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Le classi dell’I.T.I.

Sarrocchi e Siena
Ambiente

Gli studenti della specializzazione di


chimica e del Liceo Scientifico
Tecnologico propongono come si possano
ottenere prodotti utili dai nostri rifiuti.
Organizzazione del lavoro

Dalla proposta di Siena Ambiente ci siamo divisi in


gruppi con obiettivi diversi:
• Interviste e questionari relative al
comportamento del cittadino di fronte alla
raccolta differenziata (4^ A liceo)
• Come si può riciclare la carta (5^ B liceo)
• Come si può ottenere sapone da oli utilizzati in
cucina (4^ Chimica A)
• Analisi chimica e microbiologica del compost (5^
A e 5^ B Chimici)
Aspetti generali

Produzione di sapone Riciclo della carta


Dal Sarrocchi
arrivano
notizie per
riutilizzare
i nostri rifiuti

Il compost:
Analisi chimica e Interviste e
Microbiologica Analisi statistica

Immagini delle visite


agli impianti
Compost e Humus: cosa sono?
• COMPOST
• Il compost sul quale sono state effettuate le analisi è stato preso
dall’impianto di selezione, compostaggio e valorizzazione di Pian
delle Cortine. Non ha subito trattamenti tranne che per alcune
analisi. Il compost è il risultato di processi fermentativi su materiale
organico biodegradabile proveniente dalla raccolta differenziata
attuata dalle famiglie, su materiale vegetale (ad esempio le potature)
e su scarti organici di cicli di lavorazione agro- industriali (ad
esempio pomodoro e vite). Questi materiali inoculati con compost
già maturo, opportunamente mescolati e aereati vengono lasciati
presso l’impianto di compostaggio, a un ciclo di maturazione
durante il quale diversi microrganismi degradano i composti organici
più complessi e trasformano i materiali di partenza in un prodotto
idoneo ad essere utilizzato in campo agricolo. Il compost può essere
utilizzato come fertilizzante su prati o prima dell’aratura. L suo
utilizzo migliora la struttura del suolo ( apporto di sostanza organica)
e la biodisponibilità di elementi nutritivi (azoto).
• La classe V chimica dell’ I.T.I.S. Sarrocchi ha fatto un’indagine
analitica sul compost in oggetto ai fini di verificarne le qualità
microbiologiche, chimiche e fisiche che sono aspetti da prendere in
considerazione prima del loro utilizzo. Infatti in esso devono essere
assolutammete assenti coliformi fecali, streptococchi e salmonella.
Inoltre
• Realizzazione del compost:
• Per avere un buon compost, bisogna ricordarsi che sono gli
organismi del suolo a produrlo. Essi, per vivere, hanno bisogno di
tre parametri:
• nutrienti equilibrati composti da un misto di materie carboniose e di
materie azotate;
• umidità che proviene dalle materie azotate (umide) ed
eventualmente dall’acqua piovana o apportata manualmente;
• aria che si infiltra attraverso le porosità, prodotta dalla presenza
delle sostanze carboniose.
• I residui organici comportabili sono:
• rifiuti azotati:scarti vegetali, di giardino, foglie verdi, rifiuti domestici
(frazione umida), limitando residui di origine animale e mischiandoli
bene con quelli di origine vegetale;
• rifiuti carboniosi: rami derivanti dalla potatura, foglie secche, paglia;
• fondi di caffè, filtri di tè, gusci di uova, gusci di noci;
• lettiere biodegradabili di animali erbivori;
• carta, evitando quella stampata e, soprattutto, quella patinata, pezzi
di cartone;
• pezzi di tessuti 100% naturali.
• È fondamentale mantenere il giusto grado di umidità del materiale,
altrimenti il processo sarà rallentato se è troppo secco o troppo
umido, inoltre i quest’ultimo caso avverranno putrefazioni
indesiderate (processo anaerobico). Per asciugare un cumulo
troppo umido si attua un rivoltamento del materiale, per inumidirlo si
versa dell’acqua. Il tempo di maturazione del compost è variabile a
seconda delle condizione climatiche e del tipo di prodotto che si
vuole ottenere.
• Un compost di qualità mediocre non può essere facilmente
utilizzato. Può provocare sgradevoli odori ed essere causa di
sovracosti importanti. È dunque indispensabile che il processo sia
ben rispettato e seguito.
• In genere occorrono da 8 a 10 mesi per ottenere un compost
maturo, questo possiamo riconoscerlo da due caratteristiche ben
precise:
• ha un colore scuro e un gradevole profumo di terriccio di bosco;
• ha un aspetto soffice e il materiale di partenza non si riconosce più,
tranne i pezzi più grossolani di legno e corteccia.
• Per separare la parte trasformata da quella non ancora pronta,
basta servirsi di un setaccio che permetta il passaggio solo del
materiale più fino e trattenga sulla base gli scarti organici non
ancora decomposti.
• HUMUS
• L’Humus deriva da tutti i residui organici che una volta arrivati nel terreno
subiscono una lenta trasformazione per azione meccanica, chimica e
chimico- biologica operata da numerosi microrganismi unificanti. La
sostanza organica presente nel terreno è costituita da residui di piante,
animali, microrganismi e dai loro prodotti di trasformazione.
• L’Humus inoltre si lega ai minerali argillosi che sono presenti nel terreno
