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LEZIONE 1 del 7 ottobre 2020 del Prof.

Rosario CHIARAZZO
Il corso di quest’anno verterà, come argomento generale, sull’esegesi e teologia del
Nuovo Testamento (NT). Poiché parliamo di esegesi del NT, vuol dire che avremo a che
fare con tutti i 27 libri e sarà praticamente impossibile dedicare tutto il tempo ai nostri 27
libri. Quindi ci sarà la seconda puntata del corso del biennio, relativo ai temi di teologia
biblica di cui sono sempre io il docente dove approfondiremo quei temi teologici che non
sono stati approfonditi durante il corso di T301.

Ci occuperemo dei Vangeli, di San Paolo e dell’Apocalisse. Saltano via le lettere


cattoliche e altre lettere, non perché non siano importanti ma perché facciamo una scelta
tra questo corso e quello che verrà dopo. Riguardo all’approfondimento della parte delle
lettere cattoliche, consiglio strettamente obbligante a leggere la “Lettera di Giacomo”,
edito da casa editrice Città Nuova di Rosario Chiarazzo. E’ un piccolo spot pubblicitario
perché possiate adeguarvi alla buona lettura di testi soprattutto per quanto riguarda
l’approccio esegetico.

Ci sono una certa molteplicità di approcci al testo biblico e questo è importante; si parte
dal metodo diacronico e avete già visto la storia delle forme, la redazione e la tradizione e
poi ci sono i metodi sincronici. Io preferirò fare una sintesi tra tutti e due, preferendo
magari un approccio di tipo diacronico, a prescindere dalle problematiche: se era di Marco
o non era di Marco, la fonte di quell’altro, da dove proviene, etc. che è anche importante.

A noi interessa capire, oggi, il testo così come noi oggi lo abbiamo e, a partire da questo
testo, elaborare una teologia e con l’esegesi costruire una teologia e capire cosa dice
l’autore Marco, Matteo, Luca in merito. Però, attenzione, c’è un errore che spesso si fa e
che è quello di considerare i testi biblici, almeno in ambito universitario, come se fossero
una specie di repertorio archeologico su cui andare ad attingere senza dirci nulla per
quanto riguarda anche l’oggi. L’approccio al testo biblico, la perenne validità della Sacra
Scrittura è proprio questa che nel tempo c’è questa, non solo questo approfondimento di
quelli che sono i sensi della Scrittura, ma anche la possibilità che ci dice anche qualcosa
oggi perché attraverso la Scrittura è lo Spirito che parla.

Quale sarà il nostro programma? Vedete io ogni anno, in genere, proprio perché si tratta
di esegesi e proprio per dare uno sviluppo teologico, cambio i brani di esegesi per vari
motivi:

1. Primo, perché gli alunni non attingano alla tradizione di chi vi ha preceduto, perché
siccome è una tradizione che non è passata al setaccio del docente, dovete attingere
alla fonte quindi dovete ascoltare, essere presenti, etc.

2. secondo, altro elemento importante, anche io, personalmente, se ogni anno dovessi
ripetere queste cose, mi annoierei e siccome c’è questa freschezza nel NT, ogni anno
li cambio. In genere, faccio così: seguo, come inizio, l’anno liturgico che verrà. L’anno
prossimo quale Vangelo leggeremo, mediteremo a Messa e quale stiamo ascoltando
oggi a Messa? Ora stiamo leggendo il Vangelo secondo Matteo. Quindi noi quest’anno
partiremo dal Vangelo secondo Marco o Vangelo di Marco. All’inizio, i Vangeli furono
pubblicati anonimi e poi, successivamente, furono attribuiti gli autori.

