentale dell'epistolario, «di
come esperimento di modernizzazione narrativa), succe-
quelle prime caldissime e melanconicissime lettere». Nel
derebbe la fase del « compromesso», della riduzione « mo-
suo complesso, il capitolo carettiano applica un modulo
derata » dell'elemento romantico sia in sede politica sia in
interpretativo di chiara derivazione derobertisiana, cah-
sede letteraria. Si stabilisce cosí, secondo il Luti, il «peri-
brando lungo la carriera poetica foscoliana il diverso atteg- coloso equilibrio della grande poesia foscoliana » (Sonetti,
giarsi, ralfrontarsi e rapportarsi di due fondamentali com-
Odi, Sepolcri): un «fortunato equivoco» che cesserebbe
ponenti, che il Caretti definisce (con un binomio reso cele- con la presa di coscienza didimea e con Le Grazie, che te-
bre da tutt°altro autore) «persuasione e retorica », ma che stimoniano «una resa alle origini settecentesche del suo
non si difierenziano dai termini foscoliani piú congrua- credo poetico, la rinunzia alla battaglia in nome della poe-
mente adoperati dal De Robertis, «passionato e mirabile». sia consolatrice».
Ma in realtà questo modulo derobertisiano (che utilizza. Tale tipo di impostazione conduce inevitabilmente ad
anche spunti fubiniani, specie nel giudizio sui sonetti) si arretrate sempre piú il limite della modernità (e della gran-
inserisce in uno schema di giudizio di tipo desanctisiano, dezza) foscoliana: se il Caretti scartava solo Le Grazie,
che colloca il culmine della parabola foscoliana nei Sepol- per Luti l'isolamento rinunciatario emblematizzato dalla
cri, «ultima testimonianza organicamente compiuta della figura di Didimo nasce, appunto, con Didimo, nel 18o4.-
poesia militante del Foscolo» ; mentre a partireidal 1809, 18o6 in riva alla Manica 2”. Franco Ferrucci, autore di una
dopo la «breve teviviscenza» della Orazione znaugnralfi' discussa (e meritevole di una decisa opposizione) liquida-
prevarrebbero le ragioni del progressivo « isolamento per- zione complessiva dei classici letterari italiani fra Sette e
sonale» foscoliano, «verità» e «poesia» divorzierebbero Ottocento 2”, mentre esplicita ed estremizza il ritorno al
definitivamente, e le Grazie attesterebbero la rinuncia al- giudizio desanctisiano sulle Grazie (« Foscolo riprende la
l'azione sulla realtà. _ _ linea arcadica e settecentesca della galanteria versificata»]=
Questo schema, che dal Caretti è presentato senza rigi- colloca esplicitamente subito dopo l°Ortis ( «il piú bel li-
dezza, con consonanze per quanto riguarda i rapporti fra bro della sua generazione, e certamente il capolavoro del
Grazie, Ricciarda e traduzione sterniana anche col mio sag-
gio su Vita e poesia del Foscolo nel periodo fiorentino
il G. LUTI, Foscolo, Roma-l\/lilano 1966 (poi in Le frontiere di Recanati,
1812-13, viene maggiormente evidenziato in una breve e Firenze 1972). Al Luti si deve anche una raccolta di Scritti didirnei, Mila-
no 1974, con lucida introduzione.
2” Si veda soprattutto la violenta stroncatura, pienamente motivata di
2° L. caasrrt, Foscolo, in Storia della letteratura italiana, diretta da s. TIMPaNano (Un «parnassz'ano›› atlantico, in <<Belfagor», 1972).
E_ Cecchi e.N. Sapegno, vol. VII, Milano 1969, pp. 9?-1972 2° P. FE1uiUccI, Addio al Par-naso, Milano 1971.
290 Uso Foscoro sroara E Poi-:sia STORIA DELLA CRITICA FOSCOLIANA 29I

Foscolo ›>) la soglia della sfioritura di una << eccezionale ado- ta Pattenzione Carlo Dionisotti 3°, richiamando soprattutto
lescenza poetica» 3°. Non dissimilulente Enzo Noe Girardi, (e con minor attenzione alla politica e alla produzione fo-
in un saggio 3' significativamente 1niprontato_ì_u arg_oiò:ie__n- scoliana) le esperienze e gli incontri che l'ambiente lette-
rario della Repubblica proponeva a Foscolo: Cesarotti in-
tazioni rosminiane-tommaseiane, vede aprirsi 0130 _ " *T
nanzitutto (e non senza foscoliane renitenze a certi aspetti
(con ancora notevoli concessioni al valore dei sonetti) una
del magistero cesarottiano) e il suo entouroge padovano,
prospettiva di involuzione <<reazioiiar1a››, culminante gel;
ma già prima Bertola, personalmente conosciuto in un
la «frivola sensualità» delle Grazze. Inline Luigi Der a
breve soggiorno veneziano del poeta riminese, con la Teo-
(peraltro in una diversa sfumatura interpretativa, giacche
tochi-Albrizzi e Ippolito Pindemonte, e poi Andrea Rubbi,
la chiave di lettura del Foscolo maturo è estetistico-deca- Angelo Dalmistro, il Compagnoni. Nessun apporto allo
dente, non classicistíca, almeno nel senso settecentesco del studio di questo periodo foscoliano dà invece un farragi-
1;¢rm1'ne) ingloba anche l'Ortis in una complessiva condan- noso e raccogliticcio volumetto di Walfrido Del Villa-
na delfatteggiarnento foscoliano di fronte alla conte1'nP0' no 35; mentre fra i contributi piú specifici relativi ad ope-
raneità, e delle conseguenti sue scelte di poetica: una << poe- re anteriori al 1802 si potrà richiamare il saggio di Pino
tica della rassegnazione ›> intesa come rifugio in uno << sp_a- Fasano la centrato sui due sonetti Quando la .terra è cl"om-
zio interiore, lontano dai conflitti del mondo re_ale››,_ g__0e bre ricooerta' e Te fzudráce alle Muse (come presumibili
nascerebbe precocissima a partire dal momento inåui reliquie della sconosciuta ma attestata edizione 1798 di
scolo giovane rinuncia alle su_e originali esigenze _ crea_- sette sonetti) e in particolare sull'influenza precoce delle
zione di valori «non solo nell ordine estetico, ma in quo - Rime alfieriane; nonché il mio studio sull'ode genovese
lo della prassi». _ _ _ _ del 18oo 3”, teso a reinserire la genesi di quella poesia en-
Si capisce dunque l'attuale intensificarsi dell attenzione tro la spirale di sviluppo della personalità foscoliana fra
degli studiosi intorno al primo periodo_dell'attix_t_Ètäosco- Ortis (1798) e Ortis (1802): ciò che consente di valutare
liana, anche se gli interventi sono ov_v1amente _ _:J€rS0 l'uso sapiente e sottilmente ironico dell'iconografia eroti-
livello ed orientamento. Sulla formazione veneziana por- co-mitica settecentesca, l'esaltazione vitalistica dell*<<ama-
_ _ _ . . ,___ bile bellezza ››, come risposta dialettica alla drammatica si-

liani
3° H
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strumenti
el eee P°-se dr›““a:tr.?:.a te:
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psicoanal1_t1_ci. a mtli)
Se non c_e ldllreal-le
_ t i_s triimanenti
___ __ il Ferrucci
_ _ fa
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tuazione storico-personale in cui nasce l'Ode - sottraendo
cosí la stessa sia alle scolastiche letture realistico-psicolo-
un uso davvero troppo disinvolto e sbrigativo, riàcon ucen o_ogrit___111JII1___e______ giche, sia alfeccessiva riduzione in chiave di fredda e raffi-
- letteraria,
gine - anche la D111 " C01'1S11]1tfl da una tra izione seco , are, . h oi- nata regressione al Settecento (una << collana di cammei››).
mente al rapporto del1'autore con _i1 padre e la mfifilrfl (ed E QWIP C ,É P
Fambivalenza o comunque Fambiguità di tale rapporto puo _g11-1S'fiC1hCa-å Ma com'è ovvio l'opera foscoliana giovanile su cui piú
ogni apparente contraddizionmñ nell:uso___c_l_ei_si__¬.É|:_ib_tåi__,__r_i_:_1__s:_ såpãlå: ___s<:______ si appunta l'attenzione dei critici continua ad essere l”Or-
capacita ermeneutica lu_so di-2_ H PSICHII 52 di ueno fin____O___0ceme_
un 1'°ZZ° b1°gm.fism.°'pS1c°1.°g1Sm°' nfm mlg izle q tte osservazioni
3'* C. nIoNISoTTI, Venezia e il noviziato poetico del Foscolo, in «Lettere
sco pat
sulle amSl;:91gç1lã1
igui po a llvçlllo
itic e 'ihosco
sulliìonscml
ane sonåqšaísattšaaljlsrlššllã di una verifica Italiane ››, 1966.
' ' ' ' e superficia
non solo impressionistica ' le . _ 35 W. DEL v1LLaNo, Nascita del «liber uomo:-› Niccolò Ugo Foscolo,
31 E. N. Girardi, introduzione a U. FosooLo, Opere, M112-lflü I955› Roma 1973.
vol. I. . . . 3* I-"_ Fasano, Srratigrefie foscoliane. La sconosciuta' edizione 1798 dei
32 L, panta, Foscolo e le crisi del classicismo, in <§_Be1fflE01'>>, 1973; _ sonetti, in «Rassegna della Letteratura Italiana», 1974 (poi nel volume
33 Anche. la. formazione adolescenziale a Spalato e stata ogãflm? Ch måjI Srrerigrefie ƒorcolictne, Roma 1974).
- '
nuta e meritoria attenzione da parte _c_l1 1__\_f_I- 2DÈ1IC› Éflåfååägšafoååífšfidia il W. BINNI, L'Ode alla Pallavicini nella svolgimento del prima Fo-
U. Foscolo a Spalato e Due note su . 0560 0 E › scolo, in Stadi in memoria di Luigi Russo, Pisa 1974 [ora in questo vo-
Romanica et Anglica Zagabriensia ››, 1959 E I953- 1uine].

