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nel suo
contesto
Luis Alonso Schòkel
Jesus Asurmendi
Bruno Chiesa
Fiorentino Garcia Martinez
Joaquin Gonzàlez Echegaray
José Manuel Sànchez Caro
Julio Trebolle Barrerà
La Bibbia
nel suo contesto
Luis Alonso Schòkel
Jesus Asurmendi
Bruno Chiesa
Fiorentino Garcia Martinez
Joaquin Gonzàlez Echegaray
José Manuel Sànchez Caro
Julio Trebolle Barrerà
Edizione italiana
a cura di Antonio Zani
Paideia Editrice
ISBN 8 8 . 3 9 4 . O 5 I O . O
9 Presentazione dell’opera
n Premessa al volume primo
Parte prim a
G EO G R A FIA E ARCH EO LO G IA BIBLICH E
C a p ito lo I
17 La geografia biblica
C a p ito lo n
59 Archeologia biblica
Parte seconda
STORIA E ISTITU ZIO N I DEL POPOLO BIBLICO
103 Introduzione
C a p ito lo in
10 9 L ’epoca premonarchica
C a p ito lo iv
ixtì L a monarchia
C a p ito lo v
155 L ’ ultimo periodo
della dinastia davidica
C a p ito lo v i
18 8 L ’esilio e la restaurazione di Giuda
sotto i persiani
C a p ito lo v i i
206 La Palestina sotto la dominazione greca
( 3 3 3 - 3 6 7 a.C.)
C a p ito lo v m
zzi Restaurazione nazionale ed espansione asmonea
(16 7 -6 3 a.C,)
C a p ito lo ix
237 La Palestina sotto la dominazione romana
(Ó3 ”4 a.C.)
C a p ito lo x
151 Da Erode il Grande alla guerra contro Roma
(4 a.C. - 66 d.C.)
Sommario
C a p ito lo XI
67 Le guerre contro Rom a
( 6 6 -13 5 d.C.)
C a p ito lo x ii
Parte terza
B IB B IA E LETTERATURA
C a p ito lo x i i i
15 La Bibbia come letteratura
Parte qu arta
IL TESTO D ELLA BIBBIA
C a p ito lo x iv
76 Lingue e scritture bibliche
C a p ito lo xv
94 Testo e critica testuale
dell’Antico Testamento
C a p ito lo x v i
37 d esto e critica testuale
del N uovo Testamento
C a p ito lo x v i i
^4 Versioni dell’Antico
e del N uovo Testamento
Altre abbreviazioni
Geografia
e archeologia bibliche
Joaqutn Gonzàlez Echegaray
Per comprendere con più ampia visione d’insieme e maggiore profondità
possibile il messaggio della Sacra Scrittura si deve conoscere il «contesto»
in cui 1 libri sacri furono scritti e trasmessi: le circostanze storiche e cultu
rali del popolo che fu il diretto protagonista delia letteratura biblica, la
mentalità, la terra in cui viveva, la lingua che parlava, il tipo di scrittura
impiegato e la trasmissione di tali documenti nel corso della storia.
È necessario iniziare dalle origini, presentando la realtà fisica del paese
della Bibbia, che, come si sa, coincide fondamentalmente con quanto si
suole chiamare Palestina. Tuttavia, in un secondo momento, bisognerà
compiere un percorso a ritroso nel tempo e ricostruire, per quanto possi
bile, i nomi, i confini territoriali, i centri abitati della terra biblica nei
tempi passati, precisamente nelPepoca in cui i diversi libri furono scritti,
così da verificare e comprendere i riferimenti geografici in essi contenuti.
Ma la «terra» non è solo descrizione topografica e toponomastica, an
che se con echi lontani di tempi passati. La terra conserva nelle sue visce
re i residui fisici, i resti archeologici della presenza degli uomini che la
abitarono: le rovine delle città con le loro mura e le loro case, le tombe, i
resti dell’arredo domestico. Tutto questo affascinante mondo archeologi
co è indispensabile per ricostruire il passato e capire così la mentalità de
gli autori sacri, comprendendo in tal modo quanto in ogni momento essi
intesero dire.
Capitolo i
La geografia biblica
I. G E O G R A F I A F I S I C A
del Gebel en-Nusairiyeh e del Gebel ez-Zawiyeh, per proseguire nel Liba
no attraverso la valle della Beqà* tra le alte catene del Libano a ovest e
dell’Antilibano a est. Tale solco funge da bacino collettore per il fiume
Oronte, che scorre verso nord, e per il LitànI, che scorre verso sud. En
trambi i corsi fluviali terminano deviando bruscamente verso occidente,
per sfociare nel Mediterraneo. Solamente a partire di qui il sistema del
Giordano costituisce un vero bacino chiuso. Più a sud la fossa prosegue,
dando origine al Golfo di ‘Aqaba e al Mar Rosso, e penetra infine nel
continente africano, che attraversa da nord a sud nella sua parte centro
orientale, pressoché parallela alla costa dell’Oceano Indiano. Si trova in
stretta relazione con l’esistenza dei più caratteristici fenomeni geografici
dell’immenso continente, tra i quali i grandi laghi ai confini di Kenia,
Tanzania e Uganda.
i . Per la toponomastica adottata si ponga attenzione a quanto segue: i nomi con equivalente ita
liano (ad es. Betlemme) consertano perlopiù questa forma; in altri casi, per località situate in ter
ritorio israeliano ci si è attenuti alla forma ebraica attuale, per luoghi geografici situati in territo
rio arabo si è di solito preferita la denominazione araba. Sussistono eccezioni per talune denomi
nazioni, tanto neiPuna che nell1altra lingua, già consacrate dall’uso generale. Per Ponomastica del
periodo biblico si sono seguiti prevalentemente Y . Aharoni - M . Avi-Yonah, Atlante della Bibbia,
Casale Monf. 1 9 8 7 ; V . Fritz, Introduzione all1archeologia biblica, Brescia 1 9 9 1 ed E. Schùrer,
Storia del popolo giudaico al tempo di Gesù Cristo (17 5 a.C. - 1 3 j d.C.), Brescia 19 8 5 ss.
i. Il bacino del Giordano
2. La regione cisgiordana
3. La regione transgiordana
4, Clima e vegetazione
presentano i venti orientali del deserto che bloccano gli influssi del Medi
terraneo. Inizia così una zona stepposa, che va confondendosi con la
grande estensione desolata conosciuta col nome di Gran Deserto, il quale
a oriente continua fino a [f Eufrate e a sud penetra nell5Arabia Saudita.
L’alterno dominio di influssi marini o desertici non solo, come andia
mo dicendo, determina la diversità di paesaggio, ina influisce anche sulle
variazioni atmosferiche durante Panno. L’equilìbrio tra i venti mediter
ranei o desertici non è sempre costante. Sul!'altipiano cerealicolo trans
giordano per gran parte dell'anno dominano i venti dell’est, freddi in in
verno e torridi in estate. Abbiamo già detto che nel deserto di Giuda in
Cisgiordania soffiano periodicamente anche questi venti, che salgono fino
alle cime della catena e si dirigono verso la costa, creando un ambiente
afoso, soprattutto in alcuni giorni di primavera e di autunno. E il tipico
vento di terra, chiamato hamsin. In generale, e per riassumere, possiamo
dire che l’inverno in tutta la Palestina è breve, relativamente freddo nelle
zone più alte e con precipitazioni molto intense. Sulla Montagna di Giuda
può capitare che nevichi. La primavera è temperata, tranne i giorni di
hamsin, benché in montagna la temperatura continui ad abbassarsi abba
stanza durante la notte. Normalmente non piove, salvo le cosiddette
vpuigge tardive», a carattere limitato. L ’estate è calda in tutto il territo
rio. Soltanto le zone piu elevate godono durante le notti del sollievo deri
vante dalla loro posizione favorevole. Anche Pautunno è secco, ma meno
caldo, tranne i giorni di hamsin; tuttavia già cominciano a spirare su
quasi tutto il territorio i venti mediterranei, che finiscono per portare
dapprima in forma discontinua le «piogge precoci» e infine le precipita
zioni dell’inverno.
I I. G E O L O G I A
In Palestina non rimangono che scarsi resti delia primitiva piattaforma continen
tale del Precambrico, costituiti da rocce metamorfiche, nella regione del Golfo di
(Àqaba e nei suoi dintorni. Del Giurassico, in piena Era Secondaria, sono i terreni
sedimentari di arenaria a est del M ar M orto e nella valle del WàdI Zerqa. N on o
stante ciò, la maggior parte delle formazioni geologiche del paese, almeno la par
te più caratterizzante, appartiene al Cretaceo. Del Cenomaniano (Cretaceo M e
dio) sono la maggioranza delle rocce calcaree dei M onti di Giuda, Samaria, G a-
iaad e buona parte della Galilea e il Carmelo. A esse di solito si sovrappone il Tu-
rouiano. Del Senoniano (ormai ne! Cretaceo Superiore) abbiamo altri calcari te
neri, caratteristici del Deserto di Giuda e di gran parte delPaltipiano ftansgiorda-
no, oltre il bordo che guarda verso la depressione del Giordano.
Nel Terziario, durante l’Eocene, gran parte della Palestina era coperta dal m a
re, ma già allora si determinavano le spinte responsabili dei ripiegamenti nel
blocco di strati depositati sul fondo marino. A quest’epoca risalgono certi terreni
2-4 La geografia biblica
calcarei del Negev, del ‘Agiati e della Galilea. N d Miocene si sviluppò la più im
portante fase orogenetica all’orìgine di pieghe e fratture in tutti gli strati piu anti
chi, la quale fece emergere le terre del paese, a eccezione delle pianure costiere.
Ciò permise la risalita della lava vulcanica che ha dato origine ai basalti nei din
torni del Lago di Genezaret, di HQle e nel massiccio del óebel Druz. Allora si
produssero le grandi faglie che da nord a sud formarono la fossa tettonica del
Giordano, con tutta la serie di faglie secondarie orientate in diverse direzioni. Tra
esse si può citare quella che separa la Shefda dai M onti di Giuda, pressoché pa
rallela a quella del Giordano, e la grande faglia a nord del Carmelo, che determi
na l'orientazione obliqua, rispetto al sistema, della pianura dì Izreel.
Durante il Quaternario, n d Pleistocene e allim zio dell’Olocene, si formarono
le pianure costiere, a causa del fenomeno planetario delle glaciazioni e dei movi
menti che mutarono ripetutamente il livello marino. Un enorme lago, conosciuto
oggi col nome di Lisàn, che occupava tutta la depressione del Giordano, finì per
frammentarsi e dar luogo al sistema attuale di laghi e al corso fluviale propria
mente detto. À sua volta la depressione andò affossandosi progressivamente e gli
affluenti furono costretti a scavare le loro tipiche gole, tra le quali si distingue
quella di M ogib, che raggiunge una profondità di 700 m. Alla fine del Pleistocene
ha inizio una fase d ’inaridimento progressivo nel clima del paese, che, con alcuni
intervalli, continua fino all’epoca attuale.
