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Era naturale che con l'estendersi e l'intensificarsi sempre

più imponente del movimento liturgico la questione dei rapporti


tra liturgia e contemplazione venisse presto o tardi alla ribalta.
Oggettivamente è una questione centrale.
· Se è vero .ciò che in forme diverse hanno ripetuto i Sommi
Pontefici: che «il movimento liturgico è ... CO;nie un segrÌo dellf?
disposizioni provvidenziali di Dio riguardo M tempo presente,
c.ome ·un passaggio dello Spirito Santo nella sua Chiesa, miranti
ad avvicinare sempre più gli uomini ai misteri della fede e alle
ricchezze della grazia che hanno .la loro sorgente nella parteci-
pazione attiva dei fedeli alla vita liturgica» ( 1); e se è vero
come ritengono .tutti i teol6gi, ed i mistici con forza . ribadi-
scono, che nella contemplazione si raggiunge una · vetta_ nei
rapporti .con Dio: bisognerà pur chiarire quali sono i rapporti
di quella partecipazione attiva alla vita liturgica con la con-
templazione.
Problema inevitabile anche' astraendo dalla questione di~
scùssa se contemplazione e perfezione cristiana. siano insepa-
rabili e se tutti siano chiamati alla contemplazione. Perchè,
comunque, tutti ammettono che chi riceve la contèmplazione
riceye una grazia insigne e deve rispondervi, e chi è chiamato
alla . vita contemplativa deve disporvisi nel migliore dei modi
a lui possibile. Del resto, nella tradizione cattolica, tuttora,
grazie .al cielo, ben viva, si danno grandi correnti di spiritualità
che si caratterizzano per uri legittimo incentramento di tutta
la vita spirituale nella tenden_za alla contemplazione. Nè sono
rare le persone che non solo ricevono grazie più o meno sal-
tuarie di contemplazione, ma vivono addirittura la vita contem-
plativa in modo anche intenso.

(1) Pio XII. Allocuzione del ZZ Sett. 1956 ai partecipanti del con-
gresso di Assisi. Vedi Atti: La restauraziane liturgica nell'opera di Pio XII,
Centro di azione liturgica 1957, p. 3-4.
.4

Se poi si .ammette, come ritengono. molti teologi e maestri


di vita spirituale, ·che la contemplazione mistica è necessaria-
mente connessa con la perfezione della carità e che tutti vi sono
chiamati, almerto remotamente, il problema Jiturgia-contempla-
ziOne diventa addirittura questione basilare di vita cristiana. ·
·Ora, sfortunatamente, fino al. 1957, il movimento liturgico
non si occupò quasi affatto di tale materia (2). Tropi>o esclusi-
vamente,. in particolare dopo la seconda guerra, si è concen-
trato nella questione della pastorale per masse popolari e delle
riforme liturgiche da realizzare a questo· scopo. Cosa questa
anch'essa importantissima, beninteso. Ma sarebbe certamente
pericoloso farne l'oggetto esclusivo delle preoccupazioni. Peri··
·colo di rimanere, anche nella pastorale per le masse, all'este-
riorità e alla superficie delle cose; o, comunque, di non pater
<lare soddisfazione ai bisogni di anime più progredite. Pericolo
tanto più grande ·che sono ancora molti nel clero, .nel mondo
.dei religiosi e delle religiose, oltrechè dei laici, coloro i quali,
anche se piissimi, non hanno penetrato lo spirito della liturgia
·e quindi, appunto perchè pii, sono facilmente portati a guar-
·dare con diffidenza''l'agitarsi dei liturgisti, a tacciarlo di esterio-
rismo o, comunque, d'incomp!:~nsione per la vita interiore più
profonda. · · .
Penso dunque ehe, al punto in cui siamo, il movimento

(2) Trovo solo due articoli teorici su questa questione: J. VAN HouTRYVE,
Liturgie et contemplation in:. « Questions litùrgiques et paroissiales » · 6
(1921) 96-110: assai elementare. Migliore invece: · R. Hoo)'INAERT, Liturgie
et contemplation, in: « ~tudes carmélitaines » 17 (1932) I p. 177-215.
CHR. PANFOEDER, Da$ mrstische (nella liturgià), Mainz 1930: intende
«mistico» nel senso di «misterico» secondo O. Case!, non .nel senso della
mistica ·moderna. Vedi anche F. V ANDENBROUCKE, Psalmodie et Contem-
plation, in: «Carme!», 1954, p. ·252.-65. Vi sono alcuni studi,. ma molto
.insufficienti, di tipo storico: M. MuELLER-REIF, Zur Psychologie der
mrstischen Persoennlichkeit, Berlin, 192.1. E. PoND KA~LEEN, Some
english mrstics and the .liturgr, in «Magnificat», Autumn, 1943, p. 9-15,
Spring, 1944, p. 7-11. I ·KocH, Liturgie und Mr~tik: Die Liturgie bei
Meister Ekkchart, iri: « Liturgisches Leben » 7 (1935) · 85-94. Fatti caratteri-
stici: B. l\EET.i, Liturgie und Streben nach Vollkommenheit, Salzburg, 1951: '
pur trattando esplicitamente la questione. dei rapporti· tra liturgia e tendenza
alla perfezion·e, dice di non volere toccare il problema dei .rapporti tra
liturgia e mistica. Aggiunge: chi può sapere e descrivere l'unione con Dio
nei suoi intimi particolari? G. M. BRAso'; Liturgia r espiritualitad; Montser-
rat, 1956: nemmeno· lui tocca questo problema. È a causa di questa evi-
dente carenza del movimento liturgico che sentii il bisogno di trattare
lungamente la materia in: «Il senso teologiéo della liturgia». Edizioni
Paoline, 1.a ed. 1957, p. 575-668; · 2.a ed. ivi 1958, p. 554-62.7. Cito la
seconda edizione.
-5-

liturgico, per conservare un perfetto equilibrio, abbia urgente


bisogno di completarsi con una maggiore interiorizzazione e
cerchi di spiegare la liturgia sotto tutti i suoi aspetti. Urge in
specie che cerchi di spiegarla e farla apprezzare come coef-
fi.ciente che può .essere il centro coordinatore e propulsore d.i
tutti gli elementi della vita cristiana e quindi come elemento.
informatore di vita spirituale completa, non escluse le sue·. più
alte vette.

I. Una polemica.

. Sotto questo aspetto si deve essere grati; penso, alla rivista


dei PP. Carmelitani americani, Spiritual Li/e_ di avere pubbli-
cato .nel 1959 sulla questione liturgia e contemplazione due
articoli che hanno avviato una notevole polemica in materia.
Il primo del P. F. William, serve piuttosto d'inquadramento
generale della situazione locale in USA riguardo al problema
trattato (3). · Il cannone grosso è il secondo articolo, firmato
nientemeno che da Jacques e Raissa Maritain, e dal titolo
appunto: Liturgia e· contemplazione ( 4). Si è cercato perciò di
dargli larga diffusione. Nell'estratto inglese pubblicato a parte,
è preceduto dalla seguente dicitura: «gli editori stimano che
il seguente· articolo sia la prima trattazione adeguata della
massima. questione teologica del mondo d'oggi».
Seguì subito l'edizione francese (s), la quale, a poca di-
stanza fu tradotta anche in italiano da G. Barra: Liturgia e con-
templazione, Torino, Boria, 1960.
Vivissima è stata la reazione degli ambienti liturgici con-
tro .questo scritto. Vivissima e di senso unanime: Maritain, di-
cono, ha àvuto ragione d'insistere sulla dignità e necessità della
preghiera intima e personale e magari della contemplazìon~;
ma ~P.anLI?iù d~Lçl.QY~!:~ .. !é!!~J?E~ghiern e contemplazione' ~alla
partecipazione anche attiva e comunitaria alla litµrgia, mentre
e
sonoNdue"cose""c'hè'possòriO devono àitdafé hisiemé'(6). .

(3) F. W1LLIAM, A re-examination of the liturgical rtzovement in the


United States, ~n: «Spiritual Life », June, 1959, p. 1-12.
(4) Liturgr and contemplat1on, ivi 94-131.
(5). Liturgie et contemplation, Desclée de Brouwer, 1959.
(6) Vedi- G. LEFEVRE, Oraison et liturgie, in: «La vie spirituelle>,
Anil 1960, p. 428-39. P. REGAMEY, Contemplation ou liturgie? L'òrientation
conten;plative de la liturgie, ivi Mai 1960, p. 4<ì9-92. M. LABOURDE'ITE,
--.,. 6 --.,. '

A.1~U.ii1:·--inoltre;···harmo più. o meno aspramente accusato


Maritain non solo di . essere assai poco. penetrato nella natura
e nello spiritO della. liturgia; ma anc];ie di' esserne impedito ·dal
suo mondo· scolastico d'idee che non potrebbe fornire a tale
. scopo adatte categorie (7).
. · Per conto mio, · non intendo affatto seguire ·questi ultimi
critici su· tale terreno. Credo anzi che Maritafu so~leva pro-
blemi molto. reali appunto in virtù delle analisi di tipo sco-
lastico. ·
Sono invece pienamente d'accordo con tutti i liturgisti nel
ritenere che separa ·fu modo arbitrario liturgia e contempla~
zione, le quali, al contrario, possono e devono andare insieme
molto più intimamente di quanto egli crede.
· Tuttavia .per dimostrare tale asserto mi pare necessario
.andare all'ultima radice ·del problema assai più chiaramente
di quanto è stato fatto.

II, L'essenza della questione e fondamento della soluzione.

-·-Fer-questo'-lasGiamo,--per il . momento, da parte le molte


questioni secondarie che solleva lo scritto di Maritain, le sue
imprecisioni, le sue lacune, e cerchiamo. di andare direttamente
al nocciolo della questione.
Questo, a mio parere, si può riassumere così: fino a qual
punto è vera la seguente affermazione: che la contemplazione
è un fine superiore al. culto liturgie.o e che, dunque, il culto
liturgico è ordinato alla contemplazione (8).

