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RSU: RICICLO, RACCOLTA DIFFERENZIATA, SMALTIMENTO

il problema dello smaltimento rifiuti è sorto in tempi recenti, da quando l'uomo ha introdotto nel proprio sistema di vita materiali
non riciclabili che hanno sostituito quelli naturali. Legambiente (assieme a Libera) rivela che nel 2008 14,5 milioni di tonnellate di
rifiuti sono state smaltite illegalmente, fruttando 3 miliardi di euro attraverso le ecomafie che provocano danni sia all’ambiente sia
all’uomo. Questi rifiuti vengono smaltiti sia nel territorio nazionale sia in Paesi esteri, soprattutto in Africa, con conseguenze
spesso irrimediabili per l'ambiente. La gestione dei rifiuti è un grande problema. A partire dagli anni ’50 si sono prodotte
nell’oceano pacifico isole di plastica trasportate dalle correnti marine. Sono presenti 2 isole profonde 10 metri e larghe 2500km.
Con la crisi economica a partire dal 2008 in Italia la produzione di rifiuti si è abbassata mentre si sta alzando sempre di più la
percentuale dei rifiuti conferiti in modo appropriato nella raccolta differenziata. La quantità maggiore di rifiuti si produce al nord
perché è più popolato e si hanno maggiori zone industriali ma funziona meglio anche il riciclo.
RSU, normativa nazionale e direttiva CE
Dal 2005 il codice penale è stato modificato e si è introdotto il reato contro l’ambiente che prevede per l’Inquinamento o per la
gestione e il traffico illecito dei rifiuti delle pene che prevedono il carcere da 2 a 6 anni per disastro ambientale dai 5 ai 15 anni. I
primi due articoli del D.Lgs. n. 205/2010 dichiarano che:
1. la gestione dei rifiuti costituisce attività di pubblico interesse (art. 1)
2. principio "chi inquina paga" (art. 2).
In altri articoli della stessa normativa viene stabilito inoltre che la gestione dei rifiuti debba rispettare la migliore opzione
ambientale secondo la seguente gerarchia:
1. prevenzione
2. preparazione per il riutilizzo
3. riciclaggio
4. recupero di altro tipo
5. smaltimento.
Viene definito rifiuto “qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l'intenzione o abbia l'obbligo di disfarsi”.
Classificazione dei rifiuti
I rifiuti vengono classificati in base all'origine in rifiuti urbani e rifiuti speciali, e secondo le caratteristiche in rifiuti pericolosi e non
pericolosi (alcuni rifiuti urbani possono essere classificati come pericolosi).
Rifiuti urbani (in itali 17%). Comprendono:
1. rifiuti domestici anche ingombranti, provenienti dalla spazzatura delle strade
2. rifiuti di qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade e le aree pubbliche
3. rifiuti vegetali provenienti da aree verdi
Rifiuti speciali (in italia 83%). Comprendono:
1. rifiuti provenienti dalle lavorazioni industriali
2. rifiuti da attività commerciali
3. rifiuti derivanti dall'attività di recupero e smaltimento di rifiuti, fanghi dai trattamenti delle acque, dalla depurazione delle
acque reflue e da abbattimento di fumi
4. rifiuti derivanti da attività sanitarie
5. macchinari e apparecchiature deteriorati e obsoleti
6. veicoli a motore, rimorchi e simili fuori uso e loro parti
Rifiuti urbani pericolosi (RUP): pur avendo un'origine civile, contengono al loro interno sostanze pericolose in concentrazione
elevata. Questi rifiuti devono essere gestiti diversamente dagli altri rifiuti urbani non pericolosi. I principali RUP sono i medicinali
scaduti e le pile.
Rifiuti speciali pericolosi: quelli generati dalle attività produttive che contengono al loro interno sostanze inquinanti in elevata
concentrazione. Occorre renderli innocui, cioè trattarli in modo da ridurne la pericolosità. Essi derivano da: industrie petrolifere,
industrie chimiche, industrie fotografiche, industrie metallurgiche, oli, solventi, produzioni conciaria e tessile.
Raccolta differenziata
La crescente diffusione di una sensibilità ecologica ha indirizzato a incentivare la conversione a sistemi di raccolta differenziata dei
rifiuti domestici, come parte integrante delle strategie di:
1. riduzione della quantità dei rifiuti
2. riciclaggio dei materiali recuperabili per reintrodurli nel ciclo produttivo
3. recupero dell'energia contenuta nei materiali che non possono essere utilizzati diversamente.
La raccolta differenziata è orientata al recupero e riciclaggio di materiali come la carta, l'alluminio, l’acciaio, la plastica, il vetro. Nel
promuovere attività di questo tipo devono essere considerate importanti variabili, legate agli inevitabili costi della raccolta, del
trasporto e della lavorazione dei materiali, nonché alla richiesta di mercato dei materiali riciclati, fluttuante e imprevedibile.
Il D.Lgs. 205/2010 affronta anche il tema del riciclaggio dei rifiuti, definito come una serie di operazioni "attraverso cui i rifiuti
sono trattati per ottenere prodotti, materiali o sostanze da utilizzare per altri fini. Include il trattamento di materiale organico ma
non il recupero di energia.
