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Teologia delle religioni li.

L’orizzonte planetario della cultura e del-


e del dialogo interreligioso la storia umana, infatti, esige un livello spiri-
tuale superiore a quello fino ad ora raggiun-
di Carlo Molari to. Esso potrà essere perseguito solo con il
contributo convergente di tutte le culture e
1. Introduzione - 1.1. Teologia delle religioni - 1.2.
Eredità del XIX secolo - 2. Revisione dell’assolutismo in delle varie tradizioni religiose.
ambito protestante - 2.1. Ernst Troeltsch - 2.2. Nathan
Sönderblom - 2.3. Rudolf Otto - 2.4. Gerardus van der 1.1. Teologia delle religioni
Leeuw - 2.5. Paul Tillich - 2.6. La reazione di Karl
Barth - 3. Revisione dell’assolutismo cristiano in ambi-
to cattolico - 3.1. Modernismo - 3.2. Jean Daniélou,
Sotto lo stimolo di queste esigenze e dei
Henri De Lubac - 3.3. Karl Rahner - 4. Il concilio Va- documenti che le hanno esaminate, la rifles-
ticano II - 5. Dialogo: precursori, documenti cattolici e sione teologica ha sviluppato sempre più am-
gesti significativi - 5.1. Consiglio per il dialogo interre- piamente la teologia delle religioni, con lo
ligioso - 5.2. Gesti significativi - 5.3. Dialoghi interre- scopo di individuare gli elementi comuni, le
ligiosi internazionali - 5.4. Condizioni per un dialogo
autentico - 6. Sviluppi teologici: diversi modelli - 6.1.
possibili valenze salvifiche e le ricchezze insi-
Esclusivismo cristiano - 6.2 Religioni vie di salvezza - te in ogni religione. La teologia delle religio-
6.3. Teologia dell’inclusivismo - 6.4. Teandropocosmi- ni è apparsa come nuova frontiera del pensie-
smo di Raimon Panikkar - 6.5. Teologia dell’interiori- ro cristiano. Il cammino si è svolto in diverse
smo - 6.6. Teologia del pluralismo religioso - 6.7. Teolo- tappe, che hanno scandito lo sviluppo della
gia del frammento - 6.8. Teologia interreligiosa o con-
divisa - 7. Conclusione
teologia lungo il Novecento. In ambito cat-
Bibliografia p. 1576 tolico «la teologia delle religioni è nata at-
torno agli anni del concilio Vaticano II, e gli
anni Sessanta furono testimoni di un’onda-
ta di pubblicazioni teologiche sull’argomen-
1. Introduzione to, anche se esse furono più delle prove che
delle proposte di risposte definitive» [Du-
I moltiplicati rapporti tra i popoli e la sco- puis 1997, 9]. Negli ultimi decenni del seco-
perta concreta e ravvicinata del pluralismo lo la teologia delle religioni ha raggiunto una
culturale e religioso ha imposto alla teologia certa maturità di metodo e di argomentazio-
cristiana una riflessione sulla natura delle re- ni. La riflessione è stata consegnata al nuo-
ligioni e sul loro significato nella storia della vo millennio ben impostata ma non ancora
salvezza. Lo stimolo per la nuova riflessione chiarita in modo definitivo.
teologica è venuto anche da scelte concrete di Per i cristiani essa è «la riflessione sul-
condivisione spirituale tra seguaci di diverse le religioni alla luce della rivelazione biblica e
religioni e dalle attività sociali condivise. dell’esperienza cristiana che ne deriva» [Ros-
L’esperienza di pluralismo religioso non è sano 1977, 1281]. A giudizio di Selvadagi con
nuova, dato che in diversi periodi della storia la categoria del sacro «appare possibile delimi-
si è imposta come problema o come oppor- tare in maniera sufficientemente chiara e nello
tunità. Nuovo però è il fatto che «tale situa- stesso tempo aperta, il campo della religione e,
zione è recepita seriamente all’interno delle pertanto, porre a proposito di ogni religione
discussioni della teologia cristiana e da mol- le questioni proprie della teologia delle religio-
ti teologi è avvertita come una sfida ai fon- ni». A suo giudizio le questioni da affronta-
damenti di quello che la dottrina cristiana è re sarebbero sostanzialmente due: «la collo-
stata attraverso i secoli» [Pannenberg 1994, cazione teorica e pratica del cristianesimo, se-
200]. Lo sviluppo di una teologia delle reli- condo la propria specificità, in rapporto alle
gioni è oggi avvertito come un problema ur- diverse religioni e il tema del significato del-
gente anche per offrire una solida base alla le religioni per la salvezza e della loro pretesa
pratica del dialogo tra le religioni, condizio- di verità» [Selvadagi 2003, 68]. Secondo P.F.
ne imprescindibile per la pace tra i popo- Knitter la teologia delle religioni dovrebbe ri-
Teologia delle religioni e del dialogo interreligioso 1555

spondere a queste domande: «Perché vi sono università cattoliche di Parigi e di Lovanio


così tante religioni? Se Dio è uno non dovreb- istituiscono una analoga cattedra e pubblica-
be esserci una sola religione? Tutte le religio- no la “Revue des religions”, la prima, e “Le
ni sono valide agli occhi di Dio, tutte ugual- Muséon”, la seconda» [Ries 2006, 313]. Il se-
mente efficaci nel porre le persone in contat- colo XIX ha visto quindi nelle università la
to con il divino? Le loro differenze sono più nascita della scienza delle religioni (Religion-
una questione di diversità di colori che di con- swissenschaft) sviluppata in diversi ambiti.
flitto di contenuti? Come devono rapportar- Verso la fine del secolo (11-27 settembre
si tra loro le tradizioni religiose? Più specifica- 1893) a Chicago, in occasione del 4o cente-
mente come deve rapportarsi la mia religione nario della scoperta del Nuovo Mondo, la
alle altre? Potrei imparare da esse più di quan- Chiesa presbiteriana e la gerarchia cattoli-
to abbia appreso dalla mia? Perché appartengo ca (Arcivescovo di Boston con il consenso
ad una religione anziché a un’altra?» [Knit- di Leone XIII) organizzarono il Parlamen-
ter 2005, 16]. Lo sviluppo della teologia del- to mondiale delle religioni (World’s Parlia-
le religioni in ambito cristiano si è avuto so- ment of Religions). L’inaugurazione si tenne
prattutto nella seconda metà del secolo ma già di fronte a ottomila persone con la partecipa-
nella prima metà, soprattutto in ambito pro- zione di rappresentanti di sedici religioni di-
testante, vi erano stati tentativi interessanti verse. Gli anglicani e i mussulmani avevano
svolti con grande libertà. Solide premesse tut- declinato l’invito a partecipare. La direzio-
tavia erano state poste già dagli studi e dalle ne fu affidata al pastore della Chiesa presbi-
iniziative del secolo precedente. teriana di Chicago J.H. Barrows e l’apertu-
ra al Cardinale James Gibbons (1834-1921),
1.2. Eredità del XIX secolo assistito dal rettore dell’Università cattoli-
ca di Washington. Ciascuna religione espo-
Dopo qualche apertura del secolo XVIII se le proprie dottrine e illustrò la propria sto-
una riflessione sulle religioni ha cominciato ria. All’incontro parteciparono attivamen-
a svilupparsi in ambito cristiano nella secon- te alcune centinaia di persone (capi religio-
da metà del secolo XIX, soprattutto per lo si, storici delle religioni, missionari, professo-
stimolo delle numerose scoperte relative alle ri, monaci, filosofi). Essi intendevano dimo-
religioni dell’antichità e dell’estremo Orien- strare al mondo che, a differenza di quanto
te. «Questo vasto movimento scientifico fa era successo in Europa, nel Nuovo Mondo le
del secolo XIX un secolo di primaria impor- religioni erano unite e potevano insieme co-
tanza nel panorama culturale e religioso. Per struire la pace. Una delle prime acquisizioni
far fronte alle ricerche, sempre più approfon- fu la persuasione di una possibile profonda
dite, su questo immenso patrimonio religio- unità spirituale dell’umanità.
so dell’umanità, l’Occidente crea, nell’ulti- Dopo il successo di quel «primo tentati-
mo quarto di secolo, le cattedre di storia del- vo di teologia delle religioni e di incontro tra
le religioni con periodici, collane e nuove isti- le religioni» [Ries 1988, 1563] a livello mon-
tuzioni di ricerca scientifica nel campo reli- diale, o di quel «primo vero dialogo interre-
gioso» [Ries 2006, 392]. Un passo significa- ligioso» [Ries 2006, xxvi], sorse l’idea di
tivo si ebbe quando per lo sviluppo incalzan- ripetere l’esperienza in Europa per l’inizio
te della secolarizzazione nelle università si at- del nuovo secolo, ma in diversi ambienti del-
tuò il passaggio dall’insegnamento della teo- le Chiese cristiane sorsero forti resistenze per
logia cristiana alla storia delle religioni. Ries il temuto rischio di sincretismo. Per questo il
osserva che «nel pensiero religioso occiden- progettato secondo Parlamento delle religio-
tale, l’anno 1880 segna una svolta» quando ni durante l’esposizione mondiale di Parigi
«Paul Bert crea nel Collegio di Francia una (1900) fallì. Ciò confermò la differenza tra il
cattedra di storia delle religioni» e «nasce la clima culturale degli Stati Uniti e quello eu-
rivista “Revue de l’histoire des religions”. Le ropeo [Charbonnel 1897]. Al suo posto fu or-
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ganizzato il primo Congresso internazionale componenti comuni a tutte le tradizioni re-


di storia delle religioni. Solo alla fine del se- ligiose. Alcuni le individuarono in una rive-
colo xx si sono tenute due nuove sessioni del lazione universale precedente quella ebrai-
Parlamento mondiale delle religioni a Chica- co-cristiana, altri in un’esperienza identica
go nel 1993 e a Città del Capo nel 1999. espressa con simboli diversi. In questa ricerca
Sicché, dopo le prime esperienze di incon- alcuni considerarono il cristianesimo come il
tri e i primi tentativi di reciproco riconosci- compimento o la corona delle altre esperien-
mento tra le religioni, il ventesimo secolo è ze religiose, altri come il criterio con cui valu-
iniziato con un fallimento del dialogo inter- tare la verità e il valore salvifico di tutte le re-
religioso e una brusca frenata nella incipiente ligioni. Anche coloro che non si impegnaro-
riflessione teologica sulle religioni. no nel dialogo e nel confronto, tuttavia, non
Nonostante queste resistenze il Novecen- potevano trascurare il problema della salvez-
to ha ereditato dal secolo precedente l’inte- za di coloro che, pur non appartenendo alla
resse convergente di diverse scienze (storia, tradizione cristiana, pervenivano a una note-
fenomenologia, psicologia e filosofia) sui fe- vole maturità spirituale e alimentavano tra-
nomeni legati all’esperienza religiosa. Conti- dizioni religiose molto antiche. Tanto più
nuarono infatti e giunsero a maturità scien- che nella Bibbia cristiana era chiara l’affer-
tifica gli studi di storia comparata e di fe- mazione di una volontà divina di salvezza
nomenologia delle religioni con Max Mül- per tutti gli uomini. I primi passi della teo-
ler (1823-1900) e Georges Dumézil (1898- logia delle religioni si mossero appunto nel-
1986) [cfr. Loicq 1988, 591-595], Mircea la direzione di una revisione dell’assolutismo
Eliade (1907-1986) [Eliade 1996; cfr. Ries cristiano, che si riassumeva nella affermazio-
1988, 623-626], Nicola Turci (1881-1958) ne di Hegel: «il cristianesimo è l’unica reli-
[Terrin 1988, 2185 s.] Giuseppe Tucci (1894- gione vera e assoluta. Realizza l’essenza del-
1984) [Toscano 1988, 2182 ss.] del cui lavo- la religione».
ro hanno beneficiato anche i teologi. Essi co- Il primo passo verso una revisione dell’as-
minciarono a riflettere sulla natura, sul valo- solutismo teologico fu compiuto sotto l’in-
re delle religioni e sul possibile rapporto dot- flusso della storia comparata delle religioni
trinale e pratico del cristianesimo con esse. inizialmente in ambito protestante. La teo-
La teologia tradizionale presentava il cri- logia liberale tedesca, in seguito alle ricer-
stianesimo come la religione vera e assoluta, che storiche sulle diverse religioni, lesse an-
in quanto originata da una rivelazione so- che le origini cristiane in prospettiva stori-
prannaturale (e questo lo poneva in una sin- co-religiosa (Religionsgeschichtliche Schu-
golare relazione con l’ebraismo) e caratteriz- le) e sotto l’influsso del pensiero hegeliano
zata da un’offerta di salvezza ritenuta esclu- cercò di individuare un dato comune a tut-
siva. Ma questa convinzione non impediva te le religioni per coglierne l’essenza o la na-
l’interesse di molti cristiani per il dialogo e lo tura [Rossano 1965 e 1977, 1283, elenca fra
studio delle altre religioni. Non pochi teolo- questi: R. Otto, F. Heiler, N. Sönderblom,
gi però consideravano inutile o anche danno- W. E. Hocking, E. Benz, C. J. Bleeker]. Nel
so ogni confronto con le religioni perché con- 1902 il filosofo psicologo William James
sideravano il cristianesimo un caso singolare pubblicò un’opera rimasta classica, Varie-
come lo è l’evento Gesù, da cui procedeva. tà delle esperienze religiose, dove proponeva
come criterio di valutazione di una religio-
ne autentica la verifica etica e la conformi-
2. Revisione dell’assolutismo in ambito pro- tà alla ragione dimostrabile filosoficamente
testante [Küng 1987, 258].
Gli ambienti più vicini alle ricerche feno-
Chi però si impegnava nel confronto, con menologiche e storiche delle religioni, im-
l’aiuto degli storici, cercava di rintracciare le boccarono invece una via diversa.
Teologia delle religioni e del dialogo interreligioso 1557

