Come teologo del Concilio Vaticano II, fu nominato consultore della commissione
teologica preparatoria. Lì diede il suo contributo per i maggiori documenti. Nel
1994 fu nominato cardinale da Giovanni Paolo II. È stato tra gli uomini che con
coraggio profetico hanno preparato la stagione conciliare e l’aggiornamento della
Chiesa. Pablo VI addirittura indicò p. Congar come l’uomo che aveva lavorato di
più a preparare il Vaticano II. Nei suoi diari, Congar esprime apertamente la
sofferenza per la censura e le sanzioni impostegli dal Vaticano e la disistima per
una teologia manualistica, che non ha nessuna relazione con la vita.
Della sua sovrabbondante bibliografia ho scelto per fare questa sintesi: “Chiesa
Santa” del anno 1963 e “Credo nello Spirito Santo” del anno 1978; anche se non li
ho potuto leggere totalmente, perché mi sono limitato soltanto a quello che mi è
stato suggerito dal maestro. Comunque mi rimane una grande impressione nei
riguardi della personalità , la amplia preparazione e il lavoro immenso di questo
grande teologo della Chiesa.
1
CREDO NELLO SPIRITO SANTO E LA SANTA CHIESA
Lo Spirito Santo anima la Chiesa. Perciò nelle più antiche professione di fede c’ è
sempre l’ articolo della chiesa unito a quello dello Spirito Santo. Verso il anno 200
Tertulliano scrive: “Ove sono i Tre, Padre, Figlio e Spirito Santo, là si trova anche la
Chiesa, la quale è il corpo dei Tre”. L’opera specifica dello Spirito Santo è
santificare la Chiesa. Secondo sant’ Alberto Magno: “Questa santità egli la
comunica in tutto ciò che lo spirito dona per manifestare la santità della chiesa”.
La Chiesa è insieme realtà terrena, e opera di Dio, “mistero” che solo la fede
conosce. Quindi credere nello Spirito Santo che rende la Chiesa una, santa, cattolica
e apostolica, significa di fatto credere alla realizzazione della promessa di Dio nella
Chiesa, realtà risultante di un duplice elemento umano e divino, come aggiunge il
Concilio Vaticano II: “l’ organismo sociale della Chiesa serve allo Spirito di Cristo che
la vivifica, per la crescita del corpo” (Ef 4,16; LG n. 8). È stato detto che la Chiesa
viene da due missioni, quella del Verbo e quella del Soffio. S. Ireneo lo ha espresso
poeticamente nell’ immagine delle due mani di Dio: “Ad opera del Figlio e dello
Spirito, l’ uomo diventa a immagine e somiglianza di Dio” , cioè l’uomo è modellato
sin dall’ inizio da queste mani di Dio.
2
Madre e soprattutto Corpo, particolarmente nel NT. Per quanto riguarda la
categoria “Popolo di Dio” significa una moltitudine di uomini sui quali regna Dio,
col vantaggio di includere Israele e di esprimere la continuità della Chiesa con
l’opera compiuta nella storia del AT. La Chiesa è in perenne sviluppo, mescolata
alla storia, soggetta anche ai limiti, alle debolezze inerenti agli uomini. 3. La vera
eredità di questo Popolo di Dio e la vita eterna, cioè la comunione con Dio stesso.
Diventiamo coeredi grazie a un solo erede: “Eredi Di Dio, e coeredi con Cristo” (Rm
8,17).
La Chiesa-sposa: A questo scopo ci aiutano i testi del NT come: 2 Cor 11,2; Ef 5,25-
27 e 29-31; Tito 3,5-7). Sulla base del battesimo e dell’ Eucarestia nella quale Gesù
la nutre con il suo corpo spiritualizzato, la Chiesa diventa il Corpo del Cristo e
forma con lui, spiritualmente e misteriosamente (misticamente) “una sola carne”.
La Chiesa deve vivere anch’ essa, da parte sua, una Pasqua di morte e resurrezione
mediante la potenza dello Spirito. Le sue nozze saranno perfette soltanto
escatologicamente (Cfr. Ap 19,6-8; 21,2; 22,17).
