Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
SCIENTIA
LITURGICA
Manuale di liturgia
DireziofleJi
ANSCAR J. CIIUJ>t~NGCO
lll
PIEMME
ll!.ol-19n
lll!.olilòonc.4;,n,.lm
OIMI!DIZIONIPOiNNiìSpo.
}:f~~~~~~VIoddCun...,,
~oni ...... TSGu.I.,VIIWoaini4,141110AS'I1·Td.OI41""'"
Autori
R.P.ANsc.III.Ctiiii'UNOCO.OSB
PamollcJofa; ..... u. ...............
Plaidocldl'llliYodil.il.rJioholoVI,FilippiDr
R.P.EPtliiEMCAu.OSB
'-i&riolooilllllll.iloq;ar,IIDrno
ll.D.RENt.'loDE:ÙN
Porwlllriofa; .....................
R.P.CAslwfFOl.SOM,OSB
PamilioioiMi-LillqlaJ.IIarno
R.P.P.mut~:LVONS,OSB
l'anli&rio......_S. ............. . _
ll.D.FIEDDJo;R.Mc;MANUS
C.dlollcUoiomi!J'a("-GI'IIVoohi._DCI
R.P. MAlia NtN, 0SB
l'ondldo'""-I.J ......... . _
R.P.KmHPI!cK!.os.S}
l'onùScoolooi_Li......,.llarno
~~~~cLtel
R.D.GAIIIIlELilwB
Ponli&aollliluloLi........,_
R.P. 8Am. Slmu:, OSB
l'onrifiao-5 .................
Prof.!IOIIEtiNA'VEUovsKA
PoaàflclobliiUIOLilu...... . _
PRESENTAZIONE GENERALE
Ans12r}. ('.!JIIp11ngoo
A
r.'
ACC
A.o.m
~
ALW
ANS A
Ari-li• ~~=~ij~~!.$.~icu=Jl:
1.1914Torino:LILilllf!M,-,U,s/OFU.U..Jifiwu.,[61
curadiJB.NcunhCU~Crlctlbi),
n.J918c-le:LIJ.ilrlreu.,_,_JIWÙrl,-.k,[oocurodil
S.MirsiG!c:laliil.
ID, l. 19116::Lrl...iJwpl.;,...._,;,,,.,.~,,;,thl/,ukimJ.
liaM,[.ocuradi]A..Nocenii:(cralm,
~~~':.it:$'(d~:~t--JJI,crk-
V.J990;1.int.p.tk/k.,..,t.ocu.. di]J.PiaeD.
VI.I988Gencwo:L'AN..,~Sir>n.,.~'~•(o
curadi]M.Iollfll!«.olii).
VIL1989:1--'itk~.(lcunodi]I.~Ictaliil.
ASE Allllllldit10rioclell'cocpi.Bolapa.
AST AnalmaS.mTirfRt'OMIOiia,Boam:lano.l92~a.
BA Bibliodoaq,..ALJAUI(iaienne,o..-M..tA...,.,r,;,,PJrilt949-.
BAR S. Pan:a1i ·E. Ve~. L'nudo&io • .,_,V JJ6. (BELS 110),
Ronul995.
BEL BibliaùunEphomeridaL.inlraicu-,Ronui9J2a.
BELS 8ibliol:hoa!phomerldos~Subsidi.,llomolm ..
llurot11N1 A.Buaaini,E..nf«-iit,.,pWH1·197J),Itomoi98J.
12 AIME\IIAZIONII'BINCII'AU
IGMR 111<111'11/ÌO Gr~trrofu Muuli< Rom•11i (Generai lmtruc!Ìon of ohc Ro-
rnonMi....t] (EDILI, 1381-17)6, pp. 469·'46; DOL IH6-L7)1, pp.
465-Hll.
[n!n lrinikon. Cheveo.ogne 1926 ...
J"""'.,ANN J-~~~~gmonn, Mma"'"' So/lrmm~. voli. [.]], Ca..Je Monferrooo
.
Hofmlllo,Wonbad0!11')97
Not Notiti.oe. Ciui dd Vooicono 196.5 os.
~
0CP
~:7'=~~.~~=~~=~~~~" ~-
Ori.,todiAClt.ristian.Periodic-a,Ronll1915ss.
OLM cmit>L«tiotrum Mi<111e, Editio !)piea altcra ll.cctH)llary fot Mass; In·
uod11<1ion(2ndcd.)] (EDIU4Q'li-4181,pp. H7-37G: LD, pp. 1}}.
176)
~~ ~;:,~o:;.:,;:,:;:;;:;~:- 1-:r~~'i:n~•. '~rmsfn•••u ;r,r,«k.
PG Pot«>!oW~CumiS Compkrus. ScricsGn.OCII, Poris 18.57-1866
"'PL
""
~
....
RB
RCT
RFD
RET
1\cYI.itCI
~lb..edeLiru<Jice~MonlsdqoJe,Mucclsousl911·1940.
RG
RHE
Riahcui
RL
RSPT
""
,....,
SA
a,...
S<C
.
SCh
,"
SP
SL
,
ST
SrudPu
~
TS
TTZ
TI1
ToA
ve
v.
ViSpi
WONT zumNeuenTenamcnt,Tii·
....
ZAW
ZRORA
PllltTEPIIMII
CONCETTI PRELIMINARI
l
NOZIONE DI LITURGIA
AIIStliT]. ChupMIIg<o
IIYloJNfio A.AIWII,l'mmtlilliolno/Ut"'')):AIIIIIIrOihiclimriDitslliuo.
f7.m/1'Neli«,Collopyili~1992:A.KAYAifMlii,Oru-,rMT~.N-Yod
1984;G.IAni10P,IItJyT/Wrg.A.Untrgu./~Minl108plliill99l;S.MAR·
111.1, Uuirpf,in An.~,.,.,;,, l, Torino 1974, pp. )4·•": A. Sa!NIIIIWIN, /~r..Juc..
litiiiii>~Tht«o.o,NcwYorkl986;C.VAC.\Gil1N~I/Jtrm>~UH.
~,Jiotui964;A.VUHEUL,/II/~101heWu'f)',HertfOldthirel')72;
G. W'AINWRIClllr, Do.o/oo il S,.a-IM JHoloo, New Vwlc 1960.
I.EVOLUZIONEDI!J.TEitMINE«LnuACJ/1»
ift~;s:J~::!~\::~~i;:::~~/:~~=~==::
s.iriferisceanchealpubblicouffu:iocuilapcrsonaèincarieara.
Nd corso degli anni, duranae nperiodo ellenistico, quesca pa-
rOÙihaacquisitounp.iùampiosignificatotaledaiodudereilla-
voro svolro dagli schiavi per i loro padroni e perfmo le piccole
conesie che 5i facevano ai propri amici.
D tc:slo deUa SeU1111ta impiep la parola /eiJ.0111rgitl 170 volte
per indicare il cullO levitico. Non è facile spiegare come una
parola secolare, ovvero laica, cominciasse ad essere utilizzata per
i sacri riti di lst'llele. Fone ciò era correlaro con il significato
classico della parola che indica una funlicme ufficiale da parte
della nobiltà. Ques1o si adaua alla definizione del eul1o levilieo
III'O'.liONEilluroll'liA 17
come istituzione divina affidata alla nobiltà di Israele, i sacerdo-
dleYitici.
Le paroJc leitou'fia,leilourgein c leilonrgos appaiono l'volle
nd Nuovo Testamento e si riferiscono variabilmente alla runzio-
ne secolare dei m.gistrati (Rm U, 6), al servizio sacerdotale del-
l'Antico Testamento di Zaccaria (Le l, 231, all'offerta sacrifiadc o
s~ale di Cristo mediante la quale diventò illeitonrgos dcl
tempio (Eb 8. 2), al sacrificio spirituale dei cristiani <Rm 1.5, 16),
e al culto dei crisdani c:he«Cdebravanolilurgia al Signore• ad
An!iochia1Atll,2)'.
co!,::ì~o~c~~c=b~ ::nii~r! ~r&:t::h/t,~r~
affenna che i vescovi e i diaconi svolgono la leitourgi4 dci profeti
c dci maestri. La TraJilioAposloliCI lO sostiene che l'ordinazione
cleClfkth~'d~.Q'rientec:hehannomantenutounifonne
mente questo uso, leilourgitl ha valore di sacri riti in generale e di
celebrazione eucaristica in panicolare. Quando parliamo della Ji.
rurgia di Giovanni CriS05tomo, di Basilio, di Giacomo, di Marco,
ecc. ci riferiamo al secondo significato di ~lou'f.itl. D'ab,. parte la
~~~~==~~injr;~il~w~.n~=':~
~j~~i=~~=d:r.ftp=~rt::rittori
Per le altre fonne di cuJto si continuò ad impiegare gli an·
tichi tennini latini. La parola apparve per la pdma volta su
documenti ufficiali in liHino durante il pontificato di papa Gre-
gorioXVl(t 1846).
'MS,1'1(111471.pp.m.729;A.AI>Iw.~•</~.pp.J•II:C V"'""""''· l/
'"'"'""""'""'ltu.l.it....... pp.27-Jl.
L·NrlZIONEDJLtruM:liA \9
azioni e i simboli liturgici». Di conseguenza la celebrazione deUa
li10rgia, sia della M~~a, dei sacramenti, dci sacramemali sia dell~
Liturgia ddlc Ore include la prodamw:ionc della parola di Dio.
Secondo la SC 7, lo scopo ultimo della liturgia è la perfeua
glorifìcazione di Dio e la santificazionc di coloro che la celebra-
no. Queste sono espresse e detenni nate «per mezlo di segni sen·
sibili». Segni e simboli conferiscono alla liturgia una dimensione
sacramentale, cioè, essi contengono e rivelano la prt!St:117.a di Cri·
sto e del mistero che la Chiesa l-clcbra. Nella liturgia segni o sim·
boli consistono in parole come le formule sacramentali, in gesti
come l'imposilionc deUe mani e in elementi materiali come l'ac·
qua, il pane, il vino c l'olio. La differenla esistente fta i t<egni c la
loro signifkazione dà origine Ri.le diverse forme di cclcbralioni li·
turgiche c di conseguenza ai vari modi attraver:;o i quali viene
realizzatalasaruifkazioneodlaliturgia'.
Per una completa definizione di liturgia è utile il riferimento
ad altri articoli deUa SC; A. Bugnini li classifica come principi
fondamentali'.
La SC IO, ispirata dall11 Media/or Dei, definisce la liturgia cul-
11Jell et/ons: «La li10rgia è il culmine cui tende l'azione della Chic-
sa, c, ~!tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua encr·
gia». La SC 14, d'altra [latte, considera la partecipazione piena,
consapevole e attiva come ne.::cssità della rifonna l-onciliarc c la
promo-~:ionc dcU'educazione liturgica. La panedpa7jone auiva C un
tliritto e un dovere dci k-deli «in forMI del battesimo». Questo ci
conduce all~ SC 26 in cui si affcnna che «le a?joni liturgiche non
sono azioni private ma celebrazioni deUa Chiesa». Esse manifesta·
no l'intero corpo di Cristo, benché «i singoli membri vi siano ime·
ressati in diverso modo, SCl"Ondo la diversità degli stati, degli uffìci
c della parteCÌIJRzione effettiva».
Altre due nozioni completano la defmi1.ione conciliare Jella
liturgia. La se
.38 pada di «SOStanziale unità» della liturgia in
opposizione a «rigida uniformità». La liturgia è celebrata nella
concreta circostanza di una comunità che celcbm il culto e quindi
prende in considerazione la cultura c le tradizioni di tale comuni·
l· NOZION~DIUT1JRGIA 21
questo modo lalimrgia perpetua le azioDi e gli intetvcnli di Dio.
In quesro senso S. Marsili. spiqa la liw!Jia come «il momento
finalencUastoriadcllasalvezza»in quantoessaconr.inuanelno-
stro tempo ciò che Cristo nd suo tempo ponò a compimento tra·
mite il mistero pasquale•.
La dimensione uinilaria della liturgia ha ponato alla fonnula-
zionc di alcuni conteni li1urgici fondamentali quali.!'tmanmtsi c
l'tpk/esi.Neiriricosriruilidaparolc,geslicqualchevoltadaclc-
menti ma1eriali la Chiesa ric:hialna o fa una anamnesi di ciò che il
Padre ha ponato a compimento attraverso Cristo nella s1oria del-
la salvezza umana.
I.: atto di rievoare, di ric:hialnare alla memoria, di rendere pre-
sentcèfondamenlaleperunadefinizioDedellaliiUrgia. Èaura-
vemo l'anliiiUleSi. che le grandi opere di Dio {magnalia Dei) sono
richiamate dall'assemblea liiUrgica e sono rese presenti in mezzo
ad essa. Auravemo l'anamnesi i fedeli sono in grado di sperimen-
larendlalorovital'operadisalvezzadiDio.IJenanlolac:clebra-
7.ione dcUa Messa e dei sacramenti è sempre un'anamnesi del-
l'opera di salvezza di Dio, una presen:ta in (orma rituale ed una
esperienzadell.afcde.
I.:epiclesi, d'altra parte, completal'uione dell'anamnesi. l due
conc:eui sono collegati l'uno all'altro come lo sono i1 mistero pa·
squale cd il mis1ero della Pen1ecoste. Cosi come la discesa dello
Spirilo Santo sulla Chiesa nel giorno di PentceoSic porta al suo
culmine l'opera di salvezza di Cris1o nella sua mone e risurrexio·
ne, cosi la preghiera dell'c:piclesi ponaal suo cuknine l'azione del-
l'anamnesi. Quando la C..hiesa rievoca gli atti miracolosi di Dio in
Cristo, essa prega melle per la discesa dello Spirito Santo che con-
sac:ceriorender:ìsacralapersonaeglielementisacrament.aliusa-
ti nel culto. I.:mamncsi conduce all'cpiclesi proprio come il mi-
stero pasquale conduce alla Pentecoste. Nella liturgia noi DOn $olo
facciamo memoria dd mistero pasquale di Cristo, ma riceviamo
mc:he lo S11iri1o Santo.
Di qui la defmi:cione di lilurgia come incontro con Dio che
coinvo1ge l'opera aJ ext,., della Trinità nella storia della salvex-
za. Questa dimensione trinitaria è espress. dalla liturgia altra·
22 l CONCF.I'IIPREIJ!IIINARI
verso le componenti fondamentali dell'anamnesi c dcll'cpiclcsi
tramit.e cui si richiamanO i differenli ruoli delle tre Persone c si
invocalaloropresenzasalvifica.
IV. LEVAIUEAZIONtllTU!IGICHE
Lacostitwcioneconciliaresullaliturgiachi.triscechclcaxioni
liturgiche sono quelle che la Chiesa riconosce come pane del suo
culto. Quindi la costitu~one dedica capitoli cd anicoli alla Mcs·
sa, ai sacramenti, ai riti sacrerncntali c alle benedizioni, alla Litur-
giadcllcOrecallcfestenelcorsodcU'annoliturgico.Tuucque-
stesonoconsidcrateaziortiliturgichcclaChicsalcdichiaralasua
rormaufficialedic:ullO'.
La defmizione di lit.urgia data sopra si applica ad ognuna di
e~Se, sebbene in modi diffcrerui.
Cristo è praente in ogni celebra:irlonc. perché la liturgia è sem-
pre l'eserciUo del suo ufficio sacerdotale. Lo Spirito Santo discen-
de in ogni celebrazione liturgica. Ogni liturgia è anamnesi del
misteropuqualeedepiclesidcllaJ>entccoste.
La costituzione ci ricorda. tuttavia, che .da sacra liturgia non
euurisceruttal'azionedellaChie:sa»(SC9)eche.davitaspirirualc
non si esaurisce nella panecipuione alla sol. liturgia» (SC 12).
Per questa ragione la O.iesa appoggia con forza i pii esercizi
del popoJo cristiano. che dovrcbbE:ro essere regolat.i eo&l. ..da te-
nere conto dei tempi liturgici ed in modo da eucrc in armonia
con la liturgia. derivino in qualche modo da essa c, !Id CSS11, intro·
ducanoilpopoJocristiano-{SC U).
Ladiffcrenzafraciòcheèliturgicoeciòcbenonloèdipendc
dalla definizione che ne di la O.iesa come suo culto uff!dale. i::
di aiuto la distinzione che S. Marsili ha operato rra il culto Jel/tJ
Chiesa (liturgia) ed il culto nelt. Chiesa (devozione privata)'. Ed
è così, poiché la Chiesa ha app.wvato ceni pii esercì~ quali il ro·
sario, le sta:idoni della Vilr CruciJ, le prcghice deUa novena, per-
ché s.ianous.ti in pubblico sem:aconferire ad essilo:rUJlurdi
culto ufficiale.
La cosritwdone sulle liturgill si limita ai ,.pii escrcb:i dd popolo
cristianO», mentreogsi parliamo più ampiamente di religiositàpo·
poL.re che comprende uioni come pellegrin&~~gi, processioni,
rappresentazioni e danze religiose. Molte di queste forme di rdi-
gio&itl hanno le loro radici nell&liturgia. Nci luoghi in cui la rcli-
giositi popolare è sentitamente pwicata risulta importante che
essasiabi1aneiatadallalitu!Jia.lno1treèutilees~~t~~inarelemoda
lità con euiesse possono arricchirsi a vicenda, in modo che la
rcligio6.ità popolare possa parteciparealcontenutodellaliturgia,
elaliturgiaposs11acquisireunearattereiJUiggionnentepopolare•.
V.MUSICA,Aim:ESACRESUPPELLE1TIU
CoNa.USIONI!
'"""""""''
Questa descrizione introduttiva dcllc divene famiglie litursi·
r:he oriemali esamina necessariamente gli elementi di bue propri
di daseuna famiglia, doè s!Oria,libri e lingue liturgiche, e parti·
colari caratterisl:iche leOlogiche e riau.U. Sebbene nel Manuale se
ne novi più avanri una trattazione più ampia, si rende necestaria,
iqutslopunto,unaseriediripetizioni.
Le famillieliturgiche orientali derivano dalle lilurgie che si svi-
lupparono e divenlarono modello sia neiJe maggiori ciuà, centri di
261.çoNCEITIPBEIJMINIIN
amministrazionecivileesu~redigiurisdizioneecdcsia
sLic:a entro l'impero romano, che nelle prime Chiese fondate al di
fuori dei confmi di queU"impero. 11 concilio ecumenico di Nicea
()2') riconosceva già una posixione premincnre in Orienre per le
Chiese di Ales.s.ndria, di Antiochia e delle «aatre province» !CIIno·
ne6)eamferiancheullllposi:donedionoreaAelia(Capitolina),
cioè Gerusalemme (canone 7).l.e «aatre province» furono specifi-
CIIIe dal K«mdo canone del concilio ecumenico di Costantinopoli
()81) come la diocesi Asi111ica (capittle Efeso), la diocui Pontica
(capitale Cesarea in Cappadocia) e Tracia (capillÙc F.racka). Lo
stesso concilio (canone )) conferì una supremaxia onorilìca in
OrienreaCostantinopoli,lanuovacapiraleimperiale,cheCostan-
tinouffLCialmenteinaugurOI'll mag:io))O.Inscguitolediocesi
Pontica, Asiatica e Tracia furono rm: dipendenti da Costantinopo-
li, la nuova Roma, cui furono attribuiti gli stessi privilqi ddla vec-
chia RomanelconcilioecumcnicodiCalcedonia (4,1) ndcanone28.
Diconquenzacoolamclàdelvsecoloicentriprincipaliecde6ia·
stici e lituq;ici nell'impero romano d'Orienre furono AlenLVIdria,
Antiochia, Costantinopoli c Gerusalemme. Al di fuori di questo
impero duranre l'epoca della fmmazione dd suddetti patriarcati la
Chiesa di Persia, con il suo centro a Seleucia-Creaifoote, la Chiesa
armena e la Chiesa nel regno etiopico di Axum stavano s.imilmenre
sviluppando le loro proprie strutture ecclesiali c liturgiche.
Le famislie liturgiche orientali, la alessandrina, antiochena op·
pure siro-occidentale. bizantina, annena e peBiana o siro-orien·
tale, corrispondono fondamentalmenre al.l'oiBllllizzazione territo·
riale della Chiesa nel v secolo. A caun dqli eventi storici non è
sopravviHUio alcun rito separato di Gerusalemme c gli Etiopi
furonosoggettiadAICS58ndriafinoaitempirccenti.
J.Drltocopto
La base dd rito copto è l'antica osservan~ liturgica di Ales·
sandria, capitale dell'Esino romano. Il nome copto derivP d.ù
greco •iguptios {«egizio»), d•ll'arabo (qipt o qubt). Benché la li-
turgiaf05SC~:elebralaingrcconelleciuì.dlc:nizzale,learecrural.i
cominciarono ad usare il copiO fm dal IV secolo. Nel V seculo la
Chiesa in F.gino fu divisa in due fazioni opposte dalle decisioni
1eolosichc di Calccdonia, cioè i Melchili (cfcdeli del reo), la po·
po.lazicme di lingua principalmcnle greca che acceiiÒ il coneillo, e
i Copti che rifiutarono il condlio e difesero la crisrologm monofi·
sita. Tale divisione diYCntÒ permanente nel V!Jiecolo. Graduai·
mente i Melchiri abbracciarono il rito biiWitino come loro con·
1rop1r1e nei peuiarcati di Gerusalemme e di Antiochia. Fra i
CopLilavecchialilurgiaalessandrinasubìunanOievoleinfluenza
llntiocheoa, allorquando nel VI secolo fu riorpni:aaiR nei molllll·
Sieri di Scete d11 gruppi di monaci 5iriaci. I: uso esclusivo del cop·
to saidico, con llkunc brevi formulllllioni in greco, fu kg.irrimaw
dal patriarca Beniamino {626-66,).ln un periodo di rinnOVII!Jien·
to liturgico, promosso dall'autoriti. p111riarcalc nei sec. Xl e Xli, fu·
ronointrodottiakuniclcmentibizantinineisacram.enti.Ilboairi·
co sostituì il saidico come lingua liturgica del xu secolo sebbene
l'ar11bo fosse già in uso e prevalesse dopo il XIV secolo. La lirurgia
cop1a I1'11S5e la SUII forma definitiVll dalla legislazione canonico-li·
turgica di Abu'l Saraka1 {1)27) e dai regolamenli liturgici del
patriarca Gabriele V (1409·1427).
ll patriarca Gabriele II (1130·1144) limiiÒ a ne il numero di
anafore. Benehe l'antica anafora alessandrina di Marco venga 1111·
cora usata nella recensione copta 10110 il nome di Cirillo di Ales·
s1111dria, la nonnale anafora i: orli queDa di Basilio, in una recen·
sione più bwve della sUII omonima baantina. L'anafora di Grego·
rio di Nazianzo viene usatll per le fesre solenni del Signore. Le
ultimeduepreghiereeucaristichetrasserolaloroorigineinCap·
padocia.
lipiooddlacclebrazioneeuearisticacoptaèl'usodiquanmlet·
une del Nuovo Tes111mcn10 (Paolo, L:uc:re cattoliche, Alti, Vange-
lo)edeUeprq,hieredeifcdelisottoformadisolenniintercesliioni
simili al riw romano del VenenD. Santo. Nella funzione d 10!10 due
riruali di riconc:iliftione con le formule solenni di assoluzione, ri·
voJre rispeuivamenre al Figlio e al Plldre come nel sacramento del·
la penitenza. Un'altraforrnadiriconciliazionesinot11neD'uff'lcio
cattedrale dell'illCCilliD della sen e della mattina per oli l'o!fena
deD'incen&Odivenll unricocli ricollciliazioneconl'llS!IOiuzione.
28 r OOl«ET!!PIIEI.LIIIN.UU
2.Urhor:tiopieo
• IJ!rAMIGliEUT1liiGIOlEINOIIENTE 29
mer11e aU'usocap10, ma il Credo ha una forma tipica dcDa Chiesa
etiopica e l'u1o di tamburi, sistri, inni e musica conferisce alla
celebrazione il suo particolare caranere etiopica. Il rito etiopico
poss.iedeunariccacoUe-.:ioncdivenLianafore,alcuneprovenienti
dalla tradixionc alessandrina o CQP'a, due ad11:we dagli antichi
ordinamenti dtUa Chic:6a, ah re dalle origini anliochene ed alcune
composizioni indigene etiopiche. Nella eucaristia, cosl come in
altre uioni liturgiche, si ritrova un 'abbondante innografia che è il
prodotto dcDc gc:ncraxioni di J4bt4m, i tradizionali maesni·can·
tori dc:lla Chiesa eliopka.
li. LA FIIMIGI.IA
A."fflOCHiNA
OSIRO.OCCIIlEHTAI.E
Uritosiriacoèlaliturgiausatadallc:anuali(.'hineortodossa
siriaca e cattolica siriaca. Deriva dall'antica liturgia di Antiochia,
capitale della Siria romana. La struttura del rito nc:l tardo IV seco·
lo può ~re tratta dalle C..ostitutiones Apostolomm, le opere di
Giovanni Crisostomo come presbirero ad Anlioc:hia (}86-)98), e
dalle catechesi battesimali di Teodoro di Mopsuestia (428). La Ji.
turgia di Gerusalemme, parte della stessa diocesi imperiale, in·
fluenzòl'evoluzionculterioredelrito.Essaattestòl'assimilaxione
della liturgia di Giacomo, la cui anafora diventò un modello per
la comp011izione di tc:sli successivi. Le cclebrazioni liturgiche era-
no in greco nelle città, Jl1ll gradualmente assunsero una fonna si·
riaca nella campagna dove predominavano la lingua e la cultura
locali.
Come in f.siuo, i cristiani siriaci vennero divisi a causa del con·
cilio di Calcedonia in Mdchiti, i quali erano fedeli al concilio e
aU'imperatore (tmr/ko = ..:govemato(e>) o t~reo), e gli anticalcedo·
nesi. l Mdchiti accettarollo sradualmenre anche la litu111ia della
capitale imperiale, che divenne parte del rito bizanlino: i fede-
li siriani che rifiutarono il concilio lentamerue formarono una [o.
ro propria Chiesa, il movimenro fu promosso da Giacomo Bar
Addai (t 578) c daDa sua iBiituzione di una scn.rchia indipenden-
te dal 54) in poi. Cosi la Chie$ll &iriaca venne chiamata giaoobira.
Durankkconh'OvCr&icsuUacristoJosianeisecolivevtlaliturgia
mtiochenafuriveduracdarricchita.Unim.portanteruolofuescl'-
dtato dal patriarca Severo (512·518, t 5J8), il quale riformO il
rituale dd battesimo e compose un Libro Ji Inni (oktOkbos) con
alcuni dei suoi componimenti liturgici.
Il rito del patrian:llo &iriaco di Antiochia assunse un diverso
c:arauere con I'UliO predominante del siriaco come lingua litur-
gica attraverso traduzioni e adattamenti realizzati magsiormcn-
le nei monasaeri. Un notevole traduuore e riformatore della Ji.
tursia fu Giacomo di &lessa (t 708). Il rUubato fu una fusione
di materiale originale siriac;o. specialmente le composizioni poe-
lkhe di Efrem (t )7)), Giacomo di Sarog (t 521), il suo con-
temporaneo SimeoncQuqoyo (~il vasaiO») cd altri, con testi Ira·
dotr.i o adattali dal greco. Il rito siriaco raggiunse la sua forma
classica con il patriarca Michele il Grande (1166-1199). Con
l'aiuto del vescovo Dionisio di Salibi (t 1171) compilò il Ponti·
ficale cd esegui la revisione di alcuni riti t~~cramentali, per esem·
piopenitenneordini.
Perlaliturgiaeucaristicala Chiesasiriacahaprodottofinoa
ouanta anafore', alcune non più tardi del XVI seco1o. Fra k p.iù
~mtkhe sono l'anafora 11ntiochena dei Dodici Apostoli, che è in
relazione all'anafora binntina di Giovanni Crisostomo, e l'ana·
fora di Giacomo pi'OYcnic:nte dalla tradizione di Gerusalemme.
Come nelle CosliJutkmes Apostolon~m,la liturgia della parola ha
sei letture (Legge, Sapicnr.a, Profeti, Att.i o Lettere cauoliche,
Paolo, Vangelo). Una forma rituale originale s.iriaca nell'cucari·
stia e negli altri umd liturgici è il rito dell'incenso con la pre·
ghiera sacerdotale sedro (<~~ordine») che comprende una intro·
duzionc (proemio,), la preghiera propriamente dena (seJro),
l'incensazione con il relativo inno (qo/o) e la preghiera per l'ac-
cenazione dell'offena dell'incenso (elro). Le ricche c varie com-
posixioni poetiche che si sono accumulate nella Uturgia dclle
Ore hanno in gran misura sostituito i salmi.
). Il rito malan1arne
Il rito malankan:sç consiste nella liturgia comune alle chiese
onodcm• e cauolica malankarese in India. La liluf8ia antiochcna
raggiunse l'India del Sud con i vescovi siri onodossi inviati nei
seco1i XVII e xvm in risposta alla richiesta dei cristiani di Tomma·
so che ripudiavll!lo la latiniaazionc giuridica e liturgica imposta
sul rito di Malahar. Le U5llme liturgiche malankaresi seguono il
ritusiriacoconlocalivariazioni.chctalvoltarapprcsentanonpri·
mo stadio dclla tradiodone siriaca, come la Liturgia dei Doni Pn:-
santifieatincigiornilavorativiquaresimaliene!Venerdì.ddlaset·
limana di Passione. La lingua m.Iayalam ha laQiamente 501itiruito
ilsiriacocomelingualiturgica.
III.LAfAMIGI.IIIBIZANTINA
IV.L.'II'AMIGIJAAIUIF.NA
2. D rito di Malabar
>rer~<>k<xioriol""''«u>"!<.dt.E.C.W.TIHI.<I•'V"'IY«•<n<I><Iy"'<<.h•rrhn-Ad.[>
>•ll<>nto lh/kt<n> &d« .. lbto"r.I"'IA~to. io l.._d.,,._,,.a.l>o"I<Ml•lol•,;o. M<IUJ><
.IIIN!tlb,I>AIIJI,Rom•l\>':l),l'l'•l·l?
missionari gesuiti a convocare il sinodo di Diamper (1,99) che si
risolseinunall'llllisicciaimposb:ionedeUeusa.nzelatinesuicristia·
nidi Tommaso. All'incirca IUito quello che rim1111eva dd rilo ori·
ginale era la lingua siriaca,l'ufficio divino e la forma fondamerlla·
le della li1urgia eucarislica in cui furono in1rodoui molti l.cini·
smi. Solt1111to una anafora, Addai e Mari, fu approvala avendo di·
minatoqualsi..ipossibileeterodossiaeaggiunloleparoledella
consacrazione aUa fine. Fu presçriuo pane auimo per l'eucaristia
e la eomunione souo un'unica specie. Durante la cdcbraxione dei
sacramenti fu U511IO un RitNIIIt ponoghese del XVI secolo tradotto
insiriaco.lnoluefuprodottaunaversionesiriacade!Pontifo;,Jk
Rnrmmum. l mano1criui dei vecchi libri liturgici furono distruni
per vietame l'uso e fu pubblicato un nuovo calendario per CIUI·
cellare rutli i sand ncstoriani. Benché il sinodo non fosse stato uf.
ficialmente approvato da Roma, le sue n:gole furono seguite in
India.
Lopposixionealledecisionidelsinodorasgiunseroilculmine
ool giuramento solenne a Kun1111 Cmss nel 165}, ma molti dei
ribelli furono gradualmente persuasi a cambiare le loro idee. l
cristiani di Tommaso, i quali si rifiutarono di cedere aUalatinizza.
:done, infine riuscirono a contallan: il palriarca della Chiesa siria·
ca onodossa che accettò di riceverli sono la su~ giurisdizione e di
dar loro un vescovo a palio che essi accenassero l~ teologia e la
liturgia della sua Chiesa. Ciò diede origine al rito malankarese in
India.
La riforma liturgica per restaurare il carauere orienrale del
rito di Malabar cominciò oon papa Pio XI nell9}4. La ripristi-
nataQurbt.nasiriaca(«offena»=euuristia)approvatadalpapa
Pio Xli nel19'7 fu introdoua nel 1962. La liruQ;ia eucarisdca
ha subito da allora ulteriori revisioni, ma la liturgia riformata ha
inconuato incessand resistenze in alcuni seuori della Chiesa di
Malabar. A partire dagli anni '60, il malayalam sostituisce il siria·
cocomelingualirurgica.
LE FAMIGLIE LITURGICHE
IN OCCIDENTE
G.imellt.mis
•.(J"'
I.LITUIIGIARONANA
1 ll.C.TToNrJ>.II<~>Iho...,_,~OtwJ.-.Noi<JMn<k.UIIU.. W...d~oiJ~-~~·,
c.v•....._,.,...,_,.,........,,"rj"""""Ja...bt!--.. ~8Aft.rBihl..._do;lr
ill>:diMcdiev<lill.Spolm.IY66.
42 I·COMC."Erl:IPIFJ.ININIIIU
eano (Africa nera). Nel secolo XVI il concilio di Trenlo protr~osse
la riformaliiUrgic:Y. fruito di tale riforma fu l'edi2ione del Messa·
le e del Breviario, che trovarono grande accoglienza.
Con la ril'onna tridentiru~, la liturgia romana si consolidò nella
maggior pane del mondo canolico.
ADa riforma tridenlina segue un periodo di stabilità liturgica
fino aDe riforme di Pio X, di Pio XII e di Giovanni XXIII, alle
quali fece seguito la rUonnaliturgica dd condlio Vaticano Il.
n. LlruRGtA AI'IUCANA
IV.LI.TURGIAGAIJ.ICfiNfl
V. LITURGIA ISPANIC.~
').l'!o<tu,/.41•~/mi>I•U>.,.U..""""Lio'i/d,inl:lt<<-•,.J<II-F.dtuo'""'"J<IO<p<"",
ll.~WMI'JlZ.[>[>I!O) I):!O.,Iu.,/-'I#•'W"~,..,•~<t<.OtAAVv.A""'"""''·Itpp.Jo-ll!l
della lirurgia ispPJica. Le loro opinioni sono a volte (OJIUliSI&nti.
SiaJnunente l'opinione più plausibile è queUa di Pindl, il quale
afferma che la li10rgia ispanica, come quella gallicana, si sarebbe
po1u1a fonnare a panire da un parrimonio liaurgico comune pro-
venientedall'Africalarina.
Nella formazione di questa liturgia ebbero grande importanza
lescuoleeucologichedi'farragona,Sivigliae'foledo.tpurepos-
sibile che vi abbiano (Onlribuiro non poco anche Canapa e
Mcrida. A rali scuole si devono aggiungere i nomi di Leandro,
Isidoro,Eugenio,lldefonsoeGiuliano.
