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Libri

sapienziali
e altri scritti
Vfctor Moria Asensio

eia
Libri sapienziali
e altri scritti
Victor M oria Asensio
Edizione italiana
a cura di Antonio Zani

Paideia Editrice
ISBN 88.394.0538.0
Titolo originale delPopera:
Victor Moria Asensio
L i b r o s s a p ie n c ia t e s y o t r o s e s c f i t o s

Traduzione italiana di Saverio Campanini


Revisione di Antonio Zani
© Editorial Verbo Divino, EsteJla 1994
© Paideia Editrice, Brescia 1997
Sommario

9 Premessa
*3 Prologo
Bibliografia essenziale

Parte prima
la l e t t e r a t u r a s a p ie n z ia l e
d ’ Is r a e l e "

Capitolo i
19 Sapienza e letteratura sapienziale
Capitolo il
55 I ra dizione sapienziale
ed espressione letteraria

Parte seconda
I LIBRI SAPIENZIALI

Capitolo in
91 II libio dei Proverbi
Capitolo iv
ii7 Il libro di Giobbe
Capitolo V
147 fi libro dell'Ecclesiaste
Capitolo vi
175 Il libro dell’ Ecclesiastico

Capitolo v i i
2.09 I! libro della Sapienza

Parte terza
la l e t t e r a t u r a l ir ic a

Capitolo vili
233 Il libro dei Salmi: aspetti letterari
Capitolo ix
z61 Generi letterari del Salterio
Capitolo x
2-93 Teologia del Salterio
8 S o m m a r io

Capitolo xi
32-3 Storia deirinterpr etazione del Salterio
Capitolo x i i
365 II Cantico dei cantici
Capitolo xm
393 11 libro delle Lamentazioni

42.1 Indice del volume


Premessa

Caratteristica principale di questo volum e della nostra opera è tl puntua­


le studio letterario dei libri biblici presi in esam e. In questo senso assu­
m e particolare, benché non esclusivo, rilievo Vintroduzione al libro dei
Salm i, cui sono dedicati quattro capitoli , Ciò ha condotto a introdurre
una quantità m aggiore di term ini ebraici traslitterati rispetto agli altri
volum i della collana. Anche se a prim a vista la lettura può apparire in
questi casi arida, si vuole tuttavia offrire al lettore l 1opportunità di a p ­
profon dire questioni così im portanti e appassionanti come lo studio dei
procedim enti della poesia ebraica biblicay che è lo strumento umano v o ­
luto da D io p e r comunicare la sua parola. D 'altro canto, poiché la lette­
ratura italiana sui libri biblici trattati in questo volum e non è abbondan­
te, si è preferito accom pagnare il testo con un apparato d ì note più este­
so d el solito, fornendo all'inìzio dell'esam e dei tem i più im portanti la bi­
bliografia disponibile sem brata interessante e offren do, inoltre, al ta n n i­
ne dt ciascuna sezione dedicata a un libro biblico o a una tematica p arti­
colare una scelta accurata dei m igliori studi m diverse lingue.
I/autore di questo volum e è professore di Antico Testam ento alla fa ­
colta di T eologìa dell'U niversità di D eusto . L esito del lavoro è, a nostro
giudizio, un'introduzione originale, com pleta e circostanziata ai libri b i­
blici in oggetto , adeguata sia agli studenti sia al pubblico colto interes­
sato a queste tematiche.
José Manuel Sanchez Caro
Coordinatore del Consiglio di D irezione
Abbreviazioni e sigle

A bbreviazioni dei libri biblici

Ab. Abacuc. Abd. Abdia. Agg. Aggeo. Am. Amos. Apoc. Apocalisse.
Atti Atti degli Apostoli. Bar. Baruc. Cant. Cantico dei cantici. Col. Let­
tera ai Colossesi. i, 2 Cor. Prima, seconda lettera ai Corinti. 1, 2 Cron. Pri­
mo, secondo libro delie Cronache. Dan. Daniele. Deut. Deuteronomio.
Ebr. Lettera agli Ebrei. Eccl. Ecclesiaste. Ef. Letrera agli Efesini. Es.
Esodo. Esd. Esdra. Est. Ester. Ez. Ezechiele. Fil. Lettera ai Filippesi.
Film. Lettera a Filemone. Gal. Lettera ai Galati. Gd. Lettera di Giuda.
Gdt. Giuditta. Gen. Genesi. Ger. Geremia. Giac. Lettera di Giacomo.
Giob. Giobbe. Gion. Giona. Gios. Giosuè. Giud. Giudici. Gl. Gioele.
Gv. Vangelo di Giovanni. 1, 2, 3 Gv. Prima, seconda, terza lettera di Gio­
vanni. Is. Isaia. Lam. Lamentazioni. Le. Vangelo di Luca. Lev. Levitico.
1, 2 Macc. Primo, secondo libro dei Maccabei. Mal. Malachia. Me. Van­
gelo di Marco. Mieli. Michea. Mt. Vangelo di Matteo. Naum Naum.
Neem. Neemia. Num. Numeri. Os. Osea. 1, 2 Pt. Prima, seconda lettera
di Pietro. Prov. Proverbi. 1, 2 Re Primo, secondo libro dei Re. 1, 2, 3, 4
Regn. Primo, secondo, terzo, quarto libro dei Regni (LXX). Rom. Lettera ai
Romani. Rut Rut. Sai. Salmi. 1 , 2 Sani. Primo, secondo libro di Samuele.
Sap. Sapienza di Salomone. Sir. Siracide (Ecclesiastico). Sof. Sofonia. 1,
2 Tess. Prima, seconda lettera ai Tessa Ioni cesi. 1, 2 Tìm. Prima, seconda lette­
ra a Timoteo. Tit. Tito. Tob. Tobia. Zacc. Zaccaria*

Altre abbreviazioni

A. T. Antico Testamento. L X X Septuaginta. N.T. Nuovo Testamento, T.M .


testo masoretico.

Sigle

AB Anchor Bible. AJSL American Journal of Semitic Languages and Literatures.


AnBib Analecta Biblica. ANET J.B. Pritchard, Ancìent Near Eastern Texts.
AOAT Alter Orient und Altes Testament. ATD Das Alte Testament Deutsch.
BAC Biblioteca de autores cristia nos. BBB Bonner Biblische Beitràge. BeO Bib­
12 Abbreviazioni e sigle

bia e Oriente. BG La Sacra Bibbia, a cura di S. Garofalo. BHS Bibha Hebruì-


ca Stuttgartensia. Bib Bìblica. BibFe Bibita y Fe. BibTB BiblicalTheological Bul-
letin. BK Biblischer Komrtieniar. Altes Testament. BibOr Biblica et Orientala.
B T T B ible de tous les temps, B Z B iblisc he Ze itsch rift. B Z AW Beihe fte zur Z A W .
CBQ Catholic Biblica I Quarterly. CE Cahiers Evangile. Conc Concilium. CiTom
Ciencja Tomista. CO T Commentary totbe Old Testament CTM CalwerTheo-
logische Monographien. Cuadjer Cuadernos Biblicos de la Institución San Jeró-
nimo. DBS Dictionnaire de la Bible, Supplementi DThC Diclionnaire de Théo-
logie Catbolique. EtB Études Bibliques. EstBib Estudios Btblicos. EsfEcl Estu­
dios Eclestasticos. EstEranc Estudios Franciscanos. F.HAT Exegetìsches Hand-
buch zum Alten Testament. EsprVie Esprit et Vìe. Et) Emheitsuhersetzung.
EvTh Evangeliche Theologie. FOTL rl he Forms of thè Old Testament Literat-
ure. FRLANT Forschungen zur Religion und Literafur des Alten und Neuen Te-
staments. HbAT Handbuch zum Alten Testament. HUCA Hebrew Unton Col­
lege Ànnual. ICC International Criticai Commentary. IDB The Interpreterà
Dictìonary o f thè Bible. Interp Interpretation. IrTQ Lrish Theological Quar-
terly. JA A R Journal of thè American Academy of Religion. JB L Journal of Bib-
lical Literature. jEA Journal of Egyptian Archaeology. JNES Journal of Near
Eastern Studies. JQ R fewish Quarterly Review. JSO T Journal for thè Study of
thè Old Testament. JT S Journal of Theological Studies. RAT Kommcntar zum
Alten Testament. KHC Kurzer Hand-Commentar zum Alten Testament. LD

Lectio Divina. MDOG Mitteilungen dee Deutschen Orientgesellschaft. NBA


Nuova Biblioteca Agostiniana. NBE Nueva Bìblia Espanda. NEB New English
Bible. NVB Nuovissima Versione della Bibbia, OBO Orbis Biblicus et Orienta-
lis. OS Oudtestamentiscbe Studien. O TL Old Testament Library. PG Mìgne,
Patrologia Qraeca. PL Migne, Patrologia Latina. RB Kevue Bihlique. RBén
Revue Bénédictine. RevBib Revista Biblica. RGG Dìe Religion in Geschichte
und Gegenwart. RivBibl Rivista Biblica. RevSR Revue des Sciences Religieu-
ses. RSV Revised Standard Version. Salm Salmanticensis. SANT Studien zum
Alten und Neuen Testament. SB Sources Bibliques. SBM Stuttgarter Biblische
Monographien. SBT Studies in BiblicaI Theology. SefSefarad. ScrHie Scripta
Hierosolymitana. SJT Scottish Journal of Theology. StAns Studia Anselmiana.
SUNT Studien zur Umwelt des Neuen Testaments. TB Theologische Bucherei.
ThPh Theologie und Philosophie. ThR Theologische Rundschau. TTod Theo­
logy Today. VT Vetus Testamentum. VTS Vetus Testamentum Supplementum.
WBC Word tìiblical Commentary. W MANT Wissensehaftlicbe Monographien
zum Alten und Neuen TevStament. WUNT Wissenschaftliche Untersuchungen
zum Neuen Testament. WZKM Wiener Zeitschrift fiir die Kunde des Morgen-
landes. ZAW Zeitschrift fur die alttestamentliche Wissenschaft. ZNW Zeit­
schrift fur die neutestamentliche Wissenschaft. ZThK Zeitschrift fiir Theologie
und Kirche. ZWTh Zeitschrift fiir wissenschaftliche Theologie.
Prologo

Q uesto volum e quinto, de//Introduzione allo studio della Bibbia è d e d i­


cato alla poesia (Salmi, Cantico, Lamentazioni) e alla tradizione sapien­
ziale (P ro verb i, G io b b e, Ecclesiaste, Ecclesiastico e Sapienza). Tale a c ­
coppiam ento tematico, relativam ente insolito, è giustificato dai riassesti
nelle collaborazioni e da esigenze editoriali. I due blocchi letterari, tutta­
via, sono caratterizzati dal com une ricorso al ritm o poetico, fatta eccezio­
ne p er Vopera di Q ohelet . Il lettore interessato a questo tipo di espres­
sione letteraria nella sua m anifestazione biblica troverà, nella patte d e ­
dicata ai Salm i, una sezione sulla poesia ebraica.
Il genere «introduzione», al quale Vopera aspira ad appartenere, p re ­
senta difficoltà m aggiori rispetto al «com m ento ». M entre il com m enta­
tore di testi o l’esegeta dispongono a prio ri di un certo grado di «libertà
professionale» n ell3interpretare un testo , lo specialista che redige u n 3 in­
troduzione ha l’obbligo di offrire al lettore lo status quaestionis della m a­
teria che intende introdurre. In altre parole, deve proporre una visione
d ’ insieme della «dottrina ricevuta» o sulla quale vi è consenso al m om en­
to di scrivere Vintroduzione. Trattando opinioni isolate o notoriam ente
controverse, dovrà darne conto , Il commentatore può esprim ere p u b b li­
camente senza m ediazioni le proprie opinioni; chi redige u n 3introduzio­
ne dovrà esporre opinioni, le quali, riflettendo una sorta di communis
opimo sulla tematica in questione, noti necessariamente accetta o co n d i­
vid e . C hi scrive un3introduzione deve m uoversi con prudenza cd eq u ili­
brio tra le proprie convinzioni e le necessità del lettore, il quale forse
abbisogna di u n ’isagoge tematica. Tuttavia ciò non im plica il ricorso a
un eclettismo che confonda le idee più di quanto non sia d ’aiuto. S o ­
prattutto è necessaria la coerenza d ’insieme.
La presente «introduzione» tiene conto di questo delicato equilibrio.
I m aggiori sforzi si sono resi necessari per i Salmi, G io b b e e il C antico .
O ltre al lavoro necessario p er padroneggiare una bibliografia sm isurata,
queste opere, sia p er la qualità poetica sia p er la tematica, risultano tal­
volta inafferrabili e finiscono p er im porre alcuni lim iti interni ed esterni
(sìntesi e precisione) tali da mettere a dura prova le risorse em otive d e l­
l’autore d ell’ introduzione , Particolare attenzione è stata dedicata alla te­
matica sapienziale . L a sua esclusione dal nucleo centrale della B ibbia a v ­
14 P ro lo g o

venuta nel passato e la sua scarsa rilevanza nei piani di studio delle at­
tuali facoltà teologiche ci hanno spinto a cercare di descrivere con rigo ­
re e fedeltà l anatom ia d i questo prezioso m em bro del corpo biblico.
L ’abbondanza di note in alcune pagine non intende opprim ere il letto­
re con Un’inutile erudizione, bensì presentare la fonte di determ inate idee
esposte nel testo e corredarle direttam ente di una bibliografia com ple­
mentare e di un rinvio a materiali dì lavo ro . Vorremmo prevenire eventua­
li lamentele per i talora abbondanti riferim enti alla term inologia ebrai­
ca. Q uesto non e il luogo più appropriato per esporre i criteri cui questa
scelta è ispirata. C i limitiamo a osservare che nulla è stato lasciato al
caso e a ll1arbitrarietà, e un'introduzione di livello universitario d eve o f­
frire al pubblico colto l ’accesso, in certi casi, alla term inologia originale
d e l testo sacro.
Pur non cercando di stabilire pretenziose analogie tra questo lavoro e
Vopera di Ben Sira, esprim iam o Vauspicto che si applichino anche a chi
scorre le pagine seguenti le riflessioni di questo sapiente gerosolim itano:
«Beato Vuomo che m edita sulla sapienza... e abita nella sua dim ora...
Essa g li verrà incontro... com e la sposa della sua giovinezza... E gli si ap-
poggerà su di lei e non vacillerà, si affiderà a lei e non fa llirà » (Sir, 14 ,
2 0 .2 7 ; i $ , z . 4).
Bilbao, 2. febbraio 1994.
Festa della Presentazione del Signore.
Victor M oria Asensio
Bibliografia essenziale

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Westermann, C., Teologia dell'Antico Testamento, Brescia 1983, 209-2.37
prima
Parte

La letteratura sapienziale
d’Israele
L a sapienza è un concetto e una realtà biblica complessa che affonda le
proprie radici nella cultura dei paesi dell’ambiente biblico ma che nella
Bibbia assume un significato e una ricchezza peculiari. I due capitoli che
com pongono questa prima parte offrono gli elementi essenziali per
comprendere la produzione letteraria sapienziale della Bibbia.
C apitolo i

Sapienza
e letteratura sapienziale

L'esposizione chiara e distinta delle caratteristiche generali della lettera­


tura sapienziale dell’Antico Testam ento costituisce di per sé un’im presa
ardua; se poi si cerca di approfondirne alcuni aspetti particolari (sociali,
antropologici e teologici) neirintento desolarli chiaramente e di rinveni­
re tra essi un rapporto di contiguità ideologica o d ’interdipendenza sto­
rica, il progetto può risultare frustrante. In realtà uno studio rigoroso
delle opere e dei testi che ci sono giunti come materiale sapienziale bi­
blico rivela che la definizione di questo fenomeno, quale si sviluppò nel-
Flsraele antico, è sfuggente ed elusiva tanto quanto il fenomeno in sé.

I. D I F F E R E N T I C O N C E Z IO N I D E L L A S A P IE N Z A

Che cosa s’intende con «letteratura sapienziale»? A che cosa ci si riferi­


sce in concreto? A seconda del libro di testo capitatoci tra le mani, si
possono scoprire con qualche sorpresa le seguenti proposte: la «lettera­
tura sapienziale» comprende: i . Proverbi, Giobbe, Ecclesiaste, Ecclesia­
stico, Sapienza, Salmi, Cantico, Lamentazioni, R ut, Tobia, z. l'e le n c o
precedente meno i Salmi. 3. Sono esclusi i Salmi e il libro delle Lam en­
tazioni. 4. Vengono esclusi anche R ut e Tobia. 5. Viene escluso anche il
Cantico. 6. D all’elenco viene depennato anche Giobbe. -Ovviamente so­
no possibili molte altre varianti.

Qual è la causa di questa discordanza? Le ragioni sono essenzialmen­


te due: lo spettro semantico del concetto di «sapienza» non è stato suffi­
cientemente precisato; in altri strati letterari dell’Antico Testam ento (sto­
riografia deuteronomista, profezia) compaiono di tanto in tanto alcuni ti­
pi umani, alcuni atteggiamenti sociali e diversi aspetti teologici com uni
ai libri ritenuti «sapienziali» dagli specialisti più autorevoli (Proverbi,
Ecclesiaste, Ecclesiastico, Giobbe, Sapienza). Di qui la necessità di a f­
frontare con obiettività l’ esatto significato della term inologia relativa a l­
la «sapienza» e di mettere in discussione la legittimità dell’ uso del termine
«letteratura» per designare ciò che realmente costituisce una «tradizio­
ne». Prima di affrontare questo program m a, tuttavia, passeremo in ra s­
segna le definizioni più significative proposte negli ultimi decenni.
i . Von R a d : conoscenza em pirica del creato

Secondo von Rad la sapienza implica una conoscenza empirica dell or­
dine del creato, «una conoscenza pratica delle leggi della vita e del mon­
do basata sull’esperienza»,1 definizione che è alla base dei suoi studi suc­
cessivi.1 L’ordine cui si allude si può cogliere tanto nella creazione quan­
to nel tessuto sociale. Il successo dell’uomo nella vita dipendeva dalla
sua disposizione e dalla sua abilità nel l’individuare quest’ ordine e nel vi­
vere m armonia con esso. Per il sapiente esisteva una sorta d’interazione
tra una condotta sociale corretta e l’ordine iscritto nella creazione (per
quanto non fosse in grado di oggettivare le due sfere mediante l’astra­
zione). Il bene e il male erano forze attive che l’uomo poteva sperimen­
tare immediatamente. Il modo migliore per garantire la felicità e il suc­
cesso nella vita consisteva nel neutralizzare le forze del male e nel libe­
rare quelle del bene. Inoltre l’esperienza era lo strumento più adatto per
portare a compimento questa impresa. Da qui derivava l’importanza
della letteratura epigrammatica, della compilazione di usanze sociali, di
norme di convivenza e di istruzioni. Chi le seguiva si assicurava il con­
seguimento della felicità attraverso il controllo della propria vita; chi
preferiva il «cammino dei malvagi» si avviava all’autodistruzione. A pa­
rere dì von Rad è questo il miglior punto di riferimento per stabilire
l’ambito e l’importanza della dottrina della retribuzione. ■
La sapienza così descritta (adeguamento alle esigenze dell’ «ordine del
mondo») è un prodotto della riflessione umana sulf’umana esperienza.
Ma qual è l’origine di questo «ordine del mondo»? A chi o a che cosa si
deve il suo perpetuarsi e la sua stabilità? Von Rad si oppone all’iden­
tificazione di questa sapienza con un attributo divino o con una personi­
ficazione di Dio. Piuttosto egli fa riferimento al «senso» iscritto da Dio
nella creazione, il mistero divino del creato. Si tratta di una qualità del
mondo, di una «ragione universale» implicita in ciò che chiama conti­
nuamente in causa l’uomo.3 Anche se i due concetti di sapienza (quella
sperimentale e quella collegata al mistero) sono diversi, vi è però tra essi
un intimo legame. Il primo si afferma nella vita stessa dell’uomo e viene
mobilitato attraverso la riflessione e l’adeguamento all’ordine conosciu­
to. Il secondo, il mistero primordiale della creazione, trae origine dal
creatore. Tuttavia gli uomini che intendono accedere al secondo devono
anzitutto disporsi a conseguire il primo. Se la sapienza sperimentale de­
v’essere intesa come un mezzo per avere successo nella vita, l’acquisizio­
ne della sapienza teologica costituisce il fine della vita stessa.
X, G. von Rad, T e o lo g ìa d ell3A n tico T es ta m e n to , i. T e o lo g ia d elle tra d iz io n i s to r ic h e d T s r a e le ,
Bresc-a 1972-j 470. z. In particolare L a sa p ien z a in Is r a e le , Torino 1975.
3. Cfr. G. von Rad, S a p ie n z a , 145.
z. W hybray: atteggiamento verso la vita

Pur condividendo molte opinioni con von Rad, Whybray se ne differen­


zia nettamente per quanto riguarda la collocazione sociale della sapien­
za. Mentre lo studioso tedesco sostiene che la riflessione sulla vita costi­
tuiva l’occupazione di una specifica classe di persone espressa da una tra­
dizione concreta, Whybray non crede nell’esistenza di un gruppo pro­
fessionale o esoterico. Perciò egli preferisce parlare di «tradizione intel­
lettuale» anziché di «tradizione sapienziale» * Secondo Whybray la «sa­
pienza» dell'Antico Testamento è un universo intellettuale che riflette
un atteggiamento verso la vita. In ogni generazione vi,sono persone che
riflettono sulle eterne domande della vita e rendono partecipi gli altri
delle loro riflessioni. Da questo punto di vista possiamo dire che è esisti­
ta in Israele una «tradizione intellettuale» distinta da altre tradizioni:
storiche, giuridiche, cultuali o profetiche.45 Von Rad ritiene che le dot­
trine coltivate nei circoli dei sapienti di professione divennero di domi­
nio pubblico; Whybray invece, pur non escludendo lo sviluppo di una
tradizione letteraria sapienziale m Israele, ritiene che tale prospettiva in­
tellettuale appartenesse già alla pubblica opinione: non divenne di do­
minio pubblico perché lo era sempre stata . I due autori concordano nel
ritenere che la riflessione sulla vita costituisce il punto di partenza del-
l'attivita «sapienziale» e che l’articolazione di questa riflessione venne
acquistando un carattere distinto. Tuttavia le loro concezioni divergono
in due punti: la funzione svolta da questa riflessione articolata nella
formazione della tradizione d’Israele6 e resistenza di una classe di sa­
pienti di professione responsabili della conservazione e di eventuali svi­
luppi della tradizione intellettuale.
Tuttavia, se è vero che la tradizione biblica conferisce il titolo dì sa­
pienti (hàkamim) a diversi rappresentanti deliammirnstrazione dello sta­
to (consiglieri, consulenti politici), come si deve interpretare il loro ruo­
lo all’interno della tradizione intellettuale se non si può parlare di una
classe professionale? Inoltre, come vanno considerati gli educatori e i
pedagoghi o gli autori dei cosiddetti «libri sapienziali»? Richiamandosi
essenzialmente ai suoi studi sui termini hokm à («sapienza») e hakàm
(«sapiente») Whybray giunge alla conclusione che, stando all’impiego di
questi termini nell’Antico Testamento, «la sapienza è certamente una do­
te naturale che alcune persone possiedono in grado maggiore di altre...
Un’intelligenza innata di carattere generale».7 Questa capacità naturale
4. Tesi ottimamente sviluppata in B.N, Whybray, T h e ìn ted ectu n l TraA itton in th è O ld T e s ta ­
m e n i (BZAW 135), Berlin - New York 1974. 5. R N. Whybray, a p , c i t 69-70,
6. Ovvero: quale influenza esercitò la riflessione sapienziale sullo sviluppo delle tradizioni stori­
che, profetiche, giurìdiche e cultuali delPA.T.? 7. R.N. Whybray, op, cit.} 6-7.
ZI Sapienza e letteratu ra sapienziale

può rivelarsi in molteplici circostanze, dall’arte della navigazione alla


consulenza politica. Era considerato sapiente chiunque dimostrasse di
possedere un grado di abilità sufficiente a portare a termine in m odo
ineccepibile un determinato compito. Da questo punto di vista difficil­
mente si può parlare di un gruppo professionale specializzato. Questa
«intelligenza» è imparentata più con la sagacia che con un deposito di
conoscenze al cui conseguimento l’uomo deve votarsi.
Lo sviluppo dell’abilità e della sagacia può esercitarsi in molteplici at­
tività, dalla creazione artistica alla consulenza di corte, senza escludere
l’esercizio deH’autocontrollo. Tuttavia in una società come quella israe­
litica dell’epoca l’intelligenza era spontaneamente associata al dominio
del linguaggio. Questa circostanza ha indotto spesso, secondo W hybray,
ad assumere l’opinione erronea secondo cui i consiglieri, gli educatori e
gli scrittori sapienziali erano sapienti di professione educati in apposite
scuole. N on si vuole mettere in dubbio la funzione educativa della torà
sacerdotale o del dàbàr profetico ma va posta in discussione, a parere
del nostro autore, l’esistenza di un sistema educativo organizzato a co r­
te, presso il tempio, nelle scuole profetiche o nell’ ambiente degli scribi.
Se, sulla scorta della tesi di W hybray, neghiamo desistenza di scuole
organizzate, chi scrisse i Proverbi e la restante letteratura biblica corre­
lata? Il rapporto padre/figlio, così frequente nei Proverbi (ad es. i ,8 . i o .
1 5 ; 2 , 1 ; 3 , 1 . 1 1 * 4 ,1 .10 .2 0 ; 5 ,1 .7 .1 0 ; 6 ,1.2 0 ; 7 ,1.2 4 ), rimanderebbe a un
ambiente fam iliare e l’educazione alle diverse professioni non sarebbe
altro che un’estensione dell’educazione familiare. C oloro che com pose­
ro i libri sapienziali erano in possesso di un abilità certamente superiore
agli altri, ma la tradizione intellettuale che essi cristallizzarono apparte­
neva al patrim onio comune del popolo.
Questa tesi di W hybray ha il pregio di non ridurre la sapienza a un
lascito esoterico coltivato da una classe professionale e posto al servizio
di un'élite di studenti, ma non rende sufficiente conto della dimensione
diacronica di questa «tradizione intellettuale».11 Uno sguardo superficia­
le al Siracide sembra contraddirla (cfr. Sir. 24 ,30 -34 ; 3 3 ,16 - 19 ; 51,2,3).

3. C renshaw : autocom prensione in rapporto alle cose

J . L . Crenshaw e il terzo autore che ha cercato di fissare una definizione


della sapienza alla luce degli studi dei predecessori.^ Egli distingue tra

K. Si veda al proposito J.L. Crenshaw, Olà Testament Wisdoni) Atlanta 19 8 1, 2.8-31; G. von
Rad, Sapienza, 23-30.
9. O r, in particolare J.L. Crenshaw, Metbod in Detewùning Wisdom Infittenee Upon &H/s-
toncal» Literature: JRL 88 (1969) x29 -14 2 = J.L. Crenshaw (ed.), Studies in Aneient Israelite
Wisdom, New York 19 7 6 , 481-494; Idem, Old Testament Wtsdom, 2 7 -4 1.
D iffe r e n t i c o n c e z io n i d e lia s a p ie n z a 2*3

letteratura sapienziale, tradizione sapienziale e pensiero sapienziale. C o ­


sì facendo è in grado di evidenziare l’importanza delle diverse m anife­
stazioni della realtà sapienziale nell’Antico Testam ento senza doverle
affrontare tutte insieme e con lo stesso metodo. Oltre a criticare la defi­
nizione di von Rad esposta in precedenza, in quanto troppo ampia e inef-
hcace, presenta la propria nei termini seguenti: «ricerca di autocom ­
prensione in rapporto alle cose, la gente e il creatore Questa ricerca di
senso procede a tre livelli: i . sapienza della natura, tentativo di padro
neggiare le cose in funzione della sopravvivenza umana e del benessere
z. sapienza giuridica e pratica basata sui rapporti umani all'interno
di una società ordinata ovvero di uno stato e 3. sapienza teologica clic
prende le mosse dalla teodicea, proclamando Dio come significato ulti­
m o »,10 Distinguendo letteratura, tradizione e pensiero, Crenshaw ri­
prende la posizione di W hybray il quale, a suo parere, ha meglio rileva­
to che la sapienza è tanto un atteggiamento quanto una tradizione vi­
vente e un corpus letterario.

4, M urphy t tentativo d i dar ordtne al com portam ento um ano

Una quarta interpretazione del problema e quella proposta da R.E. Mui


phy.11 Anzitutto egli pone serie obiezioni alla tesi secondo cui «la sa­
pienza biblica nasce dal tentativo d individuare un ordine nella vita del­
l’uomo». Chi sostiene questa tesi esagera Ut possibile influenza esercita­
ta dalla dottrina egiziana della maat sul pensiero israelitico. I sapienti
dell'Egitto antico credevano nell’esistenza di un «ordine del mondo», la
m aat (ordine, verità, giustizia), sorta di semidivinità che regolava al tem­
po stesso l’ordine cosmico, i rapporti sociali e il mondo degli dèi. Questi
tre ambiti erano correlati tra loro, l utto doveva adeguarsi a questo «or­
dine del mondo». Molti studiosi sostengono che questa idea dell’ordine
influenzò le concezioni israelitiche di «giustizia» e «diritto». Murphy
non nega l’influsso che le altre culture del Vicino Oriente esercitarono
su Israele, tanto nell’ambito delle idee quanto nelle espressioni lettera­
rie, ma ritiene indebita l individuazione di parallelismi tra Israele e l’Egit­
to per quanto riguarda la percezione e limportanza dell’ordine cosmi­
co. in particolare, confuta le argomentazioni basate sull'apparente cor­
rispondenza tra l’ordine naturale e quello sociale e i loro reciproci in­
flussi. Secondo Murphy i testi sapienziali sono interessati alla condotta

10. JX. Crenshaw, S t u d i e s , 484.


11, Cfr. in particolare R.E. Murphy\ W i s d o m - T b e s e s a n d H y p a t h e s e ^ inJ.G. Gaminie e altri
(edd.), I s r a e l W i s d o m , T h e o h g i c a l a n d L i t e r a r y E & ìà y s m H o n o r o f S a m u e l T e m e r t i New York
1978, 35-41, Inoltre R.E. Murphy, W i s d o m T h e s e s , in J. Armenti (ed.), W i s d o m a n d K n o w -
l e d g e . P a p ir i F e s t s r b r / f t , Philadelphia 1976, 187-2.00.
Sapienza e Letteratura sapienziale

umana e non all’ordine della natura. Quando un aforisma o un’istru­


zione giustappone i due ordini si limita a ricercare la comparazione, 1 il­
lustrazione di un ordine a partire dall’altro. Il campo della similitudine
e cosa ben diversa dal postulato che esista un ordine onnicomprensivo.
Se da un lato non si può negare che nell’Antico Testamento viene spesso
affrontato il conflitto tra l’ordine del mondo e il caos, dall’altro dob­
biamo dubitare che gli israeliti antichi credessero in una incidenza diret­
ta della condotta dell uomo su quest’ordine.
Di conseguenza Murphy ritiene che «la sapienza biblica nasce dal ten­
tativo di mettere ordine nella vita delPuomo». Questa concezione modi­
fica il punto di vista relativo all’ordine del mondo, poiché, invece di af­
fermare che l’uomo sperimenta Dio nel contesto dell’ordine stabilito, si
dovrà dire che egli lo sperimenta nella ricerca dell’ordine: cercando di
stabilire un ordine (per quanto probabile e relativo) nel tessuto talora
caotico dei rapporti sociali mediante il ricorso all’analisi e alla classifi­
cazione dei risultati dell’esperienza.
Con questa breve rassegna delle opinioni piu vSignìficative abbiamo cer­
cato di evidenziare la complessità della tematica sapienziale. Anche se
tutte queste proposte non si discostano eccessivamente l una dall’altra,
adottano tuttavia punti di partenza diversi e prospettive peculiari,

II. LA «LETTERATURA» SAPIENZIALE iyTSRAELe

Bibliografia: R.E. Murphy, Introduzione alla letteratura sapienziale, in Grande


Commentario Biblico, Brescia 1973, 613-632,; Idem, Introduction to thè Wisdom
Letterature ofthe Old Testament (OT Reading Guide), Coilegeville 1965,

ii II lessico della «sapienza»


Il carattere sfuggente del concetto stesso di sapienza ha spinto alcuni a
elaborare una serie di opere di carattere linguistico complesse nella strut­
tura e ambigue nei risultati, se non fuorviami. Gli sforzi metodologici in
questa direzione non sempre seguono il percorso corretto.11 Perciò, an­
ziché cercare un’ingannevole completezza nella scelta dei termini da pren­
dere in esame, occorre partire da un nucleo fondamentale di lessemi che
comprenda soltanto quelli incontestabilmente radicati nella cosiddetta
«letteratura sapienziale» e caratterizzati da una corrispondenza seman­
tica (seppure parziale) con 1 nostri «sapiente», «sapienza» e antonimi.
La radice ebraica che piu si avvicina ai nostri concetti di «sapiente» e
«sapienza» è hkm . Tl suo spettro semantico è talmente polivalente che le
li. Un esempio in proposito (sebbene nel complesso si tratti di un ottimo lavoto) è costituito
da R.N. Whybray, T h e I n t e ììe c t u a l T r a c i l i b r i , 75-149.
L a « le t t e r a t u r a » s a p ie n z ia le d ’I s r a e le 2*5

lingue «d’arrivo» moderne, dovendo interpretare il significato di alcuni


lessemi derivati, si trovano spesso di fronte a notevoli incertezze. Come
esempio di questa complessità valga la riproduzione di questa pagina di
vocabolario:
«La radice btan designa in maniera indifferenziata Ea sfera ‘sapienziale’, ossia la
sfera della ragione, intelligenza, sapere e abilità. Le differenziazioni dipendono
dal contesto, senza precisazioni di carattere terminologico. Gli ambiti o categorie
sono: ciò che è naturale e ciò che è acquisito. Come capacità radicalmente uma­
na: ragione, intelligenza, Le qualità naturali del conoscere, giudicare, agire. Del
conoscere: intelligenza, talento, perspicacia, penetrazione, finezza, ingegno. Del
giudicare: misura, prudenza, giudizio, ragione, assennatezza, senno. Dt\Vagire:
abilità, capacità. Come qualità acquisite: del conoscere: sapere, sapienza, cultu­
ra, erudizione; del giudicare: prudenza, ponderazione, autocontrollo, tatto, avve­
dutezza, cautela; dellfagire: destrezza, metodo, esperienza, perizia, idoneità, pron­
tezza. L'aggettivo (hàkàm) può inoltre designare una professione o i suoi cultori:
dotti, maestri, dottori, artigiani. Il sostantivo (hokmd) può indicare una personi­
ficazione. In molti casi l'aggettivo comprende qualità appartenenti a categorie
diverse, ad esempio intelligenza e prudenza, sapere ed esperienza, caratteri natu­
rali e acquisiti, ccc. In diversi casi predomina il significato di assennatezza, pru­
denza; il significato di sapere intellettuale è poco frequente».13
Profondamente radicata nel lessico sapienziale è inoltre la radice bjn.
Come nel caso di hkm il verbo presenta uno spettro semantico ampio ma
piuttosto indifferenziato: intendere, comprendere; conoscere, penetrare,
percepire; distinguere, discernere; fare attenzione, avvertire, osservare,
presagire, considerare, tener in conto, essere consapevole; riflettere. Il
sostantivo derivato (btnfì) si riferisce a: intelligenza, talento; istinto, pru­
denza; sapere, comprensione, penetrazione, perspicacia; giudizio, discer­
nimento; abilità, destrezza, perizia; avvedutezza.14
Accanto a questo lessico, che definisce la «sapienza» dal punto di vi­
sta positivo, è opportuno porre in rilievo i fondamenti semantici presen­
tati da una serie di antonimi: *ewtl, k cstl, lès, peti; yiw w elety k stlilt,
sìklut) ecc. I loro significati coincidono per lo piu con i nostri termini
stolto, sciocco, sempliciotto, ignorante; dissennato, stupido, incapace,
inesperto; ingenuo, candido, disgraziato, innocente, incauto; insensato,
imprudente; beffardo, msolente, cinico, sfacciato, impudente. A questo
elenco di aggettivi si dovrebbero aggiungere le rispettive qualità astrat­
te: stoltezza, ignoranza, stupidità, ingenuità, imprudenza, ecc.
A partire da questo nucleo essenziale di lessemi è possibile tentare
una descrizione del fenomeno sapienziale abbozzata nelle pagine che se­
guono.

13 . L. Alonso Schòkel, Diccionavio Biblico Hebreo-Espahol, fase. 3, Valencia 1990, 2,2.6.


14. I dati provengono da op; ctt.y fase, i, Valencia 1990, 97-99.
z. Letteratura o tradizione?

Una prima valutazione di questo lessico obbliga a porre in discussione


l’idoneità del termine «letteratura» e la sua inadeguatezza all’A ntico
Testamento nel suo insieme. In particolare per due ragioni: la semplice
costatazione che la terminologia sapienziale (e gli atteggiamenti umani a
essa correlati) compare in altri strati letterari dell’Antico Testam ento
induce alla cautela. Si può certamente parlare di esempi di «sapienza»
al di fuori dei libri sapienziali. Basta pensare al lessico e al carattere di
alcuni salm i,15 alla formulazione delle tradizioni profetiche di A m o s,16
alle narrazioni jahviste della creazione e del peccato {Gen. 2^3 ) / 7 ad a l­
cune sequenze della storia di Giuseppe (G en . 37 -50 )/* alle tradizioni
giuridiche dei libri dell'Esodo e dei N um eriT? o ad ampie sezioni della
narrazione sulla successione al trono (2 Sam. 9-2.0; 1 R e i»2)10 per in ­
dividuare la presenza deirelem ento sapienziale alTinterno di generi let­
terari assai d iv e rsi/’ Questa presenza impone di considerare secondario,
per il nostro intento, il termine «letteratura». D 'altra parte i cinque libri
quasi universalmente riconosciuti come sapienziali {Proverbi, Giobbe,
Ecclesiaste o Qobelet, Ecclesiastico o Siracide e Sapienza) risalgono a
epoche diverse: ciò lascia supporre che tali opere sorsero in una «hum us
sociologica» determinata, non necessariamente legata alle formulazioni
letterarie. Nel libro dei Proverbi, ad esempio, si possono individuare stra­
ti diversi (oltre alle intestazioni di 1 , 1 ; t o , i ; 2 2 ,17 ; 2,5,1; 3<VU 3 G 1 ) d i­
stinguibili per la forma (istruzione, proverbio isolato, ecc.) e gli interessi
teologici peculiari. Tutto ciò rivela uno sforzo redazionale, un lavoro ed i­
toriale che intende raccogliere in un’ unica opera il precipitato di un’espe­
rienza secolare.
1 5. Tutti i commentatori o specialisti del Salterio, affrontando la classificazione per generi dei
salmi, ricorrono alla categoria dei «salmi sapienziali» (o «salmi didattici»}.
16. Sono interessanti, in questa prospettiva, l'opera di HAV. Wotff, Amos* g e is t ig e H e i m a t
(W M AN T 18), Neukirchen 136 4, e l’articolo di S. Terrien, A m o s a n d W is d o n t ^ in J.L. Crsn-
shaw (ed,), S t u d t e s in A n a e n t is r a e li t a W i s d o m , New York 1976, 448-4 55. Si veda inoltre
J.W. Whedbee, I s a i a h a n d W i s d o m , Nashville 1371.
17. L. Alonso Schókcl, Mnttvos sapienciales y de aìianza en Gen, 2-31 Bib 43 (T962) 2 9 5 -316 .
18. Così G. von Rad, ]osephsgeschìchte und altere Chokma, in Idem, Gesammeite Studìen
zum Alten Testamenti Munchen 19 7 1, 272-280.
19. Si vedano, tra gli altri, E, Gerstenherger, W e s e n u n d H e r k u n f t d e s « a p o d i k t ì s c h e n K e c h t s »
(W M AN T io), Neukirchen 1965; W. Richter, R e c h i u n d E t h o s . V e r s a c i? t m e r O r t u n g d e s w e i s -
h e i t l i c h e n M a f a i s p r u c h e s (SANT 15), Muncben 1966; T. Frymer-Kensky, T h e S a g e in th è T e n ­
t a t a t e l i : S o u n d i n g s , in J.G, Gammie - L.G. Perdile (edd.), T h e S a g a tti I s r a e l a n d th è A n c i e n t
N e a r E a s t , Winona Lake 1990, 280-286.

20. Sarebbe sufficiente considerare 2 Sam. 1 3 ,1 -5 ; 14,1-20 ; 20 ,14-22. A questo proposito è in­
teressante Popera di R.N, Whybray, The Successati Narrative (SBT 9), London 1968, 56-95.
1 1 . Ha valore programmatico Paiticolo già citato dj J.L. Crenshaw, Method in Determinmg
Wisdom Influence Vpon «ff is t o r ia li» Literature.
3* Le alternative alVelemento «sapienziale»

Una volta scartato il termine «letteratura» a favore del termine oggetti­


vamente più adatto di «tradizione» molti autori hanno messo in causa
Paggettivo «sapienziale». Soprattutto nella nostra cultura occidentale
questo aggettivo (e il sostantivo corrispondente «sapienza») presenta a
livello denotativo confini tali da rendere frustrante lo sforzo per ade­
guarlo alla realtà biblica. «Sapiente» evoca alle nostre orecchie il con­
cetto di «coito», «specialista» in qualche ramo del s a p e r e ,p e r s o n a tal­
mente immersa nel proprio settore da vivere talvolta al di fuori della
realtà quotidiana che lo circonda. E questo non è davvero il m odello di
persona desumibile dai termini ebraici hàkàm e hokm à come abbiam o
potuto verificare in precedenza.
À m otivo di tale inadeguatezza gli specialisti hanno tentato definizio­
ni più adatte. Lo stesso titolo di un'opera di W h yb ray1- assume a que­
sto proposito valore programmatico. A suo giudizio, poiché il sostanti­
vo hokm à «sapienza» e sinonimo di «intelligenza» nel significato più
am pio di capacità, attitudine, perspicacia ed efficienza e posto che il ter­
mine hàkàm «sapiente» allude certamente a un membro di una classe
professionale in Israele, l’aggettivo intellettuale risulta il più appropria­
to. In realtà questa scelta ripropone le stesse difficoltà che com porta l’ag­
gettivo «sapienziale». Se accettiamo la proposta alternativa di W hybray,
com e si spiega la caratterizzazione di Ionadab m 2 Sam. 13 ,3 com e 7 s
hàkàm m 'ò d «uomo molto astuto»? N ell'am bito di atteggiamenti intel­
lettuali difficilmente rientrano E «astuzia» e la «malizia» di Ionadab. Von
Rad rifiuta le definizioni eccessivamente tecniche e preferisce parlare di
tradizione didattica . H Se si considera che la sapienza israelitica (e quella
del Vicino Oriente in genere) presenta una chiara tendenza educativa,
l’ attributo proposto da von Rad risulta particolarmente adatto. In ogni
caso è opportuna qualche precisazione. L ’aggettivo didattico connota in
genere un am bito scolastico; da questo punto di vista l’ impiego di tale
aggettivo per definire la sapienza biblica non sarebbe appropriato. T u t­
tavia se am pliam o legittimamente lo spettro semantico del termine «di­
dattico» fino a identificarlo con «educativo», risulta allora giustificata
l’espressione «tradizione didattica». Infatti la sapienza biblica è carat­
terizzata da un forte impulso verso la formazione integrale dell’uomo.
1 1 . DÌ fronte ai pericolo di fraintendere il termine «sapienza» identificandolo, sta pure inav­
vertitamente* con «corrente intelletti! a le j>, G. von Rad* Sapie7iza, 17, afferma: «È legittimo
chiedersi se* al presente, l’impegnativa denominazione di ‘sapienza* non costituisca un ostaco­
lo più che un aiuto per la comprensione, giacché travisa l’autentico significato del termine,
anziché esprimerlo adeguatamente».
2.3, Cfr, R.N. Whybray, T h e f n t e ll e c t u a l T r a d i t i o n in th è O l d T e s t a m e n t , cit.
24. Cfr. G. von Rad, Sapienza, 23 ss.
28 S a p ie n z a e le tte r a tu r a s a p ie n z ia le

È opportuno tentare l’ uso dell’ aggettivo umanistico e verificarne \ ri­


sultati. Pur essendo un fenomeno particolarmente complesso, non c ’ è
dubbio che la sapienza intende dare risposta a una serie di domande:
«C os’è bene per l’uom o?»; «cosa è legittimo per l’uom o?». Questo bene
(il factum della conservazione di sé) e questa legittimità (il debitum eti­
co), presentati come l’ orizzonte degli atteggiamenti e delle attività del­
l’essere umano, non sono orientati esclusivamente verso i rapporti so ­
ciali ma si dispiegano altresì verso la direzione verticale dei rapporti con
il creatore. Nel mondo della sapienza l’israelita è consapevole della p ro ­
pria individualità, pur sapendo che questa va armonizzata a livello so­
ciale e teologico. L ’impulso verso la coltivazione integrale dell’ essere
umano, tanto sul piano della sua naturale inclinazione sociale quanto su
quello della sua dimensione crea turale può essere definito «um anistico».
Un elemento sembra convalidare questa definizione: nella sapienza di
Israele è assente una dimensione storica della fede. Colui che è abituato
alla concezione della storia, presente soprattutto nell’opera deuterono-
mista e nei profeti (in particolare la dialettica tra offerta e rifiuto, pecca­
to e redenzione), certamente sarà sorpreso di fronte al silenzio della let­
teratura sapienziale a questo proposito. I Proverbi, Giobbe o Qohelet
non fanno alcun riferimento alla storia del popolo che li espresse. Persi­
no la visione della storia d’Israele proposta dal Siracide (Sir. 44-50) non
può essere affrontata dal punto di vista della teologia della storia, ma
piuttosto da quello delle manifestazioni della sapienza incarnata. Sol­
tanto il libro della Sapienza (opera tarda) presenta alcuni spunti di n o vi­
tà. Insomma, la sapienza d ’Israele è interessata più all’individuo e alla
sua realizzazione che alla nazione e al suo presunto destino storico.

Excursus. L a paternità salom onica della sapienza15

Tre opere sapienziali sono attribuite in modo manifesto o allusivo a Salomone:


Proverbi, Ecclesiaste e Sapienza/6 Come si spiega tale paternità, se consideriamo
che l’opera più antica tra queste tre fu compilata circa cinquecent’ anni dopo il
regno di Salomone? Indubbiamente le leggende relative alla sapienza di questo re
d’Israele contribuirono a determinarne l’attribuzione, in particolare quelle rifles­
se in 1 Re 3; 5,9-14; 10 ,1-13 , leggende coltivate, d’altra parte, in ambito giudai­
co, arabo, etiopico e cristiano. Sulla scorta di queste narrazioni leggendarie e fol­
cloristiche Israele giunse alla persuasione che la sapienza divina stessa si era in­
carnata in Salomone.
Un documentato giudizio negativo sulla storicità dei testi sopra citati del pri-25
25. Cfr., tra gli altri, H. Duesberg - 1. Fransen, L e s s c r t b e s m s p t r é s , Paris 1 9 6 6 , 99-119; R.B.Y.
Scott, S o l o m o n a n d th è B e g i n n i n g s o f W/Wora, in J.L. Crenshaw (ed.), S t u d i e s in A n c i e n t
I s r a e l W i s d o m } New York 1976, 84-101; J.L. Crenshaw, O l d T e s t a m e n t W i s d o m , 42.-54.

z 6 . Pensiamo inoltre al Cantico, annoverato da alcuni manuali tra le opere sapienziali.


L a «letteratu ra» sapienziale d ’Israele *9

ino libro dei Re non esclude l'esistenza di un certa attività letteraria all’epoca di
Salomone. Effettivamente, poiché questo re si vide costretto a consolidare l'iim
pero ereditato dal padre mediante la creazione, tra l'altro, di un’imponente am ­
ministrazione centrale, si rendeva quanto meno necessaria l'assunzione di perso­
nale specializzato non solo ebraico ma appartenente alle restanti popolazioni
della comunità internazionale del Vicino Oriente. Oltre a esperti nelle lingue
dell'epoca, al monarca abbisognavano consiglieri politici, esperti di diritto, di­
plomatici, ecc. Per svolgere tutti questi incarichi era richiesto non solo un ade­
guato livello culturale ma soprattutto la padronanza del linguaggio e l'abilità
oratoria,17 competenza particolarmente curata nel mondo dei sapienti. Da que­
sto punto di vista e ipotizzando un tentativo di stabilire un tipo di governo del­
l’amministrazione dalle caratteristiche analoghe a quello rappresentato all’epoca
dall'Egitto, Salomone può indubbiamente essere stato una sorta di «mecenate».
Questa valutazione va tuttavia sostenuta con cautela.
Se il re s interessò attivamente alla promozione della vita intellettuale di corte,
la sua epoca fu caratterizzata tra l'altro dall'inizio di un'intensa attività rivolta
alla compilazione e alla sistemazione delle tradizioni letterarie dell'Israele antico,
come ritengono molti studiosi. Questa attività avrebbe comportato un amplia­
mento di orizzonti sulle possibilità della conoscenza, che implicava proposte di
modelli di comporLamento, studio dei diversi aspetti della personalità individua­
le, interessi scientifici e coltivazione della retorica. Tale apertura, operata sotto
Pjnfluenza di alcune culture vicine (in particolare dell'Egitto), avrebbe favorito
l’insorgenza di uno spirito umanistico. È possibile, a parere di questi studiosi,
che l'orientamento «illuminato» favorisse una nuova comprensione dell’azione
di Dio verso il popolo. Dio non interveniva direttamente negli eventi quotidiani
della vita del popolo e perciò la sua azione poteva essere colta solo mediante la
fede. I disegni divini si attuavano attraverso agenti umani. Questa concezione
dell'azione divina nascondeva un sente pericoloso che ben presto germogliò ri­
gogliosamente producendo in Israele un atteggiamento di palese scetticismo/8
Indubbiamente l'epoca di Salomone dovette essere caratterizzata dall’interesse
per le novità culturali necessariamente implicate dalla messa in movimento della
macchina statale e dallo sviluppo di relazioni politiche e commerciali con l’ ester­
no. Tuttavia, di qui a sostenere che i progressi di quest'epoca rendono pertinente
la definizione di «illuminismo salomonico» corre una differenza abissale. Non
soltanto perche ci muoviamo sul terreno malfermo delle ipotesi, ma anche per la
mancanza di un fondamento oggettivo all'affermazione che l’epoca salomonica
27. Ricordiamo ad esempio (in un diverso contesto di rapporti sociali) l’abilità del discorso del­
la donna «saggia» di Tekoa di fronte a Davide (2 S a m . 14).
28. Da un autore contemporaneo ricaviamo la seguente riflessione: «Tutta la vicenda terrena è
soggetta... ad alcune leggi che sfuggono completamente all’umana comprensione... La storia di
Giuseppe... relega l’intervento divino a un nascondimento, a una lontananza, a un’incono­
scibilità radicali. Finché esisteva un interprete carismatico, come per la storia di Giuseppe, non
c’era nessun pericolo. Ma che cosa accadeva quando l’uomo, con questa radicale conoscenza
di fede, era lasciato solo, come ce lo mostra il libro del Qohelet, nel quale la domanda ‘come
può l’uomo intendere il suo cammino?’ ha acquisito ormai la tonalità del dubbio (E c c L 3,11;
7,24; 8,17)? Lo scetticismo di Qohelec ha radici assai profonde» (G. von Rad, J o s e p h s g e -
s c h ì c h t e u n d a lt e r e C h o k m a > in Idem, G e s a m m e i t e S t u d i e n , 178).
30 Sapienza e letteratu ra sapienziale

segnerebbe la linea di confine tra una concezione pansacrale e una visione profa­
na della realta.19 La distinzione tra sacro e profano deriva dai fondamenti mo­
derni delFantropologia religiosa e non può essere applicata a Israele. Se poi ac­
cettiamo di usare quelle categorie nel caso della storia religiosa d'Israele ci vedia­
mo obbligati a riconoscere che il pansacrale e il secolare coesistettero sin dall'ini­
zio, come è dimostrato, tra l'altro, dall'antica leggenda di Sansone (Giud. 1 3 ­
16). L’affermazione secondo cui nel periodo salomonico scomparve l’interpreta­
zione sacrale della realtà risulta sotto tutti gli aspetti infondata a causa dell’evi­
denza (persino letteraria) del contrario.
Pur ammettendo la coltivazione delle lettere alla corte di Salomone, pare ec­
cessivo considerare quelFepoca come il cardine essenziale su cui ruota la porta
d'accesso al mondo della sapienza. In effetti, se i racconti dì 1 Re sopra citati ap­
partengono al dominio della leggenda, donde proviene l’attribuzione a Salomone
dell'opera sapienziale? La spiegazione di Crenshaw ci pare ingenua: «La sapien­
za assicura il benessere e garantisce la ricchezza e la felicità... Perciò l’equazione
tra sapienza e ricchezza nella concezione sapienziale antica porta naturalmente
alla conclusione che, se Salomone fu l'uomo più ricco della stona d’Israele, egli
dovette essere anche il piu sapiente» T°
Abbandonato il terreno delle ipotesi, resta certo che la leggenda salomonica è
proiondamente radicata nella storia d Israele. Se riteniamo probabile che alla cor­
te di Salomone fu dato inizio al progetto «sapienziale» di compilazione e preser­
vazione della tradizione epigrammatica d'Israele (dato confermato dagli «altri
proverbi di Salomone trascritti dagli scribi di Ezechia, re di Giuda» secondo Prov.
15 ,1), non occorre cercare altre ragioni per giustificare Fattribuzione a Salomone
di alcuni libri sapienziali. Come Davide fu considerato autore di numerosi salmi
e a Mosè fu attribuito il coityus legale del Pentateuco, Salomone passò alla storia
come il fautore della tradizione sapienziale.

III. D E FIN IZ IO N E DI SAPIEN ZA

Bibliografia: L. Alonso Schòkel - J. Vilcbez Ltndez, / Proverbi, R o m a 1988, 1 7 - 3 9 ;


B. Celada, Pensamiento laico en la Bibita, sabidurta popular meorporada a la
Bibita: Cuadjer 2.5 (1966) 173-176 ; G. von Rad, L# sapienza in Israele, Torino
L9 7 5 > 5 7 ~2‘ 5 2 '
Grazie alle osservazioni fin qui avanzate siamo in grado di tentare una
definizione di questo fenomeno cosi complesso denominato «sapienza».
N on si tratta di un esperimento di laboratorio; presentiamo, invece, una
definizione del concetto di sapienza biblica tenendone presente l’ evolu­
zione storica: i caratteri nuovi da essa integrati nel corso di un processo
le cui fasi puntuali non siamo in grado di determinare.2930

29. Secondo il modello proposto da G, von Rad, S a p ie n z a , 264.


30. J.L. Crenshaw, O l d T e s i& m e n t W i s d o t n , 54.
i . D efinizione31

A causa della varietà e ricchezza di significati contenuti nei termini hà-


kàm «sapiente» e hokm à «sapienza», come si è visto, ci troviamo di fron­
te a una difficoltà quasi irresolubile: cercare una definizione di tipo sco­
lastico. Von Rad definisce la sapienza come la «conoscenza pratica delle
leggi della vita e del mondo basata sull’esperienza»;31 secondo Cazelles,
la sapienza è «Parte di avere successo nella vita sia sul piano privato sia
su quello sociale. Essa è basata sull’umanesimo e sulla riflessione (e os­
servazione) sul corso delle cose e sul comportamento umano»;33 a pare­
re di Crenshaw, la sapienza è la «ricerca della comprensione di sé in rap­
porto alle cose, la gente e il creatore».31 Sebbene queste tre definizioni
pongano in rilievo aspetti più o meno complementari, quella di Cren-
shaw ci pare la più adeguata nonostante trascuri l’aspetto delPautorea-
lizzazione umana, elemento indispensabile per conoscere la natura della
sapienza. In ogni caso bisogna riconoscere che tentare una definizione di
tipo scolastico significa in generale rinunciare a qualche elemento parti­
colare, poiché la sapienza costituisce allo stesso tempo un corpus lette­
rario, un modo di pensare e una tradizione.35
A nostro parere è più corretto tentare una definizione sulla base delle
linee di forza che convergono sui termini hdkdm e hokm à . Inaspettata­
mente due testi dell’Antico Testamento mettono la sapienza in relazione
con la mantica (in particolare l’oniromanzia) e con la m agia . In G en. 4 1 ,
8 gli hàkdm im «sapienti» sono citati in parallelismo con gli hartum m im
«maghi/indovini» in occasione dell’interpretazione dei sogni del farao­
ne. In E s . 7 , 1 1 vi è un altro parallelismo con m ekasseftm «maghi / ope­
ratori d’incantesimi» all’origine del confronto tra Aronne con il suo ba­
stone magico e gli stregoni egiziani. Questa concezione della hokm à è
isolata nell’Antico Testamento, ma profondamente radicata in Mesopo-
tamia. D’altra parte è sorprendente che questi due testi riproducano tra­
dizioni collegate all’ambito culturale egiziano.
Tuttavia la maggior parte dei contesti in cui appaiono i termini hd-
kàm e hokm à sono correlati all’intelligenza pratica: destrezza e abilità;
astuzia e ingegno. Bisogna osservare, anzitutto, che il contenuto della
terminologia sapienziale non è necessariamente collegato con un deter­
minato orientamento etico.36Tra gli altri casi è «sapiente» colui che mo-
31. Si veda G. Fohrer, Sophia, in J.L. Crenshaw (ed.), Studiest 63-83. 31. V. sopra, n. i.
33. H. Cazelles, Bìble, sagessa, Science: RevSR 48 (1960)425.
34. J.L. Crenshaw, Method in Deterntining Wisdotn Influence Upon «Ristoriceli» Literature,
130 . 13 2 .
35. J.L. Crenshaw, Wisdom m thè Old Tesmment, in IDE Suppl. {1976) 9 51-6 , spec. 952.
36. Secondo Ger. 4,22 ci sono persone hakàmint lehàra* «sapienti per fare il male»; cfr. Es. 1,
32 Sapienza e letteratura sapienziale

stra una particolare capacità nello svolgere un compito o nell’esercitare


una funzione: artigiani [hàkàfn bàràslm , 3,3; 40,20; cfr. Es. 36,4; G er.
10,9; 1 Cron. 22,15), nocchieri (b ó b etnn = hàkàm tm , E z . 27,8), prefiche
(m eqónnót prefiche = hàkam òt sapienti, G er . 9,16), giurisperiti {h àkà -
mìni - s ò fertm scribi, G er . 8,8; cfr. D eut . 1,13 ; 16,19). D termine fed­
e r a è inoltre collegato alla capacità di governare (cfr. 1 Jìe 3,8-12). In
negativo (= stupido) il termine viene impiegato persino per un feto che
non sa trovare l'uscita da! ventre materno (cfr. Os. 13,13). La sapienza
come astuzia e ingegno si manifesta, soprattutto, nell’istinto di soprav­
vivenza, come sj può desumere da 2 Sam , 14; 20,14 ss- In questo caso il
termine è logicamente applicato anche agii animali (P fo v . 30,24). Il suo
rapporto con il giudizio,37 la riflessione e la prudenza fanno della hok-
mà la sapienza pratica che si apprezza soprattutto al culmine della vita,
quando l’essere umano è capace di muoversi con sicurezza tra gli scogli
della vita, distinguendo il bene da! male per giungere, per quanto pos­
sibile, indenne alla meta desiderata. ■
Nell’Antico Testamento la radice hkrn non è esplicitamente messa in
relazione con quella che è attualmente definita la cultura. Tuttavia la
compilazione e la trasmissione di onomastici nel mondo dei sapienti
rende plausibile, in via deduttiva, ritenere che la hoktnà definisse anche
la cultura della persona colta. Gli onomastici, antenati delle nostre enci­
clopedie, raccoglievano elenchi di elementi che, sulla base di analogie
esteriori, appartenevano al mondo della natura animata e inanimata: mi­
nerali, piante, animali, aree geografiche, razze, ecc. Gli onomastici col­
tivati particolarmente in Egitto erano basati su osservazioni focalizzate
sulla diversità dei fenomeni dal punto di vista delle loro interrelazioni
teleologiche. Alcuni testi, come G io b . 28; 38-39 e Sap . 7,17-20, che pre­
sentano un’articolata sapienza della natura indicano questa direzione.
In precedenza si è osservato che la radice hkm non è necessariamente
col legata a comportamenti etici. Tuttavia la sapienza bìblica, intesa non
solo come atteggiamento ma come progetto educativo basato sulla fo r­
mulazione di norme di condotta, è profondamente correlata con Tattua-
zione di prese di posizione etiche. T an t’è vero che non sorprende l’iden­
tificazione, presente soprattutto nei Proverbi,38 tra sapiente o onesto (e,
correlativam ente, di stolto e malvagio):

io; 2 S a m . 13,3-5; 1 2,6; fs- Tuttavia bisogna tener conto ddt'opinione contraria di
Ben Sira: «Non è sapienza l'essere esperto in malvagità» (SfV. r9,2.2.),
37, Non un giudizio astratto, ma un giudizio inteso come discernimento. In questo senso, quan­
do siamo testimoni di una decisione dalle prevedibili conseguenze negative o di un’affermazio­
ne spropositata per imprudenza in italiano diciamo di chi la compie o la pronuncia: «Non ha
giudìzio!».
3 8 V. inoltre Is. 33,5-6, dove ^giustizia e diritto» sono in parallelismo con «sapienza e sapere».
Il frutto della giustizia è albero di vita,
e il saggio conquista la gente (11,30 }.
<<Nella letteratura gnomica è quasi topica l’equiparazione ‘saggio/giusto3
e ‘stolto/m alvagio’ , che instaura un rapporto intrinseco tra l'elemento
etico e quello sapienziale. Lo stolto è destinato all’errore,, alla perdita
della via, al traviam ento (= peccato)».39
La hokm à è spesso legata a idee religiose cosicché talvolta equivale a l­
la pietà dell'uom o. 11 sapiente e dotato di una capacita di penetrazione
religiosa sufficiente a fargli scoprire che D io ha creato (e che regge} il
mondo e a fargli percepire la propria appartenenza al mondo delle crea­
ture. Avendo preso coscienza dei limiti cui è sottoposta la sua condizio­
ne dì creatura, il sapiente coltiva nella propria interiorità la virtù del «ti­
more del Signore». Un timore non sinonimo di terrore, ma di disposi­
zione scaturita dalPautocomprensione dell'uom o come creatura contin­
gente nelle mani di Dio. Da questo punto di vista «timore del Signore»
equivale a «religione», la quale non trova la propria espressione nel cu l­
to, bensì nei compiti quotidiani che costituiscono la trama dello svilup­
po dell’essere umano inteso come progetto. In questa prospettiva è com ­
prensibile in tutta la sua profondità il frequente ritornello sapienziale:
«Il principio (radice, corona, pienezza) della sapienza è il timore del Si­
gnore» (P ro v . 1 ,7 ; Str, 1 ,1 4 .1 6 .1 8 .2 0 ; cfr. Prov. 4,7; G iob. 28,28).
N ell’ Antico Testamento il legame della hokm à con l’ escatologìa e l’a­
pocalittica risulta altrettanto limitato quanto quello con la mantica e la
magia (si veda quanto osservato in precedenza), almeno se ci si limita
alle testimonianze letterarie canoniche. Secondo Is. 33,5-6 «II Signore...
colm erà Sion di giustizia e diritto... la sapienza (hokmà) e la conoscenza
(da‘at) saranno il suo rifugio di salvezza, il timore del Signore sarà il
suo tesoro». In questo contesto sapienza equivale a pietà pratica orien­
tata alla giustizia con ia quale il Signore colmerà Sion nel tempo della
salvezza escatologica. Is. 1 1 , 2 (i famosi «doni dello Spinto santo» della
nostra tradizione catechetica) è un testo ricco di elementi sapienziali:
spirito di Jah vé, che è spirito di hokm à (sapienza), di bina (intelligenza),
di ‘ ésà (consiglio), di da'at (conoscenza), di jt r ’at jb w h (timore del Si­
gnore). Sono i doni che D io elargirà alla guida messianica dei tempi ulti­
mi. Poiché vengono identificati con la rùàh ]htvh (spirito del Signore), è
implicito che il loro conferimento travalica le possibilità umane di ac­
quisizione. Il rapporto tra la hokm à e l’apocalittica t riscontrabile quasi
esclusivamente nel libro di Daniele; la loro identificazione e senza dub­
bio tarda. Anche in Dan, 2 ,30 e 5 , 1 1 . 1 4 si tratta di un conferim ento e
non di un'acquisizione. La sapienza di Damele, che gli consente di sco­

39. V. Moria, Proverbios, Madrid-Estella, 58.


34 S a p ie n z a e le tte r a tu r a s a p ie n z ia le

stare il velo dei segreti del futuro, del nuovo eone, è un sapere «rivela­
to», «sovrum ano», una sapienza trasmessa per opera divina.
Se, correndo il rischio deli’ìmprecisione, tentiamo dopo questa breve
panoram ica una definizione della sapienza biblica, potremmo parlare del­
l’ attitudine e del metodo che portano all’autorealizzazione dell’uom o
nella sfera privata e in quella professionale. Ciò non significa che l ’atti­
tudine, o disponibilità, e il metodo stano indissociabili. In realtà anche
la prudenza e l’ astuzia personali innate si possono definire sapienziali.
Tuttavia il metodo {m eta-hodos = in cammino, cfr, P ro v. 4 ,15 -2 7 } im ­
plica il ricorso a una serie di mezzi la cui efficacia è già stata sperimen­
tata collettivamente; inoltre l’autodisciplina richiesta dal metodo facilita
l’ assimilazione dei principi. Le immagini evocate da Sir. 6,1*4-36 chiari­
scono perfettamente quanto abbiamo detto. La ricerca della realizzazio­
ne e universale come aspirazione dell’uomo, ma non nei suoi contenuti
pratici. Insomma, le diverse form e di realizzazione osservabili nei diver­
si contesti culturali dipendono da altrettante concezioni antropologiche
diverse. Se Israele concepiva l’uomo come creatura tra le creature, cioè
dal punto di vista della società e del rapporto con il creatore, ne conse­
gue che la realizzazione di sé era concepita in termini di rapporto con il
mondo, con gli altri e con Dio. Così si può parlare di una sapienza della
natura, di una sapienza sociale e di una sapienza teologica. L ’ israelita
percepiva tanto il cosmo quanto il mondo dei rapporti umani come un
tutto armoniosamente intessuto. Il cammino della sapienza com portava
una conoscenza pratica di entrambe queste realtà «ordinate»; l’uom o
poteva così adattarsi in modo non traumatico a questi ordini. Non cer­
care con sapienza (o non accettare) il proprio posto al loro interno rive­
lava un atteggiamento non solo «stolto» ma «ingiusto». Dio aveva crea­
to tutte le cose con sapienza (con la Sapienza, cfr. P ro v„ 8 ,2 2 - 3 1; G io b.
2 8 ,2 3 -2 7 ; Sir. 2 4 ,1-9 ; Sap. 7 ,2 4 -2 7 ), ma si trattava di un tutto ordinato
(cosmo). L ’attività provvidenziale di Dio volta a conservare quest’o rd i­
ne buono (cfr. Gen. 1) è chiamata «giustizia». M entre la sapienza p ri­
mordiale, testimone del» attività creatrice di Dio, si presenta all’uom o
per essergli compagna (Prov. 8,34 ; cfr. 9,1-6) e istruirlo nei segreti (cfr,
Sap. 7 ,2 1- 2 2 ) , l’ atteggiamento umano di rispetto e di integrazione negli
ordini creati merita di essere definito non solo «sapiente» (partecipe del­
la sapienza primordiale) ma anche «giusto» (noi diremmo «conform e»).
Per questa ragione si dà equivalenza (non solo form ale o pragmatica ma
quasi materiale) tra 1 concetti di bob ma («sapienza») e fd d q à («giusti­
zia») nella tradizione sapienziale dell’ Antico Testam ento.40 Abbiam o c o ­
sì tratteggiato brevemente la colonna vertebrale che regge e unifica i tre
tipi di sapienza sopra ricordati: la teologia della creazione.
40. V. sotto, p. 7 0 n. 43.
z. Esperienza e conoscenza

N ella m aggior parte delle attestazioni bibliche (all’ interno e all’ esterno
della «letteratura» sapienziale) la sapienza d’Israele si fonda su una net­
ta fiducia nelle possibilità della conoscenza umana, A partire d all’espe­
rienza (in particolare l’esperienza comunitaria) l’uomo è in condizione
di ricavare principi generali che gli siano d ’aiuto nella ricerca della rea­
lizzazione di sé nell’ambito dell’ordine sociale e cosm ico. Questo ottim i­
smo epistemologico è evidenziato non solo neironentam ento generale
dell’ attività sapienziale ma anche in formulazioni particolari: soprattut­
to nell’istruzione e nell’ esortazione. ■
In effetti la sapienza si definisce in parte come lo sforzo per elaborare
regole di com portamento. Il compito del m aestro di sapienza consiste
nel trasmettere la conoscenza mediante la disposizione critica di senten­
ze. Da questo sforzo sorge la h o k m à quale norma di condotta adeguata.
Com e il profeta e l’ uomo del d à h à r («parola») e il sacerdote com unica
la to rà («legge»), così il sapiente offre *èsà («consiglio»). La fiducia nelle
possibilità della conoscenza umana si esprime in formulazioni concrete.
Il p a t h o s sapienziale c orientato molto spesso alFimpegno personale
nell’ottenimento della h o k m à , La sapienza, quasi fosse un bene com ­
merciale, si può e si deve acquistare/comprare (qnh> P ro v . 4 ,5 .7 ; cfr. 2,
4; 16 ,16 ) mettendo sull’altro piatto della bilancia, se necessario, tutti gli
averi { h ek o l- q m jà n * kà> P r o v . 4,7b); come se l’aspirante sapiente dovesse
affrontare un rapporto am oroso, la sapienza, secondo P ro v . 4,6-8, deve
essere am ata (’fiè), conquistata (s//), abbracciata ( h b q ) . Anche il Siraci­
de ricorre al linguaggio erotico (Sir. 14 ,2 0 -2 7 ) ma con immagini meno
aggressive ed esplìcite, presentando una scena di costume che ricorda
C a n i. 2,9. U «amante» tiene d’occhio i movimenti dell’ «am ata», si ap­
posta alla sua porta, spia attraverso le finestre, origlia dietro alla porta e
finalmente decide di stabilirsi accanto alla sua dimora. La scena si con­
clude con immagini vegetali e di nidificazione che danno un’idea di p ro­
tezione e sicurezza. In altre occasioni questo fine pedagogico è ottenuto
ricorrendo alle immagini del raccolto (Sir* 6 ,19 ) o della caccia (Sfr. 6,27).
Insomma, la sapienza è un bene che si trova alla portata dello sforzo vo­
lenteroso delFuomo: «Se Io vuoi, figlio mio, diventerai sapiente; se ti
impegni sarai abile» 6,32).
Risulta chiaramente che sia negli aforismi isolati sia nelle istruzioni il
conseguimento della sapienza costituisce una condizione necessaria per
poter vivere una vita piena. A l riguardo bastano alcuni esempi:
L ’animo generoso prospera,
colui che disseta sarà dissetato.
Chi accaparra grano è maledetto dalla gente,
chi lo vende è coperto di benedizioni (Prov. 1:1,25 s.).
Chi coltiva il proprio campo si sazierà di pane,
chi va a caccia di sciocchezze non ha giudizio (Prov. 12 ,11) .
La sventura perseguita il peccatore,
agli onesti, pace e prosperità (Prov, 13,23).
Beato colui che trova saggezza,
chi acquista intelligenza,
perché rende più delPargento,
vale più delPoro (Prov. 3,13-14).
Ascolta, figlio mio, accetta il mio parere,
non respingere il mio consiglio:
metti i tuoi piedi nei suoi ceppi,
il tuo collo nella sua catena;
piega la tua spalla e portala,
non ti pesino i suoi legami.
4 1 4

Alla fine troverai in lei riposo,


ed essa ti si cambierà in gioia;
i suoi ceppi saranno per te un baluardo,
le sue catene una veste di gloria;
ÌI suo giogo un ornamento d5oro,
i suoi legami fili di porpora;
te ne rivestirai come di una tunica di gloria,
te ne cingerai come di una corona magnifica (SÌA 6,23-25.28 31).
Sulla base di questi e molti altri esempi che esprimono l’ idea del valo ­
re della sapienza, si può muovere all’attività sapienziale Paccusa di esse­
re utilitarista ed eudemonista? Questi aggettivi sono staci ampiamente
impiegati da alcuni studiosi nell’intento di definire la sapienza biblica.
In realtà, riconoscendo un’innegabile dose di pragm atism o che cerca di
assicurare alPuomo una vita degna, una «buona vita» diremmo, non si
può fare a meno di considerare che questa vita dev’ essere intesa alla lu­
ce del concetto di ordine sopra esposto. Dio nel suo atto creativo ha
stabilito un ordine; all'uom o ha affidato il com pito di scoprirlo e di
conservarlo. Il cammino della sapienza porta alla scoperta e a ll’accetta­
zione di quest’ordine. Chi vi si adatta sarà felice; chi vi si oppone è de­
stinato alPautodistruzione. In qualche modo questa concezione della re ­
tribuzione, elemento fondamentale per comprendere i testi sapienziali
biblici, costituisce un teologumeno inseparabile d all’ idea di ordine (co­
smico e sociale). Anche se si può parlare di una sanzione intramondana
delle azioni buone e cattive, il pragmatismo della sapienza mantiene
nondimeno il suo carattere teologico.
Finora abbiam o cercato di esporre a grandi linee le conseguenze deri­
D e fin iz io n e d i s a p ie n z a 37

vanti dalla fiducia nelle possibilità della conoscenza umana di ottenere


la sapienza e sottomettersi a essa. Tuttavia bisogna riconoscere che, per­
sino nei contesti in cui e presente questo ottimismo, alcune sentenze met­
tono sottilmente in discussione tali possibilità:
All’uomo appartengono i progetti,
la loro formulazione viene dal Signore.
L ’uomo pensa che il suo procedere sia retto,
ma il Signore scruta 1 motivi.
Affida le tue opere al Signore,
e i tuoi progetti si compiranno (Prov. 16,1-3). -
«Si tratta di una serie di sentenze in cui la sanzione religiosa si colloca
al di sopra dell’operato umano... L ’ apparizione di questa sanzione può
spiegarsi in due modi, È possibile che con il passare del tempo gli stessi
sapienti siano divenuti piu consapevoli dei limiti della sapienza intra-
rnondana empirica e della necessità di sottomettere tutto al giudizio
definitivo di Dio. In alternativa si può ritenere di trovarsi davanti a una
dura risposta jahvìsta alle pretese dei sapienti (che risultano così sotto­
poste a una nuova interpretazione) nel senso che solo Dio può orientare
nella direzione giusta il mondo e la storia*.41
Al riguardo è particolarmente significativo il passo di P ro v. 3,5:
Confida nel Signore con tutto il cuore
e non fidarti della tua intelligenza.
Tienlo presente in tutte le tue vie,
ed egli raddrizzerà tutti i tuoi sentieri.
Non ti tenere per saggio,
temi il Signore ed evira il male.
Accanto a numerosi testi simili a questo per forma e contenuto non è
difficile imbattersi in sentenze che, senza negare esplicitamente il valore
e il successo dello sforzo umano nella ricerca e nell’ottenimento della
sapienza, la concepiscono come un dono, un dono condizionato quasi
sempre dall’atteggiamento religioso: il timore/rispetto del Signore (Prov.
2,6 s.; G io b . 28 ,27 s.; Sir. 1,9 - 10 .19 - 2 0 ; 39,6-8). È necessario supporre,
con alcuni studiosi, di trovarsi di fronte a due anelli della catena del
processo evolutivo del concetto di sapienza? Si può parlare di crisi di fi­
ducia nello sforzo conoscitivo dell’uomo che portò ad attendere da Dio
quanto la creatura non era in grado di ottenere? Senza volere negare
questa possibilità preferiamo rispondere affermativamente a quest’altra
domanda: è possibile pensare alla coesistenza lungo il corso della storia
d’Israele e in seno alla tradizione sapienziale di entrambe le tendenze:
l'ottim ism o epistemologico e l’aspra presa di coscienza dei fallimenti
umani nella ricerca del senso?
4 1. V, Moria, P r o v e r b io s } 99-100.
M ancata corrispondenza
tra esperienza e conoscenza

Israele ha sempre saputo che l'uom o propone e Dio dispone: dalla com ­
movente desolazione di Caino di fronte al rifiuto delle sue offerte da
parte di Jahvè fino all’elezione puramente gratuita d’Israele, dall’em ar­
ginazione di Esau e Saul all’esaltazione di Giacobbe e Davide. «Non vi è
sapienza né prudenza né consiglio davanti al Signore. 11 cavallo si prepa­
ra alla battaglia, ma la vittoria è un dono del Signore» (f r o v . 2 1,3 0 - 3 1) .
Certamente coesistettero in Israele la fiducia nei frutti portati dall’espe­
rienza e la convinzione che nel conoscere non può essere persa di vista
la dimensione verticale. L ’esperienza stessa insegnava che in certi casi
un’azione retta e un sano sforzo educativo inesplicabilmente falliscono.
Qohelet lo osserva con amarezza: «Tutto ho visto nella mia vita senza
senso: onesti che periscono per la loro onesta, m alvagi che prosperano
per la loro m alvagità» (EccL 7 ,15 ) . «M a sulla terra accade un’altra v a ­
nità: vi sono onesti cui tocca la sorte dei malvagi e malvagi cui tocca la
sorte degli onesti» (Eccl. 8 ,14 ). La fiducia nella capacità della sapienza
di conseguire i propri obiettivi perde terreno di fronte all’irruzione di
eventi sfortunati nella vita dell'uom o: «Non è degli agili la corsa, né dei
forti la guerra, né dei capaci il pane, né degli accorti la ricchezza, ne
degli intelligenti l’onore, sono invece sempre in agguato il tempo e il c a ­
so» (E c c i 9 ,1 1 ) .
C ’ è un tertium q u id che, senza essere chiamato, atteso o evocato, ir­
rompe con conseguenze negative tra l’uomo e il suo progetto. Questo
elemento arbitrario ha a che fare con Dio? N ell’Antico Testam ento non
vi è una sola pagina in cui sia stabilita con chiarezza l’esistenza di un
principio del male estraneo e indipendente da Ja h v é .4* Neppure Giobbe
nella sua agonia fisica e mentale riesce a pensare a una sorgente del m a­
le diversa da Jahvé: «Se accettiamo da Dio 1 benefici, non dovremo ac­
cettare il male?» (G io b . 2 ,10 ). «Dio mi ha am areggiato... il suo furore
mi assale e mi perseguita, digrigna i denti contro di me, aguzza i suoi
occhi ostili,.. Io vivevo tranquillo quando mi ha stritolato, mi ha affer­
rato per il collo e mi ha squartato... M i ha trafitto 1 fianchi senza pietà,
ha versato a terra la mia bile, mi ha aperto le carni ferita su ferita»
(G iob. 16 ,7 -14 ).
Il problema della mancata corrispondenza tra esperienza e conoscen­
za non avrebbe una così grande importanza se la possibilità o l’im pos­
sibilità di conoscere non fossero intrinsecamente collegate al mistero di

42. In una frase laconica e drammatica, difhcilmente giustificabile dal punto di vista delia teo­
dicea, 1 S a tn . 1 6 , 1 4 afferma: «Lo spirito dd Signore aveva abbandonato Saul e lo atterriva
uno spirito malvagio mandato dal Signore».
D e fin iz io n e di s a p ie n z a 39

Dio. Spesso incontrare la sapienza e incontrare Dio sono aspetti di uno


stesso problem a:
Coloro che la amano [la sapienza], amano la vita;
quelli che la cercano, ottengono il favore del Signore;
quelli che la possiedono, conseguono la gloria del Signore.
i ■ ■

Quelli che la servono, servono il Santo;


Dio ama coloro che la amano (Sir. 4 ,iz-i4 ).
L ’identificazione della sapienza con Dio è quasi completa. N on a caso
nell'A ntico Testamento i verbi «cercare» e «servire» hanno spesso D io
per oggetto (Deut. 4 ,z9; 1 0 ,1 8 ; 1 7 , 1 2 ; 2 1 ,5 ; Is. 6 1,6 ; Ger. 3 3 ,2 1 ; Os. 3,
5; 5,6 ; Sof. 1 ,6; z ,3 , ecc.).
Di conseguenza lo scetticismo circa la possibilità di ottenere la sa­
pienza implica talvolta il dubbio sulla possibilità di conoscere D io. Se
Luomo sperimenta dolorosamente il fallimento sul terreno dei fenomeni
che si trovano alla sua portata, intimamente connessi alla sua condizio­
ne di creatura (in particolare nell’ ordine sociale), come potrà avere a c ­
cesso alla conoscenza di D io? Sulla base di queste riflessioni e possibile
comprendere la portata dei «detti di Agur»:
Ho faticato, Dio, e sono allo stremo.
Sono più bruto che uomo,
manco d’intelligenza umana;
non ho appreso la sapienza,
né conosco la scienza santa (Prov. 3 0,1-3).43
r

Il rapporto tra la conoscenza dei fenomeni alla portata dell’uom o e la


conoscenza di Dio è evidente in molti testi sapienziali. Un certo tipo di
sapienza si colloca solo nel primo ambito:
Vi sono tre cose che mi sorpassano
e quattro che non riesco a comprendere:
il cammino dell’aquila nel cielo,
il cammino del serpente sulla roccia,
il cammino della nave in alto mare,
il cammino dell’uomo per la fanciulla (Prov. 30,18-19).
Nemmeno la sapienza critica di Qohelet giunge a comprendere «il cam ­
mino dell’uom o per la fanciulla» ma collega questa impotenza conosci­
tiva all’am bito divino: «Se ignori come uno spirito entri nelle m embra

43. «Lo scetticismo dell’autore sfiora temerariamente l’ambito divino: si è affaticato a) seguito
di Dio e che cosa ne ha ricavato? Stanchezza e indifferenza. Ma allora a che serve la sapienza?
I nostri maestri non ci hanno forse insegnato che si tratta del cammino più sicuro per l’ auto­
realizzazione dell1uomo e la maturità religiosa? Lo scettico lo riconosce con amarezza: allora
io non sono nemmeno un nomo, poiché ignoro cosa sia la sapienza né conosco la teologia
(‘scienza santa’ )» (V. Moria, P r o v e r b i o s , 19 1).
4° Sapienza e letteratura sapienziale

di un seno gravido, nemmeno intenderai le opere di D io, che tutto com ­


pie» (E c c l , 1 1 ,5 ) .

4. L e d iv erse risposte a l fa llim en to ep istem o lo g ico

Benché t Proverbi siano incentrati prevalentemente su una concezione


della sapienza che si può definire convenzionale, alcuni testi citati testi­
moniano di una corrente sotterranea che critica le possibilità della co­
noscenza. L ’ elemento più importante a questo proposito consiste in un
fenomeno letterario riscontrabile anche nell’Ecclesiastico: la personifica­
zione della sapienza. In P ro v. 1,2 0 -3 3 si trova il primo discorso della
Sapienza personificata: una predicatrice dai toni profetici che esorta gli
inesperti ad accogliere il suo insegnamento; un invito che suona come
minaccia, poiché il successo o il fallimento d ell’uomo (la vita o la m o r­
te) dipendono dalla sua sequela (si veda pure P ro v, 8 ,1 - 1 1 .3 2 - 3 6 ; 9 , 1 ­
6). La sua autorità, quindi, è pressoché divina. N on accettare il sapere
che essa propone equivale a rifiutare il timore del Signore (cfr. 1,2 9 ). In
altre parole l’accettazione del suo sapere da parte delLuom o non im pli­
ca più (come nel caso dell’ insegnamento dei sapienti) una predisposi­
zione naturale o acquisita mediante la correzione, m a il timore de! S i­
gnore, cioè uno spirito religioso, una coscienza di sé come creatura lega­
ta a Dio e da lui dipendente: la disposizione religiosa intesa come con­
dizione di possibilità della sapienza autentica (ovvero efficace). TI Siraci­
de riprende questa idea in 4 , 1 1 - 1 9 . Da questo punto di vista può essere
curioso confrontare Sir. 2 ,1 e 4 ,1 7 . Secondo il primo testo colui che si
appresta a servire il Signore (il che equivale sostanzialmente a temere il
Signore stando ai vv. 7-9 e 1 5 - 1 7 ) deve prepararsi ad affrontare dure
prove; secondo Paltro testo la Sapienza personificata mette l’ uomo alla
prova con le sue esigenze. Chi è questa donna Sapienza dalle pretese
divine?
Le sorprese non sono finite, perche in alcuni testi troviam o che la S a­
pienza trae origine da Dio stesso. Secondo P rov. 8 ,2 2 - 3 1 si tratta di un
essere prim ordiale creato da Dio e testimone d 'eccezione del l'opera del­
la creazione, nella quale Dio dispiego rutta la sua sapienza. Per questa
ragione la Sapienza, in qualità di maestra, presenta referenze d’incom ­
parabile valore. Tuttavia la sua è un’esistenza funzionale, orientata alla
convivenza con gli uomini (cfr. 8,3 rb-36). Anche il Siracide (Sir, 24) ri­
prende questa concezione, pur sviluppandola in una nuova direzione. Si
tratta sempre di una creatura primordiale (24,9), ma la novità si presen­
ta già all inìzio del capitolo: «si vanta in mezzo al suo popolo». Qui, d i­
versamente dai Proverbi, la Sapienza cerca un luogo dove abitare e il
creatore le ordina di stabilirsi in Israele (24,7-8). Essa mette radici in
Definizione di sapienza 41

mezzo al popolo eletto, cresce e porta frutto ( 2 4 ,12 - 17 ) . M a qual è il


nome di questa creatura? L ’autore lo dice chiaramente in 2 4 ,2 3: «Q ue­
sto è il libro dell’alleanza dell’Altissim o, la legge che M osè ci diede co­
me eredità per la comunità di Giacobbe». Insomma, la Sapienza s’iden­
tifica con la torà.
N on c’ è dubbio che, a causa del mancato adeguamento tra lo sforzo
sapienziale e i risultati attesi, i sapienti si videro stimolati a cercare una
via per uscire dalla crisi. La sapienza convenzionale credeva che il m on­
do fosse un’entità m orale, che la sottomissione ai suoi ordini mediante
la conoscenza comportasse ripercussioni positive e Ja disobbedienza agli
stessi ordini avesse conseguenze fatali. N ell’ordine cosmico (e sociale)
esisteva una sorta di paradigma m orale incaricato di far corrispondere
Tazione e il suo risultato. U n’azione onesta com portava sicurezza, be­
nessere e lunga vita; al contrario un’ azione ingiusta dava luogo a una
catena d ’insuccessi, sofferenze e frustrazioni. Da questo punto di vista il
libro di Giobbe è emblematico. Il suo autore colse in modo acuto e
dram m atico l’ingenuità della dottrina della retribuzione. A bbiam o os­
servato che i Proverbi propongono una soluzione con la personificazio­
ne della sapienza: la sapienza insegnata dai m aestri non è più un inse­
gnamento neutrale e diviene un’educazione divina. I Proverbi ribadisco­
no l’idea con il seguente argomento: se l’ordine cui deve sottomettersi
l’uomo non è frutto del caso ma della suprema sapienza divina, I’ incon-
gruenza tra azione e risultato è dovuta a illusione o mancata com pren­
sione da parte dell’uomo. Ben Sira, invece, preferisce la fuga in avanti.
La sapienza con la quale Dio creò il mondo è affidata agli uomini, abita
tra loro e ha un nome: legge. Se l’uomo non vuole sbagliare non deve
far altro che osservare i contenuti della legge mosaica. L ’autonomia
dell’antica sapienza è divenuta eteronomia. N ei Proverbi, nel Siracide e
nella Sapienza4* la teologia delia creazione riflette un passaggio decisivo
nell’evoluzione del concetto di sapienza.
Qohelet non crede che il cosm o sia un’entità m orale né nella sua strut­
tura né nelle sue funzioni. N on lo è nella struttura perché rispecchia una
circolarità priva di apparente finalità: tutto si ripete con una m onotonia
mortale (1,4 -7 ). «Ciò che é stato, sarà; ciò che è avvenuto, avverrà an­
cora: non c ’è niente di nuovo sotto il sole» (1,9 ). E non lo è nemmeno
nelle sue funzioni, perché evita incomprensibilmente di stim olare la vir­
tù ricompensandola. Essere saggio o stolto è lo stesso, perché talvolta
l’ azione saggia produce risultati che ci si aspetterebbe da un agire dis­
sennato e viceversa. M a c’è un’altra ragione più profonda: che senso ha4

44. Consideriamo l’esplicita connessione tra sapienza e creazione formulata in questo libro-
«Esporrò cbe cos’è la sapienza e come essa nacque, non vi terrò nascosto alcun segreto; risali­
to fino alPinizio della creazione» (Sap. 6,21).
4 1 S a p ie n z a e le tte r a tu r a s a p ie n z ia le

essere saggio se bisogna poi lasciare m questo mondo il frutto della sa­
pienza, quando la morte fa svanire nel nulla il savio e lo stolto? (cfr. z ,
14 -16 ). «La sorte degli uomini e quella delle bestie è la stessa: muore
l’uno e muore l’altra, tutti hanno lo stesso soffio vitale e l’ uomo non è
superiore agli animali. Tutti sono vanità» (3,19 ). Tuttavia l ’assenza di
una finalità riconoscibile nelPordine della creazione e lo sconvolgente
pensiero della morte non piegano Qohelet. «Questa è la mia conclusio­
ne: è cosa buona e ha valore mangiare e bere e godere il frutto della fa ­
tica che l'uom o sopporta sotto il sole nei pochi anni che Dio gli conce­
de. Questa è la sua ricompensa» ( 5 ^ 7 ). N on si tratta tuttavia di un fred ­
do edonismo, poiché Qohelet sa che il godimento è un dono di Dio (cfr.
5 ,18 ). Come l’ uomo ignora qual è il momento opportuno per compiere
l’azione fruttuosa secondo il punto di vista umano, così non deve d i­
sprezzare i doni che gli capitano.
Pur non credendo che il mondo sia un’entità morale, Giobbe segue
coordinate assai diverse rispetto a Qohelet. La dottrina della retribuzio­
ne va in crisi, sulla bocca di Giobbe, in modo piu costruttivo. Il suo «ca­
so» personale mette in dubbio la stessa teologia israelitica: o Dio ignora
la realtà umana oppure agisce in mala fede. Già nel cap. 3 il protagoni­
sta muove alcune critiche indirette alla sapienza e bontà divine, I d iscor­
si degli amici, modellati secondo 1 principi della più ortodossa dottrina
della retribuzione, sono vuoti; essi sono consolatori inopportuni (cfr. 16 ,
1-3 ). Giobbe resta completamente solo. C 'è una sola via d ’uscita: «D i­
mostrerò la colpevolezza del mio nemico e l'ingiustizia del mio avversa­
rio» (27,7). Cosi termina il dialogo tra Giobbe e i suoi amici. M entre gli
echi delle parole di questi ultimi si perdono per sempre nell’immensità
del grande dubbio, una voce anonima pone il problema nei suoi giusti
termini: «Da dove si trae la sapienza?» (2 8 ,12 -2 0 ). La risposta potrebbe
sembrare scoraggiante per colui che si sforza di ottenerla a qualunque
costo (cfr. Prov. 4,7): «Dio solo ne conosce la via... Quando assegnò al
vento il suo peso e stabilì la misura per le acque... allora la vide e la m i­
surò, la comprese e la scrutò. F. disse all uomo: 'Tem ere il Signore è s a ­
pienza, astenersi dal male e prudenza1 » (28,23-28). Anche se non viene
detto esplicitamente, la sapienza e concepita qui come un dono conces­
so da Dìo a quanti lo temono.
Il desiderio di Giobbe di avere un incontro con Dio si compie al di là
di ogni attesa. I discorsi di Dio nei capp. 38 -4 1 sono pura teologia della
creazione. Da questo punto di vista essi sviluppano il contenuto enun­
ciato nel cap. 28 . D opo il prim o discorso divino Giobbe tenta una p ri­
ma risposta. D i fronte ai misteri della creazione egli confessa la propria
meschinità e la propria leggerezza nel parlare: «M i sento piccino, che
cosa risponderò? Mi chiuderò la bocca con la mano» (40,4). M a G io b ­
D e fin iz io n e d i s a p ie n z a 43

be conosceva già la propria meschinità! Egli dà Pirnpressione di voler di­


re qualcos’altro, ma non osa. Dopo il secondo discorso, Dio ottiene da
Giobbe una confessione in piena regola: «Parlai di cose troppo grandi
che non comprendevo, di meraviglie che superano la mia intelligenza...
T i conoscevo solo per sentito dire, ora ti hanno visto i miei occhi» (42,
3.5). Questa sorprendente confessione costituisce de facto una condan­
na della dottrina della retribtizione. Se Giobbe non conosceva bene Dio,
donde veniva la ricchezza e la stabilità fam iliare e sociale dì cui godeva
in precedenza? (cap. i ; cfr. cap. 29). Se una vita vissuta in pienezza era
il risultato di atteggiamenti personali di giustizia e. di religiosità, bisogna
forse concludere che nel caso di Giobbe tutto era dovuto al caso? Infatti
adesso il protagonista dice che conosceva Dio solo per sentito dire.
In tutta questa storia si ha l’impressione che Satana conoscesse G io b ­
be meglio di Dio stesso. Mentre quest’ultimo sosteneva tenacemente l’in­
tegrità dei suo servo (cfr. 1,8 ; 2,3), Satana sapeva che la religiosità di
Giobbe era interessata, poiché si limitava a benedire un Dio che gli elar­
giva la sua benedizione (cfr. 1,8 ; 2 ,4 -^). Solo quando si trova nella bu­
fera, senza la sua siepe protettiva (cfr. 1 ,1 0 ) , Giobbe inizia il doloroso
cammino della ricerca della sapienza. Alla fine scopre che non conosce­
va Dio e solo la «visione» Pha messo in grado di accettare la sua condi­
zione di creatura. È vero che Giobbe ha incontrato Dio, m a è forse m e­
no vero che Dio ha incontrato Giobbe?
A lla stregua di certi passaggi dei Proverbi e del Siracide, anche in G iob ­
be la sapienza e la teologia della creazione costituiscono un’ unità indis­
solubile. M a qual è in definitiva la funzione della seconda?

Excursus. Funzione della teologia della creazione

Risulta chiaro che la sapienza, almeno negli stadi piu avanzati della sua evolu­
zione, si muove nel quadro di una teologia della creazione. La fede nel Dio crea­
tore è unita alla fede in un Dio che retribuisce da un duplice punto di vista: nei-
Pambito della sovranità divina e nell’ambito debordine (cosmico e sociale). Or­
bene, se vogliamo raggiungere una conclusione sufficientemente solida a proposi­
to della funzione della teologia della creazione della tradizione sapienziale, dob­
biamo anzitutto delineate un profilo essenziale della teologia della creazione co­
me si manifesta nel pensiero d’Israele in generale.
Cominciamo con un dato incontestabile e con un pregiudizio. A partire dai la­
vori di Gunkel in particolare45 viene considerata sostanzialmente corretta Lidea
che, nel quadro della teologia dell’Antico Testamento, i concetti di creazione e
caos sono inseparabili. L’osservazione sarebbe superflua se tenessimo presente lo
sfondo di Gerì- 1. Per l‘israelita delle origini, che si muoveva a proprio agio nel
45. Soprattutto H. Gunkel, S c b o p f t m g u n d C b a o s in U r z e i t u n d E t i d z e i t , Gottingen 1K95; inol­
tre Idem, G e n e s ìS y Gottingen 19 0 1, *1977,
44 S a p ie n z a e le tte r a tu r a s a p ie n z ia le

mondo degli archetipi mitici, vi era la necessita assoluta di mantenere la tensione


tra la creazione e il caos. Qualsiasi squilibrio nell’ordine del creato comportava
una perdita di terreno davanti alla minaccia del caos. D’altra parte un pregiudi­
zio da superare assolutamente, se sì vuole formulare una diagnosi corretta del
ruolo della teologia della creazione nell’attività sapienziale, è la subordinazione
della teologìa della creazione alla bistorta salutis. Secondo alcuni la creazione
non e un elemento primario della fede d’Israele, ma il supporto della storia della
salvezza; in altre parole il suo ruolo sarebbe relegato a quello di punto di soste­
gno per l’opera salvifica storica di Jahvé.46 Ciò non significa, secondo questi au­
tori, che la fede nella creazione non fosse aulica in Israele. Piuttosto essa fu posta
in secondo piano in quanto dogma centrale della fede cananaica, il che costituiva
certamente una minaccia per la fede jahvista. Ecco pciché la creazione occupa
una posizione marginale nella teologia israelitica.
La confutazione più netta c seria di questa tendenza alla riduzione dell’impor­
tanza della teologia della creazione nel pensiero religioso d’Israele si deve a H.H,
Schmid/7 secondo il quale la creazione è nulla più nulla meno dell’orizzonte in
cui si muovono le prospettive storiche d’Israele. Non si tratta, dunque, di un’ idea
marginale della teologìa biblica, bensì della sua essenza. Crenshaw, dal canto suo,
ritiene che la chiave interpretativa più obiettiva per affrontare la discussione sul­
la teologia della creazione consista nel valutare seriamente il concetto di caos.48
Come sopra si è osservato, il concetto dì ordine è essenziale per la comprensio­
ne del pensiero sapienziale.49 Quest’ordine, stabilito da Dio con la creazione, è
costantemente minacciato dall’irruzione delle forze del caos, del disordine, soprat­
tutto nel mondo dell’uomo. Il caos si manifesta tanto nella perversione quanto
nell’ignoranza umana. Un esempio della prima è fornito da Qohelet: «Dio fece
l’uomo retto, ma egli cercò innumerevoli trucchi»50 (EccL 7,2.9). Anche l’igno­
ranza dell’uomo era percepita come minaccia. Se all’uomo sfuggono il significato
e lo scopo essenziali della vita, come può essere certo che la sua azione, per quan­
to meditata e misurata, non contribuirà a peggiorare le cose, a fomentare il caos?
«Osservai tutti i compiti assegnati da Dio agli uomini per affliggerli: egli fece
ogni cosa bella a suo tempo e ha dato all’uomo il mondo perché pensasse; ma
l’ uomo non comprende le opere che Dio fece» (EccL 3 ,10 -11). Secondo Qohelet,
46. G. von Rad, grazie a un apprezzamento eccessivo ed esclusivista dei primitivi credo israe
lit: rispetto al valore dei loro contenuti, afferma non senza qualche rischio; «(Israele) imparò a
consideracela creazione nel contesto teologico della storia della salvezza,,. Jahvé gli aveva schiuso
l’ ambito della storia, e in tale prospettiva doveva essere anzitutto precisato il concetto di crea­
zione» (Teologia del?Antico Testamento 1, 165). In un’opera posteriore, tuttavia, egli attenua
il suo pensiero: «Già la sapienza più antica... parla spesso del Signore come Creatore... Non vi
è alcun dubbio che la ricerca più antica delle leggi che reggono le cose si riferiva implicitamen­
te in Israele ad un insieme e tendeva a ritrovarlo» {Sapienza, 143).
47. Si può consultare H.H. Schmid, S cp o p fu n g , G erec b ttg k e it utid H eif: « S c h ò p fu n g sth eo lo -
g ie » als G e s a m th o r iz o n t b ib lis c h er T b e o lo g ie : ZThK 70 (1973) 1 19. Cfr., dello stesso autore,
W esen u n d G e s c h ic h te d e r W eisheit (BZAW 10 1), Berlin 1966, spec. 14 4 -1 55.
48. J.L. Crenshaw (ed.), Studies m Ancient Israehte Wisdom, New York 1976, 27-35.
49. Si veda H.D. Preuss, Emfiibrung m die alttestamentlìche ^/eisheitshteratur, Stuttgart
1987. 175-^77-
50. «Fallaci ragionamenti» corrisponde all'ebr. biss^bóiiòt. Altri traducono «preoccupazioni».
L a fig u r a d e l s a p ie n te 45

Dio non solo nasconde maliziosamente all'uomo il tempo opportuno per agire,
ma soprattutto lo priva dell’accesso al suo mistero: «Benché i giusti e i sapienti
con le loro opere siano nelle mani di Dio, l’uomo non sa se Dio lo ama o lo odia»
{Eccl. 9,1 ). Di conseguenza, alla malizia e all’ ignoranza umana come elementi di
distorsione dell'ordine bisognerà aggiungere i dubbi sulla presenza divina e la
qualità della sua efficacia nel mondo degli uomini. Sin dall’ inizio i sapienti man­
tennero la tensione tra l’idea che il creatore conserva l’ordine dell’universo e l’in­
quietante consapevolezza della natura silenziosa di questo lontano creatore.
Di fronte al timore che, a un dato momento, Dio possa abbandonare il mondo
alle forze annichilatrici del caos, i sapienti introdussero le loro speculazioni sulla
sapienza personificata proprio nel contesto della teologia della creazione (Prov.
8,22,-31; Sir. 1,4.9; 2,4,3-8-9; Sap. 7,26-27). Questa personificazione mira a ren­
dere Dìo accessibile e insieme attivo in un momento in cui si avevano seri dubbi
sulla sua giustizia; si cerca di mostrare che la ratio presente nel cosmo sin dall’ori­
gine non può essere abbandonata da Dio, perché la sapienza che esprime e ga­
rantisce l’ordine «è riflesso della luce eterna, specchio nitido dell’attività di Dio e
immagine della sua bontà» (Sap. 7,26). Perciò si può affermare che nel pensiero
sapienziale la teologia della creazione intende rispondere, almeno in parte, alla
questione della teodicea, cioè della difesa della sapienza e della giustizia divine.
Sarà quindi necessario sradicare il pregiudizio secondo cui la teologia della crea­
zione è un’ancella dell*bistorta salutis. Piuttosto la si dovrà collocare nell'intesta­
zione della teodicea, poiché la sua funzione è spiegare e preservare la fede nella
giustizia e nelPintegrità divine.

