Sei sulla pagina 1di 44

presso lo stesso Editore

Il mistero del tempio


Il Cristo, Maria e la Chiesa
Servizio e povertà della Chiesa
Diario del Concilio
Spirito e libertà
YVES M.-J. CONGAR, O.P.

TEOLOGIA
CONTEMPORANEA
SITUAZIONE E COMPITI

Traduzione dal francese di Aldo Audisio

BORLA EDITORE TORINO


PRIMA EDIZIONE SETTEMBRE 1969

Titolo originale dell'opera: « Situation et tàches présentes de la théologie », Les


Editions du Cerf, 29, boulevard Latour-Maubourg, Paris - Con approvazione eccle­
siastica. - Tutti i diritti riservati. - © 1967 Les Editions du Cerf. - © 1969 Boria
editore Torino - 10096 Leumann, via Aosta 26-28.
AVVERTENZA

Oggi le scienze religiose sono fiorenti. Non pensiamo sol­


tanto a quelle, piuttosto tecniche e specialistiche, che si ricol­
legano alle basi documentarie positive del cristianesimo: ese­
gesi e crìtica bìbliche, patristica, storia della Chiesa e delle
dottrine, storia delle forme liturgiche, oppure sociologia reli­
giosa, ecc. Pensiamo alla teologia intesa come riflessione sul
contenuto della fede. Questa teologia ha la sua tecnicità: ogni
anno vengono pubblicati studi particolari dovuti alla penna di
specialisti. È necessario ed è bene. Ma, per una parte rilevante,
oggi il lavoro dei teologi si sviluppa a stretto contatto con i
problemi che gli uomini vivi e concreti pongono al cristiane­
simo.
E, di fatto, ne pongono. Non soltanto perché il mondo mo­
derno costituisce una formidabile contestazione della fede, ma
perché un numero sempre crescente di fedeli esìgono dai sacer­
doti di essere aiutati ad approfondire la loro fede allo scopo
di poter esercitare le loro responsabilità nel mondo rimanendo
fedeli all’Evangelo. 1 teologi, chiamati in causa, devono sfor­
zarsi di dar loro una risposta. È questo appunto l'invito ri­
volto loro da Paolo V I nell’allocuzione al congresso interna­
zionale dì teologia tenuto a Roma il 1° ottobre 1966, quando
disse:

Il concilio invita i teologi a sviluppare una teologia che sia contempora­


neamente pastorale e scientifica; che si tenga in stretto contatto con le
6 Avvertenza

sorgenti della patristica e della liturgia e soprattutto con le fonti bibliche;


che rispetti l’autorità della Chiesa e specialmente del vicario di Cristo; che
sia a contatto con l’umanità così come è vissuta nella storia e nell’attualità
concreta ».*

Gli articoli riuniti nel presente volume non fanno che se­
guire e presentare anzitutto il movimento seguito dalla teolo­
gia in questo senso a partire dal 1939. Gli ultimi tre, di stile
meno sintetico e più tecnico, affrontano dei problemi che, pur
interessando più direttamente gli specialisti, rivestono tutta­
via un interesse generale. Ci riserviamo di riprendere in un’al­
tra raccolta, di carattere più direttamente scientifico, altri
studi decisamente più elaborati e riguardanti il « teologizzare »
dì san Tommaso d’Aquino, apparsi in Miscellanee e riviste
scientifiche oppure ancora inediti.
Siamo profondamente consapevoli che le pagine che pre­
sentiamo non tengono sufficientemente conto di tutto. Il moto
contìnua. Quando uno scrittore viene pubblicato è già supe­
rato. Abbiamo appena menzionato le ricerche, del resto timide
e piuttosto scarse, nel campo dell’apologetica o della teologia
fondamentale. Non abbiamo però dato sufficiente spazio, per
esempio, all’elemento di rottura, di suggerimento, di apertura
e di forza che il dialogo ecumenico conferisce alla riflessione
teologica attuale. Non l’abbiamo dato neppure a ciò che già
si ricerca e si preannuncia nella direzione di una « teologia sto­
rica e concreta» della storia della salvezza. Soprattutto non
l’abbiamo dato all’urgenza di nuove elaborazioni nel campo
dell’etica. Ciò è un po’ la conseguenza del fatto che, più che
presentare delle acquisizioni, si sarebbe dovuto porre dei pro­
blemi e far eco alle nuove istanze. Tuttavia questo campo sta
per diventare uno di quelli in cui si sentirà maggiormente l’ ur­
genza di uno sforzo creatore di riflessione teologica. Il concilio
l’ha affrontato in modo insufficiente. Con la Gaudium et spes
ha però aperto la strada implicando la creazione di cinque

1 Doc. cath., n. 1480, 1966, col. 1732.


Avvertenza 7

« segretariati », che sono organi di contatto e di dialogo, e poi


per il fatto di essere stato seguito dalla Populorum progressio.
Di che si tratta? Si tratta di portare la riflessione teologica
in materia di etica al livello della comprensione che oggi l’uo­
mo ha delle sue responsabilità nel mondo. Quest’ uomo è pro­
fondamente specificato e, in tal senso, determinato dal suo in­
serimento in una società sempre più estesa e complessa; que­
st’uomo non si trova semplicemente ad affrontare dei doveri
definiti in funzione di quadri statici, ma si vede ed è impe­
gnato nella storia, nell’ardua edificazione di un mondo più
umano. Nei confronti dei problemi reali, talvolta urgenti, così
posti, le acquisizioni della teologia morale tradizionale, per
quanto valide e preziose, sembrano limitarsi eccessivamente
alla persona individuale posta di fronte a obbligazioni e do­
veri già noti e definiti. Difetta di una certa dimensione antici­
patrice e dinamica, quella cioè dell’azione del cristiano nel
mondo così come si cerca e sta per farsi. Se ne ha la sensazione
viva quando, per esempio, si è interrogati sui problemi di una
« teologia della rivoluzione », problemi realissimi e, per alcuni,
personalmente molto sentiti. Se la parola fa paura, si può so­
stituire « rivoluzione » con « sviluppo » : a meno che si voglia­
no svigorire i veri problemi, le esigenze sarebbero sensibil­
mente uguali. Si tratta delle esigenze richiamate da J.B. Metz
al colloquio di Marienbad (aprile 1967), quando diceva:
« Amare il prossimo come se stesso implica la volontà efficace
di volere per gli altri le medesime possibilità di giustizia, di
libertà e di sviluppo che uno vuole per sé. Ora, ciò dev’essere
vissuto e situato, non in una cornice astratta, meno ancora in
un empireo di buone intenzioni inefficaci, ma nella situazione
storica concreta del continuo evolversi e avanzare del mondo
attuale verso il suo avvenire ».
A questo proposito, vorrei fare ancora due brevi osserva­
zioni: 1 ) 1 problemi a cui ora abbiamo accennato costituiscono
oggetto di ricerche molto interessanti nel quadro del Consiglio
ecumenico delle Chiese. La teologia cattolica, pur avendo i
8 Avvertenza

suoi princìpi, i suoi criteri e la sua tradizione, potrà e dovrà


tuttavia trarre largo profitto dalla riflessione degli altri cristia­
ni per le nuove elaborazioni che oggi tutto richiede da essa;
2 ) A queste indispensabili elaborazioni dovrà corrispondere
qualcosa nel campo della vita della Chiesa e del culto liturgico.
Finora questa vita e questo culto hanno investito quasi esclu­
sivamente l’esistenza privata dei fedeli, lasciando troppo alla
porta il loro impegno nel lavoro, nella politica e nell’ edifica­
zione del mondo, vale a dire la parte più rilevante della loro
vita reale di uomini. Quali compiti per l’avvenire! Il mondo
si costruisce ogni giorno. Anche la Chiesa e con essa la teolo­
gia, anche se si costruiscono partendo da un dato che non
cambia — e anche ciò è tutt’altro che esente da problemi — :
Gesù Cristo, benedetto nei secoli, e il suo evangelo di pace.

Fr . Y ves M .-J . C o n g a r
Strasburgo, 7 ottobre 1967
LA TEO LO G IA DOPO IL 1939
In un quarto di secolo sono cambiati la situazione teolo­
gica e talvolta lo stesso concetto di lavoro teologico. Le conti­
nuità sono certamente assai più profonde di quanto lo siano
le differenze, fatto che molto volentieri ammettiamo e sottoli­
neiamo. Dopo tutto, quella che a un certo punto era denomi­
nata « la teologia nuova » era incomparabilmente più tradi­
zionale di certe aspirazioni dell’epoca modernista: le cose
sono, alla fine, relative. Le ricerche attuali dei teologi più va­
lidi si collocano molto frequentemente sulle linee e sui dati
profondamente tradizionali: economia o storia della salvezza,
escatologia, antropologia, ecc. È proprio il caso di domandarsi
se il movimento delle idee non consista nel riallacciarsi, attra­
verso il medioevo, ad aspirazioni più antiche e più profonde.
Senza dubbio sarà possibile abbozzare una risposta a questa
domanda soltanto dopo avere sottolineato sommariamente
l’evoluzione delle idee a partire dal 1939, limitandoci eviden­
temente a ciò che interessa la concezione della teologia.1 Sem­

i Disponiamo di un numero abbastanza rilevante di studi sul movimento delle


idee teologiche: R. A u be r t , La théologie catholique au milieu du XX& siècle, Tournai-
Parigi 1954; G. T h i l s , Orientations de la théologie, Lovanio 1958; S. Ja k i , Les
tendances nouvelles de Vecclésiologie, Roma 1957; A .H . M a lt a , Die neue Theologie,
Monaco 1960; A . K o lping , Katholische Theologie gestern und heute. Thematik und
Entfaltung deutscher katholischer Theologie vom 1. Vaticanum bis zur Gegenwart,
Brema 1964; Y. M.-J. C ongar , « Vingt ans de théologie » in Le Concile au jour le
jour. Quatrième session, Parigi 1966, pp. 168-186; E. O 'B r ie n , Theology in Transi-
tion. A Bibliographical Evolution 1954-1964, New York 1965; J.M. C o n n o ll y , Le
12 Teologia contemporanea

