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L’ACQUA: COS’E’ E A COSA SERVE?

L’acqua è una sostanza fondamentale per la vita di tutti gli esseri viventi: né piante, né
animali riuscirebbero a sopravvivere senza di essa, perché tutti gli esseri viventi
contengono e fanno uso di acqua.
Non a caso le più grandi e antiche civiltà si sono sviluppate proprio lungo i grandi corsi
d’acqua, come il Nilo, il Tigri, l’Eufrate.
La Terra è il pianeta dell’acqua.
Due terzi della sua superficie sono ricoperti dal mare. L’acqua marina è preziosa per
molti motivi: contribuisce a mantenere stabile il clima, è l’ambiente in cui vive una
grande quantità di pesci, contiene minerali utili.
Per la vita delle piante, degli insetti e dell’uomo è però ancora più preziosa l’acqua
dolce, chiamata così perché rispetto a quella marina contiene una quantità minore di
sali minerali.

L’imponente spettacolo delle cascate del Niagara

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L’acqua, poi, a volte si presenta in natura sotto forme spettacolari: basta pensare alle
grandiose cascate del Niagara, tra Stati Uniti e Canadà, o all’altissima cascata di
Salto Angel in Venezuela (dove l’acqua precipita da un’altezza di 972 metri), o alle
splendide cascate sul fiume Zambesi in Africa.

Lo spettacolare salto della cascata Angel, in Venezuela

Tutta l’acqua presente intorno a noi, che rende possibile la vita sul nostro pianeta,
forma l’idrosfera.

Come l’acqua è presente sulla Terra

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L’idrosfera costituisce quasi il 71% della superficie terrestre. Di questo 71%, il 98% è
allo stato liquido, mentre il restante 2% è allo stato solido, e costituisce le calotte
polari e i ghiacciai continentali.
Le acque si distinguono in:

 acque meteoriche (pioggia, neve, grandine);

 acque superficiali (mari, fiumi, laghi, ghiacciai);

 acque sotterranee (originatesi da quelle meteoriche che si infiltrano nel


sottosuolo per la porosità del terreno);

 acque sorgive (quelle che riaffiorano in superficie).

Una prima suddivisione di questi tipi di acqua è quella in acque salmastre (di mare), che
rappresentano il 97% dell’acqua allo stato liquido, e in acque dolci (meteoriche, di
fiumi, laghi e ghiacciai), che sono solo il 3%. La differenza è dovuta alla maggiore o
minore salinità, cioè alla quantità di sali, soprattutto cloruro di sodio, disciolti
nell’acqua.
Per le sue necessità l’uomo utilizza le acque superficiali, sotterranee e sorgive. Per
quanto riguarda le acque superficiali, l’uomo sfrutta quelle dei fiumi e dei laghi; non
può invece utilizzare l’acqua dei mari, se non dopo averla sottoposta a un processo di
dissalazione (i mari hanno una concentrazione di sale che è in media del 35‰) per
renderla dolce. L’acqua salata, infatti, non può essere usata né per usi civili, in quanto
non deterge e non fa schiuma, né per usi industriali, in quanto incrosta, corrode e
distrugge impianti e tubazioni, e nemmeno per usi agricoli, in quanto tossica per quasi
tutte le piante.
L’acqua di mare, depurata dei sali che contiene, diventa potabile, cioè utilizzabile per
scopi alimentari. Gli apparecchi per trasformare l’acqua salata in acqua dolce si
chiamano dissalatori e sono già diffusi in Israele e in alcuni Paesi arabi. Sono però
impianti molto costosi. Per vincere la sete dei paesi aridi si è persino pensato di
rimorchiare fino alle loro coste gli enormi iceberg che si staccano dall’Antartide.

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COME USIAMO L’ACQUA?

L’uomo necessita quotidianamente di acqua per usi civili, industriali, agricoli e,


soprattutto, alimentari.
L’acqua usata per scopi alimentari deve essere potabile, cioè deve possedere
determinati requisiti:
essere trasparente, di odore e sapore gradevoli, biologicamente pura (cioè priva di
microrganismi patogeni), chimicamente pura (cioè priva di metalli o altre sostanze
inorganiche dannose per la salute) e con una quantità di sali minerali non inferiori a 0,1
grammi per litro ( g/l) e non superiore a 0,5 g/l.