Principes pour la prière liturgique, .ivi 493-505. B. BRo, Peut-on se passer


de la liturgie?, ivi Juillet 1960, p. 5-32. I. VAN HouTRYVE; Liturgie et
contemplation, in: « Questions liturgiques et paroissiales » 41 (1960) 105-10.
Il numero di ottobre di W orship, Liturgy a-;;ul. spiritual life, è tutto dedicato
ai problemi sollevati . da Maritain, .in specie: TH .. MERTON, Liturgy ànd
spiritual persònality, p. 494-507. B. HAERING; .Litur:gy and christian
perfection, p. 523-35. C. VAGAGGINI, Liturgy and contemplation, p. 507-23.
Il presente articolo riprende· e completa quanto scrissi allora in W orship.
Védi anche J. ENouT, _Liturgia e contemplaçao, in:' « Revista gregoriana»
8 (1961) 21-30. L. MAi.EvEz, Liturgie et prière privée, in: «Nouvelle revue
théologique » 93 (83) 914-42. ·
(7) Per esempio:·. A. KER.KwooRDE, in: « Paroisse et liturgie» 42 (1960)
252-55. L. BouYER, Liturgie et cimtemplation, in:. « La vie spirituelle »,
Avril .1960, p. 406-409.
(8) Tesi ripetutamente·. afferinata .da MARITAIN; Liturgia .e contem.;
-7~

