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I'ONTif!

CIO IS1TIVIO LITURGICO


SANT'ANSELMO

SCIENTIA
LITURGICA
Manuale di liturgia
DireziofleJi
ANSCAR J. CIIUJ>t~NGCO

Introduzione alla liturgia

lll
PIEMME
ll!.ol-19n
lll!.olilòonc.4;,n,.lm
OIMI!DIZIONIPOiNNiìSpo.
}:f~~~~~~VIoddCun...,,
~oni ...... TSGu.I.,VIIWoaini4,141110AS'I1·Td.OI41""'"
Autori

R.P.ANsc.III.Ctiiii'UNOCO.OSB
PamollcJofa; ..... u. ...............
Plaidocldl'llliYodil.il.rJioholoVI,FilippiDr
R.P.EPtliiEMCAu.OSB
'-i&riolooilllllll.iloq;ar,IIDrno
ll.D.RENt.'loDE:ÙN
Porwlllriofa; .....................
R.P.CAslwfFOl.SOM,OSB
PamilioioiMi-LillqlaJ.IIarno
R.P.P.mut~:LVONS,OSB
l'anli&rio......_S. ............. . _
ll.D.FIEDDJo;R.Mc;MANUS
C.dlollcUoiomi!J'a("-GI'IIVoohi._DCI
R.P. MAlia NtN, 0SB
l'ondldo'""-I.J ......... . _
R.P.KmHPI!cK!.os.S}
l'onùScoolooi_Li......,.llarno

~~~~cLtel
R.D.GAIIIIlELilwB
Ponli&aollliluloLi........,_
R.P. 8Am. Slmu:, OSB
l'onrifiao-5 .................
Prof.!IOIIEtiNA'VEUovsKA
PoaàflclobliiUIOLilu...... . _
PRESENTAZIONE GENERALE
Ans12r}. ('.!JIIp11ngoo

Ques10 Manuale, in cinque volumi, ~ppresenta un corso oom-


pJeao di $ludi lilurgici che il Pontificio lsrituiO Liturgico Sant'An-
selmo offre ai profe560ri e agli Sludenti di liturgia cklle Univenilà
e dci Seminari e ad alare persone impeWJ-'C nel ministero !iiUrgi·
co. Si J>ropotJe come modeUo, fonae e riferimenao.

Il Manuale presenta le seguenti caraueristiche. l'Timo, il suo


orient11mcnto è teologico, anche se non nello stile di trattato si-
itc:matico o dogmatico. Piut!OSIO, i materiali contenuti neU'orJo
liwrgico, storia e tradizione sono esaminati come fonti e rom-
ponenti clelia teologia liturgica. Secondo, il Manuale rivolge
un'attenzione magiore al ruolo eserdtato nella liturgia dalle
scienze umane mmprendendo fra ques1e la psicosociologia,l'an-
nopologia, la linguistic:a e k arti. Teno, in questo Manuale s.i
SODo presi in considenxione in modo approprialo gli upeui pa·
stonli e spirituali alla luce dei principi liturgici: si tenga presen-
te tuttavia che un Manuale per leuori inlemazionali non può
pretendere di fornire un'appJicazione paSiorale concreta, ma
può suggerire modelli generali basali sul significato e sullo sco·
po deUa liturgia. Quarto, i materiali dell'Oriente e ddi'Occiden-
le non-romano 5ono inresrati con ll romano, pennettcndo così
al lettore di acquisire una visione più completa del culro crisria-
no. Infine, quinto, i contenuti del Manuale sono articolari in
modo che l'intera opera possa servire oome modello per un oor-
&OcompJetodilirurg.iaoeUefacolri.reolosiche.
Queste caranerisriche differenziano i1 Manuale dal suo pre·
deces&Ore Amìmnesit (in cui manca il volume sulle liturgie oricn-
ralil, che il Ponlificio Isritulo Lirurgico ha pubhliano in un arco
di rempo di parecchi anni.

li Manuale, in cinque volumi, tralla IUIIi i lemi fondamentali


che dovrebbero essere compresi ncll'wnbiro desii srudi lirurgici.

Quaramaduc autori hanno conrrihuiro alla sresura di quesro


Manu.Ic: PI"O\'ef180JIO da Asia, Africa, AMerica Larina, America dd
Nord, Europa orientale c occidentale. Un buon numero di essi suno
professori c alunni dd Ponrif!Cio Istituto I.irui"JPco; ahri sono auto·
ri con i qualil'IstiluiOcondividclostes.soapprotdoallostudio
della lirurgia. Narun1lmcnre un numero maggiore di specialisti
avrebbe potuto contribuire all.a stesura di questo Manuale.

In un progcno unirario rome queslo Manuale il lettore nolerà


differen~:e di mcrodo e di slilc di esposizione. È prevedi.bile che
clasçun autore speciali~uto in un serton:: rileverà punti di inreres-
5t particolare e penonalc ndla sua ricerca. Queste diversità costi-
tuiscono una c•raueri1tica •rricchentcepi•cevuledel Manuale
- Wlrietlls delect•t-. mentre le differenze non hanno compromes-
so la fondamentale cotliione di ogni volume c dell'intero Manua-
le.Infaui,alcontrario,cometesscreinunmosaico,presentano
una visione coesiva del significa10, delloscopoedcll'anu.Uzza-
zione dd culto cristiano. Ogni singolo •utore del Manuale attinge
il suo materiale dalla tradi~ione liturgica e dalle fonti antiche,
medievali c moderne. L'approccio e !"interpretazione di tale ma·
terialepuònaturalmentevariarcdaunautorcall'altm,maille!:-
tote può ben rendersi conto che non esiste un unico metodo per
uno srudio scientifico. In definitiva, nelle differenze di meroclo,
di 1tile di espo6izione e di sell5ibilità a.gli argomenti, fra i vari
autori, illet10rc percepirà un intrinseco spirito di fedeltà ali•
Chie!i•, alla sua dottriDa, alle sue tndi.zioni e alla sua miWone nel
mondo di OHRi. Gli •utori espongono le loro personali opinioni,
mailparametrocunsislesemprenellafedeltàallaOiiesa.
Ncllavoroeditorialesonostateeliminateinulilirit~i:r:ioniesi
è cercato di ridurre al minimo cene lacune. Questi volumi non
mirano ad essere considerati come un di:r:ionario di liturgia o un
manuale di rapido riferimento, bensl uo testo ptl un corso di li-
turgia. E un cono di liLUrgia non dovrebbe solo fornire informa-
:doni ma anche formare il modo di pensare dello studente. La
fnrmiZinne piunnstn che una pura infnnnuione dovrebbe essere
lo scopo ddln studio liturt~ico. Di conseguenza è impanante pre·
stareatten~:ionealgradualedispieganidclmaterialedalprimoal
qu.into volume cosi come alla metodologia, all'ambientazione sto-
rica, alle dottrineteolot~icheespirin1ali c agli Hpc:tti pastorali
Jlresenti nel Manuale. In veritilo studio di questi volumi non solo
dovrebbe condurre ad una comprensione scientifica della litur-
gia, ma anche e soprattutto ad un più profondo apprezumento
delle sue ricche7.ze teologiche e spirituali. Oppure si può esporre
questo concetto dicendo che lo studio scientifiCO della liturgia
dovrehbecondurreaquellapartecipll2ioncattivaespiritualmcn-
te feconda della celebrazione ecclesiale dd mistero di Cristo au-
spicatodalconcilioVaticanoll.

Un ringra1:iamenm srt"X"ialc al P. Aclam Somorjai, OSB, per la


sua IIS5is1Cnza competente e puiente durante il lavoro difrtcolto·
sodistesuradeimateriali.
Hanno contribuito all'impost112ione ddl'opera; Jlrof. Adricn
Nocent, OSB; Pro!. Crispino Valenziano; Prof. Matias Augé,
C.MF; Prof. Cassian Fo!som, OSB; P. Mario Raviuoli, OSB.
ABBREVIAZIONI PRINCIPAU

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A.o.m

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Ari-li• ~~=~ij~~!.$.~icu=Jl:
1.1914Torino:LILilllf!M,-,U,s/OFU.U..Jifiwu.,[61
curadiJB.NcunhCU~Crlctlbi),
n.J918c-le:LIJ.ilrlreu.,_,_JIWÙrl,-.k,[oocurodil
S.MirsiG!c:laliil.
ID, l. 19116::Lrl...iJwpl.;,...._,;,,,.,.~,,;,thl/,ukimJ.
liaM,[.ocuradi]A..Nocenii:(cralm,
~~~':.it:$'(d~:~t--JJI,crk-
V.J990;1.int.p.tk/k.,..,t.ocu.. di]J.PiaeD.
VI.I988Gencwo:L'AN..,~Sir>n.,.~'~•(o
curadi]M.Iollfll!«.olii).
VIL1989:1--'itk~.(lcunodi]I.~Ictaliil.
ASE Allllllldit10rioclell'cocpi.Bolapa.
AST AnalmaS.mTirfRt'OMIOiia,Boam:lano.l92~a.
BA Bibliodoaq,..ALJAUI(iaienne,o..-M..tA...,.,r,;,,PJrilt949-.
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BEL BibliaùunEphomeridaL.inlraicu-,Ronui9J2a.
BELS 8ibliol:hoa!phomerldos~Subsidi.,llomolm ..
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IGMR 111<111'11/ÌO Gr~trrofu Muuli< Rom•11i (Generai lmtruc!Ìon of ohc Ro-
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JL'" Jahrbuchfi:irl.uur~oft,Miinster1921-L941,19'13-1979.
JThS JoumolofTheologicsiSoudics,London 1900·190,;0xford 1906·
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LJ Ururgisdo<:!Johrbuch,Mfons!trl9}1SS
LL A.Noe<:nr.•JIJ>rl/ilu•g~<t.,ini!Mmlllfis.,ll:Lr/iturgja,fM""'alfl4
<tO<i<xJVII<I'Ilk-
1.0 Lcx0rondi,Porisl944ss.
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Forschwr&en,MUnstor190919<10;1"'7ss
LThK L>xi/ronfti• Theo/or.i< u11d Km:hr, F"'ibuf8/B8 1957-1?65

~&_ ~,!',":';~~!:":~i~~. Psris III'J0-1912


MGH Monumcmo G~nnonik Hi•torics, Bcrlin 1826 ss
MHS MMumeruo Hiop011ioe Sac<11, Madrid 1946 ss
MI. C. Vogd, Mditwl Ut~rgy. An /mrodt«tiotr to rbr Stwr<r<, Woslttn·
gtonl986.
MIJlllkTI.t!malllimr;rJr=ro~..aiConaliiTritlmtinimtii~<UJtliPil
VPOIIt.M.,.i,.,tllditJim(w.riecdizioni. Ports.Mis<olrRom.t~tuma
J.i<nlt<>Som>S<>nrti~l/ùTriJmtini.ntitutumSill>I>IIOTUmPontlfi·
"'"'"""mngtlit""',l!.dioktXIX iuxtacypiaun. Torino-Roma 1?61).
M1Suk R&manum"' JNmn s..mn..nm Or<:lmmui Uindli1 VatlQlm Il
in<ltlllrt11~m auc<ani~tc Pauli Pp. VI pl'(}tllu/ga/llm, lldiuo rypic-a al-
tC<11,CittoìdeiVaticano1975.
MS Mcdiew!Soudics,Toronto-Londonl918a.
MuS MusicomSocramii>OIL17H-801,pp.275-291;DOL4122-4190,pp
129111061
NBA Nuova Diblioo"'"' Aj;osliniano, Romo.
NDL N~~a,io/ILiNri,lll,oCUrad.iD.So"""' A.M.Tri.ooc:o,Romo

News Ho"JbudJ i<T l..itrN/Iln<liJrr>ruW/t, o cura di L.J. fnscls · H.

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OLM cmit>L«tiotrum Mi<111e, Editio !)piea altcra ll.cctH)llary fot Mass; In·
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CONCETTI PRELIMINARI
l
NOZIONE DI LITURGIA
AIIStliT]. ChupMIIg<o

IIYloJNfio A.AIWII,l'mmtlilliolno/Ut"'')):AIIIIIIrOihiclimriDitslliuo.
f7.m/1'Neli«,Collopyili~1992:A.KAYAifMlii,Oru-,rMT~.N-Yod
1984;G.IAni10P,IItJyT/Wrg.A.Untrgu./~Minl108plliill99l;S.MAR·
111.1, Uuirpf,in An.~,.,.,;,, l, Torino 1974, pp. )4·•": A. Sa!NIIIIWIN, /~r..Juc..
litiiiii>~Tht«o.o,NcwYorkl986;C.VAC.\Gil1N~I/Jtrm>~UH.
~,Jiotui964;A.VUHEUL,/II/~101heWu'f)',HertfOldthirel')72;
G. W'AINWRIClllr, Do.o/oo il S,.a-IM JHoloo, New Vwlc 1960.

I.EVOLUZIONEDI!J.TEitMINE«LnuACJ/1»

n lennine «liturgia deriva cdmologicamente daUc parole gre-


che ltms (popolo) e ergon {lavoro).