IH . G E O G R A F I A P O L I T I C A A T T U A L E
compare mai nella Bibbia. Si trova piu facilmente in fonti romane del il
secolo d.C. e probabilmente deriva dal termine pristini (filistei). Nella
letteratura biblica il paese è designato con vari nomi, il più comune dei
quali nelFÀ.T. è Terra di Canaan (ebr. ’Eres K cna‘an).
i . Antico Testamento
a) ì patriarchi
I racconti della Genesi sulFepoca patriarcale riflettono un ambiente di
popoli nomadi dediti alla pastorizia, che si muovono attraverso un terri
torio in cui esistono varie città-stato, lutto il quadro risale all’incirca
all’anno 1900 a.C., più o meno agli inizi del Bronzo Medio o periodo
delle invasioni degli hyksos. Il clan semita di Abramo, che vive in tende,
si muove da Harran nell’alto Eufrate e, si dice, ancor più da lontano, da
Ur di Sumer. Percorre il paese attraverso la montagna da nord a sud, so
stando nei luoghi che diverranno poi famosi come santuari. Si tratta, ap
punto, della giustificazione del carattere sacro di tali luoghi per mezzo di
distinte teofanie.
Abramo è presente a Sichem (oggi I eli Balatah presso Nabius), sulla
Montagna di Samaria, esattamente a un crocevia, dove la strada che se
guendo la montagna va da sud a nord («la strada da Betel a Sichem» se
condo Giud. 2.1,19) si unisce con l’altra che dal Giordano sale attraverso
il Wàdl Fàr‘a, Questa, a sua volta, si collegava con il percorso che dall’al
tipiano transgiordano scendeva verso !a fossa del Giordano attraverso la
valle dello Yabboq (arab. Wadi Zerqa). Il patriarca si sposta per circa 50
km da Sichem a Betel (oggi Bétln, a nord-est di Ramalla). Da qui, attra
versando la Montagna di Giuda, si inoltra nel Negev, da dove penetrerà
in Egitto. Di nuovo ripercorre il cammino fino a Betel, dove si separa dal
nipote Lot, che scende verso la pianura del Giordano. Àbramo si muo
ve di nuovo verso sud e si accampa presso Hebron, importante località
della Montagna di Giuda, che ancor oggi conserva questo nome,
L ’episodio della campagna dei quattro re orientali, che con una spedi
zione punitiva attaccano gli stati a sud del Mar Morto, consente alcune
identificazioni topografiche, tra cui il caratteristico grande lago che ac
quista il tipico nome di Mare Salato (ebr. Yàm ham-Melah), le mon
tagne di Seir nella zona di Petra o forse, piu all’interno verso la penisola
del Sinai, el-Paran a est di Àraba. Si menzionano i refaim, zamzumrnim,
emim, horrei, antichi popoli segnalati anche a est di Araba in Deut.
10 -12 , e la città di Qadesh (‘Ain el-Qudeirat) nel Negev. Sodoma e Go
morra potrebbero essere presumibilmente sepolte sotto il Mar Morto, a
sud della penisola di Lisan, in una zona di acque poco profonde e di pro
babile sprofondamento in epoca relativamente recente. Abramo inseguì
Geografia storica biblica 27
Oggi si ritiene che non tutte le tribù israelite fuggirono dall’Egitto nella
migrazione nota con il nome di «esodo». Alcune erano già in Palestina,
altre probabilmente si unirono alla migrazione nel deserto, senza aver
mai posato piede nelle terre del Nilo. Dal punto di vista geografico, la
strada dell’esodo e Pidentificazione di tutte le tappe citate nella Bibbia
costituiscono un problema ancora insolubile. La questione principale sta
nella precisa identificazione del monte sacro della teofania, chiamato nei
testi Sinai dalla tradizione jahvista, e Horeb dalla tradizione elohista e
nel Deuteronomio. La tradizione cristiana, che identifica il Sinai con il
Cebel Musa, nella parte meridionale della odierna penisola del Sinai, non
gode di un solido fondamento.
Se la teofania è in relazione con un’eruzione vulcanica, come si potreb
be dedurre dalle fonti jahvista e deuteronomista (Es. I9 ,i8 -Z 2; Deut,
4,1 i - i i ), allora non può certamente trattarsi dell’attuale Sinai, che non è
zona vulcanica. Bisognerebbe cercare il monte nella Penisola arabica, vi
cino alla costa, poco prima dell’insenatura del Golfo di cAqaba, nel mas
siccio del Gebel Harab, dove in epoca storica vi sono stati vulcani attivi,
come il Hala el Redr. Se, invece, la teofania è collegata a una forte tor
menta, come la descrive l’Elohista (Es, 19 ,16 ), può essere avvenuta sia
sul óebel Musa sia sul massiccio a nord di questa penisola, o in qualsiasi
altro luogo del Negev. Si è pure parlato del Óebel Halal, a ovest di Qa-
desh, o della «montagna sacra» di Har Karkom, a sud-est del precedente,
sebbene i ritrovamenti archeologici qui recuperati datino al ili millennio
a.C. e non all’epoca dell’esodo. Si osservi, tuttavia, che il territorio di
Madian, con il quale si pone in relazione direttamente il Sinai (Es. 3,1),
era certamente nella Penisola arabica, precisamente nella regione di Ha
rab, ancor oggi denominata Madian. Esiste al riguardo un'antica tradi
zione giudaica, ben documentata, di cui in ultima analisi si fa portavoce
Paolo quando dice; «Il monte Sinai è in Arabia» (Gal. 4,15).
In ogni caso è possibile parlare verisimilmente delle prime tappe della
fuga dall’Egitto e delle ultime dell’arrivo in Palestina, Come punto di par
tenza si segnala la città di Ramses, Pi-Ramses, che è Tanis o i suoi dintor
ni (Qantir). Si tratta della famosa grande città egiziana nella zona orien
tale del Delta del Nilo. A Qantir, residenza di Ramses n, questo faraone
aveva il suo palazzo, le cui rovine si conservano ancor oggi.
La prima stazione menzionata sulla strada è Sukkot, probabilmente Pi-
tom-Teku, la città del dio Atum, localizzata in Teli el-Maskhutah, a est
del Delta, già via dei Laghi Amari. Questa città era citata anche nell’Eso
do come uno dei luoghi in cui esisteva una colonia ebraica, che lavorava
per gli egiziani. Si trattava di una fortezza per la sorveglianza della via
Geografia storica biblica ^9
del deserto. Tutta questa regione, nel Wàdi Tumìlat, dovette essere la
Terra di Goshen, indicata anche nella Genesi come luogo di insediamenti
ebraici. La seconda tappa è Etam, Si è parlato di una nota fortezza egizia
na, Htm, a sud di Teku, citata dai testi, che potrebbe essere la stazione
biblica, ma rimane incerto. La terza tappa è «Pi-hahìrot, tra Migdol e il
mare», di fronte a Baal Sefon (Es. 14,2). Pi-hahirot sembra la corruzio
ne di un nome egiziano, ma il luogo non è ancora localizzato. Migdol, al
contrario, è ben noto e indica una fortificazione di frontiera del faraone
Seti 1 a Teli el-Her, nei pressi di Pelusio, nel nord. Anche Baal Sefon,
nome di una divinità fenicia che aveva un suo culto a Dafne, è una città a
nord-est del delta. Ciò indicherebbe un itinerario in direzione del Medi
terraneo attraverso la via maris o strada dei filistei; dò contraddice il te
sto di Es. 1 3 ,17 -18 , che parla di una strada del deserto, senza dubbio me
ridionale, Ma vi sono anche altre testimonianze sull'uso assai frequente
nella zona di questi toponimi.
Qui ha luogo il «passaggio del Mar Rosso» (ebr. Yàm Suf). Etimologi
camente può significare «Mare di canne» e potrebbe riferirsi ai Laghi
Amari e all acquitrino circostante (oggi inglobati nel canale di Suez) o alle
paludi vicine al Mediterraneo nella zona di Pelusio, ipotesi che collime
rebbe con la «strada settentrionale», o anche con lo stesso Mar Rosso nel
Golfo di Suez, precisamente in una zona paludosa tra questo e i Laghi
Amari sottoposta al regime delle maree del primo.
Partendo da questo punto, il resto delle soste è di dubbia identificazio
ne, rimanendo impossibile individuare la vera strada e la precisa localiz
zazione del Striai. Tra 1 molti toponimi citati (piu di cinquanta stazioni)
vi sono due punti inequivocabili, Qadesh-Barnea e Esion-Geber. Il pri
mo si deve identificare con 4Ain Qudeirat, un'oasi a ovest del Negev cen
trale; il secondo era un porto nel Golfo di ‘Àqaba, vicino a Elat. Sono co
nosciute anche le ultime soste, sulTaltipiano di Transgiordania, A Qadesh
il popolo israelita rimane accampato a lungo (Deut. 1,46). Da qui viene
compiuto un tentativo di penetrazione nella terra promessa, messo in atto
dai famosi esploratori (Num. 13 e 14), e probabilmente un'effettiva inva
sione del clan di Caleb, dei keniti e dei kenizziti di Otoniel e, forse, di tut
ta la tribù di Giuda e di parte di quella di Simeone (Num. 20,2; 2 1,1- 3 ;
Gios. 14,6 ss.; Giud. 1,9 -17). Ma nemmeno si può scartare l'ipotesi che
già allora fossero insediate nel paese, e in buona parte smembrate, le tribù
di Simeone e di Levi, che in altri tempi avrebbero vissuto sulla Montagna
di Samaria (Gen. 34,25-29).
L’altro gruppo di tribù, comprendente Ruben, Efraìm, Manasse e Be
niamino, dovette giungere, guidato prima da Mosè e poi da Giosuè, at
traverso la cosiddetta «via dell'esodo», le cui ultime tappe, a partire da
Qadesh, sono trasmesse da una duplice tradizione contraddittoria. Se
3° La geografia biblica
condo Num. 10,14-2-3; 2 1,4 e Deut. 2,1-25, g^1 israeliti non attraversaro
no i territori di Edom e Moab. SÌ diressero prima verso quello che più
tardi sarebbe stato Esion-Geber nel Mar Rosso, passando forse dal ter
ritorio delle miniere di rame di Punon, oggi Feinan, vicino all'Araba; o
meglio, come sembra ancor più logico, attraversando Timna nella stessa
valle dell'Àraba, ma molto più a sud e nella parte occidentale, dove ebbe
luogo l’episodio del serpente di bronzo (Num. 21,4-9). Da ‘Aqaba si in
camminarono per la «via del deserto», costeggiando i territori di due vil
laggi fino oltre l’Ainon. Da qui, addentrandosi verso occidente, giunsero
alle «steppe di Moab» nella valle del Giordano di fronte a Gerico, sulla
riva orientale del fiume.
