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Pedogenesi e importanza del suolo

L’azione combinata di disgregazione e alterazione della roccia con l’attecchimento delle prime
piante pioniere dà il via al processo della pedogenesi, cioè alla formazione del suolo.
La presenza del suolo è di importanza vitale per l’agricoltura e costituisce anche una difesa contro
il dissesto, grazie all’azione stabilizzante delle radici delle piante.
Nelle lezioni precedenti si è già trattato l’argomento clima: in questa fase sarà importante
comprendere le sue implicazioni nella formazione del suolo, ossia della parte più esterna e sottile
della crosta terrestre, composta in parte da sostanze minerali ed in parte da sostanze organiche.
Il suolo ha uno spessore variabile da pochi centimetri a qualche decina di metri, in base agli eventi
che hanno alterato le rocce da cui deriva. Alcuni dei più importanti aspetti legati alla natura del
suolo sono riflessi nella conformazione del paesaggio e del suo rivestimento vegetale, quindi negli
animali che è in grado di ospitare e di sostentare, e non ultima la capacità di supportare insediamenti
umani.
Osservare direttamente il suolo ci porta a conclusioni apparentemente discordanti: nel corso
dell’escursione sarà possibile rilevare zone di roccia nuda accanto ad altre più o meno ampie di
terreno, in cui la vegetazione spontanea ha attecchito. Occorre riflettere sulla accessibilità di queste
ultime, in quanto sono le stesse in cui è possibile effettuare coltivazione agricola, ben più
interessante da un punto di vista economico per quanto riguarda la specie umana. Il suolo
costituisce uno strato di transizione tra litosfera e atmosfera, mostrandosi come un supporto
fondamentale per la vegetazione e per le attività biologiche connesse. La distribuzione del suolo
segue l’andamento della superficie terrestre, alternando affioramenti di rocce alterate
superficialmente a suoli all’inizio della loro evoluzione e a suoli maturi.
Questo stato di transizione viene ben espresso dalla composizione del suolo: alla sua struttura
partecipano gas, minerali, liquidi, nonché organismi viventi. La porzione solida del suolo risulta in
parte inorganica (disgregazione delle rocce dovuta agli agenti atmosferici) ed in parte organica
(materiali vegetali ed animali vivi o avviati nel processo di decomposizione, tra i quali spicca la
presenza di radici di piante, funghi, batteri), saldata da una fase di particelle colloidali (es.: minerali
argillosi).
La porzione liquida consiste invece in una soluzione complessa in cui predomina la presenza di
acqua, dalla quale dipendono importanti relazioni e l’esistenza stessa del suolo.
I gas infine vanno ad insinuarsi nei pori delle particelle componenti il terreno, ed hanno
composizione tendenzialmente simile a quella dell’atmosfera nonostante la presenza di gas rilasciati
dall’attività biochimica del suolo.
Questo può iniziare a dare un’idea della complessità di davanti alla quale ci troveremo al momento
di effettuare dell’analisi del suolo in laboratorio. Tutte queste sostanze concorrono in vari modi a
fornire un’alchimia peculiare ad ogni tipo di suolo, una certa capacità produttiva che si riflette nella
presenza di vita all’interno e, soprattutto, sopra di esso.

Figura 1: Profili podologici dei principali tipi di suolo in cinque climi diversi. Notare la colorazione dei vari strati
associata al tipo di clima del luogo.
Vari elementi concorrono a definire la qualità del suolo: da una parte, il colore permette di
ricavare informazioni riguardo alle sostanze dominanti. Esempi ne sono le terre rosse di origine
calcarea del Gargano (caratterizzati da un elevato contenuto in materiali argillosi trasportati da
acque di filtrazione, con presenza di ossidi di ferro), suolo ancora immaturo; diverso il contenuto
dei suoli bruni, su cui dimora la faggeta appenninica, più evoluti come dimostra un loro maggiore
spessore, caratteristici di climi più piovosi e denotano la presenza di batteri e altri microorganismi;
altro ancora sono i suoli podzolidici con strati di colorazione che varia dal bruno superficiale ricco
di nutrienti e materiale organico in decomposizione, ad un colorito cinereo intermedio causato dalla
percolazione di minerali ferrosi, fino ad uno strato più profondo scuro, di accumulo di tali sostanze.
Sono questi ultimi suoli estremamente evoluti, inseriti in climi freddi umidi.
Lo strato bruno che presentano in superficie è composto da humus e, in base alla quantità
contenuta, si va da una colorazione chiara ad una marcatamente più scura. È questa materia
organica finemente suddivisa e parzialmente decomposta, strettamente legata alla rigogliosità della
vegetazione e della vita microbica, a sua volta collegata al clima.
La formazione del suolo è legata alla natura della roccia madre originaria ed alla configurazione
del terreno, modificandosi considerevolmente sulla base della attività biologica e dall’esposizione ai
raggi solari ed alle intemperie offerte dal clima.