Il
sToi-ua DELLA CRITICA FoscoLIANa 293
292 Uso Foscoro sroiua E Poesia
(e spiega) l'enorme influenza dell'Ortis sull'Ottocento ita-
tis. Oltre alle notazioni contenute nel saggio citato, il Der-
liano, da Mazzini a Leopardi.
la aveva dedicato al romanzo foscoliano un precedente la-
Agli aspetti piú schiettamente letterari dell'Ortis e in
voro 3*, che mentre sottolineava il profondo significato sto-
particolare alla genesi elaboratissima del romanzo e al pe-
rico dell'Ortz's, come «rispecchiamento di una profonda
culime modus operandi foscoliano nel rapporto con le in-
crisi della coscienza europea », ne ríduceva sostanzialmen-
numerevoli fonti è dedicato un altro gruppo di interventi.
te la capacità innovatrice: la risposta foscoliana alla_cr_isi
Mentre Pino Fasano l" smonta accuratamente la leggenda
è infatti giudicata come una «passiva» regressione istin-
rossiana del « proto-Ortz's›› 1796, riconoscendo nel miste-
tuale che, risolvendosi in un rifiuto violento (il suicidio),
rioso Laura, lettere del giovanile Piano di studi piuttosto
si mostrerebbe incapace di acquisire una vera coscienza
critica della situazione storica, e quindi di proporre un un diverso e autonomo primo tentativo di romanzo, del
tutto indipendente dalla storia di Jacopo, Mario Martelli
superamento dialettico della crisi. Dal punto di vista della
ripropone la Pesistenza di uno «strato» dell'Ortis anterio-
pura analisi ideologica, lo studio che poco dopo pubblica
A. Lepre 3° - in un percorso che va dagli scritti giornali- re all'edizione bolognese 1798, ricavandola da una minu-
stici del '98 alle orazioni pavesi - interpreta in modo ra- ziosa analisi della continuazione sassoliana, che rivelereb-
dicalmente opposto il gesto suicida di Iacopo: «un gesto be (attraverso una fitta serie di riscontri tematici e stilisti-
di politica attiva» in quanto «il rifiuto di ogni possibili- ci) minimi interventi del Sassoli su un testo di caratteristi-
tà di convivenza sociale viene... ad assumere un senso po- che tutte foscoliane 43. Nuova attenzione desta frattanto il
lemico, viene ad essere, in sostanza, nuovo impegno socia- problema del rapporto con il Werther goethiano. Riccardo
le». Ma entrambi gli studiosi sembrano in realtà eludere Massano ll individua le influenze politico-culturali che po-
il vero problema critico del romanzo, che sta nel rapporto terono suggerire le tesi precedenti sull'argomento: quella
fra Pideologia foscolo-ortisiana (e in realtà è poi necessa- «bilaterale» del «tempo del comparativismo positivistico,
rio distinguere, ben al di là delfautobiografismo del ro- e della Triplice! », che concedeva qualcosa alla tesi fosco-
manzo, fra ideologia del Foscolo 1 Soz e ideologia del per- liana di una non diretta discendenza Wei-theriana dell"ispi-
sonaggio Iacopo), ela sua peculiare traduzione letteraria e razione dell'Ortis, ma contemporaneamente illuminava la
artistica. Su questo problema si sofierma la mia introdu- diffusione vastissima in Europa del Werther, attraverso
zione a una recente edizione delle Ultime lettere 4°, nel ten- imitazioni, volgarizzamenti e adattamenti; e quella nazio-
tativo di mettere in luce, da un canto lo sdoppiamento au- nalistica del Rossi, al tempo della prima guerra mondiale,
tore-personaggio fra un intellettuale collaboratore critico che attraverso Pinvenzione del proto-Ortis 1796 tende ad
del potere napoleonico e un intellettuale disperato e testi- emarginare e scavalcare l'Ortz's 179 8, in cui piú palesi so-
mone estremo attraverso lo « scrivere », e comunque la na-
tura estremamente complessa, densa di fertili contraddi- '" P. F.›iSaNo, Laura e Lauretta. Il primo romanzo di Ugo Foscolo, in
zioni, dell°ideologia ortisiana; dall'altro il dispiegarsi dei «Rassegna della Letteratura Italiana», 1966 (ora in Stratigrafie foscoliane
cit.).
motivi ideologici, politici, esistenziali, nell'intenso ritmo *Z M. Msnrntri, La parte del Sassoli, in «Studi di Filologia Italiana»,
drammatico-narrativo del libro. Che e ciò che consente 1970.
“3 La tesi del Martelli potrebbe essere corretta da quanto suggerisce
una recensione di P. Fasano (« Rassegna della Letteratura Italiana», 1972)
circa una possibile partecipazione del Foscolo alla elaborazione della «par-
33 L. DERLA, Interpretazione tiell'« Ortis», in «Convivium»_, 1967._ _ te del Sassoli » non prima, ma dopo la partenza da Bologna.
3° A. LEPRE, Per una storia degli intellettuali italiani: i giacobznz e zl “ 1L Iviassarto, Goethe e Foscolo, Werther e Ortis, in Proolerni eli lin-
Foscolo, in «Movimento Operaio e Socialista», 1968. _ _ gua e letteratura italiana del '7oo. Atti del IV Congresso dellüflssociazione
"'° W. Birmi, introduzione a U. FoscoLo, Ultime lettere di Iacopo Ortis, internazionale per gli studi di lingua e letteratura italiana, Wiesbaden
Milano 1974 [ora in questo volume]. Da ricordare anche Papprezzabile 1965.
commento all'Ortz's di A. Balduino, Padova 1968.
294 Uso PoscoLo sroiua E Poesia sroiua DELLA carrica PoscoLIANA 295
no le derivazioni goethiane. L”innegabile influenza diretta mente religiosi» o, all'opposto, << in una prospettiva la-
del testo di Goethe sulla genesi del romanzo foscoliano, tamente lucreziana»), e con accorti raccordi con parallele
attestata dal Massano, è piú analiticamente documentata esperienze (W/lordsworth, Coleridge, Novalis) che anche
nel recente volume 45 di un giovane studioßü, Glüfillo Ma' uno studioso americano, K. Kroeber 4", suggerisce, misu-
nacorda (il quale estende l'esame alle discendenze Werthe- rando in termini europei la risposta al ƒailure of reoolu-
riane in Leopardi), anche attraverso una maggiore atten- tionary ialeals. L'altro sonetto Né pia mai toccherà le sa-
zione al preciso testo della traduzione del Salom letta da cre sponde sembra sollecitare particolarmente le attenzio-
Foscolo "°. Il limite del lavoro del Manacorda sta in una ni della metodologia strutturalistica, che si applica su di
palese incertezza metodologica, che lo_ fa muovere fra esi- esso due volte: in modo assai artigianale e con palese mo-
genze di certezze « marriste» e ansia di recuperare 1 ineffa- destia da parte di Alvaro Valentini 4°, con piú sapiente di-
bile artistico (e romantico), per approdare ad un uso della sinvoltura per mano di Marcello Pagnini in un saggio 5° che
psicanalisi che non sempre rispetta la pur enunciata neces- ha anzi palesi quanto eccessive ambizioni di esemplarità
sità di distinguere l”indagine sui « motivi » _testuali da quel- metodologica. In entrambi i casi peraltro le acquisizioni
la sulle tendenze psicologiche degli autori. Per quanto ri- critiche non sono in alcun modo innovative rispetto all'in-
guarda specificamente l'Ortis, le notazioni del Manacorda terprerazione corrente.
circa il significato dell'esempio goethiano per il testo _fo- Per i Sepolcri, non si constata Papparizione di nuove
scoliano soffrono della rigida delimitazione dell'analisi al proposte interpretative complessive. In compenso non
testo delle 45 lettere bolognesi, e d'altra parte dell°inde- mancano contributi esegetici particolari e, anche qui, stu-
bita estensione alla «parte del Sassoli», che anche accen- di sulle fonti e sul loro uso nel carme. Di particolare inte-
tando la tesi del Martelli non puo essere letta tout court resse risultano fra questi gli studi dello Scotti 51 (sulla trat-
come un testo foscoliano. tatistica sei-settecentesca intorno agli usi funebri, e in par-
Non è abbondante il materiale critico recente sulle Poe- ticolare sul De Sepulchris Hehraeorurn dell'archeologo te-
sie 1803 e sui Sepolcri. Nella linea complessivamente do- desco Iohann Nicolai) e di Lionello Sozzi 52 (sulla pubblici-
minante in questo periodo di unfinterpretazione dell°ope- stica francese intorno alle sepolture fra 1796 e 1804), aiu-
ra foscoliana come «fuga dalla storia» si inserisce la let- to notevole quest”ultimo alla comprensione della dichia-
tura di Forse perché della ƒatal quiete compiuta da Marco rata «politicità» del carme.
Cerruti H: il quale sa usare questa chiave di lettura_ in ter: Non contrasta infine con il dato precedentemente sotto-
mini non svalutativi, senza semplificanti schematismi di lineato, dell*accentrarsi dell°interesse intorno al Foscolo
fronte al fermento irrisolvibile delle contraddizioni fosco- giovane, il fatto che rimanga invece intensa Partività cri-
liane (la giusta perplessità fra la possíbilità_d_1 orientare tica intorno alle Grazie. Molti interventi sembrano infatti
l'<< indugio meditativo›› del sonetto in termini «liminar-
*B K. Kiionsisa, The artiƒice of reality. Poetic style in Wordsworth, Fo-
scolo, Keats and Leopardi, Madison and Milwaukee 1964.
45 G. ivranacoima, Materialismo e in-asochisnio. Il « Werther ››, Foscolo e 4” a. vaLENTINI, Campi onomasiologici e campi semantici nel sonetto
L cl ' Firenze 1 73. ƒoscoliano «A Zacinto», in Le ragioni espressive, Roma 1972.
Eoilãalídiizie anchegpiú precise di quelle del Manacorda sulla fortuna del 5° ivi. Paoivini, Il sonetto «A Zacinto». Saggio teorico-critico sulla po-
romanzo goethiano sono date da s. N. ciusrna, The ƒortunes of «Werther» liualenza funzionale dell'opera poetica, in «Strumenti Critici», 1974.
in Italy, iìi_ Collected essays on italian language and literature, Manchester - 51 M. Soo'1'TI, Il «De Sepulchris Hehraeorufn» di Iohann Nicolai e i
N Y 1: 1 1. _ . «Sepolcri» del Foscolo, in «Giornale Storico della Letteratura Italiana»,
mlt' Për l'eåalrtezza si tratta dell'ultimo capitolo di un volume che lia il 1964 (ora in Foscolo ƒra erudizione e filologia, Roma 1973).
suo taglio unitario nel riconoscimento delle radici polinco-ideologiche 51 L. Sozzi, I «.S`epolcri» e le discussioni francesi sulla tornhe negli anni
(l'échec giacobino) della poetica neoclassica (ivi. cnaituri, Neoclasszcz e gm- del Direttorio e del Consolato, in «Giornale Storico della Letteratura Ita-
cohini, Milano i969). liana», 1967.
296 Uoo I-=oscoLo storia E POESIA sroiiia DELLA CRITICA Fosc:oLIANa 297
te sacrificati alle ambizioni didascalico-narrative del car-
soltanto trascinare senza particolari arrícchimenti motivi
me. E a motivi interpretativi stile « anni '30 ›> è pure lega-
già stanchi, esauriti nella ricca discussione svoltasi fra lg
to lo studio di un allievo di De Robertis, Leone Piccioni 5*.
due guerre. Cosi ad esempio il saggio di Vincenzo Presta
Muovendo dall'asserzione di un radicale mutamento di
appare come il deterioramento tardivo di certe rischiose
poetica avvenuto all'altezza dell°On-rzziofie pavese (lo stac-
implicazioni dellfinterpretazione del Flora: proponendo
co da una concezione «descrittiva» della poesia al.l'idea di
una lettura mistico-musicale dei singoli «frammenti liri: una funzione di essa tutta «inventiva ››, legata alla teoria
ci ›> che elude il pur apprezzabile dichiarato tentativo di dell'« immaginazione ›› come capacità, propria dei «ge-
sottrarre le Grazie ad ogni «formalismo estetico >>› € 1_1aU~j nii», di cogliere « la verità degli oggetti, e non solo le loro
fraga in una dilettantesca ricerca di equivalenti musipali forme apparenti »), il Piccioni identifica negli anni delle
(«allegretti››, «notturni ››, «piccole sinfonie›>). Quest ul- Grazie una posizione di progressivo disimpegno della poe-
timo fastidiosissimo vezzo ricorre anche snai numerosi m- sia foscoliana dall'attualità e dalla storia (in cio non difie~
terventi sulle Grazie di Saverio Orlando , il quale, nono- rendo, se non nel segno positivo ai-messo a tale aíiermazio-
stante l'encomiabile e appassionato impegno, portato an: ne, dalla maggior parte delle recenti interpretazioni). Dal-
che sul piano filologicosä, sembra retrocedere anche piu la scelta «inventiva» scaturirebbe d°altra parte la neces-
del Presta, verso interpretazioni del tipo _di quella Cl€l10 sità per il Foscolo di rivolgersi alla misura «breve ›>, come
Sterpa, rivendicando i valori dellüspirazione spontanea l”unica che consenta la piena realizzazione di un ideale di
presenti nelle «piccole liriche» fiorentine, successivamen- lirica concisione 5?. Anche il Piccioni quindi approda al-
Pesaltazione del «frammento» isolato, contrapposto alla
5* V. Piiesra, Il mito alell'ari:rioiii'a (UM ffif-*HM fflfßflíi-ima), in <<C0I1Vi'
iinns 1 68. _ _ . - struttura prosastica e raziocinante. Un contributo inte-
V si § åRL,,NDQ, Sal ƒramaieiiio della «iiergirie i-omitaaz, ån «(_}iori}ale
. ' - . or- ressante anche se molto discutibile alla soluzione del rap-
Storico della ëetteranira _Italiana›:}, 1970, åflìi hëüšítåfilåååaa» DÉZTK/šsme
l cl lle razz'e›› ivi I971' “ff” E fi =. _ porto fra episodi e architettura del carme viene forse da
ÉziitfichÉ›› F972; ID.,,Omiei-0 e lle «Grazi'e››, in «Lettere Ita]iane››_, 1_973, uno studio di Lidia Lonzi”. Viste sotto il segno di una
in -J Il imita di Atlantide nella «Gi°azi'e›› del Foscolo, in « Italianistica»,
I 1 n -1 I n '
poetica classicistico-illuministica (legata alla distinzione
degli stili, e quindi a una scontata precostituzione dei con-
97% L,°“a“d° gíäigeanÉ1f'e ”ì°›”'anto°”"i08111
(Brescia 1974; e ve "ia ì`miilådÈ?š°å?i°åìLìÉ;”
ff F' , _ › “i.ii?iÉ'š'z'Zâe'
ie ea C Le it”1t"t ieiiiit tiHei..F°,i:iii
in « Paideia», 1973,), che pflffllffü È €11 121151 il '3-'_ Fl
di lavoro che gli studiosi attendono ormai da tr_0PD1 _€å£1-T11-_I1 CUHCÉUÉO ällì'
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tenuti del discorso poetico, ma d'altra parte valorizzante
la capacità di «combinazione ›› dei motivi poetici come
t d ll entrale «íriorentinitàa delle Grazie viene i atti esaspera o a ~›
mezzo per toccare la sensibilità del lettore e quindi co-
l'(%r1ãndocsmo
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a privilegiate
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palesemente
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(il
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che
Il
da un punto
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di vista
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me strumento conoscitivo), Le Grazie appaiono alla Lonzi
logico e assurdo) le precise stes_uie fatte risalire al mese di moggi? I_ Iií-› improntate « a urfunità che si basa su una particolare mol-
D'altra parte sia i criteri di ordinamento cronoloãlfiü delle Vflflaflüi Sla e
trascrizioni dei rnanoscr_itt1 appaiono tutt _a1tro che aflidãlälåente imposta- teplicità dei motiví››: «gli episodi nascono all'interno di
Il problema dell edizione delle,Graziä apìpare corrTTI (Per ma recen- un discorso la cui struttura è da essi stessi costituita». L'a-
to in una recensione al lavoro dell Qrlãanl o S I Ivi. Slåiëua Letteratura Ita_
ie edizione delle «Grarze›i, in «Gior e torico_ _ _ _ d bb Scar-
liana», 1975), il quale r1chia_mandos_1 anche al Barbi, ritieiìe si c _ eden- 5* L. Piccioni, Foscolo 181.2-13, in Pazienza e impazieiize, Firenze 1968.
tare la ricerca di una «soluzione unitarfi1aíe1sincronEica››,1_e iinitlalrsi a idmi F" In realtà, mentre appaiono profondamente errate le implicazioni eva-
tificare e documentare i vari_« strati ›› e avoro _oS¦2D 121110, C E C05 ' sive che il Piccioni scopre nel concetto foscoliano di «in:imaginazione›i~
scono il vero dinamico « originale ›>. Tale punto di vista non concerne dfll (che È: al contrario, sensisticamente, una facoltà eminentemente conoscitiva,
resto 5o1o1'aspetto filologico né solo Le Grazie: nell introduzione alle sue
capace di «illuminare il vero »), proprio la Lettera al Faiøre citata dal Pic-
Strati rafie ƒoscoliaiie (cit.) il Fasano osserva che l'esti-ema «mobilità te- cioni sottolinea piuttosto le esigenze di connessione ordinata dei membri
stualeí di quasi tutta l'opera foscoliana costituisce forse il dato storica- (il concetto di « chiaroscuro››).
mente piú Significativo per un interprete odierni), alla 11101? flt-2118 Dfüblfi-
- coscienza
- ' e della centrale contraddizione 5” L. LUNZI, Le traasfzioiii nelle «Grazie» del Foscolo, in « Paragone-
manca del «lavoro» letterario Letterat1ira››, 1963.
autore-opera che essa documenta alle soglie dell'Ottocento.
298 UGO FOSCOLO STORIA. E POESIA sroiiia DELLA cairica Foscoriam 299
nalisi delle «transizioni esterne e interne» (dove si verifi- mente (anche alla luce di certe sfumature delle stesse Gra-
ca, diversamente dall'ipotassi dei Sepolari, una prevalente zie: Pallade protegge la «guerra giusta››), Peccessiva ri-
tendenza a forme paratattiche) agli episodi conferma l°im- duzione pacifista dell'ide0logia foscoliana 6°.
possibilità di scindere in antagonismo fra slancio lnico e È intorno all'approssimarsi, alla scadenza e occasione
freno intellettualistico uno sviluppo compositivoche si sollecitante del bicentenario della nascita del Foscolo,
propone come procedimento di rapidissima successione di 1978, che si assiste ad una maggiore ripresa dell'attività
immagini. _ critica foscoliana (di fronte al permanere ed emergere in-
Ma sulle Grazie l°intervento piú stimolante di questi volgarito di umori antifoscoliani ben presenti nei giornali
ultimi anni è certamente quello del Masiello 5°, il quale e settimanali dell'epoca che colgono Poccasione del bicen-
tenta uno scioglimento argomentato e lucidamente anali- tenario per un rigurgito accresciuto di insigni sciocchezze
tico della contraddizione disimpegno-politicità che dopo ridicolizzanti questo aborrito genio della tradizione «na-
Pintervento del Russo ha condizionato il problema critico zionalprovinciale» )`“ contrassegnata prima, e intorno agli
del carme. La chiave (adorniana) di questo scioglimento
sta nell'interpretazione dell'apparente «evasività» delle 6° Fra gli innumerevoli interventi e approfondimenti su particolari mo-
menti ed aspetti clell'attività foscoliana, vale la pena di segnalare la ripresa
Grazie come risposta dialettica (e contestativa) all'espe- della discussione (risalente ad un antico scatto polemico del Pasquali) sul
rienza storico-politica vissuta, «rispetto alla quale essa si valore della «filologia» foscoliana, L'occasione è stata la pubblicazione,
istituisce come misura di giudizio e risentita alternativa». i1ell'eccellente edizione critica del Barbarisi, degli Esperimenti di tradit-
ziorie a'ell'Ili'aiie: dalle posizioni contrapposto di G. Fischetti (recensione
Tale tesi è svolta dal Masiello con indubbio acume, attra- a]l'ed. Barbarisi, in «Giornale Storico della Letteratura Italiana», 19;-ro) e
verso una convincente ricostruzione della genesi delle Gra- di S. TI.IvIPs.NARo (Ancora sul Foscolo filologo, in «Giornale Storico della
Letteratura Italiana», 1971) sembra comunque emergere il rilevante inte-
zie che valorizza particolarmente la lucida demistificazione resse delle posizioni foscoliane (se non dei concreti risultati tecnici, che il
delle impalcature ideologiche borghesi condotta da Fosco- Timpanaro continua a negare) a]l'altezza dei lavori propriamente filologici
del periodo inglese (i due Discorsi sul testo della Commedia e del Deca-
lo ne]l'Orazione sulla giustizia, e la conseguente afferma- rrieroii). Per quanto riguarda approcci filologici e testuali a singole opere
zione di valori alternativi (la «compassione» e il «pudo- del Foscolo, si ricordi il volume degli Appunti per le Lettere scritte dal-
re») che già sottendono Pispirazione dell'A;iace (interpre- l'I.†igl.'›ilterra di L. Conti Bertini, Firenze 1975, e, per quanto riguarda i
commenti, il commento, soprattutto impegnativo per i Sepolcri, nel vo-
tato, in accordo con la mia Lettura, come «antecedente lume I delle Opere di U. Foscolo (Milano-Napoli 1974), a cura di G. Ga-
piú immediato» delle Grazie) e promuovono Pesperienza vazzeni.
"il Fra vati articoli coniinemorativi di vario valore su diversi giornali va
didimea, intesa come «processo di estraniazione dalla irre- ricordata, per la sua prospettiva derisoria e scioccamente attualizzante, una
dimibilìtà del reale ». Ciò non toglie che sia stato o sia pos- parte tutta dedicata al Foscolo nell'« Espresso» del 13 febbraio 1978, in
cui le stesse voci ben calibrare di studiosi seri come G. Barbarisi, G. Bez-
sibile muovere al saggio del Masiello ragionevoli obiezio- zola, U. Limentani, M. Scotti (al quale ultimo furon fatti tagli fortemente
ni circa certo schematismo che sembra forzare in direzione alteranti) vengono defoi-mate da titoli ridicoli (come: Assorriiglia a Bale-
stririi, a Citati o a Asor Rosa?, o Compagno Ugo firflieresti im appello?, o
evasiva (e sia pure di un'evasività che riconnetta dialetti- L'aiitipatiao iii versi sciolti) e dalla mescolanza con pezzi piú «appositi»
camente alla storia) anche elementi che appaiono dotatiin come quello intitolato Leggetelo solo iii articolo Ortis che ha questo bel
finale «spi.titoso»: «Quel gran guazzabuglio di seni e natiche, di diap-
realtà di una loro diretta, non solo « oggettiva ›> politicità peggi marmorei, catene spezzate, braccia e occhi indicatori rivolti al cielo,
(come la dottrina dell'armonia, la cui funzione piú che che e il cimitero monumentale di Milano. Le poche cose buone che ci sono,
« straniante» come appare al Masiello, e iminanente ai in quell'Orti`s non valgono il tedio delle 160 e rotte pagine». Fa eccezione,
per il singolare significato serio in un contesto frivolo, l'intervento di
« deliri mortali», e tesa a ricostituire una coraggiosa e con- E. Sanguineti in «Tuttolibri» del 4 febbraio 1978, in cui si avvertiva la
sapevole misura di vita); mentre non convince completa- novità del Foscolo in un pure azzardato paragone con Stendhal e i perso-
naggi di Stendhal e si avanzava Pipotesi - legata alla vecchia querelle Leo-
pardi-Manzoni - di un Foscolo come «carta vincente ›› per il suo interven-
5° v. MASIELLO, Il mito e la storia. Analisi delle strutture dialetticbe to realistico nella storia (anche se di attualizzazione assai ambigua: «l.'Ita-
delle «Grazie» foscoliane, in «Angelus Novus », 1969. lia non delle rivoluzioni, ma delle controrivoluzioni»): motivi ripresi dal
STORIÀ DELLA CRITICA FOSCOLIANA 3012
300 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA

