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Corso di laurea in
Insegnamento di
Didattica Speciale
TITOLO ELABORATO
RELATORE: CANDIDATO:
Chiar.mo Prof. Stefano Biancotto Conti Giusy Cristiana
Anno Accademico
2021/2022
Sapere
aude!
Abbi il coraggio di
servirti
della tua intelligenza.
(Immanuel Kant)
Indice
Introduzione 1
Conclusioni 32
Bibliografia 33
Introduzione
Questa tesi nasce dalla volontà di voler affrontare il tema della disabilità, vista non come
Ѐ da questo punto di vista che la disabilità deve essere considerata una risorsa, una
mettere in pratica tutto ciò che ha imparato in tanti anni di studio, aiutando una persona in
difficoltà e collaborando per qualcosa di cui non può che esserne orgoglioso.
Nel primo capitolo si analizzeranno i modelli della disabilità (ICD, ICDIH) confrontando il
normativa di riferimento.
Nel secondo, invece, si parlerà della disabilità all’interno del contesto familiare; il modo in
cui i genitori affrontano questa nuova realtà. Ѐ quì che entra in campo il lavoro dell’educatore,
un ruolo senza dubbio difficile, soprattutto quando si entra in relazione con la famiglia del
per il futuro dei propri figli, diventa per l’educatore il primo passo per entrare in relazione con
questo capitolo che si parlerà del disabile come ‘’frammento d’umanità, da recuperare e da
dell’educatore e degli interventi educativi che vengono attuati per permettere l’inserimento
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Capitolo I Disabilità: quadro normativo
fatto accidentale più o meno grave che afferisce al fisico, alla mente, ai sensi, e che differisce dal
concetto di normalità.
categorie:
-Menomazione visiva
-menomazione uditiva
-menomazione motoria
riduzione della capacità visiva che può presentarsi congenita, cioè alla nascita, oppure può
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Nel caso in cui la perdita visiva è totale si parlerà di cecità o di amaurosi; la persona
disabile colpita da tale deficit non percepirà affatto la luce. A sua volta la cecità può definirsi
funzionale o legale. Nel primo caso la persona colpita da cecità funzionale è in grado di
percepire una ridotta quantità di luce, quindi possiamo definirla affetta da cecità parziale, ma
non è in grado di distinguere le singole forme, quindi incapace di svolgere le diverse attività
nella vita di tutti i giorni. Nel secondo caso invece, la cecità legale si presenta con una
percezione offuscata della vista che non permette l’autonomia della persona che ne soffre.
parziale o totale di una persona disabile di catturare i suoni. Tal volte la sordità è un problema
che si riscontra alla nascita, come conseguenza di malattie infettive a cui è stata esposta la
sempre assunti dalla madre, o anche dovuti a traumi subiti alla nascita (nascita prematura,
esposto a rumori troppo forti, se viene colpito da malattie infettive nella prima età quali
Chi soffre di menomazione motoria, invece, viene privato della capacità di movimento che
una
menomazione) della capacità di compiere un’azione nei tempi e nei modi che possono essere
considerati normali. Ѐ in questo senso che possiamo definirla l’oggettivizzazione della
menomazione.
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Quando si parla di handicap, invece, si fa riferimento a quella condizione di svantaggio,
impedisce la possibilità di ricoprire il ruolo che sarebbe lecito attendersi da quella persona.
Abbiamo visto come questi tre concetti sono correlati tra di loro in quanto la menomazione
Vediamo un esempio: un non vedente può definirsi affetto da una menomazione oculare,
che a sua volta causa una disabilità nella locomozione e comporta handicap nella mobilità e
nell’occupazione.
La disabilità, nel tempo, è stata interpretata in modo diverso in relazione a dei modelli
teorici di riferimento.
la
disabilità come un problema dell’individuo legata ad una condizione patologica che richiede
scopo di opporsi al primo modello, che considera la disabilità come effetto di una condizione
patologica individuale, per centrare l’attenzione sulle barriere sociali che a volte possono
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disabili. Il modello sociale sposta l’attenzione dai deficit funzionali dei disabili ai contesti
La disabilità è vista come un costrutto sociale, data dall’incapacità della società di fornire
muove con una sedia a rotelle, ma perché gli edifici in cui si trova a vivere sono costruiti con
scale ed altre attrezzature che non permettono ad una persona disabile di spostarsi facilmente. A
tal proposito la disciplina Disability Studies mette in discussione il rapporto causale tra
menomazione e disabilità, cercando di spostare il focus sul cambiamento della società verso la
Il terzo modello, l’ICF si pone come un anello di congiunzione dei due modelli descritti
Tale modello può considerarsi biopsicosociale poiché considera due fattori che stanno alla
base del funzionamento dell’individuo: quelli personali, cioè i tratti caratteristici di ogni
persona ( funzioni e strutture corporee) e quelli ambientali, che includono il contesto fisico e
Il modello delle capacità - Capability Approch, formulato a metà degli anni Ottanta
del
secolo scorso dall’economista Amartya Sen, ha come oggetto di riferimento il principio del
“well being”, dello star bene, che non dipende dai mezzi che ogni individuo ha a disposizione,
ma piuttosto dalla capacitò di trasformare tali mezzi in opportunità per realizzare il proprio
benessere individuale. Così come qualsiasi persona ha il diritto di prendere scelte che
le proprie potenzialità.