Profilo verticale del suolo

Immaginiamo una sezione di suolo come fosse in un tubo verticale.


L’acqua di precipitazione scioglie le sostanze nella porzione più superficiale; quando l’acqua
arriva più in profondità è più vicina alla saturazione e quindi ha minor capacità di sciogliere le
sostanze, che anzi tendono a ridepositarsi.
Il processo evolutivo si completa con la definizione all’interno del suolo del particolare e
caratteristico profilo verticale (vedi figura); tale stato, caratterizzato da una condizione di equilibrio
dinamico stabile con l’ambiente, definisce il suolo maturo. Esso si conserva fino a quando non si
altera l’equilibrio raggiunto dai diversi fattori pedogenetici, che darà inizio ad un nuovo processo
evolutivo, fino al raggiungimento di un nuovo e diverso stato di equilibrio.
1) Lettiera, A0 o Orizzonte O, il punto di accumulo dei residui vegetali ed animali sulla
superficie. Questi possono essere appena depositati o parzialmente decomposti, e il colore
dominante è il nero, dovuto all’elevata attività di batteri ossidanti.
2) Orizzonte A diviso in due ulteriori orizzonti detti A1 (o F) ed A2 (o H). Nel primo sono
ancora distinguibili unità cellulari dei tessuti di partenza, ed é caratterizzato da un'intensa
attività microbica da cui la sigla "F" = fermentazione; il secondo é quello in cui si nota la
presenza di sostanza organica di neosintesi umiificata (H = Humus). Quei nutrienti che non
sono immobilizzati nell’humus sono trasportati via dall’acqua, e questo é il motivo per cui
tale orizzonte é detto eluviale.
3) Gli orizzonti B1 e B2 sono gli orizzonti minerali in cui la frazione organica va
progressivamente riducendosi. L’orizzonte B1 (per alcuni E) è quello in cui si assiste alla
perdita di argilla, materia organica, Fe, Al o miscele. Nell'orizzonte B2 (o B) le sostanze
eluviate superiormente si depositano, (orizzonte illuviale, strato di accumulo)
4) Orizzonte C = Costituito dalla roccia madre disgregata
5) Roccia madre, che é il substarto pedogenetico di partenza dal quale ha avuto origine lo
sviluppo del suolo.
Figura 2: Due modi di suddividere e chiamare gli orizzonti del suolo

Non sempre l’orizzonte A, o eluviale, è riconoscibile dal B, illuviale; se ad esempio il suolo è


giovane od ospita un prato, questo non succede.
I terreni vengono definiti sottili, profondi o molto profondi, a seconda dell’altezza del loro profilo,
che può variare da pochi cm a 1 metro

Natura e spessore del Suolo ed interazione dei fattori

Possiamo dire che lo spessore del suolo è funzione diretta di:


 Temperatura
 Quantità di precipitazioni
 Vento
 Vegetazione
 Microrganismi
 Tempo
 Roccia Madre
La Temperatura agisce in varie maniere: da una parte l’attività chimica è favorita da temperature
alte e, di contro, sfavorita a basse temperature. È così che il materiale organico si degrada
rapidamente nella fascia equatoriale mentre si mantiene praticamente frantumato meccanicamente
nella fredda tundra, determinando fenomeni diversi. Infatti, l’enorme quantitativo di materia
organica che va a comporre la lettiera nelle foreste equatoriali viene degradato rapidamente dai
processi metabolici dei microorganismi decompositori, i quali rendono subito disponibili Fe, Al e
SiO2 che percolano nello strato di accumulo (B). In questi ambienti lo strato O ed A sono
estremamente sottili, privati come sono dei materiali di cui sono composti. La loro presenza può
sussistere in quanto la lettiera è continuamente rigenerata da nuovo materiale organico che vi si
deposita, ma se ciò non si verifica questi strati possono venire lavati via dall’acqua ed il terreno
sottostante evidenziato disseccato dal sole. È quanto avviene nelle vaste aree di foresta amazzonica
in cui al disboscamento fa seguito la coltivazione intensiva ad alta produttività (per l’elevato
quantitativo di nutrienti presenti e biodisponibili) ma di breve durata dato che gli agenti atmosferici
(acqua/aria/vento) portano via questi strati superficiali, producendo un’esposizione di Fe e Al di cui
il suolo sottostante (Orizzonte B) è ricco: questi si ossidano formando una corazza laterica
impenetrabile (laterizzazione del suolo) e assolutamente incoltivabile, che non produrrà nulla anche
per centinaia di anni.
Di contro, in zone dal clima più mite se non addirittura freddo, l’azione dei microorganismi risulta
oltremodo rallentata, permettendo il mantenimento di materiale organico molto a lungo. In questo
modo la lettiera si degrada lentamente ed hanno un maggiore rilievo i processi meccanici (es.
cristalli di ghiaccio che si formano nella struttura e la frammentano): lo strato di humus in questi
casi può raggiungere un discreto spessore. È ciò che avviene in zone d’alta quota e muovendosi
verso i poli (N.B.: verso sud si nota molto poco dato che non c’è quasi terra nella fascia più fredda)
Gli agenti atmosferici, tra i quali primeggia la quantità di precipitazioni, sono un altro
importante elemento che determina la qualità del suolo. Infatti, l’acqua è necessaria agli organismi e
fondamentale veicolo di trasporto delle sostanze, in quanto svolge il compito di solvente universale,
rendendo possibile tutte le reazioni chimiche e biologiche. l’acqua può disciogliere una parte dei
sali minerali contenuti nel suolo, i quali possono reagire tra loro originando composti assimilabili da
organismi viventi. Un eccesso di pioggia, però, porta a far filtrare i sali e a portarli via con sé
durante lo scorrimento (eluviazione) verso l’orizzonte di accumulo B, causando un impoverimento
del suolo.
D’altra parte, in climi aridi in cui l’evaporazione supera le precipitazioni, il suolo rimane secco per
lunghi periodi e la poca acqua, risalendo lentamente in superficie, evapora e abbandona i sali
disciolti: si assiste quindi ad un arricchimento di sali minerali in superficie, causando una scarsa
fertilità del suolo a causa di un eccesso di contenuto salino: come sopra, in medium stat virtus.
Un terzo fattore climatico non meno importante è il Vento: questo interviene attivamente 1.
incrementando l’evaporazione, 2. trasferendo la parte superficiale del suolo nelle regioni aride che
mancano di una copertura vegetale, 3. facendo accumulare polvere in una stessa zona o in più zone
diverse, fornendo materiale per la nuova formazione di un suolo.
La Vegetazione riveste un fattore basilare nella formazione del suolo: suoli giovani, distese
rocciose in climi freddi appena uscite dai ghiacciai, possono venire aggredite da licheni che causano
una lenta degradazione della roccia, andando a frammentare la pietra e rendendo biodisponibili i
sali minerali in essa contenuti.
Nel contempo, le porzioni più esterne si staccano e si degradano, andando a mineralizzare il suolo
nei pressi del lichene e permettendo a forme di vita vegetali pioniere seguite da altre sempre più
complesse di nascere, vivere, morire e fornire nutrimento. Nei suoli più evoluti dei climi temperati
freddi, le foreste sono composte da conifere: la bassa temperatura (indice di suolo maturo, contro il
pH basico dei suoli giovani) permette la costituzione di una lettiera spessa, lenta a degradarsi, e di
un terreno povero di minerali. Il suolo delle foreste decidue presenta diversamente cicli di
decomposizione più rapidi, rimettendo in circolo i minerali assorbiti dalle piante e divenendo quindi
più fertile. Il suolo della prateria risulta ancora più fertile dato che tutta la vegetazione muore ogni
anno e restituisce i materiali organici al suolo., che vengono nuovamente impiegati per dare
nutrimento alla nuova vegetazione.
Il materiale organico che si deposita non sarebbe però degradato e si accumulerebbe in una lettiera
inerte e senza possibilità di restituire le sostanze (se non dopo periodi di tempo ancora più lunghi)
se non ci pensassero vari Microorganismi nel suolo a decomporre questo strato. Batteri, funghi ma
anche coleotteri ed acari, lombrichi ed altri organismi sono interessati in questo processo.
I Tempi di Formazione di un suolo non sono veloci.
 Per l’orizzonte A ci vogliono da centinaia a migliaia di anni
 Per l’orizzonte B dai 10.000 anni alle centinaia di migliaia di anni
Figura 3: Sviluppo del profilo di un suolo. Gli orizzonti o strati variano nel numero, nella composizione e nello
spessore a seconda del tipo di suolo. [immagine dal Miller]

