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TEOLOGIA
DELLA
PERFEZIONE
CRISTIANA
edizioni paoline
06 B 9
Questo trattato è apparso in Spagna nel 1954.
Pubblicato in prima edizione italiana nel 1960 (19656),
viene ora riproposto in edizione anastatica. Così
l’opera, che è chiaramente datata ma in un certo sen
so è diventata «un classico», veniva recensita al
l’epoca: «È consolante riscontrare in molti laici l’esi
genza di una vita spirituale altamente illuminata e,
per così dire, giustificata nei suoi principi teologici; a
maggior ragione tale esigenza è sentita dal clero...
Questo libro vi risponde bene: clero e laici di una cer
ta cultura troveranno in esso l’esposizione ragionata
e teologica di cui sentono la necessità. Il titolo stes
so: " Teologia” della perfezione cristiana, lo dice
chiaramente; e siamo lieti di constatare che non è ri
masto soltanto una promessa. L’opera, aperta da
un’introduzione generale e chiusa da un prospetto
storico bibliografico e da tre copiosi indici (analitico,
onomastico e generale), si divide in quattro parti... [I.
Il fine; II. Principi fondamentali della teologia della
perfezione; III. La vita cristiana nel suo sviluppo ordi
nario; IV. I fenomeni m istici straordinari]. Possiamo
dire che l’Autore ha scritto un libro di grande valore,
perché dà una visione panoramica completa della
dottrina ascetico-mistica e della vita spirituale. Ab
bondanza e densità di materia, solidità di dottrina
teologica, ordine e precisione espositiva sono ele
menti indiscutibili di pregio di questo libro, al quale
auguriamo la più larga diffusione» (La Civiltà Cattoli-
ISBN 8 8 -2 1 5 -1 2 8 9 -4
TEOLOGIA
DELLA
PERFEZIONE CRISTIANA
EDIZIONI PAOLINE
T itolo originale d ell’ opera:
T eologia d e la p e r fe c c ió n cristiana
© Antonio Royo M arm o.p., M adrid
Edizione italiana a cura di
G. P ettinati, S. P ìgn otti, A. G ìrlanda
P rim a ed iz io n e 1960
Sesta ed iz io n e 1965
S ettim a ed iz io n e anastatica 1987
Im prim atur
Romae, ex Aedibus Curiae Episcop.
Ostien. ac Portuen. et Rufinae
die 18.6.1965
+ Titus M ancini, Vie. G en.
s.r.l. 1987
© E d iz io n i P a o lin e
Piazza Soncino, 5 - 20092 Cinisello Balsamo (Milano)
D istribuzione: Commerciale Edizioni Paoline s.r.l.
Corso Regina M argherita, 2 - 10153 Torino
P R E FA ZIO N E
L ’A utore
...haec et alia asceticae mysticaeque theologiae
capita si quis pernosse volet, is Angeìicum in
primis Doctorem adeat oportebit.
i. - N o z io n i p r e l im in a r i
Cf. B a l m e s , E l Criterio X I V , 5.
12 INTRODUZIONE GENERALE
3 C f. I-II, in , 5.
♦C f. I-II, 63 et 68.
s Cf. II-II, 83, 12-13.
14 INTRODUZIONE GENERALE
2. - N a tu ra d e lla T e o lo g ia d e lla
P E R F E Z IO N E C R IS T IA N A
A) Il nome.
2. N o n c ’è uniform ità di criterio tra gli autori per
designare con un nom e com une la scienza della perfe
zione cristiana. A lcu n i parlano di vita interiore 8; altri,
di vita spirituale 9, o vita soprannaturale l0; altri, di Teo
logia spirituale n , o di Teologia spirituale ascetica e mistica 12;
6 C f. II-II, 180.
7 C£. A r i n t e r o , Cuestiones mìsticas, 3 e d iz ., 6 ., a. 1 , p a g . 635.
8 C osì M eynard, M ercier e Pollien.
9 L e G audier, Schrijvers.
10 Ch. de Smedt,
11 Heerinck.
12 D e Guibert.
NATURA DELLA TEOLOGIA 15
altri, di Ascetica e Mistica ls, o d i Teologìa asettica e mi
stica 14; altri, infine, di Perfezione e Contemplazione 15.
T u tte queste espressioni hanno i loro van taggi e
i loro inconvenienti. C om unque in m ancanza di un ti
tolo definitivam ente consacrato dall’uso, n oi preferia
m o adottare quello di Teologia della perfezione cristiana.
Ci sembra che abbia il m erito di mettere in m aggiore
evidenza tre elem enti fondam entali:
i. C he ci troviam o alla presenza di una vera scien
za teologica, di una parte, cioè, della T e o lo g ia una.
z. C he il suo oggetto e il suo fine è di esporre la dot
trina della perfezione cristiana in tutta la sua am piezza
ed estensione. Sebbene la nostra scienza si occupi an
che dei mezzi P er raggiu n gere la perfezione, è eviden
te che i m ezzi sono specificati dal fine.
3. C he n on si pone nessuna pregiudiziale alle tanto
discusse relazioni tra l ’A scetica e la M istica; alla ne
cessità, per la perfezione cristiana, della contem plazio
ne infusa; all’unità o dualità di vie , ecc.
Q uesti van taggi, a nostro avv iso , giustificano pie
nam ente la term inologia adottata facendola preferire
a tutte le altre.
*3 C risógono de Jesus.
*4 N aval, Tanquerey.
: 5 G arrigou-Lagrange.
Cf. I, 1,3.
16 INTRODUZIONE GENERALE
’-O T, I, 2-8.
20 INTRODUZIONE GENERALE
23 Theo!, spirìt, n. 6.
Perfezione cristiana... c .i, a .i, p.3.
22 INTRODUZIONE GENERALE
Il P . D e Guìbert:
« Si può definire la Teologia Spirituale com e la scienza che
deduce dai principi rivelati in che cosa consiste la perfe
zione della vita spirituale e in che m odo l’uom o viatore
può tendere ad essa e conseguirla » j6.
: 5 L e ire età... v o i i , p. 9.
26 Theologia spiritualis n . 9.
27 Compendio ài teologia ascetica e mistici n. 3 c.
-8 Ivi, n. 10 e 11.
z9 I principi.., c. prel., a. 1.
3° Curso de Teologìa ascètica y misti:a n . ' i .
NATURA CELLA TEOLOGIA 23
essenziale, lim itandosi le divergenze alle sfum ature e
ai dettagli. U nificando quanto esse hanno di m eglio
e aggiu n gen d o la parte che spetta all’elem ento speri
mentale offerto dai m istici ci sem bra che la T eo lo gia
della perfezione possa cosi definirsi:
3. - I m po rtan za e n e c e s s it à d e lla t e o l o g ia
D E L L A P E R F E Z IO N E
4. - M o d o d i s t u d ia r l a
5. - M eto do
6. - F onti
38 Si dovrebbe inserire qui tutto il trattato dei Luoghi teologici, com ple
tato da alcuni altri che sono in più stretta relazione con la nostra Teologia
della perfezione. C i accontenteremo dì brevi accenni.
32 INTRODUZIONE GENERALE
pastori della Chiesa, la vita liturgica, gli scritti dei santi Padri,
il consenso unanime dei teologi, le Congregazioni domane,
operanti sotto il controllo del Som m o Pontefice, e il consenso
unanime del popolo cristiano.
3. L a ragione illum inata dalla fede. - B enché i principi
fondam entali sui quali si basa la T eo lo gia siano stati rivelati
da D io e siano ammessi per fede, la ragione non è estranea
alla scienza sacra, anzi ne form a il sussidio indispensabile,
a cui unicamente spetta dedurre le conclusioni virtualm ente
contenute in quei principi. È necessario, inoltre, conferm are
alla luce della ragione le verità rivelate, m ostrando com e
esse non contengano nulla che si opponga alle sue legittim e
esigenze; occorre determinare, in ogn i problem a teo lo gico ,
lo stato della questione; illustrare con paragoni ed analogie
le verità della fede allo scopo di renderle più intelligibili;
respingere le obiezioni degli increduli e dei razionalisti,
che negano le verità della fede e la realtà soprannaturale
dei fenom eni della vita mistica, ecc. Il teo lo g o non può
prescindere dalla ragione, benché debba ricavare il suo
argom ento fondam entale sempre dalle fon ti autentiche
della rivelazione.
4* S i v e d a n o , p e r e s e m p io , g l i s t u d i d i J . B a r u z i , Saint Jean de la C ro ix
et le problème de l ’experìence mystìque, P a r i s , 18 6 0 ; d e l P . R o u s s e l o t , Les my-
jtiques espagmles, z e d ., P a r is , 1869; e q u e ll o d i H . D e l a c r o i x , Etudes d’hì-
stoire et de psychotogìe du mysticisme. I j ì s grandes mystìques chrètìennes, P a r i s ,
19 0 8 .
43 In Epist. ad Hebr. c . 5 , le c t . 2.
44 B à n e z , /« / 1. 4 ad 2 confìrmatìanem 2 a r g .
36 INTRODUZIONE GENERAI .E
7. - D i v is i o n e
45 C f. D e G u i b e r t , o. c n . 12.
4 6 Cf. S c h r i j v e r s , o .c.t p a g . 10.
47 Cf. T a n q u e r e y , o .c.t n. 48.
DIVISIONE 37
anime perfette con D io . 5. L e grazie strord in arie48.
Il P . Crisogono divide il suo Compendio de Ascetica
y Mistica in quattro parti: 1. Principi della vita sopran
naturale. 2. L ’ Ascetica. 3. L a M istica. 4. P rofilo stori
co 4".
A ltri autori p ro p o n g o n o division i che, più o me
no, si avvicinano a quelle che, a m o ’ d ’esem pio, abbia
m o ricordate 6 °.
N o i dividerem o la nostra Teologia della perfezione
in quattro parti principali:
Prima parte: Fine della vita cristiana.
Seconda parte: Principi fondam entali della T eo lo gia
della perfezione.
Ter^a parte: L o svilu p po ordinario della vita cristia
na.
Quarta parte: I fenom eni m istici straordinari.
4 8 G a r r i g o u - L a g r a n g e , o .c.,
pag. 26-27.
49 C f .
P. C r i s o g o n o , o .c., p r o l .
5° M olte sì possono vedere i n H e e r in c k , In tro du cilo in Theologiam sp i
rituale?» , pag. 135 ss.
PARTE I
IL FINE
CA PITO LO I
i. - L a g l o r ia d i D io , f in e u l t im o
e a sso lu to d e lla v it a c r is t ia n a
* I-JI. i.
42 IL FINE
2 iG io v . 4,16.
3 Scrive S. Tom m aso: « Q uanto di desiderabile si p u ò trovare in ogni
sorta di felicità, preesiste in m odo più elevato nella beatitudine divina.
Q uanto alla felicità contem plativa, D io ha la contem plazione continua e
certissima di se stesso e di tutte le altre cose, e quanto a quella attiva, E g li
ha il go verno di tutto l’universo. D ella felicità terrena che, secondo B o ezio,
consiste in piaceri, ricchezze, dom inio, dignità e fam a, com e diletto E g li ha
il godim ento di se stesso e di tutte le altre cose; com e dom inio, ha l’o n ni
potenza; com e dignità, ha il go verno di tutti g li esseri, e com e fama, l’am m i
razione di tutte le creature» (I, 26,4).
IL FINE DELLA VITA CRISTIANA 43
fic a z io n e d iv in a , c h e è il te r m in e n e l q u a le si r is o lv e o g n i
p r o c e s s o d i s a n t i f i c a z i o n e s u q u e s t a t e r r a 9.
- N ulla, quindi, deve preoccupare ta n to . u n ’anima che
aspira alla santità quanto il costante oblio di sé e la sin
cera ricerca della gloria di D io . « N e l cielo della mia anima,
diceva Sr. Elisabetta della Trinità, la gloria dell’Eterno,
nient’altro che la gloria dell’ E t e r n o » 10.
2 . - L a S A N T IF IC A Z IO N E D E L L ’ A N IM A ,
F IN E P R O S S IM O E R E L A T IV O D E L L A V IT A C R IS T IA N A
9 Cf. P h IL IP O N , O.C,t c. 4.
10 Ritiro d i Laudem gloriae gio rn o 7.
11 Cf. E f. 4, 7-13; R om . 12,3; iC o r. 12,11.
13 Cf. Natura della perfezione cristiana n. 109-17, e Conformità con la VO'
Ionia di D ìo n. 495-99.
LA CONFIGURAZIONE A CRISTO 47
ma, la più profonda e teologica, che getta le sue radici
nelle fon ti stesse della rivelazione. T u tto il m essaggio
di S. P aolo si può ridurre alla necessità, per noi, di
configurarci pienam ente a C risto onde giungere alla
perfezione.
C A P IT O L O II
L A C O N F I G U R A Z I O N E A C R IS T O
A rtico lo I
l i mistero di Cristo
M a r m io n , Cristo vita delVanima; Cristo nei suoi misteri; Cristo ideale fai
monaco', M ersch , L e corps mystiqm du Christ; P r a t , Teologia di S. Paolo;
E . M u r a , I l corpo mistico di Cristo; P l u s , S.J., Cristo in noi; Cristo nei nostri
fratelli; S a u v e ’ , Jésus intime; h e Sacrè-Coeur de fesus; J a e g h e r , S .J ., L a vida
de identificación con fesucristo; A d a m , Gesti, il Cristo; Cristo, nostro fratello;
S c h u t z , Cristo; G o m a ’ , Jesutriìto redentor; S a u r a s , E l cuerpo mistico de C ri
sto.
1. - G esù C r is t o , v ia
la sua vita. Sr. Elisabetta della T rin ità, una delle anime
che più a fon d o com presero tale m istero, rivolgend osi
a Cristo cosi lo pregava: « R ivestim i di te, im m edesim a
la mia anima a tutti i m ovim enti dell’ anima tua, som
m ergim i, invadim i, sostituisciti a m e, affinché la mia
vita non sia che una irradiazione della tua vita. V ieni
in me com e adoratore, com e riparatore e com e salva
tore. O V e rb o eterno, parola del m io D io , v o g lio pas
sare la mia vita ad ascoltarti, v o g lio renderm i docilis
sima ad ogn i tuo insegnam ento, per im parare tu tto da
te; e po i, nelle notti dello spirito, nel v u o to , n ell’im p o
tenza, v o g lio fissarti sempre e starmene sotto il tuo
grande splendore. O m io astro adorato, affascinami
perché io non possa più sottrarm i alla tua irradiazione.
O fu o co consum ante, Spirito d ’am ore, discendi in me,
perch é si faccia nell’ anima mia quasi una incarnazione
del V erbo! Che io gli sia un prolungam ento di umanità,
in cui egli possa rinnovare tu tto il suo m istero. E tu,
o Padre, chinati verso la tua povera, piccola creatura,
coprila della tua om bra, n on vedere in essa che il diletto
nel quale hai posto le tue com piacenze » 2.
Com e errano, quindi, coloro i quali ritengono la « de
vozione a nostro Signore » com e un o dei tanti eserciti di
pietà, al pari dell’esame di coscienza o della lettura spiritua
le. La nostra devozione e incorporazione a Cristo è la pie
tra angolare, l’alfa e l’om ega, la sostanza stessa della nostra
vita soprannaturale. In realtà è questa la vera ascetica e
la vera mistica, della quale le altre non sono che derivazio
ni e conseguenze. L e anime che desiderano santificarsi
veram ente faranno bene a tenersi lontane dalle dispute
e dalle controversie delle diverse scuole di spiritualità, per
dedicarsi a vivere in una form a sempre più piena e profonda
la vita di Cristo. Se esse riusciranno a conseguire questo
ideale, avranno senza dubbio raggiun to le più alte vette
dell’ascetica e della m istica cristiana. A l vertice della per
fezione tutti i santi, senza eccezione alcuna, si ritrovano
2. - G esù C r is t o , v e r it à
a me, diceva S. Teresa del Bam bino G esù, non tro vo più
nulla nei libri, eccetto che nel vangelo. Q uesto mi basta »».
3. - G esù C r is t o , v it a
15 C f. I l i , 46,}.
58 IL FINE
T7 Cf. M a t . 9 ,1 -8 ; M a r c o 2 ,1 - 1 2 ; L u c a , 5 ,1 7 - 2 6 .
60 IL FINE
■9 c f . I l i , 8 ,1 .
62 IL FINE
30 C f. D e ventate q. 29 a. 4.
D ice espressamente S. Tom m aso: « E t ideo eadem est secundum essen-
21
tiam gratia personalis qua anima Christi est iustificata, et gratia eius secun
dum quam est caput Ecclesiae iustificans alios: differt tamen secundum
rationem » (111,8,5).
« C f. I li , 8,4.
LA CONFIGURAZIONE A CRISTO 63
2 . Cristo è il capo di tutti g li uomini, ma in grado diverso. -
E cco com e lo spiega S. Tom m aso *3:
a) L o è perfettamente dei beati, perché stanno uniti a lui
in m odo definitivo, essendo stati confermati in grazia e
nella gloria eterna.
b) L o è perfettamente anche dei cristiani in grafia poiché
a cagione dell’influsso di Cristo posseggono la vita sopran
naturale, i carismi e i doni di D io e rim angono uniti a lui
come membra vive e attuali in virtù della grazia e della carità.
c) L o è in m odo meno perfetto dei cristiani in peccato,
i quali mediante la fede e la speranza inform i, conservano
ancora una certa unione attuale con lui.
d) G li eretici e i pagani, sia che si salvino sia che si danni
no, non sono membra attuali di Cristo, ma solo in potenza.
E con questa differenza: i predestinati sono mem bra in
potenza chiamati a diventarlo in atto; i reprobi sono mem
bra in potenza che non lo diventeranno mai in atto e, se
pur lo diventeranno, sarà solo per breve tempo.
e) I demoni e i dannati in nessun m odo saranno membra
di Cristo perché sono definitivamente separati da lui e non
gli saranno mai più uniti, neppure in potenza. L o stesso
vale per i bambini del Limbo.
23 C f . m , 8 ,3.
C f. Dcnz. 844.
64 IL FINE
A rtic o lo II
I I I , 8 ,5 .
72 IL FINE
C A P IT O L O III
L A V E R G IN E M A R IA E L A N O STRA
S A N T IF IC A Z IO N E
S. T o m m a s o , Collationes de A ve Maria; S. A l f o n s o D e ’ L i g u o r i , L e
glorie di Maria; S . G i o v a n n i E u d e s , L e Coeur admirable; S . L u i g i G r i g n o n
d e M o n t f o r t , Trattato della vera devozione alla SS. Vergine; I l segreto di M a
N OSTRA S A N T IF IC A Z IO N E
2. - U f f ic io d i M a r ia SS. n e l l a n o st r a
SA N T IF IC A Z IO N E
3. - L a vera d e v o z io n e a M a r ia
4 . - P r i n c i p a l i d e v o z io n i m a r ia n e
A p p e n d ic e : La sa n t a s c h ia v it ù m a r ia n a 11
Q u a n to al se c o n d o e le m e n to — v ita di u n io n e in
tim a co n M aria — c o lu i ch e a lei si è d ato co m e schia
v o d e v e fare tutto:
P er m e^ o di M aria: ric o rre n d o sem p re a n o s tr o
S ig n o re p e r m e zz o di lei e p re se n ta n d o si a lu i sem pre
a cco m p a g n a to dalla sua M a d re ch e è an ch e la nostra.
Con M aria: p re n d e n d o la V e r g in e co m e p e r fe tto
m o d e llo di q u a n to si d e v e fare.
In M aria: en tra n d o ed a b ita n d o n e l cu o re d ì
M aria, n elle sue in te n z io n i e n e i su o i s en tim en ti, di
m o d o ch e ella sia co m e la n o s tra a tm o sfera , il n o s tr o
m o n d o , l ’aria in cu i v iv ia m o e re sp iria m o .
P er M aria: n o n ce rca n d o n o i stessi in n u lla, m a fa
c e n d o tu tto a g lo r ia d i M a ria , co m e fin e p ro s s im o ,
e , p e r m e zz o d i lei, ad o n o re e g lo r ia di D i o , co m e fi
ne u ltim o e a sso lu to .
NATU RA E O R G A N IS M O D E L L A V IT A
SO PR AN N ATU RALE
N o zion i preliminari
I. - La V IT A N ATURALE D E L L ’UOM O
m u o v e di u n m o v im e n to im m a n en te e sp on tan eo ;
co m e l ’A n g e lo , seb b e n e in g ra d o in fe rio r e e in u n m o
d o d iv e r so , c o n o s c e in te llettu a lm en te l ’essere so p ra-
sen sib ile in q u a n to vero, e la v o lo n tà si d irig e v e r s o
tale essere d a ll’in te lle tto a p p re so co m e bene. I l m e c
ca n ism o e il fu n z io n a m e n to d i tu tti q u esti elem en ti
v ita li n ella lo r o trip lic e m a n ife sta zio n e vegetativa, sen
sitiva e ragionale co stitu isce la v ita n atu rale d e ll’u o m o .
T a li m a n ife sta zio n i n o n so n o s o v ra p p o s te o d isu n ite
:tra lo r o , m a si co m p e n e tra n o , si c o o rd in a n o e si c o m
p le ta n o a v ic e n d a p e r c o n c o rre re ad u n o stesso fine:
la p e r fe z io n e n atu rale d e ll’in d iv id u o .
2. - L a v it a so p r a n n a t u r a l e
A r t ic o lo I
1. - N o z io n i p r e l im in a r i d i p s ic o l o g ia
3 C f. 1 , 7 6 , 1 .
4 F u d efin ito esp ressam ente d a l C o n c ilio d i V ie n n e ; c f. D e n z . 4 9 1.
96 PRINCIPI FONDAMENTALI
2. - I l p r in c ip io f o r m a l e in s e s t e s so
10 A t t i 17,29.
11 S. T h o m -, Commetti, in Evavg. Jo. 1,13 .
98 PRINCIPI FONDAMENTALI
*7 Metapbys. I le c t. io .
18 2P iet. 1,4.
x9 S. L e o n e M a g n o , Serm. 21 c.3: M L 54,192.
J0 «N ecesse est quod in effectu sit sim ilitudo form ae agenti* » (1,4,?).
100 PRINCIPI F O N D A M E N T A L I
M 1,4,3 ad 3-
21 S . T h o m ., In I Seni, d . 3 q . 2 a. is.
NATURA DELLA VITA SOPRANNATURALE 101
come è in se stesso. O ra, ogn i inclinazione si fonda e si
radica nella natura e ne manifesta la condizione. Quindi
un’inclinazione che tenda a percepire il divino come è in
se stesso non può fondarsi in una natura di ordine inferiore,
ma solo in una natura divina, (« saltem participative »).
E tale partecipazione deve essere fisica e formale, dal momento
che quell’inclinazione sgorga da essa in m odo fisico e for
male.
3. Per definizione, le virtù infuse sono potenze o facoltà
mediante le quali diventiamo capaci di operare sopranna
turalmente. O ra l’operazione segue l ’essere e un’operazio
ne soprannaturale sgorgata vitalmente dall’anima suppone
in essa la presenza di una natura soprannaturale, la quale
non può essere che una partecipazione fisica e formale della
natura di D io.
Si potrebbe obiettare che un peccatore, sprovvisto della
grazia abituale, con la sola grazia attuale è in grado di com
piere un atto soprannaturale. L a difficoltà non invalida il
nostro argom ento, poiché n oi parliamo di un atto che flu i
sce in m odo connaturale all’anima e non di una sollecitazione
violenta all’azione che faccia a meno delle disposizioni pros
sime abituali.
C i rimane da vedere in che m odo la partecipazione del
la natura divina mediante la grazia, benché fisica e formale,
sia analoga e accidentale.
a) Partecipazione analoga. - L a natura divina n on ci vie
ne comunicata univocamente, com e il Padre la trasmette al
Figlio per via di generazione naturale eterna, o com e in
Cristo l ’umanità sussiste nella divinità. L ’uom o mediante
la grazia non diventa D io né per generazione naturale,
né per unione ipostatica o personale, né per una trasmuta
zione panteistica della nostra sostanza in quella divina,
ma per una partecipazione analogica, in virtù della quale ciò
che esiste in D io in un m odo infinito è partecipato all’anima
in un grado limitato o finito. Il ferro divenuto incandescen
te conserva la propria natura e assume solamente la proprietà
del fuoco; lo specchio illuminato dal sole non ne acquista
la natura, ma ne riflette lo splendore. Parimenti, dice
S. Leone, « la dignità originale della nostra razza sta nel fat
to che la form a della divina bontà brilla in noi com e in uno
specchio risplendente » J3.
*4 I-n, n o ,2 ad 2.
*5 D enz. 821.
16 I-II, 113,9 ad 2*
NATURA DELLA VITA SOPRANNATURALE 103
mente naturale. Infatti anche quella naturale è una parte
cipazione form ale della natura di D io , in quanto l’uom o che
intende, ama, ecc. è semplicemente una natura intellettuale
com e D io . Q uindi il divino, formalmente in quanto tale, de
ve essere la nota differenziale tra la partecipazione naturale
e la partecipazione soprannaturale.
3. L a form a soprannaturale, la grazia, perché possa
trascendere l’ordine naturale e costituire il soprannaturale de
ve essere o D io o qualche cosa che attinga D io sotto l’aspet
to specifico di deità; solo a questa condizione può tra
scendere l’ordine naturale. Ora, la grazia non è Dio (è
evidente); quindi deve essere qualche cosa che attinga
D io sotto l’aspetto specifico di deità, una partecipazione
della natura divina in quanto divina.
Questi argom enti ci sembrano del tutto convincenti.
Tuttavia non dobbiam o pensare che mediante la grazia
partecipiamo alla natura divina cosi com e questa viene co
municata dalla prima alla seconda Persona della SS. Trinità,
o com e in Cristo a m otivo dell’unione ipostatica con il
V erbo l ’umanità sussiste nella divinità. N é la com unicazio
ne alla natura divina mediante la grazia ha nulla di pan
teistico, giacché, in definitiva, si tratta di una partecipazione
analogica, accidentale, di pura somiglianza. S. Tom m aso
ha scritto: « G ratia nihil est aliud quam quaedam participata
similitudo divinae naturae » 27. Tenendo presente la natura di
D io , la grazia santificante è una imitazione perfetta che si
realizza in noi per infusione divina. In virtù di questa divina
infusione, anteriore ad ogn i operazione dell’intelletto e della
volontà, viene conferita all’anima, fisicamente e formalmente,
una perfezione reale, soprannaturale, propria di D io , in cui
si ritrova in grado superiore. In tal m odo si produce nell’ani
ma una somiglianza specialissima con D io che trascende in
finitamente quella che già possedeva nell’ordine di natura
come immagine naturale di D io . In virtù di questa intima
som iglianza con la natura divina, in quanto divina, l’uom o
viene ad imparentarsi con D io: ne diventa fig lio per adozione
ed entra a far parte, per cosi dire, della « fam iglia di D io ».
27 II I , 62,1.
104 PRINCIPI FONDAMENTALI
*8 R ic o rd ia m o , tra g li a ltri, P ie tr o L o m b a r d o , E n r ic o d i G a n d , S c o to ,
D u r a n d o , B a c o n e e B iel.
*9 S. T o m m a s o (I-IX, 110 ,3 se^ lontra; 1 1 1 ) , E g id io R o m a n o , A r g e n t i
n a, C a p re o lo , M e d in a , S o t o , S u a re z, V a le n c ia , S alm an ticesi e la m a g g io r
p arte d ei te o lo g i m o d e rn i.
3° I -I I , n o , 4 sed contro.
I-II, i i o ,4 c-
NATURA DELLA VITA SOPRANNATURALE 105
ragione di virtù e neppure è ordinata direttam ente al
l’azione 32. Q uin di, la grazia santificante n on perfe
ziona le potenze d ell’anima, ma l ’essenza.
I-II, 1 1 0 ,3 .
106 PRINCIPI FONDAMENTALI
33 1,27,2; I I I , 23,4.
31 C f. 1,45,6; 111,23,2.
NATURA DELLA VITA SOPRANNATURALE 107
« Videte qualem caritatem dedit nobis Pater, ut fìlii Dei
nom inem ur et sìmus » 35.
35 i G i o v . 3,1.
36 G en. 1 5 .1 ,
108 PRINCIPI FONDAMENTALI
37 I I -II, 24,3 ad 2.
3 8 In Jo. tr. 21 n. 3: M L 3 5,1565.
39 P re fa zio d e ll’ A scen sio n e .
4° R o m . 8,29.
41 E b t . 1.2.
NATURA DELLA VITA SOPRANNATURALE 109
chiamarli fratelli, quando dice: annunzierò il tuo nom e ai
miei fratelli, ti loderò nell’assemblea» 4*. Perciò questi fra
telli di Cristo devono condividere con lui l’amore e l’eredi
tà del Padre celeste. D io ci ha modellati su Cristo: noi sia
mo con lui i figli di uno stesso Padre che sta nei cieli. In de
finitiva, tutto si concluderà con la realizzazione del supre
mo anelito di Cristo: che siamo una sola cosa con lui, come
egli è una sola cosa con il Padre 43 . Queste realtà divine
dovrebbero inebriarci di gratitudine e di amore!
44 D e n z . 79 9 .
45 C f. iC o r . 13,1-3 . V e d i I-II, 114,2.
46 1,8,1-3.
47 iG i o v . 4,16.
NATURA DELLA VITA SOPRANNATURALE 111
A rtic o lo II
L e potente soprannaturali
G io v. 14,23.
112 PRINCIPI FONDAMENTALI
i. - L e v ir t ù in f u s e
1. Esistenza e necessità.
3 I-II, 110,2,
114 PRINCIPI FONDAMENTALI
2. N a tu ra .
4 Cf. 1-11,5 5.
5 1-11,63,4 (sed tontra e ad 3).
NATURA DELLA VITA SOPRANNATURALE 115
impossibile all’animale fare un atto intellettivo o razionale:
sorpassa le forze naturali.
D i qui si vede, una volta di più, la stretta analogia esi
stente tra il nostro organismo psicologico naturale e l’or
ganismo soprannaturale. S. Tom m aso si compiace di ripe
terlo:
« Sicut ab essentia animae effluunt eius potentiae, quae sunt opcrum prin
cipia, ita etiam ab ipsa gratia effluunt virtutes in potentias animae per quas
potentiae m oventur ad actus» 6.
6 1-11,110,4 !•
116 PRINCIPI FONDAMENTALI
7 Cf. 1 -11 ,6 3 , 4 .
8 1 -11 ,6 ^ 4 .
118 PRINCIPI FONDAMENTALI
I-II. 63,3.
1 1 C f. 1-11,64-67.
NATURA DELLA VITA SOPRANNATURALE 121
e sono infuse con essa. - È dottrina com une tra i teo
logi, benché n on sia espressamente definita dalla Chie
sa, com e avrem o m odo di vedere allorché tratterem o
in particolare dell 'esistenza delle virtù teologali e m orali.
2) Si distinguono realmente dalla grazia santifi
cante. - Basta ricordare che la grazia è un abito en-
tìtatìvo che risiede nell’essenza dell’anima; e che le
virtù sono abiti operativi che hanno com e prop rio sog
getto le potenze, distinte realmente dall’anim a *5.
3) Si distinguono specificamente dalle corri
spondenti virtù acquisite. - L o abbiam o già dim o
strato.
4) Sono possedute in modo im perfetto. - È que
sta una proprietà che studierem o am piam ente quando
tratterem o della necessità dei doni dello Spirito Santo,
e che riveste una grande im portanza in ordine alla
necessità della m istica per la perfezione cristiana. A n
che S. T om m aso ne parla espressamente 16.
•)) Aumentano con la grazia. - Risulta dalla Scrit
tura e dalPinsegnam ento della Chiesa. S. P aolo scrive
ai fedeli di E feso (4 , 1 5 ): « C resciam o nella carità» ;
ai Filippesi ( 1 , 9 ): « Questa è la mia preghiera, che la
vostra carità ancora più e più cresca nella conoscenza
perfetta e in o g n i intelligen za»; ai R om ani ( 1 5 , 1 3 ):
« A ffin ch é abbondiate nella speranza per la virtù dello
Spirito Santo», ecc. S. Pietro scrive (2Piet. 3 , 1 8 ):
« Crescete nella grazia e nella conoscenza di nostro
Signore e Salvatore G esù C risto ». Infine, la Chiesa chie
de a D io , nella liturgia, « aum ento di fede, di speranza
e di carità » 17.
*5 Cf. I - I I ,iio ,4 ad 1.
16 C f. 1-11,6 8 , 2 .
*7 « ...d a nobis fìdei, spei et caritatis au gm en tum » (dom. X III post
Pent.).
122 PRINCIPI FONDAMENTALI
*° Cf. 11-11,24,10.
134 PRINCIPI FONDAMENTALI
16 C f. iC o r. 13,8.
*7 C f. 1-11,65,4.
C f. M I ,62,4.
29 Si tratta, evidentem ente, di una priorità di natura, non di tem po, giac
ch é le virtù infuse ven g o n o tutte donate all'anim a co n la grazia.
a 3° « M io r autem horum est caritas » (iC o r.13 ,1 3).
NATURA DELLA VITA SOPRANNATURALE 127
56. 5. S o g g e t t o d e l l e v i r t ù t e o l o
g a l i . - Secondo la dottrina di S. T om m aso, condi
visa da quasi tutti i teologi, la fede risiede nell’intel
letto; la speranza e la carità, nella vo lo n tà 31. T ra i mi
stici, S. G iovan n i della C roce — nonostante che sia
eminentemente tom ista in tutta la sua dottrina 32 —
ha p o sto la virtù della speranza nella mem oria, e ciò,
sembra, p iù per u n m o tiv o pratico, per p o ter parlare
della purificazione di questa potenza, che non per
allontanarsi da S. Tom m aso e dalla dottrina teologica
comune 33.
3 1 C f . 1 1 -1 1 ,4 ,2 ; 1 8 ,1 ; 2 4 ,1 .
32 C f. P . M a r c e l o d e l N i n o J e s u s , C .D ., E l tom ism o de San Juan de
la Cru^ Burgos, 1930.
33 Cf. P . M a r c e l o , o . c c . 1 1 .
34 Sap. 8,7.
128 PRINCIPI FONDAMENTALI
35 2 P iet. 1,5 -7 .
36 C f. R om . 8,5-6; 8,15; iC o r. 2,14; G iac. 1,5, ecc.
37 T ro viam o , tuttavia, delle espressioni di una sufficiente chiarezza nel
M agistero ufficiale della Chiesa. Cosi, per esem pio, Innocenzo III parla
di fede, di carità aliasque virtutes nei bambini (D enz. 410); Clemente V ri
tiene com e più probabile l ’opinione di coloro che dicono che con il batte
sim o ven gon o infuse nei bam bini la grazia e le virtù (Denz. 483); ed il Cate
chismo Romano di S. Pio V insegna ch e co l battesimo s’infonde la grazia e
« il nobilissim o corteo di tutte le virtù »: « H u ic (gratiae san tifican ti) au
tem additur nobìlissim us omnium virtutum com itatus, quae in animam cum
gratia divinitus infunduntur » (p. 2. de sacr. bapt., c.2, § 39).
38 1-11,63,3.
NATURA DELLA VITA SOPRANNATURALE 129
questo si differenziano dalle teologali 39 — ma il bene
onesto; ordinano rettamente gli atti umani al fine ulti
m o soprannaturale, e in questo si distinguono dalle co r
rispondenti virtù acquisite 10.
I mes^i che d evono essere regolati dalle virtù m ora
li infuse si riferiscon o in certo m od o a tutti gli atti
d ell’u om o, n on esclusi (alm eno per parte della pruden
za) quelli delle virtù teologali, nonostante che queste
superino di m olto in perfezione le virtù m orali 41.
Q uantunque, considerate in se stesse, le virtù teologali
n on p osson o essere eccessive — e in questo senso n on
risiedono nel mesgp com e le m orali 42 — posson o di
ventarlo per il m od o con cui ve n g o n o esercitate. Q u e
sto m od o costituisce l ’ o g ge tto delle virtù m orali, le
quali dovranno essere necessariamente m olto num ero
se, perché m olteplici sono anche i m ovim enti delle
potenze umane che occorre regolare in ordine al fine
soprannaturale.
3 9 1 -11 , 6 2 , 2 .
4° 1 -11 , 6 3 , 4 .
41 1-11,58,3; 66,6, ecc.
I-II, 64,4; I I - I I ,i 7 ,J ad 2.
43 1 1 -1 1 , 1 0 9 , 2 .
44 L a divisione delle v irtù m orali infuse fatta da S. Tom m aso nella
Somma Teologica conserva un sorprendente parallelismo con la divisione
130 PRINCIPI FONDAMENTALI
Le virtù cardinali.
1 - 1 1 ,6 1 ,4 .
47 Insegnarono cosi Seneca, Cicerone e lo stesso S. A gostin o.
13 2 P R IN C IP I F O N D A M E N T A L I
4* C f. 11-11,48.
49 I v i .
NATURA DELLA VITA SOPRANNATURALE 133
(virtutes purgatoriae), le cardinali infuse in un cristiano
im perfetto. L e terze (virtutes iam purgati animi), le eroi
che dei santi. L e ultim e (vitutes exemplares), quelle di cui
sopra in quanto esistono esem plarm ente in D io 60.
5° Cf. 1-11,61,5.
3» Cf. 1-11,61,2.
134 PRINCIPI FONDAMENTALI
V iz i o ppo st i
| I Precipitazione (a.3).
J j
1. Manifestamen- Imprudenza (a.1-2) Inconsiderazione (a.4).
te contrari (53) | ( Incostanza (a.5).
I Negligenza (54).
Prudenza della carne (a.1-2).
2. Falsamente , Do/o ( n
simili alla A
A stuzia (a.3)N . 1
prudenza (55) | Frode (a.5).
Eccessiva sollecitudine (a.6-7).
63. L A G IU S T IZ I A E L E V I R T Ù ’ D E R I V A T E
V iz i o p p o s ti a l l a g iu s tiz ia
l Incarcerazione (a.2).
b) Contro le cose: Furto e rapina (66).
giudizio
Irrisione (75).
Maledizione (76).
3. Nelle commuta- I Frode commerciale (77).
Zioni volontarie \ Usura (78).
NATURA DELLA VITA SOPRANNATURALE 137
Superstizione (92).
Culto indebito (93).
Idolatria (94).
Divinazione (95).
a) Contro la religione Vana osservanza (96).
Tentazione di Dio (97).
Spergiuro (98).
Sacrilegio (99).
Simonia (100).
Empietà (iox, prol.).
b) Contro lapietà
Amore eccessivo (a.4).
c) Contro l ’obbedienza: Disobbedienza (105).
d) Contro la gratitudine: Ingratitudine (107).
e) Contro il giù- I Crudeltà.
sto castigo J Eccessiva indulgenza (108,2 a
Bugia ( n o ) .
,,
I Simulazione e ipocrisia ( i n ) .
Iattanza (112).
64. L A F O R T E Z Z A E L E V IR T Ù D E R IV A T E
V iz i o p p o s ti
1 Impassibilità (126).
Audacia (temerità
Presunzione (130).
b) A lla magnanimità Ambizione (131).
Vanagloria (132).
Pusillanimità (133).
e) A lla m agnificenza ( T ,T T * j
° | Sperpero (a.2).
a n„
a ) A lla pazienza
/t Insensibilità
T ^
2.
r I impazienza.
e) A lla perseveranza (138,1).
r \ Pertinacia (a.2).
65. L A T E M P E R A N Z A E L E V I R T Ù ’ D E R IV A T E
A . - Parti integranti:
a) Vergogna (o timore dell’obbrobrio) (144).
b) Onestà (o amore del decoro) (145).
B. - Parti soggettive (o specie):
2 È sorprendente che S. Tom m aso non parli di questi vizi nella Som
ma Teologica.
NATURA DELLA VITA SOPRANNATURALE 139
C. - Parti potenziali:
a) Continenza, contro i piaceri del tatto (155).
V) Mansuetudine, contro l’ira (157).
c) Clemenza, contro il rigore del castigo (157).
N ella stima di sé: Umiltà (161).
N e l desiderio della scienza: Studiosità
(166).
N e i , m ovim enti del corpo: Modestia
d) Modestia (160) corporale (168,1).
N ei giochi e nelle ricreazioni: Eutrapelia
(168,2).
N elle vesti e negli ornamenti: Mode
stia nell’ornamento (169).
V iz i o p p o s ti
„ , . , ( Insensibilità (142,1).
Contro la temperanza m generale { Intemperan^ £ 4 ^ . 4 ) .
Contro l’astinenza Gola (148).
Contro la sobrietà Ubriachezza (15°)-
Contro la castità Lussuria (153-4).
Contro la continenza Incontinenza (156).
Contro la mansuetudine Ira (158).
Contro la clemenza Crudeltà (159).
Contro l’umiltà Superbia (162).
Contro la studiosità Curiosità e negligenza (167).
Contro la modestia corporaleAffettazione e rusticità
Contro l ’eutrapelia Sciocca allegria ed eccessiva
austerità (168,3-4).
Contro la modestia nell’ornamento Lusso eccessivo e disor
dine (169).
II. - I D O N I D E L L O SP IR IT O S A N T O
*4
Si veda, per esempio, Ferrerò, O.P.,.in «Revista Espan. de Teolo
gia», 1945, p. 43-44; e Aldama, S.J., in « Estudios Eclesiàsticos », gen-
naio-giugno 1946, pp. 241-44.
*5 Cf. D enz. 799.
16 Ci sembra un po’ esagerata l’affermazione di Suàrez: « Non est veri-
simile, ibi loqui Concilium de specialibus donis Spiritus Sancti » (cf. D e gra
fia I.16 c.io n.4 in fine).
NATURA DELLA VITA SOPRANNATURALE 14 9
« D a tuis fidelibus
in te confidentibus
sacram septenarium ».
36 1 -1 1 ,6 8 ,3 .
27 D e Sacramentis I I p .13 c.2: M L 176,526.
18 C f. V a s q u e z , In I I I d.44 c.2 11.7.
C f. Commentarium t.4 de spe... d .15 n.46.
3° C f. Uoeuvre du S . E s p . ou la sanctification desàmes, dell’ A b a t e d e B e l -
ì e v u e , professore n el sem inario d i V an n es.
NATURA DELLA VJTA SOPRANNATURALE 155
31 C f. B i l l o t , D e virtutibus infusis q .6 8 .
32 1-11,68,3 S ed contra. Q u e s to c a ra tte r e a b itu a le sì v e d e m e g lio in I s a ia :
« E t requiescet... » .
156 PRINCIPI FONDAMENTALI
1 5 C f. S. G r e g o r i o , Murales I c . 2 7 , a l . 1 2 , in v e t . 2 8 0 : M L 7 5 , 5 4 4 f .
160 PRINCIPI FONDAMENTALI
4° I-II, 68,1.
NATURA DELLA VITA SOPRANNATURALE 161
dell’o g g e tto m ateriale e del genere che non sono spe
cificativi — troviam o q u e s te d iffe re n z e :
1. La causa motrice. - L a causa efficiente, in quanto
sono abiti, è la medesima: D io , autore dell’ordine sopranna
turale. M a la causa motrice è diversa. N elle virtù è la ragione
umana (illuminata dalla fede, quando si tratta delle virtù
infuse, e in ogn i caso sotto la previa m ozione divina che
nell’ordine soprannaturale prende il nom e di grafia attuale);
nei doni, invece, la causa motrice è costituita dallo Spirito
Santo, che m uove l’abito dei doni com e suoi strumenti di
retti. In conseguenza, dell’abito delle virtù infuse possiamo
servirci quando vogliam o — presupposta la grazia attuale
che non viene negata mai a nessuno — mentre i doni ope
rano soltanto quando lo Spirito Santo vuole m uoverli
2. L ’oggetto formale 4*. - L ’o ggetto form ale è ciò che
propriamente specifica un atto o un abito. U n atto o un abi
to possono avere diverse da altri atti o abiti le due cause
estrinseche (efficiente e finale) e la causa materiale (che è un
elemento generico, non specifico) e tuttavia non distinguersi
specificamente; ma se hanno diverso Voggetto formale, la
differenza specifica è indiscussa benché convengano in tutto
il resto. È quanto si verifica nelle virtù infuse e nei doni
dello Spirito Santo. L e unè e gli altri hanno la stessa causa
efficiente (D io autore dell’ordine soprannaturale), la stessa
causa finale (la santificazione dell’anima, e, obiettivo supre
mo, la gloria di D io) e la stessa causa materiale, giacché i
79. a ) / / p e n s i e r o d i S . T o m m a s o . -
Il pensiero di S. Tom m aso sulla questione è di una tale
chiarezza che n on si com prende com e lo si sia potu to
sfigurare “ . N o n è necessario ricorrere a testi oscuri e
difficili, per m etterlo in luce; basta citare sem plicem en
te le sue parole, senza com m enti e senza arbitrarie re
strizioni. In una form a precisa, che n on dà lu o g o al
minimo d ubbio, S. T om m aso ha costantem ente af
ferm ato che una delle note più caratteristiche della di
stinzione specifica tra i doni dello Spirito Santo e le v ir
tù infuse è il loro diverso modo di operare. C itiam o dal
63 1-11,68,2 ad i.
*4 11-11,139,1.
6 5 1-11,69,3.
66 L a cosa è tanto evidente che lo stesso P. G uibert ha d ovuto ri
conoscerlo: « L ’article fondam ental de la I-II, q. 68 a. 1, indique expressé-
m ent le principe qui établit la continuité entre les deux séries de formules:
agir sous la motion directe du Saint-Esprit est pour l ’hom m e une maniere d'agir
plus parfaite que d ’agir sous la m otion de la raison (meme éclairée par la
fo i), et voilà p ourq uoi les dones correspondent à une manière d ’agir plus par
faite, plus haute, que les vertus m orales, m eme infuses » (cf. « R evue d’A -
scétique e t de M ystique », ottobre 1922, p. 406).
Il P. G u ibert am m ette pure (p. 405) che nel com m ento alle Sentente
(III d.34, q .i a.2, e d.35 q .z a.4) si ritro va già il m od o d i parlare adopera
to p o i nella Somma, e che pone l’accento n on solamente sull’effetto, ma an
che sulla causa.
I l P. J. A . de A ldam a, S.J., afferma senza esitare la perfetta concordan-
NATURA DELLA VITA SOPRANNATURALE 171
Se qualche dubbio ancora rimanesse sul pensiero di
S. Tom m aso, ecco un testo contemporaneo e forse posterio
re alla Prima secundae della Somma 67. N ella questione De
cantate, scritta mentre insegnava a Parigi, tra il 1270 e il
1272 68, poco prima, cioè, della m orte 69, leggiam o:
« ...dona perficiunt virtutes elevando eas supra m odum hum anum » 7°.
za tra le Sentente e la Somma Teologica nel suo interessante articolo Los dones
del Espiritu Santo: problemas y controversias en la actual Teologia de los dones,
in « R evista Espan. de T eo lo gia » , gennaio-m arzo, 1949.
67 Secondo l ’eminente critico P. M andonnet, S. Tom m aso scrisse la
Prima secundae negli anni 12 6 9 -7 0 . Cf. P . B a c i c , O .P ., introducilo compendio
sa in opera S. Tbomae Aquinatis, p. 5 1 . L a stessa cosa afferma il P. W a l z ,
San Tommaso d’Aquino y appendice « C ro n o lo g ia della v ita e degli scritti» .
68 C f. P. B a c i c , o .c ., p. 36. — I l P. W alz colloca la redazione della
questione D e cantate tra il 1266-69. In o gn i caso sarebbe contem poranea
alla Prima secundae. Il santo insegnò a Parigi dall’in izio del 1269 alla metà
del 1272.
69 S. Tom m aso m ori il 7 m arzo 1274.
7° S. T h om ., D e cantate, a.2. ad. 17.
71 Ultimamente si è ornato ad insistere sull’idea di un m utam ento so
stanziale nel pensiero di S . Tom m aso dalle Sentente alla Somma Teologica
(cf. A . S a n C r i s t ó b a l -S e b a s t i a n , L a s dos exposiciones de santo Tomàs sabre
los dones, in « R evista Espan. de T eo lo gia » , luglio-settem bre e ottobre-di
cembre 1952). Riteniam o sinceramente che g li argom enti addotti n o n
m utano lo stato della questione cosi com e l’abbiam o esposta nelle pagine
precedenti. Concediam o di buo n grado che nella Somma Teologica non appare
con tanta insistenza com e nelle Sentente la distinzione tra v irtù e doni quanto
al modo dell’operazione, però n o n scom pare del tutto, e questo basta perché
non si possa parlare di mutamenti sostanziali nella concezione o nello sche
ma dei doni. S . Tom m aso nella virilità m igliora e perfeziona la dottrina
che insegnò nella sua gioventù, insistendo sulla regola e sul motore dei doni
più che sulla lo ro modalità, la quale n o n è che un effetto e una conseguenza
necessaria d i quei principi più alti. L e due esposizioni si com pletano a v i
cenda e rivelano uno sviluppo dottrinale perfettamente om ogeneo, che si
perfeziona e acquista caratteri più saldi e v ig o ro si nella m agnifica sintesi
della Somma Teologica (cf. l’ articolo citato del P . A ldam a, in « R e v . Espan.
de T e o lo g ia » , gennaio-m arzo, 1949 pp. 18-19).
172 PRINCIPI FONDAMENTALI
b ) L a q u e s t i o n e i n se s t e s s a . - A n ch e
prescindendo dall’argom ento di autorità — decisivo
anche in T e o lo g ia m istica quando si tratta di S. T o m
m aso 73 — ed esam inando le cose nella lo ro o g ge tti
vità, ci sembra che sia assolutam ente da scartarsi u n ’at
tuazione dei doni al modo umano.
s3 1 -11, 6 8 , 8 .
180 PRINCIPI FONDAMENTALI
»« 1-11,6 8 ,2 .
184 PRINCIPI FONDAMENTALI
E t pie cum dicitur quod dona et virtutes versantur circa eamdem ma-
teriam ,-concedimus, quia to tu m h o c materialiter se habet. E t rursus cum di
citur quod ad* h oc ut m oveatur altius et perfectius n o n requiritur n o va v ir
tus, sed eadem intensiori et perfectiori m od o operans, respondetur quod u t
m oveatur altius et perfectius intra eamdem lineam et ordìnem operandi iuxta
qu od assequi potest discursus et ratio humana in matériis supernaturalibus,
concedo quod n on requiritur n o va virtus, sed eadem perfectior v e l inten-
sior; et in hoc tenet exemplum de virtute heroica, et virtutibus purgatoriis,
e t purgati animi, de quibus supra egim us, quia non procedunt extra 89 eam
dem mensuram rationis humanae perfectius v el im perfectius dirigentem
et discurrentem. C eterum ut altius moveatur quis extra lineam modi operandi
humani, et ad operandum in his in quibus ratio deficit et m odus eius, etiam
iequ iri virtutem altiorem om ni virtute hum ana, et haec specialiter vocatur
donumy quia n on solum datur u t qu id gratuitum ad. elevandum potentiam
ad ordinem supernaturalem, sed etiam in his in quibus deficit potentia et
ratio humana etiam elevata (quia iuxta capacitatem et m odum humanum
amplius non potest) supplet illa altior virtus quae vocatur donum seu spiri
tus in illa materia in qua virtus humana amplius non potest 9°.
