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SETTORE ATTIVITA’PRODUTTIVE E LABORATORI

ACQUE REFLUE URBANE:


Relazione Controlli anno 2010

Dati e Valutazioni relative ai controlli effettuati sugli


impianti di depurazione dai Dipartimenti ARPA e dagli
Enti Gestori

ARPA Lombardia
Direttore del Settore Attività Produttive e Laboratori
Ugo Musco
Responsabile U.O. Attività Produttive
Dott.ssa Emma Porro
Redazione a cura di
Flavia Magni
Antonio Carlozzo

Milano luglio 2011


INDICE

Premessa
1: RICHIAMI AL QUADRO NORMATIVO COMUNITARIO, NAZIONALE E
REGIONALE
1.1 Normativa Nazionale
1.2 Normativa Regionale
1.3 Attività di controllo
2: IMPIANTI DI TRATTAMENTO DELLE ACQUE REFLUE
2.1 Inquadramento regionale
2.2 Tecnologia di trattamento
2.3 Conformità degli impianti
2.4 Criticità degli impianti
2.5 Formule di calcolo dei carichi influenti e determinazione dei relativi
abbattimenti
3: ANNO 2010: RISULTATI
3.1 Conformità
3.2 Valutazione globale
3.3 Carichi e percentuali di abbattimento
Conclusioni
Glossario
Premessa

Obiettivo del presente rapporto è di fornire un aggiornamento relativo


all’anno 2010 sullo stato delle attività di controllo delle acque reflue urbane
nella Regione Lombardia. Dopo un breve inquadramento di carattere
normativo, nel rapporto vengono individuate alcune informazioni relative al
sistema depurativo regionale: censimento degli impianti di trattamento delle
acque reflue urbane, conformità degli scarichi ai requisiti di trattamento di cui
alla Direttiva 91/271/CEE, valutazioni sui carichi organici e di nutrienti e sui
relativi rendimenti di abbattimento.

ARPA Lombardia sta orientando le sue attività ispettive non solo al fine di
perseguire l’obiettivo di accertare il rispetto delle prescrizioni normative, ma
prevedendo anche attività che consentano la verifica delle condizioni che
danno luogo alla formazione degli scarichi e alla loro qualità.
La presente relazione disamina l’attività di controllo svolta da ARPA sugli
impianti di depurazione con potenzialità di progetto ≥ a 2.000 AE - Anno
2010 – durante il quale si era già orientati verso questo approccio tecnico di
tipo sistemico.
1. RICHIAMI AL QUADRO NORMATIVO COMUNITARIO,
NAZIONALE E REGIONALE

1.1. Normativa Nazionale


Nel corso del 1999 il Governo ha attuato la delega conferitagli dalla legge del 22 febbraio
del 1994 recependo la Direttiva 91/271/CEE sul trattamento delle acque reflue urbane
assieme a quella relativa all’inquinamento derivante dall’uso dei nitrati in agricoltura
(Direttiva 91/676/CEE); nello stesso provvedimento erano state inserite le disposizioni
vigenti attinenti la qualità delle acque, fornendo un corpus unitario per la tutela e la
prevenzione dall’inquinamento idrico.
Il risultato di questo riordino normativo è stato il decreto legislativo 11 maggio 1999
n°152, successivamente modificato dal D.Lgs. n°258/2000, in cui venivano individuati gli
obiettivi minimi di qualità ambientale per i corpi idrici significativi e gli obiettivi di qualità
per specifica destinazione (acqua potabile, balneazione, vita dei pesci, vita dei molluschi).
Il D.Lgs. n.°152/2006 (modificato dal D.Lgs. n°4/2008) ha ripreso sostanzialmente le
indicazioni e le strategie individuate dal decreto precedente, recando disposizioni generali
sulla realizzazione di reti fognarie e misure per il trattamento delle acque reflue urbane.
Il D.Lgs. n°152/2006 fissa, alla tabella 1 dell’Allegato 5 alla parte terza, i limiti di
emissione per le acque reflue urbane, distinti per potenzialità d’impianto, espressi sia in
percentuale di riduzione che in concentrazione. Nel caso di scarichi in aree sensibili deve
essere applicata anche la successiva tabella 2 dell’Allegato 5; le concentrazioni, o le
percentuali di riduzione, devono essere raggiunte per uno od entrambi i parametri (azoto e
fosforo), a seconda delle situazioni locali.
Il decreto, infine, individua, come peraltro già fatto dal D.Lgs. n. 152/1999, nel Piano di
Tutela delle Acque lo strumento del quale le Regioni debbono dotarsi per il
raggiungimento e il mantenimento degli obiettivi di qualità ambientale e per specifica
destinazione dei corpi idrici.

1.2. Normativa regionale


La Regione Lombardia, con l’approvazione della Legge Regionale del 12 dicembre 2003
n.26, ha stabilito che il ‘Piano di tutela delle Acque’ (PTUA approvato con D.G.R. n. 2244
del 29 marzo 2006) è lo strumento regionale per la pianificazione della tutela e dell’uso
delle acque. Il PTUA individua, coerentemente con la pianificazione dell’Autorità di
bacino del fiume Po, le misure e gli interventi necessari ad assicurare la tutela qualitativa e
quantitativa dei corpi idrici regionali.
Il piano si attua mediante i regolamenti regionali; in particolare, per quanto riguarda
collettamento, trattamento e recapito delle acque reflue urbane il Regolamento per gli
scarichi di acque reflue (Regolamento Regionale 3/2006) e meteoriche di dilavamento
(Regolamento Regionale 4/2006).
La normativa regionale imposta la regolamentazione degli scarichi degli impianti di
depurazione e delle relative reti, in funzione dell’agglomerato a cui sono a servizio.
Il Regolamento 3/2006 prevede che le Autorità d’Ambito procedano all’individuazione
degli agglomerati, attenendosi alle direttive regionali, individuando contestualmente le
parti degli agglomerati medesimi sprovvisti di reti fognarie (entro 6 mesi dalla data
d’entrata in vigore del Regolamento citato).

Acque reflue urbane: relazione controlli Anno 2010 1


1.2.1. Norme tecniche di attuazione del PTUA e relazione generale del
PTUA
Il PTUA della Regione Lombardia insieme all’Atto di Indirizzo approvato con Delibera di
Consiglio Regionale 1048 del 28 luglio 2004 "Atto di indirizzo per la politica di uso e
tutela delle acque della Regione Lombardia - Linee strategiche per un utilizzo razionale,
consapevole e sostenibile della risorsa idrica", costituisce il Piano di gestione del bacino
idrografico, di cui all’articolo 13 della direttiva 2000/60/CE.

Con il PTUA vengono definiti gli obiettivi di qualità dei corpi idrici superficiali di laghi e
fiumi e quelli relativi alla qualità delle falde, che costituiscono una risorsa di grande pregio
per il nostro territorio. Vi sono esposte le misure che riguardano in particolare gli usi delle
acque e i limiti allo scarico nelle stesse, per ottenere gli obiettivi fissati e vi sono indicate le
azioni di tutela e di riqualificazione della rete idrografica necessarie per ottenere una buona
qualità ambientale dei corpi idrici.

Le Norme Tecniche del PTUA, riprendendo quanto previsto dalla Direttiva 91/271/CEE al
paragrafo 4 dell’articolo 5, stabiliscono anche che i limiti di emissione dei nutrienti per i
singoli impianti possono non essere applicati nelle aree sensibili in cui è dimostrato che la
percentuale minima di riduzione del carico in ingresso a tutti gli impianti di trattamento
delle acque reflue urbane, a servizio di tutti gli agglomerati, compresi quelli con meno di
10.000 AE, in quella determinata area, è pari almeno al 75% per il Fosforo totale o almeno
al 75% per l’Azoto totale.

La direttiva 271/91/CEE prevede che uno o entrambi i parametri della tabella 2 possono
essere applicati a seconda della situazione locale.

Il PTUA contiene i programmi di misure per il raggiungimento degli obiettivi di qualità


ambientale, le misure adottate per le aree sensibili e la disciplina degli scarichi.

Per quanto riguarda le aree sensibili, la Relazione generale del PTUA riporta la
designazione delle aree sensibili, prendendo atto che l’intero territorio regionale, ad
esclusione di aree limitate, costituisce parte del bacino drenante al delta del Po e all’area
costiera dell’Adriatico Nord Occidentale, designate sensibili dalla normativa nazionale, ed
è pertanto soggetto alle stesse politiche d’intervento concernenti le aree sensibili.
Tra le politiche d’intervento finalizzate al controllo del fenomeno dell’eutrofizzazione,
riportate nella relazione sopra menzionata, viene, in particolare, preso atto che l’Autorità di
bacino del Fiume Po ha individuato, quale obiettivo a scala di bacino per i Piani di Tutela,
l’abbattimento del 75% del carico complessivo di fosforo totale e di azoto totale, in
ingresso a tutti gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane ricadenti nel bacino del
fiume Po, essendo quest’ultimo bacino drenante alle predette aree sensibili.

L’art. 26 nelle Norme tecniche di attuazione del PTUA.

- identifica l’intero territorio regionale, ad eccezione dei bacini dello Spoel e del
Reno di Lei, quale bacino drenante all’area sensibili Mar Adriatico Nord
Occidentale e delta del Po (comma 2);
- indica che gli scarichi di tutti gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane,
presenti nelle singole aree sensibili e nei relativi bacini drenanti, devono essere
adeguati al fine di assicurare una riduzione complessiva del carico in ingresso agli
impianti stessi, pari ad almeno il 75% per il fosforo totale ed al 75% per l’azoto

Acque reflue urbane: relazione controlli Anno 2010 2


totale, recependo così anche gli indirizzi dell’Autorità di bacino del Fiume Po, di
cui alla deliberazione 7/2004:
- prevede che i limiti da applicare allo scarico delle acque reflue urbane per il
raggiungimento dei suddetti obiettivi siano individuati dal regolamento regionale
per gli scarichi di acque reflue e di prima pioggia di cui all’art. 52 della l.r.
26/2003.

Il primo gennaio 2009 sono entrate in vigore le disposizioni del Regolamento regionale
n°3/2006 secondo cui gli scarichi di acque reflue urbane provenienti da impianti che
servono agglomerati con più di 2.000 AE che recapitano:

- in area sensibile, sia direttamente che attraverso bacini scolanti,


- nella restante parte del territorio regionale drenante alle aree sensibili delta del Po.

sono soggetti al rispetto delle prescrizioni e dei limiti ridotti per i parametri azoto totale e
fosforo totale (riferimento alla media annua).

1.2.2. Regolamenti regionali


La Regione Lombardia, con il Regolamento regionale n°3 del 24 marzo 2006 (RR
3/2006)per gli scarichi di acque reflue e quello delle acque meteoriche di prima pioggia
(RR 4/2006), definisce, per il raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale dei corpi
idrici significativi superficiali, limiti di emissione per gli impianti di trattamento delle
acque reflue più restrittivi di quelli previsti dalla tabella 1 dell’allegato 5 del d.lgs. 152/99
(citato nei RR, ora D.lgs. 152/06).

Il Regolamento regionale 3/2006 di Regione Lombardia disciplina gli scarichi di acque


reflue domestiche e assimilate alle domestiche, i trattamenti cui devono essere sottoposti
gli scarichi delle acque reflue domestiche o assimilate scaricate da insediamenti isolati nel
caso di recapito sul suolo o negli strati superficiali del sottosuolo, individua i trattamenti
per la depurazione, fissa i valori limite di emissione per gli scarichi degli insediamenti
isolati e degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane, disciplina raccolta
trattamento e scarico delle acque meteoriche convogliate nelle reti fognarie, impone il
trattamento di una parte del deflusso meteorico.