IV. LA FIG U RA D EL SAPIENTE

Bibliografia: L. Alonso Schókel - J. Vilchez Lindez, I Proverbi, Roma 1988, 54­


59; G. von Rad, La sapienza in IsraeleyTorino 1975, 23-30.

Ormai fam iliarizzati con il contenuto della tradizione sapienziale, di­


venta ineluttabile la risposta alle seguenti domande: chi erano i rappre­
sentanti di questa tradizione sapienziale? quali sono i tratti caratteristici
della figura del sapiente? quali gli scenari della sua attività? Tenterem o
una presentazione storico-genetica.

1, L a sfera privata

Deve risultare chiaro sin da 11"inizio che il contenuto del termine hàkàm m

(«sapiente»), sebbene legato alla sfera «scolastica» e pubblica, non si


esaurisce in esse (cfr. 2 Sam t 13 ,4 ; 14 ,2 ; 2 0 ,16 ). Dobbiam o supporre che
la famiglia e la tribù fossero le sedi di origine, uso e conservazione della
sapienza israelitica,51
Soprattutto nei Proverbi e nel Siracide troviamo la formula «Ascolta,
5 1 . Si veda C .R . F o n ta in e , The Sage in Family and Tribe , in J.G . G am m ie - L .G . Pecdue (ed d .ì,
The Sagef 1 5 5 - 1 6 4 .
4 6 S a p ie n z a e le tte r a tu r a s a p ie n z ia le

figlio», o sinuli, nell intestazione di alcune istruzioni (P ro v . 1,8 ; 1 , 1 ; 3 ,1 .


z i ; 4 ,1 ,1 0 .2 0 ; 5 ,1 ; eco.; Sir. 1,2 8 ; 2 ,1; 3 , 1 . 1 7 ; 4 ,1.2 0 ; 6 ,i8 , ecct).
Per quanto sia innegabile l evidenza che questa form ula era impiegata
dai sapienti nel rivolgersi ai loro discepoli, bisogna riconoscere che il
fatto stesso di assumere il ruolo del padre è un indizio non soltanto del
desiderio dei sapienti che il loro insegnamento fosse rispettato, ma che
il padre svolgeva nell’ambito fam iliare funzioni «sapienziali», educative.
La formula «familiare» venne poi codificata nella tradizione letteraria
sapienziale. Uno dei doveri del padre era la formazione dei figli tanto nel
campo delle tradizioni religiose (cfr. Es. 12 ,2 6 s.; Deut. 4,9; 6,7, ecc.)
quanto nell’am bito della convivenza sociale in genere. N ell’ambito fa ­
miliare esisteva una linea ininterrotta di trasmissione di conoscenza di
padre in figlio, come si può ricavare da Prov. 4,3 ss.
Da questo quadro non può essere esclusa la madre e la sua funzione
di «sapiente». N ella letteratura israelitica è frequente la sua menzione
accanto al padre (Prov. i,8 ; 6,20; 1 0 , 1 ; Sir. 3,3-7)** o senza di lui (Prov.
3 1 , 1 ) . È noto che nell’Israele antico, come in altre società, le donne
svolgevano un ruolo significativo nel consolidare 1 vincoli fam iliari. A n­
che se * loro poteri non erano «istituzionali» come quelli del marito, in
pratica erano equiparabili. Il ruolo della madre come sapiente, come per
il padre, si basa sulla sua autorità sul figlio. D alia madre dipendeva il
processo di adattamento, la socializzazione dei bambino. È vero che, non
appena questi cresceva, la sua educazione era affidata ai maschi della fa ­
miglia (la b èi ’àb o la mispàhà a seconda dei casi). Tuttavia anche in tal
caso non esistevano ruoli fissi, perché, secondo Prov. 3 1 , 1 , il re Lemuel
ricevette dalla bocca della madre un’ istruzione direttamente collegata al­
l’ arte di governare. Se teniamo conto di questo primo legame fondam en­
tale (il rapporto madre-figlio nell’ambito della socializzazione), non sor­
prende che tanto la sapienza quanto la torà siano rappresentate m edian­
te rartificio letterario della personificazione fem m inile^3

2. La sfera pubblica

Naturalm ente il com pito del «sapiente» non può essere circoscritto al­
l’ ambito familiare (che di fatto è il meno conosciuto). Sulla base del m a­
teriale biblico disponibile, la sfera pubblica appare come la più idonea
52. Non è corretto affermare, come alcuni ritengono erroneamente, ehe l'apparizione della ma­
dre accanto al padre in questi testi sia dovuta a mere esigenze di parallelismo ebraico.
53. Secondo alcuni la figura della Sapienza primordiale in Prov. 8 ,2 1-3 1 sembra, per certi ver­
si, un adattamento del mito gnostico dell’ uomo primordiale; cfr. G. Fohrer, S o p b ia > in J.L. Cren-
shaw (ed.)s S t u d ì e s in A n c i e n t I s r a e lit e W i s d o m , New York 1976, 78. Se questo adattamento
potesse essere dimostrato, sarebbe molto significativo il passaggio dalPuomo nel mito gnostico
alla donna nella tradizione biblica.
L a fig u r a d e l s a p ie n te 47

alPattività sapienziale. Questa afferm azione non si applica solo alla tra­
dizione dell’Antico Testamento. Da questo punto di vista sembra esisti­
ta una com unanza di interessi educativi in tutto il Vicino Oriente.

a) La tradizione egiziana

Nel mondo extrabiblico troviam o le tradizioni dell’ Egitto e della M eso-


potamia. In i F e 5 ,10 si dice che «la sapienza di Salomone era supeiio-
re alla sapienza di tutti gli orientali e di tutta la sapienza d’Egitto». Il fa ­
scino esercitato dalla cultura egiziana sugli israeliti colpì anche alcuni
scrittori greci antichi. Se consideriamo che l ’enigmatica scrittura gero­
glifica fu inventata intorno al 3000 a.C. e la sua padronanza richiedeva
una speciale applicazione, non sorprende che in epoca antica siano sorte
in Egitto élites di uomini illum inati che, insieme alla padronanza della
scrittura e della lettura, coltivavano altre disciplme affini o collegate.
A giudicare dalla letteratura com posta tra il 2600 a.C. (data approssi­
mativa dell’ Insegnam ento p er K agem ni)54 e il prim o secolo dell’era cri­
stiana (epoca di composizione del Papiro Insinger)55 possiamo inferire
che il com pito dei sapienti egiziani comprendeva anche discipline colle­
gate con la coltivazione di un comportamento corretto, con lo sviluppo
della pratica del linguaggio e anche con gli arcani del protocollo e del­
l’ etichetta di corte. N on per nulla le aristocrazie cortigiane, burocrati­
che e m ilitari, affidavano ai sapienti la formazione dei loro figli o eredi.
Perciò fecero la loro com parsa scuole legate alla corte. D ’altra parte i
periodi di prosperità e di espansionismo politico e culturale favorirono
la proliferazione delle cariche burocratiche e degli incarichi civili (fun­
zionari di corte, scribi, diplomatici, ecc.). Questo processo esigeva la
composizione di opere e materiali atti a svolgere una funzione educati­
va: manuali contenenti form ulari per intestare le lettere, con frasi fatte
in stile cancelleresco; vocabolari com parati; onomastici (su cui si veda
quanto osservato in precedenza). Questo sviluppo fu necessariamente
accom pagnato dalla proliferazione di scuole che col tempo si localizza­
rono anche intorno ai santuari.
Tuttavia le fonti d’ispirazione didascalica non si devono ricercare sol­

54. Per una traduzione italiana con introduzione e note si veda A. Roccati (ed.), Sapienza egì­
zia. La letteratura educativa in Egitto durante il li millennio a.C., Brescia 1994, 2.9-31. Cfr. inol­
tre A.H. Gardiner, The Instruction Addressed to Kagemni and His Brethren: JEA 32 (1946)
7 1-7 4 ; un commento in W. McKane, Proverbs (OTL), London 19 7 7 , 65-67,
55 Secondo altri autori appartiene al periodo tolemaico (quarto e terzo secolo a.C.); cfr. J.L,
Crenshaw, Old Testament Wisdom, 223. Per il testo con introduzione e note si veda E. Bre­
sciani (ed.), Letteratura e poesìa dell'antico Egittot Torino *1990, 847-876 («Gii Insegnamenti
del Papiro Insinger»); cfr. inoltre M. Lichtheim, Ancient Egyptian Literature ili, Berkeley 1 9 7 3 ­
1980, 18 4 -2 17 .
S a p ie n z a e le tte r a tu r a s a p ie n z ia le

tanto nelPattività di propaganda politica. Soprattutto durante il N uovo


Regno (15 6 7 -10 8 5 a.C . circa) furono composte opere orientate all etica
e la pietà personale. Detto in breve, i sapienti egiziani erano scribi istrui­
ti, esperti nella cosiddetta letteratura sapienziale e autori o, in molti c a ­
si, com pilatori delle opere usate come materiale educativo. In particola­
re la loro presenza nell'ambiente di corte implicava lo sviluppo di diver­
se funzioni: magia (cfr. E$. 7 , 1 1 ) , interpretazione di sogni (cfr. G en . 4 1 ,
8), consulenza politica (cfr. Is. 1 9 , 1 1 ) , rapporti diplom atici, chirurgia, in­
carichi di cancelleria, ccc.5*

b) La tradizione m esopotam ica

Per quanto riguarda la M esopotam ia vi erano alcune differenze tra la cul­


tura sumerica e quella accadica. A Sutner poteremo essere considerati sa ­
pienti coloro che verso la fine del quarto millennio a.C . inventarono un
sistema di scrittura semipittografico e scrissero un manuale elementare
per insegnarne i segni. Lo stesso epiteto si potrà applicare agli alti fun­
zionari dei templi di diverse città, che trasform arono i segni dei loro
predecessori in un sistema fonetico di scrittura sillabica e ideografica e
svilupparono intorno a questo lavoro tutto un sistema educativo.
Tuttavia una vera e propria istituzione educativa non sembra sorta a
Sumer prima del 2500 a.C. Si tratta della eduba («casa delle tavolette»),
autentico centro culturale dalle caratteristiche umanistiche in cui si co l­
tivavano discipline collegate alla linguistica, alla letteratura e alla reli­
gione. Gli alunni (per lo più principi e figli di alti funzionari: governa­
tori, am basciatori, personale delPammimstrazione del tempio, cancellie­
ri, scribi, alti ufficiali, ecc.) erano preparati soprattutto nella scrittura e
nella lettura, benché coltivassero anche le discipline matematiche, l’a r­
chivistica e la musica. In questo modo divenivano esperti particolarm en­
te nella com pilazione, studio e redazione di un gran numero di opere
letterarie appartenenti al deposito tradizionale degli antenati: epigram ­
mi, proverbi, codici legali, istruzioni educative, iscrizioni regie, uste di
re e dinastie, modelli di contratti legali; miti e racconti epici, orazioni,
canti. Questa preparazione umanistica si riscontra nelle dispute risalenti
a quell’epoca che si sono conservate: «Disputa tra la zappa e Paratro»,
«Dispute tra Pargento e il potente rame», «Disputa tra Pestate e Pinver-
no», «Disputa tra il melograno e il grano».56 57 Con questo curriculum i

56. Si veda PifUroduzione in A. Roccari (ed.), Sapienza egìzia^ Brescia 1 9 9 ^ spec 12 -16 . Cfr.
inoltre R.J. Williams, The Functions o f t h è Sage in thè Egyptian Royal Court, in J.G. Gammie
- L.G. Perdue (edd.), The Sage> 95-98.
57. Al riguardo si veda S.N. Kramer, The Sage m Sumerian Literature. A Composite Portrait,
in J.G, Gammie - L.G. Perdue (edd.), The Sages 34-36.
L a fig u r a d el s a p ie n te 4 9

discepoli si trovavano nelle m igliori condizioni per entrare al servizio del


tempio e della corte.
N ella letteratura accadica, invece, il sapiente per eccellenza è il re .58 Il
resto dei m ortali considerati sapienti apparteneva a diverse categorie pro­
fessionali (artigiani, architetti, personale del culto, indovini, esorcisti, chi­
rurghi, consiglieri del re e, naturalmente, maestri e scribi). C uriosam en­
te alcuni testi designano come sapiente (em qu, ersu) colui che è partico­
larmente esperto nella strategia bellica.

c) L a tradizione israelitica -

Delineare la sede vitale dei rappresentanti della tradizione sapienziale


d ’Israele nell’am bito pubblico e ufficiale non è un com pito facile. D o b ­
biamo di necessità far riferimento all’Antico Testam ento, ma vi è un osta­
colo quasi insormontabile: la mancanza d’inform azioni esplicite obbliga
lo studioso ad argomentazioni deduttive, che richiedono la massima cau ­
tela. Disponiam o, tuttavia, dei modelli dell’Egitto e della M esopotam ia,
che per analogia possono essere d’aiuto in questo tentativo. Abbiam o
osservato in queste due aree culturali che la funzione pubblica del «sa­
piente» si attuava essenzialmente in tre ambiti: la corte, il tempio e la
«scuola».

L a corte. In Israele la sapienza era un attributo richiesto soprattutto ai


re.59 Salom one, di fatto, è passato alla storia come modello paradigm a­
tico della sapienza politica. Questo rapporto è così importante che la gu i­
da messianica escatologica riceverà dal Signore una dotazione particola ­
re di «spirito di sapienza e intelligenza» (hoktnà e bina, Is. 1 1 ,2 ) . C io ­
nonostante è degno di nota che nell’Antico Testamento si parla soltanto
della sapienza di Davide (2 Sam . 14 ,20 ) e di Salomone ( 1 R e 3; 5 ,9 -14 ).
Possiam o però cercare altri indizi per evidenziare il rapporto tra la sa ­
pienza e la corte.
È evidente il legame tra il «consiglio» ((èsà) e la sapienza (b o k m à ): si
veda P ro v . 1 ,2 5 .3 0 ; 8 ,14 ; 1 2 , 1 5 ; 19*2,0. Il consiglio può manifestarsi an ­
che nell’am bito municipale e nella sfera amministrativa (cfr. E z . 7 ,2 6 ;
E s d . 10 ,8 ) ma è del tutto indispensabile nella sfera politica. N onostante
la loro presunta sapienza i monarchi si circondavano di consiglieri p o li­
tici e militari (cfr. 2 R e 18 ,2 0 ; Prop. 2.0,18). Lo stesso Davide faceva a f­
fidamento su Achitòfel e Cusai (cfr. 2 Sam. 1 7 ,1 - 1 6 ) . Del primo viene

58. A giudicare dal nome proprio Sarru-muda («il re è sapiente»), ricorrente in alcuni documenti
del primo periodo sargonico (intorno al 2,340 a.C.), era piuttosto diffusa la credenza secondo
la quale il re fosse in possesso di un grado sovrumano di giudizio, dote particolare degli dèi.
59. Sulla sapienza regale si veda L. Kalugila^ The Wise King, Lund 1980, 0 9 -131.
50 S a p ie n z a e le t t e r a t u r a s a p ie n z ia le
i

detto significativamente che i suoi consigli erano ascoltati «come un ora­


colo (debar hd'élóhim ) sia quando consigliava Davide sia quando consi­
gliava Assalonne» (2 Sam . 16 ,2 3 ). In questa vicenda vediam o Assalonne
che chiede consiglio: «Dunque, consigliatemi: che cosa si può fare?» (2
Sam . 16 ,2 0 ). Anche Roboam o fece ricorso al consiglio politico (cfr. 1 R e
12 ,6 -14 ). NelP Antico Testamento tale rapporto tra la sapienza e il con­
siglio appare anche in contesti extraisraelitici. In relazione all'Editto leg­
giamo in Isaia: «I sapienti (hàkamim) del faraon e60 danno consigli (‘èsà)
dissennati» (Is. 1 9 , 1 1 ) . Essi non sanno ciò che il Signore prepara (j(s) con­
tro PEgitto (v. 12 ) . Viene ricordata, inoltre, la casta dei sartm «notabi­
li», che in E s d . 10 ,8 offrono la loro consulenza (lésà) am m inistrativa. Se
risaliam o al v. 3 quanti offrono consigli compaiono in parallelism o con
àuguri, indovini e maghi: «professioni» collegate all'am bito sapienziale.
In Is. 4 7 .13 a proposito di Babilonia si legge: «Ti sei stancata dei tuoi
molti consiglieri». La sapienza (hokmà) e la conoscenza (dé'à) sono ri­
cordate in questo stesso contesto (v. io ). Tuttavia non si può ignorare
che, nello stesso v. 1 3 , insieme ai consiglieri ed esattamente come nel te­
sto del profeta ricordato in precedenza, si parla di maghi («scongiurano
il cielo»), astrologi («scrutano le stelle») e indovini («pronosticano ciò
che accadrà»). Il libro dei Proverbi offre numerosi esempi della funzione
svolta da questo tipo di «sapienti» di corte. L/efficienza delle decisioni
politiche, soprattutto in campo militare, dipende dai «consiglieri» (jó'à-
sim , 1 1 , 1 4 ; i5> 2 2 ; 24,6).
Nell'am biente di corte, accanto al consigliere sono ricordati
P«am ico del re» [rèa*ite*eh ham m elek)61 e lo scriba (só fér), Alla prima
categoria appartiene Cusai «amico di Davide» (2 Sam . 1 5 ,3 7 ; 16 ,16 ) e
un certo Zabud, cortigiano di Salomone. Di Cusai sappiam o che ricorse
alla propria sapienza per salvare Davide; del secondo personaggio non
sappiam o nulla. N on si può escludere che il termine jò 'é s servisse per
designare ciascuno dei membri del consiglio della corona, mentre rè^eh
ham m elek poteva riferirsi al consigliere privato. Il termine sófér presen­
ta minori problemi d'interpretazione. Si tratta dello scriba o segretario
(professione illustre in tutto il Vicino Oriente) al servizio non soltanto
del re ma anche dei principali commercianti. Il suo ruolo a corte, in par­
ticolare quando è ricordato al singolare (cfr. 2 Sam . 20,25) e con Parti-
colo (cfr. 2 R e 1 8 ,1 8 .3 7 ; 2 2 >3-8 ss.; G e r. 3 6 ,10 ), sembra quello di segre­
tario e di cronista, qualcosa di analogo al nostro segretario di stato. P ro ­
babilmente era il capo degli scribi.

60. Emendiamo bkmj j lsj pr b in bkmj pt^h j'sw.


6t . Cfr. A. van Selms, The Orìgiti o f thè Tùie fTbe King's Friend'ì JN E S 16 (19 57) 1 1 8 - 1 2 3 .
L a fig u r a deJ s a p ie n te 5i

Il tem pio. Da questi dati si può dedurre (sempre con cautela) che nel­
l’ambiente di corte la tradizione «sapienziale» era prom ossa e coltivata.
Tanto i consiglieri politici quanto gli scribi necessitavano di un cu rricu ­
lum che consentisse di svolgere Je proprie mansioni. Come accadeva ne­
gli altri paesi del Vicino Oriente, anche le corti e i templi israelitici fu ­
rono certamente centri di sviluppo delle diverse scienze e arti. I santua­
ri, con le loro classi di sacerdoti e scribi, furono inoltre al centro di una
fervida attività culturale più legata probabilmente alla conservazione e
alla trasm issione delle tradizioni religiose. Si ricava facilmente da queste
premesse che i vari tipi di letteratura del periodo m onarchico si devono
alla penna di scribi di corte o sacerdotali: annali, racconti storici, leggi,
norme cultuali, salmi e, senza dubbio, materiale sapienziale (cfr. P ro v .
2 5 ,1) . Gran parte di questi materiali si conserva nell5Antico Testam en­
to; altri, come gli annali del regno di Giuda (cfr. 2 R e 15 ,6 ; 16 ,19 ) e gli
annali del regno d ’Israele (cfr. 2 R e 14 ,2 8 ; 1 5 , 1 1 . 1 5 . 2 1 ) , sono andati
m alauguratam ente perduti.

La scuola, Che cosa si può dire della sapienza scolastica? La carenza di


dati obiettivi nello stesso Antico Testamento può essere compensata d a l­
le numerose allusioni relative alla probabile esistenza di scuole nell’Israe­
le antico.62 L ’unica menzione esplicita è tarda (inizi del li secolo a.C-):
«Voi, ignoranti, venite a me e dimorate nella mia scuola (bèt m ìd rà l)»
(&>. 5 1,2 3 ) . E*a questo passo si può dedurre non solo l’esistenza di scuo­
le nell’ Israele antico, ma anche un dato sul loro carattere: gli alunni p o­
tevano abitarvi (//«, stesso verbo e stesso ambito sociale in Prov. 1 5 , 3 1 ) .
Di Qohelet viene detto (probabilmente da un suo discepolo che scrisse
l’ epilogo): «Qohelet, oltre a essere sapiente, insegnò al popolo ciò che
sapeva» (EccL 12 ,9 ). «Era sapiente e insegnò». L a personalità del hà-
kàm era collegata alTinsegnamento (Imd) il quale im plica un luogo ove
possa avvenire la trasmissione delle conoscenze. Sappiam o, peraltro, che
quasi certamente, almeno a partire dalla seconda metà del ili secolo a .C .,
esistettero scuole in Israele. Tuttavia restano aperte due questioni: se
siano esistite durante il periodo monarchico e quale fu il loro carattere.
Anzitutto è da tenere presente che non si sta parlando di scuole nel s i­
gnificato moderno del termine. Inoltre resistenza di persone «sapienti»
non implica necessariamente la presenza di centri educativi, poiché la

6 2. Fondamentale, al riguardo, è l’opera di A. Lemaire, Le scuole e la formazione della Bibbia


nell’Israele antico, Brescia 19 8 1. Si possono vedere inoltre H.J. Hermisson, Studien tur israeli-
tischen Spruchweisheit (W M AN T 28), Neukirchen 1968, 9 7-136 ; R.N . Whybray, The Intel-
lectual Tradition, 33-4 3; B. Lang, Schule und Unterricht im alten Israel, in M. Gilbert (ed.),
La sagesse de VAncien Testamenti Gembloux 1979 , 18 6 -20 1; J.L. Crenshaw, Education in
Ancient Israel: JBL 104 (1985) 6 0 1-6 15; E. Puech, Les écoles dans iTsra'èl préexilique: donné~
es épigraphiques: V T S 40 (1988) 189-203.
52 S a p ie n z a e le tte r a tu r a s a p ie n z ia le

fam iglia c i precettori privati poterono coesistere con le scuole. Il rap ­


porto m aestro-discepolo era l’essenziale. Per il luogo dell’insegnamento
vi sono svariate possibilità: dalla casa stessa del m aestro fino ai luoghi
pubblici piu frequentati (P ro v. 1 ,2 0 - 2 1; 8 ,1-3 ).63
Gii studiosi vanno accettando gradualmente la tesi che siano esistite
scuole nel periodo monarchico. Le ragioni sono molteplici* In primo
luogo, se è vero che, come sopra si è visto, le civiltà vicine a Israele (in
particolare Egitto e M esopotam ia) sentirono l’esigenza di ricorrere a
precise istituzioni educative per garantire la formazione degli scribi e di
altri pubblici funzionari, non si può escludere che in Israele la medesima
necessità fosse avvertita proprio a partire dalla strutturazione am mini­
strativa dello stato ai tempi di Davide e Salomone.64 In secondo luogo,
bisogna rifarsi agli studi epigrafici di Lemaire per cogliere l’ampio svi­
luppo dell’attività letteraria intorno al 600 a.C. Secondo questo auto­
r e 65 gli ostraca e i sigilli scoperti in città come Gezer, Lakish, A rad, Qa-
desh-barnea e altre rivelano un’attività letteraria con caratteristiche ta­
l i 66 che sarebbe inspiegabile senza ricorrere a centri educativi. In terzo
luogo, lo stesso Antico Testamento contiene numerose allusioni velate a
un certo tipo di scuole di sapienti.67 In 1 Re 12 ,8 si dice che Roboam o
('trascurò il consiglio degli anziani e consultò i giovani educati con lui».
In 2 R e 1 0 ,1 .5 s - accenna ai «precettori dei principi». Accanto a que­
ste ipotetiche scuole, che potremmo definire «laiche», alcuni testi con­
sentono di parlare anche di scuole profetiche e di scuole associate ai
santuari. In 2 Re 6,r la comunità di profeti raccolta introno a Eliseo si
lamenta con il maestro: «Il luogo in cui abitiamo sotto la tua direzione è
piccolo per noi». Il profeta Isaia, in 8 ,16 , allude ai propri discepoli.
Stando al ruolo di precettore che Eli svolge nei riguardi del giovane Sa­
muele (cfr. r Sam , 1-3), non si può negare che in alcuni santuari o
nelle vicinanze vj fossero luoghi di formazione. Il sacerdote loiada aveva
curato l’istruzione del giovane re Ioas (cfr, 2 R e 12 ,3 ) . In questa dire­
zione va anche il racconto sarcastico di /s. 2 8 ,7 - 13 .^
63. Si può cercare un’analogia più vicina al primo caso nell’insegna mento di Gesù ai discepoli
(e alla gente in genere), che spesso si svolgeva all'aria aperta, anche se non viene escluso il do­
micilio privato del maestro (cfr. Me, 2,15). Secondo Gv. 1,38 -39 , i primi discepoli di Gesù gli
si avvicinarono chiamandolo «maestro» (rabbi) e domandandogli dove viveva: «quel giorno
restarono con lui».
64. Si veda T.N.D. Met tinger, Solomonic State Offirials. A Stvdy o f thè Civil Government O f­
ficiate o f thè hraelite Monarchi Lund 19 7 1 , [4 0 -15 7 . 65. Cfr. op. c/f., 7-33.
66. Tra l’altro contengono abbecedari, elenchi di nomi propri, formule di saluto per intestare
le lettere, liste di mesi e di nomi dì misure di peso, parole scritte due volte (tecnica di appren­
dimento della scrittura?), ecc. 67. Cfr. A, Lemaire, Le scuote, 48-52.
68. Lo chiama «figlio» come osserviamo all’inizio di alcune istruzioni dei Proverbi e del
Siracide) mentre il narratore parla del «giovane» (na'ar).
69. Pùo darsi che il v. 9 sia una formula per imparare la lettura di parole con due consonanti.
L a fig u r a d e l s a p ie n te 53

Tutte queste scuole non corrispondevano certo a un solo modello. L a


m aggior parte di esse era paragonabile alle nostre «scuole elem entari»,
in cui pochi alunni intorno a un maestro apprendevano i rudimenti di
lettura, scrittura e aritm etica.70 D ’altra parte bisogna supporre che a
Gerusalemm e e in altri grandi centri abitati vi fossero scuole di livello
più elevato destinate ai figli dei nobili, delle famiglie patrizie e dei gran ­
di com m ercianti. Probabilmente vi veniva insegnata qualche lìngua in­
ternazionale (soprattutto l’aram aico) e rudimenti di letteratura ebraica,
storta d’Israele, geografìa della Sina-Palestina, dell’Egitto e della Meso~
potam ia, diritto ebraico e internazionale, In altre parole, questi studenti
ricevevano una sorta d’istruzione sapienziale.71*73 T ra di essi vi saranno
stati adolescenti cui erano rivolte le messe m guardia contro «la donna
straniera dalle parole seducenti di prostituta» (P ro v . 2 , 1 6 - 1 9 ; 5 3 3 " M i 6 ,
2 4 - 3 5 ; 7 3 6 - 2 7 ) e i consigli sull’importanza della disciplina e dell’istruzio­
ne (Prov. 1 , 4 ; 2 0 , 1 1 ; 2 2 , 6 . 1 5 ; 2 3 , 1 3 ) ; inoltre alcuni di essi si preparava­
no a divenire cortigiani o consiglieri del re (cfr. Prov. 8 , 1 5 - 1 8 ; 1 6 , 1 0 - 1 5 ;
2 5 , 2 - 1 5 ) .71
La Bibbia non ha tramandato nessun nome di m aestro di sapienza del
periodo preesiJico. Tuttavia, stando alla tradizione biblica stessa e ai p a ­
ralleli soprattutto egiziani, il m aestro era abitualmente chiam ato «pa­
dre» (ma anche m òre o m elam m ed «maestro», P ro v . 5 , 1 3 ; S a i 1 1 9 , 9 9 )
e lo studente «figlio». Inoltre è logico ritenere che l’aggettivo hakdtn fo s­
se applicato al maestro di sapienza, se teniamo presenti, tra gli altri te­
sti, Prov. 1 3 , 1 4 ; 2 2 , 1 7 ; Sir. 3 8 , 2 4 ; 73 5 0 , 2 7 s. Per queste ragioni ci pare
infondata l’opinione di W hybray secondo cui sarebbe improbabile che il
termine hàkàmtm potesse essere applicato a sapienti di professione.74

3. D ai sapienti ai rabbi

In tutti i sistemi religiosi si osservano di tanto in tanto autentiche inno­


vazioni che com portano un certo grado di rottura con il passato e l’a ­

70. Non è escluso che gli alunni vivessero nella casa del maestro, a giudicare dall’ uso del verbo Ijn
«pernottare» in testi come Prov, 1 5 ,3 1 e Sir. 5 1,2 3 .
7 1 , Il libro dei Proverbi corrisponde molto bene a questo tipo d’ insegnamento.
7 1. Su questo tipo distruzione e 1 suoi destinatari cfr. R. Gordis, ' Tìe Social Background of Wis-
dant Literaturs: HUCA 18 (1944) 7 7 -1 1 8 ; B. Kovacs, ìs There a Cìass-Ethtc in Proverbsf, in
f.L. Crenshaw - J.T . Willis, Essays in Old Testameli! Ethìcs. In ÌAemortam /.P, Hyatt\ New
York 1974, Malchow, A Manual for Future Monarcbs: C B Q 47 (1985) 13 8 -2 4 5 .
73. Su questo testo si veda J. MarbÒck, Weìsheit tm WandeL Untersuchungen zur Weisbeits-
theologie bei Ben Srra, Bonn 19 7 1, 1 1 8 -1 2 0 ; Idem, Sir. 3 8 ,2 4 -3 9 ,11. Der schriftgelehrte Wei-
se. E in Beitrag zur Gestalt und Werk. Ben Siras, in M. Gilbert (ed.), La sagesse de l*Ancien Tes­
tamenti Gembloux 19 79 , 29Ó -311.
74, Cfr. R.N. Whybray, The Intellectual TradittoUi 31. 48.
54 S a p ie n z a e le tte r a tu r a s a p ie n z ia le

p e r tu r a di u n in d u b b io p e r c o r s o e v o lu t iv o , c o n s a p e v o le o m e n o . P o s s ia ­
m o p a r la r e d 'i n n o v a z io n e e d i r o t t u r a a n c h e n e lla s t o r ia r e lig io s a del p o ­
p o lo e b r a ic o , in p a r t ic o la r e n e l te m a ch e s tia m o t r a t t a n d o , u n a r o t t u r a
r is c o n tr a b ile n e lle c ir c o s ta n z e s to r ic h e e c u lt u r a li c h e d ie d e r o o r ig in e al
g iu d a is m o c la s s ic o . A l l ’ in te rn o ' di q u e s te c o o r d in a t e c u lt u r a li si r i s c o n ­
tra u n m o v im e n t o c h e , p a r te n d o d a u n a s to r ia s u lla q u a le a g is c e d ir e t ­
ta m e n te la r iv e la z io n e d iv in a , s ’ in c e n tr a s u llo s tu d io e s u lla r e in te r p r e ­
ta z io n e d i q u e s ta r iv e la z io n e . G li s c r ib i s a p ie n ti d e ll’ Is r a e le a n t ic o f u r o ­
n o i g u a r d ia n i d e l te s o r o r iv e la t o e lo m e tte v a n o p e r is c r it t o c o s ì c o m e
P a v e v a n o r ic e v u t o . I n u o v i s a p ie n ti, n a ti ed e d u c a ti n e l c lim a d e ll’ in c i­
p ie n te g iu d a is m o , si d e d ic a r o n o a d a m p lia r e q u e s to t e s o r o c o n u n c e r t o
m e to d o e s e g e t ic o .75
E sd. 7 ,1 0 que­
A I r ig u a r d o è e m b le m a tic a la fig u ra d i E s d r a . S e c o n d o
s to e s p e r to n e lla le g g e m o s a ic a s v o ls e la su a a ttiv ità s t u d ia n d o (drs)76 e
in s e g n a n d o (lim m ad) la to r à . E g li si d e d ic ò , in a ltre p a r o le , a l l’ in s e g n a ­
m e n to d e lla r iv e la z io n e s c r itta m e d ia n te u n o s tu d io e s a u r ie n te e is p ir a ­
to . Q u e s t o c a m b ia m e n t o d i p r o s p e t tiv e n e ll’ a ttiv ità del s a p ie n te è r is c o n ­
tr a b ile a n c h e , n e l S ir a c id e , in c u i d i n u o v o tw rh a p p a r e c o m e c o m p le ­
m e n to o g g e tto d el v e r b o drs (3 5 / 3 z , 1 5 ) . D ’ a ltr a p a r t e l ’ a u to r e d e l S i r a ­
c id e è p e r s u a s o d e l c a r a t t e r e q u a s i-p r o fe t ic o d el p r o p r io in s e g n a m e n to
(c fr . Z 4 , 3 3 ) e c o n c e p is c e la « m e d ita z io n e d e lla le g g e d e ll’ A l t is s im o » c o ­
m e il p r in c ip a le c o m p it o d el s a p ie n te (c fr . 3 9 , 1 ) . L ’ e se g e si d e lla r iv e la ­
z io n e s c r it t a , f a v o r i t a d a ll’ a iu to d iv in o , d iv ie n e un v e ic o lo d i revela tio
co n tin u a . L a p a r o l a v i v a c o m in c ia a p e r d e r e te r r e n o di fr o n te al c o n s o li­
d a r s i d e lla r iv e la z io n e e s e g e tic a . Q u e s t o è u n n u o v o m o d o d i a c c e s s o a l ­
la v o lo n t à d i D i o , c h e rifle tte le c a r a tt e r is t ic h e d i un n u o v o tip o di c o ­
m u n ità . L ’ is tr u z io n e d e lla c o m u n ità è b a s a ta s u llo s t u d io e s e g e tic o d e lla
t o r à ; l’ e se g e si d iv e n t a l ’ a u te n tic a s t r u t t u r a d e ll’ e sp e rie n z a r e lig io s a .
A n c h e i s e tta r i d i Q u m r a n s e g u o n o q u e s to p e r c o r s o . P e r g li e sse n i la
le g g e m o s a ic a c o s t it u iv a la lo ro e r e d ita p e c u lia r e , p e r c h é l’ in t e r p r e t a ­
z io n e c h e ne d a v a n o , a g e v o la t a d a l l ’ is p ir a z io n e d el M a e s t r o d i g iu s t iz ia ,
e ra l ’ u n ic a in te r p r e ta z io n e p o s s ib ile . L ’ e se g e si d e lla t o r à e la s u a m e ssa
in p r a t ic a d iv e n t a n o il v e r o c a m m in o d e lla s a lv e z z a .
In q u e s to c o n t e s t o s t o r ic o , in c u i la p r o fe z ia è v e n u t a s c o m p a r e n d o e
p e r d e n d o t e r r e n o d a v a n ti a llo s tu d io e a l l’ in s e g n a m e n to d e lla t o r à , d o b ­
b ia m o s itu a r e il p a s s a g g io d a lla s a p ie n z a tr a d iz io n a le a l r a b b in is m o .

75. Questa situazione «segna la fine dellJ<Israele antico1 e il preludio del ‘giudaismo antico1» (M.
Fishbane, From Scribalism to Rabbinism, in J.G . Gammie - L.G. Perdue (edd.), The Sage,440).
y6. Il verbo drs è usato nella letteratura deuteronomistica e profetica per descrivere la «con­
sultazione» delPoracoIo. Il suo impiego in questo testo di Esdra è significativo: non si tratta di
consultare il Signore, ma la torà, la norma scritta. .
C a p i t o l o il

T radizione sapienziale
ed espressione letteraria

I. T R A D IZ IO N E SA P IE N Z IA L E E FO R M E LETTER A R IE

Bibliografia: L. Alonso Schòkel- J. Vllchez Lindez, / Proverbi, Roma 1988,71-78..

1 . M anifestazioni della tradizione sapienziale


nell*Antico Testamento

In d iv e r s e o c c a s io n i si è s o tt o lin e a t o c o m e sia p r e fe r ib ile r ic o r r e r e a lla


fo r m u la « t r a d iz io n e s a p ie n z ia le » a n z ic h é « le tte r a tu r a s a p ie n z ia le » . T r a
le a ltr e r a g io n i si è r ic o r d a t a la p r e s e n z a d i m a te r ia le e in te re ssi « d i d a t ­
tic i» a l d i f u o r i d e ll’ a m b it o le tte r a r io p r o p r ia m e n t e s a p ie n z ia le .1

a) Il Pentateuco

N e l l e n a r r a z io n i d el P e n ta te u c o s o lt a n to G iu s e p p e v ie n e d e s ig n a t o c o n
P a g g e t t iv o hàkàm . T u t t a v i a a tte g g ia m e n ti e c a r a t t e r i g e n e r a lm e n te a s s o ­
c ia t i a l m o n d o dei s a p ie n ti ( s a g a c ia , p e r s p ic a c ia , s p ir it o di s o p r a v v i v e n ­
z a ) si p o s s o n o fa c ilm e n te in d iv id u a r e in a ltre fig u re m a s c h ili e fe m m in ili
d e l P e n t a t e u c o . P o s s ia m o r ic o r d a r e l ’ a s tu z ia di G i a c o b b e p e r c a r p ir e la
p r im o g e n it u r a a E s a ù o la d is s im u la z io n e e la fin z io n e c u i r ic o r r o n o le
m a t r ia r c h e is r a e litic h e p e r p e r s e g u ir e i lo r o s c o p i: i s o tt e r fu g i d i S a r a p e r
s b a r a z z a r s i dì A g a r ; l’ o p p o r t u n o in te rv e n to di R e b e c c a a ffin c h é I s a c c o
m a n d i G i a c o b b e in M e s o p o t a m i a a c e r c a r s i u n a s p o s a ; il c o n s ig lio d i R a ­
c h e le a ffin c h é G i a c o b b e p re n d a c o m e c o n c u b in a B ila p e r p r o c u r a r s i u n a
d is c e n d e n z a . In tu tti q u e sti c a s i le m a tr ia r c h e r ic o r r o n o a u n a r e t o r ic a
p a r t ic o la r e . E s s e n o n a f f r o n t a n o d ire tta m e n te il m a r it o p e r c h é r i s u l t e ­
r e b b e r o s c o n fitte ; e n e m m e n o r ic o r r o n o a l lin g u a g g io d e lla s o t t o m is s i o ­
n e , p e r c h é la lo r o r ic h ie s ta s a r e b b e d e b o le su l p ia n o p s ic o lo g ic o . I lo r o
d is c o r s i s o n o b a s a ti su u n a r e t o r ic a c a p a c e di s u s c it a r e e fo m e n t a r e n e l
m a r it o il s e n s o d i c o lp a . In G en. 1 6 , 5 S a r a d ic e a d A b r a m o : « L a v i o l e n ­
z a c h e s u b is c o ti è a s c r itta a c o l p a ... C h e il S ig n o r e g iu d ic h i tra te e m e » .
1. Fondamentale la lettura di W. McKane, Prophets and Wise Men, London 19 6 5; J.L. Cren-
shaw, Method in Determining Wìsdom Influence Upon «Hìstorical» Literature: JBL 88
(1969) 12 9 -14 2. Inoltre R.N. Whybray, The Succession Narrative; A Study of II Samuel 8-20;
1 Kings 1 and 2, London 1968; D.F. Morgan, Wisdow in thè Old Te&tament Traditions, O x ­
ford 1 9 8 1, spec. 4 5 -13 6 .
<>6 T r a d i z i o n e s a p ie n z ia le e d e s p r e s s io n e le tte r a r ia

A s t u z ia fe m m in ile ? N o , s e m m a i a s tu z ia « s a p ie n z ia le » g ia c c h é lo s te s s o
t ip o di t r a c c h i r ic o r r e nel c o m p o r t a m e n t o d i a lc u n e fig u re m a s c h ili.
L a c o s ta n te t o n a lità « in te lle ttu a le » del D e u t e r o n o m io , il s u o c a r a tt e r e
d id a s c a lic o e r ifle s s iv o e in o ltr e la s u a p r e o c c u p a z io n e p e r la s c r it t u r a e
l ’ istru z io n e ( im p a r a r e e in s e g n a re la le g g e , le im p re s e d i j a h v é e la s to r ia
d e lla s a lv e z z a ) s u g g e r is c o n o c h e q u e s t ’ o p e ra fu s c r itta d a p e r s o n e v ic in e
(se n o n a p p a r te n e n ti) a c ir c o li di s c rib i.

b) L a sto n a deu tero n o m ìsta

P r e n d e n d o in e s a m e la s to r ia d e u te r o n o m ìs ta si s c o p r e c h e il m o d e llo
d el s a p ie n te is r a e lita è S a lo m o n e , l ’ u o m o p iu s a p ie n te c h e s ia m a i e s is t i­
to * (c fr. i R e 5 , 9 - 1 4 ) . J a h v é c o n c e s s e al re d i G e r u s a le m m e u n « c u o r e
s a g g io e p r u d e n te » p e r g o v e r n a r e il p o p o l o ( r He 3 , 3 2 ) , c io è il fr u tto d i
un d o n o p a r t ic o la r e . S e si e c c e ttu a q u e s ta tr a d iz io n e la s t o r io g r a fia d e u -
t e r o n o m is ta n o n p r e s e n ta u n a v is io n e m o lt o p o s itiv a d e lla s a p ie n z a t r a ­
d iz io n a le . P r o b a b ilm e n te c iò e s p r im e un c o n flitto t r a il p u n t o d i v is t a
d e u te r o n o m is r a (c h e r ite n e v a T e s s e r e s a p ie n te u n a c a r a t t e r is t ic a in s u ffi­
c ie n te p e r e sse re u n b u o n re) e le fo n ti le tte ra rie d e lla s t o r io g r a fia d e u te -
r o n o m is t a . In e ffe tti q u e ste fo n ti r iv e la n o u n a c o n c e z io n e d e lla s a p ie n z a
in te sa c o m e s a g a c i a , a s tu z ia e p e r s p ic a c ia c h e e m a r g in a (o p r e s c in d e d a )
p r e o c c u p a z io n i e tic h e . L a s a p ie n z a è la c a p a c it à di r ic o n o s c e r e g li s c h e ­
m i de] c o m p o r t a m e n t o u m a n o e di s fr u tta r li a p r o p r io v a n t a g g io . È s u f ­
ficie n te r ip r e n d e r e 2 Sam . 1 3 , 1 - 1 9 ; 1 4 , 1 - 2 0 ; 2 0 , 1 4 - 2 2 p er m o stra re ch e
il te rm in e s a g g io o s a g g ia n o n è n e c e s s a r ia m e n te le g a t o a lla d im e n s io n e
e tic a . T u t t a v i a nei c ir c o li d e u te r o n o m is ti la s a p ie n z a in te sa c o m e p e r s p i ­
c a c ia v a p e r d e n d o te r r e n o d i fr o n te a l t r io n fo d e lla to r à . S e c o n d o D eu t.
4 , 5 - 6 u n a c o n d o t t a s a p ie n te è c o r r e la t a a lle « le g g i e ai p r e c e tti» di J a h ­
v é . Se Isra e le li m e tte in p r a t ic a s a r à in te m a z io n a lm e n t e r ic o n o s c iu to
c o m e « p o p o lo s a p ie n t e » . In b re v e , il p u n to di v is ta d e u t e r o n o m ìs t a s u lla
s a p ie n z a d iffe r is c e d a ll’ id e a t r a d iz io n a le a tte s ta ta d a lle fo n ti d e lla s t o r ia
d e u te r o n o m ìs ta . L a c o n c e z io n e c h e v e d e n e lla s a p ie n z a la p e r s p ic a c ia
n el c o m p r e n d e r e a fo n d o L o r d in e s o c ia le e i! c u o r e u m a n o v ie n e s o s t i '
t u it a d a lla v o lo n t à di c o m p r e n s io n e d e l v o le r e e d elle d e c is io n i d i j a h v é .
« N e l l a tr a d iz io n e s a lo m o n ic a la s a p ie n z a è u n d o n o im m e d ia to , c a r i ­
s m a t ic o e P in te llig e n z a di S a lo m o n e ne è la p r o v a . N e l p e n s ie ro d e u te -
r o n o m is t a la s o r g e n te d ella s a p ie n z a è la to r à e la p r o v a ne è l ’ o b b e d ie n ­
za del p o p o l o » . 3

z. Si veda R.N. Whybiay, The Succession Narrative; R.B.Y. Scott, Salomon and thè Beginn-
ings of'Wisdom in Israel, in J.L. Crenshaw (ed.), Studiesy 8 4 -10 1; P.K. McCarter jr., The Sage
in thè Deuteranomistic Historyt in J.G. Gammie - L.G. Perdile fedd,), The Sagey Z89-293.
3. P.K, McCarter jr.3 op. cit.y z$z.
c) L a letteratu ra p ro fetica

P e r q u a n t o r ig u a r d a la p r e s e n z a d e l p e n s ie r o s a p ie n z ia le n e lla le t t e r a t u ­
r a p r o f e t i c a ,4 c i si t r o v a d i fr o n te a u n a p o la r it à r d a u n a p a r te è p r o ­
b a b ile c h e il lib r o d i O s e a r is p e c c h i in d ir e tta m e n te la p r e s e n z a d ei s a ­
p ie n ti n el co rp u s p r o fe t ic o in q u a lità d i r e d a t t o r i; d ’ a ltr a p a r te i s a p ie n ti
m e n z io n a t i e s p lic ita m e n te c o m e bàkàm tm n e lla le tte r a tu r a p r o f e t ic a s o ­
n o q u a s i s e m p r e a n ta g o n is ti d e i p r o fe ti in q u e s tio n i c o n n e s s e a l t e m a
d e lla g iu s t iz ia e , s o p r a t t u t t o , n e lle d e c is io n i p o litic h e . I n t e r r o g a r s i s u lla
n a t u r a d i q u e s ti s a p ie n ti c o m p o r t a q u in d i la s o lu z io n e di d u e p r o b le m i:
q u a l e ra il r u o lo s o c ia le d el s a p ie n te c h e a p p a r e n e lla le tte r a tu r a p r o f e t i ­
c a ; c o m è p o s s ib ile « d is tin g u e re i s a p ie n ti b u o n i d a q u e lli c a t t i v i » . L ' o ­
p e r a di V frh y b ra y c o s titu is c e u n b u o n p u n to di p a r t e n z a , p o ic h é s t u d ia
a p p r o fo n d it a m e n t e il v a lo r e c o n te s tu a le dei te rm in i c o n n e s s i a lla s a p ie n ­
za, com e h k m e a lt r i.5 S u o u n ic o e r r o r e è rite n e re c h e il te rm in e h à k à m
n o n v e n n e m a i u s a to in s e n s o te c n ic o p e r d e s ig n a r e u n a c la s s e s o c ia le d e ­
t e r m in a t a .6 A l c u n i te sti, c o m e l i . 3 , 1 - 4 ; 5 , 1 8 - 2 4 ; 2 9 , 1 3 - 1 4 ; 3 1 , 1 - 3 ; G er.
1 8 ,1 8 ; 4 9 ,7 ; 5 0 ,3 5 -3 6 ; 5 1 , 5 7 , c o m p a r a t i c o n a ltri testi dei P r o v e r b i ,7
c h e r is p e c c h ia n o u n a se d e c o r t ig ia n a in c u i p u ò s v ilu p p a r s i la g iu s t iz ia o
la c o r r u z io n e , r iv e la n o c h e g li bàkàm tm o p p o s it o r i d ei p r o fe ti s o n o u o ­
m in i d i s t a t o , c o n s ig lie r i, m e m b r i d elle c la s s i e le v a te r ic c h e e c o r r o t t e e
a n c h e s c r ib i. T u t t i c o s t o r o p o n g o n o la lo r o s a p ie n z a u m a n a a i di s o p r a
dei d ise g n i di J a h v é r iv e la ti ai p r o fe t i.

d) L 'o p e r a d e l C ronista

P e r q u a n t o a ttie n e a l l'o p e r a d e l C r o n is t a (p r im o e s e c o n d o lib r o d e lle


C r o n a c h e , E s d r a e N e e m ia ) è d a o s s e r v a r e c h e il s o s t a n t iv o h àkàm n o n
v ie n e m a i im p ie g a t o nel s e n s o di « s a p ie n t e » , il ch e n o n s ig n ific a c h e F a u ­
t o r e n o n fo s s e in te r e s s a to a l l5a m b it o s a p ie n z ia le . S e si v u o le c o m p r e n d e ­

4. Si vedano, tra gii altri, J. Fichtner, Isaiah among thè Wise, in J.L. Crenshaw (ed.), Studies,
429-438; J.L. Crenshaw, The Influence o f thè Wise upon Amos: Z A W 79 (1967) 41-52,; J.W .
Whedbee, Isaiah and Wisdom, Nashville 1 9 7 1 , 21-26 ; J. Vermeylen, Le Proto-Isaie et la sa-
gesse dTsraeìi in M. Gilbert (ed.), La sagesse de VAncien Testament, Louvain 19 79 . 39-58;
D.F. Morgan, Wisdom in thè Old Testament, 13 -19 ; R.N. Whybray, Prophecy and Wisdom>
in K. Coggins e altri (edd.), IsraePs Prophetic Traditiont Cambridge 198 2, 18 1-19 9 .
5. R.N. Whybray, The Intellectual Traditioni Berlin - New York 19 74 . Su 11*importanza meto­
dologica di questo studio cfr. R.E. Clements, Prophecy and Traditiont Atlanta 19 75, 81.
6. W. McKane, Prophets and Wise Men, London 1965 critica questa posizione e, alle pp. 40­
4 1, afferma: «Le persone che occupavano posizioni eminenti nel governo di Giuda, si chiamas­
sero sòfertmt jò'astm o éàrìtn, erano senza dubbio hdkàmim, e risulta evidente in modo parti­
colare che gli hàkàmìm attaccati polemicamente da Isaia e Geremia sono in gran parte emi­
nenti uomini di stato».
7. Ad es. Prov. 8 ,15 -16 ; 1 6 ,1 0 .1 1 - 1 3 ; 2.0,18.2.6.2.8; 1 1,3 0 -3 1 ; 14,6; 15 ,5 ; 2 8 ,11; 19 ,4 .14 .2 6 ,
58 T r a d iz io n e s a p ie n z ia le ed e s p r e s s io n e le tte ra ria

re il grado d'interesse del » monista in questo campo, basterà prendere in


esame le caratteristiche dell’ufficio di scriba: scrittore, notaio, ufficiale
di corte, interprete e insegnante della torà,8

2, L e fo rin e letterarie della letteratura sa p ien z ia le 9

Bibliografia: L. Alonso Schòkel - J. Vilchez Lmdez, / Proverbi, Roma 1988, 78­


82; O. Eissfeldt, Introduzione all’Antico Testamento 1, Brescia, 1970, 177-188;
G. von Rad, La sapienza in Israele, Torino 1975, 31-53; J.A Soggin, Introdu­
zione alVAntico Testam ento . Dalle origini alta chiusura del Canone Alessandri­
no, Brescia 41987, 462-468.
Adottando il termine «letteratura» restringiamo ìnrenzionalmente il
cam po d’indagine ai Proverbi, Giobbe, Ecclesiaste, Ecclesiastico e Sa­
pienza. Oltre a riconoscere l’importanza della tradizione sapienziale nel-
PAntico Testam ento, come abbiam o fatto sommariamente nella sezione
precedente, sarebbe metodologicamente impossibile (e praticamente fon
te di confusione) presentare una rassegna della ricerca critico-form ale
sulla sapienza secondo questa prospettiva.
Parlare di forme letterarie (sapienziali) presuppone la soluzione dì una
sene di problemi: da quali siano la finalità e la funzione di questo tipo
di letteratura nella vita dell Israele antico fino all’identità della sede vita­
le concreta di tali forme. Per cominciare consideriamo valida Vimposta­
zione di Crenshaw: «La letteratura sapienziale si suddivide in quattro ca­
tegorie: r. giuridica, 2, naturalistica, 3. pratica e 4. teologica. È necessa­
rio distinguere tra letteratura sapienziale, tradizione sapienziale e pen­
siero sapienziale. Corrispondentemente abbiamo 1. una sapienza del clan
o fam iliare..., 2. una sapienza di corte... e 3. una sapienza scribale».10

a) Il p ro v e rb io

La form a fondamentale della letteratura sapienziale è il proverbio (m u­


sa i).11 Sulla base della sua ipotetica etimologia gli specialisti hanno pro-
8. Ulteriori informazioni in J. Blerikinsopp, The Sagef thè Scnbe, and Scriba!tsw hi thè Chron-
icler's Work, in J.G. Gammie - L.G. Terrine (edd.), The Sage, 30 7-315 e, deilo stesso, il recente
Sage Ftfest Prophet. Religioni and Intellectwl leadership in Anehmt Israel, Lomsville, Kent.
19 9 5, spec. 9-65 (tr. it. in preparazione),
9. Si possono consultare, tra gli altri, R.E. Murphy, Form C riticism and Wisdom Literature:
CBQ 31 (1969) 475-4 8 3; J.L. Crenshaw, Wisdom, in J.H. Hayes (ed.), Old Testarti ent Criti­
cismi San Antonio 19 7 7 , ZZ5-2.64; R.£. Murphy, Wisdom Literature (FOTL xiif), Grand Rapìds
1 9 8 1; J.L. Crenshaw, Old Testament Wisdom, 36-39; G. voti Rad, Sapienza, 3 1 -5 3 ; C. We-
stermann, Wurzeln der Wetshett, Gottingen 1990, 1 5 -1 1 4 .
10. J.L. Crenshaw, Wisdom, in J.H, Hayes (ed.), Old Testametti Criticismi Z2.7.
1 1 . A questa parola ebraica corrispondono i termini italiani «proverbio», «massima», «senten­
za», «apoftegma», «epigramma» e il generico «detto», anche se lo spettro semantico di màsàl
T r a d i z i o n e s a p ie n z ia le e f o r m e le tte r a r ie 59

p o s to d iv e r s e s p ie g a z io n i d i q u e s to v o c a b o l o e b r a ic o , d a « s i m ili t u d in e » 11
fin o a « p a r o la p o t e n t e » ,13 p a s s a n d o p e r « p a r o la a l a t a » a m o t iv o d e l s u o
c a r a t t e r e p a r a d ig m a t ic o e a t e m p o r a le .1'* V i s o n o d iv e rsi tip i d i m usai,
q u a s i tu tti a tte s ta ti nel lib ro d e i P r o v e r b i: p r o v e r b io p o p o la r e , is t r u z i o ­
n e , e s o r t a z io n e , il p r o v e r b io n u m e r ic o e la c o m p a r a z io n e o p a r a g e n e ­
li p ro v e rb io p o p o la re , al di fu o r i d e lla le tte r a tu r a s a p ie n z ia le , p u ò a p ­
p a r ir e in p r o s a ( « È d u n q u e a n c h e S a u l tra i p r o f e t i ? » , i Sam . 10 ,12 ,) a n ­
c h e se si p r e s e n t a , di s o lito , in fo r m a m e t r ic a .15 In g e n e r a le è f o r m a t o
d a u n o s t ic o c o n i d u e e m is tic h i a r tic o la ti in p a r a lle lis m o . L o stile è l a p i ­
d a r io e d e p ig r a m m a t ic o , m o lto a d a tto a ll’ e la b o r a z io n e di m e ta fo r e . P e r
lo p iù n o n è e s p r e s s o in f o r m a im p e r a tiv a p o ic h é , c o m e r is u lta to d e l­
l’ e s p e r ie n z a s o c ia le c o lle t t iv a , si lim ita a r ia s s u m e r e le o s s e r v a z io n i d e lla
v it a q u o t id ia n a . T u t t a v i a il s u o s c o p o è e m in e n te m e n te d id a s c a lic o a l ­
m e n o n e l s e n s o p iù a m p io del te r m in e . S e il p r o v e r b io è u n a fo r m a e le ­
m e n ta r e di c o n o s c e n z a ch e c e r c a d i m e tte re o r d in e n e lla m u lt ifo r m e v a ­
rie tà d ei fe n o m e n i n a tu r a li e s o c ia li p er c o n s e n tir e a l l ’ u o m o di d o m in a r e
la re a ltà e di o p e r a r e di c o n s e g u e n z a , s c e g lie n d o l ’ a z io n e e il m o m e n t o
o p p o r t u n i p e r v a lo r iz z a r e le p r o p r ie c a p a c it a d i e sse re u m a n o in te s o c o ­
m e p r o g e tto e s c h iv a n d o al te m p o s te s s o tu tti g li s c o g li ch e p o r t e r e b b e ­
ro a l l’ in s u c c e s s o e a ll’ a u t o d is t r u z io n e , a llo r a la s u a fu n z io n e p u ò b e n e s ­
se re d e fin ita e d u c a t iv a .
O lt r e a l r a p p o r t o fo r m a le e t e m p o r a le c o n il p r o v e r b io is o la to si r i ­
s c o n t r a n o n e l lib r o dei P r o v e r b i a lc u n e a g g r e g a z io n i te m a tic h e , a d e s e m ­
p io 2 5 , 2 ,-7 a p r o p o s it o del re.
S e c o n d o m o lti s tu d io s i la fu n z io n e p e d a g o g ic a d el p r o v e r b io p o r t a , d al
p u n to di v is t a fo r m a le , a lla s u a d is in te g r a z io n e , p o ic h é a lla fo r m a s e m ­
p lice si v e n g o n o a d a g g iu n g e r e e le n c h i d ’ im p e r a tiv i e le m o t iv a z io n i { g e ­
n e r a lm e n te p r o p o s iz io n i d ic h ia r a t iv e o c a u s a li in tr o d o t te d a lla c o n g i u n ­
z io n e k i ) c h e e s p o n g o n o le c o n s e g u e n z e n e g a tiv e d e r iv a n ti d a lla m a n c a ­
ta o s s e r v a n z a d e ll'e s o r ta z io n e in iz ia le . L a fo r m a c h e ne r is u lta è d e tta
istru zio n e , a n c h ’ e ssa c a r a t t e r iz z a t a d a l v o c a t iv o « fig lio » e p a r t i c o l a r ­
m e n te fr e q u e n te in Prov. 1 - 9 ( a d es. 1 , 8 - 1 9 ; 2 . , 1 - z z ; 3 , 1 - 1 1 . 2 1 - 2 6; 4 , 1 -

è tanto ampio da poter comprendere persino un poema didascalico. Si veda 0 , Eissfeldt, Der
Maschili imAlten Testamene, Giessen 1 9 1 3 ; A.H. Godbey, The Hebrew Magali A jSL 39 ( 19 2 2 ­
19 23) 89-108; A.S. Herbert, The Parable (Maial) m thè Old Testamenti SJT 7 {1954) 18 0 ­
196; A.R. Johnson, Malal. V I S 3 (19 55} 16 2-16 9 ; L* Alonso Schòkel - J. Vilcbez Lindez, /
Proverbi Roma 19 8 8 , 109.
12 . Per U sua capacità di * riprodurrei» la realtà o per il suo inizio formale «Come... 1*.
[3. Pronunciata da un potente o dotata di uno speciale potere.
14. Questa etimologia è stata sostenuta da W, Mt-Rane, Proverbst Philadelphia 1970, 22-33.
15. Confrontiamo i proverbi italiani: «fare di necessita virtù» (privo di rima e di ritmo), «cuor
contento, il ciel l’ aiuta» (privo di rima, ma ritmato), «il bel gioco dura poco» (dotato di rima
e di ritmo).
6 o T r a d iz i o n e s a p ie n z ia le e d e s p r e s s io n e le tte ra ria

9 , 1 0 - 2 7 ; 5 , 1 - 1 4 ; 6 , 2 0 - 3 5 ; in o ltre Prov. 2 2 , 1 7 - 2 4 , 2 2 ) e n el S ir a c id e (a d
e s. 2 , 1 - 6 ; 1 , 1 7 - 2 4 ; 1 1 , 2 9 - 3 4 ) . T u t t a v i a l ’ id e a c h e la fo r m a s e m p lic e c o m ­
p o s t a di un s o lo s t ic o si sia e v o lu t a fin o a c o s titu ir e g r u p p i di d u e o p iù
s t ìc h i m e d ia n te l ’ a g g iu n t a d i m o t iv a z io n i o di p r o p o s iz io n i s u b o r d in a ­
t e 16 h a c o m in c ia t o a su b ire un p r o c e s s o di re v isio n e e c r it ic a d a u n tr e n ­
te n n io . O g g i, b a s a n d o s i s o p r a tt u tt o su g li stu d i c o m p a r a t iv i t r a la s a p ie n ­
z a is ra e litic a e q u e lla e g iz ia n a , si c o n te s ta q u e s ta p r e s u n ta e v o lu z io n e f o r ­
m a le .17
II c a r a tt e r e d id a s c a lic o del p r o v e r b io si r is c o n tr a a n c h e n tlV esortazio­
ne o a v v e r t im e n t o , o r ie n t a t o a in c u lc a r e un m o d o di p e n s a r e o u n a c o n ­
d o t t a c o r r e t t a . À q u e s to s c o p o il s a p ie n te r ic o r r e d i s o lit o al c o m a n d o
s e g u ito d a lla m o t iv a z io n e . Si p o s s o n o a v e r e e s o r ta z io n i n e g a tiv e m a la
d is tin z io n e r is a le n te a R ic h t e r tra la fo r m a im p e d itiv a (c o n 9al) e q u e lla
p r o ib it iv a (c o n ló 9),1* m o d e lla ta in a n a lo g ia c o n le fo r m e n e g a tiv e d ei te ­
sti g iu r id ic i, n o n è p e rtin e n te n e lla le tte r a tu r a del corpus s a p ie n z ia le .19
L ’ in te n to d id a s c a lic o d el musai è esp resso a n c h e n el pro verbio num e­
rico , o r ig in a r ia m e n t e le g a to a i l’ e n ig m a e a lla m n e m o t e c n ic a . II s u o s c h e ­
m a c o r r is p o n d e a lla fo r m u la x j x + 1 , a n c h e se fo r s e il p iu c o m u n e 0 3 /
( 3 + 1 ) 4 : « V i s o n o tre c o s e c h e ... e u n a q u a r ta c h e ...» . D o p o a v e r r ife r ito
il te rm in e « x + 1 » , v ie n e e s p o s to c iò c u i T u ltim a c ifr a sì r ife r is c e . C e l e ­
b r i i p r o v e r b i n u m e r ic i di Prov . 3 0 ; m e n o n o ti s o n o q u e lli d i Prov. 6 ,16 ­
19 ; Sir. 2 5 , 7 - 1 1 ; 2 6 ,2 8 ; 5 0 ,2 5 -2 6 ; G io b. 5 ,19 -2 2 ; 1 3 ,2 0 - 2 2 ; 3 3 ,1 4 - 1 5 .
V i s o n o a lc u n e v a r ia n t i m e n o r ig id e su l p ia n o fo r m a le , c o m e ì p r o v e r b i
r e la tiv i a u n a s o la re a ltà n o n o s ta n te lo s c h e m a X / X + t (ad e s e m p io
A m o s n e g li o r a c o li c o n cu t si a p r e il lib r o , 1 , 3 - 2 , 8 1 o q u e lli in c u i si p a r ­
la s o lt a n t o di x (Srr. 2 5 , 1 ) . Q u e s ta fo r m a p r o v e r b ia le ris a le p r o b a b i l ­
m e n te a l l’ iin p ie g o d e ll’ e n ig m a in a m b it o s c o la s t ic o . Il m a e s t r o p r o p o n e
la sfid a d e l l 'x / x + i , in c ita n d o l’ a llie v o a c o m p le t a r e lo s c h e m a m e ­
d ia n te la r ic e r c a di a n a lo g ie n ella s fe r a n a tu r a le e s o c ia le .

b) La com parazione

L a c o m p a r a z io n e 0 p a r a g o n e , m o lt o fr e q u e n te n e lla le tte r a tu r a s a p ie n ­
z ia le , si p r o p o n e d i s o tto lin e a r e la s u p e r io r it à di c e r ti m o d e lli di c o m ­
p o r t a m e n t o su a ltr i. P a r tic o la r e in te re s s e p e r il s o fis t ic a t o im p ie g o d ’ im ­
m a g i n i s o n o i p a r a g o n i d ei c a p p . 2 5 - 2 6 dei P r o v e r b i. L e v a r ia n t i fo r m a li

16. Cosi già O. tissfeldt, op . cìt.; in seguito J. Sellini dt, Studien zur Stili$ tik der alttestamentli-
chew Spruchhieratur, Miìnster 1936.
17 . Così G. von Rad, Sapienza, 2.3*24. Si veda soprattutto Ch, Kayatz, Studien zu Proverbisti
1-9 (W M AN T 11), Neukirehen/VIuyn 1966.
18. W. Richter, Pecbt und Ethos (SANT xv), Miìnchert 1966, 68-146.
13 . Così Murphy, art. cit.f 48 1; cfr. Crenshaw, Wisdotn, in J.H. Hayes (ed.), op . cit,, 2 3 5 -136 .
T r a d iz io n e s a p ie n z ia le e fo r m e le tte r a r ie 6r

p o s itiv e p iù c o m u n i s o n o : (come) ... (così) ( « C o m e v e r n ic e a p p l i c a t a a


v a s e lla m e di c o c c i o , s o n o le la b b r a lu s in g h ie re c o n un c u o r e p e r v e r s o » ,
P ro v . 2 6 , 2 3 ; « C o m e il c a n e t o r n a al s u o v o m it o , lo s to lto in siste n e lle
su e d is s e n n a te z z e » , P rov . 2 6 , 1 1 ; « C o m e c r e p itio d e i p r u n i s o tt o la p e n ­
to la , ta le è il r is o d e llo s t o l t o » , Eccl. 7 , 6 ; «Il fu m o e il v a p o r e d el f o r n o
p r e c e d o n o le fia m m e , c o s ì le in g iu r ie p r e c e d o n o il s a n g u e » , S ir , 2 2 , 2 4 ) ;
o p p u re X .,. com e Y ( « L e g a m b e d e llo z o p p o v a c illa n o in c e rte , c o m e il
p r o v e r b io s u lla b o c c a d e g li s t o l t i» , Prov. 2 6 ,7 ) ; 0 an co ra X ,,, e Y (« L a
p o r ta g ir a su i c a r d in i, e il p ig r o n el le t t o » , P rov . 1 6 , 1 4 ) ; e in fin e X , . . ma
ancor p iù Y f f i n a se rie si t r o v a in Sir. 4 0 , 1 8 - 2 6 ) . L e fo r m e n e g a tiv e s o n o
m e n o e la b o r a t e : non... né ( « N o n g io v a m a n g ia r e m o lt o m ie le , n é e c c e ­
d e re in p a r o le d ’ e lo g i o » , Prov. 2 5 , 2 7 ; « L a n e v e n o n c o n v ie n e a l l’ e s ta te ,
né la p io g g ia a lla m ie titu r a , né l ’ o n o r e s ’ a d d ic e a llo s t o l t o » , P ro v . 2 6 , 1 ) .
T u t t a v i a il t ip o d i c o m p a r a z io n e fo rse p iù r ic e r c a t o è il p r o v e r b io tò b ...
min « M e g l i o (è p re fe rib ile ) ... p iu t t o s t o c h e » : « È m e g lio a b ita r e in u n
a n g o lo d i s o ffit t a ch e in u n a c a s a g r a n d e c o n u n a m o g lie l i t i g i o s a » ,
Prov. 2 1 , 9 ; « U n p ia tto di v e r d u r a c o n a m o re è m e g lio di un b u e g r a s s o
con ra n co re » , P rov . 1 5 , 1 7 . Q u e s t o tip o dì c o m p a r a z io n e è u s a to s p e s s o
d a Q o h e le t ( 4 , 6 ; 4 , 9 . 1 3 ; 6 , 9 ; 7 , 1 - 3 . 5 . 8 ; 9 ,4 ) e il S ir a c id e ( 1 0 , 2 7 ; 1 9 , 2 , 4 ;
2 0 ,2 ; 2 0 , 1 8 . 2 5 . 3 1 ; 3 0 , 1 4 . 1 7 ; 4 1 , 1 5 ; 4 M 4 ) -

c) L 'enigma

O ltr e a l p r o v e r b io in s e n s o s tr e tto è o p p o r t u n o o r a s o tt o lin e a r e u n a f o r ­


m a le tte r a r ia ch e m o s tr a c o n e s s o u n a c e r ta a ffin ità : L e n ig m a ( htdà).zo
D a l p u n to d i v is ta del c o n t e n u t o e d e lla fu n z io n e n o n vi è u n a d iffe r e n z a
e ss e n z ia le tr a l ’ a fo r is m a e l’ e n ig m a ;11 la d is tin z io n e p u ò e sse re di f o r m a .
L ’ a m b ig u it à o la m u te v o le z z a d e lle c ir c o s ta n z e in c u i si s v o lg e l’ e s is t e n ­
z a deH ’ u o m o im p lic a d a p a r te d e lP e d u c a to r e /s a p ie n te u n ’ im p o s t a z io n e e
u n 'e la b o r a z io n e in g r a d o di rifle tte re q u e s t ’ a m b ig u it à . In ta l m o d o si
p e rm e tte a l ie tto r e /a lu n n o u n a s c e lta di te m p o e d ’ a z io n e ch e a b b ia s u c ­
c e s s o o p r o fit t o . B en c o n o s c iu t a è l’ a p p a r e n te c o n t r a d d iz io n e e s p r e s s a
d a lla c o p p ia d i fra si di P rov . 2 6 , 4 - 5 : « N o n r is p o n d e r e a llo s t o lt o ... R i ­
s p o n d i a llo s t o lt o * ..» . Q u e s t o p a s s o è s o r p r e n d e n te m e n te e n ig m a t ic o ; in
re a ltà ta le s tile in te n d e d a r e a i r u o m o la fa c o lt à di s c e g lie r e a t t e g g i a ­
m e n ti e in te rv e n ti a d e g u a t i a lla v a r ie tà di c ir c o s t a n z e cu i e g li p o t r à t r o ­
v a r s i d i f r o n t e n el c o r s o d e lla v ita . D a q u e s to p u n to di v is t a l ’ a f o r is m a
r is e r v a s p e s s o s o r p r e s e e p e r p le s s it à , m o lto sim ile in q u e s to a lla n a t u r a

zo. Si veda H. Torczyner, T h e R i d d l e in t h è B i h ì e : HUCA t (1924) 12 5-14 9 ; S.H, Blanlt, R i d d j e t


in IDE rv (1962) 78-79; M. Hain, R à t s e l, Stuttgart 1966; H.-P. Miiller, D e r B e g r i f f ‘R d t s e P im
A l t e n T e s t a m e n t i V T zo (1970) 465-489.

z i . M J s à l e h td à sembrano formare un parallelismo in S a i 7 8 , z; P rov. Sir. 3 9 , 3 .


6z T r a d i z i o n e s a p i& n z ia Je ed e s p r e s s io n e le tte r a r ia

d e ir e n ig m a . In p r o p o s it o n o n e fu o r i lu o g o 1o s s e r v a z io n e di C re n sh a w
s e c o n d o c u i « l e n i g m a fu n z io n a c o m e un p a r a d o s s o e s e m p la r e r is p e tto
a l p a r a d o s s o c o s t it u it o d a lla r e a ltà , e c o lu i ch e p r o p o n e e n ig m i, o v v e r o
il s a p ie n te , ritie n e s u a fu n z io n e e s s e n z ia le la fo r m u la z io n e d i a n a lo g ie in
g r a d o di r a p p r e s e n t a r e la r e a ltà » * T a n to n e ll’ a f o r is m a q u a n t o n el*
l ’ e n ig m a il le tto re è c o s tr e t t o a « in d o v in a r e » c iò ch e q u e lle fo r m u le n a ­
s c o n d o n o a c a u s a d e lla lo r o a m b ig u it à .
P r o p r ia m e n t e p a r la n d o l ’ e n ig m a a llo s ta to p u r o è r a r o n e ll’ A n t i c o T e ­
s ta m e n to . Il c a s o p iù c e le b r e è r a p p r e s e n ta to d a ll’ in d o v in e llo p r o p o s t o
d a S a n s o n e ai filiste i: « D a c o lu i c h e m a n g ia è u s c ito c i b o e d a l fo r te è
u s c ita d o lc e z z a » ( G ìu d . I 4 , i 4 ) . a* N o n m a n c a n o t u t t a v ia d a ti su ffic ie n ti
p e r s u p p o r r e il r ic o r s o a q u e s to tip o d i s tr u m e n to r e t o r ic o e le tte r a r io
n eLP Israele a n t ic o , s o p r a tt u tt o in m a n ife s ta z io n i in d ir e tte e n e ll u so f r e ­
q u e n te di u n tip o d i lin g u a g g io c a r a t t e r is t ic o d i q u e s ta fo r m a le tte r a r ia .
J a h v é «g li (a M o s è ) p a r lò a f a c c i a a f a c c ia , a p e r ta m e n te e n o n p e r e n ig ­
m i» (N um . 1 2 , 8 ) ; la re g in a d i S a b a c e r c ò in u tilm e n te di m e tte re a lla p r o ­
v a S a lo m o n e m e d ia n te a lc u n i e n ig m i (c fr . i R e 1 0 , 1 - 3 ) . ogni caso,
c o m e si e o s s e r v a t o in p r e c e d e n z a , l ’ e n ig m a p a r e in tim a m e n te c o lle g a t o
al p r o v e r b io n u m e r ic o sì ch e « p o tr e b b e d a rsi c h e le s e n te n z e n u m e r ic h e
a p p a r t e n g a n o im m e d ia ta m e n te al g e n e re d egli e n ig m i » S A S u lla b a s e di
q u e ste a n a lo g ie le tte r a r ie e a t t r a v e r s o u n a p p r o p r ia t o s tu d io d elle fig u re
r e t o r ic h e , in p a r t ic o la r e d elle im m a g in i, è p o s s ib ile d e c ifr a r e il lin g u a g ­
g io e n ig m a t ic o p r e s e n te n e ll’ A n t i c o T e s t a m e n t o . L e im m a g in i s e s s u a li si
p r e s ta n o p a r t ic o la r m e n t e a q u e s to im p ie g o in tu tte le c u lt u r e , p r o b a b il­
m e n te a m o t iv o d e l fa s c in o e del c a r a t t e r e m is te r io s o c h e h a n n o s e m p r e
c ir c o n d a t o l’ o r ig in e del se s s o e dei r a p p o r ti s e s s u a li. « Q u e s t o è il c o m ­
p o r t a m e n t o d e lla d o n n a a d u lte r a : m a n g ia r e , p u lirs i la b o c c a e p o i d ire :
'n o n h o fa t t o n ie n te di m a le ’ » ( P r o v . 3 0 , 1 0 ) ; « F o s s a p r o f o n d a è la p r o ­
s titu ta » (P r o v . 2 3 , 2 7 3 ) ; « C o m e un v ia n d a n te a s s e ta to a p re la b o c c a e
b e v e q u a lu n q u e a c q u a in c u i si im b a tte , c o s ì essa si o ffr e a q u a lu n q u e
u o m o e a p r e la fa r e t r a a q u a lu n q u e fr e c c ia » (Sir. 1 6 , 1 2 ) . S i tr a tta d i tre
e se m p i d i lin g u a g g io e n ig m a t ic o , a n c h e se V id e n tific a z io n e s in t a g m a t ic a
o c o n te s tu a le im p e d is c e di p a r la r e di e n ig m i in se n so s tr e tto . U n lin g u a g ­
g io a n a lo g o , a p p lic a t o ad a ltre r e a lt a , si r it r o v a , a d e s e m p io , in P ro v . 5 ,
1 5 - 1 9 ; 6 ,2 3 ; 1 6 , 1 5 ; 2 0 ,2 7 ; 2 3 ,2 9 - 3 5 ; 2 5 ,2 - 3 ; 2 7 ,2 0 ; E ccl 12 ,1-7 .

2 .2 .J.L. Crenshaw* W t s d o m , in J.H . Hayes, o p . c ì L , 2.40.


23. Su questo enigma cfr. O. F.issfeldt, D ie R à t s e l in J u d 1 4 : ZAW 30 {19 10 ) 1 3 2 - 1 3 5 ; Idem,
in tr o d u z io n e 1, 184 s.; J.P. Por tet , Sam soH 's R id d le: Ju d g e s X IV jiS : JTS 13 (1962) 106-109.
2 4 . G. voti Rad* Sapienza, 41*
d) F a vo la e allego ria

A n c h e la f a v o l a e l ’ a lle g o r ia ,25 il c u i s ig n ific a to è c i f r a t o m e d ia n te la m e ­


t a f o r a , s o n o c o lle g a t e in q u a lc h e m o d o a lP e n ig m a . L a f a v o la si c a r a t t e r i z ­
z a p e r a v e r e c o m e p e r s o n a g g i r e a ltà d e l m o n d o v e g e t a le e a n im a le . Q u e ­
s to t r a v e s t im e n t o di re a ltà u m a n e s o tto u n a v e ste n o n u m a n a p e r s e g u e
u n a d u p lic e fin a lità : in tra tte n e re e a m m a e s t r a r e . D a u n la to è e v id e n te la
vis com ica d e lla fa v o la : v o lp i c h e e lo g ia n o c o r v i o c o n fid e n z e c iv e t t u o le
tra p ia n te . D 'a l t r a p a r te q u e s ta s o r t a di a lie n a z io n e d i c iò ch e è r e a l m e n ­
te s p e r im e n t a t o o s p e r im e n ta b ile v e r s o un q u a d r o d i r ife r im e n to n o n
u m a n o f a c ilit a u n a c o m p r e n s io n e p iù im m e d ia ta e p r o fo n d a d i c iò c h e
s 'in t e n d e tr a s m e tte r e . L a c o m ic it à e il r ic o r s o a u n u n iv e r s o s im b o lic o
c o s t it u is c o n o un m o d e llo d i lin g u a g g io d i g r a n lu n g a s u p e r io r e a l li n ­
g u a g g io d is c o r s iv o . A lt r im e n t i s a r e b b e in s p ie g a b ile il s u c c e s s o e il v a l o r e
p e r m a n e n t e d e i film di W a l t D is n e y c h e t r a s c e n d o n o l'in t e r e s s e le g a t o
a l l’ e tà , a lla c u lt u r a , al se sso e a lla c o n d iz io n e s o c ia le . N o n a c a s o « l a
f a v o l a è u n a d e lle fo r m e o r ig in a li d e lP a ttiv ità in te lle ttu a le d e l l 'u o m o » / 6
P r o p r io c o m e p e r l ’ e n ig m a , è d iffic ile t r o v a r e u n a fa v o la c o m p le t a n e l
corpu s s a p ie n z ia le . A I di fu o r i d i e sso p o s s ia m o c it a r e G iu d . 9 , 8 - 1 5 , u n
a t t a c c o fr o n t a le a lle p r e te s e m o n a r c h ic h e di A b im e le k , p iù c h e a lla m o ­
n a r c h ia in q u a n t o ta le , c o m e ritie n e v o n R a d . 27 D i fr o n te al rifiu to d e lle
s p e c ie v e g e t a li p iù n o b ili (u liv o , fic o , v ite ) a d a c c e t t a r e il c o n f e r im e n t o
d e lla r e g a lit à , l ’ a r b u s to p iù in u tile e d a n n o s o (il r o v o = A b im e le k ) è p r o n ­
to a d a c c e t t a r e . Il c u lm in e t r a g ic o m ic o è r a p p r e s e n t a t o d a ll’ in v ito p r o ­
n u n c ia t o d a l r o v o : q u e s to in r e a lt à n o n d à o m b r a né c h i c e r c a d i r i p a ­
r a r s i s o tt o di e s s o ne esce ille so ! O lt r e a q u e s to te s to s o lt a n to 2 R e 14 ,9
p r e s e n t a e le m e n ti fa v o lis tic i: è t u t t a v ia t r o p p o b r e v e e l ’ a p p lic a z io n e a l
c o n f r o n t o tr a A m a z ia e Io a s n o n s e m b r a o r ig in a le .
P e r la s u a c a p a c i t à d i r iv e la r e s a tir ic a m e n te a s p e tti n o n in t e r io r iz z a t i
(t r o p p o o v v i e fa m ilia r i) d e lla v it a q u o tid ia n a , la f a v o l a a v e v a fa c ile im ­
p ie g o n e ll’ a m b it o p o litic o . U n a r t is t a in g r a d o d i m a n ip o la r e la f a v o l a a
s c o p i d id a s c a lic i a p p lic a n d o la a c ir c o s t a n z e p o litic h e si a v v ic in a , p iù o
m e n o c o n s a p e v o lm e n t e , a l l’ a lle g o r ia ,28 p e r c h é la m a g g io r p a r te d e g li
e le m e n ti m o r fo lo g ic i d e lla fa v o la p o s s o n o c o n t r ib u ir e a u n p r o c e d im e n ­
to a lle g o r ic o . « M o l t i d i e ssi r ic h ie d o n o u n a p u n tu a le a t t u a liz z a z io n e in ­
t e r p r e t a t iv a . G l i e le m e n ti n o n p e r tin e n ti v e n g o n o s e m p lic e m e n te t r a s c u ­
r a t i » . 39 C o s ì d u e fa v o le o r ig in a li s o n o sta te t r a s fo r m a t e , d a E z e c h ie le , in 15

1 5 . Cfr. R.J. Williams, The Fable in thè Àncient Near Easi, in E . C . H o bbs (ed.)? A Stubbom
Faith, Dallas 1 9 5 6 , 3-2,6; G. von R a d , Sapienza, 4 6 - 5 1 ; J .L . C renshaw, Wisdom, in J . L . H ayes
op. cit., 2 4 5 - 2 4 7 .
(ed.), 2.6. G. von R a d , op. cit., 4 6 .
27. Op. cit., 47. 28. Si veda J.L. Crenshaw, Wisdom, in j.H. Hayes (ed.), op. cit., 246 s.
29. G. von Rad, Sapienza, 48.
64 T r a d iz io n e s a p ie n z ia le e d e s p r e s s io n e le tte r a r ia

pure allegorie: l’aquila e il cedro ( 1 7 ,1 - 1 0 ) e la leonessa e i suoi cuccioli

Contro l’opinione di C ren sh aw 1 ' riteniamo che Prov. 5 ,1 5 - 1 9 e EccL


1 2 ,1 - 6 non siano allegorie. Piuttosto sì tratta di poemi in chiave allego­
rica. Dal punto di vista formale gl'im perativi e la dom anda retorica del
primo testo ne rendono impossibile l’inclusione in questa categoria let­
teraria. Il suo tono è esortativo e moraleggiante, esplicitamente didasca­
lico. Il secondo testo non può essere definito un’allegoria per il carattere
manifesto di alcuni passi. Converrà, allora, definirlo un poema elegiaco
in chiave allegorica.

e) Il d isco rso sapien ziale

N e l su o s tu d io su P r o v . i - 9 3! L a n g d istin g u e tra is tr u z io n e (L eh rred e) e


d is c o r s o s a p ie n z ia le ( W eisheitsrede). E s e m p i di q u e s t ’ u ltim o si t r o v a n o
in P rov. 1 , 2 , 0 - 3 3 ; 8 , t - i 1 . 1 2 . 2 1 ; 9 , 1 - 6 : si tra tta di un a p p e llo p u b b lic o
r iv o lto d a lla s a p ie n z a ste ssa p e r s o n ific a ta , L o stile è m a r c a t a m e n te d i d a ­
s c a lic o e a u t o d e s c n t t iv o . L ’ a ffin ità d e i s u o i m o tiv i c o n q u e lli d e lla le tte ­
r a t u r a e g iz ia n a in c e n tr a ta s u lla m aat (g iu s tiz ia , o r d in e ) è c o s ì n o te v o le
c h e s a r e b b e in a d e g u a t o p a r la r e di s e m p lic i c o in c id e n z e . A l l o s te s s o t it o ­
lo d e lla S a p ie n z a d i P ro v . 8 , q u e s ta s e m id iv in ità e g iz ia n a è c a r a t t e r i z z a ­
ta d a lla p r e e s is te n z a ; a m a c o lo r o c h e la a m a n o (cfr. P ro v . 8 , 1 7 ) ; o ffr e
v ita e p r o te z io n e a c o lo r o ch e la s e r v o n o (cfr. P ro v. 1 , 3 3 ; 3 , 1 6 . 1 8 ; 8 ,
3 5 ) . N e l l ’ a rte e s s a v ie n e r a p p r e s e n t a t a c o n il s im b o lo d e lla v ita in u n a
m a n o e u n o s c e t t r o , s im b o lo di o n o r e e r ic c h e z z a , n e ll’ a ltra (c fr. P ro v.
3 , 1 6 ) . 3i In o ltr e v i è un a ltr o e le m e n to n o te v o le n e ll’ a p p e llo d e lla S a ­
p ie n z a : la s u a in to n a z io n e p r o fe t ic a , e v id e n te ne IP an n i i n d o d el g iu d iz io ,
n elle m in a c c e , n e lla d u r e z z a d ’o r e c c h i d i c o lo r o a : q u a li e s s a si r iv o lg e ,
l ’ id ea d el c e r c a r e e n o n tr o v a r e , e c c . T u t t i q u e sti a s p e t t i s o n o p re se n ti in
m o d o p a r t ic o la r e in P ro v. 1.

f) V irin o

L ’ i n n o 33 o c c u p a u n a p o s iz io n e p r iv ile g ia t a n e lla r ic e r c a s u lle fo r m e le t ­


te r a r ie s a p ie n z ia li, in p a r tic o la r e p e r la s u a a ffin ità c o n a ltri a m b iti le t-

30. J,L. Crenshaw, W isd o m , 246.


3 1 . 1}. Lang, D ie weisbetihche Leh rrede, Stuttgart 1 9 7 2 .
32. Cfr. l’ottimo studio di Ch. Kayatz, Studiett zu Proverbisti 1-9 (W M AN T 21), Neukirchen/
Vluyn 1 9 6 6 . U na rassegna di questi aspetti iti R .E . Murphy, W tsdom Literature, 30-52.
3 3 . Si può vedere W . B a u ingannar. D ie iiteratìschen Gattungen in der W eisheit des J e s u s Sirach :
Z A W 3 4 { 1 9 1 4 } 1 6 1 - 1 9 8 ; F. Crusemann, Studien zur Form geschicbte v o n H ym n u s n n d D a n k -
lied m Israel, Neukirchen/Vluyn 1 9 6 9 ; B.L. M a c k , W isdom M yth a n d M yth o -lo g y: Interp 1 4
(1970) 46-60.
Tradizione sapienziale e forme letterarie 65

terari. Prima di proseguire, sono tuttavia opportune un paio di osserva­


zioni pratiche. Da un Iato il ricorso al termine «inno» in questo conte­
sto implica l1identificazione di alcuni elementi formali in determinati
poemi sapienziali che consentano di accostarli alla categoria degli inni
nei Salmi. Dall’altro parliamo di inni a proposito di poemi ionici in lode
o descrittivi della Sapienza intesa come tramite fra Jahvé e la creazione.
Da molto tempo sono stati identificati nella letteratura sapienziale al­
cuni motivi limici che indubbiamente ricordano i Salmi: G io b . 5,9-16; 9,
5-12; 12,13-25; 26,5-14; S ir . 23,19-20; S a p . 11,2 1-2 6 (leggermente di­
verso è il caso di S ir. 39,16-35 perché il suo intento è fondamentalmen­
te didascalico e corrisponde a un impulso istruttivo [39,12-1 5]). Tutta­
via Pintrinseco rapporto formale e tematico di questi frammenti limici e
gli inni dei Salmi costringe lo studioso a riconoscere V impossibilità di
parlare di un genere autonomo denominato «inno sapienziale». Ciò sa­
rebbe sbagliato ed equivoco.34 Diverso è il caso di quegli inni che cer­
cano di definire il rapporto tra la creazione e il creatore, tra l’opera sa­
piente e il sapiente artefice, o di cantare l'origine divina della Sapienza e
la sua «vocazione mondana». Si possono citare G io b . 28; P r o v . 8,22­
31; S ir . 24,1-22; 42,15-43,33; S a p . 7, z z -8,i . Il retroterra egiziano di
questa serie di inni e di altri testi sapienziali analoghi è stato illustrato
da Kayatz.35 Tutti questi testi sono così originali per quanto riguarda la
tematica e la forma che possiamo parlare con tutta legittimità di un ge­
nere innico sapienziale: la lode della Sapienza. Questo tipo d’inno, sotto
la patente della teodicea, cerca da un lato di rintuzzare le proteste con­
tro la giustizia divina e, dall’altro, di preservare l’autorevolezza dell’in­
segna mento del sapiente. Al tempo stesso il rapporto tra Jahvé e il mon­
do è presentato evitando di ricorrere alla forma della rivelazione. Tutta­
via risulta difficile ammettere che in quei testi la Sapienza abbia caratte­
re d’ipostasi; riteniamo che la Sapienza personificata si avvicini di piu
alla categoria del mezzo espressivo letterario, quantunque non possa es­
servi ridotta.

g) I l p o e m a d id a s c a lic o

Àll’interno del poema didascalico si possono individuare esempi profani


e religiosi. Questo tratto non influisce minimamente sulle sue caratteri­
stiche formali, che sono il tema di questa sezione. Dal punto di vista del
«modo» il poema didascalico è caratterizzato principalmente dai suo
34. Cfr, R. Murphy, A Considera tion ofthe Chssification ‘Wisdom Psalms1: VTS 9 ( 1 962.} 1 5 6 ­
16 7 , spec. 160 s.
35. Ch, Kayatz, Einffthrung in die a lt t e s t a m e n t lic h e W e is fe e it , Neukirchen 1969, 70-78. Meno
affidabile, per mancanza di equilibrio, B. Lang, F r a u W e is b e it , Dusseldorf 19 7 5 .
66 Tradizione sapienziale ed espressione letteraria

impulso educativo; sul piano formale questo genere letterario c per lo


più espositivo e quasi del tutto privo d'imperativi. In un certo senso pre­
senta numerose affinità con Turno ma, a differenza di questo, ha un ca­
rattere meno obiettivo e magniloquente, piu intimista ed edificante. D'al­
tra parte questo tipo di poema enuncia dalPmizio il tema che sara trat­
tato, a differenza dell’inno il cui esordio consiste di solito in un'espres­
sione di elogio o di lode. Un caso di poema profano è rappresentato da
P r o u . 24,30-34 (che presenta anche tratti autobiografia). «Sono passato
vicino al campo del pigro.,,» preannuncia che sarà trattato il tema della
pigrizia. Tra i poemi didascalici si possono comprendere S ir . 1,1-10 ; 1,
r 1-20 e 39,16-35, benché si debba riconoscere che si avvicinano alle ca­
ratteristiche delPinno. Anche in questi il tema viene annunciato daJTini-
zio («Ogni sapienza viene dal Signore», 1,1; «Il timore del Signore è glo­
ria e onore», i,r i; «Le opere di Dio sono tutte buone», 39,16).
Vi sono, tuttavia, poemi di difficile classificazione a motivo della com­
mistione di forme c contenuti che presentano. Il Siracide, che aveva il
vantaggio di operare nel seno di una tradizione sapienziale lunga e vasta
e aveva raggiunto un indubbio dominio delle proprie forme letterarie,
presenta diversi esempi di questo tipo. Cosa si può dire, ad esempio, di
S i r , 16,24-17,14? Si tratta di un inno, di un poema didascalico o di una
istruzione?3637 Da un laro spiccano i motivi inaici (ad es. 16,26 ss.); Tin­
tento didascalico è rivelato dal fatto che questo testo è un commento a
G e n , 1-2 e dal tenore letterale di 16,25 («ti esporrò la disciplina e ti farò
conoscere la dottrina»); infine Tistruzione e evidente nelle caratteristi­
che formali dell'esordio: «Ascoltami, figlio, apprendi la dottrina, applica
il tuo cuore alle mie parole» (uso degli imperativi e del vocativo «figlio»).

h) 17 d ia lo g o

Il dialogo costituisce un’altra forma letteraria sapienziale, limitata pero


al solo libro di Giobbe.3" In realtà questo capolavoro della letteratura
universale non può essere catalogato sulla base di un unico genere lette­
rario. In Giobbe sono presenti alcuni tratti della disputa giuridica, della
lamentazione (sia in forma drammatica sia come modello di una suppli­
ca che ha trovato ascolto), della controversia, eco. Ma predominante e
senza dubbio il dialogo, il modo più adatto per porre, discutere e risol­
vere una questione.

3 6 . W . Baumgartner, op. citty 1 ^ 3 - 1 9 4 im en e che si tratti dì un inno.


3 7 . Sul dialogo, in particolare nel libro di G iobbe e nella letteratura mesopotamica, si veda H.
Richter, Erwàgungen zurn Htobproblem: E v T h i S 3 0 2 - 3 2 4 ; H . Gese, hehre und Wirk-
Uchkeit in der aiten Weisheit, Tubingen 1 9 5 8 , 5 1 - 7 8 ; J . L . Crenshaw, Wisdom3 2 5 3 - 2 5 6 ; G.
von R ad, Sapienza , 4 4 - 4 6 .
i) // poem a autobiografico

Il poema autobiografico ha indubbiamente le sue prime manifestazioni


nella letteratura egiziana. Re e uomini di stato trasmettono le proprie
esperienze a figli e successori.38 La confessione autobiografica è espressa
in prima persona singolare, anche se in realtà il maestro di sapienza può
far proprie esperienze altrui. Solitamente si citano Prov. 4,3-9; 24,30­
34; EccL 1,12-2,26; Sir . 33,16-18; 51,13-22. Le parti autobiografiche
sono di solito introdotte da ràditi («ho visto») o jà d a 'ti («so»). Anche
P ro v . 7 mostra alcuni tratti autobiografici (cfr. w , 6 ss.).

j ) L a letteratura onom astica >

Stando alla tradizione di 1 R e 5,13 («[Salomone] parlò di piante, dal


cedro del Libano all'issopo che germoglia sul muro, e di animali, uccel­
li, rettili e pesci»),35 è probabile che in Israele fosse coltivato un genere
di letteratura nota come onomastici,"10 i lontani progenitori delle nostre
enciclopedie. In effetti queste liste di «nomi» comprendevano qualsi­
voglia tipo di realtà e fenomeni del mondo degli uomini e della natura:
razze, paesi, vegetali, uccelli, rettili, ecc. In definitiva erano frutto della
volontà sapienziale di porre ordine nel mondo dell’esperienza. Non sor­
prende che Israele coltivasse questo tipo di sapere quando si consideri
l’abbondante materiale delPEgitto e della Mesopotamia. Per quanto ri­
guarda la letteratura sapienziale d’Israele vengono solitamente citati te­
sti come G io b . 28; 36,27-37,13; i capp. 38-41; Sir . 43,1-26; Sap, 7 ,1 7 ­
20; 14,25-26. Questa sapienza naturalistica svolge generalmente la fun­
zione di manifestare la gloria di Dio nella creazione e di servire così da
elemento di supporto nello spinoso problema della teodicea.

k) Il procedim ento della soluzione differita


F in qui si s o n o so m m a ria m e n te e sp o ste le p rin c ip a li fo rm e le tte ra rie d e l­
la tra d iz io n e sa p ie n z ia le . T u t t a v ia re sta d a ric o rd a re un p ro c e d im e n to
s tilistic o n on a n c o r a m e sso in r ilie v o d a g li stu d io si: la so lu z io n e d iffe r i­
ta. Si tra tta d i un p ro c e d im e n to risc o n tra b ile in p o c h i te sti, m a c h e d o ­
vette essere u s a to v o len tieri d ai sa p ie n ti n ella lo ro a ttiv ità e d u c a tiv a . I
m aestri ric o rs e ro a tu tte le a stu zie d e lla re to ric a p e r a ttra rre l'a tte n z io n e

38 In proposito si può vedere J.L. Crenshaw, W i s d o m , 256-257.


39. Un elenco più articolato e completo si trova in S a p . 7,17-20, in cui si parla, in alcri termi­
ni, di filosofia, cosmologia, astronomia, zoologia, demonologia, botanica e medicina.
40. Sul tema cfr. H. Richter, D i e N a t u r w e i s k e i t d e s A l t e n T e s t a m e n t s u n B u c h e H i o b : ZÀW 70
(1958) x-20; G. v. Rad, G e s a m m e l t e S t u d i e n z u t n A h e n T e s t a m e n t i Miinchen 1958, 262-271,
68 Tradizione sapienziale ed espressione letteraria

dei loro alunni, stimolarne la curiosità, suscitare Pintelligenza e fornire


strumenti atti a esercitarla, A tal proposito si è parlato deirenigma e del
proverbio numerico. Su questa stessa linea del ricorso all'elemento enig­
matico e della sollecitazione delPintelligenza si colloca la «soluzione dif­
ferita». Almeno tre sono gli esempi: P r o v . 5,15-19; 23,29; G i o b . 28.
Negli ultimi due testi si esorta alla ricerca di una soluzione mediante il
ricorso formale a una domanda. Iti P r o v . 23,19 le domande consecutive
sono sei. L'obiettivo e Pindividuazione di un tipo di persona. Le prime
cinque domande possono riferirsi a innumerevoli situazioni vitali: molti
atteggiamenti sbagliati possono causare guai, lamenti, litigi, gemiti e per­
cosse. L'alunno/ascoltarore è in grado di elencarne alPinterrogante una
lunga serie. Tuttavia l'immagine che costituisce la sesta domanda pone
termine finalmente alla «suspense». «Di chi gli occhi annebbiati?». Gli
occhi dell’alunno/ascoltatore s’illuminano: dell’ubriacone! E infatti la
risposta è: «Di chi si perde dietro al vino...» (v. 30). Il ricorso alle do­
mande costituisce anche l’intreccio tra le diverse parti del poema di G i o b .
28. La lettura/ascolto dei primi n versetti, pur essendo intelligibile (il
senso di ciò che viene detto e comprensibile), non consente di compren­
derne lo scopo (dove andrà a parare l’autore?). La domanda del v. 12
già apre una pista: si tratta di riflettere sull'origine della sapienza. Una
prima risposta in forma incompleta («L'uomo... non la può trovare...
L’abisso dice: non è in me», w . 13 14) non fa che accentuare l'interesse
per la soluzione dell'enigma. Tuttavia il poeta continua con lo stesso sti­
le descrittivo con il quale aveva cominciato. Nulla può essere paragona­
to alla sapienza. II Iettore/ascoltatore è sulle spine. Nuovamente risuona
la domanda (v. 20) e ancora una volta si ricorre a una risposta incom­
pleta e alla descrizione («E occulta... nascosta»; solo la sua lama è nota,
vv. 21-22) ritardando intenzionalmente la soluzione, che arriva soltanto
a partire dal v. 23. In P ro v . 5,15-19 non sì hanno domande. Il carattere
enigmatico del poema, tuttavia, è scoperto sin dall’inizio in virtù delle
immagmi acquatiche. Per la verità il lettore «ignorava» il loro carattere
d’immagini finché non gli viene fornita la chiave interpretativa. Fino al
v. r8b si parla di «acqua», «correnti», «cisterna», «pozzo», «sorgenti»,
«ruscelli» naturali. La prima sorpresa si ha quando il poeta esorta a non
dividere questi beni con gli altri. Perché? Perché questa fonte benedetta
è la sposa della tua giovinezza (v. i8b). Il riferimento alla sposa rende
improvvisamente evidente il valore d'immagini degli elementi acquatici
menzionati in precedenza e facilita l’identificazione del significato ap­
prossimativo di tali immagini. Questa, come per gli altri testi sopra ri­
cordati, è una «soluzione differita».
II. LA CO LONNA VERTEBRALE
D ELLA TR A D IZIO N E SA PIEN ZIA LE

Bibliografia: G. Pérez, Humanismo y religión en los sabios de Israel: Salm Z7


( 1 9 7 9 ) 3 4 9 - 3 8 3 ; 2.8 ( 1 9 8 0 ) 5-33; Idem, Sabtdurta y Palabra , Leon 1 9 8 7 .

Nei paragrafi precedenti si sono esposti in modo non sistematico nu­


merosi punti dottrinali della tradizione sapienziale. In questa sezione si
presenta un’esposizione succinta delle chiavi interpretative di questa tra­
dizione: l’uomo come centro dell’interesse sapienziale, l’uomo in un mon­
do ordinato, la crisi della fede nell’ordine e nelle possibilità della cono­
scenza, il processo di teologizzazione dèlia sapienza.