Quindi andiamo al nostro Vangelo secondo Marco. Se aprite l’Ordo, troverete una bella
bibliografia che non dovete leggere tutta ma scegliere qualcosa che vi indicherò oltre a
quei testi che vi indicherò volta per volta.
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Il Vangelo secondo Marco è scritto intorno al 70 d.C. all’incirca, ossia una quarantina di
anni dopo la morte di Gesù, ed è un testo essenziale per comprendere il Cristianesimo
perché questa è la prima teologia narrativa della fede cristiana. Vi spiego perché. Vedete
Paolo ha scritto la prima lettera probabilmente nell’anno 50-51, pochi anni dopo la morte
di Gesù. Nelle lettere di Paolo non si fa riferimento ad alcun episodio della vita di Gesù:
non abbiamo una parabola, non abbiamo un miracolo, non abbiamo nulla di tutto questo.
Ora, esisteva anche, ne avete parlato sicuramente quando avete fatto Introduzione al NT,
una fonte Q. Quest’insieme di detti che attraverso il confronto tra Matteo, Marco e Luca si
sta studiando ed è venuta fuori questa fonte che è ipotetica. Esistevano delle parole che
Gesù aveva pronunciato e che servivano per i missionari, per evangelizzare, per
approfondire la fede, per le riunioni ecclesiali e liturgiche. Da questo punto di vista, Paolo
si è occupato della fede pasquale, Paolo ha fatto dei riferimenti all’autenticità storica della
persona di Gesù ma ha fatto riferimento soprattutto a ciò che rappresenta, quindi già
Paolo ha elaborato una teologia importantissima. Se non si avessero avuto le categorie
teologiche di Paolo non si sarebbe potuto comprendere l’evento Gesù alla luce dell’AT.
Ma Paolo non si è occupato direttamente di ciò che Gesù ha fatto dal punto di vista della
sua presenza nella storia perché lui dice soltanto che è morto e risorto e ci sono state le
testimonianze. Ovviamente, questa è l’esperienza fondamentale della fede cristiana.
Come anche, vedete, la fonte Q: è un insieme di parole, di detti, messi insieme, che
possono essere serviti, come ho detto prima, ai missionari, alle catechesi,
all’evangelizzazione, per approfondire la stessa Parola di Gesù.

Marco è stato, invece, il primo a scrivere e potremo dire, tra virgolette, una storia
teologica su Gesù. Dico storia, anche se dovremmo intenderci sul concetto di storia, che
non è una specie biografia ma potremmo dire che Marco ci tratteggia alcuni, mi viene
l’idea di una pellicola cinematografica. Marco è stato il primo a trasmetterci alcuni
fotogrammi sulla persona di Gesù. Persona di Gesù strettamente, vedete, indissolubile
con quello che è il suo messaggio, con quella che è la teologia. Marco, anche lui, non è
un autore asettico che scrive solo per scrivere ma ci dà una interpretazione sulla vita di
Gesù. Se scrive intorno al 74, è un testo che ci porta a creare una specie di flash su
quello che è stato un periodo storico della persona di Gesù.

Come inizia il nostro testo? Il nostro testo inizia con le parole: “Inizio del Vangelo di Gesù
Cristo, Figlio di Dio”. Questo è il vero titolo e non il Vangelo secondo Marco di cui poi
approfondiremo e parleremo. Questo è un titolo che serve a collocare il Vangelo in un
orizzonte ermeneutico riguardante la vita di Gesù. Si tratta di Gesù: il Cristo, il Figlio di
Dio. Non è semplicemente per scrivere una storiella di un personaggio ma per mettere in
evidenza questa realtà quindi nel Vangelo di Marco c’è uno scopo teologico,
letterario, storico, uno scopo pastorale. In biblioteca ci sono molti testi che
esaudiscono in maniera esaustiva tutti i problemi filologici, letterari. Per es., vi segnalerei il
testo di Rudolph Pesch sul Vangelo di Marco, edizione Paideia. Poi sono usciti altri testi
successivi, ma è un testo mastodontico per cui bisogna conoscere il greco perché
altrimenti si perde la “nuance” o sfumatura più viva della parola. Se non avete familiarità
con il greco, sarebbe il caso di trovare delle traduzioni più letterarie che fanno vedere la
differenza tra i significati, tra la realtà dell’evangelista e la nostra.

Come dicevamo prima, il Vangelo secondo Marco, nell’antichità è stato maltrattato.