bra tuttavia che, nella misura in cui assistiamo di fatto a una


certa denuncia del patto che la teologia cattolica sembrava
aver concluso con la scolastica medievale o post-tridentina,
questo stesso fatto ponga dei problemi molto seri.
In Francia gli anni 1944-1946 sono stati un periodo di
intenso fermento. È il periodo che vide la pubblicazione di
nuove collezioni di opere teologiche: « Sources chrétiennes »
(1942), che pubblica la traduzione di molti libri dei Padri
greci, specialmente Origene; « Théologie », che inizia nel
1944 con Conversion et gràce chez saint Thomas d’Aquin di
padre H. Bouillard e che nel 1944 pubblica Corpus mysticum
e, nel 1946, Surnaturel di padre H. de Lubac.
In queste pubblicazioni si è voluto vedere l’espressione di
una intenzione concertata e come il primo frutto di una « nuo­
va teologia », di cui un articolo di padre J. Daniélou sarebbe
stato il manifesto.2 Talvolta, dal punto di vista della nozione
di teologia, si è voluto collegare questo movimento a un volu­
metto di padre M.-D. Chenu distribuito prò manuscripto in
pochi esemplari3 e al libro di padre L. Charlier che noi ab­
biamo spesso citato nei nostri lavori,4 ambedue messi all’indice
il 6 febbraio 1942.5 Padre Charlier aveva elaborato una cri­
tica della conclusione teologica, che fu all’origine di una certa
svalutazione da cui quest’ultima (bisogna riconoscerlo) non è
più riuscita del tutto a sollevarsi, ma di cui padre Charlier
non è per nulla responsabile. Padre Chenu sottolineava, da un
lato, l ’incidenza dell’esperienza spirituale nell’orientamento
profondo dato a una teologia e, dall’altro, il valore posseduto
dalla vita della Chiesa come «lu ogo teologico». Queste idee
venivano accostate in maniera molto discutibile a una conce-

renouveau théologique dans la France contemporaine, trad. frane, di A. Martel,


Parigi 1966; E. M énard , L ’ecclésiologie hier et aujourd’hui, Bruxelles 1966.
2 Le orientations présentes de la pensée religieuse in « Etudes », 249 (aprile-
giugno 1946), pp. 5-21.
3 Une école de théologie: le Saulchoir, 1937. Padre Chenu ha segnalato il valore
della vita della Chiesa come « luogo teologico » in La Parole de Dieu. II. L’Evan-
gile dans le temps, Parigi 1964.
4 Essai sur le problème théologique, Thuillies 1938.
5 AAS, 34 (1942), p. 37.
La teologia dopo il 1939 13

zione religioso-vitalistica della teologia presentata, ciascuno


da una propria prospettiva, da padre Th. Soiron, da G. Koep-
gen (Gnosis des Christentums, 1939) e da padre H. Urs von
Balthasar.
La scelta di determinati trattati tradotti in Sources chré-
tiennes e una certa introduzione a uno scritto di Origene face­
vano pensare che si volesse fare l ’apologia dell’esegesi tipolo­
gica, spirituale e talvolta perfino allegorica dei Padri a scapito
del senso letterale. Un capitolo di Corpus mysticum intitolato
« Dal simbolo alla dialettica » dava l ’impressione che si auspi­
casse un ritorno alla percezione ricca ma globale legata al sim­
bolo, a scapito dell’analisi concettuale che era stata la vita
della scolastica. Veniva infine citata una frase di padre H.
Bouillard: « Quando lo spirito si evolve, una verità immuta­
bile regge soltanto grazie a un’evoluzione simultanea e corre­
lativa di tutte le nozioni, evoluzione che mantiene fra esse
un medesimo rapporto. Una teologia che non fosse più attuale,
sarebbe una falsa teologia» (op.cit. p. 219: spesso veniva
citata soltanto la frase che noi abbiamo messo in rilievo). V i si
ravvisava una professione di relativismo storico e filosofico.
Sembrava che l’elemento immutabile del dogma, che formal­
mente si dichiarava di rispettare, restasse estraneo alle no­
zioni nelle quali la teologia aveva, in una determinata epoca,
concettualizzato quel contenuto. Ma allora, a che cosa si ridu­
ce, non soltanto la teologia di san Tommaso ma la stessa scien­
za teologica da lui definita? A che cosa si riduce lo stesso va­
lore delle formule dogmatiche? Alcuni tomisti di professione
non tardarono a manifestare la loro inquietudine e a porre
domande e problemi.6 Gli autori interessati a quelle critiche,

6 Cfr. P. G arrigou -L agrange, La nouvelle théologie où va-t-elle?; Vérité et immu-


tabilité du dogme in « Angelicum », XXIII, 1946, pp. 126-145; X X IV , 1947, pp. 124-
139; M. L abourdette, La théologie et ses sources; Fermes propos in RThom, XLVI,
1946, p p . 353-371; XLVII, 1947, p p . 5-19; M. L abourdette , M.-J. N icóla s , R.-L. B ru ck -
berger , Dialogue théologique. Pièces du debat entre la « Revue Thomiste » d'une
part, les RR.PP. de Lubac, Daniélou, Bouillard, Fessard, von Balthasar, S.J.,
d’autre part, Saint-Maximin 1947; cfr. E. S a u r a s , La immutabilidad de la Teologia
y el aciual problema teologico in «L a Ciencia Tom ista», LXXVI, 1949, pp. 53-85.
14 Teologia contemporanea

precisamente i collaboratori gesuiti di Sources chrétiennes e di


Théologie, si difesero e si spiegarono.7
Questi autori non professavano la filosofia distruttiva che
caratterizzava essenzialmente le posizioni moderniste e che si
potrebbero riassumere in questi due punti: 1) Distinzione, an­
zi disgiunzione, tra fede e credenza, intendendo quest’ultima
come la struttura ideologica in cui quella si esprime; 2) Con­
cezione del rapporto fra le formulazioni dogmatiche e le realtà
religiose come di un rapporto di simbolo a realtà, non di
un’espressione adatta a comprendere (anche se pur sempre
inadeguata) la realtà del dato. Gli scritti del 1944-1946, che
si riferivano a punti di storia delle dottrine, si erano trovati
di fronte, almeno in parte, allo stesso problema dovuto affron­
tare dai modernisti, vale a dire al problema delle variazioni
nelle rappresentazioni e nella costruzione intellettuale delle
affermazioni della fede: non si tratta forse di un problema che
viene posto dalla conoscenza della storia? Essi lo risolvevano
distinguendo fra un’invariante di affermazioni e l’uso varia­
bile delle nozioni tecniche con le quali — in contesti storici,
culturali e filosofici differenti — era stata tradotta l’intenzione
di verità. Per essi: 1) L’invariante era quella di affermazioni
aventi un contenuto reale di verità; 2) Nelle diverse tradu­
zioni nozionali fatte dai teologi esisteva un’analogia di rap­
porti o un’equivalenza funzionale fra le nozioni usate. In tal
modo essi si sottraevano all’accusa di anti-intellettualismo di­
struttivo e di relativismo dogmatico giustamente lanciata con­
tro i modernisti. Permaneva un certo sospetto — non chiarito
da un’analisi filosofica approfondita — in merito al concetto,
al ragionamento e alla sistematizzazione teologica.8 A parte

7 La Théologie et ses sources. Réponse aux Etudes critiques de la « Revue


thomiste »: H . B o u il la r d , Notions conciliaires et analogie de la vérité in R S R ,
XXXIII, 1946, p p . 385-402 e X X X V , 1948, p p . 251-271. C fr . a n ch e B . DE S ola g e s in
BLE, 1947, p p . 65-84.
8 II d ib a ttito non è s ta to p o r ta t o fin o a una r e in te r r o g a z io n e filo so fic a su l
p o s to d e l c o n c e tto n e lla n o s tr a p e r c e z io n e d e lla v e rità , s u lla su a n a tu r a e su l su o
v a lo r e . C fr . a q u e s to p r o p o s it o le in te r e s s a n ti r ifle ssio n i d i p a d r e E . S c h ille b e e c k x
in Approches théologiques. I. Révelation et théologie, B r u x e lle s 1965, p p . 223-284,
340-345.
La teologia dopo il 1939 15

l’insegnamento semplificato delle scuole e dei manuali, non


ne veniva toccata la stessa autorità di san Tommaso? Non
venivano messe in questione rappresentazioni e formulazioni
considerate acquisite e in gran parte canonizzate?
Si trattava di un’inquietudine in gran parte provocata arti­
ficialmente. Alcuni coniarono l’idea fantastica di una « nuova
teologia », che però non erano in grado di definire, come noi
stessi abbiamo avuto cento volte occasione di sperimentare fra
il 1946 e il 1950.9
È vero che l’espressione era stata usata da Pio XII nel suo
discorso del settembre 1946 alla congregazione generale dei
padri gesuiti,10 i cui temi (non questa espressione) egli riprese
in un discorso al capitolo generale dei padri domenicani.11
Successivamente (12 agosto 1950) l’enciclica Humani generis
aveva precisato i punti nei quali il Santo Padre ravvisava il pe­
ricolo di certe « novità » .12 I pericoli denunciati erano dovuti
alle eccessive concessioni fatte alle filosofie moderne: materia­
lismo dialettico, esistenzialismo, storicismo, o addirittura al-
l’irenismo. Ne conseguivano sfiducia nell’uso della ragione in
apologetica o in teologia, disgregamento della teologia specu­
lativa e del valore delle formule dogmatiche, noncuranza per il
magistero ordinario e abuso nel risalire alle fonti scritturisti-
che o patristiche.

Oggi la crisi è passata, se realmente ci fu crisi. Come sem­


pre, i problemi rimangono. Essi si collocano in una situazione
di cui è utile richiamare brevemente le componenti. Ne rile­

9 Bibliografia facilmente rintracciabile nelle riviste di quest’epoca: p.es.


A. A v e l in o Nota bibliografica sobre la llamada « Nueva Teologia» in
E ste ba n ,
«R ev. espanda de Teologia», IX, 1949, pp. 303-318, 527-546; ETL, 1949, p. 450;
Divus Thomas (Frib.), 1950, pp. 32* s.
10 AAS, 38 (1946), pp. 384-386.
11 Ibid., pp. 386-388.
12 AAS, 42 (1950), pp. 561 s.; DenzS, 3875-3899. Anche se l ’articolo di padre
G. W e ig e l , The historical Background of thè Encyclical « Humani Generis » (TS,
X II, 1951, pp. 208-230) suscita da parte nostra alcune riserve, il resoconto molto
documentato presentato dal medesimo autore sui commenti suscitati dall’enciclica
è istruttivo: Gleanings from thè Commentaries on « Humani Generis » (ibid.,
pp. 520-549).
16 Teologia contemporanea

vi a m o tre principali, a cui bisognerebbe aggiungere l ’influsso


esercitato dall’ecumenismo; ma quest’ultimo è difficile da va­
lutare, trattandosi della nozione di teologia...

