Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Nella
sua
Lettera
Pastorale
di
Avvento
2021,
l’arcivescovo
di
Dublino,
Dermot
Farrell,
identifica
quattro
crisi
“che
catturano
il
carattere
degli
effetti
complessi
e
di
vasta
portata
del
cambiamento
climatico:
la
crisi
idrica;
l'esaurimento
del
suolo;
la
disgregazione
della
biodiversità;
aumento
della
povertà
e
dell'ingiustizia.”1
Riguardo
a
queste
crisi
correlate,
dice
l’arcivescovo,
viviamo
nella
negazione:
Temiamo
le
conseguenze
e
il
costo
di
pensarci
bene.
Invece,
ci
lasciamo
sedurre
dall'illusione
che,
alla
fine,
le
cose
funzioneranno
in
qualche
modo,
che
si
scoprirà
una
soluzione
"fantastica"
onnicomprensiva.
Questa
negazione
non
è
altro
che
la
porta
della
morte:
morte
della
diversità
della
natura,
della
sua
bellezza
e
mistero,
morte
di
persone
cacciate
dalle
loro
case
e
dalle
loro
terre
dalla
siccità,
dalle
inondazioni,
dalla
fame
o
dalla
cruda
necessità
economica,
morte
dei
sogni
che
abbiamo
per
i
nostri
figli
e
per
i
figli
dei
nostri
figli.2
Siamo
chiamati
ad
allontanarci
da
tale
negazione,
a
conoscere
e
comprendere
ciò
che
sta
accadendo
nel
nostro
mondo
(Laudato
Si',
capitolo
1),
a
seguire
la
nostra
chiamata
alla
“conversione
ecologica”
(Laudato
Si',
216-‐221)
e
a
mettersi
in
gioco
–
non
come
il
sacerdote
e
il
levita
nella
parabola
del
buon
samaritano,
ma
come
il
samaritano,
“che
agisce”,
che
si
mette
in
gioco,
che
non
passa
dall'altra
parte
lasciando
il
nostro
pianeta
depredato
“mezzo
morto”
(
Luca
10:30).3
Dobbiamo
prenderci
cura
del
nostro
pianeta
malato
e
indebolito,
il
che
implica
innanzitutto
capire
cosa
gli
è
successo.
Lo
proviamo
guardando
alle
quattro
crisi
che
sono
state
individuate
dall'arcivescovo
Farrell
che
le
mette
in
luce
insieme
al
primo
capitolo
della
Laudato
Si'
e
ad
altri
testi
sull'ecologia
integrale.
Acqua
L'acqua
è
essenziale
per
la
vita.
L'acqua
dolce
rappresenta
solo
il
2,5%
di
tutta
l'acqua
della
terra
e
non
dovrebbe
essere
data
per
scontata.
Come
si
usa?
"Il
70
per
cento
viene
utilizzato
in
agricoltura,
il
22
per
cento
va
ad
usi
industriali,
mentre
il
restante
8
per
cento
viene
consumato
in
ambienti
domestici:
cucinare,
fare
il
bagno
e
pulire".4
Quindi
il
modo
in
cui
usiamo
l'acqua
a
casa
non
è
l'unica
considerazione.
1
Archbishop
Dermot
Farrell,
Lettera
Pastorale
The
Cry
of
the
Earth
–
The
Cry
of
the
Poor:
The
Climate
Catastrophe
–
Creation’s
Urgent
Call
for
Change
(Dublin:
Veritas,
2021),
pagine
10-‐11.
2
Ibid.,
pp.
11-‐12.
3
Ibid.,
p.
5.
4
Ibid.,
p.
12,
nota
21.
1
L'industrializzazione
della
società
e
dell'agricoltura
ha
portato
a
un
aumento
esponenziale
del
bisogno
di
acqua
dolce
"e
gli
effetti
di
un
enorme
aumento
della
vita
urbana
possono
essere
visti
nei
nostri
fiumi,
laghi
e
oceani".5
5
Ibid.,
p.
12.
6
Ibid.,
p.
13.
