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Appunti di Patrologia I.

Padri ante - niceni


(6152)

Introduzione

Anno accademico 2023 – 2024


Docente: Besso Cristian, sdb

1. QUESTIONI GENERALI
1
(Cfr. J. LIEBAERT, M. SPANNEUT, A. ZANI, Introduzione allo studio dei Padri della
Chiesa, Queriniana, Brescia 2012)

1.1. Un incontro: il mondo pagano ed il kerygma (pp. 5-13)

- Studieremo ‘il sorgere ed il graduale consolidarsi dell’intelligenza


dell’evento cristiano’ a stretto contatto con le due tradizioni culturali e
religiose principali, dei primi secoli: quella giudaica e quella greco-romana.

- I nostri due autori del testo (J. Liébaert e M. Spanneut) sono all’interno di un
fenomeno, relativo agli studi teologici, detto ressourcement. Tale movimento
di pensiero, sebbene nato negli anni ’30 del Novecento, si consolidò con la
stagione del Concilio Vaticano II di cui è innanzitutto una fonte, ma anche
successivamente un frutto maturo.

Nb. (La teologia andava ricondotta alle sue fonti bibliche e storiche, così da
ricondurre la riflessione e la vita della Chiesa ad un solido ancoraggio: la
parola di Dio, la centralità della salvezza operata da Gesù Cristo e l’unità tra le
Chiese frantumatasi nei secoli ma possibile nella sua ricomposizione. Questi
tre elementi pur riscoperti dalla teologia immediatamente pre-conciliare e
post-conciliare, tuttavia risultano ancora chiavi di operatività assolutamente
necessarie: per la stagione della nuova evangelizzazione contemporanea.)

- Occorre non dimenticare, infatti, che grazie all’incontro con la cultura del
momento (pur nella sua differenza talvolta radicale), il cristianesimo ‘venne
assunto’ all’interno delle categorie di pensiero: proprie del mondo filosofico e

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letterario pagano. Se la cultura greco romana fece spazio alla rivelazione
cristiana, il cristianesimo nascente dovette adattarsi alle categorie di pensiero
e di espressione retorico-letterarie del medesimo orizzonte culturale. In
questa vera e propria ‘osmosi’ il cristianesimo si ampliò: accrescendosi non
solo in dilatazione (numerica, istituzionale, liturgica…), ma soprattutto in
profondità di pensiero.

- Gli autori antichi pongono a servizio del mistero cristiano le migliori risorse
formali letterarie e retoriche di cui il mondo antico era maestro; ed è così,
coniugando profondità del contenuto con eccellenza della forma, che si
plasma la teologia.

1.2. Un metodo, quello patristico


- Questi primi secoli consegnano, poi, alla storia contemporanea un metodo
teologico, detto ‘patristico’, costituito da tre elementi principali:

a. Dio si rivela attraverso Gesù cristo.


Sul versante teologico ciò significa che Dio entra nella storia attraverso il
Figlio: che assume la carne umana.
Sul versante antropologico ciò significa che non solo l’umanità nella sua
dimensione corporea non è più antitetica al divino, ma soprattutto l’uomo
diventa creatura in dialogo naturale con Dio: l’uomo è càpax Dei, a tal
punto da poterne essere dimora.

b. Dio è conoscibile, in quanto Logos.


Ecco dunque lo sguardo positivo sulla filosofia e sulla ragione umana:
strumenti ‘buoni’ per l’incontro con Dio. I padri contribuiscono a

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distanziare il mondo del religioso e del teologico evitando dagli orizzonti
della immaginazione e della possibile irrazionalità (misticismo,
spiritualismo, visionarietà), così proprio del paganesimo (sia nelle sue
realtà popolai sia in quelle più strettamente filosofiche). Per altro la fede è
spiegata attraverso un linguaggio ed una rivelazione scritta, ciò esclude,
inoltre, qualsiasi posizione puramente elitaria (cfr. ‘iniziazione esclusiva’ in
senso selettivo, propria dei culti misterici, o ‘intellettualismo elitario’,
proprio delle teosofie).

c. La conoscenza e l’indagine su Dio hanno le caratteristiche della esperienza,


innanzitutto perché la vita di fede dice sempre reale connessione con la
storia.
La Chiesa è concretamente immersa nella storia degli uomini ed è da
questo ambiente che si costruisce il rapporto con Dio: evitando
spiritualismi o posizioni oppositive alla ‘realtà mondana’.