1. Rinnovamento delle fonti a cui il pensiero teologico si


alimenta, almeno ricevendone stimoli e richiami. Lo stesso
Pio XII, nel documento in cui prendeva la difesa della ragione
e della teologia speculativa di tipo classico, riconosceva che
« le scienze sacre con lo studio delle sacre fonti ringiovani­
scono sempre; mentre, al contrario, diventa sterile... la specu­
lazione che trascura la ricerca del sacro deposito » .13 Ora, at­
tualmente gli strumenti per risalire alla Bibbia e ai Padri sono
incomparabilmente migliori e più abbondanti che non nel se­
colo XIX. La conoscenza della storia o lo studio filologico han­
no permesso di riprendere più di un problema. Il contatto con
le fonti ne ha posti degli altri riguardanti lo stesso ordinamen­
to del lavoro teologico: la Rivelazione si è fatta nel quadro
di una storia o « economia ». Un metodo concettuale-dedut-
tivo, un ordo disciplinae fondato sulle semplici concatenazioni
formali, sono in grado di assumere e di ordinare tutto il dato
rivelato? 14 Se poi ci si fissa alle nozioni, non è forse il caso di
temere, anzi di riconoscere, che quelle usate dalla scolastica
e che talvolta, per esempio in san Tommaso, sono desunte da
Aristotele, non coincidano esattamente con il contenuto di
quelle usate dalla sacra Scrittura sotto la medesima etichetta
esteriore? Dove si possono rintracciare, nei grandi sistemi sco­
lastici, i concetti biblici di alleanza, agape, carne, conoscere,
hesed, giustizia, oppure di parola, regno, verità? Non c ’è
forse una soluzione di continuità fra ciò che, sotto queste
voci, troviamo in una buona esposizione o in un buon dizio­
nario di teologia biblica, e ciò che troviamo nei grandi scola­
stici o nei nostri manuali classici?

13 Humani Generis: AAS, l.c ., pp. 568-69; DenzS, 3886.


Cfr. il nostro studio su « Le moment économique » et le « moment ontolo*
gique » dans la Sacra doctrìna in Mélanges M.-D. Chenu, Parigi 1967.
La teologia dopo il 1939 17

Infine, i problemi e le difficoltà sollevati dai modernisti e


nuovamente, anche se in tutt’altre condizioni, nel 1944-1946,
non sono forse collegati fondamentalmente alla nozione di
Rivelazione? Non è forse qui l’origine di quella soluzione di
continuità di cui abbiamo appena parlato? In certo senso ci
si è comportati come se la Rivelazione consistesse in una serie
di enunciazioni di tipo filosofico su realtà che sfuggono quasi
completamente alla nostra esperienza, come se essa fosse un
insieme di teoremi di cui il maestro non avesse semplice-
mente comunicata la dimostrazione. Ma, dopo una sessantina
d ’anni, si è compreso meglio, da una parte, la struttura eco­
nomica o storica della Rivelazione e, dall’altra, la sua prospet­
tiva essenziale di alleanza, cioè la sua intenzione di stabilire
un rapporto interpersonale fra Dio e il suo popolo. Infine la
costituzione dogmatica Dei Verbum del Vaticano II (18 no­
vembre 1965) ha fatto propri questi valori, senza per questo
pregiudicarne il contenuto intellettuale preciso. Si tratta di un
avvio importantissimo per l’avvenire della teologia cattolica.
Tanti problemi hanno avuto origine dalla mancanza di esso.

2. Un’altra fonte di rinnovamento si è dimostrata effica­


cissima: la coscienza presa dai teologi, non soltanto della
situazione reale del mondo dal punto di vista della fede ma
anche...del loro compito nei suoi confronti. I teologi hanno
sempre lavorato nella Chiesa e al servizio della Chiesa. Ma
per lungo tempo la maggior parte di essi facevano della teo­
logia esattamente come se il mondo non fosse diventato estra­
neo alle affermazioni della fede sulle quali essi sottilizzavano
moltiplicando ragionamenti e distinzioni. È appunto la situa­
zione che si riscontra ancora sia in certe scuole sia in certe
questioni, per esempio in quelle di mariologia. Ora parecchi
teologi hanno preso maggiore coscienza della connessione esi­
stente fra il lavoro teologico inteso come riflessione sulla fede
e l’adempimento da parte della Chiesa del suo dovere di pro­
porre la fede agli uomini del nostro tempo. Tale connessione

2. Teologìa contemporanea.
18 Teologia contemporanea

impegna il teologo in compiti che vanno al di là del servizio


che egli può rendere interpretando scientificamente e spie­
gando teologicamente le realtà dell’attività missionaria o del
ministero pastorale. Occorre sviluppare nella teologia — per
esempio, in quella dell’incarnazione del Figlio, dei sacramenti,
dell’escatologia, non escludendo neppure quella del mistero
delle tre Persone — ciò che in essa può assumere i problemi
degli uomini e dar loro una risposta. Si tratta di un pro­
gramma che si colloca sulla linea di ciò che il Vaticano I
diceva in merito ai vantaggi che la nostra intelligenza dei
misteri può trarre dalla considerazione del loro rapporto con
il fine ultimo dell’uomo.15 Non si tratta però soltanto di arric­
chire con un paragrafo nuovo un trattato chiuso in se stesso:
si tratta di sviluppare una dimensione di tutta la realtà, in
consonanza con la natura della Rivelazione la quale, avendo
di mira il legame religioso tra i due, parla sia dell’uomo che
di Dio.
È difficile sopravvalutare l ’importanza della nuova coscien­
za acquisita dai teologi di essere, come tali, responsabili della
Chiesa e della credibilità interna della fede che essa deve pro­
porre agli uomini. Non si tratta tanto di particolarità tecniche
legate ai sistemi teologici: l’interesse per le posizioni di
scuola, così spesso legate agli ordini religiosi, non sopravvive
che in rare isole non toccate dal grande appello rivoltoci dal
mondo. È pure diminuito quello per una « Konklusionstheo-
logie »...

3. Le correnti di pensiero più attive sono legate al metodo


fenomenologico e alla filosofia dell’esistenza; tendono perciò
a centrare la riflessione sull’uomo. La riflessione sull’espe­
rienza esistenziale dell’uomo è all’origine dell’affermazione di
tre grandi caratteristiche o tre grandi temi: 1) In primo luo­
go la specificità della persona umana e di ciò che ad essa è

is Sess. I l i , cap. 4; Denz. 1796 (3016).


La teologia dopo il 1939 19

legato nei confronti delle cose: non li si può trattare come


semplici cose o oggetti. Da questo punto di partenza non solo
è cambiata la prospettiva nella considerazione di certe realtà
— per esempio il corpo, i sacramenti, le realtà dell’amore
coniugale, le realtà escatologiche — ma è emersa l’insuffi­
cienza di un certo cosismo o fisicismo della teologia classica:
cosismo e fisicismo che era stato storicamente la conseguenza
del metodo d’interrogazione scolastico: «q u id sit... sacra-
mentum ( = causa instrumentalis), quid sit... ignis purgato-
rius?, ecc. ». Quindi potevano essere toccati dalla nuova con­
siderazione di certe realtà non soltanto i diversi trattati o
capitoli della teologia,16 ma anche il loro modo di approccio,
la way of approach, lo stesso « teologizzare ». Il nuovo pro­
cedimento era ricco di possibilità. Comportava anche dei peri­
coli. Permetteva un approccio esistenziale, cioè quel riferi­
mento alla vita umana ricercato a suo modo dalla « teologia
cherigmatica ». Rischiava di limitarsi ai significati esistenziali,
dimenticando l’ontologia che, in ultima analisi, sta alla loro
base, e trascurando di stabilire i rapporti tra le affermazioni
della fede salvifica e il pensiero razionale: cosa che la Chiesa
cattolica non ha mai accettato; 2) Partendo di là è stata
sviluppata quella che è denominata ontologia intersoggettiva
o interpersonale. È evidente che ciò interesserà i trattati della
grazia e del peccato, ma anche la cristologia e la teologia trini­
taria; 3) Infine è stata evidenziata in modo nuovo la storicità
della condizione umana, dell’essere in relazione al mondo e
agli altri, caratteristico della persona umana.
È evidente che tutti questi fattori introdussero dei valori
di riflessione teologica diversi da quelli di cui, a partire dal
medioevo, sono vissute le scuole. Ne consegue una certa con­
testazione del monopolio detenuto di fatto dalla scolastica e,
comunque, del tipo di teologia definito « Konklusionstheolo-

Padre Schillebeeckx ha tracciato un elenco di questi rinnovamenti: cfr. « De


nieuwe wending in de huidige dogmatiek » in Tijdschrift voor theologie, t. I, 1961,
pp. 17-46 = op.cit. (nota 8), pp. 347-385.
20 Teologia contemporanea

gie ». Anche quando non rinuncia a trattare i temi classici


mediante la riflessione sui misteri — rinunciarvi equivarrebbe
ad un’abdicazione, quasi a un tradimento — la teologia si
preoccupa molto di più di svilupparsi come riflessione sulla
fede in funzione della sua presentazione agli uomini, quindi
come riflessione sulla fede destinata a trovare una risposta
a questo problema fondamentale: in che modo la fede — non
la fede in generale, ma la fede cristiana — è possibile in un
mondo secolarizzato in cui essa è sottoposta a una contesta­
zione di fondo e in cui si ammette, almeno praticamente, la
« morte di Dio » come condizione ovvia perché l’uomo possa
affermarsi? Ecco perciò che la teologia tende a diventare una
riflessione sul complesso della Rivelazione, fatto e contenuto,
in quanto riguarda l’uomo. Infatti, da questo punto di vista,
non si sarebbe fatto praticamente alcun progresso se, con
l’antica apologetica, ci si fosse limitati a stabilire il fatto della
Rivelazione con il conseguente dovere da parte dell’uomo di
sottomettersi a questa Rivelazione, senza considerarne il con­
tenuto e, in questo contenuto, il rapporto con l’uomo.