Questa tesi, a mio parere, è semplicemente ·ambigua:· è


falsa se s'intende dire che la contemplazione extraliturgica, come
avviene. i:p. ·atto .. puramente .privato fuori della partecipazione
all'azione liturgica, è fine superiore al culto liturgico e che quec
~to è ordinato ·a quella.· È invece·. vera nel senso che il culto
liturgico è ordinato alla. ccmtemplazione iniraliturgic{l c0me alla
·~~~!éJi~:JiJ.t~li9i:"f"'[~.:Jl~~~2E!~~~fa~~.;·"n.e1~-~s8o
tempo norma'IIDente attiv{t_e comumtana, all'é3,._2ao11e. liturgica.
In altre parole: la sintoii1a~1nterna;·1a qlialè ~ perchè vi
poss.a. ·essere vero culto in chi vi prende parte - deve accom-

~~~i:~~~:;f~Pai~~}~iifiir~1~lS~~···~~~h~;-1a·~iiij~~iiZiI~·-~Ni~~-
dò~"é:"néllo"'s'te~S§~tempo:=co11J~.:rrt~~!§n~:-La-·quaie contempfo-
zfone·;·èosi;-no'ir··~;-·q:uarco~di adeguatamente distinto dal culto
liturgico (come se questo consistesse soltanto nella partecipa-
zione esterna~, in.a, .semplicemente, ~l ~~.. .e.~~!!ç>,__il!,~,~?.-~!.J:i­
vato _a .perfezione. A tale contemplazione, come a propria perfe-
zl.one""iìiterna~""é'" ordinato, senza dubb~o, il ~ulto litu!.@co che è,
essenzialmente e nello stesso tempo, mterno ed esterno.
La· contemplazione ·extraliturgica~iliveèe;-·quèffa- che av-
viene in atto .solo privato fuori della partecipazione al culto
liturgico, è ordinata al culto liturgièo e, sotto un altro aspetto,
deve essere ·frutto derivato dal culto liturgico, ·. come suo so-
vrappieno.

plazione, ed .. ital. 1960. Per esempio: «Anche nelle singole anime la


contemplazione che esse possono raggiungere è superiore agli. atti con i
quali prendono parte al sel'Vizio divino» p. 14. «Mai l'uomo è più e
meglio membro della Chiesa che quando, clauso ostio e solo con Colui che
ama, è unito a Dio con l'ineffabile unione da persona a persona ed entra
nelle sue profondità» p. 15-16. «La contemplazione infusa deriva essen-
zialmente dalle virtù teologali e dai doni dello Spirito Santo, e ne e un
comune prodotto... Il. culto e la liturgia invece derivano essenzialmente
dalla virtù di religione . .(Questa) non è virtù teologale ma morale, per
quanto eccellente, e restii. perciò inferiore alle virtù teologali e ai doni· dello
Spirito Santo. Il culto liturgico è, quindi un fine sommamente degno, ma
vi è un fure piu elevato ancora, al quale (e al desiderio del quale) deve
normalmente disporre .le anime... Le virtù · teologali producono un atto
interiore che oltrepassa ogni operazione uniana manifestabile e special-
mente quelle operazioni che producono. con il gesto e· con la voce l'unione
aJla cdmunità. dei fedeli» p. 17-19. «Sarebbe ugualmente assai erroneo
coridudere che la seniolice. partecipazione alla liturgia possa . stabilire la
vita spirituale in ùn livello più elev.a~o di quello in cui è posta dall'unione
con Dio mediante là contémplazione » . p. 21. .
III. Culto e carità.
Ciò ·éhe segue non ha altro fine che spiegare le precedenti
affermazioni. ·
A. questo scopo non intendo ripetere . qui semplicemente cio
che intorno ai rapporti tra liturgia e conteinplazione ho scritto
altrove (9). Vorrei soltanto precisarlo e completarlo p~r il let~
tore the conosce quelle pagine per rispondere alle questioni che
nei due 'predetti articoli · di Spiritual Life, e specialmente in
quello dei Maritain, potrebbero sembrare istanze nuove non
ancora risolte. ·
Per .semplificare il ragionamento prendiamo, come. ipotesi,
il concetto di contemplazione come atto di carità ìnfosa e, inol-
tre (assieme a S. Tommaso e ai tomisti) il concetto di culto
come, formalmente, atto di réligionee quello di religione come
parte potenziale della giustizia ( 10).
Partendo da questa ipotesi, il primo fondamento per giu-
stificare la predetta posizione è la dottrina che la liturgia, in
quanto include l'esercizio delle virtù (11), sebbene consista for-
malmente nell' ~~r.ç!~~IJ.. dell~~. :r:~l.i.filqne, no~.- ~~. esaui;i.~~e tut ·
tavia nell'esercizio nudo ··ai q11esta sola, ma include'· essenzial-
cmente=.f!èserG'lzi0-di-alt:re-Y.i'i:t'li;:-èìf.terte. nello stesso tempo,. dalla
religione, in omaggio a Dio quale sommo creatore e provvedi-
tore. L'esercizio di queste altre virtù è come la materia che la
religione, per attualizzare se stessa, offre, nel predetto modo,
a Dio (12). .
Tra gli atti di queste virtù così offerte è sempre :incluso
quello di fede e di speranza, almeno inforn;ti Non si offrirebbe
nulla a Dio se non si fosse persuasi che è creatore, provveditore

.. (9) .Il senso teologico dellà ... liturgia, l. c.


(10) SU ognuna di queste qµestioni vi sono, come è noto, dissensi tra
i teologi. Per non complicare il problema dei rapporti· tra liturgia e con-
templazione non intendiamo discuterne; pr~ndiamo come punto di partenza
l'ipotesi la più svantaggiosa. alla liturgia, espressa appunto nelle tesi predette.
Lascfo-coiiipfeiamenTeffapàrrelaquestione dei rapporti tra contemplazione
e doni dello Spirito Santo perchè se ne può fare completamente ·a meno
nel nostro problema, Nell'articolo di Maritain è assai rilevante il vezzo
teologico di coloro che espongono le loro dottrine in modo tale ·che non
appare più ia distinzione tra punti che sono ~~.i di fede e ~!!!:Ì.<?.~i
discusse, · e costruiscono teorie spirituali senza avvertire il lettore del valore
diversodel materiale che vi introducono. · ·
(11) Essa include essénzialmente anche un'azione santificatrice. di Dio;
Vedi Il senso teologico... , p. 32-33; 109~111.
(12.) Vedi s. ToMMASO, Summa, U-11 q 82 a 2 ad 2; In Boethii de Trin.,
lect.lqfa2. · · · ·
-9-

e rimunel'.aiore .. è se non s1. avesse l~ speranza che accetti i


nostri 9maggi ( 13) .
.È véro che vi può essere culto :-- sebbene molto imperfetto
- senza la carità, come nel fedele che assiste alla messa, iri
stato di peccato mortale, il quale offre a Dio solo la sua fede
(e forse la sua speranza) informe. Ma è anche vero che nel
fe,~ple in stato di grazia l'atto di culto include sempre anche
I'~f!e.;.!~ ..!!~11~~~~!~· .e che questa è appunto l~. ~~~9.Ll-~ùl
nq'fl~Ie clJe·Ta~I,!.~, attuando se stessa, offre a Dm m o~ag-j
gio'à"L'ui.dovlito. · · ·
· Per cui il culto, quanto è più perfetto, tanto pm. include
qqe~t'esercizio a~tuale della carità in grado più alto assieme
alla sua offerta in omaggio a Dio. Così si comprende perchè
l'esercizio perfetto del culto non possa fare a meno dell'eserci-
zio perfetto attuale della carità. Ecco perchè ciò che S. Agostino
ha detto del canto dei salmi, fatto con vera sintonia. d'animo
interna, vale di tutta la liturgia per colui che è in stato di
grazia, e vale tap.to più. quanto il suo culto è più perfetto:· «Qui
cantat laudem non solum cantat sed et amat eum quem cantat.
In laude. confitentis est praedicatio, in ca'f1:tico amantis af-
fectio » ( 14). ·
Il fatto poi che la religione, pe.r attuare ·Se stessa offre COSÌ
in omaggio a Lui dovuto la .carità ( 15); non toglie affatto a
questa la sua quiddità propria per cui è quel che è. La: carità,
per il fatto di essere offerta dalla religione in omaggio a Dio
dovuto, non cessa di essere l~ carità. Nè viene per questo .,dimi-.
nuita e.1quasi declassata al:ra'Ilgo di virtù morale. ScM che ad
essa si ·aggiµrtge una formalit~uova e come un carattere
accidentale ulte~i?re, che l~ ~mbeve tutta: i!_.,ç~:t:~.!!~..!::....:eli~o~?.:
È .non solo canta, ma canta anche offerta a Dm m omaggio
religioso a Lui dovuto quiileereatore-·;:tpròVV:è'dirore:···rofferfi,i
èò'ine tate è bénsì formalmente atto di religione e non di carità;
ma la cosa: offerta rimane fotmahnente atto di carità e non di
qualche-aJ.tra':Virtu···ìììTeiiore:·-··--"-~"·"···~--,·--·~-·..--·-··. ·
È per questo che, .se si concepisce la C2!!-~!!!P.la~!2~e.. .E2.~~
...
l'e~~:t:s!~!~,I?-~rf~tt?....g~J!~ <?-f!.ti!~...~!~.~a, Usi deve dire c~e il culfo
tende ed e ordmato mtnnsecamente a a contemplazione come

(13) Vedi S. ToMMAso, In Boethii de Trin., lect. I q 1 a 2.


(14) Enar. in Ps. 72, 1. Vedi anche:. « Quis cultus eius (di Dio). DlSI
amor eius, quo nunc desideramus eum videre, credim,usque et speramus nos
esse visuros? ». De Trin. XII 14-n. 22.
(15) E ciò vale dell'offerta di qualsiasi altra virtlì.
--:· 10 '----

'aHa j)e:dèzlon~·iiliè;11a:··di·se stesso, non già per cessare di essere


culto, ma per diventare culto contemplativo o contemplazione
cultica. -.-~---. ~--· .-:-.._.·--~ .....,... ---~--···'.

--i-Ed è anche per questo che commette un sofisma chi ragiona


cosi: la religione, quale virtù solo morale, è inferiore alla carità
ed è a lei ordinata; ora, la contemplazione è formalmente carità,
mentre il culto è formalmente religione; dunque il culto è infe-
riore àlla contemplazione ed è a lei ordinato. ·
Si risponde: se si parte (come facciamo qui) dall'ipotesi
che la religione è, formahnente, solo una parte della giustizia,
virtù morale, e il culto è, formalmente, atto di religione, si
deve dire, senza dubbio, che, per sé, il culto è inferiore alla
carità ed è a lei ordinato. Infatti, la considerazione di una cosa
sotto il suo aspetto formale è una considerazione per sè. Ed è
appunto per questo che vi può essere vero culto, sebbene molfo
im,.P~rf~ll!?, anche in chi ha perduto fa-caITiI, purcfìéOffra'ìi
Dìo' almeno la"'.""'SUa""Jèàeìnforme;·---,--,.
Tuttavia tra gli atti della virtù che la religione può offrire
in omaggio al creatore e sommo provveditore, vi è anche l'atto
di carità di Dio. Anzi, la religione quanto più è perfetta tanto
più tende ad offrire a Dio atti di carità più perfetti. In questo
.easoJatto-:r:eligioso,-eorisider.ato.. nella sua concretezza; non è
difatto .inferiore, ma superiore, allo stesso atto di carità non
offerto a Dio in pari modo. Infatti, la carità, così offerta, riveste
bensì una nuova formalità che proviene da una virtu morale,
a lei, assolutamente parlando, inferiore, ma ciò avviene per
addizione e non per sottrazione, e non cessa perciò di conser-
vare tutte le prerogative della carità.
Per lo stesso motivo, nel caso che questa carità così offerta,
sia esercizio contemplativo di carità infusa, l'atto wncreto di
culto, in cui essa è offerta in omaggio religioso a Dio, non è
