L’EVOLUZIONE DELL’UOMO
Sonia Lami
A.A. 2006-2007
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Indice
Introduzione .....................................................................................................................pag. 2
La classe ..........................................................................................................................pag. 2
Obiettivi ........................................................................................................................... pag. 3
Modalità e tempi di realizzazione .....................................................................................pag. 6
Contenuti ...................................................................................................................... pag. 10
Valutazione ................................................................................................................... pag. 16
Verifiche ........................................................................................................................ pag. 17
Bibliografia..................................................................................................................... pag. 20
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INTRODUZIONE
L’Unità Didattica è stata impostata pensando ad alunni di una classe seconda della
Scuola Secondaria di Secondo Grado. Ho scelto, in particolare, un Istituto Alberghiero,
poiché è proprio in questo tipo di scuola che ho svolto l’attività di tirocinio del secondo
anno della SSIS, e perché è presso lo stesso Istituto che svolgo attualmente servizio
(ma per una diversa classe di concorso).
Dovendo impostare un lavoro meno teorico possibile ho scelto quindi una realtà nota,
sia dal punto di vista organizzativo-burocratico (materiali e mezzi disponibili), sia da
quello sociale, poiché l’Istituto si trova nel paese in cui vivo. Si tratta comunque di
un’ipotesi di lavoro non sperimentata, visto che non ho mai trattato i contenuti di questa
UD nelle Scuole Secondarie di Secondo Grado.
L’argomento dovrebbe essere svolto subito dopo le Unità Didattiche riguardanti
l’evoluzione e la classificazione degli esseri viventi, non allo scopo di mettere l’uomo a
completamento ed apice dell’evoluzione, ma più semplicemente per ripercorrere le
tappe storiche del pensiero scientifico, che prima hanno visto la faticosa accettazione
dell’esistenza di un’evoluzione che agisce negli esseri viventi (quindi il superamento di
credenze profondamente radicate nella cultura e nella coscienza), poi la ancor più
difficile consapevolezza che tale evoluzione opera anche sull’uomo, che quindi,
biologicamente, non si allontana dagli animali.
LA CLASSE
La classe non è molto numerosa, dal momento che è presente una ragazza che, pur
non avendo gravi handicap, necessita di sostegno. La famiglia della ragazza non vuole
che sia seguito un percorso di studio personalizzato, né che le siano assegnate verifiche
diverse da quelle date al resto della classe. Il sostegno, inoltre, copre appena un quarto
delle ore di Scienze, quindi è necessario tenere conto di questi aspetti durante le lezioni.
Il resto della classe si presenta eterogeneo, sia dal punto di vista etnico che “culturale”.
Tra gli alunni vi sono tre ragazze nord africane (due delle quali portano il velo), un
ragazzo ed una ragazza albanesi. L’Istituto raccoglie studenti da tutto il circondario, ma
la maggior parte degli alunni risiede nel paese.
Per quanto riguarda i requisiti disciplinari, vi sono alcuni alunni che hanno delle ottime
conoscenze di base e mostrano notevoli capacità di ragionamento; accanto ad essi, una
minoranza che si disinteressa della scuola, dichiarando di attendere semplicemente la
fine dell’anno scolastico e la bocciatura per cercarsi un lavoro. Il resto della classe
mostra un medio interesse ed un medio impegno.
Nel complesso, forse anche per l’età, la classe non si presenta mai silenziosa ed attenta
ad una spiegazione tradizionale, mentre diviene collaborativa (partecipando alla
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costruzione della lezione), qualora sia coinvolta in laboratori, trattazione di argomenti
che abbiano risvolti pratici e lezioni interattive con power point. Uno degli alunni assume
continuamente atteggiamenti di sfida, con commenti ironici ad alta voce e scarso
impegno. Il clima in classe è comunque buono e non vi sono rivalità fra gruppi. Tuttavia,
la classe non si mostra unita e le alunne con maggiori difficoltà tendono a formare un
piccolo sottogruppo. Da alcuni commenti e dal modo di scherzare, sembra emergere
una scarsa apertura verso gli immigrati, non tanto con persone che conoscono, quanto
con l’idea di immigrato. L’immigrazione nord africana, balcanica e cinese è, infatti, un
fenomeno ben presente nel circondario.
Nell’insieme la classe mostra di avere anche senso di responsabilità: sebbene, spesso,
non abbia un atteggiamento collaborativo con gli insegnanti, è anche vero che, coloro
che assumono atteggiamenti scorretti (verso gli insegnanti o verso i propri doveri) sono
spesso ripresi dalla stessa classe. I confronti dialettici fra gli alunni, non sono però
sostenuti con toni pacati, ma spesso, gli studenti tendono ad alzare la voce, nel tentativo
di prevaricare l’altro, e a non ascoltare le motivazioni dell’altro.
La situazione globale si presenta quindi complessa, anche perché, fortunatamente, gli
alunni non si comportano da “soldatini obbedienti”, senza esprimere il proprio punto di
vista; questo però significa doverli continuamente motivare e coinvolgere nelle attività.
Per quanto riguarda le conoscenze disciplinari necessarie per affrontare nel modo più
fruttuoso i nuovo contenuti che saranno presentati, la classe ha acquisito familiarità con
alcuni concetti, ed ha maturato una serie di competenze:
– conosce la teoria dell’evoluzione, i suoi meccanismi e le prove che la confermano
(biologiche, fossili, molecolari...), ma gli alunni non sono ancora in grado di dedurre i risultati
dei meccanismi che vi agiscono e di interpretare alcuni caratteri anatomici delle specie
viventi alla luce del loro percorso evolutivo
– alcuni alunni incontrano ancora difficoltà riguardo il sistema scheletrico dell’uomo, con
particolare riguardo al cranio.
– la classe mostra di avere acquisito il significato di patrimonio genetico e di DNA, e gli
alunni hanno chiaro il legame genotipo – fenotipo (importante, visto che in questi ultimi anni
la biologia molecolare ha dato un grande contributo alla conoscenze degli antenati
dell’uomo).
