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Fondazione Lombardia per lAmbiente

Dati di inquinamento atm o s f eri c o d ell area metropolitana milanese e m eto d o l ogie pe r l a gestione della qualit dellaria
a cura di Bruno Rindone Paolo Beltrame Ada Lucia De Cesaris

Bruno Rindone professore di Chimica Organica presso lUniversit degli Studi di Milano. Membro della Societ Chimica Italiana, della American Chemical Society, della Chemical Society, della International Society for the Study of Xenobiotics, della International Ozone Association, della International Association on Water Quality. Coordinatore del programma di ricerca Uptake and Nitration of Phenols in the Tropospheric Aqueous Phase, del Programma Environment and Climate della Comunit Europea. uno dei fondatori del Dipartimento di Scienze dellAmbiente e del Territorio dellUniversit di Milano dove svolge le sue attivit di ricerca nel campo del comportamento dei composti chimici nellambiente e della chimica pulita. Ha al suo attivo 140 pubblicazioni scientifiche e 6 libri. Paolo Beltrame, laureato in Chimica Industriale presso lUniversit degli Studi di Milano nel 1954, vi ora titolare di Processi e Impianti Industriali Chimici II per il Corso di Laurea in Chimica Industriale. Si occupa di ricerca presso il Dipartimento di Chimica Fisica ed Elettrochimica, con studi di cinetica chimica applicata su reazioni di interesse industriale. autore o coautore di oltre 140 pubblicazioni scientifiche. Una dozzina di queste si riferiscono a studi cinetici sulla biodegradazione del fenolo in effluenti acquosi mediante fanghi attivi e sullazione inibitrice di cloro- e nitro-fenoli in tale processo. Ada Lucia De Cesaris, avvocato in Milano. Ha svolto studi e ricerche in materia di politiche e normative ambientali, comunitarie e nazionali, in particolare si occupata di VIA, inquinamento idrico, acustico, rifiuti, ecolabel, ecoaudit ecc. Svolge attivit di consulenza per lamministrazione nazionale e locale e affianca la formazione di operatori nei settori collegati alla normativa ambientale.

Dati di inquinam e nto atm o s f eri c o d ell area metropolitana milanese e metodologie pe r l a gestione della qualit dellaria
a cura di B runo Rindone Paolo Beltrame Ada Lucia De Cesaris

Fondazione Lombardia per lAmbiente Foro Bonaparte 12 - 20121 Milano tel. +39(2)809169 fax +39(2)72002398 flanet@flanet.org http: //www.flanet.org Consiglio di Amministrazione Presidente: Giovanni Bottari Vicepresidente: Achille Cutrera Consiglieri: Giordano Cassetta, Massimo Donati, Salvatore Giannella, Paolo Mantegazza, Emilio Massa, Roberto Schmid Comitato scientifico Silvio Garattini, Angelo Cavallin, Renzo Compiani, Emilio Gerelli, Giorgio Guariso, Alfredo Liberatori, Gianfranco Mascazzini, Paola Vita Finzi Coordinatore Scientifico: Antonio Ballarin Denti Programma editoriale ideato e curato da: Salvatore Giannella Coordinamento editoriale: Rosa Maria Panattoni Revisione: Diana Borio

Progettazione e fotocomposizione: Studio Tabloid, Milano Stampa: Arti Grafiche by Juri Iodice, Sannazzaro (PV)

1998 Copyright Fondazione Lombardia per lAmbiente Propriet letteraria riservata Nessuna parte di questo volume pu essere riprodotta o utilizzata sotto nessuna forma, senza permesso scritto, tranne che per brevi passaggi in sede di recensione e comunque citando la fonte.

Indice

Prefazione Introduzione Premessa

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9 11 17

Capitolo 1
REPERIMENTO E ORGANIZZAZIONE DEI DATI ESISTENTI DI INQUINAMENTO ATMOSFERICO RELATIVI ALLAREA MILANESE di Giorgio Catenacci e Antonio Negri 1.1 1.2 Introduzione CATALOMB: un catalogo per laccesso ai dati dellarea metropolitana milanese Appendice - Schede riepilogative delle informazioni contenute nei data-set reperiti

21 22 22 29

Capitolo 2
IL MODELLO EMISMOB2 PER LA STIMA DELLE EMISSIONI DA TRAFFICO di Michele Giugliano, Stefano Cernuschi e Andrea Cemin 2.1 Il modello EMISMOB2 2.1.1 Introduzione 2.1.2 I fattori di emissione CORINAIR 2.1.3 Caratteristiche del modello 2.1.4 Modalit di applicazione del modello Applicazione del modello EMISMOB2 alla stima dellevoluzione delle emissioni da traffico nellarea urbana di Milano 2.2.1 Evoluzione del parco circolante 2.2.2 Suddivisione dellarea di studio per regimi di traffico e ripartizione del parco circolante

37 38 38 39 39 42 44 44 45

2.2

2.2.3 Stima dellevoluzione delle emissioni Bibliografia

pag.

47 49

Capitolo 3
LAPPROCCIO A RECETTORE di Michele Giugliano, Stefano Cernuschi e Andrea Cemin 3.1 Statistica descrittiva 3.1.1 Disponibilit e serie analizzate 3.1.2 Analisi della statistica descrittiva 3.1.3 Le distribuzioni delle serie annuali 3.1.4 Composti organici volatili Rispetto degli standard e analisi delle tendenze 3.2.1 Rispetto dei limiti di qualit dellaria Modelli statistici 3.3.1 Modelli statistici per la distribuzione di CO 3.3.2 Modelli semiempirici 3.3.3 Valori estremi della distribuzione 3.3.4 Modelli empirici per il numero di superamenti dello standard di qualit dellaria Modelli statistici per la distribuzione di NO2 3.4.1 Modello empirico 3.4.2 Modelli semiempirici Relazioni a lungo termine tra NO2 ed NOx 3.5.1 Relazione tra le medie annuali di NO2 ed NOx 3.5.2 Relazione tra le medie mensili di NO2 ed NOx Modelli statistici per la distribuzione di O3 3.6.1 Modello semiempirico di Weibull 51 52 52 53 58 60 62 62 71 72 73 80 83 85 85 88 97 97 104 106 106

3.2 3.3

3.4 3.5 3.6

Capitolo 4
STIMA DELLE RIDUZIONI DELLE EMISSIONI di Michele Giugliano, Stefano Cernuschi e Andrea Cemin 4.1. Introduzione 4.1.1 Modelli roll-back 4.1.2 Stima della riduzione per il rispetto dello standard per il CO 4.1.3 Stima della riduzione per il rispetto dello standard per NO2 4.1.4 Le osservazioni di fine settimana per la stima degli effetti della riduzione di NOx Il contributo delle sorgenti di NOx ai dati di qualit dellaria 4.2.1 Valutazione qualitativa basata sullanalisi del rapporto NO2/NOx 109 110 111 113 114 116 124 124

4.2

4.2.2 Applicazione dellanalisi cluster pag. 4.2.3 Valutazione quantitativa basata su un modello concettuale 4.2.4 Applicazione del modello concettuale per la stima del contributo delle sorgenti 4.2.5 Applicazione probabilistica del modello concettuale Bibliografia

132 133 135 136 141

Capitolo 5
UN SISTEMA DI SUPPORTO ALLA SCELTA DI MODELLI URBANI di Giovanna Finzi 5.1 Introduzione 5.1.1 Rassegna dei modelli di dispersione in area urbana 5.1.2 Organizzazione e caratteristiche del sistema 145 146 146 151

Capitolo 6
ALCUNI MECCANISMI CHIMICI PRESENTI NEI MODELLI PER LA SIMULAZIONE DELLA QUALIT DELLARIA di Luigi Fortina Introduzione: meccanismi chimici e meccanismi fisici nei modelli di qualit dellaria 6.2 Scopo del lavoro 6.3 Criteri per la scelta del modulo chimico 6.3.1 Adeguatezza del modello 6.3.2 Livello di sofisticazione dei modelli 6.4 Le trasformazioni chimiche 6.5 Confronto tra otto meccanismi chimici fondamentali 6.5.1 Meccanismo di Seinfeld 6.5.2 Meccanismi CB III, CB IV e CB EX 6.5.3 Meccanismo ALW 6.5.4 Meccanismo di Dodge 6.5.5 Meccanismo SAPCR 6.5.6 Meccanismo RADM2 6.5.7 Parametri richiesti da alcuni dei meccanismi 6.6 Assemblaggio del database 6.6.1 Struttura del database 6.6.2 Tabella: elenco delle specie chimiche 6.6.3 Tabella delle reazioni 6.7 Considerazioni 6.8 Conclusioni Bibliografia 6.1

157 158 159 160 161 161 162 163 164 164 164 164 164 164 165 167 168 168 169 170 172 174

Capitolo 7
APPLICAZIONE DEL MODELLO CALGRID ALLAREA URBANA DI MILANO di Giovanna Finzi 7.1 7.2 Introduzione Il modello CALGRID 7.2.1 Caratteristiche del modello 7.3 Applicazione del modello allarea milanese 7.3.1 Scelta del periodo su cui svolgere la simulazione 7.3.2 Caratterizzazione meteorologica 7.3.3 Stima delle emissioni 7.3.4 Condizioni iniziali e al contorno 7.3.5 Risultati delle simulazioni Bibliografia

181 182 183 183 189 189 191 193 193 195 207

Capitolo 8
LINQUINAMENTO DELLARIA E LA VALUTAZIONE DEI DANNI: UN APPROCCIO METODOLOGICO di Giorgio Panella e Sergio Ascari Premessa Linquinamento atmosferico: il quadro di riferimento teorico La definizione di costo sociale Gli impatti ambientali imputabili ai trasporti e le metodologie di valutazione 8.4.1 Procedure di valutazione diretta 8.4.2 Procedure di valutazione indiretta 8.5 Gli effetti sulla salute umana: gli studi epidemiologici 8.6 La dimensione quantitativa dei danni dellinquinamento atmosferico derivanti dal trasporto 8.6.1 Incidenti alle persone 8.6.2 Inquinamento acustico 8.6.3 Inquinamento atmosferico locale 8.6.4 Congestione 8.6.5 Utilizzo del suolo 8.6.6 Costi totali esterni dei trasporti Bibliografia 8.1 8.2 8.3 8.4

211 212 214 216 218 219 220 221 223 223 225 226 228 230 230 233 237 251

Sintesi delle attivit di progetto Indice analitico


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Prefazione

uesto volume appartiene a una nuova serie di pubblicazioni, nuova nel contenut nella veste grafica, che la Fondazione Lombardia per lAmbiente inaugura a conclu sione del programma di valorizzazione dei risultati dei tre importanti progetti da es sa promossi e finanziati fra il 1994 e il 1997. Si tratta di ricerche che, facendo perno sulla pre valente collaborazione di istituti universitari e di altri enti di ricerca della nostra regione, sono state proposte e sostenute dalla Fondazione per affrontare importanti questioni di inquina mento e degrado ambientale nel contesto del territorio regionale. Le tematiche affrontate riguardavano rispettivamente: 1. la gestione del territorio in relazione allo smaltimento dei rifiuti tossico-nocivi (coordina tore Prof. Giuseppe Marchetti, Universit di Pavia); 2. gli effetti dellinquinamento sui sistemi agricoli e forestali (coordinatore Prof. Sergio Co cucci, Universit di Milano); 3. la qualit dellaria nellarea metropolitana milanese e i suoi riflessi sulla salute delluomo (coordinatore Prof. Paolo Beltrame, Universit di Milano). I progetti, una volta conclusi, sono stati oggetto di unattenta opera di valutazione al fine del trasferimento dei loro risultati e della valorizzazione del know how maturato nel loro svolgi mento. Questo processo stato affidato a un gruppo di studio formato dai professori Demetrio Pitea (progetto 1), Francesco Sartori (progetto 2) e Bruno Rindone (progetto 3) e dallavvoca to Ada Lucia De Cesaris, esperta in diritto ambientale, per tutti gli aspetti relativi ai rapporti con la Pubblica Amministrazione. In questo ambito, infatti, si erano voluti individuare gli utilizzatori finali dellazione di trasferimento, secondo una metodologia adottata in sede comunitaria europea, volta a trasmet -

tere i risultati della ricerca scientifica a coloro che sul piano istituzionale (e in seconda istanza anche professionale e produttivo) hanno responsabilit nelle decisioni in campo ambientale. Si pertanto impostato un programma di auditing, grazie anche al proficuo rapporto di collabo razione con lassessorato allAmbiente della Regione Lombardia, con le strutture tecnico-am ministrative e regionali, per mettere a punto contenuti e finalit del programma di ricerca. La pubblicazione di questo volume (accanto agli altri otto libri delle tre serie in pubblica zione) conclude questa fase di valorizzazione dei primi tre grandi progetti coordinati di ri cerca che consideriamo di sicura rilevanza scientifica, sviluppati dalla nostra Fondazione. Rivolgiamo un caloroso ringraziamento ai professori Demetrio Pitea, Bruno Rindone e Francesco Sartori e allavvocato Ada Lucia De Cesaris che hanno diretto con impegno e competenza lintero programma di valorizzazione insieme con il coordinatore scientifico della Fondazione Prof. Antonio Ballarin Denti. Siamo altres riconoscenti per lefficace col laborazione fornita dai funzionari della Regione Lombardia, responsabili dei settori oggetto delle singole opere, e che ringraziamo pi specificatamente nelle pagine introduttive dei va ri volumi. Gli uni e gli altri hanno fornito un prezioso contributo al nostro programma di mostrando in coerenza con un paradigma culturale della nostra Fondazione che scienza e azione politico-amministrativa nel campo ambientale possono trovare un terreno serio e costruttivo di collaborazione e sviluppo comune. Il Presidente Giovanni Bottari

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Introduzione

li obiettivi del Progetto di ricerca La qualit dellaria nellarea metropolitana mi nese e i suoi riflessi sulla salute delluomo del quale sono stato coordinatore scienti fico comprendono: reperimento, organizzazione ed elaborazione dei dati esistenti di inquinamento atmo sferico, con speciale riferimento ai microinquinanti, e metodologie per la gestione della qua lit dellaria; rilevamento ambientale dei microinquinanti; qualit dellaria e sue implicazioni per la salute delluomo; analisi e sperimentazione sugli effluenti gassosi prodotti dalla termodistruzione dei rifiuti; aspetti economici del controllo dellinquinamento atmosferico urbano: una politica dinter vento. Per la realizzazione di questi obiettivi le attivit sono state articolate su cinque linee di ri cerca: La linea 1 coordinata dal Prof. Michele Giugliano, Dipartimento di Ingegneria Idraulica, Ambientale e del Rilevamento, Politecnico di Milano, e avente come obiettivo: Reperimento, organizzazione ed elaborazione dei dati esistenti di inquinamento atmosferico, con speciale ri ferimento ai microinquinanti, e metodologie per la gestione della qualit dellaria. La linea 2 coordinata dal Dr. Roberto Fanelli, Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri e avente come obiettivo: Rilevamento ambientale dei microinquinanti. La linea 3 coordinata coordinata dal Prof. Marco Maroni, Istituto di Medicina del Lavoro, Universit di Milano, e avente come obiettivo Qualit dellaria e sue implicazioni per la salu te delluomo. La linea 4 coordinata dal Prof. Paolo Carniti, Dipartimento di Chimica Fisica ed Elettrochi mica, Universit degli Studi di Milano, e avente come obiettivo: Analisi e sperimentazione su gli effluenti gassosi prodotti dalla termodistruzione dei rifiuti.

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La linea 5 coordinata dal Prof. Giorgio Panella, Centro Ricerca Economia Ambiente, Uni versit degli Studi di Pavia, e avente come obiettivo: Aspetti economici del controllo dellin quinamento atmosferico urbano: una politica dintervento. La natura tipicamente interdisciplinare dei problemi da affrontare richiede competenze spe cifiche nei campi della chimica, della statistica, della biologia, della medicina, delleconomia, del diritto, della fisica, delle scienze ambientali. Per soddisfare queste esigenze sono state attivate 14 Unit Operative (UO) facenti capo al lUniversit degli Studi di Milano, allUniversit degli Studi di Pavia, al Politecnico di Mila no, allIstituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, al CISE, alla Stazione Sperimenta le per i Combustibili, allIstituto per lInquinamento Atmosferico del CNR, alla Fondazione Clinica del Lavoro, al Centro di Ricerca Economia e Ambiente. Le ricerche hanno avuto inizio il 1 settembre 1994 e si sono concluse il 1 settembre 1996, a eccezione di quelle di argomento economico, che sono terminate un anno prima. Complessivamente alle attivit di ricerca hanno partecipato 40 ricercatori, 4 ricercatori a contratto con la Fondazione Lombardia per lAmbiente, 11 borsisti e 16 tecnici. Di seguito sono riportati i dati relativi alle linee di ricerca e alle Unit Operative. Nellallegato, sono schematicamente riassunte le attivit di ricerca e i risultati ottenuti da ciascuna UO. Coordinatore del Progetto Prof. Paolo Beltrame Universit degli Studi di Milano, Dipartimento di Chimica Fisica ed Elettrochimica. LINEEDI UNIT OPERATIVE

RICERCA E

Le tematiche della linea 1 sono: Elaborazione dei dati di qualit dellaria per il supporto alle decisioni metodologiche e parametri per la valutazione delle emissioni da traffico in aree urbane Dipartimento di Ingegneria Idraulica, Ambientale e del Rilevamento Politecnico di Milano (UOPOLIMI-1) Responsabile: Prof. Michele Giugliano Un sistema di supporto alle decisioni per la valutazione della qualit dellaria in area urbana. Implementazione e applicazione alla citt di Milano Dipartimento di Ingegneria Idraulica, Ambientale e del Rilevamento Politecnico di Milano (UOPOLIMI-2) Responsabile: Prof. Giovanna Finzi Analisi dei parametri e dei meccanismi di trasformazione e rimozione degli inquinanti in atmosfere urbane Dipartimento di Ingegneria Idraulica e Ambientale Universit degli Studi di Pavia (UOUNIPV) Responsabile: Prof. Luigi Fortina

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Organizzazione e analisi dei dati di qualit dellaria nellarea urbana di Milano CISE - Segrate (UOCISE) Responsabile: Ing. Antonio Negri Le tematiche della linea 2 sono: Identificazione e misura di inquinanti volatili da traffico nellaria di Milano Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri (UOMANE-1) Responsabile: Dr. Roberto Fanelli Valutazione della concentrazione nellaria di Milano dei microinquinanti organici volatili, tra cui benzene, butadiene e aldeidi ad alta rilevanza tossicologica Stazione Sperimentale per i Combustibili - San Donato Milanese (Milano) (UOCOMB) Responsabile: Dr. Antonio Rolla Profilo qualitativo/quantitativo di metalli in traccia e ultratraccia nel particolato ambientale nella citt di Milano Fondazione Clinica del Lavoro - Pavia (UOCLPV-1) Responsabile: Dr. Anna Maria Ronchi Evoluzione chimica e fisica degli inquinanti atmosferici nella citt di Milano Istituto dellInquinamento Atmosferico CNR, Area della Ricerca di Roma (UOCNR) Responsabile: Dr. Antonio Febo Le tematiche della linea 3 sono: Caratterizzazione dellesposizione a inquinanti atmosferici aerodispersi in soggetti residenti a Milano Istituto di Medicina del Lavoro - Universit degli Studi di Milano (UOCLMI) Responsabile: Prof. Marco Maroni Indicazione di dose esterna e di dose interna nella valutazione dellesposizione ambientale a metalli e a idrocarburi policiclici aromatici in residenti della citt di Milano Fondazione Clinica del Lavoro - Pavia (UOCLPV-2) Responsabile: Dr. Claudio Minoia Misura degli addotti allemoglobina di inquinanti atmosferici specifici come indice di esposizione e di rischio Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri (UOMANE-2) Responsabile: Prof. Carlo La Vecchia Le tematiche della linea 4 sono: Eliminazione di effluenti tossici gassosi nella termodistruzione di rifiuti e scarti industriali

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Dipartimento di Chimica Fisica ed Elettrochimica Universit degli Studi di Milano (UOCFMI) Responsabile: Prof. Paolo Carniti Caratterizzazione di microinquinanti organici nelle emissioni di impianti sperimentali di combustione e di trattamento di materiali plastici Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri (UOMANE-3) Responsabile: Dr. Emilio Benfenati Le tematiche della linea 5 sono: Aspetti economici del controllo dellinquinamento atmosferico urbano: una politica di intervento Centro Ricerca Economia Ambiente Universit degli Studi di Pavia (UOCREAPV) Responsabile: Prof. Giorgio Panella I risultati prodotti da questo progetto di ricerca sono stati numerosi e ricchi di informazioni, dati e proposte di sicuro interesse. Si quindi deciso di procedere alla loro valorizzazione con la seguente metodologia: esame dettagliato dei rendiconti di attivit presentati da ciascuna Unit Operativa, al fine di individuare i risultati ottenuti e di valutare le metodologie utilizzate; individuazione di risultati e/o metodologie studiate parallelamente da Unit Operative col locate in diverse linee, e quindi operanti con ottiche diverse, allo scopo di accorparne i risultati valorizzando cos la eventuale valenza multidisciplinare del lavoro svolto e la sua ricchezza me todologica; classificazione dei risultati ottenuti in cinque tipologie: a) risultati di prevalente carattere di ricerca applicata, e quindi adatti allutilizzazione come prodotti per la comunit scientifica; b) risultati di prevalente carattere di ricerca tecnologica, e quindi adatti allutilizzazione co me contributi alla Best Available Technology; c) risultati trasferibili come informazioni per lAmministrazione Pubblica in forma di ma nuali tecnici, materiale informativo per gli amministratori, materiale informativo per lutente; d) risultati utilizzabili nel quadro delle attivit di formazione dellAmministrazione Pub blica; e) risultati utilizzabili per attivit di informazione e sensibilizzazione verso lopinione pubblica. Individuazione dei soggetti destinatari e delle forme specifiche di valorizzazione dei risultati. I temi scelti nelle tipologie a-c per le iniziative editoriali di valorizzazione sono stati: dati di inquinamento atmosferico dellarea metropolitana milanese e metodologie per la gestione della qualit dellaria; il benzene e altri composti aromatici: monitoraggio e rischi per luomo; le emissioni industriali in atmosfera: inventario e trattamento. Per il primo tema, dopo una dettagliata descrizione dei dati attualmente disponibili per la Re gione Lombardia, ci si propone di discutere il ruolo dellapproccio statistico e deterministico nella gestione dellinquinamento atmosferico.

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Per quanto riguarda lapproccio statistico, in particolare, ci si propone di evidenziare come esso possa essere utilizzato nellambito della risoluzione di problematiche connesse con lindividuazio ne degli obiettivi di riduzione delle emissioni richiesti dalla stesura di piani di risanamento. Per lapproccio deterministico, invece, dopo la presentazione di un sistema esperto che consente a un utente non esperto di individuare il modello pi idoneo alle sue problematiche, ci si propone di di scutere lattuale stato di conoscenze delle emissioni da traffico nellarea metropolitana milanese e di presentare i risultati di unapplicazione preliminare del modello CALGRID su questa stessa area. Occorre anche valutare la dimensione dei danni alla salute umana derivanti dallinquina mento atmosferico. Vi quindi la necessit di definire il livello ottimale di inquinamento, come punto di eguaglianza fra i costi marginali del disinquinamento e i suoi benefici marginali. Le tematiche in questione hanno trovato spazio nelle linee 1 e 5 del ProgettoLa qualit del laria nellarea metropolitana milanese e i suoi riflessi sulla salute delluomo. In particolare, si valorizza il contributo dato sui seguenti argomenti: 1) La costituzione di una banca dati relativa alla qualit dellaria nella zona di Milano. 2) Lelaborazione statistica dei dati, con particolare attenzione alle emissioni da traffico. 3) La raccolta di informazioni bibliografiche sulle reazioni chimiche atmosferiche che inte ressano gli inquinanti. 4) La costituzione di una banca modelli e lorganizzazione di un "sistema esperto" per lim piego di modelli matematici dei fenomeni. 5) Lo studio del danno economico derivante dallinquinamento atmosferico, con particolare riferimento alla salute umana. 6) La proposta di strumenti operativi di controllo e la valutazione dei costi. Il primo volume dotato di un supporto informatico* ove raccolto il seguente software: catalogo informatizzato sullinquinamento in Lombardia; modello EMISMOB; un sistema di supporto alle decisioni; database meccanismi chimici. Per il secondo tema, rilevamenti di benzene vengono condotti in Lombardia da circa cinque anni e, anche se essi sono stati sviluppati spesso in modo poco organico e in termini metodolo gici diversi, appare indiscutibile che le concentrazioni di questo inquinante possano raggiun gere, soprattutto in zone caratterizzate da forti emissioni e in presenza di condizioni meteoro logiche sfavorevoli alla dispersione degli inquinanti, livelli di assoluto rilievo. Analogamente, importante la determinazione dei livelli di altre categorie di composti aro matici, quali policlorodibenzodiossine, policlorodibenzofurani, policlorobifenili emessi da sva riate fonti e con impatto tossicologico molto diversificato. Si pone quindi lobiettivo di fare il punto sulle attuali conoscenze circa le concentrazioni di questi inquinanti nella Regione Lombardia nonch di valutarne le tendenze future e i poten ziali effetti sulla salute delluomo. Negli ultimi anni molti sforzi a livello di comunit scientifica sono stati compiuti per effet tuare campagne di raccolta dati, individuare le tecniche pi adatte e la loro standardizzazione, per valutare i dati ottenuti, le correlazioni con i parametri meteorologici, lindividuazione di biomarker per controllarne lesposizione personale.

Per la consultazione dei dati citati nel primo volume vedere il sito Internet nellarea di down load . Il sito www. flanet. org

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Un obiettivo quindi la razionalizzazione dello stato delle conoscenze, in modo da forni re sia alloperatore pubblico che privato un manuale il pi possibile completo ed esauriente per campionare, analizzare, valutare la quantit di composti aromatici in atmosfera e il lo ro effetto sulla salute umana. A tale scopo, stato necessario aggiungere due capitoli su argomenti non trattati nel proget to di ricerca originale: 1) microinquinanti organici in atmosfera; 2) campionamento e analisi dei composti organici volatili (COV). Linserimento di questi capitoli ha reso comprensibile il successivo impianto scientifico. Le tematiche in questione hanno trovato spazio nelle linee 2 e 3 del Progetto La qualit del laria nellarea metropolitana milanese e i suoi riflessi sulla salute delluomo. In particolare, viene valorizzato il contributo dato sui seguenti argomenti: 1) il campionamento e la misura di microinquinanti (policlorodibenzodiossine e analoghi, idrocarburi policiclici aromatici, sostanze organiche volatili) da traffico e da altre fonti; 2) determinazioni analitiche di inquinanti utilizzando un mezzo mobile; 3) il miglioramento delle tecniche analitiche per i microinquinanti, incluso il monitoraggio ad alta frequenza con un prototipo di nuova strumentazione; 4) lo studio sulla popolazione per quanto riguarda lesposizione a (e lassorbimento di) com posti organici volatili, altri inquinanti e radon. Per il terzo tema, il controllo dei reflui gassosi dellindustria una naturale componente de gli interventi per il risanamento della qualit dellaria nelle grandi conurbazioni. In Lombar dia, il contributo dei reflui industriali allinquinamento atmosferico stimato essere circa un terzo di quello derivante dal traffico automobilistico. Riesce per difficile affrontare questo pro blema in maniera sufficientemente rappresentativa, se non si possiede un inventario delle emis sioni, aggiornato e realistico. Infatti, le modificazioni dei cicli tecnologici, e quindi delle loro emissioni, sono spesso pi rapide della frequenza delle campagne di monitoraggio. stato quindi necessario aggiungere due capitoli, non previsti nel progetto di ricerca origi nale, dedicati ai seguenti argomenti: 1) i composti organici volatili (COV) e gli inventari delle emissioni; 2) le emissioni industriali di composti organici volatili (COV) in Lombardia: studi disponibili. In questo modo stato possibile descrivere gli inventari delle emissioni industriali attual mente disponibili in Lombardia, indicando i parametri che possono essere usati per raggruppa re le emissioni in gruppi rappresentativi. Ci ha valorizzato il contenuto dei capitoli successi vi, dove vengono esposte alcune considerazioni derivanti dagli studi preliminari effettuati nel corso della ricerca per il controllo dei reflui nelle attivit produttive. Le tematiche in questione hanno trovato spazio nella linea 4 del Progetto La qualit della ria nellarea metropolitana milanese e i suoi riflessi sulla salute delluomo. In particolare, vie ne valorizzato il contributo dato sui seguenti argomenti: 1) lo studio di processi di combustione e di conversione termo-catalitica di rifiuti solidi, con particolare attenzione ai polimeri sintetici, in impianti continui di laboratorio o a carattere pi lota, nonch la caratterizzazione e determinazione analitica dei microinquinanti prodotti in ta li processi di combustione e conversione; 2) lo studio della distruzione dei composti organici volatili mediante limpiego di catalizza tori associati eventualmente con ozono; 3) leliminazione degli ossidi di azoto, tipici prodotti nei processi di combustione, con reazio ni catalitiche che utilizzino riducenti alternativi allammoniaca, come gli idrocarburi.

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Premessa

o sviluppo di varie reti di monitoraggio e la realizzazione di numerose campagne di m sura ha reso disponibile una grande quantit di dati sullinquinamento atmosferico re gistrato nella Regione Lombardia. Questa forte disponibilit di dati rappresenta una grande risorsa di conoscenze che non vie ne sempre utilizzata al pieno delle potenzialit. Infatti spesso le elaborazioni condotte sui dati si limitano allesigenza istituzionale di verifica dei limiti di legge, mentre noto che, laddove la popolazione e la qualit dei dati lo consentono, con approcci orientati al recettore si possono ricavare informazioni di grande utilit nella gestione della qualit dellaria e in particolare nel limpostazione dei piani di risanamento. Luso di questo approccio statistico, tuttavia, richiede una integrazione con un approccio deterministico. Questultimo, bench probabilmente pi no to e consolidato, presenta ancora numerosi aspetti problematici sia per la difficolt di reperire dati affidabili sulle emissioni degli inquinanti e sui parametri meteorologici sia perch i codici disponibili sono stati generalmente ideati per situazioni ambientali molto differenti da quelle caratteristiche della Regione Lombardia. In questo contesto il presente lavoro, dopo una dettagliata descrizione dei dati attualmente disponibili per la Regione Lombardia, si propone di discutere il ruolo dellapproccio statistico e deterministico nella gestione dellinquinamento atmosferico. Per quanto riguarda lapproccio statistico, in particolare, ci si propone di evidenziare come esso possa essere utilizzato nellambito della risoluzione di problematiche connesse con lindi viduazione degli obiettivi di riduzione delle emissioni richiesti dalla stesura di piani di risana mento. Per lapproccio deterministico, invece, viene presentata una simulazione dellinquina mento atmosferico in una zona della Lombardia e un sistema esperto che consente a un uten te non esperto di individuare il modello pi idoneo alle sue problematiche. Il materiale raccolto diretto a tre fondamentali gruppi di utenti: i tecnici del settore pubblico che hanno compiti di istituto in materia di controlli sulla qua -

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lit dellaria. Gli argomenti trattati sono sicuramente noti. Questa pubblicazione intende per fornirli in una versione organizzata e di semplice consultazione. Si intende cos facilitare il compito a chi ha necessit di reperire un particolare dato durante lo svolgimento dellattivit lavorativa quotidiana. I tecnici dei settori produttivi coinvolti nella gestione del controllo delle emissioni in atmo sfera degli impianti. Si trattato di fornire loro informazioni sulle metodologie di lettura dei dati di qualit dellaria in riferimento alla normativa. Questo dato utile per definire lo scena rio in cui si colloca un particolare impianto. Gli amministratori locali che hanno compiti di vigilanza e di controllo sulla qualit della ria, e che sono chiamati a prendere delle decisioni, spesso di grande peso per la collettivit, a fronte dellevoluzione di certi parametri di qualit dellaria. Essi sono espressione del territorio e dei suoi bisogni, oltre che testimoni diretti degli eventi che generano un miglioramento (o un peggioramento) della qualit dellaria. Fornirli di strumenti agili di conoscenza e documenta zione sembrato un servizio per la collettivit. Sulla base di queste considerazioni, questi sono gli argomenti trattati nei singoli capitoli: 1. Il primo capitolo rende disponibili agli addetti e ai ricercatori dati e informazioni, preve dendo una fase di analisi e di organizzazione, per valutarne la relativa completezza, affidabi lit, comparabilit e utilizzabilit. Il relativosoftware disponibile nel sito Internet nellarea di down load*. 2. Un completamento di questo approccio costituito dal secondo capitolo, in cui ci si occu pa della valutazione delle emissioni da traffico, che esige stime sempre pi accurate delle sue emissioni anche in relazione alla definizione di strategie di risanamento. In questo contesto stato aggiornato e sviluppato il modello di calcolo EMISMOB. Questo modello implementa la metodologia di calcolo del progetto CORINAIR e la adatta a situazioni specifiche della moto rizzazione italiana. Il relativo software disponibile nel sito Internet nellarea di down load*. 3. Il terzo capitolo considera le serie annuali dei dati di concentrazione registrate dalle 27 sta zioni della rete di rilevamento regionale operanti nellarea omogenea di Milano nel periodo 1989-1994. Si sono calcolati i principali parametri della statistica descrittiva, e, per descrizio ni pi raffinate delle distribuzioni, si sono utilizzati modelli statistici empirici che possono con sentire descrizioni anche molto precise dei valori estremi, e risultano quindi di particolare uti lit per larea del rilevamento. Il relativo software disponibile nel sito Internet nellarea di down load*. 4. Complementare a queste argomentazioni il contenuto del quarto capitolo, in cui si indi vidua una procedura di valutazione, partendo dallacquisizione dei dati di qualit dellaria. Se lo standard superato si fanno delle ipotesi di riduzione delle emissioni e la media risultante, calcolata con il modello roll-back sulla base di tali ipotesi, viene interpretata dai modelli stati stici per valutare se lipotesi di riduzione ha avuto successo. Nella modellistica della qualit del laria in ambito urbano, come del resto in diversi altri settori della modellistica dei sistemi am bientali, esiste una proliferazione di modelli e relativi packages, atti a simulare le pi svariate situazioni. 5. Il quinto capitolo mostra la realizzazione di un sistema che, fissato e circoscritto un certo ambito applicativo, risulti in grado di supportare lutente inesperto nella fase di scelta del modello, fornendogli il maggior numero possibile di informazioni riguardo lo stato dellarte * Il sito www.flanet.org

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corrente. Questo sistema, disponibile nel sito Internet nellarea di down load* e pu essere facilmente installato su un personal computer. 6. Il sesto capitolo raggruppa i dati disponibili per la costruzione della parte chimica di un modello previsionale di qualit dellaria. Si tratta di una raccolta di informazioni sulle trasfor mazioni dei composti chimici emessi in atmosfera da utilizzare nella modellistica troposferica. Anche questo capitolo dotato di una banca dati su supporto informatico. 7. Il modello CALGRID, di derivazione californiana, utilizzato nel settimo capitolo per modellare la qualit dellaria in una porzione del territorio lombardo. Questo modello ap partiene alla classe dei modelli Euleriani che sono basati sulla conservazione della massa espressa in funzione del tempo e delle coordinate di un sistema di riferimento fisso. Vengo no cos effettuati diversi confronti tra la concentrazione calcolata e quella misurata per al cuni importanti inquinanti. 8. Lottavo capitolo pone il problema della conoscenza sia della funzione dei costi di disinqui namento che di quella dei danni allambiente. Ci significa, in altri termini, valutare la curva di domanda di aria pulita. Esistono infatti delle tecniche che permettono di valutare, diretta mente o indirettamente, la disponibilit a pagare dei consumatori per ottenere un dato bene, nella fattispecie laria pulita. Esse vengono esaminate insieme ai problemi teorici ed empirici che derivano dalla loro applicazione. Complessivamente, statistica, modellistica e valutazione economica del fenomeno e degli in terventi sono il contenuto di questo volume e del materiale fornito su supporto informatico. Bruno Rindone e Ada Lucia De Cesaris

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Capitolo 1

Reperimento e organizzazione dei dati esistenti di inquinamento atmosferico relativi allarea milanese
Giorgio Catenacci e Antonio Negri

D A T ID I

INQUINAMENTO A T M O S F E R I C OD E L L AREA M E T R O P O L I T A N AM I L A N E S E

E METODOLOGIE PER LA G E S T I O N ED E L L A Q U A L I T D E L L ARIA

Sommario
Larea metropolitana milanese probabilmente la zona per la quale stata effettuata la pi in tensa attivit di rilevamento dellinquinamento atmosferico in Italia. A questa attivit, nel cor so degli ultimi 30 anni, hanno contribuito soggetti di varia natura e, accanto a enti come le am ministrazioni provinciali e i PMIP che hanno svolto i loro rilievi per scopi istituzionali, hanno operato anche numerosi enti di ricerca e societ, sia pubbliche che private. I dati prodotti nellambito di questa articolata attivit di misura non sono purtroppo sempre facilmente accessibili. Infatti, se enti come la Regione Lombardia hanno investito forti risorse per realizzare strumenti informatici che consentissero una rapida ed efficiente diffusione dei da ti, altri hanno adottato scelte differenti e conseguentemente i dati da loro raccolti non hanno po tuto avere grande diffusione. In questo contesto uno degli obiettivi della ricerca stato quello di raccogliere, organizzare e rendere disponibili tutti i dati relativi sia ai macro che ai microinquinanti raccolti nellarea me tropolitana milanese nel periodo 1987/95. Nel capitolo vengono evidenziati i risultati di questa attivit e viene presentato il catalogo CATALOMB per laccesso ai dati dellarea metropolitana milanese.

1.1 Introduzione
La ricerca si posta lobiettivo di raccogliere, organizzare e rendere disponibili tutti i dati relativi sia ai macro che ai microinquinanti raccolti nellarea metropolitana milanese nel periodo 1987/95. La tabella 1.1 evidenzia un quadro sintetico di questi dati, mostrando, accanto a dati facilmente accessibili come quelli disponibili negli archivi informatici regionali, anche una significativa quantit di dati non disponibili su archivi di facile accesso.

1.2 CATALOMB: un catalogo per laccesso ai dati dellarea metropolitana milanese


Nellambito del progetto questi dati sono stati memorizzati in un archivio informatico, realizzato in formato ASCII cos da rendere del tutto generale la possibilit di lettura ed elaborazione degli stessi. stato anche sviluppato un Catalogo Informatizza to* che permette di visualizzare in modo semplice e immediato quali dati sono disponibili in archivio e di accedere a essi. Lo scopo con cui stato progettato il catalogo quello di consentire la consultazione di Schede Riepilogative, permettendo cos di effettuare ricerche mirate al fine di selezionare in modo semplice i dati di interesse dellutente. In particolare, le ricerche possibili nellambito del catalogo sono le seguenti: 1. scelta del composto inquinante allinterno di una lista prestabilita; 2. scelta del periodo temporale; * Per la consultazione dei dati citati vedere il sito Internet nellarea di down load.Il sito www.flanet.org

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Capitolo 1 REPERIMENTOEORGANIZZAZIONE

DEIDATI ESISTENTI

DIINQUINAMENTO ATMOSFERICO RELATIVIALL AREAMILANESE

3. scelta della tipologia dei rilievi, distinta in: misure con strumentazione automatica puntuale; misure con strumentazione automatica di area; misure integrate, ovvero tramite prelievo e successiva analisi di laboratorio.
Soggetto fornitore dei dati Regione Lombardia, Settore Ambiente ed Ecologia Progetto ARIANNA Enel Spa, DSR/CRAM Milano Ist. Fisica Generale Applicata, Univ. degli Studi, Milano PMIP - USSL 75/III UO Fisica Inquinanti/metodi misura concentrazioni orarie degli inquinanti regolamentati dal DPCM 28/3/1983 concentrazioni orarie degli inquinanti regolamentati dal DPCM 28/3/1983 campagne di misura con strumentazione DOAS campagne di misura con Laboratorio Mobile (DPCM 28/3/1983) campagne di misura di VOC (aromatici) campagne di misura con strumentazione DOAS campagne di misura VOC, IPA, acido nitroso, SO2, NOx, O3, CO, 226Rn campagne di misura SO2, NOx, O3, CO, HC, particolato, aromatici, aldeidi, fibre Sito di rilevamento 220 stazioni fisse, ubicate sul territorio regionale Periodo temporale 1989/94

Torre di Brera (MI)

1987/93

Milano centro, Milano Linate, Cornaredo, Corsico Milano e comuni dellarea omogenea Milano, Via Juvara e Viale Marche Milano

periodidiscreti, compresi tra il 1992e il 1994 periodidiscreti, compresi tra il1989 e i l1 9 9 5 periodidiscreti, compresi tra il1992eil 1995 febbraio1993

PMIP - USSL 75/III UO Fisica

PMIP - USSL 75/III UO Chimica CNR Ist. Inquinamento Atmosferico, Roma CNR Ist. Inquinamento Atmosferico, Roma CISE Spa, Segrate (MI) Fond. Clinica del Lavoro, Pavia

Milano

febbraio- marzo 1994

Milano Piazza Diocleziano, Piazza Aquileia, Via Senato

periodidiscreti, compresi tra il1988 eil 1989

(segue)

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E METODOLOGIE PER LA G E S T I O N ED E L L A Q U A L I T D E L L ARIA

Soggetto fornitore dei dati CISE Spa, Segrate (MI)

Inquinanti/metodi misura campagne di misura SO2, NOx, O3, CO, HC, particolato, HCl, metalli su particolato PM10 campagne di misura SO2, NOx, O3, CO, HC, particolato, HCl elementi in traccia sul particolato

Sito di rilevamento Milano, Corsico

Periodo temporale periodidiscreti, compresi trail 1989 e il1990

CISE Spa, Segrate (MI)

Milano, Via Mecenate e Via Carabelli Milano, Torre Brera

1990/92

CISE Spa, Segrate (MI)

1986/91

Tabella 1.1 - Dati raccolti nellambito del Progetto La qualit dellaria a Milano e i suoi riflessi sulla salute; per una descrizione pi dettagliata dei dati riportati in questa tabella si rimanda al lAppendice 1.

Una volta effettuata la ricerca lutente ottiene una stampa riepilogativa contenente informazioni circa i dati a disposizione, nonch lindicazione del file in cui tali dati sono archiviati. Il catalogo permette inoltre allutente leffettiva estrazione dei file di archivio dati in formato ASCII. Il catalogo stato sviluppato per personal computer IBM-DOS compatibili, in ambiente Microsoft EXCEL 5.0, supportato da una versione WINDOWS almeno 3.1. Il software pu quindi essere direttamente richiamato da unicona WINDOWS, in presenza del pacchetto MS-EXCEL. La figura 1.1 mostra la schermata di avvio del catalogo, mentre la figura 1.2 mostra la schermata relativa alla selezione dei dati desiderati. Nelle successive figure 1.3-1.6 sono mostrate le schermate relative rispettivamente alla selezione dellente esecutore dei rilievi, del periodo temporale di riferimento, dellinquinante di interesse e del tipo di misura (automatica, puntuale o di area, integrata). Si noti che, in tale fase, il lasciare un campo vuoto comporta che la selezione sar condotta dal sistema in modo indipendente dal campo stesso; si noti, inoltre, che, nel caso si effettui una ricerca con pi di una condizione, la selezione verr effettuata in modo da soddisfare tutti i requisiti impostati. Per esempio, se si scelgono due composti inquinanti, il sistema selezioner i dati in cui compaiono entrambi i composti indicati. Utilizzando il tasto VISUALIZZA SCHEDE, si ottiene una scheda riepilogativa dei dati selezionati (figura 1.7). Nella schermata di figura 1.7 sono possibili diverse alternative, tra cui: ESTRAI FILE: qualora lutente desideri estrarre larchivio dati; i file verranno resi disponibili su una directory di lavoro (C:\CATAL\TMP), insieme ai file read, che specificano il tipo di tracciato record di lettura dei file di dati;

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Capitolo 1 REPERIMENTOEORGANIZZAZIONE

DEIDATI ESISTENTI

DIINQUINAMENTO ATMOSFERICO RELATIVIALL AREAMILANESE

SCHEDA SUCCESSIVA: per consultare le ulteriori schede eventualmente presenti nella selezione; RICOMINCIA: per effettuare una nuova ricerca di dati. Una volta estratti, i dati sono disponibili in formato ASCII e possono essere elaborati dallutente mediante gli strumenti informatici che egli ritiene pi opportuni. Nellelaborare questi dati comunque necessario che lutente utilizzi una certa cautela in quanto essi, come tutti i dati sperimentali, possono contenere errori sia accidentali sia sistematici. Per una valutazione accurata del grado di affidabilit dei dati contenuti nellarchivio precedentemente descritto si consiglia di contattare direttamente gli enti che hanno condotto le misure e le persone di riferimento indicate nelle schede riportate in Appendice 1.

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Figura 1.1 - Schermata di avvio del catalogo.

Figura 1.2 - Schermata relativa alla selezione dei dati desiderati.

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Capitolo 1 REPERIMENTOEORGANIZZAZIONE

DEIDATI ESISTENTI

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Figure 1.3 - Schermata relativa alla selezione dellente esecutore dei rilievi.

Figura 1.4 - Schermata relativa alla selezione del periodo temporale di riferimento.

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Figura 1.5 - Schermata relativa allinquinante di interesse.

Figura 1.6 - Schermata relativa al tipo di misura (automatica, puntuale o di area, inte grata).

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DEIDATI ESISTENTI

DIINQUINAMENTO ATMOSFERICO RELATIVIALL AREAMILANESE

Figura 1.7 - Stampa riepilogativa dei dati selezionati.

Appendice - Schede riepilogative delle informazioni contenute nei data-set reperiti


Nel seguito vengono riportate alcune schede contenenti informazioni sui principali dati disponibili sul sito Internet nellarea di down load.* Le schede evidenziano anche tutti quei dati che possono permettere allutente di individuare lente e la persona di riferimento per un eventuale aggiornamento dei dati e/o per informazioni di maggior dettaglio. Scheda No. 1: rete regionale di rilevamento della qualit dellaria Ente: Persona di riferimento: Periodo: Dati: Regione Lombardia, Settore Ambiente ed Energia Ing. Nicola Quaranta 1989/94 valori orari di concentrazione di: SO2,ossidi di azoto, CO, O3, idrocarburi totali e CH4 e particolato totale sospeso

Questi dati sono stati rilevati presso 220 stazioni equipaggiate con strumentazione automatica ai sensi dellAppendice 10 del DPCM 28 marzo1983. Essi costituiscono la base essenziale per la conoscenza della distribuzione spaziale e temporale degli inquinanti nellarea metropolitana milanese; informazioni ulteriori su questi dati possono essere ottenute mediante strumenti molto noti come ARIANNA o il bollettino * Il sito www.flanet.org.

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elettronico che lUfficio Sistemi Informatici della Regione Lombardia pubblica con cadenza annuale. Recentemente peraltro questi sistemi sono stati messi a disposizione anche in Internet presso il sito della Regione Lombardia. Lelevato livello di sviluppo dellarchivio dati regionale rende oggi laccesso a questi dati molto semplice e pertanto essi possono venire facilmente aggiornati dallutente che ne abbia interesse. Scheda No. 2: stazione di qualit dellaria Torre di Brera Ente: Persona di riferimento: Periodo: Dati: ENEL SpA/DSR/CRAM Dr. Pietro Bacci 1987/93 valori orari di concentrazione di: SO 2, ossidi di azoto, CO e O3

La stazione di misura della qualit dellaria Torre di Brera ubicata sulla torre maggiore di Palazzo Brera, a Milano, a una quota di 25 metri dal livello del suolo ed gestita congiuntamente dallENEL SpA/DSR/CRAM e dallIstituto di Fisica Generale e Applicata dellUniversit degli Studi di Milano. Presso questo sito di misura sono stati condotti anche numerosi campionamenti di aerosol atmosferici, tipicamente su periodi di sei ore, che sono poi stati analizzati per la determinazione dei seguenti elementi: Al, Si, S, Cl, K, Ca, Ti, V, Cr, Mn, Fe, Ni, Cu, Zn, Se, Br, Rb, Sr, Zr, Pb. Il prelievo del particolato stato effettuato su filtri tipo Nuclepore, secondo le indicazioni dellAppendice 2 del DPCM 28 marzo1983, con una durata tipica del campionamento pari a sei ore. La determinazione degli elementi in traccia stata effettuata mediante la tecnica PIXE (Proton Induced X-ray Emission), irraggiando i campioni con un fascio di particelle cariche (protoni) e rivelando la conseguente emissione X, alla lunghezza donda tipica di ciascuna specie di interesse. Scheda No. 3: PMIP Milano, Unit Operativa Fisica e Tutela dellAmbiente dati DOAS Ente: Persona di riferimento: Periodo: Dati: PMIP Milano Dr. Roberto Gualdi gennaio 1992-dicembre 1994 valori ogni 6 minuti di concentrazione di: SO2, NO2,O3, benzene, toluene, formaldeide e acido nitroso.

I rilievi sono stati effettuati mediante lo spettrometro DOAS OPSIS mod.ER150. Le campagne sono state effettuate nelle seguenti localit: 15/01/92 - 31/08/93 - Milano, Piazza Beccaria;

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Capitolo 1 REPERIMENTOEORGANIZZAZIONE

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E METODOLOGIE PER LA G E S T I O N ED E L L A Q U A L I T D E L L ARIA

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DEIDATI ESISTENTI

DIINQUINAMENTO ATMOSFERICO RELATIVIALL AREAMILANESE

09.03.93 - 17.10.93 - Aeroporto di Milano Linate; 03.12.93 - 09.03.94 - Cornaredo, Piazza Libert; 06.09.94 - 31.10.94 - Corsico, SP Vigevanese. Scheda No. 4: PMIP Milano, Unit Operativa Chimica dati VOC Ente: Persona di riferimento: Periodo: Dati: PMIP Milano Prof. Aldo Cavallaro settembre 1992-marzo 1995 si veda il prospetto riportato nelle pagine precedenti, che riassume, per le due postazioni di Via Juvara e Viale Marche, i composti misurati, i relativi intervalli di mediazione e i periodi di esecuzione dei rilievi.

Le determinazioni di COV effettuate sino a tutto il 1994 hanno visto lesecuzione di prelievi su fiala di carbone attivo (Supelco ORBO-32), a un flusso di 1 l/min, la successiva estrazione con solvente (CS2 esente da benzene) in bagno a ultrasuoni e lanalisi per GC/FID. Con riferimento al prospetto riportato nella tabella 1.2, la tipologia dei prelievi stata la seguente: dati contrassegnati con la sigla 02H: due prelievi/giorno, di tre ore ciascuno, rispettivamente dalle 7.30 alle 10.30 e dalle 16.30 alle 19.30; dati contrassegnati con la sigla 08H: otto prelievi/giorno, di tre ore ciascuno, che coprono tutte le 24 ore; dati contrassegnati con la sigla 03H: tre prelievi/giorno, di otto ore ciascuno, rispettivamente dalle 6.00 alle 14.00, dalle 14.00 alle 22.00 e dalle 22.00 alle 6.00. Dal 1995 i sistemi con fiale di prelievo sono stati sostituiti con strumentazione automatica, e precisamente (sempre con riferimento al prospetto riportato in tabella 1.2): dati contrassegnati con la sigla ETA: valori semi-orari, ottenuti con lanalizzatore DANI mod.ETA; dati contrassegnati con la sigla BTX: valori orari, ottenuti con lanalizzatore Chrompack mod.BTX. Scheda No. 5: PMIP Milano, Unit Operativa Fisica (dati Laboratorio Mobile) Ente: Persona di riferimento: Periodo: Dati: PMIP Milano Dr. Roberto Gualdi periodi discreti, dal 1989 al 1995 valori medi orari di concentrazione di: SO2, ossidi di azoto, CO, O3 e idrocarburi totali e metano

I rilievi sono stati effettuati mediante limpiego di Laboratori Mobili, ai sensi del DPCM 28 marzo 1983, secondo lo schema indicato nella seguente tabella.

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E METODOLOGIE PER LA G E S T I O N ED E L L A Q U A L I T D E L L ARIA

Num. progr. 1 2 3 4a 4b 4c 4d 4e 5 6 7 8 9a 9b 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26

Sito dei rilievi Milano, Niguarda Milano, Piazzale Dateo Milano, Via Giambellino Cormano, Via Garibaldi Cormano, Via Bergamo Cormano, Via Martiri della Libert Cormano, Via Martiri della Libert Cormano, Via Bergamo Milano, Viale Sarca Cormano, Via Garibaldi Senago Milano, Via Valtellina Cologno M/, Via Boccaccio Cologno M/, Via Emilia Seregno Segrate, Via delle Regioni Lodi, Piazza Zaninelli Arcore Cinisello Balsamo Giussano Segrate, Via delle Regioni Milano, ITIS Molinari Lodi, Piazza Zaninelli Besana Brianza Vimercate Arluno, Via Toscanini Arluno, Piazza Bonomelli Vedano al Lambro Milano, Via Rombon Bertonico Cassano dAdda

Periodo di effettuazione inizio 26/6/89 01/1/90 09/2/90 05/3/90 26/3/90 17/4/90 23/4/90 08/5/90 26/6/90 21/12/90 12/2/91 09/4/91 12/3/91 23/4/91 21/5/91 24/6/91 24/7/91 23/8/91 24/9/91 24/10/91 25/11/91 03/1/92 22/1/92 24/2/92 24/3/92 04/5/92 29/5/92 24/6/92 16/7/92 23/7/92 25/8/92 fine 14/10/89 04/2/90 01/3/90 26/3/90 17/4/90 23/4/90 08/5/90 04/6/90 30/11/90 12/2/91 12/3/91 23/4/91 03/4/91 21/5/91 24/6/91 24/7/91 23/8/91 24/9/91 24/10/91 25/11/91 03/1/92 22/1/92 24/2/92 24/3/92 04/5/92 29/5/92 24/6/92 16/7/92 23/7/92 25/8/92 30/9/92
(segue)

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Capitolo 1 REPERIMENTOEORGANIZZAZIONE

DEIDATI ESISTENTI

DIINQUINAMENTO ATMOSFERICO RELATIVIALL AREAMILANESE

Num. progr. 27 28a 28b 29 30a 30b 31 32 30c 32a 32b 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46

Sito dei rilievi Seveso Lissone, Via Martiri della Libert Lissone, Via Don Minzoni Busto Garolfo Melegnano, Piazza Risorgimento Melegnano, Via Emilia Bresso Desio Melegnano, Piazza Risorgimento Milano Linate, sito 1 Milano Linate, sito 2 Magenta Cornaredo Gorgonzola Abbiategrasso Milano, Via Farini Lainate Renate Vaprio dAdda San Donato Milanese Milano, Via Gattamelata-Via Colleoni Pieve Emanuele Milano, Tunnel Stazione Centrale Carnate Muggi

Periodo di effettuazione inizio 30/9/92 02/11/92 01/12/92 07/1/93 18/2/93 18/3/93 22/4/93 01/6/93 19/7/93 01/9/93 20/9/93 22/10/93 23/11/93 13/1/94 15/2/94 12/4/94 12/5/94 09/6/94 11/8/94 30/9/94 21/11/94 12/12/94 09/2/95 06/3/95 12/5/95 fine 02/11/92 01/12/92 07/1/93 18/2/93 18/3/93 22/4/93 01/6/93 19/7/93 30/8/93 20/9/93 19/10/93 23/11/93 10/1/94 15/2/94 11/4/94 09/5/94 09/6/94 08/8/94 27/9/94 21/11/94 12/12/94 16/1/95 05/3/95 27/4/95 26/6/95

Tabella 1.3 - Campagne di misura effettuate dal PMIP Milano, Unit Operativa Fisica, tramite Laboratorio Mobile.