Seguendo le direttive del concilio Variano II, questa liturgia è
srata rivislll e riformata; dal 1991 al 1995 è &11110 pubblica10 il
Mimtk Hirp.11o-M~rtJhkum e il Liber Commials.
VI.LITURGIACI!I:riCA
46 I·OOI<CEY'TIPIIWMIN.UU
nessuna testimonillflq, ha.nno tuuavia rivestito una cena impor-
lllfiU. Prova ne è l'antichilà di ceni frammcnli di doc:umenluio-
nediquestelirurgie.
La più impanante fm esse, perché è quella di cui abbiamo più
notbie,èquelladiAquilei.t.
Glisrudiosinonconoord.nodrc.b.suaorigine;a.lc:unilafllfl·
no dcriw.re scmplic:cmcn1e da Rom-. altri da Co&tandnopoli o da
Alcssandria,a.llriancora,daMilano.
Di questa liturgia si conservano i Ct~pitlli4rhl Ewmgelioru111
dei codici Forojulie~tsis {fine vn-inhdo vm secolo) c &hJigel'll-
""s (vm secolo). Oltre a questi C#pit1116ri11 uppiamn che Paoli-
na di Aquileia (sec. IX) wmposuit hymiWS, ma si tratra di una
notizia molto w.ga. l sinodi di Aquileia e di Como deJ XVI secolo
ci parlano del MessaleedeJBreviarioaquiles.i.
Notevole impon~U~m ebbe cerramente anche la Chies. di Ra-
verma, ma non abbiamo alcuna notizia che in essa si sia piena·
mente sviluppara una liturgia propria. Come capitale impcri.Jc
(v secolo) e come capitale bi~tina deU'es.rcato (secoli VI-Ym),
Ravennae5ercitòindubbiamcnteilsuoinftussosiaconl'arianesi-
mo introdolto dalla conquista di Teodorioo, sia con l'illflusso
dell'impero bizantino quando fu rioonquistata dal biz1111tino Beli-
sario, 6no alla sua caduti! nelle mani dci Longobardi nel 75 l.
Nei dintorni di Napoli abbilllllO a.lcuni frammenti di lcuure
paoline dc:lla Chiesa di Capua dcl Yl secolo, e a.lc:uni Upitul6rill
Ew~tgeliorum, il più antico dci qua.li risa.le probabilmente alla
secondametàdelvlsecoloeglia.ltriall'vtu.
Ti.lltociòèunsegnodclsorgerediqUCS(elirurgiechepoi,per
diversi motivi, non giunsero a svilupparsi e ci hanno lasciato come
dato segnific:ativo questi documenli liturgici.
4
BIBBIA E LITURGIA
&alo L lkZ.n
48 I·COHCE'mi'II!LIMINAII
perché situa la pl(l('l.m!Wone in seno alla comunili. dei credenti
riunili intorno a Cristo per avvicinarsi a Dio»'. In ailre parole nel
binomio Bibb.ia e liturgia viene valorizzata la presen;a della Bib·
bia nella liturgia. Non si cvidc:nzia che il binomio Bibbia e liturgia
racchiude anche altri rapponi. Il testo sacro, infatti, ci te:stimo-
,-..,.,.~IIDuc.\.1:~.-••o•••
>Lc,,..!ai<...U.Iilufliado....,cn.-<UII<Idil<dalolloblo-~<.~--.
..,.,,;_,..,._..,,.dlobrocll<ti,_.WI!t.in~o""_...,..,_....,..,.,"!"hW";"
<pohll<i<i.
'Cfr.II.DEV•WI.lll""""""'l<lf.ll.m..T...-~e,Torinoi977~M.IIU.II,..-,_J«
;::;t"......,I"'I:E..1ioMU.S.....I<I,.,.,t..pWw.J....,..JiCmi,...ll.lll,
>Cfr.-~l"uo.--dclloSocn!lnilnna..U.«<eeooaiane~N!Jia.llo-"""'"
liooanin-lol....,...r..p.p..painc!l"amoliociMimid&o:an,.,.:,lolouodllolo<doi1UO
rpon•o-l'<l'll<"lekopttti.L:on-ue.Uilllni~l•,.;ri:<L.-Inflfl<""'""""".....,mco"'le
-•clp"U"'IJdcro~-("..,..;t..,tSCJhl~
•·Blllii!AtlhlJliGIA 49
me, perciò, che intermne ua la Bibbia e la liturgia, quando la
seconda è vista come presente nella prima, non è il legame cbe
intercorre ua la Bibbia e la litursia, quando la prima è vista come
presente nella seconda. Da questa emerge una seconda OSIClYI.·
zione. lllepme deUa Bibbia aUaliNrgia non è presente so1o neUa
celebrazione odierna e a noi c:ontemponne~. Ì presente in un
modo suo proprio alle origini ddla selvezza b dove ì: awenuto
l'eventosalvif!CO fondante. Sia per l'Antico Teetamento ehe perii
Nuovo, ndl'evento ,.lvir~eo fondante si colloano sia la cdebra-
Uone primiaenia sia la parola perché l'evento salvifico fondlltlteè
c:ontemporaneamente cdebnll!ione primigenia e p1r0la. L. cele-
bnll!ione primiaenia si pone come modello da ripetersi nelle c:ele-
bnll!ioni posteriori e come cusmde della parola. L. parola si pone
da una pane come interpretazione e memoria deU'avvenimento
fondante e, dall'altra, come memoria e prosramma rituale nor-
mante per le cdebnll!ioni successive. Il binomio Bibbia e liturgia,
dunque, si può coniugare in tre modi; la litursia nel1a Bibbia, il
(.(Hitilruum ocRihhia t" lirnrgi~~~t intraiC!Intale' (evento Mlvil'ìrn fan.
dlUite) e il conti11uum •Bibbia e liNrgia» exnaiCSiuale (la Bibbia
ndlaJiNrgia).
In queste pqine, necessariamente brevi, non è possibile dare
attenUane aUa temar.ica che esamina il testo biblico per eviden-
ziarvi qulUiti dementi litursici custodisca'. Verranno, invece, toc-
...-....,..,..n.:....... ...-
•Vkncodopc...ol"_.......
=..w . . . e.--·
a~o.~·dd-
, •• , ..... Snii_.L......Iivo ............................... indi<oredle ...............
~edomi"OoiJK'IIPimnurilualelilu ..... -le.nollooole-
Affrontarequestatenwicasignificaintraprendereunostudio
molto ricco e complesso, per diversi aspetti non esplorato. Ciò è
determinato dal fauo dle la Bibbia e la liturgia non vengono av-
vicinatecomeduerealtìautonome(perceniaspettisimilieper
alni contrapposte), come spesso accade, bensl come una realtà
unica dove la liturgia fu1J8C, in ordine alla salveu:a, da comple-
meruarietà alla Bibbia e vkevena.
La Scriuura Q.l5todiKC la memoria dell'evento salvifico fondan-
te•. Tale evento è sostanzialmente parola. l:autore della leuemqli
Ebrei', infatti, apre il suo scrillo con una sinteSi che facilita la pre-
sente impostazione dcl tema: ocDio, che aveva già parlato (klilad
nei tempi antichi molte volte: e in diversi modi (polumerOs ktli
po/flltoposl ai padri per mez:co dei proreti, ultimamente, in questi
giorni (tp'esch.tou 1&1 hitnmin}, ha parlato (el./isen) a noi per
mezzo dd Figlio» (Eb l,l-2a).ln tulla la lettera agli Ebrei si illu-
stra ciò che Gesù ha compiuto. In modo particolare viene pre·
sentallllasuaoffena,nellasuamorteerisurrezione:eventichelo
"<1r.Y~,HtllniisJJ<St.w.b........,...I.Lipfiqto<tln,...~~.t..;p.
IÒIII,\;G.N........,<ou.l.-.,.tc.....-th>/orMI.,.t».A.w_,_l!.o•.Piolilooqcl"';
K a.,~ZU.Doa....lt~.N..bdoeniW.O,D MlcC'".....,rt. r_,..-tc-..lbno
t'l6);r.-.u-.r.a-...t...tlff.r.n.tn6.
10 0,.N.f11CUnU.N.-,...~""""""'"'·......,''"'
"J.P.IIU~EJ,Cr~~~riln<Nil<dfi-tnMtwlkolrfl'.wlwUHr ..-.,_.,l!pht..~
ID(L"''.pp.IJ).JIIJ.SioniUdoll'ololoanoioooe_,.,,.diunooticak>-inU.OLL9HI.
pp.J711~.ct.oo-...too.aol'<bl.oooaon<oliuno.......,, ....... nolt9nol-inlefo
.......,,(<diO.fotdoui-"'v..l(ldl
n i"', grosso modo si può dire che la benedizione giudaica di tipo
cubuale 1' èsuddivisa in ue momenti (invito a benedire, anamne-
si dd1e mit'tlbili4 Dei, dossologia finak) ed ha un niplic:e valore: di
ana11111esi, di azione di grazie c di preghiera. Da qui il legame, non
esaustivo e tanto meno equivalente", Ira b'rildh (benedizione) ed
eucaristia, in quamo neUa benedizione mana il sacrificio".
All'interno poi di queste esiste una serie di altre realtà fonda-
mentali che hanno un ruolo Slrutturame imponantissimo, come
pe1' esempio: il sacrificio e l'anmnncsi.
J) llsacrificioèunodciccntri del cultoanticoteseamentario
che diventano paradigm& per comprendere neUa catc:gorill del sa-
crificio cultuale la morte salvifla. di Gesù, realtà che unita aUa
suarisuuezionesalvifiC8,diventacenrro,a.u:s&,modello,conte-
nuto di ogni ce.lebnz:ione)O.
e) Gesù dì espresso ordine Ili discepoli. di &re anamnesi" (dr.
J Cor 11,24.2,). Purndla diffic:oltà 11. npire f10o in fondo il valo-
re di t&le espressione, si può dire che l'anamnesi è una sttullun
c:clc:bn!riva bibJica passata ..U. cdebl'lll!ione. Con l'arwnncsi, in-
flllti,l'uione dello Spirito «rende presente in maniera efficace e
dinamical'azionesalvificadiCristo».
Infine esistono altri elementi 5II'Utturanri che fanno sentire in
modi diversi il loro influsso neUa celebrazione, tra i quaH vanno
ricordatiiln"belat&lih.
/) 0 rib"' è UDII. &llUtlura giuridica semitica che i profeti Jwmo
utilizuto per far vivere al popolo di Dio l'espcrienu di perdono. 1!:
attkolata in modo molto semplice: prima Dio accusa con la sua
•ar.TJ.rAW:Y.O.Jt~~r~v....,..."""'o..-.;nMD.I»
nmt.w.•·"·
"""""'uno-.labmoolioionedllonnobmood.iamo!o.......,,.._m.;,.--do
........_
<iu<(llll>,l"-1<-fqJilttO........,..riwiM>oOiocl'a,..,.w-old-dllol.
de~?od.UadS~;~c;:n~l~'dJ~~=!Janf.:~11eis:S;~
rito sono permeate k: preci, le orazioni e sii inni lilursim. è. sia·
to, però, visto come la Scriuura non sia solo riformula1a dai resli
euc:ologic:i,masialllldlellrodamatanellaliturgiade.Uaparola.
"fu""*"'-o..lol-/llt,....n.L,.
11Jl;rimmodiou~do-oofro,.....;.,.,odii11110T.oSt:rilwn,n.ediiiOIIOb
od...._tn.,.;c..Criiloof~<m~r<>olopim.....,.(,._,.....Uo..lor..m-lll,_..n.,l
oll..-<h<~.,.... • .,._,..,,.DVIJ.
'"N<IIrdommicbt.!il'ooq"""'._"""'""""'"lmunlnlilnni<loFAn•WApo
IOoli:~i~~=~-o..lol.«t_M,_.L91t.n.ILILII-
stamento, senza nulla togliere a cerli tentativi, che tendono ad
andareoJtre".
- La rdaxione tra prima leuura e Vangelo. U legame tra la pri-
ma lc:trura e il Vangelo è: normalmente di tipo tematiro: «La mi·
gliore forma di concordanza tematica fra le letrute dell'Antico e
dd Nuovo Tesramento è quella gii pteaente nella Scrittura stessa,
in quanto che gli insegnamenti e i far.ti riferiti nei testi del Nuovo
Testamento hanno una telaxione più o meno esplicita con fatti e
insegniiiJlCilli dell'Antico Tcstanenta» 41 • Può, però, essete anche
di tipo profetico (promessa-adempimento), tipoJogko (anticipo-
pienezza) e~ (mentalità, sapienza, ecc.): «l:economia
dd Vecchio 1Cstamento era sopratlutto ordinata a preparate, ad
llllnunciare profeticamente (d'r. ~ 24, 44; Gv 5, }9; J Pt l, IO) e
a significate con vari tipi (cfr. J CorIO, Il) l'avvento di Cristo
redentore dell'universo e del Regno Mcssianico. I libri poi del
Vc:cchio Testamento, secondo la condiziooe del genere ummo
prima dci tempi deUasalveu. instauaua da Cristo. manifestmo a
tutti la oon05cenu di Dio r cldl'nom(l e il modo con cui Iddio
giusto e misericordioso si COIIIporta con gli uomini. I quali libri,
sebbene contengano mche cose imperfette e temporllllee, dimo·
strano tuttavia una vera pedatogia divin ... (DV 15). Si ha, infme,
la forma più elementare di relazione, queUa sugge~ita direnamen-
tedailitolichesonopreposciaUesinJIO]eletturc:neUostessoOrdo
LectionumMisS4C''·
-Il valore della secondalcuura nei tempi foni. Nel tempo or·
dinario si sa che la seconda leuura viene falla Con il criterio della
l«tio semkrmtinw", criterio che qli inild della Chiesa era valido
in qUisi Lutto l'areoddl'mnoliturgico". Per i tempi forti si han-
no alcune indice1ioni*che ponmo a considerare la seconda let-
410<J.l..MaEHZ11.T...... J.I//IotlltuT-.I-L97&).
"'~OJot--lllm...n.67.
:::::~:::·
"Trwz.:..t..lliWot.s--/~ilon.~<rim>.mwli.•R.c..:amlo""ro
di~DJr..,.,.n.tf...-K..,_,i,~•-~•U,..,..,I.Podonl"l·
pp.I92-ZU.
"1'*"-""0oolto'-«_""-....,nool"'"'......,.......,;...,._....,...,r....,.Pc.r
l"AnaiiD..!ol.ll•oedeii""""'NIID""'._..., _ _
. ·~onniiiiJi.m...,_ia_,lt.....,.,(.
llirbediqu....,-ln.91).Pc.r~Norolele-"""'l.ll"'"-""''"inJI'IIC"'dolloo...._
tura comeclemenmchesuggerisce la«te~limonianxa»: i testi sono
orientati a susserirc i valori e i comportamenti conformi all'01tic:a
concuisi(C]cbrailmislcropasquale.
Qucsro itinerario di indole enncncurica è stato compiuto pre-
stando anenzionc alle pcricopi biblico-limrgichc c alle loro rela-
zioni. Un discorso oomple10 nccessi1a di una ulu:rion: osservazio-
ne: i 1esli biblico-limrgici ~ Lczionario, infaui, si col1oamo a].
l'interno di una celebruione di cui fanno pane intcgraole. l testi
~~~:07~~~~~;i.:f:Ja'::.co;.:re~he~uau~lcc
tichc bibliche cmcrsc dal percorso di comprensione esposto so·
!:.
pra, vanno precisate attraverso il dialogo tematico con i rcsri eu-
cologid dd1a celebrazione stessa.
llilolioanfio F.BitovwJ,hJu/~,NDL,pp.,4l-"~(bibliopfii);T.K.
c..-ou..~l'Ndu:niil/khthn.,WilmiJictoai988:A.OJBu.\miND·
B.SiuDER,S,.,;,JJJ. Ttfliotj.l /.W Pturiuia,c..le l'm; A.01W20(o cur~
di),/P.Jn'JJI.Chit:u~Z..T........ IIIJi./opcunB.IiiStrnkF, Torino l'm; M.
u,.,..
PEu..Er.IIHll. t IWrr, DPAC l, C~ 1911), pp. 19'16-19'1'; M. Pmut.-w.-
NO.I'dritlit,.,P,NDL, pp. 1008-1015;A.M. TJJAccA,lil.rTWrì.UU.
Clnm: .-liM:ipmd, o&minarium• N.S. JO 119901, pp. "111-no..
68 !.<XJM"....,PimJMINA!:I
Però, un credente di agi non 1i accontenta di W10 studio pu-
remente storico delle liturgie della Chiese. Cerca piutrosto di ca.·
pire il senso più profondo del culto cristiano. Contempla quindi
laliturP,IDitica nel quedro dd dialogo serole~ di fede con Dio.
Anzi, vede in C$511 l'anima dd colloquio continuo fa i primi cri-
stianiedilloroDio. Ora, chicrcdcinCristo,i!convintocheil
suo dieloao con Dio deve essere apostOlico, baseto cioè suDa tra·
dillioneaposrolia, consegnata soprattutto nella Scrittura Sacra.
Altrettanto è persuaso che il suo dialoBO di fede è autenticamen-
te apostolico solo nella misura che si faccia suUa scia della tradi-
:done delle Chiese postapostoliche, specialmente di quelle J,;,Ù
vicine aU'origine della reli!Pone cristiana. Tenendo presenti que·
ste due premesse, il cristiano di agi comprende anche che il
suo dialogo liturgico con Dio è apostolico solo alla condizione
che riprenda la voce di coJoro che nei primi tempi hanno cele-
brato la liturgia della Chiesa di Dio. In parole più concrete, i
fedeliesoprattulto81istudiosidellateolo8ialitulllicachedesi·
derano essere sostenuti d111la fede dei loro padri e madri e con-
dividere anzitutto la fede delle assemblee litur!Pche antiche,
hmno bill08fl0 della testimonianza teoloiPca degli autori della
Chie1a mtica. Solo conosc:endo e valutando teologicamente i
loro scritti, po6Siedono la pranzia di partecipare allo spirito che
ha ispirato la liturgia dell'età ptllristica, fondata essa stessa suUa
litur8iadellecomunitàapostoliche'.
Questa doppia testimonimza, storica e teologica, si trova in
primo luogo nelle «CCStituzioni ecclcsiastichCM> f.KirrhenorJnrm-
gm) che risalgono ai primi qual! m aecoli•. Sono documenti com-
posli da privati dei quali si ignorano i nomi. Però essendo staiÌ
mes&i &nttol'autoritìapostolica, furono recepiti da una8nndc
parte delle Chiese patristiche. Si tratta anzitutro deUa DouritN tkl
Jotlia." Apmloli, chiamata semplicemente DiJ.u:bé<fìne dd sec. t),
della Tnulilio Apostoliu, attribuita una volta a lppolito di Roma
(ini:do dd sec. 111), della DUUualil (sec. 111) e della Costilutiolles
=~~=~t=:l~~~~:-d:t:t:':'r::~
na '. Altrcuanto interc&&anti liDhO le pn:diehe di Leone Magno che
sonolineano il5etl5() dello hoJie, ~della pn:5CIIza dei misteri di
Gesù nella celebrazione dd Natale, dell'Epifania, della Pasqua,
dcU' Ascendone e dcl1a PmtCCOiile 10•
Finalmente è da considerare come documentuionc primaria
della storia della liturgia la storiograHa ecclesiastica. In questo
70 J,o:m«:mTJPIW.lMIHAII
campo Eusebio di Cesarea occupa ovviamcDtc il primo posto. La
wa Hisloritl &desiQsliu costimisce infaui la fonte principale del·
la storia del cristianesimo dci primi tre scco1i, compresa la viM
liEUrgicadellecomunitipaleocristiane.Incssasitrovanoanzitut·
IO informa:doni sul culto dei maniri, sulla controversia pasquale,
sui primi edifici di culto, ma anche su panic:olari ddla storia del
battesimo c dell'eucaristia, nonché sul significato della festa cri·
scianaesull'usoc:ristianoddlinsuaggiomisterico.Qucsteindica-
zioni preziose possono essere compJetate dalle opere: scoric:he dei
suc:cessoridiEuscbio,maanehedallaleueraturaagiosrafic:a,
come ad esempio dalla P1111io di Policarpo.
Oltre queste fonti principali della storia della liturgia, quasi
turtalalcttersturacristianaanricacontienetesrimonianze più o
meno notc'IIO!i suDo svolgimento e sul significato del culto c:ristia·
no dell'cri patrisUc:a. Sono da menzionare specialmente i trattati
teologic:isulbatteaimo",sull'eucaristia",sullaprqhiera".Altret·
tanto inter:essiDti !10110 i commenti biblici. In essi i srandi csqcti
palcocristiani, Orisene, Crisostomo, Tcodoreto, Agostino e tanti
altri, spcs.o non commentano soltanto testi bibUci che concerno·
no i riri crisliani (Gv 3; MI 28, 19 s.; Rm 6, l Cor Il; ccc.), ma
sviluppano1Dcheconcetti fond~~JT~e~~talidella teologia liturgica
patristica, come "'J!ilt!f'itm, SIJCWltnelllnm, storia della salvezxa,
uniti dell'Antico e del Nuovo 1Cstamento, ecc. Da agiungerc
pure la documentazione sinodale in quanto riguarda anche il cui·
to"; inohte,le collezioni epistolari dei vescovi., dei papi epurc
degli impetatori, come le lcuere di Coatantino il Grande"; fìnal·
mente le opere poetiche di Ambrogio, di Prudcnzio, di Paolino
di Nola".
Tutta questa documentazione tanto ricca e varia permette di
conoscen:comelalituQ!iacristiana,apaniredalcultodcllec:o·
'''IUrwJ.INo.V...,..._C...W.O.t:,OU67-Il:Ao<lom!«o.~~IBAza.12J .
.. o....... ~ (,l.
"~v,.-.o..o.,...rr-.;l~a......,.o.-.AGom....,cfrA.
H-.t..~JLO--I>icftl;;o« ....... oo.M.Vno.INf,ol---.k,..r..
.l'"~"io/a """-,,..,_,{IWal._;ohillariquoiiO....... I'J'JO.
"CM ...,.._~~.DI'AC,pp.lZII·7J4.
"A,..__.,~L'--C-~I...,.._,,Jni.,...,.,C.-......n;.f.
FUIOioc.ndi~Coo ... u...,i/c-.J;r,Mufto.,.lm,top.J62J&I.
"J.Fa<J....,N.m...... .h/opoi<i<luoi"Ot!t/k"'-..,.·""""1981
munità apostoJiche, si sia fonnata nei primi~ in modo quui
delinitivo.FacapireinparticolareifauoridcisuoisvUuppistori-
d;lamatric:ecbrea,glisrimolinegativiepositivideiculrigrero-
romani, la nlosofia del kJypt, la mentaliri giuridica romana. Per-
meue però anche di intuire Usignifiallo più profondo che i Padri
hanno attribuito alla liturgia delle loro comuniti e di valutare
quindiilproiiObisdelcultopaleocristiano,cioèl'attualitiperen-
nedellafedechelohaispirato.
72J.~PIELIMI"Altl
quotidiana dei c:ri5tani. Le celebrnioni li!Urgiche di alJora, infat·
ti, mm si esaurivano nel cullo, non coslkuivano solo un annuncio
dei mllfl'lllis Dei, una commemorazione dei misteri di Gesù Cri·
sto, l'adorazione e il ringraziamento dovuti aDa Trinità, unico Dio,
ma erano sollecitate anche da un impegno ascetico e spirituale.
Anziwtto sbocciavano in una vita di rede, di speranza e di amore.
Èproprioquestoori:r.ronteesistc.nzialedeUaliturgiapaleocristia·
na che si apre al lettore delle opere pauisriehe, che del resto sono
in gran pane: composte da omelie o almeno da brani di prediche,
pronunciate in anemblee lirurgiche. Per convincersene basta ri·
cordareit"attiseguenti.
Dall'inizio, come attesta gii la DiJ«hé (7), i catecumeni, assi-
stiti da tutta la comunità, dovevano prepararsi con digiuni e pn:·
ghiere, al batteSimo. Anzi, questo fu inteso come: conversione
(metllnoill, f1tlenitentill}, come lascia capire la si.CSSa DiJIKhé".
Quanto fossero serie queste esigenl(C ascetiche, dimostrano l'ori·
gine e gli sviluppi della Quaresima, considerata principalmente
come parte conclusiva del eatecumenato, cioè della preparazione
al battesimo da amministrare nella vc:Jiia pasquale"'. Durante que-
lilo «tempo propedeutiCOJt i predicatori spiegavano non soltanto
il simbolo deUa fede e la preghiera dd Si&nore, ma insi&teVano
specialmente sugli impegni morali della vita cristiana".
Nella stg~salinea s.i è mossaanehc: la catccl1a.i dci m:ohallczza·
ri. Contrariamente& Cirillo (Giovarmi?} di Gerusalemme ed altri,
Crisostomo, durante la settimana di Pasqua, non si soffennò a
dare una spiegazione deuagliata dci «misteril>, ma seguendo
l'Apostolo ehe tanto ammirava, mise piuuosto in rinlto che «il
battesimosegnal'ingres5ninunanuovavita,èunanuovacrea-
zione che deve manifestarsi in costumi nuovi,..,. Agostino, dal
eantosuo,ini2iandoi neofìtiaUaeelebra7.ioneeucaristica, accen-
na ai riti di questa. Tuttavia è piuttosto preoccupato d'insegnare
loro che i c:ri5tani devono identificarli oon il sacrificio di Crisw".
Sono loro che costituiscono il corpo messo suU'altare ... Assieme
o.l.l.i.J-6:I• ..... ..._Ch.llldll~<nm......._fk,._,,._
DI'AC,pp.Gn ...
J.O.V..ELoU.Lo......,_".,.;"""'.....t;.Torinolm.pp.I)}.J44
O.:.~~:Lo<•t..........,,wl44·1•7.~"'~'•s.
Cfr.AcomNu,S,...Ul.
a.A<._s.--nl
"
con il Crislo-capo, e unili ai fratdli costituiscono il Chnittu lotus, il
corpo in1ero di Crisw". Proprio in questo senso la loro prughicn.
divenii una prqhiera continua, si traduce eoe~e~~ICJncnlc nelle
opere.Tuttociòvicncespn:uo.eoneisamcnresccondoilsuostile
abituale, da Leone Magno. In Wl sennone pasquale, inf111i, ricorda
aisuoifcdeliebeiJcristianoneJbalteSiJnodiVCIIIIWlaCOSanuova,
Wlaa~r-ocrud/ixi,echequcslaunioncconilCrocif!SSOsiappro
fondisce nella comunione eucaristica c in tutta la vira quolidiana•.
U ncssofracelebrazionelilurgicaevilaquOiidianadifedeap·
pare finalmenle anche nella predicazione fesliva. I Padri, quando
esaltano il nrl$1ero. eelehiiiio nelle fes1e dd Signore, o la granda-
za di un saniO, commemoralO nel suo dies "111111is, non mancano
mai di concludere i loro «panegirici» con una esorta:t:ione. Anzi,
seguendo le consueludini della retorica antica, ricorrevano pro-
prioinqueslie1Wifiillaunlinguagsiopiùsolenne.Aquestopro-
posilo bas1a riferirsi ai sermoni di Leone M111no. Predicando
durantelaQuaresimaclaSetlimllllaSanla,inviraifedeliaprepa·
rarsiaUafesradiPasquaeavivereilmislerodcllarisurrczionedel
Signore". Alla festa dell'Ascensione non li richiama solran1o alla
gioia e aUa gratitudine, ma li c:sona pure a fare della loro vi1a Wl
pellegrinaggio verso il cielo'". U n11111le 11pmtolmum e la Cesia di
sRn Lorenm gli dnnnn l'oc:calione di plulare ai fudeli romani dd
prt~esiJium e deU'exempl.m di 1u11i i sand, raccomandando però
specialmente l'nrellentill dei patroni di Roma".
l pochi esempi esposd che si po1rebbero fac:ilmen1e moltiplica-
re dimoSirano dunque che, secondo i Padri della Clliesa, la pre·
ghiera liturgica deve prolungarsi nelle buone opere di ogni gior-
no, che le comunili crililiane celebrano i riti e le fesre per orien·
taree SDJienere il pellegrinqgio tei"reno dei loro membri verso la
patria celeste, che, in una parola, la li1urgia è la fonae principale
della vita di fede, lavcsreseaula quale la fede sarebbe nuda,
come TcrtuUiano dice dd bauesimo 10•
741-CDN'I:ETlll'llllLIMIOAIII
ffi.LAI.tllJKCIA,
I!SI'IUlS!liONEttNOJtMADELI.ARETTAFI!DE
"LVIw.m,.F..d-./.Dti_T_ItAops~Do,Pa,..,,
""""""""'.li,tuf.'!B,IO;fpitt.I:J7.4.J4:S.,..IB.II.FUL<......,_!k~--11:
lu..... V..T-XI.I . .....WY.o-.>,in,.,_.W...,.IVI!.Eanoiocleln 1912.479.
_,..uudl"""'"'""·
"AII.J7:GM1!NO,. ....... L"-
"T_._~21.
"J.N.D.Kw.Y.&n,a.....;...c.nJLcspeci...._,oC.IiK!......._I:laS,...W... .........
--~~ ............ s..Oa~ldii'JGO.
................ E,ool • ..,....
credei, non consideravano qualsiasi baucsimo come valido. Pace·
vano piuttosto dipendere la legiuimità deJ ri10 bauesimale daDa
confessione della fede neUa Triniti". Del resto è molto significa-
livo il fatto che C6Si11no abbia ricordato a Ncstorio la confemo-
nediledecheavevaprofess.tounavoltancllasuaChiesad'origi-
ne e che Leone abbia fatiO abretlanto nella polemica conuo
Eutiche'".
C'è un secondo aspetto che meri1a di essere eonsiden.IO. I Pa-
dri non si sono limitati a parlare ddla confessione della fede
come condizione ntce5'Saria per l'ammiHione alla comuniti. tC·
desiale. Vedevano nella confessione ddla fede baaesimale e si·
milmente in ailri riti o preghiere liturgiche un cri1er0 tllO!OJiCO.
Applicavano cioè più o meno cspliciuunente l'adagio: kx OMnJi
- /ex t:retlenJi. Questo principio fu tematinato da Prospero di
Aquitania, discepolo di Agostino. Per dimosuare ai cosiddeni
semipdagiani la necessiti della gm:ia iniziale della fede, egli
afferma con ogni chiarena: Prllt!lt!f hlls llutem betltissimlle et
11postoliue Sedis inuio/4biles Sdnditmes ..., obsecNtionWII t{IIOI/Ilt
rtwmiotlllium Jlctll/llentll nspki•mus, (/Wt! 11b Apostolis trltiit•
iN loto mundo lltque in omni Etdesill Clltholktluni/Dr'lllitn' cele-
bunl#r, utlegemt:retlenJile:xsllltlllllsupplktlnJi"'.lnrealtàil
principio era staiO in vi8ore molto prima del v secolo. Ireneo
a~va rimJII'OIIeraiO agli gnostici di celebrare l'eucaristia 5CDZB
credere nella salvezn di lUtto l'uomo &11/us amisl"". Tertullia-
no avCYII similmente criticato i mardoniti perché, (JUte utili7.7.11D-
do il segno della croce, i Sllcramcnti ddle Chiese e la purifica-
zione dei sacrifici, non volevano riconoscere che lo Spirito del
Creatore profetava per loro il Cristo''. Origene aveva dimostra·
to la distinzione rea1e delle persone divine, facendo ricorso alla
76 l WNCEITIPIIEIJMINAIU
preghiera eucaristie~ in cui la comunità si rivolge a Dio Padre
mediante U suo Figlio"'. Nella controversia ariana l'ordine bat-
tesimale, attribuito da Maueo al Cristo risorto (Mt 28, 19), era
divenuto uno degli argomenti principali in favore ddla vero di·
vinit/1 del Figlio e dello Spirito Santo''· Questo argomento ave·
va trovato vigore più forte nel De Spiriru Sane/o di Basilio di
Cesarea ... Il grande difensore della divinità dello Spirito Santo,
infatti, non aveva preso in considerazione soltanto le dossologie
trinitarie''; aveva messo in risaho anche l'esperien~a battesimale
in cui non si ubbidisce soltanto all'ordine dd Signore, recitando
la fonnula evangelica, ma si esprime anche cd anzitutto la fl-de
nd Padre, Figlio c Spirito Santo ... Lo stl-sso Agostino, cui Pro·
spero si e ovviamente ispirato, dagli esorcismi fatti pure sui bam·
bini aveva già concluso l'esisten~.a generale del peccato origina·
le". Del resto, il vescovo d'Ippona, rispondendo a diverse que·
stioni poste dal suo amico Gennaro, già nel 400 aveva sviluppa·
to una metodologia liturgica notevole. Secondo la sua teoria, le
usanze liturgiche sono da valutare in base ai seguenti criteri:
origine biblica, tradizione apostolica, autorità dei l"Oncili piena·
ri, osservanza di tutte le Chiese nel caso delle feste e dei riti uni·
versali", osservanza di una Chiesa locale, scmplicit~, conformi·
tà con la fede c i buoni costumi nel caso di riti particolari". L'ul-
tima di queste regole rovescia in fondo il binomio /ex orandi-
lex credendi. Fa prect:dcre la retta fede alla giusta pratica litur·
gica. Comunque conferma il nesso intimo fra fede e liturgia.
Non c'è dunque alcun dubbio che per i Padri della Chiesa la
liturgia non è soltanto espressione, ma anche norma della fede
autcnticaml"Titc cristiano.
"0..0>-"'.tJ;./!f""r/ ~.SCho~1.6llo Uo P N•oJIII<.O.,(Joo<.P•"'I977.1'P Jl~ ILI'..
"Il Sn."tltJI.O.-oS./.,.,,,,..pp H~o:J. P;..,.._,_ ThtE"'"".!<"""<>frlx-C.tt,/f<T.,oJ;t..,.
Ch;"WJl?JI
"8.S1"IJOUO.O..'i</~"'"""p.J,.dtl/,a.....wl11·2llo;6 P,,..;ii<lo<cco.J;J.&oolc
JcQw.# l•dc'i<o•l·lifpnl. SOor IJbu.. l'lou l ?Hl
" ""'"o.
SI"'· f-........ ~P· 191~
.. lhd. 21 < 19 Clt.J. v ...,.... p,.,..,. ~'4•i>m•t ••J ~:.in<hlo•~ ;".W Tkolo~< J«
&oolo.oJ<rG""'"''Ooi~.S.ud;,.lj(l976).pp.41·l9.
" "'""'"'""·P«<.'"""""' r J~. M. Cio.~- r ... ot lo curo dH. Ao>>fi•o. N.,.,.<~.