La seconda tradizione, contenuta in Num. 33,41-49 e in Num. 2 1 ,1 0
20, suppone che il popolo attraversasse i territori di Edom e Moab per la
«strada reale», passando anche per la città di Dibon. Si è detto che i due
percorsi potrebbero alludere a due diverse migrazioni, una condotta da
Mosè con le tribù di Lia e 1 altra da Giosuè con le tribù di Rachele. Non
sembra che ciò abbia fondamento. Per di più si può pensare che la secon
da tradizione sia successiva (appartiene al documento sacerdotale) e ob
bedisca a una ricostruzione «dotta» del percorso che utilizzerebbe un iti
nerario di viaggio esìstente all’epoca, totalmente diverso dal vero percor
so delle tribù. In queste fonti affiorano alcune località ben conosciute, co
me Paran, il torrente Zered (Wàdl el-Hesa), PArnon (Wàdi el-Mogib)
e Dibon (DIbàn) a nord di questo fiume.
c) La conquista
Dopo il patto di Sichem, in cui gli uni e gli altri - quelli della migrazio
ne di Giosuè e quelli del nord — adottano il culto di Jahvé, le tribù del
nord si sollevano contio i cananei, con i quali avevano coabitato in pre
cedenza, e, dopo la battaglia delle Acque di Merom (le sorgenti da cui
si somministrava l’acqua per la città di Merom, probabilmente Teli el-
Kureibeh, nei pressi del óebel Marun, a ovest di Hasor), divengono pa
droni di questa famosa città. Hasor è perfettamente localizzata c ripor
tata alla luce a sud-ovest del Lago di Hule. Nel racconto del suddetto
patto si allude alle due montagne ai cui piedi si trova la città di Sichem
(Teli Balatah}. Sono il Garizim e l’Ebal (rispettivamente 881 e 940 m),
designati ancor oggi con gli stessi nomi.
d) La Palestina
alPepoca dei giudici
La situazione della Palestina intorno all’xi secolo a.C., dopo che vi si era
stanziato Israele, era dominata dalla presenza di quattro grandi ceppi di
popoli. I cananei, che occupavano le zone più fertili e di maggiore impor
tanza strategica della Cisgiordania, insediati in piccole città-stato. Le più
importanti di queste erano, tra le altre, Gezer (Tèi Gezer), Bet-Shemesh
(Teli er-Rumeileh) nella Shefela; Megiddo (Teli el-Mutesellim), Ta'anak
(Teli T a‘annek) e Bet-Shan (Teli el-Husn) nella pianura di Izreel; Dor
(El-Burg) e Akko (San Giovanni d’Acri) sulla costa e la stessa Gerusalem
me sulla montagna.
I filistei o «popoli del mare» erano allora insediati sulla costa in cinque
città: Azoto o Ashdod, Àsqelon e Gaza sulla riva del mare, città che an
cor oggi conservano l’antico nome; Akkaron o Eqron (oggi Qiryat ‘Eq-
ron) e Gat (forse Tèi Negila), un po’ più nell’interno.
Dall’altro lato del Giordano vi erano popoli apparentati con Israele.
Gli aramei al nord, divisi in vari stati, una delle cui città era Damasco; gli
ammoniti nel El-Belqa nord-orientale con Rabbat Ammon (l’attuale Am
man) per capitale; i moabiti, sull’altipiano di Kerak, che avranno a lungo
come frontiera il fiume Arnon al nord e il Wàdi el-Hesa a sud, ben-
che talvolta siano riusciti a oltrepassare il confine settentrionale; gli edo-
mìti, che dal Wàdi Hesa giungevano fino a ‘Aqaba. La loro città più
importante era Bosra, l’odierna Buseira, a sud di Tafila.
In sostanza Israele occupava il territorio più povero della Cisgiorda
nia, ossia la montagna, e una limitata zona della Transgiordania. Era co
stituito da una confederazione di dodici tribù, le cui frontiere appaiono
definite nel libro di Giosuè, nel quale in proposito si confondono due do
cumenti: quello dei «confini delle tribù» e la «lista delle città». Il primo
descrive le delimitazioni territoriali di alcune tribù; con il secondo, che
Geografìa storica biblica 33
enumera le città delle altre, sì completa il panorama dell'occupazione
israelitica del paese.
Da nord a sud ci imbattiamo, prima di tutto, nella piccola tribù di
Dan, che occupava l'omonima città (precedentemente chiamata Leshem)
e il suo territorio, nei pressi delle sorgenti del Giordano. Questa occupa
zione è successiva alla battaglia di Merom (ca. 1200 a.C.). Dan aveva an
che un piccolo territorio nella Shefela, tra Sorea ed Eshtaol (G iud, 13 ,
25), a sud del Wàdì Natuf, area di origine del piccolo gruppo che emigrò
verso nord.
Nella regione dei laghi di Hule e di Genezaret era stanziata la tribù
di Neftali, che con Dan figura nella tradizione quale discendente di Bila,
la schiava di Rachele. La tribù di Aser (discendente di Zilpa, la schiava di
Lia) occupava la zona montuosa più occidentale della Galilea. Zàbulon e
Issacar («figli di Lia»), tribù molto unite, abitavano sulle colline della
Bassa Galilea. La loro presenza, attestata nella valle di Izreel, è probabil
mente dovuta al fatto che lavoravano in quella zona per conto dei cana
nei, come avveniva nella pianura di Akko per Zàbulon e Aser.
A nord della Montagna di Samaria, compresa la città di Sichein, abita
va la tribù di Manasse. Un altro clan di questa tribù —Maldr —emigrò
verso la Transgiordania, presso i monti di Galaad. Efraim occupava, in
vece, la parte meridionale della Montagna di Samaria, ma acquisirà una
sempre maggior importanza e un territorio più ampio soprattutto a spese
di Manasse. In Efraim si trovava allora l’importante santuario di Silo.
Da parte sua, Beniamino (un’altra delle tribù di Rachele) possedeva la
parte centrale della montagna tra la Samaria e Giuda, ossia il territorio a
nord di Gerusalemme, e la sua giurisdizione giungeva fino alla valle del
Giordano. Tra le città più importanti figurano Betel, Gabaon, Mispa
(Teli en-Nasbe) e Gerico.
Giuda, assieme ai clan che aveva inglobato (keniti, calebiti e kemzziti),
possedeva la montagna omonima, dalla zona a sud di Gerusalemme fino
al Megev, dove si mescolava con la tribù sorella di Simeone, praticamente
assorbita da quella di Giuda. La terza tribù sorella, Levi (tutte e tre di
scendenti da Lia), mancava di territorio proprio. Le città tradizionali di
Giuda furono Betlemme e Hebron.
Al di là del Giordano e a sud di Manasse si trovavano Gad, che occu
pava la zona settentrionale di El-Belqa, e Ruben, insediato nella zona me
ridionale, a nord delPArnon. Ruben praticamente scomparve a seguito
delle contìnue pressioni di Moab da sud e di Gad da nord.
L ’espansione dagli sterili territori israeliti verso le zone più ricche, oc
cupate dagli altri popoli, fu un processo molto lento che in qualche caso
non giunse mai a termine. Per il momento, all’epoca dei giudici l’attività
israelitica fu soprattutto di difesa. Il kenizzita (giudaica) Otoniel combat-
34 La geografia biblica
te con successo contro Edom (e non «Aram», come a causa di una confu
sione di lettere scrive il testo ebraico attuale). Il beniaminita Eud affronta
i moabiti nella valle del Giordano, sui confini in cui questi erano giunti
durante le loro incursioni «imperialiste». Probabilmente la scena bibli
ca si svolge a Gerico, cui va riferito l’appellativo di «città delJe palme»
(Gìud. 3,13). Debora, sulla montagna di Efraim, sprona Baraq a riunire
Nettali e Zàbulon contro Sìsera (supposto generale del re di Hasor e,
in realtà, forse un capo guerriero dei «popoli del mare»), che riescono a
sconfiggere nei pressi del fiume Qishon nelle vicinanze di Megiddo. Ge
deone, della stirpe di Manasse, sbaraglia le orde madiamte (nomadi del
deserto) che, originarie dei territori al di là della Transgiordania, devasta
vano il paese. La battaglia avvenne a Nahal Harod, ossia scendendo
da Izreel verso il Giordano. La persecuzione dei vinti prosegui anche in
quella pianura e, quando tenteranno di risalire la valle dello Yabboq pas
sando da Sukkot e Penuel, anche li verranno inseguiti e catturati dalle
truppe reclutate da Manasse, Zàbulon e Aser.
Jefte, invece, che viveva nell5«antico» Galaad, a sud dello Yabboq, è un
gadita il quale, benché si fosse rifugiato a Tob, probabilmente un villag
gio sulla montagna di Gala ad, a nord di quel fiume, deve scontrarsi con
l’espansione degli ammoniti. Consegue la vittoria ad Aroer e ad Abel Ke-
ramim. La prima non è la torre omonima che domina PArnon, in seguito
una roccaforte di Moab, ma un’altra fortezza in prossimità di Amman
(probabilmente Khirbet el-Beder); la stessa cosa vale per Abel (forse Kom
Yadhaz). La città di Mispa di Galaad, dove venne seppellito Jefte sa
rebbe Khirbet ò e ’ad, a sud dello Yabboq.
Lo scenario delle avventure e delle lotte del danita Sansone contro i fi
listei si colloca nelle note città di Sorea e Timna, entrambe attualmente
identificate con questo stesso nome, nella Shefela vicino a Bet-Shemesh, e
in Asqelon e Gaza sulla costa.
e) La monarchia
che il padre Ioacaz aveva perduto. Suo figlio, Geroboamo 11, ripristinerà
le antiche frontiere del regno quasi nella loro totalità e Acazia, re di Giu
da, farà altrettanto presso il confine filisteo e a Edom.
Nel ix secolo a.C. Israele è percorso dai profeti Elia ed Eliseo. Il primo
10 incontriamo a Galaad, in Samaria, Izreel, Betel, Gerico, Beersheba e in
una peregrinazione al Monte Oreb o Sinai, di cui, una volta ancora, non
viene chiarita la localizzazione. Incontriamo invece Eliseo a Betel, presso
11 Giordano, sul Carmelo, in Samaria. In quel tempo ha luogo la rivolta
di Iehu. causata dal profeta. Iehu, proclamato re a Ramot di Galaad, at
traversa il Giordano, si dirige a Izreel; qui si scontra con i due re d’Israele
e Giuda. Il primo, Ioram, viene ucciso durante la battaglia, mentre Acazia
fugge e, cercando scampo sulla montagna, viene ferito. Riesce a rifugiarsi
a Megiddo, dove però muore. Iehu prende possesso della capitale, Sama
ria, e stermina l’intera famiglia di Acab.
La frontiera giudeo-israelitica torna a essere punto d’attrito, mentre
erano re dei due stati Amasia e Ioash. Quest’ultimo, re d’Israele, conqui
sta la città di Bet-Shemesh e con una rapida spedizione giunge a saccheg
giare la stessa Gerusalemme.
A questo punto è necessario accennare ai percorsi seguiti dalle truppe
provenienti dai grandi imperi, che in questo periodo fanno la loro appari
zione nei paese. L ’Egitto, alla morte di Salomone, invia prontamente il
suo esercito in Palestina per un’operazione punitiva e di controllo. Il fa
raone attraversa il territorio filisteo, sale sulla montagna simultaneamen
te da Bet-Shemesh e Bet-Horon, passa vicino a Gerusalemme, dove il re
Roboamo lo placa con tributi, si reca a Gabaon e Betel, quindi a Sichem e
Tirsa. Scende il Wàdi Pària fino alla valle del Giordano e conquista al
cune città come Penuel, risale lungo il Nahal Harod, si impossessa di
Bet-Shean, percorre la pianura di Izreel, espugna Megiddo e seguendo la
via del mare ridiscende verso l’Egitto. Una seconda campagna punitiva
dello stesso faraone Shishaq, attraverso il Negev, è attestata soprattutto
dall’archeologia.
Il complesso delle campagne assire per il controllo del paese risultò più
significativo per le sue conseguenze, giacché portò alla distruzione del re
gno d’Israele.
