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ANTONIO GARZYA
a cura di
AnTOnIO GARzyA
Estratto
ACCADEMIA POnTAnIAnA
2008
641
Lavvio alla ricerca che qui si presenta venne dato, nel 2001, da Gianni Carlo
Sciolla che con lintento di creare un Centro di Studio sulle riviste europee di
storia dellarte promosse un primo convegno dal titolo Riviste darte fra Ottocento
ed et contemporanea. Forme, modelli e funzioni i cui atti sono stati pubblicati da Skira
nel 2003. Il convegno, tenutosi a Torino nel 2002, costitu un importante occasione
di confronto tra diversi studiosi e centri di ricerca italiani che scelsero, proprio in
quelloccasione, di continuare questo cammino di ricerca avvalendosi anche dei
contributi nazionali messi a disposizione dal MIUR. Lattivit dindagine (portata
avanti con fondi PRIn 2004) stata coordinata da Rosanna Cioffi responsabile
dellunit capofila di napoli (SUn)- e conta sullimpegno delle Universit di Torino
(resp. Gianni Carlo Sciolla), Padova (resp. Franco Bernabei) , Milano Cattolica
(resp. Alessandro Rovetta) , Roma La Sapienza (resp. Silvia Bordini), Palermo (resp.
Simonetta La Barbera) , Trieste ( resp. nicoletta zanni) e Genova ( resp. Maurizia
Migliorini). Sono stati impegnati nelle ricerche: professori ordinari, associati,
ricercatori e un numero significativo di giovani studiosi collegati al progetto come
dottorandi, assegnisti o collaboratori a contratto. Esito di questa ricerca il volume a
cura di R.Cioffi A.Rovetta, Percorsi di critica. Un archivio per le riviste darte in Italia
dellOttocento e del Novecento, Milano 2007.
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643
dit, lunit della cultura, gli anni che vanno dal 1830 al 1848 ci hanno
fornito molti periodici intitolati allarte che, tuttavia, come si evinto dallo spoglio, nelleconomia generale della pubblicazione, finisce con laver
uno spazio esiguo e solo raramente corrisponde alle arti figurative. nella
maggior parte dei casi, infatti, la parola si riferisce alla poesia o alla musica. Quando usata per le arti figurative, un ruolo preponderante lassume larcheologia, seguita dalla scultura e poi dalla pittura. nella rivista Il
Progresso delle scienze, delle lettere e delle arti, una delle pi interessanti tra
quelle pubblicate a napoli, si d una motivazione a questo spazio marginale ricordando: a quei reggitori che [] volessero pi ragguagli, che non
tanto alle lettere e alle arti avremo riguardo, quanto alle scienze, in queste
principalmente il grandutile consistendo, queste giovando potentemente
quel caro progresso di che favellammo. Far avanzare le scienze e renderle
popolari leitmotiv di molte iniziative editoriali di questi anni, Il Progresso4
- la rivista migliore se si guarda alla qualit dei collaboratori e al modello
cui guard, LAntologia di Vieusseux - volle porsi come un un nodo tra
gli uomini pi cospicui in fatto di scienze e di lettere, sparpagliati fino a
quel giorno e per cos dire fuggentisi5 e vi collabor, infatti, la migliore
intellettualit napoletana tra cui Carlo Troya per gli studi storici, Francesco
Maria Avellino per larcheologia e Michele Ruggiero per larchitettura, la
scultura e la pittura. Essa puntava ad annodarli anche dal punto di vista
metodologico: si comprender dunque perch il nostro studio ha voluto
dedicare a questa rivista particolare attenzione. In periodici come il Progresso o il Museo6- che a dispetto del nome non si occuper mai di arte -,
gli studi storici, motivati dal puro bisogno di conoscenza e condotti con
procedimenti analitici avevano superato i limiti del racconto o della narrazione senza un razionale fondamento e rinnovato anche i metodi della
storia di tipo civile. Con Carlo Troya7 ad esempio, si punta ad una storia
4
Diretta da Giuseppe Ricciardi dal 1830 al 1834 e poi da Ludovico Bianchini
fino al 1843) e Pasquale Virgili (1843), la rivista tratt argomenti filosofici, letterari,
storici, giuridici, economici e scientifici, ed ebbe tra i suoi collaboratori Carlo
Troya, Luigi Galanti, Michele e Saverio Baldacchini, Paolo Emilio Imbriani, Enrico
Pessina, Luigi Blanch ma anche Tommaseo, Centofanti e Montanelli ex collaboratori
dellAntologia soppressa nel 1833 ( cfr. M.Sansone, op.cit., p.317).
5
G.Ricciardi, Memorie autografe di un ribelle, citato in Galante Garrone Della
Peruta, op.cit., p.389.