1.3. Attività di controllo


Il D. Lgs. n. 152 del 14.04.2006 nell’Allegato 5 “Limiti di emissione degli scarichi idrici”,
Capitolo 1 “Scarichi in corpi d’acqua superficiali”, riporta le frequenze con cui si devono
effettuare i controlli sugli scarichi provenienti da impianti di trattamento delle acque reflue
urbane.
Per i controlli sui parametri di Tab. 1 (BOD, COD, SST) e Tab. 2 (fosforo totale e azoto
totale) il Decreto prevede che “il numero minimo di controlli (…) è fissato in base alla
dimensione dell’impianto di trattamento e va effettuato dall’autorità competente ovvero
dal gestore qualora garantisca un sistema di rilevamento e di trasmissione dati
all’autorità di controllo, ritenuto idoneo da quest’ultimo, con prelievi ad intervalli
regolari nel corso dell’anno”.

Acque reflue urbane: relazione controlli Anno 2010 3


Potenzialità
Numero campioni
impianto
12 campioni il 1°anno, 4 negli anni successivi, purché lo scarico sia
da 2.000 a conforme;
9.999 A.E se uno dei 4 campioni non è conforme, nell’anno successivo devono
essere prelevati 12 campioni
da 10.000 a
12
49.999 A.E.
≥ 50.000 A.E 24

Per i controlli da effettuare per i parametri di tabella 3 dell’allegato 5, il citato decreto


legislativo prevede le frequenze indicate nella Tabella 1 seguente.

Potenzialità impianto Numero campioni


da 2.000 a 9.999 A.E. 1
da 10.000 a 49.999 A.E. 3
≥ 50.000 A.E 6
TABELLA 1.1 - FREQUENZE PER IL CONTROLLO DI TAB.3.

Il controllo viene effettuato con l’obbiettivo di analizzare quei parametri di tabella 3 del
decreto citato rappresentativi della qualità degli scarichi produttivi immessi nelle reti
fognarie e della rilevanza dell’impianto di depurazione pubblica terminale alla rete, per la
presenza nei suoi scarichi di sostanze la cui ricerca è determinante per le valutazioni
connesse con gli obbiettivi di qualità.

La D.G.R. n. 528/2005 “Direttiva per il controllo degli scarichi degli impianti di


trattamento delle acque reflue urbane ai sensi dell’allegato 5 al D.lgs 11 maggio 1999,
n.152 e successive modifiche ed integrazioni” regolamenta le frequenze dei controlli a
carico di ARPA e dei Gestori.
La D.G.R. n. 528/2005 fornisce indicazioni in particolare in merito a:

- Protocolli d’Intesa tra Province, ARPA e Gestori.


- Autorizzazioni allo scarico
- Utilizzo dei dati del Controllo ed autocontrollo effettuati dai Gestori.

e promuove la piena responsabilizzazione dei soggetti cui spetta la gestione delle reti e
degli impianti e l’erogazione del servizio idrico integrato ai sensi dell’articolo 2 della L. R.
26/2003, creando le opportune sinergie con le strutture pubbliche cui sono demandate le
attività di pianificazione e di controllo in materia di acque.
Per quanto riguarda la verifica dei valori limite previsti per i parametri delle Tab. 1 e Tab.
2 dell’Allegato 5 alla parte terza del D.Lgs. 152/06, è prevista la possibilità di sostituire i
campionamenti effettuati dall’Autorità competente con quelli effettuati dal Gestore,
qualora quest’ultimo garantisca un sistema di rilevamento (e quindi di campionamento e
analisi) e di trasmissione dei dati ritenuto idoneo dall’autorità di controllo.
Nella D.G.R. n. 528/2005 vengono forniti criteri e indirizzi per la predisposizione di
Protocolli d’Intesa per regolare i rapporti tra Province, ARPA, AATO e Gestori Integrati
/Erogatori del Servizio.

Acque reflue urbane: relazione controlli Anno 2010 4


La D.D.U.O n. 665 del 24.01.06 “Approvazione dello schema di protocollo d’Intesa per il
controllo degli scarichi degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane (D.g.r
8/528 del 04.08.05)” fornisce lo schema base per la stesura dei Protocolli d’Intesa.
Fornisce altresì indicazioni sulle modalità di raccolta e trasmissione dei dati analitici
prodotti dal Gestore.

La D.G.R. n. 528/2005 riporta all’art. 2 le seguenti definizioni:


a. «controlli»: le verifiche ufficiali effettuate da ARPA. In relazione alla tipologia dei
parametri ed ai dispositivi autorizzativi tali controlli possono essere utilizzati:
− ai fini della verifica fiscale
− ai fini della verifica della qualità dei controlli effettuati dal gestore;
− a fini puramente conoscitivi;
b. «controlli effettuati dal gestore»: i campionamenti e le analisi per i parametri di cui
alle Tab.1 e Tab.2 dell’Allegato 5 al D.Lgs.152/99, effettuati dal gestore in
conformità al sistema di rilevamento e di trasmissione dati ritenuto idoneo
dall’autorità di controllo;
c. «autocontrolli»: i controlli effettuati dal gestore sugli scarichi dell’impianto di
trattamento e sulle acque in entrata, in numero almeno uguale al numero minimo
annuo di campioni fissato dall’ Allegato 5 al D.Lgs.152/99 per i parametri di cui
alle medesime Tabelle dell’Allegato 5.

La D.G.R. n. 528/2005 inoltre fornisce indicazioni in merito alla modalità di


campionamento e indica sia le frequenze di controllo minime che devono essere garantite
da ARPA sia quelle che devono essere garantite dai Gestori. Tali frequenze sono riportate
di seguito.

Potenzialità di N. campioni N. campioni N. campioni


progetto (AE) parametri di Tab. 1 parametri di Tab. 2 parametri di tab. 3
D.lgs. 152/06 D.lgs. 152/06 D.lgs. 152/06
≥ 50.000 24 24 6
≥ 10.000 e < 12 12 3
50.000
≥ 2.000 e < 10.000 12 (*) 12 (*)(°) 1
(*)12 campioni il primo anno di controllo e 4 negli anni successivi, se nell’anno precedente a quello considerato si
hanno un numero di campioni conformi tali da ritenere lo scarico regolare; qualora il numero di campioni non
conformi superi quello stabilito dalla normativa, nell’anno considerato il numero di campioni da prelevare torna ad
essere 12

(°)nel caso i valori limite di emissione da rispettare siano quelli di cui alla Tab. 4 del regolamento regionale 3/2006,
solo fosforo totale., mentre la Tabella 6 del regolamento non prevede valori limite per azoto totale e fosforo totale

Nel caso sia stata attribuita l’idoneità al sistema di rilevamento e trasmissione dei dati, le
attività di campionamento sono svolte dall’Erogatore del Servizio/Gestore Integrato, che
compie un adeguato numero (almeno quello minimo previsto dalla legge e comunque
indicato dall’Autorità competente) di controlli annuali per i parametri di cui alle tabelle 1 e
2 dell’allegato 5 alla parte terza del d.lgs. 152/2006, secondo la frequenza di cui alla tab.
1.2 sotto riportata.

L’Erogatore del Servizio / Gestore Integrato deve eseguire per tutti gli impianti con
potenzialità ≥ 2000 AE un analogo numero di autocontrolli, in ingresso all’impianto e in

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uscita, per i parametri di cui alle tabelle 1 e 2 dell’allegato 5 alla parte terza del d.lgs.
152/2006.

Potenzialità di progetto N. campioni per i parametri di Tabella 1 N. campioni per i parametri di Tabella 2
(AE) D.lgs. 152/06 D.lgs. 152/06
≥ 50.000 24 24
≥ 10.000 e < 50.000 12 12
≥ 2.000 e < 10.000 12 (*) 12 (*)(°)
(*) (°) vedi pari riferimenti della tab. 2

TABELLA 1.2 – CONTROLLI ANNUALI EFFETTUATI DALL’EROGATORE DEL SERVIZIO /


GESTORE INTEGRATO

I controlli minimi effettuati dal Dipartimento ARPA in caso d’idoneità del sistema di
rilevamento e di trasmissione dei dati dell’erogatore del servizio/gestore integrato sono
riportati nella tab. seguente

Potenzialità di N. campioni parametri di N. campioni parametri di N. campioni parametri di


progetto (AE) Tab. 1 D.lgs. 152/06 Tab. 2 D.lgs. 152/06 tab. 3 D.lgs. 152/06
≥ 50.000 6 6 6
≥ 10.000 e < 50.000 3 3 3
≥ 2.000 e < 10.000 1 1 (+) (°) 1
(+) Per i nuovi impianti, il numero di controlli effettuati il primo anno di attività è pari a 3+
(°) vedi pari riferimenti della tab. 2

TABELLA 1.3– CONTROLLI MINIMI ANNUALI EFFETTUATI DA ARPA NEL CASO DI


ATTRIBUZIONE DI IDONEITÀ

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2. IMPIANTI DI TRATTAMENTO DELLE ACQUE REFLUE
URBANE

3.3. Inquadramento regionale

In ambito regionale risultano censiti1 448 impianti di trattamento delle acque reflue urbane
dotati almeno di trattamento secondario, per una capacità depurativa totale pari a quasi 13
milioni di abitanti equivalenti circa (si ricorda a tal proposito che le acque reflue urbane
convogliate in rete fognaria sono il risultato del miscuglio di acque reflue domestiche,
industriali e meteoriche di dilavamento, e che in alcune province, come ad esempio quella
di Brescia, la componente industriale risulta particolarmente consistente).

Classe di Potenzialità Numero Potenzialità di progetto totale


Impianti (AE)
≥ 100.000 AE 35 9.630.077
≥ 50.000 AE e < 100000 37 1.974.823
≥ 10.000 e < 50000 AE 114 360.385
≥ 2.000 AE e < 10000 262 1.123.225
Tot. 13.088.510
TABELLA 2.1 – IMPIANTI IN REGIONE LOMBARDIA PER CLASSE DI POTEZIALITÀ

Gli impianti depurazione di potenzialità superiore ai 2.000 AE, esistenti ed attivi al 2010,
sono 448, di cui 262 al di sotto dei 10.000 AE, 114 tra 10.000 e 49.999 AE, 72 con
potenzialità ≥ 50.000 AE.
Le tabelle e i grafici seguenti riportano il numero degli impianti e la rispettiva potenzialità
nominale (AE) suddivisi per provincia e per classe di potenzialità.