inferiore, ma superiore, alla semplice contemplazione non of-
ferta· in pari modo in omaggio religioso-:-·-.,......-.. ., ... _,,__"""''"-··----,.··---7·
........... Ne'segue··-a1e··ra-fonfempla.ZioneCUltìca, o il culto contem-
plativo, è superiore alla: contemplazione non cultica o semplice
contemplazione non offerta in omaggio religioso a Dio, e que-
sta è ordinata a quella.

IV. Eminenza della contemplazione in atto liturgico sulla con-


templazione in atto extraliturgico puramente privato.'
È v~ro però che il culto liturgico non è il solo. cultc r.os-
sibile. Vi è anche autentic;_()_ c;11lto s~gipJ!C:~!!l.~:r:i!e privato. Anche
-11-

!a c?ntemplazione. in a~to P,ur~en~e priv_ato, ch.i.!12:11...:.!~....P~!.te


m..!f.!!1~~J!~Pa ~toma .d am~.2..._E!.~e~-~...!';~?:~.Q.!!~.J~Jqrm~a,
puo dunque avere ,amentico ·valore c-iM.\!So. _ .
Bisogna tuttavia aggmngere qui che: come il C,.!llto .. ç~~~:r.p­
plativo è suEeriore alla semplice c2~~~P.!~.~~9P~ .. !12!1 cultica,
cosi •fa contemplazione cultica in culto privato (e quiiid.i;----in
genere, la contemplazione semplicemente privata) è i!,!ferior:e
a~ contem~2-~ion~su.Jtica ~g!~a ed è ~....~i,_q_~g!ri.~ta~---~
. ~ttrinaclie foiìO.a questa affermazione è quella con.,
tenuta nella tesi de~la superiorità della preghiera liturgica su
quella semplicemente privata, in virtù, almeno, dell'opus
operan#s Ecclesiae.
Questa dottrina è assolUtamente certa. La Mediator Dei
dice dell'efficacia del culto della Chiesa: « Omnib"US igitur
exploratum esse debet... cultum... quem Ecclesia, una cum di-
vino capite coniuncta, Deo praestat, sanctitudinis adipiscendae
habere effic_aciam quam maximam. Quae efficacitas, si de
Eucharistiae Sacrificio. ac de Sacramentis agitur, ex opere
operato potius at: primo ZOco _oritur. Si vero ,actionem illam
consideramus intaminatae lesu Cfiristi Sponsae qua eadem pre-
cibus sacrisque caerimoniis Eucharisticum Sacrificium adornat
et Sacramenta; vel si de-. " Sacramentalibus " ac de ceteris
ritibus agitur, quae .ab Ecclesiastica instituta sunt Hierarchia,
tum efficacitas habetur potius . e~~.J!!ra!!:!!!_J}5c?esiae,
quatenus ea sancta est atque arctzsszp.f!_,<;"!!:"f!l suo-Capzte conz~açJa
operatur ». (Ì6)~ -- --·-·.--......... ,.......... ---.-·"-
Intorno alla superiorità della preghiera _liturgica su quella
privata,. la stessa · enciclica dice: « Procul dubio liturgica pre-
catio, qum publica sit inclitae lesu Christi Sponsae supplicatio,
privatis precibus potiore excellenti~ pr.aestat » (17).
Bis9gna. ben guar:darsi dal credere che nella preghiera litur-
g.!9!. ciò che ha dignità e'il ·efficacia di culto della -Chìesa~··"'Sposa
di Cristo intimamente un_ita al suo Sposo ed operante assieme
a Lui, sia solo l'azione puramente esterna e non anche la cor-
rispondente Sllitoiùa_mtef!!.l!..._a~_g_~o~..ili-colui che la co:mpie o
vi prende parte. Sar~bbe ridurre la liturgia alla ·parte piira.:.
mente esteriore del culto secondo una . nozione severamentb

(16) AAS 36 (194-7) p. 532. V~di Il senso teologi~... p. 101-108.


(17) Ivi, p.· 537 .. Lo stesso Pi!> XII, neJ discorso del 22 Sett. 19560
dice· che la Chiesa non solo tollera ma riconosce pienamente e raccomanda
la forma privata ·del culto: ·e senza tuttavia recar pregiudizio all11 premi-
nenza del culto liturgico.>.
-12 -

condannata dalla stessa enciclica: « Quamobrem ri- vera ac ger~.


mana Sacrae Liturgicie notione ac sententia, omnino aberrant
qui eam utpote divini cultus parterh iudicent externam solum-
modp ac sensibus obiectam » ( 18).
. È vero che· ogni ·interna preghiera, .e ogni atto di . virtù
che in essa si offre .a Dio, specialmente ogni atto di .carità · (e
dunque di contemplazione) ·è di natura anche intimamente
personale, come contatto di persona a Persona. Ma, quando
quest'atto pur così intimo e personale, non è altro che la sin-
tonia d'animo internà connaturp.lmente corrispondente - al-
meno nel suo ~.enso generale e profondo - al•· co:µipimento e·
alla partecipazione anche esterna all'atto liturgico (per esem~
pio: messa, recita o canto· dei salmi) esso n~t.}~ff~!!Q.... P~~§l­
mente P.riva!.2 della persona che lo compie, ma è ànche attò
della Ch"'ìeSa' come tale che, in intima unione còn il suo Capo
div:iìno, in questa p~sona e attraverso questà persona, lo com-
pie e· l'offre affiO.ECOme tale quest'atto di preghiera, anche
~interna e personale, ha una dignità e una efficacia superiore a
!qualsiasi atto di preghiera in tutto simile, ma puramente privato.
. Nello stesso modo dunque che esiste una preghiera litur-
_g!ca che è preghiera della Chiesa a titolo speciale, con dignità
ed efficacia trascendenti la preghiera puramente privata, così
esiste una preghiera COJ.I~E,!ativa liturgica, che è pr~gjfil5l,
co~mp~~v~_._ge!l~,Chiesa a · htòlospeCfale, con dignità ed
e1licaoa trascendenti ·-1a·"pregliiera.·-~coii."femplativa puramente
privata.
. · Tutto questo, del resto, non diminuisce in nessun modo la
legittimità, la dignità, l'eventuale necessità, della contempla-
zione puramente privata, nè la declassa a forma di contem-
plazione si>lo tollerata. Tanto meno s~. vuole insinuare che si
tratta di'due generi di conteinplazione in contrasto od opposi-
zione. Chè, anzi, si sostengono mirabilmenìe""a·~vlc:elida: la con-
t?mpl?zione privata P.~E~!~ quella intraliturgi,ca, e quella infra~
liturgica, a sua volta, ··e ~!~ dalla quale puo sgorgare abbon-
dante la contemplazione anche puramente privata come suo
sovrappieno e sua continuazione anche fuori dell'azione litur-
gica. L'esempio di tanti santi non lascia adito a dubbi ( t 9).
Tutto ciò che vale dei rapporti tra preghiera liturgica e pre-

(18) Ivi, p. 532


(19) Vedi p. es., Il senso teologico... analisi dell'esempio di S. Gertrude,
p. 578-627. . . .
-13-

ghiera extraliturgica -. in genere (20), vale, .a: suo modo, dei


rapporti tra contemplazione mtraliturgica e. contemplazione
extraliturgica. · : . . .· ..
Quando .si afferlna la. spéciale dignità ed "efficacia della prè~
ghiera co:qtemplativa liturgica non si vuole dunque diminuire
la preghief'ai'cont~plativa puramente privata, ma solo conser~
vare in ogni cosa la gerarchia dei valori ~ il . giusto reciproco
ordinamento. ·

V. Si può dire che fuori dell'azione liturgica non vi può essere


perfezione étistiana e che non esiste possibilità di contem-
plazione fuori della liturgia?

Recentemente tali o simili proposizioni sono state affermate


con vigore (21). E sarebbero certamente false se con ciò si vo-
lesse. dire che per raggiungere la perfezione cristiana basta
assistere all'azione liturgica -·peggio ancora: assistervi iÌÌ_Uii_
niodci"~-·uarsiasi"'-='"senza" reoccuparsi della vita--morale-e""""di
pregliitrit'prìma e dopo·;·l~sé'"sì"'vòlessé' "sostenere' che-"'c'lò'"""'éil~
si "'"fa-fù:òfi''"dé!PàZiòiie liturgica non ha valore o non è. neces-
sario per raggil.tngerè quella perfezione; o ancora: che non
può darsi vera preghiera o vera contemplazione fuori di quelle
che si attuano nella stessa azione liturgica per cui preghiera e
c~~:rtF~i::s~~-~seWao~!~i-e
p
~J!l<?-e.!.~{~td~e
p....,.._ .. p ._,.g..:.,,.. --·
1J~~;~i:t~i~~~~bbero
p ....., .., .................,.........P ..,,...._. . ..
Invece· le stesse-frasi. sono verissime infesé 'nel 'senso che:
non c7è raggiungimE(.nto di perfezione cristiana, nè vera pre-
ghiera, nè vera contemplazione, nè vera salvezza soprannatu~

(20) Vedi ivi p. 521-27; 533-54;


(21) A. FERRUA, Liturgia e contemplazione: armonia o divorzio?, in
questa stessa rivista, 6 (1961) 592-607. «La liturgia è "atto'', "attualità"
della Chiesa:. è l'esercizio nella Chiesa, del mistero della Mediazio_ne »-
p. 600. « Sì, extra Liturgiam nulla salus, come della · Chiesa » p. 601.
«!Ii liturgia christiana perfectio hominis sic essentialiter inclusa est, ut
chci debeat extra actionem liturgicain realisationem perfectionis christianae
impossibilem esse» p. 601. «Non esiste possibilità. di contemplazione ·al di
fuori della liturgia »' p. 602. « Contemplazione e liturgia si iriipliçano neces-
s.ariamente e necessariamente si condizionano »· p. 594. •« La contemplazione
costituisce perciò il vertice della vita cristiana e si commisura all'abbon.
danza di grazia che Dio - direttamente .o attraverso i sacramenti.- ef-
fonde_ nell'anima» p. 598. ·
-.14-

-
:;:~i~ d:rliessunasorta-senza-una.
relazione almeno in voto impli~
cito ·alla liturgia. · · ·· · · -- ·
Questa asserzione si fonda in primo luogo sul fatto che
il' sacrificio .· della messa ed i sacramenti, anche in ciò che
han:Ilo d'essenziale ~'istituzione aiviila, fanno parte della
~~· rte costi~iscono anzi ìl _riucleo.~en~le; e iD; se~o~Ùo
luogo sulla dottnna della necess1tr,aiiiieno m voto 1mphc1to,
c!_i alcuni sacramenti per avere 1a g:_a~ e raggiungere la
salvezza. _ _ _ _,__
Che il non battezzato non possa ottenere grazia e salvarsi
senza voto ahneno implicito del battesimò è dottrina a tutti
nota; tanto meno potrà egli, senza tale voto, ricevere eventual-
mènte la grazia della contemplazione e raggiungere la perfe-
zione soprannaturale.
L'impossibilità, per chi ha ricevuto il battesimo, quanto
per chi noli l'ha. ricevuto, di avere nessun~ia, t@JQ_!!!!m.O
quella ~,..SQ!!t~lazione. e della ~Tvezze,_~3ile, s~:Qza rife-
rimento, almeno con voto implicito, alla liturgia, si fonda sulla
cfottniia dei Padri greci, di S, Tommasò7dé'f Catechismo . del
concilio di Trento, della n~tà dell~uc~!i~1;ia, almeno desi-
derata con voto implicitOJ~!'._ !l~evere qua1siasi grazia: . in
modo che l'eucaris~,j-~il fine e la vetta cui sono ordinati tutti
i sacraÌnent!_:::-e," con piii"Torte ragione ancora, tutti gli altri
atti che si fanno nella Chiesa - e la fonte di tutte le grazie
quaggiù. Dottrina, sfortunatamente troppo dimenticata, ma non
meno certa.
«Questo sacramento (dell'eucaristia) ha per se stesso la
virtù di conferire la grazia. Nessuno ha la grazia prima di ricevere
questo sacramento se non per un certo voto di riceverlo, fatto
da se stesso come avviene negli adulti, o per il voto della Chiesa
ciò che avviene per i bambini, come è stato detto sopra. Proviene