6
Il Museo di letteratura e filosofia diventato nel 1843 Museo di scienze e letteratura
ebbe vita molto breve (1843-1844). Cfr. Sansone, op.cit., p.317
7
Statista e storico napoletano, Carlo Troya (1784-1858) - considerato lartefice
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lesigenza di un rigoroso impegno per la documentazione e la conservazione di quanto rinvenuto, ricordando, proprio dalle pagine del Progresso,
limportanza di conoscere, ordinare e porre sotto locchio altrui le accurate
serie de fatti che hanno istigato lamore delle osservazioni10. Larcheologia nel Progresso- appare tra le scienze oppure come nel caso prima
citato- tra gli argomenti di Legislazione11. Delle Belle arti se ne occupano
Michele Ruggiero e Filippo Marsigli. Legati entrambi allAccademia di
Belle Arti, Ruggiero12 un architetto, Marsigli13 un allievo di Wicar, danno
Avellino cfr. G. Minervini, Elogio funebre di Francesco Maria Avellino, in Elogio funebre e
poetiche composizioni recitate il d XVII Marzo 1850 nellAccademia Pontaniana in onore di
Francesco Maria Avellino socio benemerito ed illustre segretario perpetuo della stessa, napoli
1850, pp. 12-13; P.Treves, Avellino, Francesco Maria, in Dizionario Biografico degli
Italiani, Roma 1962, VI 652-655; L.A.Scatozza Hricht, Francesco Maria Avellino,
in M.Gigante (a cura di), La cultura classica a Napoli nellOttocento, napoli, 1987, I 815902. Sul Bullettino Archeologico Napoletano cfr. V.Trombetta, La conoscenza dellantico
e gli strumenti di divulgazione. Indici delle riviste napoletane di archeologia, in
M.Gigante (a cura di), La cultura classica a Napoli nellOttocento, napoli 1991, II 330533 e Id., Storia e cultura delle biblioteche napoletane. Librerie private, istituzioni francesi e
borboniche, strutture postunitarie, napoli, 2002.
10
F.M. Avellino, Cenni sugli studi archeologici, in Progresso 1, 1832, p.119.
11
Per il Progresso si vedano anche glindici pubblicati in Indici dei periodici
napoletani del Risorgimento, con prefazione di E. Garin, napoli 1987, il testo di G.
Pepe, Il mondo culturale del Progresso, Roma 1970 e lappendice II, Il Progresso e
lantichistica, in Trombetta, La conoscenza dellantico, cit., p. 537-541.
12
Michele Ruggiero (napoli 1811-1900) fu tra i pi attivi protagonisti della tutela
dei monumenti nella napoli ottocentesca. Architetto dellUfficio Tecnico Municipale
nel 1843, fu, nel 1844, professore onorario dellAccademia di Belle arti. Dopo lUnit
rivest numerosi incarichi come componente della Commissione speciale di belle
Arti della Cassa Ecclesiastica, della Commissione consultiva di Belle arti di napoli e
della successiva Commissione Conservatrice. Fu ispettore della II Direzione tecnica
municipale e socio dellImperiale Istituto Archeologico germanico. Dal 1864, inoltre,
collabor in qualit di architetto allattivit di scavo svolta da Giuseppe Fiorelli a
Pompei e tenendone poi la direzione dal 1875 al 1895. Pi volte citato, anche nei
recenti contributi sulla tutela dei monumenti a napoli e in Campania (si rimanda
per i vari riferimenti bibliografici a n. Barrella, Principi e principi della tutela, napoli
2005), andrebbe forse pi attentamente studiato, consideratane anche limportante
attivit di ricerca di cui resta traccia nelle numerose sue pubblicazioni. Per una
breve nota biobibliografica cfr. M. Ruggiero, I pochi avanzi, napoli 1891; A. Sogliano,
Michele Ruggiero e gli Scavi di Pompei, memoria della R. Accademia di Belle Arti, napoli
1893 e Michele Ruggiero, discorso commemorativo, R. Accademia di Belle Arti della
Societ reale di napoli, napoli 1900; A. Filangieri di Candida, Michele Ruggiero,
in Atti dellAccademia Pontaniana, 31, serie II, VI, 1901, pp. 33-35.