Volevo dirvi inoltre che se voi andate sul mio sito personale che è questo: Cloud –
ecclesia mater a cui si accede con la password che vi darò, dove troverete tutto il
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materiale che utilizzo e che vi potrà essere utile, qui troverete ulteriori indicazioni
bibliografiche sulle varie parti esegetiche di cui noi approfondiremo il testo. Tra parentesi,
qui potrete scaricare il libro che trovate sull’Ordo che è edito da me, io sono
l’autore, sull’”Introduzione al NT”, in pdf, che potrete stampare. Dovrei fare la nuova
edizione ma, per il momento, utilizzate quella integrando con le cose che vi dirò. Là sopra
manca la parte esegetica che è oggetto di trattazione, approfondimento durante le ore di
studio. Per il nostro corso, inoltre, è interessante possedere una sinossi perché Mc, Mt e
Lc sono chiamati appunto sinottici, perché se li mettiamo in colonne parallele possiamo
vedere quali sono le somiglianze e quali sono le differenze, questo ci offre la possibilità di
vedere le peculiarità di Mc, Mt e Lc. Molte volte fornirò io stesso delle esegesi di cui ci
occupiamo, in quel sito, in modo che voi abbiate il confronto tra i vari Vangeli ma se voi
volete vi potete comperare una sinossi. Ce ne sta una interessante che si chiama: Poppi,
editrice il Messaggero, una sinossi.

Marco è stato bistrattato parecchio e sapete chi è stato? E’ stato un grande santo:
Sant’Agostino, naturalmente figlio del suo tempo. Alcune cose che ha detto erano
caratteristiche delle conoscenze di allora.

Gli antichi apprezzavano i vangeli sulla base della quantità del materiale che poteva
essere utilizzato per la pastorale e per la catechesi.

Il primo vangelo che poteva essere utilizzato e che offriva una catechesi ben precisa sulla
vita di Gesù era il Vangelo di Matteo, 28 capitoli e, in seconda posizione, soprattutto per
es. l’anno liturgico, immaginate il Benedictus, il Magnificat, il Nunc Dimittis: tutte le parti
che sono state riprese dalla liturgia. Per quanto riguarda la devozione mariana, il Vangelo
secondo Luca, 24 capitoli (ricordatevi il numero dei capitoli) e poi Giovanni, il maggiore
teologico, profondo: 21 capitoli e poi Marco, solo 16 capitoli, ma che ce ne facciamo di 16
capitoli. Sant’Agostino lo aveva definito: “il pedissequo abbreviatore” o “il divino
abbreviatore”. Diceva che aveva fatto il riassunto e Marco era considerato il Bignami del
NT. Agostino diceva: “Ma che dobbiamo farci di Marco quando ci sono Lc, Gv e Mt?” Al
limite, usiamo qualche piccola parola, qualche piccolo brano perché poi, per il problema
sinottico, tutto è andato a finire in Mt e Lc.

Il vangelo secondo Marco è stato riscoperto a fine del XVIII secolo, questa batosta che
Agostino gli ha dato è durata 15 -14 secoli. Nel 1800 è stato riscoperto perché vedendo,
secondo alcuni autori, la migliore teologizzazione, si pensava che attraverso Marco, si
potesse raggiungere direttamente il Gesù storico ed allora, da quel momento in poi,
proprio con la nascita della sinossi Greensbach, tutti a studiare Marco.