2.1. Ernst Troeltsch re assoluto del cristianesimo” è stato sostitui-


to da quello di validità superiore».
Ernst Troeltsch (1865-1923) nel 1902 Occorre però aggiungere che in una con-
pubblicò L’assolutezza del cristianesimo e la ferenza scritta nel 1923 per l’Università di
storia delle religioni [1968-2006] dove criti- Oxford, mai letta per la morte sopravvenu-
cava Adolf von Harnack (1851-1830) che nel ta, Troeltsch fece un passo ulteriore. Giunse
libro L’Essenza del cristianesimo [1989, ed. or. a considerare le varie religioni come espres-
Leipzig 1900] aveva preso in esame esclusiva- sioni culturali diverse di una medesima ten-
mente le dottrine delle comunità cristiane e sione umana verso un unico traguardo, in ri-
la loro esperienza senza alcun riferimento al sposta ad una unica sollecitazione divina.
contesto religioso dell’umanità. Troeltsch ri- «Nella nostra esperienza terrena la Vita di-
teneva, invece, che per cogliere la specifici- vina non è una ma molteplice. Il carattere pe-
tà del cristianesimo fosse necessario inseri- culiare dell’amore sta appunto nel percepi-
re l’analisi dell’esperienza cristiana nel qua- re l’Uno nel molteplice» [1990, 225]. Il giu-
dro delle religioni mondiali. In questa pro- dizio definitivo sulla coerenza di queste dif-
spettiva il cristianesimo come fenomeno sto- ferenze spetta solo a Dio. «Tutte le religioni
rico non può rivendicare alcuna assolutez- storiche tendono verso la medesima direzio-
za né può essere considerato la realizzazione ne e sembrano tutte spinte da una forza in-
dell’essenza della religione. Troeltsch stabilì teriore a elevarsi verso una meta finale dove
una gerarchia tra le religioni sulla base di due si ritrovano l’unità ultima e la validità ogget-
criteri: filosofico e storico. Secondo il crite- tiva definitiva» [Aebischer-Cretol 2001, 217
rio filosofico fissato con le ricchezze delle ri- che cita Coward 1985, 24]. Secondo Gibelli-
spettive rivelazioni, il cristianesimo, religio- ni [1992, 13] Troeltsch «ha il merito di aver
ne profetica e redentrice, rappresenterebbe il avviato la teologia cristiana sulla via del con-
punto culminate dei valori religiosi. Il crite- fronto teologico con le altre tradizioni reli-
rio storico è stabilito dai valori religiosi fio- giose dell’umanità» e quindi di aver prefi-
riti nelle diverse tradizioni secondo quattro gurato fin dall’inizio del secolo una teologia
temi fondamentali: Dio, il mondo, l’anima, cristiana delle religioni.
la vita dello spirito. Applicando questo cri-
terio, il cristianesimo risulterebbe il punto 2.2. Nathan Sönderblom
convergente e ricapitolativo delle espressio-
ni più elevate della vita interiore dell’umani- Nathan Sönderblom (1866-1931), lutera-
tà. In base a questi criteri quindi Troeltsch no norvegese, discepolo a Parigi di Réville e
riconosce nel cristianesimo «la religione di di Sabatier, fu chiamato a fondare la catte-
più alta validità per noi», la «manifestazio- dra di storia delle religioni nell’Università di
ne più vigorosa e intensa della religiosità per- Uppsala (1901). Egli «nella scia di Newman
sonalistica». Conclude perciò: «Tutte le al- considera la storia dell’umanità come un la-
tre forme religiose, in quanto ignorano l’esi- boratorio di Dio» e «ricerca l’essenza del fe-
to del personalismo, stanno dietro o di fian- nomeno religioso seguendo l’uomo religioso
co a noi. Ciò basta per darci quel senso di as- nel suo contatto con il sacro, quale forza mi-
solutezza di cui abbiamo bisogno e che è il steriosa che gli dà il sentimento del divino.
solo che a noi sia dato di conseguire» [1968, La storia comparata delle religioni lo condu-
146]. «L’assolutezza che ne risulta non è al- ce a studiare l’azione di Dio nelle grandi re-
lora nient’altro se non la validità più alta e ligioni. A suo avviso, la storia delle religioni
la certezza d’essersi collocati nella direzione si riannoda nella dimostrazione della rivela-
della verità perfetta» [ibidem, 132]. A giu- zione divina come scoperta del Dio vivente
dizio di M. Aebischer-Cretol [2001, 215] «è nella storia dell’umanità […]. La rivelazione
ancora il modello hegheliano che riappare è stata data attraverso Gesù, i Profeti, Zara-
sotto una veste nuova: il concetto di “caratte- tustra, e altri geni religiosi. La teologia non
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deve limitarsi alla rivelazione ebraico-cristia- l’essere “sopraffatti”, dal momento che egli
na avendo una missione universale» [Ries interpreta la “potenza” con sottintesi teolo-
2006, 420]. Nel 1914 Sönderblom fu nomi- gici. Filosoficamente, nell’ottica di van der
nato arcivescovo di Uppsala e fu promoto- Loeuw, la religione è una delle conseguenze
re della Commissione Life and Work (Vita del fatto che l’uomo non accetta la vita che
e azione) che intendeva promuovere l’uni- gli è stata data: egli nella sua vita cerca la po-
tà tra le Chiese cristiane attraverso il servi- tenza, qualcosa di superiore, e tenta di tro-
zio comune al bene sociale dell’umanità. Ma vare il significato della vita e di collocarlo in
continuò a insegnare nell’università e ad ap- un tutto significativo. Per van der Leeuw, di
profondire gli studi di storia e fenomenolo- conseguenza, la religione è interiormente le-
gia delle religioni. gata alla cultura, in quanto sforzo creativo
dell’uomo» [Waardenburg 1995, 282].
2.3. Rudolf Otto A giudizio di Waardenburg «le scuole teo-
logiche non erano preparate ad accettare la
Rudolf Otto (1869-1937), proseguendo visione teologica di van der Leeuw per cui la
nella stessa linea di Sönderblom, ha illustra- sua espressione più elaborata, la Sacraments-
to le grandi tappe e i valori convergenti del- theologie [1949] ha avuto scarsa risonanza»
le grandi religioni, segno dell’unica esperien- [ibidem].
za salvifica che soggiace a tutte. Ne Il Sacro
del 1917, opera rimasta classica, egli presen- 2.5. Paul Tillich
tò l’intuizione del «sacro come fenomeno
centrale delle religioni, capace di illuminare Paul Tillich (1886-1965) è uno dei più
l’esperienza millenaria dell’homo religiosus» noti teologi protestanti del secolo XX. La
[Ries 2006, XXVI]. Otto è convinto che «in sua teologia sistematica [1996-2006] presen-
ogni religione il sacro viene colto in se stes- ta una posizione molto chiara sul rapporto
so, come realtà personale, come “numinoso con le religioni. Egli ritiene che la religione
colto e vissuto”. La salvezza si fonda appun- «non è una regione particolare della real-
to su questa esperienza […]. La scoperta av- tà umana; essa ne è piuttosto una dimensio-
viene in quattro tappe: sentimento creaturale, ne costitutiva […]. La religione è il rappor-
tremendum, mysterium, fascinans. Dopo aver to che c’è con il senso ultimo di tutto quel-
sperimentato la debolezza del proprio stato lo che esiste, il rapporto stabilito implicita-
di creatura, è nel fascinans che l’uomo realiz- mente o esplicitamente con quello che in de-
za l’esperienza della beatitudine come espe- finitiva interessa l’uomo (ultimate concern) e
rienza vissuta del mistero. In questa tappa fi- lo pone al di là di se stesso. La religione (e
nale si ha il contatto con il divino in quan- con essa il Sacro) è dunque da per tutto, pur
to trascendente» [ibidem, 423], o totalmen- non essendo identificabile con nulla in par-
te Altro (Das ganz Andere), formula che ver- ticolare […]. Se è vero che la religione è dap-
rà ripresa da Karl Barth, ma in una prospet- pertutto dove si annuncia una “preoccupa-
tiva diversa. zione ultima”, quest’ultima esce dall’oblio e
diventa veramente realtà solo determinan-
2.4. Gerardus van der Leeuw dosi in certe figure storiche […]. Le religio-
ni sono al tempo stesso la conseguenza dello
Gerardus van der Leeuw (1890-1950), stato di alienazione (di peccato) dell’uomo,
teologo della Chiesa riformata olandese in un tempo in cui Dio non è ancora “tutto
mise a punto un metodo fenomenologico in tutti”, e le tracce dell’esperienza fatta da
nella ricerca religiosa. La sua opera più nota certi uomini di essere stati “presi” dall’espe-
è Fenomenologia della religione del 1933. Per rienza del sacro. Questa “presa” si esprime
van der Leeuw «La religione […] è l’incon- sempre nella costituzione di simboli, que-
tro dell’uomo con la “potenza”: essa implica gli elementi espressivi viventi dell’esperien-
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za religiosa, quei testimoni dell’irruzione ne, in altre parole di miti e di riti di un grup-
del sacro nella storia. I simboli sono essen- po sociale», partiva da cinque «presupposti
zialmente realtà dinamiche; rimangono tali sistematici» [ibidem, 120]: 1) «Le religioni
solo in quanto vissuti come luoghi di tran- si basano su qualcosa che è dato ad un uomo
sito: finché gli uomini continuano ad esse- in qualsiasi posto egli viva. Gli è data una ri-
re, attraverso di loro, presi dal sacro, “esta- velazione, un particolare genere di esperien-
siati” nella fede. Dal momento in cui vengo- za che implica sempre poteri salvifici. Non si
no identificati con la meta alla quale devo- può mai separare la rivelazione dalla salvez-
no solo condurre, dal momento in cui ven- za. Ci sono poteri rivelatori e salvifici in tut-
gono presi come mezzi per captare il divino, te le religioni» [ibidem, 118]. 2) Questi po-
cambiano completamente il significato e di- teri sono sempre ricevuti ed esercitati nelle
ventano rappresentanti del demoniaco, cioè, condizioni di limitatezza della natura, della
in qualche modo dell’anti-sacro» [Marlé cultura e della storia «in una forma distor-
1988, 2142]. Dopo un soggiorno in Giappo- ta, specialmente se la religione è usata come
ne, Tillich approfondì ulteriormente la sua mezzo per un fine e non come un fine in se
convinzione sulla religione come dimensio- stesso». 3) C’è sempre la possibilità di una
ne essenziale della persona umana e quindi critica (mistica, profetica, secolare) delle de-
sull’atteggiamento positivo anche se critico formazioni e dei limiti delle singole religio-
che il cristianesimo ha avuto nei confronti ni. 4) «ci può essere un avvenimento cen-
delle religioni [Tillich, 1971]. trale nella storia delle religioni che […] rende
Ma anche Tillich, come il suo maestro Tro- possibile una teologia concreta avente signi-
eltsch, ha fatto un passo ulteriore su questo ficato universale». 5) «La storia delle reli-
tema. Il 12 ottobre 1965, 10 giorni prima di gioni […] non è parallela alla storia della cul-
morire improvvisamente, tenne una lezione tura. Il sacro non si trova a fianco del secola-
alla Divinity School di Chicago dal titolo: Il re, ma è nelle sue profondità» [ibidem, 118,
significato della storia delle religioni per il teo- 119]. «Soltanto se il teologo è disposto ad ac-
logo sistematico [Tillich 1970, 117-137]. Era cettare questi 5 presupposti può seriamente e
il risultato di un seminario biennale «com- compiutamente sostenere il significato della
binato di storia delle religioni e di teologia si- storia delle religioni per la teologia contro co-
stematica» che egli, a 77 anni, aveva propo- loro che rifiutano tale significato in nome di
sto e diretto assieme all’amico Mircea Elia- un nuovo o di un vecchio assolutismo» [ibi-
de [ibidem, 37]. «Nel corso di quella splen- dem, 120]. Con la formula «nuovo assoluti-
dida conferenza» [Eliade 1970, 35] aveva ri- smo» egli si riferiva alla teologia secolare o
conosciuto in termini quasi di giustificazio- della morte di Dio, mentre con «il vecchio»
ne e insieme di autoaccusa che la sua teologia si riferiva a Barth e ai suoi discepoli. Egli si
sistematica era stata scritta prima di quei se- dichiarava anche «insoddisfatto» del tenta-
minari «e che essa aveva un altro scopo; vale tivo di Teilhard de Chardin secondo cui «il
a dire, la discussione apologetica contro e con cristianesimo comprende tutti gli elementi
il secolare» [ibidem, 133]. Tillich si dichia- spirituali del futuro» [ibidem, 126]. Tillich
rò vicino a Toynbee, Jung, Teilhard de Char- consapevole che «abbiamo bisogno di un pe-
din e soprattutto riconobbe la sua dipenden- riodo più lungo e più intenso di interpreta-
za da Schleiermacher, Rudolph Otto e Frie- zione dello studio teologico sistematico e di
derich Heiler. Per lui «la base religiosa uni- studi religiosi», durante il quale la teologia
versale è l’esperienza del Sacro entro il finito. avrebbe dovuto confrontarsi con le altre re-
Universalmente in ogni cosa finita e partico- ligioni, concludeva: «questa è la mia speran-
lare, o in questo o quel punto, il sacro appa- za per il futuro della teologia» [ibidem, 133].
re in modo particolare» [ibidem, 126]. Con- Eliade, che era presente, interpretò queste af-
cependo la religione come un «insieme orga- fermazioni come la promessa che «se aves-
nizzato di simboli per il pensiero e per l’azio- se avuto il tempo, avrebbe scritto una nuo-
1560 C. Molari