13
Su Filippo Marsigli (Portici 1790-napoli 1867) cfr. G. DAlessio, Filippo
Marsigli (scheda), in F.C. Greco- M. Picone Petrusa- I. Valente, La pittura napoletana
646
647
648
soluzione di continuit fino allUnit dItalia, le diverse tendenze che caratterizzarono lo scrivere sullarte a napoli26. Diretta da Filippo Cirelli27 e,
fino al 1840, da Salvatore Fergola28, Poliorama Pittoresco ha come sottotitolo
Opera periodica diretta a spandere in tutte le classi della societ utili conoscenze
di ogni genere e a rendere gradevoli e proficue le letture in famiglia. Obiettivo del
periodico infatti quello di istruire e dilettare nel modo pi semplice
creando una sorta di libro pi che un giornale poich atto ad occupar un
posto durante lungo tempo nella biblioteca, non solo come utile per aver a
menadito le novit in fatto di scienze, lettere, arti e mestieri, ma pur anche
un repertorio di quanto gli antichi seppero e non a notizia universale
de moderni, di quanto i moderni trovano, immaginano, scrivono e non
sia a portata di tutti per difficolt di comunicare, per soverchia altezza di
prezzo, per distanza de luoghi 29. Il libro-giornale, come viene definito
dal suo direttore, corredato di disegni buoni a render chiari gli articoli
26
nel 1848 la censura preventiva prevista nel 1830 si trasforma in censura
repressiva, la stampa recita larticolo 30 della costituzione napoletana del 1848sar libera e solo soggetta ad una legge repressiva, da pubblicarsi, per tutto ci
che pu offendere la religione, la morale, lordine pubblico, il re, la famiglia reale,
i sovrani esteri e le loro famiglie, non che lonore e linteresse dei particolari. Dal
1848 fino allUnit, nel Regno delle Due Sicilie, si potr osservare un continuo
inasprimento di queste libert. Se nel 1849 un nuovo decreto introduce lobbligo
della figura del direttore o del gerente, stabilendo anche lobbligo di una cauzione di
3000 ducati per quei periodici che volessero trattare materie politiche o di pubblica
economia (cfr. Galante Garrone della Peruta, op. cit., p. 314), la legge 13 agosto 1850
sopprime formalmente la libert di stampa restringendo gli argomenti dei giornali
alle produzioni ed opere tutte le quali, anzi che dirette a turbare la pubblica e privata
quiete, servano ad esse di potente ed efficace sussidio, e valgano a vantaggiare la
umana condizione, richiamando in vita i forti e severi studi, che disgraziatamente
veggonsi scambiati con la lettura dei romanzi e dei giornali, capaci solo ad ingenerare
la pi stolta ignoranza, e la pi sfacciata temerit e protervia nei loro lettori. Ivi p.
451. nel 1856 il controllo sulla stampa ancora pi rigido e stabilisce anche i criteri
relativi allimmissione dei libri esteri, da sottoporsi in dogana al vaglio preventivo
di unapposita Giunta di revisione composta da sei membri.
27
Filippo Cirelli, maestro di Architettura presso l Istituto di Belle Arti di napoli
(cfr. C. Lorenzetti, Laccademia di Belle Arti di Napoli, Firenze 1952, p. 85) fu tra i pi
attivi editori napoletani degli anni 30-40. Oltre a Poliorama Pittoresco (in seguito
sempre indicato come P.P.) diede vita al Lucifero, al Giornale de Giovanetti, alla
rivista Medicina Pittoresca e a La moda edita nel 1839 come appendice a P.P. nel suo
stabilimento tipografico, inoltre, cur la pubblicazione di Ore solitarie e de Il Sibilo.
28
Su Salvatore Fergola ( napoli 1799-1874) cfr. F.C. Greco- M.Picone PetrusaI.Valente, La pittura.. cit., pp.127-128.
29
Introduzione al cortese lettore, P.P., 1, 1836, f. 1, p. 2.
649
di arti e mestieri, di storia naturale, darcheologia, di luoghi naturalmente o per arti deliziosi, ch molte volte uno sguardo sul disegno produce
allintelletto quella chiarezza per la quale abbisognerebbe un lungo giro
di parole30. Chiara la mission, esplicito anche il modello di riferimento:
linglese Penny Magazine di cui condivide la scelta dell utile conoscenza da diffondere attraverso il testo, lillustrazione e il basso costo31. Sono
suoi gestori, come si diceva sopra, Filippo Cirelli (fino al 1860) e Salvatore
Fergola (fino al 1840). Il primo, promotore di numerose altre testate giornalistiche, fu -dal 1826- Maestro dArchitettura presso la Pubblica Scuola
Elementare di Disegno per gli Artieri; il secondo, nel 1827, fu professore
onorario dellAccademia di belle Arti poi socio corrispondente della stessa
e componente di diverse commissioni valutatrici. Merita qualche cenno la
Pubblica Scuola di cui Cirelli fu protagonista perch i suoi obiettivi sincontrano con quelli di Poliorama e aprono nuove prospettive di ricerca sul
dibattito arte-industria e divulgazione della cultura artistico-industriale a
napoli che occorrer sempre pi retrodatare e finalmente riscrivere, sottolineando la continuit di una riflessione che, nata sul finire del Settecento,
rimane viva per tutto il secolo successivo sia negli spazi della ricerca artistica (vedi Accademia) sia nelle richieste della classe politica pi accorta
giungendo poi, sul finire del xIx secolo, alla complessa sintesi del Museo
Artistico Industriale di napoli32. La Pubblica Scuola Elementare di Disegno per gli Artieri viene istituita da Francesco I nel 1825 e ripristina, nel
Real Istituto di belle Arti, lantica scuola degli Artieri voluta da Tischbein
30
Ibidem.