– gli alunni mostrano di aver compreso lo studio dei metodi di classificazione degli esseri
viventi ma alcuni alunni evidenziano qualche difficoltà nell’applicarli all’uomo.
OBIETTIVI
Lo scopo principale di questa UD non deve certo essere quello di far imparare agli alunni
tutta una serie di nomi latini, ma accompagnarli a conoscere quali sono state le tappe della
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nostra evoluzione. La classe sembra presentare gravi lacune e misconcetti nell’ambito
dell’evoluzione dell’uomo: alcuni alunni ritengono che lo scimpanzé sia l’antenato dell’uomo,
altri, pensano che i più antichi sapiens abbiano ucciso i neandertaliani. Le conoscenze
disciplinari in quest’ambito sono quindi da ricostruire, per non lasciare impoverito il bagaglio
culturale della classe. Per prima cosa sarà importante, quindi, sgombrare il campo da due
comunissimi misconcetti. Il primo è senza dubbio ricordare agli alunni che non esistono anelli
mancanti. Oggi il termine è usato dai giornalisti o, peggio, da studiosi in cerca di pubblicità.
L’evoluzione è un processo molto complesso e l’uomo non fa eccezione rispetto agli altri
animali. L’altro misconcetto da sfatare subito è che “l’uomo discende dalla scimmia”: uomo e
scimpanzé hanno condiviso un antenato comune (quindi sono, al più “cugini”).
Gli alunni dovrebbero essere condotti a conoscere le tappe più importanti nell’evoluzione
dell’uomo (comparsa del bipedismo, evoluzione dell’encefalo e del linguaggio, popolamento
dei continenti), focalizzando le lezioni sulla qualità dei cambiamenti, più che sulla quantità di
specie diverse che hanno popolato i continenti nelle passate epoche.
Gli alunni saranno portati a conoscenza dell’evoluzione anatomica che ha caratterizzato
la comparsa di ogni nuova specie di Homo, con particolare attenzione a quelle
trasformazioni che sono alla base del bipedismo, dell’evoluzione del linguaggio e del
pensiero astratto. Sarà anche fatto riferimento ai cambiamenti dei modi di vita ed alle
innovazioni tecnologiche introdotte dalle specie di Homo più conosciute.
Al termine delle lezioni gli alunni conosceranno la linea evolutiva che ha portato all’uomo,
ricordando almeno i nomi dei nostri antenati più prossimi; ma soprattutto sapranno
identificare quei cambiamenti fisici e mentali che hanno portato l’uomo a differenziarsi dagli
altri primati. Sapranno identificare qui caratteri anatomici legati alla comparsa del bipedismo,
scoprendo che attualmente sono presenti solo nell’uomo. Potranno dare una spiegazione
alla modificazione della forma dell’arcata dentaria, ma soprattutto sapranno spiegare come,
l’aumento del volume del cervello ed il cambiamento delle proporzioni delle diverse parti
dell’encefalo hanno contribuito a farci diventare ciò che siamo oggi.
Uno degli ultimi argomenti trattati, cioè la differenza fra Homo sapiens ed Homo
neandertalensis, ha uno scopo più ampio. Presentando la singolarità della nostra specie
esclusivamente dovuta a fattori intellettuali-razionali, permette di sottolineare l’importanza
dell’uomo come essere pensante, capace di giudizio, facendo assumere un ruolo ben
rilevante nella nostra storia a queste capacità.
Dalla conoscenza di come si sono evoluti il modo di vita dell’uomo ed il suo rapporto con
l’ambiente, gli alunni comprenderanno poi, l’importanza che hanno avuto i cambiamenti
paleoclimatici e paleoambientali nella genesi del nostro genere e della nostra specie, quindi
lo stretto legame che ci unisce all’ambiente.
Esiste un’importante motivazione di fondo, un altro importante obiettivo, per cui vale la pena
di trattare l’evoluzione dell’uomo anche in una scuola alberghiera: una conoscenza più
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appropriata del nostro posto nella biosfera e di ciò che oggi ci differenzia dai nostri “cugini”
più prossimi, potrebbe indurre negli alunni, uomini e donne di domani, un comportamento più
responsabile verso il pianeta di cui siamo parte e verso i propri simili.
La conoscenza delle diverse teorie riguardanti le modalità evolutive, e i molteplici alberi
genealogici che i paleoantropologi continuano a disegnare, sembra particolarmente adatta a
questa classe, che dovrebbe intervenire criticamente e positivamente, cercando di prendere
posizione su quanto studiato. Per questo dovrà essere dato particolare rilievo all’argomento.
Non sarà importante quale posizione assumeranno, quanto piuttosto, come sapranno
argomentare le loro scelte, confrontandosi con i compagni, imparando così a confrontarsi
positivamente e rispettosamente.
Questa unità didattica, inoltre, si presta molto bene ad orientare gli alunni su come
approcciarsi ad un libro di testo. Nonostante le caratteristiche della classe, infatti, la totalità
degli alunni continua a ritenere verità assoluta tutto ciò che è contenuto nei libri, non
leggendolo criticamente. Poiché l’uso della capacità critica è uno degli elementi fondamentali
nell’autonomia decisionale delle persone, sarà importante coltivare questa capacità negli
alunni, utilizzando tutte le metodologie necessarie. A tal fine, potrebbe essere importante
rendere consapevoli gli alunni dei molti i dubbi e delle diatribe in atto tra studiosi (che
sempre caratterizzano quest’ambito delle scienze), per ribadire che non esistono
certezze assolute.