ift~;s:J~::!~\::~~i;:::~~/:~~=~==::
s.iriferisceanchealpubblicouffu:iocuilapcrsonaèincarieara.
Nd corso degli anni, duranae nperiodo ellenistico, quesca pa-
rOÙihaacquisitounp.iùampiosignificatotaledaiodudereilla-
voro svolro dagli schiavi per i loro padroni e perfmo le piccole
conesie che 5i facevano ai propri amici.
D tc:slo deUa SeU1111ta impiep la parola /eiJ.0111rgitl 170 volte
per indicare il cullO levitico. Non è facile spiegare come una
parola secolare, ovvero laica, cominciasse ad essere utilizzata per
i sacri riti di lst'llele. Fone ciò era correlaro con il significato
classico della parola che indica una funlicme ufficiale da parte
della nobiltà. Ques1o si adaua alla definizione del eul1o levilieo
III'O'.liONEilluroll'liA 17
come istituzione divina affidata alla nobiltà di Israele, i sacerdo-
dleYitici.
Le paroJc leitou'fia,leilourgein c leilonrgos appaiono l'volle
nd Nuovo Testamento e si riferiscono variabilmente alla runzio-
ne secolare dei m.gistrati (Rm U, 6), al servizio sacerdotale del-
l'Antico Testamento di Zaccaria (Le l, 231, all'offerta sacrifiadc o
s~ale di Cristo mediante la quale diventò illeitonrgos dcl
tempio (Eb 8. 2), al sacrificio spirituale dei cristiani <Rm 1.5, 16),
e al culto dei crisdani c:he«Cdebravanolilurgia al Signore• ad
An!iochia1Atll,2)'.
co!,::ì~o~c~~c=b~ ::nii~r! ~r&:t::h/t,~r~
affenna che i vescovi e i diaconi svolgono la leitourgi4 dci profeti
c dci maestri. La TraJilioAposloliCI lO sostiene che l'ordinazione
cleClfkth~'d~.Q'rientec:hehannomantenutounifonne­
mente questo uso, leilourgitl ha valore di sacri riti in generale e di
celebrazione eucaristica in panicolare. Quando parliamo della Ji.
rurgia di Giovanni CriS05tomo, di Basilio, di Giacomo, di Marco,
ecc. ci riferiamo al secondo significato di ~lou'f.itl. D'ab,. parte la
~~~~==~~injr;~il~w~.n~=':~
~j~~i=~~=d:r.ftp=~rt::rittori
Per le altre fonne di cuJto si continuò ad impiegare gli an·
tichi tennini latini. La parola apparve per la pdma volta su
documenti ufficiali in liHino durante il pontificato di papa Gre-
gorioXVl(t 1846).

0. LA LITURGIA NI!U.A Mf.DIIITOII. DEl


E NIU.LA SACIION'INCRIM CoNciUUM

L'enciclica Muli111or Dei 2.5 ddìni5ce la liturgia come «l'ado-


razione pubblica che il nostro Redentore come capo della Chie-
sa rende al Padre, cosi come l'adorazione che la comunità dei
fedeli rende al suo Fondatore, e tramite lui .I Padre Celeste. In
breve risulta essere l'adorazione resa dal Corpo mistico di Cri-
sto ndl'intc~a del suo capo e delle sue membra»'.
Questa delìnizione ha profondamente influenzato la S4cro-
Sllnclrlm C.lmei/ium (SC) 7 che parladell.litutgia eome~
della funzione sacerdotale di Gc!ù CristO», come crulto pubblico
integuleesercitato dal Corpo mistico di Gesù Cristo, cioè dal capo
e dalle sue membraoo-, e come «<pera di Cristo sacerdote e del suo
Corpo che è la Chiesa».
UnapiùcsaurientcdcfmizioneclcllaliturgiadapaneddlaSC7
include il concetto fondamentale dclla pmenza di Cristo ncl sacri-
ficio della Messa, nei sacramend, nella parola di Dio e nel divino
ufficio. Durante la celebrazione della Messa è Cristo stes5o che
«<!fenosiunavoJtasullacroc:e,offreancorasestessotramiteil
ministero dei sacerdoti». Citando Agostino, la cosrina:done conci-
liare rileva che «quando uno bauezza è Cristo &lesso che bauezza..
F.gli è presente nella sua parola poiché è lui che parla quando nella
CbiesasilqzelaSacraScritrura.Jnfineeglièprcsente«qUandola
Chiesa pn:p e lnda». Tutte queste affermoioni sonolineano il ruo-
loanivodiCrismnell'c:sc:reWodclsuoufficiosacerdotale,untfitl'-
dzio che c:sli svolse mentre predicava la buona novella, guariva gli
ammalati, liberava gli indemoniati, e culminò con la sua mone sul-
la croce, la risurre-aonc: da morte e l'u«nsione.
Un aluo elemento di questa dclini:done è il ruolo delht C.hiesa
che Cristo associa " se steSSO ndla capacità dd millislro. Le frasi
«tramite il ministero dei sacerdoti», ..quando uno battez:~a>~o, ""luan-
do nella Chiesa si legge la Sacra Scrittura», e «quando la Chiesa
prega e loda» indicano il ruo1o minisa:riale dclla Chiesa nella litur-
gia.Poichéèun'azionediCristoeddlaCh~alaliturgillècazione
sacra per eccellenza, e nessun'altra azione della Chiesa ne uguaglia
l'efftcaciaalloste550titoloeallostessogrado».
UnacomponentccssenzialeddlaliiUrgiaèlaSacraScrinura.
La SC 2-4 stabiJiscc che «è dalla Scrittura che si auingono le lcnu-
re che vengono poi spiegate nell'omelia e i salmi che si cantllno;
del suo afflato e dclsuo spirito wno permeati le: preghiere, le
orarioni, e i eanni liturgici; da essa inlìne prendono significato le

'MS,1'1(111471.pp.m.729;A.AI>Iw.~•</~.pp.J•II:C V"'""""''· l/
'"'"'""""'""'ltu.l.it....... pp.27-Jl.

L·NrlZIONEDJLtruM:liA \9
azioni e i simboli liturgici». Di conseguenza la celebrazione deUa
li10rgia, sia della M~~a, dei sacramenti, dci sacramemali sia dell~
Liturgia ddlc Ore include la prodamw:ionc della parola di Dio.
Secondo la SC 7, lo scopo ultimo della liturgia è la perfeua
glorifìcazione di Dio e la santificazionc di coloro che la celebra-
no. Queste sono espresse e detenni nate «per mezlo di segni sen·
sibili». Segni e simboli conferiscono alla liturgia una dimensione
sacramentale, cioè, essi contengono e rivelano la prt!St:117.a di Cri·
sto e del mistero che la Chiesa l-clcbra. Nella liturgia segni o sim·
boli consistono in parole come le formule sacramentali, in gesti
come l'imposilionc deUe mani e in elementi materiali come l'ac·
qua, il pane, il vino c l'olio. La differenla esistente fta i t<egni c la
loro signifkazione dà origine Ri.le diverse forme di cclcbralioni li·
turgiche c di conseguenza ai vari modi attraver:;o i quali viene
realizzatalasaruifkazioneodlaliturgia'.
Per una completa definizione di liturgia è utile il riferimento
ad altri articoli deUa SC; A. Bugnini li classifica come principi
fondamentali'.
La SC IO, ispirata dall11 Media/or Dei, definisce la liturgia cul-
11Jell et/ons: «La li10rgia è il culmine cui tende l'azione della Chic-
sa, c, ~!tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua encr·
gia». La SC 14, d'altra [latte, considera la partecipazione piena,
consapevole e attiva come ne.::cssità della rifonna l-onciliarc c la
promo-~:ionc dcU'educazione liturgica. La panedpa7jone auiva C un
tliritto e un dovere dci k-deli «in forMI del battesimo». Questo ci
conduce all~ SC 26 in cui si affcnna che «le a?joni liturgiche non
sono azioni private ma celebrazioni deUa Chiesa». Esse manifesta·
no l'intero corpo di Cristo, benché «i singoli membri vi siano ime·
ressati in diverso modo, SCl"Ondo la diversità degli stati, degli uffìci
c della parteCÌIJRzione effettiva».
Altre due nozioni completano la defmi1.ione conciliare Jella
liturgia. La se
.38 pada di «SOStanziale unità» della liturgia in
opposizione a «rigida uniformità». La liturgia è celebrata nella
concreta circostanza di una comunità che celcbm il culto e quindi
prende in considerazione la cultura c le tradizioni di tale comuni·

0 VACAG<JT:<1.pp JJ Il~; l\ VD>IP."-.J~o...h.u«ml<>lh,J.iiO<OV.I/I' Ull·ll6


• A. !loo""''· 1-< ,;.m.. r,,,.,_,.. (1?48·191J!.Ilom• I'MJ. ~~ lO-l9
ti. Questo spiega la necessità di adllttare o di immercere I. litur-
aia nella c:ulrun.. La SC 6}b richiama la preparazione di partito·
la:riritutdi.baKtisull'edil'ionetipkadeilibrilituraici:«Talirituali
devono essere necessariamente adattati alle csipzc delle singole
rqioni anche per quanto riguarda la linguP>. A tal proposito la
SC 2} ricorda che una revisione ddle singole parti dcUa litura:ia
deve essere sempre preceduta da un'esalta investipzione teolo-
aie., storica e pastora1e per «conservare la sana tradizione e
aprire nondimeno ad un legittimo progresSO».

III. LA LITUII.GIA COMI! INCON"DO CON DIO

La litursia può essere dermita anche dal punto di vista dell'in·


contro fn. il c.redente e Dio'. Questo implica cheaun.verso il
culto deUa Chiesa i fedeli sia come corpo sia come membri indi-
viduali, entrino alla prcsen:<.a di Dio Uno e Trino. Tale incontro è
personale da parte dcl fedele cosi. eome da parte di Dio. Nella
liturgia la Chiesa offre l'adw:azione al Padre, attraverso Gesù
Cristo, nell'unità dello Spirito Santo. Cantico formulario dosso-
logico esprime tutto ciò concisamente: AJ Patrem, per Filium, in
Spiritu Sancto. li fonnulario i: modellato sull'auività dc:IJa Trinità
nclla storia deUa salvcu.a. Il Padre è l'origine c quindi n fine di
tutta la cn:azione e la salvezza; Gesù Cristo è il sacramento che
rivela nPadre ed nmediatore che riconcilia l'umanità con Dio; lo
Spirito Smto è npotere per mezzo del quale Cristo riso!Jeva quelli
chesonocadurieliconducc:alPadre.
Per questa ragione nella liturgia la Chiesa si rivolge al Padre
allraYCIR>Cristo, ncll'unità dello Spirito Santo. Le preghiere cen-
trali, come I. preghien. atcaristica, sono rivolte alla persona del
Padre. Le preghiere si concludono invocando la mediazione di
Cristo. li pot.eredeHoSpiritoSantoè invocato sulle persone e
sugli elementi sacramentali.
La lituraia è un incontro pef50flale nel senso che le persone
umane incontrano le tre Persone divine secondo il particulare
ruolo che ognuna di queste svo.lge nella storia della saiYI!'lal. In

l· NOZION~DIUT1JRGIA 21
questo modo lalimrgia perpetua le azioDi e gli intetvcnli di Dio.
In quesro senso S. Marsili. spiqa la liw!Jia come «il momento
finalencUastoriadcllasalvezza»in quantoessaconr.inuanelno-
stro tempo ciò che Cristo nd suo tempo ponò a compimento tra·
mite il mistero pasquale•.
La dimensione uinilaria della liturgia ha ponato alla fonnula-
zionc di alcuni conteni li1urgici fondamentali quali.!'tmanmtsi c
l'tpk/esi.Neiriricosriruilidaparolc,geslicqualchevoltadaclc-
menti ma1eriali la Chiesa ric:hialna o fa una anamnesi di ciò che il
Padre ha ponato a compimento attraverso Cristo nella s1oria del-
la salvezza umana.
I.: atto di rievoare, di ric:hialnare alla memoria, di rendere pre-
sentcèfondamenlaleperunadefinizioDedellaliiUrgia. Èaura-
vemo l'anliiiUleSi. che le grandi opere di Dio {magnalia Dei) sono
richiamate dall'assemblea liiUrgica e sono rese presenti in mezzo
ad essa. Auravemo l'anamnesi i fedeli sono in grado di sperimen-
larendlalorovital'operadisalvezzadiDio.IJenanlolac:clebra-
7.ione dcUa Messa e dei sacramenti è sempre un'anamnesi del-
l'opera di salvezza di Dio, una presen:ta in (orma rituale ed una
esperienzadell.afcde.
I.:epiclesi, d'altra parte, completal'uione dell'anamnesi. l due
conc:eui sono collegati l'uno all'altro come lo sono i1 mistero pa·
squale cd il mis1ero della Pen1ecoste. Cosi come la discesa dello
Spirilo Santo sulla Chiesa nel giorno di PentceoSic porta al suo
culmine l'opera di salvezza di Cris1o nella sua mone e risurrexio·
ne, cosi la preghiera dell'c:piclesi ponaal suo cuknine l'azione del-
l'anamnesi. Quando la C..hiesa rievoca gli atti miracolosi di Dio in
Cristo, essa prega melle per la discesa dello Spirito Santo che con-
sac:ceriorender:ìsacralapersonaeglielementisacrament.aliusa-
ti nel culto. I.:mamncsi conduce all'cpiclesi proprio come il mi-
stero pasquale conduce alla Pentecoste. Nella liturgia noi DOn $olo
facciamo memoria dd mistero pasquale di Cristo, ma riceviamo
mc:he lo S11iri1o Santo.
Di qui la defmi:cione di lilurgia come incontro con Dio che
coinvo1ge l'opera aJ ext,., della Trinità nella storia della salvex-
za. Questa dimensione trinitaria è espress. dalla liturgia altra·

22 l CONCF.I'IIPREIJ!IIINARI
verso le componenti fondamentali dell'anamnesi c dcll'cpiclcsi
tramit.e cui si richiamanO i differenli ruoli delle tre Persone c si
invocalaloropresenzasalvifica.

IV. LEVAIUEAZIONtllTU!IGICHE

Lacostitwcioneconciliaresullaliturgiachi.triscechclcaxioni
liturgiche sono quelle che la Chiesa riconosce come pane del suo
culto. Quindi la costitu~one dedica capitoli cd anicoli alla Mcs·
sa, ai sacramenti, ai riti sacrerncntali c alle benedizioni, alla Litur-
giadcllcOrecallcfestenelcorsodcU'annoliturgico.Tuucque-
stesonoconsidcrateaziortiliturgichcclaChicsalcdichiaralasua
rormaufficialedic:ullO'.
La defmizione di lit.urgia data sopra si applica ad ognuna di
e~Se, sebbene in modi diffcrerui.
Cristo è praente in ogni celebra:irlonc. perché la liturgia è sem-
pre l'eserciUo del suo ufficio sacerdotale. Lo Spirito Santo discen-
de in ogni celebrazione liturgica. Ogni liturgia è anamnesi del
misteropuqualeedepiclesidcllaJ>entccoste.
La costituzione ci ricorda. tuttavia, che .da sacra liturgia non
euurisceruttal'azionedellaChie:sa»(SC9)eche.davitaspirirualc
non si esaurisce nella panecipuione alla sol. liturgia» (SC 12).
Per questa ragione la O.iesa appoggia con forza i pii esercizi
del popoJo cristiano. che dovrcbbE:ro essere regolat.i eo&l. ..da te-
nere conto dei tempi liturgici ed in modo da eucrc in armonia
con la liturgia. derivino in qualche modo da essa c, !Id CSS11, intro·
ducanoilpopoJocristiano-{SC U).
Ladiffcrenzafraciòcheèliturgicoeciòcbenonloèdipendc
dalla definizione che ne di la O.iesa come suo culto uff!dale. i::
di aiuto la distinzione che S. Marsili ha operato rra il culto Jel/tJ
Chiesa (liturgia) ed il culto nelt. Chiesa (devozione privata)'. Ed
è così, poiché la Chiesa ha app.wvato ceni pii esercì~ quali il ro·
sario, le sta:idoni della Vilr CruciJ, le prcghice deUa novena, per-
ché s.ianous.ti in pubblico sem:aconferire ad essilo:rUJlurdi
culto ufficiale.
La cosritwdone sulle liturgill si limita ai ,.pii escrcb:i dd popolo
cristianO», mentreogsi parliamo più ampiamente di religiositàpo·
poL.re che comprende uioni come pellegrin&~~gi, processioni,
rappresentazioni e danze religiose. Molte di queste forme di rdi-
gio&itl hanno le loro radici nell&liturgia. Nci luoghi in cui la rcli-
giositi popolare è sentitamente pwicata risulta importante che
essasiabi1aneiatadallalitu!Jia.lno1treèutilees~~t~~inarelemoda­
lità con euiesse possono arricchirsi a vicenda, in modo che la
rcligio6.ità popolare possa parteciparealcontenutodellaliturgia,
elaliturgiaposs11acquisireunearattereiJUiggionnentepopolare•.

V.MUSICA,Aim:ESACRESUPPELLE1TIU

La definizione della liturgia è incompleta se non si considera-


no la musica, l'a11e e le sacre suppdleuili, poiché queste SODO
parte integrante della celebrazione liturgica. Sebbene la liturgia
possa, a risor di tennini, essere cdebrata senza musica, è nel-
l'interesse della partccipuione attiva e della forma solenne del
culto divino esprimere parti della liturgia con il cento. Infatti,
benché la liturgia possa servin;i di qualunque apuio decoro&o
ed idoneo, è conveniente celebrarla in un contesto di belleua,
nobiltà e dignità.
L& SC 112 puntualiua che la musia~ sacra risulta strettamente
unit&all'azionelirurgia,allosoopodiocdareall&preghieraunl
espressione più soave, di favorire l'unanimità o di arricchire di
mq&ior solennità i riti sacri»'"· Anche le belle ani hanno una
funzioneimponantenelcultodivino".
La se 122 sottolinea che le belle ani destinate aDa liturgia do-
vrebbero essere ..veramente degne, appropriate e bdle: segni e
simboli dd mondo sopranna1urale». A questo proposito lo 5tCSSo
anicolo deUa costituzione evidenzia che «la Chies. &.i è preocru-
patachelasacrasuppelleui1eservisseconlasuadignitàebdlez-
xaaldecuroddculto».
Da qUC$1e afCei'JJiuioni conciliari consegue che la mus.ica,l'ar-
tc e gli arredi sacri sono qualcosa di più che semplici elementi
di abbellimento della liturgia. Ognuno di essi ha un ruolo mini-
stedale da svolgere; ognuno pOIISiede un urauere sacramentale
e simbolico.

CoNa.USIONI!

La liturgia può essere defmita in molti modi, a seconda di qua·


leupenosidesiderasouo.lineare:J'ufficiosacerdotalediCristo,
lasuadimensioneecclesiale,la5u.anaturasimbolica,glielementi
che la compongono. In un ceno senso non esiste una definizione
unica di liturgia che comprenda tutti i suoi vari aspetti; peniDto
sard.be opponuno accettare una dncrbionc dci 1uoi componcn·
tielanozionegeneralecheneeme~.
Questo e gli altri volumi del Manuale mirano a svelare la ric-
chezza e la bellezxa della liturgia considerata neUe sue diverse
angolature.
LE FAMIGLIE LITURGICHE
IN ORIENTE
Eph-. Gur

Biblioshllil I.H.D.u..II~IS. Tk&-UI~t1fiu}Ftlllli/in,ia TlwCininlun


~JIJIIIIirOJwliwriOIIHI.druv.•nlflldiA.G.MAmMOKJ"cokri,I:P,;,..
dp/ntfWUt,.Collqcvillel987',pp.27-4J;ID.,~/h~OTkiii.Ji,!l'ooro·
r. c limfJOo 12), Ramo 1982: agiomom in H..Jintd, In (hlhrdmthllh, vol.
2, Dusseldor{J989',pp. 101·17J;T.Fmulcr,klil"''~ddf'-~.ill
Adm~~nit,ll, pp. 110·128;D.Gw;r, Orimltlli:UIII'I.k, in NDL, pp. 913·1007;
lljANIN,Lnig/imoritJwkJnkrntrr~Pmisl95''(rr.ibol.iDC.GKm
·C. Ca.ouMiKQ, l rili~k ~Diinlu/;,1: l/rito bi_,,.,,
GoaoYA 1,..21;
II.A. ICING, TkiUIIIrofiUE..JimiCinidn, 2voll., Rom. 1947-1948 (riol:rifto
con~ ril<llo: T~ R~t••o/&IUffl CJm.""'-', Landoa 1910): W.l'. MACD!IIIIU,
ATHor,ooriiHOrigilllo/lkSpiM./Uirmi"...JCIJ.Itk....l.iuJ,inOCP,)9
(l'ff)),pP.2,-242:j.MADZYliClltllcli),Tlrc-l!..dJ.rillicl.itrtre711ri'"Chri-
s,_&J/,ICOIC•I'l'h 1912;A. Rus.l~tomlilll,.;-~. Rom.
1962;S.S.U.AIIIW!.UI,PJOfttltukt:NtlliiMJ~t,th/Wif1Jpn~,
(llibliDiheq..ecorholiquedessdmceoreliai.....,.47),PJrisl9J2(•~in&l.:f,....
ht:timrlflthrSIIIJ,o/E.~~m~U~M~Pr,Londonl9J8).

'"""""""''
Questa descrizione introduttiva dcllc divene famiglie litursi·
r:he oriemali esamina necessariamente gli elementi di bue propri
di daseuna famiglia, doè s!Oria,libri e lingue liturgiche, e parti·
colari caratterisl:iche leOlogiche e riau.U. Sebbene nel Manuale se
ne novi più avanri una trattazione più ampia, si rende necestaria,
iqutslopunto,unaseriediripetizioni.
Le famillieliturgiche orientali derivano dalle lilurgie che si svi-
lupparono e divenlarono modello sia neiJe maggiori ciuà, centri di

261.çoNCEITIPBEIJMINIIN
amministrazionecivileesu~redigiurisdizioneecdcsia­
sLic:a entro l'impero romano, che nelle prime Chiese fondate al di
fuori dei confmi di queU"impero. 11 concilio ecumenico di Nicea
()2') riconosceva già una posixione premincnre in Orienre per le
Chiese di Ales.s.ndria, di Antiochia e delle «aatre province» !CIIno·
ne6)eamferiancheullllposi:donedionoreaAelia(Capitolina),
cioè Gerusalemme (canone 7).l.e «aatre province» furono specifi-
CIIIe dal K«mdo canone del concilio ecumenico di Costantinopoli
()81) come la diocesi Asi111ica (capittle Efeso), la diocui Pontica
(capitale Cesarea in Cappadocia) e Tracia (capillÙc F.racka). Lo
stesso concilio (canone )) conferì una supremaxia onorilìca in
OrienreaCostantinopoli,lanuovacapiraleimperiale,cheCostan-
tinouffLCialmenteinaugurOI'll mag:io))O.Inscguitolediocesi
Pontica, Asiatica e Tracia furono rm: dipendenti da Costantinopo-
li, la nuova Roma, cui furono attribuiti gli stessi privilqi ddla vec-
chia RomanelconcilioecumcnicodiCalcedonia (4,1) ndcanone28.
Diconquenzacoolamclàdelvsecoloicentriprincipaliecde6ia·
stici e lituq;ici nell'impero romano d'Orienre furono AlenLVIdria,
Antiochia, Costantinopoli c Gerusalemme. Al di fuori di questo
impero duranre l'epoca della fmmazione dd suddetti patriarcati la
Chiesa di Persia, con il suo centro a Seleucia-Creaifoote, la Chiesa
armena e la Chiesa nel regno etiopico di Axum stavano s.imilmenre
sviluppando le loro proprie strutture ecclesiali c liturgiche.
Le famislie liturgiche orientali, la alessandrina, antiochena op·
pure siro-occidentale. bizantina, annena e peBiana o siro-orien·
tale, corrispondono fondamentalmenre al.l'oiBllllizzazione territo·
riale della Chiesa nel v secolo. A caun dqli eventi storici non è
sopravviHUio alcun rito separato di Gerusalemme c gli Etiopi
furonosoggettiadAICS58ndriafinoaitempirccenti.

). l.A FAMK~LIA lll.lìSSANDRINA

J.Drltocopto
La base dd rito copto è l'antica osservan~ liturgica di Ales·
sandria, capitale dell'Esino romano. Il nome copto derivP d.ù
greco •iguptios {«egizio»), d•ll'arabo (qipt o qubt). Benché la li-
turgiaf05SC~:elebralaingrcconelleciuì.dlc:nizzale,learecrural.i
cominciarono ad usare il copiO fm dal IV secolo. Nel V seculo la
Chiesa in F.gino fu divisa in due fazioni opposte dalle decisioni
1eolosichc di Calccdonia, cioè i Melchili (cfcdeli del reo), la po·
po.lazicme di lingua principalmcnle greca che acceiiÒ il coneillo, e
i Copti che rifiutarono il condlio e difesero la crisrologm monofi·
sita. Tale divisione diYCntÒ permanente nel V!Jiecolo. Graduai·
mente i Melchiri abbracciarono il rito biiWitino come loro con·
1rop1r1e nei peuiarcati di Gerusalemme e di Antiochia. Fra i
CopLilavecchialilurgiaalessandrinasubìunanOievoleinfluenza
llntiocheoa, allorquando nel VI secolo fu riorpni:aaiR nei molllll·
Sieri di Scete d11 gruppi di monaci 5iriaci. I: uso esclusivo del cop·
to saidico, con llkunc brevi formulllllioni in greco, fu kg.irrimaw
dal patriarca Beniamino {626-66,).ln un periodo di rinnOVII!Jien·
to liturgico, promosso dall'autoriti. p111riarcalc nei sec. Xl e Xli, fu·
ronointrodottiakuniclcmentibizantinineisacram.enti.Ilboairi·
co sostituì il saidico come lingua liturgica del xu secolo sebbene
l'ar11bo fosse già in uso e prevalesse dopo il XIV secolo. La lirurgia
cop1a I1'11S5e la SUII forma definitiVll dalla legislazione canonico-li·
turgica di Abu'l Saraka1 {1)27) e dai regolamenli liturgici del
patriarca Gabriele V (1409·1427).
ll patriarca Gabriele II (1130·1144) limiiÒ a ne il numero di
anafore. Benehe l'antica anafora alessandrina di Marco venga 1111·
cora usata nella recensione copta 10110 il nome di Cirillo di Ales·
s1111dria, la nonnale anafora i: orli queDa di Basilio, in una recen·
sione più bwve della sUII omonima baantina. L'anafora di Grego·
rio di Nazianzo viene usatll per le fesre solenni del Signore. Le
ultimeduepreghiereeucaristichetrasserolaloroorigineinCap·
padocia.
lipiooddlacclebrazioneeuearisticacoptaèl'usodiquanmlet·
une del Nuovo Tes111mcn10 (Paolo, L:uc:re cattoliche, Alti, Vange-
lo)edeUeprq,hieredeifcdelisottoformadisolenniintercesliioni
simili al riw romano del VenenD. Santo. Nella funzione d 10!10 due
riruali di riconc:iliftione con le formule solenni di assoluzione, ri·
voJre rispeuivamenre al Figlio e al Plldre come nel sacramento del·
la penitenza. Un'altraforrnadiriconciliazionesinot11neD'uff'lcio
cattedrale dell'illCCilliD della sen e della mattina per oli l'o!fena
deD'incen&Odivenll unricocli ricollciliazioneconl'llS!IOiuzione.
28 r OOl«ET!!PIIEI.LIIIN.UU
2.Urhor:tiopieo

Anche il rilo cliopic:o deriva Jall'anticaliiUrgia alc:ssandrina. La


fondadone della Chiesa nd regno etiopico di Axum è davuua al-
l'imllegno di evanseliuazione dei due fnrotelli di origine s.iriaa,
Frumenl':io ed Edesio. n primo fu consacrnto vescovo intomo .al
340 dii Atllnas.io di Alessandria e la Chies-a criop.ica rimase gerar-
chicamente dipendente dalla Chiesa egi:Wina fino al 19R Nel
cono del tempo i libri liturgici provenienti dall'Esino furono tra·
doui dal greco, poi dal c:oplO o arabo in ,e'n e arricc:hito di eJe.
menti tratti dii altre fonti. ru on lavoro eseguito principalmente
nei monasteri, i centri intelleuuali della cristianità etiopica dal VI
secolo in poi. Poiché i vescovi erano Slnmieri e 1'11ramente parla-
vano la lingua nazionale, l'evoluxione del rito etiopico continuò
senuunadire:Uonecentralechepolessecrean:on'osservanzali-
turgicaunificata.
Fra i documenti che inOuenurono lo sviluppo della liiUrgia
c~iopica nei riti e ndl'euc:ologia sono i primi ueordin.menti della
Chiesa: U 1"tst4nwllo J~ nostro Signore Gesù Crisw cbe fu 11'11·
dotto in ge'n in un primo momento ed ha fomito fnle altre cose
l'anafora del nostro S,ignore Gesù Cristo; la TroditW AposiDiictJ
t1'11doua in ge'el nel XIV secolo dalla venione araba del sinodo
copto e l'origine deU'malora dei no~tri S..,d Padri gli Apostoli;
infine la cosiddetta DidasctJli.etiopit-a che è in realtà una ver-
sione dllll'a1'11ho dei primi 'ei libri delle Costitutiolfes Apostolo-
rum. Ondate di rinnovamento liturgico si &uSiieguirono nei sccc.
xv e XVI. Abba Giorgio Saglawi (t 1426 ca.) compose una nuova
UturJia delle Ore che~ entnta nell'uso ordinario nei monasteri
e nelle chiese parrocchiali. La riforma della liturgia rostitul par-
te dd programma dell'imperatore Zar'a Yaqob (1434-1468)
dopo che egli ebbe ristabilito l'unità della Chiesa etiopica. Du-
ranteilsuoimperolefestedclcalendllriofuronoriorganiZZ~~tee
le istruzioni canoniche rubricllli furono emesse per l'amministra·
zione dei sacramenti e la celebruione della euc:arislie. Ulteriori
n:vis.ioni della liturgia eucaristica e dei sacramenti ddla peniten-
:.~~~, dell'unzione degli infermi e del matrimonio si effe11uarono due
secoli dopo.
J.:ordinc della cclebnzicme eucaristica corrisponde princillal-

• IJ!rAMIGliEUT1liiGIOlEINOIIENTE 29
mer11e aU'usocap10, ma il Credo ha una forma tipica dcDa Chiesa
etiopica e l'u1o di tamburi, sistri, inni e musica conferisce alla
celebrazione il suo particolare caranere etiopica. Il rito etiopico
poss.iedeunariccacoUe-.:ioncdivenLianafore,alcuneprovenienti
dalla tradixionc alessandrina o CQP'a, due ad11:we dagli antichi
ordinamenti dtUa Chic:6a, ah re dalle origini anliochene ed alcune
composizioni indigene etiopiche. Nella eucaristia, cosl come in
altre uioni liturgiche, si ritrova un 'abbondante innografia che è il
prodotto dcDc gc:ncraxioni di J4bt4m, i tradizionali maesni·can·
tori dc:lla Chiesa eliopka.

li. LA FIIMIGI.IA
A."fflOCHiNA
OSIRO.OCCIIlEHTAI.E

l. Il rito siriaco o ainHntiocheno

Uritosiriacoèlaliturgiausatadallc:anuali(.'hineortodossa
siriaca e cattolica siriaca. Deriva dall'antica liturgia di Antiochia,
capitale della Siria romana. La struttura del rito nc:l tardo IV seco·
lo può ~re tratta dalle C..ostitutiones Apostolomm, le opere di
Giovanni Crisostomo come presbirero ad Anlioc:hia (}86-)98), e
dalle catechesi battesimali di Teodoro di Mopsuestia (428). La Ji.
turgia di Gerusalemme, parte della stessa diocesi imperiale, in·
fluenzòl'evoluzionculterioredelrito.Essaattestòl'assimilaxione
della liturgia di Giacomo, la cui anafora diventò un modello per
la comp011izione di tc:sli successivi. Le cclebrazioni liturgiche era-
no in greco nelle città, Jl1ll gradualmente assunsero una fonna si·
riaca nella campagna dove predominavano la lingua e la cultura
locali.
Come in f.siuo, i cristiani siriaci vennero divisi a causa del con·
cilio di Calcedonia in Mdchiti, i quali erano fedeli al concilio e
aU'imperatore (tmr/ko = ..:govemato(e>) o t~reo), e gli anticalcedo·
nesi. l Mdchiti accettarollo sradualmenre anche la litu111ia della
capitale imperiale, che divenne parte del rito bizanlino: i fede-
li siriani che rifiutarono il concilio lentamerue formarono una [o.
ro propria Chiesa, il movimenro fu promosso da Giacomo Bar
Addai (t 578) c daDa sua iBiituzione di una scn.rchia indipenden-
te dal 54) in poi. Cosi la Chie$ll &iriaca venne chiamata giaoobira.
Durankkconh'OvCr&icsuUacristoJosianeisecolivevtlaliturgia
mtiochenafuriveduracdarricchita.Unim.portanteruolofuescl'-
dtato dal patriarca Severo (512·518, t 5J8), il quale riformO il
rituale dd battesimo e compose un Libro Ji Inni (oktOkbos) con
alcuni dei suoi componimenti liturgici.
Il rito del patrian:llo &iriaco di Antiochia assunse un diverso
c:arauere con I'UliO predominante del siriaco come lingua litur-
gica attraverso traduzioni e adattamenti realizzati magsiormcn-
le nei monasaeri. Un notevole traduuore e riformatore della Ji.
tursia fu Giacomo di &lessa (t 708). Il rUubato fu una fusione
di materiale originale siriac;o. specialmente le composizioni poe-
lkhe di Efrem (t )7)), Giacomo di Sarog (t 521), il suo con-
temporaneo SimeoncQuqoyo (~il vasaiO») cd altri, con testi Ira·
dotr.i o adattali dal greco. Il rito siriaco raggiunse la sua forma
classica con il patriarca Michele il Grande (1166-1199). Con
l'aiuto del vescovo Dionisio di Salibi (t 1171) compilò il Ponti·
ficale cd esegui la revisione di alcuni riti t~~cramentali, per esem·
piopenitenneordini.
Perlaliturgiaeucaristicala Chiesasiriacahaprodottofinoa
ouanta anafore', alcune non più tardi del XVI seco1o. Fra k p.iù
~mtkhe sono l'anafora 11ntiochena dei Dodici Apostoli, che è in
relazione all'anafora binntina di Giovanni Crisostomo, e l'ana·
fora di Giacomo pi'OYcnic:nte dalla tradizione di Gerusalemme.
Come nelle CosliJutkmes Apostolon~m,la liturgia della parola ha
sei letture (Legge, Sapicnr.a, Profeti, Att.i o Lettere cauoliche,
Paolo, Vangelo). Una forma rituale originale s.iriaca nell'cucari·
stia e negli altri umd liturgici è il rito dell'incenso con la pre·
ghiera sacerdotale sedro (<~~ordine») che comprende una intro·
duzionc (proemio,), la preghiera propriamente dena (seJro),
l'incensazione con il relativo inno (qo/o) e la preghiera per l'ac-
cenazione dell'offena dell'incenso (elro). Le ricche c varie com-
posixioni poetiche che si sono accumulate nella Uturgia dclle
Ore hanno in gran misura sostituito i salmi.

1 Unolilu.......,plotodil<lllnll ........ conl0rui .. ...._nltGod..-....;~fomooodoA


lto~>,A...,.&.nrs,-.t ....... J'IJ9,pp.••"••lvi.
2.Dritomaronita
ll rito maronila deriva dall'ossenranzali1urgica dci monasleri e
delle comunilà crisliane all'inlemo deU'influenza del mnnaslero
diMarone(410)vicinoadApamcainSiria.lcrislianisirilàerano
decisi soslellitori di Calcedonia e quindi benaglio dei vicini anli·
calcedonesi.EMienll'\lronoancheinconflinoconlepopolazioni
melchite locali 1 causa del loro rifiuto delle fonnule diotelite
(«due volontà») dd terzo concilio di Costantinopoli (680-681).
Perseguitari dall'osri1ità dei musubnani da un lata e dai Giacobiti
e Mekhiti dall'alno, i Maroniti emigrarono veno le montagne del
Libano neU'vm secolo e là formarono una Chiesa au~.onoma. La
lilurgia miJ'ODita, fonnalni in un ambicnu: monastico, mmlenne
molteusanzesiriacheanlicheediconscguen:t~hacarancrislicbe
in comune sia con le1radizioni siro-orien1alichecon tradizioni
siro-occidentali. Alcuni lesti eucoloJici deriv.no dall'antico rito
di Geru58lemrne.
Dopn secoli di rralr isolamento, i Maroniti subirono l'influen-
u latina a seguito ddle crociale. Ncll182 la comunità dei Maro-
niti ronfennò la SWI continua comunione con Roma. Una progres-
siva lalinizzukme dci rili lituQiici cominciò a panire dal XlU SCCO·
locconlaconquislaonomanadeUarcgionenelxvJsecolosiraf-
forzb la dipendco:m da Roma c si accenruò il processo. Latinismi
nuovi furono introdotti nei due messali stampati a Roma nellm-
1594 e nell716. n secondo incluse per la prima volta l'anafora
dclla Santa Chiesa Romtlllll, che si fonda in larga partc sul Grmr
llt 1'011111110 e diventò l'~r~afot~~ abitualmente usata fino a poco tem-
po r•. Si ebbe il massimo grado di larinill:t~zione negli articoli del
sinodo del Monte dd Lib.no (17J6). Le differenli fonne di con-
sac:l'\lzionenc!Jevariellllaforcfurono&Oiitiluileda.ununicoresro
stand•rd valido per tutti nel1755. Il xx secolo introdusse un mo-
vimento di rinnovamenlo liturgico fra i Maroniti. Un rituale rive·
duto fu pubbllca1o nel!942 ed un messale nell992 come parte
di una rifonna lituQIÌCI ancora in evoluzione. La liturgia eucari-
stica maronita è fondunentalmentc una traduzione deUaliturgitl
siriaca di Giacomo. Oggi.lalingualiluQ!ica è l'•!ibo con alcune
parli, come la COfl!ij!Craxione, in siriaoo, tuuavia i monaslcri m•n-
rengonol'usodel siriaco.lnconlrastocon il ritosiro-anrioc:beno
)2 I.<X»o'Cf.rni'KELI.\IINAI,I
l'eucaristia mamnitll ha solo due leuure: Paolo e il Vangelo. Delle
vernidueanaforeoontenoteneimano:seriuimaronitisoloseisono
indusendmessalcpiùrecenre.
Unituncnte ai teSti di molte anafore, il rito maroni.ta condivide
con la tradixione s.iriaca la fondamentale suutrura dei sacrammli,
benché usi una formula iD prima persona per n battesimo e l'usolu·
Uone.L:~edellecm:liturgichcèsimileinentrambc,rut·
uvia la versione maronita è più semplice oon menn testi vatiabi6.

). Il rito malan1arne
Il rito malankan:sç consiste nella liturgia comune alle chiese
onodcm• e cauolica malankarese in India. La liluf8ia antiochcna
raggiunse l'India del Sud con i vescovi siri onodossi inviati nei
seco1i XVII e xvm in risposta alla richiesta dei cristiani di Tomma·
so che ripudiavll!lo la latiniaazionc giuridica e liturgica imposta
sul rito di Malahar. Le U5llme liturgiche malankaresi seguono il
ritusiriacoconlocalivariazioni.chctalvoltarapprcsentanonpri·
mo stadio dclla tradiodone siriaca, come la Liturgia dei Doni Pn:-
santifieatincigiornilavorativiquaresimaliene!Venerdì.ddlaset·
limana di Passione. La lingua m.Iayalam ha laQiamente 501itiruito
ilsiriacocomelingualiturgica.

III.LAfAMIGI.IIIBIZANTINA

La liturgia del rito biuntino è usata oon qualche locale varia·


leione nella comunione mondiale delle Chiese autonome ono·
dosse orientali che attcttann la preminenza del patriarca di Co-
stantinopoli e deU'autorità delle fonti canoniche, teologiche e
liturgiche bizantine. Poiehé la nuova capitale imperiale, Costan·
tinopoli, fu fondata solhlnto nel IV secolo da Coshlnlino sul sito
di Bisanzio, non aveva una ll!ltica tradizione liturgica sua pro·
pria. All'inizio segul probabilmente le usanze liturgiche della
sedevescovilcmctropolitana,Eraclea.
Tuuavia, rapidamente, la coscien7.a dd suo ruolo come citlà

>. 1.0. rAMIGU~ LJI\IIKlH:H! IN ORIENTE }}


imperialeelapraenzadc:llacorteconilsuosolcnnecerimania~
<:ondusse la Chiesa di Costantinopoli a crearsi uDII. propria litur-
gia indipendetue di uguale splendore e maestà assimilllndo ed ela-
borando dementi del cerimoniale di eone c di riti liturgici dci
maggiori centri IWJgo l'asse da Costantinopoli a GeruSIIIemme,
cioè Cesarea in Cap()lldocia, Antiochia e Gerusalemme. DaiLI
Cappadocia pi'OVI:llne la più 1111tiC11 liturgia eucaristica, attribuita
a Basilio, c~menti della Prcghiel'll delle Ore, come ilphiis hilirrmr,
ed altri riti in comune con la vecchia liturgia annena. !.:influenza
diAntiochia,ilgrandeccnrrodeiLicristiani!ì.siriiiCIIepalcstinc-
:se. fu consolidata dai Ye$00Yi che provenivano da quel distrelto,
Nectario tli Tarn~ 081-}97), GiovaMi Crisoswmo f398-407) e
Nestorio {428-01). Gli dementi provenienti d.Ua tr~~dizione an-
tiochena nella struttura dell'ufficio c dcll'ammini:stra7.ione dci sa-
cramenti c l'aclm:ione della anafora attribuita a Giovanni Criso-
stomo sono la ragione per la quale il rito bizantino è spesso con-
siderato un ramo della famiglia antiochena. Il contriburo di
Gerusalemme si nota specialmente ndla Liturgia dcllc Ore, nei
rirualidtillaSeuimanaSantaencU'innoclia. Laliturgiabixantina
81iliiii1SCiasuadassicastruUunfraisecol.ivtclXncllaciHtedrak
di 1-Iagia Sophia e nel monaltero di Stoudion a Costantinopoli.
Lapiùanticatesrimoniannancoracsistenreèi'Euco/ogion&,.
/mini, copiato nel tardo VIli secolo nella Magna Grecia {Italia
meridionale).
Dalla lìnc dell'viU secolo c soprattutto aunvcrso la missione
diCirillo(t869)ediMetodio(t88,)apostolidegliSiavi,la
liturgiabi2lll1tinafudiffusafraipopolisLivineUapenisolabal-
canica, poi fra i Rumeni c alla fine fra i Russi con la conversione
di Vladimir nel 988. Il più antico rito bizantino del x fino al Xli
secolo fu con:servato negli antichi libri slavi fino alle riforme
introdotte dal patriarca russo Nikon (1652-1666) per adeguarsi
alle USIIDZC liturgiche del contempor~~nco patriarcato di Coslan·
tinopoJi nelle eJitiones ty/)ICat. Gli antichi credenti che incorsc:-
ro nello scisma sotto Nikon conservano ancora le forme più
antiche.
Dopo la radicale di5greguionc della nonnalc villl liturgica ed
ecdcsialcaCosl:aminopoliconlaquartacrocialll(l204),1arestau-
rl1.ione degli imperatori Paleologi {1261) ponò anche un rinno·
vamcnlO della lirurgia. La dis1ru!l:ione di numerosi libri li1urgici
dapanedeilalinirichie5eunaricosLiiU<I!ianedimalli rili.
Il typi/wn (cerimoniale e ardo-calendario) del monastero pale-
srincse di San Saba e la sua forma di Lirurgia delle Ore divenraro-
na un modella. La defìni1iva Slrurtura della liturgia bizantina fu
fìm~ladllilibriliturgk-igrecisrampaLineisecoliXVIcXVII.
La celebrazione Cllcarilnka bi%anlina è partic:alanncnre salcnne
nella sontllOiiiti. dci paramcnti e nella maesmsità del cerimoniale
confrequcnteuiDdiinceniDceondur:proctfSionid'enlrllta.l:elc-
mcnto misterico nella cclcbratione viene inleflsifu:aro dalla icono·
srasi adamata con splendide ic:ane fra navala e 6tlllluario. Delle due
liturgie eucaristiche 1radizianali quclla di Giovanni CriSD5tama sa-
llirul nell'Xl secolo qucUa più dabara1a di Basilio come cclcbraxio-
ne ordinaria. La liturJia greca di Giacomo è IJSala anche in alrune
tradixionibW.ntincncllaCesladis.nGiacomo(23otrnbte).lnrut·
releanafon:c'èun'cnfasisull'epidesisolenne. Lapanecipaziane
dcifedeliaU'cucaristU.èfavariradallefrequcnlililanie(dicci)per
rutta la cdebruione. I:innod.ia ha una parte minare nel rito cuca·
risdoo m11 nell'ufficio gioca un ruolo predominante saslitucndo
pedina i salmi biblici e i can1ici.

IV.L.'II'AMIGIJAAIUIF.NA

La liturgia armena si fonnò c fiorì presso la oomuni1ì. annena


nella regione inlomo allago Van. l primi missionari provenienti
dalla Mesopotamia $etlentrionale nei secoli 11 c 111, ponarono la
lorovanc.iisiriacadel riroanriodlenochcavevaavurooriginein
Edem~. Ma fu la missione di Gregorio l'Illuminatore (t 32') con·
n~ con la C'.hiesa di Cesarea, che effe11uò la conversione dd re
Tirida1e III c ddla nuionc anncna nel 301 e che penò la liturgia
cappadaciana in Annenia.
La crescente spinra verso una cristianità indipendente e locale fu
portata avanli con la crea1jone dell'.alfabeto anneno da pane di
Mesrob Mash1oc' (t 4)9) nc:l 400-406. C'.on il ritorno del K4tho-
li/eosSahakilGl1lllde(t438),Mesrobelesuescuoleditraduttori
tradusseroleScrittureeirestilirurgicid'usoc:arrcnteinarmcno.
Neisuol.ivevtqucstaliturgiafuarriechita,efinoadunceno
punto modificata in modo sipificativo, con l'introduzione di ab-
bondmti materiali tradotti in armeno dalla tradbione di Gerusa-
lemme, come il l..nion•rio Ji Genmlemme (ca. 4174)9). Fra il
vu e l'Xl secolo anche il rito armeno passò auraverso molte fasi
d'influe.n~ bizantina. Di conseguenze alcune cerimonie ed euco-
logie ripetono o imitmo le usanze di C.ostanùnopo.li, come nd-
l'eucaristiaedintdcunisacran~enri.Quesllfusionedivarietradi­
~ioni spesso ha portato alla duplicuione o mo.ltipllcazione di pre-
ghiere e rituali. Le edebrazioni liturgiche furono arricchite con
gli inni composti da Grqorio di Narek (t 1010) e dal K111holilws
Nerse IV Shnorhali {t 1173). Durante il periodo di influenza la-
tina ncUa Piccola Armenia (Cilicia) nei secoli dal Xtt al XIV, alcune
latinW:zaxioni secondarie nelle forme esteriori, come la mitra del
ve:ccovo, e i riruali, come le prqhiere ai pk-di dell'altare con Con-
/iteore il Salmo42 (4)), diventarono pane del rito armeno.
Per l'eucaristia si usa il pane u..:imo e gli Armeni ortodossi IJOl"l
aggiungono acqua al vino: la comunione viene amministrata sono
un'unka specie. La liluf8ia delta !Mirula pn:IICitta tn: kuure (Ami-
co 1eswnenro, Lcuere e Vangelo) e il Credo segue immediatamen-
te il Vangelo come ndl'uso latino. Delle ono anafore della traclixio·
ne armena la più anùca è la originaria (orma deU'anafora Cl!.ppado-
ciana di Builio, conosciulll in armeno sotto il nome di Gregorio
l'llluminatore,mentreoggisi usa sollantol'anaforadi Aranasio.
Nella preghiera eucaristica c'è un inno al Padre dopo la anamnesi
e un inno allo Spirito Sanro dopo l'epicksi. Il calendario armeno
celebnla Narivitì. c l'Epifania come un'Wlica festa il6 gennaio; non
ha mai introdotto la fes~a occidentale dd Natale.

V. lA FAMIGI.IA PERSIANA o SIIIO-OitiENTALE

l. Drito assiro o caldeo


La liturgia deUa ChÌC$8 nell'impero pcrsitlno (che includeva le
arcedell'anticaSiriaeCaldea)fuun'evolullionedellaliturgiasvi-
luppatas.iinEdessa,culladellacuiluracristianasiriacaecenlro
dei tentaùvi missionari nd.la Mezxaluna Fertile. l!dcssa apparte-
)6 1-COitCiinli'IELIMINfllll
neva alla diocesi romana dell'Oriente (0riMd, che aveva il suo
quartieresencraleinAntiochia.Acausadellaanimositàfraidue
imJieri, la Chiesa cristiana, a cui appartcnc:v1Uio gli imperatori
rommi, subì in Persia! un lunso periodo di persecuzione ()<14/
H.5-)99) che la h!ciò in uno stato di completa confusione. Sono
nre dei re Yezdcgerd I 099-420), Mporé elqgere un nuovo Ka-
tbolikos, Isaac, e si tenne un sinodo nNionale a Seleucia-Ctesi-
fonte (410) per riorganiznrela vita ecclesiale e litursica. Con
l'aiuto c il consiglio del vescovo Marutha di Maiphc:rqat, amba-
sciatore della C.hiesa siriaa, il rinnOVJmCntO avvenne in confor-
mità con le usanze dei ocpatlri oc:dderualt-, cioè del patriaTCillo di
Antiochia. Subito dopo comunque per opponunismo politico lo
Chiesapersianasidicbiaròi:ndipendentedaipatriarchioccidentali
al sinodo di Markabta (424) sotto nIVItholikos Dadishò e sonoli-
neò lo differenza in modo teoJogico al si:nodo di Seleucia-Ctesifon-
te (486) sotto Acacio U K4tholiltm adottando lo cristologia di Ne-
storia, che era stato condaMato al concilio imperiale di FJ"cso
(4)1)_
J:auuale liturgia usira o caldea segue fondamentalmente il rito
codifiato sono lo direzione del KAtholikos lsho'yahb III (647/648
ca.-M7/M8l dopo la conquista araba. Le considerevoli riforme
rituali a lui attribuite oompreseto la stmdardizzazicme delle pre-
shiere che precedono l'mafora, !"approvazione delle sole maforc:
dci Santi Apostoli Addai e Mari, di MarTcodoroe di Mar Nesto-
rio. l'adauamento dei riti ddl'inizialione cristiana per il battesi-
mo dei bambini, lo compilazione dcll'Hudra con gli urf~ei per le
domeniche, per k feste e i digiuni, il riordinamento dell'anno li-
turgico e del calendario, la sistemati~edq:li ufficicauedra-
li dei vespri, dei mattutio~ delle veglie domenicali e festive, inflnC
la to5titu~ione di nonne per il bionario, sulla c:ui base ne venne
prodotto uno poco dopo nell'ardmonastero vicino a Mosul.
Nel periodo medievale furono fane 1181iunte aDa Liturgia delle
Ore. Le preghiere dci salmi per veglie e mattutini furono inserite
dal KAtholikos Elia III Abu Alim (1176--1190) eU suo successore:
Yahballaha (1190-1222) compilò il Gllm (tesoro), un libro litur-
sko di antifone e di inni poetici per i noarumi festivi. Il W01r-tla
{rosa) ra«-oglie le mtifone poetiche di Giorsio Warda (t UOO)
per uso liiUrgico. Dal XVI seco1o alcune pt.ni della Chie~~a a&&.in
orientale si sono unite con Roma. Questi cattolici caldei usano ri·
tuali tradotti dal latino per la confermazione, la confessione auri·
colare e l'unzione degli infermi.
La liturgia siriaca delle Chiese assire e caldl-e pn:scnta una sobri~
semplicitil mantenendo molte canmeristichc arcaiche ed antiche
struuurc nell'eucaristia, nella celebrazione dei sacramenti c nella
forma ebraica p<:nte<:ostale (un periodo di cinquanta giorni di sette
settimane e un giorno) dell'anno lhurgico'. L'anafora ordinaria,
A<ldai e Mari, che nella sua primitiva forma -senza le preghiere
cmhlfpa- potrebbe risalire al m secolo, si prcsent11 non regolare in
quanto non include le parole dell'istituzione in alcuni degli antichi
manoscriui o nell'anuale uso assiro. l:inno arcaico siriaco LAkhu·
maro (A te, o Signore) è una caraueristica peculiare della celebnll'jo.
ne euc11ristica e degli uffici dei vtSpri e dei mattutini feriali. Benché
il siriaco rimanga la lingua liturgicll, l'ambo è talvolta usato nella li·
turgia della parola per le preghiere e le quattro letture (legge, Pro·
feti, Apostoli, Vangelo). Questa Chiesa mantiene l'uso liturgico de·
~li inni di Efrem (t 373) insieme alla famiglia siro·ocddentale.

2. D rito di Malabar

Il rito di Malabar prende il nome dalla costa sudocddemale del·


l'India nel Kerala. Si ritiene che il cristianesimo si sia diffuso nella
regione in seguito all'l'Vangcli7.7.azione dell'apostolo Tommaso.
Qualsiasi possano essere state le usanze liturgiche delle prime
generazioni dei cristiani di Tomm~so. le comunitil cristiane del·
l'India meridionale furono legate alla Chiesa persiana dal tv seoo·
lo fmo all'arrivo dei Portoghesi nel XVI secolo. La liturgia che i
missionari latini trovarono era una forma dd rito siro·orientalc
con alcune pratiche Tndù cristianizzate, come l'uso del tht~li, una
corda intrecciata, nel rituale Jel matrimonio
Il tentativo di liberare la liturgia di Malabar da qualsi~si traccia
di nestorianesimo infine portò l'arcivescovo di Goa con l'aiuto dci

>rer~<>k<xioriol""''«u>"!<.dt.E.C.W.TIHI.<I•'V"'IY«•<n<I><Iy"'<<.h•rrhn-Ad.[>
>•ll<>nto lh/kt<n> &d« .. lbto"r.I"'IA~to. io l.._d.,,._,,.a.l>o"I<Ml•lol•,;o. M<IUJ><
.IIIN!tlb,I>AIIJI,Rom•l\>':l),l'l'•l·l?
missionari gesuiti a convocare il sinodo di Diamper (1,99) che si
risolseinunall'llllisicciaimposb:ionedeUeusa.nzelatinesuicristia·
nidi Tommaso. All'incirca IUito quello che rim1111eva dd rilo ori·
ginale era la lingua siriaca,l'ufficio divino e la forma fondamerlla·
le della li1urgia eucarislica in cui furono in1rodoui molti l.cini·
smi. Solt1111to una anafora, Addai e Mari, fu approvala avendo di·
minatoqualsi..ipossibileeterodossiaeaggiunloleparoledella
consacrazione aUa fine. Fu presçriuo pane auimo per l'eucaristia
e la eomunione souo un'unica specie. Durante la cdcbraxione dei
sacramenti fu U511IO un RitNIIIt ponoghese del XVI secolo tradotto
insiriaco.lnoluefuprodottaunaversionesiriacade!Pontifo;,Jk
Rnrmmum. l mano1criui dei vecchi libri liturgici furono distruni
per vietame l'uso e fu pubblicato un nuovo calendario per CIUI·
cellare rutli i sand ncstoriani. Benché il sinodo non fosse stato uf.
ficialmente approvato da Roma, le sue n:gole furono seguite in
India.
Lopposixionealledecisionidelsinodorasgiunseroilculmine
ool giuramento solenne a Kun1111 Cmss nel 165}, ma molti dei
ribelli furono gradualmente persuasi a cambiare le loro idee. l
cristiani di Tommaso, i quali si rifiutarono di cedere aUalatinizza.
:done, infine riuscirono a contallan: il palriarca della Chiesa siria·
ca onodossa che accettò di riceverli sono la su~ giurisdizione e di
dar loro un vescovo a palio che essi accenassero l~ teologia e la
liturgia della sua Chiesa. Ciò diede origine al rito malankarese in
India.
La riforma liturgica per restaurare il carauere orienrale del
rito di Malabar cominciò oon papa Pio XI nell9}4. La ripristi-
nataQurbt.nasiriaca(«offena»=euuristia)approvatadalpapa
Pio Xli nel19'7 fu introdoua nel 1962. La liruQ;ia eucarisdca
ha subito da allora ulteriori revisioni, ma la liturgia riformata ha
inconuato incessand resistenze in alcuni seuori della Chiesa di
Malabar. A partire dagli anni '60, il malayalam sostituisce il siria·
cocomelingualirurgica.
LE FAMIGLIE LITURGICHE
IN OCCIDENTE
G.imellt.mis

libli...,..&• A. B.lwu.TAIIK, Lii111F ~IN. PriiKiptJ d llfitluJa , _


l'ltlllk~tks~dffl~'"z, Pari•l'm~P.Bouu..\.11
rno.,_,,.,,Bresrial96ol: Riu,in}'l'bS,UU912),
pp.2.5D-277:F. . 76-657;1D.,Ln<~~~-

•.(J"'

Tra le diverse liturgie che si fonnarono iD Occidente- romana,


ambrosiana, ispanica, gallicana c celdca - solo quella romana e
quella ambrosiana sono giunte fino a noi. La prima si celebra in
40 l OO!«ETTII'BEI..IIIINAIU
tullo l'Occidente e nel lontano Oriente, l'altra è circ:osc:riua al-
l'arcidiocesidiMilwo.
La liturgia ispanic:a, uehbene ancora viva, viene pero c:elebrata
sobuuo nella cappella del Corpus Christi della cauedrale metro·
polliana di Toledo e in akunc parrocchie dclla Ste$5a ciui. lnol-
trc,inpalticolaricirc:osWizclasi c:clebraanchein IÙtrediocesi
dcllaSpqna.
Laliturgiagallic:anaequellac:cltic:a,invec:e,sonoc:adutec:om-
pletamc:nle in disuso. Tuttavia, malsrado la mancanza di celebra-
:doni, il loro sviluppo è teslimoniato dalla notevole documenta-
zioneliturgicarimastaci.
Oltre a queste liturgie - giunte fmo a noi o cadute in disuso -
dobbiamo men.:ioname llltrc di cui non possediamo documen!l·
rione o che non giunsero a un grado tale di sviluppo da poter
essere chiamate propriamente .:liturgieJO ed essere distinte da
quclleoccidentllligii citate.
Tra di essericordiamoquellaafric:ana che, nonostante la sua
cvoi.Wiicme, il grande wiluppo e l':.lro grado di consolidamento
raggiunti, non ci ha lasciato nessun documento della sua vita Ji.
turgica, soprattutto a causa della scompana delle Chiese del
Nordafrica in seguito alle invasioni vandalic:he e musulrnane.
Bisogna inoltre mc:n~onarc le liturgie della penisola italiana: la
beneventana e campana, quella ddl'esarca10 di &wenna e da ultimo.
quella di Aquileia; infine, ndl'anuale Portogallo, la liturgia di Braga.
Solo impropriamente ene vengono ehi~~m~te liturgie, perché
non hanno una struttura tale c:he le differenzi dalle altre liturgie
occilkntali. Infatti nacquero come liturgie romane o si romaniz-
zarono completamente, limitandosi 11 mantenere alcune caratteri·
stichc proprie delle loro rispettive Chiese.

I.LITUIIGIARONANA

Come sede di Pietro, Roma ebbe senu dubbio un ruolo di


grande rilievo neU'insicme delle Chiese; di conseguenza, la litur-
gia che ivi si fonnò a panire dall'vili secolo andò acquisumdo una
sempre maggior importanza in tutto l'Occidente fino a diventare
l'unica liturgia di fatto celebrala in tuuala Chiesa, ecccxion fatta
perleChieseoricntaliequelladiMilano'.
Per liturgia romana in~.endiiiiilO la liturgia che nasce e si svilup-
pa nella c:inà di Roma anorno al papa e ai tit11li, vale a dire le
chiescrettedaunpresbitero.
Apaniredaltvseoolo,conl'ad07.ionedefinitivadclladnonel-
la liturgia romana, incomincia un lungo periodo di produzione
eucologica e di successiva codiflcuione m:i sacramenrari.
t sopnmuuo l'epoca che abbnccia i secoli v e vt- da Leone
Magno (440-461) a Gregorio Magno ('90·604) -la cui produzio-
ne si fissa nel58f:rw~~m~tan·llm Veronenw- chiamato anche da al-
cuni autori Collc:t:ÌOIIe di libdli di Verona - e nei sacramentati
propriamente detti: il Gelasiono e il Grcgorilli!o.
Insieme ai sacramentari dobbiamo inoltre men:zionare i lezio-
nari. Sono i libri che contengono le letture della Messa ricavate
dai capitolari, vale a dire dalle indicazioni poste in margine ai
codkideUaBibbiachescgnalanolepericopidalqgersi..
Questa liturgia si diffuse fuori Ruma; Carlo Ma&no, accoglica-
do i libri romani nel regno franco, la introdusse nel suo impero.
Al di fuori di Roma i 5acramentari e la liturgia in genere PS5Un-
sero formule e riti che non erano propriamente romlli!i. O. qui
nascono le liturgie romano-franche o romano-germaniche, che
fondamentalmente sono la liturgia romana che ha assimilato ele-
mentideipaesiedeUecuburencllequalifucsportata.
La liturgia romana si ~ai~dò imponendo aDe altre liturgie occi-
dentali, ecce7.ion fatta per l'ambroaiana. Con Gregorio VI1 (lon.
l~) si giunse albl completa uni.lìcaxione liturgica di tutto l'Oc-
cidente. La scoperta dell'America alla fine dd secolo xv (1492)
ponò questa liturgia nel nuovo mondo. I missionari che cvmge·
lizzarono il continente americ~ai~o, sia quello dd Nord che quello
del Sud, insieme con la Jlredicuione del vangelo impiantarono
anchelaliturgiaromma.
Il lavoro missionario dei secoli XVI e seguenti la diffuse nel lon-
tano Oriente (Filippine, GiallPont e Cina) end continente afri-

1 ll.C.TToNrJ>.II<~>Iho...,_,~OtwJ.-.Noi<JMn<k.UIIU.. W...d~oiJ~-~~·,
c.v•....._,.,...,_,.,........,,"rj"""""Ja...bt!--.. ~8Aft.rBihl..._do;lr
ill>:diMcdiev<lill.Spolm.IY66.

42 I·COMC."Erl:IPIFJ.ININIIIU
eano (Africa nera). Nel secolo XVI il concilio di Trenlo protr~osse
la riformaliiUrgic:Y. fruito di tale riforma fu l'edi2ione del Messa·
le e del Breviario, che trovarono grande accoglienza.
Con la ril'onna tridentiru~, la liturgia romana si consolidò nella
maggior pane del mondo canolico.
ADa riforma tridenlina segue un periodo di stabilità liturgica
fino aDe riforme di Pio X, di Pio XII e di Giovanni XXIII, alle
quali fece seguito la rUonnaliturgica dd condlio Vaticano Il.

n. LlruRGtA AI'IUCANA

Per liturgia africana intendiamo la liturgia celebrata nell'Africa


nordoccidentaledaquandoinquestazonasipredieòilcri5tiane·
simo nno alla sua scompana a causa delle invasioni dei Vandali e
deimusulmani'.
I.:Afrkanordocc:identaleina~isi&viluppaquestaliturgillcor
risponde aUe tre- e successivamente quattro- province romane
esistentineli'Africadellvsecolo.
L. tot11le scomparsa della ChiC$11 nell' Arrica romana &.Ì spieghe·
rebbe con il fenomeno della limitazione del cristianesimo ai Ro-
mani o agli Afro· romani, senza che eno abbia raggiunto gli strati
più bassi deDa sodetà, cioè a quelli più propriamente africani.
Scompano l'impero romano, scompare anche la Chie511.
Sebbene non si abbia nessuna documenrazkme liturgica di-
retta daUe informazioni offeneci dai Padri della Chiesa africana
possiamo dedurre che in Africa si sviluppò e si struuui'Ò una li-
turgia di grande qualitì dato che, probabilmente, esercitò il suo
influsw anche su altre liturgie occidentali, come l'ispanica e la
gallicana.
'faleliturgiaavevapienamentestrutturatetuttelecelebraxio·
ni sacramentali- Messa, sacramenti, anno liturgico e ufficio di·
vino - che si celebravano in latino, quando a Roma era ancora in
usoilsreco..
1IJ.LITURGIAAMBIIOSIANfl

Benché questa litul:gia poni il nome di amblOiilillfla, ciò non


significa che essa sia tuua opera di Ambrogio, e neppure che sia
stilo lui ad ave.rl. inixhua. lndubbialhenle Ambrogio esercitò il
suo influsso su di essa, che, come riconoscimento allai grande
JleniOI!a1it:li del vescovo di Milano, ne adottò il nome'.
Gli studiosi hanno diversi pareri cira~ l'origine della liturgia
ambrosiana: alcuni sostengono un'origine orientale, altri un'origi·
ne romaoa. Ognuno l)()rta acgomenti a dife511 della propria tesi.
Sebbene b liturgia romana abbia esercitato un grande inOusso su
quella di Milano, non se ne possono neppure ignorare le influenze
orienrali. Questa liturgia che si mantiene VW. fmo ad oggi, è pa&!lll·
ta, lungo l. sua storia, attraverso diverse fasi che si potrebbero ca·
raucrizzare come tappe di assimilazione di elementi di altre lli.ur-
gie,didc:cantnionedielcmenric:straneialgeniodiquestalitursia
e di autoconsetYazkme di fronre agli intenti di romanir.caxione da
r::.~,;;~ ~rJ.::'i'J~:ec:~ ~le!~'ì:ed~~:
%ione dcl Misule Amhrosk111um, che hanno comportato, per ceni
apcni, uoa rivalutazionc dcll'ambtosillllitì del rito.

IV.LI.TURGIAGAIJ.ICfiNfl

Chiamiamo sallicana quella liturgia che si formò nella Gallia


meridionale, il c:ui momento di maggior cn:atività e fecondità fu
il VI sc:colo. Si estinse poi con l'adozione del ri10 romano in squi·
IO alla riforma di Carlo Magno'.
Ques~a liturgia, sebbene 5ia molto impomnte, secondo i dati
pervenutici, non ebbe un completo sviluppo come quella ambro·
sianaequcll•ispank-1.
1 P-.....11....,....._, ...... 1!161:/i.I'Muio.s-..Jti'*......._.,·Miiollo
1'7\ID:A.·M.Tol"r..,L.IJJ"'f.h~.•.M.VY.,A-•"'·II.pp.U·IIO.
•l'c-..t......_,o~~&r""'-,ut-.w-.RHli.HU9JG~I'I'·'"96Z:!I.I=a».
/-c.u.-.-.DACL.VIII.l'Millnl.pp.<fiJ.J'I6.:J•. B,TI.....,..L"""""""'"Iifwr/rp/Jl-
z:~~;:,~~..,,_-vtt"t«<ffl,...,or~hGo......,.nlt
Il momento di massimo fulgore della liturgia gallicana si ebbe
nel VI sccolo oon Cesario di Arlcs.
Probabilmente il rito ispanko nacque insieme con quello galli·
cano, fondandosi sulle stesse basi e per effetto di uno stl'SSO feno·
meno storico.
Nelle Chiese della Gallia e della Spagna pretsisteva un patrimo-
nio di tradizioni liturgiche provenienti dall'Oriente e dall'Italia c,
ooprattutto, (\all'Africa latina. Con tali materiali liturgici si fonnaro-
no i riti gaUicano e ispan.ico, che cercavano di rcalir.mre nelle proprie
Chiese e con i propri mezzi qualcosa di simile a ciò che awenne a
Roma nel v secolo, cioè l'organiv.a;done di un rito proprio.
Il rito gallicano scomparve alla fine dcll'vm secolo in segui-
to all'adozione, da parte di Carlo Magno dei libri liturgici por·
rari da Roma, per il suo regno.

V. LITURGIA ISPANIC.~

La liturgia ispanica nacque e si sviluppò nella penisola iberica


dagli inizi della predicazione cristiana fino alla sua soppte5Sione
per opern di papa Gregorio VII nell'anno 1080'.
A tale liturgia vengono dati tre differenti nomi: ispanica, visi-
gotica e mo-l'.arahka. A partire da Cisncros si è soliti usare nor-
malmente quest'ultima denominazione.
Di fatto, questi tre aggettivi rispondono a tre periodi storici nei
quali la liturgia è vissuta e si è sviluppata. lspanica, corrisponde al
periodo romano; visigotica, al periodo dd regno visigotico: mo-
zarabica, al periodo della dominazione musulmana.
Riteniamo che il nome più adatto sia quello di ispanica per la
semplice ragione che esisteva gi~ nel periodo romano; chiamarla
solo visigotica o mo?.arnbica significa ignorore un periodo della
sua esisten1.a, il primo.
È ceno che per ragioni storiche non si po$000 misconoscere
gli altri due nomi con i quali è stata chiamata.
Non l'S.Ìstc unanimità fra gli studiosi a proposito dell'origine

').l'!o<tu,/.41•~/mi>I•U>.,.U..""""Lio'i/d,inl:lt<<-•,.J<II-F.dtuo'""'"J<IO<p<"",
ll.~WMI'JlZ.[>[>I!O) I):!O.,Iu.,/-'I#•'W"~,..,•~<t<.OtAAVv.A""'"""''·Itpp.Jo-ll!l
della lirurgia ispPJica. Le loro opinioni sono a volte (OJIUliSI&nti.
SiaJnunente l'opinione più plausibile è queUa di Pindl, il quale
afferma che la li10rgia ispanica, come quella gallicana, si sarebbe
po1u1a fonnare a panire da un parrimonio liaurgico comune pro-
venientedall'Africalarina.
Nella formazione di questa liturgia ebbero grande importanza
lescuoleeucologichedi'farragona,Sivigliae'foledo.tpurepos-
sibile che vi abbiano (Onlribuiro non poco anche Canapa e
Mcrida. A rali scuole si devono aggiungere i nomi di Leandro,
Isidoro,Eugenio,lldefonsoeGiuliano.
Seguendo le direttive del concilio Variano II, questa liturgia è
srata rivislll e riformata; dal 1991 al 1995 è &11110 pubblica10 il
Mimtk Hirp.11o-M~rtJhkum e il Liber Commials.

VI.LITURGIACI!I:riCA

La liturgia celtica si sviluppò in Irlanda cd è rappraenrara daUc


fonti che sono giunre fino a noi e che, sebbene poche, sono molro
antiche. RisaJsono infarti al VII secolo'.
Non J>OSSiamo parlare di una lirurgia in senso vero e proprio
come abbiamo parlaro delle alare liaurgie occidentali. Essa non
giunse a svilupparsi pienamente; polremmo dire che si nana di
una liturgia fondamentalmente romana con influssi gallicani,
IIJTibrosianieispmici.
Le fonli di quesla liturgia ci danno uno sc:hema di odo misr.re
e di ufficiomonaslico.

VII. ALTRE UTUllCIE OCCIDENTAU

Oltre aUe liturgie fino ad om studiate, in Occidente ne sono


sorte altre che, malgrado non abbiano nggiunro un pieno svilup·
po e una completa Slruttunxionc c non d abbiano liS(:iato quasi

46 I·OOI<CEY'TIPIIWMIN.UU
nessuna testimonillflq, ha.nno tuuavia rivestito una cena impor-
lllfiU. Prova ne è l'antichilà di ceni frammcnli di doc:umenluio-
nediquestelirurgie.
La più impanante fm esse, perché è quella di cui abbiamo più
notbie,èquelladiAquilei.t.
Glisrudiosinonconoord.nodrc.b.suaorigine;a.lc:unilafllfl·
no dcriw.re scmplic:cmcn1e da Rom-. altri da Co&tandnopoli o da
Alcssandria,a.llriancora,daMilano.
Di questa liturgia si conservano i Ct~pitlli4rhl Ewmgelioru111
dei codici Forojulie~tsis {fine vn-inhdo vm secolo) c &hJigel'll-
""s (vm secolo). Oltre a questi C#pit1116ri11 uppiamn che Paoli-
na di Aquileia (sec. IX) wmposuit hymiWS, ma si tratra di una
notizia molto w.ga. l sinodi di Aquileia e di Como deJ XVI secolo
ci parlano del MessaleedeJBreviarioaquiles.i.
Notevole impon~U~m ebbe cerramente anche la Chies. di Ra-
verma, ma non abbiamo alcuna notizia che in essa si sia piena·
mente sviluppara una liturgia propria. Come capitale impcri.Jc
(v secolo) e come capitale bi~tina deU'es.rcato (secoli VI-Ym),
Ravennae5ercitòindubbiamcnteilsuoinftussosiaconl'arianesi-
mo introdolto dalla conquista di Teodorioo, sia con l'illflusso
dell'impero bizantino quando fu rioonquistata dal biz1111tino Beli-
sario, 6no alla sua caduti! nelle mani dci Longobardi nel 75 l.
Nei dintorni di Napoli abbilllllO a.lcuni frammenti di lcuure
paoline dc:lla Chiesa di Capua dcl Yl secolo, e a.lc:uni Upitul6rill
Ew~tgeliorum, il più antico dci qua.li risa.le probabilmente alla
secondametàdelvlsecoloeglia.ltriall'vtu.
Ti.lltociòèunsegnodclsorgerediqUCS(elirurgiechepoi,per
diversi motivi, non giunsero a svilupparsi e ci hanno lasciato come
dato segnific:ativo questi documenli liturgici.
4
BIBBIA E LITURGIA
&alo L lkZ.n

Il legame tra Bibbia e liturgia è un rappono naturale e plenario


che, purlroppo, non sempre viene c:orrenamente valutato'· Si
concede che tra Bibbia e liturgia ci sia un rappono d'uw dove
eia liturgia... realiD~~I'auualizzazione perfetra dei testi bibJici,

48 I·COHCE'mi'II!LIMINAII
perché situa la pl(l('l.m!Wone in seno alla comunili. dei credenti
riunili intorno a Cristo per avvicinarsi a Dio»'. In ailre parole nel
binomio Bibb.ia e liturgia viene valorizzata la presen;a della Bib·
bia nella liturgia. Non si cvidc:nzia che il binomio Bibbia e liturgia
racchiude anche altri rapponi. Il testo sacro, infatti, ci te:stimo-

:~%f: ~~m~ll.rec!":~ti 1::::Lac~!=o:~a:! ki:1~:


non solo conserva la descrizione minuziosa dei programmi ri·
tuali, ma custodisce anche alcune narnxi011i dello svolgirnen10

~~:.'!~nr:ns::;.~:~p::p;~~~:i a;:~~:ii ~~=~~~


questo caso il rapporto tra Bibbia c liturgia viene leno come
equivalente alla presenza ddla liturgia ne.lla Bibbia. Il binomio
Bibbia c liturgia, dunque, 5cmbra potcrsi esplicitare in due
momenti che ne esauriscono la ricchezza: la liturJia nella Bibbia
elaBibbianellaliturgia.
Questa visione dd tema presenta alcune fragili.là. La prima
consiste nella differenza di reciprocità: studiare i dat.i liturgici
ebraici e cristiani presenti nella Scrittura non ~ la Ste$$11 C05II di
studiare quanto ~ prt:Knte la Scri11ura nella liturgia. Nel primo
caso (liturgia nella Bibbia) il testo biblico custodisce, come mc-
moria, divene notizie' sulla liturgia ebmica e cristiana allo SICSSO
modo con cui custodisce molte altre notizie sulle varie istituzioni
dd popolo ebraico c della comWiiti. nascente•. Nd secondo caso
(Bibbia nella liturgia} ilnppono tra i due dementi è completa·
mente diverso. La Bibbia non è uno dei tanti elementi che costi·
tuiscono la liturgia, bensl è l'elemento eswu:iale e ponante'. La
liturgia, dunque, è la Bibbia trasfonnata in parola proclamatll e in
parolapresataeattuate:laliturgiaèlapt~rolacelebrata.IIIep·

,-..,.,.~IIDuc.\.1:~.-••o•••
>Lc,,..!ai<...U.Iilufliado....,cn.-<UII<Idil<dalolloblo-~<.~--.
..,.,,;_,..,._..,,.dlobrocll<ti,_.WI!t.in~o""_...,..,_....,..,.,"!"hW";"
<pohll<i<i.
'Cfr.II.DEV•WI.lll""""""'l<lf.ll.m..T...-~e,Torinoi977~M.IIU.II,..-,_J«
;::;t"......,I"'I:E..1ioMU.S.....I<I,.,.,t..pWw.J....,..JiCmi,...ll.lll,
>Cfr.-~l"uo.--dclloSocn!lnilnna..U.«<eeooaiane~N!Jia.llo-"""'"
liooanin-lol....,...r..p.p..painc!l"amoliociMimid&o:an,.,.:,lolouodllolo<doi1UO
rpon•o-l'<l'll<"lekopttti.L:on-ue.Uilllni~l•,.;ri:<L.-Inflfl<""'""""".....,mco"'le
-•clp"U"'IJdcro~-("..,..;t..,tSCJhl~

•·Blllii!AtlhlJliGIA 49
me, perciò, che intermne ua la Bibbia e la liturgia, quando la
seconda è vista come presente nella prima, non è il legame cbe
intercorre ua la Bibbia e la litursia, quando la prima è vista come
presente nella seconda. Da questa emerge una seconda OSIClYI.·
zione. lllepme deUa Bibbia aUaliNrgia non è presente so1o neUa
celebrazione odierna e a noi c:ontemponne~. Ì presente in un
modo suo proprio alle origini ddla selvezza b dove ì: awenuto
l'eventosalvif!CO fondante. Sia per l'Antico Teetamento ehe perii
Nuovo, ndl'evento ,.lvir~eo fondante si colloano sia la cdebra-
Uone primiaenia sia la parola perché l'evento salvifico fondlltlteè
c:ontemporaneamente cdebnll!ione primigenia e p1r0la. L. cele-
bnll!ione primiaenia si pone come modello da ripetersi nelle c:ele-
bnll!ioni posteriori e come cusmde della parola. L. parola si pone
da una pane come interpretazione e memoria deU'avvenimento
fondante e, dall'altra, come memoria e prosramma rituale nor-
mante per le cdebnll!ioni successive. Il binomio Bibbia e liturgia,
dunque, si può coniugare in tre modi; la litursia nel1a Bibbia, il
(.(Hitilruum ocRihhia t" lirnrgi~~~t intraiC!Intale' (evento Mlvil'ìrn fan.
dlUite) e il conti11uum •Bibbia e liNrgia» exnaiCSiuale (la Bibbia
ndlaJiNrgia).
In queste pqine, necessariamente brevi, non è possibile dare
attenUane aUa temar.ica che esamina il testo biblico per eviden-
ziarvi qulUiti dementi litursici custodisca'. Verranno, invece, toc-
...-....,..,..n.:....... ...-
•Vkncodopc...ol"_.......

=..w . . . e.--·
a~o.~·dd-
, •• , ..... Snii_.L......Iivo ............................... indi<oredle ...............
~edomi"OoiJK'IIPimnurilualelilu ..... -le.nollooole-

'Gii ...... bi\llirichcll_...ddlo ...,,... ..n.llblrlo-"""'...m.I.C"tdo.UC.....


~c~oc-,; ..........,.. .. _ _ ........... Jitliasnio ...... bibliotrof... o.-to
,.,.,_.,,~-.., ... ......,doP.Nabcrliu.......... ol<çldoXV~
IN.Woarlokuni_.mdalirocipoCI!Irioollod_(..,...._odlo8ibbia!4.S..
,.,.,_.,.,...,,..,.;,.CJr.. I....-(-..W•(hlw;I'.C"-ol~
-..~Q~Lt../..olwp.~~,._,_,O.....Nri.NcpiadicifuWi •
...
.U.,.._IIt.t.-
............ po,..__.,Oiro,_lil<>riilli,_..;....,oeCJI;,f.w(-
r-.. ~~HT.~O....WIOoo.,.,.,_.s....,._NJ:S.
-~f.c;~1<oylo.w.Ndlo--cdiOIIIiolcMIIOdoii.Nrioolt ............
__..,pao~aoo~o..,_....,a,;lid.C:Uwdol'iaditepncnlcdiR.Noorn,~o/S.
-I!IBLIIamaL99ieJ-..dir.dill.Nooru.I:Mosohoo{a.MitoJillll.lanu.199fi.Diao......
_,,.,......,ac--......,_ioolwniddloi-...J.ZM""""'"'-/itr,..
...-.,-JG_....,.diDisd!orf.llo-~-.s..rco"'""..,..-oaloiol<­
re,!n.....,DI---JRH:I.IJ<.,.......(~IIihd»Mff·...-"'""*'-~ ....... . _
.. raulopliounir/illlldidoehonno<V~~~e-diriccoai_.iunbilibibliri:LIIGM.
ane in modo più enunciativo che esplicativo, le !ematiche princi-
pali legare agli altri due rapporti: il COiftinuum •Bibbia e liturgia»
intratestuale (evento salvifico fondante) e il to~~liiiUUfll «Bibbia e
limrgia»extrale:StwleUaBibbiandlalitursial-

I. Btiiii!A E unJRGlA COME CONTINUUM tNntATEST\JALE


(EVENTO SALVIFICO FONDANTE)

Affrontarequestatenwicasignificaintraprendereunostudio
molto ricco e complesso, per diversi aspetti non esplorato. Ciò è
determinato dal fauo dle la Bibbia e la liturgia non vengono av-
vicinatecomeduerealtìautonome(perceniaspettisimilieper
alni contrapposte), come spesso accade, bensl come una realtà
unica dove la liturgia fu1J8C, in ordine alla salveu:a, da comple-
meruarietà alla Bibbia e vkevena.
La Scriuura Q.l5todiKC la memoria dell'evento salvifico fondan-
te•. Tale evento è sostanzialmente parola. l:autore della leuemqli
Ebrei', infatti, apre il suo scrillo con una sinteSi che facilita la pre-
sente impostazione dcl tema: ocDio, che aveva già parlato (klilad
nei tempi antichi molte volte: e in diversi modi (polumerOs ktli
po/flltoposl ai padri per mez:co dei proreti, ultimamente, in questi
giorni (tp'esch.tou 1&1 hitnmin}, ha parlato (el./isen) a noi per
mezzo dd Figlio» (Eb l,l-2a).ln tulla la lettera agli Ebrei si illu-
stra ciò che Gesù ha compiuto. In modo particolare viene pre·
sentallllasuaoffena,nellasuamorteerisurrezione:eventichelo

w..,J ... J<roultor.._,OJ{t<Koli.S..W....I..tv<I<IO.-....~~


,.;,t,......._,.,.,.,~ththtfb11101tUI........6.t r...,.l.~hauWfa_,..
"-'o.Urolm,....~l.Dipori....abiliU~Iopondolobliopofio ........ P.E.t_.
>inlP.E.lAIIGI..... ~"""""mo.. ,n~,()olbn:J9"1Z;P.F..Luoc!MN,~It
~mD.mJ.Qwih<cl9"18;PI!.'-<-..~Iil6fw"JO.'MJ.Qua..ct'115l
~..,.londl"blooddlo-.ch<piia-';..;Un<loodollonoboi<hdoi_.,o..,..,.,__
"""'"~C-..........,-It<lcliin,_linu...,....,..._..._Aduno,.._,..
""'ooimo,bonodiJ;ono...,..._,;-·-.-._.....,_____ <UJ..,
..W.,..,(Iio:~..,._..,.&.opaia..U......olo..,ornddl'olbn,..-.-w....

............. .._. ......... _ . . , . _ _ ....... . - . .......riuio.fau..p.r..odi


J.....,,......,._..,........_incut-lo.INI~~ ....... l..,.hiucri.maliooiono.,_,,ra,
•Peoilpopaloelnin>ilo ......... ,paloOWcooi~-_.. .. Gcol>.
•aLtLt.u..DorJN,Je.....,a..JM""""'<t.J~•~""­
....,n,t'16Jl.pp.Jte-JJ6<A.v... uo;..~..o.,__,_,lif>ilo<_,__ ..... t96J:
tL:z--o,Do.c~lr<~T*'-.,.._'"'~Kolnlm.
costituiliOOl\O sommo &IICt:rdotc:. Dio, dunque, parla auraverso dò
che la penona del Figlio è, fa e dice (persona come parola·IVVC·
nimcnto). Poiché esiste un JlaraUclismo tra la paroJa di Dio c<in
questi ultimi giorni• c la parola di Dio «nei tempi andchbo c<in
diversi modi», diventa chiaro che anche nel mondo vererotcsta·
menrariola parola divina, prima di essere discorso era IYYeDÌJncn·
to'"· LaBibbia,dunquc,ègaranteispiratodelfattochcDiosiè:
IJO!uto comunicare in un modo e in una storia che ncUa loro pe·
culiariti. e unicità, ieri Ofllli e in futuro, sono COlltemporancamcn·
te «n1Ìsura» e «<uogO» di salvezza per tuili i credenti di tutti i tem·
piedirutdiluoghi;«misura»eocluopdisalveu:achevincola·
no la Chiesa, la impcg!lgno e la determinano.
Proc:ederado in modo 5intc1ic:o è possibile trovare ncllc due
esperienze, vcterotcstamentaria c ncotestamcntaria, pur neU'uni-
ti. data dalla categoria promessa-adempimento e ncUa differenza
dm dalla categoria del auperamento», alcuni elementi comuni
che illustrano il continuum restimoni11o nella Scriuura (crmtinuum
intratestuale).
t~) La Scrinura presenta all'origine l'evento primordiale·
fonrale salviftcO, vi&~~uto già come celebrazione da un gruppo di
persone".
b) Esiste una reluione profonda tra evento salvitìco fondante,
vissuto da un grupJlO di persone divenute assemblea primigenia,
e le celebrazioni successive fatte dalle stesse pcrscme, non più
come assemblea primigcnia, ma come assemblea successiva. Quc·
sta relaxionc ha due dimeh5ioni: la prima dimensione lega la ccle·
brazione primigenio {evento salvifico fondante) aU'assembJea
cclebranle·pi'Oiapista dell'evento, la quale nel tempo celebra
ancora non più solo come testimone, ma anche come custode
della memoria e prima c:mu:neuta dell'evento; la seconda dimen·
sione unisce la celebrazione primigcnia (evento salvifico fondllh·
te), attraverso l'assemblea celebrante, COli le celebrazioni succes-
sive, tutte leptc al compimento definitivo ed escatologico dcUa
salvCDainiziataconl'eventosalvilìcofondllhtesresso.
'"l'«una.o...,;,._.._..,clcnoàG.C:"""""".D.doof.~.uoE.Jb>i•·C.W..
, ........... ~T. . . . JJI".II..,_T..,_...LLT..,;,L'fll,a~l!.l7!M.
111'<fi'J\TM...UF.IIl.I·IJ,I6.111<1111< .... dNTo"'aloiGo•LI.!I!.W<Z6.26-H;M<-
14.22·z.I:L:2Z.If.2Glintoppo11Dol""""""ddlo--<lloo...,.,_dds-.
d Esi5tc pure un legame profondo ua la prima usemblca, pro-
tagonistastoria.dell'evento5alviflcofondante,elea&&embleesuc·
cessive, di5tlllzilue dalla prima dal fanore tempu e dal fauore
spaxio. Queste aste~nblce successive, sgorgate dall'usemblea pri·
ma, da una pane accolgono nella fedeltà la memoria dell'evento,
lasuaprimainlerpretazione,lelegicelebrative,edall'altra,cu·
stodendo, superano e arricchiscono la prima interpretaxione e,
per le dinamiche insite nel celebrare umano (antropologia) am·
plificano le leggi celebrative, rispeuandone lo spirito inizale.
J) La prima assemblea mentre compie le celebrazioni successi-
ve ricorda e interpret~~l'evento salvifico fondante. È la fase orale
del.lamemoria-interpretazioneehe,suceessivamente,diventerà
scritta. Nd testo serino si troverà il ricordo dell'evento salvilìco
fondante,lasuainterprecazioneprimigenia,lesuelegicelebrati·
ve fondamentali, la sp.ieguione essenziale dei vari legami (legame
d'identità tra gruppo pro!agoni5ta e prima assemblea celebrante;
legame di S~~CCenione-appartenen?.a tra prima assemblea cele-
brante e assetr~blee celebranti successive; lepme d'identità tra
evento salvifico fondanle e prima celebrazione; lqame di tensio-
ne lìnale tra evento Slllviftc:u fondante e edebruioni successive),
le t-einterpretazioni e le modifiche celebrative sua:essive.
e) Esiste, infine, ilteuo biblico, memoria e interprctax.ione dd
fano, ricco di una forza divina di salver.ca che supera la pura
memoria e la pura interpretazione. IltC$10, infatti, è portatore di
salvezz:~~es.i propone-perlalin•rgiacristiana-comepartees-
senzialedellecelebrazioni pos1bibliehe.
/) Esiste, infine, una celebrazione che non può aver autono-
miarispeltoaltestochehageneratoperchélalitursianascedalla
parola e da essa è modellata, sebbene ei sia anche l'appurto della
comprensione teologica e cultu111le delle varie epoche e dei vari
luoghi in cui la comunità celebrante è vivente. Contemporanea·
mente, però. la liturgia pona la Bibbia dalla situuione di parola-
memoria alla situazione di parola-operatrice di salvezza, massima
espressionediidentitàperlaparolastessa.Siricordi,infatti,ciò
che affenna il Deuterui5aia in ls "·lO-IL
A conclusione di 'luesto sunto che illustra il rontinuunr intrate·
stuale tra liturgia e Bibbia diventano necessarie anoora due brevi
amplillmCilti: esiste Ullll relazione intima tra credere, celebrare e
trasmeum:: aoisre un rappono molw solidale tra la liturgia e la
n11Scitadelte5Whiblico.
Alla luce di quanwè s1a10 esposto diventa chiaro che esisre un
lepme inscindibile fra aedere, celebrare e trasmettere. Il bino-
mio «eredere-celebnllr'C» è panicolannente evidente nel vangelo
di Giovanni, dove l'espressione «credendo, abbiate la vita nel suo
nome»" lega inscindibilmente la fede aDa celebrazione. La breve
scquenzadirestigiovannei(Gv3,1,.16;6,40)cheospiral'espres-
sione, appartiene a testi che sono tipicamente liturgici. Le prime
due dtuioni appartengono al discorso Irti Gesù e Nicodemo (Gv
3,1·21) dove il tema fondamentale è la crinasdla clall'al10ooo, di
chiaro contenuw banesilnale (cfr. v. "· La terza fa parre del co·
&iddetwdisconodiGesùallasin~diCafamaosull'eucaristia
(Gv 6, 22-:;8) dove inequivocabilmenre la vira eterna è lqata aJ.
l'aoperienza di mansiare la carne di Cristo e bere il suo sangue
(cfr. w. ,_,4). Il binomio t~eredere·cdebrai'Cit è inscindibilmen-
te lepro all'annuncio: ..Ogni volta infaui che mangiate di questo
pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signo-
refinchéesJivenga,.(J Cor 11,26)''·
Molti testi biblici sono nari dal!.alirurgia, ma molti altri sono
natiinaluiarnbiticomelacateches.i,ildirirto,laprofezia,ecc".
In questi SteSSi ambiti ~i continuarono a trasmettere. Quando,
però, si Jiunse alla reduione del resto, non è lontano dal vero
affermare che il resto biblico a livello redazionale è stato pensa-
lo per la liturgia. Che sia stato pensato esclusivamente prr essa
non è una tesi sostenibile, ma che sia stato pensato anche per
essa è, al momento, una tesi di sufficiente evidenu per i dati
conosciuti"· La Scrittura è per la fede celebrante. Solo nella fede
celebrante la Bibbia giunge al suo massimo grado di aopressio·

"tlpmdwr.odlllknp,_<........,~doi......,PJII<'M•~""""'d<i• ~ ....... lllitl.


Ttlo .......... liri...,..inGd,L,.Li;o6,40)
"luKhepori'ATibi..-.~o~oralopoo.U..~.Sioalo,poo<f<lao
pio.~...,...,lm<rariodcllo~lnlilll,26:LJ,\8;d'o.ll.L•W...,..-,.a-:
-).\7(oli_lo_).loi(P<t•••P<•io•oifislipo•-~«<.
I•Cir.A.t...ow.._lr"""'•Mf<>-4<n.Brt6tor...JI'I•owlto-.a-ial981.
"Ur.SNa>m,llnolilld<MJdl.. T....I«Y-,ParioiJIS,I'IllwUBJE.U&bk'flhl<
J.~.inMO.I26U'J761.pp.LO-IL6;KPJ.-.I.#wrk·~•.h"""-.ioMD.I8'J
nm~pp."·7S.
ne. Questo dato era stato immediatamente percepito d111li 1111ti·
ehi: per esaere accolto nel Cftnone biblico uno serino, oltre alla
paternità apostolica, doveva avere anche il requisilo di essere
leno neUa edebrazione liturgica.

Il. BIII81A E l.mJRCIA CONE CONJlNUUitl EXTRATEST1JALE


(LABlBIIIANiil.LALITURGIA)

Uscendo dal teato biblico e prest1111do auenzione alla c:elebra·


d:~;~-:d~= flh:~~':::;:rd'atJ: ~!=~ l;~to=cbddl:
eelebra7.ione •• e la seconda eonsisle nella riformul11.ione de1l.
Serilluranellaeelebrazione.

l. La llruttura proFonda dell. c:elebrazione


L'affem~azione diSC 24 «dall'afflato [dc:Ua Seriuura] e dal suo
:~;.~~~u:J:~ 1 df;:~ ~~.d~t~li~n~~.::f:
solo di epressioni, frasi e perieopi. Esiste aneheunalotOeonse·
quenziali1ì che rispeua determinate logiche o schemi s1ruuutali. Al
&115&CBuirsideirestièsouesoun«modeeJo,o.eheritomll,un«an:he·
tipo>o,uno«&ehem~~t,un«escmpiodaimilai'Citeheeoagulaeordi·
na sia le &ingole 1Jerieopi ddl'eueologia sia ruuala celebrazione. t..
struuuraedebtarivae lastrunurazionedci teSti litutgici.infaui,
derivano da certi schemi c.:debrativi ed ew:olosid di tipo biblieo.
La Slruuura fondamen1ale c:he lega l'evenlo salvilìeo fondan1e
con la c:elebraxione,la Serinura e il compimento, è un quadro gio·
b.te dcnuo al quale 5i inserisce e dal quale prende sisnilkato ogni

10 S.._..!i ... clirioooaoioedanoijlilftldi<hcio-.-o..U.cbloaraionc!Jiodol<ll


.X.docobibli<i.lo..dinddlobroqion-.Tnimoll<pliril....ricloooic;.oi-na.nlorr.
WO.E.OtiTDlEI,Jlo-,...,6~"'""a..;,;...~.O:duodlnJ:H ~
Mt,.t1Nhil~.-l9.16;F.G...,..,1io-J-rl>.,_.,.,dot-..s-­
t-dool9.!11:G.Dn<.tt.~of-lm.rfy,l.-lonl1N':LI..!cu.AIIMW.IN~­
~.,t...,...,.,_,..,,__.,,,_kiCi#Po•.inoN.oa.dlo.....,'JWalosiquo.
UU960l:/.F.Atm ... IJj,p/oO<IwltiiWptlotl<~'"li-...J.i.~•IM""<'J.
r~tJ"'-,in.....,.~6lllm.i,pp.J71)99.
ceJebruione successiva alla celcbra2ione prima. Le componenti
di tale struttura fondamentale sono diverse, delle quali vanno ri·
cordatelepiùimponanri:l'allceru:a,Ùiccllllpasqualeel.bcnedi·
~ione.
tt)L'alleanzaèlastrunuragiuridieachcn:go.lalavitaddl'anti·
co semi". f:. anche la struuurateologica adopemta dalla Scrittura
per designare il rappono che esiste tra Dio c il suo popolo. Geiù
stessoindicanell'alleanzanuovalastrulluracelebrativabasilare:
«QuestocaliceèlanuovaalJeanzanelmiosangue...»(L:-22,20>
l C.O, Il, 2.5; dr.MJ26, 28; Mc 14,24). L'allusione ai testi biblid
anticolestamentari (cfr. fu 24,8 c le 9, li in Mt e Mc; Es 24, 8 e
Ger) l, 31 iD Le e 1 Cor) eviden:da l'uso che Gesù fa del termine
~an-= è il signif~a~to tco1ogioo di patto ehc il termine b'rlt
auumeva neU'ambito biblico". Nella celebrazione dell'aUcanza
biblica troviamo due momenti riruali distinti e congiunti intima·
mentetraloro:ilritosacrificaleel.proclamazionedddocumen·
10 dell'alleanza. La celebrazione eri5rilrul è strun:uralmente impo·
stalll su due momenti inscindibili: la parola e il segno. In modo
pan:icoJare troviamo questa bipartizione ndla ceJcbra~ionc deUa
Messalcfr.l'nrelfOtlllld40rtloL«tiottt~mMissae,l98l,n.101.
b) La cena pasquale'", na" come celebruione familiare (pa·
squaegiziana),divenutafestadipopoloacaratterenazionalc{fe·
sta del tempio), prese la fisionomia di &sta ambivalente all'epoca
di Gesù perché l'agnello veniva immolato nel tempio, ma consu·
rnatoliturgiclllllentenellaccnafamiliarc(fcstatardogiudaica).La
cena pasquale è un altro elemento biblico che diventa struttura
perla celebrazione cristiana.
c) La benecli:idone giudaica è una seconda struttura rdigio·
sa di origine biblica"· Nonostante il bisogno di alcune precisazio·

"<1r.Y~,HtllniisJJ<St.w.b........,...I.Lipfiqto<tln,...~~.t..;p.
IÒIII,\;G.N........,<ou.l.-.,.tc.....-th>/orMI.,.t».A.w_,_l!.o•.Piolilooqcl"';
K a.,~ZU.Doa....lt~.N..bdoeniW.O,D MlcC'".....,rt. r_,..-tc-..lbno
t'l6);r.-.u-.r.a-...t...tlff.r.n.tn6.
10 0,.N.f11CUnU.N.-,...~""""""'"'·......,''"'
"J.P.IIU~EJ,Cr~~~riln<Nil<dfi-tnMtwlkolrfl'.wlwUHr ..-.,_.,l!pht..~
ID(L"''.pp.IJ).JIIJ.SioniUdoll'ololoanoioooe_,.,,.diunooticak>-inU.OLL9HI.
pp.J711~.ct.oo-...too.aol'<bl.oooaon<oliuno.......,, ....... nolt9nol-inlefo
.......,,(<diO.fotdoui-"'v..l(ldl
n i"', grosso modo si può dire che la benedizione giudaica di tipo
cubuale 1' èsuddivisa in ue momenti (invito a benedire, anamne-
si dd1e mit'tlbili4 Dei, dossologia finak) ed ha un niplic:e valore: di
ana11111esi, di azione di grazie c di preghiera. Da qui il legame, non
esaustivo e tanto meno equivalente", Ira b'rildh (benedizione) ed
eucaristia, in quamo neUa benedizione mana il sacrificio".
All'interno poi di queste esiste una serie di altre realtà fonda-
mentali che hanno un ruolo Slrutturame imponantissimo, come
pe1' esempio: il sacrificio e l'anmnncsi.
J) llsacrificioèunodciccntri del cultoanticoteseamentario
che diventano paradigm& per comprendere neUa catc:gorill del sa-
crificio cultuale la morte salvifla. di Gesù, realtà che unita aUa
suarisuuezionesalvifiC8,diventacenrro,a.u:s&,modello,conte-
nuto di ogni ce.lebnz:ione)O.
e) Gesù dì espresso ordine Ili discepoli. di &re anamnesi" (dr.
J Cor 11,24.2,). Purndla diffic:oltà 11. npire f10o in fondo il valo-
re di t&le espressione, si può dire che l'anamnesi è una sttullun
c:clc:bn!riva bibJica passata ..U. cdebl'lll!ione. Con l'arwnncsi, in-
flllti,l'uione dello Spirito «rende presente in maniera efficace e
dinamical'azionesalvificadiCristo».
Infine esistono altri elementi 5II'Utturanri che fanno sentire in
modi diversi il loro influsso neUa celebrazione, tra i quaH vanno
ricordatiiln"belat&lih.
/) 0 rib"' è UDII. &llUtlura giuridica semitica che i profeti Jwmo
utilizuto per far vivere al popolo di Dio l'espcrienu di perdono. 1!:
attkolata in modo molto semplice: prima Dio accusa con la sua
•ar.TJ.rAW:Y.O.Jt~~r~v....,..."""'o..-.;nMD.I»
nmt.w.•·"·
"""""'uno-.labmoolioionedllonnobmood.iamo!o.......,,.._m.;,.--do
........_
<iu<(llll>,l"-1<-fqJilttO........,..riwiM>oOiocl'a,..,.w-old-dllol.

~>O..R.J.IaloG.oo.~, ......... lbio .. ti>.r;m,Gl.ti~llomai!I6S.


IICfrii.C..:.W....~*·"""""'-"_,_.IM,fii"""'T..,_..,,;nND,llJ
(19.,~ .... 7.JS.
,.Cfr.B.N....,_._~lnNDL.pp.IWIJOJ,
"~.a ........... a.n...,M,-.,.,,._.,11112.S.-o!.,in...dopono<Uiooe,l''"-
.......a.diB.N...,,,.._,...,_,..,..,inNDL.pp.azo.al8.a~~~~•IIIJ'iobiblio&<of",..
.. a •. J.Vnu.t.potrWt--.6tM.Bn.::ioi'IE4:J.•IAIIn.•,IA~~
_,_.,...,....,.._Mrii~,Mon!of,oii'J67:K.Nm=oo,~..,,....,.,Mtl
/........ ~1--o/ .... l',.,«rt<l-/lld>,..,_,Sbcl&old,,.,..
puo.la" e successivamente il popolo, aUaluce della paro!•, ricono·
5CC ilproprio peccato. D n"b normalmente si conclude con il perdo.
no pieno da pa.rte di Dio. 1.111 pa.rola pre<ede la conversione, rim-
proverandoeilluminando.laguidaedont il perdono.
g) L• WJihH è una preghicn. sorta nd postesilio in ambito fon·
dunent.Jmente pen.iten:lliale, auraverso la qllf.le il popolo contern-
poranwnenteconfessavalapropriainfcdeltàelasuperioritidel
pa.nner (Dio) sempre fedele. t.. confessione dei peccati era intes·
sut•nellaconfessioncdifcde:lllpa.rola-avvenimentoveniva.,ri-
cordala» per confessare la bontà-fedeltà di Dio c riconoscere la
rispost•ncgativa del popolo".

2. La rifonnulazlone deDa Scrittura nella celebn~zione

La Scriaura è presente nella celebramene non solo a livello di


oe&IRIUura pwfond11», ma 1111che a livello più immediato. Nella
cclehn:l!ionedti'UVllnoscgni-s.imboliegestianintidireaamente
daDa Scriuura. In modo panicole.re, però, va evidenziato come la
cdcbrazionc preghi la Scrillura (cfr. la Liturgia dcUe Ore), la ri-
fonnuli nei suoi tesd eucologici e la proclami nella liturgia della
pa.rola. In queste poche pqine Yeft80!10SOIIo1ineate in modo pa.r-
tkolare la rifonnuluionc c la proclamuione.

Il) Ul ri/om~ufilzione della Scn'ttuM


La duplice attem:ione alla Scrittuf'll e all'usemblea celebrante
fa:enascerefindaUeorigininellaliturgiadellaChicsaunlinsuag·
sia panicoJIUC: la prqhiera trana dal testo biblico. Talecaraucri-
n Diaotioosio_.,......,;mmri._M.nlcr~.Jo;pm(<ll.-pooolodioino_,..
• Cl• Kc-t.llr>Tkvilf..,..I1<Wl"""'li6JJ...U~•• ZAW.I7lltl041),2)4-240:
~·.;!;:~~~-~~1 :c.-...........~T~hii"""'-T"
"o....do!C.G,.,.._,L.o,..,._"'-MUR.,..-el--•~~~.u.pm
,__,.Jz ..... fo.-..... l'ltllbof.........
.................... L.o .... ............ _
~
lo .......... lo .........l o l i i l i / J -
... _(E.MA>zo.L~--
s...t....U._..,.x..n.lftl)rlo .. ~""""loooudiodiGi ....... llilnobnoeo....._
----<hol".....,;,u.oioiouoinuno«DD_.),:cdocèlq,olloLAooWt--
ra~c
.. ....r... MMiont.
-·~"""""" ""'"""',..'~""·lobr:ord-.lo•-•loOUJ'I'Ii<o.
......... ~....,.... ..n.
Slic:a dellc eucologie è sempre srata presente nella litu111ia della
Chiesa. La Scrinura, infatti, è pruc:nte ndl'eucolosia o come ci-
tllllione o come allusione.
Come esempio di dtuione si può prendere in esame il lesto
n. un del St~Cr~~mtmltlrium VeroPMnse che CODiicne ndl'amplia-
mento una csprcssicme che scmbra molto pocdea {spkndm gforille
IIUIC') per indicare sia la persona del Salvatore sia l'avvenimento
ddl'incamazione.. Pn:demlo come punto di penenza lo rpkmlor
gloriu,inte&Ocomepersona,l'espress.ionerisulraessereunacita-
zionelectcraledifbl,):c. ..qui(filius)eumsitspkmiorg/orMeet
';:::::::/:::!j=:,:;:, ;jj:::::::::::,~U:,e:J_
sis. ..». n brano biblico con l'espressione splenJor s/tJriu inlende
evidenziareladivinitìdiGesilauraversol'illustrazionedeUastret·

~-:l~à~;k~J::~~~~ ~f'trb! d:U~fe: ts::~. ~~


«emaiUiidone e imllUiginCJt. Quesra temalica (uniti. Ira Padre e Fi-
glio; il Figlio «rivelatore» del Padre) è tipicamente giovannea, ma
in Giovarmi - po::r l'tu.llon: dd to:sto lkurgiw- nun si IWVII una
espressione sinrecica, oo.rne ques&a della lettera agli Ebrci (spkntior
g/orlM), per esprimere un d11o cosi. ricco e complesso. Se, invece,
l'espressioncsplenJorf}mi4evieneintcsacomeavvenimenm,risul·
ta essere una citazione letterale di & IO, 4: «Et eielltlltl est g/oritl
Domini Jesuptr chtrllh lld limen domus, eJ rep/et4 esi tlotnus nube,
eta/.riumrep/etumestspkndoregforiaeDomini». UtestodiEze..
chicle illustra gli ultimi is1anti della proenza di Dio nd !empio di
Gerusalemme: egli ritira la sua presenza, splmtior glonile, dal tem·
pio per Qllligare, infaui. i1 popolo per i suoi pe<:alli. Poiché c:on
l'incamaxione del Piglio ritorna tra gli uomini lo spkndor gloriu,
aDora sisnif~ea che Dio è nuovameute preserue tra le sue creatu·
re,cheilcastigoèrimossoeperciòlas.!vezzaèunarealrànon
più da sperate, ma, e$5Cndo prcsen1e, solo da accogliere'".
Come esempio di allusione" si può prendere in esame iJ testo
>oQuoom,.._, ..... lloriociMno--ooncrtilooliDiofnsliiJIIIIIiniabWopod
•no!o~~:.U.d..,.... .. - ·-·-diM.Ccloo:chicdov••Diodo-.W...Iop..t.d"...;n•lli"r
Jl.L82J).Mo&_pwl..,fiOII-pn)odlaCd-lololo;t.ln""-olou ...... hcool
odlo.olhnioael.itlinioun...,ob .........
"Siboo.. di<11001pia<un"-udi~•C..,..-...b;bli.,..,.-....,....,,_
doo!Mtoo......,iru<V<vloslrii• ..,<I<IOipÒOdi-lmnvoipiiOlo-inA.IIw!o·~.llwA>..
~~~-J.,,_,.,.Iifttn~f'.11nll'-1'166.
della coJictta" della II domenica di Quaresima dd Messale di
Paolo VI. Si può chiafllmcnte notare come nell'amplificuione
(nobis Jikt:tum Filiumtuum11udire praecepim1 ci sia ua limpido
rifcrimenro alle parole dte il Padre dice durante la nasf~&urazio·
ne di Gesù secondo la tradi2ione matteano-marciana (Mt 17, 5;
Mc9, 7; ma mcheDt 18, 15 eS#/2, 7). Com pure c'è un chiaro
riferimento al tema di Dio·putore nella petizione della Slessa eu·
cologia (verbo tuo interius nos !MJ«te digneriJ) con un evidente
richiamo aS#l2J (22); Sir 18, 13; ls40, Il (dr. anche Qo 12, Il;
Ger31,10;&J4;.Z.:.9,16; lO,J;Gu 10,1·21;Eb U,20;e<:c.).È
molro più interessante il fine della petizione (ul, spirilt~lipuri/ial­
toinluilu,g/qri4elu.el4etellturtlspet:tu)pcrch6ilvocabolarioè
ripicamentepltristico-lituq;icoepcrch~aprimavista ilte~toli­
tutgico appare lontanissimo da qualunque legame con il tcst.o
biblico e con la relativa teologia. Il verbo J.etor esprime la &io.ia
per l'esperienza storica dd mcmdo futuro. Inoltre l'ablativo ISSO-
Iulo f.spiri"l111i p~~ri/iCtlto inlut~u) c il complemento indircl:to del fine
deUapelizione(t~spet:tu)!IOTtolineanol'espericnzadelvedere.llte·
sto del fine della petizione, dunque, dice esplidtamentc alcune
rose: il nonro mondo intctiore viene chiamato a puriflcarsi per
poter gioire, nella storia, della v.Uione (non 1otale ed a;austiva) di
un qualche cosa che appartiene al mcmdo di Dio". Se si pone al·
lcnzionc:, lfll i lmli pouibili, allegarne Ira i11ema della «gioia» e
i11ema dd «vedere», due sono i 1es1i fondamentali deli'Anlico
Tesramento che lo coniugano:St~l69 (68), JJ (Vùie~~111 fJ'Upem et
14etelltur...)e.5tll1071106),42(Videlnmtrectietllleltlbtllltur... ).l
protagonisri ddl'esperienza wedcre-gioirc» sono i /ltlupem e i
rtaiin quanto 50lo costoro in tulla la tradi7.ione biblica sanno
scoprire l'opera di Dio neUa storia. Queste due carauerisrichesi
ritrovano anche negli lpailoli, che sono socialmente dei «nessu·
na»esonostatiiCSigiuslidaGesù.Dqli.apostolisidice:Gwi.ti
SMnt ergo disdpllli, vito Domiiw... (Gv 20, 20). I cL:epoli, che in·
camano la figura degli umili e dei giusli, sono protagonisti della
gioiaescarologjcapc:rehéhannovistoilSlgnorerisorto.I:assem-
»J.olonl•~•ln.l.,doll.ikPMou•dims.--(M.J'unM.I..,._.~
s.--.!'.o•I'12J.U..,...<f--pril-lidl.JI<.,MI"...,.-,.,.,;r.h..
. . . _ - . . ..... ;... ~-.oM..,.,~·-26.11.
"Ndcoooc•••~<-ti1NI10 .... 1..&au........,.
blea oranle, a somiglianza degli aposmli, chiede il dono di poler già
nellasiOriapreguslarel'inoonlroconiiCriKOgloriosodeUauas6-
gunzione. Ciò può awenile solo atllavcno la purilic:azione inre.
riore (spin)•li purifl(tlto iiii.JI/)u) in quanto oggi l'assembJe. può
conoscere le reallà cclcsLi solo pe' speadum in tm~i&»ftlte, solo nd·
l'esauologiavedriDioCacciaafacciaeloconosceràperfeuamente
(cfr. J Cor IJ, 12). Cosa $igniflca quardo inaeriore puri6ca1o? Il
teSIOJilurgicorichiama fz8,2 (eluitJJ; elee«Sillli/ituJofiNifitiS-
pedUS igtlis: ab t~spedll """boru"' ei11s el tkorsu, ipis, elt~lu,biJ
riuselsufSII"'f{UiiSiiiS{HlCIIIssp/mrlmis, 11tvirioeleaTi... ). Il testo
profeticosuggerisccl'idc:nli6cazionedellaconremplazkmeinterio-
recon unaesperienza«luminosa»(cfr.ignis, igni, sp/endoris) inle-
riore. Tale aperic:nu luminosa inaeriore, però, ~ sii. in qualc:he
modo richiamltl nella stessa pelizione dclla caDena che recila cosi:
vel'botll()illlerillsnosJ111sfm!dig~Tis... Ndlaparolachepurifica
interiormenlc l'115e!Dblea è plllparala a cogliere ciò che la Sles&a
parolasvelanell'inlimo:ilvol!odelCris!otrasflgunno.

de~?od.UadS~;~c;:n~l~'dJ~~=!Janf.:~11eis:S;~
rito sono permeate k: preci, le orazioni e sii inni lilursim. è. sia·
to, però, visto come la Scriuura non sia solo riformula1a dai resli
euc:ologic:i,masialllldlellrodamatanellaliturgiade.Uaparola.

b) L. prodttnuu.ione Jelltl Saillum"


NdlaliturgiadellaparolalaSeritturatrovalasuapienc:zudi
atluali~zazione ... Inlineadima&&.ima,lal.iaurgia,especialmenlela
liturgia sacramenlale, di cui la celebrazione eucaristica è il veni·
ce, lllalizzal'atNalilllltll'.ione perfeua dei testi biblici, perché ne
situa la proclamazione in seno alla oomunilà dei credenti riunili
auomo a Cristo per avvicinani a Dio: Cristo è allora "presente
nella sua parola, perché è lui che parla qull!1do nella Chiesa si
Jeue la Sacra Seriuura~,. (SC 7). llle!ilo &erilto diva111 cosl nuo·
vamcn1e paroJa viva»". Se questa è la dimensione teologica del
":lu"'',..O"'"o&lo•udioano-r.Cfr,.hmlrolur~/.iJwV<.Pan<lWO;M.
~a~&--.o,-J,Doo,-41.- a..a.-.. ... 1</h,__.hll. __ ,.miocllolloloo-
u• .,_,-......r..-,1-ol~
...... ~..Mll.•,.,,,,.I'-*...U.Eo.oooriÌI
.,.;~~;';~O..UrA./......,.........U./l;Wr;o~Chino.CirllddVtd<ro·
resto biblico proclamato, n:sta una tematica di una cena compla-
sità tompfelldere la pericope bibJico-liturgica proclamata nclla
cclebraxione. Poiché un discorso complessivo è imposs.ibilc in
poche righe, per formulare un discolliO obbJigatotiamcntc breve
e sufficientemente completo, è prefcr:ibile fare alcune considera-
zioniprincipalisoloinordineal Lezionariodomenicale-festivo.
Una prima OlilieTVIIxione sulla prodam~Rione dcUa Scriuura ncl-
lalilurgiadcUaparolariguardalafisionomiadellapericope.IIbra-
nobiblicovicnetoltodalsuocontestobiblicooriginaleecollocaro
in un nuovo contesto, quello celebrativo. Questo passaggio di con-
testoinqualchemodoakerailsignilìcatodcltestopercuiunalet-
turaC!IqiCiica"deUapericopediventainsufficientepcrlastCII5a
pericopeinseritanelcontestocclebrativo,cheècomposlodade-
tenninaritestieucologiciebiblici.Giiil'rllenotflnd.OrJoLedio-
~tNm Misrflr del1981 affermiiVllllo alla nota 7 dd n.): «Uno sresso
testo può eaere letto da varie P~golature e usato in diveqe occasio-
ni e celebrazioni ddl'IIJUKI liturgico. n che è da tenere presente
ndl'omdia, nell'CSCF~i pasrorale e nella aottthcsi. Scorrendo l'in·
dice deJ Lezionario, per esempio, è facile vedere l'uso nei vari tem-
pi dell'mno e nelle diveqe cclebrv:ioni dei sacramenti e dci sacra-
mentali del cap. 6 o del cap. 8 della Lettera li Romlllli».
I: alterazione, poi, non si ferma solo al cambio del contesto, ma
molto spesso si prolunga in alni interventi più piccoli, ma rum
privi di conseguenze. l testi biblici del Lezionario vengono spes·
soalteratiintredivcrsiclementi.
- Ndl'imipit ... D testo evang<.-lico del L..czionario della XXX do-
menica del tempo Ordinario, ddo B, (Mc 10, 46-52) inizia con que-
ste parok: «<n quel tempo mentre Gesù paniva da Gerico...... La
pericopeoriginaledcltestohiblico,invece,inixiaconqucstealtn:
parole: «E giunsero a Gerico. E mentre Gesù partiva da Gerico...».
Nelcontt$10biblicooriginaleilliiCCOhtositrovaall'intemodel
grande viaggio di Gesù verso Gen.JSalemme, dove si compirà il
mi&lcropasqualc.lltagliodell'indpit,invece,iiiO!al'epi&Odioelofa
diventareimportantepersestesso.Laconseguenzaèevidente:l'u\.
timoverseno, il v. S2 (..Esubito riacquistò la vista e prese 1 seguir-

Mf'a-lcft ... <>CB<~icodrllo~o·,n-qudlolclru,.<hononnalmcmo..,hibliwalo


ddloP<n-all'il•<•:lll~doloonl....,bibli<ooriainolo.
lo per la strada») perde tullo il suo valore di «Sequda di pancdpa-
?.ione e imirllxione» di GeW, fino al C.aiYl!rio e fino aUa riliunezione
ptt divenwe una sequela di simpatia e ringJ'liZillmouo.
- Nell'explkit. Utesto evangelico dd Lezionario della XXVI do-
menica deJ tempo Ordinario, ciclo 8, (Mt 9, 38-48) inizia già con
unaalterazioneinspiegab.ile:«GiovannirisposeaGcsùdiccndo. .....
(iltcstobiblicooriginaleha;cGiovanniglidisse.....).Giovanni,ori-
ginalmente, apre il probkma dell'esorcista estraneo al gruppo dei
dodici (testo biblico originale) e non risponde a Gesù (testo bibli-
eo-liturgico). Non si sa, in fondo, a quale diseorso di Gesù leqi-
~ca GiOYllnni. Ciò che però limita il significaro del testo è il taglio
r~r~ale letterariamente dubbio, fatto dal l.Wonario.lnvece di pro-
seguirermoaMt9,50,vienetagliatosubimdopoMt9,48.1n
quato modo la pericope biblico-liturgia uni&ee il tema dell'estra-
neo{Mt9,)8·41)altonadelloscamlalo(Mt9,42·48),toglicla
diffieoltàc:sqeticadei due ultimi verse~:ti (vv..49·50) ttlcvidenzia
lacontrappoliizionetnGcsùeGiovann.i.
- Auraverso la sottntzione di alcuni versetti. Il testo della pri-
ma lettura dd Lezionario della JV domenica di Pasqua, eido C,
(At IJ, 14. 4)·52) è impoverita della pcricope che presenta l'in-
rervento di Paolo nella sinagoga di Antiochia di fuidia (w. 1!)42).
In tale omelia sinagople PaoJo, partendo dai testi della l.cgge c
dei Profeti (v.l5)annunc:iailkeryg1114diGc:sù.Soloallalucedi
questo testo si comprende il v. 4J (ripresa del testo biblico·ntur-
gic:o); cmolti Giudei c proseliti credenti in Dio seguirono Paolo c
Barnaba cd essi, intrattenendosi con loro, li csonavano a pcncve-
rare nella gra:tia di Dio». Ccnamcntc il testo biblic:o·liturgico è
sen:t'akro un po' problematico; «(In quei giorni, Paolo c Barna-
ba, auravcrsando Perge] arrivarono ad Antiochia di Pisidia ed
entrati nella sinqop nd giorno di sabato, si sedeuero. Mo1ti
Giudei c prosditi credenti in Dio seguii'()Jio l'aolo e Barnaba ed
essi, intrattenendosi con loro, li esonaYl!no a perseverare nella
gralda di DiO». Esegetieamente non si riesce, infatti, 1 capire per
quale motivo i moJd Giudei seguano Paolo e Barnaba. Liturgica·
mente, rebbcne il testo sia cucito goffamente, si comprende che
la sequela dei molti Giudei è lq;;lllllaU'autorità dell'csonuionc
apostolicacircalaJ~za.
Il nuovo contesto e le alterazioni vengono accompagnati da
altri fattori che ponano a una comprensione del testo biblico nella
lirurgia molto diversa da qucUa onenuta artravel'50 laleuura ese-
getica. Si tratta, fondamentalmente, di quattro demenli.
- Lagerarchizzuione dei h:Sli biblico-liturgici. «La lettura del
Y.ngelo rosliruisce il culmine della stasa Liturgia ddla Pawla; al-
l'IISCOirDdeiVIIfl8dol'as:sembleavienepreparall.dallealt~ktture,
proclamate nd loro ordine tradizionale, prima cioè quelle dell'An-
licu Testamento e poi quelle del NUOVO»". D&ni brano evangelico,
infatti, è una esplicitazione cd una llfl80]arura auraverso le quali
rileggele, comprendere nmistero pasquale di Gesù celebrato in
quel momento liturgico. Se gli altri testi sono fondamentalmente
orientati al vangelo, è chiaro che la loro comprensione è c:ondizio..
nata sia dal tipo di lqame che hanno con il vangelo sia dalla lettura
fondamentalmente cristologica delle pcrioopi.
-La lettuta ctistologica'" della pericope dell'Antico Testa-
mento". Già la Dei Verbum (0V)15 e 17 diceva con chian.oua
che «l'economia del Vecchio Testamento era soprauuno ordi-
nata a preparare, ad annunziare profeticamente (dr. L& 24, 44;
Cv 5, 39; l Pt l, IO) e a significare con vari tipi (dr. l Co, IO,
Il) l'awento di Cristo redentore dell'universo e del Regno Mes-
sia.Uco... Poiché, anche se Cristo ha fondato la Nuova Allean.u
nel sa111ue suo (cfr. Lc22, 20; 1 Co, Il, 25), ruuavia i libri del
Vecd!io 1C:stamento, integralmente assunti nella predica:z:ione
evangelica, acqui$tmo c manifestano il loro pieno significato nel
Nuovo Testamento (cfr. Mt 5, 17; Lt: 24, 27; R.m 16, 25-26;
2 CM), 14-15), che essi illuminano c spicg1n0». La consegucn-
xa logica di queste affennaxioni è limpida: «di tutta la Scrit-
tura, come di ruualacelcbrazioneliturgica,Cristoèilcentro
e la pienexxa,.•. La liturgia, dunque, mandene una fedclti
secondo la nadizione alla lettura cristologica deU'Antico 1C-

"fu""*"'-o..lol-/llt,....n.L,.
11Jl;rimmodiou~do-oofro,.....;.,.,odii11110T.oSt:rilwn,n.ediiiOIIOb
od...._tn.,.;c..Criiloof~<m~r<>olopim.....,.(,._,.....Uo..lor..m-lll,_..n.,l
oll..-<h<~.,.... • .,._,..,,.DVIJ.
'"N<IIrdommicbt.!il'ooq"""'._"""'""""'"lmunlnlilnni<loFAn•WApo
IOoli:~i~~=~-o..lol.«t_M,_.L91t.n.ILILII-
stamento, senza nulla togliere a cerli tentativi, che tendono ad
andareoJtre".
- La rdaxione tra prima leuura e Vangelo. U legame tra la pri-
ma lc:trura e il Vangelo è: normalmente di tipo tematiro: «La mi·
gliore forma di concordanza tematica fra le letrute dell'Antico e
dd Nuovo Tesramento è quella gii pteaente nella Scrittura stessa,
in quanto che gli insegnamenti e i far.ti riferiti nei testi del Nuovo
Testamento hanno una telaxione più o meno esplicita con fatti e
insegniiiJlCilli dell'Antico Tcstanenta» 41 • Può, però, essete anche
di tipo profetico (promessa-adempimento), tipoJogko (anticipo-
pienezza) e~ (mentalità, sapienza, ecc.): «l:economia
dd Vecchio 1Cstamento era sopratlutto ordinata a preparate, ad
llllnunciare profeticamente (d'r. ~ 24, 44; Gv 5, }9; J Pt l, IO) e
a significate con vari tipi (cfr. J CorIO, Il) l'avvento di Cristo
redentore dell'universo e del Regno Mcssianico. I libri poi del
Vc:cchio Testamento, secondo la condiziooe del genere ummo
prima dci tempi deUasalveu. instauaua da Cristo. manifestmo a
tutti la oon05cenu di Dio r cldl'nom(l e il modo con cui Iddio
giusto e misericordioso si COIIIporta con gli uomini. I quali libri,
sebbene contengano mche cose imperfette e temporllllee, dimo·
strano tuttavia una vera pedatogia divin ... (DV 15). Si ha, infme,
la forma più elementare di relazione, queUa sugge~ita direnamen-
tedailitolichesonopreposciaUesinJIO]eletturc:neUostessoOrdo
LectionumMisS4C''·
-Il valore della secondalcuura nei tempi foni. Nel tempo or·
dinario si sa che la seconda leuura viene falla Con il criterio della
l«tio semkrmtinw", criterio che qli inild della Chiesa era valido
in qUisi Lutto l'areoddl'mnoliturgico". Per i tempi forti si han-
no alcune indice1ioni*che ponmo a considerare la seconda let-

410<J.l..MaEHZ11.T...... J.I//IotlltuT-.I-L97&).
"'~OJot--lllm...n.67.