9* 1-11,68,2.
188 PRINCIPI FONDAMENTALI
93 Ivi.
94 E cco alcuni casi: a) I bam bini battezzati che m uoiono prima dell’uso
della ragione, si salvano senza g li atti delle virtù dei doni, non senza i loro
abiti. b) C oloro che si convertono in punto di m orte, c) C oloro che vivo n o
una vita tiepida (senza una manifesta attuazione dei doni) e m uiono in gra
zia. L e virtù possono produrre senza i doni atti imperfetti. Se n on si presen
tano delle occasioni difficili che richiedono l ’aiuto dei doni, questi atti sono
sufficienti per salvarsi, ma sempre quasi per ignemy com e dice S. Paolo (iC or.
3»i5)-
NATURA DELLA VITA SOPRANNATURALE 189
o si co m m e tte u n p e cca to m o rta le, a p o stata n d o . Il
m o tiv o di tale n ecessità risied e neH’in su fficien za della
ra gio n e, p e r d irig e rc i senza in cia m p i v e r s o il fine s o
p rann atu rale. In o ltre , n o n d o b b ia m o d im en tica re ch e
la n atura um an a, d o p o il p e cca to o rig in a le , è ferita.
Le v ir tù n o n ris ie d o n o in u n a n atura sana, m a in u n a
natura incline al p e cca to , e q u a n tu n q u e sian o d o tate di
un sufficiente v ig o r e p er v in c e re le te n ta zio n i co n trarie,
n on p o ss o n o de facto, sen za l ’a iu to dei d o n i, superare
le d iffico ltà ch e p o ss o n o s o p r a g g iu n g e re im p r o v v is a
mente. In qu este situ azio n i im p re v iste, n elle q u a li la
caduta o la resisten za è q u e stio n e d i u n istan te, l ’u o m o
non p u ò serv irsi del d is c o rs o le n to e la b o r io s o della
ragion e, m a è n ecessario ch e re a g isca rap id am en te,
com e p e r istinto sop ran n atu rale, cio è, s o tto l ’in flu sso
e la m o z io n e dei d o n i d ello S p irito San to . Sen za q u e
sta m o z io n e , la cad u ta è q u asi sicura, data la v iz io s a
in clin a zio n e d ella n atu ra u m an a ferita dalla c o lp a o ri
ginale.
Q u e ste situ azio n i im b a ra zza n ti e d ifficili n o n so n o
frequen ti, è v e r o , n ella v ita d e ll’u o m o . D a c iò n o n si
deve co n clu d e re ch e i d o n i d e llo S p irito San to n o n
siano n ecessari p e r la salv ezza ; t u t t ’ al p iù si p u ò dire
che n o n so n o rich iesti in tu tti e s in g o li g li atti salu tari.
95 1-1 1 ,6 8 ,2 a d 2.
190 PRINCIPI FONDAMENTALI
9 6 T r a gli altri, sostengono la. necessità dei doni per o gn i atto salutare:
L e h m k ììh l , Theol. Mor., t.1,689 (ed.1885); Card. M a n n in g , D ella mis
sione dello Spirito Santo (ed.1878), c.7; G a u m e , Catech. Perseverantiae;
e M ons. Pierrot, in « L ’A m i du C lergé» (1892, 1898 e 1900), che fu confu
tato dal P. F roget, O .P ., in « R evue Th om iste» , 1902.
97 C f. su tale questione P. G a r d e i l : D T C , art. D o m , C0I.T779.
NATURA DELLA VITA SOPRANNATURALE 191
8. R e la z io n e d e i d o n i fr a d i loro.
1 0 . R e la z io n e d e i d o n i c o n i f r u t t i d e llo S p ir ito S u n
to e co n le b e a t it u d i n i e v a n g e lic h e .
S. T o m m a so si o c c u p a a lu n g o delle b e atitu d in i
e v a n g e lich e e dei fru tti d e llo S p irito S a n to n elle due
q u e stio n i che se g u o n o q u ella dei d o n i lo2. N o i ci
lim iterem o ad alcu n e in d ica z io n i so m m a rie, app en a
sufficien ti p er il n o stro stu d io .
101 1-11,68,8.
101 C f . 1 -11,6 9 e 70,
NATURA DELLA VITA SOPRANNATURALE 195
2. L e beatitudini evangeliche
89. A n cora p iù perfette dei frutti sono le beati
tudini evangeliche. Esse rappresentano il punto cui- ■
minante e il coronam ento definitivo, sulla terra, di
tutta la vita cristiana.
C om e i frutti, le beatitudini non sono abiti, ma
atti 110 . C om e i frutti, proced on o dalle virtù e dai
doni n l. P erò sono atti tanto perfetti, che van no at
tribuiti più ai doni che alle v irtù lla. A m o tiv o delle ‘
ricom pense ineffabili che le accom pagnano costituì- ;
scono già in questa v ita com e u n anticipo della felicità
eterna 118.
N e l discorso della m ontagna, N o stro Signore le
riduce ad otto: p o vertà di spirito, m ansuetudine, la
crim e, fam e e sete di giustizia, m isericordia, purezza
di cuore, pace e persecuzione a causa della giustizia 1U. :
*■5 c f . 1-11,69,3 e 4.
116 Cf. 1-11,68-69; 11-11,8,9,19,45,52,121,139,141 ad 3.
I J7 n-11,69,3 ad 5.
198 PRINCIPI FONDAMENTALI
A rtic o lo III
L e grafie attuali
94. 3. Divisione. - I te o lo g i h an n o in tr o d o t
to p e r le grazie attuali va rie d iv isio n i.
1) Grazia operante e grazia cooperante. La prima è la gra
zia nella quale il m ovim ento si attribuisce a D io solo: la
nostra anima è mossa, ma non muove. La grazia cooperante si
ha quando la nostra anima è mossa e muove a sua volta. Cosi
parlano S. Tom m aso e S. A gostin o t
^ j
1 A b b ia m o , però, rip etu to p iù v o lte — segu en do S. T o m m a so — che '
ciò sarebbe innaturale e v io len to . Parliamo ora della potenza assoluta di D io , ì
n o n di qu ello che di fatto ha realizzato nelle nostre anime.
2 A n ch e se non ogni grazia attuale produce infallibilmente un atto di
virtù. Potrebbe trattarsi dì una grazia sufficiente alla quale l’uom o resiste. f
3 I-II, i i i ,2: « In ilio ergo effectu in quo mens nostra est mota et non
movens, solus autem D eus m ovcns, operatio D eo attribuitur: et secundum
hoc dicitur gratia operans. In ilio autem effectu in quo mens nostra et mo- t
vet et movetur, operatio non solum attribuitur D eo , sed etiam animae: et
secundum h oc dicitur gratia cooperans ».
Sant’A gostin o cosi esprime lo stesso pensiero: « Cooperando (Deus)
in nobis perficit quod operando incipit; quoniam ipse, ut velimus, operatur
incipiens, qui volentìbus cooperatur perfìciens... U t ergo velim us, sine nobis
operatur, cum autem volum us, et sic volum us ut faciamus, nobiscum coopera
tur» (cf. D e gratia et Ubero arbitrio c . i j : M L 44,901).
Questa divisione, fondam entale, ha una grande im portanza in ascetica
C mistica. La grazia cooperante è propria delle virtù infuse; l’anima ha coscien-
NATURA DELLA VITA SOPRANNATURALE 203
A rtic o lo I V
8 C f. iC o r. 3,16-17; e 6,19.
9 Cf. iG io v . 3,9.
10 Cf. iG io v . 3,i.
11 C f. I , i o 4.
210 PRINCIPI FONDAMENTALI
13 iG io v . 4,9.
G io v. io ,io .
G al. 2,20.
I; G io v. 17,20-23.
16 G io v. 14,10.
iG io v . 4,16.
NATURA DELLA VITA SOPRANNATURALE 211
.e i doni dello Spirito Santo concorrono alla produzione dell’atto dei doni
come due cause principali, totali, per sé subordinate (cf. R a m i r e z , D e bominir
beatitudine t.3, n.287).
1!) Cf. S. G i o v a n n i d e l l a C r o c e , Fiam m a , strofa r v. 3.
20 S. T e r e s a , Vita 10,x.
214 PRINCIPI FONDAMENTALI
E u n p o ’ p iù o ltre a g g iu n g e :
31 S. T e r e s a , Cammino di perfezione 1 9 ,1 5 ; c f . S. G i o v a n n i d e l l a C r o
ce, Fiamma , s t r o fa 2 v .2 7 .
32 p.S. L o z a n o , O .P ., Vida santa y ciencia sagrada, z ed., Salamanca,
19 0 4 , c .6 , p. 68.
21S PRINCIPI FONDAMENTALI
33 ° - c; pag- 72; c f- r. 4 3 .5 e 6.
SVILU PPO d e l l'o r g a n i s m o s o p r a n n a tu r a le 219
C A P IT O L O II
LO S V IL U P P O D E L L ’O R G A N IS M O
SO PRAN N ATURALE
S tu d ie re m o in u n a ltro p a r a g r a fo 1 i tne^xj p e r p r o
g re d ire n ella v ita cristian a. Q u i ric o rd ia m o s o lta n to
a lcu n e le g g i fo n d a m e n ta li se co n d o c u i si e v o lv e in n o i
l ’ o rg a n ism o so pran n atu rale.
P u ò crescere e sv ilu p p a rsi in n o i la v it a d e lla g ra
zia ? Q u a le la causa efficien te ? Q u a li le le g g i che p re sie
d o n o a tale s v ilu p p o ? In ch e m o d o si rea lizza ?
10 0 . O g n i essere v iv e n te ch e a n c o r a n o n lo p o s s e g g a
p u ò , in circo sta n ze n o rm a li, crescere fin o a ra g g iu n g e re
1 C f. il 1.2 d ella p. 3.
2 C f. iG io v . 3,9.
220 PRINCIPI FONDAMENTALI
P e r co n se g u e n za , l ’a zio n e d i D io è il p rin c ip io e f
fic ie n te d e llo s v ilu p p o d ella v ita so p ran n atu rale. L ’a
n im a in g ra z ia p u ò meritare tale a u m e n to in d eterm in a
t e co n d iz io n i, co m e v e d r e m o , m a s o lo D io p u ò re a liz
z a r lo 4.
È ch ia ro ch e l ’a zio n e d iv in a , causa d iretta e im m e
diata d e ll’a u m e n to d e g li a b iti in fu si, n o n è arb itra ria 6.
E s s a si u n ifo rm a alle le g g i e alle c o n d izio n i stabilite
d a lla lib era v o lo n tà d ivin a.
6 C f. D enz. 695, 698, 849 per i sacramenti; 803, 834, 842 e 1044 per le
buone opere, e 11-11,83,15-16 per l’orazione.
7 Purché, naturalmente, n o n frapponga ostacoli alla grazia (cf. D en z.
849-50); cioè, purché abbia le disposizioni indispensabili per una fruttuosa
recezione del sacramento. N ei sacramenti dei v iv i si richiede com e m inim o
lo stato di grazia; e in quello dei m orti, l’attrizione soprannaturale.
8 D enz. 851.
9 D enz. 849 e 850.
222 PRINCIPI FONDAMENTALI
que sacramenti dei vìvi (la suppongono già con la vita so
prannaturale).
3. Tuttavia, a volte i sacramenti dei m orti causano
per accidens la seconda infusione (aumento della grazia),
e i sacramenti dei v iv i causano per accidens la prima infusione
(produzione della grazia dove ancora non esiste). Ciò si ve
rifica in coloro che ricevono il battesimo o si confessano
quando sono già giustificati dalla carità o dalla perfetta con
trizione, e in coloro che, avendo almeno l’attrizione sopran
naturale, ricevono un sacramento dei viv i senza sapere
di trovarsi in peccato mortale I0.
4. I sacramenti, a parità di condizioni, producono una
m aggiore o minore infusione di grazia, secondo la loro
m aggiore o minore dignità “ . La ragione è ovvia: ad una
causa più nonile corrisponde un effetto più nobile. D icia
m o, tuttavia, a parità di condizioni, perché un sacramento in
feriore per dignità, se ricevuto con straordinario fervore,
può produrre una grazia più abbondante di un sacramento
di m aggior dignità, ma ricevuto con poca devozione.
5. U no stesso sacramento produce la stessa misura di
grazia in tutti coloro che lo ricevono con identiche dispo
sizioni. Se le disposizioni di colui che lo riceve sono più
p erfette, m aggiore è l’effetto d i grazia.
3 0 1 . b) I l m e r it o s o p r a n n a t u r a le . - L a q u e stio
ne è m o lto im p o rta n te p er la v ita sp iritu a le. S. T o m
m aso l ’esam in a a lu n g o in d iv ersi p u n ti d elle sue o p ere.
N e lla So?nma Teologica le d ed ica u n ’in tera q u e stio
ne, su d d iv isa in dieci a r t ic o l i14. S o tto fo rm a di b re v i
co n c lu s io n i ne rip o rtia m o i p u n ti fo n d a m e n ta li.
i. D ic e s i merito il v a lo re di u n ’ o p era ch e la ren d e
d e g n a d i ricom p en sa: « a ctio q u a efR citur u t ei q u i a git,
sit iu stu m a liq u id dari », d ice S. T o m m a s o 15.
z. E s is to n o due specie d i m erito: q u e llo de condigno,
ch e si fo n d a su ra g io n i d i g iu stiz ia , e q u e llo de congruo,
ch e n on si fo n d a su ra g io n i di g iu stiz ia e n em m e n o di
m era gratu ità , m a su un a certa co n v e n ie n z a da parte
16 1-11,114.
*7 1 -1 1,114 ,1.
18 C f. Z u b i z a r r e t a , Theol. Dog. S M . , v o i. 3, n . 304.
1-11,109,5.
20 1 - 11 , 1 1 4 ,2 .
21 I-II,ii4,3.
SVILU PPO DELL'ORGANISMO SOPRANNATURALE 225
aut ipsum iustificatum bonis opefibus, quae ab eo per D ei
gratiam et Jesu Christi meritum (cuius vivum m em bium
est) fiunt, non vere mereri augmentum gratiae, vitam ae-
ternam et ipsius vitae aeternae (si tamen in gratia decesserit)
consecutionem, atque etiam gloriae augmentum: A .S . » l2.
8. N o n im p o rta p e r il m e rito — a lm en o p er sé — ■
la n atura d e ll’ o p era, m a il motivo e il modo c o n cu i la
si esegu e:
« O pus m eritorium a non m eritorio non distat in quid
agere, sed in qualiter agere»
22 D en z. 8 42 . — C f. C o l. 3 ,2 3 -2 4 e iC o r. 3 ,8 . — Cosi pure 1 - 1 1 ,1 1 4 ,8 .
*3 1 1 -1 1 ,2 ,9 .
24 S . T h o m . , D e veritatei q .2 4 , a . i , a d 2.
226 PRINCIPI FONDAMENTALI
S. T o m m a s o a g g iu n g e a n co ra q u e s t’a ltra ra g io n e .
L e o p e re c o m p iu te s o tto l ’im p u ls o d ella ca rità so n o p iù
v o lo n ta r ie , p e r c h é p r o c e d o n o d a ll’am ore; q u in d i so n o
p iù m erito rie.
« Similiter etiam manifestum est quod id quod ex amore
facinrus maxime voluntarie facimus. Unde etiam secundum
quod ad rationem meriti requiritur quod sit voluntarium,
principaliter m eritum cantati attribuitur » *6.
35 1-11,114,4.
26 Ivi.
*7 11-11,24,6.
SVILU PPO DELL’ORGANISMO SOPRANNATURALE 227
33 1-11, 1 1 4 ,6 .
34 Cf. D en z. 1021, 1023, 1024, 1026, 1671, ecc.
35 C f. 1-11,114,9. — Su questo articolo G io van n i di S. Tom m aso a v v e r
te, n .i: « Principium m eriti n on potest cadere sub meritum: sed auxilium
et motio* divina, qua aliquis m ovetur a D e o , ut n on succum bat tentationibus,
nec gratiam interrumpat per peccatum, tenet se ex parte principii m eriti quia
auxilium et m otio est principium operandi, et in b o c solum consistit quod
m oveat ad opus; igitur n on potest cadete sub m eritum ». Cosi pure n.4:
« Conservaito est co n tin u a lo prim ae productionis..., unde qui m ereretur
auxilia continuativa gratiae, seu perseverantiam, consequenter mereretur
ipsam continuationem principi! meriti, q u o d est gratia secundum quod se
tenet ex parte D e i m oventis ad conservandum ... Q u o d probat non posse sub
meritum cadere motionem divinatn, non quam cum que, sed quatenus est cotiser-
SVILU PPO DELL'ORGANISMO SOPRANNATURALE 229
«6 Cf. 11-11,83,15-16.
SVILU PPO DELL’ORGANISMO SOPRANNATURALE 233
e v i sarà aperto. P oiché chiunque chiede, riceve; chi cerca»
trova; e a chi bussa, verrà aperto » 47.
« T u tto quello che domanderete con fede per m ezzo
della preghiera, vo i l’otterrete » 48.
« E qualunque cosa chiederete in nom e m io, la farò,
affinché il Padre sia glorificato nel F iglio. Se m i domande
rete qualche cosa in nom e m io, v e la concederò » 49.
« Se rimanete in me e rim angono in v o i le mie parole,
domanderete quel che vorrete e v i sarà fatto » 5 ° .
« ...affinché qualunque cosa v o i chiederete al Padre
in nom e mio, egli ve la conceda » s1.
« In verità, in Vtrità vi dico: qualunque cosa domandere
te al Padre, egli ve la concederà in nom e mio. F ino ad ora
non avete chiesto nulla in nom e mio: chiedete ed otterrete
affinché la vostra gioia sia piena» J2.
« E n oi abbiamo in D io questa fiducia, di essere esau
diti, qualunque cosa gli chiederem o secondo la sua vo lo n
tà. A n zi sappiamo che ci esaudisce, qualunque cosa gli chie
diamo, dal fatto che sono ascoltate le richieste che gli fac
ciamo » 53.
47 Mat. 7,7-8.
48 M at. 21,22.
49 G io v . 14,13-14.
5° G io v . 15,7.
51 G io v. 15,16.
52 G io v. 16,23-24.
53 iG io v . 5,14-15.
54 11-11,83,15 ad 2.
234 PRINCIPI FONDAMENTALI
59 Luca 11,5-13.
60 Luca 18,1-5.
61 Mat. 15,21-28.
62 Luca 6,12.
63 Luca 22,43.
SVILU PPO DELL’ORGANISMO SOPRANNATURALE 237
vien e contem poraneam ente a quello delle altre, nota
S. Tom m aso 64.
Che tale crescita consista unicam ente in una m ag
gio re inerenza o radicam ento di abiti nel sog getto ri
sulta dalla natura della grazia, delle virtù e dei doni.
E ssen do form e inerenti — abiti soprannaturali — non
posson o crescere che in intensità. Il sog getto parteci
perà sempre più a tale form a m ediante un m aggiore ra
dicam ento della medesima, che determ ina una m ag
giore facilità e intensità nelle operazioni che da essa
proced on o 65.
D a questa dottrina possiamo trarre due im portanti con
clusioni. L a prima è l ’impossibilità per una virtù infusa di
essere perfetta isolatamente, cioè senza che lo siano anche le
altre. U nite tra loro, radicate nella grazia, dalla quale in
certo m odo fluiscono e alla quale sono ordinate, aventi co
me form a comune la carità, quando qualcuna di esse si svi
luppa mediante la pratica p iù intensa del suo atto proprio,
opera uno sviluppo di tutto l’organism o soprannaturale:
aumenta la grazia, che è il suo principio, la carità, che è la
sua form a, e tutte le altre virtù e doni, connessi in modo
inseparabile con la grazia e la carità.
D a ciò però non segue che aumenti anche la facilità
nell’esercizio delle altre virtù o doni. L a facilità dipende
sempre dalla ripetizione degli atti corrispondenti a una
determinata virtù. Cosicché virtù perfette com e abiti incon
treranno o almeno potranno incontrare nella pratica gravi
difficoltà dovute ad impedimenti estrinseci o a disposizioni
contrarie lasciate da atti p reced en ti66. U n santo può provare
S V IL U P P O DELLA V IT A C R IS T IA N A
C A P IT O L O III
L A P E R F E Z IO N E C R IS T IA N A
i. - L a p e r f e z io n e in g en er ale
10 8 . a) S e n s o e t i m o l o g i c o . - Il term ine
perfezione deriva dal ve rb o latino perficere (fare fino alla
fine, fare com pletam ente, term inare), da cui viene
perfectum (quello che è term inato, com piu to; e perfectio
(qualità di perfetto). Una cosa è perfetta quando possie
de tutto l ’essere, tutta la realtà che le convien e secondo
la sua natura. L ’uom o cieco è im perfetto perché p riv o
di u n o d egli organi richiesti dalla sua natura umana;
ma la m ancanza delle ali n on costituisce per l ’u om o
u n ’im perfezione, perché la sua natura non è fatta per
volare.
2. N atu r a d ella p e r f e z io n e c r is t ia n a
3 « Sim pliciter ergo in spirituali vita perfectus est qui est in caritate per-
fectus. Secundum quid, autem, perfectus dici potest, secundum quodcum -
que quod spirituali vitae adiungitur » (S. T h o m ., D e perfezione vitae spiri
tualis 1).
<( E t ideo secundum caritatem simpliciter attenditur perfectio christia-
nae vitae, sed secundum alias virtutes secundum q uid » (II-II,184,1 ad 2).
4 1 -1 1 ,6 5 .
5 Cf. D e G u i b e r t , Tbeologia Spiriiualis n .5 0 .
LA PERFEZIONE CRISTIANA 243
P r o v a d e l l a t e s i . - i . L a Sacra S crittu ra .
. È una delle verità più inculcate dalle pagine ispirate.
Cristo stesso afferma che dalFam or di D io e del prossi
mo dipende tutta la leg ge e i p r o f e t i6. I testi di S. P ao
lo sono num erosi e m olto espliciti.
« Super omnia autem haec, caritatem habete, quod est
vinculum perfectionis » i.
« Plenitudo ergo legis est dilectio » 8.
« N un c autem manent fides, spes, catitas, tria haec;
maior autem horum est caritas » ?.
« In caritate radicati et fundati u t possitis comprehen-
dere cum omnibus sanctis...» I0.
« Finis autem praecepti est caritas » K.
■9 11-11,17,6.
=° 1-11,66,6.
21 11-11,23,1. — C f. G io v . 14,23; Cant. 2,16; 6,2; 7,10.
“ 11-11,24,12 c, et ad 5. — Cf. 1-11,65,4.
23 11 -11 , 2 3 , 6 .
C f. i C o r . 13.
3 5 N ella filosofìa scolastica per essenza metafisica s’intende quella
proprietà o predicato che si concepisce come i l primo e i l più nobile di un es
sere ed è com e la fonte o il principio di tutte le altre perfezioni. P er es
senza fisica s’intende il complesso delle proprietà e perfezioni che appartengono
ad un essere nell’ordine reale.
246 PRINCIPI FONDAMENTALI
la fede) e altri sub levi (per es.: la virtù della veracità ci proi
bisce di dire anche una piccola bugia). Soltanto con l ’adem
pim ento di questi doveri diventa possibile l’esistenza della
carità o della perfezione della medesima. Infatti la carità
iniziale, indispensabile, sostanziale è incompatibile con il
peccato mortale, e la carità perfetta è incom patibile ed esclu
de positivam ente il peccato veniale. Q uesto suppone neces
sariamente l ’esercizio delle virtù infuse in tutti i loro aspet
ti e solo prescinde dagli atti virtuosi di puro consiglio.
3. Soltanto cosi si possono giustificare le espressioni
della Sacra Scrittura che attribuiscono, una parte essenziale
agli atti delle altre virtù infuse, quali la fede, l ’osservanza
dei comandamenti, l ’obbedienza, la pazienza, l’umiltà, ecc.,
e la pratica della Chiesa che per la beatificazione dei servi
di D io richiede l’eroismo in tutte le virtù cristiane e
non solamente nella carità.
Tuttavia, è opportuno non perdere mai di vista che gli
atti delle altre virtù infuse entrano nell’essenza della perfe
zione cristiana non in se stessi — in questo senso vi appar
tengono soltanto in m odo accidentale e secondario — ma
in quanto imperati dalla carità, che è la forma di tutte le altre
virtù *9.
L a carità in quanto form a di tutte le altre virtù ha il
com pito specifico di dirigere e ordinare all’ultim o fine sopran
naturale tutti i loro atti, compresi quelli della fede e della
speranza, che senza di essa sarebbero informi nonostante
conservino la propria form a specifica. D ice S. Tom m aso:
« In m oralibus form a actus attenditur principaliter ex parte finis: cuius
ratio est quia principium m oralium actuum est voluntas cuius obiectum
et quasi form a est finis. Semper autem form a actus consequitur form am
a gentis. U nde oportet quod in m oralibus id quod dat actui ordinem ad fi-
3 ° 11-11,23,8.
31 « Caritas — dice espressamente S. Tom m aso — dicitur esse form a a-
lìarum virtutum non quidem exemplariter aut essentialiter, sed m agis effedive :
in quantum scilicet omnibus form am im ponit secundum m odum praedictum »
(11-11,2 3,8 ad i). E Gaetano commenta: « N o n solum caritas inform at
effective quia im perat et ordinat; h oc enim com m une est om n i im peranti
et ordinanti; sed quia participatio passiva imperii et ordinationis suae est velut
forma constituens actus alios in esse virtuoso simpliciter» (Ivi).
3* Effettivam ente, la carità non inform a soltanto Matto delle altre virtù,
ma anche le virtù in quanto abito: « Caritas non solum actum fidei, sed ipsa
/idem inform at», dice espressamente S. Tom m aso in D e peritate (14,5 ad 9).
Direttamente inform a Yatto; per derivazione (ex consequenti) inform a anche
l’abito della v irtù , che in sé è un abito operativo.
33 Si veda la spiegazione che ne dànno i Salmaticesi: « Cum aliquis
actus attingit aliquem finem, nequit n o n dicere veru m ordinem , sive habi-
tudinem realem ad talem finem; ergo quando actus virtutis inferioris or-
dinatur ad finem caritatis illum que attingit, nequit n on im portare verum
ordinem et realem habitudinem ad talem finem: cum que huiusm odi ordo
non conveniat actui virtutis inferioris ex propria ratione, sive ex parte
virtutis proxim ae a qua elicitur, opus est quod illum p articipet ex influxu
caritatis, cui per se con ven it illum finem attingere... Insuper actus virtu tis
inferioris ratione ordinis ad D eum ultim um finem consequitur valorem adae-
quatum ad merendam vitam aeternam de condigno. Sed h ic v a lo r non estens
250 PRINCIPI FONDAMENTALI
35 C f. D enz. 833.
252 PRINCIPI FONDAMENTALI
37 H-11,26,4. C f. 184,3.
3* n-11,26,5.
39 S . F ran cesco d i Sales, Teotimo 6 ,1 .
254 PRINCIPI FONDAMENTALI
43 Il-n,8 ,i.
44 11-11,45,2.
45 II-II,24,7.
46 Q uesta dottrina di S. Tom m aso fu sanzionata dalla Chiesa nel C on ci
lio di V ienn e contro g li errori dei beguardi e delle beghine (D enz. 471).
LA PERFEZIONE CRISTIANA 257
mente, considerando i tre aspetti già ricordati, giacché
non muterà la natura della carità, com e non diminuirà il
potere di D io , né la potenza obbedienziale della creatura
nelle mani di D io ; sappiamo tuttavia con certezza che tale
crescita n on si avrà perché è stata fissata nel suo grado corri
spondente dall’immutabile volontà di D io e perché è ter
minato il tempo di meritare 47.
5° E f. 1,4.
5r E f. 4,13.
5S iT ess. 4,3.
53 iPiet. 1,15-16. — Cf. L e v . 11,44; 19,2 e 20,7.
54 A p .22,11.
55 Pro x i, enciclica R eru m om nium : A A S , 15, pag. 50.
262 PRINCIPI FONDAMENTALI
60 C f . G a r r ig o u - L a g r a n g e , De sanetificatione sacerdotum c .i a . 1 -3 ;
T a n q u e r e y , Com p endio d i T eologia ascetica e m istica, n n . 35 3 -4 0 6 .
61 C f . 1 1 -1 1 ,1 8 4 ,8 .
264 PRINCIPI FONDAMENTALI
62 « P e c c a i m o rta lìter religiosus qui firm iter statuit non tendere ad per-
fectionem , v e l n ullo m odo de ea curare» (TbioI. Morali>, I.4, n.16).
63 II-II, 166,1 ad 3 et 4. — C f. C IC can. 487 e 593.
64 Suppl. 35,1 ad 3.
65 11 -11 , 1 8 4 , 8 .
LA PERFEZIONE CRISTIANA 265
66 Si noti, tuttavia, che, secondo la sentenza più probabile, sia per il sa
cerdote che per il religioso, l’o b b ligo speciale d i tendere alla perfezione si
identifica con la necessità di c o m e t e , degnamente e santamente i doveri della
vita sacerdotale e religiosa, che sono quanto m ai efficaci in ordine alla per
fezione. In v irtù del precetto della perfezione il lo ro o b b ligo si riduce a
compiere sem pre m eglio questi doveri, seguendo il ritm o dello sviluppo
della carità, che deve crescere fino alla m orte, com e insegna S. Tom m aso
(cf. 11-11,24,7-8).
67 « N o n est transgressor praecepti qui n on attingit ad m edios perfectio-
nis gradus, dum m odo attingat ad infim um » (II-II,184,3 ad 2).
68 Se la escludesse positivamente e per dispreizo, è fuo ri dubbio che anche
il secolare violerebbe gravem ente il precetto della perfezione cristiana
(cf. 11-11,186,2 ad 2).
69 È dottrina com une, esposta da Suarez con le seguenti parole: « N on
può m oralmente avvenire che un uom o anche secolare abbia il ferm o pro
posito di n on peccare mai m ortalmente, senza che, per ciò stesso, faccia qual
che opera di supererogazione e abbia il proposito form ale o virtuale di
farla» (cf. S u a r e z , D e Religione, t.4, l. i , c.4, n.12).
266 PRINCIPI FONDAMENTALI
D ) C o n c e tto d i im p e rfe z io n e .
4. - I GRAD I DELLA P E R F E Z IO N E
8 0 11-11,24,9.
8r 11-11,24,9 ad 1, ad 2 et ad 3.
83 È n oto il testo di S. Teresa al riguardo: « N on dovete figurarvi queste
m ansioni le une d opo le altre, com e una fu ga di stanze. Portate il vostro
sguardo al centro, d o ve è situato l ’appartam ento o il palazzo del re... Im
porta m olto che un’anima di orazione, a qualunque grado sia giunta, venga
lasciata libera di circolare com e vuole, in alto, in basso e ai lati, senza v o ler
la incantucciare e restringere in una stanza sola... N o n si deve dunque pen
sare che g li appartamenti siano nochi: v e ne sono a m ilioni » (S. T e r e s a ,
Prime mansioni, c.2, n.8 e 12).
LA P E R F E Z IO N E C R IS T IA N A 273
zion i della natura, oppure delle punte p iù o m eno
avanzate nella vita di unione perfetta. Infine, n ell’età
dei perfetti, p u ò diventare necessaria la lotta contro
le cattive inclinazioni e l ’esercizio di certe virtù che
n on erano radicate n ell’anima quanto si pensava. La
psicologia umana è tropp o com plessa perché si possa
racchiudere in com od i schemi.
5. - L a p e r fe z io n e c r is tia n a è p o s s ib ile in
QU ESTA V IT A ?
Ivi.
LA PERFEZIONE CRISTIANA 275
6. - L a p e r fe z io n e c r is tia n a e la p r e d e s tin a z io n e
97 M at. 5,48.
LA PERFEZIONE CRISTIANA 281
sem plicem ente infinita. T ale ideale abbagliante, senza
lim iti, il Signore lo presenta a tutti g li uomini.
D a l discorso della m ontagna risulta ancora che
C risto offri a tutti l ’altissim o ideale delle « beatitudi
n i » 98, le quali — secondo il pensiero di S. T om m a
so #9 — sup pon gon o una perfezione eminente, dal m o
m ento che suppon gono il coronam ento di tu tto l’edi
ficio della nostra santificazione. L a santità, quindi, che
C risto prop one a tutti noi com e ideale da realizzare
suppone uno sviluppo della grazia fino a raggiu n gere
l’altissim a perfezione delle « beatitudini » evangeliche.
A parte l ’argom en to ricavato dalla Scrittura, si
com prende che deve essere cosi per analogia con la
vita naturale, che esige uno svilu p po com pleto di tutte
le sue virtualità perché si possa dire perfetta. N e ll’o r
dine soprannaturale, com e in quello naturale, ciò che
è anorm ale e difettoso è il rachitism o.
Com e si conciliano questi dati della rivelazione e della
ragione naturale con quanto afferma S. Paolo circa i diffe
renti gradi di perfezione alla quale Iddio ci ha predestinati
«secundum mensuram donationis C h risti?» ’ 00. Suppo
nendo, per esempio, che lo sviluppo eminente della grazia
iniziale ricevuta nel battesimo si trovi al grado cinquan
ta si dovrà dire che coloro che sono predestinati da D io
« secondo la misura della donazione, di Cristo » soltanto
al grado venti, trenta, o quaranta non sono chiamati alla
perfezione ?
Per risolvere la difficoltà è necessario distinguere tra
chiamata e predestinazione. Q uesti due termini non si i-
dentificano, come non si identificano volontà antecedente di
D io e volontà conseguente. L a volontà antecedente corrisponde
alla chiamata, la volontà conseguente è quella che produce
la predestinazione.
È fuori dubbio che D io non ci ha predestinati tutti a
un medesimo grado di perfezione, com e non ci ha prede
stinati tutti alla gloria. L a predestinazione n on si può fru
9 8 M at. 5,1-10.
99 C f. 1 -11 , 6 9 .
100 E f. 4,7.
282 PRINCIPI FONDAMENTALI
101 iT i m . 2,4.
102 E cco , per esempio, le parole del Concilio Carisiaco (anno 8 53 ) con
tro G ottescalco e i predestinazianisti: « D eus omnipotens omnes homines
sine exceptiorfe vult salvos fieri, licet n on omnes salventur. Q u o d autem qui
dam salvantur, salyantis est donum , quod autem quidam pereunt, pereun-
tium est m eritum » (D enz. 3 1 8 . — C f. n. 79 4 S , 1 0 9 6 , 13 8 0 , 1 3 8 2 ecc.). N o n
sembra che sia stato espressamente definito dai Concili ciò, ma è dottrina
certissima e unanime tra i teologi cattolici, e n on si potrebbe negare senza
manifesta temerità, e probabilm ente senza manifesto errore nella fede.
103 « Sic igitur unaquaeque creatura rationalis a D e o perducitur ad fi-
nem beatitudinis, u t etiam ad determinatum gradum beatitudinis perducatur ex
praedestinatione D ei. Unde consecuto ilio gradu ad altiorem transire non po-
test » (1,62,9).
104 Cf. 1,19,6 ad 1.
LA PERFEZIONE CRISTIANA 283
via della perfezione o anche uscendo da essa. In altri ter
mini possiamo dire: « de iure, remote, sufficienter et se
cundum voluntatem D ei antecedentem », tutti siamo chia
mati alla salvezza eterna e alla perfezione cristiana e a tutti
sono date le grafie sufficienti per raggiungerle, se non pon
gono ostacoli al dono e cooperano liberamente all’azione
divina; però « de facto, proxim e, efficaciter et secundum
voluntatem D ei consequentem », non tutti siamo predesti
nati alla vita eterna, e tanto meno alla perfezione cristiana.
Una cosa è essere chiamato e un’altra essere di fatto eletto;
lo dice espressamente il Vangelo 10 5. Com e si vede, ricadia
mo, senza volerlo, nel mistero della divina predestinazione
inesorabilmente ostruito aU’intelligenza creata I06.
105 « M u lti enim sunt vocati, pauci vero electi» (M at. 20,16 e 22,14.
— C f. A p . 17,14).
106 « Quare hunc trahat, et illum n on trahat, n oli velie diiudicare, si non
vis errare» (S. A g o s t i n o , Super I o . 6,44 tr. 26: M L 35,1607).
107 S. G i o v a n n i d e l l a C r o c e , Notte oscura, l.r , c.7, n.5
284 PRINCIPI FONDAMENTALI
C A P IT O L O IV
NATURA DELLA M IS T IC A
i. - I n tr o d u z io n e e q u e s tio n e d i m e to d o
2. - I l c o s t it u t iv o e s s e n z ia l e d e lla m ìs t ic a
13 1 . Benedettini:
Dom Vital Leliodey. - Per l’insigne abate cistercense del
la Trappa di Bricquebec, l ’orazione mistica è una contem
plazione passiva, o m eglio, una contemplazione manife
stamente soprannaturale, infusa e passiva, d ove D io , che
fa sentire in generale la sua presenta a ll’anima, è in un m odo
ineffabile conosciuto e posseduto in una unione amorosa,
che com unica all’anima il riposo e la pace e influisce sui sen
si I0.
Dom Columba M arm im i. - In nessuna delle sue opere il
celebre abate di Maredsous tratta espressamente il proble
ma della mistica. Però sappiamo dalla testimonianza di D o m
Thibaut, suo storico e confidente intimo, che D o m Marmion
vedeva nella contem plazione infusa « il complemento nor
male — benché gratuito — di tutta la vita spirituale »
Riportiamo il prezioso frammento di una lettera, nella qua
le D om Marmion ci manifesta quel che pensava al riguardo
e ci dà una definizione esatta e precisa della contem plazione
mistica:
« Potrebbe essere presunzione e temerarietà desiderare
per le proprie forze sia una pienezza di unione, che dipende
soltanto dalla libera e sovrana volontà di D io , sia i feno
meni accidentali che a volte accom pagnano la contempla
zione. M a se si tratta della sostanza medesima della contem
plazione, vale a dire, della conoscenza purissima, semplicissi
ma e perfettissima che Dio offre di sé e delle sue perfezioni e del
l ’amore intenso che ne risulta per l ’anima, allora l ’anima aspiri
con tutte le sue forze a possedere un cosi alto grado di ora
11 D om T h ib a u t , o . c .,
132 . Domenicani:
P. Gardeil. - Il teologo domenicano pone in questi termini
il problem a dell’esperienza mistica: « Possiamo raggiun
gere D io in questa vita mediante un contatto immediato,
avere di lui un’esperienza veramente diretta e sostanziale ?
I santi lo affermano e le loro descrizioni dell’orazione di
unione, di estasi, del "m atrim onio spirituale” sono piene di
questa specie di percezione quasi-sperimentale di Dio in noi » '7.
P. Garrigou-Lagrange. - L ’insigne professore dell’A n-
gelicum distingue tra mistica dottrinale, « che studia le leggi
e le condizioni del progresso delle virtù cristiane e dei doni
dello Spirito Santo in vista della perfezione » l8, e mìstica
sperimentale, che è « una cognizione amante e saporosa, del
tutto soprannaturale, infusa, che solo lo Spirito Santo, con
la sua unzione, può darci e che è com e il preludio della
visione beatifica»
P. Joret. - Secondo il P. Joret, l’elemento essenziale
1 3 3 . C a r m e lit a n i:
P. Gabriele di S. M aria Maddalena. - Il dotto carmeli
tano belga, già professore nel Collegio internazionale di
S. Teresa a Rom a, pensa che la mistica sia caratterizzata
innanzi tutto dalla contem plazione infusa:
« Si è d’accordo ai nostri giorni nel riconoscere che la
contemplazione infusa, intesa in tutta la sua ampiezza, sia
fatto saliente e caratteristico nel campo della mistica » 38.
1 3 4 . G e s u it i:
P . D e M aumigny. - D efinisce la contem plazione infusa
come « uno sguardo semplice e am oroso rivolto a D io ,
per m ezzo del quale l ’anima, assorbita dall’ammirazione
e dall’amore, lo conosce sperimentalmente e gusta una pace
profonda, un preludio della felicità eterna» 37.
P . Poulain. - « G li stati mistici, che hanno per oggetto
D io, attirano subito l’attenzione per l’impressione di racco
glimento e di unione che fanno sperimentare. D i li il nome
di unione mistica. La vera loro differenza dal raccoglim ento
dell’orazione ordinaria sta in ciò, che nello stato mistico
Iddio non si accontenta più di aiutarci a pensare a lui e a
1 3 5 . A u t o r i in d ip e n d e n t i:
P. Schrijvers, C. SS. R. - « L a contemplazione è essen
zialmente una conoscenza e un amore prodotti direttamen
te da D io , grazie ai doni dello Spirito Santo, nelle facoltà
dell’intelligenza e della volontà. O g n i vera contemplazione
è, quindi, necessariamente infusa ».
E un p o ’ più oltre, quando precisa la natura delle gra
zie mistiche in genere, scrive:
« Il più frequente di questi segni sembra sia la soavità
sperimentale al contatto di D io . Sono rare, credo, le anime
contem plative che non hanno gustato D io in questa maniera
almeno alcune volte. Q uesta intima esperienza di Dio è tanto
caratteristica, che l ’anima la quale ne è stata favorita, sia
pure in m odo transitorio, la distingue facilmente dalle con
B) Sintesi teologica.
76 Settime' mansioni 1 ,6 - 7 .
77 C f. P . P h i l i p o n , L a dottrina spirituale di Suor Elisabetta della Trinità
c . i , n.8 e c.3 , n . i .
7 8 « L a stessa volon tà n on ha da far altro che accettale le grazie che le:
ven g on o date» (S. T e r e s a , V'ita, 17 ,1).
79 « N o n osa m uoversi né distrarsi per paura che quel bene le sfugga di
m ano, e talora non osa neppure respirare. Ma non sa la poverina che come:
non p otè fare nulla per procurarselo, molto meno potrà fare per ritenerlo,,
più di quanto il Signore vorrà lasciarglielo» (S. T e r e sa , V ita , 15 ,1)
312 PRINCIPI FONDAMENTALI
*5 1-11,68,2.
86 L a grazia attuale è un d ono di D io che, in quanto efficace, nessuno può
strettam ente meritare. Però la m isericordia di D io ce la offre « per l’adem
pim ento del dovere del m om ento presente, com e l ’aria giun ge di continuo
ai nostri polm oni onde possiam o respirare e rinnovare il nostro sangue »
'( P . G a r r i g o u - L a g r a n g e , L e tre età, v o l.i, c. 3, a.5).
®7 1 -11 , 6 8 , 8 ; cf. a.4 ad 3.
88 È necessario che i doni operino per poterli percepire. N o n basta pos
sed erli in quanto abiti. N o n si percepiscono le realtà entitative, ma soltanto
le dinamiche. La nostra anima non percepisce la sua essenza né g li abiti che
-modificano le sue potenze se non attraverso Ì propri atti (cf. 1,87, 1-2). Per
NATURA DELLA M ISTICA 315
qualche cosa del tutto alieno da sé, qualche cosa che
n on ha causato e che n on p u ò regolare com e vuole.
In questo senso, parliam o di esperienza passiva del
divino.
L ’intensità di questa esperienza è sem pre prop or
zionata all’intensità con cui il don o ha operato. G li atti
m istici im perfetti che si hanno nello stato ascetico so
glion o produrre solo un « piccolo gu sto », che non si
può qualificare com e vera esperienza m istica. L a ra
gione è che il dono ha com piuto il suo atto, m a data la
scarsa disposizione del soggetto, in m od o im perfetto,
con poca intensità. H a prod otto u n ’ esperienza del divino,
però tanto debole ed im perfetta che l ’anima l ’avverte
appena. Trattandosi di uno dei doni di ordine intellet
tivo, ci troverem o di fronte ad un atto passeggero di
contem plazione infusa ma di grado m olto dim esso e
quasi im percettibile. S. G iovan n i della C roce lo spiega
in questi termini:
« V ero è che al cominciare di tale stato, n uo vo per l ’a
nima, non si riesce troppo bene a discernere questa notizia
amorosa, e per due ragioni. L ’una, perché sul principio essa
suole essere m olto sottile e delicata, quasi insensibile; l’al
tra, perché l’anima, essendo stata abituata all’esercizio della
meditazione, che è affatto sensibile, non percepisce quasi
quest’altra novità insensibile, che è già puramente spiritua
le. Ciò accade maggiorm ente quando l’anima, non inten
dendo tale notizias non ne rimane quieta e tranquilla, e si
va procurando l’esercizio più sensibile della meditazione;
onde per quanto l’interna pace amorosa sia abbondante,
non è possibile sentirla e goderla. M a, quanto più l’anima
si andrà tranquillizzando, tanto più avvertirà e sentirà
aumentare in sé quella notizia amorosa generale di D io ,
della quale ella gode più di ogn i altra cosa, perché le apporta
pace, riposo, sapore e diletto senza fatica» 89.
9r Vita, 20,28.
318 PRINCIPI FONDAMENTALI
3. - Q u e s t io n i c o m p l e m e n t a r i
5» S . G i o v a n n i d e i - l a C r o c e , N o t t e I I , 5 , 5 .
NATURA DELLA M ISTICA 319
93 Questa dottrina viene ripetuta, per esem pio, anche dal P. C risógono.
Parlando della grazia attuale che inette in m oto i doni intellettivi per p ro
durre la contem plazione, scrive: « Q uesta grazia attuale è ricevuta negli
abiti dei doni di intelletto, scienza e sapienza, i quali si attuano secondo la lo ro
straordinaria operazione, in corrispondenza alla grazia e all’influsso d ivin o
ricevuto. Questa operazione dei doni, che si realizza in m odo sovrum ano,
costituisce l’atto di contem plazione infusa » {Compendio de Ascètica y M ì
stica p. 165).
94 Si veda a proposito l’im portante articolo di Jaques M aritain Une
question sur la vie mystiqne et la contemplation, publicato in « L a v ie spiri-
tuelle» (marzo 1923, p p. 636-50), e sapienti rilievi aggiun tivi dal P . G ar-
rigou-Lagrance. L ’illustre professore dell’istituto Cattolico di Parigi scrive:
« L a notion de vie ou d ’ordre mystique a une extention plus grande que
celle de contemplation, du m oins s’il s’ agit de la contem plation proprem ent
dite, fru it du don de Sagesse. Car si tous le dons du Saint-E sprit son con-
nexes entre eux et grandissent avec la charité (elle-m em e superieure aux
dons), cependat l ’exercise de tei don peut briller davantage chez l ’un o u
chez l’autre, et une àme en qui apparaissent avant to ut les dons qui se
rapportent à l’action (Conseil, Force, Crainte...) sera entrée dans l ’ordre
NATURA DELLA M ISTICA 321
resina di Lisieux, che aveva raggiunto un perfetto stato mi
stico, perché posseduta dallo Spirito Santo, e tuttavia non
godeva delle abituali dolcezze della contemplazione. In
essa brille in una maniera straordinaria il dono della pietà,
che è un dono affettivo, e com e tale incapace a produrre
la contemplazione.
T uttavia, riconosciam o che non è questa la condizione
ordinaria nella vita dei santi. Regolarm ente essi non entra
no nello stato mistico — almeno in una maniera piena e
perfetta — senza ricevere di fatto la contemplazione infusa.
L a ragione è che i doni dello Spirito Santo stanno in inti
ma connessione con la carità, e si sviluppano tutti contem
poraneamente, com e le dita di una mano 95. D i conseguenza,
benché si possano dare degli atti mistici non contemplativi,
a m otivo dell’attuazione di qualcuno dei doni affettivi, è
m olto diffìcile, e quasi moralmente impossibile, che l’anima
entri in pieno stato mistico senza che operino alcune volte i
doni intellettivi, producendo la contem plazione infusa.
Diversam ente, tali doni intellettivi non avrebbero ragione
di essere in queste anime. C osì vediam o com e nella prati
ca, anche in quei santi nei quali si è avuto un netto predo
minio dei doni affettivi, nella m aggior parte dei casi n on è
mancata la contem plazione infusa. S. Teresina di Lisieux
— per restare al nostro esempio— confessò alla sorella m ag
giore, Madre A gn ese d i G esù, che aveva goduto varie volte
dell’orazione di quiete — secondo grado di contemplazione
infusa, secondo S. Teresa di G esù 96 — e che conosceva
per esperienza il « volo dello spirito », fenom eno contempla
tivo elevatissimo, di ordine estatico 97.
mystique sans ètre parvenuc pour cela à la contemplation proprem ent dite qui
dépend principalem ent des dons d'Intelligence et de Sagesse » (p. 639-40).
95 1-11,68,5; Cf. 66,2.
96 Cf. S. T e r e s a , Relazione al P . Rodrigo Alvare% v , 4.
97 C f. Seste mansioni c.5, e Relazione al P . Rodrigo v , 11. — E cco il testo
che si riferisce a S. Teresina riportato in Novissima verbo'. « M i ricord ò — ■
è Sr. A gn ese di G esù che parla — alcuni dei suoi passaggi di orazione men
tale le n o tti d’estate durante il silenzio rigo ro so , e m i disse di avere com
preso per esperienza quello che è ” v o lo di spirito” . M i parlò ancora di un’al
tra grazia simile ricevuta nella cappella di S. Maddalena, nell’o tto d el m o
nastero, nel mese di luglio 1880, alla quale seguirono molti giorni di quiete ».
Si noti che nel mese di lu glio 1889 la Santa si trovava ancora nell’anno di
noviziato.
322 PRINCIPI FONDAM ENTALI
« C iò che in realtà costituisce lo stato mistico è il predom inio dei doni dello
Spirito Santo (e le lo ro conseguenze: i frutti già m aturi e stagionati delle
beatitudini) sulla semplice fede e le corrispondenti opere di carità e di spe
ranza, mentre il predom inio di queste su quelle caratterizza lo stato asce
tico. Però, a volte, 1’ "asceta” , sotto la m ozione dello Spirito d ivin o, può
procedere misticamente senza che lo avverta; com e, al contrario, i misti
ci anche più elevati, quando cessa l ’influsso dello Spirito — ancorché si ri
trovin o ricchi di grandi affetti e frutti, che conferiscono a tutti i lo ro atti
più intensità e valore — devon o procedere e procedono com e gli asceti...
C osi, l’anima che cammina ancora per i sentieri ordinari, com pie, a volte, dei
v eri atti mistici, com e un m istico com pie in m olte occasioni degli atti asce
tici; questi atti a p o c o a p oco si perfezionano e si accrescono fino a conver
tirsi in abiti. E quando ciò si verifica, quando abitualmente produce d egli atti
d i virtù e, rinnegata se stessa, si lascia m uovere senza resistenza dagli im
pulsi dello Spirito santificatore, che la m aneggia a su o piacim ento com e uno
strum ento musicale m olto sensibile, ricavandone m elodie divine, allora po
tremo dire che si trova già in pieno stato mistico, benché a tratti debba an
cora ritornare a quello ascetico» l01.