Alcuni atteggiamenti poco tolleranti che alcuni alunni tengono nei confronti di alunni
immigrati, e che sembrano basarsi più su pregiudizi assorbiti a livello familiare, che non su
convinzioni proprie, potrebbero essere scoraggiati dalla raggiunta consapevolezza
dell’inesistenza del concetto di razza, e dalla comune discendenza dall’Eva africana di tutte
le stirpi oggi presenti sulla Terra. Inoltre, se il programma di Scienze (ma anche delle altre
materie), durante tutto l’anno scolastico sarà svolto nell’ottica della multiculturalità, allora
anche questo capitolo potrà inserirvisi, dando un ulteriore contributo alla presa di coscienza
dei contributi che, nel corso della storia (e della preistoria), ogni popolazione di ogni parte del
mondo ha dato all’evoluzione fisica, scientifica e culturale della nostra specie, fornendo
tasselli essenziali per costruire quel puzzle di conoscenze che è l’uomo di oggi. Accanto al
contributo di indiani ed arabi per quanto riguarda la matematica (e altri esempi simili), sarà
allora interessante ricordare che l’uomo moderno ha avuto origine in Africa, che più specie di
Homo hanno convissuto (per quanto ne sappiamo, pacificamente), che da quando siamo
l’unica specie sul pianeta, ci sono stati “scambi “culturali fra est ed ovest.
Rientra, inoltre, nelle finalità della presente UD (come in quelle più generali
dell’insegnamento delle Scienze) il far acquisire agli alunni la capacità di esprimersi in
modo chiaro, corretto e con appropriati termini scientifici.
1
Pellerey M. “Progettazione didattica”, SEI, Torino, 1979
2
Zani B., Selleri P., David D.,La comunicazione in classe in La comunicazione Modelli teorici e contesti sociali
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dell’insegnante potrebbe creare anche un’aspettativa negli alunni, una curiosità di sapere
cosa è successo nel nostro passato.
La terza unità operativa, dovrà essere stabilita in base a quanto emerso dalla prima: se
durante il primo momento la classe avrà mostrato di avere una buona conoscenza dei
contenuti necessari ad affrontare la nuova Unità Didattica, potrà iniziare la prima attività
riguardante le modificazioni del sistema scheletrico. Viceversa, se le conoscenze di base
saranno carenti, si potrà dedicare questa unità al recupero, mediante una lezione frontale.
Nel successivo svolgimento dei contenuti occorre tenere presente un importante nodo
concettuale: i cambiamenti morfologici avvenuti a livello dell’apparato scheletrico. Dal
momento che questo è il fulcro sul quale costruire tutte le successive conoscenze (sarebbe
impossibile elencare le differenze nel volto tra uomo e australopiteco senza sapere cosa è il
toro sopraorbitario), si dovrà ritornare più volte su questi concetti, ampliandoli di volta in
volta. In un primo momento, il semplice rilevamento delle diversità anatomiche esistenti fra
uomo e attuali primati; poi la spiegazione, in termini scientifici, delle differenze, infine,
l’interpretazione delle differenze anatomiche come testimonianza di precisi cambiamenti di
vita.
Purtroppo non è possibile disporre di calchi di crani in questa scuola, ma per lo scopo
potranno essere utilizzate alcune stampe di immagini (chiare) riportanti cranio, volto e
mandibola, bacino, mano e piede di uomo, scimpanzé e orango. Gli alunni potranno essere
divisi in piccoli gruppi di 3 o 4 persone, ciascuno dei quali potrà riportare, meglio se per
iscritto, le differenze anatomiche che rileva. Molto probabilmente le alunne che solitamente
mostrano scarsa motivazione, saranno coinvolte con maggiore difficoltà; il ricorso al lavoro di
gruppo è necessario anche per questo motivo. In tal modo potranno essere positivamente
sfruttate le caratteristiche della classe (il richiamo vicendevole), per tentare un maggior
coinvolgimento di questi soggetti, stimolando la sollecitudine dei compagni nei loro confronti.
Al termine del lavoro, o nell’unità operativa successiva, le osservazioni saranno messe a
confronto, schematizzando alla lavagna le differenze. In questa occasione saranno introdotti
i termini scientifici appropriati
Dopo avere fatto proprie queste conoscenze, la classe potrà affrontare lo studio delle varie
specie di australopiteci ed Homo che si sono susseguite nel tempo. A questo scopo,
potranno essere utilizzate alcune proiezioni power point, poiché parlare di differenze
anatomiche senza visualizzarle richiederebbe uno sforzo molto maggiore da parte degli
alunni. Le lezioni dovranno essere svolte in modo da coinvolgere gli studenti, quindi non
elencando una serie di contenuti, ma rivolgendo domande e fornendo elementi che aiutino gli
alunni a raggiungere con la maggiore autonomia possibile le conclusioni. Per questa attività
potrebbero essere necessarie due unità operative. La proiezione di ricostruzioni del volto
degli antenati può essere causa dell’insorgere di molti, ironici commenti, specie in una classe
così vivace. Inoltre, potrebbe essere questo il momento in cui l’allievo in continuo
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atteggiamento di sfida, potrebbe intervenire più spesso coi propri commenti. Se tali interventi
non saranno semplicemente criticati e bollati come sciocchi dall’insegnante, potrebbero
essere un utile strumento per il suo coinvolgimento, e per creare un clima rilassato in classe;
inoltre, talvolta un commento spiritoso può contribuire alla memorizzazione di un argomento.
L’insegnante dovrà cercare di attribuire a queste osservazioni, il giusto posto, collegandole
opportunamente agli argomenti trattati. Va ricordato che la scuola può essere un terreno di
educazione o diseducazione affettiva; anzi, l’affettività gioca un ruolo essenziale nel
processo educativo3, quindi anche in questo caso far sentire l’alunno capace, partendo dalle
sue osservazioni (senza mortificarlo), potrà contribuire a farne crescere la motivazione e
potrà favorire la qualità del rapporto insegnante-studente.
