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Sarrocchi e Siena
Ambiente
Il compost:
Analisi chimica e Interviste e
Microbiologica Analisi statistica
Analisi chimiche e
microbiologiche
effettuate sul compost
prodotto da Siena
Ambiente s.p.a.
Le analisi chimiche effettuate sul
compost:
• pH • Potassio assimilabile
• Conducibilità • Sodio assimilabile
• Umidità • Azoto
• Carbonio organico • Rame
• Fosforo assimilabile • Zinco
Determinazione del pH
Il pH, è stato
determinato attraverso il
metodo potenziometrico.
Il campione addizionato
con acqua ed agitato
meccanicamente, viene
successivamente filtrato.
Inserendo l’elettrodo a
vetro nella soluzione, si
determina direttamente il
valore.
pH compost = 6.3
Determinazione della conducibilità
• Con la stessa soluzione servita per la
determinazione del pH, si determina la
conducibilità con il relativo conduttimetro.
• Questo valore determina il grado di salinità
del compost, ossia la quantità di sali
disciolti in acqua.
• Conducibilità = 4200 µS/cm
Determinazione dell’umidità
Il campione di partenza è costituito da compost
non essiccato. Si è dunque provveduto
all’essiccazione di un peso preciso di compost
avvenuta in stufa alla temperatura di 105° C per
una durata di 3 giorni. Alla fine di questo
processo si è ripesato il campione e tramite
calcoli si è giunti alla seguente conclusione:
Dai calcoli
effettuati si è
rilevata una
presenza di
anidride
fosforica nel
compost del
2,4% in peso
Determinazione del K assimilabili
L’analisi del potassio assimilabile ha lo scopo di quantificare
quello disponibile per le piante, costituito da frazioni
scambiabili e solubili.
Il metodo si basa sulla lettura spettrofotometrica in
assorbimento atomico di un estratto acquoso di compost.
Dall’analisi strumentale sono stati ricavati dei valori di
assorbanza su campioni standard che ci hanno permesso di
costruire la curva di taratura attraverso la quale abbiamo
determinato la concentrazione di potassio; nel nostro campione
risulta essere presente l’1,1 % di K2O.
Retta di taratura del K nel compost con soluzione
-4
estraente H 2O. Diluizione 10
0,25
Abs*d
0,1 Lineare (Abs*d)
0,05
0
-1 0 1 2 3
p.p.m.
Determinazione dell’azoto
L’azoto si trova, nel compost, principalmente sotto
forma di azoto organico. La determinazione di questo
elemento si effettua con l’apparecchio di Kjeldahl,
trasformando prima tutto l’azoto in forma
ammoniacale mediante mineralizzazione con una
miscela fosfosolforica, quindi si distilla nel pallone
Kjeldahl. Aggiungendo idrossido di sodio al 30% si
libera ammoniaca gassosa, che viene fatta
gorgogliare in un recipiente contenente una quantità
nota di acido solforico 0,1N. Successivamente si
titola l’eccesso di acido e si risale alla quantità di
ammoniaca e quindi di azoto.
Azoto%= 1,19
Determinazione del rame
Rame: determinazione effettuata mediante
spettrofotometria in assorbimento atomico
su una fusione alcalina del compost. E’
stato usato il metodo con la retta di taratura
ottenuta misurando l’assorbanza di una
serie di soluzioni standard, dalla quale
siamo risaliti alla concentrazione incognita
del metallo che risulta essere:
Cu = 88,22 mg/Kg
Determinazione dello zinco
Zinco: determinazione effettuata mediante
spettrofotometria in assorbimento atomico su
una fusione alcalina del compost. E’ stato
usato il metodo con la retta di taratura
ottenuta misurando l’assorbanza di una serie
di soluzioni standard, dalla quale siamo risaliti
alla concentrazione incognita del metallo che
risulta essere:
Zn = 239,72 mg/Kg
Analisi microbiologiche:
Queste analisi
riguardano la
colimetria, effettuata
su differenti terreni di
coltura, quali:
• Terreno solido
• Terreno liquido
• Terreno selettivo
La colimetria: perché si svolge
questa analisi?
Il batterio Escherichia Coli è un
coliforme presente nell’intestino
umano e animale e indica
inquinamento fecale nel campione
d’interesse. Si usano come
indicatori di inquinamento perché
sono particolarmente facili da
individuare (infatti gli E.Coli
crescono molto facilmente nei
comuni terreni di coltura). Abbiamo
ricercato la presenza di coliformi
tramite colimetria, seminando il
nostro campione in tre diversi tipi di Escherichia Coli
terreno di coltura (solido, liquido,
selettivo).