1.3. L’approfondimento del kérygma

- Tale metodo teologico permette alla chiesa nascente di comprendere e di


approfondire radicalmente la fede, sviluppandone in dati originari kerygmàtici
in un sistema di riflessione e in un fecondo campo spirituale che abbraccia
l’intero ambito dell’esperienza religiosa cristiana. Sono essenzialmente
quattro elementi che permettono di scorgere la necessità, dunque, dello
studio patristico.
a. I padri hanno costruito la teologia essenzialmente come commento alla
Scrittura; essi leggono e testimoniano come la Scrittura viene letta all’interno
della chiesa (esegesi canonica). Non solo, a loro di deve la sottile opera di

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distinzione dei libri biblici, operando la separazione tra canonici e no; a loro va
infatti ricondotta la composizione dei primi ‘canoni scritturistici’.

b. Si deve ai Padri la composizione delle ‘professioni di fede’ (dette anche


symbola, dal verbo sun-ballo: ‘getto insieme’), di cui le più note sono quelle di
Nicea e Costantinopoli. La fede si struttura sulle categorie di pensiero e sulle
parole che tali formule sintetiche della fede contengono e trasmettono.

c. La chiesa dei Padri pone le basi per la celebrazione liturgica, all’interno di


quella complessa opera di composizione dei testi e dei riti. I Padri sono gli
artefici, con le comunità cristiane primitive, dello strutturarsi della liturgia
delle origini; un celebrare che prendendo le mosse dalla liturgia sinagogale la
armonizza con il rito pasquale della cena custodito come la memoria più
preziosa del sacrificio di Cristo e della sua risurrezione. Troviamo i testi più
antichi della liturgia nella Didachè (cfr. descrizione del battesimo e preghiere
dell’assemblea per l’eucaristia), in Giustino (cfr. distinzione liturgia della
parola e liturgia eucaristica: Prima Apologia -cap. 66-67-)1, nella Traditio

1 A nessun altro è lecito partecipare all’Eucaristia, se non a colui che crede essere vere le cose che insegniamo, e che sia
stato purificato da quel lavacro istituito per la remissione dei peccati e la rigenerazione, e poi viva così come Cristo ha
insegnato. Noi infatti crediamo che Gesù Cristo, nostro Salvatore, si è fatto uomo per l’intervento del Verbo di Dio. Si è
fatto uomo di carne e sangue per la nostra salvezza. Così crediamo pure che quel cibo sul quale sono state rese grazie
con le stesse parole pronunciate da lui, quel cibo che, trasformato, alimenta i nostri corpi e il nostro sangue, è la carne
e il sangue di Gesù fatto uomo. Gli apostoli nelle memorie da loro lasciate e chiamate vangeli, ci hanno tramandato
che Gesù ha comandato così: Preso il pane e rese grazie, egli disse: «Fate questo in memoria di me. Questo è il mio
corpo». E allo stesso modo, preso il calice e rese grazie, disse: «Questo è il mio sangue» e lo diede solamente a loro. Da
allora noi facciamo sempre memoria di questo fatto nelle nostre assemblee e chi di noi ha qualcosa, soccorre tutti
quelli che sono nel bisogno, e stiamo sempre insieme. Per tutto ciò di cui ci nutriamo benediciamo il creatore
dell’universo per mezzo del suo Figlio Gesù e dello Spirito Santo.
E nel giorno, detto del Sole, si fa l’adunanza. Tutti coloro che abitano in città o in campagna convengono nello stesso
luogo, e si leggono le memorie degli apostoli o gli scritti dei profeti per quanto il tempo lo permette.
Poi, quando il lettore ha finito, colui che presiede rivolge parole di ammonimento e di esortazione che incitano a
imitare gesta così belle. Quindi tutti insieme ci alziamo ed eleviamo preghiere e, finito di pregare, viene recato pane,
vino e acqua. Allora colui che presiede formula la preghiera di lode e di ringraziamento con tutto il fervore e il popolo
acclama: Amen! Infine a ciascuno dei presenti si distribuiscono e si partecipano gli elementi sui quali furono rese
grazie, mentre i medesimi sono mandati agli assenti per mano dei diaconi. Alla fine coloro che hanno in abbondanza e
lo vogliono, danno a loro piacimento quanto credono. Ciò che viene raccolto, è deposto presso colui che presiede ed
egli soccorre gli orfani e le vedove e coloro che per malattia o per altra ragione sono nel bisogno, quindi anche coloro
che sono in carcere e i pellegrini che arrivano da fuori. In una parola, si prende cura di tutti i bisognosi. Ci raduniamo
5
Apostolica dello pseudo-Ippolito Romano (cfr. più antica preghiera eucaristica2
) ed in Cirillo di Gerusalemme (cfr. catechesi battesimali e mistagogiche:
testimoni della liturgia di Gerusalemme della fine del IV sec.).

d. Infine sempre nella Chiesa dei padri si delinea la distinzione dei tre
ministeri ordinati (episcopato, presbiterato, diaconato); i Padri sono i primi a
commentare i diritti ed i doveri dei ministri e ad evidenziarne l’importanza
all’interno della vita ecclesiale.

