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Poste Italiane Spa - Sped. Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n 46) art.

1, comma 1, - DCB Milano - BE-MA EDItrICE Via Teocrito, 47 20128 Milano - Supplemento a Acqua&Aria n. 8/2009

UV e Ozono

Tecnologie

per la

depurazione

senza addiTivi

chimici

UV e Ozono
Tecnologie

per depurazione senza additivi chimici

www.bema.it/acquaearia
www.ediliziainrete.it

Supplemento al numero 8 ottobre 2009 di

Sommario

Publisher/Direttore Responsabile
Gisella Bertini Malgarini
Coordinamento
Antonella Fossati
Autori
Giuseppe Faretra
Giacomo Scaramuzzi
Marco Donato Ricci

Introduzione
giuseppe.faretra@itt.com
giacomo.scaramuzzi@itt.com
marco.ricci@itt.com

Mensile: 9 numeri allanno.


Organo Ufficiale di A.I.S.A. Associazione Italiana Scienze
Ambientali
Labbonamento decorre dal primo numero raggiungibile
Italia 70,00 - Europa 100,00 - Numeri arretrati 8,00
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in L.27/02/2004 n.46) art.1,comma 1, - DCB Milano ISSN: 1591-237X Aut. Trib. di Milano n. 80 del 17/03/75
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Certificato n. 2008-1711 del 26/02/2009


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Tiratura media n. 6.034 copie
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Il trattamento Wedeco con UV

CaratteristiChe della radiazione ultravioletta


il funzionamento del proCesso
riattivazione batteriCa
sensibilit dei miCrorganismi e dosi uv
tipologia di lampade uv e loro utilizzo
Lampade a mercurio a bassa pressione ed alta resa (LPHO)
Lampade LPHO ad amalgama
Lampade a media pressione
tipi di reattore e loro appliCazione
Componenti prinCipali
fattori Che influenzano il trattamento Con uv
la progettazione di un impianto di trattamento Con uv
Calcolo del dosaggio con il metodo della sommatoria di punto di origine

La tecnologia Wedeco nel trattamento


delle acque con Ozono

Cos lozono
prinCipio di formazione dellozono
il proCesso di generazione dellozono
luso dellozono nel trattamento delle aCque
utilizzo dellozono nel trattamento delle aCque potabili
Le applicazioni Ozono nel trattamento di potabilizzazione delle acque
Il controllo del sapore e dellodore
I solfuri
I fenoli
Le alghe
Decolorazione con ozono
Ossidazione dei composti inorganici
Coagulazione migliorata (micro-flocculazione)
Ossidazione dei composti organici
Sottoprodotti di disinfezione (DBPs) / Trialometani, Acidi Aloacetici
Rimozione dei composti Organici con Carbone attivato
biologicamente (BAC)
Ozono: lagente disinfettante
Leffetto dellozono su alcune specie batteriche, virus e spore
I bromati nelle acque potabili
Considerazioni finali

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utilizzo dellozono nel trattamento delle aCque di sCariCo


Le possibilit applicative dellozono nei processi depurativi delle acque di scarico
i proCessi di ossidazione ChimiCa avanzata (aop)
Le combinazione con la tecnologia UV per una disinfezione avanzata
lutilizzo in italia
utilizzo dellozono nei proCessi di minimizzazione dei fanghi biologiCi
Lazione dellOzono
Linserimento nel processo biologico esistente
Valutazione della capacit di disintegrazione
impianto ad ozono

Considerazioni economiche
Cenni sulla normativa per i sistemi di depurazione delle acque

quadro legislativo di riferimento

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Delibera Interministeriale 4 febbraio 1977


Legge 18 maggio 1989, n.183 e successive modifiche e integrazioni
Legge 5 gennaio 1994, n.36 (c.d. Legge Galli)
Decreto Legislativo 11 maggio 1999, n.152 modificato e integrato dal Decreto
Legislativo 18 agosto 2000, n. 258
note sulla normativa italiana

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Gamma UV Wedeco

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Gamma Ozono Wedeco

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Introduzione

Due banchi
dei 12 canali
dellimpianto di
disinfezione dell
acque con UV
di Manukau in
Nuova Zelanda:
il pi grande
del mondo.

Il trattamento delle acque senza dubbio uno degli argomenti di maggiore attualit, non solo per la
sua comune accezione di bene che in futuro diventer sempre pi scarso e prezioso ma anche per il
fatto che la tecnologia mette oggi a disposizione dei tecnici svariate soluzioni.
Tradizionalmente il trattamento delle acque stato affrontato mediante limpiego di sostanze chimiche
in grado di agire da antagonisti per gli inquinanti, affidando loro il compito di eliminare selettivamente
gli elementi nocivi e patogeni. Con tale metodica per, luso di additivi chimici spesso comportava un
differente tipo di inquinamento per cui il loro impiego, risolvendo un problema specifico finivano per
crearne altri.
Basti citare per esempio luso del cloro, che esplicando la sua azione disinfettante ed antibatterica,
comporta la formazione di sottoprodotti nocivi quali lo ione clorito oppure odori e/o sapori sgradevoli
che, in definitiva, risolvendo un problema serio come la contaminazione batterica finiscono per crearne
un secondo, magari di minore entit, ma pur sempre segnale di uno scadimento del prodotto finale
del trattamento.
Lo screening di soluzioni ecologicamente sostenibili, stato quindi uno dei campi di ricerca pi attivi
degli ultimi anni, che ha permesso la messa a punto di sistemi in grado produrre un trattamento delle
acque senza luso di prodotti chimici. Qualsiasi soluzione tecnologica deve fare i conti con la normativa
vigente per quanto concerne i parametri di abbattimento degli inquinanti. In Italia, con il recepimento
delle Direttive Europee, la situazione normativa non presenta un quadro semplice e le leggi nazionali
in vigore sono il risultato di successive modificazioni di norme precedenti, con parziali modifiche ed
abrogazioni. Come spesso accade con la Legislazione Italiana, orientarsi spesso difficoltoso, anche

se, per ci che attiene alle quantit di inquinanti ammesse, gli allegati delle leggi permettono di avere
un quadro abbastanza chiaro. Il tutto viene per completato (e a volte complicato) dalle normative a
livello regionale, da cui dipende una parte della legislazione.
Qui analizzeremo le soluzioni WEDECO (marchio di ITT Water & Wastewater) mediante il trattamento
delle acque con raggi UV, per labbattimento della carica microbica patogena (batteri, virus e spore) e
tramite ozono, molecola triatomica dellossigeno ad elevato potere ossidante.
Con il progresso tecnologico conseguito negli ultimi decenni, anche la principale barriera al massiccio
utilizzo di questi nuovi sistemi, rappresentata da fattori economici e gestionali, si ormai affievolita
al punto che, considerate tutte le variabili in gioco, in molti casi si pu parlare di perfetta equivalenza
dei costi.
Il trattamento delle acque reflue viene normalmente suddiviso in piu step, che meglio ne individuano
obiettivi e finalit secondo una gerarchia di affinamento qualitativo crescente.
Il trattamento preliminare ha lo scopo di separare dalle acque reflue le sostanze solide estranee in grado
di creare problemi ai trattamenti successivi (rimozione dei detriti, eliminazione rifiuti solidi di maggiori
dimensioni e di sabbie, abbattimento del contenuto di olii, ecc.). Viene effettuato di solito per via meccanica e fisica, mediante processi di grigliatura e di filtraggio con dissabbiatori e disoleatori.
Il trattamento primario ha poi lo scopo di eliminare dallacqua i contenuti solidi in sospensione, prevalentemente di natura organica. Viene effettuato con processi fisici e/o chimici con lobiettivo di ottenere
una abbattimento di almeno il 50% dei solidi sospesi e di almeno il 20% del BOD5 (domanda di ossigeno
biochimico in mg/L di O2, assunto come misura indiretta del carico organico inquinante biodegradabile). I trattamenti primari possano avvalersi di sostanze coagulanti e/o flocculanti che aumentano
laggregazione delle sostanze inquinanti solide e ne permettono la rimozione per sedimentazione o
con altri procedimenti fisici.
Il trattamento secondario dei reflui deve poi proseguire con labbattimento delle sostanze organiche
biodegradabili e la rimozione dei solidi in forma colloidale, non separabili con procedimenti fisici e quindi
non sedimentabili. In genere, appartengono a questa fase un processo biologico con sedimentazione
secondaria, ovvero con altri processi con cui sia possibile nelleffluente rispettare i requisiti qualitativi
contenuti nella Tabella 1 dellAllegato 5 della Parte III del D. Lgs. n. 152/2006, che richiede la riduzione
senza nitrificazione dell80% del BOD5, del 75% del COD (domanda di ossigeno chimico in mg/L di O2
assunta come misura indiretta del carico organico inquinante totale - biodegradabile e non) e dei SST
(Solidi Sospesi Totali) del 90%.
Il Trattamento terziario ha poi lo scopo di perfezionare la depurazione mediante la riduzione del carico
di elementi nutrienti (quali sono principalmente fosforo e azoto), lulteriore diminuzione del contenuto
di sostanze poco biodegradabili, non eliminate precedentemente, e la disinfezione, ossia la riduzione
del contenuto di microrganismi delleffluente a valori di concentrazione ritenuti accettabili dal punto
di vista sanitario e ambientale.
Il D. Lgs. 152/2006 dispone che tutti gli impianti di trattamento delle acque con potenzialit superiore
a 2000 A.E. (Abitante Equivalente: esprime il carico inquinante di una particolare utenza, civile o industriale, in termini confrontabili con le utenze di tipo civile), con esclusione degli impianti che impiegano
tecnologie depurative di tipo naturale (come la fitodepurazione o il lagunaggio), debbano essere dotati
di un impianto di disinfezione atto a garantire il raggiungimento dei requisiti qualitativi necessari per
gli usi del corpo idrico recettore.

Il trattamento Wedeco con UV


Caratteristiche

Il

della radiazione ultravioletta

La luce una delle molte forme di energia sotto forma di radiazione. Questa si estende
dalle onde radio fino ai raggi cosmici ed catalogata in 16 differenti tipi secondo la loro
lunghezza donda. Lenergia viene trasmessa dalle radiazioni in pacchetti discreti chiamati
fotoni. Quando un fotone colpisce una molecola e ne provoca leccitazione, tale trasferimento energetico dalla radiazione alla molecola pu portare ad una reazione chimica.
Tale fenomeno viene classificato come fotochimica.
Normalmente la lunghezza donda della radiazione che si considera nella fotochimica compreso tra 100 e 1000 nm.
Tra 700 e 1000 nm siamo nel campo della radiazione chiamata infrarosso, non visibile allocchio
umano e, se si eccettuano alcuni tipi di fotosintesi batterica, gli infrarossi non posseggono
energia sufficiente per dare luogo a significativi processi fotochimici.
Tra 400 e 700 nm siamo nel campo della luce visibile. Questa radiazione agisce nei processi
di fotosintesi clorofilliana delle piante e delle alghe.
Tra 100 e 400 nm la radiazione prende genericamente il nome UV (ultravioletto) ed stata
a sua volta suddivisa nella radiazione UVA (tra 315 e 400 nm), nella radiazione UVB (tra
280 e 315 nm), nella radiazione UVC (tra 200 e 280 nm) e, infine, nella radiazione VUV
(Vacuum Ultra Violet con lunghezze donda comprese tra 100 e 200 nm).
Differenti sono le reazioni fotochimiche che ciascuna di queste radiazioni UV provoca: gli UVA

Raggi X

Luce visible

luce ultravioletta

VacuumUV

100

UV-C

200

UVB

280 315

Lampada UV
Spektrotherm 254 nm

Infrarossi

UV-A

400

Eliminazione dei
microorganismi

780
Lunghezza
d'onda (nm)

hanno un livello energetico basso e provocano principalmente reazioni a livello epiteliale e


sono responsabili dellabbronzatura, gli UVB hanno un contenuto energetico superiore rispetto
agli UVA e possono provocare effetti nocivi non di particolare rilievo sullorganismo umano,
gli UVC hanno un contenuto energetico superiore e possono provocare il cancro della pelle
e sono stati studiati soprattutto perch possono essere validamente impiegati in processi di
disinfezione batterica e dei virus in quanto la loro energia viene assorbita dalle molecole di
DNA, RNA e dalle proteine provocandone una modificazione significativa.
I raggi VUV hanno un livello energetico ancora superiore ma essendo la loro lunghezza
donda molto ridotta, vengono completamente assorbiti dallaria, dallacqua e, ovviamente
dai solidi (anche se trasparenti): si tratta quindi di radiazioni che si propagano soltanto nel
vuoto e pertanto il loro utilizzo nella fotochimica non rilevato sulla Terra.

funzionamento del processo

Sono tre le leggi fondamentali della fotochimica:


1 - Perch avvenga una reazione fotochimica necessario che la luce sia assorbita da una
molecola. (Legge di Grotthuss-Draper).
Tale legge, che sembrerebbe scontata, avverte per che le molecole che non vengono
colpite da una luce di una particolare lunghezza donda non possono essere coinvolte
da una reazione fotochimica.
2 - Per ciascun fotone assorbito in una sostanza chimica viene attivata una sola molecola per
una reazione fotochimica. Ovvero la quantit di fotoni che riesce a colpire le molecole deve
essere almeno pari al numero delle molecole perch si abbia una reazione fotochimica
completa.
3 - L energia di un fotone assorbita da una molecola deve essere uguale o maggiore del legame
pi debole nella molecola. Se lenergia assorbita da una molecola inferiore a quella
del legame pi debole allinterno della molecola non si avr una reazione fotochimica.
In questo caso, lenergia assorbita verr trasformata in calore o, addirittura la molecola riemetter il fotone che ha assorbito (fenomeno della fluorescenza oppure della
fosforescenza).
Per la funzione di abbattimento della carica batterica dellacqua con gli UV bisogna considerare
il meccanismo di inattivazione dei microrganismi. Il concetto di inattivazione importante in
quanto stato dimostrato che, anche se lassorbimento degli UV non produce la distruzione di
un microrganismo, pu produrre la inattivazione, ovvero il microrganismo, pur essendo metabolicamente attivo, di fatto inabilitato a svolgere la sua funzione patogena. Ci ovviamente
sufficiente per considerare esplicata la funzione di disinfezione con un trattamento UV.
Quando una luce UV nel range compreso tra 200 e 300 nm attraversa un microrganismo
viene assorbita da numerosi componenti cellulari. Si osserva per che soltanto le proteine
e i nucleotidi che formano DNA e RNA assorbono dosi sufficienti di UV. Tuttavia, in relazione alla lunghezza donda, ciascuno di questi elementi assorbe differenti quantit della
radiazione UV. Per esempio le proteine assorbono molta della luce con lunghezza donda
inferiore a 230 nm e solo una frazione poco significativa della luce nel restante campo tra

10

11

230 e 300 nm, dove invece lassorbimento maggiore costituito dai nucleotidi. Al di sopra
del 210 nm solo gli aminoacidi assorbono una quota significativa della radiazione UV.
In considerazione del fatto che lacqua assorbe gran parte della radiazione UV con frequenza
non inferiore a 230 nm, per la disinfezione delle acque quindi si prendono in considerazione
frequenze comprese tra 230 e 280 nm.
Il problema a cui i teorici ed i tecnici si sono applicati con particolare meticolosit stabilire
quale sia la lunghezza donda pi profittevole per un impiego degli UV nella inattivazione
batterica. La fotochimica del RNA e soprattutto del DNA, elemento di base per la vita, stata
affrontata analizzando il comportamento fotochimico dei mattoni che costituiscono la
doppia elica del DNA. I quattro elementi costituenti sono, come noto, Adenina, Citosina,
Guanina e Timina. Il grafico riportato nella pagina precedente schematizza qualitativamente
lassorbimento di UV da parte del DNA e dei suoi costituenti.
Come si vede si ha un picco di assorbimento intorno alla frequenza di 254 nm. In particolare,
la inattivazione del DNA avviene specificamente per la capacit degli UV di creare un ponte
(dimero) tra due basi di Timina adiacenti. La formazione di dimeri di Timina (e di altri dimeri
simili) distrugge la struttura del DNA in quanto ne impedisce la replicazione e ci previene le
infezioni esplicando quindi lazione disinfettante per effetto degli UV.

Sensibilit

dei microrganismi e dosi

UV

La sensibilit di ciascuna specie di microrganismo agli UV , ovviamente, differente. Con opportune apparecchiature di laboratorio in grado di misurare la effettiva dose di UV che riceve
un campione di microrganismo, sono state effettuate numerose prove per definire quali siano
le dosi specifiche per giungere alla inattivazione delle varie specie di microrganismo.
La dose di UV, detta fluenza, viene espressa in mJ cm-2, ovvero come quantit di energia da
trasmettere per centimetro quadrato di campione.
In generale, i vari tipi di microrganismi che possano essere inattivati dagli UV si comportano
secondo questa scala qualitativa:
batteri protozoi > virus > spore di batteri > adenovirus > alghe
(pi sensibilit)-------------------------------------------(minore sensibilit)
Si noti che gli adenovirus sono menzionati separatamente in quanto la loro sensibilit agli UV
decisamente inferiore si quella di altri tipi di virus.

Lu
ce

Le tabelle qui di seguito riportano la dose di UV a 254 nm necessaria per la inattivazione al


99,99% del campione di vari batteri, di alcuni virus e di alcuni protozoi.
importante qui notare che i valori tabellati sono il risultati di test di laboratorio in cui tutti
i microrganismi ricevono la medesima dose di UV per il fatto che i campioni sono perfettamente omogenei. Questo non il caso reale in cui non ci pu essere la garanzia di uniformit

Guanina

Adenina

Dose di UV (mj cm-2) per linattivazione


del 99,99% del campione

Timina
Adenina

Citosina

Timina

Timina
Adenina

Adenina Timina

Citosina
Guanina

Adenina Timina

Guanina

Citosina

uv

Riattivazione

Dimeri

Dose di UV a 254 nm necessaria per la inattivazione al 99,99% del campione di vari batteri

batterica

Alcuni microorganismi, in particolare i batteri, hanno dei meccanismi che possono riparare
o bypassare i dimeri di Timina nel DNA nel processo di replicazione cellulare. Anche alcuni
virus possono riattivarsi utilizzando degli enzimi degli ospiti in cui si sono insediati. Questi
meccanismi di riattivazione si dividono in riattivazione al buio e in presenza di luce.
La riattivazione al buio avviene per sostituzione dei dimeri di Timina con una nuova sintesi delle
due molecole di Timina che ripristina la situazione originaria del DNA riattivando il microrganismo. In altri casi durante la replicazione del DNA le zone non danneggiate dagli UV vengono
utilizzate per sostituire i dimeri di Timina operando la riattivazione.
In presenza di luce, invece, il meccanismo di riattivazione avviene utilizzando lenergia dei
fotoni per rompere il legame del dimero e ripristinare con una reazione fotochimica la situazione originale. Questi processi quindi non avvengono nel trattamento delle acque disinfettate
con UV che non sono successivamente esposte alla luce (per esempio che sono conservate
in serbatoi chiusi), mentre possono accadere nel caso in cui, dopo il trattamento, le acque
vengono stoccate staticamente in bacini aperti, laghi, corsi dacqua, ecc.
per questo che a volte si ricorre ad una modesta additivazione delle acque depurate con UV
con prodotti chimici che hanno soltanto il compito di impedire i meccanismi di riattivazione.
Per tale motivo le dosi di prodotti chimici come il Cloro sono sensibilmente inferiori a quelle
necessarie per esplicare una funzione primaria di disinfezione.

Batterio
Aeromonas hydrophila
Bacillus anthracis spores
Bacillus subtilis spores
Enterobacter cloacae
Enterocolitica fecium
Campylobacter jejuni
Citrobacter diversus
Clostridium perfringens
Corynebacterium diphtheria
Coxiella bumetti
Escherichia coli (ATTC 11229)
Escherichia coli (O157:H7)
Echerichia coli (wild type)
Klebsiella pneumoniae
Klebsiella terrigena
Legionella pneumophila
Mycobacterium smegmatis
Mycobacterium tuberculosis
Pseudomonas aeguginosa
Pseudomonas mallei
Salmonella anatum (da feci umane)
Salmonella enteritidis (da feci umane)
Salmonella tiphi (ATTC 19430)

Senza fotoriattivazione
5
>60
80
10
17
4,6
11,5
23,5
6
3
10
6
8,1
20
11
9,4
20
20
11
14,5
15
10
8,2

con fotoriattivazione*
ND
33
20
ND
ND
ND
ND
ND
28
25
ND
31
ND
ND
27
ND
19
ND
ND
ND
ND

Segue tabella
alla pag. seguente

12

13

Dose di UV a 254 nm necessaria per la inattivazione al 99,99% del campione di vari batteri
Dose di UV (mj cm-2) per linattivazione
del 99,99% del campione
Batterio
Salmonella tiphimirium (da feci umane)
Salmonella marcescens
Shigella dysenteriae (ATTC 2927)
Shigella sonnei (ATTC 9290)
Staphilococcus aureus
Staphilococcus faecalis (ATTC 29212)
Vibrio cholerae (ATTC 259872)
Yerisnia enterocolitica (ATTC 27729)

Senza fotoriattivazione
9
13
3
8,2
10,4
11,2
2,9
4,6

con fotoriattivazione*
ND
30
ND
ND
ND
ND
21
ND

* campioni esposti alla luce solare dopo lesposizione ad UV


ND Non Disponibile
valore per giungere a 99,9% di inattivazione

Dose di UV a 254 nm necessaria per la inattivazione al 99,99% del campione di vari virus
Dose di UV (mj cm-2) per linattivazione
del 99,99% del campione
Batterio

Classificazione

Adenovirus Type 40
Adenoviurus Type 41
B40-8 phage
Coxsackievirus B5
Hepatitis A (HM175)
Hepatitis A
MS2 Bacteriophage
Poliovirus Type 1
PRD-1 phage

dsDNA
dsDNA

X174 phage
Rotavirus SA11
S.aureus phage A994

ssDNA
dsRNA

senza fotoriattivazione

con fotoriattivazione*

124
112
28
36
16
21
62
27
30
10
36
38

ssRNA
ssRNA
ssRNA
ssRNA
ssRNA

* per i virus non si osservano fenomeni di fotoriattivazione


USEPA stabilisce un valore si 186 mj cm-2 per inattivazione del 99,99% degli adenovirus, considerando una attendibilit
dell80% del dato.

del materiale che viene attraversato per lirraggiamento. La dose totale di radiazione UV che
ciascun microrganismo riceve il prodotto della intensit che ciascun volume riceve per il
numero di secondi necessario per il passaggio di quel volume allinterno del reattore. Siccome
ogni percorso differente la dose di UV ricevuta dai vari microrganismi differente. Con
metodi matematici possibile calcolare la dose media di irraggiamento che, moltiplicata per
il tempo medio di passaggio idraulico attraverso il reattore da la dose massima di UV teorica
a cui sottoposto il fluido che attraversa il reattore. In realt per non si pu avere garanzia
della perfetta miscelazione del liquido (che comporterebbe una distribuzione omogenea nel
volume dei microrganismi) e quindi si deve concludere che la dose reale dellirraggiamento
UV sempre inferiore a quella teorica.
Per tale motivo, nei casi pratici e per il trattamento delle acque si utilizza un valore di 400 J/m2
per una completa disinfezione in grado di evitare anche la fotoriattivazione. Naturalmente il
discorso diviene pi complesso per i reflui per via delle normative vigenti che variano secondo
il Paese, e allinterno di questo, da Regione a Regione, nonch dai differenti obiettivi che ci
si prefigge per il trattamento (sversamento delle acque in corsi dacqua superficiali, riutilizzo
in irrigazione o in industria, ecc.).