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Nel contesto scolastico e sociale in generale, la persona disabile non deve adattarsi alla
normalità, ma al contrario deve essere costruito un contesto inclusivo che accolga in modo
positivo tutte le differenze. Marta Nussbam riprende questo modello in relazione alla
disabilità, delineando un elenco di capabilities fondamentali, uguali per tutti gli esseri umani.
Questa afferma che tutti hanno il diritto di mettere in atto le proprie abilità per poter prendere
delle scelte e se qualcuno non riesca a farlo a causa di una menomazione, la società dovrà
garantire un supporto in modo tale che essi riescano a superare gli ostacoli. Riguardo le
persone con disabilità bisognerebbe chiedersi cosa essi siano in grado di fare e di essere, quali
sono gli ostacoli da superare e cosa essi vorrebbero essere. In realtà tendiamo a tralasciare
interessato a svolgerla, significa non dare importanza ad uno dei diritti fondamentali delle
1.3 Legislazione nazionale: dalle classi differenziali all’integrazione scolastica dei disabili
Nel contesto scolastico, è cambiato il modo di considerare gli alunni con disabilità, pertanto vi
Con la legge n. 1073 del 1962 si ha il primo intervento dello Stato nell’ambito delle
scuole
igienico - sanitaria e le attrezzature per le classi differenziali nelle scuole statali e per le classi
di scuola speciale da istituire anche nei comuni minori” . La legge 1859 del 1962 istituì
la
scuola media unica, obbligatoria, gratuita e rappresentò la prima svolta nel sistema scolastico
Fino alla fine degli anni 60 i soggetti disabili gravi venivano collocati in istituti speciali per
sordi, ciechi e anormali psichici. La logica era quella della separazione, in cui l’allievo
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disabile era percepito come un malato da affidare ad un maestro-medico da inserire in scuole
speciali e classi differenziali, considerato come potenziale elemento di disturbo. Inserendo gli
alunni disabili in classi differenziali insieme a compagni con deficit simili, si riteneva che
Dagli anni 70 in poi inizia a cambiare il modo di considerare i disabili, ma senza alcun
accenno alla didattica speciale, allo sviluppo potenziale. La legge 118 del 1971
prevedeva
l’inserimento degli allievi con disabilità lieve nelle classi comuni della scuola dell’obbligo.
L’alunno disabile fa ingresso nelle classi comuni, ma deve adeguarsi al contesto scolastico,
La vera e propria svolta si ebbe con la legge 517 del 1977, in quanto prevedeva
la
soppressione delle classi differenziali e delle scuole speciali e l’inserimento degli alunni
disabili in classi comuni. Questa legge ha iniziato a riflettere sul fatto che il disabile non solo
ha diritto allo studio, ma ha anche il diritto di essere inserito e integrato. A tal proposito con la
legge 270 del 1982 fu istituita la figura dell’insegnante di sostegno, egli ha il compito
di
supportare alunni con disabilità fisiche o psichiche nei processi formativi e nell’integrazione
scolastica e sociale. Deve contribuire alla maturazione del ragazzo mediante un approccio
ruolo si è ampliato sempre di più ed ha acquisito delle competenze più specifiche. Oggigiorno
questa figura diventa importante non solo per lo studente disabile ma per tutta la classe.
Chiunque voglia intraprendere questa professione non deve possedere solo abilità a livello
didattico ma deve essere in grado di interagire con l’alunno dal punto di vista affettivo e
relazionale. Ѐ necessaria una collaborazione con gli altri docenti per creare un percorso
educativo che coinvolga tutta la classe e crei un clima positivo e inclusivo per tutti.
Quando si parla di disabilità non possiamo non citare la legge n.104 del 5 febbraio del
1992.
Ѐ il riferimento legislativo per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone con
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Un contesto scolastco flessibile dovrebbe adatarsi alle esigenze, ai bisogni eterogenei degli alunni, dunque il
contesto scolastco, e nello specifico, la classe deve adatarsi a ciascun alunno.
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disabilità. I soggetti destinatari di tale legge sono: soggetti con disabilità visiva; soggetti con
disabilità uditiva; soggetti autistici; soggetti colpiti da sindrome di Down; soggetti mutilati;
soggetti con disabilità psichica, ma non mancano di certo aiuti e sostegno anche a chi vive con
loro come agevolazioni lavorative e fiscali. Questa legge predilige una prospettiva pedagogica
con l’attenzione allo sviluppo della persona, alla sua dignità favorendone l’integrazione anche nel
Abbiamo visto come alcuni anni fa si considerava la persona disabile parte di un altro
mondo a causa di alcune loro diversità ma in realtà la diversità è ciò che caratterizza
ostacoli relazionali e comunicativi che si antepongono alla piena integrazione sociale dei
soggetti disabili.