rendendoli disponibili. Come risultato si ha il continuo scambio tra le
complesse molecole organiche e i sali minerali che rendono la struttura del
terreno relativamente stabile ma anche evolvente nel tempo.
• Il ruolo dell’ humus nel terreno è, dunque, molto importante perché
consente di mantenere la sua struttura fisica conservando una riserva di
elementi fertilizzanti in forma assimilabile, alcune sue componenti svolgono
poi direttamente un ruolo di stimolo sul metabolismo delle piante.
• A sua volta l’humus è oggetto di successiva degradazione e viene
normalmente suddiviso in humus strutturale più stabile e humus nutrizionale
che progressivamente viene degradato e mineralizzato, rendendo
disponibili gli elementi minerali costituenti, i quali vengono ceduti al terreno
ed assorbiti dalle piante. In questo caso si può dire che esso viene perso
se, nel caso di composti solubili in acqua, non venendo assorbito dalle
piante, viene dilavato dalle acque meteoriche che trasportano gli elementi
chimici in profondità o ai fiumi e laghi.
• Il processo di umificazione è molto variabile a seconda delle caratteristiche
ambientali e delle sostanze organiche di partenza. Esso può variare da
pochi mesi a molti anni.
Gli impianti di Siena Ambiente
• In linea con i principi del decreto Ronchi, la provincia di Siena ha presentato
un proprio piano di gestione dei rifiuti. Nel piano la raccolta differenziata
assume un ruolo determinante, mentre le discariche assumono un ruolo
secondario che si esplica nello smaltimento dei residui degli altri impianti di
trattamento.
• Gli automezzi addetti al conferimento delle varie frazioni di materiali da
trattare sono pesati e registrati, dopodichè proseguono per le rispettive
fosse di scarico in base alle quantità e alle caratteristiche qualitative dei
materiali. I materiali vengono trasferiti dalle rispettive fosse di stoccaggio
tramite carroponte dotato di benna a polipo azionata da un operatore
all’interno di una cabina di controllo che deve rifornire le tramogge di carico
ed eventuali materiali ingombranti provenienti dalla raccolta.
• I rifiuti restanti dalla raccolta differenziata sono prelevati e scartati nel
trituratore-aprisacco che provvede alla triturazione dei materiali; in seguito i
rifiuti vengono trasportati all’interno del vaglio che costituisce la macchina
principale per la differenziazione delle varie frazioni merceologiche che
costituiscono il rifiuto trattato.
• Materiale fine e polveri destinato a discarica;
• Frazione a prevalente matrice organica;
• Frazione secca ad elevato potere calorifico destinato a termoutilizzazione.
• Esso è realizzato in modo da originare tre flussi di materiale:+ Per
evitare cattivi odori all’esterno è presente un sistema di aspirazione
che ricambia l’aria all’interno almeno tre volte ogni ora.
• Il compostaggio è un’ operazione il cui scopo principale è quello di
produrre compost di qualità derivanti da materiali provenienti da cicli
di raccolta differenziata.
• Compost di qualità
• Il compost di qualità serve innanzitutto per mantenere la fertilità del
terreno. Di fronte alla riduzione costante e generale della sostanza
organica nei terreni agrari, l’immissione di sostanza organica risulta
importante per ridurre il processo di “sterilizzazione“ e ridare “vigore”
produttivo agli stessi. Il compost di qualità risulta essere un
fertilizzante che può sostituire il letame; anzi, per il minor contenuto
in acqua a parità di sostanza organica da distribuire nel terreno, la
quantità di compost da utilizzare sarà molto inferiore rispetto alla
dose di letame. Il compost di qualità rilascia lentamente e
gradualmente le sue sostanze nutritive quali azoto, fosforo e
potassio; può essere utilizzato in agricoltura, per la preparazione dei
terreni per gli impianti arboricoli, per la produzione di orticola per la
cura e la costruzione di giardini per le attività vivaistiche. La dose
media consigliata è 250 q.li di compost per ettaro.
La produzione di biogas
• Se circa dieci anni fa l’energia proveniente dalle biomasse non era
sfruttata adeguatamente per vari motivi, fra i quali la concorrenza
del petrolio che era più facile da trasformare e comportava minori
costi, la bassa densità energetica delle biomasse contrapposta a
quella alta del petrolio e dei suoi derivati, oggi essa è da
considerare una fonte rinnovabile e sostenibile importante ai fini di
contribuire al nostro fabbisogno energetico.
• In questi ultimi anni si stanno utilizzando nuovi tipi di biomasse che
sottoposte a trattamenti anaerobici adeguati producono un
combustibile chiamato biogas. Il biogas è una miscela combustibile
composta per il 60 – 70 % da metano e poi da CO2, H2S e vapore
acqueo. Esso, se correttamente usato, è un’alternativa interessante
al petrolio. Il biogas viene prodotto nei digestori rispettando alcuni
parametri: temperatura e condizioni anaerobiche sono solo alcuni di
essi. Generalmente si lavora in condizioni strettamente anaerobiche
e la temperatura di lavoro è compresa tra i 20 e i 60°C.
Il processo di metanogenesi è complesso, ma possiamo così
schematizzarlo:

• come primo stadio vengono scisse, da specifici batteri, le


macromolecole organiche di partenza in unità più piccole
(monomeri);
• questi monomeri fermentano in alcoli, acidi grassi volatili e organici
con basso peso molecolare;
• questi composti vengono a loro volta trasformati, grazie all’azione di
batteri acetogeni, in acido acetico, CO2 e H2;
• infine circa il 70% del biogas finale è ottenuto dall’acido acetico
grazie all’azione dei batteri metanogeni acetoclasti, mentre il
restante 30% è dato dall’azione della CO2 e dell’H2 che vengono
catalizzati dai batteri metanogeni idrogenotrofi.
La raccolta e il convogliamento di questo biogas richiede l’utilizzo di
particolari strutture; particolarmente utilizzati sono i depositi coperti
che, per sfruttare il gas prodotto, sono collegati con l’esterno grazie
a tubi che quindi eliminano le inutili perdite di biogas. Quest’ultimo,
prima di essere utilizzato come combustibile, viene sottoposto a
trattamenti di deumidificazione e desolforazione per ridurre la carica
inquinante. Proprio per quanto riguarda l’impatto ambientale, anche
in Italia, con l’entrata in vigore del D. Lgs. del 13 gennaio 2003 n.
36, si è provveduto ad allinearsi alle direttive europee. Infatti, col
progressivo sviluppo di queste tecniche, si è giunti a un controllo
del biogas sia come prevenzione per la sicurezza dell’impianto, sia
come controllo per evitare l’eccessivo inquinamento ambientale.
Tale controllo prevede il monitoraggio delle emissioni di composti
pericolosi, come il metano (facilmente infiammabile), la CO2 e l’H2S;
sono anche da controllare la pressione e la temperatura del gas.
Analisi del compost

Analisi chimiche e
microbiologiche
effettuate sul compost
prodotto da Siena
Ambiente s.p.a.
Le analisi chimiche effettuate sul
compost:

• pH • Potassio assimilabile
• Conducibilità • Sodio assimilabile
• Umidità • Azoto
• Carbonio organico • Rame
• Fosforo assimilabile • Zinco
Determinazione del pH
Il pH, è stato
determinato attraverso il
metodo potenziometrico.
Il campione addizionato
con acqua ed agitato
meccanicamente, viene
successivamente filtrato.
Inserendo l’elettrodo a
vetro nella soluzione, si
determina direttamente il
valore.
pH compost = 6.3
Determinazione della conducibilità
• Con la stessa soluzione servita per la
determinazione del pH, si determina la
conducibilità con il relativo conduttimetro.
• Questo valore determina il grado di salinità
del compost, ossia la quantità di sali
disciolti in acqua.
• Conducibilità = 4200 µS/cm
Determinazione dell’umidità
Il campione di partenza è costituito da compost
non essiccato. Si è dunque provveduto
all’essiccazione di un peso preciso di compost
avvenuta in stufa alla temperatura di 105° C per
una durata di 3 giorni. Alla fine di questo
processo si è ripesato il campione e tramite
calcoli si è giunti alla seguente conclusione:

Umidità del compost = 33,5%


Determinazione del carbonio
organico 1° metodo
È stata effettuata questa analisi per verificare la
presenza di sostanza organica e di carbonio organico
nel compost. L’ossidazione della sostanza organica (e
carbonio organico) con permanganato potassico non
è quantitativa, ma conduce ad una misura
dell’ossidabilità dell’ humus. Attraverso la reazione:
4 KMnO4 + 5 C + 6 H2SO4 Æ 2 K2SO4 + 4 MnSO4 + 6 H2O + 5 CO2

e attraverso i calcoli si è giunti a questo risultato:


Carbonio organico relativo al compost Æ 37 %.
Determinazione del carbonio
organico 2° metodo
Il metodo si basa sull’allontanamento delle
sostanze organiche mediante calcinazione
1 g del compost essiccato e pesato alla bilancia
analitica si pone in un crogiolo accuratamente
pesato, si pone sulla fiamma e si calcina per due
ore.
La differenza tra il peso del campione iniziale e
finale rappresenta il carbonio organico.
Dai calcoli risulta:
Carbonio organico = 39%
Determinazione del fosforo
assimilabile
Il fosforo rappresenta uno dei parametri che rendono
possibile la determinazione della fertilità di un certo
terreno; questo elemento è una sostanza nutritiva che
però non è assimilabile al suo stato puro, bensì
sottoforma di P2O5 (anidride fosforica).
La ricerca dell’anidride fosforica può essere eseguita con
vari metodi; nel nostro caso il fosforo assimilabile è stato
estratto secondo Olsen, poi trattato con reagenti
opportuni in modo tale da colorare il campione,
rendendo così possibile un’analisi spettrofotometrica.
la soluzione (colorata di blu) è stata letta allo
spettrofotometro, alla lunghezza d’onda di 650
nm, contro una prova in bianco che ha dato la
seguente retta di taratura:

Dai calcoli
effettuati si è
rilevata una
presenza di
anidride
fosforica nel
compost del
2,4% in peso
Determinazione del K assimilabili
L’analisi del potassio assimilabile ha lo scopo di quantificare
quello disponibile per le piante, costituito da frazioni
scambiabili e solubili.
Il metodo si basa sulla lettura spettrofotometrica in
assorbimento atomico di un estratto acquoso di compost.
Dall’analisi strumentale sono stati ricavati dei valori di
assorbanza su campioni standard che ci hanno permesso di
costruire la curva di taratura attraverso la quale abbiamo
determinato la concentrazione di potassio; nel nostro campione
risulta essere presente l’1,1 % di K2O.
Retta di taratura del K nel compost con soluzione
-4
estraente H 2O. Diluizione 10

0,25

0,2 y = 0,0828x + 0,0248


R2 = 0,9954
0,15
Abs*d

Abs*d
0,1 Lineare (Abs*d)

0,05

0
-1 0 1 2 3
p.p.m.
Determinazione dell’azoto
L’azoto si trova, nel compost, principalmente sotto
forma di azoto organico. La determinazione di questo
elemento si effettua con l’apparecchio di Kjeldahl,
trasformando prima tutto l’azoto in forma
ammoniacale mediante mineralizzazione con una
miscela fosfosolforica, quindi si distilla nel pallone
Kjeldahl. Aggiungendo idrossido di sodio al 30% si
libera ammoniaca gassosa, che viene fatta
gorgogliare in un recipiente contenente una quantità
nota di acido solforico 0,1N. Successivamente si
titola l’eccesso di acido e si risale alla quantità di
ammoniaca e quindi di azoto.
Azoto%= 1,19
Determinazione del rame
Rame: determinazione effettuata mediante
spettrofotometria in assorbimento atomico
su una fusione alcalina del compost. E’
stato usato il metodo con la retta di taratura
ottenuta misurando l’assorbanza di una
serie di soluzioni standard, dalla quale
siamo risaliti alla concentrazione incognita
del metallo che risulta essere:
Cu = 88,22 mg/Kg
Determinazione dello zinco
Zinco: determinazione effettuata mediante
spettrofotometria in assorbimento atomico su
una fusione alcalina del compost. E’ stato
usato il metodo con la retta di taratura
ottenuta misurando l’assorbanza di una serie
di soluzioni standard, dalla quale siamo risaliti
alla concentrazione incognita del metallo che
risulta essere:
Zn = 239,72 mg/Kg
Analisi microbiologiche:
Queste analisi
riguardano la
colimetria, effettuata
su differenti terreni di
coltura, quali:

• Terreno solido
• Terreno liquido
• Terreno selettivo
La colimetria: perché si svolge
questa analisi?
Il batterio Escherichia Coli è un
coliforme presente nell’intestino
umano e animale e indica
inquinamento fecale nel campione
d’interesse. Si usano come
indicatori di inquinamento perché
sono particolarmente facili da
individuare (infatti gli E.Coli
crescono molto facilmente nei
comuni terreni di coltura). Abbiamo
ricercato la presenza di coliformi
tramite colimetria, seminando il
nostro campione in tre diversi tipi di Escherichia Coli
terreno di coltura (solido, liquido,
selettivo).
La colimetria consiste nella ricerca dei batteri coliformi e
la valutazione della loro concentrazione. La
differenziazione biochimica dei batteri permette il
riconoscimento delle specie fecali dandoci la possibilità
di valutare al meglio i rischi per la salute. I coliformi sono
microrganismi bastoncellari, asporigeni, mobili o
immobili, gram-negativi, aerobi o anaerobi facoltativi, che
fermentano il lattosio a 35-37°C, producendo gas entro
48 ore. Fra i coliformi si possono distinguere i coliformi
fecali (E. Coli), i quali crescono fermentando il lattosio a
44-45°C.