Tipologia

di lampade

UV

e loro utilizzo

Il componente pi importante per il trattamento con UV ovviamente la lampada in grado di


generare una radiazione UVC compresa tra 200 e 300 nm, la cui efficienza viene misurata dal
rapporto tra la potenza elettrica per alimentarla e la potenza degli UV emessi nellintervallo
di lunghezza donda con funzione germicida.
Esistono numerosi tipi di lampade che differiscono sia per il principio di funzionamento che
per il campo di applicazione, come mostra la tabella seguente:
Classificazione delle lampade per UV
Tipo di lampada

Caratteristiche

Lampada a
incandescenza
Lampada a scarica

Filamento caldo (per es.


350-800 nm
tungsteno) in gas inerte
Due elettrodi allestremit di 150-800 nm
un cilindro contenente vapori
metallici (solitamente
mercurio)
Semiconduttori solidi in gradi 250-600 nm
di emettere luce quando
attraversati da una corrente

Diodi ad emissione
luminosa (LED)

Lampade ad eccimeri Scarica elettrica in un gas


inerte (come lo Xeno) o
alogeno

Campo di emissione

Esempio
Bulbo ad incandescenza
lampada a fluorescenza,
lampade a bassa, media o
alta pressione di vapori di
mercurio
indicatori in strumenti
elettronici

Luce relativamente
Lampade di tipo sperimentale
monocromatica in un campo
tra 170 e 300 nm

Dose di UV a 254 nm necessaria per la inattivazione al 99,99% del campione di vari protozoi
Dose di UV (mj cm-2) per linattivazione
del 99,99% del campione
senza
fotoriattivazione

con
fotoriattivazione*

Giardia lamblia

<10

Giardia lamblia

<10

Batterio

Giardia muris
Cryptosporidium parvum

<10
<10

* per i protozoi non si osservano fenomeni di fotoriattivazione

Vi sono quattro tipi di lampade a scarica al mercurio: a bassa pressione (LP), a bassa pressione
alta-resa (LPHO), LPHO con amalgama e a media pressione (MP).
Lampade al mercurio LP
Operano a temperature comprese tra 20 e 40 C, con una pressione dei vapori di mercurio
tra 0,1 e 10 Pa. Emettono luce in bande di lunghezza donda molto ristrette, al di fuori delle
quali lemissione praticamente nulla. Una lampada a bassa pressione a vapori di mercurio
emette l82% della sua luce alla lunghezza donda di 253,7 nm, il 6,6 % a 184,9 nm ed il
resto in percentuali inferiori da altre lunghezze donda fino a 600 nm.
La quantit di UV emessi da una lampada LP dipende molto dalla temperatura; quella
ottimale circa 40 C. La maggior parte delle lampade UV per il trattamento delle acque
dotata di una protezione esterna in quarzo (uno dei pochi materiali che non assorbe gli

14

15

UV) che provvede a mantenere separata la lampada vera e propria dallacqua da trattare.
Grazie a questa guaina la temperatura di lavoro della lampada si mantiene intorno a valori
ottimali anche se lacqua circostante ha una temperatura pi bassa.
Con lacqua circostante a 20-25C una lampada LP pu funzionare correttamente. In impianti a canale aperto installati in regioni dal clima freddo, in cui lacqua pu fluire anche a
solo 0,5C, il problema della temperatura diventa importante e, con lampade LP si possono
addirittura presentare casi in cui laccensione delle lampade diventa difficoltosa.
Lampade a mercurio a bassa pressione ed alta resa (LPHO)
Si tratta di lampade LP standard modificate con un filamento rinforzato posto a 40-60
mm dallestremit. Grazie a questo dispositivo possibile aumentare lalimentazione degli
elettrodi da 1,5 a 2 volte e lemissione di UV risulta aumentata da 1,5 a 3 volte.
Lampade LPHO ad amalgama
A questa famiglia appartengono le lampade ad amalgama di mercurio. Si tratta di lampade
contenenti un amalgama di mercurio solido che funziona da regolatore della pressione
del gas di mercurio allinterno del tubo permettendone il funzionamento con correnti pi
elevate ed in grado di emettere UV da 4 a 5 volte superiori di quelli di una normale lampada
LP convenzionale.
Poich le lampade LPHO hanno temperature di funzionamento intorno a 100 C, sono
virtualmente insensibili alla temperatura dellacqua in cui vengono immerse.
Lampade a media pressione
Si tratta di lampade con la pressione dei vapori di mercurio a circa 1 atm. In questo caso
la maggiore densit del vapore di mercurio, per effetto di un valore molto pi elevato di
collisione delle molecole gassose, ha una emissione luminosa policromatica, in un range di
lunghezze donda tra 180 e 600 nm. La temperatura di lavoro molto elevata e la potenza
pu arrivare anche a 30000 W.

Comparazione lampade UV
Tecnologia

Modello
Lunghezza arco

Convenzionale LP
bassa pressione ,
bassa intensit

Recente LPHO
Bassa pressione
media intensit

Wedeco
bassa pressione
alta intensit

Media pressione

G64T5L

SLR32143HP

1473 mm

1473 mm

1430 mm

280 mm

70 W

max 250 W

360 W

fino a 2800 W

Output UV

27 W
(254 nm)

55 - 100 W
(254 nm)

150 W
(254 nm)

420 W (UVC)
280 W (254 nm)

Efficienza

38%

33 40%

41%

< 15%

Consumo elettrico

Wedeco ha sviluppato le lampade Spektroterm di tipo LPHO ad amalgama ad elevata efficienza


in grado di offrire il miglior rendimento con una elevata emissione di UV.

Tipi

di reattore e loro applicazione

Gli impianti di trattamento con UV si dividono essenzialmente in due categorie: impianti a


canale aperto e impianti in condotta. I primi sono principalmente impiegati per il trattamento
con UV dei reflui nella depurazione delle acque, mentre i secondi sono tipici degli impianti di
trattamento per acquedotti e per la potabilizzazione. Negli impianti in condotta il reattore
composto da una camera di sezione cilindrica o rettangolare in cui sono poste le lampade e
le attrezzature ausiliarie (sensori UV, contenitori al quarzo per le lampade e, di norma, anche
i meccanismi di pulizia per i tubi al quarzo).
Per questi impianti si possono avere le seguenti tipologie:
Tipo 1 una lampada in un reattore anulare. Consiste semplicemente in un cilindro in cui
posta una lampada orientata longitudinalmente,
protetta da un tubo al quarzo attorno al quale passa
il flusso dellacqua: si tratta di reattori idonei a piccoli
flussi di acqua che possono essere installati localmente
in prossimit dei punti di utilizzo dellacqua disinfettata (impianti domestici, in navi, treni o altri mezzi
di trasporto). Le lampade sono solitamente di tipo
LP o LPHO.
Tipo 2 pi lampade parallele al flusso. Anche in questo caso il reattore ha una sezione cilindrica in cui sono
poste longitudinalmente pi lampade in posizione
concentrica rispetto allasse longitudinale del reattore
stesso. idoneo per il trattamento di flussi variabili
solitamente in un range tale da coprire un ampio
ventaglio di esigenze applicative (condomini, piccole
comunit, acquedotti di medie dimensioni ecc.). Le
lampade sono solitamente di tipo LP o LPHO.
Tipo 3 Pi lampade perpendicolari al flusso dellacqua. In questo caso le lampade possono essere molte

Reattori UV
in condotta
per impianti
di acque
potabili, con
una lampada
centrale o
pi lampade
parallele al
flusso.

16

17

e, insieme ai tubi al quarzo, il loro posizionamento


perpendicolare al flusso dellacqua (in verticale
ed in orizzontale in modo da formare un reticolo)
permette il trattamento di flussi importanti come
nel caso degli impianti di distribuzione negli acquedotti. La sezione del reattore pu essere circolare
o rettangolare. Le lampade possono essere di tipo
LP, LPHO o MP.
Gli impianti a canale aperto sono solitamente i tipo
modulare a sezione rettangolare e la loro progettazione viene effettuata di caso in caso, in considerazione
dei fattori specifici (come per esempio la necessit di
installazione allinterno di un impianto preesistente).
Le lampade possono essere installate longitudinalmente o trasversalmente (tipologia ormai non pi
molto utilizzata) al flusso dellacqua e la scelta del
tipo di lampada utilizzato pu essere sia del tipo
Reattore UV per impianti di acque potabili con pi
LP, MP o LPHO, con prevalenza per questultima lampade perpendicolari al flusso.
tipologia. Spesso, per migliorare lefficienza della
disinfezione, vengono impiegati dei regolarizzatori
del flusso che uniformano le velocit di passaggio del liquidi su tutta la sezione del canale in
modo da rendere il pi possibile uniforme lirraggiamento.

Componenti

Qui sopra uno schema di un impianto di disinfezione con UV a canale aperto in cui uno o pi banchi di lampade, in
relazione al flusso, irraggiano lacqua.

Fondamentale per lefficienza della disnfezione con UV la pulizia costante dei contenitori delle lampade per evitare che
assorbano una quota significativa della radiazione destinata al liquido.

principali

Per il corretto funzionamento di un reattore a UV innanzitutto necessario che sia conosciuta


in ogni momento lintensit della radiazione a cui viene esposta lacqua da trattare. Per questo
motivo vengono adottati dei sensori UV in grado di monitorare la quantit di irraggiamento
reale. Si tratta nella gran parte dei casi di sensori costituiti da un semiconduttore sensibile alla
luce ultravioletta che non viene attivato da radiazioni con lunghezza donda superiore a 300
nm (spettro visibile) e che per questo viene chiamato solar blind. Un sistema di filtraggio
della luce che raggiunge il sensore ne limita il funzionamento alle lunghezze donda comprese
tra 200 e 300 nm, quelle che esplicano una reale funzione germicida. Il posizionamento nel
reattore dei sensori UV viene effettuato in modo che, dopo le opportune tarature nella fase
di collaudo dellimpianto, il sensore rilevi le variazioni di potenza della radiazione ricevuta dal
liquido. Queste variazioni possono avvenire sia per un calo della potenza emessa dalle lampade che per un eccessivo assorbimento dei cilindri protettivi in quarzo, per una variazione
della trasmittanza del liquido, ovvero dellassorbimento di UV da parte del liquido per una
variazione della sua trasparenza dovuta a corpi estranei in sospensione. Ovviamente anche la
superficie del sensore che legge la potenza degli UV pu sporcarsi ed essere quindi soggetta
ad una diminuzione di funzionalit. Opportuni cicli di pulizia e manutenzione dellimpianto
provvedono a mantenere pulite le superfici di lettura del sensore e di trasmissione della radiazione da parte delle protezioni in quarzo delle lampade, mentre la rilevazione della variazione
della trasmittanza del liquido o della potenza di emissione delle lampade viene gestita da un
sistema elettronico di controllo dellimpianto attivando specifiche procedure di manutenzione
(o allarmi) che consentono di ripristinare la piena funzionalit del reattore.

18

19

Sono detti sleeves (tubi) i cilindri in quarzo entro cui vengono poste le lampade. La loro
funzione quella di proteggere e isolare le lampade dal liquido che passa nel reattore, di
stabilizzare la temperatura a cui queste lavorano. La loro pulizia periodica, insieme a quella
dei sensori UV essenziale per mantenere in efficienza il reattore. Molti sali minerali disciolti
nellacqua (di calcio, magnesio, ferro, ecc.) hanno una solubilit che decresce con laumento
della temperatura. Poich la superficie del quarzo a contatto con lacqua normalmente pi
calda del liquido che passa nel reattore UV, con il tempo si possono depositare sulla superficie
del quarzo quantit non trascurabili di sali minerali che assorbono parte della radiazione UV
destinata ad esplicare la sua funzione germicida nel liquido.
La loro pulizia pu avvenire per via chimica o per via meccanica. La prima, meno utilizzata,
prevede il fermo del funzionamento del reattore e una procedura che comporta limmissione
di opportune sostanze chimiche in grado di rimuovere i sedimenti depositato sulla superficie
esterna del quarzo. Pi comune invece la pulizia meccanica delle superfici: negli impianti
domestici e nei piccoli impianti viene solitamente effettuata manualmente con una certa
periodicit che dipende dalla qualit specifica dellacqua trattata, mentre negli impianti di
maggiori dimensioni viene posto un apposito meccanismo in grado di effettuare tale pulizia
meccanica senza necessitare del fermo dellimpianto.
Analoghi sistemi meccanici vengono adottati negli impianti a canale aperto, con una gestione
da parte dei sistemi elettronici di monitoraggio e controllo dellimpianto.
Wedeco utilizza degli anelli attorno a tubi di quarzo collegati ad un carrello che meccanicamente li fa scorrere per tutta la lunghezza delle lampade. La pulizia dei depositi organici ed
inorganici avviene per raschiamento ed interessa tutta la superficie dei quarzi e il sensore UV
tramite apposite spazzole solidali al carrello. Gli anelli di pulizia sono in realt composti da pi
anelli due esterni in teflon ed uno interno in Viton, una tecnologia denominata da Wedeco TriBlade in grado esplicare la sua migliore efficacia in entrambi i sensi di scorrimento dellanello.
Il carrello di guida degli anelli scorre avanti e indietro grazie ad un cilindro pneumatico o una
vite senza fine ed il movimento quindi completamente meccanico. La gestione dei cicli di
pulizia (come anche la posizione dei pulitori quando sono in stand-by) affidata ad un PLC
esterno e pu essere programmata in base alle caratteristiche specifiche dellacqua che viene

La grande sala con


gli armadi per
lalimentazione
delle lampade
dellimpianto di
Milano San Rocco.

sottoposta a trattamento UV. Testato con reflui provenienti da trattamenti terziari (in condizioni estremamente severe quindi) la vita di questi anelli di oltre 30000 passaggi in modo
che la loro sostituzione coincida (approssimativamente) con gli interventi di manutenzione
per la sostituzione delle lampade.
Componenti ausiliari, ma di fondamentale importanza, sono i sistemi di alimentazione delle
lampade e le logiche di controllo del funzionamento del reattore.
Per lalimentazione, una piccola scheda elettronica, detta ballast, provvede a regolare lalimentazione occupandosi anche del filtraggio delle armoniche e di altre funzioni (riaccensione
in casi di interruzione dellalimentazione, ecc.) tese a proteggere la lampada aumentandole
la vita utile.
Tranne che nel caso di piccoli reattori per utilizzo domestico, che hanno questi componenti
integrati nel reattore, si tratta di attrezzature poste a distanza dal reattore stesso, preferibilmente in locali separati. I grandi impianti non solo richiedono elevate potenze di alimentazione
ma richiedono anche un controllo della temperatura ambientale e sovente vengono dotati di
sistemi di smaltimento del calore che si produce negli ambienti in cui sono installate le unit
che forniscono potenza alle lampade.
Per quanto concerne al controllo, il moderno progresso dellelettronica non solo permette una
gestione ottimale di tutte le fasi ma anche la rilevazione storica dei dati di funzionamento e
persino la connessione per la trasmissione dei dati in remoto che permette la supervisione e
la gestione a distanza di interi impianti costituiti da numerosi reattori.

Fattori

che influenzano il trattamento con

UV

Tra i parametri che influenzano la progettazione di un impianto di trattamento delle acque


con UV hanno una notevole rilevanza anche alcune delle caratteristiche del liquido che deve
essere sottoposto al trattamento.
La qualit dellacqua il primo di questi fattori. Viene valutata determinando la sua trasmittanza ovvero la percentuale di UV che viene trasmessa dallacqua, nel campo di lunghezze
donda compreso tra 200 e 300 nm.
Negli impianti con lampade LP o LPHO di particolare rilevanza il valore della trasmittanza
per la lunghezza donda di 254 nm.
Wedeco commercializza uno strumento apposito che permette una misurazione manuale
reale e veloce della trasmittanza (rif. TUV.5) ed anche uno strumento per la misurazione in
continuo della trasmittanza in impianti a canale aperto (rif. Hippo).
Anche la trasmittanza dei quarzi in cui sono poste le lampade ha una importanza notevole. Come
accennato sulla superficie di questi elementi si possono depositare residui organici o inorganici
che progressivamente assorbono una parte della radiazione UV destinata alla disinfezione per
effetto della precipitazione di elementi a bassa solubilit nellacqua (carbonati solfati e fosfati
di Manganese, Ferro, Calcio e Alluminio) che si depositano a causa della maggiore temperatura
degli slevers rispetto a quella del flusso dacqua che li lambisce. I depositi di particelle solide
in sospensione nellacqua sono i principali responsabili del lento diminuire della trasmittanza
dei quarzi. I cicli di pulizia periodica (manuali o automatici) provvedono a mantenere elevata
la trasmittanza di questi componenti per un corretto funzionamento dellimpianto.
La torbidit dellacqua un altro fattore che deve essere valutato. Essa dovuta alla presenza di particelle sospese nellacqua che interferiscono con la trasmissione degli UV.
Alcune particelle hanno la caratteristica di diffrangere la luce incidente (nella lunghezza
donda considerata) e ne deviano quindi il percorso ma non ne assorbono lenergia. La
loro influenza sulle prestazioni del reattore quindi di minima rilevanza. Altre particelle
invece assorbono gli UV che ricevono e quindi diminuiscono la trasmittanza dellacqua. In
generale, sono le particelle relativamente grandi (diametro tra 1 e 10 m) che hanno una
reale influenza sulle prestazioni dellimpianto. La torbidit del liquido particolarmente
importante negli impianti di trattamento dei reflui.

20

21

Questo parametro influenzato da tutte le componenti che determinano la funzionalit dellimpianto secondo uno schema concettuale che pu essere rappresentato come il grafico qui
riportato:

Azione germicida

Dose UV

Intensit

Lampade
Impianto di
trattamento UV
di Chioggia.

Disposizione
lampade

Acqua

Potenza
lampade

Trasmittanza
Tr
asmittanza

Flusso

Volume

Reg. lamiare

Torbidit

Reg. turbolento

Colore

Miscelazione

Fattori di scala

Studi di laboratorio hanno stabilito che una torbidit inferiore a 5 NTU (Nephelometric Turbidity
Unit) non ha significativi effetti sui trattamenti con UV. Poich in genere nelle acque potabili
la torbidit intorno a 0,1 NTU in tutti i processi di potabilizzazione questo parametro non
viene considerato. Nei trattamenti dei reflui con UV invece il problema pu essere rilevante
e per tale motivo questi impianti possono prevedere un prefiltraggio del liquido che abbassi il
pi possibile il contenuto dei solidi sospesi prima del trattamento con UV, soprattutto quando
lobiettivo della disinfezione particolarmente spinto (es. riutilizzo irriguo).

la

progeTTazione di un impianTo di TraTTamenTo con

uv

Gli elementi di cui tenere conto nella progettazione del trattamento con UV delle acque e il
planning del processo di progettazione sono numerosi.
Innanzitutto deve essere stabilito il fine dellimpianto.
Che si tratti della disinfezione delle acque in un acquedotto o del trattamento di reflui per
il loro riutilizzo in agricoltura o per il semplice sversamento in bacini o fiumi, che si debba
provvedere allabbattimento della carica batterica dellacqua di un impianto domestico oppure
della medesima funzione in una industria di produzione di bibite, ovvio che le necessit
progettuali risulteranno differenti.
A questo proposito grande importanza deve essere data alle normative specifiche che regolano
la qualit delle acque in relazione al loro utilizzo dopo il trattamento. Si rimanda largomento
al capitolo specifico che chiarisce quali siano i reali target del trattamento per ciascun impiego
delle acque trattate.
In generale, si deve progettare un impianto che non sia sovradimensionato per lobiettivo
finale in modo da raggiungerlo con minimi costi di installazione e di gestione.
Come primo parametro va quindi considerato se si tratta di un impianto in condotta o di
un impianto in canale a pelo libero. Poi si considera il flusso di acqua da sottoporre a trattamento, i principali parametri qualitativi dellacqua ed eventuali vincoli per la realizzazione
dellimpianto.
Per un dimensionamento dellimpianto si opera per approssimazioni successive. Il parametro
base che il progettista deve determinare la cosiddetta Dose UV, definita come il prodotto
dellintensit media dellirraggiamento del liquido per il tempo di esposizione.
Dose UV C [J/m2] = Intensit media [W/m2] x Tempo medio di esposizione [s]

Tipo
funzionamento

invecchiamento

La correlazione tra la dose di UV e le concentrazioni finali ed iniziali della concentrazione


batteriologica dellacqua prima e dopo il trattamento espressa dalla seguente relazione:
dove:

Parametro
N = concentrazione batteriologica in uscita
N0 = concentrazione batteriologica in entrata
d = coefficiente di dispersione (idraulica)
k = rapporto di inattivazione batterica (m2/J)
D = Dose di UV C (J/m2)
SS = concentrazione di solidi sospesi (mg/L)
c = costante (empirica)
m = costante (empirica)

Note

Questo parametro dipende dalla miscelazione nel canale e


dipende dai parametri idraulici del flusso
Questo parametro dipende dalla sensibilit di ciascun
microrganismo agli UV
Questi parametri esprimono la densit dei microrganismi
associati al contenuto di solidi sospesi e sono specifici dei
reflui

La formula utilizzata da Wedeco deriva direttamente dalle normative americane EPA. Tutti i parametri sono strettamente
correlati al tipo ed alla disposizione del sistema di irraggiamento e pertanto la Dose di UV rimane il principale parametro per
il dimensionamento dellimpianto.