1. A ntropologia e sapienza 41
$
La questione fondamentale della sapienza potrebbe essere formulata nel
modo seguente: che cosa è bene per l’uomo? L’essere umano costituisce
il punto di partenza, il fondamento e il fine ultimo dell’impresa sapien­
ziale. Tale considerazione ci servirebbe assai poco se perdessimo di vista
la considerazione che il sapiente abita un mondo che egli considera o r ­
d in a to ,42 Questo mondo, che comprende l’essere umano, la natura e il
cosmo, è retto dalle norme stabilite da Dio nell’atto della creazione. L ’at­
to creativo originario di G e n . 1 è diretto a separare e ordinare. Il sapien­
te confida nella capacità della sua ragione di discernere, esporre in modo
sistematico e rispettare (e contribuire a far rispettare) l’articolazione di
quest’ordine. I proverbi, le esortazioni e le istruzioni dei sapienti nasco­
no da un desiderio di oggettivare letterariamente le caratteristiche di
quest’ordine e di prescrivere all’ uomo la sottomissione ad esso, cercan­
do il momento opportuno per portare a termine l’azione giusta. Chi si
sottomette a quest’ordine e si astiene dal male riceve la garanzia di una
vita compiuta. Al contrario chi crea disordine e vive in esso è destinato
alla morte (fallimento dell’uomo inteso come progetto umano). Si può
affermare che per il sapiente è bene ciò che, in conformità all’ordine so­
ciale e cosmico stabilito da Dio, aiuta l’uomo nella realizzazione di sé.
La sapienza afferma di essere fondata sull’esperienza e perciò si pre­
sta, per definizione, alla verificabilità storica. Non a caso una delle fonti
primarie della sapienza è la tradizione degli antenati. All’interno di que­
sta tradizione il giovane israelita matura nel suo processo di socializza­
zione. Ma qual è il ruolo dell’esperienza e dell’ideologia nell’antica sa-
4 1. Proficue le osservazioni di H.H. Schmid, W e s e n u n d G e s c h i c h t e , 155-16 9 .
4 2 . Si veda in p ro p osito il lavoro di L.G. Perdile, C o s m o l o g y a n d t h è S e d a i O r d e r m t h è W i s -
d o m T r a d i t i o n , in J . G . G am m ie - L.G. Perdue (edd.), T h e S a g e , 4 5 7 - 4 7 8 j inoltre H . Gese, L e h r e
u n d W ir k lic h k e it, 3 3 -4 1 -
70 Tradizione sapienziale ed espressione letteraria

pienza? Il binomio «giusto-malvagio», frequente nella letteratura sa­


pienziale e nei Salmi, costituisce la base dell’antropologia religiosa bi­
blica. A partire dalla categoria dell'ordine è giusta la persona non solo
«onesta» ma anche volontariamente sottomessa (dietro la guida del sa­
piente) a quest’ordine.43 Malvagio, d’altra parte, è detto l’uomo non so­
lo nella sua dimensione etica negativa ma anche per il suo atteggiamen­
to che prescinde dall'ordine o lo perverte. Non stupisce quindi che in di­
versi strati letterari della tradizione biblica si sovrappongano elementi
etici e sapienziali: saggio è sinonimo di giusto c stolto equivale a malva­
gio. La dottrina della retribuzione garantisce il corretto funzionamento
di questa tipologia. Si osservi che il libro dei Proverbi e basato quasi per
intero su questo presupposto dottrinale.
Tuttavia le presumibili componenti ideologiche della retribuzione che
resero questa dottrina un automatismo quasi dogmatico risultarono gra­
vemente compromesse quando si cominciò a percepire Pincongruenza
tra azione e risultato. Com’è possibile che un'azione o una vita oggetti­
vamente buone possano portare alla sventura o al fallimento? Giobbe e
Qohelet assumono al riguardo un valore simbolico: il dubbio del primo
sull’esistenza di un ordine e sulla giustizia divina nasce dolorosamente
dal suo incomprensibile declino fìsico e sociale; il cinismo del secondo de­
molisce la fiducia delTuomo nelle possibilità della conoscenza e perciò
nel carattere illusorio dell’attività sapienziale.44 In essi s’impone non so­
lo un'irresolubile crisi epistemologica ma una perdita di fiducia nella co­
noscibilità di Dio e nella bontà del suo progetto creaturale. La crisi del
progetto sapienziale risiede nella mancata persuasione che Dio abbia
creato un mondo capace di ricompensare la virtù e punire il male.

2, L e risposte delta teologia


Di fronte alla crisi della fiducia nella conoscenza umana, nella giustizia
retributiva del mondo (e perciò nell'ordine) e nella conoscibilità del vo­
lere di Dio, la stessa sapienza cercò una serie di risposte a partire dal­
l’ambito della teologia. Questo processo di teologizzazione dell attività
sapienziale45 si manifesta in almeno quattro aspetti: la descrizione del-
V h o m o religiosuSy la personificazione della sapienza, la «nomizzazione»
della sapienza, la storicizzazione della sapienza.

43. Sulla storia del binomio sapienziale «giustìzia - ordine cosmico» si veda l’ottimo, stimolan­
te lavoro di H.H. Schmid, G e r e c h t i g k e i t a h W e l t o r d n u n g , Tubingcn 1968, spec. 166-186.
44. Sui limili della conoscenza si veda G. von Rad, S a p i e n z a , 95-105; ). Blenkinsopp, W t s d o m
a n d L a w m th è O ì d T e s t a m e n t , Oxford 1983, 41-73. A proposto della crisi del senso in Qo­
helet si veda O. Kaiser, D e r M e n s c h u n t e r d e m S c h i c k s a l ( R Z A W r 6 1), Berlm 1985, 91-109.
45. Si veda H,H, Schmid, W e se n u n d G e s c k ic h te , 144 155.
La colonna vertebrale della tradizione sapienziale 7i

La descrizione dell'uomo r e lig io s u s è tratteggiata con convinzione, e in


modo più o meno preciso, in G io b . 28 e Sir. 1. Già nel prologo dei Pro­
verbi accanto all'esortazione (ribadita mediante una serie di sinonimi) a
conseguire la sapienza compare l'allusione al timore del Signore, men­
zione indubbiamente significativa; il compilatore dei Proverbi non inten­
de spacciare una merce dubbia: «Il timore del Signore è il principio del
sapere» (1,7)- «Timore del Signore» equivale formalmente a spirito reli­
gioso, a coscienza di sé in quanto creatura.^ L’autore dell'incomparabi­
le poema di G i o b . 28 si muove all'interno delle stesse coordinate: la ri­
cerca della sapienza è votata al fallimento quando l’uomo basa la pro­
pria azione sull'impegno personale, l'abilità e la tecnica. La soluzione è
indicata nel finale: «Temere il Signore |= essere religioso] è sapienza; evi­
tare il male, intelligenza» (28,28). Solo l'apertura alla trascendenza (la
sfera in cui dimora la sapienza) conferisce all’uomo sapienza e discerni­
mento. Il timore del Signore è un punto programmatico nel Siracide; da
questo punto di vista l’inizio del libro è privo di equivoci: «Ogni sapien­
za viene dal Signore (1,1) ... Il timore del Signore è motivo di gloria e di
onore (i ,i i ) ... Il timore di Dio allieta il cuore (1,12) ... Colui che teme
il Signore finirà bene (1,13) ... Principio della sapienza è temere il Signo­
re (1,14) ... Pienezza della sapienza è temere il Signore (1,16) ... Corona
della sapienza è temere il Signore (1,18) ... Radice della sapienza è te­
mere il Signore (1,20)... Il timore del Signore cancella i peccati (1,21)».
La descrizione della h o k m à celeste costituisce un’altra risposta della
teologia alla crisi della conoscenza. La virtù del timore del Signore non
risolve l'intero problema: come può, infatti, manifestarsi la verità nel-
Pambito del discorso umano? Come può sapere l'uomo se le deduzioni
basate sull'osservazione dei fenomeni naturali e dei rapporti umani han­
no carattere di oggettività e valore? Su che cosa si basa la pretesa auto­
revolezza del sapiente? I Proverbi, il Siracide e la Sapienza propongono
soluzioni analoghe e complementari. Nei Proverbi una serie d’istruzioni
abbandonano la finzione paterna dell’ «Ascolta, figlio» per cedere il po­
sto a un personaggio femminile dai tratti di profetessa. Là Sapienza per­
sonificata esorta l’uomo ad ascoltare e a eseguire i suoi precetti «pena la
morte», arrogandosi perciò una prerogativa che apparteneva in maniera
quasi esclusiva aJahvé (P ro v . 1,20-33; 8,1-21; cfr. S ir . 4,15-19). Venia­
mo in seguito a sapere che questa Sapienza è un’entità celeste, una crea­
tura di Jahvé che precede la creazione (Sir. 24,1-6.9) ma dotata di una
vocazione terrena, giacché «gioiva insieme ai figli degli uomini» (P r o v .
8,22-31; cfr. S ir. 24,7-8). Non vi è dubbio che la funzione di questa per­
sonificazione poetica consiste nell’affermare con chiarezza che la sapien­
za è un attributo di Dio, una qualità che lo accompagna da sempre; e
46. Su questo concetto nell'ambito della conoscenza cfr. G. von Rad, S a p ie n z a , 5 7 - 7 4 .
7 Z
Tradizione sapienziale ed espressione letteraria

tuttavia essa è alla portata dell'uomo in ogni circostanza purché egli sia
aperto verso la sua origine. D'altra parte la menzione della «casa» della
Sapienza in 9,1-3 fa pensare che dietro la personificazione si trovi la fi­
gura del sapiente che invita i discepoli a frequentare la propria scuola
(«la casa dell'insegnamento» di S ir. 51,2,3). Così la sapienza si definisce
piuttosto come «carisma» che non come «capacità». Di fronte a questa
idea della sapienza come dono, una sapienza che guida l'uomo verso il
proprio compimento religioso e umano, sarebbe eccessivo affermare che
ci troviamo di fronte agli albori della teologia della grazia?
Il terzo aspetto della teologizzazione della sapienza si trova ancora una
volta nel Siracide al cap. 24.47 Si osserva un evidente processo di «con­
centrazione» della sapienza: essa lascia la propria smisurata dimora ce­
leste, viene ad abitare in Giacobbe, si stabilisce a Gerusalemme e termi­
na incarnandosi nella legge. Questo percorso sfocia in ciò che abbiamo
chiamato «nomizzazione». Si tratta di un'evoluzione sorprendente della
teologia del Siracide, che ha indubbiamente avuto un'influenza decisiva
nella teologia della legge del giudaismo. Il Siracide affronta con fermez­
za e decisione la crisi epistemologica della sapienza: nella legge divina è
racchiuso tutto ciò che occorre all'uomo per essere sapiente.
Con la nomizzazione della legge da parte del Siracide si dà luogo alla
storicizzazione e alla nazionalizzazione della sapienza.4® Il processo co­
minciato nel cap. 24 trova il proprio culmine in Str. 44,1-50,21. L'«elo­
gio degli antenati» tende a sottolineare che la sapienza si è via via in­
carnata nei principali personaggi ed eventi della storia d’Israele.

HI. STORIA D ELLA RICERCA

Tenuto conto delPesposizione presentata sin qui di numerosi aspetti dot­


trinali della tradizione sapienziale connessi alla storia della ricerca, ri­
durremo il contenuto di questa sezione al tentativo di superare alcuni
vieti pregiudizi sulla natura della sapienza, a proiettare uno sguardo re­
trospettivo sulla sapienza delle culture antiche confinanti con Israele e a
tratteggiare la proiezione verso il futuro della stessa sapienza dTsraele.

1. N a t u r a d e lla s a p ie n z a b ib lic a

J.R- Busto,
Bibliografia: E l descubrim iento de la en Israel: EstEcl 56
(1981) 625-649.
In diverse occasioni, soprattutto nei decenni passati, e stata mossa al-
47. J. MarbtSck, W eisheit ini W andeì : BBB 37 (19 7 1) 34-80;]. Blenkinsopp, op, c/fc, 140-145.
48. Su questo processo di nazionalizzazione cfr. J.C. Rylaarsdam, Reueìation injew ish Wtsdom
Litemturèj Chicago 1946, 1 8 - 4 6 .
Storia delJa ricerca 73

la sapienza l’accusa di essere pragmatica ed eudemonistica. La parziale


veridicità di questa tesi, corrispondente a una visione scorretta e poco
rigorosa della sapienza biblica, obbliga ad approfondire la questione.

a) P r a g m a t is m o ?

L'accusa di pragmatismo è basata indubbiamente su dati oggettivi pre­


senti in alcune testimonianze delFantica sapienza di F r o v . 10-29 e in
certe istruzioni del Siracide. In questi testi la domanda «che cosa è bene
per Fuomo?» riceve risposte apparentemente estranee alle esigenze del­
l'etica e vicine al proprio interesse. Alcuni esempi possono dare l’idea:
«II servo intelligente si guadagna il favore del re, Finetto è oggetto della
sua ira» (P r o v . 14,35); «U dono è un talismano per chi lo offre, ha suc­
cesso in qualunque circostanza» (P ro v . 17,8); «Il regalo apre tutte le vie
alFuomo, lo fa giungere fino ai grandi» (P ro v . 18,16); «Un regalo fatto
in segreto calma la collera, un segno discreto di ossequi placa il furore
violento» (P r o v . 21,14). Tuttavia non mancano esempi di segno oppo­
sto: «Chi brama guadagni eccessivi distrugge la propria casa, chi detesta
i regali vivrà» (P ro v . 15,27). In realtà negli esempi addotti non si è di
fronte a una raccomandazione assoluta del dono inreressato, perché le
sentenze sono meramente descrittive, senza alcuna valutazione etica. Il
sapiente coglie Pambiguità delle situazioni e anche la sua risposta parte­
cipa di questa ambiguità; la prudenza deve far da guida in simili fran­
genti: «Non essere tra quelli che si fanno garanti, non impegnarti per
debiti altrui; se non hai di che pagare, ti toglieranno il letto su cui ripo­
si» (P ro v . 22,26-27). In ogni caso si tratta di un pragmatismo giustifìca-
to, della necessità di non assumere atteggiamenti sconsiderati che com­
promettano Fesistenza propria e quella della famiglia. A proposito di ga­
ranzie il Siracide presenta una serie di casi che richiedono prudenza, ma
introdotti da un’osservazione dettata da un profondo senso di umanità:
«L'uomo buono garantisce per il prossimo... ma bada di non rovinarti»
(SzV. 29,i4a.2ob). Questo consiglio trova conferma altrove: «Non offrire
garanzie al di là delle tue possibilità» (S/V. 8,13a). In termini generali la
sapienza antica affonda tuttavia le proprie radici in una h u m u s etica co­
sì solida che l'accusa di pragmatismo si rivela in realtà infondata.

b) E u d e m o n is m o ?

Il presunto vizio di eudemonismo fustigato da alcuni studiosi49 è del pa­


ri fuori luogo. In proposito si citano di solito affermazioni di Qohelet,
49- Gese, Lehre und Wirklichkeit, 7 - 1 1 la liquida come ^Fehlinterpretation», interpreta­
zione erronea.
74 Tradizione sapienziale ed espressione letteraria

in genere fuori contesto, sul godersi la vita. Tuttavia è necessario osser­


vare che quando l’autore dell’Ecclesiaste dà questo consiglio, considera
i beni da godere come un dono di Dio: «L’unico bene dell'uomo è man­
giare e bere e godere il frutto del proprio lavoro, e anche questo ho vi­
sto che è un dono di Dio» (2,24); «Ho concluso che l’unico bene dell’uo­
mo è godersela e avere una buona vita. Ma che un uomo mangi e beva e
goda del prodotto del suo lavoro è un dono di Dio» (3,12-13); «Se Dio
concede a un uomo beni e ricchezza e la facoltà di goderne... anche que­
sto è un dono di Dio» (5,18). Il consiglio di Qohelet non è, dunque, ba­
sato su un freddo eudemonismo, sulla ricerca del piacere per il piacere
(atteggiamento che egli considererebbe certamente «vanità») ma nella
persuasione che le occasioni per Puomo di un sano godimento delle cose
dipendono dall’imperscrutabile disegno divino.
Non si può negare che gli attributi di «pragmatismo» ed «eudemoni­
smo» applicati alla sapienza furono largamente accettati nel passato. In­
dubbiamente la domanda fondamentale della sapienza riguarda ciò che
è bene per l’uomo. Tuttavia l’interprete non deve dimenticare che è im­
possibile comprendere la sapienza biblica se si prescinde dal concetto
d’ordine. Il mondo è una creazione ordinata affidata all’intelligenza uma­
na. Ma è anche una creazione morale, capace in se stessa di premiare la
giustizia e punire i disordini. Il sapiente è chiamato a scoprire le risorse
della creazione che la costituiscono appunto come «ordine» e a sotto­
mettersi al principio che le regola: soltanto così il «sapiente potrà essere
giusto». Pragmatismo? In ogni caso si tratta di un pragmatismo che cor­
risponde alla volontà di attenersi a un «ordine del creato».

c) I n t e r n a z io n a lis m o ?

Spesso la sapienza biblica è stata definita «internazionalista». Effettiva­


mente se si confronta la letteratura sapienziale dell’Antico Testamento
con l’abbondante lascito letterario dalle caratteristiche analoghe parti­
colarmente delle culture dell’Egitto e della Mesopotamia, si dovrà con­
cludere che, per i contenuti e le forme letterarie, Israele sembra debitore
della cultura letteraria di altre regioni del Vicino Oriente. Da questa pro­
spettiva risulta appropriato definire universalista la letteratura sapien­
ziale biblica. Tuttavia, e soprattutto in seguito al puntiglioso studio di
Schmid,50 non è possibile ricorrere a questa definizione senza articolare
le proprie affermazioni.51 Al di là della vicinanza tematica e formale della
50. H.H. Schmid, W e se n u n d G e s c h ic h te t 144-2.01.
5 1, Si può parlare di internazionalismo soprattutto per la tendenza dell’antica sapienza ad ap­
prendere dalle altre nazioni: cfr. R.E. Murphy, T h e H e b r e w S a g e a n d O p e n n e s s to th è W o r l d ,
in J. Papin (ed,), C h r i s t i a n A c t i o n a n d O p e n n e s s to t h è W o r l d > Vili anova 1970, 119 -2 4 4 .
Storia delia ricerca 75

sapienza biblica e di quella extra biblica, Schmid ritiene che, come ac­
cadde nel corso della storia delPEgitto e della Mesopotamia, anche in
Israele le circostanze storiche portarono decisamente a una «nazionaliz­
zazione» della sapienza, in particolare con un processo di teologizzazio-
ne. Benché molti punti di questa linea interpretativa restano da chiari­
re,52 è certo che definire internazionalista la sapienza biblica comporta a
questo punto un serio rischio di equivocità.

2. I l q u a d r o d e l V ic in o O r i e n t e

Bibliografia: L. Alonso Schòkel - J. Vilchez.LIndez, 1 P ro v erbi , Roma 1988, 44­


5 1; T. Ayuso, Los elem entos extrabtblicos de los sapienciales : EstBib 6 (1947) 18 7 ­
2,23; E. Bresciani (ed.), Letteratura e poesia dell*antico E gitto , Torino *1990; G.E.
Bryce, A L ega cy o f W isdom. T h e Egyptian C ontribution to thè W isdom o f I s ­
rael , Lewisburg-London 1979; G.R. Castellino (ed.), Testi sum erici e accadici , T o ­
rino 1977, 4 7 1-5 15 ; B. Celada, Sabidurfa internacìonal en la Biblia : Cuadjer 23
(1966) 10 8 -x ri; M. Garda Corderò, Biblia y legado del A ntiguo O riente (BAC),
Madrid 1977, spec 555-634; J. Leveque, Testi sapienziali dell*Antico E gitto , in
L A ntico T estam ento e le culture del tem p o } Roma 1990, 393-497; G. Posener,
Les Sagesses du P roche Orienta Paris 1963; A. Roccati (ed.), Sapienza egizia. L a
letteratura educativa in Egitto durante il II m illennio a . C Brescia 1994.

La tradizione sapienziale d'Israele non fu un elemento originale nel


mosaico di culture del Vicino Oriente. La Bibbia stessa parla della sa­
pienza degli orientali e degii egiziani (r R e 5 , 1 0 - 1 1 ; cfr, I s . 1 9 , 1 1 - 1 3 ) e
arriva persino a includere testi sapienziali stranieri (P r o v . 30: Detti di
Agur, da Massa; P ro v . 3 1 ,1 - 9 : Parole di Lemuel, re di Massa). In Egitto
e Mesopotamia furono coltivate prima che in Israele molteplici discipli­
ne che hanno lasciato un'importantissima eredità letteraria. Se parago­
niamo queste opere con la letteratura sapienziale d'Israele sono imme­
diatamente percepibili sorprendenti analogie e anche talune coincidenze
formali e tematiche, e persino cosmografiche, benché non sfuggano le
differenze, talvolta profonde.53 Anzitutto lo stesso termine ebraico b o k -
m à y tipico della tradizione sapienziale biblica, non può essere applicato
all'analoga letteratura egiziana, per la quale è preferibile parlare di «istru-
Questo è il percorso suggerito in particolare dalla tradizione salomonica di 1 R e 5,9-14. Tut­
tavia è riscontrabile nella sapienza israelitica una progressiva spinta centripeta, che in alcune
delle sue manifestazioni favorì in parte lo sviluppo della corrente apocalittica.
52. «Si sa che la letteratura sapienziale biblica manifesta un carattere storico in termini di
teologizzazione e nazionalizzazione; è noto, inoltre, che la sapienza è un fenomeno comune in
Oriente. Tuttavia, a mio modo di vedere, siamo appena all’inizio di una ricerca sulla storia
della sapienza in tutto l’ Oriente antico e, di conseguenza, è soltanto agli esordi lo studio della
letteratura sapienziale israelitica dal punto di vista della storia generale della sapienza» (H.H.
Schmid, o p . c it ., 198).
53. Sul contributo dell’Egitto alla sapienza israelitica cfr. G.E, Bryce, A L e g a c y o f W ì s d o m y Lon­
don 1979, spec. 15-56 .
76 Tradizione sapienziale ed espressione letteraria

zione» (egiziano s h o y e t ). Riguardo alla Mesopotamia, non vi è parola in


grado di rendere, per quanto approssimativamente, io spettro semantico
dei termini ebraici b o k m a «sapienza» t h à k à m «sapiente».
La semplice presenza di queste analogie e differenze rappresenta, al di
là di un mero interesse intellettuale, un incentivo alla comparazione del-
TAntico Testamento con tutte queste letterature extrabiMiche.

a) E g i t t o 54

Seguendo la suggestione di Crenshaw,''1 tratteremo anzitutto delle istru­


zioni, per affrontare in un secondo momento la letteratura di disputa. Le
istruzioni, che implicano per lo più uno sfondo di circostanze politiche
relativamente favorevoli,^ tendono a inculcare forme adeguate di com­
portamento sociale, una dottrina morale di stampo tradizionale e i prin­
cipi cui deve attenersi l’apprendista scriba. La letteratura di disputa è
caratterizzata da una tonalità pessimista e tende a porre in discussione
l’eredita teologica, filosofica e morale tradizionale.

I s t r u z io n i .
Le istruzioni sono presenti in Egitto nell’arco di tempo che
va dall’inizio del terzo millennio circa fino all’anno ioo a.C. Sono di
solito attribuite a faraoni o a sapienti consiglieri o v is ir e, anche se for­
malmente sono rivolte a figli o successori, risulta chiaramente dal conte­
nuto che la loro funzione consisteva nell educazione dei futuri membri
dell'amministrazione pubblica e del corpo diplomatico. L’allievo dev'es­
sere «silenzioso» e disciplinato; deve vivere conformemente alla m a a t ,57
in modo tale da godere una vita colma di benedizioni ed evitare la via
dell’autodistruzione. Da questo punto di vista le istruzioni rappresenta-
■f * ‘ y I " 1
,

no uno spinto conservatore, pragmatico e utilitarista. In questa tradizio­


m m •

ne della m a a t non vi è spazio per l’esperienza personale.


Dall’epoca dell Antico Regno ci sono giunti Ptahhotep, Kagemni e
Hardedef. L’istruzione di P ta h h o te p (circa 2540 a.C.; v. Rocca ti 33-34;
ÀNET 412-414), v is ir della quinta dinastia, sottolinea l'importanza del­
l’eloquenza e della persuasione, che devono rendere degno di fiducia co­
lui che le pratica.5* Sincerità e onestà devono formare Io spessore mora­
le di un uomo. Buone maniere a tavola (cfr. S ir . 31,12-32,13) e pruden-
54. Si veda, tra gli altri, H, Duesberg - L Fransen, L a ; scribes tnspirés, 4 3-57; H.H. Schmid,
Wesen uttd Geschtcbte, 8 -17 ; E. Wùrthwein, Egyptian Wìsdom and thè Old Testamene in J.L.
Crenshaw (ed.), Studisi, 1 1 3 13 3 ; K.F.D Ròmheld, Die Wei&keitsìehre im A l i e n Orient, Miìfi-
chcn 1989, 16-80. 55. Si veda J.L. Crenshaw, Old Testament Wisdotn, 1 1 3 .
56. Non è tuttavia da dimenticare che alcune istruzioni sono opere d'imitazione probabilmen­
te composte in epoche di crisi.
57. Sulla figura della M aat cfr. Schmid, o p . c i t .t 1 7 - 1 7 ; Gese, L e b r e u n d W ir k lìc h k e it, 1 5 -2 1 .
58. Sotto questo profilo i paralleli con il libro dei Proverbi possono essere sorprendenti.
Storia della ricerca 77

za davanti alle donne arricchiscono il bagaglio di consigli. Colpisce la


parentela tematica dell’esordio di questa istruzione con E c c L 12,1-6:
«La vecchiaia si è prodotta... gli occhi son deboli, le orecchie son sorde,
il vigore deperisce per la fatica del mio cuore, e la bocca tace e non rie­
sce a parlare... Il buono è diventato cattivo, ogni gusto se ne va» tRoc-
cati 35; ANET 412). L’istruzione contenuta in quest’opera è chiaramen­
te autorevole e non sottomessa a un giudizio critico. Tuttavia il suo con­
tenuto non è incentrato tanto su un codice morale quanto sui requisiti
richiesti a chi intende ricoprire in futuro un incarico pubblico. Il concet­
to più appropriato per riassumere V e th o s particolare di Ptahhotep è quel­
lo di «ordine» o meglio di «ordine giusto» {m a a t )^9 perché non è possi­
bile prescindere dai suoi aspetti etici. Dal punto di vista formale l’opera
è caratterizzata essenzialmente dall uso dell’imperativo, le proposizioni
condizionali e la motivazione che esorta a eseguire ciò che è stato pre­
scritto.
Di K a g e m n i si è conservata solo la parte finale. Il contenuto ripete in
sostanza i temi di Ptahhotep (anche Kagemni fu v is ir )7 in modo tale che
può essere considerato anch'esso un manuale di disciplina per aspiranti
all’amministrazione pubblica. Le perle dell’insegnamento dei sapienti ri­
cordano esortazioni e consigli dei Proverbi e del Siracide. L ’istruzione di
H a r d e d e f (Roccati 25-27; ANET 419-420) dovette essere apprezzata e
ammirata in ampi circoli a giudicare dalle numerose citazioni riscontra­
bili nella letteratura egiziana posteriore. Malauguratamente ne soprav­
vivono solo pochi versi, nei quali viene attaccata l’arroganza e si danno
consigli a coloro che stanno per sposarsi.
Al periodo del Medio Regno risalgono le istruzioni di Merikara e Ame-
nemhat. Nemmeno l’istruzione per M e r t k a r a ho (dedicata dal faraone al
. figlio) si è conservata completa. Viene nuovamente ricordato l’ideale egi­
ziano dell’ «uomo silenzioso» e il valore dell’eloquenza, mentre, tenuto
conto del destinatario dell’opera, si sottolinea il ruolo essenziale del fa­
raone nell’esercizio di un governo giusto (attuato ricorrendo a castighi
che oggi consideriamo ingiusti per la loro smisurata crudeltà) accanto
ad altri aspetti legati al mantenimento della sicurezza dello stato.61 Dal
punto di vista religioso s’insiste sulla necessità dei sacrifici per poter
contare sul favore degli dèi e sugli incantesimi per sfuggire a un even­
tuale destino spiacevole. Tuttavia, come contraltare, «è preferibile il ca­
rattere di un uomo giusto (di cuore al bue del malfattore» (Roccati 70;
ANET 417); vale di più una7vita ben orientata sul piano etico della me­
ticolosità nell’osservanza del ritualismo esteriore. In Merikara predomi-
59. Cfr. W. McKane, Proverbs, 57.
60. Roccati 5 5 - 7 1 (AN ET 4 1 4 - 4 1 8 ) ; v. H. Gese, op. cit.y 2 3 - 2 7 .
6j . Cfr. W. McKane, op. c i t 69.
yS Tradizione sapienziale ed espressione letteraria

na Tidea di un «ordine» onnicomprensivo (che integra armoniosamente


la natura e la società)» già ricordato a proposito di Ptahhotep. Gli ele­
menti formali di Merikara sono essenzialmente: l’imperativo (formulato
per lo più positivamente), la proposizione condizionale, la motivazione
(semplice o articolata) e la perorazione finale.61
L'istruzione di A m e n e m h a t 6263 (urea 1900 a.C.) fa eccezione per il tono
pessimista, dovuto al fatto che il presunto autore, un faraone omonimo,
venne assassinato a opera di alcuni congiurati. Di conseguenza egli rac­
comanda vivamente di non riporre la propria fiducia in nessuno: «Non
ri fidare del fratello, non conoscere gli amici. Non coltivare l’intimità...
Quando giaci addormentato, vigila tu sul tuo cuore, perché nessuno ti è
amico nell’ora del bisogno» (Roccati 75; ANET 418). In Amenemhat, a
differenza di Merikara, è assente lo spirito religioso. L ’opera, che ri­
specchia una profonda sfiducia politica, dovette essere popolare, poiché
fu spesso copiata come esercizio scolastico durante le dinastie xvm-xx
del Nuovo Regno (1580-1085 circa).
Il Nuovo Regno presenta una diversa prospettiva religiosa causata in
parte dalla crisi di fede nell'ordine divino favorita da alcuni mutamenti
socio-politici. Analogamente alla trasformazione sperimentata in Israele
dopo la catastrofe dell’esilio, quando la mediazione regale e profetica
soccombe a vantaggio di una religiosità maggiormente incentrata sull’in­
dividuo, in Egitto i sapienti e gli scribi cominciano a svalutare la fiducia
nella struttura religioso-sacrale dello stato a vantaggio di una religiosità
fondata sulla preghiera personale e sul culto in genere. Due istruzioni di
questo periodo meritano una segnalazione: Ani e Amenemope.
Lo scriba autore di A n i (Roccati 107-108; ANET 42,0-42,1) che, come
in altre opere esaminate in precedenza, adotta la forma dell’istruzione
paterna, raccomanda tra l’altro obbedienza, santità di vita, rispetto per
gli anziani e osservanza dei doveri religiosi e rituali. Si deve prestare la
massima attenzione a non indisporre la divinità. Riguardo all’educazio­
ne dei futuri funzionari in Ani si raccomanda la coltivazione di un ca­
rattere silenzioso, discreto, riservato, deferente e capace di mantenere i
segreti. Per la ripetuta presenza del tema del matrimonio si ha l’impres­
sione che l’autore (un ufficiale di corte) rivolga 1 istruzione a un figlio
sul punto di sposarsi. Vi è un testo in questa istruzione che ricorda la
messa in guardia dei Proverbi contro la «donna straniera» (cfr. P r o v . z,
16-19; 5 >I-I 4 ): «Guardati da una donna di fuori... È un’acqua profon­
da, di cui non si conosce il corso. Quando la donna è lontana dal mari­
to, To sono carina!’ ti dirà ogni giorno, quando non ha testimoni ed es­

62. Cfr. W McFCane, op. cit.> 79-82.


63. Roccati 73-78 (AN ET 418-419). Cfr. anche II. Gese, op. cit., 2 1-2 3.
Storia della ricerca 79

sa è pronta a intrappolarti» (Roccati i t o , ANET 420). Una caratteristi­


ca formale peculiare di Ani è Fuso delia proposizione condizionale o
circostanziale posta dopo Timperarivo anziché prima.
I trenta capitoli di A m e n e m o p e 64 ricordano formalmente P r o v . 1-9
ma dal punto di vista del contenuto presentano un’impressionante coin­
cidenza con P r o v . 22,17-24,22. Le somiglianze tra Amenemope e questi
due testi dei Proverbi sono state studiate da molti anni.M Orbene, è po­
co convincente parlare di un’influenza diretta del testo egiziano su que­
sta serie d'insegnamenti biblici. Si dovrà pensare, piuttosto, a una fonte
comune. Il senso della pietà di Amenemope, la sua impronta morale e le
sue motivazioni etiche sono di gran lunga superiori alla portata dei con­
sigli di Ani. Alla ricerca del proprio interesse, così diffusa nelle istru­
zioni dei secoli precedenti, subentra una profonda religiosità fondata
sull’amore della divinità. L ’istruzione di Amenemope e impregnata di
un’esigenza di serenità (non di debolezza o mollezza) propria di colui
che crede nella forza del destino. L’uomo sereno riconosce il carattere
immutabile del fato e sa dì poter prosperare solo se Dio glielo concede.
Alcuni riferimenti all’etica professionale confermano la tesi che anche
Pistruzione di Amenemope era rivolta all’educazione degli ufficiali di
corte. Dal punto di vista formale quest’opera differisce da altri esempi
egiziani distruzione nella disposizione del testo in versi, nel frequente
ricorso al parallelismo e nella suddivisione in capitoli.66
I testi demotici egiziani ci hanno tramandato O n h s e s o n q y *7 opera vi­
cina ai Proverbi, trattandosi di letteratura epigrammatica, di una raccol­
ta di sentenze."81 circa 550 proverbi sono nella maggior parte formulati
in un solo stico, con frequente ricorso al parallelismo sintetico o forma­
le. L'inizio richiama ì D e tti d i A h i q a r (v. sotto) poiché si dice scritta da
un sapiente che ha perso la fiducia del governante. Al di là della sua na­
tura epigrammatica non si può dire che Onhsesonqy non abbia nulla a
che vedere con l’istruzione. Ma, diversamente dalle altre istruzioni egì-

64. Roccati 1 1 3 - 1 4 1 {AN ET 411-424). Cfr., inoltre, H. Gressmaim, D i e n c u g e f u n d e r t e L e b r e


d e $ A m e n - e m - o p e i m d d i e v o r e x t l i s c b e S p r u c h d i c h t u n g is r a e ls : Z A W 42 (19 14 ) 2 7 2 -2 96; C
Westermann, W u r z e l n , 1 6 6 -1 7 1; traduzione spagnola e commento in A. Marza], L a e n s e n a n -
z a d e A m e n e n o p e y Madrid 1965.

6 5 . Sì veda K.F.D. R ò m b d d ,Wcge der Weisheit, Die Lehren Amenemopes und Proverbien 2 2 ,
17 -2 4 ,2 2 , Berlin 1989, spec. 1 5 1 - 1 8 1 . 66 Cfr. W. McKane, op. ciLt n o - 1 1 7 .
67. Traduzione italiana con introduzione e note in E, Bresciani (ed.), L e t t e r a t u r a e p o e s i a d e l ­
l 'a n t i c o E g i t t o , Torino *1990, 825-846 {«L'Insegnamento di Anekh-scesaonqi»). Inoltre si
veda, tra gli altri, B. Gemser, T h e l n s t r u c t i o n s o f * O n c h $ h e s h o n q y » a n d B i b b c a t W h d o m Lrt-
e r à t u r e , in J.L. Crenshaw (ed.), Sfwd/es, 134 -16 0 ; C. Wesrermann, W u r z e l n , 1 7 2 - 1 7 5 ; M .C .
Berrò, C o n s i d e r a z i o n i in m a r g i n e a d u n t e s t o ; A n c b s c e s c t o n q u i e d il s u o m o n d o . Egitto e il V i­
cino Oriente 5 (1982) 25-33.
68. Sebbene alcune non siano strettamente proverbiali dal punto di vista formale, Cfr. W. Me
Rane, o p . c i t .f 1 2 4 - 1 19.
So Tradizione sapienziale ed espressione letteraria

ziane, non sembra rivolto a nessuna élite di corte bensì al popolo in ge­
nere (elemento confermato dallo spiccato sapore rustico dell'opera).
L'alto grado di religiosità e il carattere pessimistico di quest’opera l’av­
vicinano ai Proverbi e a Qohelet.

L e t t e r a t u r a di d is p u t a . I mutamenti politici negativi che segnarono la so­


cietà egiziana, insieme ai corrispondenti disagi sociali, ehbero una pro­
fonda ripercussione nella letteratura di disputa, caratterizzata in gene­
rale dalla sfiducia nello stato delle cose, dal pessimismo socio-politico e
dalla ricerca di soluzioni individuali per ottenere il benessere a qualsiasi
prezzo. Ci limiteremo a quattro esempi significativi: L a m e n t a z io n i d i
K h a k h e p e r r a s e n e h , D is p u t a tra u n u o m o e la su a a n i m a y R a c c o n t o d e l
c o n t a d in o e l o q u e n t e e C a n to d e W a rp is ta ,
La prima opera (Bresciani 118 -12 1) adotta la forma di un dialogo tra
un uomo e il suo io. Il protagonista esprime una critica del linguaggio di
bruciante attualità: l’uso quotidiano delle parole ne logora i) significato
e rende difficile la comunicazione. Bisognerebbe fare a meno del con­
sunto linguaggio degli antenati e inaugurarne uno nuovo! In alcuni mo­
menti le lamentele dell autore ricordano lo scetticismo di Qohelet sulla
possibilità di trovare alcunché di nuovo sotto il sole (cfr. E c c L 1,9):
«Ciò che è stato detto, sarà ripetuto». La comparazione con Qohelet
potrebbe essere ampliata con numerosi esempi. La D is p u t a tra u n u o m o
e la su a a n im a (Bresciani 19S-205; ANET 405-407) affronta il tema
deH’opportunità del suicidio quando le circostanze si fanno compieta-
mente avverse. Di fronte alla successive proposte del protagonista l’ani­
ma gli suggerisce, tra altre possibilità, il rifugio nei piaceri. Il R a c c o n t o
d e l c o n t a d in o e l o q u e n t e (Bresciani 146-161; ANET 407-410) affronta
in modo pessimistico il tema deUingiustizia sociale. Il C a n t o d e ll'a rp is ta
(Bresciani 206 s.j ANET 467) esorta al godimento del momento presen­
te, poiché nessuno può portare con s é nulla nell’altra vita e nessuno ha
mai fatto ritorno dall’aldilà. Perche perdere tempo nella costruzione di
monumenti funebri in memoria di coloro che non sono più, quando il
trascorrere del tempo trasforma tutto in rovine? Perciò: «Non affannare
il tuo cuore, finché venga per te quel giorno della lamentazione».

b) M e s o p o t a m i a tlti

Come l’egiziano Onhsesonqy, le I s t r u z io n i d i S h u r u p p a k 70 costituiscono


in parte un’antologia proverbiale che ricorda, dal punto di vista forma­
ta. Si può vedere H.H. Schmid, Wesen und Geschiebte, 85-94; K.F.D. Ròmheld, Dìe Weis-
heitslehre, 8 3 - 1 1 1 .
70. B. Al ster>The Jnslructions of Suruppak. A Sunterfan Proverb Collectinn, Copenaghen 1974.
Storia della ricerca Si

le, gli omologhi egiziani. Al di là di questa comunanza di caratteristiche


formali nella coltivazione della letteratura gnomica, la Mesopotamia si
distingue dalbEgitto in ciò che concerne la letteratura di disputa e in
particolare in quelle opere che, affrontando una problematica analoga a
quella del Giobbe biblico, considerano esplicitamente il problema della
teodicea.
In L iid lu l b è l n è m e q i («Voglio lodare il Signore della sapienza», Ca­
stellino 4 7 8 -4 9 Z ; ANET 596-600) sono narrate le sventure di un ricco,
la perdita del suo patrimonio, la sua infermità e la conseguente emargi­
nazione sociale. La sua sofferenza psicologica è profonda poiché egli
ignora ciò che è gradito al suo Dio: infatti ciò che è gradito a una perso­
na può offendere il suo Dio e, inversamente, ciò che un uomo disprezza
può essere gradito alla divinità. Come possono gli uomini apprendere la
via del bene? Chi può conoscere la volontà degli dèi?
Il dialogo tra un sofferente e un suo amico nell’acrostico intitolato T e o ­
d ic e a b a b ilo n e s e (Castellino 493-500; ANET 601-604) ricorda in qual­
che modo i dialoghi di Giobbe. Nell’opera vengono crudamente esposti
il remoto silenzio degli dèi e I imperscrutabilità dei loro disegni che ren­
dono Puomo incline all’ingiustizia. Come il personaggio biblico, il pro­
tagonista di quest’opera proclama la propria innocenza e protesta di
fronte all’amico per quello che considera un sopruso disumano da parte
dèi. Tuttavia, a differenza di Giobbe, egli si umilia davanti agli dèi
e ne invoca J aiuto.
Nel D ia lo g o p e s s im is ta tra p a d r o n e e s e r v o (Castellino 501-508; ANET
600-601) un servitore e il suo fattore conversano sulla felicità umana e
ciò che può procurarla. Cosi viene passato in rassegna tutto ciò che, di­
remmo oggi, «dà un senso alla vita» o che «ci realizza come uomini».
La drammatica lucidità del fattore è compensata dall’astuto e quasi
comico servilismo del servitore. Tuttavia nel finale il giudizio sulla real­
tà intera trasuda pessimismo: data Pinettitudine della realtà a corrispon­
dere in modo adeguato e soddisfacente alla ricerca da parte delPuomo
della bontà, la cosa migliore per quest’ultimo è «lasciare che gli spezzi­
no il collo e lo gettino nel fiume».
La profonda intonazione religiosa dei C o n s ig li d i s a p ie n z a 71 e riscon­
trabile non solo nel contenuto di alcune sue parti (onestà nello svolgi­
mento della funzione pubblica; probità di linguaggio; amore per i nemi­
ci), ma anche nella pietà che ispira molte motivazioni. Nei C o n s ig li la
forma imperativa prevale su quella argomentativa e questo aspetto li av­
vicina alle istruzioni egiziane.
L’opera aramaica D e t t i d ì A h i q a r 7'L fu scritta nei secoli v o i v a.C. La
7 1. Castellino 5 1 1 - 5 1 5 (ANET 426-427); c£r. inoltre W. McKane, op. c i t 1 5 3 -15 6 .
72. A N E T 4 2 7 -4 3 o. Ampio studio in W. McKane, op. cit., 15 6 -18 2 ; cfr. inoltre E. Martmez
8z Tradizione sapienziale ed espressione Letteraria

sua somiglianza con Onhsesonqy non consente di catalogarla come una


pura e semplice istruzione. Pur composta da un uomo di stato, Ahiqar,
per educare il proprio erede, alcune istruzioni sono di carattere generale
e persino inadatte per chi aspira a diventare v is ir . In alcuni casi la torma
imperativa nella seconda persona del singolare cede il passo alla forma
iussiva in terza persona, trasformando l’istruzione in esortazione. La pro­
fondità religiosa e la serietà etica di quest’opera sono sorprendenti.

3. S a p ie n z a e a p o c a littic a

Il rapporto tra la profezia tarda e 1 apocalittica è stato individuato da tem­


po. Sebbene la profezia sia scomparsa nel periodo postesilico, alcune sue
rappresentazioni sopravvissero e furono rielaborate dalla nascente apo­
calittica.73 La tesi secondo cui l’apocalittica affonda la proprie radici es­
senzialmente nel pensiero sapienziale è del pari già classica: il gusto dei
sapienti per la pseudepigrafia è coltivato dall’apocalittica, i cui presunti
autori sono sapienti (D a n , 1,3 ss.; 2,48) o scribi (Esdra); l’universalismo
e l’individualismo dell’apocalittica hanno il loro modello nella sapienza;
il determinismo storico dell’apocalittica, con la sua suddivisione della
storia in periodi, trova le proprie corrispondenze nel pensiero sapienzia­
le orientale che assegna un tempo prefissato a tutti gli eventi, essendo
compito dei sapienti riconoscere i tempi opportuni; la sapienza e l’apo­
calittica, inoltre, condividono la preoccupazione per la teodicea.74
In un articolo recente Gammie delinca altri possibili punti di contatto
tra la sapienza e l’apocalittica.75 Egli individua tre aree: famiglia, mo­
narchia e infine Israele e le nazioni. Secondo la sapienza antica il n u c l e o
fa m ilia r e , prima della crisi provocata dall’influsso della cultura ellenisti­
ca, costituiva tra le altre cose un elemento essenziale in appoggio alla
giustizia divina. Fino alPawento del periodo ellenistico l’idea di solida­
rietà familiare giocava un ruolo importante tra i sapienti come mezzo
per far fronte alla minaccia di un universo caotico, in cui fosse permessa
la sofferenza del giusto e la prosperità del malvagio. Di fronte alla mi­
naccia di questa anomia i sapienti si sforzarono di spiegare che, anche
Borobio, Libro arameo de Ajicar, in A. Diez Macho (ed.), Apócrijos del Antiguo Testamemo
III, Madrid 1^82,, 16 9 -18 7; K.F.D. Ròmheld, Die Weisheitslehre, 1 1 3 - 1 2 1 . Un’edizione italia­
na della versione siriaca, con introduzione e note, è stata curata da F. Pennacchietti per il voi.
i deeli Apocrifi dell’Antico Testamento editi da P. Sacchi (Torino 19 8 1, 51-95).
73. Si veda soprattutto P.D. Hanson, The Datari o f Apocalyptic, Philadelphia 1983; inoltre D.S.
Russell, L ’apocalittica giudaica (zoo a.C, - 100 d.C.), Brescia 19 9 1.
74. La tesi è argomentata da G. von Rad, Teologia Aèli Antico Testamento, n. Teologia delle tra­
dizioni profetiche d ’Israele, Brescia 1974, 356-364. Critica questa posizione W. Schmithals,
L ’apocalittica. Introduzione e interpretazione, Brescia 1976, 1x 7 - 112 .
75. j.G . Gammie, F r o m F r u d e n t i a li s m to A p o c a l y p t ì c i s m j in J.G. Gammie - L.G. Perdile (edd.),
T h e S u g e , 479-497. Ci atterremo in larga misura a questo lavoro.
Storia della ricerca 83

se un individuo iniquo fosse stato temporaneamente esente dal meritato


castigo, questo si sarebbe abbattuto presto o tardi sulla sua discendenza
(cfr. E s . 20,5-6; P r o v . 21,12; G ì o b . 15,34-35; 4 1,11-13 ). Da un al­
tro punto di vista il figlio ha il dovere di vendicarsi dei nemici del padre
e rimeritare i favori degli amici (Sò*. 30,6). Questa visione ideologica
della vita della famiglia cercava di rispondere alle accuse d'ingiustizia ri­
volte a Dio (teodicea). Tuttavia nel periodo postesilico, soprattutto a
causa del trionfo dell’individualismo, l’ideologia familiare cominciò a in­
crinarsi e i libri sapienziali non ricorsero più a essa, mentre si andava
affermando la fede nella sopravvivenza ultraterrena. La famiglia come
unità sociale non era più centrale nella difesa della giustizia divina per­
ché nell’altra vita sarebbero state compensate le sofferenze del mondo
presente. Da qui provengono certe affermazioni di alcuni scrittori tardi:
«Non desiderare molti figli buoni a nulla... È meglio morire sterile che
avere discendenti arroganti» (S ir . 16,1-3); «Beata la sterile irreprensibi­
le... e l'eunuco che non si è macchiato le mani d’miquira» (S a p . 3 ,1 3 ­
14); «Meglio essere senza figli e avere la virtù» {S a p . 4,1). Queste e altre
affermazioni analoghe erano impensabili nella sapienza antica.
Anche per quanto riguarda i r e si può osservare un significativo spo­
stamento d’accento. Il re e il suo governo giusto occupavano una posi­
zione privilegiata nel quadro dell’ordine divino della creazione (cfr. P r o v .
25,2-3). Col passare del tempo, tuttavia (specialmente dopo il crollo del­
la monarchia), l’ideologia regale cominciò a declinare tra i sapienti a fa­
vore dell’eternità della sovranità divina. Ciononostante gli apocalittici si
spinsero oltre fino ad affermare che il regno eterno sarebbe stato trasfe­
rito da Dio a «uno dall’aspetto di figlio d'uomo» e «al popolo dei santi
deirAltissimo» (cfr. D a n . 7,13.27). Anche dal punto di vista dell’ideolo­
gia monarchica, dunque, si riscontra uno spostamento della sapienza
verso concezioni di tipo apocalittico.
Nell’insegnamento dei sapienti su Is ra e le e le n a z io n i si nota una fe­
calizzazione dell’interesse per l’identità nazionale articolato in tre fasi:
la sapienza personificata stabilisce definitivamente la propria dimora in
Israele (cfr. S t r . 24); l’ascesa delle altre nazioni in questo mondo cesserà
a vantaggio della preminenza del popolo di Dio nel mondo futuro; il re­
sto delle nazioni sono idolatre. La storicizzazione della sapienza nel Si­
racide (il suo vincolo definitivo con Israele) è definita da Gammìe «pro-
fetizzazione» della sapienza, appunto per via delle affinità con la teolo­
gia profetica dell’elezione. Il processo in virtù del quale viene messa a
fuoco la visione d'Israele come regno dei santi dell’Altissimo può essere
descritto come «escatologizzazione» della sapienza. La natura idolatrica
del resto delle nazioni (cfr. S a p . 11,15 -15 ,19 ) non è che un corollario
dell’esclusivismo nazionalista d’Israele. Come nell’antica sapienza vi fu
84 Tradizione sapienziale ed espressione letteraria

un dualismo etico espresso nel binomio «giusto-malvagio», così l'iden­


tità nazionale d’Israele sfociò in un dualismo storico e cosmico: Israele
come erede legittimo del futuro regno di Dio (con la conseguente emar­
ginazione dei restanti regni empi); la decadenza del mondo presente e la
messa in risalto del mondo futuro.
Pur condividendo, in generale, l’analisi di Gammie, riteniamo che egli
non arrivi a chiarire del tutto i possibili punti di contatto tra il dualismo
cosmico elaborato dal pensiero apocalittico e la sapienza. Ancora una
volta dobbiamo rifarci all’importanza della teologia della creazione nel
mondo dei sapienti.76 Non risulta eccessivo asserire che i sapienti ope­
rano chiaramente all’interno della teologia della creazione e che la teo­
logia dei sapienti è essenzialmente teologia della creazione. Né dobbia­
mo ritenere che si tratti di una «vocazione tarda» della sapienza. Lo
stesso binomio «giusto-malvagio», indubbiamente antico nel campo sa­
pienziale,77 corrisponde all’idea di ordine giusto e alla fede in una crea­
zione morale che retribuisce le buone azioni allo stesso titolo delle cat­
tive. La profezia, invece, si manteneva in un ambito di riferimenti storici
(non assimilati dalla sapienza almeno fino al Siracide e alla Sapienza):
elezione e alleanza. Di fronte al fallimento storico d’Israele i profeti spe­
rano in un nuovo Davide, una nuova Gerusalemme e una nuova allean­
za. Poiché il presente si fa oscuro a causa dell’apostasia d’Israele, il pro­
fetismo cerca la nuova salvezza nel futuro. I profeti, dunque, coltivano
una «teologizzazione del pensiero storico». Persino le sezioni inniche
sulla creazione di Isaia sono intese in funzione della storia. Ovviamente
nessuno può negare che Escatologia profetica abbia fornito agli apoca­
littici materiale utile per elaborare il proprio schema dei tempi futuri.
Tuttavia la teologia sapienziale della creazione presenta un quadro idea­
le per la comprensione del nuovo eone apocalittico. In effetti col passare
del tempo si fece strada tra i sapienti il ragionevole dubbio che il mondo
non corrispondesse adeguatamente alla condotta umana. In alcuni di­
scorsi di Giobbe sembra di poter cogliere il sospetto che una sorta d’in­
giustizia si annidi nell’ordine naturale (cfr. 1 4 , 7 - 1 2 ) . Sarà Qohelet, tut­
tavia, a descrivere tragicamente il monotono andare e venire delle cose
senza che appaia l’esistenza di un progetto sul cosmo (cfr. 1,4-7). Sulla
base di queste prospettive pessimiste non sorprende che la speranza
delle successive generazioni di scribi si concretizzi nella possibilità (sem­
pre aperta all’onnipotenza di Dio) che questo cosmo decaduto ceda il
posto a un nuovo ordine cosmico, retto dalla torà, in cui i giusti possa­
no prosperare liberati dalla contaminazione degli empi. L ’esistenza della
76. Al riguardo v. L, Bostrom, The God of thè Sages, Stocktiolm 1990, 47-140 .
77, Si tratta di una tipologia comune al pensiero israelita e alle letterature deirEgicto e della M e-
sopotamia.
Bibliografia commentata 85

corruzione umana (dualismo etico) responsabile in ultima analisi delia


degenerazione del creato, non avra ragion d’essere tra ie possibilità del­
la nuova creazione (dualismo cosmico). Tuttavia questo percorso di ri­
cerca necessita di ulteriori approfondimenti.

IV. B IB L IO G R A F IA C O M M EN TA TA

C o m e nei c a p ito li s u c c e s s iv i, si p r e s e n ta q u i u n a s c e lta d e g ii stu d i più i m p o r t a n t i


sul te m a , a c c o m p a g n a t i d a un b re v e c o m m e n to e v a lu ta z io n e c r i t i c a ,
C re n sh a w , J .L ., Old Testament Wisdom. An Introduction, A tla n ta 1 9 8 1 . Q u e ­
s to n o to e p r e s tig io s o e s p e rto d e lla le tte r a tu r a s a p ie n z ia le b ib lica o f fr e u n ’o p e r a
e s e m p la r e , s u g g e s tiv a e m a t u r a . D o p o u n a p rim a p a rte d e d ic a ta al m o n d o d e lla
s a p ie n z a e a lla tr a d iz io n e s a p ie n z ia le , egli a f f r o n ta la p r e s e n ta z io n e dei lib ri s a ­
p ien ziali in c lu d e n d o a n c h e i sa lm i d id a s c a lic i. D u e c a p ito li fin ali s u ll’e re d ità d e lla
s a p ie n z a , c o n e cce lle n ti s u g g e s tio n i, e sulla le tte r a tu r a s a p ie n z ia le e g iz ia n a e m e -
s o p o ta m ic a c o n c lu d o n o q u e s t'o ttim o la v o ro .
C r e n s h a w , J . L . (e d ,), Studies in Anctent ìsraeltte Wisdom, N e w Y o r k 1 9 7 6 . Si
t r a t t a di u n a c o m p ila z io n e c o n tr a d u z io n e dei testi o r ig in a r ia m e n te n o n in in g le ­
se dei m ig lio ri a r tic o li, a g iu d iz io d e ll’e d ito re , su lla sa p ie n z a p u b b lic a ti fino a lla
d a t a d i e d iz io n e . A p re il v o lu m e un e c c e lle n te prolegomenon, in cu i il c u r a t o r e
p re s e n ta un c o m p e n d io m o lto b en e l a b o r a t o dei c o n te n u ti d ella tr a d iz io n e s a p ie n ­
z ia le b ib lica . L 'o p e r a c o m p r e n d e v e n tis e tte a rtic o li firm a ti, tra gli a ltr i, d a A l o n ­
so S c h ò k e l, A l t , C r e n s h a w , D i L e i l a , P o h r e r , G o rd is , M u r p h y , S k e h a n , T e r r ie r i ,
v o n R a d , W h y b r a y , Z im m e r h , e c c ,
D u e s b e rg , HL - F r a n s e n , L , Les scribes inspirés, P a r is * 1 9 6 6 . È un l a v o r o e c c e l ­
le n te d iv e n u to m e r ita ta m e n te un c la s s ic o . O p e r a c o m p le ta ed e r u d ita , p r e s e n ta
un e s a m e a p p r o f o n d ito d ella l e tte r a tu r a sa p ie n z ia le d ’I s r a e le , cu i si a g g iu n g e u n a
e s p o s iz io n e d e lla sa p ie n z a d ’ E g itto e d ella M e s o p o t a m i a , o ltre a d u e c a p i t o l i fi­
nali sul « p e s s im is m o is p ir a to » e «i m iste ri salv ifici d ella s a p ie n z a » . L ’o p e r a c o n ­
s e r v a la p r o p r ia g r a n d e u tilità m a lg r a d o la f a r r a g in o s ìtà degli a u t o r i e a lc u n e
o p in io n i d a t a t e .
G a m m ie , J .G . - P e rd u e , L .G . ( e d d .), The Sage in Israel and thè Ancient Near
East, W i n o n a L a k e 1 9 9 0 . Il lib ro è u n ’a m p ia o p e r a c o lle ttiv a alla q u a le h a n n o
c o n tr ib u ito i m ig lio ri s p e c ia lis ti s ta tu n ite n s i in le tte r a tu r a s a p ie n z ia le . C o n s t a di
sei p a r ti: 1 . il s a p ie n te n ella le tte r a tu r a del V ic in o O r ie n te a n tic o (sei c o n t r i b u t i ) ;
%. sedi so cia li e fu n z io n i dei sa p ie n ti (n o v e c o n tr ib u ti); 3 . il s a p ie n te n ella l e t t e r a ­
tu ra s a p ie n z ia le d ella B ib b ia e b r a ic a (sei c o n tr ib u ti); 4 . il s a p ie n te in a ltri te s ti
b ib lici ( q u a t t r o c o n tr ib u ti); 5 . il s a p ie n te tra l’e p o c a p r e c e d e n te la c h iu s u ra del
c a n o n e e b r a ic o e il p e rio d o p o s tb ib lic o ( o t t o c o n t r i b u t i }; 6 . l’ u n iv e rso s im b o lic o
del s a p ie n te ( t r e c o n tr ib u ti). U n a r ic c a b ib lio g ra fia e q u a t t r o a m p i in d ici c h i u d o ­
n o q u e s t’o p e r a in d isp e n sa b ile .
C o s e , H ., Lehre und Wirklichkeit in der alten Weisheit, T iib in g e n 1 9 5 8 . N e lla
p rim a p a r te del lib ro , g ià d iv e n u to un c la s s ic o , in tito la ta « L ’ in s e g n a m e n to s a p ie n ­
z ia le c o m e te n ta tiv o d ’ in te r p r e ta z io n e del m o n d o c o m e o r d i n e » , l’ a u to r e m e tte a
c o n f r o n t o la d o ttr in a d ella maat d eg li in se g n a m e n ti e g iz ia n i c o n la p e r c e z io n e
8 6 1 radizione sapienziale ed espressione letteraria

d e l m o n d o c o m e o r d in e e sp re ssa p a r tic o la r m e n te dai P r o v e rb i. L a s e c o n d a p a r te


è d e d ic a ta a l lib ro di G io b b e» del q u a le l’a u to r e c e r c a di d e d u r r e il g e n e re d 'a p ­
p a r te n e n z a e lo s c o p o su lla b ase di u n 'a n a lis i d e ll’a n a lo g a le t t e r a t u r a s u m e r o -
a c c a d ic a . -
M u rp h y , R .E ., Wisdom Literature (F O T 'L x m ) , G ra n d R a p id s 1 9 8 1 . È il v o ­
lu m e X III» p r im o in o r d in e di p u b b lic a z io n e , d ella p re s tig io s a c o l l a n a « T h e T o rm s
o f th è O ld T e s ta m e n e L ite r a tu r e » ed ita a c u r a di R K m e rim e G ,M . T u c k e r . P u r ­
t r o p p o , m a in o s s e q u io al c a n o n e p r o t e s t a n t e , l’o p e ra n o n c o m p r e n d e il S ira c id e
e la S a p ie n z a ; in c o m p e n s o s o n o p re se n ti R flt, E s te r e il C a n t i c o ( ! ) . L a p r e s e n ­
ta z io n e dei d iv ersi libri biblici seg u e g e n e ra lm e n te u n o ste s s o s c h e m a : 1 . il lib ro
in sé ( s t r u t t u r a , g e n e r e , a m b ie n te v ita le , in te n z io n e ); 2 . sìn g o le u n ità , in cu i v e n ­
g o n o e s p o s te le c a r a t t e r i s ti c h e di c ia s c u n a p e ric o p e ( s t r u t t u r a , g e n e r e , a m b ie n te
v ita le e in te n z io n e ). N o n si t r a t ta q u in d i di un c o m m e n to m a di u n o s tu d io s t r e t ­
ta m e n te f o r m a le .
P r e u s s , H .D ., Eìnfuhrung in die alttestamentlìche WeisheitsliLeratur, S tu ttg a rt
1 9 8 7 . È u n ’in tr o d u z io n e m o lto a g g io r n a la a lia le tte r a tu r a s a p ie n z ia le . A lla p r e ­
s e n ta z io n e tr a d iz io n a le dei c in q u e lib ri sa p ie n z ia li P reu ss a g g iu n g e d u e c a p ito li
su «il p e n s ie ro s a p ie n z ia le al di fu o ri della le tte r a tu r a s a p ie n z ia le » e « r u o lo t e o ­
lo g ic o d ella le tte r a tu r a s a p ie n z ia le d e ll’A n tic o T e s ta m e n to » .
S h e p p a r d , G .T ., Wisdom as a Hermeneutical Construct ( B Z A W 1 5 1 ) , B e rlin -
N e w Y o r k 1 9 8 0 . T e n e n d o c o n t o d e ll’ in d u b b io in flu sso e s e r c ita to d a lla s a p ie n z a
s u ll’in te r o corpus d ella S c r i t t u r a , l’a u to r e si p ro p o n e dì e s a m in a r e la fu n z io n e le t­
te r a r ia e te o lo g ic a d e lla s a p ie n z a n el p e r io d o esilico e p o s te s iìrc o . P a r t e n d o d a l­
l’ a n a lis i del m a te r ia le sa p ie n z ia le c a n o n ic o ed e x t r a c a n o n i c o , egli g iu n g e a lla c o n ­
c lu s io n e ch e nel p r o c e s s o di « re d a z io n e c a n o n ic a » di a lc u n e p a rti d e ll’ A n tic o T e ­
s t a m e n t o si o s s e r v a u n in te r p r e ta z io n e in s e n s o sa p ie n z ia le di tra d iz io n i o r ig in a ­
r ia m e n te n o n s a p ie n z ia li.
S c h m id , H . H . , Wesen und Gescbichte der Wekbeit, B erlin 1 9 6 6 . S e c o n d o q u a n ­
t o a ffe rm a n e ll’in tr o d u z io n e d e ll’o p e r a , F a u t o r e c e r c a di s te m p e r a r e le a c c u s e ri­
v o lte a lla sa p ie n z a di e s s e re « u tilita r is tic a , e u d e m o n is tic a , r a z io n a lis tic a , o r ig in a ­
r ia m e n te p r o f a n a , s o lo ta r d iv a m e n te re lig io s a , a s to r ic a e a te m p o r a le » (p . 3 ) . In
v ista di c iò si p r o p o n e u n a r ic e r c a su d d iv isa in tre p a r tì: 1 . E g i t t o : fo n ti, s t r u t t u ­
r a f o n d a m e n ta le d ella sa p ie n z a e g iz ia n a , s to r ia d ella sa p ie n z a nel c o n t e s t o d ella
s to r ia d e ll’E g itto ; 2 . V L e s o p o ta m ia : fo n ti, s to r ia d ella sa p ie n z a n el p e r io d o s u m e ­
r i c o , la s a p ie n z a del p e r io d o a c c a d ic o , la c ris i d ella s a p ie n z a ; 3. Isra e le : te o lo g iz -
z a z io n e d e lla s a p ie n z a , a n tr o p o lo g iz z a z io n e d ella s a p ie n z a , e le m e n ti a n tic h i p r e ­
se n ti n ella f o r m a s to r ic o -s a p ie n z ia le t a r d a d ella sa p ie n z a is r a e litic a . L ’o p e r a si
c o n c lu d e c o n una c in q u a n tin a di p a g in e d e d ic a te alle fo n ti s a p ie n z ia li e g iz ia n e e
m e s o p o ta m ic h e . O p e r a c la s s ic a , im p re scin d ib ile .
V o n R a d , G ., La sapienza in Israele, T o r i n o 1 9 7 5 ( i a r is t. G e n o v a 1 9 9 0 ; 3* ris t.
1 9 9 5 ) . È se n z a d u b b io il m ig lio r c o m p e n d io te m a tic o d ella s a p ie n z a is ra e litic a
c o m p o s t o fin o ra . L ’a u t o r e n o n se g u e la p re s e n ta z io n e c o n v e n z io n a le dei libri s a ­
p ie n z ia li - s o l t a n t o a lla fine le d e d ic a un c a p i t o l o - m a a p p r o f o n d is c e io s tu d io
d e lla v isio n e del m o n d o e d ell’u o m o dei sa p ie n ti d ’ Isra e le . L a riflessio n e e p r o ­
f o n d a ed e q u ilib r a ta . V o n R a d ha a s s u n to r u tto lo s p irito u m a n is tic o n e c e s s a rio
p e r a f f r o n ta r e la rifle ssio n e u m a n is tic a d e ll'A n tic o T e s ta m e n to .
Bibliografia commentata 87

W e s te r m a r m , C ., Wurzcln der WeisheiL Dte àltcsten Spriiche Israels und an-


derer Vòlker, G ò ttin g e n 1 9 9 0 . C o m e s u g g e ris c e il s o t t o t i t o l o , l’o p e r a e i n c e n t r a ­
ta e s s e n z ia lm e n te sul lib ro dei P ro v e rb i* W e s te r m a n n s tu d ia le f o rm e p r o v e r b ia li
m e r a m e n te e s p o s itiv e o d ic h ia ra tiv e {Au$$agespmche}> le is tru z io n i im p e ra tiv e e i
p o e m i, e infine il p a s s a g g io dal d e tto sa p ie n z ia le ( Weìsheitssprucb) al p o e m a d i­
d a s c a lic o (Lehrgedicbt). I 'a u t o r e d e d ic a un c a p ito lo ai d e tti sa p ie n z ia li a ttr ib u iti
a G e sù e un a l t r o al r a p p o r t o D i o - u o m o n e ll’a n tic a sa p ie n z a p ro v e rb ia le . L ’o p e ­
ra te r m in a c o n u n ’a p p e n d ice su lla le tte r a tu r a p ro v e rb ia le di S tim e r, E g i t t o , di a l­
tri p o p o li a fric a n i e di S u m a tr a .
W h y b ra y , R .N ., The ìntellectual Traditian in thè Old Testameli (B Z A W
1 3 5 ) , B e rlin - N e w Y o r k 1 9 7 4 . L ’o p e r a è e sse n z ia lm e n te u n o s tu d io su lla t e r m i ­
n o lo g ia d e lla s a p ie n z a n e ll’A n tic o T e s ta m e n to , in p a r t i c o l a r e sui lessem i hàkàm e
hokmà. L ’a u t o r e in te n d e r a g g iu n g e re il n u cle o e sse n z ia le di c iò c h e in te n d e l’ A n ­
tic o T e s t a m e n t o q u a n d o p a rla di « s a p ie n ti» e « s a p ie n z a » . A n c h e se a lc u n e s u e
c o n c lu s io n i s o n o s ta te d u ra m e n te c r i t i c a t e , l’o p e r a ha t r a c c i a t o un s o lc o i m p o r ­
ta n te p e r u lte r io ri a p p ro f o n d im e n ti p iù rig o ro s i sul p ia n o m e to d o lo g ic o .
Parte seconda

I libri sapienziali
Dopo l’esposizione delle principali questioni riguardanti il ricco e com­
plesso mondo della sapienza d’Israele, in questa seconda parte vengono
studiati gli scritti biblici che costituiscono i cosiddetti libri sapienziali,
ovvero il libro dei Proverbi, il libro di Giobbe, PEcclesiaste o Qohelet,
l’Ecclesiastico o Siracide e il più recente di tutti, il libro della Sapienza.
Lo studio di ciascun’opera letteraria segue uno schema generale artico­
lato in cinque grandi questioni: dati generali, aspetti letterari, contenuto
del libro con particolare attenzione agli aspetti religiosi e teologici, al­
cune osservazioni sulla storia della ricerca insieme airesposizione di ta­
luni problemi ancora aperti, e un’ultima sezione dedicata al commento
della bibliografia più autorevole.
C a p i t o l o III

Il libro dei Proverbi

I. IL LIB R O

Bibliografia: L . A lo n s o S cb ó k el - J . V iìc h e z L m d e z , 7 Proverbi, R o m a 1 9 8 8 ; É .


B eau cam p , / Sapienti d'Israele 0 il problema dell’impegno ^ C im s e llo B a ls . 1 9 9 1 ,
9 - 6 7 ; O . E is s f e ld i, Introduzione all'Antico Testamento 11, B re s c ia 1 9 8 2 , 2 8 9 - 3 0 0 ;
R . M ic h a u d , Proverbi e Giobbe , M ila n o 1 9 9 0 , 5 7 - 8 3 ; A , R o c c a t i , Sapienza egi-
ziay B r e s c ia 1 9 9 4 ; J .A . S o g g in , Introduzione all1A.T., B re s c ia ^ 1 9 8 7 ., 4 6 9 - 4 7 2 .

i. T ito lo d e l lib ro

Come qualsiasi opera moderna questo libro ha un titolo: m iè le s el ó m ó h


«Proverbi di Salomone». Si deve riconoscere che il termine italiano «pro­
verbi» corrisponde solo approssimativamente all’ebraico m esa lim i ma in
ciò seguiamo la tradizione greco-latina: 1 LXX traducono P a ro im ia i e la
V u lg a ta L i b e r p r o v e r b i o r u m . I primi scrittori cristiani chiamavano que­
sto libro, come anche l’Ecclesiastico e la Sapienza, S o p h ia «sapienza». È
probabile che questa denominazione risalisse a circoli giudaici.

2 . T e s t o e v e r s io n i

Il libro dei Ptoverbi fu composto in ebraico classico. Per la maggior par­


te il testo è chiaro. Il maggior numero di errori è riscontràbile nei capp.
10-31. Questi errori risalgono generalmente a copisti e sono imputabili
in parte alla loro ignoranza della tematica dell’opera e in parte alla li­
bertà con la quale manipolavano le opere loro affidate. Contrariamente
a quanto accade nei LXX non sembra che gli errori corrispondano a in­
tenti di normalizzazione teologica o etica. D’altra parte il carattere pre­
valentemente non teologico del libro e, di conseguenza, la natura meno
sacra e autoritativa rispetto alla torà e ai profeti favorirono Pintrusione
di errori.
1. Il termine ebraico si riferisce m generale a un morto arguto o enigmatico, indipendentemen­
te dalla sua estensione e dalle sue caratteristiche formali. Può corrispondere ai termini italiani
«detto», «sentenza», «epigramma», «aforisma», «parabola», «oracolo», ecc. Si veda al p ro­
posito O. Eissfeldt, Der Maschal im Alten Testament (BZAW 24), Berlin 1 9 1 3 ; A.H . Godbey,
The tlebrew NLdhh A JSL 39 (19 2 2 -19 2 3 } 89 -108; A.R, Johnson, ntsl (VTS ni), Leiden 19 5 5 ,
16 2 -16 9 . Più recenremente W. McKane, Proverbs (OTL), London 19 7 7, 22-33.
9 2 , Il libro dei Proverbi

Le versioni conservate sono quella dei LXX, la più antica e preziosa/


la Peshitta siriaca, il Targum aramaico, frammenti di altre traduzioni gre­
che (Aquila, Simmaco, Teodozione) e la V u lg a t a . La versione dei LXX
rappresenta in generale un testo più antico di quello ebraico sul quale si
basa il T.M. Tuttavia, anche se in alcuni casi consente di correggere al­
cuni punti oscuri del testo ebraico, in generale è caratterizzata da una
cattiva traduzione,3 omissioni, aggiunte,4 varianti e un ordine diverso
rispetto al T.M.5 Tutti questi fenomeni rivelano come il testo ebraico
fosse ancora poco stabilizzato quando fu compiuta la traduzione: Patti-
vita editoriale e il processo creativo non erano ancora conclusi. Intere
sezioni potevano cambiare di posto e addirittura si potevano aggiungere
nuovi proverbi sia nell’originale ebraico sia nella traduzione greca.
La Peshitta presenta un testo sorprendente per la mescolanza di le­
zioni accolte: talora coincide con l’ebraico contro i LXX, talaltra il con­
trario. Non è possibile sapere con certezza se il traduttore o i traduttori
si siano basati su una di queste due tradizioni testuali escludendo l’altra
oppure se ulteriori traduttori corressero, sulla base dei LXX, una ver­
sione originariamente condotta sul testo ebraico. Pare che il Targum si
basi sul testo siriaco, benché non si possa escludere che in alcuni casi ri­
salga al testo ebraico. La V u lg a ta segue in genere assai da presso il T.
M., quantunque in alcune aggiunte testuali sembri avere di fronte la V e-
tu s L a t in a , basata sul greco.

3. P o s iz io n e n e l c a n o n e

Il libro dei Proverbi appartiene alla terza parte del canone giudaico, gli
«scritti» (k et u b i m ). Tuttavia, stando ad alcune autorità rabbiniche, sem­
bra che il cammino verso il suo riconoscimento come libro ispirato sia
stato alquanto accidentato. Nel cap. 1 degli A b o t d e - R a b b i N a t a n si leg­
ge: «All’inizio si diceva che Proverbi, Cantico dei cantici ed Ecclesiaste
erano (libri) apocrifi che adottavano un linguaggio metaforico e non fa­
cevano parte delle Scritture. (Le autorità religiose) decisero di escluderli
(e mantennero questo giudizio) finché vennero gli uomini della grande
assemblea e li interpretarono».6 Alcune contraddizioni apparenti, come
quella di 26,4-5, e testi come 7,7-2o, tali da ferire certe sensibilità, osta­
colarono un pacifico ingresso nel canone. La spinta definitiva la ricevet­
te probabilmente dalla presunta paternità salomonica. Il libro dei Pro-
i . Dalla quale dipendono probabilmente la versione copta e la siro-esaplare.
3. È possibile che in alcune circostanze il traduttore non abbia compreso il testo ebraico.
4. Non solo di doppioni, ma anche di materiale del tutto originale,
5. Per tutto quanto riguarda il testo dei L X X dei Proverbi si veda W. M ettane, op. cit., 33-47
6. Traduzione di M .A . N avarro, Abot de Rabbf Natan, Valencia 19 8 7 , 3Z.
Dimensione letteraria 93

verbi è citato una ventina di volte nel Nuovo Testamento: ciò indica il
grande prestigio raggiunto dal libro sul piano sia popolare sia ufficiale.

II. D IM EN SIO N E LETTERARIA

j . P rim e im p r e s s io n i s u i P r o v e r b i

À qualsiasi lettore dotato di un minimo di perspicacia e con un certo gu­


sto letterario di fronte alla lettura continuata di questo libro non sfug­
girà, di primo acchito, la differenza tra i primi nove capitoli e il resto del­
l’opera (soprattutto i capp. 10-29). Mentre nel primo blocco predomina
^esposizione tematica in unità piuttòsto estese, nei capp. 10-29 prevale
il proverbio isolato. In altre parole, il libro presenta una notevole varie­
tà sul piano formale.
Inoltre saltano all’occhio le informazioni contenute in alcune intesta­
zioni. L’opera inizia ricordando Salomone come autore del libro, attri­
buzione ripetuta in 10,1 e 25,1. Tuttavia in 22,17 si parla di «parole dei
sapienti» e in 24,23 si presentano al lettore «altre (massime) dei sapien­
ti». In 30,1 vengono citati i proverbi di un certo Agur e in 3 1,1 quelli di
un non meglio precisato Lemuei. Che dire allora della paternità salomo­
nica ài 1,1?
Non è difficile rilevare nei Proverbi la presenza di alcuni doppioni. Si
può paragonare, tra l’altro, 18,8 con 26,22; 19,24 con 26,15; 20,16 con
27,13; 21,9 con 25,24; 22,3 con 27,12. Fatta eccezione per alcune va­
rianti puramente lessicali, in tutti questi casi siamo di fronte alla ripeti­
zione dello stesso proverbio. Com’è possibile che ciò sfuggisse a un ipo­
tetico autore unico?
Tutti questi dati (e alcuni altri non così evidenti a prima vista) metto­
no seriamente in discussione la paternità unica del libro dei Proverbi,
Torneremo più avanti su questo problema.

2. A s p e t t i le t t e r a r i 7

a) II p a r a lle lis m o

Nel libro dei Proverbi risalta la varietà e la ricchezza delle forme lettera­
rie. In 10,1-22, 1 6 e nei capp. 25-29 con pochissime eccezioni predomi­
na il proverbio composto da un solo verso con i due emistichi articolati
in parallelismo. Ciascun proverbio, generalmente indipendente da quelli
vicini, costituisce un’unità autonoma. Rari sono 1 proverbi raggruppati
tematicamente come ad esempio 12,17-23 (pregi e difetti del parlare) e
di 16,10-15 (sulla figura del re). Come si è già osservato, il proverbio
7. Si veda R.E. Murphy, Wisdom Lìterature (FO TLxin), Grand Rapìds 1:981, 50 -51; G. ven
Rad, Sapienza, 13 53; L. Alonso Schòkel - J. Vilchez Linde/,, / Proverbi, 78-81.
94 Il libro dei Proverbi

formato da un solo stico presenta il parallelismo semantico: il secondo


emistichio può ripetere il contenuto del primo (parallelismo sinonimi­
co),8 può contrapporvisi (parallelismo antonimico o antitetico)9 o pro­
lungarlo (parallelismo sintetico o progressivo).11 Nei capp. 10-15 e 2-8­
29 predomina la forma antitetica; al!1inizio del cap. 10 s’impone la for­
ma sinonimica.
Una delle forme più comuni di parallelismo sintetico e il paragone for­
male («come... così») molto frequente nei capp. 25-26.1[ Sue varianti sti­
listiche sono le forme «meglio.,, piuttosto che»11 e la comparazione «tan­
to più»13 (o «tanto meno»). Da tutto questo materiale si ricava l’im­
pressione che, benché in origine si trattasse di proverbi popolari, non si
può escludere una ripresa consapevole e colta da parte di una scuola.
In 22,17-24,34 le unità sono lievemente più ampie. Si trova frequen­
temente il detto costituito da due stichi, sempre articolato in parallelismo;
il secondo, introdotto spesso dalla congiunzione «che» o «perché»,'4 co­
stituisce di solito la motivazione del primo.1516 Nel blocco ricordato in
precedenza compaiono anche unità leggermente piu ampie, come 23,1-3
(avvertimento contro la ghiottoneria), 23,29-35 (le lamentazioni dell’u­
briacone) e 24,30-34 (sulle conseguenze negative della pigrizia).

b) L 'is t r u z io n e

Esaminando' i capp. 1-9 si avverte immediatamente che in questa sezio­


ne predomina la forma discorsiva, la composizione tematica, che torne­
rà nella parte finale del libro (capp. 30-31). Nei primi nove capitoli il
genere letterario adottato è quello dell’istruzione,'6 particolarmente rap­

ii. Ad es.: «È meglio comprate sapienza che oro | meglio comprare intelligenza che argento»
(16,16),
Ad es.: «La donna .saggia edifica la sua casa | la scolta la distrugge con le sue mani» (14,1).
10. Ad es.: «Quando il Signore si compiace della condotta di un uomo | lo riconcilia persmo
con i suoi nemici» (16,7).
1 1 . Ad es.: «Come il cane torna al suo vomito | così lo stolto insiste nelle sue sciocchezze» (26,
ir).
12 . Ad es.: «Meglio vivere in un angolo dei terrazzo | che in una casa grande con una moglie
litigiosa» (25,24).
13 . Ad es.i «Il sacrificio dei malvagi è esecrabile | tanto più se offerto con cattiva intenzione»
(21,27).
14. Cosi: «Non stare fra quelli che s’ inebriano di vino né tra quelli che s’ ingozzano di carne [|
perché gli ubriaconi e i mangioni s’ impoveriscono | e la pigrizia li farà vestire di stracci» (23,
10 -21).
1 j. Sulla funzione della motivazione (anche in semenze di un solo stico) e i suoi vari tipi cfr.
Ph.J. Nel, The Structure and Ethos of thè Wisdnm Admoititbns in Eroverbs (BZAW 158 ),
Berlin 198 2, 18-82.
16 . La distinzione formale più chiara tra istruzione e proverbio {o gruppo di proverbi) è che
Dimensione letteraria 95

presentato da 1,8-19; 3,1-12.2.1-35; 4; 5; 6,1-5.20-35; 7,1-5.24-27. L ’i­


struzione è leggermente indebolita in 2; 3,13-20; 6^6-11; 7,6-23. Nelcap.
2 mancano gli imperativi sostituiti da serie di protasi e apodosi.’7 Il ma-
carismo che apre la sezione 3,13-20 introduce un’unità di carattere in-
nico. Negli altri esempi citati si fa maggiore affidamento sul valore della
descrizione e sull’intento didattico anziché sull'uso dell’imperativo vero
e proprio. Negli esempi citati nel primo gruppo di testi si percepisce im­
mediatamente che l’istruzione dà ordini mediante l’uso dell’imperativo,
persuade ed esorta mentre a! tempo stesso presenta argomenti per susci­
tare l’obbedienza. Tali argomenti sono per Io piu introdotti dalla moti­
vazione «che» o «perché»,18 anche se non di rado si ricorre a congiun­
zioni finali19 o consecutive/0 L’istruzione è un genere molto noto anche
in ambiti culturali non israelitici/1
È pertanto un dato acquisito che nei Proverbi prevalgono, come ge­
neri letterari più comuni, la sentenza semplice, di uno stico (o composta
di più stichi) e l’istruzione. Sembra logico ritenere che, dal punto dì vi­
sta formale, una sentenza costituita da diversi stichi è il risultato dell’e­
voluzione di una sentenza semplice monostica mediante un processo let­
terario basato sull’associazione dì detti di contenuto simile o sulla com­
posizione a partire da proposizioni principali e subordinate. Ora sareb­
be errato supporre che l’istruzione, dal punto di vista formale, costitui­
sca pure un tipo di composizione risultante dall’evoluzione della senten­
za isolata/" L ’istruzione non può essere interpretata come agglomerato
di sentenze sapienziali poiché si tratta di un genere letterario compieta-
mente diverso dalla sentenza proverbiale/3 Un abbaglio formale di que­
sto genere ha indotto numerosi autori ad affermare che P roi\ 1-9 è la
parte più recente di tutto il libro. In realtà, ancorché quest’affermazione

mentre la prima è imperativa il proverbio è piuttosto indicativo: non esorta né persuade. Al ri­
guardo v. W . McKane, rrot/erbsy 3 ss.; J. Blenktnsopp, Wisdom and Law in thè Old Testa-
metit, Oxford 19 8 3, 2 7 -3 1. Sugli aspetti storico-fette rari dell’ istruzione si veda B. Lang, Die
u/eisheithche Lehrrede, Stuttgart 19 72 , 27-60,
17. G. von Rad, Sapienza^ 44 definisce il cap. 2 un poema didattico.
18. Ad es.: «Figlio mio, fa’ attenzione alle mie parole | dà ascolto... Poiché essi (1 consigli) so­
no vita per chi li incontra | e salute per tutto il corpo» (4,20-22).
19. Così: «Di’ alla sapienza: ‘Tu sei mia sorella1 1 ... perché ti guardi dalla donna forestiera | dalla
straniera che ha parole di lusinga « (7,4-5).
10, Ad es.: «Figlio mio, dà retta alla mia sapienza | piesta ascolto alfa mia intelligenza || cosi
conserverai la riflessione | e le tue labbra custodiranno fi sapere» (5,1-2).
zi . Un ampio ed eccellente studio delle forme e de! contenuto delle istruzioni egiziane e assiro­
babilonesi si trova in W. McKane, op. cìl 3 51-208.
22. Questa è la tesi Infondata di J. Schmidt, Studien tur Stìlistik der alttestamenthchen Spruch-
literatur, Mtinster 19 36 , 33 34.
23. Così anche O. Plòger, SpriicheSalomos (Proverbia) (BK xvn), Nenkirchen/Vluyn 1984, spec.
p. XX.
96 11 libro dei Proverbi

fosse vera, non lo si potrebbe dedurre dal princìpio errato secondo il


quale ['istruzione proverrebbe dalla sentenza proverbiale. In ogni caso
Pargomentazione dovrebbe seguire un percorso diverso dall’analisi cri-
tico-formale e cioè Pesame del contenuto teologico.

c) I l p r o v e r b i o n u m e ric o

Il proverbio numerico, un genere letterario probabilmente connesso con


l’enigma, compare in 6,16-19 e, come elemento caratterizzante, nel cap.
30. Non si può dire che si tratti di un elemento peculiare dei Proverbi o
della letteratura sapienziale in genere, poiché nella Bibbia è stato colti­
vato in altri strati letterari (ad es. A m , 1). Questo tipo di detto prover­
biale intende sviluppare la capacità di osservazione delPuomo attraverso
la comparazione di fenomeni enigmatici o singolari inseriti in uno sche­
ma numerico. Talvolta Pultimo membro della comparazione è un feno­
meno appartenente alla sfera dei rapporti umani o sociali, evidenziato
per analogia con gli altri fenomeni elencati (si veda ad es. 30 ,18-19.21­
13). In definitiva, esso può essere qualificato come una particolare for­
ma di conoscenza. ^

d) I l r a c c o n t o a u t o b io g r a fic o

Per mezzo del racconto autobiografico il maestro di sapienza intende co­


municare un insegnamento o sollecitare un certo comportamento (ovve­
ro sconsigliarlo), presentando un fatto della vita che si suppone abbia
sperimentato/5 Probabilmente P r o v . 7,6-23 è Pesempio più chiaro ed
elaborato di questo genere letterario, anche se si può citare 24,30-34.
Nemmeno questa tecnica espositiva è una caratteristica esclusiva dei Pro­
verbi (si veda S ir, 33,16 ss.) né della sola letteratura sapienziale (si veda
S a i. 37,25.3 5 s.).

e) L 'a c ro s tic o a lfa b e t ic o

Nei Proverbi è possibile individuare un altro elemento formale praticato


anche al di fuori degli strati letterari sapienziali: l’acrostico alfabetico
(poema della donna di valore in 31,10-31). In questo caso il poema ha
altrettanti stichi quante sono le lettere dell’alfabeto ebraico, con la par­
ticolarità che la prima parola di ciascun verso inizia con la lettera del-
24. Sul proverbio numerico si veda G. von Rad, Sapienza, 40-42.
25. È possibile che il maestro di sapienza abbia fatto propria un’esperienza altrui o che la sua
esposizione non sia altro che una finzione didattica. In ogni caso, quel che importa è il riferi­
mento a un’esperienza vitale, del cui contenuto il maestro si rende personalmente garante.
Dimensione letteraria 97

l’alfabeto corrispondente. La prima parola del verso che corrisponde ad


’a l e f è ’èsef; quella corrispondente a b e t è b à t a h ; e così via fino alla t a u ,
t en fi .z6

3. S t ru ttu ra g e n e r a l e d e i P r o v e r b i

Le osservazioni sin qui fatte facilitano l’approssimazione a due questio­


ni di carattere generale: la composizione e la paternità dei Proverbi.
I dati relativi alla divergenza tra le intestazioni di alcune parti del li­
bro, aìPanalisi interna e alla pluralità di stili e forme letterarie consen­
tono di concludere che il libro dei Proverbi è una sorta di «miscella­
nea», una collezione di raccolte di massime, osservazioni e discorsi ori­
ginariamente indipendenti. Senza che sia necessario tornire ulteriori pre­
cisazioni, che renderebbero più difficile la comprensione dell’opera, pos­
siamo individuare le seguenti unità letterarie:
I. Titolo e argomento: 1,1-7.
11. Istruzioni e avvertimenti: 1,8-9,18,
ni. Prima raccolta di «Proverbi di Salomone»: 10,1-12,,ió.
rv. Prima raccolta di «Detti dei sapienti»: 22,17-23,14.
v. Altre istruzioni e avvertimenti: 23,1 5-24,22.
vi. Seconda raccolta di «Detti dei sapienti»: 24,23-34,
vii. Seconda raccolta di «Proverbi di Salomone»: 25,1-29,27.
vili. Parole di Agur: cap, 30.
ix. Parole di Lemuri: 31,1-9,
x. Poema della donna di valore: 31,10-31.

La struttura è intenzionalmente semplificata soprattutto a vantaggio del­


la chiarezza/7 In realtà alcune dì queste raccolte, in particolare la 11 e
Pviii, sono composte di unità minori probabilmente di diversa origine.

4. A u t o r e e d a ta d i c o m p o s i z i o n e 18

Con i dati a nostra disposizione fino a questo punto siamo in grado di


affrontare questi due aspetti dell’introduzione generale ai Proverbi. Per
quanto riguarda la paternità del libro il lettore non deve prendere per
guida le intestazioni di 1,1; 10,1 e 25,1, le quali indicano come autore
la figura di Salomone. Questa attribuzione è il risultato di una conven­
zione con cui s’intendeva rendere omaggio a uomini celebri. Attribuire
un libro a un personaggio del passato era, allo stesso tempo, un tributo
26. Per ulteriori informazioni su questa forma letteraria si veda soLto la parte relativa al libro
delle Lamentazioni.
27. Per altri particolari v. R.B.Y. Scott, Proverbs. Rcclesiastes (AB), New York 1974, 14-22.
28. Osservazioni generali in L. Alonso Scbòkel - J. VHchez Lindez, / Proverbi, 116 -12 0 .
98 II l i b r o d e i P r o v e r b i

alla figura in questione e un motivo di prestigio per il libro. Se si scrive­


vano nuove parti legislative, il testo era fatto risalire a Mosè; se si com­
ponevano nuovi poemi religiosi, la loro paternità era attribuita a Davi­
de; se poi veniva composta una nuova opera sapienziale (gli stessi Ec­
clesiaste e Sapienza) o di analogo tenore (Cantico dei cantici), il merito
era attribuito a Salomone, indubbiamente a motivo delle tradizioni re­
lative alla sua sapienza riportate in 1 R e 3,1-5,14; io. In ogni caso, con­
siderato lo splendore di cui Salomone circondò la nuova corte di Geru­
salemme e il patrocinio da lui esercitato sulla cultura cosmopolita della
capitale, non si può escludere che Salomone favorisse la coltivazione di
questo tipo di letteratura.19 Pur ammettendo questa possibilità, è tutta­
via da osservare che nelle scuole indirizzate ai giovani i maestri produs­
sero questo patrimonio letterario o si dedicarono a raccoglierlo e a cu­
rarne l'edizione. È ragionevole pensare che questi sapienti di professione
furono gli autori del contenuto e i responsabili dell'edizione del libro
dei Proverbi.
La questione della data è complicata giacché si tratta di un libro com­
posito. La soluzione deve soddisfare una triplice domanda: qual è l'età
dei materiali più antichi utilizzati dai maestri di scuola? In quale epoca
questi ultimi furono attivi? E, infine, quando furono riunite le parti che
compongono il libro? Se si considera la presenza di materiale cananaico
(soprattutto sentenze di ambiente rurale) sparso lungo tutto il libro e il
probabile rapporto tra la sapienza di Amenemope e 22,17-23,14, si do­
vrà ritenere che parte del contenuto dei Proverbi deve risalire al il mil­
lennio a.C. Sebbene sia discutibile l'attribuzione di alcuni proverbi a
Salomone, la nota editoriale di 25,1, relativa agli «uomini di Ezechia»,
collega parte del contenuto con il periodo preesilico. In ogni caso il re­
dattore30 (o i redattori) ritiene che i materiali a sua disposizione siano il
risultato di una lunga tradizione. A proposito dell'epoca in cui si comin­
ciò a raccogliere, copiare, adattare e ampliare il materiale antico, le in­
testazioni possono offrire alcuni suggerimenti. Il redattore pose in rela­
zione alcune raccolte con Salomone, direttamente o attraverso Ezechia;
riconobbe che altre erano estranee e le associò con Agur e Lemuel. È
probabile che questo processo cominciasse a verificarsi durante il perio­
do monarchico avanzato. È quasi certo che l'ultimo stadio del processo
di sviluppo del libro sia responsabile della composizione del titolo gene-

2-9, Ulteriori informazioni in R.B.Y. Scott, op> cit>, 9-13; W,A. Brueggemann, T h e S o c ia l Sìg-
n ific a n c e o f S a lo m o n as a P atron o f W isd om , in J.G. Gammie - L.G. Perdue (edd.), T h e Suge
in Isra el a n d th è A n cien t N ea r E astt Winona Lake 1990, 1 1 7 - 1 3 2.
30. SuJl’autore dei capp. 1-9 come redattore di tutto il libro cfr. P. Skehan, A Single E d ito r f o r
th è W h o le B o o k o f P ro u erb s, in J.L. Crenshaw (ed.), S tu dies in A n c ien t ìs ra eiite W isd o m ,
New York 1976, 329-340.
Intento e co n ten u to 99

rale (1,1-7) e del primo blocco di istruzioni e avvertimenti (1,8-9,18),Jr


che risultano al corrente dell’esistenza di un c o r p u s sapienziale (il resto
del libro). L ’epoca degli ultimi scadi, quando il libro stava assumendo
forma definitiva, dovrebbe coincidere con il periodo in cui i sapienti in­
segnavano in Israele allinterno di accademie indirizzate alla formazione
dei giovani di buona famiglia, ossia in età postesilica. Il libro dei Pro­
verbi dovette essere completato sicuramente prima dell’epoca del Siraci­
de {intorno al 190 a.C.) poiché questo autore, in 47,17, allude a P r o v .
7 ,6 e sviluppa alcune idee manifestate dai Proverbi. L ’ortodossia della
dottrina della retribuzione e il probabile influsso di idee e concezioni
greche, soprattutto in 1 9 , inducono a pensare ai secoli i v - i i ì .

ni. INTENTO E CONTENUTO


1. A lla r ic e r c a d ella s a p ie n z a

Il libro dei Proverbi presenta tutti t caratteri necessari a farlo catalogare


come opera sapienziale. Il «sapiente» e la «sapienza», come gli antonimi
«stolto» e «stoltezza», e i loro rispettivi destini emergono costantemen­
te lungo Finterò libro.u I destini del sapiente e dello stolto corrispondo­
no al rapporto, intrinseco e indissolubile (a causa deila sua origine divi­
na), tra un’azione e il proprio effetto.3’ A un’azione prudente corrispon­
de un risultato favorevole; a un’azione irriflessiva, un risultato pernicio­
so. Questa è la dottrina della retribuzione (si veda tra l’altro 11,14). Se­
condo il pensiero israelita questo rapporto azione-risultato è iscritto nel­
l’ordine stesso dell’antropologia individuale e sociale.Per tale ragione
non sorprende la lettura di alcune sentenze dei Proverbi in cui viene sco­
perto un innesto di questo elemento «sapienziale» sul piano etico, cosic-

3 1. Affermare che F r o v , i 9 costituisce La parte più recente del libro non implica che le unità
letterarie che la compongono siano necessariamente più tarde rispetto alle sentenze dei capp.
io e seguenti. Lo sviluppo dell1istruzione in Egitto diversi secoli prima della fioritura della sa­
pienza israelita rivela che le istruzioni dei capp. 1-9 poterono essere composte prima di altre
sezioni del libro. È interessante e istruttiva a questo proposito l'opera di Ch. Kayatz, S lu d ien
zu P ro v erb ien 1-9. E m e fo r m - u n d m o tiv g esc h ic h tìic h e V n tersu chu n g u n ter E m b ez ieh u n g à g y p -
ti&chen V erg leic b sm a ten a ls (WMANT 12), Neukirchcn/Vluyn 1 9 6 6 . Parlando di parti «recen­
ti» intendiamo riferirci al piano della redazione, non a quello della composizione.
32. Sul binomio sapiente-stolto si può vedere C. Westermann, Wurzeln det Wdsheit, Gòttin-
gen 1990, 64-71.
33. Al riguardosi veda B. Lang, D i e iiretshe ittiche Lebrrede, 61-73; G* von Rad, Saptenzat 1 1 8 ­
132 . Per questo rapporto nella letteratura egiziana cfr. H.H. Schmid, Wesen und Geschjchte
dar Weisheit (BZAW 10 1), Berlin 1966, 56-59. 69-71; D. Ròmheld, Wege der Weisheit (BZÀW
184), Berlin 1989. 1 1 9 120 lo definisce come «realtà empirica».
34. Se il coinvolgimento di fahvé nel rapporto azione-risultato sia già riflesso in sentenze di pen­
siero originariamente immanente o se sia frutto di rielaborazioni jaliviste tarde è un problema
sul quale attualmente non c’è consenso.
IO O Il l i b r o d e i P r o v e r b i

che «sapiente» diviene sinonimo di «giusto» e «stolto» di «malvagio».3536


L’uomo, disciplinando da sé le proprie capacità di conoscenza, è in gra­
do di cogliere l’articolazione di questo rapporto e di agire di conseguen­
za.36 II problema consiste nell’individuare il momento opportuno per
svolgere l’azione adeguata nel quadro dell’ordine creato e mantenuto da
Jahvé.37 Per questo l’uomo nei Provèrbi è esortato a dare tutto ciò che
possiede per «acquistare» sapienza,38 quasi fosse un oggetto di valore ine­
stimabile di cui bisogna entrare in possesso a qualunque prezzo. Si trat­
ta, insomma, di una fiducia totale nelle possibilità della conoscenza, di
una forma di ottimismo epistemologico.39 Accanto a queste due dimen­
sioni, tuttavia, emerge con forza l’aspetto religioso: è impossibile otte­
nere la sapienza senza il timore (rispetto) del Signore.40 La sapienza ces­
sa di essere l’atteggiamento e lo sforzo dell’uomo in cerca del percorso
della propria realizzazione per trasformarsi in una creatura di Dio al
servizio dell’uomo religioso.4142 In tal modo risulta tratteggiato un pro­
cesso evolutivo che dalla sapienza pratica giunge alla sapienza teologica,
passando per la dimensione etica. L acquisto della sapienza non è tanto
il frutto di uno sforzo disciplinato quanto di una disposizione interiore
e addirittura può essere considerato un dono.42. Si tratta di un’evoluzio­
ne «naturale» o di un processo consapevole, frutto della convinzione di
alcune scuole di sapienza dell’impossibilità della conoscenza, e in defini­
tiva del pessimismo epistemologico?

a) S a p ie n z a p ra tic a

Il libro dei Proverbi può essere definito, secondo un punto di vista par­
ziale ma oggettivo, un manuale di sapienza pratica. S’insegna all’uomo
il modo più «razionale» per superare le difficoltà della vita e giungere a
un armonia interiore e a un integrazione pratica senza traumi, a una vi­

35. Sul binomio ecico giusto-malvagio cfr. C. Western! a nn, o p . c i t 7 9 1- 10 1.


36. Sull’ideale umano della sapienza israelita si veda R.N. Whybray, V n s d o m in P r o v e r b s (SBT
45}, London 1:965, 65-67.
37. Secondo J.G . Williams, I h o s e W b o F o n d e r P * o v e r b s 7 Sheffield 19 8 1, 17-34, quest’ordine
presupposto dalla sapienza aforistica israelitica si manifesta in tre aspetti: dottrina della retri­
buzione, linguaggio e autorità del maestro.
38. «Per cominciare a essere saggio, acquista sapienza, a costo di tutto ciò che possiedi acqui­
sta intelligenza» (4,5). Si veda inoltre 2,4; 3 ,13 -15 ; 4 ,7 .13 ; 8 ,10.19 .
39. Altrimenti sarebbero incomprensibili le parole del sapiente che invita i fìglì/discepoli ad ascol­
tare i suoi insegnamenti e a metterli in pratica (cfr. 3 ,1; 4,1 s.io s.10 s.; 5,1 s.; 6,20; 7 ,1 s.).
40. «11 principio della sapienza è il timore del Signore» (1,7); «confida nel Signore con tutto il
tuo cuore e non fidarti della tua intelligenza» (3,5).
41. Sul timore de! Signore cfr. G. von Rad, S a p i e n z a , 56-78.
42. «Perché il Signore dà la sapienza, dalla sua bocca procedono sapienza e prudenza» (2,6).
Intento e co n te n u to x o i

ta felice e a un’esistenza proficua. L ’uomo è educato a cogliere l’ordine


cosmico e sociale e a cercare d’integrarsi in questi ordini,43 L ’ordine che
emerge nélle sentenze sapienziali è soprattutto l’ordine comunitario,
almeno in origine. Tuttavia, mentre l’ordine cosmico è immutabile, l’or­
dine sociale può essere turbato. Così quando l’uomo si integra in que­
st’ultimo, il flusso che ne risulta è reciproco: l'uomo si integra nel pro­
cesso di realizzazione di sé e al tempo stesso collabora alla realizzazione
e al consolidamento di quest’ordine.44 Questa sapienza pratica offre al­
l’apprendista sapiente, attraverso sentenze, esortazioni e istruzioni, una
visione deU’uomo e una visione del cosmo tali da agevolargli la via della
realizzazione personale, individuale e sociale. «L’intera tematica dei pro­
verbi o adagi... corrisponde a una visione del cosmo determinata. Nella
realtà cosmica e sociale esiste una sorta di ‘norma razionale’, ordine o
r a t io . La finalità dei proverbi consiste nel raccogliere informazioni su
quest’ordine ed esprimerlo con sentenze penetranti... In tal modo V u o ­
m o potrà trovare la via per avvicinarsi a quest’ordine e integrarsi in es­
so».45* Da questo punto di vista, e benché l’ordine cosmico e quello so­
ciale corrispondano alla volontà di Dio, un simile tipo di sapienza diffi­
cilmente potrà sfuggire, secondo alcuni, all’accusa di essere ispirato a
un certo prudenzialismo o persino utilitarismo (v., ad es., 1 1 ,1 5 ) /

b) S a p ie n z a etica

Occorre riconoscere, come si è suggerito poc’anzi, che la sapienza dei


Proverbi non si esaurisce nell’ambito dello sviluppo e della realizzazione
personali. L’alterità costituisce il più delle volte una dimensione intrin­
seca di questa sapienza. A tal punto che il comportamento antisociale è
duramente condannato nel libro, non soltanto per le ripercussioni che
questo comportamento può avere sull’ordine sociale, ma anche perché
porta alla distruzione di chi lo adotta, dimostrandone il disprezzo per la
via della sapienza. Tn questo senso si può parlare di un’implicazione re­
ciproca degli aspetti sapienziali e della dimensione etica. In numerose

43. Una revisione recente deiPestensione del concetto sapienziale di ordine in F.-J. Steiert, D ie
W e i s b e i t I s r a e l s - E i n F r e m d k o r p e r ìm A l t e n T e s t a m e n t i Freiburg i.Br. 1990, 5-15.

