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Il Biorestauro

Il biorestauro
Una definizione

Il «biorestauro» è un insieme di procedure eco-friendly e sicure

che sfruttano reazioni biologiche, che avvengono abitualmente

in natura, ottimizzandole artificialmente con l’obiettivo della

conservazione e della preservazione dei beni culturali.


2SO2 +O2 2SO3
2SO2 +O2 2SO3

Il decadimento delle opere


Le cause

I beni culturali, soprattutto quelli all’aperto, sono


sottoposti a processi di deterioramento chimici e fisici;
Si formano le «croste nere» a causa dell’inquinamento e
i fattori ambientali possono creare un ambiente
microbico ottimale per l’attacco di agenti
biodeteriogeni;
Inoltre, in tutto il mondo, ma in particolare nelle località
tropicali, specie di insetti come gli Isoptera, Coleoptera
e Lepidoptera, predano il legno e sono un rischio per le
opere.
2SO2 +O2 2SO3

Cosa sono le
2SO2 +O2 2SO3

croste nere ?
L'inquinamento atmosferico è il principale fattore
coinvolto nel degrado delle opere lapidee esterne,
causando la trasformazione dei materiali e la
formazione di depositi superficiali.
Gli ossidi di zolfo (SO2 e SO3), inquinanti atmosferici
inorganici, in presenza di acqua, producono soluzioni
acide, che reagiscono con i materiali calcarei e
trasformano il carbonato di calcio in solfato di calcio
diidrato che porta alla solfazione e alle cosiddette croste
nere.

2SO2 +O2 2SO3


SO3 +H2O H2SO4
H2SO4 +CaCO3 CaSO4(2H2O) + CO2
Come combattere le
croste nere?

I metodi tradizionali

I metodi tradizionali sono principalmente meccanici (es. spazzolatura,


abrasione) e chimici ( trattamenti alcalini, acidi o con solventi organici).

Possono essere dannosi sia per l’operatore che per l’opera stessa:
-Danni meccanici (asportazione di materiale originale per l’applicazione dei
perni, uso del trapano direttamente sull’opera);
-Alterazioni dovute all’uso di collanti (es. colofonia) e di impacchi con
soluzioni basiche per rimuovere le incrostazioni nere: le colle possono
diventare un nutriente per funghi e batteri accelerando il
biodeterioramento.
Il biorestauro
Un confronto con un altro metodo innovativo

Un metodo innovativo è il Laser: selettivo, non intrusivo, ma


può non eliminare del tutto i detriti sulle opere e può causare
cambi di colore nell’opera, inoltre, se applicato su superfici
molto estese, ha costi molti elevati.

Il «biorestauro» utilizzando batteri specifici, non patogeni,


offre una valida alternativa ai metodi tradizionali e si mostra più
efficace di molte tecniche moderne, essendo meno aggressivo nei
confronti dell’opera, più sicuro per i conservatori e per
l’ambiente grazie alla sua atossicità ed inoltre ha costi contenuti.
Il biorestauro
Il «Bioconsolidamento»

E’ un processo di biomineralizzazione per


restaurare lo strato protettivo che caratterizza le
pietre dei beni culturali;
.

Il Bacillus cereus produce naturalmente degli


accumuli di calcio: il batterio «culturato» viene
inoculato nell’opera d’arte con i nutrienti liquidi e
riproducendosi genera tali accumuli.

Terminato il nutrimento, il batterio muore e lascia


uno strato del minerale sulla superficie dell’opera
dando il «consolidamento».
Il biorestauro
Il «Biocleaning»

E’ il filone del biorestauro incentrato sulla pulizia delle opere d’arte.

Gli step principali sono:


.
 Screening del ceppo batterico più adatto a rimuovere l’alterazione;
 Test per verificare l’efficacia e la sicurezza del ceppo selezionato;
 Caratterizzazione dell’opera d’arte e diagnosi del deterioramento;
 Scelta del delivery system;
 Test di bioapplicazione su modelli arricchiti o su frammenti reali;
 Ottimizzazione dei parametri e monitoraggio delle cellule nel tempo della bioapplicazione;
 Rimozione dell'applicazione;
 Monitoraggio a medio e a lungo termine.
Il biocleaning
I Batteri

I batteri sono ovunque nella biosfera per la loro capacità di adattamento alle condizioni
ambientali anche più estreme.