••I..Jo"""'~";-.IU,..tm.XCII·Cill
""'""''""'·EP"'-~.1.1
"Acom:<o.fp;u.l-l.l.l1.1
1.llruRGlAf.I'Al>IU ÌÌ
IV.LAU1t!liGIAEL'I!SroESIPAnumc.~.
:,~~~~r==~~=1=ch~~==:~~:t~
ciò che la hisUJrM sam~, come Agosrino chiama la Bibbia'", ~·
conia deU'azione salvifica del Dio d'Israele, compiura medianre
Gesù Crisro, figlio di Dio, neUa fon. dello Spiriro.
Ora,percapireancorameglioquesronessoinrimofralirurgia
eBibbia,convieneiCilerconrodeirrauipiùcararterisricidell'ese·
gesi dei Padri deUa Chiesa". La peculiarità ddl'intcrprernione
parristica delle Sacre Scritture può sena'al1ro essere riassun1a con
la parola «<IIU\Ialiurdione». La premura principale degli esegeti
crisdanilllltichi,infarti,èslatadilltWIIix:arreireslisacricalando·
lineUaviradegliudiiOricletiOri.C.ercavanodiinrerprcrarelenar-
ra!doni bibliche secondo una visione di fede, come dice Leone
Magno". lnteadevano, çome Basilio fa capire, attirate l'ammira·
zionc dei fedeli sulle belleue della creazione descrirte dalla Bib-
bia, per rendere vivo in eai n ricordo di Dio". Erano convinti,
come Arllllasio .Efenna nella SWI lettera a Marcdlino, che le prc-
ghierebibliche,speciaLnenteiSalmi,dovcvanocsseref"'epro·
prle dai crisriani". Si orientavano, come Agostino ha espresso
chiaramente, all'idea che la lettura della Bibbia deve essere u1ne,
deve cioè ICI"vire 8 collivarel'amore verso Dio c nprossimo".
Attualizzando i testi sacri, gli esegeti cristiani non si so(fcnna·
"o\oosl"""llrca.>XVIl.lcd,[>rl-;inDrC.WXVeXVI.
"Cf<I.Sru-..D>r-ll>UI><E.r,r,...-...u....m,.,...,.~~t~ht/ir~Wn/I.RF........ tz
(19J61.pp.71.,.
"l.oo>ll.T-.66.1:1U.I.Cfr.I.S~JW~ ........
&.an<Aorpo,..,ort/Mfloo.
Ji,lr..i.M/n(ò-~.M;udlU~.1l>rir>al9lJ,p;l'""o.
,..._.,,__V,l•PGl9.97C.Cf>.I.I,PGl9.,C,.VI.I•PCaii711C.
MfnlU<AIICI,E,toiJ!I-.pp.ll-16.
"A<losiiND.Don ..... l)6.40-)7.41
78 l fDNCETJII'REUUIN.W
contanavano spesso di parafrasare ciò che sembraw. essere OV·
vio. Si oa:upavano invece oon molta diligenza (#kribe;., Jiligen-
r;.)deitestiambiguiedifficili.Percbiarireleobscu,,ricorreva·
no ai testi paralleli cbe loro sembravano chiari e se questo non en
possibile,atrribuivanoalleparolebihlicheunsensolìgurato.Non
si deve però pensare che si attribuisse magiore imponanu al si·
gnifacatoallegoricooripologico,come&idiceoa:gi.Aicontnrioil
sensoletu:raleeraprimarioeilsensofìguntosirenclevanecessa·
rio solo quando il semo immediato em diffkilmenre comprensi·
bile a un lettore cristiano. D primo comandamento veniva consi·
demto leueralmente, bc:nch"' visto forse nella luce dell'amore di
Ge$ù, modello di ogni amore cristiano. La circoncisione invece o
altriritiebrakichenonveniwnopiùpraticatidaicristianierano
fatti ogeno di una inlerprellzione più profonda, come i Padri
spesso ripetevano. Tuttavia non si può non notare che Origene,
ritenuto e spesso dispre:.!ZIIO come allegorista, comideraw. come
:rensusiRterioTancheilsensoletteraledeltesto".Delrestohanno
posto in rilievo due cose. Da una patte i Padri esplicitliYano spes·
so i tesli biblici senza dare ad essi un senso figurato. Commenlan·
do, ad esempio, la crealticme dei pesci, Basilio presenllva tutto un
capitolo di scienza naturale, riferendosi evidentemente a fonti
prnfane".D.U'altnnonsidevcridurrel'escgesicosiddettatipo·
logica - il modo ci~ di vedere in un personagio (Mosè) o in un
evento (esodo) della storia d'Israele la pref~gun1Jiooe di un per·
sonqgio (Gesù/Pietro) o di un <..'Yellto (battesimo) del tempo cri·
stiano- a una sona di senso f~gurato. Sono $tlti evidenziati IIIChe
ed an:r:itutto esempi deUa historitl magislWI, modeUi di vira. Anca·
rameglio,icristimirnetrevanoaconfronrolerealt.lideii'Antico
Testameztto con quelle del Nuovo Testamento, perché suppone-
vano una .taSsomiglianza fra due esperienze religiose, fra due ruo·
li profetici", fn due maniere di incontrare Dio".
~~~Cf~:;.,c,:-l~~~~I'CIIV!U.41h1Z . .,..;.ra...looiii.IJ:U:FC.Vl.l~
""0r.ilmlidiEiia.Giuftmi.C"...-G...,,Mo>t·l'a<m>.
...,uo,
"'---VII. \1 SO.rD..J'IO.ollll.
)·UlUIIGIAEPADIU 79
J.:imponan:ta di queste coSialaZioni risulta anCOill più evidente
da qudl. che potrebbe chl.rn.rsi doppia esegesi"'. Gli 1111tori cri·
Sliani, infatti, ben presto inrc:rprc:tavano nella stess:a maniera le
parole bibliche e i dati liturgici. Origene intendew. ntempio, l'Il·
tarc:elestatue,realtàinesistendperifeddi.dial1ota,soloinsen·
so figurtdo (mort~lis) 60 • Spiqa.w. invece i gesti religiosi pwiad,
come la genuflehione, il volgersi verso l'Oriente per la prqhien~,
nonché i tempi $8cri, specialmente la /est• di Pt~stp~t~, skt lelte-
Mbntnte, sifl in s~:so trtUI4ro (moMiis e mistico) ... AgosliDo ha
condotto questa doppia esesesi aU. perfezione.... Applicava sia
alleparolebibliche,siaallecoselirurgicheilconcettodisacrflme,.
tum. Anzi, precisava che in ambedue i Cl8.i non c'è SIKf'llmetllllm,
se non c'è similih«io". Da 888ÌIIngere due cmu;iderazioni. Da una
parte, n parasonefraesegesi biblica e interpretuioneliturgica
Jlermecte di capire meglio il simbolismo che domina tutta la litur-
gia cristiana. Le parole bibliche venivano comprese come segni di
realtà eteme, della «Parola~ rivelata da Dio; altrettlllnto i rid e le
feste liturgiche venivano celebrati come segni sacri che pennette·
vano l'incontro con Cristo. Sebbene rutti gli esegeti criSiiani non
pensasserocomeOrigene,questi,conlasuacristOlogiadellogos,
ha espresso ciò di cui in fondo tutti erano convinti che, cioè, i
crc:dentiinconttanoCristosianellaietiUnldellaB.ibbiasianeUa
liturgia. Ambedue contengono il mistero dellogos. Se dunqueGi·
rolamo affenna che igiiOt'(ltio scriptiiMfllm igntm~lio Christi est"',
si potrebbe set12'altro completare questa n01a espressione pro·
grammatica con if.nmwtio lit11rgjae ignoM#o Christi est. D'al-
tra parte, uno studio accurato della doppia esegesi permette di
concludere che l'uso liturJico del linguaggio misterico, tanto im·
ponante a partire da Eusebio di Cesarea, non ha preso origine
dal conrauocon icosiddettit<lllisteri•.llsuoinixio,avviatogià
da Origene, e la sua imponaiU& cresttnte si spiegano piuttosto
pergliinflussidecisividell'eseges.iioQ.IilalelinguaggioeraslaiO
IOB.$ruoo.!1~ioppMIIIa.,p..-.ASE.IOU9!11).pp.G7417.
"Olourtt.C:.c.t.-Vlll.11211
IO~O..rli~Cr.:rh<-VIIJ.Zht;C...mlow""""XUIUI,IJio.
"AOOrrllto.F,..,u._......... ,.7.n.
=~'C!,~;.::· .,
80 [ (:otf(".ET[[PIE[JMINAJU
giil hurodouo de Fdone di Alessandria, che non li era interessato
affanoaifl!llisteri»"'.
Inoltre, per una giusta valutazione dell'esegesi patrisliea è di
obbJigo che si riconosca la sua origine apostolica. Non c'è: alcun
dubbio che l'ermeneudea biblica si sia ulteriormente sviluppata
nell'~m~biente elleniSiico, specialmente in quello a~andrino".
Questo risultato ddla ricelea moderna non deve essere messo
in questione. Tunavia l'esegesi ndla sua sostanza risale, c:omc
l'apastoloPaoloaUcstanellesuelenere,agliini?jdelcristiane-
simo. Sebbene sia difficile dimosrr11rlo storicamente, si potreb-
be forse anche affermare che Gesù stesso sia stato l'iniziatore
dell'esegesi cristiana. Mentre i suoi ccmtcmporanei di Qumran
~pJi::od~1d~;r::.~:7:!i.~r:~~òi:;;:::
tifiC11Y11Ia venuta del regno di Dio con la sua persona. Si p.rcsen·
tava c:omc invi11to dal ciclo, anzi come rappresentante del Dio
d'braele, dando così un nuovo significato a tu Ila la Scrittura. Se
poi Paolo, riprendendo i principi dell'esegesi rabbinica, ritene-
va come utile ai cristiani tuuo ciò che viene raccontato nella
Bibbia sul popolo di Dio, non si accontentava di questo pensic·
ro. Vedeva, come gli altri autori del NT, e ciò cenamente sotto
l'influssodecisiVQdiGesùstesso,tuttiqucstiracccmtinellaluce
di Cristo. Questa costatazione comprende però un paradosso
singolare. Secondo l'esegesi moderna, il fatto che l'interpreta-
zione cristiana della Bibbia risaJsaa Gaù appare più sicuramen-
te acccnato dell'origine del culto cristiano. Il ruolo della comu·
nitipostpasqualesembraesscrcstatopiùimponantenellafor-
mazione del rito bauesimale e della commemorazione della pas-
sione del Signore che nell'uso cristiano delle Scritture Sacre. Per
i Padri invece che rum facevano distin:Uone fra ll Gesù stodco e
il Cristo risono è stato evidente il fauo che Cristo fu l'11ttdor
Sllcrlfflft!lflon11n"'. Giustino insi51e gii fonemente sull'istituzione
dell'eucaristia da parte di Gesù"'. Tertulliano ama parlare in
61B.S1aJD.Dir•~Gou.o&.o<I• ....,.M,~.(SIIIIIllonooi,J.I'P-27'J.
_..._. .. pp.,..).
"B.Niu.<..WU.Oiip.mftti'IJWiv.ll••ilooi"":C.SatAIIMJN.7..,.._...,,.._
Jtr<i>.,u/id>ro~.J--Ooon- U.Wn:xiQII'luundi).CIMllillb.t~,....m.
.J~.K_..t!I'J.I.pp.loiiJ-171.
'"l~di _ _ _ rioolrod/lrnlloop.O<-"-x:!o.O.,-.IY4.1).
OO(ln:sm«>,A,oui.IM.l.
82 l·CONQ.Tfll'llaJMINARI
esol'hll!ioni e gli incorqgiamenti biblici, souoline..ri diii prcdia-
tori, riuscivano IIDCOn. più convincenti in una liturgia celebrala
con srmde impesno. Meli1011e che annuncia il mi$1ero puqua-
le", Gregorio di Nissa che palla dcUa r/Nitis di ogni fesu. .., Aso·
slino che .alla fes1a del Na1ale esalla il Jies", Leone cheosni lanto
sviluppa lo hoJie'", non fanno che confennare quanto i cristiani
ddl'etì patrislicaavvertissero ncUalliurgia l'attualità sempre pro·
vocante della Bibbia. Tuttavia, benché la liturgia illusui meglio lo
.copo principale dcU'csegesi palristica, quello di edificare cioè la
comuni!ì prcsen1e, è nondimeno eviden1e il nesso intimo che
unisala lilurgiael'c:segesipanisrica.
Finalmente, chiin1ende afferrare lUna la portata dell'esegesi
palristica,nondevemaidimenlicarecheicristiani interpretaVIl-
no la Bibbia secondo le usanze delle scuole del loro rempo"". Sen-
zavolerril~:~ttarequellocheèSiatode!tosuD'orisineapocalitlica
e rabbinica dell'esegesi cristiana, s.i ooncedcrà che almeno a pani-
re del secolo Il- in un ceno senso anche prima -l'approccio dcBii
esegeti allesto della Bibbia seguiva le regole ddle scuole. La ri-
"Mnrrt...OIS.U..,.fo<r/o,.,..,SO...l2J,
"B.S\tmNI.~od<or~fto~""~/c.~Hon-.w.m·~'
,.Ar.cm..,_.r.-119,],1'JO..I,L,Z26,1 0<.N.I'IuD,.,.,l'~4rJ Aewli.oeoo
> w..,.,.,,.._III/IWIJ..,..Jt~rAnnoliddP.Ioliuo.:!I.O....II~N..... I\161,
pp.IOIU2.
'"M.B.•'JaJs.IA..,.oirr~J'_,.n,u.,.lrG-I.PI'.~l7:m·IJ.I.-iro&ri.
"'li.Sn:ol!l.Enof>J;,,__,.,S...-T""""',l,pp.))]·J71.
11 1N!tra:HANs.,o.r,p...J.N.riJov,"--IW.
•e&.aliAUdidi...,;;.fiSiim,Boi..,.Lm
p..:.',PJ;·l'~h-/i<d-.Parfi.I"'·•J.N.GUliOIJI'.t'""'"'·~ld:y,,
"'T.c;........,.,a....w......,....,,...-.
loG;...,..,. _ _ ~ ....
..,..w.r-r.pp.IJ·"'I.JIAuar.Ln-
h-.o~otti..-......,.,,M
T""'w!o...,.dLJ,U.oir}n·f~.Porio.IWI',pp.,.ll2.
1IJ11JJIGLAEPAIDU 8J
«N\Sistenti che sono stati pubblicati sul De doarin• chrislillnl di
Agostino"'. Il nesso fra esqesi p!lrisrica, almeno quella svoba
nella Chiesa imperiale, e la cultul'lllietteraria greco·tomana appa·
re però foi'Se in modo anco111 pila chiaro in quello che potrebbe
definirsi la st:hoJ. ChrisJi. Questa idea è Stllta sviluppata in primo
luoso da AgostiDO, professore di retorica e o11imo coooscitore dei
tndtltores e~tholki, cioè dell'esegesi t111diziooale. Secondo lui,
nellasc:uolacristianalaletNradeidassiciè51atasOIIItituitadalla
lettura deUa Bibbia. Come gli allievi della scuole profane di allo111
si esercitavano sugli scritti faznoej dd passato, cioè li leggevano, li
interpretavano, li meditavano, li memorizzavano per godere delle
lorobellezzeepuimitareiloroidetli,cosl.icristimilofacevano
quando legcvano insieme o ascolh.Yano insieme i te5ti delle Scrit-
ture SacR:. Agostino non manca neppure di sonolineare che que.
stanuovainterpretazionedeite5tisifacevaanxiwttanelleassem-
blee liturgiche•. Non si deve cenamc:nte generalizzare troppo
l'idc:alc: agostiniano della schokl Cbristi. Comunque~ significativo
che anche in Basilio si trovi l'idea dd diJ.sk.leWn cristiano"'. In
Occidente il tema agostiniano si annuneb gij1 in Tenulliano• e
viene poi ripreso de alcuni discepo.li. di Agostino, Quodwltdeus.
Facondo di Enniane e Cassiodozo•.
«LaChk:safal'eucarisria,l'eucaristiafalaChiesa».Questoads·
gio famoso potrebbe pure allargarsi in «<a Chiesa fa la liwrgia, la
liwrgia fa la Chiesa». Comunque è certo cbe questa affennllZione
"n..ltdot'7,4:Gn.:m...,,A.Ioo/'.,161,2.
"Gu.cnNo..A,toi,IO,Z:""""'-,c:..f.Vnt2,):1db:laU;,o\,DIB-.-.
DI'AC,I,pp.4116o.
"T...tA,ooJr,M;Tunrw.vto.. ..... lll.4. Ot.ll.&:n..on;a,t;rnK,B,I'16.1.p.!Hi
.. ~-~10 .
.. GuruD,..,....,I67,)-8.
"'Cot,.;.,o;Jpwrolrir,JI,11,opcdtlooa:,...,,IO!J,SChrJlO..JI4M.CILSO.m,
42,:"~~~o.'7=.CPGJ!IU.
Il' P. ...,.DIJIM..._~ ... ,-~~.Kolni~JI.w.0-4470.
do della liturgia comunitaria. Nell'età panisdca s'incontra, in-
bui, secondo i diversi tempi e luoghi, tutta una g~~n~ma di mo-
delli di comunità o di Chiesa. All'inizio è stata prevalente l'idea
della fraternità. Ben presto si ti'OYCrà il conceuo della t«<esM,
domina el mtlter•. A panire dal tv scco.lo si combinerà, sotto
l'influsso di Atanado e di Ambqio, questo ideale ecclesiologi-
co con Maria, lli'I,O et lf'IIJter"'. Importante è la presentaxionc:
della Chiesa come corpo: in essa non veniva solranto ripresa la
teologia pao1ina del corpo di Cristo, ma anche, almeno nd con-
testo della Chiesa imperale, l'idea sociopolitica del corpus chri-
stianorum' ... Di canmere ad un tempo biblico e politico è stata
l'ea:lesioloflia della città di Dio. Basilio ed anzituuo Agostino e
suoi seguaci presentavano, come già è stato detto, la Chiesa
comest:uola.lnoltrepureèinreressantel'immaginedellacasa.
~stata sviluppata anxitutto da Agostino, ma si trova già in Ori-
gene ed altri. lnfine merita un accenno il tema della eo/11tnrtnio
stmr:ton~m.AII'inix.iosiindicavaconquestaespressionelapane
cipax.ione alle cose sante, ai «Sacramenti». Verso il 400 invece
p.ssòa&ignificare la comunione dei santi, vivi e già defunti.
Quest'ultima idea però non era deltul!o nuova. Origene aveva
già spiegato la santità del luogo di preshiera, riferendosi aDa
presenza <li Cristo, desii angt""li e dci fnuelli defunti'"'· Dd resto
la pteSenq degli ange.li, cioè la cumunione con la Chiesa cele-
ste, atrualixzata anxitulto nella as&emblea litursiea, hp domina-
to, a panire daU' Apocaline di Giovanni, tulta la conettione pa-
tri5tica della Chiesa, IJ'OVllndn forse l'esp~ione più grandiosa
nel De Cillitflte Dei di Agostino.
t! ovvio che questi modi di concepire la Chiesa riflettevano un
ideale più o meno Cllrismaticn, più o meno istituzionale. La co-
munità fraterna degli inizi non è da ccmfondere con l'it~str)uJ.um
sal#t11re di Cipriano'"'· Ma è altrettanto chiaro che i diveni modi
86 I-OO!<CBI'I1ND.IMIHAII
d'immaginare l& comuniti ecelesiale si riflenevllllo pure nei diver-
si modi di celehfllre l&lirurgi&. Ci si riuniv& con i fnuelli per offri-
rein5ierneilsacrifitiodilode,06S.Uisientrawndl'edificiodicul·
topel"IIRiistereallaliwrgiacelebr&t&dalclcrocperri~idoni
dd1. Mlldre-Chicsa. Non è stat& la stessa <:osa dire: «grafi(IS tibt
tlt,entes q~~ia IIOS di&tWS btlbNisli tlfisJare «m~ m te et tibi ministra-
""'"' o dire: «gratias agentes tibi quia nos digtWS btlbuisti rot"lm te
etJ.ibisarertk»iumexhiberr»"".
Per capire pienamenre la liturgia comunitaria dci Padri, con-
viene agiungere una considerazione su una conseguenza di quc·
sto approccio comunitario, su tiò che alcuni chiamano la «pieli
oggeniva». Quello che contava nella liturgia di una comuniti
cristiana antia non erano i sentimenti dd singolo fedele, le ef-
fusioni del cuore, ma l'r:sprmione comune della fede. Coloro
che assisrevanoallecelebr&xioni liturgiche facevano la&leHI
esperienza, insieme erano pentiti, e panecipavmo della gioia di
rutta la comuniti. Evidentemente, il sentimento pen;onale non
mancaw: Agostino pianse ascoltando i salmi e gli inni cantati
nelle basiliche di Milano; quello però che più lo impressionaw
era il canto di tulla l& comuniti ,.,._ Proprio in questo Rnso Ata-
nasio aveva gii prima raccom&ndato di cmt&re i salmi, chieden-
do però che il cantore sapesse edificare i fratelli'"'· Non manca-
va pure la preghie111 personale: esistono tante testimonianze dd
colloquiointimocheicristianipiùfervorositenevanooonilloro
Dio, con Gesù, loro maestro. Ma la preghiera penonale, scoon-
do la reccomandazione di Benedetto Ili suoi monaci, doveva es-
sere hreve 101• L'«oggeuività» della liturgia p&tristica risultava
anche dal fallo che i cristiani celebravanolefestendlestesse
occasioni e queste, anzi i tempi festivi con la preparazione asce·
tica e spirituale e le settimane seguenti, impegnavano tuili insie-
me. Lo auestano specialmente le prediche dd tempo pasquale,
ad esempio i disconi di Agos1ino sul canto dell'Alleluia,.. o i
T.. IA,Nsr.4!V.nionoU:fCII.2.!6.
T""A.oo"··4!""-I!J·I'Ch.l.ll~
At:uon"".Goo/.XJI.:J0.0oc...f..IX7.11
AT-~OI.d~.n...
8o<u>mu.l!lpl.-.20.-ff..
-.s.-..~•o.e.•ru,.diS ,.,...,nSOwii6.:1L
1-UI\IIIGIAirADJU 87
sennoni quarcs.imal.i di Leone'"'. Finalmente ed anzituuo è da
notare l'importanza della parola. A questo proposito non basta
souolineare che le celebrazioni liturgiche comprendevano
l'ascolto comunitario deJle Sacre Scriuure, che tutti i membri di
una comunità si nutrivano dello stesso cibo spiritu.!e. Si deve
anche tener conto che le liturgie antiche si celcbl'llvano in una
culrura della parola. La gente non leggeva in silenzio, ma ad Rlta
voce, ascoltava dunque sempre le parole lette. Erano anche: at·
tenti al senso dclla parola. Amavano i giochi di parole. l com·
menti che i predicatori fa«Wno delle letture ascoltate insieme
ricordavano loro le Jed#mutiones faue pubblicamente dai gnm·
di OI'J.tori. È senz'altro vero che queste costataodoni valgono in
primo luogo per l'età d'oro della p11tris1ica, ma non si dimcnti·
chi che proprio quel temJlO è stato decisivo per la creazione Jet.
teraria dclla preghiera liturgica. Comunque non si può souova·
lutare la cultura della parola vigente nella Chiesa imperiale. Ad
essa ri5ale, infatti, la bellezza dcllingu-aio liturgico che la gen·
te sensihile ai valori estetici ddla comunkazione umana ammira
ancora agi. Forse non tutti lo hanno capito come Agostino.
Nelle sue C011/essiones, ispinndo5i ai salmi, ascoltati ncllalenu·
ra comune, si è clevalo a una altezza di lingua veramente degna
di Dio, idlbenc sia troppo audace parlare di una lode degna del
Dio ineffabile. Tnutava inoltre nella sua open ennencutica De
JOfJri1111 chrUJillna specialmente deii'Jonttio, dimastrmdone i
limiti, ma anche: i v11lori. Concludendo la sua riflessione su que·
sti scriui agostiniani, J. Fontaine non ha esi1a1o ad esclamare;
«..n altre parole, la belleua letteraria presenta un'utilità maggiore
al:;ervizio della missione cristiana»" 0• Comunque, sebbene IUUi
non siano stati apeni all'estetica mtica come il VC&COVo d'lppo·
na, un tempo professore di retorica, tanti hanno parlato della
dolcezza dei salmi, cantati ed ascoltati appunto nella cdebrnio·
ne dci misteri di Cristo, parola incamata di Dio"'.
,..l.wt«,T-.J'I.lO."""Il.llou>.l!-door&~.-«"';"'""""kG>illq/,Ao·
..,.\olla.doo~,,26(196ZI,pp.6'JIO.
.. ;;.:.~-:·=~:;;:-,__""*""'~~
"' huo,H...,. I'J.Id'C:l9.:!00MIJC;TI.u:.,.,.,,.c...rP, prod':PCIO.U7o\IOB.
Cir........ _...J ................
NM.--~ 6t,.,n.-""" I'Oonltoll(l,-.., ...... l'l$l,ldlla
~liN!Bi<adiAra ..... diPrvdonlioediobri.
88 l CON('Enli'III!I.IAIIN.UU
Ncuunagenerlll:ione,nessunacultura,nessunaepocapotri
mai esaurire la rkche1.za, la sunde varietà, l'enonnc profondità
del vanselo di Gesù Crisro, FiJ;Iio di Dio. D'altra pane sli uomini
e le donne che ascola.no l'annuncio dclhl buona novclhl sono
trop(>O diveni di mentaliùo, di cultura, di sensibilità per compren-
derlo in modo uguale. Questa affcnnazionc fOllie troppo somma·
ria vale anche per hl Utu~ dell'età P'tri.srica. Lo dimostra già
per se 11esso il fatto che ben presto si siano formate divene tmdi·
zioniliiUrgiche.Inhareall'evo.luzioneacuisiassisteapartiredal.
secolo IV si parla pure di famiglie litu~chc, cioè delle diverse li-
turgie che si sono formale auomo alle grandi sedi episcopali di
Antiochia, di AJessandria, di Roma, di Mi1ano, ecc.
Ora in una prima spiegnione di questo fatto fondamena.le si
sonolineeri che i vescovi e i teologi che hanno dato gli impulsi
decisivi allo sviluppo delle diverse tradizioni liturgiche erano di
culturadivena,edllltcheiniiii.M.IodiYel'SOhannofattoesperieuza
clclle realtà cristiane. Cirillo di Gen~S~lemme non poteva sottrani
all'impressione fortissima dei luoshi sacri ddhl vita di Gesù. Cri-
sostomo, pastore della capitale dell'impero, era sempre aperto alla
vita ddla sua dnil.. Ambrogio di Milano non potew. dimenticare
ne il suo passato di magistrato né gli obblighi di un organi?.zaton:
ecclesiastico. Leone Magno si sentiva sempre anche vescovo de(.
l'Urbe, centro deli'OI'bis tem~rum. Tuuavia, spiegando la diversità
delle tradizioni litursiche con le caratteristiche dei luoghi, e con
l'ingesno delle persone, non si arriva ancora alle profondità della
questione. Si deve piuttosto tener conto anche delle riechoze dd
vangdo aDe quali si è accennato all'inizio di questo parasrafo. Si
considercri. dunque la diversa pietà dei Padri.
Non s.i esasera asserendo che la picrà sia di Paolo sia di Gio·
YliMièstalllnettamentetrinitaria. Basta riferini per il primo ai
capitali 6-8 della lettera ai Romani e per il secondo ai cosiddetti
di100ni di congedo {Gu 14-17). Non sorprende quindi il fatto
che, dal momento in cui le lettere paol.ine e il quano evanselo
sono &tali recepiti come •utoritl biblica, l'orientamento trinitario
della riflessione teOlogica $i si• subito imposto.. Lo atlesta in pri-
•• uruac;IA&I'AIIRI 89
mo luogo Ireneo di Lione. Secondo Irenco la slllvezza discende
dal Padre mediante il Figlio c lo Spirim Santo rmo a noi c noi
risaliamo nello Sp.irim auraverso Cristo al Padre. In Orisene qut·
sta visione ninitaria ha assunto sfumature forse troppo fìlosofl.
che, ma resta fcmdamentaic"'· La teologia ddl'immaginc infatti,
c:hc Atanasio c dopo di lui i Cappadoci hanno sviluppalO, è rima-
stalarpmentesuques~alinea.LadignitàddcristianoèdicsselC
neUa gruia dcUo Spirito l'immagine dcU'immaainc di Dio. No-
nostante il suo amore per l'adagio per Christu"' homi11t"' ad Chri-
rtum Deum, Agostino è rimasto fedele aJI'ideale paolina ptrChri-
rlum in Spiriti/ S.ndoad Patnm. La persistc:nu di questa !emati-
ca trinitaria è tuu'aluo che priva. di imponann per una compren-
sioncdcllaliturgia.SenzadiCSiia,infani,nonsicapiscepienamen·
te perché le preghiere eucaristiche 5Ì indi.ri~3ino al Padre. La co·
scicnzatrinitariaforscnonhaottenutolostessopostonellementi
dei cristiani. Comunque l'uso delle dos&Ologie trinitarie è familia-
re a tutti coloro che frequentano le celebrazioni lirursichc, per
nonparlaredclfatiOchcuncredente.ripctcllsegnodcllacroce
con cui è &taiO batlezzato: nd nome dd l'ad re, del F'~Jiio e dello
Sp.i.ritoSanro.
Tuttavia non si può negare il fatto che la pietàtrinitaria, rotto
l'influsso dell'impostazione cosmologica deJia teologia rrinitaria,
fonnatasiduranteii5CCOioncdiventataproblematicaaNiccac
neUcdiscussioniscguenti,hala&eiatoil posto a un certo cristo·
centrismo. Lo dimostrano il Chri!tus omnill di Ambrogio, la sp.i·
ritualità di Ev11rio e l'impottanxa data a Cristo nella regola di
Benedetto. Lo conferma pure l'iconosrafìa, che nelle basUichc
praenta Cri110 come pantomllor e nello sresso tempo come vero
presidente dell'assemblea liturgica"'· }.A. jungntann, nella sua
operafamosahasrudiatoafondoquantoqucsta«ridw:ione»cri·
stologicaabbiainfluenleltoanchelapreghieraliru.rgica"'.Èvcro:
la preghiera uffiCiale, come è stato dcuo, è rimasta trinitaria, ma
lo sfondo cristocentrico ha 5egnato la liturgia. L'esegesi cristo-
"'B.irvDD.Dò>""""'-.Pi•'HIDL.LL6LJ(I.
mc.J..... D.o-,__J«tMollrir~~~--~M-Ioliltt
olnrifflt,_,....,,Wi.,bodmL960.pp.L2-1&:AS.Emz<mo:uo.,_,IIINMK"'"'...O
blrar.MiiD<Io...L916.pp.L40.LO)
"'J.o\.J"""-·Dr.~O.ioH""IitrnpMG.M,-.L'J621.
•-UnJRGIAEPAIIRI 91
Cristo. Via via perO sli autori ecclcsiulic.i si sono intercssali scm·
pre di più al ministero sacerdotale, esaltandone la dignilì. Anzi,
sono arrivati ad idenaif'icare più o meno il saccrdole co.naacrato
conCristo-sacerdo!e.Cipriano,anzitulloncllasualcllcnsull'cu-
carisda,factpirecheperluiilvescovo·sacerdotcagiscehr~
Christi, n1ppresen1a, imilando i gesti di Gesù, Cristo sleS&O'"·
1lfl
Ambrogio di Milano d è espra;so analogamente, affennan-
do: ...et.J:i nunt Chrirtus non vidt!turo/ferre, lllmen ipre o/fertur in
terris, quiil Christi totpu! o/fertur, immo ipse o/IC"t mllni/nttltur
i11 nobis, cwius sermo 11111tli/it4t siiCri/iailm quoti o/lertur'". NeUa
sua opera divenlllll molto famosa sul sae~:rdcWo, Giovanni Cri·
sostomo non presenta il vescovo come fìgun1 di Cristo, malo met·
tealdisopradellepoiCnzecdesti"".
Qua;la accentuazione della dignili sacerdotale d spiega per
diversi fattori innanù lutto per l'influsso della visione biblica
del sacerdo~io levilico che appare gii nella Primtl Clementisu';
poi perii passaggiodall'eucaristia-sacrifìciospirilualcall'cuca·
risaia-sacrificio della croce; infine per la formazione del presb.ile·
rio, ccntn~to su un altare, nelJe bumche cristiane, nonché la cre-
scita «mtinua dd presligio sociale del sacerdo1e nella Chiesa im·
pcriale. Ora, qua;ll conceUone relativamente tardive dd minisle·
rocrisrianononpoleVaesseresen:tainflussosullastnllturadelle
celebrazioni liNrgkhe e soprattutto suU'atteggiamento interiore
«m cui il clero le compiva e i fedeli le squivano. Nella età patri·
stica la «clericalì:t:tuione» deUa liturgia non è ancora arrivata allo
stato raggiunlo nelle Chiese bi:wltine e medievali. Tuuavial'evo·
luzionein questa direzioneègiàevidenle.
Inuncertosensosipuòinfineparlareanchediunaspiritua-
lili imperiale. Nella misura in cui i cristiani si sono idenlificali
con l'impero romano, hanno ripreso idee e parole di matrice
politica per esprimere la loro fede in Cristo. Quasi dall'inizio i
cancelli dis•lvezzaedisalvaloresonoenarati nel vocabolario
"'C..0.."«\flou.6).Clo.O.I'M.f.o,t"~,,..l<i""""''"'a.-..-.J.,.-,_..,,
*•P«-imuòtln.Ct'.p-.,r~ ......
110 ll11100011>.e.,li'I.,Jf,Uo.
-.u.... s..-".~,'162.pp.JI6Co.
1 •11.~10,/<o"O.,.'"',_·i•D5pii.IW4.pp&U ... U ......... -.Dr-.I.UI.
4.PL411.p.&42.