Già nel ix secolo a.C. gli assiri avevano effettuato incursioni nel regno
aramaico di Damasco e lo stesso Iehu aveva dovuto pagare tributi a Sal-
manassar in dopo un’incursione assira giunta fino al Carmelo. M a le più
importanti campagne ebbero luogo nell’v n i secolo. Sotto Acaz il regno
di Giuda si trova pressato da nord dagli attacchi congiunti d’Israele e Si
ria (guerra siro-efraimita), da sud a causa delle rivolte in Edom, da ovest
per l’espansionismo dei filistei. Questi ultimi si appropriano di gran parte
della Shefela, conquistando alcune piazzeforti lungo le direttrici obbligate
Geografia storica biblica 39
f) // ritorno dall’esilio
z. Nuovo Testamento
a) Divisioni amministrative della Palestina
Nell’anno 63 a.C. il generale romano Pompeo occupò la Palestina. Pro
veniva da Damasco e scendendo attraverso la valle dello Yarmuk si dires
se verso il Giordano, da dove salì a Gerusalemme. Il paese rimase allora
suddiviso in Giudea, comprendente, oltre a questa regione, la Galilea, la
Perea e la parte orientale delPldumea; Samariaycon capitale Sichem, in un
certo senso indipendente; Iturea, nella zona del Golan e Rànyàs; le città
greche autonome come ) olemaide (che comprende il Carmelo), Dora,
Torre di Stratone e Apollonia (oggi Pel Àrsaf, a nord di Tel Aviv), Joppe
(oggi Giaffa, un quartiere meridionale di Tel Aviv), Jamnia, Azoto, Asqe-
ton, Maresha, Gaza e la confederazione della Decapoli, formata dalle cit
tà di Hippos (oggi QaPat el Husn nei pressi della riva orientale del Lago
di Genezaret), Dion (Teli el-As ari) nell’alto Yarmuk, Abila (Teli Àbil, a
sud-ovest della precedente), Gadara (Urnm el-Qeis, a sud dello Yarmuk,
presso la valle del Giordano), Pella (Teli Fahl), Scitopoli (Bet-Shan) e Ge-
rasa (Gerash), nell’alto Yabboq.
Tutto ciò apparteneva alla provincia romana di Siria, con capitale An
tiochia. La Giudea era relativamente autonoma, sotto l’autorità del som
mo sacerdote. Una nuova divisione del territorio in synedria o distret
ti, con capitali a Gerusalemme, Gerico, Adora (oggi Dura, a sud-ovest
di Hebron), Ammathus (in Transgiordania, nella piana del Giordano,
a nord dello Yabboq), e Sepphoris (Sippori, in Galilea a nord di Naza
ret), non fu duratura.
A partire dall’anno 40 a.C. Erode, proclamato re da Roma, possiede un
Geografia storica biblica 43
Oltre Gerusalemme, le città palestinesi più citate negli Atti sono Samaria
e Cesarea Marittima. Tutte e tre rappresentano senza dubbio le città più
importanti della regione. Samaria, edificata sull’antica capitale d’Israele
sulla montagna omonima, all’epoca di Gesù era una grande città. Rico
struita da Erode il Grande per i veterani stranieri, aveva il nome di Seba
ste (odierna Sebastiyeh), cioè «Augusta». Gran parte della sua popolazio
ne era pagana.
Cesarea, denominata «Marittima» per distinguerla da Cesarea di Filip
po, era stata fondata da Erode il Grande nel luogo dell'antica Torre di
Stratone. Nel 1 secolo fungeva da capitale e da residenza del procuratore
romano e costituiva il porto più importante della regione e la città più
moderna e sviluppata. Era ben collegata, per mezzo di strade maestre, con
Sepphoris, Samaria e Gerusalemme. Buona parte della sua popolazione
non era giudaica. Le sue fondamenta e le sue rovine monumentali si tro
vano sulla costa a metà strada tra Haifa e Tel Aviv.
Altre città ricordate negli Atti sono: Joppe (oggi Giaffa), il porto tradi
zionale della Palestina, già da allora un po’ decaduto; Lidda (oggi Lod, a
sud-est di Tel Aviv); Azoto (Ashdod) e Gaza (\Azzah), le due antiche città
filistee della costa a sud di Giaffa - Tel Aviv, ancor oggi di una certa im
portanza.
Fuori della Palestina la città più citata è Antiochia, capitale della pro
vincia di Siria e a quell’epoca una delle maggiori città del mondo. Situata
nel nord della Siria, sul basso Oronte, non era molto distante dalla costa.
Viene menzionata anche Damasco, che aveva un’indubbia importanza
nella strada commerciale che conduceva a Palmira e all’oriente; un’altra è
la colonia romana di Tarso in Cilicia, essa pure città prestigiosa.
Per evidenti ragioni di spazio e perché il tema trascenderebbe l’ambi
Geografìa storica biblica 47
3. Topografìa di Gerusalemme
a) Descrizione
La città crebbe dopo la caduta di Samaria, dato che molti israeliti, essen
do ormai distrutto il regno del nord, cercarono riparo nel sopravvissuto
regno di Giuda e soprattutto nella capitale Gerusalemme. Questa circo
stanza è attestata dai reperti archeologici, che documentano una notevole
espansione della città verso ovest, al di là del Tyropeon, fino a quello che
impropriamente viene oggi chiamato Monte di Sion (la vera Sion è la Cit
tà di Davide, cioè l’ Ofel). Sono stati rinvenuti un buon tratto di mura, di
7 m di spessore sulla strada Plugat Hakotel del quartiere ebraico e una
grande torre di difesa, un po’ più a nord, con tracce archeologiche che ri
velano l’assalto delle truppe babilonesi nel 587 a.C. (scavi di Avigad).
Al ritorno dall’esilio la città, le cui mura vennero restaurate da Nee-
mia, era considerevolmente più piccola, forse più piccola anche della città
salomonica. In ogni caso le mura orientali sull’Ofel erano situate sopra il
dirupo a un’altitudine maggiore di quelle precedenti all’esilio (scavi di
Macalister e Duncan); ciò fa supporre un perimetro più ridotto per il ca
seggiato interno. Una descrizione delle mura e delle otto o dieci porte si
riscontra in Neem. 3,1-3 2 .
Nell’epoca maccabaica, dopo la riconquista definitiva di tutta Gerusa
lemme (14 1 a.C.), venne edificato un gran muro per unire la vecchia città
ai nuovi quartieri occidentali esterni alle mura. Questo muro coincideva,
praticamente, con Tantico e ormai diruto muro del sec. viti a.C. Si è det
to che sull’erroneamente denominato «Monte Sion» potrebbe essere sta
ta edificata una nuova città ellenistica, forse «Antiochia» di 2 Macc. 4 1,
presidiata dalla fortezza conosciuta con il nome di Aera, tante volte citata
nei libri dei Maccabei. Si costruì anche un ponte che, attraversando il Ty
ropeon, univa la nuova città con la spianata del tempio. I più recenti sca
5Z La geografia biblica
d) Uetà erodiana
il, a nord-ovest del tempio, annetteva alla città un nuovo quartiere chia
mato Mishna. Partiva dalla Torre Antonia e andava verso nord fino alla
muraglia attuale, coincidendo visibilmente con questa alla Porta di Da
masco. In questo luogo sono stati rinvenuti i resti dell’antica porta e le
torri di difesa (scavi di Hamilton e Hennesy). À partire da qui, il muro si
dirigeva verso sud e, con andamento tortuoso, giungeva alla torre Ippico
nel palazzo di Erode. Uno di questi angoli escludeva dalle mura il Golgo
ta o Calvario, piccola altura in una zona di vecchie cave di pietra vicino
alla quafe si trovavano alcuni sepolcri; senza dubbio corrisponde all’area
dell’attuale basilica del Santo Sepolcro. La localizzazione del cosiddetto
«Calvario di Gordon» o «Tomba del Giardino» a nord della Porta dì Da
masco, benché questo sia un luogo suggestivo e commovente, manca di
ogni fondamento storico. Probabilmente questo Muro n venne edifica
to all’epoca di Erode il Grande, ancorché Flavio Giuseppe non lo dica
espressamente, ed esisteva già al tempo di Gesù. Il Muro ni, inizialmente
una costruzione molto solida, fu ultimato frettolosamente; il suo scopo
era di includere nella città i quartieri proliferati a nord del Muro n. Ven
ne costruito da Erode Àgrippa i (41-44 d.C.) e la sua traiettoria è minu
ziosamente descritta. Si dice che corresse vicino alla tomba di Elena, re
gina di Adiabene. In effetti, poco più a sud di questa tomba e a nord del-
l’École Biblique si ttovano i resti di torrioni e di una grande muraglia che
continua verso est, nella zona delTAlbright Institution, e verso ovest nei
pressi dell’Ospedale Italiano (scavi di Sukenik e Mayer, di Ben Arieh e
Netzer). Non mancano altre interpretazioni relative all’identificazione di
ognuna di queste tre cinte murarie, descritte da Giuseppe; quella da noi
riportata sembra la più attendibile e, senza pregiudizi, la più vicina alle
testimonianze.
Altri luoghi sono connessi alla vita di Gesù; la piscina di Betesda (Gv.
5,1-4), vicino alla chiesa di Sant’Anna, poco più a est della Fortezza An
tonia e già fuori delle mura della città erodiana. È una doppia vasca con
cinque portici: quattro la circondano da ogni lato e un altro, centrale, se
para le due sezioni. Era di epoca asmonea e ne sono state riportate alla
luce le rovine. Nelle sue vicinanze si trovava una specie di balneario, di
cui si sono conservati 1 resti e in cui può essere ambientato quanto e nar
rato dalla pericope evangelica. Al tempo di Adriano fu trasformato in un
santuario dedicato a Esculapio. Va pure ricordata la «via a gradini», che
discende dalla collinetta orientale della Citta Alta e, nella sua parte piu
antica, può risalire a irepoca erodiana. Fu percorsa da Gesù, forse la not
te del giovedì santo, allorché, lasciato il cenacolo, si diresse all’Orto del
Getsemani, sul pendio occidentale del Monte degli Ulivi, sull’altro lato
del Cedron. La localizzazione del cenacolo nella Città Alta si basa su una
solida tradizione, ma fino ad oggi non si sono ritrovati sufficienti indizi
Geografia storica biblica 55
Lo studio del paese biblico, l’identificazione dei Luoghi dove si ambientarono gli
avvenimenti più importanti della storia della salvezza, i resti dei monumenti e de
gli oggetti dell’epoca biblica hanno suscitato da sempre la curiosità e l'interesse
degli studiosi. Nel corso dei secoli la Palestina si è trasformata in un polo di at
trazione e di continue visite. T pellegrini in Terra Santa possono costatare de visti
l’ambiente e le impronte materiali della storia biblica. Alcuni tra loro si sono
preoccupati in particolare di indagare su questi temi e hanno lasciato per iscritto
la testimonianza delle loro esperienze. Riferiremo brevemente di questi ultimi.
La storia si può far iniziare dal iv secolo, in cui va ricordato l’anonimo «Pelle
grino di Bordeaux», che nel 3 3 3 offre già importanti informazioni, e soprattutto
la monaca o vergine spagnola, di nome Egeria o Eteria, che viaggia nel 3 9 3 -3 9 4 e
scrive il famoso Itinerarium , di valore inestimabile per la storia dei «Luoghi San
ti». A questo periodo appartiene pure Gerolamo, traduttore e commentatore delia
Bibbia, che dal 38 6 visse a Betlemme e nei suoi scritti ospita numerosi dati dì pri
ma mano concernenti questi argomenti.