importanti convegni (Roma, Venezia, Milano, Firenze) del passaggio dalla natura alla storia emergente dalla fon-
promossi da un Comitato nazionale da me presieduto (e damentale contraddittorietà dello spirito foscoliano e sot-
con la presidenza onoraria di Eugenio Montale) che si ri- topone i Sepolcri ad un analitico esame strutturale e me-
velano come l'asse portante di una cresciuta alacrità di trico appoggiato alla tesi generale che Pandamento metri-
indagini e nuovi studi, e, addirittura, di una nuova pro- co si identifica con << il principio poetico prelinguistico, or-
spettiva critica su Foscolo liberata sia dalle ipoteche di ganizzatore e ordinatore della verbalizzazione testuale ››)
eredità risorgimentali, sia da quelle delle interpretazioni F11 sembra molto rilevaifite o addirilttura centrale Fistanza,
ortemente presente ne e stesse re azioni e comunicazioni
puristiche, idealistiche, ermetiche, mentre si faceva luce
dei convegni foscoliani, di una storicizzazione piú intera e
(in forme a volte ben sollecitanti e complesse, a volte in
concreta della figura foscoliana e del suo ruolo storico di
forme massicce e rischiose di perdere la specificità poetica mtellettuale e intellettuale-scrittore, che sostiene, varia-
del Foscolo, lo spessore storico della sua stessa poesia ap- mente calibrato (e certo con un raccordo alle ricordate
piattendo lo scrittore sull'intellettuale tout court) la ten- istanze del Badaloni e di storici come Lepre e Capra) i sag-
denza a cogliere la complessità foscoliana nelle forme del- igå tègläiintšrtãnå iëei ëonvegiåii M.lFåalÈÉt'%. “Mdi
Pintellettuale-scrittore, meglio atte a rendere la storica . ar ni , . ar ar1s1, . ezzo a , . a-
connessione del Foscolo con la storia del suo tempo e con siello, di M. Cerruti, e, con maggiore attenzione al modo
la stessa storia successiva. Cosi in mezzo a studi che in va- di lavoro del Foscolo, gli studi di G. Nicoletti, Il metodo
rio modo riavvicinavano la piú trascurata zona sepolcria- dell'«Ortis›› e altri studi foscoliani '57, nonché la sua bene
na (come il volumetto di G. Getto, Le formazione dei Se- impostata introduzione ad una edizione della importantis-
polcri '52, utile in sede di sensibile ricerca e riepilogo della sima Lettera apologetica “ o, in chiave modernamente bio-
complessa cultura coniluita nei Sepolcri, ma criticamente grafica, la prefazione ad una scelta delle lettere foscoliane,
meno impegnativo e viziato dalla tendenza a proiettare i Auiolršogmfia di :mo scrittore úg di C. Varese- mentre nei
Sepolcri in direzione religiosa, laica si ma percorsa da convegni spiccano, per solidità e novità, l'ampio studio di
un'impropria sensibilizzazione in direzione trascendente, M. Vitale sulla lingua foscolianaw e, per novità di ricerca
o come il massiccio volume di Oreste Macrí, Semantica e åidifscopišta filplošica, il recupero di una giovanile trage-
metrica dei Sepolcri 63 che cerca di individuare il significato a osco ana, 'E ippo, nello studio e pubblicazione di
del carme in una prospettiva vichiana di consapevolezza un inedito, attribuito appunto al Foscolo con argomenta-