'"la-4o.Or.ll.j.....,..onSChri•1.4Sol.
cristiano. La «Salutologia. romana, come attesll Cipriano, lo ha
peròmamttomo1to di più neJ secolo m•». Nella età cosllntiniana
quests reinterpretazionc romana del vangelo di Cristo si è dcfini-
tiviiJicnte imposta. Più che mai Gesù Cristo veniva OIIOfiiO con
titoli imperiali o con ti10li biblici reiluerpreuti. I.o dimostra so-
prtr.tutto la diffusione del titolo di Dominus Stll11<1Wr. La sua ope-
ra veniva dcsaitll con la tcnninologia trionfale. I cristiani hanno
quasi unllllimcmcnte lccctflltO l'idea che l'uniti della redc costi-
tuisse la base deU'uniti politica dell'impero c U.flldican;i di t.Ie
mentalità hs avuto una natu.fllle ripercussione in campo liturgico.
l rituali ddle grandi so.lermiti sono stati ldatllti al cerimoniale
delltcorteclarenninologispolilicailentratandlingusgiolitur-
gico"'. La num.iera di celebrare le feste, innodouc nel secolo IV,
ne è la prova più evidente. Basta ricordii"C la recczione del con-
cetto dell'.tdvenhls salwtoris'""· Del resto è chiaro che questa fe.
nomcno dcUa O!iesa imperiale se ha cambiato il unlire cum ec-
dtshf,haperòfavoritoancheilcristoccntrismodicu.is.ièdetto.
La maniera di cdcbrare la liturgia da patte dei cristiani del IV
secolo non è stala determinata solo da un nuovo conceuo della
comunità cristiana, ma anche dalla rinnovata venerazione per
Gesù Crisco, vero imperatore c re della gloria'"'. Ora, è owio che
questa incuhuraz.ione cimperialeM- dcUa liturgia la s.i coglie in pri-
mo luoso auraverso la lettBatura cristiana, specialmente median-
te la predicaxione festiva dei grandi vescovi, Crisostomo, Ambro-
gio, Agostino c Leone'".
"'Cf~B.S1vau.~I..K.........,.,..pp.9h.
"'W.t"JOuG,P,.,..~......t-gi"':H.JMw:.-&&.,.;.,irr-...,./ir»711t"
EMitiMIJ:..,S,...W.,,~"""r'<d>trC......-..IIornol"'.
"'G.HlwMD."""'"""'•Dotoi.u.F~no.,}>t,_.t«<lli>C...,.,Atm...lc
......_,,(Suppl. V"~O...nLci .....llnD lm.P.DinAio/<r.A...,...,tl~po,.; A.6owwo-n.
Rtdotodn ... r~~.r... .-kl~owr.~....u...Panol""
"'P.-,.,R.o,.,.....D.K;,qp,;,ojo,;,,,.,..&ol}-o..d.U,...r.I~;P.Srooo;·
MUU.n...to,...Nt!Koh.inr-IIIIJftJolt-m~."'"llnnq:-\hiiMitm""
r..-,;.,4.,...._. Trier 1966; B.SruDF.a.DN---..J..Ao~,_,_ 21.
7-ION>I><Filk!V.I-1fk•A..-ru.,_~.Y Duv.._!ocundoi.A ........ J.Mi!.•.
llo... 1'»4.ZO·Zfi6;1D.,G-;,omt; G-Dt..ZIZ..< ...... ,...s.PnQoo:.~,_,_.,..
lòtwJM•I.~J·A"'/'fhhJ"Hw>t-.Patioi9St,pp.99-III<•~F."""'·'""
~·1.-.ra..-~n.-..Aou-.Pari•lftZ.pp.m·•"-
.,.P.II Md>~U.,_,..<tkl'qc-Uaokc-J 1."-uJiot.IJ,;,_,
...,....,"'~"~""-.... <OJJ,;.,.m.Parislm
'LmJIIGIAEPADRI 9)
CoNC.USIONI!
==~~!"~~h=cl,~~==-~
parando il terreno vena un reciproco riconoscimento e mutuo ac-
cordodapanedclleChiese..Poic:héic:rislianididiversetradizioni
possonoc:debrarelapreghienliturgicainc:omune(perlamaggior
parte. liturgia non-saaamentalc) c'è sii un'anlic:ipnione di questa
riconciliazione. La liturgia, di con5eguenxa, viene ad essere cumi-
derata importante dal punto di vista ewmcnico, mentre viceversll,
le OIIICMI2ioni onenute dal dialo&o teoJogico fra le Chiese hanno
avutoun'inRuenxafonnalivasulrinnovamcnlodcllaliturgiaall'in·
temo delle singole tradizioni. con il ri5ullato che l'ecumenismo è,
dapanesua.,divenwosipifìcadvoperlalituqia.
I.Lr\GAMISTOIICl
ll.GARAN7JASC!U1ìtJRALE
'l'tllmnaoCoNaiJD>DL1J.•rrAw0Jnw;l.v...-f'<'r~ki,..,...,.•ltiJ<
-wll"-•oro.n.IOI.C.aòoldVM_l,J,p.6J.
'lii/.n.ll7.p.~.
'l.anMur•do_._....,. .. divor-a.in.......,.nd"unhilodol.....-i.-
...,,;,;,;....,r_....,_._.........,_t--.. ...""""--•
__
. o<~~~~~o~~dolloonpoiiUiaOIII ..... ollopoole<ipoziononon .... -..lole.oullo:-ddlo:
-cro.S.'M-.W....,So.V......,n......lo.:...O-"'~'_,diTI!BeotcD.
~
H<lkii'OP171~W.C.C.Pu~on.n.lm.R<pon.J.Iboc..n.uloo!ion.n.,lcl.p.l9.
•Dmttono,..r~rlfl~~~t&-"'""-·~'2l.
6 UI\JRGiol.::lF.CUMENISMO 99
qucsro contcsro che questa panecipazione auspicala include sia
td'ospiralirà» sacramentale estesa ai cristU.ni appanenenti alle
Chiese orientali che l'acceuazione di tale ospitalità da pane dei
carrolici,sevieneoffena.
D poten:t:iale ecumenico ddla liturgia è più limitato nel c:aso
deUa panecipazione aUe azioni sacnmenuli deUe Chiese Jclla
Rifonnaacausadelk:limilazionitcclesialicspR.-ssenellaiJnitslis
Retlinll!gulio su cui 5i basa il Dirrtlorio. Si ricxmOIICe che «CCO
ba1resimo i membri delle alrre Chiese e comwtità <.-cdesiRI.i sono
oondoui in una reale, anche se imperfetta comunione con la Chie-
sacatlolica»'.Mailriconoscimenrodellarealràecclcsiale,inque-
stc comunità di bauezzat.i, non è lo stesso di queUo COI\CCSIIO alle
Chiese orienrali, perché quesre comunirà mancano dellaJlienexza
di mezzi di salveua propri della Chiesa cauoJica di Cristo, spe·
cialmcnretdagenuinaed intcgrasostanu delmisteroeucllristi·
eo>o(UR22l,eoosìlapanccipazi.<meliturgiearisu1tapiùlimirata
e meno chiara nei suoi effetti. Il principio scoondo cui «<a oomu·
nione eucaristica è inseparabilmeii!e unita .Ila piena comunione
ecclesiale e alla sua visibile espressione» (UR 22), che logicamen·
tcsiapplieanelcasodipartecipazioneanehedelleChieseorien·
tali, qui ha l'effeuo di escludere una base ecdesiale su cui si fon-
da la partecipazione liturgica, a causa dell'incompletezza dei mez·
z.i di Slllveua. l membri delle Chiese deUa Riforma sono allora in
questo contesto trattali come cristiani separati. Perciò, l'approc·
cioall'ospilalitisacramenlaleèunilaterale,seconfrontataeonil
CllSO delle Chiese orientali. L'ospiralità eucaris1ica può in qu.Iche
caso essere offena ai membri delle Chiese della Riforma, ma gli
alli recipmd nnn possono CSiiere accet1ati. Non di meno, c'è un
in1ercssanre sviluppo nel Direll'"io (confrontalo con il prec:eden-
IC dd 1967) poiché l'ospitalità SIICramentale, offcna ara in cene
condi:doni, include i saeramcnli della pcnite~U& e l'unziane degli
infermi. Come nel caso dell'ospitalità euearislit11 concessa a un
membro delle Chiese orientali, ci si può chiedere quale tipo di
oomunioneconbChiesacattolical'eucaristiaoom.pianelcasodi
un cristiano non·caltolico ed «episodica» sembrerebbe l'unit11
pas$ibile delìni:done. Ma poiché il sacramento della penitenza è
l()() l l:oNCETTIPIUIMIN.UU
essenzialmente un rito di riconciliazione (am Dio e con la Chie-
sa), la dcfini~:ione diventa chiaramente problcmadca se applicata
al conferimento di questo sacramenro a chi non sia in comunione
con la Chiesa canolica. In queslO coniCSto, come in tuui i casi
mcn~:ionati di pancc:ipazionc liturgica con membri di altre Chic-
se, la liturgia IIRIUme importanti implicanze per la teologia ecu-
menica, e di conquenu per la teologia in generale.
Da parte sua, il movimento ecumenico era emerso prima nel
mondo protestante e trovò in seguito esprenionc nelle confc-
rcntt di Fede e C05tiruzione del 1927 (losanna) e del 19)7
{Edimburgo), prese in cunsiderazione un primo stadio ddla li-
turgia e ne incluse l'esame nella sua programmazione. La confe-
renza dcll937 stabiG una commissione internazionale per stu-
diare i vari modelli di culto {poiché la liturgia era un argomento
di solito presente in quei dibattiti) e la loro importanza per le
varie Chiese.
La reluione di questa commissione, Wo~ys of Worship, non
companre fino al 1951 e formò la base per la discussione sul
cultoallllconferen:mdiFedeeC05tituzionetenutaa Lundnel
1952. Fu il momento in cui nel movimento ecumenico gli studi
delle tradizioni dcUe divei'5C Chiese furono di tipo comparato e
la liturgia fu vista come il simbolo di divisione, l'occasione in
cui la disunione diventò più esplicita e il senso di separazione
più acuto. Ma 111 discussione della rcluione di Lund ponò le
Chiese partecipanti ad una nuova consapevoiC't7.8 dcll'irnponan-
za della liturgia nella vita della Chiesa cristiana. Pu riconosciuto
che il «culto, non meno della fede e della costituzione, risultu
fondamentaleaU'essenudellllChicsa»einoltrechelasuaisti-
ruzione è la mi5sione della Chiesa nel mondo'. Quesr'ubima
convinzione avrebbe dovuto essere sviluppai& nelle successive
riunioni ecumeniche, favorendo l'accrescimento dcll'imponan-
zaddl'inculturazioncdcllaliturg.ia.
Dopo Lund fu stabilita una nuova commissione inremazionale,
la cui relaxione fu presentata aDa q1.111na conferenza mondillle di
Fede e Costituzione di Montreal ncli963. A Mcxureal, il cullo non
ODrnuJr...M("~.,f..d....Jo.Jrr/.-.II"J·•""'"dtO.ThmW...S.C.M.
I......... L7H,p.l9.
fu più discusso in tennini comparati e descrittivi., ma fu considera·
to di fondamentale importiiiU ecclesiologia. La relazicme deUa
IV sezione, Culto e unicità dea. Chieu, descrisse il culto come 1\u-
to centrale e det'enninlnte della vita della Chiesa". nsuo studio ri·
sultò csscn:tiale penanto neUa ricerca dcll'unil'i da parte delle Chie-
se IIJicora divise. «È di cruciale imponanu esaminare le sue fonne
e strutture, il suo linguqgio e spirito, sperando che quc:uo proce5·
SOpori58gettareunanuovalucesullevariep08izioniedaffermazio-
ni !Cologiche, perfino forse dar loro un nuovo signifK:Iw, c cosl
aprire nu011e possibilità nel dialogo ecwncnko.'"·
Il possibile contributo dello studio della liturgia al dialojo ecu·
mcnico costituisce qui il punto di interesse: la liturgia come fallo·
re che promuove l'unità non è ancora emersa nella Fede e Costi·
tuzione, mezme è riconosciuta nelle auuali discussioni del Valica·
no Il come si osserva nel documento conciUare. A questo punto
Montreal riconosce, comunque, il legame f111liturgia e missione:
•5.iuno unanimemente concordi che la missione sia pane in tep·
le del cubo..".
Queste discussioni ebbero luogo a livello di commissione di
Fecle e Costituzione, il primo movimento chiamato cosi che fa.
cesse pane ddla struttura formale del Consiglio Ecumenico delle
Chine (CECl qUIIIndo fu creato nell948. Anche il COC si stava
inreressiiJido di questo argomento, specialmente perché le Chiese
ortodosse stavano diventando membri di quel consiglio. Ma al-
l' epoca della quarta assemblea genenle del COC ad Uppsala nel
1968 una preoccupazione dovuta al processo di secolarizza;cione
fece sl che il culto veniS&C trauato come uno dei 5ei principali ar·
gomcnti ma con una prospettiva limitata e in un ceno modo pes-
simistica c con il timore da pane degli Orrodossi di un cedimento
del culto alla secolarinazione. Ma l'incontro di Uppsala ebbe un
certo valore, poiché (lOrtÒ alla ribalta la relazione fra liturgia e
vita, e riconobbe che l'er quanto oggcuiva sia la liturgia, deve
essere messa in reJazioneconl'csperienzaqUOiidiana. L:incultu·
razionedellaliturgiarimaneuninteresseoggicfomisceunapro·
0 1l<Fo..nl.'lll'o.IJ~,..FwJ,.,.JOJ<,-..J/UJ,oeundiP.C.~•
L.Vwhtt-,IFOJ'"l).S.C.M.,,.,IOI.,I.ondo>o,p.69.
"lhf',nl0l,p.70.
"IW.n.l26,p.7G.
102 I<X»>t:ETTII'IIEI.L\IlNo\111
c'è sempre qucll11. della mi5sione.
L'anicaconsapevolcxzadcllac:onnessionefraunili.cmi55ione
ru:i circoli ecumenici protestll.nti ponò con sé unii. tendenza a favo-
rire il tentulivo mission11.rio, promuovendo forme pragmatichc di
panecipazione,perfinol'eucari5da,fraleChicsecherunavia rima-
sero fondamentalmente sc:parate. L'eucaristia diventò in questo
modounmC"aOpc:r~l'unità,t•iuttOMocheilrisullltofi
nale. Nel 1963, tuttavia, su ric:hics11.della conferen%8 di Fede c Co-
stituzione di Montreal ",il CEC fece in modo che le future confe-
mue includessero sia una cdcbruione della liturgia di una Chiesa,
che non poteva offrire in cosdenl!ll una pamcipuione a membri di
altre Chiese, ~ia una celebruionc dove l'invito sarc:bhl:stPio esteso
aruui. La maggior pane delle Chiese deUa RifOIJNI hanno deciso da
alloradiconc:ederel'IIICCesliOall'euaristia•tuuiibauezzati,apa.t-
to che il banesimo sle&SO fornisca l'unità che viene espre5511 dullu
panccipa.zioneeucari5tica.MalucrescenreinfluenzaddlaChiesa
cattolica (che si unl nel1968) c delle Chiese ol'tOdoMe nella com-
missione di Fede e Costiruldonc h• cond0110 lld una discussione più
ec:desiologica del problemi!. deUa partecipaicme eucaristica e ad un
atteggiamento più prudente. Nd cono del progetto della commis-
sione su bPitesimo, eucaristia e ministero che si andò realizzando
dopo molti iiiiDi di discussione, il battesimo en inizialmenle visto
come Dmio requisito per l• p•rtedpazione et•aristica, ma nell982
1 Urna un pa.ngnfo sulla pllltCCipaziOIJe eucaristica come una dcl-
leimplianzedelbattesimoerastutocliminatoeiiOSdtuitodallldi-
c:hiai'IZionecheUsolobaucsimoinCristocosrituisceunappeUoa
ruueleChiesc:disuper.arelelorodivisionicdimanifestarevisibll-
mcnteUloroaccordo.
La commissione di Fede c Costitu:l!ione ha continuato • dimo-
strarelaconsapevolexucheluprcghier.acloriHessioncc:otmme
sul signifiCato ecumenico di cullo c sp.irirualità si11.no fondamen-
taliinruttiirentativiecumenici".
La quinta conferenu mondiale di Fede c Costitwdone a Compo·
''Tlo--lth.U~ ..
FOJib..Jo.dtt-""'-roriNJ.IIopon.n.IQd>J,!d,p.711
ua•. o.o-.-....JINJ s..-d.~III!IJ.JI..,...</tlwv.-...
O..tlw.,.,.,f,U..x--.,~<{,._fi{I/>WMIC~oohilb..JCW..,c-_.t.
lt!>J.ocu,.diTf &.o G. c-.,.... !rol' 1661. w.cc. ... blobto=-.. G;-.11194. p. u.
=:~~=r:rc~c!~i:==~~~~~
Woi-
Ciò conduce alla consulllzione sul tema 10w.rrh lwinotri4 in
JhipaDitchinghamUnshilrerra,I994).LardazionedeUaconsulta
indude l'Affermazione; «La converJeO!Ill teologica, il rinnovamen·
toliturgicoellriconoscimentoddlarelazioneirldissolubllefracul·
toemissionenelcristianesimo,entranotuniafarpartedelmtJI1fm-
tum che suida le Chiese veno la lwii1onitl nel culto>o "·
:• So
n.l6.p.LI.
""'""""·So lflo,.,.,.. T.......IJKCWIUIOior~.l<poRoflhoc-ulllrion,
"/W.nJO.pll.
"Cfr.IUN:i<m<Gr•""kJ<IMrw>lr4onomo.nn.tl.l2
o><Jr.) ..II.R.Tu_l.\JO).U~r/"u'IP/Ntt/'u.,I<'JnCh<riK""I•in/JIO'JliO(lp<..fh.i,..
,u.....o<d.P.j.. ndoohri.~REt..S.16l.llumol?!l.l.p.2)2.ol'lo><i«.,.r"'ÌC<<>P>,;.,.....,, . .,.,
•...,.pk.ruoUi>ooion<l"*"l•u.W.J"•••<k<onopbo""'""'t...tiqoa"""..,Jk;.
·o \n,..,.odl'l(.l<om<oioo.;oOiodi""""'''"''"'"".. t'i"t''"'F'"'"oloci<~l'""""""n<tll•
USA.to...,inL!Hicotp<u>••"'"'n<fuo>>llti"ron~do=volnlmtrdoUotn~oniOt...,tiGomm""""'
ooF.o,otondtiJTholitu'l'J"ItCI'.L)
Bilolio...... A.A;:wt,~-fi/J.imt!:AIIl~toilrHinrHy,
..WI'Mnia,Collopillei992;P.BRAb51tMI',ThtStwdo/tw~on,;mo/Clìrin;.
~Db>sh.p, l.ondon 19?2;J.J~. Th.-E.I,L.twr:ttotiNT_.ofC,.,Ik
GtM.NOtreD.me 1910; nL Kt.UJSU, Lofittnt.M.m&.CJJkgoriJn,lllk, Torino
l!I71;M.Rila•Em,~/,s/OIM~,vol.I,Milanol970;J.s.--U!r, 1:6~
Bu/ylliiiDr"jo/tlwl.ilarzi,Cambrid&c:l949:.11.1lVEGM.\N,ChrisliMI~in&ll
,.,.l~st.A.Su.i)GIIilkroL.ii~Ht~tmy,NcwYoclt.l~-
di-.....
'll.llotom... l.IIIJ<F~.-d~o-r...... &.o.....,Jn/imp>
~IMl:E.IIIsiiOt".l""""/~.cw-IL911;0.Co!U.IltodhLI#
<MK.bor,o""-.floeonoinql'MO;G.Do•.1t..-~.(.Wtn.ro.LocdoooJ9116;1-Du:ooo
...._~no.;,;....O-..llrthfrl"'·f:....&o...,&li-..;._,~-P.n.I'-I':J.Jv>«;
......... n.-&.~,Ltt_*'.._T_o/G..,.,.WG-..NW.:O...L'*';t.l lbcoom~.M.
.....&th....,.~.Milani>G.MwlMO-J9:J6.
110 Il l'ANOILUIII!I'l'OmCODI>U.Al.fMililll
liluqcica sarà più comple1o e utile se accostato alle epoche cultu-
raliincuilaChiesavis5e.
I dari stOrici devono necessaaUmente essere analixzali ed inter-
pretati~. Lo storico liturgico dovrebbe così affronW'e l'evoluzio-
ne dci riti con mente critica. Ogni sviluppo baia sua. giustificazio-
ne s10rica, benché non abbia un suo valore essen:Mie. Non ru1ti i
formulari, non \ulli i riti e simboli del passaiO, e non tune le feste
che sono state istituite hanno un perenne significato per la Chie-
sa. Di conseguenq la rifonna del Messale romano ratifiCata dal
n.'O della costiruzione SM:rOS•nctt4m Umdlit4m soppresse molti
clementi medievali che oscuravano il significa1o e lo scopo della
Messa. Alcuni fonnulari considerati anacronistici dovevano esse-
re modificati per renderli auuali. L'istrm:ione Comme k prluoit
sostiene che «lalvolta il significato di un tt:$10 può non essere ca·
p.ito, o perché è contrario alle moderne idc:c crisdane {rome in
terreM Jespirere o"' inimicos s•nctae E.cclesille hNmilidre Jigne-
ris) oppure perché ha meno importanza og:i (come in frasi inu:·
se a c:ombal1ere l'arianesimo) oppure perché non esprime più il
vero significato originale come in alcune forme obsolcte di pe·
nitenza quaresimale:»'. Parimenti furono soppresse alcune fcsle,
come l'lnucnti'o Cnn:i's a causa della sua origine leggendaria, o
sminuita di grado, come le feste del Cuore Immacolato e di
Giu:;eppe Operaio a causa della diminuzione della loro rikvan-
zapolitica.
Simibnentelostoricolirurgioodevecssercingradodiesami-
nare i dali storici alla luce dei principi del Valicano Il. Dopo la
promulguionc della costitu~:ione SICI'OSIIndum Condlium gli &ID-
rici sono stali chiamati ad esaminare i loro dali aUt luce di qucsro
documento. I suoi principi di base includono quan10 segue: la
posizioneccntraledelmisleropasquale, il ruolo della parola di
Dio nella lirurgia, la panecipazioneaniva che implica l'uso del
volgare, le acclamazioni e il canlo dei fedeli e i ministeri laici così
rome l'upct10 pubblico dei sacramenti e dei sacramentali.
Questi 50110 i principi conciliari su cui gli storici devono giudi-
'A.G.M.omloon,l.'lm-<tl.p~~-.inMm.-.../rtwci,
ToulllllltMI,ppi7N92.
•Noo.Jn~.pp./12.
I·SI'OIUADai.AURUIGIA!<Eli'IUKIQUATTaosw.ll.l 111
carcseidaticheessihiiJinosonotuttoreacceuabililiturgicamen-
te o no nella Chiesa posu:onciliare. Per esempio. la celebrazinne
di una Mes$11 baroca~ ron rora e orchestra può ridum: i feddi a
muli spenatori: dò risulta ovviamente comrario al principio della
partecipazioneauiw.
Nd COlSO dei secoli la liLUtgia ha assimilato dementi locali che
tUIIOllllaarricchiscono.Notevolisonoleinfluenzegreco-romiiJie
sul culto cristiiiJio durante il suo stadio di formazione. Tali ele-
menti necessitano di essere attentamente esaminati per scoprire
leloropremesscteologicheedinoltreaccuratamcrllerivisitatiper
stabilire la loro rilc:vanza nd mondo di oggi. La litu111ia cristiana
non può consistere puramerllc di elementi dd passato. Durante i
processi di revisione e diStUDina è opportuno ricordare che talvol-
ta l'ambicnta~one storica dci rili e dei simboli più dei fonnulari
liturgici che li S«<mpagnano può rivclam un approccio maggior-
mente fecondo. Per esempio, il rito della commistione nella Mes-
sa viene adquallunenle interpretato ricorrendo alla sua storia
p.iullostochealsuosignilkatoallegorico.
L'approccio storico è anche un valido modo per valutare ed
esaminare l'appliQil!iione ddla rifonna lirurgica del Vaticano Il.
Mentre i suoi principi liturgici 50I10 irrefutabili, si può sempre
sollevareobk:zionisuromesiiiJioS\alirealizzatineitestiposi.COD-
ciliari •. Non tullo ndla prodW!ione completa è al di là della criti-
ca e del miglioramento. In questo contesto si pom:bbc chiiiJillre
in questione akune istanze ooru:rete di adempimento oondliare
del Messale di Paolo VI. Tuuavia gli storici nnn possono ignorare
il fano che il n. 'O della costituzione sulla liturgia ha decretato
una l'l!dicale riforma del Messale di Pio V.
lnfinel'approccioSioricorisultaefficaccpc:rlacorrenainrer-
preuudonedellequestioniconciliaririguardantiilrecuperodclla
fonna dll$dca della liturgia romana. Ciò CO.Itituiscc un'opzione
articolata dalla coWmzione nei nn. 21, }4 e 'O sulla bar: degli
studi storici compiuti durante questo tiCcu.lo sul rito romano.
ldentificanclolesuc:caran:eristiehedii5Sicheirifonnatoriconci-
liari furono abili ad isola~ le aggiunte medievali, particolarmcn-
le duranle il periodo franco-gcnnanico. I crilid hanno ritenuto
•A.N<•,.,.,.I,.-r-.,.,.U...-o&.-..Porioi99J.
J. LERADICIIlllltiiiCJIE
•r.o..un.t..~ola·k"-l;,,._,,_r..;.t99L;IIL'.o..,..,..•. n.-jromj
llooi:&-Jo(.oi<CIJ...,;.,Ltlutr.O.r...II~''RII.ou.wmo,Tir<,_..~,.,a,,;.
u;..~loTir<Jt..Jyo/Ll,.c.J...,.Iloi.L-drol919.pp.J9·'1,1l.hln(ocundiJ,
T6.-J..,P,I!.ol!o/CINoliMIO~,NcwY.nL990.pp.l'-'1.
•s.NA~>~u.Go.olluolll.._,,.....,.,._,inA.U ......u,.ltpp.Lln.
l StOIIllloetL\LD\IIIGI_.,N"PIIIMIQUATJIOSI;<:OIJ i!'j
coloro i quali osservavano ancora le preghiere quotidiane ebrai-
che c i giorni di digiuno'.
A questo punto è utile notare che il tempio Unché csistcllc, fu
un punto di riferimento per i primi discepoli. Comunque, la sina-
goga più del tempio influenzò il loro culto che consisteva princi-
palmente nella predica1.ione della parola. lovero essi eonsidcT~~·
rono la sinagoga come il nucleo della comunità cris!i!lfla. Perfino
dopo l'SSCre stati espulsi dalla sinagoga essi continuavano a parla-
re della loro comunità, della sua dirc-.-;ione e di alcuni riti della
parola che evocavano la sinagoga (Gc2, 2; Cc5, 13-15}'. Ma era
la tradizione domestica dd culto ebraico, che consisteva princi-
palmente nel pasto rituale del sabato, nella co:na pasquale c nelle
benedizioni, che awva un'influenza permanente sul culto cristia-
no, panicolarmcntc la predica1.ione della parola (Al 20, 8) e lo
spe!za«: il pane (At 2, 46). Anche il battesimo, come richiedeva
l'occasione, veniva amministrato in casa (llt 9, 18; IO, 22-48).
Pertanto dò che ha contraddistinto la liturgia cristiana, cioè la
pre<licazione, il battesimo e l'eucaristia, si è affermato in un am-
biente domestico.
!;atteggiamento di fedeltà alla critica dovn-bbe accompagnare
lo studio del culto cristiano. Gaù non abolì le trodizioni dd suo
popolo, benché le vagliasse per ponarle a compimento. E i primi
discepoli mantennero molto delle loro tradizioni tcligiosc::, sehhc-
ne vedessero in esse la [>refiguro1Jone dd mistero di Cristo. La
forma <lei culto cristiano ereditato dal passato i: parte della nostra
tradizione, ma i suoi componenti umani hanno sempre bisogno
di essere esaminati e, se necessario, purificati. Può accadere che
le norme c le pratiche liturgiche diventino un'altra forma di saba-
to che ignora la legge fondamentale di amore e di servi~io c di-
mentica che è stato istituito per rispondere alle L--sigcM-c umane,
oppure che nelle nostre celcbra1Joni liturgiche si perda il senso di
continuità con la storia e le tradizioni ddlu Chiesa o che, <l'altra
[>ane, siamo così soddisfatti della loro forma p [(Sente da rifìutare
qualsiasi eventuale novità. I .a novità Jcl culto cristiano è la perso-
na c il mistero eterno di Cristo, ma i: necessario che si!lflo espn.--ssi
0 A.CII"""""'0.GPWO-RoON•Co/,..,...J/~il""'r."""·"'Nuo.tUU'119l.
pp.llll-211.
'"f.BIIIIII...at.Lo~-·k~~-.mr''x""'oohl&-o.t ...... iol962;
J.~/.'Ofl-/rob,...,...Pa"'l'll!i7.
118 II·I'ANOIWIAsromt:ODI!I.LAUTl!RGLA
mento del battesimo che .I tempo dcl manire Giustino venne
chiemampholismos, illuminallione. I riti misterici infaui er.no es·
$enzialmente un processo di illuminazione. Esisteva un lessico per
l'iniziazione comune Ili criMiani e Ili pagani, ad esempio teunini
come loutron, o muomenos, mustirion e mustis. C'ermo anche
rassomiglianze nei componenti dei rir.i di iniziazione come gli
mudni,lostudio di formule sacre, Ddigiuno, la spoliazione, il
lavacrn, la veste bianca c il palio di ini~azione. Altre anaJoaic
sono la disciplina art:~JJ~i che riguarda gli elementi dei riti di inizia-
~one e la conseguente pratica ddla mistagogia dopo l'iniziazionc
perspiegarcall'inb:iatociòcheèavvenutoduranteilrito.Ìsu-
perfluo rilevare che cristi.ni e pagani, pur condividendo la stessa
terminoJogia e gli stessi riti, conferivano ad ess.i signifJc:ati radic:al-
mentediversi.
Questo periodo è contrassegnato dagli sforzi per integrare nel
culto cristiano quegli elementi eulrurali che non erano strecti
componenti del culto pagano. Tertulliano, per esempio, usava il
termine lcgalr l'i,.mJ.io, cesS~~zione di obblighi conrranuali, e ter-
minimilitaricomestfmlmentilestltioesign•culum/idei, pro·
messa di fedeltà all'imperatore, quando parlava di rinuneia bat-
teSimale e professione di fede rispeuivamente. Dal lato rituale
abbiamo esempi come le unzioni bauesimali, la lavanda dei pie·
di dei ncofiti e il ealice di latte e miele, che, benché presenti
anehe nei riti mi.sterid, furono spiegati da Tenulliano, Ippolito
di Roma e da Ambrogio più dal loro contesto culturale che da
quello culruale". È opponuno notare a questo punto che in
moJti cllSi sii elemenli culturali, religiosi o no, a5SIInsero un
nuovo 5ignif~eato auraveno il metodo della tipologia biblica. Si
può considerare questo oome il modo della Oliesa di inserire la
cultura nd disegno della storia della salveua. Dio continua a
compiere il suo pi.no di salveua in ogni tempo usando il patri·
monio culturale dd popolo.
Durante quello periodo si può ossef\lare altresl lo sviluppo
delle linsue liturgiche ••. Fuori dft!la Palestina c dalla Siria la
"Q-oiaftlll'iJIII•risoiri...,..,.,..,;p;~<S&U ..... ~m>mlrndla..,.. ......... ddVd ..... z
-D~ ~1olo: ~~""-- <J{Ik W...,..
"-C.Voou..Jl""'-li~IIIIIOJJMIIOIIMtkS._....~n!D.CII986,pp.290·
Z97:TM.Kt.lllSIII.AfiHmHt~.,ft6.W.-U...'U.O"'-'Im.pp.l8-24.)7•47
I·S1UIIADW.AU1Uf!GIANEIPNJ,IIQI.IATii!O~ 1(9
lwilli, il greco popolare diverso da quelloletterarioeclusico,
era la lingua parlata dalla massioranu, sia nelle pani orienta·
li che occidentali dell'impero romano. Nel 64, quando fu fon·
data la (."hicsa di Roma, la lwi11i era la linsua più in uso nel·
la ciuà im(leriale, non solo fra sii immisrati orientali ma an·
che fra i Romani stessi, tanto che la Chie5a di Roma la adouò
comeliJlsuaufficialeelitursica. Siricorderichedurantcipri·
mi due secoli dieci su quattordici veKOVi di Roma parlavano in
•=·l.asostituxionedelgrecodella/wi,écon illatinoeiperiodi
di transixione del bilinguismo rivelano la grande sensibilità pa·
storalc della Chiesa romana. Benché la sostituzione del latino nel
tvsecolosiverificasscccntoann.i più tardi e l'uso delle lin11ue
locali di quel tempo alcune centinaia di anni dopo, si deve am-
mirare il COraJigio intraprendente della Chiesa romana la cui
vcneraxione delle sue tradizioni è provcrbiale. Molto probabil·
mc:nte non era scalo fac:ile per la Chiesa romana abbandonare la
lingua in uso nei tempi apo6tolici e all'epoca dei maniri, ma il
suo senso pastorale la spinse a deciclere in favore di unalinsua
comprensibile al PDilOio. Non fu senza esilazione che il Valica·
no Il permise l'uso delle linsue moderne nella liturgia. Questa
parte della storia ci insegna che fedeltà alla tradizione significa
adattamento alle esigenze della comuniti in ORni epoca cd in
osni tradizione cuburale.
Un'.Itra caratteristica di questo periodo fu la cdebradone do·
me:stica deUo spc-aare il pane, come affermano Al 2, 46 e 20, 7·12.
La liturgia domestica fu la tradizione che i discepoli portarono
nel mondo greco-romano. Il lettore Emerito ammise davanti al
proconsole di Cartagine durante la pervec:uxione del )04 che «è
nella mia casa che celebriamo il domi11irum», cioè, la cena del
Signore".
I conveniti offrivano l'uso delle loro case per l'eucaristia. Fra
i Romani la casa tradizionale era una struuura di quattro lati CO·
suuita intorno ad un conile con un JlOlC20 d'ac:qua al centro. Nelle
case grandi iltricli11i1111t o sllla da pranzo poteVa essere facilmente
predisp05to per l'eucaristia. Roma vanta molte di queste case
120 II·I'ANOIWIIo\STOIIICODI'l.LALII\Inllol.
che si possono visitare tollo le chiese di Giovanni e Paolo, Ce-
cili:ll, Clemente e Puden:ciana. Quando non c'erano persecuxio-
ni,perchéquesteeranosporadic:be, icrislianic:ompravanoca-
se e le adattaVano permanentemen1e per uso liturgico. Un fa.
moso esempio di tali chiese~ la Cll!il del m sec:olo a Dura-Euro-
pos sull'Eufrate. Aveva una 5tann di IICCO&lienza che po1eva
c:antenere una grande as5elllhlea eucaristica ed un.11 stanza più
piccolaperilhattesimo'".Sicominciòachiamaredonfusecr/eRM,
lacasa-chiesa,lecaseposseduleoacquistatedaicrislianiperuso
liturgico.