2
la
distruzione
causata
dalla
plastica:
“Siamo
rimasti
scioccati
dalle
immagini
di
enormi
balene
che
non
riescono
più
a
nutrirsi
a
causa
della
plastica
che
hanno
ingerito.
Ci
siamo
resi
conto
della
presenza
onnipresente
della
microplastica
in
tutti
gli
oceani,
di
come
si
fa
strada
nella
catena
alimentare
e
nel
nostro
flusso
sanguigno
(bloodstream)”.7
E
così
sentiamo
un
appello
urgente
per
rivedere
il
nostro
uso
dei
prodotti
‘usa
e
getta’
(da
buttar
via:
disposables).
E
non
è
tutto.
Oggi
siamo
anche
consapevoli
che
le
acque
del
mondo
sono
ampiamente
sovrasfruttate,
a
livelli
insostenibili,
e
che
l'inquinamento
acustico
sta
sconvolgendo
la
vita
delle
creature
marine,
che
“usano
il
suono
per
navigare,
trovare
prede,
difendere
il
territorio
e
attrarre
compagni
(sessuali/e).”8
Inoltre,
sappiamo
che
“l'innalzamento
del
livello
degli
oceani,
dovuto
all'aumento
del
riscaldamento
globale,
mette
in
pericolo
molte
città
costiere
e
comunità
insulari.”9
Tutto
ciò
porta
l'arcivescovo
Farrell
a
sottolineare
l'importanza
di
quella
che
papa
Francesco
definisce
“conversione
ecologica”,
che
significa
“spostare
lo
sguardo
da
noi
stessi
al
mondo
bisognoso
che
ci
circonda,
da
chi
ci
è
più
vicino
a
chi
è
più
lontano.”10
C'è
una
nuova
risposta
data
qui
alla
domanda
posta
a
Gesù
nella
parabola
del
buon
samaritano:
"E
chi
è
il
mio
prossimo?"
(Luca
10:29).
7
Ibid.
E
qui
l'arcivescovo
aggiunge
una
nota
a
piè
di
pagina
(n.
22):
“Non
si
tratta
di
un
interesse
transitorio:
non
c'è
più
nessun
luogo
della
terra
libero
da
microplastiche.
Sono
stati
trovati
sulla
cima
del
Monte
Everest,
nelle
profondità
più
profonde
dell'oceano
e
nei
nostri
flussi
sanguigni
(bloodstreams
–
circolazioni
di
sangue).
Anche
il
bambino
nel
grembo
materno
viene
infuso
di
materiale
inorganico.
Un
pianeta
malsano
influisce
sulla
vita
a
tutti
i
livelli”.
8
Ibid.
9
Ibid.
10
Ibid.,
p.
14.
(Sulla
“conversione
ecologica”,
vedete
Laudato
Si’,
216-‐221).
11
Ibid.
La
Lettera
Pastorale
aggiunge:
“Secondo
UNICEF,
i
tassi
(d’iscrizione
alle
scuole)
delle
ragazze
aumentano
del
15%
quando
viene
fornito
loro
l’accesso
all’acqua
potabile.”
3
Nel
suo
saluto
al
personale
della
FAO
nel
novembre
2014,
Papa
Francesco
parlava
dei
problemi
che
risultano
quando
non
c’è
accesso
all’acqua
che
è
necessaria
per
la
vita:
“L’acqua
non
è
gratis,
come
tante
volte
pensiamo.
Sarà
il
grave
problema
che
può
portarci
ad
una
guerra.”
Sei
mesi
dopo,
il
papa
scrive
(Laudato
Si’,
31):
Una
maggiore
scarsità
di
acqua
provocherà
l’aumento
del
costo
degli
alimenti
e
di
vari
prodotti
che
dipendono
dal
suo
uso.
Alcuni
studi
hanno
segnalato
il
rischio
di
subire
un’acuta
scarsità
di
acqua
entro
pochi
decenni
se
non
si
agisce
con
urgenza.
Gli
impatti
ambientali
potrebbero
colpire
miliardi
di
persone,
e
d’altra
parte
è
prevedibile
che
il
controllo
dell’acqua
da
parte
di
grandi
imprese
mondiali
si
trasformi
in
una
delle
principali
fonti
di
conflitto
di
questo
secolo.