E. Coli
I terreni di coltura: cosa sono?
Un terreno di coltura deve fornire gli elementi essenziali
(C, N, O, P, H, S)
per lo sviluppo, la crescita e la riproduzione dei
microrganismi viventi. I vari terreni possono essere così
divisi:
Naturali, sono quelli non modificati in laboratorio;
Semisintetici, quando sono in parte costituiti da sostanze
chimiche note e in parte naturali con composizione
indefinita;
Sintetici, quando sono completamente costituiti da
sostanze chimiche a composizione definita;
Liquidi, quando sono costituiti da una fase liquida (come
per esempio brodo lattosato);
Solidi, costituiti dallo stesso terreno liquido il
quale viene solidificato tramite l’aggiunta di un
gelificante (il più comune è l’agar).
Sia i terreni liquidi che quelli solidi possono
avere determinati scopi. Possono
favorire lo sviluppo di microrganismi con
particolari esigenze nutritive (terreni elettivi).
I terreni selettivi invece sono specifici per un
determinato microrganismo,
cioè permettono lo sviluppo di quella
determinata specie microbica. Infine i terreni
differenziali servono all’identificazione di
microrganismi tramite l’uso di particolari
sostanze presenti nel terreno di coltura
Colimetria su terreno solido
Uno di metodi per la determinazione della popolazione
microbica in un campione è la semina. Il risultato si
esprime in unità formante colonia (UFC) partendo dalla
considerazione che ogni batterio, riproducendosi, dà una
colonia. Si può risalire al numero di batteri presenti nel
compost contando il numero di colonie formatesi sul
terreno di coltura e moltiplicandolo per il grado di
diluizione. Diverse diluizioni del campione vengono fatte
per assicurarsi che i batteri siano in numero tale da poter
essere contati. Infatti, se il campione presenta un
numero elevato di batteri sarà difficile contare
l’elevatissimo numero di colonie venutesi a generare. Il
metodo di inclusione in piastra utilizza come terreno i
coltura l’Agar Triptone Estratto di Lievito, che è un
terreno solido.
Questo per essere distribuito sulla
piastra viene scaldato a 45-50 °C
per fluidificarlo. In questo stato
l’Agar viene steso sul fondo della
piastra e, prima che si solidifichi,
viene effettuata la semina del
campione. Avendo a disposizione
tre diluizioni dell’analita (10-4 / 10-
5/10-6) si prepara due piastre per
ognuna di queste. Dopo la semina si
incubano le piastre petri a 30°C in
posizione capovolta. Dopo un
periodo di incubazione di almeno
24h si effettua il conteggio delle
colonie solo su quelle piastre che ne
contengono un numero compreso
tra 20 e 200, utilizzando il contatore
di colonie Quebec. Questo
strumento fornisce una fonte di luce
indiretta e grazie a una lente di
ingrandimento facilita il conteggio.
Da quest’ultimo è risultato un
numero di UFC inferiore a 100.
Colimetria su terreno liquido

La presenza dei coliformi fecali nel compost può


essere determinata inoculando una sospensione
di quest’ultimo in un terreno liquido con il brodo
lattosato o il brodo lattosato bile verde brillante.

Questi terreni sono commercializzati in forma


liofilizzata, quindi vanno reidratati secondo le
proporzioni indicate dal produttore stesso.
Dopo di ciò, il terreno viene sterilizzato per
evitare contaminazione da parte di altri batteri.
Dopo aver seminato il nostro campione si incuba il brodo
lattosato per 24 ore a 37°C e il brodo lattosato bile verde
brillante per 24 ore a 44°C. La presenza di coliformi viene resa
evidente dallo sviluppo di gas e dalla colorazione di terreni
idonei ad evidenziare Escherichia Coli.
Nè nel brodo lattosato nè nel brodo lattosato bile verde
brillante è stata rilevata la presenza di Escherichia Coli. Sono
stati invece rilevati altri batteri che, lavorando in condizioni
aerobiche, hanno provocato l’intorbidimento della soluzione
in prossimità della superficie di contatto con l’aria.
Colimetria su terreno selettivo
Per la determinazione dell’ Escherichia Coli nel
compost si è proceduto facendo ricorso
all’utilizzo di un terreno selettivo.
Questo tipo di terreno è caratteristico per la sua
specificità, in quanto permette lo sviluppo di un
solo microrganismo.
Per poter effettuare delle analisi su questo tipo
di terreno, è fondamentale conoscere il tempo e
la temperatura di incubazione del microrganismo
che si intende far sviluppare.
Per quanto riguarda il terreno selettivo per la
determinazione dell’ E. Coli, è stata utilizzata
una membrana filtrante costituita da nitrato di
cellulosa, che deve essere reidratata con acqua
sterile.
Dopo la semina del campione, la membrana è
stata adagiata sulla piastra (facendo attenzione
che i materiali necessari all’ operazione siano
sterili).
Quest’ultima è stata messa a bagno maria per
24 ore a 44°C.
Successivamente si osserva la presenza di
colonie con colorazione blu: nel nostro caso
esse non erano presenti, quindi si può affermare
che nel compost non è presente l’ E. Coli.
Sperimentalmente sono state eseguite le
seguenti operazioni:
1. si reidrata il terreno selettivo per l’ E. Coli
con acqua sterile;
2. con l’apparecchiatura per la filtrazione
sotto vuoto si semina il campione
costituito da 1g di compost sospeso in 99
mL di bianco di diluizione: questa
operazione serve per trasferire la carica
batterica nella fase liquida;
3. si trasferisce la membrana nella piastra
con pinze sterili;
4. si mette la piastra a
incubare a bagno
maria per 24 ore alla
temperatura di 44°C;
5. il giorno successivo
si è osservata la
piastra;le colonie blu
erano assenti, quindi
l’ E. Coli non è
presente.
Analisi chimica e microbiologica del compost