Riciclaggio dei metalli e del vetro
Il riciclaggio dei metalli consiste nella rifusione d’oggetti metallici già utilizzati per ottenere altro metallo. Questo processo si può
ripetere all'infinito; ogni volta si ottiene un materiale detto metallo secondario uguale a quello originario. La prima fase è la
rifusione che consiste nel mettere gli oggetti da riciclare in un forno per farli fondere. Il metallo liquido viene colato nelle
lingottiere dove solidifica in lingotti. La seconda è quella della laminazione che consiste nel lavorare il lingotto in laminatoio, dove
i rulli lo schiacciano e lo allungano trasformandolo in un lunghissimo nastro che è avvolto in rotolo. Il nastro è venduto alle
fabbriche. Il riciclaggio dell'alluminio permette di risparmiare il 95% dell'energia necessaria per estrarlo dalla bauxite, mentre
quello dell'acciaio consente di risparmiarne circa i due terzi dell'energia richiesta per l'estrazione del ferro. L'alluminio raccolto a
livello industriale e domestico viene frantumato e trattato per eliminare sostanze estranee avviandolo poi alla fusione. Il vetro è
un materiale definito "pulito" perché non è prodotto con sostanze inquinanti, può essere facilmente riutilizzato e riciclato molte
volte. È costituito da sabbia, soda e calcare, fusi insieme a temperature elevatissime. La rifusione del rottame (1500 °C) riduce la
quantità di materie prime necessarie per la produzione, soprattutto di sabbie silicee e di carbonato di calcio, riducendo quindi i
danni all'ambiente derivanti dallo sfruttamento delle cave, a tutto vantaggio del territorio. Inoltre, riduce anche il consumo di
energia ; ogni tonnellata di rottame rifuso permette di risparmiare 1,2 tonnellate di materie prime e circa 100 Kg di combustibile.
Riciclaggio della carta
Il risparmio energetico nei confronti della produzione di carta non è così sensibile come nel caso di altri materiali. Il processo di
riciclaggio della carta inizia con la dispersione in acqua delle fibre di cellulosa, devono poi essere eliminate le tracce di inchiostro
con NaOH e detergenti, quindi si procede al lavaggio e all'azione di candeggianti per rendere più bianco il materiale. Poi vengono
utilizzate presse e un trattamento con calore per eliminare l’acqua.
Riciclaggio degli pneumatici
La parte gommosa dello pneumatico è una miscela di tre componenti principali: gomma (idrocarburo naturale), plastificanti e
nerofumo. Il restante è fatto di minerali, come la silice e altri prodotti leganti: acciaio in fili, tela, ossido di zinco, zolfo, additivi
chimici. Lo smaltimento costituisce un problema. Dalla triturazione degli pneumatici si ottengono granulati (2-3 mm) e “polverini”
di gomma che vengono riutilizzati per la produzione di manufatti o per la preparazione degli asfalti o pavimentazioni per impianti
sportivi. Attraverso la pirolisi (degradazione termica 500°C in assenza di ossigeno) si ottengono carburanti liquidi e gassosi e
residui carbonizzati simili al nerofumo da cui si può ottenere carbone attivo. Gli altri componenti degli pneumatici (tela e i fili
d'acciaio) vengono separati e avviati ad altre destinazioni per il riuso. La combustione in forni per lo sfruttamento di energia
termica appare problematica per le emissioni prodotte, che contengono sostanze tossiche fra cui CO, IPA e diossine. Si produce
anche carbon black utilizzato per la fabbricazione di gomma, colori, toner e materie plastiche.
Riciclaggio della plastica
Le plastiche sono composte da polimeri organici i cui componenti derivano tutti dal petrolio. Le plastiche sono composti
eterogenei facilmente plasmabili a caldo con un basso peso specifico inalterabili dagli agenti atmosferici e chimici con una buona
resistenza meccanica. Il polimero base delle plastiche è il polietilene, formato da unità di CH2. Sostituendo uno o più atomi di
idrogeno con atomi di cloro si ottiene il cloruro di polivinile o PVC, se il sostituente è il gruppo metilico CH3 si ottiene il
polipropilene, se il sostituente è un anello benzenico si ha il polistirene. Il PET è un polimero formato da unità di CH2 alternate
con acido tereftalico. Il riciclaggio delle materie plastiche può avvenire per:
1. riprocessazione: processo fisico che prevede il lavaggio della plastica, la riduzione in frammenti e il rimodellamento. Si
ottiene un prodotto nuovo.
2. depolimerizzazione: processo impiegato per il PET, sottoposto a reazioni con catalizzatori a caldo per invertire il processo
di polimerizzazione fino a ottenere i singoli componenti.
3. trasformazione chimica: si ottiene composti di bassa qualità con cui produrre materiali diversi
4. combustione: libera diossine, furani e acido cloridrico.
L’eterogeneità dei polimeri è sempre stata un ostacolo tecnologico per il riciclo delle plastiche. Il basso rapporto peso/volume
determina un costo elevato per la raccolta dei materiali in plastica. L'unico modo per risolvere il problema dei rifiuti o ridurne
l'impatto è quello di ridurne la produzione. Anche il processo di termovalorizzazione dei rifiuti (incenerimento di RSU e
conseguente utilizzazione dell'energia prodotta nella combustione) che gode oggi di un credito crescente, è criticabile in quanto
l'unico modo di valorizzare un rifiuto sarebbe il riuso e il riciclo, considerando l'emissione di sostanze tossiche in atmosfera. Il
miglior approccio è quello dello smaltimento da una raccolta differenziata dei rifiuti con la possibilità di riutilizzarne una parte e
destinandone la frazione umida alla biodegradazione e al compostaggio. In questo modo si possono migliorare i processi di
incenerimento cui destinare la parte rimanente, investendo risorse nelle ricerche per rendere meno pericolose le emissioni che
ne derivano. È opportuno che insieme con il miglioramento delle tecnologie dell'incenerimento si adottino strategie che
permettano di eliminare o limitare il conferimento in discarica dei rifiuti recuperabili, incentivandone il riciclo e il riuso.

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