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Lezione n°2 04/05/2022 Ingegneria Sanitaria Ambientale

Sbobinatore: Antonello Sabia


Revisionatore: Aurora Lucia

FENOMENI DI INQUINAMENTO DELLE ACQUE SUPERFICIALI


I parametri di caratterizzazione delle acque naturali e trattamenti di depurazione delle acque

Si descrivono le problematiche più importanti relative alle acque e soprattutto quali sono le sostanze che
rendono l’acqua “inquinata”.

Il complesso delle acque presenti sulla terra costituisce l’idrosfera. La superficie del pianeta è in totale di circa
510 milioni di km2, di cui 361 occupati dall’acqua, il rimanente dalla terraferma.
Benché la superficie terrestre sia coperta per il 71% di acqua, questa è costituita per il 97,5% da acqua salata,
quindi l’acqua realmente utilizzabile è una percentuale molto piccola. Oltretutto la maggior parte dell’acqua
dolce disponibile è imprigionata nei ghiacciai quindi comunque non è immediatamente utilizzabile, quasi il
30% è intrappolata nel sottosuolo e soltanto lo 0,3% si trova nei fiumi e nei laghi e quindi potenzialmente e
rapidamente disponibile.

Dunque facendo le percentuali ci troviamo


ad uno 0,008% dell’acqua totale del pianeta.
Oltretutto l’acqua superficiale è molto mal
distribuita, i grandi fiumi e laghi grandi sono
pochi, la distribuzione dell’acqua è molto
eterogenea nel mondo. Ad esempio se la
distribuzione totale di volume di acqua nel
mondo fosse rappresentata in un grafico,
l’Asia è il continente che avrebbe il valore
più alto. Ma esso distribuito sulla
popolazione, ovvero il suo volume specifico
disponibile per ogni abitante, risulta molto
scarso.

L’acqua viene utilizzata in più ambiti, moltissima dell’acqua è


utilizzata per scopi agricoli intorno al 80% e soltanto il 3,5%
è dato come utilizzo domestico. Quindi se riuscissimo a
risparmiare il 50% di acqua che utilizziamo per usi domestici,
in realtà s’incide molto poco sul consumo totale di acqua; sono
necessarie molte altre azioni per apportare un cambiamento
sostanzioso. Un discorso molto simile si fa con i rifiuti. I rifiuti
totali tengono conto anche dai rifiuti speciali, i rifiuti prodotti
da un’impresa sono in quantità enormemente maggiore
rispetto al contributo urbano.

Sistema di utilizzazione della risorsa idrica


Si parte da un corpo idrico, un prelievo, un trattamento,
il loro trasporto (adduzione), la loro utilizzazione e il
trasporto nelle reti di distribuzione, l’utilizzo, lo scarico,
il trattamento e la restituzione, o su suolo o nel corpo
idrico.
Questo dimostra che l’acqua avendo già un ciclo di per sé,
non è un bene infinito; ogni volta che reiteriamo il ciclo
stiamo arricchendo l’acqua di sostanze che potrebbero
estranee all’acqua o che possono danneggiarla. Per poterla
scarica senza recare dano, dobbiamo spendere energia e
quindi emettere gas ad esempio.
Quali sono i composti presenti nell’acqua e che la inquinano?
L’acqua ovviamente in natura non sarà mai come acqua pura, ma ci saranno sempre sostanze come sali
disciolti, in sospensione o materiale organico, anche senza l’intervento antropico.

Come possiamo definire quindi l’inquinamento? L’alterazione delle qualità del copro idrico che ne preclude
l’utilizzo in altri scopi, di fatti a seconda dell’utilizzo l’acqua deve rispettare dei canoni di qualità. Ad esempio
l’acqua utilizzata a scopo industriale-farmaceutico avrà una standard di qualità molto più elevato rispetto alla
semplice acqua potabile. La condizione di inquinamento dunque dipende dall’utilizzo (civile, urbano,
industriale, turistico o ricreativo).