Analisi chimiche
pH 6,3
Conducibilità 4200 µS/cm
Humus 63 %
Carbonio organico 37 %
Azoto organico 1,19 %
Umidità 33,5 %
Zinco 239,7 mg/Kg
Rame 82,2 mg/Kg
Potassio assimilabile (K2O) 1,1 %
Fosforo (P2O5) 2,4 %
Analisi microbiologiche per la determinazione dell’E.Coli
Semina su terreno liquido Assenza di gas
Semina su terreno solido Sviluppo di un elevato numero di colonie differenti
Semina su terreno selettivo per E.Coli Assenza di colonie con colorazione blu (caratteristico
dell’E.Coli sul terreno utilizzato)
Come riutilizzare gli oli domestici dopo la frittura?
Un modo può essere la produzione di un sapone.

I saponi che utilizziamo ogni giorno, in realtà cosa sono?


I saponi possono essere prodotti dagli olii fritti che giornalmente usiamo nelle nostre case e che
sbadatamente e inconsapevolmente gettiamo….

Guardami
bene..non sono
solo unto!
Attraverso un processo chimico, che veniva utilizzato anche dai nostri nonni, possiamo
trasformare un olio gia fritto, in apparenza inutile, in un buon sapone.

…e adesso
profumo!!

Il processo chimico che abbiamo introdotto si chiama:

“SAPONIFICAZIONE DI UN OLIO”

Gli oli vegetali, come quello di oliva usato in cucina, sono dei trigliceridi, ovvero esteri del
glicerolo, formati da degli acidi grassi che negli oli sono in prevalenza insaturi, cioè all’interno
della loro struttura sono presenti doppi legami.
CH2-OOC-R CH2-OH
| riscaldati insieme |
CH-OOC-R + 3 NaOH (o KOH) CH-OH + 3 R-CO2-Na
| |
CH2-OOC-R CH2-OH

(grasso) (glicerolo) (sapone)

dove R=(CH2)14CH3 (per esempio)

Un olio, se riscaldato, in presenza di una base forte come la soda caustica (NaOH), si
trasforma in glicerolo (Alcool) e nei sali dei suoi rispettivi acidi grassi. Questi sali a
lunga catena, vengono chiamati saponi.
IN LABORATORIO…….. SI OPERA COSÌ…!

Inizialmente, abbiamo proceduto con la


determinazione della densità pesando un
quantitativo noto di olio. Dalla quantità
pesata siamo risaliti, in base al rapporto
massa/volume, alla densità del nostro
olio. Usando la densità come fattore di
conversione, si è calcolata la quantità
della base e per far ciò abbiamo
ipotizzato la composizione dell’olio
come acido oleico esterificato con la
glicerina.
Il prodotto ipotizzato è la trioleina, seguendo tale ipotesi abbiamo calcolato il suo peso
molecolare. Tale peso è servito a calcolare le moli di olio in una massa ottenuta dal rapporto
sopra citato (densità x volume).
Sapendo che il trigliceride e la base reagiscono in un rapporto di 1:3, le moli ottenute sono state
triplicate. Moltiplicando questo valore per il P.M. di NaOH ne abbiamo ricavato i grammi. La
concentrazione della soda deve essere 5N. In un becker sono state introdotte le quantità di olio
e della base riscaldandole a bagnomaria per circa 2 ore.
Il prodotto ottenuto è il sapone grezzo.
Per verificare se la reazione di saponificazione è completata, è stata svolta la seguente verifica:
aggiungendo delle gocce del composto ottenuto in una provetta riempita con H2O, il sapone si
deve solubilizzare completamente; nel caso in cui, nella fase acquosa, sono presenti gocce di olio,
la reazione non è completa e il sapone non è del tutto solubile.