Sia per ~ioni W~logiche o considerazioni Jlratiche i criMiani
non celebravano nei 1empli, la cui ce/14 satebbe stala troppo pic-
cola e buia e i cui oolonnati aperli sarebbero stati inadaui alla
cena dd Signore, e neppure celebravano nq:li amb.ienli sotter-
ranei delle catacombe per non panedpare alla cena del Signore
fra i morti sepo.lri, ma scelsero di continuare la tradizione •po-
stoliu della elKllristia domestica. Tenl:lllivi moderni di eseguire
progetti •rchiteuonici di nuove chieK- ~u disegnu di te111pJi di
altre religioni sembra non tenere in coru;iderazione la celebra-
Uone della cena del Sisnore come bancheuo. Lll domus ecdtsMt
più del tempio simbolegiala concezione cristiana dell'ospitali-
tà verso ali stranieri ed i poveri della comunità che partecipano
alla cena dd Signore.
Così l'eUC:Ilristi11, lace.lebraleionec:amucristic:ade.icristiPii.era
cdebrataincasa,inquanloeo5tituivalacenadellafamigliadiDio.
Questa è una tmdixione che la liturgia ha perduto nel cono del
tempo. Il suo mC5Saggio, tuttavia, dovrebbe continuare a vivere
nella nosua c:onc:ezinne dell'assemblea eucaristica come famiglia
di Dio, nella nostmospj.talità verso coloro i quali sono estranei
allac:omunità,ndlanostraricerc:aperunafratellm7.aconvivialc:
con tutti senza discrimina~io.ai dovLKC alle loro cond.ixioni socio-
economiche e ncl DOiiUO tentativo di fornire alle persone unn
sp~~Zio liturgico dove poss11no ri10rnare, come alla propria Cll!il,
perrinvigorireiloroslmchispiriri.
IOUI---·-J.,._,..,....U..-I,.o/C...o-.ioTh<oF...t,!J.<wwoa
16.-T-o/~li<GNI.pp.l2l91
., •.c....!. U.&.Nm1,2- 1"-CI!aod> .. "'*"'·~ 1'116.pp. 7-m:ll.."<>U.Y.
f-""'"'"""'"""a..";..'~""f.-.....O.n,.lm.
"llllu<:u,/~~..J"'•-·inGotmJìt,II.MI:..WJ,....,..bu'l
I'IS'I,~p.J(I')o,W6,
"ViloC.....-..JV,n,pt.XXtlt\'.
10 Cimu>!MG--.UIId>htl"'1',._,o<wndiA.~(S{l>ll6J,I'Io66<
.......,.,IMMiwon,U.s--..r.;,tJ../Il.,rmù,ocu.. diB.Boi!<,(S(],ZJboi],J961.·
"O.I~~o/Ciwio•"""H•oelwod,r.....Jnl!IG'),
124 II·PANOIIAI>IASI"ORIOODF.LL.IunJRGIA
BWIJilliosociopolitic:o, nelleinscgneenci cerimoniali dell'craco·
stantiniana. '\
Un'altracaraueristicediquestòperiodofularendenzaaduna
rdativaunifonnitàfnleChieseorientaliedoccidentaliriguardo
aU'osservanz:a di alcune pratiche lituraichc". C'erano due motivi
principali: in primo luogo lo scambio delle fonti liturgiche fra
Chiese diverse, specialmente in Oriente. Antiochia, per esempio,
giocò un roolo impanante neUo sviluppo deUa liturgia di Ales·
sandria. Persino dopo la sepanzione dei nestoriani dd rito siria·
co-orientale dai monofisid del rito siriaco-occidenrale, gli scambi
fra i due gruppi conùnuarono per quanto riguarda i riti e i testi
liturgici. Inoltre, molte eucologie siriache e copte erano traduzio-
ni dei formulari greci, el'anafota bi~antinadi BasUioèin realtà
una forma dabowa di un'anafora più bn:ve eh~:: veniva usata nel
culto alessandrino.
Lo scambio del1e fonti non solo arricchlla tradizione liturgica
della Chiesa che le riceveva, ma ponò anche un ceno carattei"C di
comunione universale fra le Chiese e di riapetto per le reciproche
tradixioni. La relativa uniformità ddla liturgia testimollial'aueg·
giamento rispettoso con cui le Chiese locali più piccole si alteM·
vano ai formulari ddle preghiere e ad altre pratiche liturgiche
delle maggiori sedi quali Gei'Ullalcmme, Rom1, AICSS11ndria e Bi·
samdo.
NeUe Chiese occidentali, la tendenza ad una rel1tiva uniformi-
tàfucausatadalconnolloesercitatodlivescovisuitesliliturgici,
specialmente per quanto rigu1rda l'euatriSiia, al fine di scongiu-
rare il pericolo di eresie. Si sa che fino ao:l aUota eta stata concessa
una grande libenì nel comporre i formulari per il culto liturgico.
L: autore della Ditùlché, il manire Giustino, e Ippolito di Roma in
effetti stabilirono ciò. Lo siCS&O lppolito compose una preghiera
eucariSiiea, ma semplicemente come un modello che il vescovo
tuuavia non era obbligato a recitare a memoria. Tullo ciò che
lppolito esiseva cr1 uni san& dottrin&"'. Tullavia al tempo di
Agostino di lppona i formulari contenenti le preghiere venivano
:o B.ll<m>.l..,.wi<""J./.-,_..,/ilo'l",.,.........., .. ciaFoi•~ISII961).
pp. )11·)16-.S.M.olt<lu.U....•,J;wr,"~..U.'--.k&-p.i.U.A-........11.1'1'-41·0.
»a........,.r-....,..,...9.•""'"".-aa-..MUR~~crlt89.p.».
"~Dr/Jot>lr--""-""6.u,cs~J.,I.p.»):A.Noam.o.triio
"'_..u."'-*"'.r-al<•oin""·•ilo.l....,n.ll.pp IJI.U,:A llolr..I!Y.f"'"'
n.u-1<>"-'nJ.. w..t.;.._, IO.CJ 1'1&1.
"f.O.J-.Sr>t.....,.,..ftildfmn..U.Ncwv...li"":A.II""'- Tb<l~lbr.
Ncwv...ll'J$1,P.Jom<a.U-I-<Jlt-lto-•.-IIIA-
126 11-IW«>MMASfOIIIOOIW.I.\LTT\IIIGIA
per celebrare il N•t,Jit Ptt,; Jt atlmlr~~. NeJ mese di febbraio i
Romani celebravano per ouo giorni i PtJrmtniNI in onore dci pa·
renti defunti, che in pane consistevano in un banchetto funebre
detto dumititJ o C#N tot,m~tio duranre il quale la miUicang dei
cari defunti era simboleggiata da una sedia vuota. Questo coni·
spondente cristiano era un modo di onorare l"a]JOStolo Pietro, an·
tc:nato della fc:dc: della Chiesa di Roma.
Incanc:lusione,sipuòdirechelaculturareligiosaesociopo.lilica
dell'era di Cosuuuino ha lasciato un segno inddebile sulla Chìeia e
suUaliturgÌII.Inquesaoperiodolaliturgi:acri5tianadiventòblitul'-
gia dell'impero gnxo-romano, cdebrata neUo splendore deUe basi·
liche. Questa nuova forma di liturgia aveva b belle:ce. e la nobibà
dellarulturaimperialeediciòcheenritenuto~odelcul!O
divino. Quc5to Upo di celebraxione, in cui si usavano tutre le inse-
gne del pas$1110 imperiale, benc:hé modificate, può talvolta sembra·
re reatrllle oggigiorno, ma il problema principale è se siamo in gra·
do di separare la forma «imperiale» dalla nostra liturgia senza Cll·
den: nella banaliLà, &<:ma traswrare il principio che il rulto divino
merita tutto ciò che di bello e nobile c'è nella ctùtura um1111a.
CoNa.USJONE
lprimisecolidcllastoriadellaliturgiac:ristilflapossonoc.'SSCR"
considerati formativi sotto diversi aspetti. La continuità con quel·
le tradizioni ebraiche che Cristo e i primi discepoli hanno traman·
dato alla Chiesa sarà sempre un aspetto peculiare della liturgia
t
cristiana. implicita la premeasa teologica che nella liturgia Cri·
sto, il quale associa sempre a sé la Chiesa. continua ad esercitare
il suo ufficio divino con cui egli realiua il piano del1a salvttza di
Dio. In questo senso la liturgia dovrebbe essere considerata come
l'ultima fase degli interventi di Dio nella storia della salvena e
non può esse1e compresa al di fuori del CODtesto delle sue oriJ!ini
ebraiche.
U periodo greco· romano offre alcuni modelli storici alla Chie-
sa vista come comunità missionaria. Attenendosi a questo pc:rio·
do, il dialogo fra la Chiesa e le varie culture del mondo deve pro·
seguire con uno spirito di apertura c, oontemporancamerue, di
valutazione crilica. Inoltre, si dovrebbe ricordare che la nostra
lirurgiahaercditatoinmodoconsistentelaricchezzaculruraledei
e
Greci e dei Romani, che in gran pane sopravvissuta.
La storia ci insesnaa rispettare e pcrfmo a venerare le sane
tradizioni. Contemporaneamente esaminare questo periodo ci ri·
vela che fa pane della nostra tradilione come Cbiesal'inc:ultura·
zione della liturgia al giorno d'osgi e, q111ndo necessario, anche
la creazione di nuove forme in grado di comunicare fedelmente e
realmente al popolo d'oggi illl1e5NggÌo del culto cristiano.
L'era costantiniana ha avuto un effetto drammatico sulla forma
della liturgia cri51iana sia a Oriente che ad Occidente, C(IIJie sul·
l'interavitaeattiviti.dellaChiesa.Leoonseguenzepo&sonoesse·
re avvenite perfino ogi, nonostante i cambiamenli della forma
ddlalilurgianelcorsodc:isecoli.Inoltrequest'enèdiventataun
solido fon,lamento ndla nostra tnldizione liturgica. Per la mag·
gior pane ddle famiglie liturgiche ha giocato un ruolo formativo
e di consq:uenza non JlUÒ essere facilmente accantonata. Ciò non
significa, comunque, che alcune componenti mlturali di qud
=·loc:"~~~!i~::~==:rnn:::;:e ~~~ii::C~J~~~
novamento liturgico dd Vaticano II.
2
STORIA
DELLE LITURGIE ORIENTALI
M.nfi N;,
YM,...a. J.Msi'IIU'"~P.Kl!()(;l!ll(acuradll,PrtùDkl~.hi'Orinl
~ (PDOC), Bnpalol991; li. B.IWGTAIK, Lil~ _,.,m, Chclll:loanc
19'1';N.IlOIIGrA,~JJI.Iit..,_;.~,GroaaferfMI19H;R.~
NEIII",UsC...!MIIuillft,.,.,ioutkltl~UI..,.uJRI'ItiiiiXI'Iik/r,(Ardli·
vadci'OricniO.dlien,9l,lnlliu•d'Éiwlesbyzantina,Pariii966;B.Bamc:
alni, Ew:Nrinin /'OriMta J'Ot:rilnt, v. 112: u,. ONmtli, Pario 1970, pp. <16-
47;L.IIouvlli,A..J.ùffl""'~lil"'f.M·IIox l'»t;l.H.Ill.uo.\15,/>timlrolrJt.
UI"'Jk, Pui$19'8: ID., U~oM!Itlli, Ra~n~ 1982; ID., Qo>Jq..n pmls
tbhm~Jhl~~·.inEIICINmllhri'OMIItnt/'Ocd.
hm, 2, pp. 179-1,. Le>c Orudi46-47, Paritl'nO; P. D~MEI!!ma,St!Ji.b'Rùa
&-.lfliiiO. Libro Il, hrw IV: Ritwk-Bndiri<HMk IJiat~~/1110. Roma 1910; P.
EYOOIIIMOV, l..primtkfft./iuJ'o,;..,.Ap,.,mn CkatiiWriqutJ, Paria 1966:
D.Gw~ Untr,n DnMuli, NDL, pp. 98l·I007; A.Go!<zAI.tii:FuiNTB. ~
"'~Mu.INJi:itM~<rDIMNI, Padaw 198l; A. Ho~Noor-1. PAr .. ~"
Ewlnri#kd. TfXff<ltwriitlitwciitonl~rtkni,Fribou'll968;J.M.
H.\Ns$INS, /111~1 Lilltrpw tk ll.ilillf<< OrftlllllfiJN1, Roma 19}0; S. jAN&o
IW,/III~ioilrUI'"C"'•OliM/dn.l-rinornecnnotn!•ro);ID.,Bi6fio.
,..P.flflkl..itrw&kOrinoWiU961-lll67),tm-crinoii'ICC'CIIIOinf"ol:M.
NIN,fMLil,.,aJHrrihlpo/IM&•knl~l,ln~"-Cbf.r.
cbn:HwiMFIIIIfiiM.tily, llomoo 1994; H. PAPII:OCK~ l.rMyuir#hf&c~HlrisM,
Pario tm;A.RAilli,lllnatJ.ctioi,~Dmlll#lnt,Romiii947;S.SAu
IIIW!, /..iWritl Otk.mkr: 110/iolrr «flliMkl. llhmnr ~~~. P.ri119)2i
J.M.St.oon,Jibliof~lkslitr.~nrlt~r(l~l~llJi R. TAFT,IIfl"""'
Ut>u.tlosnttlioklklitwprotint.li ~-amWfk.ProllllliiiiKrip!O,
Ramoi9B2.Conri....,l202ritolidibibli..,.no;Io..UrLit.JJ/tO>orbl
Otift"tMO«iMtut:koftcillitkli'll/fkit>tlitJi.mtilrllltJripi/icM>,llamol988i
ID.,Tk~itrtRilt.JIS/wtHhlory,Anlericoaf.sroysinl.iruiJYSerieo,Cal·
Jceeville IOW.Z1 E. T&EMHD, l'dii,..,.,;, tm Ul•fl#l ar-Mtn, Hlrisu IU·
ban)I'J41iP.Yousll'l.or;undi),Ur~dGri/ihthl.fm.eitrpitrtu
~.Ronrol9')().
l·SIUIIIIADEI.I..ELntJIOIICJBIIItiTIILI 129
I!'ITROD{..7.10NE
• U<onan<JdiCootano;..p>li-.odl-diC...U.--'idcv<.......,bp-....,.
olo-dopo.r.....,..dollorno,poi<M-•d~~<lon"""'llorn.._
1 C:foA.o.u-..... ~~.,..16)Z;I'••-do<koil......,do....,....llolos
llllcloll".-..U,.,,.;<t.o-doioliloriporl'cwhuio..,ddlodiwroo•IUoai<':l.ii-
Podollod..cnillo.dl'unili,cioo!do•na-..wdi...,~r......lo<riU,u...-....pion....,..,...,
l'•nioOrituolo;l.l'ewl.-dolo~ . . ric<h<ozo;).b-""dolb.,........dio...;
........h......... ,... ..............,., . . .~ ......
I·S10fii.>.D!U.EUi'tlROIEOIUEifT.U.I 1)1
l. EI'OCAAJICAICo\
Due grandi rami liturgici erano sià ben distinr.i all'inizio del tv
sec. in Oriente: quello siro·anriochcno e quello alessandrino, in
ambedue csisiCVa l'unità momo alla preghiera eucaristica.
l. Ramo airo-anliochmo
Il. EJ'oc..\DICONSOLIIMZION&
~
'
..., ___..........,,,.,,_
lllaoonoi.Uho~o..,...,..,......,olloO.....Ia-.-,Oo!F><.<".-.Jio..J, ,.,........
...,....,...,._diatmoom~flliodotG.-r-lom.C"......,nLCriro>ooomol.driL.O.....,L,o
•CfoA.IIA>o• I.P.,n.lmr,..,IDIH.
•Qoao·...roool..,ro....t.n-..ac.-.d•A.""""•"·I P••n,l'on,pp.J:NLJ7)
l·SJOILIDELU:LrTIIBL"".Il:OIUDITALL l})
~~moditradOOoneediorigiDeantiochCDaperò,perilesamianti
cakcdoniani tra Antiochia e Alessandria, proveJ18011o dall'Esino.
Da AleHandria proviene il rito etiopico che prenderà dementi del-
laliturgiaalessandrinaeantiochenaesuhiripiù tardi gli influssi.
bizantini. Ad Antiochia la liturgia, con gli influssi della liwrsi~ ge-
rosoJimilllllaanrt.versol'an.foradiGiacomo,sisvUuppainne
grandirami,giàsoprt.&«"eJ~n-'i: lalimrgiadiAruiochiaeGerusa·
lenune,che5iconsolideriattomoaUalimrgiasiro·occidentale,la
liturgiadcllaMesoporamiacddlaPcmia,cheasuarolta5iconso-
lideriattomoallaliturgia$Ìro-oricnlalc,elaliturgiabizantina.
Il processo di unifì.cuionc liturgica &ari lento anche in ambien-
te bizantino e fino altx sec. non abbiamo testi eucoloJid tnman-
datidaioodic:i.Pcrconoscerel'cvol.uxionedeUaliturgiadobbia-
mo fare riferimento alle descrizioni fatte sia dai Padri nd1e loro
catechesi o mistagogie, sia dai commentatori liturgici.
Calcedonio e npostconcilio segneranno da una pane l'isolamen-
tooppurel'evolw;ioncindipendcntcaJivdloliturs,icodclleChiesc
anticalcedonianeedall'•lrraparteilprogressivopredominioddl~
liturgia costantinopolilana suUe liturgie greche, cioè sulle liturgie
di quelle Chiese che rimangono calcedoniane. In queste sedi cpi-
scopaliicambiamcn.riliturgid,ditesriolibriliturgic:i,avoltesono
legati a cambiamenti, di solito violenti, a livello politico-sociale.
Quest'epoca segna anche lo sviluppo non solodeU'eucaristia ma
anche dcll'ufficiarura e principalmente attorno~ due centri: Gcrusa-
lemmee(.osr.antinopoli•. A Gerusalemme, ve1110 la metà del V6CC.,
troviamo i primi esemplari di lc:zionario. Verso l'inizio del YU sec. si
svil.uPJI'.lapreghienddleOre(hòro/ogitm),insintoniaallediverse
ore di preghiera dcllagiomRIL AU'inizio dell'viu sec. C'..o&tanrinopoli
ha un'uffic:iatura per la c:arrcdrale e le parrocchie: veno il YJJ-VID sec.
si sviluppa gi.ll nciclo delle diverse settimane (okhiicbos) e si hanno
i typi/u, cioè i libri che regolano gli usi lirurski dci diversi. luoghi..
I prlndpali. typi!I!JI sono legati, in origine, a qualche regola monasti-
ca • e provengono dai diversi. centri monasrici imponanri.
1)4 II·I'ANOIIAMASTOIIIOODEL.L.AUnJIIGIA
Esaminiamo tre di loro: il typikon, di S. S.h. a Gerusalemme,
il typikon di Stoudion a Costantinopoli, e il typikon deU. Gnmde
Chiesa anchequesroaCosrantinopoli.
DrypikondiSabarilletteletradizionidd.c:cntrimonasricidella
Pak::stinadell'epoc:apiùfiorente,&ecc.tV·Vl,eprescnlannalirurgia
fortemente monastica c:ome ad esempio le veglie notturne dove
nell'uffic:iaura i1J)()IIIO di rllievoè dato al Salmo 119 {IJ8). Questo
typikon si diffuse, gra%ie all'autoriti del fondatore del monutero
da dove esso proveniva, nelle Chiese melc:hite di Alessandria e di
Antioc:hiae,neiseec:.XU·XJII,anc:henellacapitaleCostantinoJIO!i.
U typikon di Stoudion, cioè del monaSicro omonimo fondato
nei46J nella c:api~ale, rifleue anch'esso una struttura fonemente
tnonaslic:a. Stoudion fu un monutero legato alla tradizione spiri·
ruale dei monaci chiamali fllwimetoi, cioè «ooloro che non dor-
mono»,infauiceJebravanolaliturgiaventiquanroore5uventi·
quauro. Questo typ~"Jmn ebbe influsso sull'Asia Minore, 5111 Mon-
teAthos,sull'ltaliabizantinaeanchesullaRussia.
Il typikon della Grande Chiesa c:omprendc gli ufftc:i celebrati
ndla chi~:SB dcll' AnlllltaSi di Gerusalemme lino a quando non ven·
ne soppiantato dal typikon di S. Saba e della chiesa Haghia Sophia
a Costantinopoli; contiene la divina lilurgia, il vespro, il manurino
e divene prqhiere c:t;lebra!e durante la Quaresima; contiene an·
c:he le diverse preghiere sia dd dero che del popolo il quale, di
solito, panecipava in forma R!:Sponsoriale. Quest'inflUHO mOnasti·
c:o sull'uffic:iarura delle cattedrali proviene dalle loue ic:onodasle,
dove i monaci giocarono un ruolo predominante, e dalla progres-
sivasceltatraimonac:ideic:andidatiall'episc:opalo".
III.LEDIVD15E.CIIlF.iEEUT1JRGIEORIENTAIJ
"a.F.~.I~-J.i'4otro<Hilloi>r<l/lt<J<.LU...,.Sonnam 191.PuioL,.,_
ua,J.t..oJ.>u>r.LrrJ.,;,,;.,;,_...,r~,..,....l'mol'lllol.
, Nd t6l,fuO«<I><<"•• .. "'*hW.p.,,.,.c;_•s.M~-•,.111,_.,.,.~oau..
in.... .Jdi'....... IOdlu .. Chicoo.,;.n....... lcOINIW,...iiiU...opo~ire.r.J'".QI .... o0U...
...-.m..loflno.U.Munaolio.cfr.ep....•'"""""""•.ioPDOC,pp.III!OI,
ché il siriaco nel suo dialcno orientale sia ancora usato a livello
liturgico. Le Chiese siro-orientali ebbero nel xn-xm sec. pllR«hi
mifumi di (cdeli sp11ni in 23 metropoli dell'Asia, Cina e India.
Oggi ci sono due centri, uno nelle monlllgne del Khurdistan c l'al·
tro nell'India, che è la Chieu siro·mlli4nkarese"'. C'è anche la
ChieSIJ t:MJu, cioè il ramo siro-orientale unito aUa sede di Ro·
ma, che dipende dal patriarca di Babilonia dci Caldei con sede a
Ba,hdad. L'unione con laKC!e romana, dopo una serie di anni di
contani,ebbcluogonell,,2conGiovanniSulaka.
Dc:emro culturale iniziale delle Olicsc siro-oricrrutli e, quindi, della
lirurgiasiro-orientalefulacitti.di&lcssa,asscdellaculturasemilico-
crisliansdu:siapriversolaPcrsiacanivòHnoaD'lndia.Edesw.fula
sede di una imporurnissima KUDia teologia, di cui Efrern 5ld WJO
dei nomi più rilevanri. Il centro ecdesilllirico più impanarne, soprat·
tUUO dopo la caduUI di Edcssa in mano dd Persiani nel36), fu Se-
leucia-Ctesifontc,cittàsih11taaccantoaJfiumeTJgri.".
Lallturgia&.iro-orientalcpuòessereconsideraaacomeunali·
rurgia che ha la sua origine remDla nel ramo siro-antiocheno,
benché le tappe di allontanamento dalla sede pauiarcale J~rti·
no questa fatniglisliturgi~:~~ a un'evoluzione per conto propria••.
Possiamo conoscere le diverse tappe dell'evoluzione della litur-
gia siro-orientaJe auraverso due fonti: per i primi secoli i com-
menti alla liturgia che troviamo in area siro-orientale c per i
seco.lipostcrioriidivcrsimanoscritti(cpiùtardilcdiversccdi·
zioni) che ci trasmettono il tnto dell'eucaristia, degli alni sa·
cramcnti, c dt'll'ufficiatura". Tra i principali commentatori
dell1liturgia siro-orientale, ricordiamo: Teodoro di Mopsuestia
(t 428), autore di un importante corpus di omelie catechctiche
in cui viene commentala anche la celebrazione eucaristica'";
Nanai di Edcssa (v sec.), aUiore di una serie di omelie metriche
di grande contenuto teologico e liturgico; Gabriele Qatraia (VII
sec.), autore di una spiegazione simbolica della cclebra:done
eucaristica che offre delle buone informazioni liturgiche; Pscu-
do-Giorgio di Arbda (IX·X sec.), autore di un commento molto
sviluppato simbolicamente sulla liturgia.
Troviamo ndla storia ddla liturgia siro-orientale tre tappe im·
portanti dicvolwioneliturgica:
Il) La riforma de\l<iltholikos lsho'yahb III (65().6,8) Jlrom.UO·
ve l'unifiCizione di diveni riti deUa Chiesa siro-orientale. Fa una
codifkw:ione deU'uffic:iatura prendendo quasi unicamente le ore
maggiori, vespri, vigilie c lodi, e lasciando le ailrc ore ai monaste-
ri, ai qualièpermessodiadauarclcvigilicconunadistribuxione
salmica più congeniale alle loro abitudini.
b) La riforma di Elia Il (1176-1190) arricchisce l'ufficiatura con
una serie di p~ierc fatte dopo ognuno dei salmi o gruppi dci
salmi.
t:) La riforma di YahbaUaha (l 190·122)) raggruppa il cosiddet·
toGIItuhcsoro),cheèunaracco.l!adiinniliturgici.
2.0'1ieseairo-occidemali
1)8 Il IW«ll!AMA!I'RIRICODEllALCIURCllo\
Siria, Turchia, Libano, in IUtlai'Europa, neii'Amerit11 Latina e
negli USA.
Come per le Chiese sim·orienlali, c'è una Chiesa siro-occiden-
tale unila, nel XVII sec., alle sede di Roma. Atrualmer11e è una
Chiesa con un paniarcato proprio e conta circa 100.000 fedeli. In
questalradi:Oonesiinseriswlaehieu!im·fllllkm/umedell'India,
che è di l!"lldizione litursicasiro-occidentale.
La liturgia siro-occidentale è ehiamata anche litur8ia giacobi1a
ed è in uso nelle Chiese siro-occidentali onodosse e siro-occiden-
!ali cauo1iche e in 8ran pane nella Chiesa maroni1a; e unalirurgUI
che raccoglie l'eredità teologico-lltuQ!ica di Severo di An1iochia,
patriarcadellaciuì.suli'Orontedol'l2al'18,chearricchibli-
tuqr:iacontanteoom.pos.i:doniinniche.Bisognacitueancheoom.e
fonreditanlitesr.iliturgicidiquestalirurgiaEfrem(t J73lepoi
GiacomodiSarug(4,1-'21).
~-~"DaUUTUIIGIEauEHTALI 1)9
aii'Egiuo. ~ una Chiesa frorenre a livello molltitico e ha ricevwo
pochi influssi esremi, ceceno l'influs&O di origine siriaca per il fat-
to che i Copti e Siriad sono di confessione monofisila. Oggi in
Egi.no e'è un doppio pa.triarCIIto: qudlo copto-on.odosso e qucUo
copto-cattolico, che è stato fondato soltanto alla fme del XIX sec.
I Copti ortOdossi oggi sono circa otto milioni e tneZl!O, e i Copti
attolid drca dueeentomUa.
L'informazione che llbbiamo suilaliturgia in area .Iessendrina
èaSSIIivaga,soprattuuoperquantoriguardailprimomillennio"'.
La Chiesi copta, come è stato &ii. accennato, era fonemente op·
postaaBisanziopercltéunaChicsa antic:aleedoniana. La lingua
copta si sviluppa 110prattutto a panii"C del tv sec., specialmente
accanto ai centri monastici come il Monastero Bianco ed è legata
ai nomi di Pacomio (t 346), Shcnute (t 466) e Rufo di Shotcp
!fine VI sec.). !testi maggionnente diffusi in lingua copta appar-
tengono al genere letterario delle omelie (con questo termine si
intendono omelie, commenti biblici, ca1edle$i tnonastiehel e com-
[>renrlonn anche traduzioni riai sreeo.
U copto diventa linpa liturgica dopo le controversie dominali
con Bi&anziondvsee. eancora0811ièmoltousatacontelinpa
liturgica, benché in molli luoghi l'arabo abbia preso il sopravvento.
La lirurgia copta è legata alfenommo monastico e, dopo la rotrura
di Caleedonia, particolarmente li centro monastico di S. Macario
che diventa sede del patriarcato anticakedoniano, lontano dali•
capitale Alessandria". Fu la cultura molltilica di 51ampo popoJare,
antidlenica, che plasmò la liturgia della Chiesa COJllll: in essa tro-
viamo una liturgia lunp, solenne, coruemplariva e un po' priva
di variel:ì. Il rito copto attualmente non è molto diveno da quello
celebrato nelle comunità mon•tiche di Scete. C.i sono sttli influs-
si soprammo di provenienm siriac11 come qudli avvenuti sono
il pa.triai'CIIIO di Beniamino 1626-65:)), patriarc:a di origine slriac:a
che promosse lo sviluppo letterario dd copt.o. Altre riforme si han·
nonelXl!S«.souoilpatriarcaGabridlllbnTurayk(ll31-ll45),
ilqualefissòleanaforenelleJreiiiUalifonne;nelxvsee.Gabrie-
100r.P00C.I'P-Il91-41:H.)t.....,._ln'-"1ii...,....Jd~("-.ill~
li.prn......,III.Ci:tlldd\lalianui'J64,pp.I·JJ.
"f.lr !UI.A•.,.,.·~'-'-tlma"""'"""""/im>A"j...,_,~j.,.a.Prncho
Oticn:O.>t!-1:iU!IM).pp.l42.
le V (1409-1<127) fissò le diverse cdebrallioni nella fonna che anco-
raogièinuso".
LaChies.retiopiuèun'altraChicsaanticalcedoniana,edèfor-
tementc dipcndcn1c da quella copia. Ha sempre riconosciuto l'au-
torkà dd panian:a di Alessandria c veniva govcmata da un me-
lropolita ekt1o fra i monaci copli. Ncll959 è st~~lo clcl:1o un pa-
uiarcactiopico.OgivienericonosciutaalpalriarcadiAies5an-
driaun'autoritisoltantospiriluale.
Gli inizi del cristianesimo in Etiopia sono molto oscuri; ci sono
cenamer11e cristiani gii nel IV sec. e sembra che il cdsrianesimo
5ia arrivalo per mezzo dci miHionari cop1i c siriaci. I docwnenli
liiUrgici del primo millennio non d sono pcrvcnuli poiché furono
disnuui dal re Amda-Sion (UI4-IJ<I4) e dalle diverse invasioni
islamiche.
La lingua liturgica è il ge'n e la liturgia non è semplicemente
una riproduz:ionedellacopta;ha ricevuto infattilanriinflussisia
giudaicichcsiriaci.
4. La O.ina anneua
1Sl0111ADE.L.l.EUI\llllli&OIIIIIii'.U.I 141
d~ patriarcati anneno-ottodnssi: Gerusalemme e Costantinopo-
li. In qUCirul Chiesa c"è anche un ramo unito a Roma con un pa-
triarcacherisledeaBeinu.
A livello liturgico si può dire che la liturgia annena è stata
mol!o influenxata dalla Chic.-sa di Gerusalenune e da quella della
Cappadocia, è quindi una limrgia, di tradizione siro-antiochena
coninflussidellaC,appadocia.
5.LeChiesebiuntine
6. La OUesa muonita
"Cf<I.TAI'I".TIN-~RM.pp.l6-ll.
»lln«nolloliòv..di........,ò!fl<-.mh•).....,pòild•.,.ooilj.,.
!·IITOIIIADELI..ELl11!11GIEOIIIIlNTAU 143
monas[ero subiscorao il man:irio più di "O
monaci. È Wla Chie-
sa opposta sia ai MekhW che ai Siriat'i giat"Obiti end secolo vm-
IX diventa autonoma. La Chiesa maronila ha voluto essere sem-
pre un ponte rra Occidente e Oriente ed è slata sempre di tradi-
zione anlioc:hena. il fedele alla sede di Roma, dò spesso l'ha
indoua ad •ccenare la l•tinizzazione che h• oseura1o un po' il
suo volto orientale. È anche una Chiesa for1emente segnata dal
fenomeno monastico, un monaehesimo d'ailronde COD un earal-
tere spiccatamente mi55ionario.
144 Il PANDIW(AS'I'OIJOOhi!I.U.LmliiGIA
STORIA
DELLA LITURGIA ROMANA
AnsmrJ.CbupMnpeK.eilhF.Prdrlrrs
A · PINO AL XV SECOLO
MmrrJ. Chrqn111gco
U.li.... E.CAlT~NtiO,//tllbucriNitmoilo~.Romoi!IIW;A.CHA
v-.J..~Mt.Wiktk&m.rJMv..,.l'llfs-«k,SAI12,Rnm•I99J:G.
Dcc, J'k~ofLìNcJ, l.ondrai986;L, Duc!IDI<E,fAl~·adlrchmfm:
&.k"'~"~w--~.Pariail92,:j.lil.ltra.TMF-r
niONkr.r o/ IVmmr Ufrwr:tf_,iJM T~mh NJ 1W Eit.Jn-lh
199l;j,JIJNC.IIANN, l'i.!~Jiiii'C'IMIW Ti-fi/Grqti?/MGTNI, NOue
en,., Odord
Dirne 1980: TH. K~AIJ!iEII. L. li_,;. ....U. Cbkn D«iih1111lk, Torino 1?71:
M. Mr=a, HisttHttkll ~-La ptJII4ktltqn, iViti 1994: B. Nlln<HW·
su,Sf<lllil Jtll./itw,;.MimHmJ ktpo</H<rlflomlil, Roma 1'117; H. 5cH!IIIDT, /11+
1mtlanio;, lihlrlftmr oaitlnukM, Roma 1962; C. Voou.Mtkwll.iht'fl. Ali
bllrOII..etiiJJfiO tW~s. WllhlnRt<m (D.C.l19116;G.G. Wn.1.15,A Hirltlryo/
liMI)te-Lil"'D 1QtiHIRIHJJtJ/,..,..GrqprjtiJfa-t, Londra \9')4.
1 /.tt.4<r~.~-l.•cu'".J;L~P•"i119:1~.pp.U~.I~I,ch.E.I'<lu:v.
ll<oooCAfttum~Ji.-"""""11·0.-I'WI.
1'.-.4.,-IOA.,
'~II-II.I.S0.61.1•416.
>C. Voc;a. Mdi<wl IJrwp .U "'-lwrum 10 IUSoo...-,. W"""- !D.CJ 1'186.
pp.l9l.z'11
OJI.CIIOI'......_I..o""""'"JrAo..!Zti<-Ro-,pp.l1•n.
J.5TOJWI.DSJ.ALmliiGIAawv.NA 147
I.a Pentecoste come c:onduaionc della Pasqua non fu eelcbrata
comefestalilurgicafinoallvsecolo.Tuaavia,ilcullodcimartiri
che probabilmen1e indudeva l'euc.risria e la fonna cristianizzaLI
del re/rigerium può risalire almeno al m secolo'.