Se vedete, per molti anni, anche i padri della Chiesa, hanno commentato qualche piccola
pericope di Marco ma non hanno mai dedicato un intero commentario al Vangelo secondo
Marco e noi oggi facciamo giustizia al povero Marco, visto che poi è stato scritto, secondo
la tradizione, anche a Roma. Vedete come è strana la storia, prima dicono che non vale
niente poi tutti a studiare Marco, la fonte “Q” e poi tutti hanno ripreso da Marco. Studiano
poi bene Marco, si scopre che anche lui ha uno spessore teologico come Mt e Lc tanto
più che il Card. Martini, biblista (del quale sono stato suo studente quando insegnava in
Gregoriana, nominato poi Vescovo da Papa Giovanni Paolo II e inviato a Milano e tutte le
lezioni finirono, venne il suo sostituto). Detto questo, ci sono stati diversi approcci al
Vangelo di Marco per quanto riguarda il genere. Alcuni pensavano che Marco volesse
scrivere una specie di aretologia= areté significa in greco “virtù”. Praticamente, nella
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tradizione classica sono state scritte delle aretologie: delle narrazioni sui grandi
personaggi dei quali si esaltavano le virtù, come ad es. Giulio Cesare. Dovremmo dire
una cosa importante: questo tipo di narrazioni che esaltavano le grandezze dei vari
personaggi del mondo antico avevano l’intenzione di mostrare come erano grandi questi
uomini. Qui, invece, abbiamo esattamente il contrario, abbiamo la descrizione, la
narrazione del fallimento totale di un uomo: la morte. Quindi, vedete, come allora siamo in
un ambito completamente diverso per cui più che un trionfo divino siamo in un fallimento
umano, nella sua morte. Poi vedete, Gesù, nell’ottica del Vangelo di Marco, non è
semplicemente un personaggio virtuoso, glorioso anzi è un profeta, cioè mette in
evidenza il significato profetico della Parola di Gesù, mette in evidenza il senso che
questo personaggio dà alla storia, non è nemmeno una specie di epifania teologica, una
manifestazione della grandezza di Dio. Ancora una volta, siamo di fronte ad un genere
letterario che smentisce tutti i generi letterari del passato. Allora, il Gesù di Marco è un
uomo che si rende presente agli uomini, cioè è un uomo che ha dato la sua vita per
gli altri. E’ un uomo del quale si descrive il fallimento, ma nello stesso tempo la
presenza di Dio ed ecco che ha dato vita ad un genere letterario completamente
nuovo, a quello che noi chiamiamo oggi il Vangelo. E non è nemmeno, per esempio,
un sermone, una serie di miti, una poesia, una lettera ma è la presenza pasquale di
Gesù di cui le comunità realizzano la sua memoria. Ora, vedete, Marco ha ripreso
dalla tradizione storica ciò che ha ricevuto. Non è che si è inventato le cose. C’era una
tradizione storica dietro, però, attenzione, ha ripreso queste tradizioni e le ha riformulate
dando questa prospettiva di “euanghelion”. Quindi, possiamo dire che Marco ha creato
per la prima volta il genere letterario “Vangelo”: un vangelo che trasmette la
testimonianza di un messaggio, che trasmette una speranza, la speranza di una
presenza di Dio tra gli uomini. Quindi, un libro che è stato il primo ad offrirci un
sentiero per aiutarci a comprendere la storia di Gesù, la buona notizia. Da questo
punto di vista, vedete, è stato un grande perché ha creato questo genere: “euanghelion”=
eu – anghelos = “buon annuncio” e appunto questa buona notizia della presenza di Dio
nella storia degli uomini che offre loro un messaggio di speranza, un messaggio che,
malgrado il fallimento, malgrado la morte, dischiude ad una vita senza (?). Diciamo che
questa rilettura così attenta del Vangelo secondo Marco ci può essere così
profondamente consolante in questa esperienza che stiamo vivendo non certamente
piacevole e che ci rende particolarmente ansiosi. E’ quindi un libro che non apre fughe in
avanti, per dire ah Signori! … poi alla fine c’è la risurrezione. Si passa attraverso la croce.
Difatti, quello che Marco vuole mettere in evidenza è appunto capire che in quella
morte c’è un qualcosa di particolare che non è la parola definitiva di Dio ma,
evidentemente, su questa nuova realtà che si dischiude per tutta l’umanità. Detto
questo, dobbiamo sicuramente passare a una visione un po’ sintetica del nostro Vangelo.
Ora, io, in modo particolare, mi occuperò di alcune parti del Vangelo secondo Marco e
precisamente:

 il cammino di Gesù verso Gerusalemme: capitoli 8,27, 9 e 10 per quanto riguarda il


Vangelo secondo Marco.

Un’altra realtà importante che dobbiamo mettere in evidenza è che anche il Vangelo di
Marco ci presenta una visione propria, caratteristica di Marco. Per es. vediamo un po’ lo
schema che soggiace al nostro Vangelo. Dobbiamo partire da questa considerazione, che
possiamo dividere la struttura del Vangelo di Marco nel seguente modo:

 Introduzione: 1,1-13;
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 1^ parte: 1,14-8,26 e vedremo come chiamarla – Attività di Gesù in Galilea. Per


quanto riguarda la prima parte, dovremmo già chiarirci sul titolo: abbiamo detto
Vangelo di Gesù. il Cristo, Figlio di Dio. E potremmo dire che la prima parte riguarda
appunto la narrazione su Gesù, il Cristo. Ora, per questa prima parte, abbiamo
un’ulteriore suddivisione:

 1,14-3,6 L’inizio dell’attività e i primi scontri;

 3,7-6,6a I grandi discorsi e le grandi opere di Gesù;

 6,6b-8,26 La sezione dei pani: Gesù che moltiplica i pani


e fa tutto un discorso;

 2^ parte: 8,27-16,9 – La Passione, morte e risurrezione di Gesù a Gerusalemme. La


seconda parte narra di Gesù, il Cristo, che muore in croce e termina con la confessione
del centurione:

 8,27-10,52 – Questa parte particolare sarà oggetto attento del nostro


studio. Poi ci sarà l’attività di Gesù a Gerusalemme e poi, dal capitolo 14 in poi,
la passione, morte e resurrezione di Gesù che anche questa affronteremo.