Ѐ secondo questo punto di vista che l’educatore si pone come obiettivo la piena attenzione a
tutti i soggetti che presentano delle difficoltà d’ogni genere affinché possa raggiungere lo
sviluppo delle abilità che consentano loro la più piena integrazione nel tessuto sociale:
impegno culturale e civile per costruire una nuova efficace rete di relazioni interpersonali
in cui i soggetti con disabilità costruiscono nodi di forza e di convergenza di quanto di
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Con l’espressione collocamento mirato dei disabili si intendono quella serie di strument (sia tecnici che non)
che permetono un’adeguata valutazione della capacità lavoratva delle persone con disabilità. Comprende
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L’obiettivo del superamento di tutti i tipi di barriere fisiche, culturali, ambientali e sociali
Per definizione una barriera architettonica, viene definita come un impedimento per la
persona disabile sia per l’utilizzo di uno spazio, ma anche per l’accesso ad un servizio.
A differenza delle barriere fisiche che si possono abbattere con l’utilizzo di mezzi
L’inizio di una gravidanza rappresenta per i genitori un’esperienza del tutto sconosciuta
composta da un mix di emozioni, ansia, paura, felicità, aspettative e sogni che profilano
Da un lato i genitori che intraprendono questo percorso iniziano a maturare sin dai primi
carnagione, l’aspetto fisico, i tratti caratteristici della sua personalità, i successi e gli
insuccessi scolastici; dall’altro invece, avvertono la paura che qualcosa possa non andare
del verso giusto, che il proprio figlio non sarà come loro lo avevano immaginato, che sarà
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l’analisi dei post lavoro, le forme di sostegno da atvare, siano esse di eliminazione di barriere architetoniche
che non.
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affrontare una situazione del tutto opposta a quella che avevano immaginato, progettato e
pensato per il proprio bambino. Rappresenta una situazione che, il più delle volte, i
genitori percepiscono come un castigo nei loro confronti, come qualcosa che è arrivata per
molte volte li porta a chiudersi in se stessi, ignorando gli aiuti che la società mette loro a
situazione, ma chiudersi in se stessi non è una strategia efficace per affrontare la disabilità,
anzi tale reazione non solo non garantirebbe alcun servizio al figlio disabile, ma sarebbe
anche un cattivo esempio per gli altri figli, trasmettendo loro l’esempio di fuggire dai
problemi.
Ma può accadere, anche, che i genitori decidano di rimboccarsi le maniche sin da subito
per affrontare tale situazione, cercando di considerare il proprio figlio parte integrante
della società e non un essere “diverso” e per tale causa, motivo di emarginazione sociale.
A questo proposito non possiamo non citare le strutture di accoglienza (RSD) che si
trovano nella nostra società, strutture nate per essere da supporto sia ai genitori dei
disabili, con incontri settimanali supportati da uno psicologo, dove possono aprirsi al
dialogo reciproco, all’ascolto delle loro storie di vita, ma anche strutture appositamente
create per essere di aiuto ai bambini stessi, ambienti riabilitativi dove al bambino disabile
vengono garantiti tutti quei servizi per l’acquisizione di capacità o abilità mai raggiunte
fino a quel momento. Di cruciale importanza è anche il ruolo della famiglia, che deve
disabile.
Tale piano individualizzato inizia nella struttura di riabilitazione, ma deve essere un
continuo anche a casa e a scuola in modo tale che il bambino sia in grado di conservare e
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mettere in pratica, quelle abilità e conoscenze create dall’equipe multidisciplinare delle
La famiglia nel tempo ha subito delle modifiche, sia per quanto riguarda la composizione
numerica, che per quanto riguarda l’interpretazione dei ruoli genitoriali. Nelle società
tradizionali la famiglia era molto più allargata. Essa costituiva unità produttiva e le
compiti sociali. Essa è la prima agenzia di socializzazione primaria, a partire dalla prima
carattere, gli atteggiamenti, le capacità sociali di base. Essa è un sistema complesso, con
una propria storia, un proprio modo di leggere gli eventi, proprie regole e valori alla base
relazione con l’altro e anche il modo in cui i membri della famiglia percepiscono la
percorso di maturazione della sua identità. Considerare in tale modo una persona disabile
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Dall’altro lato bisogna educare i famigliari a considerare il disabile come una ricchezza,
Ѐ dalla famiglia del disabile che inizia il percorso di inclusione, innanzitutto la famiglia
con appositi supporti psicologi deve essere educata all’accettazione della disabilità e a
Quando si parla di disabile e del suo inserimento sociale non possiamo non parlare del
Molte famiglie che vivono la disabilità in prima persona decidono, come già citato nel
disabile una vita non lontana da ciò che viene ritenuto ‘’normale’’.