22

23

Graficamente la formula nella pagina precedente porta ad un grafico di questo tipo:

che mostra il valore della inattivazione batterica (CFU - Colony-Forming Unit misura il
numero di batteri o funghi in un campione biologico) con il variare della Dose di UV C.
Nellesperienza pratica possono riscontrarsi dei discostamenti tra il valore teorico e quello
misurato nel caso dei liquami. Ci dovuto al fatto che i valori assegnati ai parametri sono
il frutto di un adattamento dei dati alle esperienze pratiche. Si pu quindi affermare che in
generale la formula offre delle predizioni della inattivazione batterica abbastanza affidabili
ma che la sua validit non pu essere assunta acriticamente per ogni tipo di microrganismo
ed ogni tipo di liquame.
I parametri per il progetto di una unit di trattamento con UV si dividono in tre principali
categorie:
1. parametri di progetto
flusso massimo
minimo valore della trasmittanza
livello di disinfezione richiesto
conoscenza dei trattamenti a monte
2. Parametri di rischio
massima concentrazione di solidi sospesi
massima concentrazione di microrganismi in ingresso
variazioni di flusso
3. Parametri di dettaglio
conoscenza precisa delle fasi di trattamento a monte
distribuzione della dimensione delle particelle sospese
valori di concentrazione delle altre caratteristiche dellacqua (COD, BOD, Fe, Mn, ecc.)
variazione della qualit dellacqua
Il problema che bisogna quindi risolvere per una corretta progettazione la determinazione
della Dose di UV necessaria per raggiungere il target dellimpianto. Questa dipende, ovviamente,
dalla qualit dellacqua in ingresso e dal valore di inattivazione batterica che si vuole ottenere.
Tale valore di solito espresso come logaritmo.
I parametri che si prendono in considerazione, visto oltretutto che la normativa vi fa esplicito
riferimento, sono i Coliformi Fecali, i Coliformi Totali e gli Streptococchi Fecali.
I coliformi, essendo presenti nelle feci umane in elevate concentrazioni, dellordine di 109/g,

sono stati da molto tempo considerati organismi indicatori dinquinamento ed hanno assunto
un importante ruolo come marcatori microbiologici per definire la qualit degli ambienti idrici.
Tuttavia, poich il gruppo dei coliformi contiene numerose specie ampiamente diffuse nellambiente, il sottogruppo dei coliformi fecali ha assunto un significato pi specifico di contaminazione
di origine fecale.
Le pi recenti normative sulle acque, in ogni caso, fanno riferimento alla specie Escherichia
Coli, un microrganismo che in rapporto pi diretto ed esclusivo con il tratto gastro intestinale
delluomo e degli animali a sangue caldo, il quale, insieme agli enterococchi, rappresenta un
parametro pi specifico ed accurato di contaminazione da materiale fecale.
Si assume che il valore degli Escherichia Coli circa l80% del valore dei Coliformi Fecali.
Una Dose di UV C di 100 J/m2 porta ad un abbattimento del valore dei Coliformi Fecali di 1 log.
Analoga sensibilit agli UV presentano i Coliformi Totali, ma si deve tenere presente che poich
i Coliformi Fecali sono circa il 20% dei Coliformi Totali, la Dose di UV deve essere proporzionalmente pi elevata se si richiede un analogo livello valore di inattivazione batterica con UV.
Con queste premesse, se ad esempio la concentrazione dei Coliformi Fecali allingresso dellimpianto con UV di 1.000.000 di Coliformi Fecali / 100 ml e si richiede un valore in uscita di
1.000 Coliformi Fecali / 100 ml, il valore di inattivazione di 106/103 = 3 log. Con un semplice
calcolo, note le condizioni iniziali dellacqua ed il valore finale si pu stabilire un primo valore
della dose di UV che limpianto deve fornire.
Aiuta in questa definizione della Dose di UV la tabella teorico-empirica, riporatata nella pagina
seguente, di prima valutazione che Wedeco suggerisce.
Per procedere con il dimensionamento iniziale si deve adesso ipotizzare uno schema di impianto, che poi sar eventualmente modificato ottimizzando i vari parametri.
Va detto qui che tale processo pi rilevante nel caso di impianti a canale aperto per il trattamento dei reflui. Infatti, nel caso di un impianto di potabilizzazione in condotta i moduli
sono certificati e le condizioni dellacqua in ingresso sono molto pi omogenee e semplici da
valutare. Per la progettazione di massima bisogna valutare innanzitutto il volume di acqua da
trattare in metri cubi per ora.
Si sceglie quindi il numero di canali dellimpianto. In generale, impianti a pi canali hanno un
maggiore costo di impianto ma una maggiore flessibilit di gestione che comporta la possibilit
di risparmi economici nel corso del funzionamento in relazione alla variabilit delle portate a
cui un impianto normalmente soggetto.

Di grande
importanza
negli impianto a
canale aperto la
regolarizzazione del
flusso dellacqua
per avere la
milgliore uniformit
delle velocit
di transito
nella zona di
irraggiamento.

24

25

Acquedotto
di Helsinki:
disinfezione
dellacqua con un
UV in condotta.

Min. 2
banchi

Filtrazione
a sabbia

65
60
65

45 - 50
50 - 60
80 -90

Min. 2
banchi

105

2-3, max. 5
5, max. 10
2-3, max. 5

2,2 Coliformi Fecali

105

2, max. 4-5

Filtrazione
a sabbia

65

80 - 90

Min. 2
banchi

Torbidit
< 2 NTU

2,2 Coliformi Totali

105

2, max. 4-5

Filtrazione
a sabbia

65

160 - 200

Min. 2
banchi

Torbidit
< 2 NTU

105

100 Coliformi Fecali

105

100 Coliformi Totali

105

23 Coliformi Fecali

105

10 Coliformi Fecali

105

100 Coliformi Totali

Filtrazione
a sabbia
Filtrazione
a sabbia

Filtrazione
a sabbia

Note

40 - 50

200 Coliformi Fecali

max. 10
max. 20
max. 30
max. 10
max. 20
max. 30
max. 5
max. 10
aver. 5
max. 10
5, max. 10

Num. banchi
per canale

Dose UV (PSS) in
mJ/cm2

65

105

Filtrazione
Filtrazione
a sabbia.

1.000 Coliformi
Fecali

SS (Solidi
Sospesi)
in mg/L

20
26
30
25
30
37
25 30
30 - 35
40 - 50

Num. Coliformi
in ingresso
(per 100 ml)

55
55
55
55
55
55
65
60
65

Livello di
disinfezione
richiesto per
100 ml (media
geometrica su
30 gg)

% trasmittanza
UV per cm

Tabella teorico-empirica suggerita da Wedeco per la determinazione


dei principali parametri di progetto di un impianto UV

Min. 2
banchi
Min. 2
banchi

Min. 2
banchi

Questa tabella fornisce indicazioni di massima, soggette a numerose restrizioni:


sono valide per reflui sottoposti a un trattamento secondario con una dimensione dei solidi sospesi di 10-30 m derivanti
da processi di flocculazione e/o filtrazione a sabbia
sono basate sui valori di picco del flusso. Se si considera un flusso costante i valori indicati vanno aumentati
approssimativamente del 20 25%
sono valide per solidi sospesi con dimensioni inferiori a 30 m; particelle pi grandi richiedono Dosi pi elevate ma
possono anche limitare il livello di inattivazione batteria indipendentemente dalla Dose applicata
i Coliformi Fecali hanno concentrazioni pi elevate degli Escherichia Coli secondo un fattore moltiplicativo di circa 1,2
il valore dei Coliformi Totali si ottiene moltiplicando il valore dei Coliformi Fecali circa per 4
si noti che la media aritmetica o percentili maggiori del 50% sono pi stringenti della media geometrica e comportano
quindi Dosi pi elevate o un migliore livello di pretrattamento

Si ipotizzano la profondit del canale e la sua larghezza (essendo larea della sezione del canale determinata dal flusso di acqua da trattare e dal numero di canali scelto). Per questioni
di omogeneit del flusso Wedeco suggerisce che il rapporto tra profondit e larghezza del
canale debba essere compreso tra 0,5 e 1.
La profondit viene scelta in base al numero di elementi di ciascun modulo di lampade. Queste
sono disposte a coppie e Wedeco indica un numero variabile tra 2 e 9 coppie di lampade.
In relazione alla larghezza del canale si determiner quindi il numero di moduli di lampade
da affiancare. Wedeco indica un numero variabile tra 1 e 12 per banco. Il numero di banchi
da porre in serie in ciascun canale un altro degli elementi che deve stabilire il progettista. In
generale pi elevato il livello della disinfezione e maggiore deve essere il numero dei banchi
in serie. Per valori finali di 100 Coliformi Totali / 100 ml o inferiori sono vivamente consigliati
almeno due banchi in serie per canale mentre se il valore finale dei Coliformi Totali / 100 ml
5 o inferiore il numero minimo di banchi in serie suggerito da Wedeco 3.

Wedeco propone tre differenti tipi di moduli, che si differenziano sostanzialmente per la
distanza delle lampade come mostra la tabella qui riportata.

basso

Distanza
tra le
lampade
130 mm

medio

alto

Tipo

Dosaggio UV

distanza tra lampade


e parete del canale

Trasmittanza UV

60 mm

55 %

120 mm

55 mm

da 35 a 55 %

100 mm

47,5 mm

35 %

Perdite
di carico
basse

o dose
richiesta pi
elevata

medie
alte

I moduli di lampade hanno influenza sulle perdite di carico idrauliche del canale.
Lo step successivo della progettazione prevede il calcolo dellirraggiamento del refluo da
trattare. Per questo vengono effettuati dei calcoli con appositi software che sono in grado
di fornire i principali parametri dellimpianto in modo da poterli confrontare con i dati
empirici della tabella sopra riportata. Wedeco effettua per il cliente la verifica delle ipotesi
di progetto con un proprio software fornendo, per ogni ipotesi, valori relativi a:
la dose di UV in funzione della trasmittanza tenendo conto delle possibili perdite di potenza
dovute allo stato dei quarzi ed allinvecchiamento delle lampade;
la velocit di flusso, che deve risultare in ogni caso superiore a 0,2 m/s in quanto al di sotto
di questa soglia vi il concreto rischio che il flusso si trasformi da turbolento in laminare,
condizione non prevista per un corretto funzionamento dellimpianto. Inoltre, in condizioni
di picco del flusso la velocit nel canale deve risultare superiore a 0,4 0,5 m/s (tipicamente
si ottengono valori di 0,7 0,8 m/s). Se i valori ottenuti sono lontani dai valori suggeriti, si
considera lipotesi di variare la sezione trasversale del canale oppure di ridurre o aumentare

26

27

I grandi banchi
di lampade
dei canali
dellimpianto
di Manukau in
Nuova Zelanda

il

calcolo dei dosaggi

Wedeco calcola i dosaggi delle proprie unit in base al metodo UVDIS della sommatoria di punto di
origine. Si tratta di un metodo che parte dal presupposto che ogni lampada UV costituita da una serie
di punti radianti di coordinate (xi, yi, zi) dislocati spazialmente sui suoi assi. Ciascuno di questi punti
sorgente emette un UV-output, denominato in seguito con P, uniforme in tutte le direzioni. Ad una
distanza R da ciascun punto origine viene quindi irradiata lintensit I calcolata come:

Lattenuazione della radiazione allaumentare della distanza R dal punto di origine in funzione della
trasmittanza T, schematizzata dalla legge di Lambert-Beer:
Nel punto (x, y, z) lintensit interna nella camera di radiazione, misurata dal punto di origine (xi,
yi, zi) quindi:

Lintensit nel punto (x, y, z) emessa dalla lampada di lunghezza L nel piano (xi, yi) risulta dalla integrazione della precedente espressione lungo lasse zi. Ci corrisponde a considerare la sommatoria
dei punti sorgente siti sugli assi xi ed yi della singola lampada.

il numero dei canali per ottenere in ciascun canale dei flussi che siano allinterno del range
di velocit indicato;
le perdite di carico per canale (non per banco). Queste non debbono superare i 50 mm, soglia oltre la quale la differenza di livello dellacqua nel canale tra ingresso ed uscita diventa
inaccettabile. Con un flusso costante le perdite di carico possono essere ridotte aumentando
la sezione del canale e incrementando il numero di lampade oppure scegliendo un interasse
maggiore tra le lampade, oppure ancora scegliendo una configurazione differente dei banchi con interasse tra le lampade maggiore e una diversa distribuzione dei moduli per ogni
banco di lampade o, infine, ridistribuendo su pi canali uno dei banchi in modo da ridurre le
perdite di carico in ogni canale. Per valori elevati della trasmittanza (>65%) possono essere
accettate perdite di carico superiori a 50 mm ma sempre al di sotto della soglia massima di
60 mm per canale.
Il software di calcolo adottato da Wedeco fornisce inoltre anche informazioni sulle dimensioni
di ciascun canale (incluso il volume di irraggiamento), il numero totale delle lampade, il numero
di Reynolds, il diametro idraulico e il tempo di irraggiamento.

Lintensit piana totale, sempre calcolata nel generico punto (x, y, z), dovuta al totale di lampade
di cui composto il sistema, sar quindi:

Mediando il valore ottenuto dalla espressione che precede sul volume V di irradiazione (cio quello
disponibile per la disinfezione), si ottiene lintensit media:

Da tutto quanto detto finora risulta quindi che:

28

29

La tecnologia Wedeco nel trattamento


delle acque con Ozono

Lo schema di lavoro pu quindi essere sintetizzato cos:

Cos lOzono

Parametri iniziali
- Flusso massimo
- Contenuto massimo di solidi nel liquido
- Livello di disinfezione richiesto

Determinazione empirica Dose UV


Utilizzando la Tabella Wedeco si
determina empiricamante la Dose UV
e le altre indicazioni relative (numero
dei banchi, valori massimi della
trasmittanza, dimensone max dei solidi
sospesi, necessit di filtrazione a
sabbia, ecc).

Sono differenti
e/o non
congruenti

Variazione
ipotesi
impianto
per nuovo
calcolo

Comparazione
tra la Dose UV
calcolata e la
Dose UV
empirica

LOzono una molecola metastabile prodotta dallossigeno elementare, costituita da tre


atomi legati in forma ibrida, secondo una struttura simmetrica diamagnetica, con un angolo
di 116,5, il cui simbolo chimico O3.

Ipotesi impianto
Oltre ai dati inizali si ipotizzano il
numero dei canali, le dimensioni del
canale (l e h), il numero di lampade
per modulo, il loro interasse (L-M-S),
il numero di moduli par banco, il numero
di banchi per canale.

Calcolo con software Wedeco


inserendo i dati ipotizzati si hanno
risposte sulle prestazioni e sulle
caratteristiche dellimpianto:
- la dose di UV in funzione della
trasmittanza
- la velocit di flusso
- le perdite di carico per canale
fornisce inoltre anche informazioni sulle
dimensioni di ciascun canale (incluso
il volume di irraggiamento), il numero
totale delle lampade, il numero di
Reynolds, il diametro idraulico e il
tempo di irraggiamento

Si presenta come un gas incolore, ma che concentrato tende al bluetto, fortemente reattivo,
dal caratteristico odore pungente, le cui principali caratteristiche sono riportate nella tabella
seguente:
Ozono
Peso molecolare

48 g/mol

Punto di ebollizione (a 1013mbar)

161,5 K

Punto di fusione (a 1013 mbar)


Densit (a 1013 mbar, 0C)
Valore massimo in ambiente consentito
Soglia di percezione odore
Potenziale Redox

Sono uguali
o congruenti
Affinamento parametri e verifiche
economiche

dove abbiamo posto in colore giallo la sezione calcolata da Wedeco con il suo software.
La sezione successiva, dopo il dimensionamento di massima precede una serie di verifiche di
fattibilit e di calcolo dei costi. In generale, la seguente tabella fornisce indicazioni per il lavoro
di affinamento partendo dallipotesi di mantenere costante il numero di lampade.

Flessibilit in termini di
commutazione dei banchi

Costo di
investimento

Perdite
di carico

Aumentando il numero dei canali

aumenta

aumenta

sono costanti

Aumentando il numero dei banchi

aumenta

aumenta

aumentano

80,6 K
2,14 kg/m3
0,1 ppm
0,2 mg/m3 di aria
0,1 ppm
2,07 V

Il suo potenziale redox, inferiore solo a quello del fluoro, circa il 52% maggiore di quello del
Cloro, largamente utilizzato nel trattamento dellacqua, rendendolo quindi lagente disinfettante pi energico disponibile in commercio. La sua elevata reattivit lo rende instabile e non
conservabile, per cui deve essere prodotto sul posto, cio subito prima di essere utilizzato.
Rispetto allOssigeno mostra unelevata reattivit in fase di reazione e basse energie di attivazione per reazioni eterogenee. Ha un forte potere ossidante direttamente sulla superficie dei
metalli nobili e non, quali Argento, Piombo, Rame e dei metalloidi come lo Zolfo.
Agente Ossidante

Potenziale Redox

Radicale OH

2,80 V

Ossigeno (atomico)

2,42 V

Ozono

2,07 V

Ipoclorito
Cloro
Biossido di Cloro
Ossigeno (molecolare)

1,49 V
1,36 V
1,27 V
1,23 V

30

31

Lesistenza dellOzono nota sin dallantichit. Gi Omero, in alcuni passi dellIliade, descriveva
lodore aspro e pungente che laria acquistava al passaggio di un temporale, e nel libro XII dellOdissea, descrive Zeus mentre colpisce una nave con una saetta piena di odori sulfurei. Sebbene nel 1785,
Van Marum osservava che laria in prossimit di scariche elettriche generava un tipico odore, solo nel
1840 Christian F. Schnbein, durante esperimenti di elettrolisi dellacqua, intu che lo strano odore
era dovuto alla presenza nellaria di un gas che si formava in seguito al rilascio di scariche elettriche
nellaria durante i temporali. Ad esso fu attribuito il termine Ozono (dal greco ozein, che ha odore).
Schnbein riteneva che questa molecola fosse monoatomica e solo negli anni successivi si dimostr la
vera forma triatomica, e la decomposizione per via termica, in Ossigeno.
Nei confronti delle sostanze organiche agisce rapidamente dando luogo a numerose reazioni chimiche. Particolare la reattivit rispetto al doppio legame C=C delle sostanze organiche insature,
reazione che comunemente definita ozonolisi. Non lasciando alcun residuo chimico, lOzono
assolutamente ecologico. A riprova di ci, lOzono stato definito come un agente sicuro GRAS
(Generally Recognized As Safe) dallEnte statunitense Food and Drug Administration (F.D.A.),
anche se il suo impiego assoggettato a leggi e prescrizioni di sicurezza.

principio

di formazione dellozono

Per spiegare come si produce lOzono, bene non dimenticare che la sua formazione da
considerarsi come una condizione di equilibrio tra un processo di generazione che coinvolge
nello stesso momento anche degli schemi di distruzione dellOzono creato.
Dal punto di vista termodinamico, la sua formazione presenta aspetti contrastanti tali da far
apparire tendenzialmente impropria la dicitura forma allotropica dellOssigeno.
Di conseguenza, un generatore Ozono sempre il risultato di un compromesso in cui vengono presi in considerazione fattori legati al costo della generazione ed alla facilit di funzionamento del macchinario. In generale, il principio di generazione dellOzono, prevede,
secondo diverse modalit, la dissociazione dellossigeno molecolare e la formazione intermedia di radicali di ossigeno atomico, che reagiscono a loro volta con lOssigeno molecolare.
Lenergia che rende possibili questi meccanismi, viene fornita dagli elettroni o da fotoni.
Le principali modalit di formazione dellOzono sono le seguenti:
1) da radiazione UV (via Fotochimica)
2) per via Elettrolitica
3) per effetto di una scarica elettrica (Effetto Corona)
Nel primo caso, sin dai primi anni del 1900 si
osservava la formazione di Ozono a partire da
Ossigeno esposto ad una radiazione UV compresa
tra 140 e 190nm.
Tale principio di formazione riprende ci che
Molecola
accade naturalmente in una fascia dello strato
di ossigeno
atmosferico terrestre (stratosfera), dove lOzono
si genera, in piccole quantit e con basse concenAtomo di
trazioni, per effetto della radiazione ultravioletta,
ossigeno
alla lunghezza donda di 185nm.
Lenergia solare, in forma di radiazione UV, separa
la molecola diatomica dellOssigeno, liberando cos
atomi capaci di formare la molecola triatomica
Molecola
dellOzono. Tale tipologia di generazione, prodi ozono
duce in genere delle piccole quantit di Ozono a
concentrazioni molto basse, per cui tale soluzione

si rivela di bassa valenza commerciale. La generazione Ozono per via elettrolitica ha un ruolo
importante nella storia dellOzono, perch le
sperimentazioni condotte da Schobein sulla generazione sintetica dellOzono prevedevano la
sua formazione a partire dallelettrolisi dellacido
solforico. Questa soluzione presenta il vantaggio
di richiedere apparecchiature abbastanza semplici per cui pu essere presa in considerazione
per produzioni di piccola taglia o per utilizzazioni
in aree remote.
I vantaggi potenziali sono notevoli:
- si utilizza corrente (DC) a bassa tensione;
- non si prevede un gas di preparazione;
- poche e semplici apparecchiature;
- generazione direttamente nel fluido (acqua)
da trattare.
Per contro, i principali svantaggi sono:
bassa capacit di produzione;
potenziale corrosione ed erosione degli
elettrodi;
lacqua da trattare deve avere bassa conducibilit.
Per spiegare la generazione dellOzono per via elettrolitica si riprende il principio di elettrolisi
dellacqua. Applicando una differenza di potenziale, tramite una sorgente esterna, che superi
il potenziale di decomposizione dellacqua, si ha un passaggio di corrente tre i due elettrodi,
con formazione di bollicine di gas.
Si osserva la scissione della molecola nei suoi elementi, con conseguente migrazione dellOssigeno verso lanodo e dellIdrogeno verso il catodo. La quantit di gas formata direttamente
proporzionale alla carica elettrica che passa attraverso la cella. Successivamente, per produrre
lOzono si ha una elettrocatalisi dellanodo. Aumentando il potenziale dellelettrodo oltre i
2,3V, si ha la possibile produzione di ossigeno libero, che reagisce rapidamente con lossigeno
molecolare per formare lOzono.
La produzione Ozono da scarica elettrica si ha a partire dallOssigeno molecolare (O2) contenuto
in un fluido gassoso deumidificato di alimentazione (cold plasma).
Tale fluido attraversa una cella di generazione Ozono, composta da due elettrodi separati da
un dielettrico (molto spesso composto da vetro borosilicato) ed uno spazio daria. Un elettrodo collegato allalta tensione, mentre laltro
Trasformatore di alta tensione
collegato a terra.
La cella viene sottoposta ad una differenza di potenziale (plasma), tale da realizzare una scarica
elettrica silenziosa, ad una data frequenza, con
un valore di tensione compreso tra il limite per cui
lOssigeno contenuto nel gas ionizza, producendosi
Ozono, e quello per cui si ha la rottura o stress del
vetro dielettrico. Durante il processo di generazione
dellOzono, le molecole di Ossigeno sono inizialmente separate allinterno del cold plasma, per poi
Elettrodo
unirsi ad altre molecole, formando lOzono.
di terra
Tale tipo di scarica viene frequentemente chiamata Effetto Corona.