Le rappre5enta..:ioni anistiche nelle domus «d~sM~ e nelle ca-
lacomhe hanno un'imponanza notevole per la Sloria liturgie. di
Roma, in quan1o qLlelli affreschi riflet1ono i 1emi biblid e leolosi-
ci deUe celebrazioni liturgiche. &empi dalle Scritture sono iJ sa-
crificio di bacco, Mosè che fa scamrire l'acqua daDa rocci~. Gio-
na iJ profeta, i tre giovani nella fornace, Daniele fra i leoni, Maria
e iJ bambino, l'adoraxione dci Magi, il ba1res.imo di Gesù, la Sa-
marilana, la moltiplicuione dei pani, la risurrezione di Lazzaro,
la guarigione del paralilico e del cieco e il buon pastore. Altri
esempi sono la donna (Chiesa) in preghiera, i cesti con le (cuc di
pane, il pesce e la barca. Da queste rappresentazioni possiamo
dedurre come la Chiesa di Roma buasse i suoi riti lilurgici di
ini7.ia!ione e di eucaristia sui 1emi biblici e li inlel'(lrelauc di con-
seguen:ca. La loro pleSCilza nelle ca1acombe non implica che que-
sti sacramenli fussero celebrati là, piuuosm. souolinea la relazio-
ne esislente fra la mwtc crisliana e i sacramemi'.
In molti modi quesla prima (orma dellalirurgia di Roma non
coslilul una pcculiarilì dell'Urbe. Le case-chiese, il disegno es-
seoz.iale dell'iniziazione cristiana e dell'eucaristia, iJ calendario
liturgico, le ani e le suppelleuili lirurgiche e l'uso del greco era-
no comuni a quel tempo sia all'Esr che aU'Ovesr. Parecchi di
questi elemenli erano sviluppi del nucleo originale del culto cri-
stiano. La Chiesa fOll\ana era radicali nelle prime tradixioni cri·
stianc e lll05trava in gran pane un profondo lepme con il patri·
monio ebraico, e pelliino la liturgia romana, che si evolse dopo
il rv secolo, fu in larga misura una rielaborazione di questo nu-
cleo originale. Non c'è da meravig\U.rs.i che, per quanto laSM"0-
11111CtumConci/ium,n.2)ins.istasulcon5ervare«la5analradi-
zione», mantenga nondimeno apena la via Ad un «<egittimo pro-
-~.
1 M.Aur.f./_,..ftl.o...,.._J.I,_.RC....._in~.YI,pp.l4?2"
Of.V•N-MWt CMo-.~kr~w.it,GiilnololoL'1.19:A.C.
M.un-...l:~l",_,.'"t.""""'"""'ipr,ÒIOollioi<1odi ............. criJ:Io·
noo,2' U949~W-10l 114.
I:en di libertà sotto Unaantino causò uno sviluppo frenetico
in osni settore deUa litursia, ma non produsse la lirursia che co-
notciamo oggi come liturgia rom1111111. Fu wl.tanlover50 la rme del
IVsecolochelaliturgiadiRomaacquislitratticuluualichecon-
tnDuirono fortemente alla forrnaxione di una liturgia romana, una
liturgie svilupplltll dai pt.pi romani per il popolo romano.
D.I:ERACLA55K".ADELI.ALmJRGIAIIOI.IANA
l·!imiUADELLAUTUILGIAIIVWitiA 149
J:Agnus Dei per la fl'allione del pane divenne pane della MCSSl!.
romana duranle il papiiO di Sergio I (t 701) il quale era di origi-
ne siriana. Benché Roma fosse celebrata per la sua aulosufficien-
za in moJti settori, non fu rotalmenre estranea agli sviluppi che
stavano avendo luogo nelle altre Chiese, specialmente a Geru58-
lonmo.
Un'altra definizione di quesro periodoècdasric:o». Nella Roma
anticala Jlarola &usit:us, da tWsis, si riferiva alla divisione supe-
riore culturale della popolazione romana. I:homo &mitus era una
persona che si era formata nell'inscgnamenro filosofu:o greco e
romano ed educata nella srammatic:a classica, nella retorica e nel-
le ani: in breveunapersonadi cultura.
Oggi si parla di «ccassico» come modcllo o srandard ed espres·
siom::autorevolediletrerarura,music:a,pinura,sc:ulturaeardiiret·
tura secondo i principj e i memdi degli antichi Greci e Romani.
Per definizione classico è 5inonimo eli qlllllità come equilibrio,
misura o sobrietà, nobile5emplic:ità, resoJarità. solennilà e imme-
diarezza. Queste qualità defmiscono la lilurgia. romana clas5ic:a,
che cominciò ad evolversi dopo il tv secolo. grazie alla creatività
di vescovi romani come Damaso {t 384),1nnocen;ro l {t 417),
Leone MQno (t 461), Gelasio {t 496), Vigilio {t '"l e Gregorio
Mllllno{t604).
Per appreuare più profono:lamente la forma classica della litur-
gia romana è necessario esaminare strettametne le &ue principali
componenti.
B. Neunheuaer ne disaingue due: fotmale e teologica 11• Le c:om-
ponenli formali includono gli clementi rituali, come il piano dcl1a
celebrazione. le gestualitil, i simboli, c:o5l come il corpus dci aesti
liturgici, specialmente i formulari euoologic:i. T..e componenti reo-
logiche, d'altra pane, comprendono il messagsio donrinale espi·
rituale conlenulo nql.i dementi e nei testi rin1ali.
Come considerazione preliminare è opportuno rilevare che su
queste: componenti formali e aeologic:he i valori culturali, i model-
li e le istituzioni romane dd v secolo hanno esercitato una note-
vole influenza. Semplicità, sobrie1à e SC.'IISO pralic:u hanno profon-
damente conlrassegt"IO i rili, mentre i fonnulari euc:ologic:i 50110
l'Q 11-IW<Oili.No\SI"OIICOili!I.WILTnJJIGIA
cararreriuali da mU.ura, brevità e immedialeu41. Gli srudi deua-
glia.li effeuuari da A. Ch.,.,se suUa fanna classica della lirurgia
romana sono esuemamenre chiarificarni "·
A riBuardo delle componenli fonnali, si rileva che il orgenio»
classico romano veniva di gran lunga. inrrodolto ndla Messa pa·
paledescrittadaii'OrJoRom.~nuricompilarondvnsecolo,ben
c:hé rappresenti un materiale più anlico". Durante la preghiera
eucaristica il paPfter& in picdidasoloall'altareburgit{KIIfli/ex
solus in CIIROIU') e recitava la preghiera senza cerimonie e senza
l'assisten?.a di maesrri di o:eri10011ia in pc:rpcluo movimento c con
il donodell'ubiquirà. Duranlc la consacrazione nessuna candela
veniva porrotancl presbiterio, ncssunacamp!lna suonava, nesso·
naincensazionedclle5peciesncrevenivaeffcuuatacnone'crano
genuRessioni né qni di croce. Al momento della dossologial'ar-
cidiaoonostavadasoloinpicdiall'alrareperinnal:&~~reilcalic:e.
DUl81ltel'interncanoneruttii«ttneelebranri»rimanevanoailoro
postiinfondoalpresbirerio.
Il senro prarico ~ preser>l(' nci rirllllli ddla Messa papale in cui
l'inrroiro, l'offenorio c i canri aDa comUJiione sono considerali
come canri di accompagnamcnro. Quando le parti dd rito che essi
accompagnavano erano lerminate, il papa stesso faceva un segno
al maesrro del coro di smeltere di cantare: respkkns t1d priorem
n:holtte llnnuil ei ut dkst Glorittm; tl prior scholae indin.rt w {1011·
ti/ici el imponil. Le tovaglie dell'alrare venivano srese al momenro
dell'offertotio, e presumibilmente erano tolte dopo la o:elebnuio-
nc, come fa IUttora il riro romano dopo l'eucarisria del Giovedì
Santo. La lavanda delle mani all'offenorio, che acqui$\ un slgnifi·
c:atosimbolico duranle il primo Medioevo, sembra aver avulo ori-
gine dall'usanza di lavarsi le mani prima di andare a ravola.
Emerge dalla descrileione ddl'Ordo Rmmmus l che c'erano due
dislinre fou.e culrurali in opera nella Messa papale. nriiO di ingres-
so sembra un c:erimooiale di CQrte imperiale, ma dopo prevale la
semplicili romana. ('.o,j ~ nucleo della liturgia eucaristica, cioè la
parola. e il sacramento, ntm veniva praticamcnle IDCallo d&dla dram-
maticirà e dallo sfa~ dd cerimoniale di c:orte imperiale.
"A.c..-._I.~.Mt.oill.k-..J..,. .. ...,.,Ih!<.
'' Dr4""-l.•"""'•li M. Andri<u. Lcr.ow-. '"'·""· Z9-f0.
RiguardoalJalinguasinocachcdalquanoalrardoV!sccolola
Chiesa romana slava sviluppando la lingua Ialina lirurgica "·Quel·
li furono secoli di inaensa creariviri che produssero una moltcpli·
c:iràdi prcghiercdassic:hepcrusoeuc:aristico, comclec:olletre,
oruioni sulle offerte, doJJO la comunione e sui fedeli. Que5ri tesri
ci sono pervenuti nei sacramcnlari mcdkvali. Un buon numero
di ttli composizioni sono conset\latc nel Messale romano di Pao-
lo VI. I principali au1ori dei primi testi rommi furono proprio i
vescovi di Roma; Damaso, Innocenza l, Leone Magno, Gdasio,
V~Bilio e Gl'q!Orio Magno. Lo stile letterario dei formulari indica
chciloroautorifuronoeducatinellcscuolcromancdi remrica,
•nie51udiclassici.
Si può idcnaiGcare lo stile retorico che pcnncava queste com·
posizioni "· Un esempio è il .:ursus o arrangiamento ritmico deJ.
le parole fin•li di un'or11zione con lo scopo di accentuare le ca·
deno:e c perciò produrre sentimenti come gioi• e meraviglia.
P.p.a Leone Magno è f11moso per l'uso del .:unus nelle sue ora·
:doni e ndle omelie. Un eumpio classico è la colletta di NaWe
contenuta neiSacrsment•rium VetOJJense: Derts, qui hu11U1111e su-
hslllnlilleJignitlltemelmirabiliterro~~JiJis#etmi1'11hiliusrefo,.
masti... Le parole finali mirab#ittt ro~~diJim' e mi111hilius refor-
lllflSli sono proprie del am11s vtlo" che desta il sentimento di
ammiruione". Un allro esempio è la successione parallela di
fnsi, una specie di embolismo che sviluppa il tema dell'on:do·
ne. Papa Vigilia lo usò spesso per i prefazi. Il seguente testo è
superbo; NuUis f{llippe /orinsea~s mistriis •tlfli.gtmur. si uil.ill /re-
nemus 1111i1110r11m; llet: visibili JedecDti subi«ebit, q11i foedis a~pi
ditlltilms obvilluerit; nuU. inquklutlo f'rat!IIIJiebil t"ltinsecus, si
IIIP"'US(()rJtsiiH:t!I'0 11 .
Un'alarafJ8uraretoricaèl'mtilesichecoosisteinunacontrap-
posizione di concelli, come nel prefuio dell'Ascensione; in Cllelos
IIJ(t!nsio, hMmilit•le Jisunsio "· Un quar1o esempio è la rona,,;.
t11s o l'•nnonia fra le pani di un discon;o attraverso il pensiero o
•>c.Mco,_.,.,.,~l"""' IIO~MIChonomr."""'"""""W.C.IItJI
"M.Aoo~,.,_.b.,.,._/r.t.,;'-t>n,on~.l.w-L"L7L .
.,-..,,._-..,,..,onuodiLMohlbc>B.-1'111.,n.l2)\l,p.U7.
.. ,.,..... n.~l,p.66.
"IINJ.,n.l1(o,p.l2.
la simmetria grammaticale: Pkbs hla, Domine, Sll(t'(llllelltis !JIIrifi-
tiliQ ~tilms,· quoJ sumit intellipt; quotl gustu Jelib.t, moribuJ
apprehetrJst,· quotl iustis on~titmibus ex~tit, IUII miserirorJitl per-
dpitlt"'.
Un esame freuoloso delle onzioni nci primi llctamouari rive·
la un linguaggio indiriu:ato all'inteUcuo piuti.Oiito che al cuore di
chiascolta.Clòsispiegaaunversolaloroqualitàclassicadiso·
brielì. Probabilmcme sobanto pochi me1rerebbero in relazione
questa colleua con la festa dd Na1ale: De11s, qui hane saer~~tissi-
11Nlm noetem veri lunrinis f«isti i11illsJMiiolle d.rescert; 114, qwt-
sumus, ut cuius lucis IPIJSieria in ter111 rogiiOIIimus, eius quoque
g~~uJiis in ((le/o per/rutlmur". Questo testo, composlo per il solsti-
zio d'invemo o la vittoria della luce sulla O&curilil dell'inverno, si
concentra comprensibdmente sull'elemento luce, ma richiede una
SJietialc.: c111echesi per mosn11re la relazione della festa del Natale
con d soluizio d'inverno. Ci 111ipetteremmo parole come d bambi·
no nella mangiatoia, il c:anlo dqli angdi, i plllitOti, ma la n»>lllnll
sobriet.uhapreferiloparlan:diluce.
U C.none n»~~~~no, che è cilalo in parle da Ambrogio di Mila·
no, è interamente imbevuto della cultura della Roma daseica. n
suo linguaggio descrive il gusto romano per una cena austerilì
del discorso cosÌ come una simultanea ridondanza e brevità.
Parole come te igituT, lnnr: igitur e unJe et menrores, all'iniUo di
una frase sono dq;an1i, ieratiche c soknni.. L'uso del titolo Cle-
melltissime PQter confc;:risce al Ct111one ro1P111110 un tono imperia-
le, cosl pure l'impiego della frase supplites te rog~~mus IIC peti-
mus. Fedele al suo orientamento espiatorio, il C1111one ro11111no
utiliua espressioni sacrificali precrisliane come ~~«eptll habetls.
Ha incorporato anche una iseri:done funebre pasana, cioè re/ri-
gerium lucis et pscis. La mentalilì legalistica romana ii manife·
na nelle rriplici dichiara:doni lnm: JOM, hsec nrune111, b.ec ssn-
t:IR SRr:ri/idR inlibttttl e hoslillm pu111m, hostitlm t11nett1m, hostiam
imiiMCJIÙIIlm.. InHne, il Ct~none TOIIIIliW ha una struttura equili-
brata, equilibrio che, simile ad equanimitì, era tenuto altamente
in consideraUone dai Romani. Ciò è evidente specialmente nei
101biJ.• o.L0611.p.1,.
»IJ,s...---~ ....... dlJ.~- ...., •. ..,.,6.99.
'rnliUADL!L.LAL.I1UII:GIAIIO.IWIA UJ
memttnto dei vivi e dei moni e nella doppia cwnmemoruione
deisantiprimaedopoilraccontodcll'ultimaccna 11•
Gli esempi precedenti rivelano come il ..genio» romano in-
fluc:m:use profondamente il corpus dei primi testi latini. Il risulta-
to fu un latino colto, un tipo di I<MIIur/4tein probabilmente non
acce5llibile al popolo che .,.rlava ioJo il Volksl.trin, e che non
ap.,.neneva alla clBHe desii homines c&mki. In breve, lo stile di
queste composizioni apparteneva a qucl 5eltore di élite romana,
sJi intellen:uali, sJi homines dtusit:i. Questo è un problema che
continuerà a tormentare swric:i e pa~;tori allo stesso modo, poiché
ricercano un lins11181Porituale che siaclevatoenob.iletuuavia
attuale ed accessibile alla vasta masgionnza, se non a rutti.
Relarivameote alle componenti teologiche notiamo una cena
sobrietà e misura nei confronti del mistero dell'eucaristia. Nel-
I'Onio Romanus l non incontriamo segni esterni di adorazione e
di riverenxa rivolte alle sacre specie auraverso gesti come l'inc:en·
sazione, l'inchino e la genuflessione. l:unica ecce~~ione è durante
il rito d'ingresso quando con capo chino il papa o il diacono ono·
ra il sacramento, oonsacrato nella Messa precedente.
La sobrietà romana risulta ancor più evidente nellinguasgio
usaro dai primi sacnmentari per le preghiere dopo la comunione.
Mentre le preghiere medievali, spesso influenzate daDa spirituali-
ti ellCIIristica del periodo, parlavano del pane e del vino sacra-
mentali direttamente come il corpo e il SIIJI8Ue di Cristo, le classi-
che preghiere romane li mcnxionavano raramente.
Tendevano ad esprimere in modo velato la presenza R:lllc con
Jlarole come dbus et potus (cibo e bevanda), strerilmtt11111111, Jom1
uelestitl (doni celesti), e munertt saluti/era (doni salvifidl".
Non signiftca. naturalmente, che la ChieN romana non credes-
se nella presenza n:ale, ma non facev. pane della fOIIf(l/1(1 sobrie-
lllS rappresenrare il mistero eucaristico con immagini vivide. l
Romani del periodo diiS1iico avrebbero provato disagio nell'ascol-
tare le parole cii corpo di Cristo» e «il sangue di CristO» poiché li
l·'<KIIIIADEil.ALTTlJJIGlAIIGIUINA 155
imponò i libri. Nel XII secolo, quando la Chiesa romana divcn1ò
consape"IIO!edelfalrocheavevaperdulolafonnadassicadellaaua
liturP a causa delle influen:.le frmco-geananiche nell'Urbe, furono
compiutitenratividiripristinarla.Larifonnapostconciliaredi1fen·
lofec:e,bc:nchésenzaappreu.abilesuccesso,loslessolenlalivo.Fu
con una forma nOSialgica che il sinodo di Pis1o.ia del XVIII secolo
1en1ò di rccuperarla, al di lì del fatto che il sinodo fu condannato da
Roma.Reccntilenlativi.furonoeffettuariall'iniziodclxxsccolonel
movimcnlo lllUrgicocheora èchiamato«classico». Gwde a questo
movimenlo il rccupero della forma classica della liturgia romana di·
ventò pane delle linee proa:rammaliche del Vaticano II.
t quesrala forma classica di cui parla la Stiaomt~dum Cmrdlium
)4: d riti splendano per nobile semplicità; siano chiari ndla loro
brevili. e &enXII inuaili ripeW..ioni; siano adanati alla capadli. di com·
prcnsione dei fedeli né abmano bisogno, generalmente, di molte
spiegaxioni».L'opzicmeperlaformadassicafuconsideracaperfino
duran1e il concilio stesso come l'amen: per un ~:epeno archeologi·
co. Un padre conciliare consigliò alla commissione liturgica di ef.
fetruaremodifichenonpermolividia!Xheologia,madiatten:donc
pastendepercuiilconcilioerasllloconvocato"'.Comunquenel·
l'intenzione di colmo che stesero il leStO della CD&tinaione,l'anen·
ziane pwonle, che promuove una partecipazione auiva e in1dli·
gente,eraguidaladallequalilìclassichedella liiUrsia romana.
Così il n. 50 stabilisce che per l'amore della «pia e attiva pane-
cipuione» i ri1i della Messa siano resi più semplici, senza ripeti·
rioni inutili, siano ristabiliti opponuni e necessari elementi secon·
do.duaradizionedeiPadri».
"C\'ao.,_,k....,q,J.&.._.,;.m.,J.,ndl<,.,.,l'ip.<l~.•nC".olto<rilti4
""l'oltln-'<--.,.,..,T.... I'119.pp.!7•lO,J.Pu.uL,..r.../zi,.p~ .... A -
"""·JI•,_Q.(iJ.
Il [\loJo di Pipino n Breve è commemorato da suo figlio, Cado
Mftsno (774-314), che scrisse, neUa sua AJmo~~itio gener~~lit del
789,chesuopadrcavevaaboJitonantus,.Uialnusinfavorcdi
quello rMIIIInus oppure la recita dcl1e oruioni romane per mo·
strarcllllitàc:onlaS~~postoJica.
11 j.Do:!Ml.OI!F<.I:-a--./~~,.,.._.pp.il·7~
"C.Va;ro.I~"""'-~.Lt-,..,.,_...,._,a~"*"'·(:iL·
LòdolV..i<011019'12,pp.Z3-"
e cosl via. Sorprendenti sono le benedizioni degli strumenti del-
l'ordalia come griglie inundescenti e acqua bollente oppure
ghiacciata".
Fu in questoperiodochelecoeiddeue«<lpologie»litursiche
divena.rono un 114d~mteflm costante dei preti durmte la celeba-
zione liturgia~. Queste preghiere enno una fonna di IIUtol:lepre-
uzione c di riconoscimeiiio di indegnità da p.ne dei minisui dcl
culto. Emno dot.te di ubiquili ed ermo a.lvohll inserite perfmo
nel canone deU. Mess.. Lll !orma più sviluppW si evidenzia nel-
la Mimlllliryu del1030, pubbllcar. da Flacco Illirico nel m7.
Alni esempi sono contenuti in .Jcuni degli ordini pubblicati da
E.MartÙ!e".
Le «apologie» fanno parte del moralismo religioso che oom-
penenava paree<:hi formulari litursici delle Chiese fmnco-gcr-
rnaniche.
Ma il popolo fmnco-germanko s.nì per sempre ammimto per
la sua ardriteT.tura romanica, per la sua innodia, e le miniature
anistiehe. Gli edifici religiosi a Reims, Hildesheim, Essen e Fleu-
ry, per citare alcuni esempi, combinano il tradizionale genio ro-
mano per la sobrietà e funzionaliù con il senso franco-sermanico
per l'armonia e il dinamismo.
L'inno V~niCm~torSpiritusc la sequenxa pasquale ViclimtWfJil·
sdHzli UuJ~s sono akune delle stupende composizioni che tuttora
risuonano nelle cdebnll!ioni li!Uigiche di oggi. Le miniature, di-
pinte con vivaci colori e con immaginazione o fantasia decorano
i lczionari e i ncrameotari, una tradixione 'oprawipua. nei no-
strilibriliturgici".
Ciò che in questo periodo prese campo fu l'integra7.ione del
genio artistico, drammatico e spirituale del popolo franoo-genna-
n.ico oon la liturgia classica romana importata. Per una serie di
eventi nel x secoloquestafomtagaUiean.iu.aa.della liturcia ro-
IV.LALmJWifiROMfiNfl
DfiLXfiLXVSilCOLO
l S!ORIADEUAUIIIIIGIAIII»>NlA 161
co.nsac:rato va;covo u.n ragauo di dieci anni e di avere offeno a
donne di caniva reputazione sacri arredi della chiesa'".
L'anno seguente Ouone I ritornò a Roma UCOmpll8nlllo da
arciveKOVi e ve5COVi per operare riforme. Ciò che qui ci inceressa
è il fano che il suo seguito eccle5iutico condusse con d i libri
liturgici romani gallicanizzali con panicoJare menzione dd Pollli-
[ltllk romtJno·tpr~Unico. Inoltre, secondo la strategia politici de.
gli imperatori ononiani papi germanici occuparono la sede di Pie.
tto dall046 all<l'7: Clemente U, Damaso Il, Leone IX, Viuore
li e Stefano IX. Questi papi celebravano la lirurgi• romana sotto
queUa forma gallicani~zata conosciuta nella loro terra d'orit;ine.
La decadenza romana si avveni anche neU'indisperu;abiJe cam-
po deUa manD!Icriuunt. Durante il papatO di Gregorio V (996·
999) Roma non aveva centri di scrittura per la trascrixione di libri
liturgici. In cambio del privilegio di immunità richie5to dai mo·
naci di Reichenau, egli om:nne di CS5CR;": rifornito regolarmente di
copiedeilomlibriliturgici..
Co5ìlaliturgiafranco-gennanicadivenròlalirurgiadellabasi-
licaLateranense".
Sviluppi esterni della liturgia ebbero in qualche mi5ura inRuen-
JaanchesuquelladiRoma.
La riforma monlllilica dd x 5eCOlo di Ouny condune ad un tipo
di cubo lituQ~ico che diventò 5elllpLe più wlenne coJ pa51111re de-
gli anni. Benché non ruue le pratiche cluniacensi fossero oriJina-
li, tunavia come 11ttivirà comunitarie si propagarono le devozioni
allacroce,aU'eucari51ia,aMariaeaisanri.Siincoraggiòlamolti-
pJicazione ddle Messe, la loro cdebrazione «privata» nelle cap·
pelle laterali della chiesa e la recita di salmi per i benefllltori.
Fu l'abate Odilone (t 1049) che istitulla commemonn:ione
dcidefuntiil2novembre ...
"""'·""""""""~·-•r-;p,.l-~r....-,.....,..rl!(l;,._
_,G-_....,......
,...,,.l.nOtdin.. L.t...u .. inlt)L.JIII-JIZ·'"·DipopoGoo
=~!.'!'".:.:t:'!!::""'"'""'*"-~-.,.,JIIhi,..., ..-...-
"'-Voça.M~""-'~'~'-2JO.li9.:M.Iu<_.,.,.Nf/ali-ftr-t/iul
--.pp.,.1,17.
""K.fLWJI'CI!>.,.......~,.,..,...,.JJio.......,,oU.,._.t--llf"PPMM-ill/1-.m..
-•tii'""-U"""""~,.,.._u..JJMIIIMirò~SroL:o»lm.mm:J.~
O<h-n,...,_uii~MD.81LI'M:Il.pp.JI•"'-
01 K.YOUIOG."I«"'-o/.W/II.J.w.icw..d.O.r....II9JI;B.IIuoGI!Ir,.i"'-"""rf
""""~-l'omm~
.... Nf.vN,o...,..,Siwwok/MI~.pp.9J·N.
"li..C..~!A!C>.r..,P.,.._.,,;ni/..Jtamo"""'"'OatJ..ut.·pp.lll242.
la Chiesa di Roma prÌIJia che i Gennani ne assumessero il cora-
troJio.
Il ritorno aDa regultJ stmc/fmlm P4lrum, aD'mJo rotii#IIIIIS c 11l
mos;mtiquus,checgliasserivadieven:studiato,divcnncl'ordine
del giorno*. Alcuni elementi deDe u&anzc tradizionali riguarda-
vano l'ordine dcDa ulmodia, il digiuno dd u.bato, l'omissione
deD'Aileluia in Scltwq;esima e l'antico ortlo per 111 c:elebrB1.ionc
della vigili11 di Pasqu1.
NellospiritodcDIIriform•gregorianailimrgistiromlllidclxtt
secolo ridaborarono il Ponti/'Kllle romtlNO·t.tmtllllieo usando il
me1odo di eliminazione nel tentativo di reslallrare la 10m111111 so-
briettU. Furono eliminati fattori non pertinenti aDa funl:ionc di un
ponlificalc come clcmcnli didattici, oppure in connoto aDa scn-
sibililà culturale romana come le Messe per i posseduli dal demo-
nio c la bencdirionc degli 6lnuncnti di or&alÌil. n risultato fu il
Prmtt1iule 10m11no del Xli secolo".
Questo libro fu diffuso ncl1e altre Chiese lne~~li in llalifl c ol-
tralpe dai lepti pontifici i quali $i occuparono di atiUare i decrc1i
del ooncilio Latcranense I 01231 c dai papi stessi che prima di
Innoccnzo III (1198-12161 andarono frequentemente in esilio
nelle varie parti d'h.Iia e di Francia. Il resto fa pane della storia
dei libri liturgici romani.
Benché l'opera dei liturgisti romani del Xli seco.lo non fosse
stata perfetta nel senso che sopravvissero molteplici elementi
franco-germanici, è una prova che la Chiesa romana non dimen·
tica facilmente né accantona il proprio genio da&&ico e le sue
tradi:.~inni.
L1 sua apertura verso cose nuove non pregiudica il suo auac:-
camento aDa regultJ Slllldorum /14ln1M. La rifonna liturgica del
Valicanollncèlaconferma.
I papati di Innoc:cnzo III e di Onorio UI (1216-1227) testimo·
niarono un ulteriore sviluppo nella forma della liturgia romana. t
opponuno colloc:are il loro papato nel coratesto di un'epoca di
"'"""""'-·'""'"diG.Mom,!........... Miralooloo•.l•..,i<H.I'In.L'U,~,_
460.1'ioV.-~<,..--r--;on-~M.-Io•ndm<inoddU70.«>11
l'looloVIpe<~M-odciLWO.
"M. ......,.,..,.IAP'rPai/i<J-V.•-...... I.pp.l-ti;.C.Voo•LM.J..wll""""
fl,pp.liO-lJ'I
164 Il I'AtiOIIANA!mlRICODL!U.JLL.JIWGIA
inlcnSe auività spirituali e cultumli nlppn:stntate da Domenico
(t 1221) e f-rancesco d'Assisi (t 1226), i grandi scolastici guidati
da Tommaso d'Aquino {t 1280l,l'universitì di Parigi e le gn1ndi
cattedrali di Rc:ims, Westminsrer e Firenze.
Da pane sua lnnocenzo DI inb:iò un rinnovamento liturgico.
Egli istilllì un tipo di liturgia che avrebbe risposto aDa simuio-
nc panic:olare deUa curia romana, che a quel tempo funzionava
come corpo itinerante amministnltivo. Per i loro vi181li, i mem·
bri deUa curia nece5&itavano di libri Uturgici facilmente tra&por-
rahili di formato semplificato. A tal proposito furono composti
un messale conosciuto 0n1 come Miss11lt Curi#e, un pontificale
ed un breviario".
O!ianlmc:ntt J'inten7.iont di illllOCtiiZO DI non fu né Ja c:od.ifì.
ciZione né l'unifJcUione delle usanze liturgiche. Per una serie di
circostanze, comunque, questo tipo di liturgia fu adottato dai
Prati Minori i quali, oltre ad essere sucnamcnte c:ollegati alla curia
romana, spesso si trovavano anche in una c:ondOOoneitinc:rante.
Quindi l• liturgia deU111 curia romona1i diffuse al di Il dd piccolo
gruppo di ecdcsiasdd per i quali Innoc:en:KI m l'aveva origina·
riiiiilenteintt~~~ ...
La sua relazione con il famoso Pontl1iufedi Durando del l m
c l'eJitiop,inceps cti E. Pic:c:olnmini e diJ. Burchard di Stl"allbur-
go del1485 è parte deUa 11oria dci libri liturgici romani.
Intenseattivitàspiritualieculturalicontinuarononeisecolixtv
c xv. Questi secoli furonocontrusc:gnad dalle c:onfnltemitc:, dalla
c:ostrulione di numerosi c:appeUe ed 0n1tori, dal comparire di in·
Huenti predicatorieriiormatoric:omeSavonarola(t 1498),dal·
l'originarsi del RiDasc:imcn1o, daUc opere dei 11rancti maestri come
Giotto (t u:m, Dante Alighieri (t 1)21) e Pilippo Bnm&c:hi
{t 1446). L'invenzione del torchio per la stampa da pane di Gu·
tcnberg nel 1445 diede un I10ICVOlc impulso alla cultun1 ed alla
rcligione,liturgiainclusa.L'editioprillcepsde!Ponti./iaktT»PMno
fu stampata a Roma nel 1485. Questo periodo si chiude con la
scopc:na deU'Americ:a nell492.
10 J.Hlmtto•.V..-..._<>/,...Uol&""'.r-;.,L916.
"CV.•.u..M'"""""~.pp.lll,llllo:IJii·l'~·
166 IL IW«>VVMASTOIUCODEL.LALITlJII(liA
seguito delle rendite offene dai fedeli e punroppo indulgere ad
abus.ive Messe bi-, ,,;., o qll#dri/adtltll oppure le parecchie ripeti-
zioni delle pani della Messa prima di recitare un11 volta il amo-
ne"- Infine queslo periodo fu ~eStimane della n85Cita della derHJ-
tio mod""" fra i religiosi. Fu una spiritualità di senere mistico
influenzata dal Meinster Eckhardt (t 13271, puramen1e personale
o non ecclesiale ncllo stile di Tommaso di Kempis lt 14711 e for-
temente affettiva nell'ispirazione. Con l'eccezione di Genrode di
Helfta (t 1301) pochi seppero come alimcn1are la loro vila spiri·
lulllemislicaronlaliturgia.
Il XIV e xv secolo furono un gioco di luci ed ombre. La loro Yi-
llliiliesleriorenascosellmalesserechellmiggevaildericalismo,
l'esagerato allc:sorismo, la malripasta dev02icme alla Messa, una
forma di spiritualilà Ltceva a meno deUa li1urgia come sua fonte, e
piùdilullolaperdiladiunsensoecclesialecausalodaU'individua-
lismo. Questo periodo dimast~ che q1wmdo le basi teolo&idu:, tt·
desiologicheeliturgichesonoassenlinellenostreazioniliturgicbe
l'outunno è sopl'llgiunlo c l'inverno non(: lontano.
'"'·
Dal 1.563 al 1614, e di nuovo dal 190) ftoo al 1962 si ebbe
un'inlensaallivilàliturgica.Diversamenteiseco.liXVII,XVIrteXIX
videro esicui cambiamenti ncUa praTica liturgica.
"S.Iol-...&.o.o•-.A.U.or.wm,ttii2.PJ1.7J.9L
168 Il ""N!IILWo\STOJUOODI!I.IAUl\II!GI~
condo particolari intemdoni. La Chiesa dd XVI secolo è ora pm:li-
spostaperla Riforma.
Simbolkamente, durante il periodo rinasdmentak si assisael·
te ad un crescente interesse per il tema del comagict»o, magico
«Daturale» (cioè buono) e «<<emoniaro»•. Aumentarono gli abu-
si liturgici. Coloro i quali aHistcvano alla MeHa o che pagavano
il sacerdote per la celebrazione di una Messa avevano diriuo ad
oueneme i «frutti,., Sebbene le prime intcrpretaxioni medievali
di«queifruni,.fosseropiùbenevole,iiRinascimenroaggiunse;
«Durante l'ascolto della Messa non si diventa più vecehi... dopo
aver ucoltato la Messa il proprio cibo ha un sapore misliore;
non Iii morirà di morte improvvisa; le anime dd Pul'plorio non
soffriranno durante la celebra2ionedella Messa a loro suffra-
gio»'.
La Riforma emerse all'interno di un simile contesto. reagendo
contro dò che sembrava misera dottrina e pratica scandalosa e
controunsisternaeulruralec:heavevaprivatoieristiani dellnli-
beni individullie e dell'accesso diretto ...Ua misericordia di Dio•.
Per la pl'ima volta, gll ordini religiosi soni nel XVI secolo furo-
no dispensati dall'ob~ dell'ufficio corale in modo da essere
piùaposlolicamentedisponibili'.