Il concetto di inquinamento è strettamente legato al concetto di reattività ambientale, ossia il grado di


assorbimento di una quantità variabile di inquinante fino ad arrivare alla soglia di tolleranza:
- al di sopra della quale vengono pregiudicate le qualità dell’ambiente acquatico,
- al di sotto invece il corpo ibrido è in grado di auto-depurarsi, cioè di mettere in campo tutta una serie
di processi fisici, chimici e biochimici che consentono la rimozione o la biodegradazione delle sostanze
inquinanti.
Nello studio dei fenomeni di inquinamento, è necessario tener conto:
 della tipologia di scarico: tossico, refrattario, biodegradabile;
 il tipo di ricettore finale, cioè le sue caratteristiche idrodinamiche che ne influenzano le capacità di
auto-depurazione: velocità della corrente, portata del tirante idrico, ossia tutta una serie di
caratteristiche specifiche del corpo idrico che ne influenzano la capacità di rigenerarsi.

Inquinanti fluviali:
 inquinanti naturali, sono sostanze già normalmente presenti nell’ecosistema, ma in concentrazioni
maggiori rispetto alla soglia di tollerabilità, cioè quando immettiamo sostanze comunque naturali ma
in concentrazioni eccessive. Il corpo d’acqua non è in grado di auto-depurarsi;
 sostanze tossiche, sostanze nocive, ad esempio composti organici, aromatici, muffe e lieviti o
composti inorganici, anche in concentrazioni piccolissime possono recare danni anche agli esseri
acquatici superiori.

Tra i principali meccanismi di auto-depurazione troviamo:


 Fisici:
- Diluizione, ossia la riduzione della concentrazione del contaminante per effetto del volume
crescente nel corpo idrico. Meccanismo banale, ma efficiente. Soprattutto usato nel momento di
maggior portata, come in inverno. Nei nostri climi e nei nostri corsi d’acqua, che sono a carattere
torrentizio, la mancanza del meccanismo di diluizione simboleggia una qualità pessima del corpo
idrico. Dunque semplicemente il cambio di stagione fa variare la qualità dell’acqua;
- Sedimentazione di particelle con peso superiore all’acqua;
- Abrasione nei confronti dei corpi solidi e delle sostanze sospese che vengono frantumate per
collisione.
 Chimici:
- Idrolisi;
- Precipitazione.
 Biologici:
- Degradazione batterica, è il meccanismo attraverso il quale si agisce artificialmente negli
impianti industriali.

Le sostanze inquinanti le possiamo classificare in:


 Sostanze galleggianti, oli che galleggiando sull’acqua, avendo densità minore, impediscono il
passaggio ai raggi UV, quindi vanno ad inficiare lo stato di equilibrio del sistema;
 Insolubili sospese, si depositano col tempo sotto forma di fango;
 Disciolte a seconda delle loro caratteristiche fisiche.
PARAMETRI DI CARATTERIZZAZIONE E DI INQUINAMENTO DEL COMPARTO ACQUE
Raggruppati in 4 categorie:
- Fisici,
- Chimici,
- Biochimici: usati in generale
- Tecnologici: solitamente utilizziamo per definire la trattabilità dell’acqua.

In ingegneria sanitaria ci sono delle linee guida, ossia le metodiche analitiche, sia italiane, pubblicate
dall’IRS, istituto di ricerca sulle acque del CNR, che internazionali.
Non seguire i meccanismi di campionamento significa rendere la raccolta di dati non utilizzabili poiché non
rappresentativi.
Il campionamento deve avere determinate, poi bisogna controllare certi parametri:
- solidi, tra cui c’è una classificazione dimensionale tramite una prova di sedimentazione si
valutano solidi che hanno dimensioni maggiori di 10 micron che si definiscono sedimentabili,
quelli di dimensione inferiore non-sedimentatili. C’è distinzione tra solidi sospesi e solidi
filtrabili, 0,45 micron è l’apertura delle maglie dei filtri che si utilizzano per misurare la
concentrazione di solidi sospesi. I solidi che hanno una dimensione maggiore di 0,45 micron
vengono intrappolati nelle maglie dei filtri ossia sospesi, gli altri di dimensione minore sono
considerati filtrabili, poiché passano attraverso le maglie. Si distingue tra colloidali e disciolti (i
solidi che hanno una dimensione inferiore a 10^-3 micron), sempre dimensionale, abbastanza
tecnologica come tecnica. 0,45 micron è essenziale come misura poiché è la dimensione a cui
riusciamo ad intrappolare i microrganismi.