Mano a mano che saranno elencate le specie, le caratteristiche anatomiche dovranno essere
messe in relazione all’ambiente di vita, trovando così una spiegazione alla loro esistenza,
cioè il motivo per cui le strutture ossee hanno assunto proprio quella determinata forma. Lo
scopo è che, viste le prime specie e dopo aver familiarizzato con strutture ossee e modo di
vita, gli alunni siano in grado di fare loro stessi ipotesi sulla necessità dell’esistenza di
determinate strutture. Ad esempio, giunti a trattare le differenze fra Homo sapiens e
neandertaliani, visionando insieme immagini del sistema scheletrico e delle ricostruzioni del
corpo dei due Homo, si potranno invitare gli alunni ad elencare le differenze e ad ipotizzare
quale di esse possa avere costituito un reale vantaggio evolutivo.
Per alleggerire le lezioni, la presentazione degli antenati dell’uomo potrà essere interrotta da
una sosta nella quale riportare agli alunni il difficile cammino dell’idea di Preistoria: come il
mondo accademico (e non solo) si sia opposto all’idea di antenati non umani, anche
negando l’evidenza. La classe potrà così esprimere la propria opinione riguardo i motivi di
tale opposizione, e riguardo le conseguenze che l’accettazione di un’evoluzione dell’uomo
comporta nella nostra autocoscienza.
Come termine delle lezioni, dovranno essere esposte agli studenti le due teorie riguardanti il
modello evolutivo (lineare o a cespuglio) e la teoria dell’Eva africana, quindi l’inesistenza
delle razze. Al fine di una migliore comprensione, ma anche per stimolare una presa di
posizione da parte degli alunni, potrebbe essere proposta una provocatoria attività,
organizzando la classe in due “fazioni”, che sostengano ciascuno una delle due teorie; i due
gruppi dovranno ascoltarsi, contrapporsi, argomentare le proprie convinzioni. Lo scopo è
comunque quello di cominciare far familiarizzare gli alunni con l’idea di un modello evolutivo
“a cespuglio”, e far propria l’idea della convivenza di più specie, l’inevitabilità della diversità.
Una simile attività può essere di aiuto anche per migliorare la qualità delle relazioni nella
classe, insegnando i principi di un corretto modo di confrontarsi.
3
Rossi B. Intelligenze per educare. Guerini scientifica, 2005
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In alternativa, potrebbe essere interessante ascoltare le opinioni degli alunni riguardo le
conseguenze di questa affermazione. Si potrà ricordare come, in passato, l’argomento
“razza” abbia influenzato in modo nefasto la nostra storia, causando guerre e persecuzioni.
Se la classe non si mostrerà annoiata, al fine di promuovere negli alunni competenze
linguistiche diverse dal solo linguaggio verbale, si potranno invitare gli alunni dividendoli in
tre o quattro gruppi, a riportare le conoscenze acquisite in merito ad uno degli argomenti
trattati, sottoforma di documentario (serio o ironico), notizia di telegiornale (con filmato), o
qualsivoglia forma, recitata e costruita da loro stessi. Questo comporterà lo svolgimento di un
lavoro anche a casa.
Lo svolgimento di questa UD, infine, potrebbe comprendere la visita ad un Museo; quello più
vicino alle scuole è il Museo Civico Paleontologico di Empoli. Si tratta di un museo piccolo,
rinnovato e riaperto al pubblico pochi anni fa, che può costituire un ottimo punto di
riferimento. E’ raggiungibile in treno in soli 20 minuti, evitando così alla scuola i problemi
logistici derivanti dall’uso dei pullman e dalle uscite troppo lunghe.
Il museo dispone di una buona collezione di calchi di crani di Homo ed australopiteci, di
ricostruzioni di strumenti litici, lignei ed in corno; comprende anche una sezione dedicata alla
stratigrafia della Valdelsa nelle passate ere geologiche. Questa sala potrebbe essere
utilizzata, al fine di costatare quello che accadeva in Valdelsa quando in Africa comparivano i
primi ominidi, e quindi, inserire l’evento dell’ominazione in un contesto più ampio. Viceversa,
il rischio potrebbe essere pensare che tutto il mondo, come l’Africa, fosse coperto da foreste
e savane.
Riassumendo, la trattazione potrà essere suddivisa nelle seguenti unità operative:
Verifica dei prerequisiti: colloquio con la classe.
Accertamento del livello delle conoscenze in merito ai nuovi argomenti; misconcetti e lacune.
Lavoro di gruppo: trovare uguaglianze e differenza nel cranio e mandibola di uomo,
scimpanzé, orango.
Lezione frontale: Cosa ci distingue dagli altri? Passeggiate, cibi morbidi ed encefalo grande;
l’ominazione evidente nello scheletro
Proiezione immagini power point: Gli Australopiteci ed i primi uomini (Homo habilis ed Homo
rudolfensis)
Lezione frontale e discussione: Un po’ di storia...della Preistoria: ostacoli all’idea
dell’evoluzione dell’uomo. Perché?
Proiezione immagini power point: Homo ergaster e discendenti: l’uscita dall’Africa? Homo
neanderthalensis, non un bruto.
Proiezione immagini power point: Homo sapiens; teorie dell’evoluzione lineare e a cespuglio.
L’Eva africana e la comune origine di tutti gli uomini attuali: cosa comporta per noi?
L’evoluzione fa spettacolo: notizie e documentari sui nostri antenati, realizzati dalla classe.
Visita ad un Museo di Paleontologia
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Per lo svolgimento dell’UD quindi, saranno sufficienti 8/9 ore, ma a completamento del
percorso sarà possibile inserire una visita al Museo, che permetta agli alunni di osservare
direttamente quanto appreso dai libri (calchi, strumenti, ricostruzioni). L’uscita dovrebbe
richiedere solo poche ore, compreso il viaggio.
L’UD resta comunque aperta al commento di eventuali notizie apprese dai media o
incontrate dagli alunni navigando sul web.
