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Associazione Mnemosine

Corso Singolo strutturato in Master di I Livello in

BES – Bisogni Educativi Speciali

Modulo 4
“La mediazione didattica”

Corsista
Irene Silani

Anno Accademico 2018/2019

INDICE

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1. Saper identificare e riconoscere i metodi adottati 1

2. Considerazioni personali 4

BIBLIOGRAFIA 6

1. Saper identificare e riconoscere i metodi adottati

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Quando si attua l’insegnamento, bisogna prestare molta attenzione al metodo utilizzato dai
docenti per porre gli allievi nelle condizioni di riflettere in maniera indipendente, riguardo
l’apprendimento ricevuto. Prima di entrare nel vivo dell’argomento e giusto e necessario indicare la
differenza che esiste tra metodi, metodologie, tecniche, strumenti e strategie.
Quando si parla di metodo, ci si riferisce ad un insieme di regole (o procedure) che consentono
di conoscere, spiegare ed ordinare la realtà. Secondo lo studioso Frederic Kerlinger esistono quattro
metodi per acquisire gran parte dello scibile umano:
- metodo della tenacia, secondo cui una cosa si sa che e vera perché e su di essa che si fonda la
nostra vita e si continua a dire che e vera;
- metodo dell’autorità, secondo il quale una cosa e vera perché viene stabilita come tale
da un’autorità riconosciuta;
- metodo a priori (o dell’intuizione), secondo cui una cosa e vera se e in accordo con la
ragione, che a sua volta tende per naturale inclinazione alla verità;
- metodo della scienza (o scientifico), secondo il quale la nostra conoscenza e
determinata da un fattore esterno che influenza il nostro pensiero.
Per quanto riguarda l’apprendimento, lo studioso Legami suggerisce diversi metodi per
invogliare e motivare gli studenti. Essi sono:
- metodo non direttivo;
- metodo di animazione o groupwork;
- team teaching;
- mastery learning;
- metodo interrogativo;
- metodo attivo;
- metodo permissivo.
A proposito di alcuni di questi metodi, avremo modo di analizzarli più nel dettaglio nel corso di
tale scritto.
Quando si parla di metodologia ci si riferisce alla disciplina che studia l’evoluzione del lavoro di
ricerca basandosi sul metodo scientifico. Una metodologia non rappresenta metodi o tecniche
specifiche, ma, deve specificare i procedimenti che devono essere eseguiti, mediante l’applicazione
di processi, metodi e tecniche specifiche. La metodologia può essere suddivisa in
- quantitativa: non guarda solo ai fatti, ma distingue tra fenomeni osservati e fenomeni
reali;
- qualitativa: si fonda su metodologie intrusive, entrando, cioè a contatto con gli attori
principali dell’azione cercando di capire il senso dell’azione compiuta dall’attore.

Dunque, la metodologia costituisce l’organizzazione concettuale di atti conoscitivi pratici

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secondo i presupposti presenti nel quadro generale dell’epistemologia. La metodologia si distingue
in due approcci:
- deduttivo, secondo cui si parte con l’elaborazione di un’ipotesi per poi elaborarne la
verifica confrontandola con la realtà oggettiva;
- induttivo, che presuppone in un primo momento l’osservazione del fenomeno dato, per
poi elaborare i concetti in chiave teorica.