LInghilterra scrive Cirelli- aveva un gran capitale e un gran vantaggio per
pubblicazioni di simile maniera. In lei larte dincidere sul legno era assai valentemente
conosciuta e avanzata. E oltremodo vantaggiosa tale incisione, e perch soffre di
essere felicemente innestata alla tipografia, allontanando cos il disagio di una duplice
impressione, luna per i disegni, laltra pei tipi, e perch concede si tiri un mezzo
milione di copie senza andar soggetta a grande deteriorazione. Vignette, disegni
esistenti di bellezze naturali, artificiali, doltremonti e doltremare, usanze antiche e
moderne, copie di quadri ed originali, tutto fu tributario del Penny-Magazine. Lutile
ritrovato fece presto fortuna. I giornali pittorici abbondarono tantosto nellInghilterra.
E il Penny Magazine, il capitano di essi, acquist un favore sempre pi crescente
allorch videsi diretto dalla mente vasta e profonda di Lord Brougham [] questa
la sorte del mondo: i popoli debbono prestar le idee come i vicini il fuoco. F.Cirelli,
I giornali pittorici Il Poliorama, in P.P., 1, 1836-1837, p.106.
32
Su questi argomenti n. Barrella, Il Museo Filangieri, napoli 1988 (con riferimenti
anche al dibattito napoletano degli anni Trenta del xIx secolo) e G. Salvatori, Nelle
maglie della storia, napoli, 2005.
31
650
nel 179133. Lobiettivo quello dincrementare leducazione dellartigianato artistico per ravvivarne la tradizione ed simile a quanto si legge nel
primo numero della nostra rivista che vuol fornire modelli che servono
con maggior utile agli uomini di buon gusto moderno per render nuove
con i poco noti antichi modelli le case eleganti. Certo significativo il
fatto che la prima sede della nostra rivista, in via Egiziaca a Pizzofalcone,
sia uno spazio complesso in cui ci si occupa anche di qualsiasi opera in
cui la letteratura si associ alle belle arti o queste alle arti meccaniche 34.
La sede prevede infatti anche unofficina per la fabbricazione di mobili
di gusto, adorni xilograficamente ed imitanti la maniera etrusca, la Pompeiana, ovvero la gotica, la cinese, unofficina di stuoie e tele trasparenti
per balconi, tende, paraventi e lumi35. Sullingresso dellofficina, inoltre,
domina la scritta le arti si dan tutte amica mano, son dorigine divina,
e chi le vuol disgiunger dal conoscer l lontano. Linteresse per questo
settore chiarisce la presenza cospicua, soprattutto nei primi anni, di articoli
dedicati alle arti industriali, settore che, pur modificando denominazione36
avr sempre uno spazio considerevole nella rivista. Poliorama non ha un
comitato di redazione. Se si escludono i pochi collaboratori fissi di cui si
dir, le 24 annate danno ampio spazio alle pi svariate collaborazioni. Si
contano, in alcuni anni, pi di 80 diversi articolisti. Sono invece fissi nel
periodico i contributi di Cesare Malpica e Achille de Lauzieres37 contro i
quali si scagli Francesco De Sanctis ricordando che non sapevano scrivere, non avevano cultura e credevano supplirvi col tentarsi romantici o
col tentare le pi esagerate situazioni38; Domenico Anzelmi, Cesare della
Valle duca di Ventignano, Pietro Paolo Parzanese, Antonio Racioppi, Giulio Genoino, e Raffaele Liberatore. Questultimo lautore del Viaggio pittorico nel Regno delle due Sicilie illustrazione delle meraviglie del Regno,
monumenti e paesaggi, che costitu la pubblicazione pi impegnativa dei
primi cinquantanni dellOttocento39. Poliorama dedica moltissimo spazio a
33
34
p. 287.
35
651
questo genere di letteratura volta a descrivere gli usi e i costumi della citt,
a consacrarne loriginalit, a narrare le sue leggende, a raccogliere canti popolari. Era il riflesso di due miti dello spirito romantico, quello del
genio popolare e nazionale, e laltro che, derivato dal nuovo senso della
storia, si rivolgeva a custodire le memorie e a rinvenire in esse i caratteri
propri e le origini di un popolo. Era questo un movimento europeo ma
a napoli, sin dalle 700esche grandi indagini sulle condizioni civili del Regno e della Capitale, ebbe una singolare e duratura fortuna. LOttocento
romantico che pure non manc di continuare indagini economiche, giuridiche, sociologiche lasci affiancare a questi interessi lindagine demologia
e storico-descrittivo-leggendaria40 che si trova appunto negli scritti e nelle
illustrazioni litografiche di Poliorama.