44. Cfr. D. Romheld, o p . c i t .7 120.


45. V. Moria, P r o v e r b i o s , Madrid 1992, 9-10.
4 6 . Nonostante questi attributi sarebbe sbagliato ritenere che la sapienza pratica dei Proverbi,
come riflesso delPantica sapienza, sia caratterizzata da una natura esclusivamente intramonda-
na e secolare, priva di riferimenti alla trascendenza. Come afferma un autore moderno, «in
primo luogo è essenziale respingere ^opinione comune secondo cui Fantica sapienza, come si è
soliti chiamarla, mancava di qualunque contenuto religioso... La sapienza ebbe un contenuto
religioso sin dall’inizio» (J.L, Crenshaw, O l d T e s t a m e n t W i s d o m . A n I n t r o d u c t i o n , London
1982, 92).
102 Il l i b r o d e i P r o v e r b i

occasioni l’autore di una determinata azione benefica dal punto di vista


sociale è definito «sapiente» o «giusto»; se dazione ha conseguenze ne­
gative egli sara detto «stolto» o «malvagio»/17
È opportuno ricordare qui la suggestiva tesi di Schmid sul valore della
radice ebraica s d q (giusto/giustizia) nel contesto dell’impegno sapienzia­
le. Secondo questo autore il concetto veterotestamentario di giustizia
{sU là q à ) è intrinsecamente collegato all’idea di ordine cosmico coltivata
nel Vicino Oriente antLeo. La «giustizia» caratterizzerebbe l’atteggiamen­
to del sapiente nella ricerca di quest’ordine e il suo sforzo per integrar -
visi efficacemente.4*

c) S a p ie n z a t e o lo g ic a

Ci troviamo probabilmente di fronte alPultimo anello della catena evo­


lutiva del concetto di sapienza riscontrabile nel libro dei Proverbi. Lfiia
delle figure fondamentali di P ro v . 1-9 è quella del sapiente/maestro che,
in continue istruzioni ed esortazioni, invita all’ascolto e ad accogliere i
sucri insegnamenti, convinto che la loro messa m pratica porta alla rea­
lizzazione di sé (cfr. 3,1 s.; 4,1-9.10-13) e il loro rifiuto c causa di mor­
te, deir autodistruzione dell’uomo come progetto (1,10-19; 1,11-15 ).
Tuttavia in P r o v . 1-9 affiora la s a p ie n z a p e rs o n ific a ta . Come se i sapien­
ti fossero giunti alla convinzione, in una qualche fase della storia di
Israele, che i loro insegnamenti non solo potevano essere posti in discus­
sione, ma in certe occasioni anche smentiti dall’esperienza propria o al­
trui49 (significativa a questo proposito è l’opera di Qohelet) fecero ricor­
so a questa personificazione in 1,20-33; 12-21.22-365 9,4-6.
In questa prospettiva la sapienza non è più un insegnamento empirico
neutrale, trasmesso da un maestro. La Sapienza in persona si rivolge al­
l’uomo invitandolo a camminare sul sentiero della vita. Talvolta essa
assume tratti quasi profetici, come nelle minacce e nei rimproveri di
1,20-33. L’uomo è libero di scegliere: chi si lascia affascinare da lei per­
correrà felice il cammino della vita (8,17-21.35; 9,4-6); chi la respinge4 78

47. Tra i numerosi esempi adducibili ne scegliamo due: «Labbra bugiarde celano rodio, chi dif­
fonde calunnie è uno stolto» ( io , 18); «Le labbra del giusto sono di guida per molti, gli stolti
muoiono per mancanza di senno» (10,2,1).
48. Cfr. H.H. Schmid, G c r e c b tìg k e it als Weltòrdnung, Tiibiugeo 1968, spec. 16 6 -17 7 .
A9‘ Si d eve pensare, in proposito, alia crisi della fiducia nel binomio azione risultato. Se il
rapporto intrìnseco tra comportamento e conseguenze costituiva, oltre che una norma pre­
scrittiva immanente, una sorta di «schema ermeneutico* per Timer prefazione della realtà, è
naturale ritenere che la perdita di fiducia in questo rapporto sfociasse nel dubbio sulle possi­
bilità della conoscenza. In Israele fede cosmologica e fiducia epistemologica erano Tana il pre­
supposto dell’altra. Sui lini)ti della sapienza in generale si veda G, von Rad, S a p ie n z a ^ 94-105.
Sull’ importanza delle nuove esperienze cfr. J.G. Williams, T b o s e w b o F o n d e r P f p v e r b s , 52,-54.
Intento e co n ten u to 10 3

vive in continuo pencolo di autodistruzione (8,36), è un morto in vita


(9,18). Come controcanto i poeti di P ro v . 1-9 presentano un altro per­
sonaggio: la Stoltezza personificata (9,13-17). Rispetto a queste due fi­
gure sono opportune almeno due osservazioni. Se si considera che il mae­
stro di sapienza cercava di trasmettere un messaggio sul binomio «sa-
piente/stolto» è comprensibile che, cercando una nuova dimensione «so­
prannaturale» per Pelemento sapienziale, ricorresse alla personificazio­
ne della sapienza e della stoltezza. Inoltre, se consideriamo che le scuole
di sapienza erano aperte ai figli delle famiglie patrizie della capitale di
Israele, la scelta di personaggi femminili e il linguaggio erotico otteneva­
no un incontestabile impatto presso i giovani.50 D'altra parte sono signi­
ficativi al riguardo gli avvertimenti di P r o v . 1-9 contro la prostituta o
^adultera (2,16-20; 5,3-14; 6,24-35; ?)■ Indubbiamente queste messe in
guardia possono e devono essere lette secondo il tenore letterale, ma a
nessun lettore attento sfugge il rapporto tra la seduzione dell'adultera
stigmatizzata dal maestro e la seduzione esercitata dalla sapienza per­
sonificata, al cui fascino lo stesso maestro raccomanda di cedere.
La personificazione della sapienza appartiene, senza dubbio, a uno
degli ultimi stadi delPevoluzione del concetto. Tuttavia in P r o v . 8,22-31
i sapienti fanno un ulteriore passo avanti. Di fronte al pericolo che i let­
tori fraintendano la figura della sapienza personificata, collegandola a
qualche semidivinità delle mitologie dei popoli confinanti, compirono il
gesto audace di fare della sapienza la prima delle creature di jahvé, te­
stimone primordiale della creazione del mondo51 e dotata perciò di una
sapienza più vicina alla sfera divina che aH'ambito umano.51 Sebbene
non si possa escludere che P ro v . 8,22-31 nasconda qualche tratto di mi­
to gnostico (quello dell* U r m e n s c b o uomo primordiale),53 il tono gene­
rale e le preoccupazioni di questa pericope sono tipicamente israelitiche.
Vi e tuttavia un altro concetto d’importanza decisiva per la compren­
sione della sapienza teologica: il t im o r e d e l S i g n o r e . Ài di là delle con­
notazioni negative del termine «timore» nella maggior parte delle lingue
50. Al riguardosi vedaG. von Rad, S a p i e n z a , 1 53-154; J,L. Cren sha w„ O l d T e s t a m e l i t W i s d o m ,
99. Alcuni studiosi dei decenni scorsi ritennero di riconoscere in queste due persoti 1Scagioni
femminili alcuni tratti della dea Astarte. In tal modo si cercherebbe di mettere in guardia i gio­
vani dai culti della fertilità, rappresentati in P r o v . 1-9 dalla «donna straniera» (cfr. 1,16 ; 5,3.
20; 7 j 5Ì* Questa teoria è corretta e criticata da R.N. Whybray, W i s d o m a n d P r o v e r b s , 89-92.
51. Sapienza c reologia della creazione sono così intimamente vincolate. L ’ordine cosmico pri­
mordiale, reso evidente nell’opera creatrice, diventa un riferimento obbligato (sebbene elevato
al rango di categoria teologica) del programma sapienziale: autoc001 prensione dell’uomo co­
me parte integrante di quest’ordine divino. Su! ruolo della teologia della creazione nei Pro­
verbi cfr. L. BoStròm, T h e G o d o f th è S a g e s, Stock holm 1990, 47-89.
52. Si veda V. Moria, o p . cit.t 49-51.
53. Così G. Fohrer, S o p h ia , in Crensbaw {ed.}, S lu d ies in A n a e n t Isra elite W isd o m , New York
1976, 78. Questa teoria mitologica è criticata in R.N. Whybray, W isd o m in P r o v e r b s , 87-88-
10 4 II l i b r o d e i P r o v e r b i

moderne, l’espressione ebraica ji r 'a t jh w h implica piuttosto l’idea di re­


verenza e rispetto, la disposizione interiore della creatura di fronte al
creatore, definibile come atteggiamento religioso. Nel quadro della sa­
pienza teologica il timore del Signore costituisce la condizione indispen­
sabile per l’acquisizione di una sapienza autentica, di una vera cono­
scenza. Queste affermazioni si possono verificare in 10,27; *4,2,6; 15,16.
33; 16,6; 19,23; 22,4; 23,17; 24,21; 31,30. Nella sapienza pratica si ri­
chiedeva airallievo una disposizione interiore e un ascolto attento. Nel­
l’ambito della sapienza teologica questa disposizione interiore è diventa­
ta un atteggiamento religioso, il timore del Signore. Non vi è autentica
sapienza senza una netta apertura alla trascendenza. Non è sufficiente
per l’uomo la capacità d’immergersi nell’ordine cosmico c sociale; oc­
corre che egli consideri i due ordini, con le loro interconnessioni causa­
li, come stabiliti e mantenuti da Dio. Il riconoscimento del Creatore a
partire dal!'apertura alla trascendenza consente all uomo la conoscenza
del creato. In ogni caso bisogna precisare che il timore di Jahvé conser­
va una dimensione pragmatica poiché è orientato alf aspirazione, pret­
tamente sapienziale, alla vita compiuta e proficua.5"1 Per questo motivo è
ragionevole pensare che il concetto di timore di Jahvé sia strettamente
vincolato alla dottrina della retribuzione, al rapporto azione-risultato
(cfr. 10,27; 14,2-6). Se una persona è timorata di Jahvé il suo operato
avra risultati positivi.
È possibile che il radicamento definitivo in Israele della dottrina del
timore dì Jahvé abbia prodotto alcuni ritocchi teologici su proverbi di
vecchio stampo o la creazione di nuove sentenze in grado di equilibrare
in prospettiva moraleggiante l’asciutto pragmatismo di altre. Così è
possibile che 15,16 intenda addolcire 15 ,17 o che r8,io sia una reinter­
pretazione teologica di 1 8 ,1 1 .55

2. C o n n e s s io n i
e in flu e n z e e x t r a is r a e lit ic h e

Attualmente sussistono pochi dubbi sull’intimo rapporto che intercorre


tra il blocco 22,17-23,14 c i «trenta capitoli» dell’opera egiziana Is tru ­
z i o n e di A m e n e t n o p e .^ I paralleli sono tanto sorprendenti da poter con-

54 Cfr H.D, Preuss, E in fu h ru n g in d ie a lttesta m en tiic h e We re tisi itera tu r, Stuttgart 1987* 58,
55, Può essere utile in proposito la tesi di W, McKane: nelle raccolte di sentenze dei Proverbi
sono individuabili tre tipi; a ) sentenze dell’antica sapienza incentrate sulla vita armoniosa del­
l’ individuo; b ) sentenze prevalentemente dedicate ai rapporti comunitari, che descrìvono gli ef­
fetti rovinosi del comportamento antisociale; c) sentenze di carattere teologico, che affondano
le proprie radia nella pietà jahvista. Cfr. W. McKane, o p . c i t t ir .
56. A. sostegno della portata di questa affermazione si veda D, Ròmheld, W ege d e r W eish eit . D ie
L e h r e n A m e n e m o p e s u n d P ro v erb ien 1 2 ,1 7 -2 4 ,2 2 {BZAW 184), Berlin 1989, spec. 61-95. Sui
Intento e co n ten u to io 5
eludere che queste due serie d'istruzioni relative a una vita prudente non
hanno avuto origine indipendentemente in due culture diverse. Il diver­
so ordine in cui appaiono alcune massime non offusca il rapporto tra i
due testi. Le varianti testuali confermano, anziché smentire, questo rap­
porto. Si può comparare P ro v . 23,4-5 con il capitolo settimo di Amene­
mope.57 Il testo biblico recita:
Non affannarti nelEacquistare ricchezze,
sii assennato e non pensarvi.
Appena volgi lo sguardo, già non sono più,
mettono ali d’aquila e volano in cielo.
Amenemope dice:
Non bramare ricchezze,
• ■ ■■

non passan la notte da te,


all'alba non saranno più in casa tua.
Si vede il loro posto, ma non le contiene piu;

Esse si sono fatte delle ali come oche


volando poi al cielo.5s
Senza i trenta capitoli dì Amenemope sarebbe stato difficile compren­
dere la lezione ebraica sà lisiw m di P ro v . 22,20. Non davano alcun sen­
so apparente né il k etib s ilsò m né il q r e s d lis im ; risulta perspicuo, inve­
ce, s eló sìm «trenta».
Le connessioni tra 1 Proverbi e la sapienza intemazionale, in partico­
lare egiziana e mesopotamiea, sono state ampiamente studiate dal punto
di vista formale e dei luoghi comuni.59 Altre possibili influenze sui Pro­
verbi sono meno chiare, Il loro rapporto con testi siriaci tardi e con i
proverbi d\ Ahiqar non godono del consenso comune. Non mancano
tratti del pensiero e del lessico cananaico, ma iJ grado di questa influen­
za non può essere precisato.^

problemi della dipendenza reciproca tra P rov. a.i,17 -2 3,14 e Amenemope, o della loro comu­
ne dipendenza da uc originale semitico, cfr. G.E. ilryce, A L eg a cy o f W isd om , London 1979,
17-56. *
57. Inoltre si possono confrontare Prov. 2 1 ,1 7 con l’inizio del primo capitolo di Amenemope;
2 i, 18 e 23,10 con alcuni elementi del capitolo sesto; 21,24 con l'inizio del capitolo nono, ecc.
Per ulteriori particolari v. A NET 4 11-4 24 e A. Roccati (ed.), S ap ien za eg iz ia , 130 . Inoltre W.
McKane, o p : c i t ., 10 2 -110 . Pex una rapida e agevole consultazione cfr. J. Leveque, T esti s a p ie n ­
ziali d e l l ’A n tico E g itto, in L ’A n tico T e s ta m e n to e le cu ltu re d e l te m p o , Roma 1990, 448 ss.
58. Roccati 13 0 (ANET 422).
59. Cfr. soprattutto W. McKane, o p . cit., 51-208; H.H. Schmid, W esen u n d G esclù d o te , 1 7 ­
143 (testi alle pp. 202-239); L. Bostròm, o p . cit., 1-30.
60. Cfr. S.H. JUank, P r o v e r b s , H o o k o f , in IDB in, Nashville 19 6 1, 938
IV, STO RIA DELLA R IC E R C A E PRO BLEM I APERTI

i . Storia della ricerca

C i lim ite re m o ad a lc u n i a sp etti g e n e ra li, re la tiv i n on ta n to al c o n te n u to


q u a n to a g li a tte g g ia m e n ti fo n d a m e n ta li di fro n te al corpus sa p ie n z ia le b i­
b lico . A ltr i asp etti di c a ra tte re fo rm a le o di co n te n u to so n o e sp o sti n ella
se z io n e segu en te (« P ro b le m i a p e rti» ).

a) Influenza delta sapienza orientale

N o n p u ò sfu g g ire ch e a lc u n i esp o n en ti d e lla sa p ie n z a b ib lic a c o m e G i o b ­


be, S ira c id e e S ap ien za (non e sc lu so P E cciesiaste ) riv e la n o u n a m a tric e
re lig io sa m a rc a ta m e n te isra e litic a (p u r non n e g a n d o in n essu n m o d o p o s ­
sib ili in flu en ze stra n ie re ). T u tta v ia , p e r q u a n to c o n c e rn e Prov . 1 0 - 2 9 ,
o ltre a lla s o rp re sa per l’ a c c o g lim e n to di tale testo n el c a n o n e b ib lic o , n e s­
su n o a v e v a s o sp e tta to , fin o a ll'in iz io di q u e sto s e c o lo , ch e ci si p o te sse
tr o v a re di fro n te a un g r u p p o d i p ro v e rb i c a p o fte g m i p ro fo n d a m e n te in ­
flu e n zati d a a ltre le tte ra tu re o rie n ta li. C iò c h e fino a q u el m o m e n to n e s­
su n o a v e v a a v u to d u b b i a ric o n o sc e re c o m e is ra e lita , fu p o sto in d isc u s­
sio n e d a g li stu d io si d elle le tte ra tu re d ’ E g itto e M e s o p o ta m ia , in p a r t ic o ­
la re d e lla p rim a . A ttu a lm e n te n essu n o d u b ita che i co n ten u ti e la p o r ta ­
ta d ella sa p ien z a d 'Is ra e le esp re ssa in Prov, 1 0 - 2 9 s ’ in te n d o n o m e g lio
a lla lu ce d ella sa p ien z a in te rn a z io n a le fino al 11 m illen n io a .C .
Q u e sto d ib a ttito tra sa p ie n z a israe litica e sa p ie n z a in te rn a z io n a le fu
a ffia n c a to d a lla d isc u ssio n e su l c a ra tte re p ro fa n o o re lig io so d ei c a p ite li
dei P ro v e rb i s o p ra ric o rd a ti. C o n sid e ra n d o ch e il n o m e di J a h v e c o m p a ­
re re la tiv a m e n te sp e sso , in p a rtic o la re p e r in tro d u rre una sa n z io n e t r a ­
sce n d e n te n ei p ro v e rb i di tip o e tic o , la d isc u ssio n e si è in c e n tra ta s o p r a t ­
tu tto su l c a ra tte re p r o fa n o o m en o d e ll'a n tic a sa p ie n z a is ra e litic a , c a r a t ­
te riz z a ta a c o lp o d ’o c c h io p e r la su a n a tu ra p ra g m a tic a e im m an en te. G li
sfo rz i d i alcu n i sp e c ia listi per d im o stra re n ella le tte ra tu ra e p ig ra m m a ti­
c a isra e litic a u n ’ e v o lu z io n e d al p r o fa n o al re lig io so (ja h v ista ) so n o sta ti
c o n te sta ti o sfu m a ti da u lte rio ri ricerch e, s o p ra ttu tto c o lle g a te a lla le tte ­
ra tu ra e g iz ia n a . O g g i n essu n o m ette ra g io n e v o lm e n te in d u b b io ch e, a l
di la del su o ten o re p ra g m a tic o e d e ll’a ssen za di un a ffla to re lig io s o , l'a n ­
tica sa p ie n z a era im p e rn ia ta su u n a c o n c e z io n e te o lo g ic a d e ll’ o rd in e : l'o r ­
din e c o s m ic o e so c ia le s ta b ilito e g a ra n tito d a lla d i v i n it à / 16
1

61. D ’nltra parte è molto probabile che, per quanto si può ricavare dallo studio comparativo
dei testi sapienziali orientali, nelle antiche raccolte di proverbi israeliti esistessero esempi rela­
tivi a Jahvé. Questa è l’opinione di D. Ròmheld, op. ciUy 130. È tuttavia possibile che sia nel
giusto Preuss quando afferma, a proposito dell'antica sapienza israelita, che essa parla di Dio
praticamente allo stesso modo della sapienza del Vicino Oriente e che a Jahve non vengono at-
S t o r i a della r ic e r c a e p r o b l e m i a p e rti 10 7

U n ’ a p p en d ice di q u e sto d ib a ttito è c o stitu ita d a ll’a c c u sa di e u d e m o n i­


s m o r iv o lta tem p o a d d ie tro a q u esta sa p ie n z a . L ’ o p in io n e di a lc u n i a u ­
to r i d el p a s s a to , se c o n d o c u i q u e sto tip o di le tte ra tu ra is ra e litic a e ra b a ­
s a t a s u ll’ e g o ism o e sul p ro fitto p e rs o n a le , ha p e rso te rre n o a fa v o re d e l­
l’ o p in io n e se c o n d o la q u ale l ’isra e lita a n tic o non s e g u iv a i c o n sig li s a ­
p ie n z ia li p e n sa n d o a lla fe lic ità che sa re b b e d e riv a ta d a lla lo ro o s s e r v a n ­
z a . L a q u e stio n e essen z iale era p iu tto sto la ric e rc a del m e to d o più a d a t ­
to p er c o n fo rm a rs i a ll’o rd in e im m an en te a lla re a ltà v o lu to da D io .

b) Sapienza e storia

In d ecen n i non m o lto lo n ta n i, a lla le tte ra tu ra g n o m ic a d el lib ro dei P r o ­


v e rb i v e n iv a riv o lta u n ’a ltra a cc u sa im m e rita ta : il su o c a ra tte re a s to ric o .
S u p p o s to c h e si situ a sse in u n a c o rn ic e d i p e n sie ro in te rn a z io n a le e c o ­
s m o p o lita , la sa p ie n z a di Prov . i o 29 d o v e v a n e c e ssa ria m e n te tr o v a r s i
al m a rg in e , o fu o r i, d a lle vicen d e s to ric h e del p o p o lo d ’ Isra e le . In a ltre
p a ro le si tra tta v a di una sap ien za v a lid a per tu tte le c irc o sta n z e . T u t t a ­
v ia , e in p a rtic o la re a p a rtire d a ll’ o p e ra di Schmid,**1 g li sp e c ia listi h a n ­
n o c o m in c ia to ad a tte n u a re il p re su n to c a ra tte re a s to ric o d e lla sa p ie n z a
d 'Is r a e le . Le d iv e rse sfu m a tu re e gli sp o sta m e n ti d ’ a c c e n to r is c o n tr a b ili
n e lle o p ere sa p ie n z ia li d e ll’ A n tic o T e s ta m e n to im p lic a n o un c a m b ia m e n ­
to di p ro sp e ttiv e a n tro p o lo g ic h e e te o lo g ic h e che si p u ò sp ie g a re s o lo a
p a rtire d a lle v ic e n d e sto ric h e , in p a rtic o la re g ii even ti tra u m a tic i c h e la
so c ie tà isra e lita si tro v ò a v iv e re . Q u a l è la ra g io n e p r o fo n d a d e lla g ra v e
c ris i e p iste m o lo g ic a ra p p re se n ta ta da Q o h e le t q u a n d o la si c o n fro n ti a l-
l 3« o ttim ism o ra z io n a le » di p arte dei P ro v e rb i? A ch e co sa si d eve lo s f o r ­
zo c o m p e titiv o d eg li a m ici di G io b b e p e r d ifen d ere la g iu stiz ia d iv in a di
fro n te a ll’a tta c c o d egli a rg o m e n ti del p ro ta g o n is ta ? P e rc h é q u e sta p e r d i­
ta di fid u cia nelle p o s sib ilità d e lla c o n o sc e n z a n ella ric e rc a di una vita
c o m p iu ta ? P erch é q u esta m an can za di fe d e n ella g iu stiz ia d iv in a ch e c o n ­
tra s ta co n P o ttim ism o e P a rm o n ia te o lo g ic a di Prov. 1 - 9 ? Se a n ch e n elle
istru z io n i d ’ E g itto e M e s o p o ta m ia si ris c o n tra , col p a s s a re dei se c o li, u n o
s p o sta m e n to d e ll’a c c e n to a n tro p o lo g ic o e te o lo g ico e u n ’in c lin a z io n e a l
p e s s im is m o 0* per l ’ in flu sso di p re c isi ev e n ti sto ric i, un fe n o m e n o a n a lo ­
g o d e v ’essere p o s tu la to p er i d iv e rsi a ccen ti d ella s a p ie n z a b ib lic a .
Senza d u b b io la g r a v e crisi p o litic a c h e c o m p o rtò la p e rd ita d e llo s t a ­
to e d elle istitu z io n i nel se c o lo v i fu a c c o m p a g n a ta da u n a n a lo g o s ta to
d ’a n im o su l p ia n o re lig io s o . C h e ne e ra d elle p ro m e sse d i Ja h v é ? C h i p o -

tnbuìti attività o caratteri essenziali diversi da quelli assegnati alle divinità anonime di quella
vasta regione geografica; cfr. H.D. Preuss, op. c i t 59. Tale affermazione andrebbe attenuata.
61. H.H. Schmid, Wesen und Geschichte der Weìsheìt (BZAW i o i ), Iìerlin 1966.
63. Cfr. op, cit.t 74-84. 1 3 1 - 1 4 3 .
IO 8 IJ libro dei Proverbi

te va c o n fid a re in lu i, su p p o sto ch e esistesse? L a c a ttiv a d is p o s iz io n e d i


J a h v é nei c o n fro n ti d el p o p o lo sì p o te va legg ere n ella sto ria re lig io s a d e l­
l’ in d iv id u o m ed ian te l'a n a lo g ia . « L ’ u om o non sa se D io lo a m a o lo o d ia »
(E cci 9 , 1 ). La c risi d e lla te o d ice a si p u ò c o sì sp ie g a re a p a rtire d a lle d i­
stre tte d ella s to r ia , d a lla p e rsu a sio n e ch e 1 a n tico sp le n d o re n on to rn e rà
p iù . M a co m e sp ie g a re la c risi e p iste m o lo g ic a ? P ro b a b ilm e n te a p a rtire
dal c o n flitto tra i p re su p p o sti sa p ie n z ia li e la realtà d e lla v ita . Q u e sta
crisi im p lic a un fa llim e n to d ella fid u c ia nel ra p p o rto a z io n e -ris u lta to s o ­
ste n u to d a lla d o ttrin a d e lla re trib u z io n e . C o m ’ è p o ssib ile c h e il g iu sto
fa llis c a e ch e il m a lv a g io p ro s p e ri? D e lle due I u n a: o il ra p p o r to a z io n e -
ris u lta to è fa ls o (« In te rv ie n e sem p re il c a s o e la s o r te » , E c c i 9 , 1 1 ) o p ­
p u re l’ u o m o n o n p u ò c o n o s c e re i m ecc an ism i su i q u a li si fo n d a ( « C iò
che esiste è lo n ta n o e p r o fo n d o : chi lo p u ò c o n o s c e re ? » , E c c i 7,2.4).

c) Assenza della dimensione teologica?

V i è un a ltro a sp etto d e lla sap ien za dei P ro v e rb i (e a n ch e d i G io b b e e


Q o h eie t) ch e si p re sta a c o n sid e ra z io n i sp ecifich e n e ll’a m b ito d e lla s t o ­
ria d e lla ric e rc a . D a se m p re g ii stu d io si h an n o fo rm u la to u n a d o m a n d a
c h e n a sc e d a lla s o r p r e s a : c o m ’è p o ssib ile che una le tte ra tu ra « la ic a » s ia
e n tra ta a fa r p a rte di un corpus te o lo g ic o q u ale è l ’A n tic o T e s ta m e n to ?
Si d o v rà c o n sid e ra re la sa p ien z a is ra e lita co m e un « c o rp o e stra n e o »
n e ll’ a n a to m ia b ib lic a ? In e ffe tti in u n a p a rte d ella le tte ra tu ra sa p ie n z ia le
so n o assen ti i g ra n d i tem i d e ll’ u n iv e rso m ito lo g ic o b ib lic o e delle su e
istitu z io n i: lib e ra z io n e d a ll’E g itto , e lez io n e d ’ Isra e le , te o lo g ia d e ll’ a lle ­
a n z a , m o n a rc h ia , le g isla z io n e , p ro fe tis m o , te m p io , s a c e rd o z io , e silio in
B a b ilo n ia , t e e *4 M e n tre n ella le ttera tu ra n a r r a tiv a , ad e se m p io , p e rsin o
le p iù b an a li q u e stio n i fa m ilia ri so n o sta te riscritte d al p u n to di v is ta del
d ise g n o s to ric o d iv in o , u n a p a rte d ella le tte ra tu ra sa p ie n z ia le è c h ia r a ­
m en te p riv a di q u e sto im p u lso re lig io s o . T u tta v ia d o v re m o p re c isa re
ch e in ogni c a s o q u e sta le tte ra tu ra n on c o rris p o n d e , a p rim a v ista , a un
c o n c e tto di s to ria in tesa co m e sto ria d ella sa lv e z z a ; in a ltre p a r o le , i te o ­
logi b ib lic i che d e fin isc o n o la sa p ie n z a un « c o rp o e stra n e o » sta n n o r id u ­
c e n d o il m e ssa g g io dell A n tic o T e sta m e n to alle c a te g o rie im p lic a te d al
c o n c e tto fo rm a le di bistorta salutisy c o m e se la riv e la z io n e n on si t r a ­
sm ette sse a ttra v e rs o le v a r ie vicen d e d e llo sp irito u m a n o in c e rc a d e lla
p r o p r ia id en tità e d e lla re a liz z a z io n e d i s é .6ì D ’a ltra p a rte lo stile sa- 6
5
4

64. In ambito cattolico occorre precisare che quanti si pongono queste domande (in gran parte
studiosi protestanti) non considerano canoniche l’opera di Ben Sira c il libro della Sapienza. In
essi, in particolare, s’insiste da diversi punti di vista sull'importanza della storia d'Israele e del­
le sue istituzioni per una corretta comprensione della natura della sapienza.
65. Sottoscriviamo le parole di L. Alonso Schòkel - J. Vilchez Lìndez, J Proverbi, 1 2 1 : «Tutta-
S toria della ricerca e problem i aperti 109

p ie n z ia le n o n è lim ita to d a i co n fin i fittizi d e lla « le tte ra tu ra » s a p ie n z ia le ,


m a p u ò e sse re c o lto in a ltri am b iti del te sto d e ll'A n tic o T e s ta m e n to , d a lle
p rim e p a g in e della G e n e s i60 fin o al S a lr e r io ,67 p a s s a n d o p e r la le tte ra tu ra
n a r r a t iv a 68 e il m e ssa g g io p r o fe tic o .6*

z. Problem i aperti

A ffr o n tia m o q u i n on s o lo la p ro b le m a tic a re la tiv a ai P ro v e rb i m a p u re


q u e g li a sp etti che a tte n d o n o u lte rio ri a p p ro fo n d im e n ti.

t
a) Rielaborazione jabvistaf

Q u e s to è un p ro b le m a g ià v e c c h io : si p u ò d ire ch e le ra c c o lte isra e litic h e


d i sen ten ze a c o n te n u to in tra m o n d a n o u iro n o co l te m p o re in te rp re ta te,
v ia via c h e si fa c e v a s tra d a la c risi di fid u cia n elle p o s sib ilità d e lla s a ­
p ie n z a , a p a rtire d a lla fed e in Ja h v e ? A p arte la d iffic o ltà di fo rn ire u n a
ris p o s ta d efin itiva sa re b b e o p p o rtu n o fa re alcu n e p re c isa z io n i. N o n è
c o r r e tto rite n e re ch e le p rim itiv e ra c c o lte isra e litic h e fo s s e r o p riv e d i r e ­
s p ir o re lig io so . L e fo rm u la z io n i non tra sc e n d e n ti, p riv e di sa n z io n e d iv i­
n a , n on im p lic a n o u n a sc a rsa c u ra p e r il s o p ra n n a tu ra le . D o p o q u e sta
p re m e ssa è o p p o rtu n o e sa m in a re il m a te ria le dei P ro v e rb i p e r v e rific a re
se vi so n o r ifo rm u la z io n i d i an tich e sen ten ze in c h ia v e t e o lo g ic a / 0
In 1 3 , 1 4 2 s ’in c o n tra u n a fo rm u la z io n e m o lto c o m u n e n e lP a m b ito
d e lP a n tic a sa p ie n z a : « L ’in se g n a m en to del sa p ien te è fo n te di v it a » . C h e
c o s a d ire , in p r o p o s ito , d i 1 4 , 2 ^ : «Il tim o re del S ig n o re è fo n te di v i­
ta » ? M e n tre i 8 , i o a p a rla del S ig n o re c o m e d i u n a « to rre s a ld a » , 1 8 ,
u à d ice a c h ia re lettere: «I ben i del ric c o so n o la su a r o c c a fo r t e » . S i è
v o lu to c o n i 8 , i o a a tte n u a re la p e ric o lo s a fid u cia d e lL u o m o nei p r o p r i

via il libro dei Proverbi, e soprattutto lo spìrito che lo ha fatto nascere e crescere, ha prestato il
servizio inapprezzabile di rollìi are il fossato aperto artificialmente tra le cosiddette 'sfera sacra’
e ‘ sfera profana’ del mondo».
66. Si veda L. Alonso Schòkel, Motivos sapienciales y de aitanza et) Gerì. 2-3: Bib 43 (1962)
2 9 S - 3 i 6.
67. CJx., tra gli altri, H, Gunkel, introduccion a los salmos, Valencia 19 8 3 , 39 3-4 10 ; R.E.
Murphy, A Consideration of thè Classificatìon «Wisdom Fsalms»: VTS 9 (1963) 15 6 -16 7 ; R.
Davidson, Wisdom and Worship, London 1990, 17-46.
6 3 . Tra gli altri G. von Rad, ]osepbsgescbìchte and altere Chokma, in Idem. Gesammelte Stu-
dien zam Àlten Testamenti Mime ben 19 7 1, 272-280; R.N. Whybray, The Succession Narrat­
ive (SBT 9), London 1968, spec. 56 95; J.L, Crenshaw, Method in Determmìng Wisdom Infitt­
ente Upon HistoricaV Literature: jB L 88 (1969) 229 -14 2.
69. In generale si veda W. McKane, Prophets and Wise Men (SBT 44), London 196 5; più
specifico J. Fichtner, Gottes Weisheit. Gesammelte Studien zum Alten Testamenti Stuttgart
1965; j.W . ‘Miedbee, Isaiah and Wisdom, Nashville 19 7 1.
70. Si veda R.N. Whybray, Yahweh-sayings and theìr C ontexts in Proverbs 10 ,2 -2 2 ,16 , in M.
Gilbert (ed.), La Sagesse de PAncien Testamenti Louvain 1979, 15 3 -16 5 .
no [1 libro dei Proverbi

beni a llo rc h é è p riv o di una v isio n e tra scen d e n te ? A llo ste s s o m o d o la


c o n tig u ità di i 9 , z o . z i p u ò su sc ita re il so sp e tto che il se c o n d o versetto
ce rc h i di re in te rp re ta re il p rim o . T a lv o lt a la ten sio n e si a v v e rte in u n o
ste sso v e rse tto : « M e g lio p o c o c o n il tim o re del S ig n o re | c h e un g ra n d e
te so ro c o n p re o c c u p a z io n e » . Il p a ra lle lism o tra « p o co » e « u n g ra n d e te­
s o r o » fa p e n sa re che il c o rris p e ttiv o a d e g u a to di « p re o c c u p a z io n e » n on
d o v re b b e essere « tim o re del S ig n o re » m a q u a lc o sa c o m e « tra n q u illi­
t à » .71 T a lv o lta non si tra tta ta n to di term in i iso la ti o di e s p re s sio n i, q u a n to
di id ee di c a ra tte re g e n e ra le sp a rse p er il lib ro . M e n tre so n o r e la tiv a ­
m en te fre q u en ti le sen ten ze ch e p a rla n o d e lla n ecessità del c o n s ig lio , dei
d iseg n i e d e lla stra te g ia per ra g g iu n g e re il su ccesso (cfr. tra le altre n ,
1 4 ; i 5 ?z z ; z o , i 8 ; z 4 ,6 ) , non è r a r o che i sa p ie n ti r ic o r r a n o a una c o r r e ­
z io n e te o lo g ic a di q u e sto o ttim ism o : in u ltim a a n a lis i è il S ig n o re a g u i­
d are i p assi ( 1 6 ,9 ) ; da lu i d ip en d e la d e cisio n e ( 1 6 , 3 3 ) ; a ^ a fine rim a n e
s o lo il d ise g n o del S ig n o re ( 1 ^ 2 1 ) . A l r ig u a rd o so n o n ette le a ffe r m a ­
z io n i di 1 1 , 3 0 - 3 1 : « N o n vi è sap ien za né p ru d e n z a | né c o n s ig lio di fr o n ­
te al S ig n o re . [| S i p re p a ra il c a v a llo p e r la b a tta g lia | m a aSvSegnare la
v itto r ia sp etta a l S ig n o re » .
D a tutte q u este o ss e rv a z io n i testu ali n o n è p o ssib ile tra rre c o n c lu sio n i
d e fin itive . S eb b en e d a un ia to sia p o ssib ile ch e, v ia via ch e si a n d a v a c o n ­
s o lid a n d o in Isra e le la fe d e in un Ja h v é c re a to re e g a ra n te a s so lu to d e l­
l ’ o rd in e c o sm ic o e s o c ia le , alcu n e esp re ssio n i e idee d e ll’ a n tic a sa p ie n z a
p re se n ta sse ro l’ esig en za dì un c o n tra p p u n to te o lo g ic o , non si p u ò e s c lu ­
d e re ch e, già in e p o c a a n tic a , i due tipi di fo rm u la z io n i c o e siste sse ro (co ­
m e a c c a d e nel p a trim o n io d i p ro v e rb i d e lle c u ltu re o c c id e n ta li).7* L a c r i­
si e p iste m o lo g ic a ch e len tam en te s im p o se n ella c u ltu ra d ’ Isra e le (il su o
e sp o n en te p iù s ig n ific a tiv o è l ’ o p era di Q o h elet) p u ò a v e r sp in to m o lti
sa p ie n ti pii a ric o rre re p iù sp e sso a lla te o lo g ia e a lla sa n z io n e d iv in a (si
ved a l’ o p e ra del S ira c id e ). U n ’ idea sim ile c o m p a r e g ià in Prov . 1 0 , 2 4 : «I
p a ssi d e ll’u o m o d ip e n d o n o d al S ig n o re | co m e p u ò l’ u o m o c o m p re n d e re
il p r o p r io c a m m in o ? » .

b) La figura della sapienza in Prov. 1

Il p rim o ele m e n to so rp re n d e n te n ella p e rso n ific a z io n e d ella s a p ie n z a e la


su a a u to p re se n ta z io n e a g li u o m in i. Q u i n o n si sen te p iù la vo ce d e l s a ­
p ie n te, co m e nei c a p ito li p reced en ti, m a q u e lla d e lla s a p ie n z a , essere p r i­
m o rd ia le neli o rd in e d e lla c re a z io n e . A c a u sa d elle ten sio n i ch e q u e sta
ra p p re se n ta z io n e p r o v o c a n ella te o lo g ia d ella c re a z io n e is ra e litic a , ci si

7 1. Se così fosse, l'idea di tranquillila sarebbe meglio collega ta con il contenuto dei tre stichi
precedenti; cfr. V. Moria, op. c i t 94.
72. L. Bostròm, op. cit., 3Ó-39 respinge la pura reinterpretazione jahvista.
S t o n a d ella ricerca e p r o b le m i aperti III

è c h ie sto da te m p o se Israele n o n h a su b ito q u i l 'in flu sso d i un q u a lc h e


sc h e m a m ito lo g ic o d elle c u ltu re c irc o s ta n ti, in p a r tic o la r e d e ll’E g itto .
S e c o n d o le a n a lis i di K a y a t z ,7374 a ttu a lm e n te o g g e tto d i c o n se n so in lin ea
g e n e ra le , in q u e sto testo dei P r o v e r b i n on so lo si in d iv id u a n o elem en ti
s tilis tic i e im m a g in i d e lla le tte ra tu ra e g iz ia n a , m a la p re se n z a d e ll’ id e a
d e lla maat. Q u e s ta c o stitu isc e il n u c le o e ssen z iale d e ll’in se g n a m e n to s a ­
p ie n z ia le e g iz ia n o . P u ò essere tr a d o tta co n « o rd in e p r im o r d ia le » , « d ir it­
t o » , « g iu stiz ia » . N e lla le tte ra tu ra e g iz ia n a la M a a t a p p a rtie n e a lla s c h ie ­
r a d elle d iv in ità fe m m in ili. S eb b en e lo ste sso n on p o ssa d irsi d e lla S a ­
p ie n z a d i Prov . 8 ,7<=l il g iu d iz io di v o n R a d è c a te g o ric o : « N o n v i è il m i­
n im o d u b b io ch e i m a e stri isra e liti si so n o isp ira ti a id ee rig u a rd a n ti la
d e a eg iz ia d e ll’ o rd in e e ne h an n o p u re a d o tta to a lcu n e fo rm e p a r t ic o la r i
d i lin g u a g g io » .75
U n a p o siz io n e ra d ic a le in p ro p o s ito , e a lta m e n te im p ro b a b ile , è r a p ­
p re se n ta ta d a L a n g , se c o n d o il q u a le la fig u ra della S a p ie n z a in Prov . 8 è
c o s tr u ita a p a rtire da un m ito a p p a rte n e n te a ll’id e o lo g ia re g a le c o m u n e
a M e s o p o ta m ia ed E g itto . Il re e se rc ita v a il p ro p rio p o te re , la p r o p r ia g iu ­
stiz ia e sa p ien z a g ra z ie a lP a u s ilio d i u n a dea p a tro n a . P er c ita re le su e
ste sse p a ro le : «E evid en te (!) che la n o z io n e d i u n a d e a d e l re, la q u a le
fa c e v a p a rte di u n ’ id e o lo g ia re g a le a m p ia m e n te d iffu s a , fu fa m ilia re a n ­
c h e in Isra e le e s v o lse un ru o lo im p o rta n te n ella d e fin izio n e del p r o filo
d e ll’ im m ag in e d e lla S a p ie n z a in Prov . 8. D i fa tto S ap ie n za d o v e tte e s s e ­
re il n o m e , o u n o dei n o m i, della p a tro n a d iv in a dei re is r a e lit i» .76
Il p ro b le m a si p o n e su due p ia n i: s to ric o -re lig io s o e te o lo g ic o . Q u e sta
ra p p re se n ta z io n e d e lla sa p ien z a p re su p p o n e fa s i p re ce d e n ti n el p e n sie ro
is ra e lita ? Si p u ò a ttrib u ire a lla sa p ie n z a di Prov . 8 u n a n a tu ra ip o s ta tic a
ris p e tto a Ja h v é ? P e r q u a n to rig u a rd a la p rim a d o m a n d a se m b ra r a g io ­
n e v o le riten ere ch e Isra e le n o n a v re b b e m a i a c c e tta to la p e rso n ific a z io n e
d e lla sa p ie n z a c o m e fo n d a m e n to e g a ra n z ia d e ll’ o rd in e c o sm ic o , se in
p re c e d e n z a n o n a v e sse a v u to c h ia ra la n o zio n e d e ll’ e siste n z a di un ta le
o rd in e . Se le m a ssim e d elle ra c c o lte dei P ro v e rb i so n o o rie n ta te a lla s c o ­
p e rta e a ll’ a d o z io n e p ra tic a d elle n o rm e ch e re g o la n o la v ita d e ll’u o m o ,
c iò è d o v u to a l fa tto che gli isra e liti si m u o v e v a n o in un a m b ito d i t o t a ­
lità , c re d e v a n o n e ll’ esisten za e n e ll’e ffic a c ia di q u e st’o rd in e c o sm ic o . O r ­
b en e, n o n si p u ò e sc lu d e re che g e n e ra z io n i su c c e ssiv e di m a e stri d i s a ­
p ie n z a a b b ia n o s o tto p o s to a re v isio n e q u e sta fed e tra d iz io n a le , u tiliz ­

73. Cb. Kayatz, Studien zu Proverbien i - 9. Etne forni- und motivgeschtchtliche Untersuchung
unter Einbeztehung àgyptischen Vergieichsmaterials {WMANT 22,}, Neukirchen/Vluyn 1 966.
Cfr. Idem, Einfuhrung in die alttestamentliche Weisbeit, Neukirchen/Vluyn 1969, 70-92,
74. In Prov. 8 «Signora Sapienza» non ha essenza divina perché si tratta di una realtà creata.
75. G. von Pad, Sapienza, 142.
j6 . B. Lang, Wisdom and thè Book o f Proverbs, New York 1986, 61.
rix II libro dei Proverbi

z a n d o stru m en ti lin g u istic i d e lla le tte ra tu ra eg iz ia n a o di q u e lla d el V ic i­


n o O rie n te in g e n e ra le .77
Per q u a n to attien e a lla q u e stio n e della p o ssib ile n a tu ra ip o s ta tic a d e l­
la S a p ie n z a d ì Prov . 8 ,2 2 ,- 3 1 , le p o siz io n i d eg li sp e c ia listi s o n o d iv e rg e n ­
ti. M e n tre alcu n i rite n g o n o che la sa p ie n z a sia u n a re a ltà ra d ic a lm e n te
in tra m o n d a n a , u n a q u a lità del m o n d o , p e r cu i è in a c c e tta b ile c h e e ssa
ra p p re se n ti un a ttrib u to di J a h v é ,78 altri p e n sa n o ch e q u e sto te sto d ei
P ro v e rb i c o n se n ta di a c c e tta re la c o n c e z io n e d e lla sa p ie n z a c o m e ip o ­
s ta si,79 F a c c ia m o n o stre le p a ro le di A lo n so : « P o ssia m o d ire c h e il p ic c o ­
lo s o s ta n tiv o (hokmà) è c re sc iu to fin o a tra s fo rm a rs i in u n 'im p r e s s io ­
n an te p e rso n ific a z io n e p o e tic a . N o n u n a sem p lic e a lle g o ria in te lle ttu a le ,
p e rc h é a lc u n e ro ttu re d e lla lo g ic a e il to n o e m o tiv o lo im p e d isc o n o .
C o n q u e sto , essa n o n su p e ra la p e rso n ific a z io n e p o e tic a ... D a , ‘ D io c re ò
co n abilità* s a ltia m o a a b ilità h a c o lla h o ra to c o n D io ’ » ,80

c) Cosmologia, antropologia, teologia

N o n o s ta n te i m o lti so s te n ito ri n o n si p u ò c o n s id e ra re riso lta la q u e stio ­


ne di q u e sto trittico del p ro c e sso e v o lu tiv o d e lla sa p ie n z a b ib lic a . È s ta ­
to s o p ra ttu tto S c h m id * 1 a p ro p o rre co n su g g e stiv a lu c id ità lo s v ilu p p o
del c o n c e tto di sa p ien z a in tre fa si. L ’ a n tic a sa p ie n z a sa re b b e sta ta d o ­
m in a ta d a ll’ in teresse c o s m o lo g ic o . L 'u o m o c h ia m a to a ll’ im p re sa s a p ie n ­
z ia le e ra s o p ra ttu tto p re o c c u p a to d a ll'id e a di o rd in e c o s m ic o . C o n o s c e ­
re le in te rc o n n e ssio n i c a u s a li di q u e st’ o rd in e e so tto m e tte rv isi e ffic a c e ­
m ente g a ra n tiv a al l’e sse re u m a n o la p ro p ria re a liz z a z io n e . M a , se m p re
s e c o n d o S c h m id , in Prov . 1 0 - 1 5 Yì so n o in d izi di u n ’ a n tro p o lo g iz z a z io -
ne d e lla sa p ie n z a . A l c e n tro d e ll’ in teresse del sa p ie n te non è ta n to il c o ­
sm o q u a n to l’ u o m o . Il te rzo a n e llo di q u e sta c a te n a e v o lu tiv a è c o s titu i­
to d a lla te o lo g iz z a z io n e d e lla sa p ien z a (so p ra ttu tto in Prov . 1- 9 ) . T a le

77. Per precisare questa affermazione cfr. R.N. Whybray, Proveròs V ili 2 2 -3 1 and Its Sup-
posed Prototypes, rn J.L. Crenshaw (ed.), Studies in Ancìent Israelite Wisdom, New York 1976 ,
35*0-400.
78. Non sarebbe altro che una personificazione ovvero una figura poetica: G. von Rad, Sa­
pienza, 1 4 3 -1 4 5 ; W.A. Irwin, Where shaiì Wisdom be found?\ JBL 80 (19 6 ]) 1 3 3 - 1 4 2 ; K.M,
O ’Connor, The Wisdom Literat.ure, Wilmington 64.
79. Tra gli altri R.N. Whybray, Wisdom in Proverbs, London 1965, il quale afferma: «Tutto
ciò che si è detto su di essa può naturalmente essere interpretato come... attributo di Jahvè...
In questa passo l’associazione della sapienza a Jahvé ha portato alla sua ipostatizzazione, in
termini molto piò estremi di qualunque altro passo dell'Antico Testamento» (pp. 103 s.). Iner­
ire R.R.Y. Scott, Whdotn ttt Creattom thè amori of Prooerbs Vili 30: VT io (1960) 2 13 -2 2 3 ,
spec. 223; Idem, Provetta. Ecclesiastes (AB), New York *1974, 70. Ch. Kayatz, Studien, 76 ss.
parla spesso di «ipostatizzazione»; cfr. Idem, Einfuhrung, 70 ss.
80. L. Alonso Schòkel j. Vilchez Lindez, 1 Proverbi, 38.
S i. H.H. Schmid, Wesen und Geschichte, 144-168.
Storia della ricerca e problem i aperti 113

sc h e m a a s tra tto im p lic a una fu g a in a v a n ti, ch e sa re b b e s fo c ia ta n e lla


c ris i sa p ie n z ia le risp e c c h ia ta in G io b b e e Q o h e le t. Q u e sto trittic o p u ò
essere sem p re v a lid o , pu rch é n o n si s ta b ilis c a n o co n fin i ch e im p e d isc a n o
la c o m u n ic a z io n e tra una fa se e l'a lt r a . In altre p a ro le e sso fu n ge d a p a ­
ra d ig m a illu s tr a tiv o , m a sen za la p re te sa di n e g a re ch e l'e le m e n to a n ­
tr o p o lo g ic o c o n v iv e sse in q u a lch e m o d o co n q u e llo c o s m o lo g ic o e s e m ­
p re ch e la te o lo g iz z a z io n e n on sia in te rp re ta ta co m e m a n c a n z a di s p ir ito
re lig io s o n elle « fa si p reced en ti» . È a u sp ic a b ile c h e u lte rio ri ricerch e p o s ­
s a n o fo rn ire u n a c h ia v e in te rp re ta tiv a più o b b ie ttiv a e m en o fo rm a le .

d) La figura della Maat

F u ro n o s o p ra ttu tto S c h m id 82 e G e s e fl3 a so tto lin e a re il ra p p o r to tra q u e ­


s ta fig u ra d e lla te o lo g ia e g iz ia n a e la p e rso n ifica z io n e d e lla sa p ie n z a in
Prov. 1 - 9 . L a M a a t in tesa co m e « o rd in e (del m o n d o )» , « g iu s tiz ia » , « v e ­
rità » 0 « d iritto » è il retto s ta to del m o n d o s ta b ilito da A r o n n e ir a t t o d e l­
la c re a z io n e . D i c o n seg u e n z a maat è p e rso n ific a ta e tr a s fo r m a ta in d ea a n ­
c h e se n on fa p a rte del p an teo n e g iz ia n o . In gen ere a p p a re c o m e fig lia di
R a , la p re d ile tta del d io , d isp e n sa tric e di vita . « F a re maat» o « p a r la r e
maat» è la c a ra tte ristic a fo n d a m e n ta le del sa p ien te e g iz ia n o . D a q u i d e ­
r iv a il r a p p o r to tra l ’elem en to c o s m o lo g ic o e q u e llo e tic o : l'o rd in e del
m o n d o si c o stitu isc e e si re a liz z a so lo a ttra v e rs o u n a c o n d o tta s a g g ia .
S u lla b ase di q u e sti e di altri a sp e tti re la tiv i a lla maat m o lti h a n n o in ­
d iv id u a to elem en ti di c o n ta tto tra q u e sta fig u ra d ella te o lo g ia e g iz ia n a e
la sa p ie n z a p e rso n ific a ta di Prov . 8 , 2 2 - 3 1 : p o sizio n e n ella c re a z io n e d el
m o n d o , stretto ra p p o rto c o n la sfera d iv in a , o ffe rta sp o n ta n e a di vita agli
u o m in i. Il p ro b le m a co n siste n el d e te rm in a re la q u a lità e il ru o lo d i q u e ­
sti elem en ti c o m u n i. Il m o d e llo d e lla n a tu ra e d e l ru o lo d e lla sa p ie n z a p e r­
s o n ific a ta n ei P ro v e rb i d e riv a d ag li in se g n a m e n ti e g iz ia n i su lla maat o p ­
p u re la c u ltu ra isra e litic a ha fa tto p ro p rio un tra v e stim e n to per m a sc h e ­
ra re un te o lo g u m e n o in q u a lch e m o d o estra n e o a lla te o lo g ia b ib lic a ?
E p ro b a b ile che la sa p ie n z a p e rso n ific a ta dei P ro v e rb i non sia a ltro
ch e u n a fig u ra p o e tic a . In tal c a s o n on si p u ò e sc lu d e re che i sa p ie n ti
isra e liti si rifa c e ss e ro alle ra p p re se n ta z io n i d ella maat (o ad a ltre a n a lo ­
g h e d elle c u ltu re re lig io se lim itro fe ) p e r riv e stire p o e tic a m e n te una q u a ­
lità d iv in a . I p oeti d ’ Isra ele si e sp re sse ro ta lv o lta ric o rre n d o a lla p e rs o ­
n ific a z io n e d elle v irtù . L a d e sc riz io n e dei b acio tra la g iu stiz ia e la v e rità
o d ella p ru d en za e del g iu d iz io ch e v e g lia n o in siem e su q u a lc u n o c o s t i­
tu isc o n o già un a v v io v e rso la p e rso n ific a z io n e d ella s a p ie n z a ."4
82. Cfr. nota precedente.
83. H. Gese, Lehre und Wirkìtchkeit in der alten Wefsheit, Tlibingen 19 5 8 , spec. i i -z i .

84. Cfr, J.L . Cremhaw, Old Testament Wisdom, London 19 8 2 , 98-99.


H 4 II libro dei Proverbi

In ogni caso la questione è attualmente dibattuta, anche se si è avver­


titi dei pencoli di un’eccessiva «maatizzazione» della sapienza personifi­
cata dei Proverbi.85

V. B IB LIO G R A FIA C O M M E N T A T A

i . Commenti

Alonso Schokel, JL - Vfichez Lindez, J., f Proverbi, Roma 1988. I numerosissimi


menti di questo commento lo collocano tra i tre migliori. 11 libro si apre con una
ampia introduzione al mondo della sapienza. Un’altra introduzione specifica per
i Proverbi e uno studio delle sue forme letterarie costituiscono il portale d’acces­
so al commento vero e proprio. Prevalgono negli autori due virtù che ben si atta­
gliano all’oggetto del loro studio: l’ingegno e la perspicacia. Attraverso numerosi
esempi comparativi tra le sentenze dei Proverbi e l’epigrammatica spagnola (stu­
diati sotto il profilo della forma, dello stile e del contenuto) il lettore è condotto
alla comprensione e all’approfondimento di questo tipo di letteratura. Il lettore
troverà una ricca scelta di paralleli tratti dalle paremiologia spagnola.
Barucq, A., Le (ture des Praverbes (SB), Paris 1964. Una breve introduzione di
trenta pagine e una bibliografia sintetica introducono al commento. La forma
espositiva varia in ragione dell’ampiezza e delie caratteristiche formali del testo.
Mentre per i capp. 1-9 e 30-31 fautore commenta separatamente le varie unità,
la forma gnomica dei capp. 10-2,9 lo obbliga a cambiare il metodo espositivo. Co­
sì nelle diverse raccolte che compongono i capp. 10-29 egli evita il commento delle
singole massime a vantaggio dei luoghi comuni o degli elementi teologici della rac­
colta in oggetto. Questa scelta rende difficoltosa per il lettore la consultazione del
commento a singoli proverbi.
Hubbard, D.A., Proverbs, Dallas 1989. L’elemento più rilevante di quest’ope­
ra è la disposizione del commento, I capitoli che lo costituiscono coincidono in nu­
mero con i capitoli dei Proverbi; l’autore li commenta capitolo per capitolo, ma
in modo originale. Di ciascun capitolo sottolinea i luoghi comuni più significativi,
studiati alla luce di (e insieme a) sentenze identiche o analoghe del resto dei Pro­
verbi. Per evitare confusioni e consentire al lettore di trovare senza difficoltà il
passo in cui un certo testo viene commentato all’inizio del libro, viene proposta
una tavola in cui ciascun versetto è affiancato dal capitolo e dalla pagina in cui
viene trattalo. Quest’opera, pur essendo di scarsa utilità per gli specialisti, costi­
tuisce senza dubbio un importante contributo alla divulgazione di alto livello,
McKane, W., Proverbs (OTL), London 1977. E probabilmente il miglior com­
mento ai Proverbi da! punto di vista degli studi stonco-formali. L introduzione è
dedicata alla problematica di Prov. 1-9, alla letteratura di sentenze dei Proverbi,
al significato del termine masài e al testo greco dei LXX. La parte più originale e
valida del libro, che occupa 1 60 pagine, è incentrata sull’analisi formale delle istru­
zioni egiziane e assiro-babilonesi. La seconda parte del libro affronta il commen­
to ai Proverbi propriamente detto.
85. R.E. Murpliy, ReìigiousDimensionsoflsraelite Wìsdofrt, inP.Di Miller jr. e a. (edd,), Ancient
IsraeUte ReUgiant Essays in Hon. o f Frank Moore Cross, Philadelphia 1987,449-458, spec. 449.
B ib lio grafia c o m m e n ta ta 1 1 5

Ploger, O., Spruche Salomos (Proverbia) (BK xvu), Neukirchen/Vluyn 1984. Il


prestigio e l’alto livello scientifico dei commenti del «Bibìischer Kommcntar» so­
no noti. L ’opera di Plóger non delude le attese dei lettori. L ’introduzione (pp. xui-
xxxvn) affronta con chiarezza e profondità la problematica generale dei Proverbi;
gli aspetti particolari e controversi sono trattati nel commento. Il contenuto del­
l'esposizione può risultare talvolta farraginoso e tedioso, perché l’autore si perde
in dettagli poco o punto decisivi per la comprensione de! testo. Tuttavia si tratta
di un’opera eccellente, di consultazione obbligata per gli specialisti.
Toy, C,H., The Book ofProverbs (ICC), Edinburgh 1948, rist. 1 9 7 7 . 1 commen­
ti di questa collana sono caratterizzati dall eccellente (talvolta insuperabile) esa­
me del testo e per la sobrietà e il rigore dell’esposizione. Il libro di Toy è superio­
re agli altri della stessa collana proprio da questi punti di vista. Al contrario è scar­
so l’interesse per gli aspetti letterari e stilistici, il che peraltro non compromette la
posizione privilegiata che questo libro occupa nelle biblioteche.

2. Altri studi

Bostròm, L., The God o f thè Sages, Stockholm 1990. Il sottotitolo di questo libro
restringe la portata del titolo: The Portrayal of God in thè Book o f Proverbs. Una
introduzione dedicata alla letteratura sapienziale e al libro dei Proverbi conduce
il lettore sulla soglia delle due parti che formano il libro: 1. teologia della creazio­
ne e ordine (teologia della creazione, Dio, retribuzione e ordine); ir, rapporto tra
Dìo e il mondo (il Signore come Dio supremo e come Dio personale). Le analisi
dei testi biblici sono affiancate da costanti riferimenti alle letterature di sentenze
dei paesi vicini a Israele,
Kayatz, Ch., Studien %u Proverbiati 1-9, Neukirchen/Vluyn 1966. Prima di pro­
cedere alla minuziosa analisi dei capp. 1-9 dei Proverbi l’autrice dedica un’ampia
introduzione ai risultati del metodo comparativo tra le letterature sapienziali di
Israele e d’Egitto, in particolare per i luoghi comuni più discussi: problemi for­
mali, problemi di contenuto (rapporto azione-risultato; sapienza e timore di Jah-
vé; processo d’ipostatizzazione). Le analisi formali del resto del libro attirano
l’attenzione del lettore per la chiarezza espositiva, il rigore analitico e le conclu­
sioni sorprendenti*
Lang, B., Die weisheitiiche Lehrrede> Stuttgart 1972. L’opera c dedicata alle
«istruzioni» del libro dei Proverbi. Dopo un’introduzione sui Proverbi nella criti­
ca biblica da Nicola di Lira a Adolf Erniari, l’autore affronta le istruzioni dal pun­
to di vista letterario (carattere, funzione ed epoca) ed esegetico (rapporto azione-
risultato; pietà e religione; la «donna straniera»).
Lang, B., Wisdom and thè Book o f Proverbsy New York 1986. Questo libro è
la traduzione dell’originale tedesco Frau Weisheit (Donna Sapienza). Il sottotito­
lo indica la portata e 1 lìmiti del libror A Hebrew Goddess Redefined. L'opera si
compone di quattro capitoli: 1. la Sapienza come maestro; 2. la Sapienza come
dea; 3. la sapienza personificata di fronte alla personificazione della stoltezza; 4.
chi è Sapienza? L opera nel suo insieme e di grande utilità se si esclude l’errore
cosi frequentemente ripetuto di mettere in rapporto la Sapienza di Prov. 1-9 con
un corpus di elementi mitologici che portano a questa inaccettabile affermazio­
116 Il l i b r o d e i P r o v e r b i

ne: «In P t q v . 1 - 9 scopriamo bei testi politeistici su una dea israelita. Questa dea,
chiamata hokmà {Sapienza o Intelligenza), fu solo in seguito considerata una sem­
plice personificazione poetica riferita alla sapienza scolastica o alla sapienza di Dìo
stesso» (p. 1 2 . 9 ) .
Steiert, F.-J., Die Weisheit Israels, eìn Fretndkòrper im Alten Testamenti,
Freiburg i.Br. 1990. L’autore si propone di riesaminare il libro dei Proverbi alla
luce delle istruzioni egiziane, secondo quanto recita il sottotitolo dell’opera: Etne
Vntersuchung zum Bucb der Spruche aufdem Hmtergrund des àgyptiscben Weis-
heitslehre {Ricerca sul libro dei Proverbi sulla base della dottrina sapienziale egi­
ziana). Nella prima parte, dedicata ai capp. ro-z9, in cui si affronta il «locus teo­
logico» della sapienza israelitica, l’autore passa in rassegna le proposte dei prin­
cipali studiosi moderni sull’argomento per rileggerle secondo la prospettiva della
sapienza egiziana. Il secondo capitolo è incentrato su Prov. 1 - 9 . È notevole lo stu­
dio dei rapporti Sapienza/maestro e Sapienza/Jahvé.
Whybray, R.N., Wisdom in Proverbs (SBT 45), London 1965. Anche quest’o­
pera è già un classico dedicato allo studio di Prov, 1-9 in rapporto con il pro­
blema della sapienza (1). Dopo un’analisi del «Libro dei dieci discorsi» (if), Fau­
tore lo compara con le istruzioni egiziane (ni). La parte più interessante del libro
studia l’evoluzione del concetto di sapienza in due fasi (rv). Un sintetico riepilo­
go riassume la ricerca delTautore. Nonostante il tempo trascorso dalla pubbli­
cazione e i recenti interventi critici su alcune sue idee, quest’opera è ancora una
lettura utile e indispensabile.
Capitolo iv

Il libro di Giobbe

I. DATI GENERALI

Bibliografia: L. Alonso Schòkel - J.L. Sicre, Giobbe. Commento teologico e lettera-


rioj Roma 1985, 69-88; O. Eissfeldt, Introduzione aIVAntico Testamento in, Bre­
scia 1982, 261-289; J. Leveque, Job et son Dteu, Paris 1970; G. Ravasi, Giobbe.
t raduzione e commento, Roma 1979, 7-274; R. Smentì, La formazione dell’An­
tico Testamento, Brescia 1993, 264-275; A. Weiser, Giobbe, Brescia 1975.

1, Il lib ro

a) Tìtolo del libro

Il titolo del libro corrisponde al nome del protagonista. Tuttavia la fo r­


ma italiana G io b b e è basata sulle trascrizioni greca e latina che riprodu­
cono in modo impreciso il termine ebraico 7 //ofr. Attualmente sono an­
cora sconosciuti tanto l’etimologia quanto il significato di questo nome.
G li specialisti indicano due possibili radici semitiche: ’/b e 'w b d N el
primo caso il nome del protagonista sarà collegato a ll’ idea di «inim ici­
zia». il modello nominale da cui deriverebbe ’ijjób designa un nome di
ruolo, in modo tale che Giobbe potrebbe significare qualcosa come «ne­
mico inveterato», rappresentazione del rapporto di Giobbe con Jahvé.
Se la form a nominale ’ijjób viene interpretata come p assiva,1* allora 1 1 -
dea d’ inimicizia sarebbe riferita a Jah vé, che fa di Giobbe la vittima di
una crudele scommessa. È stata proposta inoltre la radice araba ’ w b,
corrispondente alPebraico sw b «tornare/pentirsi». In questo caso G io b ­
be sarebbe il «pentito» o il «penitente», e si alluderebbe a IP atteggi a men­
to del protagonista al termine del libro.
Attualmente pare infondata Pipotesi secondo la quale il nome di G io b ­
be sarebbe stato inventato in occasione della composizione dell’ opera,
giacche la form a ’ajjab (dalla quale potrebbe derivare ’ ijjób) è attestata
in testi di esecrazione egiziani e in alcuni documenti accadici del 11 m il­
lennio a.C.

i. Si veda K. Budde, D a s B u c h H io b > Gòttingen *'1913, xvi; F. Horst, H io h (IìK xvi/i), Neu-
kirclien/Viuyn 31974, 7-8.
2- Per analogia con j i l l ò d «neonato/bambino» (c£r. Es. 1 ,2 1 ; G io s . 5,5; G er. 16 ,3; S ìr . io , 18).
b) Testo e versio n i3

Il testo del libro di Giòbbe presenta una serie di problemi di tale gravità
d ie la sua ricostruzione in alcuni punti risulta meramente ipotetica. Per
alcuni versetti del libro in alcune traduzioni moderne può accadere di
leggere a piè di pagina la parola «dubbio» o l'espressione «traduzione
congetturale». Alcuni si astengono addirittura dal tradurre qualche ver­
setto per l’impossibilità oggettiva di coglierne il significato. Con l’ecce­
zione forse di Osea, Giobbe è, dal punto di vista testuale, il libro del­
l’Antico Testamento che presenta le maggiori difficoltà.4
La comparazione tra il T .M . e i L X X induce talvolta a correggere
l’ ebraico, ma in generale la preferenza è da dare al primo. Sembra che la
versione greca conosciuta da Origene avesse circa quattrocento versetti
in meno rispetto alPonginale ebraico e che perciò egli supplì a queste
perdite basandosi su Teodozione.5 Sì tratta di un caso testuale analogo
a quello del libro di Gerem ia, in cui il testo ebraico è notevolmente più
ampio del greco. Non si deve pensare, tuttavia, che la versione breve
greca sia più originale e che il T .M . sia la testimonianza di ampliamenti
posteriori, perché le omissioni del greco non servono a m igliorare in as­
soluto il testo; piuttosto ne rendono più difficile la comprensione per
mancanza di un contesto coerente. È più probabile che il traduttore gre­
co si sia com portato in m odo analogo a molti lessicografi attuali: consi­
derare inutile la traduzione di alcune parti. Sarebbe questa la ragione
per cui ì L X X hanno fatto ricorso alla parafrasi e alla reinterpretazione.
La Peshitta, traducendo il testo ebraico, e utile in certe occasioni, poi­
ché contribuisce a chiarire alcuni termini oscuri dell’ originale. Il Targum
presenta numerose curiosità anche se non è molto d’ aiuto nella com ­
prensione dell ebraico.6 G erolam o, come egli stesso riconosce, incontrò
tali difficoltà nella traduzione (nonostante sia.stato aiutato da un rabbi
di Lidda) da optare per la letteralita, anche se in certi casi lece ricorso a
un ipotetico senso generale della frase. Per questi motivi la Vulgata va
utilizzata con molta cautela.
Benché in molti punti corrotto, il testo ebraico è pur sempre la fonte
più affidabile. Le moderne ricerche di filologia semitica (soprattutto sui
testi di Ugarit) hanno dimostrato che alcuni sostantivi e form e verbali

3. Per un’esposizione breve, ma chiara e appropriata, si veda G. Pohrer, Hìob (KAT xvi),
Giitersloh t 963, 55-57; inoltre A. de Wilde, Das Buch tììob (OS xxn), Leiden 19 8 1, 67-73.
4. Sui problemi testuali cfr. M.H. Pope, J o b (AB 15), Garden City *1982, x l iii -l .
5. Per tutto quanto si riferisce alla versione di Giobbe nei LX X si veda Pintroduzìone di J.
ZiegJer, Septuaginta^ xi,4. ]ob%Gómngen 3982.
6 . L ’importanza delle versioni targumiche è sottolineata in W.E. Aufrecht, A r a m a i c S t u d i e s a n d

thè Book o f j o b , in Idem (ed.), S t u d t e s in th è Book ofjob, Waterloo, Ont. 1985, 54-66.
Dati generali ii 9

che anticamente suscitavano sospetti si sono rivelati sostanzialmente


corretti.7

c) Canonicità

Il libro di Giobbe appartiene alla terza parte dei libri sacri ebraici, i k etu-
bint o «scritti'). Soltanto Teodoro di Mopsuestia ne mise in dubbio la c a ­
nonicità. AlPinterno di quest’ ultima sezione della Tanak il codice A les­
sandrino segue Perdine Salmi, Giobbe, Proverbi mentre Cirillo di G eru ­
salemme, Gerolam o e altri testimoni antichi parlano di Giobbe, Salmi,
Proverbi. Q uest’ultim o ordine fu preferito dal concilio di Trento.

z. Autore e data dì c o m p o s iz io n i

Com e potremo dimostrare in seguito, è chiaro che il libro di Giobbe è


un’opera com posita. Tuttavia dovette esserci una personalità geniale in
grado di darle l'altissim a qualità letteraria che la caratterizza e che ne fa
una delle vette più elevate della letteratura universale. M a sfortunata­
mente ci si trova di fronte a un’opera anonima.
Riguardo alla data di composizione non c e unanimità, benché per la
datazione tutti ricorrano agli stessi argomenti: lingua, cultura, rapporti
dì dipendenza letteraria e contenuto teologico. È possibile ricavare dalla
lingua di Giobbe Pepoca della sua composizione? Anzitutto va detto che
la lingua di Giobbe, pur essendo chiaramente l’ ebraico, presenta nume­
rose difficoltà al filologo, ragione per la quale già anticamente si co­
minciò a ventilare l’ ipotesi che si trattasse di una traduzione (cosi Ibn
Ezra). Si pensò all'arabo come lingua originale; in tal modo si potevano
spiegare molte espressioni oscure del libro di Giobbe. Tuttavia lo stesso
criterio potrebbe essere applicato all’intera letteratura dell’ Antico T e ­
stamento. L ’elemento di maggior spicco iti Giobbe è il colorito aram ai-
co, universalmente riconosciuto. N el libro di Giobbe gli elementi ara-
maici sono più numerosi di quelli di qualsiasi altro libro biblico. Secon­
do la teoria delPoriginale aram aico il traduttore ebraico si limitò a tra­
durre le parti incomprensibili ai lettori ebrei. Di conseguenza i sosteni­
tori della teoria fanno risalire il libro di Giobbe al periodo di fioritura
dell’ aram aico: Pepoca postesilica.* Tuttavia il fatto che un termine ara-
7. A! riguardo v. L.L. Grabbe, Comparative Philofogy and thè Text of Job. A Stvdy in Meth-
odohgy3 Missoula 19 77; inoltre, anche se alcune conclusioni sono da ritenersi eccessive, W.L.
Miche), Job in thè Light o f Northwest Semìtìc i, Roma 1987.
8. Dati abbondanti in M.H. Pope, Jobt xxxu x u i; inoltre R. Gordis, The Book of God and
Man, Chicago-London 1978, 109-218.
9. J. Leveque, L a d a t a t i o n d u liv r e d e J o b : VTS 32 (1981) 20(3-119 parla della prima metà del
v secolo.
1 2 .0 Il l i b r o d i G i o b b e

maico di Giobbe non compaia in altri libri precedenti dell’Antico Te­


stamento non significa che tale termine non esistesse ancora. Proseguire
/indagine in questa direzione sembra quindi una perdita di tempo.1
Quasi tutti gli studiosi hanno rilevato il chiaro sfondo patriarcale dei
libro di Giobbe. La religione che vi è descritta è primitiva. Non vi è ac­
cenno al sacerdozio né al culto centralizzato. L ’ira divina è placata me­
diante sacrifici offerti dal patriarca (1,5; 42,8; cfr. N«ra. 23,1.14.24).
La ricchezza si misura a partire dalla quantità di greggi e di schiavi (1,3;
42,12; cfr. G etu 12,16; 32,5), L'unità monetaria ricordata in 4 2,11 (#esi­
ta ) compare soltanto in G e n . 33,19 e G to s . 24,32. L’eccezionale longe­
vità di Giobbe (cfr. 42,17) è eguagliata o superata solo dalle generazioni
patriarcali/1
La cornice narrativa presenta una serie di caratteri letterari tipici del­
l'epica semitica con paralleli sorprendenti nella letteratura di Ugarit, in
particolare l’epopea di Keret.11 Ci fu un’epopea antica di Giobbe?13
Questa conclusione si potrebbe ricavare dalla menzione del protagonL
sta del libro accanto ad altre due figure leggendarie (Noè e Daniele) in
E z . 14,14.20, Altri paralleli mesopotamici sono del pari molto antichi.
Il cosiddetto Giobbe babilonese, L ù d l u l b è l n è m e q i («Voglio lodare il
Signore della sapienza»; v. sopra, p. 81), noto da tavolette del secolo v i i
a.C., e recentemente riemerso in una copia dì mille anni più antica. Al­
trettanto può dirsi di un testo parallelo sumerico che risale all’incirca al
2000 a.C. Cosi forse questi paralleli suggeriscono la possibilità che in­
torno a questa data esistessero una leggenda e un’epopea relative al per­
sonaggio/4 sottese al sostrato letterario del libro di Giobbe.
Un semplice schizzo del contenuto teologico può essere utile anche
nel precisare la data di composizione. L’apparizione «del» Satana (con
l’articolo, come in Z a c c . 3,1 ss.) nel prologo ha indotto molti studiosi a
mettere il libro in rapporto con il periodo persiano/5 L’assemblea degli
dèi in r,6 e 2,1 rispecchia un antico elemento mitologico riscontrabile
io. Cosi N.C. Ha bel, The Hook of Job (OTLJ, London 1985, 4 1.
ti. Alcuni, pur ammettendo che la cornice narrativa di Giobbe ha un’evidente collocazione
patriarcale, trovano, per il suo carattere di racconto popolare, maggiori affinità tra la narra­
zione di Giobbe e alcune storie di Giudici e di Rut. Le narrazioni patriarcali vanno considerate
piuttosto come una saga epica. Cfr. M ,H Popeyjobi Book of, in IDE ri, 19 6 1, 9 17.
1 x. e fe P. Xella, Gli antenati dì Dìo. Divinità e miti 71ella tradizione di Canaan, Verona 19 8 1,
14 7 -17 9 ; G. del Olmo Lete, tAitos y teyendas de Canaan segùn la tradición de Ugarit, Madrid
198 r, 144-2,86,
13 . In proposito v. già B. Duhm, Dai Buch iitob (KHC xvi), Leipzig-1 ubingen 1897, Via-vili;
104-206; N.M . Sarna, Epic Substratum in thè Prose of Jo b : JB L 76 (1957) 13 -2 5 .
14. Sulla trasmissione e le eventuali trasformazioni di questa leggenda si veda G- Fohrcr, Sta­
d i a zum Buche H106, Berlin New York '1 9 8 3 , 37-59. .
15. Che egli non sia ricordato nell'epilogo suggerisce tuttavia che possa essere stato inserito
nel racconto originale in prosa in epoca posteriore.
D im e n sio n e letteraria 1 2,1

in Mesopotamia e a Ugarit, come in alcuni salmi e nel Deutero-Isaia.


Orbene, il dato teologico forse più significativo per poter stabilire l’epo­
ca approssimativa del libro di Giobbe è la critica corrosiva formulata
dall’autore contro la dottrina della retribuzione, critica più congrua al
periodo postesilico.16
Anche se alla fine del secolo scorso un buon numero di critici datava­
no la composizione del libro al vii secolo, attualmente si tende ad ab­
bassarla al vi e ni secolo. Il tema della sofferenza dell’innocente, comu­
ne a Giobbe e al Deutero-Isaia (in particolare 52,13-53,12) e a Geremia
induce alcuni a individuare nell’esilio l’epoca più probabile per !a com­
posizione di Giobbe. Ma in realtà l’assenza di dati di carattere storico
relativi alla sofferenza della nazione (come accade invece nelle Lamen­
tazioni) depone piuttosto a favore del periodo postesilico. Il libro aveva
raggiunto la propria forma definitiva verso Panno 200, data approssi­
mativa della compilazione del Siracide, il cui autore sembra conoscere
Giobbe {S ir, 49,9). Nessun critico pensa a una data piu bassa del 250 a.
C. In ogni caso nessuna delle prove addotte ha carattere conclusivo.

II. D IM EN SIO N E LETTER A R IA

Bibliografìa: L. Alonso Schòkel - J.L. Sicre, Giobbe, Roma 1985, 37-45; J. Ver-
meylen, Jo b , ses amis et son Dieu, Leiden 1986; A. Weiser, Giobbe , Brescia 1975,
iz - 17 ,

1. P r im e im p r e s s io n i s u G i o b b e

Dal punto di vista letterario colpisce il contrasto tra la prosa del prolo­
go e delPepilogo e la poesia del corpo centrale del libro incastonato tra
quelli. Come conseguenza di questo strano connubio, si nota qualche
tensione tra la prosa e la poesia, ragione per la quale alcuni commenta­
tori preferiscono spiegare il dialogo poetico senza tener conto delle in­
formazioni che si ricavano dal prologo e dall’epilogo.17 È tuttavia da os­
servare che la poesia richiede una qualche introduzione, in caso contra­
rio non sarebbe comprensibile l’uscita e x a b r u p t o di Giobbe in 3,1.
D’altra parte, se si considerano i paralleli mesopotamici sopra ricordati,
il prologo e l'epilogo potrebbero costituire un’entità relativamente coe­
rente (se si prescinde dalla disposizione negativa di Dio verso gli amici
di Giobbe in 42,7-9).
16 . L'opera di Qobelet in generale e il probabile contesto vitale dell’uso della forma letteraria
del «dibattito» da parte di Ben Sira convalidano questa ipotesi di lavoro.
17 . Per una rassegna delle teorie sul rapporto tra il prologo e il dialogo poetico v. Y. Hoffman,
The Relation Between thè Prologue and thè Speecb-Cycles in Jo b : V T 3 1 (19 8 1) 160-170.
1 2 2 . Il l i b r o d i G i o b b e

Il lettore del libro di Giobbe spesso non porta a termine la propria let­
tura a causa soprattutto dello stile dei dialoghi, talora farraginosi e ap­
parentemente privi di coerenza nello sviluppo del discorso. I tre amici di
Giobbe, pur intervenendo a tempo debito nei turni del dialogo, danno
l’impressione di parlare all’unisono e non è facile caratterizzare i punti
di vista di ciascuno. D'altra parte, come se si trattasse di un dialogo rra
sordi, le diverse risposte evitano spesso il tema proposto dall’intcrlocuto-
re corrispondente. Se ne trae ^impressione che Giobbe e i suoi amici par­
lino piuttosto l’uno dopo Paltro anziché Puno con Paltro. Quest1appa­
rente mancanza dì coerenza è imputabile non tanto a un supposto stile
trascurato del poeta quanto allo stile peculiare del discorso orientale,
che non è soggetto alle norme della retorica occidentale. L’orientale non
svolge una problematica in modo lineare: preferisce affrontare i temi nel
loro insieme mediante una sorta di razionalità ciclica, saltando da un
problema alP altro e dando m questo modo impressione di profondità.
Vi sono, inoltre, tre parti nel libro che richiamano l'attenzione del let­
tore. ConTè possibile che dopo la lezione di Giobbe alla moglie (2,10) e
dopo il rispettoso silenzio che si riscontra in 2,13 Giobbe irrompa con
tale violenza nel cap. 3, maledicendo il giorno della propria nascita? An­
che la collocazione dello splendido inno alla sapienza del cap. 28 è sor­
prendente. Si ha Pimpressione che questa esplosione lirica venga a inter­
rompere il dialogo tra Giobbe e gli amici. Si tratta, forse, di un intermez­
zo con il quale il poeta intende differire la soluzione del problema della
possibilità per Puomo di acquistare sapienza, «soluzione» che si presen­
ta in iorma definitiva con i discorsi di Jahvé dei capp. 38-41? In terzo
luogo, il lettore si trova di fronte 1 discorsi di Elihu nei capp. 32,-37. Qua­
le ne è la (unzione, visto che Pargomentai ione non porta alcun sostan­
ziale progresso rispetto a quella di Elifaz, Bildad e Zofar? Com’è pos­
sibile che il redattore finale li abbia mantenuti (o inseriti) se né Giobbe
né Jahve nelPepilogo tengono conto di Elihu e del suo discorso? Tutti
questi elementi hanno indotto la maggior parte degli autori a dubitare
delPintegrità letteraria del libro.18

2. Aspetti letterari

Bibliografia: L. Alonso Schòkel - J.L. Sicre, Giobbe, Roma 1985, 45-695 D. Ki-
net, L'ambiguità delle concezioni di Dio e di Satana nel libro di Giobbe: Gonc
19/9 (1983) 62-72.
Il poeta che compose il dialogo poetico (capp. 3-41) si muoveva con
facilità sul terreno della poesia ebraica. Tuttavia l’uso geniale delle ri-

18. Su questa tesi cfr. M.H. Pope, Job, xxui-xxx.


t

D im e n s io n e letteraria 123

sorse che gli offriva il parallelismo gli consentono di creare un universo


di ambiguità e di equivoci che fanno di Giobbe un libro unico. È molto
raro, ad esempio, trovare un emistichio che si limiti a ripetere o a rove­
sciare l’emistichio contiguo. D’altra parte in Giobbe sono rappresentati
quasi tutti i procedimenti retorici: chiasmo (5,14; 20,2-3); assonanza (16,
12); onomatopea (41,10), ecc. Un’altra tecnica compositiva consiste nel-
l’enunciare all’inizio di un poema una coppia di termini e nello svilup-
■ * * p * p 1 1 1

pare nei versetti successivi una tematica costruita a partire da quei ter­
mini. Un procedimento del genere si riscontra nel cap. 3 con i termini
¥ 1 1 *' » ■ < I

«giorno» e «notte» e tutti 1 sinonimi che vengono evocati.


ripetizione di un termine m posizioni signmcative aiuta il lettore a
scoprire l’intento del poeta, come accade ad esempio con m à q ò m «luo­
go» in 28,1.6.12.20.23. In questo modo viene descritta la collocazione
naturale di tutte le cose, inclusa la sapienza, alPinterno dell’ordine co­
smico. In questo stesso capitolo il poeta dispiega una tecnica che po­
tremmo definire di «svelamento progressivo», in cui viene suscitata la
curiosità del lettore differendo la soluzione. Nei w . i - i i il poeta si li­
mita a descrivere; il lettore assiste ammirato. Tuttavia le domande del v.
12 rivelano a quest’ultimo che l’autore del poema sta mettendo in rela­
zione i vv. i - i i con la sapienza. Sa qualcosa, ma l’autore non gli svela il
mistero. Donde si trae la sapienza? Invece di dare una risposta imme­
diata, il poeta comincia a suscitare Pinteresse del lettore ricorrendo a
proposizioni negative: «non si conosce», «non si trova», «non si com­
pra», ecc. (vv. 13-19). Una nuova domanda (v. 20) comincia a inquieta­
re il lettore. Nei vv. 21-22 altre digressioni ritardano la risposta. Subito
dopo arriva la soluzione: «Solo Dio conosce la sua via...». Un procedi­
mento stilistico analogo s’incontra in P r o v . 5,15-19.
In nessun altro libro dell’Antico Testamento si trova un rapporto così
stretto tra stile poetico e messaggio teologico. L’autore di Giobbe impie­
ga largamente giochi di parole, doppi sensi, analogie19 e, soprattutto,
usa in modo polivalente metafore tratte dal mondo animale e vegetale
per sottolineare l’ambiguità della presunta stabilità degli elementi del­
l’ordine cosmico. Così si dipinge la stoltezza delPatteggiamento degli
amici di Giobbe che cercano di dedurre dalPordine cosmico e dall’inter­
azione dei suoi elementi una dottrina meccanica della retribuzione. Il
mondo della natura ha evidentemente le proprie regole, ma sottoposte
alla volontà di Dio e non viceversa. Cercare di dedurre dalPordine natu­
rale il modo in cui Dio dovrebbe agire significa negare la sovranità divi­
na. È questa la finalità del ricorso stilistico all’ambiguità nel libro di
Giobbe. Ciò che muove le cose non è la necessità, bensì la possibilità.

19. Sull'impiego dell'allusione e dell'analogia in Giobbe v. R. Gordis, God and M.anì 190-2,08.
H 4 II l i b r o d i G i o b b e

Nel cap. 3 si rileva un altro aspetto del rapporto tra stile e teologia.
In generale nell Antico Testam ento «luce» è simbolo della vita, immagi­
ne di felicità e prosperità; «oscurità» è invece simbolo di sventura e di
morte. In tutto il capitolo si coglie un’inversione dei valori di questi sim­
boli archetipici: la tenebra equivale a felicità mentre la luce significa tri­
stezza e fallimento. Questa «perversione simbolica» è semplicemente e­
spressione della perversione che Giobbe coglie nelPordine naturale e del­
la perversione (sperimentata sulla propria pelle) della dottrina della re­
tribuzione.20

3. Struttura generale

Il primo elemento che il lettore individua nel libro di Giobbe è la corn i­


ce in prosa (capp. 1-2 ; 4 2 ,7 - i7 ) LT e il corpo centrale dell’ opera in poesia
(3,1-4 :1,6 ). La poesia di cui è composto il libro appartiene al genere del­
la poesia didascalica. Anche se questa distinzione è valida in linea gene­
rale, uno sguardo ravvicinato consente d’individuare elementi di prosa
narrativa nel corpo del poema (32 ,1-6 ). D ’altra parte non si deve perde­
re di vista il contenuto della cornice narrativa e il suo rapporto con il
poema. Da questa prospettiva è possibile suggerire una struttura alter­
nativa.
N ella narrazione dei capp. 1-2 Jahvé permette a Satana d ’infliggere a
G iobbe torture fisiche e psicologiche per dimostrare che il suo servo e
irreprensibile, che la sua religiosità non dipende dalla prosperità econo­
mica e fam iliare (cfr. 1,9 ). Tuttavia, dopo la prova e la verifica dell’in­
tegrità religiosa di Giobbe, il narratore interviene per com unicare che
«nonostante tutto Giobbe non peccò con le sue labbra» (2 ,10 ). Il rac­
conto potrebbe benissimo terminare qui: all'intreccio non servono altri
elementi. Tuttavia in 3 1,4 0 s’ incontra un altro segnale di conclusione:
«Fine dei discorsi di Giobbe». Che cos’è successo fin qui? L a condotta
sottom essa di Giobbe alla fine del cap. 2 lascia il posto a un sorprenden­
te atteggiamento aggressivo da parte de!) eroe, un com portam ento che
non fa che aggravarsi durante il dialogo con gli amici; Giobbe ha la pre­
tesa di portare Jahvé in tribunale, affinché risponda lealmente della sua
accanita e spietata persecuzione. Il giuramento di 3 1,2 4 implica un
culmine drammatico: se davvero Giobbe è innocente il colpevole può

zo. Sul contenuto e Ja funzione del cap. 3 cfr. L.G. Perdue, W i s d o m in R e p p l t , Sheffield 19 9 1,
91-110.

z i. Sui problemi letterari di questa cornice v. L, Alonso Schnkel - J.L. Sicre, G i o b b e , Roma
1985, 37-45; B. Vawter, J o b a n d J o n a h , New York 1983, z 6 - 42; sulla sua teologia cfr. J.
Leveque, J o b e t s o n D ie t 4 1, Paris 1970, 1 9 1 - 1 1 0 . Informazioni sul «paese di Giobbe» sono re­
peribili in P. Dhorme, L e l i m e d e J o b (EtB), Paris x ix -x x ii.
D im e n s io n e letteraria 12 5

essere soltanto Jahvé. La cesura di 3 1,4 0 poteva considerare chiusa la


questione, soprattutto se si considera che i successivi discorsi di Elihu
sono trascurati tanto da Giobbe quanto da Jahvé.
I discorsi di Jahvé dal turbine (capp. 38 -4 1 )i:L non rispondono diretta­
mente all’accusa di Giobbe; è anzi Jah vé, a sua volta, che lancia una ac­
cusa contro Giobbe. Alla fine il protagonista riconosce di non avere al­
cun diritto di decidere come deve funzionare Lordine cosmico. Se D io
ha dim ostrato di avere la libertà di affliggere, dimostra anche di essere
libero di benedire (cfr. 4 2 ,1 1 - 1 7 ) . «E Giobbe mori vecchio e carico di
anni». Questo è il finale.
Si può dire, sulla base di quanto è stato esposto, che il libro di G io b ­
be consta di tre parti corrispondenti agli elementi fondamentali di una
narrazione in genere o del racconto popolare in particolare: esposizione
(Jahvé affligge Giobbe), complicazione (Giobbe accusa Jah vé; Jah vé ac­
cusa Giobbe) e scioglimento (Jahvé benedice Giobbe). Lo scioglimento
ha luogo dopo che Giobbe, accusato falsamente da Dìo, ritira la propria
denuncia contro quest’ultimo.
La struttura del libro di Giobbe corrisponde, secondo alcuni autori,
allo schema della metafora giuridica:121314
A. Anticipazione (1,6 -11; 2,1-6)
B. Possibilità di ricorrere in tribunale (capp. 1-9)
C. La parola all’accusatore (cap. 13)
D. Annuncio di un giudice (16 ,18 -2 1; 19,21-29)
E. ( esttmonianza dell'accusato (capp. 19-30)
E'. Giuramento e parola all'accusato (cap. 31)
D'. Verdetto di un giudice (capp, 32-37)
C'. La parola all'accusato (38,1 ss.; 40,6 ss.)
B'. Si rinuncia a ricorrere al tribunale (42,3-6)
A'. Assoluzione (42,7-9).

4. G enere letterario

D opo quest’analisi della struttura è opportuno affrontare la determina­


zione del genere letterario. Le proposte degli specialisti sono diverse,
anche perché non vi è accordo sul ruolo da attribuire alle parti in prosa.
Se si considera il libro nella sua form a attuale (narrazione e poesia), la
categoria più adeguata sarebbe quella di controversia o disputa legale,
genere diffuso nella sapienza m esopotam ica.^ D ’altra parte, se si p re­

12 . In proposito si veda L. Alonso Schokel - J.L. Sicre, Giobbe, 60-69.


13 . Lo schema è tratto da N.C. Habel, The hook of Job . 54.
14 . Gli esempi di questo tipo di letteratura presentano la seguente struttura (talora incompleta
O variata secondo le circostanze*): prologo ed epilogo mitologici, dibattito propriamente detto
e reoEania, nella quale il dio risolve la questione. Fondamentale al riguardo è l'opera di J.J.A .
12 6 [I l i b r o d i G i o b b e

scinde dalla cornice narrativa restano due alternative: il dialogo (orien­


tato alla risposta dell’uom o davanti alla sofferenza e alla natura divina)
e la lamentazione. Il carattere di dialogo è evidente ma, poiché il poema
inizia con una maledizione (3 ,1-3 ) e termina con la sottom issione del pro­
tagonista (4 2,1-6 ), non si può escludere il tipo letterario della lam enta­
z io n e ^
Al riguardo e opportuno ricordare la discussione tra alcuni commen­
tatori sull appartenenza di Giobbe alla cosiddetta «letteratura» sapien­
ziale, Quanti negano tale appartenenza si basano essenzialmente su due
aspetti convergenti: la form a letteraria peculiare di G iobbe,2* che non
coincide con gli sviluppi form ali consueti della sapienza, e l’assenza di un
chiaro intento «didascalico» da parte dell’au to re/7 Uno studio di Gese
viene a limitare queste afferm azioni definendo, sulla base di minuziose
analisi della letteratura affine della tradizione sum ero-accadica, il libro
di Giobbe da un punto di vista formale come «paradigma di una suppli­
ca accolta» (Klageerhòrung$paradtgm a)*g che sarebbe servita da m odel­
lo per insegnare al popolo come rispondere alla sofferenza.
Naturalm ente non sono sfuggite le somiglianze di Giobbe con le sup­
pliche del Salterio (elementi come il pentimento, la confessione e il per­
dono), in alcuni casi tanto notevoli da far cadere nell’errore di accettare
la dipendenza di Giobbe dal culto israelita. La presenza dell’elemento teo-
fanico (capp. 38 ss.) sembrerebbe convalidare questa impressione. M a è
fuor di dubbio che tutta questa serie di elementi formali com paiono an­
che al di fuori del culto nel divenire della vita ordinaria dell’israelita.
La riluttanza da parte di alcuni ad accettare il genere disputa legale si
basa essenzialmente sulla costatazione che, anche se G iobbe desidera
ardentemente poter affrontare davanti a una corte di giustizia il suo ac­
cusatore, alla fine, e proprio a causa dello sviluppo letterario del libro,
egli perde la speranza di ottenerlo. D ’altra parte non sfugge l’abbondan­
za di elementi rituali e cultuali.
Nonostante questa pluralità di tendenze interpretative e m algrado la
necessaria accettazione della specificità del libro di Giobbe, si deve ri-
van Dijk, La sagesse suméro-accadtmne, Leiden 19 53, spcc. 3 1 4 2 . IJ genere letterario del «di­
battito» a proposito di Giobbe e esplicitamente negato da G. von Rad, Sapienza, 189.
25. Alcuni fondono i due elementi e definiscono il genere letterario di Giobbe come «lamenta­
zione drammatizzata» {Dramatisierung det Klage). Così C . Westermann, Der Àufbau dea Bit-
ebes Hìob, Stuttgart 1 1978, 27-39.
26. Il carattere sui generis del libro sì riscontra nell'uso, da parte del poeta, di elementi profeti­
ci, di caratteri propri dei salmi (supplica e inno; si confronti ad es. 21,7-26 con Sai 73,2-12),
del linguaggio giuridico e sapienziale.
27. Esponente di questa tendenza è A. Weiser, Dfzs B uch Hioh (ATD 13), Gòttingen *1968, 9-
i x (tr. it. Giobbe , Brescia 19 75. 14 -17).
28. H. Gese, Lekre und Wirklichkeit in der alten Weisheit, 1 ubingen 1938, spec. 70-7H,
19. Cfr. J.L , Crensbaw, Old Testament Wisdotn, London 1982, 1 1 2 .
D im e n s io n e letteraria 1 2 7

conoscere che in esso prevalgono gli elementi sapienziali.30 A conferma


di questa afferm azione si possono citare le notevoli analogie tra G iobbe
e la letteratura sapienziale mesopotamica. D ’altra parte l’elemento teo-
fanico dei capp. 38 ss. non deve necessariamente far pensare alla sfera
cultuale, perché proprio in questi capitoli viene presentato un repertorio
com pleto e magistrale della sapienza della natura. La tradizione sapien­
ziale, infine, ha messo a disposizione del poeta l’ ispirazione generale (pos­
sibilità di una religione disinteressata; la causa della sofferenza; il pro­
blema della teodicea) e una gran parte del vocabolario.

5. Paralleli extraisraelitici

Il ricorso all’espressione «paralleli» rende necessaria una precisazione.


N o n ci riferiam o a opere del Vicino Oriente sulle quali l’autore di G iob ­
be si sarebbe basato per comporre la sua straordinaria opera, ma di
scritti sapienziali con i quali di fatto il testo biblico coincide parzial­
mente in uno schema, nella presentazione di un certo tipo umano e in
diversi aspetti conflittuali del rapporto tra l’ essere umano e la divinità.
N o n è alla portata attuale dei ricercatori la possibilità di parlare di di­
pendenza diretta del libro di Giobbe da alcune opere della cultura egi­
ziana e mesopotamica. Tutt’al più si potrà parlare di una fonte lettera­
ria comune nelParea culturale del V icino Oriente.
Il problem a affrontato dal libro di G iobbe fu posto anche dai sapienti
d'Egitto e M esopotam ia.31 N ella disputa egiziana sul suicidio risalente
al M edio Regno, D isputa tra un uom o e la sua anima (Bresciani 1 9 8 ­
2 0 5; A N E T 405-407), un uomo, considerando insopportabile la propria
vita, discute con la propria anima (il proprio io) la possibilità di conce­
pire il suicidio come soluzione ai propri problemi. La sua anima vacilla
ma alla fine tende a consigliare una vita dedita al piacere e all’ assenza di
preoccupazioni («Cerca il giorno felice e dimentica le preoccupazioni»).
Sebbene si riscontrino paralleli ideologici e fraseologici con Giobbe, non
si può dire che tra le due opere vi sia un rapporto. Il Racconto del con­
tadino eloquente (Bresciani 1 4 6 - 1 6 1 ; A N E T 4 0 7-4 10 ) è un altro testo
egiziano dotato di una forma letteraria simile a quella di Giobbe. Il co r­
po dell’opera è preceduto da un prologo e si conclude con un epilogo.
U n contadino m altrattato chiede conto al fattore in nome della giustizia
con un atteggiamento che ricorda quello di Giobbe. Q uando sembra che
egli vada incontro alla morte per la sua audacia, la considera un bene.
A lla fine la giustizia trionfa. Anche le differenze rispetto a Giobbe sono
30. In proposito cfr. R. Gordis, G o d and M an, 31-52.
3 1 . Sulla cultura mesopotamica cfr. J. Gray, TheBook 0/ J o b m th è C o n t e x t o f N e a r E a s t e r n L i t -
e r a t u r e : ZAW 82 (1970) 2 5 1-2 6 9 . '
rz8 II lib ro di G iob b e

manifeste. M entre nell’opera egiziana iJ tema trattato è la giustizia so­


ciale, nel libro biblico si affronta la giustizia divina.
La M esopotam ia è la regione che presenta il maggior numero di ope­
re incentrate sul tema della sofferenza umana. Oltre ai numerosi salmi e
lamentazioni, è particolarm ente degno di nota L u d lu l b èl n èm esi («V o­
glio lodare il Signore della sapienza», Castellino 478-492; A N E T 596­
600). Le affinità di quest’ opera con il Giobbe biblico sono tali che essa è
conosciuta anche come il «Giobbe babilonese». Il protagonista del poe­
ma, un uomo di posizione elevata colpito dall’ infermità (che Io obbliga
a coricarsi e a voltolarsi nei propri escrementi) e dalla sofferenza, con­
sulta gli dèi cercando di appurare le ragioni dei propri m ali, poiché non
può persuadersi che si tratti di conseguenze del peccato. Di fronte al si­
lenzio del cielo raggiunge la convinzione dell’ impossibilità di com pren­
dere il mondo degli dèi. Quando la morte sembra prossim a, l’ intervento
di M arduk gli restituisce la salute. Se si confronta quest’ opera con il li­
bro di Giobbe sì osserva immediatamente che entrambi 1 protagonisti
protestano la propria innocenza e impugnano la giustizia divina, l utta-
via anche le differenze sono chiare. Dal punto di vista form ale il poema
accadico è un m onologo poetico. Riguardo al contenuto, se Giobbe è
persuaso della propria integrità etica, il sofferente dell’altra opera è di­
sposto a riconoscere di aver potuto peccare inconsapevolmente.
Alcune analogìe con Giobbe si riscontrano anche nel D ialogo pessim i­
sta tra padrone e sento (Castellino 5 0 1-5 0 8 ; A N E T 6 0 0 -6 0 1), più vici­
no alla problematica dell’Ecclesiaste, e nella Teodicea babilonese (Castel­
lino 4 9 3-50 0 ; A N E T 6 01-6 0 4 ), dialogo tra un uomo e i suoi amici dove
si cerca di riform ulare a partire dalla sofferenza deU’innocente la dottrina
della retribuzione. Vi sono poi frammenti di un poema sum erico, L 'u o ­
mo e il suo dio (Castellino 4 7 3 -4 7 7 ; A N E T 589 -59 1), molto più vicino
al libro di Giobbe di qualsiasi altro documento mesopotamico. La diffe­
renza consiste nel fatto che l’eroe sumerico confessa la propria colpa e il
dio risponde liberandolo dall’ afflizione. In realtà la sua posizione non
coincide con quella di Giobbe ma con quella dei tre amici e di E lih u / '
E opportuno infine precisare che, sulla scorta di un sano principio er­
meneutico, qualunque libro dell’Antico Testamento va letto all’interno
del grande contesto veterotestamentario. Di conseguenza il libro di Giob­
be e la sua problematica dovrebbero essere affrontati preferibilmente
nel grande quadro di riferimento dell’Antico Testamento, senza necessa­
riamente affannarsi alla ricerca di «paralleli» extrabiblici.3233
32. Sul «motivo di Giobbe» in altre letterature non semitiche s: può vedere]. Lévèqu e, Job etson
Dteu i, 9 1- 114 ; inoltre A,, de Wilde, Das Buch Htob, 19-28; D J.A . Clines, ìn Smrch o f thè
Indiati Job: VT 33 {1983) 398 4 18 .
33. Al riguardo si veda P. Dhorme, Jobt cxxr-cxxxiv; R. Gordis, God and Man, 19-30.
III. CONTENUTO E INTENTO DELL’ OPEEA
Bibliografia: J. Alonso Diaz, La experiencia de job en la orbita del amor de Dios:
BibFe i (1975) 66-81; L. Alonso Schòkel, La risposta di Dio: Cono 19/9 (1983)
83-93; J.S. Croatto, El problema del dolor: RevBib 24 (1962) 12 9 -13 5; M. Pera-
ni, Crisi della Sapienza e ricerca di Dìo nel libro di Giobbe: RivBibl 28 (1980) 15 7 ­
184; J. Salguero, El dolor constituye una prueba saludable para el bombre\ Cu ad
Jer 20 (1963) 280-299; A. Weiser, Giobbe, Brescia 19 7 5 ,17 -3 6 ; C. Westermann,
Il doppio volto dì Giobbe: Conc 19/9 (1983) 33-48; A. de Wilde, Das Bucb Jo b ,
Leiden 19 8 1.