Sanguineti nella presentazione di un'e<-lizione delle Lettere scritte ¢iall'I†z- 'Sf U. Foscolo e le crisi del giacobir:ismo.' le due iuconciliabiii lilverià e.
giailterra (Milano 1978) dove si precisa che Foscolo `e << il nostro Stendhal» La lslaeriii delle forme e la transazione delle forze nel Commento alla Clsio-
e l'Ortis è il nostro Rouge et noir e che le tarde Lettere dall'Irxgbilterra ma dz Bere.-osee,_ in << La Rassegna della Letteratura Italiana ›>, 1977 e 1981:.
piú che «opera della mano scetticamente leggera di Didimo “son” l'opera *fs Il Cardini aveva già prima studiato il Commento alla Chioma di Be-
di un Foscolo che ha attraversato Yuna e l'altra delle sue maschere fonda- remce come mamfesto del classicismo italiano napoleonico in Ideologie
mentali e che, in sostanza, per la prima volta, tenta in pubblico l'opera- letterarie tielfepoca: napoleonica, Roma 1973 e ora ha nuovamente ripreso
zione che si trova rispecchiata in tanti fogli del suo mirabile epistolario: il suo discorso nellìntervento pubblicato in «Lettere italiane», 1981 con il
giocare sopra “le lettere d'uomo ad uomo”, a viso scoperto, senza media- titolo A proposito del Commento foscoliano alle Chioma di Berenice.
zioni. E farsi cosí personaggio...››, con una ipotesi del percorso foscoliano 'if' Il ƒi:-se della poesia e le responsabilità del letterato nel pensiero di
tutt°a1rro che priva di stimoli critici. U. Foscolo, in «Il Risorgimento ››, 1979. Del Bezzola si ricordi anche il
'52 Firenze 1979. saggìio Foscolo prosaiore, in << Cultura e Scuola ››, 1978.
'33 Roma 1979. Si ricordino ancora la raflinata prefazione di G. Venturi _ Firenze 19?8. Del Nicoletti va ricordata anche, per la fortuna fosco-
ad una riedizione di una << fonte ›› importante dei Sepoleri, L"arte dei ,giar- l.1atIta,_l1n1Ioduz1one alla Vita di U. Foscolo di G. Pecchio, l'vfilano I974
dini inglesi del sILvA (Milano 1976) che arricchisce soprattutto la profila- [poåsrišziaubhhcata nel citato volume).
zione del came nella sua componente figurativa o la discussione sottile di
G. Petrocchi di un tormentato passo sepolcriano (in Ultima Dea, Roma e aÉlÈå°1ÈÉ'«šl'
T" In << La Rassegna della Letteratura Italiana», 1979.
1977)-
302 UGO FOSCOLO STORIA E POESIA STORIA DELLA CRITICA FOSCOLIANA 303