Altri pellegrini scrittori sono Eucheria, nel 440, e l’Anonimo Piacentino, nel
570 . Intorno al 70 0 il francese Arculfo visita la Terra Santa, lasciando numerose
osservazioni e dati. Più tardi vanno ricordati Villibaldo (72 1-72.7), Bernardo il
Savio {867), Saewulf ( 1 1 0 2 -1 :1 0 3 ) e Sigurdo il Crociato ( 1 1 0 7 - m i ) . Sono inol
tre da segnalare il rabbino spagnolo Benjamin de Tudela (x 1 6 0 - 1 1 7 3 ) , Sir John
Maundevìlle ( 1 3 2 2 - 1 3 5 6 ) , Bertrando de la Brocquière ( 1 4 3 2 - 1 4 3 3 ) e Henry
Maundrell (16 9 7 ).
Lina nuova fase nelLesplorazione del paese, compiuta con criteri più scientifici
e moderni, si deve al viaggiatore spagnolo Domingo Badia, conosciuto con lo
pseudonimo di Ali Bey, che visitò la Palestina nel 1 8 0 7 , all’esploratore Ulrich Ja-
sper Seetzen, che percorse la zona tra il 18 0 5 e il 18 0 9 , e infine al famoso J.L .
Burckhardt, esploratore svizzero scopritore del tempio di Abu Simbel in Egitto e
della città di Petra. Costui visita la Palestina tra il 18 io e il 1 8 1 2 . Questa fase cul
mina con una figura di singolare importanza: il nordamericano Edward Robin
son, che tra il 1 8 3 4 e il 1 8 5 2 pubblica studi sulla regione.
Da allora inizia la fase moderna, imperniata su molteplici ricerche specialisti
che, geografiche e archeologiche. Tra i precursori in campo geografico è doveroso
citare, per quanto attiene alla cartografia, il generale Kitcbener per la Cisgiorda-
nia e G. Schumacher per la Transgiordania; G. Ebers, H. Guthe, G. Adam Smith
e Fr. Buhl per quel che concerne l’opera descrittiva. Per l’ archeologia vanno ri
cordati Ch. W arren, cui risalgono i primi scavi a Gerusalemme tra il r 8 6 8 e il
18 7 0 , e il francese Clermont-Ganneau a partire dal 3 870.
E impossibile menzionare i ricercatori successivi, data l’ amplissima bibliografia
esistente al riguardo. Indicheremo soltanto le principali istituzioni che appoggia
no il lavoro di ricerca nella regione: la British School of Archaeology, erede del
Palestine Exploration Fund, PÉcole Biblique et Archéologiquc F r a n o s e , FAmer-
ican School of Orientai Research, il Deutsches Evangelisches Institut, il Deutscher
Palàstma Verein, la Jewish Palestine Exploration Society (più tardi Israel E x
ploration Society), oltre alle università ebraiche della regione e all’Israel Depart-
Teologia della ^Terra Santa* 57
V I. T E O L O G IA D E L L A «T E R R A SA N T A »
In tutta la Bibbia il tema della «Terra Santa» occupa un posto importante nella
teologia, tanto che, insieme alla teologia della Terra, esiste anche una mistica del
la Terra. E l’impulso che, presente pure in tempi postbiblici, ha originato il feno
meno dei pellegrinaggi, non solo tra i cristiani, ma anche tra musulmani ed ebrei;
Ha determinato le Crociate; sta alla base de! movimento sionista ed è la causa più
o meno diretta di buona parte dei proverbiali conflitti del Vicino Oriente. Gli ap
pellativi Terra Santa e Terra Promessa sono di per sé sufficientemente espressivi
e sembrano desunti in una forma o nell’altra dalla stessa Bibbia (Es , 3 ,5 ; Num .
1 4 ,1 6 ; Deut . i,8 ; 3 1 , 1 0 ; 3 4 ,4 ; Gios. 1,4 ecc.).
Uno degli aspetti fondamentali della trama della storia della salvezza è la pro
messa di Dio ad Abramo, padre del popolo eletto, la cui attuazione nel tempo co
stituisce il filo conduttore dell’ intera storia biblica. Tale promessa implica diversi
temi e uno dei più importanti è il possesso della Terra di Canaan, insieme alla
moltiplicazione della discendenza e alla lontana e sfumata figura del messis, la
cui identità andrà progressivamente definendosi. Per un seminomade come À bra
mo non esiste traguardo piu prezioso che essere proprietario esclusivo del suolo
per il quale vaga senza possederlo e giungere a formare un popolo numeroso e
potente per difendere i suoi diritti su questa terra.
Il primo passo per la messa in atto di quanto rimase fino allora una promessa è
Pacquìsto di un campo con la grotta di M akpela in Hebron, per seppellirvi Sara
e gli altri membri del clan. La Bibbia attribuisce grande importanza simbolica a
questo avvenimento (Gen . 1.3 ,1-2 0 ; 2 5 ,9 -1 0 ; 5 0 ,1 2 - 1 3 ) . Un secondo momento
può essere la sepoltura di Giacobbe, il cui corpo è solennemente trasportato dal
l’Egitto { G en . 5 0 ,4 -14 ). Il concetto di Terra Promessa, tuttavia, assume tutto il
suo valore quando il popolo d’ Israele in massa, condotto da Mosè, fugge dall’ E
gitto e s'incammina, attraverso il deserto, alla volta della Terra di Canaan. La
lunga permanenza nel deserto come «passaggio», purificazione e preparazione
«ascetica» per prendere felice possesso della Terra, nella storia d’Israele si con
verte in un nuovo simbolo. Infine, si spartisce la terra e si prendono misure affin
ché tale ripartizione sia sempre equa e il popolo permanga fedele all’ antica al
leanza del Sinai.
Alcuni oppositori ai possesso della Terra non scompaiono con la conquista, Le
lotte interminabili con i popoli dì Canaan e la loro cultura sono l’ argomento sto
rico dell’epoca dei giudici e della monarchia. Solo se il popolo è fedele all’alleanza
Jahvé darà pieno compimento alla sua promessa. I peccati del popolo, infine, in
ducono Dio alla decisione di sradicarlo dalla Terra e inviarlo in esilio. M a la pro
messa continua: Jahve perdona il popolo e lo riconduce nella Terra Promessa. La
storia deve ripetersi e — già nel N uovo Testamento —anche 1 vangeli alludono alla
minaccia di una nuova distruzione di Gerusalemme, seguita dall’esilio.
Durante tutta questa sfortunata storia, la Terra si è sempre presentata, fonda
58 La geografia biblica
mentalmente, come sinonimo di felicità. Vista dal deserto, è una terra ricca, co
perta di pascoli e di fiori, la terra in cui scorrono latte e miele (£s. 3,8 ; Lev.
2 0 ,2 4 ; Num. 1 3 , 2 7 ; Deut. 6 ,3; Gios. 5,6 ecc), il cui possesso fisico è simbolo di
tranquillità. Per questo motivo, quando al tempo di Salomone Israele giunge al
la meta del suo benessere, si dirà che «Giuda e Israele vissero tranquilli, ciascuno
sotto La propna vite e il proprio fico, da Dan sino a Bersabea» (1 Re 5,5; cfr. 2 Re
18 ,3 2 ). Secondariamente, Padempìmento da parte di Dio della promessa di pos
sesso della terra è garanzia del compimento delle altre promesse, compresa quella
messianica, giacché lo stesso Messia «mangerà» latte e miele {/s. 7 ,1 5 ) .
Adempiuta la promessa messianica, il N .T . non lascerà il tema della Terra pri
vo di nuovi contenuti. A partire da questo momento verta a simbolizzare la pie
nezza della felicità, soprattutto nell’altra vita. È la Gerusalemme celeste, alla qua
le è destinato il nuovo popolo di Dio, il quale, guidato da Cristo, cammina attra
verso il deserto del mondo verso il pieno godimento del nuovo cielo e della nuova
terra. Questo è, ad esempio, il tema sviluppato nella lettera agli Ebrei. La descri
zione della N uova Terra e della N uova Gerusalemme affiora in modo particolar
mente suggestivo nell’ Apocalisse.
V II. B I B L I O G R A F I A
Archeologia biblica
L N O Z IO N I G E N E R A L I E T E C N IC H E
II. I L M E T O D O A R C H E O L O G I C O
Dal punto di vista pratico, l’archeologo che lavora in Oriente deve posse
dere una competenza specialistica. Non gli basta la conoscenza delle tec
niche dell’archeologia in generale o la competenza archeologica richiesta
per altre regioni del mondo (Europa, America ecc.). Tutto questo può es
sergli molto utile, ma è insufficiente. Deve possedere una grande prepara
zione sul Vicino Oriente, non solamente ricorrendo all'estesa bibliografia
in proposito (libri e soprattutto riviste), ma anche frequentando musei e
osservando collezioni di oggetti rinvenuti in altri scavi: utensili di selce,
reperti di ceramica in tutta la gamma delle sue varietà, manufatti orna
mentali, come collane ecc., manufatti metallici ecc. Le sue conoscenze
non devono limitarsi a una determinata epoca, nella quale il suddetto ar
cheologo si considera specialista, ma, seppure in minor grado, devono
abbracciare tutti 1 periodi dell’antichità, poiché può accadere che nell’in
sediamento da lui scavato non appaiano specificamente gli oggetti dell’e
poca che egli presumeva di trovare, ma anche altri di periodi differenti. In
ogni caso, per giungere allo strato di presenza degli oggetti e delle strut
ture da lui ricercati - del Bronzo Antico, ad esempio - è necessario scava
re precedentemente gli strati corrispondenti al Ferro, al Bronzo Recente e
al Bronzo Medio.
All’archeologo si richiede grande capacità per condurre bene i suoi sca
vi, anche se non possono ascriversi a materie di sua stretta competenza.
Solo per ulteriori approfondimenti e per la pubblicazione delle scoperte
l’archeologo può affidare questa parte a un collega specialista. Ma il ri
trovamento, Pidentificazione e l’interpretazione sono compito dell’ar
cheologo responsabile dello scavo, benché né lui né nessun altro della sua
équipe sia uno specialista - per continuare con l’esempio precedente —
dell’Età del Ferro. L ’archeologo orientalista deve inoltre conoscere il pae
se, i costumi, Pambiente, il clima, la natura delle terre dove scava, la to
pografia ecc. Un archeologo preparato a scavare in Oriente non si forma
improvvisamente, ma dopo lunghi studi ed esperienze e, anche in tal ca
so, con difficoltà se manca l’aiuto di un buon maestro.
Se lo scavo non viene eseguito in un insediamento archeologico già co
nosciuto e scavato in precedenza da una qualche équipe scientifica, che ha
Il metodo archeologico 63
III. P E R IO D I A R C H E O L O G I C I
x. Preistoria
Come già si è detto, in Palestina la preistoria corrisponde esclusivamente
all’Età della Pietra. Questa si divide in Paleolitico, Mesolitico, Neolitico e
66 Archeologia biblica
a) Paleolitico
(El Khiam ed Erq el-Ahmar nel Wàdl Kareitun) e nel Negev (Boker, Ein
A q c v ed En-Avdat). La cultura dominante è quella Àurignaciana caratte
rizzata da forti particolarità regionali. Infine appare un aspetto locale,
chiamato Atlitiano. Il Paleolitico Superiore è compreso tra il 33000 e il
14000 a.C.
b) Mesolitico
c) Neolitico
d) Calcolitico
a) I l B ro n zo A ntico
gruppo di edifici e nelle sue vicinanze è stara ritrovata una grande quanti
tà di ossa di animali e frammenti di ceramica, probabilmente resti di sa
crifici.