1. Prologo: Vonestà disinteressata


Il tema soggiacente alla narrazione didascalica del prologo consiste nella
ricerca di un solo esempio umano di onestà disinteressata. Giobbe era
un uomo «giusto e onesto, religioso e alieno dal male» ( 1 ,1 ) . M a la sua
religione era disinteressata? (cfr. 1,9 ). Questo domanda di Satana a Jah -
vé. Il mezzo utilizzato per verificare la solidità religiosa di G iobbe è la so f­
ferenza. Crenshaw ha probabilmente ragione affermando che la sofferen­
za dell’innocente è un tema secondario,34 poiché in 1 , 2 1 e 2 ,10 il pro­
tagonista mostra la risposta religiosa più corretta di fronte alla soffe­
renza immeritata. Questo carattere secondario del tema della sofferenza
risulta evidente quantomeno nell’originario sostrato epico del prologo.
Il prologo è com posto di cinque scene che si svolgono successivam en­
te sulla terra ( 1 ,1 - 5 .1 3 - 2 2 ; 2 ,7 -10 ) e in cielo ( 1,6 - 12 ; 2 ,1-6 ). Vengono
presentati il protagonista, i suoi possedimenti e la sua famiglia. A bbia­
mo di fronte un quadro completo e idillico; una vita agevolata dalla prò
tezione di Jahvé (cfr, 1 ,10 ) , Le due scene celesti di antico sapore m itolo­
gico sembrano un doppione (almeno 1,6 -8 e 2 ,1 - 3 a), per cui alcuni com ­
mentatori vedono nella seconda scena un ampliamento redazionale e un
elemento più recente rispetto alla prim a. La crudele scommessa tra Ja h ­
vé e Satana lascia Giobbe in balìa di mani spietate. Giobbe merita la sim
patia del narratore: «Nonostante tutto Giobbe non protestò contro Dio»
( 1,2 2 ) ; «Nonostante tutto Giobbe non peccò con le sue labbra» (2 ,10 ).
G li ultimi tre versetti del cap. 2 servono a introdurre i tre amici e costi­
tuiscono una transizione necessaria al dialogo poetico. Sembra che, in
definitiva, Giobbe avrà l’audacia di accusare Jahvé, come gli aveva sug­
gerito la moglie (2,9). M algrado questa transizione letteraria il lettore
non riesce a vedere con chiarezza il rapporto tra l’atteggiamento sotto­
messo di 2 ,1 0 e il drammatico scatto di 3 ,1 ; tanto meno è spiegabile il
rispettoso silenzio degli amici di Giobbe (2 ,13 ), che a partire dal cap. 4
si apprestano a torturarlo con i loro discorsi.

34. J.L. Crenshaw, Old Testament Wisdom, 101.


2, D estino d e l m a lva g io e giustizia di D io

Il d ia lo g o p o e t ic o è f o r m a t o d a tre c ic li d i d is c o r s i. A o g n u n o d e g li in te r ­
v e n ti d i G io b b e (c a p p . 3 ; 6 - 7 ; 9 - 1 0 ; 1 2 - 1 4 ; 1 6 - 1 7 ; t9; 2 i ; 2 3 ' 2 4 ; 2 .6 -2 7 Ì
a lte r n a n o le lo r o r is p o s t e E lif a z (c a p p . 4 - 5 ; 1 5 ; 2 2 ) , B ild a d ( c a p p 8; 1 8 ;
2 5 ) e Z o f a r (c a p p . n ; 2 0 ) . 35 N e i s u o i d is c o r s i E l i f a z r ic o r r e a d u e id e e
a p p a r e n te m e n te c o n t r a d d it t o r ie . D a u n a p a r t e p r e s e n ta P e s p o s iz io n e t r a ­
d iz io n a le dei r is p e ttiv i d e s tin i del g iu s to e d el m a lv a g io : n e s s u n in n o c e n ­
te è m a i m o r t o ; p e r is c o n o s o lt a n to i m a lv a g i la c u i d is tr u z io n e p u ò e s s e ­
re c o n s id e r a t a c e r t a ( 4 , 7 s .). L a s e c o n d a id e a si r ife r is c e a lla n a t u r a di
J a h v é , n e l s e n s o c h e D i o n o n r ic a v a a lc u n b e n e fic io d a lla r e tta c o n d o t t a
d e lP u o m o ( 2 2 , 3 ) . M a a llo r a , se la v ir t ù u m a n a n o n è d i a lc u n b e n e fic io
p e r J a h v é , p e r c h é eg li c a s t i g a i m a lv a g i, d a l m o m e n to c h e è r a g io n e v o le
p e n s a r e c h e n o n p o s s a n o d a n n e g g ia r lo ? E l i f a z c e r c a d i g iu s t ific a r e J a h v é
a d a n n o di G i o b b e r ic o r r e n d o a u n a r g o m e n to a m aìore a d m in u s : se
J a h v é n o n p u ò c o n fid a r e n e p p u r e n e lla p u r e z z a e n e ll'o b b e d ie n z a d e g li
a n g e li, c o m e p o t r à c o n fid a r e in e sse ri le c u i d im o r e p o s s o n o e sse re a b ­
b a ttu te ? ( 4 , 1 8 s .; c fr . 1 5 , 1 5 5.). E lif a z , s o r v o la n d o su lla p r o c la m a z io n e
d 'in n o c e n z a d a p a r te d i G i o b b e , lo in v ita a s o tto m e tte r s i al c a s t ig o d i v i ­
n o , p e r p o t e r s u p e r a r e la p r o p r ia c o n d iz io n e a ttu a le , o tte n e r e u n a v ita
c o m p iu t a e m o r ir e in p a c e ( 5 , 1 7 - 2 6 s.).
Q u e s t e id e e d i E l i f a z s o n o c o n fe r m a t e d a B ild a d n ei s u o i in te rv e n ti
in c e n tr a ti s o p r a t t u t t o s u lla d e s c r iz io n e del d e s tin o fa ta le d e i m a lv a g i. A
ta le s c o p o e g li d is p ie g a u n a n o te v o le r a c c o lt a d 'im m a g in i p o e tic h e ( 8 ,
1 1 - 1 8 ; 1 8 , 5 - 1 0 ) a lla q u a le p u ò e sse re p a r a g o n a t o s o lo P ro v. 2 5 - 2 6 . C o ­
m e E l i f a z a n c h e B ild a d v o lg e lo s g u a r d o in a lto p e r s c o p r ir e c h e n e m ­
m e n o g li a s tr i s o n o p u ri d i fr o n te a J a h v é ; q u a li p o s s o n o e s s e r e le p r e te ­
se e le p r o v e a f a v o r e d e lP u o m o c h e n o n è p iù d i u n v e r m e ? (c fr . 2 5 , 5 ­
6 ). A n c h e se q u e s to p e r s o n a g g io te n ta d i d ife n d e r e la g iu s tiz ia di J a h v é ,
in f o n d o la sta s c r e d it a n d o . C o m e si p u ò p a r la r e di g iu s tiz ia q u a n d o gli
u o m in i s o n o c o lp e v o li p e r n a t u r a ? J a h v é n o n h a p e r v e r t it o la g iu s tiz ia
in t r o d u c e n d o u n r a p p o r t o a n o m a lo n e ll'o r d in e n a tu r a le ? N e l s u o s fo r z o
di c e r c a r e u n a r is p o s t a a lla d is g r a z ia d e lP u o m o e g li d e s c r iv e P in fe r m ità
e la m o r t e c o m e a g e n ti d iv in i.
A n c h e Z o f a r r ip r e n d e il d is c o r s o s u l d e s tin o d e l m a lv a g io , c h e d e s c r i­
v e c o n a c c e s o e n t u s ia s m o (in p a r t ic o la r e n el c a p . 2 0 ) . A s u o a v v is o i
m a lv a g i s o n o n e m ic i p e r s o n a li d i J a h v é , c h e q u e sti a t t a c c a d e m o le n d o n e
le c a s e e a n n ie n ta n d o n e i fig li ( 2 7 , 1 4 . 1 8 ) . Z o f a r in tr o d u c e n e lla s u a a r ­
g o m e n t a z io n e u n a r e la tiv a n o v it à : il p e n tim e n to p u ò m o d ific a r e il d e s ti­
n o . È P u n ic a v ia d 'u s c it a c h e re s ta a G i o b b e , n o n o s ta n te e g li in s is ta n e l

3 5. Gli ultimi discorsi di Bildad, Giobbe e Zofar sono mutili e in disordine. Sulle tesi degli amici
e le risposte di Giobbe cfr. J. Leveque, J o b e t s o n D i e u 1, 239-291,
C o n te n u to e in te n to d e ll’ o p e ra 1 3 1

p r o c la m a r s i in n o c e n te . In q u a lc h e m o d o , n e l s o lc o d e lla t e o lo g ia d e lla
c r e a z io n e d i 1 1 , 7 - 8 , si p r e a n n u n c ia il m o t iv o c o n d u t t o r e d ei d is c o r s i d i
J a h v é (c a p p , 3 8 - 4 2 ,) .
N e l l e r is p o s te a g li a m ic i G io b b e r e s t a c o s ta n te m e n te a tte s ta to su u n a
p o s iz io n e d i c r it ic a d ella s a p ie n z a tr a d iz io n a le r a p p r e s e n t a t a d a E l i f a z ,
B i l d a d e Z o f a r . L e su e c o n v in z io n i p iù s a c r e s o n o s g r e to la te a un p u n t o
ta le d a r id u r s i a p a r o d ia d ei fo n d a m e n t a li c o n te n u ti d e lla fe d e . T a l v o l t a
d à l ’ im p r e s s io n e di so ste n e re l'id e a c h e la c o n d o tta u m a n a , b u o n a o
c a t t i v a , n o n t o c c a p e r n u lla J a h v é , c h e n o n p u ò e sse re le s o d a n e ssu n
p e c c a t o ( 7 , 2 0 ; c f r . 1 3 , 2 5 ) . In o ltr e , p e r c h é e sse re b u o n o se J a h v é p r e s u ­
m e c h e tu sei c a t t iv o ? Q u e s ta m e s s a in d is c u s s io n e r a d ic a le d e lla m o r a le
h a la p r o p r ia o r ig in e n e lla p e r c e z io n e d i u n e le m e n to d ’ in g iu s tiz ia e d i
d is o r d in e n e lla n a t u r a : m e n tre u n a lb e r o p u ò c o n t a r e s u lla v it a lit à d e i
p r o p r i g e r m o g li fin c h é il c e p p o m a n tie n e le r a d ic i n e lla te r r a , l’ u o m o
d e v e a f fr o n t a r e un a v v e n ir e in c e r to { 1 4 , 7 - 1 0 ) . È c o m e se J a h v é d i s t r u g ­
g e s s e in te n z io n a lm e n te q u a ls ia s i s p e r a n z a . L ’ a n t a g o n is m o d iv in o g iu n g e
a e s tr e m i ta li c h e G i o b b e n o n si se n te c o n f o r t a t o d a lle id e e e s p re s s e n e l
S a i 8 ; al c o n t r a r io , d e s id e ra s o lo c h e J a h v é a llo n ta n i d a lu i il s u o s g u a r ­
d o e lo la s c i in p a c e (cfr. 7 , 1 7 - 1 9 ; 1 4 , 6 ) .
In o g n i c a s o J a h v é h a c o m m e s s o n ei s u o i c o n f r o n t i u n g r a v e e r r o r e
p e r c h è in c a s o c o n t r a r io si d o v r e b b e a f fe r m a r e c h e e g li d is tr u g g e a llo
s t e s s o m o d o l ’ o r g o g lio d e i m a lv a g i e la s p e r a n z a d e i g iu sti (c fr. 9 , 2 0 - 2 2 ) .
C h e r e s ta d a fa r e a G io b b e ? S e n z a d u b b io in te r p r e ta r e il c o m p o r t a m e n ­
to d i J a h v é c o m e a p e r t a o s tilità , c o n s id e r a r lo c o m e il p r o p r io a n t a g o n i­
s t a p e r s o n a le (c fr. 1 6 , 9 ; 1 9 , 8 - 1 1 ) . 36 M a G io b b e p u ò q u a lc o s a n e i c o n ­
fr o n ti di J a h v é ?
G i o b b e p e r c e p is c e c o n lu c id ità il r a p p o r t o d i fo r z e s q u ilib r a t o , m a a
p o c o a p o c o si v a fa c e n d o s tr a d a n e lla s u a m e n te l ’ id e a c h e u n a r b it r o
p u ò fa re d a m e d ia to r e tra lu i e J a h v é (si c o n f r o n t i 9 , 3 2 - 3 3 c o n 1 3 , 1 3 - 2 2
e 2 7 , 7 ) . E g l i p u ò a v v a le r s i c e r ta m e n te d i u n d ife n s o r e di la s s ù ( 1 6 , 1 9 ;
19 ,2 5 ) ch e r im p r o v e r e r à J a h v é p e r la s u a c o n d o t t a in g iu s t a .37 P e r c iò
c h ie d e in m o d o c o m m o v e n t e c h e la te r r a n o n c o p r a il s u o s a n g u e , a f f in ­
c h é p o s s a te s tim o n ia r e in p e r p e tu o c o n t r o J a h v é ( 1 6 , 1 8 ) , e c h e le s u e
p a r o le s ia n o in c ise s u lla r o c c ia c o m e in c a n c e lla b ile a t t o d a c c u s a (c fr .
1 9 , 2 3 - 2 4 ) . S e J a h v é c o m p a r e in g iu d iz io e G io b b e p o t r à v e d e r lo , a llo r a
si r ite r r à s o d d is fa t t o . L a s u a r ia b ilita z io n e è a s s ic u r a t a p e r c h é n e s s u n
m o r t a le p u ò v e d e r e J a h v é e s o p r a v v iv e r e . In o g n i c a s o q u e s ta d is p o s iz io ­
n e d i G io b b e è c a r ic a d ’ ir o n ia . D a u n la to , c o m e si è v is t o , e g li p r e fe r i-

36. Sull’apparente ostilità di Jahvé nei confronti di Giobbe cfr. J.L. Crenshaw, A 'W h i r l p o o l o f
T o r m e n t , Pbiladelphia 1984, 62,-75.

37. Su questa affermazione, problematica per la teologia biblica, si veda J.B. Curtis, O n J o b ’s
W i t n e s s in H e a v e n : JB L 10 2 {1983) 549-562.
1 3 2, [1 l i b r o di G io h b e

se e s fu g g ir e la d e fa tig a n te p r e s e n z a di J a h v é , d 'a l t r a p a r t e a g o g n a d ’ in -
c o n t r a r io ( 2 3 , 8 - 9 ) , p o ic h é s o lo n e ll’ in c o n tr o p e r s o n a le p o t r à a v e r lu o g o
la r ia b ilita z io n e ( 2 3 , 3 - 7 ) . 38 A l b in o m io « f u g g ir e » / « in c o n t r a r e » si a g g iu n g e
il p a r a d o s s o « m o r te » / « n o n m o r t e » . T a l o r a e g li in v o c a il m e s s a g g e r o
d e lla m o r te , p e r s u a s o di p o te r t r o v a r e un r is to r o d e fin itiv o s o lt a n t o c o s ì
(c fr, 6 , 8 - 9 ; io , i 8 - t 9 ) ; d ’ a ltra p a r te si a g g r a p p a a lla v it a c o m e u n ic a
p o s s ib ilità d i r ic e v e r e , p r e s to o ta r d i, il v e r d e tto d iv in o di a s s o lu z io n e .

3. M is t e r o d i D io e re lig io s ità a u te n tic a

G io b b e p u ò t r a n q u illiz z a r s i p e r c h é J a h v é si p re s e n te rà e g li r is p o n d e r à
c o n d u e d is c o r s i d a lla t e m p e s t a (c a p p , 3 8 - 3 9 ; 4 0 - 4 1 ) . 38
39 L a te n s io n e è
m a s s im a p e r c h é q u e s to e le m e n to t e o fa n ic o e v o c a i fu lm in i e il v e n to d i
te m p e s ta d is tr u tto r i di 1 , 6 . 1 9 (c fr . 9->l 7Ì- C o n t r a r ia m e n t e a q u a n t o c i si
s a r e b b e p o tu ti a s p e tta r e d a i p r o p o s it i di G io b b e , i d u e d is c o r s i r id u c o n o
al sile n z io il n o s t r o p r o t a g o n is t a , ch e esce di s c e n a .40 A n c h e ì p r o b le m i
p o sti d a l s u o c a s o p a r t ic o la r e ( s o ffe r e n z a im m e r ita ta ) e le su e a c c u s e (in ­
g iu s tiz ia d iv in a ) s o n o a p p a r e n te m e n te m essi da p a r te . Il p o s t o di G i o b b e
è o c c u p a t o d a i m is te r i d e lla n a tu r a . Si d ir e b b e c h e il p r e s u n t o d is o r d in e
p e r s o n a le h a u n a p o s s ib ile s p ie g a z io n e s o lt a n to a p a r tir e d a l l ’ o r d in e d el
c o s m o e d a lla s a p ie n z a n e c e s s a r ia a c o n s e r v a r n e l’ a r m o n ia .
C o n tl p r im o d is c o r s o ( c a p p . 3 8 - 3 9 ) J a h v é c e r c a d i r id ic o liz z a r e l ’ a t ­
t e g g ia m e n to tita n ic o d i G i o b b e . I v v , 2 - 3 h a n n o il s a p o r e d e lla sfid a . In
s e g u ito il p o e t a r ic o r r e a d a r g o m e n ti di p u ra t e o lo g ia d e lla c r e a z io n e ,
alla s a p ie n z a d ella n a t u r a ,41 p e r d im o s tr a r e 1 in a d e g u a te z z a d e lla s a p ie n z a
di G i o b b e e la su a in e ttitu d in e a d o m in a r e le fo r z e d e lla n a tu r a e a r e g ­
g e re i d e s tin i d e lP u n iv e r s o . Il p r o c e d im e n t o s tilis tic o im p ie g a to é q u e llo
d e lla d o m a n d a r e t o r ic a :42 se n e h a n n o 3 9 n el c a p . 3 8 e 1 4 nel 3 9 . G i o b ­
be re sta s e n z a p a r o le ( 4 0 , 4 - 5 ) . Il s e c o n d o d is c o r s o (c a p p . 4 0 , 6 - 4 1 , 2 6 ) è
p iù m o d e r a t o . J a h v é r ic o n o s c e c h e re g g e re il c o s m o n o n è u n c o m p it o
fa c ile , m a r im p r o v e r a G i o b b e di a v e r c e r c a t o di g iu s tific a r s i a su e sp e se
( 4 0 ,8 ) . L ’ u o m o p o t r à s a lv a r e se s te s s o s o lo q u a n d o s a rà in g r a d o di v in ­

38. Su questa «ambivalenza» in Giobbe cfr. A. Weiser, G i o b b e , z i.


39. In proposito si veda R.A.F. MacKenzie, The Purpose 0/ thè Yahweh Speeches in thè Book
of Jo b : Rtb 40 (1959) 435-445; G. Fohrer, Studien, 114 * 13 4 ; B. Vawter, Job and Jonah, 83­
86. Uno studio monografico dei discorsi di Jahvé si trova in J. van Qorschot, Goti ais Grenze
(BZAW 170), Berlin 1987, Spec, 147-109 .
40. Sulla funzione de! silenzio di Giobbe cfr. A.M. Olson, The Silence of Job a$ thè Key o f thè
T e x t : Semeìa 19 (1981) 113 - 1x 9 .

4 1. Sul rema cfr. H, Richter, Die Natunlveisbeit des Alien Testaments im Buche H i o b : ZA W 70
(1958) i-zo.
4 1. Altri aspetti della «retorica divina» del cap. 38 in M.V. Fox, Job 38 and God's Rhetoric:
Semeia 19 (1981) 53-61.
C o n t e n u t o e in te n to d e ll’ o p e r a 13 3

c e r e il m a le in tu tti i s u o i o rd in i ( 4 0 , 9 - 1 3 ) . In a ltre p a r o le si t r a t t a d i u n
c o m p it o di e s c lu s iv a c o m p e te n z a d e lla s a p ie n z a d iv in a . Se il s u o b r a c c io
fo s s e c a p a c e di s o g g io g a r e il m a le , l’ u o m o s a r e b b e p a r i a J a h v é . 4-
L 'a r g o m e n t o di d is c u s s io n e ch e G i o b b e a v e v a p r o p o s t o è c o s ì c o m p l e ­
t a m e n t e s p o s t a t o . Q u e s t o s p o s t a m e n to h a c o lt o im p r e p a r a t o il p r o t a g o ­
n is ta . S o r p r e n d e n te m e n te la r is p o s ta d i G i o b b e p r e n d e u n 'a lt r a d ir e z io ­
n e: r ic o n o s c im e n t o d ella p o te n z a d i D i o ; a m m is s io n e d e lla p r o p r ia i g n o ­
r a n z a e d ei p r o p r i lim iti; c o n o s c e n z a im p e r fe tt a di J a h v é . N e c o n s e g u e il
p e n t im e n t o . T a l e r e a z io n e è s o r p r e n d e n te p e rc h é n e s s u n o d i q u e sti p r o ­
b le m i e r a s ta to d is c u s s o n el c o r s o d el lib r o . G io b b e a v e v a m e s s o in d u b ­
b io la g iu s tiz ia di D i o , c io è il v a lo r e d e lla d o ttr in a d e lla r e t r ib u z io n e ,
m a n o n n e a v e v a d is c u s s o la p o te n z a , c o n T è d im o s tr a to d a lla d o s s o lo g ia
d i 9 , 5 - 1 0 e d a lla le z io n e s u lla s a p ie n z a e la p o te n z a d iv in e di 1 2 , 7 - 2 5 .
C o m e p u ò G i o b b e c o n fe s s a r e o r a la p r o p r ia ig n o r a n z a e p r o c la m a r e la
p r o p r ia im p e r fe tta c o n o s c e n z a di J a h v é q u a n d o , s t a n d o a l p r o l o g o , i
p r e c e d e n t i r a p p o r t i tr a J a h v é e G io b b e e r a n o im p r o n ta ti a g r a n d e v i v a ­
c i t à ? Q u e s ta a p p a r e n te m a n c a n z a di a r m o n ia n a r r a t iv a h a in d o t t o s p e s ­
s o a p e n sa re c h e n ei su o i d is c o r s i J a h v é s c h iv i le a c c u s e di G io b b e e, d i
f a t t o , n o n r is p o n d a a lla m e ssa in d is c u s s io n e r a d ic a le d ei r a p p o r t i t r a
D io e l’ u o m o p r o p o s t a d a l lib ro (c fr. 1 6 , 2 1 ) . 344
4
T u t t a v i a la re a ltà è m o lt o d iv e r s a d a lle o p in io n i di q u e s ti a u t o r i. G i o b ­
b e c h ie d e v a in to n i c o m m o v e n t i un in c o n t r o c o n J a h v é ( £ 3 , 3 . 8 - 9 ) , e T o t -
tie n e o ltre o g n i a tte s a . V o l e v a p a r la r e c o n lu i, e (s e b b e n e n o n si p o s s a
p a r la r e d i d is p u ta ) lo fa u s c ir e d a lla s u a lo n ta n a n z a . In o ltr e J a h v é n o n
g li r im p r o v e r a i p e c c a ti e i d e litti ch e gli im p u t a n o i s u o i a m ic i; c iò i n d i ­
c a im p lic ita m e n te ch e la d iv in ità r ic o n o s c e l’ in n o c e n z a di G i o b b e . 11p r o ­
t a g o n is t a d el lib r o c h ie d e v a u n a tr e g u a p r im a di m o r ir e ( 1 0 , 1 0 ) , e n o n
s o lo la o ttie n e rna g li v ie n e a llu n g a t a la v it a ( 4 2 , 1 6 - 1 7 ) . J a h v é r is p o n d e
in d ir e tta m e n te alle a c c u s e di G io b b e . S e p e r q u e s t ’ u ltim o il m o n d o è un
caos (a ffe r m a z io n e d e d u c ib ile d a lla su a v ic e n d a p e r s o n a le s e c o n d o il
c a p . 3 ) d o m in a to d a i m a lv a g i (9 ,2 ,4 ), J a h v é g li m o s tr a c h e si tr a tta d i un
cosm os g u id a t o d a lla s u a s a p ie n z a ( 3 8 , 3 6 - 3 7 ) e c o n t in u a m e n t e r ic r e a t o
d a lu i ( 3 8 , 4 - 3 8 ) ; e sso n o n è fr u t t o d elle d is p o s iz io n i d e i m a lv a g i (c fr .
4 0 , 1 1 - 1 3 ) m a d e lla g iu s t iz ia d iv in a (c fr. 4 0 , 8 ) . Il c h ia r im e n t o di u n a q u e ­
s tio n e c o s ì s p in o s a c o n s is te n e lla c o n t r a p p o s iz io n e tr a « c o n o s c e r e p e r
s e n tito d ire » e « v e d e r e » ( 4 2 , 5 ) . G io b b e e r a u n u o m o e c c e z io n a le : « g iu ­
s to e o n e s to , t im o r a t o di D i o e a lie n o d a l m a le » ( 1 , 1 . 8 ; 2 , 3 ) . J a h v é lo

43. Jahvt, dovrebbe dire a Giobbe: «La ma destra ti ha dato la vittoria», proclamazione che spet­
ta soltanto a Dio (cfr. S a i, 98,1).
44. Sul tema si veda L. Alonso SchokeJ, La risposta d ì D i o : Conc 19/9 (1983) 83-93; sulla pro­
blematica generale dell*incontro tra Jahvé e Giobbe cfr. O. Keel, Ja h u e s Entgegnung an ljoby
Gottingen 1978, spec. 156 -159 .
134 Jl libro di Giobbe

a v e v a « c i r c o n d a t o c o n u n a s ie p e e p r o t e t t o » ( i , i o ). D o p o il c o lp o f a t i ­
d ic o e g li se n te ch e la s u a s ie p e è s ta ta a b b a t t u t a (c fr . 1 9 , 1 0 ) , c h e J a h v é
lo ha c ir c o n d a t o di v io le n z a (c fr . 1 6 , 1 3 ) . O r a lo h a la s c ia t o in b a lia d e l­
la te m p e s ta e g li h a s b a r r a t o la v ia ( 3 , 2 3 5 1 9 , 8 ) . G io b b e c o n o s c e v a J a h -
v e p r im a di e sse re e s p o s t o a lla te m p e s ta ? P o s s ia m o p e n s a re c h e la b a r ­
r ie r a p r o te ttiv a d e lla s u a s ic u r e z z a fo sse ta n to a lta c h e n o n g li c o n s e n t i­
v a di v e d e r e n e s s u n o , n e m m e n o J a h v é m a s o lt a n t o la p r o p r ia c e r c h ia
fa m ilia r e e il p r o p r io p a t r im o n io (c fr . 1 , 2 ) ? È p o s s ib ile c h e la c r i t i c a r a ­
d ic a le di q u e s to tip o di r e lig io s ità , b a s a ta su l d o u t d e s , e s o s te n u ta d a lla
d o t tr in a d e lla r e tr ib u z io n e , s ia ^ o b ie t t iv o del lib r o d i G io b b e . G i à lo
a v e v a d e tto S a t a n a a J a h v é c o n s a r c a s t ic o c in is m o : « F o r s e c h e G i o b b e
te m e D io p e r n u l l a ?» ( 1 , 9 ) . S t r a p p a t o d a lla p r o p r ia s ic u r e z z a cd e s p o s t o
b r u s c a m e n te alla t e m p e s ta , G i o b b e si a v v ic in a p e r ic o lo s a m e n t e a lla b e ­
s te m m ia . P u r e s s e n d o un u o m o « t im o r a to di D i o » , c io è « r e l ig io s o » , e m e r ­
g e ch e egli c o n o s c e v a D io s o lt a n t o p e r se n tito d ire . S o lo la « v is io n e » di
J a h v é , s a g g ia g u id a d e iP o r d in e c o s m ic o (ch e n a tu r a lm e n te p u ò s u s s is t e ­
re a n c h e s e n z a G i o b b e ) , s o lo la v ic in a n z a e [ e s p e rie n z a del m is te r o a i u ­
t a n o G i o b b e a t r o v a r e u n a v ia d 'u s c it a . « A d e s s o ti h a n n o v is to i m ie i
o c c h i» ( 4 2 , 5 ) . Su q u e s ta b a s e si p u ò a f fe r m a r e , s e n z a r is c h ia r e e q u iv o c i,
c h e i d is c o r s i di J a h v é d a l t u r b in e r is p o n d o n o p e r fe tta m e n te a lle la m e n ­
te le di G i o b b e , n o n in m o d o d ire tto , s e c o n d o le c o n d iz io n i p r e te s e d a
G i o b b e ( « o J a h v é o io » ) m a in d ir e tta m e n te , d a l p u n to di v is t a d e lla d i­
v in ità : la n e c e s s ità d e lla m e d ia z io n e d e lla su a p r e s e n z a p e r l’ a c q u is iz io ­
n e di u n a v e r a c o n o s c e n z a . S o lt a n t o a p a rtire d a lP a llo n ta n a n ie n t o e d a l ­
la te m p e s ta , se n z a n e ssu n a r e a lt à ch e in te rfe r is c a n e lP ìn c o n tr o t r a D io e
l'u o m o , G i o b b e è in g r a d o di la s c ia r e n tr a r e la lu c e a t t r a v e r s o la c o n f u ­
s io n e m e n ta le c h e lo t o r m e n t a v a .45 P er q u e s to G i o b b e p a s s a d a l l 'a c c u s a
a lla lo d e .4* E ffe t t iv a m e n t e la v it a è g r a t u it à : n o n d e v e e sse re v is s u ta s e ­
c o n d o l 'o t t ic a « m e r c a n tilis ta » d e lla d o ttr in a d e lla r e tr ib u z io n e . L ’ u o m o
d e v e e sse re r e lig io s o ( « t i m o r a t o di D io » ) in c a m b io d i n u lla . Q u i h a m i-
z io il c a m m in o d e lla s a p ie n z a .

4. L a v e r a s a p ie n z a

Q u e s t o è a p p a r e n te m e n te il m e s s a g g io d el bel p o e m a d el c a p . 2 8 , ch e
s e m b r a in te r r o m p e r e il d ia lo g o tra G io b b e e i s u o i a m ic i, m o t iv o c h e h a
in d o tto la m a g g io r p a r t e d e g li in te rp re ti a c o n s id e r a r lo u n 'a g g iu n t a a l­
l'o p e r a o r ig in a le . L a fin e d ei d is c o r s i di G io b b e v ie n e e s p lic it a m e n te r i­
c o r d a t a in 3 1 , 4 0 . 1 c a p p . 2 9 - 3 1 p o s s o n o e sse re il d o s s ie r p r e p a r a t o d a l

45. Sulla risposta spirituale di Giobbe cfr. R.A.F. MacKenzie, T h e T r a n s fo r m a t t a t i o f J o b : Bib


(i9 7 9 ) 51- 5 7 ­
46. Su questo aspetto cfr D. Patrick, ] o b Js A d d r e s s o f G o d : ZAW 9 1 {197?) 2.68-i S z ,
C o n t e n u t o e in t e n to d e U 'o p e r a 135

p r o t a g o n is t a in v is ta d i un e v e n tu a le p r o c e s s o n e l q u a le c e r c a di d i m o ­
s tr a r e la p r o p r ia in n o c e n z a e la c o lp e v o le z z a del p r o p r io a v v e r s a r io ( c fr .
1 7 , 6 - 7 ) . Q u e s ta ip o te tic a c o n g iu n z io n e tra 2 7 , 7 e 2 9 , 2 è c h ia r a m e n t e in ­
t e r r o t ta d a l c a p . 2 8 , p o e m a r e la t iv o a lla r ic e r c a d ella s a p ie n z a e a lle
c o n d iz io n i d e lla su a a c q u is iz io n e . Il g e n e r e d ia lo g tc o la s c ia il p o s t o al
p o e m a s a p ie n z ia le . D o v e si t r o v a la s a p ie n z a ( 2 8 , 1 2 . 2 0 ) ?
F in o a q u e l m o m e n t o sia G i o b b e sia i s u o i a m ic i a v e v a n o r iv e n d ic a t o
la p r o p r ia s a p ie n z a c r it ic a n d o s i r e c ip r o c a m e n te ( 1 2 , 2 ; 1 3 , 5 ; 1 7 , 1 0 ; 2 6 ,
3 ) . T u t t a v i a n el c a p , 2 8 si d e im e a un d iv e r s o tip o d i s a p ie n z a . L ’ u o m o
c o n il s u o im p e g n o e la su a c o n o s c e n z a a l s e r v iz io d e lla t e c n ic a è m g ra­
d o d i g iu n g e r e fin o a lle re a ltà p iu r e c o n d ite e m is te r io s e d e lla n a t u r a
(d e s c r iz io n e d ei g ia c im e n ti m in e r a r i). L a p r o le s s io n e d e lla s a p ie n z a a s s i­
c u r a p o te re e r ic c h e z z e . Q u e s to è il c o n t e n u t o dei v v . i - n . È p o s s ib ile
c h e q u e s to h o m o fa b e r m a n c h i di u n a c o n o s c e n z a s u p e r io r e n o n ta n to
n e ll* a m b ito s o c io e c o n o m ic o q u a n t o in q u e llo u m a n o ed e t ic o (c o m e p e r
la p r im a c o p p ia u m a n a di G en . 3 , 3 - 5 ) , L a te n ta z io n e c o n s is te ne! p e n s a ­
re c h e e g li p o s s a a v e r e a c c e s s o a q uesLa c o n o s c e n z a m e d ia n te il p r e z io s o
fr u t t o del s u o s fo r z o : o r o , z a ffir o , c o r a lli, p e rle , t o p a z io . In r e a ltà n ie n te
p u ò e sse re p a r a g o n a t o a lla s a p ie n z a né la si p u ò a c q u is t a r e p e r n e ssu n
p r e z z o (v v . 1 2 - 1 9 ) . p a rte s u c c e s s iv a del p o e m a p r o p o n e al le tto r e
u n a r is p o s ta p a r z ia le s u l lu o g o di r e s id e n z a d ella s a p ie n z a : c e r t a m e n t e
e s s a è fu o r i d e lla p o r t a t a d e g li e sse ri v iv e n t i (v . 2 1 ) , n é si t r o v a n el m o n ­
d o d e lle o m b r e e d e lla m o rte (v . 2 2 ) . S o l o D io c o n o s c e la s u a v i a , s o lo
lui sa d o v e si tr o v i (v. 2 3 ) . L a n a t u r a e il fin e d e lla s a p ie n z a s o n o p o s t i
in r e la z io n e c o n la t e o lo g ia d ella c r e a z io n e (v v . 2 4 - 2 7 ) . 47 I n s o m m a , s o lo
J a h v é p o s s ie d e la s a p ie n z a ; p e r a v e r v i p a r t e T u o m o d e v e a s s u m e r e u n a t ­
t e g g ia m e n to c r e a t u r a le : a v e r e tim o r e d e l S ig n o r e e a llo n t a n a r s i d a l m a le
( 2 8 , 2 8 ; c fr . P rov. 3 , 7 ) . A q u e s to p u n to s o r g e n e l le tto re u n a d o m a n d a
c h e e s ig e u n a r is p o s ta u rg e n te : « A c c e t t i a m o q u e ste p r e m e s s e p e r l a c q u i-
s ìz io n e d e lla s a p ie n z a ; m a il n a r r a to r e n o n a v e v a d e tto , g ià a l l ’ in ìz io d e l
lib r o , c h e ‘ G i o b b e ... e r a t im o r a t o di D i o e a lie n o d a l m a le 1? ( 1 , 1 ) » . C o ­
m e m a i G io b b e , p u r p o s s e d e n d o le v irtù r ic h ie s te p e r o tte n e r e la s a p ie n ­
z a , si è v is to c o n d a n n a t o a lla s to lte z z a e al fa llim e n to u m a n o ? O fo r s e il
p o e t a d e l c a p . 2 8 in te n d e c r it ic a r e l’ a tte g g ia m e n to d o g m a t ic o d e g li a m i ­
ci d i G i o b b e m e d ia n te F a ffe r m a z io n e im p lic ita c h e la d o t tr in a d e lla r e ­
tr ib u z io n e n o n h a n ie n te a c h e fa r e c o n l ’ a u te n tic a s a p ie n z a e c o n il d i ­
s c o r s o su D i o , la t e o lo g ia ? In ta l c a s o T u o m o p u ò s v ilu p p a r e il p r o p r io
p r o g e t t o di h o m o s a p ie n s s o lt a n t o a p a r t ir e d a ll’ a lte rità r e lig io s a .
Il r e d a tto r e fin a le del lib ro di G io b b e r it a r d a la r is p o s ta d i J a h v é a lla

47. È chiaramente percepibile il rapporto tra questo Hnale del cap. z8 e la teologia della crea­
zione sviluppata nei capp. 38-41. Si potrebbe dire che si tratta di un'anticipazione della rispo­
sta finale di Jahvé.
13 6 II l i b r o d i G i o b b e

p r o v o c a z io n e di G io b b e r ic o r r e n d o a ll'in c lu s io n e d ei d is c o r s i di E lih u
(c a p p . 3 2 - 3 7 ) , ch e r a p p r e s e n t a n o u n ’ o s tin a ta c o n f e r m a t e o l o g i c o - p e d a ­
g o g ic a d e ll’ o r t o d o s s ia d o g m a t ic a d e g li a m ic i d i G io b b e . In e ssi la fo r m a
d e lla d ia t r ib a è e s p r e s s a c o n m a g g io r c h ia r e z z a ris p e tto ai d is c o r s i d i E l i -
fa x , B ild a d e Z o f a r . P u r c o n t e n e n d o a lc u n e p r o fo n d e v e r it à , c h e a n t i c i ­
p a n o c e r te id e e dei d is c o r s i d i J a h v é , in r e a ltà s o n o v iz ia ti d i r a z i o n a l i ­
s m o e d is p r e z z o p e r il m is te r o d e ll’ u o m o . Il c a r a t t e r e s e c o n d a r io d i q u e ­
s to m a t e r ia le p o e tic o si r iv e la in m o lti a s p e t t i . D a u n a p a r te fin q u i
n o n si s a p e v a n u lla d i q u e s to p e r s o n a g g io , p o ic h é il p r o lo g o in p r o s a
n o n lo m e n z io n a e l’ e p ilo g o n o n lo r ic o r d a . D a l l ’ a ltr a il s u o in te r v e n t o è
e s s e n z ia lm e n te u n m o n o l o g o s e si c o n s id e r a c h e n é G i o b b e n é J a h v é n e
t e n g o n o c o n t o . In o ltr e v ie n e a in te rr o m p e r e la c o n tin u ità tra 3 1 , 4 0 e
3 8 , 1 . P e r q u e sti m o tiv i m o lti c o m m e n t a t o r i c o n s id e r a n o a r a g io n e c h e
q u e sti d is c o r s i s o n o u n ’ a p p e n d ic e ta r d a .

5. E p i l o g o in p r o s a : la lib e rtà d ì D io

U n a v o lta c h e la c o m p o n e n te d r a m m a t ic a d e l p o e m a h a r a g g iu n t o il p r o ­
p r io c u lm in e c o n la te o fa n ia e l ’ in c o n tr o tra G i o b b e e J a h v é , l e p ilo g o in
p r o s a ( 4 2 , 7 - 1 7 ) r ip r e n d e i m o t iv i d el p r o lo g o . N o n r it o r n a n o s u lla s c e ­
n a S a t a n a e la m o g lie di G i o b b e , la c u i fu n z io n e e ra e s a u r ita . Il r a c c o n t o
è in c e n tr a to s u lla g iu s tific a z io n e in te rio re ed e s te r io r e del p r o t a g o n is t a .
J a h v é r ic o n o s c e ch e G i o b b e h a « p a r la t o r e tta m e n te » di lu i. M a q u a n d o
G io b b e ha r iv e la t o la r e ttitu d in e d e lle p r o p r ie p a r o le ? S e a c c e t t ia m o c h e
il r a c c o n t o p o p o la r e o r ig in a r io è r a p p r e s e n ta to s o lt a n to d a lla c o r n ic e in
p r o s a , si d o v r e b b e d e d u rr e c h e la re ttitu d in e d i G i o b b e si r iv e la n e lla r i ­
s p o s t a ch e e g li d à a lla p r o p o s t a d e lla m o g lie in z , i o : « S e a c c e t t ia m o d a
D i o i b e n i, n o n a c c e tte r e m o a n c h e i m a li? » . P u r ig n o r a n d o c o m e e in
q u a le m is u r a il m a le è in q u a lc h e m o d o c o n n e s s o c o n P o p e r a p r o v v i ­
d e n z ia le di D io , lo si d e v e a c c e t t a r e fa c e n d o a p p e llo a lla fid u c ia e a lle
d im e n s io n i s o v r u m a n e d e l m is te r o . T u t t a v i a è d a c o n s id e r a r e c h e l ’ in ­
te r v e n to d i J a h v é n e lP e p ilo g o n o n r ig u a r d a s o lo il p a r la r e r e tto d ì G i o b ­
be m a a n c h e P a tte g g ia m e n to « t e m e r a r io » d ei s u o i a m ic i. P e r c iò l ’e p i l o ­
g o tien e c o n t o a n c h e d e l c o n t e n u t o d e g li in te rv e n ti d i q u e s ti tre p e r s o ­
n a g g i nel c o r s o del d ia lo g o p o e t ic o .
S i d o v r à q u in d i r ic o n o s c e r e ch e q u a n to J a h v é r e s p in g e è il q u a d r o g e ­
n e ra le d ella rifle s s io n e d i E l i f a z , B ild a d e Z o f a r . C e r t a m e n t e J a h v é h a
d e g li o b b lig h i v e r s o la g iu s t iz ia , m a n o n a l p u n t o d a e sse re p r iv o d i l i ­
b e rtà n el p r e n d e r e d e c is io n i e d a essere s o tt o m e s s o a lla s u p r e m a is ta n z a
te o lo g ic a d el r a p p o r t o a z io n e -r is u lt a t o d e lla d o t tr in a d e lla r e tr ib u z io n e . 4
8

48. Si veda R. Gordis, G o d a n d M .a n t 10 4 -116 .


S t o r ia d e lla rice rca e p r o b le m i a p e rti 137

In ta l c a s o la d iv in ità si v e d r e b b e r id o t ta a l r a n g o d i m e r a « r e a z io n e » .
In r e a lt à « g li a m ic i di G io b b e c o lt iv a v a n o u n a c o n v in z io n e r e lig io s a p iù
c h e u n r a p p o r t o v ita le c o n il D i o v iv e n t e , p o ic h é c r e d e v a n o a u n a d i v i ­
n ità r a z io n a le re sa s c h ia v a d a u n p r in c ip io : la g iu s tiz ia . A l o r o p a r e r e d u e
p r in c ip i r e g g e v a n o P u n iv e r s o , e il p r in c ip a le n o n era D i o » . -’ 3
L ’ e p ilo g o p re se n ta u n d a to p r o b a b ilm e n t e a p p a r te n e n te al r a c c o n t o
p o p o la r e o r ig in a r io : la m e n z io n e d ei fa m ilia r i e c o n o s c e n t i di 4 z , n . I
v e r s e tti fin a li p a r la n o d e lla g iu s tific a z io n e e ste rio re d i G i o b b e ,

]V . STORIA DELLA R IC ER C A 50 E PR O B LEM I APERTI

P o ic h é i m a g g io r i p r o g r e s s i n e lla r ic e r c a su l lib r o di G i o b b e s o n o s ta ti
r a g g iu n t i in q u e s to s e c o lo , l’ e s p o s iz io n e c h e s e g u e s a rà in c e n t r a t a s u i r i ­
s u lta ti d e g li u ltim i d e c e n n i.

1 . 1 m eto d i critici

In q u e s t ’ a m b it o la m a g g i o r p a r t e dei r ic e r c a t o r i h a n n o c o n c e n t r a t o i l o ­
r o s f o r z i nel c h ia r im e n t o di ta lu n i a s p e tti fo r m a li, d e lla tr a d iz io n e e d e l­
la r e d a z io n e . ,

a) A n a lisi critica d e l gen ere o fo rm a

P e r q u a n to r ig u a r d a la fo r m a le tte ra ria la p r im a v o c e c r it ic a di u n a c e r ­
ta im p o r ta n z a fu q u e lla di T e o d o r o di M o p s u e s t ia . P u r n o n d is p o n e n d o
d e l r ig o r e e d e lla p r e c is io n e dei m e to d i d i a n a lis i o d ie r n i, e g li d efin ì il li­
b ro di G io b b e u n a tra g ed ia .51 D u e te s tim o n ia n z e del T a l m u d (u n a è
q u e lla d i r a b b i R e s h L a k is h ) a ffe r m a n o c h e « G io b b e n o n fu m a i c r e a t o ,
né m a i e siste tte , a ltro n o n è c h e u n a s e m p lic e p a r a b o la (m à sà l)» .5* S e ­
g u e n d o q u e s ta in d ic a z io n e M a im o n id e Io d efin ì u n a fin z io n e le t t e r a r ia ,
la c u i u n ic a fu n z io n e e r a di e s p o r r e le d iv e r s e o p in io n i del p o p o l o s u lla
p r o v v id e n z a d iv in a . G i o b b e n o n s a r e b b e m a i e s is tito .53 G i à N i c o l a di
L i r a lo c o n s id e r ò u n a d isp u ta .54
A t t u a lm e n t e , s u lla s c o r t a d e lla le tte r a tu r a a n a lo g a d el V i c i n o O r ie n t e 4
3

43. J.L . Crenshaw, O l d T e s t a m e n t W i s d o m , 1 1 8 .


50. Interessanti informazioni in F. Delitzsch, J o b {COT IV), Grand Rapids 1980, 33-44.
5 1. Cfr. PG 76, 697. Alcune riserve sono espresse da L. Alonso Schókel - J.L. Sicre, G i o b b e , 91
n. r 6 . Segue questa linea interpretativa in particolare H.M. Kallen, T h e B o o k o f j o b a i a G r e e k
T r a g e d y , New York 19 18 ; inoltre M. Jastrow, T h e B o o k of J o b , Philadelphia 192.0.
52. Secondo alcuni questo passo andrebbe piuttosto tradotto: «Giobbe fu creato soltanto per
servire da parabola»; cosi R. Gordis, G o d a n d M a n „ 65*
53. V. S.R. Driver - G.fi. Cray, T h e B o o k o f j o b (ICC), Edinburgh 19 2 1, rist. 19 7 1, xxv 11. 2.
54. Cfr. P. Fedrizzi (ed.), G i o b b e (BG), Torino Roma 1972, 8.
13 8 II l i b r o d i G i o b b e

a n tic o , si p ro p o n e un trip lic e p e r c o r s o in te rp re ta tiv o ; il g en ere p u ò e sse ­


re: sa p ie n z ia le , d isp u ta g iu d iz ia r ia , su p p lic a . A n c h e se n essu n c o m m e n ­
ta to re m ette In d isc u ssio n e g li elem en ti sa p ie n z ia li e la v o c a z io n e d id a ­
sc a lic a del lib ro d i G io b b e , è in d u b b io che g li a u to ri so n o rilu tta n ti a in ­
d iv id u a re un gen ere sp e c ific o c u i a ttrib u ire q u e st’ o p e ra . A lc u n i p e n sa n o ,
in u n a p ro s p e ttiv a c o m p a r a tiv is ta , al dibattito fra sapienti, 55 g e n e re di
c o n tro v e rs ia p ra tic a to sp e c ia lm e n te in E g itto d u ra n te il x m s e c o lo a . C . 5*
R ic h t e r ,57 seg u en d o la lin ea d i K o e h le r, c o n sid e ra il lib ro d i G io b b e c o r ­
risp o n d e n te p iu tto sto al g en ere « d ib a ttito g iu d iz ia rio » , nel se n so c h e il
p ro ta g o n is ta del lib ro fo r m u la d a v a n ti a Ja h v é u n a serie di q u e rele ch e
rifle tto n o le d iv e rse a rtic o la z io n i del d iritto p ro c e ssu a le is r a e lit ic o .58 S e ­
c o n d o W e ste rm a n n , il lib ro c o stitu isc e uno s v ilu p p o d ra m m a tic o d e lla
s u p p lic a [Klage]^ più in p a r tic o la r e del la m en to d i un in n o cen te a c c u s a ­
to e p e rs e g u ita to .59 T u tta v ia q u e sta te o ria non ha g u a d a g n a to l ’ a tte n ­
z io n e d e lla m a g g io ra n z a degli sp e c ia listi.
L a ric e rc a a ttu a le p re fe risc e n o n in g a b b ia re fo rm a lm e n te il lib r o d i
G io b b e e ten d e a p a rla re d i « o p e ra in c la ssific a b ile » nel se n so ch e il p o e ­
ta o i poeti im p ie g a ro n o una tale v a rie tà di p ro c e d im e n ti f o r m a li606
1*3 d a
ren d e re G io b b e u n ’ o p e ra u n i c a / 1 « N o n vi è u n ’ u n ic a c la ssific a z io n e a d a t­
ta a lla fo r m a le tte ra ria del lib ro di G io b b e . E s so p o ssie d e u n a p a rte d e l­
le c a ra tte ristic h e di tu tte le fo rm e le tte ra rie che g li so n o sta te a ttrib u ite ,
m a è im p o ssib ile c la s sific a rlo e sc lu siv a m e n te c o m e d id a s c a lic o , d r a m ­
m a tic o , e p ic o o a ltro su lla b ase d ello stile. In teso c o m e u n ità, il lib ro è
u n ’ o p e ra sui generis e n essu n term in e p a rtic o la re o c o m b in a z io n e d i te r ­
m in i è a d a tta a d e s c r iv e r lo » / 2

b) Analisi critica della tradizione

L a c rìtic a d e lla red a z io n e d el lib ro d i G io b b e ha se g u ito e sse n z ia lm e n te


due d ire z io n i: p ro fe tic a e s a p ie n z ia le / 3 F o rse s o rp re s i per la c ita z io n e di

55. Cfr. G. Folirer, H ì o b ì 50-53; J. Leveque,] o b et so n D ie u i, 2,31. G. Ravasi, G i o b b e , Roma


1:979, 34 s ‘ j definisce questo genere di dibattito una «tavola rotonda teologica».
56 . Cfr. ANFT 4 7 5 - 4 7 9 . 57- H, Richter, S tu d ie n zu H i o b , Berlin 1959.
58. Rassegna in C. Westermann, A u f b a u , 9; valutazione critica in L, Alonso Schokel - J.L. Si-
cre, G i o b b e , 9 1. 59. Sì veda C. Westermann, A u f b a u t spec. 27-39.
60. Alla supplica si possono aggiungere elementi giuridici con caratteri formali propri del Salte­
rio. Sulla base sapienziale di alcuni capitoli spicca lo stile processuale. La mescolanza di elemen­
ti giuridici e propri dei salmi prevale nei capp. 9-10; 19; 23; l’elemento sapienziale e quello pro­
prio dei salmi nei capp. 4-5; zz; 15 ; l’elemento sapienziale, quello giuridico e quello proprio dei
salmi nei capp* 8; 1 1 ; 12 -14 ; 16 -17 ; 38-42.
6 1. G. Ravasi, G i o b b e , 39 s. parla di «arcobaleno letterario» e F. Horst, H io b , xii dì «caratte­
re barocco». 6 2. M.H. Pope, J o b , xxxi.

63. Cfr. C. Westermann, A u f b a u , 14 -16 .


S to ria d e lla ric e rca e p ro b le m i a p e rti x 39

G io b b e tra i p ro fe ti in Sin 4 9 ,9 a lc u n i a u to r i h an n o c e rc a to d ’ in d iv id u a ­
re n e l lib ro elem en ti p r o p r i d e lla tra d iz io n e p ro fe tic a . C o s ì B a r d tk e s o t ­
to lin e a in p a rtic o la re tre elem en ti: il c o n s ig lio d iv in o di 1 , 6 ; z , i , le s o f ­
fe re n z e d i G io b b e c o lle g a te co n l ’ a n n u n c io del g iu d iz io / 4 il fa t t o ch e J a h -
vé si r iv o lg e d ire tta m e n te a G io b b e .65 T u tta v ia B a rd tk e n o n è in g ra d o
di sp ie g a re in m o d o so d d isfa c e n te l ’ a sse n z a nel lib ro d i G io b b e di t r a d i­
z io n i re lig io se n a z io n a li, seg n o c e rto d i r e s p iro p ro fe tic o . L e o s s e r v a z io ­
n i di T e rrie n su lla v ic in a n z a le tte ra ria d elle sezio n i in n ich e del D e u te ro -
Is a ia a q u elle di G io b b e q u a n to a « lin g u a , stile e alcu n i tem i fo n d a m e n ­
t a li» 66 si riv e la n o p iù p ertin en ti. R im a n e p e rò in fo n d a ta la su a p re te sa
di s e r v ir s i di ta le a ffin ità p e r s ta b ilire la d a ta di c o m p o siz io n e d e l lib r o .
G li elem en ti sa p ie n z ia li del lib ro di G io b b e ta n to di tra d iz io n e is r a e li­
tica q u a n to e x tra isra e litic a so n o sta ti la rg a m e n te ric o n o sc iu ti d a i s u o i
in te rp re ti p iù a u to r e v o li,67 T u tta v ia a lc u n i h an n o so tto lin e a to F in flu sso
d e c isiv o d e lla sa p ien z a eg iz ia n a e in p a r tic o la r e d e ll’ id ea d i maat. In e f ­
fetti il ra p p o rto in trin se c o a z io n e -risu lta to , so tte so a lla d o ttrin a d e lla
re trib u z io n e , elem en to essen ziale nel lib r o di G io b b e , p re su p p o n e l ’ id e a
di un D io ch e p resied e a g li o rd in i c o sm ic o e so c ia le e alle e v e n tu a li r iv e n ­
d ic a z io n i u m a n e m a ch e è c a p a c e di a c c o n d isc e n d e re a lla s u p p lic a d el-
F u o m o .68 A ltri, in fin e, so tto lin e a n o le in flu en ze c a n a n a ic h e s o p ra ttu tto
nel p ro filo d e lla d iv in ità .69 N o n o s ta n te tu tti q u esti a p p ro c c i e sen za v o ­
le r n e g a re la c o m u n a n z a di id ee tra i p a e si del V ic in o O rie n te a n tic o , ch e
c e rta m e n te a iu ta n o a c o m p re n d e re F o p e r a , è p iù p ru d e n te rite n e re il li­
b ro d i G io b b e u n ’ o p e ra a u to n o m a .

c) Critica letteraria70 e analisi critica della redazione71

Q u e s to tem a è o g g e tto di un d ib a ttito tu tto ra a p e rto . I p u n ti c o n tro v e rs i


s o n o : a) i p ro b lem i p re se n ta ti d a lla c o rn ic e n a r r a tiv a (ten sio n i tra p ro -
6 4. L ’ osservazione non è pertinente, perché la sofferenza di Giobbe è perfettamente compren­
sibile nell’ambito generale dell’esperienza umana.
65. H. Bardtke, P r o p h e tis c h e Z i i g e im B u c h e H io b , inF. Maass (ed.), D a s f e m e u n d n a h e W o r t
F e s ts c h r ift L . R o s t (BZAW 105), Leiden 1967, 1-10 .
66. S. Terrien, Q u e lq u e s re m a rq u e s su r les a ffin ités de J o b a v e c le D e u t é r o -E s a te : VTS 15 (1966}
19 5 -3 IO-
67. Cosi F. Delitzsch,/ofc (COT iv), Grand Rapida 1980, 5-9; P. Dhorme, J o b , l x x x v i i i ; G. Foh-
rer, H i o b , 43-50; R. Gordis, G o d a n d M a n , 31-52; J. Lévéque, J o b et so n D ie u i, 1 1 5 .
68. Si tratta della tesi del «paradigma supplica-ascolto»» o «paradigma di una supplica accolta»
[K la g e e rh Ó ru n g sp a ra d ig m a ] di H. Gese, L e b r e u n d W ir k lic h k e it, 70-78.

69. Così W.A. lrwin, ]o b * s R e d e e m e r . JBL 81 (1962) 217-229.


70. Per uno sguardo d’insieme si veda R.J. Williams, C u r r e n t T re n d s in thè S t u d y o f thè B o o k
o f J o b , in W.E. Aufrecht (ed.), S tu d ie s in thè B o o k o f J o b , 1-27, spec. 12-18 .
7 1. Si vedano B. Duhm, H io b , XII-XIII; K. Budde, H i o b , x x - x x i x ; P. Dhorme, j o b , XLIX-LXXXVII;
J. Auneau (e altri), L e s P s a u m e s et les au tres écrits , Paris 1990, 90-92.
14 0 II l i b r o d i G i o b b e

lo g o ed e p ilo g o ; fin o a ch e p u n to si p u ò p a rla re d i ra c c o n to o rig in a le in


p ro s a ? ); 6) fu n z io n e e p o rta ta del cap . 3 (so lilo q u io in fo r m a d i s u p p lic a
che non h a n u lla a ch e fa r e c o n il p rim o c ic lo d i d isc o rsi? ); c) lim iti m a ­
te ria li dei c ic li d i d isc o rsi (d o v e in izia e d o v e fin isce c ia sc u n o di e ssi?);
d) o rig in e e fu n zio n e del c a p . 2 8 (agg iu n ta p o s te rio re sen za c o n n e ssio n e
d ire tta co n la te m a tic a dei d isc o rsi? ); e) fu n z io n e d ei d is c o rsi d i E lih u
n el q u a d ro re d a z io n a le (c o m p o siz io n e sp u ria ? ); f) o rig in a lità d ei d is c o r ­
si di Ja h v é (so n o au ten tici e n tra m b i, so lo il p rim o o n e ssu n o ?}.
N o n o s ta n te la p lu ra lità d i o p in io n i71 p re se n tia m o u n a ric o stru z io n e
sc h e m a tic a d e lla gen esi d e lla c o m p o siz io n e del lib ro d i G io b b e , c h e c o n ­
sid e ria m o su sc e ttib ile di d isc u ssio n e . S i p u ò d a re p e r a sso d a to ch e il p r i­
m o sta d io di q u esta g en esi s ia c o stitu ito dal p r o lo g o e d a ll'e p ilo g o in
p ro s a b a sa ti su u n ’ a n tic a e p o p e a o rien tale re la tiv a a G io b b e .7273 In un s e ­
c o n d o m o m e n to fu r o n o c o m p o s ti i m agn ifici p o e m i d ei c a p p . 3-2 ,7 ; 2 9 ­
3 1 74 e i d isc o rsi di Ja h v é (c a p p . 3 8 - 4 1 ) .75 In q u e sto c a s o è p r o b a b ile ch e
il c a p . 3 c o s titu is c a l ’ in izio d el d ia lo g o e i c a p p . 2 9 - 3 1 ne sia n o la c o n ­
c lu sio n e . A ttu a lm e n te q u asi n e ssu n o m ette in d u b b io che i d isc o rsi di E li­
hu (cap p . 3 2 - 3 7 ) sia n o s e c o n d a r i e c o stitu isc a n o la te rza fa se d e lla c o m ­
p o siz io n e d el lib ro . S im ile c o n c lu sio n e è su g g e rita d a una se rie di p a rti­
c o la r i, tra i q u a li il sile n z io d i G io b b e e di Ja h v é su q u e sto p e rs o n a g g io ,
il n u o v o tip o di d isc u ssio n e ch e egli in tro d u c e ric o rre n d o a c ita z io n i
q u a si le tte ra li d i G io b b e ( 3 3 , 9 - 1 1 ; 3 4 ,5 - 6 ; 3 5 ,2 - 3 ) , la lin g u a ch e p resen e
ta u n a p e rc e n tu a le m a g g io re di a ia m a is m i risp e tto al re sto del lib r o . V i
so n o se ri d u b b i s u ll’o r ig in a lità del c a p . 2 8 , da a lc u n i rite n u to u n ’ a g g iu n ­
ta p o s te rio re . T u tta v ia , a n ch e am m e tte n d o tale p o s sib ilità , q u e sto in n o
a lla sa p ie n z a a n tic ip a in d u b b ia m e n te la s o lu z io n e al p ro b le m a del lib ro
p ro p o s ta d a Ja h v é nei c a p ito li fin a li.7*

2. Secondo la storia delle religioni77

G li sto ric i delLe re lig io n i h an n o stu d ia to p re v a le n te m e n te i tem i e i m o ­


tivi re lig io s i del lib ro di G io b b e a lla lu ce d elle le tte ra tu re s u m e r o -b a b i­

72. Un esponente di questa pluralità, notevole soprattutto per le sue conclusioni peregrine, è
M. Prakasa Reddy, T h e B o o k o f J o b . A R e c o n s t r u c t ì o n i ZAW 50 (1978) 59-94.
73. È utile notare, tuttavia, che il redattore finale ha ritoccato alcuni aspetti, soprattutto dell’epi­
logo, per armonizzarlo con le idee presentate nel dialogo poetico. Sono stati avanzati dubbi
sull’originalità della figura di Satana net prologo; si veda G. Ravasi, G i o b b e , 2.2..
7 4 . L'originalità del terzo ciclo di discorsi (capp. 2 1 - Z 7 } , Tuttavia, è stata posta in dubbio per il
suo carattere frammentario e i sorprendenti interventi di Giobbe, in cui questi sembra attenua­
re le sue precedenti posizioni.
75. L'originalità delle descrizioni di Behemot e Levìatan (40,15-4] ,26) è oggetto di seri dubbi.
j 6 . Per ulteriori particolari rinviamo alPottimo compendio in L. Alonso Schòkel - J.L. Sicre,
G io b b e f 4 5 -7 5 . 7 7 . Abbondanti informazioni in J. Leveque, J o b e t s o n D / e u 1, 12,-116 .
S t o r ia d el] a r ic e r c a e p r o b le m i a p e r t i 1 4 1

lo n e si, c a n a n a ic a 78 ed e g iz ia n a : le c o n tin u e a rg o m e n ta z io n i a d is c o lp a di
G io b b e ;79 il tem a del g iu sto s o ffe re n te ;80 la g iu stiz ia d i D io .Sl L e a n a lo ­
gie tr a P e p o p e a u g a ritic a d i A q h a tu e il te m a del d estin o di G io b b e so n o
sta te rile v a te d a C r o o k - E lio t .82 È o p p o rtu n o ric o rd a re d a u ltim o in q u e ­
sto c o n te sto la te o ria (in d u b b ia m e n te stra v a g a n te ) del p re s tig io s o b ib li­
sta T e r r ie n , se c o n d o la q u a le il lib ro di G io b b e p o tre b b e e sse re un d r a m ­
m a p a ra ritu a le d ella fe sta sem itica d e lP a n n o n u o v o .83 Sen za e n tra re nel
m e rito di q u este te o rie n o n si p u ò a c c e tta re P ip o te si d i un p re s tito d ir e t­
to d a p a rte del lib ro di G io b b e . In d e fin itiv a si d eve p a rla re d i un p a t r i­
m o n io di m o tiv i e tem i c o m u n e alle c u ltu re del V ic in o O rie n te .

3 . Secondo la teologìa ^

Bibliografia: F. Asensio, La visión de Elifaz y su proyección sapiencial: EstBib 3 5


(1976) 14 5-16 3; J. Prado, La creación, conservación y gobiemo del universo en
el libro de Jo b : Sef 1 1 (19 51) z 59-28 8; Ph. Rouillard, La figura di Giobbe nella
liturgia: indignazione3 rassegnazione o s ile n z io Conc 19/9 (1983) 25-32; B. Mag­
giori, Giobbe e Qohelet. La contestazione sapienziale nella Bibbia, Assisi 1979;
G. Gutiérrez, Parlare di Dio a partire dalla sofferenza delVinnocente. Una rifles­
sione sul libro di Giobbe, Brescia 21987.

I te o lo g i che a ffr o n ta n o il lib ro di G io b b e c o n c e n tra n o il lo ro in te re s ­


se p rin c ip a lm e n te su tre p u n ti: il sig n ific a to d ella s o ffe re n z a in c o lp e v o le ,
il p r o b le m a d e lla te o d ic e a , il ra p p o rto tra c o lp a e re d e n z io n e . In d e fin i­
tiv a si tra tta di tre a sp etti di u no stesso p ro b le m a . L a s o ffe re n z a in n o ­
ce n te im p lic a il d is c o rs o d ella te o d ic e a , d e lla g iu stiz ia d iv in a ; ch e se n so
h a in q u e sto c a so p a rla re di red en zio n e? U n q u a rto p u n to d i p a rte n z a è
q u e llo d e lla le ttu ra a p a rtire d a i p o v e ri. P u ò c a p ita re ch e a lc u n i p r e fe r i­
s c a n o c o llo c a re q u esta rifle ssio n e «al di fu o r i d e lla te o lo g ia » , m a q u a n ­
d o si c o n sid e ri che i p o v e r i so n o u no dei « lu o g h i te o lo g ic i» p e r e c c e lle n ­
za, q u esta d e cisio n e risu lta a m p ia m e n te g iu stific a ta .
D a sem p re la m a g g io r p a rte degli in te rp re ti h a s o tto lin e a to il p r o b le ­
m a d e lla sofferenza (o del m ale in g e n e ra le )85 co m e elem en to fo n d a m e n -
78. Si veda P.C. Craigie, J o b a n d U g a r it ic S t u d i e s , in W.E. Aufrecht (ed.), S t u d i e s in t h è B o o k
o f j o b , 2,8-35.

79. J. Mimagli, T h e Book ofjob and th è Book of D e a d : IrTQ 35 (1968) 16 6 -17 3.


80. O. Garda, L a p r o s p e r i d a d d e l m a l v a d o e n e l l i b r o d e J o b y e n lo s p o e m a s b a b i l ó n i c o s d e l
«J u s t o B a c i e n t e » : EstEcl 34 (i960) 603-619.
8 1. W. von Soden, D i e F r a g e n a c h d e r G e r e c h t i g k e i t G o t t e s im A l t e n O r i e n t i M DOG 96 (19 55)
41-59.
82,. C. Westermarm, A u f b a u ì 16 . Cfr. G. del Olmo Lete, M i t o s y l e y e n d a s d e Cattfldw, 342 n. 48.
83. S. Terrieri, L e p o è m e d e J o b : d r a m e p a r a - r i t u e l d u N o u v e l A n f : VTS 17 (1969) 220-235.
84. Mi rifaccio parzialmente a C. Westermann, A u f b a u f 20-24.
85. Al riguardo cfr. R. Gordis, G o d and M an, 13 5-1 56.
14 2. Il l i b r o d i G i o b b e

tale n ella c o m p re n sio n e del lib ro di G io b b e . C o n d iv e rse s fu m a tu re , m en ­


tre alcu n i c o n sid e ra n o la s o ffe re n z a in c o lp e v o le in sé co m e n u c le o d e l­
l’ o p e r a ,^ a ltr i, e v ita n d o la q u e stio n e del se n so di q u esta s o ffe r e n z a , s i
c o n c e n tra n o sp e c ific a m en te su l tip o di risp o ste o ffe rte dal s o ffe r e n t e ,8
87
6
T u ttavia c i si d eve c h ie d e re : si tra tta del p ro b le m a p a rtic o la re d e lla s o f­
feren za u m a n a o d ell im p o sta z io n e g en erale d e lla ric e rc a d i un m o d e llo
di v ita re lig io s a a u te n tic a ? L a d o m a n d a ch e S a ta n a p o n e c in ic a m e n te a
Ja h v é in 1 , 9 va in q u e st’ u k im a d ire zio n e. S a ta n a si d o m a n d a se è p o s ­
sib ile u iP e siste n z a g en u in a m en te re lig io s a , vale a d ire a ffa t t o d isin te re s­
s a ta . Il tem a d e lla s o ffe re n z a è il m ezzo u tiliz z a to p e r v e rific a re q u e sta
p o ssib ilità in G io b b e . C e rto si sa re b b e p o tu to sc e g lie re un m ezzo m en o
rig id o , m a il c a ra tte re e stre m o del d o lo re fisico e m o ra le d i G io b b e ben
si a tta g lia al d in a m ism o ip e rb o lic o tip ic o di u n a d ra m m a tiz z a z io n e . Il
tem a d ella s o ffe re n z a in n o cen te d o v rà essere c o n s id e ra to un « tem a c o n ­
n e s s o » .88
A ltri a ffr o n ta n o il n o stro lib ro d al p u n to di v is ta d ella teodicea. Il p r o ­
b lem a d e lla g iu stiz ia d iv in a im p lic a l ’e sisten z a, n e lla re lig io n e d ’Is ra e le (e
an ch e in q u e lla b a b i l o n e s e ) , d i un c o n c e tto di c o lp a in teso co m e c o r r e ­
la to d i esig en ze etich e e la c re d e n z a n e ll’a ld ilà c o m e lu o g o in c u i la c o l­
p a è c a stig a ta e la v irtù p re m ia ta . Si p u ò p a rla re d i g iu stiz ia d iv in a nel li­
b ro di G io b b e ? Il p ro ta g o n ista * di fro n te al b ru ta le c o n fro n to tra P esp e-
rien za p e rso n a le e la te o lo g ia u ffic ia le , p ro c la m a in un p rim o m o m e n to
ìt p ro p rio d u b b io a n g o s c io s o e c o n c lu d e a c c u sa n d o di m a le v o le n z a il
c o m p o rta m e n to di Ja h v é n ei su o i c o n fro n ti. C h e si tra tti di una « s o ffe ­
re n z a -c a stig o » o d i una « s o ffe re n z a -p rò v a » , c o m e rite n e v a E lih u in 3 3 ,
1 9 , p o rta a lle stesse c o n c lu s io n i. In o ltre , se P a rm o n ia p e rs o n a le (e s o c ia ­
le) è un rifle sso d e lP o rd m e c o sm ic o , il c a so di G io b b e sa re b b e p a r a d ig ­
m a tico d e lla m a n ca n za di o rd in e m o ra le nel m o n d o , d e lla su a d e m o r a ­
lizzazio n e c io è d e ll'in g iu s tiz ia d ì Ja h v é . M a , c o m e si è v is to , l’ a lte r n a ti­
v a p o sta d a G io b b e (« o J a h v é 0 io») vien e riso lta d o p o la « v is io n e » .
A lc u n i in d iv id u a n o il n u c le o del lib ro di G io b b e n el ra p p o rto tra crea­
zione e redenzione. P re n d e n d o co m e b ase la d o ttrin a b ib lica d e lla r e tr i­

86. In questo caso, e a giudicare dai discorsi di Jahvé nei capp. 38-41, la sofferenza potrebbe
valere come luogo della rivelazione di Dio. Così M. Tsevat, T h e M e a n i n g o f t h è B o o k o f J o b :
HUCA 37 (1966) 73-106,
87. «Il motivo fondamentale tanto della leggenda di Giobbe, che fa da cornice narrativa,
quanto del poema in se, è quello deli esistenza dolorosa dell'uomo. Non si tratta delle domande
sull’origine, il fondamento e la legittimità della sofferenza, bensì delia questione dell’ atteggiamen­
to che l’uomo deve assumere di fronte a essa. Il problema esistenziale è la questione dell’atteg­
giamento adeguato di fronte alla sofferenza» (G. Pohrer, H i o b , 549),
88. La mia posizione è l’opposto di quella di G. Fohrer, il quale giudica la reazione davanti
alla sofferenza come T b e rr ta e 11 dubbio sul l’autenticità della religiosità di Giobbe come N e -
b e n t h e m a . Cfr. nota precedente. 89. Si veda W, von Soden, a rt. d t .
S to ria d e lla ric e rc a e p ro b le m i ap erti 14 3

b u z io n e , si ritie n e ch e la fede n o n p o ssa tr o v a re a p p o g g io n el r ic o n o s c i­


m e n to dei m e c c a n ism i di q u e sta d o ttrin a , co m e v o rre b b e ro g li a m ici di
G io b b e , b en sì n ell’ a u to riv e la z io n e di D io c o m e c re a to re n ei c a p p . 3 8 ­
4 1 . T u t t a v ia , co m e il d iso rd in e im p lic a to d a lla s o ffe re n z a n o n si a d d ic e
a lP a r m o n ia d e lla c re a z io n e , G io b b e a lla fine a r r iv a a s c o p rire il D io r e ­
d e n to re , ch e è il D io d e lla g ra z ia , d ella g ra tu ità .
A lc u n i te o lo g i, in fin e, so n o in c lin i a e sa m in a re il m e s s a g g io c e n tra le
d el lib r o di G io b b e a p a rtire d a i poveri. G u tié rre z , u n e n d o n el s u o s tu ­
d io la m e to d o lo g ia te o lo g ic a e la s p ir itu a lità , p re se n ta le se g u e n ti r ifle s ­
sio n i: « L ’ in n o cen za riv e n d ic a ta e n e rg ic a m e n te da G io b b e c i a iu ta a c o m ­
p re n d e re l’ in n o cen za d i un p o p o lo o p p re s so e cred en te in r a p p o r to a lla
situ a z io n e d i d o lo re e d i m o rte ch e ; J i è im p o s ta ... G io b b e c o n la s u a v e ­
em e n te p ro te sta , la su a sc o p e rta d e ll’ im p e g n o c o n c re to p e r il p o v e r o , e
p e r c h iu n q u e s o ffre in g iu sta m e n te , co n il su o c o n fro n to c o n D io e a t t r a ­
v e rs o il ric o n o sc im e n to d ella g ra tu ità del su o p ro g e tto su lla sto ria u m a ­
n a , s e g n a la u n a tr a c c ia » .90

4 . A l di fuori della teologia

Bibliografìa: J. Collet, Da Giobbe a Bergman. L ’angoscia, la sfida: Conc 19/9


(1983) 120-12,6; F. Chirpaz, Bloch e la ribellione di Giobbe: ivi 49-61.

È c o m p re n sib ile e le g ittim o ch e q u a ls ia s i le tto re a ffr o n ti i te sti b ib lic i


a p a rtire d a i p r o p r i in te re ssi e p re c o m p re n sio m . B iso g n a e v ita re g li e s tr e ­
m i, c o m e p reten d ere c h e la B ib b ia d ic a c iò ch e v o g lia m o fa r le d ire o p e n ­
s a re e, nel le g g e rla , c o rris p o n d a a q u e llo ch e c re d ia m o . F a tta q u e sta p r e ­
m e ssa sia n o b en ven u te, in q u a n to to n te di a rric c h im e n to , le le ttu re di
G io b b e p ro p o ste d a a ltri am b iti.

a) Secondo la psicologia

In q u e sto c o n te sto è d o v e ro s o c ita re l’ o p e r a di Ju n g , p a d re d e lla p s ic o ­


lo g ia a n a litic a .91 S eb b e n e egli s o rv o li c a n d id a m e n te su i g r a v i p ro b le m i
in d iv id u a ti d a i m e to d i s to ric o -c ritic i, n o n si p o sso n o n e g a rn e le n u m e ­
ro se e felici in tu iz io n i.91 D o p o e ssersi in g en u am en te la s c ia to te n ta re da
S a ta n a e a v e r p e rm e sso cru d elm en te la s o ffe re n z a d i G io b b e , J a h v é si
ved e in fin e c o stre tto ad am m ettere ch e, n o n o sta n te la su a o n n isc ie n z a ,
non era sta to in g ra d o d i ren d ersi c o n to d el c a ra tte re a m o ra le d e lla p ro -

90. G. Gutiérrez» Parlare di Dio dalla sofferenza deUJinnocente. Una riflessione sul libro di Giob­
be, Brescia 1 i987, 28. 201.
91, C.G. Jung, Risposta a Giobbe (1952), Torino 1979 (rist. 1992). Altri aspetti delle letture
psicologiche in W. Vogels, The Spiritual Growth o f j o b : BibTB 1 1 (19 8 1 ) 77-80.
Cfr. J.L. Crenshaw, O l d T e s t a m e n t W i s d o m , 1 20-1 z i .
14 4 11 libro eli Giobbe

p ria d e c isio n e . L a situ a z io n e p ieto sa di G io b b e ris v e g lia in lu i il se n ti­


m en to d e lla re sp o n sa b ilità . In so m m a , il p ro ta g o n ista del d ra m m a è G io b ­
be ch e si d im o stra su p e rio re a Ja h v é sia sul p ia n o m o ra le (c o n se rv a la
fed e n o n o sta n te tu tto) sia su l p ia n o in telle ttu a le (p e rcezio n e d e lla d u a li­
tà p resen te in ja h v é :93 d istru z io n e d ell*u om o sen za a c c o rg e rsi c h e ha bi­
so g n o di l u i ) * Ja h v é d eve e s p ia re la p ro p ria c o lp a . N e l p r o p r io c o n fr o n ­
to c o ll’ u o m o eg li a v v e rte la n ecessita di fa rsi u o m o . L a « risp o sta a G io b ­
be» si re a liz z a n e ll’ in c a rn a z io n e e p a ssio n e d i C r is to . O ltre a q u e ste in
u n z io n i, fo n d a te su lle c a te g o rie sim b o lic h e d e lla p e rc e z io n e d i D io , il
G io b b e di Ju n g e p u r se m p re u n ’ o p era più v ic in a al P ro m e te o g re c o , in ­
c e n tra to su lla p ro g re ssiv a u m a n iz z a z io n e di D i o / ' ch e a ll’ in c o m p a ra b ile
m o n u m e n to le tte ra rio e te o lo g ic o d ella B ib b ia , Il ra p p o r to D io -u o m o
p re se n ta to da Ju n g n on è a ltro ch e u n ’ esp re ssio n e a lle g o ric a d e lla re la ­
zio n e p s ic o te ra p e u ta -p a z ie n te .9

b) Secondo il femminismo 97

N o n è fu o ri lu o g o la p re m e ssa , g en era lm en te c o n d iv is a n e ll’ e p o c a a ttu a ­


le, che n elle c iv iltà an tich e , e in q u alch e m isu ra a n c o r o g g i, la s o c ie tà
era a n d ro c e n tric a . T u tto e ra fa tto in vista d e lP u o m o , d a ll’u o m o e p e r
l ’ u o m o , c o m p re se le p ro d u z io n i letterarie. Il lib ro di G io b b e n o n p u ò
s fu g g ire a q u e sta e v id e n z a . U n a lettu ra fe m m in ista di q u e st’ o p e ra , c o m e
d i q u a lu n q u e a ltra , im p lic a c h e c i si c o llo c h i a d u e liv e lli d i a n a lis i: Io
stu d io d e lla figu ra d ella d o n n a e lo stu d io dei c o m p le ssi im m a g in a tiv i e
sim b o lic i c o n n e ssi a ir e le m e n to fem m in ile.
Si d eve p a rtire d al la tto ch e n el lib ro d i G io b b e i p rin c ip a li a tto ri s o ­
no m a sc h i, p erfin o Ja h v é ! L e fig u re fem m in ili si rid u c o n o a lla m o g lie e
a lle figlie de! p ro ta g o n ista . A l l ’ in izio , q u an d o il n a rra to re p re se n ta la
c e rc h ia fa m ilia re d i G io b b e ( 1 , 1 . 3 ) n on a lc u n a m en zio n e d e lla m o ­
g lie. L ’ im p o rta n te in u n a so c ie tà a n d ro c e n tric a e ra a ssic u ra re la d is c e n ­
d e n z a , il n o m e. L a sp o sa ra p p re se n ta v a un m e z z o e n ie n t'a ltro . O ra si
d eve ric o n o sc e re che la m en zio n e d elle figlie n on e ra del tu tto n e c e ssa ria
nel r a c c o n to e ra p p re se n ta un d a to a fa v o re p o ic h é se è v e ro c h e sette
fig li più tre figlie fo rm a n o u n a cerch ia fa m ilia re p e rfe tta (p er il n u m e ro
10 ) a ltre tta n to p e rfe tto sa re b b e sta to ten er c o n to dei so li sette fig li.

93. Questo dualismo o antinomia è presente anche in Giobbe, il quale intende presentare Dio
come testimone contro Dio stesso; cfr. C.G. Jung, o p . u t ia ,
94. Commoventi le affermazioni di 7,8 («Quando mi guarderai, io non sarò più») e 7 , 1 1 («Ben
presto giacerò nella polvere, mi cercherai, ma più non sarò»),
95. Cfr. G. Ravasi, G io b b e , 2-04.
96. Più che di una risposta Giobbe aveva bisogno di una terapia secondo W.S. Taylor, T b e o ìo g y
a n d T b e r a p y in j o b : Theology Today 1 2 ( 1 9 5 6 ) 4 5 1 - 4 6 1 .
97. Cfr. D.J.A. Clmes^ofr 1 - 1 0 (WBC 17), Dallas 1989, x lv iii - l .
Bi b lio g r a f ìa c o m m e n t a t a 14 5

S fo rtu n a ta m e n te la sp o sa è ric o rd a ta neJ p r o lo g o so lo p er ric e v e re P a p -


p e lla tiv o di « sto lta » ( 2 , io ) . M e n tre g li a m ici d i G io b b e d is tilla n o n el
d ia lo g o la lo ro sa p ie n z a , p ro d u c e n d o d isc o rsi di a lto liv e llo in te lle ttu a le ,
la p o v e r a m o g lie è p re se n ta ta c o m e un e sse re irrifle ssiv o , d o m in a ta d a
un p ra g m a tis m o b la sfe m o . D i fa tto im p o sta n d o u n 'e q u a z io n e a p a r tir e
d al d a to d e lla m a le d iz io n e risu lta e v id en te ch e S atan a sta a J a h v é ( 1 , 1 1 ;
2 ,5 ) co m e la d o n n a sta a G io b b e (2,9 ). Si p o tre b b e p a rla re d i u n a d e m o ­
n iz z a z io n e d e lla sp o sa , u n a so rta d i « seco n d a È v a » . N a tu r a lm e n te q u e ­
s ta v is io n e è lo g ic a d al p u n to di v ista d e lla te o lo g ia , p e rc h é una le ttu ra
n on cred en te te n d e re b b e a ric o n o sc e re c h e la fig u ra d e lla s p o s a è P u n ic a
m a n ife sta z io n e di b u o n sen so in tu tta P o p e ra . L a m o g lie di G io b b e n on
c o m p a r ir à più nel lib r o , n em m en o q u a n d o la c e rc h ia fa m ilia r e s a r à r i­
c o m p o s ta ( 4 2 , 1 3 - 1 5 ) .
N a tu r a lm e n te le lettu re d i G io b b e este rn e a lla te o lo g ia si p o tre b b e ro
m o ltip lic a re a lP in fin ito : v e g e ta ria n a , m a te ria lis ta , a te a , s u ic id a , ecc. R i n ­
v io il letto re alle o p ere di R a v a s i98 e C l i n e s ."

V . B IB L IO G R A FIA C O M M E N T A T A 100

Alonso Schòkel, L. - Sicre, J.L., Giobbe, Roma 1985. Ottima opera in generale,
della quale è da segnalare l'ampia ed esauriente introduzione e la precisione e la
bellezza della traduzione. La bibliografia è buona e sufficientemente ampia. Lo
studio delle difficoltà testuali, anche se incompleto, affronta molto bene i proble­
mi più urgenti. Il commento presenta ottimi e notevoli suggerimenti, difficilmen­
te rinvenibili in altre opere del genere.
Clines, D.J.A.,/o£> 1-20 (WBC 17), Dallas 1989. Il lettore può rendersi conto
delle ambizioni di questo commento pensando che l’esposizione dei primi 20 ca­
pitoli di Giobbe occupa 501 pagine. Dopo averlo sfogliato, sì deve riconoscere che
la sua qualità è direttamente proporzionale alla voluminosità. L ’ampiezza della
bibliografia e l’analisi quasi completa dei problemi testuali fanno di quest’opera
uno dei tre migliori commenti attuali al libro di Giobbe.
Dhorme, P., Le hvre de Job, Paris 1926. Dopo un’ottima introduzione di 178
pagine l’autore dispiega nel commento le sue eccellenti doti di esegeta e le sue va­
ste conoscenze di storia deiPesegesi. Un’ampia analisi critico-testuale e un com­
mento preciso e documentato fanno di quest’opera, nonostante gli anni trascorsi
dalla sua pubblicazione, un riferimento obbligato.
Driver, S.R. - Cray, G.B., The Book o fjo b (ICC), Edinburgh 19 2 1, risi. r9 7 i.
Come la collana cui appartiene, Popera si segnala per il rigore e Pesaustività con
cui affronta le questioni filologiche. L ’introduzione è sufficiente, anche se la data
di composizione richiede la nostra benevolenza di fronte ad alcune prese di po­
sizione attualmente insostenibili. Indispensabile nella biblioteca degli studiosi del­
la Bibbia.
98. G. Ravasi, G i o b b e , 185-255. 99. D.J.A. CJines7 J o b j-20, x l v i t - l v i .
100. La più completa bibliografia aggiornata si trova in D.J.A. Clines, J o b 1-20, lxiii-cxv .
14 6 II Libro di Giobbe

Fohrer, G., Das Buch Hìob (KAT xvi), Gutersloh 1963. Questo libro è uno dei
maggiori contributi alla storia dell’esegesi del libro di Giobbe. Opera monumen­
tale (565 pagine), affronta la problematica di Giobbe da tutti i possibili punti di
vista: retorico, letterario, testuale, teologico, storico-religioso. Le sue pertinenti
osservazioni, la profondità di pensiero e l’indiscutibile professionalità dell’autore
ci pongono di fronte un’opera già classica e molto difficilmente superabile.
Gordis, R., The Book o f God and Many Chicago-London 1978. Non si tratta
di un commento nel senso abituale del termine. La traduzione e il commento oc­
cupano solo le pp. 231-306. Tuttavia ciò che l’autore non dice in queste pagine è
già stato esposto nell’ampia introduzione (pp. 1-228) e nelle ricche note al termi­
ne del libro (pp. 3 13 -3 3 ^). L’analisi del testo e la conoscenza della letteratura
giudaica in proposito costituiscono i migliori contributi del volume.
Habel, N.C., The Book o f Job (OTL), London 1985. È uno dei migliori com­
menti attuali al libro di Giobbe, appartenente alla prestigiosa «Old Testament
Library». Se si eccettua l’ interpretazione del genere letterario, il libro apparter­
rebbe alla «disputa giudiziaria», tutto ciò che si può attendere da un commento
di questo tipo è affrontato con rigore e professionalità.
Horst, F., Hiob 1-19 (BK xvr/i), Neukirchen/Vluyn 31974. Purtroppo l’opera
fu bruscamente interrotta dalla morte dell’autore nel 1962. La continuazione del
commento, affidata a E. Kutsch, non è stata ancora pubblicata. Non è esagerato
il giudizio dell'editore della collana quando nella prefazione afferma che «in que­
st’opera si è rivelato un insolito filone di conoscenze bibliche». In effetti si tratta
del migliore commento a Giobbe, malauguratamente incompleto, che sia mai sta­
to scritto. Rileviamo l’assenza di un’adeguata introduzione, una lacuna attri­
buibile più agli editori che all’autore, probabilmente sorpreso dalla morte prima
di poterla redigere.
Lévèque, J.,/ofe etson Dieu (EtB), 2 voli., Paris 1970. L ’elemento maggiormen­
te degno di nota di quest’opera è l’ampia e ottima introduzione: la prima parte de­
dicata al tema del giusto sofferente nelle letterature del Vicino Oriente antico (Me-
sopotamia, Ugarit, Egitto, Arabia), dell’India e della Grecia e le prime due sezio­
ni della seconda parte: problemi di struttura letteraria e gli attori del dramma.
Pope, M.H., Job (AB 15), Garden City 31982. Il prestigio della collana e la
qualità del commentatore sono universalmente noti. Tuttavia non ci si può dire
soddisfatti del libro, perché all’analisi relativamente inadeguata del testo si ag­
giunge la tendenza «panugaritica» dell’autore, la quale toglie interesse a quello
che sarebbe potuto essere un ottimo commento.
Ravasi, G., Giobbe. Traduzione e commento, Roma 1979. Bisogna rilevare in
questo commento l’ottima ed estesa introduzione (274 pagine) nella quale l’auto­
re affronta la presentazione del libro di Giobbe secondo le coordinate letterarie e
teologiche, prima di passare allo studio della tradizione di Giobbe secondo la
prospettiva della sapienza ortodossa ed eterodossa. L ’opera offre anche tre inte­
ressanti sezioni su «Giobbe, nostro contemporaneo» (con riferimenti alle opere,
tra gli altri, di Kierkegaard, Melville, Dostoevsky, Jung, Camus, Bloch, Barth,
Jaspers, von Balthasar, Henry Lévy), «Giobbe e il teatro» e «Giobbe nell’arte».
C a p ito lo v
I

Il libro dell: Ecclesiaste

I. DATI GEN ERALI

Bibliografia: A. Barucq, Ecclésiaste (Qohélet)y Paris 1968; É. Beaucamp, I Sapien­


ti d'Israele o il problema deWimpegno, Cinisello Bals. 19 9 1, 129 -152; B. Mag­
gi oni, Giobbe e Qòhelet. La contestazione sapienziale nella Bibbia, Assisi 1979;
R. Smend, La formazione dellfAntico Testamento, Brescia 1993, 286-289.