Pr Numero 2.000 - 9999 AE 10.000 -49999 AE ≥ 50.000 AE


impianti n° % n° % n° %
Bg 53 23 43,4% 18 34,0% 12 22,6%
Bs 91 64 70,3% 24 26,4% 3 3,3%
Co 22 8 36,4% 8 36,4% 6 27,3%
Cr 23 16 69,57% 4 17,39% 3 13,04%
Lc 23 9 39,1% 12 52,2% 2 8,7%
Lo 35 30 85,71% 4 11,43% 1 2,86%
Mn 58 48 82,79% 8 13,78% 2 3,45%
Mi 38 8 21,05% 10 26,32% 20 52,6%
Mb 3 0 0,0% 0 0,0% 3 100,0%
Pv 45 31 68,89 10 22,2% 4 8,9%
So 19 7 40,00% 0 0,0% 12 63,2%
Va 38 18 47,4% 13 34,2% 7 18,4%
TOT 448 262 111 75
TABELLA 2.2 – IMPIANTI IN REGIONE LOMBARDIA PER CLASSE DI POTEZIALITÀ E PROVINCIA

1
Le informazioni a seguire sono frutto di una rielaborazione dei dati inseriti per l’anno 2010 nel sistema S.I.Re.; gli impianti sono tutti
quelli esistenti o comunque avviati durante l’anno di controllo

Acque reflue urbane: relazione controlli Anno 2010 7


70

60

50

40 2.000 - 9999 AE
10.000 -49999 AE
30 ≥ 50.000 AE

20

10

0
Bg Bs Co Cr Lc Lo Mn Mi Mb Pv So Va

FIGURA 2.1 – IMPIANTI IN REGIONE LOMBARDIA PER CLASSE DI POTEZIALITÀ E PROVINCIA

Classe di Potenzialità di progetto degli impianti (AE)


Pr < 2000 AE 2.000 - 9999 10.000 - ≥ 50.000 AE ≥ 100.000 AE
AE 49999 AE < 100000 AE
Bg 3.429 71.650 287.800 443.500 1.021.600
Bs 19.581 263.424 397.083 70.000 580.000
Co 113.86 43.150 190.600 233.520 473.167
Cr 43.822 83.404 835.00 50.000 317.810
Lc 204.76 34.200 268.140 636.583 0
Lo 43.939 111.900 104.770 60.000 0
Mn 66.356 195.970 956.67 70.000 100.000
Mi 12.000 32.300 184.700 488.000 4.697.000
Mb 0 0 0 0 954.000
Pv (*) 138.106 457.474 236.000 0
So (°) 37.365 317.000 0 0
Va (°) 82.333 268.600 157.500 1.100.000
Non
TOT determinabile
1.093.802 2.655.334 2.445.103 9.243.577
(*) Dati non
Completi (°) Dati non disponibili

TABELLA 2.3 -POTENZIALITÀ TOTALE DEGLI IMPIANTI DIVISI PER CLASSE DI AE E PROVINCIA

Acque reflue urbane: relazione controlli Anno 2010 8


Potenzialità totale degli impianti divisi per classe di AE e Provincia

5000000
4500000
4000000
3500000
< 2000 AE
3000000 2.000 - 9999 AE
AE

2500000 10.000 -49999 AE


2000000 ≥ 50.000 AE < 100000 AE
≥ 100.000 AE
1500000
1000000
500000
0
Bg Bs Co Cr Lc Lo Mn Mi Mb Pv So Va
Pr

FIGURA 2.2 – POTENZIALITÀ TOTALE DEGLI IMPIANTI PER PROVINCIA


Gli impianti con più di 100.000 AE sono 35 (circa il 8% del totale), ma garantiscono oltre
il 70% della capacità depurativa totale della regione; a tal proposito si ricorda come il
Piano di Tutela delle Acque della Regione abbia posto come obiettivo strategico proprio la
riduzione della frammentazione della depurazione sul territorio a favore di impianti di
dimensioni medio – grandi, con previsioni di collettamenti a impianti di carattere
intercomunale.

Numero Impianti

8%
6%

100.000 AE
50.000 AE e < 100000
10.000 e < 50000 AE
27%
59% 2.000 AE e < 10000

FIGURA 2.3 – POTENZIALITÀ TOTALE DEGLI IMPIANTI PER PROVINCIA GRAFICO A TORTA
Nelle province di Milano, Monza e Brianza, Bergamo e Varese si rileva la maggior
concentrazione di impianti al di sopra dei 100.000 AE, a causa della presenza di importanti
distretti industriali.

Acque reflue urbane: relazione controlli Anno 2010 9


Circa il 50% degli impianti ha un trattamento terziario avanzato e solo il 25% circa ha un
sistema secondario come fase più spinta di depurazione.

Le soluzioni impiantistiche adottate per l’ossidazione della sostanza organica e dell’azoto


ridotto sono svariate, ma la più utilizzata per gli impianti di dimensioni medio - grandi
rimane l’ossidazione biologica a biomassa sospesa a fanghi attivi, con sistema di aerazione
ad aria insufflata.
Per quanto riguarda la rimozione dell’azoto, solo il 50% degli impianti dispone di un
trattamento di denitrificazione specifico, mentre a partire dal 2009 (quando sono entrate in
vigore le disposizioni del Piano di Tutela sulle aree sensibili e i limiti del Regolamento
Regionale 3/2006) è aumentato il ricorso a trattamenti di rimozione del fosforo (soprattutto
per via chimica).
Il Piano di Tutela ha previsto inoltre che in tutti gli impianti di depurazione di potenzialità
superiore a 2.000 AE sia obbligatorio installare un sistema di disinfezione, da attivare in
ragione della prossimità dello scarico agli usi antropici del corpo idrico (irriguo, potabile,
balneazione).
Le modalità di disinfezione maggiormente utilizzate nella Regione Lombardia prevedono
l’impiego in particolare di ipoclorito di sodio, al quale solo negli ultimi due anni si sta
preferendo l’acido peracetico e sistemi a lampade a raggi UV.
Nella presente relazione non sono state prese in considerazione le tipologie impiantistiche
con potenzialità < a 2.000 AE che prevedono di norma un processo di ossidazione totale
della sostanza organica e fisico di sedimentazione (vasche Imhoff, fosse settiche, ecc.):
emerge tuttavia che tali dispositivi di trattamento sono ancora diffusi (carico di progetto
stimabile ad oggi in circa 300.000 AE), in particolare nelle zone lacuali, collinari e
montane.

3.4. Tecnologia di trattamento

Il trattamento di depurazione dei liquami consiste in una successione di più fasi (o


processi) durante i quali dall’acqua reflua vengono rimosse le sostanze inquinanti,
concentrandole sotto forma di fanghi, dando luogo ad un effluente finale tale da renderlo
idoneo allo sversamento in un corpo recettore, senza che questo ne possa subire danni (ad
esempio dal punto di vista dell’ecosistema ad esso afferente).
Tale trattamento è costituito da una combinazione di più processi di natura chimica, fisica
e biologica. I fanghi provenienti dal ciclo di depurazione devono subire anch’essi una serie
di trattamenti necessari a renderli idonei allo smaltimento ad esempio in discariche speciali
o al loro riutilizzo in agricoltura o in un impianto di compostaggio.
Gli impianti di depurazione sono costituti da una serie di manufatti in genere in
calcestruzzo armato, ognuno con specifiche funzioni, nei quali viene attuata la depurazione
degli scarichi di origine civile e industriale. Solitamente in un impianto di trattamento delle
acque reflue si distinguono due linee specifiche:

- la linea acque;
- la linea fanghi.

Nella linea acque vengono trattati i liquami grezzi provenienti dalle fognature e di regola
comprende tre stadi, chiamati:

• trattamento primario: un processo di tipo fisico utilizzato per la rimozione di parte


delle sostanze organiche sedimentabili contenute nel liquame comprende la
grigliatura, la sabbiatura, la sgrassatura, la sedimentazione primaria;
Acque reflue urbane: relazione controlli Anno 2010
10
• tattamento secondario: un processo di tipo biologico utilizzato per la rimozione
delle sostanze organiche sedimentabili e non sedimentabili contenute nel liquame.
Comprende l’aerazione e la sedimentazione secondaria:
• trattamento terziario: realizzato sull´effluente in uscita dalla sedimentazione
secondaria, permette di ottenere un ulteriore affinamento del grado di depurazione.
Comprende trattamenti speciali per abbattere il contenuto di quelle sostanze che
non vengono eliminate durante i trattamenti primari e secondari.

Nella linea fanghi vengono trattati i fanghi prodotti durante le fasi di sedimentazione
previste nella linea acque. Lo scopo di tale linea è quello di eliminare l´elevata quantità di
acqua contenuta nei fanghi e di ridurne il volume, nonché di stabilizzare (rendere
imputrescibile) il materiale organico e di distruggere gli organismi patogeni presenti, in
modo tale da rendere lo smaltimento finale meno costoso e meno dannoso per l’ambiente.
L’effluente finale trattato viene convogliato in una condotta detta emissario, con recapito
finale nelle acque superficiali (corsi d’acqua, mare, ecc.), incisioni o nello strato
superficiale del terreno (es. trincee drenanti). L’effluente finale può anche essere usato per
l’irrigazione o nell’industria. A seguire si fornisce una breve descrizione del trattamento
depurativo del tipo a fanghi attivi, con schema semplificato (tipo Eckefelder).

- Le acque reflue vengono raccolte dalle reti fognarie e sono convogliate mediante
collettori all’impianto di depurazione. In molti casi (per problemi di quote) è
indispensabile il sollevamento (1) dei liquami convogliati dal collettore per inviarli alle
fasi successive di trattamento.
- Come primo trattamento è solitamente prevista la grigliatura (2), necessaria per la
Acque reflue urbane: relazione controlli Anno 2010
11
rimozione del materiale grossolano (pezzi di plastica, legno, sassi, carta ecc.), che
potrebbe altrimenti intasare tubazioni o provocare l’usura delle parti elettromeccaniche.
Il grigliato viene trattato e pressato e portato in discarica.
- Nella dissabbiatura - disoleatura (3) avviene la separazione delle sabbie per
sedimentazione naturale, mentre la separazione e la risalita degli oli e grassi in
superficie viene favorita nella maggior parte degli impianti mediante insufflazione di
aria che, assicurando una limitata turbolenza impedisce anche la sedimentazione di
sostanze organiche.
- Nella vasca di sedimentazione primaria (4), non sempre prevista, avviene la
separazione per gravità dei solidi sedimentabili. I fanghi che si accumulano sul fondo
della vasca vengono sospinti dalla lama di fondo del carroponte raschiatore nelle
tramogge di raccolta e da queste vengono poi prelevati per essere inviati ai trattamenti
successivi.
- L’eliminazione delle sostanze disciolte e i solidi sospesi avviene per la maggior parte
degli impianti in sistemi con vasca a fanghi attivi ( 6 ). Questo processo si basa
sull’azione metabolica di microrganismi p.e. batteri che utilizzano le sostanze organiche
e l’ossigeno disciolti nel liquame per la loro attività e riproduzione. In tal modo si
formano fiocchi costituiti da colonie di batteri facilmente eliminabili nella successiva
fase di sedimentazione. Per un’ottimale assorbimento delle sostanze è necessaria una
sufficiente presenza di ossigeno, che viene fornito mediante insufflazione di aria dal
fondo.
- Oltre ai processi meccanici e biologici risultano necessari anche altri trattamenti che
hanno lo scopo di limitare le sostanze nutritive come azoto e fosforo nello scarico
finale, sostanze che possono portare a problemi di ipertrofia nei fiumi e laghi. La
rimozione dell’azoto avviene con processi biologici tramite batteri speciali che si
formano già nelle vasche di ossidazione, mentre per l’eliminazione del fosforo si
utilizza il processo biologico o un processo chimico, che consiste nell’aggiunta di un
prodotto flocculante (p.e. sali di ferro ) durante il processo depurativo.
- La separazione dei fiocchi di fango dalla miscela aerata si ottiene per sedimentazione
nella vasca di sedimentazione finale ( 7 ). Un ponte raschiatore raccoglie il fango
sedimentato.
- Una parte del fango attivo viene fatta ricircolare nella vasca di aerazione ( 9 ) e la parte
in esubero viene inviata al trattamento successivo
- L’acqua reflua in uscita dalla sedimentazione finale viene recapitata al corso d’acqua
superficiale ( 8 ).

Acque reflue urbane: relazione controlli Anno 2010


12
3.5. Conformità degli impianti

Il presente paragrafo fornisce informazioni sulla applicazione dei criteri per la


determinazione della conformità dei sistemi di depurazione delle acque reflue urbane, a
servizio di agglomerati con carico generato maggiore di 2.000 AE, ai requisiti di
trattamento stabiliti dalla Direttiva 91/271/CEE per i parametri BOD5, COD e Solidi
Sospesi (SS), azoto totale e fosforo totale, con riferimento all’anno 2010 .

2.3.1. Conformità degli impianti ai limiti previsti per i parametri di tabella 1


dell’allegato 5 alla parte terza del D.lgs. 152/06 e s.m.i.
I parametri BOD5 (domanda biologica di ossigeno), COD (domanda chimica di ossigeno) e
SS (solidi sospesi) sono significativi del contenuto organico dello scarico e quindi del
potenziale livello di inquinamento del corpo idrico recettore: elevate concentrazioni di
sostanza organica comportano un depauperamento dell’ossigeno disciolto a causa della
proliferazione della biomassa batterica, con una conseguente modifica dell’ecosistema.
La conformità è stata valutata sulla base delle analisi allo scarico degli impianti con
potenzialità di progetto al di sopra dei 2.000 AE, effettuate da ARPA e dal gestore
nell’anno 2010, con i limiti imposti dalla Direttiva europea sopra richiamata (25 mg/l per il
BOD5, 125 mg/l per il COD, 35 mg/l per gli SS).
Eventuali sporadici superamenti causati da eventi straordinari quali lavori di adeguamento
o manutenzione, condizioni meteorologiche avverse, guasti o anomalie, comportanti una
temporanea riduzione della funzionalità (in seguito ripristinata) sono stati considerati non
significativi in quanto non rappresentativi dello standard di funzionamento medio
nell’anno, laddove tali condizioni siano verificabili ed effettive.