va teologia sistematica orientata verso l’intera mente che le opere buone della loro religio-
storia delle religioni ed in dialogo con essa» ne sono inutili e che per percepire realmente
[Eliade 1970, 35]. la potenza di Dio nella loro vita essi devono
soltanto fidarsi e consegnarsi all’amore e alla
2.6. La reazione di Karl Barth grazia dato loro in Gesù e nel suo Spirito»
[Knitter 2005, 61]. Il cristianesimo quindi è
Karl Barth (1886-1968) reagì alla teologia una religione falsa come le altre, ma sa di es-
liberale protestante con quella che più tardi serlo per la luce che la rivelazione di Cristo
venne chiamata teologia dialettica. Essa si di- proietta su di lei.
stingue per la forte accentuazione dell’alte- La posizione di Barth ha influito note-
rità di Dio rispetto alle creatura e per la so- volmente nella teologia protestante. Alcuni
vranità assoluta della sua rivelazione. È un ri- l’hanno ripresa integralmente e rafforzata
cupero della divinità di Dio e della sua Pa- come ad esempio Hendrick Kraemer [1947;
rola rivelante contro le tendenze storiciste e 1962] e H.A. Netland [1991]. Anche i mo-
antropologiche della teologia liberale. Karl vimenti evangelicali si sono mossi in questa
Barth, dalla pubblicazione del commen- direzione, come appare dalle dichiarazioni
to alla Epistola ai Romani di s. Paolo [Ber- pubbliche del loro Congresso del 1974 (Al-
na 1919] in modo più o meno sfumato fino leanza di Losanna) e dal Manifesto di Ma-
alla fine della sua vita, ha difeso la distinzio- nila (1989). Altri teologi protestanti han-
ne netta tra il cristianesimo e le varie religio- no ammesso la possibilità di una rivelazio-
ni. Mentre il cristianesimo è fede in Cristo, ne divina al di fuori della tradizione cristia-
rivelatore di Dio unico salvatore, le religioni na, pur mantenendo l’esclusività della salvez-
sono il tentativo umano di autogiustificazio- za: «solo la fede in Cristo salva». Gli svilup-
ne destinato a fallire. Ancora nel paragrafo pi successivi della teologia protestante avven-
17 della Dogmatica ecclesiale [vol. I/2] scrive- gono in simbiosi con gli sviluppi della teolo-
va: «La religione è incredulità […] è un ten- gia cattolica.
tativo umano di anticipare ciò che Dio nel-
la sua rivelazione vuole fare e fa. È la tentata
sostituzione dell’opera divina con un manu- 3. Revisione dell’assolutismo cristiano in
fatto umano. La realtà divina che ci è offer- ambito cattolico
ta e manifestata nella rivelazione è rimpiaz-
zata da un concetto di Dio sviluppato arbi- Anche in ambito cattolico l’inizio del No-
trariamente e deliberatamente dall’uomo». vecento ha registrato tendenze contrastanti
Barth suggeriva di non fare alcun confronto in ordine al rapporto con le diverse religioni
perché non c’erano differenze da confronta- e al loro valore salvifico. Da una parte i nuo-
re: «Abbiamo qui una contraddizione esclu- vi contatti con le diverse religioni e gli studi
siva». Anche il cristianesimo come religione, sulla loro storia hanno agevolato un più fa-
teologia, culto, arte, etica, struttura pastora- vorevole riconoscimento del loro significato
le è pura idolatria come le altre religioni. In salvifico, in una prima forma estrema e suc-
questo senso neppure si può dire che il cri- cessivamente in modalità attente alla tradi-
stianesimo sia superiore alle altre in quanto zione, ma progressivamente aperte, dall’altra
religione. Solo come fede in Dio rivelato in il principio tradizionale «fuori della Chiesa
Cristo, esso ha un valore salvifico ed esclu- non c’è salvezza» è stato utilizzato in forme
sivo. «Barth adopera l’analogia del sole: fra ancora rigide ed escludenti.
tutte le religioni false e bugiarde del mon-
do, il cristianesimo è l’unica religione fal- 3.1. Modernismo
sa su cui splende il sole di Gesù Cristo. E ciò
ne fa l’unica religione vera, perché soltanto Le ricerche sulle religioni e la loro storia
i cristiani, grazie a Gesù, capiscono chiara- ebbero influsso anche nel movimento che si
Teologia delle religioni e del dialogo interreligioso 1561

sviluppò in ambito cattolico e venne chiama- dia Italiana Treccani, alla voce Religione scri-
to «modernismo» [Marcasson 1988]. Alcu- veva nel 1936: «Tra i cultori contempora-
ni indizi sono sufficienti per cogliere l’inci- nei di studi storico-religiosi che hanno tenu-
denza dello studio sulle religioni nel movi- to o tengono insegnamenti in università re-
mento modernista. Alfred Loisy (1857-1940), gie, ricorderemo: U. Fracassini, S. Minoc-
mentre studiava teologia all’Istituto catto- chi, U. Pestalozza, R. Petazzoni, N. Turchi,
lico di Parigi, divenne «uditore assiduo dei R. Buonaiuti» [vol. xxix, 32]. Persone che
corsi di assirologia e di egittologia alla Scuo- in un modo o in un altro sono tutte collega-
la pratica di alti studi» dove lui stesso, come te al movimento modernista. Il particolare
conferenziere nella sezione delle scienze re- loro interesse alle scienze della religione indi-
ligiose, inaugurò «nel dicembre 1900 […] ca quanta parte esse abbiano avuto nell’origi-
un corso su I miti babilonesi e i primi capito- ne e nello sviluppo del movimento.
li della Genesi» [Marcasson, 1166 s.]. Dopo
l’abbandono dello stato clericale nel Colle- 3.2. Jean Daniélou, Henri De Lubac
gio di Francia divenne titolare della cattedra
di storia delle religioni dal 1909 al 1931. Er- Una delle prime forme di attenzione teo-
nesto Buonaiuti (1881-1946) nel 1908 ini- logica alle religioni si è sviluppata all’inter-
ziò una rivista «Nova et Vetera», nel cui pri- no delle riflessioni sulla salvezza degli infe-
mo numero scrisse come presentazione ai let- deli. Una volta affermata la volontà di Dio di
tori: «Il fatto religioso […] va esclusivamen- salvare tutti gli uomini [cfr. 1 Tm 2,4], non
te studiato attraverso la psicologia umana, si poteva dire semplicemente che solo i cri-
come sua espressione culminante, e valuta- stiani possono salvarsi. In un primo momen-
to in funzione di tutta l’operosità umana in- to, negli ambienti attenti ai processi culturali
dividuale e collettiva» [Parente 1972, 113]. in corso, si sviluppò la teologia della salvezza
Il suo amico Nicola Turchi «a soli trent’an- degli infedeli per risolvere l’incongruenza di
ni, nel 1912 pubblicava una storia delle reli- chi, pur affermando la volontà divina di sal-
gioni (Fratelli Bocca, Torino) di tutto rispet- vare tutti gli uomini, si trovava costretto ad
to» [Terrin 1988, 2185], di cui una seconda ammettere che la maggior parte dell’umani-
edizione uscì nel 1922 e una terza più ampia tà era esposta al rischio di una eterna danna-
in due volumi nel 1954. Nel 1916 Buonaiuti zione. Già il concilio di Trento (1547) aveva
fondò la «Rivista di scienza delle religioni» prospettato la possibilità della salvezza attra-
che, dopo il secondo numero, venne condan- verso il «battesimo di desiderio». Ma questa
nata dal S. Uffizio (12 aprile) [AAS 8 (1916), dottrina rimaneva in prospettiva personale e
178]. I quattro collaboratori ecclesiastici (E. non riguardava le religioni come tali. Gli sti-
Buonaiuti, B. Motzo, P. Vannutelli, N. Tur- moli ad allargare gli orizzonti venivano in
chi) furono sospesi a divinis, pena revocata il particolare dagli storici delle religioni [ad es.
13 luglio quando prestarono il giuramento Troeltsch 1929; Toynbee 1957] e dalle espe-
antimodernista. Nel 1919 Buonaiuti fondò rienze di missionari che a contatto con am-
una nuova rivista intitolata «Religio» diret- bienti di altre culture religiose, incontrava-
ta da Nicola Turchi con approvazione eccle- no persone di profonda vita spirituale. Pro-
siastica. Dopo due numeri scomparve la ap- blematiche di questo tipo furono vive negli
provazione ecclesiastica e un nuovo diretto- anni Trenta-Quaranta [l’esposizione di tut-
re, G. Farina, sostituì Turchi. La rivista ebbe te le opinioni di quegli anni si può trovare in
vita breve: chiuse dopo il quarto fascicolo del P. Damboriena 1973], ma hanno continuato
secondo anno [Parente 1972, 113]. Buonaiu- a svilupparsi anche in anni recenti. Sorsero
ti nel 1944 curò la traduzione italiana de Il diversi modelli per spiegare la presenza della
Sacro di R. Otto. grazia divina in azione presso tutti i popoli.
Raffaele Petazzoni, che ha diretto la se- Il gesuita Jean Daniélou, creato poi cardina-
zione Storia delle religioni della Enciclope- le da Giovanni Paolo II (1969) nelle sue me-
1562 C. Molari

morie dichiara che «il centro dei miei inte- nezza dell’induismo. Anche cattolici prose-
ressi resta il dialogo con gli uomini religio- guirono per questa strada come il gesuita P.
si appartenenti a tutte le religioni» [1975, Johanns (1881-1955) e soprattutto Jean Da-
142]. Le sue opere, a parte quelle relative alle niélou (1905-1974). Nel Saggio sul mistero
origini cristiane, ruotano attorno al miste- della storia distingue nettamente tra la storia
ro della storia sacra e delle religioni. «Le re- sacra e la storia profana. Quella è scritta da
ligioni naturali testimoniano - ed è ciò che Dio, questa dagli uomini. Solo la storia sacra
c’è in esse di valido - il movimento dell’uo- sviluppa le dinamiche della salvezza. In que-
mo verso Dio, il cristianesimo è il movimen- sto modo il cristianesimo è compimento del-
to di Dio verso l’uomo, che in Gesù Cristo le religioni, con una certa contrapposizione.
giunge a toccarlo, per condurlo a Lui» [Da- Un posto particolare nello sviluppo della
niélou 1963, 131]. In questo senso le religio- teologia delle religioni che considera Cristo
ni sono considerate come una «preparazione come compimento, ma in una prospettiva di-
al vangelo». Queste formule rappresentano versa e con aperture a sviluppi ulteriori, spet-
il traguardo cui erano pervenuti diversi teo- ta al gesuita Karl Rahner (1904-1984). Egli
logi come Yves Congar [1959]. Anche Hen- infatti ha sviluppato un’antropologia tra-
ri De Lubac considera il cristianesimo come scendentale che considera l’uomo per natura
la risposta data da Dio al desiderio profondo aperto al divino e disponibile alla sua rivela-
che Egli stesso suscita nell’uomo, ma al quale zione nella storia. Questo gli ha acconsenti-
l’uomo da solo non sa dare risposta. Lo Spiri- to di porre le premesse di una teologia delle
to di Cristo che ora anima la Chiesa costitui- religioni fondata anche su argomenti filosofi-
sce l’asse portante di tutta la storia salvifica e ci e quindi validi per tutti. Dal punto di vista
la componente unificatrice di tutto il proces- teologico inoltre Rahner ha accentuato forte-
so. «Se, conformemente al disegno di Dio, mente l’azione divina o la grazia come com-
noi ci preoccupiamo della salvezza del gene- ponente della storia umana e delle singole
re umano, se noi crediamo che la sua storia è persone. In una conferenza tenuta a Eichstätt
una realtà e se aspiriamo all’unità, non pos- nel 1961 [Rahner 1969, 533-571] «egli espo-
siamo sfuggire a questa ricerca di un asse e di se un’argomentazione teologica meticolosa-
una forza convogliante e unificatrice, che è lo mente costruita in cui prendeva le consuete
Spirito del Signore che anima la sua Chiesa» dottrine cattoliche e le usava come mattoni
[De Lubac 1968, 107; cfr anche 1946]. per costruire una teologia delle religioni au-
tenticamente rivoluzionaria» [Knitter 2002,
3.3. Karl Rahner 144]. Il punto di partenza delle sue riflessio-
ni è la volontà salvifica di Dio che in Cristo
Nei teologi più aperti al confronto con appare universale, estesa cioè a tutti gli uo-
le religioni la prospettiva della preparazione mini. La volontà divina, argomenta Rahner,
evangelica portò alla teoria del compimen- è efficace, realizza ciò che dispone o, quando
to, secondo la quale la rivelazione ebraico- si tratta dell’uomo libero, offre concrete pos-
cristiana e in particolare il suo vertice, Gesù sibilità di realizzazione. La grazia perciò non
Cristo, venivano considerati una risposta è limitata all’ambito ecclesiale ma è offerta di
adeguata a quella tensione profonda dell’uo- fatto a tutti gli uomini nello spazio concreto
mo verso Dio, che si è espressa e continua ad della loro esistenza. Essa può essere detta cri-
esprimersi anche nelle altre religioni. stiana in quanto tende a realizzare il Regno
Il modello del compimento è stato mol- di Dio annunciato da Gesù Cristo e trova in
to utilizzato ed ha attraversato tutta la pri- lui il suo traguardo finale. Egli è l’attrattore,
ma metà del Novecento. Le prime espressioni la forza fascinosa che attira le dinamiche del-
sorsero in rapporto all’induismo. Il missio- la storia. Tutti gli uomini senza saperlo sono
nario anglicano J.N. Farquhar [1913] presen- orientati a Cristo, che è la causa finale del loro
tò il cristianesimo come compimento o pie- cammino. Tutti tendono a realizzare il gran-
Teologia delle religioni e del dialogo interreligioso 1563