dunque dall'efficacia di questo, sacramento il fatto che, anche
dal solo vo.to che se ne ha, si .può conseguire la grazia che
vivifica spiritualmente~ .. Per questo sacramento la grazia viene
aumentata e la vita spirituale perfezionata affinchè l'uomo in
se stesso sia perfetto per la. congiunzione con Dio» (22). «Tutti
gli altri sacramenti sono ordinati a: questo sacramento come al

(22) s, TOMMASO, Sum,ma, III 79 a 1 ad 1. Vedi anche 73 a 3 c.; 80 a


11 c.; In 4 d 8 q 1 a 1 ad 1 (ed. Moos, p. 308, .n. 19, 310 Il\" 34), Vedi
DxoNIGI, Ecc. Hier., III 1 PG 3, 42+25. Dottrina derivata da Cirillo Ales-
sandrino; vedi. sotto nota 26.
loro fine» (23). «In questo sacramento è racchiuso tutto il
mistero della nostra salvez~ » (24). . ,___.
. . r pastor.i' (l"ani.ine. aevonò· mostrare l'abbondanza. dei beni
ip.clusi nell'eucaristia: «lo faranno J.n: qualche modo se, spie-
gando .la natura.e l'efficacia di tutti i sacramenti, paragoneranno
l'eucaristia alla sorgente e gli altri sacramenti ai ruscelli. In-
fatti b~sogna dire che essa è veramente la fonte di tutte le grazie,
poichè contiene in modo mirabile la stessa fonte dei celesti ca-
rismi e doni e l'autore di tutti i sacramenti, Cristo Sigri.ore. Da
questo· sacramento co:r;ne da sorgente derivap.o agli altri sacra-
menti ogni bene e ogni perfezione che hanno» (25).
A più forte x:agione, bisogna aggiungere con forza, l' euca'":
ristia., avuta almeno in voto implicito, è la fonte di tutte le
gi:azie che l'uomo riceve fuori dei sacra:rilenti. còmpresa'"èven-
tualmente la · grazia della contemplazione, e da essa come da
sorgente deriva ogni soprannaturalé""bene e perfezione che si
opera nella Chiesa: fuori dei sacramenti, sia pur nella ~on~­
plazione clauso ostio.
- Il motivo~ltìiiio di tutto questo è la virtù universale e per-
manente della Incarnazione, come S. Tommaso ripetutamente
spiega dopo i Padri greci, in specie S. Cirillo alessandrino e
S. Giovanni Damasceno.
· . « Nè i sacramenti .nè qualsiasi altra creatura possono dare
la grazìa a modo di causa principale, perchè questo è proprio
della sola virtù divina... I sacramenti causano la grazia come
strumenti: ciò che si spiega così.
Damasceno -(De fide orthodoxa III 13) dice che l'umana
natura di Cristo era lo strumento della divinità... così infatti il
contatto. stesso di Cristo· causava strumentalmente la sanità del
lebbroso. Come l'umani:!:.E~!w."~l!..m ...C.tisJ_g era strumento per rea-
lizzare gli eff~'t!i ~la v~. divina ne~le ,~~- C:O!J!Orf!!~, così
anche nelle -~p1n,.tuah. Perc10 il sangue d1 Cnsto versato per noi
ebbe la potenza <Trlava're i nostri peccati ... e così l'umanità di
Cristo è la causa strumentale della, nostra giustificazione. .

fe d e, Cor.Eora1mente per mezzo ue1 sacramenti: pere e 1 urna.~


Qu~!~~ ci è a!T~icl!!a ~~!i!~.a~~~~.':.J1.~!"~.~li~~:z:.o.,~~Jia
:riiiI dCCristo è spirito e corpo.... PeruOìr:Piu' p·erfetto dei sa~

(23) lvi III 65 a 3 c.; Vedi 72 a 12 ad 13.


(24) lvi III 83 a 4 e: i
(25) Catechismus ex decreto Concilii Tridentini ad parochos, Romae
1920, p. 170-171, n. 228. Vedi la spiegazione della stessa dottrina in M. DE
LA TAILLE, Mrsterium. fidei, Parigi 1921, p. 573-87. ·
-16 ;...._o

crameniF~-q_U:~ffo.i:Il cui" :lfcorpo d{ érist9 è realmente conienut<>.


cioè l'eu_caristia, la quale, .come dice Dionigi (Ecc. ·Bier. III)
porta a· perfezione I'atto di tutti gli altri. sacramenti. Gli altri
sacramenti.partecipano qu~lcosa ,di quella .yfrtù per cui l'uma-
nità. di Cristo operà strumentalmente )a nostra giµstifi.cazione;
perciò chi . è . ·santificato nel battesimo' . è, detto . santificato nél
sangue di Cristo (Heb 10, 29) e si· dice che la :passione di Cristo
opera,· nei sacramentj?della nuova l~gge » (26)_.: · :-, i · .
· Si' vede cosi' in' che senso sia ..verissimo affermare che Ja
li~!~è l'e~eri:izio..E.e!l~ _ç~s~ del mist~~Q...~d,~~~~~~z~o~,
clie « extra Iiturgiain nulla safus » e:cne non esiste possiliiTita
di contemplazione· fuori della liturgia.
Nè si dica che i ragionamenti sopra fatti non giovano a
raccomandare la liturgia. dei liturgisti. perchè, sebbene l'euca~
ristia sia il centro della liturgia, tuttavia non l'esaurisce tutta
e, per. ottenere quelle grazie di cui essa è fonte, basta un voto
e
implicito . non occorre quella partecipazione attiva che il mo-
vimento liturgico raccomanda. ·
Argomentazione speciosa. Perchè se è ben vero che tutto
ciò che nella liturgia è d'.istituzione ecèlesiastica non ha .la :rie-
cessità. e le prerogative del nucleo d'istituzione divina del sacri-
-~. e dei sacrame~~tavia. ~erto eh~ çostltuisce il guad!.~
cs_n...e!,-.g,~J_~e~la celebr~zione ~i__ ~!!~§!i; quadro, se segmto
normalmente come Io desidera fa Chìesa e la stessa natura del-
l'uomo ~- dell~ cos~, so~amente ~,g.?!t2.,. P~.<;!~orr_~ le anime
.a parteciparvi con il miglior frutto perche avente a questo scopo
ègp.J.t! · ed effis?!:ia.. speci~~-siin! in virtù dell'opus operantis
Eceteszae.
! Inoltre, il votum del sacramento, per sua: intima natura,
rtende_sempre e deve portare all'uso del sacramento "in re q1'anto
'prima è possibile; Giustamente S. Tommaso: «Et ideo sine voto
percipiendi hoc sacramentum (l'eucaristia) non. potest homini
esse salus. Frustra ·autem esset votum, nisi impleretur quqndo
opportunitas adesset » (27); Il precetto pasquale della Chiesa
non fa che. determinare il tempo minimo indispen5abile per man-
tenersi in· stato di grazia. Il movimento liturgico, anzi la Chiesa
stessa, che . raccomanda con msistenzTla parrecipazione alla
messa e a tutta la liturgia, più frequente, più conscia, comu-

(26) S. TCIMMAso, De Veritate, 27 a 4 c. Questa dottrina è uno dei


capisaldi maggiori .di S. Cirillo Alessandrino. Vedi per esempio: -In lo,
IIJ 6, PG .73; 520 - D 521 C.; IV 2, PG 73, 560-85; XI 11, PG 74, 557 D - 561 C.
(27) Summa, III 80 a 11 c. ·
-17-

nitaria ed attiva possibile, non fa altro che dedurre praticamente


. -·
l;~.S.~?.~~~~E~~..ll~-~?:~!L,ir:rw;lish~ in tut~o questo.~~ ~--~··"~·-
. '.· S1 vede ,COSI _quanto ~I cor!~:n.:!I!J8:z10ne ver,.a, appunt~ per-
che somma grazia nella vita, cnshana, anche se Jatta fuori .del-
l'atto liturgico, sia, per suà intima naiùra:"·:'Iiéli'Or'aìile~'.';ittu~le
Jeila""salvézza~ ancorata alÌ'àttoJìtl.lrgico; coniLquale ha, ·ogget-
tivament~, come ·una relazione irascendenta.J~' e quanto. com:~_àc.·
turalmente richieda ariclle nella psicologia sdggèttiva dèll'orantè
una coscienza e uno spirito liturgici.
. msr-creda:. che~hiitò-'questo sia di poca importanza nel-
l'atteggiamento generale della vita spirituale e delle visuali alle
quali si nutre. Si percepisce l'inseparabile unità che esiste og-
gettivamente nell'ordine storico della salvezza, tra: Cristo-
grazia~Chiesa-sacramenti e vita spirituale a tutti i suoi gradi.
La vita spirituale, e al suo apice la contemplazione, non è
solo una questione di r.2EE2!'.!L..!:r::!L.I~!:1~~- individuale. ~ ..:Qio;
c'entrano sempre, necessariamente e attualri:tènte,··anciie"quando
non ne abbiamo chiara coscienza: Cristo, la comunità ecclesiale,
i sacramenti. E Cristo non c'entra solo perchè un giorno, mo-
rendo sulla croce, ci meritò la grazia che Dio ora ci distribuisce,
per esempio, nella contemplazione; no: ora glorioso alla destra
del Padre, Egli causa sempre in noi, anche con la sua sacratis-
sima gloriosa umani_!a, anima e corpo, ggpi gr~~ che Cl Viene
comumcata, tanto più quella della contempfaz1one. Ed è nel
contatto (almeno in voto e possibilmente in re) d'animo e di
corpo, ·di fede e di comunione con l'eucaristia, sacramento e
sacrificio, -sacrificio di Cristo .e della Chiesa, centro della litur~
gia, che Egli ci· comunica ogni bene.
Il movimento liturgico non chiede altro che questo: che .ili.
tali realtà oggettive si prenda anch~ viva coscienza .§Qggettiv,a.
e ·si deduc~iì0ìe"'1og1che-èconnàtuiàll""prailèl1e"èoiiseguenze,
Esso chiede che anche la: somma grazia della contemplazione,
~~r .qua:ido . avviene r110ELiI~!!~&c:?.~D!~;:~~~,.!!!.~.~1~, sia
sempre considerata, come ogm altra grazia, m g_ues!~ gu~
cristologico, ecclesiale, liturgie?.: Fuori di questo non è teologi-
camente comprens1oile. La ·còntemplazione cristiana J!On si dj-
s~ .essenzialmente d~.lla _ .C.QE.~E!~.zio.E.~.-~-~~E!ale per gli
effetti :flsicocpsicfoc~ sperime~t~li e descriviblli, ma ..12~1: quella
sua natura ontologica per cm e sempre e attualmente ancorata
a-"Cristo Signoregiorioso, alla Chiesa, ai sacramenti (28).

(28) Dal che si può comprendere perchè, oggi ahlleno, sia lecito rima-
nere dubbiosi .dinanzi a ciò che nel 1901 il P. PouLAil'l' scriveva nella prefa-.
--,- 18 -

VI.·· Alcuni caratten-di··un.a spiritualità contemplativa· incentrata


sulla liturgia,

È innegabile tuttavia che una spiritualità contemplativa


nella quale .la tendenza .alla contemplazione sarà . incentrata
sylla liturgia, avdi i suoi- èa;ràtien propn"Che la distingueranno
da un'altra spiritualità contemplativa nella quale si mira anzi-
tutto alla· contem~ intesa in senso .J>.i!!!!:o~vato.
Questi -~éi'ii-attèn propn~dèlla 'ij)ìrì'filalità còntenìplatìva li-
turgica non saranno altro che l'applicazione delle caratteristiche
della spiritualità liturgica in genere (29) alla tendenza alla con-
tell_lplazione ed al suo esercizio.
Si può ricordare qui principalmente: il suo modo speciale
di vivere il binomio: comunità-individuo, p~~o .!:1al F_9}Q__c;!,~!!a
comunità; quello di vivere il binonno: oggetto-sogg~t!o, Dio-
uomo, sforzo umano-grazia, partendo dall'~j""Wffo;·-·aa·Dìo, dalla
gféiZia; fequil1bno speCìale in cui i diversi -- ~mi sonopresen-
tati e vissuti in relazione gerarchica traTorO: stòria sacra dalle
diverse fasi connès~i:feé-ffeep:ara:rltési l'una l'altra: dialettica cri-
stolog!_co trinitaria: -iI Signore-Gesù considerato anzitutto come
Kynos Òrmai ne1la gloria, mediatore universale e supreino nostro
pontefice: realtà ecclesiale,__f9IPC>. mistico, coscienza dell'uni-
totalità cosmica del regno di Dio (30).
Per la questione dei rapporti tra liturgia e contemplazione
è specialmente importante il carattere comunitario e ogg~tti-yi.§J9-