La ceramica, in generale, viene già costruita al tornio, soprattutto alla
fine del periodo. La sua caratteristica più evidente è Pingobbio rosso e la
decorazione con strisce talvolta incrociate. Quanto alle forme bisogna
porre attenzione alle giare, le cui anse sporgono al di sopra della bocca, le
anfore con una sola grande ansa e i grossi recipienti con anse orizzonta
li, che costituiscono un tipo più volte riprodotto in tutto il periodo. Nel-
PEBm si generalizza la ceramica tipo Khirbet Kerak, con vasi non fatti al
tornio, con una verniciatura speciale, di diversi colori zonati (rosso, nero
e grigiastro) e a volte decorati con scanalature in rilievo.
Le sepolture avvengono in grotte e sono accompagnate da offerte. I ca
daveri possono aver subito rimozioni secondarie.
Gli insediamenti piu importanti del Bronzo Antico sono: Gerico, Me-
giddo, Teli el-Fària, Bet Shan, Ài e Bét Yerah (arab. Khirbet Kerak),
quest’ultimo a sud del Lago di Genezaret.
b) Periodo Intermedio
c) Il B ron zo M ed io
a) Ferro I
b) Ferro II
d) P erio d o erodian o
Questa fase si sviluppa con numerose suddivisioni dalla fine del 1 al vii
secolo. Bisogna infatti distinguere tra l’Alto Impero (fino al r8o) e il Bas
so Impero (fino al 324); e tra il Bizantino antico (fino al 4 51) e il recente
(fino al 640).
Il primo periodo è l’epoca classica delle grandi città romane, con i loro
magnifici templi, edifìci pubblici, teatri, archi trionfali ecc. Segnaliamo le
citta già menzionate di Cesarea e Sebaste, alle quali si aggiungono ora
Gerasa, Petra e Filadelfia (Amman) in Transgiordanìa; Sepphoris, Scito-
poli (Bet Shan), la grande sinagoga di Cafarnao in Galilea ed Aelia Capi
tolina (Gerusalemme), su cui già ci si è dilungati.
Del periodo bizantino è doveroso ricordare le grandi basiliche di Geru
salemme (soprattutto il Santo Sepolcro e la Eleona del Monte degli Uli
vi), delle quali restano pochissime tracce risalenti all’epoca; la magnifica
e ben conservata basilica della Natività in Betlemme e un buon numero
di quelle in Transgiordania, tra le quali si distingue il complesso del
Monte Nebo, nelle cui vicinanze st trova la citta di Madaba con il noto e
magnifico mosaico che rappresenta la mappa della Palestina, risalente al
vi secolo. Citiamo anche, tra gli altri, i mosaici della basilica dell’Hepta-
geon e quelli della sinagoga di Bet Alpha in Galilea.
La ceramica romana e bizantina della Palestina ripete forme conosciute
in altre parti dell’impero. Della prima va ricordata la tipica «terra sigilla
7 6 A r c h e o lo g ia b ib lic a
IV. G L I I N S E D I A M E N T I A R C H E O L O G I C I E L A B I B B I A
i . / gran di in sediam en ti
È difficile offrire una scelta obbiettiva dei grandi insediamenti archeologici della
Palestina, soprattutto quando si tratta di selezionarne non piu di una trentina tra
le centinaia esistenti. Di fatto, questa, come qualsiasi altra selezione, riflette ne
cessariamente criteri e apprezzamenti personali. Abbiamo diviso Pelenco in tre
grandi capitoli cronologici: Preistoria, Età del Bronzo e del Ferro e periodo poste
riore alPesflio (o del Secondo Tempio, come lo definiscono gli autori ebrei). In es
si abbiamo distribuito i distinti insediamenti, anche se certamente alcuni appar
tengono a due o più periodi, come Gerico. Oltre la descrizione di ogni insedia
mento abbiamo selezionato uno o due riferimenti bibliografici di base, attraverso
i quali si può risalire a tutta quanta la bibliografia.
a) Preistoria
Et-Tabun . M ogaret et-Tabun è una grotta situata nel versante meridionale del
Carmelo sulla valle chiamata W àdi el M ogara, a poco più di 40 m sul livello del
mare e a poca distanza da questo. Fu scavata da D. Garrod tra il 19 2 9 e il 1 9 3 4
sotto l1 patrocinio della British School of Archaeology di Gerusalemme e della
American School of Prehistoric Research. Tra il 1 9 6 7 e il 19 6 8 fu di nuovo esplo
rata da A. Jelinek sotto il patronato della Smithsonìan Institution.
La stratigrafia va da ciò che è chiamato un Tayaziano {livello G), verso un
Acheuleano Superiore (livello F), Yabrudiano e Acheuleano (livello E), Amudiano
(livello Ea), Levallois-Musteriano (livelli D, C e B) ed Età del Bronzo (livello A).
Nel livello C fu rinvenuto uno scheletro umano dì Homo sapiens Palestinensis e
altri resti. Questo insediamento presenta la stratigrafia più completa per la fase
terminale del Paleolitico Inferiore e per il Paleolitico Medio, approssimativamente
tra gli anni 150 0 0 0 e 350 0 0 .
Bibl.: D .A .E. Garrod - D .M .A . Baie, The Stane Age ofM ount Carmel 1, Oxford
1 9 3 7 ; A.J. Jelinek e altri, N ew Excavations at thè Tabun Cave, Mount Carmel,
Israel: Paleorient 1 ( 19 7 3 ) 1 5 1 - 1 8 3 .
G li in s e d ia m e n t i a r c h e o lo g ic i e la B ib b i a 77
Telelat Ghassùt. Situato nella valle del Giordano, presso la iriva nord-orienta
le del M ar Morto, e scavato tra il 1 9 3 0 e il 1 9 3 8 da A. Mallon, R. Koeppel e R.
Neuville, con il favore del Pontificio Istituto Biblico dì Rom a; sempre a cura di
questo ente nel 19 6 0 da R. N orth; nel 19 6 7 -6 8 da J.B . Hennesy col patrocinio
della Brìttsh School of Àrchaeology di Gerusalemme.
Si tratta di un abitato del Calcolitico, senza fortificazione, con case a pianta
quadrangolare le cui pareti talvolta sono decorate a colori con tecnica geometri
ca. È il luogo eponimo della cultura Ghassouliana.
Bibl.: A. Mallon - R. Koeppel - R. Neuville, TeléLìt Ghassùl, 2 voli., Roma
1 9 3 4 e 19 4 0 .
fiatar. Odierna Tèi Hasor, a sud-ovest del prosciugato Lago di Hùle. Venne sca
vata da Y . Yadin nel 1 9 5 5 - 5 8 e 19 6 8 -7 0 , sotto gli auspici delTIsrael Exploration
Fund. Il giacimento presenta due zone ben distinte: l’acropoli o citta alta a sud
e la città bassa a nord, più estesa e non sempre abitata nel corso del tempo.
La stratigrafia è distribuita nel seguente modo. Gli strati x x i - x ix , localizzati
nella città alta, appartengono al Bronzo Antico; lo strato x v n i al periodo Inter
medio; gli strati x v i i - x v i al Bronzo Medio 11; è il momento in cui la città si
espande verso la zona bassa, fortificata con mura e porte a tripla tenaglia; il x v al
Bronzo Recente 1; il x iv al Bronzo Recenre na; il x m alla distruzione della città
da parte degli israeliti verso il 1 zoo a.C. Gli strati x n e xi corrispondono al Ferro
1 e rappresentano una tappa marginale nella storia della città; il x risale agli inizi
del Ferro n, quando Salomone fortifica la città, di cui si sono conservate le mura
e le porte. Gli strati i x -v ii sono del ix secolo a.C. (è l’epoca della costruzione del
palazzo nella cittadella, della «casa delle colonne * e del famoso sistema idrauli
co). Gli strati v i -i v appartengono alla città israelitica dell’v m secolo a.C., con i
segni del terremoto dell’ epoca di Geroboamo ri e la distruzione di Tiglat-Pileser
ni nel 7 3 z a.C. Il 111, il n e il 1 sono rispettivamente i resti della città assira, per
siana ed ellenistica, dì modestissima estensione.
Bibl.: Y . Yadin e altri, Hazor , 4 voli., Jerusalem 19 5 9 -6 4 .
Bet Shan . Conosciuta anche come Teli el-Hosn, si trova nell’ attuale località di
Bet Shan, alla confluenza della pianura di Izreel con la valle del Giordano. Gli
scavi furono diretti da A. Rowe nel i 9 z r sotto il patrocinio dell’Università di
Pennsilvania. Fu un importante centro dì controllo nel perìodo della dominazione
egiziana durante il N uovo Impero.
1 livelli x v iu -x v ii appartengono al Calcolitico; quelli x v i - x i al Bronzo Antico;
il x al Bronzo Medio ri; ix -v ii al Bronzo Recente; i livelli v i-v al Ferro 1, con i lo
ro templi. Il livello iv è del Ferro il; il ni ellenistico e romano; il 1 bizantino e po
steriore. Del periodo romano è il famoso teatro, molto ben conservato. La città si
chiamava Scitopolì già dall’epoca ellenistica.
Bibl.: A, Rowe - G .M . Fitzgeraid, Beth Sharia 4 voli., Univ. o f Pennsylvania
1 9 3 0 -1 9 4 0 .
Teli Abù tìawàm. Attualmente si trova inglobato all’interno della moderna città
di Haifa. Fu scavato tra il 1932. e il 1 9 3 3 da R. Hamilton con il patrocinio del Pa
lestine Department of Antiquities. Gli scavi parzialmente continuati dagli israe
liani nel 1 9 5 2 e nel 1 9 6 3 sono stati ripresi a partire dal 1 9 8 5 , sotto la direzione
di Jf.
Balensi della Mission Archéoiogique Frammise en Israel e di M .D . Herrera
dell'lnstituto Espanol Biblico y Arqueológico di Gerusalemme.
Sì tratta di una città e di un porto fenici. L ’occupazione del teli comincia nel
Bronzo Recente, continua nel Ferro i e r i , prosegue nel periodo persiano.
Bibl.: J. Balensi - M .D . Herrera, Teli Abù Hawàm> 198 3-19 8 4 : RB 9 2 (19 8 5)
8 2 -12 8 .
Teli el-Fàr'a. Presso le sorgenti del W adi Fàr‘ a. Fu la città biblica di Tirsa, capi
tale del regno d’Israele prima di Samaria (non bisogna confondere Teli el-Fàr‘a a
noid, di cui parliamo, con l’omonimo insediamento meridionale, nei pressi di
Gaza, anch’esso importante).
Il sito venne scavato da R. de V aux tra il 19 4 6 e il 19 6 0 , col patrocinio dell’É-
cole Biblique et Archéologtque F r a n o s e di Gerusalemme.
I livelli più profondi del teli appartengono al Neolitico, al Calcolitico e al Pro
tourbano. N el Bronzo Antico vi erano già case costruite con sensibilità urbanisti
ca, un tempio e una cinta muraria, prima di mattoni e in seguito di pietra. Duran
te il Bronzo M edio le mura vennero rinforzate e furono costruite nuove porte.
Nel Bronzo Recente venne edificato un tempio. Dopo un periodo di spopolamen
to, nel Ferro n (sec. ix a.C.) vengono svolti radicali lavori di ricostruzione, im
provvisamente abbandonati. La vita della citta va via via decimando durante
Yvtn secolo fino alla sua distruzione da parte degli assiri, che vi stanziarono una
piccola guarnigione.