2. PRIMO E SECONDO SECOLO (pp. 19-21)

Come si conosce già a proposito della storia della chiesa (età antica), sono molto utili
alcune suddivisioni didattiche: esse certamente risultano fruttuose anche in merito
allo studio della patristica. Si ricorda pertanto una suddivisione relativa alla storia
della Chiesa antica, in parallelo ad una possibile suddivisione didattica della
patristica. Essa è sufficientemente condivisa dagli attuali studiosi:

tutti insieme nel giorno del Sole, sia perché questo è il primo giorno in cui Dio, volgendo in fuga le tenebre e il caos,
creò il mondo, sia perché Gesù Cristo nostro Salvatore risuscitò dai morti nel medesimo giorno. Lo crocifissero infatti
nel giorno precedente quello di Saturno e l’indomani di quel medesimo giorno, cioè nel giorno del Sole, essendo
apparso ai suoi apostoli e ai discepoli, insegnò quelle cose che vi abbiamo trasmesso perché le prendiate in seria
considerazione.
2 I diaconi gli presentino l'offerta ed egli, imponendo le mani su di essa insieme con tutti i presbiteri, rendendo grazie

dica: "Il Signore sia con voi". Tutti rispondano: "E con il tuo spirito". "In alto i cuori". "Sono rivolti al Signore".
"Rendiamo grazie al Signore". "È cosa buona e giusta".
E quindi prosegua: "Ti rendiamo grazie, o Dio, per mezzo del tuo diletto figlio Gesù Cristo, che negli ultimi tempi hai
inviato a noi come salvatore, redentore e messaggero della tua volontà; egli è il tuo Verbo inseparabile, per mezzo del
quale hai creato tutte le cose e fu di tuo gradimento; che hai mandato dal cielo nel seno di una vergine e, accolto nel
grembo, si è incarnato e si è manifestato come tuo figlio, nato dallo Spirito Santo e dalle Vergine. Per compiere la tua
volontà e acquistarti un popolo santo, egli stese le mani nella passione per liberare dalla sofferenza coloro che
confidano in te. Mentre si consegnava liberamente alla passione per distruggere la morte, spezzare le catene del
demonio, calpestare l'inferno, illuminare i giusti, fissare la norma e manifestare la risurrezione, preso il pane ti rese
grazie e disse: "Prendete, mangiate, questo è il mio corpo che sarà spezzato per voi". Allo stesso modo fece col calice
dicendo: "Questo è il mio sangue che sarà, versato per noi. Quando fate questo, fatelo in memoria di me". Ricordando
dunque la sua morte e la sua risurrezione, ti offriamo il pane e il calice e ti rendiamo grazie per averci fatti degni di
stare alla tua presenza e di renderti culto. E ti preghiamo di inviare il tuo Spirito Santo sull'offerta della santa Chiesa.
Unendo in una sola cosa, dona a coloro che partecipano dei santi misteri la pienezza dello Spirito Santo per confermare
la loro fede nella verità, affinché ti lodiamo e ti glorifichiamo per Gesù Cristo tuo figlio, per il quale gloria e onore a te
con lo Spirito Santo nella tua santa Chiesa ora e nei secoli dei secoli. Amen.
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‘PADRI PRE-NICENI’ (50 dc -325 dc) *
*Data ipotizzata del primo testo patristico ‘apostolico’ (cfr. ‘Didachè’
contemporanea alla ‘Prima Lettera di Paolo ai Tessalonicesi’) sino alla data
del concilio di Nicea.

Età delle origini (padri apostolici): 50-150 dc.

Età dell’Apologetica (padri apologeti): 150-210 dc.

Grande Chiesa (primi padri teologi): 210-300 dc.

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‘PADRI POST-NICENI’ (325 dc - 560 dc) *
* Dalla data del concilio di Nicea sino alla Regula Sancti Benedicti (S.
Benedetto tradizionalmente muore nel 547 dc)

Chiesa costantiniana (secolo d’oro della patristica o padri di quarto


secolo): 300-400 dc.

Età tardo-antica (padri del quinto secolo): 400-500 dc.

Inizi del primo (o ‘alto’) Medioevo (primitiva teologia monastica): 500-700


dc.

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I Lett. di Paolo ai Tessalonicesi: Papiro 46

(175-225 dc)
Regula: codice Sangallese 914 (760-780 dc)

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- Occorre ricordare che almeno per i primi quattro secoli, se rimane molto
evidente l’impianto politico sociale dell’impero romano (con la sua
marcata impronta occidentale), tuttavia fu l’Oriente il protagonista di una
vera e propria opera di colonizzazione culturale delle terre mediterranee
ed europee, segnate dalla presenza dell’imperium romano. Basti ricordare
innanzitutto la presenza ‘universale’ della lingua greca come lingua
veicolare e culturale sia del NT, sia dei ‘primi padri’ (sino a metà del terzo
secolo sia a Roma sia in Asia minore le comunità cristiane pregano in greco
e le prime traduzioni latine della Scrittura sorgono in Africa del nord solo
alla fine del secondo secolo: cfr. Veteres Latinae). Ancora, occorre
menzionare le influenze massicce in Occidente delle religioni orientali (cfr.
il culto del sole di origine siriaca, la religiosità egiziana di Iside ed Osiride, la
sensibilità frigia -accanto alla Bitinia- per Cibele ed il culto di Mitra: di
origine iraniana).