 9-16 l’altra finale che è considerata canonica ma non è propria di Marco.

La sezione, 8,27-10,52, di cui ci occuperemo, è la prima della seconda parte ed è


determinata dall’orientamento di Gesù verso la Croce. Gesù che va verso Gerusalemme
per il compimento della passione, morte e resurrezione. I discepoli che lo accompagnano,
percorrono, non solo un itinerario interiore. Difatti, l’intenzione di Gesù è quella di renderli
sempre più partecipi del proprio destino, delle conseguenze che derivano dalla sua
sequela. La sezione inizia proprio al versetto 27 con la domanda sull’identità di Gesù e la
confessione messianica di Pietro 8,27-30 dove si dice: “Chi sei?”; ”Chi dice la gente che io
sia?”. Possiamo andare direttamente al cap. 8,27: Verso Gerusalemme: “Poi Gesù partì
con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarea di Filippo”. Qui comincia il cammino
verso Gerusalemme e dobbiamo localizzare con un GPS dove si trova Cesarea di Filippo.
Se pensate alla Palestina, la Galilea si trova al Nord e Cesarea di Filippo è il punto più a
Nord del Vangelo di Marco. Comincia dal Nord per scendere giù e, da tale punto così
distante, Il cammino di Gesù lo condurrà nelle vicinanze di Gerusalemme.

Adesso vediamo qual è la struttura di questo nostro testo. Innanzitutto, in questa parte,
8,27-10,52, abbiamo tre elementi che tra loro si susseguono.

Vediamo al versetto 31: “Gesù cominciò loro ad insegnare che il Figlio dell’uomo doveva
soffrire ed essere rifiutato dagli anziani”. Lo stesso troviamo in 9,31: “Insegnava, infatti, ai
suoi discepoli: “il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo
uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà”.

L’altro elemento lo abbiamo in 10,33: “Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio


dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e
lo consegneranno ai pagani….”. Sono quelli che sono chiamati i tre annunci della
Passione. Vedete, questo è un cammino che non è soltanto un cammino geografico ma è
anche un cammino interiore, un cammino spirituale che Marco fa o che Gesù fa in modo
che i discepoli siano coinvolti. Questo è l’elemento che abbiamo, strutturante, in questi
capitoli. Poi, abbiamo i discepoli, in modo particolare Pietro, fanno sempre una pessima
figura. I discepoli in Marco sono un po’ “tontacchioni”, non capiscono, rispondono in modo
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negativo oppure con un rifiuto o trascurando, per es., la predizione stessa di Gesù in 9,32-
34 o 10,35-36.

Poi nella terza parte ancora, Gesù ammaestra i discepoli sulla giusta sequela, se partite
da 8,33 notate: “…..convocata la folla insieme ai suoi discepoli disse, se qualcuno vuole
venire dietro di me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua…..” quindi,
vediamo che c’è questa continua catechesi che Gesù fa nei confronti dei suoi seguaci per
capire di che tipo di sequela è quella di Gesù. Qui, notate, abbiamo in 8,27-9,1 e in 10,32-
45 non c’è alcun cambiamento di luogo, mentre nel cap. 9 versetto 30 vi è una distinzione
tra la via e la casa. Interessante, poi vedremo di che si tratta.