Suolo
Papa
Francesco,
nella
Laudato
Si’,
67,
spiega
come
il
rapporto
degli
esseri
umani
con
la
terra
non
sia
di
dominio,
ma
piuttosto
di
coltivazione
e
di
cura:
Noi
non
siamo
Dio.
La
terra
ci
precede
e
ci
è
stata
data.
Ciò
consente
di
rispondere
a
un’accusa
lanciata
contro
il
pensiero
ebraico-‐cristiano:
è
stato
detto
che,
a
partire
dal
racconto
della
Genesi
che
invita
a
soggiogare
la
terra
(cfr
Gen
1,28),
verrebbe
favorito
lo
sfruttamento
selvaggio
della
natura
presentando
un’immagine
dell’essere
umano
come
dominatore
e
distruttore.
Questa
non
è
una
corretta
interpretazione
della
Bibbia
come
la
intende
la
Chiesa.
Anche
se
è
vero
che
qualche
volta
i
cristiani
hanno
interpretato
le
Scritture
in
modo
non
corretto,
oggi
dobbiamo
rifiutare
con
forza
che
dal
fatto
di
essere
creati
a
immagine
di
Dio
e
dal
mandato
di
soggiogare
la
terra
si
possa
dedurre
un
dominio
assoluto
sulle
altre
creature.
È
importante
leggere
i
testi
biblici
nel
loro
contesto,
con
una
giusta
ermeneutica,
e
ricordare
che
essi
ci
invitano
a
«coltivare
e
custodire»
il
giardino
del
mondo
(cfr
Gen
2,15).
Mentre
«coltivare»
significa
arare
o
lavorare
un
terreno,
«custodire»
vuol
dire
proteggere,
curare,
preservare,
conservare,
vigilare.
Ciò
implica
una
relazione
di
reciprocità
responsabile
tra
essere
umano
e
natura.
Ogni
comunità
può
prendere
dalla
bontà
della
terra
ciò
di
cui
ha
bisogno
per
la
propria
sopravvivenza,
ma
ha
anche
il
dovere
12
Ibid.,
p.
17.
4
di
tutelarla
e
garantire
la
continuità
della
sua
fertilità
per
le
generazioni
future.
In
definitiva,
«del
Signore
è
la
terra»
(Sal
24,1),
a
Lui
appartiene
«la
terra
e
quanto
essa
contiene»
(Dt
10,14).
Perciò
Dio
nega
ogni
pretesa
di
proprietà
assoluta:
«Le
terre
non
si
potranno
vendere
per
sempre,
perché
la
terra
è
mia
e
voi
siete
presso
di
me
come
forestieri
e
ospiti»
(Lv
25,23).
Tuttavia,
la
coltivazione
e
la
cura
della
terra
vennero
gradualmente
trascurate.
Questo
ha
cominciato
ad
accadere
nel
tempo
che
chiamiamo
"modernità".
L'arcivescovo
Farrell
continua:
Con
la
scoperta
di
nuovi
continenti
e
delle
loro
risorse
naturali
apparentemente
infinite,
con
l'arrivo
della
Rivoluzione
Industriale,
seguita
dai
progressi
della
scienza
e
dall'ascesa
della
tecnologia
moderna,
molte
società
ed
economie
iniziarono
a
vedere
la
terra
come
qualcosa
semplicemente
da
sfruttare.14
Inoltre,
non
vedevano
la
creazione
come
appartenente
a
tutti,
ma
solo
a
coloro
i
cui
interessi
e
avidità
potevano
prevalere.
L'arcivescovo
fa
riferimento
alla
citazione
da
parte
di
papa
Francesco
di
testi
di
Benedetto
XVI
che
abbiamo
già
visto
(Caritas
in
veritate,
il
suo
incontro
con
il
clero
di
Bolzano-‐Bressanone,
il
suo
discorso
a
Berlino
al
Reichstag)
per
indicare
cosa
non
va
quando
gli
esseri
umani
non
ricordano
più
che
sopra
di
loro
sta
un'autorità
di
cui,
a
chi,
sono
responsabili:
Papa
Benedetto
ci
ha
proposto
di
riconoscere
che
l’ambiente
naturale
è
pieno
di
ferite
prodotte
dal
nostro
comportamento
irresponsabile.