2.3.2. Conformità degli impianti ai limiti previsti per i parametri di tabella 2


dell’allegato 5 alla parte terza del D.lgs. 15/06 e s.m.i.
La valutazione della conformità degli impianti di depurazione ai limiti previsti per i
parametri di tabella 2 allegato 5 alla parte terza del D.lgs. 152/06 e s.m.i. viene effettuata
sulla base delle risultanze analitiche dei controlli fiscali effettuati da ARPA e dei controlli
effettuati dai Gestori, entrambi effettuati per mezzo di campionamenti di 24 ore sui reflui
in uscita.
La conformità ai requisiti richiesti dalla normativa per i parametri azoto totale e fosforo
totale è stata valutata con riferimento alla media annua sui campioni prelevati da ARPA e
dal Gestore nell’anno 2010.

3.6. Criticità degli impianti

Già nell’anno 2010, durante l’attività di controllo fiscale, i Dipartimenti di ARPA


Lombardia hanno iniziato e sperimentato un nuovo approccio nello svolgimento delle
attività di controllo presso gli impianti di depurazione pubblica, di conoscenza delle attività
di conduzione del Gestore / erogatore del Servizio.
Durante le attività di controllo sono state pertanto analizzate le criticità che possono aver
determinato la non conformità dello scarico.
Le tipologie di verifica hanno avuto anche l’obiettivo di valutare, secondo la specificità
dell’impianto, almeno le fasi maggiormente critiche del processo depurativo, valutando in
questo modo gli aspetti legati alla conduzione, e più in generale laddove adottato
l’efficacia del piano di monitoraggio e controllo adottato dal Gestore / Erogatore del
Acque reflue urbane: relazione controlli Anno 2010
13
Servizio.
Le fasi di progettazione e costruzione degli impianti sono, infatti, fondamentali per
garantire il raggiungimento degli obiettivi di qualità, ma la mancanza di una corretta
gestione ne vanifica l’efficacia.

Aspetti legati all’affidamento del Servizio

In generale il mancato affidamento del Servizio di depurazione o l’esistenza di concessioni


non efficace, può tradursi in difficoltosi rapporti tra il Gestore, l’Erogatore del Servizio e
gli Enti competenti, condizione questa che influisce negativamente sul flusso delle
informazioni e dati, compromettendo quindi la qualità del controllo effettuato allo scarico
finale, dall’ARPA e dal Gestore.
Nel 2010 si sono riscontrate alcune criticità legate alla gestione, di cui si fornisce il
seguente dettaglio

- Gestione “in economia”: quando si è in presenza di una gestione ancora in


modalità “in economia” è frequente la presenza di personale poco formato che,
associata ad una carenza di risorse economiche, determina una gestione poco
efficiente dell’impianto, che può anche comportare superamenti dei limiti allo
scarico.

- Passaggio di gestione: quando la gestione di un impianto viene trasferita da un


Gestore all’altro, o da un erogatore all’altro, si possono verificare problemi di
relazione tra il vecchio e il nuovo Gestore e/o tra il nuovo Soggetto e l’Autorità
Competente, che rende potenzialmente meno efficiente il processo rilevamento e
trasmissione dei dati (programma annuale, campionamento, invio esiti analitici,
etc.). Inoltre, la minor conoscenza delle criticità dell’impianto da parte del Gestore
entrante può portare al verificarsi di situazioni anomale in cui non si applica un
intervento preventivo.

- Concessione scaduta: quando un Gestore od un Erogatore proseguono la loro


attività, in difetto della concessione del Servizio, potrebbero in generale
determinarsi problemi formali e di relazione tra i Soggetti richiamati e l’Autorità
Competente, che rendono potenzialmente meno efficiente il processo di
rilevamento trasmissione dei dati (programma annuale, esiti analitici etc.), con
conseguente controllo frammentario e parziale.

- Non coincidenza tra Gestore ed Erogatore del servizio: nei casi in cui il Gestore
dell’impianto, che è titolare della autorizzazione allo scarico, abbia affidato la
conduzione operativa dell’impianto ad un Erogatore del servizio, si possono creare
problemi formali di relazione tra il Gestore e l’Autorità Competente, che rendono
potenzialmente meno efficiente il processo di rilevamento e trasmissione dei dati.

- Presidio assente o discontinuo (per impianti di potenzialità medio- grande): la


presenza di impianti non stabilmente presidiati o con modalità di presidio
inadeguata alla potenzialità dei medesimi impianti, può determinare l’impossibilità
di adottare interventi regolatori tempestivi, in caso suscitando condizioni anomale,
disfunzioni o guasti, con conseguente rischio potenziale di supero dei limiti
normativi.

Acque reflue urbane: relazione controlli Anno 2010


14
Attività di conduzione dell’impianto (Gestione Tecnica)

In generale una gestione tecnica carente si traduce in una minor capacità di avere
costantemente sottocontrollo tutti gli aspetti delle fasi depurative con conseguente
riduzione della capacità effettiva di trattamento. In particolare vi sono alcune condizioni di
esercizio che se non attentamente regolate o limitate, possono rendere potenzialmente
meno efficiente il processo di rilevamento e trasmissione dei dati. A seguire sono
individuate le condizioni di esercizio critiche, rilevate durante le attività di controllo
dell’anno 2010.

- Acque parassite o estranee: la presenza di acque parassite, infiltrazioni o comunque


“estranee” determina il permanere di carichi diluiti e il persistere di elevate portate
(con il rischio di frequenti episodi di sovraccarico idraulico dell’impianto),
indipendentemente dagli eventi meteorici, comportando svantaggi e complicazioni
nella gestione e nel rendimento delle fasi di depurazione. In particolare la
diluizione e il conseguente abbassamento della temperatura dei liquami riducono
l’effetto dei trattamenti chimici e biologici. Per temperature inferiori ai 10 °C si ha un
notevole rallentamento della velocità dei processo. I processi più sensibili alla
temperatura sono quelli dedicati alla rimozione dell’azoto.
Inoltre, la presenza di acque “estranee” limita la capacità di trasporto delle
canalizzazioni e, soprattutto in caso di forti piogge, costituisce un’ulteriore criticità
per i recapiti, in quanto vengono direttamente riversate in ruscelli, fiumi e laghi
aliquote maggiori di acque contaminate, provenienti da sfioratori e da by-pass
installati in fasi intermedie di trattamento (es. sovraccarico idraulico del comparto
biologico).

- Sovraccarico idraulico dell’impianto: in presenza sovraccarico idraulico si può


verificare l’attivazione, in tempo asciutto, dello scolmatore testa impianto con
conseguente immissione nel corso d’acqua superficiale di una parte dei carichi
afferenti, anche parzialmente non trattati. Nei casi in cui transitassero portate
eccedenti quella per cui è stato progettato il comparto biologico, si potrebbe
incorrere nella perdita di biomassa con il refluo finale, con conseguente
“superamento dei limiti” dovuto alla minor resa depurativa e al contributo
inquinante dei solidi sospesi trascinati con l’effluente. In tali casi l’esistenza di by-
pass parziali può determina il conferimento nei ricettori di quella quota di liquame,
che non può transitare per il comparto biologico.

- Difficoltà di gestione della quota di acque reflue sfiorate in testa impianto:


l’inaccessibilità del manufatto scolmatore o carenze strutturali, possono limitare le
operazioni di pulizia e/o la regolazione dello scolmatore stesso, causando
l’immissione in corso d’acqua superficiale in tempo asciutto di liquame tal quale-

- Caratteristiche dei liquami in ingresso: La composizione chimica dei liquami


all’ingresso dei reattore è uno dei fattori principali, assieme alla portata, che
condizionano l’efficienza dell’intero impianto, incluso il sedimentatore. Occorre
sottolineare che, in taluni impianti, il liquame che entra nei reattori ha subito prima il
passaggio in un sedimentatore, ed è quindi privo di solidi pesanti e sedimentabili:
peraltro in altri impianti, specie i più piccoli o gli impianti con predenitrificazione, non
è prevista alcuna preventiva sedimentazione per cui i reattori vengono alimentati con
liquame grezzo. Presupponendo una composizione chimica prevalentemente organica
dei substrati in ingresso, i parametri di controllo sono in genere ascrivibili a:

Acque reflue urbane: relazione controlli Anno 2010


15
- CODtot, CODsol, TOC
- BOD5
+
- TKN, NH4
- N03, N02
- P
- PH
- Solidi sospesi
- Solidi sedimentabili

Laddove vi sia una componente industriale molto importante legata a scarichi


“anomali” rispetto ai carichi di norma convogliati all’impianto, diventa critica la
gestione del comparto biologico, in particolare se l’anomalia non è monitorata nel
tempo.

- Bilanciamento dei substrati in ingresso - La biomassa batterica cresce in una miscela


nutritiva (il liquame) che contiene generalmente un’abbondanza preminente di sostanze
organiche carboniose e una quota minoritaria di macronutrienti, soprattutto azoto e
fosforo, oltre a piccole quantità (in genere sempre sovrabbondanti) di Ca, Mg, K, Mn,
Fe e Co. Il liquame prevalentemente domestico presenta rapporti di queste sostanze in
genere già bilanciati per un’ottimale crescita batterica. In crescita endogena (alta età
dei fango) vale in genere BOD:N:P = 200 : 5 : 1, mentre in crescita attiva vi è più
richiesta di nutrienti per cui BOD:N:P = 100 : 5 : 1. Nel caso di alcuni effluenti
industriali siamo in presenza di forti carenze di alcuni di essi. Effluenti di zuccherifici e
petroliferi sono spesso carenti di azoto e fosforo. Effluenti di allevamenti sono spesso
sovrabbondanti di azoto e fosforo. Effluenti industriali nitrici (N03) da denitrificare
sono spesso carenti di carbonio. Effluenti industriali di NH4+ da nitrificare possono
essere carenti di fosforo. Le carenze di carbonio in denitrificazione richiedono dosaggi
di sostanze economicamente sostenibili come l’acetone, il metanolo o miscele
industriali di recupero (stando attenti alle impurezze derivate). Le carenze di azoto e
fosforo si risolvono con sali e soluzioni di uso agronomico (fosfato mono e di
ammonico, monosodico o trisodico, NH3 anidro, acido fosforico, urea).
La criticità è però legate ai dosaggi, che non sono facilmente teorizzabili.

- Inefficienza del sistema di insufflazione dell’aria in vasca di ossidazione: si tratta,


anche in questo caso, di un parametro chiave per il buon funzionamento dell’impianto
biologico. La presenza di ossigeno è ovviamente fondamentale per lo svolgimento di
qualsiasi processo aerobico, ma risulta tuttavia estremamente difficile definire livelli
sotto e oltre i quali si possono instaurare condizioni critiche per l’impianto. Le criticità
correlate di solito sono legate agli elevati carichi inquinanti confluenti al comparto
biologico e, nel caso di aerazione mediante diffusori, alla portata di aria non sempre
sufficiente, o all’inefficienza de mezzi di diffusione, od assenza di soffianti di riserva.
Nel caso di aerazione mediante agitazione meccanica all’impossibilità di aumentare la
velocità dei meccanismi oltre certi limiti

- Concentrazione di fango nel ricircolo, SSr: La misura della concentrazione di fango


nel ricircolo dal sedimentatore serve a determinare l’entità della portata di ricircolo
dei fanghi, atta a mantenere una desiderata concentrazione di solidi MLSS nel
reattore. Il valore di SSr è solitamente poco variabile nelle 24 ore e si misura
facilmente per campionamento e pesata a 105 °C, oppure con sonde ottiche
(portatili o in linea) tarate nel campo 5-20 g/l .
Acque reflue urbane: relazione controlli Anno 2010
16
La criticità risiede nella difficoltà a mantenere il valore ottimale di SSr se non
adeguatamente monitorato (es. indice di Mohlman, SVI), che può variare per due
motivi:

- cambiamento delle caratteristiche di sedimentabilità dei fango;


- effetti di cortocircuito e diluizione a livello dell’evacuazione di fango dal
fondo; in particolare nei sedimentatori dotati di sistemi di esportazione dei
fango “ad aspirapolvere” la concentrazione di SSr può risultare molto bassa o
variabile a causa dell’aspirazione di grosse frazioni di liquame.