C A P IT O L O V
R E L A Z IO N I T R A L A P E R F E Z IO N E C R IS T IA N A
E L A M IS T IC A
i. - Im p o s t a z io n e e im p o r t a n z a d e lla q u e s t io n e
z. - S e n so d e ll a q u e s tio n e
b i t o d e lla d ir e z i o n e s p ir it u a le , p o i c h é i l d i r e t t o r e s i d e v e l im it a r e a l l ’ a p
p l ic a z i o n e d e i g r a n d i p r in c ip i c o m u n i a t u t t e l e sc u o J e ( c f. n . 5 2 2 ,2 ).
'* Cf. P. C r i s ó g o n o , L a perfection et la mystìque selon es principes de Saint
Thomas, B r u g e s , 19 3 2 .
RELAZIONI TRA LA PERFEZIONE E LA M ISTICA 327
m istiche — ma unicam ente la questione de iure, se,
cioè, g li stati m istici rientrano nello sv ilu p p o norm ale
della grazia santificante o, al contrario, sono effetto di
una p rovvid en za straordinaria, fu ori delle v ie com uni
accessibili a tu tti i cristiani in grazia.
Scartate le false im postazioni della questione, e-
sporrem o la vera essenza del problem a. Facciam o n o
stre le parole del P. C riso gon o, b enché le nostre con
clusioni siano opposte alle sue:
« T utti siamo chiamati alla perfezione cristiana. L a per
fezione o sviluppo della grazia e delle virtù nelPanima è il
termine della vita spirituale. Per conseguire questa perfe
zione, è necessario che l’anima esperimenti i fenom eni mi
stici oppure può farne a meno ? In altri termini, l'ascetica
e la mistica, sono due parti di un unico sentiero che porta
al termine della vita spirituale — la perfezione della carità
— o sono due sentieri differenti che conducono al medesi
m o termine ?
Com e si vede, la questione non si pone in relazione al
principio o al termine della vita spirituale. N é nell’uno né
n ell’altro può esistere una differenza specifica, dal momento
che la grazia e la carità non possono essere essenzialmente
diverse. L a discussione verte sui m ezzi necessari da impie
gare affinché il principio della vita spirituale che è la grazia
giunga al termine di questo sentiero, al suo perfetto svolgi
mento: la perfezione della carità.
Per questo m otivo l’espressione usata per designare la
nostra questione ci sembra impropria. Sarebbe più esatto
dire che si tratta dell 'unità della v i a spirituale più che della
unità della v i t a spirituale » 3 .
3. - C o n c l u s io n i
6 S i v e d a n .1 3 9 n o t a .
RELAZIONI TRA LA PERFEZIONE E LA M ISTICA 331
cose ci sem bra definitiva. F in o a quando i nostri a v
versari n on ci dim ostreranno che la semplice attuazione
dei d on i dello Spirito Santo è u n fen om en o « anorm ale »
e « straordinario » nella vita della grazia, riposerem o
tran quilli sulla nostra conclusion e com e in un a fo rtez
za inespugnabile.
2 a c o n c lu s io n e : L a p e r fe z io n e cr is tia n a r i s ie d e s o lo
n e l la v ita m istica .
144 . A n ch e questa conclusion e si deduce dai prin
cipi te o lo gici che abbiam o già fissati seguen do le orm e
di S. T om m aso. C i basti ricordare alcune idee fo n
damentali.
1. L a perfezione cristiana consiste nel pieno sviluppo
della grazia santificante ricevuta nel battesimo in form a di
seme o germe.
2. Q uesto sviluppo si realizza con la crescita delle virtù
infuse, teologali e morali, principalmente della carità, la
virtù per eccellenza, la cui perfezione coincide con la per
fezione della vita cristiana.
3. L o stato mistico è caratterizzato dal predominio del
l’ attuazione dei doni dello Spirito Santo al modo divino o
sovrumano sull’attuazione delle virtù infuse al modo umano,
che caratterizza lo stato ascetico.
4. L e virtù infuse, teologali e morali, non possono rag
giungere la perfezione se non sotto l’influsso dei doni dello
Spirito Santo. Senza di essi non potranno uscire dalla mo
dalità umana alla quale devono sottostare nello stato ascetico
a causa del controllo esercitato su di esse dalla ragione u-
mana. Solamente la modalità divina crea alle virtù infuse l ’at
mosfera propizia, proporzionata alla loro perfezione, soprat
tutto alle teologali, che sono virtù per sé divine.
10 N otte oscura 1 ,3 ,3 .
11 Cf. P. C r i s ó g o n o , San Juan de la Cruz, su obra cientifica y literarìa
t . i , p p . 2 2 2 -2 6 .
12 N é v a l e o p p o r r e — c o m e s ì è f a t t o m o l t e v o l t e — il f a m o s o t e s t o d e l
la Notte oscura (1 , 9 , 9 ).’ « n o n t u t t i q u e ll i c h e s i e s e r c i t a n o d i p r o p o s i t o ... »,
d o v e i l s a n t o s e m b r a c h e n e g h i l a c h ia m a t a u n iv e r s a l e a l l a m is t ic a . L ’ in
t e r p r e t a z io n e d a d a r s i a q u e sto , testo ci v ie n e s u g g e r ita d a ll o stesso
S . G i o v a n n i d e ll a C r o c e i n Fiamma viva d ’amore ( s t r o f a 2 n .2 7 ) d o v e s ì a f
f e r m a c h e l a c a u s a p e r c u i s o n o t a n t o p o c h i i c o n t e m p l a t iv i v a r ic e r c a t a s o l o
n e l l a m a n c a n z a d i g e n e r o s it à d a p a r t e d e lle a n im e , n o n n e l l a v o l o n t à d i D i o ,
i l quale anzi vorrebbe che tutti fossero perfetti ( c f. i d u e t e s t i a l n . 1 2 9 d i q u e s t a
o p e r a ) . SÌ n o t i , in o l t r e , c h e l a r e d a z io n e d i Fiamma viva d'amore è posteriore a
q u e ll a d e ll a Notte oscura. L a Notte i l S a n t o l ’ a v e v a t e r m in a t a n e l 1 5 8 3 , e la
Fiamma la r e d a s s e d u r a n t e il s u o p r im o v i c a r i a t o p r o v i n c i a l e ( 1 5 8 5 - 8 7 ) ,
mentre r is i e d e v a a G r a n a t a ( c f. V id a y obras de San Juan de la C ru z , 2 e d i z . ’
B . A . C . , M a d r id , p . 537 e 1 1 5 8 ) , I l d e f i n it i v o p e n s ie r o d e l s a n t o s i d e v e ,
q u i n d i , c e r c a r e in Fiamma e n o n n e lla Notte.
334 PRINCIPI FONDAMENTALI
21 Cf. il c.5: L a chiamata alla contemplatone ossia alla vita mistica, soprat
tutto i prim i tre articoli.
22 M at. 20,16; 22,14.
338 PRINCIPI FONDAMENTALI
a3 R om . 9,20.
2<* M at. 20,15 J
*5 « ...n o n habet rationem nisi divinarci voluntatem ...», « dependet ex
sim p lid divina voluntate» (1,23,5 ac* ?)•
26 C f. S. T h o m ., I Seni, d.4 1, q .i, a.2, ad 3; e in Eptst. ad Rom. c.8, lect.6
RELAZIONI TRA LA PERFEZIONE E LA M ISTICA 339
L a vocazione può essere speciale se è rivolta a un gruppo
ridotto di uom ini (come la vocazione al sacerdozio); spe
cialissima, se è rivolta a poche anime e per opere m olto
concrete (ad esempio, per fondare un ordine religioso);
mica, se è rivolta ad una sola persona (come la vocazione di
Maria alla divina maternità o quella di S. Giuseppe all’uf
ficio di padre putativo di G esù e di casto sposo di Maria).
La vocazione interna può essere remota o prossima, e que-
st’ultima ancora sufficiente ed efficace. Se le virtù e i doni non
possono raggiungere il loro pieno sviluppo all’infuori
della vita mistica, saranno chiamati ad essa, almeno median
te una vocazione remota, tutti coloro che posseggono quelle
virtù e quei doni, cioè, tutte le anime in grazia. L a chiamata
prossima l ’avranno solo quando si ritroveranno in esse i tre
segni classici di cui parlano S. G iovanni della Croce e Tau-
lero 27. Questa chiamata prossima sarà sufficiente se l’anima
le resiste, e sarà efficace se di fatto introduce l’anima nella
vita mistica lS.
L a vocazione prossima si può dividere in precoce (fatta
« all’ora conveniente ») o tardiva (fatta « all’ultim a ora ») *9.
Infine, la vocazione prossima ed efficace alla vita mistica
si può ancora considerare in relazione ai gradi p iù alti della
medesima o soltanto ai gradi inferiori, ciò dipende, in ogn i
caso, dalla divina predestinazione.
Per m aggior chiarezza riportiamo tutte queste divisioni
e suddivisioni in -jn quadro sinottico, disponendole in or
dine progressivo a partire dal basso. ( Vedi pagina seguente) _
Queste distinzioni gettano m olta luce sul nostro problema.
In un passo fam oso, sembra che S. G iovanni della Croce
neghi la chiamata universale alla mistica. Considerando il
contesto e i principi del suo sistema, risulta che egli nega
solo la chiamata prossima ed efficace, non la chiamata remota
e neppure la prossima sufficiente. Se di fatto queste anime
cosi_chiamate « non progrediscono », la ragione è da ricer
LA VITA CRISTIANA
NEL SUO SVILUPPO ORDINARIO
INTRODUZIONE
ID E A G E N E R A L E SU L L O S V IL U P F O DELLA
V I T A C R IS T IA N A
2. Vernice cristiana.
6 II-II,24,9.
7 N o i ci ispiriamo principalmente a S . Tom m aso, a S . Teresa di Gesù,
all’opera di S a u d r e a u , Igradi della vita spirituale e allo schema di Dom C h a u -
t a r d , Uanima di ogni apostolato p. 4, § f.
V ia p u r g a t iv a : c a r it à in c ip ie n t e
V ia il l u m in a t iv a : c a r it à p r o f ic ie n t e
V ia u n it iv a : c a r it a per fetta
/
LIBRO PRIM O
I. D ei sensi
q .2 , d . i , a . 3 -4 ;l v a r e z d e P a z , D e abiezionepeccatorum; A n t o n i o d e l l o
A
S p i r i t o S a n t o , Directorium Mysticum, d . i , s e c t. 3 ; M o n s . D ’ H u l s t , Carème
1892; P . J a n v i e r , Carènte 1907, c o n f . 1; Carm e 1908, p e r in t e r o ; S a u d r e a u ,
I gradi della vita spirituale, c . i .
A rtic o lo I
I l peccato ■
mortale
dal peccato; anzi, sono più colp evoli di coloro che peccano
per ignoranza, dal m om ento che vi si abbandonano con
m aggior cognizione di causa. T uttavia, in fondo, sono più
deboli che cattive. Chi ha il com pito di vigilare su di esse
deve preoccuparsi, anzitutto, di renderle salde nei loro buoni
propositi, portandole alla frequenza dei sacramenti, alla
riflessione, alla fuga delle occasioni, ecc., onde sottrarle
definitivamente alla loro triste condizione e orientarle ver
so le vie del bene.
c) I peccati dii indifferenza. - Là terza categoria è costi
tuita da coloro che peccano non per ignoranza o per fragilità,
ma per meditata indifferenza. Peccano p ur sapendo di pec
care; non perché voglian o il male in quanto offesa di D io ,
ma perché non sanno rinunciare ai propri piaceri e poco si
curano se la loro condotta non è accetta agli occhi di D io.
Peccano con meditata indifferenza, senza rim orsi di coscien
za e se anche questi sopraggiungono li m ettono a tacere
per continuare indisturbati sulla lo ro via.
L a loro conversione è m olto diffìcile, data la continua
infedeltà alle m ozioni della grazia, la consapevole noncu
ranza dei principi m orali e il disprezzo sistematico dei buo
ni consigli che possono ricevere da coloro che hanno a
cuore il loro bene.
Il m ezzo più efficace per ricondurli a D io sarebbe forse
di persuaderli a prender parte ad un corso di eserciti spiri
tuali con persone della medesima professione e condizione
sociale. Benché la cosa possa apparire strana, non è raro che
essi, magari per curiosità — « per vedere che cosa è questo »
— accettino di farli. E qui li aspettano spesso le grazie divine
più straordinarie. Si registrano conversioni strepitose, cam
biamenti radicali di condotta: individui che prim a vivevano
completamente dimentichi di D io intraprendono una vita
di pietà e di fervore. I l sacerdote che ha avuto la buona ven
tura di essere lo strumento della divina misericordia dovrà
vigilare sul n u o vo convertito e, mediante una saggia e op
portuna direzione spirituale, cercare di consolidare il frutto
d i quel m eraviglioso ritorno a D io.
d) I peccati di ostinazione e di malizia. - C ’ è, infine,
una quarta categoria di peccatori, la peggiore di tutte. So
no coloro che si dànno al male per raffinata malizia e satani
ca ostinazione. Il loro peccato più abituale è la bestemmia,
intesa come espressione di odio verso D io . A ll’inizio furo
no forse buoni cristiani, però sdrucciolarono a p o co a poco;
le passioni, sempre più accontentate, acquistarono propor
358 LA VITA CRISTIANA N EL S U O SVILU PPO ORDINARIO
A vverten ze per il d ir e t t o r e s p ir it u a l e
A rtic o lo II
I l peccato veniale
154 . i. N a tu r a d e l p e c c a to v e n ia le . - Ci tro
viam o di fronte ad una delle questioni più difficili.
T u ttavia possiam o affermare che, a differenza del m or
tale, il peccato veniale rappresenta una semplice de
viazion e, n on una totale opposizione all’ultim o fi
ne; è una malattia, n on la m orte dell’a n im a 8, i r pecca
tore che si rende responsabile di una m ancanza grave
som iglia al via gg iato re che, vo len d o raggiu n gere una
determ inata meta, si a vvia per la strada che conduce
al lato opposto. C hi com m ette un peccato veniale,
invece, devia solo dal retto sentiero, senza perdere
l ’ orientam ento fondam entale alla meta.
/
LA LOTTA CONTRO IL PECCATO 363
mai un peccato mortale. Tuttavia un peccato veniale potreb
be diventare mortale:
a) Per la coscienza erronea o anche seriamente dubbiosa
riguardo alla malizia grave di un’azione che tuttavia si ese
guisce.
b) Per il suo fine gravem ente cattivo (per es.: colui che
ingiuria leggerm ente il prossimo allo scopo di fargli pro
nunciare una bestemmia).
c) Per il pericolo prossimo di cadere in peccato mortale.
d) Per lo scandalo grave cui potrebbe dare occasione (per
es.: un sacerdote che per semplice curiosità entrasse durante
la festa in una sala da ballo malfamata).
e) Per il dispreizo formale di una legge che obbliga leg
germente 9 .
f ) Per Vaccumularsi della materia di m olti peccati veniali
(per es.: colui che commette a ripetizione piccoli furti sino
a giungere alla materia grave).
11 Cammino 41,3.
13 Sarebbe necessario per questo un privilegio speciale di D io, com e quello
(che ricevette la SS. V ergine. È .una verità definita dal C oncilio di T ren to
D en z. 833).
LA LOTTA CONTRO IL PECCATO 365
A rtic o lo III
L e imperfezioni
/
10 Salita I
LA LOTTA CONTRO IL PECCATO 371
« Per appetito immortificato, però, qui intendo il tale
abito, perché alcuni atti sporadici di appetiti differenti non
sono di tanto impedimento quando gli abiti sono mortifi
cati: quantunque, diciamo, anche di questi atti l ’anima deve
al fine giungere a non commetterne, perché sempre proce
dono da abito di imperfezione. A lcun i abiti di im perfezioni
volontarie, se non si finisce col vincerli, non soltanto impe
discono l’unione divina, ma anche il progresso nella perfe
zion e» (ivi, n.3).
C A P IT O L O 11
LA LOTTA C O N T R O IL M O N D O
16 0 . i. C h e c o s ’ è i l m o n d o . - È diffi
cile definirlo a m o tiv o della sua stessa com plessità.
Si tratta, in ultim a analisi, del clim a anticristikno che
si form a tra le persone che v iv o n o dim entiche di D io
e dedite solo alle cose della terra. Q u esto am biente m al
sano è costituito e si m anifesta in quattro form e prin
cipali:
a) False massime, in diretta opposizione a quelle
del V an ge lo . Il m ondo esalta le ricchezze, i piaceri, la i
!■
può mai riuscirvi del tutto e neppure in gran parte, finché ciò non avven ga j_
in lu i passivamente, per opera di D io , m ediante la purgazione della notte k
oscura» (N otte 1,7,5).
LA LOTTA CONTRO IL MONDO 377
161 . 2. M o d o d i c o m b a t t e r l o . - Il ri
m edio p iù efficace sarebbe di fu g g ire m aterialm ente
da esso. P o ich é ciò n on è possibile, i cristiani devono
cercare di far p rop rio lo spìrito di Gesù Cristo, che è
diam etralm ente op posto allo spirito del m ondo.
378 LA VITA CRISTIANA N EL S U O SVILU PPO ORDINARIO
1 C f. S. A g o stin o , Confessioni 6 ,8 . /
* Salita 1,4,
LA LOTTA CONTRO IL MONDO 379
esem pi, la condotta dei santi e la costante afferm azione
di una vita irreprensibile davanti a D io ed a g li uom ini.
c) C o n s id e r a r e l a v a n it à d e l m o n d o . - Il m ondo
passa velocem ente: « Praeterit enim figura huius m un
d i» (iC o r . 7,31) e con esso svaniscono i suoi piaceri e
le sue concupiscenze: « E t m undus transit et concupi-
scentia eiu s» ( iG io v . 2,17). N o n c ’è niente di stabile
sotto il cielo; tutto si m u ove e si agita com e il mare
quando infuria la tem pesta. Il m ondo, inoltre, cam bia
continuam ente i suoi giud izi, le sue afferm azioni, i suoi
gu sti e capricci; a v o lte rinnega quello che prim a aveva
applaudito con frenesia, andando da un estrem o all’al
tro senza scrup olo, rim anendo solo costante nella fa
cilità della m en zogna e nell’ostinazione p er il male.
T u tto passa e svanisce, solo « D io n on m uta », diceva
S. Teresa. E con lu i rim ane per sem pre la sua verità:
« E t veritas D o m in i m anet in aeternum » (Sai. 116,2);
la sua parola: « V erb u m autem D o m in i m anet in ae
tern um » (iP ie tr. 1,25); la sua giustizia: « Iustitia eius
m anet in saeculum saeculi» (Sai. 110,3), e colu i che
com pie la sua divina vo lo n tà: « Q u i autem facit volu n-
tatem D e i m anet in aeternum » ( iG io v . 2,17).
d) C a lp e s ta r e i l r is p e t t o u m a n o . - Il prestare at
tenzione a quello che diranno gli altri sm inuisce la nostra
dign ità di cristiani e reca offesa a D io 3. P er n on « di
sgustare » quattro esseri insignificanti, che v iv o n o in
peccato m ortale, si calpesta la le g g e di D io e si ha ros
sore di m ostrarsi discepoli di G esù C risto. I l divino
M aestro ci avverte chiaram ente nel V a n g e lo che m isco
noscerà davanti al Padre colu i che lo avrà rinnegato
davanti agli uom ini (M at. 10,33). O cco rre assumere
un atteggiam ento franco e deciso davanti a G esù , p e r
CA PITO LO III
L A L O T T A C O N T R O IL D E M O N IO
A r t ic o lo J
L a tentazione 2
1 C f. G en. 3.
8 Cf. P e t a u , D e angilis 1.4,0.27:
384 LA VITA CRISTIANA N EL S U O SVILU PPO ORDINARIO
i) P r i m a d e l l a t e n t a z i o n e . - La m igliore
strategia per prevenire le tentazioni fu suggerita dal
S ign ore stesso ai discepoli nel Getsem ani: « V igilate
et orate u t n on intretis in tentationem » (M at. 26,41):
vigilanza e preghiera.
a) L a vigilan za. - Il demonio non rinuncia mai al posses
so della nostra anima. Se a volte sembra che ci lascia in pace,
è soltanto per ritornare all’assalto nel momento in cui meno
ce l ’aspettiamo. È necessario stare all’erta per non lasciarsi
sorprendere.
Q uesta vigilanza ci deve portare alla fuga di tutte le
occasioni più o meno pericolose; al controllo di n oi stessi,
particolarmente della vista e della immaginazione; all’esa
me preventivo; alla frequente rinnovazione del proposito
di non peccare mai, alla lotta contro l’ozio, ecc.
b) L ’ orazione. - L a vigilanza da oola non basta. Il con
trollo più attento e gli sforzi più generosi risulterebbero
vani se non ci soccorresse l’aiuto divino. L a vittoria sulla
tentazione richiede una grafia efficace e solo la preghiera
può ottenercela. S. A lfo n so de’ L igu o ri, trattando della
necessità della grazia efficace, afferm ava che essa si può
conseguire soltanto con l’orazione e ripeteva: « Chi prega si
salva e chi-non prega si danna ». Q uando si trovava di fron
te ad un’anima in dubbio se aveva ceduto alla tentazione, so
leva domandarle semplicemente: « A v e te fatto orazione chie
dendo a D io la grazia di non cadere ? ». C i si rende conto,
allora, perché il Signore nel « Padre nostro » ci abbia esorta-
a chiedere a D io di « non indurci in tentazione ».
In questa orazione preventiva è opportuno invocare
anche l ’aiuto di Maria, che mai conobbe il peccato, e del
LA LOTTA CONTRO IL DEMONIO 387
nostro A n gelo custode, che ha la missione di difenderci
contro gli assalti del demonio.
A rtico lo II
L ’ ossessione diabolica
165 . i. N a t u r a d e l l ’ o s s e s s i o n e . - C ’ è
ossessione o g n i vo lta che il dem onio torm enta l ’uom o
dal di fuori in una maniera tanto forte, sensibile e certa
da n on lasciare d u b bi sulla sua presenza e sulla sua
azione.
N ella tentazione n on sempre appare chiara l ’azione
diabolica; perché, assolutam ente parlando, essa potreb
be dipendere da altre cause. M a nella ossessione, la pre
senza e l ’azione di Satana è cosi m anifesta e cosi ben
caratterizzata, che n é l ’anima n é il suo direttore ne p o s
sono dubitare. L ’anima conserva la coscienza della sua
azione vitale e m otrice su gli organi corporali, ma
avverte in pari tem po l ’azione esterna di Satana, che
cerca di sopraffarla con una veem enza inaudita.
« L ’ossessione — avverte m olto bene R ib e t10 — è
l’attacco del nem ico, che si sforza di entrare in una piazza
forte della quale non è ancora padrone; e questa piazzafor
te da conquistare è l ’anima. L a possessione, invece, è la
presenza del nemico nel cuore stesso della piazzaforte che
governa in m odo dispotico; e questa piazzaforte invasa e
ridotta in schiavitù è il corpo. C ’è, com e si vede, una notevole
n C f . n n . 5 3 1 -5 3 6 ,
LA LOTTA CONTRO IL DEMONIO 393
di S. Teresa, di S. Francesco Saverio e di S. Gem m a G algani;
abbracci e carezze voluttuose, come racconta di se stesso
Sant’A lfo n so Rodriguez. A ltre volte l’azione diabolica giun
ge a estremi e turpitudini incredibili, senza colpa alcuna da
parte di colui che le subisce IJ.
167 . 3. C ause d e l l ’ o s s e s s io n e d i a
b olica. - L ’ ossesio n e d ia b o lic a p u ò a v e re m o lte
cause:
a) L a p e rm issio n e d i D io che intende cosi purifi
care l’ anima e aumentare i suoi m eriti. In questo caso
acquista il valore di una p ro v a passiva o notte m istica
dell’ anima. D a G io b b e al C urato d ’A rs si p u ò dire
che n on ci sia stato santo che, in una form a più o m eno
intensa, n on l ’abbia sperimentata qualche vo lta in vita.
b) L ’in v id ia e la su p e rb ia d e l d e m o n io che n on
può tollerare la vista delle anime che cercano con im
pegno la propria santificazione, la gloria di D io e la
salvezza del prossim o.
c) L ’ im p r u d e n z a d e ll’o sse sso , che ebbe l ’ audacia
di provocare o sfidare Satana com e se fosse cosa sem
plice il vin cerlo. A b b iam o va ri esem pi di queste im pru
denze, che le anime veram ente um ili n on si perm ette
ranno mai.
d) B en ch é p iù di raro, p u ò avere origine anche dalla
p ro p e n s io n e n a tu ra le dell’ ossesso, che offre a Satana il
punto debole per attaccarlo. Questa ragione n on vale per
le ossessioni esterne, che n on hanno nulla a che vedere
col tem peram ento di colu i che le patisce; ma è im por
tante per le ossessioni interne, che trovan o il terreno
favorevole in u n tem peram ento m elanconico e incline
agli scrupoli, alle inquietudini, alle tristezze. In ogni
caso, l’ ossessione, per quanto violenta, n on p riva mai
168 . 4. C o n d o t t a d e l d i r e t t o r e . - A n
zitutto è necessaria m olta discrezione e perspicacia
per distinguere la vera ossessione dalle m alattie nervose
e dagli squilibri m entali, con i quali ha m olti aspetti
com uni. Sarebbe eretico negare la realtà dell’azione dia
bolica nel m ondo, dal m om ento che risulta espressa-
m ente attestata dalle fon ti della rivelazione ed è stata
com provata m ille vo lte con fatti indiscutibili nelle vite
dei s a n ti13. Però bisogn a riconoscere che numerosi
fenom eni apparentem ente diabolici hanno u n ’ origine
m olto più m odesta. Prudenza vu o le che n on si attribui
sca all’ ordine soprannaturale o preternaturale quello
che in qualche m od o si pu ò spiegare m ediante cause
naturali.
U n direttore agirà con prudenza se si atterrà a queste
norme:
1) L ’ossessione non si produce ordinariamente se non
in anime m olto progredite nella virtù. Il demonio per per
seguitare le anime ordinarie e m ediocri si accontenta di ten
tazioni ordinarie.
2) O ccorre esaminare con ogn i diligenza se ci troviam o
di fronte ad un’anima normale, perfettamente equilibrata,
di sano giudizio, nemica delle esagerazioni, o se si tratta,
al contrario, di uno spirito inquieto, squilibrato, malaticcio,
isterico, tormentato dagli scrupoli, oppresso moralmente
da qualche complesso d’inferiorità.
T uttavia non si deve emettere un giudizio precipitato:
anche un soggetto isterico e squilibrato può essere vittima
dell’ossessione diabolica. L a diagnosi per stabilire quello
che spetta all’azione del dem onio e quello che dipende dallo
squilibrio nervoso in pratica non sarà facile, ma neanche
A r t ic o lo III
L a possessione diabolica
ebraico brani che aveva udito leggere dal suo padrone. Per
ché questo segno costituisca una prova decisiva dev’essere
ben assodata la mancanza di ogni precedente relazione del
soggetto nei confronti di tale idioma e la presenza di altri
segni inequivocabili di possessione, quali lo spirito di be
stemmia, l’orrore istintivo e incosciente per le cose san
te, ecc.
b) R ivelazione di cose occulte o distanti senza una causa
naturale che le possa spiegare. Occorrono anche qui i pie
di di piombo. Si sono dati singolari fenomeni di telepatia
e di cumberlandismo la cui spiegazione è puramente natu
rale. D ’altra parte, la conoscenza dei futuri contingenti e
del segreto dei cuori sfugge anche agli angeli, che ne hanno
solo una cognizione congetturale 23 .
Occorre ancora tenere presente la possibilità di una di
vinazione puramente fortuita e casuale. Perché questo segno
rivesta carattere di vera certezza deve essere molto vario e
deve essere accompagnato da altri segni non dubbi di posses
sione. Da solo non sarebbe sufficiente a dare una certezza
assoluta. Il Rituale Romano si comporta con molta accor
tezza quando esige la presenza di più cause per generare
una vera certezza.
c) L ’uso di forze notevolmente superiori a quelle natu
rali del soggetto si presta anche all’equivoco. Ci sono stati
patologici di particolare frenesia che raddoppiano e tripli
cano persino le forze normali di un soggetto. Tuttavia, al
cuni fatti, come volare ad una grande altezza e distanza quasi
si avessero le ali, mantenersi sospesi a lungo nell’aria senza
punto d’appoggio, camminare con i piedi sul soffitto o con
la testa all’ingiù, sollevare con facilità pesi che più uomini
non potrebbero muovere, ecc., sono manifestamente preter
naturali.
Quando qualcuno di questi fenomeni si presenta unito
ad altri segni sicuri di possessione (soprattutto l’istintivo
orrore di quello che è santo e lo spirito di bestemmia),
si potrà pensare, senza imprudenza, ad un’azione diabolica.
stintivo e incosciente in colui che lo soffre, ossia, deve reagire dinanzi ad esse
ten^a sapere che viene sottomesso a tale trattamento e che n on esperimenti nes
suna reazione quando g li viene applicato un altro o ggetto non sacro. D i
versamente, non si può escludere in m odo assoluto l’im postura e l’inganno.
LA LOTTA CONTRO IL DEMONIO 405
fatta una simile richiesta. Sulpizio Severo ra cco n ta 25 che
un santo uom o il quale esercitava sui demoni un meravi
glioso potere, un giorno fu preso da un sentimento di vana
gloria e chiese al Signore che lo consegnasse per cinque mesi
in balia del demonio e lo rendesse simile ai miserabili che egli
aveva tante volte curato. Immediatamente il demonio s’im-
padroni di lui facendogli subire tutte le violenze della pos
sessione. Passati i cinque mesi fu liberato non solamente
dalla possessione diabolica, ma anche da ogn i sentiménto di
vanità.
Talora questa richiesta viene rivolta a D io da persone
in buona fede, specialmente donne, con il pretesto di patire
per Cristo. A ragione avverte Schramm che una tale domanda
è almeno imprudente. G li esempi di certi santi sono più da
ammirarsi che da imitarsi, perché suppongono uno speciale
istinto dello Spirito Santo che sarebbe temerario presu
mere l6.
A ltre volte la petizione è diretta al demonio stesso, col
quale si stabilisce una specie di patto in cambio di qualche
vantaggio temporale, quasi sempre di indole peccaminosa.
Questi disgraziati conferiscono volontariamente al demonio
uno spaventoso potere su di sé, dal quale sarà difficilissimo
liberarsi, e si espongono al pericolo della dannazione eterna.
2) I l castigo per il peccato. - È la causa più comune.
Ordinariamente D io non permette questo grande male se
non per castigare il peccato e per ispirare un grande orrore
verso di esso.
Fra i peccati, ce ne sono alcuni i quali sembrano merita
re in modo speciale questa punizione. Un grande specialista
in materia, T hyrée J7, ricorda l’infedeltà e l ’apostasia, l’a
buso della SS. Eucarestia, la bestemmia, l’o rgo glio , gli ec
cessi della lussuria, dell’invidia e dell’avarizia, la persecu
zione contro i servi di D io , l ’empietà dei figli verso i geni
tori, le violenze dell’ira, il disprezzo di D io e delle cose sante,
le imprecazioni e i patti con i quali una persóna si consegna
al demonio. In generale, tutti i grandi delitti predispongono
a questa servitù orribile, che converte il corpo dell’uom o
in una dimora di Satana. La storia registra numerosi esempi
di questi spaventosi castighi, che fanno presentire ai pec
catori quello che sarà l’inferno.
34 C f. C IC can. 949.
35 C f. C IC can. 1151-3.
36 « Privatim omnibus quidem licitum est adiurare; solem niter autem
tantum Ecclesiae ministris ad id constitutis, e t cum E piscopi expressa
licentia» (S. A lfo nso d e ’ L ig u o r i , Tbeologia moralis I.3, tr.2, c .i, dub.7.
A ppendi*, D e adiuratione n.4, t.2, p.56).
37 C f. 11 -11 ,9 0 , 2 .
410 LA VITA CRISTIANA NEL SUO SVILU PPO ORDINARIO
C A P IT O L O IV
LA LOTTA CONTRO LA P R O P R IA C A R N E
A rtic o lo I
174. 1. N a tu r a d e lla c o n c u p is c e n z a . - S. T o m
maso, sulle orme di Aristotele, definisce la concu
4 12 LA VITA CRISTIANA NEL S U O SVILU PPO ORDINARIO
10 C f. nn. 181-186.
11 C f. Confessioni 1.6 c.8.
LA LOTTA CONTRO LA PROPRIA CARNE 417
davanti alla forza terribile affascinatrice di un’occasione.
I sensi si eccitano, la fantasia si accende, la passione aumenta
di forza, si perde i controllo di sé e soggiunge, inevitabile
la caduta.
Soprattutto bisogna esercitare la più rigorosa vigilanza
sul senso della vista. Si ricordi la profonda sapienza racchiu
sa nell’adagio popolare: « O cchio non vede, cuore non
duole ». C i sono dei temperamenti che non hanno difficoltà
a mantenersi buoni quando i loro occhi non incontrano in
ciampi, ma soccom bono con incredibile facilità quando una
immagine suggestiva ferisce il loro sguardo.
r4 Sai. 118,120: « Confìge tim ore tuo carnes meas; a iudiciis enim tuis
tim ui ».
J 5 iC o r. 9,27: « Castigo enim corpus meum et in servitutem redigo, ne
forte cum aliis praedicaverim , ipse reprobus elficiar ».
LA LOTTA CONTRO LA PROPRIA CARNE 419
che andiamo alla ricerca del piacere, com e dice S. Bernardo ,6.
S. Paolo fa della mortificazione della carne la prova decisi
va della reale appartenenza a Cristo *7. E S. Pietro afferma
che è necessario farla finita con il peccato perché Cristo pari
nella carne l8.
8) L ’ orazione um ile e perseverante. - Senza la grazia
di D io è impossibile trionfare della concupiscenza; e questa
grazia D io la concede infallibilmente a colui che prega con
le dovute disposizioni.
L ’autore della Sapienza riconosce apertamente di non
poter rimanere continente se D io non l’aiuta 's. L ’Ecclesia
stico im plora d i essere preservato dalla concupiscenza e
dai desideri la s c iv i10. S. Paolo chiese tre volte al Signore di
essere liberato dallo stim olo della carne, e il Signore g li ri
spose che gli bastava la sua grazia, la quale si perfeziona
nell’infermità ».
L ’efficacia dell’orazione ben fatta fu già ampiamente di
mostrata nel paragrafo corrispondente “ .
9) L a devozione filiale a M aria. - L ’Immacolata, Ma
dre di D io e Madre nostra, è anche la M ediatrice di tutte
le grazie, l’A vvocata e il R ifugio dei peccatori. Una profonda
e tenera devozione a Maria, la invocazione fiduciosa ed ar
dente del suo nome nell’ora del pericolo costituisce una
infallibile garanzia di vittoria. S. A lfo n so Maria de’ Liguo-
ri soleva domandare a chi temeva di avere acconsentito al
la tentazione: « Hai invocato M aria?» . L a risposta affermati
va rappresentava per il santo una prova decisiva della v it
toria di quell’anima.
10) La frequenza a i sacramenti. - È il rim edio più
A rtico lo II
176 . 1. N e c e s s i t à della s o f f e r e n
z a . - L a sofferenza ha un valore n on com une sia per
riparare il peccato che per conseguire la santità.
a) P e r rip arare i l p e c c a to . - Il peccato è sempre la
conseguenza di una sm odata ricerca del piacere. È
quasi naturale, quindi, che debba venir riparato m edian
te l ’accettazione di una sofferenza. L a principale ripa
razione è stata operata da Cristo con la suà dolorosa
passione e m orte, il cui prezzo infinito ci viene com u-
24 III, 86,4-5.
*5 Cf. nn. 13-22.
LA LOTTA CONTRO LA PROPRIA CARNE 423
177. 2 . E c c e l l e n z a d e l l a s o f f e r e n z a .
- Il dolore cristiano appare in tutta la sua eccellenza so
lo se lo m ettiam o in relazione con i num erosi v a n ta g
gi che procura all’anima. I santi, che se ne erano resi
consapevoli, erano assetati di sofferenza. C onsideran
do bene le cose, il dolore dovrebbe avere più attratti
ve per il cristiano che il piacere per il pagano. L a soffe
renza passa; l’ avere ben sofferto n o n 'p a sse rà mai;
lascerà la sua orm a nell’eternità.
1) E spia i nostri peccati. - L o abbiamo già considera
to. Il reato di pena temporale che lasciano i peccati, come
triste ricordo della loro presenza nell’anima, occorre pa
garlo a prezzo di dolore in questa vita o nell’altra. Se ab
bracceremo la sofferenza in questa vita, soffrirem o m olto
meno che nel purgatorio e aumenteremo nello stesso tem
po i meriti e il grado di gloria per tutta l ’eternità.
2) Sottomette la carne allo spirito. - E una esperienza
che già doveva aver fatto S. Paolo quando scriveva ai C o
rinti: « Castigo il mio corpo e lo riduco in servitù » (iC o r.
9,27). L a carne tende a dominare lo spirito. Solo a forza
di m ortificazioni e di privazioni è possibile ridurla all’or-
dine e farle lasciare in libertà l’anima. È un fatto com pro
vato mille volte nella pratica che più si consentono com odi
tà al corpo, più esso diventa esigente, S. Teresa lo fa
notare con molta grazia alle sue monache, persuasa della
grande importanza che questa verità ha nella vita spiritua
le *7. Invece, quando il corpo viene sottomesso a un regime
178. 3. I g r a d i di a m o r e p e r l a s o f
f e r e n z a . - E sponiam o ora, in ordine ascendente,
i principali gradi di am ore per la sofferenza:
1) Non omettere nessuno dei nostri doreri perchè ci
causa dolore. - B il prim o
grado indispensabile per la con
servazione dello stato di grazia. C olui che omettè un
dovere grave (per esempio, l’assistenza alla Messa in un
42 Salita 1,13,6.
430 LA VITA CRISTIANA NEL SUO SVILU PPO ORDINARIO
43 C o s i d i c e v a M a d i e M a r ia T e r e s a d e l C u o r e d i G e s ù , f o n d a t r ic e d e l
P. P l u s , Cristo
l ’A d o r a z i o n e R ip a r a t r ic e , c h e m o r i a r s a v i v a . C i t a t a d a l
nei nostri fratelli p . 2 7 7 .
44 C f. P . A . R o j o , Tres insigne* hijas de la Iglesia, Salamanca, 1 9 3 4 , p 52.
45 È una felice espressione di Sr. Elisabetta della Trinità.
LA LOTTA CONTRO LA PROPRIA CARNE 431
C A P IT O L O V
L A P U R IF IC A Z IO N E A T T I V A D E L L E P O T E N Z E
A rtic o lo I
1 1-11,85,3.
3 C f. D e n z. 7 7 1 , 772, 77 6 , 788, 789, 793, 79 7, 815, 1643, ecc.
LA PURIFICAZIONE ATTIVA DELLE POTENZE 435
A rtico lo II
4 Cf. 1,78,3.
436 LA VITA CRISTIANA NEL SUO SVILU PPO ORDINARIO
5 C f. 1,78,4.
6 C f. 1,78,4 ad 1 et 2.
LA PURIFICAZIONE ATTIVA DELLE POTENZE 437
la pecora avverte Istintivamente che il lupo è un suo nemico.
N egli animali si tratta di un istinto cieco, puramente naturale
che, tuttavia, riveste un’incalcolabile utilità per la conservazio
ne della vita. N ell’uom o, l’estimativa subisce l ’influsso del
l’intelletto, che la rende m olto più perfetta e penetrante.
Per questo, viene chiamata anche cogitativa o ratio partìcu-
laris 7.
L a memoria sensitiva è la facoltà organica che riconosce il
passato come passato, ossia, com e già anteriormente percepi
to. H a il com pito di conservare il ricordo di una cosa, di ri
produrla o evocarla (mediante una lenta e penosa reminiscenza,
se è necessario) e di riconoscere tale cosa come passata o già
vista. Si distingue dall’immaginazione in quanto questa
conserva e riproduce le immagini, senza tuttavia riconoscerle
come passate, e ne può creare delle n uove che sfuggono nel
m odo più assoluto alla memoria.
c) L e nozioni su ll’appetito sensitivo saranno date più
a v a n ti8.
A ) P U R IF IC A Z IO N E A T T I V A D E I SEN SI E ST E R N I
S. G io v a n n i d e l l a C roce, Salita 1 1 1 , 2 4 - 2 6 ; V a l l g o r n e r a , Theologia
divi Thomae q . 2 d . 2 ; S c a r a m e l l i , Direttorio Ascetico t .2 , a . 1 - 5 ; T a n q u e r e y ,
Compendio di Teologia ascetica e mistica n n . 7 7 1 - 7 9 .
9 Salita 1 1 1 , 2 4 , 2 .
10 Salita 111,24,3.
LA PURIFICAZIONE ATTIVA B ELLE POTENZE 439
i
11 Ivi , 1,6,3.
13 Ivi, 111,24,4.
440 LA VITA CRISTIANA NEL SUO SVILU PPO ORDINARIO
r ì Ivi, 11.4, 5 e 6.
LA PURIFICAZIONE ATTIVA DELLE POTENZE 441
2. L ’ u d i t o e l a l i n g u a . - L i riuniam o
insieme perché anche nella loro attività sono intim a
mente associati; la lingua fornisce all’u d ito il pascolo
principale.
teggiam ento del discepolo che del maestro, l ’anima che aspi
ra alla perfezione procurerà di fomentare queste sante
conversazioni, che tanto bene recano alle anime e tanto
rallegrano il cuore di D io .
*6 Cf. 11-11,148,6.
2? « Dai riporre il godimento nei sapore dei cibi barino origine diletta-
mente la gola e l’ubriachezza, l’ira, la discordia, la mancarla di carità
verso il prossimo e i poveri, sino al punto a cui giunse il ricco Epulone,
il quale, mentre banchettava tutti i giorni splendidamente, lasciava morire
di fame il povero Lazzaro (Luca 16,19). Parimenti derivano lo sconcerto
del corpo e la infermità; si suscitano i moti turpi, perché crescono gl’incen
tivi alla lussuria; si genera direttamente grande torpore di spirito e si de-
452 LA VITA CRISTIANA N EL S U O SVILU PPO ORDINARIO
prava l’appetito delle cose spirituali, tanto che l’uomo non vi trova più
sapore, e non può nemmeno fermarvisi o trattarne. Da tale gaudio, infine,
nasce distrazione degli altri sensi e del cuore, e scontentezza intorno a mol
t e c o s e » (S. G i o v a n n i d e l l a C r o c e , Salita 1 1 1 ,2 5 ,5 ) .
18 S. T e r e s a , Cammino 11,4.
LA PURIFICAZIONE ATTIVA DELLE POTENZE 453
31 C f. n .1 7 4 -1 7 5 .
32 M e y n a r d , Vertus et dottrine spirituelh de S. Vincent de Gouì, 10 e d iz .,
T c q u l, P a rigi, c . z j , p . 362.
LA PURIFICAZIONE ATTIVA DELLE POTENZE 455
crementare gradualm ente g li esercizi di penitenza, a
misura che crescono le fo rze delPanim a e g li in viti
interni della grazia si fanno p iù pressanti. A lP in izio,
soprattutto, si eviti l ’effusione di sangue, a m eno che
la vo lo n tà di D io n on si m anifesti con chiarezza in
tal senso; n on si riduca eccessivam ente il sonno o la
quantità di cibo, po ich é ciò potrebbe pregiudicare la
salute e rendere inabili al com pim ento dei d o veri del
prop rio stato che sono più im portanti delle pratiche
volontarie di m ortificazione, e ci si gu ard i bene dal m u
tare in fine quello che è soltanto un m ezzo, quasi che
la santità consista nel torturare crudelm ente il corpo,
com e fecero alcuni santi. C i sono nelle vite dei santi
m olti fatti degni di am m irazione, ma che sarebbe
im prudente v o le r imitare. E ssi p o tevan o contare su di
una particolare ispirazione e assistenza di D io che non
è data a tutti. Se lo Spirito Santo vu o le condurre
un’anima per la via delle penitenze straordinarie, glie
ne farà sentire tutta l ’attrattiva e la doterà delle re
lative forze. I p iù d evono esercitarsi nella m ortifica
zione corporale ordinaria, fatta di m ille piccole rinun
ce praticate con assiduità e perseveranza. Q u est’u l
tim o particolare è m olto im portante. È preferibile pra
ticare con perseveranza e continuità le piccole m orti
ficazioni quotidiane anziché alternare p eriod i di r ig o
rose penitenze con periodi di rilassatezza.
B) P U R IF IC A Z IO N E A T T I V A D E I S E N S I IN T E R N I
187 . i . I l s e n s o c o m u n e e l ’ e s t i m a
t i v a . - D e l senso comune e dell’ estimativa non c’è
nulla di speciale da dire in ordine alla lo ro purificazio
ne. I l prim o dipende dai sensi esterni, le cui im pressio
ni accoglie e unifica. L a m ortificazione di questi è
sufficiente quindi per preservarlo da ogni inform azione
pericolosa o inutile. E quanto all’ estimativa scompa
riranno da essa g li apprezzam enti falsi o ridicoli se
l ’im m aginazione sarà ben regolata e il giu d izio intellet
tiv o eserciterà senza intralci il suo legittim o im pero.
188 . 2. L ’ i m m a g i n a z i o n e o f a n t a
s i a . - Tratterem o dell’importanza e della necessità della
sua purificazione e dei m ezzi necessari per conseguirla
in ordine alla perfezione cristiana.
i) Im p o rta n z a . - L ’im m aginazione o fantasia è
na facoltà im portantissim a, date le intim e relazioni esi
stenti tra l ’anima e il co rp o nelle condizioni attuali
della natura umana. A d ogn i idea acquisita mediante
il m eccanism o naturale delle nostre facoltà fa riscontro
una precedente im m agine dall’im m aginazione som m i
nistrata all’intelletto. Senza im m agini, l ’intelletto non
pu ò naturalmente 33 conoscere. D a qui l ’im portanza
di usare im m agini sensibili per far com prendere, so
prattutto alle persone rudi, le idee astratte e i princi
pi speculativi. G esù si valse continuam ente d ell’im m a
ginazione p er rendere accessibili al p o p o lo semplice
e b en disposto i grandi m isteri del regn o di D io .
L ’im m aginazione esercita pure un grande influsso
sull’appetito sensitivo che tende con m aggio r ardore
verso i prop ri o g g e tti quando son rivestiti e colorati
d’incanti e d ’attrattive sensibili.
3) M e z z i p e r p u r if ic a t e l ’im m a g in a z io n e . - I
p rin cip a li sono:
a) La custodia dei sensi esterni. - È di capitale im portan
za, giacché attraverso i sensi esterni, principalmente la v i
sta, entrano immagini vane o sconvenienti che la fantasia
ritiene, riproduce e com bina in mille form e, eccitando l’ap
petito sensibile e richiamando l ’attenzione dell’intelletto
e il consenso della volontà.
b) L ’attenta selezione delle letture. - B isogna evitare
ad ogn i costo, non solamente le letture cattive o pericolose,
ma anche le frivole e le vane, che riem piono l’im m aginazio
ne di inutili fantasie. A questa categoria appartiene la m ag
gior parte dei romanci, la lettura dei quali rappresentano
un vero impedimento alla vita di raccoglim ento e di orazio
ne. O ltre che a farci vivere in un m ondo irreale, pieno di
sogni m orbosi, le scene più impressionanti di quella fin zio
ne letteraria ritornano com e fantasmi im portuni nell’ora
del dovere e della riflessione. È quasi impossibile che p o s
sa santificarsi un lettore appassionato di romanzi.
c) Combattere l ’ozio. - L ’ immaginazione non resta mai
quieta; se non la sfruttiamo offrendole una buona ed utile
occupazione, essa stessa andrà alla ricerca di ciò che le è
necessario per esplicare la propria attività. E siccom e è mal
orientata e avverte una naturale propensione verso tutto
quanto alletta gli appetiti meno nobili, ben presto ci indur
rà in pericolose tentazioni.
d) Offrirle oggetti buoni. - Per avere un pieno co n tro llo
dell’immaginazione non basta sottrarle la materia nociva
e non permetterle di divagare oziosa; è necessario fornirle
materia santa e utile onde abbia a dirigersi positivam ente
al bene. A questo mira la cosiddetta « com posizione di lu o
go » vivam ente raccomandata prim a di iniziare l ’orazione.
Una rappresentazione vivace di ciò che stiamo per meditare
oifre tale pascolo all’im m aginazione da impedirle di pertur
bare la pace e la tranquillità dello spirito con im portune
divagazioni. L a lettura di libri devoti, nei quali sono descrit
4) In o r d in e a l la p e r f e z io n e c r is t ia n a . - S. G io
v a n n i della C r o c e tratta diffusam en te del m o tiv o p er
cu i le ap p ren sio n i im m a g in a tiv e n o n p o ss o n o essere
u n m e zzo p ro p o rz io n a to a ll’u n io n e co n D io — n o n p o
ten d o Id d io essere rap p resen tato in u n a sp ecie fa n ta sti
ca — e d e l d an n o ch e p ro d u c e n e ll’anim a il n o n saperse
ne liberare a n c o r c h é le sian o state p resen tate p e r v ia
sopran n aturale. Si le g g a e si m ed iti la d o ttrin a d el D o t
to re M istico 39.
1 8 9 . 3. L a m e m o r ia .
Tratterem o della purificazione della memoria in generale,
esponendo i principi che si possono applicare indistinta
mente sia alla memoria sensitiva che alla m emoria intellettiva.
1) I m p o r ta n z a d e lla m e m o r ia . - L a m em o ria è
u n a fa c o ltà im p o rta n tissim a . N o n si s p ie g a la le g g e
re z za d i a lcu n i ch e la c o n sid e ra v a n o c o m e « il tale n to
d ei to n ti ». P u ò p restare, e in re a ltà p resta, in estim a b ili
s e rv iz i a ll’in te llig e n z a , d ella q u a le co stitu isce il p iù
v a lid o a iu to . Sen za d i essa, il n o s tro sp irito p o tr e b b e
p a ra g o n a rsi a d u n re cip ien te b u c a to , ch e rim an e sem
p re v u o t o n o n o s ta n te v i si v e r s i a cq u a in co n tin u ità .
P e r a lcu n e fo rm e d i co n o s c e n ze — lin g u a , sto ria, scien
z e fisich e e n atu rali, ecc. — è asso lu ta m en te in d isp e n
sabile p o sse d ere u n a fe lice m em o ria.