È evidentemente possibile, secondo il suggerimento di


K. Rahner,17 sviluppare queste considerazioni in una teologia
formale preliminare alla teologia speciale, nella quale rien­
trino i nostri trattati classici semplicemente completati, dove
ciò sembra auspicabile. Tale dogmatica formale svolgerebbe
così, almeno in parte, il compito della teologia fondamentale.
Comporterebbe pure un largo sviluppo di « antropologia tra­
scendentale », vale a dire di uno studio delle condizioni a
priori a cui la Rivelazione e la fede sono possibili. Ma ne
sarebbero necessariamente toccati l’insieme della teologia e
lo stesso « teologizzare ».
È certamente possibile adattare una teologia di tipo clas-

n Cfr., nella 2a ed. del LTK, gli artìcoli Dogmatik (III, col. 449-451), Formale
und Funda.menta.le Theologie (IV, col. 205); al principio delle Schriften zur Theo-
logie, il piano di dogmatica; P.G., An interview Karl Rahner: Theologian at Work
in « The American Eccles. Rev. », CLIII, 1965, pp. 217-230.
La teologia dopo il 1939 21

sico introducendovi i nuovi problemi o sviluppandovi gli


aspetti nuovi che, come abbiamo visto, hanno riferimento
all’uomo e alla sua esperienza esistenziale. È quanto ha fatto,
per esempio, M. Schmaus nella sua Dogmatica (1938 e ss.,
ed. it. Marietti, Torino): rinnovamento del trattato de Deo
prendendo previamente come punto di partenza la conside­
razione delle Persone divine; inserimento della teologia nel­
l ’economia; rinnovamento dell’ecclesiologia e dell’escatologia,
ecc. È quanto è stato tentato dalla serie di monografie intito­
lata « Le mystère chrétien » .18 L’intenzione di queste teologie
è di restituire al « dato » la sua preminenza e di dargli un
largo sviluppo. Però la teologia si « costruisce », prendendo
come punto di partenza questo dato previamente stabilito con
cura, come un’organizzazione razionale e una elaborazione di
quel dato mediante il ricorso, tra l’altro, a elementi di filo­
sofia tradizionale ed, eventualmente e sussidiariamente, a ele­
menti di filosofia moderna.
Un altro tipo di teologia è quella che si ispira alla corrente
di K. Rahner e dei suoi discepoli. Questo tipo di teologia non
è legato allo schema di successione che ha come punto di par­
tenza Yintellectus fidei e come punto di arrivo 1’auditus fidei;
non si preoccupa di procurarsi anzitutto una larga conoscenza
degli apporti della tradizione per attingervi elementi di rispo­
sta ai problemi eventualmente nuovi. Si tratta piuttosto di
una riflessione di tipo filosofico sul rapporto che l’affermazione
di fede, presa globalmente, ha con l ’uomo. In questa prospet­
tiva, quando si affrontano delle questioni di dogmatica spe­
ciale, non si inizia stabilendo o criticando delle tesi sulla base
di un dato documentario, ma piuttosto criticando i concetti
implicati nella questione e stabilendo il senso delle afferma­
zioni fatte. Si arriva così a un rinnovamento dei concetti con
cui la questione è posta o dei rapporti fra quei concetti. Basti
pensare a problemi come natura e grazia, stato laicale e fun­

18 Primo volume: Y. C ongar , La foi et la théologie, Tournai-Parigi 1962.


22 Teologia contemporanea

zioni di Chiesa, appartenenza alla Chiesa, ecc. Si tratta di vera


teologia, perché la riflessione si applica alle realtà testimo­
niate dalla fede, ma di teologia a indirizzo meno storico, più
filosofico e critico-riflessivo.
In breve, oggi ci troviamo dinanzi a parecchi modi di teolo­
gizzare: il modo concettuale, argomentativo, deduttivo, deri­
vato dalla tarda scolastica; la ricerca, a partire dal dato della
tradizione, non soltanto di un ìntellectus fidei razionalmente
elaborato, ma di una risposta ai problemi del tempo e degli
uomini; una interpretazione e una riflessione di tipo più filo­
sofico sopra il complesso della realtà cristiana, interpretazione
e riflessione condotta alla luce dell’esperienza esistenziale del­
l ’uomo.

Non si può dire che il Vaticano II abbia dato un’indica­


zione riflessa sul modo di condurre il lavoro teologico. Da
parte sua esso ha praticato una teologia ispirata alla tradizione
comune delle scuole esistenti nell’ambito della Chiesa latina,
ma alquanto modificata dal suo intento pastorale. Durante la
prima sessione del Concilio, specialmente nel corso della di­
scussione su « le fonti della rivelazione », si trovarono di
fronte due mentalità.19 Da una parte la mentalità concettua­
listica, il cui ideale è di definire con esattezza i contorni di
una nozione accuratamente isolata dalle altre e considerata in
una dimensione atemporale. Ne risultano in tal modo formule
dai contorni netti, senza prospettiva di revisione dovuta al
ricorso a una tradizione più profonda, senza margine che
permetta un arricchimento derivato dal dialogo con gli altri.
È possibile, per via di puro ragionamento, estendere a conclu­

19 Cfr. R. L a u r en tin , Bilan de la Ire session, P a rig i 1963, pp. 27 s.; G. P h i l i p s ,


Deux tendances dans la théologie contemporaine in NRT, LXXXV, 1963, pp, 225-238;
E. S chillebeeckx , Impressions sur Vatìcan I I in « Evangéliser », febbraio 1963,
pp. 343-350, riprodotto in L'Eglise du Christ et l'homme d'aujourd'hui selon Vati-
can II, Le P u y 1965, pp. 37 s .; M . N ovak , The open Church. Vatican II, Act. IL ,
Londra 1964; Y . M.-J. C ongar, Le Concile au jour le jour, I, pp. 67-69; H I, pp. 32-34;
IV , pp. 142-146; La théologie au Concile, trad. it.: La teologia al Concilio, in questo
volume, pp. 47-67.
La teologia dopo il 1939 23

sioni nuove le conseguenze di d ò di cui si è così definita la


nozione. Ma il Concilio ha seguito una via diversa, ha cercato
cioè un accostamento più concreto della realtà, un’apertura
ai problemi degli altri. Spesso sono stati i fatti a precedere
e a guidare le idee. Il Concilio non ha emanato proposizioni
sotto forma di canoni, ma ha fornito ampie esposizioni dot­
trinali spesso nutrite di linfa biblica e tradizionale. Gio­
vanni XXIII gli aveva indicato il cammino quando, nel discor­
so delP ll ottobre 1962, disse:

Lo spirito cristiano, cattolico e apostolico del mondo intero attende un


balzo innanzi verso una penetrazione dottrinale e una formazione delle co­
scienze, in corrispondenza più perfetta alla fedeltà all’autentica dottrina,
anche questa però studiata ed esposta attraverso le forme della indagine e
della formulazione letteraria del pensiero moderno. Altra è la sostanza del­
l ’antica dottrina del depositum fidei, ed altra è la formulazione del suo rive­
stimento: ed è di questo che devesi — con pazienza se occorre — tener gran
conto, tutto misurando nelle forme e proporzioni di un magistero a carat­
tere prevalentemente pastorale.20

A queste parole fecero eco, in actu exercito, tutta l ’opera


del Concilio e in modo particolare, in actu signato, certi passi
dei suoi documenti: la teologia deve cercare un linguaggio
adatto ai nostri tem pi;21 a questo scopo dobbiamo sfruttare
le risorse che le diverse culture continuamente creano.22 Le
facoltà o scuole di teologia devono mantenere rapporti con
gli altri centri di elaborazione del sapere umano.23 L’insegna­
mento della teologia ai futuri sacerdoti dev’essere incentrato
sul mistero di Cristo e nutrito con la conoscenza delle fonti
bibliche e tradizionali.24 Pur indicando in Tommaso la guida
migliore per la teologia speculativa, il Concilio chiede che in
filosofia si tenga conto delle ricerche più recenti e dà spazio

20 A A S , 54 (19 62 ), p . 792.
21 Cfr. costit. Gaudium et spes, n. 62, § 2. Cfr., dal punto di vista della pre­
dicazione, il decreto Presbyterorum ordinis, n. 4, § 1.
22 Cfr. costit. Gaudium et spes, n. 44 e 58, § 2.
23 Costit. Gaudium et spes, n. 62, § 7; dichiaraz, Gravissimum eàucationis
momentum, n. 10.
24 Decreto Optatam totius, n. 14 e 16.
24 Teologia contemporanea

alla conoscenza delle altre teologie cristiane ed, eventual­


mente, delle altre religioni.25

Dal punto di vista degli argomenti trattati, il Concilio è


passato dalla considerazione della Chiesa in se stessa a quello
della Chiesa per gli uomini. Ha cominciato soffermandosi a
lungo sulla vita di preghiera della Chiesa, per finire parlando
dei problemi della vita terrena dell’uomo e del rapporto fra
questo uomo e Dio, fra la sua attività terrena e il regno di
Dio. Fra questi due poli ha parlato della Chiesa, della Rive­
lazione divina, ecc. Vengono così segnati l’arco del campo che
la teologia deve coprire e la posizione dell’uomo inseparabile
dalla considerazione di Dio, posto che questo Dio sia quello
della Rivelazione. Ma il Concilio ha anche precisato le fonti
a cui la teologia deve attingere e le norme da seguire in
questa operazione. La teologia sarà sempre alimentata e deli­
mitata dalle sue fonti, Scrittura e Tradizione. Così, nel mede­
simo tempo che ammette come principale preoccupazione teo­
logica l ’inserzione della « religione dell’uomo » nella « reli­
gione di Dio » (per riprendere l’espressione di Paolo V I nel
suo memorabile discorso del 7 dicembre 1965), il Concilio
ricorda che l’illuminazione decisiva dev’essere cercata, per
quel fatto stesso, nella Rivelazione positiva.
1945-1965: LA RICERCA TEOLOGICA
Rinunciamo deliberatamente a fare una cronaca, un super-
bollettino o a comporre un inventario.1 Non pretendiamo nep­
pure di stendere un catalogo delle opere più significative: ne
dimenticheremmo. Del resto, un comitato molto competente
pubblica annualmente l’elenco dei 40 migliori libri religiosi.
Vorremmo semplicemente, dopo aver rapidamente tracciato
un bilancio materiale o analitico dei lavori, tentare un bilan­
cio formale e sintetico, evidenziando le linee caratteristiche
del movimento delle idee nel campo delle scienze religiose.
Il dopoguerra ha visto nascere in Francia in grande nu­
mero riviste nuove: « La Maison-Dieu », « Masses ouvrières »,
«D ieu vivant» (una stella spenta...), «Parole et Mission »,
« Istina » (che sostituisce « Russie et Chrétienté »), « Lumière
et Vie », « Revue de Qùmràn », « Cahiers de la Pierre-qui-
vire », « Concilium »... E anche collane nuove: Théologie,
Lex orandi, Lectio divina, Je sais, je crois, Bibliothèque de
Théologie, Patristica Sorhonensia, Travaux de l’Institut catho-
lique de Paris, Cahiers de l’actualité religieuse, Cogitatio Fi-
dei... Ce ne sfuggono certamente. A meno di dieci anni dalla