Altre famiglie, invece, decidono di non affidarsi a queste strutture specializzate e di far
affidamento a delle scuole comuni. Come abbiamo già spiegato nel 1 capitolo, oggi non
esistono più classi differenziali che separano i disabili dai “normodotati”, bensì classi
miste dove il disabile, grazie al supporto dell’insegnante di sostegno, vive la sua vita
scolastica di pari passo con quella dell’intera classe. Nel momento in cui il bambino
empatia con la famiglia, mettersi nei suoi panni e cercare di capire ciò che affrontano ogni
giorno per poter portare avanti una situazione apparentemente difficile. Dopodiché,
all’equipe che opera nel mondo scolastico, per attuare insieme ad essi un piano educativo
personalizzato con al centro il bambino con i suoi bisogni, i suoi interessi e le cure
necessarie. Essere educatori di un bambino disabile non è certo semplice, se da un lato è
conquistare la sua fiducia; dall’altro lato l’educatore deve contribuire a far crescere nel
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contesto classe la cultura della disabilità, che spesso nonostante la società abbia fatto molti
passi avanti, permane ancora qualche ostacolo che impedisce di considerarlo come una
Un’altra difficoltà che l’educatore può riscontrare è nel rapporto comunicativo che istaura
con la famiglia del disabile, tale criticità può dipendere dalla confusione di ruoli,
dall’ansia di essere giudicati, da una comunicazione non efficace. A tal proposito Rick
Lavoie ne “Il ruolo dell’insegnante nelle comunicazioni scuola famiglia, 2008”, individua
quattro tipologie di atteggiamenti dei genitori che emergono nell’incontro con gli
educatori:
disvalore o come un attacco nei loro confronti e tentano di sottolineare in tutti i modi ciò
che a scuola non funziona. L’insegnante deve quindi, cercare di ignorare tale sfida da parte
del genitore e deve attuare delle strategie per favorire un normale dialogo con la famiglia, per
esempio durante l’incontro oltre a evidenziare i problemi del figlio, potrebbe far
emergere le risorse, le sue capacità e le sue potenzialità. Spetta ora ai genitori, cogliere il
-sottomesso: il genitore ha un ruolo passivo nel rapporto con l’insegnante, forse anche
perché non si sentono in grado di affiancare e aiutare il figlio in questo progetto educativo.
al progetto educativo del figlio. L’insegnante non può accettare tale responsabilità, non
può farsi carico da solo di un compito così grande e importante che richiede continuità con
la famiglia, ed è per questo che deve cercare di stimolare i genitori a rendersi partecipe di
quel che accade a scuola al proprio figlio, coinvolgendoli nei compiti a casa, invogliandoli
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a partecipare a corsi di formazione, ricercare un supporto attraverso lo stanziamento di
fondi per l’acquisto di attrezzature sportive che possono essere di aiuto soprattutto agli
-assente: il genitore che appartiene a tale categoria è un genitore che non si interessa di
quel che succede a scuola al proprio figlio per tanti motivi, o per una situazione socio -
considerare la scuola come un parcheggio per il proprio figlio, un luogo dove poterlo
atteggiamento disinteressato dei genitori che non solo non dimostra interesse verso il
figlio,
alla scuola, al lavoro che svolge l’insegnante, ai progressi del figlio. Sono genitori che da
un lato si interessano e cercano di aiutare il proprio figlio, ma sono anche genitori che
riconoscono i propri limiti ed è per questo che cercano sempre il dialogo e l’aiuto
dell’insegnante per il bene del proprio figlio. La scuola viene vista come un porto sicuro,
un luogo di crescita.
La famiglia del disabile si trova in una situazione di particolare bisogno e deve riuscire ad
come educare un figlio disabile, come intervenire, quali obiettivi educativi raggiungere.
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nella gestione del loro stato di bisogno per evitare ogni possibile emarginazione dal
contesto sociale.
Ѐ importante che gli educatori, che lavorano nell’ambito della disabilità, siano
consapevoli del coinvolgimento delle famiglie e delle loro difficoltà all’interno del
progetto educativo, per poter sviluppare con essi un rapporto positivo di collaborazione
Per prima cosa l’educatore dovrebbe stabilire con le famiglie un rapporto comunicativo
fondato sull’ascolto, sul dialogo, sulla circolarità delle informazioni. Si deve creare un
sin dall’inizio la famiglia come una risorsa nella costruzione degli obiettivi. Come
abbiamo visto nel paragrafo 2.2, le famiglie non sempre e almeno non subito sono
disabilità.