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E METODOLOGIE PER LA G E S T I O N ED E L L A Q U A L I T D E L L ARIA

Scheda No. 6: altri dati altri interessanti dati contenuti nel database sono stati raccolti dai seguenti enti: Ente: Persona di riferimento: Ente: Persona di riferimento: CNR, Istituto per lInquinamento Atmosferico, Roma Prof. Ivo Allegrini Comune di Milano (committente) CISE, Fondazione Clinica del Lavoro di Pavia (esecutori) Comune di Milano: Assessore al Settore Igiene e Sanit CISE: Dr. Paolo Frigieri, Fondazione Clinica del Lavoro di Pavia: Dr. Claudio Minoia AMSA Milano (committente) CISE (esecutore) AMSA: Direzione Tecnica CISE: Dr. Paolo Frigieri Aem Milano (committente) CISE (esecutore) Aem: Ing. Dario Merlini CISE: Dr. Paolo Frigieri

Ente: Persona di riferimento:

Ente: Persona di riferimento:

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Capitolo 2

Il modello EMISMOB2 per la stima delle emissioni da traffico


Michele Giugliano, Stefano Cernuschi e Andrea Cemin

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E METODOLOGIE PER LA G E S T I O N ED E L L A Q U A L I T D E L L ARIA

Sommario
Il traffico veicolare costituisce attualmente la sorgente di inquinanti pi rilevante nelle aree ur bane e pertanto la definizione di eventuali strategie di risanamento necessita di strumenti in grado di evidenziare in modo dettagliato limpatto di eventuali interventi sulle emissioni do vute a questa sorgente. In questo contesto il capitolo presenta il modello EMISMOB2 che permette il calcolo delle emissioni complessive di unarea in un determinato intervallo di tempo e consente la stima del leffetto di eventuali interventi di regolazione del traffico o del parco circolante. Nel capitolo viene discusso il modello e viene presentata una sua applicazione alla stima del levoluzione delle emissioni da traffico nellarea urbana di Milano nel corso del periodo 1996-2001 con lobiettivo di verificare leffetto del progressivo rinnovamento del parco circo lante lungo un arco temporale di cinque anni.

2.1 Il modello EMISMOB2


2.1.1 Introduzione Lampio numero di variabili coinvolte nel processo di emissione da traffico motorizzato ne rende alquanto complessa la valutazione. Daltra parte il ruolo sempre pi rilevante assunto da questa sorgente nei problemi di qualit dellaria esige stime sempre pi accurate delle sue emissioni anche in relazione alla definizione di strategie di risanamento. In questo contesto stato aggiornato e sviluppato il modello di calcolo EMISMOB2. Questo modello, messo a punto nellambito del progetto AMES e impiegato per lo studio Il progetto veicolo elettrico nellarea di Milano, implementa la metodologia di calcolo del progetto CORINAIR e la adatta a situazioni specifiche della motorizzazione italiana. Come noto, la valutazione delle emissioni si basa su tre elementi fondamentali: il numero di veicoli circolanti, la distanza da questi percorsa nellunit di tempo considerata e il fattore di emissione, cio la massa di inquinante emessa dal veicolo riferita a una percorrenza unitaria. Lalgoritmo generale di calcolo quindi definito come: Ei = dove: Ei [g/t]: emissione dellinquinante (i) nellunit di tempo (t) considerata; FEi,c [g/km]: fattore di emissione dellinquinante (i) per i veicoli di categoria c; pc [km/t]: percorrenza media dei veicoli di categoria c nellunit di tempo (t) considerata; Nc [-]: numero di veicoli di categoria c. Questa relazione pu essere utilizzata con diversi livelli di disaggregazione per tenere conto in maniera il pi possibile dettagliata delle differenze che intervengono a caratterizzare lemissione per tipo di veicolo e modalit di percorso.

FE
c

i,c

pc N c

(2.1)

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Capitolo 2 ILMODELLO EMISMOB2 PER LA STIMADELLEEMISSIONI

DATRAFFICO

2.1.2 I fattori di emissione CORINAIR Come gi accennato, la CEE ha promosso e coordinato un progetto per la stima delle emissioni di inquinanti atmosferici. La prima fase di tale progetto, denominato CORINAIR (Coordination of Informations on the Environment Air), si conclusa nel 1989 ed era costituita dalla realizzazione di un inventario prototipo delle emissioni dei principali macroinquinanti (SO 2, NO x, polveri, CO e COV) per lanno 1985 e per tutti i paesi membri della CEE. In tale ambito sono state messe a punto delle formulazioni per i fattori di emissione da combustioni mobili, caratterizzandole secondo il carburante utilizzato (benzina, gasolio, GPL), il regime di traffico (urbano, extraurbano, autostradale) e varie tipologie di veicoli. Per la tipologia pi rilevante per linquinamento nelle aree urbane (veicoli a benzina leggeri), lampia disponibilit di dati sperimentali e il progressivo restringimento dei limiti allemissione con le diverse normative comunitarie emanate negli ultimi 20 anni (tabella 2.1) avevano suggerito unulteriore suddivisione della categoria in base a tre classi di cilindrata (< 1400 cc, 1400-2000 cc, > 2000 cc) e allapplicazione delle regolamentazioni ECE (PRE ECE, ECE 15/00-01, ECE 15/02, ECE 15/03, ECE 15/04). Una seconda fase del progetto CORINAIR stata sviluppata negli anni successivi, allo scopo di aggiornare i fattori di emissione per linventario del 1990. In questo contesto sono state inserite nuove classi di veicoli per tenere conto dellevoluzione tecnologica successiva al 1985. In particolare in seguito alla diffusione delle marmitte catalitiche, sono state introdotte nella tipologia veicoli a benzina leggeri tre nuove classi: Improved Conventional, Open Loop e Closed Loop che tengono conto della situazione presente in quelle nazioni che hanno introdotto limiti alle emissioni pi restrittivi rispetto alla normativa comunitaria ECE 15/04.
Direttiva CEE 70/220 74/290 77/102 78/265 83/351 88/76 91/441 Regolamento ECE 15/00 (1970) 15/01 (1974) 15/02 (1977) 15/03 (1978) 15/04 (1981) 83 (1988) 1977 1979 1984 1989 1992 Recepimento in Italia 1975

Tabella 2.1 - Direttive CEE in materia di emissioni da autoveicoli.

2.1.3 Caratteristiche del modello Il modello EMISMOB2 (Calcolo delle EMISsioni da fonti MOBili, versione 2) impiega, come si detto, lalgoritmo generale di calcolo descritto dallequazione (2.1). Esso viene fornito su supporto informatico. Di seguito vengono riportate informazioni pi specifiche sul metodo di calcolo dei fattori di emissione per le varie classi di veicoli e di regimi di marcia.

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2.1.3.1 La suddivisione del parco circolante in categorie di veicoli Il modello EMISMOB2 adatta i parametri del progetto CORINAIR alla situazione italiana considerando le categorie di veicoli riportate in tabella 2.2. Rispetto alla metodologia CORINAIR, viene considerato un minor numero di categorie di veicoli, ritenute adeguate a descrivere la situazione attuale del parco nazionale e la relativa evoluzione nel breve e medio periodo. Per quanto riguarda la suddivisione in classi di et, vengono tralasciate le vetture corrispondenti alle normative antecedenti alla ECE 15/03, entrata in vigore nel 1979, in quanto si ritiene che lesiguo numero di tali vetture ancora circolanti sia tale da non influenzare significativamente le emissioni complessive; per le vetture dellultima generazione, dotate di marmitta catalitica, viene fatto riferimento alla categoria pi restrittiva considerata dal progetto CORINAIR, denominata Closed Loop, in quanto lunica che rispetta i limiti previsti dalla direttiva CEE 91/441 recepita dalla normativa italiana (DM Ambiente 7 gennaio 1992). 2.1.3.2 Fattori di emissione allo scarico per gli inquinanti considerati I risultati della seconda fase del progetto CORINAIR contengono una descrizione accurata dellandamento delle emissioni con le condizioni di guida per i veicoli passeggeri. Per questi veicoli, in particolare, sono disponibili parametrizzazioni in funzione della velocit dei fattori di emissione dei principali inquinanti (CO, COV e NOx) e del consumo specifico di carburante. Per quanto riguarda le altre classi di veicoli, i fattori di emissione sono definiti pi semplicemente in base al tipo di percorso del veicolo, distinto nelle tre configurazioni di marcia urbana, extraurbana e autostradale. La suddivisione in categorie di veicoli adottata dal modello EMISMOB2 riportata in tabella 2.2 . Per unanalisi di dettaglio dei fattori di emissione CORINAIR relativi alle varie classi di veicoli e di regime di marcia che vengono utilizzati dal modello EMISMOB2 si rimanda a Giugliano et al., 1996. Le emissioni di inquinanti dovute al traffico veicolare, oltre che dalle tipologie dei veicoli e dai regimi di marcia, dipendono anche dalla frazione dei veicoli funzionanti con motore freddo, dallo stato di manutenzione dei veicoli e dalle emissioni evaporative. 1. emissioni in condizione di motore freddo Il motore viene per definizione considerato caldo o freddo a seconda che la temperatura del liquido di raffreddamento superi o meno i 70C. Lemissione a freddo viene calcolata, a partire dallemissione a caldo, in base alla relazione: EFi,j = j mj ec (ef/ec - 1) dove: EFi,j [g/t]: j [ - ]: mj [km/t]: ec [g/km]: ef/ec [ - ]: emissione a freddo, nellunit di tempo (t), dellinquinante (i) per il veicolo di categoria j; frazione di percorrenza effettuata con motore freddo; percorrenza, nellunit di tempo(t), del veicolo di categoria j; fattore di emissione a caldo rapporto emissione a freddo/emissione a caldo. (2.2)

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DATRAFFICO

Il parametro j dipende dalla temperatura ambientale t a [C] e dalla lunghezza del viaggio medio ltrip [km] secondo la relazione: j = 0,647 - 0,025 ltrip - (0,00974 - 0,000385 ltrip) ta (2.3)

2. Valutazione delleffetto della cattiva manutenzione dei veicoli Unaccurata messa a punto del motore, mediante periodici interventi di manutenzione, pu ridurre sensibilmente le emissioni allo scarico.

Veicoli passeggeri (< 2,5 ton) Benzina 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 ECE 15/03 < 1400 cc ECE 15/03 1400 cc - 2000 cc ECE 15/03 > 2000 cc 13 14

Veicoli leggeri (2,5-3,5 ton) Benzina Diesel

Veicoli pesanti (3,5-16 ton) ECE 15/04 < 1400 cc ECE 15/04 1400 cc - 2000 cc ECE 15/04 > 2000 cc Veicoli pesantissimi (> 16 ton) Catalizzate < 1400 cc Catalizzate 1400 cc - 2000 cc Catalizzate > 2000 cc < 2000 cc > 2000 cc GPL 17 18 19 20 Diesel Motocicli Ciclomotori < 50 cc Motocicli > 50 cc a 2 tempi Motocicli > 50 cc a 4 tempi 15 16 Benzina Diesel

Diesel

Tabella 2.2 - Suddivisione in categorie di veicoli adottata dal modello EMISMOB2.

Attualmente i parametri richiesti per unadeguata valutazione del fenomeno sono difficilmente reperibili; il modello prevede comunque la possibilit di considerare un incremento delle emissioni dovuto a una frazione di automezzi circolanti in condizioni di cattiva manutenzione. Il valore dellincremento viene calcolato per i veicoli passeggeri e leggeri (< 3,5 t) a partire dalla frazione di veicoli circolanti in stato di cattiva

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manutenzione e dal rapporto tra le emissioni del veicolo prima e dopo lintervento di manutenzione definito per ogni inquinante e ogni categoria di veicoli. 3. Emissioni evaporative Le emissioni evaporative riguardano solo i composti organici volatili e vengono generate quasi esclusivamente dai veicoli a benzina, data la maggiore volatilit che ne caratterizza il combustibile rispetto al gasolio dei veicoli diesel. Anche per queste la carenza di dati non ha permesso di trattare tutte le categorie di veicoli, si hanno quindi i valori solo per i veicoli a benzina passeggeri e leggeri (< 3,5 t) e per i motocicli. Le emissioni evaporative possono essere suddivise in quattro categorie: perdite in movimento: avvengono quando il veicolo in uso; esse sono dovute al riscaldamento del serbatoio provocato dai condotti di scarico dei gas, dallaria riscaldata nel comparto motore che fluisce sotto il veicolo, dal combustibile caldo di ritorno dal comparto motore e dal calore irradiato dal manto stradale; perdite diurne: sono causate dalle variazioni di temperatura del serbatoio dovute allescursione termica giornaliera dellambiente; emissioni hot soak: sono generate dal riscaldamento del sistema di alimentazione del combustibile dovuto al calore disperso dal motore e dai condotti di scarico dei gas quando il veicolo viene spento. Il calore proveniente dal motore pu causare laumento della temperatura del combustibile nel carburatore a un valore di circa 70C, causando levaporazione della frazione pi leggera della benzina; emissioni da rifornimento: sono dovute ai vapori di benzina espulsi dal serbatoio dal carburante immesso durante il rifornimento. Esse dipendono, oltre che dallentit del rifornimento, dalla temperatura del liquido nel serbatoio. Il modello EMISMOB2 consente la valutazione delle emissioni evaporative secondo una relazione che considera le perdite in movimento, le perdite diurne e le emissioni hot soak. 2.1.4 Modalit di applicazione del modello Il modello EMISMOB2 pu essere applicato in due configurazioni di calcolo: la prima, tipica delle valutazioni a scala medio-grande, relativa al traffico diffuso in unarea mentre la seconda si riferisce al traffico incanalato negli assi viari di una rete stradale, caratteristico di valutazioni a scala pi ridotta. Lopzione di valutazione delle emissioni diffuse trova la sua applicazione nel calcolo delle emissioni complessive di unarea in un determinato intervallo di tempo e nella stima delleffetto su queste di eventuali interventi di regolazione del traffico o del parco circolante considerati nel loro complesso (per esempio limitazioni alla circolazione o introduzione di particolari dispositivi antinquinamento). A tale scopo anche possibile suddividere larea di studio in sottosettori, caratterizzati da distinte condizioni di traffico (velocit media) e da diverse composizioni del parco circolante (per esempio per limitazioni alla circolazione di alcune categorie di veicoli, come i camion o i veicoli privi di marmitta catalitica, in alcune zone). Lo schema di calcolo adottato dal modello in questa configurazione viene riportato in figura 2.1. Lopzione di valutazione delle emissioni relative a singoli assi viari molto simile, differenziandosi solo nei dati di input che, anzich riferirsi al complesso di unestesa area, devono riferirsi a singoli tratti di strada.

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DATRAFFICO

I Numero totale di veicoli

I Categorie di veicoli

Composizione del parco circolante per categorie di veicoli

Veicoli passeggeri

No

% veicoli per classi di velocit media

% di veicoli per tipologia (urbana, extraurbana, autostradale)

% di veicoli in marcia a freddo

% di veicoli con cattiva manutenzione

Veicoli leggeri No

Distribuzione del parco circolante in classi distinte per categorie di veicoli, tipo di marcia e stato di manutenzione I Percorrenza media per il veicolo di ogni classe Percorrenza totale di ogni classe di veicoli I Fattori di emissione per classi di veicoli O Emissioni per ogni classe di veicoli

Figura 2.1 - Schematizzazione della procedura di calcolo delle emissioni diffuse da un singolo trat to stradale.

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2.2 Applicazione del modello EMISMOB2 alla stima dellevoluzione delle emissioni da traffico nellarea urbana di Milano
La metodologia di calcolo sviluppata stata applicata alla stima dellevoluzione delle emissioni da traffico nellarea di Milano nel periodo 1996-2001 allo scopo di verificare leffetto del progressivo rinnovamento del parco circolante lungo un arco temporale di cinque anni. La superficie considerata ricopre un quadrato di 18 km di lato e comprende larea urbana della citt e il sistema di tangenziali che la circonda. 2.2.1 Evoluzione del parco circolante In tabella 2.3 viene riportata una stima dellevoluzione delle percorrenze giornaliere complessive nellarea urbana di Milano per categoria di veicoli ricavata dal Piano Urbano del Traffico formulato per la citt (Comune di Milano, 1995). Come si pu osservare, nel periodo considerato dallo studio, a eccezione di un leggero aumento dei chilometri percorsi dalle autovetture il primo anno, si prevede una progressiva riduzione delle percorrenze complessive, in quanto si ritiene che leventuale incremento della domanda di spostamenti possa venire assorbito dal potenziamento della rete di trasporto pubblico elettrico e dalle relative infrastrutture (parcheggi di scambio).
1996 Auto Moto Merci Bus 14.212.500 470.000 1.995.000 171.500 1997 14.259.000 469.000 1.995.000 170.000 1998 14.155.750 463.750 1.995.000 168.250 1999 14.052.500 458.500 1.995.000 166.500 2000 13.949.250 453.250 1.995.000 164.750 2001 13.846.000 448.000 1.995.000 163.000

Tabella 2.3 - Percorrenze complessive giornaliere nellarea urbana di Milano per tipo di veicolo in una giornata tipo invernale feriale dalle ore 0 alle 24.

Per quanto riguarda il tipo di combustibile utilizzato nello studio in esame, la ripartizione tra mezzi alimentati a benzina, gasolio e gas stata effettuata secondo le percentuali relative a un campione significativo del parco automobilistico nazionale. Alla stessa fonte stato fatto riferimento per la suddivisione dei veicoli passeggeri in base alla cilindrata. Levoluzione della composizione del parco dei veicoli passeggeri a benzina per classe di anzianit, legata alla progressiva introduzione di vetture dotate di convertitore catalitico a seguito delle imposizioni normative entrate in vigore nel 1991, stata stimata a partire dalla ripartizione per classi di anzianit, ricavata sulla base di rilevamenti statistici condotti sia in provincia di Milano che a livello medio nazionale e applicata per ogni anno. I risultati ottenuti, riportati in figura 2.2, prevedono un incremento del 70% circa di vetture catalizzate al 2001, a fronte del 40% che caratterizzava il parco circolante nel 1996.

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DATRAFFICO

< 1984 (convenzionali) > 1991 (catalizzatori) 80% 60% 40% 20% 0% 1996 1997 1998

1984/91 (convenzionali)

1999

2000

2001

Figura 2.2 - Evoluzione temporale della composizione per classi di anzianit del parco circolante dei veicoli passeggeri a benzina.

2.2.2 Suddivisione dellarea di studio per regimi di traffico e ripartizione del parco circolante Nel contesto dellapplicazione del modello EMISMOB2, larea urbana milanese stata suddivisa in quattro settori, differenziati per modalit di circolazione e individuati da unindagine sperimentale condotta per la valutazione dei cicli di guida rappresentativi dellarea stessa. La ripartizione del traffico per questi settori e le rispettive velocit medie rappresentative sono riportate in figura 2.3.

Figura 2.3 - Ripartizione dei veicoli circolanti nei quattro settori e velocit rap presentative.

Per i veicoli pesantissimi (TIR) la valutazione stata condotta separatamente, ipotizzando la loro presenza esclusivamente sulle tangenziali esterne caratterizzate da un regime di traffico autostradale.

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DATRAFFICO

I fattori di emissione utilizzati per CO, NOx e COV, corrispondenti ai rispettivi regimi di marcia, sono riportati in tabella 2.4. Le emissioni dei veicoli passeggeri circolanti con motore freddo sono state calcolate per una temperatura ambientale di 12C (media annua per larea di Milano), secondo uno schema descritto in Giugliano et al., 1996. In base alla relazione (2.2), per una lunghezza media dello spostamento pari a 7,8 km, la percentuale di veicoli circolanti con motore freddo stata valutata del 37,1%. 2.2.3 Stima dellevoluzione delle emissioni Con le assunzioni precedenti, nello studio in esame stata calcolata levoluzione temporale delle emissioni degli inquinanti nellarea urbana milanese a partire dalla situazione del 1996. Le figure 2.4 , 2.5 e 2.6 evidenziano, a titolo di esempio le stime relative al CO, ai COV e agli ossidi totali di azoto. Dallanalisi delle simulazioni si pu osservare come lincremento dei veicoli dotati di dispositivi antinquinamento (marmitta catalitica) porti, nellarco temporale considerato dallo studio, a una riduzione di pi del 30% delle emissioni di CO; riduzioni inferiori (attorno al 20%) sono attese per gli NO x, sui quali il catalizzatore ha un effetto minore, e per i COV, per i quali stata assunta invariata la quota emessa per evaporazione. Per quanto riguarda gli altri inquinanti considerati dallo studio e i consumi di combustibile complessivi la riduzione attesa meno significativa e corrisponde sostanzialmente alla variazione dei chilometri percorsi dai veicoli. Per N 2O e ammoniaca, presenti allemissione delle vetture catalizzate come sottoprodotti della riduzione degli NOx, viceversa atteso un incremento progressivo delle emissioni stesse, in linea con laumento della frazione catalizzata del parco circolante.

CO 150.000 100.000 50.000 0 1996 1997 1998 Anno 1999 2000 2001

Figura 2.4 - Evoluzione temporale delle emissioni annue di CO.

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COV 25.000 20.000 15.000 10.000 5000 0 1996 1997 1998 Anno 1999 2000 2001

Figura 2.5 - Evoluzione temporale delle emissioni annue di COV.

NOx 10.000 8000 6000 4000 2000 0 1996 1997 1998 1999 Anno 2000 2001

Figura 2.6 - Evoluzione temporale delle emissioni annue di NOx .

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Capitolo 2 B IBLIOGRAFIA

Bibliografia

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Capitolo 3

Lapproccio a recettore
Michele Giugliano, Stefano Cernuschi e Andrea Cemin

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Sommario
Lo sviluppo di varie reti di monitoraggio e la realizzazione di numerose campagne di misura ha reso disponibile una grande quantit di dati sullinquinamento atmosferico registrato nella Re gione Lombardia. Questa forte disponibilit di dati rappresenta una grande risorsa di conoscenze che non vie ne sempre utilizzata al pieno delle potenzialit. Infatti spesso le elaborazioni condotte sui dati si limitano allesigenza istituzionale di verifica dei limiti di legge, mentre noto che, laddove la popolazione e la qualit dei dati lo consentono, con approcci orientati al recettore si possono ricavare informazioni di grande utilit nella gestione della qualit dellaria. In questo contesto il capitolo si propone di evidenziare come una dettagliata conoscenza del le distribuzioni dei dati e delle relazioni tra i vari parametri delle stesse permetta di esprimere grandezze di difficile modellizzazione come, per esempio, il 98 percentile delle concentrazioni orarie di biossido di azoto in termini di grandezze molto pi semplici da trattare.

3.1 Statistica descrittiva


3.1.1 Disponibilit e serie analizzate

Figura 3.1 - Collocazione delle stazioni della rete regionale di rilevamento nellarea omogenea.

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Capitolo 3 L APPROCCIOA

RECETTORE

Si sono considerate nellanalisi le serie annuali dei dati di concentrazione registrate dalle 27 stazioni della rete di rilevamento regionale operanti nellarea omogenea di Milano (AO) nel periodo 1989-1994 (figura 3.1). Sono disponibili per il periodo considerato 627 serie annuali di dati per i seguenti inquinanti: CO, NO, NO 2, NOx, O3, polveri e SO 2. Per ci che riguarda invece i dati di COV (Carbonio Organico Volatile) essi non risultano registrati in modo organico e continuativo. Si dispone comunque dei risultati di una serie di campagne di misura condotte dal PMIP di Milano con lUnit Chimica (stazioni fisse di Via Juvara e Viale Marche) e con lUnit Fisica (Unit mobile e strumentazione DOAS). Alcuni rilevamenti dispongono inoltre della speciazione dei componenti dei COV, fra cui il benzene. Per la natura particolare della popolazione dei dati di COV disponibili, le elaborazioni per questa classe di inquinanti sono state sviluppate a parte. Le serie sono state sottoposte a una valutazione preliminare per identificarne la significativit ai fini della loro utilizzazione nelle elaborazioni successive. A tale scopo, ogni serie, memorizzata in un singolo file di dati orari/biorari, stata caratterizzata con un codice alfanumerico costituito da un singolo carattere che ne identifica il livello di affidabilit, valutato sulla base della disponibilit di dati validi nel periodo di riferimento (pari a 1 anno, indipendentemente dalleffettivo periodo di attivazione della stazione); i risultati di tale classificazione sono riportati nella ta bella 3.1 . Si convenuto di ritenere statisticamente rappresentative le serie annuali di dati che dispongono almeno del 75 % dei dati validi in base anche al criterio adottato dalla normativa per la valutazione del rispetto dei limiti di qualit dellaria (DPR, 1988). Delle 627 serie disponibili nellAO in esame, solo 385 presentano tale caratteristica; di queste, 60 riguardano il monossido di carbonio, 67 gli ossidi di azoto, 25 lozono, 29 le polveri e 67 lanidride solforosa. 3.1.2 Analisi della statistica descrittiva Per ogni serie e per diversi tempi di integrazione che vanno da quello minimo del dato rilevato (1-2 ore) allanno, si sono calcolati, oltre alla percentuale di dati validi, i principali parametri della statistica descrittiva: minimo e massimo dei valori di concentrazione, media e deviazione standard, media geometrica e deviazione geometrica standard, e di Weibull, percentili della distribuzione dei dati con particolare risoluzione per i valori estremi. Tutte le valutazioni di cui sopra sono state precedute da una elaborazione preliminare per la correzione dei valori al di sotto della soglia di rilevabilit dellapparecchiatura (indicati con zero nelle serie temporali) e per lintegrazione dei dati per tempi diversi dal tempo di campionamento. Secondo una prassi consolidata, si sono sostituiti gli zeri con i valori pari alla met della soglia di rilevabilit di ciascun parametro (0,1 g m-3 per il monossido di carbonio, 0,1 g m-3 per tutti gli altri inquinanti monitorati). Tale operazione, necessaria per la stima dei parametri geometrici, preferibile a metodi pi complessi quali quelli basati su criteri distribuzionali o di massima verosimiglianza, che non appaiono maggiormente affidabili ai fini delle successive stime parametriche. Lintegrazione temporale delle serie stata effettuata operando una media mobile con passo pari al tempo di integrazione, ottenendo cos una nuova serie di numerosit

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nt i = ntc tc ti-1 nella costruzione di tali serie si sono considerati validi i soli valori derivanti da aggregazioni che comprendessero almeno la met dei possibili valori validi nel periodo di integrazione. Lelaborazione preliminare stata condotta anche per le serie annuali contenenti meno del 75% di dati validi, mentre le successive fasi di analisi sono state limitate alle sole serie caratterizzate dalla presenza di almeno il 75% di dati validi, e quindi con parametri statistici rappresentativi. La tabella 3.2 riporta un esempio dei risultati delle elaborazioni effettuate per la serie annuale del monossido di carbonio della stazione di Milano-Verziere nel corso del 1994. Nella tabella si indica con t (h) il tempo di integrazione in ore, con DV la percentuale di dati validi, con Min, Max, M a, Sa, Ma ed Sa rispettivamente la concentrazione minima e massima, la media aritmetica e la deviazione standard, la media geometrica (in mg m-3 per il CO e g m-3 per gli altri inquinanti) e la deviazione geometrica standard. I valori e sono i parametri della distribuzione di Weibull e P% sono i percentili della distribuzione. I risultati delle analoghe valutazioni per tutte le altre serie temporali disponibili sono contenuti nella BDA (Banca Dati Ambientale, in allegato su supporto magnetico) in files identificati dalla sigla ???STPRC.XLS, dove ??? indica la sequenza di 3 caratteri che identifica ciascun inquinante (CO -, NO -, NO 2, NOX, O3 -, PTS, SO2). Il confronto tra i valori medi dei vari anni e delle diverse stazioni consente di valutare su scala climatologica la variabilit spazio-temporale delle grandezze esaminate e contribuisce a fornire un primo livello di informazioni circa la possibilit di considerare tra loro omogenee le diverse serie di dati ai fini delle elaborazioni successive. Il confronto tra i valori della deviazione geometrica standard parametro adimensionale in grado di eliminare il fattore di scala della distribuzione e di isolarne la sola dispersione invece in grado di fornire indicazioni circa lomogeneit dei fenomeni di emissione, trasformazione, trasporto e diffusione dei diversi inquinanti monitorati, tra le diverse stazioni nel corso degli anni. Nella tabella 3.3 sono riportate, per ciascun inquinante, le medie e le deviazioni standard dei parametri statistici. Gli aspetti pi interessanti di questa valutazione, che saranno poi sviluppati nelle analisi successive, riguardano le stazioni di Milano-Marche, Senato e Statuto che fanno registrare i massimi livelli di concentrazione dellAO per tutti gli inquinanti monitorati, mentre Agrate, Arese e Settimo risultano essere le stazioni caratterizzate dai livelli pi bassi. Per caratteristiche diametralmente opposte vanno poi segnalate le stazioni di Cinisello Balsamo e di Limito: la prima stazione fa registrare concentrazioni tra le pi elevate dellAO per tutti i parametri monitorati eccettuato lozono, per il quale si colloca a livelli al di sotto della media areale, mentre nella stazione di Limito si registrano i minimi livelli di concentrazione dellintera area per tutti gli inquinanti tranne che per le polveri e lozono (per questultimo in particolare, la cui concentrazione media sullintero periodo supera di oltre il 65% quella media dellAO). Nonostante le differenze, anche ragguardevoli, riscontrate tra i livelli di concentrazione dei diversi inquinanti e tra le diverse stazioni, lanalisi dei valori delle deviazioni geometriche standard permette di ritenere ragionevolmente omogenei tra loro i diversi siti di campionamento per gli aspetti che regolano la dispersione dei dati, cio il

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Ma CO NO NO2 NOx O3 PTS SO2 3,7 1,0 154,9 48,3 101,6 18,6 257,5 63,4 23,3 8,3 80,3 18,0 29,3 12,5

Sa 2,7 0,7 182,1 49,2 51,2 11,9 217,0 55,1 28,0 8,3 49,9 12,3 35,8 16,8

Mg 2,9 0,8 79,1 36,2 89,1 17,5 191,1 51,2 11,8 4,2 65,2 17,1 12,8 6,2

Sg 2,1 0,5 4,7 4,4 1,8 0,8 2,3 1,0 3,7 1,5 2,1 0,8 6,1 3,7

Tabella 3.3 - Media e deviazione standard dei parametri della statistica descrittiva per tutte le se rie annuali dellAO (mg m-3 per CO; g m-3 per gli altri inquinanti).

regime delle fonti e la meteorologia. Fatta eccezione per i dati di anidride solforosa e, in misura minore, per il monossido di azoto, la deviazione geometrica standard risulta infatti sostanzialmente costante per tutte le serie annuali analizzate. Un tale comportamento della deviazione geometrica standard conferisce alla popolazione di dati una certa omogeneit che consente di allargare la base per la formulazione di modelli statistici sviluppati successivamente. 3.1.3 Le distribuzioni delle serie annuali Per tutte le serie disponibili si valutata la possibilit di descrizione con semplici modelli di distribuzione definiti in termini di pochi parametri e con utili propriet di stima; in particolare si valutata ladattabilit delle distribuzioni lognormale a 2 parametri, gi utilizzate in analoghe applicazioni. Per i dati orari di concentrazione di ciascuna serie annuale, le corrispondenti distribuzioni teoriche di frequenza cumulata sono state valutate dai parametri della statistica descrittiva e poste a confronto in apposite carte di probabilit con le distribuzioni osservate. Il confronto, oltre che della rappresentazione grafica, si avvale del test non parametrico di Kolmogorov-Smirnov, che fornisce indicazioni circa il livello di confidenza con cui si pu accettare lipotesi di distribuzione formulata: la valutazione viene effettuata confrontando il massimo scarto tra le frequenze cumulate osservata e calcolata con lanalogo valore massimo stimato sulla base del livello di affidabilit prescelto (99% nel caso della presente applicazione) e della numerosit del campione valutato. Esaminando il massimo scostamento in valore assoluto tra le frequenze cumulate osservate e quelle stimate per le due distribuzioni valutate (D fmax;L e D fmax;W per la distribuzione lognormale e di Weibull, rispettivamente) e dellesito del test di Kolmogorov-Smirnov effettuato per entrambe le distribuzioni con livello di confidenza richiesto pari all1% (TKol;L;1% e TKol;W;1%), fatta eccezione per il biossido di azoto e per gli ossidi di azoto totali, per cui si riscontra una discreta incidenza del numero di serie adeguatamente descritte dalla distribuzione lognormale, gli esiti del test non paiono fornire sufficienti indicazioni per ritenere ragionevolmente affidabili n luna n laltra distribuzione teorica.

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Ulteriori indicazioni a favore della distribuzione lognormale derivano dallanalisi degli scarti tra le distribuzioni osservate e stimate: in particolare per il monossido di carbonio e per le polveri il valore medio dello scarto assoluto nella stima delle frequenze cumulate risulta sensibilmente inferiore rispetto allanalogo valore ricavato con la distribuzione di Weibull. Per gli altri inquinanti, anche lanalisi degli scarti non fornisce indicazioni definitive circa la migliore possibilit di descrizione.
Distribuzione lognormale
99,99 99,95 99,90 99,50 99,00 98,00 95,00 90,00 80,00 70,00 60,00 50,00 40,00 30,00 20,00 10,00 1 10 100

CO (mg m-3) Distribuzione di Weibull


99,99 99,95 99,90 99,50 99,00 95,00 90,00 80,00 70,00 60,00 50,00 40,00 30,00 20,00

10,00 1 10 100

CO (mg m-3)

Figura 3.2 - Monossido di carbonio: confronto tra le distribuzioni calco late dai parametri della statistica descrittiva e le distribuzioni osservate. Stazione di Milano-Verziere 1994, tempo di integrazione di 1 ora.

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Come si detto, sono state effettuate anche valutazioni di tipo grafico, confrontando le distribuzioni teoriche delle singole serie annuali e le corrispondenti frequenze cumulate dei dati osservati. In linea generale, tutte le serie mostrano una tendenza alla sovrastima degli alti percentili con la distribuzione lognormale e a una corrispondente sottostima da parte della distribuzione di Weibull, come bene evidenziato dallesempio mostrato nella figura 3.2 per il monossido di carbonio. Tale tendenza conferisce alla prima quelle caratteristiche di cautelativit che la rendono maggiormente indicata nella formulazione di modelli statistici per la valutazione delle esigenze di risanamento della qualit dellaria. 3.1.4 Composti organici volatili 3.1.4.1 Dati del PMIP - Unit Operativa Fisica - Laboratorio Mobile Le campagne effettuate dallUnit Operativa Fisica del PMIP mediante Laboratorio Mobile sul territorio comunale di Milano sono complessivamente quattro: Via Valtellina: dal 9 al 23 aprile 1991; ITIS Molinari (Via Crescenzago angolo Via Monfalcone): dal 3 al 22 gennaio 1992; Via Rombon (zona Lambrate): dal 16 al 23 luglio 1992; incrocio Via Gattamelata - Via Colleoni: dal 21 novembre al 12 dicembre 1994. I dati disponibili riguardano inquinanti convenzionali, quali CO, NO/NO2/NOx, O3 ed SO2, e idrocarburi: CH4, NMHC (idrocarburi non metanici), HC (idrocarburi totali), espressi rispettivamente in mg m-3, g m-3 e ppm. Le elaborazioni effettuate riguardano la statistica (tabella 3.4) e la distribuzione delle concentrazioni degli idrocarburi non metanici, degli idrocarburi totali e dei loro rapporti con gli ossidi di azoto: la durata e la copertura delle campagne effettuate rendono infatti trascurabile il contributo dei dati di inquinanti convenzionali alla conoscenza e alla formulazione di modelli nellAO rispetto alle serie provenienti dalla rete regionale di rilevamento.

Min HC NMHC NMHC/HC HC/NOx (g m )


-3

Max 5052,000 2752,000 0,567 50,813 152,474 20,400 77,375

Ma 2101,444 483,751 0,213 10,325 26,665 2,014 6,431

Sa 545,444 302,457 0,077 6,876 20,600 1,349 5,018

Mg 2042,933 412,468 0,200 8,619 21,190 1,727 5,285

Sg 1,258 1,748 1,430 1,806 1,938 1,712 1,829

1410,000 64,000 0,068 1,916 4,286 0,525 1,435

(g m )
-3

(g m / g m-3)
-3

(g m-3/ (g m-3) (ppm/ppm)


-3

NMHC/NOx (g m / (g m-3) (ppm/ppm)

Tabella 3.4 - PMIP - Unit Operativa Fisica - Laboratorio Mobile: statistica descrittiva comples siva delle serie registrate in Milano citt.

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Le figure 3.3-3.4 riportano in scala di log-probabilit la distribuzione dei dati di concentrazione degli idrocarburi totali e non metanici. La distribuzione lognormale risulta chiaramente ben descrivere le distribuzioni osservate; unica eccezione costituita dagli idrocarburi totali le cui code di distribuzione risultano nettamente sottostimate.
99,99 99,95 99,90 99,50 99,00 98,00 95,00 90,00 80,00 70,00 60,00 50,00 40,00 30,00 20,00 10,00 5,00 2,00 1,00 0,50 0,10 0,05 0,01 1000

HC ( g m-3)

10.000

Figura 3.3 - Idrocarburi totali: confronto tra la distribuzione lognor male calcolata dai parametri della statistica descrittiva e la distribuzio ne osservata. Tutte le campagne del Laboratorio Mobile a Milano citt, tempo di integrazione di 1 ora.
99,99 99,95 99,90 99,50 99,00 98,00 95,00 90,00 80,00 70,00 60,00 50,00 40,00 30,00 20,00 10,00 5,00 2,00 1,00 0,50 0,10 0,05 0,01 10

100

NMHC ( g m-3)

1000

10.000

Figura 3.4 - Idrocarburi non metanici: confronto tra la distribuzione lo gnormale calcolata dai parametri della statistica descrittiva e la distribu zione osservata. Tutte le campagne del Laboratorio mobile a Milano citt, tempo di integrazione di 1 ora.

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3.2 Rispetto degli standard e analisi delle tendenze


3.2.1 Rispetto dei limiti di qualit dellaria 3.2.1.1 Inquinanti convenzionali (CO, NO2, O3, polveri, SO2) Lanalisi del rispetto degli standard di qualit dellaria stata condotta con riferimento sia ai valori limite che ai valori guida previsti dal DPCM 28 marzo 1983 e dal DPR 24 maggio 1988, n. 203; com noto, il loro superamento comporta lattivazione dei piani di risanamento introdotti negli stessi decreti e definiti dal DM 20 maggio 1991. I valori dei limiti e le caratteristiche che li definiscono (parametro statistico, periodo di riferimento e tempo di integrazione) sono riportati in tabella 3.5.
Inquinante CO NO2 O3 PTS Periodo di rilevamento Anno (gen-dic) Anno (gen-dic) Anno (apr-mar) Giorno SO2 Anno (apr-mar) Inverno (ott-mar) Giorno Tempo di integrazione 8h 1h 1h 1h 24 h 24 h 24 h 24 h 24 h 24 h Valore limite Max = 10 mg m-3 Max = 40 mg m-3 P98 = 200 g m-3 Max = 200 g m-3(+) Valore guida P98 = 135 g m-3 P50 = 50 g m-3 -

Ma = 150 g m-3 (*) P95 = 300 g m-3 (*) M a = 40-60 g m-3 (*) Ma = 100-150 g m-3(*) P50 = 80 g m-3 P98 = 250 g m-3 Ma = 40-60 g m-3 P50 = 250 g m-3 Ma=100-150 g m-3

(*) rilevati per analisi gravimetrica; (**) rilevati con il metodo dei fumi neri; (+) da non superare pi di una volta al mese

Tabella 3.5 - Standard di qualit dellaria (DPCM 1983, DPR 1988). Ma = media aritmetica; Max = massimo; Pi = i-esimo percentile

Unulteriore verifica, limitata alla sola analisi degli episodi di superamento congiunto dei livelli di attenzione e di allarme per il monossido di carbonio e per il biossido di azoto, stata sviluppata con riferimento ai corrispondenti limiti definiti dai DM 12 novembre 1992 e 25 novembre 1994 e riportati nella tabella 3.6. La verifica degli standard ha interessato tutte le serie annuali disponibili. Per il monossido di carbonio lanalisi disaggregata per mese e per periodo della giornata mentre per il biossido di azoto sono valutate anche le frequenze di superamento dei limiti, intese come percentuale di dati rilevati che risultano superiori ai valori limite stessi, e la data di raggiungimento del limite, intesa come momento dellanno in cui risulta esaurito il tempo di superamento ammesso. Per quanto riguarda gli episodi di superamento congiunto dei livelli di attenzione e di allarme di CO ed NO2, lanalisi disaggregata per stazione, mese e anno oltre che per numero di episodi registrati su pi stazioni contemporaneamente.

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Capitolo 3 L APPROCCIOA

RECETTORE

Inquinante CO NO2 O3 PTS SO2


() (*)

Periodo di rilevamento
() () () () ()

Tempo di integrazione 1h 1h 1h 24 h 24 h

Livello di attenzione Ma = 15 mg m-3

Livello di allarme Ma = 30 g m-3

Ma = 200 g m-3 Ma = 400 g m-3 Ma = 180 g m-3 Ma = 360 g m-3 Ma = 150 g m-3 (*) Ma = 300 g m-3 (*) Ma = 125 g m-3 Ma = 250 g m-3

ciclo di 24 ore, con ora di inizio tra le 08.00 e le 15.00, predeterminato dallautorit competente per la zona urbana rilevati per analisi gravimetrica Ma = media aritmetica

Tabella 3.6 - Standard di qualit dellaria (DM 1992, 1994).

I risultati ottenuti indicano, a livello generale, superamenti dei limiti per CO (figura 3.5) ed NO2 (figura 3.6), particolarmente rilevanti per il primo in riferimento al tempo di integrazione di otto ore, ma con una tendenza temporale verso situazioni di maggior rispetto per entrambi gli inquinanti. Nellultimo biennio considerato, in particolare, lNO2 dispone di diverse stazioni in cui il limite viene rispettato, con le residue situazioni di superamento che presentano valori assai prossimi a esso, mentre il limite relativo al CO per il tempo di integrazione di 1 ora rispettato in tutte le stazioni dellarea. La tendenza osservata trova riscontro anche nellanalisi del rispetto congiunto dei livelli di attenzione e di allarme, il cui numero mostra una decisa diminuzione a partire dal 1991.

120

100

80

60

40

20

0 1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39 41 43 45 47 49 51 53 55 57 59 1990 1991 1992 1993 1994 Standard

Figura 3.5 - Monossido di carbonio: rispetto degli standard per tutte le serie annuali. Nu mero di superamenti annui. Tempo di integrazione di 8 ore.

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400 350

300 250 200 150 100 50 0

9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39 41 43 45 47 49 51 53 55 57 59 1989 1990 1991 1992 1993 1994 Standard

Figura 3.6 - Biossido di azoto: rispetto degli standard per tutte le serie annuali. Valore del 98 percentile. Tempo di integrazione di 1 ora.

Anche per quanto riguarda le polveri (figure 3.7-3.8) e lSO2 (figure 3.9-3.10) la situazione, caratterizzata dal completo rispetto dei limiti, mostra una significativa tendenza al miglioramento dei parametri regolati dagli standard corrispondenti.

160 140 120 100 80 60 40 20 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 1990 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 1991 1992 1993 1994 Standard

Figura 3.7 - Polveri: rispetto degli standard per tutte le serie annuali. Media annuale sul pe riodo gennaio-dicembre. Tempo di integrazione di 24 ore.

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Capitolo 3 L APPROCCIOA

RECETTORE

350

300

250

200

150

100

50

9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 1990 1991 1992 1993 1994 Standard

Figura 3.8 - Polveri: rispetto degli standard per tutte le serie annuali. Valore del 95 per centile sul periodo gennaio-dicembre. Tempo di integrazione di 24 ore.

Per lozono, viceversa, la situazione appare meno definita (figura 3.11) in relazione anche alla complessit che ne caratterizza i processi di formazione a partire dalle emis-

100

80

60

40

20

9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39 41 43 45 47 49 51 53 55 57 59 1991 1992 1993 1994 Standard

Figura 3.9 - Anidride solforosa: rispetto degli standard per tutte le serie annuali. Me diana sul periodo aprile-marzo. Tempo di integrazione di 24 ore.

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300

250

200

150

100

50

9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39 41 43 45 47 49 51 53 55 57 59 1991 1992 1993 1994 Standard

Figura 3.10 - Anidride solforosa: rispetto degli standard per tutte le serie annuali. Va lore del 98 percentile sul periodo aprile-marzo. Tempo di integrazione di 24 ore.

60

50

40

30

20

10

1 2 3

5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 1989 1990 1991 1992 1993 1994 Standard

Nota: non si registrano serie che, pur rispettando gli standard mensili, siano caratterizzate da un numero annuale di superamenti maggiore di 1.

Figura 3.11 - Ozono: rispetto degli standard per tutte le serie annuali. Numero di supera menti annui. Tempo di integrazione di 1 ora.

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sioni primarie. Pur se lo standard appare rispettato per circa la met delle serie disponibili, non possibile identificare con sufficiente chiarezza alcuna tendenza: i dati mostrano infatti un miglioramento nel periodo 1989-1991 e un graduale peggioramento nel triennio successivo. 3.2.1.2 Idrocarburi non metanici Per quanto riguarda gli idrocarburi non metanici (NMHC), la normativa vigente (DPCM, 1983) impone un valore limite di 200 g m-3 come concentrazione massima su un tempo di integrazione di 3 ore, da adottarsi nelle zone e i periodi dellanno nei quali si verifichino superamenti significativi dello standard relativo allozono. Lanalisi del rispetto di tale limite stata effettuata utilizzando i dati rilevati durante le campagne di misura del PMIP - Unit Operativa Fisica che, pur non avendo registrato alcun superamento dello standard per lozono (anche perch condotte, in qualche caso, in periodi invernali che ne limitano ulteriormente la produzione per via fotochimica), risultano le uniche disponibili.

140 120 100 80 60 40 20 0 Via Valtellina ITIS Molinari Via Rombon Via Gattamelata
83,33% 83,58% 96,33% 99,09%

Dati che non rispettano lo standard

Dati disponibili

Figura 3.12 - NMHC: numero di dati disponibili e numero di superamenti dello stan dard per le 4 campagne con laboratorio mobile dal PMIP-Unit Operativa Fisica. Tem po di integrazione di 3 ore.

I risultati ottenuti sono riportati in figura 3.12 in termini di numero complessivo dei superamenti (indipendentemente dai corrispondenti valori di ozono, quando disponibili), e di percentuale di dati sul totale delle misure effettuate che eccedono il valore limite. Nelle quattro campagne effettuate lo standard risultato sempre superato da oltre l80% dei dati.

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3.2.1.3 Analisi delle tendenze Con questa elaborazione si inteso evidenziare, a livello complessivo dellarea, landamento della qualit dellaria rispetto ai singoli inquinanti analizzati, allo scopo di cogliere anche gli effetti di almeno due importanti evoluzioni in atto: il rinnovo del parco circolante con autovetture catalizzate e il programma di ispezione e manutenzione dei veicoli messo in atto dalla Regione Lombardia (bollino blu). Al fine di poter trarre delle indicazioni estendibili allarea nel suo complesso si sono calcolati i valori medi di concentrazione sullintera AO pesando le concentrazioni medie delle singole stazioni con la numerosit dei dati validi disponibili per ognuna di esse. I valori medi areali su cui effettuare lanalisi sono stati calcolati sia su base annuale (gennaio-dicembre) che semestrale (settembre-febbraio e marzo-agosto) al fine di verificare eventuali differenze stagionali dei livelli di riduzione. La tabella 3.7 e la figura 3.13 riassumono le concentrazioni medie annuali cos valutate per lintera AO e la loro corrispondente variazione rispetto al valore di riferimento del 1990. evidente la presenza di un andamento decrescente pi o meno marcato per le concentrazioni di CO, NO2 ed SO 2 e, con presenza di dati in controtendenza, per quelle di NO ed NOx; i dati delle polveri presentano oscillazioni tali da non ritenere significativo, al momento, landamento rilevato a partire dal 1993, mentre una tendenza crescente, particolarmente accentuata infine riscontrabile per i dati di ozono a partire dal 1992, in accordo con quanto gi osservato, ma meno evidente nella precedente analisi del rispetto degli standard. Gli andamenti sin qui analizzati non sono stati depurati dagli effetti della meteorologia che potrebbe svolgere un ruolo significativo modificando il reale andamento delle concentrazioni e determinando la tendenza generale alla diminuzione osservata per i livelli medi di concentrazione. Al fine di valutarne il possibile effetto stata sviluppata unanalisi dellandamento delle concentrazioni medie invernali ed estive di CO: tale inquinante, poco reattivo in atmosfera ed emesso principalmente da ununica tipologia di sorgente con un regime continuo durante lanno, si configura infatti come un tracciante della diversa capacit dispersiva dellatmosfera per analisi di lungo periodo. Per compiere questa elaborazione sono stati individuati dei periodi pienamente rappresentativi sia delle condizioni meteorologiche tipiche stagionali che dellattivit delle fonti di emissione che caratterizza normalmente la stagione considerata. Si cos riscontrato come i bimestri gennaio-febbraio e giu-

CO mgm 1990 1991 1992 1993 1994 4,5


-3

NO
-3

NO2
-3

NOX
-3

O3
-3

PTS
-3

SO2 39,6

%90 g m %90 g m 193,2

%90 g m %90 g m %90 g m 3,9,0 25,9 81,1

%90 g m-3 %90 3,0% 37,2 -6,1%

115,6

4,0 -11,0% 180,2 -6,7% 111,0 -4,0% 290,6 -5,9% 19,8 -23,4% 83,5

3,6 -19,3% 146,5 -24,2% 101,2 -12,4% 247,6 -19,9% 22,3 -13,9% 89,8 10,8% 30,2 -23,6% 3,5 -21,8%150,0%-22,4% 95,2 -17,6% 245,6 -20,5% 23,0 -11,4% 78,0 -3,8% 24,8 -37,3% 3,1 -29,9% 110,1 -43,0% 83,8 -27,4% 194,3 -37,1% 26,0 0,4 75,3 -7,1% 19,2 -51,5%

Tabella 3.7 - Concentrazioni medie annuali sullintera AO. %90 = variazione rispetto al 1990 (%).

68

Capitolo 3 L APPROCCIOA

RECETTORE

+20% +10% +0% -10% -20% -30% -40%


CO NO C3 NO2 PTS NO X SO2

-50% -60% 1990

1991

1992 Anno

1993

1994

Figura 3.13 - Variazione percentuale delle concentrazioni medie annuali dellAO con riferi mento alla figura 3.14.

gno-luglio siano i periodi che meglio rappresentano, rispettivamente, le stagioni invernale ed estiva. Per ciascuna stazione sono stati pertanto individuati gli andamenti giornalieri delle concentrazioni orarie di CO (giorno tipo) rappresentativi di entrambe le stagioni, calcolando la media ora per ora dei valori di concentrazione registrati nei bimestri di riferimento negli anni 1990-1994. Considerando la finestra temporale compresa tra le ore 6:00 e le ore 22:00, periodo durante il quale lattivit delle fonti di emissione pi intensa, si valutato il valore medio della concentrazione di CO del giorno tipo invernale ed estivo: la media invernale ed estiva riferite a tutta lAO per ogni anno del quinquennio 1990-1994 sono state infine calcolate come media aritmetica delle concentrazioni medie stagionali del giorno tipo delle singole stazioni di monitoraggio. Landamento temporale dei valori cos ottenuti riportato nella tabella 3.8, in cui sono indicati anche i valori del rapporto K tra la media invernale ed estiva. Sia la concentrazione media rappresentativa della stagione invernale sia quella della stagione estiva presentano andamenti decrescenti analoghi a quello della media annuale, pur se contraddistinti da una minore regolarit. Si pu notare una riduzione pi marcata delle concentrazioni medie invernali, che si attesta sul 36,2% al 1994, mentre la riduzione delle concentrazioni medie estive risulta pi prossima a quella registrata per le medie annuali e pari al 27,6%. Elaborazioni analoghe alla precedente sono state effettuate anche con riferimento al solo valore massimo giornaliero delle concentrazioni orarie del giorno tipo stagionale, osservando andamenti complessivi per lAO del tutto analoghi a quelli relativi alla

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Media annuale (mg m-3) 1990 1991 1992 1993 1994 4,48 3,99 3,61 3,50 3,14

Media invernale (mg m-3) 6,04 5,43 5,24 4,81 3,95

Media estiva (mg m-3) 2,72 2,62 2,48 2,11 1,89

K 2,23 2,07 2,12 2,28 2,09

Tabella 3.8 - Monossido di carbonio: andamento delle concentrazioni medie annue, invernale ed estiva relative a tutta lAO e valori del rapporto K tra la media invernale ed estiva nel periodo 1990-1994.

Max 8 (mg m-3) 7 6 5 4 3 2 1 0 1990 1991 1992 1993

Inverno Estate

1994

Anno

Figura 3.14 - Monossido di carbonio: andamento dei valori massi mi di concentrazione come media dellintera AO nel periodo 19901994.

media annua e alle medie stagionali (figura 3.14 ). Lentit delle riduzioni riferite allintera AO tra il 1990 e il 1994 per le stagioni invernale ed estiva risultano pressoch identiche, pari rispettivamente al 32,9% e al 31,6%, e prossime al valore riscontrato per la media annuale. Dal momento che le concentrazioni massime giornaliere risultano maggiormente rappresentative del regime emissivo, in quanto solitamente corrispondenti al momento di pi intensa attivit delle fonti, tale risultato permette di ipotizzare che losservata riduzione dei livelli di concentrazione sia principalmente dovuta a uneffettiva riduzione delle emissioni di CO, con un ruolo sostanzialmente trascurabile dellelemento meteorologico. Tale ipotesi altres ben supportata dallandamento annuale delle emissioni di CO da sorgenti mobili stimato sulla base di rinnovo del parco circolante con vetture dotate di marmitta catalitica.

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Capitolo 3 L APPROCCIOA

RECETTORE

Ulteriore conferma a questa prima indicazione risulta fornita dallanalisi dellandamento temporale dei valori del rapporto K tra le concentrazioni medie invernale ed estiva, che risulta praticamente costante tra il 1990 e il 1994. Lampiezza temporale dellintervallo considerato costituisce una base di dati sufficientemente ampia, in grado di attenuare eventuali anomalie di breve periodo. La sostanziale costanza nel tempo del valore del rapporto K mostra che nellintervallo di tempo esaminato non si sono verificate stagioni meteorologicamente anomale e caratterizzate da capacit dispersive dellatmosfera significativamente discoste dai valori medi areali. Le analisi effettuate consentono cos di ritenere sostanzialmente trascurabile il ruolo dellelemento meteorologico sullandamento delle concentrazioni medie annuali degli inquinanti nel periodo di rilevamento considerato. Pur tuttavia evidente che casi di inquinamento acuto, con laccumulo di inquinanti in atmosfera, possono comunque essere favoriti da particolari situazioni meteorologiche. Su questa base le tendenze osservate per i livelli medi di concentrazione nellarea, riportate in figura 3.13, possono considerarsi depurate dalleffetto meteorologico e imputabili ai soli andamenti delle emissioni.