Ciò comportò cambiamenti archiaeuonici nelle chiese di nuo-
vacostnu:ioncdiquegliordinipoichénoneranopiùneccssarigli
stalli del coro per la prqhiera collegiale dell'ufficio. Di conse-
guenza si ebbero radicali mutamenti anche nello spuio liturgico.
L'architcnuradellechieseneltardoMedioevos'incenrravasu11'al-
tare come sacrario. La eo5truzionc si divideva in due set:tori net-
tamerue distinti. La navala per i laici e il coro dove si cantava l'uf-
ficio erano divisi da una parete in legno, detta «transenna a cro-
ce» poiché spesm veniva sospeso o sovrapposto alla transenna un
crocifisso. Poiché la navata e il coro erano due spa:i archireuoni-
'11-C:OO..:.th<-~#G>J,T._,>I....,._,o/Sy.lt/M"'IU....,M<I~.Minnoo·
poliai?!>O,..,,LIJIII .....
~~:~~~·Th<"""•o/tM-..&klll()oqr.ooo-.IV...,._,Dubli>loL,.,t
1 0.""-.Th<s-i/-IVtO/f<r,l!d;d,flh1911,p.oiD
o.:...~:=--,lroo..)J_.I>k-1~-_o(IMH-o.Ph.D.-·- · inedilo.U.ivcnilyofNlHR
J STOILAilEU..AUT1JIICLAILO!olo\.'IA 169
ci separali, erano anche considerali separa1amen1edalla leg,e
della Chiesa: ilcoroapparlenevallimonaciealcleroelanavlla
ailaici.lnlonrananuollreilcorovieral'ahare'.l.no.l!re,vennero
coslruire cappelle larer.li per fron1eggiare l'aume!llo delle Messe
privarespeciabnenaenellechiesediordinircligiosiincuivierano
moltisacerdotichevivcvanonellostessoposro.
L. chiesa del XVI secolo, tuuavia, era in1esa come spuio di solo
cullo. La rim02:ione del coro permise una visuale letale e spariro-
no le barriere fra l'assemblea c l'aharc. La prima chiesa monu·
mentale di questo nuovo stile architettonico fu la chies11 dei Ge-
suiti, del GesU, in Roma, costruita fra il "68 c U75, imitata pre·
stOaltrove.Nonc'eralatranscnnaacrocecheimpedivalavisio-
nedell'asremblca.L'ahareeraalcenlroncU'absideallavisladi
tutti. Con l'accento gesuitico sulla predicazione e sulla ca1echesi,
la parola detta piuttosto che ulmodiala divenrò ora componente
primaria,cosìl'ambonceraposrosullaparetesctrentrionalencl
centro deUa chiesa. Si auribuì una maggiore anenzione ai fauori
acustici.evisiviacausadi un'suenzioneinccntmtssuiministeri
della parola, giudicala da alcuni critici «troppo prolesrante».
Questo upello acuslico viene chiammcnlc dbnostrato in un di-
battito su che tipo di soffhm instaUare nella chiesa del Gesù. I
Gesuiti avrebbero preferito un soffitto a capriale apenc, in quan-
toavrebbefavoritounamiglioreacuslica,luranlelaprcdicazione
e la ca1ec:hesi. Il cardinale Alessandro Farnese, bcnefauore della
chiesll,optÒperunsoffittoavollainpiclraecosi.fudeciso.
Il concilio di Trcn10 durò dal 1545 al n63. ADa luce del con-
cilioValiCIIJloll,ilconcilioTridentinoi:spessoconsideratocon-
serva10re e perfino rea~ionario. lnvero, fra le sue temaliche indu-
devalaconfermadclla dourina canolicasuUa validitàdituni e
setle i sacramenti istiiUiti da Cristo come slrumenti della dislri·
170 III'AI«JMW.STOIIIOODI?.LIAl.rrui!Gl~
buzione della gruia di Dio e la natura propiliatoria del sacrificio
eucaristico come risposta ai rifonnatori prcMestllllli i quali ritene-
vano c:he la Messa fosse un «CestameniO» del perdono di Dio. Ma
ilconeiliocercòdicorl'eg8erealcunidegliabus.iliturgiciindieali
e commentali da quegli stessi rifonnatori e incorasgiò perfino la
sensibililà pas10rale a riguardo delle questioni liturgiche come
l'uso della lingua locale'. Nel tenwivo di ricusare ciò che era vi-
sco come una dilagante soggettività dcUa litul"8ia ••, si impose una
unifonnità rigida a tal punto che la liturgia rimase praticamente
immutata fino al concilio Vaticano Il. I.:es4!enza dcll'unifonnilà
liturgica oscurò la dimensione pastorale.
Liaurgicamemc, il concilio di Trento affrontò primariamente
le quesrioni concemenli la Messa e la Liturgia ddle Ore. Nel
suo decreto disciplinare Dr obserlltJndis et witandis in celebra-
tione missae, entralo ndla vcnliduesima sessione ill7 seuembrc
1562, il concilio ordinò che fo!I$CI"O eliminati i più gravi abusi
liturgici: la Messa doveva es&ere celebrata solo in luoghi consa-
crali, si doveva eliminare l'atmosfem magica che circondava
l'ostiaconsacrataelamusicaliaurgicairriverenrecinadeguata,
siinvilavanoivescoviaoontrollare,pcrciòcherirluardavalc
offencdidenaro,cheilorosaccrdolinonuaesseroingiustameJI-
teprofittodaUaprolifera:lionediMcsseecheiiVC5sefinclasuper-
stizione riguardo ti numero di Messe f11111c. Non si accennò aDa
riforma del messale. Pu solo nella ventidnquesima sessione che
messali c breviario vennero discussi e presentati al papa perché
fosserorevis.ionlli".
Pio IV affidò il compilO di n:visionare il Messale e il Breviario
ad una commhisione le rui delibellll!ioni non esistono più. Nd
1568, venne promulgata la bolla pontificia /hetJiarum rotm~num
ex Jecmo s«~W~~ndi Conci/ii TritktJtini restit11tum, Pii V. Pont.
M•x. i11ssu editum, seguita due anni dopo dalla bolla pontifi-
cia Mis111le romt11111m ex det:reto u. Umdlii Tritkntini "s#lut11m,
"•-T•n·,T«iit~NU<I/IWI,_,,&,..,JVIffflTA•Orizio•o/IIMDtot...r:Jf/'n...JII>
.11-JiwT...,,Collq,evilkl'l86,p.JII.
172 III'AtfOMMASJOHIU)DEl.LAUTUIIGIA
mero di Messe volive e di sequenl!C'. Furono inoltre regolati le
preghiere private e i sesti deU'officimte che erano stati moltipli-
cati per eccessivo fervore e devozione".
Nel concilio venne affmntsto anche il tema della muska litur-
sica.Primadelconc:llio,lamusicaeraspessousataimpropriamen-
te nella liturgia, come sfondo durante la preghiera eucaristica, per
esempio, mernre l'officiante recitava la preghiera privaramente.ll
concilio permise soltanto una musica che avesse una particolare
fun.o:ionenellapraticaliturgic:a. Inoltre,fudatapreferennalle
Messe della comunità o «CCnventuali» dove i canonici o l'intera
comunitirdigiosacelebravanoinsierne,invcced.iMesseprivate
senza musica e ministeri. Fon;e l'affermazione p.iù sisniftcativa del
concilio fu che la celebrazione solenne della Messa diventaue la
nonnadva della lirursia eucaristica p.iuuosto che una disadorna
cMessabassa>o ...
Queste riforme tridentine tentarono di apponare una unifor-
mitàlirursicaeianeUateolosiacheneUaprarica,ecosìlerubriche
venivano ora stampate per la prima volta all'inbio del Bn:viario e
del Messale, malgrado le richieste che venisse d1110 il permesso ai
vescovilocaliintcrcssalidiaccoslierelediffcrenzeresionalinelle
celebrazioni del rito romano. Il Ritus scr~~t~nJus in ce/ebt'tltione
"'isst~c del1'02 di J. Burekhard, maeslro papale di cerimonia, co·
slituì la fonte per le rubriche del MC$1iale del l'HO e sonanzial-
mente mutò il volto dd aùto cattolico ben oltre i conHni di
Roma".
Non si deve trascurare il senso palilorale dei partecipanti al
concilio e il loro autentico desiderio di riforma all'interno deUa
Chiesa canolica. Al tempo dcUa formulaxione del decreto sulla
Messa, nel concilio i vescovi avevano già riconosciuto l'importan·
za della comunione per l'intera assemblea durante la Messa e ciò
diventò una delle riforme pratiche più auspicata fra i dec~i di·
sciplinari emessi. Altri decreti furono conseguen21 di una disco&·
"R.CM!t.ll•~"'N>.F....t.mt"'oi'W..'/-'h.c..-rlo/1;..,,._
c-.rtJII.inA.G.M•"""""'·Th<a..rh.,~.tt:n,li,..,_,.,,Coii<J<"iU.L"7·
p.l-::iw.
11 P.Jo<-.P,Ill•o-.:;/<>/T.....,I<>-C_,.,;/1/,iRA.G.M.ur!IIOOU,lMc.&.u..l
.. ,..,.,..L,_,.,G/n..I~.ColiraniU.Lm.pp.61·111
J SI"OIIIADEI.U.LIJURGIALIO!IIANA 17)
sion~suUapossibilitìdeU'usodcllalingualocalccun'offenadel
caliceaU'iniCI'IasscmblcadurantelaMessa".
Sebbene si a!fetmaSsc che il latino era la lingua del miSiero e
della Chiesa, alcuni dci vacovi presenti al conci1io pensavano che
la pane maggiore di ogni as5emblea liturgica font incapace di ca·
pire ciò che stava succedendo. Questo conCCito fu espresso nella
ventiducs.ima sessione (1'62) quando si decretò che le leuure li·
ttlfgiche e il mistero deU'eucaristia YCnisserospiqarc Ili fedeli du·
rante la Messa, almeno la domenica c durante le feste (n. U'-4).
Inoltre,nonostanteicfruuboricevudacausadiCOiiÌ.tanteMn:se
private celebrate nel mondo, la pratica deDa comunione da pane
deilaicisoJtantounaoduevolael'annoeraconsideratainsoddi·
sfaccnte".Perciò,inqucllastessascssionesicsprcsseildesiderio
che i fedeli si comunicassero ad ogni Messa a cui panecipavano
(n.l,2).
A riguardo deUa dottrina deUa euC11ristia, non c'erano noviti.
Nel l , l, durante la trediccsima 5CSSÌone, si riaffermò la dottrina
ddlapn:senzareale(n.l.5UlunilamenreaUaconscrva7.ionedcl
sacramento ncllechicse per la venera~one (n. 1.520) e l'assistenza
Ili malati (n. 1'2l).ln que.llastessasedutasi affermò la preminen·
zadell'eucarisriasuglialtrisacnunenti(n.l.516)eladottrinadd·
la tnnsu:stan:l!iuione (n. "19). La veruiduesima sc:ssione stabih
lanatorapropiziatoriadel&aerificioeucaristico(n.U48)eche
Cristos.ioffrisaualaformadipaneevinaperrivelareilsuasa·
cerdozia .!l'ordine di Me1chisedek (n. U46). Il Ct111011e tTPPtaiiO
fu proclamato esente da enori (n. 1.5,0) e si ricordò ai sacerdoti
di aggiuOBefC l'acqua al vino dunnte l'offena dd calice (n. l"))
come gii prescritto nel concilio di Firenze.
Durante il papato di Grqorio XIII fu nuovamente rmdonato
nell'82 il calendario liturgico c, due anni più tardi, il M.J,;mfo.
giotOmiiiiO,sollabasedelManirologiodeltxsecolodiUiillardo
174 II·IW<OIIANo\lnURIOODELL.\Ln1/RGIA
eliminando le esagerazioni ~~giografiche non documerllale o stori-
canente imprecise. Una commissione fonn.a. da dieci membri
lavorò sul nuovo testo, incluso il noto storico, cardin.le Cesare
Baronia che pubblicò ulteriori revisioni ncllS86 e 1589. Il Mar-
tirologioeraprevisroperlaleuuraincasr:religioseduranlel'offi-
cio qUOikliano dell'ora di primll. Nessun altro libro liturgico fu
rimaneggiatocoslspessocomellManirologio,poichénuovcca·
nonizza:doni e conlinue ricerche richiedevano eclliioni dd teslo
aggiornale''.
Ncl ISSS. Sisto V 51abih la Congregazione dci Sacri Riti unita-
mentelquauordicialtrccongregazioni.Lacongregazionesioc·
cupava della cdehrazione dci riti, dd ripristino e della riforma di
cerimonie, dei libri liturgici che regolavano gli uf(ìd dei santi pa·
troni,lacanonizll!?jonedeisanti,lacelebra?.ionedellefeste,il ri-
cevimenlo dei digni11ri a Roma e la soluKione delle difficoltà Ji.
turgichecausatedasituazionilocali".
Malgrado queste diverse responsabilità è indubbio che la fun·
zkme primaria della congregazione fosse quella di assicurere
l'obieuivo dell'unificazione lilurgica del mondo occidentale e di
curarechelerubricheromanenuovarnenteistituiaefossero055Cr·
varcfedelmente 10•
Anche la Congrqaxione dei Sacri Riti coruinuò la riforma dei
libri lirursici iniziata a Trento. Ncl1596, il nuovo Ponti/iak Ro-
""'"o bas110 sul pontif~a~le del Xlii secolo del vescovo francese
Guglielmo Dul'lndo fu pubblicato e messo in vigore universal·
menle da Clemente Vlll. Quauro anni più tardi nel1600 fu pub·
blicaro il primo Caeri111011iille Episwpoi'Ufll ICE) contenente le
rubriche per le lilurgie dei vescovi. Il Ritll41e R011N1110 IRR) seguì
nell614 come manuale pastorale: bcnedbioni di persone, di luo-
ghi o cose, l'amministrazione del battesimo, penitenza, tnatrimo-
nio ed estrema unzionc, processioni ecc. n leSto fu l•rgamente
banto su qucUo dd 152) destinato ai sacerdoti del domenicano
Alberto CasteUani e sul rituale dell601 del cardinale Giulio An·
torlioSantori. BenehéPaoJoVinc:orag:iassevescoviesaecrdoti
.. w. ..... p.l2.
"FAicN.M~.TIH-~o/IMrnllllm............ lts4.pT..
"'Wlrrn.pp.lZI4.
1-STOliiADI'.llAUnlllt:liAIIOMANA 175
ad usare il nuovo rituale, questo non era obbligatorio. Di COII5e-
8uenza, ad eccezione dell'Italia, il RR era poco conosciuto fino
alla met:à del X1X sceolo, e perfino allora, molte diocesi includeva·
no Iom proprie appendici fino al concilio Vaticano Il"·
lll.I.ALITUJIGIAilOMANA
DURAm-E IL PI'.RIOOO IWtOCCO
Laculturareligiosadelbaroccoscicentescofuunacuhuradi
celebrazione gioiosa, riccadipellegrinaagicprocessioniincostu·
mi riccamente adorni, con un'al"("hireuura sacra faSIOiillll\(!rlle de-
corata e musiche liriche unii<:: a rappresentazioni drammatiche. In
questa cultura «SCnsista.. somma importanl!ll avevano l'aspetto
visivo c uditivo".
LimrgicameniC fu un periodo di unifonniti, o ci!llndo le paro·
le dello storico l: Klauser,unperiododi'llrigidaunitàliturgicae
dellarubrici&tiCIIIO".
La rifonna dei libri liturgici continuò con la nuova edizione
del BI'CViario di Clemente VIII nel 1602 e di un nuovo Messale
ncll604 aggiungendo giorni per nuovi santi e apportando rorre-
7.ioni nelle leuure. Urbmo VIU pubblicò un nuovo Breviario nel
16}2,revisionmdogliinnilatini.Nuovecdizionide1Martirolo-
gio, del Messale e del Pontificale furono pubblicate rispe!!ivamen·
tenell630,16)4 e 1644. DCEdel1600fu rivistodalnnocenxoX
ncli6,0.Nonostantelarevisionedeilibriliturgici,comunque,
non vi furono tuttavia sostanziali cambiamenti.
Il declino dell'attivilà litur8ica durante il barocco ponò UD in·
cremento dell'adoruione eucari5tica. Il RR dell614 ptes<:risse il
tabernacolo per tutte le chiese. Divenamente dall'u50 medievale
di appendere la pisside in fonna di colomba, i tabernacoli baroc-
chi tendevano ad avere dimensioni alquanto considerevoli. Nelle
chiescdinUOIIllcustruzione,h"beredabarrieteeconl'altarecdil
.n WIL~1..1• 12
"B.Nl:.oo ..... o.:fl<riri.Jl.k/M<P_k.,...uJI,...&,IIoat.I!IIIJ,wol2lZ·I»J.
nno.K<AWALI~....U.Chotto""""'..t.-.;op.llt-179
"K"""'"-pplii0-18"1.
no lasciato in Ponopllo e in Spagna, cosllo stile baroc«~ preno
si diffuse nel mondo".
Musicalmenu:, l'c:cà barocca fu ugualmente ricca, sebbene l'at-
tenzionevc:rtesscpiùsuUarappresenta:Uonetcarralechesullasua
fWlzione liturgica. In alcuni casi inni propri di alcune comunità
durante le Messe .. ba5se>t. Il C6trtt~t~rium di Mainz pubblicato neJ
1600 favori l'inserimento di inni in tedesco nella Messa, inclusi
quelli che l'11$scmbka avrebbe dovuto cana.re in S06tiru;aone del
Glmitl, del Sstrt:hls, ccc. QUC!ita tradizione aistente in GCI'IRania,
SIJCcialmente in Baviera, anche prim11 della Rifonna, aUa fme si
diffusenellaMessasolennetcdesca.Siriuscìadevi.tarelacon-
danna dclle autoriti ecdesiastkhe perché l'offtciante continuaw
a pronunciareabassavoa:i lesti inlatino,mentrcauembleee
coro cantavano in tedesco. l nuovi sviluppi mulkali neU'ammnia
e nel contrappunto portarono a Messe cantate di nuova compll5i-
zione con la partecipaxione di uno o piìt cori, unilllmente aU'uso
di altri strumenti oltre all'organo. Furono composte Messe per or-
chestra anche da (ll'llndi musicisti ("(lme Moun e Beethoven. Gli
aspetti anistici deUa musica barocca funsevano da intrauenimcn-
to nelle as5emblee litursiche, ma i fedeli rimanevano spettatori
p4Siiivic;davevanoun ruololimitatondlaliturgiasle$sa.
Una signifiCativa questione liturgica del XVII scoolo fu la ron-
ti'Oifersiadei riti cines.i""chc dimostrò la tensione frlllacultun
cattolicad'EuropaedHsuoincontroconleculturenoncristi.anc
ddl'Asia aunverso l'esperienu. dei tnissionari cattolici.
La controversia si focalinò su due problemi: la 11et1erazionc dci
genitori e dei parenti defunti ed il culto di Confucio. I primi mis-
sionari gesuiti della Compagnia di Gesù come Matteo Ricci cre-
devano che i Cinesi non dovessero rinunciare ad ogni aspetto
deUa loro cultura per aecettare il cristianesimo, menu~ più tardi i
missionari domenicani e francescani non furono d'accordo. La
Congrq:ulone dei Sacri Riri prestò molta attenzione a questo di-
bauilo.
lnEuropalamclàdelseooloxVJJfule$timoneddlaevol.uzione
"Wmn,pp.lll-29.
.. G. M"''-'· 11<G.iot'l<llil<o
(lol'l8:i.
c.m-,,_.,, Btt•""''l., MoJo-, r..... a.;...
delle lilurgie neosallicanen. Il termine «neopllicanm> non ha
nc:ssun rife~imento ai primi rir.i sallicani ma si riferisce al paese
d'origine. Ad iniziare dall667 ccm il Rii~Miedi Alet, un certo nu·
mero di diocesi ddla Francia pubblicò una serie di libri rituali
con rubriche stampate in francese e variazioni di contenuto da
diocesi a diocesi. Dieci anni dopo sesul un nuovo rituale per l'al'
c:idiocesi di RciRI5 insieme con un nuovo Brevierio pubblicato nel
1678 dall'arcivescovo di Vienne, Henry de V"dla~. fi Breviario so·
stituì antifone: e responsori con alni attinti dalla Scrinura. Si pub·
blic:ò per l'arcidioc:c:s.i di Parigi ncl 1680 un nuovo Breviario se·
guito da un nuovo Messale nel 1684 e nd 1686 se ne pubblicò
uno monastico per Cluny ...
La nascita dd movimento giansenista con la sua rÌjolO&a rdi-
giositì infiuenxò il culto della Francia nd XVII c xvm secolo".
Fondato da C. Giansenio (t 1638) vescovo di Y1>res il gianseni·
smo sosteneva la necessità di una seria preparazione prima di ri·
c:evere la comunione. Questa posizione era vista dag6 apposito·
ri come una sfida .Ua pratica deUa comunione freqnentt", mentre
i giansenisti intendevano incoraggiare una più consa1'evole pane-
cipazione liturgica. Benché il movimento contasse un certo nu-
mero di sostenitori fra i vescovi, fu condannato da molti papi, in
partioolare da lnnoeen:w X e Clemente Xl. l giansenisti non era·
no concordi con i Gesuiti sul sllClamcnlo della penitenxa, aeeu·
sandolid.iesseretroppoindulgentiacausadellaloroaderenzaal
prob.bilismo, e propugnavano maggiore severità c peniten~ piU
".-Fe.,_fhc-N..,.C..or-/.-.,.nlliolliiJ.SJ...16(198iiiMJ~pp.6,1-6)'
10111'Jom.,.~.J.Z .
............... ,... /M>fta .......... fidt.Puill868.
v.:..!;:;:---u~r;.,,.,.r-.,.~zr-~~tlt-"'""""·~~
01 P.~f..... -..c.....rlo{Ton~"'-ll.p.12 .
.....::~.%."'::!".~<UOD,/).ilofl<fii<,_,.;,JnM,w>ik'*lnoffim
sa antica. Il sinodo affermO l'indipendenu dei vescovi diocesa·
n i nel govemo delle proprie diocesi e conseguentemente che tale
amministrazione avvenisse aecondo l'approve~ne del sinodo
diocesano del dero. Questa era la posizione degli anicoli galli-
cani del!682. La devozione al Sacro Cuote promossa dai Gesu·
itisiopposeinsicmeconllculrodiqueisantierelativirdiquiari
privi di fondamento storico, e con le proctlSiiiOIIi che portavano
rcliqu.iari o immq:ini della Madonna e dei sao1i.
Il sinodo incoraggiO la partecipazione auiva dei fedeli alla
liturgia, introducendo l'uso della lingua locale, eliminando le
Messe celebrate contcmpo1111neamente nello stesso luogo, SOl·
tolineando la cenualilà della domenica e della eucaristia par-
ro«hiale dove l'ofttciante avrebbe dovuto proclamare le pre-
ghiere a voce alta e chiara e d«te~ando che la comunione da-
ta ai fedelidevecssercconsacratainquel.lastessll Messa, piut-
tosto che rimanere dipendenti 111la comodità del 1abemacolo.
Si insislette sulla preparazione baucsimale di genitori e padrini
e si prdcri che i bauaimi avvenissero duran1e la vqlia di Pa·
squa. Fu anche decte~ala la prcp11razione al matrimonio delle:
coppie.
Il sinodo fu molto all'avanguardia per i suoi tempi e infatti le
riforme liturgiche erano moJtosimili a quelle del Vaticano II per-
ché en1rambe riconduce11ano le proprie rifanne aDe stesse fonli.
cioè alla tradizione liturgicu della Chiesa 1ramandara dai più an-
tichi testi liturgici. Diversamente dal sinodo di Pistoia, tunavia
H Vaticano Il fu preceduto da un periodo di cinquant'anni di
lavoro di preparn:ionc del movimento liturgico. Nd 1794, ono
anni dopo il sinodo di Pistoia, otlantacinque proposi2ioni del
s.inodo litCS50 furono condannate da Pio VI nella bolla Aru:to-
remf;Jei. Le prime quindici riguardanti la Chiesa e la sua gerar-
chia furono considerate etetiche mentre le rimanenti furono
definite «false, scandalose, ecc.... De Ricci fu soggetto a pubbli·
ca umiliar.ione e venne depos10 come vescovo ncl1790. In rcal·
tà, i fedeli cd il clero della diocesi non erano d'accordo con i
decreti".
V. LA LITtlllGIA ROMANA
EILPERIODODELLARI'STAUlAZIONE
182 III'ANOIWIA5RlllKDDELlAUTUIIGIA
panedpazione liturgica da pane di tutta l'assemblea». lnoJire la
sua opera non riU5ci a fondarsi sul modello liturgico patrist.ico e
mancò della giusta dimensione sociale, elementi centrali del mo-
vimcntoliturgicoinEuropacdaltrove.
l: influenza di So.lcsmcs non fu limitata alla Ftanda ma si es~
anche in Gennania attraverso la fondazione dcll'abbftxb. bencdctt.i-
nadi Bcuron c la suaasa-flgliadi Maria Laoch. Sotto molti aspcui,
Bcuron richiamava da vicino Solesmcs: fu fondata nd 186} dai fra-
telliMaurocPiacidoWoberiqualiinildaronoqucllaKeSSariforma
monastica c lilurgica in Gennania che Solesmcs aveva offerto alla
Chiesa di Franda. I primi anni di vihl del monastero di Beuron riY(..'-
Iano intcre&l!i simili a quelle di Solesmes, per esempio Wla grande
devo~ionc 11er la liturgia classica romana. Bcuron diiiCIIne famoso
per la su. arte rom.nica e per la s~~a~ scuola d'arte fondala da Desi-
derio Lcnz, che fu innuenzato da Giouo, El Greco ed altri. Lenui
adoperòperstabilireunaunitàartisticaentrounospazioliturgico,
favorendo il rappono armonico fra ane c liturgia ed incoraggiando
gli allri a fare ciò. &:uron fu anche coinvolto nella pubblicuione di
testi liturgici. Nel1884 DomA. Schott pubblicò il primo messa-
le tedesco-latino Dtlt Messbuch der Hl. Kirche. Nd 189) segui il
Ve.rperbr«h. Ciascun volwne conteneva numerose delucidazioni at-
tintedaiC:Atmée/ilurgiquediGuérangcr.
Negli ullimi anni del XIX secolo si assistette ad un progrcs110
della dottrina liturgia. La rivista F.phe111eriJes Ulurgiue fu fon-
data nd 1887 e i tre grandi editori di tesli limrgid, Surtees So-
ciety, H<:nry Bradshaw Sodcly e Alcuin Club Collections furono
rispct~ivamcntc fondali ne\1884, 1891 e 1899.
184 II·IWOOaA!dAm)JIIOODf.I.UU1UI!GIA
Nella Ren~~~ia, Mllrla LaRCh diventò un cenno di dotuina e di
nronna liturgica tedesche. Nel 191), prilna di diventare abare,
l. 1-Ierwqen (t 1946) incontrò un gruppo di giovani laici i quali
espreuero il desiderio di una maggiore pmcdpazione liturgica.
L'annosct~uenre,ilnuovoabateinvitòlostessogruppoalmona·
stcro per la Settimana Santa dcl1914 dove essi celebrarono insic·
me la Messa dialogata per la llrima voJta".
Hcrwegen, con due suoi monaci, Cunibcn Mohlberg c Odo
Casei (t 1948), e in coliabora;cionc con Romano Guardini
(t 1968), F.R. Dolget" e Anton Baumstark aprirono la strada al
movimento liturgico tedesco. Nd 1918, organjz;un:mo una tripli-
ce serle di pubblicazioni: &desi4 Ort~ns, Lilurgiegeschicbtlirhe
Quellen e Liturgiegesthit:htlirhe f'Of'Srhungen. Tre anni più tardi
iniziarono il periodico }t~hrbttrh /iir Liturgfrwit:rensciJII/t. Un too·
ric:o, C.sel, scrisse centinaia di anicoli e di libri nei trent'anni se-
guenti, il più famoso dei quali fu O.s t:bristlit:he KultmpteriUm.
In ql1Qto tesw egli pa..lò dei sacramenti come miucri, credendo
du:isacramenticristianiava:serorodicineicultimisreridgreci.
B~o"llChé questa toori11 non abbia più credito attualmente, la !lUI
interprecarioned.iedcilviaadunavisionericcaepofiitivadeUa
Chiesa come corpo mistico di Cristo, che si esprime n:lazional·
mente e simbolicamente attraverso la panedpuione sacramenta·
le. La teoria di Casei fu caldamente discussa. Guardini pubblicò
la sua opera classica, Vom Geist Jer Liturgie nell92}. Sotto la
ditel!ione di Herwq:en, la prima MiSStl recihlttl fu celebrats nclls
cripta ddla chinaddl'abba.!:ia presieduta dal prion: Albcn Ham·
mcnstedc. Ql1Qta Messa includeva la preghiera ddle parti ordi·
narie della Messa in comune c la piii'lCC'ipaxione dell'assemblea
nclla processione deU'offcnorio.
Il rinnovamento liturgico dei lltimi anni del xx secolo non fu
soJo limitato a Belgio, Francia e Germania ma si diffuse mche
altrove. ll primo congresso sulla liturgia nei Paesi Bassi si tenne a
Breda ncl 1911 conducendo tUa fondarionc della Societi Litur-
gica deUe diocelili di Hurlcm (1912) e di Utrecht (1914) e la Fe·
dei'IXione Liturgica olandese nel1915. In Austria il movimen-
10 i\.ti•""""''·!M._.....Km1HMMNI.M.:6 ..Jiw.k.t.tMiiloop<M~io
""""-«rKm!H .. r'-C..rl«rl.ilri>F.~hriot.oochlm,pp.L,.J6.
l STOKIADEI.~Lm,IIIGIAIIOMANA 185
to lilurgico si sviluppò souo la guida del canonico asosliniano
l~ Parsch (t 1954). Facendo pemosulsuo monastero di Kloster.
neuburg, Parsch integrò ls dourina liturgica della Gennsnia con
gliintere511ipsstoralideii'Austriacon lostessofìnedd rinnova·
mento liturgico e biblico, favorito da due importanti pubblica-
zioni: O.s /11hr Jeii-Ieiles (cominciata nel 192)), un commento al
Mcssalc e al Breviario per l'intero anno liturgico, e BibelunJ U-
turt)e (1926), che promosse la relaxione fra la Bibbia e la liturgia
ed incoraggiò uns conoscen:a~ più ampia delle Scritture fra i CII·
tolici.
In Italia i monaci deU'abbazia di Finalpia (Savona) alimentam·
no l'apostolato liturgico con la loro impomnte Riuis111 Uturgia
incuimobideipionieriliturgiciitalianicomunicaronoleloroidee
suUariformade:Ualiturgia.Fondaranell914,larivis!acontinua
ad essere pubblicata tuttora. Due eminenti figure dd movimento
liturgico irslisno furono: Emsnudc Csronti OSB e lldefonso
Schustcr,OSB.
Ncll919, Schusterscrinc il suo Uber Jsm~menlorum cbccon·
sistevainnotestorichecliturgichesu!Mc:ssalcrommo,indirizza-
to principalmente si clero. Nel suo testo Ls pietti liturgia, Caron-
tibssòlspictì.ecclesialein unasolidaspiritualiràliturgica.llsuo
più grande contributo tuttavia fu il Mess11le /estirlo per i fedeli
ampiamente appn:uato. Questo Messale aiutò un gran numero
dicsttoJiciitalianiadincontrarelariccheu:aclclcultoddlaChie-
saguidandoli nella comprensione dci tese i liturgici e perciò accre-
sccndol'apprezzarru:nrodellalirurgiastessa".
Ma si deve puntualizzare che il mOYimento liturgico imliano
non ebbe successo come negli altri paesi, non per mancsnza di
uns ricerca scientifica, ma a causa del rigido tradizionalismo deUa
(.'bicsaitalianaeddl'atteggiamentodeivtSCOYiitalianidiriferire
tutti i cambiamenti liturgici al papa c alla curia romana.
Il movimento liturgico cominciò a prendere fonna anche ne-
gli altri piiC:Si eum11ei'"con accenti diversi aseconds del clims
culturale ed ecclesiale proprio di dli&Cun paese. In panioolarc,
Ul:l~k>YW.J,R-..O.Iitwp,iou;Jo.-,./-----•I9SIJ.pp.
"V.run_,.-.w...,.;moouolilurP<oinEu,_,dr.II.K.I'J>rr.o;I.Soo<..,.
lllirnooiJ,o;,r...,,_tliTit/r,.•'l/14<'--1/ll........,,~~m.
186 Il w.NOIIAIU.STOIIICOIIB.U.UitJJIGI~
si ebbero signilìcadvi sviluppi in Sp111n1, Ponogallo, Svizzera,
lnghflrern ", Ctcoslovttthia, Unsheria e Polonit"". Questa dif-
ferenza cuilurale si manifestò più ~hiaramente nell'archit~Uura
lirur&ica. La ~hiesa francese di Notrc Dam~ di Raincy pro&~Ua·
la da At~~~uste Perret, un architetto laico famoso ~ome maestro
della tecnica costruttiva in cemento annata, fu consacrata ne)
1923 e segnò l'ini7.io del movimento della moderna architettura
liturgica. L'influenza di Perret presto si estese oltre i confmi
francesi. In Sviz:cera, abbiamo la chic:sa di Saiu'Antonio di Kul
Maser, a Basilea, e la chiesa di S. Carlo di Frit:z: Metger a Lucer-
na e in Germllllia la cappella di Rudolf Schwan:z: t Bur& Rothen-
fds progettata in oollabora:z:ione con Romano Guardini e la sua
chiesa dd Corpus Domini ad Aquissrana. La Genn1111ia fu la
prima td iniziare il dialogo fra i teologi e sJi uchiteni "traverso
l'influenza di Maria Laach e di fisure come Guardini".
Il movimento liturgico non si limitò unit'llmente aU'Europa, ma
si estese llllche nelle Americhe. Qui nel 1926, Umovimento trovò
un centro di irl'll<liamento a Colkgcvillc, Minncsota, atii'IVI:tlKI
l'opera di Virgil Miche!, OSB (t 19}8), in collabora!ione con
William Busch, Manin Hellriegel, Gerald EU.rd, SJ ed altri"'. Nd
1933, a Rio deJaneiro ebbe ini:z:io il movimento liturgico brasilia-
no con Martinho Michler, OSB insieme a Beda Kecheisen, OSB,
Policarpo Amstaldm, OSB, Ddebrando Manins, OSB ed altri".