Anche
l’ambiente
sociale
ha
le
sue
ferite.
Ma
tutte
sono
causate
in
fondo
dal
medesimo
male,
cioè
dall’idea
che
non
esistano
verità
indiscutibili
che
guidino
la
nostra
vita,
per
cui
la
libertà
umana
non
ha
limiti.
Si
dimentica
che
“l’uomo
non
è
soltanto
una
libertà
che
si
crea
da
sé.
L’uomo
non
crea
se
stesso.
Egli
è
spirito
e
volontà,
ma
è
anche
natura”
[Berlino].
Con
paterna
preoccupazione
ci
ha
invitato
a
riconoscere
che
la
creazione
risulta
compromessa
“dove
noi
stessi
siamo
le
ultime
istanze,
dove
l’insieme
è
semplicemente
proprietà
nostra
e
lo
consumiamo
solo
per
noi
stessi.
E
lo
spreco
della
creazione
inizia
dove
non
riconosciamo
più
alcuna
istanza
sopra
di
noi,
ma
vediamo
soltanto
noi
stessi”[Bolzano-‐Bressanone].15
13
Ibid.,
p.
18.
14
Ibid.
15
Laudato
Si’,
6.
5
"La
cultura
della
cura
è
stata
saldamente
sostituita
da
una
cultura
del
profitto,
una
cultura
che
prendeva
senza
badare
alle
conseguenze
di
ciò
che
stava
facendo".16
Lo
sfruttamento
umano
della
natura
è
accelerato.
L'inquinamento
ha
devastato
l'intero
pianeta:
aria,
acqua
e
suolo.
Papa
Francesco
parla
dell'
“inquinamento
che
colpisce
tutti,
causato
dal
trasporto,
dai
fumi
dell'industria,
dalle
discariche
di
sostanze
che
contribuiscono
all'acidificazione
del
suolo
e
dell'acqua,
da
fertilizzanti,
insetticidi,
fungicidi,
diserbanti
e
pesticidi
tossici
in
generale
”
(LS,
20).
L'arcivescovo
di
Dublino
afferma:
"L'industrializzazione
dell'agricoltura
e
la
spinta
verso
la
monocoltura
hanno
devastato
l'ambiente:
i
suoli
si
esauriscono
-‐
a
volte
in
intere
regioni
il
terreno
diventa
meno
produttivo,
fino
alla
desertificazione
-‐
gli
ecosistemi
vengono
distrutti
e
le
specie
scompaiono.”17
Questa
enorme
perdita
di
biodiversità
è
dannosa
per
tutti.
Biodiversità
(LS
32-‐42)
Papa Francesco comincia la sezione di LS intitolato “Perdita di Biodiversità” così:
32.
Anche
le
risorse
della
terra
vengono
depredate
a
causa
di
modi
di
intendere
l’economia
e
l’attività
commerciale
e
produttiva
troppo
legati
al
risultato
immediato.
La
perdita
di
foreste
e
boschi
implica
allo
stesso
tempo
la
perdita
di
specie
che
potrebbero
costituire
nel
futuro
risorse
estremamente
importanti,
non
solo
per
l’alimentazione,
ma
anche
per
la
cura
di
malattie
e
per
molteplici
servizi.
Le
diverse
specie
contengono
geni
che
possono
essere
risorse-‐chiave
per
rispondere
in
futuro
a
qualche
necessità
umana
o
per
risolvere
qualche
problema
ambientale.
33.
Ma
non
basta
pensare
alle
diverse
specie
solo
come
eventuali
“risorse”
sfruttabili,
dimenticando
che
hanno
un
valore
in
sé
stesse.
Ogni
anno
scompaiono
migliaia
di
specie
vegetali
e
animali
che
non
potremo
più
conoscere,
che
i
nostri
figli
non
potranno
vedere,
perse
per
sempre.