Inoltre il suolo distingue vari stadi di età, alla maniera di un essere vivente: i suoli giovani (circa
10 anni di vita) mostrano la presenza di formazioni vegetali semplici (come muschi e licheni) e la
presenza di detrito organico sui frammenti di roccia. Da questo a passare ad un terreno maturo
occorrono circa 1.000 anni: un terreno maturo si differenzia nei vari strati sopra riportati, mostrando
una colorazione diversa a seconda dell’area climatica e delle rocce da cui deriva, ma con tendenza a
standardizzare il profilo a seconda dell’area climatica. Infine, a circa 100.000 anni il suolo si può
dire entrato in una fase senile.
La composizione chimica e le caratteristiche fisiche della Roccia Madre forniscono la base su cui
si sviluppa ciascun tipo di suolo: un suolo originato da ghiacciai presenta particelle di ogni
dimensione al suo interno, in distribuzione caotica (in analogia anche quello delle frane presenta
una composizione analoga). Altre origini possibile della roccia madre possono essere vulcaniche, o
sedimentarie come avviene per il territorio al sud della provincia di Siena o per la pianura Padana
(nel primo caso la sedimentazione è determinata dalla classazione dei clasti, come indicano le
particelle di uguale dimensione del diametro delle argille, dovute alla sedimentazione in un bacino
marino di discreta profondità; nel caso della pianura Padana si tratta invece di sedimenti
accumulatisi in specchi d’acqua che alfine si sono ritirati). Anche il vento è in grado di produrre
sedimenti, soffiando (es.) la sabbia del Sahara in zone di mare aperto, ancdando a produrre strati
sabbiosi sopra strati di foraminiferi.

Il suolo raggiunge un equilibrio dinamico quando l’approfondimento dovuto alle reazioni


chimiche compensa l’erosione che avviene in superficie.
Questo avviene quando le condizioni climatiche sono stabili per lungo tempo e la vegetazione
raggiunge un equilibrio ideale con il suolo. Si parla in questo caso di ambiente climax.

Il pH

Acidità ed alcalinità sono fattori particolarmente rilevanti per definire il tipo di piante che esso è in
grado di sostenere, ma nel contempo è indice del tipo di roccia che lo ha originato.
In base al pH del suolo la capacità di assorbimento dei nutrienti per le piante viene alterata
(esistono delle fasce di tolleranza per le piante).
Nel caso di suoli troppo acidi, l’acidità può venire parzialmente neutralizzata aggiungendo una
sostanza alcalina, ovvero fornendo concime o altro fertilizzante organico per mantenere la fertilità
del suolo.
Diversamente, luoghi come gli Stati Uniti occidentali e sud orientali non perdono le sostanze
alcaline presenti per cui i suoli, in queste aree, hanno un pH anche superiore a 7,5, troppo alto per
alcuni raccolti. Se il drenaggio è buono, però, si può utilizzare l’irrigazione, che trasporta via una
parte delle sostanze alcaline. In alternativa, l’aggiunta di zolfo (che i batteri del suolo trasformano
poi in acido solforico) è un altro modo di ridurre l’alcalinità del suolo.
Le deposizioni acide, un fenomeno che negli ultimi anni sta colpendo sempre più su vasta scala in
zone che prima non presentavano terreni acidi, ha influito sul pH dei suoli in quanto la pioggia
acida si infiltra nel terreno, gli ioni idrogeno (H+) presenti in eccesso vengono attratti dalle particelle
dei minerali e dell’humus dello strato superficiale del suolo, quindi spostano gli ioni potassio (K +),
calcio (Ca2+), magnesio (Mg+) e ammonio (NH4+) facendo perdere di fertilità al suolo, riducendo
così la crescita degli alberi e dei raccolti rendendoli più vulnerabili alla siccità ed alle malattie.

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