32

33

In una fascia dello strato atmosferico terrestre, lozonosfera, che circonda la Terra tra i 15 e i 50
chilometri di altezza, si forma lOzono atmosferico.
Qui le molecole lossigeno sono colpite dai raggi ultravioletti con lunghezza donda inferiore a 240
nanometri, rompendosi e liberando i due atomi. Ognuno di questi reagisce con altrettante molecole
intere di Ossigeno, creando Ozono.
A loro volta queste molecole di Ozono, colpite da radiazioni ultraviolette con lunghezza donda
tra i 240 e i 300 nanometri, si dissociano, formando una molecola e un atomo di ossigeno. Questa
reazione assorbe lenergia dei raggi ultravioletti e impedisce che essi raggiungano la superficie
terrestre, rendendo cos possibile la vita.
La presenza dellOzono nella stratosfera, seppur in quantit minime (meno di un milionesimo della
massa dellatmosfera) essenziale per la vita umana, poich esso lunico costituente atmosferico
capace di assorbire efficacemente, nella banda di Hartley, la radiazione solare UV, nellintervallo
spettrale compreso tra 2000 e 3000 Ampere[A].
In particolare, le radiazioni UV-B sono gravemente pericolose per la salute umana a rischio di
scottature, cataratte agli occhi e tumori alla pelle e dannose per gli ecosistemi terrestri e marini,
nei quali possono provocare la riduzione della fotosintesi, dei processi di crescita dei vegetali e
della riproduzione del fitoplancton.
Il progressivo esaurimento del suo strato (il cosiddetto buco dellOzono) causato in gran parte
dalle condizioni estreme delle temperature fredde in alta quota e dallinquinamento da accumulo
atmosferico di particolari tipi di sostanze chimiche frequentemente utilizzate nelle apparecchiature
di refrigerazione, negli aerosol e nei solventi industriali.
I gas nocivi di prima generazione, i clorofluorocarburi (CFC) di seconda generazione, gli idroclorofluorocarburi (HCFC), che rimangono intrappolati nellatmosfera generando il noto effetto
serra, sono stati banditi in base al protocollo di Montreal del 1987 sulla produzione e sugli usi delle
sostanze pericolose per lozonosfera.

Il

Dielettrico (vetro)
Maglia Effizon e
distributore di gas

Elettrodo esterno in
acciaio legato
inossidabile
Elettrodo interno

Ossigeno/Aria

processo di generazione dellOzono

Per la sua instabilit lOzono un gas che non pu essere prodotto in stabilimento e trasportato
ma deve essere prodotto nello stesso luogo del suo utilizzo. Come gas di partenza possibile
utilizzare laria, opportunamente compressa ed essiccata, oppure lOssigeno.
Nella pratica, lOzono viene prodotto mediante un generatore, composto da un contenitore
cilindrico (vessel), montato in verticale oppure
in orizzontale, chiuso alle estremit da una base
mobile flangiata o da un piatto fisso.
Allinterno di questo cilindro, un numero specifico
di tubi in acciaio inossidabile, composti da un
elettrodo ad alta tensione, un dielettrico ed un
elettrodo di terra sono saldati fra due piatti fissi
in un sistema compatto.
Per ottenere una produzione Ozono con costi
specifici di produzione particolarmente ridotti,
Wedeco ha sviluppato un elettrodo compatto ad
elevate prestazioni: Effizon HP.
Il gas ossigeno da ozonizzare attraversa lozonizzatore passando in due sottili spazi anulari creati tra
la coppia di elettrodi ed il dielettrico interposto.
I primi hanno la parte centrale collegata allalta tensione, mentre il loro involucro esterno

Generatore Ozono. Si notano le tubazioni in PVC


dellacqua di raffreddamento.

collegato a terra. Lenergia fornita crea un elevato valore di campo elettrico nei due spazi anulari
producendo lOzono in una scarica elettrica silente
(cold plasma). Sia lelettrodo ad alta tensione
che quello di terra sono realizzati interamente in
acciaio inox 316Ti, mentre il materiale dielettrico
in vetro borosilicato.
Grazie ai dispositivi di centratura del dielettrico e
degli elettrodi ad alta tensione, i due spazi di scarica
per la generazione Ozono creati per ciascun elettrodo, permettono il passaggio del gas allinterno
del tubo in maniera regolare e continua.
Il sistema aperto su entrambe le estremit, per
cui il gas da ozonizzare entra da un lato ed esce
da quello opposto.
I due spazi di scarica, con lapertura degli elettrodi
su entrambi i lati, rendono possibile la produzione
Ozono in elevata concentrazione (per cui minor
richiesta di gas di alimentazione), aumentando
quindi il rendimento di produzione.
Una parte dellenergia elettrica necessaria per
questa generazione Ozono trasformata in calore, che deve essere prontamente rimosso. A
tal proposito il generatore viene continuamente
raffreddato, con aria, o pi comunemente, con
acqua di raffreddamento che attraversa il vessel
in controcorrente.
anche per tale motivo che gli elettrodi Effizon HP
di Wedeco sono realizzati con la superficie esterna
in acciaio legato inossidabile attorno al quale passa
lacqua refrigerante che provvede a mantenere la
temperatura di lavoro entro i limiti di funzionamento degli elettrodi.
Il problema del raffreddamento non di secondaria importanza perch la reazione di generazione
dellOzono reversibile e, con laumentare della
temperatura, la quantit di Ozono che si ri-trasforma in ossigeno biatomico aumenta.
La temperatura dellacqua di raffreddamento per
gli impianti Wedeco deve avere una temperatura
compresa nel range compreso tra 5 e 35C.
I parametri tecnici influenti sulla generazione Ozono
sono:
Densit di potenza (tensione e corrente)
Frequenza
Pressione
Temperatura
Velocit gas
Umidit gas
Composizione gas di alimentazione

34

I principali valori di generazione Ozono sono:


La concentrazione Ozono (CO ), indicata in [g/
m3] NPT o in [wt %] di ossigeno /aria
La capacit di produzione (PO ) del generatore Ozono, indicata in [kg/h], ed uguale al
prodotto della concentrazione Ozono [CO ]
per la portata gas [Vgas]

18

16

12

Utilizzo

dellOzono nel trattamento delle acque potabili

Laumento della popolazione mondiale porter negli anni ad una maggiore richiesta di acqua
per utilizzo potabile. Ma le risorse di acqua potabile sono limitate e spesso inquinate, per cui
le tecnologie di trattamento efficaci come lOzono sono sempre pi richieste.
LOzono, con il suo forte potenziale di ossidazione, rappresenta uno step di trattamento molto
efficace ed economico nellottimizzazione dei processi di trattamento dellacqua potabile, che
pu essere realizzato in maniera economica ed affidabile.

PO [g/h] = CO [g/Nm3 ] * Vgas [Nm3/h]


3

Generatore ozono
Standard WEDECO

10

Generatore ozono
convenzionali

80

100

120

140

160

180

Consumo relativo di energia[%]


alle medesime portate di ossigeno

Il consumo specifico di potenza [kW/kg] del


generatore, che indica quanta energia richiesta per la produzione di 1 kg di Ozono
in unora.

4
60

Luso

Generatore ozono
WEDECO
EFFIZON HP

14

concentrazione ozono [wt%] consumo

EFFIZON HP
pi efficiente:
a parit di
potenza la
concentrazione
di ozono
prodotta
molto
superiore a
quella della
media degli
elettrodi sul
mercato.

35

200

Grazie allassenza di parti in movimento ed alla


qualit dei materiali, questi elettrodi sono virtualmente esenti dalla necessit di manutenzione ed
offrono una lunghissima vita operativa. Wedeco
fornisce una garanzia di 10 anni per i propri
elettrodi Effizon HP.

dellOzono nel trattamento delle acque

I due fattori decisivi che fanno dellOzono un gas molto interessante per il trattamento delle
acque sono senzaltro la sua grande reattivit e la completa assenza di residui chimici derivanti dal suo utilizzo. Per tale motivo sono numerosi i casi in cui limpiego dellOzono pu
contribuire al trattamento delle acque: abbattimento di contaminanti organici ed inorganici,
decolorazione, eliminazione di odori sgradevoli, disinfezione da microrganismi e altri impieghi
fanno dellOzono un gas estremamente polivalente in molte situazioni.
Per le acque potabili lOzono pu essere impiegato per:
- miglioramento flocculazione
- eliminazione colore/odore/sapore
- eliminazione Fe / Mn
- disinfezione
- eliminazione TOC (es. THMs)
- eliminazione di sostanze endocrine
Per le acque di scarico lOzono pu essere impiegato per:
- eliminazione del COD
- decolorazione
- eliminazione dei Tensioattivi
- eliminazione dei Fenoli
- trattamento fanghi
- eliminazione degli AOX
- eliminazione delle sostanze endocrine
LOzono pu essere anche impiegato per le acque di processo (acque di raffreddamento,
piscina, risciacquo nellimbottigliamento, ecc.); per la deodorizzazione (ossidazione dei gas
di scarico, mercaptani); nei processi di sbianca (caolino e polpa di cellulosa); nella pulizia del
prodotto (miglioramento della viscosit, disinfezione di prodotti alimentari), nella ozonolisi
(sintesi di nuovi prodotti, modifica dei prodotti).

Questa tecnologia va utilizzata negli impianti di potabilizzazione con vari propositi. Spesso,
un progettista o un gestore dimpianto, applicano lOzono per un singolo obiettivo, ma poi
scoprono di ottenere con questo trattamento molteplici risultati e benefici, tutti nello stesso
tempo. Inoltre, i sistemi tradizionali di tipo chimico-fisico come la flocculazione, la filtrazione e la
clorazione, da soli, sono ormai insufficienti per assicurare acqua potabile sicura e di qualit.
Con il solo trattamento ad Ozono, in alcuni casi applicato in pi punti della filiera di processo,
si ottengono invece numerosi benefici.
miglioramento nella coagulazione;
ossidazione di metalli come ferro e manganese, ossidazione dellammoniaca per
nitrificazione;
controllo del sapore e dellodore;
rimozione del colore;
ossidazione del materiale organico, microinquinanti, sostanze persistenti e rimozione delle
alghe;

flocculazione

sedimentazione

filtrazione

accumulo

Schema
tipico di un
impianto di
potabilizzazione
per acque
superficiali.

36

37

disinfezione potente (contro batteri, virus e parassiti);


nessun sottoprodotto tossico, riduzione nella generazione dei DBP;
produzione Ozono commisurata alla domanda, nessun stoccaggio pericoloso di agenti
chimici.
Le applicazioni Ozono nel trattamento di potabilizzazione delle acque
LOzono , da decine di anni, parte essenziale nel trattamento dei pi grandi impianti di potabilizzazione in citt come Parigi, Mosca, Helsinki, Dallas e, in Italia, Torino, Bologna, Ferrara e
Pesaro.
Tutte le applicazioni Ozono prevedono delle reazioni ossidative, a seconda che sia utilizzato
per la disinfezione o per lossidazione di specifici contaminanti. In relazione al punto in cui
esso viene introdotto distinguiamo la pre-ossidazione con Ozono, lozonizzazione intermedia
e la post-ozonizzazione.
Per esempio la pre-ozonizzazione e quella intermedia sono usate per:
ossidazione di manganese e ferro;
controllo del sapore e dellodore;
migliorare la rimozione dei sospesi (si aumenta lefficienza dei trattamenti di filtrazione e
flocculazione);
ossidazione di contaminanti come cianuri, fenoli, tracce di droga, distruttori endocrini e
sostanze persistenti;
rimozione del colore;
controllo formazione delle alghe;
ossidazione dei precursori alla formazione di THM (Trialometani);
rimozione delle sostanze pesticidi.
Mentre la post-ozonizzazione utilizzata per:
disinfezione e controllo virus;
eliminazione del criptosporidium;
essidazione dei composti organici prima della filtrazione su carboni attivi (GAC).
O3

O3

chemicals

preossidazione
con Ozono

flocculazione

sedimentazione

ossidazione
intermedia
con Ozono

O3

solo disinfezione
di copertura in rete
(cloro)

Pre-, inter- e
Post-ozonizzazione
in un impianto di
potabilizzazione.

filtrazione
su sabbia

disinfezione
finale con UV

accumulo

filtrazione
su GAC

ossidazione finale
con Ozono

Il controllo del sapore e dellodore


La maggior parte dei sapori ed odori nelle acque sotterranee o superficiali hanno origine da materiale organico formatosi naturalmente o con composti sintetici organici in assenza di Ossigeno. La
decomposizione del materiale vegetativo produce composti che, attraverso il processo metabolico
dei batteri, conferisce alle acque un sapore. La continua attivit batteriologica su materiali organici
disciolti, produce composti volatili di basso peso molecolare che possono possedere un odore.
LOzono ossida questi composti nella fase acquosa, eliminando il sapore e lodore.

I solfuri
Un altro composto che pu impartire odore e sapore di uova marcia allacqua il solfuro dIdrogeno. LOzono ossida il solfuro dIdrogeno a solfato.
H S + 4 O H SO + 4 O
2

Questo composto inorganico si pu formare sulle acque superficiali che hanno un alto carico di
carbonacei ed un basso od inesistente contenuto dOssigeno disciolto.
I fenoli
I materiali sintetici fenolici sono le sostanze inquinanti pi presenti nelle nostre acque. Il fenolo
non solo si forma in acqua da fonti industriali, ma piccole concentrazioni si formano anche dalla
biodegradazione naturale dei materiali umici (costituenti dellhumus). Il fenolo reagisce rapidamente con il Cloro libero, formando orto-clorofenolo il cui sapore e soglia dodore pi di cento
volte minore del fenolo stesso. Nelle acque superficiali clorate, questo composto spesso trovato
in una piccola parte per miliardo, ma queste basse concentrazioni sono abbastanza alte per impartire sapore
ed odore allacqua. Molto spesso il sapore di fenolo
scambiato con il sapore di Cloro. Sfortunatamente,
questo composto clorato pi tossico del fenolo stesso. Come il Cloro, anche lOzono molto efficace con
il fenolo. Il primo prodotto ossidante dOzono stabile
il cis- cis acido munconico, un materiale non tossico
insapore e inodore.
Le alghe
Le acque superficiali spesso possono presentare problematiche specifiche legate alla presenza di alghe, quali
torbidit, colorazione, presenza di composti odorigeni
e sottoprodotti. Le alghe crescono in acque superficiali
dove esistono le condizioni ideali di temperatura e per il
loro nutrimento. I sottoprodotti derivanti dal metabolismo di queste piante conferiscono sapori
ed odori sgradevoli allacqua. In particolare, i cianobatteri, conosciuti come alghe blu-verdi, sono
batteri fotosintetici in forme unicellulari, coloniali o filamentose, con dimensioni da meno di 1
m a pi di 100 m come diametro cellulare.
Essi sono molto frequenti nei laghi, bacini di stoccaggio artificiali, piccoli serbatoi naturali e fiumi
a debole flusso; la loro proliferazione favorita dalla presenza di luce, elevata temperatura, bassa
turbolenza e presenza di nutrienti.
La loro rilevanza igienico sanitaria legata alla capacit di produrre tossine, che possono rimanere
nelle cellule algali o essere rilasciate nellacqua, con effetti tossici per lorganismo umano.
Nei corpi idrici le popolazioni di cianobatteri nelle prime fasi di fioritura liberano basse concentrazioni di tossine (0,1-10 g/L), che possono aumentare in estate e allinizio autunno, nella fase
del decadimento dei bloom algali. Le alternative adottabili per ridurre il rischio di presenza di
cianobatteri e cianotossine nellacqua per uso umano sono:
una scelta adeguata della fonte di approvvigionamento, in modo da evitare luso potabile di
acque prelevate da fonti contaminate;
a riduzione dellapporto di nutrienti (in particolare fosforo) alla fonte di approvvigionamento;
limpiego di trattamenti adeguati per la rimozione delle alghe;
limpiego di trattamenti adeguati per la rimozione delle tossine algali.
Alte concentrazioni di alghe negli impianti di trattamento possono causare intasamenti ai
filtri.

38

Curve di
inattivazione
dei principali
composti
organolettici
con Ozono.

39

La filtrazione non rimuove il sapore ed odori causati da alghe perch questi composti organolettici
sono solubili in acqua.
Tipici sottoprodotti sono
- La Geosmina (C12H22O);
- il Methylisoborneolo (MIB).
Microorganismi, quali lo Streptomyces e la Myxobacteria, che vivono nel terreno generano la
Geosmina e conferiscono un odore di terra allacqua. La soglia di percezione dellodore 0,1 ppb
(parts per billion). Il MIB prodotto per es. dai cianobatteri. La soglia di percezione dellodore
10 ng/L. Tra i principali trattamenti impiegati, con riferimento alleffetto che questi possono avere
sulle rimozione dei cianobatteri e delle cianottosine, quello di Ossidazione/Disinfezione: un
trattamento molto utilizzato nella potabilizzazione delle acque, come stadio di pre-ossidazione, di
ossidazione intermedia o disinfezione finale. Leffetto specifico sulle alghe pu essere quello della
inattivazione cellulare, a cui spesso si accompagna un aumento dei metaboliti organici prodotti
dalla lisi cellulare, tra cui vi sono anche le cianotossine. Il vantaggio della inattivazione delle alghe
legato alla loro successiva immobilizzazione nei flocculi o allinterno dei filtri.
Inoltre, la pre-ossidazione pu essere considerata uno dei principali metodi di miglioramento dei
successivi processi di coagulazione e filtrazione, in quanto in grado di ridurre sia il rivestimento
organico che si forma sulle particelle colloidali sia leffetto di stabilizzazione che le alghe possono avere sui colloidi e che ne compromette la rimozione. quindi evidente che la pratica della
pre-ossidazione (o della ossidazione lungo la linea del trattamento) una scelta che deve essere
valutata attentamente in base al contenuto di cellule algali che pu favorire la formazione di
sottoprodotti di ossidazione e il rilascio di cianotossine. Pertanto, lapplicazione dei trattamenti
ossidativi risulta ottimale dopo avere effettuato una separazione fisica delle cellule algali ed
mirata prevalentemente alla rimozione delle cianotossine. Lozonizzazione ossida le alghe, distruggendo simultaneamente la causa che conferisce un sapore ed un odore sgradevole allacqua.
Il trattamento ad Ozono pu rappresentare un trattamento preliminare in grado di migliorare la
resa di rimozione delle alghe dal 75 al 95% con successivi trattamenti di flottazione, filtrazione
rapida su biolite o filtrazione lenta su sabbia.
Le alghe possono essere trattate in 2 step:
in pre-ozonazione, prima di una flottazione o filtrazione con il compito di distruggere le
alghe;
in inter-ozonazione, con il compito di ridurre le tossine, I sapori e gli odori prodotti dalle
alghe.
Tale conclusione stata raggiunta in uno studio condotto sulla potabilizzazione delle acque del
Tamigi, mediante lanalisi degli effetti sulla filtrazione multistrato di pre-ossidazione con Ozono
e filtrazione in linea (dosaggio di coagulante in entrata alla filtrazione) con solfato di ferro singolarmente e combinati: dalla rimozione del 50% senza aggiunte chimiche si passa al 90% con
Ozono e ferro. Siccome la formazione delle alghe nelle acque superficiali di carattere stagionale,

linstallazione dellozonizzazione deve essere calcolata in base alla richiesta normale pi la richiesta
stagionale delle alghe. Generalmente, basse concentrazioni dOzono (1 3 mg/L ) per 2-5 minuti
di contatto si produce gi una significativa riduzione del sapore e dellodore.
Decolorazione con Ozono
Le acque superficiali sono generalmente colorate per la presenza di materiali naturali organici come
gli acidi umici, fulvici e tannici. Questi composti provengono dalla decomposizione di materiali
vegetali i quali sono prodotti generalmente legati alla condensazione di composti tipo fenolo.
Tali composti si coniugano tra loro attraverso doppi legami al carbonio. Quando la catena di questi
doppi legami diventa molto lunga, la capacit dassorbimento della luce delle molecole cambia
da ultravioletto a visibile, conferendo cos il colore. LOzono si caratterizza come forte reagente
per la capacit di rompere i doppi legami in maniera rapida e selettiva. La rottura di tali doppi
legami porta alla riduzione delle catene molecolari formate e quindi alleliminazione del colore
nellacqua. Il principio risulta valido anche per le acque reflue. I livelli di dosaggio dOzono per
la decolorazione dacque superficiali sono generalmente nellordine di 2 - 4 mg/L.

Ossidazione dei composti inorganici


La capacit di ossidazione dellOzono pu incrementare lo stato di ossidazione di ioni metallici i
quali sono meno solubili in acqua nel loro stato dossidazione superiore.
Per esempio, il Piombo nel suo stato di +2 duecento volte pi solubile del piombo nel suo
stato di +4. Ferro e Manganese sono solubili come ione (+II), nella maggior parte dei casi nelle
acque sotterranee, in profondit a bassa presenza di ossigeno. A contatto con lossigeno, questi
convertono in sedimenti insolubili e si depositano sulla tubazione o altre apparecchiature.
LOzono pu essere utilizzato per rimuovere certi ioni metallici tramite ossidazione chimica e
successiva rimozione degli ossidi o idrossidi insolubili, che si sono formati nel trattamento.
Il Ferro nel suo stato ferroso, Fe+2, ossidato ad uno stato ferrico, Fe+3, che sidrolizza formando
Fe(OH) . Lidrossido ferrico, che coagula e precipita dallacqua e conseguentemente pu essere
rimosso attraverso una flocculazione o filtrazione.
3

Fe+2 + 0 + H O Fe+3 + O + 2OH


Fe+3 + 3H O Fe(OH) +3H+
3

Il Manganese, nella forma solubile (+II) viene ossidato alla forma insolubile in acqua Mn (+IV),
che pu precipitare come ossido o idrossido di manganese.
Mn+2 + O + H O Mn+4 + O + OH
Mn+4 + 4OH Mn(OH) * MnO + 2H O
3

Livelli di dosaggi dOzono eccessivamente elevati formeranno lo ione permanganato, di colore


rosa, solubile in acqua.
MnO + 2O MnO + 2O
2

40

41

Per prevenire la formazione dello ione permanganato importante tenere bassa la concentrazione
Ozono locale ed avere una sufficiente miscelazione tra acqua e gas in acqua.
LOzono deve essere utilizzato come uno dei primi processi nella filiera di trattamento quando
necessario rimuovere Ferro e Manganese. Gli idrossidi del metallo sono rimossi con filtrazione
su sabbia o multistrato. Quando sono desiderabili basse concentrazioni (< 1 mg/L) di ioni idrati
o quando i metalli sono presenti in forma complessa con composti organici (es. materiali umici),
come tipico nelle acque superficiali, non necessario ossidare. Nel caso di rischio di formazione di
bromati, richiesta unottimizzazione del processo di ozonizzazione che minimizzi la formazione.
Il Cloro non ha un potenziale di ossidazione tale da distruggere i complessi organici, ed ha il rischi
di formazione di sottoprodotti di clorazione. Altri metalli controllabili con lossidazione dOzono
sono: Piombo, Zinco, Radio e Nichel. Nessuna riduzione di solubilit proponibile per il Bario o
Calcio perch hanno solo uno stato dossidazione (+ 2). Alcuni ioni inorganici come il Cianuro,
Tiocianato, Nitrito, Sulfito, Bromuro, Ioduro e Solfuro sono anche ossidati dallOzono.
Coagulazione migliorata (mirco-flocculazione)
La coagulazione con il Ferro comporta elevati costi dinvestimento e di esercizio. Quando lOzono viene utilizzato prima della coagulazione (con lAlluminio), lesperienza ha dimostrato che la
dimensione e la stabilit del flocculo aumenta. Il dosaggio di allumina pu essere abbassato e
la dimensione della vasca di chiarificazione anche diminuita. Ci comporta minori costi operativi
e dinvestimento. Lossidazione dei materiali organici disciolti in acqua con Ozono, polarizza e
carica le molecole. Perci, lefficienza di rimozione del materiale organico con lalluminio aumenta
quando i materiali organici sono ossidati con Ozono per specie polarizzate o caricate. La migliore
capacit stabilizzante pu essere attribuita in parte al fatto che lOzono destabilizza i colloidi e
perci, li rende pi adattabili al trattamento di flocculazione. Inoltre, stato osservato che la
pre-ozonizzazione non solo incrementa la misura delle particelle nellacqua, ma diminuisce il
numero totale di esse. Acidi umici sospesi in acque superficiali come il caolino e cloruro di Calcio
si possono destabilizzare con lOzono. In alcuni casi, si forma un secondo coagulante, idrossido
di Ferro, dovuto allossidazione con Ozono del Ferro divalente.
Ossidazione dei composti organici
Il numero di composti organici che si trovano nelle acque elevato. LUSEPA ha identificato pi
di 700 composti organici individuali. Il meccanismo predominante con il quale lOzono opera
per rimuovere prodotti organici la produzione di molecole polarizzate le quali vengono rimosse
prontamente con processi di trattamento susseguenti come la coagulazione e la sedimentazione.
I composti organici rilevanti, che reagiscono rapidamente con lOzono sono fenoli, detergenti,
pesticidi, acidi umici o tracce di composti farmaceutici. La maggior parte di tali composti organici
reagiscono in maniera pi o meno immediata con lOzono, ma non tutti i composti vengono
ossidati con la stessa velocit.
Sottoprodotti di disinfezione (DBPs) / Trialometani, Acidi Aloacetici
Tracce di materiale organico disciolto nelle acque reagiscono con il Cloro per produrre Trialometani
(THMs) ed Acidi Aloacetici (HAAs).
Cloro + materiali organici disciolti Trialometani + Acidi Aloacetici + Cloruro
Questi composti sono stati dichiarati cancerogeni dallIstituto Nazionale del Cancro. I THM sono
generalmente dei derivati del metano, contenenti 3 atomi alogenati (Cloro o Bromo)
I materiali organici precursori dei THM sono la successione naturale di acidi umici, tannici e fulvici.
Con valori pi elevati di pH e Cloro si aumenta la formazione di THM.
La rimozione dei precursori alla formazione dei THM pu essere ottenuta in 3 modi differenti,
applicando lOzono.