i Sarà sempre interessante riferirsi a R. A u b e r t , La théologie catholique au


milieu du X X e siècle, Tournai 1954; G. T h i l s , Orientations de la théologie, Roma
1957; J. L eclercq, Morale chrétienne et requètes contemporaines, Tournai 1954. Un
disguido postale ci ha impedito di prendere conoscenza di A . K o lp in g , Katholische
Theologie gestern und heute. Thematik und Entfaltung deutscher katholischer
Theologie vom I. Vaticanum bis zur Gegenwart, Brema 1964.
28 T eologia contemporanea

morte di padre Teilhard de Chardin, la sua visione delle cose


ha conquistato un uditorio mondiale, senza però avere ancora
esercitato un’influenza marcata sulla teologia scientifica.
Se, senza ritrattare il nostro proposito di non comporre un
elenco delle opere più significative, volessimo citare alcuni
titoli maggiori, ci sembra che s’impongano i seguenti. Non
è che un saggio. L. Bouyer, Le Mystère pascal, un classico
ormai accessibile in formato tascabile; R. Guardini, II Signo­
re, che, all’indomani della guerra, ci ha tanto avvicinato il
Cristo della fede; J. Mouroux, Senso cristiano dell’ uomo,
preannuncio di una nuova considerazione dell’antropologia;
Raissa Maritain, Le grandi amicizie, dove s’impara concreta­
mente che esistono degli occhi del cuore ed è la carità ad
aprirli; A. Jungmann, Missarum sollemnia, dove si vede che
anche l’erudizione apre l’accesso a una intelligenza delle cose
sante; E. Gilson, Le Philosophe et la Théologie, che fa intuire
ciò che può essere una riflessione sapienziale; M.-D. Chenu,
La Théologie au X I I e siècle, che, con J. Leclercq, L’Amour
des lettres et le désir de Dieu, ci fa gustare il medioevo e il
mondo monastico; L’episcopato e la Chiesa universale (a cura
di Y. Congar e B.-D. Dupuy), comparso al momento giusto
per alimentare alcune riflessioni di cui il Vaticano II ha fatto
tesoro; St. Lyonnet e I. de la Potterie, La Vie selon l’Esprit,
condition du chrétien, contributo talvolta austero alla rico­
stituzione dei tessuti dell’uomo cristiano di cui parleremo in
seguito; e Daniel-Rops, e Teilhard de Chardin, Mounier,
K. Rahner... Ma, al di sopra di tutto, le traduzioni della Bib­
bia moltiplicatesi in questi vent’anni: la Bibbia detta del
card. Liénart, la Bibbia di Maredsous, trad. E. Dhorme, la
Bibbia di Gerusalemme, accessibile in cinque edizioni di­
verse... Quale abbondanza!
Ci siamo limitati a citare alcune opere maggiori. Tuttavia
l ’epoca attuale è caratterizzata, in tutti i campi, da una gene­
ralizzazione della cultura. Perfino in letteratura non vi sono
più soltanto pochi grandi nomi a tenere il cartellone, ma
1945-1965: la ricerca teologica 29

esiste una diffusione del talento che si concretizza in una


moltitudine di saggi, romanzi, riviste e periodici. Anche la
scienza si diffonde attraverso mille canali, e gli scienziati
si riconoscono responsabili dell’orientamento dell’opinione e
della vita umana, se non addirittura della politica e della
demografia. Questo fenomeno tocca anche la teologia. Si è
certamente sempre scritto per essere letti. Però non sempre
si è cercato di servire, attraverso la ricerca teologica, la vita
degli uomini e le istanze pastorali della Chiesa. Oggi, al con­
trario, la maggior parte dei teologi che fanno testo si preoc­
cupa di rendere questo servizio. La teologia è diventata mili­
tante. D ’altra parte, un pubblico assai vasto vuole interessar-
visi ed esige che si scriva per farsi comprendere da lui. Mentre
l ’informazione religiosa trova ormai il suo posto nell’informa­
zione propriamente detta, il libro religioso rappresenta il
5-6% della massa totale delle pubblicazioni (in Francia), ma
sta al primo posto dal punto di vista dell’esportazione e delle
traduzioni in lingua straniera. Un po’ ovunque i corsi di cul­
tura religiosa, i circoli biblici e le conferenze su argomenti
religiosi sono seguiti da laici. Teologia e interesse della gente
trovano sicuramente dei punti d’incontro.
Queste osservazioni ci introducono al cuore del nostro
argomento. Il movimento della riflessione teologica è stato
caratterizzato nel suo complesso dal trasferimento dell’atten­
zione per il puro in-sé delle realtà soprannaturali al rapporto
che esse hanno con l’uomo, con il mondo e con i problemi e
le affermazioni di tutti coloro che per noi sono gli altri. Ciò
non significa che i teologi si siano convertiti dalla contempla­
zione di Dio e dei suoi misteri ad un puro umanesimo ter­
restre: sarebbe un tradimento, ed essi non l’hanno commesso.
Non è mai una perdita di tempo lo scrutare l ’in-sé dei misteri.
Spesso si verifica addirittura il caso che ciò che è più inat­
tuale non tardi a trovare una notevole fecondità nella più ter­
restre attualità. Questi ultimi vent’anni hanno perciò visto
la pubblicazione di molti studi tecnici sul mistero di Dio uno
30 Teologia contemporanea

e trino, sulla cristologia, sull’unità di essere in Cristo, sulla


scienza di Cristo, sulla predestinazione, sulla maternità e fun­
zione della Madre di Dio, sulla grazia e sui sacramenti, sulle
strutture della Chiesa; per non parlare degli studi tecnicis­
simi di esegesi e di storia. Di fatto la teologia, nel suo com­
plesso, ha conosciuto un movimento analogo a quello cono­
sciuto dal Concilio. Questo, dopo avere assicurato le basi e
dedicato molto tempo alla liturgia, alla Chiesa in se stessa
e alle sue strutture, alle fonti e alle norme della conoscenza
religiosa (D e revelatione), procedette a una larga apertura
verso il mondo, in funzione di Gesù Cristo: apostolato dei
laici, missioni, decreto sull’ecumenismo, dichiarazioni sulle
religioni non cristiane e sulla libertà religiosa, schema X III...
La teologia è stata spinta in questo senso contempora­
neamente da due lati e, se è permesso di esprimersi in questo
modo, in avanti e indietro. Mi spiego. Tutta la teologia vitale
dell’ultimo quarto di secolo è stata caratterizzata dal ritorno
alle fonti. Ora, sia che fosse un ritorno biblico oppure patri­
stico, esso conduceva all’economia della salvezza come sor­
gente e come asse di ogni teologia cristiana. Nella Bibbia le
affermazioni sull’uomo non sono mai disgiunte dalle afferma­
zioni su Dio; ma non sarebbe meglio dire « dalle affermazioni
di D io » ? La rivelazione è «econom ica». La teologia dei
Padri, così spesso elaborata per fini pastorali e in funzione
dei bisogni della Chiesa, è da un capo all’altro un’esposizione
del mistero cristiano, che è il termine di tutta l’« economia ».
Per questo motivo, qualunque fosse la fonte a cui attingesse,
dal momento che si trattava di una fonte, la teologia non tro­
vava Dio senza trovare con lui l’uomo e il destino del mondo.
Ma nello stesso tempo la teologia era ardentemente solle­
citata, in ciò che noi abbiamo chiamato il suo « in avanti »,
dai problemi degli uomini. I problemi erano così pressanti,
così densi, così carichi di analisi serie, in gran parte irrefu­
tabili, da non poter più essere considerati risolti dalle for­
mule ereditate da un insegnamento esclusivamente scolastico.
1945-1965: la ricerca teologica 31

Tanto più che la storia, finalmente ascoltata, conosciuta e


addirittura approfondita dai chierici,2 faceva comprendere
quali fossero i condizionamenti che erano alla base di certe
ristrettezze o di certe insufficienze. Inoltre, la condizione mino­
ritaria dei credenti nella società moderna, il mescolamento
generale degli uomini in una società pluralistica e l’impossi­
bilità di mantenere le chiusure e le situazioni di privilegio,
ponevano problemi nuovi o mettevano in primo piano pro­
blemi antichi fino allora trattati dagli specialisti in un clima
più accademico. Gran parte dei problemi più frequentemente
sollevati, spesso fin dal liceo, riguardano il rapporto tra le
affermazioni positive del cristianesimo e il mondo immenso
di coloro che sembrano estranei a questo positivo cristiano.
Essi derivano dal fatto che gli avvenimenti, svoltisi in un
punto definito e delimitato dello spazio e del tempo, riguar­
dano, secondo noi, tutti gli uomini e sono necessari per il
compimento del loro destino. Come può rivolgersi a tutti una
Rivelazione avvenuta in un punto minuscolo del globo e for­
mulata con un linguaggio e una mentalità particolari? Se già
un milione d ’anni prima della vocazione di Abramo e della
venuta di Gesù Cristo erano esistiti degli uomini, che ne è
della loro salvezza? Che ne è della salvezza dei due miliardi
di uomini oggi viventi, ai quali l ’Evangelo è sconosciuto?
Come può il cristianesimo pretendere di essere l’unica via
della salvezza e la religione assoluta, quando esistono tante
altre religioni, talvolta nobilissime, e di cui molte attribui­
scono la loro origine a una rivelazione trascendente? Perché
io sono credente, mentre tanti miei colleghi non lo sono?
Come pensare la relazione tra il fatto particolare di avveni­
menti divini positivi e la vastità del mondo o l ’immenso
movimento delle cose?
Diciannove secoli di cristianesimo si sono interessati quasi
esclusivamente di Dio. Oggi conosciamo il mondo, e questo