- temperatura,
- conducibilità elettrica,
- caratteristiche organolettiche, odore, valido anche per le acque reflue, colore e sapore, se si tratta
di acque naturali.

Caratterizzazione del materiale a base carboniosa


Le acque naturali possono essere caratterizzate dalla presenza di sostanze naturali e tossiche, di natura organica
ad esempio che noi stessi andiamo ad aggiungere non appena il corpo idrico passa per uno scarico, negli
scarichi urbani ad esempio, ci sono carboidrati, proteine e grassi.
La concentrazione maggiore di queste sostanze si ha per strutture a carbonio, potrebbero essere misurate, ma
l’obiettivo è conoscere che effetti porteranno sul copro idrico e in che modo intervenire per disinquinare le
acque. Per fare ciò sono stati sviluppati una serie di parametri che misurano queste sostanze in maniera più
semplice, meno costosa e più veloce.
I due parametri sono BOD e COD:
1) BOD (richiesta biochimica di ossigeno) è un parametro indiretto per la
stima di quantità di sostanze chimica carbonica presente nell’acqua che
però sfrutta la misura indiretta del consumo di ossigeno dei batteri,
proprio perché è una misura biochimica. Si utilizza una bottiglia speciale
da BOD, il suo collo è fatto in modo che il tappo che vi si inserisce misuri
il consumo di ossigeno o meglio l’emissione di anidride carbonica,
poiché la biomassa, respirando, la libera. Questo tappo contiene
dicromato di potassio, che assorbe la CO2 emessa, quindi man mano che
assorbe CO2 si riduce la pressione, questa riduzione è correlata
direttamente al consumo di ossigeno. Esistono 2 modi per misurare: ad
ossigeno costante o a consumo di ossigeno.
Cosa succede nella bottiglia da BOD? Si preleva il campione da analizzare, si inocula con microorganismi,
si pone in un luogo a temperatura costante e al buio in incubazione per 5 giorni, dopo questi giorni si va a
misurare quale è stata la variazione della concentrazione di ossigeno, quindi il consumo di ossigeno da parte
dei microrganismi. É una misura tanto semplice quanto rivelatrice perché effettivamente quale metodo
migliore per capire quanta sostanza biodegradabile c’è se non di far avvenire una biodegradazione vera. Anche
abbastanza banale come metodo, ma anche l’unico modo abbordabile.
Questo tipo di misura è stata inventata all’inizio del 1900 in Gran Bretagna, si utilizza l’intervallo di 5 giorni
perché questo era il tempo di residenza dell’acqua nei fiumi inglesi.

Il problema principale del BOD è che la concentrazione di ossigeno disciolto nell’acqua è limitata e
spaventosamente bassa, (concentrazione di saturazione: 22-23 % dell’O in aria; 9-10 mg/L dell’O in acqua).
Dunque se si prende un campione di acqua e si vuole misurare la concentrazione di sostanze organiche, si parte
comunque da 9-10 mg /L, quindi se dentro c’è tanta componente organica basta pochissimo tempo perché la
concentrazione di O arrivi a 0. Siccome la prova deve durare 5 giorni, e dopo questi giorni si deve comunque
riscontrare un valore di ossigeno poiché misuro la concentrazione residua, quindi sono costretta a fare delle
diluizioni. Il campione non lo posso analizzare così com’è puro, perciò devo fare diverse diluizioni crescenti
e conseguentemente diverse prove, così che alla fine io possa misurare almeno in 1 queste prove una
concentrazione residua di O.
Altri problemi sono legati all’incertezza dell’inoculo, e non si hanno certezze sulla vitalità o sulle
caratteristiche o sulla capacità di metabolizzare ecc…, inoltre un altro difetto è che dura tantissimo, 5 giorni è
un tempo lunghissimo. Tutte queste problematiche messe insieme hanno come difetto che la misura del BOD
è scarsamente riproducibile. Ha un pregio fondamentale ossia che riproduce perfettamente la biodegradazione
naturale. Nonostante tutti i difetti, le normative prevedono l’uso del BOD5.