3.3 Modelli statistici


Come gi osservato nella parte dedicata alla statistica descrittiva, la distribuzione dei dati di inquinamento atmosferico pu essere vantaggiosamente descritta con modelli teorici, soprattutto se questi ultimi hanno utili propriet e consentono rappresentazioni grafiche e parametriche semplici e flessibili. Largamente documentato per i dati di inquinamento atmosferico , a tale proposito, limpiego dei modelli di descrizione lognormale a 2 e a 3 parametri, del modello di Weibull e del modello gamma. Ladattabilit della distribuzione lognormale a 2 parametri e del modello di Weibull ai dati in esame gi stata valutata nelle sezioni precedenti. Lelevata variabilit intrinseca dei valori estremi, alimentata anche dal malfunzionamento dei sistemi di misura, difficilmente per ne consente la descrizione con semplici modelli, senza invocare complesse teorie sullasintoticit degli stessi valori estremi; daltra parte, questo particolare settore della distribuzione risulta di interesse predominante perch correlato di norma agli standard di qualit dellaria e comunque alle situazioni di effetto acuto dellinquinamento atmosferico. Per descrizioni pi raffinate delle distribuzioni, soprattutto per quanto riguarda il settore delle concentrazioni pi elevate, possono cos risultare utili modelli statistici empirici che, se da una parte non dispongono di teoria e hanno una validit limitata al sistema emissione-qualit dellaria che ha generato la popolazione di dati analizzata, dallaltra possono consentire descrizioni anche molto precise dei valori estremi, e risultano quindi di particolare utilit per larea del rilevamento. Per larea di Milano, in particolare, approcci per la formulazione di modelli statistici empirici delle serie temporali di concentrazioni di SO2 hanno messo in evidenza il ruolo assolutamente dominante della media aritmetica su lungo termine, valore semplice e di facile acquisizione, eventualmente anche con modelli di trasporto e diffusione, per la descrizione dei valori estremi della distribuzione e di para-

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metri anche molto raffinati quali la durata delle alte concentrazioni. La possibilit di descrivere in modo piuttosto preciso i valori estremi, oggetto dello standard, in funzione della sola media aritmetica a lungo termine (tipicamente annuale) ha cos consentito limpiego nei modelli roll-back di un parametro stabile e affidabile come questultimo, in luogo di dati aleatori come i valori estremi, per la stima della riduzione delle emissioni occorrente per il rispetto dello standard della SO 2. proprio con lo scopo di stimare le riduzioni delle emissioni occorrenti per il rispetto dello standard di CO e NO 2, largamente disattesi nellarea di Milano, che si sono formulati, con approcci simili a quelli gi utilizzati per la SO 2, modelli statistici empirici in grado di descrivere le cospicue popolazioni di dati disponibili. 3.3.1 Modelli statistici per la distribuzione di CO Le elaborazioni hanno utilizzato le serie storiche delle concentrazioni di CO registrate nelle stazioni di monitoraggio dellAO nel periodo 1989-1994 e che dispongono di almeno il 75% dei dati validi. 3.3.1.1 Modello empirico Lanalisi di 60 serie annuali di dati di CO, registrate in 19 stazioni di rilevamento situate nellarea omogenea di Milano nel periodo 1990-1994, ha consentito di evidenziare il ruolo dominante svolto dalla media annuale sulle statistiche di maggior interesse per la descrizione della qualit dellaria. Dalle elaborazioni sono stati esclusi i dati relativi alle serie storica Brera Quota 1992, in quanto il posizionamento in quota della stazione di monitoraggio rende poco confrontabili con quelli delle altre stazioni i valori delle medie annuali, che fanno infatti registrare valori sensibilmente inferiori a quelli risultanti nellarea nel suo complesso. Si quindi proceduto ad analizzare la dipendenza dei percentili di concentrazione CF (mg m3) dalla frequenza cumulata F (%) che li definisce, dalla media aritmetica annuale Ma (mg m3) e dal tempo di integrazione t (h). Sono stati presi in considerazione i percentili corrispondenti a 12 valori di frequenza cumulata tra l80 e il 99,9% per 5 tempi di integrazione (1, 4, 8, 12 e 24 ore) relativi alle 59 serie annuali, caratterizzate ciascuna da una concentrazione media Ma. Come si pu osservare, lanalisi riguarda soprattutto i percentili estremi della distribuzione. La dipendenza dei percentili considerati, sempre piuttosto regolare rispetto alla frequenza cumulata e al tempo di integrazione, ha consentito di sviluppare un modello analitico con la seguente formulazione: CF = k Fb Ma td (3.1)

dove k, b e d sono costanti numeriche. La struttura del modello risulta molto simile alla formulazione messa a punto per la descrizione delle alte concentrazioni di SO2 nellarea urbana milanese. Con la tecnica della regressione lineare si messa in evidenza la sostanziale indipendenza del parametro d dalle variabili in esame, con un valore medio pari a -0,08 e un errore medio di 0,003; al contrario i valori dei parametri k e b hanno mostrato una significativa dipendenza dalla frequenza cumulata, soprattutto per i valori estremi superiori al 99 percentile.

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Capitolo 3 L APPROCCIOA

RECETTORE

Per acquisire tale dipendenza del modello, senza complicarne ulteriormente la formulazione, il campo di applicazione stato suddiviso in due parti con valori diversi delle costanti numeriche k e b, salvaguardando sia laccuratezza che la semplicit della descrizione. Sono stati cos ricavati i valori delle costanti numeriche k e b e le formulazioni del modello da utilizzare nei due seguenti intervalli di frequenza cumulata: CF = 3,037 CF = 4,840

( ) ( )
F 100 F 100

2,908

Ma t -0,08 Ma t -0,08

per F 98,6% per F > 98,6%

(3.2) (3.3)

35,451

La rappresentazione grafica del modello messo a punto esemplificata nella figura 3.15, che riporta i valori dell80, 90, 95 e 98 percentile in funzione della media annuale per il tempo di integrazione di 8 ore; la linearit del legame, particolarmente marcata per i percentili pi bassi, presenta una maggiore dispersione attorno alla retta del modello empirico per il 98 percentile, che si accentua ulteriormente per i percentili pi elevati.

16 14 12 10 8 6 4 2 0 0
P80 P90

1
P95

2
P98

3
Modello empirico

5 6 Media annuale (mg m-3)

Figura 3.15 - Monossido di carbonio: dipendenza dei percentili dalla media annuale Ma e confronto con i modelli empirici descritti nelle equazioni (3.2) e (3.3) per il tempo di integrazione di 8 ore.

3.3.2 Modelli semiempirici Con lobiettivo invariato di descrivere le distribuzioni dei dati osservati nellarea in funzione della media annuale, stata valutata ladattabilit di alcune distribuzioni teoriche comunemente utilizzate per la descrizione di serie di concentrazioni di inquinanti atmosferici. Le distribuzioni prese in considerazione sono la distribuzio-

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ne lognormale a 2 parametri, la distribuzione di Weibull e la distribuzione esponenziale. Le elaborazioni sono state sviluppate con riferimento ai dati relativi al tempo di integrazione di 8 ore, di particolare interesse in quanto lo standard di qualit dellaria stabilito per tale tempo di integrazione risulta frequentemente disatteso nellAO. Per quanto riguarda le distribuzioni lognormale e di Weibull, sono stati preventivamente calcolati i rispettivi parametri statistici che descrivono completamente la popolazione dei dati di ciascuna serie storica, analizzando quindi la loro relazione con la media annuale corrispondente. La stima dei parametri della distribuzione esponenziale stata effettuata con riferimento ai percentili della distribuzione osservata delle concentrazioni, calcolati per ciascuna serie storica. Con tecniche di regressione lineare applicate ai logaritmi della frequenza di superamento dei rispettivi percentili sono stati determinati i valori dei parametri per ciascuna serie storica, analizzando quindi anche in questo caso la relazione tra i valori cos ottenuti e la corrispondente media annuale. La verifica delladattamento dei dati osservati alle distribuzioni stata infine effettuata, per ciascuna serie di dati, con riferimento ai percentili della distribuzione osservata delle concentrazioni mediate sulle 8 ore.

6 5 4 3 2 1 0

Mg = 0,858Ma - 0,062 2 R = 0,955

5 6 Media annuale (mg m-3)

Figura 3.16 - Monossido di carbonio: dipendenza della media geometrica dalla media annuale (aritmetica) e retta di regressione.

3.3.2.1 Modello semiempirico lognormale Nelle figure 3.16 e 3.17 sono rappresentati i diagrammi a dispersione dei valori dei parametri della distribuzione lognormale in funzione della media annuale. Mentre i valori della media geometrica sono descritti con buona approssimazione da una funzione lineare della media annuale, quelli della deviazione geometrica standard Sg appaiono

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Capitolo 3 L APPROCCIOA

RECETTORE

5 6 Media annuale (mg m-3)

Figura 3.17 - Monossido di carbonio: dipendenza della deviazione geometrica standard dalla me dia annuale (aritmetica).

del tutto indipendenti da questultima. Nelle applicazioni della distribuzione lognormale si pu pertanto assumere costante il valore di Sg e pari alla media geometrica dei valori ottenuti per le singole serie costituenti la popolazione di dati: la media geometrica ha dato infatti risultati migliori della media aritmetica nella stima dei percentili. 3.3.2.2 Modello semiempirico di Weibull Nelle figure 3.18 e 3.19 sono rappresentati i diagrammi a dispersione dei valori dei parametri della distribuzione di Weibull in funzione della media annuale. I valori del parametro di locazione sono ben descritti da una dipendenza di tipo lineare, mentre si pu escludere ogni possibile correlazione tra i valori del parametro di dispersione e la media annuale stessa. Con considerazioni analoghe a quelle gi illustrate per la distribuzione lognormale il valore di tale parametro stato assunto costante e pari alla media geometrica dei valori delle singole serie storiche. 3.3.2.3 Modello semiempirico esponenziale Si valutata la possibilit di descrivere i dati relativi ai soli alti percentili con una distribuzione di tipo esponenziale: F = 1 - exp ( C + ) (3.4)

dove F la frequenza cumulata, C (mg m -3) la concentrazione non superata, e e sono costanti numeriche stimate per ciascuna serie storica con la regressione lineare applicata ai logaritmi della frequenza di superamento dei rispettivi percentili considerati (80-99). Dallanalisi della dipendenza dei parametri e dalla concentrazione media annuale si ricava che i valori del parametro presentano un an-

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7 6 5 4 3 2 1 0 0 1 2 3 4

= 1,133Ma - 0,059 2 R = 0,997

5 6 Media annuale (mg m-3)

Figura 3.18 - Monossido di carbonio: dipendenza del parametro (aritmetica) e retta di regressione.

di Weibull dalla media annuale

0 0 1 2 3 4 5 6 Media annuale (mg m-3)

Figura 3.19 - Monossido di carbonio: dipendenza del parametro le (aritmetica).

di Weibull dalla media annua -

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Capitolo 3 L APPROCCIOA

RECETTORE

0 0 -0,2 -0,4 -0,6 -0,8 -1 -1,2

= 0,093Ma - 0,884

Media annuale (mg m-3)

Figura 3.20 - Monossido di carbonio: dipendenza del parametro ziale dalla media annuale (aritmetica) e retta di regressione.

della distribuzione esponen -

3 2 1 0 -1 -2 0 1 2 3 4 5 6 Media annuale (mg m-3)

Figura 3.21 - Monossido di carbonio: dipendenza del parametro ziale dalla media annuale (aritmetica).

della distribuzione esponen -

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damento lineare crescente con la media annuale, caratterizzato per da una sensibile dispersione intorno alla retta interpolante (figura 3.20 ). Tuttavia, poich linterpolazione dei valori di con curve di ordine superiore o trascendenti comporta una maggiore complessit del modello e non determina stime dei percentili apprezzabilmente migliori, per lespressione del parametro in funzione della media annuale stata utilizzata la forma lineare, nonostante il basso valore del coefficiente di correlazione (0,536). I valori del parametro non presentano alcuna correlazione con la media annuale ( figura 3.21 ): nelle applicazioni del modello semiempirico esponenziale se ne pertanto assunto costante il valore, pari alla media aritmetica dei valori delle singole serie storiche. In questo caso infatti la media aritmetica dei valori di ha dato risultati migliori della media geometrica nella stima dei percentili. 3.3.2.4 Stima delle prestazioni dei modelli semiempirici Le elaborazioni svolte hanno consentito di formulare una serie di espressioni per le distribuzioni dei dati, tutte completamente definite da due parametri, correlati in maniera pi o meno robusta alla media annuale, che sono riportati nella tabella 3.9. La curva delle frequenze cumulate F(C), che fornisce il valore del percentile dei dati che non superano la concentrazione C, assume pertanto le seguenti formulazioni:

Modello Lognormale Weibull Esponenziale

Parametri Mg = 0,858 M a - 0,062 = 1,133 M a - 0,059 = 0,093 M a - 0,884 S g = 1,830 = 1,715 = 1,020

Tabella 3.9 - Monossido di carbonio: parametri dei modelli semiempirici per la descrizione delle di stribuzioni per il tempo di integrazione di 8 ore.

modello lognormale

F(C) =

t exp (- ) dt 2 2 1
z 2

(3.5)

in cui

z=

ln C - ln (0,858 Ma - 0,062) ln (1,830)

Dal momento che non esiste soluzione analitica allequazione (3.5), si rende necessario il ricorso a tabelle di probabilit o a formulazioni approssimate che permettono di ricavare la frequenza cumulata corrispondente a un valore C di concentrazione o, viceversa, il valore di C cui corrisponde una prefissata frequenza cumulata.

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Capitolo 3 L APPROCCIOA

RECETTORE

modello di Weibull

F(C) = 1 - exp

[(
-

C 1,133 Ma - 0,059

)]

1,715

(3.6) (3.7)

modello esponenziale F(C) = 1 - exp [(0,093 Ma - 0,884) C + 1,020]

Poich il modello esponenziale stato espressamente approntato per la sola descrizione degli alti percentili, mentre i modelli lognormale e di Weibull sono in grado di descrivere lintera distribuzione, la verifica comparativa della capacit dei modelli semiempirici di descrivere la distribuzione dei dati osservati stata effettuata valutando per ciascuna serie storica il coefficiente di correlazione (r) tra i valori osservati e quelli calcolati, nonch lerrore medio Em e lerrore quadratico medio Eqm corrispondenti, limitatamente ai percentili superiori all80. I valori medi di tali parametri (tabella 3.10) evidenziano
Modello r Em (mg m-3) Eqm (mg m )
-3

Empirico 0,975 0,176 1,542

Semiempirico lognormale 0,981 -1,654 2,758

Semiempirico Weibull 0,980 1,078 1,834

Semiempirico esponenziale 0,983 0,410 1,524

Tabella 3.10 - Monossido di carbonio: prestazioni dei modelli empirico e semiempirici sviluppati per la descrizione degli alti percentili per il tempo di integrazione di 8 ore.

99.90

99.50 99.00 98.00

95.00 90.00

Romolo 1993 (3,79 mg m -3) Cinisello Balsamo 1993 (4,91 mg m-3) Villasanta 1993 (2,77 mg m-3)

80.00

10 CO (mg m-3)

100

Figura 3.22 - Monossido di carbonio: distribuzione degli alti percentili per il tempo di integrazione di 8 ore e confronto con il modello semiempirico esponenziale.

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prestazioni superiori per il modello esponenziale, seguito dal modello di Weibull, da quello lognormale e da quello empirico, nonostante una leggera tendenza alla sottostima dei valori associati alle alte frequenze. La descrizione degli alti percentili con il modello semiempirico esponenziale riportata in figura 3.22 per tre stazioni caratterizzate da valori rappresentativi di tutto il campo di variazione della media annuale (1,2-5,6 mg m3). 3.3.3 Valori estremi della distribuzione La normativa vigente sulla qualit dellaria stabilisce dei valori massimi di concentrazione per il CO, pari a 40 (mg m3) e a 10 (mg m3) rispettivamente per il tempo di integrazione di 1 e di 8 ore, che non devono essere mai superati. Mentre lo standard relativo a 1 ora generalmente rispettato, lo standard relativo al tempo di integrazione di 8 ore risulta largamente disatteso, sia in termini di numero che di entit dei superamenti, nella quasi totalit delle serie storiche disponibili. Soltanto in 3 casi su 60 (Brera 1992, Pero 1994, Settimo 1994), infatti, non si sono registrati superamenti del limite, mentre nelle rimanenti 57 serie storiche si rilevato almeno 1 superamento, con un valore medio di 30,86 superamenti annui e un massimo di 107 per la serie Senato 1991, pari al 9,94% dei dati annuali per il tempo di integrazione di 8 ore. 3.3.3.1 Stima del valore massimo della distribuzione Dal momento che i modelli sviluppati per la descrizione della distribuzione delle concentrazioni non si dimostrano adatti per la stima del valore massimo, anche perch esso spesso determinato da situazioni anomale rispetto a quelle che generano la popolazione complessiva dei dati, lo studio della sua dipendenza dalla concentrazione media annuale stato condotto separatamente. Losservazione qualitativa preliminare dei dati di40 35 30 25 20 15 10 5 0 0 1 2 3 4 5 6 Media annuale (mg m-3)

Figura 3.23 - Monossido di carbonio: valori massimi di concentrazione per il tempo di integrazio ne di 8 ore in funzione della media annuale.

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Capitolo 3 L APPROCCIOA

RECETTORE

sponibili per le 60 serie, pur evidenziando un certo grado di correlazione tra di essi, mostra tuttavia dispersioni particolarmente ampie in tutto lintervallo dei dati, tali da rendere poco praticabile lutilizzo di qualunque dipendenza funzionale eventualmente messa a punto. Escludendo la possibilit di correlare il valore massimo con la media annuale stata cos valutata la possibilit di descrivere in funzione di questultima il secondo valore estremo della distribuzione delle concentrazioni di 8 ore (figura 3.23). Anche il secondo valore massimo risulta infatti significativo ai fini dello standard di qualit dellaria, in quanto soltanto il 6,7% delle serie storiche rispetta il limite di legge con tale valore: alle tre serie storiche gi citate, per le quali non si osservano superamenti del limite, si aggiunge la sola serie Villasanta 1991 che presenta un secondo massimo pari a 9,7 mg m3.

Modello empirico semiempirico lognormale semiempirico di Weibull semiempirico esponenziale

r 0,809 0,778 0,801 0,748

Em (mg m-3) 0,488 -4,582 2,445 0,151

Eqm (mg m-3) 2,418 5,793 3,331 2,446

Tabella 3.11 - Monossido di carbonio: prestazioni dei diversi modelli sviluppati per la stima del 2 massimo di concentrazione per il tempo di integrazione di 8 ore.

25

20 15

10

10

15 20 25 2 Max (mg m-3) - valori osservati

Figura 3.24 - Monossido di carbonio: valori osservati e calcolati con il modello empirico descritto nellequazione (3.3) del 2 massimo di concentrazione.

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3.3.3.2 Stima del secondo massimo di concentrazione Dopo aver determinato il valore della frequenza cumulata corrispondente al secondo valore massimo, sulla base del numero di dati disponibile per ciascuna serie, il modello empirico descritto nellequazione (3.3) e i modelli semiempirici gi sviluppati sono stati utilizzati per stimare il secondo valore estremo delle distribuzioni. Dal confronto delle stime cos ottenute con i dati osservati si rileva che il modello empirico presenta il massimo coefficiente di correlazione e il minimo errore quadratico medio, che i modelli esponenziale e di Weibull hanno prestazioni simili, mentre il modello lognormale ha prestazioni meno buone, sovrastimando sistematicamente i dati osservati (tabella 3.11). Il modello empirico risulta comunque il pi idoneo per minore tendenza alla sottostima dei valori osservati e per lerrore quadratico medio pi ridotto (figura 3.24). 3.3.3.3 Stima del secondo massimo di concentrazione con modelli empirici dedicati Sempre con lo scopo di descrivere i soli valori estremi della distribuzione, senza ricorrere a modelli generali pi adatti per lintera popolazione di dati, stata analizzata la possibilit di adottare modelli puramente empirici che interpretano il legame tra il secondo massimo e la media annuale correlando statisticamente in modo diretto tali grandezze. Losservazione qualitativa dei dati (figura 3.25 ), ha limitato la scelta delle possibili dipendenze funzionali alle due espressioni seguenti: modello lineare modello di potenza 2 Max = Ma + 2 Max = (Ma) (3.8) (3.9)

25 20 15 10 5 0 0 1 2 3 4 5 6 Media annuale (mg m-3)

Figura 3.25 - Monossido di carbonio: 2 massimo di concentrazione in funzione della media an nuale e confronto con il modello empirico di potenza.

82

Capitolo 3 L APPROCCIOA

RECETTORE

Modello lineare di potenza 3

Parametri 3,9 0,725

r 0,817 0,821

Em (mg m - 3) -0,020 0,003

Eqm (mg m - 3) 2,119 2,099

5,863

Tabella 3.12 - Monossido di carbonio: parametri dei modelli lineare e di potenza per la descrizione del 2 valore massimo di concentrazione per il tempo di integrazione di 8 ore e relative prestazioni.

Per la stima dei parametri del modello di potenza, pur essendo possibile ricorrere alla linearizzazione, si preferito operare direttamente sulle grandezze al fine di ottenere una valutazione pi precisa e affidabile. Le prestazioni dei due modelli, riportate nella tabella 3.12, indicano per il modello di potenza una capacit di descrizione lievemente superiore rispetto a quella del modello lineare, evidenziata dal maggior coefficiente di correlazione lineare tra i valori osservati e calcolati e dai valori pi contenuti dellerrore quadratico medio e dellerrore medio. Entrambi i modelli risultano migliori dei modelli semiempirici per la stima dei valori del secondo massimo di concentrazione, ma le loro prestazioni sono assolutamente confrontabili a quelle del modello empirico generale descritto nellequazione (3.3), che dimostra cos la sua estrema affidabilit. 3.3.4 Modelli empirici per il numero di superamenti dello standard di qualit dellaria Dal momento che i modelli generali fin qui sviluppati risultano poco affidabili nella descrizione dei valori massimi della distribuzione delle concentrazioni, peraltro poco correlati alla media annuale, stata condotta una analisi diretta della relazione tra il numero annuo di eventi di superamento dello standard di qualit dellaria per il tempo di integrazione di 8 ore (10 mg m3) e la concentrazione media annuale corrispondente. Per descrivere le dipendenze osservate i legami funzionali pi idonei sono risultati di tipo trascendente, rappresentati dalle seguenti equazioni: modello esponenziale modello di potenza Ns = exp ( Ma) Ns = (Ma) (3.10) (3.11)

In entrambi i casi la stima dei parametri stata condotta direttamente sui dati con il metodo dei minimi quadrati, senza ricorrere alla linearizzazione, considerando soltanto le 57 serie storiche in cui lo standard non stato rispettato. Poich i due modelli risultano del tutto equivalenti quando se ne esaminano le prestazioni, riassunte nella tabella 3.13, la
Modello esponenziale di potenza Parametri 0,721 0,112 0,895 3,957 r 0,908 0,908 Em (mg m - 3) -0,422 0,021 Eqm (mg m - 3) 12,442 12,452

Tabella 3.13 - Monossido di carbonio: parametri dei modelli per la descrizione del legame tra il numero di superamenti dello standard e la media annuale per il tempo di integrazione di 8 ore e relative prestazioni.

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pi semplice formulazione del modello di potenza lo rende preferibile a quello esponenziale, sebbene il suo errore quadratico medio risulti leggermente pi elevato.
1000

100

10

10 Media annuale (mg m-3)

Figura 3.26 - Monossido di carbonio: legame tra il numero di superamenti dello standard e la media annuale per il tempo di integrazione di 8 ore e confronto con il modello empirico descritto nellequazione (3.11).

120 100 80 60 40 20 0 0 20 40 60 80 100 120 N superamenti - valori osservati

Figura 3.27 - Monossido di carbonio: numero di superamenti dello standard osservati e sti mati con il modello empirico descritto nellequazione (3.11) per il tempo di integrazione di 8 ore.

84

Capitolo 3 L APPROCCIOA

RECETTORE

Si segnala comunque che a fronte di un elevato coefficiente di correlazione lineare tra il numero di superamenti osservati e quelli calcolati con il modello, pari a 0,908, e di un errore medio prossimo a 0, la dispersione dei dati comporta un errore quadratico medio (12,4 superamenti) pari al 41,6% del numero medio dei superamenti osservati (29,62). Le capacit descrittive del modello empirico descritto nellequazione (3.11) sono rappresentate nella figura 3.26, mentre nel diagramma di dispersione di figura 3.27 si confrontano il numero di superamenti osservato e quello calcolato con il modello stesso.

3.4 Modelli statistici per la distribuzione di NO2


Le elaborazioni hanno utilizzato le serie storiche delle concentrazioni di NO2 registrate nel periodo 1989-1994 che dispongono di almeno il 75% dei dati validi. 3.4.1 Modello empirico Lanalisi di 69 serie annuali di dati di NO 2 registrate in 19 stazioni di rilevamento situate nellarea omogenea di Milano nel periodo 1989-1994, ha consentito di confermare anche per questo inquinante il ruolo dominante svolto dalla media annua sulle statistiche di maggior interesse per la descrizione della qualit dellaria. Si quindi proceduto ad analizzare la dipendenza dei percentili di concentrazione CF (g m3) dalla frequenze cumulata F (%) che li definisce, dalla media aritmetica annuale Ma (g m3) e dal tempo di integrazione t (h). Sono stati presi in considerazione i percentili corrispondenti a 8 valori di frequenza cumulata (50, 60, 70, 80, 90, 95, 98 e 99%) per 5 diversi tempi di integrazione (1, 3, 6, 12 e 24 ore) relativi alle 69 serie annuali caratterizzate ciascuna da una concentrazione media Ma. Come si pu osservare, lanalisi comprende i percentili di particolare interesse corrispondenti alla frequenza cumulata del 50% e del 98%, oggetto dello standard di qualit dellaria. La dipendenza dei percentili considerati, sensibilmente pi lineare rispetto alla media annua di quanto osservato per il CO e sempre piuttosto regolare rispetto alla frequenza cumulata e al tempo di integrazione, ha consentito di sviluppare un modello analitico di formulazione analogo a quello messo a punto per la descrizione delle alte concentrazioni di CO ed SO2: CF = k F b Ma td (3.12)

in cui k, b e d sono costanti numeriche. Con la tecnica della regressione lineare si messa in evidenza la sostanziale indipendenza del parametro (d) dalle variabili in esame, con un valore medio pari a -0,025 e un errore medio di 0,002, al contrario dei valori dei parametri (k) e (b) che hanno mostrato una significativa dipendenza dalla frequenza cumulata, soprattutto per i valori estremi di questultima. Tale dipendenza, osservata anche per il CO, rende il modello di fatto poco adatto a descrivere con una espressione unica lintero campo di variabilit di F, se non a scapito dellaccuratezza. Per non complicare ulteriormente la struttura della (3.12), si preferito dividere il campo di applicazione in due parti con valori diversi delle costanti numeriche (k) e (b), salvaguardando sia laccuratezza che la semplicit della descri-

85

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zione. Sono stati cos ricavati i valori delle costanti numeriche (k) e (b) da utilizzare nei due seguenti intervalli di frequenza cumulata: CF F = 1,705 Ma t -0,025 100

CF F = 2,420 Ma t -0,025 100

( ) ( )

0,894

per F 87,5% per F > 87,5%

(3.13) (3.14)

3,786

3 2,5 2 1,5 1 0,5 0 40 50 60 70 80


Senato 1992 Juvara 1993 Villasanta 1994

90 100 Frequenza cumulata (%)

Figura 3.28 - Biossido di azoto: legame tra concentrazione non superata e frequenza cumu lata per il tempo di integrazione di 1 ora (le serie selezionate permettono di coprire lintero range dei valori delle medie annuali osservate).

La rappresentazione grafica della dipendenza del termine a primo membro dalla frequenza cumulata riportata nella figura 3.28 ove sono indicati i percentili relativi a tre valori rappresentativi della popolazione delle medie annuali, rispettivamente il valore minimo, il valore massimo e il valore prossimo alla media delle 69 concentrazioni annue per il tempo di integrazione di 1 ora. Si pu osservare la precisione nella descrizione dei percentili pi bassi considerati e una maggiore dispersione dei dati relativi ai percentili estremi. La rappresentazione grafica del modello approntato per i distinti tempi di integrazione considerati riportata nella successiva figura 3.29 , che riporta i valori del 50, 70, 90 e 98 percentile in funzione della media annua per il tempo di integrazione di 1 ora; si pu osservare levidente linearit del legame, particolarmente marcata per i percentili pi bassi, mentre i valori del 98 percentile presentano una maggiore dispersione attorno alla retta rappresentativa del modello empirico. Dal momento che la normativa in vigore sulla qualit dellaria prende in considerazione, per quanto riguarda il biossido di azoto, il 50 e il 98 percentile delle concen-

86

Capitolo 3 L APPROCCIOA

RECETTORE

400 350 300 250 200 150 100 50 0 0


P50

20
P70

40
P90

60
P98

80

100

Modello empirico

120 140 160 Media annuale ( g m-3)

Figura 3.29 - Biossido di azoto: dipendenza dei percentili dalla media annuale Ma e con fronto con il modello empirico descritto nelle equazioni (3.13) e (3.14) per il tempo di in tegrazione di 1 ora.

400

350

200

150

50

0 40 60 80 100 120 140 P50 ( g m-3) - valori osservati

Figura 3.30 - Biossido di azoto: valori del 50 percentile delle concentrazioni orarie osser vati e stimati mediante il modello empirico descritto nellequazione (3.13).

trazioni orarie, nelle figure 3.30 e 3.31 viene riportato il confronto tra percentili osservati e calcolati per il tempo di integrazione di 1 ora, mentre per i medesimi percentili e per il campione completo costituito da 50, 70, 90 e 98 percentile, nella tabella 3.14

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350 300

250

200 150

100 100 150 200 250 300 350 400 P98 ( g m-3) - valori osservati

Figura 3.31 - Biossido di azoto: valori del 98 percentile delle concentrazioni orarie osservati e stimati mediante il modello empirico descritto nellequazione (3.13).

Percentile r Em (g m )
-3

Intero campione 0,967 -1,791 15,485


-3

P5 0 0,978 0,860 3,680

P 98 0,857 -11,264 28,182

Eqm (g m )

Tabella 3.14 - Biossido di azoto: modello empirico (3.12) per la stima dei percentili delle concentrazioni orarie, tempo di integrazione di 1 ora.

sono riassunte le prestazioni complessive del modello, espresse in termini di errore quadratico medio (Eqm), errore medio (Em) e coefficiente di correlazione (r) tra i valori osservati e calcolati. Risulta evidente la sensibile differenza delle prestazioni del modello quando si prendono in considerazione i soli valori del 98 percentile, con un errore quadratico medio che passa dal 3,99% del valore medio dei 50 percentili all11,9% del valore medio dei 98 percentili. 3.4.2 Modelli semiempirici Con lo scopo di descrivere le distribuzioni di dati dellarea in funzione di un parametro unificante di facile acquisizione quale la media aritmetica si valutata ladattabilit di modelli teorici i cui parametri si potessero esprimere in funzione della media aritmetica. Sono state prese in considerazione le distribuzioni teoriche comunemente

88

Capitolo 3 L APPROCCIOA

RECETTORE

adattabili alle serie di concentrazioni di inquinanti atmosferici: la distribuzione lognormale, la distribuzione di Weibull e la distribuzione esponenziale. La stima dei parametri delle distribuzioni e la successiva verifica delladattamento dei dati osservati a ciascuna di esse stata effettuata con riferimento ai parametri della statistica descrittiva e ai percentili della distribuzione osservata delle concentrazioni orarie, preventivamente calcolati per ciascuna serie storica. Per quanto riguarda le distribuzioni lognormale e di Weibull, si analizzato il legame tra i parametri statistici che descrivono completamente la popolazione dei dati di ciascuna serie storica e la media annuale corrispondente. Per la distribuzione esponenziale sono stati dapprima stimati i parametri per ciascuna serie storica con tecniche di regressione lineare applicate ai logaritmi della frequenza di superamento dei rispettivi percentili considerati; successivamente stata analizzata la relazione tra i valori cos stimati e la corrispondente media annua. 3.4.2.1 Modello semiempirico lognormale Nelle figure 3.32 e 3.33 sono rappresentati i diagrammi a dispersione dei valori dei parametri della distribuzione lognormale in funzione della media annuale. Dalle elaborazioni sono stati esclusi i dati relativi alle serie storiche Arese 1992 e Pero 1992, caratterizzati da valori della media geometrica e della deviazione geometrica standard sensibilmente discosti da quelli calcolati per le altre serie storiche, a causa della presenza di diversi dati nulli nelle serie stesse. Mentre i valori della media geometrica sono descritti con buona approssimazione da una funzione lineare della media annuale, quelli della deviazione geometrica standard Sg appaiono del tutto indipendenti da questultima. Nelle applicazioni della distribuzione lognormale si pu pertanto assumere costante il valore di Sg e pari alla media geometrica dei valori della deviazione geometrica standard delle singole serie storiche costituenti la popolazione di dati: la media geometrica ha dato infatti risultati migliori della media aritmetica nella stima dei percentili. Sfruttando le propriet della distribuzione lognormale, la relazione tra la media aritmetica e la media geometrica pu essere valutata in funzione della deviazione geometrica standard Sg con la seguente formula: Mg = Ma exp che per Sg = 1,679 fornisce la relazione: Mg = 0,874 Ma (3.16)

ln2 Sg 2

(3.15)

Risultando pi compatta della relazione empirica e non introducendo sensibili differenze nella stima della media geometrica, questultima relazione stata utilizzata per le successive applicazioni del modello semiempirico lognormale. 3.4.2.2 Modello semiempirico di Weibull Nelle figure 3.34 e 3.35 sono rappresentati i diagrammi a dispersione dei valori dei parametri della distribuzione di Weibull in funzione della media annuale. Anche in questo caso, i valori del parametro di locazione sono ben interpolati da una funzione li-

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150 140 130 120 110 100 90 80 70 60 50 50 60 70 80 90 100 110 120 130 140 150 Media annuale ( g m-3) Mg = 0,864Mg + 1,937 2 R = 0,960

Figura 3.32 - Biossido di azoto: legame tra media geometrica e annuale (aritmetica) per la sti ma dei parametri del modello semiempirico lognormale e retta interpolante.

2,5

1,5

1 50 60 70 80 90 100 110 120 130 140 150 Media annuale ( g m-3)

Figura 3.33 - Biossido di azoto: legame tra deviazione geometrica standard e media annuale (arit metica) per la stima dei parametri del modello semiempirico lognormalee retta interpolante.

90

Capitolo 3 L APPROCCIOA

RECETTORE

200 175 150 125 100 75 50 = 1,122Ma + 0,382 2 R = 1,000

50

60

70

80

90

100

110

120 130 140 150 Media annuale ( g m-3)

Figura 3.34 - Biossido di azoto: dipendenza del parametro (aritmetica) e retta di regressione.

di Weibull dalla media annuale

2,5

1,5

50

60

70

80

90

100

110

120

130

140

150

Media annuale ( g m-3)

Figura 3.35 - Biossido di azoto: dipendenza del parametro nuale (aritmetica).

di Weibull dalla media an -

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neare della media annuale, mentre quelli del parametro di dispersione presentano una dispersione tale da escludere ogni possibile correlazione. Con considerazioni analoghe a quelle effettuate per la distribuzione lognormale, il valore di tale parametro pu essere assunto costante e pari alla media geometrica dei valori delle singole serie storiche. 3.4.2.3 Modello semiempirico esponenziale Si valutata anche la possibilit di descrivere i dati relativi agli alti percentili con una distribuzione di tipo esponenziale: F = 1 - exp ( (C + )) (3.17)

dove F la frequenza cumulata, C (g m3) la concentrazione non superata e e sono delle costanti numeriche, stimate per ciascuna serie storica con tecniche di regressione lineare applicate ai logaritmi della frequenza di superamento dei rispettivi percentili considerati (50, 60, 70, 80, 90, 95, 98 e 99 percentile). Dallanalisi della dipendenza dei parametri e dalla concentrazione media annuale si ricava che i valori del parametro presentano un andamento lineare crescente con la media annuale, con un coefficiente di correlazione pari a 0,738 (figura 3.36). Analoghe considerazioni valgono per il parametro , per il quale si apprezza un valore leggermente superiore del coefficiente di correlazione, che risulta pari a 0,775 ( figura 3.37 ). Si osserva che il termine costante presente nellespressione del parametro risulta molto piccolo rispetto al termine dipendente dalla media annuale ed quindi possibile, senza gravi imprecisioni, semplificare lespressione del

50 0

60

70

80

90

100

110

120

130

140

150

-0,01

= (0,20Ma - 42)/1000 2 R = 0,544

-0,02

-0,03

-0,04 Media annuale ( g m-3)

Figura 3.36 - Biossido di azoto: dipendenza del parametro della distribuzione esponen ziale dalla media annuale (aritmetica) e retta di regressione.

92

Capitolo 3 L APPROCCIOA

RECETTORE

50 -20 -30 -40 -50 -60 -70 -80 -90

60

70

80

90

100

110

120

130

140

150

= -0,5Ma + 1 2 R = 0,601

Media annuale ( g m-3)

Figura 3.37 - Biossido di azoto: dipendenza del parametro della distribuzione esponenzia le dalla media annuale (aritmetica) e retta di regressione.

Modello lognormale Weibull esponenziale

Parametri Mg = 0,874 M a = 1,123 M a + 0,382 = (0,02 M a - 4)/100 S g = 1,679 = 2,103 = - 0,5 M a

Tabella 3.15 - Biossido di azoto: parametri dei modelli se miempirici per la descrizione delle distribuzioni delle con centrazioni orarie in funzione della media annuale.

parametro trascurando la costante additiva: le stime dei percentili cos ottenute non si scostano infatti in maniera apprezzabile da quelle fornite dallespressione non semplificata. 3.4.2.4 Stima delle prestazioni dei modelli semiempirici Le elaborazioni svolte hanno consentito di formulare una serie di espressioni per le distribuzioni dei dati, tutte completamente definite da due parametri, correlati in maniera pi o meno robusta alla media annua, che sono riportati nella tabella 3.15 . La curva delle frequenze cumulate F(C), che fornisce il valore del percentile dei dati che non superano la concentrazione C, assume pertanto le seguenti formulazioni: modello lognormale F(C) = t exp (- ) dt 2 2 1
z 2

(3.18)

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in cui

z=

ln C - ln (0,874 Ma) ln (1,679)

Poich non esiste soluzione analitica della equazione (3.18), si rende necessario il ricorso a tabelle di probabilit o a formulazioni approssimate che permettono di ricavare la frequenza cumulata corrispondente a un valore C di concentrazione o, viceversa, il valore di C cui corrisponde una prefissata frequenza cumulata. modello di Weibull F(C) = 1 - exp

[(
-

C 1,123 Ma - 0,382

)]

2,103

(3.19)

modello esponenziale F(C) = 1 - exp

[(

0,02 Ma - 4 100

(C

- 0,5 Ma)

(3.20)

Diversamente dai modelli lognormale e di Weibull, in grado di descrivere lintera distribuzione, il modello esponenziale, approntato per la descrizione degli alti percentili, ha un campo di applicazione limitato a valori di concentrazione superiori alla met della media annuale, che per le serie storiche considerate corrispondono ai percentili superiori al 20. Pertanto, la verifica comparativa della capacit dei modelli semiempirici di descrivere la distribuzione dei dati osservati stata effettuata valutando per ciascuna serie storica il coefficiente di correlazione (r) tra i valori osservati e quelli calcolati, nonch lerrore medio Em e lerrore quadratico medio Eqm corrispondenti, solamente per i percentili superiori al 20. I rispettivi valori medi (tabella 3.16) evidenziano prestazioni simili per i modelli messi a punto. Va tuttavia sottolineato che, mentre il modello semiempirico di Weibull tende a sottostimare i valori degli alti percentili, i modelli esponenziale e lognormale ne effettuano una sovrastima, che risulta
Modello r Em (g m )
-3

lognormale 0,998 -5,483 16,428


-3

Weibull 0,989 4,321 16,793

esponenziale 0,997 -5,519 17,018

Eqm (g m )

Tabella 3.16 - Biossido di azoto: prestazioni dei modelli se miempirici sviluppati per la descrizione delle distribuzioni delle concentrazioni orarie.

pi contenuta nel caso del modello lognormale: questultimo deve pertanto considerarsi pi idoneo a descrivere la distribuzione complessiva dei dati. La descrizione dei percentili attendibile con il modello semiempirico lognormale illustrata in figura 3.38 per tre stazioni caratterizzate da valori rappresentativi di tutto il campo di variazione della media annuale (64,5-145,6 g m3).

94

Capitolo 3 L APPROCCIOA

RECETTORE

99,00 98,00 95,00 90,00

80,00 70,00 60,00 50,00 40,00 10 100 NO2 ( g m-3)


Juvara 1993 Villasanta 1994

MI-Senato 1991 Limito 1993

(139,69 g m-3) (74,16 g m-3)

S.S. Giovanni 1993 (98,77 g m-3)

1000

Figura 3.38 - Biossido di azoto: distribuzione degli alti percentili per il tempo di integrazio ne di 1 ora e confronto con il modello semiempirico lognormale.

3.4.2.5 Confronto tra le prestazioni del modello empirico e dei modelli semiempirici per la stima del valore mediano e dei percentili estremi delle distribuzioni delle concentrazioni orarie di NO 2 I modelli messi a punto sono stati utilizzati per la stima dei valori del 50 e del 98 percentile delle concentrazioni orarie di NO2, di particolare interesse per il controllo della qualit dellaria. Le formulazioni assunte dal modello empirico (3.9) e dai modelli semiempirici per la stima di tali percentili sono riportate rispettivamente nelle tabelle 3.17 e 3.18, mentre le relative prestazioni sono poste a confronto nelle tabelle 3.19 e 3.20

Modello empirico semiempirico lognormale semiempirico di Weibull semiempirico esponenziale

Formulazione P50; NO2 = 0,917 M a; NO2 P 50; NO2 = 0,874 M a; NO2 P50; NO2 = 0,943 M a; NO2 + 0,321 P50; NO2 = 0,5 Ma; NO2 + 69,315 4 - 0,02 M a; NO

Tabella 3.17 - Biossido di azoto: formulazione dei modelli empirici e semiem pirici per la descrizione del 50 percentile delle distribuzioni orarie.

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Modello empirico semiempirico lognormale semiempirico di Weibull semiempirico esponenziale

Formulazione P98; NO2 = 2,242 M a; NO2 P98; NO2 = 2,534 M a; NO2 P98; NO2 = 2,147 M a; NO2 + 0,731 P98; NO2 = 0,5 M a; NO2 + 391,202 4 - 0,02 M a; NO

Tabella 3.18 - Biossido di azoto: formulazione dei modelli empirici e semiem pirici per la descrizione del 98 percentile delle distribuzioni orarie.

Modello r Em (g m )
-3

Empirico 0,978 -0,860 3,680


-3

Semiempirico lognormale 0,978 3,514 5,005

Semiempirico di Weibull 0,978 -3,820 5,298

Semiempirico esponenziale 0,970 4,896 6,419

Eqm (g m )

Tabella 3.19 - Biossido di azoto: prestazioni dei modelli empirici e semiempirici per la descrizione del 50 percentile delle distribuzioni orarie.

Modello r Em (g m )
-3

Empirico 0,857 11,264 28,182


-3

Semiempirico lognormale 0,857 -18,489 31,985

Semiempirico di Weibull 0,857 20,023 32,806

Semiempirico esponenziale 0,851 -18,648 33,949

Eqm (g m )

Tabella 3.20 - Biossido di azoto: prestazioni dei modelli empirici e semiempirici per la descrizione del 98 percentile delle distribuzioni orarie.

in termini di coefficiente di correlazione, errore medio ed errore quadratico medio tra valori osservati e calcolati. In entrambi i casi la stima pi accurata fornita dal modello empirico, mentre il modello semiempirico esponenziale, nonostante le buone prestazioni nel descrivere le distribuzioni nel loro complesso illustrate al precedente paragrafo, fa registrare le stime meno accurate. Per quanto riguarda i modelli semiempirici lognormale e di Weibull, il primo fornisce una stima pi precisa per il 50 percentile, mentre il secondo risulta migliore per il 98 percentile. Lerrore quadratico medio registrato dal modello empirico nei due casi , sia in valore assoluto che percentuale, minore per la stima del 50 percentile: esso infatti pari al 3,99% della media dei 50 percentili (pari a 92,2 g m3), e all11,79% di quella dei 98 percentili (pari a 238,9 g m3).

96

Capitolo 3 L APPROCCIOA

RECETTORE

3.5 Relazioni a lungo termine tra NO2 ed NOx


3.5.1 Relazione tra le medie annuali di NO2 ed NOx noto che la relazione che lega le concentrazioni di NO2 ed NOx descrivibile, nella bassa troposfera e in condizioni di equilibrio, dal ciclo fotostazionario che coinvolge la radiazione solare come fonte di energia e la presenza di O3 come ulteriore prodotto secondario. Il ciclo fotostazionario a sua volta inserito in un sistema pi complesso di reazioni che coinvolgono i composti organici reattivi (COV) e una serie di prodotti tra cui principalmente ossidanti organici, acido nitroso e nitrati. I modelli proposti per la descrizione del sistema hanno generalmente lo scopo prevalente di stimare la possibilit di controllo dei livelli di O3, che eccedono lo standard in molte importanti aree, ma riferiti in generale alla fotochimica della qualit dellaria, risultando per questo strumenti complessi e di non facile impiego. In tutte le versioni concettuali proposte (a scatola, a traiettoria, a griglia, anche con possibilit di aggregazione tra le celle mediante tecniche di regressione multipla) i modelli richiedono infatti dettagliati dati di input relativi alla meteorologia, alle condizioni iniziali e al contorno di qualit dellaria e, soprattutto, alle emissioni di inquinanti primari da sorgenti fisse puntuali, areali e da sorgenti mobili. Gli inventari e la mappatura di queste ultime, come noto, non sono quasi mai di facile acquisizione, in particolare per quanto riguarda i COV, emessi prevalentemente da sorgenti diffuse sia di origine antropica sia, in misura tuttaltro che trascurabile, di origine naturale. Purtroppo le analisi di sensitivit condotte con modelli di ampio impiego evidenziano come proprio i COV reattivi, e in particolare la loro speciazione, risultino essere i principali parametri in grado di influenzare sensibilmente i risultati delle valutazioni. Le considerazioni svolte implicano, soprattutto in aree complesse come quelle metropolitane, limpossibilit di conseguire previsioni accurate in mancanza di precisi inventari di emissioni e senza una valutazione attendibile delle condizioni iniziali e al contorno. La situazione di Milano risulta emblematica di molte aree urbane complesse, sia per la scarsa disponibilit di inventari completi delle emissioni, e in particolare di dati sui COV globali e sulla loro speciazione, sia per la improcrastinabile necessit di avviare i piani di risanamento, e quindi di operare scelte strategiche e tattiche senza poter disporre di tutte le informazioni necessarie a permettere lapplicazione pratica di modelli fotochimici di qualit dellaria. Stante pertanto limpossibilit di ricorrere in tempi brevi a modelli deterministici, estremamente esigenti in fatto di dati di input, e la necessit di operare scelte rapide e affidabili per il recupero e il mantenimento della qualit dellaria in zone di mancato rispetto degli standard, importanti indicazioni possono essere ricavate dallimpiego di modelli statistici in grado di descrivere empiricamente le relazioni tra i parametri di primario interesse, con lobiettivo prioritario di stimare il livello degli interventi occorrenti per il rispetto degli standard. Questo tipo di approccio, che impegna risorse di input relativamente modeste, pu fornire indicazioni molto utili per il progetto e la pianificazione iniziale degli interventi, senza che peraltro risulti preclusa alcuna possibilit di adeguamento o affinamento degli stessi qualora ci sia consentito da una maggiore e pi completa disponibilit di dati. Le applicazioni statistiche sviluppate sinora hanno riguardato inquinanti stabili e hanno prodotto in prevalenza parametri di input per modelli roll-back. Approcci empirici sono stati impiegati anche per la descrizione del rapporto tra NO2 ed NOx a breve termine.

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150 140 130 120 110 100 90 80 70 60 50 100 150 200 250 300 350 400 Ma;NOx ( g m-3)

Figura 3.39 - Biossido di azoto: legame della media annuale con la corrispondente gran dezza di NO x e confronto con il modello empirico descritto nellequazione (3.23).

Sulla base di indicazioni di letteratura, di una analisi qualitativa del diagramma a dispersione di figura 3.39 e dei risultati di precedenti elaborazioni applicate a un campione costituito da 67 serie storiche di concentrazioni medie annue di NOx ed NO2 registrate nelle stazioni dellAO nel periodo 1989-1994, il legame tra la media annuale di NOx ed NO2 pu essere ragionevolmente descritto con le due formulazioni seguenti: Ma; NO2 = Ma; NOx Ma; NO2 = Ma; NOx Ma; NOx + (3.21) (3.22)

dove Ma;NO2 ed Ma;NOx sono rispettivamente le medie annuali di NO2 ed NOx.

Modello r Em (g m )
-3

di potenza 2,752 0,651 0,880 0,016 8,867


-3

iperbolico 292 472 0,882 -0,040 8,796

Eqm (g m )

Tabella 3.21 - Biossido di azoto: parametri e prestazioni dei modelli per la descrizione del legame tra le medie annuali di NOx ed NO2.

98

Capitolo 3 L APPROCCIOA

RECETTORE

La struttura dei modelli proponibili consente di tenere debitamente conto della tendenza alla saturazione che si osserva per le concentrazioni di NO2 allaumentare delle concentrazioni di NOx, fenomeno fisicamente dovuto alla disponibilit limitante di ossidanti gi evidenziato sia nel caso di altre realt urbane sia in ambiti extraurbani. La stima dei parametri dei due modelli, nel seguito denominati rispettivamente come modello di potenza e modello iperbolico, stata effettuata con il metodo dei minimi quadrati operando direttamente sui modelli stessi, senza ricorrere alla linearizzazione che, pur determinando una notevole semplificazione nella stima dei parametri e una conseguente maggiore rapidit di calcolo, potrebbe introdurre errori di approssimazione difficilmente stimabili e talora anche rilevanti. La verifica della capacit descrittiva della relazione tra le medie annue di NOx ed NO2 dei due modelli considerati, riportata in tabella 3.21 con i valori dei parametri e , evidenzia prestazioni molto simili per tutti i parametri statistici con valori soddisfacenti sia per quanto riguarda il coefficiente di correlazione lineare che per lerrore quadratico medio. Il coefficiente di correlazione lineare tra i valori osservati e calcolati superiore a 0,88, mentre lerrore quadratico medio risulta inferiore all8,7% del valore medio delle concentrazioni medie annue di NO2 per le 67 serie storiche considerate (101,6 g m3), variabili nellintervallo 64,5-145,6 g m3. Il modello iperbolico presenta prestazioni lievemente migliori di quelle del modello di potenza a eccezione dellerrore medio, parametro comunque meno significativo degli altri in quanto pu risultare contenuto anche a fronte di sensibili errori sulle singole valutazioni. La maggiore semplicit applicativa, la migliore affinit con la realt dei fenomeni di saturazione e le prestazioni leggermente migliori, fanno ritenere pi adeguato per la descrizione del legame esaminato il modello iperbolico (3.22) che assume la seguente formulazione: Ma; NO2 = 292 Ma; NOx Ma; NOx + 472 (3.23)

che sar pertanto utilizzata per tutte le successive elaborazioni. La figura 3.39 riporta il grafico a dispersione dei valori osservati delle concentrazioni medie annuali di NOx ed NO2 e il modello empirico descritto nellequazione (3.23) che descrive il legame esistente, mentre la figura 3.40 riporta il grafico a dispersione dei valori osservati e calcolati della media annuale di NO2 attorno alla retta di perfetta corrispondenza. Laffidabilit del modello confermata dalla omogenea distribuzione degli errori di stima lungo tutto il campo di applicazione del modello stesso. Il valore medio dellerrore percentuale di stima pari allo 0,74% con un errore di stima massimo inferiore a 20% del valore effettivamente misurato; soltanto 5 serie presentano errori superiori al 15%. 3.5.1.1 Relazione tra la media annuale di NOx e i parametri controllati dallo standard La combinazione del modello iperbolico empirico descritto nellequazione (3.23) che descrive la relazione tra le medie annuali di NO2 ed NOx con i modelli che descrivono la distribuzione, e in particolare i percentili controllati dallo standard di qualit dellaria, in funzione della media annuale di NO2, ha portato alla formulazione di modelli che esplicitano il legame tra i parametri di interesse e la media annuale di NOx.

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150 140 130 120 110 100 90 80 70 60 50 50 60 70 80 90 100 110 120


-3

130

140

150

Ma;NO2 ( g m ) - valori osservati

Figura 3.40 - Biossido di azoto: valori delle concentrazioni medie annuali osservate e stima te con il modello empirico descritto nellequazione (3.23).

La struttura generale dei modelli risultanti, che riflette sia il legame iperbolico tra le medie annuali di NO 2 ed NOx, sia la linearit del legame che intercorre nel modello empirico e in quelli semiempirici tra i valori dei percentili di interesse e la media annuale di NO2, assume la seguente formulazione generale: P x (%); NO2 = x Ma; NOx Ma; NOx + + x (3.24)

in cui la costante numerica del modello (3.23), mentre x e x sono costanti numeriche caratteristiche per ciascun modello e legate al valore x del percentile considerato. La combinazione del modello iperbolico empirico descritto nellequazione (3.23) con il modello semiempirico esponenziale porta a dei modelli di struttura pi complessa: Px (%); NO2 = x Ma; NOx Ma; NOx + - x Ma; NOx + Ma; NOx - (3.25)

con lintroduzione di una ulteriore costante numerica . I valori dei parametri e le prestazioni dei modelli cos approntati per la stima del 50 e del 98 percentile delle concentrazioni orarie di NO2 sono riportati rispettivamente nelle tabelle 3.22 e 3.23. Si pu osservare che la combinazione del modello empirico descritto nellequazione (3.13) con il modello empirico descritto nellequazione (3.23) fornisce delle stime contraddistinte dai valori pi bassi dellerrore quadratico medio e dellerrore medio,

100

Capitolo 3 L APPROCCIOA

RECETTORE

Modello r Em (g m )
-3

empirico 268 472 0,867 -0,708 8,521


-3

semiempirico lognormale 255 472 0,867 3,663 9,255

semiempirico di Weibull 275 472 0,3 0,867 -3,721 9,290

semiempirico esponenziale 146 472 -37,7 1027 0,862 5,427 10,203

Eqm (g m )

Tabella 3.22 - Biossido di azoto: parametri e prestazioni dei modelli per la stima del 50 percentile delle concentrazioni orarie a partire dalle concentrazioni medie annuali di NOx.
Modello r Em (g m )
-3

empirico 654 472 0,741 10,386 35,311


-3

semiempirico lognormale 740 472 0,741 -19,397 39,159

semiempirico di Weibull 627 472 1,40 0,741 18,523 38,549

semiempirico esponenziale 146 472 213 1027 0,731 -17,145 38,863

Eqm (g m )

Tabella 3.23 - Biossido di azoto: parametri e prestazioni dei modelli per la stima del 98 percentile delle concentrazioni orarie a partire dalle concentrazioni medie annuali di NOx.

mentre i modelli semiempirici mostrano delle prestazioni tra loro simili. La struttura dei modelli ottenuti comporta eguale valore del coefficiente di correlazione lineare tra i valori osservati e calcolati, con leccezione del modello esponenziale per il quale si registrano valori pi contenuti. Nella figura 3.41 riportato il grafico a dispersione dei valori del 50 percentile di NO2 in funzione della media annuale di NOx e il modello empirico che meglio descrive il legame tra tali grandezze e che assume la seguente formulazione: P50; NO2 = 268 Ma; NOxx Ma; NOx + 472 (3.26)

mentre nella figura 3.42 rappresentato il grafico a dispersione dei valori osservati e calcolati attorno alla retta di perfetta corrispondenza. Laffidabilit del modello testimoniata dallomogenea distribuzione dei valori lungo tutto lintervallo di applica-

101

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150 140 130 120 110 100 90 80 70 60 50

100

150

200

250

300

350 400 Ma;NOx ( g m-3)

Figura 3.41 - Biossido di azoto: valori del 50 percentile delle concentrazioni orarie in fun zione della corrispondente media annuale di NOx e confronto con il modello empirico descrit to nellequazione (3.26).
150 140 130 120 110 100 90 80 70 60 50

50

60

70

80

90

100

110 120 130 140 150 P50;NO2 ( g m-3) - valori osservati

Figura 3.42 - Biossido di azoto: valori del 50 percentile delle concentrazioni orarie osservati e stimati con il modello empirico descritto nellequazione (3.26).

zione del modello e dal valore dellerrore quadratico medio percentuale, pari al 9,2% del valore medio dei percentili considerati (92,5 g m3). Lerrore percentuale di stima risulta sempre inferiore a 22,8%, con 60 serie su 67 per cui risulta inferiore al 15%. Le prestazioni del modello empirico per la stima del 98 percentile di NO2 a partire dalla media annuale di NOx risultano inferiori a quelle fornite per la stima del valore mediano della distribuzione delle concentrazioni orarie di NO2. La maggiore disper-

102

Capitolo 3 L APPROCCIOA

RECETTORE

400 350 300 250 200 150 100

100

150

200

250

300

350

400

Ma;NOx ( g m-3)

Figura 3.43 - Biossido di azoto: valori del 98 percentile delle concentrazioni orarie in funzione del la corrispondente media annuale di NOx e confronto con il modello empirico descritto nellequazio ne (3.27).
400 350 300 250 200 150 100

100

150

200

250

300

350 400 P98;NO2 - valori osservati

Figura 3.44 - Biossido di azoto: valori del 98 percentile delle concentrazioni orarie osservati e stimati con il modello empirico descritto nellequazione (3.27).