(solo moderatatamente portato all'introspezione"ps:icologìcafdella
spiritualità liturgica. In particolare, il ·suo forte accento sul-
l'aspetto comunitario della salve~za ~ proviene ~~un comu-
n~!!§mçi, e come da un g~~[<;E-S~!?· p~~~~~~te__,E:.é!:11!E~!~(3TJ,
ma è semplicemente la connafrìralè espressione psicologica ed
anche esterna del carattere ontologicamente comunitario dei
nostri rapporti con Dio nell'economia storica della sàlvezza. È

zione della sua celebre op·era: Des graces d'oraison (n.- 2). Egli per scuc
sarsi di trattare la mistica solo sotto l'aspetto psicologico descrittivo senza
considerare quasi affatto quello dogmatico, « speculativo », diceva che sotto
questo ultimo aspetto, non c'era probabilmente da aggiungere nulla a ciò
che era già: stato detto. «In una parola, non pare che la mistica possa fare
dei progressi da questa parte. È molto diverso invece per quantò concerne le
descrizioni ... È in questa direzione che si trova: l'avvenire della mistica».
(29) Vèdi Il senso teologico ... , p. 508-21.
(30) Vedi ivi p. 517-33.
(31) È una delle accuse maggiori che Maritain fa a ciò. che chiama
lo pseudo-liturgismò senza netta distinzione dal movimento liturgico.
- 19 --'--

semplicemente il dogma· del corpo mJmco nel quadro ec~lesiale;


comunitario, sacràìnenta:r10' ·e" ~..f9 della sahezza, Vissuto
in tutte le. su~coi:iiiaiurali ripercussioni anche psicologiche ed
esterne. --··------· ··:"""--··.-...·-·--··
-:---E<J è per questo che, per condurre il fedele a vivere plena-
riam~nte la liturgia, co:r:nprese eventualmente le sue vette mi~
~ti.che - anzi, tanto più quanto più si mira con speciale cura
alle sue vette. mistiche ....:...._.è indispensabile Et!!ucare la sensibilità
a
r~~gi?S!i in se:r:so ~om~it~ri<:_ fino. a p_ortarla" se:r;i°tY,~i co1EJib-·
taniente a suo agio nella partecipazione anche normiiT'mente
àttiva ait'aZione "Iffiirgica comunitaria. Ed è necessario educare
questa sensibilità in modo che, in ogni ipotesi, nella psicologia,
n~.~d· 11erd.~a_~-2.L.~L!i~~ il ;.S~~a_t,!:~!~~?~}?!.?.~~.~'ènf:_~,,.E?~~~!-
tano 'della-1ifurgia, ancne quanuo, m aicuni casi, questo carat-
iere, per circostanze estrinseche non idèali, non è esternamente
espresso come connaturalmente si richiederebbe (per esempio:·
messa solitaria, recitazione solitaria del breviario). Senza questa
educazione della sensibilìtà e della psicologia religiose in senso
comunitario non è possibile penetrare plenariamente nel mondo
della liturgia e dunque disporsi convenientemente alla contem-
plazione liturgica (32). È quanto il movimento liturgico ha sem~
pre istintivamente sentito; ed è per questo che considera ques~
educazione uno dei primi compiti della sua missione. ·

VII. La liturgi(]. può essere _un quadro normale di contempla-


zione?

Non vale la pena di esaminare ancora I.a questione se la


liturgia, in specie con il suo forte carattere ccimunitàrio e con
'la sua partecipazione anche esterna e sociale ai· riti, possa es-
sere· veramente un quadro di spiritualità ad~tto dove. possa svi-
lupp~rsi lo spirito contemplativo in genere ed attualizzarsi una
autentica contemplazione.
Ho mostrato altrove con l'esempio di alclini mistici: Cas-
siano, Maria dell'Incarnazione orsolina, S. Gertrude e spiegato
teoricamente il perfetto connubio che può esistere tra incentra-

(~2) Questa fQ.rte educ~~§.ne..;.~ell~-.~~<!_ç:g_!:..~!.i!lt in armonia coli: la realt~.


oggettiva dell'economia aella salvezza quale e s.tata voluta da Dio, ci'ùi:riai
àhClie . con il suo carattere ecclesiale e comunitario, è una delle caratteri-
stiche e dei pregi maggiori della_Jiturgia.
-:mento-della-spiritualità 'nella liturgia, anche con partecipazione
normalmente attiva e comunitaria, ed esperienza mistica. in tutti
i suoi gradi (33). _ _ _ _ _ , - _ .,
. Ma .e' è 'St9.tct'chi i:lori è ancora riniastO persuàsci della possi-
bilità di avere, assieme allp. ri:ormale partecipazione anche esterpa
e comu~i,t~ria.'.-ai riti)iturgici, _l'esperienza ni~sticél propria.me:tÙ:e
dettà nei}suoi' gradi inferiori. Nei gradi superiori la cosà è più
abbondantemente documentata dalle attestazioni dei mistici ed
è ben noto ai teorici che in questi gradi più perfetti, me~tre
l'anima è nella unione mistica più profonda, anche abituale e.on
Dio, i sensi sono lasciati liberi nell'esercizio normale dei loro
compiti esterni anche nei rapporti con gli uomini e in faccende
quanto mai esternam·ente assorbenti, non escluse le profane (34),
e quindi, tanto meno, le azioni liturgiche.
È opportu~o~ per~iò _docum~ntare meglio la ~~~..E.2.~ipilh,à­
anche ne~-~p. Non e affatto necessano supporre che
Santa Teresa aobia conosciuto e descritto tutte le diverse forme
e tutti i diversi .gradi che può rivestire 18. grazia mistica e ere-
-dere che una forma di cui non parla perciò stesso non esista o ·
·che i gradi . di cui parla non possano verificarsi in circostanze
.diverse e con effetti psicologici diversi da quelli da essa conosciuti.
· Rimane tuttavia_ indubitata la sua autorità in queste ma-
--terie;eperdò-l"affermazione clìe può riferirsi ad una sua osser-
·vazione viene con ciò stesso non poco confermata. Peraltro, la
Santa intòrno ai rapporti tra vita mistica e partecipazione attiva
alla Jit:Urgia ha ben poco. Il motivo è semplice: il secolo XVI è
lontano dal rappresentare , l'ideale della . comprensione e della
prassi della partecipazione attiva d,ei fedeli e dei cl,australi alla _
liturgia (35). L'esperienza di Teresa, in questo, non trascende
l'uso comune dei ~uoi tempi. Se non mi sbaglio, nei suoi scritti
« orazione » significa quasi sempre orazione privata. In questo
campo la grande carmelitana deve essere dunque completata
con le testimonianze di altri mistici.
Tuttavia anch'essa, nelle descrizioni delle esperienze dei
gradi mistici inferiori, fa delle osservazioni dalle quali è facile
infèrire che è ben possibile avere tali grazie anche nel quadro

( 33) Vedi Il senso teologico .. ., p. 558-627;


(34) Vedi l'esempio di Maria dell'Incarnazione orsolina; vedi Il senso
teologico.. ., p. 564-68. _ _
(35) Vedi per esempio J. A. JuNGMANN, Der Stand des liturgischen
Lebens wn Vorabend der Reformation, in: « Liturgisches Erbe und Pastorale
Gegenwart », Innsbruck 1960, p. 87-107. E dello stesso autore, Missarum
sollemnia, ed. it. M.'arietti, I, 109-130.
-21 ~

di una normale partecipazione a~tiva e comunitaria all'azione


liturgica.
Infatti, l~ Santa nota esplicitamente che in tali gradi la
grazia mis~l?n ~g~discµ~~~~~a~e.P.t~ JEl__fa~q!!~• com-
presi i. sensi esternT,ltl compiere la loro normale funzione anche
se devono;'.Ocèuparsi di CE~~~--~~!~r.E.~.-'~"E.I,;~f~E~; tanto meno, ag~
giungiamo noi, se si tratta delle azioni sacre della liturgia.
Secondo la Vita, ! primi gradi di orazioni mistiche sono il rac-
coglimento, quiete (capitoli 14-15) e il sonno delle potenze (ca-
pitoli 1-6-17). . .
Ora, dei primi due gradi la. Santa dice: «;,ho già detto ché
in questa orazione di raccogljmento. e di quiete t(J?!l!~:g.~~ del-
l'?~a non per4on? la; ~()r~~attività ».,(3:(?)'. « fo:.c~pisco appen!I,
qU:alt4e cosa ·quando recito<Irt'9atino; · specialnierite sul Salterio.
Ma trovandomi in questa ol,"azione di quiete, mi è accaduto non
solo di capire l'espressione come suona in volgare, ma di andare
ancora più :Ulnanzi e penetrare nello spirito della lettera» '(37).
In quanto al cosiddetto ~?EE:~ ..~~.g~.:. .P«?~:ri:ze; ecco come ne
parla: «L'anima dunque comprende chiaramente che la sua vo-
lontà è come legata e che mentre essa si trova in grande gioia
e quiete l'intelletto e la memoria rimangono così liberi da poter
trattare d'affari e occuparsi in opere di carità. Pare che sia una
identica cosa con ciò che ho detto nell'orazione di quiete. .In
parte però è differente; perchè in quella l'anima non osa muo-
versi e. distrarsi, godendo nell'ozio santo ·di Maria, mentre 4i
quest~ PJ.I.<t.!.~!"~.;.~~~e-.~~. ,M,~~~- Se~bra, insomma,_ ~he con-
d?ca ~~si~me _vita contel!!I1.lati,';a e .attiv!l, occ~pandosi m opere
di canta, m pie letture ed in cio che concerne il, suo sti:iJo. Quan-
tunque l'intelletto e la memoria nòn sia,no completamente pa-
~oni di sè;. eapiscono 'pérò· 'che la. pa:tt~ :r:Oi_glio:i-e· dell'aniffia è
in tutt'altre regioni. È ·come se ci venisse-a"parfare. unà"pérsona
ÌÌìentrè'"Sti:a:m.o:·p·aflando con un'altra: non si potrebbe prestare
attenzione completa nè all'una nè all'altra. L'anima ha una
cognizione chiara .di questa sua situazione e quando né è favo-
rita prova grande soddisfazione e piacere.. ,. Rassomiglia a una.
persona che trovandosi sazia, non abbia più voglia di mangiare:
ma il suo stomaco quantunque sia così pago da non desiderare

(36) Vita, cap. 15 n. 1.


· (37) lvi n. 8. Cosa significa e cosa possa comportare questo fenomeno
dell'orazione di quiete durante la recita corale del salterio, si ·può vederlo,
per esempio, in Maria dell'Incarnazione orsolina .o in S. Gertrude. Vedi
Il senso teologico..., p. 566-68; 607-17.
- 22 -

più nulla, :0.:2.l! ..~. Re.!:Q ..çosipienò da tralasciare di ~ibarsi ancora


e coii"gùsio qualora trovasse alimenti saporiti» (38).
La .possibilità che si conclude dai predetti testi :che quiete
e .sonno delle potenze si. realizzino insieme ad una normale -
partecipazio:r;ie esterna e comunitaria aH'azione liturgica; si ve-
rifica per via di fatto nella testimonianza di altri mistici. Ecco,
in proposito, quella della mistica benedettina Maria Cecilia Baij,
Abbadessa di S. Pietro in Montefiascone (morta nel 1766). Si
tratta di due casi di orazione di quiete e di sonno delle potenze
perfettamente caratterizzati e durante i quali. ella una volta
recitò normalmente, dal punto di vista esterno, l'ora di Terza
con le consorelle e un'altra accompagnò normalmente con l'or-
gano (era anche organista) il canto della comunità.
«Sono andata in coro a dire l'ora di Terza. Gesù stava
appresso a me. Io dicevo Terza con la bocca, ma non sapevo
dove mi fossi. Non ho aperto mai gli occhi; una volta che li
ho aperti mi pareva di essere in altro _luogo. Per verità ero· tutta
friori di me. A veyo perso tutti i sensi. Mi diceva Gesù che mi