La
stragrande
maggioranza
si
estingue
per
ragioni
che
hanno
a
che
fare
con
qualche
attività
umana.
Per
causa
nostra,
migliaia
di
specie
non
daranno
gloria
a
Dio
con
la
loro
esistenza
né
potranno
comunicarci
il
proprio
messaggio.
Non
ne
abbiamo
il
diritto.
Sono
due
prospettive
qui
sulla
scomparsa
di
specie:
la
prima
è
che
lo
accade
a
causa
degli
attività
economiche,
commerciali
e
produttivi
che
sono
pensate
in
modi
tropo
concentrati
sui
risultati
immediati;
sarà
più
da
dire
su
questo
tipo
d’atteggiamento
quando
parleremo
del
“paradigma
tecnocratico”
(LS
106-‐14)
che
esercita
influenza
globale
sul
mondo
economico-‐politico
oggi.
La
seconda
prospettiva
porta
l’idea
che
gli
diversi
specie,
gli
esseri
non
umani,
non
abbiano
nessun
valore
in
se
stessi
ma
16
The
Cry
of
the
Earth
–
The
Cry
of
the
Poor,
pp.
18-‐19.
17
Ibid.,
p.
19.
6
esistono
soltanto
per
essere
utilizzati
da
noi
umani.
Questa
seconda
è
spesso
contraddetta
o
osteggiata
nella
LS,
dove
Papa
Francesco
parla
di
“una
relazione
di
reciprocità
responsabile
tra
essere
umano
e
natura”
(67).
L’uomo
non
è
né
il
centro
né
il
capo
di
tutto!
Papa
Francesco
rifiuta
un
tale
antropocentrismo
deviato
e
dispotico,
dicendo
che
“la
Bibbia
non
dà
adito
ad
un
antropocentrismo
dispotico
che
non
si
interessi
delle
altre
creature”
(68).
Cita
il
Catechismo:
“Ogni
creatura
ha
la
sua
propria
bontà
e
la
sua
propria
perfezione
[...]
Le
varie
creature,
volute
nel
loro
proprio
essere,
riflettono,
ognuna
a
suo
modo,
un
raggio
dell’infinita
sapienza
e
bontà
di
Dio.
Per
questo
l’uomo
deve
rispettare
la
bontà
propria
di
ogni
creatura,
per
evitare
un
uso
disordinato
delle
cose”
(69).
È
vero
che
“ogni
comunità
può
prendere
dalla
bontà
della
terra
ciò
di
cui
ha
bisogno
per
la
propria
sopravvivenza,
ma
ha
anche
il
dovere
di
tutelarla
e
garantire
la
continuità
della
sua
fertilità
per
le
generazioni
future”
(67).
Il
messaggio
è
chiaro:
l’uomo
non
esiste
da
solo
e
solo
per
se
stesso;
esiste
insieme
alla
terra
e
tutte
le
sue
creature
e
–
se
c’è
un’eccellenza
che
appartiene
alla
sua
natura
di
uomo,
gli
conferisce
una
maggiore
responsabilità
nella
cura
di
tutto
il
creato.
La
Lettera
Pastorale
dell’arcivescovo
di
Dublino
riflette
in
modo
seguente.
Quello
che
intendiamo
della
biodiversità
è
l’abbondanza
e
la
ricchezza
della
vita
sul
nostro
pianeta.
Comprenderlo
è
difficile;
contarlo
o
misurarlo
è
anche
difficile,
ma
a
volte
riusciamo
ad
apprezzare
e
ad
ammirare
la
complessità
dell’ambiente
naturale
e
siamo
colpiti
della
bellezza
e
della
maestà
del
mondo
naturale.
“Il
mondo
creato
da
Dio
trabocca
di
vita
e
della
sua
varietà.”18
Oggi,
in
modi
che
non
avremmo
mai
previsto,
e
ad
un
ritmo
che
non
possiamo
immaginare,
l'abbondanza
e
la
varietà
della
vita
data
da
Dio
sta
scomparendo
davanti
ai
nostri
occhi.