1. Il lib ro

a) T ito lo d e l lib ro

V ulgata , è la fo r m a la tin iz z a t a d e l g r e c o
E c c le s ia s t e , tito lo d e r iv a t o d a lla
ek k lesia stes , c o n cuj i L X X te n ta n o d i t r a d u r r e T e b r a ic o q ò h e le t , il n o ­
m e d e ll’ a u t o r e s e c o n d o 1,1. L a t r a d u z io n e « p r e d ic a t o r e » d i a lc u n e v e r ­
s io n i e c o m m e n ti n o n si a d d ic e n é a lP a r g o m e n t o d e ll'o p e r a n é a lla f u n ­
z io n e a ttr ib u ib ile a ll’ a u to r e . Il g r e c o ekklesiastes tr a d u c e P e b r a ic o q ò h e ­
let r a g io n e v o lm e n t e b e n e . E k k lesia stes è « c o lu i ch e si s ie d e o p a r la n e l-
P a s s e m b le a (ekklesia )», te rm in e in c o n s o n a n z a c o n il t it o lo e b r a ic o . In
e ffe tt i q ò h e le t è q u a s i c e r ta m e n te u n a f o r m a p a r t ic ip ia le d e l v e r b o q h l
« r iu n ir e in a s s e m b le a » , « c o n v o c a r e » . Il s o s ta n tiv o q à h à l « a s s e m b l e a » ,
d e r iv a t o d a q u e s to v e r b o , v ie n e tr a d o tto n e i L X X g e n e r a lm e n te c o n e k ­
k le s ia . Il s ig n ific a to d i q ò h e le t c o m e « a s s e m b la t o r e » , n el s e n s o d i « e d i­
t o r e » o « c o m p ila t o r e » d i m a te r ia le s a p ie n z ia le , è d a e s c lu d e r e , p e r c h é q h l
n o n h a m a i p e r c o m p le m e n t o o g g e tto e sse ri in a n im a ti m a s e m p r e p e r s o ­
n e . In o g n i c a s o p o tr e b b e r ife r ir s i a lla fu n z io n e d el m a e s t r o d i s a p ie n z a
d i « c o n v o c a r e / r a d u n a r e » g e n te n e lla p r o p r ia s c u o l a .1
Sebbene q ò h e le t s ia u n a fo r m a fe m m in ile , n on v i è r a g io n e p e r s u p ­
p o r r e c h e si tra tta s s e d i u n a d o n n a , p o ic h é i v e r b i u tiliz z a ti s o n o tu tti al
m a s c h ile .2 S e c o n d o u n a s p ie g a z io n e p o s s ib ile , le p a r o le e b r a ic h e d i q u e ­
sto t ip o e r a n o u sa te p e r in d ic a r e u ffic i o fu n z io n i; m e d ia n te un a m p li a ­
m e n to s e c o n d a r io si r ife r iv a n o al d e te n to r e di tale u ffic io o fu n z io n e ,
c o m e n el c a s o di s ó fe re t « u ffic io d i s c r ib a » o « s c r ib a » . I n s o m m a , q ò h e ­
let p o t r e b b e e sse re b e n is s im o il n o m e p r o p r io d e ll’ a u to r e d e l lib ro c o s ì
1. Sul problema del nome cfr. J.L. Crenshaw, E c c le s ia s te s , Philadelphia 1987, 32-34.
1. Ricordiamo che il verbo ebraico distingue morfologicamente secondo il genere le seconde e le
terze persone.
14 8 II libro dell'Ecclesiaste

in tito la to ; in a lt e r n a t iv a , p o ic h é in d u e c a s i si t r o v a h a q q ó h e le t , c o n P a r ­
t ic o le , e p o s s ib ile si tra tti di u n tito lo o di u n s o p r a n n o m e ,3
B e n c h é il n o m e s e m b ri d e s ig n a r e F a u t o r e d e l lib r o q u a le m e m b r o d i
u n ’ a s s e m b le a , fo r s e r iv e s t ito d i u n a fu n z io n e p a r t ic o la r e c o m e q u e lla di
p o r t a v o c e , s ’ ig n o r a d e l t u t t o la n a t u r a di q u e s t ’ ip o te tic a a s s e m b le a : se
r e lig io s a o p o litica ., p a r a g o n a b ile a lla gerusia d i G e r u s a le m m e ; se d i n a ­
tu r a a c c a d e m ic a o p r o fe s s io n a le . L ’ a ffe r m a z io n e d i 1 2 , 9 , « in s e g n ò a l p o ­
p o lo la s c ie n z a » , n o n r is o lv e la q u e s tio n e , a n c o r c h é v a d a n e lP u ltìm a d i­
r e z io n e in d ic a t a .

b) T esto e v e rs io n i4

Il te s to e b r a ic o d i Q o h e le t è g iu n t o a n o i in b u o n e c o n d iz io n i, I f r a m ­
m e n ti d e lla m e tà d el il s e c o lo a . C . s c o p e r ti a Q u m r a n c o m p r e n d o n o
p a rte d i 5 , 1 3 - 1 7 , p o r z io n i s o s ta n z ia li di 6 , 3 - 8 e c in q u e p a r o le d i 7 , 7 - 9 .
S i ritie n e c h e la v e r s io n e g r e c a sia o p e r a d ei d is c e p o li di A q u i l a , p o ic h é
r iv e la u n a se rie di p e c u lia r ità stilistic h e a ffin i a lla s u a v e r s io n e p r e s e n t a ­
ta d a O r ig e n e n ei s u o i H e x a p la , 56 L a v e r s io n e s ir ia c a d e lla P e s h itta s e m ­
b r a fo n d a r s i s u u n te s to e b r a ic o m o lt o v ic in o al T . M . L a V ulgata si s f o r ­
z a di a d e r ir e al te sto e b r a ic o . Il T a r g u m è u n a p a r a f r a s i lib e r a , c h e c o m ­
b in a e le m e n ti d ’ in te r p r e ta z io n e m id r a s h ic a . A n c h e se in a lc u n i c a s i si a l ­
lo n ta n a d a l te sto e b r a ic o , s o p r a t t u t t o p e r e v it a r e p r o b le m i d i o r t o d o s ­
s ia , e sso c o s t it u is c e u n im p o r ta n te te stim o n e te s tu a le c h e t a lv o lt a c o n ­
tr ib u is c e a c o r r e g g e r e il T . M .

c) P o sizion e nel canone

Il lib r o d e ll’ E c c le s ia s te o c c u p a u n a p a rte d e lla te r z a s e z io n e d e lla B ib b ia


e b r a ic a i k etubim o « s c r it t i» . In s ie m e a R u t , C a n t i c o , L a m e n t a z io n i e d
E s t e r c o s t it u is c e il g r u p p o d e lle c in q u e m eg illo t , o r o t o li, lette p u b b li­
c a m e n te in o c c a s io n e d e lle fe s t iv it à a n n u a li. L ’ E c c le s ia s t e , in p a r t i c o l a ­
re , si p r o c la m a v a n ella fe s ta d e lle c a p a n n e o d ei t a b e r n a c o li. L a s u a a m ­
m is s io n e n el c a n o n e n o n fu r a g g iu n ta s e n z a c o n t r o v e r s ie . S e c o n d o la
M is h n a ^ la su a c a n o n ic it à f u in iz ia lm e n te d is c u s s a , a n c h e se s ’ ig n o r a n o

3. Erudita discussione del l’argomento in F. Delitzscli, P r o v e r b s . E c c l e s i a s t e s . S o n g o f S o i o m o n


(COT vi), Grand Rapida 15 8 1, 102.-105,
4. SÌ veda tra l’altro R. Gordis, K o h e l e t h . T h e M a n a n d H i s W o r l d , New York 1978, 13 3 - 14 3 ;
L, di Ponzo {ed.}, E c c l e s i a s t e (BG), Torino Roma 1967, 91-102..
5. Sull’importanza di questi elementi stilistici cfr. G.A, Barton, T h e H o o k o f E c c l e s i a s t e s (ICC),
Edinburgh 1908, rist. 197T, 9- Sulle altre versioni greche cfr. o-p. c i t 1 1 - 1 3 .
6 . Nel trattato *E d u j o t 5,3 si legge: «R. Simeon parla di tre punti in cui la scuola di S ha minai
segue la norma più indulgente, mentre la scuola di Hillel segue la più rigorosa. Secondo la
scuola di Shammai il libro dell’Ecclesiaste non rende impure le mani. La scuola di Hillel invece
D a ti g e n e ra li 14 9

g li a r g o m e n t i a d d o tti a f a v o r e o c o n t r o . L a p r e s u n ta p a t e r n it à s a l o m o ­
n ic a e a lc u n i e le m e n ti di o r to d o s s ia (fo r s e g lo s s e ) f a v o r i r o n o s e n z a d u b ­
b io la su a d e fim tiv a in c lu s io n e nel c a n o n e .7

2. A u to re , data e lu o go d i c o m p o s iz io n e 8

a) U a u to re

S e c o n d o l ’ o p in io n e tr a d iz io n a le a u to r e d e l lib ro è S a lo m o n e . T a l e o p i n i o ­
n e si f o n d a , in p a r te , s u lla tr a d iz io n e d e lla s t r a o r d in a r ia s a p ie n z a d i S a ­
lo m o n e , m a d ip e n d e s o p r a t t u t t o da IP a ffe r m a z io n e d e lP a u t o r e s te s s o :
« I o , Q o h e le t , fu i re d T s r a e le in G e r u s a le m m e » ( 1 , 1 2 ) e d a l tito lo d el li­
b r o « P a r o le di Q o h e le t , fig lio d i D a v i d e , re d i G e r u s a le m m e » . S e b b e n e
il n o m e d i S a lo m o n e n o n c o m p a ia lu n g o l’ in te ra o p e r a , P id e n tific a z io n e
s e m b r a in c o n tr o v e r tib ile : n e ssu n fig lio d i D a v id e o ltre a S a lo m o n e fu re
d T s r a e le . In o ltre le in fo r m a z io n i c h e q u e s to « re d i G e r u s a le m m e » f o r n i ­
sc e s u lle su e p r o s p e t tiv e e a ttiv ità (s a p ie n z a a c c o m p a g n a t a d a r ic c h e z z a
e d a u n a v it a r e g a le ; c o s tr u z io n e di m a g n ific i e d ifici e g ia r d in i, 1 , 1 3 - 2 , 1 1
c h e p u ò e sse re c o m p a r a t o c o n r R e 3 , 1 1 ) n o n s o lo c o r r is p o n d o n o a lle
t r a d iz io n i s a lo m o n ic h e m a n o n si a d d ic o n o a n e ssu n a ltr o re d T s r a e le .
N o n v i è d u b b io , tu t t a v ìa , c h e la p a te r n ità s a lo m o n ic a s ia u n a fin z io ­
n e. Il fa t t o c h e c i si lim iti ad a llu d e r e a S a lo m o n e e n o n lo si m e n z io n i
m a i e s p lic ita m e n te (si c o n fr o n t i c o n P rov. 1 , 1 e Cant 1 , 1 ) s u g g e r is c e
c h e Q o h e le t n o n p re te se c h e i s u o i le tto ri lo p r e n d e s s e r o s u l s e r io . I n o l ­
tre i r ife r im e n ti ai re r in v e n ib ili n el lib r o fu r o n o s c r itti c h ia r a m e n t e d a l
p u n t o d i v is ta di un s u d d ito . S c o p o d e lla fin z io n e e r a d i r a p p r e s e n t a r e in
m o d o v iv a c e e c o n v in c e n te P id e a c h e il p o s s e s s o illim ita to d i tu tte le c o ­
se d e s id e r a b ili n e lla v it a , r ic c h e z z a , p o t e r e , p ia c e r e , s a p ie n z a , n o n è in
g r a d o d i d a r e u n a s o d d is fa z io n e c o m p le t a e d u r a tu r a .
S e b b e n e q u a s i u n s e c o lo fa sia s ta ta p r o p o s t a la te si d e lla p lu r a lit à d i
a u t o r i 9 p e r s p ie g a r e , t r a P a lt r o , le a p p a r e n t i c o n t r a d d iz io n i d e ll’ o p e r a ,
a ttu a lm e n te n e ssu n c o m m e n t a t o r e s o s tie n e ta le o p in io n e n e m m e n o a t i ­
t o l o d ’ ip o te s i.

dice: lascia le mani impure*. L11 ]adajim 3,5 si dice: «R. Simeon ben Azzai disse: mi è nota una
tradizione... per la quale il Cantico dei cantici e FEcclesiaste rendono impure le mani. R. Aqi-
ba obiettò: ... tutte le scritture sono sante, ma il Cantico dei cantici è il santo dei santi. E, se si
discusse di qualcosa, la disputa riguardò soltanto [^Ecclesiaste».
7. Per ulteriori informazioni cfr. R. Kroeber, Der Prediger, Berlin 1963, 69-73; R-B.Y. Scott,
Prouerbs. Ecclesiastes (AB), Garden City - New York *1974, 194-196; W. Zimmerli, Prediger,
in IL Rtnggren - W. Zimmerli, Spriicbe. Prediger (ATD 16/1), Gòttingen *1980, 1 3 5 - 1 3 7 . Per
un'informazione essenziale con bibliografia si veda il voi. i, cap. in, i , i .
8. Si veda, tra altri, G.A. Barton, op, c t t 58-65; J.L. Crenshaw, Old Testament Wisdom, Lon­
don 19 8 2, 146-148.
9. In particolare K. Siegfried, Prediger und Hoheslicd (HbAT 11,3/2,), Gòttingen 1898. In seguito
a lui E. Podecbard, L ’Ecdésiaste, Paris 19 12 , 156 -170 .
b) L a data

Il lib r o fu s c r itto m o lt o t e m p o d o p o S a lo m o n e , p r o b a b ilm e n t e ne] m s e ­


c o lo a . C . L ’ a r g o m e n t a z io n e p e r d im o s tr a r lo e tr ip lic e : il t ip o di e b r a ic o
im p ie g a t o , lo stile d e lP a r g o m e n ta z io n e di Q o h e le t e la s u a p o s iz io n e n e l­
la s t o r ia d elle id ee.
L ’ e b r a ic o d i Q o h e le t p r e s e n ta a lcu n i c a r a t t e r i t a r d i ,10 a d iffe r e n z a di
a ltr i lib ri p u re d i e p o c a t a r d a c o m e le C r o n a c h e e le p a r ti e b r a ic h e d i D a ­
n ie le ; lo s te s s o p u ò d irsi d ei testi e b r a ic i di Q u m r a n , À I p a r i d i a ltre lin ­
g u e l ’ e b r a ic o n o n c o n o b b e u n ’ e v o lu z io n e p u r a m e n te lin e a re : n o n è p o s ­
s ib ile d is p o r r e la su a le tte r a tu r a c r o n o lo g ic a m e n t e , s e g u e n d o u n s e m p li­
ce s c h e m a di e le m e n ti g r a m m a t ic a li o v e r b a li. In ta l c a s o Q o h e le t d o ­
v r e b b e e sse re p o s to d o p o D a n ie le . C o m e a c c a d e p e r a ltre le t t e r a t u r e , a l­
c u n e o p e r e s o n o c o n s e r v a t r ic i e c e r c a n o d i p r e s e r v a r e tr a tti lin g u is tic i
a n t ic h i m e n tre a ltre s o n o in n o v a tiv e . T a lu n e h a n n o u n c a r a t t e r e p u r a ­
m e n te le tte r a r io t a la lt r e fa n n o m a g g io r e r ic o r s o a llo stile c o llo q u ia le .
N o n si d e v o n o in o ltr e d im e n tic a r e g li a s p e tti d ia le tta li. L a v ic in a n z a d el
lin g u a g g io di Q o h e le t a q u e llo d e lla M i s h n a , 11 r e d a tt a v e r s o il z o o d . C . ,
u n ita m e n te a lla c e s u r a t r a il s u o lin g u a g g io e l ’ e b r a ic o c l a s s ic o , re n d e
p la u s ib ile P ip o te s i c h e il lib ro sia s ta to s c r it to q u a n d o il m o d e llo c l a s s i ­
c o d e l lin g u a g g io a v e v a s u b ito c o n s id e r e v o li m u t a m e n t i.11
N o n si p u ò n e g a r e c h e P E c c le s ia s t e c o n t e n g a u n a p e r c e n t u a le d i a r a -
m a is m i p iù e le v a ta di q u a ls ia s i a ltr o lib r o d e lP À n t ic o T e s t a m e n t o , fa t t a
e c c e z io n e p e r E s t e r , t a n to c h e v i fu u n p e r io d o in c u i si fe c e s t r a d a P ip o ­
te si, o g g i g e n e r a lm e n te a b b a n d o n a t a , di u n o r ig in a le a r a m a i c o .13 N el
p e r io d o p e r s ia n o P a r a m a ic o e ra d iv e n u to u n a s o r ta di lin g u a f r a n c a in
tu t t o il V i c i n o O r ie n te , c o m p r e s a la P a le s tin a . L ’ e b r a ic o di Q o h e le t s u ­
b iv a s e n z a d u b b io l ’ in flu sso d e lP a r a m a ic o , u n a lin g u a c h e e g li p r o b a b il­
m e n te c o n o s c e v a . L e p e c u lia r it à g r a m m a t ic a li s o n o s p ie g a b ili c o n l ’ e v o ­
lu z io n e g e n e r a le d e lla lin g u a e b r a ic a . Q u e s ti tr a tti p a r t ic o l a r i c o m p r e n ­
d o n o tr a P a ltr o l ’ in c e r te z z a t r a P u so e P o m is s io n e d e ll’ a r t ic o lo d e te r m i­
n a t iv o e tra i r e la tiv i ’à le r e s e -, il fr e q u e n te r ic o r s o a l p a r t ic ip io , e c c .
A lc u n i d e g li usi s in g o la r i d e lle c o n g iu n z io n i p o s s o n o e sse re s t a t i d e te r ­

rò. Si veda soprattutto C.F. Whitley, K o b e l e t h . H is L a n g u a g e a n d T h o u g h t {BZAW 148), Berlin


1379 , spec. 4-105; B. Isaksson, S t u d i e s in th è L a n g u a g e o f Q o b e l e t b , Uppsala 1987; inoltre L.
di Fonzo, o p . c/f., 20-2,7; E Pìotti, L a lin g u a d e l V E c c l e s i a s t e e Io s v i l u p p o s t o r i c o d e W e b r a ì c o :
BeO 15 (1973) 18 5-19 5.
1 1 . Ài riguardo si veda Ea posizione di O n Rabin, T h e H i s t o r i a l i B a c k g r o u n d o f Q u n tra n H e b -
r e w : ScrHie 4 (1965) 14 4 -16 1.
12. Tuttavia B. Isaksson, o p . c i t . t 19 7 ritiene che la base grammaticale dell’Ecclesìaste corrispon­
da alPebraico biblico piu che a quello mishnico.
13 . La tesi sostenuta da F. Zimmermann, T h e Q u e s t i o n o f H e b r e w in Q o h e l e t : JQ R 40 (1949­
19 5 °) 79 x02 è duramente criticata da C.F. Whitley, op. c i t ., 10 6 -110 , benché sia difesa da C.C.
Torrey, T b e Q u e s t i o n o f t h è O r i g i n a i L a n g u a g e o f Q o b e l e t b : JQ R 39 (1948-1949) 15 1-16 0 .
Dati generali

m in a ti d a lla c o m p le s s it à d e lle id e e d i Q o h e le t , il q u a le n e c e s s it a v a di u n a
in s o lit a r ic r e a z io n e d ella s in t a s s i.14
R is p e t t o a d a ltr i lib ri d e ll’ A n t ic o T e s t a m e n t o lo s tile di Q o h e le t e il
s u o m o d o di a r g o m e n ta r e s o n o u n i c i .15 R is u lt a c h ia r a l ’ a p p a r t e n e n z a d el
lib r o a lla « le tt e r a t u r a s a p ie n z ia le » a llo ste s s o tito lo di G io b b e e P r o v e r ­
b i . 16 Il c a r a tt e r e d is tin tiv o di q u e sti lib r i è l ’ e sse re in c e n tr a ti s o p r a t t u t t o
s u ll’ in d iv id u o e il s u o r a p p o r t o c o n D i o , c o n la s o c ie tà e c o n il m o n d o
c ir c o s t a n t e e, in p a r t ic o la r e , s u lla d o m a n d a e s p r e s s a d a Q o h e le t n e lla
fr a s e : « C h e c o s a è b e n e p e r T u o m o ? » ( 6 , 1 2 ) . L a f o r m a le tte r a r ia tip ic a
c o n la q u a le i s a p ie n ti c e r c a n o d i r is p o n d e r e p r e d o m in a in P ro v. 1 0 - 2 9 :
l ’ a f o r is m a b re v e . D ’ a ltra p a r t e a lc u n e se z io n i di Proi^. 1 - 9 e G i o b b e p r e ­
s e n ta n o a m p i p o e m i q u a n tu n q u e r ic c h i d i p r o v e r b i tr a d iz io n a li.
A n c h e l ’ E c c le s ia s t e c o n tie n e u n a c e r t a v a r ie t à d i p r o v e r b i di q u e s t o t i­
p o ; t u t t a v ia q u i la fo r m a p r o v e r b ia le è u s a ta in m o d o c o m p le t a m e n t e
n u o v o . Q o h e le t n o n o ffr e u n a s a p ie n z a tr a d iz io n a le in p illo le . In p a ssi
com e 2 , 1 2 - 1 7 a fo r is m i (v v . 1 3 . 1 4 ) s o n o c ita ti s o lt a n t o p e r m e tte r e
in d is c u s s io n e o q u a n t o m e n o v e r ific a r e la lo r o v e r it à c o n u n ’ a r g o m e n ­
t a z io n e a m p ia e d is c o r s iv a . P iù c h e d a r e p e r s c o n t a t a la v e rità a s s o lu t a
di q u e s ti a fo r is m i, c h e p e r lo r o n a tu ra p o sso n o ra p p re se n ta re p a rte
d e jia v e r it à , e g li e s p o n e la c o m p le s s it à d el p r o b le m a d el s ig n ific a to p r a ­
t ic o d e ll’ e sse re s a p ie n te . T a l v o l t a si e s p r im e in p r im a p e r s o n a , r iv e la n d o
al le tto r e il m o d o c o n il q u a le è g iu n t o a lla p r o p r ia c o n c lu s io n e . P e r d a r
f o r m a alle p r o p r ie id e e si v id e c o s t r e t t o a in v e n ta r e o s v ilu p p a r e u n o
stile d i d is c o r s o c o m p le t a m e n t e n u o v o . R ic o r r a a p r o v e r b i c o n v e n z i o ­
n a li c o m e p u n to di p a r te n z a o p r e fe r is c a c o m m e n t a r e u n a v e r ità g e n e ­
r a lm e n te a c c e t t a t a , c o m e la c r e a z io n e del m o n d o (c fr . 3 , 1 1 ) , n e r is u lta
in o g n i c a s o u n t ip o o r ig in a le di c o m p o s iz io n e le tte r a r ia . P u r a p p a r t e ­
n e n d o a lla s te s s a tr a d iz io n e s a p ie n z ia le c h e si e r a e s p r e s s a in a f o r is m i,
c o m e q u e lla dei P r o v e r b i, Q o h e le t r a p p r e s e n ta u n o s t a d io t a r d o n e lla
s t o r ia di q u e s ta tr a d iz io n e .
Il p o s to c h e il lib r o di Q o h e le t o c c u p a n e lla s t o r ia d e lle id e e p u ò c o n ­
t r ib u ir e a p r e c is a r n e la d a ta di c o m p o s iz io n e .17 S i d e v e p a r tir e d a lla c o ­
s t a t a z io n e c h e il s u o p e n s ie ro n o n è del tu tto o r ig in a le . L a m a n c a n z a d i
o tt im is m o , d i c u i ta lo r a lo si a c c u s a , e m e rg e in n u m e r o s e o p e r e e g iz ia n e

14. Sui caratteri linguistici di Qohelet cfr. G.À. Barton, op. cit.> 5 1 -5 3 ; Ch.F. Whitley, Kohe-
leth, His Language and Tbought, Berlin 1979.
15 . Per le particolarità stilistiche del libro cfr. L. di Fonzo, op. cit., 17-2.0.
16. In proposito si veda J.A. Loader, Polar Structures in thè Book of Qohelet (BZAW 152),
Berlin 1979, 12 0 -12 3 ; R.E. Murphy, The Sage in Ecclesiastes and Qoheleth thè Sage, in J.G .
Gammie - L.G. Perdue (edd.), The Sage in Israel and thè Ancient Near East, Winona Lake
1990, 263-271, spec. 265-271.
17 . Al riguardo cfr. H.D. Preuss, Einfuhmng in die alttestamentliche Weisheitsliteratur, Stutt­
gart 1987, 117 -12 0 .
152 Il libro dell'Ecclesiaste

e m e s o p o t a r m c h e , b e n c h é n o n si p o s s a p a r la r e di p r e s tito d ir e t t o . N e l l a
n o s tr a o p e r a c o n flu is c o n o d u e c o r r e n ti di p e n s ie r o c h e h a n n o la s c ia t o la
lo r o im p r o n t a : la t r a d iz io n e s a p ie n z ia le g iu d a ic a e l’ a n t ic a s a p ie n z a in ­
te r n a z io n a le . A l te m p o s te s s o si o s s e r v a n e lP E c c le s ia s te u n a ta le r o t t u r a
r is p e tt o a q u e ste c o r r e n t i c h e si p u ò s e n z 'a lt r o p a r la r e di u n a c r is i d e lle
id ee n o n s o lo t r a i g iu d e i m a a n c h e in tu tte le c u ltu r e c ir c o s t a n t i. L e id e e
di Q o h e le t su lla lo n t a n a n z a d i D i o e le su e c r itic h e a lla te o d ic e a d e n u n ­
c ia n o u n a c ris i di fe d e c o n d iv is a c e r ta m e n te d a l n o s tr o a u t o r e c o n a ltri
c o n t e m p o r a n e i n o n is r a e liti. In ta li c ir c o s ta n z e è r a g io n e v o le p e n s a r e c h e
e g li v is s e , in se g n ò e s c r is s e in p ie n o p e r io d o e l l e n i s t i c o / 8 L ’ im p a t t o n e g a ­
tiv o e s e r c it a t o d a q u e s ta c u lt u r a su Isra e le si c o g lie c o n o g n i e v id e n z a nei
lib ri dei M a c c a b e i .

c) II luogo

I te n ta tiv i di d im o s tr a r e la re d a z io n e d el lib r o in u n a c o m u m t à g iu d a ic a
a l d i fu o r i d e lla P a le s tin a n o n r is u lta n o d el t u t t o c o n v in c e n ti. L ’ e v id e n z a
di u n a c o llo c a z io n e p a le s tin e s e , in p a r t ic o la r e di G e r u s a le m m e , è m o lto
fo r te . I r ife r im e n ti a lle c o n d iz io n i c lim a t ic h e , c o m e il c a r a t t e r e im p r e ­
v e d ib ile del t e m p o , la d ip e n d e n z a d a lla p io g g ia e d a lla d ir e z io n e d e! v e n ­
to ( 1 1 , 4 ; c fr . i , b ) e il s u c c e d e r s i di p io g g ia e se re n o ( 1 2 , 2 ) n o n c o r r i ­
s p o n d o n o a lle c o n d iz io n i c lim a tic h e d e ll’ E g it t o ; p iu t t o s t o r ifle tto n o q u e l­
le d e lla P a le s tin a . N é il m a n d o r lo ( 1 2 , 5 ) , r ic o r d a t o p iù v o lte n e l l 'A n t i c o
T e s t a m e n t o c o m e a lb e r o p a le s tin e s e , si t r o v a in E g it t o . T r a i c a r a t t e r i
lo c a li r ic o r d a t i d a Q o h e le t v e n e s o n o d i tip ic i d e lla P a le s tin a (e im p r o ­
b a b ili in E g it t o ) c o m e il t a g lio d e lla leg n a ( 1 0 , 9 ) e l ’ u so d i c is te r n e ( 1 2 , 6 ) .
In o ltr e i r ife rim e n ti al te m p io h a n n o un c a r a t t e r e d e c is iv o p e r l o c a l i z ­
z a r e l’ o p e r a in P a le s tin a . In 5 , 1 - 7 n o n vi è d u b b io ch e la « c a s a d i D io » è
il te m p io di G e r u s a le m m e . Il « lu o g o s a c r o » d i 8 , 1 0 c u n a lt r o r ife r im e n ­
to al t e m p io . Il m o d o in c u i Q o h e le t p a r la in 5 , 1 - 7 , c o m e se le v is ite al
te m p io n o n fo s s e r o r a r e , ren d e p r o b a b ile c h e egli si s t ia r iv o lg e n d o a
le tto ri c h e v ìv o n o a G e r u s a le m m e o n elle v ic in a n z e . D i fr o n t e a q u e sta
e v id e n z a n o n s o n o c o n v in c e n ti g li a r g o m e n ti a f a v o r e d e ll’ E g i t t o . 13
D a h o o d rite n e v a c h e Q o h e le t fo s s e u n g iu d e o re sid e n te in u n a c ittà
fe n ic ia . C i ò n o n e s c lu d e r e b b e u n a c e rta fa m ilia r it à c o n la P a le s t in a e18
9

18. Così, tra gli altri, A, Lauha, Kohelet (BK XIX), Neukirchen/Vluyn 1978, i t ; N.K. Gott-
wald, The Hebretv Bible. A Socio-Li terary Introduction^ Philadelphia 1985, 58 1. Non vi sono
argomenti cogenti per pensare a una datazione posteriore al 300 a.C. Una data compresa tra il
150 e il 225 sarebbe la più probabile secondo J J L Crenshaw, Ecclesiastes, 49-50. Si vedano
tuttavia alcuni argomenti storici e linguistici, seppur deboli, a favore del periodo in cui eserci­
tò il sommo sacerdozio Jonatan (meta del i l secolo) in C.F. Wbitlcy, op. cit.t 1 3 2 - 1 4 6 .
19. Seguendo alcuni commentatori antichi A. Weiser, ì n t r o d u c t t o n t o th è O l d T e s t a m e n t i Lon­
don 19 7 5 , 309, è un sostenitore dell'origine alessandrina.
Dimensione letteraria 153

G e r u s a le m m e . M a q u e sta o p in io n e , b a s a t a su u n p a r t ic o la r e e d is c u t ib i­
le a r g o m e n t o lin g u is tic o s e c o n d o c u i l ’ u s o c h e Q o h e le t f a d e ll’ e b r a i c o
p r e s e n ta e le m e n ti fe n ic i,10 n o n h a r is c o s s o il c o n s e n s o g e n e r a le .11

II. D IM EN SIO N E LETTERARIA

i. P rim e im p ressio n i
a) L 'o p e r a

L a p r im a s e n s a z io n e s p e r im e n ta ta d a l le tto re d i q u e s t ’ o p e r a in s o lita è d i
t r o v a r s i a l di f u o r i d e ll’ A n t i c o T e s t a m e n t o , a l d i f u o r i a n c h e d e lla le tte ­
r a t u r a s a p ie n z ia le . I te m i tr a tta ti e il m o d o di a f fr o n t a r li s e m b r a n o s i ­
tu a r s i a l di f u o r i del p e n s ie ro e d e lle fo r m u la z io n i d e l m o n d o v e t e r o t e ­
s t a m e n t a r io . T u t t a v i a , c o m e si a v r à o c c a s io n e d i d im o s tr a r e , il p e n s ie r o
di Q o h e le t è fo n d a m e n ta lm e n te e b r a ic o n ei s u o i e le m e n ti di b a s e . N o n
si p u ò n e g a r e , p e r a lt r o , c h e la fe d e g iu d a ic a n e ll’ e le z io n e d ’ Is r a e le , n e l
c a r a t t e r e p a r a d ig m a t ic o d e lla lib e r a z io n e d a l l ’E g it t o e n e l r a p p o r t o d ’ a l­
le a n z a tra J a h v é e il p o p o lo e le tto b r illi p e r la p r o p r ia a s s e n z a . D ’ a lt r a
p a r t e l ’ E c c le s ia s t e c o n d iv id e q u e s ta p e c u lia r it à c o n i P r o v e r b i e G i o b b e ,
p iù in te re ssa ti a l l’ in d iv id u o ch e a lla c o m u n ità n a z io n a le .
Q u e s t ’ o p e r a è e s tra n e a a o g n i c o n v e n z io n a lis m o , se c o n ta le t e r m in e
s ’ in te n d e l ’ a c c e t t a z io n e a c r it ic a d e i p r e s u p p o s t i d e lla s a p ie n z a r a p p r e s e n ­
ta ti d a i P r o v e r b i, d a i d is c o r s i d e g li a m ic i d i G io b b e , d a l l ’ E c c le s ia s t ic o e
d a lla S a p ie n z a : ^ im p o r t a n z a e il s u c c e s s o d e ll’ im p e g n o a lla r ic e r c a d e lla
s a p ie n z a ; la p o s s ib ilit à d i u n a c o n o s c e n z a c h e g a r a n t is c a r e s is t e n z a ; u n
d e s tin o fe lic e p e r il g iu s to e u n e p ilo g o fa ta le p e r il m a l v a g i o ; la fe d e in
u n D i o c h e r e tr ib u is c e . T u t t e q u e s te id ee c r o lla n o d i fr o n te a lla c r i t i c a
m o r d a c e d i Q o h e le t e a l s u o p r a g m a t is m o : «In s e g u ito e s a m in a i tu tte le
o p e r e d e lle m ie m a n i e la fa t ic a c h e m i c o s t ò r e a liz z a r le : tu tto si r iv e lò
v a n ità e u n in s e g u ir e il v e n to ; n o n c ’ è a lc u n v a n t a g g io s o tt o il s o le » ( z ,
1 1 ) ; « T u t t o h o v is t o n e lla m ia v it a s e n z a s e n s o ; g e n te o n e s ta c h e p e r is c e
p e r la s u a o n e s t à , g e n te m a lv a g ia ch e p r o s p e r a p e r la su a m a lv a g it à »
( 7 , t 5 ); « U n ’ a lt r a c o s a h o o s s e r v a t o s o tto il so le : c h e la c o r s a n o n d ip e n ­
d e d a ll a g ilità , n é la b a t t a g lia d a l c o r a g g i o , né la p r o s p e r it à d ip e n d e d a l­
l ’ a b ilità , né la r ic c h e z z a d a l l ’ essere s a g g io , né la s t im a d ip e n d e d a l s a p e ­
r e , p e r c h é c h i d e c id e s e m p r e è il c a s o e la s o r te » ( 9 , 1 1 ) ; « L ’ u o m o n o n p u ò
s c o p r ir e la r a g io n e d i q u a n to si fa s o t t o il so le . P e r q u a n t o si a f f a t ic h i a

20. Tesi che M. Dahood ha sostenuto ripetutamente: C a n a a n ìt e -P h o e n ia a n In flu e n ce in Q o h e -


leth : Bib 33 (1952) 30-52. 1 9 1 - 2 2 1 ; Q o h e ìe t h a n d R e c e n t D is c o v e r ie s : Bib 35 (15*58) 30 2-
3x8; Q o h e ìe t h a n d N o r t h w e s t S e m itic P h ìlo lo g y : Bib 43 (1962) 349-3 65; T h e P h o e n ic ia n B a c k ­
g r o u n d o f Q o h e ìe t h : Bib 47 (1966) 264-282.

2 1. Se ne veda una critica in C.F. Whitley, o p . cit., m - 1 1 8 ; inoltre respingono questa teoria,
tra gli altri, R. Gordis, W a s K o h e le th a P h o e n ic ia n ?: JBL 74 (1955) 10 4 -114 ; A. Lauha, o p . c it .,
4, R.B.Y. Scott, o p . cit., 100 ammette tuttavia «rapporti» di Qohelet con la Fenicia.
15 4 H l i b r o d e l i 1 Ecclesiaste

c e r c a r e , n o n la s c o p r ir à ; e a n c h e se il s a g g io p r e te n d e s s e di s a p e r lo , n o n
la s c o p r ir à » ( 8 , 1 7 ) ; « E c o m p r e s i ch e l’ u n ic o b e n e d e ll5u o m o è g o d e r e e
t r a s c o r r e r e u n a b u o n a v it a » ( 3 , 1 2 ) . È v e r o c h e a lc u n e d i q u e s te id e e si
p o s s o n o d e lin e a re in c e r ti testi p r o fe tic i e t r a i s a lm is ti. T u t t a v i a n e s s u n o
c o m e Q o h e le t a v e v a d e d ic a t o u n ’ o p e r a a d a s s e s ta r e u n c o l p o le ta le a d
a lc u n e c r e d e n z e d e ll’ A n t i c o T e s t a m e n t o e d e lla tr a d iz io n e s a p ie n z ia le .
D a l p u n t o di v is ta le t t e r a r io n o n s o n o m a i s fu g g ite a i le tto ri le a p p a ­
ren ti c o n t r a d d iz io n i ch e a f fio r a n o q u a e là n e lP E c c le s ia s te . S ia q u a n d o
p a r la d i D io sia in c e rte a ffe r m a z io n i su lla n a t u r a d e lla s a p ie n z a , s u l v a ­
lo re d e lla v it a , s u lla d o t t r in a d e lla r e tr ib u z io n e o s u lla fu n z io n e d e lla g io ia
n e lla v it a d e ll’ u o m o , il n o s t r o a u to r e p r e s e n ta o p in io n i c h e s e m b r a n o n o n
c o llim a r e tra lo r o .22 È c h ia r ific a t r ic e e fin o a u n c e r to p u n to c o n v in c e n t e
la tesi d i G o r d is , s e c o n d o la q u a le le a p p a r e n ti c o n t r a d d iz io n i in Q o h e ­
let p o s s o n o s p ie g a r s i in p a r t e c o n il m e to d o d i la v o r o u s a to d a l l ’ a u to r e :
d o p o la c it a z io n e d i u n ’ id e a o di u n a f o r is m a c o n v e n z io n a le egli p a s s a
im m e d ia ta m e n te a c o n f u t a r li; p e r q u e s to m o t iv o il le tto re r i c a v a l ’ i m ­
p r e s s io n e di u n a p lu r a lità d i m a n i.23

b) U autore*4

L a fa m ig lia e la tr a d iz io n e d e g li a n te n a ti c o s t it u iv a n o d u e fo n ti in c o n t e ­
s ta b ili d i s a p ie n z a e c o n o s c e n z a (cfr. P r o v . 5 , 1 ; 6 , 2 0 ; G io b , 8 , 8 - 9 ) . L e g ­
g e n d o l ’ E c c le s ia s te si s c o p r e c o n d is a p p u n to c h e q u e ste d u e fo n ti s o n o
sta te a b b a n d o n a t e m e d ia n te u n ’ a s s o lu ta p e r s o n a liz z a z io n e d e lla r ic e r c a
s a p ie n z ia le , m e d ia n te u n a r a d ic a le a u t o n o m ia di p e n s ie r o . L o s te s s o s t i­
le u s a to d a Q o h e le t e v id e n z ia q u e s to rifiu to d e ll’ e te r o n o m ia s a p ie n z ia le
e d e tic a . S ia l’ u s o del p r o n o m e « io » sia la c o n t in u a r ic o r r e n z a di v e r b i
a lla p r im a p e r s o n a s in g o la r e r a p p r e s e n ta n o u n in d iz io d e lla p e c u lia r it à
d e lla s a p ie n z a di Q o h e le t ; è c o m e se v o le s s e d ire : « C e r t a m e n t e c i è s ta to
d e tto c o s ì e c o s ì... ma io c r e d o ch e le c o s e s tia n o a lt r im e n t i» .2 ' C i ò è v e ­
r o a tal p u n to c h e t a lv o lt a si p u ò d u b ita r e c h e q u e s to sia u n lib r o o u n

12. Si confronti, ad es., 3,14 ; 6,2; 7,18.26 con 8,17 e ? ,ic . 9,4-6 con 4,2. 1,17 - 1 8 e 2 ,13 -16
con 7 ,1 1 .1 9 e 9 ,16 .18 . 2 ,2 -3 .10 -11 con 2,24-26; 5,19 e 8 ,15. 8,10-14 e 9,2-3 con 7,18.26 e
11,9 . Questo pensiero a dir poco paradossale ha indotto alcuni a moltiplicare gl’interventi di
interpolatori e glossatori. Sìmile tendenza interpretativa è rappresentata soprattutto da G.A.
Barton, o p . c ìt ., che alle pp. 43-46 mette in discussione l’integrità del libro e parla di glossato­
ri b o k m à e di glossatori-h à std . Critica questa arbitrarietà R. Gordis, o p . c i t secondo il quale
«i diversi glossatori-b o k m à e gl’ interpolatori-fcàjfd sono pura creazione dell’immaginazione
dello studioso» (p, 73).
13 . Cfr. R. Gordis, op. cit., 95-108; inoltre R.N. Whybray, T h e Id e n tific a tio n a n d U se o f Q u o t a -
tiotts m E c d e s ia s t e s fVTS 32), Leiden 19 8 1, 435-451.

24. Aspetti relativi alla personalità storica e morale dell’autore in L. di Fonzo, o p . cit., 70-77.
25. Sulla funzione e l’importanza dell’ uso della prima persona v. O. Loretz, Z u r D a r h ie tu n g s -
fo r m d e r « I c h -E r z à h lu n g » im B u c h e Q o h e le t : CBQ 25 (1963) 46-59.
Dimensione letteraria 15 5

m a n u a le d i s a p ie n z a , g e n e r a lm e n te fo r m u la t i in te r z a o in s e c o n d a p e r ­
s o n a . L ’ o p e r a di Q o h e le t r ic o r d a le c a r a tte r is tic h e d i u n d ia r io p e r s o n a ­
le o u n m o n o l o g o c o n se stessi. In o g n i c a s o si è c e r ta m e n te d i fr o n t e a
u n a p e r s o n a c h e h a v is s u to in te n s a m e n te la p r o p r ia v it a e, c o m e u n s in ­
g o la r e lib e r o p e n s a to r e , n o n h a t r o v a t o in e s s a n e m m e n o u n a d e b o le c o n ­
fe r m a d e i p r e s u p p o s t i d ella s a p ie n z a tr a d iz io n a le . P o t r e m m o in la r g a m i­
s u r a a f fe r m a r e , fa tt e s a lv e le d is ta n z e , ch e si tra tta d i u n a v o c e e t e r o d o s ­
s a n e ll’ a u la d e lla s a p ie n z a .
Q o h e le t e r a p e s s im is ta ? L a q u e s tio n e è tu tto r a d ib a t t u t a . P u r e s s e n d o
c o n s a p e v o li d el c a r a tte r e s e c o n d a r io d e lla d o m a n d a p e r la p e r s o n a lità d i
Q o h e le t , è o p p o r t u n o c o n t r a s t a r e l’ in fo n d a t a a c c u s a d i p e s s im is m o . S e b ­
b e n e n o n si p o s s a n e g a r e ch e l ’ a u t o r e d e ll’ o p e r a la s c i t r a s p a r ir e u n a c e r ­
ta d is illu s io n e su lle p o s s ib ilità d i u n ’ e s is te n z a r a g io n e v o lm e n t e d o m in a ­
ta d a ll’ u o m o , il s u o a n im o si a v v ic in a di p iù a lla p e r s o n a lità d e l c in ic o
n e l s e n s o p iù n o b ile del te rm in e . In d u b b ia m e n te n e lla s u a r ic e r c a d e l s i­
g n ific a t o d e lla r e a ltà e d e lle a t t iv ità d e ll’ u o m o e g li a r r i v a in e v it a b ilm e n ­
te a lla c o n c lu s io n e c h e « tu tto è v a n it à e u n in s e g u ire il v e n t o » ( 2 , 1 1 . 2 6 ;
6 , 9 ) , c h e « n o n v i è n u lla di n u o v o s o tto il so le » ( 1 , 9 ; c fr . 3 , 1 5 ; 5 , i o ) ,
c h e la m o r t e c a n c e lla o g n i t r a c c ia d e lle a ttiv ità u m a n e e il r ic o r d o d e i
lo r o a u t o r i (c fr . 1 , 1 1 ; 2 , 3 . 1 6 ; 9 , 3 . 5 . 1 0 ; 1 2 , 1 ) . D ’ a ltr a p a r te è a n c h e v e r o
c h e Q o h e le t e s o r t a al g o d im e n t o d e lla v it a , n e lla p e r s u a s io n e c h e o g n i
m o m e n t o fe lic e c h e si p r e s e n ta a l l’ u o m o v a a s c r itto a lla c a t e g o r ia d i d o ­
n o d i D i o ( 2 , 2 4 ; 3 , 1 2 ; 5 , 1 7 ; 8 , 1 5 ; 9 , 7 - 9 ; 1 1 , 7 - 9 ) . T u t t a v i a a n c h e l ’ in v it o
di Q o h e le t al g o d im e n t o d elle c o s e b u o n e è d a c o n s id e r a r s i « v a n it à » .
Q u a n d o il le tto r e c re d e d i a v e r t r o v a t o u n a c o n s id e r a z io n e p o s it iv a , Q o ­
h e le t p r o v v e d e n el fin a le a g u a s ta r e la fe sta . V i s o n o m o lte c o s e b u o n e
d e lle q u a li l’ u o m o p u ò g o d e re m a , in u ltim a a n a lis i, a n c h e q u e s to g o d i ­
m e n to è v a n ità (c fr . 2 , 1 ) . P e r q u e s te e a ltre r a g io n i r it e n ia m o p iù p e r t i ­
n e n te p a r la r e d e llo « s c e ttic is m o »lè o del « c in is m o » d i Q o h e le t.

2. A sp etti le tte ra ri 17

a) O p era in p ro sa

A confronto con gli altri rappresentanti della tradizione sapienziale (Pro­


verbi, Giobbe, Ecclesiastico e Sapienza), l’opera di Qohelet mostra imme­
diatamente una caratteristica degna di nota: la composizione prevalen­
temente in prosa / 8 Se si esclude la cornice narrativa di Giobbe, il resto

2.6. Sulla natura dello scetticismo di Qohelet si può vedere R .H . Pfeiffer, T h e P e c u lia r S k e p t i -
cism o f E c c le s ia ste s: JB L 53 (1934) 100-109.
2.7. Si veda tra gli altri J .L . C renshaw , E c c le s ia ste s, 18 -3 1. 3 4 -4 9 .
1 8 . C osì lo sentirono anche im a soreti, i quali non utilizzarono il sistema di accenti proprio dei li­
bri poetici.
15 6 II l/bro de li’ Ecclesiaste

d e lla p r o d u z io n e le t t e r a r ia s a p ie n z ia le u tiliz z a la p o e s ia c o m e v e ic o lo di
tr a s m is s io n e di c o n o s c e n z e . Il m o t iv o n o n è s ta to s u ffic ie n te m e n te c h i a ­
r ito . È p r o b a b ile ch e il d is ta n z ia m e n t o c r it ic o d a lla s a p ie n z a c o n v e n z i o ­
n a le d a p a rte di Q o h e ie t im p lic a s s e l ’ a d o z io n e di un a ltr o stile e s p o s it i­
v o . In a lte r n a tiv a o in m o d o c o m p le m e n t a r e p u ò d a rsi c h e la v ic in a n z a
d e lP a u to r e a c e r ti m o d e lli di p e n s ie r o g r e c i a b b ia f a v o r it o l ’ e s p o s iz io n e
n a r r a t iv a .

b) I l lessico

L a te n d e n z a di Q o h e ie t a lla rip e tiz io n e p r o v o c a u n a s ig n ific a t iv a r i c o r ­


r e n z a d el le ss ic o d a lu i p r e fe r it o : « s o tto il s o le /c ie lo » ( 1 , 3 . 9 . 1 3 s .; 2 , 3 . 1 1 .
I 7 '2 0 . Z 2 ; 3 , i . 1 6 ; 4 , 1 . 3 . 7 . 1 5 ; 5 , 1 2 . 1 7 ; 6 , i . t z ; 8 , 9 . 1 5 , 1 7 ; 9 , 3 . 6 . 9 . 1 1 . 1 3 ;
1 0 , 5 ) ; « t u t t o / t o t a h t à » (se d ici v o lte nel c a p . 1 , tre d ic i nel c a p . 2 , sette nel
c a p . 3 , c in q u e nei c a p p . 4 e 5 , tre n ei c a p p . 6 , 8 e n , sei n el c a p . 7 , n o ­
v e n el c a p . 9 , d u e n el c a p . i o e q u a t t r o n el c a p . 1 2 ) ; « f a t ic a » ( 1 , 3 ; 2 , 1 0
s . t 8 ss.; 2 , 2 1 s . 2 4 ; 3 , 1 3 ; 4 , 4 . 6 . 8 s .; 5 , 1 4 . 1 7 s.; 6 , 7 ; 8 , 1 5 ; 9 , 9 ; 1 0 , 1 5 ) ; « n o n
d e u tilità » (a n c h e in f o r m a in te r r o g a t iv a : 1 , 3 ; 2 , 1 1 . 1 3 ; 3 , 9 ; 5 , 8 . 1 5 ; 7 , 1 2 ;
i o , i o s ,) ; « p o r z io n e » ( 2 , 1 0 . 2 1 ; 3 , 2 2 ; 5 , 1 7 s .; 9 , 6 . 9 ; 1 1 , 2 ) ; « s o r te /d e s ti-
n o » ( 2 , 1 4 s ,; 3 , 1 9 ; 9 , 2 s .) . A l t r i s in ta g m i s v o lg o n o a b it u a lm e n te la (u n ­
z io n e d i s e g n a li d i tr a n s iz io n e n el d is c o r s o : « a llo r a d issi tra m e » , « p o i
e s a m in a i» (« m i m isi a e s a m in a r e / in d a g a r e » ) , « u n 'a lt r a c o s a o s s e r v a i/ o s -
s e r v a v o » ( « in o lt r e o s s e r v a i/ o s s e r v a v o » ) , « in o ltr e s c o p r ii» « (in o ltr e ) h o
v i s t o » , « m i d e d ic a i a » , « (in o ltr e ) h o r ifle tt u to » , e c c . D ’ a ltr a p a r te c o n il
fr e q u e n te r ic o r s o a d o m a n d e r e to r ic h e ( 1 , 3 ; 2 , 1 9 . 2 5 ; 3 , 9 . 2 1 ; 6 , 6 . 8 . 1 2 ;
7 , 1 3 ; 8 , 4 ; 1 0 , 1 4 ) Q o h e ie t c e r c a di s c r e d ita r e i p r e s u p p o s t i d e lla s a p ie n ­
z a s c o la s t ic a .

c) I l g en ere letterario

A n c h e s e si è a lu n g o d is c u s s o su l g e n e re le tte r a r io fo n d a m e n ta le d e ll’ E c -
d e s i a s t e , a g r a n d e m a g g io r a n z a si ritie n e c h e , n ei s u o i c a r a t t e r i e s s e n z ia ­
li, e s s o si a v v ic in i a l t e s ta m e n to r e g a le ,29 c h e h a la p r o p r ia o r ig in e n elle
a n tic h e is tr u z io n i e g iz ia n e . F a r a o n i e visir t r a m a n d a v a n o in fo r m a a u t o ­
b io g r a f ic a la lo r o v is io n e del m o n d o e d e lle c o s e c o m e la s c it o in te lle t­
tu a le c h e p o te sse g io v a r e ai g io v a n i di fa m ig lia p a t r iz ia a s p ir a n t i alle c a ­
ric h e d e ll’ a m m in is t r a z io n e d e llo s ta to . N e l lib r o d i Q o h e ie t v ie n e p r e ­
s e n ta ta m m o d o a r tific io s o la c o n c e z io n e del m o n d o e d e ll’ u o m o p r o p r ia
d el re S a lo m o n e . C io n o n o s t a n t e è o p p o r t u n o te n e r c o n t o di a ltr e p o s s i­
b ilità r ig u a r d o al c a r a tte r e fo r m a le di q u e s t ’ o p e r a . P a r a g o n a t a a d a lc u n e

29. Si veda R E. Murphy, Wisdom Literature (FOTL x m ) ’ Grand Rapida 1981, 1 1 9 - 1 3 1 .


Dimensione letteraria 157

te s tim o n ia n z e le tte r a r ie g r e c h e m o s t r a la su a a ffin ità c o n l’ e le g ia e in p a r ­


t ic o la r e c o n l ’ o p e r a d i T e o g n i d e .30
S e m b r a a p p a r te n e r e al p a s s a to l ’ e p o c a in c u i si p e n s a v a c h e P E c c le s i a -
ste n o n fo s s e c h e u n a r a c c o lt a di e s o r t a z io n i o di r ic o r d i a u t o b io g r a fic i
di t ip o d i a r i s t i c o .31 In c o m p e n s o si s e n to n o a n c o r a s o s te n e r e le v e c c h ie
te o r ie c h e p a r la n o d i s e m p lic e r a c c o l t a p iù o m e n o d is o r d in a ta d i a f o r i ­
sm i e q u e lla c h e v e d e ne IP E c c le si a s te u n a d is c u s s io n e o u n d i a l o g o .32
S e b b e n e sìa o p p o r t u n o te n e r c o n t o di tu tti q u e sti a s p e tti, n o n è d i f f i­
c ile in d iv id u a r e n el lib r o p r o v e r b i i s o la t i33 e c o m p o s iz io n i in f o r m a d i
is t r u z io n i, e le m e n ti le tte ra ri tip ic i d e lla s a p ie n z a s c o la s t ic a . S e n z a d u b ­
b io si tr a tta di le z io n i e la b o r a te d a lP a u t o r e ste sso p e r is tr u ir e i p r o p r i a l ­
lie v i. N e g l i e p ilo g h i ( 1 2 , 9 - 1 4 ) si p u ò v e d e re la m a n o di q u a lc u n o d i c o s t o ­
r o , c h e c e r c a v a d i a tte n u a r e g P in s e g n a m e n ti del m a e s t r o , c o s ì a s p r i e p o ­
c o c o n v e n z io n a li. N e l lib r o d e lP E c c le s ia s t e t r o v ia m o tre s q u is iti p o e m i
c h e l’ a u t o r e p o tè c o m p o r r e in p r i m a p e r s o n a o r ip r e n d e r e d a q u a lc h e
a lt r a fo n te . S i tr a tta di 1 , 4 - 7 ; 3 j I - 8 ; 1 1 , 1 - 7 . ^ A l t r i p r o c e d im e n t i le t t e r a ­
r i, p re se n ti in Q o h e le t , s o n o la m e t a f o r a (a d es. 7 , 2 6 ) , la c o m p a r a z io n e ,
a v o lte in tr o d o t ta d a lla c o n g iu n z io n e k e ( 2 , 1 3 ; 7 , 6 ; 9 , 1 2 ) , la p a r a b o l a
(a d es. 9 , 1 4 - 1 5 ) , e c c ,35

d) L a struttura letteraria

T a n t o lo stile n a r r a t iv o q u a n t o la v a r ie t à di c o n t e n u t o e d i fo r m e le tte ­
r a r ie d e lP E c c le s ia s t e n o n c o n s e n t o n o d i r is o lv e r n e c o n c e r te z z a il p r o ­
b le m a d e lla s t r u t t u r a .36 A l r ig u a r d o tu tti g li a u t o r i s o t t o lin e a n o l ’ u tilità
d ei r ito r n e lli e d i a lc u n i to p o i c h e s t a b ilis c o n o c o n n e s s io n i in te rn e , t a l o ­
ra n o n m o lt o e v id e n ti, lu n g o P in te r a o p e r a . S e si p r e s c in d e d a l t it o lo ( 1 ,

30. Per una buona traduzione italiana, con testo greco a fronte, introduzione e note, si veda Teo­
gnide, E l e g i e , a cura di F. Ferrari, Milano 1989.
3 1. Cosi O. Eissfeldt, I n t r o d u z i o n e a l l A n t i c o T e s t a m e n t o in, Brescia 1982, 329. È curioso il ti­
tolo dell’articolo di R.E, Murphy, T h e P e n s é e s o f C o b e l e t b : CBQ 17 (1955) 184-194, iLquale
afferma: «Questo libro... appartiene piuttosto al genere dei P e n s ie r i di Pascal, riflessioni e anno­
tazioni di un uomo in età matura sul senso deLla vita» (p. 8).
32. Sostiene questa posizione W. Zimmerli, o p . c i t ., 124 -130 .
33. Al riguardo v. C. Westermann, W u r z e ln d e r W e is h e it , Gòttingen 1990, 114 - 1x 8 .
34. Un parallelo egiziano di questo poema sulla vecchiaia si trova all’inizio dell’ I s t r u z i o n e d i
P t a h h o t e p (Roccati 35; ANET 412).

35. Altri procedimenti in J.A. Loader, o p . c i t ., 18-28.


36. In proposito, mentre alcuni si sforzano, quasi sempre senza successo, di dimostrare l’esisten­
za di una struttura letteraria in Qohelet, molti altri respingono a priori un intento di struttu­
razione nel libro. A partire da diverse metodologie sostengono la prima posizione H.L. Gins-
berg, T b e S t r u c t u r e a n d C o n t e n t s o f t b e B o o k o f K o h e ì e t h , in M. Noth e D.W. Thomas (edd.),
W i s d o m in I s r a e l a n d in t h è A n c i e n t N e a r E a s t (VTS 3 ), Leiden 19 55, 138 -14 9 ; A. Rainey, A
S t u d y o f E c c l e s i a s t e s : CTM 35 (1964) 14 8 -15 7 ; G.R. Castellino, Q o h e l e t h a n d H i s W i s d o m :
CBQ 30 (1968) 15-28.
1 58 II 1i bro dell1Ecclcs ias te

i ) e d a g li e p ilo g h i p r o b a b ilm e n t e c o m p o s t i d a a llie v i d e ll’ a u t o r e ( 1 2 , 9 -


1 4 ) , - 7 T ip o te s i p iù p r o b a b ile in d iv id u a u n ’ a r t ic o la z io n e d e ll’ o p e r a in d u e
g r a n d i u n ità ( 1 , 1 2 - 6 , 9 ; 6 , 1 0 - 1 1 , 6 ) a m p lia te ( 1 , 2 - 1 x) e d o ta te d i e p ilo g o
( 1 1 , 7 - 1 2 , 8 ).Jtì M e n t r e la p r im a u n ità r ic o r r e al r ito r n e llo « v a n it a e u n
in s e g u ir e il v e n t o » , la s e c o n d a p r e fe r is c e « n o n p o te r s c o p r ir e » (a n c h e in
fo r m a in t e r r o g a t iv a ) e « n o n s a p e r e / c o n o s c e r e » . U n t e r z o r it o r n e llo a p r e
e c h iu d e l ’ o p e r a : « v a n it à d e lle v a n it à ; tu tto è v a n it à » ( 1 , 2 ; 1 2 , 8 ) , 37*39
U n a s p e t t o le tte r a r io t u t t o r a d ib a ttu to d e ll’ o p e r a di Q o h e le t è P u n ità
t e m a tic a . A n c h e se il te s to a ttu a le p r e s e n ta u n a c e r ta u n ità di p r o s p e t t i­
v a , 40 v i s o n o s e g n a li in e q u iv o c a b ili di a g g iu n te in fo r m a d i g l o s s a .41*4
3 O l­
tre a i d u e e p ilo g h i g ià r ic o r d a t i, c h e c e r c a n o d i m itig a r e il t o n o a g g r e s s i­
v o d e lla t e o lo g ia di Q o h e l e t / 1 è p r o b a b ile c h e i r ife rim e n ti al g iu d iz io di
D io e a l tim o re d el S ig n o r e ( 3 , 1 7 ; 7 , 1 8 ; 8 , 1 2 s .; 1 1 , 9 ) s ia n o g lo s s e in te n ­
z io n a te a s a lv a r e la c o n c e z io n e tr a d iz io n a le d e lla r e tr ib u z io n e , p o s iz io n e
ch e Q o h e ie t c e rc a d i d e m o lir e n e l c o r s o di tu tta l ’ o p e r a .
D o p o q u e ste o s s e r v a z io n i s e m b r a r a g io n e v o le a d o t t a r e la te si di L o a -
d e r: p a r la n d o d e l / E c c l e s i a s t e è ta n to a f fr e t t a t o il p r o c e s s o di rid u z io n e
d e ll’ o p e r a a s e m p lic e r a c c o lt a d i d etti p riv i d 'o r d in e , q u a n t o i m p r o d u t t i­
v o c e r c a r e d ’ in d iv id u a r e u n a s tr u ttu r a c h i a r a / 3 S e n z a d u b b io il p e n s ie ro
fo n d a m e n ta le di Q o h e le t s u ll’ a s se n z a di un s ig n ific a to r a z io n a le d e lP e s i-
s te n z a e d e lP a ttiv ità u m a n a si r is p e c c h ia s t r a o r d in a r ia m e n t e in q u e s t ’ a s ­
se n z a d i u n a s o lid a s t r u t t u r a e d i u n a c h i a r a p r o g r e s s io n e di p e n s ie ro
n e ll’ o p e r a . C a s o o p r e m e d ita z io n e ?

37. I commentatori attuali parlano abitualmente dell’esistenza di redattori dell’Ecclesiaste. Se­


condo un’ ipotesi che raccoglie un certo consenso a questi risalgono 1,1-2. e 12,8 14. Pm diffì­
cile risulta specificarne il numero e la personalità. A. Laulia, op. c i t , t 6 - 7, parla di un R i (au­
tore di 1 , 1 - 1 e 1 1 ,8 - 1 1 ) e di un R i (al quale si dovrebbe 12 ,11- 14 ) . Non è raro trovare com­
mentatori che ne individuano tre e persino atto; cfr. G.T. Sheppard, W i s d o m a s a H e r t n e n -
e u t ic a ì C o w t r u c l (BZÀW 15 1), Berhn 1980, 1 2 1 .

3 8 Altri dati e ipotesi in J. Coppens, L a s t r u t t u r e d e ! ' E c c l e s i a s t e , in M. Gilbert (ed.), L a S a p e s ­


s e d e 1 A n c i e n T e s t a m e n t i Louvain 1 9 7 9 , 1 8 8 - 1 9 1 ; H.D. Preuss, o p , c it .i 1 1 0 - 1 2 1 .

39. Altre strutture proposte non risultano convincenti, poiché basate su criteri extraletterari af­
fatto arbitrari, come quella presentata da L. di Fonzo, o p , c i t ., 9 1 0 , Per un'interessante rasse­
gna dei tentativi più recenti in questa direzione cfr. J.L. Crenshaw, E c c le s ia s t e s ? 38-49.
40. Respingiamo completamente la teoria* sostenuta prevalentemente negli scorsi decenni, se­
condo la quale l’opera di Qohelet non sarebbe che una raccolta di aforismi sconnessi. Si espri­
mono in questi termini, nelle introduzioni ai loro commenti, W. Zitti merli, o p . c i t Gòttingen
1967; K. Galling, D e r P r e d t g e r (HbAT 18), Tiibingen 1969; inoltre G. Fohrer, I n t r o d u c t i o n to
t h è O l d T e s t a m e n e London 1976, 33é-3 37. La ricerca nel libro di una chiara struttura lette­
raria e di una lucida progressione di pensiero, tuttavia, è un pregiudizio occidentale che ignora
lo stile della scrittura e de ll'argo me reazione semitica; cfr. A, Lauha, o p . c t L , 4-5.
4 1. Numerosi studiosi sostengono la presenza di glosse; cfr. O Loretz, Q o h e l e t n n d d e r a lt e
O r i e n t , Freiburg i.Br. 1964, 187; A. Lauha, o p c i t 7.

4 1. Si veda G. Ogden, Q o h e le t h , Sheffield 1987, 16 -17.


43. Cfr, J,A. Leader, op. c it .t 8-9.
III. SIG N IFICA TO E FINALITÀ

i. P rin cip a li aspetti d o ttrin a li444


5
a) In ettitu d in e alla sapienza
S i è d in a n z i a u n a u to re c h e si p re fisse u n c o m p it o a s s a i p iu a m b iz io s o
d i q u e lli d i P r o v e r b i e G io b b e . Il p r im o , a d e r e n d o q u a s i e s c lu s iv a m e n te
a lle id ee d e lla s a p ie n z a c o n v e n z io n a le , p r o p o n e ai p r o p r i le tto r i il m o d o
a i a c q u is ir e u n a c o n o s c e n z a c h e a s s ic u r i u n e s is te n z a p ie n a s o tto tu tti ì
p r o fili: p r o s p e r it à , fe lic ità , lu n g a v i t a e p e r m a n e n z a d el n o m e , u n ific a ti
d a l tim o r e d el S ig n o r e . L a c o n c e z io n e r ig id a d e lla d o t t r in a d e lla r e t r ib u ­
z io n e im p lic a la s u d d iv is io n e d e g li u o m in i in s a p ie n ti e s to lti, t a n to d a
u n p u n t o d i v is t a s o c io lo g ic o q u a n t o su l p ia n o e t ic o . D a q u i d e r iv a la
c o s t a n t e e q u iv a le n z a « s a p i e n t e » - « g iu s t o » e « s t o l t o » - « m a l v a g i o » . L 'u o ­
m o è c o m p e n s a t o a s e c o n d a d elle o p e r e ch e n a s c o n o d a l su o a t t e g g ia ­
m e n to : s u c c e s s o p e r il s a p ie n te -g iu s to e fa llim e n to p e r lo s t o l t o - m a l v a ­
g io . Il lib r o d e i P r o v e r b i è c a r a t t e r iz z a t o d a u n a fid u c ia a s s o lu t a n e lle
p o s s ib ilit à d e lla c o n o s c e n z a u m a n a g u id a t a d a l tim o r e d e l S ig n o r e . In
G i o b b e v i è u n o s p o s ta m e n to d i a c c e n ti: s o lta n to la v it tim a di u n a d i v i ­
n ità p r iv a di m is e r ic o r d ia p u ò s o p p o r t a r e la p r o p r ia s o ffe r e n z a , p e r c h é
s p e r a d i r e c u p e r a r e l’ a n tic a a m ic iz ia c o n D i o ch e p e r il m o m e n t o si n a ­
s c o n d e d ie tr o u n im p e n e tra b ile s ile n z io . S e n z a il m in im o d u b b io il m o ­
t iv o e ss e n z ia le c h e p e rm is e a G i o b b e d i a ffr o n t a r e u n 'im p r e s a n e lla q u a ­
le m e tt e v a a r e p e n ta g lio la p r o p r ia v i t a e r a u n a fid u c ia a s s o lu ta n e ll’ u n i­
v e r s o e n el s u o c r e a t o r e . Q o h e le t , d a l c a n t o s u o , s e m b r a d iffid a r e t a n t o
d e lla c o n o s c e n z a q u a n to di D io . N o n p e r c h é n o n c r e d a in lu i m a p e r c h é
l 'u o m o è r a d ic a lm e n te in c a p a c e di c o g lie r n e la p r e s e n z a e i d o n i in q u e ­
s to m o n d o . G l i a u to r i d e lla s a p ie n z a c o n v e n z io n a le n o n a v r e b b e r o m a i
fa t t o p r o p r ia l'a f f e r m a z io n e d i Q o h e le t : « H o p r e s o in o d io la v i t a , p o i­
c h é m i è s g r a d it o q u a n t o si fa s o tto il so le » ( 2 , 1 7 ) . 115
S o lt a n t o c o n c e n t r a n d o l'a t t e n z io n e s u ll'u s o e l'im p o r t a n z a d i u n a c e r ­
ta te r m in o lo g ia n e ll’ o p e r a d i Q o h e le t si p o tr à g iu n g e r e a lla c o n c lu s io n e
c h e l 'id e a d e lla s a p ie n z a c o m e r ic e r c a si d is p ie g a in s o m m o g r a d o in q u e ­
s to l i b r o :46 i v e r b i b q s « c e r c a r e » ( 3 , 6 . 1 5 ; 7 , 2 3 . 2 8 s .; 8 , 1 7 ; 1 2 , 1 0 ) , drs « r i­
c e r c a r e » ( 1 , 1 3 ) , htf* « in d a g a r e » ( 1 2 , 9 ) e tivr « e s a m in a r e » ( 1 , 1 3 ; 2 , 3 ; 7 ,
2 5 ) s o n o c o m p le t a t i d a r 'b , c h e n o n im p lic a s e m p lic e m e n te il « v e d e r e »

44. Si veda soprattutto R. Gordis, o p . c i t 1 2 2 - 1 3 1 ; G, von Rad, S a p i e n z a , 205-215; J.L.


Crenshaw, E c c l e s ì a s t e s , 23-28; RJM. Whybray, E c c l e s i a s i e s , Grand Rapids 1985, 22-30; R.E.
Murphy, T h e T r e e o f L i f e , New York 1990, 52-60.
45. Sulla «crisi del senso» in Qohelet cfr. le valide riflessioni di O. Kaiser, B e r M e n s c h u n t e r
d e m S c h i k s a ì (BZAW 16 1), Berlin 1985, 9 1-10 9.

4 6 . Sull’epistemologia di Qohelet e le sue implicazioni dottrinali si veda M.V. Fox, Q o h e l e t


a n d H i s C o n t r a d i c t i o n s , Sheffield 1989, 79-120,
i6o 11 libro del!‘Ecclesiaste

m a h a il v a lo r e di « o s s e r v a z io n e » ( 1 , 8 . 1 0 ; 2 , 1 3 ; 3 , 1 0 , 1 6 ; 4 , 1 . 7 ; 8 , 9 ; 9 ,
1 1 ; 1 0 , 5 ) , « e s a m e » ( 1 , 1 4 ; 2 , 1 2 ; 1 1 , 4 ) « a tt e g g ia m e n t o r ifle s s iv o » ( r , i 6 ) ,
« e s p e r im e n to » ( 2 ,1 ; 7 , 1 1 ) , « sco p e rta » ( 2 ,3 ; 5 , 1 2 ; 7 , 1 3 . 2 7 . 2 9 ) , « v e r ifi­
c a » ( 2 , 2 4 ; 3 , 1 8 ; 5 , 1 7 ) . In re a ltà Q o h e le t n on si r is p a r m iò n e lla su a in ­
s t a n c a b ile (e in u tile ) r ic e r c a d el s e n s o d e lla v ita d e ll’ u o m o e d e lle su e a t ­
tiv ità : « M i d e d ic a i a in v e s tig a r e e a e s p lo r a r e c o n m e to d o tu tto c iò c h e
si fa s o t t o il cielo * D io h a im p o s to a g li u o m in i u n t r is t e c o m p it o p e rc h e
si o c c u p in o di e s s o ... T u t t o è v a n ità e un in s e g u ir e i! v e n to » ( 1 , 1 3 s .) .47
Il r is u lt a t o d e lla s u a r ic e r c a n o n p o tr e b b e e sse re p iù c o r r o s i v o . R i g u a r ­
d o al v a lo r e d e lla s a p ie n z a , n o n o s ta n te le a ffe r m a z io n i p iu t t o s t o n e u t r a ­
li o p r u d e n z ia li sui su o i v a n t a g g i risp e tto a lla s to lte z z a (c fr . 2 , 1 3 ; 8 , i } ?
la v is io n e di Q o h e le t è r a d ic a lm e n te p e s s im is ta e n e g a t iv a .48 L a m e d e s i­
m a s o r te a tte n d e il s a p ie n te e lo s to lto ( 2 , 1 4 s .); su q u e s to n e ssu n v a n ­
t a g g io ha q u e llo ( 6 ,8 ) . Il n o s tro a u t o r e p a r te d a lla c o n s id e r a z io n e , c e r t a ­
m e n te c o n d iv is a d a lla s a p ie n z a c o n v e n z io n a le , c h e o g n i c o s a h a il p r o ­
p r io t e m p o e la p r o p r ia ra g io n e . T u t t a v i a , m e n tre q u e lla n u t r iv a la p e r ­
s u a s io n e c h e Io s fo r z o c o n o s c it iv o , m e to d ic a m e n te o r ie n t a t o , p o t e v a
in d iv id u a r e il m o m e n t o o p p o r t u n o p e r c o m p ie r e l ’ a z io n e g iu s t a , Q o h e ­
let n o n c r e d e c h e T e sse re u m a n o p o s s a a c q u is ir e q u e s ta c a p a c i t à .4950 In ­
d u b b ia m e n te o g n i c o s a h a il p r o p r io te m p o (c fr. 3 , 1 7 0 ) , m a n o n d im e n o
« l ’ u ltim a p a r o la t o c c a al c a s o e a lla s o r te » ( 9 , 1 1 ) e l ’ u o m o «non può
p r e v e d e r e la p r o p r ia o r a » ( 9 , 1 2 ) . È q u e s to in d e fin itiv a il m e s s a g g io del
bel p o e m a su l te m p o ( 3 , 1 - 8 ) . A l l ’ in te rn o d e lle b a r r ie r e e s is te n z ia li d e lla
n a s c it a e d e lla m o rte l ’ u o m o h a a d is p o s iz io n e e v e n ti s ig n ific a t iv i. Il c a ­
r a tte r e n e g a tiv o d el c a s o è ch e e sso re n d e im p o s s ib ile c o n iu g a r e il m o ­
m e n to g iu s to c o n l’ a z io n e a d a t t a .5r ( e r ta m e n te v i è un t e m p o p e r tu tto ,
m a c h i c in g r a d o d i r i c a v a t e q u a lc o s a ch e n o n s ia n o fa t ic h e ? (c fr. 3 , 9 ) ;
« c iò c h e e siste è r e m o to e m o lto o s c u r o : c h i lo s c o p r ir à ? » ( 7 , 2 4 ) . Il d r a m ­
m a d e ll’ e ssere u m a n o c o n s is t e n e lT im p o s s ib ilità d ’ im p r im e r e u n a d ir e ­
z io n e p r e c is a alla p r o p r ia v ita . N o n si p u ò n e g a re ch e la s a p ie n z a e la
s u a e ffic a c ia te o r ic a s v a n is c o n o di fro n te alla r e a ltà d e lla m o r t e (a ch e
s c o p o a f f a t ic a r s i se la m o r t e c a n c e lla tu tte le c o n q u is te d e lP u o m o e u g u a ­
g lia il s u o d e s tin o a q u e llo d e g li a n im a li? 3 , 1 9 ) ; t u tta v ia è a n c h e v e r o c h e
la s a p ie n z a è in c a p a c e di a s siste re T u o m o n e l te n ta tiv o di d o m m a r e il f u ­
tu r o in q u e s to m o n d o . N e m m e n o in q u e s to c a s o il s a p ie n te è a v v a n t a g ­

47. Sull fi rilevanza linguistica dei termini h e b e l e f ' ù t r ù a h si veda M.V. Fox, o p . c i L , 29-51.
48. Sulla posizione crìtica di Qohelet rispetto alla tradizione sapienziale cfr. H.D. Preuss, op .
a t , 113 - 12 6 .

49. Per la concezione dei tempo in Qohelet in questo contesto cfr. D. Lys, LJE tre e t le T e m p s ,
in M. Gilbert (ed.), L a S a g esse d e l'À n c ìe n T e sld m e n t, Louvain 1979, 249-258.
50. Sebbene 8,6 paia contraddire l’evidenza generale del libro, è probabile elle Qohelet riferi­
sca un aforisma convenzionale, criticandolo poi nel v. 7.
Significato e finalità 16 1

giato sullo stolto, perché «chi dice all’uomo ciò che accadrà sotto il so ­
le?» (6-12.); «Puomo è esposto a molti mah, perché non sa ciò che sta
per succedere e nessuno lo informa su ciò che accadrà» (8,6-7). La pos­
sibilità di controllare la propria vita mediante la conoscenza lascia il
posto al più crudo determinismo: «ciò che è accaduto doveva accadere»
(6,io ) .51 Probabilmente la critica più severa alla tradizione sapienziale si
trova in 9 , 1 1 ; qui Qohelet cita, a quanto pare, alcuni testi della sapienza
convenzionale, utilizzandone criticamente Pimmaginario: «Non e degli
agili la corsa, né la vittoria dei coraggiosi, ne il pane va agli abili, né la
ricchezza va agli intelligenti, né la stima al sapere, ma Pultima parola
tocca al caso e alla sorte».

b) Em arginazione sociale del sapiente

Per quanto riguarda la mancanza dì utilità della sapienza s ! incontra in


Qohelet un motivo di amarezza non ricordato in nessun’altra opera sa ­
pienziale: Pemarginazione sociale del sapiente. A che serve il consiglio
che il sapiente offre alla società nelPinteresse della sicurezza e del benes­
sere della comunità se il potere politico, cieco e sordo davanti alle prete­
se del buon senso, ricorre invariabilmente all'uso della forzar1 «Si ascol­
tano di più le parole tranquille di un sapiente anziché le grida del capo
degli stolti» (cfr. 9 ,13 - 18 ) . M a sfortunatamente spesso «Pincapace o c­
cupa posti elevati» ( i o ,6).

c) Inesistenza della novità

Peraltro Pineftìcacia della sapienza non deriva soltanto dall'incapacità


umana e dal dispregio sociale del buon senso. V i è nel cosm o un elemen­
to d ’imperturbabile ripetizione che rende impossibile all uomo individua­
re qualcosa di nuovo. Q uest’idea attraversa il bel poema che funge da
esordio al libro (1,4 -7 ). Gli esseri umani sono parte di un processo al­
trettanto privo di senso del movimento del cosmo. L ’ universo, nel suo
movimento incessante, non può abbandonare la propria orbita. Il sole si
affretta verso la sua meta, per tornare a uscire il giorno seguente nella
stessa corsa; il vento passa da un luogo aiPaltro senza una finalità ap p a­
rente; i fiumi scorrono e scorrono senza fine. Allo stesso modo le gene­
razioni vanno e vengono senza che nessuna di esse conservi alcun ricor­
do della precedente ( 1 ,4 .1 1 ) . Se «non cJè niente di nuovo sotto il sole»
(cfr. 1,9 ) a che scopo la ricerca? Nonostante tutto Qohelet esaminò tut­
to ciò che si fa sotto il sole per presentarci il risultato della sua esperien-
5 1. Sul determinismo in Qohelet come «religione del creatore» si veda H.-P, Muller, N e ig e d e r
cilthebrìiischen « W e i s h e i t » : ZAW 90 (1978) 238-164.
ié z 11 libro delPEcclesiaste

za: tutto e vanità e inutile anelito, perché non è possibile raddrizzare ciò
che è storto né contare ciò che è già perduto (cfr. 1,14 s.). In tali circo­
stanze bisogna concludere che «la sapienza e il sapere sono follia e stol­
tezza» (1,17).
In precedenza si è ricordato come la sapienza e l'etica siano tanto stret­
tamente legate che, in determinati contesti, «sapiente» è quasi sinonimo
di «onesto» e la sua funzione rimane nel quadro della dottrina della re­
tribuzione. Se si considera che per Qohelet la sapienza non può raggiun­
gere i propri obiettivi, aironesta toccherà lo stesso destino. Così un'al­
tra assurdità che il nostro autore rileva sotto il sole è il fallimento del­
l'onestà e il trionfo dei disonesti: «gente onesta che fallisce per la sua
onestà c gente malvagia che prospera per la propria malvagità» (7,15).
Sebbene questa aperta critica alla dottrina della retribuzione non sia
esclusiva di Qohelet - si ricordino le affermazioni corrosive di Giobbe e
il tenore di alcuni salmi, come il 73 -, la sua asprezza è estrema se si
considera il generale contesto negativo del libro (v,, ad es., 8,10-14).52

d) In u tilità d e llo s f o r z o u m a n o

L'inutilità dello sforzo umano costituisce un altro aspetto notevole della


filosofia di Qohelet*53 Sulla base delTesperienza egli potè concludere con
freddezza che gli impegni e la fatica profusa daH’uomo nel corso della
sua vita producono il nulla totale e comportano un doloroso disinganno
(cfr. 2 . 4 1 . Z 0 ) . Nel corso dell'opera si combinano diverse ragioni. Perché
l’uomo dovrebbe affannarsi nell'ottenere beni se poi non potrà goderne?
Anzi dovrà lasciarli a qualcuno che non ha lavorato per essi (cfr. 2,zi;
6,2), con l'aggravante che sarà forse uno stolto a trarne giovamento (cfr.
2 , 1 9 ) . Vi è poi il caso estremo di chi lavora con affanno ma inutilmente
poiché non ha nessuno cui lasciare le proprie ricchezze (cfr. 4,7). Tut­
tavia vi sono altre ragioni. La rivalità tra colleglli costringe l'uomo a
gettare la spugna e a considerare pura vanita l'impégno nel lavoro (cfr.
4,4). La disposizione di Qohelet di fronte aH’ìmpegno lavorativo del­
l'uomo può essere compendiata dalla replica che egli oppone a un pro­
verbio tradizionale. Il sapiente convenzionale potrebbe dire a Qohelet
che «lo stolto incrocia le braccia e si autodistrugge»; a queste parole il
nostro autore risponderebbe: «Meglio una manciata con tranquillità che
due manciate con fatica» (cfr. 4,5).

51. Sulla messa in discussione della giustizia divina in Qohelet cjfr. Fox, op. cìt., 1 1 1-1 5 0 .
53. In proposito si veda R.K. lohnston, « Confessione ofa Workabolic». A Reappraisal o f Qohe-
le t h i CBQ 38 (1976) .14-2.8.
e) II fa llim e n t o d ella m o r t e

Tutta l’opera di Qohelet è impregnata dall'amara consapevolezza che la


morte distrugge le eventuali conquiste dell’uomo rendendole inutili.54
Che valore ha la sapienza, se la morte rende uguale lo stolto al sapiente
(cfr. 2-,x6)? «Una stessa sorte tocca a tutti; all'innocente e al colpevole,
al puro e alPimpuro, a chi offre sacrifici e a chi non li offre, al giusto e
al peccatore... La mente dell uomo è piena di male: mentre vivono pen­
sano assurdità, poi bisogna morire!» {9,2). La morte, per di più, equipa­
ra uomini e animali, trasformando in pura vanità tanto l’essere umano
quanto i suoi sforzi: «Una è la sorte di uomini e animali: muore l’uno e
muore l’altro, c’è per tutti un solo respiro e l’uomo non e superiore agli
animali. Tutti quanti sono effimeri» (3,19). Al riguardo è lecito dubitare
se Qohelet ammetta la possibilità di una vita con Dio dopo la morte. Il
paradosso dottrinale è ben rappresentato dalla comparazione di 3,21
con 12,7. Secondo il primo testo, «Chi sa se il respiro dell’uomo sale in
alto e quello delPanimale scende alla terra?». Il carattere retorico della
domanda implica la risposta: «Nessuno». Inoltre, com’è possibile distin­
guere un respiro dall altro, se poco prima ha affermato categoricamente
che uomini e ammali «hanno un solo respiro»? Nel secondo testo si af­
ferma a chiare lettere che, dopo la morte, «Io spirito torna a Dio, che l’ha
dato». È molto probabile che in 3,18-21 Qohelet stia polemizzando con
alcuni sostenitori di idee importate, estranee alla teologia giudaica, a pro­
posito della vita dell'oltretomba. 12,7 ha tutta I aria di essere una glos­
sa; altrimenti non si spiegherebbe la postilla immediatamente successi­
va: «Vanità delle vanità, dice Qohelet, tutto è vanità» (12,8).
Secondo un'altra prospettiva l’uomo può dare il benvenuto alla morte
per sfuggire a un mondo schiacciato dall’oppressione, dalla violenza e dal
dolore. Meglio ancora di coloro che sono morti è chi non è mai esistito
(cfr.4,1-3)- Che differenza rispetto all’atteggiamento militante del profe­
ta contro Pmgiustizia! L’immagine della morte, o meglio delPaborto che
non è giunto a vedere la luce, è addotta da Qohelet di nuovo nel conte­
sto dell'affermazione delPimpossibilità di godere dei beni; «Se (un uo­
mo) non può saziarsi dei propri beni, per quanto numerosi siano i suoi
giorni, io affermo: è meglio un aborto, che viene in un soffio e se ne va
nelle tenebre» (6,3-4).
Il fallimento dello sforzo sapienziale, Pinutilita delPimpegno dell'uo­
mo volto a controllare il proprio destino e il carattere ineluttabile della
morte fanno si che il m e m e n t o h o m o di Qohelet si esprima in formula­
zioni profondamente negative: «È meglio il giorno della morte di quello
54, Per i diversi aspetti della morte in Qohelet si veda D. Bcrgant, Whal are they saying about
Wisdom LiteraLure?, New York 1984, 64-66.
16 4 II libro dell'Ecclesiaste

della nascita... è meglio andare m una casa in lutto che in una casa in
festa, perché quella è la fine di ogni uomo. È meglio soffrire che ridere
...» (7,1-3). Per dì più la forma letteraria -«è meglio.., che» è usata spes­
so dall antica sapienza, profondamente ottimista. Ma niente può sorpren­
dere in chi ha potuto affermare: «Così ho preso in odio la vita...» (2,,17).
Anche quando sembra preferire la vita alla morte («È meglio un cane vi­
vo che un leone morto», 9,4b), il cinismo di Qohelet riesce sempre a de­
molire le aspettative del lettore: «1 vivi sanno... che devono morire» (9,
5). La straordinaria bellezza del poema sulla vecchiaia di 12,1-7 non
può nascondere Pamarezza dell’autore di fronte alla visione di un corpo
devastato dagli anni e ormai incapace di provar gusto per qualunque co­
sa, aspettando che, immancabilmente, «si rompa la carrucola del poz­
zo» (12,6) e il secchio sprofondi per sempre nelle acque profonde.
È probabile che la coscienza del carattere inevitabile della morte che
pone termine a tutte le attività e le conquiste dell’essere umano, compre­
sa la sua memoria, costituisca la spinta interiore che ha generato l’opera
di Qohelet. Se si eccettuano il prologo (1,1) e l’epilogo (12,9-13), il li­
bro rivela un’evidente inclusione letteraria intorno alla tematica della
vanità e della morte. Oltre al ritornello «Vanità delle vanità, dice Qohe­
let, (vanità delle vanità) tutto è vanità», ripetuto in 1,2 e 12,8, l’opera è
incorniciata da due poemi sull’inutilità dello sforzo umano di fronte al­
l’inevitabile presenza della morte. Il primo si conclude con un’afferma­
zione pessimista: «Nessuno si ricorda degli antichi e lo stesso accadrà
con le generazioni future» (1,11); le immagini che chiudono il secondo
(12,6) sono di per sé assai eloquenti.

f) Im p o s s ib ilità d i c o n o s c e r e D io

L affermazione delPimpossibilità di conoscere Dio è sorprendente in


un’opera che appartiene al canone giudaico. Pur sapendo che Dio è in­
visibile per natura e la sua essenza si definisce secondo le categorie del
mistero, 1 sapienti israeliti riuscirono a formulare notevoli affermazioni
su questa divinità misteriosa. Basti pensare alla teologia della creazione
nei Proverbi e in Giobbe. Anche Qohelet era consapevole del mistero
che circonda Dio* ma questo dato di fatto non provocava in lui un’atti­
tudine di adorazione bensì un atteggiamento d'indifferenza. In definitiva
il Dio di Qohelet non lascia tracce percepibili nella sua creazione; la sua
attività è altrettanto misteriosa della sua natura.55 Come il seme del ma­
schio nel ventre della donna origina misteriosamente il concepimento di
un essere umano senza che Puomo sappia come, così è Poperare di Dio
55. Per quanto concerne il discorso su Dio in Qohelet cfr. H.-P. Muller, Wie $p?ach Qabàlàt
von G o t i V T 18 { 1 9 ó8) 5 0 7 -5 11.
Significato e finalità 16 5

tra di noi: una presenza arbitraria priva di tracce. «Se non sai capire co­
me un soffio vitale entra nelle membra all5interno del ventre di una don­
na incinta, nemmeno comprendi l'opera di Dio che fa tutto» (11,5). Dio
rappresenta una sorta di muro dai quale sono frustrati tutti gli sforzi
dell'uomo verso la conoscenza: «In seguito osservai tutte le opere di
Dio: l'uomo non può scoprire ciò che si fa sotto il sole. Per quanto l’uo­
mo si affatichi nella ricerca, non lo scoprirà; e, sebbene il saggio abbia
la pretesa di saperlo, non lo troverà» (8,17). Tuttavia Qohelet è ancor
più radicale perché, a suo parere, l’uomo non ha la minima garanzia ri­
guardo alla disposizione di Dio verso la sua creatura: «Anche i giusti e i
sapienti con le loro opere sono nelle mani di Dio, l’uomo non sa se Dio
10 ama o lo odia» (9,1).
Con un ulteriore passo avanti Qohelet sembra essere convinto deila
colpevolezza di Dio nel fallimento conoscitivo dell’uomo, poiché lo met­
te alla prova mostrandogli di non essere superiore a un animale: «A pro­
posito degli uomini ho pensato: Dio li mette alla prova perché vedano
che di per sé sono animali» (3,18). Se gli animali hanno per natura un’in­
telligenza ottusa la conclusione è chiara. Che cosa resta dell’alito divino
di G e n . 2,7?

g) G o d i m e n t o d e i p ia c e r i

Di fronte a questo disincantato panorama Qohelet si sforza di riservare


all'uomo il godimento dei piaceri56 offerti dalia vita. Secondo il nostro
autore l’unico bene che resta all’uomo in questo mondo disordinato è
mangiare e bere (cfr. 2,24; 8,15; 9,7-9) mentre ancora l’età e le forze
glielo consentono (cfr. 11,7-10). Dall’inizio dell’opera Qohelet, dietro il
travestimento letterario di Salomone, parla della magnificenza delle co­
struzioni che portò a termine e dei piaceri cui si abbandonò convinto che
11 godimento delle cose buone sia per l’uomo la ricompensa delle sue la­
nche (cfr. 2,10; 9,9c).57 In ogni caso l’autore fin dall’inizio aveva avver­
tito cinicamente che darsi alla gioia e ai piaceri risulta in definitiva pura
vanità (cfr. 2,1). Ora, non si deve pensare che questo consiglio positivo
di Qohelet sia frutto di una cieca disperazione sfociata nelPedonismo.
In realtà egli concepisce il godimento delle cose buone come dono di
Dio (2,24; 9,7b)-58 D’altra parte la vanità dei piaceri e della ricchezza

56. Per una corretta valutazione di questa tesi di Qotielet si può vedere D. Buzy, La notion de
bonheur dans l'Ecclésiaste: RB 43 {1534 ) 494- 5 1 1 ; R.N. Whybray, Qoheleth, Preacher o fjo y :
JSOT 23 {1982.) 87-98.
57. M .V, Fox, op. cit., 5 3 “77 sottolinea il rapporto fatica-piace re.
58. Cfr. anche H. Gese, The Crisis of Wisdom in Koheletb, in J.L. Crenshaw (ed,), Theodicy
in thè Old Testamenti Philadelphia-London 19 8 3, 1 4 1 - 1 5 3 , spec. 149.
/

ió 6 II libro deiPEcdesiaste

che li favoriscono non si deducono, secondo il nostro autore, esclusiva­


mente dal carattere effimero dell esistenza («L’uomo... deve andarsene
come è venuto e che cosa ha ricavato da tanto lavoro? Vento», 5,15).
Può accadere che chi ha ricchezze in abbondanza non riesca a dormire
(5,11) o, in piena vitalità, un rovescio di fortuna ponga fine alla pro­
sperità dell uomo (5,13). Inoltre la ricchezza rappresenta «una malattia
perniciosa» (5,12.15). La conclusione è chiara: «È cosa buona e impor­
tante mangiare e godere» (5,17).
Esaminando attentamente le ragioni addotte da Qohelet per racco­
mandare come buoni i piaceri, si può osservare che d suo pensiero è de­
terminato dalPmteresse proprio. La domanda dell antica sapienza su ciò
che è buono per l’uomo è colta in una prospettiva decisamente egoisti­
ca. Di fronte ad essa soccombono persino i rapporti umani. L’osserva­
zione apparentemente altruista, secondo cui «meglio due uniti che uno
da solo», non fornisce le basi per un esperimento sociale, come ci si sa­
rebbe potuti aspettare. Le ragioni sono altre: «Se uno cade, lo rialza il
compagno... se si avvicinano, si riscaldano... se uno da solo è vulnerabi­
le, in due potranno resistere» (cfr. 4,9-12). In ogni caso è possibile che
queste considerazioni sul modo di scongiurare ì pericoli, ai quali è espo­
sto chi vive m solitudine, non siano dettate esclusivamente dall’egoismo.
Se una persona come Qohelet vive immersa nella visione di un mondo
privo di senso (tutto e vuoto e ogni sforzo inutile), da qualunque pro­
spettiva lo si esamini (sociale, religiosa, lavorativa), è ragionevole che
tale persona ricerchi la compagnia di qualcuno che condivide le sue idee
e la sua amarezza (impotenza morale) e abbiano cosi un po’ di conforto.
In definitiva, il consiglio di Qohelet a godere dei piaceri produce nel
lettore commiserazione e tristezza più che assenso e gioia, perché com­
pare sempre in contesti che sottolineano la vanità della vita e la fugacità
delTesistenza. Da un lato le fonti stesse del piacere (cibo, bevande, abiti,
profumi, donne e giovinezza) sono vuote ed effimere come la vita stessa.
Dall’altro, sapendo che il godimento delle cose buone appartiene alla ca­
tegoria dei doni divini (cfr. 5,18), le possibilità umane di godere della vita
sono sottoposte al volere divino. Insomma, questo concetto di dono pre­
sente in Qohelet sottolinea più la limitazione umana che la generosità di
Dio. Perché, dunque, 1 piaceri? Con le parole di un autore moderno: «Una
memoria attiva può riportarci alla mente momenti passati d\ effimera
soddisfazione, ma anche questo modo di accumulare i piaceri giovanili
si perde nel profondo quando Tangelo della morte dispiega le sue ali per
compiere la sua missione ingrata: il viaggio verso il nulla».59

59. J.L. Crcnshaw, Ofd Testamcnt Wisdorri, 144.


h) In g iu s tiz ia e tem p era n za

Vale la pena soffermarsi un istante a considerare Patteggiamento di Qo-


helet di fronte all’ingiustizia. Si deve riconoscere che ti nostro autore co­
glie con obiettività e sensibilità gli squilibri sociali (cfr. 3,16; 4,1) anche
se non pare sentirsi impegnato nella lotta per la giustizia.60 Anzi il suo
atteggiamento è rinunciatario (meglio non essere nato, cfr. 4,3) e talora
disfattista («non meravigliarti di tale situazione», 5,7a). In quest’ultimo
caso il lettore ricava l’impressione che Qohelet finisca per dare la colpa,
con un argomento sottile, a Dio: «Ciascuna autorità ha un superiore, e
un potere supremo vigila su tutte» (5,7b),
Nel corso della sua opera Qohelet sembra condividere l’ideale di con­
dotta espresso dall’aforisma greco «nulla di troppo». Spesso egli ricorre
alla formula tipica fot.,, m in («è meglio... che»). Gli ambiti di applica­
zione sono molteplici/’ Per quanto riguarda il mondo del lavoro e la fa­
tica che questo comporta egli ritiene che «è meglio una manciata con
tranquillità che due manciate con fatica» (4,6); «è meglio ciò che vedo­
no gli occhi piuttosto che i desideri vani» (6,9). Qohelet esprime Io stes­
so atteggiamento prude nzialista in ciò che riguarda la sapienza e l’one­
stà: «Non essere troppo onesto, né sapiente in eccesso: perché uccider­
si? Non essere troppo malvagio, non essere stolto: perché morire prima
del tempo?» (7,16-17). Il nostro autore raccomanda pure prudenza quan­
do Puomo si avventura nel campo della religione: non essere precipitosi
nel fare promesse (è meglio non farne anziché farne e non mantenerle,
$,4); bisogna misurare le parole, perché se la verbosità è un segno di
stoltezza, questa si moltiplica quando ci si trova in campo religioso (cfr.
5 >T - 5 )- ^ _
Come si può vedere da quanto fin qui si é osservato, Qohelet si collo­
ca - consapevolmente? - ai margini del pensiero sapienziale/1 Negare
questo dato di fatto comporta l’adesione a posizioni insostenibili, come
quella di Zimmerli, per il quale il nostro autore si pone nel cuore stesso
dello jahvismo, nello spazio della liberta divina/3

60. Non si può dire peraltro che Qohelet fosse uria persona cinicamente autoesrramata da
l’ impegno per la morale sociale, come si potrebbe dedurre da una lettura superficiale della fra­
se «Non eccedere in onestà» (7,6). Per una corretta interpretazione di questo passo cfr. R.N.
Whyhray, Qoheleth thè Immorah'st? (Qoh 7 :16-17), >n J-G. Gammie e a, (edd.), Israelite Wis-
dom. Theological and Literary Essays in Honor ofSamuel Terrieri, New York 19 78 , 19 1-2 0 4 .
6 t. SulPimporranza deii’ìmpiego di questa formula in Qohelet cfr. G , 5 . Ogden, 7 he * Better» -
Proverò (tob-Spruch), Khetoricai C riticism and Qoheleth: JBL 96 (1977) 489-50
6z, Si veda G. von Rad, Teologìa dell'Antico Testamento 1, 5 1 0 -5 15 , spcc. 5 1 1 .
63* Cfr. W, Zimmerli, op. c i t 139.
2. S ig n ific a to d e ll'E c c le s ia s t e alla lu c e d e W A n tic o T e s t a m e n t o

Risulta evidente che Qohelet si allontana in larga misura dagli schemi di


pensiero e dalle formule dottrinali presentate dall’Antico Testamento in
generale e dalla sapienza convenzionale in particolare.64*6Tuttavia si deve
riconoscere che non sono poche le credenze veterotestamentarie che Qo­
helet conferma in modo esplicito o implicito/5 L ’autore delFEcclesiaste
crede in un solo Dio creatore, trascendente e onnipotente; in una uma­
nità nata dall'alito divino, ma destinata alla polvere dalla quale provie­
ne; nella libertà dell’uomo, all’interno di questi limiti, responsabile del­
l’attuale stato di corruzione del mondo (cfi\ 7,29). Senza dubbio Qohe­
let e più interessato all’individuo che alla comunità nazionale - non ri­
corda mai l’elezione né le vicende storiche vissute dal popolo d’Israele -
ma questo elemento caratterizza tutta la sapienza antica ed è condiviso
dai Proverbi e da Giobbe,
In Qohelet si riscontra un atteggiamento eclettico rispetto al materia­
le teologico dell’Antico Testamento: egli sceglie gli clementi che gli sono
utili e passa sotto silenzio gli altri. Inoltre intese secondo una nuova pro­
spettiva e impose un diverso andamento alle idee che condivideva con
l’Antico Testamento/6 Quando parla di Dio, ad esempio, non ne ricor­
da l’amore per la creazione né la necessità per l’uomo di confidare in lui
e nemmeno la possibilità che vi sia amicizia tra Dio e l’uomo. È curiosa,
ad esempio, l'alterazione - certamente consapevole - che egli compie
del linguaggio biblico a proposito della creazione: «(Dio) fece ogni cosa
bella» (3,11). Egli non usa il verbo b r «creare» né l’aggettivo t ó b «buo­
no», bensì 1 termini più neutrali 1$b «fare» e jà fe h «bello»: ciò significa
che Qohelet non condivideva l’entusiasmo dello scrittore sacerdotale per
la bontà della creazione.
Anche la frequente menzione dell apparente prosperità del malvagio e
della mancanza di ricompensa per l’onesto hanno una lunga tradizione
nell’Antico 'Testamento (profeti, salmisti, Giobbe). Ma, a differenza di
questi rappresentanti della tradizione biblica, il nostro autore non av­
verte la vocazione a lottare per la rivendicazione della giustizia divina. Si
limita a costatare il fatto con tristezza e sconforto mentre sottolinea la
libertà e la sovranità di Dio, come se la pretesa da parte dell’uomo di
cercare la comprensione dei disegni di Dio equivalesse a voler scrutare
nella natura stessa della divinità. Mentre Giobbe non sopporta il siien-

64. Differenziarsi non significa prescindere, se è vero che in realtà Qohelet si appropria di molti
aspetti della sapienza tradizionale. Cfr. R. Rendtorff, Das Alte Testamenti Etne Einfiìhrung ,
Neukìrchen/Vluyn 15 8 3 , 1H0; questo dato era già stato messo in evidenza dal lavoro di K. G al­
li ng. Koheleth-Sttìdien : Z A W 50 ( 1 9 3 1 ) 2 7 6 299. 65, V. R.R.Y. Scott, op %ciL, 206-207.
66, Sul rapporto tra Qohelet e il mondo dell'Antico Testamento cfr. R. Gordis, op, ciL, 43-50.
Storia della ricerca 1 69

zio della divinità e cerca di provocar lo, affinché esca dal proprio nascon­
dimento, Qohelet accetta con senso d’impotenza e indifferenza il silen­
zio e la libertà di Dio. Questa concezione non lasciava spazio al rappor­
to personale; perciò non lo vediamo mai rivolgersi a Dio in atteggia­
mento di dialogo, nemmeno attraverso la lagnanza o la lamentazione,
per invocarne l’aiuto o per lamentarsi amaramente del silenzio di Dio e
della sua apparente ingiustizia. I salmisti si lamentavano spesso delle
stesse iniquità che opprimevano Qohelet, ma rivolgevano i loro attacchi
a Dio appunto sulla base del loro rapporto personale,

IV. STO RIA D ELLA RICERCA *7

Bibliografia: J. Ellul, La valsoti d ’ètre. Méditation sur VEcdéstaste, Paris 19 8 7.

1, S to ria d e ll in t e r p r e t a z io n e

Lo spazio qui disponibile consente di presentare soltanto alcune linee in­


terpretative sui punti di maggiore interesse. I «commenti» più antichi a
Qohelet vanno individuati tra i m id r a s h im e il targum, Questi due tipi
di letteratura, che fecero la loro comparsa quando Qohelet era già stato
accolto nel canone giudaico, rivelano una tendenza alla lettura edifican­
te e un tentativo di dissimulare gli aspetti manifestamente eterodossi del
libro. I m i d r a s h i m , secondo i quali LEcclesiaste fu scritto da Salomone
in preda a! disfacimento fisico, ritengono che il monarca ebreo volle
parlare della vacuità di tutte le conquiste umane e del piacere carnale e
rivelare che l’autentica felicità dell’uomo consiste nel temere il Signore e
obbedire ai suoi comandamenti. In modo analogo il targum di fronte ai
testi del libro ritenuti più scandalosi, in particolare quelli relativi al go­
dimento del mangiare e del bere, presenta una parafrasi interpretativa
d’indubbia acutezza ma lontana dal tenore letterale, *
La miscela di allegoria e spiritualizzazione utilizzata dalla letteratura
giudaica fu adottata in parte dai primi commentatori cristiani.6'9 Così
67. Abbondante informazione jn Ch.D, Ginsburg, Coheleth, London 1 8 6 1 , nst. New York
1970, 30-145.
68. Al riguardo basterà citare gli esempi di z,24 e 9,7, Rispetto al primo testo si legge nel Tar-
gum: «Niente di meglio per l’uomo che mangiare e bere e vedere il bene davanti ai figli degli
uomini, perche compia i precetti del Signore e cammini per i retti sentieri che incontra... Inol­
tre ho visto che la prosperità dell’uomo io questo mondo viene da Dio...». Quanto al secondo
testo si dice: «Vieni e mangia con gioia il tuo pane, che ti viene dato per d pane che donasti al
povero e all’mdigente affam ati, e bevi il tuo v?no con cuore contento: esso ti e riservato... per
il vmo che hai offerto al povero e aH'indigente asseta ti...». Le citazioni sono trarte da L. Diez
M erino, Targum de Qohelett Madrid 1987, rispettivamente 2.30 e Z55.
69. In proposito, soprattutto per quanto riguarda Gerolamo, cfr. S, Holm-Nielsen, On thè In-
terpretation o f Qohelet in Earìy Christianity: V T 14 {19 74) 16 8 -17 7 .
170 II libro delPEcdesiasre

Gregorio Taumaturgo (t 2,70) concepisce l’autore come un profeta che


parla della vanità delle imprese umane nell’intento che una simile per­
suasione conduca l’uomo alla contemplazione delle realtà celesti. Que­
sta interpretazione si può riscontrare anche in Gregorio di Nissa e, so­
prattutto, in Gerolamo, che ricorre al metodo allegorico nella sua forma
più estesa. Secondo quest’ultimo l’intento del libro è «mostrare la pro­
fonda vanità dei piaceri terreni e la conseguente necessità di adottare
uno stile di vita ascetico, completamente dedicato al servizio di Dio».70
Nel v secolo meritano una segnalazione il commento di Teodoro di
JVlopsuestia {t 42,8), che abbandona decisamente l’interpretazione alle­
gorica a favore di quella letterale, e le brevi allusioni di Agostine nel suo
S p e c u l a m i 1 importante per la critica testuale della V u lg a t a . Durante i
due secoli successivi i rari commenti sono basati sulle catene greche e la­
tine. Rivestono grande importanza la C a t e n a in E c c le s ìa s t e n di Procopio
di Gaza if 52,8) e i C o m m e n t a r t i in E c c le s ìa s t e n di Olimpiodoro di Ales­
sandria.7X
Lo sviluppo degli studi grammaticali ed esegetici durante il medioevo
favorì le interpretazioni più sobrie dei commentatori ebrei,73 anche se
non scomparve del tutto il gusto per ^allegoria. Anche nell’esegesi cri­
stiana medievale, pur sopravvivendo il gusto e lo stile delle interpreta­
zioni precedenti, in particolare quella di Gerolamo, si riscontra un rin­
novato interesse per la lettura filologica e letterale. Ricordiamo, tra gli
altri, i C o m m e n t a l a s u p e r E c c l e s ì a s t e n 74 di Alcuino (t 804), I n lib r u m
E c c l e s i a s t e s 75 di Ruperto di Deutz (f 1130), le In S a lo m o n is E c c le s ia -
s t e n h o m ilia e X /X 76 di Ugo da San Vittore (f 114 1) che, sia per la sua
esposizione allegorico-mistica sia per il metodo espositivo, pone le pri­
me basi dell’interpretazione scolastica. Il commento più importante del
xin secolo è il C o m m e n t a r i u s in E c c le s ìa s t e n di Bonaventura, largamen­
te debitore di Gerolamo e di Ugo da San Vittore. Se si vuole limitarsi al
commento che segna il vertice dell’esegesi medievale, ci si deve rifare
alla P ostilla p e r p e t u a in E c c le s ìa s t e n di Nicola di Lira (1326).
Con Y E c c le s ia s te s S a lo m o n is c u m a n n o t a t io n ib u s di Lutero (1532.) pre­
se a farsi strada la tesi contraria alla paternità salomonica. D’altra parte
Pidea che l'Ecclesiasce fosse una sorta di florilegio costruito a partire da
diverse opere venne ripresa con alcune riserve da Grozio (A n n o t a t io n e s
a d C o h e le t , 1644} che considerava il libro come un compendio di sen­
tenze di diversi sapienti. Questo commentatore fu il primo a cogliere in
70. Citato da G.A. Barton, op . city io .
7 1 . PL 34, 92:4-925. 72. PG 93, 477-Ó28.
73. In particolare quelli di Saadia Gaon ( f 942), Samuel ben Meir (f- 10 9 0 ca.}, Rasili di Troyes
(t 1 1 0 5 ) , Abraham Ibn Ezra (t 116 4 ) e David Qimhi {f 12 3 5 ).
74. PL io o , 665-722. 75, PL 16 8 , 119 5 - 1 3 0 6 . 76. PL 17 5 , 113 - 15 6 *
Storia della ricerca 171

modo critico e metodologicamente fondato le particolarità del linguag­


gio di Qohelet, molte delle parole del quale si possono trovare soltanto
in libri tardi come Esdra e Daniele.
Le conseguenze di queste intuizioni decisive si fecero sentire molto pre­
sto. Nel corso del secolo successivo la critica mise definitivamente da par­
te la paternità salomonica. Si nota, in questo secolo, un deciso e irrever­
sibile apprezzamento dell’esegesi letterale, accanto a un irresistibile, per
quanto impacciato, impulso alla critica storica e letteraria. D’altra par­
te, col passare degli anni, s’iniziò ad attribuire il libro al periodo post-
esilico: sia al dominio persiano77 sia all’età ellenistica.78

2. P r o b l e m i a p e rti

Bibliografia : E. Horton, KohelePs C o n cep ì o f O pposites: Numeri 19 (1972.) 1 ­


2 1 ; R. Michaud, Q ohelet y el helenism o , Estella 1988.