Notate che il brano 9,2-29 dove abbiamo la trasfigurazione, il secondo annuncio della
passione, etc. è un testo che è localizzato sul monte e durante la discesa, dopo la
discesa. Dal cap. 10,1-31 c’è l’indicazione nel territorio della Giudea, oltre il Giordano.
Cioè vedete, in questi tre capitoli, Marco ha narrato già questo passaggio. Abbiamo detto
dalla parte più settentrionale del suo Vangelo che è Cesarea di Filippo fino già alla
Giudea. Addirittura, l’episodio di 10,46-52 che è l’ultimo episodio, accade nella città di
Gerico. Quindi, da questo punto di vista, proprio per queste caratteristiche, nella sezione
8,27-10,52 ci sono allora tre sottodivisioni di cui noi dobbiamo tener conto. Ciascuna
sottodivisione consiste in due brani. Il primo dei quali è sempre composto da elementi di:

 predizione, Gesù predice: 8,27-9,29;

 resistenza da parte dei discepoli: 9,30-10,31;

 insegnamenti: 10,32-52;

Ora, vedete il brano 8,27-30, dove si parla della confessione di Pietro, non entra nello
schema di predizione, resistenza e insegnamento. Diciamo che questo brano fa da
introduzione e precede tutto quello che dopo vi sarà.

Ora, vediamo quali sono le caratteristiche di questo nostro testo. Innanzitutto, se


vediamo la struttura di tutta la sezione, vediamo che ci sono delle indicazioni
geografiche come ad es.:

 in 8,27: “Gesù partì con i suoi discepoli nei villaggi intorno a Cesarea di Filippo”;

 in 9,30: “Partiti di là, attraversavano la Galilea…”;


 poi nel versetto 33 giungono a Cafarnao;

 in 10,1, siamo nel territorio della Giudea, al di là del fiume Giordano;

 in 10,32, siamo per la strada che sale a Gerusalemme e

 in 10,46 siamo a Gerico.

Quindi abbiamo queste annotazioni geografiche. Marco e Matteo dedicano al cammino


di Gesù circa tre capitoli mentre Luca, al cammino di Gesù, ci offre più di nove capitoli.
Evidentemente, questo lungo cammino di Gesù che è una caratteristica di Luca,
pensate ai discepoli di Emmaus che camminavano e non si erano accorti di averlo
accanto. Anche lì c’è un lungo cammino ma noi, quest’anno, esaminiamo il cammino in
Marco. Con queste annotazioni geografiche in pochi capitoli, si constata un continuo
movimento dal punto più settentrionale e distante, Cesarea di Filippo, fino alla città più
vicina a Gerusalemme che è Gerico, situata prima della traversata del Deserto di
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Giuda e prima di salire a Gerusalemme. Il cammino, vedete, è determinato fin


dall’inizio e dalla sua meta e la persegue di conseguenza. Per cui, il titolo che è dato
alla sezione “il cammino di Gesù verso Gerusalemme” a cui tutte le Bibbie si rifanno,
sono titoletti dati da chi ha tradotto i testi e non sono stati dati dagli evangelisti.

Quindi c’è poi un riferimento alla città di Gerusalemme quando si menzionano in 8,31:
gli anziani, i sommi sacerdoti, gli scribi proprio perché in una città santa, questi
personaggi hanno il loro influsso. In Marco si riscontra un uso molto caratteristico del
termine Gerusalemme. Ricorre solo in due parti ben distribuite del Vangelo:

1. nella prima parte, Gerusalemme è citata solo tre volte;

2. nella seconda parte, si dice invece verso Gerusalemme, quindi da


Gerusalemme verso Gerusalemme. Verso Gerusalemme lo troviamo in 10,32-
33; 11,1-11; 11,15.27 e 15,41.

Ora, nella prima parte, quando abbiamo detto “da Gerusalemme”, viene presentata
Gerusalemme come il punto di partenza delle persone che da Gerusalemme si recano
in Galilea per vedere Gesù e si parla delle folle, degli scribi, dei farisei e quindi è la
gente che si muove da Gerusalemme per andare verso Gesù.

Nella seconda parte, invece, è Gesù che si muove per andare verso Gerusalemme che
è la meta di Gesù. Nell’ultimo passo, in 15,41, si riscontra la morte in croce di Gesù e
quindi tutto è compiuto. Le donne sotto la croce sono caratterizzate come coloro che
sono salite a Gerusalemme. Poi ancora c’è un altro termine, la parola “ODOS” che vuol
dire “cammino”. Ora, il termine “cammino”, frequente in questa sezione, e ricorre
complessivamente 16 volte nel Vangelo di Marco, soltanto in questa parte compare
ben 7 volte. La parola ricorre in 8,27: “E per la strada interrogava i suoi discepoli
dicendo…..” E poi lo troviamo anche in 9,33-34 e poi in 10,32-46-52. Proprio il
“cammino” in quanto tale diventa una specie di inclusione che è fondamentale per
capire proprio questa parte: si tratta di un cammino, che tipo di cammino Gesù fa fare
ai suo discepoli, come ammaestra le folle e quale è il significato di questo cammino e
cosa rappresenta appunto per noi. Poi, ci sono i destinatari dell’attività di Gesù.