Oggi
viviamo
durante
il
sesto
più
grande
evento
di
estinzione
da
quando
la
vita
è
iniziata
negli
oceani
3,8
miliardi
di
anni
fa.
L'ultima
volta
che
è
successo
qualcosa
di
simile
è
stato
65
milioni
di
anni
fa,
quando
i
dinosauri
e
molte
altre
specie
si
estinsero.
Un
recente
panel
di
esperti
delle
Nazioni
Unite
ha
scoperto
che
1
milione
-‐
una
su
quattro
-‐
di
specie
animali
e
vegetali
rischia
l'estinzione
nei
prossimi
decenni.19
Questo
è
un
ottavo
della
biodiversità
totale
del
nostro
pianeta.
Questo
è
molto
più
che
perdere
animali
strani
o
interessanti.
La
posta
in
gioco
è
la
capacità
della
terra
di
fornire
a
noi
e
ad
altre
creature
aria
pulita,
acqua
fresca,
suolo
di
buona
qualità
e
impollinazione
per
i
nostri
raccolti,
persino
future
medicine
salvavita.20
La
crisi
della
biodiversità
ci
fa
capire
ed
essere
consapevoli
ancora
come
tutta
la
vita
sulla
terra
sia
interconnessa;
questa
è
un
ritornello
di
Papa
Francesco.
Quindi
è
18
Ibid.,
pp.
20-‐21.
19
Ibid.,
p.
21,
nota
38,
che
dice:
“United
Nations
Report
from
the
Intergovernmental
Science-‐
7
necessario
vivere
in
un
modo
che
non
distrugge,
ma
protegge,
ogni
forma
di
vita
sul
pianeta.
Questo
chiede
cambiamenti
ad
ogni
livello:
individuale,
sociale,
culturale,
tra
paesi,
infatti
globalmente.
La
casa
comune
è
una
sola
casa,
da
curare
da
tutti;
ed
ogni
creatura
ha
un
valore
in
se
e
il
diritto
di
essere
curata
ed
amata
da
tutti
noi.21
Migrazione
E’
tragico
l’aumento
dei
migranti
che
fuggono
la
miseria
aggravata
dal
degrado
ambientale,
i
quali
non
sono
riconosciuti
come
rifugiati
nelle
convenzioni
internazionali
e
portano
il
peso
della
propria
vita
abbandonata
senza
alcuna
tutela
normativa.
Purtroppo
c’è
una
generale
indifferenza
di
fronte
a
queste
tragedie,
che
accadono
tuttora
in
diverse
parti
del
mondo.
La
mancanza
di
reazioni
di
fronte
a
questi
drammi
dei
nostri
fratelli
e
sorelle
è
un
segno
della
perdita
di
quel
senso
di
responsabilità
per
i
nostri
simili
su
cui
si
fonda
ogni
società
civile
(LS
25).
Il
cambiamento
climatico
e
il
degrado
ambientale
vanno
insieme,
ma
la
crisi
del
nostro
mondo
oggi
ha
dimensioni
che
superano
l’ambiente
naturale.
Francesco,
nella
sua
Audienza
Generale
il
1
febbraio
2017,
rivolgendosi
alla
delegazione
del
Movimento
Cattolico
Mondiale
per
il
Clima,
ha
ringraziato
loro
“per
l’impegno
a
curare
la
nostra
casa
comune
in
questi
tempi
di
grave
crisi
socio-‐ambientale.”
Notiamo
le
parole:
“socio-‐ambientale.”
La
crisi
ambientale
è
anche
una
crisi
sociale
e,
riconoscendo
questo,
Francesco
incoraggia
il
movimento
“a
continuare
a
tessere
le
reti
affinché
le
chiese
locali
rispondano
con
determinazione
al
grido
della
terra
e
al
grido
dei
poveri.”
Questi
gridi
vanno
insieme;
la
lettera
pastorale
del
arcivescovo
di
Dublino,
intitolato
The
Cry
of
the
Earth
–
The
Cry
of
the
Poor,
riconosce
anche
questo.
Il
cambiamento
climatico
e
il
degrado
ambientale
hanno
implicazioni
gravi
non
soltanto
per
i
poveri
e
i
paesi
in
sviluppo,
ma
anche
sulla
migrazione
attuale.