de progetto che l’amore di Dio costruisce nel- zione alle «relazioni della Chiesa con le re-
la storia umana. In questo senso Gesù è consi- ligioni non-cristiane», approvata il 28 ot-
derato come salvatore assoluto, non come co- tobre 1965. Dalle prime parole è designata
lui che causa efficientemente la salvezza, ma con la formula Nostra Aetate. In essa i padri
colui che presenta il traguardo al quale la sto- conciliari hanno riconosciuto che l’«intimo
ria religiosa dell’umanità è orientata. La gra- senso religioso» proprio a tutti i popoli de-
zia di Dio e il suo amore trovano in lui il fine riva da «una certa percezione di quella for-
supremo al quale tendono. Per questi motivi za arcana che è presente al corso delle cose e
Rahner qualificò come «cristiani anonimi» agli avvenimenti della vita umana» [NAe 2;
i seguaci di altri religioni [Rahner 1968]. La EV 1, 856]. Di conseguenza hanno afferma-
Chiesa, secondo lui, non dovrebbe ritener- to che «la Chiesa cattolica non rigetta nul-
si l’ambito esclusivo dell’azione divina, ben- la di quanto è vero e santo in quelle religio-
sì «l’avanguardia storicamente inquadrata di ni. Essa considera con sincero rispetto quei
un immenso esercito in marcia, l’esplicita or- modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle
ganizzazione storica e sociale di ciò che il cri- dottrine che, quantunque in molti punti dif-
stianesimo è convinto venga accordato agli feriscano da quanto essa stessa crede e propo-
uomini come realtà nascosta al di fuori del- ne, tuttavia non raramente riflettono un rag-
la Chiesa visibile» [Rahner 1969 (or. 1961), gio di quella verità che illumina tutti gli uo-
569]. La sua formula ha suscitato un’ampia mini […]. Essa perciò esorta i suoi figli perché
discussione [cfr. Röper 1966; Fédou 1996, 72- con prudenza e carità, per mezzo del dialogo
78; Verweyen 2004]. Knitter osserva in meri- e la collaborazione con i seguaci della altre re-
to «Rahner propose questa visione dei cri- ligioni […], riconoscano, conservino e faccia-
stiani anonimi soltanto per i suoi fratelli e so- no progredire i valori spirituali, morali e so-
relle cristiani […]. Il suo intento era quello di cio-culturali che si trovano in essi» [NAe 2;
liberare i cristiani dalle loro opinioni negative EV 1, 857].
su quelli che sono fuori della Chiesa e di met- La ragione dell’atteggiamento positivo nei
terli in grado di rendersi conto che Dio è mol- confronti delle religioni, già indicata nella
to più grande di loro» [Knitter 2002, 155]. Costituzione dogmatica sulla Chiesa [Lumen
Anche chi non concorda con la sua prospet- Gentium, 21 novembre 1964], è la convinzio-
tiva riconosce che K. Rahner «con il suo ap- ne della volontà salvifica universale di Dio, il
proccio innovativo […] ha dato la spinta ini- quale, «come salvatore vuole che tutti gli uo-
ziale a una “teologia delle religioni” che non mini siano salvati (cfr. 1 Tim 2,4)» [LG 16,
ha cessato da allora di svilupparsi e di evolver- 326]. Ciò vale anche per «coloro che senza
si» [Aebischer, 322]. colpa da parte loro non sono ancora arriva-
ti a una conoscenza esplicita di Dio, e si sfor-
zano, non senza la grazia divina, di condurre
4. Il concilio Vaticano II una vita retta. Poiché tutto ciò che di buono
si trova in loro, è ritenuto dalla Chiesa come
Il concilio Vaticano II (1962-1965) ha ini- una preparazione al Vangelo» [ibidem]. Nel-
ziato una nuova era, in ambito cattolico, non la costituzione pastorale [Gaudium et spes, 7
solo per le dichiarazioni fatte, ma anche per dicembre 1965] è espressa la stessa convinzio-
lo spirito di dialogo e di rispetto delle altre ne quando si dice: nel cuore «di tutti gli uo-
religioni che ha diffuso. Non ha sviluppato mini di buona volontà lavora invisibilmente
«una teologia delle religioni, ma ha aperto la grazia […] perciò dobbiamo ritenere che lo
le braccia a tutte le religioni per riconoscere Spirito Santo dia a tutti la possibilità di veni-
le loro spirituali ricchezze» [Massein 1988, re a contatto, nel modo che Dio conosce, col
2124]. In diversi suoi documenti il concilio mistero pasquale» [GSp 22; EV 1, 1389].
ha parlato del rapporto con le altre religioni. Anche nel decreto sulle missioni [Ad Gen-
In modo specifico ha dedicato una dichiara- tes, 7 dicembre 1965] il concilio ha ricono-
1564 C. Molari

sciuto che nelle religioni vi sono «elementi giunge: «si può vedere come questi elementi,
di verità e di grazia […] per una nascosta pre- quale preparazione al Vangelo, abbiano svol-
senza di Dio in mezzo alle genti» [AG 9; EV to e svolgano tuttora un ruolo provvidenzia-
1, 1109]. Ha invitato conseguentemente i fe- le nell’economia divina della salvezza» [DA
deli «a conoscere bene le tradizionali nazio- 17; EV 13, 307]. Su questa conclusione tutta-
nali e religiose degli altri, lieti di scoprire e via le interpretazioni non sono unanimi. Jac-
pronti a rispettare quei germi del Verbo, che ques Dupuis, richiamando anche l’opinione
in essi nascondono» [AG 11; EV 1, 1112]. di K. Rahner, conclude: «La questione non
Il riconoscimento dei valori religiosi av- riceve una risposta esplicita. Anche se mol-
viene quindi nella convinzione che la Chie- to di ciò che è affermato dal concilio suggeri-
sa deve «annunciare incessantemente Cri- sce una risposta positiva, la conclusione non
sto, che è la via, la verità e la vita (Gv 14,6) è sicura» [Dupuis 2001, 133]. La teologia e
in cui gli uomini devono trovare la pienezza il magistero ecclesiale hanno poi sviluppato
della vita religiosa e in cui Dio ha riconciliato questa convinzione [cfr. infra, 6.2. Religioni
a se stesso tutte le cose». «La Nostra aetate è vie di salvezza].
inseparabile dalla Lumen Gentium e dall’Ad
Gentes. Il concilio proclama la fede nell’uni-
cità del Cristo rivelatore e salvatore. Appun- 5. Dialogo: precursori, documenti cattolici e
to per questo guarda con rispetto e ammi- gesti significativi
razione alla storia spirituale dell’umanità»
[Ries 1992, 483, 488 s.] In ambito cristiano il dialogo con le altre
Quanto al significato salvifico delle reli- religioni era già iniziato da tempo, ma in for-
gioni il concilio ha valorizzato le precedenti me ristrette e riservate a piccoli ambiti di cre-
acquisizioni teologiche sulla salvezza dei non denti, soprattutto monaci e persone di eleva-
cristiani e su Cristo come compimento delle ta spiritualità. I primi atti pubblici e solenni
religioni e ha costituito uno stimolo di acce- celebrati già alla fine del secolo XIX suscita-
lerazione nella riflessione cattolica. rono sospetti e reazioni negative nelle Chie-
Se quindi la Chiesa svolge rettamente il se, anche perché non sempre accompagna-
suo compito, allora «quanto di buono si tro- ti da un corredo teologico adeguato. I rischi
va seminato nel cuore e nella mente degli uo- paventati erano da una parte il relativismo e
mini, o nei riti particolari o nelle culture dei dall’altra il sincretismo. Questi timori sono
popoli, non solo non va perduto, ma viene sa- riemersi quando i cambiamenti sociali e cul-
nato, elevato e perfezionato per la gloria di turali hanno reso necessario un confronto
Dio, la confusione del demonio e la felicità continuo. In ambito cattolico già prima del
dell’uomo» [LG 17; EV 1 327 ripreso in AG concilio Vaticano II alcuni profeti del dialo-
9; EV 1, 1109]. go interreligioso avevano avviato esperien-
Alcune espressioni conciliari sembrano ze significative. È sufficiente ricordare Luigi
mettere in luce che non solo le singole per- Massignon (1883-1962) per il rapporto con
sone o i popoli, bensì anche le strutture reli- l’islam, Jules Monchanin (1895-1957 Para-
giose, le dottrine e i riti possono essere ambi- ma Arubi Anandam), Henri Le Saux (1910-
ti dell’azione divina per la salvezza di coloro 1973 Awami Abhishiktananda) e Bede Grif-
che vi appartengono e li utilizzano. Lo stes- fits (1906-1993 Swami Dayananda) per l’im-
so magistero ha poi riconosciuto che «que- mersione nell’induismo, Hugo M. Enomiya
sti pochi riferimenti bastano per dimostrare Lasalle (1898-1990) e Thomas Merton (1915-
che il concilio ha riconosciuto apertamente la 1968) per il dialogo con il buddismo.
presenza di valori positivi non solo nella vita Ma solo con il concilio Vaticano II la
religiosa del singolo credente delle altre tra- Chiesa cattolica ha accolto lo stimolo di que-
dizioni religiose, ma anche nelle stesse tradi- sti precursori. Una volta ammesso il princi-
zioni religiose alle quali appartengono» e ag- pio del dialogo fu necessaria una profonda
Teologia delle religioni e del dialogo interreligioso 1565