“Comunione dei santi”, vuol’ dire la comunità dei beati anticipata nella Chiesa
cattolica, o i martiri; nel Medio Evo si parlava di partecipazione alle cose sante,
principalmente alla Eucarestia. Il suo Principio divino e senza altro l’amore:
“perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo
che ci è stato dato” (Rm 5,5), l’ amore con cui Dio stesso ama. Lo conferma bene S.
Giovanni della Croce: “L’anima allora ama Dio non per se stessa, ma mediante Dio
medesimo, perché essa ama in tal modo mediante lo Spirito Santo, come il Padre e il
Figlio si amano, secondo quanto dice il Figlio stesso: ‘perché l’amore con il quale mi
hai amato sia in essi e io in loro’” (Gv 17,26) 5.
Karl Rahner, ha detto che possiamo credere al di là di questo mondo e amare fino
nel mondo di Dio, fino nel e con il suo cuore. Ecco perché la comunione dei santi si
estende ai beati del cielo e ai nostri defunti passati al di là del velo che li nascondi
3
P. DEMANN, Isräel et l’unité de l’Eglise, in “Cahiers sioniens” 1953, 1, p. 23. Riportato in Y. CONGAR, Santa
Chiesa, Morcelliana, Brescia 1967
4
CH. JOURNET, L’ Eglise du Verbe incarné, t. II Paris 1951, p.50. Riportato in Y. CONGAR, Santa Chiesa,
Morcelliana, Brescia 1967
5
Viva fiammma d’ amore, str. 3: tr. it. di P. FERDINANDO DI S. MARIA, Roma 1979, p. 776. . Riportato in Y.
CONGAR, Credo nello Spirito Santo, Tomo II. Parte prima
3
ai nostri occhi. Inoltre soltanto Dio, mediante ciò che in lui è Grazia e Dono, cioè lo
Spirito, può essere in noi il principio radicale di questa vita eterna che è la
comunicazione della sua propria vita. Così la preghiera per i defunti si basa sul
fatto che la morte non può separarci dall’amore di Dio manifestato in Gesù Cristo
(Rm 8, 38-39).
Lo Spirito è garantito alla Chiesa come suo principio trascendente di fedeltà . Gesù
aveva promesso lo Spirito ai suoi discepoli come un Esegeta o un Maestro vivente e
sovrano (Gv 14,16s.26; 16,13s). Poi la “tradizione-trasmissione” dello Spirito, che
garantisce alla Chiesa la fedeltà e l’unità della sua fede, rimarrà legata ai vescovi:
“successori degli apostoli che hanno ricevuto, con la successione nell’episcopato il
carisma sicuro della verità secondo il beneplacito del Padre” 7. Nei secoli successivi i
Concili ecumenici “radunati nello Spirito Santo” porteranno questo mestiere di
indefettibile fedeltà alla fede ricevuta dagli apostoli.
4
“gerarchica” esiste nella comunione della Chiesa. Lo Spirito Santo ha sempre
assistito la Chiesa “ne finaliter erret”, perché l’errore non prevalga definitivamente
(Mt 16,18).
Lo Spirito è il soggetto che effettua tutto ciò che dipende dalla grazia, o per dirlo
con Journet, “la personalità efficiente suprema e trascendente della Chiesa” 9,
che non è però a noi consustanziale e non si riduce al semplice totale degli
individui che la compongono, essa ha una realtà propria alla quale convengono
delle proprietà specifiche quali l’unità , la santità , la cattolicità , l’apostolicità ,
l’indefettibilittà ; (“Non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua chiesa”) ad
essa è stato promesso lo Spirito il quale pone appunto in lei tale proprietà .
Lo Spirito Santo è principio di cattolicità. Poiché una volta che il Signore è salito
al Padre, lo Spirito è nella Chiesa come potenza di diffusione di fede e di vita. A lo
stesso tempo comincia l’uscita del ambiente giudaico e Paolo opera non solo
l’entrata dei pagani nel nuovo popolo di Dio ma il passaggio al mondo
grecoromano. Fu la prima entrata di un pluralismo di carattere socioculturale che
fece nascere una Chiesa universale molteplice e particolare. Questo accadrà nella
inculturazione dello stesso Vangelo e della stesa fede in ambiti culturali o spazi
umani vari e diversi10. Ricordiamo che ci vuole unità e pluralismo, un pluralismo
nell’ unità e un unità senza uniformità . Ad esempio: si comprende che la liturgia
debba essere liturgia di un popolo. Ma essa deve essere liturgia della Chiesa e deve
tradurre la fede ricevuta dagli apostoli: problema di unità che include la diversità .