Anzitutto si deve distinguere tra problemi controversi e problemi aper­


ti. Non si può negare che attualmente continuano a essere in discussio­
ne diversi aspetti dell’opera di Qohelet, come quelli relativi all .autore,
la data, il luogo di composizione, la lingua originale, ecc. Si tratta, tut­
tavia, di aspetti secondari eccessivamente dibattuti ma che continuano a
essere sottoposti a discussione da una certa corrente di specialisti odier­
ni. Riteniamo tuttavia che la discussione accademica non debba pregiu­
dicare la profondità di un problema né il suo diritto a essere considera­
to «problema aperto».
Il problema della s tru ttu ra dell’opera di Qohelet rimane un problema
aperto non solo per la sua importanza decisiva nel cogliere e valutare la
portata del contenuto, ma anche perché fino a oggi nessuno specialista è
stato in grado di proporre una struttura riconoscibile e accettata.79 Il
problema si aggrava quando si accetti la tesi di non pochi studiosi se­

77. Si vedano le introduzioni dei commenti di H. Ewald, Die poetischen Biicher des Alien
Bundes IV, Gottingen 18 3 7 ; W. N ow ack, Der Prediger Salomo’s erkldrt, Leipzig 18 4 7 ; Ch.D.
Ginsburg, Cohelelb, London 1 8 6 1 , rist. N ew Y o rk 19 7 0 ; F. Delitzsch, Proverbs. Ecdesiastes.
Song o f Solomon (C O T vi), Grand Rapids 19 8 2 (or. ted. Leipzig 18 7 5 }; C.H .H . Wright, The
Book o f Koheleth, London 18 8 3.
78. Così F. Hitzig, Der Prediger Salomo’s erklàrty Leipzig 1S 4 7 ; T. Tyler, Eccleswstes, London
18 7 2 ; E. Renan, L ’Ecclésiaste, Paris 18 8 2 ; G. Wildeboer, Der Prediger, Freiburg i.Br. 18 9 8 ;
C. Siegfried, Prediger und Hoheslied, Gòttingen 1898.
79. Tra i numerosi tentativi in questa direzione sono da ricordare quelli di H.L. Ginsberg, The
Structure and Contents of thè Book o f Koheleth: VTS 3 (19 55) 1 3 8 - 1 4 3 ; A .G . Wright, The
Biddle of thè Sphinx. The Structure of thè Book of Qohelet: CBQ 30 (1968) 3 13 - 3 3 4 ; M .V .
Fox, Frame-Narrative and Composition in thè Eook Qohelet\ H U C A 48 (19 77) 8 3-10 6 ; F.
Rousseau, Structure de Qohelet 1 , 4 - 1 1 et pian du livre: V T 3 1 (19 8 1) 2 0 0 -2 17 ; J-S..M. M ul-
der, Qoheleth's Division and also its Main Point, in W.C. Delsman (ed.), Vcn Kanaan bis Re -
rala. Festschrift fur],P.M. van derPloeg (AO AT 2 1 1 ) , Neukirchen/Vluyn 19 8 2 , 14 9 -15 9 .
172 lì libro deLPEcciesiaste

condo la quale l’opera sarebbe assolutamente priva di struttura.80 Sfor­


tunatamente i metodi eritico-formali non hanno portato soluzioni. Così
risulta impossibile determinare con esattezza i limiti di ciascuna unità
letteraria o il rapporto di ciascuna unità con le altre. In ogni caso biso­
gnerebbe sviluppare nuove vie di approccio sul piano metodologico.
Pur considerando la possibilità che le apparenti contraddizioni dell’o­
pera di Qohelet possano essere spiegate dal continuo ricorso alla pole­
mica (citazione di un aforisma convenzionale e successiva smentita a
partire dall’esperienza personale), vi si deve necessariamente riconosce­
re la presenza di g l o s s e . Come si devono intendere, ad esempio, i riferi­
menti al timore del Signore (5,6; 7,18; 12,13) m un’opera in cui questo
atteggiamento è apertamente criticato nel quadro della dottrina della re­
tribuzione (8,120-14) e in cui si afferma che Tuomo non può sapere se
Dio Io ama o lo odia (cfr. 9,ic)? Nonostante le proteste di Gordis, rite­
niamo impossibile spiegare questi paradossi dottrinali sulla base dello
stile dell’autore. Il problema, dunque, rimane aperto.
È chiaro che la visione del mondo di Qohelet corrisponde a un insie­
me di idee autenticamente bibliche. Tuttavia sono state (e sono tuttora)
molte le voci che collegano certi aspetti del suo pensiero con le intuizio­
ni fondamentali di alcune scuole filosofiche greche:8' stoici, cinici (per il
ricorso alla diatriba),828 3*epicurei. Si è cercato inoltre di stabilire una re­
lazione tra Qohelet ed Eraclito soprattutto per 3,1-9. Anche se il nostro
autore manifesta uno stile di pensiero tipicamente biblico e semitico e
sebbene, al contrario dei filosofi greci, si dedichi più all’osservazione che
alla speculazione/5 non si può dimenticare che all’epoca di Qohelet la
cultura greca godeva di una speciale attrattiva ed esercitava una potente
influenza tra i pensatori del bacino del Mediterraneo, compresa la Pale­
stina/4 Non sarebbe ragionevole isolare Qohelet dall "influenza delle idee
greche che circolavano liberamente all’epoca.85

V. B IB L IO G R A FIA COMMENTATA

Rarton, G.A., The Book o f Ecclesiastes (ICC), Edinburgh 1908, rist. 1971:. Le
caratteristiche dei commenti che compongono P«Internationa! Critica! Cominen-
tary» sono ima garanzia a priori del contenuto di quest’opera. Le ottime analisi

80. C osìK . Galling, Kohelet-Studien: ZÀW 50 (1932.) 276-299; O. Eissfeldt, introduzione al-
VAntico Testamento m > 329.
81* Si veda al riguardo la ricca informazione di G.A. Barton, op* 34-43; inoltre L. di Fon-
zo, op . cit., 53-55. 82. Sulla diatriba in Qohelet si vedaL. di Fonzo, op. cit.j 1 6 17 .
83. C£r. E. Podechard, op. c i t 43. 84. O r. A. La jha, op. cit., n .
85. Cfr. R. Gordis, op, cit.f 56. Tuttavia non è possibile parlare di dipendenza letteraria, come
già aveva osservato V. Za pie tal, Dìe uermetntlìcben Emflnsse der grkchiscbm Phtlosa pbìe im
Buche Kohelet: B Z 3 (1905) 32-39. 1 1 8 - 1 3 9 .
B ib lio g ra fia c o m m e n ta ta 173

testuali di questa collana sono universalmente riconosciute. Tl commento vero e


proprio occupa 65 pagine; in esso ha una speciale importanza la problematica
relativa alle versioni e al rapporto tra Qohelet e il pensiero greco. Tanto l’intro­
duzione quanto il commento seguono coordinate piuttosto tradizionali, il che è
comprensibile se si considera la data delPedizione originale.
Crenshaw, J.L ., Eccleslast^s (OTL), Philadelphia 19 8 7. Gli studiosi della lette­
ratura sapienziale conoscono molto bene la statura intellettuale e gli ottimi con­
tributi di questo esegeta alla ricerca biblica. In questo commento vengono affron­
tati senza pregiudizi e con franchezza i problemi teologici più seri proposti dal
libro biblico. Simile atteggiamento libero da parte dell’ autore trova corrisponden­
za nella qualità del commento. Questo è preceduto da un introduzione di 30 pa­
gine, sommaria ma sufficientemente completa. Il miglior pregio del commento sta
nelPaffrontare in modo non convenzionale un’opera biblica non convenzionale.
Di Fonzo, L., (ed.), Ecclesiaste (BG), Torino-Roma 19 6 7. Nonostante il pas­
sare degli anni la qualità dei commenti biblici della Bibbia di Garofalo non cessa
di sorprendere. Il commento aIPEcclesiaste segue tale linea di serietà e professio­
nalità. Dopo una completa ed erudita introduzione di 10 2 pagine il lettore si tro­
va di fronte a una bibliografia quasi esaustiva di 1 7 pagine. Il commento è ampio
e ben elaborato sotto il profilo linguistico e testuale. L ’assenza di sensibilità lette­
raria è condivisa malauguratamente da quasi tutti i commentatori moderni. Una
prospettiva un po’ più aperta e l’assenza di un certo carattere farraginoso avreb­
bero certamente accresciuto l’ indiscutibile valore dell’opera.
Fox, M .V ., Qohelet and His Contradictions> Sheffield T989. Il commento ve­
ro e proprio (pp. 15 1-3 2 9 ) è preceduto da un’introduzione finalizzata a presen­
tare il libro dell’Ecclesiastico al lettore moderno e da quattro capitoli più sostan­
ziosi: 1. Significato di hebel e di r 6iùt ruàh; 2. sofferenze e piaceri; 3. epistemolo­
gia di Qohelet; 4. giustizia e teodicea. Tutti e quattro seguono, grosso modo, il se­
guente schema espositivo: impostazione del problema; terminologia; valutazione
critica. Il commento, ben fatto e ardito, è affrontato dopo una breve esposizione
di vari aspetti connessi alla comprensione letteraria dell’opera: alcune parole chia­
ve; il linguaggio di Qohelet; la struttura letteraria; il valore delle versioni greca e
siriaca.
Gordis, R., Koheleth, The Man and His World, New York 319 78 . Il commen­
to vero e proprio occupa le pp. 2 0 3 -3 5 5 . he pp. 14 5 -2 0 1 contengono il testo e la
traduzione. La prima parte costituisce un’ottima introduzione, le cui dimensioni
possono essere apprezzate dal lettore. Vi si affrontano aspetti letterari di caratte­
re generale, alcuni elementi stilistici e la visione del mondo di Qohelet senza tra­
scurare tematiche più comuni come l’autore, la canonicità, il testo e le versioni. Il
commento è equilibrato ed erudito. Questo commento è uno strumento impre­
scindibile per acquisire familiarità con lo stile del pensiero e dell’espressione dei-
fi Ecclesiaste.
Isaksson, B., Studies in thè Language o f Qoheletb, Uppsala 19 8 7. Si tratta di
uno studio della lingua di Qohelet impostato prevalentemente secondo la prospet­
tiva del sistema verbale ebraico: nifal di ‘s'b, diversi valori della'coniugazione a
prefissi e suffissi, participio attivo, pronomi, avverbi di esistenza e negazione. D o ­
po la lettura delle conclusioni (pp. 19 0 -19 7 ) si ricava l’impressione che un lavoro
174 libro de 11*Ecclesiaste

così arduo (soprattutto per lo sforzo implicato dalla delimitazione del grado di
validità delle basi metodologiche offerte dalla linguìstica contemporanea, pp. n -
zz) a mala pena giustifica il valore dei risultati dell’indagine, la quale in ogni ca­
so trova giustificazione nella scarsità di questo tipo dì studi indubbiamente ne­
cessari agli specialisti.
Laliba, A., Kohelet (BK xix), Neukirchen/Vluyn 19 78 . Si tratta probabilmente
del miglior commento moderno all’ opera di Qohelet, almeno come trattazione
d’insieme. Le 14 pagine d 1introduzione sono forse troppo brevi, anche se la pro­
blematica generale del libro è presentata in maniera sufficiente. Manca un’ade­
guata disamina letteraria, assenza tipica dei commenti del «Biblischer Konmien-
tar». La critica testuale, pur corretta, non è ampia come ci si sarebbe potuto at­
tendere per alcuni versetti.
Ogden, G., Qobeletb, Sheffield 19 8 7. Studio piuttosto ampio (circa 200 pagi­
ne), considerate le dimensioni delPEcclesiaste, L ’analisi testuale è adeguata; il com­
mento teologico è esauriente e teiice; gli aspetti letterari sono correttamente indi­
viduati e accuratamente presentati. Lamentiamo la mancanza di un’introduzione
adeguata; non si può dir molto in 8 pagine. Titolo di merito dell’opera sono due
appendici introduttive su! significato di hebel e jitrón. Curioso l’excursus con­
clusivo intitolato «Sapienza cinese e rivelazione biblica».
Whitfey, Ch.F., Koheleth. His Language and Thougbt (B ZA W 148), Berlin -
New York 19 79 . Come si può cogliere dal sottotitolo, questo non è propriamen­
te un commento. Dopo una brevissima introduzione (A), l’opera è aperta da uno
studio del linguaggio di Qohelet (B), esaminato capitolo per capitolo, che si con­
clude con una valutazione della tesi di Zimmermann e Dahood (con esito negati­
vo). Questo esame critico (C) affronta le peculiarità del linguaggio di Qohelet e
il suo rapporto con l’opera di Ben Sira. Lo studio del pensiero dell’autore dell’Ec-
clesiaste (D) tiene conto delle teorie sulle influenze babilonesi, egiziane e greche.
Nell’ ultima parte (E) l’autore cerca d’impostare una valutazione delle fonti israe-
lite, del problema dell'influenza greca, del materiale proverbiale comune e della
natura dei problemi affrontati da Qohelet. Se si prescinde da alcune conclusioni
affrettate, questo è senza dubbio il migliore studio attuale sull’ Ecclesiaste.
Whybray, R .N ., Ecclesìastes, Grand Rapids 1989. Il commento (pp. 3 3 - 1 7 4 ) è
preceduto da una breve ma ricca introduzione di 31 pagine: titolo e posizione nel
canone; contesto storico, autore e luogo dì composizione; lingua; unità letteraria
e struttura; pensiero; analisi del contenuto. Pur mantenendosi nei limiti di una
comprensibile prudenza, il commento è buono, molto aggiornato, di alto livello.
Capitolo vi

Il libro deH’Ecclesiastico

I. DATI G E N E R A L I

Bibliografia'. É. Beaucamp, / Sapienti d'Israele o il problema delVimpegno^ Cini-


sello Bals. 1 9 9 1 , 1 5 3 - 1 9 3 ; G. von Rad, La Sapienza tri Israele, z i 5-2.34; J A . Sog-
gin, Introduzione all’Antico Testamento, Brescia 4i 987, 5 4 1-5 5 0 .

1. // lib ro

Ct troviamo di fronte alFesempio piu completo di letteratura sapienziale


giudaica. L'opera, unica nell"Antico Testamento a portare la firma de!-
Fautore, godette inizialmente di enorme prestigio in ambienti tanto giu­
daici quanto cristiani. Probabilmente fu il primo libro deuterocanonico
a essere messo per iscritto.

a) T esto e v e rs io n ir

Stando a quanto il nipote-traduttore dice nel prologo, l'opera fu scritta


in ebraico. Quest’affermazione era confermata dalle citazioni delFEc-
clesiastico nelle opere rabbiniche. Tuttavia fino al 1896 non si seppe
nulla delPoriginale ebraico. La storia testuale dell’Ecclesiastico e la più
complessa e appassionante di tutti i libri dell’Antico Testamento.
Tra il 1896 e 1900 furono rinvenuti quasi due terzi del testo ebraico
in una geniza (deposito di manoscritti inutilizzabili) della sinagoga della
città vecchia del Cairo. Uno dei problemi consisteva nel fatto che questo
testo era suddiviso in quattro manoscritti diversi, conosciuti come A, B,
G e l) , tutti delFxi e xn secolo. Nel 1931 fu pubblicato un quinto ma­
noscritto (E), anclfesso trovato nella geniza sopra ricordata, che venne
ad aggiungere 34 nuovi versetti ebraici ai 1056 già esistenti. Nel 1956
furono scoperti nella grotta z di Oumran (z Q18) frammenti di 6,20-31
in disposizione sticometnca e tre o quattro lettere di 6,14-15 (o forse
1,19-20), in un testo molto simile a quello del manoscritto A.x Si tratta
r. Si vedano, era gli altri, II. Duesberg - I. Fransen (edd.), Ecclesiastico (BG), Torino-P.oma
19ÓÓ, 3-12.; F. Vattioni, EcclestasUcor Napoli 1968, x v iu -x x ix ; P.W. Skehan - A.À. Di Lelia,
T h e Wtsdotn of Ben Sira (ÀR 39), N ew Y o rk 1987, ì i -6 z .

z. Edd. M . Baillet - J.T . Milik - R . de Vaux, Les *Pentes Grottes» de Qumràn, O xford 19 6 2 .
iy6 II libro dell’Ecclesiastico

di manoscritti della seconda metà del i secolo a.G. Intorno agli stessi
anni si scoprì in un'altra grotta un frammento di manoscritto (ri QPsa),
risalente con ogni probabilità alla prima metà del i secolo d.C., conte­
nente 51,13-20 e le ultime due lettere del v. 3ob.3 Nel 1965 Yadin pub­
blicò alcuni frammenti di un manoscritto del Siracide della prima metà
del 1 secolo a.G., ritrovati negli scavi di un fortino a Masada,4 conte­
nenti parti di 39,27-44,17, anclvesse scritte in ordine sticometrico. Infi­
ne lo studioso A. Scheiber, ricercando tra i frammenti della geniza del
Cairo depositati presso la biblioteca dell'Università di ( .ambridge, trovò
un nuovo foglio contenente il testo di 31,24-32,7 e 32,12-33,8. Anche
se Scheiber lo identificò come parte del manoscritto D, non è mancato
chi, in base a studi sticometrici, ritiene che ci si trova qui di fronte a un
nuovo manoscritto finora sconosciuto (F).s
Per quanto concerne le versioni, si devono segnalare quella greca dei
LXX e la siriaca della Peshitta, senza dimenticare i frammenti ebraici del­
le citazioni rabbiniche. Riguardo ai manoscritti greci/ sembra opportu­
no suddividerli in due gruppi: Gì e G2. Il traduttore di G2 non sembra
avere compiuto una traduzione originale e indipendente: egli si basò su
G ì e sulla recensione ebraica usata da quest'ultimo. 1 manoscritti siria­
ci,7 che presentano un testo uniforme, insieme con i manoscritti ebraici
attualmente disponibili sembrano essere collegati direttamente con l’ope­
ra autografa di Ben Sira. Tra ie versioni antiche vi sono tuttavia segnali
d'influenze reciproche: i manoscritti siriaci rivelano lezioni peculiari di
G ì e G2; i testi ebraici presentano lezioni peculiari di G ì e G2 e del te­
sto siriaco.8 Poiché l'opera del Siracide andò esente dalla fissazione ca­
nonica per vari secoli, è ragionevole pensare che venne copiata molte vol­
te mentre venivano introdotti mutamenti testuali che originarono le cor­
ruzioni osservabili nei vari manoscritti.
La versione latina, come viene presentata nella V u lg a t a , non fu com­
piuta da Gerolamo, il quale si limitò ad accettare senza modifiche una
traduzione antica.9 Questa traduzione, citata da Cipnano, fu compiuta
certamente in Africa nei primi decenni del in secolo. In essa si può ri-
3. Pubblicato da J.A. Sanders, The Psalms Serali of Quintétti Cave i r (iiQ Psf1), Oxford 196 5.
4. Y . Yadin, The Ben Sira Scroli from Masada, Jerusalem 19Ó5. Contributi critici in Th. Midden-
dorp, Die Stellung Jesu Ben Siras zwiseben JudentUfg und btellèmsmu$f Leiden 19 7 3 , 9 1 - 1 1 2 .
5. Ulteriori informa?ioni in P.W. Skehan - A.A. Dì Leila, op. c t t 51-53.
6. Studio eccellente in R. Smend, Die Weisheit des Jesus Sirachi Berlin 1906, L x n c x v n i; si
veda inoltre N. Peters, Das Buch Jesus Sirach oder Ecclesìasticus uhersetzt und erkldrt, Miin-
ster 1913» l x v - l x x v .
7. Cfr. R. Smend, op. cìt.t c x x x v i -c x l v i ; N, Feters, op . cit.t LXXV-LXXViiL
8. Sul rapporto tra le tre famìglie testuali cfr. M.D. Nelson, 7 he Syrìac Version of thè Wisdom
ofBen Sita Compared to thè Greek and Hehretv Materials, Atlanta 1988.
9. Osservazioni in R. Smend, op. cxvm -cxxix.
D ati generali 177

scontrare il ricorso ai testi di G ì e G2 (forse di revisioni successive), il


che spiegherebbe l’abbondanza di doppioni in alcune parti dell’opera.

b) II tito lo

Pur mancando l’originale ebraico dell’inizio dell’opera, il titolo si può


facilmente dedurre dal c o l o p h o n dopò 51,30 nel manoscritto B e dalle
intestazioni greca (s o p h ia le s o ti b y io u S ira c h ) e siriaca (h e k m e t a d eb a r
s ira ): h o k m a t j e s ù à ‘ b e n ’e V à z à r b e n s i r à 3 «Sapienza di Gesù figlio di
Eleazar, figlio di Sira». La tradizione giudaica presenta diversi titoli per
il libro. Alcuni trattati del Talmud lo intitolano s é f e r b e n s i r à y «Libro di
Ben Sira». Saadia Gaon (x secolo) lo conosce come s é f e r m u s a r «Libro
d’istruzione». Altri rabbini lo chiamano m u s a r b e n $ trà y «Istruzione di
Ben Sira» o m i l l e b e n s i r à y «Proverbi di Ben Sira».10
Il titolo E c c le s ia s t ic o , proveniente dal titolo della maggior parte dei
manoscritti della V u lg a t a , E c c le s ia s t ic u m , deve probabilmente la pro­
pria origine all’ampio uso che si fece del libro nelle comunità cristiane
(e k k le s ia i) dei primi secoli.

c) L a n u m e ra z io n e

Nei manoscritti greci, come nelle traduzioni che ne dipendono, eccetto


la V e t u s L a t in a e le versioni armena e slava, i capp. 31-36 sono stati
trasposti rispetto all’ebraico. In linea generale possono valere le seguenti
corrispondenze:
E braico G reco
cap. 3 1 cap. 34
cap. 32 cap. 35
c a p . 33 cap. 36
cap. 34 cap. 31
cap. 35 cap. 32
cap. 36 cap. 33

d) L a c a n o n i c i t à 11

Mentre la chiesa cattolica considera l’Ecclesiastico un’opera canonica,


ebrei e protestanti lo considerano apocrifo, ossia non ispirato, insieme
ad altri libri e parti di libri (cfr. voi. 11, i i , I , i c ). Ora, poiché l’introduzio­
ne dell’Ecclesiastico e delle altre opere menzionate nel canone cattolico
10. Ulteriori informazioni in G.H. Box - W.O.E. Oesterley, Sirach, in R.H. Charles {ed.},
Apocrypha and Pseudepigrapha ofthe Old Testament i, Oxford 1 9 1 3 , 268-5x7, spec. 2 7 1.
1 1 . Si veda, tra altri, N. Peters, op. cit.y LIII-LXII; P.W. Skehan - À.A. Di Leila, op. cit., 17-20 .
178 li libro dell’Ecclesiastico

rappresenta una s e c o n d a accettazione di opere religiose - la prima fu


quella del canone giudaico - tutte queste opere ricevono nella chiesa cat­
tolica il nome di «deuterocanoniche». Nonostante la posizione ambigua
- o almeno quasi mai del tutto chiara - della chiesa primitiva rispetto
alla canonicità dell1Ecclesiastico, sembra fuor di dubbio che esso sia ci­
tato nel Nuovo Testamento con relativa frequenza, in particolare in
Matteo, Luca, Giacomo e nella lettera agli Ebrei.12
Curiosamente, sebbene le autorità rabbiniche affermassero esplicita­
mente che l’Ecclesiastico non era un’opera ispirata, poiché scritta dopo
il periodo profetico, tale opera è citata nel Talmud almeno 82 volte e
qualche volta le citazioni sono introdotte dalla formula: «Poiché/come c
scritto» riservata esclusivamente alla citazione di testi canonici.13

z. A u t o r e , d a ta e lu o g o d i c o m p o s i z i o n e 14

a) L 'a u t o r e
Fatta eccezione per il libro delPKcclesiastico, tutti gli altri scritti dell’An­
tico Testamento sono anonimi oppure attribuiti pseudepigraficamente a
personalità del passato d’Israele, come Davide o Salomone. 1 manoscrit­
ti a nostra disposizione presentano diverse forme del nome dell’autore.
In 50,27 del manoscritto B si legge «Simone, figlio di Gesù, figlio di Elea-
zar, figlio di Sira». Tuttavia dopo 51,30 appare in due forme: una volta
«Simone, figlio di Gesù, chiamato figlio di Sira»; l’altra come in 50,27.
11 c o l o p h o n siriaco lo chiama «Gesù, figlio di Simone, chiamato figlio di

Asira»,15 Considerato che il traduttore dice nel prologo «mio nonno Ge­
sù» e nel titolo greco che costituisce l’intestazione di 51,1 si può leggere
«Discorso di Gesù, figlio di Sira», è ragionevole pensare che «Simone»
sia una corruzione e 1 autore dell'Ecclesiastico si chiamasse Gesù ben
Eleazar ben Stra.ltì

b) D a ta

Uno studio generale sul pensiero e lo stile porta a concludere che 1 Ec­
clesiastico fu scritto poco prima della rivoluzione maccabaica del 168
a,C. Tuttavia la determinazione più o meno precisa della data di com-

Ti. Ulteriori informazioni in F. Vattioni, op. cit., XXX-XL,


13 . Sulle citazioni talmudiche e rabbiniche cfr. R. Sroend, op, cit,, xlvi lvi .

14. Ricca informazione in H. Duesberg - 1 . Fransen, op. cit., 2 1-32 .


15. Asira, «prigioniero», è senza dubbio una lezione erronea.
16. Come nelle culture attuali, quando il primo cognome - nel nostro caso il patronimico Ben
FJeazar - non è sufficiente a individuare una persona, si ricorre al secondo, in questo caso al
patronimico con il nome del nonno: Ben Sira.
Da ri generali 179

posizione si può basare sulle informazioni fornite da due passi del libro.
Nella prefazione all’opera il traduttore greco informa di essere nipote
dell’autore e di essere giunto in Egitto nell’anno trentotto del regno del-
l’Evergete.17 Afferma inoltre di aver intrapreso il lavoro di traduzione
dell’opera del nonno, scritta in ebraico, dopo aver vissuto là per un cer­
to tempo. Per quanto riguarda il nome dell’Evergete («Benefattore»), ri­
sulta che ci furono due re Tolemei con questo appellativo: Tolemeo ni
Evergete 1 (247-221 a.C.) e Tolemeo v i i Evergete 11 (170 -117 a.C.).
Tuttavia, considerato che il primo regnò poco più di venticinque anni e
che il traduttore parla del trentottesuno anno del regno di Evergete, se
ne può dedurre che si trattasse di Tolemeo v i i e, di conseguenza, il ni­
pote di Ben Sira giunse in Egitto intorno al 132 a.C. Suo nonno, dun­
que, avrebbe compiuto la propria opera nei primi decenni del n secolo,
certamente prima della persecuzione di Antioco Epifane, nel libro non
menzionata affatto.
In 50,1-24 Ben Sira presenta un vivace e appassionato elogio del som­
mo sacerdote Simone, figlio di Onia. La vivacità delle immagini fa pen­
sare di trovarsi di fronte a un testimone oculare. D’altra parte Tespres-
sione «nella sua vita» {50,1) sembra implicare che fosse già morto. Or­
bene chi era questo Simone? Flavio Giuseppe fornisce ragguagli sull’esi­
stenza di due sommi sacerdoti con questo nome. Il più antico, Simone 1
il giusto, è collocato da questo autore intorno al 300 a.C.; l’altro, Simo­
ne il, svolse il suo incarico circa un secolo più tardi. Non si può esclu­
dere che Simone 1 sia una figura leggendaria, utilizzata da Giuseppe per
colmare il periodo oscuro compreso tra Esdra e Antigono (verso il 180
a.C.) e assicurare così la successione dei sommi sacerdoti. Di fatto le
tradizioni della Mishna e del Talmud sono al riguardo confuse, il che
implica lo scarso fondamento storico della tesi della supposta esistenza
storica di Simone 1.
Di conseguenza è ragionevole argomentare che l’Ecclesiastico venne re­
datto dopo il 195 a.C. (data approssimata della morte di Simone 11). Con
maggior precisione, l’opera non potè essere scritta dopo il 17 1 a.C. In­
fatti in quell’anno Antioco Epifane, deposto il sommo sacerdote Onia 11
(ultimo legittimo della linea sadocita) ili favore di suo fratello Giasone,
arrivo a destituire anche quest’ultimo a favore di un beniaminita: Mene­
lao. Risulta chiaro che il Siracide, se l’avesse conosciuta, non avrebbe pas­
sato sotto silenzio questa violazione sacrilega del diritto sacerdotale.18

t j . L ’ importanza di questo dato è sottolineata da F. Vattioni, o p . c t t , x v ii- x v iii.

18. Sul contesto storico dell’opera di Ben Sira si può vedere R. Smend, o p . c i t x i v -x x v iii ; M .
Ts. Segai, Sefer Ben Sira bassalem, YerusBalaiin 1 - 1 1 ; J, Marbòck, Weisheit im Wan-
del, Bonn 19 7 1, 9 -12 ; P.W. Skehan - A.À. Di Lelia, o p . cit., 8 -16; H. Stadelmann, Ben Sira ah
Schriftgelehrter {W UNT 6), Tiibingen 1980, 4-2 6.
c) Luogo

Non vi sono motivi per dubitare che il libro dell’Ecclesiastico sia stato
scritto a Gerusalemme. Se si considera la formazione dell autore, la sua
profonda conoscenza delle tradizioni teologiche e sapienziali del suo
popolo e la sua più che probabile familiarità con la cultura ellenistica,19
si dovrà dedurre che il Siracide fu un celebre maestro di sapienza {cfr.
50,2,7) di cultura cosmopolita, in queste circostanze la culla della sua
formazione e la sede ideale per il suo magistero dovette essere natural­
mente Gerusalemme.

IL D IM EN SIO N E LE T T E R A R IA

r. P r im e im p r e s s io n i

Il lettore del Siracide che abbia familiarità con i Proverbi noterà imme­
diatamente la quasi completa assenza di aforismi isolati di un solo stico.
Effettivamente nell’Ecclesiastico si ricorre per lo più al poema, all’esor­
tazione e all5istruzione. La poesia didascalica rivela nel Siracide un im­
pulso decisivo verso l’educazione in genere, non soltanto scolastica. Il
maestro è diventato dottore. Come si vedrà, l’autore non lascia mai iso­
lato uno stico, ma lo collega a versi di contenuto affine per creare poemi
con un tema dominante, alcuni dei quali presentano suddivisioni in
strofe, soprattutto quelli caratterizzati da un maggiore lirismo.
Un’altra peculiarità dell’Ecclesiastico è la ripetizione tematica. La ri­
petizione di alcuni temi in diverse sezioni di un’opera che certamente si
deve a un unico autore, senza un’apparente funzione specifica, risulta sor­
prendente. Ad esempio, Tistruzione sulla vergogna di 4,20-3 r ha un pa­
rallelo più ampio in 41,16-42,8; i pericoli letali che il cattivo uso della
lingua può comportare per bucino sono affrontati in 5,9-6,45 19,4-19;
20,1-8.18-26; 23,7-15; 27,8-15, ecc.; il tema dell 'amicizia e deH’tnimi-
cizia ricorre in 6,5-17; 12,8-18; 22,19-26; 37,1-6, ecc.; la generosità e i
prestiti sono trattati in 3,30-4,10; 29,1-20; dei banchetti si parla in 31,
12-24; 3 1,1-13 ; 37,2*7-31; del timore del Signore in 1,11-20 ; 2,7-17; 32,
14-24; 34,13-17. In seguito si cercherà di offrire alcune ipotesi su que­
sta evidente mancanza d’interesse per rarmonizzazione del contenuto di
alcuni passi.
Fatta eccezione per P r o v , 30,7-9, nella letteratura sapienziale canoni­
ca non s’incontra alcun esempio di preghiera, una sospensione del discor­
so in cui il sapiente si rivolge a Dio in qualità di orante. Se si considera
il peculiare e t h o s della sapienza, la ricerca razionale dell’ordine inscritto
19. Sul lapporto di Ben Sira con il pensiero greco cfr. J. Marbock, op. cit.} 17 0 X73; Th, Mid-
dendorp, op, c i t 7-34.
Dimensione letteraria 181

nella creazione e la propria integrazione in esso, è comprensibile l’as­


senza delPimpuIso devozionale o mistico. Tuttavia nei testi deuteroca-
nonici il panorama muta. Mentre si osserva un impeto devozionale cui
non si era abituati, vengono presentate preghiere di ammirevole pro­
fondità religiosa, come S a p . 9. Nel Siracide la preghiera può essere indi­
retta, mediante un’esortazione alla seconda persona plurale (39,12-35;
43,27-33; 50,22-24) o diretta (come in 23,1-6; 36,1-17; 51,1-12).
Il riferimento del Siracide alla storia costituisce un’altra sorpresa per
il lettore che affronta per la prima volta la sua opera. Fatta eccezione
per le intestazioni di alcune parti dei Proverbi, in cui vengono ricordati
Salomone ed Ezechia (1,1; 10,1; 25,1), o la pseudepigrafia di Qoheiet
(1,1.12), non sì troverà nella letteratura sapienziale canonica nessun ri­
ferimento a personaggi o eventi della storia d’Israele. L Ecclesiastico rap­
presenta un’eccezione significativa perché, oltre ai numerosi riferimenti
puntuali a personaggi o eroi della letteratura religiosa, Fautore compo­
ne, nei capp. 44-50, un eccellente e ampio trattato, non privo di mani­
polazioni ideologiche, sulla storia della salvezza. Piu avanti sarà possibi­
le chiarire la ragione di questo ricorso alla storia nel Siracide.
I Proverbi, Giobbe e Qoheiet non sembrano interessati a oltrepassare
1 limiti di un discorso razionale autonomo. Per questa ragione in essi è
assente il ricorso alla legge, che peraltro costituisce un elemento essen­
ziale allo sviluppo e la comprensione del giudaismo posteriore. La sapien­
za nei suoi primi stadi evolutivi, intesa come vocazione ai servizio del-
i’individuo e come stile di discorso, evitò la soggezione agli imperativi
della legge positiva. Non si trattava di un’anomia intenzionale ma di una
scelta di motivi d interesse. Infatti, a dire il vero, i sapienti fecero conti­
nuamente riferimento a una «norma morale», ma collegandola più a un
codice di condotta personale condizionato dalla propria efficacia sociale
che con una legislazione positiva esterna. In questo senso il binomio «giu-
sto/malvagio» o «onesto/empio» non doveva necessariamente fondarsi
sulla torà mosaica. Il Siracide, tuttavia, non solo interpreta questo bino­
mio secondo la prospettiva della legge ma arriva a identificare la voca­
zione sapienziale con la sottomissione alla legge di Mosè.l< Anzi, pone
allo stesso livello il «timore del Signore» e la torà:11 «Coloro che temo­
no il Signore cercano di piacergli, | coloro che lo amano adempiono la
sua legge» (2,16)..oi

io. Sulla funzione della legge nell’Ecclesiastico e la sua importanza teologica efr. E,J. Schnabel,
L a t a a n d W t s d o n t f r o m B e n S ir a to P a u l , Tiibingen 198 y, 29-92; inoltre K.M, O ’Connor, T h e
W / s d o m L i t e r a t u r e y Wilmingtou 1988, 14 5 146.

z i. Sul rapporto tra questi due concetti nell’Ecclesiastico cfr. J. Haspecker, G o tte s fu rc h t b e i J e ­
s u s S ir a c h , Roma 19 6 7, 32S -332,
z. A sp etti letterari

a) L a lin g u a

L’opera del Siracide è scritta.in ebraico, benché il suo lessico comporti


diversi aramaismi. AIFepoca dell’autore l’ebraico era solo una lingua di
scuola, non parlata dal popolo. Tuttavia il nostro la conosceva abba­
stanza da sentirsi in grado di esporre il proprio pensiero in forma poeti­
ca. In effetti lo stile è imitativo e, talora, ripetitivo, ma sarebbe eccessi­
vo affermare che sia decadente. L’Ecclesiastico, di fatto, non è inferiore,
dal punto di vista stilistico, ai salmi più recenti o ad alcune parti tarde
dei Proverbi. Questo libro dimostra una notevole capacità di combinare
l’elemento didascalico a quello devozionale, le sequenze moraleggianti a
immagini di notevole valore letterario/1 Talvolta il linguaggio poetico
raggiunge livelli eccellenti in particolare nelle lormuiazioni teologiche
(ad es. nel cap. 24) c nelle sezioni ùmiche (ad es. 42,15-43,33).

b) I g e n e r i le tte ra ri

Riguardo ai generi letterari il Siracide dimostra padronanza del vasto


campionario della tradizione sapienziale/3 Accanto ai generi che costi­
tuiscono il comune denominatore di ciò che è chiamato m a s a l , neli’Ec-
clesiastico s’incontrano inni, narrazione autobiografica, poesia onoma­
stica, preghiere, il grande poema didascalico e persino un salmo di azio­
ne di grazie.
Benché dal punto di vista formale l Ecclesiastico sembri avvicinarsi ai
Proverbi,14 il Siracide, a differenza di questi ultimi, ricorre assai di rado
al p r o v e r b i o is o la to , e anche in queste rare circostanze non perde occa­
sione per commentarlo mediante esortazioni 0 osservazioni tratte dalla
vita reale. Così, per segnalare il pericolo insito nei rapporti con i ricchi
(13,2-7), dopo quello che sembra un proverbio convenzionale (13,2)
vengono presentati alcuni «casi» dell’esperienza quotidiana e le conse­
guenze negative di un’azione sconsiderata (13,3-7). ln altre parole ci si
trova di fronte, di solito, a unità in versi composte intorno a un tema,
costituite da tre o più Etichi, introdotte da un aforisma (ad es. 22,6-18;
26,1-4). Altra variante del m a s a l è il proverbio numerico (Sri*. 23,16-18;
25,7-11; 26,5-6; 50,25-26) già noto in Giobbe (ad es. 5,19-22), nei Sal­
mi (ad es. 62,12) e soprattutto nei Proverbi (ad es. 6,16-19, e in partico­
lare il cap. 30). Lo schema di questo procedimento letterario è n / n + 1
22. Cfr, V. Moria, E c le s t ó s t ico, Madnd-Estclla 1992, r i.
23. Seguiamo essenzialmente C.W Baumgarrner, D t e ii t e r a r ìs c h e n G a t t u n g e n in d e r W v i s h e i t
dfts J e s u s S t r a c h : ZAW 34 ( 1 9 1 4 ) 16 1-19 8 ; cfr. P.W. Skehan - A.A. Di Leila, o p . c i t 21-30.

14. Su! rapporto tra Ecclesiastico e Proverbi si veda H. Duesberg - 1. Fran&en, o p - c i t ,, 64-71,
Dimensione letteraria 183

(«Ci sono tre cose che,., e una quarta che,,,»). Anche il poema didasca­
lico breve (S ir. 10,6-18; 12,19-26; 27,11-29), volto a inculcare la neces­
sità di una retta condotta di vita, può essere qualificato come m a sa l. Do­
po raffermazione di base, con la quale si apre l’unità, il Siracide ricorre
a domande retoriche, proposizioni condizionali o relative per caratteriz­
zare «casi» ipotetici o reali. La finalità di questo procedimento e palese­
mente didascalica, ma prevalgono gli elementi descrittivi. Un altro tipo
di m a s a l è rappresentato dall’istruzione, che si trova spesso in P ro v . 1-9
ed è profondamente radicata nella letteratura egiziana. Alle caratteristi­
che formali del poema didascalico viene ad aggiungersi, come elemento
caratteristico, il vocativo «figlio mio» o formule affini, il continuo uso
d’imperativi, che impongono l’osservanza del precetto, e la motivazione
(espressa da una proposizione causale o consecutiva) che cerca di dimo­
strare i vantaggi dell’obbedienza a quanto viene proposto o gli svantaggi
della disobbedienza (si veda S ir. 10,26-11.9; I2 -T_7i 13.8-13; 31,12-24).
Il poema amoroso allegorico di 14,20-27 trova senza dubbio i propri
antecedenti in P r o v . 5,15-20 e in C a n t . 2,8 ss.
U i n n o non coincide necessariamente con le categorie liturgiche pro­
prie della nostra cultura religiosa occidentale. Si chiama inno qualsiasi
descrizione poetica che ha per oggetto Dio, le sue qualità e le sue opere.
In alcuni casi il lessico è scelto e il ritmo solenne. Poiché prevale il tono
descrittivo e può mancare la sollecitazione alla lode o alla contempla­
zione, e improprio definire questi poemi come inni di lode/1 Nell’Eccle­
siastico abbiamo gli esempi di 1,1-10 ; 18,1-14; 39,12.-35; 42,r 5-43,33,
La n a r r a z io n e a u t o b io g r a fic a è ben rappresentata nel resto della lettera­
tura sapienziale (ad es. P ro v . 7; 24,30-34; E c c l. 1,12-2,16; 8,9-9,!; S a p .
7-9). Con questo tipo dì formulazione il sapiente ricorre a un evento
della propria vita (ma può trattarsi di un evento capitato ad altri e visto
come proprio) affinché il discepolo/lettore rifugga da uno stile di vita
dalle conseguenze autodistruttive - nel caso si tratti di un evento nega­
tivo - o imiti un cammino che porta alla realizzazione di sé - se l’espe­
rienza riportata è positiva. Nell’Ecclesiastico quasi tutti gli esempi sono
orientati al conseguimento della sapienza (24,30-34; 33,16-18; 5 1 ,1 3 ­
22). I p o e m i o n o m a s t ic i sono elenchi di «nomi» dei diversi elementi del
mondo naturale, affini alle moderne tassonomie. Possono comprendere
specie animali o vegetali, minerali, popoli di una certa area geografica o
anche elementi geografici. I poemi onomastici furono coltivati soprat­
tutto in Egitto. Nel resto della letteratura sapienziale si possono citare
gli esempi di G io b . 18; 36,17-37,13; 38,4-39,30; 40,15-41,26; S a p . 7,
17-20.22-23; 14,15-26. Il Siracide ricorre a questo procedimento lette-
25. Forse Punico esempio in Ben Sira è costituito da 50,22.-24. Cfr. tuttavia P.W, Skehan -
A.A. Di Leila, op. cit.t 27.
I§ 4 U libro de 11‘Ecclesiastico

rario soprattutto negli inni. In 39,11-35 si segnalano in tal senso i vv.


26-30. Nel grande poema di 42,15-43,33 l'autore impiega il proprio
talento per descrìvere le opere di Dìo nel firmamento e la diversità dei
corpi e dei fenomeni meteorologici: sole, luna, stelle, arcobaleno, lam­
po, tuono, grandine, vento, pioggia, brina e neve. In questo genere po­
trebbe essere inclusa anche la descrizione dei mestieri di 38,24-34. Nel
Siracide si trovano inoltre due magnifici esempi di p r e g h i e r e : 22,27-23,6
e 36,1-17. Questo genere appartiene più propriamente ai Salmi. Eccetto
P ro v . 30,7-9 e S a p , 9, il resto della letteratura sapienziale non offre al­
cun altro esempio di preghiera. E un chiaro indizio che nei Siracide lo
scriba e l'uomo pio erano arrivati a fondersi. II g r a n d e p o e m a d id a s c a li­
c o è rappresentato essenzialmente dall’eiogìo degli antenati (44,1-50,
24).16 In 5 1,1-12 s’incontra un s a lm o d i a z io n e d i g ra z ie individuale, cer
tamente elaborato a partire da modelli primitivi.

c) P r o c e d i m e n t i r e t o r ic i e stilistici

Per quanto concerne i procedimenti retorici e stilistici FEcclesiastico è


debitore, in gran parte, del patrimonio poetico ebraico, anche se in al­
cune occasioni si osserva con sorpresa sia iì particolare adattamento di
antichi elementi sia 1 contributi originali. Senza dubbio l’opera del Sira­
cide e stata redatta in forma poetica. Sebbene la struttura strofica del­
l’opera sia ancor oggi dibattuta, risulta con sufficiente chiarezza la pre­
valenza dell’uso dello stico formato da due emistichi - in certi casi da
tre: 38,14; 42,15 - disposti in parallelismo.17 Qui e là s’incontrano versi
di due e persino tre stichi (ad es. 8,2; 9,8; ir ,4; 25,7; 29, 5; 44,21).
Solitamente, come nella poesia ebraica anteriore, il Siracide ricorre al
parallelismo: sinonimico, antitetico e progressivo/sintetico. Un esempio
del primo caso:
« Chi punge l'occhio lo farà lacrimare |
chi punge un cuore ne scopre i sentimenti» (22,19);

del secondo:
«L’uomo sensato non disprezza i consigli |
il malvagio e il superbo non conoscono il timore» (32,18); 26
7

26. Secondo alcuni che definiscono questo poema un encomio* si tratta di un prestito letterario
dalla cultura ellenistica. Questa tesi è stata recentemente sostenuta, in un ottimo studio, da Th.R,
Lee, Studies in thè Farm of Sirach 4 4 -jo , Atlanta 1386. Tuttavia questo esempio di bistorta
saluti* può essere un riecheggiameli io di certi poemi appartenenti ad altri ambili letterari del­
l'Antico Testamento (ad es. Sai 7 8 1. D'altra parte è scarsamente significativo definire questo
poema una «narrazione did ascalicacfr. P.W. Skehan - A,A. Di Leila, op. ciL, 29-30.
27. Le migliori trattazioni al riguardo si trovano nelle introduzioni alle opere di R. Smend, op.
di. e M.Ts. Segai, Sefer ben-Sira bassatem, Yerushalaim *1958.
del terzo:
«Non disdegnare una moglie discreta e buona j
perché la sua grazia vale piu d e lir o » (7,19).
Le figure dell’allitterazione e delPassonanza sono altrettanto frequen­
ti, così come vari tipi di strutture chiastiche.18 La tendenza dell’Ecclesia­
stico all’esposizione tematica trova uno sbocco espressivo nell’uso di ri­
tornelli, che fungono da elemento di raccordo stilistico nello sviluppo del
problema trattato. L’impiego più notevole di questo procedimento si ri­
scontra nel cap. 2, dove l’autore impiega tre volte l’espressione «Quan­
to temete il Signore» (w. 7-9), tre «guai» (w. 12-14) e tre «Quanti te­
mono il Signore» (vv. 15-17), per sollecitare alla fiducia e alla fedeltà a
Dio. Nell’inno di 39,12-35 in tre punti di rilievo s’incontra la formula
«Non c’è da dire...» (vv. 16.21.34). Alcuni ritornelli sono soggetti a un
principio di alternanza: «Se hai bestiame... / figli... / figlie» (7,22-24);
«Una stirpe onorata... Una stirpe ignobile» (10,19). A questa linea ap­
partiene anche il noto schema di versificazione a b / a ' b', che si trova in
19 ,13-17:
Interroga l’amico...
Interroga il prossimo...
Interroga l’amico...
Interroga il prossimo...

Alcuni ritornelli ricorrono semplicemente alla ripetizione di una fra


se: «un amico fedele» compare tre volte in 6,14-16. È probabile che il
Siracide adottasse la disputa («Non dire...») a partire da Qohelet (cfr.
S ir. 7 ,io), anche se si tratta di una forma ampiamente utilizzata nelle
istruzioni egiziane di Ani e Amenemope. In ogni caso è evidente che il
Siracide propende a usarla soprattutto in contesti di teodicea19 (5,1-6;
7,9; 11,23-24; 15 ,11-12 ; 16,17).
Nell’Ecclesiastico sono presenti, inoltre, alcune forme minori attesta­
te anche nella restante tradizione sapienziale israelitica. Ad esempio l’a­
forisma strutturato a partire dalla formula t ò b ... m in («E meglio.., che»;
ad es. 10,27; 20,18.31; 30,14); le serie negative (ad es. 7,1-20; 8,1-19;
9,1-12; 11,2.4.7-9; 12,10 -12; 18,30-33; 32,19-21); le serie positive (ad
es. «C’è chi...» in 11,11-12 .18 ; 20,5-6.9-12.21-23; «prima di...» in 18.
19-21); i macarismi (ad es. 14,1-2.20-21; 26,1); le domande retoriche
(10,29; 13 ^ 7 ; I 7 53U 18,4.5.8.16 s.; 30,19).28
9

28. Ragguagli in P.W. Skehan - A.A. Di Leila, op. cti.y 64-73.


29. Sul ricorso alla teodicea in Ben Sira cfr. J.L. Crenshaw, The Problem ofTheodicy in Sitach.
On Human Bondage: JBL 5 4 ( 1 9 7 5 ) 47-64 (= J.L. Crenshaw [ed ], Theodtcy in thè Old Testa-
ment, Philadelphia-London 1 9 8 3 ,1 1 9 -1 4 0 ).
d) L a struttura letteraria

La struttura letteraria dell’Ecclesiastico è ancor oggi una questione dibat­


tuta. Benché le ripetizioni tematiche presenti nel corso dell’opera - pa­
dri e figli, mariti e mogli, uomini e donne, amici e nemici, vecchiaia e mor­
te - siano a prima vista motivo di sconcerto, certo è che le sezioni inni-
c h e possono offrire un principio strutturante. Esse sono a tal punto im­
portanti che il lettore vi troverà i contributi più significativi del Siracide
alla tradizione sapienziale. Queste sezioni costituiscono una sorta di
c o r p u s dottrinale rispetto ai quale le singole tematiche sopra ricordate
(che compaiono già in altri libri sapienziali) danno l’impressione di es­
sere un semplice riempitivo.
Nell’Ecclesiastico sono presenti tre sezioni inniche fondamentali: i,il­
io, origine divina della sapienza;3" 14,1-2.9, la sapienza in Israele e i suoi
frutti; 42,, 15-43,33, inno alla creazione e al Creatore.51 Tutte e tre si di­
stinguono per un’esposizione sublime della teologia della creazione. Se
d’altra parte si considera che il cap. 51 manca nella traduzione greca e
si prescinde dal prologo del nipote-traduttore, il libro del Siracide risul­
ta strutturato in tre grandi blocchi: 1,1-23,2.7; 24,1-42,14; 42,15-50,29.
Il primo blocco e introdotto da un inno in lode della sapienza, creatu­
ra primordiale di Dio, il quale la offre in dono a coloro che lo amano. Il
secondo esordisce con il bellissimo poema sulla sapienza, dono divino
che pervade tutta la realtà creata, ma che risiede particolarmente a Ge­
rusalemme. La sua identificazione con la legge di Mosè rappresenta una
pietra miliare nella storia del pensiero israelita, dalle conseguenze incal­
colabili. Il terzo blocco si apre con un inno di lode all’opera della crea­
zione (42,15-43,33), al quale fa seguito l’elogio degli antenati d’Israele
(capp, 44-50). In tal modo risulta delineato un grande piano letterario e
teologico, sviluppato in fasi successive: la sapienza, creatura originaria
di Dio, che questi profuse su tutte le sue opere, è offerta a tutti coloro
che si rendono degni coltivando il timore/rispetto del Signore ( t , t - i o ).3 ì
La sapienza personificata fa l’elogio di se stessa, ricordando la propria
origine divina, la sua ricerca di un luogo dove riposare e l’accettazione
d’Israele come eredità perpetua (24,1-11). Segue l’elemento essenziale:
«Tutto questo è il libro dell’alleanza delLAltissimo, la legge promulgata
da Mosè» (24,23 ).33i 032

30. Interessante studio esegetico in O. Rickenbacher, W e t s h e it s p e n k o p e r t b e i B e n S ir a (OBO


i), Gottmgen 19 73, 4-34. 3 1. Importante lo studio di J. Marbock, op. c i t . , 1 4 5 - 1 5 1 .
32. Piii che in termini di «timore/rerrore», il concetto di &timore del Signore» va inteso come
rapporto naturale con Dio, come amore e fiducia in lui. Su questo tema cfr. J. Haspecker, op.
c i f., 205-312.
33. Sulla coincidenza di legge e sapienza c£r. J. Blenkinsopp, Wisdont and Lata in thè Old Testa-
Contenuto e fi nalità 18 7

Nel terzo poema la sapienza è ricordata esplicitamente solo in tre oc­


casioni: «le meraviglie della sua sapienza» (42,21); «con la sua sapienza
ha sottomesso l’oceano» (43,23) e «ha dato la sapienza ai pii» (43,33).
Tuttavia non vi è dubbio che l’intero inno è pervaso dal sentimento del­
l’onniscienza divina: essa rivela tutti i segreti del cuore e conosce i segni
dei tempi (42,18); svela il passato e il futuro e non le sfugge neppure un
pensiero (42,19-20); Dio ha disposto tutte le cose alla perfezione in
modo tale che gli obbediscano (42,21-25); ogni cosa mantiene il proprio
posto davanti alla parola del Santo (43,10): del Signore è la potenza
(43,17). Anche in questo caso la sapienza e la creazione sono intima­
mente collegate. Il poema si conclude in modo analogo al primo. Qui
«la sapienza è stata data ai pii» (43,33); in 1,10 «essa è offerta a coloro
che lo amano». Dopo il grande inno di 42,15-43,33, il lettore viene a sa­
pere chi sono questi pii destinatari nella storia d’Israele (capp. 44-50).
Lo schema è relativamente chiaro: la sapienza, creatura primordiale, è
offerta a tutti gli uomini pii; tuttavia essa ha la propria eredità soprat­
tutto «in mezzo al popolo glorioso» (24,12); da esso sono usciti esempi
edificanti, d’imperitura memoria, di uomini posseduti dallo spirito della
sapienza (elogio degli antenati, capp. 44-50).
Skehan e Di Leila propongono una struttura alternativa suddivisa in
otto parti più una conclusione, che non tiene conto del valore delle se­
zioni inniche sopra ricordate: 1. 1,1-4,10; 11. 4 ,11-6 ,17; 111. 6,18-14,19;
iv. 14,20-23,27; v. 24,1-33,18; vi. 33,19-38,23; v i i . 38,24-43,33; V ili.
44,1-50,24. Conclusione: 50,25-51,30.34

III CONTENUTO E FINALITÀ

Secondo il Siracide la sapienza è il bene/dono supremo al quale l’essere


umano può aspirare. Si tratta di una qualità divina presente in tutta la
creazione in generale, e in particolare nella legge mosaica, Il nostro au­
tore basa le proprie affermazioni sull’esperienza, proponendo talvolta se
stesso come esempio mediante il ricorso alla prima persona singolare.
Cosi il suo insegnamento acquista una vasta prospettiva e un’inconsueta
autorevolezza morale. Di fatto il Siracide non trascura nessun argomen­
to, sia riguardo allo sviluppo personale sia per quanto concerne la respon­
sabilità comunitaria. Nonostante la solida impalcatura teologica, l’Ec­
clesiastico rivela alcune contraddizioni dottrinali, alcune aporie presenti
peraltro in tutte le forme sviluppate della religione biblica.

meni, Oxford 1983, 140-145; H.D. Preuss, Einfiihrung in die alttestamentliche Weisbeitslite-
ratur, Stuttgart 1987, 142-145.
34. P.W. Skehan - A.A. Di Leila, op. cit.
i. P r e s e n t a z io n e tem a tica **

a) S e z io n e p r i m a : 1 ,1 - z ^ ^ z y

M o t iv i s a p ie n z ia li ,
La prima sezione dell'opera (1,1-23,2-7) è composta
da una serie di motivi già noti m gran parte dai Proverbi: il timore del
Signore come accesso alla sapienza (1,11-20), padronanza di sé e since­
rità (1,22-30), pazienza e fedeltà (2,1-18), deferenza verso i genitori (3,
1-16), umiltà e orgoglio (3,17-29), giustizia verso il bisognoso (3,30-4,
io), la sapienza come maestra (4 ,11-iu )^ vergogna e arroganza (4,20­
31; cfr. 4 1,14-42,8), false sicurezze (5,1-8), peccati commessi con la lin­
gua (5,9-6,4), le vere amicìzie (6,5-17), ricerca della sapienza (6,18-37),37
vita sociale (7,1-17), rapporti familiari (7,18-28), doveri religiosi {7,29­
36), errori nei rapporti umani (8,1-19), le donne pericolose (9,1-9), le
compagnie (9,10-16), i governanti (9,17-10,5), l'orgoglio (10,6-18), an­
cora il timore del Signore (10,19-25), rischi della vanagloria (10,26-11,
9), lavoro e finanze (11,10-28), ospiti e sconosciuti (11,29-34), 1 favori
(12,1-7), 1 nemici (12,8-13,1), i ricchi (13,2-7), gli aristocratici (13,8-13),
le classi sociali (13,15-24), fedeltà (13,25-14,2), avarizia (14,3-10), sa­
lute e morte (14,11-19 ), salmo sulla sapienza (14,20-15,10), peccato e
libertà (15,11-20), errori puniti da Dio (16,1-14), onnipresenza di Dio
(16,17-23), compassione di Dio per la debolezza umana (18,1-14), la
generosità (18,15-18), serie di atteggiamenti previdenti (18,19-29), pa­
dronanza di sé (18,30-19,3), malehngue (19,4-19), buona e cattiva intel­
ligenza (19,20-30), la disciplina del linguaggio (20,1-8), alcuni parados­
si della vita (20,9-17), linguaggio inopportuno e menzogne (20,18-26),
profilo del saggio (20,27-31), dominio del peccato (2 1,1-11), stolti e
saggi (21,12-26), tre tipi di condotta sbagliata (21,27-22,5), ancora sul­
lo stolto (22,6-18), ancora sulPamicizia (22,19-26), autodisciplina (22,
27-23,6), disciplina nel parlare (23,7-15), 1 desideri sessuali (23,16-27).
Come si può osservare, si è di fronte a un ampio repertorio di atteg­
giamenti e caratteri di tipo individuale e sociale, semplicemente umani o
nettamente religiosi. Le virtù sono lodate e i vizi fustigati; si esorta alla
pratica del dominio di sé, alla sottomissione volontaria alla disciplina e
al rifiuto di decisioni autodistruttLve. Un tale repertorio sarebbe stato
sottoscritto dai sapienti e raccoglitori di sentenze dell'Egitto e della Me-
sopotamia, animati da identici ideali di formazione umana. Qui, tutta­
via, il terreno di coltura è, in forma implicita o esplicita, à\ carattere jah-
vista. Anche se in molti casi la sanzione è squisitamente intramondana
(autodistruzione), il Siracide ricorre spesso all’intervento di un Dio che
retribuisce. Già Ln 1,11-2 0 egli fa una proposta programmatica di gran-
1
3 5. Utili osservazioni in P.W. Skehan - À.A. Di Leila, op. cit., 75-92.
36. Si veda il commento di O. Rìckenbacher, op . cit., 35 -54, 37. Cfr. op. cit., 55-71.
Contenuto e finalità 18 9

de portata e dalle conseguenze decisive per comprendere la sua conce­


zione della sapienza: il principio e la pienezza della sapienza consistono
nel timore del Signore (1,14.16); da questo dipende il compimento del
nostro desiderio di lunga vita (i,zo), di una vita piena. Sebbene l’idea
non sia originale (la si può riscontrare in P r o v . 1,7), nel Siracide è appli­
cata rigorosamente fino alle estreme conseguenze. L’impulso religioso è
elaborato con grande maestria e ad esso è finalizzato ogni sforzo consa­
pevole dall’inizio alla fine del libro.

C o m p a s s io n e d i D i o .
Nelle prime pagme del libro affiora, inoltre, un’al­
tra tematica quasi ossessiva nel Siracide: la compassione di Dio per l’uo­
mo (2,11.18), come se un mondo privato della misericordia di Dio fosse
destinato all’autodistruzione. Tuttavìa egli non esita a ricorrere alla tra­
dizione dottrinale quando questa compassione può generare equivoci:
«Non essere troppo sicuro del perdono mentre pecchi senza posa. Non
dire: grande è la sua misericordia... perché egli prova pietà, ma anche
ira» (5,5-6). Questo peculiare spirito religioso si rivela pure in un sor­
prendente consiglio: «Non aspirare a ciò che è troppo difficile per te
non indagare ciò che supera le tue forze. || Bada a quello che ti comanda
| e non occuparti di cose misteriose. || Non affannarti in cose superiori a
te | ciò che ti è stato rivelato supera la comprensione dell’uomo. || La
presunzione ha fatto perdere molti | e un’intenzione deviata ne ha fuor­
viato l’intelligenza» (3,21-24). Se ne trae l’impressione di ascoltare un
padre, non un maestro di sapienza. Come si concilia 1 atteggi amento sa­
pienziale di ricerca senza limiti con gl’imperativi «non aspirare», «non
indagare», «non affannarti»? Cum’è possibile che un sapiente respinga,
considerandolo pervertitore e illusorio, l’impulso umano alla conoscen­
za? Sorprendentemente s’mgiunge all’uomo di fare ciò che gli viene co­
mandato (riferimento implicito all’osservanza della legge), perché ciò
che è stato rivelato supera a priori la comprensione umana. Non è im­
probabile che questo atteggiamento del Siracide risenta di una polemica
con la tradizione di libero pensiero della tradizione ellenistica, alla qua­
le fanno difetto «libri rivelati», che aveva introdotto in Israele le specu­
lazioni cosmogoniche e teosofiche. In questo senso all’israelita deve ba­
stare ciò che gli è stato rivelato.

In questa prima parte dell’opera spicca inoltre la pre­


N e c e s s it à s o cia li.
occupazione del Siracide per una risposta urgente alle necessità sociali,
per far fronte alla povertà sulla base delle esigenze della giustizia (4,1­
10). Se l’ordine dei temi quali si sviluppano nel libro è da considerare
programmatico, risulta chiaro che per il nostro autore il primo sguardo
al di fuori dell’ambito familiare (cfr. 3,1-16) va rivolto al mondo dei di­
19 0 II libro dell1Ecclesiastico

scredati. L'uomo in cerca del cammino della sapienza e del timore del Si­
gnore troverà nell’ambito dei rapporti di giustizia uno dei luoghi privile­
giati, Inoltre vi è una sanzione trascendente: «Se qualcuno amareggiato
ti maledice, il Creatore ascolterà la sua imprecazione» (4,6), come se
l'ingiustizia sociale implicasse un’irresponsabile alterazione dell’ordine
stabilito da Dio nell’ atto creatore. In questo contesto il Siracide esorta a
deprezzare la meschinità e l’avarizia: «Il meschino non si accontenta
del suo | l’insana cupidigia inaridisce l’anima. |[ L’avaro lesina anche sul
pane | sulla sua tavola manca tutto» (14,9-10). In questo senso si deve
leggere anche 35,11-24. D’altra parte la ricchezza può rivelarsi la fonte
più copiosa della mal riposta fiducia degli uomini, origine della cecità
religiosa, il risultato ultimo degli istinti e delle passioni (cfr, 5,1-8; si ve­
da inoltre 31,1-11). I ricchi, sfruttatori per natura, costituiscono una
classe sociale che spinge continuamente il povero al sospetto e alla sfidu­
cia (cfr, 13,2-7.8-13.15-2.4). Rispetto alle donne l'atteggiamento del Si­
racide è prudente, se non apertamente sfiduciato:38 «Non confidare ogni
cosa a tua moglie, perché non arrivi a dominarti» (9,2). Tuttavia si deve
riconoscere che, come per gli altri motivi del iibro, anche in questo caso
il Siracide rivela il proprio squisito equilibrio e la propria profonda uma­
nità: «Non essere geloso della sposa amata» (9,1).

P ra g m a tis m o e u m a n e s i m o .
L’esperienza personale 0 forse le lezioni del­
la storia haimo fatto del Siracide un uomo lucido ed equanime, in grado
di mettere in discussione alcuni insegnamenti tradizionali. Per quanto ri­
guarda i re, la loro sapienza non dev’essere data per scontata, nonostan­
te la tradizione su Salomone del primo libro dei Re e gli insegnamenti
dei Proverbi (ad es. 25,2). Al riguardo risulta improntata a un profondo
disincanto Taffermazione di 10,3: «Un re senza istruzione è la rovina
del suo popolo».
In certi casi il Siracide si lascia prendere da un pragmatismo scanda­
loso, a dispetto dell impostazione religiosa dei suoi consigli: «Se fai il
bene, bada a chi lo fai, | e avrai una ricompensa per i tuoi benefici. ]| Fa’
il bene al pio e ne avrai contraccambio, | se non da lui, certo dall’ Altis­
simo. || ... Da’ al pio | ma non soccorrere il peccatore. || ... Anche l'Al­
tissimo odia i peccatori [ e si vendica del malvagio» (12,1-2.4.6). Nel Si­
racide si coglie talora un'mspiegabile tensione tra una tenerezza solleci­
ta (ad es. .9,io; 18,15-17) e una durezza intransigente. Tuttavia è pro­
babile che questa tensione psicologica rappresenti un riflesso delle ten­
sioni, delle ambiguità che l’uomo prudente rileva nella stessa esistenza,
Non si deve dimenticare che il cammino della vita è seminato1 di bene e
38, Importante al riguardo è l’opera di W.C. Trenchard, Ben Sira's View o f Women, A Liter-
ary Analysts, Chkor Cai. 19 8 2, spec. 16 7 -17 3 .
Contenuto e finalità 19 1

di male e l'uomo saggio dev'essere sempre pronto a coniugare razione


giusta al momento opportuno. Se le circostanze della vita sono mutevo­
le l’uomo prudente, di fronte a eventi analoghi, dovrà forse dare rispo­
ste diverse.
Senza arrivare al drastico consiglio del Qohelet sul godimento dei be­
ni, il Siracide esorta l'uomo a vivere bene alPinterno delle proprie possi­
bilità. Per quale ragione? Per Pinevitabilità e imprevedibilità della mor­
te: «Prima di morire, fai il bene agli amici | sii generoso con essi secon­
do i tuoi mezzi. || Non privarti della felicità presente | non lasciare in­
soddisfatto un desiderio legittimo. || ... Da’, ricevi e godi della vita | per­
ché nelPabisso non devi aspettarti alcuna gioia» (14,13-14.16). Rispetto
alPescatologia il Siracide si attiene saldamente alla dottrina tradizionale,
sebbene nella sua epoca circolassero certamente idee sull’immortalità e
la risurrezione, risultanti dal contatto con la filosofia ellenistica. A suo
parere dopo la morte Puomo è destinato allo s € ,ól. Così termina tutto.
Tuttavia la sua visione della morte non è pessimista né disperata. Mori­
re è tanto naturale quanto per un albero la perdita delle foglie in autun­
no, affinché la linfa che la primavera produce alimenti nuovi germogli
(cfr. 14,18). Ciò che è importante è P«albero sociale». L'uomo, creato a
immagine di Dio, dotato d’intelligenza per conoscere il bene e il male, è
chiamato a lodare Dio e a proclamarne la grandezza delle opere nello
spazio di tempo che Dio gli concede da vivere su questa terra (cfr. 1 7 ,3 ­
10). Ma sempre egli potrà confidare nella sua misericordia: «Gli anni
delPuomo sono contati... Una goccia del mare, un granello di sabbia |
questi sono pochi anni rispetto alPeternità. [| Perciò il Signore è paziente
con gli uomini | e su di loro diffonde la sua misericordia. || Egli vede e
sa che la loro fine è miserabile | perciò moltiplica il perdono» (18,9-12).
Ancora non era maturo il tempo perché fosse scritto il libro della Sa­
pienza!
II carattere equilibrato e la profonda umanità del Siracide si rivelano
in quasi tutti i casi affrontati. Ma essi risultano più evidenti col tema
della sapienza. Secondo i Proverbi la sapienza e la prudenza garantisco­
no all'uomo una vita sicura e felice; corrispondentemente la stoltezza
porta al fallimento umano e all'autodistruzione. In ciò il Siracide con­
corda (cfr. 22,6-18); tuttavia egli sa che vi sono stoltezze incolpevoli e
sapienze distruttive: «C'è chi non apprende per mancanza di luci | e vi
sono capacità che accrescono l’amarezza» (21,12).

b) S e z io n e seco n d a : 2 4 ,1 - 4 2 ,1 4

T e m i a n t ic h i e n u o v i .
La seconda sezione riprende la tematica della pri­
ma, pur con alcune novità, in particolare con una presenza più consape­
19 2 Il libro delPEcdesiastìco

vole dell'autore, in 24,30-34 il Siracide é presentato come sapiente, nel­


la linea di una tradizione prestigiosa, Sorprende, tuttavia, l’elevato valo­
re che egli assegna alla disciplina e alla sapienza, identificandole inusi­
tatamente con la profezia (24,33).^ In 33,16-19 torna a parlare di s é e
della propria funzione di sapiente. Le immagini acquatiche di 24,30-34
cedono qui il passo alle immagini della vendemmia. Se nel primo caso
era un semplice canale, qui non è altro che un racimolatore dietro ai
vendemmiatori. Il Siracide è forse consapevole (o si limita a intuire) che
la sapienza si trova a svolgere il compito della profezia nell'epoca tor­
mentata in cui si trova a vivere? In questo caso sarebbe giustificato il
paragone di 24,33 e s* comprenderebbe come egli si senta un racimola­
tore «dopo i vendemmiatori».
In questa seconda sezione il Siracide riprende e sviluppa alcuni motivi
della prima. Il tema delle donne buone e cattive, accennato nella prima
parte {9,1-9), è ampiamente sviluppato in 25,13-26,18. In 26,21-27 si
tratta esclusivamente della sposa. Il Siracide è estremamente sensibile
alle potenzialità negative della lingua. In 27,8-15 e in 28,13-26 egli af­
fronta questa tematica, sviluppata precedentemente in 19,4-17 e in 23,
7-15. In 37,1-6 (la falsa amicizia) viene presentato il contrasto rispetto
all'esposizione dei vantaggi dell'amicizia affrontata in 6 ,15-17 e 22,19­
26. In questa sezione, tuttavia, compaiono motivi assenti nella prima,
come i segreti (27,16-21), l'ipocrisia e le sue conseguenze (27,22-29), la
vendetta {27,30-28,7), le risse (28,8-12), i prestiti e le finanze (29,1-20),
il castigo dei figli (30,1-13), la salute (30,14-25), le buone maniere a ta­
vola (31,12-24; 32,1-13), pregi e difetti del vino (31,25-3 j ), ì testamenti
(33,20-24).
I consigli positivi di 7,20-21, sull'atteggiamento nei confronti della ser­
vitù, sono seguiti in 33,2,5-33 da una sorprendente trattazione dello stes­
so argomento, nella quale il Siracide sostiene inspiegabilmente un atteg­
giamento dispotico e disumano nei confronti degli schiavi: «Per l'asino
foraggio, carico e bastone | per lo schiavo pane, castigo e lavoro. || Gio­
go e redini piegano il collo | per lo schiavo cattivo tortura e castigo. || Fal­
lo lavorare, perché non resti in ozio | perché l’ozio e maestro di vizi»
(33,25.27-28). L'attenuazione di 33,30-33 è solo apparente, perché ba­
sata su motivi legali e su un pragmatismo egoista. Altri temi non affron­
tati nella prima sezione sono l’inutilità della divinazione e dell’oniro-
manzia (34,1-8); l’importanza dei viaggi per 1 arricchimento dell'espe­
rienza umana (34,9-12); sacrifìci privi di valore (34,18-26) e sacrifici au­
tentici (35,1-10); buoni e cattivi consiglieri (37,7-15). A proposito dei
medici e della medicina (38,1-15) e ancora sul lutto per i defunti (38,
39- In proposito v. J.G. Gamraie, The Sage in Sirach, in f.G. Gammie - L.G. Perdile (edd.), The
Sage in Israel and thè Ancient Near East, Winona Lake 1990, 3 55-37*1 spec. 370-371.
Contenuto e finalità 19 3

16-Z3) il Siracide rivela la sua profonda umanità e il suo grande buon


senso. In 40,1-7 propone una serie di riflessioni sul destino dell'uomo,
alcune molto vicine allo spirito di Qohelet. «Una sorte gravosa è stata
imposta a ogni uomo | un giogo pesante agli umani || dal giorno in cui
nascono dal grembo materno | lino al giorno del ritorno alla madre di
tutti. || Oggetto delle loro riflessioni, timore del loro cuore | è l'attesa an­
gosciosa del giorno della morte» (40,1-2). Questo tono elegiaco ricorda
S a i 39,5-7; 90,10; G io b . 7,1; 14,1-2; E c c l 2,22-23. H destino dell’uo­
mo si risolve in sofferenza e conflitti (4o,4cd), in angoscia di fronte alla
morte e in una straziante ansia che non lo lascia neppure nel letto (40*
6). Il tema della morte è riproposto in 41,1-4. Mentre la morte è una di­
sgrazia per chi vive felice (41,1), diventa una gradita visitatrice per i po­
veri e gli anziani (41,2). Certamente il Siracide pensa alla maledizione di
G e n . 3,19: «Non temere la tua condanna a morte... È il destino che il
Signore ha imposto a ogni vivente» (41,3-4). La seconda sezione termi­
na con un poema didascalico sulle figlie (motivo anticipato in 7,24-25;
22,4-5 e5 nella seconda sezione, in 26,10), che si segnala per il suo ec­
cessivo rigorismo. Anche tenendo conto della distanza culturale che ci
separa dalla civiltà in cui visse il Siracide, risulta scandaloso leggere che
«è meglio la cattiveria di un uomo della bontà di una donna» (42,i4a).
Indubbiamente alcune preoccupazioni che, secondo l’autore, le figlie pro­
vocano al padre sono state condivise nel nostro modello sociale fami­
liare occidentale fino a pochi decenni fa: che restino nubili, l’indocilità,
la seduzione con conseguente gravidanza, la sterilità e i contrasti con lo
sposo (42,9-10).

D i m e n s i o n e re lig io s a e s p lic ita . Di tanto


in tanto il Siracide deve abbando­
nare temporaneamente l’ambito dell’istruzione secolare e assumere una
intonazione religiosa affinché i lettori non dimentichino che la fonte ori­
ginaria che rende fecondi i suoi consigli e la radice dalla quale germo­
glia l’autentica sapienza hanno un carattere trascendente. È questa sen­
za dubbio la funzione di 32,14-33,6, sull’importanza essenziale del timo­
re del Signore e della fiducia in lui, e 34,13-17, sulla sicurezza di quanti
temono il Signore. In 36,1-17 s’incontra una nuova oasi religiosa, in que­
sto caso volta a sollecitare in modo commovente la clemenza divina ver­
so il suo popolo obbediente e la distruzione spietata dei nemici. In un
impeto emotivo sottolineato da una gragnola di imperativi il Siracide
sollecita un intervento urgente da parte di Jahvé, affinché i suoi profeti
risultino veraci (cfr. 36,15). Dove sono le antiche promesse? Se Jahvé è
il Dio d’Israele, proverbiale difensore degli oppressi, egli deve dimostra­
re il suo potere e la sua santità liberando il popolo eletto e, d’altro can­
to, eliminando il popolo oppressore. In 39,12-35 il Siracide compie una
19 4 II l i b r o d e II 1E c c l e s i a s t i c o

n u o v a in c u rs io n e nel te r r ito r io r e lig io s o , s t a v o lt a p e r e s p o r r e le p r o p r ie


p r e o c c u p a z io n i c ir c a la g iu s t iz ia , la s a p ie n z a e la p r o v v id e n z a d iv in e ,
p o n e n d o le nel q u a d r o d e lla b o n tà e d el p r o fo n d o s ig n ific a t o d e l c r e a t o :
la t e o lo g ia d ella c r e a z io n e ai s e r v iz io d e lla t e o d ic e a .40

L ’id ea le d e l sa p ien te . F o r s e la p a r te più s in g o la r e e o r ig in a le d e lla s e c o n ­


d a s e z io n e è q u e lla s u ll'id e a le d e l s a p ie n te ( 3 8 , 2 4 - 3 9 , 1 t ).414
2«La s a p ie n z a
d e llo s c r ib a ric h ie d e t e m p o e d e d iz io n e | co lu i ch e è lib e r o d a im p e g n i
d iv e n t e r à s a g g io » ( 3 8 , 2 4 ) . Q u e s t o è l’ id e a le g r e c o s c o la s t ic o (d a sch ole
« t e m p o lib e r o » ) . li S ir a c id e p a ssa in r a s s e g n a le p r o fe s s io n i p iù r a p p r e ­
s e n ta tiv e d e lla s u a e p o c a ( a lle v a to r i di b e s tia m e , a g r ic o lt o r i, a r tig ia n i,
f a b b r i , v a s a i; 3 8 , 2 5 - 3 0 ) , p er g iu n g e re a lla c o n c lu s io n e c h e , n o n o s ta n te
la lo r o a b ilità ( 3 8 , 3 1 ) , u tilità s o c ia le ( 3 8 , 3 2 ) e fu n z io n e « r ic r e a t r ic e » d e l­
la r e a ltà ( 3 8 , 3 4 0 ) , i r a p p r e s e n t a n t i d i q u e ste p r o fe s s io n i « n o n s o n o r i ­
c e r c a t i p e r il c o n s ig lio del p o p o lo | né si s e g n a la n o n e ll’ a s s e m b le a ; || n o n
s ie d o n o in tr ib u n a le [ n o n s o n o e sp e rti d i g iu s tiz ia e d ir itto . || N o n si s e ­
g n a la n o p e r c u lt u r a e d is c e r n im e n to | n o n fig u r a n o tra g li a u t o r i d i p r o ­
v e r b i» ( 3 8 , 3 3 - 3 4 a b ) . In s e g u ito il S ir a c id e e s p o n e il p r o p r io id e a le del
s a p ie n te c o n u n a p r im a s o r p r e n d e n te a ffe r m a z io n e : « N o n c o s ì c o lu i ch e
si d e d ic a in te ra m e n te a m e d ita r e la le g g e d e ll* A ltis s im o » ( 3 9 , 1 a b ). N e l l a
s t o r ia d e lla s a p ie n z a is r a e lit ic a c i s ’ im b a tte q u i p e r la p r im a v o l t a in u n a
s im ile c a t e g o r iz z a z io n e d el s a p ie n te . T u t t a v i a , a f fe r m a r e c h e il s a p ie n te
d e v e , tra a ltre c o s e , d e d ic a r s i a llo s tu d io d e lla to rà c o r r is p o n d e p e r fe t ­
ta m e n te al m o d e llo p r o p o s t o d a l S ir a c id e , in c u i la s a p ie n z a e la leg ge
s o n o e s p lic ita m e n te id e n tific a te (cfr. 2 4 , 2 3 ) . P er il r e s to le a ltre fu n z io n i
a s s e g n a te a l s a p ie n te c o in c id o n o e s a tta m e n te c o n la t r a d iz io n e s a p ie n ­
z ia le is r a e lita : « in d a g a r e la s a p ie n z a d e g li a n tic h i... c o n s e r v a r e r a c c o n ti
d i u o m in i f a m o s i... c e r c a r e il s ig n ific a to r e c o n d ito dei p r o v e r b i c i s e ­
g re ti d elle m a s s im e » ( 3 9 , i c d - 3 ) . «Il t ip o del s a p ie n te p r e s e n ta to d a l S i ­
r a c id e si c o llo c a p r o b a b ilm e n t e al te rm in e di u n a lin e a e v o lu t iv a in c u i
si fo n d o n o in tim am en -te il s a p ie n te e s p e r to in e n ig m i (q u a l è r a p p r e s e n ­
t a t o d a lla tr a d iz io n e p r o v e r b ia le ) e l 'u o m o s a p ie n te r e lig io s o e g iu r is p e ­
r ito . In e ffe tti la m e d ita z io n e d ella le g g e d e ll’ A lt is s im o e lo s t u d io d e lle
p r o fe z ie {Sir. 3 9 , 1 ) n o n s e m b r a n o fa r p a r te , p e r i d a ti a t t u a lm e n t e in
n o s t r o p o s s e s s o , d el p r o t o t ip o del s a p ie n te d e s u m ib ile d a lle s e z io n i e p i­
g r a m m a t ic h e dei P r o v e r b i. In d u b b ia m e n te è s ta to c o m p iu t o u n p a sso
d e c is iv o d a p a r te d e l sis te m a d ’ is tr u z io n e g e n e r a le , d i c a r a t t e r e s e c o la r e ,
a lla c u r a c o m p le m e n t a r e d elle tr a d iz io n i legali e re lig io se d T s r a e l e » .41

40. Si può vedere G L. Prato, l ì problema deiìa teodicea in B en Sira , Roma 1975, 62-115.
41. Un imporrante studio si trova in O. Rickenhacher, op. c i t 176-196.
42. V. Moria, op . c it, 19 1.
C o n t e n u t o e fin a lità 19 5

C o eren za d e ll’o p era . L a r ip e tiz io n e di a lc u n i te m i n e lla p r im a e s e c o n d a


p a r te h a in d o tt o s p e s s o , p r o b a b ilm e n t e a r a g io n e , a rite n e re c h e l’ E c c l e ­
s ia s t ic o sia u n ’ o p e r a c o m p o s it a . E ffe t t iv a m e n t e r is u lte r e b b e illo g ic o c h e
il S ir a c id e si s ia r ip e tu to in d iv e r s i p a ssi del lib r o s e n z a u n r a g io n e v o le
m o t iv o , p o ic h é a v r e b b e p o tu to r a c c o g lie r e in u n a so la s e z io n e le p e r i-
c o p i r e la tiv e a u n d e te r m in a to te m a , È q u in d i o v v i o p e n sa re c h e l ’ E c c l e ­
s ia s t ic o sia u n a r a c c o lt a d i a p p u n ti s c o la s t ic i e di p o e m i del s a p ie n te d i
G e r u s a le m m e . T u t t a v i a n o n è d a c r e d e r e c h e q u e s ta r a c c o lt a sia s t a t a
c o m p iu t a s e n z a l ’ in te n to d ’ in tr o d u r r e u n c e r to o r d in e . O ltr e al r u o lo
s v o lt o d a i p o e m i c h e a p r o n o le tre s e z io n i, c o m e si è o s s e r v a t o , è p o s s i ­
b ile in d iv id u a r e in u n a ste ssa s e z io n e a lc u n i tra tti c h e r iv e la n o u n in t e n ­
to d ’ o r d in e e d i p r o g r e s s io n e t e m a tic a .
E c c o a lc u n i e s e m p i. N e lla p r im a s e z io n e , d o p o a v e r p a r la t o d e ll’ o r i g i ­
n e e d e lla n a t u r a d e lla s a p ie n z a ( 1 , 1 - 1 0 ) e d e lL e s ig e n z a d el tim o r e d e l S i ­
g n o r e p e r p o te r e r a g g iu n g e r la (c o n d iz io n e r e lig io s a , 1 , 1 1 - 2 0 ) , i] S ir a c id e
p a s s a a e s p o r r e le c o n d iz io n i di tip o u m a n o ed e d u c a t iv o : p a d r o n a n z a
d i sé e s in c e r it à ( 1 , 2 2 - 3 0 ) ; p a z ie n z a e fe d e ltà ( 2 , r - 1 8 ) . S e g u e il p r im o c e r ­
c h io all in te r n o d el q u a le l ’ a p p r e n d is ta s a p ie n te d e v e d im o s t r a r e la p r o ­
p ria m a t u r it à : la fa m ig lia ( 3 , 1 - 1 6 ) . Il s e c o n d o c e r c h io (la s o c ie tà ) è r a p ­
p r e s e n t a t o in q u e s to m o m e n to d a i p iù b is o g n o s i ( 3 , 3 0 - 4 , 1 0 ) . S e in i ,i -
1 0 si p a r la v a d e ll’ o r ig in e d e lla s a p ie n z a , 4 , 1 1 - 1 : 9 è in c e n tr a to su l s u o
m a g is t e r o , il c h e c o s titu is c e un p r o b a b ile s e g n o d e ll’ in iz io di u n a s o t t o ­
s e z io n e . C o m e si p u ò v e d e r e d a q u a n t o è s ta to o s s e r v a t o , n o r m a lm e n te
c ia s c u n a p a r te o se z io n e del lib r o in iz ia c o n un in n o a lla s a p ie n z a o c o n
la s u a r a c c o m a n d a z io n e d a p a rte d el m a e s tr o . S u b it o d o p o v ie n e r ip r e s a
l’ e s p o s iz io n e d e g li a m b iti in c u i l 'u o m o d e v e m o s t r a r e la p r o p r ia v o c a ­
z io n e s a p ie n z ia le : la s o c ie tà ( 7 , 1 - 1 7 ) e la fa m ig lia ( 7 , 1 8 - 2 8 ) , s e n z a d im e n ­
tic a r e i d o v e r i re lig io s i ( 7 , 2 9 - 3 6 ) , Q u e s to è c iò ch e si d e v e fa re ; e c h e c o ­
sa sì d e v e e v it a r e ? L e p e r ic o p i s e g u e n ti c e r c a n o di r is p o n d e r e a ta le d o ­
m a n d a : r a p p o r t i u m a n i s b a g lia ti ( 8 , 1 - 1 9 ) ; d o n n e p e r ic o lo s e ( 9 , 1 - 9 ) ; n o n
a b b a n d o n a r e i b u o n i a m ic i ( 9 , 1 0 - 1 6 ) . D a 1 2 , 8 a 14 ,10 sco rre d a v a n ti
a g li o c c h i u n a t ip o lo g ia u m a n a v a r io p in t a : n e m ic i, r ic c h i, a r i s t o c r a t i c i ,
c la s s i s o c ia li, a v a r i. U n s a lm o s u lla s a p ie n z a ( 1 4 , 2 , 0 - 1 5 , i o ) 4 * in t r o d u c e
la q u a r t a s o tt o s e z io n e d e lla p r im a g r a n d e p a r te d e lL o p e r a . S e è v e r o
c h e , s e c o n d o q u e s to s a lm o , D io è o n n ip o te n te ed è la fo n te di tu tto , e g li
d o v r e b b e e s s e re , a r ig o r d i lo g ic a , r e s p o n s a b ile d e lle c a t t iv e a z io n i d e l ­
l’ u o m o . Il S ir a c id e c e r c a di r is p o n d e r e a q u e s to p r o b le m a n e lla p e r ic o p e
s u c c e s s iv a , p e c c a t o e lib e rtà ( 1 5 , 1 1 - 2 0 ) , c o m p le t a t a d a u n ’ e s p o s iz io n e
d e g li e r r o r i c a s t ig a t i d a D to ( 1 6 , 1 - 1 4 ) . M a D i o si p r e o c c u p a d a v v e r o d e l ­
le v ic e n d e u m a n e ? L a r is p o s ta è fo r n it a a p a r tir e d a ll o n n ip r e s e n z a d i v i ­
n a ( 1 6 , 1 7 - 2 3 ) e dal m e r a v ig lio s o g o v e r n o d e lla c r e a z io n e ( 1 6 , 2 4 - 1 7 , 1 4 ) .
43. O. Rickenbacher, op. ciu, 73-98 offre un contributo esegetico.
1 96 fl libro ddl'Ecdesiastico

R i s u l t a c h ia r a m e n t e c h e « la c o n d o t t a d e ll’ u o m o è s e m p r e d a v a n t i a D i o ,
e n u lla r e s ta n a s c o s t o a i s u o i o c c h i» ( 1 7 , 1 5 ) - T u t t a v i a , s e b b e n e e g li sia
s e m p r e p r o n to a r e t r ib u ir e le c a t t iv e a z io n i fr u tto d e lla lib e r tà d e l l’ u o ­
m o , si tr a tta di u n D i o m is e r ic o r d io s o e g iu s t o ( 1 7 , 1 5 - 2 4 ) , d is p o s t o al
p e r d o n o p u rc h é si d ia la c o n d iz io n e p r e lim in a r e d el p e n tim e n to ( 1 7 , 2 5 ­
3 2 ) , p e r c h é D io h a c o m p a s s io n e d ella d e b o le z z a u m a n a ( 1 8 , 1 - 1 4 ) .
C o m e si p u ò o s s e r v a r e , b e n c h é in c e r ti c a s i q u a lc h e m o t i v o s e m b r i
fu o r i c o n t e s t o , in g e n e r a le la p r e s e n ta z io n e del c o n t e n u t o è p r o g r e s s iv a
e c o e r e n t e . In 1 4 , 2 0 - 1 8 , 1 4 , a d e s e m p io , s i è p o tu to in d iv id u a r e un m a ­
g n ific o t r a t t a t o s u l p e c c a t o , la lib e r tà e il p e r d o n o . U n id e n t ic o s f o r z o di
c o n c a t e n a z io n e t e m a tic a si e v id e n z ia n e lla s e c o n d a s e z io n e d el lib r o :
p e r ic o li d e lla lin g u a in 2 7 , 8 - 2 8 , 2 6 ; a ffe r m a z io n i su l d e n a r o n e l c a p . 2 9 ;
la m e n z io n e dei b a n c h e tti in s o c ie tà (3 1 , 1 2 - 2 4 ) c o n s e n te al n o s t r o a u t o ­
re d i p a r la r e del v in o ( 3 1 , 2 5 - 3 1 ) e dei b a n c h e tti ( 3 2 , 1 - 1 3 ) . In 3 5 , 1 1 - 2 4
il S ir a c id e to rn a a l te m a d e lla g iu s tiz ia e d e lla m is e r ic o r d ia d i D ì o , m a
a v e n d o in m e n te , s o p r a t t u t t o , il triste d e s tin o del su o p o p o l o . «Il S ig n o ­
re n o n si f a r à a tte n d e re [ e n o n s a r à p a z ie n te c o n g li e m p i || fin c h é ... n on
si sia v e n d ic a t o d e lle n a z io n i... e a v r à s p e z z a to lo s c e t t r o d ei m a lv a g i ||
fin c h é a v r à fa tto g iu s tiz ia p e r il s u o p o p o lo | e Io a v r à a llie ta to c o n la
s u a m is e r ic o r d ia » ( 3 5 , 1 - 1 7 ) . S e g u e u n a n u o v a g a lle r ia d i p e r s o n a g g i in
3 6 , 2 1 - 3 7 , 1 5 : la s p o s a , g li a m ic i, i c o n s ig lie r i. L a s e z io n e 3 8 , 1 - 1 5 , d e d i­
c a t a a i m e d ic i, c o n s e n te a i n o s tr o a u t o r e d i p r e s e n ta r e u n 'is t r u z io n e su l
lu tto p e r i d e fu n ti ( 3 8 , 1 6 - 2 3 ) . In q u e s to m o d o si p o t r e b b e r o m o lt i p li c a ­
re gli e s e m p i ch e d im o s t r a n o di p er sé la v o lo n t à d i c o n fe r ir e u n a c e r ta
c o e r e n z a te m a tic a a l l’ o p e r a .

c) S e z io n e t e r z a : 42 , 1 5 - 5 0 , 2 9

L a te r z a s e z io n e p re se n ta c o n fin i p iù n e tti r is p e tt o a lle d u e p r e c e d e n ti e


c e r c a d i r ic a p it o la r e le id e e fo n d a m e n ta li in esse e s p o s te . S u o in te n to è
la p r e s e n t a z io n e d e lla s a p ie n z a n e lla n a t u r a e n e lla s t o r ia . D a u n a p a r te
la m a e s t r ia p re se n te n e ll’ o p e r a d e lla c r e a z io n e p r e s u p p o n e la s o v r a n i t à e
la s o m m a s a p ie n z a di D i o . E c c o p e rc h é c o n la s e z io n e 4 2 , 1 5 - 4 3 , 3 3 il S i­
r a c id e c e r c a d ì c o m m e n t a r e n ei p a r t ic o la r i e dì c o n fe r m a r e l ’ a f f e r m a ­
z io n e d i 1 , 1 : o g n i s a p ie n z a v ie n e d a l S ig n o r e ed è s e m p r e c o n lu i,'14 L a
s e c o n d a s o tto s e z io n e di q u e s t a te rz a p a r te ( c a p p . 4 4 - 5 0 ) è d e d ic a t a a l ­
l ’ e lo g io d e g li a n te n a ti d ’ Is r a e le .45 «Il lo r o r a p p o r t o c o n il t e m a d e lla
c r e a z io n e è in tr in s e c o . S e c o n d o il S ir a c id e la s a p ie n z a d iv in a , ch e si m a ­
n ife s ta o r ig in a r ia m e n t e n e lla re a ltà c r e a ta (o r d in e c o s m ic o ) , a s s o lv e una

44. G L Prato, I l p r o b l e m a d e lla t e o d ic e a in Ben Sim7 n6-2.oS costituisce un ottimo lavoro


sulla funzione di questa sezione nel quadro della teodicea.
45. Duesberg-Fransero op . 5 81 90 presenta uri compendio della visione storica di Ben Sira.
C o n t e n u t o e fin a lità 19 7

fu n z io n e c o m u n ic a t iv a in u n a d u p lic e d ire z io n e . D a u n la t o è r is p e c c h ia ­
ta c o m e d o n o n e lla re a ltà u m a n a (o r d in e s o c ia le ) ... D ’ a ltr o c a n t o , in
q u a lit à di en te d iv in o p r im o r d ia le , r ic e v e d a l C r e a t o r e l ’ o rd in e d i s t a b i ­
lire la p r o p r ia d im o r a in Isra e le ( 2 4 , 3 - 8 ) . Q u i e s e r c ita il p r o p r io m in i­
s t e r o e il p r o p r io p o te r e ( 2 4 , 1 0 - 1 1 ) ... E , c iò c h e è p iù im p o r t a n t e , h a
a f f o n d a t o le p r o p r ie ra d ic i in u n p o p o lo g lo r io s o , n e ll’ e r e d ità d el S i g n o ­
re ( 2 4 , 1 2 s -)- D i c o n s e g u e n z a , le g r a n d i fig u re d i q u e s to p o p o lo g lo r io s o
c o s t it u is c o n o la m a n ife s ta z io n e d e lla s a p ie n z a d iv in a , il p r o lu n g a m e n t o
d e lla s u a c r e a z i o n e » .46 In 5 0 , 2 5 - 2 6 u n p r o v e r b io n u m e r ic o in te r r o m p e il
d i s c o r s o a lla fin e d el lib ro . O v e n n e in t r o d o t t o in e p o c a s u c c e s s iv a a lla
c o m p o s iz io n e o p p u r e vi fu s p o s t a t o d a q u a lc h e a ltra s e z io n e . D u e a p ­
p e n d ic i (il s a lm o d i a z io n e di g r a z ie in 5 i , x - i 2 e la n o t a a u t o b io g r a fic a
d i 5 1 , 1 3 - 3 0 ) c o n c lu d o n o il lib r o .