Il loro nutrimento: acqua, energia (dalla luce o da composti organici o inorganici),


.
macronutrienti come carbonio, azoto, idrogeno e oligoelementi, che sono dunque
fondamentali per il loro sostentamento e proliferazione in un terreno di cultura.

La loro crescita può essere influenzata da diversi fattori: disponibilità di acqua e ossigeno,
temperatura, salinità e pH.

Il duplice ruolo: alcuni hanno un ruolo distruttivo (biodeterioramento), la maggior parte può
sfruttare la sua naturale abilità in un ruolo «virtuoso».
Il biocleaning
Screening batterico

I microrganismi possono essere scelti da collezioni preesistenti oppure


selezionati tramite isolamento dalle popolazioni indigene già presenti
sull’opera d’arte.
Essi presentano
. una grande varietà nell’attività enzimatica (lipasi,
proteasi, ossido-riduttasi …) che li rendono adatti ad una molteplicità di
applicazioni.
Vengono effettuati diversi test per valutare l’efficacia (si fanno crescere
i batteri in un terreno contenente come unica fonte di nutrimento la
sostanza da rimuovere) e per essere certi della compatibilità con l’opera.

Tre sono i principali gruppi utilizzati: batteri solfato-riducenti, batteri


nitrato-riducenti e batteri in grado di ridurre la materia organica.
Il biocleaning
Rivitalizzazione e coltura dei ceppi batterici

I ceppi batterici vengono generalmente conservati in stock in glicerolo a -


80°C pertanto devono essere rivitalizzati: si ha il preinoculo della
sospensione batterica in 5 ml di TSB (Brodo di soia triptico) e incubazione a
30°C. in agitazione per 24-48 ore.
Avvenuta la crescita, è stato effettuato uno striscio su piastre contenenti i
terreno solidi TSA (agar soia triptico) e MM (Mineral Medium). Le piastre
sono state incubate a 30°C fino allo sviluppo delle colonie.
Il terreno di coltura ha ph=7, ottimale per la crescita batterica, ottenuto
aggiungendo HCl ed è stato sterilizzato in autoclave a 121°C per 20 minuti.
Il biocleaning Affresco della cappella di Castel Herberstein,Austria che
mostra una densa popolazione microbica.
Identificazione dei batteri

I batteri già presenti sulla superficie di un’opera


d’arte deteriorata, possono essere individuati
utilizzando un approccio molecolare basato
sull’identificazione di sequenze di DNA ribosomiale.

In particolare, vengono amplificati frammenti del 16S


r DNA tramite dei primer e i 16S r DNA appartenenti
a diverse specie batteriche vengono divise in
relazione alle differenze nella sequenza tramite
elettroforesi su gel in gradiente denaturante (DGGE).
Il biocleaning
Scelta del delivery system

Il delivery system, il microambiente adeguato per


ottimizzare l'attività batterica, deve: 
• Preservare il microrganismo e instaurare le giuste condizioni
(aerobiche/anaerobiche), regolare il giusto livello di acqua per
mantenere le cellule vitali e attive ma che non danneggi
l’opera;
• essere applicabile a tutte le superfici;
• essere facile da preparare e da rimuovere ed economico.

I principali sono: metodo di immersione, Sepiolite,


Hydrobiogel-97, Arbocel, Carbogel, Mortar, cotone idrofilo e
Agar.
Il biocleaning
I delivery sistem: «Immersione»
Il metodo di immersione consiste nell’introdurre l’opera
d’arte direttamente nel liquido di cultura con un appropriato
microrganismo per un determinato periodo di tempo.
Questo metodo presenta però alcuni limiti:
 L’impossibilità di applicazione su oggetti di grandi
dimensioni;
 La necessità di un previo consolidamento dell’opera per
evitare danni;
Tale metodo è stato confrontato con altri (es. aspersione) su di
 L’ossidazione di eventuali pezzi metallici che un’opera in cemento coperta da licheni, mostrando un’efficienza
compongono l’opera e la sua frammentazione. solo del 50% e la formazione di uno strato di gesso.
Il biocleaning
I delivery sistem: «sepiolite»