2 Uno dei limiti più gravi della formazione clericale del sec. xix fu la man-
canza di dimensione storica. A questo proposito le testimonianze abbondano.
32 Teologia contemporanea

si impone talmente a noi da dare l ’impressione che certe


affermazioni cristiane debbano, se non vacillare, almeno ce­
dere all’evidenza che ci viene dalle cose. Comunque, la rifles­
sione cristiana, che è il principio di ogni lavoro teologico,
deve ormai tener conto di quanto gli uomini hanno scoperto
sul mondo e sull’uomo stesso. Negli ultimi vent’anni la rifles­
sione teologica è stata caratterizzata dall’accettazione dell’uo­
mo e dei suoi problemi. In altri tempi la teologia proponeva
spesso tesi elaborate nelle scuole e trasmesse dai manuali, le
quali non tenevano conto né delle realtà umane né dei fatti
concreti della storia o dell’esperienza: questi erano addotti
piuttosto come obiezione: si dava loro una risposta, li si con­
futava, si giustificava contro di essi la tesi vittoriosa. In tal
modo esisteva e veniva mantenuta una posizione standardiz­
zata del blocco cattolico; il rapporto fra questo blocco e le
molteplici correnti della creatività umana e della vita era spes­
so difensivo e apologetico. L ’ultimo quarto di secolo è stato
caratterizzato da un’apertura alle correnti della creatività
umana e, oseremmo dire, dall’accettazione dell’uomo.
A questo proposito nulla è più significativo della ricom­
parsa dell’amore, o almeno della parola « amore », nella let­
teratura religiosa. La storia delle nozioni e del vocabolario,
dell’accostamento o del non-accostamento alle realtà dell’amo­
re, della sessualità, della donna, a partire dal sec. XIX fino ad
oggi, meriterebbe di avere un ricercatore. Oggi se ne parla
con oggettività; si comincia non soltanto a intuire, ma a cono­
scere il condizionamento storico delle idee e dei comporta­
menti che per tanto tempo hanno dato l ’ostracismo a queste
realtà. Ci si potrebbe fare un’idea sufficiente del lavoro com­
piuto in vent’anni su questo punto scorrendo i fascicoli del
Supplément de la Vie spirituelle (ed. du Cerf) o la biblio­
grafia della Nouvelle Revue théologique (Casterman). Merita
di essere segnalato, anche se poco spettacolare, il lavoro svolto
da padre Caffarel e dalla équipe di cui è animatore. Sarebbe
impossibile che un’iniziativa del genere fosse esente da passi
1945-1965: la ricerca teologica 33

falsi. Ci si deve piuttosto stupire che questi siano così ridotti


di numero e che quella sia caratterizzata da tanta serietà.
L ’iniziativa s’inserisce in un vasto e molto coerente com­
plesso di ricerche e di riflessioni, in cui il pensiero teologico
si tiene in contatto con le ricerche e le riflessioni del mondo
culturale contemporaneo. Ne segnaliamo alcuni capitoli.

1. Una revisione dell’etica.3 Non si tratta di rimetterne


in discussione le norme o le esigenze, anzi, al contrario, si
tratta di onorarle meglio sulla linea di un’antropologia del­
l’essere cristiano. Il problema etico era stato troppo spesso
elaborato sotto il segno di un certo dualismo: da una parte,
un’analisi sistematica e, dall’altra, una casistica, con il risul­
tato di un pericolo di moralismo. C’è moralismo quando il
primato della regola in se stessa soffoca le finalità vitali e la
realtà di un orientamento interiore vissuto. Ora, gli ultimi
quarant’anni hanno conosciuto una specie di riscoperta del­
l’agape o amore assoluto, della salute cristiana, una specie di
ricostituzione dei tessuti dell’uomo cristiano. Questo fatto è
dovuto in parte notevole all’impronta data da padre Doncceur
allo scoutismo, poi all’azione cattolica, agli inizi del movi­
mento liturgico, e infine ai movimenti di vita evangelica così
numerosi in un laicato cosciente della sua vocazione cristiana
e apostolica. Non ne sono estranee neppure le pubblicazioni
riguardanti la vita monastica. L ’etica viene così intesa come
un insieme di esigenze dell’uomo chiamato da Dio a vivere
secondo la sua alleanza. Vi s’incontrano i temi della conver­
sione, della responsabilità e del servizio cristiani, della con­
quista e dell’esercizio della libertà cristiana (di cui così poco
si parlava e di cui si parla ancora troppo poco o male). Tutto
questo è cercato e vissuto in maniera ecclesiale, cioè non

3 Cfr., oltre a J. L eclercq citato alla nota 1, J. P in ck ae r s , II rinnovamento


della morale, Torino 1964; B. H a r in g , La legge di Cristo, 3 voli., Brescia. Si deve
constatare che in molti luoghi, specialmente negli istituti catechetici (una crea­
zione degli ultimi 20 anni), l'insegnamento dell'etica viene proposto in un quadro
di antropologia cristiana.

3. Teologia contemporanea.
34 Teologia contemporanea

soltanto sulla linea di un perfezionismo morale personale, ma


in collegamento organico sia con la vita ecclesiale di preghiera
(liturgia, sacramenti) che con le grandi istanze apostoliche
della Chiesa.
Vorremmo insistere su ciò che abbiamo chiamato la risco­
perta dell’uomo cristiano e la ricostituzione dei tessuti del
medesimo uomo cristiano. Non abbiamo né l’ingenuità né l ’in­
concepibile ingratitudine di pensare che non siano esistiti cri­
stiani autentici prima della generazione degli anni 1930-1960.
Tuttavia quello che noi definiamo con il bel titolo di uomo
cristiano è tutt’altro che una persona che osservi fedelmente
le regole ecclesiastiche e che sposi la causa della Chiesa difen­
dendola in mezzo alla società. È questo, ma in modo diverso.
È una persona che si sente chiamata e ha impregnato la pro­
pria coscienza dell’ideale evangelico in modo tale che, anche
al di là dei quadri del gruppo-Chiesa, è alla ricerca di un com­
portamento da cristiano nei suoi stessi impegni umani e tem­
porali, nello stile della sua vita personale, familiare e profes­
sionale, compresa quella civica e politica. In breve, è il frutto
di una interiorizzazione e di una personalizzazione della legge
evangelica. Esiste una consonanza fra un uomo del genere e
le ricerche volte alla rielaborazione dell’etica tradizionale sulla
linea di una morale senza moralismo e di una antropologia.

2. L ’uomo cristiano è un uomo in relazione al mondo.


Forse non si è riusciti a superare né la precisione né la pro­
fondità delle analisi morali dell 'Imitazione di Cristo, degli
spirituali e dei moralisti francesi del sec. X VII e degli autori
ascetici e spirituali classici. Tuttavia ci sembra che esse si
siano fermate troppo all’uomo individuale considerato come
impegnato nella lotta fra lo spirito e la carne. Ciò è sempre
valido, e senza dubbio noi oggi corriamo troppo il rischio di
trascurare questi valori imprescrittibili. Talvolta diamo l’im­
pressione di credere che si possa affrontare la pratica della
vita morale e spirituale senza metodo e applicazione meto­
1945-1965: la ricerca teologica 35

dica. Ma noi siamo attirati da un altro aspetto delle cose,


da una autenticità non meno grande e che i secoli trascorsi
hanno troppo trascurato. Vediamo l’uomo impegnato in una
storia di cui è erede e che costruisce, storia che è essa stessa
inseparabile da un mondo con cui egli è solidale e che tut­
tavia deve dominare, strutturare e trascinare con sé nel suo
destino divino. Di qui ha origine il nostro interesse per due
capitoli strettamente connessi e di cui gli ultimi vent’anni di
riflessione hanno cominciato a scrivere alcuni paragrafi sostan­
ziali: la teologia delle realtà terrestri e la vocazione del laico.4
Nel momento stesso in cui il laico cristiano trovava il suo
posto ufficiale nella Chiesa, chiedeva una teologia che gli espli­
citasse la sua posizione e il suo ruolo nel mondo: non soltanto
nella società, ma nell’immensa storia umana, forse iniziata un
milione d’anni fa, e in tutta la creazione anch’essa non consi­
derata staticamente come compiuta, ma sviluppatesi dinami­
camente nel tempo e in un grandioso processo cosmico. Se
Teilhard ha conosciuto tanto successo, ciò è dovuto al fatto
che oggi è praticamente il solo ad aver proposto una visione
totale e una sintesi coerente che permette di intraprendere
tale interpretazione.
La Chiesa intera ha seguito il medesimo movimento di
ricerca. Il Concilio cominciò col dare a tutto il popolo di Dio,
organicamente strutturato, il suo status soprannaturale: il suo
ordinamento di preghiera con la costituzione sulla liturgia, il
suo ordinamento teologico con la costituzione dogmatica Lu­
men gentium e con gli altri documenti che ne esplicitano nei
particolari diversi aspetti.® In tal modo i laici hanno ritro­
vato il loro posto nel mistero e nella missione della Chiesa:
ormai è acquisito che non si può più parlare di questi senza
parlare di quelli. Assicurata così la vita interna della Chiesa,

4 Bibliografia nel cap. I l i del nostro Jalons pour urie théologie du laicat, Pa­
rigi 1953; riedito con aggiunte, 1964.
5 Decreti sul ministero pastorale dei vescovi, sulla vita e sul ministero dei
sacerdoti, sull'attività missionaria della Chiesa, sul rinnovamento della vita reli­
giosa, sull’apostolato dei laici... Un'opera immensa, mirabilmente coerente.
36 Teologia contemporanea

il Concilio l’ha ampiamente aperta sul campo immenso delle


sue responsabilità verso il mondo: ecumenismo, dichiarazioni
sulle religioni non cristiane e sulla libertà religiosa, costitu­
zione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo. Nella
visione piuttosto statica e giuridica del sec. XIX Chiesa e
mondo — un mondo visto unicamente come società civica e
politica, non come storia e cosmo — erano posti come due
realtà l’una a fianco dell'altra, l’una di fronte all’altra. Nella
visione odierna, più dinamica e perciò finalizzata, sono me­
glio considerati nella prospettiva di un’unità derivante dalla
finalità ultima e di una interiorità reciproca: la Chiesa è nel
mondo, il mondo è nel disegno di Dio. Nello stesso tempo,
però, viene accentuata la distinzione, perché il mondo è visto
meglio nella sua densità e nella sua autonomia di mondo,
mentre la separazione è superata. Permane la tensione fra la
Chiesa e il mondo, che rimangono in reciproco rapporto di
critica, ma la vocazione cristiana è meglio compresa come
servizio del mondo in vista del suo compimento in Cristo.
I cristiani hanno la consapevolezza di una responsabilità di
missione e di presenza-servizio in un mondo che, per la prima
volta, si presenta con tutta la sua densità e le sue ambizioni
di mondo.
Il lavoro richiesto da questa situazione è seriamente impo­
stato. Ma non è che abbozzato e dovrà essere portato avanti.