Bibl.: R. de V au x: RB 54 ( 19 4 7 ) ; 69 (1962.),
Teli Balatah. È situato tra i monti Ebal e Garizim, vicino alla città di Nablus.
Corrisponde all’antica Sichem. Fu scavato nel 1 9 1 3 - 1 4 , 1926-2,8 e 1 9 3 2 - 3 4 da E.
Sellin e C . Watzinger per conto della Società Germanica per la Ricerca Scientifi
ca. Tra il 1 9 5 6 e il 19 6 6 si ripresero gli scavi, finanziati da varie fondazioni ame
ricane e diretti da G.E. Wright.
Benché si siano ritrovati resti isolati di epoche più antiche, la citta in verità na
sce nel Bronzo Medio, A quel tempo viene costruita un'impressionante muraglia a
grandi pietre di cui si conservano due porte, a doppia e tripla tenaglia. Vicino a
una di queste è stato rinvenuto un tempio-fortezza, che testimonia fasi diverse di
8z A r c h e o lo g ia b ib lic a
costruzione. La citta continuò la sua crescita nel Bronzo Recente, quando venne
ristrutturata una delle porte e fu costruito un nuovo muro. Questo accade anche
nel Ferro i. Dopo un breve periodo di abbandono tornò a essere occupata alla fi
ne del x secolo. Ci sono anche resti di epoca ellenistica.
Bibl.: D.P. Cole, Schechem i, Chicago 19 8 4 .
El-Gib. Tra Gerusalemme e Ramalla, all’ inìzio del pendio di Bet Horon. È
identificato come l’antica Gabaon. Fu scavato tra il 1 9 5 7 e il 1 9 6 2 dall’Università
dì Pennsilvania sotto la direzione di J.B. Pntchard.
Alcuni resti risalgono a un’occupazione dell'Età del Bronzo (Antico, Medio e
G li in s e d ia m e n t i a r c h e o lo g ic i e la B ib b i a 83
Gezer. Si trova a sud-est di Randa, ai piedi della china di Bet Horon. Fu scavata
da R .A . Macalister, tra il 1 9 0 1 e il 19 0 9 , sotto gli auspici del Palestine Explora-
tion Fund, da G.E. Wright e W .G . Dever, tra d 19 6 9 e il 1 9 7 3 , sotto il patrocinio
dell’Hebrew Union College e di nuovo a partire dal 19 8 4 .
Il sito fu occupato a partire dal Calcolìtico. L ’ insediamento continuò nel Bron
zo Antico. Tuttavia, il muro reputato più antico, il cosiddetto «muro interno»,
appartiene al Bronzo Medio ir e ha una porta a triplice tenaglia. Di quest'epoca è
il famoso santuario («luogo alto») con le dieci massebot monumentali. Il cosid
detto «muro esterno» è del Bronzo Recente 1, con torri rettangolari. All’epoca di
Salomone la cinta fu rinforzata con mura a casematte e una porta a tenaglia qua
drupla. Probabilmente appartengono a quest’epoca anche le opere idrauliche con
il loro famoso tunnel. La citta continuò a essere abitata in epoca ellenistica e ro
mana. Il giacimento archeologico di Gezer è rinomato anche per il ritrovamento
di varie iscrizioni di epoche diverse (a partire dal primo millennio), cosa alquanto
rara in Palestina, dove tanto scarseggia questo tipo di ritrovamenti.
Bibl.: R .A .S. Macalister, The Excavations o f Gezer , 3 voli., London 1 9 1 2 ;
W .G , Dever e altri, Gezer„ 4 voli., Gerusalemme 1 9 7 0 -1 9 8 6 .
Bet Shemesb. Chiamato Teli er-Rumeileh, vicino a ‘Am Shems, a ovest di Gerusa
lemme e vicino alla località omonima. Fu scavato da D. Mackenzie e dal Palestine
Exploratìon Fund tra il 1 9 3 1 e il 3 9 1 2 ; da E. Grant, tra il 1 9 2 8 e il 1 9 3 1 , sotto il
patrocinio della Pacific School of Religion e della American School of Orienta!
Research di Gerusalemme.
Lo strato v i appartiene al Bronzo Antico iv ; il V al Bronzo Medio 1, con mura e
torri. Lo strato iv è del Bronzo Recente e ha restituito alcune piccole iscrizioni; lo
strato ni è del Ferro 1, con ceramica filistea; lo strato 11 è del Ferro 11, con un mu
ro a casematte, e rappresenta una tipica città israelitica dell’epoca. Fu distrutta
dai babilonesi e scarsi sono i resti persiani ed ellenistici nello strato 1.
Bibl.: E. Grane, Ain Shems , 4 voli., Haverford 1 9 3 1 - 1 9 3 9 .
Teli Duwér. Si trova nella Shefela, a occidente di Hebron. Corrisponde alla bibli
ca Lakìsh. Fu scavato tra il 1 9 3 2 e il 1 9 3 8 da J X , Starkey sotto gli auspici della
Wellcome-Marston Research Expedition in die N car East. Durante lo scavo il di
rettore venne assassinato da banditi arabi. In seguito gli scavi furono ripresi per
84 A r c h e o l o g ia b ib lic a
Teli el-Hési. A ovest di Teli Duwér, già sulla pianura costiera. Probabilmente
corrisponde alla città biblica di Eglon. Scavato dal famoso Flinders Petrie e da J.
Bliss tra il 1 8 9 1 e il 1 8 9 3 , è il primo insediamento della Palestina recuperato con
uno scavo condotto secondo il criterio stratigrafico. Tra il 1 9 7 9 e il 1 9 8 1 sono
stati effettuati nuovi scavi per conto di varie istituzioni nordamericane.
Ospita resti del Bronzo Antico e un importante insediamento del Bronzo M e
dio, con una muraglia con glacis. La fase meglio documentata risale al Bronzo
Recente; tra le sue rovine si è trovata una lettera del tipo di quelle di El-'Am àrna.
La città venne distrutta verso la fine del x iv secolo a.C. e ricostruita alPincirca
nel x secolo. L ’ultima distruzione sembra risalire all’ epoca di Nabucodonosor.
Bibl.: W. Flinders Petrie, Teli el Hesy (Lachi$b)y London 1 8 9 1 ; F.J. Bliss, A
Mound ofM any Cities , London 18 9 4 .
Tel ‘Araci. Situata a nord-est di Beersheba. Corrisponde alla città biblica omoni
ma. Fu scavata dalla Hebrew University di Gerusalemme e dal Department of
Antiquities di Israele, tra il 1962, e il 1 9 6 7 , sotto la direzione di R. Amiran e Y .
Aharoni.
L'insediamento più antico risale al Calcolitico. Segue poi un'importante città
del Bronzo Antico, con mura in pietra e torri semicircolari. Si è ritrovata molta
ceramica egiziana del tipo Àbydos. Altro significativo momento di occupazione
del sito si registra nel Ferro 1 e continua per tutto il Ferro 11, dopo che ha subito
gli assalti del faraone Shishaq, alla fine del x secolo a.C. Era una città israelitica
di frontiera. L'edificio più significativo era il famoso tempio, considerato una co
pia di quello di Gerusalemme e integrato nella cittadella fortificata. N on mancano
resti e reperti di epoca postesilica.
Bibl.: Y . Aharoni: B A 3 1 {19 6 8 ) 3-4.
Teli Medeineh . Altra città fortificata, non lornano dalla sorgente delPArnon. Fu
scavata dalFInstituto Espanol Biblico y Arqueológico di Gerusalemme sotto la di
rezione di E. Olàvarri nel 1 9 7 6 e nel 19 8 2 .
Si tratta di una città moabita del Ferro 1, provvista di mura e al cui interno esi
stevano già le famose case con pilastri che successivamente osserveremo nel Ferro
11 della Palestina.
Bibl.: E. Olàvarri, E l modelo de casus del Hierro I halladas en Teli Medeineh
de Transjordania y sus posibles relaciones con el mundo palestinense, in Simposio
Biblico Espanol, M adrid 1 9 8 4 , 3 3 -3 9 .
c) Periodo postesilico
Maresba. È Tel Maresha, a nord-est e molto vicina a Teli Duwcr. Corrisponde al
la M arisa dei testi. Fu scavata dal Palestine Exploration Fund tra il 18 9 8 e il
19 0 0 , sotto la direzione di F. Bliss e R. Macalister. Si tratta di una città ellenisti
ca, con strade diritte che s’incrociano perpendicolarmente, cinta da mura e torri.
Sono famose le tombe con pareti dipinte, del n secolo a.C.
Bibl.: F. Bliss - R. Macalister, Excavations in Palestine during che Years 18 9 8
1 900, 19 0 2 .
Cesarea. È la cosiddetta Cesarea Marittima, città portuale sulla costa a sud del
Carmelo. Benché oggetto di studio e di scavi, le rovine di Cesarea furono esplora
86 A r c h e o lo g ia b ib lic a
Khirbei Qumran. Situato nei pressi del M ar M orto, sulla riva nord-occidentale.
Fu scavato dalPÉcole Biblique et Archeologique Fran^aise di Gerusalemme sotto
la direzione di R. de V au x, tra il 1 9 5 1 e il 19 5 6 .
È costituito dalle rovine di un grande monastero esseno risalente ai secoli 1
a.C. e T d.C., con tutti i suoi annessi: lo scrittorio, la mensa, il sistema idraulico,
la fornace per vasellame, ecc. Nelle vicinanze del sito si trova un insieme di grot
te, per un certo periodo dimora di anacoreti, in cui furono nascosti i famosi
«manoscritti del Mar M orto».
Bibl.: R. de V au x, Fouilles du Khirhet Qumran: RB 60 ( 19 5 3 ) 8 3 -1 0 6 ; 6 1
(19 5 4 ) Z06-Z36; 63 (19 5 6 ) 5 3 3 *5 7 7 -
Masada. Nel deserto di Giuda a ovest del M ar M orto. Fu uno dei palazzi fortez
za di Erode il Grande e venne utilizzato dai giudei zeloti come ultimo caposaldo
contro i romani, ai tempi della prima rivolta (66-73 d.C.)
Alle prospezioni e agli studi del tedesco A. Schulteri fan seguito il grande sca
vo archeologico condotto congiuntamente dalla Hebrew University, dalla Israel
Exploration Society e dal Department oi Antiquities di Israele nel 1 9 5 5 - 5 8 e nel
1 9 6 3 -6 5 , sotto la direzione di Y . Yadin.
Desta forte attenzione l’ardita architettura del palazzo dì Erode, costruito su
terrazze e sospeso sopra un impressionante dirupo a nord delta! ripiana. Altri im
portanti edifici sono le terme, la sinagoga, i centri amministrativi, i magazzini e,
particolarmente degno d’ attenzione, il sistema idraulico. Dei tempi della guerra
rimangono, tra l’altro, otto accampamenti romani, il muro dell’ assedio e Roggero
rampa d’assalto.
Bibl.: Y, Yadin, Massada , London 19 6 6 {tr. sp. Barcelona 196 9 ),
Giordania e sette missioni straniere (tra le quali figura la Spagna, il cui direttore è,
E. Olàvarri delPInstituto Espafiol Biblico y Arqueológico).
La città ha una storia dall’epoca ellenistica fino alla bizantina, ma la maggior
parte degli edifìci piu importanti risalgono al li secolo d.C. Ricordiamo l’arco
trionfale di Adriano, le mura, i due teatri, il tempio di Zeus, il foro, il tempio di
Artemide, la famosa strada porticata, il ninfeo ecc.