Quando si parla di tecnica non si può far a meno di citare il grande filosofo Aristotele, che sul
concetto di technè (arte, saper fare, saper operare) ha fondato il suo pensiero. Secondo il filosofo, i
technai, ovvero coloro che possedevano una particolare technè, mediante una sequenza di
operazioni formalizzate potevano giungere al conseguimento di una forma compiuta. Dunque, la
tecnica rappresenta l’aspetto più tattico dell’azione didattica, non e esclusiva di un metodo piuttosto
che di un altro, ne tanto meno di una strategie. Vengono definite tecniche: il learning by doing, il
role play, il cooperative learning, il mentoring, i giochi tra pari, etc.
Riguardo gli strumenti, c’è da dire che essi si possono configurare come degli ausili (o anche
come qualcuno dice, essi sono dei mediatori didattici) che facilitano l’insegnamento e
l’apprendimento da parte del gruppo classe (insegnante compreso). Gli strumenti didattici sono utili
per la formazione individuale dell’alunno, formando le sue specifiche competenze che lo portano ad
essere indipendente. Tra gli strumenti didattici più utilizzati oggi si cita il personal-computer, la
Lavagna Interattiva Multimediale, il libro di testo, i tablet, lavagna in ardesia ed anche particolari
software ed hardware utilizzati per bambini con BES e/o con disabilità certificate.
Quando si parla di strategie didattiche, invece, ci si riferisce ad una serie di operazioni e di
risorse pedagogiche che vengono utilizzate, all’interno di un contesto pedagogico, per favorire il
conseguimento degli obiettivi di apprendimento attesi. Le strategie possono essere:
- espositive, quando al centro dell’attenzione e posto il contenuto dell’insegnamento/
apprendimento;
- euristiche, quando l’attenzione e centrata sui modi di apprendere dell’alunno.

L’approccio di tipo espositivo consente la sistematicità dell’insegnamento, poiché si presta


maggiormente alla trasmissione dei contenuti. L’approccio euristico, invece, prevede una maggiore
negoziazione con gli alunni, può essere meno sistematico (e ciò porta alla trascuratezza di qualche
contenuto), ma e significativo dal punto di vista cognitivo, poiché impegna in maniera attiva gli
alunni.
La lezione, nelle sue differenti e infinite accezioni, costituisce il modo di insegnare più utilizzato
nel sistema scuola. Pur tuttavia, questo non significa che sia il metodo più efficace per ogni
disciplina e per ogni apprendimento. Infatti, in tutte le discipline (comprese quelle teoriche)

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dovrebbero attivarsi metodi diversi per: sviluppare processi di apprendimento più autonomi,
garantire un’offerta formativa personalizzabile, consolidare l’interesse e la motivazione degli
studenti. Ogni metodologia, infatti, dovrebbe essere realizzata ad hoc alla disciplina trattata, adattata
alle conoscenze e alle competenze già possedute, pensata e realizzata apposta per le varie figure
professionali ed inoltre dovrebbe avere un linguaggio semplice, chiaro e comprensibile al gruppo
coinvolto nell’apprendimento. Tra le varie tecniche utilizzate per l’insegnamento/apprendimento a
scuola, esse si differenziano in:

- Attive, le quali respingono il ruolo passivo dell’allievo e comportano la partecipazione


sentita e consapevole del discente, poiché si contestualizzano le situazioni di apprendimento
in ambienti reali.
- Simulative, per capire un altro punto di vista. Gli studenti assumono i ruoli che l’insegnante
assegna loro, cercando di comportarsi come pensano che si comporterebbero nella situazione
data. Questa tecnica ha come obiettivo principale quello di far acquisire la capacita di
impersonare un ruolo e di comprendere in profondità ciò che il ruolo richiede (role playing).

Quando si pianifica il curriculum (o curricolo) dell’allievo, inteso come la pianificazione del


corso di studi considerando elementi e aspetti relativi alla pratica didattica, bisogna tenere sempre a
mente una progettazione circolare poiché nel caso in cui i risultati non siano raggiunti, si deve
ritornare all’inizio ridefinendo gli obiettivi consoni agli studenti presi in considerazione e rivedere
tutto il processo.
Il ciclo di progettazione può essere rappresentato con un cerchio, con al centro la pianificazione
del curriculum. Lungo tutto il diametro del cerchio si succedono con rimandi l’uno all’altro i fini,
gli obiettivi, le metodologie, i metodi, i contenuti, le attività (mezzi e strumenti), i risultati
dell’apprendimento e le verifiche. Ogni elemento e collegato l’uno all’altro, poiché l’apprendimento
e un processo continuo che non termina mai, durante la vita di un allievo.

2. Considerazioni personali

Durante questi miei primi anni di carriera ho avuto modo di mettere in pratica la didattica
laboratoriale,

“un metodo, adottato nell’intero arco del curricolo ed in momenti


definiti, che chiede di passare dall’informazione alla formazione,
incoraggiando un atteggiamento attivo degli allievi nei confronti della

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conoscenza sulla base della curiosità e della sfida piuttosto che un
atteggiamento passivo tramite il ricorso alla mera autorità.”