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sione dei valori del 98 percentile determina infatti un minor valore del coefficiente di correlazione lineare tra i valori osservati e calcolati e un errore quadratico medio percentuale riferito alla media dei valori del 98 percentile pi elevato e pari al 14,8%. Gli errori percentuali medio e massimo delle stime risultano rispettivamente del 2,8% e del 30,8%, mentre 19 delle 67 serie presentano errori di stima superiori al 15%. Nella figura 3.43 riportato il grafico a dispersione dei valori del 98 percentile di NO2 in funzione della media annuale di NOx con il modello risultante che meglio descrive il legame tra tali grandezze: P 50;NO2 = 268 Ma; NOx Ma; NOx +472 (3.27)

mentre nella figura 3.44 rappresentato il grafico a dispersione dei valori osservati e calcolati con tale modello attorno alla retta di perfetta corrispondenza. Anche in questo caso si pu osservare lomogenea distribuzione dei punti attorno a tale retta, ma anche la sottostima dei valori pi elevati del 98 percentile, compresa nellintervallo 17,1-30,8 % per valori di concentrazione maggiori di 330 g m3. 3.5.2 Relazione tra le medie mensili di NO2 ed NOx Un approccio che affina la descrizione della relazione NO2-NOx recuperando leffetto ciclico della meteorologia sul processo di ossidazione dellNO2 pu basarsi sullo svi200 180 160 140 120 100 80 60 40 20 0 0 100 200 300 400 500 NOx ( g m-3) 600 700 800

Marzo

Giugno

Settembre

Dicembre

Figura 3.45 - Biossido di azoto: andamento dei valori osservati e stimati dal modello per la descrizione delle concentrazioni medie mensili in funzione della media mensile di NOx.

104

Capitolo 3 L APPROCCIOA

RECETTORE

Milano citt r Em (g m )
-3

Comuni limitrofi 0,86 1,83 15,80

Area omogenea 0,86 -0,73 15,06

0,89 -5,67 13,53


-3

Eqm (g m )

Tabella 3.24 - Biossido di azoto: struttura e prestazioni del modello per la descrizione delle con centrazioni medie mensili relative alle singole serie.

luppo della equazione (3.22) su base mensile. Analisi effettuate hanno evidenziato come sia sufficiente modulare la sola costante (a) per descrivere con ragionevole precisione gli effetti, caratteristici di ogni mese, con cui la temperatura, lirraggiamento e lattivit delle emissioni governano il processo di ossidazione. In base allanalisi per tutta lAO delle serie temporali delle concentrazioni medie mensili (che ha considerato le sole serie che presentano una disponibilit di almeno il 75% dei valori teoricamente disponibili sul mese), risulta proponibile una modifica della (3.22) che sviluppi il parametro (a) in una semplice espressione sinusoidale funzione del mese: [NO2] = 1 + 2 sen2

( )
mn 12

[NOx] + [NOx]

(3.28)

in cui mn il mese espresso in numeri (1-12); la figura 3.45 visualizza landamento del
200 175 150 125 100 75 50 25 0 0 25 50 75 100
-3

Citt Comuni limitrofi

125

150

175

200

225

250

NO2 ( g m ) - valori osservati

Figura 3.46 - Biossido di azoto: confronto tra i valori osservati e stimati dal modello per la de scrizione delle concentrazioni medie mensili relative alle singole serie.

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modello per alcuni mesi rappresentativi ponendo a confronto le curve di stima con i valori osservati. La tabella 3.24 e la figura 3.46 evidenziano le prestazioni del modello. [NO2] =

300 + 219 sen2

( )}
mn 12

[NOx] 650 + [NOx]

3.6 Modelli statistici per la distribuzione di O3


Sono analizzate le serie storiche delle concentrazioni di O3 registrate nel periodo 19891994 che dispongono di almeno il 75% dei dati validi. Le analisi illustrate nella parte iniziale di questo capitolo non avevano consentito di operare alcuna selezione sul tipo di distribuzione teorica pi adatta per la descrizione delle concentrazioni orarie. Valutazioni di tipo grafico effettuate su un campione pi ampio di dati hanno tuttavia permesso di individuare la possibilit di una descrizione semiempirica mediante una distribuzione di Weibull, distinta per valori di frequenza cumulata superiori al 95% e compresi tra il 40 e il 95%. 3.6.1 Modello semiempirico di Weibull La stima della dipendenza dei parametri della distribuzione di Weibull per le due classi di frequenza cumulata si innanzitutto incentrata sulla possibilit di correlarne il valore a quello della sola media annuale mediante un legame di potenza. I risultati di tale stima, effettuata con il criterio dei minimi quadrati applicato ai percentili delle distribuzioni, sono riportati in tabella 3.25, insieme alle grandezze che caratterizzano la precisione ottenuta. Le figure 3.47 e 3.48 riportano rispettivamente un esempio di applicazione del modello sviluppato per 3 diversi livelli di concentrazione media annuale rappresentativi dellintero campione e il diagramma di dispersione dei valori stimati dal modello per tutte le serie e delle corrispondenti grandezze osservate. La semplicit e la precisione evidenziate dal modello sviluppato, tenuto conto delle caratteristiche fortemente reattive dellinquinante che ne rendono difficoltosa la descrizione, permettono di non ritenere necessari ulteriori affinamenti dello stesso. F = 1- exp [ -

( )
x

x =

[ ( )]
ln 1 1 F

40% F 95% = 0,39 (M a) 5/4 = 0,34 (M a) 1/4 r Em (g m )


-3

F > 95% = 1,59 M a = 0,44 (Ma)1/3 0,89 0,55 25,16

0,99 0,31 3,60


-3

Eqm (g m )

Tabella 3.25 - Ozono: struttura e prestazioni del modello semiem pirico di Weibull differenziato per classi di frequenza cumulata.

106

Capitolo 3 L APPROCCIOA

RECETTORE

99,9 99,5 99,0 95,0 90,0 80,0 70,0 60,0 50,0 40,0 1 10 O3 ( g m-3)
Limito 1990 (42,6 g m-3) Juvara 1991 (21,9 g m-3) Monza 1991 (14,4 g m-3)

100

1000

Figura 3.47 - Ozono: distribuzione degli alti percentili per il tempo di integrazione di 1 ora e confronto con il modello semiempirico della distribuzione di Weibull.

300 250 200 150 100 50


F > 95%

0 0 50 100 150 200 O3 ( g m-3) - valori osservati

40 < F < 95%

250

300

Figura 3.48 - Ozono: confronto tra i valori dei percentili delle distribuzioni orarie osserva ti e calcolati con il modello semiempirico di Weibull.

107

Capitolo 4

Stima delle riduzioni delle emissioni


Michele Giugliano, Stefano Cernuschi e Andrea Cemin

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Sommario
Nel capitolo viene evidenziato come la conoscenza del comportamento delle distribuzioni dei dati degli inquinanti atmosferici discusse nel capitolo precedente permetta di utilizzare model li estremamente semplici come i modelli roll-back per la risoluzione di problematiche connes se con lindividuazione degli obiettivi di riduzione delle emissioni richiesti dalla stesura di pia ni di risanamento. In particolare mediante questi modelli viene stimata la riduzione delle emis sioni necessaria per il rispetto degli standard di qualit dellaria per il monossido di carbonio e per il biossido di azoto nellarea metropolitana milanese.

4.1 Introduzione
Lelemento unificante delle analisi sviluppate per i modelli statistici la ricerca di correlazioni affidabili tra i parametri controllati dallo standard e un dato statisticamente robusto e di facile acquisizione, anche tramite modelli, quale la media aritmetica a lungo termine (Capitolo 3). In questo ambito stato possibile descrivere in termini statistici e con buoni risultati anche la relazione tra i percentili di NO 2, parametri oggetto dello standard, e la concentrazione media annuale di NO x. Il complesso degli ossidi di azoto NO x si pu ritenere, cos come il CO, sostanzialmente stabile per le scale di tempo coinvolte nel percorso sorgente-recettore e correlato in modo abbastanza lineare con la forza delle sorgenti, quando se ne considera la media a lungo termine. Le medie annuali di CO ed NOx, dati stabili, nel senso che poco soggetti a situazioni meteorologiche particolari e ai guasti dei sistemi di misura, possono quindi essere utilizzate a pieno titolo come parametri di qualit dellaria in modelli proporzionali (rollback) di seguito descritti, per stimare leffetto della riduzione delle emissioni. Naturalmente in base ai modelli statistici descritti nel Capitolo 3 le medie vengono a essere direttamente rappresentative dei percentili, dei superamenti e di ogni altro parametro coinvolto nello standard, senza per avere il carattere aleatorio dei parametri osservati, che potrebbe compromettere la precisione della stima.

Dati di qualit dellaria

Modelli statistici

Medie annuali ridotte

Parametri dello standard Confronto con lo standard CO8ore P98; NO2

Modello roll-back

OK

No

Ipotesi di riduzione delle emissioni

Figura 4.1 - Schema della procedura utilizzata per la valutazione delle riduzioni delle emissioni per il rispetto degli standard.

110

Capitolo 4 STIMA DELLEEMISSIONI

Nello schema della procedura di valutazione, riportato in figura 4.1, si parte dallacquisizione dei dati di qualit dellaria: se lo standard superato si fanno delle ipotesi di riduzione delle emissioni e la media risultante, calcolata con il modello roll-back sulla base di tali ipotesi, viene interpretata dai modelli statistici in termini dei parametri regolati dallo standard che, confrontati con il valore dello standard stesso, indicano se lipotesi di riduzione ha avuto successo. 4.1.1 Modelli roll-back I modelli roll-back sono probabilmente i modelli pi semplici che consentono di fare delle valutazioni quantitative sulleffetto di riduzioni nelle emissioni di inquinanti atmosferici a partire dai livelli di concentrazione osservati. Successivamente alla iniziale formulazione la tecnica roll-back stata sviluppata per superare parte delle primitive limitazioni di applicazione e una completa formulazione statistica della teoria dei modelli roll-back stata recentemente presentata. Assunzione fondamentale dei modelli roll-back per la stima delle riduzioni da apportare alle emissioni per il conseguimento di prefissati obiettivi di qualit dellaria la linearit della relazione tra le quantit di inquinanti emessi e la qualit dellaria rilevata nella zona di influenza delle emissioni stesse. Questa ipotesi si dimostra ragionevolmente corretta quando sono rispettate le seguenti condizioni: che gli inquinanti siano conservativi o scarsamente soggetti a fenomeni di rimozione o trasformazione e quindi le loro concentrazioni in atmosfera siano regolate dai soli fenomeni di trasporto e di diffusione, a parit di emissione; che il dato di qualit dellaria sia un valore medio a lungo termine, tipicamente la media annuale, per soddisfare la condizione di base di conservazione della massa per inquinanti non reattivi e per eliminare linfluenza che la possibile presenza di errori strumentali comporterebbe sullaffidabilit del dato stesso e sulle conseguenti valutazioni. Nella sua formulazione pi semplice, il modello roll-back assume che la concentrazione di un inquinante persistente in uno specifico sito di campionamento data dalla somma della concentrazione di fondo e di una funzione lineare delle emissioni totali dellarea che influenzano la qualit dellaria del punto in esame, secondo la seguente espressione: C=F+

K E
i i

(4.1)

dove: C lindice di qualit dellaria (generalmente una concentrazione media a lungo termine quale la media annuale); F la concentrazione di fondo; Ki il fattore di proporzionalit tra la concentrazione nel sito di campionamento e lemissione delle diverse sorgenti che influenzano la qualit dellaria nel sito stesso, dipendentemente dalla meteorologia locale, dalla posizione reciproca di sorgenti e recettore e da tutti gli altri fattori che possono influenzare il rapporto sorgente-recettore; Ei lemissione totale delle diverse sorgenti attive nellarea in esame.

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Esprimendo lequazione (4.1) in termini di emissioni globali si ottiene: C = F + KE avendo posto E= (4.2)
i i

E
i

e K=

K E
i

Indicate con i pedici A ed R rispettivamente le grandezze relative alla situazione attuale di riferimento e a una situazione in cui le emissioni di tutte le fonti attive nellarea vengono uniformemente ridotte di un fattore r, lequazione (4.2) assume le seguenti formulazioni: CA = F + KEA CR = F + KER = F + KrEA Risolvendo rispetto a K le equazioni (4.3) e (4.4) e uguagliando si ottiene: r= CR - F CA - F da cui, essendo R(%) = 100 x (1- r) la riduzione in percentuale delle emissioni delle sorgenti, si ha: R (%) = 100 CA - CR CA - F Lequazione (4.6), note la concentrazione relativa alla situazione attuale e la concentrazione di fondo, consente di ricavare il valore in percentuale della riduzione omogenea che deve essere applicata a tutte le fonti di emissione attive nellarea per conseguire un prefissato obiettivo di qualit dellaria CR. Nelle valutazioni di seguito sviluppate, la relazione (4.6) stata utilizzata per stimare il valore di qualit dellaria CR, espresso i termini di concentrazione media annuale, che corrisponde a diversi scenari di riduzione R, uniformemente estesa a tutte le sorgenti: CR = CA (4.6) (4.5) (4.3) (4.4)

1-

R 100

RF 100

(4.7)

Il valore di C R cos stimato pu quindi essere correlato ai parametri regolati dallo standard di qualit dellaria tramite i modelli empirici descritti nel Capitolo 3, in modo tale da valutare gli effetti delle diverse ipotesi di riduzione delle emissioni sullo

112

Capitolo 4 STIMA DELLEEMISSIONI

standard e identificare la riduzione necessaria per il rispetto dello standard stesso in tutti i punti di campionamento dellarea in esame. Tali valutazioni relative al CO e al complesso degli NOx sono di seguito riportate. Prima di procedere allapplicazione dei modelli roll-back per la stima delle riduzioni delle emissioni, si reso necessario valutare i livelli di fondo per i singoli inquinanti da applicarsi nellequazione (4.7). La concentrazione di fondo dellAO stata assunta pari alla minima concentrazione media mensile registrata per tutte le fasce orarie, i mesi dellanno e le stazioni relativamente al tempo di integrazione di 1 ora. Al fine di disporre di una valutazione quanto pi possibile affidabile, per ogni fascia oraria e stazione si sono considerate le sole serie mensili aventi almeno il 50% di dati validi e i soli valori medi derivanti da una disponibilit di almeno 4 serie mensili sullintero periodo analizzato (1989-1994). 4.1.2 Stima della riduzione per il rispetto dello standard per il CO Dal momento che lo standard relativo al tempo di integrazione di 1 ora risulta sostanzialmente rispettato nelle stazioni di rilevamento dellAO, la stima della riduzione con il modello roll-back stata effettuata soltanto in riferimento allo standard relativo al tempo di integrazione di 8 ore, largamente non rispettato (Capitolo 3). Si assunta quale situazione attuale di riferimento la concentrazione media annuale CA relativa al 1994 delle 13 stazioni che in quellanno hanno registrato pi del 75% dei dati validi. Applicando la relazione (4.7) si calcolato il valore della media annuale per diversi scenari di riduzione delle emissioni di CO uniformemente estese a tutte le sorgenti nellintervallo 0-100%, dove lo scenario di riduzione 0% rappresenta la situazione attuale del 1994 e lo scenario 100% rappresenta la totale eliminazione delle emissioni. Tramite la relazione (3.11), si quindi stimato il corrispondente numero di superamenti dello standard di 8 ore atteso per ciascuna stazione. Vista la sostanziale omogeneit delle stazioni esaminate, la percentuale di stazioni in cui, per i diversi livelli di riduzione, si registra il mancato rispetto dello standard stata quindi assunta come indice della probabilit di non rispetto del limite di legge nellintera AO.

R NS Mancato rispetto R NS Mancato rispetto Max N % Max N %

0% 24 11 84,6% 35% 5 8 61,5%

5% 16 11 84,6% 40% 3 7 53,8%

10% 14 11 84,6% 45% 3 7 53,8%

15% 11 11 84,6% 50% 2 5 38,5%

20% 9 11 84,6% 55% 1 5 38,5%

25% 7 10 76,9% 60% 1 3 23,1%

30% 6 9 69,2% 65% 0 0 0,0%

Tabella 4.1 - Stima degli effetti di diversi livelli di riduzione delle emissioni di CO uniformemente applicati allAO. Valore massimo del numero di superamenti del limite di 10 mg m3 per il tempo di integrazione di 8 ore, numero e percentuale di stazioni che non rispettano lo standard in funzio ne del livello di riduzione.

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I risultati ottenuti sono riportati nella tabella 4.1 nei termini della frequenza di mancato rispetto dello standard. Come si pu osservare, nel 1994, assunto quale anno di riferimento, l84,6% delle stazioni non rispettava lo standard relativo alle 8 ore per il CO. Riduzioni omogenee delle emissioni inferiori al 20% non hanno alcun effetto sulla probabilit di rispetto dello standard e soltanto con una riduzione dellordine del 45% si apprezza una probabilit di mancato rispetto dello standard prossima al 50%. Una riduzione delle emissioni del 65% consente di raggiungere il rispetto dello standard in tutta lAO. 4.1.3 Stima della riduzione per il rispetto dello standard per NO 2 Per quanto riguarda lNO2, stata effettuata la stima con il modello roll-back della riduzione delle emissioni di NOx per il raggiungimento tanto dello standard relativo al tempo di integrazione di 1 ora, 200 g m3 come valore del 98 percentile delle concentrazioni, che dei valori guida di qualit dellaria pari a 50 e a 135 g m3 per il 50 e il 98 percentile rispettivamente. Si assunta quale situazione attuale di riferimento la concentrazione media annuale CA relativa al 1994 delle 14 stazioni che in quellanno hanno registrato pi del 75% dei dati validi. Applicando la relazione (4.7) si calcolato il valore della media annuale per diversi scenari di riduzione uniforme delle emissioni di NO x compresi nellintervallo 0-100%. Tramite le relazioni (3.26) e (3.27), si sono quindi stimati i corrispondenti valori del 50 e del 98 percentile delle concentrazioni orarie di NO2 attesi per ciascuna stazione. Analogamente al caso del CO, la percentuale di stazioni in cui, per i diversi livelli di riduzione, si registra il superamento del valore di concentrazione fissato dallo standard stata infine assunta come indice della probabilit di non rispetto dello standard stesso nellintera AO.
R P98 Mancato rispetto R P98 Mancato rispetto R P98 Mancato rispetto Max N % Max N % Max N % 0% 221,8 4 28,6% 7% 214,1 3 21,4% 14% 205,8 3 21,4% 1% 221,0 3 21,4% 8% 212,9 3 21,4% 15% 204,6 3 21,4% 2% 217,8 3 21,4% 9% 211,8 3 21,4% 16% 203,4 3 21,4% 3% 218,7 3 21,4% 10% 210,6 3 21,4% 17% 201,2 3 21,4% 4% 217,6 3 21,4% 11% 209,4 3 21,4% 18% 201,0 3 21,4% 5% 216,4 3 21,4% 12% 208,2 3 21,4% 19% 199,7 0 0,0% 6% 215,3 3 21,4% 13% 207,0 3 21,4%

Tabella 4.2 - Stima degli effetti di diversi livelli di riduzione delle emissioni di NOx uniformemen te applicati allAO. Valore massimo del 98 percentile delle concentrazioni orarie di NO2, numero e percentuale di stazioni che non rispettano lo standard in funzione del livello di riduzione.

114

Capitolo 4 STIMA DELLEEMISSIONI

I risultati ottenuti sono riportati nella tabella 4.2 sempre nei termini della frequenza di mancato rispetto dello standard dellNO 2 nei diversi scenari di riduzione delle emissioni di NOx. Come si pu osservare, diversamente dal caso del CO, nel 1994 soltanto il 28,6% delle stazioni non rispettava lo standard relativo allNO2; contenute riduzioni omogenee delle emissioni di NOx non mostrano effetti significativi nel diminuire la probabilit di superamento dello standard, ma una riduzione delle emissioni del 20% gi sufficiente per consentirne il rispetto in tutta lAO. I risultati delle stime di riduzione delle emissioni di NOx necessarie al raggiungimento dei valori guida di qualit dellaria sono riportati nelle tabelle 4.3-4.5 . Per quanto riguarda il rispetto del valore guida fissato per il 98 percentile (135 g m -3 di NO2) si osserva che, nella situazione di riferimento relativa al 1994, esso risultava superato nella totalit delle stazioni. Gli effetti sulla probabilit di rispetto del valore guida iniziano a manifestarsi per riduzioni delle emissioni di NO x dellordine del 20%, mentre a una riduzione del 50% corrisponde ancora una frequenza di
R P98 Mancato rispetto R P98 Mancato rispetto Max N % Max N % 0% 221,8 14 100,0% 35% 179,0 12 85,7% 5% 216,4 14 100,0% 40% 172,1 10 71,4% 10% 210,6 14 100,0% 45% 165,0 8 57,1% 15% 204,6 14 100,0% 50% 157,8 7 50,0% 20% 198,5 13 92,9% 55% 150,3 6 42,9% 25% 192,2 13 92,9% 60% 142,5 4 28,6% 30% 185,7 13 92,9% 65% 134,6 0 0,0%

Tabella 4.3 - Stima degli effetti di diversi livelli di riduzione delle emissioni di NOx uniformemen te applicati allAO. Valore massimo del 98 percentile delle concentrazioni orarie di NO2, numero e percentuale di stazioni che non rispettano il valore guida in funzione del livello di riduzione.

R P50 Mancato rispetto R P50 Mancato rispetto Max N % Max N %

0% 90,2 14 100,0% 40% 70,5 13 92,9%

5% 88,7 14 100,0% 45% 67,6 13 92,9%

10% 86,3 14 50% 64,7 12 85,7%

15% 83,9 14 55% 61,6 9 64,3%

20% 81,3 14 100,0% 60% 58,4 7 50,0%

25% 78,7 14 100,0% 65% 55,1 6 42,9%

30% 76,1 14 100,0% 70% 51,8 3 21,4%

35% 73,3 14 100,0% 75% 48,3 0 0,0%

100,0% 100,0%

Tabella 4.4 - Stima degli effetti di diversi livelli di riduzione delle emissioni di NOx uniformemen te applicati allAO. Valore massimo del 50 percentile delle concentrazioni orarie di NO2, numero e percentuale di stazioni che non rispettano il valore guida in funzione del livello di riduzione.

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mancato rispetto del 50%; per il raggiungimento del valore guida in tutta lAO si stima necessaria una riduzione delle emissioni di NOx del 65%. Le analoghe elaborazioni sviluppate per il valore guida relativo al 50 percentile delle concentrazioni orarie di NO 2 (50 g m -3) evidenziano come nel 1994 esso non sia stato rispettato in tutte le 14 stazioni. Riduzioni delle emissioni di NO x inferiori al 40% non mostrano effetti apprezzabili su tale situazione, mentre solo riduzioni del 75% sono in grado di ricondurre larea nel suo complesso al rispetto del limite. Il valore guida per il 50 percentile appare cos pi conservativo di quello relativo al 98 percentile della distribuzione. 4.1.4 Le osservazioni di fine settimana per la stima degli effetti della riduzione di NO x Si pu ragionevolmente ritenere che nei giorni festivi si verifichino riduzioni pi o meno consistenti nelle emissioni di NOx in seguito alla corrispondente diminuzione del traffico motorizzato. Questa particolare situazione, soprattutto se documentata con una larga base di dati disponibili, pu fornire utili indicazioni circa leffetto a breve termine della variazione di emissioni di NO x sulla presenza di NO 2 e circa la tipologia delle stazioni rispetto allinfluenza delle sorgenti mobili. possibile naturalmente che festivit con traffico per qualche motivo sostenuto e che situazioni meteorologiche molto differenti tra il giorno festivo e quello lavorativo seguente, tipicamente domenica e luned, possano stravolgere le indicazioni attese, ma acquisizioni statistiche basate su ampie popolazioni di dati dovrebbero mettere al riparo da tali anomalie. Lanalisi della relazione tra la variazione della concentrazione di NO x ed NO 2 in tali situazioni stata effettuata per 20 stazioni dellAO valutando separatamente le stagioni invernale ed estiva, rappresentate rispettivamente dai bimestri gennaiofebbraio e giugno-luglio, per il periodo 1990-1994. Per ciascuna stazione sono state prese in considerazione le coppie formate dai giorni domenica-luned successivi e sono state valutate le variazioni percentuali DNO x e DNO2 delle concentrazioni dei due inquinanti: NOi =

(NOi)luned - (NOi)domenica (NOi)luned

(4.8)

in cui rappresenta la media delle concentrazioni di NOx ed NO2 osservate tra le ore 6:00 e le 22:00. I valori cos determinati sono stati rappresentati graficamente in un piano cartesiano avente in ascissa e in ordinata rispettivamente le riduzioni percentuali -DNO x e -DNO 2 delle concentrazioni medie di NOx ed NO2. Nella figura 4.2 riportata la rappresentazione grafica risultante per una delle stazioni analizzate. Come si pu osservare la maggior parte dei punti confinata nel primo quadrante, a significare una larga e ricorrente concomitanza della riduzione delle concentrazioni di NOx ed NO2 tra il giorno festivo e quello feriale successivo. Si osservano comunque, per i motivi di disturbo gi segnalati, situazioni in cui a una riduzione della concentrazione di NOx corrisponde un aumento della concentrazione di NO 2, si-

116

Capitolo 4 STIMA DELLEEMISSIONI

tuazioni in cui le concentrazioni domenicali sono pi alte di quelle del luned successivo e, molto pi raramente, situazioni di aumento della concentrazione di NOx e riduzione di quelle di NO 2, tutte comunque di frequenza largamente inferiore a quella della riduzione concomitante.

100% 80% 60% 40% 20% 0% -20% -40% -60% -80% -100% -120% -100% -80% -60% -40% -20% 0% 20% 40% 60% 80% 100%

Riduzione NO2 (%)

Figura 4.2 - Riduzione percentuale delle concentrazioni medie di NO x ed NO 2 osservate il luned e la domenica precedente nel periodo 1990-1994; stazione Milano-Marche, dati in vernali ed estivi.

Nei grafici riportati nelle figure 4.3-4.4 sono rappresentati gli episodi di riduzione concomitante delle concentrazioni di NOx ed NO2 osservati in tutte le stazioni dellAO nelle stagioni estiva e invernale e la retta interpolante determinata con la tecnica di regressione ai minimi quadrati. Nonostante la dispersione dei dati, si possono riconoscere chiaramente distinti due tipi di relazioni tra le riduzioni di NOx ed NO 2 per le due stagioni considerate. In entrambi i casi il coefficiente angolare della retta interpolante risulta inferiore a 1, a indicare che una riduzione della concentrazione di NOx, direttamente correlabile alle emissioni, si traduce in una riduzione delle concentrazioni di NO2 pari al 50% nel regime invernale e al 70% circa in quello estivo. Questa differenza spiegata dalla maggiore capacit ossidativa dellatmosfera durante la stagione estiva, per cui a parit di concentrazione di NOx presente una maggiore quantit di NO2. La diversit stagionale cos evidenziata relativa ai dati medi delle concentrazioni giornaliere in accordo con la relazione non lineare che intercorre tra le medie annuali di NOx ed NO2 (Capitolo 3).

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80%

NO2 = 0,495 NOx + 0,039

60%

40%

20%

0% 0% 20% 40% 60% 80% 100% Riduzione NOx (%)

Figura 4.3 - Riduzione percentuale delle concentrazioni medie di NOx ed NO2 osservate il lu ned e la domenica precedente nel periodo 1990-1994 in tutte le stazioni dellAO; episodi inver nali di concomitante riduzione di NOx ed NO2.

100% 80% 60% 40% 20% 0%

NO2 = 0,735 NOx + 0,050

0%

20%

40%

60%

80%

100%

Riduzione NOx (%)

Figura 4.4 - Riduzione percentuale delle concentrazioni medie di NO x ed NO2 osservate il lu ned e la domenica precedente nel periodo 1990-1994 in tutte le stazioni dellAO; episodi estivi di concomitante riduzione di NOx ed NO2.

118

Capitolo 4 STIMA DELLEEMISSIONI

I risultati delle interpolazioni dei dati relativi alle singole stazioni per la stagione estiva e invernale sono riportati nella tabella 4.5 , dove sono indicati il numero di dati disponibili e i valori dei parametri delle rette interpolanti gli episodi di riduzione concomitante delle concentrazioni di NO x ed NO 2. Per la stagione invernale si osservano sensibili differenze nei valori del coefficiente angolare, compreso tra 0,20 e 0,73, mentre i valori dellintercetta sono tutti prossimi a 0 con la sola eccezione delle stazioni Milano-Senato e Arese, per la quale il limitato numero di dati determina per un sensibile errore nella stima dei parametri. Nelle figure 4.5-4.6 sono riInverno N dati Milano citt MI-Aquileia MI-Cenisio MI-Juvara MI-Marche MI-Romolo MI-Senato MI-Statuto MI-Verziere MI-Zavattari Comuni limitrofi Agrate B. Arese Cinisello B. Corsico Limito Monza Pero Rho S. S. Giovanni Settimo M. Villasanta 21 8 31 24 10 29 18 11 30 13 20 0,593 0,207 0,547 0,345 0,643 0,596 0,375 0,420 0,683 0,553 0,730 -0,008 0,184 0,030 0,071 0,016 -0,005 0,051 0,031 -0,048 0,025 -0,010 34 8 23 24 23 32 20 14 29 20 37 0,665 0,818 0,942 0,690 0,722 0,672 0,653 0,893 0,821 0,782 0,73 0,141 -0,043 -0,069 0,007 0,083 0,030 0,106 0,049 0,030 0,030 0,090 19 23 25 26 13 21 15 24 25 0,436 0,487 0,521 0,392 0,424 0,430 0,540 0,532 0,272 0,081 0,051 0,023 0,077 0,061 0,101 0,032 0,005 0,098 12 11 33 35 19 22 12 31 32 0,864 0,689 0,907 1,018 0,737 0,871 0,890 0,500 0,760 -0,002 0,082 -0,012 -0,128 0,018 -0,027 -0,087 0,178 0,001 pendenza intercetta N dati Estate pendenza intercetta

Tabella 4.5 - Numero di dati e parametri delle rette interpolanti le riduzione percentuale delle con centrazioni medie di NOx ed NO2 osservate il luned e la domenica precedente nel periodo 1990-1994 in tutte le stazioni dellAO; episodi invernali ed estivi di concomitante riduzione di NOx ed NO2.

119

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80%

60%

40%

20%

0% 0%

20%

40%

60%

80%

100%

Riduzione NOx (%)

Figura 4.5 - Riduzione percentuale delle concentrazioni medie di NOx ed NO2 osservate il luned e la domenica precedente nel periodo 1990-1994 nella stazione Limito; episodi invernali di con comitante riduzione di NOx ed NO2.

80%

60%

40%

20%

0%

0%

20%

40%

60%

80%

100%

Riduzione NOx (%)

Figura 4.6 - Riduzione percentuale delle concentrazioni medie di NOx ed NO2 osservate il luned e la domenica precedente nel periodo 1990-1994 nella stazione di Sesto San Giovanni; episodi in vernali di concomitante riduzione di NOx ed NO2.

120

Capitolo 4 STIMA DELLEEMISSIONI

portati i grafici relativi alle stazioni Limito e Sesto San Giovanni per la stagione invernale, rappresentative dellintero campo di variazione delle riduzioni osservate, dai quali emerge come una medesima diminuzione della concentrazione media di NOx determini diversi effetti di riduzione di NO 2. Lesame dei valori dei parametri delle rette interpolanti relativi alla stagione estiva mostra valori del coefficiente angolare maggiori di quelli invernali con valori superiori a 0,8 per 9 delle 20 stazioni considerate, a dimostrazione dello sviluppo pi completo dei fenomeni ossidativi atmosferici. Il valore di poco superiore a 1 del coefficiente angolare calcolato per la stazione di Milano-Marche e i valori dellintercetta sensibilmente discosti da 0 osservati in alcune stazioni sono dovuti alla dispersione dei dati. Le sensibili differenze tra i valori estivi e invernali che si riscontrano in particolare per le stazioni situate nella citt di Milano trovano spiegazione nei diversi livelli medi di concentrazione osservati nelle due stagioni, confermando cos la non linearit della relazione tra NO x ed NO 2 gi evidenziata e acquisita con i modelli statistici sviluppati nel precedente capitolo per descriverne le dipendenze osservate. Nelle figure 4.7-4.8 sono riportati i grafici relativi alle stazioni Limito e Sesto San Giovanni per la stagione estiva, dai quali si pu apprezzare la diversit degli effetti a livello locale di una medesima riduzione di NOx che interviene in estate e in inverno. I risultati delle interpolazioni sono stati utilizzati per valutare le riduzioni percentuali delle concentrazione medie di NO2 attese nelle singole stazioni per diversi scenari di riduzione delle concentrazioni di NO x. Le stime cos ottenute per le sta-

100%

80% 60% 40% 20% 0% 0% 20% 40% 60% 80% 100% Riduzione NOx (%)

Figura 4.7 - Riduzione percentuale delle concentrazioni medie di NOx ed NO2 osservate il luned e la domenica precedente nel periodo 1990-1994 nella stazione di Limito; episodi estivi di conco mitante riduzione di NOx ed NO2.

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100% 80% 60% 40% 20%

0% 0% 20% 40% 60% 80% 100% Riduzione NOx (%)

Figura 4.8 - Riduzione percentuale delle concentrazioni medie di NOx ed NO2 osservate il luned e la domenica precedente nel periodo 1990-1994 nella stazione di Sesto San Giovanni; episodi esti vi di concomitante riduzione di NOx ed NO2.

gioni invernale ed estiva sono riportate nella tabella 4.6 e, pur mostrando un sostanziale accordo con i risultati delle analoghe valutazioni sviluppate tramite i modelli statistici formulati per le correlazioni NO x-NO2, vanno comunque interpretate con dovuta cautela a causa dellelevata dispersione dei dati. In inverno riduzioni di NO x del 10% determinano riduzioni di NO2 comprese nellintervallo 2,3-7,4% (media 4,9%), mentre a riduzioni del 25% corrispondono valori compresi tra il 5,4 e il 18,4%, con una media per lintera AO del 12,2%. In estate si osservano riduzioni maggiori rispetto ai medesimi scenari invernali di contenimento delle concentrazioni di NO x, con valori rispettivamente compresi nellintervallo 5,2-10,1% (media 7,8%) e nellintervallo 12,7-25,3% (media 19,6%). A conclusione di queste elaborazioni si pu pertanto osservare che riduzioni parziali delle emissioni di NOx, tipicamente determinate dalla circolazione a targhe alterne o da altre restrizioni del traffico, producono effetti diversi sulla presenza di NO2 nei due regimi stagionali, con apprezzabili differenze tra le diverse stazioni in ragione della loro esposizione alle fonti di emissione primarie. Le indicazioni cos ottenute sulleffetto di una riduzione delle emissioni di NO x, valutate sulla base dellincremento delle concentrazioni osservate tra la domenica e il luned successivo, potrebbero comunque non rispecchiare le reali conseguenze di una effettiva riduzione delle emissioni che intervenga in occasione di episodi di elevati livelli di concentrazione, in quanto non si esclude che linerzia del sistema atmosferico possa impedire di apprezzare appieno gli effetti di riduzioni delle emissioni su scala temporale ridotta. I risultati dellanalisi della relazione tra la variazione delle con-

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Capitolo 4 STIMA DELLEEMISSIONI

Inverno Riduzione percentuale NOx 10 Milano citt MI-Aquileia MI-Cenisio MI-Juvara MI-Marche MI-Romolo MI-Senato MI-Statuto MI-Verziere MI-Zavattari Comuni limitrofi Agrate B. Arese Cinisello B. Corsico Limito Monza Pero Rho S. S. Giovanni Settimo M. Villasanta Media AO 5,9 2,3 5,5 3,5 6,5 6,0 3,8 4,2 6,8 5,6 7,4 4,9 14,8 5,4 13,7 8,7 16,1 14,9 9,4 10 ,5 17,0 13,9 18,4 12,2 29,6 10,5 27,4 17,3 32,2 29,8 18,8 21,0 34,1 27,7 36,8 24,4 44,5 15,7 41,1 25,9 48,3 44,7 28,2 31,5 51,2 41,5 55,2 36,5 6,8 8,1 9,4 6,9 7,3 6,7 6,6 9,0 8,2 7,9 7,4 7,8 4,4 4,9 5,2 4,0 4,3 4,4 5,4 5,3 2,8 11,0 12,2 13,0 9,9 10,7 10,9 13,5 13,3 6,9 21,9 24,4 26,1 19,7 21,2 21,6 27,1 26.6 13,7 32,8 36,6 39,1 29,5 31,8 32,3 40,6 39,9 20,5 8,6 7,0 9,1 10,1 7,4 8,7 8,8 5,2 7,6 25 50 75 10 25

Estate Riduzione percentuale NOx 50 43,2 34 5 45 4 50,8 36,9 43,5 44,4 25,2 38,0 33,4 40,8 47,0 34,5 36,2 33,6 32,7 44,7 41,1 39,1 36,6 39,1 75 64,8 51,7 68,0 76,2 55,3 65,3 66,6 37,7 57,0 50,0 61,3 70,6 51,8 54,2 50,4 49,1 67,0 61,6 58,7 54,9 58,6

21,6 17 3 22 7 25,3 18,4 21,7 22,2 12,7 19,0 16,8 20,4 23,5 17,3 18,1 16,8 16 4 22,4 20,5 19,6 18 3 19,6

Tabella 4.6 - Riduzioni delle concentrazioni medie giornaliere di NO 2 in funzione di prefissa te riduzioni delle concentrazioni di NO x nelle stazioni dellAO per le stagioni invernale ed estiva.

centrazioni di NO x ed NO 2 sono stati utilizzati anche nel tentativo di caratterizzare le singole stazioni di monitoraggio con riferimento al ruolo delle fonti di emissione sulla qualit dellaria registrata, senza per ottenere indicazioni particolarmente significative.

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4.2 Il contributo delle sorgenti di NOx ai dati di qualit dellaria


Nelle strategie di intervento per la riduzione strutturale delle emissioni e nelle tattiche di gestione della qualit dellaria per il controllo di episodi acuti, lidentificazione del contributo delle sorgenti di primaria importanza. Le incertezze che di frequente caratterizzano gli inventari delle emissioni e la complessit del sistema sorgente-recettore, rendono spesso di particolare utilit le acquisizioni che su questi aspetti si possono ricavare dallelaborazione dei dati di qualit dellaria con tecniche di modelli al recettore. Classici problemi di aree complesse dal punto di vista delle emissioni, che si affrontano di norma con analisi statistiche multivariate dei dati di concentrazione, sono le identificazioni del contributo delle sorgenti al materiale particolato, ai COV e agli NO x. Per lAO lidentificazione del contributo delle fonti di NOx alle concentrazioni rilevate dagli analizzatori di particolare importanza, dal momento che lo standard per lNO2 largamente disatteso (Capitolo 3). Tenendo conto, poi, che il rilevamento utilizzato anche per il controllo di episodi acuti segnalati dal superamento dei livelli di attenzione e di allarme, la conoscenza del contributo delle sorgenti rende conto degli effetti attesi dagli interventi e tipicamente dalle restrizioni del traffico. Nelle valutazioni di seguito riportate la caratterizzazione dei punti di rilevamento rispetto allesposizione alle due sorgenti di NO x si basa sullanalisi del rapporto stagionale NO2/NOx, in termini qualitativi, e su un modello concettuale, che utilizza il CO come tracciante del peso relativo con cui lelemento meteorologico interviene in regime estivo e invernale, in termini quantitativi. Tutte le elaborazioni del presente capitolo sono state sviluppate in termini di concentrazioni espresse in ppb in quanto tale unit di misura consente di eliminare linfluenza dei diversi pesi molecolari delle specie che costituiscono gli ossidi di azoto (NO+NO2). Per la valutazione qualitativa della tipologia delle stazioni stata anche impiegata la tecnica dellanalisi cluster. 4.2.1 Valutazione qualitativa basata sullanalisi del rapporto NO 2/NOx Un importante tracciante della tipologia del punto di rilevamento rispetto allattivit delle fonti di NOx il rapporto R tra la quota ossidata NO2 e il complesso degli NOx. In generale, bassi valori di tale rapporto sono caratteristici delle ore in cui lattivit delle sorgenti particolarmente intensa, quando soprattutto in prossimit di queste ultime prevale largamente la componente primaria NO. Valori contenuti del rapporto R si osservano inoltre nei periodi di limitata capacit dispersiva e di rimescolamento dellatmosfera, che determinano laccumulo delle emissioni sovraccaricando la capacit ossidativa dellatmosfera stessa, con la conseguente predominanza degli inquinanti primari su quelli secondari. La concomitanza delle condizioni sopra citate durante le ore di punta nel periodo invernale tende a determinare i bassi valori di R caratteristici di tali periodi. Infine, quando le misure vengono effettuate in prossimit delle sorgenti, non consentendo alla cinetica relativamente lenta dei processi ossidativi di svilupparsi completamente, si osservano bassi valori del rapporto R che tendono al valore caratteristico con cui gli NOx sono emessi dalle sorgenti stesse. Questultima situazione risulta particolarmente evidente nel regime estivo, allorch si registrano i valori pi alti in assoluto del rapporto in esame. Infatti, le maggiori velocit di ossidazione esti-

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Capitolo 4 STIMA DELLEEMISSIONI

ve hanno comunque minore effetto sul rapporto R in quelle stazioni di monitoraggio situate nelle immediate vicinanze delle fonti di emissione primarie, quali per esempio le stazioni poste in prossimit di assi viari a elevato volume di traffico. In queste situazioni, valori contenuti del rapporto R sono osservabili sia nella stagione invernale che in quella estiva e le differenze tra le due stagioni risultano molto meno marcate, a significare il ruolo preponderante delle emissioni locali di NOx. Al contrario, leffetto dei processi di ossidazione, che determina lincremento di R, risulta molto pi evidente nelle stazioni poste lontano dalle sorgenti primarie, dove si osservano sempre valori abbastanza uniformi di R che tendono allunit. Anche nel periodo invernale valori di R, decisamente maggiori di quelli osservati in stazioni urbane, caratterizzano questi siti, per i quali si pu ipotizzare lesistenza di uno stato di equilibrio fotostazionario o quasi fotostazionario fra NO, NOx e O3 per gran parte dellanno. Sulla base delle considerazioni sin qui esposte possibile effettuare una prima classificazione qualitativa delle stazioni di monitoraggio dellAO per mettere in luce le eventuali differenze con riferimento al posizionamento delle stazioni rispetto al contributo delle due sorgenti di NOx. Per ciascuna stazione sono stati rappresentati in un piano cartesiano NO2-NOx i punti corrispondenti alle concentrazioni orarie registrate tra le ore 6:00 e le 22:00 negli anni compresi tra il 1990 e il 1994. Per la stagione invernale sono stati presi in considerazione i mesi rappresentativi di gennaio e febbraio, mentre per quella estiva il bimestre giugno-luglio. Il piano NO 2-NOx stato quindi suddiviso con 5 rette passanti per lorigine, di coefficiente angolare pari a 1, 2, 10/3, 10 e 20 che delimitano, rispettivamente, 6 settori individuati in senso orario dai seguenti intervalli di valori del rapporto R: R<0,05 ; 0,05<R<0,1 ; 0,1<R<0,3 ; 0,3 <R<0,5 ; 0,5<R<1 ; R>1 Vista la differenza nel numero di dati disponibili per le singole stazioni, al fine di poter effettuare un confronto omogeneo e non limitato a una semplice analisi qualitativa dei diagrammi ottenuti, stata successivamente calcolata la ripartizione percentuale dei punti sperimentali nei vari settori del piano cos definiti per entrambe le stagioni considerate. I risultati di tali elaborazioni sono analizzati di seguito, distinguendo tra stagione invernale ed estiva. 4.2.1.1 Regime invernale Lesame dei risultati relativi alla stagione invernale, riportati in tabella 4.7, evidenzia per tutte le stazioni di monitoraggio una frequenza massima di osservazioni nel settore del piano individuato da valori di R compresi tra 0,1 e 0,3, seguita dal settore definito dallintervallo 0,3<R<0,5 e quindi, salvo alcune eccezioni, da quello in cui 0,5<R<1. La percentuale delle osservazioni comprese nel settore R<0,05 sempre inferiore allo 0,5%, mentre percentuali maggiori si collocano nella fascia 0,05<R<0,1, in particolare per le stazioni Milano-Marche, Corsico e Milano-Aquileia. Tornando alle frequenze massime, si nota che in ben 14 stazioni su 20 esse risultano superiori al 50%, mentre in altre 5 sono comprese tra il 43,3 e il 49,5%; soltanto nella stazione Rho si registra una percentuale nettamente inferiore, pari al 35,4%. In queste ultime 6 stazioni, come peraltro nelle stazioni Arese e Milano-Cenisio, si osserva una maggiore uniformit nella distribuzione delle osservazioni, che si collocano con percentuali significa-

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tive anche nelle zone del piano definite da valori di R superiori a 0,3. Per la stazione Rho, la percentuale relativa alla zona 0,5<R<1 risulta addirittura superiore a quella della zona 0,3<R<0,5 e prossima al valore massimo.
Stazione Milano citt MI-Aquileia MI-Cenisio MI-Juvara MI-Marche MI-Romolo MI-Senato MI-Statuto MI-Verziere MI-Zavattari Comuni limitrofi Agrate B. Arese Cinisello B. Corsico Limito Monza Pero Rho S. S. Giovanni Settimo M. Villasanta 5507 2758 6890 6464 4898 6305 4804 2850 6832 2689 5405 0,02 0,04 0,04 0,09 0,12 0,00 0,02 0,00 0,03 0,00 0,07 1,34 2,25 1,94 4,97 2,20 0,98 0,42 0,35 0,60 0,86 1,26 44,43 51,70 70,35 57,77 43,32 65,95 47,79 35,37 49,39 49,50 62,11 30,69 24,29 23,77 25,85 31,69 26,88 26,31 29,19 32,60 31,35 30,03 23,52 21,72 3,89 11,32 22,66 6,19 25,46 35,09 17,39 18,30 6,53 5066 6268 6584 6542 4197 5737 3882 6472 6365 0,10 0,00 0,24 0,20 0,00 0,00 0,00 0,02 0,41 3,26 0,03 2,17 5,11 2,38 0,49 0,13 0,12 1,90 51,40 56,19 53,19 70,47 61,00 71,69 67,70 50,23 67,65 33,89 31,30 28,36 19,43 27,69 22,66 25,24 37,81 24,01 11,35 12,48 16,04 4,80 8,93 5,16 6,93 11,82 6,03 N dati < 0,05 0,05-0,1 0,1-0,3 0,3-0,5 0,5-1

Tabella 4.7 - Ripartizione percentuale delle concentrazioni orarie di NO2 ed NOx nei settori del pia no NO2-NOx definiti dai valori del rapporto R= NO2/NOx - periodo invernale.

Le stazioni con larga prevalenza di osservazioni nel settore 0,1<R<0,3, cio con valori di R prossimi al rapporto NO 2/ N O x delle sorgenti di emissione primaria, possono ritenersi sostanzialmente omogenee rispetto agli ambiti territoriali che controllano e rappresentative di punti di campionamento nelle vicinanze delle emissioni primarie. Allinterno di tale omogeneit possibile identificare alcuni

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Capitolo 4 STIMA DELLEEMISSIONI

sottogruppi di stazioni che presentano caratteristiche simili. Un primo gruppo, formato dalle stazioni Cinisello Balsamo, Milano-Marche, Senato, Statuto e Zavattari, nelle quali si registrano frequenze massime dellordine del 70%, pu ritenersi fortemente influenzato dalle sorgenti primarie; in particolare, si pu notare come le ultime 4 stazioni siano tutte situate nella citt di Milano in corrispondenza di percorsi a traffico intenso, talora in contesti di tipo canyon. Un secondo gruppo, contraddistinto da valori delle frequenze massime inferiori al 50% e costituito dalle stazioni Agrate Brianza, Limito, Pero, Rho, Sesto San Giovanni e Settimo Milanese, appare poco influenzato dalle emissioni primarie e con le concentrazioni orarie di NO 2 che si mantengono comunque generalmente al di sotto della soglia di 200 g m -3; tutte queste stazioni si trovano al di fuori della citt di Milano. Tutte le rimanenti stazioni, infine, costituiscono un gruppo caratterizzato da una situazione intermedia, in cui, accanto allinfluenza delle emissioni primarie appare anche una apprezzabile esposizione allNO 2. Nelle figure 4.9-4.10 sono riportati i grafici relativi alle stazioni Milano-Senato e Limito, rappresentative, rispettivamente, delle stazioni prossime e distanti dalle fonti di emissione primarie, per la stagione invernale. I diagrammi evidenziano le sensibili differenze che caratterizzano le due stazioni sia in termini dei livelli di concentrazione osservati che delle ripartizioni del rapporto tra NO 2 ed NO x.

1750 R = 0,05 1500 1250 1000 750 500 250 0 R = 0,5 R = 0,3 R = 0,1

R=1

50

100

150

200 NO2 (ppb)

250

300

350

400

Figura 4.9 - Grafico a dispersione delle concentrazioni invernali orarie di NO2 ed NO x e ri partizione del rapporto R= NO2/NOx - Stazione Milano-Senato: 5737 osservazioni.

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1750 R = 0,05 1500 R = 0,3 1250 1000 750 500 250 0 R = 0,5 R = 0,1

R=1

50

100

150

200 250 NO2 (ppb)

300

350

400

Figura 4.10 - Grafico a dispersione delle concentrazioni invernali orarie di NO2 ed NO x e ri partizione del rapporto R= NO2/NOx - Stazione Limito: 4898 osservazioni.

4.2.1.2 Regime estivo I risultati relativi alla stagione estiva, riportati nella tabella 4.8 , mostrano in generale uno spostamento dellinsieme delle osservazioni verso settori individuati da valori del rapporto R superiori a 0,3, confermando cos la pi intensa attivit ossidativa dellatmosfera in questo periodo dellanno. In tutte le stazioni, infatti, pi dell80% delle osservazioni si colloca nel settore di piano contraddistinto da valori di R superiori a 0,3 con le frequenze massime che si registrano per valori di R compresi tra 0,5 e 1, a eccezione della sola stazione Milano-Senato, ove la frequenza massima si verifica per 0,3<R<0,5 ( figura 4.11 ). Inoltre, in ben 18 delle 20 stazioni la frequenza massima supera il 50%. Nei restanti settori si osservano valori percentuali molto contenuti: per valori di R<0,3 si registrano percentuali inferiori al 4% nella maggior parte delle stazioni, mentre frequenze pi significative, dellordine del 6-15%, si apprezzano soltanto in quelle stazioni che nella stagione invernale presentano le frequenze in assoluto pi elevate nella fascia 0,1<R<0,3. Questultima osservazione conferma quanto emerso dallanalisi della stagione invernale: infatti, nelle stazioni Cinisello Balsamo, Milano-Marche, Senato, Statuto e Zavattari le percentuali superiori al 30% registrate in estate nel campo 0,3<R<0,5 e quelle abbastanza significative riscontrate nel campo 0,1<R<0,3 evidenziano ulteriormente il predominante contributo delle sorgenti primarie, e in particolare del traffico automobilistico.

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Stazione Milano citt MI-Aquileia MI-Cenisio MI-Juvara MI-Marche MI-Romolo MI-Senato MI-Statuto MI-Verziere MI-Zavattari Comuni limitrofi Agrate B. Arese Cinisello B. Corsico Limito Monza Pero Rho S. S. Giovanni Settimo M. Villasanta

N dati 2.947 2.269 6.140 6.607 4.095 4.601 2.174 5.196 6.045 6.113 3.322 4.373 5.945 4.964 6.062 4.995 2.911 4.839 3.434 6.814

< 0,05 0,00 0,00 0,00 0,03 0,00 0,04 0,00 0,10 0,08 0,08 0,00 0,27 0,03 0,00 0,02 0,00 0,00 0,00 0,06 0,18

0,05-0,1 0,03 0,00 0,00 0,11 0,00 0,00 0,00 0,54 0,07 0,23 0,00 0,66 0,27 0,02 0,03 0,26 0,21 0,00 0,03 0,19

0,1-0,3 2,54 0,53 1,89 9,02 6,13 8,63 9,71 1,79 11,65 2,54 0,87 14,75 8,06 1,33 3,93 1,84 1,00 0,50 1,54 5,50

0,3-0,5 17,75 7,84 11,21 31,10 28,16 55,36 32,98 16,78 39,29 18,85 7,89 29,02 23,73 7,03 25,11 9,17 9,76 8,89 11,18 35,65

0,5-1 79,67 91,63 86,91 59,74 65,71 35,97 57,31 80,79 48,92 78,31 91,24 55,29 67,91 91,62 70,92 88,73 89,04 90,62 87,19 58,48

Tabella 4.8 - Ripartizione percentuale delle concentrazioni orarie di NO2 ed NOx nei settori del pia no NO2-NOx definiti dai valori del rapporto R= NO2/NOx - periodo estivo.

In particolare, poi, la stazione Milano-Senato risulta essere quella soggetta in misura pi rilevante alle emissioni delle sorgenti mobili. Come si deduce dalla tabella 4.9 e dalle figure 4.11-4.12, le osservazioni in regime estivo confermano anche per gli altri siti, seppur con minore evidenza, le acquisizioni derivanti dalla valutazione del regime invernale. Infatti le stazioni che durante linverno sono meno influenzate dalle emissioni primarie mostrano, come tali, valori estivi di R tra i pi elevati in assoluto, dellordine del 90% nel settore 0,5<R<1 ( figura 4.12 ), confermando cos la minore esposizione diretta alle fonti di emissione. Le stazioni che in regime invernale erano state classificate come intermedie (cio con una esposizione a emissioni primarie e ossidate sostanzialmente equivalente) presentano valori si-

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900 800 700 600 500 400 300 200 100 0 0 50 100 150 NO2 (ppb) 200 250 300 R=1 R = 0,5 R = 0,05 R = 0,1 R = 0,3

Figura 4.11 - Grafico a dispersione delle concentrazioni estive orarie di NO2 ed NOx e riparti zione del rapporto R= NO2/NOx - Stazione Milano-Senato: 4601 osservazioni.

900 800 700 600 500 400 300 200 100 0 0 50 100 150 NO2 (ppb) 200 250 300 R=1 R = 0,5 R = 0,05 R = 0,1 R = 0,3

Figura 4.12 - Grafico a dispersione delle concentrazioni estive orarie di NO2 ed NOx e riparti zione del rapporto R= NO2/NOx - Stazione Limito: 4964 osservazioni.

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Capitolo 4 STIMA DELLEEMISSIONI

gnificativi delle frequenze delle osservazioni nel settore 0,5<R<1. La suddivisione delle stazioni nei gruppi definiti secondo le considerazioni sin qui sviluppate rappresentata in tabella 4.9 , dove nella parte sinistra le stazioni sono ordinate secondo valori decrescenti della percentuale di osservazioni registrate in inverno nel settore 0,1<R<0,3, mentre in quella destra secondo valori crescenti della percentuale di osservazioni estive nel settore 0,5<R<1.
Inverno 0,1 < R < 0,3 MI-Senato MI-Marche Cinisello B. MI-Statuto MI-Zavattari Monza Villasanta MI-Romolo Corsico MI-Cenisio MI-Juvara Arese MI-Aquileia MI-Verziere Settimo M. S. S. Giovanni Pero Agrate B. Limito Rho 71,69 70,47 70,35 67,70 67,65 65,95 62,11 61,00 57,77 56,19 53,19 51,70 51,40 50,23 49,50 49,39 47,79 44,43 43,32 35,37 MI-Senato MI-Zavattari Cinisello B. MI-Statuto Villasanta MI-Marche MI-Romolo Corsico Monza Agrate B. MI-Aquileia MI-Verziere MI-Juvara Settimo M. Pero Rho S. S. Giovanni Arese Limito MI-Cenisio Estate 0,5 < R < 1 35,97 48,92 55,29 57,31 58,48 59,74 65,71 67,91 70,92 78,31 79,67 80,79 86,91 87,19 88,73 89,04 90,62 91,24 91,62 91,63

Stazioni direttamente interessate dalle emissioni primarie Stazioni lontane dalle sorgenti primarie Stazioni in posizione intermedia

Tabella 4.9 - Classificazione delle stazioni sulla base dei valori del rapporto R delle concentrazioni orarie di NO2 ed NOx invernali ed estive.