RihL: C .H . Kraeling (ed.), Gerasa , City o f thè Decapolis, N ew H a ve n 1 9 3 8 ; E.
Olavarri, Excavaciones en et Angora de Gerasat Madrid 1986»
d) Altri insediamenti
Oltre quelli fin qui segnalati, tra i numerosi insediamenti archeologici esistenti in
Palestina possiamo citare ancora i seguenti. Per la Preistoria: Ubeidiyeh nella val
le del Giordano, scavato dagli israeliani, del Paleolitico Inferiore; M ogaret es-
Skul sul Carmelo, riportato alla luce dagli anglo-americani, del Paleolitico M e
dio; Kebarah a sud del Carmelo, insediamento del Paleolitico Superiore e M esoli
tico, esplorato da inglesi e israeliani; Qafzeh a Nazaret, scavato da francesi e
israeliani, del Paleolitico Medio e Superiore; Naal Cren sul Carmelo, del M eso
litico e Neolitico, scavato dagli israeliani; Hnyonìm in Galilea, dei Paleolitico Su
periore e Mesolitico, riportato alla luce dagli israeliani e dai francesi; YifcatPel m
Galilea, Neolitico, scavato dagli israeliani; Umm Qatafa del Paleolitico Inferio
re ed Erq el-Ahmar del Paleolitico Superiore e Mesolitico, entrambi nel Deserto
di Giuda ed esplorati dai francesi; Nahal Hemar nel Deserto di Giuda, Neoliti
co, scavato dagli israeliani; Teli Abù M àtàr nel Negev, Calcolitico, scavato dai
francesi; Rosh Zin nel Negev, Mesolitico, scavato da americani; Fasael, insieme
di insediamenti paleolitici e mesolitici, e Salibiyeh, Neolitico, situati nella valle
del Giordano e scavati dagli israeliani; Seikh Ali nella medesima valle, Neolitico e
Calcolitico, scavato dagli israeliani; Azraq in Giordania, Paleolitico, scavato da
gli americani; Wàdi el-Hammed in Giordania, insediamenti paleolitici e mesoliti
ci, scavati dagli australiani; M ogaret Dalai e Abu Swwan, Paleolitico e Neolitico,
scavati da spagnoli ecc.
Per quanto attiene all’Età del Bronzo e del Ferro segnaliamo, tra molti altri,
88 A r c h e o l o g ia b ib lic a
Teli el-‘Ureimeh (la biblica Kinneret), presso il Lago di Genezaret, riportato alla
luce dai Tedeschi; Teli Selum (la biblica Silo) sulla M ontagna di Samaria, scavato
da danesi e israeliani; Tel Dan all’estremo nord, Akko vicino alla città omonima,
Tel Dor a sud del Carmelo, e Tel Gerisah a sud dello Yarqon, scavati dagli israe-
ijani; Teli Dotan a nord-est di Samaria e Khirbet Fahil (l’antica Pella) nella val
lata del Giordano, scavati dagli americani; Teli Deir ‘ Alla (['antica Sukkot), sca
vato da olandesi; Et-Tel! (l’ antica Ai), scavato da francesi e da americani; Ramar
Rahél a sud di Gerusalemme e l ei Beer Sheba, scavati dagli israeliani; Asqelon,
dagli inglesi; Ashdod, dagli israeliani; Teli Far a (sud) e Teli el-£Agul, scavati dal
famoso Minders Petrie e dalla Bntish School of Archaeology in Egypt ecc.
Dell’epoca successiva all’esilio bisogna menzionare Cafarnao, scavata dai fran
cescani italiani di Gerusalemme; Sepphoris in Galilea, dagli americani; l’ Hero-
dium, dai francescani italiani e dagli israeliani; Iraq el-Amìr in Transgiordanìa, da
americani, giordani e francesi; Amman (1 antica Filadelfia), da inglesi, spagnoli,
giordani e francesi ecc.
z. Bibbia e archeologia
Per qualche tempo in certi ambienti tradizionalisti legati agli studi biblici
si è guardato con diffidenza al lavoro degli archeologi e, soprattutto, alle
loro conclusioni scientifiche, che avrebbero potuto mettere in discussione
la storicità delta Bibbia. Successivamente sì è manifestata un’inversione
di tendenza; la paura verso I archeologia è scomparsa e si è giunti a con
siderare le possibilità di accordo tra le scienze storico-archeologi che e
quelle bibliche; di piu, si pensò che le prime venivano ad avvalorare pun
tualmente i dati della Bibbia, compresi quelli che fino ad allora, da parte
degli esegeti piu liberali, erano stali interpretati meno letteralmente. La
Bibbia aveva ragione è l’eloquente titolo di un libro famoso, tradotto in
varie lingue e riflesso di tale orientamento.
Oggi, tra i non specialisti, prevale forse più Patteggiamento «trionfali
stico» che non la diffidenza nei confronti dell’archeologia. Ma se è vero
che, in linea generale, la conoscenza scientifica del passato consolida cer
ti dati trasmessi dalla Bibbia, quando si tratta di puntualizzare con mag
gior precisione può accadere che il ricorso all’archeologia sta deludente,
riveli il carattere effimero dei fatti e induca a costatare che essa non indi
vidua con il rigore sperato il dato storico che si pretendeva localizzare.
Ciò deriva dalPindole propria dell’archeologia. Essa non è una scienza
finalizzata a tali identificazioni. L ’archeologia rivela i cambiamenti cultu
rali di un’epoca, ì quali si traducono in un nuovo stile dì vita che ha la
sciato impronte concrete nella struttura delle città (sistema difensivo, ur
banistica, tipi di abitazione ecc.) e nel corredo delle popolazioni (utensi
li dì uso quotidiano, opere d'arte, oggetti di culto ecc.); difficilmente l’ar
cheologia può invece definire fatti concreti della storia, a meno che ciò
G i i in s e d ia m e n t i a r c h e o lo g ic i e la B ib b i a 89
non avvenga per pura coincidenza, come quando si riporti alla luce un’i
scrizione o l’effigie di un personaggio.
Questo succede anche per quanto concerne la storia profana. L ’archeo
logia, ad esempio, difficilmente «prova» gli infausti eventi delle guerre ci
vili di Roma narrati dagli storici antichi: la storia si muove in un ambito
personale, l’archeologia riflette un ordine sociale o economico. (Una con
giura, un discorso, una battaglia in campo aperto difficilmente lasciano
tracce tangibili; una moda, uno stile di vita, la prosperità economica o
una catastrofe naturale lasciano tracce documentabili). L’archeologia,
pertanto, più che per provare eventi storici, serve a svelare Cambiente
dell’epoca in cui tali fatti avvennero, adattandosi a quelle particolari cir
costanze culturali e socioeconomiche.
Inoltre, l’archeologia illustra la storia e la letteratura bibliche, renden
dole verisimili e arricchendole profondamente attraverso i particolari del
la vita quotidiana o della situazione generale che quella determina; non è
invece legittimata, almeno secondo una norma comune, a dire se tali fatti
accaddero o meno.
Tuttavia tra 1 biblisti perdura oggi il doppio orientamento - sebbene
fondato su due presupposti diversi - di sopravvalutare o ignorare i risul
tati delParcheologia nel Vicino Oriente. Vi sono scuole che reputano
prioritaria la conoscenza dei dati offerti dalle fonti profane (geografia,
archeologia, epigrafia, filologia ecc.), mentre altre studiano il testo in se
stesso e sulla base delle probabili origini e meccanismi dì trasmissione,
tralasciando la concretezza dei contributo offerto dall’ambiente geografi-
co-archeologico nel quale nacque la composizione letteraria. Queste ten
denze sono lontane da qualsiasi atteggiamento ideologico preconcetto di
tipo conservatore o avanzato.
Da parte nostra crediamo che la geografia e l’archeologia bibliche siano
ormai punto di riferimento imprescindibile, non perché siano destinate a
dire 1 ultima parola, ma in quanto servono da freno a una smodata spe
culazione critica e perché, in definitiva, determinano le condizioni am
bientali entro le quali hanno acquistato senso la costruzione letteraria e 1
riferimenti storici presentì nel testo biblico.
trovava un tempio sul cui frontale erano stati innalzati quattro colossi
del re Ramses n.
Bibl.: j, Vandier, Manuel d Archeologie Egyptienne li, Paris 19 5 5» 8 18 -8 2 6 .
un’opera molto curata con pietre lavorate talvolta nello stesso stile del
palazzo reale di Samaria. Forse era il palazzo di Omri.
Bibl.: M . A vi-Yonah (ed.), Encyclopedia o f Archaeological Excavations in thè
Holy Land , cit.; EnB in, 2,58-2,65.
r) Giovanni predica il battesimo (Mt. 3,1-6 ; Me. 1,4-8; Le. 3,2-3)- Gio
vanni il Battista appare nel Deserto di Giuda come un anacoreta che pre
dica la conversione, annunciando la prossima venuta del messia e appli
cando il rito del battesimo con acqua.
In quella stessa regione è stato scavato il grande monastero di Qum-
ran, dove i monaci o anacoreti giudei, che vivevano nelle grotte del deser
to, formavano una comunica, probabilmente di tipo esseno. Si riunivano
per celebrazioni collettive, tra le quali figuravano le abluzioni rituali;
rapprovvigionamento abbondante dì acqua, infatti, costituiva una delle
loro principali preoccupazioni. Nelle rovine del monastero si contano
nientemeno che 14 cisterne o piscine. La conversione e la speranza del
messia figurano come argomento nei testi trovati a Qumran.
B ib L : F . G a r c i a M a r t m e z - J . T r e b o lle B a r r e r à , L o s hom bres de Qum ran. Literatura ,
eslructura social y concepciones religiosas, M a d r i d 1 9 9 3 (tr . it. in p r e p a r a z io n e ).
s) Gesù ritenuto figlio dì Giuseppe (Le. 3,23; 4,22; Mt. 13,55). «Gesù, fi
glio di Giuseppe» sembra il nome «ufficiale» di Gesù (Gv. 1,45).
All’epoca la medesima designazione era abbastanza frequente. Un
«Gesù, figlio di Giuseppe» figura nell’iscrizione di un ossario ora nel mu
seo Rockfeller di Gerusalemme, la cui datazione è incerta: tra il 200 a.C.
e il 200 d.C.
B ib L : L .H . V in c e n t,Epitbaphe prétendu de N .S .J.C . : A tti -R e n d ic o n t i d ella P o n ti
fìcia A c c a d e m i a R o m a n a dì A r c h e o lo g ia 7 ( 1 9 2 .9 } z i 5 - z 3 9 ; A . P a r i o t , Golgotha
et Samt-Sépulcre , P a r is I 9 5 5 -
colo. Questa fu costruita sopra una chiesa domestica del iv secolo, che ri
cordava la «casa di Pietro». A sua volta essa corrisponde a una delle
stanze di una casa del i secolo, che potrebbe essere Palloggio occupato da
Gesù nella casa di Pietro.
Bibl.: A. N icacci e altri, La Terra Santa. Studi di Archeologia , Roma 1 9 8 3 ; S.
Loffreda, Cafarnaùm , la ciudad de Jesus, Jerusalem 19 8 0 - Idem, Recovering Ca -
pharnaum, Jerusalem 1 9 8 5 .