- Altezza del fango: In normali condizioni di esercizio lo strato di fango aumenta a


causa della produzione di fango da parte dei sistema; in questo caso non si hanno
variazioni di concentrazione del fango e quindi l’altezza di questo strato dipende dalla
frequenza e dalla regolarità con la quale si asporta il fango di supero. Il peggiore
inconveniente consiste nella fuoriuscita dei fango dagli sfiori del sedimentatore, con
possibili superamenti per quanto riguarda sicuramente i parametri BOD, COD e solidi
sospesi. Tra le criticità che determinano tali condizioni di esercizio vi sono:

- L’altezza raggiunta dal fango dipende anche dal tipo di raccoglitore dei fango di
cui è dotato il sedimentatore. Una lama discontinua impiega molto tempo a
portare il fango al pozzetto centrale e quindi consente uno strato di accumulo
più marcato. Un sistema ad "aspirapolvere" generalmente lascia poco fango sul
fondo;
- La variazione di portata secca notte/giorno può determinare una differenza tra
input/output di fango per cui il sedimentatore potrebbe presentarsi al mattino
vuoto di fango e a alla sera con molto fango sul fondo;
- I periodi di pioggia, in conseguenza dell’aumento di portata, provocano un
dilavamento dei fango nel reattore e un conseguente aumento dello strato di
fango nel sedimentatore.
- La variazione delle caratteristiche di sedimentabilità dei fango, espresse come
aumento di SVI, sono una delle cause principali dell’aumento dell’altezza dei
fango: in questo caso si verifica anche una diminuzione della concentrazione di
fango in questo strato.
- La rottura della pompa di ricircolo, l’interruzione di corrente elettrica, la
ostruzione di una valvola di spurgo possono implicare un accumulo di fango in
sedimentazione.

- Manutenzione carente: negli impianti con scarsa manutenzione si possono


verificare disservizi guasti e, per alcuni comparti, la diminuzione della funzionalità.
A titolo esemplificativo, e non esaustivo:

• la mancata o carente pulizia delle griglie (rimozione materiali ostruenti)


comporta un aumento delle perdite di carico, che influiscono negativamente
sull’efficienza depurativa
• la mancata o carente manutenzione delle parti meccaniche in movimento (es.
griglia, carro ponte etc.) determina un aumento del rischio di guasti di tali parti
• la mancata o carente rimozione degli eventuali depositi presenti nelle vasche di
ossidazione comporta la di munizione del volume utile al processo biologico;
• l’inefficienza delle pompe di ricircolo (e l’assenza di una riserva) della miscela
areata comporta un’evidente riduzione della capacità denitrificante;
• una inadeguata revisione e mantenimento dell’efficienza del mixer nella vasca
di denitrificazione (e l’assenza di una riserva) comporta un calo della capacità
Acque reflue urbane: relazione controlli Anno 2010
17
di rimozione dell’azoto
• il mancato controllo delle condizioni di funzionamento del sedimentatore
secondario (es. organi meccanici del carroponte, pulizia delle canaline di sfioro,
scum - box) può comportare alterazioni nel processo di separazione dei fanghi e
quindi rischi di superamento dei limiti ad esempio per parametri quali solidi
sospesi, BOD5 e COD.
• il mancato tempestivo intervento in caso di guasto o disfunzione alle pompe di
ricircolo fanghi o di estrazione del supero può comportare una riduzione della
capacità depurativa e quindi il superamento dei limiti allo scarico.

- Vetustà dell’impianto e/o delle apparecchiature: apparecchiature “obsolete”


incorrono con maggiore facilità in guasti e/o rotture, limitando l’efficienza
depurativa e, nei casi più gravi, causando il fermo di intere sezioni dell’impianto.
Gli impianti di vecchia costruzione sprovvisti di sistemi di riserva o che per i quali
non è stato pianificato un up – grading, possono risultare inadeguati.

- Assenza di SAP in uscita e/o ingresso: laddove non vi siano installati SAP non è
possibile determinare i carichi inquinanti in ingresso e in uscita all’impianto. In
particolare la mancanza di un SAP in ingresso impedisce il monitoraggio in
continuo del carico idraulico trattato.

- Campionamento non proporzionale alla portata: i carichi calcolati non sono reali

3.7. Formule di calcolo dei carichi influenti e determinazione dei relativi


abbattimenti

La valutazione del carico inquinante rilasciato mediamente nel corso dell’anno dai sistemi
depurativi fornisce un’indicazione della pressione esercitata sul corpo idrico recettore.
L’analisi deve essere considerata indicativa del comportamento medio degli impianti nel
corso dell’anno. Tuttavia non va dimenticato che i valori calcolati sono soggetti a
variazioni, giornaliere e stagionali, che possono influire in modo consistente sulla qualità
del corpo idrico recettore.
Il calcolo del carico inquinante mediamente in ingresso nel corso dell’anno in ciascun
impianto di depurazione, consente sia di determinare la performance impiantistica, per
ciascun parametro, di ogni impianto di depurazione, sia di valutare a livello regionale il
raggiungimento delle percentuali minime di abbattimento dei carichi fissate dalla
normativa per perseguire gli obiettivi di qualità.
Il calcolo dei carichi in ingresso e in uscita viene effettuato utilizzando di norma i risultati
degli autocontrolli effettuati dai Gestori.
Il risultato del calcolo delle concentrazioni medie annue viene rapportato alla media
annuale del dato di portata.
Di seguito si riportano le formule di calcolo utilizzate

Acque reflue urbane: relazione controlli Anno 2010


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Calcolo Portata media annuale (m3 /d) Qa

dove Qd è la portata giornaliera misurata dal Gestore

Calcolo Concentrazione media annuale in ingresso (mg/L)

dove [X] ing è la concentrazione giornaliera in ingresso impianto misurata dal Gestore in
sede di autocontrollo

Calcolo Concentrazione media annuale in uscita (mg/L)

dove [X] usc è la concentrazione giornaliera nello scarico misurata dal Gestore in sede di
autocontrollo

Calcolo Carico annuale in ingresso (t/anno)

I dati delle portate sono stati rilevati dai gestori degli impianti di depurazione mediante
misuratori di portata posizionati in ingresso all’impianto; negli impianti sprovvisti di
misuratori di portata all’ingresso sono stati utilizzati i dati di portata media annuale
calcolati per l’uscita.

Calcolo Carico annuale in uscita (t/anno)

I valori delle portate sono stati determinate dai gestori degli impianti di depurazione
mediante misuratori di portata posizionati in uscita dall’impianto. Negli impianti sprovvisti
di qualsiasi sistema di misura della portata, è stato necessario elaborare i dati dei contaore
installati sulle pompe di sollevamento, o in assenza, per alcuni impianti con potenzialità
inferiore ai 10.000 AE effettuare dei calcoli o delle stime.

Acque reflue urbane: relazione controlli Anno 2010


19
3. ANNO 2010: RISULTATI

3.1. Conformità
I dati analitici risultanti dai campionamenti effettuati Dipartimenti provinciali di ARPA
Lombardia, nel 2010, in uscita agli impianti di depurazione, in occasione dei controlli
fiscali, associati ai dati analitici risultanti dai prelievi effettuati dai Gestori, hanno
consentito di effettuare per tutti gli impianti presenti in Lombardia una verifica della
conformità dei loro scarichi, come previsto dalla Direttiva 271/91/CE.

La programmazione delle attività di controllo ha tenuto conto per l’anno 2010 della
potenzialità di riferimento indicata nel provvedimento provinciale.2

Nel 2010 circa il 10% degli impianti di depurazione della regione risulta non conforme per
uno o più parametri di Tabella 1.

L’indicatore mostra come i sistemi di depurazione presenti in Lombardia non garantiscano,


allo stato attuale del servizio di collettamento dei reflui, un’efficace abbattimento del
carico organico in ingresso.

Non conformità per BOD5 Non conformità per COD Non conformi tà per SS *
Pr N impianti % N impianti % N impianti %
BG 4 8,51% 3 6,38% 4 8,51%
BS 16 18,18% 6 6,82% 15 17,05%
CO 2 9,09% 0 0,00% 1 4,55%
CR 4 19,05% 0 0,00% 4 19,05%
LC 4 17,39% 3 13,04% 4 17,39%
LO 0 0% 0 0,00% 0 0%
MN 0 0% 0 0,00% 0 0%
MI 5 12,82% 3 7,69% 6 15,38%
MB 2 66,67% 0 0,00% 1 33,33%
PV 5 12,82% 1 2,56% 3 7,69%
SO 2 10,00% 0 0% 2 10,00%
VA 0 0% 0 0% 0 0%
TABELLA 3.1 – CONFORMITÀ DEI SISTEMI DI DEPURAZIONE AI REQUISITI DELLA DIRETTIVA
91/271/CE- PARAMETRI TABELLA 1 (* FATTA ECCEZIONE DEI SS CHE NON SONO RICHIESTI DALLA
DIRETTIVA)

2
I valori di potenzialità inseriti nel S.I.Re. sono differenti per alcuni impianti da quelli autorizzati dalla
Province e di riferimento per il 2010 delle attività di controllo.
Acque reflue urbane: relazione controlli Anno 2010
20
FIGURA 3.1 – CONFORMITÀ DEI SISTEMI DI DEPURAZIONE AI REQUISITI DELLA DIRETTIVA
91/271/CE – PARAMETRI TABELLA 1
A seguire sono raffigurate le situazioni di conformità relative agli impianti soggetti ai
limiti previsti per i parametri di Tabella 2 dell’allegato 5 alla parte terza del D.lgs.
152/2006

Pr NON CONFORMITÀ NON CONFORMITÀ


per P tot per N tot
n° % n° %
BG 2 7,14% 1 3,57%
BS 3 11,54% 3 13,64%
CO 1 4,35% 2 14,29%
CR 0 0,00% 0 0,00%
LC 2 9,52% 1 7,14%
LO 0 0,00% 0 0,00%
MN 2 13,33% 0 0,00%
MI 8 25,81% 10 32,26%
MB 2 75,00% 3 100,00%
PV 2 18,18% 3 27,27%
SO 5 22,73% 0 0,00%
VA 4 10,3% 2 5,1%
TABELLA 3.2 – CONFORMITÀ DEI SISTEMI DI DEPURAZIONE AI REQUISITI DELLA DIRETTIVA
91/271/CE – PARAMETRI TABELLA 2

Acque reflue urbane: relazione controlli Anno 2010


21
100,00%

90,00%

80,00%

70,00%

60,00%
% P tot
50,00%
% Ntot
40,00%

30,00%

20,00%

10,00%

0,00%
BG BS CO CR LC LO MN MI MB PV SO VA

FIGURA 3.2 – CONFORMITÀ DEI SISTEMI DI DEPURAZIONE AI REQUISITI DELLA DIRETTIVA


91/271/CE – PARAMETRI TABELLA 2

3.2. Valutazione globale

I risultati delle valutazioni di conformità effettuate per l’anno 2010 sono riassumibili in
quattro categorie, identificate da icone espressive, come dettagliato nel seguente riquadro.