2) N e c e s s it à d i p u r if ic a r la . - P o ic h é la m em o ria
c o n se rv a n e llo sp irito o g n i sp ecie d i c o n o s ce n ze , b u o
n e e ca ttiv e , è n ecessa rio so tto m e tte rla a u n a ttiv o
p ro ce ss o d i p u rifica zio n e . N e l c o rs o d ella v ita si è
p ro d o tta in to r n o a n o i u n a serie d i fa tti il ric o r d o d ei
q u a li n o n p u ò fa v o r ir e l ’anim a n el su o d e sid erio di
e le v a z io n e . S aran n o a v o lt e i tristi e p is o d i d e lle n o stre
co lp e; a v o lte , le scen e di ce rti s p etta co li o di atti sca n
d a lo si c u i a b b ia m o assistito; a v o lte , le m alsan e in fo r
m a zio n i ch e a b b ia m o ric e v u to a ttra v e rso le lettu re, le
fo to g ra fie , e cc., ch e la scia ro n o il n o s tro sp irito p r o fo n
d am en te tu rb a to ; a v o lte , a n co ra, i tris ti a v v e n im e n ti
Articolo III
Purificazione attiva delle passioni
190. 1. N o z i o n i p r e l i m i n a r i . - Comin
ciamo col ricordare alcune brevi nozioni di psicologia.
a) L’appetito sensitivo è la facoltà organica per
cui ricerchiamo il bene in quanto materiale e appreso
dai sensi. Si distingue genericamente dall’appetito ra
zionale, o volontà, che cerca il bene in quanto appreso
dall’intelletto 1. L ’appetito sensitivo ignora ogni ra
gione di bene che non sia quello puramente sensuale
o grato ai sensi. Di qui la lotta condotta contro l’ap
petito razionale, che cerca il bene razionale o dello
spirito: « Caro concupiscit adversus spiritum; spiritus
autem adversus carnem: haec enim sibi invicem adver-
santur » (Gal. 5,17).
L’appetito sensitivo, chiamato anche sensualità s,
è una forza generica distribuita in due potente, che
costituiscono le due forme dell’appetito sensitivo, cioè:
Y appetito concupiscìbile e Vappetito irascibile. Il primo ha
per oggetto il bene dilettevole, di facile conseguimento;
il secondo il bene arduo, difficile a raggiungersi.
Queste due inclinazioni non si possono ridurre ad un
1 I,6o,2.
a 1,8i , i : « E t sic sensualitas est nom en appetitus sensitivi».
LA PURIFICAZIONE ATTIVA DELLE POTENZE 465
193 . 4. I m p o r t a n z a d e l l e p a s
s i o n i . - La grande im portanza delle passioni si
ricava dalla lo ro influenza sulla vita fisica, intellettuale
e m orale dell’uom o.
a) Nella rita fisica. - Se manca lo stim olo degli appetiti
è appena concepibile la vita fisica, mentre l’eccitazione pas
sionale ci rende straordinariamente attivi per il bene o per
il male. Inoltre, alcune passioni, come la tristezza, eserci
tano un influsso decisivo sulla salute del corpo e possono
anche produrre la morte: « quae magis nocet corpori quam
aliae passiones », dice S. Tom m aso 8.
b) N ella v ita intellettuale. - È incalcolabile l’influsso
delle nostre passioni sulle nostre idee. Balmes lo ha messo
ben in luce nel suo E l criterio 9. L a m aggior parte dei tradi
menti e delle apostasie hanno la loro più profonda radice
nel disordine delle proprie passioni. A v v e rte il P. Bourget:
« È necessario vivere com e si pensa; diversamente, o pre
sto o tardi, si finirà col pensare com e si è vissuto » I0. Com e
11 1-11,24,3.
12 II m ezzo p iù efficace di cu i p ossiam o disporre per dom inare e diri
gere le passioni è la grazia di D io . O ra p erò stiam o esam inando i m o v e n
ti p sic o lo g ic i che ci p osson o aiutare nel co n segu im en to di qu esto fine.
L a grazia n o n distru g g e la natura, m a la eleva e la perfeziona.
470 LA VITA CRISTIANA NEL SUO SVILU PPO ORDINARIO
■7 C f. F .T .D ., Ivi.
LA PURIFICAZIONE ATTIVA DELLE POTENZE 473
195 . 6. A v v e r t e n z e p r a t i c h e p e r
il d i r e t t o r e s p i r i t u a l e . - Il direttore
deve esaminare attentamente quali sono le passioni
che predom inano nell’anima che si affida alla sua di
rezione. U na vo lta accertate, deve im porre com e ma
teria di esame particolare, a colu i che viene diretto, n on la
loro distruzione (sarebbe un lavoro inutile e contro
producente), ma il loro orientam ento nel senso che
abbiam o indicato. Pur senza trascurare le altre, p o
larizzi i suoi sforzi sulla riform a della passione predominan
te, affrontandola direttamente. Insista spesso, chieda
conto dei progressi e dei regressi fin quando n on ab
LA PURIFICAZIONE ATTIVA DELLE POTENZE 475
A rtic o lo I V
A ) P U R IF IC A Z IO N E A T T I V A D E L L ’ IN T E L L E T T O
con la tesi aristotelico-tom ista, ancorché le sue parole sem brino indicare
diversamente. Q uesto si spiega perché « al santo parve più adeguata la sua
d ivisione o adattazione delle tre virtù teologali alle tre potenze dell’anima
per esporre co n più ordine e chiarezza la purificazione che si propose di
operare in esse, e attribuì la speranza alla m emoria, n on perché in essa si
tro v i com e nel suo p rop rio soggetto. Com e si può unire la speranza, che
è de futuris, co n la m emoria, che è de praeteritisH (P. M a r c e l l o , E l Tomi-
smo de San Juan de la Cruz, B urgos, 1930, c. 1 1 , p. 128; cf. c.io ).
3 .1 79.7-
3 1,78,4. — Cf. 79,6.
4 C f. 1 , 8 4 - 8 8 .
LA PURIFICAZIONE ATTIVA DELLE POTENZE 477
5 C f . B a lm je s , E l criterio c .z , c h e h a d e i b e i p e n s ie r i s u l l ’a t t e n z i o n e .
6 C f . 1 ,7 9 ,8 - 1 2 d o v e s o n o e s a m in a te a l c u n e d i q u e s t e d i v i s i o n i .
478 LA VITA CRISTIANA NEL S U O SVILU PPO ORDINARIO
s 5 C f. 11-11,49,3 c et ad 2.
LA PURIFICAZIONE ATTIVA DELLE POTENZE 485
Salita
*7 Ivi 11,8,2.
18 h i 11,8,3-
486 LA VITA CRISTIANA N EL SUO SVILU PPO ORDINARIO
2 9 Ivi 11,12,4.
3° Ivi 11,8,4.
3 1 Ivi 11,8,4-
LA PURIFICAZIONE ATTIVA DELLE POTENZE 487
alcun lim ite di cogn izion e distinta o particolare, es
sendo affatto sem plice e pura » aa. Rim ane la notizia
soprannaturale oscura, generica e confusa, che ci viene
dalla fede. Essa soltanto p u ò servire di m ezzo prossim o
e proporzionato all’unione del nostro intelletto con
Dio:
« D a quanto abbiamo detto sopra, si deduce che l’in
telletto, per essere disposto alla divina unione, deve restare
mondo e vu o to di tutto ciò che può cadere nel senso, e spo
gliato di tutto quello che esso stesso può capire con chiarez
za, e intimamente quieto, tranquillo, e posto in fede. Q ue
sto soltanto è il m ezzo prossimo e proporzionato all’unio
ne dell’anima con D io; perché è tanta la som iglianza che
esiste tra lei e D io, che altra differenza non v ’è, se non quella
che passa tra D io veduto e D io creduto. Poiché, com e D io
è infinito, cosi essa ce lo propone infinito; come è T rino e Uno,
cosi ce lo manifesta T rino e Uno; com e D io è tenebra per ii
nostro intelletto, cosi anche la fede l ’offusca ed acceca. E
cosi, con questo solo mezzo, Iddio si manifesta all’anima
in luce divina, che eccede ogn i intendimento. L ’anima, quin
di, quanto più avrà fede, tanto più sarà unita a D io » ».
L ’an im a, quindi, deve cam m inare per le v ie della
fede se vu o le giun gere alla perfetta purificazione del
l’intelletto ed unirsi intim am ente a D io . S. T om m aso
dimostra che « la purificazione del cuore è effetto della
fede » 3*. L ’im purità di una cosa risulta dalla m escolan
za con altre più vili di sé. D ifatti non è detto im puro
l’argento che si mescola con l ’oro, ma quello che si un i
sce al piom h o o alloi stagno,, che sono materie» p ìù vili.
O ra, la creatura ragionevole è più nobil,e di tutte le
creature tem porali e corporali. Essa diventa irrtpura
tutte le v o lte che, per am ore, si as&oggetta a lo ro . Q u e
sta im p u rità . scompare quando, m ediante la fede, ten
de a ciò che sta sopra di sé, cioè a D io . Per lo stesso
3a Ivi II,l6 ,7 .
33 Ivi 11,9,1.
34 C f. n -II.7,2.
488 LA VITA CRISTIANA NEL SUO SVILU PPO ORDINARIO
B) P U R IF IC A Z IO N E D E L L A V O L O N T À ’
200. i. N o z i o n i p r e l i m i n a r i . - L a vo
lontà — detta anche « appetito razionale » — è la facoltà
mediante la quale ricerchiamo i l bene conosciuto dall'intelletto.
Si distingue realmente dall’appetito sensitivo che ri
cerca istintivam ente il bene appreso m ediante i sensi
ign oran d on e la ragione di bene 3B. Q u est’ ultim o lo
p o sseg go n o anche g li animali; il prim o è p ro p rio ed
esclusivo dell’essere intelligente.
'L’ oggetto proprio della vo lo n tà è il bene presentatole
d all’intelletto com e conven ien te. T u tta via , n ell’ esti
m azione di questo bene è possibile l ’errore. L ’intel
letto p u ò scam biare per v e ro bene qualche cosa che lo è
soltanto apparentemente; e la vo lo n tà — che è una p o
tenza cieca e segue sem pre le apprensioni d ell’intellet
to — si dirigerà verso di esso riputandolo un vero
bene 1 °. Il peccato si spiega solo con il fatto che la
201. 2. N e c e s s i t à della p u r i f i c a z i o
n e d e l l a v o l o n t à . - Com e abbiam o già visto
(n. 179), la natura umana e tutte le sue potenze sono
state profondam ente intaccate dal peccato originale.
La vo lo n tà fu inclinata al male (vulnus malitìae)
D istrutto l ’ orientam ento verso D io , che la sottom et
teva perfettam ente al controllo della ragione, essa
perdette, a sua vo lta, il dom inio sulle facoltà sensibili
di cui era in possesso 46, e conserva soltanto su di
esse un certo potere m orale o politico, n on dispoti-
5° C f. Salita 1 ,1 1 ,4 .
51 « U n’anima che scende a patti col proprio io, che si occupa delle sue
sensibilità, che v a dietro- a un pensiero inutile, a un desiderio qualsiasi,
quest’anima disperde le proprie forze: n on è concentrata in D io . L a sua lira
non vibra all’unissono; e quando il D iv in o M aestro la tocca, non può trar
ne armonie divine. V i è ancora troppo di um ano, e si produce una disso
nanza » (C f. S r . E l i s a b e t t a d e l l a T r i n i t à , ultim o ritiro di Laudem glo-
rìaet secondo giorno).
C f. S a lila 1,4.
53 Iv i 1 ,5 ,6 .
494 LA VITA CRISTIANA N EL SUO SVILU PPO ORDINARIO
54 Iv i 1,8 ,4 .
55 Ivi I f 1 2 ,6 .
LA PURIFICAZIONE ATTIVA DELLE POTENZE 495
« O fonte cristallino,
Se tra queste tue immagini d’argento
Formassi repentino
I cari occhi bramati,
Che sfammi in cor, ma sol confusi e ombrati!
L ’A m ato è come i monti
Per me, com e le om brose erme vallette,
Le strane isole, e i fonti
D i schiette acque sonore,
E l’am oroso sibilar dell’òre.
Dehl godiam oci, o Ben mio;
A ndiam o (e sia m io specchio il tuo bel viso)
A l monte, al colle, al rio
D o v e um or puro è accolto;
Penetrar non ti spiaccia o v ’è più folto ».
Per giungere a ciò che non godi, devi passare per dove
non ti aggrada.
Per prendere ciò che non sai, cammina per quello che
ignori.
Per ottenere ciò che non possiedi, è necessario che pas
si per quel che non hai.
Per diventare quello che non sei, devi andare per dove
non sei.
E quando tu giunga ad avere tutto, hai da possederlo
senza voler null’altro.
Poiché se vu o i avere qualche cosa nel tutto, non tieni
puramente in D io il tuo tesoro » 56.
C A P IT O L O VI
L E P U R IF IC A Z IO N I P A S S I V E
A rtico lo I
P ro p o s iz io n e : L a p e r f e t t a p u rifica z io n e d e ll ’a n im a
n o n si p u ò c o n s e g u i r e sen z a le p u rifica z io n i p a s
siv e.
500 LA VITA CRISTIANA NEL SUO SVILU PPO ORDINARIO
Lo dimostrano:
i.
L ’autorità di S. Giovanni della Croce. - Il pen
siero del D o tto re m istico è chiarissim o. N el capitolo
i del libro I della N otte oscura « com incia a trattare delle
im perfezioni dei principianti». E dopo averle descritte
am piamente nei capitoli seguenti (dal 2 al 7), term ina
con queste parole:
« Basti avere riferito queste im perfezioni tra le molte
in cui v iv o n o i principianti. D a quanto abbiamo detto,
si vedrà com e sia lo ro necessario che Iddio li p onga nello
stato dei proficienti, introducendoli nella notte oscura. Q u i
v i il Signore, divezzandoli dal latte dei loro gusti e sapori
con pure aridità e tenebre interiori, toglie loro tutte que
ste im perfezioni e piccinerie, e con m ezzi m olto diversi
fa loro acquistare le virtù. Poiché, per quanto il principian
te si eserciti nel correggere e m ortificare in sé tutte le sud
dette azioni e passioni, non può mai riuscirvi del tutto e
neppure in gran parte, finch é ciò non avvenga in lui passi
vamente, per opera di D io , mediante la purgazione del
la nottej3scura »
2. L a r a g io n e te o lo g ic a . - L a ra g io n e te o lo g ic a
c o n fe rm a a p p ien o le afferm a zio n i d el g ran d e m istico
s p a g n o lo . Q u a le triste e red ità d e l p e c c a to o rig in a le,
la n atu ra um an a è fo rte m e n te in clin a ta v e r s o il m ale.
Uegoismo, s o p ra ttu tto , ch e si ra d ica n elle p iù seg rete
p ro fo n d ità d el n o s tro essere, o ffu sca la ch ia rezza d el
l ’in te lle tto , im p e d e n d o ci la v is io n e re tta e o g g e ttiv a
d elle co se, sp ecialm en te q u a n d o l ’ am o r p ro p rio è
in te re ssa to a fa rcele v e d e re in u n d e te rm in a to m o d o
e so tto u n a p a rtic o la re lu ce . S c riv e u n a u to re c o n te m
p o ran eo :
« Sono innum erevoli i vizi e i difetti dei quali la nostra
anima manda cattivo odore, e che nella loro grande mag
gioranza, sfuggono alla considerazione dei principianti e
anche dei proficienti e dei perfetti. Se ben si considera, non
facciamo un’opera che ci sembra buona che non sia piena
di im perfezioni e di peccati a m otivo del disordine del
nostro amor proprio e dell’attaccamento alle cose ter
pene; cosicché anche le anime già purificate e, apparente
mente, libere di tali difetti, rim angono sorprese quando
il Signore con una straordinaria luce ne scopre loro la
m oltitudine, simile al pulviscolo che il raggio diretto del
LE PURIFICAZIONI PASSIVE 503
5 C f. V ita 20,28.
6 S. G io v a n n i d e l l a C r o c e , N otte I,iss.
7 P. N a v a l , Curso de ascèticay mistican. 1 3 8 . Cf. 1 - 1 1 ,8 7 ,1 e 6. — N o n
sapremmo com e conciliare queste parole tanto assennate sulla necessità
delle purificazioni passive con la teoria della possibilità di una santità a-
scetica che parteciperebbe in una form a soltanto incom pleta alla notte del'
senso e n on parteciperebbe affatto a quella dello spirito sostenuta dal P -
N a v a l (/ w , n. 18 e 2 1 ).
5)04 LA VITA CRISTIANA NEL S U O SVILU PPO ORDINARIO
A rtic o lo II
L a notte del senso
206. 2. C a u s e . - N e ssu n o co m e S. G io v a n n i
d ella C ro ce ha d e sc ritto c o n tan ta p re cisio n e e ch ia
re zza la n atu ra, la n ecessità, le cau se e g li e ffe tti d ella
p u rific a z io n e p a s s iv a d el sen so. I l lib r o p rim o d e lla
N o tte oscura rim an e il c o d ic e in s o s titu ib ile dal q u a le
si d o v ra n n o trarre i ca n o n i fo n d a m e n ta li ch e re g o la n o
la notte del senso. C i p ia ce q u i rip o rta re , a lm en o in p a r
te, il su o p en siero .
A n z itu tto è n ecessario a v v e r tir e ch e e g li c o n la
p aro la senso, in te n d e n o n so lam en te i sen si estern i
e in te rn i, m a anch e l ’a p p etito s e n s itiv o e l ’ intelletto in
quanto discorsivo 13, il q u a le, co m e è n o to , si v a le del
c o n c o rs o d e ll’im m a g in a z io n e p e r trarre le sue c o n c lu
sioni.
S. G io v a n n i d e lla C r o c e d e sc riv e in n a n z itu tto la
s o a v ità e la p a ce ch e s o g lio n o sp erim en tare i p rin c i
p ian ti n e l s e r v iz io d i D io :
« Bisogna dunque sapere che, dopo che l’anima si è
T4 Notte I,i,2 .
*5 Ivi, 1,2-7.
16 Ivi, 7,5.
LE PURIFICAZIONI PASSIVE 509
*7 Ivi, 1,8,3.
510 LA VITA CRISTIANA NEL SUO SVILU PPO ORDINARIO
18 Ivi, 9,8.
’ 9 C f. G . T a u l e r o , Istituzioni divine c . 3 5 .
10 Cf. 1,9. N e parla anche in II, 13 della Salita del Monte Carmelo.
LE PURIFICAZIONI PASSIVE 511
33 Notte 1,14,
24> « Ebbe per me la più viva com passione, perché quello che io aveva
sofferto, cioè la contraddizione dei buoni era, secondo lui, la prova più gran
d e della vita » (S . T e r e sa , Vita 30,6).
514 LA VITA CRISTIANA N EL SUO SVILU PPO ORDINARIO
35 N ette 1 ,10,3.
LE PURIFICAZIONI PASSIVE 515
2 ) Perseveranza nell’orazione a im itazione di G e
sù nel G etsem ani, il quale entrato in agon ia pregava
con m agg io r intensità: « Factus in agonia prolixius ora-
bat» (L u c a 2 2 ,4 3 ). L ’ orazione 'n rn ezzo aq u este terribili
aridità diventa u n torm en to per l’ anim a, e solo u n o
sforzo generoso p u ò m antenerla in vita; p e rò que
sto sforzo è necessario se n on si vu o le tornare indie
tro e perdere tutto. È qui d ove m olte anim e v e n g o
no m eno. Sopraffatte dalle angustie della notte, ab
bandonano l ’ orazione e desistono dai lo ro propositi,
p rop rio nel m om ento in cui stanno p er ricevere i
prim i rag gi del sole nascente, che inonderebbero le
loro anime di splendori celesti e le farebbero avan
zare a passi da gigan te verso la vetta della santità.
In pari tem po l ’anima deve rendersi con to di com e
com portarsi n ell’ orazione, perch é è entrata in una
n uova fase, m olto diversa dalla precedente e sareb
be pericoloso v o le r conservare ad ogn i costo gli
stessi m etodi. E cc o quanto essa deve fare secondo
S. G iovan n i della Croce:
3 ) « Lascino l’anima libera e tranquilla..., si con
tentino solo di una quieta ed amorosa avvertenza in D io »,
sen^a una particolare considerazione e « desiderio di sentirlo
e goderlo ». - L a ragione è che l ’anim a sta ricevendo
la luce della contemplazione infusa, che non ha nulla
a che vedere con i procedim enti d iscorsivi delPorazio-
ne ascetica o meditazione, praticata fino a quel m om en
to. Se vorrà continuare a discorrere e a m editare, le
sarà im possibile percepire la luce della contem plazio
ne, e non riuscirà neppure a m editare com e desidere
rebbe, perché non è più il tem po di fare questo.
« Inoltre, quantunque nascessero loro moltissimi scru
poli di sciupar tem po, e che sarebbe m eglio im piegarsi in
altre cose giacché nell’orazione non possono fare n é pensare
niente, sappiano sopportarsi e rimanere calmi, perché ora
è tempo di starsene a bell’agio e con grande larghezza di
516 LA VITA CRISTIANA NEL SUO SVILU PPO ORDINARIO
36 Notte 1,10,5-6.
37 « Però, fintanto che con piacere può discorrere nella meditazione non
d eve abbandonarla eccetto quando l ’anima fosse stabilita nella pace e quie
te di cui si parla nel terzo segno » (Salita 11,13,2). S. Teresa è dello stesso
LE PURIFICAZIONI PASSIVE 517
3 r Fiamma 3,30.
3* Ivi, 3,43.
LE PURIFICAZIONI PASSIVE 519
33 Notte T,i4»5.
520 LA VITA CRISTIANA NEL S U O SVILU PPO ORDINARIO
211. 7. P o s t o c h e o c c u p a n e l l a v i t a
s p i r i t u a l e . - N o n tu tti g li a u to ri co n co rd a n o
q u a n d o si tratta d i d eterm in are il p o sto che sp etta alla
notte del senso n ella v ita sp iritu ale. A l c u n i 36 la in c lu d o n o
Il p en siero d i S. G io v a n n i d e lla C r o c e g ià ch ia ro in
relazio n e alle tre v ie , si p re cisa a n co r m e g lio in rela
zio n e a lla notte del senso:
« ...Per m ezzo della fortunata notte della purgazione
sensitiva, l’anima usci per intraprendere il cammino dello
spirito, quello dei proficienti, il quale con altro nom e è
chiamato via illum inativa o di contem plazione infusa, dove
Iddio per sé solo va pascendo e ristorando l’anima, senza
A r tic o lo II I
zione cristiana e contemplazione c.3 art. 3 e c.5 art. 2 § 2; L e tre età... p.4
c. 1-6; T a n q u e r e y , Compendio di Teologia ascetica e mistica nn. 1463-68.
4° Ivi 1 , 14, 1 .
LE PURIFICAZIONI PASSIVE 523
41 /w,11,3,1.
4* S. Teresa scrive: « Se in un stanza entra m olto sole, non c’è ragnatela
che rim anga nascosta» (V ita 19,2). « Se quel sole (D io) la colpisce in pieno,
l’anima si vede tutta torbida nonostante o gn i suo sforzo per tendere alla
perfezione, com e l ’acqua di un bicchiere che messa sotto i raggi del sole
appare piena di p ulviscoli, mentre tenuta all’om bra è m olto chiara. I l pa
ragone è m olto esatto» (Ivi, 20,28).
43 « L ’anima si sente a tal punto miserabile e im pura da sembrarle che
D io si sia m esso con tro di lei, e che essa sia divenuta contraria a L u i. Q ue
sto dubbio di essere ributtata da D io è causa d ’indicibile affanno e dolore...
L ’anima, vedendo chiaramente (benché al buio) la sua im purezza per m ezzo
di quella lim pida e pura luce divina conosce ad evidenza di n on essere de
gn a di D io , n é di creatura alcuna; e quel che più l’affligge è il pensare che
n on lo sarà mai, e che già è finito per lei ogn i bene» (Notte 11 ,5 ,5 ). N ei
capitoli seguenti (6-8) il santo descrive i torm enti dell’anima.
44 S i possono leggere i n S a u d r e a u , I gradi della vita spirituale (1. 6 , c.2,
524 LA VITA CRISTIANA N EL SUO SVILU PPO ORDINARIO
49 S. Teresa, parlando delle anime giunte alle seste mansioni e facendo al
lusione a i torm enti della notte dello spirito (pur senza usare quest’espressione
materiale, propria di S. G io van n i della Croce, esclama: « O h m io D io!
Q u ali pene interiori ed esteriori deve m ai ella soffrire prim a d ’entrare nella
settim a mansione!... In verità, quando v i penso, tem o che, prevedendole, sia
assai difficile che la nostra debolezza si risolva a sopportarle, neppure con la
prospettiva di un ’infinità di van taggi, a m eno che non sia già arrivata alla
settima mansione, d o ve n on si ha più paura di nulla e d o ve l ’anima è deci
samente risoluta a sopportare qualsiasi cosa per am ore di D io » {Seste man
sioni 1,1-2). N o n c ’è dubbio quindi che p er S. Teresa la notte dello spirito
n on sia situata tra le seste e le settim e m ansioni del suo Castello interiore.
5° Notte II, 1,1 in fine.
L E PURIFICAZIONI PASSIVE 527
51 Ivi,II, 1 , 2 .
LIB R O SECONDO
Intel-(Presenza di D io.
letto i Esame di coscienza.
Naturale: Energia di ca
Psicoio rattere.
gici Desiderio della
Vo
perfezione.
lontà
In tern i Conformità con
Sopran
la volontà di
li. M e^ i naturale
D io.
secondari Fedeltà alla gra
zia.
Fisiologico: M iglioram ento del proprio
temperamento,
i) Piano di vita.
z) Lettura spirituale.
EST E RN I1
3) A m icizie sante.
4) D irezione spirituale.
Appendice: Il discernimento degli spiriti.
C A P IT O L O I
I SACRAM EN TI
A rtic o lo I
P E N IT E N Z A
A) D i s p o s i z i o n i a b i t u a l i . - Le
principali sono tre e coincid on o con l ’esercizio delle
tre v ittu teologali:
a) S p irito d i fed e : - Il tribunale della penitenza è
il tribunale di Cristo. N el confessore d obbiam o vedere
lui, po ich é fa le sue ve ci ed esercita il potere che da
lui ha ricevuto (G io v . 2 0 ,2 2 - 2 3 ) . I farisei dicevano, con
ragione, che solo D io p u ò perdonare i peccati (Luca
5 ,2 1 ) ; d obbiam o quindi accettare i consigli del con
fessore com e se provenissero da C risto stesso. Il con
fessore da parte sua ricordi la sublim e dignità di tale
m inistero e lo eserciti c o l tim ore e la riverenza che
B) D i s p o s i z i o n i a t t u a l i . - A n zitu t
to dobbiam o avvicinarci al tribunale della penitenza co
me se si trattasse dell’ultim a confessione della nostra
vita, di quella che ci prepara al V iatico ed al giu d izio
di D io . È necessario com battere energicam ente lo
spirito di abitudine ponendo il m assim o im pegn o per
ottenere, con la grazia di D io , una vera conversion e e
rinnovam ento della nostra anima.
Le disposizioni fondam entali che si richiedono
per fare una buona confessione sono:
a) L ’ esame di coscienza. - Per farlo bene é necessaria
la massima sincerità ed umiltà: un atteggiam ento sereno ed
imparziale che non scusi i difetti o li veda dove non ci sono.
Il tempo richiesto varia secondo la frequenza delle con
fessioni, l’indole di ciascun’anima ed il grado di perfezione
in cui si trova. U n mezzo eccellente per semplificare questo
lavoro è l ’esame di coscienza quotidiano con l ’annotazione di
tutto ciò che si deve sottomettere al tribunale della peniten
za. Basteranno cosi pochi m omenti per fare il riassunto men
tale delle mancanze prima di avvicinarsi al confessore. Tale
m etodo ha inoltre il vantaggio di scaricare la memoria du
rante la settimana e di eliminare l’inquietudine che ci potreb
be arrecare la dimenticanza di qualcosa.
Si abbia tuttavia la cura di non perdersi in minuziosi
dettagli, trattandosi di peccati veniali. Più che il numero e
I SACRAMENTI 535
satto delle distrazioni nella preghiera, interessa controllarne
la causa. Sono le cattive tendenze dell’anima che devono es
sere corrette e ciò si ottiene m olto m eglio attaccando le loro-
cause che verificando il numero delle loro manifestazioni
esterne 8. Trattandosi di peccati gravi, invece, è d’obbligo-
precisare il numero con esattezza o con la massima appros
simazione.
b) L a contrizione del cuore. - È la principale disposi
zione richiesta, assieme al proposito, per ricavare il m aggio r
frutto possibile dalla confessione. L ’assenza di dolore —
se cosciente e volontaria — rende sacrilega la confessione,
ed anche in caso di buona fede rende invalida l ’assoluzione
per mancanza di materia prossima 4 . T ra le persone che si
confessano in genere di colpe veniali, è più facile di quanto
si creda l ’invalidità dell’assoluzione per mancanza di vero pen
timento; la stessa levità di tali colpe e l’abitudine con cui
vengono accusate spesso non valgon o ad eccitare il penti
mento. Per la validità, quindi, dell’assoluzione è preferibile
non accusarsi delle mancanze leggere che non si ha la capa
cità di evitare, dato che la loro accusa non è obbligatoria,
mentre è più utile orientare il pentimento ed il proposito
su qualche grave peccato della vita passata di cui si torna
ad accusarsi oppure su qualche mancanza attuale della quale
ci si duole veramente e che si ha il serio proposito di non
commettere più.
L ’intensità del pentimento, soprattutto se sgorga da
m otivi di contrizione perfetta, è in proporzione diretta co l
grado di grazia che l’anima riceverà con l’assoluzione sa
cramentale. Con una contrizione m olto intensa l ’anima
può ottenere non solamente la remissione totale delle colpe
e della pena temporale, da scontare in questa vita o in pur
gatorio, ma anche un aumento considerevole di grazia santi
ficante capace di farla avanzare a grandi passi nel cam m ino
della perfezione. Secondo la dottrina di S. T om m aso, quan
6 Cf. Notte oscura 1,2,4. Si legg a questo capitolo che tratta della super
bia dei principianti.
7 Ivi, n.7.
536 LA VITA CRISTIANA NEL S U O SVILU PPO ORDINARIO
già prese e dire se v i abbiamo più o m eno m ancato. E viterem o in tal m odo
d i confessarci per pura abitudine e con negligenza » 8.
8 G a r r ig u o -L a g r a n g e , L e tre età 1 1 ,1 3 .
I SACRAMENTI 537
3. E f f e t t i d e lla c o n fe s s io n e s a c r a m e n ta le
222. N o n v ’è d u b b io ch e la co n fe ssio n e co s i p ra
ticata sia u n m e zz o e ccelle n te di san tificazio n e. In fatti:
a) V e r s a il san gu e di C ris to sulla n o stra anim a, la
p u rifica e santifica. P e r q u e sto i san ti, p artico la rm en te
illu m in ati sul v a lo re in fin ito del san gu e re d e n to re di
G e s ù , a v e v a n o u n a v e ra fam e e sete d e ll’ a sso lu z io n e
sacram entale.
V) A u m e n ta la g ra z ia e x opere operato, b e n c h é in
g ra d i differen ti, s eco n d o l ’in ten sità d el p e n tim e n to e
d el g ra d o di u m iltà di c o lu i che si a v v ic in a al sacra
m ento.
c) R ie m p ie l ’anim a di p ace e di co n so la zio n e . È q u e
sta un a d isp o siz io n e p s ic o lo g ic a in d isp e n sa b ile p er rea
lizza re u n v e r o p r o g r e s s o sp irituale.
d) A c c re s c e la lu ce n elle v ie di D io . D o p o esserci
co n fe ssa ti, p e r e sem p io, co m p re n d ia m o m e g lio la n e
cessità di p erd o n a re le in g iu r ie , p e rc h é v e d ia m o co n
qu an ta m iserico rd ia ci ha p e rd o n a to il S ig n o re , o a v
v e rtia m o c o n m a g g io r ch ia re zza la m a lizia d e l p e c c a to
ven iale.
e) A u m e n ta co n sid e re v o lm e n te le fo r z e d e ll’an im a
da n d o le e n e rg ie p e r v in c e re le ten ta z io n i e fo rte z z a
p er il p e rfe tto c o m p im en to d el d o v e re . S icco m e q u e
ste fo rz e te n d o n o a in d e b o lirsi a p o c o a p o c o , è ne
cessario rin n o v a rle c o n la co n fe ssio n e frequente.
10 Cf. 111,84,8-9.
11 D om C. M a r m io n , Cristo, vita dell’anima c. §§ 3-6; Cristo, ideale d I
monaco c.8.
» cf. irr,8j,i.
I SACRAMENTI 539
A rtico lo II
i. E f f ic a c ia s a n t if ic a n t e d e ll ’E u c a r e s t ia
viva: fa ’ che sgorghino dal nostro cuore indurito lacrime di com punzione,
affinché possiam o piangere i nostri peccati e meritare di ottenere la rem is
sione per la tua m isericordia » (cf. M essale R om ano, tra le orazioni « ad
diversa »).
I SACRAMENTI 541
z. D is p o s iz io n i p er fa r e la c o m u n io n e
H Per rimediare agli abusi che dalla com unione frequente e quotidiana
potrebbero sorgere nei collegi/ nei seminari, nelle com unità religiose, ecc.,
d o ve può avvenire che qualcuno si accosti alla com unione in cattive condi
zion i per n on attirare l’attenzione dei com pagni o dei superiori, la S. C on
gregazione dei Sacramenti 1*8 dicem bre 1938 ha dato una prudentissima
Istruzione riservata agli ordinari del lu o g o e ai superiori m aggiori di religio
n i clericali, che n o n fu pubblicata in A cta Apostolicae Sedis. SÌ può vedere
u n am pio estratto della medesima nel com m ento al can. 1367 dell’edizione
del Codice pubblicata dalla B A C .
I SACRAMENTI 543
3. I l r in g r a z ia m e n t o
4. L a c o m u n io n e s p ir it u a l e
5. La v is it a al Sa n t is s im o
A rtic o lo II I
1. N o z io n i p r e l im in a r i
2. F i n i e d e f f e t t i d e l l a s a n t a M e s s a
2. R in g r a z ia m e n to . - G li immensi benefici di
ordine naturale e soprannaturale che abbiam o ri
cevu to da D io ci hanno fatto contrarre verso di lui
un debito infinito di gratitudine che possiam o saldare
soltanto con la M essa. Infatti per m ezzo di essa offria
m o al Padre un sacrificio eucaristico, cioè di ringrazia
m ento, che supera infinitam ente il nostro debito;
perché è C risto stesso che, im m olandosi per noi, rin
grazia Id d io dei benefici che ci concede. A sua vo lta il
ringraziam ento è fon te di n u ove grazie perché al bene
fattore piace la gratitudine. Q uesto effetto eucaristico
è sempre p rod otto infallibilm ente ex opere operato in
dipendentem ente dalle nostre disposizioni.
3. R ip a r a z io n e . - D o p o l ’ orazione e il rin
graziam ento non c ’è d overe più urgente verso il
C reatore che la riparazione delle offese che da noi ha
ricevuto. A n ch e sotto questo aspetto il valore della
santa M essa è assolutam ente incom parabile, giacché
con essa offriamo al Padre l ’infinita riparazione di C ri
sto con tutta la sua efficacia redentrice.
Conseguenza. - Dice un pio autore che «la terra è inon
data dal peccato di empietà e di immoralità. Perché Iddio
non ci castiga? Perché ogni giorno, ogni ora, il Figlio di
D io, immolato sugli altari, placa l’ira del Padre suo e disar
ma il suo braccio pronto a castigarci »
23 Si n oti che ci riferiam o alla grafia attuale, non all’abituale, che è frut
to d el perfetto pentim ento e dell’assoluzione sacramentale.
24 A lm eno relativamente alle pene dovute per i peccati propri. Perchè,
relativamente alla rem issione accordata alle anime del Purgatorio, la cosa
più probabile è che l’effetto ex opere operato dipenda unicam ente dalla v o
lon tà di D io , ancorché ex opere operantis serva pure m olto la d evozione di
colui che dice la messa o di colui che la raccom anda (cf. 111,79,5: Suppl.
71,9 ad 3 et 5).
25 M a r m io n , Critfo, vita dell’anima c.7 n . 4.
552 LA VITA CRISTIANA N EL S U O SVILU PPO ORDINARIO
16 G a r r i g o u - L a g r a n g e , L e tre età 1 1 ,1 4 .
I SACRAMENTI 553
3. D i s p o s i z i o n i p e r il s a n t o s a c r if ic io d e l l a M essa
C A P IT O L O lì
L A P R A T I C A D E L L E V I R T Ù IN F U S E E D E I
DONI DELLO S P I R IT O SAN TO
A) LE V IR T Ù ’ T E O L O G A L I
A rtic o lo I
L a virtù della fede
S . T h . I I - I I , i - i 6 ; S c a r a m e l l i , Direttorio ascetico I V , a r t . i ; M o n s . G a y ;
V ita e V irtù cristiane t . i , tr . 3 ; C h . d e S m e t, Notre vie surnat. t . i , p p . 170-221
J a n v i e r , Carémes 1911 e 1 9 1 2 ; B a r r é , Tractatus de virtutibus, te r tia p a r s ;
556 LÀ VITA CRISTIANA N EL S U O SVILU PPO ORDINARIO
7 Cf. 11-11,7.
VIRTÙ CRISTIANE E DONI DELLO SPIRITO SANTO 559
10 c f. 11-11,24,9.
11 « È p e r gra zia sua che siete stati s a lv a ti p e r m e z z o d ella fed e; e q u e
s to n o n v ie n e da v o i: è d o n o 41 D i o » (E f. 2,8).
562 LA VITA CRISTIANA N EL S U O SVILU PPO ORDINARIO
I L D O N O D E L L ’I N T E L L E T T O
S . T h . , I I - I I , 8 ,9 ,1 9 ,4 5 ,5 2 ,1 2 1 ,1 3 9 ; J o a n . A S . T h o m a , C ursus theologicus
i n l - I I , d .; 1 8 . G a r r i g o u - L a g r a n g e , L e tre età; Perfezione cristiana e contempla-
Zione; T a n q u e r e y , Compendio di Teologia ascetica e mistica, n . 1 3 0 7 - 1 3 5 8 ; A k i n -
t e r o , Evolucion mistica, p . i . a , c . 3; P h i l i p o n , L a dottrina spirituale di Suor
E lisabetta della Trinità c . 6 ; M a r t i n e z , E l E s p lr itu Santo II; Sa v a r e s e
E I E sp iritu Santificador X X V - X X X I I ; B arre, Tractatus de virtutibus,
p . i c .2 a .4 ; P o ttie r , V ie et doctrine spirituelle du P . L. Lallem ant
( P a r is 1 9 2 4 ) p r in c . 4 , c c . 3 - 4 ; M e s c h l e r , E l don de Pentecostes.
x3 C f. Cammino 40,9.
*4 C f. 11- 11, 8, 4; 1- 11, 68, 6.
564 LA VITA CRISTIANA NEL S U O SVILU PPO ORDINARIO
verborum , sub sim ilitudinibus et figuris latet veritas figurata: res etiam in-
telligìbiles sunt quodam m odo interiores respectu rerum sensibilium quae
exterìus sentiuntur et in causis latent effectus et e converso ».
*4 « I o n on tro v o nulla nei libri, eccetto che nel V an gelo. Q uesto li
bro m i basta» (S.T eresina del Bam bino Gesù; cf. « N ovissim a V e r b a » 15
m aggio).
568 LA VITA CRISTIANA N EL S U O SVILU PPO ORDINARIO
Ivi. ,
27 P . P H IL IPO N ,
28 « In hac etiam vita purgato oculo per donum intellectus, D eus q u o -
d am m odo videri p otest» (II-II,6c),2 ad 3).
570 LA VITA CRISTIANA N EL S U O SVILU PPO ORDINARIO
I
*9 C f . 11 - 11 , 8 , 7 .
3° C f . 11 - 11 , 8 , 8 .
3i C f . i i - n , i 5 .
VIRTÙ CRISTIANE £ DONI DELLO SPIRITO SANTO 571
produce la cecità spirituale che esclude quasi com ple
tamente la conoscenza dei beni spirituali; e la gola
produce l ’affievolim ento della sensibilità spirituale ren
dendo difficile all’uom o questa conoscenza co m ’è diffi
cile per un chiodo spuntato penetrare in una parete 32.
«Questa cecità della mente è propria di tutte le anime
tiepide le quali hanno in sé il dono dell’intelletto; però sic
come sono ingolfate nelle cose di questa terra e prive di rac
coglimento interiore e di spirito di orazione, mancano di
una considerazione attenta e costante delle verità eterne e
quindi non giungono mai a scoprire tutta la luce che esse
racchiudono. Per questo facilmente si ingannano quando
parlano dell’amor divino, della vita mistica, della santità,
che forse fanno consistere in alcuni atti più o meno esterni,
considerando come esagerazioni ed eccentricità le delica
tezze che lo spirito di D io chiede alle anime.
Questi sono coloro che vogliono andare per il sentiero
delle vacche, come si suol dire, ben piantati nella terra, af
finché lo Spirito non possa sollevarli in aria col suo soffio
divino; completamente occupati nel fare monticelli di sabbia
coi quali si illudono di scalare il cielo, sono affetti da questa
cecità spirituale che impedisce loro di percepire la santità
infinita di D io, le meraviglie che la sua grazia opera nelle
anime, gli eroismi di abnegazione che egli chiede, le pazzie
dell’amore per colui che l’amore condusse alla pazzia della
croce. Tengono in poco conto i peccati veniali, avverten
do solo quelli di maggior rilievo e trascurano ciò che chia
mano imperfezioni. Sono ciechi perché non fanno uso di
quella "torcia che brilla in luogo caliginoso” (2 Pietr. 1,19)
e molte volte presumono guidare altri ciechi (Mat. 15,14).
« Chi patisce quindi di questa cecità o miopia nella sua
vista interiore, che gli impedisce di penetrare le cose della
fede non è senza colpa, poiché alla radice sta la negligenza
e il fastidio verso le cose spirituali e l’attaccamento a quelle
materiali » **.
si cf. 11-11,15,3.
33 P. I. M e n é n d e z -R e ig a d a , L os dones del Esplritu Santo y la perfeccìón
sristiana c.9, n .T , pp. 593-4.
572 LA VITA CRISTIANA N EL S U O SVILU PPO ORDINARIO
I L D O N O D E L L A SCIENZA
38 C f. H-11,9 e 10.
39 Cf. 11-11,9,3:
VIRTÙ CRISTIANE E DONI DELLO SPIRITO SANTO 57 5
4° Cf. 11 -11 , 8 , 6 .
41 P. L a l l e m a n t , L a dottrina spirituale princ.4,c,4, a. 3; cf. 11-11,9,2
ad 3.
4’- C f. 11 -11 , 9 ,4 .
43 C f. 11-11,9,2 ad 3.
44 G i o v a n n i d i S. T o m m a s o , In /-//, d.18 a.4, § 3, n .io . C f. M e n é n -
576 LA VITA CRISTIANA N EL SUO SVILU PPO ORDINARIO
2 4 2 . 3. E f f e t t i .
48 P . L a l l e m a n t , Ivi.
49 C f. Salita 1,4-
5° Cf. P. P h i l i p o n l .c .
580 LA VITA CRISTIANA N EL S U O SV ILU PPO ORDINARIO
51 C f. Salita 1,6,3.
51 C f. 11-11,9,4 ad r.
VIRTÙ CRISTIANE E DONI DELLO SPIRITO SANTO 581
53 C f. 1 1 4 1 , 9 , 4 c e t ad i.
54 C f. 1 1 -1 1 ,8 ,8 c e t ad 3.
55 N e ll’ ordine universale e o g g e ttiv o è u n ’ altra cosa m o lto diversa, in
virtù del M a gistero della Chiesa, criterio infallibile d i verità.
582 LA VITA CRISTIANA N EL S U O SVILU PPO ORDINARIO
58 Può aiutare in questa fatica la lettura di certe opere che trattano del
m edesimo so g getto. TI V en . P. Granada scrisse m irabili pagine in varie
sue opere, e Fr. D ie g o de Estella com pose il suo Tratado de la vanidad del
mundot ancora attuale.
584 LA VITA CRISTIANA N EL S U O SVILU PPO ORDINARIO
A rtico lo II
1 C f . I I - I I , i 8 ,i .
3 C f. 11-11,17,7-8.
3 c.f. 1-11,65,4-5.
VIRTÙ CRISTIANE E DONI DELLO SPIRITO SANTO 585
oc) I principianti.
1) Anzitutto cercheranno di evitare due scogli che
fanno naufragare la speranza: la presunzione e la dispera
zione. Per evitare il prim o, devono considerare che senza la
grazia di D io non possono assolutamente far nulla nell’o r
dine soprannaturale: « Sine me nihil potestis facere » (G io v.
15,5), neppure avere un buon pensiero o pronunciare frut
tuosamente il nom e di G esù (iC o r. 12,3). T engano presente
che D io è infinitamente buono e m isericordioso, m a anche
infinitamente giusto, che nessuno quindi può burlarsi di L u i
(Gal. 6,7). E g li vu o le salvarci, ma a condizione che n oi coope
riamo volontariam ente alla sua grazia (iC o r , 15,10) e ope
riamo la nostra salvezza con tim ore e trem ore (Fil. 2,12).
Contro la disperazione e lo scoraggiam ento ricorderanno
che la m isericordia di D io perdona sempre al peccatore pen
tito, che la violenza dei nostri nemici non potrà mai vincere
l’aiuto di D io , perché con la sua grazia noi possiam o tutto
(Fil. 4,13). D o p o le cadute occorre riprendere il cammino
con m aggiore slancio, prendendo occasione dalla stessa man
canza per raddoppiare la vigilanza e lo sforzo: « D iligentibus
D eum omnia cooperantur in bonum » dice S. P aolo (Rom.
8,28) e S. A go stin o aggiunge coraggiosam ente: « etiam
peccata ».
2) Procureranno di innalzare il loro sguardo a l cielo:
a. Per dispreizare le cose della terra. - Nessuna creatura può
soddisfare il cuore dell’u om o, nel quale D io ha posto una
aspirazione all’infinito. E quand’anche riuscisse a soddisfar
lo del tutto si tratterebbe pur sempre di una felicità fugace
e transitoria, com e la vita stessa dell’uom o e della terra.
Piaceri, denaro, onori e applausi, tutto passa e svanisce
come il fum o. A v e v a ragione S. Francesco B orgia di escla
mare: « N o n servirò più a un signore che può morire ».
9 Cf. 11-11,20-21.
588 LA VITA CRISTIANA N EL S U O SVILU PPO ORDINARIO
y) L e anime perfette.
10 Notte 11,21,8.
590 LA VITA CRISTIANA NEL S U O SV ILU PPO ORDINARIO
C f. 11-11,19,1 c et ad 2.
M L a retta intelligenza delia m oralità del timore servile offre qualche d if
ficoltà, Per dissiparla si tenga presente che il timore della pena può influire
in tre maniere su colui che realizza una buona azione o non com m ette un
peccato: a) C o m e causa unica; per esem pio: « Com m etterei il peccato se non
ci fosse l’inferno». In questo senso si chiama tim ore servilmente servile
VIRTÙ CRISTIANE E DONI DELLO SPIRITO SANTO 593
*7 Cf. II-II,141,1 ad 3.
18 C f. G . M é n e n d e z - R e i g a d a pp. 579-80; c f . 11-11,19,9 ad 4.
596 LA VITA CRISTIANA NEL S U O SVILU PPO ORDINARIO
Cf. 11-11,132,5.
» Cf. n-11,19,9.
-1 Cf. II-IX, 19, n .
"VIRTÙ CRISTIANE li DONI DELLO SPIRITO SANTO 597
» c f . 1-11,68,5.
>3 Cf. 11 -11 , 1 9 , 1 2 .
-4 Cf. 11-11,19,12 ad 2.
V IR T Ù C R IS T IA N E E D ON I D E L L O S P IR IT O SA N T O 599
25 C f. II-II,i9 ,i2 ad 4.
36 Cf. S. G r e g o r i o , I Mor. c.32: M L 75,547 A B ; cf. S. T h . , 1 -11 , 6 8 ,^
ad 2.
27 Cf. I I -I I ,l6 l, 1-2.
z8 Cf. II-II,19,9 ad 4; 161,2 ad 3.
2 9 « N o n quaelibet praesum ptio ponitur peccatum in Spiritum Sanctum*.
sed illa qua quis divinam iustitiam contem nit ex inordinata confidentia di-
vinae m isericordiae. E t talis praesum ptio, ratione materiae, in quantum sci-
licet per eam contem nitur aliquid divinum , opponitur caritati, v e l potius
dono tirnoris, cuius est D eum revereri» (11-11,130,2 ad 1, cf. iv i, 21,3)-
600 LA VITA CRISTIANA N E L SU O SV ILU PPO ORDINARIO
A rtic o lo III
S. T h . 1-11,23-46; S. F r a n c e s c o d i S a i .k s , Teotimo; S c a r a m e l l i ,
Direttorio ascetico, t.4 c c . 3-5; M o n s . G a y , V ita e virtù cristiane, t.2 tr.12;
■Ch . d e S m e t , N otte vie surnat., t . i p p . 365-593; B a r r e , Tractatus de virtuti-
.bus t e r t i a p a r s c.3; J a n v i e r , Carènes 1915-16; G a r r i g o u - L a g r a n g e ,
L e ire età 111,19-20; V I ,12; T a n q l ' l ;r j :,y , Compendio di Teologia ascetica e mìstica
n n . 1207-61; P r u m m e r , Marnale Theoloyjae M oralis,l n n . 551-624; M a h i e u ,
Probatio charitatis (5.a e d . , B r u g i s 1949); M a s s o u l i e , Traitè de l ’amour de
D ieu (1703).
2 . L ’ a u m e n t o d e lla c a r it à . - A . P r i n c i p i . - N e
abbiam o g ià p arlato in u n ’altra p arte d ella n ostra o p e
ra (cfr. n .10 3 ,10 ). P e rò data l ’ im p o rta n za d e ll’a r g o
m ento ci rito rn ia m o s o p ra ).
3) L a carità, co m e le a ltre v ir tù , n o n au m en ta co n
qualsiasi a tto , m a s o lta n to c o n atti p iù in ten si
d e ll’a b ito ch e a ttu alm en te si p o ss ie d e (24,6).
Se la carità crescesse per addizione, qualsiasi atto della
medesima, per quanto im perfetto, l’aumenterebbe. In questo
m odo in poco tempo e in base unicamente alla m oltiplica
zione di atti anche tiepidi e imperfetti, la carità abituale rag
giungerebbe altezze favolose. M olto diversa è la vera natura
dell’aumento della carità. Siccom e è una form a qualitativa,
può solo crescere mediante una m aggiore penetrazione nel
soggetto. E questo è im possibile senza un atto più intenso
dei precedenti. Il term om etro non può segnare un n uo vo
grado di calore se la temperatura dell’ambiente non au
menta effettivamente di un grado. Se uniam o due term om e
tri, uno dei quali segna trenta gradi e l ’altro quindici, non
riuniamo quarantacinque grandi di calore, ma unicamente
trenta, p oiché i quindici gradi di calore del secondo non ag
giungono nulla ai trenta del prim o.