zione convincente, da parte di M. Scotti "; o le proposte di prensione della realtà (fino al paradosso del «cosí Fe, cosí
un metodo per una nuova e ben auspicabile biografia fo- deve essere ») trae impulso ad un incessante, e storicamen-
scoliana di P. Fasano 72. te commisurato intervento per allargarne i limiti e gli spa-
Ma nellìmpossibilità (in attesa della comparsa degli zi riprendendo e superando i modi contestativi dell'Alf1eri
Atti dei convegni foscoliani nazionali e di altri convegni e precedendo il pessimismo energetico leopardiano in una
locali 73) di render conto della vasta messe di studi del bi- linea della nostra cultura e letteratura che si pone come
centenario e delle linee predominanti (come quella prima alternativa alle tendenze moderate e cattolico-spiritualisti-
indicata) o di linee particolari e spesso fuorvianti, come che che saranno espresse soprattutto dal Manzoni.
quella di u_n°indagine psicanalitica, del resto non nuova ", Sulla via di una simile proposta penso che si possano
o viceversa come quella persistente di esami preziosistici e realizzare e far valere molte delle istanze emerse nei con-
figurativi delle Grazie (in netta opposizione ad ogni imma- vegni foscoliani in una direzione piú centrale, unificante e
gine storica del poema) ritrovahili particolarmente nel- articolata che ovvii agli opposti pericoli della astorica va-
Pintervento, al convegno veneziano, pur cosí raiiinato, di lutazione formalistica e neoplatonica (la poesia È << altra»
M. Praz, sarà non immodesto da parte mia concludere, in rispetto al suo autore e alla storia) e dell'appiattimento
maniera del tutto provvisoria, riferendomi al mio discorso delle qualità peculiari della forza moltiplicatrice della poe-
inaugurale del 17 ottobre 1978 all'Accademia dei Lincei, sia nell'interpretazione del semplice intellettuale e dei mo-
con il titolo occasionale, ma pur significativo, Foscolo og- di del suo pensiero e della sua posizione culturale e politi-
gi: proposta di unfimterpreiazioae storico-critica” (inse- ca. Ma tale prospettiva è certo anzitutto mia e non preten-
rito ad apertura del presente volume con il nuovo titolo de di prefigurare i modi concreti in cui la personalità e
Lfimteroento storico-poetico del Foscolo) che intendeva l'opera del Foscolo potranno essere recepite e interpretate
non solo fare il punto sulla presenza attuale del Foscolo in quella che appare certo comunque una promettente ri-
nella critica e nella letteratura e cultura di questi anni, ma presa della sua vita nella critica e nel lavoro letterario e
proporre un'interpretazione del Foscolo molto al di là di culturale in continuo sviluppo.
quella idealistica e puristica, un'interpretazione piú inte-
gralmente storica imperniata nella mia nozione di poetica
nelle sue implicazioni culturali, socio-politiche, letterarie
e sul particolare modo di azione pratico, intellettuale, poe-
tico del Foscolo nel suo intervento nella storia, nella cul-
tura, nella letteratura, che dalla lucida e pessimistica com-