revisione di alcuni principi e di alcune pra- forma della curia romana, Pontificio consi-
tiche missionarie. Il passo fondamentale fu glio per il dialogo interreligioso. Nel marzo
quello di inserire il dialogo nella missione 2006 è stato inserito nel Consiglio per la cul-
per mettere in circolo quei beni che la tradi- tura, ma dopo poco è stato ristabilito nella
zione cristiana ha sviluppato nei due millen- sua autonomia. Il Consiglio ha pubblicato i
ni della sua storia, e per riconoscere ed acco- documenti: L’atteggiamento della Chiesa cat-
gliere quei beni spirituali che le altre tradi- tolica di fronte ai seguaci di altre religioni, ri-
zioni hanno maturato nella loro esperienza. flessioni e orientamenti di Dialogo e Missione
In tale modo l’incontro delle religioni avreb- [1984 a venti anni dalla fondazione, «AAS»
be potuto aiutare l’umanità verso traguardi 76 (1984), 816-828; EV 9, 988 ss.], e Dialo-
inediti di fraternità, di giustizia e di pace. go e Annuncio, 19 maggio 1991, quest’ulti-
In queste nuove condizioni le riflessioni mo congiuntamente con la Congregazione
sono state impostate con rigore dalla teolo- per l’evangelizzazione dei popoli. Essi han-
gia cristiana e hanno già trovato riflessi no- no avuto una notevole portata dottrinale e
tevoli nei documenti del magistero cattoli- pratica. Costituiscono infatti l’indicazione
co, che pure ha indicato limiti e ha avanza- delle ragioni per le quali la Chiesa cattolica
to riserve nei confronti di alcune impostazio- intende impegnarsi nel dialogo interreligio-
ni dottrinali e di iniziative pratiche. Il cam- so. Se le religioni contengono valori signifi-
mino della riflessione teologica, infatti, non cativi in ordine alla salvezza «la Chiesa, ri-
è proceduto sempre in modo spedito e armo- conoscendolo, è spinta a entrare in dialogo e
nico. Ha richiesto a volte confronti rinnova- […] collaborazione» [DeA 17; EV 13, 307].
ti e sollecitato il ricupero non sempre facile Il «dialogo interreligioso è veramente parte
di tradizioni dimenticate. Alcuni dati però del dialogo di salvezza iniziato da Dio» [n.
sono acquisiti. Il primo è l’assoluta necessi- 80 EV 13, 377] anche perché «alle volte il
tà del dialogo interreligioso, perché l’unifi- modo secondo cui i cristiani comprendono la
cazione degli orizzonti umani non può rea- loro religione e la vivono può aver bisogno di
lizzarsi senza il contributo della religioni. Il purificazione» [DeA 32; EV 13, 322]. Il dia-
secondo è che il dialogo deve tendere alla ri- logo è considerato urgente anche per il fatto
cerca comune della verità sull’uomo e sul suo che i cristiani hanno qualcosa di imparare in
destino, come fondamento della pace univer- ordine alla salvezza.
sale. Un terzo dato acquisito è che il dialogo Il Consiglio per il dialogo interreligio-
non può mirare a realizzare una unica reli- so nel 1993 ha istituito la fondazione Nostra
gione mondiale bensì alla purificazione pro- Aetate, il cui scopo principale è istituire bor-
gressiva di tutte le religioni: «Chi volesse se di studio per studenti appartenenti ad al-
puntare all’unificazione delle religioni come tre religioni che desiderano migliorare la loro
risultato del dialogo interreligioso, può solo conoscenza del cristianesimo in una delle ac-
restarne deluso. Nelle nostre circostanze sto- cademie e università pontificie a Roma [Fitz-
riche una cosa simile è difficilmente possibi- gerald 2008, 248].
le e forse non è nemmeno auspicabile» [Rat-
zinger 2007, 82 (ed. or. 1988)]. 5.2. Gesti significativi

5.1. Consiglio per il dialogo interreligioso Più che i documenti furono soprattutto
alcune clamorose iniziative di Giovanni Pao-
Per disciplinare e promuovere le attività lo II a dare una forte spinta alla trasforma-
di dialogo Paolo VI, nel giorno di Penteco- zione della sensibilità e del pensiero cattoli-
ste del 1964, ha istituito un apposito organi- co. La decisione di convocare ad Assisi i rap-
smo della curia romana: il Segretariato per i presentanti delle diverse religioni (27 otto-
non cristiani, divenuto nel 1988 con la costi- bre 1986) scosse molti settori della comunità
tuzione Pastor Bonus, che realizzava una ri- cattolica e rivelò gli atteggiamenti di chiusu-
1566 C. Molari

ra ancora molto diffusi in vari ambiti dei fe- a) La Conferenza della religioni per la
deli, ma anche nella curia romana e nella ge- pace (WCRP) è stata fondata nel 1969 da
rarchia. Seguirono poi le giornate di preghie- Nikkyo Niwano (1906-1999), buddista giap-
ra europea per la pace nei Balcani (9-10 gen- ponese iniziatore con Myoko Nagonuma del
naio 1993) e quella internazionale «per la Movimento laico buddista Risso Kosei Kai
pace nel mondo», in occasione della seconda (1928). La WCRP è un movimento multi-
guerra del golfo (24 gennaio 2002). Queste religioso internazionale che riunisce perso-
iniziative hanno rappresentato un momento ne di differenti fedi religiose con lo scopo
di coagulo per un processo che sta crescen- di pregare e operare per la pace e per i dirit-
do nei popoli e coinvolge persone, istituzio- ti umani attingendo al tesoro spirituale del-
ni e organismi internazionali sempre più nu- le diverse tradizioni religiose. Molti incon-
merosi. Le religioni hanno rinnovato il loro tri sono stati realizzati in passato fra creden-
impegno pubblico riassunto nel grido di ti di diverse religioni al fine di unire i loro
Giovanni Paolo II: «mai più violenza! Mai sforzi per contribuire a realizzare un mondo
più guerra! Mai più terrorismo! In nome di più pacifico e umano. Alcuni di essi hanno
Dio ogni religione porti sulla terra giustizia avuto luogo negli anni successivi all’ultimo
e pace, perdono e vita, amore!». L’insistenza conflitto mondiale, con la partecipazione di
del papa su questi temi, a giudizio degli stes- indiani, giapponesi e americani. A seguito di
si musulmani, ha consentito di evitare quello una riunione tenuta a New Delhi nel 1968
scontro di civiltà, che era stato annunciato e è stata convocata la prima conferenza mon-
sembrava ormai avviato. diale, che ha avuto luogo a Kyoto, in Giap-
Altri gesti di Giovanni Paolo II hanno co- pone, nel 1970. La seconda è stata tenuta a
stituito icone emblematiche di un dialogo Lovanio, in Belgio, nel 1974, la terza a Prin-
teso a superare contrasti più che secolari. Ba- ceton, negli Stati Uniti, nel 1979, la quar-
sti ricordare la prima visita di un papa alla si- ta a Nairobi, in Kenya, nel 1984, la quinta
nagoga di Roma (13 aprile 1986), l’incontro a Melbourne in Australia, nel 1989, la sesta
con i giovani musulmani nello stadio di Ca- a Riva del Garda in Italia, nel 1994 e la set-
sablanca in Marocco (19 agosto1985), il pel- tima ad Amman, in Giordania nel 1999. La
legrinaggio a Gerusalemme con la preghiera Conferenza ha un’organizzazione a livello
a Yad Vashem, luogo del ricordo della Shoah, mondiale, con una segreteria internaziona-
e al Muro del pianto (20 e 26 marzo 2000), e le che ha sede attualmente a Genève e a New
la visita alla Moschea degli Omayyadi di Da- York (WCRP/International). A livello con-
masco (6 maggio 2001). tinentale sono state create conferenze regio-
nali per l’Africa, l’Asia, l’America del Nord
5.3. Dialoghi interreligiosi internazionali e l’Europa. A livello nazionale vi sono se-
gretariati in Australia, Austria, Bangladesh,
Per lo sviluppo del dialogo interreligioso Belgio, Canada, Croazia, Francia, Germa-
particolare importanza hanno acquistato al- nia, Giappone, Giordania, India, Indone-
cune strutture tra cui sono almeno da ricor- sia, Israele, Italia, Olanda, Pakistan, Regno
dare: la Conferenza mondiale delle religioni Unito e Irlanda, Russia, Senegal, Stati Uni-
per la pace e gli Incontri Internazionali inter- ti, Sud Africa, Tailandia, e gruppi di aderen-
religiosi organizzati dalla Comunità catto- ti in diversi altri paesi, fra i quali la Cina. La
lica di Sant’Egidio di Roma. Ad esse si può Conferenza è indipendente da ogni pote-
aggiungere una struttura operativa: il Con- re politico ed economico ed è riconosciuta
siglio interreligioso per la pace. Oltre le ini- come organizzazione non governativa dalle
ziative di queste strutture numerosi altri dia- Nazioni Unite, presso le quali ha svolto una
loghi tra rappresentanti di diverse religioni si preziosa funzione specialmente in occasione
stanno moltiplicando attraverso organismi delle due sessioni speciali sul disarmo e dove
presenti ormai in tutte le principali religioni. svolge un ruolo consultivo presso il Consi-
Teologia delle religioni e del dialogo interreligioso 1567

glio economico e sociale (ECOSOC) e pres- to è di visitare i luoghi di violenza e di guer-


so l’Unesco. ra per offrire un contributo interreligioso
b) Gli incontri internazionali religiosi del- alla soluzione giusta e non violenta dei con-
la Comunità di sant’Egidio sono stati orga- flitti. Molti erano convinti «che le comuni-
nizzati per mantenere vivo lo spirito della tà religiose passassero troppo tempo a parlare
Giornata mondiale di preghiera di Assisi del di problemi interni alle religioni o di caratte-
1986. Essi sviluppano un tema di riflessione re interreligioso, e troppo poco a parlare dei
con lo scopo di promuovere la conoscenza re- problemi assai più gravi che fronteggiamo e
ciproca e il dialogo tra le religioni, nell’oriz- che intimoriscono tutti noi: i problemi della
zonte della pace. povertà, della violenza, dell’ingiustizia e del
Ai due incontri di Roma (La preghiera degrado ambientale» [Knitter 2005, 480].
alla radice della pace, 1987; Uomini di pre-
ghiera in cerca di pace, 1988) ha fatto seguito 5.4. Condizioni per un dialogo autentico
quello di Varsavia (Mai più la guerra, settem-
bre 1989) in occasione dei cinquanta anni La pratica del dialogo ha sollecitato la ri-
dall’inizio della seconda guerra mondia- flessione sulle condizioni per un dialogo au-
le. Quindi si sono tenuti gli incontri di Bari tentico. Esse sono diversamente elencate ma
(Un mare di pace tra Oriente ed Occiden- sostanzialmente possono essere ricondot-
te, 1990), Malta (Le religioni per un mare di te ad alcuni atteggiamenti spirituali neces-
pace, 1991) e Bruxelles (L’Europa, le religioni sari per l’ascolto della Parola che in qualche
e la pace, 1992). Nel 1993 l’incontro si è re- modo risuona nelle parole umane. Il cardina-
alizzato a Milano (Terra degli uomini, invo- le Joseph Ratzinger li ha sintetizzati in modo
cazioni a Dio) e, negli anni seguenti, ad Assi- efficace: «Il dialogo nasce soltanto dove non
si (Amici di Dio, testimoni di pace, 1994) e c’è solo il parlare, ma anche l’ascoltare e dove
a Firenze (Terre e cieli di pace, 1995). Nello nell’ascoltare si compie l’incontro, nell’in-
stesso 1995 una riunione particolare si ten- contro la relazione e nella relazione la com-
ne nel cuore della Città Santa sul tema «In- prensione quale approfondimento e trasfor-
sieme a Gerusalemme: ebrei, cristiani e mu- mazione dell’esistenza […]. Se parliamo di
sulmani». Dopo il convegno di Roma (La dialogo in senso stretto, allora intendiamo
pace è il nome di Dio, 1996) e quello di Pa- un discorso nel quale viene dibattuto qual-
dova-Venezia (Conflitto o incontro: religio- cosa che perviene all’essere stesso, alla perso-
ni e culture a un bivio, 1997) l’anno seguen- na stessa, cosicché non solo aumenta la quan-
te si ebbe l’eccezionale incontro di Bucarest tità di quello che si sa e si può, ma viene toc-
sul tema La pace è il nome di Dio: Dio, l’uo- cato, purificato e reso più profondo lo stesso
mo, i popoli, per la prima volta organizzato essere-persona, il poter-essere dell’essere per-
dalla Comunità insieme alla Chiesa ortodos- sona. In questo modo si svela però un’ulte-
sa di Romania. La presenza di numerosi pa- riore dimensione del dialogo». Citando poi
triarchi ortodossi e cardinali, ma soprattut- l’esperienza di Agostino e della sua conver-
to il nuovo clima di dialogo ha aperto la stra- sione spiega: «Agostino arriva a stabilire che
da alla prima visita del papa in un paese orto- gli amici della piccola comunità si potevano
dosso, avvenuta a Bucarest pochi mesi dopo. ascoltare reciprocamente, si potevano capi-
Ha concluso il secolo l’incontro di Genova re a vicenda, perché tutti ascoltavano insie-
(1999 Chiese sorelle, popoli fratelli) e di Li- me il maestro interiore, la verità. Gli uomi-
sbona (2000 Oceani di pace: religioni in dia- ni si possono capire tra loro, poiché essi non
logo). sono nient’affatto isole separate dell’essere,
c) Il Consiglio interreligioso per la pace ma comunicano nella stessa verità. Si incon-
è un’organizzazione non governativa sorta trano tanto più quanto più essi toccano ciò
poco dopo la sessione del Parlamento mon- che li unisce effettivamente, la verità. Senza
diale delle religioni del 1993. Il suo compi- questo ascoltare interiormente il fondamen-
1568 C. Molari