- Filosoficamente l’uomo dei primi secoli è uno ‘spirito in ricerca’. Stanco di


un cercare puramente logico, rimane affascinato da sguardi filosofici che
spesso sfiorano l’orizzonte spirituale-mistico. In tale contesto si
comprende il fiorire del medio-platonismo (Filone l'ebreo di Alessandria,
Apuleio di Madaura, Plutarco di Cheronea, Numenio di Apamea, Galeno),
dello stoicismo romano di primo secolo (Seneca, Rufo, Epitteto, Marco
Aurelio) e la rinascita del neo-pitagorismo (Apollonio di Tiana, Anassilao di
Larissa, Numenio di Apamea, Giamblico).
- Il cristianesimo, dunque, già con la fine del primo secolo (cfr. ‘Lettera di
Plinio: a Traiano’ -111-113 dc- con il riferimento della presenza cristiana in
Bitina, già nel 90 dc) lascia la culla giudaica e si inserisce in questo contesto
citato: organizzazione romana, religiosità orientale, sincretismo filosofico

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greco. Tuttavia il cristianesimo, pur non perdendosi nel ‘sincretismo di
moda’, non sceglie né il settarismo e né le derive eterodosse, se non in
piccole parti (cfr. gnosticismo).

- Soprattutto il primo secolo dc., insieme al sorgere della letteratura


neotestamentaria (cfr. scritto più antico: epistola paolina ai Tessalonicesi
del 51 dc), vede il fiorire della prima letteratura cristiana (Clemente
Romano, Policarpo di Smirne e i Padri apostolici in genere). Essa rimane
come lo sfondo dentro il quale comprendere sia il Nuovo Testamento
(contenente l’annuncio kerygmatico essenziale) sia le ‘coordinate di
sviluppo’ del kerygma stesso (nel suo emergere da un contesto giudaico e
nel suo incontrare il contemporanea paganesimo filosofico e politeista). Vi
è dunque una continuità tra la ‘Chiesa apostolica’ e i ‘padri apostolici’. La
prima generazione cristiana viene educata alla fede dai testimoni-discepoli
delle comunità apostoliche. Tale contesto primitivo patristico,
contemporaneo, al porsi per iscritto della predicazione apostolica, ci lascia
una notevole testimonianza: in merito alla accoglienza del kerygma, alla
primitiva rielaborazione del kerygma stesso, alla vita di preghiera e di
organizzazione della comunità. Emergono in tale rielaborazione
kerygmatica una serie di categorie nuove, di modi di pensiero e di
spiritualità che non sono alterazione del dato kerygmatico ma un suo
doveroso e necessario approfondimento: base per gli sviluppi successivi.

- Queste Chiese delle origini, alveo della letteratura patristica apostolica,


sono caratterizzate da diversità linguistiche (greco, siriaco e latino) ma
soprattutto testimoniano due forti matrici culturali-religiose:

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a. Matrice greco-romana.
Appartengono a questo primo ambito:
(1) Lettera ai Corinti di Clemente di Roma (96-98 dc)
(2) le sette Lettere di Ignazio di Antiochia (107dc -?-).

b. Matrice giudaica (nelle sue due componenti ‘classiche’: giudaismo


rabbinico post-templare e giudaismo della diaspora).
A tale ambito appartengono:
(3) la Didachè o Dottrina degli Apostoli (50 dc -?-)
(4) le Odi di Salomone - 42 inni di stile semitico in siriaco - (125 dc -?-)
(5) la Lettera di Barnaba -trattato alessandrino sull’esegesi secondo la
sensibilità spiritualizzante giudaica- (140 dc -?-)
(6) il Pastore di Erma -un richiamo alla riforma ecclesiale, testimoniante
il legame tra la comunità cristiana di Roma ed il giudaismo- (140 dc -?-).

- La completezza del quadro relativo alla prima letteratura cristiana


dovrebbe comprendere anche una serie di testi comunemente chiamati
‘Apocrifi’: testi che pur presentandosi come libri della Scrittura ed imitando
i generi letterari del Primo e Secondo testamento, tuttavia non stati
ritenuti appartenenti al ‘canone’ dalla Chiesa. Tutto ciò è avvenuto in un
processo di distinzione tra i ‘libri biblici ispirati’ e ‘libri biblici spuri’:
processo di selezione che si può affermare sufficientemente concluso solo
alla fine del II sec. (cfr. ‘canone muratoriano’ -NT- e ‘canone dei Melitone
di Sardi’ -AT-, risalenti all’incirca al 170 dc). I più antichi testi chiamati
‘apocrifi’ sono: Atti di Giovanni, Atti di Paolo e Tecla, Atti di Tomaso (sic),
Protoevangelo di Giacomo. Oggi non si guarda più ad essi con sospetto.
Vengono ritenuti un affresco della posizione teologica e spirituale cristiana

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delle origini: una letteratura che assume dei modelli biblici, ma li altera con
intento amplificativo, settario, sino a toccare l’eterodossia.
- All’interno di questo panorama letterario e vitale si delinea poi il cammino
che la Chiesa dei primi due secoli dovette affrontare. Infatti in seguito al
diffondersi e a formarsi delle prime strutture ecclesiali (catechesi,
predicazione orale e scritta, distinzione ministeriale, organizzazione della
comunità e liturgia), la Chiesa degli inizi inizia a combattere una triplice
‘battaglia noetica’ per prendere le distanze dal giudaismo (cfr. Ignazio di
Antiochia), dall’ellenismo (Giustino) e dalla gnosticismo (Ireneo di Lione).
Tali primi frutti di pensiero sono approfonditi dai ‘primi teologi’;
particolarmente tre sono ritenuti i più notevoli fra i ‘primissimi’, causa la
loro influenza successiva e profondità di pensiero: Tertulliano, Origene e
Cipriano.