La colimetria consiste nella ricerca dei batteri coliformi e
la valutazione della loro concentrazione. La
differenziazione biochimica dei batteri permette il
riconoscimento delle specie fecali dandoci la possibilità
di valutare al meglio i rischi per la salute. I coliformi sono
microrganismi bastoncellari, asporigeni, mobili o
immobili, gram-negativi, aerobi o anaerobi facoltativi, che
fermentano il lattosio a 35-37°C, producendo gas entro
48 ore. Fra i coliformi si possono distinguere i coliformi
fecali (E. Coli), i quali crescono fermentando il lattosio a
44-45°C.
E. Coli
I terreni di coltura: cosa sono?
Un terreno di coltura deve fornire gli elementi essenziali
(C, N, O, P, H, S)
per lo sviluppo, la crescita e la riproduzione dei
microrganismi viventi. I vari terreni possono essere così
divisi:
Naturali, sono quelli non modificati in laboratorio;
Semisintetici, quando sono in parte costituiti da sostanze
chimiche note e in parte naturali con composizione
indefinita;
Sintetici, quando sono completamente costituiti da
sostanze chimiche a composizione definita;
Liquidi, quando sono costituiti da una fase liquida (come
per esempio brodo lattosato);
Solidi, costituiti dallo stesso terreno liquido il
quale viene solidificato tramite l’aggiunta di un
gelificante (il più comune è l’agar).
Sia i terreni liquidi che quelli solidi possono
avere determinati scopi. Possono
favorire lo sviluppo di microrganismi con
particolari esigenze nutritive (terreni elettivi).
I terreni selettivi invece sono specifici per un
determinato microrganismo,
cioè permettono lo sviluppo di quella
determinata specie microbica. Infine i terreni
differenziali servono all’identificazione di
microrganismi tramite l’uso di particolari
sostanze presenti nel terreno di coltura
Colimetria su terreno solido
Uno di metodi per la determinazione della popolazione
microbica in un campione è la semina. Il risultato si
esprime in unità formante colonia (UFC) partendo dalla
considerazione che ogni batterio, riproducendosi, dà una
colonia. Si può risalire al numero di batteri presenti nel
compost contando il numero di colonie formatesi sul
terreno di coltura e moltiplicandolo per il grado di
diluizione. Diverse diluizioni del campione vengono fatte
per assicurarsi che i batteri siano in numero tale da poter
essere contati. Infatti, se il campione presenta un
numero elevato di batteri sarà difficile contare
l’elevatissimo numero di colonie venutesi a generare. Il
metodo di inclusione in piastra utilizza come terreno i
coltura l’Agar Triptone Estratto di Lievito, che è un
terreno solido.
Questo per essere distribuito sulla
piastra viene scaldato a 45-50 °C
per fluidificarlo. In questo stato
l’Agar viene steso sul fondo della
piastra e, prima che si solidifichi,
viene effettuata la semina del
campione. Avendo a disposizione
tre diluizioni dell’analita (10-4 / 10-
5/10-6) si prepara due piastre per
ognuna di queste. Dopo la semina si
incubano le piastre petri a 30°C in
posizione capovolta. Dopo un
periodo di incubazione di almeno
24h si effettua il conteggio delle
colonie solo su quelle piastre che ne
contengono un numero compreso
tra 20 e 200, utilizzando il contatore
di colonie Quebec. Questo
strumento fornisce una fonte di luce
indiretta e grazie a una lente di
ingrandimento facilita il conteggio.
Da quest’ultimo è risultato un
numero di UFC inferiore a 100.
Colimetria su terreno liquido
Analisi chimiche
pH 6,3
Conducibilità 4200 µS/cm
Humus 63 %
Carbonio organico 37 %
Azoto organico 1,19 %
Umidità 33,5 %
Zinco 239,7 mg/Kg
Rame 82,2 mg/Kg
Potassio assimilabile (K2O) 1,1 %
Fosforo (P2O5) 2,4 %
Analisi microbiologiche per la determinazione dell’E.Coli
Semina su terreno liquido Assenza di gas
Semina su terreno solido Sviluppo di un elevato numero di colonie differenti
Semina su terreno selettivo per E.Coli Assenza di colonie con colorazione blu (caratteristico
dell’E.Coli sul terreno utilizzato)
Come riutilizzare gli oli domestici dopo la frittura?
Un modo può essere la produzione di un sapone.
Guardami
bene..non sono
solo unto!
Attraverso un processo chimico, che veniva utilizzato anche dai nostri nonni, possiamo
trasformare un olio gia fritto, in apparenza inutile, in un buon sapone.
…e adesso
profumo!!
“SAPONIFICAZIONE DI UN OLIO”
Gli oli vegetali, come quello di oliva usato in cucina, sono dei trigliceridi, ovvero esteri del
glicerolo, formati da degli acidi grassi che negli oli sono in prevalenza insaturi, cioè all’interno
della loro struttura sono presenti doppi legami.