Nella fase di accoglienza della famiglia del disabile, per l’educatore è fondamentale
chiedersi quali siano i bisogni educativi, comprendere in quale fase di accettazione della
disabilità si trovino, quali potenzialità e risorse possono essere positive nel percorso
professionali che sappiano leggere il loro disagio, cogliendo le motivazioni sottostanti alle
loro possibili reazioni negative, e rispondendo con consapevolezza alle criticità emerse
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genitore il suo senso di inadeguatezza, il disinvestimento dal suo ruolo negandogli la
possibilità di sfruttare le loro potenzialità come risorse per far fronte alle difficoltà.
Abbiamo visto, come il ruolo dell’educatore appare, sostanzialmente difficile, sia perché
perché si trova a dover collaborare, a volte, con famiglie che cercano di ostacolarlo e che
tendono a sostituirsi a lui. Tale collaborazione diventerà proficua, nel momento in cui le
persone che collaboreranno tra di loro, riusciranno a condividere tra di loro successi, ma
importante la suddivisione dei ruoli delle singole agenzie coinvolte, agenzie che
adempiranno al proprio compito e, che avranno come unico obiettivo comune, il bene del
Ogni disabile prima di essere considerato come tale deve essere considerato come una
persona umana dotata di dignità. Nella maggior parte dei casi al disabile non si tende ad
associare un nome, un cognome, un’età, dei pregi e dei difetti. Spesso la persona con
associare il termine pari opportunità alla disabilità. Se la dignità è legata alla razionalità,
come sostiene l’autrice Maria Zanichelli, la nostra società può diventare molto
individualista, ad esempio per chi ha delle difficoltà, e questo la rende meno razionale di
altri. La dignità non deve essere intesa solo come un’etichetta ma deve comprendere
anche una serie di azioni concrete volte a garantirla. Parlando di disabile, i due concetti
vulnerabilità e dignità si intrecciano. Poiché essi non sono in grado di farsi valere è
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Maria Zanichelli, ”Persone prima che disabili”, Quaeriniana, 2021
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importante che siamo noi a far valere i loro diritti e la loro dignità. Come si legge all’art.3
della nostra Costituzione <<tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti
alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche,
Ѐ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che,
ostacoli, barriere. Es.: la legge è uguale per tutti, ma se alcune persone con disabilità non
sostanziale.
rendere effettiva tale possibilità. Il dovere di tutta la società è quella di farci carico della
promozione dell’autonomia, negli ultimi decenni, sono divenuti una priorità nell’agenda
dei governi e degli organismi internazionali, anche se bisognerà fare molto per garantire
non riconoscere alla persona con disabilità delle prerogative, sogni, valori, ma a fare delle
benessere, lo star bene del familiare disabile collaborando con altre agenzie educative.
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La disabilità, anziché una patologia deve essere considerata un’esperienza, soprattutto per
famiglia e l’insegnante supportano il disabile per raggiungere gli obiettivi della propria
attraverso l’osservazione tali agenzie educative, riescono ad imparare tecniche nuove per
approcciarsi al disabile, capire di quali metodi necessita per sviluppare quelle abilità, che
aveva perso o che forse non aveva mai posseduto e sentirsi soddisfatto delle piccole-
grandi conquiste che con il tempo raggiungerà. Tali conquiste non sono di certo né
condivisibili né immaginabili da altri. Solo chi vive tale esperienza in prima persona può
Ciascuno di noi nel corso della sua vita può confrontarsi con il mondo della disabilità, al
di là dei motivi professionali. Tutti noi nel corso della nostra esistenza abbiamo
sperimentato delle difficoltà che ci hanno fatto sentire “meno abili”. Scomponendo il
termine disabilità possiamo constatare come il suffisso “dis” è posto davanti al termine
“abile”. Dunque entrano in gioco le abilità e le capacità che ogni persona possiede al di là
del suo deficit. Ciascuno ha un proprio mondo, con all’interno i vissuti personali, il suo
carattere. Per questo motivo ogni essere umano è unico e speciale e la diversità
Aristotele l’uomo è un “animale sociale”, nel senso che tende spontaneamente alla
socialità e non può fare a meno di relazionarsi ad altri. La relazione con una persona
disabile rappresenta una risorsa purché ci sia ascolto, dialogo, confronto e riflessione. Uno
trasmettere qualcosa di nuovo alla società. Ma l’ambiente sociale può essere negativo e lo
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è quando non comprende i più deboli occupandosi solo dei cosiddetti “normali”, quando
voler fare della propria vita senza impedimenti (capability). Essi vivono tra di noi e con
noi e dunque non sono solo i più deboli a trarre benefici dalla società, ma è anche
all’ascolto autentico di storie di vita dei disabili possiamo scoprire come la maggior parte
La nostra Costituzione garantisce pari dignità sociale e uguaglianza di fronte alla legge, e
professionale, sostanzialmente il diritto ad esser parte della società. Questi sono obiettivi
persone disabili.