:::::~:::·
"Trwz.:..t..lliWot.s--/~ilon.~<rim>.mwli.•R.c..:amlo""ro
di~DJr..,.,.n.tf...-K..,_,i,~•-~•U,..,..,I.Podonl"l·
pp.I92-ZU.
"1'*"-""0oolto'-«_""-....,nool"'"'......,.......,;...,._....,...,r....,.Pc.r
l"AnaiiD..!ol.ll•oedeii""""'NIID""'._..., _ _
. ·~onniiiiJi.m...,_ia_,lt.....,.,(.
llirbediqu....,-ln.91).Pc.r~Norolele-"""'l.ll"'"-""''"inJI'IIC"'dolloo...._
tura comeclemenmchesuggerisce la«te~limonianxa»: i testi sono
orientati a susserirc i valori e i comportamenti conformi all'01tic:a
concuisi(C]cbrailmislcropasquale.
Qucsro itinerario di indole enncncurica è stato compiuto pre-
stando anenzionc alle pcricopi biblico-limrgichc c alle loro rela-
zioni. Un discorso oomple10 nccessi1a di una ulu:rion: osservazio-
ne: i 1esli biblico-limrgici ~ Lczionario, infaui, si col1oamo a].
l'interno di una celebruione di cui fanno pane intcgraole. l testi

~~~:07~~~~~;i.:f:Ja'::.co;.:re~he~uau~lcc
tichc bibliche cmcrsc dal percorso di comprensione esposto so·
!:.
pra, vanno precisate attraverso il dialogo tematico con i rcsri eu-
cologid dd1a celebrazione stessa.

Il binomio llibbia c limrgia esprime tutta la sua ricchezza com-


prendendolo come un conli11uum. Ques1a irnposllzionc, ancora non
del ttmO investigata, supera l'irnpostuione «lituiBÌII ndla Bibbi~~» c
«Bibbianellaliturgia»perchépermettcdiscoprirecaffrontarctc-
maliche che, divenamcnte, rimarrebbero in penombm e perché of-
fre l'opportunità di articolarle in modo nuovo c più pertinente alla
celebrazione. La breve 1rauuionc appena conclusa non aveva
l'obicttivo di essm:: complctaa causa dci limiti naturali di un manua-
lc.Tuttaviaiclatipiùimportantielcsouolinealurcpiùsignific:ativc
sono stati offerti perché il legame profondo tra Bibbia e liturgia
emerga in modo sempre più chiuo. Maurc ques~o cammino lli.um
l'awiciniUilC!Ito rispenoso al mistero, cont.empomneamcntc potreb-
be aprire un dialogo più profondo: tra illil.urgi51a e il miuem della
Scrilturl,trlilbiblismeilmisterodcllacclcbraldone.Ciòchcènato
come contin1111m &Ddrebbc vissuto c comprao come tale.
--nochanno.-poniOOion:-po:tlot\:soaddlo ..... r,mi&lil-.;,~dollo
rilolo......,-eparfpifonil-vocozionodcD.8<"n.Uo...._.t ... •m.PcrloQu.-olc
lcoLOircddi'ApooooioOOftDocelle..,.~rrileriodilott•001K11111iorc,._~....,qud!<dd
V.,.docddl"......,.,..__ep,_odcoult<oolpi~•--rto--lnbo.
llo.9"1l.Pc<il_di..__onfioc.olo_..lcnano,qudloddl'llr-ooio,Aooff-•ul
-~oaol«~m<~--uoo..tloChi..,.!ft"~
LITURGIA E PADRI
&si/StwJ~r

llilolioanfio F.BitovwJ,hJu/~,NDL,pp.,4l-"~(bibliopfii);T.K.
c..-ou..~l'Ndu:niil/khthn.,WilmiJictoai988:A.OJBu.\miND·
B.SiuDER,S,.,;,JJJ. Ttfliotj.l /.W Pturiuia,c..le l'm; A.01W20(o cur~
di),/P.Jn'JJI.Chit:u~Z..T........ IIIJi./opcunB.IiiStrnkF, Torino l'm; M.
u,.,..
PEu..Er.IIHll. t IWrr, DPAC l, C~ 1911), pp. 19'16-19'1'; M. Pmut.-w.-
NO.I'dritlit,.,P,NDL, pp. 1008-1015;A.M. TJJAccA,lil.rTWrì.UU.
Clnm: .-liM:ipmd, o&minarium• N.S. JO 119901, pp. "111-no..

Discutendo e accogliendo la fede di Nice~. ().V), i vescovi e i


teologi del IV secolo cominciarono a fare ricorso non solo alle
SacreScriuure, mamcheai Padri'. 5.i auribuì ques10 tiaolo dap-
ptima ai s.inodali del primo concilio ecumenico. Lo si estt5e poi a
1ut1.i coloro che assieme ai loro colleghi avev110o attata10 e difeso
la fede cmolica, definita appunto da quel concilio. A partire dal
Vsecolo venivano chiamati Padri a:nche ruui gli scriuori tttlesia·
stici, vescovi e non-vescovi, che ermo stati riconosciuti come te-
stimoni della vera fede. Così, sulla scia di Agoslino, Vince:Dzo di
Urins si riferi. ai sanri Padri tcebe, ai loro tempi e luoghi, rimasero
ncll'unilà della oomun.ionc c della fede, e furono considerali mae-
stri approvai~'- Quando ogi gli srudiosi parlano dei «Padri del-
la Chiesa», non aDudono più solo a quegli scriuori che s.i sono
distinti, come si diceva dopo il conci1io di Trento negli ambienli
caaoliei,perlepreroptivediantichiti,diortodossia,disantiii
di vita e di Approvazione ecclesiastica. Comprendono piuttosto
souo qumto nome l'insieme degli autori cristiAni dci primi dn·
•Cfr.lo.-i..-I._..,_ _ _ •~."*"'IJI..a-.inDPAC
•v-zo .. ~~.:n.t.
que o mto secoli. È in quesoto senso largo che parliamo qui dei
Padri, ddla teologi. o ddl'età patrislica. Gli scrittori, vissuti più
o meno fuori della Grande Chiesa, o considerati a ragione op-
pure a tono come emarginati da parte degli scrittori posteriori,
hanno au.cstato a modo loro la recczionc del vangelo di Gesù
Crisro. Comunque essi, pure ava1do vissuto nd dissenso, per-
mettono spesso di capire mcglro la tcstimonianu di coloro che
vengono di solito riconosciuti come testimoni autentici della
fedeedc\lavita cristiarta'.

l. UNA n:sTI.~oltlNIANZA PRIV!lJlGIATA

Non c"è alcun dubbio che l'esistenza c le condizioni delle co·


munità postapostolichc possono essere conosciute dall'uomo di
ossi prevalentemente attraverso la documentazione scritta, !liSCia-
ta dagli mJtori cristiarti Mtichi. Sono stati loro a rc.Ddere testimo·
nianu della fede e della vita delle prime generazioni credenti.
Sulla linea di Agostino, che distingue fra /ides historial e /ides
religiosr~', questa testimoniano può e55ere giudicata come Slorica
o come teologica.
Da una parte gli autori ~ri~liani forniscono infonnazioni
abbondartti sulla diffusione dcUa religione cristiana nei territori at·
tomo al Meditcmu~eo, sulla storia delle comunità sempre più nu·
merosc, suDa cristianizzuione prog:rcssiva ddle province romane e
anche delle regioni limitrofe. Non sorprende quindi il fatto che si
conoscano l'origine e gli sviluppi deU. vita lin1rgica in primo loogo
mcdiar!le i loro scriui trasmessi d'epoca in epoca fino ad oggi.
Gruie a questa documcnrazione ccnamtnte copiosa un lettore
moderno è in grado di farsi qualche idea dcll"organixu:done delle
celebruioniliturgiche,inpanicolareddl'iniziazionecrisriana,c::di
studi.rel'originedcitempisacri,specislmcnleddlafcstadiPJsqua.
diconoscc::rel"evoluzianedeiministeria:clesiali,dicapireilvalore
simbolicodM!icristiani,Javanoaglialtidelloroculto.
'l'cri<ri!<ri<Uiiquali .. diotc ....... ipadid• .......tlbili!~ .... ><rit·o:i<rillianiri<B.
Sruoo.o,O.j.t"ulu-MLon.... lo....,.dl.lol-,o...W..Sd.ti<.l.~l!I6S.pp.:flll.m.
•A<:<~mtn.DrC_,..Dt,,XV.9.XYIII.JII.

68 !.<XJM"....,PimJMINA!:I
Però, un credente di agi non 1i accontenta di W10 studio pu-
remente storico delle liturgie della Chiese. Cerca piutrosto di ca.·
pire il senso più profondo del culto cristiano. Contempla quindi
laliturP,IDitica nel quedro dd dialogo serole~ di fede con Dio.
Anzi, vede in C$511 l'anima dd colloquio continuo fa i primi cri-
stianiedilloroDio. Ora, chicrcdcinCristo,i!convintocheil
suo dieloao con Dio deve essere apostOlico, baseto cioè suDa tra·
dillioneaposrolia, consegnata soprattutto nella Scrittura Sacra.
Altrettanto è persuaso che il suo dialoBO di fede è autenticamen-
te apostolico solo nella misura che si faccia suUa scia della tradi-
:done delle Chiese postapostoliche, specialmente di quelle J,;,Ù
vicine aU'origine della reli!Pone cristiana. Tenendo presenti que·
ste due premesse, il cristiano di agi comprende anche che il
suo dialogo liturgico con Dio è apostolico solo alla condizione
che riprenda la voce di coJoro che nei primi tempi hanno cele-
brato la liturgia della Chiesa di Dio. In parole più concrete, i
fedeliesoprattulto81istudiosidellateolo8ialitulllicachedesi·
derano essere sostenuti d111la fede dei loro padri e madri e con-
dividere anzitutto la fede delle assemblee litur!Pche antiche,
hmno bill08fl0 della testimonianza teoloiPca degli autori della
Chie1a mtica. Solo conosc:endo e valutando teologicamente i
loro scritti, po6Siedono la pranzia di partecipare allo spirito che
ha ispirato la liturgia dell'età ptllristica, fondata essa stessa suUa
litur8iadellecomunitàapostoliche'.
Questa doppia testimonimza, storica e teologica, si trova in
primo luogo nelle «CCStituzioni ecclcsiastichCM> f.KirrhenorJnrm-
gm) che risalgono ai primi qual! m aecoli•. Sono documenti com-
posli da privati dei quali si ignorano i nomi. Però essendo staiÌ
mes&i &nttol'autoritìapostolica, furono recepiti da una8nndc
parte delle Chiese patristiche. Si tratta anzitutro deUa DouritN tkl
Jotlia." Apmloli, chiamata semplicemente DiJ.u:bé<fìne dd sec. t),
della Tnulilio Apostoliu, attribuita una volta a lppolito di Roma
(ini:do dd sec. 111), della DUUualil (sec. 111) e della Costilutiolles

't.& .......... llo:rioncpiàannad••-ddloloat,P .. ml,.-lla.OMiancollobtblio


l!'l'fllpa1inont< • ...t ....... Dota ....,/iltnr.i<i .... ,__Hnilr.pp.21,..
•G.StHOa.,.,..Z.I!>u""-t.,.IF~~J<r~UW..,~.FOt.
IU!'lll.pp U-ll;fi.I'-.Onlomtt<M~-'<I"_..,_~r• ..-.a.,
rqJJ...,...__..,.,..m
) IJTIJRGIAEPfdllll 69
Apos1oloru111 (fine sec. JV)'. Contenendo non solo indicaUoni sul·
lo svolgimento dei riti sacramentali, ma anche modelli di preghic·
re lilurgic:hc, permettono di rico5tnrirc in gnn pane l'origine c
gl.iSYiluppistoricididiveTSetradidoniliturgic:hc.
Per una ricosuw:ione storica dell'ini:Uazione cristiana, in pani·
colare, si deve ricom:re anche alle catt:ehes.i misragogic:hc. Com-
prendono le spiegazioni dd baucsimo c dcll'ew::arislia, fatte a
Pasqua e nella seT.timana pasquale ai neobauczzari. Sono dovute
per la maggior parre a vescovi moJto rinomati dei secoli IV c V:
CiriUo di Gerusalemme, Crisostomo, Teodoro di MDp$ualia,
Ambrogio di Milano e Ago,stino.ID quanto suno state pronWH:ia-
te a Gcmsalemme, Antiochia e Milano riflcllono pure trad~ioni
di prima importanza per la storia della litui'JÌa. Dench~ lppona
non sia stata all'origine di lUla famiglia liturgica, le catechesi di
Agostino hanno avuto nondimeno un grande influsso sulla teolo·
giasacramcnlarialatinagrazkallalorodiffusioncsingoJarc.
A riguardo dell'anno liturgico, le informazioni principali proven·
gono daDa prcdiea:cione tenuta in ocçasione dcUe diverse feste.
Sono da segnalare dapprima le omelie pJsquali, che risalgono al n
seeolo,diMclitonediSsrdi,delloPseudo-Ippolitoedialtri.Chia·
risconoilsignificatodcUaprincipalcfesraeristiana•eOOfitimiscono
nellostcssol<:mpolatcstimoniarulapiù importantesuiprimisvi·
iuppideU'esqes.icrisrima,fondamentoddlateologialilurgica.Gii
sviluppi ulteriori dei tempi sacri si conoscono anzitullo daUcprcdi·
che festive dei grandi vescovi della Chiesa imperiale. Meritano una

=~~=~t=:l~~~~:-d:t:t:':'r::~
na '. Altrcuanto interc&&anti liDhO le pn:diehe di Leone Magno che
sonolineano il5etl5() dello hoJie, ~della pn:5CIIza dei misteri di
Gesù nella celebrazione dd Natale, dell'Epifania, della Pasqua,
dcU' Ascendone e dcl1a PmtCCOiile 10•
Finalmente è da considerare come documentuionc primaria
della storia della liturgia la storiograHa ecclesiastica. In questo

>C(,,I'edizioncdolleC:.... rlrt"""'""Apo'""-'rrcunrodoM.M .... ,inSClor..d~~~thol<


..,.;riopoaw.;,Dl'AC.
•R.CN<r...-.I... P.-...U.Qi<.,......_n.duip<h-4,n.inol911.
•JS.U....Iloo~f'm•....,Toc""'~/,.,...,.,(SA-,J,,_l'llll.pp511:in
'"B.hfSCCio,U~~,f.,..,..,U..,/.tGwN/,Nolrulcri.W.l"ll,pp.22-n.

70 J,o:m«:mTJPIW.lMIHAII
campo Eusebio di Cesarea occupa ovviamcDtc il primo posto. La
wa Hisloritl &desiQsliu costimisce infaui la fonte principale del·
la storia del cristianesimo dci primi tre scco1i, compresa la viM
liEUrgicadellecomunitipaleocristiane.Incssasitrovanoanzitut·
IO informa:doni sul culto dei maniri, sulla controversia pasquale,
sui primi edifici di culto, ma anche su panic:olari ddla storia del
battesimo c dell'eucaristia, nonché sul significato della festa cri·
scianaesull'usoc:ristianoddlinsuaggiomisterico.Qucsteindica-
zioni preziose possono essere compJetate dalle opere: scoric:he dei
suc:cessoridiEuscbio,maanehedallaleueraturaagiosrafic:a,
come ad esempio dalla P1111io di Policarpo.
Oltre queste fonti principali della storia della liturgia, quasi
turtalalcttersturacristianaanricacontienetesrimonianze più o
meno notc'IIO!i suDo svolgimento e sul significato del culto c:ristia·
no dell'cri patrisUc:a. Sono da menzionare specialmente i trattati
teologic:isulbatteaimo",sull'eucaristia",sullaprqhiera".Altret·
tanto inter:essiDti !10110 i commenti biblici. In essi i srandi csqcti
palcocristiani, Orisene, Crisostomo, Tcodoreto, Agostino e tanti
altri, spcs.o non commentano soltanto testi bibUci che concerno·
no i riri crisliani (Gv 3; MI 28, 19 s.; Rm 6, l Cor Il; ccc.), ma
sviluppano1Dcheconcetti fond~~JT~e~~talidella teologia liturgica
patristica, come "'J!ilt!f'itm, SIJCWltnelllnm, storia della salvezxa,
uniti dell'Antico e del Nuovo 1Cstamento, ecc. Da agiungerc
pure la documentazione sinodale in quanto riguarda anche il cui·
to"; inohte,le collezioni epistolari dei vescovi., dei papi epurc
degli impetatori, come le lcuere di Coatantino il Grande"; fìnal·
mente le opere poetiche di Ambrogio, di Prudcnzio, di Paolino
di Nola".
Tutta questa documentazione tanto ricca e varia permette di
conoscen:comelalituQ!iacristiana,apaniredalcultodcllec:o·

'''IUrwJ.INo.V...,..._C...W.O.t:,OU67-Il:Ao<lom!«o.~~IBAza.12J .
.. o....... ~ (,l.
"~v,.-.o..o.,...rr-.;l~a......,.o.-.AGom....,cfrA.
H-.t..~JLO--I>icftl;;o« ....... oo.M.Vno.INf,ol---.k,..r..
.l'"~"io/a """-,,..,_,{IWal._;ohillariquoiiO....... I'J'JO.
"CM ...,.._~~.DI'AC,pp.lZII·7J4.
"A,..__.,~L'--C-~I...,.._,,Jni.,...,.,C.-......n;.f.
FUIOioc.ndi~Coo ... u...,i/c-.J;r,Mufto.,.lm,top.J62J&I.
"J.Fa<J....,N.m...... .h/opoi<i<luoi"Ot!t/k"'-..,.·""""1981
munità apostoJiche, si sia fonnata nei primi~ in modo quui
delinitivo.FacapireinparticolareifauoridcisuoisvUuppistori-
d;lamatric:ecbrea,glisrimolinegativiepositivideiculrigrero-
romani, la nlosofia del kJypt, la mentaliri giuridica romana. Per-
meue però anche di intuire Usignifiallo più profondo che i Padri
hanno attribuito alla liturgia delle loro comuniti e di valutare
quindiilproiiObisdelcultopaleocristiano,cioèl'attualitiperen-
nedellafedechelohaispirato.

Come è noto, tutta l'atriviti teologica dei Padri fu fortemente


marcata dalle loro preoccuplllioni pratiche. Furono pastori e capi
delle comunità cristiane e la loro sollecitudine primarie fu quindi
disuscitareedinutrirelafededicolorochecranoloroaffidati.
Non cessavano mai di esortare e di incoraggiare i loro fedeli, cer-
cando senza sosta di atualizaare per loro le Sacre Scriuure, di far
:!:~e~av::~~t~~~::~: !oddì:llb~:'::t:n.-c~~:
questi casi ragionavano sempre aJ homiM•, rispettando le posi-
l!ioniòcilomintl'rlnnlfori.Qut"Sta('OSIRta:dont'valcsopl'llllulln,
ma non sohanto, per la loro predicazione e per la loro cortispon·
denza, ma anche per la masa:Wr parte dei loro scritti. Sono po·
chissime le opere «11011-intefe$SIIte», come forse il De Tn'nittlte di
Agostino, che comunque doveva servire all'exem'tltio lltl'ntis".
Quanto i Padri fossero sempre pastoralmenre interes&ati, risulta
in modo Cone più netto dall'opera letteraria di Ambrogio di Mi·
!ano. I suoi scritti dogmatici, ~ici e spirituali, infatri, risulta·
no in gran parte composti dai suoi disconi e omelie".
Considerando bene questo orientamento pastorale comune
degliscriuipatristici,sicapiscesen:~:'altrochelatestimonianzadei
Padri confenna chiaramente una delle caratteristiche più cospi·
cue ddla liturgia dei primi secoli, cioè il suo rappono con la vita
"I.SW..U.G<olioO..r•·C-D..MArqo<,.......,.w,_&..ot'm,pp1811116.
'"0<hop,_,.- .. AoO.osio....U.:I"' ........ ..,...,;oJ....,..T.C...,.._.,.,Ciuitw
.
~=.~!"::: .-.tii.J'-t....J~ .. J..,_.,._ii/M,qJ&o.AU..""'-

72J.~PIELIMI"Altl
quotidiana dei c:ri5tani. Le celebrnioni li!Urgiche di alJora, infat·
ti, mm si esaurivano nel cullo, non coslkuivano solo un annuncio
dei mllfl'lllis Dei, una commemorazione dei misteri di Gesù Cri·
sto, l'adorazione e il ringraziamento dovuti aDa Trinità, unico Dio,
ma erano sollecitate anche da un impegno ascetico e spirituale.
Anziwtto sbocciavano in una vita di rede, di speranza e di amore.
Èproprioquestoori:r.ronteesistc.nzialedeUaliturgiapaleocristia·
na che si apre al lettore delle opere pauisriehe, che del resto sono
in gran pane: composte da omelie o almeno da brani di prediche,
pronunciate in anemblee lirurgiche. Per convincersene basta ri·
cordareit"attiseguenti.
Dall'inizio, come attesta gii la DiJ«hé (7), i catecumeni, assi-
stiti da tutta la comunità, dovevano prepararsi con digiuni e pn:·
ghiere, al batteSimo. Anzi, questo fu inteso come: conversione
(metllnoill, f1tlenitentill}, come lascia capire la si.CSSa DiJIKhé".
Quanto fossero serie queste esigenl(C ascetiche, dimostrano l'ori·
gine e gli sviluppi della Quaresima, considerata principalmente
come parte conclusiva del eatecumenato, cioè della preparazione
al battesimo da amministrare nella vc:Jiia pasquale"'. Durante que-
lilo «tempo propedeutiCOJt i predicatori spiegavano non soltanto
il simbolo deUa fede e la preghiera dd Si&nore, ma insi&teVano
specialmente sugli impegni morali della vita cristiana".
Nella stg~salinea s.i è mossaanehc: la catccl1a.i dci m:ohallczza·
ri. Contrariamente& Cirillo (Giovarmi?} di Gerusalemme ed altri,
Crisostomo, durante la settimana di Pasqua, non si soffennò a
dare una spiegazione deuagliata dci «misteril>, ma seguendo
l'Apostolo ehe tanto ammirava, mise piuuosto in rinlto che «il
battesimosegnal'ingres5ninunanuovavita,èunanuovacrea-
zione che deve manifestarsi in costumi nuovi,..,. Agostino, dal
eantosuo,ini2iandoi neofìtiaUaeelebra7.ioneeucaristica, accen-
na ai riti di questa. Tuttavia è piuttosto preoccupato d'insegnare
loro che i c:ri5tani devono identificarli oon il sacrificio di Crisw".
Sono loro che costituiscono il corpo messo suU'altare ... Assieme
o.l.l.i.J-6:I• ..... ..._Ch.llldll~<nm......._fk,._,,._
DI'AC,pp.Gn ...
J.O.V..ELoU.Lo......,_".,.;"""'.....t;.Torinolm.pp.I)}.J44
O.:.~~:Lo<•t..........,,wl44·1•7.~"'~'•s.
Cfr.AcomNu,S,...Ul.
a.A<._s.--nl

"
con il Crislo-capo, e unili ai fratdli costituiscono il Chnittu lotus, il
corpo in1ero di Crisw". Proprio in questo senso la loro prughicn.
divenii una prqhiera continua, si traduce eoe~e~~ICJncnlc nelle
opere.Tuttociòvicncespn:uo.eoneisamcnresccondoilsuostile
abituale, da Leone Magno. In Wl sennone pasquale, inf111i, ricorda
aisuoifcdeliebeiJcristianoneJbalteSiJnodiVCIIIIWlaCOSanuova,
Wlaa~r-ocrud/ixi,echequcslaunioncconilCrocif!SSOsiappro­
fondisce nella comunione eucaristica c in tutta la vira quolidiana•.
U ncssofracelebrazionelilurgicaevilaquOiidianadifedeap·
pare finalmenle anche nella predicazione fesliva. I Padri, quando
esaltano il nrl$1ero. eelehiiiio nelle fes1e dd Signore, o la granda-
za di un saniO, commemoralO nel suo dies "111111is, non mancano
mai di concludere i loro «panegirici» con una esorta:t:ione. Anzi,
seguendo le consueludini della retorica antica, ricorrevano pro-
prioinqueslie1Wifiillaunlinguagsiopiùsolenne.Aquestopro-
posilo bas1a riferirsi ai sermoni di Leone M111no. Predicando
durantelaQuaresimaclaSetlimllllaSanla,inviraifedeliaprepa·
rarsiaUafesradiPasquaeavivereilmislerodcllarisurrczionedel
Signore". Alla festa dell'Ascensione non li richiama solran1o alla
gioia e aUa gratitudine, ma li c:sona pure a fare della loro vi1a Wl
pellegrinaggio verso il cielo'". U n11111le 11pmtolmum e la Cesia di
sRn Lorenm gli dnnnn l'oc:calione di plulare ai fudeli romani dd
prt~esiJium e deU'exempl.m di 1u11i i sand, raccomandando però
specialmente l'nrellentill dei patroni di Roma".
l pochi esempi esposd che si po1rebbero fac:ilmen1e moltiplica-
re dimoSirano dunque che, secondo i Padri della Clliesa, la pre·
ghiera liturgica deve prolungarsi nelle buone opere di ogni gior-
no, che le comunili crililiane celebrano i riti e le fesre per orien·
taree SDJienere il pellegrinqgio tei"reno dei loro membri verso la
patria celeste, che, in una parola, la li1urgia è la fonae principale
della vita di fede, lavcsreseaula quale la fede sarebbe nuda,
come TcrtuUiano dice dd bauesimo 10•

741-CDN'I:ETlll'llllLIMIOAIII
ffi.LAI.tllJKCIA,
I!SI'IUlS!liONEttNOJtMADELI.ARETTAFI!DE

Il nesso fra la liturgia e la vita cristiana di ogni giorno com·


..prende owiamente anche la fede. Ques1o qpetto merita però
un'attenUane particolare. Quando i Padri parlavano della fede,
intendevano, infatti, con questo ternUne non solo un atreggia-
mcnlo di fiducia verso Dio, un orientamento costante verso la
vila eterna. Credere sisnificava secondo loro, del resto come per
gliauloridc:gliscrittineolestamouari,ancheaccoglierclaparo·
la di Dio. La fede aveva quindi un contenuto, anzi doveva esse-
regiualaesana.
Queslo dalo fondamenlale della religione cristiana appare SO·
prallutto nel cotlteSIO balteSimale". Il banesimo veniva chiama·
IO non senza ragione lllt:Nmentllm fiJei". ~ nolo che fm dal-
l'inizio il lavacro baucsimale doveva essere preceduto da una
confessione di fede». Assitme all'abiura, quesla confessione di
fede diveniò quindi molto presto una pane essenziale del rito
batlesima1e 14 • Gli autori cris1iani non hanno mai cessato di SOl·
tolinearel'esigenzafondamcntaledcllaconvenioneaUareligio-
ne cristiana. Lo hanno fano anzilutlo nell'istru~~:ione baltesima·
le, sia nella catechesi iniziale, sia nei sermoni sul simbolo".
Hanno insislilo sulla richics1a di confessare la fede, uauando
degli diversi aspetli del baltesimo ncllc: conlroversie banesima·
li. Agostino ha precisato pure l'imponanu. dciii fede bauesima-
lc, disculcndo il caso dei bambini che non sono in grado di con·
fcssare la fede 16• È chiaro pelÒ che i Padri non ammettevano
qualsiasi fede, ma richiedevano sempre la fede ortodo&'sa. Lo di-
moslrano le discussioni suDa validità del bauesimo. Pure coJoro
che rifiu1avano la ripetizione del bauesimo amministralo dagli

"LVIw.m,.F..d-./.Dti_T_ItAops~Do,Pa,..,,
""""""""'.li,tuf.'!B,IO;fpitt.I:J7.4.J4:S.,..IB.II.FUL<......,_!k~--11:
lu..... V..T-XI.I . .....WY.o-.>,in,.,_.W...,.IVI!.Eanoiocleln 1912.479.
_,..uudl"""'"'""·
"AII.J7:GM1!NO,. ....... L"-
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"J.N.D.Kw.Y.&n,a.....;...c.nJLcspeci...._,oC.IiK!......._I:laS,...W... .........
--~~ ............ s..Oa~ldii'JGO.
................ E,ool • ..,....
credei, non consideravano qualsiasi baucsimo come valido. Pace·
vano piuttosto dipendere la legiuimità deJ ri10 bauesimale daDa
confessione della fede neUa Triniti". Del resto è molto significa-
livo il fatto che C6Si11no abbia ricordato a Ncstorio la confemo-
nediledecheavevaprofess.tounavoltancllasuaChiesad'origi-
ne e che Leone abbia fatiO abretlanto nella polemica conuo
Eutiche'".
C'è un secondo aspetto che meri1a di essere eonsiden.IO. I Pa-
dri non si sono limitati a parlare ddla confessione della fede
come condizione ntce5'Saria per l'ammiHione alla comuniti. tC·
desiale. Vedevano nella confessione ddla fede baaesimale e si·
milmente in ailri riti o preghiere liturgiche un cri1er0 tllO!OJiCO.
Applicavano cioè più o meno cspliciuunente l'adagio: kx OMnJi
- /ex t:retlenJi. Questo principio fu tematinato da Prospero di
Aquitania, discepolo di Agostino. Per dimosuare ai cosiddeni
semipdagiani la necessiti della gm:ia iniziale della fede, egli
afferma con ogni chiarena: Prllt!lt!f hlls llutem betltissimlle et
11postoliue Sedis inuio/4biles Sdnditmes ..., obsecNtionWII t{IIOI/Ilt
rtwmiotlllium Jlctll/llentll nspki•mus, (/Wt! 11b Apostolis trltiit•
iN loto mundo lltque in omni Etdesill Clltholktluni/Dr'lllitn' cele-
bunl#r, utlegemt:retlenJile:xsllltlllllsupplktlnJi"'.lnrealtàil
principio era staiO in vi8ore molto prima del v secolo. Ireneo
a~va rimJII'OIIeraiO agli gnostici di celebrare l'eucaristia 5CDZB
credere nella salvezn di lUtto l'uomo &11/us amisl"". Tertullia-
no avCYII similmente criticato i mardoniti perché, (JUte utili7.7.11D-
do il segno della croce, i Sllcramcnti ddle Chiese e la purifica-
zione dei sacrifici, non volevano riconoscere che lo Spirito del
Creatore profetava per loro il Cristo''. Origene aveva dimostra·
to la distinzione rea1e delle persone divine, facendo ricorso alla

"AGo<,.~., V12'1,41:Yil~70 lnolt,.J.I'II«l>taatD.Ktt~.LThK,6!1'161~


pp.Ut-...,.dnlori_•.....,;fct,d;NKn.
"1J:lJNt Moc""'- ,.,_,...,,__....., !!p.u.211, I.Or. 011Ch<J.P.,.,....•• t. otbst ,.,_.,
,..,.,....,~.. po-~""'!..,...,oki1';Viff'.k~Wtli.io ~kGoaal.l'oriol'1611.pp
l6'Jio.cho-..liocol'•at-dol,;mbolonolopred;r.,;..,.......,,
"l'mi>uo..~.8:0S2ol6,oonirif•""-'ooO.._...,_,I,IZIML,I,

... ..... -..__.


664C:!.~Or.anchcc.,nlit'k0S:M1,.,...._,.nrn....,,nd!oocl;~boaoo;m• •
~
'"IID<w.A'-'oo"-o,YZ,Z.
"'I'Druoi,WIO,i!Jw,.wr/II,_,IIIZJ,7,<011M"'~am .....

76 l WNCEITIPIIEIJMINAIU
preghiera eucaristie~ in cui la comunità si rivolge a Dio Padre
mediante U suo Figlio"'. Nella controversia ariana l'ordine bat-
tesimale, attribuito da Maueo al Cristo risorto (Mt 28, 19), era
divenuto uno degli argomenti principali in favore ddla vero di·
vinit/1 del Figlio e dello Spirito Santo''· Questo argomento ave·
va trovato vigore più forte nel De Spiriru Sane/o di Basilio di
Cesarea ... Il grande difensore della divinità dello Spirito Santo,
infatti, non aveva preso in considerazione soltanto le dossologie
trinitarie''; aveva messo in risaho anche l'esperien~a battesimale
in cui non si ubbidisce soltanto all'ordine dd Signore, recitando
la fonnula evangelica, ma si esprime anche cd anzitutto la fl-de
nd Padre, Figlio c Spirito Santo ... Lo stl-sso Agostino, cui Pro·
spero si e ovviamente ispirato, dagli esorcismi fatti pure sui bam·
bini aveva già concluso l'esisten~.a generale del peccato origina·
le". Del resto, il vescovo d'Ippona, rispondendo a diverse que·
stioni poste dal suo amico Gennaro, già nel 400 aveva sviluppa·
to una metodologia liturgica notevole. Secondo la sua teoria, le
usanze liturgiche sono da valutare in base ai seguenti criteri:
origine biblica, tradizione apostolica, autorità dei l"Oncili piena·
ri, osservanza di tutte le Chiese nel caso delle feste e dei riti uni·
versali", osservanza di una Chiesa locale, scmplicit~, conformi·
tà con la fede c i buoni costumi nel caso di riti particolari". L'ul-
tima di queste regole rovescia in fondo il binomio /ex orandi-
lex credendi. Fa prect:dcre la retta fede alla giusta pratica litur·
gica. Comunque conferma il nesso intimo fra fede e liturgia.
Non c'è dunque alcun dubbio che per i Padri della Chiesa la
liturgia non è soltanto espressione, ma anche norma della fede
autcnticaml"Titc cristiano.
"0..0>-"'.tJ;./!f""r/ ~.SCho~1.6llo Uo P N•oJIII<.O.,(Joo<.P•"'I977.1'P Jl~ ILI'..
"Il Sn."tltJI.O.-oS./.,.,,,,..pp H~o:J. P;..,.._,_ ThtE"'"".!<"""<>frlx-C.tt,/f<T.,oJ;t..,.
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"8.S1"IJOUO.O..'i</~"'"""p.J,.dtl/,a.....wl11·2llo;6 P,,..;ii<lo<cco.J;J.&oolc
JcQw.# l•dc'i<o•l·lifpnl. SOor IJbu.. l'lou l ?Hl
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SI"'· f-........ ~P· 191~
.. lhd. 21 < 19 Clt.J. v ...,.... p,.,..,. ~'4•i>m•t ••J ~:.in<hlo•~ ;".W Tkolo~< J«
&oolo.oJ<rG""'"''Ooi~.S.ud;,.lj(l976).pp.41·l9.
" "'""'"'""·P«<.'"""""' r J~. M. Cio.~- r ... ot lo curo dH. Ao>>fi•o. N.,.,.<~.
••I..Jo"""'~";-.IU,..tm.XCII·Cill
""'""''""'·EP"'-~.1.1
"Acom:<o.fp;u.l-l.l.l1.1

1.llruRGlAf.I'Al>IU ÌÌ
IV.LAU1t!liGIAEL'I!SroESIPAnumc.~.

La liturgia cri&tiana &i è fonn"a nelle çomunitì. apostoliche


sulla matrice del culto ebnico. La sua base è dunque essen:dal·
mente biblicL Ma non solo alla SWI origine, anche nei suoi svilup·
pi po!iteriorl non si poti prescindere dalle Sacre Scritture. Le ce-
lcbruioni Utursichc çomptcndevano la lettura di testi biblici; si
facevanopcrtantonellalucedeibranisccltipetesse.Diinsuag·

:,~~~~r==~~=1=ch~~==:~~:t~
ciò che la hisUJrM sam~, come Agosrino chiama la Bibbia'", ~·
conia deU'azione salvifica del Dio d'Israele, compiura medianre
Gesù Crisro, figlio di Dio, neUa fon. dello Spiriro.
Ora,percapireancorameglioquesronessoinrimofralirurgia
eBibbia,convieneiCilerconrodeirrauipiùcararterisricidell'ese·
gesi dei Padri deUa Chiesa". La peculiarità ddl'intcrprernione
parristica delle Sacre Scritture può sena'al1ro essere riassun1a con
la parola «<IIU\Ialiurdione». La premura principale degli esegeti
crisdanilllltichi,infarti,èslatadilltWIIix:arreireslisacricalando·
lineUaviradegliudiiOricletiOri.C.ercavanodiinrerprcrarelenar-
ra!doni bibliche secondo una visione di fede, come dice Leone
Magno". lnteadevano, çome Basilio fa capire, attirate l'ammira·
zionc dei fedeli sulle belleue della creazione descrirte dalla Bib-
bia, per rendere vivo in eai n ricordo di Dio". Erano convinti,
come Arllllasio .Efenna nella SWI lettera a Marcdlino, che le prc-
ghierebibliche,speciaLnenteiSalmi,dovcvanocsseref"'epro·
prle dai crisriani". Si orientavano, come Agostino ha espresso
chiaramente, all'idea che la lettura della Bibbia deve essere u1ne,
deve cioè ICI"vire 8 collivarel'amore verso Dio c nprossimo".
Attualizzando i testi sacri, gli esegeti cristiani non si so(fcnna·

"o\oosl"""llrca.>XVIl.lcd,[>rl-;inDrC.WXVeXVI.
"Cf<I.Sru-..D>r-ll>UI><E.r,r,...-...u....m,.,...,.~~t~ht/ir~Wn/I.RF........ tz
(19J61.pp.71.,.
"l.oo>ll.T-.66.1:1U.I.Cfr.I.S~JW~ ........
&.an<Aorpo,..,ort/Mfloo.
Ji,lr..i.M/n(ò-~.M;udlU~.1l>rir>al9lJ,p;l'""o.
,..._.,,__V,l•PGl9.97C.Cf>.I.I,PGl9.,C,.VI.I•PCaii711C.
MfnlU<AIICI,E,toiJ!I-.pp.ll-16.
"A<losiiND.Don ..... l)6.40-)7.41

78 l fDNCETJII'REUUIN.W
contanavano spesso di parafrasare ciò che sembraw. essere OV·
vio. Si oa:upavano invece oon molta diligenza (#kribe;., Jiligen-
r;.)deitestiambiguiedifficili.Percbiarireleobscu,,ricorreva·
no ai testi paralleli cbe loro sembravano chiari e se questo non en
possibile,atrribuivanoalleparolebihlicheunsensolìgurato.Non
si deve però pensare che si attribuisse magiore imponanu al si·
gnifacatoallegoricooripologico,come&idiceoa:gi.Aicontnrioil
sensoletu:raleeraprimarioeilsensofìguntosirenclevanecessa·
rio solo quando il semo immediato em diffkilmenre comprensi·
bile a un lettore cristiano. D primo comandamento veniva consi·
demto leueralmente, bc:nch"' visto forse nella luce dell'amore di
Ge$ù, modello di ogni amore cristiano. La circoncisione invece o
altriritiebrakichenonveniwnopiùpraticatidaicristianierano
fatti ogeno di una inlerprellzione più profonda, come i Padri
spesso ripetevano. Tuttavia non si può non notare che Origene,
ritenuto e spesso dispre:.!ZIIO come allegorista, comideraw. come
:rensusiRterioTancheilsensoletteraledeltesto".Delrestohanno
posto in rilievo due cose. Da una patte i Padri esplicitliYano spes·
so i tesli biblici senza dare ad essi un senso figurato. Commenlan·
do, ad esempio, la crealticme dei pesci, Basilio presenllva tutto un
capitolo di scienza naturale, riferendosi evidentemente a fonti
prnfane".D.U'altnnonsidevcridurrel'escgesicosiddettatipo·
logica - il modo ci~ di vedere in un personagio (Mosè) o in un
evento (esodo) della storia d'Israele la pref~gun1Jiooe di un per·
sonqgio (Gesù/Pietro) o di un <..'Yellto (battesimo) del tempo cri·
stiano- a una sona di senso f~gurato. Sono $tlti evidenziati IIIChe
ed an:r:itutto esempi deUa historitl magislWI, modeUi di vira. Anca·
rameglio,icristimirnetrevanoaconfronrolerealt.lideii'Antico
Testameztto con quelle del Nuovo Testamento, perché suppone-
vano una .taSsomiglianza fra due esperienze religiose, fra due ruo·
li profetici", fn due maniere di incontrare Dio".

~~~Cf~:;.,c,:-l~~~~I'CIIV!U.41h1Z . .,..;.ra...looiii.IJ:U:FC.Vl.l~
""0r.ilmlidiEiia.Giuftmi.C"...-G...,,Mo>t·l'a<m>.
...,uo,
"'---VII. \1 SO.rD..J'IO.ollll.

HfMI<Omq>ioGw:"""':oNIOiA.DtiÀitt~.CPG)I,.chcpil ....... t"...,.._odi


P..,. .. Moot ...... moddlodcloiÒO«ndiDio

)·UlUIIGIAEPADIU 79
J.:imponan:ta di queste coSialaZioni risulta anCOill più evidente
da qudl. che potrebbe chl.rn.rsi doppia esegesi"'. Gli 1111tori cri·
Sliani, infatti, ben presto inrc:rprc:tavano nella stess:a maniera le
parole bibliche e i dati liturgici. Origene intendew. ntempio, l'Il·
tarc:elestatue,realtàinesistendperifeddi.dial1ota,soloinsen·
so figurtdo (mort~lis) 60 • Spiqa.w. invece i gesti religiosi pwiad,
come la genuflehione, il volgersi verso l'Oriente per la prqhien~,
nonché i tempi $8cri, specialmente la /est• di Pt~stp~t~, skt lelte-
Mbntnte, sifl in s~:so trtUI4ro (moMiis e mistico) ... AgosliDo ha
condotto questa doppia esesesi aU. perfezione.... Applicava sia
alleparolebibliche,siaallecoselirurgicheilconcettodisacrflme,.
tum. Anzi, precisava che in ambedue i Cl8.i non c'è SIKf'llmetllllm,
se non c'è similih«io". Da 888ÌIIngere due cmu;iderazioni. Da una
parte, n parasonefraesegesi biblica e interpretuioneliturgica
Jlermecte di capire meglio il simbolismo che domina tutta la litur-
gia cristiana. Le parole bibliche venivano comprese come segni di
realtà eteme, della «Parola~ rivelata da Dio; altrettlllnto i rid e le
feste liturgiche venivano celebrati come segni sacri che pennette·
vano l'incontro con Cristo. Sebbene rutti gli esegeti criSiiani non
pensasserocomeOrigene,questi,conlasuacristOlogiadellogos,
ha espresso ciò di cui in fondo tutti erano convinti che, cioè, i
crc:dentiinconttanoCristosianellaietiUnldellaB.ibbiasianeUa
liturgia. Ambedue contengono il mistero dellogos. Se dunqueGi·
rolamo affenna che igiiOt'(ltio scriptiiMfllm igntm~lio Christi est"',
si potrebbe set12'altro completare questa n01a espressione pro·
grammatica con if.nmwtio lit11rgjae ignoM#o Christi est. D'al-
tra parte, uno studio accurato della doppia esegesi permette di
concludere che l'uso liturJico del linguaggio misterico, tanto im·
ponante a partire da Eusebio di Cesarea, non ha preso origine
dal conrauocon icosiddettit<lllisteri•.llsuoinixio,avviatogià
da Origene, e la sua imponaiU& cresttnte si spiegano piuttosto
pergliinflussidecisividell'eseges.iioQ.IilalelinguaggioeraslaiO

IOB.$ruoo.!1~ioppMIIIa.,p..-.ASE.IOU9!11).pp.G7417.
"Olourtt.C:.c.t.-Vlll.11211
IO~O..rli~Cr.:rh<-VIIJ.Zht;C...mlow""""XUIUI,IJio.
"AOOrrllto.F,..,u._......... ,.7.n.
=~'C!,~;.::· .,
80 [ (:otf(".ET[[PIE[JMINAJU
giil hurodouo de Fdone di Alessandria, che non li era interessato
affanoaifl!llisteri»"'.
Inoltre, per una giusta valutazione dell'esegesi patrisliea è di
obbJigo che si riconosca la sua origine apostolica. Non c'è: alcun
dubbio che l'ermeneudea biblica si sia ulteriormente sviluppata
nell'~m~biente elleniSiico, specialmente in quello a~andrino".
Questo risultato ddla ricelea moderna non deve essere messo
in questione. Tunavia l'esegesi ndla sua sostanza risale, c:omc
l'apastoloPaoloaUcstanellesuelenere,agliini?jdelcristiane-
simo. Sebbene sia difficile dimosrr11rlo storicamente, si potreb-
be forse anche affermare che Gesù stesso sia stato l'iniziatore
dell'esegesi cristiana. Mentre i suoi ccmtcmporanei di Qumran

~pJi::od~1d~;r::.~:7:!i.~r:~~òi:;;:::
tifiC11Y11Ia venuta del regno di Dio con la sua persona. Si p.rcsen·
tava c:omc invi11to dal ciclo, anzi come rappresentante del Dio
d'braele, dando così un nuovo significato a tu Ila la Scrittura. Se
poi Paolo, riprendendo i principi dell'esegesi rabbinica, ritene-
va come utile ai cristiani tuuo ciò che viene raccontato nella
Bibbia sul popolo di Dio, non si accontentava di questo pensic·
ro. Vedeva, come gli altri autori del NT, e ciò cenamente sotto
l'influssodecisiVQdiGesùstesso,tuttiqucstiracccmtinellaluce
di Cristo. Questa costatazione comprende però un paradosso
singolare. Secondo l'esegesi moderna, il fatto che l'interpreta-
zione cristiana della Bibbia risaJsaa Gaù appare più sicuramen-
te acccnato dell'origine del culto cristiano. Il ruolo della comu·
nitipostpasqualesembraesscrcstatopiùimponantenellafor-
mazione del rito bauesimale e della commemorazione della pas-
sione del Signore che nell'uso cristiano delle Scritture Sacre. Per
i Padri invece che rum facevano distin:Uone fra ll Gesù stodco e
il Cristo risono è stato evidente il fauo che Cristo fu l'11ttdor
Sllcrlfflft!lflon11n"'. Giustino insi51e gii fonemente sull'istituzione
dell'eucaristia da parte di Gesù"'. Tertulliano ama parlare in

61B.S1aJD.Dir•~Gou.o&.o<I• ....,.M,~.(SIIIIIllonooi,J.I'P-27'J.
_..._. .. pp.,..).
"B.Niu.<..WU.Oiip.mftti'IJWiv.ll••ilooi"":C.SatAIIMJN.7..,.._...,,.._
Jtr<i>.,u/id>ro~.J--Ooon- U.Wn:xiQII'luundi).CIMllillb.t~,....m.­
.J~.K_..t!I'J.I.pp.loiiJ-171.
'"l~di _ _ _ rioolrod/lrnlloop.O<-"-x:!o.O.,-.IY4.1).
OO(ln:sm«>,A,oui.IM.l.

> UlUa("~A F. PADIII 81


questo contesto dellaform.r prescritta dal Signore'". Per Cipriano
l'init.uxione da pane di Gesù si trova alla base di una giuw. com-
prensione del S1ICrificio eueerislico". Ambmpo e dopo di lui At.o·
stino parleranno appunro dell'suctor s«111mentoru"'"· Dd resto
l'c:segcsi mollO comune di Gvl9, secondo la quale l'acqua e il san-
guecheuscironodalnancouafittodeiCrocifìssosimboleggiavano
il battesimo e l'cucarisLia, non è che una confenna fra altre di que-
t
sta comune convinzione dci Padri. molro meno ceno invece che
gli eqe!i cristiani abbiano fatto risalire la Imo interpretazione dd-
la Bibbia allo stesso Gesù. Si rifc:rivano sc:nx'aluo all'esegesi dd-
l'Apostolo. Non sembra invece che abbiano fano moha attenzione
al ,.},h,' di Nu.ret. Non vedevano in Cristo tanro un interprete
ddlaBibb.iaquantol'auton::dicssa". Sulla scia della lectenlagli
Ebrei ed anzitutto dd Proloso di Giovanni esaltavano piutto&to il
kJgps mediane il quale Dio ha pll'lato negli scritti dell'ATe poi
ndleparoleencifau.idiGesùeparlaancoranc:llalecturaddlaBib·
biaedanchenellaliturgiaN.
Come si è già aecennato,l'auualizzazione patristica della B.ib·
biamediantel'~isif4CCV1principalmentendleassemblee
litursiche. Lo Slesso Origene, che spiepva ogni siomo le Sacre
Scriuure ai suoi uditori, non sembra fare eccezione. Comunque
concludeva spesso le sue omelie con una preghiera, anzi le pro·
nundava manifestamente in uno spirito di pJ'C8hicn ". Questo
fatro è forse più .impanante pet' la comprensione dell'csqesi pa-
trislica Sles6a che pet' quella della liturgia. Nel contesto lirursko
l'attu.Iizuxionedeitcstisacri è diventala, per cosi dire, ancora
più auualinante. Celebrando i misteri della salvezza de.i quali
narra la Bibbia, si sperimentava la ptftthza dd Dio salvatore. Le

fOTI:onnJ,IANQ,Iiopl.ll,)•'-•""""",_,_, ...... ,_~,,..._


iloai<'.\Air28,1~J:OMI.I:4:2'11do>"" . . 'holo~_..,.lo11Kh<lo ........ ddl'io~;.
oo.ion<d.U'euuriatù),
"~Epi<r.IW.opai.........,M,I<I~
"'"'""""'oo..Dt-•.. LV•,o:...,_•c.,...,.,ml'tli~Mm,n)4.n.nr.IIAD.BI.
11 ilNMoc:OO..F-'J'U.VIJ,JO.Iu..,..'olt"'.....,r_....,.,.bollioaimodi~"""'
Ì>tf<>j>#rse6riuw.Tullftiortllll~"""'l.....,"""""'piur-ol'...,..;............,dd.,1m·
oorioiiNica.Or.T.G......,.,.,Chn:r<ro,...,.,..,.pp.~,..
"8.S!VDD.>n$lr.<»Jti/J<T~.pp.·)II-MI•~-Dtt._,._
liW.Sa>lln..INrWulhtl>to~srbftO..,....o,Siur"'rti'M>I,pp.7J·ll9,o.,.a.l·
mm><ltC..UU,ln~f;,JnM"--lra~.trl.urt.raH...,.<Oitt..,....,,
,.,_,........,.,.i_2!1(J'I«<I.pp."-l07

82 l·CONQ.Tfll'llaJMINARI
esol'hll!ioni e gli incorqgiamenti biblici, souoline..ri diii prcdia-
tori, riuscivano IIDCOn. più convincenti in una liturgia celebrala
con srmde impesno. Meli1011e che annuncia il mi$1ero puqua-
le", Gregorio di Nissa che palla dcUa r/Nitis di ogni fesu. .., Aso·
slino che .alla fes1a del Na1ale esalla il Jies", Leone cheosni lanto
sviluppa lo hoJie'", non fanno che confennare quanto i cristiani
ddl'etì patrislicaavvertissero ncUalliurgia l'attualità sempre pro·
vocante della Bibbia. Tuttavia, benché la liturgia illusui meglio lo
.copo principale dcU'csegesi palristica, quello di edificare cioè la
comuni!ì prcsen1e, è nondimeno eviden1e il nesso intimo che
unisala lilurgiael'c:segesipanisrica.
Finalmente, chiin1ende afferrare lUna la portata dell'esegesi
palristica,nondevemaidimenlicarecheicristiani interpretaVIl-
no la Bibbia secondo le usanze delle scuole del loro rempo"". Sen-
zavolerril~:~ttarequellocheèSiatode!tosuD'orisineapocalitlica
e rabbinica dell'esegesi cristiana, s.i ooncedcrà che almeno a pani-
re del secolo Il- in un ceno senso anche prima -l'approccio dcBii
esegeti allesto della Bibbia seguiva le regole ddle scuole. La ri-

ditme< et re.rpmuirmes"'. Si è dedicata mo11a anenrione .allo sfon-


dorulturaledell'~diGirolamoediTeodorelo,perfaresolo
alcuni esempi .... Ci si è preoccupali in panicolare delle 1eorie er-
meneutiche, sviluppa!C nei prologhi Ili commenti, anzi in scrilli
monografici "'. Dasli ricordare in proposi.lo gli studi numerosi e

"Mnrrt...OIS.U..,.fo<r/o,.,..,SO...l2J,
"B.S\tmNI.~od<or~fto~""~/c.~Hon-.w.m·~'­
,.Ar.cm..,_.r.-119,],1'JO..I,L,Z26,1 0<.N.I'IuD,.,.,l'~4rJ Aewli.oeoo
> w..,.,.,,.._III/IWIJ..,..Jt~rAnnoliddP.Ioliuo.:!I.O....II~N..... I\161,
pp.IOIU2.
'"M.B.•'JaJs.IA..,.oirr~J'_,.n,u.,.lrG-I.PI'.~l7:m·IJ.I.-iro&ri.
"'li.Sn:ol!l.Enof>J;,,__,.,S...-T""""',l,pp.))]·J71.
11 1N!tra:HANs.,o.r,p...J.N.riJov,"--IW.
•e&.aliAUdidi...,;;.fiSiim,Boi..,.Lm
p..:.',PJ;·l'~h-/i<d-.Parfi.I"'·•J.N.GUliOIJI'.t'""'"'·~ld:y,,

"'T.c;........,.,a....w......,....,,...-.
loG;...,..,. _ _ ~ ....
..,..w.r-r.pp.IJ·"'I.JIAuar.Ln-
h-.o~otti..-......,.,,M

T""'w!o...,.dLJ,U.oir}n·f~.Porio.IWI',pp.,.ll2.

1IJ11JJIGLAEPAIDU 8J
«N\Sistenti che sono stati pubblicati sul De doarin• chrislillnl di
Agostino"'. Il nesso fra esqesi p!lrisrica, almeno quella svoba
nella Chiesa imperiale, e la cultul'lllietteraria greco·tomana appa·
re però foi'Se in modo anco111 pila chiaro in quello che potrebbe
definirsi la st:hoJ. ChrisJi. Questa idea è Stllta sviluppata in primo
luoso da AgostiDO, professore di retorica e o11imo coooscitore dei
tndtltores e~tholki, cioè dell'esegesi t111diziooale. Secondo lui,
nellasc:uolacristianalaletNradeidassiciè51atasOIIItituitadalla
lettura deUa Bibbia. Come gli allievi della scuole profane di allo111
si esercitavano sugli scritti faznoej dd passato, cioè li leggevano, li
interpretavano, li meditavano, li memorizzavano per godere delle
lorobellezzeepuimitareiloroidetli,cosl.icristimilofacevano
quando legcvano insieme o ascolh.Yano insieme i te5ti delle Scrit-
ture SacR:. Agostino non manca neppure di sonolineare che que.
stanuovainterpretazionedeite5tisifacevaanxiwttanelleassem-
blee liturgiche•. Non si deve cenamc:nte generalizzare troppo
l'idc:alc: agostiniano della schokl Cbristi. Comunque~ significativo
che anche in Basilio si trovi l'idea dd diJ.sk.leWn cristiano"'. In
Occidente il tema agostiniano si annuneb gij1 in Tenulliano• e
viene poi ripreso de alcuni discepo.li. di Agostino, Quodwltdeus.
Facondo di Enniane e Cassiodozo•.

V. l..\ LITURGIA, AZIONE COMUNITAIUA

«LaChk:safal'eucarisria,l'eucaristiafalaChiesa».Questoads·
gio famoso potrebbe pure allargarsi in «<a Chiesa fa la liwrgia, la
liwrgia fa la Chiesa». Comunque è certo cbe questa affennllZione

., c.eu.arnco ..... J,Dt......_dzri_.t.-Aoopw;ni,llanu. tm.K.i'<lll>MM•.


Dtdodn-dn-.~41J,Fn ....... L!1'16.
·-·"""'""'·'·'-
"1Mswo.H-.. V'.4:111.2.
-~~-~.I:CCf.2.LUIIO:•IJO"'a....."tlamtiWtl ......... tlrdoo&r.
Nd....,....,...,_,~~~-ione<lfiN't!'JIIIftl.--p/o.....Wdi~ .
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- • ..,._,.-..,_, ........ ..,...,,..,._~-·-C«<nf--1·
ll'•mmOiia.eloi<I<IIÒriiL;0-2,7.27:CU.60.:1'm:o.ll.4,L:aJ.60,..,.·focu.....,di&mio·
oe,P,Mfo.r-XIIl.~:CCL~.J"korna!G"'ricftoioo~CAsslciDollo.Dt-17:.CU.
'16, '7l(""'u..oo .............. : flsp. P,, i,, II:CCL'II,I~Z:s.bel...MW.....JiliOWIJu...,
.sm,..,-.dl..._.-.....,_,t.,r,
appate in luce anc:on più chian, quando la si esamina nel contcs!O
della aeologia parrinic:a. lo dimostrano i fau.i 5egUC!lti.
Riferendosiinoccasionidiverse,sianeUacMechesi,siaintnll-
tati teOlogici, .al..l'iniziuionc crisriana, i Padri deUa Chiesa met!e-
vano in risalto il suo sjgnifK:ato comunitario. Non s.i limitav11110 a
sottolineare che si rralta dell'ammissione .alla oomunitil. Indicava-
no pute i tratti comunitari del1a celebrazione, le preghiere c i di-
giuni comuni ncUa preparazione al batteshno"', la confessione di
fededavantiaruui,ilbaciodipaccdaparteditutti"',edanzirut-
tola responsabiliti dei «padrini» davanti aUa com uniti•. U senso
com1111itario appare alrrettan!O nei testi che trattano deUa ocsecon-
da penitenza». l penitenti, si diceva, non dovrebbero ve,;xognarsi
davanti agli altri, ma avere piuttosto fiducia neUa loro ptcghie-
ra".Quan!O.al..l'cuc:aristiaèutilcricordarecomcgliautoricrislia-
ni hanno descrino le ancmblee domenicali. Rimandiamo ad
csempjo aUa desc:rizionc che si ti'OIIa giì ndla Apo/tJgM di GiiJSti-
no" o a quella romita d.J.Ie Cosliluliones Aposlolorr~m". Molto
lx-Ila io and!C" la pre~~entazione che Gregorio di Nissa fa della folla
che s.i era riunita per celebrare la festa di Teodoro martire". Infi-
neèistruttivoii«IDOSIIieo»cheVanderMcerhacreatoconrante
tessere di passi agostiniani nel suo c:apitolo u,. tltJmt11iu sJ lp-
pontJ". Del resto non sono da dimenticare le fonnulc liturgiche
che esprimevano la comunione di IUIIC le Chiese, come per esem·
piol'ordinazionecollegialedeivescovi,pre5Crittadalconciliodi
Nicea(can.4).Notevolisonofinalmentesiailfatl0cheilvescovo
da consacrare era stato elet10 dal clero e dal popolo, sia la conce·
lebruione dd vescovo locale con i vescovi visitatori e pure lo
scambioddleditliche.
Non basta però segnalare queste azioni esteriori, bisogna an-

"n..ltdot'7,4:Gn.:m...,,A.Ioo/'.,161,2.
"Gu.cnNo..A,toi,IO,Z:""""'-,c:..f.Vnt2,):1db:laU;,o\,DIB-.-.
DI'AC,I,pp.4116o.
"T...tA,ooJr,M;Tunrw.vto.. ..... lll.4. Ot.ll.&:n..on;a,t;rnK,B,I'16.1.p.!Hi
.. ~-~10 .
.. GuruD,..,....,I67,)-8.
"'Cot,.;.,o;Jpwrolrir,JI,11,opcdtlooa:,...,,IO!J,SChrJlO..JI4M.CILSO.m,
42,:"~~~o.'7=.CPGJ!IU.
Il' P. ...,.DIJIM..._~ ... ,-~~.Kolni~JI.w.0-4470.
do della liturgia comunitaria. Nell'età panisdca s'incontra, in-
bui, secondo i diversi tempi e luoghi, tutta una g~~n~ma di mo-
delli di comunità o di Chiesa. All'inizio è stata prevalente l'idea
della fraternità. Ben presto si ti'OYCrà il conceuo della t«<esM,
domina el mtlter•. A panire dal tv scco.lo si combinerà, sotto
l'influsso di Atanado e di Ambqio, questo ideale ecclesiologi-
co con Maria, lli'I,O et lf'IIJter"'. Importante è la presentaxionc:
della Chiesa come corpo: in essa non veniva solranto ripresa la
teologia pao1ina del corpo di Cristo, ma anche, almeno nd con-
testo della Chiesa imperale, l'idea sociopolitica del corpus chri-
stianorum' ... Di canmere ad un tempo biblico e politico è stata
l'ea:lesioloflia della città di Dio. Basilio ed anzituuo Agostino e
suoi seguaci presentavano, come già è stato detto, la Chiesa
comest:uola.lnoltrepureèinreressantel'immaginedellacasa.
~stata sviluppata anxitutto da Agostino, ma si trova già in Ori-
gene ed altri. lnfine merita un accenno il tema della eo/11tnrtnio
stmr:ton~m.AII'inix.iosiindicavaconquestaespressionelapane­
cipax.ione alle cose sante, ai «Sacramenti». Verso il 400 invece
p.ssòa&ignificare la comunione dei santi, vivi e già defunti.
Quest'ultima idea però non era deltul!o nuova. Origene aveva
già spiegato la santità del luogo di preshiera, riferendosi aDa
presenza <li Cristo, desii angt""li e dci fnuelli defunti'"'· Dd resto
la pteSenq degli ange.li, cioè la cumunione con la Chiesa cele-
ste, atrualixzata anxitulto nella as&emblea litursiea, hp domina-
to, a panire daU' Apocaline di Giovanni, tulta la conettione pa-
tri5tica della Chiesa, IJ'OVllndn forse l'esp~ione più grandiosa
nel De Cillitflte Dei di Agostino.
t! ovvio che questi modi di concepire la Chiesa riflettevano un
ideale più o meno Cllrismaticn, più o meno istituzionale. La co-
munità fraterna degli inizi non è da ccmfondere con l'it~str)uJ.um
sal#t11re di Cipriano'"'· Ma è altrettanto chiaro che i diveni modi

• t::.Drw ...... I''"*-U.... CM..Uo/'t...«o,_,...,_., W<t...l .. riii'M4.