Parlando dalle Scritture come testimonianza della Parola di Dio, la vita della Chiesa
lungo i secoli è stata una mediazione delle Scritture. Che deve essere letta nello
stesso Spirito e mediante lo stesso Spirito sotto l’influsso del quale essa è stata
redatta: nel “senso spirituale” raccomandato dai santi padri, particolarmente
Origene. Per questo il Concilio rivendica il dovere di “badare al contenuto e all’
unità di tutta la Scrittura, tenuto debito conto della viva Tradizione di tutta la Chiesa
e dell’ analogia della fede”. Lo Spirito attualizza la Parola a partire della sua lettera.
Egli rende parlante la Parola assiste cioè la comunità cristiana perché ne afferri il
senso11.
5
Alla proposizione di una Rivelazione oggettiva o alla comunicazione della Parola,
corrisponde nei soggetti che la ricevono, il dono di uno “spirito di rivelazione” (Ef
1,17; 1 Cor 2,10). In questo senso, esiste una costante azione rivelante di Dio negli
uomini chiamati alla fede o che vivono nella fede. Già Pio XI diceva, che la vita dei
santi è una parola di Dio. E poiché la Chiesa è guidata dallo Spirito Santo, si è
sempre ritenuto che l’ usus Ecclesiae, i modi di comportarsi della Chiesa, fossero
un “luogo teologico” di grande valore, soprattutto in materia sacramentale. Tra i
“luoghi teologici” viene annoverato anche il “sensus fidei”, senso della fede, oppure
il “sensus fidelium”, il sentimento dei cristiani.
11
C. MOLARI, La comunità ecclesiale come soggetto ermeneutico Della Tradizione nata dall’ esperienza giudeo-
cristiana, in Concilium 3/1978, p.139-158. . Riportato in Y. CONGAR, Credo nello Spirito Santo, Tomo II. Parte
prima
12
J. BONDUELLE, articolo del 1960 ripreso in La revisión de vie, situation actuelle, Parigi 1964, cf p.39. Un’eco
del procedimento seguito dalla revisione di vita la si può trovare nel decreto conciliare Presbyterorum Ordinis
n. 6 par. 2. . Riportato in Y. CONGAR, Credo nello Spirito Santo, Tomo II. Parte prima
13
Costituzione pastorale Gaudium et Spes, dic. 1965, n. 4 par.1 e n.11 par. 1
14
MICHEL QUOIST, Prières, 1954, p. 11. . Riportato in Y. CONGAR, Credo nello Spirito Santo, Tomo II. Parte
prima
15
P. PEGAMEY, Redécuovrir la vie religieuse. La rénovation dans l’esprit, Parigi 1974, p. 161. . Riportato in Y.
CONGAR, Credo nello Spirito Santo, Tomo II. Parte prima
6
Vi è un profondo legame di natura tra l’idea di universalità che implica quella di
cattolicità geografica e l’idea di “cattolica” nel senso di ortodossa o autentica. Ogni
fedele dice Mö hler, è al sicuro dall’ errore solo in seno alla Chiesa, “pensando e
volendo nello spirito e nel cuore di tutti” (Symbolik, § 37; cfr. L’unità della Chiesa.
§ 6, 27). Dal punto di vista dell’ unità la cattolicità si fonda sulla pienezza di grazia
del Cristo, costituito da Dio capo di una nuova umanità ed anche capo di un nuovo
universo. “Dio l’ha costituito capo di tutta la Chiesa, che è il suo corpo formante la
pienezza di Lui, che dalla Chiesa riceve il suo intero ed universale complemento” (Ef
1,22-23); “in lui solo abita corporalmente tutta la pienezza della divinità” (Col 2,9;
Ef 3,19; Ef 4,10). Da altro canto però la cattolicità non è fondata unicamente nella
pienezza del Cristo ma anche nel basso, dagli uomini e dai popoli nei quali il Cristo
si completa o si “pienifica”.