” L'Edippo, tragedia di Wigberto Rivalta (am inedito giovanile di


U. Foscolo), in «Giornale Storico della Letteratura Italiana», 1978.
T1 Vita e testi: introduzione a :ma biografia foscoliana, in << La Rassegna
della Letteratura Italiana», 1980. Poco innovatrice e piú brillantemente
giornalistica appare la biografia foscoliana di E. Mandruzzato, Milano
1978.
la Si veda intanto in proposito ai convegni foscoliani la Rassegna fosco-
liana 1976-1979 di B. aosana, in «Lettere Italiane», 1979 [che fa seguito
a quella 1965-66, in «Lettere Italiane», 1976) e si ricordino almeno gli atti
del convegno bresciano, Foscolo e la coltura bresciana del prima Ottocento,
Brescia 1979.
7'* Si ricordi, ma non con consenso, la relazione e il volume di G. A.
AMURETTI, Poesia e psicanalisi, Foscolo e Leopardi, Milano 1979.
75 In «La Rassegna della Letteratura Italiana», 1979.
Indice dei nomi
Acchiappati, G., 51 n, 52 n. Barbarisi, G., 194 n, 276 n, 281,
Agatopisto, G., 125 n. 299 n, 3o1.
Aglianò, S., 278 11 Barbi, M., 4 11, 2oo n, 246 n, 271,
Albany, L. d', 142 n, 149 n, 154 n, 276, 281, 296 n.
182-84, 186, 187, 188 11, 202 e Barbieri, G., 205 n.
nl
Barthelemy, J.-I., 144 n.
Albertazzi, A., 263 n. Bassi, A., 53 n.
Aleardi, A., 23o n. Battaglia, L., 182, 185, 2oo, 2o1.
Alfieri, V., vtr, vin, X1-11111, 14, Bayle, P., 138 n.
17, 28 11, 93, 1o1 11, 109, 113, Beauharnais, Eugenio de, viceré
116, 141 n, 160, 180 n, 182, 186, d'Italia, 162 n.
187 e n, 2o2, 2o9 n, 213 e n, Bedford, duca di, 23.
22o n, 3o3. Beethoven, L. van, VII.
Algarotti, F., 74 n. Belforte, duca di, 34 n.
Alighieri, D., v11, 215 n, 22o n. Belgrano, L. T., 49 n.
Ambrosoli, F., 224 n. Bellezza, P., 246 11.
Amoretti, G. A., 3o2 n. Belloni, A., 243 n.
Anacreonte, 35. Bellotti, I., 153 n.
Anelli, A., 2o9 n. Benvenuti, P., 187.
Antognoni, O., 243 n. Berchet, G., 2o9 n.
Antona Traversi, C., 242 n, 243 e Berengo, M., 52 n.
n, 244 e n. Berti, L., 277 e n.
Apollonio, M., 278 n. Bertola De Giorgi, A., 34 e n, 35,
Aralcli, M., 189, 19o, 199. 63 e n, 7o, 114, 121 11, 13,1 n,
Arcontini, 124 n, 143. 132 n, 291.
Arici, C., 2o4 n. Bettinelli, S., 2o4, 2o5 n.
Aries, P., 8 n, 285 n. Bezzola, G., 35 n, 146 e n, 281,
Ariosto, L., vII, 69 n, 138 n. 299 n, 3o1 e n.
Aristippo, 143, 144 e n. Biadego, G., 244 e n.
Arrivabene, F., 2o6 n. Biagi, G., 243 e n.
Artusi, P., 243 n. Bianchi, D., 267 n.
Avoli, A., 244. Bianchini, D., 2o6 n, 244.
Azzolina, L., 268 n. Bignami, M., 13 n, 141 n, 185,
2oo.
Baciocchi, E., 184 Bigongiari, P., 279 n.
Baciocchi, F., 184. Binni, W., IX, 2o9 n, 291 n, 292
Badaloni, N., 3o1. n.
Balbo, C., 22o n. Biondolillo, F., 268 n.
Baldacci, L., 85 n. Bione, 63, 65 n, 66, 67 n.
Baldelli-Boni, G. B. , 1 84. Boccaccio, G., 195, 221 n.
Balduino, A., 292 n. Bodoni, G. B., 181 n.
308 INDICE DEI NOMI INDICE DEI NOMI 309
Bonghi, R., 227, 235 n, 238 e n. Chénier, A.-M., 257. De Tipaldo Pretenderi, E., 214 n, Gadda, C. E., 6, 34 e n, 282 e n.
Borgese, G. A., 251. Chiappelli, F., 277 n. 220 e n, 221. Galdi, M., 267 n.
Borgno, 211. Chiari, A., 279 n. De Vitrv, 153 n. Galilei, G., 180 n, 185.
Borsieri, P., 209 n. Chiarini, G., 149 n, 151 11, 235 11, De Wincltels, F. G., 243 n. Gambarin, G., 10 n, 43 n, 44 n,
Bosco Guillet, G., 205 n. 238 n, 243 e n, 244 e n, 245 11, Di Colleredo Mels, P., 242 n. 45 n, 73 n, 127 n, 214 n, 220 11,
Bossi, G., 44 e 11. 246 ri. 247-49- Diogene di Sinope, 144 11. 223 n, 225 n, 281.
Bottasso, E., 121 n, 144 n, 276 n, Ciatupini, R., 220 n. Diogene Laerzio, 140. Gasparinetti, A., 50, 51 11, 52 11,
278 n. Cian, V., 226 11, 243 11, 244 e n, Dionisotti, C., 291 e n. 54, 55›
Bottelli, 11 11. 245 n, 257, 260. Dolci, G., 263 n, 268 n. Gavazzeni, G., 52 11, 299 11.
Bozza, T., 203 n. Ciciliani, 153 n. Donadoni, E., 119, 150, 235, 241, Gemelli, C., 214 e n, 215.
Brambilla, E., 251 11. Cicognara, famiglia, 184.
Bruers, A., 221 n. Cima, A., 244 n. 250 11. 252. 253. 255. 256, 258. Géricault, I.-L.-T., 85 n.
259,263 en, 264, 273 n. Gerratana, V., 284 11.
Brunetti, U., 11 n. Citanna, G., 260 e n, 261 e n, 262 Donati, A., 263 n. Getto, G., 300.
Brusa, E., 52 n. n, 265, 270. Donaver, F., 244 e n. Ghisalberti, F., 267 n.
Buccelleni, 208. Coiíiier, 143. Dorini, U., 268 e n. Gianni, F., 51 n, 52 n.
Büchner, G., 14. Coleridge, S. T., 295. Gioberti, V., 220 n.
Bulferetti, D., 263 n, 270. Collini, L., 184. Emiliani-Giudici, P., 228 e n, 238 Giordani, P., 206 e n.
Buonarroti, M., VII, 180 n. Comisso, G., 282 e n. Giovio, B., 15 n.
Byron, G. Gordon, Lord, 215 11,
n.
Compagnoni, G., 291. Giovio, F., 12, 224.
221 n, 224. Conti, A., 251. Giovio, G. B., 15 11, 19 2, 29. 143.
Fabre, F.-X.-P., 142 1'1, 186, 187,
Conti Bertini, L., 299 n. 202. 154 n, 155 e n, 181 n, 201 n.
Calbo, A., 196 n. Corhellini, A., 267 n. Fagnani Arese, A., 41. Girardi, E. N., 290 e n.
Callimaco, 63, 65, 66 n, 83 n. Cordie, C., 277 n. Fallani,G.,188 n. Goethe, I. W. von, 122, 294.
Cameroni, F., 242. Corio, L., 181 n, 242 n. Fantoni, G., 35, 51 n, 67 n, 68 n. Goífis, C. F., 45 n, 62 n, 70 n, 133
Canello, U. A., 243 e n, 246 n. Corsi, famiglia, 184. n, 141 n, 145 n, 196 11. 211 11,
Canova, A., VII, 22 n, 29, 183, 185, Costanzo, O., 263 n. F411'fl122í, G-. 50. 51 n. 52 11, 53 H,
55- 274 e n, 275, 278 n, 281.
187, 188 n, 200, 270 n. Crébillon, C.-P. Iolvot de, 138 11. Fantuzzi, L., 51 n. Gottsched, J. C., 122.
Cantú, C., 226, 227. Cristea, 5. N., 294 11. Farinelli, A., 267 11. Gozzi, G., 124 n.
Capponi, G., 183, 209. Croce, B., 15, 119, 208 11, 240 n, Fasano, P., 8 11, 24 n, 259 11, 281 Grabher, C., 130 n, 279 11.
Capra, C., 301. 258 e n, 260 e n, 270. n, 291 e n, 293 e n, 296 n, 302. Graf, A., 250 e n.
Caraccio, A., 218 n, 270. Fassò, L., 191 n, 193 11, 268 e n. Gramsci, A., 284, 285.
Carbonara, P., 247 n. Dalmistro, A., 224, 291. Ferrari, G., 216 n. Grassi, 11 n, 154 n.
Cardini, R., 301 e n. D'Amico, S., 159 n. Ferrari, S., 66 n, 68 n, 243 e n, Grassi, G., 123 n.
Carducci, G., VII, 119, 229, 232, D'Anc0na, A., 242 n, 246 n. 246 n. Gravina, G. V., 267 n.
255 12, 241, 247-49, 256- D'An.nunzio, G., 262 n. Ferrucci, F., 289 e n, 290 n. Gregorio VII, papa, 18.
Caretti, L., 61 11, 193 n, 278 n, 287- Da Pozzo, G., 281 n. Festa, N., 277 n. Guerrazzi, F. D., 119, 215 n, 226 1:1.
289. David, J.-L., v11. Fichte, I. G., 14, 257. Guidi, E., 255 11.
Carli, G. B., 66 n. De Bernard, 136 n. Fielding, I-I., 126 n, 138 n. Guillon, A., 204, 207 n, 211 n,
Carli, P., 44 n, 181 n, 205 n, 278 De Castro, G., 228 n. Fischetti, G., 299 n. 284.
n. De Donuo, A., 263 n. Gussalli, A., 206 n.
Flora, F., 4, 58 n, 271-73, 296.
Ca.rra.ra, E., 260 n. Delacroiir, E., VII.
Flori, E., 153 n, 258 n.
Carter, L., 41, 149 e n, 210 n, 222- Delavigne, C., 257. I-Iagedorn, C. L. von, 122.
Foà, A., 251 n, 267 n.
226, 246 n, 259. Del Cerro, E., 244. Hamilton, A., 138 n.
Folena, G., 276 11, 287 n.
Casini, T., 243 e n. Delille, I., 257. I-Iautmann, 124 n.
Foratti, A., 268 n.
Cattaneo, C., 3, 119, 228, 238 n. Della Peruta, F., 216 n. Hazard, P., 268 n.
Fornaciari, R., 243 e 11.
Catullo, 67 n. Del Villano, W., 291 e n.
Cecchi, E., 288 n. De Mareste, 219 n.
Foscolo, G., 15 n, 214. Herbel, F., 128 n.
Ceroni, G. G., 50, 51 n, 52 n, 53 De Negri, E., 276 n.
Fouché, I., 152. Hobbes, T., 100.
Ftabotta, B. M., 301. Hobhouse, J. C., 211 n.
n› 54 3 U› 551 57- Derla, L., 290 e n, 292 e n. Holbach, P. H. D., barone di, 100.
Fresnais, 136 n.
Cerruti, M., 294 e n, 301. De Robertis, G., 119, 194 n, 269 11,
Frugoni, C. I., 63. Hölderlin, F., v11, 1111, 14, 28, 97
Cervantes, M. de, 138 n. 273 e n, 274 n, 277 e 11, 278, 288,
Cesare, G. G., 43. 297.
Fubini, M., v11, 1:11, 4 e zo., 60 n, n, 100, 111, 257.
78 n, 89 n, 90 11, 119, 140 n,
Cesarotti, M., 119, 122 e 11, 125, De Sanctis, F., 4, 100, 158 n, 208 Kant, I., 123, 125 n.
141 n, 145 11, 146 E 11, I5I H,
143 n, 204, 205 n, 291. n, 211, 227, 229-34, 235 n, 236- Keats, J., X11, 28.
154 n, 192 11, 193 n, 194 n, 261
Championnet, I.-E., 42 e n, 44 e 259. 249 I1. 241 9 11, 249, 256. 11, 263-66, 267 n, 268, 269 n, 271 Kienerlc, E., 247 n.
n. 257. 259. 260- e n, 277, 278 e n, 280 n, 281 e Klopstock, F. G., 122.
Chateaubriand, F.-A.-R. de, 257. De Stefanis, editore, 78 n, 83 e n. Kroeber, K., 295 e n.
n.
3II
310 INDICE DEI NOMI INDICE DEI NOMI