Alla variet degli articolisti corrisponde una notevole variet di argomenti. nellarticolo di apertura lo stesso Cirelli a ricordare che il periodico conterr cose svariatissime, scienze, arti, mestieri, antichit, scoverte
(ecco il futuro), prosa, poesia, leggende, novelle, racconti, necrologie, biografie e quantaltro mai pu dar materia dintrattenimento. A Poliorama si
addice in pieno quanto scritto da Mario Sansone per uno dei suoi pi attivi
collaboratori, il duca di Ventignano, che seppe assimilare stimoli provenienti dallItalia e dallEuropa ma li ridusse entro i limiti cui sembra bastare soltanto il buon senso. non si chiuse di fronte al nuovo e credette sempre che tutto potesse ridursi ad unavveduta e pacifica operazione di aggiustamento progressivo41. In Poliorama l arte nelle sue varie manifestazioni occupa uno spazio estremamente significativo: pittura, scultura,
architettura, arte industriale e archeologia sono presenti quasi in ogni fascicolo ma i limiti generali della rivista si ritrovano anche nello specifico
del settore storico-artistico. La molteplicit dei collaboratori comporta, in
generale, una diffusa superficialit dapproccio. Dominano in questo caso,
pedanti descrizioni del soggetto delle opere, riferimenti biblici, letterari e
mitologici. Quando a scrivere c uno degli articolisti fissi prevalgono invece le note contraddizioni della napoli preunitaria con i suoi segni di un
tre volumi e 180 incisioni (molte delle quali di Salvatore Fergola) che puntano a
illustrare le meraviglie del Regno, per documentarne monumenti e paesaggi,
attraverso un lungo viaggio e un attento lavoro di ricognizione dei luoghi e di
disegno. questa unopera che nasce attingendo a risorse interne al Regno delle due
Sicilie, cio edita da sudditi di Francesco Primo e non, come si era verificato fino
ad allora, da illustratori stranieri per pubblicazioni straniere e per lettori stranieri.
40
Sansone, op.cit., p.428.
41
Ibi, p.430.
652
653
Ibidem.
Ibidem.
47
D.Ventimiglia, Lo studio dei pittori Carelli, in P.P.,11, 1846-1847,
f.15,p.172.
48
La riflessione di Maurizio Torrini e riguarda gli esiti complessivi del
VII Congresso degli Scienziati tenutosi a napoli nel 1845, M. Torrini, Il Settimo
46
654
occorrer aspettare lUnit e gli anni a partire dal 7049. La borghesia assurge a ruolo di protagonista e la stampa rafforza il suo bisogno di confronto
e di circolazione di idee. Anche per questi anni la parola arte quasi sempre presente nel titolo o nel sottotitolo delle numerosissime riviste da noi
rinvenute ma lattenzione continua a non essere mai esclusiva. Il binomio
che d i risultati migliori ovviamente quello tipico della cultura di stampo positivistico del secondo Ottocento che unisce arte e storia e intende la
riflessione sulle arti figurative come una ricognizione attenta delle fonti
documentarie iniziata dal gi citato Catalani e proseguita, ad Unit compiuta, dalla Societ napoletana di Storia Patria attraverso il suo Archivio
storico delle Provincie Napoletane. La coppia di termini pi diffusa continua
per ad essere unaltra ed unisce, nel titolo, come nelle pagine del periodico, il teatro, la musica, la poesia e le arti figurative. Molte di queste riviste
tardo ottocentesche sembrano rafforzare limmagine di una citt nei cui
salotti borghesi prevale, soprattutto, linteresse per la musica, il ballo e il
teatro. I musei, i monumenti, il restauro, la storia delle arti figurative risultano lontani dalla massa ed indubbio che questo rafforzi limportanza e
il peso oltre che la qualit dei risultati- della prima serie di Napoli Nobilissima, rivista che puntava ad essere da ogni lato suo accessibile a tutti e
destinata pel gran pubblico. Fonte bibliografica spesso primaria- Napoli Nobilissima50 ancora oggi un imprescindibile strumento di lavoro per
chiunque intraprenda ricerche storico-artistiche di argomento meridionale. Forse anche per questo costante ricorrere alle sue oltre 6000 colonne
di stampa al fine di ricercare altro che non ha finora condotto ad unattenta riflessione sul ruolo svolto dal nostro periodico e sullo spazio che and
ad occupare nella vita culturale della napoli a cavallo tra Otto e novecento. Se si escludono i contributi ancora validi pur nella loro sinteticit e
antichit- di Gino Doria e di Roberto Pane51, per una valutazione pi apCongresso degli scienziati Italiani a napoli, in M. Azzinnari (a cura di), Il Settimo
Congresso degli Scienziati a Napoli nel 1845. Solenne festa delle scienze severe, napoli
1995, p. 31.