A tal proposito si possono citare diverse interviste rilasciate da persone colpite da deficit,
che, nonostante ciò, hanno raggiunto risultati importanti sia sul piano personale che sul
piano professionale, proprio per questo si potrà parlare di ricchezza del diverso. Uno di
questi è Giancarlo Abba5, colpito da cecità che oggi si trova a dirigere un Istituto di non
vita. Ѐ impossibile immaginare una persona non vedente a capo di una struttura così
importante, ma Abba grazie alla sua forza di volontà e senza dubbio anche agli opportuni
e adeguati aiuti, sta cercando di aiutare persone con la sua stessa disabilità a realizzarsi,
Numerose sono le strutture nate dall’iniziativa dei disabili in Italia, una di questa è il Polo
tattile multimediale nato a Catania nel marzo del 2008, dove io stessa mi ritrovai a fare
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Vitore Mariani, 2021 “Vite Reali, la disabilità tra destno e destnazione”.
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esperienza nell’ottobre del 2015. Tale struttura comprende un Museo tattile, un bar al buio
e un giardino sensoriale, qui vi lavorano proprio i non vedenti ed è nato sia per essere da
supporto a tutti coloro i quali sono affetti da cecità, frequentando luoghi alla portata di
ogni giorno, come il bar , ma anche per tutti coloro che vogliono cimentarsi nel mondo dei
non vedenti, capire il modo in cui riescono a portare avanti questa attività, condividendo,
sperimentando e toccando con mano tutto ciò che vi è all’interno della struttura. Entrando
in questa struttura, fui subito colpita dall’accompagnatore non vedente, che mi prese per
mano e mi accompagnò nel bar al buio. All’inizio ciò che prevaricava in me era l’ansia,
non nutrivo fiducia nel mio accompagnatore, ma lui fu subito pronto a stupirmi. Mi fece
sedere vicino al balcone e mi chiese cosa volessi prendere da bere, ma per fare ciò dovevo
essere io stessa a trovare la bevanda che avevo scelto. Incredula, decisi di ascoltarlo, così
mi avvicinai al bancone e toccando le singole bottiglie capì subito qual era il modo di
riconoscere la mia bevanda: sulle bottiglie erano incise in rilievo le etichette. Soltanto
disabili, all’interno della quale possono svolgere mansioni che li accomunano a noi, avere
i nostri stessi svaghi e allo stesso tempo, sentirsi utili per l’intera società. Attraverso
cogliere le loro potenzialità che rischiano di sfuggire ai nostri occhi. In quel momento a
sentirmi in difficoltà ero io stessa, non riuscivo a muovermi al buio se non attraverso il
supporto dell’accompagnatore disabile che a differenza mia sapeva muoversi bene nello
spazio.
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compiti al fine di garantire l’opportunità di formazione di ciascun alunno; educare
Una scuola di qualità deve porre al centro della propria attenzione le esigenze diversificate
di tutti gli allievi, nel rispetto del principio di pari opportunità e di partecipazione attiva di
ognuno. Deve, inoltre, continuare a muoversi su questa direzione anche di fronte agli
alunni disabili, garantendo loro un sistema di istruzione inclusivo a tutti gli effetti. La
scuola italiana negli ultimi anni ha fatto passi avanti per garantire l’integrazione scolastica
degli alunni con disabilità; ed è per questo che si è sentito il dover di sostituire il termine
inserimento del bambino disabile nella scuola, con il termine “integrazione”, termine che
esprime meglio l’idea che il compagno disabile non solo fa parte fisicamente di quella
attività, e anche se in maniera più semplificata riesce ad eseguire gli stessi compiti che
vengono assegnati agli altri, sempre supportato da una figura specializzata nel sostegno.
Tale figura deve essere vista come una risorsa non soltanto per l’alunno disabile, ma anche
per l’intera classe per rispondere alle diverse necessità educative e facilitare la creazione
didattica inclusiva a scuola, ma devono essere tutti i docenti in grado di far emergere
questo principio, prima di ogni altro insegnamento. Possiamo definirla una didattica
tutta la classe dove gli alunni da soggetti passivi diventano interlocutori attivi, in grado di
prendere decisioni con l’insegnante di comune accordo. All’interno della classe ciò che
deve emergere è lo spirito di gruppo, di cooperazione, di tutoraggio tra pari, attraverso il
quale l’insegnante può rendersi conto dei progressi raggiunti dagli allievi sia dal punto di
vista dell’apprendimento, sia sul piano delle capacità relazionali. Ma deve seguire anche
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un’organizzazione flessibile, composta anche di momenti in cui il bambino tenderà ad
La figura dell’insegnante incide fortemente sul bambino, nell’arco di tutta la sua vita ed è
per questo che il suo compito è il life long learning (apprendimento per tutta la vita) in
Affinché questo processo didattico inclusivo sia possibile, si deve tener conto anche della
strutturazione degli spazi in cui tale insegnamento deve avvenire: per esempio, gli
insegnanti devono tener conto delle incapacità dell’alunno e per questo devono cercare di
percettivo riducendo, ad esempio, le distrazioni. L’insegnante potrà far ricorso all’uso dei
simboli o delle immagini , per esempio, potrà affiggere l’immagine del bagno, della
mensa o dell’area giochi nei singoli luoghi, in modo tale da permettere al bambino di
dovrà sedere, o dove dovrà posizionare i suoi indumenti appena entrato in classe,
l’insegnante dovrà adattare lo spazio- aula, disponendo i banchi degli alunni, non in modo
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Promuovere esperienze di “apprendimento cooperativo” è importante sia perché, da un
sociali e la promozione dei processi inclusivi. Vigotskij, aveva affermato, che in qualsiasi
la guida di un adulto grazie alla collaborazione tra pari piuttosto che attraverso
prossimale, considerata come la distanza che passa tra lo sviluppo cognitivo derivante
principio di inclusione determinando una forte motivazione negli alunni coinvolti. Questi
l’importanza dei benefici che tale strategia può apportare ai tutor, ai tutees, agli insegnanti
e al sistema educativo nel suo complesso. Lo studente che riveste il ruolo di tutor,
attraverso la spiegazione del materiale ai tutees (gli altri studenti) può affinare le abilità
acquisite; i tutees possono apprendere meglio grazie al supporto dei pari attraverso
l’incremento dell’attenzione individuale; gli insegnanti, da un lato, sperimentano una
a gestire un tempo maggiore da dedicare alle attività per il miglioramento della didattica.