1) LOzono pu essere dosato in testa alla filiera di processo dellimpianto, come discusso prima,
per incrementare la rimozione dei composti organici disciolti incrementando lefficienza di
coagulazione.
Miglioramento della flocculazione per eliminare i composti organici.
2) LOzono pu essere anche aggiunto come uno degli ultimi step di trattamento per lossidazione
diretta dellacido umico precursore dei THM.
Lossidazione dei composti organici per distruggere immediatamente i pre-cursori prima
della clorazione.
Lossidazione dei composti organici per renderli pi facilmente rimovibili da un trattamento
successivo (filtri GAC / BAC).
LOzono ha la capacit di prevenire la formazione dei DBP riducendo i precursori.
Rimozione dei Composti Organici con Carbone attivato biologicamente (BAC)
Leffetto netto della combinazione Ozono - GAC quello di raggiungere, in maniera efficiente,
basse concentrazioni di materiale organico, che possano minimizzare la formazione di DBP.
Lossidazione dei composti organici per renderli pi facilmente ossidabili da processi di trattamento successivi (GAC / BAC filtri).
LOzono rompe i legami delle molecole pi larghe creando molecole pi piccole e pi
biodegradabili.
Il biofilm allinterno dei filtri a carbone attivo rimuove i composti organici rotti.
Il biofilm fissato allinterno delle particelle di carbone nessuna rimozione dopo il
controlavaggio.
Leconomicit dei processi molto attrattiva, perch il Carbone attivo granulare viene continuamente rigenerato dai batteri. Pertanto, il Carbone attivo non richiede una sostituzione o una
rigenerazione per via termica.
Luso dOzono in combinazione con il GAC ha un effetto sinergico perch permette la rimozione
di una quota maggiore di composti organici disciolti o di precursori dei THM, rispetto allutilizzo
del solo Ozono o del solo carbone attivo granulare.
Ne consegue il grande vantaggio dato dal costo di esercizio minore rispetto al solo GAC perch
in tal modo non si richiede una rigenerazione frequente. I livelli di dosaggio Ozono richiesti nel
processo BAC sono nel range 1,5 - 4 mg/L. Dosaggi pi elevati non migliorano sostanzialmente
lefficienza del processo. Il processo biologico a Carbone attivo biologico una combinazione di
processi fisico, chimico e biologico.
un processo fisico perch il gas vettore per lOzono, che sia aria od Ossigeno, aumenta
lOssigeno disciolto contenuto nellacqua. LOssigeno disciolto richiesto da un processo biologico successivo dove materiali organici disciolti ed Ammoniaca sono ossidati aerobicamente
o metabolizzati da batteri nella colonna dassorbimento.
anche considerato un processo fisico perch i composti organici disciolti vengono assorbiti
e concentrati sui Carboni attivati.
I batteri che sono anche attaccati sui Carboni, possono degradare i composti organici disciolti
perch diventano sorgente di cibo concentrato.
un processo chimico perch le molecole refrattarie di materiale umico vengono rotte dallOzono
in molecole pi piccole, le quali a turno vengono assorbite sulla superficie del carbone.
Si realizza un ulteriore processo chimico allorch lOzono introduce gruppi funzionali ossigenati
nei materiali organici disciolti. Questi gruppi funzionali ossigenati rendono i materiali organici
pi biodegradabili.
La soluzione BAC richiede un tempo di contatto di 10 15 minuti, con una velocit < 20m/h,
con perdita di carica batterica del 5% dal controlavaggio.
Riduzione del BOD di circa il 50 %.
Riduzione della concentrazione dei THM a < 10 g/L.
Diminuzione della domanda di Cloro di oltre il 50 %.

42

43

Ozono: lagente disinfettante


La disinfezione dellacqua potabile ed il controllo dei virus di vitale importanza. In generale, questo
trattamento ha lo scopo di abbattere tutta la carica batterica ancora presente nelleffluente per
ridurre quanto pi possibile le probabilit dinfezione. Tale processo deve inattivare nella maniera
pi rapida tutti gli elementi patogeni senza peraltro causare la formazione di residui o sottoprodotti
dannosi per la salute. Gli impianti di trattamento nella maggior parte dei Paesi europei tendono
allutilizzo dellOzono quale trattamento di ossidazione. Lazione disinfettante dellOzono si esplica
mediante la sua forte capacit ossidativa che in breve tempo riesce ad inattivare e distruggere i microrganismi mediante la rottura della membrana della cellula batterica (lisi cellulare). Il Cloro, invece,
si diffonde attraverso il muro cellulare del batterio e provoca la sua morte attaccando gli enzimi.
La velocit di disinfezione dellOzono molto pi elevate di quella del Cloro. Per una disinfezione
sufficiente necessario penetrare i microrganismi con una certa concentrazione (mg/L) entro un
certo tempo di reazione (minuti). Si ottiene un parametro molto importante;
Indice C*T
Il concetto dellindice C*T richiede che per unadeguata disinfezione, la concentrazione (C)
sia mantenuta nel trattamento per un certo periodo di tempo (T), che sia lungo abbastanza per
inattivare la maggior parte degli organismi patogeni. La tabella mostra che con il Cloro si deve
usare un valore pi elevato di dosaggio oppure un tempo di reazione pi elevato. Ma un dosaggio
di Cloro elevati comportano il rischio di formazione di sottoprodotti clorurati. Daltra parte, un
basso dosaggio di Cloro pu promuovere nella carica batterica una resistenza al Cloro.
Esempio per
differenti
valori C*T
(CT in mg
min/l per 2
unit Log di
inattivazione
in acqua
a 5C).

Microrganismo
E.coli
Polio 1
Rotavirus
Gardia lambia cyst
Gardi Muirs cust

Cloro libero
pH 6 to 7

Clorammina
pH 8 to 9

Biossido di cloro
pH 6 to 7

Ozono
ph 6 to 7

UV / Fluente
mJ/cm2

0,034 - 0,05
1,1 - 2,5
0,01 -0,05
47 to 150
30 to 630

95 - 180
770 - 3740
3810 - 6480
1400

0,4 - 0,75
0,2 - 6,7
0,2 - 2,1
7,2 - 18,5

0,02
0,1 - 0,2
0,006 - 0,06
0,5- 0,6
1,8 - 2,0

8
28
35
10

Leffetto dellOzono su alcune specie batteriche, virus e spore


I batteri sono delle creature microscopiche monocellulari, aventi una struttura primitiva. La cellula
dei batteri sigillata da una membrana solida. I loro processi vitali sono controllati da un sistema
enzimatico complesso. LOzono interferisce col metabolismo delle cellule batteriche, attraverso
linibizione ed il blocco del funzionamento del sistema di controllo enzimatico. Un certa quantit
di Ozono attacca la membrana della cellula, portando alla distruzione dei batteri. I virus sono
piccole particelle indipendenti, costituite da strutture cristalline e macromolecole. Diversamente
dai batteri, si moltiplicano solamente allinterno della cellula ospite. Trasformano la proteina della
cellula ospite in proprie proteine. LOzono distrugge i virus diffondendosi attraverso il rivestimento
della proteina nel nucleo dellacido nucleico, danneggiando cos lRNA virale. A concentrazioni
pi alte, lOzono distrugge lintera capsula, o il guscio esterno della proteina, per cui le strutture
del DNA (acido desossiribonucleico) o dellRNA (acido ribonucleico) del microrganismo sono
danneggiate irrimediabilmente. Nella pagina successiva, si riportano i dosaggi richiesti per le pi
importanti specie patogene. A livello mondiale, c una tendenza ad utilizzare la tecnologia Ozono
negli impianti di trattamento delle acque. Nessun altro disinfettante pu competere con lOzono
in termini di completezza ed economicit dazione. Ne evidenza il fatto che un residuo di Ozono
venga accettato come segno di completa disinfezione nel trattamento dellacqua. Resta inteso
che nel caso in cui il proposito di trattamento sia solo la disinfezione, la prima scelta quella con
I raggi UV. I dosaggi Ozono applicati per il controllo della carica batterica sono generalmente di
1,5 mg/L, mentre per il controllo dei virus di 3 mg/L, con un tempo di ritenzione di 5 - 15 min,
sebbene alcune acque superficiali abbiano richieste di dosaggi anche di 11 mg/L.

ELEMENTO PATOGENO

DOSE OZONO

Aspergillus Niger (Black Mount)

Distrutto con 1,5 2 mg/L

Bacillus Bacteria

Distrutto con 0,2 mg/L per 30 sec.

Bacillus Anthracis

Sensibile allozono

Bacillus cereus

distr. al 99% dopo 5-min con 0,12 mg/L in acqua

B. cereus (spore)

distr. al 99% dopo 5-min con 2,3 mg/L in acqua

Bacillus subtilis

riduzione del 90% con 0,10-PPM per 33 min.

Bacteriophage f2

distruzione al 99,99% con 0,41mg/l per 10 sec

Botrytis cinerea

3,8 mg/L per 2 min.

Candida Bacteria

Sensibile allOzono

Clavibacter michiganense

distruzione al 99,99% con 1,1 mg/L per 5 min.

Cladosporium

riduzione del 90% con 0,10-PPM per 12,1 min.

Clostridium Bacteria

Sensibile allozono

Clostridium Botulinum Spores

valore di soglia 0,4 0,5 mg/L

Coxsackie Virus A9

distr. al 95% con 0,035 mg/L per 10 sec.di in acqua

Coxsackie Virus B5

distr. al 99.99% con 0,4 mg/L per 2,5-min. in fanghi

Diphtheria Pathogen

Distrutto con 1,5 - 2 mg/L

Eberth Bacillus (Typhus abdomanalis) Distrutto con 1,5 - 2 mg/L


Echo Virus 29

distr. del 99,999% con 1 mg/L per 1 min.

Enteric virus

distr. del 95% con 4,1 mg/L per 29 min. in liquame

Escherichia Coli Bacteria (da feci)

distrutto da 0,2 mg/L con 30 sec. in aria

E-coli (in acqua)

distruzione del 99,99% con 0,25 mg/L per 1.6 min

E-coli (in liquame)

distruzione del 99,9% con 2,2 mg/L per 19 min.

Encephalomyocarditis Virus

distrutto totalmente in 30 sec. con 0,1 - 0,8 mg/L.

Endamoebic Cysts Bacteria

Sensibile allozono

Enterovirus Virus

distrutto totalmente in 30 sec. con 0,1 - 0,8 mg/L.

Fusarium oxysporum f.sp. lycopersici 1,1 mg/L per 10 min.


Fusarium oxysporum f.sp.
distruzione del 99,99 % con 1,1 mg/L per20 min.
melonogea
GDVII Virus
distrutto totalmente in 30 sec. con 0,1 - 0,8 mg/L.
Hepatitis A virus

distr. del 99,5% con 0,25 mg/L per 2 sec in una soluzione a base di fosfato

Herpes Virus

distrutto totalmente in 30 sec. con 0,1 - 0,8 mg/L.

Influenza Virus

soglia limite con 0,4 - 0,5 mg/L

Klebs-Loffler Bacillus

distrutto con 1,5 - 2 mg/L

Legionella pneumophila
distr. del 99,99% con 0,32mg/l per 20 min. in H O distillata
Luminescent Basidiomycetes (specie distrutto in10 min. con 100 PPM
senza pigmento della melanina)
Mucor piriformis
3,8 mg/L per 2 min.
2

Mycobacterium avium

distr. del 99,9% con un valore di CT di 0.17 in acqua

Mycobacterium foruitum

distr. del 90% con 0,25 mg/L per1.6 min.

Penicillium Bacteria

Sensibile allozono

Phytophthora parasitica

3,8 mg/L per 2 min.

Poliomyelitis Virus

distr. del 99,99% con 0,3 - 0,4 mg/L in 3-4 min.

Poliovirus type 1

distr. del 99,5% con 0.25 mg/L per1,6 min.in acqua

Proteus Bacteria

molto sensibile allozono

Pseudomonas Bacteria

molto sensibile allozono

Rhabdovirus virus

distrutto totalmente in 30 sec. con 0,1 - 0,8 mg/L.

Segue tabella
alla pag. seguente

Salmonella Bacteria

molto sensibile allozono

44

45

ELEMENTO PATOGENO
Salmonella typhimurium

DOSE OZONO
distr del 99,99% con 0,25 mg/L per 1,67 min. in acqua

Schistosoma Bacteria

molto sensibile allozono

Staph epidermidis

distruzione del 90% con 0,1-ppm per 1,7 min

Staphylococci

distrutto con 1,5 - 2,0 mg/L

Stomatitis Virus

distrutto totalmente in 30 sec. con 0,1 - 0,8 mg/L.

Streptococcus Bacteria

distrutto con 0,2 mg/L per 30 sec.

Verticillium dahliae

distrutto con 99,99 % con 1,1 mg/L per 20 min.

Vesicular Virus

distrutto totalmente in 30 sec. con 0,1 - 0,8 mg/L.

Vicia Faba progeny

Lozono provoca modificazioni cromosomiche simili a quelle dei raggi X

Virbrio Cholera Bacteria

molto sensibile allozono

I Bromati nelle acque potabili


I Bromati si formano quando lOzono utilizzato per la disinfezione nelle acque potabili, reagisce
con i Bromuri, presenti naturalmente in alcune sorgenti di acque. La formazione dei Bromati nelle
acque potabili disinfettante influenzata da fattori quali:
- la concentrazione dello ione bromuro presente;
- il pH;
- la quantit di Ozono ed il tempo di contatto utilizzato nella disinfezione.
Il Bromato cancerogeno. I valori limite di concentrazione accettabili per questo parametro,
negli USA ed in Europa sono inferiori a 10 g/l.
Considerazioni finali
Perch utilizzare lOzono nel trattamento di potabilizzazione dellacqua?
Perch la direttiva Europea 98/83/CE stabilisce una serie di parametri indicatori di controllo. Tra
questi, sono menzionati 24 parametri chimici, di cui ben 13 sono migliorati in maniera diretta
o indiretta dallutilizzo dellOzono, mentre uno solo di questi, il Bromato, viene controllato nel
caso di utilizzo dellOzono nella filiera di trattamento.

Utilizzo dellOzono nel trattamento delle acque di scarico

Nella maggior parte della popolazione mondiale, le condizioni di vita ed il livello di civilizzazione
raggiunti prevedono, per molteplici ragioni, che le acque di scarico vengano trattate al fine di
raggiungere determinati standard qualitativi, che prevedono la degradazione, se non la rimozione o il cambiamento di costituzione di alcuni contaminanti. Le tecnologie di trattamento dei
contaminanti possono essere classificate in 3 grandi gruppi:
a) Degradazione tramite trattamento biologico.
b) Separazione tramite flocculazione, assorbimento o filtrazione su membrana.
c) Degradazione tramite ossidazione chimica.
Tra i processi di trattamento che utilizzano lossidazione chimica, il trattamento ad Ozono si
distingue per le molteplici possibilit applicative e la capacit di rispondere ai pi elevati livelli
qualitativi ambientali con un costo di esercizio economico
ed un funzionamento affidabile.
Sebbene lOzono possa essere considerata come una
tecnologia centenaria nel trattamento delle acque,
possibile affermare che solo negli ultimi decenni, la sua
applicazione nella depurazione delle acque reflue, siano
esse di origine civile, industriale o di natura mista, ha trovato un concreto utilizzo. Del resto, solo negli ultimi anni,
la disciplina europea ha modificato in modo sensibile il
quadro di riferimento relativo al trattamento delle acque
di scarico, attraverso la Direttiva Quadro sulle Acque, nota
come Water Framework Directive (WFD), che prescrive un
progressivo miglioramento della qualit delle acque superficiali mediante ladozione delle migliori tecniche disponibili (BAT = Best Available Technologies), onde ridurre le
emissioni delle sostanze prioritarie pericolose. La disciplina stabilisce diversi livelli di priorit secondo
cui deve uniformarsi la gestione dei rifiuti:
la riduzione della loro produzione e pericolosit;
il loro recupero mediante riciclo, reimpiego e riutilizzo;
luso dei rifiuti come fonte di energia.
Lesperienza maturata su pi differenti tipi di applicazione, porta ad affermare che lutilizzo
dellOzono, sia esso applicato nei processi di produzione, che nel trattamento degli effluenti, consente di poter rispondere con successo a ciascuno dei tre obiettivi proposti.
Si pensi, a titolo esemplificativo, ai processi di produzione dellindustria cartaria. Lutilizzo dellOzono
nel processo di sbianca della cellulosa, al confronto con il Cloro o con il biossido di Cloro, consente
sia una riduzione della quantit dacqua utilizzata, che una migliore qualit di scarico, evitando la
produzione di composto organo alogenati (AOX). In linea generale, per reflue sono intese quelle
acque che, dopo essere state utilizzate nei diversi processi o attivit di varia natura, hanno perduto
le caratteristiche qualitative originarie, divenendo inadatte per un uso diretto o per un diretto sversamento in un corpo idrico. Il Testo unico sulle acque del 2006 (art. 74 DLgs. 152/2006) stabilisce
una definizione di liquami urbani o acque reflue urbane, intese come acque reflue domestiche
o il miscuglio di acque reflue domestiche, di acque reflue industriali ovvero meteoriche di dilavamento convogliate in reti fognarie, anche separate, e provenienti da agglomerato, prevedendo in
ununica matrice, tutte le problematiche potenziali dinquinamento possibile.
Con tale nuova concezione, i reflui urbani devono le loro caratteristiche non pi solo ai contributi
dellattivit metabolica umana (che ne rappresenta comunque la frazione pi rilevante), ma anche
al fatto che nella pratica domestica aumenta la presenza di prodotti chimici, farmaceutici o cosmetici dovuti al maggior utilizzo di detersivi, solventi, oli, medicinali, fragranze e acidi, che esiste
un contributo fornito dalle acque di drenaggio delle aree urbane ed un altro possibile dato dalla
presenza nei centri urbani di attivit terziarie come lavanderie, stazioni di servizio, laboratori

46

47

Categoria

Sostanze comprese

Effetti sullambiente

Solidi sospesi

Sostanze in sospensione di natura organica e


inorganica che possono depositarsi come fanghi nei
corpi idrici recettori

Alterano il normale equilibrio dellecosistema


in conseguenza dellaumento della torbidit
(limitazione della quantit di luce che
penetra nellacqua con effetti dannosi sugli
organismi foto-autotrofi; riduzione e morte
degli organismi bentonici sessili per eccessivo
deposito di sedimenti

Sostanze organiche Comprende tutte quelle sostanze che possono


essere degradate biologicamente dagli organismi
biodegradabili
decompositori presenti in ambiente acquatico:
proteine (40-60%), carboidrati (25-50%), grassi
(circa 10%). La totalit delle sostanze organiche
biodegradabili presenti nei liquami urbani viene
comunemente espressa in termini di BOD5
(domanda biologica di O2) o di COD (domanda
chimica di O2)

Lincremento dei normali processi di


decomposizione biologica aerobica pu
determinare condizione di anossia

Nutrienti

Elementi indispensabili per laccrescimento della vita


acquatica come il Fosforo e lAzoto

Provocano fenomeni di eutrofizzazione


(eccezionale sviluppo di fitoplacton in
superficie stimolato dalleccesso di nutrienti,
con conseguente anossia dovuta al materiale
biodegradabile derivante dalle alghe morte )

Microrganismi
patogeni

Comprendono tutti quegli organismi che sono causa Possibile trasmissione di infezioni,
di malattie infettive a trasmissione oro-fecale
soprattutto se i corpi idrici ricettori dei
liquami trattati possono essere utilizzati
come fonti di approvvigionamento idrico,
come acque adibite alla balneazione o per
lallevamento di molluschi

Sostanze prioritarie

Elenco di 33 classi di sostanze prioritarie e prioritarie


pericolose adottato dalla Comunit Europea, per le
quali deve essere bandito o limitato luso

Sostanze di cui si sospetta o si conosce lalta


tossicit, la cancerogenit, la mutagenicit e
la capacit di alterare il normale
funzionamento del sistema endocrino
(modificatori endocrini)

Sostanze organiche Sostanze che non vengono degradate con i naturali


refrattarie
processi biologici (fenoli, coloranti, pesticidi, diserbanti)
Metalli pesanti

Elementi chimici metallici che hanno una densit


relativamente alta e sono tossici in basse
concentrazioni (Mercurio, Piombo, Cromo, Arsenico,
Cadmio, Zinco)

Solidi inorganici
disciolti

Composti inorganici disciolti la cui concentrazione


aumenta durante il ciclo di utilizzo dellacqua stessa

artigianali e garage che scaricano nelle fognature reflui di carattere industriale. Di conseguenza,
cambia anche il modello di schematizzazione dei potenziali fattori dinquinamento nella acque
di scarico, individuandosi otto macrogruppi di sostanze potenzialmente presenti nelle acque di
scarico urbane [Metcalf and Eddy (1991)] mostrata in questa pagina. Da questa classificazione
si deduce una fortissima capacit dellOzono di influenzare il processo depurativo, dovuto alla
sua capacit di agire in maniera diretta su almeno 4 delle categorie indicate:
sostanze organiche biodegradabili;
microrganismi patogeni;
sostanze prioritarie;
sostanze organiche refrattarie.
Esiste poi la capacit di incidere, seppur in maniera indiretta, su un ulteriore ed importante
argomento della depurazione dei reflui: i fanghi biologici. Sappiamo che nella loro azione sui
composti inquinanti, gli impianti di depurazione producono una certa quantit di fango, che
varia a seconda della natura e quantit (espressa in termini di COD) dellinquinante e delle tecnologie di depurazione biologica utilizzata. Lo smaltimento di tali fanghi biologici, rappresenta
di conseguenza, una delle principali voci di spesa nellambito della gestione delle acque reflue.