Una seconda prova è stata eseguita per rilevare la presenza di doppi legami nel sapone ottenuto:
Si è disciolto in una provetta una piccola quantità di sapone e tetracloruro di carbonio (CCl4);
Alla miscela precedentemente preparata abbiamo aggiunto una soluzione di bromo.
Se il bromo aggiunto decolora la soluzione di tetracloruro di carbonio e sapone, si può affermare
la presenza di doppi legami.
UN OLIO NEI MARI E NEI FIUMI.
Quando un olio viene gettato nei tubi di scarico, viene trasportato dall’acqua nelle fognature.
Se all’uscita degli scarichi non sono presenti gli appositi impianti di depurazione, l’olio viene
direttamente scaricato nei laghi, nei fiumi e nei mari, formando una patina in superficie, che
impedisce all’ossigeno di sciogliersi in acqua. In questo modo viene danneggiato l’ecosistema
acquatico.
S.P.Q.R. Sono Puliti Questi
Romani
Già all’epoca dei romani, possiamo intravedere una traccia
dell’origine dei saponi, in quanto, probabilmente, nelle case dei nobili
venivano prodotti trattando grassi animali con ceneri di legna. Ma in
genere, tutti usavano come detergenti la soda o la creta finissima, o
la farina di fave, e dopo il bagno massaggiavano il corpo con olio di
oliva.
Un’altra sostanza detergente che veniva usata dai Romani era
l’urina fermentata, che contiene ammoniaca, e serviva per lavare i
panni. Questi, dovevano essere poi risciacquati a lungo per colpa del
terribile odore.

Una vera e propria produzione artigianale di sapone


possiamo riscontrarla nel II secolo d.C. nella
popolazione dei Galli, dove però non aveva la funzione
di detergente ma era adibito ad usi medicinali e per
tingere i capelli di rosso.
Nei castelli un’ ci si stava
Nel Medioevo la pulizia personale era quasi del tutto
scomparsa perchè non più ritenuta un bisogno
primario, tutt’al più veniva usato il burro acido per
lucidare i capelli.

I molti miti e le molte superstizioni riguardanti la salute e


l’igiene giocavano un ruolo importante.
La gente credeva, per esempio, che le malattie fossero
diffuse dagli odori cattivi, e proprio per questo l’unica
forma di “pulizia” era l’utilizzo di unguenti profumati alle
erbe, ma niente che assomigliasse ad un vero sapone .
Era anche assodato che il corpo fosse il risultato dei
difetti dell’anima e in molti cercavano il rimedio dalle loro
malattie con la meditazione, la preghiera, i pellegrinaggi
ed altri metodi non medici.
Belle...!!!Ma quanti
sacrifici!!!
La donna del rinascimento, pur non utilizzando il sapone, per rispettare
sempre i canoni di bellezza che la società le dettava si sottoponeva
addirittura a terapie che oggi sono definite altamente tossiche come le
vaporizzazioni di mercurio.
Schiuma–party
nell’Ottocento
Nell’XVIII secolo d.C. gli italiani utilizzavano un tipo di
sapone ottenuto dal grasso di capra e dalla cenere di legno
di betulla. La diffusione del sapone fu favorita dalle scoperte
nel campo della medicina, che dimostrarono l’importanza
dell’igiene personale contro il diffondersi delle malattie.
A Savona si sapona?
Ebbene sì… basti sapere che fu la prima città
italiana a produrre sapone. E pensare che lo
scoprirono per caso, quando una normale
casalinga, moglie di un pescatore, fece bollire della
lisciva di soda in una pentola con olio d’oliva!!
Lo sviluppo dell'industria saponiera nelle città costiere del
Mediterraneo (Savona, Genova, Venezia e Marsiglia) fu
pertanto favorito dalla presenza di olio di oliva e di soda
naturale ottenuta dalle ceneri delle piante marine.
le prime manifatture di sapone di soda si stabilirono quindi
in Liguria e precisamente a Savona, dove la
saponificazione divenne attività fiorente già nel XV secolo.
Sapone sapone sapone, cocco.
Nel XVII secolo, a causa del blocco delle attività industriali
italiane legato alle frequenti invasioni cui la penisola veniva
spesso sottoposta, il primato nel commercio dei saponi passò ai
francesi: Colbert, ministro di Luigi XIV (il re sole), chiamò gli
esperti Saponieri Liguri e fece costruire fabbriche di Sapone a
Tolosa e Marsiglia.
Da qui lo strettissimo legame che ancor oggi unisce il Sapone a
Marsiglia, sebbene, come detto, le origini di questo nobile e
antico prodotto della natura ci siano decisamente più vicine e
poi... pensi sia un caso l'assonanza tra Savona e l'omologo
francese di sapone "savon"?
La produzione era basata su ingredienti naturali come oli
vegetali di cocco, palma e oliva, fatti bollire insieme in un
calderone e lavando il sapone ottenuto con acqua e sale.