Collegamenti interdisciplinari
Gli argomenti trattati si prestano bene allo svolgimento di alcuni progetti interdisciplinari. Un
interessante lavoro potrebbe essere svolto con l’insegnante di Italiano, introducendo letture
che riguardino temi di pacifica convivenza e l’inesistenza delle razze. Potrebbe essere molto
utile accordarsi all’inizio dell’anno con l’insegnante di Geografia, perché svolgendo il
programma evidenzi la posizione di alcuni siti importanti, che saranno citati durante l’UD. La
disponibilità dell’insegnante di Educazione Fisica, potrebbe pure essere preziosa, per
spiegare agli alunni come i diversi apparati entrano in gioco nella camminata bipede e nella
corsa.
CONTENUTI
1860 Arcivescovo di Wilbeforce (ultraconservatore) rivolto ad Huxley “..E voi signore,
discendete dalla scimmia da parte di vostro nonno o di vostra nonna?” – Huxley “ Se mi
trovassi a dover scegliere un antenato tra una scimmia ed un universitario ottuso, non v’è
nessun dubbio che opterei per la scimmia”
Alla fine dell’800 la società era tutt’altro che pronta a considerare l’uomo alla stregua di tutti
gli animali: era ancora troppo radicata l’idea di un uomo superiore a tutti gli altri animali, da
non poter accettare neppure l’idea di una discendenza biologica da essi. La resistenza del
modo accademico (e non solo) era così forte che anche i ritrovamenti dei primi resti autentici
di appartenenti al genere Homo non furono riconosciuti tali o non fu dato loro peso.
Nel 1859 l’Origine delle specie di Darwin creò una vera e propria rivoluzione nel modo di
pensare: lo scienziato ipotizzò, (più chiaramente nel 1871) che anche per l’uomo avessero
agito gli stessi meccanismi evolutivi validi per tutti gli animali.
Nel 1863 fu istituita la specie Homo neandethalensis, un antenato considerato però, non
tanto “primitivo”, quanto veramente “bestiale”! Negli anni novanta del XIX secolo il nostro
albero genealogico si arricchì di un altro personaggio: il pitecantropo (successivamente
classificato col nome di Homo erectus). Un’ultima, importante, tappa nelle scoperte
riguardanti la paleoantropologia, avvenne nel 1924 a Taung, in Sud Africa, con il
ritrovamento dei resti del primo australopiteco, Austalopithecus africanus.
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Se oggi l’evoluzione dell’uomo è considerata dai più un fatto accertato, la ricostruzione del
nostro “albero genealogico” (albero filogenetico), è tutt’altro che semplice ed univocamente
interpretata.
Le ipotesi dei paleoantropologi, infatti, si basano prevalentemente sulla morfologia dei reperti
fossili, ed in misura minore, su analisi biomolecolari. Ma la fossilizzazione è un fenomeno
tutt’altro che frequente. I reperti riportati alla luce rappresentano una piccolissima parte degli
organismi vissuti in un determinato arco di tempo, in più, quando si parla di rinvenimenti di
“nuovi individui”, non ci si riferisce quasi mai a scheletri interi, ma a frammenti! Tutto questo
rende bene l’idea di come, nonostante anni di ricerche, la strada che conduce alla comparsa
del genere Homo non sia ancora affatto chiara, e rende comprensibile l’esistenza di
interpretazioni diverse dei medesimi reperti.
GLI AUSTRALOPITECI
Lucy è certo la rappresentante più famosa del genere Australopithecus. E’ vissuta circa tre
milioni di anni fa, condividendo il territorio con altre specie di australopiteci. Quest’ultimo
punto non è semplice da comprendere, visto che da molto tempo l’uomo è l’unica specie di
ominino vivente sulla Terra. Ma non è sempre stato così! Infatti, specie diverse di uomo
hanno convissuto in uno stesso periodo e negli stessi luoghi, ed anche specie diverse di
australopiteco sono convissute. Non stiamo parlando di “razze” o persone con diverso colore
della pelle, ma proprio di specie biologiche diverse.
Gli austalopiteci sono vissuti in Africa fra 5 milioni e 2 milioni di anni fa e non si sono estinti
con la comparsa dell’uomo. Insieme ad Homo hanno convissuto diversi australopiteci,
sfruttando habitat un po’ diversi. Lucy non è quindi l’unica rappresentante del suo genere.
Attualmente si riconoscono cinque specie (Australopithecus afarensis, Australopithecus
anamensis, Australopithecus bahlerghazali, Australopithecus garhi, Australopithecus
africanus) che differiscono per la capacità cranica (300-800 cm 3), l’altezza (1,10 m- 1,30 m) e
alcuni tratti del cranio.
Non avevano una struttura fisica imponente, la corporatura e la dentatura non erano robuste.
La media stimata del peso è di 35 Kg per le femmine e 50 Kg per i maschi.
IL BIPEDISMO
L’uomo attualmente è l’unico essere bipede, cioè per muoversi ha adottato la stazione eretta
in maniera esclusiva e permanente.
Enunciazione delle teorie riguardanti la nascita del bipedismo.
Come è possibile ipotizzare di essere in presenza di una specie bipede se tutto ciò che
conosciamo sono fossili frammentari e scarsi?
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Una specie bipede deve possedere uno scheletro adatto, quindi il suo modo di locomozione
rimane “scritto” nelle ossa e non solo in quelle delle gambe:
Forame occipitale (forame magno) spostato in avanti. La postura eretta ne ha modificato la
posizione: chi cammina con due gambe ha il forame magno più spostato in avanti, mentre
nei quadrupedi è situato posteriormente (basti pensare alla posizione della testa rispetto al
tronco, in uomo e in un gatto).
Colonna vertebrale. Nella postura bipede la colonna vertebrale si trova ad essere una
“colonna” che porta il peso dell’uomo. Per consentirne una maggiore elasticità e per
equilibrare il peso del corpo, in alcuni punti la colonna vertebrale ha acquisito una serie di
curvature.
Bacino. Mentre nei quadrupedi il bacino è molto allungato, nei bipedi si assiste ad un
raccorciamento e ad un allargamento. Questo perché il bacino deve trasformarsi in un
contenitore che trattiene i visceri addominali.