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E METODOLOGIE PER LA G E S T I O N ED E L L A Q U A L I T D E L L ARIA

Si pu osservare come i gruppi siano abbastanza chiaramente delineati dalla loro posizione nella tabella, con le stazioni direttamente interessate dalle sorgenti primarie collocate nella parte alta, le stazioni di caratteristiche intermedie nella parte centrale e quelle situate pi lontano dalle sorgenti nella parte pi bassa. 4.2.2 Applicazione dellanalisi cluster Sempre con lobiettivo di classificare le stazioni di monitoraggio dellAO con riferimento alla loro esposizione alle sorgenti di emissione primarie, le percentuali di ripartizione delle osservazioni nei settori del piano definiti dai valori del rapporto R sono state sottoposte ad analisi cluster, sviluppata sia per le singole stagioni che su base annuale. Le indicazioni pi chiare emergono dallanalisi della stagione invernale, con una sostanziale conferma delle acquisizioni gi conseguite (figura 4.13). Le stazioni precedentemente classificate come prossime e distanti rispetto alle fonti di NOx risultano accorpate anche con questo approccio in due gruppi chiaramente distinti, mentre le rimanenti stazioni (a eccezione di Rho) si aggregano a partire da essi in cluster meno correlati. Lintrinseca incertezza dellanalisi non consente, tuttavia, di ritenere particolarmente significative tali aggregazioni in mancanza di ulteriori riscontri di natura quantitativa.

Pero Arese Limito Agrate B. MI-Juvara MI-Cenisio Settimo M. Sesto S. G. MI-Verziere MI-Aquileia Villasanta MI-Romolo Corsico MI-Statuto Monza MI-Zavattari Cinisello B. MI-Senato MI-Marche Rho 1,00 0,99 0,98 0,97 0,96

Coefficiente di correlazione

Figura 4.13 - Dendrogramma risultante dallanalisi cluster delle percentuali di ripartizione delle osservazioni invernali nei settori del piano NO2-NOx interrotta per r < 0,96.

132

Capitolo 4 STIMA DELLEEMISSIONI

4.2.3 Valutazione quantitativa basata su un modello concettuale Il modello concettuale predisposto per la stima del contributo delle sorgenti a partire dai dati di qualit dellaria registrati si fonda sullipotesi di linearit della relazione tra la quantit di inquinanti emessi e la qualit dellaria rilevata nellarea di influenza delle sorgenti di emissione in termini di medie a lungo termine, tipicamente la media annuale. Questa ipotesi ragionevolmente corretta per inquinanti poco reattivi quali il CO e il complesso degli NOx, le cui concentrazioni sono regolate in prevalenza dai soli fenomeni di trasporto e diffusione in atmosfera, oltre naturalmente che dal regime delle emissioni. Sulla base di questa assunzione il legame tra concentrazione ed emissione dato da: (C)i = k [(E)i + (Ef)i] (4.9)

in cui (C) i ed (E) i sono rispettivamente la concentrazione e lemissione dellinquinante i, (Ef)i rappresenta lemissione di fondo del medesimo inquinante, mentre k una costante di proporzionalit che tiene conto della modalit di emissione e della capacit dispersiva dellatmosfera. Il valore non conosciuto della emissione di fondo pu essere agevolmente inglobato nella costante di proporzionalit k: k = k

1+

(Ef)i (E)i

(4.10)

che risulta cos tener conto sia degli effetti della meteorologia che delle emissioni di fondo; lequazione (4.9) si riduce pertanto alla semplice relazione di proporzionalit: (Ci) = k(E)i (4.11)

Come si detto lipotesi di linearit tra concentrazione ed emissioni risulta ragionevole per medie a lungo termine; nel caso in esame lequazione (4.11) stata applicata per gli NOx su base stagionale, considerando separatamente il periodo estivo e quello invernale, durante i quali agiscono due diverse capacit dispersive dellatmosfera, identificate dalle due costanti kE e kI, e due tipologie di fonti di emissione (sorgenti fisse e sorgenti mobili). Per il periodo estivo, in cui si ritiene attiva la sola fonte mobile, e per il periodo invernale, in cui agiscono entrambe le sorgenti, si ottengono rispettivamente le due relazioni: (CE)NOx = kE (EM)NOx (CI)NOx = kI (EM + EF)NOx (4.12) (4.13)

in cui (E M)NOx e (E F)NOx indicano rispettivamente le emissioni di NO x delle sorgenti mobili e fisse, e i pedici E, I contraddistinguono lestate e linverno.

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Dividendo membro a membro le espressioni (4.12) e (4.13) si ha:

( ) ( ) ( )
CI = kI EM + EF EM = kI Er CE
NO x

(4.14)

kE

NOx

kE

EM

NOx

e quindi:

( ) ( )
EM = kI CE CI ET
NO x

(4.15)

kE

NO x

Lespressione (4.15), dove (E T)NOx indica lemissione complessiva di NOx dalle due sorgenti, correla la quota delle emissioni di sorgenti mobili rispetto al totale con il rapporto delle concentrazioni medie di NOx misurate in estate e in inverno attraverso il rapporto kI/kE. Il rapporto fra le costanti di proporzionalit del regime invernale ed estivo kI/kE pu convenientemente ricavarsi dalle serie di concentrazioni di CO. Come gi indicato al Capitolo 3 landamento delle concentrazioni di questo inquinante, scarsamente reattivo in atmosfera, emesso quasi esclusivamente dal traffico e con un regime sostanzialmente costante in unanalisi di lungo periodo, pu essere considerato come un tracciante delle differenti condizioni esistenti nei due regimi meteorologici. Dalla relazione (4.11) applicata al CO per il periodo estivo e invernale si ricava: (CE)CO = kE (EE)CO (CI)CO = kI (EI)CO (4.16) (4.17)

da cui, dividendo membro a membro le espressioni (4.16) e (4.17) e potendo assumere costante il regime delle emissioni: (EI)CO = (EE)CO si ottiene: (4.18)

( )
CI CE EM ET =
NO x

kI kE

(4.19)

CO

Sostituendo la (4.19) nella (4.15) si ottiene:

( ) ( )( )
CI CE CI CE
CO

(4.20)

NOx

che consente di stimare il contributo delle sorgenti mobili alla concentrazione di NOx solamente sulla base delle concentrazioni osservate di CO ed NOx.

134

Capitolo 4 STIMA DELLEEMISSIONI

4.2.4 Applicazione del modello concettuale per la stima del contributo delle sorgenti La stima con lequazione (4.20) del contributo percentuale delle sorgenti mobili al livello totale delle concentrazioni di NO x, per i punti dellAO che dispongono contemporaneamente dei dati di CO ed NO x, ha riguardato 17 stazioni. Sempre considerando quali periodi rappresentativi delle stagioni invernale ed estiva i bimestri gennaio-febbraio e giugno-luglio, per ciascuna stazione sono stati individuati gli andamenti del giorno tipo per le concentrazioni di CO ed NOx, assumendo per ciascuna ora di tale giornata il valore medio dei dati registrati nel periodo 1990-1994 (figure 4.14-4.15). Per il calcolo con lespressione (4.20) della quota delle emissioni da sorgenti mobili nellarco dellintera giornata, si considerata la finestra temporale compresa tra le ore 8:00 e le 20:00 in cui le fonti di emissione sono effettivamente attive. I risultati ottenuti sono riportati nella tabella 4.10 , in cui sono indicati il valore medio della quota in percentuale, la deviazione standard e il coefficiente di variazione.

6000 5000 4000 3000 2000 1000 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 Ora


Inverno 100 Estate

Figura 4.14 - Monossido di carbonio: giornate tipo estiva e invernale per la stazione di Milano-Cenisio.

Si osserva che solo le stazioni Arese e Sesto San Giovanni, con un contributo in percentuale dellemissione da traffico inferiore al 50%, si identificano come stazioni poco esposte a questo tipo di emissione, mentre le stazioni Corsico e Milano-Senato, con un contributo prossimo al 90%, risultano essere le stazioni pi largamente dominate dalle emissioni mobili. Nelle rimanenti stazioni si registrano valori compresi nellintervallo 54-78%, con una media riferita a tutta lAO del 66%. I valori della deviazione standard risultano generalmente inferiori al 20%.

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400 350 300 250 200 150 100 50 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 Ora


Inverno 100 Estate

Figura 4.15 - Ossidi di azoto: giornate tipo estiva e invernale per la stazione di MilanoCenisio.
Stazione Milano citt MI-Aquileia MI-Cenisio MI-Marche MI-Romolo MI-Senato MI-Statuto MI-Verziere MI-Zavattari 75,4 52,7 55,6 61,1 80,9 68,9 72,5 58,6 13,8 5,5 2,4 3,6 10,4 11,6 7,9 18,0 0,183 0,105 0,044 0,059 0,129 0,168 0,109 0,308 M DS CV Stazione Comuni limitrofi Arese Cinisello B. Corsico Monza Pero Rho S. S. Giovanni Settimo M. Villasanta Media AO 45,1 70,2 89,7 65,7 64,1 52,8 44,7 55,5 77,7 64,2 7,6 5,6 10,8 4,0 7,6 9,1 4,6 8,7 5,6 12,3 0,169 0,080 0,121 0,062 0,118 0,172 0,103 0,157 0,072 0,191 M DS CV

M = contributo medio giornaliero; CV = coefficiente di variazione dei valori orari; DS = deviazione standard dei valori

Tabella 4.10 - Stima del contributo in percentuale delle sorgenti mobili alle concentrazioni globali di NOx nelle stazioni dellAO.

4.2.5 Applicazione probabilistica del modello concettuale Le acquisizioni precedenti sul contributo delle sorgenti, basate sulle singole concentrazioni orarie del giorno tipo, possono confrontarsi con i risultati di un altro

136

Capitolo 4 STIMA DELLEEMISSIONI

approccio, che in luogo dei singoli valori medi ne considera le distribuzioni. In questo caso, le operazioni dellespressione (4.20) sono sviluppate, con tecniche di tipo Monte Carlo, in termini di combinazione probabilistica dei valori di concentrazione coinvolti. Il risultato del prodotto tra la distribuzione del rapporto k I/kE (figura 4.16) e la distribuzione delle concentrazioni estive ( figura 4.17 ), che risultano entrambe ben descritte dal modello lognormale, rappresenta la distribuzione stimata delle concentrazioni invernali dovute alle sole emissioni da sorgenti mobili. Nella figura 4.18 sono riportate la distribuzione cos ottenuta e la distribuzione osservata delle concentrazioni invernali di NO x. In seguito, per ciascun dato della distribuzione osservata, che identifica unora del giorno tipo della singola stazione, si valutato sulla retta della distribuzione stimata il corrispondente punto di uguale frequenza cumulata. La concentrazione associata a tale punto viene ragionevolmente a costituire la quota attribuibile al traffico i cui valori in percentuale sono riportati nella tabella 4.11 . Potendo ritenere la distribuzione del rapporto kI / kE un tracciante meteorologico valido per lintera AO, stato possibile stimare il contributo del traffico anche per quelle stazioni (Agrate Brianza, Milano-Juvara, Limito) che non dispongono delle registrazioni dei dati relativi al CO e che pertanto non sono state considerate nella precedente applicazione del modello concettuale.

100 100 99 98 95 90 80 70 60 50 40 30 20 10 5 2 1 1 0 1 2 3 4 5

Rapporto k1/kE

Figura 4.16 - Monossido di carbonio: distribuzione osservata dei valori del rapporto k I/kE tra le concentrazioni dei giorni tipo invernale ed estivo relativamente alla finestra tempo rale 8-20 e distribuzione lognormale che ne descrive i valori.

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100 100 99 98 95 90 80 70 60 50 40 30 20 10 5 2 1 1 0 10 2 3 4 5 6 7 8 9100 2 3 4 5 6 7 8 91000

Concentrazione estiva NOx (ppb)

Figura 4.17 - Ossidi di azoto: distribuzione delle concentrazioni del giorno tipo esti vo relativamente alla finestra temporale 8-20 e distribuzione lognormale che ne de scrive i valori.

100 100 99 98 95 90 80 70 60 50 40 30 20 10 5 2 1 1 0 10 2 3 4 5 6 7 8 9100 2 3 4 5 6 7 8 91000 Distribuzione osservata

Distribuzione stimata da sorgenti mobili

Concentrazione invernale NOx (ppb)

Figura 4.18 - Ossidi di azoto: distribuzione delle concentrazioni del giorno tipo in vernale relativamente alla finestra temporale 8-20, distribuzione lognormale che ne descrive i valori e distribuzione stimata delle concentrazioni attribuibili alle sole emis sioni da sorgenti mobili.

138

Capitolo 4 STIMA DELLEEMISSIONI

Stazione Milano citt MI-Aquileia MI-Cenisio MI-Juvara MI-Marche MI-Romolo MI-Senato MI-Statuto MI-Verziere MI-Zavattari

DS

CV

Stazione Comuni limitrofi

DS

CV

64,0 60,4 64,2 71,5 58,7 76,7 76,9 60,8 67,0

5,1 3,5 7,8 12,5 5,8 9,3 15,0 3,2 7,9

0,079 0,058 0,121 0,175 0,100 0,122 0,195 0,053 0,117

Agrate B. Arese Cinisello B. Corsico Limito Monza Pero Rho S. S. Giovanni Settimo M. Villasanta Media AO Media AO*

58,5 62,4 67,4 62,9 56,9 70,7 57,7 54,0 60,7 54,5 58,5 63,2 63,8

4,7 10,4 7,3 6,1 4,1 8,0 6,6 5,1 4,6 7,0 3,7 6,5 6,8

0,080 0,167 0,109 0,096 0,073 0,113 0,114 0,095 0,076 0,128 0,064 0,103 0,106

*escluse le stazioni: Agrate B., MI-Juvara, Limito M =contributo medio giornaliero; CV =coefficiente di variazione dei valori orari; DS =deviazione standard dei valori

Tabella 4.11 - Ossidi di azoto: stima del contributo in percentuale delle sorgenti mobili alle con centrazioni globali di NOx nelle stazioni dellAO con approccio probabilistico.

Si pu osservare che il contributo in percentuale del traffico risulta compreso nellintervallo 54-77%, con quattro sole stazioni in cui superiore al 70% (Milano-Marche, Senato, Statuto e Monza), e un valore medio riferito a tutta lAO del 63%. I valori della deviazione standard risultano generalmente inferiori al 16% della corrispondente media, a eccezione di tre stazioni per cui essa risulta comunque inferiore al 20%. Di particolare interesse la netta evidenza che il contributo del traffico aumenta con le alte concentrazioni, raggiungendo valori superiori al 90% per concentrazioni attorno a 400 ppb. Si conferma cos il ruolo pressoch determinante del traffico nello sviluppo di episodi acuti di elevate concentrazioni di NOx a breve termine. Il confronto tra i risultati forniti dai due differenti approcci sviluppati riportato graficamente nella figura 4.19. Per quanto riguarda il contributo medio riferito allintera AO si osservano stime del tutto coincidenti a parit di stazioni considerate; a livello delle singole stazioni si registra un buon accordo per 10 di esse, e in ogni caso per la quasi totalit delle stazioni urbane. Differenze talora anche sensibili, comunque tutte inferiori al 30%, si apprezzano soprattutto per alcune stazioni della periferia industriale, dove lattivit di sorgenti fisse di NO x attive durante tutto

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lanno perturba la valutazione. Le valutazioni quantitative del contributo delle sorgenti mobili di NOx, e in particolare quelle fornite dallapplicazione probabilistica, mostrano altres un ottimo accordo con le indicazioni qualitative precedentemente mostrate sia per quanto riguarda le stazioni pi direttamente interessate dalle sorgenti primarie che per quelle situate pi lontano da esse.

100 90 80 70 60 50 40 30

100 90 80 70 60 50 40 30

Figura 4.19 - Confronto tra le stime del contributo in percentuale delle sorgenti mobili alle concentrazioni globali di NOx nelle stazioni dellAO. Laltezza dei rettangoli attorno al valor medio giornaliero del contributo (rombo nero) rappresenta lampiezza della deviazione stan dard rispettivamente per il modello concettuale (rettangolo grigio) e per la sua applicazione probabilistica (rettangolo bianco). La linea continua e quella tratteggiata rappresentano il con tributo medio per lintera AO stimato con il modello concettuale e con la sua applicazione pro babilistica.

140

Capitolo 4 B IBLIOGRAFIA

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141

D A T ID I

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E METODOLOGIE PER LA G E S T I O N ED E L L A Q U A L I T D E L L ARIA

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142

Capitolo 4 B IBLIOGRAFIA

inquinanti dellaria nellambiente esterno. GU n. 120 del 25 maggio 1983. 24 maggio 1988, n. 203. Attuazione delle direttive CEE n. 80/779, 82/884, 84/360 e 85/203 con-

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143

Capitolo 5

Un sistema di supporto alla scelta di modelli urbani


Giovanna Finzi

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Sommario
Nella modellistica della qualit dellaria esiste una proliferazione di modelli atti a simulare le pi svariate situazioni. Questi strumenti sono ormai accessibili a una vasta utenza, ma non al trettanto diffuso linsieme delle conoscenze necessarie alla loro scelta e al loro corretto utilizzo. In questo contesto il capitolo descrive un sistema esperto in grado di supportare, attraverso una serie di domande poste in modo interattivo, un utente inesperto nella fase di scelta di un modello adeguato alla sue esigenze.

5.1 Introduzione
Nella modellistica della qualit dellaria in ambito urbano, come del resto in diversi altri settori della modellistica dei sistemi ambientali, esiste una proliferazione di modelli e relativi packages, atti a simulare le pi svariate situazioni. Questi strumenti, disponibili per varie classi di calcolatori (e in particolare PC), sono ormai accessibili a una vasta utenza, ma non altrettanto diffuso linsieme delle conoscenze modellistiche necessarie a una loro scelta e al loro corretto utilizzo. Il problema spesso si presenta non tanto nei termini della concezione di un nuovo modello, ma quanto in quelli della scelta del modello pi appropriato per il caso in esame tra quelli gi esistenti. La questione risulta in generale di non facile risoluzione, in special modo da parte di un utente non in possesso delle conoscenze modellistiche necessarie a discriminare. A questo scopo, nellambito della ricerca stato realizzato un sistema che, fissato e circoscritto un certo ambito applicativo, risultasse in grado di supportare lutente inesperto nella fase di scelta del modello, fornendogli il maggior numero possibile di informazioni riguardo lo stato dellarte corrente. Questo sistema disponibile sul sito internet nellarea down load* e pu essere facilmente installato su un PC. 5.1.1 Rassegna dei modelli di dispersione in area urbana La prima fase della realizzazione del sistema di supporto alla scelta dei modelli per la gestione della qualit dellaria in ambiente urbano realizzata nellambito del precedente progetto stata unampia rassegna della letteratura scientifica di settore, svolta concentrando lattenzione sui soli modelli deterministici. A questo proposito le fonti esaminate possono essere riassunte principalmente nelle riviste: Atmospheric Environment, Il nuovo Cimento, Journal of Applied Meteorology, Journal of Air Pollution Control Association (poi Journal of Air and Waste), Journal of the Atmospheric Sciences e Boundary Layer Meteorology. Nel corso della rassegna bibliografica sono stati consultati anche i manuali duso di modelli gi codificati, presenti anche nella Guida US EPA stilata dallEnte Governativo di Protezione Ambientale degli Stati Uniti. Le scale spaziali considerate vanno dalla microscala (diffusione nei pressi di una singola arteria o incrocio stradali, o allinterno di un canyon urbano) alla scala urbana (dispersione degli inquinanti originanti dallintera rete stradale), alla mesoscala (intero
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Il sito www.flanet.org

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bacino in cui larea urbana sita; aree di dimensioni trasversali dellordine del centinaio di chilometri). Sono stati considerati modelli che trattano sia inquinanti chimicamente inerti che inquinanti reattivi. I modelli individuati nellambito di questa rassegna bibliografica presentano una grande variet anche dal punto di vista del loro sviluppo e della loro disponibilit: per alcuni di essi nota soltanto la formulazione matematica e non disponibile alcuna implementazione; per altri invece esiste una versione, acquisibile sotto forma di codice sorgente o di package eseguibile. Laddove disponibili, nellambito dello studio in esame sono state raccolte anche le informazioni riguardo i rispettivi codici e la loro reperibilit. Il numero complessivo dei modelli urbani esaminati stato pari a 54. Essi vengono classificati nel seguito in riferimento alle loro caratteristiche matematiche. 5.1.1.1 Modelli euleriani - Modelli K Lapproccio euleriano basato sulla conservazione della massa di una singola specie di inquinante, espressa in funzione dellistante di tempo e delle coordinate di un sistema di riferimento fisso. Lequazione differenziale alle derivate parziali che ne deriva descrive il trasporto e la diffusione turbolenta della specie, ed poi risolta con diverse tecniche numeriche. Per la formulazione della componente turbolenta vengono adottate diverse ipotesi semplificative, tra cui una delle pi utilizzate la cosiddetta teoria K, che fa dipendere la diffusione turbolenta dal gradiente di concentrazione. Se sono coinvolte reazioni chimiche, per ognuna delle specie chimiche trattate viene scritta una equazione differenziale, in cui il termine di sorgente tiene conto dellinterazione chimica con le specie rimanenti. Una certa considerazione meritano quantit e qualit dei dati in ingresso al modello. La matrice dei coefficienti di diffusione orizzontale e verticale per esempio uno degli elementi da cui dipende maggiormente lesito delle simulazioni. Le pi recenti parametrizzazioni (si vedano i modelli CALGRID e Gronskey & Walker) a questo proposito fanno largamente uso delle grandezze di scala del PBL: velocit di attrito, lunghezza di Monin-Obukov, velocit convertiva di scala, altezza dello strato rimescolato. Questo permette un estremo realismo nella capacit di descrizione dei fenomeni, a patto che si possa disporre fondamentalmente di: campi di vento tridimensionali, ricavabili da strumenti tipo SODAR Doppler, comprendenti anche misure di varianza delle componenti della velocit dei vento, fondamentali per il calcolo dei parametri di turbolenza; misure di profili verticali della temperatura e di gradiente termico, in diverse condizioni di stabilit atmosferica; nel caso si usino dei modelli dinamici, una corretta valutazione del campo di concentrazione iniziale e un inventario delle emissioni comprendente eventuali variazioni nel tasso di emissione delle medesime con il tempo; per i modelli che trattano la chimica, un inventario delle emissioni dettagliato per categoria di inquinante (spesso le specie chimiche coinvolte sono un centinaio), misure di radiazione solare e di campi tridimensionali di temperatura sullintero dominio di integrazione; queste ultime si possono ottenere a partire dalle misure ricavate da strumenti tipo RASS.

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I modelli recensiti che rientrano in questa categoria sono: CALGRID Danard Egan Eschroeder Gronskey IMPACT Ku & Rao Liu & Goodin Maddukuri Mc Rae & Russel MROAD 2 Ragland ROADS Shie & Shieh UAM 5.1.1.2 Modelli analitici Sono modelli molto semplici e richiedono un modesto numero di dati di ingresso. La loro caratteristica fondamentale di considerare condizioni stazionarie e di essere usati generalmente per dare valutazioni immediate dellimpatto di una sorgente sul territorio. Il pi noto modello analitico quello gaussiano, ricavato per integrazione dellequazione di trasporto e diffusione sotto le ipotesi seguenti: la velocit del vento costante nel tempo e nello spazio; la diffusione turbolenta dellinquinante nella direzione del vento trascurabile rispetto al trasporto operato dal medesimo; i coefficienti di diffusione sono costanti nel tempo e nello spazio; il termine di sorgente costante nel tempo. Le limitazioni di questa impostazione sono evidenti, dato che condizioni stazionarie non esistono nella realt. Unaltra fondamentale limitazione data dal fatto che il modello non pu per sua natura trattare le calme di vento. Altre soluzioni analitiche si possono dare e sono presenti in letteratura per varie tipologie di sorgenti, a partire dalle assunzioni dei gaussiani: lineari, areali, volumetriche. Si danno anche soluzioni analitiche pi complesse, che pur ipotizzando condizioni stazionarie nel tempo, considerano queste non stazionarie nello spazio: il caso del modello di Chrysikopoulos, che suppone un profilo di vento variabile con laltezza, per trattare meglio sorgenti areali al suolo, che hanno un meccanismo diffusivo differente da quelle in quota. La tendenza della letteratura scientifica recente comunque di rendere per quanto possibile pi realistica la descrizione, pur nei limiti intrinseci dei modelli analitici; significativo in questo senso per IITCO e HPDM, la parametrizzazione delle sigma mediante i parametri di scala del PBL. I risultati, se confrontati con i modelli gaussiani precedenti, sono incoraggianti. Il calcolo dei parametri di dispersione, se non segue questultima strada, fornito dalla letteratura scientifica in funzione della classe di stabilit atmosferica. Unaltra categoria dei modelli analitico-gaussiani, quella dei modelli a puff: in essi la nuvola di inquinante viene suddivisa al momento dellemissione in una serie di

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Capitolo 5 UN SISTEMADISUPPORTO

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oggetti aventi la massa distribuita secondo una gaussiana tridimensionale. Il centro di ogni puff viene trasportato in accordo alla direzione puntuale del vento al centro della massa; la concentrazione di inquinante in ogni punto dello spazio viene poi calcolata mediante sovrapposizione degli effetti dei singoli puff. Questa formulazione permette di aggirare uno dei limiti del gaussiano, consentendo di trattare anche situazioni di vento non stazionarie e non omogenee. Linsieme dei dati in ingresso ai modelli analitici generalmente modesto: misure di vento puntuali, o al massimo profili di vento verticale; misure di varianza nella velocit del vento ricavabile con luso di SODAR Doppler; classe di stabilit atmosferica (a seconda dello schema di classificazione adottato saranno necessarie di volta in volta misure di velocit o varianza del vento, di copertura nuvolosa, di gradiente di temperatura verticale); nel caso dei modelli analitici pi recenti, se fanno uso di parametri caratteristici del PBL, sono necessarie misure relative alla determinazione di questi ultimi (radiazione solare, fluttuazioni della velocit del vento, ecc.). I modelli recensiti che rientrano in questa categoria sono: AIRPOL 4 APRAC 3 AQDM ATDL CALINE CDM COMPTER Crysikopoulos Drivas & Shair ERTAQ GM Goumans HIWAY IITCO IMM ISC IITLT Holzworth HPDM Jea Middleton OMG PAL-DS PEM PLUME 5 PPSP RAM SCSTER SHORTZ

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TCM-2 TEM-8 TEXIN 2 TUNNEL 5.1.1.3 Modelli a box I modelli a box costituiscono lapproccio matematico pi semplice, perch ignorano la struttura spaziale dei fenomeni. Essi descrivono linquinamento prodotto da un insieme di sorgenti complesse (come per esempio unarea urbana) assumendo che gli inquinanti siano distribuiti uniformemente allinterno di un parallelepipedo. Dal punto di vista teorico questo equivale ad assumere coefficienti di diffusione infiniti che provocano una propagazione istantanea dellinquinante immesso nel box considerato. Linquinante presente nel box proviene da sorgenti interne o da contributi esterni trasportati dal vento o fluisce attraverso la sommit in conseguenza delle variazioni di altezza del box stesso che generalmente coincide con laltezza dello strato di rimescolamento dellatmosfera. I modelli a box possono essere sia numerici che analitici, a seconda del livello di trattazione scelto. Nei pi utilizzati si considerano condizioni stazionarie, ovvero si pongono a zero tutte le derivate rispetto al tempo e si considera nulla la concentrazione di fondo. Linsieme delle variabili meteorologiche che vengono prese in considerazione solitamente molto limitato (per esempio velocit del vento, altezza di mescolamento). Modelli di questo genere, sfruttando la semplicit della formulazione matematica, sono applicati a inquinanti chimicamente reattivi; diventano cio dei modelli fotochimici, che possono in questo modo includere in notevole quantit le reazioni tipiche dellambiente urbano, che hanno una complessit notevole. Un approccio pi avanzato nella tipologia box la categoria degli slug models; essi permettono che la concentrazione vari lungo la direzione in cui spira il vento, e in direzione verticale, pur continuando ad assumere che non ci sia variazione nella direzione trasversale al vento. I modelli recensiti che rientrano in questa categoria sono: CPBM Nicholson PBM 5.1.1.4 Modelli a box lagrangiani I modelli a box lagrangiani sono simili a quelli euleriani presentati nella sezione precedente, con la differenza che un box lagrangiano (o una colonna verticale composta di pi box sovrapposti) si muove trasportato dal vento medio presente nella zona. Questa classe di modelli conta pochi esponenti nella letteratura scientifica recente, in campo urbano: lunico modello recensito ATM (Aerosol Trajectory Model), di tipo fotochimico e di struttura analoga a quanto poco sopra illustrato. 5.1.1.5 Modelli a particelle I modelli a particelle, tra i pi recenti e avanzati strumenti numerici per la simulazione al calcolatore dei sistemi dinamici, sono particolarmente adatti a simulare la dina-

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Capitolo 5 UN SISTEMADISUPPORTO

ALLA SCELTADIMODELLI URBANI

mica di un fluido turbolento. Luso di questi modelli nel campo della diffusione di inquinanti in atmosfera si sta dimostrando di notevole utilit. Linteresse suscitato da questo tipo di approccio si pu spiegare sia per la sua semplicit concettuale, che per la capacit di modellare convenientemente situazioni reali anche complesse (share verticali di vento, inversioni di temperatura in quota, evoluzioni temporali ecc...). La diffusione di inquinante viene simulata attraverso il moto di particelle le cui traiettorie permettono di costruire il campo di concentrazioni della sostanza emessa. La velocit di ogni particella viene scomposta in una componente deterministica, che simula i fenomeni di trasporto, e in una stocastica che simula gli effetti della turbolenza. La stima della concentrazione media ottenuta contando il numero di particelle che vengono a trovarsi in un certo volume contenente il punto dato. I modelli recensiti che rientrano in questa categoria sono: Pitts & Lyons Tielin 5.1.1.6 Preprocessori meteorologici I preprocessori meteorologici sono utilizzati con i modelli di diffusione degli inquinanti essenzialmente per fornire a questi ultimi i dati di input necessari per la simulazione o la previsione degli episodi di inquinamento, con speciale riferimento ai dati di vento, temperatura e umidit. Sono essenziali a tipologie di modelli quali i modelli K e i modelli a particelle o a box lagrangiani, per i quali una mediocre stima o previsione dei dati meteorologici pregiudica le prestazioni finali. I modelli meteorologici si possono dividere in diagnostici e prognostici: i primi sono basati su una semplice analisi dei dati meteorologici disponibili, che vengono sottoposti a una operazione di interpolazione e non contengono termini che dipendono dal tempo; il loro compito quello di fornire una fotografia a tre dimensioni dei campi di temperatura e di vento medio, e delle loro fluttuazioni turbolente. I modelli prognostici, invece, sono usati per predire levoluzione nel tempo del sistema atmosferico, attraverso lintegrazione nel tempo e nello spazio delle equazioni di conservazione della massa, del calore, della quantit di moto, dellumidit. Linsieme completo di equazioni da risolvere sarebbe tuttavia eccessivamente oneroso, se non intervenissero delle approssimazioni nel calcolo. 5.1.2 Organizzazione e caratteristiche del sistema Come gi accennato, nellambito del Progetto di ricerca La qualit dellaria nellarea metropolitana milanese e i suoi riflessi sulla salute delluomo, tutte le informazioni raccolte nella rassegna bibliografica precedentemente descritta sono state sistematizzate e organizzate in un sistema esperto volto a orientare lutente nella scelta del modello di dispersione pi adatto alle sue esigenze. Il sistema, grazie allintegrazione di un database relazionale e di un motore inferenziale basato su regole, permette allutente finale di accedere alle informazioni in esso contenute con modalit diverse, a seconda del livello di conoscenza posseduto circa il dominio di applicazione. Esso stato implementato per essere utilizzato su PC MS-DOS, ed dotato di una interfaccia utente che ne rende molto semplice lutilizzo.

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Esperto del dominio

Strumento di mantenimento

Banca modelli

Base di conoscenza

Strumento di consultazione

utente finale

Figura 5.1 - Architettura del sistema esperto.

5.1.2.1 Architettura del sistema Le componenti principali del sistema sono (figura 5.1): la banca modelli; la base di conoscenza; tool di consultazione; tool di manutenzione. La banca modelli contiene le schede descrittive di ciascun modello, nella quale si ritrovano informazioni circa il campo di applicabilit (tipologia degli inquinanti trattati, sorgenti, morfologia del terreno, scala temporale, condizioni di stabilit atmosferica), gli input necessari, gli output forniti, la disponibilit delleventuale codifica software, gli autori, gli studi di validazione compiuti e, infine, una breve illustrazione della formulazione matematica del modello. La base di conoscenza articolata in diverse componenti, e ha la funzione di associare i modelli disponibili ai possibili scenari fisici che questi sono in grado di trattare. A questo proposito i possibili scenari applicativi sono stati sistematizzati e de-

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Capitolo 5 UN SISTEMADISUPPORTO

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scritti formalmente attraverso un certo numero di chiavi (keywords), in grado anche di discriminare sufficientemente allinterno dellinsieme dei modelli; le chiavi utilizzate sono: AREA OF INTEREST TERRAIN MORPHOLOGY URBAN MORPHOLOGY POLLUTANT CHEMISTRY DRY DEPOSITION MODELING WET DEPOSITION MODELING TEMPORAL DESCRIPTION TIME SCALE OUTPUT TIME AVERAGE SOURCE NUMBER AND GEOMETRY EMISSION TYPE PLUME BEHAVIOUR STACK DOWNWASH MODELING BUILDING DOWNWASH MODELING ATMOSPHERIC STABILITY HIGH LEVEL INVERSION MODELING TREATMENT OF FUMIGATION TREATMENT OF WIND CALMS OUTPUT CONCENTRATIONS WIND DIRECTION IN THE STREET BUILDING HEIGHT BUILDING DENSITY ROAD EMISSIONS DISTRIBUTION CONCENTRATION DISTRIBUTION STREET LENGTH ROAD RECEPTOR POSITION SETTLEMENT DIMENSION A ciascuna chiave sono associati diversi valori o attributi (per esempio, per la chiave SOURCE NUMBER AND GEOMETRY, possibili valori sono SINGLE POINT SOURCE, MULTIPLE POINT SOURCE, LINE SOURCE ecc.). Un determinato scenario fisico viene specificato assegnando un insieme di coppie chiave-valore, e pi scenari possono essere utilizzati per descrivere lambito di applicabilit di un determinato modello. La base di conoscenza contiene quindi innanzitutto queste associazioni scenari-modelli, permettendo la ricerca, in fase di consultazione, dei modelli pi appropriati per un dato scenario di interesse per lutente. Un secondo elemento che concorre a delineare la base di conoscenza dato dalle regole che codificano le nazioni necessarie a definire alcuni elementi dello scenario (coppie chiave-valore). Le regole sono scritte in un semplice linguaggio logico e risultano generalmente espresse nella forma: IF ipotesi THEN conclusione Esse vengono utilizzate in fase di consultazione tramite un expert helper, un motore

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inferenziale che consente allutente di essere guidato nella scelta dei valori pi appropriati per le chiavi il cui significato di non immediata comprensione. La base di conoscenza completata da una serie di reti semantiche le quali mettono in relazione tra loro i valori attribuibili a una stessa chiave. Infatti, nellinsieme dei valori assumibili da una determinata chiave si possono, a volte, ritrovare delle relazioni di dominanza (per esempio, MULTIPLE POINT SOURCE domina, cio gode di maggiore generalit, SINGLE POINT SOURCE). Le reti semantiche tengono appunto conto di tali relazioni con un duplice scopo: da una parte aumentano lespressivit della consultazione poich permettono di individuare anche i modelli associati a scenari di complessit superiore rispetto a quello definito dallutente, ma che lo dominano in conseguenza alla loro maggiore generalit; dallaltra consentono una maggiore compattezza della base di conoscenza. A questo insieme di conoscenze si accede con degli strumenti che possono essere o di consultazione o di manutenzione. I primi sono pensati per lutente finale, che ha tipicamente a che fare con un determinato scenario fisico e vuole conoscere i possibili modelli utilizzabili e confrontare le loro caratteristiche. I secondi sono utilizzati dal modellista esperto del dominio per laggiornamento del sistema: inserimento di nuovi modelli, aggiornamento delle schede descrittive esistenti, creazioni o modifiche riguardanti le reti semantiche, aggiunta di nuove chiavi o nuovi valori, revisione della base di regole. 5.1.2.2 Consultazione del sistema La consultazione permette allutente finale di cercare il modello o i modelli pi adatti alla situazione reale che egli intende simulare attraverso una serie di domande interattive. Lutente descrive lo scenario fisico di interesse attribuendo gli opportuni valori a un insieme di chiavi selezionate tra quelle proposte: a ogni passo della consultazione, il sistema fornisce allutente lelenco delle possibili chiavi utilizzabili, e per ogni
Domain Consultation Maintenance

key words AREA OF INTEREST TERRA IN MORPHOLOGY URBAN MORPHOLOGY SOURCE NUMBER AND GEOME POLLUTANT CHEMISTRY DRY DEPOSITION MODELING WET DEPOSITION MODELING TEMPORAL DESCRIPTION TIME SCALE OUTPUT TIME AVERAGE OUTPUT CONCENTRATION EMISSION TYPE PLUME BEHAVIOUR ATMOSPHERIC STABILITY HIGH LEVEL INVERSION MOD

urban settlement + industries urban canyon urban road network highway crossing with traffic-light urban canyon crossing with traffic-light urban canyon crossing with road signs ground level highway elevated highway road tunnel settlement * surroundings urban settlement underground highway highway crossing with road signs

Esc Exit

Figura 5.2 - Esempio di consultazione del sistema: definizione di una coppia chiave-valore.

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Capitolo 5 UN SISTEMADISUPPORTO

ALLA SCELTADIMODELLI URBANI

chiave la lista dei valori effettivamente sceglibili (figura 5.2); scelta una coppia chiavevalore, il sistema ricava dalla base di dati linsieme di tutti i modelli che soddisfano la specifica, e questo diventa linsieme di modelli corrente. Il procedimento pu essere iterato, raffinando progressivamente la descrizione dello scenario, fino a quando linsieme dei modelli individuati non soddisfi. Alcune chiavi utilizzate nella classificazione dei modelli possono richiedere conoscenze specifiche, non in possesso dellutente: in questi casi possibile invocare laiuto dellexpert helper, che guida alla corretta scelta delle coppie chiave-valore attraverso una serie strutturata di domande. possibile anche una seconda modalit di consultazione che permette un accesso diretto alle informazioni riguardanti ogni singolo modello. In tal modo, selezionato un modello, si possono immediatamente ricavare le caratteristiche degli scenari ai quali esso si rivolge e valutare, quindi, se queste corrispondono alle caratteristiche della situazione reale che si intende analizzare.

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Capitolo 6

Alcuni meccanismi chimici presenti nei modelli per la simulazione della qualit dellaria
Luigi Fortina

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Sommario
I composti chimici presenti in atmosfera si trasformano in molteplici modi, subendo fenomeni di decadimento o reagendo tra loro, sia per via termica sia per via fotochimica e pertanto i mo delli di qualit dellaria che si pongono lobiettivo di descrivere il comportamento di inquinan ti reattivi devono comprendere un modulo chimico che descriva questi processi. In questo contesto nel capitolo viene presentato un database realizzato con lobiettivo di per mettere il confronto tra otto diversi meccanismi chimici utilizzati dai modelli maggiormente impiegati nellambito di problematiche connesse con la gestione della qualit dellaria. La disponibilit di questo database accoppiata alle conoscenze sperimentali disponibili sul territorio pu costituire un utile strumento per stabilire quale sia il meccanismo chimico pi adatto alla descrizione dei fenomeni di inquinamento di una determinata zona di interesse.

6.1 Introduzione: meccanismi chimici e meccanismi fisici nei modelli di qualit dellaria
Per la corretta simulazione dei fenomeni di inquinamento atmosferico mediante luso di modelli matematici necessario che siano adeguatamente descritti sia i fenomeni fisici legati al trasporto e alla diffusione degli inquinanti, sia i fenomeni chimici conseguenti alla reattivit dei composti stessi. I composti chimici presenti in atmosfera si trasformano infatti in molteplici modi, subendo fenomeni di decadimento o reagendo tra di loro, sia per via termica sia per via fotochimica; quando si studia lo smog fotochimico, per esempio, si pu osservare una serie di reazioni chimiche che hanno luogo tra NOx e i composti contenenti carbonio, come le paraffine (alcani), le olefine (alcheni), le aldeidi, i chetoni e i composti aromatici. Contemporaneamente ai fenomeni chimici, si osserva il trasporto e il mescolamento dei reagenti e dei prodotti grazie allazione dei venti e della turbolenza. I due aspetti della questione, la fisica e la chimica dei fenomeni che regolano la qualit dellaria, possono essere svincolati luno dallaltro, in quanto: se si considera un composto poco reattivo, qual per esempio il biossido di zolfo (SO2) in particolari condizioni, allora diventa trascurabile il chimismo atmosferico e, di conseguenza, tale inquinante pu essere trattato come una specie chimica che subisce unicamente fenomeni di trasporto e diffusione; se invece si ipotizza che la parte di atmosfera oggetto di studio si comporti come un reattore nel quale il fluido perfettamente miscelato, allora, per simulare ci che avviene, sufficiente risolvere le equazioni differenziali che descrivono matematicamente le reazioni chimiche tra i composti presenti, trascurando completamente la fisica del fenomeno. I principali modelli matematici per la simulazione dellinquinamento atmosferico sono dunque costituiti da due moduli fondamentali: uno che rappresenta il meccanismo fisico, descrivendo quindi i fenomeni di trasporto e diffusione delle sostanze; uno che rappresenta il meccanismo chimico, incorporato nel primo, che descrive le trasformazioni chimiche e fotochimiche che queste sostanze subiscono. Nelle situazioni in cui sia possibile sopprimere uno dei due moduli (come nei due

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Capitolo 6 ALCUNI MECCANISMICHIMICI

PRESENTINEI MODELLI PERLA SIMULAZIONEDELLA QUALITDELL ARIA

casi riportati in precedenza) si ottengono evidenti vantaggi e semplificazioni, soprattutto per il fatto che diminuiscono notevolmente gli oneri di calcolo. opportuno distinguere i due moduli anche al fine di una analisi delle possibili cause dellerrore eventualmente riscontrato nella risposta del modello di qualit dellaria: errori numerici e di simulazione possono essere infatti introdotti a seguito delle numerose ipotesi semplificative imposte per risolvere contestualmente sia le equazioni chimiche sia le equazioni di diffusione. La possibilit di trattazione separata dei moduli chimico e fisico del modello quindi essenziale per determinare eventuali fonti di errore nella simulazione introdotte da semplificazioni grossolane o inadeguate. Per meglio identificare le fonti di errore si pu fare uso di modelli semplificati di tipo gaussiano per descrivere trasporto e diffusione; pi complesso risulta invece il discorso per i meccanismi cinetici (chimici). Premesso che un trattamento esplicito di tutte le reazioni che avvengono in atmosfera virtualmente impossibile nella pratica questi debbono a loro volta essere condensati a livelli di complessit diversi sia per conformarsi ai dati sperimentali disponibili che per evitare eccessivi oneri di simulazione. Un altro caso in cui la distinzione suddetta risulta opportuna si ha quando necessario analizzare in dettaglio un meccanismo chimico incorporato nel modello di qualit dellaria, per porre in evidenza quali sono le trasformazioni che in esso sono trattate in modo pi o meno completo e quali sono invece le reazioni che sono completamente trascurate perch ritenute poco importanti. Molti meccanismi enfatizzano infatti fenomeni specifici, quali per esempio laccumulo di ozono, essendo stati sviluppati allo scopo di studiarli e gestirli. In fase di applicazione di un modello va tuttavia verificato che i fenomeni descritti con maggior dettaglio siano effettivamente rappresentativi del caso in esame in quanto diverse condizioni climatologiche e di emissione nel caso reale possono comportare situazioni completamente diverse rispetto a quelle ben rappresentabili dal modello stesso. In questo caso lanalisi del meccanismo chimico e il suo confronto con la situazione reale diventano due aspetti fondamentali per scegliere il modello di qualit dellaria che pi si adatta a essere utilizzato per le simulazioni; la scelta cadr ovviamente su quel modello nel quale sia presente un meccanismo chimico che descrive nel modo pi realistico il caso reale.

6.2 Scopo del lavoro


Nel paragrafo precedente stata evidenziata la necessit di analizzare il modulo chimico incorporato in un modello di qualit dellaria, per verificare quali siano i fenomeni chimici che il meccanismo sviluppa in modo prioritario al fine di verificare se questi coincidono con i dati critici dellambiente da modellare. A questo scopo stato sviluppato un database che permetta il confronto tra i diversi meccanismi chimici considerati (otto tra i pi utilizzati) per verificare ladeguatezza di questi a un caso reale di interesse. Esso fornito in supporto informatico. Vista limportanza rivestita dalla tipologia del modello chimico adottato sul risultato finale sono stati messi in luce alcuni criteri che dovrebbero consentire di rendere il pi possibile oggettiva la fase di scelta tra i possibili modelli attualmente disponibili.

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In questo lavoro sono quindi stati acquisiti alcuni modelli di qualit dellaria di cui sono stati analizzati in dettaglio i meccanismi chimici, estraendo da questi le reazioni e i relativi parametri cinetici. Tutta questa mole di informazioni stata sintetizzata in un database, descrittivo delle specie chimiche e delle reazioni che le coinvolgono. La disponibilit di questo strumento di supporto accoppiato alle conoscenze sperimentali disponibili sul territorio e/o da acquisirsi sul campo mediante specifiche campagne permetter di stabilire volta per volta quale sia il meccanismo chimico pi adatto alla descrizione dei fenomeni di inquinamento di una determinata zona di interesse.

6.3 Criteri per la scelta del modulo chimico


Quando si deve definire la struttura del modulo chimico da utilizzare in modelli a scala regionale, occorre definire in modo appropriato gli scopi della modellazione e i tipi di previsione che si desidera fare in vista delle politiche di controllo da adottare. I moduli chimici sono costituiti dalle specie chimiche immesse e/o prodotte nellatmosfera in seguito ai processi che in essa si verificano. Le specie chimiche possono essere inorganiche od organiche; le pi importanti sono, oltre a quelle che compongono la cosiddetta atmosfera standard, gli ossidi di zolfo e quelli di azoto (e i relativi acidi), lozono, lossido di carbonio. La chimica di questi composti piuttosto ben caratterizzata e le reazioni che li coinvolgono (chimica inorganica) sono praticamente presenti in tutti i modelli in uso. Pi complessa la situazione riguardante i cosiddetti Composti Organici Volatili, detti comunemente COV o VOC. La loro importanza deriva dal ruolo che svolgono nella formazione fotochimica dellozono sia su scala urbana che regionale, nelle trasformazioni di tipo radicalico degli ossidi di zolfo e di azoto, che portano poi alla formazione degli acidi corrispondenti responsabili delle cosiddette piogge acide, nei fenomeni che portano allo smog fotochimico. pertanto importante che il modulo chimico rappresenti nel modo migliore possibile il chimismo che interessa linsieme dei composti immessi o prodotti nellatmosfera. Purtroppo i composti organici che possono essere immessi nellatmosfera da parte di sorgenti naturali o di attivit antropiche molto grande, dellordine di parecchie centinaia, anche se normalmente in quantit molto variabile da una specie allaltra. Le reazioni, poi, che possono interessare questa folla di composti possono essere dellordine delle migliaia. chiaro che non possibile tenere conto di tutta questa realt che, in pratica, spesso conosciuta in maniera molto limitata. Si pone allora il problema di come strutturare un modulo chimico che possa ragionevolmente rappresentare una situazione reale. In pratica i modelli correntemente in uso trattano un insieme di qualche decina di specie chimiche. Il problema che allora ci si pone quello di scegliere un metodo per rappresentare centinaia di composti con poche decine di specie. Le scelte che sono state fatte sono molteplici, come si pu rilevare dalle tabelle contenute nei file forniti su supporto informatico, in cui sono riportate in dettaglio le specie chimiche e le reazioni di interesse. Ognuna delle scelte tenta di conciliare gli scopi della modellazione, la disponibilit delle informazioni di partenza e le risorse disponibili per effettuare le simulazioni.

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Capitolo 6 ALCUNI MECCANISMICHIMICI

PRESENTINEI MODELLI PERLA SIMULAZIONEDELLA QUALITDELL ARIA

Un problema di notevole peso quello che si presenta quando una specie chimica del modello rappresenta un numeroso gruppo di composti affini. Infatti in questo caso, se si conoscono le caratteristiche della cinetica dei singoli composti, si pone il problema della definizione di tali caratteristiche per la specie modello. Qui si differenziano i vari modelli, che tentano di definire queste costanti cinetiche sulla base di quelle note di alcuni composti concreti e di pesi scelti in modo opportuno e ragionevole. Esempi dettagliati e interessanti di queste tecniche sono contenuti nei lavori di Stockwell e collaboratori. Come conclusione delle loro ricerche, essi fanno rilevare che per lapplicazione della tecnica da loro descritta e sperimentata svolgono un ruolo fondamentale la disponibilit e la qualit dei dati di emissione: spesso, infatti, ci si trova nella condizione di essere costretti a disaggregare, piuttosto che ad aggregare, le informazioni disponibili sui COV. chiaro perci che, se si vuole utilizzare un modello che includa un numero notevole di classi di COV mentre si dispone solo di valutazioni globali di COV emessi o di categorie di COV emessi per varie sorgenti, si rende necessario operare una disaggregazione dei dati mediante limpiego di fattori di disaggregazione, facendo riferimento a raccolte statistiche, qualora disponibili, per la regione in esame. 6.3.1 Adeguatezza del modello Il grado col quale uno specifico modello per la qualit dellaria pu essere considerato adatto per lutilizzo nella valutazione dellimpatto di una sorgente di inquinanti sullambiente dipende da numerosi fattori, quali, per esempio, le complessit meteorologiche e topografiche dellarea, il livello di dettaglio e laccuratezza richiesta dallanalisi, le risorse disponibili e il dettaglio e laccuratezza della base dati relativa alle emissioni e alla meteorologia. Una volta assemblata la base dati si deve verificare se questa sia in grado di soddisfare le richieste del modello; qualora un modello richiedesse un dettaglio e una precisione dei dati di ingresso eccedenti le effettive disponibilit, sarebbe opportuno riconsiderare la possibilit di utilizzarlo. Le basi dei dati e le conseguenti procedure adottabili per la stima dei parametri di input costituiscono una parte integrante della procedura di modellazione. In fase di svolgimento di questi studi necessario utilizzare sempre i dati disponibili pi appropriati, poich le concentrazioni stimate dipendono strettamente dai dati meteorologici e di emissione utilizzati; la principale fonte di incoerenze costituita dai dati da cui si parte per lanalisi. Lo stato dellarte per quanto concerne i modelli di qualit dellaria ne consente lapplicazione con soddisfacente accuratezza e un accettabile grado di incertezza nelle simulazioni di valori medi di concentrazione degli inquinanti, primari e secondari, per lunghi periodi e per aree a topografia da relativamente semplice a mediamente complessa. Vale tuttavia la pena rilevare che sono stati realizzati anche modelli in grado di trattare situazioni meteorologiche e topografiche complesse, che richiedono, per, notevole esperienza e abbondanti risorse di calcolo, e di cui a oggi noto un limitato numero di applicazioni. 6.3.2 Livello di sofisticazione dei modelli Il grado di sofisticazione del modello utilizzato deve quindi essere commisurato al-

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lobiettivo dellapplicazione, fatta salva la disponibilit di dati. In una applicazione tipo sovente opportuno procedere per livelli sequenziali a complessit crescente. Un primo livello consiste nellapplicazione di tecniche generali, relativamente semplici e basate su modelli di dispersione che forniscono stime conservative dellimpatto sulla qualit dellaria di una sorgente concreta, o di una categoria di sorgenti. Il risultato ottenibile da questo screening dovrebbe costituire una approssimazione per eccesso che permetta di non ricorrere a strumenti pi complessi qualora i risultati indichino che lemissione in esame non provoca superamenti dei livelli di inquinamento previsti dalla legislazione, delle norme che si desidera rispettare o, pi semplicemente, che consentono di raggiungere obiettivi prefissati. Qualora non si verifichino tali ipotesi, si rende necessaria lapplicazione di modelli che forniscano una descrizione pi dettagliata dei processi fisici e chimici che si svolgono nellatmosfera: questa tipologia di modelli richiede in ingresso dati pi dettagliati e precisi e fornisce, qualora applicata in modo corretto, stime pi accurate delle concentrazioni degli inquinanti nello spazio e nel tempo.

6.4 Le trasformazioni chimiche


Per quanto riguarda la parte del modello che calcola le trasformazioni chimiche a cui possono essere soggette le varie sostanze inquinanti immesse nellatmosfera, si deve tenere presente la notevole sensibilit delle velocit di reazione e trasformazione dalle condizioni locali. Limportanza che possono assumere dette trasformazioni sulla concentrazione degli inquinanti primari e secondari , inoltre, strettamente correlata ai tempi caratteristici dei fenomeni (costanti cinetiche di velocit delle reazioni raffrontata allestensione spazio-temporale del dominio di studio); due o pi fenomeni concomitanti possono infatti svolgere ruoli significativi nello stesso contesto solo se i loro tempi caratteristici sono paragonabili. Per esempio, si pu assumere che la trasformazione chimica di SO 2 emesso da sorgenti puntiformi o da singoli impianti industriali siti in zone rurali sia relativamente poco influente nella valutazione della sua concentrazione massima al suolo quando il tempo di percorrenza tra luogo di emissione e recettore di alcune ore. Al contrario, in aree urbane, allorch effetti sinergici tra gli inquinanti presenti possono assumere ruoli rilevanti, le velocit di trasformazione chimica possono rivestire interesse fondamentale. Se disponibili tramite valutazioni eseguite per realt locali, si possono in loro vece utilizzare i relativi tempi di semitrasformazione. In applicazioni urbane, pu essere adottato per lanalisi delle emissioni di SO 2 u n tempo di semitrasformazione di 4 ore. Quando si utilizzano tecniche di screening per modellare le emissioni di ossidi di azoto da sorgenti puntiformi, si presuppone la completa trasformazione di NO in NO2 per qualsiasi tempo di percorrenza. Nel caso vengano utilizzati modelli gaussiani, e si disponga di dati relativi alle variazioni stagionali delle variazioni delle concentrazioni massime di ozono, viene raccomandato luso dell Ozone Limiting Method . Per analisi pi raffinate, possono essere utilizzate velocit di conversione basate su studi appropriati del sito in esame.

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Questo vale per lutilizzo di modelli che incorporano meccanismi complessi di trasformazioni chimiche, utilizzo che va studiato e giustificato nella sua applicazione con considerazioni relative al sito e alle sue caratteristiche. Vale la pena di rimarcare che i modelli cinetici complessi richiedono un set di dati analitici in ingresso normalmente ben pi ampio di quelli disponibili; il livello di dettaglio deve essere commisurato alla effettiva disponibilit di dati sperimentali presenti sul territorio. In generale questi modelli complessi non sono stati progettati per studiare linflusso di una sola sorgente, ma per valutazioni a livello regionale.

6.5 Confronto tra otto meccanismi chimici fondamentali


gi stato osservato in precedenza come la simulazione dei fenomeni che avvengono nellatmosfera, a causa della loro complessit, presenti diverse difficolt, soprattutto in termini numerici, quando si devono risolvere onerosi sistemi di equazioni differenziali; questo avviene sia per il grande numero di reazioni coinvolte, sia per lestrema variabilit delle costanti cinetiche, sia per lincertezza della determinazione di alcune di queste. Per ottenere un modello di simulazione il cui impiego risulti ragionevole in termini di oneri di calcolo, si possono quindi adottare alcune ipotesi semplificative, che vengono discusse in seguito. Unipotesi ricorrente quella detta PSSA (Pseudo-Steady State Approximation), cio lipotesi di pseudostazionariet; in questo caso, viene ipotizzato che un certo composto, che non ha in realt concentrazione costante, venga prodotto e consumato, attraverso reazioni chimiche e fotochimiche, cos velocemente, che le variazioni nel tempo della sua concentrazione si possono ritenere trascurabili, per cui si assume che la sua concentrazione sia costante. Questa ipotesi pu essere mantenuta anche per quei composti che sono presenti in grande eccesso nellatmosfera, per cui anche in questo caso si pu considerare costante la loro concentrazione. Modelli di simulazione basati sui meccanismi sopra citati vengono applicati con lobiettivo di quantificare la complessa e non lineare relazione tra le emissioni di inquinanti primari (NOx, COV) e la massima concentrazione di O3. Le tre ipotesi semplificative fondamentali generalmente utilizzate nei diversi modelli di qualit dellaria, per diminuire il numero delle reazioni chimiche che vengono simulate e rappresentare un certo processo di interesse semplificando la modellizzazione, secondo la proposta di Leone e Seinfeld, suddividono i vari meccanismi chimici nelle categorie seguenti: a) si utilizzano poche specie di idrocarburi opportunamente scelte, ognuna delle quali funge da rappresentante della propria classe, grazie alla tecnica dei meccanismi surrogati; b) si rappresentano meccanismi a molecole raggruppate (lumped), in cui idrocarburi della stessa classe vengono assemblati, e viene cos definita una specie ipotetica per rappresentare ciascuna classe; c) si considerano i meccanismi di legame carbonio (carbon bond), la cui classificazione viene basata sui legami chimici degli idrocarburi e sulla loro reattivit.