"'AMilw;a.fi«ltr,..AfMMDo<~"".;.,..,.J,U.Ki... t........ I'"Si.
,., A.H ..... .,.,c..,o..,.-.DI'M'~LJII'.7llll~bdc• ........l;F.I.._,.,'""""""'
lio..,....,.,
1!. /"riiw, Fnoi<'OI'011< 1'180. >peeiolmomo pp. 201 ~.o llh.: A. Dos C..,..o Clmu1
..,../,W~,~RM6.Zit<Jitlt70LI'"Jl,pp.m-J41.
'"'--·D.-.J•.~·7.
'"'D.Sr\1""".~""~·"'·

86 I-OO!<CBI'I1ND.IMIHAII
d'immaginare l& comuniti ecelesiale si riflenevllllo pure nei diver-
si modi di celehfllre l&lirurgi&. Ci si riuniv& con i fnuelli per offri-
rein5ierneilsacrifitiodilode,06S.Uisientrawndl'edificiodicul·
topel"IIRiistereallaliwrgiacelebr&t&dalclcrocperri~idoni
dd1. Mlldre-Chicsa. Non è stat& la stessa <:osa dire: «grafi(IS tibt
tlt,entes q~~ia IIOS di&tWS btlbNisli tlfisJare «m~ m te et tibi ministra-
""'"' o dire: «gratias agentes tibi quia nos digtWS btlbuisti rot"lm te
etJ.ibisarertk»iumexhiberr»"".
Per capire pienamenre la liturgia comunitaria dci Padri, con-
viene agiungere una considerazione su una conseguenza di quc·
sto approccio comunitario, su tiò che alcuni chiamano la «pieli
oggeniva». Quello che contava nella liturgia di una comuniti
cristiana antia non erano i sentimenti dd singolo fedele, le ef-
fusioni del cuore, ma l'r:sprmione comune della fede. Coloro
che assisrevanoallecelebr&xioni liturgiche facevano la&leHI
esperienza, insieme erano pentiti, e panecipavmo della gioia di
rutta la comuniti. Evidentemente, il sentimento pen;onale non
mancaw: Agostino pianse ascoltando i salmi e gli inni cantati
nelle basiliche di Milano; quello però che più lo impressionaw
era il canto di tulla l& comuniti ,.,._ Proprio in questo Rnso Ata-
nasio aveva gii prima raccom&ndato di cmt&re i salmi, chieden-
do però che il cantore sapesse edificare i fratelli'"'· Non manca-
va pure la preghie111 personale: esistono tante testimonianze dd
colloquiointimocheicristianipiùfervorositenevanooonilloro
Dio, con Gesù, loro maestro. Ma la preghiera penonale, scoon-
do la reccomandazione di Benedetto Ili suoi monaci, doveva es-
sere hreve 101• L'«oggeuività» della liturgia p&tristica risultava
anche dal fallo che i cristiani celebravanolefestendlestesse
occasioni e queste, anzi i tempi festivi con la preparazione asce·
tica e spirituale e le settimane seguenti, impegnavano tuili insie-
me. Lo auestano specialmente le prediche dd tempo pasquale,
ad esempio i disconi di Agos1ino sul canto dell'Alleluia,.. o i

T.. IA,Nsr.4!V.nionoU:fCII.2.!6.
T""A.oo"··4!""-I!J·I'Ch.l.ll~­
At:uon"".Goo/.XJI.:J0.0oc...f..IX7.11
AT-~OI.d~.n...
8o<u>mu.l!lpl.-.20.-ff..
-.s.-..~•o.e.•ru,.diS ,.,...,nSOwii6.:1L
1-UI\IIIGIAirADJU 87
sennoni quarcs.imal.i di Leone'"'. Finalmente ed anzituuo è da
notare l'importanza della parola. A questo proposito non basta
souolineare che le celebrazioni liturgiche comprendevano
l'ascolto comunitario deJle Sacre Scriuure, che tutti i membri di
una comunità si nutrivano dello stesso cibo spiritu.!e. Si deve
anche tener conto che le liturgie antiche si celcbl'llvano in una
culrura della parola. La gente non leggeva in silenzio, ma ad Rlta
voce, ascoltava dunque sempre le parole lette. Erano anche: at·
tenti al senso dclla parola. Amavano i giochi di parole. l com·
menti che i predicatori fa«Wno delle letture ascoltate insieme
ricordavano loro le Jed#mutiones faue pubblicamente dai gnm·
di OI'J.tori. È senz'altro vero che queste costataodoni valgono in
primo luogo per l'età d'oro della p11tris1ica, ma non si dimcnti·
chi che proprio quel temJlO è stato decisivo per la creazione Jet.
teraria dclla preghiera liturgica. Comunque non si può souova·
lutare la cultura della parola vigente nella Chiesa imperiale. Ad
essa ri5ale, infatti, la bellezza dcllingu-aio liturgico che la gen·
te sensihile ai valori estetici ddla comunkazione umana ammira
ancora agi. Forse non tutti lo hanno capito come Agostino.
Nelle sue C011/essiones, ispinndo5i ai salmi, ascoltati ncllalenu·
ra comune, si è clevalo a una altezza di lingua veramente degna
di Dio, idlbenc sia troppo audace parlare di una lode degna del
Dio ineffabile. Tnutava inoltre nella sua open ennencutica De
JOfJri1111 chrUJillna specialmente deii'Jonttio, dimastrmdone i
limiti, ma anche: i v11lori. Concludendo la sua riflessione su que·
sti scriui agostiniani, J. Fontaine non ha esi1a1o ad esclamare;
«..n altre parole, la belleua letteraria presenta un'utilità maggiore
al:;ervizio della missione cristiana»" 0• Comunque, sebbene IUUi
non siano stati apeni all'estetica mtica come il VC&COVo d'lppo·
na, un tempo professore di retorica, tanti hanno parlato della
dolcezza dei salmi, cantati ed ascoltati appunto nella cdebrnio·
ne dci misteri di Cristo, parola incamata di Dio"'.

,..l.wt«,T-.J'I.lO."""Il.llou>.l!-door&~.-«"';"'""""kG>illq/,Ao·
..,.\olla.doo~,,26(196ZI,pp.6'JIO.

.. ;;.:.~-:·=~:;;:-,__""*""'~~
"' huo,H...,. I'J.Id'C:l9.:!00MIJC;TI.u:.,.,.,,.c...rP, prod':PCIO.U7o\IOB.
Cir........ _...J ................
NM.--~ 6t,.,n.-""" I'Oonltoll(l,-.., ...... l'l$l,ldlla
~liN!Bi<adiAra ..... diPrvdonlioediobri.

88 l CON('Enli'III!I.IAIIN.UU
Ncuunagenerlll:ione,nessunacultura,nessunaepocapotri
mai esaurire la rkche1.za, la sunde varietà, l'enonnc profondità
del vanselo di Gesù Crisro, FiJ;Iio di Dio. D'altra pane sli uomini
e le donne che ascola.no l'annuncio dclhl buona novclhl sono
trop(>O diveni di mentaliùo, di cultura, di sensibilità per compren-
derlo in modo uguale. Questa affcnnazionc fOllie troppo somma·
ria vale anche per hl Utu~ dell'età P'tri.srica. Lo dimostra già
per se 11esso il fatto che ben presto si siano formate divene tmdi·
zioniliiUrgiche.Inhareall'evo.luzioneacuisiassisteapartiredal.
secolo IV si parla pure di famiglie litu~chc, cioè delle diverse li-
turgie che si sono formale auomo alle grandi sedi episcopali di
Antiochia, di AJessandria, di Roma, di Mi1ano, ecc.
Ora in una prima spiegnione di questo fatto fondamena.le si
sonolineeri che i vescovi e i teologi che hanno dato gli impulsi
decisivi allo sviluppo delle diverse tradizioni liturgiche erano di
culturadivena,edllltcheiniiii.M.IodiYel'SOhannofattoesperieuza
clclle realtà cristiane. Cirillo di Gen~S~lemme non poteva sottrani
all'impressione fortissima dei luoshi sacri ddhl vita di Gesù. Cri-
sostomo, pastore della capitale dell'impero, era sempre aperto alla
vita ddla sua dnil.. Ambrogio di Milano non potew. dimenticare
ne il suo passato di magistrato né gli obblighi di un organi?.zaton:
ecclesiastico. Leone Magno si sentiva sempre anche vescovo de(.
l'Urbe, centro deli'OI'bis tem~rum. Tuuavia, spiegando la diversità
delle tradizioni litursiche con le caratteristiche dei luoghi, e con
l'ingesno delle persone, non si arriva ancora alle profondità della
questione. Si deve piuttosto tener conto anche delle riechoze dd
vangdo aDe quali si è accennato all'inizio di questo parasrafo. Si
considercri. dunque la diversa pietà dei Padri.
Non s.i esasera asserendo che la picrà sia di Paolo sia di Gio·
YliMièstalllnettamentetrinitaria. Basta riferini per il primo ai
capitali 6-8 della lettera ai Romani e per il secondo ai cosiddetti
di100ni di congedo {Gu 14-17). Non sorprende quindi il fatto
che, dal momento in cui le lettere paol.ine e il quano evanselo
sono &tali recepiti come •utoritl biblica, l'orientamento trinitario
della riflessione teOlogica $i si• subito imposto.. Lo atlesta in pri-
•• uruac;IA&I'AIIRI 89
mo luogo Ireneo di Lione. Secondo Irenco la slllvezza discende
dal Padre mediante il Figlio c lo Spirim Santo rmo a noi c noi
risaliamo nello Sp.irim auraverso Cristo al Padre. In Orisene qut·
sta visione ninitaria ha assunto sfumature forse troppo fìlosofl.
che, ma resta fcmdamentaic"'· La teologia ddl'immaginc infatti,
c:hc Atanasio c dopo di lui i Cappadoci hanno sviluppalO, è rima-
stalarpmentesuques~alinea.LadignitàddcristianoèdicsselC
neUa gruia dcUo Spirito l'immagine dcU'immaainc di Dio. No-
nostante il suo amore per l'adagio per Christu"' homi11t"' ad Chri-
rtum Deum, Agostino è rimasto fedele aJI'ideale paolina ptrChri-
rlum in Spiriti/ S.ndoad Patnm. La persistc:nu di questa !emati-
ca trinitaria è tuu'aluo che priva. di imponann per una compren-
sioncdcllaliturgia.SenzadiCSiia,infani,nonsicapiscepienamen·
te perché le preghiere eucaristiche 5Ì indi.ri~3ino al Padre. La co·
scicnzatrinitariaforscnonhaottenutolostessopostonellementi
dei cristiani. Comunque l'uso delle dos&Ologie trinitarie è familia-
re a tutti coloro che frequentano le celebrazioni lirursichc, per
nonparlaredclfatiOchcuncredente.ripctcllsegnodcllacroce
con cui è &taiO batlezzato: nd nome dd l'ad re, del F'~Jiio e dello
Sp.i.ritoSanro.
Tuttavia non si può negare il fatto che la pietàtrinitaria, rotto
l'influsso dell'impostazione cosmologica deJia teologia rrinitaria,
fonnatasiduranteii5CCOioncdiventataproblematicaaNiccac
neUcdiscussioniscguenti,hala&eiatoil posto a un certo cristo·
centrismo. Lo dimostrano il Chri!tus omnill di Ambrogio, la sp.i·
ritualità di Ev11rio e l'impottanxa data a Cristo nella regola di
Benedetto. Lo conferma pure l'iconosrafìa, che nelle basUichc
praenta Cri110 come pantomllor e nello sresso tempo come vero
presidente dell'assemblea liturgica"'· }.A. jungntann, nella sua
operafamosahasrudiatoafondoquantoqucsta«ridw:ione»cri·
stologicaabbiainfluenleltoanchelapreghieraliru.rgica"'.Èvcro:
la preghiera uffiCiale, come è stato dcuo, è rimasta trinitaria, ma
lo sfondo cristocentrico ha 5egnato la liturgia. L'esegesi cristo-

"'B.irvDD.Dò>""""'-.Pi•'HIDL.LL6LJ(I.
mc.J..... D.o-,__J«tMollrir~~~--~M-Ioliltt
olnrifflt,_,....,,Wi.,bodmL960.pp.L2-1&:AS.Emz<mo:uo.,_,IIINMK"'"'...O
blrar.MiiD<Io...L916.pp.L40.LO)
"'J.o\.J"""-·Dr.~O.ioH""IitrnpMG.M,-.L'J621.

9() L CONC!rrll PIELJMLNAII


ccnnica della Bibbia, come appare anzilutto nclla spqu.ionc di
2 Cor .S, 19: .J:: sraro Dio infaui a ricoDC:iliare a sé il mondo in Cri-
sto»,siritrovanell'intt~p~CtazionedellapreserradiCristoneUali­
ltlrgia. Come Cristo-Dio ha riconciliato a sé nel Cristo-uomo il
mondo, eosl b ,·nus Jiui1111, che una volta ha compiuto in Gesù i
miracoli.,.,Pseeancoraneisac:ramentideUaChiesa'"-Ouestarifks-
sione esplicita di Leone Magno non era nuova. Annunciata nella
leologia sacramentaria di Ambrogio. è stata molto sviluppata da
Agostino. D primo aveva insistito sui verN Uleltstitl dell'.rudor SII·
cr.tt~t~~ltmlm, parole mediante le q1111li avviene la trasfonnazione
delpaneedelvinonellaeon58(:razioneeucarisrica"".llsecondoin-
vece aveva difeso eontro i donaristi la validiti del battesimo ammi-
nistralO dagli eretici eon il suo ChriJ~ta Npliut, supponendo (Y>!·
~il Cristo-Dio. Tuttaviaquestainsistenzasull'azionedivina
di Cristo, che del rtlilO è da vedere od contesto ddl'adagio trinita·
rio omni4 opert1 mi t!%lN communitl 111111, è stata in qualehe modo
mitigata da questi autori, in quanto non hanno mai tralasciato di
parbre anche dell'inten:cssione celeste del Cristo risono. Comun·
quela tensione che esiste fra la fede nella uirlmJitR/14 che opera
neisacratnentielafedene!Cristogloriosoc:heintem:dealladestra
del Padre è rimasta f"moad oggi. 'fanti ripeconoosnigiomo formu-
le come Kyrie eleiJOtf, e»~uJi Vomi~~e, ec<:., senze riOc.tere tmppo
sul511«TC1ozin .:eleste di Gesù Cristo <Eb7, 26 ss.}, sulla carne che
si mangia e sul sangue che si beve per la vita eterna (Gv 6, 54),
sull'«agnello ritto come immolatooo- (l'lp 5, 6) oppure sul timo di
regnareconCristoinetemo(cfr.Ap l l, l'l.
BUogna completare questa considerazione accennando ad una
tematiea che è strettamente connesn con il cristocentrismo dei
Padri. Nd corso dci primi seco.li, infani, si è formata una spiri-
ltlalitisacet"dotalechepiùwdisiriiiSSumerànell'cspresskme•l-
ttr (..hrislta'"· Come è noto, gli scrini cristiani più antichi non
hanno fatto gran c.so alle funzioni JiiUrgic:he dei ministri delle co-
muniti, e, quando attennavano almeno al loro ruolo litufgieo,
non li hanno chiamati <csac:erdoti», riservando questa digni1i a
ll>tS>M:M.IooN1>,TNtt.(o),6:M.~
n.
, .. Aiulo!;.,_S.....• IV4.14o .• ~f1-.•
'"l·M.• TU.l·IOJO.~.;.DSpl4.1'ftO.I•P.IJ1 •. . . -.. IZ.:inolueP.f<>o<
",...,.a.,.,,.,,Ll11K.I.I'I9J',t•P.-I:Ih~-

•-UnJRGIAEPAIIRI 91
Cristo. Via via perO sli autori ecclcsiulic.i si sono intercssali scm·
pre di più al ministero sacerdotale, esaltandone la dignilì. Anzi,
sono arrivati ad idenaif'icare più o meno il saccrdole co.naacrato
conCristo-sacerdo!e.Cipriano,anzitulloncllasualcllcnsull'cu-
carisda,factpirecheperluiilvescovo·sacerdotcagiscehr~
Christi, n1ppresen1a, imilando i gesti di Gesù, Cristo sleS&O'"·
1lfl
Ambrogio di Milano d è espra;so analogamente, affennan-
do: ...et.J:i nunt Chrirtus non vidt!turo/ferre, lllmen ipre o/fertur in
terris, quiil Christi totpu! o/fertur, immo ipse o/IC"t mllni/nttltur
i11 nobis, cwius sermo 11111tli/it4t siiCri/iailm quoti o/lertur'". NeUa
sua opera divenlllll molto famosa sul sae~:rdcWo, Giovanni Cri·
sostomo non presenta il vescovo come fìgun1 di Cristo, malo met·
tealdisopradellepoiCnzecdesti"".
Qua;la accentuazione della dignili sacerdotale d spiega per
diversi fattori innanù lutto per l'influsso della visione biblica
del sacerdo~io levilico che appare gii nella Primtl Clementisu';
poi perii passaggiodall'eucaristia-sacrifìciospirilualcall'cuca·
risaia-sacrificio della croce; infine per la formazione del presb.ile·
rio, ccntn~to su un altare, nelJe bumche cristiane, nonché la cre-
scita «mtinua dd presligio sociale del sacerdo1e nella Chiesa im·
pcriale. Ora, qua;ll conceUone relativamente tardive dd minisle·
rocrisrianononpoleVaesseresen:tainflussosullastnllturadelle
celebrazioni liNrgkhe e soprattutto suU'atteggiamento interiore
«m cui il clero le compiva e i fedeli le squivano. Nella età patri·
stica la «clericalì:t:tuione» deUa liturgia non è ancora arrivata allo
stato raggiunlo nelle Chiese bi:wltine e medievali. Tuuavial'evo·
luzionein questa direzioneègiàevidenle.
Inuncertosensosipuòinfineparlareanchediunaspiritua-
lili imperiale. Nella misura in cui i cristiani si sono idenlificali
con l'impero romano, hanno ripreso idee e parole di matrice
politica per esprimere la loro fede in Cristo. Quasi dall'inizio i
cancelli dis•lvezzaedisalvaloresonoenarati nel vocabolario

"'C..0.."«\flou.6).Clo.O.I'M.f.o,t"~,,..l<i""""''"'a.-..-.J.,.-,_..,,
*•P«-imuòtln.Ct'.p-.,r~ ......
110 ll11100011>.e.,li'I.,Jf,Uo.
-.u.... s..-".~,'162.pp.JI6Co.
1 •11.~10,/<o"O.,.'"',_·i•D5pii.IW4.pp&U ... U ......... -.Dr-.I.UI.
4.PL411.p.&42.
'"la-4o.Or.ll.j.....,..onSChri•1.4Sol.
cristiano. La «Salutologia. romana, come attesll Cipriano, lo ha
peròmamttomo1to di più neJ secolo m•». Nella età cosllntiniana
quests reinterpretazionc romana del vangelo di Cristo si è dcfini-
tiviiJicnte imposta. Più che mai Gesù Cristo veniva OIIOfiiO con
titoli imperiali o con ti10li biblici reiluerpreuti. I.o dimostra so-
prtr.tutto la diffusione del titolo di Dominus Stll11<1Wr. La sua ope-
ra veniva dcsaitll con la tcnninologia trionfale. I cristiani hanno
quasi unllllimcmcnte lccctflltO l'idea che l'uniti della redc costi-
tuisse la base deU'uniti politica dell'impero c U.flldican;i di t.Ie
mentalità hs avuto una natu.fllle ripercussione in campo liturgico.
l rituali ddle grandi so.lermiti sono stati ldatllti al cerimoniale
delltcorteclarenninologispolilicailentratandlingusgiolitur-
gico"'. La num.iera di celebrare le feste, innodouc nel secolo IV,
ne è la prova più evidente. Basta ricordii"C la recczione del con-
cetto dell'.tdvenhls salwtoris'""· Del resto è chiaro che questa fe.
nomcno dcUa O!iesa imperiale se ha cambiato il unlire cum ec-
dtshf,haperòfavoritoancheilcristoccntrismodicu.is.ièdetto.
La maniera di cdcbrare la liturgia da patte dei cristiani del IV
secolo non è stala determinata solo da un nuovo conceuo della
comunità cristiana, ma anche dalla rinnovata venerazione per
Gesù Crisco, vero imperatore c re della gloria'"'. Ora, è owio che
questa incuhuraz.ione cimperialeM- dcUa liturgia la s.i coglie in pri-
mo luoso auraverso la lettBatura cristiana, specialmente median-
te la predicaxione festiva dei grandi vescovi, Crisostomo, Ambro-
gio, Agostino c Leone'".

"'Cf~B.S1vau.~I..K.........,.,..pp.9h.
"'W.t"JOuG,P,.,..~......t-gi"':H.JMw:.-&&.,.;.,irr-...,./ir»711t"
EMitiMIJ:..,S,...W.,,~"""r'<d>trC......-..IIornol"'.
"'G.HlwMD."""'"""'•Dotoi.u.F~no.,}>t,_.t«<lli>C...,.,Atm...lc­
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Rtdotodn ... r~~.r... .-kl~owr.~....u...Panol""
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MUU.n...to,...Nt!Koh.inr-IIIIJftJolt-m~."'"llnnq:-\hiiMitm""
r..-,;.,4.,...._. Trier 1966; B.SruDF.a.DN---..J..Ao~,_,_ 21.
7-ION>I><Filk!V.I-1fk•A..-ru.,_~.Y Duv.._!ocundoi.A ........ J.Mi!.•.
llo... 1'»4.ZO·Zfi6;1D.,G-;,omt; G-Dt..ZIZ..< ...... ,...s.PnQoo:.~,_,_.,..
lòtwJM•I.~J·A"'/'fhhJ"Hw>t-.Patioi9St,pp.99-III<•~F."""'·'""
~·1.-.ra..-~n.-..Aou-.Pari•lftZ.pp.m·•"-
.,.P.II Md>~U.,_,..<tkl'qc-Uaokc-J 1."-uJiot.IJ,;,_,
...,....,"'~"~""-.... <OJJ,;.,.m.Parislm

'LmJIIGIAEPADRI 9)
CoNC.USIONI!

Chi ignora la ricchissima teslimonian2a che i Padri della Chic·


u hanno lasciato alle genernioni crisliane posteriori, non può
conoscere l'ofi8ine giudeo-cristiana e il successivo sviluppo deUa
liturgia cristiana, non comprende bene k sue strunure essenziali,
non è in grado di misurare esanamcnte le sue basi di fede, non &a
apprezzare le sue forme di espressione bibliche e gre<:o·romane,
non coslie la ricche7.7.11 espressiva dd suo simbolismo. non stima
1u1re le sue belleue. Solo chi entra in contatto 0011 i primi padri
eleprimemadridellafedecrisriana,pouic:delapienagaranzia
ddl'aurenlica apostolicità deJ suo dialogo con il Dio d'Israele,
Padre di Gesù Cristo e sorgente della vita spirituale.
LITURGIA ED ECUMENISMO
Pt~tridtLyons

Parlare dell'aspetto ecumenico deDaliiUrgia significa porre l'at·


tcnzione sul fano che la liturgia, 5ia come scienza che come espe·
rienza di vita, inftuenza il moderno movimeruo ecumenico, e si-
gnilìca asserire çhe la relazione in qualche modo è reciproca, cioè
che l'ecumenismo ha implic:anze liturgiche. L'aspcuo ecumenico
deUa liaurgia li manifesta in modo p1nicolare quando la prcghie·
ra liaurgica viene celelmua in comune dai criWani ddk Chiese
o.LJIUWliAF.DRCllldENI!I.\IO 9'j
separateequandoglistudiliturgiciint!llpresiconcoscienzaecu-
meniea esercilllno un ruolo nel rinnovamento della JiiUrgia dcUc
Ch~TC:!~~=:dc1J:SU:.::==:ao~~=~
ni come risukllo della crescila, in panic:o.lllfe in Oc:cideruc, dei due
aspelti del rinnovamento della vila ddla Chiesa, c:he sembravano in
un primo momento indipendenti, cioè il movimento liiUI)ico e
quello ewmenico. Nelle ultime decadi di quesw seculo l'interrela-
zione è diventata più chiara e nel contempo più ampia. Le varie

==~~!"~~h=cl,~~==-~
parando il terreno vena un reciproco riconoscimento e mutuo ac-
cordodapanedclleChiese..Poic:héic:rislianididiversetradizioni
possonoc:debrarelapreghienliturgicainc:omune(perlamaggior
parte. liturgia non-saaamentalc) c'è sii un'anlic:ipnione di questa
riconciliazione. La liturgia, di con5eguenxa, viene ad essere cumi-
derata importante dal punto di vista ewmcnico, mentre viceversll,
le OIIICMI2ioni onenute dal dialo&o teoJogico fra le Chiese hanno
avutoun'inRuenxafonnalivasulrinnovamcnlodcllaliturgiaall'in·
temo delle singole tradizioni. con il ri5ullato che l'ecumenismo è,
dapanesua.,divenwosipifìcadvoperlalituqia.

I.Lr\GAMISTOIICl

l due movimenti sembretebbero euere scatoriti da ambiti di-


versi (e in realtà con differenti cronologie) all'interno dclle Chie-
se, ma sono non di meno aspeui dd rinnOVJIII(!Dto della cristiani·
tà, e sono due componend della triplil."e connessione di rapponi
cristiani, di cui terza è la missione. Questo secolo ha vista movi-
mcnd di rinnovamento cent1ati su ciascuna di queste tre compo·
ncnri, le c:ui prime fasi risalgono al sewlo precedente. e la loro
rdazione ts5tDZiale ha sisrJincato che il rinnovamento di un soJo
aspetto alla fine ha coinvolto tutti gli altri. Si devono cen:arele
radic:iswrichedelloro\egamenclmovimcntoliturgicodcllaCbie-
sa cattolica a panile dalla metà del XIX secolo. la sua inftuenza al
di fuori della Chiesa cattolia fu sentita dapprima neU'anglic:ane-
simo quando la seconda genenzione dd movimento 1Wu:t•rilln
(Oxford) cercò di esprime~ liturgicamenle lecondU5ioni a cui si
eragiuntindl'ccdesioJoaia,spccialmentelacenualitàdeisac:ra-
menti'. Canglicancsimo negli USA (Chiesa Episwpale) fu a sua
volta imponmte nel movimento ecumenico del sec. xx, che dalla
sua priminima fase inserl il rinnovamento liturgico fra i suoi
obiettivi. Questo movimento ha ricevuto il suo stimolo ini:dale dal
movimento missionario pmprotestante del tardivo sec. XIX ed in
particolare dalla Confcrenu Missionaria di Edimburgo dcl1910.

ll.GARAN7JASC!U1ìtJRALE

Qucsta<:OllnessioneSIOrica illustra un insqnamentogià pn:scn-


IC nella Scrittura. C'è una ben nota garanzia scritrurale pe1 il lega-
me fra le relazioni ccwncnichee missionarie nel testo di Gv 17, 21;
..Padre, siano anch'essi in noi una 00515011. •• perché il mondo cn::-
da ...,., ma è mchc un insegnamento scriuuralc che l'uniti della
comunità è un pre-requisito per il vero culto. Con l'esortazione di
Cristo a ric:onciliani prima di partecipa~ alla liturgia (Mt 5, 24),
<:'è I'CIIOltaUone di Paolo a esse~ unili nella mente e neUa voce
cosicché «pCH.et.c dare gloria a Dio e al Pad~ dd Nostro Signore
Gesù Cris~a>o (Rm 15, 6). ..Così lo scopo dcll'ecumenWno diventa
non solo ~ne bcnslaceeuabilc doaolosia>o'.
L:esis1en:za di qucs1a triplice rela7.ionc fra liturgia, ecumenismo
emissione è in realtlafondamentaleperunavcradiscussioncdcl
legame fra i primi due e diV<:Dta semp~ più frequentemente rico-
nosciuto oggi, specialmente nei documenti della Commissione di
r'Cde c CostitllZionc del Consiglio Ecumenico delle Chiese.

111. DocuMF.NTI U~"FICIALI

l:npetto ecumenico della liturgia può essere <:Ollvenien.tcmen-


re illus1rato facendo riferimento ai documenti che sono emersi m:i
tempi moderni all'interno deUe Chiese e negli acwrdi pred. Di

L Or Tik~.......J<I/IVer>IHp.o<Ut11diR.C.D . .._.._O.UP..Londoo 1~5.p ~.


'G.w.,....,.o;,c.IIIIIKr.~...J--'""'-·in,_,.,Jatru . ....,olm•w.--·
....,s.;..-.abluo.~AkM!tm,.~K..-1119).p.l'lll.
im1J0rtanza qui dal punto di vista canolico sono i doc:umerlli dd
Valicano Il che mostrano una chiara connessione frt liturgia ed
ecumenismo. La Sllt:ro~t~ndum C011dliu111 (SC), nel primo para·
grafo programmarico, ha esposto convincenli motivi perché ve-
nisse intrapresa la riforma eia proroozionedellali!urgiaa causa
della sua chiara funzione globale, che includeva fra le sue rompo·
nenti l'intenzione di favorire «qUalunque cosa possa promuovere
l'unione fra tutti coJoro che credono in CristO» (SC 1). Il decreto
sull'ecumenismo IJnitaUi Rtdintegutio (UR) a su& volta conskJe.
rò il documento liturgico, fra le .due espressioni contemporanee di
rinnovamento della Chiesa, una ddle «garanzie e auspid che
fdiecmente pmmnunziano i futuri progressi dell'ecumenismo»
(UR 6). Poiché lo SIC61i0 fenomeno di rinnovamento liturgico awe·
niYll anche nelle altre Chic:se a qucl tempo, questa affermazione,
ehesiriferiYllprincipalmentc:aUaChiesacattolica,aequistavainfat·
ti una magior rilevan:a. Il decrct:o continuava nelle sue nonne
praliche a formulare un'esonazione, doè che il culto comunitario
C,com~~tunialtio in su:rir) non deve essere considerato oome un IIIC2·
zo da usarsi indiscriminatamente per il ripristino dell'unità dei eri·
stiani {dr. UR8). Sebbene il valon::ddla preghiera in comune come
mexxodiproii'KlXionedell'unilifO$SCric:onosciuto(neldecreto),la
natura della Jll'eghiera liturgica presupponeva l'unità dd!. comuni·
ti: ocan1e e perciò imponCYll limiti al cullo condiviso dai membri
ddleChieseseparate.Perciòquestacomunicm:ionedipendesopl'll·
lutto da due principi accoppiati enigmaticamente; «<a m~~nifesta·
ziom:dcll'unki.perlopiùvietailcultoinoomune.Lapartc:cipaxio.
nedellagrazialalvoltalaracromanda»{UR8).
Questifuronoiprincipiriguardantilarelazionefralliurgiaed
ecumenismo espressi dal concilio Vllicano D all'inizio del coin·
volgimenro della Chiesa cauolica nel movimemo ecumenico cd
essc:n3ialmente non sono cambiati. Successive direttive tuuavia,
specialmente la 5ec0Jlda edizione del Dirt!UmiD rull'eall'ltenismo
(199}). hanno pre$0 in considcra7j0l1c ciò che è signifkativo,
bench~ lontano dalla completa convergenza fn1levarie lradbdoni
cristiane, includendo il mondo onodosso, e da allora hanno sta·
biliro norme concernenti anche lo panecipazione eucaristica in
ccnespecific:hesitual!ioni.llDirettorioinco~~~g~~ialapreghierain
comune, indusa quella liiUrgica, oome mezzo per favorire l• con·
98 l·ali'\ClT1li'RELINir<fllll
vergenza ,Ielle tradizioni stesse: <dali prcshiere iD comune sono
certamente un me-ao assai efficace di implorare la sraz.ia dell'uni·
li, e sono un'espressione senuina dei legami che tuttora lc:gano i
c:auolic:i a questi altri cristiani. La preghiera iD comune è di per se
stessa una via per la riconciliazione spirituale»'. Nel caso dclla
preghiera liturgica llOJI.qcramentale, le direttive dichiarano che
la paned.pa7.ione nelle c:clebrazioni, come la preghiera del marti-
no e della sera, COD5eiitiranno ai popoli di diverse tradbioni lilur-
giche (CIItro.lic:i, orientali, anJiic:ani c protesmnli) di comprendere
mesJio le preghiere comunitarie l'uno deU'aluo e di partecipare
più profondammte aDe tradi:doni che si IKIJlO sviluppate da radic:i
comuni'· Si riconosce qui che la partecipaionc ccummica alla
litu!Jia porta non solo ad una comprensione mlgliore, ma anche
ad una partecipazione sc:neric:a aUa vita dell'altra tradizkme'.
Le regole che govemaao la panec:ipulone al culto sacramenta-
le operano una distinl:ionc fra le Chiese orientali e «ic: ailre Chie-
se e comunità c:cclesiali,., un rircrimento aUe tradi:doni derivtmti
dalla Riforma. Il fano che le Chiese orientali s.iano riconosciute
(in UR l') in possesso di veri sacramenti, soprallutto. ilsac:erdo-
l:io c l'euc:aristia, fornisce motivi al Dire/torio «di permc:llere o
11erfino inc:oraagiare la partecipazione al cullo litursico anche:
deU'euc:aristia, con Que5tc Chiese..... •. Le cause di tale decisione
sono«ecdesiolosichecsacnunentali,..Ciòsignifi.ca,in reallà,che
la c:clebruione liturgica pona aUa rib.lra una ecclesio1osia che per
lo meno in maniera episodica supera la divisione fra Chiesa c:atw-
lica e orientale. SuUa bese della ecdesiolosia i5tituxionale precon-
ciliarec:onisuoirequis.itisiuridic:ichec:onc:emonol'unitàdifc:de,
ilJesmne sacramentale del battesimo c l'acutr:nione dell'autorità
attolic:a, tale partecipazione 111rebbc: stata considerata un'aber-
razione. L'imponanza ecumenica dc:Ua liturgia è così yandc in

'l'tllmnaoCoNaiJD>DL1J.•rrAw0Jnw;l.v...-f'<'r~ki,..,...,.•ltiJ<
-wll"-•oro.n.IOI.C.aòoldVM_l,J,p.6J.
'lii/.n.ll7.p.~.
'l.anMur•do_._....,. .. divor-a.in.......,.nd"unhilodol.....-i.-
...,,;,;,;....,r_....,_._.........,_t--.. ...""""--•
__
. o<~~~~~o~~dolloonpoiiUiaOIII ..... ollopoole<ipoziononon .... -..lole.oullo:-ddlo:

-cro.S.'M-.W....,So.V......,n......lo.:...O-"'~'_,diTI!BeotcD.
~

H<lkii'OP171~W.C.C.Pu~on.n.lm.R<pon.J.Iboc..n.uloo!ion.n.,lcl.p.l9.
•Dmttono,..r~rlfl~~~t&-"'""-·~'2l.

6 UI\JRGiol.::lF.CUMENISMO 99
qucsro contcsro che questa panecipazione auspicala include sia
td'ospiralirà» sacramentale estesa ai cristU.ni appanenenti alle
Chiese orientali che l'acceuazione di tale ospitalità da pane dei
carrolici,sevieneoffena.
D poten:t:iale ecumenico ddla liturgia è più limitato nel c:aso
deUa panecipazione aUe azioni sacnmenuli deUe Chiese Jclla
Rifonnaacausadelk:limilazionitcclesialicspR.-ssenellaiJnitslis
Retlinll!gulio su cui 5i basa il Dirrtlorio. Si ricxmOIICe che «CCO
ba1resimo i membri delle alrre Chiese e comwtità <.-cdesiRI.i sono
oondoui in una reale, anche se imperfetta comunione con la Chie-
sacatlolica»'.Mailriconoscimenrodellarealràecclcsiale,inque-
stc comunità di bauezzat.i, non è lo stesso di queUo COI\CCSIIO alle
Chiese orienrali, perché quesre comunirà mancano dellaJlienexza
di mezzi di salveua propri della Chiesa cauoJica di Cristo, spe·
cialmcnretdagenuinaed intcgrasostanu delmisteroeucllristi·
eo>o(UR22l,eoosìlapanccipazi.<meliturgiearisu1tapiùlimirata
e meno chiara nei suoi effetti. Il principio scoondo cui «<a oomu·
nione eucaristica è inseparabilmeii!e unita .Ila piena comunione
ecclesiale e alla sua visibile espressione» (UR 22), che logicamen·
tcsiapplieanelcasodipartecipazioneanehedelleChieseorien·
tali, qui ha l'effeuo di escludere una base ecdesiale su cui si fon-
da la partecipazione liturgica, a causa dell'incompletezza dei mez·
z.i di Slllveua. l membri delle Chiese deUa Riforma sono allora in
questo contesto trattali come cristiani separati. Perciò, l'approc·
cioall'ospilalitisacramenlaleèunilaterale,seconfrontataeonil
CllSO delle Chiese orientali. L'ospiralità eucaris1ica può in qu.Iche
caso essere offena ai membri delle Chiese della Riforma, ma gli
alli recipmd nnn possono CSiiere accet1ati. Non di meno, c'è un
in1ercssanre sviluppo nel Direll'"io (confrontalo con il prec:eden-
IC dd 1967) poiché l'ospitalità SIICramentale, offcna ara in cene
condi:doni, include i saeramcnli della pcnite~U& e l'unziane degli
infermi. Come nel caso dell'ospitalità euearislit11 concessa a un
membro delle Chiese orientali, ci si può chiedere quale tipo di
oomunioneconbChiesacattolical'eucaristiaoom.pianelcasodi
un cristiano non·caltolico ed «episodica» sembrerebbe l'unit11
pas$ibile delìni:done. Ma poiché il sacramento della penitenza è

l()() l l:oNCETTIPIUIMIN.UU
essenzialmente un rito di riconciliazione (am Dio e con la Chie-
sa), la dcfini~:ione diventa chiaramente problcmadca se applicata
al conferimento di questo sacramenro a chi non sia in comunione
con la Chiesa canolica. In queslO coniCSto, come in tuui i casi
mcn~:ionati di pancc:ipazionc liturgica con membri di altre Chic-
se, la liturgia IIRIUme importanti implicanze per la teologia ecu-
menica, e di conquenu per la teologia in generale.
Da parte sua, il movimento ecumenico era emerso prima nel
mondo protestante e trovò in seguito esprenionc nelle confc-
rcntt di Fede e C05tiruzione del 1927 (losanna) e del 19)7
{Edimburgo), prese in cunsiderazione un primo stadio ddla li-
turgia e ne incluse l'esame nella sua programmazione. La confe-
renza dcll937 stabiG una commissione internazionale per stu-
diare i vari modelli di culto {poiché la liturgia era un argomento
di solito presente in quei dibattiti) e la loro importanza per le
varie Chiese.
La reluione di questa commissione, Wo~ys of Worship, non
companre fino al 1951 e formò la base per la discussione sul
cultoallllconferen:mdiFedeeC05tituzionetenutaa Lundnel
1952. Fu il momento in cui nel movimento ecumenico gli studi
delle tradizioni dcUe divei'5C Chiese furono di tipo comparato e
la liturgia fu vista come il simbolo di divisione, l'occasione in
cui la disunione diventò più esplicita e il senso di separazione
più acuto. Ma 111 discussione della rcluione di Lund ponò le
Chiese partecipanti ad una nuova consapevoiC't7.8 dcll'irnponan-
za della liturgia nella vita della Chiesa cristiana. Pu riconosciuto
che il «culto, non meno della fede e della costituzione, risultu
fondamentaleaU'essenudellllChicsa»einoltrechelasuaisti-
ruzione è la mi5sione della Chiesa nel mondo'. Quesr'ubima
convinzione avrebbe dovuto essere sviluppai& nelle successive
riunioni ecumeniche, favorendo l'accrescimento dcll'imponan-
zaddl'inculturazioncdcllaliturg.ia.
Dopo Lund fu stabilita una nuova commissione inremazionale,
la cui relaxione fu presentata aDa q1.111na conferenza mondillle di
Fede e Costituzione di Montreal ncli963. A Mcxureal, il cullo non

ODrnuJr...M("~.,f..d....Jo.Jrr/.-.II"J·•""'"dtO.ThmW...S.C.M.
I......... L7H,p.l9.
fu più discusso in tennini comparati e descrittivi., ma fu considera·
to di fondamentale importiiiU ecclesiologia. La relazicme deUa
IV sezione, Culto e unicità dea. Chieu, descrisse il culto come 1\u-
to centrale e det'enninlnte della vita della Chiesa". nsuo studio ri·
sultò csscn:tiale penanto neUa ricerca dcll'unil'i da parte delle Chie-
se IIJicora divise. «È di cruciale imponanu esaminare le sue fonne
e strutture, il suo linguqgio e spirito, sperando che quc:uo proce5·
SOpori58gettareunanuovalucesullevariep08izioniedaffermazio-
ni !Cologiche, perfino forse dar loro un nuovo signifK:Iw, c cosl
aprire nu011e possibilità nel dialogo ecwncnko.'"·
Il possibile contributo dello studio della liturgia al dialojo ecu·
mcnico costituisce qui il punto di interesse: la liturgia come fallo·
re che promuove l'unità non è ancora emersa nella Fede e Costi·
tuzione, mezme è riconosciuta nelle auuali discussioni del Valica·
no Il come si osserva nel documento conciUare. A questo punto
Montreal riconosce, comunque, il legame f111liturgia e missione:
•5.iuno unanimemente concordi che la missione sia pane in tep·
le del cubo..".
Queste discussioni ebbero luogo a livello di commissione di
Fecle e Costituzione, il primo movimento chiamato cosi che fa.
cesse pane ddla struttura formale del Consiglio Ecumenico delle
Chine (CECl qUIIIndo fu creato nell948. Anche il COC si stava
inreressiiJido di questo argomento, specialmente perché le Chiese
ortodosse stavano diventando membri di quel consiglio. Ma al-
l' epoca della quarta assemblea genenle del COC ad Uppsala nel
1968 una preoccupazione dovuta al processo di secolarizza;cione
fece sl che il culto veniS&C trauato come uno dei 5ei principali ar·
gomcnti ma con una prospettiva limitata e in un ceno modo pes-
simistica c con il timore da pane degli Orrodossi di un cedimento
del culto alla secolarinazione. Ma l'incontro di Uppsala ebbe un
certo valore, poiché (lOrtÒ alla ribalta la relazione fra liturgia e
vita, e riconobbe che l'er quanto oggcuiva sia la liturgia, deve
essere messa in reJazioneconl'csperienzaqUOiidiana. L:incultu·
razionedellaliturgiarimaneuninteresseoggicfomisceunapro·
0 1l<Fo..nl.'lll'o.IJ~,..FwJ,.,.JOJ<,-..J/UJ,oeundiP.C.~•
L.Vwhtt-,IFOJ'"l).S.C.M.,,.,IOI.,I.ondo>o,p.69.
"lhf',nl0l,p.70.
"IW.n.l26,p.7G.

102 I<X»>t:ETTII'IIEI.L\IlNo\111
c'è sempre qucll11. della mi5sione.
L'anicaconsapevolcxzadcllac:onnessionefraunili.cmi55ione
ru:i circoli ecumenici protestll.nti ponò con sé unii. tendenza a favo-
rire il tentulivo mission11.rio, promuovendo forme pragmatichc di
panecipazione,perfinol'eucari5da,fraleChicsecherunavia rima-
sero fondamentalmente sc:parate. L'eucaristia diventò in questo
modounmC"aOpc:r~l'unità,t•iuttOMocheilrisullltofi­
nale. Nel 1963, tuttavia, su ric:hics11.della conferen%8 di Fede c Co-
stituzione di Montreal ",il CEC fece in modo che le future confe-
mue includessero sia una cdcbruione della liturgia di una Chiesa,
che non poteva offrire in cosdenl!ll una pamcipuione a membri di
altre Chiese, ~ia una celebruionc dove l'invito sarc:bhl:stPio esteso
aruui. La maggior pane delle Chiese deUa RifOIJNI hanno deciso da
alloradiconc:ederel'IIICCesliOall'euaristia•tuuiibauezzati,apa.t-
to che il banesimo sle&SO fornisca l'unità che viene espre5511 dullu
panccipa.zioneeucari5tica.MalucrescenreinfluenzaddlaChiesa
cattolica (che si unl nel1968) c delle Chiese ol'tOdoMe nella com-
missione di Fede e Costiruldonc h• cond0110 lld una discussione più
ec:desiologica del problemi!. deUa partecipaicme eucaristica e ad un
atteggiamento più prudente. Nd cono del progetto della commis-
sione su bPitesimo, eucaristia e ministero che si andò realizzando
dopo molti iiiiDi di discussione, il battesimo en inizialmenle visto
come Dmio requisito per l• p•rtedpazione et•aristica, ma nell982
1 Urna un pa.ngnfo sulla pllltCCipaziOIJe eucaristica come una dcl-
leimplianzedelbattesimoerastutocliminatoeiiOSdtuitodallldi-
c:hiai'IZionecheUsolobaucsimoinCristocosrituisceunappeUoa
ruueleChiesc:disuper.arelelorodivisionicdimanifestarevisibll-
mcnteUloroaccordo.
La commissione di Fede c Costitu:l!ione ha continuato • dimo-
strarelaconsapevolexucheluprcghier.acloriHessioncc:otmme
sul signifiCato ecumenico di cullo c sp.irirualità si11.no fondamen-
taliinruttiirentativiecumenici".
La quinta conferenu mondiale di Fede c Costitwdone a Compo·
''Tlo--lth.U~ ..
FOJib..Jo.dtt-""'-roriNJ.IIopon.n.IQd>J,!d,p.711
ua•. o.o-.-....JINJ s..-d.~III!IJ.JI..,...</tlwv.-...
O..tlw.,.,.,f,U..x--.,~<{,._fi{I/>WMIC~oohilb..JCW..,c-_.t.
lt!>J.ocu,.diTf &.o G. c-.,.... !rol' 1661. w.cc. ... blobto=-.. G;-.11194. p. u.

' lm/!lti.IAEDECWIENISMO )Q)


sldand 1993 fu lenuttsul temadeUalroinotritl. Lasezionededialll
.U'aspettoliturgicoddla/winoniariguardavailproc:essodiiKCO·
glienza, attraverw le Chiese, del documento emesso daDa commis-
silmedi Limand 1982,BatksiNtO, &ionistitleMillisttTO. !:accordo
di Uma ha polarizzato l'aucnzione, come mai 6no ad 01'11, suDa Slo-
riadd movimentoewmenico.Indica un accordoemergentecheol-
lrepusalateolosiasistematic:adeisacflllllentiinfavoredeg.lide·
menti fondamentali della liuqia e il modello della sua cclc:bruione.
Di conseguenza uoa liturgia ecumenica diven11 una reale possibiliti
e il documento di Lima infatti include un'anafora appositamente
sc:riua,benchésipossausareirloccasioniecumenicbesoloperquel-
le Chiese che già accettano l'intercomunione.
A Compor;lda si pensò che l'interesse focalii'ZitO sul documen·
10 liturgico·ewmenico avrebbe dovuto stimolare in uo modo più
esplicito e diretto una riflessione suDa intcrrelazione fra il culto

=:~~=r:rc~c!~i:==~~~~~
Woi-
Ciò conduce alla consulllzione sul tema 10w.rrh lwinotri4 in
JhipaDitchinghamUnshilrerra,I994).LardazionedeUaconsulta
indude l'Affermazione; «La converJeO!Ill teologica, il rinnovamen·
toliturgicoellriconoscimentoddlarelazioneirldissolubllefracul·
toemissionenelcristianesimo,entranotuniafarpartedelmtJI1fm-
tum che suida le Chiese veno la lwii1onitl nel culto>o "·

IV. Coll.AIKlRAZIONE ECUMI!NICA UT\JRGICA

D rapporto di Ditchinsham rilevò che gli studiosi di liturgia


erano siunti ad una concezione comune risuardo al reso]amen·
to della liturgia. cSrudiaodo queste scoperte, le liturcie rinnova·
te di molle Chiese pu5siedono una forma comune dando la sen·
sa~one di possedere un'erediti cuJruale comune»".ll rinnova·
mento liturgico nelle C.hieseè cosi diventalo un'impresa ccume·
nica e la rete di relazioni fra i testi lirursici usati nelle varie
Chiese è diventata estremamente complessa. Proprio questo fat·

:• So
n.l6.p.LI.
""'""""·So lflo,.,.,.. T.......IJKCWIUIOior~.l<poRoflhoc-ulllrion,

"/W.nJO.pll.

104 l U>NCEITI ~HEUMI!fAII


to dà prova di una conce-tione comune ~ia della natura che della
centralità della liturgia nelle varie Chiese. Ci sono stati eventi
detcnninanti per l'~ccordo progressivo. Le riforme liturgiche
postcondliad nella Chiesa cattolica hanno costituito certameo·
te il fattore più imporrante nel rinnovamento liturgico, conside-
rato come un movimento coinvolgente tutte le Chiese. In un
paragrafo degno di nota, il concilio Vaticano II (SC 36, 2) ha
pennes~o l'uso della lingua locale nella liturgia, facendo così una
radicale concessione alla partecipazione popolare. Questa era
stata la richiesta Jlrincipale dci ri(onnisti dd XVI secolo, ed il suo
rifiuto da parle del concilio di Trento per principio, cioè, che
l'eucaristia è primariameme l'atto di Cristo stesso, veniva a sim·
boleggiare una fondamentale differenza di approccio alla litur·
gia, c, in questa imporlantc considcra;donc, la differenza fra la
Chiesa cattolica c quella protestante d'allora. Pcrmc:tttndo l'uso
della lingua locale, il concilio Vaticano e l'istruzione generale del
Messale romano (IGMRl che seguì" intendev~ che attraverso la
piena partecipazione attiva la cdchra~ione eucaristicu avrebbe
dovuto diventurc l'azione dell'intero popolo di Dio riunito in-
torno a Cristo. A questa innovazione di grande valore ecumeni-
co si aggiunsero le nuove preghiere euuristiche. Questo ha
enormemente accresciuto il comributo ecumenico della Chiesa
cattolica alla liturgia, in quanto qu~-stc preghiere basare sulle
anafore più antiche erano perciò acccuabili come modelli per le
preghiere eucaristiche, spingendo, di conseguenza, altre Chiese
ad a<louarle". Si può dire che da nessuna pane l'aspetto ecu-
menico della liturgia è così evidente ogsi come nella principale
espressione del cuho liturgico, la preghiera eucaristica.
L'influenza dd Lezionario cattolico del l %9 (Ordo Ùclionum
Missae [OLM]) sulle altre Chiese è anche notL-volc. Negli Stali
Uniti, un suo adattamento è stato introdotto dalle Chic~e Pre-
sbiteriane qua~i subito, e il Consenso sull'Unione della Chie;p
(COCU) - un gruppo di nove Chiese protestanti - ne ha pub·

"Cfr.IUN:i<m<Gr•""kJ<IMrw>lr4onomo.nn.tl.l2
o><Jr.) ..II.R.Tu_l.\JO).U~r/"u'IP/Ntt/'u.,I<'JnCh<riK""I•in/JIO'JliO(lp<..fh.i,..
,u.....o<d.P.j.. ndoohri.~REt..S.16l.llumol?!l.l.p.2)2.ol'lo><i«.,.r"'ÌC<<>P>,;.,.....,, . .,.,
•...,.pk.ruoUi>ooion<l"*"l•u.W.J"•••<k<onopbo""'""'t...tiqoa"""..,Jk;.
·o \n,..,.odl'l(.l<om<oioo.;oOiodi""""'''"''"'"".. t'i"t''"'F'"'"oloci<~l'""""""n<tll•
USA.to...,inL!Hicotp<u>••"'"'n<fuo>>llti"ron~do=volnlmtrdoUotn~oniOt...,tiGomm""""'
ooF.o,otondtiJTholitu'l'J"ItCI'.L)

6. l lThM:IA ~J) f.Cl"Mf.NISMO ]Q5


blica~ounavenionend 1974.Altreseguironoconleloroproprie
versioni e nel 1983 la Consulta sui lèsti Comuni {CIT)" produsse
il Common L.caiottsry {CL), un insieme delle varianti deii'OLM gii.
in uso. Attualmente è aDa seconda versione. In 11111hillerra, il grup-
110 liturgico unito {nabili!O su ba.e ecumenica su proposta dell'ar-
civescovo di Canterbury nell963) ha prodotto indipendentemente
dal CL e d~II'OLM un lezionarlo catanerUou.to da un ciclo di quat-
tro anni. J..a cooperazione ecumenica neHa produzione di testi Ji.
turgici nelle lingue europee al di fuori dell'inglese ~ è m11811iormen-
leintcressataaUevcrsioniconcordatedeitestidelG/oiM,CTedo,
St~naus, ee:c. ma è stata una coopernione in relazione ai testi della
ScrittW'IIattl"llversol'usodelletraduzioniecwnenichedcllaBibbia,
c non una cooperazione per stabilire il ciclo di letture proprie a un
lezionario.Coslrisultaevidentecheènecessariounulterioretenta·
livo di coUaboraxione intemaodonak per produrre un lezionario ve-
ramente ecumenico.
L. co11abonzione per il rinnovamento liturgico e la crescente
converget~XII nucate sopra wno direuamenre rilevanti per la ricer-
c:ad.iunarealeunitàdelleChiese. LaconvergenzafraleChiese
deve alla fine essere (>mvata nel contesto della comunità unita in
preghiel'\l e in lode a Dio. Celebrazioni comuni di una liturgia
della Parola o della liturgia ddleOreoffrono notevoli opportuni·
tÌII a riguardo, come momento sulla via di una reciproca rlconci-
liazioneediunreciprocorioonoscimento.lndicanolastl'\ldaver·
so una liturgia pienamente ecumenica che culmina con la cde-
brazionedell'cuc:aristia,mafinorailloropotenzialeèstatoutilb·
z:ato imuffidentemente nelle Chii!5C. Questo è talvolta dovuto ad
un'incapacità di comprendere il reale benché limitato grado di
accordotcologioocheèentratondlavitadclleChieseattraverso
i teSti sviluppati nel rinnovllllleDID liturgico.
Questi testi stessi dipendono dagli accordi formulati c.laUe com·
missioni teologiche ecumeniche, internazionali c locali, e qualche:
vollll li precedono, nucendo invece dalle relazioni ecumeniche
legate all'esperienza di vita concreta. La connessione fra la/ex
0111nJi e la lex cmiendi è complessa, ma ha radici in una/ex uiiN!n·
Ji: ogni comunità celebrante è chiamar~ a riconoscere c a rispon·
dereaUagraziaofferra nella liturgia. La grazia eia richiesta di ri·
condliaxioncchegiacenelcuoredellaliturgiaèallafinclafonte
del suo significato ecumenico.
PANORAMA STORICO
DELLA LITURGIA
l
STORIA DELLA LITURGIA
NEI PRIMI QUATIRO SECOLI
A.'lsar J. ChupuHfP'

Bilolio...... A.A;:wt,~-fi/J.imt!:AIIl~toilrHinrHy,
..WI'Mnia,Collopillei992;P.BRAb51tMI',ThtStwdo/tw~on,;mo/Clìrin;.
~Db>sh.p, l.ondon 19?2;J.J~. Th.-E.I,L.twr:ttotiNT_.ofC,.,Ik
GtM.NOtreD.me 1910; nL Kt.UJSU, Lofittnt.M.m&.CJJkgoriJn,lllk, Torino
l!I71;M.Rila•Em,~/,s/OIM~,vol.I,Milanol970;J.s.--U!r, 1:6~
Bu/ylliiiDr"jo/tlwl.ilarzi,Cambrid&c:l949:.11.1lVEGM.\N,ChrisliMI~in&ll
,.,.l~st.A.Su.i)GIIilkroL.ii~Ht~tmy,NcwYoclt.l~-

PREMESS.r!. TEDJ.OGIOIE E STORICHE

La costituzione GtltuliUm el Spe.r dd Vaticano II, n . .58, dichia-


ra che oda Chiesa, vivendo nd corsa dei secoli in condizioni diver-
se, si è servita delle differmli culture, per diff0t1dcre e spiepre il
meuaa:io cris1iano ndla sua pn:dio:aUone a tutte le genti, per
studiarlo ed approfondirlo, per mqlio CSJlrimerlo nclla vila li-
turgica e nella vita della mullifonne c:omunitì dei fedeli». Si ac-
quisi5ce una più pwfonda comprem;ione di ques!O passo conci-
liare quando si lesse ali• luce dell'ino:amuione di Cristo. U de-
creto AJ Gmlel, n. 10, insqna che oda Chiesa deve cem~re di
inserirsi in tuili questi nssruppamenri con me\Odo uguale a quel-
lo con cui Cristo s1esso, anraverso la sua incarnazione, si lcsò a
qud certo ambiente socioculturale degli uomini, in me:aro ai qua·
livissoo.
l.a storia della liwrgia reslimonia l'incarnazione deUa Chiesa
ndla culmra e ncUe Lradizioni dcllc rwdoni. Le opcn: di s1udiosi
l SIOIIL\JlEUAUIUII(;L\ !OEI Plllloi1QUAT11105ECOLI 109
cotne A. S.umstark, E. Bishop, G. Dix, L. Duchesne, O. Casei,
j. Ju.ngmann e M. Righetti, fra molti alni, hanno pmto l'lltenUo-
ne sul fondamenro cuhuWe del cullo cristiano. lliturgi&;ti sono
a
sempre più con•pevoli del far.to che cullo cristiano è cosi ine-
stricabilmente ieglro aUa cuhura, che non è possibile studiare la
sua storia né celebrarlo .I di fuori del suo conleSto culturale'. Ciò
è una deUe conseguenze dcll'incamuione della Chiesa, come è
stato per Cristo le cui parole ed aUoni furono comprese nel con·
testo del tempo in cui visse. Questo tipo di coscieJmJ culturale ha
origin110 un nuovo approccio allo siUdio del culto cristiano. Sot·
ro l'inDuenu di Amalario di Metz, auivo nel IX secolo, i liturgisti
spiegarono allegoricamente riti e simboli. Oggi non si ricorre più
al racccmto de:Ua passione, come un tempo, per spiegare Uslsni-
ficato di elementi della Messa come il Glorill, la prima kl:tura, la
lavandadellemani,laprcghieraeucaristica,lospezzareUpancc
la commistione. Questi sono attualmente interpretati più adcgua-
tarnenteaUaluceddlalorooriginestorica.
In seguito al n. 21 della costitumone Stu:rrmmdum Conciliitm,
si può sottolineare che esistono Ire approcci aDo studio della li-
turgia, owero teologico, storico e !)8Storale. Benché questi tre
approcdabbianolelorospecifichearee di interesse, essi si so-
vrappongono e si compenetrano reciprocamente. La teologia dcl-
lalirurgia,peresempio,tienecontosiadcglisviluppistoriciche
de:Ue situazioni pastorali. La storia, d'altro lato, spiega i 6mori
sollesi.IpensierotcologirodellaChiesae.IIadiseiplinaliturgi-
ca.lnfìne, la liturgia p~~~toralesicostruiscesol.idunentesu basi
teoiOAiche e storiche. Lo studio di qualsiasi settore della liturgia
dovrebbe includere la &lOria e la revisione postconciliare dei libri
liturgici s.i è fondata fonemente sui dari storici: il rinnovamento
della liturgia fu promo&SO d.l Vaticano II con un orientamento
storico. È opponuno ricordare, tutlavia, che la storia si inserisce
nella cultun del popolo. Per quesu ragione lo S'ludio della storia

di-.....
'll.llotom... l.IIIJ<F~.-d~o-r...... &.o.....,Jn/imp>
~IMl:E.IIIsiiOt".l""""/~.cw-IL911;0.Co!U.IltodhLI#
<MK.bor,o""-.floeonoinql'MO;G.Do•.1t..-~.(.Wtn.ro.LocdoooJ9116;1-Du:ooo­
...._~no.;,;....O-..llrthfrl"'·f:....&o...,&li-..;._,~-P.n.I'-I':J.Jv>«;
......... n.-&.~,Ltt_*'.._T_o/G..,.,.WG-..NW.:O...L'*';t.l lbcoom~.M.­
.....&th....,.~.Milani>G.MwlMO-J9:J6.

110 Il l'ANOILUIII!I'l'OmCODI>U.Al.fMililll
liluqcica sarà più comple1o e utile se accostato alle epoche cultu-
raliincuilaChiesavis5e.
I dari stOrici devono necessaaUmente essere analixzali ed inter-
pretati~. Lo storico liturgico dovrebbe così affronW'e l'evoluzio-
ne dci riti con mente critica. Ogni sviluppo baia sua. giustificazio-
ne s10rica, benché non abbia un suo valore essen:Mie. Non ru1ti i
formulari, non \ulli i riti e simboli del passaiO, e non tune le feste
che sono state istituite hanno un perenne significato per la Chie-
sa. Di conseguenq la rifonna del Messale romano ratifiCata dal
n.'O della costiruzione SM:rOS•nctt4m Umdlit4m soppresse molti
clementi medievali che oscuravano il significa1o e lo scopo della
Messa. Alcuni fonnulari considerati anacronistici dovevano esse-
re modificati per renderli auuali. L'istrm:ione Comme k prluoit
sostiene che «lalvolta il significato di un tt:$10 può non essere ca·
p.ito, o perché è contrario alle moderne idc:c crisdane {rome in
terreM Jespirere o"' inimicos s•nctae E.cclesille hNmilidre Jigne-
ris) oppure perché ha meno importanza og:i (come in frasi inu:·
se a c:ombal1ere l'arianesimo) oppure perché non esprime più il
vero significato originale come in alcune forme obsolcte di pe·
nitenza quaresimale:»'. Parimenti furono soppresse alcune fcsle,
come l'lnucnti'o Cnn:i's a causa della sua origine leggendaria, o
sminuita di grado, come le feste del Cuore Immacolato e di
Giu:;eppe Operaio a causa della diminuzione della loro rikvan-
zapolitica.
Simibnentelostoricolirurgioodevecssercingradodiesami-
nare i dali storici alla luce dei principi del Valicano Il. Dopo la
promulguionc della costitu~:ione SICI'OSIIndum Condlium gli &ID-
rici sono stali chiamati ad esaminare i loro dali aUt luce di qucsro
documento. I suoi principi di base includono quan10 segue: la
posizioneccntraledelmisleropasquale, il ruolo della parola di
Dio nella lirurgia, la panecipazioneaniva che implica l'uso del
volgare, le acclamazioni e il canlo dei fedeli e i ministeri laici così
rome l'upct10 pubblico dei sacramenti e dei sacramentali.
Questi 50110 i principi conciliari su cui gli storici devono giudi-

'A.G.M.omloon,l.'lm-<tl.p~~-.inMm.-.../rtwci,
ToulllllltMI,ppi7N92.
•Noo.Jn~.pp./12.

I·SI'OIUADai.AURUIGIA!<Eli'IUKIQUATTaosw.ll.l 111
carcseidaticheessihiiJinosonotuttoreacceuabililiturgicamen-
te o no nella Chiesa posu:onciliare. Per esempio. la celebrazinne
di una Mes$11 baroca~ ron rora e orchestra può ridum: i feddi a
muli spenatori: dò risulta ovviamente comrario al principio della
partecipazioneauiw.
Nd COlSO dei secoli la liLUtgia ha assimilato dementi locali che
tUIIOllllaarricchiscono.Notevolisonoleinfluenzegreco-romiiJie
sul culto cristiiiJio durante il suo stadio di formazione. Tali ele-
menti necessitano di essere attentamente esaminati per scoprire
leloropremesscteologicheedinoltreaccuratamcrllerivisitatiper
stabilire la loro rilc:vanza nd mondo di oggi. La litu111ia cristiana
non può consistere puramerllc di elementi dd passato. Durante i
processi di revisione e diStUDina è opportuno ricordare che talvol-
ta l'ambicnta~one storica dci rili e dei simboli più dei fonnulari
liturgici che li S«<mpagnano può rivclam un approccio maggior-
mente fecondo. Per esempio, il rito della commistione nella Mes-
sa viene adquallunenle interpretato ricorrendo alla sua storia
p.iullostochealsuosignilkatoallegorico.
L'approccio storico è anche un valido modo per valutare ed
esaminare l'appliQil!iione ddla rifonna lirurgica del Vaticano Il.
Mentre i suoi principi liturgici 50I10 irrefutabili, si può sempre
sollevareobk:zionisuromesiiiJioS\alirealizzatineitestiposi.COD-
ciliari •. Non tullo ndla prodW!ione completa è al di là della criti-
ca e del miglioramento. In questo contesto si pom:bbc chiiiJillre
in questione akune istanze ooru:rete di adempimento oondliare
del Messale di Paolo VI. Tuuavia gli storici nnn possono ignorare
il fano che il n. 'O della costituzione sulla liturgia ha decretato
una l'l!dicale riforma del Messale di Pio V.
lnfinel'approccioSioricorisultaefficaccpc:rlacorrenainrer-
preuudonedellequestioniconciliaririguardantiilrecuperodclla
fonna dll$dca della liturgia romana. Ciò CO.Itituiscc un'opzione
articolata dalla coWmzione nei nn. 21, }4 e 'O sulla bar: degli
studi storici compiuti durante questo tiCcu.lo sul rito romano.
ldentificanclolesuc:caran:eristiehedii5Sicheirifonnatoriconci-
liari furono abili ad isola~ le aggiunte medievali, particolarmcn-
le duranle il periodo franco-gcnnanico. I crilid hanno ritenuto

•A.N<•,.,.,.I,.-r-.,.,.U...-o&.-..Porioi99J.

112 Il I'>ONOILIMA notuw Dlll.A LIT\JI!llo\


archeologica e romantica quella scella. Logic~men1e, tun~via, la
~na sobrittas e il senso pratico della litursia po5ttofldliare
sonoreali&lic:hemi5ureperalimenrarelapinedpazioneattivae
per incoraggiare le Chiese locali per incuilun.re la nuova eJilio
typks dei libri li1urgki. Qu.alccx;a di simile è accaduto dall'VII!
secolo in poi quando le Chiese franco-sermaniche incuhurarono
la classica forma della li1urgia romana.