49
Su questi anni cfr. A. Di Benedetto, Larte moderna: un foglio militante nella
Napoli postunitaria, in Cioffi-Rovetta, op.cit., pp. 215-230.
50
Si sintetizza in queste pagine il saggio di n. Barrella, Come capitoli di un
libro per la storia della citt: la prima serie di Napoli Nobilissima tra erudizione,
topografia e storia dellarte pubblicato nel volume di G.C. Sciolla (a cura di), Riviste
darte fra Ottocento ed et contemporanea. Forme, modelli e funzioni, cit.
51
G. Doria, Introduzione al primo volume della ristampa anastatica di Napoli
Nobilissima (in seguito semplicemente NN), Arturo Berisio Editore, napoli 1969, pp.
655
profondita della rivista si pu solo fare riferimento ad uno scritto di Theodore Willette che, tuttavia, ha letto il periodico solo dalla parte di Croce52.
nella pagine di Napoli Nobilissima, infatti, Willette, ha cercato soprattutto i
segni di quellapproccio critico al positivismo ed al suo metodo storico che,
iniziato nel 93 con la pubblicazione de La Storia ridotta sotto il concetto generale dellarte, porter a LEstetica del 1902.
indubbio che gli anni della prima serie della nostra rivista- fondata
nel 1892 e conclusa nel 1906- coincidano quasi perfettamente con larco
cronologico che vide Croce sviluppare la propria teoria del valore spirituale e dellautonomia dellarte come sintesi di intuizione ed espressione ed
altrettanto vero che, della nostra iniziativa editoriale, Croce fu il principale animatore. La nostra indagine, tuttavia, ha reso molto evidente che,
vedere queste pagine come la palestra del sistema filosofico di Don Benedetto comporti una comprensione parziale della rivista. Napoli Nobilissima
pu definirsi crociana unicamente se si vuol porre laccento sullassiduo
e caparbio lavoro che Croce svolse pur di tenere in piedi questa iniziativa editoriale. difficile mettere in dubbio che fu proprio il suo continuo
ricercare collaboratori e contributi tra amici e sodali che consent a Napoli
Nobilissima di andare in stampa per quindici anni53. Se per, com stato
fatto, si seziona la rivista, se si effettuano calcoli in grado di quantizzare
gli scritti delluno e degli altri nelleconomia generale del periodico, se si
analizzano i temi, i metodi, le conclusioni, allora appare chiaro che Napoli
Nobilissima non n volle essere lopera di uno solo quanto il prodotto di
unelite culturale. Eterogenea per et e per formazione, questa cerchia di
uomini, continuava a mescolare vecchio e nuovo, tenendo ancora saldata,
in organica unit, lultima napoli borbonica e la prima napoli italiana,
Ix-xI; R. Pane, Benedetto Croce e Napoli Nobilissima, in NN, 17, III serie, 1978, pp.
14-20. Per utili riferimenti alla politica culturale della rivista cfr. anche G. Brescia,
Benedetto Croce, studioso di storia locale, in Nuovi studi politici, 8, 1978, pp. 1119; R.Ajello, Benedetto Croce e la storia ideale del regno di napoli, in Archivio
Storico per le province napoletane (in seguito ASPN), 110, 1992, pp. 409-414; T. Iermano,
Croce e il Fanfulla della Domenica: collaborazioni e polemiche ( 1888-1898), in Id.,
Lo scrittoio di Croce con scritti inediti e rari, napoli, 1992, pp. 79-110 e G. Cacciatore,
Profilo di Michelangelo Schipa, in ASPN, 113, 1995, pp. 527-556.
52
T. Willette, stata opera di critica onesta, liberale e italiana: Benedetto Croce
and napoli nobilissima in the Legacy of Benedetto Croce, Toronto 1999, pp.52-87. La
traduzione italiana stata poi pubblicata, con lo stesso titolo, nel I fascicolo della
nuova serie di NN, 1, 2000, pp. 6-30.
53
Su questo argomento cfr. V. Papa Malatesta, Alle origini di Napoli Nobilissima,
in NN, n.s., 1 , 2000, pp.31-44.