to comune, il dialogo rimarrebbe una dispu- teologia del compimento, che in ambito cat-
ta tra sordi» [2008 (ed. or. 1987), 190, 191 tolico è stata dettagliatamente proposta da
ss.]. Per questo anche l’annuncio del Vange- Jean Daniélou; la teologia che distingue la
lo non può essere una semplice imposizione storia generale della salvezza, in cui sono in-
di un dato ma un ascolto profondo che di- serite le diverse strutture religiose come mez-
venta anche accoglienza della verità altrui. zi di salvezza per i loro adepti, e la storia spe-
«L’annuncio deve necessariamente diventa- ciale che ha come mezzo ordinario e univer-
re un processo dialogico. All’altro non si dice sale di salvezza la Chiesa cristiana; la teolo-
qualcosa di completamente ignoto, ma si di- gia delle sacramentalità secondo la quale solo
schiude la profondità nascosta di ciò che egli la Chiesa è strumento di salvezza alla qua-
ha già sperimentato nella sua fede. E d’altra le però possono pervenire anche i seguaci di
parte colui che annuncia non è semplicemen- altre religioni per le loro buone disposizioni
te uno che dà, ma è anche uno che riceve. In personali.
questo senso nel dialogo interreligioso do- La distinzione che subito si è imposta è
vrebbe avvenire quello che Cusano ha espres- stata quella introdotta dai pluralisti (tutte
so come desiderio e speranza nella sua visione le religioni sono vere) che negli anni Ottan-
del concilio celeste: il dialogo tra le religio- ta hanno distinto la loro posizione dall’esclu-
ni dovrebbe diventare sempre più un ascolto sivismo (solo il cristianesimo è una religione
del Verbo, che ci indica l’unità in mezzo alle vera) e dall’inclusivismo (le religioni hanno
nostre divisioni e contraddizioni» [Ratzin- una verità parziale che in Cristo trova la pie-
ger 2007, 85]. nezza). Alcuni hanno distinto due forme di
pluralismo: quello relativista e quello conver-
gente (tutte le religioni hanno frammenti di
6. Sviluppi teologici: diversi modelli verità che tendono ad una pienezza futura).
Molti ritengono inadeguata o inutile que-
Il moto impresso nella vita ecclesiale cat- sta suddivisione. Il gesuita cingalese Pieris,
tolica dal concilio Vaticano II, ma soprattut- ad esempio, già nel 1993 scriveva: «Mi sono
to la pratica del dialogo interreligioso ha sti- ritrovato ad appropriarmi gradualmente di
molato la riflessione teologica e ha consen- una tendenza dell’Asia, che adotta un para-
tito gesti di grande impatto simbolico. Tut- digma in cui le tre succitate categorie (esclu-
to ciò ha contribuito in modo determinante sivismo, inclusivismo e pluralismo) sono pri-
allo sviluppo di una nuova teologia delle re- ve di senso» [1993, 130]. Anche in Occi-
ligioni e in particolare ha reso possibili pas- dente vari teologi ritengono inutile questa
si ulteriori nel riconoscimento delle religio- distinzione [cfr. Barnes 1989; Gäde 2002,
ni come possibili vie di salvezza. Nel contem- 2004]. Alcuni di costoro propongono l’inte-
po sono tuttavia emerse anche profonde re- riorismo come soluzione che renderebbe vana
sistenze presenti ancora nelle comunità cri- ogni altra distinzione, giacché sosterrebbe la
stiane all’accettazione del dialogo interreli- presenza di Cristo già all’interno di tutte le
gioso e di una teologia delle religioni. In que- religioni, come il Vangelo di Cristo è già pre-
sta fase la divisione tra i teologi non corri- sente nel Primo Testamento e ne costituisce
sponde a quella delle diverse Chiese e comu- il compimento.
nità cristiane. Le varie opinioni infatti sono Monique Aebischer-Crettol [2001] pro-
trasversali nelle varie comunità. Ci sono an- pone una suddivisione molto più articolata.
che modi molto vari di distinguere le diver- Distingue infatti la cristologia inclusiva co-
se opinioni. stitutiva [Daniélou, Rahner]; la cristologia
Pierre Massein [1988, 2120-2126] distin- inclusivista normativa [Küng, Hans Kessler -
gue quattro tendenze nel primo periodo del Karl-Joseph Kuschel; Andreas Roessler; Ga-
Novecento: la teologia dialettica protestante vin D’Costa], il geocentrismo pluralista uni-
che ha in Karl Barth l’esponente più noto; la tivo: Cristo con le religioni in compagnia
Teologia delle religioni e del dialogo interreligioso 1569

di altre figure religiose [John Hick, Paul F. ria nelle Chiese cristiane. Gli esclusivisti di-
Knitter]; geocentrismo pluralista conseguen- cono: «solo Gesù è il mediatore di Dio per
te: il mistero di Cristo dentro le religioni la salvezza dell’uomo e solo la Chiesa ne è
[Raimon Panikkar]; il mistero di Cristo sco- il prolungamento nella storia umana». Essi
nosciuto [Jospeph A. DiNoia, John B. Cobb, si richiamano al carattere assoluto ed unico
Reinhold Bernhardt, Michael von Brueck] dell’evento cristiano.
Anche Paul F. Knitter propone una sud-
divisione quadripartita. In prospettiva feno- 6.2. Religioni vie di salvezza
menologica elenca infatti i modelli: della so-
stituzione, totale o parziale [una sola vera re- La teologia cattolica, già dagli anni Cin-
ligione, Knitter 2005, 47-132]; del compi- quanta, aveva affrontato il problema se le re-
mento [l’Uno dà compimento ai molti: ibi- ligioni possano essere mezzo di salvezza per
dem, 133-218]; della reciprocità [molte reli- i loro seguaci. Alcuni avevano timidamen-
gioni vere chiamate al dialogo: ibidem, 219- te avanzato una risposta positiva ma con ac-
299]; della accettazione [molte religioni vere, centuazioni diverse. «Per alcuni tali elemen-
e così sia: ibidem, 343-468]. ti positivi rappresentavano soltanto dei doni
divini inseriti nella natura dell’uomo, men-
6.1. Esclusivismo cristiano tre per altri si trattava […] di elementi o “semi
di verità e di grazia” che costituivano dei
Alle iniziative di dialogo non sono man- doni personali di Dio ai popoli, rinvenibi-
cate reazioni negative soprattutto da parte di li nelle loro tradizioni». La differenza tra le
coloro che non hanno accettato le aperture due interpretazioni è notevole: «Nel primo
conciliari in tema di dialogo e di libertà reli- caso, l’uomo rimane impotente nei riguardi
giosa. Essi hanno ripreso e ampliato tenden- della sua salvezza; nel secondo, Dio gli ten-
ze molto diffuse quando era comune la con- de la mano attraverso la tradizione religiosa
vinzione che «fuori della Chiesa non vi è sal- cui egli appartiene. Nel primo caso, l’uomo
vezza». Già sotto Pio XII il gesuita statuni- può essere salvato da Dio al di fuori di e no-
tense L. Feeney, richiamandosi a questa dot- nostante la sua appartenenza a tale o tal’altra
trina, aveva sostenuto che anche tutti i cri- tradizione religiosa; nel secondo lo è in essa
stiani non cattolici erano destinati all’infer- e, in qualche modo, attraverso di essa» [Du-
no. La sua posizione fu riprovata dal s. Uf- puis 2001, 21].
fizio con una lettera inviata all’Arcivescovo Dopo il concilio e le sue affermazioni
di Boston nel 1949. Ma nonostante i passi tendenzialmente positive, la teologia catto-
di alcuni teologi era rimasta la convinzione lica non avrà difficoltà a procedere oltre in
che almeno per i seguaci delle altre religioni questa direzione ed affermare che le religio-
il principio valesse in modo assoluto. Anche ni non cristiane possono essere: «un mez-
dopo il concilio alcuni, soprattutto nell’am- zo positivo per guadagnare la giusta relazio-
bito dei gruppi di cristiani tradizionalisti, ne con Dio e dunque conseguire la salvezza,
hanno continuato a sostenere la stessa con- un mezzo che è pertanto positivamente in-
vinzione. Secondo H. van Straelen, ad esem- cluso nel disegno di salvezza di Dio» [Rah-
pio, la Chiesa deve continuare a credere come ner 1977, 402, 109; 1981]. La Commissione
«ha sempre insegnato» che, cioè «per otte- teologica consultiva della Federazione del-
nere la salvezza, l’uomo deve accettare il mes- le conferenze dei vescovi asiatici ha afferma-
saggio del Vangelo, rigettare i falsi dei e vol- to con chiarezza: «La Chiesa in Asia è stata
gersi al Dio vivente di Abramo, d’Isacco e di condotta dalla sua esperienza delle altre reli-
Giacobbe, così come si è rivelato in Gesù Cri- gioni alla valutazione positiva del loro ruolo
sto» [1994, 281]. nella economia divina della salvezza. Questo
Abitualmente questa posizione viene apprezzamento è basato sui frutti dello Spiri-
chiamata esclusivista ed è oggi minorita- to percepite nelle vite dei credenti delle altre
1570 C. Molari

religioni» [FABC 1987, n. 7]. A sua volta la za in Gesù Cristo, anche se non lo riconosco-
Commissione teologica internazionale, con no come il loro Salvatore» [DeA 29; EV 13,
espressioni più prudenti, scrive: «A moti- 319]. Conseguentemente la Chiesa non è più
vo della presenza dello Spirito di Cristo nel- considerata come il Regno di Dio sulla ter-
le religioni, non si può escludere la possibili- ra, ma come «serva del regno perché serva di
tà che queste, come tali, esercitino una certa Cristo» per cui «la missione della Chiesa è
funzione salvifica, aiutino cioè gli uomini a far crescere “il regno del Signore nostro e del
raggiungere il fine ultimo […]. Sarebbe diffi- suo Cristo” (Ap 11,15), di cui è serva» [DeA
cile pensare che abbia valore salvifico quanto 35; EV 13, 325]. Giovanni Paolo II più vol-
lo Spirito Santo opera nel cuore degli uomini te ha richiamato l’azione dello Spirito santo
presi come individui e non lo abbia quanto lo nella storia umana: «da questi testi emerge
stesso Spirito opera nelle religioni e nelle cul- gradualmente un insegnamento costante: lo
ture» [CTI 1997, n. 84]. Spirito santo è presente e attivo nel mondo,
Il magistero papale, invece, «è contras- nei membri delle altre religioni e nelle stesse
segnato da una certa ambiguità. Se Pao- tradizioni religiose» [Dupuis 2001, 141].
lo VI sembra chiaramente fermo alla teo-
ria del compimento, così come veniva inte- 6.3. Teologia dell’inclusivismo
sa tradizionalmente prima del concilio, Gio-
vanni Paolo II, soprattutto per la sua enfa- L’inclusivismo «partendo dall’universali-
si sull’universalità dell’attiva presenza del- tà del mistero di Cristo […] concepisce l’uni-
lo Spirito Santo nelle stesse tradizioni reli- cità del cristianesimo come un’unità d’inclu-
giose, appare più positivo e dimostra una più sione che ingloba tutti i valori di verità e di
forte inclinazione verso una prospettiva più bontà di cui le altre religioni possono essere
ampia, senza tuttavia dedurne le conclusioni portatrici» [Geffré 2006, 218]. Gli inclusi-
implicite o andare chiaramente al di là del- visti costituiscono oggi, in ambito cristiano,
la concezione conciliare del compimento» il gruppo più numeroso, ma si presentano in
[Dupuis, 2001, 147-148]. Già però l’encicli- forme variegate, fra di loro intrecciate. La
ca Redemptoris missio di Giovanni Paolo II [7 loro distinzione non è sempre adeguata per-
dicembre 1990, in «AAS», 83 (1991), 249- ché molte prospettive si sovrappongono.
340] riconosce che «la presenza e l’attività Una prima opinione sottolinea il compi-
dello Spirito non toccano solo gli individui, mento dei valori religiosi realizzato in Cri-
ma la società e la storia, i popoli, le culture, sto, per cui tutto ciò che in frammenti si tro-
le religioni» [n. 28] e ammette che in ordine va altrove, si crede che debba essere già stato
alla salvezza esistono «mediazioni partecipa- vissuto e presentato da Cristo in pienezza o
te di vario tipo» [n. 5]. L’istruzione Dialogo in modo compiuto. Da Gesù Cristo sono sta-
e annuncio [19 maggio 1991, in «AAS», 84 ti inseriti nella storia umana in modo da po-
(1992), 414-446; EV 13, 287-386] pubblica- ter essere accolti da tutti (inclusivismo costitu-
ta dal Pontificio consiglio per il dialogo inter- tivo). Abitualmente i cattolici che apparten-
religioso e dalla Congregazione per l’evange- gono a questo gruppo estendono la qualifi-
lizzazione dei popoli, a proposito «di tutti gli ca anche alla Chiesa. La formula che essi uti-
uomini e di tutte le donne che sono salvati», lizzano non è più quella tradizionale: «fuori
chiaramente scrive: «Il mistero di salvezza della Chiesa non c’è salvezza», bensì «senza
li raggiunge, per vie conosciute da Dio, gra- la Chiesa non c’è salvezza». Essi intendono
zie all’azione invisibile dello Spirito di Cri- affermare, così, l’esclusione dalla salvezza di
sto. È attraverso la pratica di ciò che è buono coloro che rifiutano i valori di cui la Chiesa è
nelle loro proprie tradizioni religiose e seguen- mediatrice nella storia umana. Coloro inve-
do i dettami della loro coscienza, che i mem- ce che, pur non appartenendo alla Chiesa, ne
bri delle altre religioni rispondono positiva- accettano, anche inconsapevolmente, le pro-
mente all’invito di Dio e ricevono la salvez- poste salvifiche entrano nel regno.
Teologia delle religioni e del dialogo interreligioso 1571