J. LERADICIIlllltiiiCJIE

Le origini dd culto cristiano sono siÙdllmC!IIIe innes1ate sul cul-


to ebraico del tempo di Gesù Crism'.
Ciò perché la religione ebraica rimane un elemento ccx;Liturivo
del nostro cubo. La li[Urgia cristiana è impensabile seu1.11 i riti
ebraici che essa ha ereditato, senza i Salmi con cui la Chiesa con-
rinua a pregare, senza la devota memoria ebraica dd1c nioni di
Dio espressa in "ti di ringruiamcrno, lode e supplica e senza la
convinzione che il n0$11'0 cullo rappresenta l'ultima fase dell'ope-
ra di Dio neUa noria della $1Ùvena.
Ques10 periodo può essere carauerizz:ato, con le pimle di S.
Matsili, come «<a condnuitll con la 1radizione, da un lat.o, c la
novi1à cristiana dall'abro»•. Questo spirito di continuità e di no-
viri spiqal'auegiamento di Gesù verso il cullO del suo popolo,
un antggiamcnto di fedeltà alle tradizioni ebraiche in accordo con
lo spirito critico di un riformatore. In Mt 5, 17 si legge: «Non
pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profe1i; non sono
venuto per abolire, ma per dare compimento».
Gesù rispetiÒ le pratiche sacrificali del suo popolo. Non rifiutò
isacrificindlempio,mainsegnòai5UOiscguacichetalisacrilìci
avrebbero dovuao includere la riconciliazione e la comunione col
proprio fra1dlo e &arella (Mt 5, 2J-24). Non è fuori luogo imma·

•r.o..un.t..~ola·k"-l;,,._,,_r..;.t99L;IIL'.o..,..,..•. n.-jromj
llooi:&-Jo(.oi<CIJ...,;.,Ltlutr.O.r...II~''RII.ou.wmo,Tir<,_..~,.,a,,;.
u;..~loTir<Jt..Jyo/Ll,.c.J...,.Iloi.L-drol919.pp.J9·'1,1l.hln(ocundiJ,
T6.-J..,P,I!.ol!o/CINoliMIO~,NcwY.nL990.pp.l'-'1.
•s.NA~>~u.Go.olluolll.._,,.....,.,._,inA.U ......u,.ltpp.Lln.

l SIOJIA DU.LA UTllAGIA NEl L'RL'II QUATI!LO 5aDU IIJ


ginare che come un fedele ebreo egli ha offeno sacrifici e obluio·
ni, come nella festa della Pasqua ebraica. Finché durò l'antica
religione, egli considerò il tempio di Gerusalemme come la «CC58
di Dia», come la «eli!MI di preghiera» (MJ 21, IJ: M~: Il, 17). La
suaviolenlareazioncacoloroiqualiprofanavanolasantitàdel
rempio ne costituisce la prova {Mt: Il, 15). Tuuavia sembrerebbe
che Gesù si allineasse con la sinasoga più che col tempio, forse
perchénonappattcnevaaUacastasacerdotalediAronnc(MJ<I,2J;
Mt: 1, )8-39; L& <1, 16; Gv S, S9). Si sa che la preghiera che egli
compose per i suoi discepoli rifletr:e la uadb:ione sinagogale delle
Shemoneh Ezteh o ll111idtJJ.
Come ogni fedele ebreo, Gesù osservò il sabato. Ma ndle sue
ariJOmcntuioni con i Farisei egli chiarifteò che il sabato ~ stato
fauo per l'uomo c non l'uomo per il sabato IMt: 2, 27). D riposo
del sabato non significa astenersi dalle opere di b~'rlc verso coloro
i quali hanno biS081Jo. Di consesucnu egli suari gli ammalati c
compi miracoli di sabato. F.d esli dichiarò: «D Figlio dell'uomo è
sipore anche dd saba~.rnt (Mc 2, 28).
lnfineGesùpanecipòallesrandifestedelsuopopolo.Sirecò
a Gerusalemme per celebrare la Puqua ebraica (MJ 26, 17·19).
Egli osservò il giorno della Pentecoste {Gv S, 1), la fesra delk
Capanne {Gv 7, IO) e la DedicuiOlle del tempio (Gv IO, 22·2)).
1imavia egli annunciò che san:bbe giunto il momento in cui il po-
polo non avrebhe più .reso il culto in Gerusalemme (Q, <1, 20-21),
che il tempio sarebbe stato di5trutl0 (Mt2l, l·J) e che i veri adora·
tori avrebbero adnfllto il Padre «in spjrito e verità» (Gv <1, 2l·24).
Con questo Gesù voleva dire che per l'incontro con Dio non
sarebbe più stato necessario il tempio, perché Dio si sarebbe tro·
vato nel cuore di coloro su cui lo Spirito Santo sarebbe disceso.
Fone la sua dichiarazione più stupefacente a questo prupos.ito fu
che il suo corpo risono sarebbe stato il nuovo tempio (Gv 2, 21),
il«luopdovetuuiavrebberoincontratoDionellapreghiera.
La rifonna del culto ebraico non consisteva solo nella critica
e nella epurarionc di alcune delle sue componenti. Essa coin·
volse qualcosa di più profondo. Gesù rcinterpretò elementi dd.
la religione del suo popolo nel contesto ddla sua propria douri·
na e mi:$sione. Perciò la cena pasquale era da considerare una
cena in sua memoria, il battesimo era da amministrare nel nome
114 II·PAifOIUI.\IAS"roli!COIJF.u.\LITUIGIA
dcl Padre, del Hglio e dello Spirito Santo, e le Scrinure de leg-
gersi alla luce della sua persona. Gesù non eliminò questi cle-
menti, neppure cambiò le Iom uratteristiche, ma diede 1om un
significato radicalmente nuovo. 0pel'llndo così infatti istirul una
nuova reiJsionc c una nuova forma di culro, benché saldamente
fondate sulle tradix.ioni ebraiche. In questo senso si parla di
continuità e novità.
l discepoli di Gesù itf!uimno le orme dd loro Maestro. Non
abbiamo una deuagliata descri:done deUa forma deUa liturgia
durante il periodo apostolico, ma in linea di massima può essere
dedotta da numerosi pass.i del Nuovo Testamento. l.e 24, 13-"
riDette l'eucaristia della Chiesa aJIOStolica che includeva la
consapevolez:eacheessaeralostessoSignorerisonocheaveva
spiegatoleScrillureespeu1ltoilpane.llba!lesimo,chesignifi·
caw«<avacrodell'acquaaccompagnatodallapt~rola,.(F./'j,26)
fu amministrato «nel nome di Gesù Cristo,. per la remissione
dei peccati e per i1 dono deUo Spirito Santo (At 2, 38). Gli apo-
stoli impo6CIO le mani su coloro che ricevevano un ufficio mini-
sterialenellacomunità(Ar6,6; 13,3; l'fm'j,22).Sipregava
per gli ammalati della comunità i quali venivano unti con l'olio
dai presbiteri «ncl nome del Signore» {Gc 'j, 14-J'j). l cristiani
furonoeso1111tiacantare-salmi (Co/3,16;Gc'j, U).l primi disce-
poli continuarono ad entrare nelle sinagoghe il sabato (At 13, 14)
e pregare nel tempio (At 3, 1). Benché essi osservusero il saba-
to si riunivano la domenice per la pwdamazione della parola e
perSpell'dareil pane (llr20, 7).
L'apos!Olo Paolo che stava predicando in Asia Minore si affret-
lÒ a rientrare in Gerusalemme per la festa della Pentecoste
{Ar20,16).
Le azioni dei discepoli, a imitazione dell'aucg.iamento pro-
priodiCristo,furonocontrasscgnatedaunscnsodicontinuità
rnnlatradirioneebraicadiparipassoconlacrescenteconsape-
volezza cJclla novità cristiana. Perfino dopo la distruzione del
tempio di Gerusalemme nel 70 le comunità di Siria e Palestina
continuarono ad osservare il culto ebraico unitamente alle pra-
tiche cristiane: sabato e domenica, sinagoga ed eucatistia, cir-
concisione e battesimo. Forse questo era il contesto della critica
dell'autore deUa Dithchi scritta in Siria intorno al 90 contro

l StOIIllloetL\LD\IIIGI_.,N"PIIIMIQUATJIOSI;<:OIJ i!'j
coloro i quali osservavano ancora le preghiere quotidiane ebrai-
che c i giorni di digiuno'.
A questo punto è utile notare che il tempio Unché csistcllc, fu
un punto di riferimento per i primi discepoli. Comunque, la sina-
goga più del tempio influenzò il loro culto che consisteva princi-
palmente nella predica1.ione della parola. lovero essi eonsidcT~~·
rono la sinagoga come il nucleo della comunità cris!i!lfla. Perfino
dopo l'SSCre stati espulsi dalla sinagoga essi continuavano a parla-
re della loro comunità, della sua dirc-.-;ione e di alcuni riti della
parola che evocavano la sinagoga (Gc2, 2; Cc5, 13-15}'. Ma era
la tradizione domestica dd culto ebraico, che consisteva princi-
palmente nel pasto rituale del sabato, nella co:na pasquale c nelle
benedizioni, che awva un'influenza permanente sul culto cristia-
no, panicolarmcntc la predica1.ione della parola (Al 20, 8) e lo
spe!za«: il pane (At 2, 46). Anche il battesimo, come richiedeva
l'occasione, veniva amministrato in casa (llt 9, 18; IO, 22-48).
Pertanto dò che ha contraddistinto la liturgia cristiana, cioè la
pre<licazione, il battesimo e l'eucaristia, si è affermato in un am-
biente domestico.
!;atteggiamento di fedeltà alla critica dovn-bbe accompagnare
lo studio del culto cristiano. Gaù non abolì le trodizioni dd suo
popolo, benché le vagliasse per ponarle a compimento. E i primi
discepoli mantennero molto delle loro tradizioni tcligiosc::, sehhc-
ne vedessero in esse la [>refiguro1Jone dd mistero di Cristo. La
forma <lei culto cristiano ereditato dal passato i: parte della nostra
tradizione, ma i suoi componenti umani hanno sempre bisogno
di essere esaminati e, se necessario, purificati. Può accadere che
le norme c le pratiche liturgiche diventino un'altra forma di saba-
to che ignora la legge fondamentale di amore e di servi~io c di-
mentica che è stato istituito per rispondere alle L--sigcM-c umane,
oppure che nelle nostre celcbra1Joni liturgiche si perda il senso di
continuità con la storia e le tradizioni ddlu Chiesa o che, <l'altra
[>ane, siamo così soddisfatti della loro forma p [(Sente da rifìutare
qualsiasi eventuale novità. I .a novità Jcl culto cristiano è la perso-
na c il mistero eterno di Cristo, ma i: necessario che si!lflo espn.--ssi

1 j. fwot"! lo<Oorod:J.OiJ.,J,/-.Pori@ J9l8.~.2)0


•S.IWHno><<>".IMS.I.tr~•Dom"'""'·""""l917.pp.ll7-1W.

1\6 Il MNOI<A.'Ih 1IT0ll!(O OHl.A Ul1Jli{:L\


nuovamente nelle diverse lingue, riti e simboli per rendere l'im-
miiJiinC di Cristo più chia01mente visibile nella liturgia dd nosuo
tempo. La storia delt. litursia resrimonia proprio qucsra azione
ddlaChiesanelconodeisecoli.

Jl. IL CULTO CRJmANO NI!L MONOO CIIECO·ROMANO

StacclUidosi dal mondo ebraico, la Chiesa occidenrak doveva


rispondere alle richiesre di eovangeli~ione presen1a1e dalla cul-
lura e dalle religioni dei Greci e dei Romani'. In che modo la
Chiesa mi$sionaria ha affrontalO la nuova siruuionee quale d'fer-
ro un simile incontro ha avuto sul proprio t'!lto? Ndle varie cir-
eo&tan:re missionarie que5ta domanda continua a presentarsi in
molteplici modi. Nella storia receore un esempio degno di nota
fu la t01gica controversia dei riti cinesi (164,-1939) che es11nina
lareJ.zionefralaliturgiacristianaelarcligios.itianccstralechei
Cinesi conside01nolabasedcUa lorocivillà'"·
Una certa rensione poteva essere sentita duranre il periodo
greco-romano fra la fedellà alle 101di:.!ioni ebraiche e il senso cri-
sciano di indipendenn. Tale 1ensione era pn:sen1e nella ronrro-
versia dei quanodecimani. l qulU"Iodedman.i, che vissero general-
mente in Asia Minore, manlerulem la festa della Puqua ill4 di
nis11n, il plenilunio di primavera, senza considerare se fosse o nu
domenica. Essi basava:no laiOI"O reolo&ia suDa tipolosia dell'agnel-
lo pasquale che gli Ebrei immolavano il 14 di nistJII e la Pasqua
per Iom signirtcava il sacrificio di Cristo. Policarpo di Smime di-
fese la sua apostolicirà contro papa Aniceto che voleva che i quar-
toqdecimani osservassero la Pasqua solo la domenica, il giorno
della risurrezione di Cristo. Policrare di Efeso fece lo stesso nella
suacontroversiaconpapaViltot"el,chenell96minacciòdisco-
municare i quanodecimani dell'Asia Minore. La controversia fu
risolta dal concilio di Nicea nel 32' che fissò la Pasqua la dome-

0 A.CII"""""'0.GPWO-RoON•Co/,..,...J/~il""'r."""·"'Nuo.tUU'119l.
pp.llll-211.
'"f.BIIIIII...at.Lo~-·k~~-.mr''x""'oohl&-o.t ...... iol962;
J.~/.'Ofl-/rob,...,...Pa"'l'll!i7.

l . ~"IOIL\ DFJJ..A IJlliiiGIA NRI PIIIMI QIJATIW:I ~ECOI.I 117


nica perché, come affermava la k'ttera di Costanrino sul concilio,
«nnnvipossaesserenic:nteincomunefranoielaraZZII.OSdledegli
Ebrei»".
Un'alrra caraneristica di questo periodo missionario fu il tena-
ce disprc:RO della Chiesa vena le religioni papne. Questo atteg-
giamento evidentemente ebbe origine nel monote.ismo ebraico
che con5ideravalc religioni p1g11ne opera del demonio. Il manire
Giustino, per esempio, accusò i riti di Mina di simulare l'eucari-
stia cristiana con nsuo pasao d'iniziazione a bue di pane e ac-
qua". Tenulliano, d'alno canto, ironizzava sulle immersioni d'ini-
:.ciazione di lside e Mitra che, malgrado la loro abbondanza e spe-
sa eccessiva, non ~vano nulla, a differenza del b.lrcsimo
cristiano che operava la purifka~ione e donava la salvezza con
pocbeparoJeesc:n:easpesa".
Questo aneggiamento nega1ivo è pre5enre in quelle situazio-
ni dove la Chiesa vive in ambiente pasano. È una misura di au·
1odifesa ed una affermuione della sua identità. Anche oggi i
criSiiani nei paesi in cui costituiscono una minoranxa aendono
ad evitare contatti con i riti di altre religioni, anche se e&Si sa·
rebbcro perlinenti c potrebbero essere convenic:ntemenae inte-
grati nel cubo cristiano. Ma poco dopo il SU(Itratnento di tale
siauazionc, come si osserva nel IV seco.lo quando il pqanesi·
mo cominciò a indebolirsi, la Chiesa assunse un aueggiamento
di masgiore apenura e discernimento veno i riai pagani, come
nel<:asodeirilimistericichecscrciaaronomoilainfluenzasullo
sviluppo dell'iniziazione crisrians, specialmenre ncl1v secolo".
lritieleuslni,iriticgizianidiOsirideelside,irilifrisidiAnis
e i riri persiani di Miara cominciarono t uni a scomparire duran-
te nIV secolo, e proprio in questo periodo i cristiani oomincia-
ronoaprenJercinprestitoalcunideiJoroeJcmentiJinguisticic
riiUali.
lritimistcriciinfluenzaronolaconcezioneerislianadelsac:ra-
"M.lbaldD,L.fWt-~ .. .,.llhk.•n.!Xlrinl•s,n-..6U~ll.pp.ll"l~l:l:.
"41'."'-..hii•,JO.,... 11""""""-"..,..,..ou..fom4v-M<IH.IIerlinol-.A.
Cl-~,.._&n...hut.WasloiaglonCD.CJL?'J.I.pp O·"·
"G•-~~I.o.IO!,oao .... L.,.,'IJIIIIP,,.L'll)l.pp.loi(ILU.
"~11r..,...-.o.!.acuMdiL-.w,cso.J1).1'J»,pp.6)~
"CI<E.Y-.~,,JtJ>. ....... /II~t~t<~nlltth.fowtb~.tiJ.XIII(I!m).
1'1'247~.

118 II·I'ANOIWIAsromt:ODI!I.LAUTl!RGLA
mento del battesimo che .I tempo dcl manire Giustino venne
chiemampholismos, illuminallione. I riti misterici infaui er.no es·
$enzialmente un processo di illuminazione. Esisteva un lessico per
l'iniziazione comune Ili criMiani e Ili pagani, ad esempio teunini
come loutron, o muomenos, mustirion e mustis. C'ermo anche
rassomiglianze nei componenti dei rir.i di iniziazione come gli
mudni,lostudio di formule sacre, Ddigiuno, la spoliazione, il
lavacrn, la veste bianca c il palio di ini~azione. Altre anaJoaic
sono la disciplina art:~JJ~i che riguarda gli elementi dei riti di inizia-
~one e la conseguente pratica ddla mistagogia dopo l'iniziazionc
perspiegarcall'inb:iatociòcheèavvenutoduranteilrito.Ìsu-
perfluo rilevare che cristi.ni e pagani, pur condividendo la stessa
terminoJogia e gli stessi riti, conferivano ad ess.i signifJc:ati radic:al-
mentediversi.
Questo periodo è contrassegnato dagli sforzi per integrare nel
culto cristiano quegli elementi eulrurali che non erano strecti
componenti del culto pagano. Tertulliano, per esempio, usava il
termine lcgalr l'i,.mJ.io, cesS~~zione di obblighi conrranuali, e ter-
minimilitaricomestfmlmentilestltioesign•culum/idei, pro·
messa di fedeltà all'imperatore, quando parlava di rinuneia bat-
teSimale e professione di fede rispeuivamente. Dal lato rituale
abbiamo esempi come le unzioni bauesimali, la lavanda dei pie·
di dei ncofiti e il ealice di latte e miele, che, benché presenti
anehe nei riti mi.sterid, furono spiegati da Tenulliano, Ippolito
di Roma e da Ambrogio più dal loro contesto culturale che da
quello culruale". È opponuno notare a questo punto che in
moJti cllSi sii elemenli culturali, religiosi o no, a5SIInsero un
nuovo 5ignif~eato auraveno il metodo della tipologia biblica. Si
può considerare questo oome il modo della Oliesa di inserire la
cultura nd disegno della storia della salveua. Dio continua a
compiere il suo pi.no di salveua in ogni tempo usando il patri·
monio culturale dd popolo.
Durante quello periodo si può ossef\lare altresl lo sviluppo
delle linsue liturgiche ••. Fuori dft!la Palestina c dalla Siria la
"Q-oiaftlll'iJIII•risoiri...,..,.,..,;p;~<S&U ..... ~m>mlrndla..,.. ......... ddVd ..... z
-D~ ~1olo: ~~""-- <J{Ik W...,..
"-C.Voou..Jl""'-li~IIIIIOJJMIIOIIMtkS._....~n!D.CII986,pp.290·
Z97:TM.Kt.lllSIII.AfiHmHt~.,ft6.W.-U...'U.O"'-'Im.pp.l8-24.)7•47

I·S1UIIADW.AU1Uf!GIANEIPNJ,IIQI.IATii!O~ 1(9
lwilli, il greco popolare diverso da quelloletterarioeclusico,
era la lingua parlata dalla massioranu, sia nelle pani orienta·
li che occidentali dell'impero romano. Nel 64, quando fu fon·
data la (."hicsa di Roma, la lwi11i era la linsua più in uso nel·
la ciuà im(leriale, non solo fra sii immisrati orientali ma an·
che fra i Romani stessi, tanto che la Chie5a di Roma la adouò
comeliJlsuaufficialeelitursica. Siricorderichedurantcipri·
mi due secoli dieci su quattordici veKOVi di Roma parlavano in
•=·l.asostituxionedelgrecodella/wi,écon illatinoeiperiodi
di transixione del bilinguismo rivelano la grande sensibilità pa·
storalc della Chiesa romana. Benché la sostituzione del latino nel
tvsecolosiverificasscccntoann.i più tardi e l'uso delle lin11ue
locali di quel tempo alcune centinaia di anni dopo, si deve am-
mirare il COraJigio intraprendente della Chiesa romana la cui
vcneraxione delle sue tradizioni è provcrbiale. Molto probabil·
mc:nte non era scalo fac:ile per la Chiesa romana abbandonare la
lingua in uso nei tempi apo6tolici e all'epoca dei maniri, ma il
suo senso pastorale la spinse a deciclere in favore di unalinsua
comprensibile al PDilOio. Non fu senza esilazione che il Valica·
no Il permise l'uso delle linsue moderne nella liturgia. Questa
parte della storia ci insegna che fedeltà alla tradizione significa
adattamento alle esigenze della comuniti in ORni epoca cd in
osni tradizione cuburale.
Un'.Itra caratteristica di questo periodo fu la cdebradone do·
me:stica deUo spc-aare il pane, come affermano Al 2, 46 e 20, 7·12.
La liturgia domestica fu la tradizione che i discepoli portarono
nel mondo greco-romano. Il lettore Emerito ammise davanti al
proconsole di Cartagine durante la pervec:uxione del )04 che «è
nella mia casa che celebriamo il domi11irum», cioè, la cena del
Signore".
I conveniti offrivano l'uso delle loro case per l'eucaristia. Fra
i Romani la casa tradizionale era una struuura di quattro lati CO·
suuita intorno ad un conile con un JlOlC20 d'ac:qua al centro. Nelle
case grandi iltricli11i1111t o sllla da pranzo poteVa essere facilmente
predisp05to per l'eucaristia. Roma vanta molte di queste case

120 II·I'ANOIWIIo\STOIIICODI'l.LALII\Inllol.
che si possono visitare tollo le chiese di Giovanni e Paolo, Ce-
cili:ll, Clemente e Puden:ciana. Quando non c'erano persecuxio-
ni,perchéquesteeranosporadic:be, icrislianic:ompravanoca-
se e le adattaVano permanentemen1e per uso liturgico. Un fa.
moso esempio di tali chiese~ la Cll!il del m sec:olo a Dura-Euro-
pos sull'Eufrate. Aveva una 5tann di IICCO&lienza che po1eva
c:antenere una grande as5elllhlea eucaristica ed un.11 stanza più
piccolaperilhattesimo'".Sicominciòachiamaredonfusecr/eRM,
lacasa-chiesa,lecaseposseduleoacquistatedaicrislianiperuso
liturgico.
Sia per ~ioni W~logiche o considerazioni Jlratiche i criMiani
non celebravano nei 1empli, la cui ce/14 satebbe stala troppo pic-
cola e buia e i cui oolonnati aperli sarebbero stati inadaui alla
cena dd Signore, e neppure celebravano nq:li amb.ienli sotter-
ranei delle catacombe per non panedpare alla cena del Signore
fra i morti sepo.lri, ma scelsero di continuare la tradizione •po-
stoliu della elKllristia domestica. Tenl:lllivi moderni di eseguire
progetti •rchiteuonici di nuove chieK- ~u disegnu di te111pJi di
altre religioni sembra non tenere in coru;iderazione la celebra-
Uone della cena del Sisnore come bancheuo. Lll domus ecdtsMt
più del tempio simbolegiala concezione cristiana dell'ospitali-
tà verso ali stranieri ed i poveri della comunità che partecipano
alla cena dd Signore.
Così l'eUC:Ilristi11, lace.lebraleionec:amucristic:ade.icristiPii.era
cdebrataincasa,inquanloeo5tituivalacenadellafamigliadiDio.
Questa è una tmdixione che la liturgia ha perduto nel cono del
tempo. Il suo mC5Saggio, tuttavia, dovrebbe continuare a vivere
nella nosua c:onc:ezinne dell'assemblea eucaristica come famiglia
di Dio, nella nostmospj.talità verso coloro i quali sono estranei
allac:omunità,ndlanostraricerc:aperunafratellm7.aconvivialc:
con tutti senza discrimina~io.ai dovLKC alle loro cond.ixioni socio-
economiche e ncl DOiiUO tentativo di fornire alle persone unn
sp~~Zio liturgico dove poss11no ri10rnare, come alla propria Cll!il,
perrinvigorireiloroslmchispiriri.

llj.8c<;.,..,....,_~.~oon~.&r~.o .... O...o..J..~ ..k/m·iorol.:r ... ,.,~.


Lino 1'131i:N.DIM•.I:"-~Mt..ir.Ja.,~~"<~MD. L9J U,JJ.
pp.72t.

L STuw. nEl.LI LDliiLGI~ l'lbl l'RIMI QU~TJW) ~OCQI.L 121


Ill.L'av.COSTANTINifiNfl

Le generali condiltioni che prevalserondla Chie511 durante l'era


di Costantino sono beo note. Libera rmalmente e beneficiaria di
favori imperiali, la ChiCN avandl con pa&&i da gigante in ogni
Blipctto della sua vita e della sua mi$ione.ln quesro periodo fiori
lateologiapatristicaelaChic:sas'inserinc:lflussoculturalceso-
dopolitioo deUa civiltà greco-romana. Questi fauori eserdaarono
una profonda influenza sulla fanna della liturt~ia. La lilurgia. che
era inizialmenle una eclebnu.ione domestica inùma, assunse una
forma solenne e n:gale, e non solo il rilo romano, ma anche la
maggioran~ dei riti orien1ali, si svilupparono in queslo periodo
all'inlernodellaculau1'11imperiale'•.
Gli effeui della benevolen:u eonanliniana ven;o la Chie-
sa sono imrnedialamente visibili nella liturgia. Dopo la sua con·
YerSione d fu un d!'11mmatic:o cllfllbiamento: dalla semplicità
delle cm: 11llo splendore delle bllliiliche imperiali 10• Queste strul-
tureavollae!'11noapianlareuangolareediviseall'internointre
o cinque navate medianle file di colonne. In fondo c'e1'111'absi-
de dove l'imperalore 11veva il suo trono. Introdotti! dai cristia-
ni, l• sala d11 pranw domestica cedet1e il posto alle grmdi sale
11ubbliehe dove c'era un ambiente ampio nella niVIIta per l'as·
semblea e abbastanza &pl!zio nel presbiterio per l'11ltare, l'ambo-
ne, il seggio dd YCKOYO, dei presbiteri e ministri. La prima ba-
ailica cristiana fu il palazw del Laterano che Costantino donò a
papa Silveslro. I:impenuore ordinò la oostru2ione delle nuove
basiliche sulla eollin11 del Vaticano sulla tomba dcll'aposrolo
Pietro, sulla Via Ostiense dove fu maniri:u:ato l'apostolo Paolo,
a Campo Verano dove fu scpoilo il diacono Lorenzo c in molti
altri luoghi fuori della duà oome Cbtia, Albano, Capua e Napo-
li. Da p11r1e sua la madre Elena fece oostruire builiehc a Bet-
lemme, Nazatet e Gerusalemme per commemorare aspeui della
viladiCristo.

IOUI---·-J.,._,..,....U..-I,.o/C...o-.ioTh<oF...t,!J.<wwoa
16.-T-o/~li<GNI.pp.l2l91
., •.c....!. U.&.Nm1,2- 1"-CI!aod> .. "'*"'·~ 1'116.pp. 7-m:ll.."<>U.Y.
f-""'"'"""'"""a..";..'~""f.-.....O.n,.lm.

122 Il • IWf!llt.WA m1P00 DEIL\ unlllOIA


Quando Costantino decretò nel 321 l'osservanza del riposo
domenicale nell'impero, la celebrazione dell'eucaristia acqulsiÒ
una forma più solenne". L'atmosfera e l'ambiente an::hitettoni·
co delle basiliche richiedeva, in ogni caso, una fonna di celebra-
zione più sfanosa. l formulari di preghiera subirono abbelli-
menti retorici in eon!onnità aD' ambiente della corte imperiale.
EucoJoRie orientali, come l'f,dJo/ogion Ji Sempione, assimila-
rono le uraueri51iche leuerarie deU'dknililiiO: solcnnitì e reto-
rica, e una tendenza ad usare tennini astraili, come ineffabile e
infinito, riferiti a Dio. n Cmone romtJIW, datato intorno l que-
SIO periodo, presuppone un ambiente come la basiliu. Ha lo
5tile di una grande orazione romana: solenne, ien11ica e leuera-
ria, e la tendenza ad usare termini giuridici. Riguardo ai pti
liturgici, alcuni di questi furono copiati da quelli in uso nella
eone imperiale, spedalmcnte a Bisan!!io. Infane, lo spaltio e l'am·
biente della basilica influenzarono fortemente lo sviluppo della
musica liturgica. Mentre la musica nella Jonrus ecdesiu veniVll
C\litgUitapraticamentedaqualcunocheupcvacantarc,orasiri·
chicdcva un coro educato. In Oc:cidente, specialmente a Roma,
il coro era composto da chierici che venivano educati dall'ado·
lescenuallapiùaltatecnicadicanmri".
Nel H8 Costantino conferl ai vescovi giurisdiNone civile
sucausedicortechecoinvoJgcvanoicristiani,elelorodecisio-
ni erano considerate definitive. Questo implicava che ad elisi, e
in estensione anche ai presbiteri, doveva essere assegnare un po·
sto corrispondente neUa gerarchia civile. Cosi il clero acquisì
titoli e segni distintivi di cui godevano i dignitari di stato",
come, ad esempio: per i vescovi, panicolannente per il vescovo
di Roma, la r~~pp. maJIIfl impcrU!le, il trono, lorum o pallio, il
manipolo cerimoniale, il umtltl~~a~m che divcnrò corona o mi-
trae l'anello d'oro. lvcscoviebberoilprivilegiodicsscresalu-
tati da un coro durante il loro ingresso nella basilica, di avere i
loro ritratti appesi negli ufficiecclesiastici,dicssereserviti sul

'' w.-...... D<rr.""'"' G.dd~tJ.•Itool..-...UGout.M•-"'ihnlnc.:6ou""­


-·7.otripo'962.
"J.Q>t....,.,/oi•"",J~,.,....AJ(;6., ......... ....,...,.Wadoinp>n!DC.IIWLI.
"Tt~Ko..w!P.MrloGkP/""'Itd"'"fto!l.ijorbudof..,AnoilocundChriotft"nJJ.
Mo"o~~n<rl~.pp.LZ9-I:I<I.ID..U,_..,.IM/UC/Nru~.pp...,_54.

l. SlUIA DI'.IM U11JIIlll~ Nel PIUMI QUATDIOSU:OU 123


trono con mani velate e di essere onorati con la prostrazione e il
bacio dei piedi".
Il periodo costantiniano fu testimone di altri sviluppi della li-
turgia. Degni di nota sono i riti di iniziuione cristiana che ras-
giunsero la loro fanna riluale più complela in questo periodo. Sia
inOrientecheinOccidentequest.iritivcniVllnocelebraticon
grandesolcnniti.,specialmenredurantelavegliadiPasqua.Euse·
bio di Cesarea riferisce che l'imperatore Coslantino, benché an-
coracatcc:WTJeno,ordinòchesmsserorcevcnissero~cccseinqpU
11ane della ciuà nella aone di Pasqua per onorare i ncolìtP'. l .a
descrizione dci rili di iniziazione effenuala da Cirillo di Gc:ruu-
lemme e da Ambrogio di Milano nelle loro rispettive diocesi
11'101iitraunalaleso1ennitàed unaorgan.il'.lel'!ionenon possibili un
secolo prima".
L'intesruione della Chiesa nella struuura soc:iopolilka deU'im·
perocostantinianoinfluenzòanc:heillinguaggioliturgico. t de-
gno di nota il tipo di linguaggio usato nelle preghiere di c:onsacra-
xione dei vescovi, presbiteri e diaconi. Benché questi formulari
siano comparsi nei libelli veronesi intorno al 558, probabilmente
precedono nel tempo i libelli stessi. I tre formulari usano costan-
tc.'mente parole prese in prestito dal sistana sociopolilico dc:U'im-
pcro, qua!i ordo, gtWdus, riignit11s e honor che fanno pane dd si-
stema di dassifieazione degli ufficiali del governo. Parallelamente
a questo sistema romano la gerarchia clericale fu dcfmita secondo
ilsrado e ilnmso corrispondente all'incarico e all'onore. Cosi in
questo primo periodo le cariche ecdesiPtiche furono considera·
te, in qualche modo, come equivalenti a quelle dell'istituzione
romani. Il se1111tus popuiUJfue romano trovò la sua contropane
ndl'orJo populusque della Chien, cioè, la gerarchia e i fedeli".
Non c'è, naturalmente, problema perchéperfìnoalloral'uffieia
ddla ministerialità e della guida pastorale continuava ad essere il
ruolo principale dei ministri ordinati, ma veniva csprcs&O nel Jin.

"llllu<:u,/~~..J"'•-·inGotmJìt,II.MI:..WJ,....,..bu'l
I'IS'I,~p.J(I')o,W6,
"ViloC.....-..JV,n,pt.XXtlt\'.
10 Cimu>!MG--.UIId>htl"'1',._,o<wndiA.~(S{l>ll6J,I'Io66<
.......,.,IMMiwon,U.s--..r.;,tJ../Il.,rmù,ocu.. diB.Boi!<,(S(],ZJboi],J961.·
"O.I~~o/Ciwio•"""H•oelwod,r.....Jnl!IG'),

124 II·PANOIIAI>IASI"ORIOODF.LL.IunJRGIA
BWIJilliosociopolitic:o, nelleinscgneenci cerimoniali dell'craco·
stantiniana. '\
Un'altracaraueristicediquestòperiodofularendenzaaduna
rdativaunifonnitàfnleChieseorientaliedoccidentaliriguardo
aU'osservanz:a di alcune pratiche lituraichc". C'erano due motivi
principali: in primo luogo lo scambio delle fonti liturgiche fra
Chiese diverse, specialmente in Oriente. Antiochia, per esempio,
giocò un roolo impanante neUo sviluppo deUa liturgia di Ales·
sandria. Persino dopo la sepanzione dei nestoriani dd rito siria·
co-orientale dai monofisid del rito siriaco-occidenrale, gli scambi
fra i due gruppi conùnuarono per quanto riguarda i riti e i testi
liturgici. Inoltre, molte eucologie siriache e copte erano traduzio-
ni dei formulari greci, el'anafota bi~antinadi BasUioèin realtà
una forma dabowa di un'anafora più bn:ve eh~:: veniva usata nel
culto alessandrino.
Lo scambio del1e fonti non solo arricchlla tradizione liturgica
della Chiesa che le riceveva, ma ponò anche un ceno carattei"C di
comunione universale fra le Chiese e di riapetto per le reciproche
tradixioni. La relativa uniformità ddla liturgia testimollial'aueg·
giamento rispettoso con cui le Chiese locali più piccole si alteM·
vano ai formulari ddle preghiere e ad altre pratiche liturgiche
delle maggiori sedi quali Gei'Ullalcmme, Rom1, AICSS11ndria e Bi·
samdo.
NeUe Chiese occidentali, la tendenza ad una rel1tiva uniformi-
tàfucausatadalconnolloesercitatodlivescovisuitesliliturgici,
specialmente per quanto rigu1rda l'euatriSiia, al fine di scongiu-
rare il pericolo di eresie. Si sa che fino ao:l aUota eta stata concessa
una grande libenì nel comporre i formulari per il culto liturgico.
L: autore della Ditùlché, il manire Giustino, e Ippolito di Roma in
effetti stabilirono ciò. Lo siCS&O lppolito compose una preghiera
eucariSiiea, ma semplicemente come un modello che il vescovo
tuuavia non era obbligato a recitare a memoria. Tullo ciò che
lppolito esiseva cr1 uni san& dottrin&"'. Tullavia al tempo di
Agostino di lppona i formulari contenenti le preghiere venivano

:o B.ll<m>.l..,.wi<""J./.-,_..,/ilo'l",.,.........., .. ciaFoi•~ISII961).
pp. )11·)16-.S.M.olt<lu.U....•,J;wr,"~..U.'--.k&-p.i.U.A-........11.1'1'-41·0.
»a........,.r-....,..,...9.•""'"".-aa-..MUR~~crlt89.p.».

l . STOal~ DE1.1.A LI11JROI~ 1411 PRINI QUJITIIIO m:oiJ 125


composti per es5ere divu\sari non solo da coloro i quali non era·
no competend in mareria ma anche dagli credd. Egli not:ò che il
popolo li usava senza sospettare nulla, quando in rcahì i fonnu·
lari conrenevano errori dal punto di visra della do!trina'". Il con·
dlio di Cartagine dccrerò nel 407 che le orazioni per il cullo
avrebbero dovuao essere quelle approvate dal concilio.
La paura dell'crcsia era uno dei flltori princi]Jali del conu-o11o
ecclesiasticodeircstilirurgici.lnvero,sequesrittllliprodamano
pubblicamcnlc ciò in cui la Chiesa crede, &.i dovrà essere certi
della loro ortodossia. La liturgia, dopo rutro, non dovrà essere
considcJBia come W1 foro teologico dove ciascun piC!iidcnte è Ji.
bero di divulpre le 'ue opinioni personali. Quc:sla sembra una
rasionevalidaafnnchél'autoriaì.ccclesiaslicaintcrvengariguardo
al conaenuro di cene fonnule liLUrgichc:.
Un ultimopunmdaconsiderare in rdazioneall'cracoslanli·
nianaè lo sviluppo del calendario liturgico in base alle fcsrivitì
Oli5Crvate nell'impero". Molm ]lriml, intorno al120,la sella gno-
stica di Basilide cdebrava gi.ì l'Epifania come il corrispondente
cristi-ano della fesaa alm;andrina in onore di Aion. Questa «eri·
stianizzaxione»si prolras5encisecoliscgucnti. lnlomoaiJ)6,i
cristiani di Roma cominciarono a cclcbJBre la nasciaa di Cristo il
2~ dkembre. Nel calendario giuliano il solstixio d'inverno cadcva
in questo giorno ed era festeggiato con i Stltu,IIIM c a partire dal
274,ancheconilmitraicoNIIttlleso/irilluic#.Sisaconsicurexxa
che l'inaroduziorlc del Natale faceva pane dell'intento della Chie-
sa romana di contrapponi alla celebrazione deUe festività di ori·
gine pagana. A partire dalla seconda mc1à del IV secolo le Chiese
occidentali celebrarono anche la nascila di Giovanni Battista il24
t
giugno, il giorno del solstixio d'csaatc. probabile che questa dala
fosseslatasccltapcrbilanciareifesaeggiamcntipcriduesolstiz.i.
Un'alara fesra celebrata in questo periodo, c influenzata direua-
menre da una fcstiviaÌI pagana è la CaatcdJB di S. Pietro in Roma.
Il C.ronogr./o Romsno del 3~4 slabilit;c:c il22 febbraio come dala

"~Dr/Jot>lr--""-""6.u,cs~J.,I.p.»):A.Noam.o.triio­
"'_..u."'-*"'.r-al<•oin""·•ilo.l....,n.ll.pp IJI.U,:A llolr..I!Y.f"'"'
n.u-1<>"-'nJ.. w..t.;.._, IO.CJ 1'1&1.
"f.O.J-.Sr>t.....,.,..ftildfmn..U.Ncwv...li"":A.II""'- Tb<l~lbr.
Ncwv...ll'J$1,P.Jom<a.U-I-<Jlt-lto-•.-IIIA-

126 11-IW«>MMASfOIIIOOIW.I.\LTT\IIIGIA
per celebrare il N•t,Jit Ptt,; Jt atlmlr~~. NeJ mese di febbraio i
Romani celebravano per ouo giorni i PtJrmtniNI in onore dci pa·
renti defunti, che in pane consistevano in un banchetto funebre
detto dumititJ o C#N tot,m~tio duranre il quale la miUicang dei
cari defunti era simboleggiata da una sedia vuota. Questo coni·
spondente cristiano era un modo di onorare l"a]JOStolo Pietro, an·
tc:nato della fc:dc: della Chiesa di Roma.
Incanc:lusione,sipuòdirechelaculturareligiosaesociopo.lilica
dell'era di Cosuuuino ha lasciato un segno inddebile sulla Chìeia e
suUaliturgÌII.Inquesaoperiodolaliturgi:acri5tianadiventòblitul'-
gia dell'impero gnxo-romano, cdebrata neUo splendore deUe basi·
liche. Questa nuova forma di liturgia aveva b belle:ce. e la nobibà
dellarulturaimperialeediciòcheenritenuto~odelcul!O
divino. Quc5to Upo di celebraxione, in cui si usavano tutre le inse-
gne del pas$1110 imperiale, benc:hé modificate, può talvolta sembra·
re reatrllle oggigiorno, ma il problema principale è se siamo in gra·
do di separare la forma «imperiale» dalla nostra liturgia senza Cll·
den: nella banaliLà, &<:ma traswrare il principio che il rulto divino
merita tutto ciò che di bello e nobile c'è nella ctùtura um1111a.

CoNa.USJONE

lprimisecolidcllastoriadellaliturgiac:ristilflapossonoc.'SSCR"
considerati formativi sotto diversi aspetti. La continuità con quel·
le tradizioni ebraiche che Cristo e i primi discepoli hanno traman·
dato alla Chiesa sarà sempre un aspetto peculiare della liturgia
t
cristiana. implicita la premeasa teologica che nella liturgia Cri·
sto, il quale associa sempre a sé la Chiesa. continua ad esercitare
il suo ufficio divino con cui egli realiua il piano del1a salvttza di
Dio. In questo senso la liturgia dovrebbe essere considerata come
l'ultima fase degli interventi di Dio nella storia della salvena e
non può esse1e compresa al di fuori del CODtesto delle sue oriJ!ini
ebraiche.
U periodo greco· romano offre alcuni modelli storici alla Chie-
sa vista come comunità missionaria. Attenendosi a questo pc:rio·
do, il dialogo fra la Chiesa e le varie culture del mondo deve pro·
seguire con uno spirito di apertura c, oontemporancamerue, di
valutazione crilica. Inoltre, si dovrebbe ricordare che la nostra
lirurgiahaercditatoinmodoconsistentelaricchezzaculruraledei
e
Greci e dei Romani, che in gran pane sopravvissuta.
La storia ci insesnaa rispettare e pcrfmo a venerare le sane
tradizioni. Contemporaneamente esaminare questo periodo ci ri·
vela che fa pane della nostra tradilione come Cbiesal'inc:ultura·
zione della liturgia al giorno d'osgi e, q111ndo necessario, anche
la creazione di nuove forme in grado di comunicare fedelmente e
realmente al popolo d'oggi illl1e5NggÌo del culto cristiano.
L'era costantiniana ha avuto un effetto drammatico sulla forma
della liturgia cri51iana sia a Oriente che ad Occidente, C(IIJie sul·
l'interavitaeattiviti.dellaChiesa.Leoonseguenzepo&sonoesse·
re avvenite perfino ogi, nonostante i cambiamenli della forma
ddlalilurgianelcorsodc:isecoli.Inoltrequest'enèdiventataun
solido fon,lamento ndla nostra tnldizione liturgica. Per la mag·
gior pane ddle famiglie liturgiche ha giocato un ruolo formativo
e di consq:uenza non JlUÒ essere facilmente accantonata. Ciò non
significa, comunque, che alcune componenti mlturali di qud

=·loc:"~~~!i~::~==:rnn:::;:e ~~~ii::C~J~~~
novamento liturgico dd Vaticano II.
2
STORIA
DELLE LITURGIE ORIENTALI
M.nfi N;,

YM,...a. J.Msi'IIU'"~P.Kl!()(;l!ll(acuradll,PrtùDkl~.hi'Orinl
~ (PDOC), Bnpalol991; li. B.IWGTAIK, Lil~ _,.,m, Chclll:loanc
19'1';N.IlOIIGrA,~JJI.Iit..,_;.~,GroaaferfMI19H;R.~
NEIII",UsC...!MIIuillft,.,.,ioutkltl~UI..,.uJRI'ItiiiiXI'Iik/r,(Ardli·
vadci'OricniO.dlien,9l,lnlliu•d'Éiwlesbyzantina,Pariii966;B.Bamc:
alni, Ew:Nrinin /'OriMta J'Ot:rilnt, v. 112: u,. ONmtli, Pario 1970, pp. <16-
47;L.IIouvlli,A..J.ùffl""'~lil"'f.M·IIox l'»t;l.H.Ill.uo.\15,/>timlrolrJt.
UI"'Jk, Pui$19'8: ID., U~oM!Itlli, Ra~n~ 1982; ID., Qo>Jq..n pmls
tbhm~Jhl~~·.inEIICINmllhri'OMIItnt/'Ocd.
hm, 2, pp. 179-1,. Le>c Orudi46-47, Paritl'nO; P. D~MEI!!ma,St!Ji.b'Rùa
&-.lfliiiO. Libro Il, hrw IV: Ritwk-Bndiri<HMk IJiat~~/1110. Roma 1910; P.
EYOOIIIMOV, l..primtkfft./iuJ'o,;..,.Ap,.,mn CkatiiWriqutJ, Paria 1966:
D.Gw~ Untr,n DnMuli, NDL, pp. 98l·I007; A.Go!<zAI.tii:FuiNTB. ~
"'~Mu.INJi:itM~<rDIMNI, Padaw 198l; A. Ho~Noor-1. PAr .. ~"
Ewlnri#kd. TfXff<ltwriitlitwciitonl~rtkni,Fribou'll968;J.M.
H.\Ns$INS, /111~1 Lilltrpw tk ll.ilillf<< OrftlllllfiJN1, Roma 19}0; S. jAN&o
IW,/III~ioilrUI'"C"'•OliM/dn.l-rinornecnnotn!•ro);ID.,Bi6fio.
,..P.flflkl..itrw&kOrinoWiU961-lll67),tm-crinoii'ICC'CIIIOinf"ol:M.
NIN,fMLil,.,aJHrrihlpo/IM&•knl~l,ln~"-Cbf.r.
cbn:HwiMFIIIIfiiM.tily, llomoo 1994; H. PAPII:OCK~ l.rMyuir#hf&c~HlrisM,
Pario tm;A.RAilli,lllnatJ.ctioi,~Dmlll#lnt,Romiii947;S.SAu­
IIIW!, /..iWritl Otk.mkr: 110/iolrr «flliMkl. llhmnr ~~~. P.ri119)2i
J.M.St.oon,Jibliof~lkslitr.~nrlt~r(l~l~llJi R. TAFT,IIfl"""'
Ut>u.tlosnttlioklklitwprotint.li ~-amWfk.ProllllliiiiKrip!O,
Ramoi9B2.Conri....,l202ritolidibibli..,.no;Io..UrLit.JJ/tO>orbl
Otift"tMO«iMtut:koftcillitkli'll/fkit>tlitJi.mtilrllltJripi/icM>,llamol988i
ID.,Tk~itrtRilt.JIS/wtHhlory,Anlericoaf.sroysinl.iruiJYSerieo,Cal·
Jceeville IOW.Z1 E. T&EMHD, l'dii,..,.,;, tm Ul•fl#l ar-Mtn, Hlrisu IU·
ban)I'J41iP.Yousll'l.or;undi),Ur~dGri/ihthl.fm.eitrpitrtu
~.Ronrol9')().

l·SIUIIIIADEI.I..ELntJIOIICJBIIItiTIILI 129
I!'ITROD{..7.10NE

La vita di fede di una comunità cristiana si esprime nei vari


>acromcnti c celebrazioni. Vìnsicmc di gesti, parole c segni rice-
vuti ed accettati dalla Chiesa costituiscono la celebrazione liturgi·
ca. La liturgia si sviluppa attrov<:rso i secoli con forme legate su·et-
tamcntc i diversi ambienti culturali; la liturgia, quindi, rispccchia
fortemente l'ambiente culruralc, teologioo c anche etnico delle
diverse comuniti cristiane'.
Le liturgie delle Chiese d'Oriente spesso sono chiamate «riti».
Tale denominazione è valida :;c riflette tutto il contenuto liturgico
c teologico vissuto in una Chiesa specifica c concreta; è insuffi
cicntc invece se riflette soltanto la possibilità di una celebrazione
dei sacrnmcnti secondo un'usanu liturgica che la Chiesa latina
ammette come valida. Va accettata la nozione di «ritO>> (bizanti·
no, siro, anncno ... ) come «realtà» tL-ologico-liturgico·<:ulruralc di
una Chiesa; c non invece quella di weste» wologico-liturgico-cul
rurale che l'unica Chiesa indossa per dare un'immagine di varktà
.::di diversità.
Abituati all'apparente unità rituale della Chil-sa latina, possia·
mo riman<:n: sorpresi nel vedere la varktil delle liturgie delle
Chiese orientali.
Per comprendere l'evoluzione liturgica di queste Chiese è ne
ccssario dare uno sguardo anche rapido alla loro storia. L'origi
n<: delle liturgie orienrali (di tutte qudle cristiane) va strettamcn·
te legata allo sviluppo delle sedi patriarcali: per l'O.::cidentc
Roma e per l'Oriente principalmente Alessandria, Antiochia,
Costantinopoli e Gerusalemme c, secondariamente, Selcucia·
Ctesifonte, I'Annenia e la Georgia. Anche l'evoluzione di queste
liturgie è legata all'importanza che pian piano hanno acquistato
le diverse sedi patriarcali; infatti si sviluppano a t>artire da qud·
le sedi che per la loro fondazione apostolica hanno un rilievo
maggiore rispetto alle altre sedi episcopali. Le Chiese amiche
tendono a raggrupparsi attorno alle sedi episcopali impananti e,
man mano restringendo il <:<:rchio, attorno alle poche sedi che

13Q Il. PANOliAMASTOIUCODf..LU. !JTI!RGIA


diverranno quelle che chiamiamo tcpauiara1b». I grandi patriarcaLi
con una precisa O'l!lanizzazione anche siuridka. si formano pian
piano lungo i secoli. D primo accenno di una siuri'diUone più am-
pia di una sede episcopale d viene riferito dal SC!Ito canone del con·
cllio di Nkca 02.5) dove viene rioonosciuta una giurisdizione assai
vasta aU'11rcivcsawo alessandrino, (()ITJe a quello di Roma c quello
di An1iochia: cosJ.Ie srandi province dviii ddl'impçro diventano
anche yandi sedi episcopali. Nel concilio di Cosr.minopoli ()81)
viene ricooosciUiala giuriUione ampia dcl1e sedi di Roma, Ab
sandria cd Antiochia; le sedi episcopali dell'Asia Minore, Ponlo c
Tracia,rimangonoanc:on.asés~anti.Dipanic:olareimportanzafu,
in quel concilio, il meucre dopo Roma la 5Cdc COiilantinopo.litana,
cbe era arn:be sede imperiale'; da qucslo momenlo in pni Cos!uui-
nopoli es1endcrà la sua siurisdizione alle regioni vicine: Asia Mino·
re, Trada e Ponro, ciò verrà solennemenre confermato neJ concilio
diCalcedonia(4.Sl).QuestoconciliomodiHchmì.ladivisionc:tclri-
lorialedeli'Orienlc,accetteràlasiurisdizionepienaeampiadiCo-
BWJrinopoli suU'A&ia Minore, Trada c Ponro, e aUII!llheri la.giuri·
sdizione di GeruWcnune costituendola come patriarc_.o. A panin:
da Calc:edonia, dunque, rimane stabile quella che poi si chiamerà la
ocpcnlarchia», cioè le cinque sedi di sovemo pauiarcale: Roma, Co-
&tantinopoli,Alessandria,Anrioc:hiaeGerusalemme.
Nella nascita e neUo sviluppo delle diverse lirurgie delle Chiese:
di Oriente c'è stata un'evoluzione che non è Klllpre facile ,pic:sa-
re. Dalla celebrazione descrilla ncUa DiJ6chi oppure dall'anafora
ddla Tr~~Jitio ApostolktlaUa c:clcbruionc della divina ti.tursia dcl
ritobizanliDoc'èstalounprogresso-omeg\iodireun'cvoluzio·
ne, di cui non troviamo traccia nei documenti e nei manoscriui
perché qucsli spesso ci sono pervenuti incompleti'.
Per l'origine delle divetselilurgic orient.Ii po56iemo parlare W
duesrandifui.

• U<onan<JdiCootano;..p>li-.odl-diC...U.--'idcv<.......,bp-....,.
olo-dopo.r.....,..dollorno,poi<M-•d~~<lon"""'llorn.._
1 C:foA.o.u-..... ~~.,..16)Z;I'••-do<koil......,do....,....llolos
llllcloll".-..U,.,,.;<t.o-doioliloriporl'cwhuio..,ddlodiwroo•IUoai<':l.ii-
Podollod..cnillo.dl'unili,cioo!do•na-..wdi...,~r......lo<riU,u...-....pion....,..,...,
l'•nioOrituolo;l.l'ewl.-dolo~ . . ric<h<ozo;).b-""dolb.,........dio...;
........h......... ,... ..............,., . . .~ ......

I·S10fii.>.D!U.EUi'tlROIEOIUEifT.U.I 1)1
l. EI'OCAAJICAICo\

Due grandi rami liturgici erano sià ben distinr.i all'inizio del tv
sec. in Oriente: quello siro·anriochcno e quello alessandrino, in
ambedue csisiCVa l'unità momo alla preghiera eucaristica.

l. Ramo airo-anliochmo

L'evoJuzionc liturgica della regione di Anliochil si estende in


tutri i luoghi dove la sede patriarcale di Antiochia aveva autorità.
Verrà fuori una liturgia che è una mescolanza di dementi semitici
cd ellenistici. Il !'limo siro-antiocheno dari luogo a tre liturgie
diverse:
l.laliturgiadella.Mcsopo~amiaedcllaPersia
2. lalilurgia di Anr.iochia e Getusalemme
3.1aliturgiabizantina.
l testimoni più antichi in ambito antiocheno li troviamo nei
diversi tcsd patristici: DidtiCbé, TNditW Apostoiktl, alcune anafo·
re, le catechesi di Giovanni Crisostomo, le omeJie catcchcliche di
Teodoro di Mopsuestia, la Peret,rintltio EgnùJe, le catechesi di
Cirillo di Gerus.lemme, e le omelie di Narsai di Edessa. Due lin-
gue prevalgono in questo ramo: primo, il greco che tenterà di
predominare in ambienle antiocheno, gerosolimitano c costanti-
nopolia.no, poi il siriaco 5ia nel dialcltO occidenhlle che in quello
mientale che rimarrà come lingua liturgica nella Persia c nella
Mcsopotamia e, a un ceno momento negli ambienti monastici
accanto ad Antiochia. SODo di questa prima epoca di fonnuione
liturgica, di ambiente: antiocheno, le diverse anafore: f alltl/ora
grm~ Ji Gi«omo, testo c:he può risalire sicuramente al tv sec. e
che rifleue la liturgia gerosolimitana di qud tempo'; fantl/ou si-
riaca di Giaro1110, che è la versione siriaca della preccdertte con
piccolevarianli; f•tta/ora tliAJJ.ieM•rie fan~ tliGiolltlnni
Crisostomo cd altre ancora.

• ,;,.:........ ..:....u.. ,.......,,D_....,,.U'oiiiiO.>IlJOOiohoc,oCel....tm.m<.•Cison~


2. Ramo alnundrino

Per l'11111hic:n1c 1Ùe!i11ndrino abbiamo pochissima doc:umcnla-


:r:ionc: rispetto aU'ambicntc anliochc:no; i testi parristici sono mol-
to più «leologici» c molto meno «liturgici~ rispello a quelli antio-
chcni'. L'unica fonte chilramcnteliturgicadiquesroperioc:loli
l' Etuulogm di Sen~pione Ji Tmuis, vescovo egiailno del IV K<:.; in
essosonoconrenureleduepartiddlaliiUrgiaeucarislica:quella
dei catewmc:ni c quella dei fedeli; presen18 una doppia cpidesi:
unaprimadellanarrazionedell'istituzionc, dovcsichicdeladi-
SCC51 della «forza di Dio sulle offerte» e l'altra dopo dove si chie-
dela«discesadcllol,mdiDiosulleoffcne»•.

Il. EJ'oc..\DICONSOLIIMZION&

Dopo il V sec., le diverse correnai dourillali e culturali ponano


ad una progressiva diven;ifiCPione, o meglio ad un muruo allon-
lanamenao, delle diverse Chiese c ddlc diverse f11111i!:lic liturgiche.
An1iochia divisa in due patriarcati, quello calccdoniano c quello
anlicalccdon.iano, sarà ancora comunque fonrc di influssolilursi·
co; nel Medioevo la lirurgia cciopica sarà riformata panmdo dai
modelli antiochcni. Anche Gcru:Wemme avrà il suo inOuliSO &UI!a
lirurgiacosranrinopolitana,armcnaegcorgiana.ldiversiscismic
le evoluzioni polirico-ccdaiali ]:lOttano a quesaa siruuionc litur-
gico-ecclesiale: ungrupposiro-orienllllc, ungruppoanticalcedo-
niano e un gruppo calccdoniano. A panire dal v sec. l'improvvi-
sazione tende a sparire, i tesli c i riri divcnrano srahlli. Ad Alcs-
lillldria la liturgia, doJ:Kl Calcedonia, si sviluppa in una doppia
dirnione: quella cakedoniana, !l'CCI, che nel Medioevo subirà un
fone influsso cosrantinopo!irano-biuntino c quella copta che
andria per conto suo c resterà fedele alle sue anafore (quella di
Marco, di Basilio Magno e di Gregorio i1 Toologo)'. Le ultime due

~
'
..., ___..........,,,.,,_
lllaoonoi.Uho~o..,...,..,......,olloO.....Ia-.-,Oo!F><.<".-.Jio..J, ,.,........
...,....,...,._diatmoom~flliodotG.-r-lom.C"......,nLCriro>ooomol.driL.O.....,L,o

•CfoA.IIA>o• I.P.,n.lmr,..,IDIH.
•Qoao·...roool..,ro....t.n-..ac.-.d•A.""""•"·I P••n,l'on,pp.J:NLJ7)

l·SJOILIDELU:LrTIIBL"".Il:OIUDITALL l})
~~moditradOOoneediorigiDeantiochCDaperò,perilesamianti­
cakcdoniani tra Antiochia e Alessandria, proveJ18011o dall'Esino.
Da AleHandria proviene il rito etiopico che prenderà dementi del-
laliturgiaalessandrinaeantiochenaesuhiripiù tardi gli influssi.
bizantini. Ad Antiochia la liturgia, con gli influssi della liwrsi~ ge-
rosoJimilllllaanrt.versol'an.foradiGiacomo,sisvUuppainne
grandirami,giàsoprt.&«"eJ~n-'i: lalimrgiadiAruiochiaeGerusa·
lenune,che5iconsolideriattomoaUalimrgiasiro·occidentale,la
liturgiadcllaMesoporamiacddlaPcmia,cheasuarolta5iconso-
lideriattomoallaliturgia$Ìro-oricnlalc,elaliturgiabizantina.
Il processo di unifì.cuionc liturgica &ari lento anche in ambien-
te bizantino e fino altx sec. non abbiamo testi eucoloJid tnman-
datidaioodic:i.Pcrconoscerel'cvol.uxionedeUaliturgiadobbia-
mo fare riferimento alle descrizioni fatte sia dai Padri nd1e loro
catechesi o mistagogie, sia dai commentatori liturgici.
Calcedonio e npostconcilio segneranno da una pane l'isolamen-
tooppurel'evolw;ioncindipendcntcaJivdloliturs,icodclleChiesc
anticalcedonianeedall'•lrraparteilprogressivopredominioddl~
liturgia costantinopolilana suUe liturgie greche, cioè sulle liturgie
di quelle Chiese che rimangono calcedoniane. In queste sedi cpi-
scopaliicambiamcn.riliturgid,ditesriolibriliturgic:i,avoltesono
legati a cambiamenti, di solito violenti, a livello politico-sociale.
Quest'epoca segna anche lo sviluppo non solodeU'eucaristia ma
anche dcll'ufficiarura e principalmente attorno~ due centri: Gcrusa-
lemmee(.osr.antinopoli•. A Gerusalemme, ve1110 la metà del V6CC.,
troviamo i primi esemplari di lc:zionario. Verso l'inizio del YU sec. si
svil.uPJI'.lapreghienddleOre(hòro/ogitm),insintoniaallediverse
ore di preghiera dcllagiomRIL AU'inizio dell'viu sec. C'..o&tanrinopoli
ha un'uffic:iatura per la c:arrcdrale e le parrocchie: veno il YJJ-VID sec.
si sviluppa gi.ll nciclo delle diverse settimane (okhiicbos) e si hanno
i typi/u, cioè i libri che regolano gli usi lirurski dci diversi. luoghi..
I prlndpali. typi!I!JI sono legati, in origine, a qualche regola monasti-
ca • e provengono dai diversi. centri monasrici imponanri.

• Cfr. Il T•n.Lort;mp.Jtlho-.onchol·tl.D.ouw<,ar...-tt-rlitort,.• .r.ror,...,;.MD,


liU~p;>.li·"·P-"'-"'"....,.,;,IoiuiiiWIGII•ck...iluppoddl'ulflrioo..._
'IIKcood-l<dn&~opomobltftllr ........ dclk: ....... __..q,..~lo..,.,_diS..
PocornioCIHII.dia...MCtJ791... 11cncdoLoo!I'J.I7).0anrllcRiiocmuutt""Ji<iche,_
meooilalidiGiunnoiC...0....(1.,_V-)ed ..ri.

1)4 II·I'ANOIIAMASTOIIIOODEL.L.AUnJIIGIA
Esaminiamo tre di loro: il typikon, di S. S.h. a Gerusalemme,
il typikon di Stoudion a Costantinopoli, e il typikon deU. Gnmde
Chiesa anchequesroaCosrantinopoli.
DrypikondiSabarilletteletradizionidd.c:cntrimonasricidella
Pak::stinadell'epoc:apiùfiorente,&ecc.tV·Vl,eprescnlannalirurgia
fortemente monastica c:ome ad esempio le veglie notturne dove
nell'uffic:iaura i1J)()IIIO di rllievoè dato al Salmo 119 {IJ8). Questo
typikon si diffuse, gra%ie all'autoriti del fondatore del monutero
da dove esso proveniva, nelle Chiese melc:hite di Alessandria e di
Antioc:hiae,neiseec:.XU·XJII,anc:henellacapitaleCostantinoJIO!i.
U typikon di Stoudion, cioè del monaSicro omonimo fondato
nei46J nella c:api~ale, rifleue anch'esso una struttura fonemente
tnonaslic:a. Stoudion fu un monutero legato alla tradizione spiri·
ruale dei monaci chiamali fllwimetoi, cioè «ooloro che non dor-
mono»,infauiceJebravanolaliturgiaventiquanroore5uventi·
quauro. Questo typ~"Jmn ebbe influsso sull'Asia Minore, 5111 Mon-
teAthos,sull'ltaliabizantinaeanchesullaRussia.
Il typikon della Grande Chiesa c:omprendc gli ufftc:i celebrati
ndla chi~:SB dcll' AnlllltaSi di Gerusalemme lino a quando non ven·
ne soppiantato dal typikon di S. Saba e della chiesa Haghia Sophia
a Costantinopoli; contiene la divina lilurgia, il vespro, il manurino
e divene prqhiere c:t;lebra!e durante la Quaresima; contiene an·
c:he le diverse preghiere sia dd dero che del popolo il quale, di
solito, panecipava in forma R!:Sponsoriale. Quest'inflUHO mOnasti·
c:o sull'uffic:iarura delle cattedrali proviene dalle loue ic:onodasle,
dove i monaci giocarono un ruolo predominante, e dalla progres-
sivasceltatraimonac:ideic:andidatiall'episc:opalo".

III.LEDIVD15E.CIIlF.iEEUT1JRGIEORIENTAIJ

Spesso le diverse Chiese cristiane VCDJOIIO chiamate sec:ondo


lapropriaprofessionedifede.Sarebbc:piùgiustoperòdesignarle
partendo dalla loro situazione etnica oppure geografica. A tal
proposito è utile ricordare le divisioni sane in seno alla Chiesa
dopo i concili di Efeso (431-433) c di Calccdonia (4m c"" ricor-
dato anche il progressivo allontanamento na Oricnrc e Occiden-
te, allonranamcn10 già segnato dallo sci5Jill di Fozio (863-879) c
poi dallo scisma d'Oriente delll»4"- Loscilmll,si può dire, nel
corsodc.isecoli,èsta!OcausaiOdadiversi liluori: il disinterclile
dell'Oriente verso l'<kcidentc da una pane, e le crodatc e lana-
scitadclleChi-uniatedaU'altraparte.

Sono chiamate Chiese siro-orie11tali quelle comunità cristiiiJie


situate ndla Persia e nella Mcsopotamia eredi della tradizione
esegetica e teologica della sede di Antiochia. i!: stato dato loro
IIJiche l'appellativo di Chiese «ncstoriane» perché propongono
formule di fede che citano come maestri autori quali Diodoro di
Tarso e 1eodorn di Mopsucstia, considerati dalle Chiese ddl'im·
pero maestri di Nestario. Le (.'hic:se siro-orientali rifiutGDo il con·
cilio di Efeso (431-433), c sono le prime che si staccano dalla
Chiesa imperiale. La fondazione di queste Chiese risale probabil-
mente all'inido del n secolo, ma il loro principale sviluppo si ha
sono il dominio dei Sass11J1idi dall'inbio del m secolo (epoca di
grande svUuppo ma anche di grandi persecuzioni per queste Chic·
se)" fino aUe invasioni arabe veno il632. La sede metropolitana
di queste Chiese fu per 11rima Antiochia c, dopo la rottura, Scleu-
cia-Cte5-ifonle.. Erano Chiese con uno slancio missionario spicca-
to, c i $Uoi miasionari "ri""rono fmo all'India e aUa Cina". Il
dc<:lino di queste Chiese comincia &Opfllltutto a partire dal XIV
sce.; nei secoli successivi subirono le persccuxioni dei Turchi, dei
Curdi e dei Pe(Sjani. Attualmente le Chiese siro-orientali si trova·
no in Iraq, Iom, Siria, India, nelle repubbliche ex-&OYietichc e
negli Stati Uniti di America. Lalinsua di queste Chiese è stata il
s.iriaco fino aUe invasioni musulmane, poi subentrò l'arabo, ben-

"a.F.~.I~-J.i'4otro<Hilloi>r<l/lt<J<.LU...,.Sonnam 191.PuioL,.,_
ua,J.t..oJ.>u>r.LrrJ.,;,,;.,;,_...,r~,..,....l'mol'lllol.
, Nd t6l,fuO«<I><<"•• .. "'*hW.p.,,.,.c;_•s.M~-•,.111,_.,.,.~oau..
in.... .Jdi'....... IOdlu .. Chicoo.,;.n....... lcOINIW,...iiiU...opo~ire.r.J'".QI .... o0U...
...-.m..loflno.U.Munaolio.cfr.ep....•'"""""""•.ioPDOC,pp.III!OI,
ché il siriaco nel suo dialcno orientale sia ancora usato a livello
liturgico. Le Chiese siro-orientali ebbero nel xn-xm sec. pllR«hi
mifumi di (cdeli sp11ni in 23 metropoli dell'Asia, Cina e India.
Oggi ci sono due centri, uno nelle monlllgne del Khurdistan c l'al·
tro nell'India, che è la Chieu siro·mlli4nkarese"'. C'è anche la
ChieSIJ t:MJu, cioè il ramo siro-orientale unito aUa sede di Ro·
ma, che dipende dal patriarca di Babilonia dci Caldei con sede a
Ba,hdad. L'unione con laKC!e romana, dopo una serie di anni di
contani,ebbcluogonell,,2conGiovanniSulaka.
Dc:emro culturale iniziale delle Olicsc siro-oricrrutli e, quindi, della
lirurgiasiro-orientalefulacitti.di&lcssa,asscdellaculturasemilico-
crisliansdu:siapriversolaPcrsiacanivòHnoaD'lndia.Edesw.fula
sede di una imporurnissima KUDia teologia, di cui Efrern 5ld WJO
dei nomi più rilevanri. Il centro ecdesilllirico più impanarne, soprat·
tUUO dopo la caduUI di Edcssa in mano dd Persiani nel36), fu Se-
leucia-Ctesifontc,cittàsih11taaccantoaJfiumeTJgri.".
Lallturgia&.iro-orientalcpuòessereconsideraaacomeunali·
rurgia che ha la sua origine remDla nel ramo siro-antiocheno,
benché le tappe di allontanamento dalla sede pauiarcale J~rti·
no questa fatniglisliturgi~:~~ a un'evoluzione per conto propria••.
Possiamo conoscere le diverse tappe dell'evoluzione della litur-
gia siro-orientaJe auraverso due fonti: per i primi secoli i com-
menti alla liturgia che troviamo in area siro-orientale c per i
seco.lipostcrioriidivcrsimanoscritti(cpiùtardilcdiversccdi·
zioni) che ci trasmettono il tnto dell'eucaristia, degli alni sa·
cramcnti, c dt'll'ufficiatura". Tra i principali commentatori
dell1liturgia siro-orientale, ricordiamo: Teodoro di Mopsuestia
(t 428), autore di un importante corpus di omelie catechctiche
in cui viene commentala anche la celebrazione eucaristica'";
Nanai di Edcssa (v sec.), aUiore di una serie di omelie metriche
di grande contenuto teologico e liturgico; Gabriele Qatraia (VII
sec.), autore di una spiegazione simbolica della cclebra:done
eucaristica che offre delle buone informazioni liturgiche; Pscu-
do-Giorgio di Arbda (IX·X sec.), autore di un commento molto
sviluppato simbolicamente sulla liturgia.
Troviamo ndla storia ddla liturgia siro-orientale tre tappe im·
portanti dicvolwioneliturgica:
Il) La riforma de\l<iltholikos lsho'yahb III (65().6,8) Jlrom.UO·
ve l'unifiCizione di diveni riti deUa Chiesa siro-orientale. Fa una
codifkw:ione deU'uffic:iatura prendendo quasi unicamente le ore
maggiori, vespri, vigilie c lodi, e lasciando le ailrc ore ai monaste-
ri, ai qualièpermessodiadauarclcvigilicconunadistribuxione
salmica più congeniale alle loro abitudini.
b) La riforma di Elia Il (1176-1190) arricchisce l'ufficiatura con
una serie di p~ierc fatte dopo ognuno dei salmi o gruppi dci
salmi.
t:) La riforma di YahbaUaha (l 190·122)) raggruppa il cosiddet·
toGIItuhcsoro),cheèunaracco.l!adiinniliturgici.