Impianto che non ha presentato criticità per nessun parametro

impianto che ha presentato criticità esclusivamente per un solo parametro

impianto che ha presentato criticità per due parametri o una forte criticità
per un solo parametro

impianto che ha presentato molteplici criticità

Acque reflue urbane: relazione controlli Anno 2010


22
Bergamo

POT DI POT DI
Comune Comune
Nome Impianto PROGETTO Nome Impianto PROGETTO
Impianto 2010 Impianto 2010
(A.E.) (A.E.)
Depuratore di Depuratore di
Antegnate Antegnate 2.500 Fontanella Fontanella 5.000
(Uniacque) (Uniacque)
Depuratore di
Depuratore di
Bagnatica Bagnatica 120.000 Ghisalba 12.000
Ghisalba
(Uniacque)
Depuratore Depuratore di
Bergamo Bergamo (BAS 220.000 Gorlago Gorlago 10.000
SII) (Uniacque)
Depuratore di
Depuratore di
Bolgare 8.500 Grassobbio Grassobbio 13.000
Bolgare
(Uniacque)
Depuratore di Depuratore di
Boltiere Boltiere 26.000 Grumello Grumello (Servizi 10.000
(Uniacque) Comunali)
Depuratore di Depuratore di
Bottanuco Bottanuco 5.000 Lurano Lurano 91.300
(Hidrogest) (Uniacque)
Depuratore di Depuratore di
Brembate Brembate 179.000 Martinengo Martinengo 10.000
(Hidrogest) (Uniacque)
Depuratore di Depuratore di
Calcinate Calcinate 12.000 Mornico al Serio Mornico 4.000
(Uniacque) (Uniacque)
Depuratore di
Depuratore di
Calcio 10.000 Mozzanica Mozzanica 150.000
Calcio
(COGEIDE SPA)
Depuratore di Depuratore di
Carona 2.500 Onore 16.500
Carona Onore (Comune)
Depuratore di
Depuratore di
Casnigo Casnigo 75.000 Orio 5.000
Orio (Comune)
(Uniacque)
Depuratore di
Castelli Depuratore di
3.600 Palosco Palosco 8.000
Calepio Tagliuno
(Uniacque)
Depuratore di
Castelli Depuratore di Piazza
5.450 Piazza 2.600
Calepio Cividino Brembana
Brembana
Depuratore di
Depuratore di
Cerete 2.500 Ponte Nossa Ponte Nossa 20.000
Cerete (Uniacque)
(Uniacque)
Depuratore di Depuratore di
Chiuduno Chiuduno 6.000 Ranica Ranica 250.000
(Uniacque) (Uniacque)
Depuratore di
Depuratore di
Cisano 1.990 Rovetta Rovetta 5000-10000
Cisano
(Uniacque)
Depuratore di Depuratore di
3000 - 12000
Cividate Cividate 8.000 Selvino Selvino
(turistico)
(Uniacque) (Uniacque)
Depuratore di Depuratore di 12000 -
Clusone Clusone 20.000 Strozza Strozza 36000
(Uniacque) (CMValleImagna) (turistico)
Depuratore di Depuratore di
Cologno al
Cologno al Serio 107.000 Telgate Telgate 11.000
Serio
(Uniacque) (Uniacque)
Depuratore di
Depuratore di
Cortenuova 3.000 Trescore Trescore 50.000
Cortenuova
(Uniacque)

Acque reflue urbane: relazione controlli Anno 2010


23
Depuratore di
Depuratore di
Costa Volpino Costa Volpino 65.000 Treviolo 9.000
Treviolo
(Uniacque)
Depuratore di
Depuratore di
Covo 23.320 Valbrembo Valbrembo 77.000
Covo (Uniacque)
(Uniacque)
Depuratore di Depuratore di
Dalmine Dalmine 18.000 Villa d'Ogna Villa d'Ogna 11.400
(Uniacque) (Uniacque)
Depuratore di Fino
Fino del Monte del Monte 4.450
(Uniacque)

Brescia

POT DI POT DI
Comune PROGETTO Comune PROGETTO
Impianto Nome Impianto (A.E.) 2010 Impianto Nome Impianto (A.E.) 2010

Anfo Anfo 2.500 Lonato Lonato 4.000

Bagnolo Mella Bagnolo Mella 12.000 Lonato Lonato 4.000

Bagolino Bagolino 2.500 Maclodio Maclodio 2.000

Bagolino Bagolino 3.000 Mairano Mairano 2.500

Bedizzole Bedizzole 12.000 Manerbio Manerbio 40.000

Berlingo Berlingo 2.800 Mazzano Mazzano 2.000


Borgo S. Borgo S.
Giacomo Giacomo 2.500 Mazzano Mazzano 10.000

Borgosatollo Borgosatollo 10.000 Montichiari Montichiari 15.000

Borno Borno 2.500 Montirone Montirone 6.200

Botticino Botticino 4.000 Muscoline Muscoline 2.600

Botticino Botticino 10.000 Nave Nave 6.000

Brandico Brandico 3.000 Ome Ome 6.000

Brescia Verziano 250.000 Orzinuovi Orzinuovi 10.000

Caino Caino 2.000 Orzivecchi Orzivecchi 6.000

Calcinato Calcinato 4.100 Ospitaletto Ospitaletto 8.000

Calcinato Calcinato 2.000 Ossimo Ossimo 2.000


Palazzolo Palazzolo
Calcinato Calcinato 2.000 sull'Oglio d'Oglio 22.000
Capriano del Capriano del
Colle Colle 2.000 Paratico Paratico 70.000

Carpenedolo Carpenedolo 8.000 Pavone Mella Pavone Mella 2.500


Acque reflue urbane: relazione controlli Anno 2010
24
Carpenedolo Carpenedolo 2.000 Poncarale Poncarale 4.700

Castegnato Castegnato 4.500 Pontevico Pontevico 8.000

Castelcovati Castelcovati 5.000 Pontoglio Pontoglio 9.000

Castenedolo Castenedolo 14.000 Pozzolengo Pozzolengo 3.000

Castrezzato Castrezzato 6.600 Pralboino Pralboino 3.000


Cazzago S. Cazzago S. Quinzano
Martino Martino 8.000 Quinzano d'Oglio d'Oglio 6.000

Chiari Chiari 16.000 Roccafranca Roccafranca 2.850


Rodengo
Coccaglio Coccaglio 5.000 Rodengo Saiano Saiano 5.000
Rodengo
Cologne Cologne 6.500 Rodengo Saiano Saiano 3.500
Rodengo
Cologne Cologne 5.000 Rodengo Saiano Saiano 3.000
Comezzano Comezzano
Cizzago Cizzago 3.000 Roncadelle Roncadelle 8.000

Corteno Golgi Corteno Golgi 14.000 Rovato Rovato 15.000

Corteno Golgi Corteno Golgi 4.000 Sabbio Chiese Sabbio Chiese 12.000

Dello Dello 3.500 S. Zeno Naviglio S. Zeno Naviglio 4.000

Esine Esine 3.600 Seniga Seniga 2.250


Torbole
Fiesse Fiesse 2.000 Torbole Casaglia Casaglia 3.000

Flero Flero 10.500 Travagliato Travagliato 20.000

Gambara Gambara 5.500 Trenzano Trenzano 5.500

Gavardo Gavardo 10.000 Urago d'Oglio Urago d'Oglio 4.000

Ghedi Ghedi 12.000 Verolanuova Verolanuova 10.000

Gottolengo Gottolengo 6.000 Verolavecchia Verolavecchia 4.500

Idro Idro 3.000 Vezza d'Oglio Vezza d'Oglio 36.300


Villanuova sul Villanuova sul
Isorella Isorella 2.500 Clisi Clisi 8.000

Leno Leno 2.500 Vobarno Vobarno 2.200

Lograto Lograto 3.500 Vobarno Vobarno 2.000

Acque reflue urbane: relazione controlli Anno 2010


25
Como

POT DI POT DI
Comune PROGETTO Comune PROGETTO
Impianto Nome Impianto (A.E.) 2010 Impianto Nome Impianto (A.E.) 2010

Bellagio Bellagio 8.000 Gravedona Gravedona 26.000

Bulgarograsso Alto Lura 54.000 Lanzo d' Intelvi Lanzo Intelvi 5.000

Cagno Cagno 8.000 Lezzeno Lezzeno 2.000

Carimate Sud Seveso 77.000 Limido Comasco Antiga 28.000


Mariano
Carlazzo Carlazzo 5.000 Comense VAL.BE 60.000

Colonno Colonno 25.000 Menaggio Menaggio 20.000

Como Comodepur 297.217 Merone A.S.I.L. 120.000 -

Cremia Cremia 8.000 Porlezza Porlezza 9.750

Fino Mornasco Alto Seveso 60.771 Ronago Faloppia 23.000

Sorico Sorico 2.000


Fino Mornasco Livescia 43.700

Gera Lario Gera Lario 2.000 Valsolda Valsolda 3.200

Cremona

POT DI POT DI
Comune PROGETTO PROGETTO
Impianto Nome Impianto (A.E.) 2010 Comune Impianto Nome Impianto (A.E.) 2010
3.350 4.000
Annicco Annicco San Bassano San Bassano
Bagnolo 62.000 San Giovanni In San Giovanni In 3.800
Cremasco Serio 2 Croce Croce

16.000 3.600
Casalbuttano Casalbuttano Sergnano Sergnano

40.000 7.800
Casalmaggiore Casalmaggiore Soncino Soncino

138.000 14.000
Crema Serio 1 Soresina Soresina
Cremona 180.000 6.560
Cremona Morbasco Sospiro Sospiro

4.000 5.500
Gussola Gussola Spino D'adda Spino D'adda

3.500 Torre De 3.500


Ostiano Ostiano Torre De Picenardi Picenardi

7.400 Trigolo Trigolo 2.300


Piadena Piadena

8.400 9.000
Pizzighettone Pizzighettone Vescovato Vescovato

13.500
Rivolta D'adda Rivolta D'adda
Acque reflue urbane: relazione controlli Anno 2010
26
Lecco
POT DI POT DI
Comune PROGETTO PROGETTO
Impianto Nome Impianto (A.E.) 2010 Comune Impianto Nome Impianto (A.E.) 2010
13.300 30.000
Ballabio Ballabio Nibionno Nibionno
24.000 29.000
Barzio Barzio Olginate Olginate
Bellano - Via per 8.000 36.340
Bellano Colico Osnago Osnago

22.000 Perledo - 5.000


Calco Calco - Toffo Perledo Olivedo

15.000 2.000
Calolziocorte Calolziocorte Premana Premana
Colico - 10.000 26.000
Colico Monteggiolo Taceno Taceno

5.800 Valmadrera Valmadrera 99.303


Dervio Dervio
3.000 Vendrogno Vendrogno 2.000
Esino Lario Esino Lario

4.000 Vercurago - 2.000


Imbersago Imbersago Vercurago Canneto

67.000 Verderio 20.000


Lecco Lecco Verderio Inferiore Inferiore

40.800 2.400
Lomagna Lomagna Vestreno Vestreno
Mandello del Mandello del 20.000
Lario Lario

Acque reflue urbane: relazione controlli Anno 2010


27
Lodi
POT DI POT DI
Comune Nome Comune Nome
PROGETTO PROGETTO
Impianto Impianto 2010 Impianto Impianto 2010
(A.E.) (A.E.)
Borgo San Depuratore Depuratore
2.500 Mulazzano 2.500
Giovanni comunale comunale
Depuratore Salerano sul Depuratore
Brembio 2.000 34.000
comunale Lambro intercomunale
Depuratore San Martino in Depuratore
Casalmaiocco 5.300 4.000
comunale Strada comunale
Depuratore San Rocco al Depuratore
Casalpusterlengo 35.000 3.500
comunale Porto comunale
Depuratore Depuratore
Caselle Lurani 2.500 Sant'Angelo L.no 23.770
comunale comunale
Castiglione Depuratore Santo Stefano Depuratore
5.000 2.000
D'Adda comunale L.no comunale
Depuratore Depuratore
Codogno 22.000 Secugnago 2.000
comunale comunale
Depuratore Depuratore
Fombio 2.500 Somaglia 4.000
comunale comunale
Depuratore Depuratore
Lodi 45.000 Valera Fratta 2.100
comunale comunale
Depuratore Depuratore
Maleo 4.000 Zelo Buon Persico 6.000
comunale comunale
Depuratore
Massalengo 3.000
comunale