16
J. MONSTERLEET, Les martyrs de Chine parlent.., Paris 1953, p.141. Riportato in Y. CONGAR, Santa Chiesa,
Morcelliana, Brescia 1967, p. 104
17
B. PASCAL, Pensées, ed. Brunschvicg, fr. 871. Riportato in Y. CONGAR, Santa Chiesa, Morcelliana, Brescia 1967,
p. 117
18
Can. 34: PG, 137, 103. Riportato in Y. CONGAR, Santa Chiesa, Morcelliana, Brescia 1967, p. 117
7
Unità dell’umanità e vocazione dei popoli. La Bibbia stabilisce l’unicità assoluta
del genere umano con l’attestazione dell’unicità di Dio e la esclusione di ogni
dualismo con un’affermazione sull’unità dell’umanità , più profonda di tutte le
divisioni e di tutte le differenze: Creando Adamo, Dio fa l’uomo, tutta l’umanità e
quindi manifesta la radicale uguaglianza e fraternità di tutti i “figli d’Adamo”. Con
Abramo troviamo il segno dell’ affermazione biblica dell’unità dell’umanità in
dipendenza dell’unico Dio. Per esso, la moltiplicazione dei popoli è anzitutto
l’effetto di una benedizione. Infatti, quando cominciò a delinearsi l’idea di un
Israele vero che non coincideva esattamente con l’Israele etnico o geografico, la
venuta dei popoli fu concepita in maniera più spirituale, che anticipa, in certo
modo, l’idea cristiana della Chiesa.
In Gesù è arrivata la salvezza, la morte è vinta e con essa il peccato causa della
morte e il demonio causa del peccato. Ma essi hanno ancora per un certo tempo, il
potere di affliggere. Sarà ancora necessaria una lotta. La Chiesa allora si trova tra le
due vittorie: La causa già è data, ma non l’effetto pieno. Dice San Paolo: “Dio ci ha
dato la caparra dello Spirito Santo” (2 Cor 1, 22; 5,5; Ef 1,14). La Chiesa è più della
promessa, ma non è ancora il godimento; si può dire che la Chiesa è un principio
della vita eterna. Non saliremo in cielo se non siamo in Gesù Cristo. Egli è l’Alfa in
quanto causa di salvezza, e anche Lui sarà l’omega, cioè l’albero con i suoi frutti .Ci
sarà sempre dualità di “celeste” ed ancora “terreno”; già “comunione con Dio” ed
ancora bisogno dei “mezzi per procurarsi questa comunione” finché non sarà
perfetta.
Siamo “impegnati in un viaggio lontano dal Signore” e, come dice san Paolo: “ora
vediamo come per mezzo di uno specchio, in modo non chiaro” (1 Cor 13, 12; Gv 3,2).
Questa situazione pone nella Chiesa una logica di comunione con Dio e logica di
cammino verso questa comunione. Dualità di beni comuni, la carità : “Dio ha diffuso
nei nostri cuori la sua carità” e da altra parte un altro bene comune: mezzi di grazia,
mezzi morali di istruzione, di edificazione, di celebrazione del culto, dei recezione
19
Ad Autolicum, I, 2 (PG, t. 6, col. 1025): l’idea di Teofilo è che l’uomo vede o non vede Dio, secondo le sue
disposizioni interne. Riportato in Y. CONGAR, Santa Chiesa, Morcelliana, Brescia 1967, p. 157
8
dei sacramenti. Due unità : quella interiore spirituale di comunione con Dio ed
unità di comunione esterna. Due separazioni o “scomuniche” la prima della
comunione con Dio a causa del peccato mortale, e l’altra separazione dalla
comunione coi mezzi di grazia. Corrispondenti a queste due unità , due leggi: la
legge che regola la comunione spirituale, la legge dello Spirito e la legge che regola
la comunione esterna dei beni della grazia, cioè leggi della Chiesa, leggi canoniche,
leggi delle rubriche, del Diritto canonico che regolano la comunione esterna.