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Dunque i vari meccanismi chimici vengono classificati in base al modo in cui sono raggruppati insieme diversi tipi di VOC (Volatile Organic Compound), e si distinguono in: a) meccanismi surrogati; b) meccanismi a struttura lumped (a struttura ammassata); c) meccanismi a molecola lumped (a molecola ammassata). Nel presente studio sono stati esaminati 8 meccanismi chimici, alcuni dei quali sono incorporati in modelli di qualit dellaria di uso abbastanza diffuso: 1. meccanismo di Seinfeld; 2. meccanismo CB IV (presente in UAM); 3. meccanismo SAPCR (presente in CALGRID); 4. meccanismo di Dodge; 5. meccanismo CB III; 6. meccanismo ALW; 7. meccanismo CB EX (presente in UAM); 8. meccanismo RADM2. Nel seguito viene riportata una brevissima descrizione dei meccanismi suddetti. 6.5.1 Meccanismo di Seinfeld Il meccanismo di Seinfeld il pi semplice tra tutti quelli considerati, e non appartiene a nessuna delle tre categorie sopra specificate, in quanto considera esclusivamente la chimica della formaldeide e degli alcani; di conseguenza costituito soltanto da 21 reazioni e non risulta necessaria alcuna semplificazione nel meccanismo chimico. 6.5.2 Meccanismi CB III, CB IV e CB EX Sia il meccanismo CB III sia i meccanismi CB IV e CB EX, utilizzati nel modello della Environmental Protection Agency statunitense UAM (Urban Airshed Model) (CB EX appartiene alla versione pi recente), sono classificati tra i modelli a struttura ammassata, in quanto trattano la chimica degli idrocarburi in base al tipo di legame chimico che caratterizza le varie sostanze. 6.5.3 Meccanismo ALW Il meccanismo di Atkinson-Lloyd-Winges (ALW) un meccanismo a molecola lum ped, cio a molecola ammassata. 6.5.4 Meccanismo di Dodge Il meccanismo di Dodge, nella versione migliorata di Zimmerman-Dodge, appartiene alla categoria dei meccanismi surrogati. 6.5.5 Meccanismo SAPCR Il meccanismo SAPCR, incorporato in CALGRID, un meccanismo simile ai CB, cio un meccanismo a struttura ammassata. 6.5.6 Meccanismo RADM2 Questo meccanismo, sviluppato da Stockwell, mette in evidenza limportanza del radicale ed un meccanismo surrogato.

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6.5.7 Parametri richiesti da alcuni dei meccanismi Nella tabella 6.1 viene presentato un confronto tra i parametri richiesti da alcuni dei meccanismi fotochimici presi in considerazione nel presente lavoro. Dalla tabella si nota come per procedere alla taratura e alla verifica di tutti i modelli chimici presi in considerazione sia richiesta una notevole mole di dati. Per quanto concerne i composti inorganici, NO, NO2, NOx e O3 (il cui monitoraggio consolidato) sono comuni a tutti meccanismi presi in considerazione; unica particolarit si osserva a proposito del meccanismo ad aggregazione Carbon Bond (CB IV) implementato nel codice di calcolo Urban Airsheed Model (UAM) che tra i parametri in ingresso non prevede lozono. La conoscenza della concentrazione del monossido di carbonio richiesta esclusivamente dai meccanismi CB IV e SAPCR, modulo chimico del codice CALGRID; questultimo prevede anche limpiego delle concentrazioni dellHNO3 e dellHNO2. Le principali differenze, si osservano a carico dei composti organici in quanto le modalit di aggregazione dei composti chimici potenzialmente presenti in atmosfera sono diverse. Lutilizzo del meccanismo CB IV implica la conoscenza, oltre a quella degli alcani (legame semplice C-C) e degli alcheni (legame doppio C=C), delle concentrazioni di un numero limitato di composti chimici il cui comportamento pu essere sia indicativo di una classe sia specifico del composto stesso, nel caso in cui la sua reattivit si discosti in modo marcato da quella degli altri composti caratterizzati dal medesimo gruppo funzionale. La formaldeide un tipico esempio di composto appartenente a questultimo gruppo, mentre lacetaldeide rappresentativa della reattivit del gruppo funzionale carbonilico C=O. Le altre specie di cui si deve disporre di dati sono: metanolo ed etanolo (gruppo funzionale alcolico ROH), toluene e xilene (gruppo funzionale aromatico) e infine etilene e isoprene che, pur con un chimismo gi rappresentato dagli alcheni, presentano reattivit diversa (etilene) oppure sono dotati di notevole rilevanza ambientale in quanto indicatori di emissioni naturali (isoprene). Un maggior livello di aggregazione dei composti organici raggiunto solo dal meccanismo surrogato di Dodge; in questo caso le uniche specie utilizzate sono: formaldeide (chimismo specifico del composto), butano (alcani), propilene (alcheni) e ALD2 (aldeidi con due o pi atomi di carbonio).
Meccanismi meccanismo CB IV (UAM) meccanismo SAPCR (CALGRID) meccanismo di Dodge meccanismo meccanismo CB III ALW

Parametri toluene C6H5CH3 formald. HCHO CO toluene formaldeide CO ARO1 formaldeide CO


(segue)

ARO formaldeide formaldeide

toluene formaldeide

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Meccanismi

meccanismo CB IV (UAM)

meccanismo SAPCR (CALGRID)

meccanismo di Dodge

meccanismo meccanismo CB III ALW

Parametri NO NO2 O3 NOx NMHC benzene C6H6 paraxilene 1,2,4trimetilbenzene alcani (paraffine C-C) alcheni (olefine C=C) etilene acetaldeide CH3CHO isoprene etanolo metanolo HNO3 HONO CH4 CCHO (aldeidi) metiletilchetone CH3C(O)C2H5 non reattivi trans-2-butene acetone alcani alcheni etilene RCHO (aldeidi acetaldeide superiori) isoprene etanolo metanolo HNO3 HONO CH4 CCHO MEK NR BUTE ACET MEK ALD2 xilene ARO ARO ARO ALK1 ALK2 OLE1 butano propilene ARO ARO ARO alcani OLE etilene ALD2 propano propilene etilene RCHO benzene xilene NO NO2 NO NO2 O3 NOx NO NO2 O3 NOx NO NO2 O3 NOx NO NO2 O3 NOx

Tabella 6.1 - Parametri richiesti da alcuni meccanismi fotochimici.

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Il meccanismo SAPCR presenta una struttura abbastanza analoga a CB IV; rispetto a questultimo risultano meno utilizzati i singoli composti e maggiormente suddivisa la struttura delle pseudospecie chimiche: gli alcani sono suddivisi in due gruppi in funzione del numero di atomi di carbonio e lo stesso si ha per i composti aromatici. Il gruppo funzionale carbonile viene suddiviso dal punto di vista della reattivit in aldeidi superiori e in chetoni (indicatore metiletilchetone). La formaldeide e il CH4 vengono trattati come molecole a s stanti in quanto il loro chimismo diverso rispetto ai loro omologhi superiori. Definire un criterio oggettivo e univoco che, sulla base del criterio di aggregazione prescelto, consenta di stabilire quali tra i modelli presentati sia il migliore praticamente impossibile; indubbiamente i meccanismi CB IV e SAPCR sono quelli maggiormente consolidati e oggetto di verifiche sperimentali. Nella pratica, come messo in evidenza da Stockwell il concetto di modello ottimale risulta essere dipendente dagli scopi che ci si prefigge di ottenere mediante il suo impiego e, soprattutto, dai dati sperimentali disponibili nellarea in esame. Accanto alle problematiche connesse allaggregazione dei composti realmente presenti in atmosfera, da effettuarsi senza che le relazioni cinetiche perdano di significativit, non va trascurata infatti quella relativa alla disaggregazione dei dati chimici da inserire nel modello. da tenere presente che le metodiche di disaggregazione, se da una parte permettono di effettuare unanalisi pi dettagliata, dallaltra necessariamente si basano su informazioni derivate da conoscenze pregresse sul comportamento ambientale rilevato nella zona. Anche il miglior modello porta infatti a simulazioni la cui significativit non pu mai superare quella delle informazioni di partenza, essendo spesso notevolmente inferiore.

6.6 Assemblaggio del database


Gli otto meccanismi sopra specificati sono stati confrontati tra di loro nellintento di creare un database utile per identificare immediatamente, come gi detto, il modello pi adatto ai diversi possibili casi reali, nei casi in cui si intenda applicare uno dei suddetti modelli di qualit dellaria. Nei meccanismi chimici, come gi sottolineato, vengono sempre ipotizzate alcune semplificazioni, per rendere gestibile dal punto di vista matematico la risoluzione dei sistemi; tali ipotesi semplificative sono frutto anche delle particolari condizioni nelle quali il modello stato ideato, e possono essere conseguenza dello scopo che si desidera raggiungere. Nello sviluppare il modello si deve tenere presente la realt concreta in esame, rappresentata dai dati sperimentalmente rilevati. Infatti questi possono suggerire il tipo di fenomeno che caratterizza lambiente; per esempio, se si ritiene che lozono sia lindicatore di una situazione di cattiva qualit dellaria, si svilupper il modello in modo tale da esaltare le reazioni che coinvolgono questo composto. Per questo motivo risulta particolarmente interessante analizzare i meccanismi chimici, classificando le specie chimiche e le reazioni che vi compaiono; lanalisi stata condotta grazie alla costruzione di un database, la cui struttura descritta nel seguito.

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6.6.1 Struttura del database Il database costituito da due tabelle elaborate utilizzando il foglio elettronico Excel: nella prima tabella (tabella: elenco delle specie chimiche) vengono elencate tutte le specie presenti nei meccanismi; alcune specie sono presenti in tutti i modelli nella stessa forma, altre sono sempre presenti ma vengono indicate in modi diversi, altre non vengono dappertutto considerate. In totale risultano individuate 224 specie, ma non di tutte identificabile in modo univoco il significato chimico. nella seconda tabella (tabella delle reazioni) sono riportate tutte le reazioni presenti nei meccanismi considerati, classificate in base alle tipologie indicate nel seguito; si ottiene un elenco di 593 reazioni. 6.6.2 Tabella: elenco delle specie chimiche La tabella costituita da quattro colonne, cos specificate: colonna 1: numero dordine della specie; colonna 2: simbolo della specie (simbolo chimico o sigla particolare utilizzata allinterno del meccanismo); colonna 3: descrizione della specie; colonna 4: indicazione del meccanismo in cui la specie presente. Ciascun meccanismo viene identificato dal proprio numero dordine, cio: n 1 = Seinfeld n 2 = CB IV (UAM) n 3 = SAPCR (Carter) n 4 = Dodge (1977) n 5 = CB III (1982) n 6 = ALW n 7 = Carbon Bond EX n 8 = RADM2 Le specie chimiche presenti in ciascun meccanismo sono state cos suddivise: 6.6.2.1 Chimica inorganica: a) composti azotati b) ossidanti c) composti solforati d) composti del carbonio (CO, CO2) e) idrogeno f) atomi g) radicali h) specie presenti in abbondanza 6.6.2.2 Chimica organica: a) alcani b) alcheni c) aromatici d) prodotti degli aromatici e) carbonili (aldeidi e chetoni) f) composti nitro-organici

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g) perossidi e ossidi organici h) acidi organici i) radicali perossidi dagli alcani j) radicali dagli alcani k) radicali perossidi dagli alcheni l) radicali perossidi dagli aromatici m) radicali dagli aromatici n) radicali perossidi con gruppi carbonili o) radicali nitro-organici p) composti intermedi q) alcoli r) eteri s) gruppi non identificati 6.6.2.1 Osservazioni e note le specie contenute nellelenco dei gruppi non identificati appartengono soprattutto al meccanismo n 3 (SAPCR). allinterno della prima tabella sono indicate delle note, invisibili sulla stampa ma identificabili nel file grazie a un puntino rosso; per attivare le note e leggerne il testo sufficiente aprire la Finestra informazioni di Excel, che si trova nel men di schermo Strumenti - opzioni - finestra informazioni. 6.6.3 Tabella delle reazioni La tabella costituita da numerose colonne, suddivise in gruppi cos specificati: gruppo 1: numero dordine della reazione; gruppo 2: gruppo dei reagenti e dei coefficienti stechiometrici dei reagenti (ci = coeff. stech. del reagente Ri, i =1,...3); gruppo 3: gruppo dei prodotti e dei coefficienti stechiometrici dei prodotti (ki = coeff. stech. del prodotto Pi, i =1,...10); gruppo 4: indicazione del meccanismo in cui la reazione presente; gruppo 5: costante cinetica della reazione (espressa sia in unit cm, mol, s sia in unit ppm, min) I gruppi sono identificabili allinterno del file grazie ai colori: n 1 = bianco n 2 = grigio n 3 = giallo n 4 = verde n 5 = azzurro Le reazioni presenti nei diversi meccanismi sono state classificate in base al criterio precedentemente esposto per le specie, per cui sono presenti due blocchi principali; il primo contiene tutte le reazioni che coinvolgono i composti inorganici, il secondo riporta il chimismo dei composti organici. Nel blocco che comprende le reazioni dei composti inorganici (primo blocco) esiste solo la distinzione tra le reazioni fotochimiche e le reazioni termiche. Il secondo blocco, che riporta tutte le reazioni dei composti organici, cos suddiviso: a) reazioni fotochimiche

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b) reazioni con OH c) reazioni con HO2 d) reazioni con O e) reazioni con NO f) reazioni con NO2 g) reazioni con NO3 h) reazioni di decadimento i) reazioni con O3 j) reazioni con O2 k) reazioni tra idrocarburi l) reazioni con H2O m) reazioni con i composti solforati n) chimica degli operatori 6.6.3.1 Osservazioni e note Allinterno della tabella delle reazioni sono indicate delle note, invisibili sulla stampa ma identificabili nel file grazie a un puntino rosso; per attivare le note e leggerne il testo sufficiente aprire la Finestra informazioni di Excel, che si trova nel men di schermo Strumenti - opzioni - finestra informazioni. Le note allinterno del file sono utili soprattutto per evidenziare anomalie quali la presenza di coefficienti stechiometrici negativi e il mancato rispetto della stechiometria delle reazioni; tali anomalie il pi delle volte coesistono. Molte reazioni sono presenti in diversi meccanismi ma sono scritte in modo diverso; spesso utilizzano coefficienti stechiometrici diversi. Le costanti di velocit delle reazioni termiche sono state calcolate per T = 298 K per tutti i meccanismi tranne il n 8 (Stockwell), nel quale sono state calcolate per T = 300 K. Le costanti di velocit delle reazioni fotochimiche non sono state calcolate per tutti i meccanismi; sono presenti solo le costanti del meccanismo n 8 (Stockwell), calcolate per angolo zenitale pari a 40, latitudine pari a 40N e giorno dellanno 21 giugno. Per il meccanismo n 3 le costanti non sono disponibili.

6.7 Considerazioni
Lanalisi del database prodotto mette in evidenza alcuni aspetti che rendono estremamente difficoltoso limpiego di questi strumenti non solo a fini predittivi a breve termine, ma anche quale punto di partenza per la elaborazione di strategie atte a ridurre la concentrazione dei generatori di radicali liberi nellatmosfera. Parte di questi problemi derivano dalla struttura stessa dei modelli, parte dalla disponibilit di serie storiche di dati chimici e meteorologici effettivamente utilizzabili al fine di tarare il modello stesso. Per quanto concerne la struttura dei modelli chimici deterministici presi in considerazione, evidente la loro complessit derivante da un lato da un numero molto elevato di reazioni, dallaltro da un altrettanto elevato numero di pseudo-composti che implica lintegrazione di un pari numero di equazioni differenziali.

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A ogni pseudo-reazione chimica associata una costante cinetica che, nel caso dei processi fotochimici che stanno alla base del fenomeno oggetto della presente relazione (smog fotochimico), funzione di parametri meteorologici la cui conoscenza diventa quindi di rilevanza fondamentale. Le difficolt di calcolo insite nella integrazione numerica di un numero di equazioni differenziali ha portato da un lato alla necessit di ridurre il numero di variabili (pseudo-composti presenti nel modello) e dallaltro a sviluppare procedure ampiamente basate su ipotesi di meccanismo quasi stazionario in modo da sostituire a un numero il pi elevato possibile di equazioni differenziali delle equazioni algebriche la cui gestione risulta notevolmente semplificata. La riduzione del numero di variabili, come riportato nei paragrafi precedenti, si basa su interpolazioni del comportamento chimico dei composti effettivamente presenti nellatmosfera; in alcuni casi si supposto per esempio che le aldeidi (a esclusione della formaldeide) si comportino tutte nel medesimo modo, in altri casi le aldeidi sono state suddivise in due o tre classi diverse in funzione del numero di atomi di carbonio costituenti. ovvio che la scelta di fare uso di un modello pi o meno semplificato implichi potenzialit descrittive sensibilmente diverse che costituirebbero senza dubbio un vantaggio nel caso in cui la conoscenza sperimentale delle concentrazioni delle specie presenti nel modello fosse effettiva e che invece si traducono in un arbitrario aumento dei gradi di libert del modello stesso nel caso, molto pi probabile a verificarsi, di mancanza di tali dati. La scelta delle modalit di clustering delle specie chimiche fa s che reazioni formalmente uguali possano presentare costanti cinetiche diverse in quanto il significato fisico associato ai composti che in esse compaiono non il medesimo; questo implica ogni volta una taratura delle costanti cinetiche modello per modello. A proposito della notevole rilevanza insita nelle scelte di clustering e dei gradi di libert a esse associate, vale la pena di ricordare i risultati ottenuti da Dechaux et al. che hanno messo in evidenza, per tutti i modelli da loro presi in considerazione, la notevole capacit di descrivere correttamente dati sperimentali forniti al modello in fase di taratura (interpolazione), ma anche la limitata capacit di effettuare previsioni (estrapolazione) coerenti con i dati sperimentali. Daltro canto, la possibilit di sviluppare modelli fortemente orientati a descrivere particolari serie storiche di dati sperimentali (NO ed NO2 piuttosto che O3) in grado di porre in evidenza fenomeni specifici, messa in luce da Stockwell, pur implicando una scelta tanto delle reazioni da inserire nel modello quanto della importanza da attribuire alla conoscenza a priori delle costanti cinetiche a esse associate, rappresenta senza dubbio una potenzialit che merita di essere tenuta presente. Nella simulazione della qualit dellaria nella citt di Milano, sulla base dei dati attualmente disponibili, sembra pi realistico fermare lattenzione sugli inquinanti primari. Dallanalisi dei dati di inquinamento rilevati nella citt, si osserva infatti che: i valori di inquinamento misurati risentono fortemente della situazione del traffico, soprattutto nelle zone del centro, in quanto le centraline sono poste a livello del piano stradale; in conseguenza del primo punto (che comunque evidenzia lo stato della qualit dellaria respirata dalle persone) risulta notevolissimo dallanalisi il peso degli inquinanti primari (NO, NO2), mentre non si rileva una forte presenza di O3;

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alti livelli di O3 si misurano a Limito, alla periferia della citt. Nel caso di Milano pare dunque molto pi appropriato un modello empirico di simulazione dellinquinamento, piuttosto che un complesso modello fotochimico, in quanto lesigenza principale rimane quella di controllare gli inquinanti primari. La discussione dunque si concentra piuttosto sullopportunit del controllo dei soli NOx o anche dei COV, che sono il motore della produzione di inquinanti secondari e quindi dello smog fotochimico.

6.8 Conclusioni
Nel caso specifico di Milano e della zona omogenea i dati attualmente disponibili per quanto concerne le specie organiche sono estremamente pochi sia per quanto concerne i termini di generazione sia per quanto attiene alla loro concentrazione nellatmosfera; questo implica la necessit di disaggregare pi che di aggregare le informazioni sui COV. Si sottolinea inoltre la scarsa conoscenza delle caratteristiche quali-quantitative delle emissioni, fatto che rende problematico tanto definire le condizioni al contorno quanto disaggregare i COV al punto da renderli utilizzabili da parte del modello. Accanto a questi problemi, lanalisi dei dati ha messo in evidenza linadeguatezza degli stessi al fine di un loro utilizzo su scala regionale, scala minima a cui i modelli attualmente disponibili possono essere ragionevolmente utilizzati a causa della ubicazione delle centraline di rilevamento. Queste ultime sono infatti per la maggior parte poste a livello del piano stradale e in prossimit delle principali arterie di scorrimento del traffico cittadino, per cui le specie chimiche rivelate sono da considerarsi primarie e, pertanto, poco correlate per esempio con lozono. Fa eccezione la stazione di rilevamento di Brera che, per essere localizzata relativamente lontano dalle sorgenti, mostra una qualche correlazione indicativa di trasformazioni in atto, anche se ancora lontane dallequilibrio. Questo fatto, per lanalisi dei dati della maggior parte delle centraline di Milano (posizionate al suolo), rende praticamente inutile il modulo chimico in quanto i tempi caratteristici delle reazioni che coinvolgono i vari composti presenti in atmosfera sono ben superiori a quelli necessari affinch essi, dal punto di emissione, raggiungano il rilevatore. A conferma di quanto sopra vi il fatto che i dati raccolti evidenziano da un lato concentrazioni elevate di NOx cui non corrispondono concentrazioni di O 3 in linea con quanto prevedibile sulla base dei modelli chimici di tipo stazionario. Questo confermato dallanalisi statistica delle serie temporali relative agli ossidi di azoto e allozono. Sulla base di queste considerazioni sembrerebbe quindi ragionevole impostare il problema previsionale come ricerca di correlazioni tra grandezze chimiche misurate e intensit del contributo delle diverse sorgenti, emissioni da traffico in primo luogo ed eventualmente emissioni da impianti di riscaldamento. In ogni caso, proprio a causa della scala spaziale e temporale del problema, lapplicazione di modelli di simulazione della fotochimica atmosferica tipo CALGRID non risulterebbe di grande utilit, se non in circostanze del tutto particolari, come nel caso di blocco locale (isola di calore), per cui lintera area metropolitana potrebbe essere conside-

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Capitolo 6 ALCUNI MECCANISMICHIMICI

PRESENTINEI MODELLI PERLA SIMULAZIONEDELLA QUALITDELL ARIA

rata racchiusa, a causa della presenza di inversioni termiche, in una bolla che annulli gli scambi di materia, e quindi di inquinanti, attraverso la superficie di contorno. Solo in un tale ambiente isolato e supposto perfettamente miscelato, infatti, lapplicazione di un modulo chimico, quale quello di CALGRID, sarebbe giustificata. Negli altri casi la predominanza dei termini di trasporto avvettivo suggerirebbe lutilizzo di strumenti previsionali e di controllo strettamente locali, basati sul monitoraggio delle emissioni. La struttura del modulo chimico di CALGRID di per s abbastanza elastica da consentire un adattamento alla quantit e qualit dei dati disponibili sulle specie misurate dalla rete di rilevamento; quando esso venga applicato a un caso di inversione totale (la bolla precedentemente menzionata), esso non necessita di informazioni particolari sulle condizioni al contorno in quanto lambiente risulta assimilato a un reattore discontinuo perfettamente miscelato. Nel caso, pi realistico, di interconnessione tra zone diverse del dominio di studio, lutilizzo di modelli tipo UAM e CALGRID richiede invece informazioni relativamente dettagliate sulla distribuzione delle emissioni e sulle condizioni al contorno, la cui completezza e attendibilit deve essere attentamente valutata data la sua influenza sulla determinazione delle concentrazioni delle specie nello spazio e nel tempo. Le risposte ottenute in questo caso sono relative a distribuzioni di ordine regionale, solitamente su archi temporali annuali.

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Capitolo 7

Applicazione del modello CALGRID allarea urbana di Milano


Giovanna Finzi

D A T ID I

INQUINAMENTO A T M O S F E R I C OD E L L AREA M E T R O P O L I T A N AM I L A N E S E

E METODOLOGIE PER LA G E S T I O N ED E L L A Q U A L I T D E L L ARIA

Sommario
Esperienze recentemente effettuate in diversi paesi hanno evidenziato limportanza dellutiliz zo dei modelli matematici per quantificare le relazioni esistenti tra le emissioni dei precursori e le concentrazioni in aria dei prodotti secondari, anche allo scopo di poter valutare limpatto di eventuali interventi di riduzione delle emissioni degli inquinanti primari su quel complesso in sieme di composti che caratterizzano le situazioni di acuto inquinamento fotochimico. In questo contesto il capitolo presenta unapplicazione preliminare del modello CALGRID a unampia zona centrata sullarea metropolitana milanese. Lo scopo principale che si posta questa attivit stato quello di valutare la possibilit di utilizzare correttamente un modello matematico per ricostruire lo stato attuale della qualit dellaria nel contesto metropolitano milanese, in modo da valutarne il possibile utilizzo come strumento di pianificazione di stra tegie di controllo.

7.1 Introduzione
Linquinamento fotochimico nelle aree urbane italiane, e in particolare in quelle lombarde, ha assunto, negli ultimi anni, una sempre maggiore rilevanza ambientale, sfiorando spesso i contorni di una vera e propria situazione di emergenza. La complessit dei fenomeni che caratterizzano tali situazioni richiede un elevato grado di conoscenza delle cause, degli effetti e delle loro mutue interazioni per garantire efficaci strategie di intervento, finalizzate al risanamento dellatmosfera urbana e delle aree circostanti. A tale scopo fondamentale disporre innanzitutto di unefficiente rete di monitoraggio, in grado non solo di fotografare lo stato attuale della qualit dellaria, ma anche di gettare una luce sui meccanismi che governano la dinamica degli inquinanti. La pianificazione delle azioni di risanamento tuttavia non pu prescindere anche da una dettagliata conoscenza del quadro emissivo e dal ruolo che le condizioni meteorologiche giocano su trasporto, diffusione, trasformazione e rimozione degli inquinanti. Esperienze recentemente effettuate in diversi paesi, in comprensori con dimensioni e problematiche analoghe a quello milanese, hanno evidenziato limportanza dellutilizzo dei modelli matematici per quantificare le relazioni esistenti tra emissioni dei precursori e concentrazioni in aria dei prodotti secondari, e per poter successivamente valutare limpatto di interventi programmati (per esempio: riformulazione dei combustibili, gestione della mobilit, decentramento dei poli di attrazione, pianificazione delle scelte energetiche). In questo contesto si provveduto alla implementazione e allapplicazione preliminare di un modello di dispersione-trasformazione di inquinanti nellarea milanese (CALGRID), individuato sulla base degli elementi acquisiti nella ricerca volta alla realizzazione del sistema di supporto alla scelta di modelli deterministici per la gestione dellinquinamento atmosferico in ambiente urbano descritta nel Capitolo 5. Lo scopo principale di questa attivit stato quello di valutare la possibilit di utilizzare correttamente un modello matematico per ricostruire lo stato attuale della qualit dellaria nel contesto metropolitano milanese, in modo da poterlo poi utilizzare come strumento di pianificazione di strategie di controllo.

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Capitolo 7 APPLICAZIONEDELMODELLO CALGRID ALLAREAURBANA

DI

MILANO

7.2 Il modello CALGRID


Il modello CALGRID stato valutato come il pi idoneo per la situazione in esame in base alle seguenti considerazioni: oltre alla facilit di reperimento del programma, esso offre la possibilit di accedere facilmente al codice per comprenderne a fondo il funzionamento, oltre che per apportarvi eventuali piccole modifiche. Inoltre la struttura del codice realizzata secondo criteri di modularit che, oltre a facilitarne la comprensione, rendono possibili future aggiunte di parti senza cambiarne la struttura; visto che la ricerca si proponeva di rappresentare un primo approccio al problema dellinquinamento fotochimico urbano, si ritenuto utile concentrare lattenzione sulla chimica in fase gassosa, rimandando a eventuali studi successivi lapprofondimento della parte riguardante le reazioni in fase eterogenea. Nonostante queste esigenze di semplicit, si cercato comunque di reperire un prodotto abbastanza completo e con buoni schemi numerici; date le dimensioni dellarea in esame, ci si indirizzati verso un modello in grado di rispondere alle esigenze delle problematiche di scala regionale; si giudicata favorevolmente lesistenza di preprocessori meteorologico (CALMET) e chimico (PREPEMIT) che generassero in uscita dei file in formato compatibile con CALGRID, senza bisogno di ulteriori elaborazioni; stata valutata la possibilit di far funzionare il modello su una macchina di medie dimensioni (IBM Risc 6000) senza impiegare tempi di calcolo esageratamente alti (per una simulazione di 120 ore su una griglia di 25x25x10 celle il tempo impiegato stato di circa 15 ore). 7.2.1 Caratteristiche del modello Come visto nel Capitolo 5, il modello CALGRID appartiene alla classe dei modelli euleriani che sono basati sulla conservazione della massa espressa in funzione del tempo e delle coordinate di un sistema di riferimento fisso. In questi modelli il trasporto e la diffusione degli inquinanti viene descritto mediante unequazione differenziale che si ottiene formulando in linguaggio matematico questa legge di conservazione e si risolve con diverse tecniche numeriche, spesso dopo aver introdotto varie ipotesi di semplificazione. Una importante semplificazione introdotta dal modello CALGRID quella di descrivere in modo separato fenomeni che nella realt avvengono contemporaneamente, in quanto la loro trattazione simultanea darebbe luogo a un sistema di equazioni la cui soluzione risulterebbe difficile da un punto di vista numerico e onerosa in termini di tempo di calcolo e di memoria occupata, risultando cos intrattabile per una macchina di normali dimensioni. Esistono varie tecniche di scissione o splitting per limitare gli errori numerici che inevitabilmente si introducono con tale approssimazione. Esse consistono in particolari accorgimenti riguardo allordine di integrazione delle varie componenti, o a particolari scomposizioni del passo temporale di integrazione. Nel modello CALGRID viene adottato lo schema di splitting suggerito da Marchuk (1975): Cn+1 = Axy Az Ac Ac Az Axy Cn

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dove: Cn = concentrazione al passo n-esimo Axy = operatore di trasporto e diffusione orizzontale Az = operatore di trasporto e diffusione verticale, deposizione e sorgente Ac = operatore chimico A ogni passo temporale vengono eseguiti in sequenza i tre operatori per una durata pari a met del passo temporale e successivamente essi vengono eseguiti in ordine invertito per il tempo rimanente. Questo accorgimento permette leliminazione di errori del primo ordine, fornendo al modello una precisione del secondo ordine per quanto riguarda il passo temporale. La lunghezza del passo temporale deve essere stabilita allinizio della simulazione in modo da rispettare, per tutta la sua durata, la condizione: = t x 1

dove (v) il massimo valore della velocit media del vento che si riscontra durante la simulazione, (t) la durata del passo temporale, che corrisponde alla met di quello su cui viene operato lo splitting degli operatori, e (x) la lunghezza del lato delle celle della griglia, che per CALGRID devono essere quadrate. 7.2.1.1 Il trasporto e la diffusione orizzontale Per il calcolo dei coefficienti di diffusione orizzontale vengono offerte dal modello quattro opzioni: 1. fornire in ingresso al modello un valore di diffusivit diverso, fissato a priori, per ognuna delle classi di stabilit atmosferica di Pasquill-Gifford; 2. come il metodo 1, corretto moltiplicando i coefficienti cos ottenuti per la velocit media del vento; 3. diffusivit calcolate secondo il metodo di Smagorinsky che tiene conto dellinfluenza, sulla diffusione orizzontale, delle variazioni spaziali del campo di vento orizzontale: K = 02 ||t |D| = con 0 = 0,28 u y

[(

)(
+

u x

)]
2

1/2

4. somma delle diffusivit ottenute con i metodi 2 e 3. 7.2.1.2 Il trasporto e la diffusione verticale Il modello utilizza un sistema di coordinate che segue landamento della superficie (terrain following ), per poter trattare localit con orografia complessa; se chiamiamo

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(Z) la quota nel sistema di riferimento e (z) la quota assoluta sul livello del mare, si ha: Z(x, y) = z(x, y) - h(x, y) in cui h(x,y) rappresenta la quota del terreno sul livello del mare. Per quanto riguarda le modalit di suddivisione verticale della griglia il modello prevede tre opzioni: 1. numero prefissato di livelli, con spaziatura uniforme, al di sopra e al di sotto dellaltezza di rimescolamento; poich questa varia di ora in ora e da una cella allaltra, i livelli vengono ricalcolati a ogni ora di simulazione e sono variabili nello spazio; 2. suddivisione automatica dei livelli con andamento verticale logaritmico; 3. suddivisione arbitraria stabilita allinizio della simulazione, costante nello spazio e nel tempo. In tutti e tre i casi il primo livello termina alla quota di 20 m da terra, per consentire una corretta trattazione della deposizione secca nello strato superficiale. A causa dellutilizzo del sistema di coordinate terrain following, la componente verticale del vento da utilizzare nellequazione differenziale (W) non sempre pari alla componente verticale reale (w), ma deve essere corretta per tenere conto del contributo al trasporto verticale della componente orizzontale della velocit del vento la quale pu generare, a causa del terreno complesso, spostamenti di massa tra diversi livelli verticali della griglia: h h W=w-u - x y Inoltre gli spessori dei vari livelli verticali possono variare nel tempo e nello spazio, a causa delle variazioni spazio-temporali dellaltezza di rimescolamento e quindi pu essere necessario sommare alla velocit cos ottenuta le pseudo-velocit dovute a queste variazioni. Per la componente verticale la diffusione predominante rispetto al trasporto e richiede quindi una particolare attenzione nella sua parametrizzazione. In CALGRID viene utilizzata, a questo proposito, la schematizzazione suggerita da Holtslag e Nieuwstadt (1986). 7.2.1.3 Emissione di inquinanti Con CALGRID possibile prendere in considerazione emissioni puntiformi e areali. Le emissioni puntiformi possono essere fisse o mobili (per esempio i camini delle navi) e quelle fisse possono essere a loro volta cicliche (con cicli giornalieri e settimanali) o variabili nel tempo in maniera arbitraria. Per tutte le sorgenti puntuali viene calcolato il sovrainnalzamento del pennacchio mediante le formule di Briggs, quindi viene attribuito allemissione un diametro di apertura verticale pari a 1,2 volte il sovrainnalzamento e linquinante viene subito diluito nelle celle in cui si colloca il pennacchio alla fine di queste operazioni . Questa diluizione pu provocare una sottostima o una sovrastima delle concentrazioni nelle celle adiacenti allemissione, il che costituisce un problema per tutti i modelli a griglia.

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Le emissioni areali possono essere distribuite su pi livelli con flussi di inquinante differenti e per esse non viene calcolato il sovrainnalzamento. 7.2.1.4 Deposizione secca La deposizione secca un processo di rimozione fisica dellinquinante, caratteristico dello strato pi basso dellatmosfera (qualche decina di metri di profondit), dovuto alla capacit della superficie di trattenere molecole di gas e particelle solide. La deposizione legata soprattutto alle caratteristiche della superficie (natura e rugosit) e della vegetazione eventualmente presente, alle propriet dellinquinante e alle condizioni atmosferiche. Il fenomeno pu essere quantificato molto semplicemente come: Fs = Cs ds dove F s [g/m2 s] rappresenta il flusso di inquinante rimosso, C s [g/m 3] la concentrazione della specie s in prossimit del suolo e vds [m/s] la velocit di deposizione. CALGRID offre diverse opzioni per il calcolo delle velocit di deposizione delle varie specie chimiche: 1. la specie non viene depositata; 2. la specie viene depositata come un gas e vds calcolata con un modello a resistenza descritto pi avanti; 3. la specie viene depositata come particolato e vds calcolata con il modello a resistenza; 4. la velocit di deposizione vds viene stabilita a priori per ogni ora del giorno. Nei casi 1 e 2 il termine di velocit variabile sia temporalmente che spazialmente, con lopzione 3 la variazione solo temporale. Il modello a resistenza implementato in CALGRID adotta formulazioni diverse a seconda che la specie venga depositata come gas o come particolato. Il fenomeno schematizzato considerando tre strati di atmosfera, in prossimit del suolo, in grado di influenzare in maniera differente il processo. Nel caso dei gas, per ogni strato viene calcolato un termine ri [s/m], che quantifica la sua opposizione al movimento dellinquinante dallatmosfera verso la superficie. Gli strati considerati sono: Strato superficiale (Surface layer), il cui termine di resistenza ra legato alla turbolenza atmosferica (tramite la lunghezza di Monin-Obukhov e la velocit dattrito) e alle caratteristiche del terreno (tramite la rugosit superficiale). Lestremo superiore di questo strato coincide con la fine del primo livello della griglia di CALGRID (posta sempre a 20 metri). Superficie di contatto (Deposition layer), posto sotto lo strato superficiale, nel quale i meccanismi preponderanti di deposizione sono la diffusione molecolare e la diffusione browniana. Il termine di resistenza rd espresso in funzione del numero di Schmidt (viscosit dellaria divisa per la diffusivit del gas) . Strato vegetato (Vegetation Layer ), il cui termine di resistenza r c tiene conto della capacit della vegetazione, dei suoli nudi o degli specchi dacqua di trattenere le molecole di gas.

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La velocit di deposizione inversamente proporzionale al termine di resistenza globale dei tre strati, quindi si ottiene: ds = (ra + rd + rc)-1 La deposizione del particolato viene schematizzata in modo leggermente diverso. La velocit definita come: ds = (ra + rd + rardg)-1 + g [m/s]

dove vg la componente gravitazionale della velocit di deposizione, che nel caso del particolato diventa rilevante. Il termine ra calcolato con la stessa espressione utilizzata per i gas mentre rd, ancora relativo alla superficie di contatto, ora espressione di fenomeni diversi, che dipendono dalle dimensioni delle particelle. Infatti per particelle di diametro inferiore a 0,1 mm la deposizione legata prevalentemente alla diffusione browniana, per diametri compresi tra 2 e 20 mm le particelle si depositano per sedimentazione, sopra i 20 mm predominante leffetto gravitazionale e tra 0,1 e 2 mm nessun fenomeno significativo e la velocit minima. Il termine rc posto a zero perch si suppone che la capacit di attrazione della vegetazione nei confronti delle particelle sia molto elevata e quindi che la resistenza esercitata sia trascurabile. 7.2.1.5 Modulo chimico Per simulare al calcolatore tutte le reazioni che avvengono in atmosfera sarebbero necessari tempi di calcolo e capacit di memoria molto elevati, al di sopra delle capacit della maggior parte delle macchine esistenti. Per questo sono stati sviluppati dei meccanismi semplificati che considerano solo alcune delle specie chimiche coinvolte e compattano le reazioni esistenti in forme sintetiche. Allinterno del CALGRID viene attualmente utilizzato un meccanismo denominato COND2243, una versione condensata del SAPRC90, che a sua volta deriva dal meccanismo dettagliato SPRC88 preparato da Carter. Il meccanismo dettagliato (SAPRC88) consiste di 60 specie chimiche, che prendono parte a circa 160 reazioni. Per quanto riguarda la chimica inorganica la trattazione abbastanza completa, dato il modesto numero di specie coinvolte. Si ritrovano tutte le principali reazioni in fase gassosa: il ciclo fotochimico degli ossidi di azoto, le reazioni di formazione dei radicali inorganici, le reazioni di formazione degli acidi, la chimica di radicale nitrato e di N2O5. Poich il meccanismo tratta esclusivamente la chimica in fase gassosa, viene messa in secondo piano la chimica dello zolfo, che si svolge principalmente in fase acquosa, mentre trattata ampiamente la chimica degli ossidi di azoto e delle varie classi di composti organici che con essi interagiscono. Tuttavia anche per la chimica dellazoto vi sono alcune reazioni in fase acquosa che sono importanti, relative in particolare allacido nitroso, allacido nitrico, al radicale nitrato che vengono trascurate dal modello. Per quanto riguarda la chimica organica, a causa del grande numero di composti organici esistenti in natura e dellimpossibilit di trattarli singolarmente nel meccanismo, essi vengono raggruppati in classi omogenee, che contengono specie chi-

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miche che reagiscono tutte secondo lo stesso meccanismo (il gruppo degli alcani, quello degli alcheni, quello degli aromatici) e con velocit di reazione simili. Queste classi vengono trattate come vere e proprie specie chimiche e vengono fatte reagire con le altre sostanze presenti in atmosfera. Poich non si tratta di composti realmente esistenti, non possibile ricavare sperimentalmente la loro velocit di reazione; inoltre, trattandosi di aggregati di specie chimiche con formula bruta differente, anche i prodotti di reazione non sono gli stessi (almeno quantitativamente) per ognuna di esse. Il codice PREPEMIT, sviluppato da Carter ha la funzione di calcolare le costanti cinetiche e le quantit di prodotti delle reazioni di queste specie-gruppo come medie pesate delle stesse grandezze relative alle singole specie (che possono essere valutate sperimentalmente). I pesi da usare nel calcolo delle medie sono dati dalle quantit di ognuna delle singole specie chimiche presenti nellatmosfera del sito in cui si effettua la simulazione. Oltre a queste specie-gruppo vi sono altre specie chimiche che raccolgono al loro interno pi di una sostanza presente in natura (per esempio RCHO, che raggruppa tutte le aldeidi con tre o pi atomi di carbonio, o MEK, che contiene tutti i chetoni e non solo il Metil-Etil-Chetone, da cui prende il nome). Per queste ultime, per, i parametri (velocit di reazione e quantit di prodotti) non vengono calcolati come medie pesate di quelli relativi ai singoli composti, ma sono assunti pari a quelli relativi alla specie pi importante o pi diffusa del gruppo stesso, che viene considerata come rappresentativa di tutte le altre. Inoltre vengono introdotte delle specie chimiche fittizie, chiamate operatori, che rappresentano gli effetti delle reazioni delle specie organiche con i radicali presenti in atmosfera. Per esempio si visto che leffetto della reazione degli alcani con il radicale OH quello di trasformare un certo numero di molecole di NO in NO2 o, secondo altri meccanismi, di portare alla formazione di nitrati organici RONO2. Nel meccanismo chimico di Carter la reazione degli alcani con il radicale OH genera, tra i prodotti, una certa quantit degli operatori RO 2-R, RO 2-N, R2O2; questi, a loro volta, vengono fatti reagire (ma non si tratta di una reazione che avviene effettivamente) con NO dando luogo, rispettivamente, alla produzione di NO2 e di HO2, alla produzione di nitrati organici o alla produzione del solo NO2. In questo modo possibile riprodurre complessi meccanismi reattivi, composti da molte reazioni a catena, utilizzando poche semplici reazioni. Il meccanismo utilizzato dal modello CALGRID, come gi accennato, una versione condensata di quello descritto e contempla un numero inferiore di specie chimiche e di reazioni, per ridurre ulteriormente il tempo di calcolo e la richiesta di memoria. La condensazione consiste nel trascurare alcune reazioni che si ritiene abbiano un effetto irrilevante sui risultati che si vogliono ottenere o nel non trattare alcune specie chimiche in maniera esplicita, inglobandole in altre categorie e ipotizzando che il loro modo di reagire (meccanismo e velocit di reazione) non sia sostanzialmente differente da quello delle specie di cui vanno a far parte. Tale operazione, ovviamente, aggiunge ulteriori approssimazioni a quelle gi introdotte dal meccanismo dettagliato, tanto maggiori quanto pi spinto il livello di condensazione operato; si tratta quindi di trovare il miglior compromesso tra il livello di accuratezza che si vuole ottenere e il tempo che si vuole impiegare per la simulazione.

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7.3 Applicazione del modello allarea milanese


Come gi accennato, nellambito della ricerca stata sviluppata unapplicazione del modello CALGRID. Il dominio di calcolo adottato in questa simulazione costituito da una griglia quadrata di 100 km di lato, centrata sulla citt di Milano e contenente per intero la provincia di Milano, e in parte le province di Varese, Como, Bergamo, Cremona, Novara, Pavia e Piacenza. La dimensione delle celle stata fissata pari a 4 km, un compromesso tra lesigenza di dettagliare il pi possibile le informazioni (per esempio i pennacchi uscenti dalle centrali termoelettriche) e la necessit di non rendere troppo onerosa la simulazione in termini di memoria occupata e di tempo di calcolo impiegato. Verticalmente la griglia stata suddivisa in 10 strati, per unaltezza complessiva di 5000 m. Essendo le emissioni del dominio in esame situate essenzialmente al suolo, si preferito dettagliare la spaziatura dei livelli pi prossimi al terreno (fino a 2000 m), lasciando invece strati di spessore pi elevato in quota. I livelli, costanti nello spazio e nel tempo per tutta la simulazione, sono stati quindi fissati a 20, 50, 110, 200, 360, 620, 1050, 1800, 3000 e 5000 m. Come si pu notare, si cercato di evitare dei gradienti di livello troppo alti, che comprometterebbero la qualit dei risultati simulati. 7.3.1 Scelta del periodo su cui svolgere la simulazione Il periodo pi idoneo su cui svolgere queste simulazioni stato individuato mediante unanalisi dettagliata dei dati ambientali messi a disposizione dal Centro di Calcolo della Regione Lombardia. A questo proposito sono stati analizzati dati relativi agli anni che vanno dal 1989 al 1993 e a 29 stazioni di misura, tutte comprese nel dominio di studio. Per individuare il periodo di simulazione nello studio, si limitata lattenzione alle sole stazioni in grado di rilevare le concentrazioni di ozono, essendo questo linquinante pi significativo dal punto di vista fotochimico. Nella provincia di Milano, le centraline di rilevamento per lozono nel precedente periodo erano solo sette: Cinisello Balsamo Corsico Legnano Limito Monza MI-Juvara MI-Verziere La scelta del periodo di simulazione stata impostata sulla base di due criteri, uno di carattere chimico-fisico e uno meteorologico. Con il primo si richiesto sia che la media giornaliera di ozono superasse il valore medio mensile, sia che tali superamenti venissero registrati simultaneamente sul maggior numero di centraline, in modo da descrivere un episodio di inquinamento diffuso su tutta larea in esame. Con il secondo si richiesta lassenza di precipitazioni nellarco del periodo da simulare; in caso di pioggia, infatti, le concentrazioni di inquinanti non raggiungono livelli tali da innescare le condizioni di smog fotochimico. Per questo motivo il modello CALGRID, essendo finalizzato alla ricostruzione di episodi di inquinamento fotochimico, non considera le reazioni in fase eterogenea n la deposizione umida.

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Tali requisiti vengono soddisfatti dal periodo compreso tra luned 1 luglio e venerd 5 luglio dellanno 1991. Lesame dei dati registrati in questo periodo dalle centraline di monitoraggio evidenzia una globale situazione di inquinamento fotochimico che ha interessato, per la durata dei cinque giorni selezionati, lintera area urbana di Milano e del territorio suburbano a essa adiacente. La disponibilit dei dati relativamente ai soli principali macroinquinanti non permette di costruire nel dettaglio le fasi evolutive del fenomeno, tuttavia le elevate concentrazioni di ozono, di seguito descritte, e i rapporti non fotostazionari fra le concentrazione di NO ed NO2 sono evidenti segni di una atmosfera fortemente ossidativa e di condizioni atmosferiche non allequilibrio. Osservando i valori di ozono registrati sperimentalmente dalle stazioni di controllo, si osserva che, complessivamente, durante lintervallo di tempo preso in esame, vi sono stati quattro casi di superamento della soglia limite di legge. Il superamento che

O3 - Concentrazioni orarie (Limito) 120 100 80 60 40 20 0

1 luglio

2 luglio

3 luglio

4 luglio

5 luglio

Figura 7.1 - Andamento orario dellozono a Limito dall1 al 5 luglio.

presenta il valore pi elevato, intorno a 110 ppb (205 g/m3), stato registrato nella stazione di Limito (figura 7.1) il giorno 3 luglio. Nellarea urbana le concentrazioni sono risultate pi contenute, con massimi pari a circa 70 ppb. Per quanto riguarda il monossido dazoto i valori massimi di concentrazione (dellordine dei 100 ppb) si sono osservati in concomitanza con le ore di maggior traffico, a conferma del fatto che landamento della concentrazione di questo inquinante strettamente dipendente dallattivit emissiva.

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Per quanto riguarda il biossido di azoto si sono osservate in pi centraline concentrazioni massime orarie superiori allo standard. In alcune stazioni le concentrazioni di questo inquinante sono risultate cos elevate da dare luogo anche a concentrazioni medie giornaliere superiori al limite di accettabilit fissato per i valori orari massimi giornalieri. A Cinisello Balsamo, per esempio, il 2 e il 3 luglio la media delle concentrazioni di questo inquinante sulle 24 ore risultata essere, rispettivamente, di 111,1 e di 115,6 ppb (figura 7.2).

NO2 - Concentrazioni orarie (Cinisello Balsamo) 200 180 160 140 120 100 80 60 40 20 1 luglio 2 luglio 3 luglio 4 luglio 5 luglio
dati mancanti

Figura 7.2 - Andamento orario del biossido di azoto a Cinisello Balsamo.

7.3.2 Caratterizzazione meteorologica Per la ricostruzione della situazione meteorologica del periodo scelto per le simulazioni stato utilizzato il modello meteorologico CALMET, sviluppato presso il CARB (Californian Air Resources Board). Tale modello consiste di un modulo diagnostico finalizzato alla ricostruzione dei campi di vento e temperatura e di un modulo micrometeorologico che consente di stimare i parametri che descrivono il boundary layer. Per la determinazione di tali parametri necessario fornire al modello CALMET le seguenti informazioni meteorologiche al suolo: velocit [m/s] e direzione [N] del vento copertura nuvolosa, ossia altezza della nuvola pi bassa in metri e percentuale di cielo coperta da nuvole temperatura dellaria [K]

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umidit relativa [%] pressione a livello della stazione [mbar] e le seguenti informazioni meteorologiche in quota: velocit [m/s] e direzione [N] del vento pressione [mbar] temperatura [K] In aggiunta a queste informazioni, occorre fornire i campi bidimensionali contenenti lorografia e luso del suolo allinterno dellarea di indagine. Il modello CALMET utilizza la seguente classificazione delluso del suolo: 1. urbano o terreno edificato 2. terreno agricolo non irrigato 3. terreno agricolo irrigato 4. pascolo 5. foresta 6. acqua 7. terreno paludoso 8. terreno sterile 9. tundra 10. neve perenne o ghiaccio Relativamente alle informazioni meteorologiche al suolo, sono stati utilizzati i messaggi SYNOP di frequenza trioraria forniti dal Servizio Meteorologico dellAeronautica Militare per le stazioni di: Cameri Linate Lugano (CH) Malpensa Monte Bisbino Orio al Serio Per quanto riguarda le informazioni meteorologiche in quota, stato utilizzato il messaggio TEMP-A, con frequenza di sei ore, fornito anchesso dal Servizio Meteorologico dellAreonautica per la stazione di Linate. Le informazioni relative allorografia e alluso del suolo sono state ricavate mediante strumenti informatici e banche dati messe a disposizione da CISE e ENEL-CRAM. A partire da queste informazioni, CALMET in grado di fornire, per ogni ora dei cinque giorni scelti, le seguenti informazioni: i campi tridimensionali di vento, valori di velocit e direzione del vento, necessari a CALGRID per il calcolo della componente di trasporto degli inquinanti da una cella allaltra; i campi tridimensionali di temperatura, che CALGRID utilizza per il calcolo delle costanti cinetiche delle reazioni; i campi bidimensionali di u* (velocit di attrito), w * (velocit convettiva), L (lunghezza di Monin-Obukhov), classe di stabilit (secondo la classificazione di Pasquill-Gifford-Turner) e altezza dello strato rimescolato, necessari anchessi per stimare il contributo diffusivo della dispersione degli inquinanti; i valori di temperatura superficiale, radiazione solare a onde corte, densit dellaria e umidit relativa per ognuna delle stazioni di misura precedentemente elen-

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cate. Questi dati sono indispensabili a CALGRID per la risoluzione delloperatore chimico. 7.3.3 Stima delle emissioni La stima delle emissioni degli inquinanti sulla zona in esame stata condotta con una metodologia ad hoc, che prende spunto da quella CORINAIR, ma se ne discosta in funzione delle peculiarit del sito in esame e del tipo di dati disponibili. Il punto di partenza di questa metodologia il valore aggregato di emissione annuale provinciale fornito dallinventario CORINAIR. Il grosso inconveniente di un dato di questo tipo il fatto di essere aggregato a livello provinciale e annuale. In questo contesto la metodologia sviluppata consente di affrontare i seguenti passaggi: 1. effettuare la disaggregazione spaziale, cio assegnare, partendo dal dato di emissione aggregato a livello provinciale, le emissioni a ogni cella del dominio di calcolo; 2. effettuare la disaggregazione temporale, ossia arrivare a un valore di emissione oraria partendo da un valore annuale; 3. per quanto riguarda i soli Composti Organici Volatili (COV), fare la cosiddetta speciazione, ossia distinguere esattamente con quale percentuale ogni inquinante organico partecipa allemissione globale di COV. 7.3.4 Condizioni iniziali e al contorno Nel modello CALGRID i valori delle concentrazioni allistante iniziale in ogni cella, per tutte le specie chimiche possono essere specificati secondo due diverse opzioni: 1. per ogni specie chimica vengono forniti i valori di concentrazione, uno per ogni strato verticale della griglia. Con questa opzione non possibile definire condizioni iniziali variabili nelle direzioni X e Y; 2. per ogni specie chimica viene fornito un valore di concentrazione per ogni cella del dominio di calcolo. In questo modo possibile definire in maniera pi precisa la condizione iniziale a patto, naturalmente, di disporre di informazioni molto dettagliate sulle concentrazioni degli inquinanti. Nellambito della simulazione in esame stata scelta questultima opzione in quanto pi flessibile. In particolare, la griglia di calcolo stata suddivisa in due grandi tipologie: urbana e non urbana. Per le celle urbane, ossia quelle occupate da comuni con pi di 20.000 abitanti, stato assegnato come condizione iniziale il valore medio misurato allistante di inizio della simulazione nelle centraline di monitoraggio urbane. Per le celle extraurbane, invece, non avendo a disposizione dati rilevati da stazioni di misura, si fatto riferimento a valori di letteratura derivati da campagne di misura effettuate in zone rurali. Anche per quanto riguarda i COV, inquinanti non rilevati nel 1991 dalle centraline della Regione, sono stati utilizzati dati di letteratura. In tabella 7.1 sono riportati i valori di concentrazione utilizzati. Per quanto riguarda le condizioni al contorno, i valori di concentrazione delle varie specie chimiche, per ogni ora, nelle celle di frontiera della griglia possono essere specificati al modello nei seguenti modi: 1. le condizioni al contorno sono indipendenti dal tempo. Si deve assegnare ogni colonna del contorno a un tipo (i tipi possono essere, al limite, tanti quante sono le cel-

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Nome della specie CO2 SULF -C O3 NO NO2 ALK1 ALK2 ARO1 ARO2 MEOH ETOH MTBE ETHE OLE1 OLE2 OLE3 HCHO CCHO RCHO MEK CRES MGLY AFG2 NO3 N2O5 HNO3 HONO HNO4 . HO2 CO 0 0 0

Condizioni iniziali [ppm] urbane non urbane 0 0 0 0,030 0,001 0,030 0,010 0,001 0,001 0,001 0 0 0 0,001 0,001 0,001 0,001 0,005 0,001 0 0,001 0,001 0 0 0 0 0 0 0 0 2
(segue)

0,030 0,040 0,050 0,010 0,001 0,001 0,001 0 0 0 0,001 0,001 0,001 0,001 0,005 0,001 0 0,001 0,001 0 0 0 0 0 0 0 0 3

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Nome della specie H2O2 SO2 RO2 . . . CCO-O2 -OOH RNO3 PAN PPN 0

Condizioni iniziali [ppm] urbane 0,001 0 0 0 0 0 0 0 non urbane 0 0,001 0 0 0 0 0 0 0

C2CO-O2

Tabella 7.1 - Condizioni iniziali al suolo.

le del contorno). Dopodich, per ogni specie e per ogni tipo, va specificato un valore di concentrazione per ogni strato verticale. Ci permette il massimo grado di dettaglio spaziale delle concentrazioni al contorno; 2. scegliendo questa opzione possibile fornire al programma delle condizioni al contorno funzioni del tempo oltre che delle coordinate spaziali. Per ogni ora della simulazione vanno forniti i valori di concentrazione per ogni specie chimica, organizzati in gruppi (tanti quanti sono i livelli verticali) di quattro vettori ciascuno (un vettore per ogni lato del contorno); 3. come condizioni al contorno vengono utilizzate le concentrazioni fornite dal file delle condizioni iniziali per le celle pi esterne. In questo caso, ovviamente, le condizioni al contorno sono indipendenti dal tempo. Nella simulazione in esame, sulla base della considerazione che la griglia di calcolo stata posizionata in modo da comprendere al suo interno le sorgenti inquinanti pi significative del territorio lombardo, si ritenuto accettabile attribuire valori di concentrazione al contorno pari a quelli di background tipici di un ambiente poco inquinato. Pertanto si deciso di utilizzare la prima opzione. In tabella 7.2 sono riportati i valori delle condizioni al contorno (al suolo) adottati. 7.3.5 Risultati delle simulazioni I risultati del modello CALGRID consistono sostanzialmente nella ricostruzione dei campi di concentrazione dei vari composti considerati. Lanalisi delle sequenze temporali di questi campi di concentrazione permette di seguire levoluzione delle distribuzioni di un ampio numero di inquinanti. Un esempio di campo di concentrazione ricostruito dal modello per linquinante O3 in una fase particolarmente critica dellepisodio di acuto inquinamento fotochimico del periodo 1-5 luglio 1991 viene riportato nella figura 7.3. Se per un inquinante primario come il monossido di azoto questi campi appaiono

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Nome della specie CO2 SULF -C O3 NO NO2 ALK1 ALK2 ARO1 ARO2 MEOH ETOH MTBE ETHE OLE1 OLE2 OLE3 HCHO CCHO RCHO

Condizioni al contorno [ppm] 0 0 0 0,030 0,001 0,035 0,010 0,001 0,001 0,001 0 0 0 0,001 0,001 0,001 0,001 0,005 0,001 0

Nome della specie MEK CRES MGLY AFG2 NO3 N2O5 HNO3 HONO HNO4 . HO2 CO H2O2 SO2 . RO2 CCO-O2 -OOH RNO3 PAN PPN

Condizioni al contorno [ppm] 0,001 0,001 0 0 0 0 0 0 0 0 0,500 0 0 0,001

. .