Le possibilit applicative dellOzono nei processi depurativi delle acque di scarico


La tecnologia ad Ozono utilizzata per unampia variet di applicazioni nel settore di trattamento delle acque di scarico. La sua qualit di potente ossidante lo rende adatto per le situazioni
in cui si devono eliminare in maniera efficiente tutti gli agenti inquinanti o sostanze tossiche.
La sua azione si esplica mediante ossidazione chimica, capace di determinare una variazioni
nella struttura e nelle propriet delle molecole organiche: in particolare, le molecole complesse
vengono frammentate e si formano molecole contenenti atomi di ossigeno, quali alcoli o acidi
carbossilici, rendendo cos i prodotti dellossidazione molto pi biodegradabili rispetto alle sostanze di partenza. Lapplicazione dellOzono non pu mai essere circoscritta ad un singolo
specifico obiettivo, perch i benefici dovranno essere misurati sotto molteplici punti di vista, in
relazione ai numerosi effetti:
disinfezione generale / abbattimento carica batterica;
miglioramento della flocculazione / filtrazione;
ossidazione del ferro e manganese;
decolorazione;
eliminazione degli odori;
migliore riduzione biologica dei contaminanti organici (ottimizza il rapporto BOD/COD);
eliminazione delle sostanze tossiche nelle acque reflue, rimozione dei processi di
nitrificazione;
decomposizione di agenti complessi (EDTA ecc.);
ossidazione di cianuri, pesticidi, idrocarburi, diossine, ecc.;
processi di affinamento/trattamento;
aumento delle caratteristiche di lucentezza e trasparenza;
In un impianto di trattamento dei reflui il primo possibile punto di applicazione dellOzono riguarda il pre-trattamento del liquame. Le forti capacit ossidative dellOzono vengono impiegate
in questo stadio per:
- ossidare le sostanze tossiche ed inibenti (fenoli o suoi derivati e composti poliaromatici) favorendo cos i successivi trattamenti biologici;
- migliorare la biodegradabilit del refluo agendo sul parametro BOD/COD;
- aumentare la capacit di coagulazione dei trattamenti primari.
Lazione la distruzione dei microrganismi responsabili dellinibizione del processo di nitrificazione. Il pre-trattamento con Ozono particolarmente indicato quando nellaffluente
allimpianto di depurazione convergono liquami civili e scarichi di processi industriali che
possono avere una maggiore concentrazione di contaminanti specifici che una robusta ossidazione preventiva riporta a condizioni pi vicine a quelle tipiche dei reflui civili.Il concetto
di pre-trattamento si applica anche nei casi di depuratori interni a complessi industriali, che
necessitano di un trattamento preliminare prima dello scarico nellimpianto centralizzato,

Esempi di rottura
parziale (Cracking)
ed ossidazione
completa di alcuni
composti ad opera
dellOzono.

48

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idoneo ad ossidare composti tossici specifici. Unaltra possibile schematizzazione circa lutilizzo dellOzono in una linea convenzionale di depurazione delle acque di scarico, vede il suo
inserimento in relazione al comparto biologico esistente, ed alla sua capacit depurativa,
definendosi tre soluzioni possibili:

O3

O3

O3
O3

I numerosi punti
di un impianto di
trattamento dei
reflui in cui pu
essere utilizzato
lOzono.

I processi di ossidazione chimica avanzata (AOP)

Ciascuna soluzione viene valutata in funzione sia delle prestazioni ottenibili che delle possibilit logistiche dinserimento del trattamento, ma ovviamente resta il concetto che impiegando lOzono a monte o tra le due sezione di un processo biologico, lo scopo quello di
migliorare la biodegradabilit del refluo, ossidando i composti macromolecolari non biodegradabili e/o inibenti o comunque tossici, al fine di migliorare la prestazione del trattamento
biologico stesso (soluzioni 2 e 3). Lazione ossidante dellOzono sui composti organici produce
sottoprodotti organici che sono ridotti in dimensioni pi piccole ed ossigenati. Questi sottoprodotti (quali acidi organici, alcoli, chetoni, aldeidi, ecc.) sono molto pi assimilabili biologicamente
e digeribili dalla flora batterica aerobica. In pi, attraverso la continua iniezione di gas Ozono
(prodotto da aria o da ossigeno) nellacqua reflua trattata, lacqua ozonizzata diventa satura di
ossigeno e le condizioni di aerobiosi si mantengono durante la fase di digestione biologica.
Se invece la scelta quella di porre lOzono in coda al trattamento biologico (soluzione 1),
lobiettivo sar quello della ricerca di completamento del processo depurativo (finissaggio), capace di portare entro i limiti di riferimento, una serie di parametri chimici e batteriologici, quali
COD, tensioattivi, colore, ecc.

Sono abitualmente definiti processi avanzati di ossidazione (AOPs: Advanced oxidation processes) i
sistemi basati sulla generazione di intermedi altamente reattivi di tipo radicale, come per esempio il
radicale ossidrile OH. Questi tipi di processi permettono di ossidare numerose sostanze organiche
refrattarie allossidazione convenzionale in quanto i radicali coinvolti, non solo hanno potenziale
redox molto elevato, ma sono poco selettivi e presentano costanti di reazione di molto superiori a
quelle di ossidanti convenzionali nei confronti della maggior parte dei composti organici.
In alcuni effluenti secondari di impianti di depurazione di acque reflue municipali o industriali, la
presenza di composti refrattari o non prontamente biodegradabili, mantiene il COD residuo a valori
compresi tra 100 e 500 mg/l. Se necessario, per il raggiungimento di limiti pi restrittivi, avere
unulteriore riduzione del COD, un processo di ossidazione avanzata permette il raggiungimento
di tale scopo. A seconda della struttura delle molecole organiche (dovute ai differenti input di
scarico industriale), la cinetica di reazione diretta dellOzono pu variare. Nel caso di una cinetica
troppo lenta, il solo trattamento ad Ozono non raggiunger una riduzione di COD significativa in
un tempo appropriato. In questi casi, lapplicazione combinata dellOzono con acqua ossigenata

Perch conviene lapplicazione combinata con il biologico?

Regole base per la valutazione di fattibilit:


I parametri di riferimento sono il COD, comprendente sia la frazione facilmente biodegradabile, che quella pi
refrattaria, ed il rapporto BOD5/COD
La riduzione del COD con lozono stechiometrica
Si stimano di solito circa 2 3 g O3 / g CODelim
Se si considera un costo di esercizio per lozono di circa 2,0 /kg O3 (a seconda dei costi di ossigeno ed energia
elettrica), per eliminare 1 kg COD si stimano circa 4 - 6 (costi di esercizio)!
Il Cliente consapevole di pagare un costo specifico del genere o possiede delle alternative pi economiche ?
Questo porta spesso a considerare la combinazione dellozono con un trattamento biologico come una combinazione pi vantaggiosa e ragionevole per carichi di COD pi elevati

O3 / UV / H2O2
percorsi possibili
(1- 4) di formazione
del radicale OH.

50

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Riduzione del COD in un


effluente secondario
confronto tra lutilizzo di
O e di O / H O
3

un carico di COD pari a 1250 kg/giorno. Successivamente, in seguito ad una restrizione dei limiti di
scarico richiesti dalle autorit, si decise di implementare un dosaggio aggiuntivo di H O .(dosaggio
160 g H O /kg Ozono). In questo modo, si otteneva unulteriore riduzione del COD, o a parit di
prestazione, si poteva trattare una portata maggiore effluente secondario (COD 150 200 mg/L).
Altro punto di applicazione dellossidazione con Ozono nella fase di trattamento terziario, sfruttando
le sue eccellenti caratteristiche per la disinfezione, per la rimozione dei componenti persistenti (es.
EDCs), per labbattimento del COD residuo e dei tensioattivi e per la decolorazione delle acque.
Secondo la destinazione di utilizzo delleffluente dellimpianto, le modalit ed i dosaggi del trattamento con Ozono possono essere scelti per massimizzare il suo effetto.
2

Eliminazione COD-AOX

dose Ozono [g/m]


dose H2O2 [g/m]
Effetti
COD in uscita al trattamento [mg/L]
Costo di trattamento ** [Euro / m]

Ozono
50 - 200
riduzione del COD refrattario
reazione direttadellozono
70 - 100
0,10 0,30

Ozono/H2O2
100 - 250
10 - 100
riduzione avanzata del COD
refrattario ossidazione avanzata
30 - 80
0,15 0,50

** Calcolato per 1,200m/h (impianto di Kalundborg), inclusi i costi di esercizio ed ammortamento dellimpianto

[H O ] ha delle ottime prospettive di miglioramento dei risultati, specialmente sotto gli aspetti economici di impianti su larga scala. Nel diagramma precedente sono riportati i risultati di un effluente
secondario di un impianto industriale, trattato con Ozono e poi con lAOP. Il COD in ingresso di
170/mg/L. Con il solo trattamento ad Ozono, il valore si riduce a 90mg/L, anche con un aumento
del dosaggio non si migliora il risultato finale. Con il trattamento combinato Ozono/H O , il calore di
COD veniva ridotto facilmente a 40mg/L, per cui il processo migliorato significativamente, fino al
raggiungimento di valori notevolmente restrittivi.
Limpianto di depurazione di Kalundborg, in Danimarca, tratta e depura un refluo composto nelle
percentuali del 20% municipale ed 80% industriale. La frazione industriale viene in gran parte da
scarichi di un gruppo industriale fermaceutico, attualmente tra i pi grandi produttori di insulina al
mondo. Limpianto Ozono installato, con capacit di produzione di 180 kg/h, era in grado di degradare
2

Impianto ozono
da 12kg/h, fornito
assemblato in
container, per
trattamento acque
reflue industriali,
prima dello scarico
al corpo idrico
recettore.

Range tipici di
dosaggio Ozono
utilizzati nei
campi specifici di
trattamento.q

Deodorizzazione
Decolorazione
Disinfezione

1 1 2.5 5

10

25

50

100

200

dose ozono (g O3 / m )

La combinazione con la tecnologia UV per una disinfezione avanzata


Anche le acque reflue con bassa trasmittanza possono essere disinfettate con successo tramite
unapplicazione Ozono/UV. La combinazione di questi trattamenti un processo garantito capace
di trattare sostanze tossiche e persistenti come gli AOX (composti organici alogenati assorbibili),
PAH (idrocarburi policromatici), diossine, pesticidi ecc., tramite lincremento di formazione dei
radicali idrossido OH altamente reattivi. Il processo combinato Ozono/UV abilita, migliora ed
aumenta i risultati di purificazione ottenuta con riferimento alla disinfezione ed alla distruzione
dei composti tossici. Questa combinazione sar capace di rispondere anche agli standard futuri
(per es. sui residui farmaceutici) per il riutilizzo delle acque reflue.

luTilizzo in iTalia

Lutilizzo dellOzono nella depurazione in Italia prevede, nella maggior parte dei casi, il suo inserimento in coda al processo biologico (end-of-pipe-treatment), spesso abbinato ad una filtrazione
per realizzare una sezione di affinamento terziario. La scelta dellOzono, quale tecnologia di
finissaggio, spesso dettata dallesigenza di cautelarsi, con un unico trattamento, da molteplici
rischi potenziali, quali:
- disinfezione (soprattutto in presenza di virus o specie patogene particolari);
- decolorazione;
- rimozione di odori sgradevoli;
- riduzione di schiume (dovute a tensioattivi);
- riduzione del COD a valori entro i limiti;
- presenza di composti macromolecolari.
evidente, che la scelta diventa quasi obbligata nel caso di acque reflue pesantemente inquinate a
causa di unalta percentuale di scarichi industriali. Per tali condizioni, lutilizzo dellOzono consente di
raggiungere un livello qualitativo pi elevato delleffluente in uscita. Una tipica applicazione Ozono
nel trattamento di acqua di scarico stata realizzata nel 2005 su un impianto nel Nord Italia, che

52

53

raccoglie le acque reflue delle fognature di una serie di Comuni, attraverso un collettore principale
che si estende per 20 Km circa, per un totale di circa 75.000 Abitanti residenti. Agli scarichi delle
abitazioni si aggiungono numerosi ed importanti insediamenti industriali del settore tessile, cartario,
meccanico ed alimentare che utilizzano lacqua nel ciclo produttivo e che scaricano fino a 3.000.000
m3/anno di acque reflue di processo, per cui complessivamente limpianto pu dirsi caratterizzato da
una portata media oraria di 2.000 m3/h e da 250.000 E.A. (Abitanti Equivalenti). Limpianto consisteva originariamente di una fase preliminare di trattamento meccanico di grigliatura, dissabbiatura
e disoleatura, di un trattamento ossidativo biologico ad ossigeno puro, di una sedimentazione e
disinfezione finale con Cloro. Lo scarico nel fiume era per ancora caratterizzato dalla presenza di
colore, intenso in alcuni periodi dellanno, schiume e carica batterica non conforme ai nuovi standard
di riferimento.Era pertanto necessario realizzare una fase di trattamento terziario consistente in
una filtrazione e successiva ozonizzazione idonea alla rimozione dei tensioattivi totali, della carica
batterica e soprattutto del colore, in modo da rendere possibili:
un notevole innalzamento dello standard qualitativo delle acque effluenti dal depuratore;
il pieno rispetto dei limiti per i parametri chimico-fisici e microbiologici, sulla base di un corretto
esercizio del comparto biologico;
un minore impatto nel ricettore finale a seguito della decolorazione e della consistente riduzione delle schiume;
la prospettiva del riutilizzo delle acque depurate e sterilizzate per gli usi civili e/o industriali
compatibili.
La sperimentazione effettuata in campo al fine di definire la taglia necessaria dellimpianto mostrava un refluo caratterizzato dai seguenti valori:
COD = 50 115mg/l

Tensioattivi totali = 0,6 3,6 mg/L

BOD5 = 20 40 mg/L

Colore = rosa pallido - viola

Solidi sospesi = 20 60 mg/L

E. Coli = 104 105 UFC/100ml

In particolare, si notava la variabilit del carico di COD e di tensioattivi del refluo da trattare, in
aumento con il progredire dei giorni lavorativi settimanali, identificando cos tre classi di
qualit del refluo, in base alle quali diversificare i dosaggi di Ozono:
classe di effluente

ingresso
tensioattivi totali

COD in

Dose O3
richiesta

bassa concentrazione
media concentrazione
alta concentrazione

0,5 1,5 mg/L


1,5 2,5 mg/L
2,5 3,3 mg/L

40 80 mg/L 10 mg/L
80 115 mg/L 15 mg/L
80 115 mg/L 20 mg/L

risultati qualitativi di
decolorazione
decolorazione completa
decolorazione completa
decolorazione completa

Sui parametri microbiologici presi in considerazione, il trattamento con Ozono (10 mgO3/l) ha
evidenziato la riduzione di E.coli a valori inferiori a 1 x 103 UFC/100ml. Il tempo di ritenzione
idraulica nelle colonne di reazione non sembra aver influito significativamente sui risultati finali:
i tempi testati, variati tra 10 e 30 minuti, hanno determinato, a parit di Ozono dosato, risultati confrontabili.
Effetto del
trattamento
con Ozono per
leliminazione
del colore.
Acque di scarico
in uscita senza
trattamento
(a sinistra) e con
trattamento O3
(a destra.)

Curve di
abbattimento dei
tensioattivi con
Ozono.

Lutilizzo

dell O zono nei processi di minimizzazione


o distruzione dei fanghi biologici

La problematica dello smaltimento dei fanghi prodotti dai processi di depurazione


delle acque sta assumendo una sempre maggiore rilevanza sia a livello nazionale che
internazionale.
In maniera molto schematica, possibile rappresentare il contesto in cui si opera con la
seguente tabella.
In Italia i fanghi di depurazione sono considerati come un rifiuto generalmente destinato
alle piattaforme di compostaggio, al riutilizzo in agricoltura o, in ultima analisi, al conferimento in discarica controllata oppure in un inceneritore. Queste soluzioni hanno come
comune denominatore i crescenti costi dovuti allirrigidimento delle normative che pongono
nuovi e pi stringenti limiti. Ne deriva la necessit di riesaminare attentamente le filiere di
trattamento dei fanghi, con lobiettivo di minimizzarne i costi di smaltimento, che oggi
possono raggiungere anche il 40% dei costi totali di gestione. Negli ultimi anni ci sono stati
alcuni studi di tecnologie di trattamento o strategie alternative, tese alla riduzione della
quantit di fanghi di supero in un processo di trattamento, che risultassero pi efficienti
e meno costose. Tali strategie possono essere raggruppate in due classi principali: quelle
che operano per la disintegrazione del fango prodotto e quelle finalizzate alla diminuzione del rendimento di crescita batterico e consentono di ridurre in maniera sostanziale la
produzione dei fanghi di supero sfruttando le forti capacit ossidanti dellOzono.
Gli orientamenti delle Direttive europee
La direttiva 91/271/EEC sul trattamento delle acque reflue urbane richiede
che la maggior parte della popolazione Europea sia servita da stazioni di
trattamento dei reflui.
La direttiva sui fanghi di depurazione (Sewage Sludge Directive 86/278/EEC)
pone restrizioni sulle applicazioni in agricoltura dei fanghi derivanti dai
processi di depurazione delle acque reflue.
La direttiva sulle discariche (Landfill directive 1999/31/EC) pone limiti effettivi
sugli scarichi dei fanghi si supero.
Valori medi dei costi di smaltimento:
utilizzo in agricoltura 50/85 e/t
discarica 85/130 e /t
incenerimento 120/180 e/t

+
+
+

Generazione di pi fango
di supero
I costi associati allo
smaltimento dei fanghi
sono in aumento!

Costo di smaltimento
fanghi 350 - 750 /tDS

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Cenni sui meccanismi di produzione fanghi nei trattamenti biologici


di depurazione.
In un trattamento biologico di depurazione, le sostanze organiche presenti
nel liquame costituiscono il substrato di crescita di diverse popolazioni
batteriche, che le utilizzano come fonte di energia per riprodursi. Pi in
dettaglio, nel processo biologico, le sostanze organiche vengono utilizzate per:
- la sintesi di nuovo materiale cellulare;
- la produzione di energia per la sintesi ed il mantenimento delle cellule.
Dalla degradazione delle sostanze organiche si ottengono:
- composti semplici quali lanidride carbonica, lacqua, lazoto ed il metano, che rientrano
nel ciclo naturale;
- nuovi organismi, che insieme ai detriti cellulari e ai materiali inerti, costituiscono i fanghi di
risulta del trattamento.
Lazione dellOzono
Il principio si basa sulla rottura (lisi) o danneggiamento parziale delle membrane cellulari delle
particelle costituenti i fanghi di supero, che costituiscono una barriera solida di protezione
dei composti cellulari contenuti allinterno dalla biodegradazione. Leffetto comporta che i
batteri pi deboli, o parzialmente indeboliti, vanno a formare il substrato organico (cibo) per
gli organismi pi forti o di classe superiore. Proprio i batteri danneggiati hanno la necessit di
rigenerare le proprie strutture cellulari funzionali (come RNA o DNA). Lenergia necessaria per
tale ricostruzione attinta dalla sintesi delle materie organiche con conseguente diminuzione
di quella disponibile per la duplicazione. Lazione di stress chimico si esplica pi intensamente
nei riguardi di alcune popolazioni batteriche a struttura maggiormente ramificata (filamentosi).
Questo genera una conseguente riduzione dei fenomeni di bulking e un miglioramento generale
della qualit dei fanghi residui. Inoltre, tale selezione di colonie batteriche, rimanendo quelle a
struttura pi compatta (fiocco), produce un miglioramento dello SVI (Sludge Volume Index),
quindi la sedimentabilit e la disidratabilit dei fanghi residui prodotti. Tecnicamente, il meccanismo di azione consiste nel sottoporre una parte della portata dei fanghi di supero o di ricircolo
(in concentrazione tale da essere ancora considerato come fango umido) ad un contatto rapido
e ad alta intensit con lOzono.
Liniezione avviene attraverso un sistema di contatto in pressione, per mezzo di iniettore Venturi
progettato per tale tipo di applicazione. Lazione ad elevato potenziale ossidativo molto rapida
ed intensa, provocando la rottura del materiale cellulare in un tempo breve, ed innescando nel
tempo, il suo metabolismo da parte dalla biomassa pi forte.

Ozone molecules

Membrane

First breaks

+ O3

Biomass

Ozonated Cell
O3 attach membrane
membrane weak
COD release

membrane rupture
COD N/P release
which recirculates
into biomass
reduced sludge

Linserimento nel processo biologico esistente


Il fango di supero, pu essere ridotto con percentuali fino all70-80%, direttamente allinterno del
ciclo, semplificandone oltre allo smaltimento, anche tutti i trattamenti cui questo sottoposto.
Ulteriore vantaggio derivante dallutilizzo dellOzono in questa specifica applicazione la facilit
dinserimento nel processo biologico esistente. Esso pu essere aggiunto in diverse sezioni del
processo a fanghi attivi, come mostrato nello schema della pagina precedente:
inserendo la sezione di trattamento con Ozono nel punto (A), ossia sulla linea di ricircolo fanghi,
osserveremmo il risultato sotto laspetto della minore produzione del fango di supero, data dalla
combinazione dellOzono con il trattamento a fanghi attivi esistente;
 possibile inserire il trattamento Ozono nel punto (B) per disintegrare direttamente il fango di
supero e per aumentarne la sedimentabilit, prima dellinvio al comparto di digestione;
 possibile trattare direttamente con Ozono il fango surnatante, soprattutto se si hanno problematiche legate alla carica batterica filamentosa, inserendo il trattamento Ozono nel punto (C);
infine, una riduzione del fango da smaltire ed un aumento della resa in metano si pu ottenere
con una disintegrazione del fango digerito, inserendo il trattamento Ozono nel punto (D).
Successivamente al contatto con lOzono, nel caso dimpianto con digestione anaerobica, il fango
trattato viene inviato al digestore, con il beneficio di un incremento della resa in metano ed una
drastica riduzione del tempo di trattamento necessario per lidrolisi.
Quando invece presenta una linea di digestione aerobica, leffluente in uscita dal trattamento
Ozono pu essere re-immesso nella vasca di aerazione ed essere usato come carbon source per la
denitrificazione (ristabilisce il rapporto di equilibrio C-N).
Nel complesso, lattivit depurativa biologica non viene inficiata da questo processo, poich esso
rimuove la frazione pi debole dei fanghi biologici, rendendo quindi pi efficiente la frazione
realmente attiva nella rimozione degli inquinanti. Ciononostante, dato che il materiale cellulare
proveniente dalla lisi dei batteri ossidati viene reso disponibile come substrato organico, si osserva
un leggero aumento del carico organico in ingresso alla fase biologica, normalmente compensato
dalle migliori performance dellimpianto. Ci porta a misurare la prestazione conseguita di riduzione
specifica dei fanghi prodotti in relazione alla capacit di depurazione dellimpianto, espressa come
BOD o COD eliminato, attraverso il parametro kgSST / kgCOD .
Lazione dellOzono quindi molteplice:
si provoca una lisi negli organismi pi deboli;
si danneggiano le strutture cellulari negli organismi pi forti, in modo che lenergia derivata dal consumo dei nutrienti venga utilizzata per il ripristino della cellula e non per
la riproduzione;
si favorisce la sopravvivenza solo dei batteri predatori (protozoi - metazoi) che metabolizzino le cellule lise o danneggiate.
ridotto

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57

Eccesso fanghi prima e dopo il trattamento ozono

Generatore Ozono SMO 800.