Chiamatemi i saponieri Liguri,


anche io voglio profumare
Carbone, lisciva e tanta
acqua.
Al tempo delle nostre nonne quando ancora non c’era la lavatrice,
i panni sporchi venivano lavati con un particolare modo. La
biancheria veniva sistemata all’interno di un recipiente di vimini
posto su due mattoni sopra uno scolo, e compressa in modo da
seguire l’andamento dei cerchi concentrici, infine l’ultimo panno
doveva ricoprire tutta la superficie della cesta. A questo punto
veniva versata la liscivia, cioè un miscuglio di cenere ricavata dai
bracieri o dalla cucina a carbone, setacciata e messa a bollire con
acqua. Per tutta la notte gli indumenti rimanevano nella cesta e si
impregnavano di liscivia, che scivolando via, lasciava piccoli
residui in granuli, i quali venivano poi rimossi con delicatezza; poi
si risciacquava e tutto diventava bianchissimo.
I nonni si migliorano
Per la produzione del sapone i nostri nonni
utilizzavano anche olio fritto e residui di olio
invecchiato che venivano diluiti con acqua e
addizionati di soda in un rapporto di 5:1 e
riscaldati per un tempo molto lungo fino a che il
prodotto non “filava”. Era il segnale che il
sapone era pronto, bastava raffreddare e
taglialo in pezzi molto grossi.
L’arte ed il sapone
Attualmente c’è anche chi usa il sapone per
fare sculture, come Giordano che, con la
sua arte, modella e incide il sapone e lo
decora con cera e lastrine, come se fosse
un ricamo.
Ma cosa significa “sapone”?
È un termine molto antico che significa bagnare. Anche in latino
troviamo il termine “sapo”.
Infatti i saponi sono dei tensioattivi che facilitano la bagnabilità
dei tessuti o della nostra pelle e facilitano la rimozione dei
residui di sporco.

Quindi possiamo affermare che i latini, in quanto civiltà evoluta


nonché titolari della culla della vita, usavano il sapone.
Gli impianti di Siena Ambiente

I pannelli fotovoltaici
• Impianto di termoutilizzazione di Poggibonsi
• Arriva il combustibile per
il recupero energetico
• Tutto sotto controllo
• La linea di depurazione dei fumi garantisce la
sicurezza ambientale
Per realizzare della carta riciclata
in casa si utilizzano fogli di
giornale da cui poter ricavare
fibre di cellulosa, anziché estrarle
direttamente dagli alberi.
La carta riciclata è utile perché
permette di ridurre la distruzione
sistematica di alberi e foreste.
MATERIALI UTILIZZATI:
• Telaio in legno
• Setaccio
• Foglio di formica
• Bacinella in plastica
• Mortaio con pestello
• Phon
• Giornale o carta bianca
• Acqua
• Candeggina
• Farina
• Profumo
PROCEDIMENTO:
Innanzitutto si sminuzzano dei fogli di carta
di giornale, che verranno immersi nella
bacinella piena d’acqua e lasciati a
macerare per circa un giorno.
Quindi verrà eliminata l’acqua in eccesso e
la carta restante verrà pestata nel mortaio
con il pestello.
Dopo aver ottenuto fibre separate verranno
aggiunte candeggina, acqua, farina e
profumo.
Quindi verrà immerso il telaio nella
sospensione acquosa contenuta nella
bacinella, verrà estratto lentamente il
telaio in modo che l’acqua possa scolare.
A questo punto il foglio di formica verrà
appoggiato su quello di carta formatosi in
precedenza.
Facendo molta attenzione verrà capovolto il
setaccio in modo da avere il foglio di carta
sopra a quello di formica; con un phon
verrà asciugato e staccato.
DISCUSSIONE:
Le fibre di cellulosa della carta provengono
dal fusto degli alberi. Nel riciclo di tali fibre,
l’aggiunta della farina contribuisce a legare
le catene di cellulosa fra loro, mediante
legami a idrogeno, quando viene
allontanata l’acqua. Nei processi più
moderni il trattamento di sbiancamento è
effettuato con ossigeno attivo, invece
dell’ipoclorito o candeggina, con una certa
riduzione dell’inquinamento.
• Circa il 50% del mercato mondiale del legno
riguarda la produzione di carte e cartoni
• Se si realizzasse una raccolta differenziata
più efficace e capillare della carta usata,
potremmo ridurre a zero le importazioni di
carta da macero. Si conseguirebbe in tal
modo, oltre ad un risparmio economico,
energetico ed ambientale, anche un ulteriore
vantaggio ambientale derivante dal fatto che
con la carta da macero, importiamo
dall'estero anche gli inchiostri di stampa che
dovranno essere rimossi e smaltiti come
rifiuti tossici
• La carta per fotocopie è la più pregiata; si
consiglia di utilizzarla su entrambe le pagine
(fronte/retro), oppure utilizzare il lato non
stampato dei fogli scartati per appunti
La struttura della cellulosa è:

Le estremità libere delle linee verticali legano atomi di


idrogeno, mentre gli atomi di carbonio occupano i vertici degli
esagoni.
La produzione della carta dal legno è un processo
costoso con un elevato impatto sull’ambiente.
Per un quintale si consumano 100 mc di acqua,
che vengono poi restituiti, dopo vari processi di
recupero, maleodoranti per la presenza di acido
solfidrico (H2S), mercaptani, solfuri e altre
sostanze organiche che consumano ossigeno.
Tutto ciò rende l’industria della carta una delle più
inquinanti. Il problema può essere quindi
eliminato con la produzione di carta riciclata
Il nostro quaderno riciclato!

Fine presentazione
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