Im portantissima conseguenza pratica. - Se operiamo con
tiepidezza, possiamo parali%xare completamente la nostra vita
cristiana, anche se viviam o abitualmente in grazia di D io e
pratichiam o m olte buone opere imperfette. Il grado es
senziale di carità e di conseguenza quello della grazia e di
tutte le altre virtù (giacché crescono tutte assieme con la
carità), resterà invariato r.
Questa conseguenza, corollario inevitabile dei princìpi
che abbiamo stabiliti, acquista nell’ esperienza quotidiana la
sua conferma più lampante. V ediam o infatti una m oltitudine
di anime buone che v iv o n o abitualmente in grazia di D io ,
che forse da quaranta o cinquantanni conducono una vita
religiosa senza aver commesso in tutto quel tem po una sola
1 Tuttavia è possibile un aum ento per la virtù ex opere operato dei sa
cramenti.
VIRTÙ CRISTIANE E DONI DELLO SPIRITO SANTO 607
256. E sa m in e re m o o ra a lcu n e o b ie z io n i ch e si p o s
so n o fare a q u esta d o ttrin a.
Obiezione 1 . - « Se questa teoria fosse certa, il santo si
troverebbe in condizioni peggio ri del tiepido.
N ella supposizione che il Santo possieda un grado di
carità corrispondente a cento, per giungere a un grado
superiore dovrebbe com piere uno sforzo immenso, mentre
per il tiepido che supponiam o abbia una carità corrisponden
te a cinque sarebbe più facile com piere un atto di m aggiore
intensità ».
Risposta. - È m olto più facile per il santo com piere un
atto di carità superiore al grado che possiede di quanto lo
sia per il tiepido: l’obiettante ha dimenticato che la grazia
e la carità sviluppano contemporaneamente le forze dell’ani
ma, la cui capacità obbedienziale nelle mani di D io è inesau-
257. B. C o n s e g u e n z e p r a t i c h e . - 1) Vale di p iù un
atto intenso che mille tiepidi 0 imperfetti.
Ragione. - L ’atto intenso aumenta il nostro grado abi
tuale di carità, mentre gli atti tiepidi sono assolutamente im
potenti a ciò. Y a le quindi infinitamente di più una sola A v e
M aria con ardente devozione che un Rosario intiero reci
tato distrattamente e per abitudine. Per questo è con ve
niente non sovraccaricarsi di preghiere volontarie e d evo
zioni particolari. Q uello che interessa è la devozione non le
devozioni f.
4 C f. 111,69,8.
5 Cf. D enz. 799, d o ve il Con cilio di T rento, parlando della giustifica
zione, dice che ogn un o la riceve nella misura e nel grado che lo Spirito
Santo v u ole e secondo le sue proprie disposizioni. « secundum mensuram quam
Spiritus Sanctus partitur singulis prout v u lt (iC o r, 12,11) et secundum pro-
priam cuiusque dispositionem et cooperationem ». B isogna dire esattamente
la stessa cosa anche dei sacramenti (cf. 111,69,8).
6 C f. 11-11,83,14, dove S. Tom m aso si domanda se l’ orazione debba
essere m olto lunga. E g li risponde che deve durare tanto quanto è utile per
eccitare l’interno desiderio del fervore e della devozione: né più, n é meno.
Bisogna, quindi, premunirsi sia contro l’eccesso che contro la negligenza,
che può trovare facili pretesti per accorciate il tem po destinato all’orazione.
6 12 LA VITA CRISTIANA NEL SUO SVILU PPO ORDINARIO
10 S. T e r e s a , V ita 2 7 ,1 8 .
11 Ivi, 36,20.
VIRTÙ CRISTIANE E DONI DELLO SPIRITO SANTO 6 15
I L D O N O D E L L A SAPI ENZA
sotto questa stessa luce divina, la quale mostra la loro relazione co l fine
ultimo soprannaturale I3.
16 Si r ic o r d i l ’e p is o d io d i S. T e r e s a ch e a b b ia m o g ià r ife r ito
n . 2 4 2 ,5 ).
1 ' C f. P . G a r d e i l , J j/ s dones del H sp irìtu Santo en los santos dominicos c.8
V e r g a ta , 1907.
18 C f. P . P h il ip o n , J.a dottrina spirituale ec c . c .8 , n .8 .
VIRTÙ CRISTIANE E DONI DELLO SPIRITO SANTO 631
19 Ivi.
632 LA VITA CRISTIANA NEL S U O SVILU PPO ORDINARIO
10 Ivi.
21 Q uesto sentim ento lo hanno esperimentato m olti santi. Si veda, per
esem pio, con che semplice e sublime delicatezza lo espone S. Teresina del
Bam bino Gesù: « U na sera, che n on sapevo com e fare a dire a G esù quanto
l’amassi, e quanto fosse intensa la mia brama di vederlo ovun que servito
e glorificato, pensai con dolore che dagli abissi infernali non si sarebbe
VIRTÙ CRISTIANE E DONI DELLO SPIRITO SANTO 633
levato mai un solo atto di amore; allora esclamai che volentieri avrei ac
cettato di vederm i im mersa in q uel lu o g o di bestem m ie e d i tormenti,
perché E g li v i fosse eternamente amato. È vero che ciò n on potrebbe glo
rificarlo, perché E g li non desidera che la nostra felicità; ma quando il cuore
am a m olto, prova il b isogn o di d ite m ille pazzie» (Storia di un*anima c.5
n.196).
634 LA VITA CRISTIANA N EL SUO SVILU PPO ORDINARIO
“ C f. 11 -11 , 4 5 ,6 .
23 Cf. 1-11,70,3; II-II,28, i e 4; 29,4 ad 1.
*4 Cf. 11 -11 ,4 6 .
? 5 Cf. G . M e n é n d e z - R e i g a d a , L os dones del Espirltu Santo... 0.9, n .T
P- 5 9 5 -
VIRTÙ CRISTIANE E DONI DELLO SPIRITO SANTO 635
B) L E V I R T Ù ’ M O R A L I
cura p a s s im .
VIRTÙ CRISTIANE E DONI DELLO SPIRITO SANTO 639
A rtico lo I V
3 C f. 11 -11 , 4 7 , 1 -2 .
4 Cf. 11-11,47,3 e 8.
5 C f. 1-11,64; II-II,47,7.
VIRTÙ CRISTIANE E DONI DELLO SPIRITO SANTO 641
6 Cf. 1-11,57,5.
7 P a s c a l , Pensieri, Edizioni Paoline 1 9 5 5 , p . 1 2 2 .
8 Cf. T a n q u e r e y , Compendio di Teologìa ascetica e mistica, n.1028.
642 LA VITA CRISTIANA N EL SUO SVILU PPO ORDINARIO
a) Parti integranti.
fi) P a r ti soggettive.
y) P a r ti potenziali.
*5 Com e consta dal testo di Isaia (11,2) e com e spiega S. Tom m aso,
G esù Cristo possedeva in grado perfettissim o la pienezza dei doni dello Spi
rito Santo. C f. 111,7,5-5.
T* P. L a l l e m a n t , L a dottrina spirituale princ.4, c.4, a.4.
650 LA VITA CRISTIANA NEL S U O SVILU PPO ORDINARIO
q u a n to co m u n e m en te si cred a — n o n si p o ss o n o ri
s o lv e re co n il p ro ce ss o le n to e la b o r io s o d e lla v ir tù
d e lla p ru d en za; è n ecessa rio l ’in te rv e n to del d o n o del
co n sig lio , ch e ci in d ich i istan tan eam en te c iò ch e d o b
bia m o fare, p e r q u e lla sp ecie di is tin to o co n n a tu ra lità
caratteristica d ei d o n i.
È m o lto difficile alle v o lte co n cilia re la s o a v ità
c o n la ferm ezza , la n ecessità di co n se rv a re un se g re to
senza m an care a lla ve rità , la v ita in te rio re co n l ’ a p o
sto la to , l’affetto c o n la castità, la p ru d en za d el serp en
te c o n la sem p licità d ella c o lo m b a . P e r tu tte q u este c o
se n o n b astan o certe v o lte le lu ci della p ru d en za ; si
rich ied e l ’in te rv e n to d el d o n o d el c o n sig lio .
C o lo r o ch e esercita n o fu n z io n i d i governo — so p rat
tu tto n ella d irezio n e di an im e — n ecessita n o , p iù di
qualsiasi a ltro , d e ll’a iu to d el d o n o del c o n s ig lio . D ic e
il P . L allem an t:
« È un errore il credere che i più abili alle cariche ed alla
direzione delle anime siano i più dotti. Servono poco nella
direzione spirituale i talenti della natura, la prudenza e la
scienza umana, in confronto dei beni soprannaturali com u
nicati dallo Spirito Santo, i cui doni superano l’efficacia
della ragione.
L e persone più abili nella direzione degli altri e nel dar
consiglio in ciò che ha rapporto con D io , sono coloro che,
pur sufficientemente dotati di scienza e di talenti naturali,
anche senza possederli in un grado eminente, vivo n o in
grande unione con D io per mezzo della preghiera, docilis
simi agli im pulsi dello Spirito S a n t o » 1?.
*7 Ini.
VIRTÙ CRISTIANE E DONI DELLO SPIRITO SANTO 651
18 C f. II-II,121,2.
r9 C f. G . M e n é n d e z-R e ig a d a , Los dones del Espiritu Santo... n.T.
654 LA VITA CRISTIANA NEL S U O SVILU PPO ORDINARIO
A rtic o lo V .
281. 2. I m p o r t a n z a e n e c e s s it à . - D o p o la
prudenza, la giustizia è la virtù cardinale più eccel
lente (58 ,12 ), ancorché sia inferiore alle virtù teolo
gali e anche ad alcune delle sue virtù derivate com e
la religione, che ha un o g ge tto im m ediato più n o b i
le (81,6).
La giustizia ha una im portanza fondam entale ed è
di assoluta necessità tanto nell’ ordine individuale quan
to in quello sociale. Essa pone ordine e perfezione nel
le nostre relazioni con D io e con il prossim o, fa si
che rispettiam o vicen d evolm ente i nostri diritti; p ro i
bisce la frod e e l’inganno; prescrive la sem plicità,
la veracità e la m utua gratitudine; regola le relazioni
private degli in d ivid ui tra di loro, di ogn u n o con la
società e della società con g li ind ivid u i. P one ordine
in tutte le cose e, per conseguenza, porta con sé la
VIRTÙ CRISTIANE E DONI DELLO SPIRITO SANTO 657
a ) P a r ti integranti 3.
2 Cf. 11-11,29,3 ad 3.
3 Cf. H-11,79.
658 LA VITA CRISTIANA NEL SUO SVILU PPO ORDINÀRIO
y) P a r ti p o te n zia li 8.
283. 4. M e z z i c o n c u i p e r f e z io n a r s i n e lla g i u
s t iz ia . -
Sono di due specie: a) negativi: evitare i
difetti opposti; b) positivi: praticare la virtù in tutti
i suoi aspetti.
a) M e z z i negativi.
1) Evitare qualsiasi ingiustizia, per quanto insignificante
possa apparire.
fi) M e^ xj positivi.
10 Cammino ài perfezioni 13 ,4 .
'664 LA VITA CRISTIANA NEL SUO SVILU PPO ORDINARIO
I. L A V IR T Ù ’ D E L L A R E L IG IO N E 11
2 8 5 . 2. A t t i d e l la v i r t ù d e l la r e l ig i o n e . - Q u e
sta v ir tù si m anifesta in v a r i atti in te rn i e d estern i.
C f. II-II,8 i.
12 Per l’eccellenza del suo oggetto, non per la realizzazione di tutte le
condizioni richieste per la virtù cardinale. In quest’ultim o senso è più per
fetta la giustizia.
VIRTÙ CRISTIANE E DONI DELLO SPIRITO SANTO 665
H C f. 11-11,82 prol.
*4 Cf. 11 -1 1 ,8 4 prol- 1S Cf. 11 -11 , 8 2 .
16 « A d caritatem pertinet immediate quod hom o tradat seipsum D e o
adhaerendo ei per quandam spiritus unionem. Sed quod hom o tradat-
seipsum D eo ad aliqua opera divini cultus, h oc immediate pertinet ad reli-
gìonem: mediate autem ad caritatem, quae est religionis principium ( 2,2
ad 1).
666 LA VITA CRISTIANA NEL SUO SVILU PPO ORDINARIO
S. T o m m a s o a v v e r te ch e la d e v o z io n e — essen d o
u n a tto di r e lig io n e — si rife risce sem p re a D io , n o n
alle creatu re. Q u in d i la devozione verso ì santi, n o n d e
v e ferm a rsi ad essi, m a g iu n g e r e a D io p e r m e zz o lo ro .
N e i san ti in fa tti n o i v e n e ria m o p ro p ria m en te ciò che
hanno di D io , c io è o n o r ia m o D i o in lo r o 17.
È evidente quindi quanto siano in errore coloro che ri
v o lg o n o la loro devozione esclusivamente a qualche santo,
senza risalire a D io , e quanto più siano in errore coloro
che legano la loro devozione ad una particolare immagine
d i questo o quel santo, fuori della quale non hanno devozio
ne alcuna. I sacerdoti e le altre persone responsabili della
pietà dei fedeli non devono permettere simili aberrazioni
co l pretesto che sono ignoranti, che non s’intendono di
queste cose, ecc. Istruiscano piuttosto i loro fedeli con dol
cezza e con ferm ezza, per correggere questi abusi.
*7 « D evo tio quae habetur ad sanctos D ei, m ortuos v e l v ivo s, non ter
m inator ad ipsos, sed transit ad Deum: inquantum scilicet in mirJstris D e i
Deum veneram ur » (82,2 ad 3}
VIRTÙ CRISTIANE E DONI DELLO SPIRITO SANTO 667
« Cf. 11-11,84.
» C f. 11-11,85.
*3 Cf. 11-11,86-87.
670 LA VITA CRISTIANA NEL SUO SVILU PPO ORDINARIO
294 . i) L ’ i n v o c a z i o n e d e l n o m e d i D i o 28 co n siste
p rin cip a lm e n te n ella lode esterna — come manifestazione
del fervore interno — del santo nome di D io nel culto pubbli
co o privato (9 1 ,1). È u tile e co n v e n ie n te a c co m p a g n a r
la c o n canto « u t an im i in fir m o ru m m a gis p r o v o c e n -
tu r ad d e v o tio n e m » (92,2).
C o n tra rio a q u e sto a tto d i re lig io n e è l ’in v o c a z io
n e d el n om e di D i o invano. I l n o m e di D io è san to e
n o n lo si d e v e m ai p ro n u n cia re sen za m o tiv o e senza
la d o v u ta riv eren za: « N o n a v v e z z a re la tu a b o cca
a l g iu ra m e n to , n o n p re n d e re l’ a b itu d in e di p ro fe r ire
il Nom e santo; p e rc h é co m e lo s c h ia v o m esso spesso
a lla to rtu ra n o n sarà esen te da liv id u re , co s i c h i g iu ra
e n o m in a D io co n tin u a m en te n o n sarà del tu tto li
b e ro dal p e c c a t o » (E c c li. 2 3 ,9 -11).
cf. 11-11,90.
*8 Cf. 11-11,91.
672 la VITA CRISTIANA NEL SUO SVILU PPO ORDINARIO
II. L A V IR T Ù ’ D E L L A P I E T À ’
*9 C f. 11 -11 , 1 0 1 .
3 ° Q uesto è certo considerando D io unicam ente com e nostro Creatore,
prim o principio di quanto esiste. P erò in quanto ci ha elevato per m ezzo
della grazia alla categoria di figli suoi adottivi, D io è nostro vero Padre, e in
questo senso abbiamo verso di lui veri doveri di pietà (cf. 101,3 ad 2).
674 LA VITA CRISTIANA N EL SUO SVILU PPO ORDINARIO
IL DO NO DELLA P IE T À ’
34 C . 12 , n.4 75.
35 Q u e s ti d a ti li a b b ia m o d esu n ti d a llo s tu d io d i D o m R. T h ib a u t ,
Un maitre de la vie spiritatile: Dom Columba Marmion, D e s c lé e 1929, so p ra t
tu tto dal c.16 .
36 C f. M a r m i o n , Cristo nei suoi misteri 3,6.
37 Storia di un’anima c .io , n.401.
680 LA VITA CRISTIANA NEL SUO SVILUPPO ORDINARIO
38 C f. H . B r é m o n d , H i s t . littéra ire t .2 , p a g . 6 6 , c i t a t o d a T a n q c e r f . y ,
o s., 11.1349, n o t a 3.
39 C f . ,P. P h i l i p o n , L a dottrina spirituale ... c.8, n.4.
4° Ivi.
VIRTÙ CRISTIANE E DONI DELLO SPIRITO SANTO 681
forse non guariranno mai. Può bastare alle volte anche una
parola, detta in confidenza ad una persona, per gettarla nel
disagio, nel turbamento» 43.
304. 6. M e z z i c o n c u i fo m e n ta re q u e s to d o
n o. - O ltre ì m ezzi generali (raccoglim ento, orazio
ne, fedeltà alla grazia, ecc.) ricorderem o i seguenti:
1) Coltivare in noi lo spirito di figli adottivi di D io. -
Nessuna verità viene inculcata tanto insistentemente nel
V angelo come questa: D io è nostro Padre. N e l solo discorso
della montagna, G esù ce lo ricorda ben quattordici volte.
Q uesto atteggiam ento di figli dinanzi al Padre è messo tan
to in rilievo nella N u o v a L egge, che qualcuno ha visto in
esso la nota essenziale del cristianesimo.
D io è nostro creatore e sarà nostro giudice nell’ora della
morte; però è anzitutto il nostro Padre. Il dono del timore ci
ispira verso di lui una rispettosa riverenza, non la paura, in
compatibile con la tenerezza e la fiducia filiale che ci infonde
il dono della pietà. Soltanto sotto l’azione di questo dono
l’anima si sente figlia di D io e v iv e con serenità pensando a
questa sua condizione. Chiediam o continuamente lo spìrito
di adozione, abbinando questa petizione a qualche esercizio
che dobbiam o ripetere frequentemente nella giornata 44,
e sforziam oci di fare tutte le cose per compiacere il nostro
Padre celeste.
2) Coltivare lo spirito di fratellanza universale con tutti
gli uomini. - Prima di praticarlo in tutta la sua perfezione
per mezzo del dono, possiamo dilatare m olto il nostro cuore
con l’aiuto della grazia ordinaria fino ad abbracciare tutti
gli uomini. S. Paolo inculcava insistentemente ai primi cri
stiani: « T utti v o i siete figli di D io , mediante la fede in G esù
Cristo, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, v i sie
te rivestiti di Cristo. N on c’è più né giudeo né gentile, non
c’è più schiavo né libero, non c’è più uom o né donna:
tutti vo i siete uno in Cristo G esù » (Gal. 3,26-28). D a parte
nostra dobbiam o fare tutto il possibile per trattare i nostri
simili come veri fratelli. G esù stesso vuole che il m ondo co
nosca che siamo suoi discepoli dall’amore sincero che nu
triamo gli uni verso gli altri (G io v. 13,35).
3) Considerare tutte le cose, anche quelle puramente m a
teriali, come appartenenti a lla casa del Padre, quale è l’ in
tera creazione. - Le anime che possiedono il dono della
pietà nutrono un profondo sentimento religioso verso tutte
le creature. S. Francesco un giorno abbracciò un albero,
perché in esso vedeva un «fratello » in D io . S. Paolo della
Croce andava in estasi quando contem plava i fiori del giar
dino, che gli parlavano del Padre celeste. S. Teresina pian
geva di tenerezza al contemplare una gallina che raccoglieva
i pulcini sotto le sue ali, perché le ricordava i sentimenti
di G esù verso tutti gli uom ini, ma specialmente il suo amo
re verso i peccatori. A nch e senza giungere a tanto, potremmo
dare un senso ben diverso alle nostre relazioni con le crea
ture, se ci sforzassimo di scoprire alla luce della fede il loro
aspetto religioso. L a creazione è la casa del Padre, tutto quan
to esiste gli appartiene e contiene in sé qualche cosa di
divino. Q uesto pensiero ci aiuterebbe tanto ad usare sempre
rettamente delle creature, ci terrebbe lontani dal peccato,
che è una specie di sacrilegio contro D io e le creature che
gli appartengono.
4) Coltivare lo spirito di totale abbandono nelle braccia
di D io. - Q uesto atteggiamento dell’anima sarà perfetto
solo col possesso del dono della pietà. Essa però deve fare
quanto può per convincersi sempre più profondam ente
della cura amorosa del Padre verso di lei e della impossibilità
che le succeda qualche cosa di contrario al suo vero bene.
Cercherà di conseguenza di mantenersi, per quanto può, in-
diiferente di fronte agli eventi lieti o tristi della sua vita,
ripetendo continuamente: « Fiat voluntas D ei ».
III. L A V IR T Ù ’ D E L L ’O S S E R V A N Z A 45
45 C f. I I-I I, 10 2 .
6S6 LA V IT A C R IS T IA N A NEL SU O S V IL U P P O O R D IN AR IO
a) L a dulia. 46
Cf. 11-11,10}.
V IR T Ù C R IS T IA N E E DONI D E L L O S P IR IT O SANTO 687
/5) Uobbedienza.
<8 C f. 11 -11 , 1 8 6 , 7 - 8 .
49 Si può leggere integra in Obras completai de San tenario de Loyola.
B A C , M adrid, 1952, pp. 833-43.
69 0 LA V IT A C R IS T IA N A N EL SU O S V IL U P P O ORDIN ARIO
54 C f. 11-11, 105.
55 C f. C o lin , 0 c.t c .2 0 , dove son o a m p ia m e n te e sp o sti i c o n ce tti che
r ia s s u m e r e m o .
694 LA V IT A C R IS T IA N A NEL SU O S V IL U P P O ORDIN ARIO
IV . LA G R A T IT U D IN E 57
56 S . C a t e r i n a D a S i e n a , Dialogo 0 .1 6 2 , n . i .
57 Cf. I M I , 106.
58 11- 11 , 1 0 7 .,2 .
696 LA V IT A C R IS T IA N A NEL SU O S V IL U P P O O RDIN ARIO
V . L A V E N D E T T A O IL G IU S T O C A S T IG O *
59 c f . 11-11, 100, 2.
60 C f .Storia di un’anima 0 .4 , n n . 1 5 1 - 5 2 .
61 Cf. II-II,io8.
62 Cf. II-II,xo 9,i.
V IR T Ù C R IS T IA N E E DONI D E L L O S P IR IT O SAN TO 697
LA V E R A C IT À ’ ^
V II. L ’A M IC I Z I A O A F F A B I L IT A ’
L A L IB E R A L I T À ’ 68
IX . L ’E Q U I T À ’ O E P IC H E IA ‘ 7
67 Cf. II-II,i20.
V IR T Ù C R IS T IA N E E D O N I D E L L O S P IR IT O SANTO 701
A r t ic o lo V I
L a virtù della fo r te zz a
320. 1. N a t u r a . - L a p a ro la fo r te z z a si P u °
p ren d ere in due sensi p rin cip a li: a) in q u a n to sign ifi
ca, in gen era le, u n a certa fe rm e z z a d ’a n im o o en ergia
di carattere. In ta l sen so n o n è u n a v ir tù sp eciale, m a
p iu tto s to u n a condizione generale ch e a cco m p a g n a o g n i
v ir tù , la q u a le su p p o n e sem p re fe rm e z z a ed energìa;
b) in q u a n to d e sig n a u n a sp eciale v ir t ù ch e p o rta lo
stesso n o m e. C o s i in tesa, si p u ò defin ire: una virtù car
dinale infusa con la gra fia santificante che spinge l ’appetito
irascibile e la volontà a non desistere dal conseguire i l bene ar
duo 0 difficile neppure quando è in pericolo la vita corporale.
a) U na virtù cardinale... - D al mom ento che esige p e r
sé, in maniera specialissima, una delle condizioni comuni
a tutte le altre virtù, qual è la ferm erà nell’operare (II-II,
123,11).
b) ...infusa con la grazia santificante... - Per distinguerla
dalla fortezza naturale o acquisita.
c) ...che spinge l’ appetito irascibile e la volontà... - L a fortez
za risiede, propriamente, ne\Y appetito irascibile, perché deve
dominare il timore e Yaudacia, che in esso risiedono. É
chiaro che deve intervenire la volontà perché sia una virtù
razionale; ma interviene senza un abito speciale, per la sua
naturale tendenza al bene (123,3).
70 2 LA V IT A C R IS T IA N A NEL SU O S V IL U P P O ORDINARIO
321. 2. I m p o r t a n z a e n e c e s s it à . - L a fo rte z z a è
u n a v ir t ù m o lto im p o rta n te e d e ccellen te, sebben e
n o n sia la p rim a tra le v ir t ù m o ra li. In fa tti il bene
V IR T Ù C R IS T IA N E E D ON I D E L L O S P IR IT O SA N T O 70 3
3 2 2 . 3. V i z i o p p o s t i. - A lla fo rte z z a si o p p o n
g o n o tre viz i: u n o p e r d ife tto , il timore o l a codardia
(12 5 ), p e r cu i n o n si s o p p o rta n o le n ecessarie m o le
stie p er co n se g u ire u n b en e d ifficile o si trem a d is o r
d in atam en te d in an zi ai p e ric o li di m o rte; e due p e r e c
cesso: l ’impassibilità o indifferenza (126 ), ch e n o n si cura
di e vita re i p e ric o li p u r p o te n d o lo e d o v e n d o lo fa r e , e
Vaudacia o tefnerità (12 7 ), ch e n el? a ffro n ta re il p e rico lo
d isp re zza i dettam i d ella p ru d en za .
3 2 3 . 4. P a r t i d e lla f o r t e z z a . - L a fo rte z z a n o n
ha parti soggettive o sp ecie p e rc h é si tra tta di un a
m ateria g ià d el tu tto determ in ata, co m e s o n o i p e
ric o li di m o rte. H a p e r ò p arti integranti e potenziali, c o
stitu ite en tra m b e dalle m ed esim e v ir tù . T u tta v ia se
i lo r o atti si rife ris c o n o ai p e r ic o li di m o rte , co s titu i
sco n o le p a rtì integranti della fo rte z z a ; se si rife risco n o
ad atti m en o d ifficili, co stitu isc o n o le sue p a rti poten-
70 4 LA V IT A C R IS T IA N A N EL SU O S V IL U P P O O R DIN ARIO
virtu osa fino al term ine, deve essere vin ta per m ezzo
d i una virtù pure speciale, che è la perseveranza (137,1
ad 3).
È impossibile la perseveranza nel bene senza uno spe
ciale aiuto della grazia. S. Tom m aso si propone tale questio
ne e la risolve magistralmente (137,4). D alla dottrina che
espone in questo articolo, com pletata con quella dei passi
paralleli, si deducono le seguenti verità:
a) L a virtù della perseveranza, com e abito soprannaturale,
è inseparabile dalla grafia santificante; persa la grazia, si perde
la perseveranza con tutte le altre virtù (137,4).
b) Per esercitare qualsiasi virtù infusa si richiede il pre
vio impulso della grafia attuale ordinaria, che D io , d’altra
parte, non nega a nessuno purché non si frappongano osta
co li (i-II, 109,9).
c) Per perseverare a lungo nel bene si richiede una gra
fia attuale speciale; senza di essa la perseveranza è, di fatto,
impossibile, mentre con essa è sempre possibile -t.
d) Per perseverare nel bene fino alla morte (perseveranza
finale) si richiede uno specialissimo aiuto di D io del tutto gra
tuito, che nessuno può meritare strettamente, ma che si può
impetrare infallibilmente per m ezzo della preghiera fatta
con le dovute condizioni 5.
6 C f. S c a r a m e ll i , Direttorio ascetico t .3 , a .3 , c . 3 .
V IR T Ù C R IS T IA N E E DON I D E L L O S P IR IT O SANTO 711
IL D O N O DELLA FORTEZZA
c) P e r r i m a n e r e i n s t a t o d i g r a z i a . - C i sono delle
occasioni nelle quali si pone in m odo repentino e ine
sorabile il dilemma: l ’eroism o o il peccato m ortale.
In questi casi — m olto più frequenti di quanto non si
creda — non basta la sem plice virtù della fortezza.
Precisam ente a m o tiv o della violenza, della rapidità
della tentazione — l ’accettazione o la repulsa della qua
le, d ’altra parte, è questione di un m om ento — . non
è sufficiente il m od o lento e discorsivo delle virtù del
la prudenza e della fortezza; occorre il rapidissim o inter
ven to dei doni del consiglio e della f o r t e t o . Il D ottore
A n g e lico si fonda precisam ente su questo argom ento
per proclam are la necessità dei doni anche per la sal
vezza eterna (1-11,68,2).
« Q u esto dono — scrive il P. Lallem ant — è assoluta-
mente necessario in certe occasioni, in cui dobbiam o lot
tare contro tentazioni violente, per resistere alle quali, dob
biamo saperci decidere a perdere i beni, gli onori e anche
la vita. E allora che lo Spirito Santo assiste potentemente
con il dono del suo consiglio e della sua fortezza l’anima
fedele, che, diffidando di sè stessa e convinta della propria
debolezza e del proprio nulla im plora il suo soccorso e met
te in lui ogn i sua fiducia.
3 3 4 . 4. B e a t it u d in i e f r u t t i c o r r is p o n d e n ti. -
S. Tom m aso, seguendo S. A g o stin o , attribuisce al
d on o della fortezza la quarta beatitudine: « Beati
co lo ro che hanno fam e e sete della giustizia perché
saranno saziati» (M at. 5,6). L a fortezza ha per o g g e t
to cose ardue e d ifficili; ora il desiderio di santificar
si, non in qualsiasi m aniera, ma con vera fam e e se
te, è una cosa esternam ente ardua e d ifficile 16. E cosi,
vediam o effettivam ente che le anim e, dom inate dal
don o della fortezza, hanno un insaziabile desiderio
di fare e di soffrire grandi cose per D io . R icevon o
già in questo m on d o la ricom pensa con l ’aum ento
delle v irtù e i god im en ti spirituali intensissim i con
cui D io ricolm a frequentem ente le loro anime.
I frutti che corrispond on o a questo dono sono
la pazienza e la longanimità. Il prim o fa sopportare
con eroism o le sofferenze e i mali; il secondo non
lascia venir m eno nella pratica diuturna del bene
(139,2 ad 3).
x5 P . P h il ip o n , L a dottrina spirituale... c .8 , n .3 .
16 Cf. H-11,139,2.
x7 Cf. Mor. c.49; M L 75,593.
V IR T Ù C R IS T IA N E E D ON I D E L L O S P IR IT O SAN TO 719
' !<> Ct. tra l’aitro, le prime quattro lettere dirette dalla santa a sua sorella
Celina, Storia di m'anima, n n.771-780,
20 ;« À b illa mensa recedamus tam quam leones, ignem spirantes, dia
bolo terribiles » (In Io. hom.61,3; M L 59,260).
V IR T Ù C R IS T IA N E E DON I D E L L O S P IR IT O SAN TO 721
A rt'c o lo V II
a) Partì integranti.
Integrano la virtù della temperanza o l'aiutano nel suo
esercizio: la vergogna e l ’onestà.
340. 1) L a v e r g o g n a (144) non è propriam ente
una virtù , ma una certa passione lodevole che ci f a temere
l ’obbrobrio e la confusione che deriva dal peccato turpe. È
una passione, perch é la v e rg o g n a im porta una m uta
zione corporea (rossore, trem ore...); ed è lod evole,
perché questo tim ore, regolato dalla ragione, infonde
orrore alla turpitudine (144,2).
Si noti che ci vergogn iam o di più di rim anere in
fam ati dinanzi a persone sapienti e virtuose — a m otivo
della rettitudine del loro giu d izio e del valore della
loro stima — che dinanzi ai bam bini, agli ignoranti
e ai cattivi. E , soprattutto, sentiam o la v e rg o g n a del
l'o b b ro b rio dinanzi ai nostri familiari, che ci con osco
no m eglio e coi quali dobbiam o con vivere continua-
mente (144,3).
5. Tom m aso fa osservare che la verg o g n a è patri-
724 LA V IT A C R IS T IA N A NEL SU O S V IL U P P O ORDINARIO
P) Parti soggettive.
Sono le diverse specie nelle quali si suddivide una
virtù cardinale. Siccome la temperanza ha il com pito prin
cipale di moderare l’inclinazione ai piaceri che provengono
dal gusto e dal tatto, le sue parti soggettive rispetto al gu
sto sono l'astinenza e la sobrietà; e rispetto al tatto sono
la castità e il pudore,
y) P a r ti potenziali.
I. L ’U M ILTÀ’ (161)
9 Seste mansioni 1 0 ,7 .
734 LA V IT A C R IS T IA N A NEL SU O S V IL U P P O O R D IN A R IO
11 Seste mansioni 1 0 ,7 .
12 V ita 12,4.
r3 V ita 2 2 , 1 1 .
x4 Cammino 4,4.
73 8 LA V IT A C R IS T IA N A NEL SU O SV IL U P P O O R D IN A R IO
b) G uardare a G e s ù , m o d e l l o in c o m p a r a b il e d i
- G li esem pi sublim i di um iltà che il M aestro
u m il t à .
divin o ci lasciò, sono efficacissimi per spingerci a
praticare questa grande virtù nonostante tutte le resi
stenze del nostro disordinato am or prop rio. G esù
stesso d in vita a guardare a lui quando ci dice: « Im
parate da m e, che sono m ansueto ed um ile di cu o re»
(M at. 11,29)
N ella vita di G esù si possono distinguere quattro tappe
principali nelle quali l ’umiltà brilla della sua luce più abba
gliante:
1) Nella sua vita nascosta:
a) Prima della nascita: si annientò nel seno di Maria;
si sottom ise ad un arbitrario decreto di Cesare; ebbe le um i
liazioni della povertà (non c’era posto per essi all’albergo)
e l’ingratitudine degli uom ini (ed i suoi non lo ricevettero).
b) Nella sua nascita: povera, sconosciuta, di notte, in
una m angiatoia..., con attorno pochi pastori ed alcuni ani
mali...
c) A Nazaret: vita oscura, di semplice manovale,
senza studi, senza lasciar trasparire un solo raggio della sua
divinità ..., obbediente forse persino agli ordini di un padro
ne, dopo la m orte di S. Giuseppe...: « O rg o g lio , vieni qui a
morire di vergogna! » (Bossuet).
2) Nella sua vita pubblica:
a) Scelse i suoi discepoli tra le persone più ignoranti
e rudi: tra di essi v i erano dei pescatori ed un pubblicano!
b) Cercò e preferì i poveri, i peccatori, gli aflUtti,
i bambini, i diseredati della vita.
c) Visse poveram ente..., predicò con semplicità, u-
sando immagini alla portata del popolin o..., non cercò mai
di attirare l’attenzione...
« S . M ic h e l e , c h e f o s t i i l p r im o a d a b b a tt e r e l ’ o r g o g l i o , p r e g a p e r m e . » .
« T u t t i v o i , o g i u s t i , s a n tific a t i p e r l 'u m i l t à , p r e g a te per m e ».
Orazione. — O G e s ù , i l c u i p r i m o in s e g n a m e n t o è s t a t o q u e s t o : « I m
p a r a t e d a m e c h e s o n o m a n s u e t o e u m il e d i c u o r e » , i n s e g n a m i a d essere
<( u m il e d i c u o r e c o m e t e » ( c f. D o m T h i b a u t , Uh maestro della vita spiri
tuale: Dom Columba Marmion c .4 , p .5 9 ) .
V IR T Ù C R IS T IA N E E DONI DELLO S P IR IT O SAN TO 74 3
c) S f o r z a r s i d i im ita r e M a r ia , r e g in a d e g li u-
m ili. - D o p o Gesti, M aria è il m odello più sublim e d1
744 LA V IT A CRISTIANA NEL SU O S V IL U P P O O R D IN A R IO
z. Q u a l e s t o lt e z z a p o n d e r a r e l e n o s t r e p r e t e s e q u a lità l N e l l 'o r d i n e d e l
l ’ e s s e r e , s i a m o n u ll a ; n e l l ’ o r d i n e d e il ’ o p e r a r e , n o n p o s s i a m o n u lla . D i p e n
d ia m o to ta lm e n te d a D io .
3. L ’ o r g o g l i o è q u i n d i u n a g r a n d e m e n z o g n a . S o l o l ’ u m il t à è l a v e r i t à .
2) Verso il prossimo:
a) Am m irare in esso, senza invidia né gelosia, i doni
naturali e soprannaturali che D io gli diede.
b) N o n fermarci intenzionalmente sui suoi difetti...,
scusarli con carità..., salvando almeno la buona intenzione.
c) Considerarci inferiori a tutti, almeno per la nostra
cattiva corrispondenza alla grazia.
3) Verso noi medesimi:
a) A m are la propria abiezione. N on dimentichiamo
V IR T Ù C R IS T IA N E E DONI DELLO S P IR IT O SAN TO 74 5
II. L A S T U D IO S IT A ’ (166)
III. M O D E S T IA C O R P O R A L E (168,1)
IV . L ’E U T R A P E L IA (168,2-4)
V . L A M O D E S T IA N E L L ’O R N A M E N T O (169)
IL D O N O D EL T IM O R E
E LA V IR T Ù ’ D ELLA TEM PERANZA
C A P IT O L O III
LA V ITA DI ORAZIONE
Sezione I
L ’orazione in generale
Q u an d o o b b l ig a co n cr etam en te qu esto pr e ce t
t o - O ccorre distinguere un duplice ob bligo: per se
?
e per accidens.
Obbliga gravemente « per se ». - a) A ll'in izio della vita
morale, ossia quando il barn-bino giunge -al perfetto uso -del
la ragione, perché ha l’obbligo di tendere a D io com e a ul
timo fine.
V) In pericolo di m orte, per ottenere la grazia di salvarsi.
c) Frequentem ente durante la vita. Siccom e tale fre
quenza non è ben determinata dalla legge sono sorte molte
opinioni tra gli autori. Tuttavia colui che va alla messa tutte
le dom eniche e fa qualche preghiera tutti i giorni p uò stare
tranquillo perché osserva questo precetto.
Obbliga « per accidens ». - a) Q uando sia necessario p er
com piere un altro precetto obbligatorio (per es., il com pi
mento della penitenza sacramentale).
b) Q uando sopraggiunge una fo tte tentazione che non
si potrà vincere senza l’ orazione, perché siamo obbligati a
prendere tutti i mezzi necessari per non peccare.
c) N elle grandi calamità pubbliche (guerre, epidemie,
ecc.). L o esige allora la carità cristiana.
2) È N E C E S S A R IA a n c h e per n e c e s s it à d i m ezzo ,
PE R D IV IN A IS T IT U Z IO N E , A L L A S A L V E Z Z A D E G L I A D U L T I.
- È dottrina com une e assolutamente certa in Teologia*
Ci sono m olte testim onianze dei ss. Padri, tra le quali
prim eggia quella di S. A g o stin o , che fu accolta e com ple
tata dal C on cilio di Trento: « D io non com anda cose
im possibili; e quando ci com anda una cosa, ci avverte
di fare quello che possiam o e di chiedere quello che n on
possiam o e ci aiuta affinché possiam o » 9. Soprattutto
la perseveranza finale n on si ottiene ordinariam ente se
n on con l ’um ile e perseverante orazione. Per questo
scrive S. A lfo n so de’ L iguori:
« Terminiamo questo prim o punto, concludendo insom
ma da tutto quel che si è detto, che chi prega certamente si
salva, chi non prega certamente si danna. T utti i beati, eccettuati.
9 C f . S. A u g u s t i n u s , D e natura et gratia c .4 3 , n .5 0 ; M L 4 4 ,2 7 1 , e D en z .
604.
758 I.A V IT A C R IS T IA N A N EL SU O S V IL U P P O O RDIN ARIO
10 S . A l f o n s o d e * L x g u o r i , D e l g r a n m e z z o d e l l a p r e g h i e r a p . i c . i .
LA V IT A DI O R A Z IO N E 759
D o t t r i n a d e l l a C h i e s a . - Il C o n cilio di T ren to
proclam ò l ’utilità e la convenienza d ’invocare i santi e
di venerare le lo ro reliquie e le sacre im m agini u .
È , quindi, una verità di fede.
Le principali ragioni teologiche che la giustificano
sono:
11 Cf. D enz. 941, 952, 984, 998; cf. ancora Den2. 342, 679.
760 LA V IT A C R IS T IA N A NEL SU O SV IL U P P O O R D IN A R IO
Q u e s t io n i co m plem en tar i
3 6 7 . 5 . E f f ic a c ia s a n t if ic a n t e d e l l ’o r a z io n e ( 8 3 ^
1 5 , 1 6 ).
A inn.104-105 abbiamo spiegato i quattro valo ri dell’ora
zione: quello meritorio, com e virtù; quello soddisfattorio, co
me opera penosa; quello imperatorio delle grazie divine e
quello di refezione spirituale dell’anima a m otivo del suo
contatto di amore con D io . A bbiam o indicato pure le condi-
764 LA V IT A C R IS T IA N A NEL SU O S V IL U P P O O R D IN A R IO
I4 R im a n d i a m o i l l e t t o r e a l l ’ o p e r a d e l P . A r i n t e r o , Cuestiones m ìrti-
cas, c .2 , a .4 - 5 , d o v e t r o v e r à u n a v e r a m in i e r a d i t e s t im o n ia n z e d i S a n ti
P a d r i e d i m is t ic i s p e r im e n t a li.
*5 C i t a t o o c o m m e n t a t o d a S . P i e t r o d ’ A l c a n t a r a : Tratado de la oracìón
p .i.a , c .i . Q u e s t ’ o p e r e t t a è u n a r ic a p it o l a z i o n e d ì q u e lla c h e F r . L u i s d e
G r a n a d a p u b b l i c ò c o l m e d e s i m o t i t o l o . S i v e d a i n Obras completai de F r .
L u is de Granada , a c u r a d e l P . C u e r v o , t . i o . p p . 4 3 9 - 5 2 0 . I l t e s t o c h e c itia
m o si tr o v a a p . 444.
LA V IT A DI O R A Z IO N E 765
*9 I I P . D e M a u m i g n y , p a r la n d o d e ll’ e c c e ll e n z a d e ll’ o r a z i o n e m e n t a le , i n
d i c a i s e g u e n t i g r a n d i v a n t a g g i : i . è u n a c o n v e r s a z i o n e f a m il ia r e c o n D i o ;
2. c i a s s ic u r a l a s a lv e z z a e c i o f f r e a b b o n d a n t i m e r iti; 3. c o n d u c e a lla p e r f e
z i o n e c r is tia n a ; 4 . f a g u s t a r e a l l ’ a n i m a g i o i e s p i r it u a li, s e n z a p a r a g o n e s u
p e r i o r i a i f a l la c i p ia c e r i d e l m o n d o ; 5 . c o m u n ic a a lle o p e r e a p o s t o l ic h e la
l o r o v e r a f e c o n d i t à ( c f. Pratica dell'orazione mentale t r . i p . i . a , c c .1 - 5 ) .
20 C f . R i b e t , JJascétìque chrétienm c .2 2 ; L e o h d e y , L e vie ddVorazione
mentale p . i . a , c .y . D e G u i b e r t , Theologia spiritttalis n n . 2 5 8 -6 0 ; « E t u d e s c a r -
m e lit a in e s » ( a p r ile 1 9 3 4 ) .
11 C f . D e G u ib e r t, o . c ., n .2 5 9 .
LA V IT A DI O R A Z IO N E 767
i
768 LA V IT A C R IS T IA N A NEL SU O S V IL U P P O O R D IN A R IO
22 « A n te o r a tio n e m p ra e p a ra a iu m a m tu a m e t n o l i e s s e q u a s i h o m o q u i
te n ta t D e u m » (E c c li. 1 8 ,2 3 ).
C f. S . F r a n c e s c o d i S a l e s , F ilotea 11,9; ^ , 1 4 - 1 5 ; R i b e t , V a s c é ti-
que... c .2 3 ; D e G u i b e r t , Theologia spiritualis n n .267-71; T a k q u e r e y , Com
pendio di Teologia ascetica e mistica n n . 9 2 5 -3 1 ; D e M a u m ig n y , Pratica dcll'o-
razjone mentale p .4 a . c .2 .
LA . V IT A DI O R A Z IO N E 769
da D io , si prolungano per m olto tem po, si può ritenere che
l’anima sia entrata nella notte del senso o in qualche altra pu
rificazione passiva. A bbiam o già parlato diffusamente di
queste cose, com e pure dei segni per distinguerle dalla
tiepidezza (cf. nn.207-208).
I rimedi contro le aridità spirituali, consistono anzitutto
nel sopprimere le lo ro cause volontarie, principalmente
la tiepidezza e la p igrizia nel servizio di D io . Q uando
sono involontarie, è m eglio rassegnarsi alla volontà di D io
per tutto il tem po che vorrà lasciarci in questo stato; con
vincersi sempre più che la devozione sensibile non è essenziale
la vero amor di D io e che basta voler amare D io per amarlo
già realmente; um iliarsi profondam ente, riconoscendosi in
degni di ogni consolazione; perseverare, nonostante tutto,
nell’orazione, facendo ugualm ente quanto possiamo. Per au
mentare il m erito ed anche le energie spirituali, sarà cosa ot
tim a unirsi al divino A gon izzan te del Getsem ani, che « es
sendo in agonia, pregava ancor più intensamente » (Luca,
22,44), e spingere la generosità ad aumentare possibilmente
il tem po dell’orazione, com e suggerisce S. Ignazio
Sarà lecito chiedere al Signore la cessazione della prova,
purché si faccia con piena subordinazione alla sua volontà
e co l fin e di poterci donare con m aggior generosità e disin
teresse al suo servizio. L a Chiesa ci fa chiedere nella festa
d i Pentecoste « di godere sempre delle consolazioni dello
Spiritò Santo » e tutti i maestri della vita spirituale parlano
diffusamente della « im portanza e necessità delle divine
consolazioni » J5. T uttavia il m odo m igliore per ottenere
nuovam ente la grazia della devozione sensibile, è una gran
de generosità verso il Signore, le fedele corrispondenza
a tutte le ispirazioni dello Spirito Santo. L e aridità sono do
vute spesso alla resistenza a questi delicati in viti dello Spirito
divino.
Sezione II
6 II lettore che volesse una più dettagliata inform azione sulle principali
classificazioni dei gradi di orazione proposti prima e dopo d i S. Teresa,
può trovarla in R i b e t , L a mystique divine t .i, c .io , e in P. A r i n t e r o , Grados
de oración a.6.
774 La V IT A C R IS T IA N A NEL SU O SV IL U P P O O R D IN A R IO
P R IM O G R A D O D I O R A Z IO N E : L A P R E G H IE R A
VOCALE
tutti g li atti esterni incom patibili con l ’attenzione a quello che si sta facendo
interiormente. L a prim a esclude, inoltre, la divagazione della mente. Q ue
st’ultim a si suddivide in abituale, virtuale e attuale. L ’abituale — che solo abu
sivam ente si p u ò chiamare attenzione p oich é in realtà n o n è tale — è quella
che hanno in m odo permanente, anche durante il sonno, le persone che-
conducono una vita d ’orazione. Più che attenzione è una propensione all’afe
tenzione. L a virtuale è quella che si ebbe al principio dell’orazione e perdura
durante la medesima fin ch é non si ritratta, ancorché sopraggiungano distra
zion i involontarie. E la attuale è quella che bic et nunc, rende attenti all’ora
zione, con piena coscienza di ciò che si sta facendo.
11 Prime mansioni l,y .
LA V IT A DI OR AZIO N E 777
375. 3. D u ra ta d e ll’ o ra z io n e v o c a le . - S. T o m
maso si dom anda « se l’ orazione debba essere m olto
lu n g a» (83,14). N ella sua causa, risponde, cioè, nel
l ’affetto della carità, dalla quale deriva, l ’ orazione
d eve essere perm anente e continua, perch é l ’influs
so attuale o virtuale della carità deve estendersi a
tutta la nostra vita. In questo senso, tu tto quanto fac
ciam o in stato di grazia e sotto l ’influsso della carità,
si p u ò dire che è orazione. Però, considerata in se stes
sa e in quanto tale, l ’orazione n on p u ò essere continua,
giacch é d ob biam o attendere a m olte altre occupazioni
J 4 II santo usa la* form ula scolastica per se e per accidens, che nel nostro
caso si p u ò tradurre benissimo per direttamente e indirettamente.
78 2 L A V IT A C R IS T IA N A N EL SU O S V IL U P P O O RDIN ARIO
a b b o n d a n te p a s c o lo p e r la lo r o o ra zio n e 16 e p e rsin o
p e r salire alle p iù alte v e tte d ella co n te m p la z io n e e d e l
l’ u n io n e c o n D io . L o afferm a S. T e r e s a di G esù :
« So di una persona che non p o tè mai pregare che v o
calmente. Eppure v i si trovava assai bene, tanto che, quando
non recitava, il suo spirito divagava si distratto da non po
terlo raccogliere. M a piacesse a D io che la nostra orazione
mentale fosse cosi perfetta com ’era in lei la vocale! In certi
Pater noster che recitava in onore dei misteri sanguinosi del
Signore e in. alcune altre preghiere, durava alle volte per ore
intere. Venne un giorno da me tutta in angustia, perché
non sapendo fare orazione mentale né applicarsi alla con
tem plazione, si sentiva ridotta a non pregare che vocalm en
te. Io le domandai che cosa recitasse e vid i che mediante la
recita del solo Pater no iter, arrivava alla pura contem plazio
ne e che talvolta il Signore l’univa a sé nell’unione. D e l
resto, le stesse sue opere palesavano chiaramente le grandi
grazie che riceveva perché menava una vita assai perfetta. Io
n e lodai il Signore, ed ebbi invidia della sua orazione vocale.
« O ra, se questo è vero, com e del resto è verissim o, non
v i date a credere, vo i che siete nemici dei contem plativi,
d’ essere impossibile che lo diveniate pur vo i, purché come
d ico , recitiate bene le vostre preghiere vocali e v i mante-
niate pura la coscienza » 17,
L ’insigne D ottoressa mistica ci ha lasciato inoltre uno
splendido panerigico del Padre nostro nella sua opera ora ci
tata Cammino di perfezione lS.
SECO N D O GRADO D I O R A Z .: LA M E D I T A Z IO N E
*9 « D esid ero soltanto avvertirvi che per inoltrarsi iti questo cammino
e salite alle mansioni a cui tendiamo, l ’essenziale non è già nel m olto pensa
re, ma nel m olto amare » (S. T e r e s a , Quarte mansioni 1,7; cf. Fondazioni 5,2).