Si supponga che: con X(t) rappresentiamo la


concentrazione di biomassa e con S(t) la
concentrazione di substrato (BOD); questo è quello
che accade, all’inizio (t0) abbiamo una
concentrazione che è il nostro inoculo di biomasse
(X0) e la concentrazione di biomasse (S0), i
microrganismi cominciano a crescere
esponenzialmente e riprodursi, fin quando utilizzano
il substrato il loro numero aumenta poi ad un certo
punto il substrato, a concentrazioni piccolissime,
diventa un fattore limitante per la crescita microbica,
per cui i microorganismi entrano nella respirazione
endogena e cominciano a limitare il loro aumento di
numero. (Processo in equilibrio)

S(t), X(t), L(t)


Per misurare questa sostanza organica, si somma il
Lo L(t) substrato alla biomassa ottenendo il valore L(t):la
totalità di sostanze organiche complessiva.
So Si assuma che la cinetica di consumo sia del primo
X(t) ordine (-k*l),
dL(t )
  kL(t )
dt
S(t) risolvendo l’equazione si ottiene la variazione di l0
(la concentrazione residua per istante). Quindi Bod5=
l0 (con. Iniziale) e quella residua.
L(t )  L0e kt
Xo Quindi questo vuol dire che avendo 2 campioni
diversi di acqua reflua, misuro la concentrazione di
t BOD5, dopo 5 giorni troviamo che entrambi hanno
consumato BOD = 225 mg/L di O, questo vuol dire che è un campione diluito.
BO D (m g/ l)
600
Campione 1: le sostanze contenute in esso
sono biodegradabili poiché al termine
500 (2)
BOD u = 514 mg/l della curva, il valore si avvicina allo 0,
400
K = 0,05 d-1 cioè la maggior parte delle sostanze dopo
5 giorni sono state completamente
300
degradate.
BOD u = 250 mg/l (1) Campione 2: pur avendo lo stesso BOD5,
K = 0,20 d-1
200 BOD5 = 225 mg/l ha una forma del grafico differente, difatti
per t che tende a infinito, si ottiene un
100 valore del BOD ultimo doppio rispetto al
precedente.
0
La misura del BOD dunque è importante
0 5 1 0 2 0 3 0 T e m p o (d ) 4 0 non solo perché mostra quanto si consuma
in 5 giorni, ma mostra il gradiente di consumo di O. Ed è questo che consente di ricavare il grafico corretto, e
dunque di ottenere il valore del BOD ultimo (il valore della concentrazione di sostanze biodegradabili che sono
però biodegradabili in un tempo infinito).
Infatti la biodegradabilità è legata al tempo, se dessimo il tempo necessario alla natura, lei potrebbe
biodegradare tutto.
Dunque il BOD ci consente di conoscere la dinamica della biodegradazione.

2) COD (richiesta chimica di ossigeno): si fa avvenire un’ossidazione, che nel caso precedente era
mediata dai microrganismi, ora invece è di tipo chimico. Si utilizza una sostanza ossidante energetica,
utilizziamo il dicromato di potassio, a caldo in un paio d’ora, si titola l’eccesso di dicromato, e si
misura a quanto corrisponde la sostanza ossidata dal dicromato. Quindi COD >= BOD, perché quasi
sempre il dicromato di potassio è in grado di ossidare sostanze debolmente biodegradabili mentre i
batteri non ne sono in grado.
Per un refluo civile o urbano, BOD/COD varia da 0.4 a 0.8, cioè il BOD varia dal 40 all’80 % del COD.

Cosa che accade nelle acque?