Femore. A causa dell’ampiezza del bacino la posizione del femore nel corpo di un bipede è
angolata verso l’interno del ginocchio, in modo che il ginocchio si trovi esattamente sotto il
tronco, per stabilizzarlo.
Piede. L’alluce allineato con le altre dita del piede, e non più opponibile, è segno di
locomozione bipede. Sotto la pianta del piede, inoltre, si è prodotta una doppia curvatura,
atta ad assorbire gli urti che si producono durante la deambulazione.
L’acquisizione delle novità anatomiche tipiche della stazione eretta è avvenuta durante un
prolungato arco di tempo, e non tutte le caratteristiche sono comparse insieme.
E’ possibile, che siano esistiti molti modi per andare in giro su due gambe: anche in questo
caso l’evoluzione non ha seguito una via lineare nella quale ogni innovazione è
semplicemente migliore della precedente
IL LINGUAGGIO
Il linguaggio è certo l’aspetto della funzione mentale maggiormente legato ai processi
simbolici, un’altissima forma di astrazione. Per parlare, dunque, è necessario un cervello
capace di processi simbolici, che possieda cioè la capacità di astrarre elementi
dell’esperienza quotidiana e rappresentarli con simboli mentali distinti.
Ma parlare è anche una funzione fisica, legata all’esistenza di alcune strutture anatomiche.
La pronuncia di molti suoni delle lingue umane, presuppone un tratto vocale a forma di L
rovesciata. Questo tipo di tratto vocale è caratteristico degli esseri umani.
E’ possibile che il linguaggio, nella sua forma moderna, sia comparso più o meno
duecentomila anni fa. Un’ipotesi che molti studiosi hanno fatto è proprio che quel qualcosa di
speciale che ha contraddistinto l’Homo sapiens sia l’aver sviluppato abilità linguistiche
superiori, traendone un vantaggio evolutivo.
Homo neanderthalensis
Per molto tempo i neandertaliani sono stati considerati poco più che scimmioni: uomini che
camminavano con postura non perfettamente eretta, con facoltà intellettuali poco al di là di
quelle degli idioti. Tuttavia, gli studi anatomici sugli ormai numerosi rinvenimenti di resti
fossili, hanno permesso di ridisegnare la fisionomia di questi nostri “parenti”, mostrandoci
come non fossero poi così diversi da noi. Il corpo si presenta più tozzo e massiccio rispetto
al nostro, con altezza di 1,65 – 1,70 m; il volume del cervello è superiore al nostro (da 1200 a
circa 1700 cm3); la fronte è sfuggente, il mento non è presente ed i denti sono massicci.
L’Homo neanderthalensis è una specie esclusivamente europea e del Vicino Oriente
(Israele, Irak), è quindi l’unica specie che non ha avuto origine in Africa. I ritrovamenti in
Europa sono moltissimi; basti ricordare i due siti italiani di Saccopastore e Monte Circeo.
Con i neandertaliani l’umanità è tutt’altro che “primitiva”: oltre ad una serie di innovazioni
teconologiche, ci hanno lasciato testimonianza di un complesso mondo culturale e spirituale.
Le prime sepolture, i primi ornamenti, l’esistenza di un’organizzazione sociale che si
prendeva cura dei più anziani e, forse, un culto dell’orso. Riguardo alle abitudini di vita, i
neandertaliani continuano a vivere nelle grotte e nelle capanne
I neandertaliani scompaiono progressivamente a partire da 35.000 anni fa, età nella quale si
diffonde Homo sapiens.
L’Homo sapiens è un discendente dell’uomo di Neandertal? La biologia molecolare ha
permesso di escluderlo con sicurezza: nel nostro DNA non esistono tracce di quello
neandertaliano.
Homo sapiens
Homo sapiens arcaico. Esiste un insieme di fossili, rinvenuti in Etiopia, Zambia e Sud
Africa, e datati fra 500.000 100.000 anni fa.
Homo sapiens (Cro Magnon). A partire da 200.000 anni fa, alcuni fossili africani cominciano
a presentare caratteri moderni: una fronte più elevata, un prognatismo facciale meno
pronunciato, un cranio voluminoso con la fronte dritta, la faccia larga e corta, le orbite basse.
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La capacità cranica era circa 1600 cm3. Mentre in Europa si sta andando verso la genesi dei
neandertaliani, in Africa si vanno sviluppando i primi uomini moderni.
I ritrovamenti sono numerosi in tutto il mondo, come c’è da aspettarsi, visto che l’uomo di
Cro-Magnon è così prossimo a noi nel tempo. L’invenzione dell’arte ed il suo grande sviluppo
sono legati esclusivamente ad Homo sapiens.
Il modo di vita dei primi sapiens non si discostava da quello dei neandertaliani: vita in grotta
o in capanne, caccia e raccolta. Tuttavia possedevano uno strumentario litico (e in osso) più
evoluto e, probabilmente, un nuovo strumento che nessuno prima di loro aveva avuto: un
linguaggio articolato come il nostro.
In cosa differiamo dai nostri cugini neandertal?
Esistono differenze fisiche a livello del cranio e del postcraniale, in particolare, la fronte è più
alta. Conviene fare attenzione all’ultimo particolare: la capacità cranica di Homo
neanderthalensis è superiore alla nostra, eppure H. sapiens si è rivelato più adatto a
sopravvivere, inoltre mostra livelli di astrazione e di “spiritualità” più elevata. La fronte più alta
significa espansione dei lobi frontali del cervello, luogo nel quale risiedono la capacità di
giudizio, la capacità di provare ed esprimere emozioni, di apprendere dall’esperienza, il
pensiero critico e la capacità pianificare e prevedere eventi futuri. Anche la capacità di
elaborare la parola.
DA DOVE PROVENIAMO?