20 C f. Prime mansioni 1,8.
786 L A V IT A C R IS T IA N A N EL SU O S V IL U P P O ORD IN ARIO
b) È A SSO L U T A M E N T E N E C E S S A R IA P E R l ’ A N IM A C H E
a s p ir a a lla - L a c o n o s ce n za di se stesso , la
s a n t it à .
p ro fo n d a u m iltà , il ra c c o g lim e n to e la so litu d in e , la
m o rtifica zio n e d ei sen si e a ltre co se n ecessarie p e r g iu n
g e re alla p e r fe z io n e n o n s o n o c o n c e p ib ili n é m o ra l
m en te p o ss ib ili senza l ’e se rcizio d ella m e d itazio n e b e n
p rep a ra ta e assim ilata. L ’an im a ch e v u o le san tificar
si d a n d o si alla v ita a p o s to lic a a s ca p ito d ella sua v ita
di o ra zio n e, p u ò dare a d d io alla santità. L ’esp erien za
c o n fe rm a c o n o g n i e v id e n z a che nulla può supplire la vi-
d i S . S u l p iz io
381 . 4. A r g o m e n t i c h e s i d e v o n o m e d ita re . -
N o n tu tti g li a rg o m e n ti c o n v e n g o n o a tu tte le
p erso n e, e n ep p u re alla stessa an im a in co n d iz io n i
d iv erse . I p rin c ip ia n ti m e d ite ra n n o q u e lle v e rità ch e
isp iran o lo r o l ’ o rro re a l p e c c a to (i n o v is s im i, la ne
cessità d ella p u rifica zio n e , ecc.); i p ro ficie n ti tro v e r a n
n o u n a b b o n d a n te p a s c o lo n ella v it a e p a s s io n e di
35 S. T e r e s a , Prime mansioni 11 , 8 .
36 N o n si insisterà mai abbastanza sulla necessità di guardarsi dal tra
sformare la m editazione in una sem plice lettura spirituale.
3 ? R i b e t , Uascétique cbrétienne 0 .3 1 n .3 .
LA V IT A D I OR AZIO N E 795
i 2« V o lo v ìr o s ora re in o m n i lo c o » ( i T im . 2,8).
43 C f. R ib e t , O .C.y c.32 , n .4.
798 L A V IT A C R IS T IA N A NEL SU O S V IL U P P O ORDIN ARIO
44 « I n c i p i a t e r g o c o n f e s s a r iu s i n t r o d u c e r e a n im a m i n o r a t io n e m . A b
in i t i o n o n p lu s q u a m m e d ia e h o r a e s p a t i u m a s s ig n e t , q u o d d e in d e c r e s c e n t e
s p i r ìt u , p l u s m in u s v e a u g e b i t » (P r a x is confessarli 0 .9 , n .1 2 3 ) .
45 Cf. Filotea p .2. a , c . i , n .3 .
46 s. T e r e s a : « A l m e n o d u e o r e o g n i g i o r n o » ( V ita 8 ,6); F r . L u i s D e
G ra n a d a Oración y meditacòin I , c . i o , n .6 .
47 C f . S . B e n e d e t t o , Regola 20.
48 C f . 1 1 - 1 1 ,8 3 ,1 4 .
LA V IT A DI O R AZION E
799
T E R Z O G R A D O D I O R A Z IO N E : L ’O R A Z IO N E
A F F E T T IV A
Q u a n d o si d e v e co m p iere il p a s s a g g io ? O c c o rr e
e vita re due scò g li: tro p p o p re sto o tro p p o tard i. C re
dia m o , tu tta v ia , ch e in p ra tica si p o ss o n o e vita re fa
cilm en te, se si ha l ’a v v e rte n z a di sem p lificare la m e d i
ta zio n e in un a m aniera len ta, in se n sib ile , sen za s fo rzo
n é v io le n z a alcun a. N o n s ’im p e g n i l ’anim a n el p r o v o
care v io le n te m e n te affetti v e rs o i qu ali n o n si sente
spinta; m a v i si a b b a n d o n i d o cilm e n te se sente l ’attrat
3 8 7 . 2 . P r a t ic a d e l l ’o ra z io n e a f f e tt iv a . - C i sem
b ra n o m o lto giu sti i seg u en ti co n sig li del P . C riso -
g o n o 52:
1. N o n sospendere il discorso prima che sia sgorgato
l’affetto. Sarebbe perdere il tempo in una sciocca oziosità
e fomentare una pericolosissima illusione.
2 . N on forzare gli affetti. Quando non sgorgano spon
tanei o si sono estinti, si eccitino di nuovo soavemente col
discorso, senza volere fermarsi in uno più del necessario.
3. N o n avere fretta di passare da un affetto a un altro.
L ’anima si esporrebbe alla perdita del frutto del primo
senza conseguire subito il secondo.
4. Procurare di ridurre e semplificare progressivamente
gli affetti. In principio non importa che siano molti, affin
ché la mancanza di intensità sia supplita dal numero; però,
a misura che l’anima va progredendo, conviene ridurli fi
no ad arrivare, se è possibile, all’unità. Cosi l’intensità
sarà maggiore.
3 8 8 . 3 . V a n t a g g i d i q u e s t a o ra z io n e . - Psico
logicamente p arlan d o , qu esta o ra zio n e rap presenta u n
v e r o s o llie v o p er l ’anim a, che d im in u isce la ru-
389. 4. O s t a c o l i e in c o n v e n ie n ti. - C o s ì p re
zio si v a n ta g g i p o sso n o , tu tta v ia , essere co m p ro m essi
da certi in co n v e n ie n ti ch e o cco rre e vitare. E ssi sono:
a) Lo sforzo violento per produrre gli affetti. L ’ anima
deve convincersi che il vero fervore risiede nella volontà,
non nella sensibilità. Si può compiere un atto perfettissimo
anche solo rettificandone ed elevandone i motivi, ossia, com
piendolo semplicemente per glorificare D io nel piano del
puro amore, ancorché non ottenesse nessuna utilità né van
taggio. I motivi sempre più puri ed elevati sono quelli che
danno tanto valore agli atti più insignificanti dei santi.
b) I l credersi pili progrediti nella vita spirituale di quanto
lo siamo in realtà. Certe anime, quando si sentono ripiene
di dolci emozioni, quando con facilità e prontezza com pio
no atti di amor di D io , credono di trovarsi alle soglie dell’e
stasi. Quanto falso sia il loro apprezzamento, si constata
senza sforzo pochi m inuti dopo l’orazione, quando incomin
ciano senza scrupolo a mancare al silenzio, a criticare e a
mormorare, ad adempiere male gli obblighi del proprio
53 Cf. 1-11,66,2.
804 L A V IT A C R IS T IA N A N E L SU O S V IL U P P O ORDIN ARIO
3 9 0 . 5. F r u t t i d i q u e s t a o ra z io n e . - C ’è un a
n o rm a in fa llib ile p er g iu d ica re della leg ittim ità o
b o n tà d e iro ra z io n e : esam in arne i fru tti. È la n orm a
54 C f. S. G i o v a n n i d e l l a C r o c e , N otte 1 ,6 .
55 Settime mansioni 4,1.
LA V IT A D I O R AZION E 8 05
Q U A R T O G R A D O D I O R A Z IO N E :
L ’ O R A Z I O N E D I S E M P L IC IT À
a) P r i m a d e l l ’ o r a z i o n e . - L ’anim a p ro cu ri di n o n
p re ced e re l’o ra d i D io . Q u a n d o p u ò d isco rrere e rica
v a re fru tto dalla m e d ita zio n e ord in aria, n o n cerch i di
p aralizza re il d isco rso . C a d re b b e in u n a la m en tev o le
o zio sità , che S. T eresa n o n d u b ita chiam are un a vera
scio cch e zza 61.
E v it i p u re l ’estrem o o p p o sto . N o n si a g g r a p p i alla
b) D u r a n t e l ’ o r a z i o n e . - O c c o rr e ten er p resen te
a lcu n e n orm e p er ricav are il m assim o ren d im en to da
questa fo rm a d i o ra zio n e. E c c o le p rin cipali:
1. Conviene che l’anima abbia preparato precedentemen
te una determinata materia come se si trattasse di una sem
plice meditazione, e sia disposta ad abbandonarla immediata
mente se l’attrattiva della grazia cosi richiede 6). Questa pre
parazione deve essere m olto semplice: può bastare il ricordo
di un mistero della vita di Gesù, un testo della Scrittura, una
breve form ula di preghiera.
2. Cerchi p o i di mantenersi in una amorosa attenzione
verso Dio, senza violenza, ma lottando contro le distrazioni
e l’ozio. Ricorra, se è necessario, all’immaginazione e mol-
LA C O N T E M P L A Z IO N E IN GEN ERALE
S. T h ., II-II,i8o-i82; S. B o n a v e n t u r a , Itinerario; B e a t o S u s o n e ,
I l libro della Sapienza; T a u l e r o , Istituzioni divine; R u y s b r o e c k , Uornamen
to delle nozze spirituali; S. T e r e s a e S. G i o v a n n i d e l l a C r o c e , Opere; A l -
v a r e z d e P a z , D e vita spirituali t.3 I.5; S c a r a m e l l ì , Direttorio; P. L a l l e -
m a n t , L a dottrina spirituale princ.7; Ribe t , L a Mystique divine; P o u l a i n ,
396. A ) C o n t e m p l a z i o n e n a t u r a l e . - O g n i p o te n
z a conoscitiva p u ò realizzare, p iù o m en o p erfettam en te, u n
a tto di c o n te m p la zio n e . Si p o ss o n o , q u in d i, dare certi
atti di contemplazione puramente naturale, ch e, seco n d o la
p o te n z a ch e to c c a n o , saran n o di o rd in e sen sib ile, im
m a g in a tiv o o in tellettu a le.
1) « È sensibile quando si guarda a lun go e con ammira
zione un bello spettacolo, per esempio, l’immensità del ma
re o una maestosa catena di monti. 2) Si chiama imma
ginativa, quando uno colla fantasia si rappresenta a lungo,
con ammirazione ed affetto, cosa o persona amata. 3) Si
dice intellettuale o filosofica, quando si fissa la mente con
ammirazione e con sguardo com plessivo su qualche grande
sintesi filosofica, per esempio, sull’ Essere assolutamente
semplice ed im m utabile, principio e fine di tutti g li es
seri » >.
397. B) C o n t e m p l a z io n e s o p r a n n a t u r a l e o in
fu sa . -L a co n tem p lazio n e cristiana, sopran n aturale o
in fu sa, è stata defin ita in m o lti m o d i nel c o rs o d ei seco li,
m a c o in c id o n o tu tti n ella sostanza; si tra tta d i un a so
sp en sio n e am m ira tiva d ell’ in te lletto d a va n ti a llo sp len
d o re della v e rità sop ran n atu rale.
E s p o rre m o b re ve m e n te le p iù b e lle d e fin izio n i che
la tra d izio n e cristian a ci h a tram an d ato 3:
« La contem plazione è una deliziosa ammirazione della
verità risplendente » 4.
« Una santa estasi che allontana l’anima dalla caducità
delle cose tem porali e che ha come principio l’intuizione
della luce eterna della Sapienza » 5.
« Una elevazione e una sospensione dello spirito in
D io che è un anticipo delle dolci gioie eterne » 6.
« Uno sguardo libero e penetrante dello spirito pieno
10 S. F r a n c e s c o d i S a l e s , Teotimo 1.6, c . 3.
II P . L a l l e m a n t , h a dottrina spirituale p r i n c .7 , 0 ,4 , a . 5.
12 P e r r e d ig e r e q u e s t e c o n c lu s i o n i c i s ia m o s e r v i t i d e g li a p p u n t i di
un corso s u lla c o n t e m p l a z io n e t e n u t o dal P . S a n t ia g o R a m ir e z , O. P.^
n e lla P o n t i f i c ia F a c o lt à d i T e o l o g i a d e l C o n v e n t o d i S . S t e fa n o di S a la
m a n ca n e ir a n n o 1 9 5 0 -19 5 1.
LA V IT A DI ORAZIONE 815
m C f. I I - I I ,180,1.
r 5 E c c o alcuni testi di S. Teresa: « I piaceri, le ebbrezze e le co n so la
zio n i della terra, no nché n o n essere paragonabili co i sentim enti che D io
prod uce, n o n hanno nem m eno co n essi la m inim a relazione di origine »
(fjaitile Mansioni 1,6). « L ’anima sa soltanto ch e è il più grande bene ch e si
possa god ere in questa v ita, superiore a tu tti i beni e le soddisfazioni del
m o n d o presi insiem e » ( Pensieri sull'amor di D ìo 4,4).
16 D ic e quanìutn ad
espressamente S. T o m m a so : « V ita co ntem p lativa,
ipsam essentiam actìonìsy pertìnet ad intelkctum: qu antu m autem ad ìd q u o d
movet ad exercendam talem operationem perlinet ad voluntatem, quae m o v e t
om nes alias p otentias, et etiam intellectum , ad su u m actu m ... E t quia
unusquisque delectatur cu m adeptus fu erit id q u o d am at, id eo v ita contem
p la tiva terminatur ad dehctationem, quae est inajfectu: ex qua etiam am or in ten -
ditur » ( II -II ,180 1).
8 18 L A V IT A C R IS T IA N A N E L SU O S V IL U P P O ORDINARIO
3 5 P. P o u l a i n , 0. c .5 , n .3.
36 D e G r a n d m a is o n , Religione personale, p a g . 178 (ed. fra n cese 19 2 7 ).
3 7 C f. D e G r a n d m a is o n , 0. c., p a g . 159.
LA V IT A DI ORAZION E 829
m u o v e r s i n é d is tr a r s i, p e r p a u r a c h e q u e l b e n e le s f u g g a d i m a n o , e t a lo r a
n e p p u r e r e s p ir a r e . M a n o n sa l a p o v e r in a c h e c o m e n o n p o tè f a r n u lla
p e r p r o c u r a r s e lo , m o l t o m e n o p o t r à p e r r it e n e r / o p iù d i q u a n t o v o r r à il S i
g n o re » (V ita , i ; , i ).
3 2 O.c., c .j nn.7-8.
33 C f . P . P o u l a i n , o . c ., c .-j , n .5 .
LA V IT A DI ORAZIONE 831
5° C f . S . G i o v a n n i d e l l a C r o c e , N o t t e oscura 1 ,4 .
5 * C f . I v i n .5 .
s* C f . V i t a 1 8 ,i o ; 1 9 ,2 ; 20,3 e c c .
8 38 L A V IT A C R IS T IA N A N E L SU O S V IL U P P O ORDINARIO
V irtù morali.
b)
1 V irtù teologali affettive
carità).
D a parte della c o -f r) Naturale: virtù intellettuali 5‘ .
(speranza e
tellettuale; ma per il suo o ggetto, che consiste nel mettere l’ordine della ragio
ne negli atti umani — recta actio agibilìum — sta in relazione anche con le vir
tù m orali, delle quali è la prim a e la più eccellente (cf. 1-11,58,3 a d i;I I - U ,
141,8).
5 7 Cf. 11-11,179,1; 180,1; 180,3, ccc*
842 L A V IT A C R IS T IA N A NEL SU O S V IL U P P O ORDINARIO
c) ...procedente dalla fede illu str a ta per m ezzo dei doni del-
l ’ intelletto, d ella sapien za e d ella scien za in stato perfetto. - È
il principio quo della contemplazione, del quale abbiamo
già parlato (n. 410-11).
A rticolo 1. - Se la v it a a t t iv a s ia m ig l io r e
DELLA V IT A C O N T E M P L A T IV A .
Eccone le prove:
1. Per la m aggiore dignità del principio, delFoggetto
e del fine della vita contem plativa (si veda l’art. precedente).
2. Perché la radice del merito è la carità (I-II,114,4).
O ra , dei due atti della carità, l’amor di D io in se stesso è
più m eritorio che l’ am ore del prossim o per D io (11-11,27,8).
Per conseguenza, tutto quello che appartiene più diretta-
mente all’amor di D io sarà per sé più m eritorio di quello
che appartiene direttamente all’amor del prossimo per D io.
M a la vita contem plativa appartiene in m odo diretto e im
mediato all’amor di D io , e l’attiva appartiene in m odo di
retto e immediato all’am or del prossim o. Q uindi, per la sua
medesima natura, la vita contem plativa è più meritoria
dell’attiva.
Soluzione delle ragioni contrarie. - A lla 1.: Il lavoro ester
no è ordinato all’aumento del premio accidentale, ma l’au
mento del merito rispetto al premio essenziale appartiene
principalmente alla carità, segno della quale è il lavoro ester
no tollerato per am or di Cristo. Però è segno m olto più
espressivo di questo amore abbandonare tutte le cose che si
riferiscono a questa vita e darsi in m odo esclusivo alla divina
contemplazione.
A lla 2.: L a vita contem plativa del cielo non è meritoria,
perché l ’uom o è giunto allo stato immutabile del termine
e alla sua piena perfezione; ma mentre va pellegrinando in
questa vita, la sua contem plazione si può perfezionare sem
pre più, poiché aumenta ogn i volta il suo merito a m otivo
dell’esercizio interno della carità che suppone.
A lla Il sacrificio più accetto a D io è l’ offerta e la con
sacrazione di se m edesimo a D io , e dopo quella delle anime
degli altri. S. G rego rio vu ole dire che è più accetta a D io
l ’offerta di se medesimo e degli altri che quella di qualsiasi
altra cosa esterna.
LA V IT A DI ORAZION E 847
A r tic o lo 3. - S e la v it a a t t iv a s ia un o stacolo
per la c o n t e m p l a z io n e
62 C f. Pensieri sull1amor di D io 7 , 3 .
LA V IT A DI O R AZION E 849
A rticolo 4. - S e la v it a a t t iv a s ia a n t e r io r e a
QU ELLA C O N T E M P L A T IV A .
63 O ltre gli autori della scuola tomista, per cui è indiscutibile che la con
templazione si p u ò desiderare, proclam ano questa medesima dottrina
quasi tutti coloro che appartengono ad altre scuole di spiritualità cristiana.
O g g i si può dire che si tratta di una tesi comune. Si vedano, per esempio,
P. P o u l a i n , Delle grafìe d'orazione c.zy, D e G c j ib e r t , Theologia spiritualis
n .4 4 3 S ,; L e h o d e y , L e vie delPoraziane mentale p *3 .ac.i3 ; T a n q u e r e y , Com
pendio di Teologìa 'ascetica e mistica n.1417; S g h r i j v e r s , I principi della vita
spirituale I.3, c.3, a.7, quest.i; N a v a l , Carso de Ascetica y Mistica n.218,
ecc. L a stessa dottrina fu proclamata dal Congresso Carmelitano di Madrid
(marzo 1923), di cui abbiamo esposto le conclusioni al n. 33.
64 Cf. M a h i e u , S .T .D ., Probatio charitaiis n . i 6 i , £ .
LA V IT A DI ORAZION E 851
*7 Ivi.
LA V IT A DI ORAZION E 855
Q U IN T O GRADO DI O R A Z IO N E :
IL R A C C O G L IM E N T O IN FU SO
3 Ivi, n .2 .
4 Ivi, n .?.
860 L A V IT A C R IS T IA N A NEL SU O S V IL U P P O ORDINARIO
SE ST O G R A D O D I O R A Z IO N E : L A Q U IE T E
'8 C f . V ita 1 6 ,1 .
*9 E c c o n e l e p r o v e . S . T e r e s a t e r m in ò la r e d a z io n e d e lla s u a V ita in
S . G iu s e p p e d ’ A v i l a n e l 1 5 6 2 . O r a :
a) N e l le Fondazioni, c h e c o m i n c iò a s c r iv e r e a S a la m a n c a n e l 1 5 7 3 ( o s
s ia u n d ic i a n n i d o p o , c o m e e lla m e d e s im a r ic o r d a n e l p r o l o g o ) , s c r iv e t e
s t u a lm e n te : « S p e s s e v o l t e s i e n t r a in u n 'o r a z io n e d i q u i e t e m o l t o s im ile a l
s o n n o s p ir itu a le ... » ( c .6 ,1 ) .
b) N e l l a Relazione a l P . Rodrigo A h a r e ? (1:5 76 ), im m e d ia ta m e n t e d o p o
a v e r p a r l a t o d e ll ’ o r a z io n e d i q u i e t e , s c r iv e : « A l t r o e f f e t t o c h e n e s u o le d e
r i v a r e è i l c o s i d e t t o sonno delle potente... » ( V ,5 ) .
c) I n f in e , n e lle Mansioni ( 1 5 7 7 ) , s u a o p e r a p iù m a t u r a , d o v e , p a r la n d o
p r e c is a m e n t e d e ll’ o r a z io n e d i q u i e t e , e lla m e d e s im a a v v e r t e c h e i n a lc u n e
c o s e h a c a m b ia t o p a r e r e r is p e t t o a q u e ll o c h e s c r is s e n e lla V ita , d a l m o
m e n t o c h e « p u ò e s s e r e c h e o r a i l S ig n o r e m ’ a b b ia d a t o m a g g i o r l u m e c h e
non in quel t e m p o » (Quarte mansioni 2 ,7 ) , im m e d ia ta m e n t e d o p o aver
p a r la t o d e n o t a z i o n e d i q u ie t e (Q uarte mansioni), c o m i n c ia a p a r ia t e d e ll’ o
r a z io n e d i unione (Quinte mansioni) . F a s o l o u n a l i e v e a llu s i o n e a l sonno delle
potente q u a n d o p a r la d e ll’ o r a z io n e d i q u ie te (Quarte mansioni 3 ,1 1 ) , s e n z a
f a r e d i e s s o u n g r a d o s p e c ia le . Q u e s t o è , d u n q u e , i l p e n s ie r o d e f i n it i v o d i
S . T ere sa.
LA V IT A D I O R AZION E 867
morire com pleto a tutti i beni del m ondo e un tripudiare
già in D io .
N o n so che altri termini usare per dire e manifestare
questa cosa.
L ’anima non sa cosa fare, se parlare o tacere, se pian
gere o ridere. B come in un glorioso delirio, in un m odo
deliziosissim o di gioire, in una celeste follia nella quale im
para la vera sapienza: insomma, in uno stato di inenarrabili
delizie » ,0.
Q uesto fenom eno contem plativo si distingue dalla sem
plice quiete in cui si produce l’unione non solamente della
volontà, ma anche delPintelletto; e si distingue dall’unione
piena inquanto investe ancora la memoria e l’immaginazione.
L o dice espressamente S. Teresa: « Succede spesso che il
Signore raccolga cosi bene la volontà e l’intelletto che que
st’ultim o sembra non discorrere più, ma restare tutto assor
to nel godim ento di D io , com e uno che trovandosi innanzi
a grandi m eraviglie, non sappia dove fermare lo sguardo, lo
porti or qua o r là, senza osservarne bene nessuna.
La memoria rimane libera, e credo anche la fantasia.
M a questa, vedendosi sola, scatena una guerra incredibile,
cercando di mettere tutto a soqquadro... V a qua e là a
guisa di farfallette notturne importune e irrequiete. M i pare
che il paragone venga bene, perché, quantunque quelle far
falle non abbiano forza per far male, son però di molestia a
chi le vede » 3I.
b) L’inebriamento di amore. - G li intensissimi diletti
del sonno delle potenze giungon o alle volte a produrre una
specie di divino inebriamento, che si manifesta all’esterno
in form a di vere posate d'amore, che spingono l’anima a u-
scire in grida e in salti di allegria, a intonare canti di lode
o a esprimere in versi ispirati lo stato interno del loro spi
rito. « O mio D io — esclama S. Teresa — che è mai un’ani
ma in questo stato! V orrebbe cambiarsi in tante lingue per
lodare il suo D io , ed esce in mille santi spropositi riuscendo
sempre in tal m odo a contentare Chi la tiene cosi. So di li
na persona che pur non essendo poeta im provvisava allora
strofe m olto espressive, nelle quali manifestava la sua pena...
A vreb b e volu to che il corpo e l ’anima le si squarciassero
per intero, né v i era tormento che non avrebbe sopportato
volentieri per amore del suo D io , tanto da parerle che gli
442. 4. C o n d o t t a p r a t ic a d e l l’ a n im a . - L a di
sp o sizio n e gen erale che co n v ie n e a ll’ anim a in tu tti
g li stati di o ra zio n e c o n te m p la tiv a è qu ella di assecon
dare docilmente l ’ a zio n e d iv in a , e di im m e rg ersi sem
p re p iù n e ll’abisso d el p r o p r io n u lla m ed ian te un a
profondissima umiltà. P e r m a g g io r ch ia rezza , in d ich e
rem o alcu n e n o rm e co n cre te p e r l ’ o ra zio n e di q u iete
e i su o i fe n o m en i co n co m ita n ti.
I. N e ll’orazione di quiete
1) Non compiere mai il minimo sforzo per « porsi » in
orazione di quiete. - Sarebbe un lavoro inutile e <( il Si
gnore si sdegnerebbe » (S. Teresa) se volessimo produrre per
nostro conto quello che E g li soltanto ci può m isericordio
samente concedere.
2) Assecondare immediatamente l’azione di Dio appena
venga avvertita. - N o n resistere un solo istante co l pretesto
di terminare le recite vo cali — a meno che non siano obbli
gatorie e non ci sia l’ opportunità di recitarle più tardi — -
o di seguire il solito m etodo di orazione. E quivarrebbe a
lasciare il fine per continuare a intrattenersi nei mezzi.
« Durante l’orazione di quiete, l’anima deve diportarsi con
soavità e senza strepito... L a volontà deve diportarsi con
calma e prudènza, e convincersi che con D io non si negozia
bene a forza di braccia. Q uei ragionam enti sarebbero come
grossi pezzi di legna messi senza discrezione sulla piccola
scintilla per soffocarla... V a lg o n o di più per m eglio infiam
LA V IT A D I O R AZION E 869
S E T T IM O G R A D O D I O R A Z IO N E :
L ’ O R A Z I O N E D I U N IO N E >8
trario alla verità e al pensiero stesso della santa. La seconda è pure inesatta
e forse converrebbe meglio alla semplice orazione di quiete (è l'unione
mistica con Dio più semplice di tutte). La terza ci pare che si debba riservare
al grado seguente (unione estatica), dove unicamente c’è Vunione piena di
tutte le potente spirituali e corporali, interiori ed esteriori.
In mancanza di una terminologia più esatta, noi preferiamo mantenere
la semplice espressione di S. Teresa, anche se non è perfetta. La santa si
rese forse conto di ciò, ma non volle inventare una parola nuova e non la
trovò benché vi ci si provasse. In fin dei conti, le espressioni ambigue hanno
il senso che in un dato momento si vuole dare loro, e tutti sanno perfetta
mente quello che S. Teresa vuole dire quando parla di orazione di unione.
29 Si noti quanto sia profondamente psicologica la classificazione tere-
siana dei gradi di orazione mistica. Ogni volta il fenomeno contemplativo
va toccando un maggior numero di potenze fino a sottometterle tutte. E
quando vi è perfettamente riuscito, manca soltanto la perm anenza di codesta
unione (unione trasformante o matrimonio spirituale).
LA VITA DI ORAZIONE 8 73
43 Vita 29,9-10.
44 Cf. Cantico strofa 1,17-
880 LA VITA CRISTIANA NEL SUO SVILUPPO ORDINARIO
O T T A V O G R A D O D I O R A Z IO N E : L ’U N IO N E
E S T A T IC A O S P O S A L IZ IO SP IR IT U A L E
| Profetica.
a. Estasi soprannaturale j jy^jstjca
b. Estasi preternaturale o diabolica.
c. Estasi naturale.
a. L ’estasi soprannaturale
A) E st a si p r o f e t ic a
B) E st a si m ist ic a
60 C f. P . C r is ó g o n o , Le.
61 C f. S. T e r e s a , Seste mansioni c.4 e 6, d o v e e s p o n e g l i e f fe tt i m e r a v i
g l i o s i d i s a n tific a z io n e p r o d o t t i d a ll ’ e s ta s i.
L A V IT A DI ORAZION E 8 87
ni, non gli interni; nel secondo rim angono sospesi anche gli
interni e l’anima intende per m ezzo di specie intelligibil-
indipendenti dai fantasmi; nel terzo si contempla immediata
mente l ’Essenza divina i l .
457. 4. F o r m e . - L e principali sono due: una soave e
piacevole e un’altra violenta e dolorosa’. N ella prima, « sem
bra che l’anima non sia più nel corpo, tanto che questo va
perdendo sensibilmente il suo calore naturale e a poco a poco
si raffredda, sebbene con indicibile gioia e contento » 63.
Questa forma di estasi non è dannosa alla salute per quanto
si prolunghi. A lle volte cura persino le infermità e lascia una
più grande agilità nel corpo: « Se prima il corpo era infermo
e pieno di dolori, spesso si ritrova guarito e con m aggiori
energie » 6■ ».
N ella seconda form a — la dolorosa — il tormento cor
porale è « cosi eccessivo da esser sopportato dalla natura a
mala pena. D i tanto in tanto perdo anche i polsi..., i tendini
delle braccia si fanno più aperti e le mani cosi rigide che qual
che volta non posso congiungerle. Il dolore ai polsi e al co r
po rimane fino al giorno dopo, com e se mi avessero tutta
slogata» 65. S. G iovanni della Croce dice che questo genere
di estasi « causa debolezze, detrimenti e languore di stoma
co ». A llo ra « sembra che s’inaridiscano le ossa, e che il ca
lore e le forze naturali vengano meno ». « A lle volte il tor
mento che si prova è si grande, che non ve n’è un altro che
disloghi cosi le ossa e metta tanto alle strette la natura ».
Infine, « il corpo rimane gelato e le membra irrigidite, co
me un m orto » 66.
L a prima form a — soave e piacevole — si chiama sempli
cemente estasi; e la seconda, che implica una certa violenza,
ratto. S. Teresa — e dopo di lei tutti gli autori — parlano an
cora del « vo lo dello spirito » nel quale « sembra che ci venga
rapito lo spirito, e ciò con tale velocità e cosi d’im provviso
da sentirne non poca paura » e « nel quale ci si accorge di
perdere l ’uso dei sensi senza saperne il m otivo, sino a sem
brare che l’anima si separi realmente dal corpo » 67.
61 C f . 1 1 - 1 1 ,1 7 5 ,3 a d 1.
63 S . T e r e s a , V ita 20,3.
64 Ivi, 20 ,2 3; C f . 1 0 ,1 1 .
65 Ivi, 2 0 ,1 2 .
66 C f . S. G C r o c e , Notte I I , 1 ,2 ; I , i i , i ; Cantico 1 3 ,1 ,4 ;
io v a n n i d e l l a
o.c., p . 206.
1 4 ,5 ,1 9 ; c f . P . C r i s ó g o n o ,
67 C f . S. T e r e s a , Seste mansioni 5 , n . i e 12 .
888 LA V IT A C R IS T IA N A NEL SU O S V IL U P P O ORDIN ARIO
71 C f. S . T e r e s a , V ita 2 0 ,2 2 .
72 C f . R i b e t , o .f ., t .2 , c .2 0 , n .8 .
73 D ifatti. le funzioni delia vita vegetativa scom paiono solo apparente
mente, n on in realtà, anche nel caso stupendo di M osé e di S. Paolo fCf.
II-II,175,5 ad 3).
8 90 LA V IT A C R IS T IA N A N EL S tJ O S V IL U P P O ORDINARIO
non ha nulla a che vedere con le grazie gratis datae, che non
santificano per sé colui che le riceve.
Quanto a ciò che l’estasi ha di esteriore e di spettacolare,
tutti i maestri della vita spirituale sono concordi nel dire
che sarebbe manifesta audacia chiederla a D io . Ciò farebbe
supporre nell’anima una certa arroganza e presunzione, come
se già v i fosse preparata. L ’umiltà e il disprezzo di se stesso
costituisce sempre la m igliore disposizione e la via più
spedita per ottenere i doni di D io.
463 . io. L o s p o s a l i z i o s p i r i t u a l e . - In mezzo a
una di queste estasi ineffabili ha lu o go il fidanzamento spiritua
le che non è altro che la promessa di Dio di portare l ’anima fino
all’unione trasformante o al matrimonio spirituale. S. Teresa
crede che sia indispensabile il rapimento per non morire
dinanzi allo splendore della divina Maestà 76. Q uando l’a
nima riceve la promessa divina di giungere un giorno fino
alla cima dell’unione con D io , sperimenta una gioia tanto
ineffabile, che la mette in pericolo di morte. « In tal felice
giorno — scrive S. G iovann i della Croce — non solo fi
niscono per l ’anima i lamenti e le ansie veem enti di amore
che prim a aveva, ma restando adorna dei beni che ho detto,
entra in uno stato di pace, diletto e soavità amorosa » 77.
Se rimane fedele, l’anima ha assicurato il raggiungim ento
della vetta della m ontagna dell’amore; infatti, com e dice la
M istica D ottoressa, la sesta mansione — d ove si realizza il
fidanzamento — e la settima -— quella del m atrim onio spi
rituale — « non ammettendo fra loro porta chiusa, si posso
no unire benissimo » ?8.
464 , i l . R i c h i a m o de 1 1 ’ e s t a t i c o 79. - Frequentem en
te si è fatto sugli estatici un’esperienza che è stata designata
co l nom e di « richiam o dell’estatico ». Consiste nel dargli un
jrdine form ale di ritornare in sé e allo stato normale. Q uest’or
dine deve darlo — perché risulti efficace — il superiore, il
confessore o qualsiasi altra persona che ha ricevuto dalla
Chiesa un ’autorità spirituale su codeste persone. Q uesto
« richiamo » si può fare in due maniere: esternamente o v o
calmente e internamente o mentalmente.
E cco i risultati ottenuti e la loro spiegazione:
466. B) L ’ e s t a s i d ia b o lic a . - L a d ia gn o si d e l l V
stasi diabolica è p iù fa cile an co ra di q u ella d e ll’estasi
naturale. È una fo rm a sp eciale di ossessione, ch e c o n
fina co n la possessione e si g iu d ic a in base a q u e st’ul-
tim a.
N o tia m o a n zitu tto che il d em o n io n o n p u ò p r o v o
care un a v e ra estasi. C o m e v e d re m o a su o tem p o (cf.
n .574 ), l’in te lletto e la v o lo n tà so n o assolutam en te
in vu ln e ra b ili ai m a n e g g i d ia b o lici. L ’u n ica cosa ch e
p u ò fare è qu ella d i so p p rim ere la sen sibilità esterna
p e r co n cen tra re tu tta l ’a tte n zio n e d e ll’anim a su quadri
su g g e s tiv i p r o v o c a ti da lu i n e ll’im m a gin azio n e . L o p e z
E z q u e rra e sp o n e questa d o ttrin a cosi:
« Veram extasim nequit daemon efficere, quia impotens
est ad spiritum in sui fondo colligendum ... In anima vero
quae nondum a sensibus soluta est, poterit daemon ei deli-
quìum materiale causare, et ita hebetare potentias, quod puter ani
ma lumen illud infusum immediate in spiritualibus poten-
tiis ipsamque extasim passa fu is s e » 8s.
N O N O G R A D O D I O R A Z IO N E : L ’ U N IO N E
T R A S F O R M A N T E O M A T R IM O N IO S P IR IT U A L E
88 C f.Salita 11,5,7.
89 Cf. Notte oscura 11,10,1.
L A V IT A D I O R AZION E 899
468. 2. C ’ è c o n f e r m a z i o n e i n g r a a i a ? - Questa
469* 3. È p o s s i b i l e i n q u e s t a v i t a l a c o n t e m p l a
z i o n e d e l l a d i v i n a e s s e n z a ? . Il supremo grado di con
templazione che può raggiungere una creatura umana o an
gelica è la visione beatifica, ossia la contem plazione intuitiva
dell’essenza di D io faccia a faccia. Ciò costituisce il summum
analogatum della scala contem plativa e l’essenza dell’eterna
beatitudine. Il cielo non è essenzialmente un’altra cosa.
O ra, è possibile in questa vita codesta sublime contem
plazione ? E possibile durante l ’esilio un atto transitorio di
visione beatifica?
S. Tom m aso nega categoricamente che si possa dare in
questa vita in una maniera abituale I05. L ’unica cosa che am
mette, in base a uno stupendo m iracolo, assolutamente fuori
dell’ordinaria provvidenza di D io — supernaturaliter, et
praeter communem ordinem — è una comunicazione transito
ria del lumen gloriae, concessa a M osé e a S. Paolo, che per
mise loro di contemplare l’essenza divina rimanendo total
mente astratti dai sensi Io6.
L ’unico che in questa vita ha goduto in m odo abituale
e permanente della visione della divina essenza fu N ostro
Signore, che nella sua condizione di F iglio di D io , mentre
viveva su questa terra, era ad un tem po viatore e compren-
115 L a m aggior parte degli uom ini vorrebbe vivere « fino alia fine del
m ondo », contrariamente ai santi che in certi p eriodi della lo ro vita desi
derano di m orire. I l m otivo è diametralmente opposto. I prim i sono e g o i
sti e attaccati a questa vita; i secondi sono dimentichi di se stessi e di
staccati dai lo ro interessi.
116 C f. R i b a d e n e i r a , Vida d el Bienaventurado P . Ignacio de L o y o la I .5 , c.2 .
L A V IT A DI O R AZION E 909
“ 3 C f. Vita 27,12.
1:4 C f. Settime mansioni 2,7-8.
TI5 C f. Cantico c.39, n.6 e 7.
M E Z Z I SE C O N D A R I IN T E R N I... 913
C A P IT O L O IV
M E Z Z I S E C O N D A R I IN T E R N I D I P E R F E Z I O N E
i) STIMOLI PSICOLOGICI
N on è possibile uno stimolo p sicologico che tocchi
L’essenza della nostra anima. Siccom e è una realtà puramente
entitativa, non sta in nostro potere modificarla sostanzial
mente né accidentalmente. N on sostanzialmente, perché è
A ) ST IM O L I C H E T O C C A N O L ’IN T E L L E T T O
A rtico lo I
L a presenta di D io
A r tic o lo II
L'esam e di coscienza
B) S T IM O L I C H E T O C C A N O L A V O L O N T À
A r t ic o lo III
Uenergia di carattere
ZS Ivi C.4 , p. 3
M E Z Z I SE C O N D A R I IN T E R N I... 927
A r tic o lo I V
T ra g li im p u lsi p s ic o lo g ic i ch e to cca n o la v o lo n tà
anch e n e ll’ o rd in e so p ran n atu rale, o ccu p a u n p o sto ri
lev a n te un sin cero e ardente d esid erio di ra g g iu n g e re
489. 4. M e z z i p e r e c c it a r e i l d e s id e r io d e lla
p e f e z io n e . - I p rin cip a li so n o i seguenti:
1) Chiederlo incessantemente a Dio. ■ Siccome è so
prannaturale, ci può venire soltanto dall’alto.
2) Rinnovarlo frequentemente. - T utti i giorni nel m o
mento più solenne e importante (per esempio, dopo la co
munione); nelle principali festività, proponendosi, per e-
sempio, di intensificarlo sempre dì più fino alla prossima
festa; nel giorno del ritiro mensile; durante gli esercizi spi
rituali; alla morte di un amico o conoscente, pensando che
presto lo seguiremo, e che quindi occorre affrettate il passo
nella propria santificazione.
3) Meditare frequentemente i motivi che abbiamo di de
siderare la perfezione. - I principali sono:
a) L ’obbligo grave che abbiamo di aspirare alla per
fezione (cfr. nn. 118-119).
b) È il bene più grande che possiamo raggiungere in
questo mondo. T utto il resto in paragone sono immondi
zie (Fil. ;,8). T utto passa e svanisce com e il fumo; solo la
santità rimane eternamente.
c) Il grande pericolo che si corre se non si cerca
davvero la propria santificazione. L a tiepidezza trascina al
peccato mortale che fa catena e trascina forse fino a perdere
la vocazione e la fede stessa. Colui che non sente v iv o il de
siderio di santificarsi, ha veri m otivi per temere.
d) La perfetta imitazione di G esù Cristo esige perfe
zione e santità. La visione di G esù crocifisso dovrebbe co
stituire lo stimolo più nobile ed efficace per spingerci alla
santità. L ’amore si ripaga con l’amore.
Articolo V
L a conformità con la volontà di D io
p - 4 .a c .2 , e M a h i e u , o .c ., n . 7 4 -1 2 3 .
942 LA V IT A C R IS T IA N A NEL SU O S V IL U P P O ORDIN ARIO
35 C f. S. T e r e s a , Cammino 4 1 ,3 .
944 LA VITA CRISTIANA N EL S U O SVILU PPO ORDINARIO
39 C f. D enz. 12 2 1 S .
4° C f . S . F r a n c e s c o d i S a l e s , Teotimo I.9 , c.5.
41 È anche m olto utile l'opera di D o m V i t a l e L e h o d e y , I I santo abban
dono, fortem ente influenzata dallo spirito di S. Francesco di Sales che cita
continuamente.
M E Z Z I SEC O N D A R I IN T E R N I... 947
Articolo VI
L a fedeltà alla grafia
S. T u . , 1 - 1 1 ,1 0 9 ,9 ;
1 1 1 ,2 - 3 ; S . F r a n c e s c o d i S a l e s , Teotimo 11,19*
12; M a h ie u , Probatio caritatis n n . 9 7 - 1 0 2 ; P o l l i e n , L a vita interiore sem
plificala p .2 .a ; G a r r i g o u - L a g r a n g e , Perfezione... c. 4 , a.5, § 3 e 4;
L e tre età p. i . a . c .3 a.5; L a l l e m a n t , L a dottrina spirituale p r in c . 4 c c .1 - 2
e 6 ; D e G u i b e r t , Theologia spiritualis n n .1 2 7 - 3 9 ; T a n q u e r e y , Compendio di
Teologia ascetica e mistica n n . 4 8 3 -4 ; P l u s , L a fedeltà alla grazia.
Ivi,
952 LA V IT A C R IS T IA N A N EL SU O S V IL U P P O ORDINARIO
49 C f. S. T h . A d Romanos 8, lect.3.
5° L o dice espressamente S. Tom m aso, ed è dottrina com une nella teo
logia dei doni: « Q uia secundum ea .homo disponitur u t efficiatur prompte
mobilis ab inspiratione divina» (1-11,68,1).
M E Z Z I SE C O N D A R I IN T E R N I.., 955
A r tic o lo V I I
4 9 9 . i . N a t u r a . - C ’è u n a gran d e d iv ersità d ’ o p i
n io n i tra g li a u to ri rig u a rd o alla n atura e alla classifi
cazio n e d ei tem p eram en ti. N o i e sp o rrem o la d o ttrin a
p iù com u n em en te am m essa, d a n d o le u n orien tam en to
em inentem en te p ra tico.
Il tem p era m en to è i l complesso di inclinazioni intime
che sgorgano dalla costituzione fisiologica di un uomo. È la
caratteristica din am ica di o g n i in d iv id u o , ch e risu lta
d al p re d o m in io fisiologico di un sistem a o rg a n ic o , co m e
il n e rv o s o o il sa n g u ig n o , o d i u n u m o re, co m e la b ile
o la linfa.
Il temperamento è qualche cosa di innato nell’individuo.
S l’indole naturale, ossia, qualche cosa che la natura ci impo
ne. Perciò non scompare mai completamente: « genio e fi
gura fino alla sepoltura ». Tuttavia una educazione oppor
tuna e soprattutto la forza soprannaturale della grazia pos
sono, se non trasformarlo totalmente, ridurre almeno al mi
nimo i suoi inconvenienti e anche sopprimere del tutto le sue
manifestazioni esteriori. Serva di esempio, tra mille altri,
S. Francesco di Sales, che è passato ai posteri col nom e di
« santo della dolcezza » nonostante il suo temperamento
fortemente collerico.
5 0 0 . 2. C la s s if ic a z io n e d e i t e m p e r a m e n t i. -
D o p o m ille ten tativi, i trattatisti m o d e rn i rito rn a n o
alla classificazio n e d e g li a n tich i, ch e sem bra de
r iv a re da Ip p o cra te. I tem p eram en ti fo n d a m e n ta li
sareb b ero qu attro : il sanguigno, il nervoso, il collerico
C A P IT O L O V
A r t ic o lo I
I l piano di vita
A rtico lo II
L a lettura spirituale
A rtico lo III
L e sante amicizie
A rticolo I V
L a direzione spirituale
A . N O Z IO N I P R E V IE
2 ) D a l l ’ a u t o r i t à d e l l a C h i e s a . - La Chiesa ha
sempre respinto l’emancipazione dal direttore, preconiz
zata dai falsi m istici con l’illu sorio pretesto di lasciare
le anime più libere sotto l ’azione dello Spirito Santo,
e ha raccom andato sempre l ’ obbedienza e la sotto-
missione a un sapiente e sperim entato direttore. Fa
cendo proprio il sentim ento della Chiesa, Leone X III,
in una lettera al Card. G ib bon s, afferm ava chiaram ente
che questo è quanto fu sempre praticato dai santi di tu t
ti i tem pi e che sono tem erari co lo ro i quali respingo
no questa dottrina. E g li dice testualmente:
« A ccedit praeterea, quod qui perfectiora sectantur, hoc
ipso quod ineunt intentatam plerisque viam, sunt magis
errori obnoxii, ideoque magis quam caeteri doctore et duce
ìndigent. A tque haec agendi ratio iugiter in Ecclesia obti-
nuit; hanc ad unum omnes doctrinam professi sunt quotquot
decursu saeculorum, sapientia ac sanctitate floruerunt; quam
qui respuant, temere profecto ac periculose respuent » lfi.
3) D a l l a p r a t i c a u n i v e r s a l e d e l l a C h i e s a . - Sin
dai tem pi apostolici, infatti, appare nella Chiesa la pra
tica della direzione spirituale. È vero che si citano e-
sempi di santità raggiunta senza direzione spirituale —
la qual cosa p rova che essa non è assolutam ente n e
cessaria — tuttavia per leg g e generale, a lato delle a-
nim e più perfette, si trova un sapiente direttore che
le conduce fino alla santità. A lle v o lte tra la persona
16 C f . L e o x i i i , L ì t t e r a e a d c a r d . G i b b o n s Testem benevolentiae, 22 ia n u a -
r ii 18 9 9 ; a p u d D e G u i b e r t , Documenta Bccles. cbrist. perfectionis n . 568.
M E Z Z I SEC O N D A R I E S T E R N I 9 79
4) D a l l a n a t u r a m e d e s i m a d e l l a C h i e s a , nella
quale insegnamento e govern o si realizzano per via di
autorità. N o n c’è nulla di più opposto allo spirito
del cristianesimo com e il cercare in se stessi la regola
di vita. T ale fu l ’errore dei protestanti, che apri la
porta agli eccessi del libero esame e del più sfrenato
illum inism o.
5) D a l l a s t e s s a p s i c o l o g i a u m a n a . - Nessu
no è buon giudice in causa propria anche presuppo
nendo la massima sincerità e buona fede. Q uando ci so
no esposti con chiarezza, com prendiam o m olto m eglio
gli stati dell’anima altrui che quelli della nostra. L a me
desima situazione chiara e facile quando si tratta de
gli altri risulta oscura e com plicata quando si tratta
di noi stessi. E questo avviene perché n on possiam o
prescindere da una serie di fattori sensibili, di im m agi
nazione, di egoism o, di interesse, di gusti e di affetti,
o di scrupoli e preoccupazioni eccessive, che ven gon o
a intorbidire il dettame della ragione pratica.
Corollari. - 1. Per tutte queste ragioni appare pienamen
te giustificata la tagliente affermazione di S. V incenzo Fer-
reri che abbiamo riportata.
2. L a necessità del direttore spirituale non è, tuttavia,
assoluta e indispensabile per tutti. Se le condizioni in cui
un’anima deve vivere le impediscono di avere una conve
niente direzione spirituale, D io supplirà con le sue interne
ispirazioni alla mancanza di una guida esterna. Però la dire
zione diventa indispensabile — secondo l’ordinaria p rovvi
denza di D io — per chiunque la può facilmente avere.
980 LA VITA CRISTIANA NEL S U O SVILU PPO ORDINARIO
B. IL D IR E T T O R E
520. A . Q u a l i t à t e c n i c h e d e l d i r e t t o r e . - N es
suno forse com e S. Teresa di G esù ha indicato con
tanta precisione le qualità tecniche che deve avere un
buon direttore spirituale. La santa scrive:
« Im porta dunque moltissimo che il direttore sia pruden
te, vale a dire di buon criterio e di esperienza. Se fosse anche
istruito, nulla di m eglio. M a se queste tre cose non si posso
no trovare tutte insieme, si badi alle prime due che sono le
più importanti. A vendone bisogno, i dotti si possono sem
pre trovare; ma giovan poco ai principianti se insieme non
hanno spirito di orazione. N o n dico con questo che non si
debba trattare con essi: anzi piuttosto che un’anima non
cammini nella verità, amo m eglio che sia senza orazione.
La scienza è sempre una gran cosa, perché istruisce e illu
mina chi poco sa, fa conoscere le verità delle S. Scritture,
e cosi facciamo come dobbiam o fare. Che D io ci guardi da
devozioni alla balorda! » “ . D ello stesso parere è S. G iovanni
della Croce 21.
Le qualità fondam entali, dunque, sono:
1) L a scienza. - La scienza del direttore spirituale de
ve essere vastissima. O ltre la profonda conoscenza della
Teologia dogmatica — senza la quale si espone a errare nella
medesima fede quando emette il suo giudizio su fenomeni
apparentemente soprannaturali — e della Teologia morale
— senza la quale non potrà disimpegnare convenientemente
neppure l’ufficio di semplice confessore — deve conoscere
a fondo la Teologia ascetica e mistica, principalmente quello
che è relativo ai principi fondamentali della vita spirituale:
20 C f . S . T e r e s a , V ita 1 3 ,1 6 ; 5 ,3 ; 1 3 ,1 4 e 1 7 ; 2 5 ,1 4 ; Cammino c .5 e c c .
21 C f. S . G i o v a n n i d e l l a C r o c e , Fiamma stro fa 3,11.30.
984 L A V IT A C R IS T IA N A N E L SU O S V IL U P P O ORDINARIO
21 Ivi, n.56.
M E Z Z I SEC O N D A R I E S T E R N I 985
29 Cf. Vita 13 , 16 .
3° C f. Fiamma strofa 3 , n .3 0 .
M E Z Z I SE C O N D A R I E S T E R N I 989
521. B . Q u a l it à m o r a l i d e l d ir e t t o r e . - Sono
q u e lle ch e , p u r n o n essen d o asso lu tam en te in d isp e n sa b i
li p er la tecn ica della d irezio n e , co n tr ib u is c o n o alta
m en te al su o c o m p le m e n to e alla sua p e rfe zio n e. L e
p rin cip a li so n o cin que: in ten sa p ietà, z e lo ardente,
b o n tà di carattere, p ro fo n d a u m iltà, in fin e p e rfe tto
d ista cco e disinteresse n elle re la z io n i c o n le anim e.
i) Intensa pietà. - È facile comprendere la necessità
di una soda pietà nel direttore spirituale. Ordinariamente,
anche in questo il discepolo non è superiore al maestro
(Mat. 10,24-25). S. G iovanni della Croce insiste m olto su
questo requisito:
« A nzitutto l’anima che vuole progredire nel raccoglim ento e nella p er
fezione, deve necessariamente badare alle mani di chi si affida, perché^quale
è il maestro tale sarà il discepolo, e quale il padre tale il figlio » 31.