La sepiolite è un’argilla minerale, un fillosilicato idrato di


magnesio, che rende semisolido il substrato permettendo il
rilascio graduale degli ingredienti attivi.
La sua preparazione per l’applicazione nel biocleaning
consiste nel miscelare una polvere di sepiolite (50-70%)
con una sospensione di microrganismi e acqua in
condizioni anaerobiche.
Si lasciano i batteri a colonizzare la sepiolite per 10-14
giorni, dopo di che si passa su di un foglio giapponese.
La sepiolite è un metodo efficiente e crea delle ottime
condizioni anaerobiche, ma si può avere una repentina
perdita di acqua, formazione di precipitati di rame e sono
richiesti tempi lunghi per la colonizzazione batterica.
2SO2 +O2 2SO3

I delivery system 2SO2 +O2 2SO3

Hydrobiogel-97, Carbogel, cotone idrofilo

L’hydrobiogel-97 è una resina acrilica sottoforma di idrogelo che


presenta una affinità verso le opere d’arte non modificandone il
colore dopo il trattamento, tuttavia, è difficile da rimuovere per la
sua elevata adesione.

Il Carbogel è un acido poliacrilico da cui si prepara il gel


aggiungendo acqua. Viene utilizzato per il restauro di affreschi, ma
anche per rimuovere croste nere e residui di calcite.

Il cotone idrofilo è un materiale cellulosico proveniente dai semi di


Gossypium sp. caratterizzato da una particolare microstruttura che lo
rendono resistente, malleabile, soffice. Sono stati ottenuti molteplici
risultati nel biocleaning, ma può portare al distacco di frammenti ad
es. di affreschi.
Il biocleaning
I delivery system: scelta del metodo più adatto
Primi esempi di biocleaning
Utilizzo del D.desulfuricans .
Il D. desulfuricans è un batterio Gram-negativo che
riduce i solfati.
Si trova generalmente nel suolo e nelle acque.
Essendo uccisi dall’esposizione all’ossigeno
atmosferico, le nicchie ambientali occupate
frequentemente da questi batteri sono anaerobiche.
Può essere cresciuto autotroficamente con solfato,
idrogeno e anidride carbonica, oppure eterotroficamente
con solfato e un donatore di idrogeno.

Una scultura di pietra (Museo di storia naturale di


Chicago ) è stata completamente immersa nel
brodo di coltura di questo batterio per 60-84 ore
con un’efficienza di rimozione delle croste nere del
40/100%.
Ottimizzazione
Utilizzo del D.desulfurcans e D.vulgaris.

l Desulfovibrio vulgaris è un batterio Gram-


negativo. Come altri batteri solfo-
riduttori, Desulfovibrio vulgaris è stato a lungo
considerato anaerobo obbligato; questo non è
strettamente vero: questo batterio può
sopravvivere in ambienti ricchi di ossigeno, è cioè
aerotollerante. Primo trattamento (anno 2000) il batterio è stato
immobilizzato in sepiolite, le condizioni adottate
sono 36 ore di applicazione. Con una rimozione
dei solfati del’80%

Secondo trattamento (anno 2007) il batterio è stato


intrappolato in Carbongel, le condizioni sono
migliorate, i biotrattamenti ripetuti ogni 15 ore.
Hanno portato ad una rimozione del 98% delle
croste nere e altri residui.
Confronto tra metodo chimico e
metodo biologico
I risultati hanno mostrato che il metodo
chimico lasciava piccoli residui di crosta
grigio-nera diffusi, mentre il trattamento
biologico permetteva una rimozione più
omogenea dei depositi superficiali
preservando anche la patina nobile sotto la
crosta nera, entrambi i trattamenti hanno
convertito il gesso in calcite, consentendo il
consolidamento.
La pietà Rondanini
Primo esempio di biocleaning su un
affresco
Utilizzo del Pseudomonas stutzeri

Pseudomonas stutzeri è un batterio del suolo


Gram-negativo:
- è mobile, ha un singolo flagello polare ed è
classificato come bacillo a forma di bastoncello;
- è un patogeno opportunista in ambito clinico,
sebbene le infezioni siano rare.

Grazie all’utilizzo di questo batterio è stata


eseguita la prima pionieristica procedura di
biopulitura al Cimitero Monumentale
(Camposanto Monumentale, Pisa Italia), su un
affresco medievale de la Conversione di
Sant'Efisio e battaglia.
La conversione di S.Efisio e Battaglia

Il protocollo utilizzato in questo


studio si basava sulla combinazione
del metabolismo microbico e
dell’azione enzimatica idrolitica.