Valutazione della capacit di disintegrazione


LOzono, oltre che per le caratteristiche di potente ossidante, capace di attaccare le membrane
cellulari molto rapidamente, anche conosciuto per la sua capacit di trasformare la frazione pi
difficilmente biodegradabile di materiale organico in composti con migliore biodegradabilit.Proprio
questo parametro, legato in maniera diretta con la facilit di disintegrazione del composto, stato
assunto in alcuni test come rappresentativo del processo. La capacit di disintegrazione raggiunta
in alcuni test stata definita in base al rilascio di COD di ogni campione, confrontandolo con quello
di un processo di disintegrazione di riferimento (nel nostro caso una digestione tramite soluzione
alcalina di soda caustica concentrata) che trasforma i solidi sospesi in COD solubile. Assegnando il
100% della resa al campione solubilizzato con il processo di riferimento, si visto che il grado di
solubilizzazione del COD una funzione del dosaggio Ozono applicato. Attraverso le prove condotte
con differenti dosaggi Ozono si raggiunto un valore massimo di disintegrazione fino al 85%. Le
immagini al microscopio (ingrandimento 50x) nelle figura in alto, mostrano leccesso fanghi presente
in un campione prima e dopo il trattamento Ozono con un dosaggio pari a 0,08 gO /g SS. I fiocchi
di fango del campione trattato con Ozono sono significativamente pi piccoli e meno combinati in
strutture rispetto ai fiocchi del campione non trattato. quindi possibile affermare che il processo di
disintegrazione della cellula con lOzono quasi completo. Pertanto, luso mirato della tecnologia a
Ozono per la degradazione chimico-biologica del fango secondario comporta i seguenti benefici:
vantaggi in un processo di trattamento aerobico
riduzione della quantit di fanghi in eccesso da smaltire ==> minori costi di smaltimento
fanghi;
migliore comportamento stabilizzante del fango (SVI) tramite riduzione della crescita batterica
filamentosa;
riduzione del problema del bulking filamentoso;
riduzione delle schiume biologiche;
riduzione dei costi degli additivi chimici;
migliore sedimentabilit.
utilizzo del fango disintegrato come C-source per la denitrificazione, quando la relazione C/N
non bilanciata impedisce una completa denitrificazione;

vantaggi in un processo di trattamento anaerobico


riduzione della quantit di fanghi in eccesso da smaltire ==> minori costi di smaltimento
fanghi;
incremento della resa in metano;
tempi di ritenzione pi brevi nella vasca di digestione.

Grado di
solubilizzazione
del COD in
relazione al
dosaggio Ozono.

Limpianto Ozono

Distruttore Ozono residuo.

La struttura di un impianto ad Ozono nel trattamento delle acque relativamente semplice, composta dal generatore Ozono e da un numero di apparecchiature accessorie variabile in relazione
alla capacit di produzione, alla continuit di funzionamento ed al controllo dei costi di esercizio
richiesti. Uno schema tipico di impianto di trattamento ad Ozono Wedeco riportato nella figura
a pagina seguente. Per le caratteristiche del gas, si gi detto che la produzione dellOzono deve
avvenire in loco, subito prima del suo utilizzo. Del generatore Ozono, abbiamo gi parlato in precedenza. In alcuni casi, possibile che la produzione richiesta venga assicurata per mezzo di pi
macchine funzionanti in parallelo, in modo da assicurare in ogni caso una continuit di esercizio
qualora una di esse sia fuori servizio. Come gi accennato, non tutta lenergia fornita viene utilizzata nella generazione dellOzono, ma parte di essa viene smaltita sotto forma di calore che deve
essere immediatamente allontanato, per mantenere il processo efficiente. Si utilizza dellacqua di
raffreddamento, con temperature in un range tra 5 e 35C, che scorre allinterno del generatore,
in controcorrente al flusso gassoso. In linea di massima a temperature pi basse corrisponde una
maggiore efficienza del processo produttivo di Ozono. Per evitare possibili incrostazioni allinterno
del vessel, lacqua deve avere delle buone caratteristiche qualitative (per cui non possibile ad. ss.
utilizzare direttamente lacqua del depuratore, anche nel caso in cui provenga dalla fase di affinamento). Per lapprovvigionamento dellacqua di raffreddamento si pu utilizzare acqua della rete
potabile, qualora sia disponibile in quantit sufficiente (in pratica mai), oppure si utilizza un gruppo
di produzione di acqua refrigerata dedicato, capace di produrre acqua a bassa temperatura, ma con
ulteriori costi elettrici, od infine si utilizza lacqua del depuratore, raffreddando in maniera indiretta
il generatore attraverso uno scambiatore di calore a piastre.
La vasca dove si realizza il contatto tra lOzono e il liquido non pu essere a cielo aperto in quanto
il gas residuo dopo il trattamento potrebbe contenere ancora tracce di Ozono, che non possono
essere liberate in ambiente, ma vanno convogliate in un apposito distruttore di Ozono residuo,
capace di riconvertire, per via termica o catalitica, le tracce di Ozono in ossigeno.
Per lalimentazione del generatore Ozono esistono 3 soluzioni:
- fornitura di aria compressa ed essiccata;
- fornitura di ossigeno da serbatoi di stoccaggio;
- produzione di ossigeno on-site attraverso dei sistemi PSA o VPSA
La scelta sulla soluzione pi idonea dipende da molti fattori di tipo economico e logistico (distanza
e difficolt di approvvigionamento di ossigeno industriale, costi e/o ammortamenti del generatore
di ossigeno, ecc).
Lalimentazione elettrica del generatore di Ozono deve fornire energia agli elettrodi in relazione alla
quantit di Ozono da produrre. Poich la quantit di Ozono da produrre normalmente gestita
da PLC che ne permette la regolazione, anche lalimentazione di solito asservita a tali logiche per
ottenere non solo la migliore efficienza energetica ma anche la registrazione dei dati di funzionamento anche relativi allalimentazione elettrica.
Il contatto tra Ozono e liquido sottoposto a trattamento viene realizzato per gorgogliamento

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Acqua di
raffreddamento
5 - 32 C

Distruzione
ozono
residuo

O3

5,5 kV

generatore ozono

Sezione di contatto

Elettrodi
EFFIZON HP
WEDECO
Alimentazione
elettrica (400V)
Le particolari
caratteristiche
dellozono
richiedono
materiali
speciali per i
dischi porosi
attraverso
cui vengono
generate le
bolle fini di gas.
In alternativa
si possono
utilizzare
iniettori che
operano per
effetto Venturi.

Considerazioni economiche

aria / O2

Gas di
alimentazione

propria centrale di produzione dellOzono allinterno di un impianto di trattamento dei


reflui, si rivela particolarmente valido per i depuratori di nuova concezione mentre, per
quelli esistenti che vengono aggiornati con le tecnologie pi moderne per adeguarne la
capacit di trattamento alle mutate esigenze, si rivela a volte non applicabile e richiede
quindi la produzione del gas O per una singola applicazione.

del gas nel liquido. I diffusori sono realizzati in modo da generare bolle fini per aumentare
la superficie di contatto tra gas e liquido e sono disposti secondo geometrie che consentano
la migliore uniformit di trattamento del liquido che transita nella vasca.
I diffusori sono costituiti da dischi porosi in materiale ceramico con elevate caratteristiche
di resistenza allossidazione che le normali membrane sintetiche dei dischi per aerazione dei
liquami non posseggono. In alternativa appositi iniettori con ugelli specifici, che operano
per Effetto Venturi, miscelano il gas e i liquido in regime altamente turbolento in modo
da consentire al gas di venire in contatto il pi a lungo possibile con lacqua immessa nel
reattore. Questultimo sistema particolarmente adottato nel trattamento dei fanghi, per
i quali il regime di elevata turbolenza favorisce la ozonolisi e la conseguente riduzione
della sua massa. Gli impianti di trattamento dei reflui prevedono la possibilit di impiego
dellOzono in differenti fasi della
depurazione. In considerazione
del fatto che i costi di produzione dellOzono diminuiscono con il
crescere della dimensione dellimpianto, contrariamente al passato,
oggi si tende a considerare la progettazione di una vera e propria
stazione indipendente di produzione del gas con pi utenze di
applicazione del gas nei vari punti
dellimpianto di trattamento in cui
prevista il loro impiego. Questo
criterio di considerare una vera e

Malgrado il trattamento con UV e con Ozono abbiano ormai una storia lunga quasi un secolo, per molti anni il principale ostacolo alladozione di queste tecnologie stato il fattore
economico. Oggi tale barriera viene a cedere non solo perch le tecnologie si sono evolute in
modo da rendere concorrenziali questi due sistemi di trattamento ma anche per laccresciuta
attenzione ai temi ambientali di oggi rende ancora pi importante il fatto che luso degli
UV e dellOzono sono realmente tecnologie pulite, che non solo non richiedono limpiego
di additivi chimici ma che non solo non comportano alcun sottoprodotto contaminante
negli effluenti trattati, ma addirittura permettono dosaggi minori per quegli additivi che
debbono essere utilizzati (come il Cloro) a valle del trattamento.
Certo, la variabile del costo dellenergia, che la storia recente ha visto fluttuare molto rapidamente con una escursione tra prezzi minimi e massimi davvero importante, pu rendere
difficoltoso fissare dei parametri generali. Va detto tuttavia che il prezzo del petrolio, che
principalmente influenza il prezzo dellenergia, in realt finisce con linfluenzare indirettamente anche il prezzo delle materie prime e, di conseguenza, il prezzo dei prodotti chimici da
utilizzare nel trattamento delle acque. Se pure con rapporti di proporzionalit leggermente
differenti quindi corretto riportare le comparazioni che sono state elaborate negli anni
scorsi. Che ci risulti non esiste al momento un studio esaustivo che permette di mettere a
confronto direttamente differenti tipologie tecnologiche per il trattamento delle acque.
In realt, a ben vedere, la velocit di fluttuazione dei prezzi, rende impossibile al momento
attuale delle analisi predittive sui costi di gestione degli impianti. Ci non solo per le notevoli
differenze che si possono rilevare sul prezzo dei materiali e dellenergia ma, addirittura, sui
costi finanziari di cui si deve tenere conto nel valutare correttamente gli ammortamenti
degli impianti.
Come raffronto economico per la disinfezione delle acque ci si pu riferire al grafico in
questa pagina.
Per avere una idea di quanto il progresso tecnologico abbia influito nel tempo sul fattore
economico riportiamo anche un grafico sullandamento dei costi di produzione dellOzono.
dove si vede che il consumo energetico per la produzione di un kg di Ozono si dimezzato negli
ultimi ventanni e che il progresso tecnologico ha
permesso, a parit di gas trattato un raddoppio
della produzione di Ozono.
In questo caso leconomia di scala riveste un ruolo
importantissimo come mostra il grafico seguente:
Come si vede nel grafico di pagina seguente per
la produzione di un kg ora si valuta un costo di
circa 3,3 se si considerano anche i costi di ammortamento dellimpianto e di circa 2,3 se si
considerano i costi puri. Se si passa alla produzione
di 10 kg/ora di O3 il costo scende a circa 2,1 per
kg tenendo conto degli investimenti e a 1,8 per

60

61

3,5
Costi manutenzione
Costi raffreddamento acqua
Costi energetici
Costi ossigeno
Costi di investimento
Costi senza investimenti

3,0
Costi totali [/kgO3]

Impianti pi grandi
offrono il vantaggio
della magggiore
economicit per il
trattamento con
ozono.

2,5
2,0
1,5
1,0
0,5
0

10
30
Produzione di ozono [kg/h]

50

500

WT %

i costi vivi. Se poi si considera una produzione di 500 kg/h il dato crolla a poco pi di 1
(inclusi gli ammortamenti) e di soli 0,8 per kg come costo di produzione.
Tradizionalmente il trattamento con Ozono veniva considerato costoso rispetto ad altri
sistemi, ma con il progredire della tecnologia e con lampliarsi del range di impiego di questo agente ossidante, passato dalla semplice fase di disinfezione ad agente di trattamento
preliminare ed intermedio, la richiesta di Ozono per il trattamento cresciuta e, con lei,
anche la sua economicit. Il dato economico relativo allOzono diventa ancora pi rilevante
se si considerano i costi di trattamento e smaltimento dei fanghi di supero prodotti dagli
impianti per i reflui urbani e industriali. In questo caso la possibilit di abbattere volumetricamente fino all80% del fango prodotto destinato a smaltimento comporta un deciso
miglioramento della economia complessiva dellimpianto.
Purtroppo allo stato attuale non esistono molti studi comparativi che mettono a confronto
le tecnologie tradizionali con gli impianti pi moderni. Nel 2004, lARPA dellEmilia Romagna
effettu uno studio (Studio finalizzato allintroduzione di norme e misure volte a favorire il
Il progresso
tecnologico ha riutilizzo delle acque reflue depurate) in cui, oltre a considerazioni logistiche e normative,
costantemente veniva analizzato nel dettaglio lipotesi di aggiornamento ed potenziamento degli impianti
fatto diminuire di trattamento delle acque di sua competenza, valutando non solo i costi delle alternative
il costo di
produzione tecnologicamente emergenti ma, addirittura, anche i costi di aggiornamento e/o costrudellozono. zione di reti di distribuzione delle acque depurate per il riutilizzo in agricoltura. Per i 26
impianti presi in considerazione nello studio
relativo ai costi di trattamento delle acque,
100
25
si hanno valori molto differenti dei costi
90
unitari di trattamento a seconda delle ca80
20
ratteristiche originarie dellimpianto e della
70
rete di distribuzione. Lo studio (disponibile
60
15
sul sito del Ministero dellAmbiente), ormai
50
probabilmente datato per quello che riguar40
10
da le variabili tecnologiche ed economiche,
30
20
5
interessante per la metodologia applica10
ta, per i valori relativi che emergono nella
0
0
analisi economica e per le considerazioni
1980
1990
2000
pratico applicative che ne derivano anche se,
anno
alla data attuale, probabilmente i risultati
Consumo energetico
Concentrazione
sarebbero leggermente differenti.
relativo [%]

di ozono [WT %]

Cenni sulla normativa per i sistemi


di depurazione delle acque
La valutazione tecnica e la progettazione di un sistema
di trattamento delle acque non pu prescindere dal
riferimento normativo che ne regolamenta lutilizzo e
fissa i parametri che debbono essere raggiunti. Vista
la difficolt di fornire un quadro completo delle normative, riportiamo stralci di un documento redatto nel
2001 dallANPA (Agenzia Nazionale per la Protezione
dellAmbiente), con il significativo titolo di Guida alla
progettazione dei sistemi di collettamento e depurazione
delle acque reflue urbane. Altro documento interessante
in materia, sempre a cura dellANPA, Il riutilizzo delle
acque e dei fanghi prodotti da impianti di depurazione di reflui urbani: Quadro conoscitivo generale ed
aspetti specifici in quanto percorre in modo sintetico
le principali normative internazionali, quelle di alcuni
Paesi comunitari, quelle italiane, fornendo persino un
quadro regionale delle problematiche specifiche (dati
al 2007). In generale, i due principali riferimenti seguiti
dalla maggioranza delle nazioni che hanno definito
standard e linee-guida per il riuso delle acque reflue
depurate, sono le prescrizioni e linee-guida proposte
dalla WHO (World Health Organization) e quelle dello
Stato della California. Le linee guida espresse dalla WHO
sono state utilizzate come modello in materia di riuso
delle acque reflue ed hanno contribuito ad aumentare
linteresse verso il riuso di questa risorsa alternativa.
Nel corso del 2006 stata pubblicata una revisione del
documento Guidelines for the safe use of wastewater,
excreta and greywater. Wastewater use in agricolture
in cui vi un netto cambiamento nellapproccio seguito
per definire le condizioni necessarie per il riuso delle
acque reflue depurate. La California stato il primo
stato americano ad avviarsi verso il riuso di acqua reflua
urbana depurata. Lapproccio californiano si basato
sullapplicazioni di norme e prescrizioni piuttosto severe.
Le prime normative per il riuso risalgono gi al 1918. Nel
1970, il Codice delle acque dello Stato della California
stabil che intenzione dellassemblea legislativa che
lo Stato adotti ogni possibile misura per promuovere lo
sviluppo di servizi per il recupero delle acque in modo
tale che esse contribuiscano a soddisfare le sempre pi
crescenti esigenze idriche dello Stato.

Quadro legislativo di riferimento

I principali atti normativi italiani che, negli ultimi anni,


hanno modificato in modo radicale lapproccio al problema generale delle acque ed a quello delle acque reflue
urbane in particolare, sono i seguenti:
Delibera Interministeriale 4 febbraio 1977 Criteri,
metodologie e norme tecniche generali di cui allart.2,
lettere b), d) ed e), della Legge 10 maggio 1976,
n.319, recante norme per la tutela delle acque
dallinquinamento;
Legge 18 maggio 1989, n. 183 Norme per il riassetto
organizzativo e funzionale della difesa del suolo e
successive modifiche e integrazioni;
Legge 5 gennaio 1994, n. 36 Disposizioni in materia
di risorse idriche (c.d. Legge Galli);

D ecreto Legislativo 11 maggio 1999, n.152


Disposizioni sulla tutela delle acque dallinquinamento e recepimento della Direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane e
della Direttiva 91/676/CEE relativa alla protezione
delle acque dallinquinamento provocato da nitrati
provenienti da fonti agricole modificato ed integrato
dal Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n.258.
Lintera materia stata poi ripresa nel Decreto Legislativo
3/4/2006 n. 152Norme in materia ambientale, successivamente modificato dal decreto-legge 30 dicembre
2008, n. 208, convertito nella legge 27 febbraio 2009,
n. 13, recante: Misure straordinarie in materia di risorse
idriche e di protezione dellambiente.
Delibera Interministeriale 4 febbraio 1977
La Delibera del Comitato Interministeriale per la Tutela
delle Acque (CITAI) fornisce le norme tecniche di attuazione della Legge 10 maggio 1976, n. 319 (c.d. Legge
Merli). In particolare, definisce:
criteri generali e metodologie per il rilevamento delle
caratteristiche qualitative e quantitative dei corpi idrici
e per la formazione del catasto degli scarichi;
criteri generali per il corretto e razionale uso dellacqua,
inteso come uso commisurato alle reali disponibilit
della risorsa idrica e proporzionato al buon funzionamento degli impianti di utilizzo, secondo criteri di
massimo rendimento nei confronti della quantit e
della qualit dellacqua;
norme tecniche generali per la regolamentazione
dellinstallazione e dellesercizio degli impianti di
acquedotto;
norme tecniche generali per la regolamentazione
dellinstallazione e dellesercizio degli impianti di fognatura e depurazione;
norme tecniche generali per la regolamentazione dello
smaltimento dei liquami sul suolo; per la regolamentazione dello smaltimento dei fanghi residuati dai cicli
di lavorazione e dai processi di depurazione; sulla
natura e consistenza degli impianti di smaltimento
sul suolo di insediamenti civili di consistenza inferiore
a 50 vani, o a 5.000 m3.
Occorre ricordare che, in forza dellart.62, comma 7,
del D.Lgs. 152/99 e successive modifiche e integrazioni,
le norme tecniche di cui alla delibera CITAI del 1977
continuano ad applicarsi per quanto espressamente
disciplinato dal presente decreto.
Legge 18 maggio 1989, n.183 e successive
modifiche e integrazioni
La Legge definisce finalit, soggetti, strumenti e modalit
dellazione della Pubblica Amministrazione in materia di
difesa del suolo.
Suoi obiettivi sono quelli di assicurare la difesa del suolo,
il risanamento delle acque, la fruizione e la gestione
del patrimonio idrico per gli usi di razionale sviluppo
economico e sociale, la tutela degli aspetti ambientali
ad essi connessi.

62

63

Legge 5 gennaio 1994, n.36 (c. d. Legge Galli)


La Legge 5 gennaio 1994, n.36 riorganizza la gestione
dei servizi pubblici di acquedotto, fognatura e depurazione ed introduce il servizio idrico integrato, definendo
nuovi processi e nuovi soggetti istituzionali.
La Legge si basa sui seguenti principi generali:
tutela e uso razionale della risorsa idrica, che costituisce un bene pubblico da utilizzare salvaguardando
le aspettative e i diritti delle generazioni future a fruire
di un integro patrimonio ambientale;
gli usi delle acque devono essere indirizzati al risparmio e al rinnovo delle risorse per non pregiudicare il patrimonio idrico, la vivibilit dellambiente,
lagricoltura, la fauna e la flora acquatiche, i processi
geomorfologici e gli equilibri idrologici;
luso dellacqua per il consumo umano prioritario
rispetto agli altri usi;
il risparmio idrico va conseguito mediante il progressivo risanamento delle reti di collettamento esistenti
che evidenzino consistenti perdite, linstallazione di
reti duali nei nuovi insediamenti di rilevanti dimensioni,
linstallazione di contatori nelle singole unit abitative
e di contatori differenziati per le attivit produttive e
del terziario esercitate nel contesto urbano, la diffusione di metodi e apparecchiature per il risparmio
idrico.
Decreto Legislativo 11 maggio 1999,
n.152 modificato e integrato dal Decreto
Legislativo 18 agosto 2000, n. 258
Il Decreto Legislativo attua una razionalizzazione unificante dei diversi testi normativi che finora avevano
disciplinato, in modo settoriale e non coordinato, i diversi
aspetti della tutela e degli usi della risorsa idrica. I principi
generali sui quali esso si basa sono i seguenti:
la prevenzione e la riduzione dellinquinamento e lattuazione del risanamento dei corpi idrici inquinati;
il miglioramento dello stato delle acque e ladeguata
protezione di quelle destinate a particolari usi, con
priorit di quelle destinate al consumo umano;
il perseguimento di obiettivi di qualit dei corpi idrici
che garantiscano il mantenimento della capacit naturale di autodepurazione e la capacit di sostenere comunit animali e vegetali ampie e ben diversificate;
la definizione di criteri per una corretta gestione della risorsa idrica nellottica delluso sostenibile e del
risparmio idrico;
la definizione di criteri, vincoli e parametri per il collettamento ed il trattamento delle acque reflue urbane,
nonch delle modalit per il loro riutilizzo.
Il Decreto recepisce le Direttive comunitarie 91/271 e
91/676.