3. COME STUDIARE I PADRI DELLA CHIESA e QUALI PADRI OCCORRE PRIVILEGIARE?

3.1. COME…

- Occorre garantire una vera interconnessione tra patristica e patrologia,


ovvero una armonia tra lo studio del pensiero (che riguarda tutti i campi della
teologia: teologia dogmatica e morale, esegesi e teologia spirituale, liturgia e
mistagogia) e l’analisi della vita e degli scritti da un punto di vista più formale.
- Il metodo rimane un equilibrato metodo storico-critico, che pur avvalendosi
dei necessari strumenti critici per leggere sia materialmente il testo sia l’alveo
culturale nel quale è nato, tuttavia evita la pura filologia e critica storica, ma
rimane illuminato dalla fede.

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- Sono da evitarsi due possibili derive: a. il letteralismo (il quale misconosce il
progresso della riflessione dogmatica e pertanto potrebbe sopravvalutare la
riflessione credente della Chiesa del passato), b. la strumentalizzazione del
dato antico (ovvero semplicemente riportando nella prassi ecclesiale
contemporanea soluzioni, nate in altri contesti culturali).

- È bene servirsi di un ‘metodo panoramico’ (ponendo, pertanto, a latere il


metodo analitico, monografico e tematico); occorre cioè presentare sia la
figura storica del Padre (o della comunità che si colloca all’origine di uno
scritto), sia il testo in sé (privilegiando quelli di natura teologica, spirituale,
pastorale e catechistica)

3. 2. QUALI…
Il nostro corso di studio si soffermerà, almeno per il presente corso, sui
seguenti ‘Testimoni’ di cui si studierà almeno qualche pagina significativa (cfr.
Tx).

1. La ‘Didachè’ (sec. I -fine- / I, pp. 39-53 / BDM: pp. 44-51);


2. Clemente Romano (sec. I -fine- / I, pp. 54-87/ BDM: pp. 62-65, 68-69, 71-
75);
3. Ignazio di Antiochia (70-107 dc.);
4. Giustino (100-165 dc.);
5. Ireneo di Lione (135-203 dc.);
6. Tertulliano (160-240 dc.);
7. Origene (185-254 dc.);
8. Cipriano (210-258).

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Tuttavia occorre ricordare sia la nozione di ‘padre della chiesa’ (CFR. J.
LIEBAERT, M. SPANNEUT, A. ZANI, Introduzione…, 11-13) sia la principale e
schematica suddivisone didattica della patristica. Quanto siamo andati
dicendo, infatti, si può comprendere meglio se non si dimentica un orizzonte
generale di riferimento, orizzonte costituito dai dati che seguono.

Definizioni di PADRI:
- autori della antichità (a)
- qualità di dottrina (b)
- carattere esemplare della vita (c)
- approvazione successiva della tradizione (d)

Tale definizione classica, oggi è maggiormente ampliata; infatti, si considerano


Padri anche coloro che pur avendo scritto di teologia o spiritualità in modo
fecondo, poi possono avere attraversato alcune fasi della loro vita in parziale
o totale disaccordo con la comunità ecclesiale (es. Tertulliano: il quale
concluse la sua vita nel movimento settario dei montanisti) oppure essere
stati dichiarati dalla Chiesa non ortodossi (es. Origene: scomunicato dal
concilio di Costantinopoli II, del 553 dc). Ricordiamo che oggi si usano i termini
‘patrologia’ e ‘patristica’ come sinonimi. Essi tuttavia nacquero con significati
differenti. Per patrologia si intendeva lo studio, soprattutto, dei particolari
storico-biografici dell’autore e della relativa produzione letteraria; per
patristica si intendeva, piuttosto, lo studio del pensiero e della teologia degli
autori antichi

Suddivisioni didattiche:

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può essere interessante chiedersi i limiti cronologici della patristica.

* Classicamente la patristica inizia con la metà del primo secolo dc. Nel 50 dc
infatti, contemporaneamente al più antico scritto del NT (prima lettera ai
tessalonicesi di Paolo), si colloca anche il nucleo più antico del padre
apostolico più arcaico la Didachè.

* Si è soliti quindi suddividere i padri in due gruppi con la denominazione:


PRENICENI e POSTNICENI, poiché il concilio di Nicea (325 dc) non solo avviene
in un tempo storico nel quale la Chiesa si risolleva dalle persecuzioni e si
struttura istituzionalmente come volto religioso dell’Impero, ma poiché
contemporaneamente al concilio, sorge un pensiero teologico più sistematico:
che serve come base comune della riflessione teologica successiva,
soprattutto in merito alla cristologia e alla riflessione trinitaria.

* Quando si conclude la patristica? Un tempo si era soliti indicare due date,


rispettivamente per la chiesa di Occidente e quella di Oriente.
Per l’Occidente la data conclusiva risultava essere la morte di Isidoro di Siviglia
(636 dc) oppure, più modernamente, quella di Beda il Venerabile (735 dc).
Per l’Oriente la morte di Giovanni Damasceno (749 dc).