3, Sembra che sotto due aspetti s’imponga e abbia già avuto


inizio un rinnovamento dell’interpretazione di larghi settori
della teologia: sotto l ’aspetto degli studi filosofici e sotto
quello degli studi biblici. Le esigenze che ne derivano sono
abbastanza convergenti.
Un giorno altri più competenti di noi diranno che cosa
sia stato il movimento filosofico degli ultimi venti anni. Esso
ha imposto la categoria e il tema esistenza. Ci si è accorti
che, vittime dei manuali e di una scolastica degenerata, si
erano letti esageratamente gli stessi grandi classici in una dire­
1945-1965: la ricerca teologica 37

zione « essenzialista ». San Tommaso è stato reinterpretato


in modo storicamente più esatto, liberandone la lettura dal
dubbio magistero di W olf e altri.6 Il rinnovamento degli
studi patristici ha nutrito una migliore conoscenza del mistero
cristiano e del carattere esistenziale e drammatico del cristia­
nesimo. La familiarità con il pensiero protestante, dovuta
all’ecumenismo e al regime generale di scambi che domina il
mondo contemporaneo, ha spinto a suo modo verso la mede­
sima direzione. Infatti la Riforma è stata tra l’altro, forse
in primo luogo, una protesta contro un’interpretazione del
cristianesimo a dominante sapienziale e metafisica, armoniz­
zante e ottimistica, a favore di un’interpretazione personali­
stica, esistenziale e drammatica della condizione umana e del
rapporto religioso.
D ’altro canto, gli studi biblici, così attivi e nel cui campo
i cattolici hanno riconquistato l ’iniziativa e una posizione di
prestigio, hanno esercitato una spinta convergente. Non ten­
teremo neppure di tracciare un bilancio delle loro acquisi­
zioni e dei loro sforzi, e rinunciamo anche al tentativo di
caratterizzare l ’atmosfera nuova in cui vengono condotti. Oggi
si è distanti dal comparatismo semplificatore degli inizi del
secolo, si è lontani dall’atteggiamento di difesa allora neces­
sario ma alquando paralizzante: si lavora. Anche se le sco­
perte di Qumràn, che offrono la possibilità di rielaborare una
parte degli studi passati, potrebbero costituire un pericolo di
un nuovo comparatismo, l’atmosfera generale degli studi non
è affatto quella del comparatismo. Si riconosce e si vuole ono­
rare la specificità delle cose, quella del fatto religioso nei con­
fronti dei fatti sociali o psicologici, quella del cristianesimo
nei confronti delle altre correnti religiose. Uno dei risultati
più positivi degli studi biblici recenti è appunto quello di

6 Pensiamo agli studi di Et. G il s o n , L’ètre et l’essence, Parigi 1948; Le Tho-


misnie, 5a ed., Parigi 1944; di J. M a r it a in , Court traité de l'Existence et de VBtant,
Parigi 1947; di L.-B. G eiger , Philosophie et Spiritualité, Parigi 1962; a un recente
S. Thomas di S t a n isl a s B reton ; cfr., nel suo genere, M.-J. Le G u il l o u , Le Christ
et VEglise. Théologie du Mystère, Parigi 1963.
38 Teologia contemporanea

mettere in miglior luce la specificità del cristianesimo, che


Romano Guardini chiama « die Unterscheidung des Christ-
lichen ». A questo proposito si è ancora molto lontani dall’aver
raggiunto la pienezza di una percezione segnata contempora­
neamente dai caratteri di purezza e pienezza, ma quest’opera
è già stata seriamente iniziata.
Già s’intravvede un primo risultato di portata generale: si
è nuovamente imparato che il cristianesimo è una storia diretta
verso un termine di consumazione finale (« escatologica ») di
cui Gesù Cristo è il centro, come termine anticipato nel suo
principio. Tutto ciò è estremamente importante per una esatta
intelligenza della vera natura della Rivelazione. Questa non
è una metafisica di cui il maestro ci abbia fornito alcuni enun­
ciati, riservandone a sé la dimostrazione. È manifestazione di
un disegno di alleanza attuato progressivamente attraverso la
storia sacra e di cui il popolo di Dio, vivendo questa alleanza
consumata definitivamente in Gesù Cristo, penetra progressi­
vamente il contenuto e le implicazioni. Il Concilio ha adottato
esplicitamente questa prospettiva: sia nel cap. I della costi­
tuzione dogmatica sulla Rivelazione, sia nel decreto sulla for­
mazione sacerdotale — che è centrato sulla storia della sal­
vezza — , sia nei passi della De divina Revelatione e del de­
creto sull’ecumenismo, nei quali afferma l ’esistenza di una
gerarchia nelle verità rivelate. Anche se forse il Concilio non
è andato troppo avanti nella direzione del « ritorno alle fon­
ti », ha però operato efficacemente un « censimento » sul Cri­
sto e sul mistero cristiano.
In queste prospettive è più facile capire come gli esegeti
ci dicano che la Rivelazione è in larga misura « economica »
o « funzionale ». Ciò significa che il mistero di Dio ci è comu­
nicato non tanto nel suo in-sé quanto in ciò che Dio fa e
vuole essere per noi.7 Che questa costatazione, come tale asso­

7 Cfr. su questo argomento, oltre agli studi più generali sui problemi attuali del­
l’ermeneutica (R. Marlé, X. Léon-Dufour) e gli studi provocati dalla Christologie
di O. C u l l m a n n , L. M a l e v e z , Nouveau Testament et Théologie fonctionelle in
1945-1965: la ricerca teologica 39

lutamente incontestabile, abbia un limite oltre il quale comin­


ciano avventura e pericolo, lo dimostra a sufficienza il tenta­
tivo di R. Bultmann che, grazie a Dio, da noi non ha ancora
fatto scuola. Un’interpretazione della Rivelazione cristiana in
termini di valori puramente umani e personali di esistenza
rischierebbe di tradire la verità della storia della salvezza e
del fatto costituito da Gesù Cristo. Questo fatto non annulla
assolutamente la verità del carattere originariamente « econo­
mico » dell’iw-j-é o dell’ontologico. Il Cristo è il principio della
nostra salvezza e della nostra divinizzazione appunto perché
è realmente Figlio di Dio, vero Dio e vero uomo. Il carattere
« funzionale » della Rivelazione non annulla perciò la validità
delle affermazioni ontologiche del dogma e della teologia.
Deve però essere riconosciuto e tenuto in gran conto. D i fatto,
se ben compreso, non soltanto non impoverisce la teologia,
ma può arricchirla; se ne può fare l’esperienza leggendo, per
esempio, la Cristologia di Cullmann. Ciò però richiede uno
sforzo nuovo da parte dei teologi.
A tutt’oggi esegeti e teologi lavorano troppo ciascuno per
proprio conto, senza curarsi gli uni degli altri. Se questa situa­
zione continuasse, potrebbe avere qualcosa di malsano e sfo­
ciare, al limite, in una certa posizione di « doppia verità » : la
verità della dottrina e quella dell’esegesi. È comprensibile che
i biblisti siano preoccupati di rispettare le esigenze e l’auto­
nomia del loro metodo; è da deplorare che i teologi troppo
spesso proseguano il loro lavoro senza informarsi seriamente
sulle conclusioni delle scienze positive che si occupano delle
loro stesse fonti. Ciò costituisce un handicap per la fecondità
non solo del dialogo ecumenico,8 ma della stessa teologia. Que-

RSR 1960, pp. 258-290. Cfr. anche il nostro studio (redatto nell'agosto 1964) che
sarà pubblicato nelle Mélanges M.-D. Chenu. - « Economico » significa: relativo
all'Economia, cioè che segue tutto ciò che Dio ha fatto per gli uomini in vista
della loro salvezza. La Rivelazione economica (funzionale) è quella che Dio ci fa
entro questo quadro e partendo da ciò che egli compie.
s Cfr. i problemi sollevati da E. S c h l in k , Die Aufgaben einer cekumenischen
Dogmatik in « Zur Auferbauung des Leibes ChristL Festgabe f . Peter Brunner »,
1965, pp. 84-93.
40 Teologia contemporanea

sta ha bisogno di un’informazione esegetica molto seria per


poter svolgere il programma ad essa imposto dall’appello dei
fedeli e dal movimento provvidenziale delle idee entro la
Chiesa: programma che consiste nel superare certe presenta­
zioni, valide nel loro quadro di riferimento ma insufficienti e
insoddisfacenti, le quali presentano il cristianesimo entro sem­
plici categorie naturali che sono fonte di una intelligibilità di
tipo metafisico e razionale, mentre è necessario dare maggiore
rilievo al carattere storico della Rivelazione e alla specificità
propria del cristianesimo. La sacra Scrittura non dev’essere
semplicemente un puro punto di partenza per deduzioni razio­
nali, meno ancora un semplice arsenale di testi prestigiosi per
convalidare a posteriori un discorso teologico costruito in
antecedenza senza di essa: dev’essere, come affermano la costi­
tuzione conciliare sulla Rivelazione e il decreto sulla forma­
zione sacerdotale, l’anima di tutta la teologia, di tutta la pre­
dicazione e di tutta la catechesi. Quale sarà l’incidenza dei due
grandi documenti ora citati sulla vita della Chiesa? Ce lo dirà
l ’avvenire, un avvenire che tocca ai teologi costruire!
Frattanto alcuni trattati hanno ricevuto animazione e luce
dai tentativi di ritorno alle fonti, in consonanza e cooperazione
con le ricerche pastorali (questo collegamento delle due atti­
vità costituisce uno dei tratti caratteristici degli ultimi due de­
cenni): è il caso della teologia della fed e9 e di quella dei sacra­
menti. Certi tentativi (per esempio in Olanda) di ripensare la
dottrina della presenza eucaristica derivano in complesso dalle
correnti da noi menzionate. Il fatto che il loro esito sia discu­
tibile non toglie la loro legittimità di principio.