« Q uindi la sua dottrina, per quanto sia sublime e rivestita di eloquenza
e stile ricercato, ordinariamente non farà di per sé n egli uditori, più effetto
di quello che scaturisce dalla pienezza dello spirito » V.
31 Ivi.
31 Cf. Salita 111,45,2.
990 LA V IT A C R IS T IA N A NEL SU O S V IL U P P O ORDINARIO.
C. IL D IR E T T O
5 2 3. i . D e f in iz io n e . - È ogni anima che, aspiran
do seriamente alla perfezione cristiana, si è volon
tariamente posta sotto i l regime e i l governo di un direttore
spirituale.
a) Ogni anima... - Nessuno è escluso dalla necessità
morale di sottomettere le cose della sua anima al governo
e al controllo di un direttore, neppure coloro che eserci
tano per professione l’ufficio di direttori di anime, i grandi
teologi, i vescovi, lo stesso Sommo Pontefice. E questo
non solo perché nessuno è buon giudice di se medesimo,
ma anche perché il valore e l’efficacia della direzione non ri
siede tanto nella soluzione teorica delle difficoltà, quanto
nella forza stimolante delle esortazioni del direttore, nel
l’umiltà, nell’obbedienza, nella sottomissione di chi è di
retto. Colui che disprezza i consigli di un prudente diretto
re, perché si crede superiore agli altri, non raggiungerà
m ai la perfezione.
b) ...che, aspirando seriamente alla perfezione cristiana... -
Se mancasse questa aspirazione, la direzione spirituale
sarebbe non solamente inutile, ma impossibile. Per otte
nere solamente l’assoluzione dai peccati, non curandosi di
condurre una vita mediocre priva dell’ideale e del desiderio
della perfezione, non occorre un direttore spirituale: basta
qualsiasi confessore occasionale.
c) ...si è volontariamente posta... - La scelta del diret
tore è volontaria e libera da parte di chi vuole essere diretto.
d) ...sotto il regime e il governo di un direttore spirituale.
- Tale governo si riferisce esclusivamente alle cose inter
ne della vita spirituale. Il direttore, in quanto tale, non ha
998 LA V IT A C R IS T IA N A N EL SU O S V IL U P P O ORDINARIO
B) V e r s o l a p e r s o n a d e l d i r e t t o r e . - I principali
sono: rispetto, fiducia ed am ore soprannaturale.
525. 1 ) Rispetto. - Chi è diretto deve vedere nel di
rettore non l’uom o dotato di queste o quelle qualità, ma il
legittim o rappresentante di D io e di G esù Cristo. Se avesse
dei difetti corporali che appaiono chiaramente all’esterno,
si guarderà bene dal criticarli e dal mormorare di essi di
nanzi ad altri.
Il rispetto profondo è indispensabile anche per mantene
re l’amicizia e la stima dentro i loro giusti limiti.
2) Fiducia. - A l rispetto bisogna unire una fiducia as-
49 Cf. 11-11,88,6 c et ad 3.
5° Cf. 11-11,88,8 ad 3.
MEZZI SECONDARI ESTERNI 10 0 1
5 1 S i r i c o r d in o l e r e l a z io n i d i S . G i r o l a m o c o n S . P a o l a , d e l B . R a im o n d o
d a C a p u a c o n S . C a t e r in a d a S ie n a , d i S . G i o v a n n i d e lla C r o c e c o n S. T e
r e s a , d i S . F r a n c e s c o d i S a le s c o n S . G i o v a n n a d i C h a n t a l, d i S . V i n c e n z o
d e ’ P a o l i c o n S . L u i s a d e M a r il l a c , e c c .
52 C f . D e G u i b e r t , o. c., n n .2 2 7-2 3 0 .
10 0 2 la v it a c r is t ia n a n el su o s v il u p p o o r d in a r io
K e re s q u a e , e x ip s a in d o le s e x u s s u i p r o n i a d q u a e r e n d u m a u x i li u m v i r i ,
i n v e n i u n t i n d i r e c t o r e e u m q u i e a s a u d ia t , c u i l ib e r e a n im a m a p e r ir e p o s s in t,.
in quem n it a n t u r in t e r d iff ic u lta te s o c c u r r e n t e s ... » 5 3 .
53 1 pìt n .2 2 7 .
54 C f. n n . 5 -8 . SÌ v e d a n o a n c h e l e p a g i n e c h e l a s a n ta c o n s a c r a a q u e
sta m a t e r ia n e l s u o Cammino di perfezione c c .6 - 7 . — N .d ,A ..
55 C f. D e G u i b e r t , o.c,, n .2 2 8 .
MEZZI SECONDARI ESTERNI 1003
D . Q U E S T IO N I C O M P L E M E N T A R I
526. i . Scel t a del d i r e t t o r e - - « L ’anima che vùole
progredire nel raccoglim ento e nella perfezione, deve neces
sariamente badare alle mani di chi si affida, perché quale è
il maestro, tale sarà il discepolo, e quale il padre, tale il fi
glio » 57.
56 Ivi, n .2 3 0 . S i v e d a n o a n c h e l e g iu d i z i o s e o s s e r v a z io n i d e l P . V a c a
n ei s u o lib r o Guia de almas p .4 .a .
57 C i . S . G i o v a n n i d e l l a C r o c e , Fianitna s t r o fa 3, n .3 0 .
1004 LA VITA CRISTIANA NEL SUO SVILU I'1'0 ORDINARIO
A P P E N D IC E
IL D I S C E R N IM E N T O D E G L I S P IR IT I
53 1. 2 . Il d is c e r n im e n t o acquisito e m e z z i per
conseguirlo. - Il d iscern im en to a cq u isito è u n a v e ra
arte, la p iù difficile e la p iù g lo r io s a d i tu tte. C o n siste
in u n a sp eciale a b ilità n ell’ esam in are le o rig in i e g li
effetti d ei d iv e rsi m o v im e n ti d e ll’ anim a, c o n fr o n ta n d o li
c o n le r e g o le che lo S p irito San to ci dà a ttra v e rso la
S. S crittu ra o la tra d izio n e cristiana, a llo s co p o di sap e
re, c o n s icu rezza se co d e sti m o v im e n ti v e n g o n o da
D io , d a llo sp irito d elle te n e b re o d a g li e rro ri della
p ro p ria im m a g in a z io n e .
I mezzi principali per acquistare quest’arte divina sono ♦:
i) L ’orazione. - A n corché si tratti di un’arte che si può
acquistare a poco a poco con lo studio e lo sforzo personale,
ogn i cosa risulterà insufficiente senza uno speciale aiuto dello
Spirito Santo somministrato attraverso la virtù della pruden
za e il dono del consiglio. C i riferiam o non solo all’orazione
generale e costante che chiede a D io la luce del discernimen
to, ma alla preghiera particolare e occasionale che sollecita
il favore di conoscere le vie di santificazione di una deter
minata anima. A questa orazione particolare D io risponderà
5 C f. S. B e r n a r d o , se rm o D e dìscretìone spirìtuum , M L 18 3 ,6 0 0 .
IL D IS C E R N IM E N T O DECLI S P IR IT I 10 15
533. a) S e g n i d e l l o s p i r i t o d i D io - G ia c c h é
le p o te n z e della n ostra anim a so n o due — in te lle tto
e v o lo n tà — in d ich e re m o sep aratam ente le ca ra tteri
stich e di o g n u n a di esse.
1 ) Riguardo a ll’ intelletto. - 1 . Verità. - D io è la verità
infinita e non può ispirare a un’ anima se non idee vere. D i
conseguenza, se una persona che si dice o si crede ispirata
da D io sostiene affermazioni manifestamente contrarie alla
dottrina della Chiesa o a indiscutibili verità filosofiche, oc
corre concludere senz’ altro che è una povera vittim a del de
m onio o della sua immaginazione. D io non può mai ispi
rare l’errore.
z. Gravità. - D io non ispira mai cose inutili, infrut
tuose, frivole. E g li m uove sempre un’anima a cose serie e
importanti, e non dirime con la sua autorità divina le contro
versie e le dispute teologiche tra le diverse scuole cattoliche.
3. Luce. - D io è luce e in lui non ci sono tenebre
(1 G io v . 1,5). Le sue ispirazioni portano sempre luce all’a
nima. A nche nelle prove tenebrose (notte del senso e dello
6 Cf. S. I g n a z i o , E str e iz i n n .3 3 3 -3 6 .
7 Cf. ScARAMELLI, 0. C., C.&\ C H OL L E T , U.C... D T C IV, C0I.I40J-7.
10 16 LA V IT A C R IS T IA N A N EL SU O S V IL U P P O ORDINARIO
(Rom. 8,9), suo F iglio, nel quale ha posto tutte, le sue compia
cenze (Mat. 17,5). Per questo S. G iovanni della Croce dice
che l ’anima la quale aspira alla santificazione deve avere
« un continuo e viv o desiderio di imitare Cristo in ogni cosa,
conform andosi alla vita di lui, la quale si deve ben conside
rare per poterla imitare, e diportarsi in ogni circostanza né
più né meno come E g li si diporterebbe »
11. Una carità mansueta, benigna, disinteressata. - S
legga la descrizione che ne fa S. Paolo (iC o r. 13,4-7). S. A -
gostino la riteneva un segno tanto evidente deilo spirito
di D io , che giunse a scrivere senza esitare: « A m a e fa quello
che vuoi: non sbaglierai. Sia che tu parli, sia che tu taccia,
sia che tu corregga, fa’ tutto con interno amore; non. può non
essere buono quello che nasce dalla radice di uA’intima
carità » 9 .
534. b) S e g n i d e l l o s p i r i t o d i a b o l i c o . - L e carat
te ris tic h e d e llo sp irito d elle ten eb re so n o d iam etral
m en te o p p o ste a q u elle d e llo sp irito di D io . P e r q u e sto
è facile d istin g u erle q u a n d o si p resen ta n o in u n a m a
n iera sfacciata e m anifesta.
Bisogna considerare però che alle volte il nemico infera
naie assume l’aspetto di angelo di luce, e suggerisce in prin
cipio cose buone per dissimulare per un certo tempo le sue
malvage intenzioni. O ccorre quindi procedere con cautela,
esaminare i m oti dell’anima nelle loro origini e non perdere
mai di vista che quello che cominciò apparentemente bene
può finire male, se non si correggono subito le deviazioni
che si manifestano.
1) Riguardo a ll’ intelletto. - 1. Spirito di falsità. - A lle
volte suggerisce la menzogna avvolta in altre verità per es
sere più facilmente creduto.
2. Suggerisce cose inutili, curiose e impertinenti per far per
dere il tempo in bagattelle, per distrarre e allontanare dalla
solida e fruttuosa devozione.
3. Tenebre, angustie, inquietudini; o falsa luce nella sola
immaginazione, senza frutti spirituali.
4. Spirito protervo, ostinato, pertinace.
5. Continue indiscrezioni. - Eccita, per esempio, àgli è-
535. r) S e g n i d e l l o s p i r i t o u m a n o . - S o n o stati
e sp o sti d a ll’au to re d Imitazione di Cristo (111,54),
il quale m ette a co n fr o n to i m o v im e n ti della n atura
fe r ita dal p e cca to , e q u e lli della grazia. L a n atura è
sem pre am ante delle p ro p rie co m o d ità e d el piacere,
ha u n is tin tiv o o rro re p e r la sofferenza, è sem pre in c li
ne a ciò che la so d d isfa , ai su o i g u sti e ca p ricci, al suo
am o r p ro p rio . N o n v u o le sen tir p arlare di u m ilia zio n i,
di d isp re zzo di sé, di rin u n cia e di m o rtifica zio n e. G iu
dica in cap aci ed in co m p re n sib ili i d iretto ri ch e cercan o
di o p p o rsi ai su o i desid eri e passa so p ra co n facilità
ai lo r o co n sig li. C erca la g io ia , il su ccesso , g li o n o ri e
g li applausi; cerca sem pre di essere al ce n tro d e ll’ am
m irazio n e . In un a p a ro la n o n ha in teresse p e r alcuna
co sa ch e n o n so d d isfi il suo e g o is m o 12.
N ella pratica, è difficile a volte discernere con sicurezza
■se qualcuno di questi m ovim enti disordinati provenga dal
la suggestione diabolica o semplicemente dall’impulso del
la natura corrotta; ma è sempre relativamente facile distin
guere se i movim enti che un’anima sperimenta in se stessa
siano causati dalla grazia oppure dal demonio e dalla natura.
In ogni caso sarà sufficiente poter determinare con sicurezza
che un certo m ovim ento non può provenire da Dio, affinché
si cerchi di reprimerlo, senza curarsi m olto della sua origine.
I FENOMENI MISTICI
STRAORDINARI
I F E N O M E N I M IS T IC I S T R A O R D I N A R I
S . T h ., I - I I , i i i ; I I - I I , 1 7 1 - 1 7 8 ; Contra gentes 1 1 1 ,1 5 4 ; V a l l g o r n e r a ,
Mystica Tbeologia divi Tbomae q .3 d is p .5 (e d . M a r ie t t i, 1 9 1 1 ) ; B e n e d e t t o
X I V , D e servorum D ei beatifìcatione; C a r d . B o n a , D e discretione spirituum;
S c a r a m e l l i , Direttorio mistico t r .4 , Discernimento degli spiriti; L o p e z E z -
q u e r r a , Lucerna mystica; R i b e t , L a mystique divine t r.2 - 3 e 4 ; F a r g e s , Les
N o z io n i P r e v ie
539. 1 . « N a t u r a » e « n a t u r a l e » . - a) Natura. - La
parola natura si può prendere in diversi sensi. E cco i prin
cipali :
1) In quanto significa o esprime l’essenza di una cosa
concreta (per esempio, la natura dell’oro, di un animale,
dell’uomo): senso individuale,
2) In quanto significa l’insieme di tutte le cose dell’uni
verso, vicendevolm ente dipendenti tra di loro secondo leggi
determinate: senso collettivo.
6 Cf. 1,2,2 ad l .
7 Cf. 11 -11 , 1 7 5 , 1 .
8 C f. S. Thom ., Cantra Gentes I I I c.loo; cf. 1 , 105,6 ad z.
9 C f. S. Thom ., In I I Phys. Aristot. lect.9, et 10.
N O ZIO N I P R E V IE 1029
soltanto le due principali divisioni che qui c ’interessano.
i) Soprannaturale assoluto e relativo. - A nzitutto occorre
distinguere attentamente il soprannaturale assoluto, o sim-
pliciter, dal soprannaturale relativo, o secundum quid.
S’intende per soprannaturale assoluto, o simpliciter, tutto
ciò che eccede la proporzione di tutta la natura creata o
creabile, ossia, quello che supera le capacità e le esigenze di
qualsiasi creatura. Q uesto soprannaturale assoluto si sud
divide in soprannaturale quoad substantiam (che è quello dei
misteri propriamente detti, della grazia e gloria) e sopranna
turale quoad modum (che è quello proprio e caratteristico dei
miracoli).
Il soprannaturale relativo, o secundum quid, è quello che
eccede unicamente la proporzione di qualche natura creata,
ma non quella di ogn i natura creata. E cosi, per esempio,
quello che è naturale e specifico per l’uom o (intendere, a-
mare), sarebbe soprannaturale per un cane, che manca delle
facoltà necessarie per compiere simili atti; quello che è pu
ramente naturale per l’angelo o per il demonio, potrebbe
essere soprannaturale per l’uom o perché eccede le sue forze
umane; per esempio, i p rodigi diabolici, che sembrano mi
racoli I0. Q uesto soprannaturale relativo si suole chiamare
anche, e più propriamente, « preternaturale ».
z) Soprannaturale « quoad substantiam » e « quoad modum ». -
Secondo la dottrina della Chiesa11 c’è almeno un duplice
soprannaturale, cioè: a. quello del miracolo propriamente
detto, che eccede le forze efficienti e le esigenze di qualsiasi
natura creata, ma non le forze conoscitive della natura ra
zionale, e b. il soprannaturale dei misteri propriamente detti,
della grazia e della gloria, che eccede non solo le forze
efficienti e le esigenze, ma anche le forze conoscitive e appe
titive di qualsiasi natura intellettuale creata. Per spiegare
questa distinzione, i teologi comunemente dividono il so
prannaturale in quoad substantiam e quoad modum.
Il soprannaturale quoad substantiam non designa il sopran
naturale sostanziale o esistente come sostanza, dal momento
che può essere sia sostanziale e increato (come la vita intima
della SS. Trinità), sia accidentale e creato (come la grazia),
■» C f. 1,110,4.
11 C f. D enz. 1111.104-105, i; 8 , 141, 176-180, 196, 1001-1008,1021,1024,
1034, 1042, 1061-62, 1064, 1069, 1079, 1384-85, 1388, 1701-1708, 1790,
1795-96, 1803-1804, 1816 1818, 1926, 1928, 2103.
10 3 0 I FEN O M EN I M IS T IC I STR AO R D IN AR I
12 C f. S a l m a n t i c e n s e s , D e gratia t r . 1 4 , d . 3 , d u o . 3 , n.24; S u a r e z , D e
gratia 1.2, c.4; I o a n . a . S. T b o u . , D e gratia d . 2 0 a .i, so lv. a r g . n.4.
N O ZIO N I P R E V IE 10 3 1
C A P IT O L O I
A rtìco lo I
C au se im m e d ia t e d ei fen om en i m is t ic i
L e g r a z ie « g r a tis d a t^ ® »
3 C f. I - I I , i i i , 4 , d if.i.
4 C f . 1 ,1 9 ,4 .
5 N e abbiamo parlato diffusamente a i n n . 32-43.
6 Cf. al n. 94 le suddivisioni della grazia attuale.
1036 I FEN O M EN I M IS T IC I ST R A O R D IN A R I
quae vocatur gratia gratum faciens; alia vero per quam unus hom o cooperatur
alteri ad h oc quod ad D eum reducatur; huiusm odi autem donum vocatur
gratia gratis data, quia supra facultatem naturae et supra m eritum personae
hominì conceditur. Sed quia n o n datur ad h oc u t hom o ipse per eam iu-
stificetur, sed potius u t ad iustificationem alterius cooperetur, ideo non v o
catur gratum faciens. E t de hac dicit A postolus (iC o r. 12,7). “ Unicuique da
tur manifestatio Spiritus ad utìlitatem” , scilicet aliorum » 7.
547. 3. N a t u r a d e l l e g r a z i e « g r a t i s d a t a e » . - Sulle
otm e di S. Tom m aso possiamo precisare, riguardo alle gra
zie gratis datae, i seguenti punti fondam entalis:
1) L e grazie gratis datae non fanno parte dell’organismo
soprannaturale della vita cristiana, form ato dalla grazia abi
tuale, le virtù infuse e i doni dello Spirito Santo. N é hanno
punti di contatto con la grazia attuale, la quale pone in eser
cizio gli abiti suddetti.
2) Sono puri epifenomeni della vita della grazia che per
sé possono verificarsi anche senza di essa.
3) N on sono né possono essere o ggetto di merito « de
congruo » né « de condigno » anche supposta la grazia
santificante. Per questo si chiamano per antonomasia gra
tis datae.
4) N o n costituiscono un abito — come la grazia santi
ficante, le virtù e i doni — ma l’anima le riceve alla maniera
di mozione transeunte.
5) N o n sono intrinsecamente soprannaturali (quoad sub-
stantiam), ma solo estrinsecamente (quoad modum), in quanto
cioè hanno un agente e un fine soprannaturale. Però in se
stesse sono realtà intrinsecamente e formalmente naturali.
6) Per il fatto stesso che codeste grazie non fanno parte
del nostro organismo soprannaturale, non hanno la loro ra
dice nella grazia santificante, né mai le può produrre o esi
gere il normale sviluppo di questa grazia.
7) Le grazie gratis datae richiedono, infatti, in ogni ca
so un intervento diretto e straordinario di D io , di tipo mi
racoloso.
D alle caratteristiche essenziali che abbiamo indicato pos
siamo dedurre queste principali conseguenze:
a) Sarebbe temerario desiderare o chiedere a D io qu
ste grazie gratis datae. N on sono necessarie per la salvezza
7 Cf.
8 Cf. P . M e n é n d e z - R e i g a d a , L o s dones del Bspiritu Santo y la ptrfección
cristiana c.4. n .K .
L E C A U S E D EI F E N O M E N I ST R A O R D IN A R I 1037
né per la santificazione e molte di esse richiedono un mira
coloso intervento di D io . V ale di più un piccolo atto di
amor di D io che risuscitare un m orto.
b) La causa strumentale di cui D io si serve per pro
durre tali atti miracolosi — l’uom o •— non ha bisogno di
essere unita soprannaturalmente a lui mediante la carità.
c) Queste grazie gratis datae per sé non santificano co
lui che le riceve sia perché le può ricevere in peccato mortale
e sia perché può rimanere in esso dopo averle ricevute.
d) Codeste grazie per sé non sono ordinate al bene del
soggetto a cui sono concesse, ma al profitto di altri e all’edi
ficazione della Chiesa.
e) N on occorre che tutti i santi siano adorni di queste
grazie, dal mom ento che sono indipendenti dalla santità.
Difatti, m olti santi non le ebbero. S. A gostin o ne espone
m olto bene la ragione quando dice che D io non ha voluto
legare necessariamente questi doni miracolosi alla santità
per non dare ansa alla debolezza umana di badare di più
a queste cose che alle buone opere le quali ci meritano la v i
ta eterna: « non omnibus sanctis ista tribuuntur, ne perni
ciosissimo errore decipiantur infirmi, existimantes in talibus
factis maiora dona esse, quam in operibus iustitiae, quibus
aetem a vita comparatur » 9 .
Tuttavia, non bisogna esagerare troppo questa dottrina.
Certo, la grazia abituale o santificante per sé è ordinata a santi
ficare colui che la riceve e le grazie gratis datae sono ordinate
per sé all’utilità del prossimo. M a non dobbiamo dimenti
care che qualsiasi grafìa di D io è ordinata alla salvezza eter
na com e a suo ultim o termine, sia estrinsecamente per una spe
ciale disposizione di D io , sia intrinsecamente per sua propria
natura. La provvidenza di D io , che si adatta alla natura delle
cause seconde, vuole che alcuni uomini siano aiutati da altri
in ordine alla salvezza eterna. Per questo però si richiede
la grazia che può essere primo et per se ordinata alla salvezza e
santificazione di colui che la riceve, e primo et per se conferita
per procurare la salute degli altri. La grazia abituale però può
essere data per la santificazione di colui che la riceve in m odo
tale che possa e alle volte debba ridondare a beneficio degli
altri. E , al contrario, le grazie gratis datae, ancorché per sé
siano date per utilità degli altri, colui che le riceve può e
deve utilizzarle anche per intensificare la propria vita spi
rituale. È possibile, per esempio, che quando un taumaturgo
ordinario vero non nisi per iustos et bonos talia signa operantur » I5.
L a G R A Z IA « G R A T IS DATA »
Grafia sanitatum
Operando
2) Per confermare la ri- Operatio virtutum
velazione divina. E
questo in due manie
re: Prophetia
Conoscendo
Discretio spiritrnrn
*9 Ivi.
10 C f . G a r r ig o U 'L a g r a n g e , D e revetatìone t . i , p . 209.
L E C A U S E D EI F E N O M E N I STR AO R D IN AR I 1041
5. E s p o s i z i o n e di o g n u n a di e s s e . - Seguendo l ’or
dine schematico riportato, daremo una breve spiegazione di
ogni grazia «gratis data » 21.
549. a) Fides. - La fide.:, in quanto grazia gratis data,
non è evidentemente la virtù teologale per m ezzo della quale
aderiamo alle verità rivelate; ma gli autori non sono d’accor
do nel precisarne il significato.
A lcuni vedono in essa la fede che com pie miracoli;
quella fede che, secondo la parola di N ostro Signore (Mat.
17,19), ripetuta da S. Paolo (iC or. 13,2), trasporta le monta
gne. Questa è l’interpretazione di S. G iovanni Crisosto
mo ” , di m olti altri Padri greci e latini e di alcuni scolastici,
tali come Gaetano, Salmeròn e Vàsquez 23.
A ltri la intendono come una specie di eroica intrepidezza
per confessare, predicare e difendere le verità della fede, e
anche la costanza con cui alcuni confessano la fede nelle per
secuzioni.
A ltri vo glion o che questa fede sia una certa virtù
e facoltà con la quale alcuni, ancorché non comprendano in
maniera distinta e perfetta le verità dogm atiche, riescono a
spiegarle agli altri con un maestria ed esattezza mirabile,
alle volte superiore a quella dei più famosi teologi.
S. Tom m aso, seguito dalla m aggior parte dei teologi
ed esegeti, sostiene che si tratta di una sovreminente certez
za della fede che rende capace chi la possiede di proporre
agli altri le verità che essa insegna. E g li dice testualmente:
« Fides non numeratur hic inter gratias gratis datas secun
dum quod est quaedam virtus iustificans hominem in se
ipso, sed secundum hoc quod importat quondam superemi-
nentem certitudinem fidei, ex qua hom o fit idoneus ad instru-
endum alios de his quae ad fidem pertinent » *
In questo senso, la grazia della fede si dovrebbe a una mi
racolosa illuminazione dello spirito, assecondata da una
3 ’ Cf. 11-11,178,1 ad 4.
3 1 Cf. Salm anticenses, A r b o r praedìcament. virtutum § 17, n . l 66.
3’ Cf. Ribet, o.c., t.3, c.5, n.8; 11-11,178.
LE CAU SE DEI FENOM ENI STRAORDINARI 10 4 5
33 C f. B e r a z a , D e gratia Chrìstì n .2 3 .
34 C f . 1 1 - 1 1 ,1 7 1 - 7 4 .
10 4 6 I FENOM ENI M ISTICI STRAORDINARI
35 Cf. n -11,176.
36 Cf. 111,7,7.
37 Cf. L ó p e z E z q u e r r a , Lucerna mystica tr,4, c . i , n.8.
L E C AU SE DEI FENOM ENI STRAORDINARI 10 4 9
A r t ic o lo II
45 Cf.
LE CA U SE DEI F E N O M E N I STR AO R D IN AR I 10 5 3
5° C f. A p ,
5 1 C ontinu iam o a citare R ib e t , o.c., t.4, c.4.
5a C f. G r e d t , o.c., t.T, nn.492-504.
L E C A U S E D EI F E N O M E N I STR AO R D IN AR I 10 55
60 C f. M at. 7,16.
61 C f. R i b e t . o.c., t.4, c.8, n 1.
LE CAU SE DEI FENOM ENI STRAORDINARI 10 59
A r t ic o lo III
I I diabolico
573. D o t t r i n a t e o l o g i c a s u i d e m o n i . » Esponiam o
in breve la dottrina della Chiesa sui demoni e le principali
conclusioni a cui sono giunti i teologi basandosi sui dati
rivelati:
1) È di fede che esistono i demoni, ossia, un numero con
siderevole di angeli che furono creati buoni da D io , ma che
divennero cattivi per propria colpa 6\
2) I demoni esercitano, per divina permissione, un in
flusso maligno sugli uomini, incitandoli al male 63 e alle volte
invadendo e torturando i loro corpi 64.
3) T ra gli assalti e le torture del demonio, la volontà
umana rimane sempre libera. Infatti — come spiega S. T om
maso 6s — la volontà può essere mutata intrinsecamente o
62 C f . D e n z . 4 2 8 , M a t . 2 5 ,4 1 ; 2 P ie t .,2 ,4 .
63 C f . E f . 6 ,1 1 - 1 2 ; i T e s s . 3,5 ; iP i e t .5 ,8 9 ;
64 C f . M a t . 4 ,2 4 ; 1 0 ,1 ; L u c a 8 ,2 , e c c .
65 C f . I , i i i , 2 .
1060 I FENOM ENI M ISTICI STRAORDINARI
66 Cf. 1,111,3 et 4.
67 C f . 1 ,1 1 0 ,3 ; X I I >3-
68 Cf. 1,114,4.
( 'ì C f. R ib e t , o .c ., t.3 c c .6 - 7 .
L E C A U S E DEI FENOM ENI STRAORDINARI 1061
un fenom eno soprannaturale di qualsiasi specie essendo pro
prio ed esclusivo di D io.
2) Creare una sostanza. Il far passare una cosa dal nul
la all’essere suppone un potere infinito. Per questo le crea
ture non possono essere utilizzate da D io neppure come
strumenti per la creazione 7°.
3) Risuscitare veramente un m orto. Potrebbe unicamente
simulare una risurrezione producendo nell’infermo uno stato
di letargo o di morte apparente per produrre l’illusione del
la sua prodigiosa risurrezione.
4) Guarire istantaneamente ferite o piaghe profonde. La
natura — anche in mano della potenza angelica — richiede
sempre un certo tempo per poter realizzare simili cose.
Guarire istantaneamente è proprio solo del Signore.
5) L e traslocazioni veramente istantanee. Suppongono
un’alterazione delle leggi della natura, che soltanto il lo
ro A utore può realizzare. Il demonio, come spirito puro,
può trasferirsi da un luogo all’altro senza passare per il
mezzo f1. M a non può trasportare un corpo senza che que
sto debba percorrere tutto lo spazio che separa il termine a
quo dal termine ad quem; e ciò non può avvenire istanta
neamente per quanto rapido supponiamo codesto m ovi
mento.
6) Le leggi attuali non permettono assolutamente la
compenetrazione dei corpi solidi. Il demonio, spirito puro,
può attraversare certamente a suo arbitrio le sostanze mate
riali; però D io riserva a sé il potere di conferire a un corpo
il privilegio di compenetrarsi con altri.
7) La profezia propriamente detta sorpassa le forze
diaboliche, ancorché il demonio possa simularle servendosi
di previsioni naturali, di form ule equivoche e di menzogne
audaci. Tuttavia, D io può servirsi di falsi profeti per annun
ciare una cosa vera, come nel caso di Balaam o di Caifa;
però allora appare chiaro dalle circostanze che il falso pro
feta è utilizzato in quel momento come strumento di D io.
8) La conoscenza dei pensieri e dei futuri liberi sfugge
ugualmente al controllo di Satana il quale può soltanto fare
delle congetture. Si tenga presente però che per la straor
dinaria potenza intellettuale della natura angelica, le con
getture sono più facili che per lo psicologo più eminente;
il temperamento, gli abiti acquisiti, le esperienze passate,
7» C f. 1,45,5-
71 C f. 1,5 3 ,2 .
1062 1 FENOM ENI M IS TIC I STRAORDINARI
C A P IT O L O III
I F E N O M E N I IN P A R T I C O L A R E
Divisione fondamentale
I. F E N O M E N I D I O R D IN E C O N O S C IT IV O
> Cf. 1 , 67 , 1 .
3 Cf. T a n q u e r e y , Compendio di Teologia ascetica e mistica n.1491 .
I F E N O M E N I IN PA R T IC O L A R E 1065
583. 3 ) L a l o r o c e r t e z z a e l a l o r o o r i g i n e d i v i n a .
- La certezza assoluta è uno dei segni più caratteristici del
la visione intellettuale. D ice S. Teresa che « il Signore
s’imprime nell’anima con una conoscenza cosi chiara che
non è più possibile dubitarne...; l’anima n’esce p o i con
tanta sicurezza che il dubbio non ha forza » l6.
Q uanto alla loro origine, tutti i mistici sono d’accordo
con S. Tom m aso nel dire che la visione intellettuale sorpas
sa ogni altra potenza, tranne quella di D io. Scrive Schram:
« In visione intellectuali solus D eus est causa principalis,
non vero angelus nec bonus, nec malus, ne quidem media
te» *7.
18 C f. T an q u erey , 0. f-, n .1 4 9 3 .
*9 C f. G r e d t , o .c ., n n . 3 2 5-2 8. C f. S. Tuon i., Qu'ìdì. 3, a .2 .
20 C f. F ilip p o d e l l a SS. T r i n i t à , o. c., p .2 , ir .;, d.4.1.
« C f. i n , 57,6 ad 3.
M C f. S. T e r e sa , Relazioni 2, n.4, (e d . pop . P. Silverio).
* 3 Cf. S. T e r e s a , Settimi mansioni c . i , n .6 .
C f. II-II,r75, 3 c et ad 1 et 2.
I F E N O M E N I IN P A R T IC O L A R E 1069
lunque. Cosi insegna S. Tom m aso »5. Si dica la stessa cosa
mutatis mutandis delle apparizioni diaboliche, supposto il
permesso di D io.
I santi, i beati e le anime del purgatorio non solo pos
sono, ma appaiono realmente molte volte. N on si presenta
no però coi loro veri corpi — che giacciono nel sepolcro —
ma in form a simile alle apparizioni degli angeli: prendendo
un corpo apparente senza informarlo *6.
In una form a simile a quelle ricordate anche i dannati
possono apparire col permesso divino *1.
Infine, sono m olto frequenti nella S. Scrittura e nelle vite
dei santi le visioni di cose inanimate zS. Esse sono prodotte
dagli angeli o dai demoni nelFimmaginazione o nei sensi
corporali del paziente.
585. 5 ) N a t u r a t e o l o g i c a d e l l e v i s i o n i . - Eviden
temente le visioni appartengono per se al genere delle gra
zie gratis datae, riducibili nella classificazione di S. Paolo
alla profezia, ancorché non coincidano esattamente con
essa.
Diciam o per se perché è evidente che non sono richieste
dallo sviluppo normale della grazia. C i furono dei santi che
non le ebbero mai. È certo che moltissime, per non dire qua
si tutte queste visioni, causano un grande bene all’anima
che le riceve. Tuttavia, tutti i maestri della vita spirituale
sono concordi nell’affermare che non si devono chiedere né
desiderare codeste grazie straordinarie, sia perché non sono
assolutamente necessarie per la santificazione, e sia soprat
tutto per i grandi pericoli di illusione a cui espongono, a
causa delle difficoltà di discernere nella pratica le vere dalle
false. S. G iovanni della Croce giunge a dire che si devono
respingere tutte a priori « poiché, dato il caso che alcune pro
vengano da D io , non per questo gli si fa ingiuria, perché
l’effetto e il frutto che Iddio per loro m ezzo vuole produr
re nell’anima, viene conseguito istantaneamente prima an
cora che l’anima possa re sp in ge rle » 1?. Anche S. Teresa
la pensa cosi. E lla dà sapienti regole per distinguere le v i
*5 Cf. 1,51,2 ad 3.
>6 C f. 1,51,2 ad 2.
*7 C f. Suppl. 111,69,3.
a8 Cf. E z. 1,5; A tti 10,5; A p . passim.
*9 C f. Salita del Monte Carmelo I I , l i .
1070 I FENOM ENI M IS T IC I ST R A O R D IN A R I
2) L o c u z io n i
41 I v i, 1 1 , 30 , 5 .
43 I v i, 1 1 , 3 1 .
' 41 Cf. V ita 2 5 , 1 8 .
1074 I FENOM ENI M IS T IC I STRAORDINARI
3) R iv e l a z io n i
46 C f. G io v. 11,49-52; 11-11,171,5.
47 C f. II-II,172,2.
4 ® C f. 11-11,174,6 ad 3.
49 C f. Trattato della vita interiore vol.2, n.322.
1076 I FENOM ENI M IS TIC I STRAORDINARI
4) D is c e r n im e n t o d e g li sp ir it i
58 h i .
59 C f . M e y n a r D , o. c., t.z . n .3 3 2 .
60 Ivi, n .3 3 3 .
61 C f .
* C f . C a r d . B o n a , D e discr. spir. c .z , § 2.
1 FENOMENI IN PARTICOLARE 1079
67 C f . S u A r e z , D e gratia p i o l e g . c . ; , n .4 6 .
68 C f . 1 1 - 1 1 ,1 7 1 , 2; 1 11,7 ,7 -8 '. C a r d . B o n a , 0. c., c .2 , n .3
10 8 2 I FENOM ENI M ISTICI STRAORDINARI
5) I e r o g n o si
V Cf. Su R B L E D , l.C.
I F E N O M E N I IN P A R T IC O L A R E 10 8 5
6) A lt r i fe n o m e n i d i c o n o sc e n z a
II. F E N O M E N I D I O R D IN E A F F E T T IV O
2) G li in c e n d i d i a m o re
4Ivi, n.8.
1092 I FENOM ENI M IS T IC I ST R A O R D IN A R I
III. F E N O M E N I M IS T IC I D I O R D IN E C O R P O R A L E
1) Le st ig m a t e
s Cf. T a n q u e r e y , u . c ., n.1523.
6 C f. L a estigmatìsation, Paris, 1894.
7 D o p o l'opera del dott. Im bert si sono registrati m olti altri casi. I più
notevoli sono quelli di S. Gem m a G algani, di Teresa Neum ann e di P.
P io da Pietrelcina.
1094 I FENOM ENI M IS T IC I ST R A O R D IN A R I
Teatini 3
Trinitari 2
Geronimi 2
Concezionisti 2
O rdini diversi 13
Secolari 28
TOTALE J2I
11 Ricaviamo questi dati dalla citata opera del Dott. I m b e r t e dagli stu
di dei dottori H e n r i B o n , Medicina e religione, e S u r b l e d , L a moral en
sus relaciones con la medicina y la higiene.
14 Del resto, non è difficile distinguere la vera stigmatizzazione dai
fenomeni artificiali che si possono provocare in soggetti patologici. Tan
querey indica al n.1524 le seguenti caratteristiche:
a) Le stigmate sono circoscritte a quelle parti ove Nostro Signore ri
cevette ie cinque piaghe, mentre l’essudazione sanguigna degli ipno
tizzati non è circoscritta a questo modo.
b) Ordinariamente la rinnovazione delle piaghe e dei dolori degli sti
gmatizzati avviene nei giorni o nei tempi che ricordano la passione del Sal
vatore, come il venerdì o qualche festa di Nostro Signore.
c) Queste piaghe non fanno suppurazione: il sangue che ne esce è puro,
mentre invece ogni minima lesione naturale su altre parti del corpo fa
suppurazione, anche negli stigmatizzati. E non guariscono, per quanti
rimedi ordinari vi si applichino, persistendo talora trenta e quarantanni.
d) Producono copiose emorragie; cosa che si capisce nel giorno in cui com
I F E N O M E N I IN P A R T IC O L A R E 1097
Comunque sia, non bisogna esagerare. Contro la tesi
esclusivamente naturale nella spiegazione di questi feno
meni militano ragioni ben più gravi e numerose di quelle, che
abbiamo riconosciuto contro la tesi esclusivamente sopran-
naturalista. Le principali sono:
1) È fuori dubbio che l ’immaginazione esercita una
grande parte nella vita umana, né si può negare il suo po
tere sull’elemento psichico. Però può ottenere e provocare
a volontà piaghe ed emorragie sopra un determinato punto
della pelle? Finora nessuno lo ha potuto dimostrare seria
mente.
2) Il dott. Beaunis afferma che basta fissare attentamente
una parte del proprio corpo, pensandovi attivamente per un
certo tempo, per sperimentare indefinibili sensazioni, ar
dori, battiti o punture in quel medesimo punto.
Accettiam o il fatto senza discuterlo, però invitiam o il
professore di N ancy a mirare attentamente il suo costato
sinistro, e a concentrare nel suo sguardo tutta la sua attivi
tà psichica. Se in lui si produrrà una profonda ferita con e-
morragia periodica, accetteremo la sua teoria per spiegare
naturalmente il fenomeno delle stigmate.
3) Se le stigmate procedono da una immaginazione esal
tata a m otivo del mistero della croce — come vuole M aury —
com e si spiega il fatto dell’assoluta assenza di stigmatizzati
nei primi secoli della Chiesa, quando precisamente l’ardore
della fede e l’aspirazione al martirio costituivano un fertile
campo per la produzione naturale di codesti fenom eni?
Perché non si verificarono durante l’esaltazione religiosa del
l’anno mille, né tra i flagellanti del M edio E v o , che quanto
a neurosi e fanatismo non la cedevano a nessuno ? Perché
i protestanti, che pure credono in Cristo, non hanno un solo
stigmatizzato ?
4) Il secolo X X è testimone di due spaventose guerre
mondiali. M ilioni di feriti di tutte le razze e di tutte le con
dizioni sociali sono passati per gli ospedali. Tuttavia, benché
sui campi di battaglia il sistema nervoso rimanga comple-
e u n d is t a c c a m e n t o c o m p le t o d a lla s c h ia v it ù d e i s e n s i. S i d i c a l a s te s s a c o s a
d e lle stigmate, c h e , c o m e s i è c o m p r o v a t o p e r m e z z o d i a l c u n i in d is c u t ib il i
» x3 .
e s e m p i, p o s s o n o e s s e r e p r o d o t t e d a lla p e r f id ia d i S a ta n a
2) L e l a c r im e e IL su d o r e DI sa n g u e 1 4
16 C f . S u r b l e d , o . c ., p . n , a c .2 3 .
■7 Ivi.
18 D is c r a s i a : a l t e r a z io n e d e g l i u m o r i , s p e c ia lm e n te i l s a n g u e e l a l in f a , i
q u a li a v e n d o p e r d u t o l e l o r o n a t u r a li q u a li t à n e h a n n o p r e s e a lt r e m o r b o s e .
1 ') C f . D ott. B o n , o . c ., p .6 ,a C.T 5.
I F E N O M E N I IN P A R T IC O L A R E 110 3
3) L a rin n o v a z io n e o il c a m b io d i c u o ri
20 C f . R i b e t , o.c., t.2, c .3 1 .
21 C f . R a i m o n d o , d a C a p u a , Caterina da Siena n.i-8 0 .
I FEN O M EN I M IS T IC I ST R A O R D IN A R I
4) L ’in e d ia (d ig iu n o a sso lu t o )
5) L a v e g l i a o p r iv a z io n e p r o lu n g a ta
D E L SONNO
non dorm iva che un’ora per settimana, e alle volte appena due
o tre ore per mese. Infine, la B. A gueda de la Cruz, O . P.,
passò gli otto ultim i anni della sua vita in costante veglia.
639. 3 . S p i e g a z i o n e del fenomeno. - Ammessa la storici
tà di questi fatti, occorre pensare a qualche cosa di sopran
naturale per spiegare il fenomeno. Il sonno, come l ’alimen
to, è assolutamente necessario per la conservazione della
vita. L ’organismo deperisce con l’attività e si ripara col ri
poso. Quando l’insonnia si prolunga, la sua necessità di
venta imperiosa; e nonostante tutta la forza di volontà con
cui l’uom o cerca di opporsi ad essa, finisce col soccombere.
Quando, dunque, la veglia si prolunga ininterrottamente
per settimane e mesi senza diminuzione del vigo re e dell’eser
cizio della vita corporale, non si può fare a meno di attri
buire il fenomeno a qualche cosa che supera la semplice
natura umana. Si può limitare progressivamente l’imperiosa
necessità di dormire, ma senza un miracolo non si può do
minare completamente. I medici e i fisiologi sono d’accor
do nel dire che senza uscire dalle leggi normali della natura
organica non si può giungere a privarsi totalmente del son
no nè degli alimenti. L a difficoltà consiste nel fissare il
momento in cui comincia la derogazione a codeste leggi;
ma codesta derogazione s’im pone necessariamente.
Tuttavia, anche senza ricorrere al miracolo, ci pare
che si possa tentare almeno in parte una spiegazione nell’am
bito della santità raggiunta dalle anime che hanno pra
ticato queste lunghe veglie. Infatti, i santi si sono sforzati
sempre di limitare le necessità della vita sensitiva e animale.
O ltre che dal loro amore alla mortificazione, erano mossi
a ciò dal desiderio di trovare il tempo per prolungare la
loro orazione. L e lunghe veglie, le astinenze si trovano so
prattutto tra i contem plativi e gli estatici.
O ra, è perfettamente com provato che la contemplazione
e soprattutto l’estasi quasi continua distaccano e liberano l’a
nima dalla schiavitù della vita animale. Durante l’estasi,
l’attività dell’anima è intensissima, però il corpo riposa
profondamente, poiché ha sospeso l ’esercizio dei suoi sen
si interni ed esterni..D al punto di vista corporale e in ordine
alla restaurazione delle forze dell’organismo l’estasi equiva
le perciò a un vero sonno. S.Teresa dice di se stessa che
dalle sue estasi n ’usciva sempre m igliorata anche fisica-
mente 26.
6) A g i l i t à
642. 3 . S p i e g a z i o n e d e l f e n o m e n o . - È o vv io che il
fenomeno in sé è superiore alle attuali possibilità della sem
plice natura. Forse col tempo si troverà la possibilità natu
rale di trasportarsi da un posto all’altro con la ; velocità del
l’elettricità o delle onde radio; ma per ora questo; sogno non
si può ancora realizzare.
Il fenomeno, dunque, deve essere soprannaturale o pre
ternaturale.
a) Fenomeno preternaturale. - Q uesto fenòmeno può
essere realizzato per mezzo di una azione diabolica. Il de
monio, dopo il peccato, conserva la sua natura angelica con
tutto il suo potere naturale. Ora, una delle qualità degli spi
riti puri è quella di potersi trasferire da un posto all’altro
con la velocità del pensiero. È possibile che portino con sé
un corpo estraneo quando si trasportano da un posto al
l’altro. Tuttavia, portando questo corpo estraneo, la tra
slazione potrà essere rapidissima, ma non istantanea, giac
ché è assolutamente indispensabile per i corpi il passaggio
successivo per tutto lo spazio che separa il termine a quo
dal termine ad quem — il che non è necessario per i puri
spiriti — ; e questo non si può fare istantaneamente, come pro
va S. Tom m aso !9.
V) Fenomeno soprannaturale. - La spiegazione sopran
naturale è. la medesima che abbiamo esposto, però realizza
ta per mezzo del ministero degli angeli buoni. Se questo fe
nomeno è possibile ai demoni, a fortiori lo sarà agli angeli
buoni.
Potrem m o anche spiegare il fenomeno soprannatural
mente senza ricorrere al ministero degli angeli. Effettivamen
te, non pare che dal punto di vista teologico esista qualche
difficoltà nelPammettere che vengano comunicati ai santi
una grazia e un privilegio speciale, una specie di agilità
anticipata, che costituisce una delle doti del corpo glorioso.
In questo caso, il medesimo santo potrebbe utilizzare questo
dono per trasferirsi rapidissimamente da un posto all’altro
e attendere alle necessità del prossimo. Questa comunicazio
ne anticipata dell’agilità dei corpi gloriosi ci pare che si do
vrebbe classificare tra le grazie gratis datae di tipo miracoloso,
non tra gli epifenomeni prodotti per semplice ridondanza
della santità dell’anima; giacché è manifestamente fuori del
l’ordine normale della grazia santificante, almeno durante
7) L a b ilo c a z io n e
4' C f . IH -,76 5.
43 C f . G r e d t , o . c ., t . i , n n . 3 2 5 -2 8 .
1116 I FENOM ENI M IS T IC I ST R A O R D IN A R I
8) L e v i t a z i o n e
46 C f . D o t t . S u r b l e d , o. c., p a g . 6 09.
47 C f . Compendio di Teologìa ascetica e mistica, n.1518.
112 2 I FENOM ENI M IS T IC I ST R A O R D IN A R I
9) S o t t ig l ie z z a
io ) L uci o sple n d o r i
53 Cf. G r e d t , o . c ., t . i , n n . 315-24.
54 Cf. Suppl. 83,2; 111,54,1 ad i; 57,4 ad 2; 1,67,2 c; Cantra Gentes
ITI 101 102; Orndì. I ,t o ,i.
1126 I FENOM ENI M IS T IC I STR AO R D IN AR I
654. 3. S p i e g a z i o n e de l f e n o m e n o . - La daremo
in form a di conclusioni.
n) Il p ro fu m o s o p r a n n a tu r a le
57 Cf. R i b e t , o .c ., t .2 , c .2 9 , n .6.
I F E N O M E N I IN P A R T IC O L A R E 1129
emanava il suo corpo e le sue vesti era simile a quello del
reliquiario di sant’A nton io da Padova. Il P. France
sco da L evante lo paragona a quello del breviario di
S. Chiara d’Assisi, conservato nella chiesa di S. Damiano.
Tutti coloro ai quali il santo passava vicino sentivano quel
l’odore che durava anche quando egli già si era allontanato.
La sua camera ne era impregnata, e tale odore si attaccava
ai m obili e penetrava nei corridoi del convento; di m odo che
coloro che volevano visitare il santo, ma non conoscevano
la sua cella, la distinguevano facilmente da quell’odore.
E ra un profum o cosi penetrante che si com unicava per lun
go terripo a coloro che toccavano il santo e anche a coloro
che gli facevano visita ed il P. Francesco da Levanto
conservò quell’odore per quindici giorni dopo che aveva
fatto una visita nella sua cella, sebbene egli non mancasse
di lavarsi ogni giorno. L a cella del Santo conservò quel
profum o per dodici o tredici anni benché in tutto quel tem
po non v i avesse più abitato. Q uell’odore si attaccava tal
mente ai suoi vestiti che né il sapone né il bucato riuscivano
a toglierlo, e si com unicava anche agli indumenti sacri,
che egli aveva indossato e agli armadi o ve si custodivano.
Q uest’odore non procurava effetti spiacevoli nemmeno a
coloro che di solito non ne sopportavano nessuno, anzi lo
trovavano m olto soave, e si conservò durante la sua ma-
latti% dopo la sua morte e durante l’autopsia » 58.
H anno esalato soave odore le reliquie o i sepolcri di
S, Francesco d’Assisi, S. Dom enico-di G uzm an. S. Tom m aso
d’A quino, S. Raimondo de Penafort, S. Rosa da Lima,
S. Tom m aso da V illanova, S. Teresa, S. Francesca Romana,
la B. Caterina da Racconigi ecc.
658. 4 . S p i e g a z i o n e d e l f e n o m e n o . - L a daremo in
form a di conclusioni.
59 C f. R i b e t , o . c ., t.2 , c .2 7 , p a g . 5 7 1 - 2 .
60 C f. D o t t . B o n , o . c ., p a g . 2 7 1 .
61 C f. B e n e d e t t o X I V , o.c., 1.4 , p . i , c .3 1 , n .2 4 .
I F E N O M E N I IN P A R T IC O L A R E 1131
materia corporale, sia eccitando nella mucosa pituitaria la
sensazione soggettiva di codesto odore.
T ra le tante astuzie di cui il dem onio si servi per ispirare
al B . Giordano di Sassonia pensieri di vanagloria, una fu quella
di provocare una deliziosa emanazione di profum o dalle
sue mani che imbalsamava tutto il convento. Siccome pe
rò il santo religioso aveva pregato il Signore perché
gli facesse conoscere la provenienza di quell’odore, seppe
per rivelazione che si trattava di un’ insidia del demonio.
D a quell’istante, l ’odore scomparve per sempre 6l.