* Oggi la riflessione posticipa le date. Infatti se si intende per ‘padre’ colui che
compone la sua teologia a partire da una forte esperienza ecclesiale e
spirituale, e che costruisce una riflessione servendosi essenzialmente del testo
scritturistico come punto di partenza, allora si può suggerire che alcuni grandi
figure del ‘900 (soprattutto del mondo della Ortodossia) sono pienamente
collocabili nell’ambito patristico.

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* Ancora è possibile scorgere come ultimo padre della chiesa di Occidente
Bernardo di Chiaravalle (1090-1153) e la scuola cistercense. Quest’ultimo
infatti, nel suo metodo di indagine teologica, e nella sua produzione letteraria
è profondamente ancorato al metodo patristico a lui precedente, pur essendo
egli un epigono della teologia monastica del XII secolo.

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Isidoro di Siviglia (560 - 636) Beda il
Venerabile (673 - 735)

Giovanni Damasceno (675 - 749) Bernardo di Chiaravalle

(1090 - 1153)

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* Infine occorre ricordare che la tradizione della chiesa cattolica ha posto in
particolare rilievo due gruppi di quattro padri ciascuno, chiamandoli Dottori
della chiesa di Oriente e Dottori della chiesa di Occidente. Essi sono i
rappresentanti più significativi delle due tradizioni teologiche; tradizioni
legate alle due lingue principali della patristica: il latino ed il greco. Anche se si
ritrovano testi dei padri scritti anche in siriaco, in copto ed in armeno.

Dottori della Chiesa di Occidente:


Ambrogio di Milano,
Agostino di Ippona,
Girolamo di Stridone,
Gregorio Magno.

Dottori della Chiesa di Oriente:


Atanasio di Alessandria,
Basilio di Cesarea,
Gregorio di Nazianzo,
Giovanni Crisostomo.

Queste otto figure nelle loro suddivisioni canoniche (oppure anche combinati
insieme), talvolta decorano i pennacchi delle cupole delle chiese maggiori,
oppure parti significative dell’aula liturgica, come segno della ‘grande
tradizione’ che unicamente alla Scrittura sostiene la fede e la liturgia.

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S. Agata Militello: Chiesa dei Quattro Dottori (sec. XII)

Assisi: Maestro d'Isacco (1291-1295)

4. PER MUOVERSI NEI ‘TESTI’ DEI PADRI


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Lo studioso è spesso tentato di scoraggiarsi quando si accosta alla produzione
patristica, causa la complessità, relativa al reperimento delle fonti. Rimane,
pertanto, utile provare a considerare la seguente suddivisione, inerente sia ad
opere specifiche, sia a testi antologico-illustrativi.
Si fornisce tale schematizzazione per rendere più agevole il lavoro di ‘ricerca’.
Studiare infatti le origines della nostra fede significa provare a districarsi tra gli
‘scritti in sé’ dei Padri e gli ‘studi relativi’ ai testi patristici; la produzione dei
Padri che, oltre a coprire circa mille anni di traditio ecclesiae, attraversa anche
contesti linguistici differenti (greco, latino, siriaco, copto, arabo, georgiano…).

A) IL MIGNE: edizione universale


Si tratta della principale e classica opera di riferimento, in quanto in tale
vastissima collezione, che prende il nome dal suo curatore il sacerdote
Jacques Paul Migne (* St.Flour 1800 - + Paris 1875), raccoglie tutti i testi dei
padri latini e greci conosciuti sino alla metà dell’800. È un opera monumentale
nella sua vastità, che rende decisamente meritoria l’opera del suo curatore
francese. Il Migne portò a stampa molti dei codici patristici collezionati da un
noto monastero parigino, l’Abbazia di St. Germain de Pres della
Congregazione di san Mauro (o ‘maurini’). Tale operazione gli permise di
giungere abbastanza ‘in fretta’ alla conclusione del lavoro (circa 25 anni di
impegno tipografico):
- Patrologiae cursus completus. Serie latina (221+4 voll.), Paris 1844-1855, PL.
- Patrologiae cursus completus. Serie graeca (161+3 voll.), Paris 1857-1866, PG.

Tuttavia, tale punto ‘singolare’ di partenza fece sì che i testi del Migne
contengano errori testuali (dovuti all’accumularsi delle correzioni dei codici,

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causa le molteplici trascrizioni amanuensi dei testi). Pertanto la collezione del
Migne, pur essendo un’edizione universale, non può essere considerata
scientificamente corretta o ‘critica’.

Jacques Paul Migne (1800-1875) PL + PG: 389 voll. (!)

PL (221+4 voll.) PG (161+3 voll.)

La Patrologia Latina, abbreviato in PL, è una vastissima raccolta di scritti dei Padri della Chiesa e di altri
scrittori ecclesiastici in lingua latina, realizzata tra il 1844 e il 1855 dall'abate francese Jacques-Paul Migne.
Comprende complessivamente 221 volumi inclusi gli indici. Viene solitamente indicata come Migne.