Quali sono i meccanismi di autodepurazione delle acque reflue? Importantissimo è l’ossigeno disciolto in
acqua, dunque l’equilibrio in acqua è molto labile e facilmente distrutto dall’aggiunta di sostanze organiche
biodegradabile, ad esempio il BOD, perché queste sostanze sono utilizzate come fonte di carbonio per respirare
e per produrre nuovo tessuto cellulare, quindi i batteri utilizzano direttamente l’ossigeno.
Questo processo è uno dei processi più importanti per la biodegradazione, ma al tempo stesso porta ad un
problema che è la riduzione della concentrazione dell’ossigeno disciolto.

Per cercare di ricavare la velocità della crescita microbica, dunque la sua cinetica, serve ricordare che i batteri
d’interesse si riproducono per scissione binaria, quindi quando il substrato è sufficiente crescono in maniera
esponenziale, invece quando non c’è nutriente esterno cominciano a crescere in maniera sbilanciata. Da
ricordare è che il metabolismo è fatto in modo che questo stesso substrato si può usare per produrre energia
con il catabolismo o per costruire tessuto cellulare con l’anabolismo. Questo è importante perché quando si
ricopia il meccanismo che avviene in natura bisogna stare attenti ad evitare una crescita incontrollabile dei
microrganismi che potrebbero prendere il sopravvento. Conoscere queste prerogative ci aiuta a limitare la loro
cinetica.

I microorganismi si classificano in base agli elementi di cui hanno bisogno:


- sorgente di Energia: ricavata dalle reazioni redox, e può essere o solare (fototrofi) o chimica
(chemiotrofi, usati negli impianti), nel caso in cui utilizzino energia, esso è sia la sorgente che
l’energia;
- sorgente di carbonio: può essere organica (eterotrofi) o inorganica (autotrofi: sintetizzano la
biomassa a partire da sostanze inorganiche).
- .
I Chemioautotrofi utilizzano CO2, hanno come accettare di elettroni (O2, NO3) e come donatore di elettroni:
Fe2+, NH4+. Utilizzano anche sostanze organiche carboniose, quando c’è la respirazione aerobica (l’accettore
di elettroni è l’ossigeno) quando abbiamo la respirazione anossica (troviamo i nitrati) nel caso della
fermentazione (è lo stesso carbonio organico, non abbiamo un accettore esterno).
In effetti negli impianti di depurazione si utilizzano alternativamente o anche insieme quest’isola
microorganismi.

A seconda dell’accettore di elettroni, dato lo stesso donatore, cambia il potenziale redox, quindi il potenziale
energetico. Ad esempio alcuni microrganismi che sono in grado di accettare sia dall’ossigeno che da altre
sostanze, tendono a scegliere l’O2 come accettare di elettroni poiché la variazione di energia redox è positiva.

Non ci sono soltanto composti carboniosi, tra i più importanti ci sono i composti contenenti azoto e fosforo
sia perché ce ne sono in abbondanza, sia perché sono i nutrienti essenziali per alcuni microrganismi che vivono
nelle acque naturali, e se presenti in concentrazioni eccessive possono causare contaminazioni, come
un’eccessiva presenza algale.

Nelle acque di scarico, l’azoto si trova in forma organica (azoto ammoniacale), mentre la presenza di azoto
nitrico o nitrato indica una contaminazione più vecchia,
poiché una molecola più ossidata, dunque indica una
contaminazione pregressa.
L’azoto organico e inorganico vengono misurati
insieme. Quando si trova azoto ammoniacale nell’acqua,
alcune specie di microrganismi sono in grado di
utilizzare l’ossigeno come accettare di elettroni e passare
da azoto organico a inorganico (nitrati). Non si risolve il
problema, si completerà il processo con la
nitrificazione.

Un’altra sostanza è il fosforo, in forma inorganica o organica, disponibile come nutriente metabolico. Il fosforo
in realtà è il composto limitante della crescita delle alghe, sempre presente in condizioni minori rispetto
all’azoto. Negli impianti, la riduzione del fosforo si fa con la precipitazione.