Una seconda modalità di inclusivismo Pannenberg può essere incluso in questo tipo
presenta Cristo (e conseguentemente la di inclusivismo: dopo aver chiarito il caratte-
Chiesa) come norma definitiva per giudicare re universale della prospettiva di Gesù (cita
le altre forme religiose, per cui chi segue Cri- per questo Lc 13, 29: «verranno da oriente
sto o appartiene alla Chiesa possiede il me- e occidente» e Mt 25, 40: «quello che ave-
tro di valutazione per cogliere il bene presen- te fatto ad uno dei più piccoli»), conclude:
te nelle altre religioni e per individuarvi le vie «Gesù quindi resta il criterio finale per tutti
della salvezza e i mali che la impediscono (in- gli esseri umani, mentre solo i membri della
clusivismo normativo). Costoro difendono sua Chiesa conoscono questo criterio e pos-
«il principio inderogabile della singolarità sono essere certi di questa salvezza a condi-
dell’evento cristologico quale causa costitu- zione che le loro vite siano in accordo con la
tiva della salvezza e come fondamento della loro fede» [1994, 203]. Dupuis ricorda come
sua funzione normativa universale secondo «esempi di sostenitori di Gesù normativo
il disegno divino. La via che rispetta questa […] oltre a E. Troeltsch e P. Tillich, dei teo-
duplice esigenza oggi si concretizza veramen- logi del processo come J.B. Cobb e S.M. Og-
te in quel modello risolutivo denominato in- ten» [Dupuis 2001, 156].
clusivista, secondo il quale, nelle molteplici Una terza modalità di inclusivismo parla
e parziali vie di salvezza, si afferma operante di una presenza attiva del Cristo glorioso o
la potenza salvifica universale dell’unico me- del Cristo cosmico nelle esperienze religiose
diatore Gesù Cristo, per cui nessuna altra re- dell’umanità, per cui tutte le ricchezze, che
ligione può essere considerata via di salvez- si possono trovare nelle esperienze religiose
za senza di Lui» [Bordoni 1995, 182]. An- dell’umanità sono ricondotte all’azione di
che il teologo cattolico G. D’Costa, indiano Cristo e del suo Spirito (inclusivismo trascen-
di Goa cresciuto in Kenia e formato in In- dente). Per costoro «bisogna affermare che la
ghilterra, ritiene che «solo l’inclusivismo ri- via ordinaria per la salvezza di tutta l’umani-
spetta i due principi essenziali di un legitti- tà è l’evento-Cristo e che la volontà salvifica
mo pluralismo cristiano: la mediazione uni- universale di Dio nel NT è sempre collegata
ca di Gesù Cristo e la volontà salvifica uni- con la realtà di Gesù Cristo […]. Si trova qui
versale di Dio. Sempre e solo attraverso Cri- il punto cruciale della problematica cristolo-
sto “componenti di grazia divina” sono pre- gica contemporanea: la considerazione, cioè,
senti nelle altre religioni, che per i loro mem- dell’evento-Cristo come escatologicamen-
bri sono vere mediatrici di salvezza» [D’Co- te insuperabile e assolutamente decisivo per
sta 1994, 96]. Utilizzando una prospettiva ogni persona umana che si salva anche fuo-
trinitaria, scrive: «Le ricchezze del mistero ri del cristianesimo, fuori del riconoscimento
di Dio sono svelate dallo Spirito e sono mi- esplicito di Gesù» [Amato 1992, 72].
surate e percepite in base alla loro conformità In questa linea si erano già mossi, pur con
a Cristo e nella loro illuminazione di Cristo. sensibilità diversa, altri teologi e pensatori. Si
In quanto queste ricchezze vengono svelate, può ricordare ad esempio Pierre Teilhard de
Cristo, il Logos universale, viene più piena- Chardin (1881-1955). Egli in molti scritti ha
mente interpretato e universalizzato. In que- presentato Cristo quale «unico centro, pre-
sto senso Gesù è il criterio normativo di Dio, zioso e consistente, che rifulge al vertice che
sebbene non precluda l’autorivelazione in coronerà il mondo» [1965, 61]. Per giustifi-
atto di Dio nella storia mediante lo Spirito». care l’estensione della sua azione salvifica,
Egli però precisa: «Cristo è sì la norma per egli giungeva ad attribuire a Cristo una ter-
comprendere Dio, tuttavia non una norma za natura: «Fra il Verbo da una parte, e l’uo-
statica, bensì una norma che viene continua- mo Gesù dall’altra, si sprigiona una specie di
mente trasformata e arricchita dalla funzio- “terza natura” cristica (se oso dire), ovunque
ne propria dello Spirito di guidare, annun- rintracciabile negli scritti di s. Paolo, quel-
ciare e giudicare» [ibidem, 96]. Anche W. la del Cristo totale e totalizzante, in cui,
1572 C. Molari

per l’effetto trasformatore della risurrezio- tanto per i cristiani che il Mistero è indisso-
ne, l’elemento individuale nato da Maria si lubilmente connesso con Cristo» [Panikkar
è trovato allo stato non solamente di elemen- 1981, 25]. Alla radice di questa interpretazio-
to (o ambiente, o incurvatura) cosmico, ben- ne sta la visione cosmo-teandrica o forse me-
sì di centro psichico ultimo di assembramen- glio teandropocosmica della realtà [sul ter-
to universale» [Teilhard 1973, 214]. Queste mine: Panikkar 1999, 228; Aebischer-Cret-
formule sono state criticate anche dai teolo- tol 2001, 539, n. 1, 573 ss.]. Prima aveva scrit-
gi simpatizzati della sua visione. Pierre Smul- to: «Non vi sono due realtà: Dio e l’Uomo
ders, ad esempio, a proposito di questa opi- (o il Mondo); ma nemmeno ve n’è una: Dio
nione del confratello gesuita parla di «enor- o l’Uomo (o il Mondo) […]. Dio e l’Uomo
mità teologica e della sua affermazione dog- sono per così dire, in intima e costitutiva col-
maticamente più criticabile» [1963, 249, n. laborazione per costruire la realtà, per fare
6]. Anche Emile Rideau [1969, 247] giudi- avanzare la storia, per continuare la creazio-
ca «un po’ troppo attenuato il posto fatto da ne […] Dio Uomo e Mondo sono coinvolti in
Teilhard al Gesù storico del Vangelo, a bene- un’unica avventura e questo coinvolgimento
ficio del Cristo glorioso atteso alla fine dei costituisce la Realtà vera» [Panikkar 1989,
tempi, o di un Cristo cosmico, che è l’ener- 111 s.]. Ora precisa: «Alcune volte questa in-
gia spirituale del mondo», e ammette che tuizione è stata fraintesa come si trattasse di
«la sua familiarità con la Bibbia appare in- una sintesi di “tre” cose o sostanze. Di nuo-
sufficiente» . vo Cristo è il simbolo centrale. Cristo è uno
e non è unione di “tre” elementi, benché noi
6.4. Teandropocosmismo di Raimon Panik- possiamo e dobbiamo distinguere questa tri-
kar dimensionalità in lui, come in tutta la real-
tà» [1999, 228].
In ambito cattolico un posto a parte meri- In questa concezione Cristo trascendente
ta Raimon Panikkar, «uno dei più noti, ro- non si identifica con Gesù di Nazaret. È il mi-
dati, eruditi e stimolanti pionieri del dialogo stero già interno alle religioni umane e pre-
interreligioso novecentesco» [Knitter 2005, sente nelle loro pratiche fin dal loro nascere.
254]. La sua riflessione teologica su questo Nella visione teandropocosmica «è evidente:
tema «ha acquisito, dagli anni Sessanta a non c’è una cristofania assoluta […] vuol dire
oggi, un respiro sempre più vasto e toni sem- che non possiamo assolutizzare una cristolo-
pre più suggestivi» [Pié Ninot 2001, 149]. In gia particolare con pretese universalistiche»
diversi modi e con progressiva incisività egli [ibidem, 217]. «Il cristiano riconosce Cri-
ha difeso la convinzione secondo cui «Cri- sto in Gesù e attraverso di lui: Gesù è il Cri-
sto è il nome della presenza divina nel mon- sto, ma Cristo non può essere completamen-
do per cui una cristofania si realizza in tut- te identificato con Gesù» [ibidem, 191]. «Il
te le religioni» [Panikkar 1970, 10]. In una Figlio dell’uomo ha molti nomi perché nes-
seconda edizione ampliata di questo volume sun nome esaurisce quello nominato» [ibi-
(Il Cristo sconosciuto dell’induismo) egli pre- dem, 219]. Per questo «la cristofania è il su-
cisa che la presenza di Cristo nelle religioni peramento della cristofania tribale - medi-
può essere designata con molti nomi perché terranea - e storica» [ibidem 207]. «La cri-
di fatto egli è il Mistero. Cristo «è il simbo- stofania è il simbolo del Mysterium coniun-
lo più potente di una realtà a un tempo pie- ctionis della realtà divina, umana e cosmica»
namente umana, divina e cosmica» [Pié Ni- [ibidem, 225]. Panikkar pensa che il compi-
not 2001, 139]. È «una realtà sconosciuta, to dei cristiani nel terzo millennio sia appun-
che i cristiani chiamano Cristo, scoperta al to quello di vivere e testimoniare l’esperien-
cuore dell’induismo non come qualcuno che za della «cristofania dall’interno». Essa «è
gli sia estraneo, bensì come il suo stesso prin- la profondità più interiore di noi tutti, l’abis-
cipio di vita» [Panikkar 1981, 20]. «È sol- so dove in ognuno di noi l’infinito e il finito,
Teologia delle religioni e del dialogo interreligioso 1573

il materiale e lo spirituale, il cosmico e il divi- te nei vangeli sinottici, e di contro la soprava-


no si incontrano» [ibidem, 236]. lutazione del Logos, la cui portata cosmica è
Diversi teologi hanno avanzato riserve su affermata nel prologo di Giovanni e nelle let-
questo aspetto della cristologia teandroco- tere paoline agli Efesini e ai Colossesi» [Pié
smica. Claude Geffré, ad esempio osserva: Ninot 2001, 151 cita Küng 1986].
«In ogni caso se ho letto bene Panikkar, egli
dice giustamente che il mistero di Cristo non 6.5. Teologia dell’interiorismo
si esaurisce nell’umanità di Gesù di Nazaret.
Su questo sono d’accordo, e del resto non è Il termine interiorismo è recente, ma la
originale. Peculiare di lui, e teologicamen- posizione ha precedenti remoti e per certi
te difficile da ammettere, è che Gesù di Na- versi si richiama alla visione di Cristo pro-
zaret sarebbe soltanto la manifestazione pri- pria di Panikkar. L’interiorismo è sorto con
vilegiata del mistero cosmoteandrico di Cri- l’intenzione di superare non solo l’esclusivi-
sto. Ma se Cristo è al centro della storia e co- smo ed il pluralismo ma anche l’inclusivi-
esistente con tutti gli istanti della storia, può smo. «Sottolineando la particolarità di Gesù
esserlo solamente in quanto è quel Gesù che a spese dell’universalità della salvezza, si ar-
è passato attraverso la morte e la risurrezio- riva ad una posizione esclusivista. Al contra-
ne. Ciò che non capisco bene in Panikkar è rio la relativizzazione della particolarità di
come l’universalità del mistero di Cristo sia Gesù renderebbe inevitabile un pluralismo
necessariamente radicata nella particolarità religioso […]. Soltanto mettendo in rapporto
storica del Gesù di Nazaret, nato in un pre- costruttivo universalità e particolarità si rie-
ciso momento, morto e risorto» [2001, 114]. sce non solo a evitare queste due posizioni,
In altra circostanza ha scritto: «dobbiamo ma anche a superare l’inclusivismo» [Gäde
guardarci dall’identificare l’elemento sto- 2008, 211]. Gäde, presentando l’interiori-
rico e contingente di Gesù e il suo elemen- smo cita Panikkar per «la convinzione cri-
to cristico e divino [...] Altrimenti Gesù non stiana del Logos divino nascosto nella religio-
sarebbe più icona ma idolo!» [Geffré 2002, ne indiana come punto di partenza del dia-
136]. Meditando poi sul mistero della croce logo» [ibidem, 110] e continua: «Per i cri-
Geffré aggiunge: «Gesù muore alla sua par- stiani è conoscibile e quindi da riconosce-
ticolarità in quanto Gesù di Nazaret, per ri- re che nelle altre religioni si parla veramen-
nascere come figura di universalità, come fi- te (anche se in modo velato) di questo Logos
gura di Cristo. Citerò volentieri questa for- (cfr. Eb 1,1)» [ibidem, 110]. Da questa pre-
mula audace di P. Tillich: “Il Cristo è Gesù e senza deriva il termine interiorismo, che vuo-
la negazione di Gesù”. Il Cristo e Gesù sono le appunto «esprimere un adesse in di Cristo
certamente un’unica persona, ma in un certo nelle religioni non cristiane. La fede cristia-
qual modo, nel sacrificio della particolarità na riconosce che Cristo è già operante “in”
di Gesù di Nazaret, il Cristo attraverso la sua queste religioni» [ibidem, 111]. Questo mo-
risurrezione rinasce come figura di universa- dello sarebbe già inerente alla fede cristiana
lità, come figura di Cristo. Il Cristo libera la e costituirebbe il suo atteggiamento origina-
persona di Gesù da un particolarismo che lo rio nei confronti delle altre religioni. Il mes-
avrebbe reso proprietà di un gruppo partico- saggio cristiano infatti fin dal suo inizio apre
lare, quello dei giudei del primo secolo» [ibi- un dialogo con la Bibbia ebraica, considera-
dem, 138]. L’attività salvifica di Gesù risorto ta Parola di Dio. «Cristo è già presente nella
dovrebbe essere ricondotta alla presenza di Scrittura» [ibidem, 211]. «Questo rapporto
Dio operante attraverso il suo Verbo e il suo del Nuovo Testamento con l’Antico conve-
Spirito, ma tradotta sempre e solo in dinami- nientemente si può perciò denominare “inte-
che e gesti creati. Pié Ninot fa sua la critica di riorismo”» [ibidem, 112]. Questo fatto rende
Hans Küng secondo cui Panikkar opera «la evidente che il dialogo con le religioni non è
svalutazione della storicità di Gesù emergen- un’opzione supplementare alla fede cristiana
1574 C. Molari