Quanta acqua consumiamo in un giorno? Ogni anno, ognuno di noi, ha bisogno di circa
80 metri cubi di acqua, cioè 80.000 litri, pari a 200/250 litri giornalieri. Chi abita in
città arriva a consumare anche 400 litri al giorno, per chi vive in campagna il consumo
si riduce a circa 100 litri.
Ma di tutti questi litri ne usiamo appena 40/50 per funzioni strettamente vitali come
bere, mangiare, cucinare e lavare. Tre litri ci bastano per bere, ma gli altri 250/300
litri che fine fanno, o meglio, quando li consumiamo?
Sembra una cifra assurda. Eppure, senza rendercene conto, quando tiriamo lo
sciacquone del bagno, quando lasciamo la doccia troppo aperta, quando usciamo dal
bagno senza controllare se il rubinetto è rimasto aperto, contribuiamo a raggiungere
quella cifra apparentemente incredibile di 400 litri al giorno di acqua.
Lo sappiamo che una volta scesa nel lavandino diventa acqua da fogna?
Per pochi decilitri di pipì quanta acqua inquiniamo? Dagli 8 ai 12 litri. Un’enormità! Ne
basterebbe meno della metà. E oltretutto, usiamo acqua potabile, costosa e rara, per
tutto. Dal bagnare i fiori, al lavare la macchina.
Per non parlare della micidiale lavastoviglie, sogno di molte mamme, ma diabolico
strumento che consuma 50 litri di acqua per ogni lavaggio, quando per lavare i piatti di
un pranzo di dodici persone ne basterebbero una decina.
Non dimentichiamo poi che moltissimi degli oggetti che ci circondano e che usiamo
richiedono acqua per essere prodotti. L’acqua è utilizzata per estrarre la benzina dal

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petrolio, la produzione di un’automobile richiede ben 450.000 litri d’acqua prima di
poter sgommare sull’asfalto, il giornale comperato all’edicola vuole ben 250.000 litri di
acqua all’anno per poter uscire dalla cartiera e poi dalla tipografia, eccetera,
eccetera… Così, indirettamente, “beviamo acqua” per il solo fatto di andare in
automobile o di leggere il giornale.
Bisognerebbe imparare a risparmiare l’uso dell’acqua, soprattutto perché a noi bastano
50 litri di acqua pura al giorno, il resto che utilizziamo potrebbe benissimo essere non
potabile.
Inoltre, su 10 litri d’acqua immessi negli acquedotti italiani, almeno 3 vanno sprecati
prima di arrivare ai nostri rubinetti a causa di perdite delle condutture. I 150.000
chilometri di acquedotti del nostro Paese (quasi la metà della distanza tra la Terra e
la Luna) sono ridotti a un vero e proprio colabrodo. Più del 30% della rete deve essere
sostituita e il 60 % avrebbe bisogno di urgente manutenzione, Una situazione così
disastrosa è anche dovuta al fatto che sul territorio nazionale il compito di distribuire
l’acqua potabile è suddiviso tra undicimila acquedotti, molti dei quali piccolissimi e
senza soldi per il miglioramento delle condutture. Solo negli ultimi anni il Governo ha
avviato un piano per migliorare il servizio.

ACQUA: QUALE FUTURO?

Oltre al problema dello spreco, un altro aspetto preoccupante che riguarda il futuro di
questa preziosa sostanza è quello dell’inquinamento idrico.
L’uomo ha bisogno quotidianamente di acqua e la popolazione è in continuo aumento,
ma, nonostante ciò, i grandi serbatoi naturali di acqua spesso vengono resi
inutilizzabili. Nei mari, nei laghi e nei fiumi si accumulano parte dei rifiuti che la
società produce; insomma, acqua ce n’è tanta, ma poca, pochissima, è l’acqua pulita.
Quali sono le cause di questo inquinamento?
Gli antiparassitari e i concimi usati in agricoltura, le industrie e gli scarichi delle città
possono inquinare le riserve di acqua potabile che si trovano in profondità nel
sottosuolo. È ciò che negli ultimi decenni sta accadendo, o perché mancano i
depuratori o perché su quelli esistenti uno su due non funziona come dovrebbe. Così la