0 0 0 0 0 0

C2CO-O2

Tabella 7.2 - Concentrazioni al contorno al suolo.

molto realistici, per un inquinante secondario come lozono, pur riproducendo in modo interessante fenomeni come la caratteristica modulazione giornaliera e la presenza di massimi di concentrazione sottovento alle grandi aree urbane, essi sembrano risentire della troppo ridotta estensione spaziale del dominio di applicazione del modello. Il confronto dei campi ricostruiti dal modello con i dati sperimentali va effettuato tenendo conto dei seguenti aspetti: i dati sperimentali, per la loro natura puntuale, possono essere fortemente influenzati da fenomeni locali e di breve intensit che il modello non in grado di ricostruire completamente (risoluzione della griglia di calcolo pari a 4 km); la disposizione delle centraline tale per cui linformazione fornita non rappresentativa della situazione media di area, ma finalizzata allindividuazione dei fenomeni di inquinamento pi acuti;

196

Capitolo 7 APPLICAZIONEDELMODELLO CALGRID ALLAREAURBANA

DI

MILANO

5080,0

5060,0

5040,0

5020,0

5000,0

480,0 field: C3 [ppb]

500,0 level:

520,0 X - UTM (Km) 0 m - dote: 03/07/1991

540,0

560,0 time: 14 pm

Figura 7.3 - Mappa di isoconcentrazione di O3 calcolata alle ore 14:00 del giorno 3 luglio.

linformazione fornita dalle centraline parziale, in quanto vengono monitorati solamente alcuni inquinanti primari, trascurando per esempio i composti organici; i dati rilevati dalle centraline allinizio degli anni Novanta presentavano spesso errori sistematici di un certo rilievo; per lozono, per esempio, essi tendevano generalmente a sottostimare le concentrazioni ambientali. Tenendo conto di queste limitazioni, il confronto dovrebbe essere effettuato cercando di estrarre dal set di dati sperimentali quegli elementi che caratterizzano il fenomeno dellinquinamento nel suo complesso e che quindi abbiano una valenza non solamente locale e presentino una dinamica temporale di durata significativa. Un importante inquinante che, almeno parzialmente (soprattutto durante le ore diurne), soddisfa questi requisiti lozono.

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E METODOLOGIE PER LA G E S T I O N ED E L L A Q U A L I T D E L L ARIA

Come gi sottolineato precedentemente, i dati sperimentali di ozono sono disponibili, per il periodo relativo allo studio in esame, solo per sette centraline di tipologia urbana o suburbana e quindi in esso non stato possibile affrontare in modo esaustivo il confronto anche in ambiente rurale. Per tutte le centraline il confronto misurato-calcolato ha mostrato risultati interessanti in quanto sia gli andamenti temporali che i valori medi di concentrazione sono risultati fra loro abbastanza sovrapponibili. Alcuni esempi vengono riportati nelle fi gure 7.4-7.6. Queste figure evidenziano come il modello CALGRID riesca a ricostruire il tipico andamento giorno-notte, simulando con buona sovrapposizione i tracciati sperimentali e fornendo una efficace ricostruzione del profilo di crescita e di decrescita dellozono, con pendenza uguale a quella dellandamento misurato. interessante notare, nelle prime ore del mattino, la presenza nei dati sperimentali di un picco di ozono di circa 30 ppb non completamente ricostruito dal modello. Questo fenomeno generalmente stato osservato su tutte le centraline disponibili, quindi, probabilmente, causato da una serie coincidente di fattori non connessi a fenomeni puramente locali. Inoltre, lassenza di attivit solare durante queste ore, esclude la possibile formazione di ozono per i meccanismi chimici indotti dalla presenza di luce. Si ritiene che la climatologia della citt giochi a questo proposito un ruolo prevalente: nelle prime ore del mattino, infatti, il gradiente termico tra la citt e le zone a essa circostanti massimo e si generano movimenti verticali di masse daria calda sopra la citt che hanno come effetto indotto lintroduzione dallesterno di masse daria pi fredda.
O3 misurato - calcolato MI-Juvara 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 0 6 12 18 0 6 12 18 0 6 12 18 0 6 12 18 0 6 12 18 1/7 2/7 3/7 4/7 5/7 ore
misurato calcolato

Figura 7.4 - Ozono misurato e calcolato a Milano (Via Juvara).

198

Capitolo 7 APPLICAZIONEDELMODELLO CALGRID ALLAREAURBANA

DI

MILANO

O3 misurato - calcolato Legnano centro 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0

0 6 12 18 0 6 12 18 0 6 12 18 0 6 12 18 0 6 12 18 1/7 2/7 3/7 4/7 5/7 ore


misurato calcolato

Figura 7.5 - Ozono misurato e calcolato a Legnano centro.

O3 misurato - calcolato Limito 120 100 80 60 40 20 0 0 6 12 18 0 6 12 18 0 6 12 18 0 6 12 18 0 6 12 18 1/7 2/7 3/7 4/7 5/7 ore
misurato calcolato

Figura 7.6 - Ozono misurato e calcolato a Limito.

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Poich la concentrazione media notturna di ozono nelle zone rurali maggiore rispetto a quella della citt, ne deriva che tale fenomeno provochi un apporto di ozono destinato a consumarsi mediante processi di ossidazione quando lemissione di ossidi di azoto tende ad aumentare per il sopraggiungere del giorno. Il modello riesce a ricostruire in parte tale fenomeno, tuttavia non con sufficiente precisione per caratterizzarlo in termini quantitativi. Se lozono soddisfa almeno parzialmente i requisiti richiesti per poter operare confronti con i dati sperimentali, la situazione molto pi complessa per inquinanti come il monossido di azoto e il monossido di carbonio (figure 7.7 e 7.8). Per questi inquinanti, infatti, anche se il modello riesce a ricostruire il picco mattutino e quello serale, tipici dellandamento bimodale del traffico urbano, esso non simula i forti picchi osservati nei dati sperimentali dovuti a episodi locali, di forte e breve intensit, che vengono registrati dalle centraline e che non possono essere evidentemente ricostruiti dal modello. Per il biossido di azoto si osserva una situazione intermedia tra quella relativa a un inquinante secondario come lozono e quella tipica di inquinanti primari come il monossido di azoto e il monossido di carbonio. A prescindere dalla qualit dei campi di concentrazione ricostruiti e dalla loro aderenza ai dati sperimentali (questioni che allo stato attuale presentano comunque ancora molti aspetti problematici sia per la grande estensione spaziale e temporale su cui si sviluppano gli episodi di acuto inquinamento fotochimico sia per lincertezza nei dati relativi alle emissioni e ai parametri meteorologici) lapplicazione di un modello come CALGRID comunque di estremo interesse in quanto, attraverso lanalisi e il confronto tra gli andamenti dei diversi composti coinvolti nelle reazioni descritte
NO misurato - calcolato MI-Verziere

120 100 80 60 40 20 0 0 6 12 18 0 6 12 18 0 6 12 18 0 6 12 18 0 6 12 18 1/7 2/7 3/7 4/7 5/7 ore


misurato calcolato

Figura 7.7 - Monossido di azoto misurato e calcolato a Milano (Via Verziere).

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Capitolo 7 APPLICAZIONEDELMODELLO CALGRID ALLAREAURBANA

DI

MILANO

CO misurato - calcolato MI-Statuto 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0

0 6 12 18 0 6 12 18 0 6 12 18 0 6 12 18 0 6 12 18 1/7 2/7 3/7 4/7 5/7 ore


misurato calcolato

Figura 7.8 - Monossido di carbonio misurato e calcolato a Milano (Via Statuto).

dal modello, consente di avere indicazioni molto utili per una migliore comprensione delle dinamiche connesse con linquinamento fotochimico. A questo proposito interessante evidenziare e discutere gli andamenti dei principali inquinanti coinvolti nel processo fotochimico ricostruiti per lintero periodo di simulazione nella cella della griglia di calcolo che contiene il centro urbano di Milano. A questo proposito vengono considerate dapprima le reazioni che si verificano nel corso della notte e, successivamente, quelle relative alla chimica diurna. 7.3.5.1 Situazione notturna La chimica notturna prevalentemente governata da processi di tipo ossidativo e in assenza di fenomeni emissivi significativi, i rapporti tra inquinanti tendono a stabilizzarsi, raggiungendo una condizione di equilibrio. In ambiente urbano, tuttavia, la seppur ridotta attivit emissiva notturna introduce nellatmosfera specie che alterano i rapporti tra gli inquinanti e, ossidandosi, continuano a perturbare il sistema. In particolare, lemissione pi significativa quella relativa al monossido di azoto, il cui contributo decresce, in ragione della diminuzione del traffico, dalle ore 20:00 alle ore 4:00. Tale comportamento riscontrabile analizzando la figura 7.9, in cui si nota la progressiva diminuzione della concentrazione di NO, giustificabile sia, come gi precedentemente enunciato, per la diminuzione delle emissioni, sia perch lNO impegnato nelle seguenti reazioni di ossidazione:

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E METODOLOGIE PER LA G E S T I O N ED E L L A Q U A L I T D E L L ARIA

Inorganici - Chimica notturna (2-3 luglio)


80 70 60 50 40 30 20 10 0 18 19 20 21 NO HNO3 22 23 0 1 2 O3 3 4 5 6 2 1,5 1 3 2,5 3,5

ore
NO 2 RNO3

Figura 7.9 - Chimica notturna dei composti inorganici.

NO + O3 NO + RO2 NO + OH

NO2 + O2 RNO3 HNO2

che comportano laumento della concentrazione di NO2 e degli alchilnitrati. Il biossido di azoto, a sua volta, coinvolto in una serie di reazioni di ossidazione che sono responsabili della formazione di acido nitrico e di N2O5, secondo le seguenti trasformazioni: NO2 + O3 NO2 + NO3 NO2 + OH NO3 + O2 N2O5 HNO3

Quando il contributo derivante dallossidazione di NO non pi in grado di bilanciare le reazioni che provocano il consumo di NO2, la concentrazione di NO2 inizia a decrescere (figura 7.9). Tale tendenza, inevitabilmente, influenza le concentrazioni di N2O5 e NO3, che decrescono fino a raggiungere le minime concentrazioni nelle prime ore del mattino . A seguito sia della reazione di ossidazione con NO2 sia della reazione con N2O5 N2O5 + H2O 2HNO3

la concentrazione di acido nitrico cresce anche se, in parte, esso si deposita al suolo per effetto della deposizione secca, mentre la concentrazione dellacido nitroso si mantiene stabile. Infine il ciclo inorganico anche influenzato dalla presenza di composti organici emessi in atmosfera.

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Capitolo 7 APPLICAZIONEDELMODELLO CALGRID ALLAREAURBANA

DI

MILANO

Gli idrocarburi sono responsabili della formazione di radicali RO2 attraverso i seguenti meccanismi di ossidazione: RH + OH R. + O2 R. + H2O RO2.

I composti ossigenati, in generale, manifestano una moderata reattivit, mantenendo valori di concentrazione costanti. Leffetto complessivo delle reazioni notturne in ambiente urbano si traduce in una diminuzione della concentrazione dellozono che tende a stabilizzarsi su valori molto bassi. 7.3.5.2 Situazione diurna La chimica diurna prevalentemente regolata dalla fotochimica, cio dai processi di fotolisi che portano, come termine ultimo di lunghe e complesse trasformazioni chimiche, alla formazione di ossigeno dispari, termine comune che comprende lO3, lossigeno atomico, e il radicale OH.. Il contributo di tali reazioni incrementa la capacit ossidativa dellatmosfera, favorendo, a partire da precursori primari, la formazione di inquinanti secondari, quali O 3 e PAN la cui presenza ormai assunta come indice di episodi di smog fotochimico. Gli andamenti dei profili di concentrazione degli inquinanti ricostruiti dal modello per il periodo in esame evidenziano questo fenomeno (figura 7.10).

Smog fotochimico 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 1 luglio 2 luglio


O3

3 2,5 2 1,5 1 0,5 0 3 luglio


PAN

4 luglio

5 luglio

Figura 7.10 - Episodio di smog fotochimico, O3 e PAN.

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E METODOLOGIE PER LA G E S T I O N ED E L L A Q U A L I T D E L L ARIA

Tali andamenti sono giustificabili considerando che, come noto, gli idrocarburi e i principali composti ossigenati emessi in atmosfera tendono a fotodegradarsi, trasformandosi negli omologhi a struttura pi semplice, e infine, generando specie ad alta attivit ossidante. Lintensa attivit fotochimica aumenta, dunque, la capacit ossidativa dellatmosfera, favorendo le condizioni di accumulo dellO3, specie ossidante meno reattiva rispetto agli altri radicali. Lapice dellattivit chimica diurna si raggiunge intorno alle 14, quando le concentrazioni di O 3 e di PAN raggiungono i valori pi alti. Parallelamente le specie fotodegradabili, quali NO 2, HNO 2, manifestano i pi bassi valori di concentrazione (figura 7.11 ), mentre il monossido di azoto presenta un flesso corrispondente alla fine e allinizio delle emissioni dei flussi di traffico, rispettivamente, del mattino e del pomeriggio. Anche lacido nitrico, circa tra le ore 12 e 14, manifesta una diminuzione della concentrazione a causa dellaumentata deposizione che, intorno a quelle ore, registra i valori pi alti. Il profilo giornaliero delle concentrazioni delle aldeidi (figura 7.12) evidenzia un andamento simile a quello degli idrocarburi (figura 7.13). Entrambe le specie sono fotodegradabili e quindi, in corrispondenza della massima insolazione, registrano i pi bassi valori di concentrazione. Coerentemente, a una diminuzione dei precursori corrisponde un aumento delle concentrazioni dei prodotti secondari, quali PAN, PPN e radicali. Infine, a partire dalle ore 14:00 circa, si attiva quella che, schematicamente, si pu definire la terza fase, che introduce alla chimica notturna. Le reazioni di fotodegradazione perdono di intensit proporzionalmente al diminuire dellattivit solare e cineticamente incominciano a essere pi favorite le reazioni di ossidazione. La concentrazio-

Inorganici - Chimica diurna (2 luglio) 80 70 60 50 40 30 20 10 0 0,1 0,09 0,08 0,07 0,06 0,05 0,04 0,03 0,02 0,01 0 18

10

12 ore
NO HNO2

14

16

NO 2 HNO3

O3 RNO3

Figura 7.11 - Chimica diurna degli inorganici.

204

Capitolo 7 APPLICAZIONEDELMODELLO CALGRID ALLAREAURBANA

DI

MILANO

ne dellO3, mentre quelle dellNO e NO2 registrano un aumento, a causa luno dellinizio dellemissione del ciclo pomeridiano di traffico e laltro del contributo derivante dallossidazione del monossido di azoto.

Aldeidi - Chimica diurna (2 luglio) 8 7 6 5 4 3 2 1 0 6 8 10 12 ore


CCHO PPN

14

16

18

4,5 4 3,5 3 2,5 2 1,5 1 0,5 0

HCNO PAN

RCHO

Figura 7.12 - Chimica diurna delle aldeidi e dei perossiacilnitrati.

Idrocarburi - Chimica diurna (2 luglio) 30 25 20 15 10 5 0 6 8 10 12 ore


OLE2 RNO3 8 7 6 5 4 3 2 1 0

14

16

18

OLE1 ALK2

ALK1 HCHO

Figura 7.13 - Chimica diurna degli idrocarburi.

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E METODOLOGIE PER LA G E S T I O N ED E L L A Q U A L I T D E L L ARIA

Le concentrazioni delle specie ossigenate e degli idrocarburi crescono per via delle emissioni, mentre PAN e PPN decrescono, anche a causa dellazione termica di distruzione.

206

Capitolo 7 B IBLIOGRAFIA

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E METODOLOGIE PER LA G E S T I O N ED E L L A Q U A L I T D E L L ARIA

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Capitolo 7 B IBLIOGRAFIA

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209

Capitolo 8

Linquinamento dellaria e la valutazione dei danni: un approccio metodologico


Giorgio Panella e Sergio Ascari

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E METODOLOGIE PER LA G E S T I O N ED E L L A Q U A L I T D E L L ARIA

Sommario
La valutazione economica dei danni dovuti allinquinamento atmosferico e lanalisi dei costi da sostenere per avviare eventuali interventi di riduzione delle emissioni sono aspetti essenziali per una efficace programmazione di politiche di risanamento. In questo contesto il capitolo, oltre a discutere da un punto di vista metodologico i problemi connessi con lapplicazione di tali metodi di analisi, presenta una stima economica complessi va dei danni dovuti al traffico veicolare.

8.1 Premessa
Il deterioramento della qualit dellaria dei centri urbani rappresenta una delle principali preoccupazioni sia a livello nazionale che internazionale, soprattutto per i danni che esso causa alla salute umana. Linquinamento atmosferico ha infatti raggiunto nei centri urbani dimensioni ragguardevoli avendo superato, in molte situazioni, gli standard di qualit dellaria fissati dalloperatore pubblico. Le cause sono molteplici, principalmente le emissioni autoveicolari, le emissioni da riscaldamento domestico e da insediamenti industriali e le emissioni derivanti dalla produzione di energia elettrica. soprattutto il traffico autoveicolare a essere messo sotto accusa, in particolare quello privato su gomma. Nelle aree urbane si localizzano infatti pi del 60% del trasporto merci e pi dell80% del trasporto privato. Ed per questo che la finalit principale di questa ricerca consiste nel determinare la dimensione dei danni derivanti dallinquinamento atmosferico nei centri urbani, con particolare riferimento a quelli sulla salute umana provenienti appunto dal traffico autoveicolare. La funzione dei danni che ci si propone di valutare importante ai fini della definizione delle politiche ambientali. Essa dovrebbe costituire una delle informazioni a disposizione delloperatore pubblico per definire il livello ottimale di inquinamento. Tale livello dovrebbe infatti essere determinato in base alleguaglianza fra i costi marginali di disinquinamento e i benefici marginali di disinquinamento (danni evitati). Se cos non fosse, si avrebbe uno spreco di risorse (quelle destinate al disinquinamento potrebbero risultare superiori a quelle che vengono salvaguardate). A causa delle difficolt di valutazione, che di solito si incontrano nel valutare la funzione dei danni (lambiente non un bene di mercato per il quale esistono dei prezzi), il problema viene risolto dalloperatore pubblico stabilendo in modo esogeno il livello ottimale dinquinamento da tollerare, cercando quindi di minimizzare la funzione dei costi di disinquinamento. Questultimo approccio non permette di stabilire se la collettivit in grado di ottenere un vantaggio netto. Per fare ci occorrerebbe conoscere, come gi detto, sia la funzione dei costi di disinquinamento che quella dei danni allambiente. Il problema che viene affrontato in questa ricerca dato appunto dalla valutazione di questultima funzione. Ci significa, in altri termini, valutare la curva di domanda di aria pulita. Il problema che tale bene presenta le caratteristiche di bene pubblico. Laria pulita un bene n esclusivo n rivale: difficile impedire a una persona di beneficiare di essa, e inoltre, se noi sfruttiamo laria pulita ci non impedisce che lo fac-

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VALUTAZIONEDEI DANNI: UNAPPROCCIO METODOLOGICO

ciano anche gli altri. A causa di tali caratteristiche risulta difficile stimarne la domanda da parte degli individui e pertanto, non si ha la possibilit di ottenere dei prezzi di mercato direttamente osservabili che possano essere interpretati come il saggio al quale la gente desidera scambiare aria pulita per altri beni. Tuttavia, in assenza di un mercato, possiamo ottenere delle stime del prezzo dellaria pulita utilizzando altri strumenti. Esistono infatti delle tecniche che permettono di valutare direttamente o indirettamente, la disponibilit a pagare dei consumatori per ottenere un dato bene, nella fattispecie laria pulita. Nella prima parte della ricerca vengono esaminate tali tecniche e i problemi teorici ed empirici che derivano dalla loro applicazione. Detto in altri termini sono stati analizzati i vari metodi di stima delle funzioni dei danni derivanti dallinquinamento atmosferico e, successivamente, sono stati presi in considerazione i metodi che meglio si prestano per valutare la funzione dei danni derivanti dallinquinamento atmosferico alla salute umana in relazione a unarea metropolitana: quella milanese. In particolare, di seguito viene presentato un algoritmo che permette di valutare gli effetti sulla salute umana derivanti dallinquinamento atmosferico da polveri, ossidi di azoto, anidride solforosa e benzene, provenienti dal traffico autoveicolare. Le emissioni del parco circolante generano variazioni nelle concentrazioni atmosferiche e, attraverso queste, danni alla salute umana in termini di mortalit acuta e cronica e di morbilit, che vengono quantificati per mezzo di funzioni dose-reazione ricavate dai pi recenti studi epidemiologici o sperimentali. Alla stima quantitativa dei danni alla salute viene sovrapposta una valutazione monetaria, basata sul criterio della disponibilit a pagare per una riduzione del rischio (nel caso della mortalit) e sui costi di cura (per la morbilit). La metodologia che stata utilizzata ha il vantaggio di poter essere trasferita a altre realt territoriali. Le funzioni epidemiologiche utilizzate per quantificare i danni alla salute umana sono state elaborate a livello internazionale e rappresentano lattuale stato dellarte. Tali funzioni sono certamente suscettibili di miglioramenti; in tale caso sufficiente procedere alla loro sostituzione nellambito del processo di stima senza dovere modificare lintero metodo. Date le funzioni dose-reazione, i dati addizionali necessari per estendere il metodo di stima ad altre realt sono costituiti dai consumi dei combustibili e dal numero medio di chilometri percorsi dal parco veicoli. La disponibilit di tali dati permette di calcolare le emissioni e quindi le concentrazioni degli inquinanti e, da queste, tramite le funzioni dose-reazione, i danni alla salute umana. Le stime in termini monetari dei danni rappresentano un parametro di riferimento per la valutazione di politiche di contenimento del traffico, di tipo strutturale e in condizioni di emergenza. Le stime consentono di valutare lefficacia di strumenti quali, per esempio, la tassazione dei carburanti, i permessi di circolazione a pagamento per le aree urbane, o gli interventi tecnologici sul parco circolante. Nel valutare lefficacia di tali strumenti occorre tenere presente che il miglioramento dellefficienza dei carburanti e degli autoveicoli pu essere pi che compensata in termini di emissioni dallaumento del parco automobili e dal numero di chilometri percorsi. In altri termini, occorre fare riferimento a politiche sia di breve che di lungo periodo che tengano conto, oltre che degli standard delle emissioni anche di quelli ambientali. In tale contesto occorre valutare politiche di intervento che

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prendano in considerazione la riduzione delluso degli autoveicoli e dei chilometri percorsi in date zone, il miglioramento dellefficienza o la sostituzione dei carburanti, la diversificazione delle modalit di trasporto.

8.2 Linquinamento atmosferico: il quadro di riferimento teorico


Linquinamento atmosferico viene definito a livello economico come un effetto esterno negativo (esternalit negativa), a causa del quale si verifica una divergenza tra costi privati e costi sociali, causando come conseguenza finale delle distorsioni nellallocazione delle risorse. Considerando il traffico autoveicolare, la decisione di effettuare un determinato percorso di solito viene presa da parte dellautomobilista sulla base dei costi privati relativi alluso dellautomobile, trascurando quelli esterni (i danni derivanti dallinquinamento). Si verifica cos una divergenza tra i costi sociali del trasporto (i costi che derivano alla collettivit dalluso dellautomobile) e quelli privati. La divergenza appunto rappresentata dalle esternalit. Nel caso specifico, poich il costo privato inferiore a quello sociale, lautomobilista, che non sopporta i costi esterni associati allinquinamento ma anche quelli dovuti ad altre forme di esternalit, adotter un livello di mobilit inefficiente, superiore a quello che adotterebbe se dovesse tener conto delle esternalit. Occorre pertanto che coloro che generano tali esternalit se ne facciano carico in modo da ricreare luguaglianza tra i costi marginali privati e quelli sociali. Rimanendo sempre nellambito delle esternalit connesse al traffico autoveicolare un ulteriore problema che contribuisce alla questione dellinquinamento atmosferico dato dalla congestione del traffico. Esso si verifica in relazione a quei beni pubblici i quali, oltre a un determinato livello di consumo, perdono la caratteristica di non rivalit, dando luogo a un costo opportunit. In altri termini, quando si giunge a un livello di saturazione del bene o servizio, pu accadere che insorgano delle interferenze determinando costi addizionali, e cio costi di congestione. Nel caso del trasporto la congestione viene intesa come un problema puramente tecnologico, dipendente dalle caratteristiche delle strade e rappresentato dallaumento dei costi marginali di breve periodo conseguente a un loro uso intensivo. Date le infrastrutture di trasporto, oltre una determinata soglia di traffico, i veicoli cominciano a ostacolarsi reciprocamente, determinando una diminuzione della velocit di circolazione e un aumento dei tempi di percorrenza. Anche in questo caso gli utenti prendono in considerazione solo i costi che sopportano direttamente trascurando quelli che impongono ad altri utenti a causa del rallentamento della velocit di circolazione. A causa di ci si avr, ancora una volta, una divergenza fra costo marginale privato e costo marginale sociale del trasporto. Il problema economico consiste dunque nel valutare le esternalit derivanti dal traffico e nel fare in modo che i soggetti se ne prendano carico. La congestione si genera infatti in larga parte a causa dellassenza di prezzi di efficienza per una data rete stradale che a disposizione degli utenti in forma quasi totalmente gratuita. Prendersi carico delle esternalit non significa comunque eliminarle completamente ma, in base ai criteri di convenienza economica occorre, come gi anticipato in precedenza, ridurle

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fino al punto in cui i benefici marginali derivanti da un loro controllo risultano uguali ai costi marginali associati a tale riduzione. Il livello ottimale duso della strada quello in corrispondenza del quale si verifica luguaglianza tra domanda e costo marginale sociale. Si tratta di estendere luso della strada fino a quando le risorse, che vengono usate per un incremento unitario del suo uso (cmg), hanno un valore non superiore al prezzo che lutente marginale disposto a pagare (il valore del percorso per lutente marginale). Rispettando questa regola si rende massimo il valore netto delluso della strada per la collettivit, costituito dalla differenza tra la rendita lorda del consumatore, ottenuta dagli utenti della strada e il costo complessivo connesso alluso della strada stessa. Nella figura 8.1 viene rappresentata la condizione di efficienza descritta in precedenza. La curva CMgp rappresenta la funzione del costo marginale privato del trasporto, mentre la curva D rappresenta la domanda di trasporto stradale per la collettivit. Lintersezione delle due curve, CMGP e D, determina il livello di trasporto q* richiesto dalla collettivit. Tale livello non corrisponde a unallocazione efficiente delle risorse, dato che a partire dal livello q si verificano costi di congestione, rappresentati dalla curva CMGE, che andrebbero addizionati alla curva CM GP, in modo da determinare il costo marginale sociale del trasporto: la funzione CMGS. Il fatto che q* sia maggiore di q significa che la collettivit disposta a sopportare un certo livello di congestione, in quanto i benefici che gli individui ne traggono sono superiori ai costi che devono subire. Tuttavia, il livello di traffico q* generato dal mercato non ottimale; non un livello di traffico che consente alla collettivit di trarre il

CMG

CMGS1 CMGS

CMGP

CMGE1 CMGE O q0 qS1 qS q* Q

Figura 8.1 - La congestione del traffico urbano e linquinamento .

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massimo vantaggio. Tale livello viene determinato trascurando i costi esterni dovuti alla congestione, allinquinamento e alle altre esternalit di tipo ambientale. La funzione da prendere in considerazione quella dei costi marginali sociali, CMGS , data dalla somma dei costi marginali privati e dei costi marginali esterni. Il livello di traffico ottimale dal punto di vista della collettivit sar allora qs, inferiore a q*, ma superiore a q.Alcune esternalit non ricadono sul sistema della mobilit, ma su quello ambientale, e anchesse costituiscono elementi di costo sociale il cui effetto quello di causare unulteriore traslazione verso lalto dellintera curva dei costi marginali sociali, nonch di anticipare linizio dellaumento della curva dei costi marginali. Considerando, oltre alla curva dei costi marginali esterni dovuti alla congestione, anche quella relativa allinquinamento, e alloccupazione dello spazio urbano avremo un punto di equilibrio ottimale diverso dal precedente. Riprendendo lanalisi della figura 8.1, lequilibrio ottimale sar dato da qs1, inferiore a qs, ottenuto dallintersezione della curva di domanda con la curva dei costi marginali sociali CMGS1 comprensivi dei costi di congestione CMGE, e dei costi di inquinamento e, in genere, dei costi ambientali CMGE1 dovuti alluso dellautomobile. Occorre dunque determinare la quantit ottimale di traffico. Tale quantit si ha quando il prezzo di domanda, che misura il valore che il percorso ha per lutente marginale, uguale al valore delle risorse che la collettivit sopporterebbe in conseguenza delleffettuazione del percorso da parte dello stesso utente. Da ci consegue che loperatore pubblico, una volta determinata la quantit ottimale di traffico, deve attuare un sistema di razionamento che ne impedisca il superamento, o direttamente o imponendo agli utenti, in aggiunta ai costi privati variabili, un prezzo che rifletta i restanti costi sociali che si verificano in corrispondenza del valore ottimale del flusso autoveicolare, e cio i costi variabili di manutenzione della strada, i costi di congestione e quelli dovuti allinquinamento e, in genere, tutti i costi esterni.

8.3 La definizione di costo sociale


La valutazione dei costi esterni associati al trasporto pone non pochi problemi sia di natura teorica che empirica. Come si visto tale valutazione importante ai fini della determinazione del costo sociale, concetto che pone non pochi problemi di interpretazione. Di seguito ci soffermeremo su alcuni di questi problemi. Di solito, per determinare il costo sociale dei trasporti, occorre prendere in considerazione tutte le spese che la collettivit sopporta a causa dei trasporti. Esso cos costituito dalla somma dei costi di tutte le esternalit pi le spese sostenute dai privati e dalloperatore pubblico per realizzare le attivit di trasporto. Pertanto, in base a questa definizione, si dovranno prendere in considerazione i seguenti elementi: le spese sopportate dalloperatore pubblico per la costruzione e la gestione delle infrastrutture; le spese delle imprese che gestiscono le attivit di trasporto; le spese sopportate dagli utilizzatori dei trasporti; i costi causati ad altri soggetti in conseguenza delle attivit di trasporto. Le difficolt che derivano da tale definizione consistono nel considerare tutti gli impatti derivanti dalle attivit di trasporto e nel valutarli in termini monetari.

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CT DT

(q)

T (N)

C (N)

D (N)

N*

INQ.N

Figura 8.2 a - Il costo sociale del rumore.

Cos, per esempio, nel caso del rumore bisogner valutare, oltre alle spese delloperatore pubblico per ridurre il rumore dovuto alla circolazione e quelle delle imprese che gestiscono le infrastrutture per rendere i veicoli meno rumorosi, anche le spese che effettuano gli altri soggetti per insonorizzare gli appartamenti, per curare gli effetti sulla salute e quelle riguardanti le perdite di produttivit che derivano dal rumore. La valutazione comporta la presa in considerazione del valore dei danni causati dal rumore e delle spese che risultano necessarie per sopprimerli. Nella figura 8.2 a dove in ascissa viene rappresentato il livello di rumore e in ordinata i danni totali e i costi totali di controllo del rumore, viene raffigurato tale concetto. D(N) rappresenta la funzione dei danni causati dal rumore. C(N) descrive la funzione delle spese necessarie per ridurre il rumore. T(N) la funzione del costo sociale del rumore, ed data dalla somma delle due funzioni C(N) e D(N). Il costo sociale al minimo nel punto N*, in corrispondenza del minimo della funzione T(N). In relazione al punto N*, come risulta dalla figura 8.2 b, dove vengono rappresentati i danni e i costi marginali, il danno marginale dD/dN (o la disponibilit marginale a pagare per ridurlo) risulta uguale al costo marginale relativo alla sua riduzione dC/dN. Sempre in tale punto il livello di rumore ottimale corrisponde al costo sociale del rumore minimo; coloro che sono colpiti dal rumore sono disposti a pagare lequivalente dellarea I per ridurre il rumore al livello N* e il costo per fare ci dato dallarea II. In genere la definizione restrittiva del costo ambientale fa riferimento ai costi di controllo dellinquinamento (area II), ma lapproccio pi estensivo dovrebbe comprendere anche la disponibilit a pagare per ridurre linquinamento residuo (area I).

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CMG DMG d C/dN

(b)

d D/dN

I O N*

II NM INQ.N

Figura 8.2 b - Il costo sociale del rumore.

8.4 Gli impatti ambientali imputabili ai trasporti e le metodologie di valutazione


Definito il costo sociale del trasporto, analizziamo di seguito alcuni degli elementi che concorrono a determinarlo, in particolare i vari impatti che derivano sia dalla costruzione e manutenzione delle infrastrutture che dallutilizzo dei mezzi di trasporto. Gli impatti sono moltissimi, caratterizzati da dimensioni temporali e spaziali diverse. Molti di essi sono difficili da quantificare e presentano margini di incertezza notevoli. Si pensi per esempio alla relazione tra sostanze inquinanti ed effetti sulla salute umana; in questo settore le conoscenze scientifiche sono ancora limitate e presentano notevoli gradi di indeterminatezza. I principali effetti sono comunque connessi con linquinamento atmosferico, il rumore, le vibrazioni, gli incidenti stradali, lintrusione visiva, la distruzione delle risorse naturali, loccupazione del suolo urbano e rurale sia da parte dei veicoli che delle infrastrutture. Linquinamento atmosferico dei centri urbani, causato dal traffico autoveicolare certamente da considerarsi fra i problemi pi preoccupanti. Come evidenziato nella tabella 8.1 i trasporti sono responsabili delle principali forme di inquinamento atmosferico che a causa delle anomalie del settore sono destinate ad aumentare. In Italia, anche se la dinamica di sviluppo del trasporto risulta in linea con quella degli altri paesi europei, essa presenta due anomalie riguardanti rispettivamente il trasporto delle merci e il trasporto delle persone in ambito urbano. Per il trasporto delle merci, la quota stradale in tonnellate-km del 92% (in costante aumento), a fronte del

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65% della Francia, del 45% della Germania e del 40% dellOlanda. Per quanto riguarda la mobilit urbana, la quota di utilizzazione del trasporto collettivo (bus + tram + metropolitana) nelle maggiori citt italiane oscilla appena tra il 35 e il 45% nelle ore di punta, mentre nelle principali citt europee (Londra, Vienna, Monaco) essa supera il 70%. La valutazione delle funzioni dei danni dovuti allinquinamento atmosferico difficile da effettuare. Per esempio vi sono notevoli difficolt per la rilevazione fisica delle emissioni di agenti inquinanti, nonch per lindividuazione delle relazioni tra emissioni e danno. A queste difficolt si aggiunge inoltre quella di natura economica, consistente nel tradurre in termini monetari le funzioni dei danni. Nella maggior parte dei casi relativi allambiente, non esiste un mercato in cui vengono scambiati beni quali laria pura, lacqua pulita ecc. e, quindi, essi non possono essere facilmente monetizzati. In assenza di un prezzo di mercato che ci permetta di attribuire loro un valore occorre fare riferimento ad altri strumenti di valutazione. Gli approcci pi comunemente utilizzati per la valutazione dei beni ambientali in assenza di mercato possono essere classificati in due categorie: procedure di valutazione diretta e procedure di valutazione indiretta. Tali procedure hanno in comune lobiettivo di definire i valori individuali, espressi in termini di disponibilit a pagare per un miglioramento ambientale o di disponibilit ad accettare una compensazione per un peggioramento dellambiente.
Emissioni di trasportoa (1000 tonnellate) % su totale emissioni ultimo anno 50 40 79 51 27

1970 ossido di azoto (NO) particolati composti organici volatili (VOC)


b a

1975 734 118 4315 493

1980 753 170 4990 599

1985 907 147 5305 827

1989 1.137 199 5043 907

1990 993 5609 975

1991 -

734 87 402

monossido di carbonio (CO) 3678

biossido di carbonio (CO2)c 70.000 75.300 86.900 93.200 107.100 108.500 111.000

Tabella 8.1 - Inquinamento dellaria derivante dalle attivit di trasporto (1.000 t) (Fonte: OECD, 1988).

8.4.1 Procedure di valutazione diretta Rientrano in questa prima categoria tutte le metodologie che cercano di misurare direttamente il valore monetario dei miglioramenti ambientali attraverso tecniche miranti a ottenere lespressione delle preferenze degli individui. Gli economisti hanno sviluppato diverse tecniche di analisi per la stima della disponibilit a pagare, solitamente raggruppate nella costruzione di mercati artificiali (valutazione

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contingente), e nellanalisi di mercati strettamente collegati a quello per i servizi ambientali (mercati surrogati). Con la valutazione contingente, si domanda direttamente agli interessati quanto sono disposti a pagare per la qualit ambientale ipotizzata; con le analisi dei mercati surrogati, la disponibilit a pagare invece dedotta da quanto si spende per goderne: per esempio, a partire da quanto vale una casa situata in zone con minore inquinamento atmosferico, a parit di tutte le altre caratteristiche che ne influenzano il prezzo (prezzi edonici). In entrambi i casi, le tecniche di valutazione, anche se ormai affermate, sono piuttosto complesse e richiedono grande cautela sia nellacquisizione dei dati che nella loro elaborazione. 8.4.2 Procedure di valutazione indiretta La metodologia indiretta consiste invece nel procedere alla valutazione scientifica delle esternalit, fino al punto in cui i danni individuati siano passibili di valutazione a prezzi di mercato, o (in mancanza di questi ultimi) ad attendibili valutazioni di effetti ben determinati, effettuate con tecniche di simulazione del mercato. In relazione al vastissimo dibattito tra metodologie dirette e indirette di valutazione conviene ricordare che alla base dei due approcci vi sono diverse concezioni del principio della disponibilit a pagare che alla base dellanalisi costi-benefici, nonch del ruolo delle politiche pubbliche. Infatti, scopo di alcuni semplicemente quello di superare gli ostacoli che, nel caso delle esternalit ambientali, impediscono ai consumatori di manifestare le loro preferenze analogamente a quanto avviene per i beni privati. Da questo punto di vista, non ha alcuna importanza che la disponibilit a pagare manifestata per trasferire limpatto inquinante, purch correttamente misurata, sia o meno correlata alleffettivo danno arrecato allimpatto. Daltra parte, la metodologia indiretta non nega che in ultima analisi i valori dei danni ambientali siano da ricondursi alle preferenze dei consumatori, ma si propone di utilizzare per quanto possibile le conoscenze scientifiche, di cui condivide peraltro i limiti, per giungere a isolare nel modo pi preciso possibile gli oggetti su cui raccogliere i valori attribuiti dai consumatori. In questo senso, essa portatrice di un maggiore sforzo di razionalizzazione, e pertanto si presta meglio alla definizione di criteri oggettivi di politica ambientale ed maggiormente coerente con ladozione di criteri paternalistici nella scelta delle politiche pubbliche. Peraltro, la scelta delle metodologie spesso influenzata da considerazioni relative al tipo di danno o agli scopi dellesercizio di valutazione. In alcuni casi, le metodologie dirette possono offrire risultati ibridi e di scarso valore al di l del caso specifico in cui sono stati rilevati, perch difficile per il consumatore distinguere, per esempio, tra un impatto sulla salute, sul paesaggio, sui valori delle propriet ecc.: in questi casi possibile solamente una stima dellimpatto complessivo, rinunciando peraltro ad attribuire ai valori ottenuti un significato generale relativo a uno dei parametri considerati (per esempio le emissioni gassose). Daltra parte, talvolta i costi esterni sono difficilmente riconducibili alla somma di talune componenti, mentre sono prevalenti aspetti psicologici, sociologici o ideologici. questo probabilmente il caso di una discarica di rifiuti urbani, nella quale difficile distinguere, fra i fattori determinanti dellavversione tipicamente manifestata dai vicini, linquinamento ambientale da emissioni, il fastidio degli odori e dellaccresciu-

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to traffico stradale, la stessa componente di stima legata alla presenza di un simile impianto nella zona. La metodologia diretta allora, per quanto imprecisa, deve essere scelta per ottenere stime sufficientemente complete. Prescindendo da ulteriori considerazioni teoriche, non si pu fare a meno di osservare che in pratica gli studi che ricorrono a metodi diretti si sono diffusi molto pi rapidamente, anche in Italia, di quelli basati su metodi indiretti. Non sembra che ci dipenda da una scarsa desiderabilit di questi ultimi: da pi parti si invoca infatti lopportunit di condurre studi che comprendano da un lato unaccurata analisi scientifica dellimpatto ambientale, e che dallaltro siano sintetizzabili in indici dellimpatto, tra i quali la valutazione monetaria, pur non essendo lunico metro di paragone, certamente una delle possibilit principali. La ragione pu invece ritrovarsi piuttosto nel crescente specialismo delle accademie, che in economia come in altre discipline favoriscono gli studi di carattere monodisciplinare su quelli interdisciplinari, talvolta a scapito della rilevanza e dellunit pratica dellanalisi.

8.5 Gli effetti sulla salute umana: gli studi epidemiologici


Come messo in evidenza nel paragrafo precedente gli effetti sulla salute umana costituiscono una parte rilevante del costo sociale delle attivit di trasporto. Gli epidemiologi hanno individuato nellinquinamento una delle principali determinanti dellaumento dei tassi di mortalit e di morbilit. Moltissimi ricercatori hanno tentato di studiare in primo luogo leffettiva relazione fisica tra inquinamento e salute, cercando di calcolare in che misura i tassi di mortalit e di morbilit diminuiscono al migliorare della qualit dellaria. In genere ci stato fatto utilizzando procedure di valutazione indirette, perch lipotesi predominante nelle scienze economiche che gli individui non sono consapevoli degli effetti dellinquinamento sulla salute umana e perci non li prendono in considerazione nellassumere le loro decisioni. Se si tiene conto di ci, il modo pi appropriato nel valutare questo tipo di benefici proprio quello di stimare una relazione dose-reazione tra i danni alla salute e linquinamento e poi assegnare un valore monetario alla diminuzione prevista negli indici di mortalit e morbilit. La dose lesposizione al rischio, la reazione o risposta la frazione di popolazione esposta. In questo tipo di rappresentazione la dose immaginata come una minaccia che deprezza lo stock di salute di un individuo: la mortalit si verifica quando questo stock scende al di sotto di un dato livello critico. Il processo probabilistico perch la quantit iniziale di salute o il livello critico sono casualmente distribuiti nella popolazione a rischio. Man mano che la dose aumenta, il deprezzamento cresce, una pi grande proporzione supera il livello critico e la probabilit di una conseguenza avversa aumenta. Solitamente gli autori fanno riferimento a tutti i fattori che possono influenzare gli indici riguardanti la salute. Questi metodi sono talvolta definiti macroepidemiologici perch si servono di un insieme di informazioni molto pi vasto di quelli a cui solitamente ricorrono gli epidemiologi. Nella grande maggioranza dei casi, il modello consiste nello stabilire unequazione di regressione multivariata che mette in relazione i danni alla salute o la mor-

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talit a numerose variabili esogene come le caratteristiche fisiche della popolazione (et, sesso), le caratteristiche socio-economiche (reddito, fattori occupazionali, densit, migrazioni), le caratteristiche personali (regime alimentare, livello di istruzione, consumo di sigarette, quantit e qualit di cure mediche, esercizio fisico, storia genetica) e le variabili ambientali (elementi climatici, fattori domestici come il tipo di riscaldamento e il combustibile usato, radiazioni e soprattutto gli agenti inquinanti). Lesecuzione dellanalisi di regressione multipla consente di stimare un coefficiente che lega gli indicatori di salute allinquinamento. La quasi totalit degli studi macroepidemiologici che stabiliscono un legame tra inquinamento atmosferico e salute umana sono stati realizzati negli Stati Uniti. Per esempio hanno cercato di analizzare la correlazione tra morte prematura e inquinamento. Per evidenziare questa correlazione sono ricorsi a unanalisi di regressione multivariata al fine di controllare i fattori che possono provocare la morte. Interessanti i coefficienti riguardanti le polveri totali sospese e il valore minimo dei solfati in termini di elasticit: e = (DMS/DSM) + (DMP/DPM) = 0,116 dove: M mortalit media 9,022 decessi per 1000 abitanti; S media delle concentrazioni minime di zolfo 3,462 (g/m3); P media delle concentrazioni di polveri totali sospese 95,58 (g/m3). In base a questa analisi una riduzione dell1% delle concentrazioni dei fattori inquinanti determinerebbe una riduzione di quasi lo 0,12% della mortalit. Dopo i lavori di Lave e Seskin altri contributi hanno cercato di migliorare le analisi, considerando nuove variabili, utilizzando formulazioni differenti della relazione inquinamento-mortalit e ricorrendo a tecniche statistiche supplementari. Nel lavoro di Lipfert il coefficiente relativo allo zolfo diminuisce quando si introducono nuove variabili e diventa in alcuni casi non significativo. Per contro il coefficiente dei particolati, pur diminuendo, rimane significativo. Quando le analisi hanno preso in considerazione gli effetti di morbilit, la maggior parte degli studi epidemiologici lo hanno fatto cercando di verificare la capacit di forti peggioramenti di breve periodo della qualit dellaria di influire sulla salute umana provocando malattie acute o croniche. Le prime sono dovute a brevi esposizioni occasionali a concentrazioni particolarmente elevate e sono caratterizzate da attacchi improvvisi, in genere di breve durata, e possono essere reversibili. Gli effetti cronici sono invece dovuti a esposizioni prolungate a determinati livelli di concentrazione nellaria dei fattori inquinanti. In genere essi sono irreversibili causando talvolta morti premature. In alcuni studi vengono valutati gli effetti di breve periodo sulla salute umana provocati dallinquinamento atmosferico derivante dalle fonti mobili, in particolare gli ossidanti fotochimici. In altri studi sono stati presi in considerazione i livelli di particolato sospeso, il biossido di zolfo, i solfati e altre variabili riguardanti il vento, la temperatura, le precipitazioni, la densit urbana ecc. Va sottolineato come i coefficienti relativi allo zolfo risultano in genere poco significativi.

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Capitolo 8 LINQUINAMENTODELL ARIA ELA

VALUTAZIONEDEI DANNI: UNAPPROCCIO METODOLOGICO

Salvo rare eccezioni, la letteratura ha dedicato scarsa attenzione allo studio del possibile ruolo dellinquinamento nel provocare malattie croniche respiratorie. In questi studi viene evidenziata lesistenza di correlazione, anche se non sempre significativa, fra ozono e malattie croniche respiratorie e le polveri totali sospese.

8.6 La dimensione quantitativa dei danni dellinquinamento atmosferico derivanti dal trasporto
Nonostante i grandi progressi verificatisi a livello di procedure di valutazione, notevoli sono ancora i problemi teorici da risolvere. Luso di metodologie di valutazione diverse comporta molte volte risultati univoci notevolmente divergenti i quali, tuttavia, possono essere attribuiti anche alla qualit delle informazioni utilizzate nel processo di valutazione. comunque a causa dei problemi teorici insoluti e della difficolt di ottenere dati sufficientemente affidabili che per quanto riguarda linquinamento atmosferico manca ancora un quadro di insieme generale sufficientemente attendibile. Di seguito, prima di affrontare il problema della valutazione dei danni alla salute umana derivanti dallinquinamento atmosferico, cercheremo di fornire, sulla base di alcune ricerche effettuate a livello internazionale, unidea dellordine di grandezza dei danni complessivi derivanti dal settore del trasporto. 8.6.1 Incidenti alle persone La valutazione degli incidenti pu essere effettuata facendo riferimento alla disponibilit a pagare per evitare lincidente oppure, in modo indiretto, moltiplicando il numero di morti, di feriti e dei danni materiali per il rispettivo valore unitario. Questultimo metodo quello pi seguito. Il costo sociale degli incidenti viene posto uguale ai costi generati dagli incidenti meno i premi assicurativi. I costi comprendono: il danno ai veicoli, alle infrastrutture, agli edifici e allambiente; i costi legali, di polizia o dei servizi di soccorso; le spese mediche e funerarie; le perdite di produzione. possibile rappresentare i vari elementi del costo sociale mediante un unico modello dal quale ottenere il costo esterno marginale riguardante gli incidenti. Poich la valutazione del costo sociale viene a dipendere da alcune ipotesi e da parametri di difficile determinazione, la sua dimensione presenta notevoli margini di errore: CTS = (a+c+d) rF (8.1)

dove: a costo atteso per lutilizzatore della strada e dei passeggeri nel caso di incidenti; c costi amministrativi e spese mediche; d danni pagati dalle persone che causano incidenti; r rischio dellutilizzatore della strada di incorrere in un incidente per auto/km; F flusso dei veicoli per unit di tempo.

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Il numero atteso di incidenti per chilometri una funzione crescente del flusso di traffico. Maggiore la densit del traffico, maggiori le probabilit di incidenti. cos possibile rappresentare tale funzione come di seguito: R = b f (8.2)

Specificatamente, il raddoppio dellintensit del traffico determina un raddoppio del rischio, allora la relazione tra (r) ed (F) del tipo lineare e (i) uguale allunit. Tuttavia tale relazione soffre di grande incertezza. Sostituendo la relazione precedente nella funzione del costo totale sociale si ottiene: CTS = (a+c+d) b f 1+ Il costo marginale sociale semplicemente: CMGS = (+1) (a+c+d) bF CMGP = CPm = (a+d) r = (a+d) bF (8.4) (8.5) (8.3)

Il costo marginale privato (CM GP) dato dai costi privati attesi di un incidente riguardanti lultimo chilometri percorso. Tuttavia non esiste una particolare ragione per cui si debba ritenere che lautista che percorre lultimo chilometri sia pi sicuro di ogni altro utilizzatore della strada; allora il costo marginale privato sar uguale al costo medio privato (CPm). In questo caso viene ipotizzato che gli utilizzatori della strada percepiscano correttamente il rischio connesso alla guida e che omettano i costi coperti dallassicurazione. Il costo marginale esterno (CmGE) sar dato dal costo marginale sociale meno il costo marginale privato moltiplicato per il flusso di traffico: CmGE = (CMGS-CMGP) F La valutazione dei danni alle persone richiede dunque prioritariamente che si attribuisca un valore alla vita umana. Come si vedr in modo pi analitico nei paragrafi successivi tale valore varia da paese a paese, ma tale variazione da attribuirsi prevalentemente al metodo di stima utilizzato. In genere, le stime basate sul metodo della disponibilit a pagare danno valori pi elevati e, per contro, quelle basate sul metodo del capitale umano valori meno rilevanti. Nella tabella 8.2 vengono riportati i costi attribuiti agli incidenti in percentuale del prodotto nazionale lordo. Va sottolineato come il costo sociale degli incidenti differisce notevolmente in base alle modalit di trasporto. Per esempio, tenuto conto della distanza percorsa, il costo degli incidenti dovuti agli autobus stato stimato essere un decimo di quello delle automobili. Comunque i costi sociali dovuti agli incidenti automobilistici sono in genere parzialmente internalizzati dai premi pagati per le assicurazioni. Il costo sociale dovrebbe perci comprendere solo le voci escluse dai premi assicurativi quali, per esempio, la perdita del valore umano nella forma di disturbo, le cure mediche, i servizi di polizia, il soccorso, i costi legali ecc. In alcuni casi viene considerato il costo psicologico del dolore e della sofferenza.

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VALUTAZIONEDEI DANNI: UNAPPROCCIO METODOLOGICO

Paese Belgio Danimarca Germania Finlandia Francia UK Lussemburgo Olanda Norvegia Austria Portogallo Svezia Svizzera Spagna

Costo strada 2.335 635 14.033 1.649 7.423 11.879 1.130 359 1.973 152 2.020 2.137 4.426

Incidenti ferrovia 8 5 60 51 86 60 5 5 34 2 21 99 10

%PNL 1,60 0,65 1,32-1,31 1,92 1,00 1,57 1-0,92 0,56 0,47 1,74 0,39 1,24 1,45 1,26

Fonte Hansson Marckham -

Anno 1986 1989 -

Tabella 8.2 - Costo degli incidenti attribuiti al trasporto (Fonte: OECD, 1994).

8.6.2 Inquinamento acustico Vari sono i metodi di valutazione del rumore: prezzi edonici, costi di prevenzione, valutazione dei danni provocati alla salute. Molte valutazioni fanno riferimento al metodo dei prezzi edonici, consistenti nellisolare la perdita di valore degli immobili dovuta al peggioramento o miglioramento delle condizioni ambientali. Tale metodo soffre del problema di individuare le principali variabili che influiscono sul prezzo delle abitazioni e della presenza di distorsioni nel mercato delle abitazioni. Altri ancora hanno basato la stima del costo del rumore sulla base delle spese di prevenzione prendendo in considerazione le spese di insonorizzazione individuali (doppi vetri, insonorizzazione ambientale) e collettive (costruzione tunnel, barriere antirumore ecc.). Seguendo lapproccio del consumo di risorse alcuni autori stimano il costo del rumore prendendo in considerazione: la perdita di produttivit (dovuta alla perdita di concentrazione, alle difficolt di comunicazione, alla fatica conseguente alla diminuzione delle ore di sonno); le spese sanitarie (per ritrovare il sonno, per recuperare ludito, per la cura dello stress); i costi dovuti alla perdita della serenit psicologica. Le valutazioni risentono dei limiti di tale metodo, in particolare del fatto che il rumore dipende dal grado di urbanizzazione e dalla struttura delle aree urbanizzate.

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Paese Norvegia Francia Olanda Germania

%PNL 0,06 0,08 0,02 1,4

Fonte Ringheim Lambert Opschoor Weinberger

Anno 1983 1986 1986 1992

Metodo Prezzi edonici _ _ Disponibilit a pagare e danni salute Spese controllo Tutti i metodi Costo protez. Prezzi edonici Costo protez. 55db

Francia Francia Finlandia USA USA Svezia Germania

0,2-0,6 1,5 0,3 0,2 0,10 0,4 0,15

Ocse Merlin Himanen et al. The going rate Bouladon Hansson Marckham Planco

1990 1989 1989 1992 1990 1992 1985

Tabella 8.3 - Danni da inquinamento acustico (Fonte: OECD,1994).