Lamberti, L., 61, 65, 68 e n, 69 e Martinetti, C., 182 e n, 187 e n, Niccolini, G. B., 180 n, 181 n, 184, Pindaro, 208.
11. 188 11, 189 e n. 210 n. Pindemonte, I., 205 n, 206-8, 212,
Lamettrie, I . Ofiroy de, 100. Martinetti, G. A., 204 n, 243 e n. Nicolai, I., 295. 244 e n, 291.
Lampredi, U., 204 e n. Masiello, V., 24 e n, 298 e n, 301. Nicoletti, G., 301 e n. Pio VII, papa., 152.
Landau, M., 244 n. Massano, R., 293 e n, 294. Nievo, I., 119. Pisacane, C., 216 11.
Lanza, M. T., 280 n. Massarani, T., 229 n. Nobile, editore, 78 n, 83 n. Platone, 144 n.
Lattanzi, G., 204. Mauri, A., 208 n. Noferi, A., 277 n. Plutarco, 106. _
Lazzeri, G., 67 n. Mazza, A., 35. Novalis, pseadoaioio di F. L. von Poliziano, A. Ambrogini, detto 11,
Legouvé, G.-M.-J.-B., 257. Mazzini, G., 3, 119, 210, 213-17, Hardenberg, 257, 295. 68 11.
Lensi, A., 183 n. 221, 226 n, 228 n, 230, 232, Novati, F., 244 e n. Porena, M., 59 e n.
Leopardi, G., V11, V111, xt-X111, 6, 293. Praz, M., 32 n, 302.
7, 10 n, 14-16, 28 n, 40 n, 95, Mazzoni, G., 52 n, 59 e n, 268 n. Omero, 5, 250 n. Presta, V., 296 e n.
116, 119, 122, 207 n, 208 n, 209 Mengs, A. R., 187. Omodeo, A., 252 n. Prezziner, famiglia, 183.
n, 220 n, 231, 254 n, 258, 262 11, Mestica, E., 243 e n. Orazio Flacco, Q., 35, 138 n, 208. Properzio, S., 66 n.
282 n, 283, 286, 293, 294, 299 n. Mestica, G., 243 e n, 244, 248 n. Ordogno De Rosales, L., 215 n.
Lepre, A., 42 n, 292 e 11, 301. Metastasio, P., 34. Orelli, I. K. von, 149 11. Rabizzani, G., 193 n, 226 n, 266,
Lesca, G., 268 n. Metternich-Wmneburg, K. W. L., Orlandini, F. S., 238 e n, 246 n. 277.
Lessing, G. E., 122. principe di, 10. Orlando, S., 296 e n. Raimondi, E., 134 e n, 135, 138 n.
Limentani, U., 281 11, 299 n. lvlianeba, V., 247 n. Orozco, famiglia, 184. Ramat, R., 199 n, 275 e n.
Linacher, A., 268 n. lrfichea, E., 257 n. Orozco, M., 189. Reni, G., 85 n.
Lindon, J. M. A., 281 n. Michieli, A. A., 243 n. Ottolini, A., 243 n, 244 n. Riccoboni, Madame, 126 n.
Lombroso, C., 246 n. Mflani, L., don, 283. Rimbaud, A., VII.
Lomonaco, F., 140, 141 n. Mineo, N., 287 n. Pagliai, F., 22 n, 23, 51 n, 52 n, Risso, 122 n.
Lonzi, L., 297 e n. Minzoni, O., 69 n. 187 n, 190 n, 196 n, 199, 200 n, Rizzo, T. L., 257 n.
Losacco, M., 254 n. Mocenni-Magiotti, Q., 185, 202, 276 n, 287 n. Rolli, P., 34.
Losavio, F., 267 n. 214 n. Pagnini, C., 184. Romano, A., 216 11.
Luchaire, I., 268 n. Momigliano, A., 60 e n, 226 n, 265 Pagnini, M., 63, 65 n, 66 e n, 67 Roncioui, I., 93, 184.
Luciano, 138 n. n, 270 e n. n, 68, 83 n, 295 e n. Rosada, B., 302 n.
Lucini, G. P., 252, 266 n. Monnier, M., 224 n. Pallavicini, L., 33-91. Rosellini Fantastici, M., 184.
Lucrezio, 63 n. Montale, E., v11, 111, 3 n, 285, 300. Panella, A., 268 n. Rosi, M., 232 n.
Lulcács, G., 121 n. Montanari, E., 251 n. Papadopoli, A., 206 n. Rosmini, A., 3, 219 e n, 220 n,
Luti, G., 289 e n. Montani, G., 210 e n, 212, 223. Paparelli, G., 28? 11. 226, 227.
Monti, T., 92. Parenti, M., 124 11. Rossi, G., 48 n, 251 e n, 262, 293.
Machiavelli, N., 100, 180 n, 218 Monti, V., X11, 3, 12, 13 n, 14, 17 Parini, G., 12 n, 14, 65, 67 n, 68, Rossi, V., 126 n, 255 e n, 267 n.
n, 268. e n, 22 n, 61, 68, 204 e n, 206 n, 98, 102, 106, 109, 113, 213. Rousseau, I.-I., 36.
Macrí, O., 300. 212, 214 n, 218 11, 226, 236, 270 Pascal, B., 95. Roux, A., 229 n.
Maggini, F., 247 n, 268 n. n, 286. Pasquali, G., 299 n. Rovani, G., 242.
Malagoli, L., 275 11. Morandi, C., 267 e n. Patané, A., 254 n. Rubbi, A., 291.
Manacorda, G., 250 n, 256, 257 e Moravia, A., 285 e n. Patrizi, M. L., 246 n. Russell, C., 12.
n, 294 e n. Moreau, J'.-V.-M., 43, 152. Patroni, G., 267 n. Russi, A., 274 n.
Mandruzzato, E., 302 n. Morghen, R., 187. Pavesio, P., 243 11, 246 n. Russo, L., XI, 119, 196 rt, 226 n,
Mantegazza, P., 246 n. Mosco, 63. Pavone, F., 244 n. 231 n, 261 11, 271 n, 274, 275,
Pecchio, G., 75, 212-13, 301 n. 277 n, 280 n, 298.
Manzßni, A-. VIII. 3. 7, I4. 298 n. Mozart, W. A., vtr.
Pellegrini, C., 186 n.
209 n, 219, 231, 283, 284, 286, Murat, G., 10.
287 11, 299 H. 303- Muscetta, C., 274 n. Pellico, L., 208. 5450, 35. 71-
Marcazzan, M., 193 n, 217 n, 218 Pellico, S., 163 n, 209. Salfi, F. S., 209 n.
n, 277. Napoleone I Bonaparte, imperato- Peri, S., 244 e n. Salinari, C., 286.
Maria Luisa, imperatrice dei Fran- re dei Francesi, 15, 18 n, 42, 43, Perosino, G. S., 244. Salvatorelli, L., 268 e n.
Pertini, S., 3 n. Samuele, O., 203 n.
cesi, 152. 44 11, 94. 151. 152. 154- Pestalozza, 11. Sanesi, I., 267 n.
Marino, G. B., 134. Naranzi, C., 34 n.
Marinoni, E., 243 n, 244 n. Naselli, M., 204 n, 225 n, 226 11. Petracchi, 50. Sanguineti, E., 286, 299 n, 300 n.
Mario, A., 228. Natali, G., 150 e n, 151 n, 255 n, Petrarca, F., 262 n. Santini, famiglia, 182, 184.
Marpillero, G., 254 n. 263 n. Petrocchi, G., 281 n, 300 n. Santoli, V., 123 11, 124 n.
Marsigli, editore, 93. Nelson, I-I., 151. Piccioni, L., 285 n, 297 e n. Sapegno, N., IX, 280 n, 288 n.
Martelli, M., 281 n, 293 e n, 294. Nencini-Pandolftni, E., 184 e n, Piccoli, V., 263 n. Sassoli A. 93 293 en, 294.
Martignoni, I., 211 n. 185. Pilati, C. A., 122 e n. savio: 4.11.-11/1.-R., aaa ai asa-
Martinengo, M., 11 n, 12 n. Neri, A., 52 n, 53 11. Pinchetti, G., 242. gO, I§2. I
3I2 INDICE DEI NOMI