2.0'1ieseairo-occidemali

Sooo chiamate Chiese siro-o«ide~tlllli quelle Chiese che per


fedeltà al pensiero cristoJogico di Cirillo di Alessandria, rifiuta·
no la professione di fede del concilio di Calcedonia (4,1). In
questo gruppo troviamo la Chiesti siri«4 di Antiochia, organix-
z"a da due importanti J>ersonat~&i: il patriuiCU Severo di Antio·
chia (t 5)8) e Giacomo Bar Addai (t 578) che, nel '4)dichiara
lo scisma tra questa Chiesa (di lingua s.iriaca) e la Chiesa che ri·
marrà fedele all'imperatore Giustiniano (.527-,651 e che sarà
chiamata Chiesa mdchita (di lingua greca). La Chiesa siriaca, sia
quella ortodossa sia queJla UIIÌ!a alla sede eli Roma, è poco nu·
merosa, ma con una consistente diaspora molto importante. Ci
sono comunque dei segni di Ulla presa di cosdcnze della pro·
pria tradiUonc e di rilancio liturgico e teoJogico. Attualmente ci
sono circa due milioni c mezzo di siro-ortodossi sparsi in Iraq,

1)8 Il IW«ll!AMA!I'RIRICODEllALCIURCllo\
Siria, Turchia, Libano, in IUtlai'Europa, neii'Amerit11 Latina e
negli USA.
Come per le Chiese sim·orienlali, c'è una Chiesa siro-occiden-
tale unila, nel XVII sec., alle sede di Roma. Atrualmer11e è una
Chiesa con un paniarcato proprio e conta circa 100.000 fedeli. In
questalradi:Oonesiinseriswlaehieu!im·fllllkm/umedell'India,
che è di l!"lldizione litursicasiro-occidentale.
La liturgia siro-occidentale è ehiamata anche litur8ia giacobi1a
ed è in uso nelle Chiese siro-occidentali onodosse e siro-occiden-
!ali cauo1iche e in 8ran pane nella Chiesa maroni1a; e unalirurgUI
che raccoglie l'eredità teologico-lltuQ!ica di Severo di An1iochia,
patriarcadellaciuì.suli'Orontedol'l2al'18,chearricchibli-
tuqr:iacontanteoom.pos.i:doniinniche.Bisognacitueancheoom.e
fonreditanlitesr.iliturgicidiquestalirurgiaEfrem(t J73lepoi
GiacomodiSarug(4,1-'21).

3. Le Chie• copta ed etiopica

La Chiesa cop11 è di confessione anricakcdoniana. Le sue ori-


gini sono assai oscure. È una Chiesa che rivendica la fonda:done
a Marco, quindi l'origine 1111rebbe apoM.Oiica. È ceno che nel180"
aveva un episcopato ben o~.zato con un vescovo di nome
Demetrio e una scuola teolo8icl che dari 8r&ndi teo108i come
Clemen1e e Ofi8ene. La Chiesa copta, come quella siriaca, 1111ri
l10ren1e anche nei centri moniiStici. Lo svlluppo della letteratura
inlinBUacoplaawieneallaflnedelll!sec.e,soprauuuo,durante
illvsec;inizialmentesarà una letteratura di trad112ione, ma di-
venterà subito anche una lenerarura originale che pian piano si
sviluppadifrontecdancheincontrapposizioneaquellabi;cenli·
na 8fCCS• predominante ndla capitale A1essandria. Dopo Calce-
donia,lagrandemauioranzadellaChiesacoplaaccogl.ielecon-
fessione anticalcedoniana. Già nel '37 c'è ad Alessandrie un dop-
pio patriarcato; uno calcedoniano, melchi1a, fedele all'imperato·
re, e uno anticalcedcmiano che raccoglie lutte le c:omuniti copte e
i principali centri monastici. La Chiesa copta oggi è cii"COIIcritta

~-~"DaUUTUIIGIEauEHTALI 1)9
aii'Egiuo. ~ una Chiesa frorenre a livello molltitico e ha ricevwo
pochi influssi esremi, ceceno l'influs&O di origine siriaca per il fat-
to che i Copti e Siriad sono di confessione monofisila. Oggi in
Egi.no e'è un doppio pa.triarCIIto: qudlo copto-on.odosso e qucUo
copto-cattolico, che è stato fondato soltanto alla fme del XIX sec.
I Copti ortOdossi oggi sono circa otto milioni e tneZl!O, e i Copti
attolid drca dueeentomUa.
L'informazione che llbbiamo suilaliturgia in area .Iessendrina
èaSSIIivaga,soprattuuoperquantoriguardailprimomillennio"'.
La Chiesi copta, come è stato &ii. accennato, era fonemente op·
postaaBisanziopercltéunaChicsa antic:aleedoniana. La lingua
copta si sviluppa 110prattutto a panii"C del tv sec., specialmente
accanto ai centri monastici come il Monastero Bianco ed è legata
ai nomi di Pacomio (t 346), Shcnute (t 466) e Rufo di Shotcp
!fine VI sec.). !testi maggionnente diffusi in lingua copta appar-
tengono al genere letterario delle omelie (con questo termine si
intendono omelie, commenti biblici, ca1edle$i tnonastiehel e com-
[>renrlonn anche traduzioni riai sreeo.
U copto diventa linpa liturgica dopo le controversie dominali
con Bi&anziondvsee. eancora0811ièmoltousatacontelinpa
liturgica, benché in molli luoghi l'arabo abbia preso il sopravvento.
La lirurgia copta è legata alfenommo monastico e, dopo la rotrura
di Caleedonia, particolarmente li centro monastico di S. Macario
che diventa sede del patriarcato anticakedoniano, lontano dali•
capitale Alessandria". Fu la cultura molltilica di 51ampo popoJare,
antidlenica, che plasmò la liturgia della Chiesa COJllll: in essa tro-
viamo una liturgia lunp, solenne, coruemplariva e un po' priva
di variel:ì. Il rito copto attualmente non è molto diveno da quello
celebrato nelle comunità mon•tiche di Scete. C.i sono sttli influs-
si soprammo di provenienm siriac11 come qudli avvenuti sono
il pa.triai'CIIIO di Beniamino 1626-65:)), patriarc:a di origine slriac:a
che promosse lo sviluppo letterario dd copt.o. Altre riforme si han·
nonelXl!S«.souoilpatriarcaGabridlllbnTurayk(ll31-ll45),
ilqualefissòleanaforenelleJreiiiUalifonne;nelxvsee.Gabrie-
100r.P00C.I'P-Il91-41:H.)t.....,._ln'-"1ii...,....Jd~("-.ill~
li.prn......,III.Ci:tlldd\lalianui'J64,pp.I·JJ.
"f.lr !UI.A•.,.,.·~'-'-tlma"""'"""""/im>A"j...,_,~j.,.a.Prncho
Oticn:O.>t!-1:iU!IM).pp.l42.
le V (1409-1<127) fissò le diverse cdebrallioni nella fonna che anco-
raogièinuso".
LaChies.retiopiuèun'altraChicsaanticalcedoniana,edèfor-
tementc dipcndcn1c da quella copia. Ha sempre riconosciuto l'au-
torkà dd panian:a di Alessandria c veniva govcmata da un me-
lropolita ekt1o fra i monaci copli. Ncll959 è st~~lo clcl:1o un pa-
uiarcactiopico.OgivienericonosciutaalpalriarcadiAies5an-
driaun'autoritisoltantospiriluale.
Gli inizi del cristianesimo in Etiopia sono molto oscuri; ci sono
cenamer11e cristiani gii nel IV sec. e sembra che il cdsrianesimo
5ia arrivalo per mezzo dci miHionari cop1i c siriaci. I docwnenli
liiUrgici del primo millennio non d sono pcrvcnuli poiché furono
disnuui dal re Amda-Sion (UI4-IJ<I4) e dalle diverse invasioni
islamiche.
La lingua liturgica è il ge'n e la liturgia non è semplicemente
una riproduz:ionedellacopta;ha ricevuto infattilanriinflussisia
giudaicichcsiriaci.

4. La O.ina anneua

Un'abra Chiesa di confessione anticalc:edoniana è la Chiesa


armena; nel 506, durante il concilio di Dvin, condanna solcnoe·
menle Cakcdonia. L'Anncnia era stala evangeli!UII sia da mi5·
sionarivcnutidallercgionidilinguasiriacac:hcdamissionuive·
nuti dall'Asia Minore di lingua greca (il più famoso di loro è Gre·
gorio l'IUuminatore). Nel )90, socto il Kt~lholikm Sahag il Gran-
de, i legami con la sede di Ccsem~ di Cappadocia vengono rolri
definitivamente. nmonaco Mcsrob (360-440)" inventò l'alfabeto
anneno e tradusse i libri senti c i principali SCTitti della tradizione
pa11is1ica. La pe!5Ccuzione di cui è stata oggetto la nazione anne·
na, è Slllla la cause di una numerosa diaspora. Oggi la Chiesa ar-
mena si trova S(llrs& in lulto il mondo, riconosce la sede patriar-
cale (il Kalholi1wsJ di Echmiuin nell'Armenia, accanto ad alui
"C!'r.M..u.lk"""-~n'Mok!.~~-·/JIIqwkt•!.,.,~I'F.ch-­
/Nwn_..r""',"'.,_..,on...auft;..,.,2)CI,.,ll,pp261\-21.1.
.. -...-~~uonor-u.-., ....
fu ........ oo"'~"",;;~...tlworod;
l....!wionodi""''"'"-.r&.POOC.pp.J7)·17~.

1Sl0111ADE.L.l.EUI\llllli&OIIIIIii'.U.I 141
d~ patriarcati anneno-ottodnssi: Gerusalemme e Costantinopo-
li. In qUCirul Chiesa c"è anche un ramo unito a Roma con un pa-
triarcacherisledeaBeinu.
A livello liturgico si può dire che la liturgia annena è stata
mol!o influenxata dalla Chic.-sa di Gerusalenune e da quella della
Cappadocia, è quindi una limrgia, di tradizione siro-antiochena
coninflussidellaC,appadocia.

5.LeChiesebiuntine

Le diverse comunità che rimasero fedeli alla dotuina cri-


nologica calcedoniana, pian piano entrarono 50Ro l'influsso
limrgico della sede oostantinopolitana e diventarono quelle
Chiese che veiTinno chiamate semplicemente ortodmst: Costan-
tinopoli, Antiochia (melchita), Alessandria (mdchita) e Geru-
salemme.
Con il nome di Chie!it biu11ti11t si intendono una Krie di Chie-
se dipendenti dai patriarcati di Costantinopoli, Alessandria, An-
tiochia e Gerusalemme, pmiarcali rimasti sempre fedeli a Cake-
donia. Sono Chiese chiamate anche ocmelchite>o in contrapposirio-
ne alle Chiese anticalcedoniane. I Mdchiti dipendenti dal patriar-
cato di Antiochia sono stati sempre molto radicati nella propria
tem1 e, malgrado l'esilio e la diaspora (sravitano nelle :rone del
Libano, Siria, ltaq e Turchia) sono tra le Chiese onodosse più
fiOrenti. l Melchiti del patriarcato di Alessandria sono di lingua
greca e mai si suno integ:rati con il mondo coptO egiziano. I Md-
chili del patriarcatO di Gen~salemme. in maggiorano arabi, oggi
si trovano in Tem Santa e sono guidati da una serarchia total-
mente greca. Il patriarcato di Costantinopoli, chiamato anche
«ecumeniCO», ha un primam soltanto onorifiCO sulle altre Chiese
onodosse; egli ha giurisdizione diret:la sui fedeli onodossi deUa
Turchia, dell'Europa occiden1ale, deU'America, deU'Austtalia e
sul Monte Athos. Le Chiese di Cipro, Grecia e Creta sono amo-
cerale. Per quan1o riguarda le altre Chiese onodosse del mondo
slavo diciamo che la Bulgaria diventa pa1riarcato nel927, Mosca
diventa pauiamuo nell,89. La (.'hiesa rumena ottenne il patriar-
camnd 1924.

142 JJ ·I'ANOlWoii.STOIICOilO.UI LITUJIGJ~


La denominazione .,bizantina» comprende una sede di Chiese
ogi spar$t in tuuo il mondo. Queste aa:euano i &elle primi con-
cili ecumts~ici e celebnno un tipo comune di liturgia.
Per conoscere bene la storia della liturgia bizantina bisogna
ricercare sui tupilu, cioè l'insieme di norme e descl'izioni delle
cdebraxioni liturgiche e di cui abbiamo giì fatto cenno. Indi-
chiamo soJtanto i tre grandi tupik4: quello della Grande Chiesa
di Costantinopoli, quello di S. Saha e quello del monutero di
Stoudion a Costantinopoli,.; bisogna conoscere anche la stona
di Bisanzio, specialmente quella collegata a due grandi cenni. Il
primo centro è Gerusalemme, dove dobbiamo segnalare tre mo-
menti imponanti: prima della conquista persiana (614), pel'iodo
tra i persiani ed i musulmani (614-6)8), pel'iodo dopo la deva-
staz.ioDe del califfo egiziano Hakim (1009). Il secondo centro è
Costantinopoli con diveni periodi da segnalare: pel'iodo preico-
noduta; periodo della crisi iconoduta (VIli-IX secc.); peliodo
intomo alla caduta di Costantinopoli nelle mani dei crociati nel
1204 quando a livello liturgico si elimina, si crea, si aggiunge e
si introduce una grande innogl"llfia; pel'iodo intorno alla caduta
di Coscanlinopoli nelle mani dei Turchi (14,); e, finalmente, il
periodo della rinascita bizantina nella Russia e nella Moldavia
quando wngono faue diverse edixioni del lupilwn di S. Saba
(1610, 163), 1634, 1682). In Russia abbiamo la riforma dcl pa-
triafC1l Nikon che cerca di uniformare la liturgia bizantino-slava
ai modelli greci, questa riforma darà luogo alla nascita deUo sci-
sma dci ..vecchi credentb• che la rifiutano"'.

6. La OUesa muonita

La Chiesa maronita nasce e rimane sempre m.olto legata agli


ambienti monastici limitrofi ad Antiochia e Apamea, presso il
fiume Oronte, nell'attuale Ubano. La Chiesa maronita nasce tra
il VI·VII sec. presso il monastero di Marone. Nel 517 in questo

"Cf<I.TAI'I".TIN-~RM.pp.l6-ll.
»lln«nolloliòv..di........,ò!fl<-.mh•).....,pòild•.,.ooilj.,.

!·IITOIIIADELI..ELl11!11GIEOIIIIlNTAU 143
monas[ero subiscorao il man:irio più di "O
monaci. È Wla Chie-
sa opposta sia ai MekhW che ai Siriat'i giat"Obiti end secolo vm-
IX diventa autonoma. La Chiesa maronila ha voluto essere sem-
pre un ponte rra Occidente e Oriente ed è slata sempre di tradi-
zione anlioc:hena. il fedele alla sede di Roma, dò spesso l'ha
indoua ad •ccenare la l•tinizzazione che h• oseura1o un po' il
suo volto orientale. È anche una Chiesa for1emente segnata dal
fenomeno monastico, un monaehesimo d'ailronde COD un earal-
tere spiccatamente mi55ionario.

144 Il PANDIW(AS'I'OIJOOhi!I.U.LmliiGIA
STORIA
DELLA LITURGIA ROMANA
AnsmrJ.CbupMnpeK.eilhF.Prdrlrrs

A · PINO AL XV SECOLO
MmrrJ. Chrqn111gco
U.li.... E.CAlT~NtiO,//tllbucriNitmoilo~.Romoi!IIW;A.CHA­
v-.J..~Mt.Wiktk&m.rJMv..,.l'llfs-«k,SAI12,Rnm•I99J:G.
Dcc, J'k~ofLìNcJ, l.ondrai986;L, Duc!IDI<E,fAl~·adlrchmfm:
&.k"'~"~w--~.Pariail92,:j.lil.ltra.TMF-r
niONkr.r o/ IVmmr Ufrwr:tf_,iJM T~mh NJ 1W Eit.Jn-lh
199l;j,JIJNC.IIANN, l'i.!~Jiiii'C'IMIW Ti-fi/Grqti?/MGTNI, NOue
en,., Odord

Dirne 1980: TH. K~AIJ!iEII. L. li_,;. ....U. Cbkn D«iih1111lk, Torino 1?71:
M. Mr=a, HisttHttkll ~-La ptJII4ktltqn, iViti 1994: B. Nlln<HW·
su,Sf<lllil Jtll./itw,;.MimHmJ ktpo</H<rlflomlil, Roma 1'117; H. 5cH!IIIDT, /11+
1mtlanio;, lihlrlftmr oaitlnukM, Roma 1962; C. Voou.Mtkwll.iht'fl. Ali
bllrOII..etiiJJfiO tW~s. WllhlnRt<m (D.C.l19116;G.G. Wn.1.15,A Hirltlryo/
liMI)te-Lil"'D 1QtiHIRIHJJtJ/,..,..GrqprjtiJfa-t, Londra \9')4.

l. LI. I'IIMiro FOIINA DEIU UTUIGJA IN RoMA


La storia delle liiUrgia romana iniziò coldiffondeni del~
lo nella •auà elema• intorno .U'anDO 64. Possediamo dati signi-
fic:alivi che ci pennettono di ricostruire, fino a un certo punlo, la
vita liturgica deUa Chiesa romana duranle i primi tre secoli. Il
martire Giustino ha rileva1o come i riti di iniziuione cristiana e
l'eucaristia deiJa domenica fosse1:0 celebrati Il Roma prima dd-
l'anno 1M'. La sua descrizione del rito bartesimale è più wccirua
ma esscmdalc. Consisteva in una catec-hesi prebattc:aimale, un
periodo di preghiera e di digiuno, una immersione io una pisci-
na(?) accompagnata da una fonnula trinitaria (con un fonnulario
che evochi una fonna primitiva di credo), e l'eucaristia. La sua
descrizione deU'eucariatia della domenica risulta più deuagliata.
Menziona i seguenti elementi: le lc:nure daUe scritture degli apo-
noliedei pro(eci,l'omelia,leirJten:eslliani,lapresentazionedel
pane e dd vino con acqua, una lunga prq;hkra {che rappresenta
la preghiera eucaristica), la comunione, le donnicmi per i biso-
gnosi c il mantenimento degli ospiti ddla comunità. Cita anche
un presidente (il vescovo di Roma) c i ministeri di lettore e diaco-
no. Giustino inoltre ci infonna che per tali eucaristie domenicali
i fedeli provenivano da tutta la dtti e daUe zone circostanti.
È opponuno sottolineare qui che la 1"rltlitio AJK»to/icl del m
secolo, 11t1ribuita a lppollio di Roma. offre maggiori dettagli sulle
pratiche liturPchc partendo dall'iniziazione, eucaristia e ordina·
zione flJJO nlle prqhiere quotidiane. Ma non esiste cenem~ che
questo libro rappresenti la liturgia della Roma dd 111 secolo.
Dall'archeologiaaJlprendiamo che i cristillhi di Roma si incon-
travano ndle Jomus ecdesiilt, le case offene dai convertiti per uso
liturgico: famose &OliO queUe trovate &O!Io le chiese di Giovanni e
Paolo, Cecilia, Clemente e Pudenziana. La struttura di queste case
greco-romane le rende adatte all'eucaristia, ai battesimi e proba-
bilmente aUc: ilnruzioni catechetichc:. In tempo di pace i cristiani
compllMUio perfino costruzioni e lc:trasfonnavano intlomusec-
desise. Si dice che l'imperatore Alessandro Severo (t 23.'1 preferl
vendc:rcaicristianiuncdificiCipubblicoperchéocsarebbemeg]io
io quella costrullione adorare un dio, di qualsiasi 1pccie, piuttosto
chcusarlapervendcrebevancb'.
Riguardoaivasicucaristici,sernbracheneltsecolovenis.ero
usati cesti in vimini, poiché questi erano i nonnali contenitori di
pane usati nelle case. Uno degli affreschi nella catacomba di Cal-
listoraffigurasectecesticontcnentiilpaneeucaristico.llvino,
invece,venivaoonscrvatoinbroc:ehcogiare,chespcssoeranodi
terrac:otta, benché alcune fossero di metallo. Durante l'inb:io del
m secolo si apprende che i cesti in vimini furono IOStituiti da
patene di vetro e metallo. Il Uber Ponli/iatlis men:ciuna ndle nole
su papa Zefu:ino (t 217) e papa Urbano l (t 230) che il primo
richiese pa1cne di ve1ro per l'eucaristia e che il secondo donò
veolicinqucpa1ened'arscruo'.
La lingua usau. nella lilurgia di Roma fmo al IV secolo fu gcne-
ralmenlelakoilli~,benchéilpapaVittorel(tl98)cercasscdi
inlrodurreillarino.Ndlamctàddmsecolovenivauslllapc:rlelet·
Nre una versione latina delle Scriuure, mentre i formulari di pre·
ghien erano ancora in greco. Poco 10pravvisse di questo patrimo·
nio ellenislico. Una breve ci1azione dalle prime anafore romanc in
greco si trova in uno scritto di Mario Viuorino del )60•. ~ inlen:s·
santenotllrec:hemallrelaliturgia non fece uncompleto~o
al latino fino al papato di Dama10 l {t 384),1a Chiesa romana lo
aveva gii adot1ato come lingua ufficiale intorno all'lUino 2'0'.
Da allora fino alla rifonna dd Valicano Il il latino sari lenac:e-
mente mantenuto come la lingua della litu'llia romana. ~ioni
sono laliNrgia romana in lingua slava autorilf"Aia nel1x sewlo da
C"'.irillocdaMeiOdio,laric:hiestsperlalimrgiainvolgaTl'fauada
Quirino e Giustiniano nel "13 c i11en1alivo da pane del sinodo
di Pistoia nd 1786 di tradurre in italiano.
Per ciò che riguarda il calendario liturgico, la Chiesa romana
concentrò su1la domenica il giorno deUa sinassi. Nd ocgiorno del
sol~. come lo aveva chiamato Giustino martire, i fedeli si riuni-
vano in Wl luogo per l'euearisria. Pare che anche i bannimi ve-
niftero celebrali la domenica, come possiamo deduue dallo sles-
soseriuorechelegailbaltesimoc:onlaseeondapanedellatcle-
brazioneeucaristic:a,eioè,dalbaciodellapac:eedaUeintereessio-
ni in poi. La controversie dei quanodeeimani ponò ad evidenz.ia-
reehcipredeee&soridipapaVittorelproib.ironoallaChiesaro·
manala c:clebrazione della Pasqua ill4 di nisan. La differenu fra
cui e il papa Vittore fu che essi non proibirono ai quanodeeima-
ni di Roma di mantenere la loro 1radizionale data per la Pasqua•.

1 /.tt.4<r~.~-l.•cu'".J;L~P•"i119:1~.pp.U~.I~I,ch.E.I'<lu:v.

ll<oooCAfttum~Ji.-"""""11·0.-I'WI.
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'~II-II.I.S0.61.1•416.
>C. Voc;a. Mdi<wl IJrwp .U "'-lwrum 10 IUSoo...-,. W"""- !D.CJ 1'186.
pp.l9l.z'11
OJI.CIIOI'......_I..o""""'"JrAo..!Zti<-Ro-,pp.l1•n.

J.5TOJWI.DSJ.ALmliiGIAawv.NA 147
I.a Pentecoste come c:onduaionc della Pasqua non fu eelcbrata
comefestalilurgicafinoallvsecolo.Tuaavia,ilcullodcimartiri
che probabilmen1e indudeva l'euc.risria e la fonna cristianizzaLI
del re/rigerium può risalire almeno al m secolo'.
Le rappre5enta..:ioni anistiche nelle domus «d~sM~ e nelle ca-
lacomhe hanno un'imponanza notevole per la Sloria liturgie. di
Roma, in quan1o qLlelli affreschi riflet1ono i 1emi biblid e leolosi-
ci deUe celebrazioni liturgiche. &empi dalle Scritture sono iJ sa-
crificio di bacco, Mosè che fa scamrire l'acqua daDa rocci~. Gio-
na iJ profeta, i tre giovani nella fornace, Daniele fra i leoni, Maria
e iJ bambino, l'adoraxione dci Magi, il ba1res.imo di Gesù, la Sa-
marilana, la moltiplicuione dei pani, la risurrezione di Lazzaro,
la guarigione del paralilico e del cieco e il buon pastore. Altri
esempi sono la donna (Chiesa) in preghiera, i cesti con le (cuc di
pane, il pesce e la barca. Da queste rappresentazioni possiamo
dedurre come la Chiesa di Roma buasse i suoi riti lilurgici di
ini7.ia!ione e di eucaristia sui 1emi biblici e li inlel'(lrelauc di con-
seguen:ca. La loro pleSCilza nelle ca1acombe non implica che que-
sti sacramenli fussero celebrati là, piuuosm. souolinea la relazio-
ne esislente fra la mwtc crisliana e i sacramemi'.
In molti modi quesla prima (orma dellalirurgia di Roma non
coslilul una pcculiarilì dell'Urbe. Le case-chiese, il disegno es-
seoz.iale dell'iniziazione cristiana e dell'eucaristia, iJ calendario
liturgico, le ani e le suppelleuili lirurgiche e l'uso del greco era-
no comuni a quel tempo sia all'Esr che aU'Ovesr. Parecchi di
questi elemenli erano sviluppi del nucleo originale del culto cri-
stiano. La Chiesa fOll\ana era radicali nelle prime tradixioni cri·
stianc e lll05trava in gran pane un profondo lepme con il patri·
monio ebraico, e pelliino la liturgia romana, che si evolse dopo
il rv secolo, fu in larga misura una rielaborazione di questo nu-
cleo originale. Non c'è da meravig\U.rs.i che, per quanto laSM"0-
11111CtumConci/ium,n.2)ins.istasulcon5ervare«la5analradi-
zione», mantenga nondimeno apena la via Ad un «<egittimo pro-
-~.
1 M.Aur.f./_,..ftl.o...,.._J.I,_.RC....._in~.YI,pp.l4?2"
Of.V•N-MWt CMo-.~kr~w.it,GiilnololoL'1.19:A.C.
M.un-...l:~l",_,.'"t.""""'"""'ipr,ÒIOollioi<1odi ............. criJ:Io·
noo,2' U949~W-10l 114.
I:en di libertà sotto Unaantino causò uno sviluppo frenetico
in osni settore deUa litursia, ma non produsse la lirursia che co-
notciamo oggi come liturgia rom1111111. Fu wl.tanlover50 la rme del
IVsecolochelaliturgiadiRomaacquislitratticuluualichecon-
tnDuirono fortemente alla forrnaxione di una liturgia romana, una
liturgie svilupplltll dai pt.pi romani per il popolo romano.

D.I:ERACLA55K".ADELI.ALmJRGIAIIOI.IANA

Lo studio della litursia romane compiuto de E. Bishop eU'ini-


zio delXX secolo, rese gli studiosi profondamenle consa)Jevoli
ddlcsuect~ratlerisricheorisin.U.Queneeranos..leinRuenxale
da ciò che egli chiamò odi geniO» del popolo romeno.
Oggi parleremmo di valori culturali, modeUi linsuisrici e ritua·
li c istilu~i oppure, in breve, di componenti della cullura ro·
menainJOrnoalvsecalo•.
Gli ad.anamcnli epportali nelle lilUrgia roma••a ad inixi•rc
d.U'vm secolo quando le Chiese frmco-germaniche l'adouarono
oscurarono n genio romano originale. At1ravcrso il processo di
diminuione delle sovrappo5i~i medievali, diventò evidente
che il nucleo originale deUa liturgia romana non era drammllico
ma sobrio. non prolisso nellinguasgio e nei ri1i me $e!Dplice, non
simbolico nelle ges1uiÙ.i1P. ma pratico e funxionale.
Gli 51orici,come B. Neunheuser, si riferirebbero a queslo come
«pura» forma dc:lla liturgia romana ••. Qui è soua;a In consicler.-
xione che prima dcll'in1roduziooe di e1emend culrurali da patte
delle 01iese d'oltralpe,laliuugia romana avevt1 possedu1o 1n1i e
riti che erano propri del popolo di Roma vt:I50 il V$t!COio.
Ladicitura«pUra»lil!lrgiaromana,ruuavia,èassairelativa.Sil-
mo a conoscer~za che elcmcrui non-romeni sono 5tati inlmckmi
ncUaliturgiadiRornaprimadell'vln5a:Oio.Fes~ecome/iyptlptln/e
con06ciuto oggi come la Presentazione al tempio, siWISC a Roma
dall'Oriente nel VII secolo insieme con la Nativilii di Maria" .

• E. a... ... n.c,.,.,;.oof*"-Rm.U.u-llillonco.pp.2·~­


"S-dtll.liiJ.""'-fr,_b..:o"-lt'.pp."·~drA.TfiiAUA,T..-~
otrr,..&,l·"'*',.._..._,_RL.4'tl"'l.p;o.~ll41.Z.
••P.Jo......._u,.,,........,anJtrJnorim,._,l,.,._p;oJOD.LIIO.

l·!imiUADELLAUTUILGIAIIVWitiA 149
J:Agnus Dei per la fl'allione del pane divenne pane della MCSSl!.
romana duranle il papiiO di Sergio I (t 701) il quale era di origi-
ne siriana. Benché Roma fosse celebrata per la sua aulosufficien-
za in moJti settori, non fu rotalmenre estranea agli sviluppi che
stavano avendo luogo nelle altre Chiese, specialmente a Geru58-
lonmo.
Un'altra definizione di quesro periodoècdasric:o». Nella Roma
anticala Jlarola &usit:us, da tWsis, si riferiva alla divisione supe-
riore culturale della popolazione romana. I:homo &mitus era una
persona che si era formata nell'inscgnamenro filosofu:o greco e
romano ed educata nella srammatic:a classica, nella retorica e nel-
le ani: in breveunapersonadi cultura.
Oggi si parla di «ccassico» come modcllo o srandard ed espres·
siom::autorevolediletrerarura,music:a,pinura,sc:ulturaeardiiret·
tura secondo i principj e i memdi degli antichi Greci e Romani.
Per definizione classico è 5inonimo eli qlllllità come equilibrio,
misura o sobrietà, nobile5emplic:ità, resoJarità. solennilà e imme-
diarezza. Queste qualità defmiscono la lilurgia. romana clas5ic:a,
che cominciò ad evolversi dopo il tv secolo. grazie alla creatività
di vescovi romani come Damaso {t 384),1nnocen;ro l {t 417),
Leone MQno (t 461), Gelasio {t 496), Vigilio {t '"l e Gregorio
Mllllno{t604).
Per appreuare più profono:lamente la forma classica della litur-
gia romana è necessario esaminare strettametne le &ue principali
componenti.
B. Neunheuaer ne disaingue due: fotmale e teologica 11• Le c:om-
ponenli formali includono gli clementi rituali, come il piano dcl1a
celebrazione. le gestualitil, i simboli, c:o5l come il corpus dci aesti
liturgici, specialmente i formulari euoologic:i. T..e componenti reo-
logiche, d'altra pane, comprendono il messagsio donrinale espi·
rituale conlenulo nql.i dementi e nei testi rin1ali.
Come considerazione preliminare è opportuno rilevare che su
queste: componenti formali e aeologic:he i valori culturali, i model-
li e le istituzioni romane dd v secolo hanno esercitato una note-
vole influenza. Semplicità, sobrie1à e SC.'IISO pralic:u hanno profon-
damente conlrassegt"IO i rili, mentre i fonnulari euc:ologic:i 50110

l'Q 11-IW<Oili.No\SI"OIICOili!I.WILTnJJIGIA
cararreriuali da mU.ura, brevità e immedialeu41. Gli srudi deua-
glia.li effeuuari da A. Ch.,.,se suUa fanna classica della lirurgia
romana sono esuemamenre chiarificarni "·
A riBuardo delle componenli fonnali, si rileva che il orgenio»
classico romano veniva di gran lunga. inrrodolto ndla Messa pa·
paledescrittadaii'OrJoRom.~nuricompilarondvnsecolo,ben­
c:hé rappresenti un materiale più anlico". Durante la preghiera
eucaristica il paPfter& in picdidasoloall'altareburgit{KIIfli/ex
solus in CIIROIU') e recitava la preghiera senza cerimonie e senza
l'assisten?.a di maesrri di o:eri10011ia in pc:rpcluo movimento c con
il donodell'ubiquirà. Duranlc la consacrazione nessuna candela
veniva porrotancl presbiterio, ncssunacamp!lna suonava, nesso·
naincensazionedclle5peciesncrevenivaeffcuuatacnone'crano
genuRessioni né qni di croce. Al momento della dossologial'ar-
cidiaoonostavadasoloinpicdiall'alrareperinnal:&~~reilcalic:e.
DUl81ltel'interncanoneruttii«ttneelebranri»rimanevanoailoro
postiinfondoalpresbirerio.
Il senro prarico ~ preser>l(' nci rirllllli ddla Messa papale in cui
l'inrroiro, l'offenorio c i canri aDa comUJiione sono considerali
come canri di accompagnamcnro. Quando le parti dd rito che essi
accompagnavano erano lerminate, il papa stesso faceva un segno
al maesrro del coro di smeltere di cantare: respkkns t1d priorem
n:holtte llnnuil ei ut dkst Glorittm; tl prior scholae indin.rt w {1011·
ti/ici el imponil. Le tovaglie dell'alrare venivano srese al momenro
dell'offertotio, e presumibilmente erano tolte dopo la o:elebnuio-
nc, come fa IUttora il riro romano dopo l'eucarisria del Giovedì
Santo. La lavanda delle mani all'offenorio, che acqui$\ un slgnifi·
c:atosimbolico duranle il primo Medioevo, sembra aver avulo ori-
gine dall'usanza di lavarsi le mani prima di andare a ravola.
Emerge dalla descrileione ddl'Ordo Rmmmus l che c'erano due
dislinre fou.e culrurali in opera nella Messa papale. nriiO di ingres-
so sembra un c:erimooiale di CQrte imperiale, ma dopo prevale la
semplicili romana. ('.o,j ~ nucleo della liturgia eucaristica, cioè la
parola. e il sacramento, ntm veniva praticamcnle IDCallo d&dla dram-
maticirà e dallo sfa~ dd cerimoniale di c:orte imperiale.

"A.c..-._I.~.Mt.oill.k-..J..,. .. ...,.,Ih!<.
'' Dr4""-l.•"""'•li M. Andri<u. Lcr.ow-. '"'·""· Z9-f0.
RiguardoalJalinguasinocachcdalquanoalrardoV!sccolola
Chiesa romana slava sviluppando la lingua Ialina lirurgica "·Quel·
li furono secoli di inaensa creariviri che produssero una moltcpli·
c:iràdi prcghiercdassic:hepcrusoeuc:aristico, comclec:olletre,
oruioni sulle offerte, doJJO la comunione e sui fedeli. Que5ri tesri
ci sono pervenuti nei sacramcnlari mcdkvali. Un buon numero
di ttli composizioni sono conset\latc nel Messale romano di Pao-
lo VI. I principali au1ori dei primi testi rommi furono proprio i
vescovi di Roma; Damaso, Innocenza l, Leone Magno, Gdasio,
V~Bilio e Gl'q!Orio Magno. Lo stile letterario dei formulari indica
chciloroautorifuronoeducatinellcscuolcromancdi remrica,
•nie51udiclassici.
Si può idcnaiGcare lo stile retorico che pcnncava queste com·
posizioni "· Un esempio è il .:ursus o arrangiamento ritmico deJ.
le parole fin•li di un'or11zione con lo scopo di accentuare le ca·
deno:e c perciò produrre sentimenti come gioi• e meraviglia.
P.p.a Leone Magno è f11moso per l'uso del .:unus nelle sue ora·
:doni e ndle omelie. Un eumpio classico è la colletta di NaWe
contenuta neiSacrsment•rium VetOJJense: Derts, qui hu11U1111e su-
hslllnlilleJignitlltemelmirabiliterro~~JiJis#etmi1'11hiliusrefo,.
masti... Le parole finali mirab#ittt ro~~diJim' e mi111hilius refor-
lllflSli sono proprie del am11s vtlo" che desta il sentimento di
ammiruione". Un allro esempio è la successione parallela di
fnsi, una specie di embolismo che sviluppa il tema dell'on:do·
ne. Papa Vigilia lo usò spesso per i prefazi. Il seguente testo è
superbo; NuUis f{llippe /orinsea~s mistriis •tlfli.gtmur. si uil.ill /re-
nemus 1111i1110r11m; llet: visibili JedecDti subi«ebit, q11i foedis a~pi­
ditlltilms obvilluerit; nuU. inquklutlo f'rat!IIIJiebil t"ltinsecus, si
IIIP"'US(()rJtsiiH:t!I'0 11 .
Un'alarafJ8uraretoricaèl'mtilesichecoosisteinunacontrap-
posizione di concelli, come nel prefuio dell'Ascensione; in Cllelos
IIJ(t!nsio, hMmilit•le Jisunsio "· Un quar1o esempio è la rona,,;.
t11s o l'•nnonia fra le pani di un discon;o attraverso il pensiero o

•>c.Mco,_.,.,.,~l"""' IIO~MIChonomr."""'"""""W.C.IItJI
"M.Aoo~,.,_.b.,.,._/r.t.,;'-t>n,on~.l.w-L"L7L .
.,-..,,._-..,,..,onuodiLMohlbc>B.-1'111.,n.l2)\l,p.U7.
.. ,.,..... n.~l,p.66.
"IINJ.,n.l1(o,p.l2.
la simmetria grammaticale: Pkbs hla, Domine, Sll(t'(llllelltis !JIIrifi-
tiliQ ~tilms,· quoJ sumit intellipt; quotl gustu Jelib.t, moribuJ
apprehetrJst,· quotl iustis on~titmibus ex~tit, IUII miserirorJitl per-
dpitlt"'.
Un esame freuoloso delle onzioni nci primi llctamouari rive·
la un linguaggio indiriu:ato all'inteUcuo piuti.Oiito che al cuore di
chiascolta.Clòsispiegaaunversolaloroqualitàclassicadiso·
brielì. Probabilmcme sobanto pochi me1rerebbero in relazione
questa colleua con la festa dd Na1ale: De11s, qui hane saer~~tissi-
11Nlm noetem veri lunrinis f«isti i11illsJMiiolle d.rescert; 114, qwt-
sumus, ut cuius lucis IPIJSieria in ter111 rogiiOIIimus, eius quoque
g~~uJiis in ((le/o per/rutlmur". Questo testo, composlo per il solsti-
zio d'invemo o la vittoria della luce sulla O&curilil dell'inverno, si
concentra comprensibdmente sull'elemento luce, ma richiede una
SJietialc.: c111echesi per mosn11re la relazione della festa del Natale
con d soluizio d'inverno. Ci 111ipetteremmo parole come d bambi·
no nella mangiatoia, il c:anlo dqli angdi, i plllitOti, ma la n»>lllnll
sobriet.uhapreferiloparlan:diluce.
U C.none n»~~~~no, che è cilalo in parle da Ambrogio di Mila·
no, è interamente imbevuto della cultura della Roma daseica. n
suo linguaggio descrive il gusto romano per una cena austerilì
del discorso cosÌ come una simultanea ridondanza e brevità.
Parole come te igituT, lnnr: igitur e unJe et menrores, all'iniUo di
una frase sono dq;an1i, ieratiche c soknni.. L'uso del titolo Cle-
melltissime PQter confc;:risce al Ct111one ro1P111110 un tono imperia-
le, cosl pure l'impiego della frase supplites te rog~~mus IIC peti-
mus. Fedele al suo orientamento espiatorio, il C1111one ro11111no
utiliua espressioni sacrificali precrisliane come ~~«eptll habetls.
Ha incorporato anche una iseri:done funebre pasana, cioè re/ri-
gerium lucis et pscis. La mentalilì legalistica romana ii manife·
na nelle rriplici dichiara:doni lnm: JOM, hsec nrune111, b.ec ssn-
t:IR SRr:ri/idR inlibttttl e hoslillm pu111m, hostitlm t11nett1m, hostiam
imiiMCJIÙIIlm.. InHne, il Ct~none TOIIIIliW ha una struttura equili-
brata, equilibrio che, simile ad equanimitì, era tenuto altamente
in consideraUone dai Romani. Ciò è evidente specialmente nei

101biJ.• o.L0611.p.1,.
»IJ,s...---~ ....... dlJ.~- ...., •. ..,.,6.99.
'rnliUADL!L.LAL.I1UII:GIAIIO.IWIA UJ
memttnto dei vivi e dei moni e nella doppia cwnmemoruione
deisantiprimaedopoilraccontodcll'ultimaccna 11•
Gli esempi precedenti rivelano come il ..genio» romano in-
fluc:m:use profondamente il corpus dei primi testi latini. Il risulta-
to fu un latino colto, un tipo di I<MIIur/4tein probabilmente non
acce5llibile al popolo che .,.rlava ioJo il Volksl.trin, e che non
ap.,.neneva alla clBHe desii homines c&mki. In breve, lo stile di
queste composizioni apparteneva a qucl 5eltore di élite romana,
sJi intellen:uali, sJi homines dtusit:i. Questo è un problema che
continuerà a tormentare swric:i e pa~;tori allo stesso modo, poiché
ricercano un lins11181Porituale che siaclevatoenob.iletuuavia
attuale ed accessibile alla vasta masgionnza, se non a rutti.
Relarivameote alle componenti teologiche notiamo una cena
sobrietà e misura nei confronti del mistero dell'eucaristia. Nel-
I'Onio Romanus l non incontriamo segni esterni di adorazione e
di riverenxa rivolte alle sacre specie auraverso gesti come l'inc:en·
sazione, l'inchino e la genuflessione. l:unica ecce~~ione è durante
il rito d'ingresso quando con capo chino il papa o il diacono ono·
ra il sacramento, oonsacrato nella Messa precedente.
La sobrietà romana risulta ancor più evidente nellinguasgio
usaro dai primi sacnmentari per le preghiere dopo la comunione.
Mentre le preghiere medievali, spesso influenzate daDa spirituali-
ti ellCIIristica del periodo, parlavano del pane e del vino sacra-
mentali direttamente come il corpo e il SIIJI8Ue di Cristo, le classi-
che preghiere romane li mcnxionavano raramente.
Tendevano ad esprimere in modo velato la presenza R:lllc con
Jlarole come dbus et potus (cibo e bevanda), strerilmtt11111111, Jom1
uelestitl (doni celesti), e munertt saluti/era (doni salvifidl".
Non signiftca. naturalmente, che la ChieN romana non credes-
se nella presenza n:ale, ma non facev. pane della fOIIf(l/1(1 sobrie-
lllS rappresenrare il mistero eucaristico con immagini vivide. l
Romani del periodo diiS1iico avrebbero provato disagio nell'ascol-
tare le parole cii corpo di Cristo» e «il sangue di CristO» poiché li

"""'lololliiasnolioo~oom ...... oJGo.w............_dr.A.No>W<r.L.~,_,.,.,


u--·"'"~•.lllll.pp2"-14,,a• ...m.E.NAzz.o.l~<-F.kdN ... ,..,.,.,..
o(.ok&..-...ltoto.NewYuokl\186.
"0r.. p.n .• .s.r....--........o""ood;U:.Mollllocts. ...... 1'118.m.4.11.16.
IOI.Cio.ou...Uo.L<Ido. .... o<ti...,.....nmn,-,.~,~
ricevevano al momento della comunione. La fonnula latina per la
comunione nella Tmtlitio Aposto/iu è, divernmc:nte daDa versio·
ne saidica, indiretta: pt1ni:s mek:sti:s in Christo le:su per il pme, e
In Deo P•tn" 0111nipotenti, el Domino le:su Chri:sto, et Spiritu S•n·
do el :SIIIdl &de:shl per il calice".
Un'altra componaue teologica che carauerizzò l'era classiCII. dcl-
laliMgiarom.nafulapraricadeUeMessesrazionalincllebasiliche
maggiori e nelle chiese titolari presiedute dal VC5COVO di Roma.
Queace Meue, celebrate neUe so.lc:nnità e specialmente durante il
tempo di Quaresima, erano occasioni di riunire il clero e i feddi di
Roma intorno alloro vescovo. Le Messe staxionali esprimevano
l'unitiodellaOiiesalocale,equestllunitàfurafforzatadallecclebra·
zionitenuteneUevariebuilicheeehiesetito.lariintomoallaeitti.
AUa fine deUa Qua115ima i quattro mgo.li di Roma sarebbero stati
visitati. Cosi l'unità ddla Chiesa locale si manifesuwa in quei luoghi
doveilvescovoeilpopoloeranoriunitiinsiemeperl'cucaristia.La
Quaresima romana cun il suo spirito di penitenza e di carità eonfe.
lÌ a queste assemblee SI azionali IIJ'IR dimensione ~set'l'ica e sociale...
Per acaeseete maggiormente il senso di unità, aDa domenica il
papa mandò il/ermentum eucaristico ai presbiteri dcUe chiese ti-
to.laridcllacittà.Papalnnocenzolspiepnellasualctu::raaDe-
cenzio nel411 perché i 1mshitcri ricevellero il/emtenlum: ut :se li
110SI,.C0111111UIIiollellltlximet114Jie,IIOJiiiulicentsep4rtllcn"'.ln-
fat-ti la domenica, a causa del ministero pastorale ddk loro p1U·
meehie, i presbiteri non potevano unin;i al papa neUa ~a sta-
xionalc. Gli scrittori medievali hanno talvolta interpretato la con-
quente commistione come simbolo espres5ill0 dell'unione fra il
corpoeilsansued.iCrism,cpcrciòdeDatuarisurrezione".
Ma una tale interpretazione .Ilegorica non si adatta al «genio..
simbolicodellalirurgiarom.na.
La forma classica della liturgia romana auirò l'attenzione del
popolo franco-gennanico del sec. vm ehc la copiò o la imitò e ne

"'""T'""-~ks.;,I~.• <IIU . . II.Boot<.Miolsoc<t,.,.n!l.,o>-n.


=.:::..~~idooonponol/i<ifl-'"""",;~..,.,.,a..,..t....cHo:n•-•
.. ,.c.......... t.~mt,.;..t.l.tlli/NJ.IIoo«<.pp.211-Z..6.
"'liil.. ll-l6:J.J....,...,...,,._,__inCMitv><f--.Bowonl9l.Z.pp.lll·t!IO
"ll.c..mu,F_.., _ _ _ MD.I,U!~Sll.pp.7'1-9.1.

l·'<KIIIIADEil.ALTTlJJIGlAIIGIUINA 155
imponò i libri. Nel XII secolo, quando la Chiesa romana divcn1ò
consape"IIO!edelfalrocheavevaperdulolafonnadassicadellaaua
liturP a causa delle influen:.le frmco-geananiche nell'Urbe, furono
compiutitenratividiripristinarla.Larifonnapostconciliaredi1fen·
lofec:e,bc:nchésenzaappreu.abilesuccesso,loslessolenlalivo.Fu
con una forma nOSialgica che il sinodo di Pis1o.ia del XVIII secolo
1en1ò di rccuperarla, al di lì del fatto che il sinodo fu condannato da
Roma.Reccntilenlativi.furonoeffettuariall'iniziodclxxsccolonel
movimcnlo lllUrgicocheora èchiamato«classico». Gwde a questo
movimenlo il rccupero della forma classica della liturgia romana di·
ventò pane delle linee proa:rammaliche del Vaticano II.
t quesrala forma classica di cui parla la Stiaomt~dum Cmrdlium
)4: d riti splendano per nobile semplicità; siano chiari ndla loro
brevili. e &enXII inuaili ripeW..ioni; siano adanati alla capadli. di com·
prcnsione dei fedeli né abmano bisogno, generalmente, di molte
spiegaxioni».L'opzicmeperlaformadassicafuconsideracaperfino
duran1e il concilio stesso come l'amen: per un ~:epeno archeologi·
co. Un padre conciliare consigliò alla commissione liturgica di ef.
fetruaremodifichenonpermolividia!Xheologia,madiatten:donc
pastendepercuiilconcilioerasllloconvocato"'.Comunquenel·
l'intenzione di colmo che stesero il leStO della CD&tinaione,l'anen·
ziane pwonle, che promuove una partecipazione auiva e in1dli·
gente,eraguidaladallequalilìclassichedella liiUrsia romana.
Così il n. 50 stabilisce che per l'amore della «pia e attiva pane-
cipuione» i ri1i della Messa siano resi più semplici, senza ripeti·
rioni inutili, siano ristabiliti opponuni e necessari elementi secon·
do.duaradizionedeiPadri».

III. LJ. UTUliGlA IOMANA


DURAN'I'E 11. PF.RlODO FIANCO.GERMAN/00

Parecchi fauori legarono la s1oria ddla liturgia romana con


l'impero franco· germanico e le Chiese che fiOrirono nell'Europa
dd Nord ndl'vm secolo. Se non fosse stato per quesli fauori la
!iiUrgia romana probabilmente sarebbe rimuta una !iiUrgia loca·
le per una Chiesa locale e avrebbe conservawla sua originale
qualità classica.
Dopo la convenione del re C1odoveo nel496, pellegrini, mo·
naci, dero, e vescovi del Nord cominciarono 1 visitare Roma.
CoJpiti dallo splendore delle celebrazioni liturgiehe di Roma,
imponarono le sue usanze. Così cominciò il processo di impor-
ta:tionedegliclementidellaliturgiaromana,benchésporadicoe
su ini1.iativa puramente privata. Il fenomeno che si chiama oggi
odnculturazione della liturgia romana» trae le sue origini in que-
sto periodo. La forma dusica romana venne a contano con le
nuove culture del popolo del Nord e questo incontro lasciò se·
gni profondi, a1cuni di essi indelebili, sulla liturgia romana.
Il procedimento si raffonò nel corso dell'vm sec:o1o durante
il regno di Pipino 111, detto il Breve 17'1·768) il quale cercò
d'imporre il sistema romano sul suo impero.~ opponuno nota-
re che durante questo periodo esisteva nell'impero franco-ger·
m11nico quello c:he C. VOJCl ha definilO piutroito impropriamen·
tecome«anai"C'hialiturgic:a». Lcusanzelilurgichevariavanoda
diocesi a dioccs.i, perché i vescovi controllavano la forma del
culto nelle loro rispenive Chiese locali". Le cosiddette liturgie
gallicane, benché condividano c:aratteristic:he comuni non roma-
ne, non erano mai infani uniformemente imposte nell'impero.
Non e'era autorità centrale, come la Con!l"egal-ione dei Riti
postridcntina oppure la anuale Congregazione per il Culto Di-
vino, con potere di regolare lo sviluppo della liturgia. La si!Ua·
zione incoraggiò l'imponazione dei libri liturgici romani special·
mente durante la metà dell'VIli secolo. Questi libri furono adat·
tali, com'era prevedibile, a1le usanze liturgiche delle diverse
Chiese.
Il risultato fu l'introduzione della liturgia romana nell'impero
di Pi11inn il Breve ma in una gran varieù di adlltamenti locali. I
s~er~met~tilri gtksiat~iJell'vm S«<Oo, come vengonoc:hiamlli oggi,
c:o5tituisc:ono le principali testimoniarm:.

"C\'ao.,_,k....,q,J.&.._.,;.m.,J.,ndl<,.,.,l'ip.<l~.•nC".olto<rilti4
""l'oltln-'<--.,.,..,T.... I'119.pp.!7•lO,J.Pu.uL,..r.../zi,.p~ .... A -
"""·JI•,_Q.(iJ.
Il [\loJo di Pipino n Breve è commemorato da suo figlio, Cado
Mftsno (774-314), che scrisse, neUa sua AJmo~~itio gener~~lit del
789,chesuopadrcavevaaboJitonantus,.Uialnusinfavorcdi
quello rMIIIInus oppure la recita dcl1e oruioni romane per mo·
strarcllllitàc:onlaS~~postoJica.

ne. Rernedio di Rouen andò a Roma nel 760 e condusse con sé n


secondo cantore della sdmkz antoFUm papale, per insegnare al
suo clero i canti rommi. CroJesmgo di Me!:z, grande ammiralo·
re della liturgia romana, viaiul Roma nel75l ed introdu55e nella
sua diocesi il canto romana e l'Onlo Miuu".
Di notevole rilievo per lo sviluppo della liturgia romana fu il
modo in cui i libri furono adattati alla situuione franco-germani-
ca. TI S«ramenllrium Geldsillnum, Vat. Reg. lat. 116, riporta due
vendoni deUo stCHo formulario, una (n. 454) originale romana,
l'altra(4,)pllicanizzata".
Si nota la 110$titU<~~ione dall'originale ,doptimris spiritum al gal.
licaniuato Slllfdi{taJ.ioniS spiritum. Ciò sanbra indicare un nuo·
vo accento teOlogico concernente l'effetto del battesimo.
D'altra parte, il cambiamento dall'originale purt~m serviJ.uJ.em a
pur~~m anim11m el. purum (J«tus sanbra attentnrc l'attenzione
sull'aspetto morale pimtosto che su quello tco1ogic:o del battesi·
mo in conformità con l'&(>~Jroccio moralistic:o del popolo ai sacra·
menti. InfineladislanzadiquesteChieselocalidala:ntrodeUa
cristianità sembra essere la tagione per l'inserimento della frase
per uniwru munJi Sptltill alla forma gallicaninata.
Carlo Magno, il protedor iustil.ille J11ndi Petri continuò la rifor-
ma di romanW:azione e di unificazione inim&ta da suo padre se-
guendo un programma più decisivo. Nel 78) egli richiese a papa
Adriano I un saeramentario romano puro (immixtum) con l'in·
tmto di IIO$rituire i. SllcnJmenlsri ge/tuillni misJ.i che cireolavanu
"'~Ro-pooi',._I,!.!Gitl8.1).pp.61:f.pJI. ..tCJm.ot~/IWooi
C....&.,XVJIIB,p.7l0.
"C.VoG>:...M.Jitwli.irawAo/"'"""""""'".okS........pp.ll,_llO.
"~GJo ............ .., .. dii,.C.Iolaldlocrti,RilD.Fnn ... rv. ..., •• ,.l.p.7~
nel suo impero. Da questo dovevano essere tratte copie ex auJhen-
tico. Due aMi più tardi il papa gli mandò un tipo di sacramenta-
rio gregoriano. perciò papale. Forse il papa non si rese conto
dell'intenzione deU'imperatore. Essendo un libro papale per Mes-
se stax.ionali, non includeva molti formulari, come quelli delle
domeniche dopo l'Epifamia e le onave di PJ&qua e Pentecoste, per
non menzionare pani integranti del mondo relisioso del popolo
franco-germanico come le Mene funebri, le Messe votive e le
benedizioni". Benedetto di Aniane (t 821) ebbe il compilo di
completare le lacune con gli elementi locali a sua disposizione.
Furono ratco.lti come supplemento al sacramentario romano con
la prefazione esplicativa Hua~sque. Inconsapevolmente di nuovo
penetrarono nel libro romano dementi dei Sllatlmentari geltuiani
misli ed usanze appartenenti alle Chiese franco-germaniche. Con-
seguentemente il programma di romanizzazione risultò una gaUi-
c:aniuazione della liturgia romana. Il resto è pane della storia dci
libri liturgici.
Un simile fenomeno si verifiCÒ nel C1I50 clegli ordini romani il
primo dei quali lasciò Roma per il Nord in un periodo fra il 700
e il no. Questi ordini furono alla lìne elaborati per formare i pon-
tificalinclscnsopiùampiodeUaparola.Unrilevanteesc:mpioèil
Pm~ti/it;ale mmanum-germanicJim composto fra il ~O e il962 nei-
I'Abbaziabenc:deuinadi Mainz".
Questo pontificale, di particolare inteitSSe perla storia dei
pontiflc:ali romani succ:es5ivi, è una importante descrizione dcUo
stato liturgico delle Chiese franco-germaniche. Le Messe per i
posseduti dal demonio e i vari eaorcismi riReuono il mondo spi-
rituale in cui essi hanno vissuto. I numerosi sennoni c le spieaa-
zioni delle varie questioni liwrgiche mostrano l'esigenu da parte
dei vescovi e del clero di una infonnal'.ione maggiore. Parimenli
le benedizioni ad Jiuma rivelano l'atteggiamento religioso deJ
popolo veno luoghi e c:oee d'uso quotidiano. Praticamente tuuo
quello che poteva essere benedetto veniva benedetto: case, dor-
mitori, cucina, dbo, tinozze per il bagno, sapone, campi, animali

11 j.Do:!Ml.OI!F<.I:-a--./~~,.,.._.pp.il·7~
"C.Va;ro.I~"""'-~.Lt-,..,.,_...,._,a~"*"'·(:iL·
LòdolV..i<011019'12,pp.Z3-"
e cosl via. Sorprendenti sono le benedizioni degli strumenti del-
l'ordalia come griglie inundescenti e acqua bollente oppure
ghiacciata".
Fu in questoperiodochelecoeiddeue«<lpologie»litursiche
divena.rono un 114d~mteflm costante dei preti durmte la celeba-
zione liturgia~. Queste preghiere enno una fonna di IIUtol:lepre-
uzione c di riconoscimeiiio di indegnità da p.ne dei minisui dcl
culto. Emno dot.te di ubiquili ed ermo a.lvohll inserite perfmo
nel canone deU. Mess.. Lll !orma più sviluppW si evidenzia nel-
la Mimlllliryu del1030, pubbllcar. da Flacco Illirico nel m7.
Alni esempi sono contenuti in .Jcuni degli ordini pubblicati da
E.MartÙ!e".
Le «apologie» fanno parte del moralismo religioso che oom-
penenava paree<:hi formulari litursici delle Chiese fmnco-gcr-
rnaniche.
Ma il popolo fmnco-germanko s.nì per sempre ammimto per
la sua ardriteT.tura romanica, per la sua innodia, e le miniature
anistiehe. Gli edifici religiosi a Reims, Hildesheim, Essen e Fleu-
ry, per citare alcuni esempi, combinano il tradizionale genio ro-
mano per la sobrietà e funzionaliù con il senso franco-sermanico
per l'armonia e il dinamismo.
L'inno V~niCm~torSpiritusc la sequenxa pasquale ViclimtWfJil·
sdHzli UuJ~s sono akune delle stupende composizioni che tuttora
risuonano nelle cdebnll!ioni li!Uigiche di oggi. Le miniature, di-
pinte con vivaci colori e con immaginazione o fantasia decorano
i lczionari e i ncrameotari, una tradixione 'oprawipua. nei no-
strilibriliturgici".
Ciò che in questo periodo prese campo fu l'integra7.ione del
genio artistico, drammatico e spirituale del popolo franoo-genna-
n.ico oon la liturgia classica romana importata. Per una serie di
eventi nel x secoloquestafomtagaUiean.iu.aa.della liturcia ro-

» WJ.II. nn. 11111-W. l'P- l))• :ISO; M. :M6ID. 19- H~~-<~14.


,.,...._,~Jtddooi/.Jin'/,1~1'167• .-.p.IV.CW.XXXIVVII.pp.662
i"n:A.N<,_,..I.n.,..,...,lo_,_...,,_,inL/wp-«-....,..,J.-s~
...... 191S,pp.l19-196.
"fcMun!soar.l/4.;....lm~-"',.;,Mtwo~.pp.WIIIl;Y.&.u~~."""'"lisll6-
,.._.c;.u,._.,_,;,~z.;,,pp.JOJ.JJ6<C.Il.,..I:Oidnwt,..JJtll"tli._
. . . ~ . . lilwp-pp.J)9.,6;l.c.llo""-.~..,._.....,.,.._
mana penetrò nella dtti di Roma per sostituire gradualmente la
forma classica. La preposta commissione liturgica dd Variamo Il
propose di eliminare molto di «questi clementi che ebbero origi-
ne nel carallerc del popolo franco-germanico e che più tardi la
Chiesa romana adottò•"· Siamo consapevoli, comunque, che
moJri di quesli elemcnli stranieri sono soprawissuli alla riforma
limrgica del Vaticano D a cau&a del loro valore intrinseco e deUa
lorovaliditipastondc.
Si deve amrm:llere che essi arricchirono in molteplici modi la
liturgia classka romana infondendovi drMnmatic:ilà, poesia e sfm·
boiWno.
Come considerazione finale, il periodo fn:nco-gennanim assu·
me rilievo parrico1annente in quelle Chiese locali la cui cultura
differisce dalie qualità classiche della liturgia romana rifonnata.
Ciò serve come modello storico di inculturaUone, che in con-
siderazione della legislazione attuale prende come punto di par-
tenzalalitlllgiaromanariveduta".

IV.LALmJWifiROMfiNfl
DfiLXfiLXVSilCOLO

Un alno sviluppo della liturgia romana iniziò a fonnani nel X


secolo quando essa ritornò all'Urbe in forma gallicaniznta. Una
serie di fauori, sia politici che religiosi, oonnibuirono a dò.
Dopo la morte di Luigi il Pio nell'840 l'impero franco-germani-
co entrò in crisi e crollò nel1'887. La parte francese dell'impero
si distaccò da quella germanica che Ouone l (~1-97)) governò
con il fervore religioso dei Carolingi. Nel 962 si recò a Roma
per essere incoronato imperatore del Sacro Romano Impero e
per inaugurare la l'eiiOHtio imperii. Là egli scopri che l'Urbe era
tormentata da conHitti politici e soffriva tremendamente per la
decadenza spirituale del suo capo. Il clero romano aveva accu-
sato papa Giovanni XII (t 964) di ordini 5imoniaci, di avere
.. -.eo............,.J.Somoi.mo"",Emc..dooio... Vl.C"Jalcltl1111i"""'l~.p.J2.
"<1olAU!,.....,_.,.•r~ •. l\l,,._,.,..,._.."".,t-....Jtil,.
c..m-..""""'-..JJ.S....~.mo...,r .... JTofliJ.J6.

l S!ORIADEUAUIIIIIGIAIII»>NlA 161
co.nsac:rato va;covo u.n ragauo di dieci anni e di avere offeno a
donne di caniva reputazione sacri arredi della chiesa'".
L'anno seguente Ouone I ritornò a Roma UCOmpll8nlllo da
arciveKOVi e ve5COVi per operare riforme. Ciò che qui ci inceressa
è il fano che il suo seguito eccle5iutico condusse con d i libri
liturgici romani gallicanizzali con panicoJare menzione dd Pollli-
[ltllk romtJno·tpr~Unico. Inoltre, secondo la strategia politici de.
gli imperatori ononiani papi germanici occuparono la sede di Pie.
tto dall046 all<l'7: Clemente U, Damaso Il, Leone IX, Viuore
li e Stefano IX. Questi papi celebravano la lirurgi• romana sotto
queUa forma gallicani~zata conosciuta nella loro terra d'orit;ine.
La decadenza romana si avveni anche neU'indisperu;abiJe cam-
po deUa manD!Icriuunt. Durante il papatO di Gregorio V (996·
999) Roma non aveva centri di scrittura per la trascrixione di libri
liturgici. In cambio del privilegio di immunità richie5to dai mo·
naci di Reichenau, egli om:nne di CS5CR;": rifornito regolarmente di
copiedeilomlibriliturgici..
Co5ìlaliturgiafranco-gennanicadivenròlalirurgiadellabasi-
licaLateranense".
Sviluppi esterni della liturgia ebbero in qualche mi5ura inRuen-
JaanchesuquelladiRoma.
La riforma monlllilica dd x 5eCOlo di Ouny condune ad un tipo
di cubo lituQ~ico che diventò 5elllpLe più wlenne coJ pa51111re de-
gli anni. Benché non ruue le pratiche cluniacensi fossero oriJina-
li, tunavia come 11ttivirà comunitarie si propagarono le devozioni
allacroce,aU'eucari51ia,aMariaeaisanri.Siincoraggiòlamolti-
pJicazione ddle Messe, la loro cdebrazione «privata» nelle cap·
pelle laterali della chiesa e la recita di salmi per i benefllltori.
Fu l'abate Odilone (t 1049) che istitulla commemonn:ione
dcidefuntiil2novembre ...