Note sulla Normativa italiana

Il Decreto Ministeriale n. 185 del 12 giugno 2003 (emanato in attuazione dellarticolo 26, comma 2, del D.
Lgs. 152/99), stabilisce le norme tecniche per il riutilizzo
delle acque reflue domestiche, urbane ed industriali nel
nostro Paese.
Il D.M. 185/03, nella sostanza confermato dal decreto
del 2006, regolamenta il riutilizzo delle acque reflue,
limitando il prelievo delle acque superficiali e sotterranee,
riducendo limpatto degli scarichi sui fiumi e favorendo il
risparmio idrico, mediante lutilizzo multiplo delle acque
di depurazione. Secondo il Decreto il riutilizzo deve avvenire in condizioni di sicurezza per lambiente, evitando
alterazioni agli ecosistemi, al suolo ed alle colture, nonch rischi igienico-sanitari per la popolazione. Inoltre, il
riutilizzo irriguo deve essere realizzato con modalit che
assicurino il risparmio idrico. Nel riutilizzo sono considerate ammissibili le seguenti destinazioni duso:
uso irriguo: per lirrigazione di colture destinate sia
alla produzione di alimenti per il consumo umano ed
animale sia a fini non alimentari, nonch per lirrigazione di aree destinate al verde o ad attivit ricreative
o sportive;
uso civile: per il lavaggio delle strade nei centri urbani;
per lalimentazione dei sistemi di riscaldamento o
raffreddamento; per lalimentazione di reti duali di
adduzione, separate da quelle delle acque potabili,
con esclusione dellutilizzazione diretta di tale acqua
negli edifici a uso civile, ad eccezione degli impianti
di scarico nei servizi igienici;
uso industriale: come acqua antincendio, di processo,
di lavaggio e per i cicli termici dei processi industriali,
con lesclusione degli usi che comportano un contatto
tra le acque reflue recuperate e gli alimenti o i prodotti
farmaceutici e cosmetici.
Non , quindi, consentito il riuso per fini potabili. Inoltre,
il decreto non disciplina il riutilizzo delle acque reflue
allinterno dello stesso stabilimento o consorzio industriale che le ha prodotte.
Il riutilizzo delle acque reflue recuperate deve avvenire
con le modalit di seguito schematicamente riportate:
nel caso di riutilizzo irriguo, esso deve essere realizzato
con modalit che assicurino il risparmio idrico, non
pu superare il fabbisogno delle colture ed comunque subordinato al rispetto del codice di buona pratica
agricola, ovvero gli apporti dazoto derivanti dal riutilizzo dacque reflue concorrono al raggiungimento
dei carichi massimi ammissibili e alla determinazione
dellequilibrio tra il fabbisogno dazoto delle colture
e lapporto dazoto proveniente dal terreno e dalla
fertilizzazione;
nel caso di riutilizzi multipli (ovvero usi diversi da quelli
irrigui, civili e industriali) il titolare della distribuzione
delle acque reflue recuperate deve curare la corretta
informazione degli utenti sulle modalit dimpiego,
sui vincoli da rispettare e sui rischi connessi a riutilizzi
impropri.
I valori limite per le acque reflue recuperate alluscita
dellimpianto di depurazione previsti dallallegato al
decreto 185/03 (ripresi dal Decreto del 2 maggio 2006)
sono riportati nella Tabella. Rispetto alle normative di
altri paesi, la normativa italiana per quanto concerne il

Parametro
pH

Unit di misura

SAR
Solidi sospesi totali

Valore limite
6-9,5
10

Materiali grossolani

Assenti
mg/L

10

BOD5

mgO2/L

20

COD

mgO2/L

100

Fosforo totale

mgP/L

Azoto totale

mgN/L

15

Azoto ammoniacale

Parametri chimico-fisici

Gli elementi caratterizzanti della Legge sono i


seguenti:
la ripartizione del territorio in bacini idrografici di rilievo
nazionale, interregionale e regionale;
nei bacini idrografici di interesse nazionale, listituzione
dellAutorit di bacino;
lintroduzione di un nuovo strumento di politica del
territorio, il Piano di bacino, che adottato dalle
Autorit di bacino per i bacini di interesse nazionale
e dalle Regioni per gli altri bacini.

mgNH4/L

Conducibilit elettrica

S/cm

3000

Alluminio

mg/L

Arsenico

mg/L

0,02

Bario

mg/L

10

Berillio

mg/L

0,1

Boro

mg/L

1,0

Cadmio

mg/L

0,005

Cobalto

mg/L

0,05

Cromo totale

mg/L

0,1

Cromo VI

mg/L

0,005

Ferro

mg/L

Manganese

mg/L

0,2

Mercurio

mg/L

0,001

Nichel

mg/L

0,2

Piombo

mg/L

0,1

Rame

mg/L

Selenio

mg/L

0,01

Stagno

mg/L

Tallio

mg/L

0,001

Vanadio

mg/L

0,1

Zinco

mg/L

0,5

Cianuri totali (come CN)

mg/L

0,05

Solfuri

mgH2S/L

0,5

Solfiti

mgSO3/L

0,5

Solfati

mgSO4/L

500

Cloro attivo

mg/L

0,2

Cloruri

mgCl/L

250

Fluoruri

mgF/L

1,5

Grassi e olii animali/vegetali

mg/L

10

Olii minerali [Nota 1]

mg/L

0,05

Fenoli totali

mg/L

0,1

Pentaclorofenolo

mg/L

0,003

Aldeidi totali

mg/L

0,5

Tetracloroetilene, tricloroetilene (somma delle


concentrazioni dei parametri specifici)

mg/L

0,01

Solventi clorurati totali

mg/L

0,04

65

Parametri chimico-fisici

64

Parametro
Trialometani (somma delle concentrazioni)
Solventi organici aromatici totali
Benzene
Benzo(a)pirene
Solventi organici azotati totali
Tensioattivi totali
Pesticidi clorurati (ciascuno) [Nota 2]
Pesticidi fosforati (ciascuno)
Altri pesticidi totali
Escherichia coli [Nota 3]

Unit di misura
mg/L
mg/L
mg/L
mg/L
mg/L
mg/L
mg/L
mg/L
mg/L
UFC/100mL

Salmonella

Valore limite
0,03
0,01
0,001
0,00001
0,01
0,5
0,0001
0,0001
0,05
10 (80% dei campioni)
100 valore puntuale max
assente

Note
1. Tale sostanza deve essere assente dalle acque reflue recuperate destinate al riutilizzo, secondo quanto previsto al paragrafo 2.1 dellallegato
5 del Dlgs 152/99 per gli scarichi sul suolo. Tale prescrizione si intende rispettata quando la sostanza presente in concentrazioni non
superiori ai limiti di rilevabilit delle metodiche analitiche di riferimento, definite e aggiornate con apposito decreto ministeriale, ai sensi del
paragrafo 4 dellallegato 5 del Dlgs n. 152 del 1999. Nelle more di tale definizione, si applicano i limiti di rilevabilit riportati in tabella.
2. Il valore di parametro si riferisce ad ogni singolo pesticida. Nel caso di Aldrina, Dieldrina, Eptacloro ed Eptacloro epossido, il valore
parametrico pari a 0,030 g/l.
3. Per le acque reflue recuperate provenienti da lagunaggio o fitodepurazione valgono i limiti di 50 (80% dei campioni) e 200 UFC/100 ml
(valore puntuale massimo).

riutilizzo agricolo o civile non prevede alcuna distinzione


tra le due tipologie di riuso. Per quanto concerne i parametri microbiologici, ad esempio, nelle normative di altri
paesi, sono previste anche sensibili variazioni dei valori
limite accettati passando dallirrigazione di colture non
alimentari alla irrigazione di colture alimentari. Mentre
la norma italiana pone forte attenzione al parametro
microbiologico per cui la necessit di tutela della salute
delluomo non valutata in funzione del reale rischio di
diffusione di eventi epidemiologici attraverso le acque
reflue riutilizzate, ma definendo limiti particolarmente
rigorosi. Un altro aspetto non contemplato rispetto
Numero
parametro
1

Parametri
pH

2
3

Temperatura
colore

odore

5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18

materiali grossolani
Solidi speciali totali (2)
BOD5 (come O2) (2)
COD (come O2) (2)
Alluminio
Arsenico
Bario
Boro
Cadmio
Cromo totale
Cromo VI
Ferro
Manganese
Mercurio

Unit di
misura

alle regolamentazioni di altri paesi la definizione di


prescrizioni sui trattamenti minimi richiesti in funzione
delle tipologie di riuso. In realt i limiti restrittivi previsti
dal DM 185/2003, confermati dal D.M 2 maggio 2006
impongono la necessit di effettuare trattamenti di affinamento molto spinti per arrivare ai valori richiesti.
NellAllegato 5 - Limiti di emissione degli scarichi idrici
del Decreto Legislativo 3/4/2006 n. 152 - sono precisate le tabelle con i Valori limiti di emissione in acque
superficiali e in fognatura riportate nelle due pagine
successive.

Scarico in acque superficiali


5,5-9,5

mg/L
mg/L
mg/L
mg/L
mg/L
mg/L
mg/L
mg/L
mg/L
mg/L
mg/L
mg/L
mg/L

(1)
non percettibile con diluizione
1:20
non deve essere causa di
molestie
assenti
80
40
160
1
0,5
20
2
0,02
2
0,20
2
2
0,005

Scarico in rete
fognaria (*)
5,5-9,5
(1)
non percettibile con diluizione
1:40
non deve essere causa di molestie
assenti
200
250
500
2,0
0,5
4
0,02
4
0,20
4
4
0,005

Numero
parametro
20

Parametri

21

Rame

mg/L

0,1

0,4

22

Selenio

mg/L

0,03

0,03

23

Stagno

mg/L

10

24

Zinco

mg/L

0,5

1,0

25

Cianuri totali (come CN)

mg/L

0,5

1,0

26

Cloro attivo libero

mg/L

0,2

0,3

27

Solfuri (come H2S)

mg/L

28

Solfati (come SO3)

mg/L

29

Solfati (come SO4) (3)

mg/L

1000

1000

30

Cloruri (3)

mg/L

1200

1200

31

Fluoruri

mg/L

12

32

Fosforo totale (come P) (2)

mg/L

10

10

33

Azoto ammoniacale
(come NH4) (2)

mg/L

15

30

34

Azoto nitroso (come N) (2)

mg/L

0,6

0,6

35

Azoto nitrico (come N) (2)

mg/L

20

30

36

Grassi e olii animali/vegetali

mg/L

20

40

Piombo

Unit di
misura
mg/L

Scarico in acque superficiali

Scarico in rete
fognaria (*)
0,3

0,2

37

Idrocarburi totali

mg/L

10

38

Fenoli

mg/L

0,5

39
40

Aldeidi
Solventi organici aromatici

mg/L
mg/L

1
0,2

2
0,4

41

Solventi organici azotati (4)

mg/L

0,1

0,2

42

Tensioattivi totali

mg/L

43

Pesticidi fosforati

mg/L

0,10

0,10

44

Pesticidi totali (esclusi i


fosforati) (5)
tra cui:

mg/L

0,05

0,05

45

- aldrin

mg/L

0,01

0,01

46

- dieldrin

mg/L

0,01

0,01

47

- endrin

mg/L

0,002

0,002

48

- isodrin

mg/L

0,002

0,002

49

Solventi clorurati (5)

mg/L

50

Escherichi a coli (4)

UFC/100mL

51

Saggio di tossicit acuta (5)

2
nota

il campione non accettabile


il campione non accettabile
quando dopo 24 ore il numero
quando dopo 24 ore il numero
degli organismi immobili uguale degli organismi immobili uguale
o maggiore del 50% del totale
o maggiore del 80% del totale

(*) I limiti per lo scarico in rete fognaria sono obbligatori in assenza di limiti stabiliti dallautorit competente o in mancanza di un impianto finale
di trattamento in grado di rispettare i limiti di emissione dello scarico finale. Limiti diversi devono essere resi conformi a quanto indicato alla nota
2 della tabella 5 relativa a sostanze pericolose.
(2) Per quanto riguarda gli scarichi di acque reflue urbane valgono i limiti indicati in tabella 1 e, per le zone sensibili anche quelli di tabella 2. Per
quanto riguarda gli scarichi di acque reflue industriali recapitanti in zone sensibili la concentrazione di fosforo totale e di azoto totale deve essere
rispettivamente di 1 e 10 mg/L.
(3) Tali limiti non valgono per lo scarico in mare, in tal senso le zone di foce sono equiparate alle acque marine costiere, purch almeno sulla
met di una qualsiasi sezione a valle dello scarico non vengono disturbate le naturali variazioni della concentrazione di solfati o di cloruri.
(4) In sede di autorizzazione allo scarico dellimpianto per il trattamento di acque reflue urbane, da parte dellautorit competente andr fissato
il limite pi opportuno in relazione alla situazione ambientale e igienico sanitaria del corpo idrico recettore e agli usi esistenti. Si consiglia un
limite non superiore ai 5000 UFC/100 mL.
(5) Il saggio di tossicit obbligatorio. Oltre al saggio su Daphnia magna, possono essere eseguiti saggi di tossicit acuta su Ceriodaphnia dubia,
Selenastru, capricornutum, batteri bioluminescenti o organismi quali Artemia salina, per scarichi di acqua salata o altri organismi tra quelli che
saranno indicati ai sensi del punto 4 del presente allegato. In caso di esecuzione di pi test di tossicit si consideri il risultato peggiore. Il risultato
positivo della prova di tossicit non determina lapplicazione diretta delle sanzioni di cui al titolo V, determina altres lobbligo di
approfondimento delle indagini analitiche, la ricerca delle cause di tossicit e la loro rimozione.

Gamma UV WEDECO

66

Gamma Ozono WEDECO

Di seguito, presentiamo la gamma Wedeco dei modelli che trovano impiego


nelle industrie di processo e nel trattamento delle acque reflue e potabili.

Serie Modular GSA/GSO


Modello

Modello

Applicazione

Aquada

Acqua potabile Usi


domestici

11

Acqua potabile, di
processo, calda

26

A/B
Polietilene

Acqua di mare; Acqua


altamente corrosiva

400

SA

Acqua potabile per


navi e offshore

27

FMK

Acqua potabile per


treni

E/ME

Acqua di processo; Per


ind. farmaceutica;
Acqua potabile, reflua
Acqua potabile

Portata max
(m3/h)

130

1000

BX

Acqua potabile, di
processo, calda di
lavaggio

2120

Spektron

Acqua potabile, di
processo in ind.
alimentare e di
imbottigliamento

900

Acqua reflua; Sciroppi


di zucchero; Acqua di
processo con bassa
trasmittanza UV
Riduzione TOC in
acqua ultrapura

1000

LBX

LBT

TAK

Acqua di scarico in
canali a pelo libero

TE

Disinfezione di aria nei


serbatoi di stoccaggio
acqua

100

10000

Caratteristiche
Reattore in acciaio inox elettrolucidato con
singola lampada UV Spektrotherm ad alta
intensit, posta al centro della camera di
reazione parallelamente al flusso dacqua
Reattore multilampada in acciaio inox con
lampade UV Spektrotherm ad alta intensit
disposte parallelamente al flusso dacqua
Reattore in PEAD con lampade UV
Spektotherm ad alta intensit disposte
parallelamente al flusso dacqua
Reattore in acciaio inox elettrolucidato con
singola lampada UV Spektrotherm ad alta
intensit, posta al centro della camera di
reazione parallelamente al flusso dacqua
Reattore in acciaio inox elettrolucidato con
lampada UV Spektrotherm ad alta intensit,
posta parallelamente al flusso dacqua
Reattore in quarzo con lampade UV
Spektrotherm ad alta intensit disposte
parallelamente al flusso dacqua
Reattore multilampada in acciaio inox con
lampade UV Spektrotherm ad alta intensit
disposte perpendicolarmente al flusso
dacqua
Reattore multilampada in acciaio inox con
lampade UV Spektrotherm
concentricamente e parallelamente al flusso
dacqua
Reattore multilampada in acciaio inox con
lampade UV Spektrotherm
concentricamente e parallelamente al flusso
dacqua. Ottimizzazione continua del flusso
idraulico con sistema Cross Mix.
Reattore multilampada in acciaio inox con
lampade UV Spektrotherm ad alta intensit
disposte concentricamente e parallelamente
al flusso dacqua
Reattore multilampada in acciaio inox
elettrolucidato (Thin Film brevettato) con
lampade UV Spektrozon ad alta emissione a
185 nm UVC, disposte parallelamente al
flusso dacqua
Moduli UV, con lampade UV Spektrotherm
ad alta intensit disposte parallelamente al
flusso dacqua; per installazioni in canali in
calcestruzzo o in acciaio
Lampada Spektrotherm per disinfezione aria
nei serbatoi di stoccaggio acqua

67

Mezzo di
Pot. max
Max. prod. Consumo
ozono (g/h) gas (m3/h) raffreddamento assorbita
NTP
[kW]

Dimensioni Note
L / H / P (m)

Modular 2
2
1,0
Aria
0,16
0,4 x 0,6 x 0,21
Modular 4
4
1,0
Aria
0,5*
0,6 x 0,6 x 0,21
GSA 10
15
0,75
Acqua 0,08 m3/h
0,5
0,8 x 0,8 x 0,3
GSA 20
23
1,25
Acqua 0,08 m3/h
0,6
0,8 x 0,8 x 0,3
GSA 30
40
2,0
Acqua 0,16 m3/h
1,1
0,8 x 0,8 x 0,3
GSA 50
220
7,80
Acqua 0,7 m3/h
3,8
1,6 x 0,8 x 0,45
Modular 4 HC
4
0,04
Aria
0,1
0,6 x 0,6 x 0,21
Modular 6
6
0,25
Aria
0,6** 0,6 x 0,6 x 0,21
Modular 8 HC
8
0,08
Aria
0,2
0,6 x 0,6 x 0,21
GSO 10
30
0,3
Acqua 0,08 m3/h
0,5
0,8 x 0,8 x 0,3
GSO 20
50
0,5
Acqua 0,08 m3/h
0,6
0,8 x 0,8 x 0,3
GSO 30
100
1,0
Acqua 0,16 m3/h
1,1
0,8 x 0,8 x 0,3
GSO 50 - 200 g/h
200
2,0
Acqua 0,35 m3/h
2,0
1,6x0,88x0,45
GSO 50 - 400 g/h
415
4,0
Acqua 0,70 m3/h
3,8
1,6x0,88x0,45
* incl. essiccatore e compressore - ** incl. generatore ossigeno con compressore

Modello

SMA 100
SMA 200
SMA 300
SMA 400
SMA 500
SMA 600
SMA 700
SMA 800
SMO 100
SMO 200
SMO 300
SMO 400
SMO 500
SMO 600
SMO 700
SMO 800

Serie SMA / SMO


Mezzo di
Pot. max
Max. prod. Consumo
ozono gas (m3/h) raffreddamento assorbita
NTP
[kW]
(g/h)
340
520
1050
1480
2280
4260
5930
7700
630
1050
2130
3080
4450
8600
11850
14900

11,33
17,33
35,00
49,33
76,00
142,00
197,67
256,67
6,30
10,50
21,30
30,80
44,50
86,00
118,50
149,00

Acqua 0,8 m3/h


Acqua 1,2 m3/h
Acqua 2,5 m3/h
Acqua 3,4 m3/h
Acqua 5,2 m3/h
Acqua 10 m3/h
Acqua 13,8 m3/h
Acqua 17,3 m3/h
Acqua 0,8 m3/h
Acqua 1,2 m3/h
Acqua 2,5 m3/h
Acqua 3,6 m3/h
Acqua 5,2 m3/h
Acqua 10,1 m3/h
Acqua 13,8 m3/h
Acqua 17,2 m3/h

5,6
8,3
16,1
22,4
33,7
64,9
88,7
111,2
5,7
8,3
16,1
23,2
33,3
64,2
88,0
109,8

Dimensioni
L / H / P (m)
1,8 x 0,9 x 2,21
1,8 x 0,9 x 2,21
2,8 x 0,9 x 2,21
3,65 x 1,05 x 2,21
3,65 x 1,05 x 2,21
3,92 x 1,05 x 2,21
4,55 x 1,32 x 2,21
4,55 x 1,32 x 2,21
1,8 x 0,9 x 2,21
1,8 x 0,9 x 2,21
2,8 x 0,9 x 2,21
3,65 x 1,05 x 2,21
3,65 x 1,05 x 2,21
3,92 x 1,05 x 2,21
4,55 x 1,32 x 2,21
4,55 x 1,32 x 2,21

Serie PDA / PDO


Produzione ozono (g/h) Note
Modello

Modello
Alim. Oq
Alim. aria
c=50 g/Nm3 c=10 %wt
PDA/PDO 1000
11000
21000 Produzione con
PDA/PDO 3500
PDA/PDO 1500
12000
24000 Temp. acqua di
PDA/PDO 4000
raffr.=15C; consumi
PDA/PDO 2000
14000
28000
PDA/PDO 4500
energetici su richiesta
PDA/PDO 2500
16000
32000
PDA/PDO 5000
PDA/PDO 3000
18000
36000
taglie di produzione superiori, fino al PDA/PDO 9500, sono disponibili su richiesta

Alim. ad aria;
concentrazione
30g/Nm3; Temp.
acqua di
raffr.=15C; i
consumi
compressore esclusi
Alimentazione ad
ossigeno;
concentrazione
100g/Nm3; Temp.
acqua di
raffr.=15C; i
consumi del
compressore sono
esclusi

Note

Alim. ad aria;
concentrazione
30g/Nm3; Temp.
acqua di
raffr.=15C;
consumi del
compressore esclusi

Alimentazione ad
ossigeno;
concentrazione
100g/Nm3;
Temp. acqua di
raffr.=15C; i
consumi del
compressore sono
esclusi

Produzione ozono(g/h)
Alim. aria
Alim. O2
c=50 g/Nm3 c=10 %wt
20000
40000
23000
45000
28000
55000
33000
65000

68

In collaborazione con:
ITT Water & Wastewater Italia S.r.l.
Viale Europa, 30 - 20090 CUSAGO (MI)
Tel. 0290358.1 - Telefax 029019990
Internet: http//www.ittwww.it - e-mail: ittwww.italia@itt.com

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