4. I cristiani imparano a prendere sul serio l’ateismo. Essi


non possono evitarne il confronto, sia nella sua forma marxi­
sta,10 sia in quella esistenzialista e umanista. È notorio che
9 Cfr., p.es., LTK, 2a ed., I, col. 432.
io Disponiamo di una serie di studi validi fatti da sacerdoti: Wackenheim,
Cottier, Calvez, Touilleux... Sull'ateismo, riflessioni di J. Lacroix, J. Maritain,
H. Urs von Balthasar, K. Rahner, ecc.
1945-1965: la ricerca teologica 41

spesso da noi l’ateismo contemporaneo non è che in obliquo


negazione di Dio, mentre in recto è affermazione dell’uomo,
delle esigenze della sua libertà, della grandezza dei suoi pro­
getti. Un cristiano cosciente di ciò che è il vero cristianesimo
non può non ravvisare in questo fatto la presenza di un enor­
me e tragico malinteso. Non è possibile rivendicare l’uomo
contro Dio, oppure Dio contro l’uomo, se non ignorando tutta
la Bibbia. Questa non ci parla mai di Dio senza parlarci con­
temporaneamente dell’uomo: essa è rivelazione di un’econo­
mia, di una alleanza, rivelazione che culmina in Gesù Cristo,
in cui Dio si è unito definitivamente all’umanità e, attraverso
di essa, al mondo.11 È però innegabile che i cristiani hanno
talvolta dimenticato il senso di ciò che essi credevano e di
cui vivevano. Talvolta essi hanno presentato una religione
culturale, senza antropologia, senza storia e senza mondo.
L ’ateismo risponde con l’affermazione di un uomo, di una
storia e di un mondo senza Dio. Uno dei compiti più urgenti
della teologia contemporanea consiste nel darci un’antropolo­
gia pienamente valida e nel ritrovare, nella sua sintesi, l’unio­
ne fra questa antropologia e la « teologia ».
Lo sforzo è cominciato. Se i risultati ci lasciano ancora inap­
pagati, promettono però bene per l’avvenire. I teologi si sono
applicati alle nuove scienze dell’uomo, alla psicologia del pro­
fondo; 12 si sforzano di comprendere meglio il posto dell’uo­
mo nell’universo e nel disegno di Dio. Si è addirittura parlato
di sintesi cristiana « antropocentrica », affermazione che po­
trebbe essere fraintesa ma che può anche indicare una linea
molto promettente di ricerca e di riflessione.13 La teologia non
raggiunge una certa profondità e, comunque, non raggiunge
gli uomini se non assumendo le risorse di una riflessione filoso­

11 Sviluppiamo alquanto queste idee nel nostro contributo alla pubblicazione


dei padri salesiani di Roma, Enciclopedia dell’ateismo.
12 Si può seguire questo sforzo nel Supplément de la Vie Spirituelle.
13 Cfr. C. D u m o n t, Pour une conversion « anthropocentrique » dans la forma-
tion des clercs in NRT maggio 1965, pp. 449-465: un articolo « exciting » che richie­
derebbe di essere discusso, ma che solleva problemi interessanti.
42 Teologia contemporanea

fica. Non può più trattarsi di una filosofia di tipo semplice-


mente cosmologico-cosistico: oggi occorre assumere la filoso­
fia dell’uomo come soggetto personale. Che cosa dovremmo
temere? L ’antropologia non è forse il capitolo a cui il cristia­
nesimo ha maggiormente contribuito e in cui può trovarsi
maggiormente a suo agio? Il cristianesimo non è forse la reli­
gione del Dio fatto uomo affinché l ’uomo diventi Dio (formula
costante dei Padri)?

5. Per tanto tempo i cattolici e i loro teologi sono vissuti


in un mondo chiuso: anche se alcuni ponti levatoi erano ab­
bassati per andare verso gli altri o permettere loro di entrare,
i problemi e le idee degli altri ben difficilmente riuscivano a
penetrare nel recinto. Oggi l ’isolamento è impossibile. Il no­
stro mondo è caratterizzato dalla presenza di ciascun uomo a
ciascun uomo, fatto, questo, dovuto agli strumenti di comu­
nicazione, allo scambio e alla penetrazione delle idee, al plura­
lismo divenuto situazione ambientale. Anche il mondo va uni­
ficandosi, perciò il dialogo è diventato una dimensione norma­
le di una vita sviluppata. Lo stesso termine dialogo ha acqui­
stato un valore generale, che oltrepassa il senso stretto di uno
scambio di parole: esso indica l ’atteggiamento generale di co­
lui per il quale gli altri esistono in modo tale che egli possa da­
re loro qualcosa e ricevere qualcosa da essi.
Sul piano della teologia propriamente detta il dialogo non
è ancora troppo avanzato. Tuttavia la teologia è già uscita dal­
le scuole per affrontare gli altri pensieri. È una situazione che
può condurla assai lontano. Siamo convinti, sulla base del­
l ’esperienza di questa ventina d’anni di cui stiamo tracciando
il bilancio, che non potremo evitare le contestazioni molto ra­
dicali che ci vengono da tutti gli altri con cui camminiamo e
che a tutta prima sono stati spesso ignorati o respinti: i pro­
blemi dell’Oriente cristiano sollevati da circa quindici secoli,
e forse quelli dell’Oriente sic et simpliciter; i problemi della
Riforma, quelli del mondo moderno, quelli dei grandi movi­
1945-1965: la ricerca teologica 43

menti contemporanei. Spesso alcuni di tali problemi, conside­


rati a tutta prima, a causa di uno spirito difensivo e polemico,
estranei e ostili, dopo aver inferto molte ferite si decantano e
vengono riproposti positivamente in una riflessione tranquilla
e costruttiva. £ il caso di più di un problema teologico che
fino a poco tempo fa costituiva motivo di offesa e di difesa
nella polemica fra noi e gli orientali. Il Concilio ha favorito
notevolmente questo rientro dell’Oriente nella vita teologica
della Chiesa cattolica.14 Più di un problema, fino a poco tempo
fa irritante, fra la Riforma e noi ha abbandonato la piattafor­
ma della polemica e si trova reintegrato nella contemplazione
religiosa e teologica: giustificazione per mezzo della fede, tra­
dizione...15 I valori del mondo moderno, per i quali sono state
condotte aspre battaglie, sono ampiamente riconosciuti e rein­
tegrati dalla nostra teologia. Palinodie? No, sviluppo, ma at­
traverso i meandri di un cammino difficile. La Chiesa è mili­
tante all’esterno e all’ interno. La pienezza e la purezza della
verità, che essa si sforza di raggiungere, sono oggetto di una
conquista lunga e difficile. Ma il servizio di una causa così bel­
la compensa al centuplo il sacrificio che può costare.

Ripetiamolo concludendo: la nostra intenzione non era di


fare un bilancio sul tipo perfettamente oggettivo e secondo le
norme della documentazione offerta da un bollettino: impre­
sa impossibile. Abbiamo semplicemente tentato di mettere in
rilievo alcuni tratti caratteristici. Il risultato del nostro tenta­
tivo è stato che, tracciando una retrospettiva, abbiamo come
tracciato una prospettiva. Ciò è dovuto al fatto che i tratti
più caratteristici della teologia contemporanea sono segnati
dal suo dinamismo: essa è in movimento. Sono pertanto tratti
sia del suo prossimo avvenire, sia del suo passato recente.

14 Cfr. su questo argomento: J. Corbon, Le catholiques à la redécouverte de


leur àme orientale in « Proche-Orient chrétien », 1965. Documento: M a x im o s i v ,
L ’Eglise grecqae-melchite au Concile. Discours et Notes, Dar-al-Kalima 1966.
15 è questo il significato del nostro sforzo nei tre volumi sulla tradizione pub­
blicati da Fayard, tra il 1960 e il 1963. Ed. ital., Edizioni Paoline, Roma.
44 Teologia contemporanea

Questo passato recente ha influenzato largamente il Concilio


che, a sua volta, darà certamente l’impronta al prossimo avve­
nire. Di fatto, alcune correnti che non sempre occupavano il
proscenio hanno trovato la possibilità di zampillare nel cuore
della Chiesa riunita nella grande assemblea fraterna del Vati­
cano. Quale coronamento, quanta fecondità inattesa! Forse il
Concilio non è stato troppo dogmatico: di fatto, se non ha
« dogmatizzato », è però stato molto teologico. Era una delle
condizioni per essere pastorale. Si ritrova così al vertice uno
dei tratti più caratteristici della teologia degli ultimi vent’anni,
vale a dire il suo congiungimento con la preoccupazione pasto­
rale, la sua sollecitudine di essere un servizio alla Chiesa.

A d d e n d u m . Il nostro saggio era in corso di stampa quando siamo venuti


a conoscenza di due pubblicazioni che affrontano il medesimo argomento
in modo assai ampiamente convergente: 1. Theology in Transition. A Bi-
bliographical Evaluation 1954-1964, ed. E. O ’Brien, New York, Herder,
1965; E. S c h i l l e b e e c k x , D e nieuwe wending in de huidige dogmatiek in
« Tijdschr. voor Theol. », 1 (1961), pp. 17-46: trad. fr. in Approches théolo-
giques. I. Révélation et Théologie, Bruxelles 1965, pp. 347-385: collega
diversi rinnovamenti attuali di prospettiva anche in questioni teologiche
molto tecniche, per l’utilizzazione del tema dell’esperienza esistenziale del­
l’uomo.
LA TEO LO GIA AL CONCILIO
« TEOLOGIZZARE » DEL CONCILIO

Potrebbero piacerti anche