"""'·""""""""~·-•r-;p,.l-~r....-,.....,..rl!(l;,._
_,G-_....,......
,...,,.l.nOtdin.. L.t...u .. inlt)L.JIII-JIZ·'"·DipopoGoo
=~!.'!'".:.:t:'!!::""'"'""'*"-~-.,.,JIIhi,..., ..-...-
"'-Voça.M~""-'~'~'-2JO.li9.:M.Iu<_.,.,.Nf/ali-ftr-t/iul­
--.pp.,.1,17.
""K.fLWJI'CI!>.,.......~,.,..,...,.JJio.......,,oU.,._.t--llf"PPMM-ill/1-.m..
-•tii'""-U"""""~,.,.._u..JJMIIIMirò~SroL:o»lm.mm:J.~
O<h-n,...,_uii~MD.81LI'M:Il.pp.JI•"'-

162 n . PNUW~A '"!OaiW llEI.U UT1IJIGIA


Un altro sviluppo esterno nel corso del X secolo fu l'impor-
tln3llttribuita alla drammatiZ>:87.lont della liturgia. Esempi di
ciò sono la uisitatio sepukhri pasquak:,l'o/ftdum peregri110n1m,
e hortolsnus. Queste forme di dramma utiliz;:avano testi liturgi-
ci, come le sequenze, e la dM11Hitis penonae erano i ministri li-
tursici".
La drammatiz3azionc della litursia riveJa la condizione della
vita liturgica dell'alt.o Mc:dioevo. Ci informa che il popolo non
afferrava più il&ignifìcarodellaliturgiaedovcvaessereaiutato
con la rappresent:u:ione visiva. La ReguUm's Concortlitl inslese
&piega che la dnunmatiuuione er-. rivolta agli ignoranti e ai
nuovi adepti. La partecipazione ai canti e alle repliche aveva
cominciato a diminuire. Burkhard di Worms {t 10}}) si lamen-
tava che i fedd.i in chiesa ignoravano U saluto e l'esortazione del
sacerdote poichC continuavano a chiacchierare tra loro.
Nel 1078 papa Gregorio VII richiese ai fedeli di portare
un'offena almeno per le Messe soJenni. 1.:0.-Jo of/kioru111 del
xn secolo della Basilica Lateranense denigrò il fano che la pra-
tica .antica della comunione quotidiana durante la Quaresima,
incluse le domeniche, non veniva osservata nC dal clero né dai
fedeli. Fu prescritta cosi la comunione dei {c:<leli almeno tre
vo.lrel'aMO ...
L: ascesa al soglio pontificio di Gregorio VII nel 1072 eb-
be profonde conseguenR per la liturgia di Roma. Difensore
della libertà delln Chiesa contro le inveatiture, fu anche un rifor-
matore che combauC i due abusi che affliggevano il dero ro-
mano: la simonia e il nicolaismo. Per contrastare le investiture
C06trui l'immagine e l'autoriti dd papa: le feste dei papi s.anti
doiiCVIlloesserecelebrateintutteleChieselocali;ivescovido-
vevano prestare giurament.o di fedelti al papa prima dclla loro
ordinazione; la citazione dd papa nel canone dc:l1a Messa dove-
va essere o&Servata ovunque". Parte della sua strategia nella
riforma del clero oltre all'imposbione di una disciplina quasi
monastica, fu di ristabUire le usan~ liturgiche tradh:ionali del-

01 K.YOUIOG."I«"'-o/.W/II.J.w.icw..d.O.r....II9JI;B.IIuoGI!Ir,.i"'-"""rf
""""~-l'omm~
.... Nf.vN,o...,..,Siwwok/MI~.pp.9J·N.
"li..C..~!A!C>.r..,P.,.._.,,;ni/..Jtamo"""'"'OatJ..ut.·pp.lll242.
la Chiesa di Roma prÌIJia che i Gennani ne assumessero il cora-
troJio.
Il ritorno aDa regultJ stmc/fmlm P4lrum, aD'mJo rotii#IIIIIS c 11l
mos;mtiquus,checgliasserivadieven:studiato,divcnncl'ordine
del giorno*. Alcuni elementi deDe u&anzc tradizionali riguarda-
vano l'ordine dcDa ulmodia, il digiuno dd u.bato, l'omissione
deD'Aileluia in Scltwq;esima e l'antico ortlo per 111 c:elebrB1.ionc
della vigili11 di Pasqu1.
NellospiritodcDIIriform•gregorianailimrgistiromlllidclxtt
secolo ridaborarono il Ponti/'Kllle romtlNO·t.tmtllllieo usando il
me1odo di eliminazione nel tentativo di reslallrare la 10m111111 so-
briettU. Furono eliminati fattori non pertinenti aDa funl:ionc di un
ponlificalc come clcmcnli didattici, oppure in connoto aDa scn-
sibililà culturale romana come le Messe per i posseduli dal demo-
nio c la bencdirionc degli 6lnuncnti di or&alÌil. n risultato fu il
Prmtt1iule 10m11no del Xli secolo".
Questo libro fu diffuso ncl1e altre Chiese lne~~li in llalifl c ol-
tralpe dai lepti pontifici i quali $i occuparono di atiUare i decrc1i
del ooncilio Latcranense I 01231 c dai papi stessi che prima di
Innoccnzo III (1198-12161 andarono frequentemente in esilio
nelle varie parti d'h.Iia e di Francia. Il resto fa pane della storia
dei libri liturgici romani.
Benché l'opera dei liturgisti romani del Xli seco.lo non fosse
stata perfetta nel senso che sopravvissero molteplici elementi
franco-germanici, è una prova che la Chiesa romana non dimen·
tica facilmente né accantona il proprio genio da&&ico e le sue
tradi:.~inni.
L1 sua apertura verso cose nuove non pregiudica il suo auac:-
camento aDa regultJ Slllldorum /14ln1M. La rifonna liturgica del
Valicanollncèlaconferma.
I papati di Innoc:cnzo III e di Onorio UI (1216-1227) testimo·
niarono un ulteriore sviluppo nella forma della liturgia romana. t
opponuno colloc:are il loro papato nel coratesto di un'epoca di

"'"""""'-·'""'"diG.Mom,!........... Miralooloo•.l•..,i<H.I'In.L'U,~,_
460.1'ioV.-~<,..--r--;on-~M.-Io•ndm<inoddU70.«>11
l'looloVIpe<~M-odciLWO.
"M. ......,.,..,.IAP'rPai/i<J-V.•-...... I.pp.l-ti;.C.Voo•LM.J..wll""""
fl,pp.liO-lJ'I

164 Il I'AtiOIIANA!mlRICODL!U.JLL.JIWGIA
inlcnSe auività spirituali e cultumli nlppn:stntate da Domenico
(t 1221) e f-rancesco d'Assisi (t 1226), i grandi scolastici guidati
da Tommaso d'Aquino {t 1280l,l'universitì di Parigi e le gn1ndi
cattedrali di Rc:ims, Westminsrer e Firenze.
Da pane sua lnnocenzo DI inb:iò un rinnovamento liturgico.
Egli istilllì un tipo di liturgia che avrebbe risposto aDa simuio-
nc panic:olare deUa curia romana, che a quel tempo funzionava
come corpo itinerante amministnltivo. Per i loro vi181li, i mem·
bri deUa curia nece5&itavano di libri Uturgici facilmente tra&por-
rahili di formato semplificato. A tal proposito furono composti
un messale conosciuto 0n1 come Miss11lt Curi#e, un pontificale
ed un breviario".
O!ianlmc:ntt J'inten7.iont di illllOCtiiZO DI non fu né Ja c:od.ifì.
ciZione né l'unifJcUione delle usanze liturgiche. Per una serie di
circostanze, comunque, questo tipo di liturgia fu adottato dai
Prati Minori i quali, oltre ad essere sucnamcnte c:ollegati alla curia
romana, spesso si trovavano anche in una c:ondOOoneitinc:rante.
Quindi l• liturgia deU111 curia romona1i diffuse al di Il dd piccolo
gruppo di ecdcsiasdd per i quali Innoc:en:KI m l'aveva origina·
riiiiilenteintt~~~ ...
La sua relazione con il famoso Pontl1iufedi Durando del l m
c l'eJitiop,inceps cti E. Pic:c:olnmini e diJ. Burchard di Stl"allbur-
go del1485 è parte deUa 11oria dci libri liturgici romani.
Intenseattivitàspiritualieculturalicontinuarononeisecolixtv
c xv. Questi secoli furonocontrusc:gnad dalle c:onfnltemitc:, dalla
c:ostrulione di numerosi c:appeUe ed 0n1tori, dal comparire di in·
Huenti predicatorieriiormatoric:omeSavonarola(t 1498),dal·
l'originarsi del RiDasc:imcn1o, daUc opere dei 11rancti maestri come
Giotto (t u:m, Dante Alighieri (t 1)21) e Pilippo Bnm&c:hi
{t 1446). L'invenzione del torchio per la stampa da pane di Gu·
tcnberg nel 1445 diede un I10ICVOlc impulso alla cultun1 ed alla
rcligione,liturgiainclusa.L'editioprillcepsde!Ponti./iaktT»PMno
fu stampata a Roma nel 1485. Questo periodo si chiude con la
scopc:na deU'Americ:a nell492.

41 N.~.u,...,., __ .,,._... ...lll.~v.l6l-lll:C. \loc.<I...II<JJtowl


~<~-.p.m .
.. s...... o...n.-~oJ~MMoJcno~~...Bnp.._Lw.o.
Tuuavia questi secoli videro anche grandi miserie e tragedie
umane. Le condb:ion.i di vita a causa dei conOiui politici estesi in
tuttai'Eumpafuronotragiche.
La pes~ilenzt~ dd 1380 e la guerra dei CenroAnni (1337·1453)
instiUò nel popolo un senso di pessimismo. Infine la caduta di
Costantinopoli dell453 incrinò la fede ncll'csistclll!a di un mon·
do cristiano. A causa di ciò gli a1.110ri hanno definito que5ti secoU
come l'cautunno dd Medioevo»'".
Nel &eltorc liturgico la situazione non era migliore. lnvero
c'era qualcosa di insidioso in questo periodo. Le apparenze
esterne sembravano integre ma internamente sussisteva un peri·
coloso malessere che preannundaw iltotalc crollo della vita del
culto della Chiesa. i! impanante sonolineare comunque, che
molto del malessere da cui era affiino questo periodo non era
un prodotto del tempo, ma traeva le sue origini nei secoli prece-
denti.
Eccone alcuni esempi. Il clericalismo, che obbli8ò l'assemblea
a ricorrere a dev<nioni private durante la Messa apparve gii
nel IX secolo con la compos.ilione di messali plenari. La premes·
sa a questi messali è che l'offtciante agiva tmalmente per pro·
prio conto e privatamente senza coinvolgere l'assemblea".
La teologia della transustanziuione, che si sviluppò contro l'ere·
sia di Berengario di Tours {t 108g) limitava l'attenzione del de·
roe dei fedeli al solo momenro della consacrazione. Talvolta la
gentevenivaallaMessacon ilsolodesideriodipoteresserete·
stimone di un miracolo come quello riponato a Bolsena nel
1236. Altro esempio fu l'eccessivo uso di allegorie, che pn:sr:n·
tavano la Messa all'assemblea come mera occasione di ricorda·
re gli aspetti della vita di Cristo. Questa caillllcristica fu eredi-
tata dall'allegorismo di Amalario di Metz {t 850) e di papa In·
nocenzolll.
Parimenti durante questo periodo la dc:vozione dei fedeli alla
Messa consisiCYll nel guodagname i «frutti». Di conseguenza le
Messe furono moltiplicate per adempiere agli obbJighi assunti a

10 J.Hlmtto•.V..-..._<>/,...Uol&""'.r-;.,L916.
"CV.•.u..M'"""""~.pp.lll,llllo:IJii·l'~·

166 IL IW«>VVMASTOIUCODEL.LALITlJII(liA
seguito delle rendite offene dai fedeli e punroppo indulgere ad
abus.ive Messe bi-, ,,;., o qll#dri/adtltll oppure le parecchie ripeti-
zioni delle pani della Messa prima di recitare un11 volta il amo-
ne"- Infine queslo periodo fu ~eStimane della n85Cita della derHJ-
tio mod""" fra i religiosi. Fu una spiritualità di senere mistico
influenzata dal Meinster Eckhardt (t 13271, puramen1e personale
o non ecclesiale ncllo stile di Tommaso di Kempis lt 14711 e for-
temente affettiva nell'ispirazione. Con l'eccezione di Genrode di
Helfta (t 1301) pochi seppero come alimcn1are la loro vila spiri·
lulllemislicaronlaliturgia.
Il XIV e xv secolo furono un gioco di luci ed ombre. La loro Yi-
llliiliesleriorenascosellmalesserechellmiggevaildericalismo,
l'esagerato allc:sorismo, la malripasta dev02icme alla Messa, una
forma di spiritualilà Ltceva a meno deUa li1urgia come sua fonte, e
piùdilullolaperdiladiunsensoecclesialecausalodaU'individua-
lismo. Questo periodo dimast~ che q1wmdo le basi teolo&idu:, tt·
desiologicheeliturgichesonoassenlinellenostreazioniliturgicbe
l'outunno è sopl'llgiunlo c l'inverno non(: lontano.

8 - DAL SECOW XVI AL VATICANO TI


KeithF.Ped:lers
Biloi,..O•E.CAmuo!EO,l/trtfiocrilllllliMIIIom/en4:,llcmll1978.pp.)71·
)78;Tu.Kl.wwi,U/itHrpMU.CJJm,~,Torino 1971;A.G.M.um·
WORl',lHChmduu~.Cdlep.oiU.I987;J.N~WtU;·JDIIMS,TMCbift­
l'mllillfUD«triwJu..rr-IJoftbtGuhtJ/kCINud,Shllelllslmd(NVll931,
pp. ~IJ·428; B. NEUNIIIii.FSI>I!,S,.,. JJI.Iilu,.mt- ktp«htt~J.Itrmffi.
Romo198J:D. l'o-. Tb..Sdcri/i«WtOf/n 'J'Itoo1'rilmtiuDognut...JIIIRa,..
t~itur.Edimburtloi911;R.TAFT,'TMLilu'f1o/IMHrNUJilt&llaJW...t,
C.ollqo:villc: 1937;J. W'Hm<. Ktmur11 ~ M>tJhip: T""l/0 la.lq, N..... Yollt

'"'·
Dal 1.563 al 1614, e di nuovo dal 190) ftoo al 1962 si ebbe
un'inlensaallivilàliturgica.Diversamenteiseco.liXVII,XVIrteXIX
videro esicui cambiamenti ncUa praTica liturgica.
"S.Iol-...&.o.o•-.A.U.or.wm,ttii2.PJ1.7J.9L

l ST!DLA DEU..A LIIWGL.\ ILOMA'I~ 167


l. LA UJUIKiiA ROMANA DURI.Nre LA RIFOJtNA

Il XVI secolo fu un periodo di radicali riforme. Manin Lure·


ro (t 1546) mise in discusskme l'uso deDe indul8enze della Chic·
sa, il culto esageralo dci santi e Wl& pralicalirui"Jicasfarxosae
dislaccaladaifedeli.Nd "20,qliserisseilseeo.ndodeisuoifa·
mosi ue traltati lA Grttiuit.ì bshiltme:se JeUB Chien, c:onlellenre
la sua inrerpretuione dei sacramen1i. La sua reti è già imp.licita
nel ti10lo. Come gli Ebrei furono esiliali da GerUSIIlemme in se·
guito all'inVliSionc: dci BabUones.i, eo&l in Europ., i cristiani Curo·
no .UOnlanllli daDa Scrilluill in sesuiro alla p~ei~iiione di un papa·
lo cbe aveva abusalo dci sacramenli, specialmente ddl'eucarislia '.
lilral!ato espose lreaspcui della schiavitù della Chiesa: la proibi-
zionedcllacomunionealcaliceailaici,ladottrinadcUatransu-
mnziazione', e la dottrina del carattere espiatorio ddla Messa.
Inoltre Lutcro abolì le Messe e le confessioni privare, op1ò per
unalitw:giaiDlinsualocalecposein rilievoilsacerdoziodciba1·
tezuti'.
Benché la Riforma sia gt:nericamenlc considerata «proiCStlln·
1~ SOltO la guida eli Lulcro, G. Calvino {t 1564), U. Zwingli
(t 1531) ed altri, la Chiesa cauolica conobbe la sua riforma attra·
verso il concilio di Trento e il sorgere di nuovi ordini riformatori
come i Gesuili. Abbiamo già visto che i secoli XIV e xv furono
seco.li di intenso clericalismo e di un perduto senso ecclesiale. La
Messaeradiventalaunapraticadc:vo7.ionalc.L'adorazioneeuca·
rislicaeraritenutasuperioreallapartccipazioneeucaristicanel
suo senso più completo e la connessione della liturgia con la vita
quotidiana si era perdut~. L'individualismo religioso era in 8IICCSII
e con esso la prolifeillzione di MC&K priva1e in cui l'assunzione
della comunione da pane dd ucerdo1e era intesa come SOSiiluti·
vo per chi non si comW!icava.
All'inizio deJ XlV secolo, era già ben radicala la coosuerudine
di remuncrarc il Slcerdote per la celebruionc di una Messa SC·
l M Lom.... l...-.....,cU.~~o/U..a....d.inT"-T""""'·I'i!.o·
c!ellioi'lll.p.l\6.
•~.u~. ... _~. .......,_.- .........,laquok-~.,.....~.,... .s.-.... a -
~'-dlc.~- .. """"""., ........ ,.,.,;dd,.....dcl""""
IJl.C"..rrAM.<~I/<rtii<>..,,_,Ou-.ilr>mrrl'l71.pp.l4).J411.

168 Il ""N!IILWo\STOJUOODI!I.IAUl\II!GI~
condo particolari intemdoni. La Chiesa dd XVI secolo è ora pm:li-
spostaperla Riforma.
Simbolkamente, durante il periodo rinasdmentak si assisael·
te ad un crescente interesse per il tema del comagict»o, magico
«Daturale» (cioè buono) e «<<emoniaro»•. Aumentarono gli abu-
si liturgici. Coloro i quali aHistcvano alla MeHa o che pagavano
il sacerdote per la celebrazione di una Messa avevano diriuo ad
oueneme i «frutti,., Sebbene le prime intcrpretaxioni medievali
di«queifruni,.fosseropiùbenevole,iiRinascimenroaggiunse;
«Durante l'ascolto della Messa non si diventa più vecehi... dopo
aver ucoltato la Messa il proprio cibo ha un sapore misliore;
non Iii morirà di morte improvvisa; le anime dd Pul'plorio non
soffriranno durante la celebra2ionedella Messa a loro suffra-
gio»'.
La Riforma emerse all'interno di un simile contesto. reagendo
contro dò che sembrava misera dottrina e pratica scandalosa e
controunsisternaeulruralec:heavevaprivatoieristiani dellnli-
beni individullie e dell'accesso diretto ...Ua misericordia di Dio•.
Per la pl'ima volta, gll ordini religiosi soni nel XVI secolo furo-
no dispensati dall'ob~ dell'ufficio corale in modo da essere
piùaposlolicamentedisponibili'.
Ciò comportò cambiamenti archiaeuonici nelle chiese di nuo-
vacostnu:ioncdiquegliordinipoichénoneranopiùneccssarigli
stalli del coro per la prqhiera collegiale dell'ufficio. Di conse-
guenza si ebbero radicali mutamenti anche nello spuio liturgico.
L'architcnuradellechieseneltardoMedioevos'incenrravasu11'al-
tare come sacrario. La eo5truzionc si divideva in due set:tori net-
tamerue distinti. La navala per i laici e il coro dove si cantava l'uf-
ficio erano divisi da una parete in legno, detta «transenna a cro-
ce» poiché spesm veniva sospeso o sovrapposto alla transenna un
crocifisso. Poiché la navata e il coro erano due spa:i archireuoni-

'11-C:OO..:.th<-~#G>J,T._,>I....,._,o/Sy.lt/M"'IU....,M<I~.Minnoo·
poliai?!>O,..,,LIJIII .....
~~:~~~·Th<"""•o/tM-..&klll()oqr.ooo-.IV...,._,Dubli>loL,.,t
1 0.""-.Th<s-i/-IVtO/f<r,l!d;d,flh1911,p.oiD
o.:...~:=--,lroo..)J_.I>k-1~-_o(IMH-o.Ph.D.-·- · inedilo.U.ivcnilyofNlHR

J STOILAilEU..AUT1JIICLAILO!olo\.'IA 169
ci separali, erano anche considerali separa1amen1edalla leg,e
della Chiesa: ilcoroapparlenevallimonaciealcleroelanavlla
ailaici.lnlonrananuollreilcorovieral'ahare'.l.no.l!re,vennero
coslruire cappelle larer.li per fron1eggiare l'aume!llo delle Messe
privarespeciabnenaenellechiesediordinircligiosiincuivierano
moltisacerdotichevivcvanonellostessoposro.
L. chiesa del XVI secolo, tuuavia, era in1esa come spuio di solo
cullo. La rim02:ione del coro permise una visuale letale e spariro-
no le barriere fra l'assemblea c l'aharc. La prima chiesa monu·
mentale di questo nuovo stile architettonico fu la chies11 dei Ge-
suiti, del GesU, in Roma, costruita fra il "68 c U75, imitata pre·
stOaltrove.Nonc'eralatranscnnaacrocecheimpedivalavisio-
nedell'asremblca.L'ahareeraalcenlroncU'absideallavisladi
tutti. Con l'accento gesuitico sulla predicazione e sulla ca1echesi,
la parola detta piuttosto che ulmodiala divenrò ora componente
primaria,cosìl'ambonceraposrosullaparetesctrentrionalencl
centro deUa chiesa. Si auribuì una maggiore anenzione ai fauori
acustici.evisiviacausadi un'suenzioneinccntmtssuiministeri
della parola, giudicala da alcuni critici «troppo prolesrante».
Questo upello acuslico viene chiammcnlc dbnostrato in un di-
battito su che tipo di soffhm instaUare nella chiesa del Gesù. I
Gesuiti avrebbero preferito un soffitto a capriale apenc, in quan-
toavrebbefavoritounamiglioreacuslica,luranlelaprcdicazione
e la ca1ec:hesi. Il cardinale Alessandro Farnese, bcnefauore della
chiesll,optÒperunsoffittoavollainpiclraecosi.fudeciso.

Il. LE RIMilNE LntiiiGICIIE


DI!L CONCIUO DI TIUlNTO

Il concilio di Trcn10 durò dal 1545 al n63. ADa luce del con-
cilioValiCIIJloll,ilconcilioTridentinoi:spessoconsideratocon-
serva10re e perfino rea~ionario. lnvero, fra le sue temaliche indu-
devalaconfermadclla dourina canolicasuUa validitàdituni e
setle i sacramenti istiiUiti da Cristo come slrumenti della dislri·

170 III'AI«JMW.STOIIIOODI?.LIAl.rrui!Gl~
buzione della gruia di Dio e la natura propiliatoria del sacrificio
eucaristico come risposta ai rifonnatori prcMestllllli i quali ritene-
vano c:he la Messa fosse un «CestameniO» del perdono di Dio. Ma
ilconeiliocercòdicorl'eg8erealcunidegliabus.iliturgiciindieali
e commentali da quegli stessi rifonnatori e incorasgiò perfino la
sensibililà pas10rale a riguardo delle questioni liturgiche come
l'uso della lingua locale'. Nel tenwivo di ricusare ciò che era vi-
sco come una dilagante soggettività dcUa litul"8ia ••, si impose una
unifonnità rigida a tal punto che la liturgia rimase praticamente
immutata fino al concilio Vaticano Il. I.:es4!enza dcll'unifonnilà
liturgica oscurò la dimensione pastorale.
Liaurgicamemc, il concilio di Trento affrontò primariamente
le quesrioni concemenli la Messa e la Liturgia ddle Ore. Nel
suo decreto disciplinare Dr obserlltJndis et witandis in celebra-
tione missae, entralo ndla vcnliduesima sessione ill7 seuembrc
1562, il concilio ordinò che fo!I$CI"O eliminati i più gravi abusi
liturgici: la Messa doveva es&ere celebrata solo in luoghi consa-
crali, si doveva eliminare l'atmosfem magica che circondava
l'ostiaconsacrataelamusicaliaurgicairriverenrecinadeguata,
siinvilavanoivescoviaoontrollare,pcrciòcherirluardavalc
offencdidenaro,cheilorosaccrdolinonuaesseroingiustameJI-
teprofittodaUaprolifera:lionediMcsseecheiiVC5sefinclasuper-
stizione riguardo ti numero di Messe f11111c. Non si accennò aDa
riforma del messale. Pu solo nella ventidnquesima sessione che
messali c breviario vennero discussi e presentati al papa perché
fosserorevis.ionlli".
Pio IV affidò il compilO di n:visionare il Messale e il Breviario
ad una commhisione le rui delibellll!ioni non esistono più. Nd
1568, venne promulgata la bolla pontificia /hetJiarum rotm~num
ex Jecmo s«~W~~ndi Conci/ii TritktJtini restit11tum, Pii V. Pont.
M•x. i11ssu editum, seguita due anni dopo dalla bolla pontifi-
cia Mis111le romt11111m ex det:reto u. Umdlii Tritkntini "s#lut11m,

•H.Smwror.U...,..rtldpt ....... ~~J.-""....-,_<f<oln,..,_,.


~rt.,.Co.w<trit-T...,...!AGJ.wUtltomoi!JG.
10 ConloRif.omu.adoi.....U.ial1111iciini>ion>no............,_I<""P"'''.;o""""'"
....,.,.lnolnoncpo,;olc!l·-.;..poraoanp;o.lo~o:uanai.,.-fu<llmillotad<llu""­
J._,._...,..,I.p.IH.
"J............... pp.Ul·U'-
Pii V. Pont. Max. iussu eJitum, pubblicato ill4 luslio 1,0. Pri·
ma dd concilio di Trento, Clemente VII incaricO il cardinale spa·
gnoloFranciscodeQuiiione:~:dircvisionarciiBrcviario.Eglipre·
senlÒ la prima e<lli=ione dd nuovo libro nd " " con l'impriiiHl·
tur di Paolo m. ll Breviario era destinalO ad una reci11 priva11, e
il Salrerio era 5Uddiviso aU'intemo deUa settimana senza ripetU:io·
ni. La lunghezxa delle letture deUa Scrittura era aumentata e ve·
nivano lene di seguito. Erano omes&i le lezioni dei santi e gli uffi.
ci votivi uniramenre con gli dementi più idonei ~n. recitazione
coralccomc::leanrifone,iresponsuri,icapitolieleinterccssioni.
Furono eliminati 11nche molti inni.
Il Breviario di Quiiionez diventò ben presto popolare perché
era semplice, breve e di facile uso, cosicché fu ristampato undici
volte nel primo anno c più di cento volte nei suoi trcntadue anni
di vita".
Il Breviario prodotto daiJa commissione tridentina fu un ritor-
no all'umcio tradizionale romano benché alleggerito e scm.plill·
cato. Si reintegrarono gli elementi coralisebbenefosserosrate
espunte le lezioni agiografiche egli ufficivolivigiàesclusidal
Quiiiontt. Si soppresse l'obbligo degli uffici ddla Vetgine Santis-
sima e dei Moni insieme con i salmi graduali e penitenziali. Si
scmplirlcò il ciclo !lllntorale.
I.:intcndimenro della commissione a riguardo della riforma sia
del Breviario che del Messale non fu la redazione di nuovi libri
ma un ritorno alla tradi%ione, all'antica liturgia della città di
Roma.
Ciò implicò ollre ad una cmendpzione del calerulario liturgico,
con mauiore anenzione alle feste e ai tempi, una rimozione di
testisuperfluicinadeguariaggiuntiaiBrcviarioeaiMessalend
corso dei secoli. Primaddconcilio,lefcstedei 511Jltieranoeo5l
abbondanti da essere cdcbrate anche neUe domeniche. Unica·
mente per il nuovo calendario furono legittimate le feste dd 511Jlti
celebrare a Roma prima dell'xi secolo e di conseguenza vennero
introdotti nel calendario liturgico centocinquantasette giomi,
escluse le ottave. Similmente si rimossero dal Messale un ceno nu·

"•-T•n·,T«iit~NU<I/IWI,_,,&,..,JVIffflTA•Orizio•o/IIMDtot...r:Jf/'n...JII>
.11-JiwT...,,Collq,evilkl'l86,p.JII.

172 III'AtfOMMASJOHIU)DEl.LAUTUIIGIA
mero di Messe volive e di sequenl!C'. Furono inoltre regolati le
preghiere private e i sesti deU'officimte che erano stati moltipli-
cati per eccessivo fervore e devozione".
Nel concilio venne affmntsto anche il tema della muska litur-
sica.Primadelconc:llio,lamusicaeraspessousataimpropriamen-
te nella liturgia, come sfondo durante la preghiera eucaristica, per
esempio, mernre l'officiante recitava la preghiera privaramente.ll
concilio permise soltanto una musica che avesse una particolare
fun.o:ionenellapraticaliturgic:a. Inoltre,fudatapreferennalle
Messe della comunità o «CCnventuali» dove i canonici o l'intera
comunitirdigiosacelebravanoinsierne,invcced.iMesseprivate
senza musica e ministeri. Fon;e l'affermazione p.iù sisniftcativa del
concilio fu che la celebrazione solenne della Messa diventaue la
nonnadva della lirursia eucaristica p.iuuosto che una disadorna
cMessabassa>o ...
Queste riforme tridentine tentarono di apponare una unifor-
mitàlirursicaeianeUateolosiacheneUaprarica,ecosìlerubriche
venivano ora stampate per la prima volta all'inbio del Bn:viario e
del Messale, malgrado le richieste che venisse d1110 il permesso ai
vescovilocaliintcrcssalidiaccoslierelediffcrenzeresionalinelle
celebrazioni del rito romano. Il Ritus scr~~t~nJus in ce/ebt'tltione
"'isst~c del1'02 di J. Burekhard, maeslro papale di cerimonia, co·
slituì la fonte per le rubriche del MC$1iale del l'HO e sonanzial-
mente mutò il volto dd aùto cattolico ben oltre i conHni di
Roma".
Non si deve trascurare il senso palilorale dei partecipanti al
concilio e il loro autentico desiderio di riforma all'interno deUa
Chiesa canolica. Al tempo dcUa formulaxione del decreto sulla
Messa, nel concilio i vescovi avevano già riconosciuto l'importan·
za della comunione per l'intera assemblea durante la Messa e ciò
diventò una delle riforme pratiche più auspicata fra i dec~i di·
sciplinari emessi. Altri decreti furono conseguen21 di una disco&·

"R.CM!t.ll•~"'N>.F....t.mt"'oi'W..'/-'h.c..-rlo/1;..,,._
c-.rtJII.inA.G.M•"""""'·Th<a..rh.,~.tt:n,li,..,_,.,,Coii<J<"iU.L"7·

p.l-::iw.
11 P.Jo<-.P,Ill•o-.:;/<>/T.....,I<>-C_,.,;/1/,iRA.G.M.ur!IIOOU,lMc.&.u..l
.. ,..,.,..L,_,.,G/n..I~.ColiraniU.Lm.pp.61·111
J SI"OIIIADEI.U.LIJURGIALIO!IIANA 17)
sion~suUapossibilitìdeU'usodcllalingualocalccun'offenadel
caliceaU'iniCI'IasscmblcadurantelaMessa".
Sebbene si a!fetmaSsc che il latino era la lingua del miSiero e
della Chiesa, alcuni dci vacovi presenti al conci1io pensavano che
la pane maggiore di ogni as5emblea liturgica font incapace di ca·
pire ciò che stava succedendo. Questo conCCito fu espresso nella
ventiducs.ima sessione (1'62) quando si decretò che le leuure li·
ttlfgiche e il mistero deU'eucaristia YCnisserospiqarc Ili fedeli du·
rante la Messa, almeno la domenica c durante le feste (n. U'-4).
Inoltre,nonostanteicfruuboricevudacausadiCOiiÌ.tanteMn:se
private celebrate nel mondo, la pratica deDa comunione da pane
deilaicisoJtantounaoduevolael'annoeraconsideratainsoddi·
sfaccnte".Perciò,inqucllastessascssionesicsprcsseildesiderio
che i fedeli si comunicassero ad ogni Messa a cui panecipavano
(n.l,2).
A riguardo deUa dottrina deUa euC11ristia, non c'erano noviti.
Nel l , l, durante la trediccsima 5CSSÌone, si riaffermò la dottrina
ddlapn:senzareale(n.l.5UlunilamenreaUaconscrva7.ionedcl
sacramento ncllechicse per la venera~one (n. 1.520) e l'assistenza
Ili malati (n. 1'2l).ln que.llastessasedutasi affermò la preminen·
zadell'eucarisriasuglialtrisacnunenti(n.l.516)eladottrinadd·
la tnnsu:stan:l!iuione (n. "19). La veruiduesima sc:ssione stabih
lanatorapropiziatoriadel&aerificioeucaristico(n.U48)eche
Cristos.ioffrisaualaformadipaneevinaperrivelareilsuasa·
cerdozia .!l'ordine di Me1chisedek (n. U46). Il Ct111011e tTPPtaiiO
fu proclamato esente da enori (n. 1.5,0) e si ricordò ai sacerdoti
di aggiuOBefC l'acqua al vino dunnte l'offena dd calice (n. l"))
come gii prescritto nel concilio di Firenze.
Durante il papato di Grqorio XIII fu nuovamente rmdonato
nell'82 il calendario liturgico c, due anni più tardi, il M.J,;mfo.
giotOmiiiiO,sollabasedelManirologiodeltxsecolodiUiillardo

.. J.Huw,T-_,If<oc:.Niw -....<>/v.m-III,War,~U'I3Z~pp l .... OO.ll


.....,......dollo._.,;onoolnlioooiledolifu.-odol-odJKoi,PioNio-
.U.Gmmnir.comol••hri~n._;.l....,._;dJI'ioiV.-.alllllll.,-_.,....,
-•rl1~7fi.O.._.confoocodi6:ZL.tt. ....... CCar<sr...,,t................,/'1111<-
_,.okloc---,...,lt-itt.Jtttpomo &.~r .... kolilndJ.J.Io..,_ .. ,.,.....,llt
,.,.,.(/U8·1~/J,IIIiblioohftrueclooEcvlc.fnnçoilftdollomo«d'A........ L18clllbiol.
l'uio.L'9:!J,2d
11Jbno,pp.U8-129,

174 II·IW<OIIANo\lnURIOODELL.\Ln1/RGIA
eliminando le esagerazioni ~~giografiche non documerllale o stori-
canente imprecise. Una commissione fonn.a. da dieci membri
lavorò sul nuovo testo, incluso il noto storico, cardin.le Cesare
Baronia che pubblicò ulteriori revisioni ncllS86 e 1589. Il Mar-
tirologioeraprevisroperlaleuuraincasr:religioseduranlel'offi-
cio qUOikliano dell'ora di primll. Nessun altro libro liturgico fu
rimaneggiatocoslspessocomellManirologio,poichénuovcca·
nonizza:doni e conlinue ricerche richiedevano eclliioni dd teslo
aggiornale''.
Ncl ISSS. Sisto V 51abih la Congregazione dci Sacri Riti unita-
mentelquauordicialtrccongregazioni.Lacongregazionesioc·
cupava della cdehrazione dci riti, dd ripristino e della riforma di
cerimonie, dei libri liturgici che regolavano gli uf(ìd dei santi pa·
troni,lacanonizll!?jonedeisanti,lacelebra?.ionedellefeste,il ri-
cevimenlo dei digni11ri a Roma e la soluKione delle difficoltà Ji.
turgichecausatedasituazionilocali".
Malgrado queste diverse responsabilità è indubbio che la fun·
zkme primaria della congregazione fosse quella di assicurere
l'obieuivo dell'unificazione lilurgica del mondo occidentale e di
curarechelerubricheromanenuovarnenteistituiaefossero055Cr·
varcfedelmente 10•
Anche la Congrqaxione dei Sacri Riti coruinuò la riforma dei
libri lirursici iniziata a Trento. Ncl1596, il nuovo Ponti/iak Ro-
""'"o bas110 sul pontif~a~le del Xlii secolo del vescovo francese
Guglielmo Dul'lndo fu pubblicato e messo in vigore universal·
menle da Clemente Vlll. Quauro anni più tardi nel1600 fu pub·
blicaro il primo Caeri111011iille Episwpoi'Ufll ICE) contenente le
rubriche per le lilurgie dei vescovi. Il Ritll41e R011N1110 IRR) seguì
nell614 come manuale pastorale: bcnedbioni di persone, di luo-
ghi o cose, l'amministrazione del battesimo, penitenza, tnatrimo-
nio ed estrema unzionc, processioni ecc. n leSto fu l•rgamente
banto su qucUo dd 152) destinato ai sacerdoti del domenicano
Alberto CasteUani e sul rituale dell601 del cardinale Giulio An·
torlioSantori. BenehéPaoJoVinc:orag:iassevescoviesaecrdoti

.. w. ..... p.l2.
"FAicN.M~.TIH-~o/IMrnllllm............ lts4.pT..
"'Wlrrn.pp.lZI4.

1-STOliiADI'.llAUnlllt:liAIIOMANA 175
ad usare il nuovo rituale, questo non era obbligatorio. Di COII5e-
8uenza, ad eccezione dell'Italia, il RR era poco conosciuto fino
alla met:à del X1X sceolo, e perfino allora, molte diocesi includeva·
no Iom proprie appendici fino al concilio Vaticano Il"·

lll.I.ALITUJIGIAilOMANA
DURAm-E IL PI'.RIOOO IWtOCCO

Laculturareligiosadelbaroccoscicentescofuunacuhuradi
celebrazione gioiosa, riccadipellegrinaagicprocessioniincostu·
mi riccamente adorni, con un'al"("hireuura sacra faSIOiillll\(!rlle de-
corata e musiche liriche unii<:: a rappresentazioni drammatiche. In
questa cultura «SCnsista.. somma importanl!ll avevano l'aspetto
visivo c uditivo".
LimrgicameniC fu un periodo di unifonniti, o ci!llndo le paro·
le dello storico l: Klauser,unperiododi'llrigidaunitàliturgicae
dellarubrici&tiCIIIO".
La rifonna dei libri liturgici continuò con la nuova edizione
del BI'CViario di Clemente VIII nel 1602 e di un nuovo Messale
ncll604 aggiungendo giorni per nuovi santi e apportando rorre-
7.ioni nelle leuure. Urbmo VIU pubblicò un nuovo Breviario nel
16}2,revisionmdogliinnilatini.Nuovecdizionide1Martirolo-
gio, del Messale e del Pontificale furono pubblicate rispe!!ivamen·
tenell630,16)4 e 1644. DCEdel1600fu rivistodalnnocenxoX
ncli6,0.Nonostantelarevisionedeilibriliturgici,comunque,
non vi furono tuttavia sostanziali cambiamenti.
Il declino dell'attivilà litur8ica durante il barocco ponò UD in·
cremento dell'adoruione eucari5tica. Il RR dell614 ptes<:risse il
tabernacolo per tutte le chiese. Divenamente dall'u50 medievale
di appendere la pisside in fonna di colomba, i tabernacoli baroc-
chi tendevano ad avere dimensioni alquanto considerevoli. Nelle
chiescdinUOIIllcustruzione,h"beredabarrieteeconl'altarecdil

.n WIL~1..1• 12
"B.Nl:.oo ..... o.:fl<riri.Jl.k/M<P_k.,...uJI,...&,IIoat.I!IIIJ,wol2lZ·I»J.
nno.K<AWALI~....U.Chotto""""'..t.-.;op.llt-179

176 Il IWIOIWolo\ m>KU:O DW.A UTUIIGIA


tabernacolo in piena visla, l'adorazione deU'eucaristia assunse una
nuova imponam:a. l.o spa?.io interno unificato del barocco per-
meuew. al popolo di radunarsi in un modo che lo spuio medie-
vale adibito al culto non COIIIientiva. I:uniCI differenza era che
l'eucaristia piuuosto che la lirurgia stessa costituì il motivo prin-
cipale del radunarsi ddl'assemblea: la liturgia divenne quindi su-
bordinata al culto dell'eucaristia. !:altare diventò un trono per
I'ONensorio contenente l'ostia consacrata e l'interno della chiesa
diventòlas.Iadcltrono.
L: altare &te$50 perse d'importanu rispetto al tabernacolo e al-
l'ostensorio che enmo moJto più decorati. La festa dd Corpus
Domini fu la più importante celebrazione dcll"anno liturgico,
perchéinessalaChiesa prOressava il suo credo nella realepre-
senzadiCristoncll'eucaristia,..
l Gesuiti, non solo attraverso la loro architeuura ma anche at-
traYCJ"SOiloroministeri,promosserounsimllecultocucaristico.
Infatti, fmo al Vaticano Il, una ddle poche occasioni di preghiera
<.'Omuneprcseriuatx:riGesuitifulabenedizioneeucaristicala
domenica e durante le feste. La Cnngrqa:done dci Sacri Riti cer-
cò di mettere iD discussione e di eliminare la wbordinazione del-
laliturgia eucariatica al culto del sacramento verificatosi ncll'epo·
ca barocca, ma questa non fu una facile battaglia. Ancor oggi la
controversia continua in alcuni luoghi, in cui i vescovi insistono
sulfattochel'eucaristiadcbbacsserepostaalcentrodel.lospazio
lliurgico,inmoclochel'assemblcapossavcdereilaabemacolo
durante la Messa.
Divc:r:samente dalle chiare linee e dalla nobile semplicità me-
dievali, !"architettura barocca fu teatrale, nota per i suoi movimen-
ti, dettagli e colori sfarxo&i e per le sue colonne ritortc:, come di-
mostratoclalbaldacchinodellabasilicadiSan PietronellaC.ittà
del Vaticano, progettato da un maestro del barocco Gianlore1120
Bernini (t 1680). Nclle chiese barocche non vi fu nulla di sempli-
ce. Tutto era progettato per creare un effetto e per ridestare i SCO·
si. Le chiese misskmarie C011irui1e durante il XYll secolo furono
spesso copie di qudlo che i missionari JCStiÌti e francescani aveva-

"K"""'"-pplii0-18"1.
no lasciato in Ponopllo e in Spagna, cosllo stile baroc«~ preno
si diffuse nel mondo".
Musicalmenu:, l'c:cà barocca fu ugualmente ricca, sebbene l'at-
tenzionevc:rtesscpiùsuUarappresenta:Uonetcarralechesullasua
fWlzione liturgica. In alcuni casi inni propri di alcune comunità
durante le Messe .. ba5se>t. Il C6trtt~t~rium di Mainz pubblicato neJ
1600 favori l'inserimento di inni in tedesco nella Messa, inclusi
quelli che l'11$scmbka avrebbe dovuto cana.re in S06tiru;aone del
Glmitl, del Sstrt:hls, ccc. QUC!ita tradizione aistente in GCI'IRania,
SIJCcialmente in Baviera, anche prim11 della Rifonna, aUa fme si
diffusenellaMessasolennetcdesca.Siriuscìadevi.tarelacon-
danna dclle autoriti ecdesiastkhe perché l'offtciante continuaw
a pronunciareabassavoa:i lesti inlatino,mentrcauembleee
coro cantavano in tedesco. l nuovi sviluppi mulkali neU'ammnia
e nel contrappunto portarono a Messe cantate di nuova compll5i-
zione con la partecipaxione di uno o piìt cori, unilllmente aU'uso
di altri strumenti oltre all'organo. Furono composte Messe per or-
chestra anche da (ll'llndi musicisti ("(lme Moun e Beethoven. Gli
aspetti anistici deUa musica barocca funsevano da intrauenimcn-
to nelle as5emblee litursiche, ma i fedeli rimanevano spettatori
p4Siiivic;davevanoun ruololimitatondlaliturgiasle$sa.
Una signifiCativa questione liturgica del XVII scoolo fu la ron-
ti'Oifersiadei riti cines.i""chc dimostrò la tensione frlllacultun
cattolicad'EuropaedHsuoincontroconleculturenoncristi.anc
ddl'Asia aunverso l'esperienu. dei tnissionari cattolici.
La controversia si focalinò su due problemi: la 11et1erazionc dci
genitori e dei parenti defunti ed il culto di Confucio. I primi mis-
sionari gesuiti della Compagnia di Gesù come Matteo Ricci cre-
devano che i Cinesi non dovessero rinunciare ad ogni aspetto
deUa loro cultura per aecettare il cristianesimo, menu~ più tardi i
missionari domenicani e francescani non furono d'accordo. La
Congrq:ulone dei Sacri Riri prestò molta attenzione a questo di-
bauilo.
lnEuropalamclàdelseooloxVJJfule$timoneddlaevol.uzione

"Wmn,pp.lll-29.
.. G. M"''-'· 11<G.iot'l<llil<o
(lol'l8:i.
c.m-,,_.,, Btt•""''l., MoJo-, r..... a.;...
delle lilurgie neosallicanen. Il termine «neopllicanm> non ha
nc:ssun rife~imento ai primi rir.i sallicani ma si riferisce al paese
d'origine. Ad iniziare dall667 ccm il Rii~Miedi Alet, un certo nu·
mero di diocesi ddla Francia pubblicò una serie di libri rituali
con rubriche stampate in francese e variazioni di contenuto da
diocesi a diocesi. Dieci anni dopo sesul un nuovo rituale per l'al'
c:idiocesi di RciRI5 insieme con un nuovo Brevierio pubblicato nel
1678 dall'arcivescovo di Vienne, Henry de V"dla~. fi Breviario so·
stituì antifone: e responsori con alni attinti dalla Scrinura. Si pub·
blic:ò per l'arcidioc:c:s.i di Parigi ncl 1680 un nuovo Breviario se·
guito da un nuovo Messale nel 1684 e nd 1686 se ne pubblicò
uno monastico per Cluny ...
La nascita dd movimento giansenista con la sua rÌjolO&a rdi-
giositì infiuenxò il culto della Francia nd XVII c xvm secolo".
Fondato da C. Giansenio (t 1638) vescovo di Y1>res il gianseni·
smo sosteneva la necessità di una seria preparazione prima di ri·
c:evere la comunione. Questa posizione era vista dag6 apposito·
ri come una sfida .Ua pratica deUa comunione freqnentt", mentre
i giansenisti intendevano incoraggiare una più consa1'evole pane-
cipazione liturgica. Benché il movimento contasse un certo nu-
mero di sostenitori fra i vescovi, fu condannato da molti papi, in
partioolare da lnnoeen:w X e Clemente Xl. l giansenisti non era·
no concordi con i Gesuiti sul sllClamcnlo della penitenxa, aeeu·
sandolid.iesseretroppoindulgentiacausadellaloroaderenzaal
prob.bilismo, e propugnavano maggiore severità c peniten~ piU

IV. LA UTUICIA IONIINA NELL'ILLUMINISMO

I.:IUuminismo COD il suo in1eresse per il ruion~~lismo e la logi-


ca non fu di grande aiuao .Ua riforma deUaliturgia. Questo fu un
periodo contrassegnato da un aeeresduto individuaiÌ5mo, dove si

".-Fe.,_fhc-N..,.C..or-/.-.,.nlliolliiJ.SJ...16(198iiiMJ~pp.6,1-6)'
10111'Jom.,.~.J.Z .
............... ,... /M>fta .......... fidt.Puill868.

'mliii... PEI.LALrlURGI_.,IIO!oWO_., 179


cercava la logica essen:tialc dcUa liturgia in vista della formazione
moralepersonale.Malgradoitentativitridentinidiscmplificareil
calendario liturgico e di ripri!lrinare l'imponan21 della cdebruio-
ne domenicale, continuavano a Ilro1iferare le feste e molte furono
assegnate alla domenica. In termini di domina liturgica, furono
sc:openi, studiati e pubblic:ati antichi .aeramenrari e ordi11ts ro-
11Nflligraxieall'iniziativadistudio5ic:omeilc:ardinaleGiuseppe
1b.mNi (t 17!))1•. Nd 1741, tentando di varare la riformalilurgi·
ca, papa Benedc:uo XIV stabilì una commissione incaricata di
operare i cambiamenti liruraici. Dopo un lavoro di sci anni l1
c:ommissionepresentòlasuarell1jonenell747,mafurt:$pintl
daljlapa. Benedetto XIV 1llora, decise di interessarsi pcnonal·
mente del problema ma morl prima di mettere in opera la rifor.
mi liturgica desiderata.
Nonosllnteladoarinalimrgic:aeitentatividi riforma, conti·
nuòun rigido rubricismoliturgic:ocon l'ca:e:donedcUeliturgic:
locall della Chiesa frlncese".
Il risvegliobihlic:oepatristic:oc:hesidiffusein Franci1ed in
EuroJif. inc:eruivù il ritorno alle fonti.
Si continuò ad apponare innovazioni liturgiche tanto che nel
XVII!secu1oiWVIntadeUecentotrentanovedioca.idiFranciaiVC-
vanouna propria liturgia. l vescovifranc:esiritcnncrochelaloro
approvazione dei cambiamenti liturgici fo1se simile 1 quelli dei
loropredecessoricheavevanoesercitatolostessopoterenell'lp·
provarelostudioelarevisionedeiprimitestiliturgic:i.".Alc:wri
vesc:ovi.tedesc:hiseguironol'esernpiodeilorovicinifranc:esirifor·
mando i brevi1ri usati nelle proprie diocesi secondo il modeUo
francese.
Nel 1786 si a&&.ililcUe aDa nascita di un nOteVole interesse nei
riguardi del fenomeno liturgico. Ispirllo dal granduca di TOSCII.·
na Leopoldu Il e sotto la direl.ionedi Scipionede Ricci (t 1810),
vescovo di Pistoia e di Prato, il sinodo di Pi&to.ia, d'influenxa
giansenilill, auspicò un ritorno alla primitiva liturgi1 della Chic·

v.:..!;:;:---u~r;.,,.,.r-.,.~zr-~~tlt-"'""""·~~
01 P.~f..... -..c.....rlo{Ton~"'-ll.p.12 .

.....::~.%."'::!".~<UOD,/).ilofl<fii<,_,.;,JnM,w>ik'*lnoffim
sa antica. Il sinodo affermO l'indipendenu dei vescovi diocesa·
n i nel govemo delle proprie diocesi e conseguentemente che tale
amministrazione avvenisse aecondo l'approve~ne del sinodo
diocesano del dero. Questa era la posizione degli anicoli galli-
cani del!682. La devozione al Sacro Cuote promossa dai Gesu·
itisiopposeinsicmeconllculrodiqueisantierelativirdiquiari
privi di fondamento storico, e con le proctlSiiiOIIi che portavano
rcliqu.iari o immq:ini della Madonna e dei sao1i.
Il sinodo incoraggiO la partecipazione auiva dei fedeli alla
liturgia, introducendo l'uso della lingua locale, eliminando le
Messe celebrate contcmpo1111neamente nello stesso luogo, SOl·
tolineando la cenualilà della domenica e della eucaristia par-
ro«hiale dove l'ofttciante avrebbe dovuto proclamare le pre-
ghiere a voce alta e chiara e d«te~ando che la comunione da-
ta ai fedelidevecssercconsacratainquel.lastessll Messa, piut-
tosto che rimanere dipendenti 111la comodità del 1abemacolo.
Si insislette sulla preparazione baucsimale di genitori e padrini
e si prdcri che i bauaimi avvenissero duran1e la vqlia di Pa·
squa. Fu anche decte~ala la prcp11razione al matrimonio delle:
coppie.
Il sinodo fu molto all'avanguardia per i suoi tempi e infatti le
riforme liturgiche erano moJtosimili a quelle del Vaticano II per-
ché en1rambe riconduce11ano le proprie rifanne aDe stesse fonli.
cioè alla tradizione liturgicu della Chiesa 1ramandara dai più an-
tichi testi liturgici. Diversamente dal sinodo di Pistoia, tunavia
H Vaticano Il fu preceduto da un periodo di cinquant'anni di
lavoro di preparn:ionc del movimento liturgico. Nd 1794, ono
anni dopo il sinodo di Pistoia, otlantacinque proposi2ioni del
s.inodo litCS50 furono condannate da Pio VI nella bolla Aru:to-
remf;Jei. Le prime quindici riguardanti la Chiesa e la sua gerar-
chia furono considerate etetiche mentre le rimanenti furono
definite «false, scandalose, ecc.... De Ricci fu soggetto a pubbli·
ca umiliar.ione e venne depos10 come vescovo ncl1790. In rcal·
tà, i fedeli cd il clero della diocesi non erano d'accordo con i
decreti".
V. LA LITtlllGIA ROMANA
EILPERIODODELLARI'STAUlAZIONE

Dopo la rivolul!ione francese la Chiesa di Francia enlrò in uno


srato di terribile disordine. Nel 183), P. Guéranger (t 18nJ ri·
fondò l'abbuia benedettina di SoJeemcs che era stala soppree511
dunmlelarivoluidone(1792).I:intenmdiGuérangererachela
nuovaSolesmesfosseunarisposlaalleesigcnxedellaC!Ues.con-
tcmporanea pur rimanendo fedele .Ua regola monaslka c all'in·
segnamentodcllaChiesa".
Ciò OODoorsc anche a portare unil.ì ecdeeiale e uniformirì in
Francia aUalucc delle innovazioni li1urgiche locali da lui conside-
rale noppo giansenis1c e proteslanli, in quanlo apportale scma
l'aul0ri7.Z8Zione della San1a Sede. Diversamcnle dal res1o della
Francial'eucarislia c le ore a Solcsmes veniVJilo celebrale rigoro-
samente secondo il ri10 romano. Guéranger propugnò un ri10mo
al can10 gregoriano come musica li1urgica ufficiale della Chiesa.
ln1omo al 1870 i monaci di Solcsmcs affrorllarono lo smdio dei
manoscritti dei canli risalendo alle fonti medievali cd operando
unaepuruionedcitesti.I:esilodellalororicercasidimosrròun
conuibu10digrandevalorepcrlaChiesa.
Nonosranrc il suo conserYatorismo, Guélllnger è spestn consi-
derato il fond11ore del movimen10 lirurgico europeo, anche se il
suo approccio era altamente soggeuivo e lo ponava a impreciae
conclusioni limrgiche. Alcune delle liturgie locali francesi acui
egli ai oppose. per esempio, furono più lardi aecct~ale dal VaLica-
no II e incorporale nel Messale di Paolo VI. Nondimeno il con-
tributo di Guéranger fu si&nificlllivo. Egli si adoperò per il ripri-
stino della liturgia come centro della vita monaslica. Egli educò
molti laici e sacerdoti francesi per meu.o deUa sua opera I:Annt!e
Jit11'&itlue in nove volumi, inizia1a durante l'Avvento deli841. In
quelJostessoannoiniziòun'alrraarandeopera,/nslitutions/iUtT-
giques, di livello più scientifiCO. Si devenorare, tuuavia,che a
differen~ degli altri pionieri li1urgici, Guéranser non riuscì a
promuovere il principio lirursico fondamentale di «piena e aniva

182 III'ANOIWIA5RlllKDDELlAUTUIIGIA
panedpazione liturgica da pane di tutta l'assemblea». lnoJire la
sua opera non riU5ci a fondarsi sul modello liturgico patrist.ico e
mancò della giusta dimensione sociale, elementi centrali del mo-
vimcntoliturgicoinEuropacdaltrove.
l: influenza di So.lcsmcs non fu limitata alla Ftanda ma si es~
anche in Gennania attraverso la fondazione dcll'abbftxb. bencdctt.i-
nadi Bcuron c la suaasa-flgliadi Maria Laoch. Sotto molti aspcui,
Bcuron richiamava da vicino Solesmcs: fu fondata nd 186} dai fra-
telliMaurocPiacidoWoberiqualiinildaronoqucllaKeSSariforma
monastica c lilurgica in Gennania che Solesmcs aveva offerto alla
Chiesa di Franda. I primi anni di vihl del monastero di Beuron riY(..'-
Iano intcre&l!i simili a quelle di Solesmes, per esempio Wla grande
devo~ionc 11er la liturgia classica romana. Bcuron diiiCIIne famoso
per la su. arte rom.nica e per la s~~a~ scuola d'arte fondala da Desi-
derio Lcnz, che fu innuenzato da Giouo, El Greco ed altri. Lenui
adoperòperstabilireunaunitàartisticaentrounospazioliturgico,
favorendo il rappono armonico fra ane c liturgia ed incoraggiando
gli allri a fare ciò. &:uron fu anche coinvolto nella pubblicuione di
testi liturgici. Nel1884 DomA. Schott pubblicò il primo messa-
le tedesco-latino Dtlt Messbuch der Hl. Kirche. Nd 189) segui il
Ve.rperbr«h. Ciascun volwne conteneva numerose delucidazioni at-
tintedaiC:Atmée/ilurgiquediGuérangcr.
Negli ullimi anni del XIX secolo si assistette ad un progrcs110
della dottrina liturgia. La rivista F.phe111eriJes Ulurgiue fu fon-
data nd 1887 e i tre grandi editori di tesli limrgid, Surtees So-
ciety, H<:nry Bradshaw Sodcly e Alcuin Club Collections furono
rispct~ivamcntc fondali ne\1884, 1891 e 1899.

VI. IL MOV!MilNTO LrruRGJCO CU.SSIOO

Nei primi anni del XX seco.lo prese l'avvio in Europa e grada-


tamente in altre parti dd mondo il movimento liturgico. Benché
Guénmger sia talvolUI chiamalo il fonda1ore del movimento li-
turgico europeo, la masgior pane degli srorici sono concordi
nel so.su:ncre che il reale fondatore fu il monaco benedettino
beiJia, Dom Lambcn Beauduin, monaco di Mont César (fondato
od 1899), e la dala deU'inizio del movimento risah all909 nel
corso del Congrès N•tionlll dts Ouures Ct~tholi"ques a Malines in
Belgio, quando Beauduin consegnò le sue dissertazioni storiche,
lA 111'(Jit priirt de l'église. In quella conferen?.a, egli souolineò
l'importlltl~ ddla partecipazione piena ed auiva di ruui i cri·
stiani alla vita e al ministero della Chiesa, particolarmente nella
lirurgia. Si rifece ad una affermazione attinta dal molli proprio
di Pio X Tr11lt so/lnitlltiini, promulgato il22 novembre 190),
in cui si descrisse la liturgia come «la piU importlltltl: c ind.ispen·
sabile fonte della Chiesa», inoltre Beauduin auspicò una mag·
giore partecipazione liturgica. Sebbene il nwtu proprio propo·
oesse primariamente il canto gregoriano come cmodeUo supre·
mo ddla musica SII:I'P, il suo richiamo ad una maggiore pane·
cipa7jone liturgica da pane della Chiesa era !ISSai p.iU autorevo·
le. Bcauduin defml il documento papale come la nllll.llll t:hllr11l
del movimento liturgico.
Due anni dopo il1110111 proprio, lo stesso papa promulgò la S11·
l'M TriJentilltr SynoJ11s, in rui si ripete il richiiiJTIO tridentino alla
comunione sacramentale dd fedeli. Il d01:umento portò mo.lri
cattolici a ripristinare la pratica della comunione Sdtimanale e
perfino quotidiana c favorì la consapevolexza c:he ricevere la CO·
munione fosse pane integrale della partecipazione liturgica. Nel
decreto QUtlfll singularl nel 1910, Pio X abbassò l'e~à deUa pri·
ma comunione cca.U'e~à della 1'18ione». cioè all'eti di SC(tc anni.
Ncl191l,la,costituzioneapostolicaDMnotlf/lalurichiesecheil
Salterio fosse nuovamente ordinato nd Breviario c riveduto an·
coranel1914.
Nel1910, Bc:auduin fondò lA vie liturgiqlle e a lui si affianca·
rono altri mo1111ci di Mont CéNr per iniziare le semsilltr/ilurgi-
ques(settimaneliturgiche) annuali nel1912. Nel1914 pubblicò
l'unica sua opera, Lr piélé Je l'ét)ise, c:he fu una dichialllllione
pubblica del movimcnro liturgico, c offrl Ullll solida base lCOiogi·
ca c e«lesiologiu. Molti anni prima, un altro mouutero bene-
dettino belga, Marcdsous (1872), acquisì fama pubblicando nel
1882 U primo messale francese-latino, Miuel ties foliles di Dom
GérardvanCaloen rettore della scuola dell'abbazia".

184 II·IWOOaA!dAm)JIIOODf.I.UU1UI!GIA
Nella Ren~~~ia, Mllrla LaRCh diventò un cenno di dotuina e di
nronna liturgica tedesche. Nel 191), prilna di diventare abare,
l. 1-Ierwqen (t 1946) incontrò un gruppo di giovani laici i quali
espreuero il desiderio di una maggiore pmcdpazione liturgica.
L'annosct~uenre,ilnuovoabateinvitòlostessogruppoalmona·
stcro per la Settimana Santa dcl1914 dove essi celebrarono insic·
me la Messa dialogata per la llrima voJta".
Hcrwegen, con due suoi monaci, Cunibcn Mohlberg c Odo
Casei (t 1948), e in coliabora;cionc con Romano Guardini
(t 1968), F.R. Dolget" e Anton Baumstark aprirono la strada al
movimento liturgico tedesco. Nd 1918, organjz;un:mo una tripli-
ce serle di pubblicazioni: &desi4 Ort~ns, Lilurgiegeschicbtlirhe
Quellen e Liturgiegesthit:htlirhe f'Of'Srhungen. Tre anni più tardi
iniziarono il periodico }t~hrbttrh /iir Liturgfrwit:rensciJII/t. Un too·
ric:o, C.sel, scrisse centinaia di anicoli e di libri nei trent'anni se-
guenti, il più famoso dei quali fu O.s t:bristlit:he KultmpteriUm.
In ql1Qto tesw egli pa..lò dei sacramenti come miucri, credendo
du:isacramenticristianiava:serorodicineicultimisreridgreci.
B~o"llChé questa toori11 non abbia più credito attualmente, la !lUI
interprecarioned.iedcilviaadunavisionericcaepofiitivadeUa
Chiesa come corpo mistico di Cristo, che si esprime n:lazional·
mente e simbolicamente attraverso la panedpuione sacramenta·
le. La teoria di Casei fu caldamente discussa. Guardini pubblicò
la sua opera classica, Vom Geist Jer Liturgie nell92}. Sotto la
ditel!ione di Herwq:en, la prima MiSStl recihlttl fu celebrats nclls
cripta ddla chinaddl'abba.!:ia presieduta dal prion: Albcn Ham·
mcnstedc. Ql1Qta Messa includeva la preghiera ddle parti ordi·
narie della Messa in comune c la piii'lCC'ipaxione dell'assemblea
nclla processione deU'offcnorio.
Il rinnovamento liturgico dei lltimi anni del xx secolo non fu
soJo limitato a Belgio, Francia e Germania ma si diffuse mche
altrove. ll primo congresso sulla liturgia nei Paesi Bassi si tenne a
Breda ncl 1911 conducendo tUa fondarionc della Societi Litur-
gica deUe diocelili di Hurlcm (1912) e di Utrecht (1914) e la Fe·
dei'IXione Liturgica olandese nel1915. In Austria il movimen-

10 i\.ti•""""''·!M._.....Km1HMMNI.M.:6 ..Jiw.k.t.tMiiloop<M~io
""""-«rKm!H .. r'-C..rl«rl.ilri>F.~hriot.oochlm,pp.L,.J6.

l STOKIADEI.~Lm,IIIGIAIIOMANA 185
to lilurgico si sviluppò souo la guida del canonico asosliniano
l~ Parsch (t 1954). Facendo pemosulsuo monastero di Kloster.
neuburg, Parsch integrò ls dourina liturgica della Gennsnia con
gliintere511ipsstoralideii'Austriacon lostessofìnedd rinnova·
mento liturgico e biblico, favorito da due importanti pubblica-
zioni: O.s /11hr Jeii-Ieiles (cominciata nel 192)), un commento al
Mcssalc e al Breviario per l'intero anno liturgico, e BibelunJ U-
turt)e (1926), che promosse la relaxione fra la Bibbia e la liturgia
ed incoraggiò uns conoscen:a~ più ampia delle Scritture fra i CII·
tolici.
In Italia i monaci deU'abbazia di Finalpia (Savona) alimentam·
no l'apostolato liturgico con la loro impomnte Riuis111 Uturgia
incuimobideipionieriliturgiciitalianicomunicaronoleloroidee
suUariformade:Ualiturgia.Fondaranell914,larivis!acontinua
ad essere pubblicata tuttora. Due eminenti figure dd movimento
liturgico irslisno furono: Emsnudc Csronti OSB e lldefonso
Schustcr,OSB.
Ncll919, Schusterscrinc il suo Uber Jsm~menlorum cbccon·
sistevainnotestorichecliturgichesu!Mc:ssalcrommo,indirizza-
to principalmente si clero. Nel suo testo Ls pietti liturgia, Caron-
tibssòlspictì.ecclesialein unasolidaspiritualiràliturgica.llsuo
più grande contributo tuttavia fu il Mess11le /estirlo per i fedeli
ampiamente appn:uato. Questo Messale aiutò un gran numero
dicsttoJiciitalianiadincontrarelariccheu:aclclcultoddlaChie-
saguidandoli nella comprensione dci tese i liturgici e perciò accre-
sccndol'apprezzarru:nrodellalirurgiastessa".
Ma si deve puntualizzare che il mOYimento liturgico imliano
non ebbe successo come negli altri paesi, non per mancsnza di
uns ricerca scientifica, ma a causa del rigido tradizionalismo deUa
(.'bicsaitalianaeddl'atteggiamentodeivtSCOYiitalianidiriferire
tutti i cambiamenti liturgici al papa c alla curia romana.
Il movimento liturgico cominciò a prendere fonna anche ne-
gli altri piiC:Si eum11ei'"con accenti diversi aseconds del clims
culturale ed ecclesiale proprio di dli&Cun paese. In panioolarc,

Ul:l~k>YW.J,R-..O.Iitwp,iou;Jo.-,./-----•I9SIJ.pp.

"V.run_,.-.w...,.;moouolilurP<oinEu,_,dr.II.K.I'J>rr.o;I.Soo<..,.
lllirnooiJ,o;,r...,,_tliTit/r,.•'l/14<'--1/ll........,,~~m.

186 Il w.NOIIAIU.STOIIICOIIB.U.UitJJIGI~
si ebbero signilìcadvi sviluppi in Sp111n1, Ponogallo, Svizzera,
lnghflrern ", Ctcoslovttthia, Unsheria e Polonit"". Questa dif-
ferenza cuilurale si manifestò più ~hiaramente nell'archit~Uura
lirur&ica. La ~hiesa francese di Notrc Dam~ di Raincy pro&~Ua·
la da At~~~uste Perret, un architetto laico famoso ~ome maestro
della tecnica costruttiva in cemento annata, fu consacrata ne)
1923 e segnò l'ini7.io del movimento della moderna architettura
liturgica. L'influenza di Perret presto si estese oltre i confmi
francesi. In Sviz:cera, abbiamo la chic:sa di Saiu'Antonio di Kul
Maser, a Basilea, e la chiesa di S. Carlo di Frit:z: Metger a Lucer-
na e in Germllllia la cappella di Rudolf Schwan:z: t Bur& Rothen-
fds progettata in oollabora:z:ione con Romano Guardini e la sua
chiesa dd Corpus Domini ad Aquissrana. La Genn1111ia fu la
prima td iniziare il dialogo fra i teologi e sJi uchiteni "traverso
l'influenza di Maria Laach e di fisure come Guardini".
Il movimento liturgico non si limitò unit'llmente aU'Europa, ma
si estese llllche nelle Americhe. Qui nel 1926, Umovimento trovò
un centro di irl'll<liamento a Colkgcvillc, Minncsota, atii'IVI:tlKI
l'opera di Virgil Miche!, OSB (t 19}8), in collabora!ione con
William Busch, Manin Hellriegel, Gerald EU.rd, SJ ed altri"'. Nd
1933, a Rio deJaneiro ebbe ini:z:io il movimento liturgico brasilia-
no con Martinho Michler, OSB insieme a Beda Kecheisen, OSB,
Policarpo Amstaldm, OSB, Ddebrando Manins, OSB ed altri".
I movimend dd Brasile e desii Stad Uniti furono entrambi
contrassegnati da un fone interesse pastorale, ponendo in evidm·
za la relazione esistente fra litur&i• ed azione sociale. In ambedue
ipaesi,lesettimlllleannu.tlilirurgichefuronounafonted.isostc-
gno e di incoraggiamento per pionieri e promotOri liturgici, e in
tuttiedueipaesinacqueimmed.illllmenteunperiodioodiorien-
tamento pastorale ehe si rivelò come un valido strumento per
l>romuovere la riforma liturgica. Omte Fralm (in seguito Wtmhip)

"D.GM\',E.>Ib....SAIIot,Nono<h/9116.
"J.S!w>o.o,I:Of'POIIII<r~AIHMIK.MMa--•IIM_.,.,._._~L.D.di ... o
~~-.PonùlltioiMiiUIPI••rai«>di5ooo'Jinodmo,-l'nJ.
''P.li•-~ ..... A.......... N.,..v...ki961,1'J>o~·66.
"'K.F.~17>r""'-1""-·17>r/,11"'ffMM/tl-"'dlrlhw<JS.....<>J..._, .
..,_,,umJ,l!-.. Li:uiJi<oi,_Call....,;llo:,99a.
.. o-~~~o&.m~~o,.;,w,-.Pdft901io,,.,
••J.Aooov••JlU~·s.r..