656
quella dei nostalgici del precedente regime e quella dei fautori ed epigoni del movimento risorgimentale. Fattore di identit e di aggregazione di
queste due anime era il culto delle memorie locali, quel bisogno di ripercorrere la storia preunitaria del Mezzogiorno di farsene una ragione, di
darsene unesplicazione annodata intorno ad un filo valido alla luce della
dominante cultura positivistica54. Entrata in crisi la struttura universitaria -che risentiva della forte provincializzazione della vita amministrativa napoletana e di una sempre pi grave crisi economica- fu al di fuori
di essa che si trovarono gli sviluppi pi consapevoli di tale cultura: nelle
accademie e, soprattutto, nella Societ napoletana di Storia Patria che di
questo clima intellettuale fu lespressione pi significativa55. Napoli Nobilissima una sua diretta filiazione ed solo riportandola e rapportandola
a questambito che se ne potr dare una lettura davvero completa. Daltra
parte, i suoi promotori erano soci della Deputazione napoletana ed erano,
neanche questo un caso, tutti molto giovani.
Come, dove e quando nacque la rivista stato pi volte raccontato.
54
657
658
essere pi evidente. E non solo, o non tanto, per il riferimento agli studi
topografici, alla Capasso62, in grado di posizionare nel tessuto urbano monumenti ormai scomparsi attraverso una lettura sostanzialmente nuova
dei documenti, quanto, soprattutto, per quella necessit di tutelare il patrimonio storico-artistico cittadino che aveva caratterizzato molta parte
dellattivit dei membri della Deputazione storica napoletana. Capasso e
soci erano, infatti, i componenti dei diversi organi di tutela che operavano
sul territorio campano o come diretta emanazione del Ministero della Pubblica Istruzione o come scelta autonoma del Municipio. Per loro, il rispetto
della realt storica era tuttuno con la conoscenza e, dunque, sinonimo di
fatto accertato, di documento. Tra documento e monumento, in questi
anni, non c alcuna differenza. I due termini vengono usati indifferentemente. Allinterno delle commissioni questi uomini curavano che non andassero disperse le opere darte, i pi vivi e parlanti documenti della storia, come componenti della Societ pubblicavano documenti da far confluire nei Monumenti. La storia era da loro protetta e ricostruita. Grazie a
questo lavoro, si apr per napoli un periodo particolarmente fecondo diniziative che, proprio nel binomio ricerca e conservazione del monumentodocumento, riusc a trovare i suoi migliori risultati: i sei volumi dei Documenti per la storia, le arti e le industrie napoletane di Filangieri63, il sistema dei
musei cittadini ( una felice commistione di realt private, comunali e statali che si stenta ancora a recuperare), uninteressante sinergia tra organismi
periferici di tutela che seppe ottenere non pochi successi. Sul finire degli
anni ottanta - per molteplici ragioni che non agevole sintetizzare- questa
rete di uomini e istituzioni che aveva in Storia Patria il proprio perno cominci a mostrare chiari segni di cedimento. La scomparsa o let avanzata
di quanti avevano saputo reggere il confronto con i centri pi avanzati del
dibattito sulla storia e sulla conservazione dei monumenti coincise con la
crisi degli organi di tutela cittadini. Lavvio di unampia fase di riorganizzazione del servizio di tutela a livello nazionale, legata allavvento di Pa62
659
squale Villari al Dicastero della Pubblica Istruzione, stenter infatti a decollare almeno per un lustro64. facile immaginare come tali mancanze e
disgregazioni venissero avvertite dai pi giovani in tutta la loro gravit
soprattutto nel momento in cui, con lavvio delle grandi trasformazioni del
Risanamento, veniva messa seriamente in crisi la conservazione della memoria storica dei luoghi e dei monumenti. Occorreva non tanto cambiare
gli intenti programmatici quanto gli strumenti. LArchivio in cui profondeva la sua immensa sapienza don Bartolommeo Capasso ricorda Gino Doria era troppo serio, troppo severo troppo greve per
potersi diffondere in un pi vasto pubblico di curiosi interessati pi
alla aneddotica che alle grandi trattazioni e alle fonti documentarie 65.
Napoli Nobilissima e la molteplicit dei suoi argomenti che vanno dalla
storia dei luoghi a quella dei costumi, dalle dispute darte alla letteratura,
dal teatro alle leggende popolari e alle feste era la nuova strada da tentare nella giovanile speranza di un risveglio benefico nel pubblico interessamento a quel che riguarda gli studi gentili dellarte e le patrie memorie
nostre66. I primi volumi della rivista sono risultati essere estremamente
coerenti con il suo programma. Avendo scelto di vegliare, per sua iniziativa privata, alla conservazione dei monumenti, la redazione dedica lattivit di ciascun componente a una zona limitata della citt per la quale il Risanamento aveva previsto modifiche strutturali, Chiaja, san Lorenzo, il
Mercato, furono i primi quartieri di cui si descrissero le molte cose destinate a scomparire e di cui, almeno rimarr documento questa rivista. I luoghi di napoli e la necessit di fermare, anche solo con gli scritti, la dispersione della memoria, furono il trait dunion delle nostre pagine ma il taglio
e soprattutto il metodo dei saggi non risulta affatto omogeneo. nelle colonne del periodico trovano posto: studi topografici; descrizioni di tombe
ed altari ancora incentrate sul sentimento e lemozione religiosa; pubblicazioni di documenti inediti; aneddoti e vibranti denunce. In questo contesto
si colloca anche il Falsario di Croce, primo atto di quel Sommario critico della
storia dellarte nel Napoletano67 che riporta lattenzione sulla necessit di una
64
Su questi argomenti, per la situazione italiana, cfr. M. Bencivenni, R. dalla
negra, P. Grifoni, Monumenti e Istituzioni, Firenze, 1987-1992; per lo specifico
napoletano n. Barrella, Principi e principi della tutela, napoli, 2003 con ampi
riferimenti alla bibliografia precedente.