Ora, si nota fin dall’inizio, la domanda sull’identità di Gesù, i discepoli vengono distinti
dagli altri uomini. I discepoli sono gli accompagnatori permanenti di Gesù e come tali
sono menzionati dall’inizio alla fine. Qual è il termine con cui si indicano i discepoli? La
parola: “Masetes” = discepolo, per distinguerli dagli altri seguaci. La parola discepolo
ricorre in Marco 46 volte in 16 capitoli: hanno un ruolo importante. Se poi facciamo un
confronto con i sinottici Matteo, Luca e Giovanni vediamo che questo stesso termine, in
Matteo, ricorre 73 volte, in Luca 37 volte. Luca scrive non per quella generazione più
vicina agli eventi di Gesù. Anche Matteo che viene dalla tradizione giudaica, vuole
distinguere bene quali sono i suoi discepoli, invece Luca vuol far capire che il
discepolo, nel periodo in cui ormai siamo lontani dall’evento storico in quanto tale, non
è semplicemente il “masetes time” cioè quello che è stato il testimone di Gesù ma chi
prende ogni giorno la sua croce e lo segue, quindi tutti i cristiani, tutti coloro che sono i
suoi seguaci. E voi vi immaginate in Giovanni 78 volte. Però anche qui il discepolo in
Giovanni, è interessante anche fare questo studio, ha una funzione teologica molto
importante perché il discepolo, nell’ottica di Giovanni, ha un significato importantissimo
perché, al di là del significato in quanto tale di quello che ha seguito Gesù, per lui, il
discepolo è colui che ha questa piena relazione con Gesù, con la rivelazione, con il
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Logos. Ecco perché siamo tutti chiamati a diventare discepoli, perché dobbiamo
entrare in comunione con il Logos. Nel nostro brano il termine “masetes” si trova 13
volte. Quindi, possiamo dire allora che la posizione dei discepoli in questo brano è
particolarmente importante. A loro impone il silenzio e sul discepolo, cioé colui che è
vicino a lui, è concentrata la sua istruzione. Per es. la parabola, quella famosa
parabola quando ad un certo punto chiedono: “Ma perché parli in parabole”. (Poi
parleremo delle parabole come genere letterario). “Perché quelli di fuori non
capiscano”. Voi immaginate quando vi siete trovati davanti a questo brano, non vi siete
mai chiesti: “Gesù è venuto per annunciare il Regno di Dio e poi quelli che stanno fuori
non devono capire e capiscono solo quelli che stanno dentro”. Perché, vedete, non è
che Gesù vuole che gli altri non capiscano ma, per comprendere, c’è la necessità di un
dinamismo particolare: cioè entrare in piena sintonia. Poi lo vedremo ancora meglio
perché c’è il riferimento all’AT e ai profeti, etc., c’è tutta una realtà importante.

Poi, c’è un altro elemento che è caratteristico del Vangelo di Marco, quello che è
chiamato il silenzio che è stata un po’ la fortuna teologica di Marco. Perché, facendo
questo confronto teologico, si vede che Marco insiste sul silenzio, Gesù impone il
silenzio, silenzio, non lo dite, non dovete parlare, non lo rivelate. Però, poi che
succede, siccome insiste così tanto, ecco questa è una specialità di Marco. Di fatti, c’è
stato un autore che ha scritto proprio sul segreto messianico. Ma non è solo una
caratteristica solo di Marco. Marco insiste un po’ di più perché attraverso questo
cammino si porta verso la rivelazione di Gesù che punta strettamente verso la croce.
Ma anche in Marco, questa imposizione che Gesù dà, viene sistematicamente
smentita, cioè non viene osservata. Dicono sempre, anche quando fa un miracolo, di
non dirlo a nessuno ma tutti raccontano l’accaduto. Ma quando uno confida di non dirlo
a nessuno è il momento in cui tutti vengono a sapere cosa è successo. Quindi, poi
abbiamo nel capitolo 9, per es., il discorso riservato sono a Pietro, Giacomo e Giovanni
ai quali viene imposto il silenzio in occasione della Trasfigurazione. Per cui abbiamo
degli insegnamenti che sono dati ad un pubblico ristretto e a un pubblico non ristretto.
Per es., in questa sezione, due sono gli insegnamenti che sono dati ad un pubblico non
ristretto:

1) il primo è quello sulla sequela e, in modo particolare, 8,34 e 9,1 dove dice, ad un
certo punto, oltre all’annuncio della passione, si parla appunto di “chi vuol salvar la
propria vita la perderà…”

2) e il secondo, l’insegnamento che viene dato a tutti, è quello del capitolo 10,1-9
quando ad un certo punto si parla del cosiddetto matrimonio secondo il progetto di
Dio oppure quelli che vanno a vederci qua il fatto del divorzio. Comunque, questo
fatto diventa sempre più spiccato quando si accorge che i due capitoli seguenti
contengono solo due istruzioni particolari dei discepoli. Quindi, vedete, ciò mostra
veramente in quale misura particolare il cammino verso Gerusalemme è il cammino
di Gesù e dei suoi discepoli.

Dopo la confessione messianica, punto di arrivo della prima parte e punto di partenza
della seconda parte è proprio la confessione messianica. La prima tematica che qui
viene sviluppata dal versetto al 31 in poi è proprio la passione, morte e resurrezione di
Gesù. L’evangelista mette in rilievo e caratterizza questo annuncio tramite il suo
commento che abbiamo nel versetto 32 del cap. 8. E se voi andate brevemente a
vedere, notate qui che cosa dice: “Faceva questo discorso apertamente. Pietro, preso
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in disparte, si mise a rimproverarlo”. E’ una tematica che i discepoli non accolgono ma


Gesù non si stanca di insegnare loro quali sono le conseguenze che derivano dal
seguirlo dal suo cammino, dal suo destino. Vedete tutta la sezione inizia con l’identità
di Gesù, la mette in campo Gesù stesso, chiede un’aperta presa di posizione, Pietro
confessa che Gesù è il Messia. Dio però lo riconosce come suo Figlio diretto e qui,
vedete, abbiamo il culmine della rivelazione cristologica, quindi, vedete, ciò che appare
in questo cammino è il tema dell’identità di Gesù. Il cammino verso Gerusalemme è
determinato da ciò che accadrà a Gesù a Gerusalemme. Però, per questo cammino è
necessario comprendere la sua identità. Solo se si comprende la sua identità, è
possibile riuscire appunto a seguirlo. Detto questo, che questa è un po’ l’introduzione
generale a tutto il capitolo, adesso passiamo all’esegesi dei singoli brani.

Volendo fare una piccola sintesi di quello che abbiamo detto fino ad ora:

 abbiamo visto quali solo le caratteristiche di questi tre capitoli perché, in fondo, li
chiamiamo capitoli del cammino;

 abbiamo visto che ci sono degli elementi geografici che ce lo fanno capire e quindi
questi spostamenti, i destinatari. In modo particolare, qui, abbiamo i discepoli e,
come Marco insiste, nell’ambito di questo cammino, ci sono insegnamenti e come
sono dati ad altro. Questo cammino è importante per capire cosa accadrà a
Gerusalemme. Se togliamo questo pezzo, possiamo dire che gli eventi della
passione, morte e resurrezione di Gesù sarebbero incomprensibili. C’è stata questa
catechesi, questa istruzione che risulterà totalmente incompressibile per i discepoli
ma che però alla fine vedremo che essi dovranno fare;

 poi ho fatto alcune delimitazioni particolari tra la prima e seconda parte, odos,
perché viene chiamato cammino ed abbiamo cercato di focalizzare alcuni elementi
importanti su questi tre capitoli.

Adesso dobbiamo passare all’esegesi diretta del testo. Innanzitutto, vedete, qui
abbiamo, quella che noi abbiamo e in genere tutte le bibbie ci dicono, “Tu sei il Cristo”,
l’identità, il tema dell’identità di Gesù che è presente fin dal primo versetto nel Vangelo
di Marco. Gesù è il Cristo, Figlio di Dio. La caratteristica di 8,27-30 qual è? Nel fatto
che Gesù per la prima volta interroga esplicitamente i suoi discepoli riguardo a cosa
dicono gli uomini della propria identità e cosa invece ne dicano loro. Questa è la
domanda.

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