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Nonostante l'assenza di un apparato critico rappresenta uno strumento fondamentale per lo studio
dei Padri della Chiesa, le opere dei quali vengono solitamente citate dagli studiosi cattolici in base a tale
edizione. Consiste in una serie di ristampe di vecchie edizioni, spesso contenenti anche errori, ma contiene
anche dei testi per i quali non esistono altre edizioni moderne e per questo è utilizzata anche da studiosi
del Medio Evo allo stesso modo della Monumenta Germaniae Historica. Le opere coprono un periodo di
circa 1000 anni, dagli scritti di Tertulliano fino a Papa Innocenzo III, per un totale di 217 volumi. I primi 73
volumi, da Tertulliano a Gregorio di Tours furono pubblicati tra il 1844 e il 1849, i volumi dal 74 al 217,
da Papa Gregorio I a Innocenzo III, furono pubblicati tra il 1849 e il 1855. L'ultimo scritto risale al 1216,
Migne in realtà avrebbe voluto includere anche documenti da questa data fino al periodo della Riforma
protestante, ma era un lavoro troppo grande. Del periodo successivo al 1216 ci si limitò ad includere alcuni
documenti o commenti. Gli indici furono pubblicati tra il 1862 e il 1866. Le lastre di stampa originali furono
distrutte in un incendio nel 1868, ma con l'aiuto della casa di stampa Garnier furono di ricostruite, e nuove
edizioni furono realizzate all'inizio degli anni 1880. Tuttavia queste nuove edizioni non corrispondono
esattamente alle precedenti, sia per qualità che per ordinamento, per cui si preferisce, quando è possibile,
fare riferimento alle edizioni originali.

Lo stesso Migne curò tra il 1856 e il 1858 la pubblicazione della Patrologia Greca (PG). La Patrologia
Greca (titolo completo: Patrologiae cursus completus: sive bibliotheca universalis, integra, uniformis,
commoda, oeconomica, omnium SS. Patrum, doctorum scriptorumque ecclesiasticorum sive latinorum sive
graecorum, qui ab aevo apostolico ad tempora Innocentii III anno 1216 pro latinis et ad concilii florentinii
tempora (ann. 1439) pro graecis floruerunt. Recusio chronologica omnium quae exstitere monumentorum
catholicae traditionis per quindecim priora ecclesiae saecula. Series graeca, abbreviato in PG) è una
vastissima raccolta di scritti dei Padri della Chiesa e di altri antichi scrittori in greco ellenistico o in greco
medievale. Si tratta di 161 volumi realizzata tra il 1856 e il 1866 dall'abate francese Jacques Paul Migne. La
raccolta include sia Padri orientali che autori occidentali che scrissero prima che la lingua latina divenisse
predominante in occidente nel III secolo. Per esempio ci sono gli scritti normalmente conosciuti come quelli
dei Padri Apostolici come le Lettere di Clemente e il Pastore di Erma, Eusebio, Origene e i Padri
Cappadoci, San Basilio Magno, Gregorio Nazianzeno e Gregorio di Nissa. I 161 volumi furono rilegati in
modo da formare complessivamente 166 volumi (i volumi 16 e 87 furono divisi in 3 parti e il volume 86 in 2)
Un importante volume finale non fu mai pubblicato perché le piastre di stampa furono distrutte da un
incendio nel 1868 al momento della stampa[1] La prima edizione contenente soltanto le traduzioni latine
degli originali, 81 volumi, fu realizzata tra il 1856 e il 1861. La seconda edizione contiene invece il testo
greco con la traduzione latina, 166 volumi, fu realizzata tra il 1857 e il 1866. Il testo è scritto nel seguente
modo, in ogni pagina c'è una colonna in greco e una colonna in latino che corrisponde alla traduzione del
testo greco. Nei casi in cui l'originale greco è stato perso, per esempio nel caso di Ireneo, i frammenti del
testo greco sono intercalati con la traduzione latina. In un caso, l'originale è conservato solo in lingua
siriaca e tradotto in latino. Abbastanza spesso sono riportate in latino anche informazioni sull'autore. Le
prime edizioni non avevano indice, questo fu aggiunto dal greco Scholarius sotto forma di una lista di autori
e soggetti nel 1879 e poi come indice completo ad Atene nel 1883. Nel 1912 le edizioni Abud Frates Garnier
pubblicarono un volume di indice curato da Ferdinando Cavallera. Viene solitamente indicata come
"Migne". Nonostante l'assenza di un apparato critico rigoroso e completo rappresenta uno strumento
fondamentale per lo studio dei Padri della Chiesa, dei quali le opere vengono solitamente citate dagli
studiosi cattolici in base al Migne.