Anche ci sono due autorità : al esterno, papa, vescovi, in nome del potere giuridico
e poi i superiori, abati, priori, in nome dell’ ubbidienza. Dal’ altra parte l’autorità
interna, quella di Dio e del suo Spirito Santo. Due sacrifici: Interiore, spirituale
dell’anima di cui parla San Paolo quando dice: “Vi esorto, fratelli ad offrire i vostri
corpi, quale ostia viva, santa, gradita a Dio” (Rm 12,1). Ma vi è anche un sacrificio
esterno e pubblico: il sacrificio sacramentale, eucaristico di Gesù Cristo al quale
corrisponde un sacerdozio esterno. Poi c’e la dualità dell’interiorità , ossia da una
parte il desiderio che Dio operi in noi spiritualmente, nella preghiera, e di non
essere completamente trasparenti con gli altri, e gli altri a noi.
Allo stesso modo il contrasto d’immediatezza e mediazione, che ricorda il fatto che
c’è il bisogno di un elemento esterno di guida che ha nella Chiesa anzitutto un
rapporto di espressione della sua anima di grazia: il diritto esprime e organizza
l’amore. La liturgia esprime la pietà e il sacrificio. Il sacrificio interno esprime
quello interno. Il dogma esprime la fede . E sarà così fintanto che siamo terreni e
peccatori: lontano da Dio, non possiamo ottenere la grazia più intima di comunione
con Lui se non con mezzi esterni: liturgia, gerarchia. L’esterno è veramente il
mezzo che procura l’interno. Fino a che non saremo perfetti avremo bisogno di
essere sotto un pedagogo; perciò è anche necessario che la vita che ci viene da
Cristo venga incanalata e portata a noi per mezzo dei sacramenti.
9
l’esigenza di purezza. Originariamente, la Riforma voleva essere un ritorno del
pensiero, della teologia alla loro sorgente evangelica, però purtroppo non è stata
attuata da santi e non ha ripreso il programma antico di riforma interiore,
spirituale e morale.
Però nella Chiesa come in Gesù Cristo la divinità e l’umanità , benché distinte tra
loro, non sono meno strettamente unite, allo stesso modo il Salvatore è continuato
nella sua Chiesa secondo tutto ciò che egli è. La Chiesa, la sua manifestazione
permanente, è divina ed umana insieme: essa è l’unità di questi due attributi” 22.
Seguendo i termini della definizione di Calcedonia: “Due nature avventi ognuna
operazioni proprie (“inconfuse”). Allo stesso modo, da quel soggetto concreto
che è la Chiesa, vi sono operazione umane e divine che richiedono di essere riferite
rispettivamente a due princìpi o nature: la Chiesa come Gesù , scacci i demoni e
rimette i peccati; le è stato promesso che potrà compiere opere più grandi di quelle
compiute dal suo Signore chi sarebbe come la sua personalità profonda.
I fedeli non esistono che in Lui, per realizzare il Cristo nella sua pienezza, e per
mezzo di una partecipazione ad una vita che è la sua. Gli atti della vita cristiana
sono vitalmente nostri, grazie ai doni spirituali che, in certo modo, ci fanno esistere
secondo una natura divina partecipata dal Cristo; ma radicalmente sono del Cristo
in noi e del suo spirito che, per questo titolo, meritano il nome di personalità
ultima unica di tutto il Corpo mistico. Con Serrand e Bouyer fece strada l’ idea di
“Incarnazione continuata”, per indicare la vita in Cristo, che anche quella del
Christus in nobis, vissuta nell’ esistenza concreta: Si tratta dell’ ascesa delle
creature verso Dio. “Incarnazione continuata” no vorrebbe dire altro che
ricondurre tutto a Gesù Cristo, farlo intervenire misticamente in tutto ciò che noi
siamo, al fine di far passare la prima creazione all’esistenza secondo lo Spirito in
Gesù Cristo risuscitato.
22
J. A MÖ HLER, Symbolik (192410) § XXXVI, pp. 332-2
10