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qualità dell’acqua che esce dai rubinetti domestici è andata gradualmente peggiorando,
costringendo gli italiani (e non solo) a diventare grandi consumatori di acqua minerale.
L’acqua uccide, più di ogni altra cosa al mondo. Nel 1988 sono morte in Messico più di
30 mila persone a causa dell’acqua inquinata. Le statistiche dell’ONU parlano di almeno
25 milioni di persone, di cui tre quinti bambini, che muoiono per colpa dell’acqua
sporca. Il fenomeno si registra soprattutto nei Paesi del sud del mondo, dove la
situazione è più critica: mancano strutture per la depurazione e i pozzi e i fiumi
diventano trappole mortali che diffondono malattie, a volte mortali.
Appaiono lontanissimi i giorni in cui Francesco d’Assisi cantava: “ Laudato sii, mi
Signore, per sorella acqua, la quale è molto umile, preziosa e casta ”. Oggi solo una
persona su tre dispone di acqua potabile e potrebbe unirsi al suo inno di lode.
La vita sulla Terra, secondo i più autorevoli studiosi, è partita dal profondo degli
abissi. Dal mare hanno cominciato a svilupparsi il mondo e il progresso. E dal mare,
paradossalmente, può partire il declino della vita.
Gli oceani stanno diventando le pattumiere preferite dall’umanità. Sono comode ed
economiche. Quando le navi cariche di rifiuti dei Paesi ricchi non trovano discariche
nel Terzo Mondo, aprono i loro ventri d’acciaio e scaricano l’ingombrante fardello sui
fondali marini.
Le acque, brulicanti di pesci, sono costrette ad inghiottire veleni, scorie radioattive,
scarichi industriali che seminano la morte. E restituiscono pesci morti, delfini in fin di
vita, gamberi soffocati: “Ci sono voluti miliardi di anni perché il mare sviluppasse la
vita – ha detto Cindy Zipf, una coordinatrice del gruppo Oceano Pulito - ma sono
bastati 150 anni, l’ultimo secolo e mezzo, a cambiarlo al punto di minacciarne la morte ”.

Ma quali sono le cause di questo gravissimo problema?


Vediamole più in dettaglio.

Scarichi urbani
Le fogne cittadine spesso scaricano nei fiumi, nei laghi e nei mari la maggior parte
delle loro acque da batteri e virus; esse sono quindi estremamente pericolose per la
salute dell’uomo in quanto fonti di malattie infettive quali il tifo, il colera, l’epatite
virale e la salmonellosi.
Pericoloso è anche lo scarico nelle acque dei detersivi sintetici non biodegradabili o
che contengono fosfati. I primi riempiono di schiuma le acque, ne ostacolano
l’ossigenazione e ne causano la “morte”. I secondi immettono nelle acque grandi
quantità di fosfati, causando il pericoloso fenomeno dell’eutrofizzazione, che consiste
in una eccessiva proliferazione di alghe e mucillagini, disperazione di chi fa il bagno

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d’estate, ma soprattutto dei pesci che vengono depredati dell’ossigeno, fino
all’asfissia.

Scarichi industriali
Le industrie utilizzano una grande quantità di acqua e, spesso, la riscaricano
direttamente nei fiumi, nei laghi o nel mare senza averla prima depurata. Queste
acque sono altamente e pericolosamente inquinate, perché ricche di agenti chimici,
metalli pesanti e veleni provenienti da industrie chimiche (cartiere, stabilimenti tessili
e metallurgici).