appoggiassi a Lui, e piegando il capo dalla sua parte l'ho fatto,
nè mi sono ritirata, quantunque io vedessi lo Sposo tanto nobile,
bello e gentile, con una chioma inanellata e .come fili d'oro, che
faceva restare per lo stupore. Mi riposavo tanto bene. Egli di-
ceva a nol1 s_o__chi;._lnnix-a-super dilectum suum. Intanto io
dormivo con grande quiete. Mi dava però fastidio il pensiero di
essere osservata e di non soddisfare l'Officio divino, benchè io
dicevo benissimo ... Intanto finì Terza, ed io ho dormito. Dormito
no, ho goduto in somma quiete... Io, per dirgli il vero, Padre;
non so dove sia stata e che sia stato di me. Non sapevo dove ero,
e pur non ho dormito, perchè ho detto Terza con le altre mo-
nache, ben è vero ad occhi chiusi e come un sacco di paglia» (39).
« In un subito mi sono trovata unita con Gesù perfettamente:
Stava Lui in me, occupandomi tutta; e benchè fosse tutto in me
e come- un altro me, tanto lo vedevo benissimo in me stessa:
si riposava in me riempiendomi tutta... Ero sazia e piena di
tutto ciò che potevo bramare, riposandomi in una pienezza
di godimento; e questo godimento non mi apportava alcuna
agitazione di allegrezza, ma una somma quiete. Tutte le . po-
tenze dell'anima erano nell'istesso godimento, incapaci di ri-
cevere alcuno oggetto. Non ero capace di sapere allora che cosa

.(38) lvi cap. 17 n. 4. . .


· (39) Vedi P. B:filtGAMAscm, Vita della serva di Dio Donna Maria Ce'-
cilia Bai;, Viterbo, secondo vol., -1925, p. 282-83. · ·
23 ___.;.

fosse miseria e gravezza umana, mentre l'umanità ancora stava


tutta abbandonata nell'istessa quiete e godimento. Non ero
soggetta a pena alcuna, nè a .distrazione. Ero tutta in me, ep-
pure ero priva affatto di tutto ciò che pàrta in sè la nostra
umanità. In somm~ non sapevo capir altro che un sommo go-
dimento e una quiete perfettissima, incapace di poter bramare
cosa alcuna. Solo vedevo Gesù in me che tutto mi riempiva.
In questa visione, \n questa quiete, sono stata un grande temp~
senza poter dire una minima parola allo Sposo, perchè non
f:ro capace di altro che di stare così godendo_. Nel tempo che sono
andata a suon'arè non .sono rimasta priva; solo i sensi corpo-
rali si sono impiegati, tornando dopo ancor loro all'istessa
quiete » ( 40).
L'esempio dei mistici dimostra dunque la possibilità del-
l'esperienza contemplativa a tutti i suoi gradi nella· stessa azione
liturgica con normale partecipazione anche esterna e comu-
nitaria (41).

(40) Ivi p. 280-81.


(41) Il P. PouLAIN, Des graces troraison, (cap. XIV), tratta dei feno-
meni detti di «legatura» o « sospensione » delle potenze nella vita ·mistica.
Li defurisce: un impaccio a .produrre volontariamente atti «addizionali>
all'Unione mistica, cioè atti che non sono la stessa unione nè sua èausa nè
sua necessaria conseguenza, specialmente: discorso dell'intelletto, immagi-
nazioni, atti esterni. Questa legatura è evidente nell'estasi e, analogiqnente,
più o menci, anche nella orazione di quiete che è come una piccola estasi
parziale. Ma, come Poulain osserva, nell'esperienza dei mistici si danno
molti tipi diversi di legatura nella quiete;· egli distingue tre casi, che
chiama: 1) quiete pregante: quando il mistico nello stesso tempo è spinto
a pregare anche con formule; 2) quiete di giubilo: quando sente il bisogno
di espandersi in ardenti colloqui o anche di cantare; 3) quiete operante:
quando il mistico può dei;l.icarsi nellb stesso tempo anche ad op.ere esterne.
·Dal che ancora ··una volta ·si vede che la grazia mistica di quiet.e, in ciò
che h;i ·d'essenziale, non si oppone affatto alla partecipazione anche' attiva
ai ·sacri riti. Lo stesso autore osserva che nella quiete vi può essere facilità
di recitare preghiere ad alta voce. « G:eneralmente i sacerdoti non provano
serie difficoltà a recitare ·1e preghiere della messa» (ivi n. 18). Poulain
attribuisce ciò al fatto che nella recitazione ad alta voce gli stessi movi-
menti fisici che si fanno, impediscono o attenuano . la legatura, sebbene·
non la grazia essenziale dell'orazione di quiete. Ciò vale con maggior
ragione dell'ufficio cantato in coro. In questo campo, l'autore _dice: « Vo-
lendo rendermi. conto dei fatti (invece di abban4onarmi ad· idee ·apriori-
stiche) ho fatto su questa materia parecchie inchieste in conventi contem-
plativi. La risposta più generale è stata che c'è un piccolo. impaccio, ma
facile a superarsi. Per lo meno, si ;iggiungeva, si può· arrivare a recitare
materialmente le parole: l'attenzione principale restando fissa sull'azione
divina interna. Con grande eccezione soltanto, altri hanno' dichiarato che
l'impaccio poteva essere fortissimo; altri, infine, del tutto all'opposto, che
-24-

TeoriCaniente_la_ cosa si spiega dal fatto che 'gli effetti pa-


ralizzanti i sensi esterni' o il corpo, che accompagnano talvoltél
la grazia mistica, sono solo epifenomeni acèideiitali'ffòii necés~
sanaillenìe!ègati alla stessa, -~à"'·p;:o'.Venreiiff"'dalla dzyolezza
psichico fisica del soggetto. I qv.ali, perciò, come è ben noto,
in coloro nei quali si producono, vanno normalmente scompa~
rendo con l'irrobustimento e l'abitudine nel sopportarli, mentre
in altri si producono addirittura pOco o punto.
Nell'andarvi più o meno sogg~tti ha certamente grande
importanza !:~~~Cll,-_:l:,~9!1.~- psichico fi&iça della serisibilità reli-
giosa ancor più· O:ell'inna!~L.!~~~~~E..l~~!o. Ed.· è normale che
·quando questa sensibilità è stata. plasmata in ·senso liturgico
comunitario . la partecipazione· attiva . all'azione' liturgica non
venga impedita o lo sia molto poco, dall'irrompere della grazia
mistica nell'anima del partecipante ( 42). Dal che si vede ancora
.una volta la capitale importanza, per ogni spiritualità che vo-
glia essere incentrata nella liturgia, di simile educazione co-
munitaria. ·

VIII; Osservazioni su: « Liturgia e Contemplazione » di J. e


R. Marztazn.

In fine: alcune osservazioni sugli articoli di Spiritual Life


con l'unico scopo di evitare che qualche lettore non attento
ne tragga indebite conclusioni.
vil igI'ande: merito di questi articoli è di avere nuovamente
affeririato· cori" forza che: nell'iE-2!';'.~i che la perfezione della
c_'!,ijtà è n~~t~1.~Ei_,!;.~~~!~~-~?!!~~?"S~é,l -~21!.J~ ..S~!!tE;!.~J?.!~~~~~' non
VI pUO essere perretta partecipazione alla liturgia senza con-
templazione e di avere giustamente sottolineato gli obblighi
gravi che, per il movimento liturgico, derivano da questo fatto
invitandolo nello stesso tempo a prenderne più esplicita coscienza.
La loro deficienza, invece, sta, a mio parere, nella mancata
chiara ~~-zjone 'tra contemplaziori~ intr~rgi~a, come cuitò"

non avevano mai sentito questa difficoltà» (ivi n. 19). La spiegazione è


la stessa: i movimenti, il ritmo stesso del canto o della- recitazione ecc.,
impediscono la legatura.
(42) Istruttivo il caso di S. Metilde e di S. Gertrude, le mistiche di
Helfta, presso le quali, gli autori osservano che non si menzionano quasi
per niente estasi o ' cose simili. ·
- 25 -

liturgico conteniplativ:o, e c3!;1!~.R.~~z~~e e~!!;~tu~~.a di ca-


rattere puramente pnvato. . .•
Da questa mancata distinzione aleggia sui predetti articoli
una .continua ambiguità, . perchè la tesi della s2E.~~~ d~l!a
c~ntemplàzione rispetto al culto e dell'ordinaz~one del cul!o
alla contemplazione vi e-·affermata senza ultenori precisioni e
rimane sempre il sospetto che sia intesa dagli autori nel senso
d~lla. super~orità del~a preghiera priv~~a ~ulla preghiera litilr~f
gica nonche dell'otdinamento della hturgia a tale contempla-
zione puramente privata;
Questo .sospetto è .-rafforzato dal modo ( c)iè è spesso diffi-
cile di non caratterizzare come modo puramente individualista)
in cui vien fatta la difesa -,- per altro certo necessaria - del-
l'~teriorità ~ del_ ~~ere_§,!r~!ta~~l'!.!~.~.P,~~.~~~2L~-~~~!.l~.-~
s:e~nt'!lale, dei « dmttI e della diginta del s~!en.B.o », della « h~
bertà delle anime», della « solitudinè e della preghiera soli-
taria», della « contemplazionè'sìlén"ziosa », della tradizione te-
resiana é sanjuaihsta'.~' · ~-·--N~-~'"--.,~~.,~~--=
In queste circostanze, sebbene gli autori non cessino di
ripetere che non vogliono attaccare il vero movimento liturgico,
ma solo. abusi che, a loro parere, in esso si manifestano, ogni
liturgista, .o semplicemente ogni contemplativo che ha l'espe-
rienza della vita liturgica vissuta in profondità, è messo giu-
stamente in allarme perchè le loro affermazioni, nella loro
stessa ambiguità, corrono il rischio di colpire non solo gli even-
tuali abusi, ma anche autentici valori e conquiste del movimento
liturgico· più genuino. .
Se poi si va oltre e si cerca perchè essi non sono arrivati
alla prèdetta '·distiniioner si -V~ae che .il ·.motivo. ~. çhe · ( checchè
sia della loro CO:nlpètenza nella questione della t6~templazione)
rimangono .1!!2},!!L al!!L§-~E~~E!~ ~~L~.@.~~to dL!~tut~ja, meiitr~
un approfondimento di ·--questo e ovviamente r:lcliiesto a chi
vuole risolvere il problema dei rapporti tra liturgia e contem-
plazione.
Infatti, nonostante gli insistenti richiami che la liturgia
debba condurre alla conte:rm;:>lazione, gli autori rion di ·rado
faruwdeITè--'à'ffu~ài'l'o~i~'~he "'i}re'siippongono il concetto di li-
l~t:irgia co~e p~~.·.1!!.~~~!e. e2.t)..~!!!~del cl!!!<;>, contro gli espli-
cih ammonrmenh di Pio AII ( 43 . ·

( 43) Per esempio: « La liturgia esige nello stesso tempo che i fedeli
custodiscano il raccoglimento interiore ed aspirino all'unione con Dio, che
tendano cioè anche da lontano a qualcosa che oltrepassa: la semplice parte-
- 26--:--

· Nell<f"ste~so·::mò'dò-'i p~edetti .articoli<-·ignorano tranquilla-


mente la dottrina dell'opus operantis ·Eci:lesiae,. senza la quale
non. è possibile un .r(ltto concetto della liturgia e .in virtù della
qùale anche :gli atti di carità1 fatti in sintonia interna all'azione
liturgica~ :nqn scmo atti puramente privati, ma fanno parte della
liturgia e .della: sua. speci~le effic~cia. Così in non rare espres-
sioni r;Iell'articolo dei Signori Maritain il .çarattere personale