Questo affresco è stato danneggiato


durante la seconda guerra mondiale da
una bomba e venne staccato dalle
pareti utilizzando una tecnica del
»tear-off».

Il metodo di biopulitura era l’unico modo per restaurare


l’affresco e consisteva nel trattare la superficie con il
ceppo di P.stutzeri per 10-12 ore e ricoperto con uno
strato di cotone immerso con la stessa sospensione
batterica con una rimozione della colla del 80-100%.
Altre applicazioni
Il caso de «La Inmaculada»

«La Inmaculada» è una scultura in legno della giovane


Vergine Maria Immacolata ed è una delle poche opere
d'arte rimaste della cultura dei coloni nelle provincie del
Venezuela.

E’ stata colonizzata da insetti mangiatori di legno:


l'identificazione dell'agente responsabile è un
passaggio cruciale nello sviluppo di una strategia di
trattamento per un'opera d'arte infetta.
Altre applicazioni
Il caso de «La Inmaculada»

Nel caso de La Inmaculada, un team di scienziati hanno


localizzato i cunicoli scavati utilizzando la tomografia
computerizzata e hanno recuperato gli insetti (identificati dalla
tassonomia tradizionale come Calymmaderus punctulatus).

- L'uso di biocidi e di trattamenti fisici (come il congelamento o


il riscaldamento) non è raccomandato, pertanto è stato
preferito un trattamento biologico: il batterio più
comunemente utilizzato è il Bacillus thuringiensis (Bt), che
produce un repertorio di tossine in grado di uccidere più di mille
specie di insetti. Ricorda : Primum non nocere/prima non
danneggiare (Ippocrate)
Il Bt

Bacillus thuringiensis è un batterio sporigeno che vive nel terreno. Quando


viene ingerito mediante vegetali contaminati, il batterio sporula nell'ospite
liberando le cosiddette tossine Bt o, più esattamente, delta-endotossine
 (innocue per l’uomo ) che sono in grado di danneggiare il tratto digerente
delle larve di Ditteri come le zanzare, o di causare una malattia paralitica
nei bruchi  di molti Lepidotteri.
Le tossine sono contenute all'interno di cristalli che si dissolvono solo nelle
particolari condizioni presenti a livello intestinale in alcuni insetti. Al fine di
permettere la solubilizzazione del cristallo, il pH deve essere alcalino
(pH>9). Per questo motivo, i cristalli non sono solubili nell’apparato
digerente umano, il cui ambiente è a forte acidità. Le tossine Bt sono
estremamente specifiche e interagiscono solo con l'intestino di determinate
specie d'insetti.
 
I predatori del legno

Due importanti proprietà rendono desiderabile l'applicazione di Bt nel


trattamento delle opere d'arte:

-non produce effetti collaterali dannosi nel materiale ed è facile da


degradare;

-l'uso delle spore conferisce una protezione residua all'opera d'arte,


prevenendo le reinfestazioni da parte dello stesso insetto;

La Inmaculada è stata trattata facendo passare fumi di


Ciflutrine/Diclofluanid (0,10%/0,55%) attraverso le gallerie scavate,
precedentemente mappate mediante tomografia, uccidendo parte del
Calimmaderus .
Prospettive future

• Le tecniche biotecnologiche sono: potenti, rispettose dell'ambiente, a basso costo e presentano un minimo
rischio per la salute umana;

• E’ necessario rafforzare il dialogo tra il mondo dell'arte e quello della scienza affinché la biotecnologia,
la fisica, la chimica, possano essere applicate abitualmente dai restauratori: la combinazione delle esperienze
di questi campi diversi, permette lo sviluppo di nuove tecniche per preservare l’importante eredità umana;

• Può essere facilmente implementato nella maggior parte dei paesi (per la facilità delle tecniche e per il loro
basso costo);

Il biorestauro può orientare giovani biologi e chimici verso nuove carriere.


Grazie per
l’attenzione!
Rischi per i pigmenti

I coloranti più utilizzati fanno parte della classe degli azoici: per
la natura dei composti, sono poco suscettibili all’ossidazione,
pertanto i batteri aerobi (ossidanti) non riescono a
deteriorare i pigmenti, soltanto alcuni batteri riducenti
riescono a degradarli.

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