Altri parametri di caratterizzazione (più semplici e più facili da calcolare)


- Temperatura: è un parametro fisico che va ad influenzare altri parametri come la cinetica
chimica, la solubilità di gas e anche le condizioni di vita delle specie probiotiche. Dunque
l’aumento di T porta ad una diminuzione di solubilità di ossigeno.
- Torbidità
- pH
- parametri biologici soprattutto per quelli patogeni.
CURVA DELL’OSSIGENO DISCIOLTO

Sull’asse x abbiamo la distanza in km e sull’asse y abbiamo la concentrazione di ossigeno disciolto in


percentuale rispetto alla saturazione.
Se non ci fosse null’altro questa concentrazione sarebbe il 100%, poi in un punto s’inserisce uno scarico di un
depuratore, trattato o non, cominciano dunque ad avvenire i processi biologici. Il parametro di misurazione
BOD si ritrova.

Nel grafico che mostrava la riduzione di L (vedi pag.4), è quello che accade anche in corpo idrico. Questo è il
processo di consumo dell’ossigeno. La curva verde rappresenta l’ossigeno residuo, se non accadesse
null’altro, dunque l’ossigeno tenderebbe tragicamente a 0. Per fortuna il fiume è in grado di intraprendere altri
processi di autodepurazione, quella principale è la ri-ariazione, ossia il trasferimento di O2 dalla fase gassosa
alla fase liquida. Avviene attraverso l’interfaccia liquido gas ed è proporzionale alla superficie specifica,
maggiore sarà la superficie, maggiore sarà la concentrazione di O ri-areato. Nei laghi invece, essendoci un
volume di acqua molto maggiore rispetto alla superficie, la velocità di areazione è minore.
Nei fiumi che hanno un tirante idrico maggiore, una corrente molto rapida, ha anche dei salti quindi è
suddivisibile in minuscole goccioline che sono in grado aumentare ancora di più l’interfaccia è questo accelera
il processo di areazione. La capacità di autodepurazione dipende quindi dalle caratteristiche fisiche del corpo
idrico.

Se sommiamo il consumo di ossigeno e la ri-ariazione otteniamo il grafico risultate tra i due che è il grafico a
sacco dell’ossigeno, nel quale inizialmente prevale il consumo di ossigeno per poi esserci ad un valore minimo,
una rapida risalita dovuta alla ri-ariazione.
Quindi questo vuol dire che ogni volta che si ha un’immissione di sostanza organica in un corso d’acqua,
abbiamo una riduzione della concentrazione di ossigeno e poi una risalita.
Il fatto è che se si dovesse immettere un’altra fonte di BOD a valle, quindi in punto specifico, si avrebbe una
nuova riduzione di ossigeno dati gli ingressi multipli di componenti organici multipli e in un posto sbagliato,
dove l’O2 è già basso, questo incide tragicamente sulla concentrazione di ossigeno. Questo fa comprendere
anche come la posizione di un depuratore in un corso d’acqua possa inficiare il processo complessivo. Quindi
spostare semplicemente di qualche km il depuratore, potrebbe produrre un effetto diverso.

C’è un terzo parametro che è la concentrazione totale di carbonio organico, non viene solitamente usato,
perché tra i 3 sembra essere il più utile misurando tutto il carbonio organico, ma non fa distinzione tra
biodegradabile e non, poi non essendo un parametro legato al consumo di O2, non indica lo stato di ossidazione
del substrato. Per cui abbinato al costo elevato, in generale non viene misurato, e di fatti non è nemmeno nella
normativa che regola la qualità delle acque.

Per riassumere i meccanismi di rimozione del carbonio organico sotto forma di substrato, innanzitutto
otteniamo CO2 + energia + biomassa. La biomassa è comunque sostanza organica biodegradabile.
Questo può avvenire con vari meccanismi, con accettare di elettroni come O2 e nitrati, oppure digestione
anaerobica (consente di produrre CO2+ biogas come metano che potrebbe essere anche una forma energetica).
Altri meccanismi sono nitrificazione e denitrificazione (affinché avvenga la riduzione dei nitrati, non ci deve
essere O2, poiché avendo un potenziale redox maggiore rispetto all’azoto, verrebbe utilizzato come accettore
di elettroni). I cicli di C, N, e P sono interconnessi tra di loro e si intersecano in punti specifici. Il carbonio di
cui siamo fatti è perciò sempre lo stesso.

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