ISTORIA.DI'.IJ..ALmiiiGL\IIOMANA. 187
fu fondato ncl1926 per incoraggiare una più profonda compren·
sionc c una più ampia pancdpaz.ione alla liturgia auravcrso orli·
coli, editoriali, annunci di lezioni e conferenze, «<ettere all'edito·
re», ccc. Nel 1934, a Sao Paolo si fondò il settimanale l'olhelo
LitUrgico che inizialmente incluse soltanto i testi liturgici per la
domenica allo scopo di favorire la Messa dialogata, ma graduai·
mente comprese 9nchc le istruzioni occasionali sulla Messa per
una migliore comprensione liturgica"'.
Il rinnovamento liturgico fu confermato nclla costituzione apo·
stolica del 1928 sulla musica sacra, Divini cultur, che sosteneva
che i fcddi non dovessero pao:ecipare passivamente all'azione li·
turgica come «spettatori silenziosi», ma attivamente, cantando
con l'officiante e il coro. BenchC tali documenti fossero di aiuto
all'opera dd pionieri liturgici, il loro compito rimase difficile e le
controversie diventarono spesso frequenti. La Germania offre un
esempio interessante. Nel 1934, fu fondata a Berlino la rivista
pastorale Uturgirchcs I.ebr:n dal cappellano universitario). Pinsk
(t 1957) per stabilire la relazione fra liturgia e vira quotidiana.
Inoltre, la rivista incoraggiava la responsabilirii sociale cristiana,
specialmente alla luce dell'ascesa del nazismo". Qualcuno all'in·
terno ddla Chiesa tedesca cominciò pubblicamente a criticare il
movimento liturgico per tale attivismo, come nel libro di Kassie·
pc lrrwege und Umwege im FrOmmigkeitsfehen der Gegenwarl.
Per rispondere aUa controversia, venne istituito un gruppo di stu-
dio liturgico che includeva membri quali Romano Guardini e Jo·
sef Jungmann. La controversia continuò c condusse alla gerarchia
tedesca nel1942. Il risultato fu l'istituzione di una commissione
liturgica nazionale che, oltre ai membri dd gruppo di studio Ji.
turgioo, comprendeva anche i monaci di Bcuron c Maria Laach.
TI gruppo univa i membri dd movimento liturgico, i vescovi tede-
schi, c il resto della Chiesa tedesca. N d 1943, il cardinale Bctrllffi,
arcivl'Scovo di Breslau, chiese il permesso alla Santa Sede di rifor·

"/,J.,pp,,8,9.
•>Ling<uppoddm<Mm<D>olu"'!t'«''~.;.l'i"""I"'""""'"'&I"'W.,.,.S<bl>ro.
11.~-llc>uhcld>,.«>mi<<<,...,p>ùUnp>On""'Jdmo,im<n!<>li>"'3'coJ<ViUSA . .Wio><ribui
!oou•I<Urnoriof><li>u'l'i<ooMoriola.<h<i»lio.d""-"'<Oblo.~n.b>o"'l'{;,nn,n"'ca""
,!,U.ouo,..piidoo<riucooln•liomoll<oll&'un<ol\fiS.•uUni:i.Mdnh..tdlulorfiOm<>H<""l>"",.
~~~~,:;:,i;lw.>""' p"'lonolo """'"l"""i<=o ,.,.;-iolo od ""''im<noo '""'"""" ~'""'" gH

188 Il PANOIIAMA ffilRI~O OfJ.I.A U'iURCI~


mareilrituale,ilbreviarioedaltrilibriliturgici.IIcardinaleMa·
glione, segretario di Stato del Valicano, rispose approvando la
GemnnsdHJftsmttsse (Messa comunilaria) e affermò che la Sanra
Sede «ttllera con comprensio!Wio la Deuncher Hochtlmt (Messa
canrala)cheincludevailcantodegliinniinlingualocalecontra·
riamcnteaquantostabililonelJerubriche...
NeglianniQuarantaaumcntòl'interesseversolaricercae
l'ittruzioneliturgica. Negli USA laprimasettimanaliturgicana·
zionale ebbe luogo nel 1940 nella cauedrale ùi Holy Name, a
ChiQ180, Illinois con 1260 pmecipanLi. A Parigi nd 194) fu fon.
d110 il Cm#·e Je P11stort~/e Utu~ sotto la guida di A.M. Ro·
suct, OP e Pie Duploye, OP, e diventò pi'Ciito un centro di aniviti
liturgica. Due anni dopo il centro iniziò la sua fiiJilOSa pubblica·
zione, L. M.li:son-Dieu che continua attualmente. Frananto in Au·
stria,Josdjungmann, SJ (t 197') &eriveva la sua opera dusica,
MiJJIJrum SoUemnitl. Ci vollero 5ci anni, dall9}9 al 194,, per
completare iltniO in due volumi, c fu pubblicato nel1948. Bal-
thaur FiKht'l' fu il primo ad ollenere una C111tte<lra di lilurgi1 pza·
so l'Università della facoltà di wolosia di 'frier nell'anno accade·
mico 1946-19<17. Johannes Wagncr fondò l'Istituto Liturgico in
quello stesso anno e ne fu i1 primo direttore, mentre a Maria Laa·
eh si inaugurò l'Istituto Herwegen per la promoxione degli studi
liturgici con la pubbllcazione del noro Archiv /nr Uturgiewissm·
:sdutft. Michad Marhis, CSC cominciò il primo programma acca-
demico americano di liturgia ncll'cstare 1947 presso l'Università
di Notre Darne nell'Indiana. Nel 19,1, l'lsrituto Liturgico di Trier
ini2iò il suo Uturgi.rthe:s j11hrbuch"'.
Ndla storia del movimento liturgico fagurano anche nomi fem.
minili. Sembrerebbe che tutti i pionieri lilursici fossero uomini e
quasi ruui Benedettini. Non era qualo il caso. In realtà k donne
furono escluse dal mondo accademico fino a tempi relativamente
recenti,cosiglispecialililichc5ipreoccuparonodeUariformalitur·
gica erano principalmente uomini. Tuuavia è opportuno notare che

.. V.I'uM:,Tb."""'r1tJM-trf-18J0/!16ll.ioi'Fir«,Th.Nt..~o/s--.,..
,.,......,,Gollqev!U.:I910.1'!'JIIl10J,
"H.C.Sr:I....,·U....J.v.t.~WJIUJk<,..,.,"""ioSrJ""Iti'•Lwolo
K.H.IIIun'.<.lkoiiJ.rik~I"""-""'~'"T~I<MI'ourri«Kmk,L<i·
pr.i&/99S,pp.2)·Z6

l !IIUIIADELl.ALIJlJRGIAIIONAMA 189
furono spesso coinvohe figure femminili in diversi settori dd mo-
vimento liaurgico. In Belgio, per esempio, fu fondala negli anni
Vc:ntil'abbaziadiWCpionperintrodurrela«donnamodernalonel-
la ricchezza della vitalirurgica. I:abbazia diventò un c:enuo lliurg.i-
co non solo per le donne bd,hc, ma mche per le donne redesche
e francesi. In Germania, la maggior pane del primo lavom sull'in-
dice per Jahrln«h fur Litu'fi~wiss~nst:hsft fu eseguito da Appe
Kiesgen (t 19.H>, una benedeuina di Hemelle. La Kicsgcn infaui
collaborò con O. Cascl su molli progetli c un'allra monaca di Her-
s~tlle,Aenliliana Lohr(t 1972),scrissepiùditn:ccntoonicoli,com·
ponimenri e libri, ed Cfunosa per aver composro le migliori mcdi-
lllzioni per la domenica c le fes1c durante gli anni Trenta. A Maria
Laac:h, l'abate Henvtr~JlCD incoraggiò un suo monaco, Atanuio
W"mtersig (t 1942) a scrivere l.J)uqje und Fmuenseele. D libro di-
sc:ulcva in modo espliciao il ruolo importante delle donne nd mo-
virnenlo lin1rgico. Nei periodici liturgici Bihe/ unJ l.l)urgje, l.iturgf
se/H Zt!l)n:hriftc liturgisc/Hs l.ebeu troviamo regolari collabotazio-
ni da parte di donne•.
Negli Stali Uniti, abbiano esempi in Juslinc Ward c Georgia
Stevens, RSCJ che fondarono la scuoJa di Musica Liturgica Pio X
nd 1916, cosi anche Ade Bcthune, Dorothy Day, Catherine
DcHucc:k, Sara Benedici& O'Ncil, Mary Perkins Ryan Nina
Plocyn Moore, ognuna dcllc quali contribuì in modo significativo
almovimenaoliaurgico ...
lnqudperiodolaric:en::aelaspcrimenuaiorn:liturgio:afurono
incoraggiale da numerosi documenti papali significativi. Poiché
stava dilagando la seconda guerra mondiale, Pio XII emise l'end·
dica Mystki Corpom ncl194), che mise in rilievo la natura della
Chiesa come corpo di Cristo. Questa dotnina fondunentalmcnte
paolina promossa dai teologi tedeschi dd XIX secolo della scuola
di Tubinga c usata dai pionieri limrgid come base teologica per il
rinnovamenlo lirurgico fu molto contrastala prima dell'enciclica,
pc:rc:héalc:unicredevanoeheminaceillftCiasrnmurageran::hio:a
della Chiesa. In quello SI<.'SSO anno, fu pubblicalal'enciclica f);rJi.
no alf&mt~ Spiri/li che penni5C l'uso dei moderni maodi C5Cgtlici
•T.IIuoçoo.T.itO.triatll~-IHGt-•o4Aoo-.Af....JJ,.wo-.1.
....... 601(199l).pp.2l4-2J6.
•N.MIIOIELL.T.Wil.....,c;..,,..W...6SU'l'l4l.I'JI~72.

190 n-PANOIIAl.IASTOKIUlUiolllUTtii!Gio\
nello studio della Scritrura. Qumro anni dopo, ncl1947, Pio Xll
L'll'l8nòla Medilllor Dei,la prima enciclica di argomento esdiiSiVa·
mente lirurgico. Benché il documento mettesse in guardia contro
gliabiiSiliturgicicsostcnessclaliturgialarina,cssouffkialmcntc
riconobbe il movimento liturgico cd inaugurò una serie di cam·
bitUJJenti liturgici che avrebbero ponato al concilio Vaticano U.
Nel 1947, il Belgio ottenne:: il penncsso di celebrare la Me:s5a
serale la domenica c i giorni festivi; la diocesi di Bayonne, in FI'Jil·
eia, ricevette l'approvazione per la reciuarionc del compkl:o sa].
modi introito, e fu approvata anche una edixione latino· francese
del RR Un anno più tardi, alla diocesi bels- di Liegi fu concesso
ilpel'l1\Cii&Operlostessorituale.
I vescovi giap(Xlnesi ria!Yellero l'autorizza?jone alla celcbtuio·
ne delle Messe serali anche nel1948e le Messe serali quotidiane
furono appllWIIte in alcuni IIJOShi della Polonia. La traduzione del
Messale romano del I:i70 {tranne il C11none nmmno) in cinese
mandarino fu approvata dalla Santa Sede ncl1949eanchc aU'In·
dia fu concesso il permCMn per le- MPSlle serali e un più breve di.
giuno eucaristico. Nel 19,0, si approvò una fonna semplificata
dd Breviario per l'Olanda, mentre i vescovi austriaci, francesi e
tcdeschirichieseroilpellllc:liSOdiripristinarelavegliapasqualela
sera delnbaro Sanro. Si approvò in via sperimc:ntale questa ve·
glia pasquale il 9 febbraio 1951 con il dorumento Ort/o .'illbbtlli
Stl~tai. Nd 1953 e nel 19,7, k cosdruzioniapostoliche Chrislus
Dominus e Stlt:ram t:0111munionem rispettivamente, concessero alla
Chiesa univenale l'111toriz:wdone alla Messa serale e un digiuno
eucaristico più breve'".
Nel 19,,l'cncidica di Pio XII sulla musica liturgica Musiue
SIICrtle disdp/irrll approvò gli inni in lingua locaJe durante la
Messa, ma usai più significativo fu il completo ripristino dei ri!i
della Settimana Santa, promulgato per la domenica delle Palme
dd 1~6. Ciò fu considerato una pietra miliare per i pionieri ]j.
turgici. Odo Casei non visse abbastanu a lungo per vedere i
frutti dd suo lavoro, su cui si fondano gli studi sul mistero pa-
squale, giWigerc alla reaJizuzione. Morì nd 1948, proprio do1M)
avere intonato IT:xullrl durante la veglia pasquale presso il

l SlOIUADEI.UIUTtiiiGIAIIOHANA J91
monasrero bcnedeuino di Hers1elle. I rili revisionali della Seui·
mana Sanla lasciarono ancora mollo lavoro da fare. Prima del
19,, le lirurgie del Triduo pasquale erano generalmenle cele·
bra1e la manina con 50laan1o un limilato numero di fedeli pre·
senti. Ora che qudle liturgie erano state differite alla sera si rese
necessario insegnare ai c:auoJki l'imporlanu della parlecipuio·
neaqueiriti.
Nell951, si riunla Maria Laach il primo congresso lirurgico
inaemazionale, segui10 da Odilicnberg nel 1952 e da Lusano nel
1954. Nel1956 il primo congresso lirurgioo inremuionale pasto-
ralcfuaenuaoadAssisi:queslofuuninconlroSIOl'ico.PresieduiO
dal pn:feno della Congresuione dci Riai, il cardinale Gacaano Ci·
cognani, il congresso riunì insieme oltre 1400 partecipanti prove-
nienti da cinque diversi coruinenli includendo ottanla vescovi e
sei cardinali. Fralepresentazionifuronoconsiderali piùsignifi·
calivi i (liscorsi dijoser}ungmann L'idu ,_slottlknelt. stori4Jel/4
liturgia, e del cardinale Agostino Bea Il Ulliore p4storsl~ Jelt. fM"
rokiJiDio".
Sollanlo molri anni più tardi la S«rosallt:tum Cmtci/ium del
ccmcilio Valicano U avrebbe ripi'CiiO molai di quegli s1essi argo-
menti Ulltrad nel congresso di Assisi. Due questioni primarie
emersero duranle il congresso: la pubblicazione di unalimrgia in
lingua locale e la riforma del Breviario. Enuambi gli argomenri
provocarono una vivace discw;sione e animarono perfino il dibal·
tilo durante il congn:5501.1. Alla fme della riunione i panecipanli
si recarono 1 Roma per un incontro con Pio XII dove egli dichia·
rò che il movimento, portando le persone più vicino al misrero
della fede e della grazia onenuta anraverso la partecipazione li·
lurgica, era un segno della provvidenza divina c della presena
deUo Spirilo Sanao nella Chiesa".
Pio XII morì il9 o110bre 1958 e fu eletiO papa Giovanni XXIII.
ll25 gennaio 1959 il nuovo papa annunciò il concilio Valicano li.
"11.-A,.ioil'qtro~o{,._l',..,~a..q,m .. r.,_i..mnA_.
R-.-JU1S.,..Mi<,m&.~l"7.pp.Ls-JL.
"A . ...._/..,.q.,.,.~(IHII-JnJJ.IIanulnl.pp.z.I-H
,o,.;,.tJ..,c-.,o(tJ,.Chodoil.ilwru.ltiJmo,H.,Holi>ot:u.J>.,...r..sXXIt.,
d..!v.t._.ofd.tF;.,,_,._,c..q,.u •• ,.,_,~.,.-,.,_c...,.n
s.tok""'''916,usdoo"'dd'Vfl"oMSuoopoV.,ioono.((]ydc.Miooouti:llmod~oin<c.n..nLo(
,.........,. ............ ,"7!.
192 ll·l'tiNOIItiW.noaJ(X)P!J.!AU11llltliA
ll 6 giugno 1960 fu nQI'IIi:natt una commissione Jlreparatoria rruUa
liturgia presieduta dal cardinale CiaJsn.mi. Un mese dopo Anniba·
leBupi:ni,CM{t 1982) funomi:nulosq:retario. LaCOIIlllHssioneini·
ziò immediatamente i lavori, suddividcndosi in souocommissioni c
trattando i sq:ucnti argomenli; l) il mistero ddla liturgia in relazione
alla Chiesa, 2) la Messa,)) la concclcbrazionc eucaristica, 4ll'ufficio
d.ivino,5) sacramenti c sacramentali, 6) la riforma del calendario, 7)
l'uso del !alino, 8) la formazione liiUrgica, 9) la partecipazione litul'-
gica deilaici,IO)I'adartarnentocukuralcelinguistko,I1) lasempJi.
fiCUione della vesre litutgica, 12) la musica liluiJ,ica, B) l'artelillll'-
gica". Multi membri appartenenti al movimento liturgico furono
nominali nelle wric $OitOCOmmi&&ioni. Godfrey Diekmann, 058
(abbuia di S. Giovanni, Collegeville, Minnesota, USA), Balth1111ar
Fi5cher fl'rier, Gcnnania),Joseph Gdincau, SJ U'ar4;i, Francia),
Anron Hiinggi (Friburgo, Svizz:craJ,JoscfJungmarm, SJ Onnsbruck,
Austrial,FredcrickMcManusCWashi:ngron,OC, USA), Cipriano Va.
gaaini, OSB {Bologna, Italia),Johannes Wagner (Tricr, Gcnnania)
apparvero nella lista dci componenti la commissione Jlreparai<Jria.
l.acomrnisUoneprepanliOriapropmc:gliscM111tU4perlarifonna
lirurgicachevennc:ropresentatialconcilioVaricanoll".Frail22
ouobre e il 13 novembre 1962, la commissione liturgica discusse la
riforma in quindici sedute. Una serie di emendamenti ritardarono il
procedimento, cosl. fu solo alla fine della seconda sessione, il4 di·
ccmbre 1963, che Paolo VI promulsò laJ.croumt~nt Condii~, ...
approvata con 2147 voti fllVOleiiO!i e4 conthlri. Dopo il Jl,oe,io, il
primocapitoJodellacostit\Rionedelineaiprincipigcneraliperlari·
fanna, seguono nel secondo capitolo le concrete din:uive sull'cuca·
ristia. D capitolo terzo tratta gli altri sacramenti e sacramentali, se-
guito dalla Liturgia deUe Ore {cap. 4l,l'armo liturgico (cap. 5J,Ia
musicaliturgica(cap.6)el'arteliturgica(cap.7).Ladourinaddla
Chiesa come corpo mistico di Cristo che teologicamente abbraccia·
vailmovim.entoliturgicoprimadelconciliodiedeorigineaduna
nUOYa visione della Chiesa come popolo di Dio.

"BuGM!oi.PII-21·H
"C.IIM<...,I6,..,.......... 11d#C..r-....S..r_..,..<:-ll;um,NIII.G.~.
ld..,.--"tt.-;.PorfW198),pp.JSI<IOJ.
,.w.-..,,n....,.'lltoi""-11.Zwi..OuctCOIM6;H.Souclrr,LICoJI-•
oolloS...Lir.,...,...,..vwr•-~-"""'"t!l66.

l·!miiWI.DS..I.AUTtJit(;IAIIOMANo\ 19)
1129 gennaio 1964, Paolo VI stabili una nuova commissione
avente lo scopo di favorire l'applicazione delle nuove riforme
liiUrgiche nd mondo. ChiiUilllto CoiiSiliunr tJJ exsequentltlnr Qm.
stituUontm Je sacrtr L"turgitl e presieduta dall'arcivescovo di Bo·
logna, il audinale GiiCOJJio Lercaro, il Consilium intemaziona·
leincludevacinquantacardirnilievescoviedoltreduecentoli-
lurgisti. Annibale Bugnini, CM fungeva da segretario. Questa
commissione aveva lo scopo di rivedere i libri liturgici in con·
formità alle nuove direttive del concilio, di istruire tutta la Chie-
saaullalituQ!iarinnovataediinvitareallapienaedattivaparle·
cipazione.
Il cambiamento avvenne rapidamcnle, non solo riguardo alla
lingua locale, ma anche in molti altri settori. Il lavoro del COIIsi-
/iunrduròcinqueanni, finoall969quando fu sostituito dalla
Congregazione per il Culto Divino.
Nei quarantacinquc anni antecedenti il concilio Vaticano D,
moJti uomini e donne all'interno della Chiesa lavorarono insran·
cabilmente per un rinnovamento che avtebbe richiamalo clero
e laici verso una panecipazione litur.sica piena ed attiva. l pio-
nieri liturgici come Beauduin, Cascl c Miche! morirono prima di
vedere i risullali della propria iniziativa. Altri pionieri che pro-
mossero altri aspetti ddla liturgia come l'uso ddla lingua locale
furono felici di assistere alla realizzazione dd loro sogno. 'littti
que.sli sforzi furono coronati daDa promulgazione della SIU'rOitllf·
aunr C011dlium. Il difficile compito di perfezionamento doveva
ancota avere luogo. Trentacinquc anni più tardi stiamo ancora
apprendendo il5ignir~e~to di qucUc riforme liturgiche e ddla re.
sponsabilità !Ociale impJicila nel nostro ..Amen» lilurgico.
4
STORIA
DELLE LITURGIE OCCIDENTALI
NON ROMANE
]owliPi,ftliPcm•

l.fORNAZIONilOOIRITII.ilnNI

Biblioe:nofloo 1\.A. KIN(;, Ur~• o/fb.! PMI, Lmdon 1959;TH. KL.WSEII,/.11


lilii,P.n.O.Clmnaaitlmuk, Torino 1971;}. PINru.., Un..gkiDtJ;..uid/r(..,;.
fjM ~ 1lliloqJpQ), NDI~ pp. 776-711.J; In., l'mi tlltMJII.:h~"""""""' Ttsn k/k
lil11-c"•""'-ilmll. ,.U......tùpnial J,~.,J, ""ou.Jio~~l-.k,
Konul934.

I.Diversificaione
per unplOCeSIIO di maturità ecdaiale

All'inaemo della uadizionc, unanime sull'essenl:iale, Il pmces·


so di diversiflCIIziont dei riti della liturgia cristiana si operò con il
positivoaffermarsidivaloripcculiariindeterminareChiese.Ilcri-
stiancsimo si era diffuso auraveno comunità Slrenamenre vin-
cola/e al luogo di origine o di insediamenm e a derenninaai fauori
storici e culturali. Non furono di~i~iensi queUi c:he distinsero fra
loro le Chiese locali nel modo di programmare la preghiera co-
munitaria, di real.inan: il memoriale dd Signore, di ammini51n.n:
i sacramenti, di orpniz7.are il calendario del tempo ptr tmnum e
delle fes1e, ma ciò fu dov1,11o ad una progressiva comprensione
teologica e panonlc della misreriosa reallì. che Cri$10 ha affidato
allaChiesancisuois~~~:mmemi.
L'approfondimenlo crescente del loro signiCitalo ispirò una
claborazione5elllpLepiù ...mnaladiqucisqn.iche&etVivanoai

•·SIORIAOEI.llltrullGIEOCCIDENI"AUNONil!»>AHE 195
cristiani per nabilire un contano con Dio, secondo i demoni dd-
lapropriafede.Pe«:iòleChieseçii'OllOradicatenellalorosiOria
particolare, udliu1ndo i Tll(l1zi cultul'llli che le caratterizzavano.
In questo JCIIenle processo di evoluzione, i contatti e gli scambi
fra sedi me1r0politane furono frequenti, ma, in ogni caso, la for-
mazione delle liturgie locali si operò in modo spontaneo e assolu-
tamente autonomo.

2. Culmine ciel periodo omiletieo

Nell'area occidenlalle del Mediterraneo, il fenomeno della crea-


tività liturgica sorse a metà del secolo v, in pieno «periodoomile-
tiool., ville a dire quando il discono pubblico, rivolto direuamen-
te all'assemblea, so.nituiva gii di fauo la fonna di istruzione del
trattato fatto per essere leno e studiato in priVIIW. In ciò si mani·
festa implicitamente la nUOVII Rima per J'q&Stmblea e<:dcsiale
arante» rome mezzo trasmettitore dcUa verilà rivelata, luogo e
momento privilegiato della a:~:ione salvifica dello Spirito. I formu-
laridestinatiaUapreghieraecdesialeeaUacelebruioneeucaristi-
ca svolgevano lìn da allora il ruolo di documenti privilesiati del
pensiemcristiano.SicominciaVIIsiì.asperimentarechelaparte-
cipnione aDa liturgia costituiva uno strumenw pedagogico di
primo ordine, indispensab.ile per completare la cau:ches.i prebat·
tcsimale.

l. Frutto di particolari circoatan~e

J:organi~aa~ione cerimoniale delle celebrazioni dcll'ufficio,


deJla Messa e dei sacramenti (5chema di ogni cmlo), e i repertori
deitesti,fissiovariabili(leuure,cantieeurologia),eranoinsene-
rc opera di ecclesiastici dte conoscevano sii u&.i e le romuetudini
di varie Chiese. La qualità e la validità di questi dementi fonda·
c~:~:i~~c:n1:~id~i~i=~~~tfru~i:u~
parte, delle scelte che c:5Si fecero in un determinato momenta
della Iom evol~Wone.
4. Non tutte le Oliese ehbero la stessa sorte

t bene t.ener presente che ncm tutte le lirurgie occidentali riu·


:idi~u:~~~~bee1::;,:,~:::~':!'f:ii~:~rAftai.:
tina o di Aquileia. Si è salvaao pochissimo di quanto cominciava
ad organiuarsi come liturgia beneventana. Anche se si arrivò alla
compilaxione di alcuni libri liturgici per il cosl detto «rito relti-
eo», proprio dell'Irlanda, tuttavia il loro conrenuto rivdala &Ctlr-
sa resa della creatività che n avrebbe dovuto relllizzarsi '. Vedre-
moinseguitocheneJipurelecircostanl'!tfuronougualmentefa-
vorevoli o sfavomroli .Ue tre lir.urgie che traueremo: l'ambrosla-
na,lagallicanaclaispanial.

S.LIIMesaael'uffido
non ai diffen~~U~im~o allo lh:HO modo

La varu: tleUa liturgia in cui le Chiese locali si mostrano più


libere e indipendenti è l'ufficio. A servizio della preghiera comu-
ne esse inventano fonne che ispitanO e nutrono ad un tempo una
spiritualità personale, combinando frasi e immagini della Scrittu-
ra con testi poelici ed eucologici di composixione ecclesiastica,
che muoYOno alla riflessione. Nascano così inni, antifone, rc:spon-
$0ri e oruioni di generi diversi, che poi si dividono in strutture
sapierllemente disegnate. La maggior cura nello schema della ce-
lebrazione viene prestata al rituale dei sacramenli.
L'ambito in cui le liturgie locali si assomigliano di più è la cde-
bruione eucaristica. Ciò è dovuto indubbiamente allo stretto vin-
colo che le unisce tutte alla tradizione universale. Ciò ncmos1an1e,
qui si deve anche segnalare che, mentre la Messa ambrosiana si
awidna alla Messa romana per la liUa struttura e per il carattere
deisuoitestivariabili,leMessegallicanaeispanicasidifferenzia-
no da enuambe per le medesime ragioni. E tale è la somiglian:&a
dellalorocanfJgUrazione,cheputivariabilidclritoispanicopo-
lerono essere tranquiUIIII"ICnle utiliuate ne!la Messa gallicana, e,
viceversa,on:zionigallicanenel ritoispanico.
'J.I'I......_.t.,_«iiir...in.ll........,,.II.PI'o6770;C.Voo;u..nt0il«U..O.in
ltiNiftMII.Mnf:1A<!.In!o'wt.... ..,tlo<-.S........11Va.ho.._UlCI19116, ... ~~11l.

• . mllliA !lEI.U'. urtJJIC~EocrJIJENI"AU- l!miiiNil 1m


Le liturgie locali latine si pre518110 attualmente ad essen: ogget·
10 di studio soprattutto dal punto di vista doctrinak. La contem·
plazione del mistero di Cristo, seguendo le tappe dell'anno litur-
gico, ispirò P suoi autori riflessioni spirituali paraconabili a quel·
le dci tratlll'i e dci sermoni dell'epoca patrisrica. Anche gli avve-
nimenti o le situazioni, che condiUonarono la loro genesi, evolu·
!!ione e dec:adenllll, valgono, nel presente, per la loro esemplarità
oome aiuto ad UD orientamento pastorale.
l tre riti c:he tralteremo fra breve non si sono mantenuti in
eguali condi1.ioni. Il rito ambrosiano, in tulla la sua pienena
-Messa,uffido,rituale-,c:onrinuaadc:ssereinvigorendlare-
gione in cui si fonnò. Invece, la c:elebruione quotidiana del rito
ispanico - Messa e ufficio - rimane ridotta alla cappclla 11107.arl·
bica deUa cattedrale di Toledo. la qualche oc:casione, la Messa si
c:elebrain altri luoghidellaSp'~QI·
L'ufficio, la Messa e il rituale della Chiesa unbrosima 50110 &18·
ti rinnovati secondo le direttive del Vatic:BIJo Il. Anche il Mes..le
ispano-mozarabic:oèstatorivisto.
La c:elebradone ddla Messa secondo l'antico rito gallicano ri·
sulrerebbe oggi imp05Sibile. Si sono conservate sola.nto le lettu·
re e l'euc:ologia. l manoscritti dell'antifonario non d sono per-
venuti. Non abbiamo pertanto i canti c:be formavano pane della
c:elebruione. Si &ono perdute oompletamente tutte le fonti rda·
tivcaU'uffidogallicano.

fi. LA LmJRGtA AMBROSIANA

BJiolloaraf11 G.Bim.1IIIIIMIIJIIM...khii.JC6;,,.,tmt~Jmr;,.,Spirifotp1ill•
<ipiMIM •• n/o-, in Jr.mbrosiu..., 2 (1976), pp. 81·99: ID., Lo ri/tmltd MI
McmJu.,._IIIJ MlltJJot"r,./'-/i,inNoc.l)tl9nl,pp.I2·28;11),,LJ..,.
bmfini/d,. JtiM ""'"" •bfllrCM tMk a-, in Rl.. 70 (I?IIJl, pp. 2J4-2:46; P.
llolw.u, Il rito .,m,.;,.,, Brado 1964; E. CATTANW, 1/liMUrio Alllltrwill110.
NotrlloriJJtcJiH•JI,.,ille, Milono 194); 1'. DtiLi.'OIIO. Jf_,..Mm.kùll.
ChitfiJ A,._llll..,,inRl., 64 Cl?nl, pp. ,2<1-621; lD..AHMOI<IVMiill ,.'P"
.n.,.,o;,,,.,.,inkl.70(193J).pp.216·U6;lD.,LJriJU"'i"'•w-Jtl
M~...J~A.U.W.-.,Jtl \lrl,.,._, Il, in kl. 7' U988), pp. 617·712, A.·M. Tlw.·

(98 II·I'ANOIW(ASIOIUCOilEI.IALTrull('dA
~.l~ 111ffbtoW11i tkf cidtJ ~ ,,.._ fr<DIIIitJ i/.&m.....,.N,;.,., 8orp
,....,..AIJIJitlllmlto..lllllfluwliDcriliot>-~Romo\'110;1o..t.filll'fill•111·
lmninll,inAd..,.,..:.,n.pp.88·110.

l.NOJaeeorigine

L. figura emblematica di Ambrogio diede nome alls liturgia


localediMilano,suasedemetropolirana.J::poss.ibilechealcuni
peu.i destinati al canro sacro che il santo dottore compose men·
tre divulgava i suoi inni, abbiano dato luogo all'istituxione della
scuola musicale il cui infiusso si estese poi giungendo llno a Roma,
Benevento, Tarragona e Siviglia. Sembra ancora più probabile che
i criteri scguili nel1a scleUone della Scrittura del rito di Milano,
per lo meno durante la Quan:sima e il tempo pasquale, procedes·
sero da una tradizione del1v S«<io, contemporanea ad Ambro·
gio. Tuttavia l'affermaxione decisiva di una litursia auwe!Ofla s.i
operò in quel luogo per rifics!IO della creatività romana del V se·
colo, quando una scuola eucologica di Milano assunse il prind·
pio della variabilità del prclazioedeDeorazionidellaMcssa,ad
imitazione dell'esperimento che Leone Magno aYCYa introdotto a
Roma•.

2. Preahien eucariadca dellh !iMrtmuntV


Inteipretando la preghiera eucaristica, citata da Ambrogio nel
1H S.m~mentiJ: UV. 5·6), come fosse stata una venione cmbriona·
le del u,one r'OIIUIIIO si giunse alla supposizione che fra Roma e
Milano coesistesse in quell'epoca una liturgia comune. Indubbia·
mente il U.none, riclaborato definitivamente a Roma nella metà
ddvsecolo,nonpoténeppureesscreilrisultatodiuna5elllplice
evoluxionestilistica dd testo che Ambrosia aveva conosciuto. Tra
l'uno e l'altro si osservano differerr.re dovute a aradizioni eucolo-
gichedifferenti. Il Camme rot~~~Jnosi .Ikmtana dallH5.crsmmtit
in punti ben deaenninati che lo avvicinano ad altre tradizioni, fra
le altre alla 5Cuola alc5nndrin•. La preghiera eucaristica che il rito
'A.M.r..o-... Ltg,p..--.inA.-J.II.pp.SIIoliO.

•·rnliUAD:ELLF.LIT\IaGIEOCnDEHTALINOHIIOM.INE 199
ambrosi11110 IISWJse non fu quella ddDeSarrwmelllls, ma il GltW-
"e f0111111W secondo la ve!l'ione dd gregoriano, con alcune varia-
zioniintrodoueaMilano.

). l p~edend di un Sacramenl:llrio Amlwoaiano


Le circostanze storiche non favorirono una prun11 e adeguata
fonnuione dei suoi libri litulllici. Per motivi dominali, si era
prodotto uno scisma e la ('Irte più rappresentativa della Chiesa
di Milano aveva dovuto emigrare a Genova (anno nu da dove
tornerà solo nel 649. Prattllllto erano state composte e divulgate
k due forme del Sacramentario romano, il Gclasiano e il Grego-
riano, cd entrambi gli esempJari esen:i11rono una forte influenza

~~=~~:.S:;:,:~ifi~a:;:;~;:n!~cologica per la
Messa ambi'Oiiiana era stata molto abbondante. Si ricorse a volte
a imitazioni o a vatiaxioni su testi di provenienza romant, tuuavia
spessositrovanotncheideenuoveeorginali.
Difrontcallinsuaggiocan.cdlierescoegiuridicodeUaeucolo-
gia rom!lfla, i tc.'Sti dd rito ambrosiano si distinguono per uno Sti-
lepiùletterarioeun lessico più vicino aDa poesia. La struttura
della Messa si differen~iava da quella del rito romano in alt"Uni
dettagli,pocoimportanti,masignifìcarivi.
l compilatori ambrosiani conobbero il modello gelasiano. Que·
stoimpedilorodiprocedereconcrirerirestrittiviedaustericome
quelli che camlteri:t:zti'OJlO la codific:a~ionedd Grq;orillJlo. Nella
edU:ione dd Sacramentario Ambrosiano ci si avvalse del meglio
delpatrimonioprcesistente.

4. Autolloma e sqgit prepanzione dell'ufficio

Se è certo che, nella costito.mkme e ncU'ultc:ric= noluzione dellt


Mt:$SS,Ia t.'hiesa ambrosiana rimate sempre molto soggetta a quel·
lo che succedeva nel rito romano, tuuavia SUl di fauo dle si mani·
fesm molto più libem nell'organil';lll7.ione della lode ecclesiale.
Mantenneprincipimoltoarcaicinellaselttionedisalmiecan-
rici come dementi fondamentali. Elaborò gli schemi in modo che

2()0 D ·I'ANIIIIANo\STOIIICOiltii.UI.h'UIIOIA
lamcscolanzadeigeneri(s.Imoclia,leuura,poesia,eucologia)in-
lensifiCasse il fervore della comunità oran1e. A dò doveva inolu~
contribuirelavarielànellefonncclclcanlo,d.UciCinpJicianlifo-
ne salmiche a queUe di melodia più complessa, nno .d arrivare al
11rande responsorio, vero pezzo da conceno, come can1o di medi-
lazione. La forma del responsorium proli:xum supJ)()lleva una c:en-
toni~za~ del1es10 e la scuoJa ambrosiana divenne maestra in
questateçnica.Daisuoimodcllipreseroescmpilesc:uolcmusica-
li di Roma e della Spagna. Alcune inRucnze esterne furono impo-
&te all'ufnc:io ambrosiano medianle i conlalli con i monasleri be-
nedeuinidurantei&eCO!ixeXI,econsistelterospecialmenteneUa
simulume11 compresenza di diversi sisremi di salmodia. La severa
riforma romanizzanle imposla dal concilio di Trftlto colpì una
deUesuepartipiùsiJnif~ç~live.Lacelebrazioneunitariadivql.ia
e lode mallutina, che assimilavano l'ufficio ambrosiano a veaera·
bili schemi di alcuni rili orien1ali c andle del ri1o ispanico, fu se-
parata in due cdebrazioni dislime, senza tener conio che ciò rom-
pevailperfetloequillbriodellasnutturapreccdenre'.
MalgradotutiO,iiBrevillrioamb1'05ianorappresentavafinoai
nnMrigiomiunadellepiùinleressanrire-al.b!zazionidell'ufficiodi-
vino, elaboralO e man1enuto con fone del:enninazione da parre
della Chiesa che lo ha pro11rammato.. La revisione d&t!uala pc!'
indic:a?.ione del Vaticano Il è stata moho rispc:Uosa dci valori della
propriatraclizione.NellaDiumo~t.us,pc:nanto,pc:nnanel'opcra
di una Chiesa che, fin dalle 1111! più remo1c or4l:ini, per auuare il
mistero della prqhicra comunitaria, 5e(lpe accoppiare, con llr&n·
de abiliti e ane, musica, parola e gesro•.

IIJ. J.... LmiiiGIA GALUCANA


llib6...,.r.. E.GJum.Adont~~~ttkltJ/~~-indlulltrindoLil•
h!lllllln:Ea:J&io5riqueo.:UU~I).pp.9:U-!IQ:j.I'!Hw.,JI,._su,qklnis.m
~llllliptlrilt>fll/iotiiD,I.isbo.l97~:1o.,G.Ifi-.~.inDPAC,Il.call.l<W
I~)I;W.S.~T/N~RW.London 1~8;}.8. Tunwii',L:_,.,,,.,.
1/k,.o.-.SM~ttu/tmwtionmProuma,_vttl'l'rikk•.Piri•lm.

'E.Cin-.II~~N«.IIWiJN.JJt.o...n..,NU,...I~J.
• F.D:w.'Oru.."""-U.-T-dt---I.to..,RL.111!19ll)~pp.llr.-lU.
1. Nome e luoao di oriaine

La denominazione di liturgia ocgallicanP fu stabilita nel XVII


secolo da}. Thomuius e da l. Mabillon, che furono gli editori di
alcuneddlesueprincipalifonai.Siriferivaclfc:ttivamcnteaduna
liturgia locale che era sona nella zona mediteiTitlea delle Gallic,
partendo da tradizioni dell'ambito latino, cnmuni a quelle che
diederooriginealritoispanieo.
Altri autori applicarono poi impropriamente l'aggellivo ..galli·
anO» ad clementi elaborati in scritti dd centro Europa. Si tralla·
vadicanti,orallioni,rubricheccerimon.iecbesiinf.ùtraronopro·
gressivamenle nei libri liturgici del rito romano. a panirc dal
momenlo in cui questo fu assuolo ufficialmente nella eone di
Carlo Magno e imposto come tale in tutto il suo impero. Tali de·
menti, più che dalla cultura latina dell'epoca patrisrica, nasceva·
no da una pietà nordica e da una spirirualità che derivava dalle
isole britanniche.
Qui ei riferiremo a qumto deve considerarsi strettamente gal.
liCU!oecheriguardaso.ltantoUcontenutodiduelibrilitursici:i1
LexionariociiSacramentario'.

2, lndividuazione della tpeeifidtà pOiana

I:analisi fdologica dei testi destinati alla celehruione eucaristi-


ca ci induce a credere che il momento migliore e più ricw ddla
sua creatività si ~be tra la fme del V secolo e la metil dd VI. Allo
stesso periodo corrisponde il Le:zionario palinsesto di Wolfcnbiit·
tel,cheèpureilpiùanticodeicodicilimrgicilatini.
Per capire come si poté giungere ad una delle più curiose pe-
culiarità dd rito gallicano, dobbiamo ricordare quello che stava
avvenendo a Roma la cui esemplarità si imporri ogni volta di più,
apaniredaallora,allealtreChieselatine.
Il prefuio era sempre slalo fitso in tutte le liturgie. Il rendi-
menro di grazie era oonsidemoparre integrantecinalrerabile
ddla preghiera eucaristica e s.i svolgeva secondo lo stile e la
tematica propria della rispeniva anafora. A panire dalla metà
del v secnlo a Roma si sperimenta e si istituiKe l'uso del prefa·
zio variabile secondo i temi propri ddla festa, al quale segue il
canone fisso, che tutti conosciamo. Appaiono nello stesso tem-
po le orazioni brevi, anch'esse variabili, destinate ad essere reci-
tate in vari punti de~enninati della cdebrazione: 111) quando l'as·
semblea si raduna davanli a Dio, b) al termine dcl1e litanie di
intereessione universale, c) alla presenruionc dd pane e del
vino, J) dopo la comunione, e) prima del congedo dell'assem-
blea. In tutto l'Occidente circolano copie dei libelli mismrum,
nei quali si possono trovare, correlati fra loro e nello stes:~o tem·
po distinti, i gruppi di cinque orazioni e un prefazio, che COliti·
tuiscono il formulario per una Messa.
Senu la conoscenn di questa realtà operatasi nel rito romano,
non sarebbe stato concepibile il processo evolutivo che ponò al
sistema gaUicano-ispanico. La mobUirà del prefazio, da una pane,
e la pluralità di testi che formavano un insieme unitario, dall'al·
rn,suggerironodidividcrclapreghieraeucaristicainpani&em·
p~:evarillbili.

}.Alternanza di~ e aJl«ti.

Un altro pas110 impanante ndla tipicizzazione del rito gallica-


no si fece con l'uso, frequente e molte]llice, di testi euco1ogici
diretti aH'assemblea. Ne esistevano già dei precedenti nella litur-
gia urbana di Roma - nella convocazione per i digiuni e le veglie,
per esempio -, ma le liturgie gaUicana e ÌS],.nica diedero loro
applicazioni molto più varie ed imponanti. Una delle pani più
peculiari di entrambi i riti -la pru/1111io gallicana, la rm~#o ltimo-
nitkmis ispanica - inizia uno slile liturgico-pptorale, per il quale
si srabili.ce una continua oomunicuione fra il celebrante e ('p.
semblea.
Le fonti gallicane indicano con un nome diveno se il testo è
di preghiera che si innalza a Dio, la coiJectio, o se è di esonuio-
ne che 5i dirige ai fedeli, la pru/stio. La produzione della scuola
eucologica gallicana dd primo periodo non era stata molto ab-
bandante,madinatevolevalore.Rifleueunatc:alagiaoriginale
e profonda sull'eucaristia, in quanto sacrificio e compimento del
mandalo islituxionale del SiJnore.

4.Coclifkaaioneirrcsolareedifficile

Tunavia. mancandole una sede mctropalitlllla che le offrisse


una solida base, sprowista dell'appoggio iodi5pensahile e vedcn·
dosi &istemalicamente saslitui1a dal rito romana, la liturgia galli.
cana sprofondò assai. pteSto in una inevitabile decadenza.
La codificuione dei suo.i libri liturgici, anuata tra la metà del
vu secolo c la meri dell'VIli, fu affretlata, disuguale e 1roppo con·
di:Uonata dai modeUi del Sacramenlario romano. Già in un
frammento tanto venerabile come quello di Karlsruhe, pubbli·
calo da f'.G. Mone, che corrisponderebbe più alla fase dei Jibe/...
li che a quella della coclificaxione dei libri, risulta difficile di-
slinguere quello che è genuino dalle imitazioni tardive. Con l'in·
tento di realiuare un libro simile al Sacramen1ario romano, il
compilatore del cosidderln Miss•k GothiCum urilizW adana·
menti di categoria inferiore per colmare inevitabili lacune. I pa·
linsesti di Milano e di Monaco presero daUa liturgia ispanica
quello che non trovarono nella propria. Il Messale di Bobbio
fuse lexionario e sacramentario, sesuendo l'esempio del Sacra·
mentario di Bersamo e di al1ri libri analoghi dd rito ambrmia·
no; ma quello di Bobbio è saUicano solo rmo al prd"azio; a par-
liredalS..t~~:tus,prosegueconi!Cmonero/JIIIIIO.
Qualcosa di simile succede con il cosiddeuo Miss11le Gllllica-
'"'"' Vetus, che raramente ripona i pezzi che corrisponderebbe·
ro al Posl S11ndus e alla Post Secret11. La romanizzazione è anco·
ra maggiore nel cosiddeuo Miss11le f'llll:orum, che adoua una
struttura decisamenre romana, secondo la quale riprende lesti
di wig.ine romana. Quesri ultimi due. turtavia, cioè il Miss11k
G111lia1Num Vetus e il Mim1le FrttnCOI'IIm contengono alcune
parti autenlicamentepllicanedesLinateaUa SetrimanaSan1ae
alleordinaxioniminisleriali.
Nemmeno la codificaUoae del bionario può considerars.i pie·
namentc omogenea. Sono molto più rare le coincide~ rra il sii

204 III'ANOJW.IAmliiiiXIDD.ù\LI'ilJWM
citalO palinie8lo di WolfenbUttd, Umonwnentale Lezion1rio di
Luxeuil, mpi110 due &eCOii più tardi, c 1lui pic<:oli f"mmenli
ddl• medesimi mna che si con.ctvano.

JY.Lfr.IJTUIIGIAISI'IINICA

Blltlioanfi• j.Ai..D.WML,l.....W~ri..Winp..IIO·--IIIk~in
Pb, 11' (1990), pp. n-n:J. Puow.. Lu{dnmtt.samcfrln,_.,u.wt.uctNII/)k-
-f'llriatkJ•is~-•,....,..,llfNiHinr,t.Mu.tkf,;porilobi"JtM,im,in
P•r<WI~ M.,um,. SnttJ. '" ~~Wt~Gria tkff""""' Pto/. s.ltworr Musi/i (1911).
/!IBJ),(S,\91),Roml i786,pp.ll9-168;1D.,l..tltJWdllNJel.llrilltllrilo
/nlfJ,uo.~tkl.rr.imbtiDOIIJtF..IyUs,p<OprliiiHIWrill,inNol,267
(oaobri1988),471-727;1u.,Cffto1-"'i61fa/,n-"'hl.llli>'biJpJ·
•kf.sq,;UIJispoJidiMJrllliCollti/itJhTolnlo:~lllhToi..Ja.XIV
Ct~~"""'l"it> n!1-1919, Tolcdo 19?1. pp. Hl-)42: ID., &IJ/idtJu.INul bisp41Jko,
inPh, m (1990),pp.9J7: ID.,E/Mi..tl-lu,...o.M..Uubr. Nlltftlll&ii<iiHtmH-
sUJ..inPh,l91(1992),pp.K>1-l80;F.RIVEMREoo,L..ctN11,_,.;.Uopdon;.
••hlrit.JowRyt.fllf<Nia.tillkt.lilllfCM ......ntft,inEphLit,47(1\19J),pp.
5Q6.5}6;1u.,G1PJPIMVII1illbnt'lfooiiiiJUNH,•ilconl<•&pAilol•deteoloai-,
2(19ol2).pp.l·H:j.S.U.010,E/kcciowrioht.mia~t./il,_;,b;spJ,;u.
mtlJINIIl,.inPh,l75(1990),pp.J'J-56.

La litu!Jia ispanict., più conosciuta col nome di .unozarabka..,


chiamala anche da alcuni «Visigolicl>t, si sviluppò ampiamente
durmtc i scc:oli VI CVII, con i suc:c:cssivi lpponi di l~ sedi mclro-
poJitancsilUateintrepuntidivcrsidellapcnisolaibcric:a:Tarra-
gona ad Est, Siviglia al Sud c Tolcdo al CCIItro.

l. Tempo di formuione

Le invasioni barbaric:hcclelottedonrinalidi frontcall'~ria­


ne.simo dci popoli invasori, ne avevano posticipato il momento
di creatività, ri5pclt0 alle altre Chiese loc:ali.latinc. Grazie, però,
.d una reJativa pace ~ligiosa, ottenuta con la conversione uffi-
ciale dei Visigoti al a.uolic:csimo nel III concilio di Tolcdo (anno
'89) fiori nel regno un vero umancsimo larino - patrocinato
dalla eone - che c:oortibul indi[CIIamente all'espansione della
liturgiaclll:rolica.
• • 5roiiiiA OOU: UTliiiCIE OOCIDENTAU NOti ROMANE 20,
Se è vero che il fenomeno della erea~ività liwrgiea si produsse
più tardi in Spagna rispetw alle .1tre Cbic5e dd Mediterraneo, ~
anche vero che qui durò assai più a lungo. l Padri ispanici, osser-
vando quello che succedeva in altri luoghi, avevano potuw speri·
mentare l'eff~a~da ddlali!ul'(lia carne mezzo per formare alla veta
dourina la coscienu dei fedeli. Per questo l'eucologia,l'innodia e
lecentonbzukmi bibliche del canto sacro furono i generi letlera-
riprcferi.Ii. Difauo.iiCSlieucologiciegliinni,nclloroinlitme,
coslituisoono il patrimonio letterario più importante di quella
zonageograficaduranteisecolivaevtt•.

2.Apportodeioonc:illloc:ali

La sollecitudine delle Chiese, in Spagna, per realizzare sag:ia-


menre,nelmigliormodopossiblle,lecclebrazioniliturgiehe,si
manifesta anehe nell'attemdone che i concili dedicarono a quesra
!1l.11teria. Emanarono dis!)osizioni relative alla liturgia i concili
dellaprovinciararragonesedellaprimametàdclvasccoloe,giàa
panire dall'anno 589, i concili di Toledo fino alla metà del VII
"""~Nella formazione dd rito convergevano, penanto, l'opera lct-
reraria e dominale dei Padri della Chiesa ispanica e lalegisluio·
ne dei concili. Bisogna segnalare, tutravia, che il valore documen-
tativa dclle disposizioni conciliari non è solo di c:arauere srreua-
mentedisciplinare.
Leandro di Siviglia, nd redigere il canone che istituiva la recira
del Credo all'interno della celebrazione eucarisrica, collocandolo
precisamente nella pane della Messa che corrisponde al rito della
comunione, giustificava tale decisione con ragioni reologiche e
pa11orali. Suo fratdlo b.idoro seguiti il !AIO esemp.io. Quesri, nei
suoi 1111ni siovan.ili, aveva compos10 i1 trattai.O De ecdesitlstici"r of-
/idis, che puO essere considerato i] primo ocmanuale di lituQP11»
della storia, in cui si mostrava molto ben informato circa gli usi
liturgici di altre Chiese occidentali. Anni più tardi, avendo gii.l'll8·
siunto la piena maturità quanto ad erudizione cd esperien~ pa-
storalc, presiedcnc il IV concilio di ToJcdo (633), c ne rediiSSe gli
atti. Osnuno dci diciassette canoni dcdia~ti ad argomento liturgi-
co illustrava diligentemente con documcntao:ione storica e argo·
mcntnioni dottrinali le prescril!ioni che il concilio imponeva
ugualmente a nme le Chiese del regno.
Uno desii. obiettivi che più chiaramente si delineano nei canoni
liturgici dd IV concilio di 1bkdo è quello di sopprimere alcune
panioolarità dcUa mcuupoli di Billga, che erano state imrodone
dur1ntc il dominio dqli Svcvi. Volendo dis!ICCarsi dalle Chiese cat·
tolidtc dell'area visigotica, anche le Chiese anoliehe dd Nord-Es!:
della penisola, SOtto il rqno dqli. Svevi, erano ricone a Roma al
tempo di papa Vigilio (:;38) linsenclo una semplice consuha~ione
per chiarire alcuni dubbi. Seguendo le indicazioni ricevute, battel!·
l!lvano con triplice immersione, e non con una sola, come si faceva
dall'altra pane; utilizzavano una preshicra euari1tia fl5ml, che era
il (.<~non~ rot114tw; rifiutavanO gli inni ed altri testi poetici; cantaVII·
no l'Alleluia prima dd Vangelo e non dopo, davano la bcnedilione
alla ftne della Messa c non prima dclla comunione ecc. Ndl'llllllO
58.5 la provincia di Braga e le wc Chiese erano passate sotto il do-
minio dci Visigot.i. Tuttavia, scttantouo anni dopo, il IV concilio di
Toledo trovava ancora residui romanilzanri e mise tutta la sua cura
nell'eliminarli. ll X concilio di Toledo (696) istitul una festa annua-
le in onore della Vergine Maria, che rimaneva fiSSata il 18 dicem-
bre. Questa volta il canone corrispondente fu rcdano da Jldc(onso,
che svolse un ruolo importante nel concilio essendo autore di un
trattato sulla verginità di Maria. Subito dopo egli stesso, essendo
già arcivescovo di Toledo, compone i testi per l'ufficio e la MC$53
di quella festa. Le rasioni che venivano esposte in quella circo-
stanza sono di estremo interesse per !astoria c la tc:ologia dell'anno
liturgico.

).Scamhifnvariesedieconaltrelituraie

Malsrado questa attitudine di visorosa difeaa del proprio e del


genuino, le Chiese ispaniche non persero mai contatto con le lon·
tane liturgie dell'Oriente -di tipo alessandrino, anriochmoo siro-
aldaico - e con le più vicine della Gallia meridionale, Milano c
Roma. La li1urgia ispanica si 1111dava affermllndo, man1enedosi
semprelegala.IIalradi<:ioneunivenale.
Tn una provincia c l'ahra, si s~abiliscc uno scambio della ri-
speuiva produzione. J:unifonnilà, in mate:rialiiUrgica, più di una
volta invoc111a dai concili, qulllldo realmenle giunge a realizzarsi,
si limi1a all'ambito della provincia cecles.iastica. Si diffondono gli
clenchidipcricopibiblichc,icantieilcslieucologiddcll'ufUcio
c della Messa e tu !lo questo divenla patrimonio comune, ma ogni
Chiesa mcnopolilana lo on:lina a proprio modo.
Questo spiega il f1110 cbe, nelle fon1i giunle fino a noi, debba
riconosccrsi l'csistc:n~~a di due tradktioni distinre e ehe, in mano-
scritridiunaSiessatradizione,siverifìehinodive:rgenzediCOIIl·
posizione di una cerll imponllllza.
Dopo un lungo periodo di eo5tanle erea1ivitll, nel quale i testi
circolavano da una Chiesa aU'allra 5()1.to forma di libdli, aDa fine
del vn secolo, si giunse alla compilazione dci libri lirurgid. Una
rcvisioneedunacodilìeazionedefìnitivadicssièauribuitaaGiu-
liano di Toledo, che morl nd 690.

4.Sottoildominioarah~
L'invasione dcsJ.i Arabi (anno 711) interruppe bruscamen1c
qucllu che avrehbe potulo essere un normale processo evolmivo
del rito ispanico. Alcuni chierici ouennero di emigrare puttando
con sé i libri liturgici. Un ora:donale ddl'ufficio, provenieote da
Tarf18011a,siconservaauualmenlea Verona.AIIricodiciarric-
chirono lebiblioleehedellescuole monastiche, in cui fioriva il
movimcnro culturale eam1ingio. In questo modo tesli di origine
ispanica VC?ncm impiegali ndl'elabotazione del Pon1ifìcalc roma·
no-germanico.
Unbaluardodellarcsistc:nmall'occupazioneisiiiiJiicasiera5h.·
bilironelleAslurie.Appenaconsolidataqucllabascpcrlafutura
riconquista, nell'1111no 790, Alfunso il Casio dcere1òehe a Ovicdo
fosse ripristinata la liiUrgia palatina, come era celebrata a Toledo.
Gli emigrati ispanici che, fuggendo gli Arabi, si erano rifugiali
nella Seuimania, armati e direlti da capi mililari del regno franco,
ncl782, avev.noliberato i due versan1i dci Pirenei orientali. Da n

208 Il · I'IINORAM~ ml!IIOO DB.IA LJIUIIlil~


conquisttrono succcssivamcn1c i con1adi della Marca Hispanica,
c ques1i formarono la Ca1alogna. Nelle~ liberate si insediaro-
no monasteri benedettini, che in1rodusscro il rito romano. Nei
codici liturgici del rito romano ivi copiati, proprio nelle parli cor-
rispondenti al calendario c al rituale, rimasero clementi del rito
ispllllico.
Invece l'antico ri1o cor11inuò a cdcbnrsi nella Spagna occupa-
ta dagli Anbi c nei nuovi regni di Uon, Castiglia c Navarn. Si
sono COJI$CTV8Ii un numero norcvolc di codici e di rnmmcrlli li·
turgicidcll'antic:orit.oispanicocopialiduranreisecolixcxinegli
scrittOi di Uon, SIUI Mil18n dc la Cogolla, San Juan dc I. Pena,
Santo Domingo de I. Calr.ada c Santo Domingo de Silos.
l manoscriui dimos1rano l'esislenu di una rifioritura musicale
che avrebbe avu1o luogo durante il x secolo. I centri principali
sarebberos1ati Léon e San Millln. Qucs1o movimento rinnovato-
re comportavaWlll certa crea1ivilà. Non si limi1avanu a trascrive-
re gli anlichi canli, ma li arricchivano con nuovi vcnetti.
Si cercò di CMcndere la creatività al campn dell'encnlog.ia, ma
dato il bano livello cul1uralc dell'epoca, non ci si polCY8 IISPCitt·
re leiili di grande qualilà. Pmbabilmenle sono frutto di questo
tenlllivo le Meste nggruppa1e ncllatei"Za parle de!LiberoNinum
e alcuneorazioni dcvm:ionali .u/mis~m~tionesdcstinaleal Uber
HtmJrum (ufficio monastico).

S. Aeeulll! di ad.n:icmismo

Una spiacevole polemica dourinale, avutiiSi dunn1e l'VIII 5CCO·


lo,tnpci50IIaggickUaSpsgna.libenlaedel.laSpagnaoccupata,
ebbe gravi conscgucn1.C per l'antico rilo ispanko'.
Elipando, arcivescovo di Tolcdo, attribuendo a se stesso la
maggior responsabili1ì in maiCria di onodossia cattolica all'in~er­
no della Spagaa occupala dagli Anbi, si crc:dctre in dovere di cor-
rcgere Migncdo che govemava Wlll dclle sedi episcopali dd Sud.
Volendo spicprgli che il Verbo aveva assunto una natura 1unana

'lòlrvDol\lic:<~/A....,__,;,~ilfll.lrJ,;,/!>WIIT!."*'-klo/ifwp-.,_
...... F.,Ihli~~7(l9JI),pp.J06.1J6.
nellasuasrcssa~na,Elipandoutillzzavailverbo.Joptocsi
serviva della frase tJdopli1111s homo per indicare la nuura umana
di Cristo.
Ad un autore ddla rqionc cantabrica, nclla Spagna libera, il
Beam de Liébana, già noto nel regno franco per il suo commen-
tario all'Apocalisse, quelle espressioni ricordarono un'antica ere-
s.ia,notacolnomedi«adozionismo>o.
La polemica si esasperò fino al punto da provocare quauro
concili: quello di Ratisbona (792), quello di Francoforte (794),
queUo di Roma (798) e quello di Aquisgrana (798-800). Chi usci
maggiormente pregiudicato da rutto ciò fu Felix de Urgell, con-
dannatovarievohe,senzaaltn.colpasenonlesuacocciuNggine
neO' appoggiare Elipando.
Per gius1ificare I'U5o della parola 11doptio e dell'e5pressione
odopli1111s homo si inviarono tre lettere 51Jcça,sive (792, 798 e 799)
ai vescovi del regno fn1nco e ad Alcuino, personalmente. Sebbe-
ne Wll delle lettere fosse firmua da un gruppo di vescovi spagno·
licun'alrr~~daf't'lixdellrgell,lerreeranolitllltredaucdaEii­
pando. Si adducevano quui sempre sJi stessi testi e questi enlllo
fn~mmenri della liturgia ispanica, attribuiti sicuramente ad IIUtoti
SPIIIIno.li,deUa cui ortodossia non si potevadubitare.lneffcr:ti,
Alcuino non giunse ad individuare nessun errore in tali passi. Ma
neppure si rese coniO che certe cillllioni non erano pcrtinenti.
Due dei testi citati da Elipando non riCerivano il concetto di ~adn­
zionCtt a Cristo ma ai cri5tiani, «fJgli di Dio per admione» in vinù
ddltrgraziasantifìcante.
t.:..adozinnismO» della Chiesa moz:arabiea non esistette mai, ma
quella lirurgia, che sembrava ranto lontana dalla romana, difficil-
mente si sarebbe ormai liben1ta dal sospeuo che si era ponto su
diessa,anchc:setaleaccusarappresentavailmasgiorassurdosto-
ricn c:hc si potesse commettere.

6. Vena la soppressioJre

C.on&ta,tumwia,cheilpapaGiovanniX(914-918)!Illlodàin
Spagna Wl Jc:sato chiamato Zanellus per esaminare i libri liturgici
che qui venivano adoperati.
I:unicacosacheseppenOiareèchelc:panidellaconsacrazio-
ne non enmo esattamenle le: stesse dd Messale romano. Etano in
real1il quelle di Paolo in l Cor 11. 24-26.
Rimne pure 5enU effetto un'altra visila dd cardinale Hugo
Candido da pane del papa Alessandro Il (1068)_
Ma per Grqorio VTI (1073-IOS,l,l'esisrenxa di una liturgia
diversa in Spagna non si poneva come una questione dottrinale,
quanto piuuosto disciplinare. Dato quanlo succedeva in Orien-
IC, credeva di poter dedurre che la diversiiÌI del rito compwlas-
u: la distin:donc dei poteri. Una liturgia propria in Spaana Umi-
tava il raggio d'influenza dd suo progr~~mma di riforma. I suoi
legali imposerolasoslitu:o.ionedeU'anticoritoconilriloroma-
no nei monasteri di San Salvador di Leyra, nel regno di Navarra
(1067) e di San}uan de la Pciia, in Aragona (107l). 01renne dal
re Alfonso VI che convocasse un concilio a Burgos (1080), nel
quale si decretò l'aboli7.ione del rito chiamalo «gotiCO» nei re-
gni di Le6n e di Castiglia'·

7.RelatiY1110pravvivenudelrilo

Gli ispanici ehe, andandosene dalla Spagna oceupala dagli


Arabi, volevano rimanere fedeli alla nadixione religiosa dci loro
padri, per poler celebrare il cubo cris1iano o partecipare ad esso
dovevanopagareunospecialetributo alle autorità locali. Li di-
stinguevano col nome di «Mozarnbill. Alla liberazione della dUÌI
di Toledo (108,), il re Alfonso VI concesse: ai Mozarabi, come ri·
conoscimento dei loro merili, il privilegio di poter conlinuare a
celebrare l'antico rilo ispanico neDe sei parrocchie cbe allora esi-
stevano a Toledo, malgrado l'abolizione che era stata decmata dal
concilio di Burgos.
I:areiYdCOVO di Toledo Bernardo deSahqUn (108:;-1124) cer-
cò di sopprimere tale privilegio. Le comunità mozarabiche però,
alle quali, all'inizio del l!lll secolo, si erano incorporati un 8fiiD
nwnero di emigranti della Spagna meridionale e del Nordafrica,
difesero 1enacemen1e il loro sacro diriuo.
•r-RI-b.'IO.G,.....ollilrl."'-<~.inol!aiiiOEapoiolodcT......... Z
U9Ul.pp.HJ.

t·SIUIIIADEI.L.ELmJRGIF.DC.CJDE..'<'TAUN<I'<IDMANI! 211
Gli scriu6i delle parrocchie eli SlllltaJusta e Rufina c eli Santa
Eulalia continuarono o rinnovare i libri liturgici dell'amico rito
durante i secoli Xli e xm, fino al principio elci XIV secolo.

l manoscritti copiati nella parrocchia di SantaJusta e Rufina si


differcnzilllln dai codici copiati nella parrocchia di Santa Eulalia
e eia quelli provenienti dal Nord clelia penisola (Tarragono, l..c6n,
San MWin,Silosl.
La tradizione A, rappresentata daUa maggior parte dci mano-
scritti, rivela una compilazione più curata ed elaborata elci libri
liturgici dt.-stinati all'ufficio divino e alla celebrazione 1.-ucaristica.
Ma la tradizione B, rappresentata da quelli di Sanla}usta e Rufi-
na, presenta incquivocabili segni di arcaismo c non può in alcun
modo essere considerata una versione deformata della preceden-
te tradizione.
Data la sua estensione, la tradizione A non poté essere se non
quella che risultò dall'opeta di codificazione di}ulian di Tolcdo.
Vari indizi inducono od identificare nella tradizione B la liturgia
come si celebrava nello Chiesa metropolitana della provincia be-
tica, che gli emigranti del Sud avevano portato con sé a Toleclo c
che avrebbero gelosamente osservato nella parrocchia toleclana
dedicata alle due martiri di Siviglia.

9. Restaurazione del cardinale Cisneros

Il cardinale Francisco Ximéncs De Cisncros, nel prendere


possesso della sede arciepiscopalc nell'anno 1495, st rese subito
conto dd valore religioso e culturale della liturgia dei Mozarabi.
Avvertì anche i pericoli di estinzione che: la minacciavano. Per
assicurarne la continuità, istituì la cappella mozarabica, le asse-
gnò un altare-cappella nella cattedrale, perché vi si celebrassero
ogni giorno l'ufficio c la Messa secondo il rito dei Mozarabi e
incaricò il canonico AlConso Ortiz dell'edizione stampata del
Mc~s~lc c del Breviario.
NeD'anno UOO comparve a Tolcdo nMisu/t mi:clllm, smm-
Jum reguklm be.ti IsiJori, tikJum IIIOZIIt'rlbes e nel "02 il Bnlli.r-
,;,, sm~nJum regu/4m be.ti lsiJori. Il Mesule fu ripubblicato a
Roma nel 17" con una pteSentazione e note esplicative dd sesu·
itaAlesSIIlldroLesley. Lariedizionedel Lesleyfuriprodottancl
volume LXXXV deDs Pt~trolop &,tint~ del Migne. In seguito, il
cardinale FTJDd'co An10nio de l.oren7.1111.1, arcivescovo di 'fole-
do, pubblicò, sempn: a Roma, nell'anno 1804, una nuova edU:io-
nc cottetu. del Messale col nome di Misuk Gothicum Jet:Untbtm
rep/4m be.Ji bitlcri Hi,.nensiS episcopi. Lo &teHocardinale Lo-
n:nuna aveva già ripubb!icato il Breviario t Madrid nell'anno
177'$ cot1 il droJo di &wisrium Gothkum Jet:Undum regulllm bu-
lissimi IsiJori. La Patrologia Latina del Migne pubb!icò questa
versione rivista del Breviario nel volume LXXXVI.

IO.Revi&ionedeiMa&ale
U 12 luglio 1982, il cardinale Marcdo Gonz81o: Martin nomi-
nò una commissione il cui compito era la revisione del Messale di
rito ispanico, a nonna di queUo ehe aveva suuerito il concilio Va·
ticano Il. La nuova edizione, in quattro volumi, del Missak H;.
SfJI/110-MQfJifrlbù:um fu approvata dalla Congreguione del Culto
Divino H17luglio 1988'. U lavoro di revisione consiSiette, cb una
pane, ndla soppressione degli elementi estranei e delle defonna·
:cioni che e111110 nllte inuodotte nell'ordinario della Mesta nel·
l'edizione del1500 e, dall'altra, nell'integrazione di tutto queUo
che apponavano le antiche l"o01i di entrambe le tnadizioni. Per
questofuronoutilixzatituttiimanoscritti.
La nuova edizione c le nonne ehe l'accompagnano hanno faci-
litatola cdebraxioneoccasioaaleoin relazione a ceni periodi.

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