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Ѐ importante che gli alunni con disabilità e altre forme di Bes svolgano il ruolo di tutor e
caratterizzano in modo diverso in base all’età degli studenti, al grado di scuola, alle
materie di insegnamento. Gli studiosi individuano 3 modalità di Tutoring: fra pari di età;
fra alunni di età diversa; con allievi in difficoltà nel ruolo di tutor.
Nel primo caso, gli alunni hanno un livello di partenza simile fra loro, si suddividono in
coppie o piccoli gruppi. Al loro interno uno fra gli alunni riveste il ruolo di tutor, avendo
come obiettivo l’assistenza, la spiegazione del materiale scolastico agli altri compagni che
Nel caso di Tutoring fra allievi di età diversa, gli alunni di età maggiore forniscono
dall’insegnante.
alla categoria di BES7, l’insegnante deve attenzionare una serie di elementi: il contesto
all’interno del quale il programma viene attuato; la selezione degli allievi, in quanto non
bisogna far valere il principio del ragazzo più bravo e disciplinato che aiuta il più debole,
6
L’autoefficacia è un processo cognitvo chiave identficato dallo psicologo Albert Bandura per l’analisi
dell’agentvità umana. Può essere definita come una capacità generatva il cui scopo è quello di orientare le
singole soto abilità cognitve, sociali, emozionali e comportamentali in maniera efficiente per assolvere a scopi
specifici.
7
BES è l’acronimo di Bisogni Educatvi Speciali. Questo termine è entrato in vigore in Italia dopo l’emanazione
della Diretva ministeriale del 27 dicembre 2012 “Strument di Intervento per alunni con Bisogni Educatvi
Speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastca”. La categoria dei BES rientra all’interno della
categoria dei DSA (Disturbi specifici dell’apprendimento) introdota dalla legge 170 del 2010. Un Bes può
derivare da: differenze linguistche e culturali; uno svantaggio di natura sociale e/o culturale; un disturbo
specifico dell’apprendimento o evolutvo; una disabilità fisica o mentale.
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ma è importante coinvolgere e render parteci anche questi ultimi nel ruolo di tutor, oltre
che di tutees, i contenuti sui quali costruire strategie di Peer Tutoring; i materiali didattici
per facilitare le modalità di esecuzione delle strategie di Peer Tutoring e fare un passo
Diversi sono i vantaggi che si riscontrano adottando tale metodologia educativa; in primis
lo studente “tutees”, grazie al supporto del tutor può apprendere più facilmente e in modo
più rapido le conoscenze che erano state prefissate nel PEI (Piano Educativo
positivo in classe.
ben preciso. Vanno formati in modo eterogeneo, per quanto riguarda il livello di
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Per poter realizzare concretamente apprendimenti cooperativi efficaci, è necessario
lavorare sulla costruzione di un clima che sia collaborativo e non competitivo, sulla
gruppo si preoccupa non solo dei propri risultati conseguiti ma anche di quelli dei
compiti che gli sono stati richiesti di svolgere. L’insegnante, per garantire ciò, non deve
di apprendimento di ciascuno.