65
Doria, op. cit., pp.Ix-x.
66
Ai nostri benevoli.. cit., p.2.
67
B.Croce, Sommario critico della storia dellarte nel napoletano: Il Falsario,
in NN, 1, 1892, pp.122-126, 140-144.
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nale di napoli, Ettore Pais (che piomb su quellistituto come lira divina
sopra una citt condannata e che fu poi costretto alle dimissioni)e la battaglia per la salvezza della chiesa della Croce di Lucca81. Larticolo, firmato
la Napoli Nobilissima, venne pubblicato nel 1903 e apr la strada a una serie
di altri duri interventi sulla stampa cittadina che riuscirono a sottrarre la
chiesa dallabbattimento previsto per la nascita di nuove cliniche mediche.
I collaboratori non cambiano ma, nel 1905, la compilazione della rivista
passa al giovane Fausto nicolini. Durer ancora un anno poi Benedetto
Croce, accomiatandosi dai suoi benevoli lettori, ne decreter la fine. Vale
la pena riprendere alcune parti di quel Commiato perch raccontano, forse
meglio di qualsiasi studio critico, le ragioni di un progetto e le motivazioni della sua fine. La rivista -scrive Croce- si propose, per una parte di
proseguire e compiere lopera del Capasso, e per laltra di promuovere le
indagini volte a raccogliere il materiale per una storia dellarte meridionale. Dopo quindici anni, per, la condizione non solo degli studi ma degli
animi era mutata. Le amorose indagini di storia municipale non destano linteressamento di una volta. Napoli Nobilissima aveva perduto molti
lettori, ma non perch essi ci abbiano deliberatamente abbandonati, ma
perch sono morti: buoni vecchi che leggevano inteneriti i nostri articoli
sulle vecchie strade, le vecchie case, le antiche chiese della citt [] sono
morti e non sono stati sostituiti. E il cambiamento aveva interessato non
solo i lettori ma anche gli scrittori. Eravamo molto giovani continua
Croce- ed ora ognuno di noi ha percorso la sua strada ed giunto a quel
momento della vita in cui non lecito cangiar mestiere, o farne pi duno
insieme [] Siamo ancora tutti vivi, quanti ci raccogliemmo intorno a questa tavola nellautunno del 1891: tutti ancora buoni amici; ma tutti assai
mutati. Questa rivista venuta morendo nei nostri animi e perci chiude le
pubblicazioni82. Il termine morte compare spesso nel Commiato e il ricorrere a una parola tanto definitiva stato spesso giustificato dal bisogno di
Croce di prendere le distanze da quel tempo in cui era in parte altruomo
da quel chora sono. In verit, proprio lui, da questo mondo non sapr e
81
B. Croce, Un nuovo scandalo al Museo nazionale di napoli, in NN, 9, 1900,
p.146; Per la Croce di Lucca, in NN, 12, 1903, pp. 97-98; A. Miola, La Croce di
Lucca, ivi, pp. 99-102; G. Ceci, Gli artisti che lavorarono per la Croce di Lucca, ivi, pp.
125-144. Su tale argomento cfr. anche L. Donadio, Il Risanamento di napoli e la
vicenda della chiesa della Croce di Lucca, in G. Fiengo (a cura di), Tutela e restauro
dei monumenti in Campania, napoli 1993, pp. 258-280.
82
B.Croce, Ai lettori.. cit., p.176.
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INDICE
pag. 5
Leipzig
25
47
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75
95
D. TROTTA, Matilde Serao e larte di far riviste
121
A. BADESSA, Costume napoletano in Regina
147
F. DONOFRIO-R.SCIELZO, Le riviste mediche a Napoli dall 800 ai
165
primi del 900
A.M. IERACI BIO, Il Filiatre Sebezio. Giornale delle scienze mediche
193
223
321
571
589
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675
699
705
ISBn 978-88-7431-426-3
Regione Campania