Savioli, L., 34, 35, 63 e n, 64 n, Timpanaro, S., 286 e n, 289 11, 299
65 n, 70, 81, 87. n.
Scalvini, G., 209, 217 e n, 218 n, Tofianin, G., 267 n.
220,227. Tommaseo, N., 3, 210 n, 220-22,
Scherillo, M., 254 n, 268 n. 226, 227, 229 n, 251, 284.
Schiller, F., 28, 122, 149 e n, 191. Tommasini Mattiucci, P., 212 n.
Scliulthesius, P., 149 n, 191 n, 193. Torraca, F., 244 e n.
Scott, W., 213 11. Torti, G., 206-8.
Scotti, M., 22 n, 23, 200 n, 276 n, Trechi, S., 142 11, 182 n, 184 n,
287 n, 295 e n, 296 n, 299 n, 188 n, 189 e n.
302. Trevisan, F., 243 e n, 244 n, 247 n.
Scotti, V., 247 n. Tripet, A., 287 n.
Scrivano, R., V111 11, 252 n. Trombatore, G., IX.
Sengle, F., 121 e 11, 124 n, 125 n,
143 n. Ugoletti, A., 243 e n, 244 e n, 246
Senocrate, 134 e n. n.
Serbelloni, G., 170 n, 188 n. Ugoni, C., 209 n.
Serra, R., 285. Uz, I. P., 122.
Sesler, F., 254 n.
Settembrini, L., 239 11, 246 n, 250 Vaccalluzzo, N., 126 e n, 268 n.
n. Vaini, F., 203 n.
Shelley, P. B., vir, X11, 28. Valentini, A., 295 e n.
Siliprandi, A., 243 n. Valitutti, S., rx.
Silva, 300 n. Vallone, A., 204 n, 273 n.
Socrate, 143, 144 n. Vannucci, A., 210 11.
Soffici, A., 252, 262 n. Varese, C., lx, X, 192 n, 193 n,
Sofocle, 153 n. 277 e n, 301.
Soldati, B., 206 n. Venturi, G., 300 n.
Solmi, A., 267 e n. Viani Cesena, A., 54 n.
Sozzi, L., 8 n, 285 n, 295 e n. Vico, G. B., 251, 257.
Spadoni, D., 267 e 11. Vieusseux, G. P., 183.
Steinberger, I., 124 n. Viglione, F., 153 n, 213 n, 243 11.
Stella, L. A., 267 n. Vignv, A. de, v11.
Stendhal, pseudonimo di I-I. Bevle, Vincent, E. R., 211 n, 213 n, 257,
vII, XII, 16, 99, 218 n, 299 n, 276 n.
300 n. Virgilio Marone, P., 66 n.
Sterne, L., 23, 137 e n, 192, 194, Vitale, M., 301.
226 n. Vitale, V., 45 11.
Sterpa, M., 271 e n, 296. Vittorelli, I. A., 34.
Strassoldo, G. G., 10 e n, 181. Vivier, R., 219 n.
Surra, G., 204 n. Volpicelli, L., 268 n.
Voltaire, F Arouet, detto, 138
Tarchetti, I. U., 242. n.
Tarchiani, N., 183 n.
Tasso, T., 66 n, 134. Weiss, P., 97 n.
Tecchi, B., 268 n. Wieland, C. M., 39 n, 73 n, 121-
Temira Parasside, pseudonimo di 145.
F. Fantastici-Sulgher, 182. Vlincltelmann, J. I., 187 e n, 270
Tenca, C., 229 11. n.
Teocrito, 63. IV0rdsv;r0rth, W., 295.
Teotochi-Albrizzi, I., 149 n, 153
n, 154 n, 181 n, 182, 187, 203 e Zanella, G., 244 e n, 250.
n, 291. Zona, E., 258 n.
Tibullo, 208. Zonta, G., 258 n.
Tiepolo, B., 31 n. Zoric, M., 290 n.
Tiråone Cimbro, vedi Ceroni, G. Zschech, F., 244 e n.
Zumbini, B., 244 e 11.
Piccola Biblioteca Einaudi

BIBLIOGREFIA. BIBLIDTECDNOMIA

Guida alla formazione di una biblioteca pubblica e privata. Catalogo bi-


laliografiao e discografia. Nuova edizione [r23].
uu"ql-Inn-nnnnuunnuu-nun-un-nonnauncnuøunnooouunnnnumanannuuuønøn-uunnnpnnnnnnaun rw In

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-n

FILOSOFIA. PEDÀGOGIA. PSICOLOGIA. PSIGANALISI. PSICI-IIATRIA

Filosofia

Michele Abbate, La filosofia di Benedetto Croce e la crisi della societa ita-


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C. L- 539?-5

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