Poich risulta difficile isolare le spese connesse al rumore da quelle originate da altre cause, notevoli sono le differenze nei risultati a cui pervengono le varie ricerche. Nella tabella 8.3 vengono riportati i risultati di alcune ricerche: evidente risulta la dispersione dei valori. Si pu comunque assumere come valore medio lo 0,2%. Il problema sorge nel ripartire il costo del rumore in relazione alle varie modalit di trasporto. Ancora una volta le varie ricerche attribuiscono valori che variano notevolmente da paese a paese. Il libro verde della Commissione delle Comunit Europee (1992) riporta la seguente suddivisione: strada 64%; ferrovia 10%; trasporto aereo 26%. 8.6.3 Inquinamento atmosferico locale I metodi utilizzati per la valutazione sono generalmente quelli indiretti, basati sullapproccio del consumo di risorse e perdita di prodotto, consistenti dapprima nella valutazione della funzione fisica dei danni e quindi nella traduzione in termini monetari di tale funzione. Il modello su cui si basa la stima dei costi esterni dovuti allinquinamento dellaria comporta due fasi: la prima consiste nellidentificare gli effetti dellinquinamento sullambiente compreso luomo e quindi, in secondo luogo, nel valutare tali effetti in termini monetari. Lidentificazione degli effetti sulla salute umana derivanti dalle emissioni delle sostanze inquinanti ritiene di individuare la concentrazione nellaria delle stesse sostanze inquinanti, il numero di persone esposte e leffetto di una unit di sostanze inquinanti su ogni persona esposta. Ci pu essere espresso come di seguito:

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VALUTAZIONEDEI DANNI: UNAPPROCCIO METODOLOGICO

D Hij = bij PODAjt dove: Hi impatto (i) sulla salute (i); j particolare tipo di sostanza inquinante; t tipo di carburante; bij inclinazione della funzione dose - risposta dellimpatto i dovuto alla sostanza inquinante (j). La funzione descrive la variazione della salute umana (risposta) in conseguenza di una data dose di sostanze inquinanti; PO popolazione esposta alla sostanza inquinante (j); Ajt concentrazione ambientale della sostanza inquinante (j). La seconda fase del modello richiede la valutazione in termini monetari della variazione dello stato di salute della popolazione. Ci pu essere espresso con la seguente funzione: Pi D Hij = Pi bij PODAjt dove: Pi prezzo attribuito alla variazione della salute in conseguenza dellimpatto (i). In genere, le valutazioni comprendono oltre ai danni sulla salute umana, anche quelli riguardanti il patrimonio immobiliare e la vegetazione. Nella tabella 8.4 vengono riportati i risultati di alcune ricerche e, ancora una volta, si nota come le stime ottenute mediante luso di metodi di valutazione diretta siano pi rilevanti di quelle effettuate con metodi di valutazione indiretta. Tranne alcuni valori che si discostano notevolmente, quello medio dellordine dello 0,4% del PNL.
Costo % PNL danni cose 0,05-0,06 0,05-0,09 0,07 0,21 0,07-0,16 0,00-0,03 0,08-0,13

Paese Germania Germania Germania Svizzera Svizzera Svezia Olanda

Salute 0,11-0,42 0,07-0,18 0,59 0,02-0,06 0,01-0,03 0,02-0,06 0,16-0,29

Vegetaz. 0,03-0,15 0,13-0,21 0,26-0,41 0,18-0,41 0,16-0,45 0,00-0,02 0,14-0,18

Totale 0,19-0,63 0,25-0,48 0,92-1,05 0,41-0,68 0,24-0,64 0,03-0,11 0,38-0,6

Ricerca Grupp Planco UPI Pillet Infras Gunnar VROM

Anno 1986 1990 1991 1988 1992 1986 1985

Tabella 8.4 - Danni derivanti dallinquinamento atmosferico (Fonte: OECD, 1994).

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Problemi di identificazione della relazione dose-risposta sorgono nella valutazione dei danni alla salute, visto che le malattie derivano spesso da un concorso di cause (inquinamento, ma anche cattive condizioni abitative ecc.). 8.6.4 Congestione I costi riguardanti luso della strada sono costituiti da tre elementi: il costo riguardante luso delle strade non congestionate (tempo, carburante, rischi ecc.); il costo di congestione sopportato dallutilizzatore marginale della strada (aumenta allaumentare del traffico); il costo di congestione imposto dallutilizzatore marginale della strada ad altri soggetti. Rappresentiamo tali costi nella figura 8.3. I primi due elementi di costo sono rappresentati dalla curva dei costi sociali medi CM S mentre quelli di congestione imposti a terzi dalla curva CMGE. Viene ipotizzato che il costo sociale medio aumenti allaumentare del numero di autoveicoli e pertanto la curva del costo marginale giace al di sopra di quella del costo medio. Il flusso di traffico ottimale dato dal punto B dove i costi marginali sociali risultano uguali alla curva di domanda. In un mercato non sottoposto a regolamentazione la tendenza consiste nellespandere il flusso del traffico fino al punto F determinato dallintersezione della curva del costo medio con la curva di domanda. In quel punto il costo privato sopportato dallultimo automobilista uguale al beneficio ottenuto; egli non considera i costi di congestione imposti agli altri utenti. Il punto di ottimo , come gi visto, determinato dal punto B. Per i punti superiori e inferiori a B i benefici ottenuti dallutilizzatore della strada (curva di domanda) sono inferiori ai costi che vengono imposti agli altri utenti (i costi marginali esterni).

A CMG D CMGS G C D B E F CMGE O Traffico CMS

Figura 8.4 - Le esternalit dovute alla congestione del traffico.

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Se risulta facile rappresentare geometricamente i costi di congestione difficile la loro quantificazione, a causa soprattutto della relazione tra velocit e flusso (quantit di veicoli o numero di passeggeri per auto/h). Occorre innanzitutto stabilire per una data strada la relazione che descrive il costo marginale privato per chilometri come funzione della velocit (v) misurato in km: CMGP = CM = a+b/v (8.6)

dove (b) il valore dellunit di tempo per gli occupanti dellautoveicolo e (a) il costo fisso per km. CMGP rappresenta il costo aggiuntivo percepito dallutilizzatore della strada che sceglie di percorrere un chilometri addizionale. Esso rappresenta anche il costo medio (CM) del veicolo per chilometri. Non si vede infatti perch debba esistere una differenza tra lultimo utilizzatore della strada e gli altri utenti. Successivamente occorre stabilire un relazione tra velocit e flusso (F). Normalmente viene ipotizzata lesistenza di una relazione lineare: v = a-b F (8.7)

Si pu sostituire questa relazione nella espressione (8.6) in modo da renderla funzione di F: CMGP = CM = a (b/a-b F) (8.8)

Moltiplicando lequazione (8.8) per il flusso del traffico si ottiene il costo totale sociale CTS: CTS = aF+ bF/(a- b F) (8.9)

Differenziando la (8.9) rispetto al flusso del traffico si ottiene il costo marginale sociale CMGS: CMGS = a + a b/(a-b F)2 (8.10)

Sottraendo il costo marginale privato dal costo marginale sociale e moltiplicando per F si ottiene il costo marginale esterno CMGE : CMGE = (CMGS-CMGP) F Anche in questo caso vari sono i metodi utilizzati nella letteratura per valutare i vari elementi di costo. Il metodo a cui si fa normalmente riferimento consiste nel confrontare il tempo utilizzato per il trasporto con quello che potrebbe essere impiegato in situazione senza traffico. La congestione si pu misurare anche indirettamente facendo riferimento al rapporto fra densit dei veicoli e capacit stradale o al numero di ingressi in una o pi zone predefinite. Stime di larga massima del danno monetario arrecato ogni anno a livello nazionale

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forniscono un ordine di grandezza di 10.000 miliardi. La rilevanza del problema dovuta agli effetti cumulativi che derivano dalla congestione riguardanti lincremento dellinquinamento atmosferico, la decentralizzazione delle attivit economiche e il problema del pendolarismo. 8.6.5 Utilizzo del suolo Uno dei problemi che sorge quando si deve valutare il costo sociale del trasporto urbano se prendere in considerazione anche luso del suolo urbano. La teoria non sempre daccordo, dato che per il terreno utilizzato per la costruzione delle infrastrutture stradali viene di solito pagato un prezzo, per cui non dovrebbe essere considerato un effetto esterno. Considerarlo come tale significa che il prezzo del suolo non riflette la scarsit sociale della risorsa. In relazione alla stima del consumo di suolo urbano dovuto alla sosta dei veicoli di solito vengono proposti tre metodi di stima: a) il costo-opportunit dello spazio stradale costruito; b) la disponibilit a pagare manifestata dagli automobilisti; c) il costo-opportunit in relazione ai flussi di traffico. Il primo metodo pone problemi soprattutto in relazione allidentificazione del valore dello spazio stradale che dipende principalmente dalla localizzazione e dalla densit dellarea. La determinazione della disponibilit a pagare, ricavabile dalle tariffe per i parcheggi e dal valore di un posto macchina in un garage, posta in relazione al livello di controllo e sanzionamento del divieto di parcheggio illegale, al periodo e alla localizzazione del parcheggio. Il terzo metodo stima invece il rallentamento del traffico sulla base di un modello di simulazione della velocit di percorrenza in relazione alla larghezza della strada. Sono ovviamente necessarie ipotesi sulla distribuzione del flusso di traffico nellarco della giornata e una stima del valore del tempo. 8.6.6 Costi totali esterni dei trasporti Alcuni studi hanno cercato di quantificare il costo sociale dei trasporti. Per esempio, secondo uno studio condotto da ECOTEC (1994) riguardante i paesi della comunit economica europea, le esternalit derivanti dalluso dei trasporti su gomma (inquinamento atmosferico, rumore, incidenti, altri effetti ambientali) risultano equivalenti a circa il 2% del PIL dei paesi presi in considerazione (Francia, Germania, Italia, Olanda, Inghilterra e Spagna). La percentuale non comprende i costi di congestione e in relazione ai costi degli incidenti viene considerata solo la quota non compresa nei premi di assicurazione (perdita di produzione, costi legali, perdita di valore umano in termini di dolore ecc.). Volendo applicare tale percentuale alla realt italiana e considerando anche i costi di congestione, stimati pari al 2,1% del PIL, si ottiene una dimensione dei costi esterni equivalente al 4% del PIL e cio in valori assoluti circa 65.000 miliardi di lire 1994. Il dato a cui si fa riferimento certamente grossolano e va preso in considerazione solo come grandezza di prima approssimazione, da utilizzarsi quindi con estrema cautela. Come risulta infatti dalla tabella 8.5, dove vengono riportati i risultati di alcune ricerche riguardanti la valutazione dei costi esterni relativi al trasporto, lelemento caratterizzante costituito dalla loro estrema variabilit. I dati assumono infatti valori compresi tra 1% e 10% del PIL.

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Capitolo 8 LINQUINAMENTODELL ARIA ELA

VALUTAZIONEDEI DANNI: UNAPPROCCIO METODOLOGICO

Inq. aria Grupp, 1986 Placo, 1990 Upi, 1991 Ecoplan, 1992 Infras, 1992 MacKenzie, 1992 Ce, 1988 Willeke, 1990 Cetur,1984 Cost, 313 Ecoplan, 1991 0,41 0,67 1,39 0,68 0,72 0,71 0,27-0,38

Rumore 0,08 0,09 1,98 0,52 0,71 0,17 0,06 0,90 0,35

Altri c.e. 0,08 0,18 3,34 0,21 0,47 0,48

Incidenti Congestione 0,79 1,08 3,16 0,28 0,26 1,05 0,49 0,07 0,21 1,91 0,14

Totale 1,35 2,06 9,86 1,76 2,36 4,32 1,02

0,36-0,78 0,57

Tabella 8.5 - Costi esterni dovuti al trasporto % PIL (Fonte: T&E, Getting the price right, 1993).

Va sottolineato come altre ricerche riguardanti la valutazione del costo sociale del trasporto attribuiscano a tale attivit stime ancora pi elevate. Per esempio, in una rassegna effettuata dallOCSE (OECD, 1994), la valutazione dei danni derivanti dal trasporto significativamente pi elevata variando tra 1,5 e 10,7 del PNL cos suddivisi: incidenti rumore inquinamento locale congestione: 1,5-2% 0,3% 0,4% 2-3% tempo addizionale di un percorso urbano confrontato con situazione senza traffico

I dati citati sono valori medi ottenuti sulla base dei risultati di varie ricerche condotte a livello internazionale utilizzanti metodologie di valutazione diverse. Ancora una volta, tali dati rappresentano valori approssimativi e devono essere utilizzati con cautela. Essi forniscono comunque un ordine di grandezza a cui fare riferimento.

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Capitolo 8 B IBLIOGRAFIA

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E METODOLOGIE PER LA G E S T I O N ED E L L A Q U A L I T D E L L ARIA

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Sintesi delle attivit del progetto

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E METODOLOGIE PER LA G E S T I O N ED E L L A Q U A L I T D E L L ARIA

Coordinamento del Progetto


Responsabile: Collaboratori: Prof. Paolo Beltrame Dr. Claudia Bianchi, Dr. Claudia Chiodaroli Dipartimento di Chimica Fisica ed Elettrochimica Universit di Milano

Unit operativa No. 1


Responsabile: Collaboratori: Prof. Michele Giugliano Dr. Stefano Cernuschi, Dr. Andrea Cemin, Dr. Francesco Marzolo, Dr. Giovanni Lonati Dipartimento di Ingegneria Idraulica, Ambientale e del Rilevamento - Politecnico di Milano (UOPOLIMI-1) Elaborazione dei dati di qualit dellaria per il supporto alle decisioni metodologiche e parametri per la valutazione delle emissioni da traffico in aree urbane

Tema:

Risultati ottenuti: Il corpus di dati elaborati comprende tutti i rilevamenti effettuati dalla rete regionale di monitoraggio della qualit dellaria per il periodo 1989/94 nellarea omogenea di Milano. Tale area stata identificata in via sperimentale, stanti i rischi per la salute pubblica dovuti al verificarsi di episodi acuti di inquinamento atmosferico nel territorio del comune di Milano e dei comuni viciniori, sulla base dei dati storici, meteoclimatici, dei dati riguardanti la densit della popolazione e della topografia del territorio interessato, nella Deliberazione della Giunta Regionale della Regione Lombardia 11 gennaio 1991, V/4780 e successivamente formalizzata in maniera definitiva nella legge regionale 16 dicembre 1991, n. 36. Lacquisizione dei principali parametri della statistica descrittiva delle serie temporali di dati ha permesso una prima valutazione della variabilit spazio-temporale delle grandezze in esame, fornendo inoltre delle indicazioni che hanno consentito di considerare tra loro omogenee le serie di dati utilizzate nelle successive elaborazioni. Questa iniziale valutazione ha anche evidenziato significative differenze tra i livelli di concentrazione dei diversi inquinanti osservati nelle stazioni di monitoraggio, individuando gruppi di stazioni caratterizzate da livelli di concentrazione simili. La possibilit di descrivere le serie annuali dei dati orari di concentrazione con modelli di distribuzione teorici stata verificata considerando ladattabilit ai dati osservati della distribuzione lognormale a due parametri e della distribuzione di Weibull. Test statistici e valutazioni di tipo grafico hanno portato a ritenere preferibile il modello lognormale in quanto pi cautelativo nella stima dei valori estremi delle distribuzioni osservate. La dipendenza osservata risultata ben descrivibile con una semplice formulazione di tipo empirico, la cui struttura considera adeguatamente la natura dei principali meccanismi di trasformazione fotochimica che ne determinano i livelli di concentrazione relativi in atmosfera.

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SINTESI DELLE ATTIVIT DELPROGETTO

Con tecniche svariate, di cui si valutato anche il riscontro nei risultati, basate sul rapporto NO2/NOx e su approcci di tipo modelli al recettore, si stimato il contributo delle fonti di NOx in ciascun punto di misura dellarea. Sullipotesi di quasi fotostazionariet a lungo termine stato sviluppato un modello semiempirico per la descrizione delle concentrazioni medie annuali di O3 in funzione della corrispondente grandezza per gli NOx, mentre con approccio totalmente empirico ne stato formulato un successivo affinamento per la stima delle concentrazioni su base mensile. Con il medesimo approccio stato infine messo a punto un modello per la descrizione del numero mensile di superamenti dello standard in funzione della corrispondente concentrazione media mensile di ozono.

Unit operativa No. 2


Responsabile: Collaboratori: Prof. Giovanna Finzi Dr. Giuseppe Calori, Dr. Carlo Mazzola, Dr. Antonio Visioli, Dr. Luisa Volta Dipartimento di Ingegneria Idraulica, Ambientale e del Rilevamento - Politecnico di Milano (UOPOLIMI-2) Un sistema di supporto alle decisioni per la valutazione della qualit dellaria in area urbana. Implementazione e applicazione alla citt di Milano

Tema:

Risultati ottenuti: Oggetto dello studio lanalisi del fenomeno dellinquinamento fotochimico in unarea di circa 100 km2 centrata sulla citt di Milano, interessata da unintensa attivit antropica. Lobiettivo fondamentale del lavoro consistito nellesaminare, attraverso un approccio modellistico, il problema fotochimico nella sua globalit, studiando la correlazione fra lo spettro emissivo inquinante e le principali reazioni chimico-fisiche inorganiche e organiche presenti in atmosfera. Tale approccio pu costituire uno strumento essenziale per il controllo dellinquinamento, la pianificazione del territorio e la programmazione delle attivit industriali e urbane, la valutazione dello stato attuale della qualit dellaria e la progettazione di interventi mirati al risanamento. Parallelamente la ricostruzione del campo meteorologico e termodinamico ha messo in evidenza che il periodo scelto per la simulazione era contraddistinto da una debole circolazione anemologica, con direzione dei venti prevalente S SO e da assenza di precipitazioni, forte irraggiamento solare e conseguenti significative inversioni termiche in quota durante il giorno. I risultati ottenuti simulando lepisodio di inquinamento estivo della durata di cinque giorni hanno mostrato un buon accordo con i dati sperimentali disponibili, evidenziando una significativa correlazione sia per quanto riguarda i trend evolutivi che per i valori assoluti dei livelli di concentrazione al suolo dei diversi inquinanti. Particolarmente interessanti si sono rivelati i risultati relativi allozono, comunemente assunto come indicatore della presenza di smog fotochimico, e quelli delle specie acide, di particolare importanza nelle problematiche ambientali urbane.

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La simulazione ha messo inoltre in evidenza una certa sottostima dei livelli di concentrazione del monossido di carbonio, pari in alcuni casi anche al 100% del valore misurato. La causa di tale discordanza prevalentemente da attribuire alla difficolt di effettuare una corretta ricostruzione delle emissioni da traffico, in quanto il profilo emissivo di CO dipende fortemente (varia di due o tre volte) anche dallo stato di manutenzione dei veicoli, parametro non facilmente quantificabile. Un altro risultato emerso dalle simulazioni lo stretto legame fra il trasporto delle masse daria inquinate e la loro trasformazione chimica a seconda che attraversino siti urbani o rurali. La simulazione, inoltre, ha evidenziato la possibilit di ricostruire e comprendere i rapporti e le correlazioni fra i fattori meteorologici, i contributi emissivi e gli equilibri cinetici e termodinamici che si instaurano fra le specie chimiche prese in esame, e quindi linfluenza relativa fra zone a diverso grado di urbanizzazione.

Unit operativa No. 3


Responsabile: Tema: Prof. Luigi Fortina Dipartimento di Ingegneria Idraulica e Ambientale Universit degli Studi di Pavia (UOUNIPV) Analisi dei parametri e dei meccanismi di trasformazione e rimozione degli inquinanti in atmosfere urbane

Risultati ottenuti: Nel caso specifico di Milano e della zona omogenea i dati attualmente disponibili relativamente alle specie organiche sono estremamente pochi sia per quanto concerne i termini di generazione sia per quanto attiene alla loro concentrazione nellatmosfera; questo implica la necessit di disaggregare pi che di aggregare le informazioni sui COV. Si sottolinea inoltre la scarsa conoscenza delle caratteristiche quali-quantitative delle emissioni, fatto che rende problematico definire tanto le condizioni al contorno quanto disaggregare i COV al punto da renderli utilizzabili da parte del modello.

Unit operativa No. 4


Responsabile: Collaboratore: Tema: Ing. Antonio Negri Dr. Giorgio Catenacci CISE-Segrate (UOCISE) Organizzazione e analisi dei dati di qualit dellaria nellarea urbana di Milano

Risultati ottenuti: Il territorio della provincia di Milano sede di unarticolata rete di monitoraggio automatica, che conta qualche decina di stazioni ed in funzione, con continui aggiornamenti, da circa un ventennio.

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SINTESI DELLE ATTIVIT DELPROGETTO

Inoltre, la qualit dellaria nellarea urbana di Milano stata oggetto, specialmente a partire dagli anni Ottanta, di intense attivit di studio e di rilievo sul campo, condotte da numerosi enti e istituti, sia pubblici che privati. Va sottolineato che le ricerche condotte durante gli ultimi ventanni hanno prodotto una notevole mole di dati, sicuramente indispensabili a completare il panorama delle conoscenze sullarea milanese, ma certamente non omogenei tra loro e non tutti disponibili e di facile accesso. Si ritenuto, pertanto, che fosse un obiettivo utile al miglioramento delle conoscenze tecnico-scientifiche in materia di qualit dellaria il reperire e rendere disponibili agli addetti e ai ricercatori tali dati e informazioni, ma anche che occorresse, a valle del loro reperimento, prevederne una fase di analisi e di organizzazione, che implicasse la loro classificazione e la valutazione della relativa completezza, affidabilit, comparabilit e utilizzabilit ai fini del progetto. La ricerca in oggetto dunque finalizzata a censire, raccogliere, organizzare e valutare criticamente le informazioni esistenti, rendendole, infine, disponibili, in formato quanto pi generalizzato possibile, a tutti i soggetti interessati.

Unit operativa No. 5


Responsabile: Collaboratore: Tema: Dr. Roberto Fanelli Dr. Enrico Davoli Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri (UOMANE-1) Identificazione e misura di inquinanti volatili da traffico nellaria di Milano

Risultati ottenuti: Lobiettivo di questa ricerca stato quello di ottenere dati sulle concentrazioni di alcuni inquinanti presenti comunemente nelle aree urbane ad alta intensit di traffico e per i quali esiste una carenza di informazione per larea metropolitana di Milano. da ricordare che la scarsit di informazioni in genere legata al fatto che composti come quelli oggetto dellindagine quali idrocarburi policiclici aromatici (IPA), policlorobifenili (PCB), policlorodibenzo-p-diossine (PCDD), policlorodibenzofurani (PCDF) e, fino a poco tempo fa, il benzene non sono attualmente regolamentati nellatmosfera; lottenimento di dati sulle concentrazioni atmosferiche di questi composti quindi generalmente frutto di iniziative sporadiche di ricerca che, per quanto non sistematiche, possono dare informazioni utili a determinare seppure con approssimazione lo stato dellatmosfera in termini di rischio tossicologico. stata programmata una settimana di campionamenti con inizio il marted 16 e termine la domenica 21 maggio 1995. Il campionamento veniva effettuato in continuo per il benzene e il toluene e dalle ore 7:00 alle ore 19:00 di ogni giorno, fascia oraria in cui si registrava la maggior densit di traffico autoveicolare. stato inoltre monitorato il volume del traffico, in questa settimana, dalle ore 6:00 alle ore 22:00, con una telecamera in postazione fissa.

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E METODOLOGIE PER LA G E S T I O N ED E L L A Q U A L I T D E L L ARIA

stata effettuata la campagna invernale di monitoraggio durante il periodo tra il 19 e il 27 febbraio 1996. Le attivit di rilevamento sono state svolte presso lIstituto Mario Negri come nella campagna precedente. stato reso operativo il monitoraggio del benzene su di un mezzo mobile. Sono infatti state eseguite delle modifiche allo strumento automatico perch potesse funzionare a batterie, ed stato approntato un veicolo elettrico, a zero emissioni, che permettesse un rilevamento delle concentrazioni di benzene nella cabina di guida durante la circolazione nel traffico cittadino.

Unit operativa No. 6


Responsabile: Tema: Dr. Antonio Rolla Stazione Sperimentale per i Combustibili - San Donato Milanese (Milano) (UOCOMB) Valutazione della concentrazione nellaria di Milano dei microinquinanti organici volatili, tra cui benzene, butadiene e aldeidi ad alta rilevanza tossicologica

Risultati ottenuti: Si pu affermare che le determinazioni eseguite in due distinte campagne di misura, nellestate 1995 e nella primavera 1996, hanno evidenziato valori di qualit dellaria estremamente simili, in particolare per quanto riguarda gli idrocarburi aromatici pi rappresentativi (benzene, toluene, xileni, etilbenzene) e per i composti carbonilici ad alta tossicit (formaldeide, acetaldeide). Le concentrazioni di questi inquinanti appaiono decisamente basse e comunque di molto inferiori a quelle solitamente riscontrate in postazioni in aree cittadine a minor traffico; ci giustificato dal fatto che, essendo il traffico di tipo autostradale solitamente scorrevole e caratterizzato da autoveicoli che procedono a velocit sostenuta, lefficienza di combustione dei motori elevata e ci comporta una bassa emissione di inquinanti dagli scarichi degli autoveicoli. Un altro fattore che pu aver provocato condizioni favorevoli per la qualit dellaria la circostanza che la postazione dove sono state effettuate le indagini non presenta nelle vicinanze grossi ostacoli che possano in qualche modo opporsi alla dispersione degli inquinanti. Lincidenza delle condizioni climatiche inoltre influisce in modo decisivo sulla qualit dellaria; come gi affermato precedentemente, le condizioni di stabilit atmosferica che prevalgono nelle ore notturne favoriscono valori di concentrazione degli inquinanti durante la notte spesso superiori rispetto alle ore diurne. A causa del basso inquinamento nella zona sottoposta allindagine non stato possibile ottenere informazioni sulla presenza dell1,3-butadiene, sostanza inquinante particolarmente tossica che presente nelle emissioni dei veicoli con motori alimentati a benzina. Particolarmente interessante il fatto che i valori di formaldeide, acetaldeide, benzene ed etilbenzene siano molto simili tra loro. Mentre il benzene e la formaldeide,

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SINTESI DELLE ATTIVIT DELPROGETTO

con limpiego delle attuali benzine, sono presenti in concentrazioni simili anche nelle emissioni degli autoveicoli, la quantit di acetaldeide e di etilbenzene negli scarichi decisamente inferiore. Ci fa presumere che un sostanziale contributo alla quantit di acetaldeide e di etilbenzene sia dovuto a sorgenti non di origine autoveicolare e/o a trasformazioni da altri componenti organici presenti nellaria.

Unit operativa No. 7


Responsabile: Tema: Dr. Anna Maria Ronchi Fondazione Clinica del Lavoro - Pavia (UOCLPV-1) Profilo, quali-quantitativo di metalli in traccia e ultratraccia nel particolato ambientale nella citt di Milano

Risultati ottenuti: La ricerca stata condotta nei giorni compresi tra luned 19 e luned 26 febbraio 1996. Si riportano di seguito i parametri chimici monitorati: anidride solforosa - SO 2 ; monossido di carbonio - CO; ozono - O 3; monossido di azoto - NO; biossido di azoto - NO 2; metano - CH 4; idrocarburi non metanici totali (TNMH); particolato totale. Per quanto riguarda i parametri metereologici, sono stati determinati: temperatura dellaria; umidit relativa percentuale; pressione atmosferica; direzione del vento; velocit del vento; irraggiamento; precipitazioni (pioggia).

Unit operativa No. 8


Responsabile: Tema: Dr. Antonio Febo Istituto dellInquinamento Atmosferico - CNR, Area della Ricerca di Roma (UOCNR) Evoluzione chimica e fisica degli inquinanti atmosferici nella citt di Milano

Risultati ottenuti: I risultati della ricerca condotta nellarea urbana di Milano hanno evidenziato: limportanza fondamentale di acquisire informazioni quali-quantitative sulle condizioni dinamiche dei livelli pi bassi dello strato limite planetario, al fine di poter effettuare una corretta interpretazione degli andamenti temporali delle concentrazioni degli inquinanti; la rilevanza dei processi fotochimici sia nei mesi estivi che in quelli invernali; tale studio ha permesso di evidenziare come la citt di Milano sia fortemente interessata da questo tipo di fenomeni, a causa della frequente occorrenza di condizioni meteorologiche particolarmente sfavorevoli.

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E METODOLOGIE PER LA G E S T I O N ED E L L A Q U A L I T D E L L ARIA

Unit operativa No. 9


Responsabile: Collaboratori: Prof. Marco Maroni Dr. Daniela Alcuni, Dr. Paolo Carrer, Dr. Domenico Cavallo, Sig. Franco Visigalli, Prof. Antonio Colombi, Dr. Marina Buratti, Dr. Andrea Basso, Dr. Elisabetta Ploia Istituto di Medicina del Lavoro - Universit di Milano (UOCLMI) Caratterizzazione dellesposizione a inquinanti atmosferici aerodispersi in soggetti residenti a Milano

Tema:

Risultati ottenuti: Lo studio ha eseguito la caratterizzazione dellesposizione personale ai principali inquinanti presenti nellaria di 100 soggetti mediante monitoraggio ambientale e personale, monitoraggio biologico, e la valutazione di alterazioni del comfort e di effetti sulla salute di tipo acuto a breve termine mediante questionario standardizzato che i soggetti allo studio hanno compilato. Ogni soggetto stato monitorato per unintera giornata mediante campionamento personale frazionato in pi fasi in modo da quantificare separatamente i livelli di esposizione relativi al tempo trascorso nei diversi ambienti di vita. Lanalisi dei risultati del monitoraggio dellesposizione personale e lo studio delle associazioni tra dati ambientali, dati biologici, alterazioni del comfort ed effetti sulla salute di tipo acuto rilevati come sopra descritto, ha condotto ad alcuni rilievi interessanti: Gli ambienti indoor, abitazione e ufficio, sono risultati determinare la porzione prevalente di esposizione ai vari inquinanti indagati (dall80 al 95% a seconda dellinquinante). Le concentrazioni pi elevate sono state riscontrate nel comparto ufficio, mentre appare di interesse il rilievo nel comparto tragitti, di livelli di esposizione significativamente pi elevati nei soggetti che avevano utilizzato lautomobile rispetto a quelli che avevano utilizzato il tram o la metropolitana. Lesposizione attiva e passiva a fumo di sigaretta risultata importante nel determinare i livelli di esposizione a questi composti. Per quanto concerne la sintomatologia riferita dai soggetti si evidenziata unassociazione significativa tra i livelli di TVOC e la prevalenza di sintomi di tipo neurosensoriale (testa pesante e mal di testa) lamentati dai soggetti di sesso femminile durante i tragitti. Per quanto concerne gli effetti di tipo cancerogeno, i dati di esposizione a benzene consentiranno la stima di rischio di casi aggiuntivi di leucemia per la popolazione di Milano. Lesposizione personale a formaldeide risultata nel complesso contenuta e non tale da determinare effetti avversi sulla salute. Per quanto concerne il sospetto di cancerogenicit di questo composto, al momento le indicazioni sono molto limitate e non consentono valutazioni a tale proposito. Allo stesso modo sono risultati correlati tra loro i livelli di esposizione a composti organici volatili totali, benzene, toluene e xileni; per tali composti le principali sor-

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SINTESI DELLE ATTIVIT DELPROGETTO

genti di esposizione appaiono essere costituite dal fumo attivo e passivo e dalle emissioni dei gas di scarico. Il fumo attivo e quello passivo sono risultati influenzare in maniera importante lesposizione ai composti organici volatili totali e singoli. Una discreta percentuale di soggetti (40%) si lamentata per la presenza di fumo eccessivo negli ambienti di lavoro. Per quanto concerne la valutazione dellesposizione a fumo mediante indicatori biologici, benzene e toluene ematici e acido trans,trans-muconico e cotinina urinaria sono risultati discriminare i soggetti fumatori dai soggetti non fumatori. La determinazione della cotinina urinaria appare essere lindicatore di scelta per caratterizzare lesposizione a fumo.

Unit operativa No. 10


Responsabile: Tema: Dr. Claudio Minoia Fondazione Clinica del Lavoro - Pavia (UOCLPV-2) Indicazione di dose esterna e di dose interna nella valutazione dellesposizione ambientale a metalli e a idrocarburi policiclici aromatici in residenti della citt di Milano

Risultati ottenuti: Lo studio dei microinquinanti in area urbana, in particolare per sostanze possibili cancerogene quali per esempio il benzo[a]pirene, richiede metodi di valutazione nei quali venga privilegiata la disponibilit di dati mirati alla quantificazione delle dosi di xenobiotici inalati dalla popolazione generale piuttosto che a valori limitati ai livelli di inquinamento esterno. In questo contesto limpiego di campionatori personali, in sostituzione dei convenzionali campionatori darea o postazioni fisse rappresenta un elemento di novit in quanto permette, predisponendo opportuni protocolli e strategie di monitoraggio, di arrivare a disporre di livelli di inquinamento ambientale sia in ambiente esterno che in ambiente confinato (abitazione, ufficio). Nella presente ricerca, che ha interessato 50 soggetti residenti a Milano, stata impiegata la dosimetria individuale nel monitoraggio ambientale degli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) e di cinque elementi in traccia, quali Pb, Pd, Pt, Ni e V. Accanto al monitoraggio ambientale degli IPA stata altres valutata la possibilit di utilizzare un biomarker come l1-idrossipirene che costituisce un indicatore biologico il cui uso stato gi convalidato per soggetti professionalmente esposti a IPA. Concordemente con altri recenti studi condotti sulla popolazione generale emerso che labitudine al fumo costituisce una variabile significativa in grado di elevare sensibilmente lescrezione urinaria del metabolita. Ne deriva che lapporto di pirene col fumo di sigaretta, senza sottovalutare lapporto alimentare della stessa sostanza con la dieta, rendono di fatto non proponibile limpiego dell1-idrossipirene urinario come biomarker per la popolazione generale. Un suo utilizzo potrebbe essere limitato al monitoraggio di gruppi di popolazione esposti a sorgenti di IPA di origine non veicolare (per esempio derivanti da insediamenti industriali localizzati in aree periferiche della citt).

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DATI DI INQUINAMENTO A T M O S F E R I C OD E L L AREA METROPOLITANA MILANESE E METODOLOGIE PER LA G E S T I O N ED E L L A Q U A L I T D E L L ARIA

Unit operativa No. 11


Responsabile: Collaboratore: Tema: Prof. Carlo La Vecchia Dr. Luisa Airoldi Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri (UOMANE-2) Misura degli addotti allemoglobina di inquinanti atmosferici specifici come indice di esposizione e di rischio

Risultati ottenuti: Il benzo[a]pirene (BP), il pi studiato degli IPA, esercita la sua azione solo dopo conversione citocromo P-450 dipendente a diidrodiolo e successivamente a dioloepossido, il quale forma legami covalenti con il DNA e con le proteine. In seguito a idrolisi enzimatica o acida dellemoglobina si libera il tetraolo del BP (BPT), la cui misura pu essere utilizzata come indicatore di esposizione. La misura di marcatori biologici di esposizione a cancerogeni ambientali e luso di questi marcatori in studi di epidemiologia molecolare sono spesso resi difficili dalla mancanza di metodi adeguati. Tali metodi devono essere in grado di rilevare esposizioni a basse concentrazioni ambientali di cancerogeni ed quindi richiesta una elevata sensibilit e specificit. Nellambito di questo studio stato messo a punto un metodo per la purificazione/estrazione selettiva di BPT dai campioni biologici mediante cromatografia di immunoaffinit e lanalisi quantitativa del composto mediante gascromatografia ad alta risoluzione accoppiata alla spettrometria di massa con ionizzazione chimica e registrazione di ioni negativi selezionati (HRGC-NICI-SIR). Il metodo stato utilizzato per misurare lesposizione a IPA ambientali in un gruppo di dipendenti del Comune di Milano. Il limite di sensibilit del metodo era 0,05 fmol BPT/mg Hb. I risultati indicano che il 12% dei soggetti reclutati durante il periodo estivo aveva livelli di BPT misurabili, mentre nella rimanente parte dei campioni il livello degli addotti era inferiore al limite di sensibilit del metodo ( 0,05 fmol/mg Hb). Nei soggetti reclutati in inverno la percentuale di positivi era simile (16%). La media dei valori osservati in inverno era circa 4,5 volte superiore a quella osservata in estate. Questa differenza era al limite della significativit.

Unit operativa No. 12


Responsabile: Collaboratori: Prof. Paolo Carniti Prof. Vittorio Ragaini, Prof. Pierluigi Beltrame, Dr. Antonella Gervasini, Dr. Antonella Castelli Dipartimento di Chimica Fisica ed Elettrochimica - Universit di Milano (UOCFMI). Eliminazione di effluenti tossici gassosi nella termodistruzione di rifiuti e scarti industriali

Tema:

Risultati ottenuti: Si sono condotte prove di deidroclorurazione di PVC in ambiente acquoso. Tuttavia si potuto evidenziare che la hydrous pyrolysis del PVC pu essere ottenuta facilmente con una de-

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SINTESI DELLE ATTIVIT DELPROGETTO

gradazione molto spinta del polimero a dare una fase gassosa costituita essenzialmente da idrogeno, acido cloridrico che rimane nella fase acquosa, e un residuo solido carbonioso, che spingendo ulteriormente la degradazione dovrebbe dar luogo a un solido poroso utilizzabile come supporto o materiale assorbente. Conducendo la reazione in condizioni pi blande in vetro Pyrex si evidenziato leffetto catalitico di alcuni cloruri, in particolare cloruro di ferro e di zinco, sulla degradazione del PVC. Limpiego di alcune molecole modello, in grado di simulare la struttura regolare e i difetti del PVC, suggerisce che con cloruro di zinco in acido cloridrico acquoso la reazione di deidroclorurazione pu iniziare anche su siti in cui il Cl legato ad atomi di carbonio primario o secondario. La reazione sul PVC potrebbe quindi iniziare anche sulla struttura ordinata e non solo su difetti strutturali costituiti da atomi di cloro legati a carboni terziari. Ovviamente essendo gli atomi di Cl terziari pi reattivi, la presenza di tali difetti facilita la reazione. Nel campo della combustione di COV, stata studiata la combustione catalitica assistita da ozono di inquinanti appartenenti a diverse classi di prodotti, anche clorurati, tra i pi importanti reflui industriali. I COV sono stati impiegati sia singolarmente che in miscela. Le prove di abbattimento di diossine clorurate, condotte alimentando 1,2,3,4-TCDD nellimpianto di combustione dei COV hanno mostrato la totale assenza di diossina negli effluenti con limpiego della ionizzazione/ozonizzazione, mentre la sola tecnica termocatalitica classica lascia tracce (1%) dellinquinante alimentato. stata studiata la combustione catalitica di COV assistita da ozono operando in impianto in scala di laboratorio e in impianto pilota. Si sono utilizzate diverse metodologie per valutare gli effetti della presenza dellozono e della possibile ionizzazione dei composti organici nella combustione catalitica. Come composti organici da abbattere sono stati considerati stirene puro, miscele di stirene e altri COV anche clorurati. Particolare attenzione stata rivolta alla valutazione quali-quantitativa di sottoprodotti tossici presenti negli effluenti gassosi della combustione. Tra i vari catalizzatori impiegati il cromito di rame si mostrato particolarmente interessante mostrando attivit paragonabile a quella dei pi pregiati metalli nobili. Nel campo dellabbattimento di NOx, sono stati preparati nuovi catalizzatori per la decomposizione catalitica di NO. Ci si rivolti a catalizzatori amorfi a base di siliceallumina che presentano una maggiore stabilit meccanica e termica, oltre che una pi elevata resistenza al vapor dacqua, rispetto ad analoghi catalizzatori cristallini (zeolitici), che rappresentano attualmente i sistemi pi attivi per questo tipo di reazione. I catalizzatori preparati sono stati caratterizzati nelle loro propriet morfologiche e chimiche fondamentali, comparandole con quelle degli analoghi sistemi zeolitici. Si inoltre provveduto allallestimento di una linea di reazione automatizzata per le successive prove di reattivit. stata poi studiata lattivit, nella reazione di decomposizione diretta di NO, dei catalizzatori amorfi (a base di silice-allumina) e cristallini (zeolitici) caricati con ioni metallici Co, Cu e Ni, che sono stati preparati e caratterizzati nel corso del primo anno di attivit. I catalizzatori pi attivi sono risultati quelli a base di Cu; tra questi il catalizzatore amorfo meno attivo ma pi stabile se impiegato in condizioni reali. stata inoltre preparata una nuova serie di catalizzatori a base di ossidi misti (cromiti di rame) che sono stati caratterizzati (in termini di area superficiale e porosit, e analisi XRD e XPS). La loro attivit stata valutata sia nella reazione di decomposizione diretta di NO che nella reazione di decomposizione riduttiva utilizzando etilene come specie riducente. Lattivit in termini di produzione di N2 risultata proporzionale al rapporto Cr/Cu di superficie.

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E METODOLOGIE PER LA G E S T I O N ED E L L A Q U A L I T D E L L ARIA

Nelle prove di decomposizione riduttiva con etilene condotte in presenza di ossigeno, il catalizzatore con il maggiore rapporto Cr/Cu (rapporto = 3,94) dava il 25% di produzione di N 2 ed risultato anche il pi selettivo, avendo una maggiore capacit di favorire la reazione di ossidazione dellidrocarburo da parte dellNO piuttosto che dellO 2. Le interessanti relazioni tra propriet e attivit catalitica di questa nuova serie di catalizzatori saranno utili per dirigere la futura preparazione di catalizzatori di maggiore attivit e selettivit.

Unit operativa No. 13


Responsabile: Collaboratori: Tema: Dr. Emilio Benfenati Dr. Andrea Bienati, Dr. Giovanni C. Viezzoli Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri (UOMANE-3) Caratterizzazione di microinquinanti organici nelle emissioni di impianti sperimentali di combustione e di trattamento di materiali plastici

Risultati ottenuti: Sono state eseguite determinazioni analitiche con spettrometria di massa accoppiata alla gascromatografia (GC-MS) di campioni di effluenti gassosi (dopo raccolta e condensazione) e di residui solidi prelevati dallimpianto di combustione dei COV . Un particolare riguardo stato rivolto alla ricerca di idrocarburi policiclici aromatici (IPA) negli effluenti della combustione dello stirene e di policlorodibenzodiossine (PCDD) e policlorodibenzofurani (PCDF) negli effluenti derivanti dalla combustione di miscele di composti clorurati e aromatici. Gli IPA sono risultati trascurabili per trasformazioni dello stirene prossime al 100%; i PCDD e i PCDF sono stati rilevati con concentrazioni inferiori ai limiti di legge. Nellabbattimento di COV costituiti da molecole aromatiche e clorurate, condotto in impianto da laboratorio, la formazione di microinquinanti del tipo policlorodibenzodiossine (PCDD) e policlorodibenzofurani (PCDF) risultata al di sotto dei limiti di legge, secondo la normativa CEE.

Unit operativa No. 14


Responsabile: Collaboratori: Tema: Dr. Giorgio Panella Centro Ricerca Economia Ambiente, Universit degli Studi di Pavia (UOREAPV) Dr. Sergio Ascari, Dr. Barbara Cavalletti Aspetti economici del controllo dellinquinamento atmosferico urbano: una politica di intervento

Risultati ottenuti: A causa delle difficolt di valutazione che di solito si incontrano nel valutare la funzione dei danni (lambiente non un bene di mercato per il quale esistano dei

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SINTESI DELLE ATTIVIT DELPROGETTO

prezzi), il problema viene risolto dalloperatore pubblico stabilendo in modo esogeno il livello ottimale dinquinamento da tollerare, cercando quindi di minimizzare la funzione dei costi di disinquinamento. Questultimo approccio non permette di stabilire se la collettivit in grado di ottenere un vantaggio netto. Per fare ci occorrerebbe conoscere, come gi detto, sia la funzione dei costi di disinquinamento che quella dei danni allambiente. Il problema che viene affrontato in questa ricerca dato appunto dalla valutazione di questultima funzione. Ci significa, in altri termini, valutare la curva di domanda di aria pulita. Il problema che tale bene presenta le caratteristiche di bene pubblico. Laria pulita un bene n esclusivo n rivale: difficile impedire a una persona di beneficiare di essa, e inoltre, se noi sfruttiamo laria pulita ci non impedisce che lo facciano anche gli altri. A causa di tali caratteristiche risulta difficile stimarne la domanda da parte degli individui e pertanto non si ha la possibilit di ottenere dei prezzi di mercato direttamente osservabili che possano essere interpretati come il saggio al quale la gente desidera scambiare aria pulita per altri beni. Tuttavia, in assenza di un mercato, possiamo ottenere delle stime del prezzo dellaria pulita utilizzando altri strumenti. Esistono infatti delle tecniche che permettono di valutare direttamente o indirettamente la disponibilit a pagare dei consumatori per ottenere un dato bene, nella fattispecie laria pulita. Nella prima parte della ricerca vengono esaminate tali tecniche e i problemi teorici ed empirici che derivano dalla loro applicazione. Detto in altri termini sono stati analizzati i vari metodi di stima delle funzioni dei danni derivanti dallinquinamento atmosferico e, successivamente, sono stati presi in considerazione i metodi che meglio si prestano per valutare la funzione dei danni derivanti dallinquinamento atmosferico alla salute umana in relazione a unarea metropolitana: quella milanese. In particolare, di seguito viene presentato un algoritmo che permette di valutare gli effetti sulla salute umana derivanti dallinquinamento atmosferico da polveri, ossidi di azoto, anidride solforosa e benzene, provenienti dal traffico autoveicolare. Le emissioni del parco circolante generano variazioni nelle concentrazioni atmosferiche e, attraverso queste, danni alla salute umana in termini di mortalit acuta e cronica e di morbilit, che vengono quantificati per mezzo di funzioni dose-reazione ricavate dai pi recenti studi epidemiologici o sperimentali. Alla stima quantitativa dei danni alla salute viene sovrapposta una valutazione monetaria, basata sul criterio della disponibilit a pagare per una riduzione del rischio (nel caso della mortalit) e sui costi di cura (per la morbilit). La metodologia che stata utilizzata ha il vantaggio di poter essere trasferita ad altre realt territoriali. Le funzioni epidemiologiche utilizzate per quantificare i danni alla salute umana sono state elaborate a livello internazionale e rappresentano lattuale stato dellarte. Tali funzioni sono certamente suscettibili di miglioramenti; in tale caso sufficiente procedere alla loro sostituzione nellambito del processo di stima senza dovere modificare lintero metodo. Date le funzioni dose-reazione, i dati addizionali necessari per estendere il metodo di stima ad altre realt sono costituiti dai consumi dei combustibili e dal numero medio di chilometri percorsi dal parco veicoli. La disponibilit di tali dati permette di calcolare le emissioni e quindi le concentrazioni degli inquinanti e, da queste, tramite le funzioni dosereazione, i danni alla salute umana.

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Le stime in termini monetari dei danni rappresentano un parametro di riferimento per la valutazione di politiche di contenimento del traffico, di tipo strutturale e in condizioni di emergenza. Le stime consentono di valutare lefficacia di strumenti quali, per esempio, la tassazione dei carburanti, i permessi di circolazione a pagamento per le aree urbane, o gli interventi tecnologici sul parco circolante. Nel valutare lefficacia di tali strumenti occorre tenere presente che il miglioramento dellefficienza dei carburanti e degli autoveicoli pu essere pi che compensato in termini di emissioni dallaumento del parco automobili e dal numero di chilometri percorsi. In altri termini, occorre fare riferimento a politiche sia di breve che di lungo periodo che tengano conto, oltre che degli standard alle emissioni anche di quelli ambientali. In tale contesto occorre valutare politiche di intervento che prendano in considerazione la riduzione delluso degli autoveicoli e dei chilometri percorsi in date zone, il miglioramento dellefficienza o la sostituzione dei carburanti, la diversificazione delle modalit di trasporto.

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Indice analitico

Acetone, 166 Acidi, 174, 183, 201 Acido cloridrico (HCl), 24 Acido nitrico (HNO3), 165-166, 194, 196, 201-202, 204, 216, 218 Acido nitroso (HNO2), 23, 30, 97, 165, 201-202, 204, 216 Aerosol, 30, 164

CNR, 23, 36 Combustione, 39 Composti Organici Volatili (COV e VOC), 23, 33, 40, 42, 46, 47, 48, 53, 60-61, 97, 138, 174-175, 177-178, 186, 207, 233 CORINAIR, 38, 39, 40, 207 COV, vedi Composti Organici Volatili Deposizione secca, 199-200, 201, 216

Alcani, 172, 178, 179, 180, 181, 182, 183, 202 Deposizione umida, 203 Alcheni, 172, 179, 180, 182, 183, 202 Alcoli, 183 Ammoniaca, 47 Analisi cluster, 138, 146 Anidride solforosa (SO2), 23, 53, 54, 58, 64, 65, 66, 68, 71, 72, 176, 227 Benzene, 30, 31, 32, 33, 53, 180, 227 ENEL, 30, 206 Biossido di carbonio (CO2), 233 CALGRID, 161, 162, 178, 179, 180, 186, 187, 195-223 Campo di vento, 161, 198, 205, 206 Carbonile, 181 CISE, 23, 24, 36, 206 Epidemiologici (studi), 227, 235-237 Etanolo, 179, 180 Eteri, 183 Fattori di emissione 38, 39, 40-42, 43, 46, 47 Formaldeide (CH2O), 30, 178, 179, 181, 185 Diffusione, 22, 39, 55, 71, 125, 147, 160, 161, 162, 164, 165, 172, 173, 196, 197, 198-199, 200, 201 Doppi legami, 179 Emissione, 30, 37-49, 55, 65, 68, 69, 70, 71, 72, 97,105, 123-157, 161, 162, 173, 175, 176, 177, 179, 186, 187, 195, 196, 199-200, 203, 207, 214, 215, 218, 220, 226, 227, 233, 234, 240

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Idrocarburi (HC), 23-24, 60-61 Idrocarburi non metanici (NMHC), 60-61, 67, 166 Inquinamento acustico, 71, 210, 239-240 Isoprene, 179, 180 Metalli, 24 Metano (CH4), 29, 60, 166-167 Metanolo, 179, 180 Modelli a box, 164 Modelli a box lagrangiani, 164, 165 Modelli a particelle, 164-165 Modelli analitici, 42, 85, 162-163, Modelli empirici, 71, 72-73, 81, 82-88, 95, 96, 98, 99, 100, 101, 102, 103, 126, 186 Modelli euleriani, 161-162, 197 Modelli semiempirici, 73-74, 75, 76, 77, 78, 79, 80, 82-83, 89-94, 9 5, 96, 99, 100, 101, 106-107 Modello concettuale, 138, 147-154 Modello di dispersione, 160-161, 165, 176, 196 Modello di Weibull, 71, 75,76, 79, 80, 90, 91, 94, 96, 106, 107 Modello lognormale, 78, 79, 81, 82, 89, 90, 92, 93, 94, 95, 96, 101, 151, 152 Modello roll-back, 72, 97, 124, 125-127, 128 Modulo chimico, 172, 173, 174-176, 179, 186, 187, 201-202 Monossido di carbonio (CO), 23-24, 29-30, 33, 39-40, 46-47, 53, 54-55, 57-60, 62-63, 68-70, 72-73, 74-85, 110, 113-114, 115, 124, 133-135, 137, 149, 151, 165, 168, 179, 194, 196, 201, 214, 215, 219, 232

MTBE (Metil t-Butiletere), 204, 210 Nitrato/i, 97, 201, 202, 219 N 2O, 41, 47 NO, 29-30, 33, 47, 52-54, 58, 60, 68, 110, 124, 136, 138-139, 160, 162, 172, 176, 185, 187, 200, 202, 204, 205, 208, 214, 215, 216, 219 NO2, 47, 63, 68, 85, 95, 96, 97, 98, 99, 100, 101, 102, 104, 105, 128, 129, 130, 131, 132, 133, 135, 136, 137, 138, 140, 141, 142, 143, 144, 145, 176, 185, 202, 204, 205, 208, 216, 220 Nuvole, 162, 205 Olefine, 158, 166 Ossidazione, 104, 105, 138, 139, 214, 215, 216, 217, 220 Ozono (O 3), 23-24, 29-30, 33, 53-55, 60, 62-67, 68, 97, 106-107, 125, 163, 165-166, 170-172, 190, 194-199, 202-204 Paraffine, 158, 166 Parco circolante, 38, 40, 42, 43, 44, 45, 47, 68, 70, 227 Particolato (PTS), 23, 24, 29, 30, 55, 58, 62-63, 68-69, 138, 200, 201, 236, 233 Perossiacetilnitrato (PAN), 209, 210, 217, 218, 219, 220 PMIP, 23, 28, 30, 31, 32, 33, 35, 53, 60-61 , 67 Preprocessore metereologico, 165, 197 Radicale perossido, 169 Radicale ossidrile (OH), 170, 188, 202-203 Radicale nitrato, 201 Radio (onde), 206 Regione Lombardia, 22, 29, 30, 52, 68, 203 Riduzione, 44, 47, 68, 69, 70, 72, 123-157, 185, 196, 226, 227, 228, 229, 231, 236

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INDICE ANALITICO

Simulazione, 46, 161, 164, 165, 171-193, 197, 198, 199, 202, 203-205, 207, 209-215, 234, 244 Smog fotochimico, 172, 174, 185, 186, 203, 217

Toluene, 30-32, 165 Valutazione diretta, 233-234, 241 Valutazione indiretta, 233, 234-235

Solfato, 236 Velocit di reazione, 176, 184, 202 Solvente, 33 Sorgente, 38, 68, 70, 97, 124, 125, 126, 127, 130, 138-154 , 161, 162, 164, 166, 174, 175, 176, 177, 186, 198, 199, 209 Statistica descrittiva, 52-58, 71, 89 Vento, 161, 162, 163, 164, 165, 172, 198, 199, 205, 206, 236 VOC, vedi Composti Organici Volatili Xileni, 31, 32, 179, 180

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COPIA NON COMMERCIABILE E IN DISTRIBUZIONE GRATUITA

Finito di stampare presso Arti Grafiche by Juri Iodice di Sannazzaro, Pavia nel mese di aprile 1998.

La Fondazione Lombardia per lAmbiente stata istituita dalla Regione Lombardia nel 1986 come ente di carattere morale e scientifico per valorizzare lesperienza e le competenze tecniche acquisite in seguito al noto incidente di Seveso del 1976. La Fondazione ha come compito statutario lo svolgimento di attivit di studi e ricerche volte a tutelare lambiente e la salute delluomo con particolare attenzione agli aspetti relativi allimpatto ambientale di sostanze inquinanti. A tal fine collabora, nei propri programmi di ricerca e formazione, con le universit lombarde rappresentate nel consiglio di amministrazione il CNR, il Centro Comune di Ricerca di Ispra e gli organismi tecnici dei principali enti di ricerca nazionali e regionali.

Lo sviluppo di varie reti di monitoraggio e la realizzazione di numerose campagne di misura ha reso disponibile una grande quantit di dati sul linquinamento atmosferico registrato nella Regio ne Lombardia. Questa forte disponibilit di dati rappresenta una grande risorsa di conoscenze che non viene sempre utilizzata al pieno delle potenzialit. Infat ti spesso le elaborazioni condotte sui dati si limita no allesigenza istituzionale di verifica dei limiti di legge, mentre noto che, con approcci orientati al recettore si possono ricavare informazioni di gran de utilit nella gestione della qualit dellaria e in particolare nellimpostazione dei piani di risana m e n t o . Luso di questo approccio statistico, tutta via, richiede unintegrazione con un approccio de terministico. Questultimo presenta ancora nume rosi aspetti problematici sia per la difficolt di re perire dati affidabili sulle emissioni degli inqui nanti e sui parametri meteorologici sia perch i co dici disponibili sono stati generalmente ideati per situazioni ambientali molto differenti da quelle ca ratteristiche della Regione Lombardia. In questo contesto il presente lavoro, dopo una dettagliata descrizione dei dati attualmente dispo nibili per la Regione Lombardia, si propone di dis cutere il ruolo dellapproccio statistico e determini stico nella gestione dellinquinamento atmosferico. Per quanto riguarda lapproccio statistico, in particolare, ci si propone di evidenziare come esso possa essere utilizzato nellambito della risoluzio ne di problematiche connesse con lindividuazione degli obiettivi di riduzione delle emissioni richie sti dalla stesura di piani di risanamento. Per lap proccio deterministico, invece, viene presentata una simulazione dellinquinamento atmosferico in una zona della Lombardia e un sistema esperto che consente di individuare il modello pi idoneo alle sue problematiche.

ISBN 888134033X

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