che in certe circostanze potrebbe essere an- verse confessioni cristiane ha perso molta ri-
che trascurata, ma appartiene alla sua essen- levanza, dato che il problema della centrali-
za ed in più è l’unico modo per rendere un tà di Cristo si pone allo stesso modo per tut-
servizio alle religioni e contribuire a promuo- ti i cristiani, i quali si sono trovati insieme a
vere la pace interreligiosa [Gäde 2004]. chiarire il problema secondo le proprie speci-
Anche questa posizione presenta la dif- fiche accentuazioni.
ficoltà di concepire un Cristo già presente e Per il teologo cattolico Jacques Dupuis
operante nella storia religiosa dell’umanità «il compito della teologia in questo conte-
non solo come Logos divino, cosa che tutti ri- sto consiste nel domandarsi se il pluralismo
conoscono, bensì anche con le caratteristiche religioso, che caratterizza il mondo presen-
create e temporali che identificano Gesù di te, può avere o meno un significato positivo
Nazareth e che come tali non possono pre- nell’unico piano salvifico di Dio per l’uma-
cedere la sua nascita e la sua esistenza tempo- nità. Se cioè la fede cristiana in Gesù Cristo,
rale. Se il Verbo eterno e lo Spirito operano salvatore universale dell’umanità, è compati-
fin dalla creazione del mondo, l’attribuzione bile con l’affermazione di un ruolo positivo
a Gesù avviene solo per la «comunicazione di altre tradizioni religiose nel mistero della
degli idiomi» e non in senso proprio. salvezza dei loro seguaci» [2001, 484]. Egli
nel volume Verso una teologia cristiana del
6.6. Teologia del pluralismo religioso pluralismo religioso [1997] risponde in modo
positivo. Per questo richiama l’azione del
Spinta dagli eventi e dalla pratica del dia- Verbo eterno e dello Spirito precedenti l’av-
logo la riflessione teologica si è evoluta come ventura storica di Gesù e difende la funzio-
teologia del pluralismo religioso. La teologia ne salvifica delle religioni. Dal cristocentri-
cioè è giunta a considerare le varie religioni smo inclusivista delle opere precedenti è pas-
come momenti essenziali di una stessa sto- sato alla posizione che egli stesso definisce
ria salvifica, di cui le religioni costituiscono, un inclusivismo pluralista o pluralismo inclu-
nel tempo e nello spazio terreno, espressio- sivo. Dupuis, in sostanza, afferma che l’even-
ni diverse. Ci sono modalità diverse di con- to del Cristo è decisivo per la salvezza ma non
siderare questa situazione, ma il dato comu- esclude, anzi postula, l’azione universale del
ne sembra essere la valutazione positiva del- Verbo eterno e dello Spirito santo, in forza
la pluralità religiosa: la molteplicità delle re- della quale è legittimato il pluralismo religio-
ligioni viene considerata un dato essenzia- so, non solo di fatto bensì anche di principio.
le del piano salvifico e quindi risulta essere Tutte le religioni sono viste come mediazio-
una ricchezza anziché una dispersione. C’è ni partecipate o mediazioni complementari di
chi perviene a questa conclusione analizzan- salvezza, ma di una complementarità asim-
do la stessa tradizione cristiana, e chi invece metrica dell’evento decisivo che si è compiu-
lo deduce dall’analisi della storia comparata to in Cristo. In altri termini, dalla concezio-
delle religioni. ne delle altre religioni come mediazioni su-
Il teologo John Hick [sulla cui identità bordinate egli perviene alla concezione del-
confessionale cfr. Knitter 2005, 228] parten- le altre religioni come mediazioni comple-
do dal presupposto che «le grandi religioni mentari. Come osserva la Notificazione del-
dell’umanità rappresentano concezioni, per- la Congregazione della fede «Non si tratta
cezioni e risposte differenti rispetto all’uni- semplicemente di una teologia delle religio-
ca, ultima e misteriosa realtà divina», sostie- ni, ma di una teologia del pluralismo religio-
ne «l’ipotesi pluralista è raggiunta indutti- so, che intende ricercare, alla luce della fede
vamente come un modo di dare senso, da un cristiana, il significato che la pluralità del-
punto di vista religioso, ai fatti descritti nella le tradizioni religiose riveste all’interno del
storia delle religioni» [Hick 1986, 380, 383]. disegno di Dio per l’umanità. Conscio del-
In questa prospettiva la distinzione tra le di- la problematicità della sua prospettiva, l’au-
Teologia delle religioni e del dialogo interreligioso 1575

tore stesso non si nasconde la possibilità che re lasciare a Dio i tempi e i modi della perfet-
la sua ipotesi potrebbe sollevare un numero ta armonia tra le diverse religioni. Christian
di interrogativi pari a quelli per cui propor- Duquoc propone in modo insistente e artico-
rà delle soluzioni» [Notificazione 24 genna- lato questa convinzione con la metafora del-
io 2001]. Anche la Dichiarazione Dominus la sinfonia differita. Egli ha «abbandonato
Jesus [DJ] della Congregazione per la dot- qualsiasi riferimento ad un contenuto unifi-
trina della fede (6 agosto 2000), che da alcu- cante» [Duquoc 2003, 145] per il dialogo re-
ni è considerata quasi come una pietra tom- ligioso. Secondo lui «il teologo cristiano può
bale per la teologia del pluralismo religioso, accettare che il frammento rimanga fram-
in realtà nel tempo ha rappresentato uno sti- mento: è il modo di prendere atto della mol-
molo, per la serietà e il rigore con cui ha esa- teplicità delle religioni; senza tradire le pro-
minato il problema e per il ripetuto invito a prie convinzioni, egli può rinunciare ad una
continuare la ricerca sulle ragioni del dialogo realtà unificatrice, concettualmente designa-
e il fondamento del pluralismo. Il richiamo bile» [ibidem, 144]. Precisa poi: «Ciascuna
al compito dei teologi, risuona diverse volte religione è frammento nel senso che fa par-
nel documento: «la teologia oggi, meditan- te della sua essenza di non poter dominare
do sulla presenza di altre esperienze religio- l’ambivalenza positiva e insieme negativa del
se e sul loro significato nel piano salvifico di presente. Ciascuna ne suggerisce la profon-
Dio, è invitata a esplorare se e come anche fi- dità nella misura in cui gli permette di fare
gure ed elementi positivi di altre religioni ri- segno. Ciascuna entra in capacità di dialogo
entrino nel piano divino di salvezza» [DJ, n. nel momento che accetta di non dominarlo,
14]. O come quando ammette che esistono di non abolirne la distanza» [ibidem, 145].
«diverse spiegazioni teologiche su questi ar- Contro la tendenza ad universalizzare Cristo
gomenti» [ibidem, n. 18] e sollecita i teologi come salvezza trascendente e presente quin-
a continuare la riflessione per risolvere le dif- di nelle varie religioni, Duquoc insiste sulla
ficoltà esistenti. Altrove riconosce con com- necessità di mantenere la particolarità ebrai-
piacenza che «la teologia sta cercando di ap- ca di Gesù e il suo inserimento nella cultura
profondire» i modi con cui la grazia giunge frammentaria del suo tempo: «Stando così
ai non cristiani e si dice che «tale lavoro teo- le cose, la divisione dalle altre religioni risul-
logico va incoraggiato, perché è senza dubbio ta indispensabile all’autenticità dell’annun-
utile alla crescita della comprensione dei di- cio. Trasgredirla con il pretesto di non esclu-
segni salvifici di Dio e delle vie della loro re- dere nulla, equivale a perdere la propria iden-
alizzazione» [ibidem, n. 21]. In realtà il cam- tità storica e a indebolire la propria vocazio-
mino della teologia delle religioni sta proce- ne che il modo di implicazione di Dio nel no-
dendo in questa direzione. stro mondo rivela» [ibidem, 272].

6.7. Teologia del frammento 6.8. Teologia interreligiosa o condivisa

Data la molteplicità di proposte alcuni Come esistono tentativi di una teologia


teologi sono giunti alla convinzione che allo ecumenica cristiana, così si sta diffonden-
stato attuale è inutile ricercare un comune do la proposta di una teologia interreligiosa.
orizzonte ideale per il dialogo interreligioso. «Qualsiasi teologia in qualsiasi tradizione
Occorre praticarlo nella convinzione di un che prenda seriamente il pluralismo religio-
traguardo cui insieme si potrà pervenire, ma so, deve alla fine diventare una teologia com-
senza voler anticipare i tempi. Per costoro la parata» [Tracy 1986, 614]. Anche Jacques
prospettiva possibile è solo quella escatologi- Dupuis annota: «Una teologia cristiana del
ca. Occorre camminare nella storia attenden- pluralismo religioso deve essere una teologia
do la fine per ritrovarsi insieme nella dimen- basata sull’interazione della fede cristiana
sione definitiva di vita. In ogni caso occor- con le altre fedi viventi e deve essere, in que-
1576 C. Molari

sto senso, una teologia interreligiosa» [1997, teologia del secolo veniente» [1992, 558].
180]. Claude Geffré a sua volta scrive: «Pare Il cambiamento di paradigma è troppo pro-
che il nuovo paradigma del pluralismo reli- fondo per essere diffuso e applicato in poco
gioso ci inviti a riflettere su quella che po- tempo. Forse una generazione dovrà passare
trebbe essere una vera e propria teologia in- perché le esperienze di dialogo, imposte dal-
terreligiosa, oppure una teologia dialogica» le frequenti e profonde relazioni tra i popo-
[2003, 368]. li, trasformino pensieri e sentimenti e creino
Nell’ambito dei teologi del terzo mondo le condizioni della nuova teologia delle reli-
è iniziata la ricerca per una teologia interre- gioni.
ligiosa e pluralista della liberazione [Aset -
Eatwot 2003; 2004; 2005; 2006; 2007]. I teo-
logi della liberazione infatti pensano che la Bibliografia
teologia delle religioni e anche quella plurali-
sta, come si è sviluppata nel mondo occiden- M. Adriani, Relazioni interreligiose, in Enciclopedia
tale non abbia tenuto conto in modo adegua- delle religioni, vol. 5, Firenze 1973, 210-215; M. Aerbis-
to della condizione dei poveri del mondo. Per cher-Crettol, Vers un œcuménisme interreligieux. Jalons
questo giudicano urgente avviare un nuovo pour une Théologie chrétienne du pluralisme religieux,
Paris 2001; A. Amato, Cristologia e religioni non cristia-
capitolo di riflessione che definiscono: la teo- ne. Problematica e attualità: considerazioni introduttive,
logia pluralista delle religioni in funzione del- in «Ricerche teologiche», 1 (1990), 143-168; Id., Gesù
la liberazione dei poveri. In tale compito i teo- e le religioni non cristiane. Una sfida all’assolutezza del
logi latino americani credono di poter dare cristianesimo, in Gesù è il Signore. La specificità di Gesù
un contributo specifico accanto a quello of- Cristo in un tempo di pluralismo religioso, Roma 1992,
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ferto dai teologi africani ed asiatici. Ma que- universali. Uno sguardo d’insieme, Casale Monferrato
sta fase si sta svolgendo già nel nuovo millen- 1987 (ed. or. 1979); M. Barnes, Christian Identity and
nio ed è quindi fuori dell’ambito di questa Religious Pluralism. Religious in Conversation, Nash-
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sulla unicità e universalità salvifica di Gesù Cristo e della
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religioni, è terminato con una effervescente 92 (2000), 742-765; Id., Notificazione a proposito del
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ni. Questa, tuttavia, non è pervenuta a una (2001), 742-765; Congregazione per l’evangelizzazio-
ne dei popoli e pontificio consiglio per il dialogo inter-
soluzione chiara dei problemi che il plurali- religioso, Dialogo e Annuncio: riflessioni e orientamenti
smo religioso ha posto al pensiero e alla vita sul dialogo interreligioso e l’annuncio del Vangelo di Gesù
delle comunità cristiane. Giustamente Ro- Cristo, 19 maggio 1991, in «AAS», 84 (1992),
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