Dove ha avuto origine la specie Homo sapiens? Esistono due ipotesi:
L’evoluzione multiregionale: secondo questa teoria la specie Homo sapiens si sarebbe
evoluta indipendentemente in più luoghi (in Asia, in Europa, in Africa), a partire dai locali
Homo erectus, Homo heidelbergensis, Homo ergaster. Il flusso genico continuo avrebbe
impedito alle specie di separarsi, ma questo comporterebbe di trovare nel nostro DNA geni
antichissimi, geni di Homo ergaster.
Il modello “out of Africa”: secondo questa ipotesi tutti gli uomini moderni appartengono ad
un’unica specie che si sarebbe evoluta in Africa, circa 200.000 anni fa, e da qui avrebbe poi
raggiunto tutti i continenti del pianeta.
In effetti, i più antichi reperti attribuibili ad Homo sapiens, provengono dall’Africa, e risalgono
a circa 200.000 anni fa. Lo stesso risultato è stato ottenuto dalla biologia molecolare: lo
studio del DNA ha mostrato come tutte le stirpi oggi presenti sulla Terra possano essere fatte
risalire ad un’unica progenitrice proveniente dall’Africa, un’ “Eva africana”, come è stata
definita, vissuta fra 120. 000 e 200.000 anni fa.
Ancora una volta la risposta giunge da due vie, i fossili e la biologia molecolare. In entrambi i
casi, la risposta è una: Homo sapiens è nato in Africa
VALUTAZIONE
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Il giudizio è il cuore della valutazione, anche se non ne è né il fine, né la fine 4. E’ un
momento cruciale, fortemente sentito dagli alunni, dal quale, per alcuni, può dipendere molto
della stima di sé. Particolare attenzione dovrà allora essere riservata a questo momento, che
tanto può influire “sulla percezione di sé, sulla fiducia nelle proprie forze e capacità, sulla
stima degli adulti e dei compagni”5.
Dovrà essere valutata l’acquisizione dei contenuti minimi fissati negli obiettivi:
– saper elencare quali sono i caratteri fisici che hanno subito i processi evolutivi più
evidenti
– conoscere e riconoscere (da immagini) i più importanti antenati dell’uomo (Australopiteci,
Homo habilis/ Homo ergaster, Homo ergaster/ erectus/ heidelbergensis, Homo
neanderthalensis, Homo sapiens)
– conoscere ed aver compreso le due teorie evolutive attualmente diffuse (ipotesi “lineare”
ed ipotesi “a cespuglio”)
Accanto a questi obiettivi minimi, sarà importante verificare che gli alunni abbiano
effettivamente acquisito tali concetti, e che mostrino una capacità di rielaborazione, come:
– legare ad ogni carattere anatomico un significato adattativo
– saper estendere il ragionamento anche ad altre specie
– correlare le innovazioni tecnologiche delle varie specie di Homo, con specifiche novità
evolutive e viceversa
– sviluppare uno spirito critico che permetta di giudicare l’attendibilità, o meno, di molte
notizie riportati da giornali, argomentando le proprie posizioni.
Oltre al raggiungimento degli obiettivi prefissati, dovranno essere valutati anche la
partecipazione (non necessariamente attraverso interventi) alle discussioni in classe, il
contributo al lavoro di gruppo, l’impegno mostrato nello svolgere le attività.
Non potrà essere oggetto di valutazione quantitativa, il raggiungimento degli obiettivi
educativi prefissati. Tuttavia, una valutazione da parte dell’insegnante è indispensabile per
dedurre l’efficacia del percorso compiuto, al fine di apportare modifiche e correzioni in
situazioni analoghe. Segnali importanti a questo scopo, potranno essere colti
nell’atteggiamento degli alunni stessi, nei loro commenti nei confronti dei compagni, nelle
osservazioni emerse dalle discussioni in classe (in particolare confrontando i punti di vista
emersi dalla prima e dall’ultima discussione).
Al fine di valutare l’efficacia dei metodi adottata, durante il percorso dovrà essere considerata
anche la loro ricaduta emotiva sulla classe: la serenità (o la tensione) con cui si avvicinano
alle attività proposte, l’entusiasmo (o la noia) con cui partecipano alla costruzione dei
contenuti; la curiosità o la passività che mostrano durante le lezioni; il livello di ascolto, la
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Pellerey M. “Progettazione didattica”, SEI, Torino, 1979
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Pellerey M. “Progettazione didattica”, SEI, Torino, 1979
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partecipazione, il coinvolgimento mostrati. Questo, al fine di decidere eventuali variazioni del
percorso (ad esempio accorciando la trattazione dei nostri antenati, o aggiungendovi
informazioni).
VERIFICHE
La tipologia di verifiche proposte dovrà essere più differenziata possibile, al fine di
permettere agli alunni di manifestare se stessi e le proprie conoscenze minimizzando la
tensione da valutazione. A tal fine, si dovranno utilizzare sia momenti di verifica formali, che
informali.
I momenti di verifica, in particolare quelli informali, potranno costituire un utile feedback per
l’insegnante, al fine di valutare l’efficacia del processo educativo in atto.
Oltre alle costanti verifiche informali, svolte all’inizio di ogni unità operativa mediante colloqui
con la classe (sottoforma di riepilogo), importanti informazioni potranno giungere dalle lezioni
frontali, nelle quali gli alunni sono invitati a partecipare alla costruzione dei contenuti.
Preziose informazioni giungeranno anche dal lavoro di gruppo e, soprattutto dalla
rielaborazione dei contenuti effettuata nella simulazione del documentario /TG. In questo
contesto, anche gli alunni più critici, in particolare l’alunno che si mostra sempre al centro
dell’attenzione, potranno trovare un modo per riportare le conoscenze acquisite esprimendo
la propria creatività e personalità.
Potrebbe essere comunque necessario svolgere una verifica formale alla fine delle lezioni:
va ricordato, infatti, che “Un concetto non ha raggiunto la sua piena maturità se non è stato
codificato anche verbalmente”6.
La verifica potrà essere scritta, contenente domande a risposta vero/falso, domande a
risposta multipla, ma soprattutto alcune domande aperte, che lasciano maggiore libertà di
espressione. Gli alunni che lo chiederanno potranno effettuare un’interrogazione formale.