Una triste immagine dovuta all’inquinamento delle acque dei fiumi

Tra le sostanze nocive che inquinano le nostre acque vi sono:


 il mercurio, che arreca gravi danni, talvolta mortali, al sistema nervoso e si
accumula nella catena alimentare dell’uomo attraverso un cibo molto comune, il
pesce;

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 il cromo, che viene a volte scaricato (generalmente da industrie piccole che
sfuggono quindi a qualsiasi controllo) in fosse vicine alle falde acquifere,
inquinando l’acqua potabile; anche in concentrazioni bassissime, causa anemia;
 il piombo, che provoca il saturnismo, una malattia che produce danni a fegato e
reni, e causa crisi nervose.
Alcune industrie, inoltre, causano un inquinamento termico, scaricando acque magari
pulite, ma calde, perché usate nei processi di raffreddamento degli impianti. L’alta
temperatura provoca alterazioni delle condizioni fisiche degli ambienti acquatici, con
conseguente morìa degli esseri viventi presenti.

Scarichi agricoli
Un’altra causa di inquinamento è l’uso eccessivo in agricoltura, di alcuni prodotti quali i
fertilizzanti, gli insetticidi, i diserbanti e gli anticrittogamici. Sono tutte sostanze
altamente tossiche e cancerogene che si depositano sul terreno e che la pioggia
convoglia nei corsi d’acqua.
Recentemente, nella Pianura Padana, si è verificato un inquinamento da atrazina, un
potente erbicida molto tossico che si è accumulato nell’acqua del PO inquinando molte
falde acquifere, tra cui le falde di approvvigionamento di numerosi acquedotti
compresi tra Ferrara e Rovigo.

Scorie radioattive
Ultimo in ordine cronologico, ma non meno pericoloso, è l’inquinamento prodotto dalle
centrali nucleari. Per raffreddare i reattori si utilizza un’ingente quantità di acqua
che viene poi restituita a fiumi, laghi e mari più calda di circa 20°C. Inoltre, le scorie
radioattive vengono spesso racchiuse in contenitori e affondate negli oceani. Se
queste scorie dovessero venire a contatto con le acque, le conseguenze sarebbero
veramente disastrose e terribili.

Idrocarburi presenti nei mari


La quantità di petrolio che viene riversata nei mari è purtroppo in continuo aumento.
L’inquinamento da petrolio è dovuto in particolare al lavaggio delle petroliere, che
spesso si svolge in mare aperto anzichè nei bacini predisposti per questo scopo dalla
legge.

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Altre cause della presenza di questa pericolosa sostanza nel mare sono gli incidenti,
come le avarie o i naufragi, soprattutto di petroliere, e le trivellazioni del fondo
marino.
Il 25 marzo 1989, in Alaska, la Exxon Valdez, una petroliera americana di 330 metri, è
finita contro gli scogli sommersi nel tentativo di evitare un iceberg. Dalle sue lamiere
squarciate è uscito un fiume di 50 milioni di litri di petrolio greggio. Quattrocento
chilometri quadrati di mare sono stati invasi dalla macchia nera, in cui sono finiti
migliaia di volatili e di pesci.

Un volatile vittima della “marea nera” provocata dal disastro della Exxon
Valdez

Un disastro che purtroppo si è ripetuto in altre occasioni, e dietro il quale si è poi


scoperta la leggerezza e l’incuria degli uomini: il comandante della Exxon Valdez, al
momento della disgrazia, non era al posto di comando per eccesso di alcool.
I residui grassi del petrolio non evaporano, ma formano una pellicola oleosa che
galleggia sulla superficie del mare. Ciò impedisce l’ossigenazione delle acque e quindi
causa la morte degli organismi che le popolano. Il petrolio, inoltre, si accumula negli
animali marini e un suo pericoloso componente, il benzopirene, altamente cancerogeno,
può arrivare all’uomo attraverso la catena alimentare.

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… E ALLORA? Se l’uomo non si deciderà a riflettere un po’ di più sui guai che sta
combinando e, soprattutto, se non correrà ai ripari il più in fretta possibile, rischia di
distruggere quel grandissimo e prezioso bene che è l’acqua e, con essa, la vita stessa
sulla Terra. Quindi … AL LAVORO!!

BIBLIOGRAFIA:

 Enciclopedia “Conoscere insieme” de Il Giornalino edizioni San Paolo


 “La Materia e la Natura: La Terra nell’ Universo” di Flaccavento e Romano
edizioni Fabbri
 Inserto Mondo Erre “S.o.s. acqua” edizioni Elledici

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