Mantova

POT DI POT DI
Comune PROGETTO Nome PROGETTO
Impianto Nome Impianto (A.E.) 2010 Comune Impianto Impianto (A.E.) 2010
Acquanegra sul
Chiese Capoluogo 2.500 Poggio Rusco Capoluogo 5.500

Asola Capoluogo 10.000 Pomponesco Capoluogo 9.500

Asola Castelnuovo 2.500 Porto Mantovano Favorita 10.000

Bagnolo S. Vito Capoluogo 6.000 Porto Mantovano Mantovanella 7.600

Bozzolo Capoluogo 6.500 Quistello Capoluogo 4.500


Canneto
sull'Oglio Breda 5.000 Redondesco Pioppino 6.000

Castelbelforte Capoluogo 4.000 Revere Capoluogo 3.200


Rivarolo
Castel d'Ario Capoluogo 4.666 Mantovano Capoluogo 3.000

Castel Goffredo Villa 10.000 Rodigo Capoluogo 2.000


Rivalta sul
Castellucchio Capoluogo 3.000 Rodigo Mincio 3.000
Castiglione delle
Stiviere Capoluogo 70.000 Roncoferraro Governolo 3.000
Acque reflue urbane: relazione controlli Anno 2010
28
Dosolo Capoluogo 3.000 Roncoferraro Capoluogo 4.000
Gazoldo degli
Ippoliti Capoluogo 2.000 Roverbella Capoluogo 4.200

Gazzuolo Capoluogo 2.300 S. Benedetto Po Capoluogo 7.000


S. Martino
Goito Capoluogo 8.000 dall'Argine Capoluogo 2.700

Gonzaga Capoluogo 4.500 Sermide Capoluogo 10.000

Guidizzolo Birbesi 17.500 Sustinente Capoluogo 2.333

Mantova Capoluogo 100.000 Suzzara Capoluogo 13.500

Marcaria Campitello 3.000 Suzzara Brusatasso 5.400


Capoluogo
Marmirolo strada soave 3.000 Viadana Gerbolina 2.000

Moglia Capoluogo 10.000 Viadana Capoluogo 13.000


Zona Nord
Monzambano Capoluogo 2.500 Volta Mantovana Est 2.450
Zona Sud
Ostiglia Capoluogo 6.200 Volta Mantovana Ovest 2.500

Pegognaga Capoluogo 8.000

Milano

POT DI POT DI
Comune PROGETTO Nome PROGETTO
Impianto Nome Impianto (A.E.) 2010 Comune Impianto Impianto (A.E.) 2010
49.000 Milano San 1.000.000
Abbiategrasso Abbiategrasso Milano Rocco

105.000 7.000
Assago Assago Motta Visconti Motta Visconti

87.000 50.000
Bareggio Bareggio Nerviano Parabiago

16.000 16.000
Basiglio Basiglio Paullo Paullo

5.000 720.000
Besate Besate Pero/Milano Pero

30.000 566.000
Binasco Binasco Peschiera Peschiera
Dep. di
400.000 Rescaldina 17.000
Milano Bresso Rescaldina

15.000 330.000
Calvignasco Calvignasco Robecco Robecco

270.000 105.000
Canegrate Canegrate Rozzano Rozzano
Depuratore
San Colombano al
3.300 intercomunale 20.000
Lambro
Carpiano Carpiano di

126.000 San Giuliano 65.000


Cassano Cassano San Giuliano Ovest Ovest
Acque reflue urbane: relazione controlli Anno 2010
29
2.500 San Giuliano 80.000
Cisliano Cisliano San Giuliano Est Est

6.000 12.000
Dresano Dresano Segrate Segrate
Gaggiano 10.000 Sesto San Sesto San 130.000
Gaggiano Capoluogo Giovanni Giovanni
Gaggiano 3.500 40.000
Gaggiano Vigano Settala Settala

Gudo Visconti Gudo Visconti 2.700 Trezzano sul Trezzano sul 49.000
Naviglio Naviglio

25.000 165.000
Lacchiarella Lacchiarella Truccazzano Truccazzano

32.000 80.000
Lainate Origgio Turbigo Turbigo

120.000 Velvis - 12.000


Locate Locate Vapriod'Adda Vaprio d'Adda

40.000 4.000
Melegnano Melegnano Vernate Vernate

1.450.000 Zelo 4.500


Milano Milano Nosedo Zelo surrigone surrigone

Monza e Brianza

POT DI
Comune Nome
PROGETTO
Impianto Impianto 2010
(A.E.)
Monza S.
Brugherio 700.000
Rocco

Vimercate Vimercate 105.000

Varedo
Varedo 120.000
Seveso Nord

Pavia

POT DI POT DI
Comune Nome PROGETTO PROGETTO
Impianto Impianto (A.E.) 2010 Comune Impianto Nome Impianto (A.E.) 2010
2.300 4.500
Bascape' Bascape' Gropello C. Gropello C.

12.000 4.000
Belgioioso Belgioioso Linarolo Linarolo

2.634 4.500
Bereguardo Bereguardo Lungavilla Lungavilla

5.000 15.000
Bressana B. Bressana B. Mede Mede

33.000 3.000
Broni Broni Miradolo Terme Miradolo Terme
Casorate 7.500 Parona Strada Parona Strada 5.000
Casorate Primo Primo Marziana Marziana

5.000 160.000
Cassolnovo Cassolnovo Pavia Pavia

70.000 2.800
Casteggio Casteggio Pieve Del Cairo Pieve Del Cairo

Acque reflue urbane: relazione controlli Anno 2010


30
Castello 3.000 Godiasco F.Ne 9.000
Castello D'agogna D'agogna Salice Terme Salice Terme
Cava Manara Cava Manara 6.000 25.000
Capol. Capol. Robbio Robbio
Cava Manara - Cava Manara - 2.400 12.500
Rotto Rotto Sannazzaro Sannazzaro

4.200 Santa Cristina E Santa Cristina E 4.000


Cecima Cecima Bissone Bissone
Chignolo Chignolo 3.500 5.000
Capoluogo Capoluogo Siziano Siziano

8.600 49.000
Cilavegna Cilavegna Stradella Stradella

4.000 5.800
Copiano Copiano S.Martino(Rotta) S.Martino(Rotta)

5.000 3.000
Dorno Dorno Varzi Varzi

6.000 60.000
Gambolò Gambolò Vigevano Vigevano

22.500 5.843
Garlasco Garlasco Villanterio Villanterio

2.500 80.000
Gravellona L. Gravellona L. Voghera Voghera

Sondrio

POT DI POT DI
Comune Nome PROGETTO PROGETTO
Impianto Impianto (A.E.) 2010 Comune Impianto Nome Impianto (A.E.) 2010
9.000 16.500
Aprica Aprica Mese Mese

24.000 18.000
Ardenno Ardenno Morbegno Morbegno

10.000 2.500
Chiuro Ponte-Chiuro Piantedo Piantedo

4.365 30.000
Civo Civo-Dazio Rogolo Cosio E Uniti

3.000 8.500
Delebio Delebio Samolaco Samolaco
Dubino N. 5.000 49.500
Dubino Olonio Sondrio Sondrio

25.000 30.000
Gordona Gordona A.I. Teglio Teglio
Livigno 1.600 20.500
Livigno Trepalle Torre S. Maria Valmalenco

32.000 40.000
Livigno Livigno Valdisotto Valdisotto

21.500 Valmasino Valmasino 5.000


Lovero Lovero

Acque reflue urbane: relazione controlli Anno 2010


31
Varese

POT DI POT DI
Comune Comune
Nome Impianto PROGETTO 2010 Nome Impianto PROGETTO 2010
Impianto Impianto
(A.E.) (A.E.)
Lavena Ponte Lavena Ponte
Angera Angera 20.000 9.000
Tresa Tresa
Laveno
Besozzo Besozzo 9.334 Laveno-Mombello 30.000
Mombello

Brebbia Brebbia - Paù 3.000 Lonate Pozzolo Lonate Pozzolo 450.000

Luino -
Brebbia Brebbia - Varè 3.000 Luino 25.000
Voldomino

Brusimpiano Brusimpiano 3.000 Maccagno Maccagno 7.000

Cairate Cairate 68.000 Monvalle Monvalle 12.500

Cantello Cantello 5.000 Mornago Mornago 7.000

Caronno Caronno
400.000 Olgiate Olona Olgiate Olona 137.544
Pertusella Pertusella

Casale Litta Casale Litta 2.500 Origgio Origgio 75.000

Porto Val
Casalzuigno Casalzuigno 13.100 Porto Valtravaglia Travaglia - Cave 10.200
del Trigo

Castelveccana Castelveccana 4.000 Caronno Caronno 400.000


Pertusella Pertusella
Cocquio- Cocquio
2.500 Sesto Calende Sesto Calende 12.000
Trevisago Trevisago

Cremenaga Cremenaga 1.600 450.000


Lonate Pozzolo S. Antonino
Somma
Cuasso al Monte Cuasso al Monte 22.000 Somma Lombardo Lombardo - Ca' 20.000
Bagaggio
Travedona- Travedona
Daverio Daverio 5.000 4.500
Monate Monate
Ferrera di Varese - Varese
Ferrera di Varese 15.000 Varese 70.000
Varese Olona
Gavirate - Vergiate - S.
Gavirate 110.000 Vergiate 9.999
Varese Lago Eurosia
Golasecca -
Golasecca 3.500 Viggiù Viggiù 6.000
Persualdo
Ispra - C.na
Ispra 3.000 Viggiù Viggiù - Bevera 3.000
Antonietta

3.3. Carichi e percentuali di abbattimento

Per gli impianti con potenzialità ≥ a 2.000 AE, attivi nel 2010, sono stati determinati
anche i rendimenti di abbattimento, per mezzo dei valori di misurati in ingesso e in uscita
all’impianto di depurazione, utilizzando i risultati delle attività autocontrollo svolte dal
Gestore. Laddove non si aveva disponibilità del dato analitico si è utilizzata una procedura
di calcolo oppure una procedura di stima.