C O N C L U S IO N E
I. S T O R I A G E N E R A L E D E L L A S P IR IT U A L IT À
II. C O L L E Z IO N I
.III. NOTE B IB L IO G R A F IC H E DI S P IR I T U A L I T A ’
IV . P R IN C IP A L I R IV IS T E
V . A U T O R I D I S P IR IT U A L IT À
i) E poca patristica
A ) Patrologia greca.
B) Patrologia latina.
2) Il m e d io evo
’ I. D a l s e c o lo v m al s e c o lo xi
Periodo assai povero, che quasi nulla apporta d ’interessante alla storia
della spiritualità. Ricordiam o soltanto qualche nome.
II. D a l s e c o lo xn al sec. x v
A ) Scuola benedettina.
Si ispira principalmente alla liturgia e alle osservanze monastiche quali
sono esposte nella R egola del santo fondatore. Principali rappresentanti:
sono ancora suoi: D e lumine increato, Formulai vitae religiosaeì ecc., an
cora inediti.
L u i g i B a r b o (1380-1443) scrisse una Formula orationis et meditatìonis che
diede l ’avvio alla pratica della orazione m etodica, perfezionata da S. I-
gnazio.
B) Scuola di S. Vittore.
Erede dello spirito di S. A gostin o e delle dottrine dello Pseudo-Dioni-
g i, la scuola di S. V itto re — fondata da G uglielm o di Champeaux — è
a tendenza platonica e allegorica. Rappresenta una via di m ezzo tra la scuo
la benedettina, con orientamento prevalentemente affettivo, e la scuola
domenicana, che sorgerà più tardi, co n tendenza piuttosto intellettualisti
ca. I suoi principali rappresentanti sono:
C) Scuola certosina. ’
In linea con lo spirito dell’ordine, la scuola certosina pone l’accénto
sulla vita solitaria e contemplativa. I principali esponenti, fino al sec. X V I I I ,
sono:
D ) Scuola domenicana.
Partendo da una solida base dottrinale, concilia la preghiera liturgica e
la contemplazione con l ’azione apostolica. S. D om enico fu l'incarnazione
vivente del m otto dell’ordine: contemplata aliis tradere.
S. D o m e n i c o d i G u z m a n (1170-1221), fondatore dell’ordine dei Predica
tori. Ispirandosi a quelle dei Premonstrate si, com pose le Costituzioni
(Liber consuetudinum) che conciliano sapientemente la vita contempla
tiva con la vita attiva, ideale dell’ordine.
G i o r d a n o d i S a s s o n i a (fi2 3 7 ), prim o successore di S . D om enico, scrisse
delle notevoli Epistulae spirttuales, ed. A ltaner, L eipzig, 1925.
U m b e r t o d e R o m a n i s (*1*1277), quinto maestro generale com m entò la
R egola e le Costituzioni con m olta dottrina, pietà e devozione: Gxpo-
sitio super Regulam Santi Augustini et Consfitutiones F r. Praedicatorum.
ed. Berthier, Rom a, 1889.
U g o d i s . C a r o ( 1 1 2 6 3 ) , dai suoi com m enti sulla Scrittura è stato possibile
trarre un eccellente volume: D e vita spirituali (a cura del P. D ionisio
M ésard, O .P ., Pustet, 1910), d iviso in quattro parti: via purgativa, il
lum inativa, unitiva e vita spirituale dei sacerdoti.
S. A l b e r t o M a g n o (,fi28o), l’insigne maestro di S . Tom m aso scrisse nu
m erosi volum i su i più disparati argom enti (38 vo!l. in 40 nella ediz. V i-
vès, 1890-1899). Ricordiam o qui soltanto i Commenti a Dionigi l'A reo-
pagita, a S. Giovanni, il prezioso Manale; D e l santo sacrificio della Messa;
Somma teologica; Commenti alile Sentenze, ecc.
S. T o m m a s o d ’ a q u i n o ( 1 2 2 5 - 1 2 7 4 ,) , il D olore angelico, c o s t it u i s c e , n o n c ’ è
114 2 PRO SPETTO ST O R IC O -B IB L IO G R A F IC O
E ) Scuola francescana.
Insiste soprattutto sulla dottrina dell’amore e sulla necessità della pro
pria abnegazione e della più assoluta povertà per im itare Cristo.
sta all’Indice; corretta dal domenicano P. Philip, conobbe una larga dif
fusione nei sec. X V I e X V II.
B. A n g e l a d a F o l i g n o I l libro delle mirabili visioni, consolazioni e
istruzioni, trad. e prefazione di L . Fallacaia, 2 ediz. integrale, Librer.
E ditr. Fiorentina, Firenze, 1926; L a via della croce, L ibr. A rcivescovile,
Firenze, 1926: descrive specialmente la trascendenza di D io e i pati
menti di Cristo. U n ’edizione critica dell’opera della santa è stata curata
dal P. D oncoeur, L e livre de la Bienheureuse A.ngele de Foligno, Tolosa,
1926. Cfr. anche i l libr# della B . Angela da Foligno, presentazione, passi
scelti con note tradotti dal P. Giuseppe D e L ibero, Edizioni Paoline,
M odena, 1955.
S. C a t e r i n a d a B o l o g n a (1413-1463), nelle sue Rivelazioni, al capitolo
L e sette armi del combattimento spirituale, L ibr. A rcivesco vile, Firenze,
1926, suggerisce eccellenti rimedi pratici per superare le tentazioni.
F) Autori indipendenti.
Raggruppiam o sotto questo titolo quegli autori che hanno lasciato una
larga traccia nello sviluppo della spiritualità cristiana re che non fanno parte
di nessuna scuola particolare.
D al se c. x v i al se c. x x
A ) Scuola benedettina.
G a r c ia d e C i s n e r o s (145 5-15 i o ), abate di M ontsetrat, scrisse YEjercitato-
B) Scuola domenicana.
B a t t i s t a d a C r e m a ( t 1 5 34). V * a di aperta verità; Specchio interiore; Della
cognizione e vittoria di se stesso. L a critica, in questi ultim i tempi, gli ha
riconosciuto la paternità dei D etti notabili, in passato attribuiti a
S. A n tonio M . Zaccaria.
S. C a t e r i n a d e 5 R i c c i (1522-1590), Lettere, ed. Guasti, Firenze, 1890.
P a o l o d i L e o n ( f i 5 2 8 ), Guia del cielo, A lcalà, 1 5 5 3 .
M e r c h i o r C a n o ( f i 560), L a victoria de si mismo, V alladolid, 1550, rifaci
m ento dell’opera di Battista da Crema.
G i o v a n n i d e l l a C r o c e (fc.15 6 5 ), Diàlogo sobre la necesidad de ea oración,
Salamanca, 1555.
F i l i p p o d i M e n e s e s ( f i 5 7 2 ) , Lu% del alma, Valladolid, 1 5 5 4 .
A g o s t i n o d i E s b a r r o y a (115 54 ), Purificador de la condendo, Siviglia, 1550.
D o m e n i c o B a l t a n a s ( fi5 6 4 ), Apologia de la oración mental, Siviglia, 1556;
Apologia de la frecuentación de la sacrosanta Eucaristia y Comunión, Siviglia,
1558; Doctrina cristiana, Siviglia, 1555.
A l f o n s o C a b r e r a (1548-1598), Los escrùpolosy sus remedios, Valencia, 1599;
riedizione a cura del P. G etino, Madrid, 1918.
L u i g i d i G r a n a t a ( 1 5 0 5 - 1 5 8 8 ) è l ’autore spagnolo che ha incontrato m ag
gio r favore di pubblico, come ha avuto m odo di dimostrare il P. Lla-
mera, Bibliografia del P . Granada, 4 voli., Salamanca, 2 9 2 6 -19 2 8 . L e sue
opere: Guia de pecadores, D e la oración y meditación; Memorial de la vida cris
tiana; Exposición del simbolo de la fe, ecc. conservano ancor o g g i fre
114 8 PR O SPETTO S T O R IC O -B IB L IO G R A F IC O
C) Scuola francescana.
A l f o n s o d i M a d r i d (I15 2 1), A rte para servir a D ios, autentico gioiello di
letteratura ascetica e mistica, e Espejo de ilustres personal, B .A .C ., n.38
M adrid.
F r a n c e s c o d i O s u n a (•{•c.i54o)> Primerò, segundoy tener Abecedarioespiriiual
(15 25-15 30). I l terzo era noto anche a S. Teresa alla quale fece m olto
del bene; Ley de amor santo, una specie di quarto A becedario, riassunto
dei precedenti, B .A .C ., n.38 M adrid. In italiano: V ia alla mistica,
dalla terrei parte dell’Abecedario spirituale, M orcelliana, Brescia, 1933;
UAbecedario spirituale, Marietti, To rin o , 1928.
B e r n a r d i n o d i L a r e d o (1482-1540), religioso converso, scrisse la Subida
del morite Sion, ricco di luce, dolcezza e calore, B .A .C ., n.44 Madrid.
A n t o n i o d i C u e r v a r a (1480-1545), Monte Calvario e Oratorio de religioso
y ejerdcios virtuosos, diretto a religiosi e secolari che voglio n o vivere
santamente, B .A .C ., n,44 Madrid.
G a b r i e l e d i T o r o , Teologia mistica (1548).
S. P i e t r o d ’ A l c a n t a r a (1499-1562), Trattato della preghiera e della medita
zione, Firenze, 1686, breve riassunto àtNOración y meditación, di L u igi
di Granata.
G io v a n n i d i B o n i g l i a , Tratado d la pa% del alma, Alcalà, 1580.
M i c h e l e d i M e d i n a (1489-1578), Infamia espiritual, B .A .C ., n.44 Madrid.
B. N i c o l a F a c t o r (1520-1583), Las tres vias, breve trattato di accentuato
m isticismo, ricco di allegorie, B .A .C ., n.44 M adrid.
D ie g o d i E s t e l l a (1542-1578), Vanidad del mundo e Meditacionesdevotisimas
del amor de Dios, B .A .C ., n.46 Madrid.
G io v a n n i d i P i n e d a ( f i 593 ?), Declaración del Pater noster, B .A .C ., n.46
M adrid.
G io v a n n i d e g l i A n g e l i (1536-1609) è uno dei p ia grandi mistici france
scani. In italiano: L a h i t a spirituale, Brescia, 1668; I trionfi dell’amor di
D ìo , Brescia, 1590; Delta presenta di D io , Brescia, 1607; Dialoghi della vi
ta interiore, Firenze, 1601.
PRO SPETTO S T O R IC O -B IB L IO G R A F IC O 115 1
S. V e r o n ic a G iu l ia n i Diario, 9 v o l i , Prato, 1 8 9 5 -1 9 2 8 .
(16 6 0 -17 2 7 ),
B e r n a r d o d i C a s t e l v e t e r e , Direttario mistico, 17 5 0 .
A m b r o g i o d i L o m b e z (*J 'i7 7 8 )> Trattato della pace interiore, N apoli, 1 9 0 1 ,
m olto efficace contro gli scrupoli; Lettres spirituelle , 3 v o li., Parigi,
18 8 1-18 8 2 .
A n t o n io A r b i o l , Mistica fundamental, Madrid, 1761; Desenganos mlsticos,
M adrid, 1772. Cita spesso S. G iovan n i della Croce ma non di rado lo
interpreta male.
L u i g i d i B e s s e , L a scienza della preghiera. L a scienza del Pater, Librer. Sale
siana, Sampierdarena; Guida dede anime pie ossia Schiarimenti sopra le
opere mistiche di S. Giovanni della Croce, L ega Eucaristica, M ilano. A utore
di sicura e solida dottrina.
C a r d . V i v e s y T u t o ’ , Compendium Theoiogiae ascetico-mysticae, 19 0 8 .
A d o l f o d i D a n d e r w i n d e k e , Compendium Theoiogiae asceticae ad v'ttam sa
cerdotale™ et religioiam rite instituendam, z voli., Convento dei Cappuccini,
H erenthals (Belgio), 1921, con accurata e ampia bibliografia.
J . H e e r i n c k x , Introductio in Theologiam spiritualemy Rom a, 1 9 3 1 .
M i c h e l e d i B s p l u g a s , Conferencias espirituales, 1904.
Iv o d i m o n o n L e don de Sagesse, Parigi, 1928.
D ) Scuola agostiniana.
Si ispira di preferenza alle opere di S. A gostin o. L a scuola annovera
tra i suoi rappresentanti alcuni insigni autori del m edioevo (Ruysbroeck,
D a Kem pis, ecc,) ma non appare ben definita nell’età moderna. Ricordiam o
soltanto:
sto di m aggior rilievo nella storia della mistica: Vergei de oración y monte
de contemplación; Desposorio espirìtual; Libro de la suavidad de D ios e Regia
de vida cristiana, sono le sue opere principali, 4 v o li., M adrid, 1736.
V e n . T o m e ’ d i G e s ù ’ (1533 -15 8 2 ) scrisse, tra le altre, una bellissima opera
dal titolo Los trabajos de Jesus, difficilmente superabile.
F r . L u i g i d i L e o n ( t I 5 9 I )> & e l°s nombres de Cristo; L a perfecta casada;
Exposición del Cantar de los Cantares; D el libro de Job, ecc. B .A .C ., n.3, Ma
drid.
P ie t r o M a l o n d e C h a i d e (1530-1589), L a conversión de la Magdalena, dal
E) L a scuola teresiana.
N on tenendo conto di alcuni precedenti storici, si è soliti farla iniziare
nel sec. X V I con S. Teresa e S. G iovanni della Croce. Sua caratteristica è
una spiritualità opiccatamente contemplativa, dove tutto è ordinato all’u
nione intima con D io mediante il totale distacco dalle cose create, il racco
glimento e una vita di continua preghiera.
F) Scuola ignaziana.
Spiritualità attiva, energica, pratica, disciplinata, metodizzata. O gni
cosa è prevista con esattezza matematica. A ttraverso la sua vigorosa strut-
PR O SPETTO ST O R IC O -B IB L IO G R A F IC O 115 5
tura è facile ritrovare lo spirito del ferreo guascone da cui trasse inizio.
Si propone di formare la volon tà per la santificazione personale e per l’a
postolato.
S. I g n a z i o (c.1495-1556), fondatore della Com pagnia di G esù e della scuola
che da lui prese nome. Per conoscerne lo spirito, oltre agli Eserciti spiri
tuali, V ita e Pensiero, M ilano, 1929, è indispensabile leggere VAutobio
grafìa, « I libri della fede », L ibr. Editr. Fiorentina, 1928; il Diario spiri
tuale; le Costituzioni della Compagnia di Gesù e le Lettere, « Biblioteca dei
Santi », Istit. Editor. Italiano, L a Santa (Milano).
S . F r a n c e s c o S a v e r i o (115 52 ), alcune bellissime Lettere e altri scritti spi
rituali, B .A .C ., n .10 1, Madrid.
S. F r a n c e s c o B o r g i a (1510-1572), Meditaciones e Diario espiritual.
A l f o n s o R o d r i g u e z ( f 1616), Pratica della perfezione cristiana, Marietti,
To rin o , 1934; lavo ro eccellente, anche se lim itato alla sola ascetica.
L a mistica viene riguardata con sospetto.
S. A l f o n s o R o d r i g u e z (1531-1617), fratello laico della Com pagnia dì G e
sù, elevato ad alta contem plazione, scrisse una Autobiografia e vari opu
scoli di sublime intonazione mistica. T u tti i suoi opuscoli furono pub
blicati, in italiano, nel 1907, dalla Libr. del S. Cuore, To rin o , sotto il
titolo: L a via sicura della cristiana virtù e perfezione.
F r a n c e s c o S u a r e z (1 16 1 7 ), D e virtute et statu religionis (1 ,11 , 1608-9; III,
I V , 1623-25).
G i a c o m o A l v a r e z d e P a z ( f 16 2 0 ), D e vita spirituali eiusqueperfectiom ( ró o 8 );
D e inquisitone pacis (1617). Sembra che sia stato il prim o ad usare l’e
spressione « orazione affettiva », che tanto favore incontrò nella scuola.
S. R o b e r t o B e l l a r m i n o (1542-1621), D e ascensione mentis ad Deum, trad.
di D e M archi, Pia Soc. S. Paolo, Rom a; D e gemitu columbarum sive de
bono lacrymarum, trad. di G . A . Bessone, Ferrerò, T o rin o , 1845; D ei-
Parte di ben morire, L ibr. E ditr. Fiorentina, Firenze, 1927.
A n t o n i o l e G a u d i e r (fi6 2 2 ), D e natura et statibusperfectionis, nuova ed iz.,
Marietti, T o rin o , 1934.
L u i g i d a P o n t e ( f 1624), Meditaciones (1605); Guia espiritual(16 0 9 ),forse l a
m igliore opera, di carattere veramente m istico, della scuola; D e la per-
fección del cristiano en todos sus estados (1612); Vida del P . Baltasar Alvare%
(1615); Expositio moralis et mystica in Canticum (1622). In italiano: Guida
spirituale, Rom a, 1628; Meditazioni sui misteri, M arietti, T o rin o , 1926.
L u i g i L a l l e m a n t ( t I ^3 5 )> Ammaestramenti spirituali, I . P . L . , Milano»
1943, pubblicati da un suo discepolo, P . R igoleuc. Opera preziosa, la m i
gliore forse, che ci abbia dato la scuola.
L u i g i d e l l a P a l m a ( f i 6 4 i ) , Camino espiritual; Historia de la pasión del Se-
iior.
M i c h e l e G o d i n e z (fi6 4 4 ), Pràctìca de la teologia mistica: trad. latina a cura
del P. Regnerà, n uova ediz., Lethielleux, Parigi, 1920.
E u s e b i o N i e r e m b e r g ( 1 1 6 5 8 ) , Diferencia entre lo temperaiy eterno; Aprecio
y estima de la divina grada, ecc.
1156 PR O SPETTO ST O R IC O -B IB L IO G R A F IC O
G ) Scuola salesiana.
Strettamente parlando, non costituisce una scuola a sé, dal m omento che
si ispira alle altre scuole, soprattutto a quella francese del sec. X V I I . T u t
tavia raccogliam o sotto tale denominazione quegli autori di un certo rilie
v o che riconoscono com e loro capo S. Francesco di Sales e ne seguono la
delicata e incantevole spiritualità.
S. F r a n c e s c o d i S a le s ( 1 5 6 7 - 1 6 2 2 ) è , forse, l ’autore che più d’ogn i altro
ha fatto sentite il suo influsso sulla spiritualità posteriore con la sua
Filotea 0 Introduzione alla vita devota, Pia Soc. S. Paolo, Rom a, 1 9 4 3 ;
le Lettere, Pia Soc. S. Paolo, 19 4 3 ; I trattenimenti spiritualit Pia Soc. San
Paolo, Rom a, 1 9 4 1 ; e, soprattutto, il m agnifico Teotimo Trattato 0 del-
Vamore di D io, 2 v oli., Pia Soc. S. Paolo, Rom a. — Opere complete di San
Francesco di Sales, N apoli, 1 8 5 8 -1 8 6 6 .
P je t r o C am us (vescovo di Belley, + 1 6 5 2 ) , grande amico del s a n to , scrisse
L o spirito di S. Francesco di Sales_ Venezia, 1741.
S . G i o v a n n a F r a n c e s c a F . d i C h a n t a l ("1572 1 6 4 1 ) f o n d ò , c o n S, F r a n
1158 PR O SPETTO ST O R IC O -B IB L IO G R A F IC O
I) Scuola liguorìna.
La scuola non possiede caratteri specifici propri. Raccogliam o sotto
questo titolo S. A lfo n so e i suoi principali discepoli. Essi pongon o l’ac
cento, soprattutto, sull’am ore di D io , sulla preghiera e sulla mortificazione*
Diario e pensieri per ogni giorno, M arietti, T orin o, 1921; Lettere intorno al
la sofferenza Marietti, To rin o , 1920; ecc. Si possono consultare con
profitto: P. M . L e s e u r , Vita di Elisabetta Leseur, 6 ediz., M arietti,
Torin o, 1955; H e r k i n g , La potenza della donna (V ita di A lb erto Leseur),
Edizioni Paoline, Bari, 1955.
Sr. A n g e l a S o r a z u (173-1921), La vida espiriiual, V alladolid, 1924; Opùs-
colos marianos, Valladolid, 1929; Autobiografia, Valladolid, 1929.
F r a n c e s c o N a v a l , C . M . F . ( f 1930), Curso de Teologia ascèticay mistica, 1 9 1 4 .
E u l o g i o N e b r e d a , C .M .F ., De oratione, Bilbao, 1 9 2 2 .
R o b e r t o d i L a n g e a c , Conseils à les àmes d’oraison, Lethielleux, Parigi, 19 2 9 ,
opera eccellente.
A u g u s t o S a u d r e a u (fi9 4 6 ), è uno degli autori che più meritano di essere
raccomandati e che hanno avuto la più favorevole accoglienza ai nostri
giorni: I gradi della vita spirituale, D esclée, Rom a, 1904; L'ideale dell'a
nima fervente, M arietti, Torino; Uètat mystique, A ngers, 1921; La vie
d'union à Dieu, A ngers, 1921; La piété à travers les àges, 1927; La voie qui
mene à Dieu; Manuel de- spìritualitè, 1920; Le divine parole, Marietti, T o
rino, 1924.
M a r t i n o G r a b m a n n (1875-1949), Wesen und Grundlagen der katholiscken
Mystik, M unchen, 1922.
L . P aulot , JJèsprit de sagesse, Parigi, 1927.
J. e R. M a r i t a i n , De la vie d'oraison, Parigi, 1933.
G . T hils , Santità Cristiana, E d izioni Paoline, A lba, i960.
A . D agnino , La perfezione cristiana, E d izio ni Paoline, M ilano, i960.
IN D IC E A N A L IT IC O
NB. I rimaifdi si riferiscono ai numeri marginali del testo.
A b n e g a z io n e : 203.
A d o r a z io n e : 28 8 .
A f f e t t i v a ( o r a z io n e ) : n a t u r a 3 8 6 ; p r a t i c a 3 8 7 ; v a n t a g g i 3 8 8 ;
o s t a c o l i 3 8 9 ; f r u t t i 3 90 .
A g il it à : il fa tto 640; casi s to r ic i 641; s p ie g a z io n e del sog
g e tto 642.
A m ic iz ia o a ffa b ilità : com e v ir tù s p e c ific a 3 17; tra tti c a ra t
t e r is tic i 484, 2 , c ; im p o r ta n z a di un buon a m ic o 514 ; de
v ia z io n i p e r ic o lo s e 5 15.
A n im a um ana: fo rm a s o s ta n z ia le del corp o e s o g g e tto d e l la
v ita s o p r a n n a tu r a le 31; a n im e v ittim e 17 8 , 5.
A r id it à : cau se e r im e d i 369.
A r t i: a b ilità in fu s a per il lo r o e s e r c iz io 615.
A s c e t ic a : si co m p e n e tra con la m is tic a 13 9 ; in essa c o m in
c ia a m a n ife s ta r s i l ’a z io n e dei doni 14 0 .
A s t in e n z a : p a rte s o g g e ttiv a d e lla v ir tù d e lla te m p e ra n z a 342.
A u s t e r i t à : d e p r im o n o l o s p i r i t o , s e e c c e s s i v e 5 7 0 .
C arne (v . Concupiscenza).
C a s t it à : in che cosa consiste 344; mezzi per conservarla 175.
C lemenza *, in che cosa consiste 348.
C o m u n i o n e ( v . Eucarestia).
C o n c u p is c e n z a : n a tu ra 174; r im e d i c o n tro di essa 175.
C o n f e r m a z io n e in grazia: 468.
C o n f o r m i t à con la volontà di Dio: natura 490; fondamen
to 491; eccellenza e -necessità 492; modo di praticarla
493; frutti e vantaggi 494.
C o n s i g l i o (dono del): natura 274; necessità 275; effetti 276;
beatitudini e frutti corrispondenti 277 ; vizi opposti 278 ;
mezzi per fomentare questo dono 279.
C o n t e m p l a t i v a ( v it a ) : è m i g l i o r e d e l l a v i t a a t t i v a 429; è p i ù
m e r i t o r i a 430; p u ò e s s e r e o s t a c o l a t a o a i u t a t a d a l l a v it a
a t t i v a 431.
C o n t e m p l a z i o n e infusa: il suo principio elicitivo psicologico
non è l’essenza dell’anima 398; nè le potenze organiche 399;
ma l ’intelletto sotto l’influsso della volontà 400; non è una
grazia gratis data 401; richiede necessariamente la grazia
abituale 402; richiede la grazia attuale 403-4; richiede
l’abito delle virtù infuse e i doni dello Spirito Santo 405;
non procede dai doni o dalle virtù affettivi 406; pia da una
virtù infusa nell’intelletto 407 ; che non è la sola fede 408 ;
nè solo i doni intellettivi 409; ma la fede illuminata dai
doni intellettivi dello Spirito Santo 410; principalmente nel
suo grado o stato perfetto 411; si realizza sempre median
te specie intelligibili 412 ; ma non si richiedono nuove
specie infuse 413; Sue principali caratteristiche psicologi
che sono: la presenza di Dio vivamente sentita 414; l’in
vasiòne del soprannaturale nell’anima 415 ; l ’impossibilità
di produrre la contemplazione da noi stessi 416; la passi
vità 417 ; la conoscenza oscura e confusa 418 ; la certezza
assoluta 419; la certezza morale di essere in grazia di Dio
420; l ’esperienza ineffabile 421; varie forme di contem
plazione 422; continue fluttuazioni 423; si ripercuote con
frequenza sul corpo 424; suole produrre la sospensione
delle potenze 425; spinge alla pratica delle virtù 426;
processo psicologico della contemplazione 427 ; definizione
della contemplazione infusa 428; è molto desiderabile in
quanto grazia altamente santificatrice 433; disposizioni per
la contemplazione 434; immediata chiamata alla contem
plazione 435.
C o n t e m p l a z io n e n a tu r a le : 8 96.
C o n t i n e n z a : 3 46.
INDICE ANALITICO 1167
C o sta n za :329.
C risto Gesù Cristo).
(v .
C u o r e (Rinnovamento o cambio del): il fatto 631; casi stori
ci 632 ; spiegazione del fenomeno 633.
D e m o n io : la tentazione diabolica 162; psicologia della tenta
zione 163; modo di combatterla 164; l’ossessione diabolica:
sua natura 165 ; specie 166 ; cause 167 ; condotta pratica
del direttore 168; la possessione diabolica-, esistenza 169;
natura 170; segni 171; cause 172; rimedi 173; dottrina
teologica sui demoni 573; ciò che il demonio non può fare
574; ciò che può fare col permesso di Dio 575. ,
D e s i d e r i o della perfezione: natura 486; necessità 487; quali
tà 488; mezzi per eccitarlo 489.
D e v o z i o n e : 286.
D i g i u n o assoluto (v. Inedia).
D i r e z i o n e spirituale: natura 516; importanza e necessità 517;
confessione e direzione 519; il direttore: definizione 518;
qualità tecniche 520; qualità morali 521; uffici e obbli
ghi 522; il diretto : definizione 523; qualità e doveri in rap
porto alla direzione 524; il voto di obbedienza al diretto
re 524, 2); qualità e doveri rispetto al direttore 525;
scelta del direttore 526 ; cambio del direttore 527 ; plurali
tà di direttori 528; la direzione epistolare 529.
D i s c e r n i m e n t o degli spiriti: nozioni previe 530; il discer
nimento acquisito e mezzi per raggiungerlo 531 ; i tre « spi
riti » che muovono l ’anima 532 ; segni dello spirito di
Dio 533; dello spirito diabolico 534; dello spirito umano
535; segni di spirito dubbio 536; il discernimento come
grazia gratis data 604; casi storici 605; spiegazione del fe
nomeno 606.
D i s t a c c o dalle creature: 202.
D i s t r a z i o n i nell’orazione: cause e rimedi 368.
D o l o r e (v . Sofferenza).
D o n o : in generale 66 ; doni di Dio 67 ; doni dello Spirito
Santo: esistenza 6 8 ; numero 69; natura 70; sì distinguono
specificamente dalle virtù infuse 71-77 ; non ammettono al
tra modalità che quella divina 78-82; sono necessari alla
perfezione delle virtù 83; e per la salvezza 84; ma non per
ogni atto meritorio 85; i doni stanno in relazione tra loro
8 6 ; sono più perfetti delle virtù morali, ma meno delle
virtù teologali 87 ; i loro atti sono i frutti dello Spirito
Santo e le beatitudini evangeliche 88-89; continueranno ad
esistere anche in cielo 90; sintesi della dottrina di S. Tom
116 8 INDICE ANALITICO
maso sui doni 91; loro attuazione nello stato mistico 136-40;
la contemplazione infusa e i doni 410; i doni possono esse
re fonte di certi fenomeni mistici 544.
D o v e r i d e l p r o p r io s ta to : 1 7 8 , 1) .
D u lia : 306.
E q u ità o epicheia: 319.
E sam e di coscienza: natura 478; importanza 479; divisione
480; modo di farlo 481.
E s o r c i s m i : 173.
E s t a s i : il fenomeno esterno 450; possibili cause 451; nozip-
ne dell’e. soprannaturale 452; l’e. profetica 453; definizione
dell’e. mistica 454; sue cause 455; gradi 456; forme 457;
atteggiamento dell’estatico 458; durata 459; frequenza 460;
merita l ’anima in e. ?, 461 ; effetti 462 ; il fidanzamento spi
rituale 463; il richiamo dell’estatico 464; l ’e. naturale 465;
l ’e. diabolica 466; l ’e. mistica non è una grazia gratis
data 617.
E t à : s u o in f lu s s o s u i f e n o m e n i m i s t i c i : 563.
E u c a r e s t i a : sua efficacia santificatrice: 224; disposizioni per
ricevere la S. Comunione 225; il ringraziamento 226; la
comunione spirituale 227; la visita al SS. Sacramento 228.
E u t r a p e l i a : 358.
F a n ta s ia : (v. Immaginazione).
F ede: nozioni 232; aumento della f. 233.
F e d e l t à alla grazia: natura 495; importanza e necessità 496;
efficacia santificatrice 497 ; modo di praticarla 498.
F e n o m e n i mistici straordinari: divisione fondamentale 576.
F e r i t e d’amore: 448.
F id a n z a m e n t o s p ir it u a le : 463.
F o rte zza : dono della f. : natura 331; necessità 332; effetti 333;
beatitudini e frutti corrispondenti 334; vizi opposti 335;
mezzi per fomentare questo dono 336; virtù della f. : natu
ra 320; importanza e necessità 321; vizi opposti 322; parti
in cui si divide 323; mezzi per perfezionarla 330.
F r u t t i dello Spirito Santo: natura e origine 88 ; f. corrispon
denti al dono dell’intelletto 237 ; al dono della scienza 243 ;
al dono del timore 251; al dono della sapienza 266; al
dono del consiglio 277; al dono della pietà 302; al dono
della fortezza 334.
G esù C r i s t o : sua causalità nella nostra santificazione 13; è
la Via 14; è la Verità 15; è la Vita 16; causa meritoria del
la grazia 17 ; causa efficiente della grazia 18 ; esercita su
INDICE ANALITICO 116 9
M a g n a n im ità : 324.
M a g n ific e n z a : 325.
M a la ttie : lo r o in f lu s s o s u i f e n o m e n i m i s t i c i 5 7 2 .
M a n s u e tu d in e : 347.
M a r ia S S . : in te r v ie n e e f f ic a c e m e n t e n e l l a n o s tra s a n tific a z io n e
23; u f f ic io d i M . 2 4 ; l a v e r a d e v o z io n e a M . 2 5 ;v d e v o z io n i
m a ria n e 2 6 ; la s a n ta s c h ia v itù 27.
M a t r im o n io s p ir itu a le : (v . U n io n e tra s fo rm a n te ).
M e d ita z io n e : n a tu r a 3 7 8 ; im p o r ta n z a e n e c e s s ità 3 7 9 ; m e to d o
380; a rg o m e n ti d a m e d ita r s i 38 1; te m p o 382; lu o g o 383;
p o s iz io n e 3 8 4 ; d u ra ta . 3 8 5 ; la m . m a l r e g o la ta d e p r im e lo
s p ir ito 569.
M e m o r i a : l a m . s e n s i t i v a è u n s e n s o in t e r n o 18 0 , b ) ; l a m . i n
t e l l e t t i v a è u n a f u n z i o n e d e l l ’i n t e l l e t t o 1 8 9 (c f. 1 9 6 ); im p o r
t a n z a , n e c e s s i t à e m o d o d i p u r i f i c a r l a 18 9 .
M e r i t o : 10 3 .
M e s s a (la s a n ta ): n o z io n i 2 2 9 ; f in i e d e f f e t t i 2 3 0 ; d is p o s iz io
n i 2 3 1.
M e to d o : n e g li s tu d i m is tic i d e v e p r e v a le r e il m . te o lo g ic o su
q u e llo d e s c r ittiv o e s p e r im e n ta le 12 9 .
M is tic a : su o c o s titu tiv o e s s e n z i a le seco n d o g li a u to ri b e n e d e t
tin i 1 3 1 ; d o m e n ic a n i 1 3 2 ; c a r m e lit a n i 1 3 3 ; g e s u iti 1 3 4 ; a u
to r i in d ip e n d e n ti 13 5 ; s in te s i te o lo g ic a s u l l ’i n t i m a n a tu ra
d e lla m . 1 3 6 ; d iv e r s ità tr a atto m is tic o e stato m is tic o 1 3 7 ;
m . e c o n te m p la z io n e in fu s a 13 8 ; la m . e l ’ a s c e tic a si com -
p e n e tra n o m u tu a m e n te 139; la m . c o m in c ia in p ie n o sta to
a s c e tic o 14 0 ; r e la z io n e d e lla m. con la p e r fe z io n e c r is tia
n a 1 4 1 - 2 ; la m . r ie n t r a n e llo s v ilu p p o n o r m a le d e lla g r a z ia
s a n tific a n te 14 3 ; s o lt a n t o n e lla v ita m . si p u ò r a g g iu n g e r e
INDICE ANALITICO 1171
N a t u r a : n o z io n e 5 4 4 , a ).
nozione 544, b).
N a tu r a le :
N o tte dello spirito: natura 212; cause 213; effetti 214; neces
sità 215; durata 216; posto che occupa nella vita spiri
tuale 217; n. del senso: natura 205; cause 206; segni 207;
condotta pratica dell’anima 208; effetti 209; durata 210;
posto che occupa nella vita spirituale 2 1 1 .
O b b e d ie n z a :natura 307; eccellenza 308; gradi 309; qualità
310; vantaggi 311; Gesù Cristo modello supremo di o. 312;
contraffazioni dell’o. 313.
O f f e r t e e oblazioni: atti della virtù della religione 290.
O lfatto ( s e n s o d e l l ’ ): m o d o d i p u r i f i c a r l o 1 8 4 .
O n e s t à : p a r te in t e g r a n t e d e lla v ir t ù d e lla t e m p e r a n z a 3 4 1.
può aumentare la vita della grazia per mezzo della
O r a z io n e :
sua efficacia imperatoria 104; fatta con le dovute disposi
zioni è sempre infallibile 105; è un atto della virtù della
religione 287 ; sua natura 362 ; convenienza 363 ; necessità
364; chi si deve pregare 365; per chi si deve pregare 366;
efficacia santificatrice 367; le distrazioni 368; le aridità 369;
scogli che si devono evitare 370; gradi principali di o. 372;
o. vocale 373-76; meditazione 378-85; o. affettiva 386-90;
o. di semplicità 391-95; o. di raccoglimento infuso 436-38;
o. di quiete 439-42; orazione di unione 443-45; o. estatica
454-64; orazione di unione trasformante 467-72.
O r d in a r io e s tr a o r d in a r io n e lla v ita c r is tia n a : n o z io n i 1, 3
e 10 7.
O sservan za (virtù dell’): 305.
diabolica: natura 165; specie 166; cause 167; con
O s s e s s io n e
dotta pratica del direttore 168.
P adre n o s t r o : e s p o siz io n e 3 77.
P a s s io n i: nozione 190; natura 191; numero 192; importanza
193; educazione 194; avvertenze al direttore 195.
P a z i e n z a : 326.
1172 INDICE ANALITICO
T a t t o (s e n so d e l) : s u a p u r ific a z io n e 18 6 .
T e m p e r a m e n t o : n a t u r a 4 9 9 ; c la s s ific a z io n e 500; il t. s a n g u i
g n o 5 0 1 ; i l t . n e r v o s o 5 0 2 ; i l t . c o l l e r i c o 5 0 3 ; i l t . f le m m a
tic o 504; c o n c lu s io n e s u i t. 5 0 5 ; il t. i d e a l e 506; in flu s s i
d e l t. su i fe n o m e n i m is tic i 5 6 1 .
T em p eran za : n a tu ra 337 ; im p o r ta n z a e n e c e s s ità 338 ; v iz i
o p p o s ti 3 3 9 ; p a r ti in te g r a n ti 3 4 0 -1; p a r t i s o g g e ttiv e 3 4 2 -5 ;
p a rti p o t e n z ia li 3 4 6 -5 9 .
T e n ta z io n e : sp e sso ca u sa ta d a l d e m o n io 16 2; p s ic o lo g ia d e l
la t. 16 3; m odo d i co m b a tte re la t. 16 4.
T eo l o g ia d e lla p e r fe z io n e : te r m in o lo g ia 1; il nom e 2; re
la z io n e con g li a ltr i ram i d e lla s c ie n z a te o lo g ic a 3 ; am
b ito d e lla t. d e l l a 1p e r f e z i o n e 4; d e fin iz io n e 5 ; im p o r ta n
za e n e c e s sità 6 ; \m odo di s tu d ia r la 7 ; m e to d o 8; fo n ti
9; d iv is io n e 10 . ' Ci
T im o r e (d o n o d e l): n a tu ra 248; n e c e s sità 249; e ffe tti 250;
b e a titu d in i e fru tti c o rr isp o n d e n ti 2 5 1 ; v iz i co n tra ri 252;
m ezzi con cui s v ilu p p a r e q u e s to dono 253; sue r e la z io n i
con la te m p e ra n za 3 60 .
T occhi m is tic i: 446.
T r in ità (la SS,): abita in noi 96; in quale modo 97; ci
INDICE ANALITICO 1175
U d it o ( s e n s o d e l l ’ ): s u a p u r ific a z io n e 18 3 .
U m iltà : natura 350; eccellenza 351; importanza 352; gra
di 353; modo di praticarla 354; vizio opposto 355.
U n i o n e : orazione di u.: natura 443; caratteristiche essenzia
li 444; effetti 445; fenomeni concomitanti 446-9. — V.
estatica, v. Estasi. — V. trasformante : natura 467 ; esi
ste la confermazione in grazia? 468; è possibile in que
sta vita la visione beatifica? 469; effetti dell’u. trasfor
mante 470; tutti vi potremmo giungere 472.
Arintero: 11, 14, 76, 292, 302, Benedetto (S.): 738, 798.
304, 323, 336, 343, 563, 638, Beraza: 1041, 1045.
751, 764, 773, 812, 856, 860,
932, 1025, 1083, 1084, 1085. Berchmans (S. Giovanni):
663.
Aristotele: 27, 117, 130, 141,
Bernadot: 539.
160, 184, 274, 411, 492, 639,
731, 746, 769, 973, 985, 1101. Bernard T. : 471.
Arnhard: 1096. Bernardo (S.): 32, 253, 419,
Arregui: 616. 683, 732, 739, 788, 813, 851,
962, 1013, 1014.
Ars (S. Curato di): 392, 393, Berthier: 971.
425, 553, 567, 590, 596, 651,
917, 1022, 1047, 1078, 1079, Berulle : 401, 791.
1126. Besse: 336.
Attichy : 399. Biard: 157.
Avicenna: 1095. Biel: 104, 127.
Avila (B. Giovanni di): 335, Billot : 124, 154, 166, 329, 531.
993, 1006. Billuart : 142, 268, 276, 727.
Blosio : 335.
Bacic: 171. Boezio: 466.
Bacone: 104, 475. Bon: 1025, 1049, 1096, 1101,
Bainvel : 298, 835. 1102, 1105, 1126, 1128, 1129,
Balmes: 11, 459, 468, 477, 1130.
1113. Bona: 520, 1010, 1025, 1051,
Banez : 35, 124, 126, 227, 608, 1057, 1062, 1078, 1080, 1081,
610, 892. 1100 , 1101 .
Barbado: 924, 957. Bonaventura: (S.): 32, 335,
Barré: 555, 563, 584, 602, 627, 683, 752, 764, 790, 811, 883.
639, 655, 701, 721. Bonnefoi : 157.
Baruzi: 35. Bonniot: 300, 1025.
Basilio (S.): 444. Borromeo (S. Carlo): 536, 590,
Bayo : 586. 1126.
Beaudenom: 220, 529, 732, Bossuet: 411, 413, 414, 467,
975. 468, 742, 751, 805, 806, 809,
938, 973.
Beaunis: 1097.
Boulexteix : 302.
Bellarmino (S. Roberto): 683,
1113. Bourdaloue: 415.
Bellevue : 154. Bourget: 468.
Beltràn (S.. Luigi): 590, 597, Brancati de Laurea: 154.
1126. Bremond: 680.
INDICE ONOMASTICO 1179
Prefazione
I n t r o d u z io n e gen erale
1. Nozioni p r e l i m i n a r i .................................................. 11
2. Natura della Teologia della Perfezione Cristiana . 14
a) Il n o m e ....................................................................... 14
b ) Relazioni con gli altri rami della Teologia . . . 15
c) E s t e n s io n e .................................................................. 18
d) D e f in iz io n e ............................................................... 21
3. Importanza e n e c e s s i t à ............................................. 25
4. Moflo di studiarla ; ....................................................... 27
5. M e t o d o ............................................................................. 28
6. Fonti . . . ............................................................. 30
A. Fonti t e o lo g i c h e ................................................... 30
B. Fonti s p e r im e n t a li............................................... 34
7. D iv is i o n e ......................................................................... 36
PARTE I
IL FI NE
PA R TE II
PRINCIPI FONDAMENTALI
DELLA TEOLOGIA DELLA PERFEZIONE
Quadri sinottici
Prudenza e Virtù d e r iv a t e ..............................134
Giustizia e Virtù d e r i v a t e .............................135
Fortezza e Virtù derivate . . . . . . 137
Temperanza e Virtù d e r iv a t e .........................138
119 2 INDICE GENERALE
PARTE III
LA VITA CRISTIANA
NEL SUO SVILUPPO ORDINARIO
A. T a p p a p r e v a l e n t e m e n t e ascetica . 774
1° g r a d o : l’orazione v o c a l e ...........................774
1. Convenienza e n e c e s s it à ................................774
2. Sue c o n d iz io n i...................................................775
3. D u r a t a ..................................................................777
4. F o r m u le ................................................................ 779
5. Il Padre n o s t r o ..................................................779
2° g r a d o : la m e d ita z io n e ...............................784
1. Natura . . ....................................................... 784
2. Importanza e n e c e s s ità .......................................785
3. M e t o d o ................................................................. 787
4. Argomenti di m e d ita z io n e ...............................793
5. Dettagli co m p lem en tari....................................796
a) T e m p o .............................................................796
b) L u o g o ................................................................ 797
c) P o s iz io n e ......................................................... 797
d) D u r a t a .............................................................798
3° g r a d o : l’orazione a f f e t t iv a ......................... 800
1. N a t u r a ..................................................................800
2. P r a t i c a ................................................................. 802
3. V a n t a g g i ..............................................................802
4. Ostacoli e in co n v en ien ti...................................803
5. F r u t t i .................................................................... 804
4° g r a d o : l’orazione di s em p lic ità ....................805
1. Il n o m e ................................................................ 805
12 0 4 IN D IC E G E N E R A LE
2 . N a t u r a .................................................................. 806
3. P r a t i c a ..................................................................807
4. V a n t a g g i .............................................................. 810
5. O b ie z io n i............................................................. 810
B. T a p p a p r e v a l e n t e m e n t e m i s t i c a . . 811
Introduzione. - La contemplazione in generale . . 811
1. N a t u r a .................................................................. 812
A) Contemplazione n a t u r a l e ...........................812
B) Contemplazione soprannaturale . . . . 812
1) Principio p s ic o lo g ic o .............................. 814
2) Principio soprannaturale........................ 818
3) Caratteristiche p sic o lo g ich e ................... 827
4) Processo p s ic o lo g ic o .............................. 840
5) D e fin iz io n e ............................................... 841
2. E c c e lle n z a ............................................................ 843
3. E’d e s id e r a b ile ? .................................................. 849
4. Disposizione per la contemplazione...................852
5. Chiamata immediata alla contemplazione . . 856
I gradi di orazione c o n te m p la tiv a ..............................858
5° g r a d o : il raccoglimento i n f u s o ....................858
1. N a t u r a .................................................................. 858
2. Fenomeni c o n c o m ita n ti....................................860
3. Condotta pratica dell’a n i m a ............................. 860
6 ° g r a d o : la q u i e t e ............................................ 862
1. N a t u r a ..................................................................862
2. E f f e t t i ..................................................... .... 865
3. Fenomeni c o n c o m ita n ti....................................865
a) Il sonno delle p o te n z e .................................. 866
b) L ’inebriamento di a m o r e ............................. 867
4. Condotta pratica dell’a n i m a .......................... 868
7° g r a d o : l’orazione di u n io n e ......................... 871
1. N a t u r a .................................................................. 871
2. Caratteristiche e s s e n z ia li...................................874
IN D ICE G EN ER ALE 120 5
3. E f f e t t i .................................................................... 875
4. Fenomeni c o n c o m ita n ti....................................876
a) I tocchi m i s t i c i .............................................877
b) Gli i m p e t i ............................................ 878
c) Le ferite di a m o r e ....................................... 879
d) Le piaghe d’a m o r e ....................................... 880
PARTE IV
I FENOMENI MISTICI
STRAORDINARI
1. I n t r o d u z io n e ....................................................................... 1025
2. Nostro p i a n o ......................................................................
N ozioni previe
1. « N a tu r a » e « n a t u r a l e » ...............................................
2. Il « soprannaturale » .......................................................
a) N o z i o n e .........................................................................
b) D i v i s i o n e .......................................................................
3. Il « preternaturale » .......................................................
Divisione f o n d a m e n t a l e ............................1063
IN D IC E G E N E R A LE 12 11
1) V i s i o n i .............................................................................1064
1. N o z i o n e ...................................................................... 1064
2. D iv is io n e .....................................................................1064
A. C o r p o r a l i .................................. .......................... 1065
B. I m m a g i n a r ie ....................................................... 1065
C. I n t e l l e t t u a l i .........................................................1066
1) C a r a tte r is tic h e ..............................................1066
2) E l e m e n t i ........................................................ 1067
3) Loro certezzae origine divina . . . . 1067
4) O g g e t t o ........................................................... 1068
5) Natura t e o lo g i c a .......................................... 1069
6) Regole di d isc e rn im e n to ...........................1070
2) L o c u z i o n i ........................................................................1070
1. N o z i o n e .....................................................................1070
2. D i v i s i o n e .................................................................. 1071
A. A u r i c o l a r i ............................................................1071
B. I m m a g in a r ie ....................................................... 1071
C. I n t e l l e t t u a l i .........................................................1072
a) S u c c e s s iv e ...................................................... 1072
b) F o r m a l i ...........................................................1073
c) S o s t a n z i a li ......................................................1073
3. Natura teologica delle l o c u z i o n i ...................... 1073
3) R i v e la z i o n i ......................................................................1074
1. N o z i o n i .......................................................................1074
2. Divisione f o n d a m e n t a le ....................................... 1074
3. Altre d i v i s i o n i ...........................................................1075
4. Le rivelazioni p r i v a t e ........................................... 1075
a) E s i s t e n z a ............................................................... 1075
b) Non entrano nel deposito della fede . . . 1075
c) Loro p o r t a t a .......................................................1076
d) Natura t e o l o g i c a ................................................ 1077
e) Regole di d isc e rn im e n to .................... .. . 1077
1^J2 IN D IC E CENERALE
1. N o z io n e ................................................................. 10 7fi
2. Casi s t o r i c i ........................................................... 10 7 8
3. Spiegazione del fe n o m e n o ........................ . 10 79
1. Il f a t t o ........................................................ .... . 10 8 2
2 . Casi s t o r i c i ........................................................10 8 2
Spiegazione del fe n o m e n o ................................ 10 8 4
6) A ltri fenomeni di c o n o s c e n z a .....................................10 8 5
1. Miracolosa iniziazione ai primi elementi dell’in
segnamento p r im a r io ......................................... 10 8 6
2 . Scienza infusa u n iv e r s a le ...................................10 8 6
3 . Scienza infusa p a r z ia le ....................................... 10 8 6
III. F e n o m e n i d i o r d in e c o r p o r a l e .................................... 10 9 2
1 ) Le s t i g m a t e ...................................................................................10 9 2
1. Il f a t t o ..................................................................10 9 3
2. Numero degli stig m a tiz z a ti.............................. 10 9 3
3. Fu stigmatizzato S. P a o l o ? .............................. 1 0 9 4
4. Natura del fe n o m e n o ........................................ 10 9 4
A) Spiegazione ra z io n a lis ta ............................... 10 9 4
IN D IC E G E N E R A LE 1213
6) A g i l i t à ............................................................................. 1109
1. Il f a t t o ....................................................................... 1109
2. Casi s t o r i c i ................................................................ 1109
3. S p ie g a z io n e ................................................................ 1110
7) B ilo c a z io n e ......................................................................1111
1. Il fenomeno ecasi s t o r i c i ..................................... 1111
2. Spiegazione delfe n o m e n o ...................................... 1112
8) L e v it a z io n e ......................................................................1120
1. Il f a t t o ....................................................................... 1120
2. Casi s t o r i c i ................................................................ 1121
3. S p ie g a z io n e ................................................................ 1121
4. Sue fa ls ific a z io n i......................................................1122
9) S o tt ig lie z z a ......................................................................1123
1. Il f a t t o ........................................................................ 1123
1214 IN D IC E G E N E R A LE
2. Casi s t o r i c i .................................................................1123
3. S p ie g a z io n e ................................................................ 1124
10 ) Luci o s p l e n d o r i ...................... ............................................... 1 1 2 5
1. Il f a t t o ....................................................................... 1125
2. Casi s t o r i c i ................................................................ 1125
3. S p ie g a z io n e ................................................................ 1126
11) Profumo so p r a n n a tu ra le ............................................1128
1. Il f a t t o .................................................................. • 1128
2. Casi s t o r i c i ................................................................ 1128
3. Natura del p r o f u m o ................................................1129
4. S p ie g a z io n e ................................................................ 1130
C o n c l u s i o n e .......................................................................................................1 1 3 2
P r o s p e t t o s t o r i c o -b i b l i o g r a f i c o .......................................................1 1 3 5
I n d ic e a n a l it ic o .........................................................................................1 1 6 5
I n d ic e o n o m a s t ic o 1177
Stampa: 1987
Oflito s.r.l. M a pp an o (Torino)
Printed in Italy
R E P R IN T