Il clima che si respira in classe e l’atteggiamento assunto dagli insegnanti hanno una
valenza determinante sulla qualità dell’apprendimento di tutti gli allievi. Il clima può
ambiente fisico, che deve essere accogliente e organizzato in modo da favorire lo spirito
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Mitchell8 individua tre fattori integrati tra loro per la promozione di un clima positivo e
favorevole all’interno della classe: la qualità e l’intensità delle relazioni che si vengono ad
primo aspetto è necessario puntare sulla qualità delle relazioni, è fondamentale che tutti
gli alunni si sentano importanti per gli insegnanti e per i compagni, dunque anche il
lavori collaborativi, in modo tale che ciascuno sperimenti quel senso di appartenenza al
contesto classe. Quando essi si sentono valorizzati si dimostrano più inclini ad accettare
Le relazioni devono basarsi sulla conoscenza e il rispetto delle differenze, per avvicinare
collettivo. Gli alunni disabili, in seguito alle frequenti esperienze di insuccesso, possono
autostima: se in primis l’insegnante crede nelle capacità degli alunni, anche questi
adotti delle metodologie che possano garantire il successo formativo di tutti. A tal
proposito, Lucio Cottini9, individua tre aspetti per configurare la classe come contesto di
8
Mitchell (2014) propone le strategie per una didatca inclusiva e per la promozione di un clima positvo.
9
Lucio Cotni (2017) “Didatca speciale e inclusione scolastca”, Carocci Editore, 2017
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cooperazione; mostrare agli allievi come essi siano i veri responsabili del proprio
successo.
Appare necessario illustrare gli obiettivi della classe e dei singoli allievi (risultati
che solo agendo come gruppo si potranno affrontare e superare le difficoltà individuali.
lavorare da soli, senza manifestare interesse verso i successi e gli insuccessi dei
compagni. In questo caso gli alunni con particolari difficoltà possono manifestare
Quando, invece, nella classe prevale un clima competitivo, gli allievi interessandosi ai
insegnanti e compagni.
di quanto sia importare aiutare chi ha più necessità, ma concretizza anche l’idea che, se
avesse bisogno di aiuto, troverebbe supporto sia nel proprio insegnante che nei propri
compagni.
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e costruttivo per favorire le potenzialità del soggetto - persona unico e irripetibile.
Al centro del rapporto educativo deve esserci lo studente con i suoi bisogni educativi. Ciò
L’attivismo, da un lato, intende denunciare i difetti più gravi della scuola ufficiale: la
del movimento, di una vita ricca di esperienze, dell’espressione nelle varie forme
concrete.
Una didattica laboratoriale, dunque, è espressione della scuola democratica, una didattica
l’atteggiamento cooperativo della classe, non un laboratorio come fatto isolato in una
scuola che resta sostanzialmente tradizionale. Quindi sono necessari mutamenti radicali di
-project work: progetto realizzato in aula dagli studenti dopo una serie di lezioni
introduttive ed esplicative;
-business game: gioco di simulazione da svolgere in gruppi sull’attività di impresa o di
marketing;
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-role playing: gioco di ruolo dove gli studenti interpretano un personaggio che interagisce
alla realtà;
-Fab lab didattici: piccole officine che realizzano progetti in forma digitale:
-Atelier creativi, aule laboratorio: per la realizzazione di video, app, giochi, arte e musica
luogo fisico in cui materiali, attrezzature, metodologie ed esperti sono a disposizione degli
studente domina il senso del suo apprendimento perché opera concretamente e perché
impara facendo.
Per perseguire finalità educative così complesse è necessario ripensare alle proposte
educative tradizionali.
software che possono essere utilizzate per facilitare l’apprendimento degli studenti oltre
che l’insegnamento. I materiali didattici e gli strumenti digitali sono in grado di rendere
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Un valido supporto a bambini e ragazzi con DSA è rappresentato dai cosiddetti strumenti
rappresentano dei veri e propri “mediatori didattici”, che non risolvono il problema, ma
concettuali:
-La sintesi vocale è un software che permette la lettura automatica di testo digitale
scrivere con la tastiera o che impiega molto tempo, può dettare il testo al computer.
-I libri digitali e gli audiolibri: registrazioni audio di libri letti ad alta voce da uno o più
lettori. Questi sono una risorsa interessante per avvicinare alla lettura chi non riesce a
leggere autonomamente.
-Programmi per la creazione di mappe: questi software permettono di creare mappe
informazioni salienti.
Un altro strumento importante, sia per la professionalità docente che per gli studenti è la
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immagini e materiale interattivo, è molto importante in un contesto scolastico
non può essere utilizzata per svolgere un tipo di lezione frontale, ma è uno strumento
versatile perché da un lato facilita la comprensione del singolo alunno, dall’altra, diventa
il focus su cui attirare l’attenzione del gruppo classe in una dimensione cooperativa.
CONCLUSIONI
questo. Il dovere di tutta la società è quello di farsi carico delle loro volontà e di
disabili come soggetti da proteggere e da assistere. Bisogna guardare alle persone disabili
in modo attivo, come risorse positive per l’intera comunità, senza eccessive forme di
pietismo.
La nostra società ha fatto molti passi in avanti, ma molti altri se ne dovranno fare per
realizzare una piena inclusione del soggetto disabile nel tessuto sociale.
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Bibliografia
(Larocca & Franco Angeli, (2003) ( Maria Zanichelli, (2012) Persona prima che disabile)