Il laboratorio è, infatti, il luogo dove, attraverso il “gioco” e l’attività di ricerca, l’alunno progetta
e sperimenta attivamente, discute le proprie scelte, costruisce le proprie conoscenze e sviluppa le
proprie competenze. In questo modo il sapere viene conquistato dagli studenti sulla base di compiti
e problemi finalizzati a prodotti significativi ed utili, la cui realizzazione richiede scoperta e
conquista, rinforzata dalla simpatia e dall’apprezzamento reciproco (imparare ad agire), poiché
l’esperienza laboratoriale richiede di rapportarsi ad essa con uno spirito amichevole e curioso, in
collaborazione mutua e continua.
Gli alunni solitamente rispondono bene alle attività laboratoriali, perché si sentono coinvolti nel
pensare e nel realizzare attività vissute con altri in armonia, all’interno della classe che, pero, in
molti istituti scolastici, purtroppo, si rivela un ambiente di apprendimento poco idoneo per la
realizzazione di questa attività.
L’attività laboratoriale richiede, infatti, spazi grandi e privi di qualsiasi tipo di ostacolo come
zaini, che oggi giorno somigliano più a trolley da viaggio, cartelline e giubbotti; vi deve essere la
possibilità di spostare i banchi e formare isole di lavoro senza creare intralcio in caso di emergenza
e questo, purtroppo, non sempre è possibile.
Oggi giorno, tra i docenti, c’è chi alterna alla lezione frontale un tipo di insegnamento
esperienziale come la “flipped classroom”, il “peer work”, il “problem solving” e la didattica
multimediale, ponendo, così, gli allievi in condizione di docente anziché di discente.
Queste forme didattica alternativa mi interessano piacevolmente perché rendono l’azione
didattica nei confronti degli alunni più efficace, personalizzata e stimolante.

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BIBLIOGRAFIA
Bibliografia critica:

-Bellingreri, A., Pedagogia dell’attenzione, Brescia, La Scuola, 2011.

-Caon, F., Serragiotto, G., (a cura di), Tecnologie e didattica delle lingue: Teorie, risorse,
sperimentazioni, Novara, 2012.

-Cinque, M., E-teaching. Scenari didattici e competenze dei docenti nell’evoluzione del web,
Palermo-Firenze, Palumbo, 2011.

-Nicoli, D., “Didattica Laboratoriale”, formato PDF. Paparella, N., “Accoglienza e Integrazione
nella societa tecnologica”, in L. Martiniello (a cura di), Didattica ed educazione nella società
tecnologica, Giapeto, Napoli, 2013, pp. 119-148.

Dispense:
-Corso di 50 ore, in modalità webinair, “I bisogni educativi speciali (BES): inclusività e strumenti di
intervento” tenuto da Associazione Nazionale Orientatori (ASNOR – Ente accreditato dal Ministero
dell’Istruzione dell’Universita e della Ricerca per la formazione del personale della Scuola DM
05/07/2013 - Direttiva 90/2003).

-Corso di 4 ore, in modalità webinair, “Criteri e strumenti della valutazione glottodidattica” tenuto
dalla Docente Daria Coppola - Università di Pisa - (con la collaborazione di Andrea Zingoni).

-Corso di 5 ore, in modalità webinair, “I dispositivi europei per la trasparenza delle competenze e
delle qualificazioni”, tenuto dalla Docente Erica Lepri.

-Corso di 50 ore, in modalità webinair, “Dislessia Amica” (Livello Avanzato), realizzato


dall’Associazione Italiana Dislessia (AID) con Fondazione TIM

Siti Web:
-www.edscuola.it/archivio/handicap, contiene numerose informazioni aggiornate sulle

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problematiche e l’attualità dell’handicap ed una raccolta normativa, cliccando su” norme.

-www.superabile.it, contiene numerose informazioni sui diversi aspetti della disabilità.

-www.superando.it, sito della F I S H, federazione Italiana per il Superamento dell’handicap.

-http://digilander.libero.it/rihas sito con moltissimo materiale didattico, gestito dalla Dr.ssa Angela
Carlino Bandinelli.

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