Le
parole
di
Francesco
(LS
25)
offrono
una
chiara
visione
della
situazione:
I
cambiamenti
climatici
sono
un
problema
globale
con
gravi
implicazioni
ambientali,
sociali,
economiche,
distributive
e
politiche,
e
costituiscono
una
delle
principali
sfide
attuali
per
l’umanità.
Gli
impatti
più
pesanti
probabilmente
ricadranno
nei
prossimi
decenni
sui
Paesi
in
via
di
sviluppo.
Molti
poveri
vivono
in
luoghi
particolarmente
colpiti
da
fenomeni
connessi
al
riscaldamento,
e
i
loro
mezzi
di
sostentamento
dipendono
fortemente
dalle
riserve
naturali
e
dai
cosiddetti
servizi
dell’ecosistema,come
l’agricoltura,
la
pesca
e
le
risorse
forestali.
Non
hanno
altre
disponibilità
economiche
e
altre
risorse
che
permettano
loro
di
adattarsi
agli
impatti
climatici
o
di
far
fronte
a
situazioni
catastrofiche,
e
hanno
poco
accesso
a
servizi
sociali
e
di
tutela.
Per
esempio,
i
cambiamenti
climatici
21
Ibid.,
p.
22.
Su
questo
punto
vedete
John
Feehan,
“Creation
as
Incarnation:
Reflections
on
Biodiversity
in
Laudato
Si’”
in:
Sean
Mc
Donagh
(ed.),
Laudato
Si’:
An
Irish
Response
(Dublin:
Veritas
Publications,
2017),
pp.
58-‐82
specialmente
63-‐65.
8
danno
origine
a
migrazioni
di
animali
e
vegetali
che
non
sempre
possono
adattarsi,
e
questo
a
sua
volta
intacca
le
risorse
produttive
dei
più
poveri,
i
quali
pure
si
vedono
obbligati
a
migrare
con
grande
incertezza
sul
futuro
della
loro
vita
e
dei
loro
figli.
E’
tragico
l’aumento
dei
migranti
che
fuggono
la
miseria
aggravata
dal
degrado
ambientale,
i
quali
non
sono
riconosciuti
come
rifugiati
nelle
convenzioni
internazionali
e
portano
il
peso
della
propria
vita
abbandonata
senza
alcuna
tutela
normativa.
Purtroppo
c’è
una
generale
indifferenza
di
fronte
a
queste
tragedie,
che
accadono
tuttora
in
diverse
parti
del
mondo.
La
mancanza
di
reazioni
di
fronte
a
questi
drammi
dei
nostri
fratelli
e
sorelle
è
un
segno
della
perdita
di
quel
senso
di
responsabilità
per
i
nostri
simili
su
cui
si
fonda
ogni
società
civile.
La
sfida
posta
da
questi
problemi
interlacciati
(come
hanno
detto
il
Papa
Giovanni
Paolo
II
e
il
Patriarca
Ecumenico
Bartolomeo
I
nel
2002)
“non
è
semplicemente
economico
e
tecnologico;
è
morale
è
spirituale.”22
La
via
da
prendere
per
affrontare
questa
sfida
è
mostrata
da
Francesco
d’Assisi
(LS
10):
“In
lui
si
riscontra
fino
a
che
punto
sono
inseparabili
la
preoccupazione
per
la
natura,
la
giustizia
verso
i
poveri,
l’impegno
nella
società
e
la
pace
interiore.”
Papa
Francesco
ha
cominciato
la
sua
enciclica
Laudato
Si’
con
Francesco
d’Assisi
e
lui
rimane
l’ispirazione
per
la
sfida
a
cui
oggi
tutte
le
persone
sulla
terra
sono
chiamate!
22
Ibid.,
p.
24;
e
Dichiarazione
Congiunta
del
Papa
Giovanni
Paolo
II
e
del
Patriarca
Ecumenico,
Bartolomeo
I,
disponibile
a
www.vatican.va
(è
il
Discorso
del
lunedì,
10
giugno
2002).
9