della sintonia interna d(lgli. animi all'azio:qe liturgica è descritto

cipazione al culto' .liturgico e si compie nel segreto dei ' cuo:r;i » p. 9. Qµesto
darebbe ad, intendere çhe. la «semplice partecipazione al culto liturgico». è
qj:ialcosa di puramente ~strins.eco e che la carità ch_e .si .c9:r:çipie nei cuori non
ne fa parte. Anco:r;a:, «:La conteniplaZione dellà· Chiesa; fioritura delle'
virtù teologiche e dei . doni .dello' Spirito Santo riel campo invisibile dei
GU9ri, è 'dtinqile superiore alla grande· voce liturgica che- ne è · ia manife-
stazione. Quantum potes, tantum .aude: ringraziamento, lode, supplica: il
serviziq. liturgico non arriva mai, per quanto puro sia il suo slancio e
ardente Ja stia· esultanza a manifestare questa contemplazione del Corpo
Mistico in maniera totale e adeguata... Anche nelle singole anime la con~
templazione Che esse possono raggiungere è superiore· agli atti con . i quali
prendono parte .al serVizio divino»·p. 13-14. -È chiaro qui che i signori
Maritain _pensano che alla partecipazione alla liturgia appartengono· gli atti
puramente este;l'ni e non gli ' atti delie virtù teologali .che si compiono nel-
l'intimità dei ·cuori.· A p~ 18~19: «Il culto liturgico è quindi un fine
-serilmam.ente--degno;-ma--vi-è-un.. -fine più elevato ancora, al quale (e al
desiderio . del quale) deve. nor,malmente disporre· le anime... La liturgia
chiede perciò ai partecipanti al culto di salire .quanto possono verso quella
cima dove, sotto !.'ispirazione dello Spirito Santo, le virtù teologali produ-
cono un atto interiore che oltrepassa ogni op~razione -umana manifestabile
e specialmente .quelle operazioni che traducono ·con il gesto e con la voce
l'unione alla comunità dei fedeli»~ Così si suppone che ·l'atto interno :r;ion
faccj.a parte- del culto': liturgico, .ma sia un fine. superiore a qÙesto in quànto
il culto. è espre~siorie puramente esterna della: nastra partecipazione comu-
nitaria. A p. 20-21 : « Ciò che chiede e ciò · a cui · incalza le anime, la
liturgia . non può darlo da sola. Occorre lo sforzo ascetico personale, la
pratica personale dell'oraZione· mentale, l'aspirazione personale all'unione
con Dio, la docilità personale ai doni_ dello Spirito Santo... ·Così sarebOO.'
egualmente assai erroneo concludere che li!- · s~plice partec~pazione all~
liturgia possa stabilire la vita spirituale' in uh livello'·più elevato di queUo
in cui è posta dall'unione con Dio mediante la_ contemplazione ». Come se
lo . Sforui ascetico personale, ·la prassi personale della preghiera -mentale,
l'aspirazione. personale all'unione c;~n Dio, : la docilità personale ai doni
d.ello Spirito Santo fossero cose non necessariamente richieste _alla parteci-
pazione perfetta alla « sola liturgia» e non· nec'essariamentj? incluse in
questa; oppure· come se la spiritualità 'liturgica'·fossè quella·-che insegna
che per raggiungere la perfezione basti assistere alle .· funzioni . liturgiche-
senza preoccuparsi_ del restq della vita che le precede e le segue. (Contro
una simile caricatura della liturgia, vedi Il se'nso teologico... p. 516; 533-54);
oppure anc~ra come se 4) la semplice partecipazione alla liturgia:-»- .non:· com-
prendesse ~ome propria perfezione l'unipne .più.:perfetta possibile ,ç:pn-,.Dj.o,..
compresa,. se occorre', -l'unione contemplativa! . :;,, -,.·
- 27-

in modo tale che non .appare più la sua natura liturgica e quindi
il suo valore anche liturgico in virtù dell'opus operantis dellf:I
Chiesa, unita e ,agente ·assieme al suo Sposo; a un titolo che
non appartiene a nessuna opera solo privata. L'assemblea litur-
gica vi appare come una semplice addizione di persone private
e non già. come qualcosa di essenzialmente diverso e di ben
altro valore di un assemblea privata sia pur di uomini pii e
in preghiera. Il corpo mistico, adunato nell'assemblea liturgica,
vi è .ridotto a una u_gione puram~nt~.2!~~ di membri ten-
denti allo stesso fine (44).
·Perciò nessuna· traccia negli articoli della dottrina esplicita
della Mediator Dei della superiorità della preghiera liturgica su
quella puramente privata .. Anzi, in fondo, è assai difficile inter"
pretare certe aff~r.m~~igI,Ii altrimenti che come una dichiara.;
z~~~~ s d!!~~~?r;X~~~~g_~~ìfa~!V1~a1I~Yr1~1t;;~c1;~~~ti~~I~
~ggi~re che a quèlla'"1ìturg!ca. "fii--"questo'' caso: sì -diùìer1ti~a
·~<$è la preghiera liturgica, la partecipazione alla . niessa e
la frequentazione dei sacrarp.enti deve sempre, secondo l'esi~
genza . oggettiva delle cose, conservare nella vita di ogni cri-
stiano, (e Dio voglia che conservi sempre anche nella psicolo-
gia. soggettiva di ogni. fedele) la sùa preminenza qualitativa,

. (44) Per esempio, p. 78-80: Si finisce «per trascurare il carattere per-


sonale dell'amore .che Dio chiede da noi, da ogni anima una· ad. una, e
non solo da un coro di oranti ... È vero· che se si tratta di quella società
soprannaturale che è la Chiesa, è .in virtù di un'uni.ca linfa che è la vita
della loro vita, in virtù della grazia di Cristo che vivifica le loro attività
più personali, che le persone sono membri del corpo mistico. Come segno
ésterno di quella comunione e dell'amore fraterno che ci lega, a Gesù piace
che n:oi siamo diversi - anche solo due o· tre - riuniti nel suo nome. (Il
testo :italiano e quello inglese differiscono. un po'). Ma neppure in questo
caso le persone possono sommarsi, e la fede, la speranza e la carità restano,
come il merito, strettamente personali. Appunto in quanto membro di un
Corpo ·il cui fine comune ~ identico al fine ultimo di. ciascuno, ogni cristiano
è· solo davanti a Dio per amarlo, per contemplarlo quaggiù e vederlo ·in
cielo, e per essere giudicato da lui sul suo amore di singolo.· Nella vita
contemplativa quindi quello che veramente conta è sempre una presenza
del tutto unica di fronte a Dio.· L'amore di Dio è sempre da persona a:
persona, e il nostro amore per Dio va ·sempre dal nostro cuore al .suo che
ci ha . amato per primo nella nostra singolarità. E questo .sia che questo
amore• trasalisca in noi alla·· recitazione di testi liturgici,. all'audizione del
canto· ·gregoriano o di qualsiasi altra musica degna di accompagnare . l'uf-
ficio divino, o alla lettura solitaria della Bibbia o nel raccoglimento senza
parole· e nel riposo dell'orazione». Per la correzione di. questi testi vedi
Il senso teologico ..., jl. 102-108. ·
-28-

anche qùàridO alla preghiera privata Sl consacra una maggiore


quantità di tempo ( 45).
Finahnente, una semplice osservazione sulla sincera stima
clie si deve avere per la tradizione mistica teresiana e sanjua-
nista. Su questo punto insistono giustamente tanto i Signori
Maritain che il P. William ( 46).
Siamo tutti d'accordo, credo, per riconoscere non solo la
piena legittimità deUa loro spiritualità . in genere, ma anche
. l':iriipareggiabile COntfiblÙO che es~i •'hahrio dato alla teologia
mistica mediante .la , descrizione psicologica degli . stati mistici
da loro sperimentati.
Ma non sono solo i liturgisti a riconoscere i loro limiti
anche nella stessa questione della mistica, tanto pratica che
teorica.
I Signori Marltain ( 47) riconoscono che S. Teresina del
Bambino Gesù: «ha mostrato che l'anima può avviarsi alla
perlezionè della carità in una via nella quale non compaiono ·i
segni appariscenti descritti da S. Giovanni della Croce e da
S; Teresa d'Avila»; ciò che equivale a riconoscere che. l'espe-
rienza della Santa di Lisieux non rientra negli schemi dei due
riformatori del carmelo.
Il P. Gabriele da S M~n!!. Ma<fdalena OCD (48) riconosce
che in mistica esistono effettivamente due correnti, dette da
talillii: corrente «psicologista» e corrente «realista» oppure
tendenza « dogmatica » e « psicologica » e ammette che la tra-
dizione patristica (e noi aggiungiamo certamente anche quella
della spiritualità liturgica) è realista e quella teresiana e sanjua-
nista, ·psicologista. Concede tuttavia che queste due tradizioni
non devono essere intese come antitetiche, ma come comple-
m,~nta:çi,.· e àmmette quindii in fondo, assieme a molti altri
arifori. ( 49), che per .costruite una tecil9gia mistica integrale è

(45) Per esempio: «Presso i certosini (la vita solitaria) non esclude
certamente il servizio liturgico e i canti più belli, eppure· l'ufficio cantato
in comune è meno importante che il solo a solo con Dio. Nion più pre-
ghiera pubblica, non più servizio liturgico (eccettuato la messa letta e la
recitazione privata dell'ufficio per i sacerdoti): un Padre de Foucault ha
raggiunto una contemplazione sublime ed una perfezione eroica nella pura
solitudine » p. 91.
(4<>) 1. c., p. 6-7 (articolo del P. Williani); p. 65~68 (di Maritain).
(47) p. 70-71. -
(48) Teologia della mistica, .in: «Problemi e orientamenti di .teologia
dommatica », II, Milano 1957, p. 1017-45.
(49) Ved, per esempio, ivi, p. 1059 sg ..
-29-

necessario, tra ·le altre cose, ricorre anche alle fonti bibliche e
alla tradizione patristica (aggiungiamo: e a quella liturgica).
Tutto questo. non diminuisce in nessun modo il carattere
p:i;oprio e la missione· propria · di S. Giovanni della Croce e
della tradizione teresiana, nè la stima che se ne dève avere; ma
riconosce anche i loro limiti. Si può ritenere dimostrato che
questa . stessa tradizione è certamente incompleta ,..-- sia nella
prassi che nella teoria - nella questione dei rapporti tra litur-
gia e .contemplazione (50). .
. Da tutto questo risulta che .se la spiritualità liturgica e il
movimento liturgico hanno molto da imparare dalla mistica
moderna, è anche vero che la mistica moderna può apprendere
noir poco dalla spiritualità liturgica e dal movimento liturgico;
il tutto per il più gran bene delle anime.
Può essere questa la conclusione del presente articolo. Con-
dusione, come si vede, molto irenica e, certamente, nello spirito
profondo che anima gli articoli del P. William e dei Signori
Maritain.

(50) Vedine la nrova in Il senso teologico ... p. 556-58; 573-74.

Pontif. Istituto Liturgico, S. Anselmo, Roma.

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