I movimend dd Brasile e desii Stad Uniti furono entrambi
contrassegnati da un fone interesse pastorale, ponendo in evidm·
za la relazione esistente fra litur&i• ed azione sociale. In ambedue
ipaesi,lesettimlllleannu.tlilirurgichefuronounafonted.isostc-
gno e di incoraggiamento per pionieri e promotOri liturgici, e in
tuttiedueipaesinacqueimmed.illllmenteunperiodioodiorien-
tamento pastorale ehe si rivelò come un valido strumento per
l>romuovere la riforma liturgica. Omte Fralm (in seguito Wtmhip)
"D.GM\',E.>Ib....SAIIot,Nono<h/9116.
"J.S!w>o.o,I:Of'POIIII<r~AIHMIK.MMa--•IIM_.,.,._._~L.D.di ... o
~~-.PonùlltioiMiiUIPI••rai«>di5ooo'Jinodmo,-l'nJ.
''P.li•-~ ..... A.......... N.,..v...ki961,1'J>o~·66.
"'K.F.~17>r""'-1""-·17>r/,11"'ffMM/tl-"'dlrlhw<JS.....<>J..._, .
..,_,,umJ,l!-.. Li:uiJi<oi,_Call....,;llo:,99a.
.. o-~~~o&.m~~o,.;,w,-.Pdft901io,,.,
••J.Aooov••JlU~·s.r..
ISTORIA.DI'.IJ..ALmiiiGL\IIOMANA. 187
fu fondato ncl1926 per incoraggiare una più profonda compren·
sionc c una più ampia pancdpaz.ione alla liturgia auravcrso orli·
coli, editoriali, annunci di lezioni e conferenze, «<ettere all'edito·
re», ccc. Nel 1934, a Sao Paolo si fondò il settimanale l'olhelo
LitUrgico che inizialmente incluse soltanto i testi liturgici per la
domenica allo scopo di favorire la Messa dialogata, ma graduai·
mente comprese 9nchc le istruzioni occasionali sulla Messa per
una migliore comprensione liturgica"'.
Il rinnovamento liturgico fu confermato nclla costituzione apo·
stolica del 1928 sulla musica sacra, Divini cultur, che sosteneva
che i fcddi non dovessero pao:ecipare passivamente all'azione li·
turgica come «spettatori silenziosi», ma attivamente, cantando
con l'officiante e il coro. BenchC tali documenti fossero di aiuto
all'opera dd pionieri liturgici, il loro compito rimase difficile e le
controversie diventarono spesso frequenti. La Germania offre un
esempio interessante. Nel 1934, fu fondata a Berlino la rivista
pastorale Uturgirchcs I.ebr:n dal cappellano universitario). Pinsk
(t 1957) per stabilire la relazione fra liturgia e vira quotidiana.
Inoltre, la rivista incoraggiava la responsabilirii sociale cristiana,
specialmente alla luce dell'ascesa del nazismo". Qualcuno all'in·
terno ddla Chiesa tedesca cominciò pubblicamente a criticare il
movimento liturgico per tale attivismo, come nel libro di Kassie·
pc lrrwege und Umwege im FrOmmigkeitsfehen der Gegenwarl.
Per rispondere aUa controversia, venne istituito un gruppo di stu-
dio liturgico che includeva membri quali Romano Guardini e Jo·
sef Jungmann. La controversia continuò c condusse alla gerarchia
tedesca nel1942. Il risultato fu l'istituzione di una commissione
liturgica nazionale che, oltre ai membri dd gruppo di studio Ji.
turgioo, comprendeva anche i monaci di Bcuron c Maria Laach.
TI gruppo univa i membri dd movimento liturgico, i vescovi tede-
schi, c il resto della Chiesa tedesca. N d 1943, il cardinale Bctrllffi,
arcivl'Scovo di Breslau, chiese il permesso alla Santa Sede di rifor·
"/,J.,pp,,8,9.
•>Ling<uppoddm<Mm<D>olu"'!t'«''~.;.l'i"""I"'""""'"'&I"'W.,.,.S<bl>ro.
11.~-llc>uhcld>,.«>mi<<<,...,p>ùUnp>On""'Jdmo,im<n!<>li>"'3'coJ<ViUSA . .Wio><ribui
!oou•I<Urnoriof><li>u'l'i<ooMoriola.<h<i»lio.d""-"'<Oblo.~n.b>o"'l'{;,nn,n"'ca""
,!,U.ouo,..piidoo<riucooln•liomoll<oll&'un<ol\fiS.•uUni:i.Mdnh..tdlulorfiOm<>H<""l>"",.
~~~~,:;:,i;lw.>""' p"'lonolo """'"l"""i<=o ,.,.;-iolo od ""''im<noo '""'"""" ~'""'" gH
.. V.I'uM:,Tb."""'r1tJM-trf-18J0/!16ll.ioi'Fir«,Th.Nt..~o/s--.,..
,.,......,,Gollqev!U.:I910.1'!'JIIl10J,
"H.C.Sr:I....,·U....J.v.t.~WJIUJk<,..,.,"""ioSrJ""Iti'•Lwolo
K.H.IIIun'.<.lkoiiJ.rik~I"""-""'~'"T~I<MI'ourri«Kmk,L<i·
pr.i&/99S,pp.2)·Z6
l !IIUIIADELl.ALIJlJRGIAIIONAMA 189
furono spesso coinvohe figure femminili in diversi settori dd mo-
vimento liaurgico. In Belgio, per esempio, fu fondala negli anni
Vc:ntil'abbaziadiWCpionperintrodurrela«donnamodernalonel-
la ricchezza della vitalirurgica. I:abbazia diventò un c:enuo lliurg.i-
co non solo per le donne bd,hc, ma mche per le donne redesche
e francesi. In Germania, la maggior pane del primo lavom sull'in-
dice per Jahrln«h fur Litu'fi~wiss~nst:hsft fu eseguito da Appe
Kiesgen (t 19.H>, una benedeuina di Hemelle. La Kicsgcn infaui
collaborò con O. Cascl su molli progetli c un'allra monaca di Her-
s~tlle,Aenliliana Lohr(t 1972),scrissepiùditn:ccntoonicoli,com·
ponimenri e libri, ed Cfunosa per aver composro le migliori mcdi-
lllzioni per la domenica c le fes1c durante gli anni Trenta. A Maria
Laac:h, l'abate Henvtr~JlCD incoraggiò un suo monaco, Atanuio
W"mtersig (t 1942) a scrivere l.J)uqje und Fmuenseele. D libro di-
sc:ulcva in modo espliciao il ruolo importante delle donne nd mo-
virnenlo lin1rgico. Nei periodici liturgici Bihe/ unJ l.l)urgje, l.iturgf
se/H Zt!l)n:hriftc liturgisc/Hs l.ebeu troviamo regolari collabotazio-
ni da parte di donne•.
Negli Stali Uniti, abbiano esempi in Juslinc Ward c Georgia
Stevens, RSCJ che fondarono la scuoJa di Musica Liturgica Pio X
nd 1916, cosi anche Ade Bcthune, Dorothy Day, Catherine
DcHucc:k, Sara Benedici& O'Ncil, Mary Perkins Ryan Nina
Plocyn Moore, ognuna dcllc quali contribuì in modo significativo
almovimenaoliaurgico ...
lnqudperiodolaric:en::aelaspcrimenuaiorn:liturgio:afurono
incoraggiale da numerosi documenti papali significativi. Poiché
stava dilagando la seconda guerra mondiale, Pio XII emise l'end·
dica Mystki Corpom ncl194), che mise in rilievo la natura della
Chiesa come corpo di Cristo. Questa dotnina fondunentalmcnte
paolina promossa dai teologi tedeschi dd XIX secolo della scuola
di Tubinga c usata dai pionieri limrgid come base teologica per il
rinnovamenlo lirurgico fu molto contrastala prima dell'enciclica,
pc:rc:héalc:unicredevanoeheminaceillftCiasrnmurageran::hio:a
della Chiesa. In quello SI<.'SSO anno, fu pubblicalal'enciclica f);rJi.
no alf&mt~ Spiri/li che penni5C l'uso dei moderni maodi C5Cgtlici
•T.IIuoçoo.T.itO.triatll~-IHGt-•o4Aoo-.Af....JJ,.wo-.1.
....... 601(199l).pp.2l4-2J6.
•N.MIIOIELL.T.Wil.....,c;..,,..W...6SU'l'l4l.I'JI~72.
190 n-PANOIIAl.IASTOKIUlUiolllUTtii!Gio\
nello studio della Scritrura. Qumro anni dopo, ncl1947, Pio Xll
L'll'l8nòla Medilllor Dei,la prima enciclica di argomento esdiiSiVa·
mente lirurgico. Benché il documento mettesse in guardia contro
gliabiiSiliturgicicsostcnessclaliturgialarina,cssouffkialmcntc
riconobbe il movimento liturgico cd inaugurò una serie di cam·
bitUJJenti liturgici che avrebbero ponato al concilio Vaticano U.
Nel 1947, il Belgio ottenne:: il penncsso di celebrare la Me:s5a
serale la domenica c i giorni festivi; la diocesi di Bayonne, in FI'Jil·
eia, ricevette l'approvazione per la reciuarionc del compkl:o sa].
modi introito, e fu approvata anche una edixione latino· francese
del RR Un anno più tardi, alla diocesi bels- di Liegi fu concesso
ilpel'l1\Cii&Operlostessorituale.
I vescovi giap(Xlnesi ria!Yellero l'autorizza?jone alla celcbtuio·
ne delle Messe serali anche nel1948e le Messe serali quotidiane
furono appllWIIte in alcuni IIJOShi della Polonia. La traduzione del
Messale romano del I:i70 {tranne il C11none nmmno) in cinese
mandarino fu approvata dalla Santa Sede ncl1949eanchc aU'In·
dia fu concesso il permCMn per le- MPSlle serali e un più breve di.
giuno eucaristico. Nel 19,0, si approvò una fonna semplificata
dd Breviario per l'Olanda, mentre i vescovi austriaci, francesi e
tcdeschirichieseroilpellllc:liSOdiripristinarelavegliapasqualela
sera delnbaro Sanro. Si approvò in via sperimc:ntale questa ve·
glia pasquale il 9 febbraio 1951 con il dorumento Ort/o .'illbbtlli
Stl~tai. Nd 1953 e nel 19,7, k cosdruzioniapostoliche Chrislus
Dominus e Stlt:ram t:0111munionem rispettivamente, concessero alla
Chiesa univenale l'111toriz:wdone alla Messa serale e un digiuno
eucaristico più breve'".
Nel 19,,l'cncidica di Pio XII sulla musica liturgica Musiue
SIICrtle disdp/irrll approvò gli inni in lingua locaJe durante la
Messa, ma usai più significativo fu il completo ripristino dei ri!i
della Settimana Santa, promulgato per la domenica delle Palme
dd 1~6. Ciò fu considerato una pietra miliare per i pionieri ]j.
turgici. Odo Casei non visse abbastanu a lungo per vedere i
frutti dd suo lavoro, su cui si fondano gli studi sul mistero pa-
squale, giWigerc alla reaJizuzione. Morì nd 1948, proprio do1M)
avere intonato IT:xullrl durante la veglia pasquale presso il
l SlOIUADEI.UIUTtiiiGIAIIOHANA J91
monasrero bcnedeuino di Hers1elle. I rili revisionali della Seui·
mana Sanla lasciarono ancora mollo lavoro da fare. Prima del
19,, le lirurgie del Triduo pasquale erano generalmenle cele·
bra1e la manina con 50laan1o un limilato numero di fedeli pre·
senti. Ora che qudle liturgie erano state differite alla sera si rese
necessario insegnare ai c:auoJki l'imporlanu della parlecipuio·
neaqueiriti.
Nell951, si riunla Maria Laach il primo congresso lirurgico
inaemazionale, segui10 da Odilicnberg nel 1952 e da Lusano nel
1954. Nel1956 il primo congresso lirurgioo inremuionale pasto-
ralcfuaenuaoadAssisi:queslofuuninconlroSIOl'ico.PresieduiO
dal pn:feno della Congresuione dci Riai, il cardinale Gacaano Ci·
cognani, il congresso riunì insieme oltre 1400 partecipanti prove-
nienti da cinque diversi coruinenli includendo ottanla vescovi e
sei cardinali. Fralepresentazionifuronoconsiderali piùsignifi·
calivi i (liscorsi dijoser}ungmann L'idu ,_slottlknelt. stori4Jel/4
liturgia, e del cardinale Agostino Bea Il Ulliore p4storsl~ Jelt. fM"
rokiJiDio".
Sollanlo molri anni più tardi la S«rosallt:tum Cmtci/ium del
ccmcilio Valicano U avrebbe ripi'CiiO molai di quegli s1essi argo-
menti Ulltrad nel congresso di Assisi. Due questioni primarie
emersero duranle il congresso: la pubblicazione di unalimrgia in
lingua locale e la riforma del Breviario. Enuambi gli argomenri
provocarono una vivace discw;sione e animarono perfino il dibal·
tilo durante il congn:5501.1. Alla fme della riunione i panecipanli
si recarono 1 Roma per un incontro con Pio XII dove egli dichia·
rò che il movimento, portando le persone più vicino al misrero
della fede e della grazia onenuta anraverso la partecipazione li·
lurgica, era un segno della provvidenza divina c della presena
deUo Spirilo Sanao nella Chiesa".
Pio XII morì il9 o110bre 1958 e fu eletiO papa Giovanni XXIII.
ll25 gennaio 1959 il nuovo papa annunciò il concilio Valicano li.
"11.-A,.ioil'qtro~o{,._l',..,~a..q,m .. r.,_i..mnA_.
R-.-JU1S.,..Mi<,m&.~l"7.pp.Ls-JL.
"A . ...._/..,.q.,.,.~(IHII-JnJJ.IIanulnl.pp.z.I-H
,o,.;,.tJ..,c-.,o(tJ,.Chodoil.ilwru.ltiJmo,H.,Holi>ot:u.J>.,...r..sXXIt.,
d..!v.t._.ofd.tF;.,,_,._,c..q,.u •• ,.,_,~.,.-,.,_c...,.n
s.tok""'''916,usdoo"'dd'Vfl"oMSuoopoV.,ioono.((]ydc.Miooouti:llmod~oin<c.n..nLo(
,.........,. ............ ,"7!.
192 ll·l'tiNOIItiW.noaJ(X)P!J.!AU11llltliA
ll 6 giugno 1960 fu nQI'IIi:natt una commissione Jlreparatoria rruUa
liturgia presieduta dal cardinale CiaJsn.mi. Un mese dopo Anniba·
leBupi:ni,CM{t 1982) funomi:nulosq:retario. LaCOIIlllHssioneini·
ziò immediatamente i lavori, suddividcndosi in souocommissioni c
trattando i sq:ucnti argomenli; l) il mistero ddla liturgia in relazione
alla Chiesa, 2) la Messa,)) la concclcbrazionc eucaristica, 4ll'ufficio
d.ivino,5) sacramenti c sacramentali, 6) la riforma del calendario, 7)
l'uso del !alino, 8) la formazione liiUrgica, 9) la partecipazione litul'-
gica deilaici,IO)I'adartarnentocukuralcelinguistko,I1) lasempJi.
fiCUione della vesre litutgica, 12) la musica liluiJ,ica, B) l'artelillll'-
gica". Multi membri appartenenti al movimento liturgico furono
nominali nelle wric $OitOCOmmi&&ioni. Godfrey Diekmann, 058
(abbuia di S. Giovanni, Collegeville, Minnesota, USA), Balth1111ar
Fi5cher fl'rier, Gcnnania),Joseph Gdincau, SJ U'ar4;i, Francia),
Anron Hiinggi (Friburgo, Svizz:craJ,JoscfJungmarm, SJ Onnsbruck,
Austrial,FredcrickMcManusCWashi:ngron,OC, USA), Cipriano Va.
gaaini, OSB {Bologna, Italia),Johannes Wagner (Tricr, Gcnnania)
apparvero nella lista dci componenti la commissione Jlreparai<Jria.
l.acomrnisUoneprepanliOriapropmc:gliscM111tU4perlarifonna
lirurgicachevennc:ropresentatialconcilioVaricanoll".Frail22
ouobre e il 13 novembre 1962, la commissione liturgica discusse la
riforma in quindici sedute. Una serie di emendamenti ritardarono il
procedimento, cosl. fu solo alla fine della seconda sessione, il4 di·
ccmbre 1963, che Paolo VI promulsò laJ.croumt~nt Condii~, ...
approvata con 2147 voti fllVOleiiO!i e4 conthlri. Dopo il Jl,oe,io, il
primocapitoJodellacostit\Rionedelineaiprincipigcneraliperlari·
fanna, seguono nel secondo capitolo le concrete din:uive sull'cuca·
ristia. D capitolo terzo tratta gli altri sacramenti e sacramentali, se-
guito dalla Liturgia deUe Ore {cap. 4l,l'armo liturgico (cap. 5J,Ia
musicaliturgica(cap.6)el'arteliturgica(cap.7).Ladourinaddla
Chiesa come corpo mistico di Cristo che teologicamente abbraccia·
vailmovim.entoliturgicoprimadelconciliodiedeorigineaduna
nUOYa visione della Chiesa come popolo di Dio.
"BuGM!oi.PII-21·H
"C.IIM<...,I6,..,.......... 11d#C..r-....S..r_..,..<:-ll;um,NIII.G.~.
ld..,.--"tt.-;.PorfW198),pp.JSI<IOJ.
,.w.-..,,n....,.'lltoi""-11.Zwi..OuctCOIM6;H.Souclrr,LICoJI-•
oolloS...Lir.,...,...,..vwr•-~-"""'"t!l66.
l·!miiWI.DS..I.AUTtJit(;IAIIOMANo\ 19)
1129 gennaio 1964, Paolo VI stabili una nuova commissione
avente lo scopo di favorire l'applicazione delle nuove riforme
liiUrgiche nd mondo. ChiiUilllto CoiiSiliunr tJJ exsequentltlnr Qm.
stituUontm Je sacrtr L"turgitl e presieduta dall'arcivescovo di Bo·
logna, il audinale GiiCOJJio Lercaro, il Consilium intemaziona·
leincludevacinquantacardirnilievescoviedoltreduecentoli-
lurgisti. Annibale Bugnini, CM fungeva da segretario. Questa
commissione aveva lo scopo di rivedere i libri liturgici in con·
formità alle nuove direttive del concilio, di istruire tutta la Chie-
saaullalituQ!iarinnovataediinvitareallapienaedattivaparle·
cipazione.
Il cambiamento avvenne rapidamcnle, non solo riguardo alla
lingua locale, ma anche in molti altri settori. Il lavoro del COIIsi-
/iunrduròcinqueanni, finoall969quando fu sostituito dalla
Congregazione per il Culto Divino.
Nei quarantacinquc anni antecedenti il concilio Vaticano D,
moJti uomini e donne all'interno della Chiesa lavorarono insran·
cabilmente per un rinnovamento che avtebbe richiamalo clero
e laici verso una panecipazione litur.sica piena ed attiva. l pio-
nieri liturgici come Beauduin, Cascl c Miche! morirono prima di
vedere i risullali della propria iniziativa. Altri pionieri che pro-
mossero altri aspetti ddla liturgia come l'uso ddla lingua locale
furono felici di assistere alla realizzazione dd loro sogno. 'littti
que.sli sforzi furono coronati daDa promulgazione della SIU'rOitllf·
aunr C011dlium. Il difficile compito di perfezionamento doveva
ancota avere luogo. Trentacinquc anni più tardi stiamo ancora
apprendendo il5ignir~e~to di qucUc riforme liturgiche e ddla re.
sponsabilità !Ociale impJicila nel nostro ..Amen» lilurgico.
4
STORIA
DELLE LITURGIE OCCIDENTALI
NON ROMANE
]owliPi,ftliPcm•
l.fORNAZIONilOOIRITII.ilnNI
I.Diversificaione
per unplOCeSIIO di maturità ecdaiale
•·SIORIAOEI.llltrullGIEOCCIDENI"AUNONil!»>AHE 195
cristiani per nabilire un contano con Dio, secondo i demoni dd-
lapropriafede.Pe«:iòleChieseçii'OllOradicatenellalorosiOria
particolare, udliu1ndo i Tll(l1zi cultul'llli che le caratterizzavano.
In questo JCIIenle processo di evoluzione, i contatti e gli scambi
fra sedi me1r0politane furono frequenti, ma, in ogni caso, la for-
mazione delle liturgie locali si operò in modo spontaneo e assolu-
tamente autonomo.
S.LIIMesaael'uffido
non ai diffen~~U~im~o allo lh:HO modo
BJiolloaraf11 G.Bim.1IIIIIMIIJIIM...khii.JC6;,,.,tmt~Jmr;,.,Spirifotp1ill•
<ipiMIM •• n/o-, in Jr.mbrosiu..., 2 (1976), pp. 81·99: ID., Lo ri/tmltd MI
McmJu.,._IIIJ MlltJJot"r,./'-/i,inNoc.l)tl9nl,pp.I2·28;11),,LJ..,.
bmfini/d,. JtiM ""'"" •bfllrCM tMk a-, in Rl.. 70 (I?IIJl, pp. 2J4-2:46; P.
llolw.u, Il rito .,m,.;,.,, Brado 1964; E. CATTANW, 1/liMUrio Alllltrwill110.
NotrlloriJJtcJiH•JI,.,ille, Milono 194); 1'. DtiLi.'OIIO. Jf_,..Mm.kùll.
ChitfiJ A,._llll..,,inRl., 64 Cl?nl, pp. ,2<1-621; lD..AHMOI<IVMiill ,.'P"
.n.,.,o;,,,.,.,inkl.70(193J).pp.216·U6;lD.,LJriJU"'i"'•w-Jtl
M~...J~A.U.W.-.,Jtl \lrl,.,._, Il, in kl. 7' U988), pp. 617·712, A.·M. Tlw.·
(98 II·I'ANOIW(ASIOIUCOilEI.IALTrull('dA
~.l~ 111ffbtoW11i tkf cidtJ ~ ,,.._ fr<DIIIitJ i/.&m.....,.N,;.,., 8orp
,....,..AIJIJitlllmlto..lllllfluwliDcriliot>-~Romo\'110;1o..t.filll'fill•111·
lmninll,inAd..,.,..:.,n.pp.88·110.
l.NOJaeeorigine
•·rnliUAD:ELLF.LIT\IaGIEOCnDEHTALINOHIIOM.INE 199
ambrosi11110 IISWJse non fu quella ddDeSarrwmelllls, ma il GltW-
"e f0111111W secondo la ve!l'ione dd gregoriano, con alcune varia-
zioniintrodoueaMilano.
~~=~~:.S:;:,:~ifi~a:;:;~;:n!~cologica per la
Messa ambi'Oiiiana era stata molto abbondante. Si ricorse a volte
a imitazioni o a vatiaxioni su testi di provenienza romant, tuuavia
spessositrovanotncheideenuoveeorginali.
Difrontcallinsuaggiocan.cdlierescoegiuridicodeUaeucolo-
gia rom!lfla, i tc.'Sti dd rito ambrosiano si distinguono per uno Sti-
lepiùletterarioeun lessico più vicino aDa poesia. La struttura
della Messa si differen~iava da quella del rito romano in alt"Uni
dettagli,pocoimportanti,masignifìcarivi.
l compilatori ambrosiani conobbero il modello gelasiano. Que·
stoimpedilorodiprocedereconcrirerirestrittiviedaustericome
quelli che camlteri:t:zti'OJlO la codific:a~ionedd Grq;orillJlo. Nella
edU:ione dd Sacramentario Ambrosiano ci si avvalse del meglio
delpatrimonioprcesistente.
2()0 D ·I'ANIIIIANo\STOIIICOiltii.UI.h'UIIOIA
lamcscolanzadeigeneri(s.Imoclia,leuura,poesia,eucologia)in-
lensifiCasse il fervore della comunità oran1e. A dò doveva inolu~
contribuirelavarielànellefonncclclcanlo,d.UciCinpJicianlifo-
ne salmiche a queUe di melodia più complessa, nno .d arrivare al
11rande responsorio, vero pezzo da conceno, come can1o di medi-
lazione. La forma del responsorium proli:xum supJ)()lleva una c:en-
toni~za~ del1es10 e la scuoJa ambrosiana divenne maestra in
questateçnica.Daisuoimodcllipreseroescmpilesc:uolcmusica-
li di Roma e della Spagna. Alcune inRucnze esterne furono impo-
&te all'ufnc:io ambrosiano medianle i conlalli con i monasleri be-
nedeuinidurantei&eCO!ixeXI,econsistelterospecialmenteneUa
simulume11 compresenza di diversi sisremi di salmodia. La severa
riforma romanizzanle imposla dal concilio di Trftlto colpì una
deUesuepartipiùsiJnif~ç~live.Lacelebrazioneunitariadivql.ia
e lode mallutina, che assimilavano l'ufficio ambrosiano a veaera·
bili schemi di alcuni rili orien1ali c andle del ri1o ispanico, fu se-
parata in due cdebrazioni dislime, senza tener conio che ciò rom-
pevailperfetloequillbriodellasnutturapreccdenre'.
MalgradotutiO,iiBrevillrioamb1'05ianorappresentavafinoai
nnMrigiomiunadellepiùinleressanrire-al.b!zazionidell'ufficiodi-
vino, elaboralO e man1enuto con fone del:enninazione da parre
della Chiesa che lo ha pro11rammato.. La revisione d&t!uala pc!'
indic:a?.ione del Vaticano Il è stata moho rispc:Uosa dci valori della
propriatraclizione.NellaDiumo~t.us,pc:nanto,pc:nnanel'opcra
di una Chiesa che, fin dalle 1111! più remo1c or4l:ini, per auuare il
mistero della prqhicra comunitaria, 5e(lpe accoppiare, con llr&n·
de abiliti e ane, musica, parola e gesro•.
'E.Cin-.II~~N«.IIWiJN.JJt.o...n..,NU,...I~J.
• F.D:w.'Oru.."""-U.-T-dt---I.to..,RL.111!19ll)~pp.llr.-lU.
1. Nome e luoao di oriaine
4.Coclifkaaioneirrcsolareedifficile
204 III'ANOJW.IAmliiiiXIDD.ù\LI'ilJWM
citalO palinie8lo di WolfenbUttd, Umonwnentale Lezion1rio di
Luxeuil, mpi110 due &eCOii più tardi, c 1lui pic<:oli f"mmenli
ddl• medesimi mna che si con.ctvano.
JY.Lfr.IJTUIIGIAISI'IINICA
Blltlioanfi• j.Ai..D.WML,l.....W~ri..Winp..IIO·--IIIk~in
Pb, 11' (1990), pp. n-n:J. Puow.. Lu{dnmtt.samcfrln,_.,u.wt.uctNII/)k-
-f'llriatkJ•is~-•,....,..,llfNiHinr,t.Mu.tkf,;porilobi"JtM,im,in
P•r<WI~ M.,um,. SnttJ. '" ~~Wt~Gria tkff""""' Pto/. s.ltworr Musi/i (1911).
/!IBJ),(S,\91),Roml i786,pp.ll9-168;1D.,l..tltJWdllNJel.llrilltllrilo
/nlfJ,uo.~tkl.rr.imbtiDOIIJtF..IyUs,p<OprliiiHIWrill,inNol,267
(oaobri1988),471-727;1u.,Cffto1-"'i61fa/,n-"'hl.llli>'biJpJ·
•kf.sq,;UIJispoJidiMJrllliCollti/itJhTolnlo:~lllhToi..Ja.XIV
Ct~~"""'l"it> n!1-1919, Tolcdo 19?1. pp. Hl-)42: ID., &IJ/idtJu.INul bisp41Jko,
inPh, m (1990),pp.9J7: ID.,E/Mi..tl-lu,...o.M..Uubr. Nlltftlll&ii<iiHtmH-
sUJ..inPh,l91(1992),pp.K>1-l80;F.RIVEMREoo,L..ctN11,_,.;.Uopdon;.
••hlrit.JowRyt.fllf<Nia.tillkt.lilllfCM ......ntft,inEphLit,47(1\19J),pp.
5Q6.5}6;1u.,G1PJPIMVII1illbnt'lfooiiiiJUNH,•ilconl<•&pAilol•deteoloai-,
2(19ol2).pp.l·H:j.S.U.010,E/kcciowrioht.mia~t./il,_;,b;spJ,;u.
mtlJINIIl,.inPh,l75(1990),pp.J'J-56.
l. Tempo di formuione
2.Apportodeioonc:illloc:ali
).Scamhifnvariesedieconaltrelituraie
4.Sottoildominioarah~
L'invasione dcsJ.i Arabi (anno 711) interruppe bruscamen1c
qucllu che avrehbe potulo essere un normale processo evolmivo
del rito ispanico. Alcuni chierici ouennero di emigrare puttando
con sé i libri liturgici. Un ora:donale ddl'ufficio, provenieote da
Tarf18011a,siconservaauualmenlea Verona.AIIricodiciarric-
chirono lebiblioleehedellescuole monastiche, in cui fioriva il
movimcnro culturale eam1ingio. In questo modo tesli di origine
ispanica VC?ncm impiegali ndl'elabotazione del Pon1ifìcalc roma·
no-germanico.
Unbaluardodellarcsistc:nmall'occupazioneisiiiiJiicasiera5h.·
bilironelleAslurie.Appenaconsolidataqucllabascpcrlafutura
riconquista, nell'1111no 790, Alfunso il Casio dcere1òehe a Ovicdo
fosse ripristinata la liiUrgia palatina, come era celebrata a Toledo.
Gli emigrati ispanici che, fuggendo gli Arabi, si erano rifugiali
nella Seuimania, armati e direlti da capi mililari del regno franco,
ncl782, avev.noliberato i due versan1i dci Pirenei orientali. Da n
S. Aeeulll! di ad.n:icmismo
'lòlrvDol\lic:<~/A....,__,;,~ilfll.lrJ,;,/!>WIIT!."*'-klo/ifwp-.,_
...... F.,Ihli~~7(l9JI),pp.J06.1J6.
nellasuasrcssa~na,Elipandoutillzzavailverbo.Joptocsi
serviva della frase tJdopli1111s homo per indicare la nuura umana
di Cristo.
Ad un autore ddla rqionc cantabrica, nclla Spagna libera, il
Beam de Liébana, già noto nel regno franco per il suo commen-
tario all'Apocalisse, quelle espressioni ricordarono un'antica ere-
s.ia,notacolnomedi«adozionismo>o.
La polemica si esasperò fino al punto da provocare quauro
concili: quello di Ratisbona (792), quello di Francoforte (794),
queUo di Roma (798) e quello di Aquisgrana (798-800). Chi usci
maggiormente pregiudicato da rutto ciò fu Felix de Urgell, con-
dannatovarievohe,senzaaltn.colpasenonlesuacocciuNggine
neO' appoggiare Elipando.
Per gius1ificare I'U5o della parola 11doptio e dell'e5pressione
odopli1111s homo si inviarono tre lettere 51Jcça,sive (792, 798 e 799)
ai vescovi del regno fn1nco e ad Alcuino, personalmente. Sebbe-
ne Wll delle lettere fosse firmua da un gruppo di vescovi spagno·
licun'alrr~~daf't'lixdellrgell,lerreeranolitllltredaucdaEii
pando. Si adducevano quui sempre sJi stessi testi e questi enlllo
fn~mmenri della liturgia ispanica, attribuiti sicuramente ad IIUtoti
SPIIIIno.li,deUa cui ortodossia non si potevadubitare.lneffcr:ti,
Alcuino non giunse ad individuare nessun errore in tali passi. Ma
neppure si rese coniO che certe cillllioni non erano pcrtinenti.
Due dei testi citati da Elipando non riCerivano il concetto di ~adn
zionCtt a Cristo ma ai cri5tiani, «fJgli di Dio per admione» in vinù
ddltrgraziasantifìcante.
t.:..adozinnismO» della Chiesa moz:arabiea non esistette mai, ma
quella lirurgia, che sembrava ranto lontana dalla romana, difficil-
mente si sarebbe ormai liben1ta dal sospeuo che si era ponto su
diessa,anchc:setaleaccusarappresentavailmasgiorassurdosto-
ricn c:hc si potesse commettere.
6. Vena la soppressioJre
C.on&ta,tumwia,cheilpapaGiovanniX(914-918)!Illlodàin
Spagna Wl Jc:sato chiamato Zanellus per esaminare i libri liturgici
che qui venivano adoperati.
I:unicacosacheseppenOiareèchelc:panidellaconsacrazio-
ne non enmo esattamenle le: stesse dd Messale romano. Etano in
real1il quelle di Paolo in l Cor 11. 24-26.
Rimne pure 5enU effetto un'altra visila dd cardinale Hugo
Candido da pane del papa Alessandro Il (1068)_
Ma per Grqorio VTI (1073-IOS,l,l'esisrenxa di una liturgia
diversa in Spagna non si poneva come una questione dottrinale,
quanto piuuosto disciplinare. Dato quanlo succedeva in Orien-
IC, credeva di poter dedurre che la diversiiÌI del rito compwlas-
u: la distin:donc dei poteri. Una liturgia propria in Spaana Umi-
tava il raggio d'influenza dd suo progr~~mma di riforma. I suoi
legali imposerolasoslitu:o.ionedeU'anticoritoconilriloroma-
no nei monasteri di San Salvador di Leyra, nel regno di Navarra
(1067) e di San}uan de la Pciia, in Aragona (107l). 01renne dal
re Alfonso VI che convocasse un concilio a Burgos (1080), nel
quale si decretò l'aboli7.ione del rito chiamalo «gotiCO» nei re-
gni di Le6n e di Castiglia'·
7.RelatiY1110pravvivenudelrilo
t·SIUIIIADEI.L.ELmJRGIF.DC.CJDE..'<'TAUN<I'<IDMANI! 211
Gli scriu6i delle parrocchie eli SlllltaJusta e Rufina c eli Santa
Eulalia continuarono o rinnovare i libri liturgici dell'amico rito
durante i secoli Xli e xm, fino al principio elci XIV secolo.
IO.Revi&ionedeiMa&ale
U 12 luglio 1982, il cardinale Marcdo Gonz81o: Martin nomi-
nò una commissione il cui compito era la revisione del Messale di
rito ispanico, a nonna di queUo ehe aveva suuerito il concilio Va·
ticano Il. La nuova edizione, in quattro volumi, del Missak H;.
SfJI/110-MQfJifrlbù:um fu approvata dalla Congreguione del Culto
Divino H17luglio 1988'. U lavoro di revisione consiSiette, cb una
pane, ndla soppressione degli elementi estranei e delle defonna·
:cioni che e111110 nllte inuodotte nell'ordinario della Mesta nel·
l'edizione del1500 e, dall'altra, nell'integrazione di tutto queUo
che apponavano le antiche l"o01i di entrambe le tnadizioni. Per
questofuronoutilixzatituttiimanoscritti.
La nuova edizione c le nonne ehe l'accompagnano hanno faci-
litatola cdebraxioneoccasioaaleoin relazione a ceni periodi.