B) LE ‘EDIZIONI CRITICHE’

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Con tale termine si intendono, invece, le pubblicazioni che riportano i testi dei
Padri (solitamente un’opera sola, o una collezione di opere, simili per genere
letterario - ved. sermoni omiletici, produzione poetica, trattati esegetici… -),
con una precisione testuale massima. L’editore infatti, pur partendo dal testo,
come è giunto a noi dalla tradizione manoscritta, corregge (emendatio) il
testo alla luce della serie dei manoscritti che lo hanno tramandato (stemma
codicum). L’edizione critica, dunque, possiede un livello di scientificità assai
elevato, anche se talvolta può presentare il testo solo in lingua originale
solitamente greco o latino: senza alcuna traduzione in lingue moderne. Tali
edizioni con la loro suddivisione in capitoli, e paragrafi, secondo i criteri scelti
dall’editore, rimangono il punto di riferimento autorevole, per le citazioni
scientifiche.
Spesso sorge la difficoltà, tuttavia, di ‘conoscere’ le varie edizioni critiche delle
opere del medesimo autore, già pubblicate. È proprio dello studioso, dunque,
l’avventura di:
a. addentrarsi dentro la selva delle edizioni,
b. quindi il discernimento su quale, di queste edizioni, possa essere la
migliore per la citazione: talvolta infatti non sempre l’edizione più recente
è la più accurata filologicamente.

Si segnalano particolarmente le più autorevoli collane all’interno delle quali si


trovano le ‘edizioni critiche’, cioè i testi originali dei Padri (e\o la loro traduzione),
secondo un alto livello di scientificità.

SOLO TESTI ORIGINALI

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- Corpus scriptorum ecclesiasticorum latinorum (Vienna 1866 ss.), CSEL.
- Corpus Christianorum. Series latina (Turnhout 1953 ss.), CCL.
- Corpus Christianorum. Series graeca (Turnhout 1977 ss.), CCG.
- Corpus Christianorum. Continuatio Medievalis (Turnhout 1966 ss.), CCM.
- Die griechischen christlichen Schriftseller der ersten drei Jahrhunderte,
(Leipzig-Berlin 1897 ss.), GCS

TESTI ORIGINALI CON TRADUZIONI IN LINGUA MODERNA


- Corona patrum salesiana (Torino 1934-1955 \ series greca: 16 voll; series
latina: 13 voll.), CP.

- Scrittori greci e latini. Fondazione Lorenzo Valla (Milano 1984 ss.).

24
- Sources chrétiennes, (Paris 1941 \ 534 voll.), SC.

SOLO LA TRADUZIONE IN LINGUA MODERNA DEL TESTO.


25
- Collana di testi patristici, Città nuova (Roma 1976 ss), PDC

C) TESTI DI STUDIO: le ‘antologie patristiche’, i manuali di patrologia, i


dizionari patristici

Si tratta di opere differenti quanto allo scopo. Distinguiamo:

- Le antologie patristiche. Vi sono opere che non si concentrano primariamente


sui testi dei Padri, ma sul contesto storico e teologico della loro vita. Esse
solitamente presentano un’introduzione al singolo padre, talvolta alcuni cenni
al contesto socio-culturale dell’autore; quindi propongono una selezione di
testi di ciascun scrittore antico.
- I manuali di patrologia desiderano offrire al lettore una panoramica
complessiva della patristica, quasi sempre secondo un criterio cronologico. Il
più della volte le patrologie si limitano alla disamina della vita, della

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produzione e dei principali nodi teologici del singolo padre, rimandando ad
una lettura personale dei testi (che per motivi di spazio non vengono
solitamente riportati).
- Vi infine sono i dizionari (o dell’intera ‘collezione dei Padri’ o di un ‘singolo
autore’) dove vengono riportati, in ordine alfabetico, i singoli Padri oppure le
più importanti voci dell’autore patristico. I dizionari sono utili per una visione
complessiva e per una consultazione immediata, tuttavia possono essere
talvolta un po’ sommari, abbreviare molto i titoli e le descrizione delle opere,
e spesso si servono di un linguaggio un po’ cifrato. Tali opere poi possono
offrire una certa disparità all’interno di una visione che vorrebbe essere
uniforme: ciascuna voce, infatti, è curata in modo originale da un singolo
studioso.

DIZIONARI

- DI BERARDINO A. (a cura), Nuovo Dizionario Patristico e di Antichità


Cristiane, voll. I-IV, Genova - Milano 2006-2010, NDPAC.

27
- DÖPP S., GEERLINGS W. (a cura), Dizionario di Letteratura Cristiana Antica
(edizione italiana a cura di Noce C.), Città Nuova, Roma 2006.

PATROLOGIE (manuali e antologie)


- QUASTEN J. (+ INSTITUTUM PATRISTICUM AUGUSTINIANUM), Patrologia
(voll. I-II +III-V), Marietti, Casale Monferrato 1978 (e 1996-2000).

28
- BOSIO G., DAL COVOLO E., MARITANO M., Introduzione ai Padri della Chiesa
(5 voll), SEI, Torino 1990 ss.

- SIMONETTI M., Letteratura cristiana antica (testi originali a fronte), 3 voll.,


Piemme, Casale Monferrato 1996.

29
- SIMONETTI M., PRINZIVALLI E., Storia della letteratura cristiana antica, EDB,
Bologna 2010.

- J. LIEBAERT, M. SPANNEUT, A.ZANI, Introduzione generale allo studio dei


Padri della Chiesa, Queriniana, Brescia 2012³.

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