CH2-OOC-R CH2-OH
| riscaldati insieme |
CH-OOC-R + 3 NaOH (o KOH) CH-OH + 3 R-CO2-Na
| |
CH2-OOC-R CH2-OH
Un olio, se riscaldato, in presenza di una base forte come la soda caustica (NaOH), si
trasforma in glicerolo (Alcool) e nei sali dei suoi rispettivi acidi grassi. Questi sali a
lunga catena, vengono chiamati saponi.
IN LABORATORIO…….. SI OPERA COSÌ…!
Una seconda prova è stata eseguita per rilevare la presenza di doppi legami nel sapone ottenuto:
Si è disciolto in una provetta una piccola quantità di sapone e tetracloruro di carbonio (CCl4);
Alla miscela precedentemente preparata abbiamo aggiunto una soluzione di bromo.
Se il bromo aggiunto decolora la soluzione di tetracloruro di carbonio e sapone, si può affermare
la presenza di doppi legami.
UN OLIO NEI MARI E NEI FIUMI.
Quando un olio viene gettato nei tubi di scarico, viene trasportato dall’acqua nelle fognature.
Se all’uscita degli scarichi non sono presenti gli appositi impianti di depurazione, l’olio viene
direttamente scaricato nei laghi, nei fiumi e nei mari, formando una patina in superficie, che
impedisce all’ossigeno di sciogliersi in acqua. In questo modo viene danneggiato l’ecosistema
acquatico.
S.P.Q.R. Sono Puliti Questi
Romani
Già all’epoca dei romani, possiamo intravedere una traccia
dell’origine dei saponi, in quanto, probabilmente, nelle case dei nobili
venivano prodotti trattando grassi animali con ceneri di legna. Ma in
genere, tutti usavano come detergenti la soda o la creta finissima, o
la farina di fave, e dopo il bagno massaggiavano il corpo con olio di
oliva.
Un’altra sostanza detergente che veniva usata dai Romani era
l’urina fermentata, che contiene ammoniaca, e serviva per lavare i
panni. Questi, dovevano essere poi risciacquati a lungo per colpa del
terribile odore.
I pannelli fotovoltaici
• Impianto di termoutilizzazione di Poggibonsi
• Arriva il combustibile per
il recupero energetico
• Tutto sotto controllo
• La linea di depurazione dei fumi garantisce la
sicurezza ambientale
Per realizzare della carta riciclata
in casa si utilizzano fogli di
giornale da cui poter ricavare
fibre di cellulosa, anziché estrarle
direttamente dagli alberi.
La carta riciclata è utile perché
permette di ridurre la distruzione
sistematica di alberi e foreste.
MATERIALI UTILIZZATI:
• Telaio in legno
• Setaccio
• Foglio di formica
• Bacinella in plastica
• Mortaio con pestello
• Phon
• Giornale o carta bianca
• Acqua
• Candeggina
• Farina
• Profumo
PROCEDIMENTO:
Innanzitutto si sminuzzano dei fogli di carta
di giornale, che verranno immersi nella
bacinella piena d’acqua e lasciati a
macerare per circa un giorno.
Quindi verrà eliminata l’acqua in eccesso e
la carta restante verrà pestata nel mortaio
con il pestello.
Dopo aver ottenuto fibre separate verranno
aggiunte candeggina, acqua, farina e
profumo.
Quindi verrà immerso il telaio nella
sospensione acquosa contenuta nella
bacinella, verrà estratto lentamente il
telaio in modo che l’acqua possa scolare.
A questo punto il foglio di formica verrà
appoggiato su quello di carta formatosi in
precedenza.
Facendo molta attenzione verrà capovolto il
setaccio in modo da avere il foglio di carta
sopra a quello di formica; con un phon
verrà asciugato e staccato.
DISCUSSIONE:
Le fibre di cellulosa della carta provengono
dal fusto degli alberi. Nel riciclo di tali fibre,
l’aggiunta della farina contribuisce a legare
le catene di cellulosa fra loro, mediante
legami a idrogeno, quando viene
allontanata l’acqua. Nei processi più
moderni il trattamento di sbiancamento è
effettuato con ossigeno attivo, invece
dell’ipoclorito o candeggina, con una certa
riduzione dell’inquinamento.
• Circa il 50% del mercato mondiale del legno
riguarda la produzione di carte e cartoni
• Se si realizzasse una raccolta differenziata
più efficace e capillare della carta usata,
potremmo ridurre a zero le importazioni di
carta da macero. Si conseguirebbe in tal
modo, oltre ad un risparmio economico,
energetico ed ambientale, anche un ulteriore
vantaggio ambientale derivante dal fatto che
con la carta da macero, importiamo
dall'estero anche gli inchiostri di stampa che
dovranno essere rimossi e smaltiti come
rifiuti tossici
• La carta per fotocopie è la più pregiata; si
consiglia di utilizzarla su entrambe le pagine
(fronte/retro), oppure utilizzare il lato non
stampato dei fogli scartati per appunti
La struttura della cellulosa è:
Fine presentazione
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