La ragazza che necessita del sostegno, mostrando gravi difficoltà espressive, che la
espongono all’ironia di alcuni soggetti presenti in classe, sarà valutata sulla base dei semplici
interventi sollecitati durante le discussioni in classe e su una verifica formale scritta, svolta in
contemporanea con la classe, ma preparata appositamente per lei (contenente, quindi solo
domande riguardanti i punti fondamentali).
Nella valutazione si dovrà tener conto degli obiettivi minimi fissati e delle capacità di
rielaborazione personale mostrate dall’alunno, ma anche della situazione personale
dell’alunno (progressi rispetto alla situazione di partenza, eventuali difficoltà emotive).
Le votazioni da attribuire dovranno partire da un minimo di 3-4. E’ possibile che un voto
troppo basso, non “recuperabile”, serva solo a scoraggiare l’alunno.
Potrà essere attribuito un valore aggiuntivo alla capacità di esprimersi in un italiano corretto,
all’uso dei giusti termini scientifici ed all’approfondimento personale. La possibilità di
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Pellerey M. “Progettazione didattica”, SEI, Torino, 1979
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esercitarsi ad esporre in modo appropriato i contenuti sarà stata loro offerta dai colloqui di
riepilogo all’inizio di ogni ora, occasione in cui si dovrà avere avuto cura di rivolgere alla
classe anche domande mirate, utili a stimolare il ragionamento e la capacità di sviluppare
collegamenti fra i contenuti appresi.
Grazie alla conoscenza dei singoli alunni, le informazioni acquisite mediante le verifiche,
potranno essere interpretate dall’insegnante. Nel valutare gli alunni, infatti, si dovrà tenere
conto del soggetto, del singolo caso personale: ad esempio, è possibile che la difficoltà di
alcuni ad esprimersi sia dovuta a problemi di origine medica (disgrafia, dislessia, ad
esempio), o più semplicemente ad insicurezza o timidezza. In questi casi penalizzare gli
alunni con un voto basso potrebbe essere controproducente, andando a costituire
un’ulteriore fonte di insicurezza. In casi simili la valutazione può divenire però un importante
strumento nelle mani del docente se usata per incoraggiare i ragazzi: premiare i timidi o gli
insicuri, magari con un voto un poco più alto, potrebbe aiutarli a divenire più sicuri. La griglia
seguente, quindi, ha lo scopo di essere indicativa; nella realtà la valutazione finale non potrà
prescindere dalle eventuali problematiche personali o relazionali presenti in alcuni soggetti.
Se le verifiche informali evidenziassero il mancato raggiungimento degli obiettivi minimi da
parte di molti alunni, si dovrà procedere ad una revisione del cammino previsto (ed un’analisi
critica di quello compiuto), inserendo una pausa per fornire agli alunni i contenuti non
acquisiti. Questo potrà essere fatto mediante lezioni frontali durante le quali mostrare agli
alunni schemi riassuntivi del cammino percorso, in modo da far cogliere i legami e le
interconnessioni fra gli argomenti affrontati, ma soprattutto invitando gli alunni stessi a porre
domande riguardo le difficoltà incontrate.
Se a non riportare risultati soddisfacenti sarà una minoranza di alunni, si dovranno prevedere
attività di recupero: un primo momento potrà essere la correzione della verifica in classe,
momento in cui chiarire le difficoltà emerse nella verifica e rispondere alle domande degli
alunni. Potranno anche essere previste attività di recupero mediante esercitazioni da
svolgere a casa o interrogazioni formali (se richieste dagli alunni).
La conoscenza più profonda dell’alunno, che sempre dovrebbe contraddistinguere il
processo educativo (importanza dell’intelligenza ermeneutica) 7, permetterà di valutare se
eventuali difficoltà scolastiche hanno origine in difficoltà personali o familiari. In quest’ultimo
caso, l’intervento dell’insegnante, se richiesto dall’alunno, non potrà mirare esclusivamente
al miglioramento del profitto scolastico.
Valutazione Votazione
Mancato raggiungimento degli obiettivi. L’alunno mostra gravissime
lacune in tutti gli argomenti, e disinteresse verso la disciplina. Non Gravemente 3-4
partecipa alle discussioni in classe e non porta avanti lo studio. insufficiente
7
Rossi B., Intelligenze per educare. Guerini scientifica, 2005
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Raggiungimento molto parziale degli obiettivi minimi. L’alunno ha una
conoscenza lacunosa degli argomenti, che espone solo Insufficiente 5
mnemonicamente. Scarso impegno e partecipazione.
Raggiungimento degli obiettivi minimi fissati. L’alunno mostra una
conoscenza degli argomenti limitata ai concetti base, mostra un Sufficiente 6
impegno parziale ed una saltuaria partecipazione alle attività in classe.
Complessivo raggiungimento degli obiettivi. L’alunno manifesta una
buona conoscenza degli argomenti e sicurezza nell’esporre i contenuti; Buono 7
usa una appropriata terminologia scientifica. L’impegno nelle attività in
classe e nello studio è costante.
Raggiungimento pieno degli obiettivi. L’alunno mostra di avere fatto
proprie le conoscenze disciplinari ed ha la capacità di trasmettere in
modo sicuro quanto appreso, attraverso l’uso di un appropriato Distinto 8
linguaggio. Partecipa e contribuisce alla buona riuscita delle attività in
classe. Compie una rielaborazione personale dei contenuti ed ha
capacità di effettuare collegamenti logici.
Pieno raggiungimento degli obiettivi. L’alunno ha una conoscenza
completa ed organica degli argomenti affrontati, che approfondisce con Ottimo / 9 / 10
attività personali. Mostra molto interesse, impegno e partecipazione alle Eccellente
attività collettive; ha ottima capacità di esprimersi chiaramente e in
modo appropriato, compiendo collegamenti logici.
BIBLIOGRAFIA
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