Acque reflue urbane: relazione controlli Anno 2010


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3.3.1. Caratteristiche del carico in ingresso
Alcuni impianti hanno presentato carichi in ingresso con caratteristiche particolari (ad es.
prevalenza di carichi industriali, trattamento di rifiuti ex art. 110 DLgs 152/06, presenza di
deroghe a Tab. 3 II colonna, etc.), che vengono illustrate, per categorie,

a) Presenza di acque parassite ed estranee

Le acque parassite ed estranee sono intrusioni inattese di acqua il cui apporto non è
previsto all’interno del condotto fognario e si originano dalla perdita della tenuta idraulica
dei condotti e/o a sistemi di drenaggio artificiali o naturali che sversano in fognatura (es.
rogge, condotti di bianca, connessioni non previste con pluviali, ecc.). Il permanere di
carichi diluiti e di elevate portate, indipendentemente dagli eventi meteorici, comporta
svantaggi e complicazioni nella gestione e nel rendimento delle stazioni di depurazione, in
particolare la diluizione e l’abbassamento della temperatura dei liquami riducono l’effetto
dei trattamenti chimici e biologici e il sovraccarico idraulico può causare notevoli problemi
in particolare al sedimentatore secondario. Tutti questi aspetti hanno come possibile
conseguenza il “superamento dei limiti allo scarico”.
In aggiunta a quanto esposto sopra, la presenza di acque estranee costituisce un’ulteriore
minaccia per le acque superficiali, in quanto vengono direttamente riversate in ruscelli,
fiumi e laghi aliquote maggiori di acque contaminate, provenienti da sfioratori e troppo
pieni installati nelle tubature (sovraccarico della rete).

b) Variabilità di carico in ingresso

L’estrema variabilità del carico inquinante in ingresso

c) Reflui esclusivamente di origine domestica

d) Carichi in ingresso atipici (Smaltimento rifiuti speciali non pericolosi o tabella


consortile per scarichi produttivi con deroghe a tab. 3)

e) Scarichi anomali

3.3.2. Rendimenti di abbattimento del carico in ingresso


Per il parametro BOD5 si raggiungono alti rendimenti di abbattimento, pari al 91,92%
(15.097,08 tonnellate di BOD5 scaricate complessivamente dagli impianti di depurazione
nel 2010 a fronte di 186.786,21 tonnellate di BOD5 ricevute dagli impianti di depurazione).
La percentuale di abbattimento del COD si assesta a valori poco superiori all’87%
(46.193,51 tonnellate in uscita provenienti da 368.920,24 tonnellate in ingresso).
Per quanto riguarda i nutrienti (P totale e N totale), l’abbattimento del carico di fosforo a
livello regionale è prossimo all’obiettivo del 75%, raggiungendo una percentuale di
71,62%; minori rese depurative, invece, sono state riscontrate per l’azoto, dove
l’abbattimento arriva al 60,28%.
Analizzando i risultati da un punto di vista della potenzialità di progetto, come si può
osservare dalla Tabella sottostante, si rileva che gli impianti più piccoli abbiano, per tutti i
parametri, percentuali di rimozione minori rispetto agli impianti delle classi superiori. Il
Acque reflue urbane: relazione controlli Anno 2010
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gruppo di impianti della fascia 10.000 – 50.000 ae è quello che presenta migliori
performance dal punto di vista dell’abbattimento dei principali carichi organici e di
nutrienti, distinguendosi particolarmente per il parametro Azoto totale.

BOD5 COD P tot N tot


≥ 50.000 ae 92,36 % 87,83 % 71,90 % 58,95 %
10.000 – 50.000 ae 92,12 % 87,82 % 72,77 % 67,45 %
2.000 – 10.000 ae 87,77 % 83,93 % 67,81 % 61,15 %

Acque reflue urbane: relazione controlli Anno 2010


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Conclusioni
L’analisi contenuta nella presente relazione consente di raggruppare le criticità rilevate in
tre gruppi:

- Criticità di tipo strutturale, connesse con sottodimensionamenti globali o parziali; in


alcuni casi tali criticità sono in ultima analisi da ricondurre a situazioni di stallo
della pianificazione, legate anche ad “enpasse” della politica locale, in altri casi a
progettazioni non adeguatamente indirizzate e responsabilizzate
- Criticità di tipo gestionale, connesse spesso con la scarsità delle risorse economiche
ma anche, in alcune province, con la frammentazione dei gestori, che spesso porta
con sé la non adeguata struttura organizzativa e tecnica di alcuni di essi.
- Criticità legate alla inadeguatezza delle reti di collettamento o all’insufficiente
controllo delle stesse da parte dei gestori degli impianti terminali di depurazione
(anche in questo caso spesso a causa della frammentazione della gestione)

Le criticità su cui ARPA può più intervenire direttamente ed in modo efficace nell’ambito
della propria attività di controllo sono quelle di tipo gestionale.

Punto di partenza per poter esaminare più a fondo il processo depurativo ed effettuare le
opportune valutazioni è sicuramente l’applicazione di un attento piano di monitoraggio che
si traduce sicuramente in una responsabilizzazione del Gestore e una conduzione migliore
del processo depurativo.

Le fasi di progettazione e costruzione degli impianti sono fondamentali per mettere le basi
di un valido risultato in termini di benefici ambientali ma la mancanza di una corretta
gestione ne vanifica il risultato. In alcuni casi anche un’insufficiente responsabilizzazione
dei progettisti ha causato problemi.
L’adozione di un’adeguata politica di monitoraggio e controllo, è il primo passo per
conoscere come l’impianto funziona e capire come eventualmente intervenire; conoscere il
livello di efficienza di trattamento del sistema biologico permette al Gestore del S.I.I. di
individuare le criticità e in caso di sovraccarichi o inefficienze provvederà ad effettuare gli
opportuni approfondimenti prima di intervenire con operazioni di potenziamento.
Un “upgrading gestionale” può conseguire validi risultati ambientali senza dispendiosi e a
volte ingiustificati “up-grading strutturali”.
Dal quadro di sintesi illustrato con la presente relazione, riferito ai dati ed alle informazioni
raccolte, si evidenzia che siano soddisfacenti, seppure non pienamente conformi, i risultati
conseguiti al 2010 per l’abbattimento del 75% del carico di N e P.

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Glossario

abitante equivalente: il carico organico biodegradabile avente una richiesta biochimica di


ossigeno a 5 giorni (BOD5) pari a 60 grammi di ossigeno al giorno;
acque reflue domestiche: acque reflue provenienti da insediamenti di tipo residenziale e
da servizi e derivanti prevalentemente dal metabolismo umano e da attività domestiche;
acque reflue industriali: qualsiasi tipo di acque reflue provenienti da edifici od
installazioni in cui si svolgono attività commerciali o di produzione di beni, differenti
qualitativamente dalle acque reflue domestiche e da quelle meteoriche di dilavamento,
intendendosi per tali anche quelle venute in contatto con sostanze o materiali, anche
inquinanti, non connessi con le attività esercitate nello stabilimento;
acque reflue urbane: il miscuglio di acque reflue domestiche, di acque reflue industriali,
e/o di quelle meteoriche di dilavamento convogliate in reti fognarie, anche separate, e
provenienti da agglomerato;
agglomerato: l’area in cui la popolazione, ovvero le attività produttive, sono concentrate
in misura tale da rendere ammissibile, sia tecnicamente che economicamente in rapporto
anche ai benefici ambientali conseguibili, la raccolta e il convogliamento in una fognatura
dinamica delle acque reflue urbane verso un sistema di trattamento o verso un punto di
recapito finale;
autorità d’ambito: la forma di cooperazione tra comuni e province per l’organizzazione
del servizio idrico integrato;
BOD: domanda biochimica d’ossigeno. Quantità d’ossigeno richiesta dai microrganismi
aerobi, per poter procedere all’assimilazione e alla degradazione delle sostanze organiche
presenti nei liquami.
Tale valore è tanto più elevato quanto maggiore è la sostanza organica presente nei
liquami. La misura dell’ossigeno presente nelle celle di misura effettuata dopo cinque
giorni d’incubazione fornisce il BOD5 mentre dopo venti giorni il BOD20;
carico generato: il carico totale organico biodegradabile, espresso in abitanti equivalenti,
costituito dalle acque reflue domestiche e acque reflue industriali; esso non include il
carico delle acque reflue industriali trattate separatamente e che non scaricano in fognatura;
COD: domanda chimica d’ossigeno. E’ un indice che serve a misurare la quantità
d’ossigeno richiesta per ossidare chimicamente le sostanze ossidabili presenti nei liquami;
fognatura separata: la rete fognaria costituita da due canalizzazioni, la prima delle quali
adibita alla raccolta ed al convogliamento delle sole acque meteoriche di dilavamento, e
dotata o meno di dispositivi per la raccolta e la separazione delle acque di prima pioggia, e
la seconda adibita alla raccolta ed al convogliamento delle acque reflue urbane unitamente
alle eventuali acque di prima pioggia;
gestore del servizio idrico integrato: il soggetto che gestisce il servizio idrico integrato in
un ambito territoriale ottimale ovvero il gestore esistente del servizio pubblico soltanto fino
alla piena operatività del servizio idrico integrato;
rete fognaria: il sistema di canalizzazioni, generalmente sotterranee, per la raccolta e il
convogliamento delle acque reflue domestiche, industriali ed urbane fino al recapito finale;
scarico: qualsiasi immissione di acque reflue in acque superficiali, sul suolo, nel sottosuolo
e in rete fognaria, indipendentemente dalla loro natura inquinante, anche sottoposte a
preventivo trattamento di depurazione;
solidi sospesi: tutte quelle sostanze indisciolte, presenti nel campione di acqua da
esaminare, che vengono trattenute da un filtro a membrana, di determinata porosità,
quando il campione stesso viene sottoposto a filtrazione. Il filtro da usarsi, per ottenere una
separazione della totalità di solidi sospesi (colloidali compresi), deve avere pori di
diametro medio pari a 0,45 µm;
trattamento appropriato: il trattamento delle acque reflue urbane mediante un processo
ovvero un sistema di smaltimento che, dopo lo scarico, garantisca la conformità dei corpi
idrici recettori ai relativi obiettivi di qualità ovvero sia conforme alle disposizioni della
parte terza del decreto legislativo n°152/2006;
trattamento primario: il trattamento delle acque reflue che comporti la sedimentazione
dei solidi sospesi mediante processi fisici e/o chimico-fisici e/o altri, a seguito dei quali
prima dello scarico il BOD5 delle acque in trattamento sia ridotto almeno del 20 per cento
ed i solidi sospesi totali almeno del 50 per cento;
trattamento secondario: il trattamento delle acque reflue mediante un processo che in
genere comporta il trattamento biologico con sedimentazione secondaria, o mediante altro
processo in cui vengano comunque rispettati i requisiti di cui alla tabella 1 dell’Allegato 5
alla parte terza del decreto legislativo n°152/2006;
valore limite di emissione: limite di accettabilità di una sostanza inquinante contenuta in
uno scarico, misurata in concentrazione, oppure in massa per unità di prodotto o di materia
prima lavorata, o in massa per unità di tempo.
Riferimenti normativi e bibliografia
Commissione Europea, 2007, Termini e definizioni della Direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane
(91/271/CEE), Bruxelles, 16/01/2007.
D.Lgs 11/05/1999, n. 152, Disposizioni sulla tutela della acque dall’inquinamento e recepimento della
direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane e della direttiva
91/676/CEE relativa alla protezione delle acque dall’inquinamento provocato dai nitrati provenienti fa fonti
agricole, Suppl. Ord. alla G.U. 29/05/1999, n. 124.
D.Lgs 11/05/1999, n. 152, Testo aggiornato del D.Lgs. 11/05/1999, n. 152, a seguito delle disposizioni
correttive ed integrative di cui al D.Lgs. 18/08/2000, n. 258, Suppl. Ord. alla G.U., n. 246 del 20/10/2000 –
Serie generale.
D.Lgs 3/04/2006, Norme in materia ambientale, Suppl. Ord. n. 96 G.U. 14/04/2006 n. 88.
D.Lgs 16/01/2008, n. 4, “Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 3 aprile 2006,
n. 152, recante norme in materia ambientale”, Suppl. Ord. n. 24 G.U. n. 24 del 29/01/2008.
DM 18/09/2002, Modalità di informazione sullo stato di qualità delle acque, ai sensi dell’art. 3, comma 7, del
decreto legislativo 11/05/1999, n. 152, Suppl. Ord. n. 198 G.U. n. 245 del 18/10/2002.
DM 19/08/2003, Modalità di trasmissione delle informazioni sullo stato di qualità dei corpi idrici e sulla
classificazione delle acque, Suppl. Ord. n. 152 G.U. n. 218 del 19/09/2003.
Direttiva 91/271/CEE del Consiglio, del 21/05/1991, concernente il trattamento delle acque reflue urbane,
GUCE n. L 135 del 30/05/1991.
Direttiva 2000/60/CE del 23/10/2000 che istituisce un quadro per l’azione comunitaria in materia di acque,
GUCE n. L 327 del 22/12/2000.
Legge 5/01/1994, n. 36, Disposizioni in materia di risorse idriche, S.O. n. 14 G.U. 19/01/1994.
Termini e definizioni della Direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane (91/271/CEE) – Commissione
Europea. 2007.

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