2. A p o rie d o ttrin a li

N e lP E c c l e s i a s t i c o s o n o fa c ilm e n te in d iv id u a b ili a lc u n i e le m e n ti d o t t r in a ­
li a p r im a v is ta c o n t r a d d it t o r i, c h e il S ir a c id e c e r c ò d i a r m o n iz z a r e , a p ­
p a r e n te m e n te s e n z a g r a n d e s u c c e s s o .

a) R etrib u z io n e e creazione

S e c o n d o il S ir a c id e , D io è g iu s to e im p a r z ia le nei c o n f r o n t i d elle p r o p r ie
c r e a t u r e ( 1 6 , 1 4 ; 3 5 ? r ì ; c fr . G ìo b . 3 4 , 1 9 ; Sap. 6 , 7 ) : g li u o m in i o n e sti o t ­
t e n g o n o m c a m b io u n a v it a p ie n a e fe lic e ; 1 p e c c a t o r i v i v o n o in q u ie ti e
c o n t in u a m e n t e e sp o sti a lP in s u c c e s s o { 2 1 , 9 - 1 0 ; 4 1 , 5 - 1 3 ) . T u t t a v i a p e r il
n o s t r o a u t o r e , c h e n o n c r e d e a lla r is u r r e z io n e , q u e s ta r e t r ib u z io n e d e v e
n e c e s s a r ia m e n te a v e r lu o g o in q u e s to m o n d o . È lo g ic o , di c o n s e g u e n z a ,
c h e il S ir a c id e d e b b a p r o p o r r e u n a se rie d i a r g o m e n ti p e r c e r c a r e d i r i ­
s o lv e r e P a n t ic o p r o b le m a d ella p r o s p e r it à d e ! m a lv a g io e d e lla s fo r t u n a
d e l g iu s t o . F in o a q u a n d o D io a s p e tte r à p r im a d i p u n ir e il m a lv a g io c h e
s c o p p ia d i s a lu te e g o d e d e i p r o p r i b e n i? F in o a q u a n d o r it a r d e r à a r e ­
tr ib u ir e il g iu s to c h e si c o n s u m a n e lP in fe r m ità e n e lla d is g r a z ia ? Il S i r a ­
c id e te n ta u n a p r im a r is p o s ta : « È fa c ile p e r il S ig n o r e , nel g io r n o d e lla
m o r te , | d a r e a c ia s c u n o s e c o n d o le p r o p r ie o p e re . || P r im a d e lla m o r t e
n o n c h ia m a r e n e s s u n o b e a to | p e rc h é l ’ u o m o si c o n o s c e v e r a m e n te a lla
fin e » ( 1 1 , 2 6 . 2 8 ) . Q u i n o n si p e n s a a u n a r e tr ib u z io n e u lt r a t e r r e n a . U n a
d e lle p o s s ib ili r is p o s te a q u e sto a p p a r e n t e e n ig m a in te r p r e t a t iv o è p r e ­
se n te n e llo ste s s o te s to , in p a r t ic o la r e in r 1 , 2 5 b (« n e i g io r n i d i d o lo r e si
d im e n tic a n o 1 b e n i» ) e n , 2 7 a ( « b a s t a un o r a di a ffliz io n e e d im e n tic h i il
b e n e s s e r e » ) . N e l l ’ o r a del m a le p e r e c c e lle n z a , l’ o r a d e lla m o r te , l’ u o m o
46. V. Moria, op. cit, 2,06-2,07.
19 8 ìl l i b r o d e l l ’ E c c l e s i a s U c o

p u ò v e d e r e , c o m e in u n a s e q u e n z a c in e m a t o g r a fic a , il v a lo r e o la v a c u it à
d e lla s u a v ita . L ’ u o m o p io m o r ir à t r a n q u illo s a p e n d o di e s s e r e a c c o m ­
p a g n a t o d a lla b e n e d iz io n e e d a l f a v o r e d el S ig n o r e . L 'e m p i o , a l c o n t r a ­
r io , m o r ir à b en s a p e n d o c h e la p r o p r ia v ita n o n ha a v u t o s e n s o e D io lo
h a r e s p in to . In q u e s ta s it u a z io n e le su e r ic c h e z z e e la s u a p r o s p e r it à s a ­
r a n n o p r iv e di s ig n ific a t o . N e l p u n to fin ale d ella v ita se ne s c o p r e il s e n ­
so c o m p le s s iv o . Q u e s t o è il « g io r n o d ella d is g r a z ia » p e r a n t o n o m a s ia
(5,8). D io è m is e r ic o r d io s o e s a a tte n d e r e , m a n o n si a s tie n e d a l r i v e r s a ­
re la p r o p r ia c o lle r a su i p e c c a t o r i q u a n d o lo re p u ta n e c e s s a r io ( 5 , 4 . 6 ) .
N o n è p o s s ib ile c h e il m a lv a g i o r ic e v a il p r o p r io c o m p e n s o p r im a c h e si
riveli il fa llim e n to d e lla s u a v it a n e ll’ o ra d e lla m o r te ?
P e r r is p o n d e r e a q u e s ta d o m a n d a a n g o s c io s a il S ir a c id e te n ta u n a r i ­
s p o s t a n u o v a s e c o n d o u n a p r o s p e t tiv a m e ta fis ic a . L a d o t t r in a t r a d i z i o ­
n a le d e lla r e tr ib u z io n e e s p o s t a in 7 , 1 - 3 p a r e p e c c a r e d ’ in g e n u ità : « N o n
fa r e il m a le , e il m a le n o n ti c o lp ir à | a llo n ta n a ti d a ll’ in g iu s tiz ia , e d e s s a
si a llo n t a n e r à d a te. || N o n s e m in a re , fig lio , nei s o lc h i d e ll’ m g iu s tiz ia |
p e r n o n r a c c o g lie r n e se tte v o lte t a n t o » . M a se a c c a d e d i r a c c o g lie r e se t­
te v o lte ta n to di b e n e a n z ic h é il m a le c h e c i si a tte n d e r e b b e ? S i d o v e v a
c e r c a r e u n a r is p o s ta p iù p e r tin e n te , p u r s a p e n d o c h e tu tto t r o v a s p ie g a ­
z io n e n e lla m is te r io s a lib e r tà di D io : « P e r c h é u n g io r n o è p m im p o r t a n ­
te di un a l t r o ...? E s s i s o n o s ta ti d istin ti d a lla m en te del S ig n o r e ... A l c u n i
g io r n i li h a n o b ilita ti e s a n tific a ti, altri li h a resi g io r n i o r d in a r i» ( 3 3 , 7 ­
9 ). Il S ir a c id e p r o s e g u e su q u e sta b a se e re a z io n a Ie -1ir u r g ic a t « T u t t i g li
u o m in i v e n g o n o d a lla p o lv e r e ... Il S ig n o r e li h a d istin ti n e lla s u a g r a n d e
s a p ie n z a ,.. A l c u n i li h a b e n e d e tti e d e s a lta ti... a ltri li h a m a le d e tti e u m i­
lia ti, li ha s c a c c ia t i d a i lo r o p o sti. C o m e a r g illa n e lle m a n i d el v a s a i o , c h e
la m o d e lla a s u o p ia c e r e , c o s ì s o n o g li u o m in i...» ( 3 3 , 1 0 - 1 3 ) .
L a r is p o s t a d el n o s t r o a u t o r e si b a s a su l d e te r m in is m o d iv in o , c h e la
t e o lo g ia m o d e r n a c h ia m e r e b b e p r e d e s tin a z io n e . M a l’ e le m e n to d e c is iv o
v ie n e s u b ito d o p o . P o ic h é la r is p o s ta p re c e d e n te p o tr e b b e r iv e la r s i in s o d ­
d is fa c e n te p e r il le tto re , c h e p o tr e b b e r ic h ia m a r s i a lla m a n c a n z a d i li­
b e rtà d e ll’ u o m o , il S ir a c id e p r e c is a la p r o p r ia a r g o m e n ta z io n e in d ir e ­
z io n e d e lla te o d ic e a : « E h fr o n te a l m a le c ’ è il b e n e , di fro n te a lla m o r t e
la v ita | d i fr o n te al p io , li p e c c a t o r e . }| C o n s id e r a p e r c iò tu tte le o p e r e
d e lP A lt is s im o ] a d u e a d u e , L u n a di fr o n te a l l’ a ltr a » ( 3 3 , 1 4 - 1 5 ) . D io h a
c r e a t o tu tte le c o s e in c o p p ie di c o n tr a r i in e q u ilib r io :'17 m a le e b e n e ,
m o r t e e v it a ; l’ u o m o s a r à p io o p e c c a t o r e s e c o n d o la p r o p r ia s c e lta . C o ­
sì r is u lta a p p a r e n te m e n te s a lv a t o il lib e r o a r b it r io u m a n o , b e n c h é a l le t­
to r e re s ti il d u b b io su c o m e sia p o s s ib ile c h e a lP u o m o resti la fa c o l t à di

47. Sul principio dei due aspetti cfr. J. Hadot, P e n c b a n t m a u v a i s e t v a i e n t i lib r e d a n s la s a g e s -


se d e B e n Sira, Bruxelles 1970, 15 3 -17 5 ; J. Marbòck, o p . c i L , 1 5 1 154 ; G. Prato, o p . c it .,
364-37S.
C o n t e n u t o e fin a lità 19 9

s c e g lie r e se D i o h a g ià « d iv e r s ific a to i lo r o c a m m in i» (c io è il lo r o c o m ­
p o r t a m e n t o e il lo r o d e s tin o , 3 3 , 1 1 ) . Il S ir a c id e n o n v u o l d ire c h e D io
h a c r e a t o la p r o p e n s io n e d i o g n i u o m o p e r il b e n e o p e r il m a le , b e n s ì
h a d is p o s to c h e il r is u lt a t o d e lla s u a lib e r a s c e lta lo c o n d u c a su u n c a m ­
m in o o su u n a ltr o . Q u e s t o s p in o s o p r o b le m a d e lla te o d ic e a r ic o m p a r e
in 3 9 , 1 2 - 3 5 , n el c o n t e s t o d e lla t e o lo g ia d e lla c r e a z io n e . « N o n c ’ è d a d i­
re : C o s ’ è q u e s to ? a c o s a s e r v e ? | T u t t o è s ta to c r e a to p e r un fin e ... P e r i
g iu s ti le su e v ie s o n o d iritte [ p e r i m a lv a g i s o n o p ie tr e d ’ in c ia m p o . || In
p r in c ip io fu r o n o c r e a ti i b e n i p e r i g iu s t i [ e p e r i m a lv a g i b en i e m a li. ||
I n d is p e n s a b ili a lla v it a d e ll’ u o m o ] s o n o a c q u a , fu o c o , fe r r o e s a le ... T u t ­
te q u e s te c o s e s o n o b u o n e p e r i p ii | m a p e r i p e c c a t o r i d iv e n t a n o m a li...
L e o p e r e del S ig n o r e s o n o tu tte b u o n e | e a d e m p io n o c o r r e t t a m e n t e al
lo r o c o m p it o ... p o ic h é tu tto a s u o t e m p o d im o s tr a la p r o p r ia b o n t à » ( 3 9 ,
z i . 2 4 - 2 7 . 3 3 - 3 4 ) . Q u i il S ir a c id e r ip r e n d e le p r o p r ie p r e o c c u p a z i o n i p e r
la g iu s t iz ia , la s a p ie n z a e la p r o v v id e n z a d iv in e , c o llo c a n d o le n e l q u a d r o
d e lla b o n tà e d el p r o f o n d o s ig n ific a to d e lla c r e a z io n e . V i s o n o c o s e c h e ,
p u r b u o n e in q u a n t o o r ig in a te d a lla b e n e d iz io n e d iv in a , a s u o te m p o p o s ­
s o n o s e r v ir e d a c a s t ig o e d iv e n ta r e m a li p e r i p e c c a to r i.

b) D eterm in ism o e libertà

S e g u e n d o la tr a d iz io n e d e l m o n o te is m o e tic o il S ir a c id e s a c h e il S ig n o r e
è u n D io u n ic o ( 3 6 , 4 ; 4 3 , 2 7 ) , o n n ip o te n te ( 4 2 , 1 7 ) e d e t e r n o ( 4 2 , 2 1 ) , c h e
tu t t o v e d e ( 1 5 , 1 8 ) , c o n o s c e c iò c h e f u e c iò c h e s a r à , c o m p r e s e le c o s e
o c c u lt e ( 4 2 , 1 9 ) . In q u e s ta tr a m a c r e a z io n a le , ta n to il b e n e q u a n to il m a ­
le p r o c e d o n o d a D io ( 1 1 , 1 4 ; c fr . f s • 4 5 , 7 ; G io b . 2 , 1 0 ) , il d e s tin o d e l­
l ’ u o m o è n e lle su e m a n i ( 3 3 , 1 3 ) . C o m e si è v is to p o c o s o p r a , il S ig n o r e
c o n t r o lla il c o r s o d e g li e v e n ti a b e n e fic io del g iu s to e a d a n n o del m a l ­
v a g i o (c fr . 3 9 , 2 6 - 3 1 ) . L a ste ssa s a p ie n z a , c h e è d ’ o r ig in e d iv in a , è s t a t a
r iv e r s a t a d a D io s u tu tte le su e o p e r e ed e g li la c o n c e d e a c o l o r o c h e lo
a m a n o (c fr. 1 , 1 - 1 0 ) .
A l c o n t r a r io , e p a r a d o s s a lm e n te , B e n S ir a a ffe r m a c h e l ’ u o m o è un e s ­
se re lib e r o ( 1 5 , 1 4 ) . S e c o n d o q u e s ta p r o s p e t t iv a la n o r m a p o s it iv a a iu ta
l ’ u o m o a fa r e b u o n u so d e lla p r o p r ia lib e r tà : « S e v u o i , o s s e r v e r a i i c o ­
m a n d a m e n ti | la fe d e ltà d ip e n d e r à d a te» ( 1 5 , 1 5 ) . M a c o m ’ è p o s s ib ile
c o n c ilia r e q u e s to te sto c o n il d e te r m in is m o di 3 3 , 1 0 - 3 3 ? D ’ a ltr o c a n t o ,
c h e v a lo r e h a l’ a ffe r m a z io n e s e c o n d o c u i la s a p ie n z a si a c q u is t a m e d ia n ­
te lo s fo r z o u m a n o ( 6 , 1 8 - 1 9 ) q u a n d o , c o m e si è v is t o , si tr a tta d i u n a
c r e a t u r a s e m id iv in a c o n c e s s a d a D io ai p ii? S e l ’ u o m o n o n p u ò a c q u i ­
s t a r e la s a p ie n z a m e d ia n te la q u a le d o m in a r e il p r o p r i o fu t u r o , c o m ’ è
p o s s ib ile p a r la r e di lib e r tà ?
c) Etica e ritualism o

L u e tica c o s titu is c e u n a d e ile p r e o c c u p a z io n i più u rg e n ti d e lla tr a d iz io n e


s a p ie n z ia le . L o c o n f e r m a la p o la r iz z a z io n e a n t r o p o lo g ic a t r a g iu s ti e m a l ­
v a g i, ta n to p e r s is te n te iti tu tti gli e sp o n e n ti d i q u e sta t r a d iz io n e , c h e le
id e n tific a z io n i « gì u sto /sa p ie n te » e « m a lv a g io / s t o lt o » p a io n o o v v ie . Il S i ­
r a c id e n o n fa e c c e z io n e a q u e s to p r o p o s it o . C o s ì, in lin e a c o n u n a t r a ­
d iz io n e ch e r is a le a l p r o fe t a A m o s , e g li s o tto lin e a r i n e f f i c a c i a d e lle c a t e ­
g o r ie ritu a li in se s te s s e . In 3 4 , 1 8 - 2 6 il S ir a c id e p a r la d e lP in u tilità d e i
s a c r ific i a l d i fu o r i d e lie e s ig e n z e d e ll'e tic a , in te rm in i m o lti s im ili a q u e l­
li dei p r o fe t i. L a p e r s e v e r a n z a n el p e c c a to e la m a n c a n z a d e ll’ in te n z io n e
di e s p ia r e in v a lid a n o le o ffe r t e d e ll’ u o m o ( 3 4 , 1 9 . 2 5 - 2 6 ) . Il S ir a c id e e p a r ­
tic o la r m e n te se n sib ile a ll in g iu s tiz ia s o c ia le : « S a c r ific a un fig lio d a v a n ti
a l p r o p r io p a d r e | c h i o f f r e s a c r ific i c o n i b e n i d ei p o v e r i. j| Il p o v e r o v i ­
v e c o n p o c h e r is o r s e | p r iv a r lo d i esse è un c r im in e . || U c c id e il p r o s s im o
c h i g li to g lie il s o s te n t a m e n to | s p a r g e s a n g u e c h i p r iv a l ’ o p e r a io del s a ­
la r io » ( 3 4 , 2 0 - 2 2 ) . « L e im m a g in i s o n o b r u ta li: c o lu i c h e s p a r g e il s a n g u e
di un a n im a le nel s a c r ifìc io è c o m e se s p a r g e s s e il s a n g u e d e l p o v e r o ,
p e r c h é il s a c r ific io è fin a n z ia t o c o n i p r o v e n ti d e llo s fr u t t a m e n t o d el p o ­
v e r o » . 4“ I s a c r ific i d i p e r sé n o n e s p ia n o il p e c c a t o ( 7 , 8 - 9 ) ; a q u e s to fin e
s o n o e ffic a c i s o lo la g iu s tiz ia e la b o n tà .
D ’ a ltr a p a r te il S ir a c id e h a u n ’ a lta s tim a del r it u a lis m o d el t e m p io ;
s a r e b b e s b a g lia to d e d u r r e d a l p a r a g r a f o p r e c e d e n te c h e e g li s o t t o v a lu t i
g li a s p e tti ritu a li d e lla v it a re lig io s a . In a lc u n i c a s i si p o t r e b b e r ic a v a r e
la fa ls a im p r e s s io n e c h e , m d e te rm in a te c ir c o s t a n z e , il n o s tr o a u to r e d i­
sp e n si d a ll a d e s io n e ai ritu a le : « C h i r ic a m b ia un fa v o r e , o f f r e un s a ­
c r ific io di fio r di fa r in a | c h i d à l ’ e le m o s in a , o ffr e u n s a c r ific io di lo d e . |[
A s t e n e r s i d a l m a le è c o s a g r a d it a al S ig n o r e | e v ita r e l’ in g iu s tiz ia è s a c r i ­
fic io e s p ia t o r io » ( 3 5 , 2 - 3 ) . M a in re a ltà le a ffe r m a z io n i n o n s o n o p o r ta te
fin o a lle e stre m e c o n s e g u e n z e : « C h i o s s e r v a la le g g e m o lt ip lic a le o f f e r ­
te ... N o n p r e s e n ta r ti in n a n z i al S ig n o r e a m a n i v u o te , | p e r c h é in q u e s to
c o n s is to n o i c o m a n d a m e n t i... G lo r ific a il S ig n o r e c o n g e n e r o s ità | n o n
le s in a r e le p r im iz ie c h e o f f r i ... P a g a le d e c im e v o le n tie r i» ( 3 5 , 1 . 4 . 7 - 8 ) .
In o ltr e è d e g n o di n o ta n el S ir a c id e il r is p e tt o p e r il s a c e r d o z io . L a s a ­
p ie n z a s te s s a c o m p a r e m e n tr e o ffic ia il s e r v iz io lit u r g ic o , c o m e fo s s e u n
s a c e r d o t e fe fr . 2 4 , 1 0 ) . L e fig u re s a c e r d o t a li o c c u p a n o s e m p r e p o s iz io n i
di r ilie v o n eH ’ E c c le s ia s t ic o . C i ò si m a n ife s ta , in p a r t ic o la r e , nel l’ e lo g io
d e g li a n te n a ti (c a p p . 4 4 - 5 0 ) . M e n t r e la fig u r a d i M o s è o c c u p a s o lo c i n ­
q u e v e r s e tti ( 4 5 , 1 - 5 ) e se n e e s a lta n o g li a s p e tti n o te v o li d e lla p e r s o n a li­
tà e d e lla fu n z io n e , t r a s c u r a n d o la su a m is s io n e d i lib e r a t o r e , q u e lla di
A r o n n e o c c u p a d ic ia s s e tte v e rse tti ( 4 5 , 6 - 2 2 ) . L a ste ssa im p r e s s io n e si r i-
48. V. Moria, op. ctttì T72,.
C o n t e n u t o e fin a lità 201

c a v a d a lla le ttu r a d e i v v . 5 0 , 1 - 2 1 , d e d ic a ti a lla fig u r a d el s o m m o s a c e r ­


d o t e S im o n e . L ’ e ste n sio n e d e l p o e m a e l ’ e le v a ta q u a lità p o e t ic a , c o m e la
c o llo c a z io n e a lla fine del lib ro , r iv e la n o la p r e d ile z io n e d e ll’ a u to r e p e r le
fig u re s a c e r d o t a li. T u t t o c iò c o s tit u is c e un in d iz io d i q u a n t o il S ir a c id e
a f f o n d a s s e p r o fo n d a m e n t e le p r o p r ie r a d ic i n e lle tr a d iz io n i c u lt u a li d i
G e r u s a le m m e e d e lle p e c u lia r ità d ella s u a « s a p i e n z a » .49 In q u e s to c o n t e ­
s to n o n p u ò s o r p r e n d e r e la su a n e tta id e n tific a z io n e di s a p ie n z a e le g g e .
N e s s u n e s p o n e n te d e lla tr a d iz io n e s a p ie n z ia le a v e v a m o s t r a t o in te r e s ­
se p e r la te m a tic a c u ltu a le , c o m e se q u e s t ’ u ltim a n o n fo s s e c o s t it u t iv a
d e l n u c le o d e g li in s e g n a m e n ti s a p ie n z ia li. T u t t a v i a n el S ir a c id e si o s s e r ­
v a la c o n g iu n z io n e di s a p ie n z a e p ie tà . L a s a p ie n z a p o p o la r e e q u e lla s e ­
c o la r e h a n n o c o m p le t a t o il lo r o p r o c e s s o d i t r a s fo r m a z io n e n e lla s a ­
p ie n z a a c c a d e m ic a e c o n fe s s io n a le .

d) U n w ersaltsm o e nazionalism o

N e l l ’ E c c le s ia s r ic o si c o g lie u n 'a p e r t u r a u n iv e r s a lis ta in a c c o r d o s o p r a t ­


t u t t o c o n la tr a d iz io n e p r o fe tic a . L a c r it ic a d i A m o s a lla te o lo g ia d e ll’ e ­
s o d o , in te s a c o m e id e o lo g ia e s c lu s iv is ta (c fr. A n i . 9 , 7 ) , c o m ìn c io a s c a l ­
fire q u e llo c h e si p o t r e b b e d e fin ire « ja h v is m o n a z io n a lis t ic o » . A n a l o g a ­
m e n te il s e n s o d e lla r e s p o n s a b ilità p e r s o n a le , a p p r o fo n d it o d a G e r e m ia
e d E z e c h ie le , e !a n o z io n e di m is s io n e u n iv e r s a le p r e v is ta dal D e u t e r o -
Is a ia p r e p a r a r o n o le c o n d iz io n i d e lP u n iv e r s a lis m o g iu d a ic o dei s e c o li s u c ­
c e s s iv i. In q u e s ta lin e a si d e v o n o le g g e r e a lc u n i testi d el S ir a c id e ( 1 0 , 1 4 ­
1 7 ; 1 6 , 1 2 - 1 3 . 1 6 - 3 0 ) . D ’ a ltr a p a rte la q u e s tio n e d e lla s tir p e è s u b o r d i n a ­
ta a lla p ie tà e a ll’ e tic a (c fr . 1 0 , 1 9 ) .
Isra e le è t u t t a v ia la p o r z io n e del S ig n o r e ( 1 7 , 1 7 ) e G e r u s a le m m e il
lu o g o del s u o r ip o s o ( 3 6 , 1 2 ) . L a s a p ie n z a p r im o r d ia le sta b ilì la p r o p r ia
r e s id e n z a in Is r a e le , si sta b ili in S io n , fissò il p r o p r io p o te r e in G e r u s a ­
le m m e , m ise r a d ic i n el p o p o lo g lo r io s o (c fr. 2 4 , 8 - 1 2 ) . D a q u e s ta p r o ­
s p e t t iv a p a r t ic o la r is t ic a è p o ssib ile c o m p r e n d e r e la p r e g h ie r a s tr u g g e n te
d e l S ir a c id e a ffin c h é J a h v e si a ffr e tti a d a n n ie n ta r e le n a z io n i s tr a n ie r e
c h e si o p p o n g o n o a Isra e le (c fr. 3 6 , 1 - 1 7 ) . Q u e s ta te n s io n e n o n v ie n e in
a lc u n m o d o ris o lta n e lP E c c le s ia s tic o .

e) P essifnism o e ottim ism o

C o e r e n t e m e n t e c o n l’ a n t r o p o lo g ia a lla q u a le è d e b ito r e , il S ir a c id e r itie ­


n e c h e l ’ u o m o sia s t a t o c r e a t o d a lla p o lv e r e e a q u e s ta fa r a ìr r im e d ia b il-

49. La concezione di Ben Sira di sacerdozio e culto è presa in esame in H, Duesbcrg - I. Fran­
teli, o p . c i t 7 1-8 1; H. Stadelmann, op. c i t ., 40-176; R. Davidson, W t s d o m a n d W o r s b i p j
London-Philadelphia 1990, 9 8 -117.
20 2 II l i b r o d e l l ’ E c c l e s i a s t i c o

m e n te r ito r n o ( 1 7 , 1 ; 3 3 , 1 0 ) . D o p o u n a v it a e ffim e ra ( 1 8 , 9 - 1 0 ) , il s u o d e ­
s tin o è la m o r te e lo s e'ó l ( 7 , 1 7 ; 1 4 , 1 6 - 1 7 ; 1 7 , 2 7 - 2 8 ; 3 8 , 2 1 3 ; 4 1 , 4 ) . ' ° Il
p e s a n t e fa r d e llo im p o s t o d a D i o agli u m a n i (c fr . 4 0 , 1 ) si m a n ife s t a in t i­
m o r i, in v id ie , in q u ie tu d in i, r iv a lità , in so n n ia e in c u b i (c fr . 4 0 , 3 - 6 ) . I m o ­
m e n ti di fe lic ità di c u i l ’ u o m o p u ò d is p o r r e s o n o s e m p r e e s p o s ti a u n a
p o s s ib ile fine r e p e n tin a . D ’ a ltr a p a rte si h a ta lv o lta l’ im p r e s s io n e c h e il
S ir a c id e n o n rite n g a l 'u o m o c a p a c e di c o m p ie r e il b en e: « C i ò c h e è c a r ­
n e e s a n g u e c o n c e p is c e s o lo m a lv a g it à ... G li u o m in i s o n o p o lv e r e e c e n e ­
r e » ( 1 7 , 3 1 * 3 2 ) . C o m e p e r a lc u n i in te rv e n ti d e g li a m ic i di G i o b b e , q u e ­
sta v is io n e p r e s u p p o n e u n ’ in g iu stiz ia r a d ic a le in D io : c o m e p u ò l ’ u o m o
e sse re b u o n o se p e r n a t u r a e in c lin e al m a le ? p e r c h e s f o r z a r s i di e sse re
b u o n o se D io d à p e r s c o n t a t o c h e tu sei c a t t iv o ? T u t t i g li e sse ri u m a n i
s o n o c o lp e v o li ( 8 , 5 ) , m a p a r tic o la r m e n te le d o n n e (c fr. 4 2 , 1 4 ) .
D ’ a ltr o c a n to l ’ E c c le s ia s t ic o e s p rim e P o ttim is m o tip ic o d e l r a c c o n t o
d ella c r e a z io n e . L ’ u o m o fu c r e a t o a im m a g in e di D io e r iv e s tito di u n a
fo r z a s im ile a lla su a ( 1 7 , 3 ) ; a lui fu c o n c e s s o il d o m in io di tu tto c iò c h e
esiste s u lla terra ( 1 7 , 2 ) . E g li fu d o ta to di s c ie n z a , in te llig e n z a e g iu d iz io
( 1 7 , 7 . 1 1 ) . Q u a n t o l’ u o m o in te rp r e ta c o m e d is g r a z ie s o n o c a s t ig h i m e r i­
ta ti d a i m a lv a g i (c fr . 3 9 , 2 5 - 3 1 ) o b e n e d iz io n i d is s im u la te , c h e s o n o d ’ a i u ­
to p e r P u o m o ( 2 0 , 9 - 1 1 ) o un m e z z o d e c r e t a to d a D io p e r m e t t e r e a lla p r o ­
v a l ’ a u te n tic ità d e lla s u a r e lig io s ità ( 2 , 5 ) , R is u lt a c h ia r o , t u t t a v i a , c h e
P a n t r o p o lo g ia del S ir a c id e è p r e v a le n te m e n te n e g a tiv a . li c o n t in u o r i­
c o r s o alla m is e r ic o r d ia d iv in a d a p a r te d e ll’ a u to r e rifle tte u n a s fid u c ia
r a d ic a le n e lle p o s s ib ilità d e l l’ e sse re u m a n o (c fr . 2 , 1 1 . 1 8 ; 1 8 , n - 1 3 ) .

f) F e d e e ragio n e

N e i s u o i p r im i s ta d i e v o lu t iv i la s a p ie n z a si e ra s e g n a la ta p e r u n a p a r t i­
c o la r e fid u c ia n e lla r a z io n a lit à d e b o r d i n e d e g li e sse ri c r e a t i, s ia n e l l 'a m ­
b ito c o s m ic o sia su l p ia n o d ei r a p p o r t i s o c ia li. Q u e s ta fid u c ia p r o d u s s e
. u n a c u lt u r a ch e si m a n ife s t ò , tra l ’ a ltr o , in u n a le tte r a tu r a g n o m ic a . G li
a fo r is m i e Je se n te n z e r a c c o l t i s o p r a t t u t t o in P rov. 1 0 - 2 9 r iv e la n o p r e c i­
s a m e n te q u e s ta fid u c ia in un o r d in a m e n to g iu s to d e lla r e a ltà (d a a t t r i­
b u ire in u ltim a is ta n z a a l l ’ a tto c r e a t iv o d iv in o ) e n e lla c a p a c i t à d e lP in -
te lle tto u m a n o di s c o p r ir e g l'in g r a n a g g i d i q u e s to o r d in a m e n t o p e r a d a t ­
ta r v is i n e lla r ic e r c a d e ll’ e q u ilib r io p e r s o n a le e c o m u n it a r io . F a t t e le d e ­
bite p r o p o r z io n i (n o n d im e n tic a n d o il c a r a t t e r e n o n in te n z io n a lm e n te fi­
lo s o fic o d e lla le tte r a tu r a di se n te n z e ), si p u ò d ire c h e a n c h e g li isra e liti 50

50. La visione è meno pessimista in alcune glosse di G ì, nelle quali si giunge ad affermare che al
di là della tomba c’è benedizione per coloro che si sono sottomessi alla volontà di Jahvé. Cfr.
2,,9c («Perché la sua ricompensa è un dono eterno, gioioso») e 19 ,19 6 («Coloro che agiscono
secondo il suo [del Signore] desiderio raccoglieranno il frutta dell’albero dell’immortalit 1»).
C o n t e n u t o e fin a lità 20 3

manifestarono una forma d’ impegno razionale nei confronti del mondo.


Tuttavia è probabile che in questa peregrinazione dell'Intelletto in cerca
degli ordini del mondo e delle loro connessioni causali (la «sapienza»), i
sapienti israeliti iniziassero relativamente presto a percepire i primi osta­
coli: Finadeguatezza di certi principi teorici rispetto alla realta quotidia­
na (ad esempio la dottrina della retribuzione nel libro di Giobbe); Fim-
possibiiità di giungere a una comprensione adeguata delia totalità di ciò
che può essere sperimentato (ad esempio il fallimento epistemologico di
Qohelet). Questa crisi epistemologica fu senza dubbio alla base della ri­
cerca di una soluzione trascendente: dalla personificazione della sapien­
za come semplice figura retorica ( P r o v , 1 , 2 0 - 3 3 ; 8 , 1 - 1 0 ) fino alla sua in­
dividuazione come creatura primordiale, testimone dclFazione sapiente
per eccellenza, la creazione (Prov, 8 , 2 2 - 3 1 ; G io b . 2 8 ) .
A n c h e n el S ir a c id e si c o g lie q u e s t o d u p lic e a s p e tto d e l F a t u v i t a s a p ie n ­
z ia le ; la fid u c ia n e llo s fo r z o r a z io n a le a lla r ic e r c a di u n o stile di v ita c a ­
p a c e di r e n d e r e fe lic e F u o m o ; il r ic o r s o a lla fe d e ( « t im o r e del S i g n o r e » )
n e lla s a p ie n z a p r im o r d ia le , c r e a t u r a d iv in a , u n ic a e n tità c a p a c e d ’ in s e ­
g n a r e a l F u o m o la v ia d e lla r e a liz z a z io n e di sé. L 'e t i c a d e l F E c d e s i a s t i c o
d e r iv a c h ia r a m e n t e da un a p p r o fo n d it o s tu d io d e g li s c ritti d ei s a p ie n t i,
in p a r t ic o la r e d e ll’ in s e g n a m e n to d e i P r o v e r b i, e d a lla rifle ssio n e p e r s o ­
n a le d e lF a u t o r e s u lle p r o p r ie e s p e r ie n z e v ita li. D i c o n s e g u e n z a g r a n p a r ­
te d e lla s u a s a p ie n z a p r a t ic a è del tu tto o v v ia : r a p p o r ti fa m ilia ri ( 7 , 1 8 ­
2 8 ) , e sse re se ste ssi se n z a p re te se ( 1 0 , 2 6 - 1 1 , 9 ) , a v a r iz ia ( 1 4 , 3 - 1 0 ) , p a ­
d r o n a n z a di sé ( 1 8 , 3 0 - 1 9 , 3 ) , a m ic iz ia ( 2 2 , 1 9 - 2 6 ) , g a r a n z ie ( 2 9 , 1 4 - 2 0 ) ,
m a n ie re a t a v o l a ( 3 1 , 1 2 - 2 4 ) , e cc. T u t t a v i a le su e g e n e r a liz z a z io n i m o r a li
n o n s e m p r e r is u lta n o c o n v in c e n ti, m e n tre il s u o in s e g n a m e n to si r iv e la
t a lv o lt a c o n t r a d d it t o r io . Q u e s te c o n t r a d d iz io n i h a n n o se n z a d u b b io u n a
d u p lic e o r ig in e . D a u n la to è p o s s ib ile c h e i c o n s ig li s ia n o s ta ti im p a r titi
in d iv e r s e o c c a s io n i e r ifle tta n o , d i c o n s e g u e n z a , m o m e n ti d iv e r s i d e l
p e r c o r s o e d u c a t iv o d el S ir a c id e ; d a l l ’ a ltr o p u ò d a rs i c h e ta li c o n t r a d d i ­
z io n i s ia n o im p u ta b ili agli stessi lim iti del s u o p r u d e n z ia lis m o r a z i o n a l i ­
s ta . L e su e id e e s u lF e d u c a z io n e d e i fig li, a d e s e m p io , r iv e la n o u n a c o n ­
c e z io n e d is p o t ic a d el r u o lo d el c a p o f a m ig l ia , le cu i c o n s e g u e n z e n e g a t i­
v e il S ir a c id e n o n si p r e o c c u p a m a i di a n a liz z a r e : « C o c c o l a tu o fig lio e d
egli ti fa r à p a u r a | g io c a c o n lui e ti fa r a p ia n g e r e . || N o n r id e r e c o n lu i
... N e ll a s u a g io v in e z z a n o n la s c ia r lo lib e r o ; || b a ttig li le re n i fin c h é è
p ic c o lo » ( 3 0 , 9 - 1 2 ) , U n ’ id e n tica fid u c ia n elle p r o p r ie d e d u z io n i si p u ò
a v v e r t ir e sul p ia n o m e ta fis ic o , in c u i gli sp u n ti r a z io n a li del S ir a c id e s i
p o s s o n o fa c ilm e n t e in d iv id u a r e nei v a r i (e in c o n c lu d e n ti) te n ta tiv i d i d i ­
m o s t r a r e c h e le su e idee s u lla g iu s tiz ia r e t r ib u t iv a di D i o n o n s o n o in
c o n flit to c o n 1 ris u lta ti d e lF e s p e r ie n z a c o m u n e . T e s t i c o m e 1 5 , 1 1 - 2 0 e
3 3 , 7 - 1 5 s o n o al r ig u a r d o illu m in a n ti.
204 li lib r o d e ì r E c d e s i a s t i c o

Q u e s t ’ a r id o p e r s e g u im e n t o d el p r a g m a t is m o « r a z i o n a l e » , p r o f o n d a ­
m e n te r a d ic a t o n e lla tr a d iz io n e s a p ie n z ia le , s v a n is c e di f r o n t e a l l 'i n s i ­
s te n z a del S ir a c id e su i lim iti d e lia c o m p r e n s io n e u m a n a ( 3 , 2 - 1 - 2 4 ) . V i è
u n a fr a s e , in q u e s to te s to , c h e p o tr e b b e r a p p r e s e n ta r e in m o d o e s e m p l a ­
re il p e n s ie ro d e l n o s tr o a u to r e su l r a p p o r t o tr a fed e e r a g io n e : « N o n a f ­
fa n n a r t i in c o s e s u p e r io r i a te; c iò c h e ti è s ta to r iv e la t o s u p e r a la c o m ­
p r e n s io n e d e ll’ u o m o » ( 3 , 2 3 ) . E g li fin isce p e r a c c e tta r e c h e la v o lo n t à d i
D io è s ta ta r iv e la ta a g li u o m in i n e lla le g g e d i M o s è (c fr . 2 4 , 2 3 - 2 9 ) , In ta l
m o d o il S ir a c id e im p r im e u n a p r o fo n d a m o d ific a al d e p o s ito d e lla t r a d i ­
z io n e , al p u n to ch e la s a p ie n z a v a c o m p r e s a p iù in te rm in i e t e r o n o m i, c o ­
m e r is p e tto d e lia le g g e , a n z ic h é c o m e p r o g e tt o r a z io n a le a u t o n o m o . M e ­
d ia n te l ’ id e n tific a z io n e di s a p ie n z a e le g g e il S ir a c id e e s o r ta a lla r ic e r c a
d e lla v e r ità m o r a le n o n t a n to in u n ’ e tic a a r g o m e n t a t a in m o d o a u t o n o ­
m o q u a n t o in u n a s o tt o m is s io n e a lla v o lo n t à d iv in a is c r itta n e lla t o r à .
D a q u e s ta p r o s p e t t iv a p a r a d o s s a le si d e v e c o n c lu d e r e c h e il r a z io n a li­
s m o m o r a le d e l S ir a c id e e la su a fe d e n el c a r a tt e r e d e fin itiv o d e lla r iv e ­
la z io n e m u s a ic a n o n s o n o in te g ra ti in u n o s c h e m a id e o lo g ic o c o e r e n te .
C o m e g ià si è o s s e r v a t o , la m a g g io r p a r t e d e g li a t t e g g ia m e n ti e d e lle
c a r a t t e r iz z a z io n i d e s c ritti n e ll’ E c c le s ia s tic o e r a n o sta ti d e lin e a ti n e i P r o ­
v e r b i, c o n i q u a li il S ir a c id e a v e v a se n za d u b b io u n a g r a n d e f a m ilia r it à .
L a d iffe r e n z a c o n s is te e s s e n z ia lm e n te n e lla fo r m a le tte r a r ia d e ll’ e s p o s i­
z io n e - q u a s i s e m p r e s c h e m a t ic a e a fo r is t ic a n ei P r o v e r b i m e n tr e il S i ­
r a c id e r ic o r r e a l l’ e s o r ta z io n e e a l l’ is tr u z io n e - c n e lla p r e v a le n z a d e l­
l ’ e le m e n to r e lig io s o , d e l l ’im p u ls o p ie tis tic o e d e lla s a n z io n e d iv in a n e l­
l’ E c c le s ia s t ic o . L ’ a b b a n d o n o d el s e m p lic e a f o r is m a a fa v o r e d e ll’ im p ie ­
g o d e ll’ is tr u z io n e p r e s u p p o n e c e r to n e l S ir a c id e un p iù r o b u s t o im p e g n o
e d u c a t iv o e u n a p iù p r o f o n d a c o s c ie n z a d el p r o p r io m a g is t e r o . A l te m ­
p o s t e s s o , e p r o p r io a c a u s a d i q u e ste p a r t ic o la r it à , r is u lta e v id e n t e c h e
l ’ E c c le s ia s t ic o m e n t a , p iù dei P r o v e r b i, il tito lo d i « lib r o d i s c u o l a » :
u n ’ o p e r a p iù c o m p le t a , p iù c o m p le s s a e p iu c o n s a p e v o lm e n t e id e a ta .

IV. STO R IA D ELÌ.’ lN T ER PR K T A ZIO N E

È da sottolineare che l’Ecclesiastico è stato uno dei libri dell Antico Te­
stamento meno discussi dal punto di vista dottrinale. Si potrà concorda­
re con il suo messaggio o dissentirne, ma la filosofia di vita e la teologia
delPautore sono sufficientemente chiare e coerenti da sottrarsi a dispute
scolastiche. In sostanza l’ unico punto al quale gli specialisti hanno dedi­
cato studi impervi, e sul quale non è stato ancora raggiunto un qualche
consenso, è la questione dei problemi testuali dei manoscritti ebraici, in
particolare per quanto riguarda la loro autenticità.
L ’ a u t e n t ic it à dei m a n o s c r it t i d e lla g e n iz a d el C a i r o fu m e s s a in d is c u s -
Storia del Fin ter prelazione 205

sione già negli anni successivi al loro ritrovam ento.51 M entre alcuni ri­
tenevano si trattasse di una maldestra traduzione dal siriaco,51* per altri
questi m anoscritti passarono dal greco all'ebraico attraverso il persia­
no.5=1 N on mancò chi, pur ammettendo una fondamentale autenticità, ri­
tenne che alcune parti potevano essere traduzioni dal siriaco,54 dal gre­
c o 55 o dal siriaco e dal greco.56578La discussione si protrasse per decenni,
fino alla scoperta del rotolo di M asada e gli studi dedicatigli da Yadin.
Secondo questo studioso ebreo il testo di M asada conferma soprattutto
['autenticità del manoscritto B .p In tutta questa discussione di possibili
retrotraduzioni a partire da un’altra lingua condividiam o Popinione di
Riiger: i testi addotti per sostenere la teoria della retrotraduzione non
sono altro che testimoni dell’esistenza di due forme testuali, a partire
dalle quali potrebbero trovare spiegazione tanto i doppioni quanto il re­
sto delle varianti dei manoscritti del C airo /"
I manoscritti del Cairo, dunque, consentono di pensare alPesistenza
di almeno due form e o recensioni del testo ebraico originale: H i e H i .
Uno dei testimoni testuali di H z - molto diverso da quelli di H i - fu
alla base di alcuni manoscritti G 2. Pertanto questo testo greco convali­
da indirettamente la distinzione tra un H i e un H z , deducibile anche
dalle differenze testuali delle citazioni del Siracide nel Talm ud e nella
letteratura rabbinica. La principale peculiarità di H z è costituita dalle
aggiunte rispetto a H r. Nei manoscritti della geniza del C airo A , B e C
si possono osservare circa 10 0 stichi in più rispetto a quelli che co rri­
sponderebbero a I I I . Circa un terzo di queste aggiunte è in rapporto
con aspetti dottrinali di qualche im portanza; il resto è costituito da me­
re varianti lessicali.59

51. Al riguardo cfr. A.A. DI Leila, T h e H e b r e t t s T e x t o f S t r a c h . A T e x t - C r i t i c a l a n d H is t o r ic e li


S t u d y , The Hague r 966, spec. 17 -4 6 ; C. Kearns, E c c t e s i a s t i c u s , o r t h è W i s d o m o f J e s u s t h è
S o n o f S t r a c h , in. R.C. Futler e altri (edd.), A N e $ v C a t h o i i c C o m m e n t a r y o n H o t y S c t f p t u r € y
London 1969, 5 4 1-56 1,
52.. Il primo a formulare quesra ipotesi fu Gr Bickell, Der hehratsche Sirachtext, eine Rùckùber-
setzung: WZKM 13 (1899) 251-2.56.
^3. Teoria fantasiosa sostenuta da D.S. Mnrgoliourh, The Origin ofthe «Originai Hebrew» o f
Rcclesiasticus, London 1899.
54. Così I. Levi, L'Eccfésiastupte ou la Sagesse de Jesus, fils de Sìra il, Paris 19 0 1, x x i -x x v i i ;
Idem, The Hebrew Text of thè Boak of Ecclesiasttcus, Leiden 1904.
55. J, Zisgler, Ztveì Beitrdge zu Sirach: BZ N.F, 8 (1964) 277-284, cita soltanto 1 r,2b; 10 ,13 8
e 3 7 , 2-ob.
56. Così À.A. Di Leila, op. cit.t 106-147^ P.W. Skehan - A.A. Di Leila, op. cif., 58.
57. Y. Yadin, The Ben Sìra Serali from Masada, Jerusalem 1965, 7 ss.
58. Cfr. H.P. Riiger, Text und Textform im bebràìschen Sirach. Untersuchungen zur Textge-
schichte und Textkrìtìk der hebràìschen Sifachfragmmte aus der Kaìroer Oéttissa (BZAW 112 ) ,
Berlin 1 9 7 0 ,1 - 1 1 . 59, Per alcuni esempi si veda C. Kearns, op. cit., 548.
V. BIBLIOGRAFIA COMMENTATA
i . Com m enti
Duesberg, H. - Fransen, I. (edd.), Ecclesiastico (BG), Torino-Roma 1966. L'ope­
ra è introdotta da un’analisi dei problemi critico-testuali e critico-letterari (pp. 1 ­
90). La traduzione italiana (sulle pagine di sinistra) e il testo latino (pagine di de­
stra) sono accompagnati da un modesto apparato critico e da commenti relati­
vamente ampi.
Levi, I., VEcclèsiastique ou la Sagesse de Jésus, fils de Sira, z voli., Paris 1898,
19 0 1. È uno dei primi grandi commenti che seguirono le scoperte della gemza del
Cairo. Nonostante la precisione mostrata nelPanaltsi di alcuni problemi testuali,
Popera non ha ottenuto la fama, peraltro meritata, dei commenti di Smend e di
Peters.
Moria, V., Eclesìàstìca^ Salamanca-Madrid-Estella 1992. Si tratta di uno dei
pochi commenti (testo compreso) scritti originariamente in spagnolo. Dopo un’in­
troduzione di dodici pagine, dedicata agli aspetti generali dell'opera, Fautore af­
fronta il commento dell’Ecclesiastico suddividendolo in unità letterarie per circa
zzo pagine. Non c un commento scientifico ma un’opera di alta divulgazione con­
cepita piu per pastori e studenti che per gli specialisti.
Peters, N., Das Bucb Jesus Strach oder Ecclestasttcus ubersetzt und erklart,
Munster 19 13 , Dopo un’introduzione di settantotto pagine l'autore presenta un
ampio e ottimo commento (pp. 1-454) nel quale spicca l’ottima analisi del testo
ebraico e delle versioni greca e latina. Nonostante la remota data di pubblicazio­
ne lo si può considerare, con 1 opera di Smend, il miglior commento moderno al­
l’opera del Siracide.
Segai, M.Ts., SeferBen Sira hassalem, Yerushalaim zi9 5S. Commento in ebrai­
co moderno. La sua maggiore utilità per Io studioso consiste nella riproduzione
del testo ebraico dell’Ecclesiastico vocalizzato. Il commento, talora superficiale,
presenta qualche lacuna. La bibliografia (pp. 71-72) è eccessivamente ridotta.
Skehan, P,W. - Di Leila, A.A., The Wisdom o f Ben Sira (Ab 39), New York
1987. I nomi degli autori, noti specialisti in materia, sono di per sé una garanzia
per questo commento della «Anchor Bible». La traduzione e le note si devono a
Skehan, che mori prima di vedere conclusa Popera. L’introduzione e il commen­
to sono opera di Di Leila. L ’introduzione (pp. 3 92) è ampia e completa; la bi­
bliografia (pp. 93-127) è praticamente esaustiva. li commento (pp. 131-580), ac­
compagnato dalla traduzione, è buono anche se non privo di una certa larragi-
nosità e di scarsa profondità. Molto utile, infine, l’indice tematico (pp. 593-620).
Smend, R., Die Weishett des Jesus Sirach, Berlin 1906. Senza dubbio si tratta
dei miglior commento critico e teologico al Siracide. A estesi prolego mena - Ge­
sù Ben Sira e la sua opera, il testo ebraico, la traduzione greca del nipote, una se­
conda traduzione greca, le retrotraduzioni dal greco, le traduzioni siriaca e ara­
ba, la ricostruzione del testo originale (pp. xiv-cux) - fa seguito un'approfondi­
ta ed erudita analisi testuale (pp. 1-517). Si segnala, m particolare, l’ intuito del­
l’autore e la sua abilità nel ricostruire a partire dal greco un ipotetico testo ebrai­
co (ove manca) che in molti casi è stato confermato da successive scoperte.
Snaith, LG-, Ecclesiasticus, Cambridge 1974. Questo commento fa parte del
B ib lio g ra fìa c o m m e n ta ta 20 7

«Cambridge Bible Commentary». Opera di alta divulgazione, comporta la tra­


duzione inglese e il commento articolato per pericopi.

z. Altre opere interessanti

Aa. Vv., Sefer Ben Sira, Yerushalaim 15*73. Viene qui presentato Poriginale ebrai­
co nella collana «Dizionario Storico della Lingua Ebraica». Si tratta di uno stu­
dio dedicato al testo, alle concordanze e all’analisi lessicale del Siracide. Dopo
un introduzione sulle caratteristiche tecniche del libro, questo è suddiviso in tre
parti: 1. il libro di Ben Sira e le sue versioni (pp. 1-69), con la riproduzione del
testo originale non vocalizzato; 2. concordanze (pp. 7 1-314 ); 3. elenchi lessicali
(pp. 315 -5 17 ). Opera di riferimento obbligato.
Boccaccio, P. - Berardi, G., Ecclesiasticus. Textus hebraeus secundum frag-
menta reperta, Roma 1986. L’opera presenta la riproduzione del testo dei diversi
manoscritti ebraici dell’Ecclesiastico. Purtroppo non sono stati riprodotti i ma­
noscritti di Qumran e Masada.
Di Leila, A.A., The Hebrew Text o f Sirach. A Text-Critical and Historical
Study, The Hague 1966. Opera fondamentale per lo studio delPautenticità dei
manoscritti della geniza del Cairo. Una prima parte, dedicata allo stato della
questione, consente all’autore di affrontare il problema delPautenticità dei ma­
noscritti ebraici dal punto di vista della critica testuale (pp. 47-77) e dal punto di
vista storico (pp. 78-105). Nel cap. iv Di Leila sostiene la retro traduzione di al­
cuni brevi passi dai testo siriaco.
Riiger, H.P., Text und Text, orni im hebrdischen Sirach. JJntersuckungen zur
Textgeschicbte und Textkrìtik der hebrdischen Strachfragmente aus der Kairoer
Geniza (BZAW 112 ) , Berlin 1970. Si tratta di un’indispensabile opera di critica
testuale basata sulla supposizione di due forme testuali nell’Ecclesiastico. Presen­
ta uno studio dei doppioni nel manoscritto A: dei paralleli tra i manoscritti A e
C; dei paralleli tra i manoscritti À e B; il manoscritto A come testimone della
trasformazione del testo ebraico di Ben Sira; l’età delle due forme testuali del­
l’Ecclesiastico.
Smend, R., Gnechisch-syrisch-hebràischer Index zur Weìsheit des Jesus Si­
rach, Berlin 1907. Dopo una breve introduzione (pp. in-xiii) l’autore presenta il
lessico greco del Siracide con le corrispondenti voci ebraiche e siriache accompa­
gnate dalle citazioni dei passi in cui ricorrono (pp. 1-2,51)- Si tratta, dunque,
della prima concordanza sul Siracide: di grande utilità per il ricercatore.éo
Vattioni, F., Ecclesiastico. Testo ebraico con apparato critico e versioni greca,
latina e siriaca, Napoli 1968. Un’introduzione dedicata a questioni generali (au­
tore, data, ecc.) e una bibliografia scelta precedono il testo originale dell’ Eccle­
siastico e tre versioni. Il testo ebraico occupa la parte superiore delle pagine di
destra; nella parte inferiore della stessa pagina viene riprodotta la versione siria­
ca. Le pagine di sinistra sono occupate dalle versioni greca e latina. Questa di­
sposizione è pratica, perché il lettore può apprezzare in modo sinottico i punti di
60. Dopo le ulteriori scoperte di manoscritti quest*opera può essere integrata con O. Rickenba-
cher, Nachtrdge zum «griechiscb-syrtsch-hebràischen Index zur Weìsheit des Jesus Sirach von
Rudolf Smend», Werthenstein 1970.
208 II l i b r o d e l l * E c c l e s i a s t i c o

contatto e le divergenze. Purtroppo la versione siriaca non è stata sottoposta a


una revisione critica.
Yadm, Y., The Ben Sira Scroti from Masada, Jerusalem 1965. La natura del
manoscritto frammentario scoperto a Masada è esposta nell’introduzione. La pri­
ma parte dell’opera è dedicata a un esauriente studio critico-testuale; nella secon­
da parie l'autore presenta una traduzione inglese del testo restaurato; l’opera si
conclude con la riproduzione fotografica delle pagine del manoscritto. Fatta ec­
cezione per alcune opinioni erronee - sulla natura del manoscritto e la lettura di
alcuni passi dubbi -, si tratta di un libro d'indispensabile consulrazione.
Capitolo v ii

Il libro della Sapienza

I. DATI GENERALI

Bibliografia: S. Bretón, ?Libro de la sabiduna o libro de la justicia? E l tema de la


justicta en la interpretación del libro de la Sabiduna: Cuadjer i (1978) 77-104;
J.R . Busto, La intención del midràs del libro de la Sabiduna sabre el Exodo, in
Salvación en la Palabra. En memoria de A. Diez Macho, Madrid 1986, 65-78;
Idem, La sabiduna es inmortai, Santander 1992-; M. Gilbert, Sagesse de Salomon,
DBS ix (1986) 58 -119 ; A. Sisti, // libro della Sapienza, Assisi 1992; J.A. Soggin,
Introduzione all*Antico Testamento, Brescia 41987, 5 3 6 -5 4 1;}. Vrlchez Dndez,
El binomio justicia-injusticia en el libro de la Sabiduna: Cuadjer 7 (1981) 1-16 ;
J. Vilchez Lindez, Sapienza, Roma 1990.

1 . Il libro
a) Titolo de! libro
Secondo la tradizione greca il libro e intitolato, con alcune varianti, 5 o-
pbia Salom onos «Sapienza di Salom one»,12 mentre nella tradizione lati­
na esso è conosciuto come L ib er Sapìentiae «Libro della Sapienza». Se
ci si attiene al contenuto del libro, che non nomina m ai esplicitamente
Salomone - nascosto dietro un anonimo «io», cfr. 9 ,7 -8 .12 - , la versio­
ne latina è più corretta. La paternità salomonica pone il libro nel novero
della tradizione sapienziale, al pari del Cantico, i Proverbi e Qohelet.

b) Testo e versioni

Il testo greco originale è stato trasmesso, integralmente o in parte, in


quattro codici in scrittura onciale: il Vaticano - senza dubbio il più affi­
dabile - il Sinaitico, l’Alessandrino e il manoscritto di Sant’Efrem, oltre
a vari codici in scrittura minuscola. T ra le versioni antiche La piu utile per
la ricostruzione del testo originale è certo la Vetus L a tin a * Di minore
utilità sono la versione armena del v secolo e la siriaca del V II.3

1. Identico titolo nella Vetus Latina, che Gerolamo non modificò.


2. In effetti essa presuppone un testo greco di almeno due secoli più antico rispetto al Vaticano.
I difetti della traduzione non tolgono valore alla sua testimonianza testuale.
3. Ulteriori particolari in G. Larcher, Le lìure de la Sagesse ou Sagesse de Salomon 1, Paris 19 8 3,
60-74 c ìh L Ziegler (ed.), Saplentia Salomonis (Septuaginta xn/i), Gòttingen 1962, 23-25.
c) C anonicità4

IJ libro della Sapienza condivide il destino dei libri deuterocanonici. Seb­


bene i L X X non facciano distinzione tra canonici e deuterocanonici, e
benché sia noto che questi ultimi furono considerati «letteratura sacra»
tra i giudei d’AlesSandria, l’ortodossia giudaica palestinese della fine del
i secolo d.C. non annoverò i deuterocanonici tra i libri ispirati. Tuttavia
il rapporto tematico di alcuni testi del Nuovo Testam ento con la Sapien­
za - in particolare Giovanni, la lettera ai Rom ani, la prima ai Corinti,
Colossesì ed E fesin i5 - e buso indiscriminato che del libro fecero già i
primi scrittori ecclesiastici (la prima allusione si trova in Clemente R o ­
m ano)6 ne facilitarono certamente il riconoscimento canonico, nono­
stante Pesclusione dalla tradizione canonica giudaica. Le discussioni sul­
la sua canonicità perdurarono, in alcuni ambienti, fino al x v i secolo,
quando il concilio di Trento risolse definitivamente la questione.

2. A utore, data e destinatari

a) 1 / autore

Analogamente ad altre opere della tradizione sapienziale (Proverbi e Qo-


helet) e al Cantico dei cantici, la paternità salomonica è da intendere co­
me pseudepigraftea.7* Esaminando attentamente la lingua, lo stile, le idee
religiose e il pensiero filosofico soggiacenti all’opera, risulta chiaro che
l’autore dovette essere un giudeo di lingua greca, probabilmente nato ed
educato nella diaspora. La fede nel Dio degli antenati (9 ,1), le idee sul
dono della sapienza (9 ,17 ), la profonda conoscenza della storia del po­
polo eletto (cfr. i capp. 1 1 - 1 9 ) e il desiderio che Israele divenga portavo­
ce della luce incorruttibile della legge (18 ,4 ), tutti questi elementi con­
tribuiscono a tratteggiare il profilo del tipico giudeo pio, orgoglioso del­
la tradizione nella quale è stato educato/
Nonostante le ovvie differenze tra le prime due parti del libro e i capp.
1 1 - 1 9 , 9 è ragionevole pensare alla mano di un solo autore.10 L ’ unita d’au-

4. Ampia e documentata informazione in J. Vilchea Lfndez, S a p ie n z a , Roma 19.90, 119 - 12 5 .


5. È preferibile parlare di parentela tematica anziché di prestito letterario, poiché non è certo
che la Sapienza sia più antica della maggior patte degli scritti del Nuovo Testamento.
6. Sulla valutazione canonica della Sapienza nella letteratura patristica ed ecclesiastica si veda
C- Larcher, É t u d e s s u r le lìv r e d e la S s g e s s e (EtB), IJans 1969, 3 6 - 6 3 .
7. L'attribuzione della Sapienza a Salomone venne messa in dubbio già ne! il secolo a giudicare
dal Canone muratoriano, secondo il quale il libro fu scritto da «amici dì Salomone» in onore
del monarca israelita. Considerazioni simili valgono per figure della patristica come Agostino
e Gerolamo. Ulteriori annotazioni sono reperibili in M . Conti, S a p i e n z a , Roma *1977, 10 - 1 1 .
H. Informazioni esaustive in J t Vilchez Lindez, S a p i e n z a , 5V59-
9. Sulla struttura tripartita del libro si veda sotto.
Dati generali zi i

tore è stata chiaramente dimostrata da Reese, il quale ha potuto indivi­


duare nell’opera quarantacinque retrospezioni testuali (flashbacks): r i­
petizioni significative di una parola o gruppo di parole (o persino di una
idea distintiva) in parti diverse del lib ro .11 A queste somiglianze, che c o ­
stituiscono il tessuto d’insieme dell’opera, si deve aggiungere l’unità te­
matica e la finalità unitaria dell’op era,11 il ricorso a identici procedimenti
letterari e una visione uniforme del destino umano di fronte all’appello
della sapien za.'3 Attualmente risulta impossibile, oltre che irrilevante,
cercare d’identificare l’autore. I nomi proposti: O n ia14 e il nipote di Ben
S ira,15 o Filone, Apollo (cfr. Atti 18,2.4-2,8) o un aderente al movimento
esseno,16 possono riuscire curiosi, m a sono scarsamente fondati.

b) Data

La data di composizione della Sapienza non può essere stabilita a parti­


re da elementi oggettivi; l’intera argomentazione si basa su deduzioni
indirette.17 Se si considera che l’opera presenta una certa dipendenza
dai L X X , il termine a quo per la sua composizione andrebbe fissato in­
torno al 2,00 a.C . D ’altra parte, se si è dell’idea che Rora. 1,8 - 3 2 e Ef\
6 , 1 1 - 1 7 sem brano utilizzarla, l’opera in questione dovette essere scritta
prima delle suddette lettere.18 Ecco perché attualmente la m aggior parte
degli studiosi propende per l’ultima metà del 1 secolo a .C .I? N on manca
10. Questa èPopinione, tra gli altri, di F. Feldrnann, D a s B u c h d e r W e i s h e i t , Bonn 1926, 5 - 11; D.
Winston, T h e W i s d o m o f S o l o m o n (AB 43), New York 1979, 12 -14 . Si è arrivati a pensare a
quattro autori diversi, cui risalirebbero quattro parti del libro; cfr. W. Weber, D ì e C o m p o s i -
t ìo n d e r W e is h e it S a l o m o n s : ZWTh 47 (1904) 14 5-16 9 .

1 1 . Cfr. J.M . Reese, H e l l e n ì s t i c I n f l u e n c e o n t h è B o o k o f W i s d o m a n d I t s C o n s e q u e n c e s (AnBìb


41), Roma 1970, 124 . 130.
12 . Messa in risalto da C. Larcher, L e liv r e d e la S a g e s s e 1, Paris 19 8 3, 103.
13 . Tutte queste considerazioni convalidano la tesi dell’unità essenziale del libro della Sapienza.
Sul problema si veda J. Vilchez Lmaez, S a p i e n z a , 22-29.
14 . Cfr. L. Bigot, L i v r e d e la S a g e s s e , in DThC xiv /i , Paris 1939, 703-744, spec. 724-729.
15 . Paternità sostenuta da C. Romaniuk, La t r a d u c t e u r g r e c d u l i v r e d e J e s u s B e n S ir a n ’ e s t - i l
p a s P a u t e u r d u liv r e d e la S a g e s s e RivBibl 15 (1967) 16 3-17 0 ; Idem, M o r e a b o u t t h è A u t h o r
o f th è B o o k o f W i s d o m . A n A n s w e r to P r o f G. S c a r p a i : RivBibl 15 (1967) 543-545.

16 . Cfr. C. Larcher, Smesse 1, 134 -138 .


17 . Al riguardo il ventaglio di proposte raggiunge proporzioni sensazionali e sconcertanti. L.
Bigot, a rt. c it ., 726-729 data la composizjone tra la persecuzione di Antioco Epifane e la rivol­
ta dei Maccabei; J.A.F, Gregg, T h e W i s d o m o f S o l o m o n , Cambridge 1909, xi-x iii al 12 5-100
a.C.; J. Klausner, F r o m J e s u s t o P a u l , New York 1944, 12 4 pensa a diversi stadi compositivi
negli anni 70-50 a.C. Vi sono autori che giungono persino agli anni 13 0 e 18 0 d.C,
18 . Sul rapporto tra libro della Sapienza e Nuovo Testamento cfr, J. Vilchez LmJez, S a p i e n z a ,
12 0 - 12 1. In ogni caso, secondo C. Larcher, «l’uso della Sapienza da parte del Nuovo Testamen­
to non risulta in modo certo in alcun passo» [ É t u d e s , 29).
19 . Prima del 30 a.C. secondo P. Heinisch, D a s B u c h d e r W e is h e it (EHAT), Miinster 19 12 , xix-
xxui; F. Feldrnann, o p . c i t ., 12 -13 .
z j z II l i b r o d e l l a S a p i e n z a

t u t t a v ia c h i p e n sa a lla s e c o n d a m e tà d el i s e c o lo d . C . U n e s e m p io di q u e ­
s ta te n d e n z a è S c a r p a t c h e , s u lla b a se d e llo s tu d io d e g li h a p a x le g a m e -
na c o m e kratesis ( 6 , 3 ) e d ia g n o sis ( 3 , 1 8 ) / ° ritien e u n e r r o r e d a t a r e la S a ­
p ie n z a a n te r io r m e n te a lP e r a c r is tia n a .
A l t r i , p u r a c c e t t a n d o la fin e del 1 s e c o lo c o m e e p o c a di c o m p o s iz io n e ,
p e n s a n o c h e il lib r o d e lla S a p ie n z a sia s ta to s c r it to in m o m e n ti d iv e r s i.
L a r c h e r , c h e p a r la d i u n a « c o m p o s iz io n e s c a g lio n a t a n e l t e m p o » , p r o p o ­
n e tre d a te c o n t ig u e , c o r r is p o n d e n t i a tre p a rti d el lib r o . L a p r im a (c a p p .
j - 5 ) v e n n e c o m p o s t a in E g it t o v e r s o il 3 1 - 3 0 a . C ; la s e c o n d a ( c a p p . 6 ­
9 ) fu r e d a tt a p o c o d o p o , m a in c o r r is p o n d e n z a d i u n a s itu a z io n e p o lit i­
c a d iv e r s a , la p r e s a d i A l e s s a n d r ia d el 3 0 a . C . A n c h e se a lc u n e s e z io n i
d e lla te r z a p a r t e (c a p p . 1 0 - 1 9 ) p o s s o n o ris a lir e a u n ’ e p o c a p iù a n t ic a , la
su a c o m p o s iz io n e e b b e lu o g o in to r n o a g li a n n i 1 5 - 1 0 a . C / r

c) L u o g o e destin atari

S e si c o n s id e r a la p r o t e n d a c o n o s c e n z a c h e P a u to r e m o s t r a d elle id e e
g r e c h e , la s u a c u lt u r a a m p ia e c o s m o p o lit a e l’ a tte n z io n e a l l ’ E g it t o n e i
c a p p . n - 1 9 , 20
122' è r a g io n e v o le s u p p o r r e ch e il lib r o d e lla S a p ie n z a sia s t a ­
to s c r it t o a d A l e s s a n d r i a , im p o r ta n te n u c le o g iu d a ic o d e lla d ia s p o r a e
fo n d a m e n ta le c e n tr o in te lle ttu a le del m o n d o a n t ic o .2324
5
C h e il lib r o sia r iv o lto a « c o lo r o ch e g iu d ic a n o la t e r r a » a i « re »
( 6 , 1 ) r is u lta s o r p r e n d e n t e , c o m e se S a lo m o n e , il p r e s u n to a u t o r e , in te n ­
d e sse d a r e c o n s ig li ai p r o p r i c o lle g h i. N o n è del tu t t o c h i a r o P im e n t o di
q u e sta d e d ic a . B en n o to è il c o lle g a m e n t o tra la s a p ie n z a e la r e g a lità in
tu tta la tr a d iz io n e s a p ie n z ia le , m a P a u to r e n o n s e m b r a e sse re p a r t ic o ­
la r m e n te in te r e s s a to a lla fo r m a z io n e dei m o n a r c h i, q u a n t o p iu t t o s t o a l­
la r in a s c it a d e lla fe d e tra i p r o p r i fr a te lli di s tir p e e a u n a v ita le g a ta a lle
t r a d iz io n i d e g li a n t e n a t i / '1 Se e g li r ic o r s e a lla fin z io n e m o n a r c h ic a , c h e
s to r n a in u n p r im o m o m e n t o I a tte n z io n e d e i d e s tin a ta r i o r ig in a r i, fu
s e n z a d u b b io p e r c o n f e r ir e m a g g io r p e s o e im p a tto a lle su e p a r o l e / 5 In

20. G. Scarpai, L ib r o d elta S a p ien z a I, Brescia 1989, 20; questa teoria era già stata esposta in
Idem, À n c o r a su ll’a u to r e d e l lib r o d e lla S a p ien z a : RivBibl 15 (1567) 171-189.
21, Cfr, C. Larcher, Sapesse I, i£i; la teoria pare forzata in assenza di dati oggettivi.
xx, La condanna dell’idolatria nei capp. 13-15, tra l’altro, riflette i costura! della cultura egi­
ziana quali sono noti da Filone di Alessandria. Cfr. M. Gilbert, L a critiq u e d es d ìeu x dan s le
L w re d e (a S ag esse (AnBìb 53), Roma 1973, 259-263.
23. Del mezzo milione di persone che popolavano Alessandria nei 1 secolo 3.C. circa duecen­
tomila erano ebrei.
24. Attualmente nessuno mette in dubbio che l'autore della Sapienza pensasse prevalentemente
ai suoi fratelli giudei redigendo il libro. Non convìnce la pluralità di destinatari suggerita da C.
Larcher, S ag esse I, 114.
25. Scarsamente fondata ci sembra ^opinione dì coloro che, citando passi dai Proverbi, ne de-
D im e n s io n e le tte ra ria 2 -13

o g n i c a s o n o n si p u ò e s c lu d e re c h e , c o n s id e r a t e le d im e n s io n i d e lla d i f ­
fu s io n e le tte r a r ia nelle c ittà e lle n is tic h e d e ll’ e p o c a , P a u t o r e d e lla S a p i e n ­
z a p r e s c in d e s s e c o n s a p e v o lm e n t e d a a ltri d e s tin a ta r i d iv e rs i d a i p r o p r i
c o rr e lig io n a r i/6

ir. D IM E N S I O N E L E T T E R A R IA

1. Prim e im pressioni

L ’ e le m e n to f o r s e più n o te v o le del lib r o d e lla S a p ie n z a è il su o l e s s i c o / 7


11 le tto r e , a b it u a t o a le g g e re a ltre p a g in e d e ll’ A n t i c o T e s t a m e n t o , r e s ta
s c o n c e r t a t o d a lla q u a n tità d i te rm in i e stra n e i a lla le tte r a tu r a b ib lic a , i n ­
d ip e n d e n te m e n te d a lla lin g u a in c u i fu r o n o tr a s m e s s i: e s p r e s s io n i e a g ­
g e ttiv i d i n u o v o c o n io , te rm in i c o m p o s t i ,18 un le s s ic o d a lle c a r a t t e r i s t i ­
ch e filo s o fic h e /9
M a e s o p r a t t u t t o il m o n d o d e lle id ee ch e r ic h ia m a l’ a tte n z io n e . L a f ­
fe r m a z io n e d e lP im m o r ta lit à n o n c o s tit u is c e u n a d is tr a z io n e o u n ’ a l l u ­
sio n e fu g g e v o le p e r c h e ta n to athanasia q u a n to athanatos c o m p a io n o in
p u n ti c h ia v e del lib ro ( 1 , 1 5 ; 3 , 4 ; 8 , 1 3 . 1 7 ; 1 5 ,3 ) / ° S u q u e s to p u n to il l i ­
b r o d e lla S a p ie n z a a b b a n d o n a la t e o lo g ia d e l S ir a c id e : ouk athanatos ho
hyios anthropou , n o n c ’ è u o m o im m o r ta le (Sir, 17 ,3 0 ). B e n c h é P e s c a t o -
lo g ia n o n sia o g g e tto di u n ’ e s p o s iz io n e in te n z io n a lm e n te r ig o r o s a , l ’ a u ­
to re d e lla S a p ie n z a p a r la d i u n g iu d iz io m c u i le a n im e dei g iu s ti s p l e n ­
d e r a n n o e g iu d ic h e r a n n o ì r e g n i e m p i d e lla te rra , m e n tre i m a lv a g i r i c e ­
v e r a n n o il c a s t ig o p e r le lo r o a z io n i c r im in a li. Q u e s te id ee c o r r i s p o n d o ­
n o s e n z a d u b b io a llo s c h e m a t e o lo g ic o d e lla le tte r a tu r a a p o c a lit t ic a g i u ­
d a ic a . C i ò c h e n el lib ro n o n è m o lt o c h ia r o è se i m a lv a g i s a r a n n o s o t t o ­
p o sti a u n d u p lic e g iu d iz io : u n o im m e d ia ta m e n te d o p o la m o r te e u n a l ­
tr o q u a n d o D io v e r r à a v is ita r e i g iu s ti, o v v e r o se d o p o la m ò r t e a n ­
d r a n n o a u t o m a t ic a m e n te n e llo §*'ól fin ch é , n e l g iu d iz io d e fin itiv o , d o ­
v r a n n o s u b ir e la c o n d a n n a m p r e s e n z a d e lle lo r o a n tic h e v ittim e .
L a fig u ra d e lla S a p ie n z a p e r s o n ific a ta è e sse n z ia le p e r la c o m p r e n s io -

ducono che 1,1 e 6,i si riferiscano a una «realtà sapienziale»: il saggio è come un re che giudi’
ca 1 popoii. Cfr. M. Gilbert, S agesse d e S a lo m o n t in DBS xi (1986), 58-119, spec. iot.
26. Secondo F, Feldmann, o p . cit.y 17, l’opera avrebbe avuto lettori anche tra 1 pagani.
27. In proposito si veda E. Gàrtner, K o m p o s it io n urtd W o rtw a h l d es B u ch e* d e r W eìsb ett,
Berlin 1912, 101-229; J*M. Keese, o p . c i t , 1-31; D. Wtnston, o p . cit,7 14-18.
28. Tra gli altri h y p e r m a c h o s (10,10; 16,17); k a k o t e c h n o s (1,4; 15,^); p an toeiy iu im os (7,23;
11,17; 3:8,15)i p r o t o p la s t o s (7,1; 10,1). Si veda al riguardo J. Palm, ù b e r S p ra ch e u n d Siti d e s
D ìu d o ru s v on S izlhen , Lund 1955, 79-81; C.L.W Gnmm, K o m m e n ta r iib e r d a* B u c h d er W eis-
beitj Leipzig 1937, 6.
29. Sul rapporto tra la Sapienza e il pensiero greco cfr. D. Winston, o p . ctt.y 38-40. 59-63.
30. Ampia disamina dell’argomento in C. Larcher, É tu d es, 237-327; cfr. inoltre J. Vilchez
Lmdez, S a p ien z a , 104-114.
2 14 II l i b r o d e l l a S a p i e n z a

n e d e l lib r o . T u t t a v i a la s u a o r ig in e d iv in a e il s u o r a p p o r t o c o n la c r e a ­
z io n e r in v ia n o a te sti p r e c e d e n ti, c o m e P ro v . 1 , 2 0 ss.; 8 ; G io b . 2 8 5 S ir .
2 4 . D ’ a ltra p a r t e l ’ id e a c h e la s a p ie n z a p e n e tr a e a t t r a v e r s a (d ie k e i de
k a i chorei) tu tte le c o s e ( S a p . 7 , 2 4 ; c fr . 1 , 6 ) , e ra g ià s ta ta p r o p o s t a in a l­
tri te rm in i d a S ir . 1 , 9 . A n c h e P id e n tific a z io n e d e lla s a p ie n z a c o n la le g g e
r is a le al S ir a c id e ( 2 4 , 2 3 ) ; p e r e s s a D io h a p r e p a r a t o u n a d i m o r a tra i fi­
g li d ’ Isra e le (c fr. 2 4 , 1 0 - 1 1 ) . P u r fa c e n d o p r o p r io q u e s to s is te m a s p e c u ­
la t iv o , il lib r o d e lla S a p ie n z a r o m p e d e c is a m e n te c o n la s u a in to n a z io n e
n a z io n a lis t a e , d ’ a ltra p a r t e , r ic o r d a n d o la p r e s e n z a e l’ a t t iv it à d e lla s a ­
p ie n z a n e lla s to r ia del p o p o l o , n e r iv e la il c a r a tt e r e s o t e r io lo g ic o . Q u e ­
sto r a p p o r t o d i s a p ie n z a e s a lv e z z a , tim id a m e n te s u g g e r ito d a l S ir a c id e
n e ll’ e lo g io d e g li a n te n a ti (S irr 4 4 , 1 - 5 0 , 2 4 ) n el lib ro d e lla S a p ie n z a tr o v a
d e fin itiv a c o n v a lid a .

2. A sp etti letterari

a) L in g u a e a m b ien te culturale

A n c h e se in e p o c h e p a s s a te si g iu n s e a p e n s a r e c h e la p r im a p a r t e d e ll’ o ­
p e r a ( c a p p . 1 - 5 ; e p e r s in o 1 , 1 - 1 1 , 1 ) fo s s e p e r p a r t e o in te r a m e n te la t r a ­
d u z io n e di un te s to e b r a i c o ,31 a ttu a lm e n te l ’ o p e r a si ritie n e s c r it ta o r i g i­
n a r ia m e n te in g r e c o .31 N o n si p u ò n e g a r e c h e t a lv o lt a v i s ’ in c o n t r i il p a ­
r a lle lis m o tip ic o d e lla p o e s ia e b r a i c a ,33 m a l’ a b b o n d a n te r ic o r s o a p r o ­
c e d im e n ti r e to r ic i q u a li l ’ a llitte r a z io n e , Ja p a r o n o m a s ia e l ’ a s s o n a n z a r i ­
s u lta d iffic ilm e n te s p ie g a b ile in u n a tr a d u z io n e . D ’ a ltr a p a r te s o n o u sa te
s p e s s o p a r o le c o m p o s t e , a lc u n i a g g e ttiv i c h e s e m b r a n o c o n ia t i a p p o s i­
ta m e n t e d a ll’ a u to r e , a lc u n e lo c u z io n i im p ie g a te p e r t r a s m e tt e r e id ee ch e
i LXX e s p r im o n o in a lt r o m o d o e fo r m u le r e d a z io n a li e s tr a n e e alla
s t r u t t u r a d e lla lin g u a e b r a ic a . I n u m e r o s i e b r a is m i d e lla S a p ie n z a s o n o
s p ie g a b ili c o n la c o n o s c e n z a d a p a r te d e ll’ a u to r e d e lla t r a d iz io n e le tte ­
r a r ia is r a e lita e p e r l ’ im p ie g o d e lla S c r itt u r a c h e e g li se n z a d u b b io fe c e .
L ’ in flu e n z a d e lP e IJe n is m o è a s sa i n o t e v o le .34 È s ta to c a l c o l a t o c h e il
lib r o c o n tie n e u n le s s ic o di 1 7 3 4 p a r o le d iv e r s e , d e lle q u a li 1 3 0 3 c o m ­
p a i o n o u n a s o la v o lt a ; c ir c a il 2 0 % (p r e c is a m e n te 3 3 5 ) n o n s o n o u sa te
in n e s s u n a ltr o lib r o c a n o n ic o d e ll’ A n t ic o T e s t a m e n t o , in tu t t o q u e s to
c o r p o le s s ic a le l ’ in flu e n z a d el p e n s ie r o e lle n is tic o c o n t e m p o r a n e o è si-

31. Qualche decennio fa E.A. Speiser, T h e H eb retv O rigin o f t h e F irst F a r i o f t h e B o o k o f Wis-


d o m : JQR 14 (1923-1924) 455-482 ripropose questa teoria.
32. Cfr. P. Heinisch, o p . cit.y x v i - x v iit ; F. Feidmann, o p cit . , 2-5; il terra è discusso in C. Lar-
cher, S ag esse 1, 91-95.
33. Quantunque C. Larcher, S ag esse I, 89 ritenga che l’uso del parallelismo nel libro della Sa­
pienza sia «très soaple».
34. C. Larcher, S agesse 1, 179-236 propone un'erudita disamina de! problema; si veda inoltre
J. Vflchez Lmdez, S a p ien z a , 76-86.
D im e n s io n e le tte ra ria 2 15

g n if ic a t iv a ; c e r ta m e n te s u p e r io r e a q u e lla d el g r e c o c la s s ic o . S o n o in d i­
c a t iv i g li e s e m p i d e lle q u a tt r o v ir tù c a r d in a li ( 8 ,7 ) e d e ll’ a n a lis i filo s o fic a
d e lla c o n o s c e n z a d i D io ( 1 3 , 1 - 9 ) . D i fr o n t e a l? im p o s s ib ilit à d i p a r la r e
di lib ri o a u to r i p a r t ic o la r i su i q u a li si s a r e b b e b a s a t o P a u to r e d e lla S a ­
p ie n z a , i r ic e r c a t o r i m o d e r n i s u g g e r is c o n o c h e q u e s ti a v r e b b e a d o t t a t o
u n a p o s iz io n e e c le ttic a n e ll’ u so d e lla filo s o fia g r e c a p o p o la r e d el s u o t e m -
p o . 35 In o g n i c a s o è u n a s o r p r e s a p o s it iv a c o s t a t a r e c h e u n o s c r it t o r e b i­
b lic o p r e n d e s s e ta n to su l s e r io la c u lt u r a d e l p r o p r io t e m p o d a p r e s e n t a ­
re la p r o p r ia fe d e in v e r s io n e a ttu a le .

b) Verso o pro sa?

S i è v a r ia m e n t e d is c u s s o se la S a p ie n z a sia u n ’ o p e ra in v e r s i o in p r o s a .
A l c u n i s o s te n ito r i d e lla p r im a ip o te s i a r g o m e n t a n o s u lla b a s e d e lla d i­
s p o s iz io n e d el m a te r ia le in s t i c h i 36 o in u n ità f o r m a t e d a s tic h i ( v e r s i) .37
A lt r i s u p p o n g o n o - se n z a c o n v in c e r e - ch e P a u t o r e d e lla S a p ie n z a a b b ia
p r o b a b ilm e n t e f a t t o r ic o r s o a lla m e t r ic a g r e c a .38 S e b b e n e a ttu a lm e n te
n e s s u n o s o s te n g a s e ria m e n te la te o r ia d i u n o r ig in a le p a r z ia lm e n te in
p r o s a , c o s ì p e n s a r o n o F o c k e 39 e D e B ru yn e.*10 D i fr o n t e a q u e s ta d i v e r s i­
tà d i o p in io n i e a l c o m p le s s o d ’ in flu e n z e c h e h a n n o p o t u t o c o n v e r g e r e
n e llo stile d e lP a u to r e d e lla S a p ie n z a , a d e r ia m o a lP o p in io n e di L a r c h e r ,
s e c o n d o la q u a le si tr a tta « d i u n ’ o p e r a d iffic ile d a d e fin ire . S e n z a d u b b io
P a u to r e in te n d e v a c o m p o r r e u n ’ o p e r a p o e t ic a , im ita n d o la p o e s ia b ib li­
ca e d e lle n iz z a n d o la . E g l i a d o t t a , s in d a lP in iz io , la f o r m a e s te r io r e d e i
v e r s i e b r a ic i, ch e r ic o m p a r e c o n t in u a m e n t e in a lc u n i s v ilu p p i d a llo stile
più lib e r o , a v v ic in a b ili sin o a u n c e r t o p u n to a llo s tile p e r io d ic o , c o n s i­
d e r a to a p p u n t o c o m e p r o s a d a a lc u n i c r itic i. T u t t a v i a , p e r s in o in q u e s to
c a s o , la c o r n ic e p o e tic a v ie n e m a n te n u ta , m a si tr a tta di u n a c o r n ic e a r ­
tific ia le , d a i lim iti im p r e c is i, la c u i s tr u ttu r a n o n o b b e d is c e a n e s s u n a
le g g e m e tr ic a a p p a r e n te ... In q u e s te c o n d iz io n i è più s e m p lic e a tte n e rs i
a lla s u d d iv is io n e in s tic h i, a tte s ta ta g ià d a u n p a p ir o del III s e c o lo d . C . e
a d o t t a t a n e lle v a r ie e d iz io n i» .*11

35. Cfr. C. Larcher, É tu d e s ì 132-236 ; J. Reese, o p . cit ., 88-89. Una comparazione tra il libro
della Sapienza e l'opera di Filone si trova in B. Mack, L o g o s u n d S o p b ia , U n tersu cbu n gen z u t
W e is b e its th e o lo g ie im h e llw is tìs c h e n ju d e n tu m (SUNT), Gottingen 1973,108-184.
36. Cfr. P.W. Skehan, T h e T ex t a n d Structures o f t b e B o o k o f W isd om : Traditio3 (1945) 1-12,
spec. 2-5.
37. Si veda la complessa teoria di A .G . Wright, N um ericeli P a ttem s in th è B o o k o f W is d o m :
CBQ 29 (1967) 218-232,
38. In proposito cfr. H.J. Thackeray, R h y th m tn th è B o o k o f W isd om : JTS 6 (1905) 232-237.
39. F. Focke, D ie E n tsteb u n g d er W eish eit S a lo m o s (FRLANT 22), Gottingen 1913, 53-54.
40. Dom De Bruyne, È tu d e su r le te m e latin d e la S a g esse: RBén 41 (1929) 101-133.
41. C. Larcher, S ag esse 1, 90-91.
c) Struttura letteraria

P r im a d 'in d iv id u a r e il g e n e r e le tte r a r io d e lla S a p ie n z a è o p p o r t u n o c e r ­


c a r e d i c o g lie r n e i d iv e r s i e le m e n ti e sse n z ia li d ella c o m p o s iz io n e , la s t r u t ­
tu r a le tte r a r ia . S e b b e n e n o n sia m a n c a t o c h i h a p r o p o s t o u n a s u d d iv i­
sio n e b ip a r t it a 41 o q u a d r i p a r t i t a 43 d el lib r o , si p u ò a ttu a lm e n te a f f e r m a ­
re c h e l ’ o p e r a c o n s t a d i tre p a r t i,44 a n c h e se tra g li s p e c ia lis ti n o n v i è
a c c o r d o su i lim iti di c ia s c u n a d i e s s e .4* D a l c a n t o n o s tr o a d o t t ia m o la
d is p o s iz io n e tr ip a r tita p r o p o s t a d a G ilb e r t : 1 , 1 - 6 , 2 1 (la s a p ie n z a c o m e
n o r m a di v it a p rim a del g iu d iz io e s c a t o lo g ic o ) , 6 , 2 2 - 9 , 1 8 (la s a p ie n z a in
se s te s s a ; « e lo g io d e lla s a p ie n z a » ) ; 1 0 , 1 - 1 9 , 2 2 (la s a p ie n z a n e lla s to r ia
d ella s a lv e z z a ).

d) G enere letterario

L a d e te r m in a z io n e del g e n e re le tte r a r io d el lib r o d e lla S a p ie n z a n el s u o


in s ie m e e a ll'o r ig in e di d is c u s s io n i r e c e n ti.4(4 M e n t r e q u a lc h e c o m m e n t a ­
to re si rifa al g e n e r e p r o t r e t t ic o ,47 u n tip o di e s o r ta z io n e d i d a s c a lic a , a l­
tri r ic o r r o n o al g e n e r e e p id it t ic o (e n c o m io o e lo g io ) ,48 u s u a le n e lla r e t o ­
r ic a g r e c a e la tin a . N o n m a n c a c h i ritie n e S a p . i r - 1 9 u n m id r a s h o m ile ­
tic o s u lP e s o d o ,49 M a l g r a d o q u e s ta d iv e r g e n z a d i fo n d o , tu tti c o n c o r d a ­
n o n e l r ic o n o s c e r e a n c h e la p re s e n z a di a ltr i g e n e ri c h e in te r e s s a n o p a r ­
z ia lm e n te q u e sta o q u e lla s e z io n e , c o m e la d ia t r ib a (in p a r t ic o l a r e nei

41. Parli cola unente significativa e la suddivisione rra 1 , 1 - 1 1 , 1 e 11,2 .- 19 ,11 proposta da A.G.
Wnght, 7 he Structure of thè Book of Wisdom: Bili 48 (1967) 16 5-18 4 . Ulteriori informazioni
in J. Vilchez Lindez, Sapienza, 14 -15 . Di recente G. Scarpat, op. cit.f 13 ha proposto la sud­
divisione tra 1,1-6 ,13 e 7 ,1 1 9 ,1 1 .
43. Rappresenta questa tendenza J.M . Reese, op. cit., il quale, alle pp. 9 1 - 11 6 parla dì: 1. libro
dell’escatologia (1,1-6,11 + 6 ,17-10); 11. libro della Sapienza (6 ,11-16 + 6,11-10,11); ili. libro
della giustizia divina e della stoltezza umana ( 11,15 - 15 ,19 ) ; ìv. libro della storia { 1 1 .1 - 1 4 +
1 6 ,1- 19 ,11 ) . •
44. Sostengono questa tesi, tra altri, À.-M. Cubarle, Les sages dTsraèl, Paris 1946, 190; P.
Beauchamp, Le salut corporei des justss et la con chisiori du Iwre de la Sagessei Bib 45 (1964)
493; C. Larcher, Études, 86; M. Gilbert, art. cit., iox s.; J. Vilchez Lmdez, Sapienza, 18 -19 ;
R.E. Murphy, The Tree of Life, New York - London 1990, 86 ss.
45. La prima parte può concludersi in 5 ,13 , in 6.8, in 6 ,11 o in 6 ,15; la seconda in 9 ,17 , in
9,18 o in 1 0 ,1 1 (r i,i). Altre informazioni in J. Vilchez Lmdez, Sapienza, 1 0 -z i.
46. Esposizione ampia e particolareggiata in J. Vilchez Lmdez, Sapienza, 1 9 - 5 1 ; c£r. inoltre C.
Laicher, Sagesse i, 10 9 -114 .
47. Cfr. j.M . Reese, op. cit, 1 1 7 n i ; D. Winstcm, op. cìt.t 18-2.0.
48. Tra gii altri P. Beauchamp, Épouser la Sagesse - ou n épouser qu elle? Un enigme du Lime
de la Sagesse, in M. Gilbert (ed.), La Sagesse de f Ancien Testament, Louvain 1979 , 347-369;
JVL Gilbert, Sagesse de Salomon, in DBS XI (1986) 58-1x9, spec. 83 ss.
49. Cfr. A.G. Wright, The Literary Genre Midrash GBQ 18 (1966) 10 5 -138 . 4 17 -4 5 7 ; R. Bloch,
Midrash, in DBS v (Paris 1957), 1 1 6 3 - 1 1 8 1 . Precisazioni sulla definizione di midrash in R. Le
Déaut, A propos d’une dèfmìtion du midrash: Bib 50 (1969) 39 5-4 13.
D im e n s io n e le tte ra ria 2 1 7

c a p p . 1 - 6 ) e la s in c r is i o c o m p a r a z io n e (p r e v a le n te n e i c a p p . 1 1 - 1 9 ) , U n
e r r o r e m e t o d o lo g ic o m c u i è c a d u t o q u a lc u n o c o n s is te n e ll’ a p p lic a r e a l ­
bi u te ro lib r o d e lla S a p ie n z a u n a c a t e g o r ia d i g e n e re a p p r o p r ia t a s o lo a
u n a p a r te . C o s ì la c a r a tt e r iz z a z io n e d e l 'o p e r a c o m e « s a p i e n z ia le - a p o c a -
l it t ic a » , p r o p o s t a d a F ic h t n e r ,50 p r e s u p p o n e u n ’ e s t r a p o la z io n e e u n a g e ­
n e r a liz z a z io n e di a s p e tti s in g o la r i.51
S c e n d e n d o n ei p a r t ic o la r i, il g e n e r e p r o t r e tt ic o è u n e s o r ta z io n e p r o ­
p a g a n d is t ic a a f a v o r e di u n a d e te r m in a ta d o ttr in a . R ip o r t a n d o a q u e s t o
g e n e r e il lib r o d e lla S a p ie n z a , n e r is u lte r e b b e c h e l’ a u t o r e in te n d e e s o r ­
tare i p r o p r i le tto ri a d a c q u is ir e i b e n e fici g a r a n titi d a lla s a p ie n z a d i v i ­
n a . Il g e n e r e e p id ittic o o d im o s t r a t iv o , p iù c o n s o n o a i c a r a tte r i g e n e r a i:
d e lla S a p ie n z a , n o n a p p a r tie n e al f o r o , a d iffe r e n z a d e l g e n e re p r o t r e t t i­
c o . Il s u o in te n to è la lo d e e l ’ e lo g io , n o n l ’ e s o r ta z io n e . S i d e v e r i c o n o ­
s c e r e , t u t t a v ia , c h e l'e lo g io d ella s a p ie n z a h a a lc u n e c a r a tt e r is t ic h e p e ­
c u lia r i, in n e ssu n m o d o o m o lo g a b ili a q u e lle d e i m o d e lli c la s s ic i g r e c o ­
la tin i. Q u a n t o a lla c o r r e n te d i p e n s ie r o c h e a p p lic a a q u e sto lib r o le c a ­
r a tte r is tic h e d el m id r a s h , si d o v r à o s s e r v a r e c h e la d is a m in a m id r a s h ic a
d ei te sti b ib lic i n o n p u ò e sse re c a t a lo g a t a r ig o r o s a m e n t e c o m e g e n e r e ,
m a p iu t t o s t o c o m e m e to d o . D a q u e s to p u n t o di v is ta è r it o r n a n t e p a r l a ­
re di g e n e r e m id r a s h ic o a p r o p o s it o d e lla S a p ie n z a . T u t t a v i a n o n v i è il
m in im o d u b b io c h e , in q u a n to m e to d o e s e g e tic o c h e m ira a r iv e la r e a
d e te r m in a ti le tto ri il se n so ch e i te sti b ib lic i h a n n o p e r la s t o r ia p r e s e n ­
te, l ’ a u to r e d e lla S a p ie n z a vi r ic o r r a di fre q u e n te .
R ig u a r d o ai c o s id d e tt i g e n e ri m in o r i in d iv id u a b ili n e lla S a p i e n z a ,52 u n i­
v e r s a lm e n te r ic o n o s c iu t a è la p r e s e n z a d e lla d ia t r ib a - in p a r t ic o la r e
n e lla p r im a p a r t e del lib ro - , p r o c e d im e n t o le tte r a r io u tiliz z a to s p e s s o
d a c in ic i e s t o ic i, b e n c h é n o n v i s ia a c c o r d o su lla s u a d e fin iz io n e le tte ­
r a r ia . A l c u n i la c o n s id e r a n o u n g e n e r e v e r o e p r o p r i o ,53 a ltr i, in v e c e , r i ­
t e n g o n o a r a g io n e ch e si tra tti s e m p lic e m e n te di u n o stile o r a t o r i o . S i è
g ià o s s e r v a t o c h e n ei c a p p . 1 1 - 1 9 p r e v a le , s e c o n d o la m a g g io r a n z a d e g li
s tu d io s i, il g e n e r e le tte ra rio d e lla s ìn c r is i o c o m p a r a z io n e . Q u e s t o g e n e ­
re, s t u d ia t o d a lla r e t o r ic a g r e c a e la tin a , p a r a g o n a o c o n t r a p p o n e r e a ltà

50. Cfr. J. Fichtner, Die Stellung der Sapientia Stiiomonts in der Literatur- und Geistesge-
schicbte ibrer Zeit: Z N W 36 (1937) 1 1 3 - 1 3 Z ; Idem, Weisheìt Salomos, Tiibingen 19 38 , 8; M .
Conti, op. cit , 16 segue Pintcrpretazione di Fichtner.
5 1. Indubbiamente in alcuni passaggi delia Sapienza si può cogliere la volontà apocalittica di
consolare e consolidare nella fede accanto all’ impulso sapienziale all’istruzione, ina questi ele­
menti non sono sufficienti a giustificare il ricorso a urt genere «apocalittìco-sapienziale» dello
cui esistenza peraltro non esistono indizi nella cultura giudaica e giudeo-ellenistica; J. Fkht-
ner, Weisheit Salomos (HbAT 6), Tiibingen 19 38 , 8 attenua i termini de! problema parlando
di «apokalyptisierendes Weisbeitsbuch».
52.. J. Fichtner, op. ctt.f 6 ne fornisce un ampio elenco; cfr. J. Vfichez Lindez, Sapienza, 37.
53. Cfr. J.M . Reese, op. a i 1 1 0 - 1 1 4 . 54- Ad es. M. Gilbert, art. cit., 79.
l i 8 11 l i b r o d e lla S a p ie n z a

d 'id e n t ic a n a tu r a in u n o s c h e m a b im e m b re . S e Is r a e le è p a r a g o n a t o a
u n a v ig n a , si è di fr o n te a u n 'im m a g in e le tte ra ria ; se in v e c e il te r m in e di
p a r a g o n e è u n a ltr o p o p o lo , si tr a tta d i u n a s m e lis i. L a su a fin a lità c o n ­
siste nel p a r a g o n a r e e s c e g lie r e c iò c h e è m e g lio o piu a p p e tib ile . S e si
s u p p o n e ch e Sap. 1 1 - 1 9 sia u n a s in c r is i, si d o v r à r ic o n o s c e r n e la p e c u ­
lia r ità r is p e tt o a l l’ u s o c h e ne fa la r e t o r ic a g r e c a . N e l l ’ u ltim a p a r te d e lla
S a p ie n z a si fa u n p a r a g o n e tra e b re i e d e g iz ia n i, m a in q u a d r a n d o il p a ­
r a g o n e in u n a d im e n s io n e c o s m ic a . N e l l a v a s t a t e o lo g ia d e ll'e s o d o c h e
l'a u t o r e s v ilu p p a in q u e s ti c a p it o li il M a r R o s s o c o s titu is c e la s in c r is i
d e fin itiv a ; l'e s o d o d iv e n ta c o s ì l’ e le m e n to t ip o lo g ic o p er e c c e lle n z a p e r
d e s c r iv e r e l’ a z io n e di D io n e g li u ltim i t e m p i.55
S u lla b a se d i q u a n t o si è o s s e r v a t o , u n g iu d iz io d 'in s ie m e s u l g e n e r e le t­
te r a r io d e lla S a p ie n z a ric h ie d e u n a c e r ta c a u te la . P u r a m m e tt e n d o l 'i n ­
t o n a z io n e g e n e r a le e p id ittic a d e ll’ o p e r a , è p r u d e n te , in m a n c a n z a d i s t u ­
di d e c is iv i, s o s te n e r e P in a d e g u a te z z a d e lla p r e te s a di d e d u rn e un d e n o ­
m in a to r e c o m u n e d i g e n e re p e r tu t t o il lib ro . N e l l a S a p ie n z a si m e s c o l a ­
n o e le m e n ti s a p ie n z ia li e a p o c a lit t ic i, si tr o v a n o la d ia t r ib a e la s tn e ris i,
n é p o s s o n o e s c lu d e r s i e le m e n ti e s o r ta tiv i, in o ltre si r is c o n t r a s p e s s o lo
stile d e ll’ e se g e si m id r a s h ic a , in p a r t ic o la r e nell e s p o s iz io n e d e lP e s o d o .

III. F I N A L I T À E C O N T E N U T O

1. T eo lo g ia giu daica e filo so fìa greca

A d A le s s a n d r ia la te o lo g ia g iu d a ic a e la filo so fia g r e c a e n tr a r o n o in c o n ­
ta tto . 1g iu d e i, in q u e s t’ a m b it o r a p p r e s e n ta ti s o p r a t t u t t o da F ilo n e , c e r ­
c a n o di s ta b ilir e un d ia lo g o c o n la c u ltu r a p a g a n a n e lla q u a le si t r o v a ­
v a n o im m e rs i. S e d a un la to n o n p o t e v a n o c h iu d e r e g li o c c h i di fr o n t e al
fa s c in o d e lla c u lt u r a e lle n is tic a , d a ll’ a ltro si s e n tiv a n o sp in ti a l l ’ a t t iv it à
p r o p a g a n d is t ic a in v irtù d e lla l o r o c o s c ie n z a m is s io n a r ia . In ta l m o d o
v ie n e q u a n t o m e n o s u p e r a to il p r e g iu d iz io s e c o n d o c u i J a h v é p o t e v a r i ­
v e la rsi s o lo in P a le s tin a e s o lo in e b r a i c o .56 S p in to d a q u e ste m o t iv a z io n i
l ’ a u to r e d el lib r o d e lla S a p ie n z a si p r o p o n e , d a u n a p a r t e , d i r a f f o r z a r e
la fe d e d ei g iu d e i a le s s a n d r in i e la lo r o fid u c ia n e ll’ in s u p e r a b ile v a lo r e
d elle lo r o t r a d iz io n i s a c r e e, d a l l ’ a ltr a , di re n d e re p a r t e c ip i i p a g a n i d e lla
c o n o s c e n z a d el v e r o D i o .
I p e n c o li ai q u a li e r a n o e s p o s ti 1 g iu d e i d ella d ia s p o r a e r a n o m o lt e p li­
c i. D a un la to v e n iv a a u m e n t a n d o l'in flu e n z a e s e r c ita ta d a ll e lle n is m o s u ­
g li a m b ie n ti g iu d a ic i (efr, 2 M acc. 4 , 1 3 - 1 5 ) , c u i s p e s s o s e g u iv a n o d is e r ­
z io n i r e lig io s e ; d ’ a ltr a p a r t e n o n di ra d o a lle p e r s e c u z io n i d e lle a u t o r it à
1
55. Cfr, P. Beauchamp, Le salut corporei dea justes et la condusion du lìvre de la Sagesse\ Bib
45 (1964) 4 9 1-526 , spec. 496 498, citato da J. Vilchez Lmdez, Sapienza, 51.
5Ó. Stilla tensione di universalisrno e particolarismo nella Sapienza v.D . Winstontop, ^ £ ,4 3 -4 6 .
fin a lità e co n ten u to 219

e lle n is t ic h e 57 si a g g iu n g e v a il d is p r e z z o d i a lc u n i c o r r e lig io n a r i di te n ­
d e n z e e lle n iz z a n ti, i q u a li a v e v a n o c e d u t o a l fa s c in o d i u n a c u lt u r a in ­
d u b b ia m e n te s u p e r io r e . D i fr o n te a q u e ste c ir c o s t a n z e s f a v o r e v o li p e r la
fed e g iu d a ic a , l’ a u to r e d e lla S a p ie n z a p r o p o n e u n a s t r a o r d in a r ia in te r ­
p r e ta z io n e d e ll’ e s o d o : D io in te r v e r r à a n c o r a u n a v o lta a f a v o r e di c o l o ­
r o ch e m a n te r r a n n o la p r o p r ia fe d e .
A c c a n t o a q u e sta p r e o c c u p a z io n e p e r il m a n te n im e n to d e lla fe d e d e g li
a n t e n a t i, P a u to r e r ic o r r e a u n p e r c o r s o d i a v v ic in a m e n t o , s e n z a d u b b io
c o n s a p e v o le , a lP a m b ie n te c u ltu r a le c ir c o s t a n t e , c e r c a n d o di s t a b ilir e u n
d ia lo g o c o n il m o n d o p a g a n o d e lla d ia s p o r a . C o n u n a t t e g g ia m e n t o in ­
d u b b ia m e n te a u d a c e egli c e r c a n o n s o lo di o ffr ir e a g li e lle n isti la c o n o ­
s c e n z a del D io dei g iu d e i, m a a n c h e di d im o s tr a r e la s u p e r io r it à d e lla
s a p ie n z a is r a e litic a r is p e tto a q u e lla g r e c a . L a tr a d iz io n e d e lP m s u p e r a b i-
le s a p ie n z a di S a lo m o n e ( p e r s o n a g g io c e n t r a le del lib r o ), c e r ta m e n te c o ­
n o s c iu t a n e g li a m b ie n ti e lle n is tic i, fa c ilit a v a l ’ in te n to d e ll’ a u to r e .

z. Contenuto dell'opera

Il c o n t e n u t o d o ttr in a le d ei lib ro d e lla S a p ie n z a è q u i p r e s e n t a t o s e c o n d o


lo s c h e m a trip a r tito e s p o s to in p r e c e d e n z a .

a) Parte prim a: 1 > 1-6 ,2 1

A ntropologia . Il c o n t e n u t o d e lla p r im a p a r te ( 1 , 1 - 6 , 2 1 ) è in c e n tr a to s u l ­
la s a p ie n z a / g iu s t iz ia e l ’ im m o r t a lit à .'" C o l p i s c e a n z itu tto l'a f f e r m a z io n e
a n t r o p o l o g ic a c o n la q u a le il lib ro ha in iz io : l ’ e sse re u m a n o c o m p o s t o d i
a n im a e c o r p o ( 1 , 4 ) . S e c o n d o l ’ a n t r o p o lo g ia b ib lic a (c fr . G en . 2 ,7 ; EccL
1 2 , 7 ) l ’ u o m o è un tu tto u n ita r io in c u i si c o m b in a n o in s c in d ib ilm e n te il
s o ffio v it a le {ntsmat hajjìm ; m a h ) e la m a t e r ia p rim a {'tifar hà'Sdam à),
O lt r e a q u e s to d a to e a ltr e t t a n t o s o r p r e n d e n te u n a a f fe r m a z io n e u n ic a
n e lla le tte r a tu r a b ib lic a (se e s c lu d ia m o la c it a z io n e d e lla r is u r r e z io n e in
2 M acc . 7 , 9 ss. e Dan. 1 2 , 1 - 3 ) : « D io c r e ò l ’ u o m o p e r l ’ im m o r t a lit à » ( 2 ,
2 3 ) , « p e r c h é la g iu s tiz ia è im m o r ta le » ( 1 , 1 5 ) . N o n o s t a n t e l ’ a f f e r m a z i o ­
ne a n t r o p o l o g ic a s o p r a r ic o r d a t a l ’ a u to r e d e lla S a p ie n z a n o n r ic o r r e ( p u r
c o n o s c e n d o la ) a lla n o z io n e g r e c a d e ll’im m o r t a lit à d e ll’ a n im a s p ir itu a le .
N e l l a S a p ie n z a l ’ im m o r ta lità n o n d ip e n d e d a lla n a tu ra m e ta fis ic a in q u a n ­
to ta le d ella c o m p o n e n te p iù n o b ile d e ll’ e sse re u m a n o , m a d a l r a p p o r t o
tra l ’ u o m o e D io . N e l p e n s ie r o b ib lic o p r e d o m in a il p r in c ìp io e tic o . L o
s p ir ito d e lla s a p ie n z a , c h e p e n e tra tu tto (c fr . 1 , 7 - 1 0 ) , d is c e r n e le a z io n i

57. Ricordiamo, soprattutto, le persecuzioni dei giudei in Egitto durante il regno di Tolemeo vii
( 14 6 -11 7 a.C.) e del successore Tolemeo vili ( 1 1 7 -8 1 a.C.).
58, Sul tema si veda D. Winston, op. c i t 15-32.
zzo li libro della Sapienza

d e lT u o m o c h e lo p o r t a n o a lla d is tr u z io n e e le o p e r e d i g iu s t iz ia c h e lo
fa n n o g iu n g e r e , in d e n n e , n e lle m a n i di D i o ( 3 , 1 ) . L ’ u o m o s c e g lie U b e r a ­
m e n te , m e d ia n te un r a z io c in io u s a to a s p r o p o s it o {c fr . 2 , 1 ) , la r o t t u r a
del r a p p o r t o o r i g in a n o c o n D io (c fr. 2 , 2 3 ) . C h i s c e g lie la v i a d e lla s a ­
p ie n z a e d e lla g iu s tiz ia s o tt r a e il p r o p r io tu tu ro al d o m in io d e llo s eió l:
« a g li o c c h i d e g li s to lti p a r v e c h e m o r is s e r o » ( 3 , 2 ) , « m a e ssi s p e r a v a n o
in p ie n e z z a Vim m o r t a lit à » ( 3 , 4 ) . 5960S u l d e s tin o dei m a lv a g i il lib r o d e lla
S a p ie n z a n o n è m o lt o e s p lic ito . In g e n e r a le r ic o r r e a id ee e im m a g in i del
p a t r im o n io le tte r a r io tr a d iz io n a le isra e lita (si v e d a 4 , 1 9 ; 5 * 1 4 ) : r i m a r ­
r a n n o « tra i m o rti p e r s e m p r e » , « J a h v é li s c h ia n te r à d a lle fo n d a m e n t a e
lì d is tr u g g e r à fin o a l l ’ u lt im o » , «il lo r o r ic o r d o p e r ir à » ( c fr . S a i 1,4 ;
G io ì? ■ 1 8 , 1 7 ) ; l a l ° ro s p e r a n z a «è c o m e p u la p o r t a t a d a l v e n t o » (c fr , S a i .
1 , 4 ; 3 5 , 5 ) , «è d is p e r s a c o m e fu m o a l v e n to » (cfr. S a i . 3 7 , 2 0 ; 68,3). S ì
tra tta e v id e n te m e n te d i lu o g h i c o m u n i le tte r a r i tra tti d a ll’ A n t i c o T e s t a ­
m e n to . N e l l a c o n c e z io n e d el m a lv a g io d a p a rte d e lla S a p ie n z a si p u ò
t u t t a v ia v e d e r e u n a c e r t a o r ig in a lità . T a lv o lt a si h a l'im p r e s s io n e ch e la
su a n o n sia u n a v ita in s e n s o re a le . Il c o n c e tto d ’ im m o r ta lità d el g iu s to ,
in te sa c o m e v it a c o n D i o p r im a e d o p o la m o rte , p re se n ta c a r a tt e r is t ic h e
p o s it iv e tali c h e la m o r t e n o n c o s titu is c e un p a s s o d e c is iv o , u n a r o ttu r a
la c e r a n te - D o p o la m o r t e l ’ u o m o s a r à c iò c h e h a s c e lto di e s s e r e . Q u a n ­
to al m a lv a g io , p o ic h é in v it a h a s tre tto u n p a tto c o n la m o r t e (c fr. 1 ,
1 6 ) , s o lo la m o rte lo a tte n d e . C u r io s a m e n t e il lib ro d e lla S a p ie n z a n o n
a c c e n n a a lla r is u r r e z io n e d el c o r p o , in te re s s a to c o m ’ è al s ig n ific a t o d e l­
l’ im m o r ta lit à e n o n a l m o d o d e lla s u a r e a liz z a z io n e c o n c r e t a .

Im m ortalità. P e r e s p o r r e la p r o p r ia d o ttr in a d e lP im m o r ta lit à l ’ a u to r e


d e lla S a p ie n z a r ic o r r e a u n ’ a p p a s s io n a t a d e s c r iz io n e d el m a lv a g io e d el
g iu s t o r is p e ttiv a m e n te in 2 , 1 - 2 0 e 3 , 1 - 1 0 , N e i v v . 2 - 7 del p r im o te s to le
rifle s s io n i d el m a lv a g io s e m b r a n o r ie c h e g g ia r e le p a r o le d i Q o h e le t : f u ­
g a c it à d e ll’ e s is te n z a , c a r a t t e r e d is tr u t tiv o e ir r e v e r s ib ile del t e m p o , o b lio
d elle n o s tr e o p e r e , g o d im e n t o d ei b en i p r e s e n ti. I v v , 1 0 - 2 0 c o s t i t u i s c o ­
n o in v e c e un m o d e llo c h e p o tè e sse re s e g u ito d a g li a u to r i d e i r a c c o n t i
e v a n g e lic i d e lla p a s s i o n e / 0 II s e c o n d o te s to ( 3 , 1 - i o ) c o s t it u is c e u n ’ i n ­
t r o d u z io n e a l te m a d e li3im m o r ta lità e a f f r o n t a d u e p o s s ib ili o b ie z io n i: a
c h e s e r v e e sse re g iu s t o , se la m o r t e n o n d is tin g u e tra g iu sti e m a lv a g i?
C h e s e n s o h a la s o ffe r e n z a d e l g iu s to ? R is p e t t o a lla p r im a d o m a n d a l ’ a u ­
to re d e lla S a p ie n z a n o n c o n s id e r a la m o r te del g iu s to c o m e u n ’ ir r im e ­

59. Per 1 sapienti che scrìssero il libro dei Proverbi la vita costituiva lo scopo della sapienza:
una vita lunga e ricca, sicura e prospera. Tuttavia io s*'òl imponeva limiti naturali a) godi­
mento di questa vita. IF libro della Sapienza, invece, spezza queste barriere, proponendo una
vistone più profonda, una dimensione ultraterrena.
60. Ampia informazione in C. Lareher, Sagessé E, 2.58-2.63.
F in a lità e co n te n u to z z i

d ia b ile d is tr u z io n e m a c o m e un t r a n s it o . P e r q u a n to r ig u a r d a la s e c o n d a
d o m a n d a , le s o ffe r e n z e s e r v o n o p e r s a g g ia r e il g iu s t o c o m e si p r o v a P o r o
n e l c r o g io lo : « s o ff r ir o n o p ic c o li c a s t ig h i, r ic e v e r a n n o g r a n d i b e n e fic i»
( 3 , 5 - 6 ) . Il lo r o d e s tin o è g o v e r n a r e le n a z io n i e s o tto m e tte r e i p o p o l i n e l
r e g n o d e l S ig n o r e (c fr . 3 , 8 ; si v e d a M t 5 ,5 -10 ) .
Q u e s t 'u lt im o p r o b le m a d elle p r o v e a lle q u a li si v e d e s o t t o p o s t o il g i u ­
s t o si c o n c r e t iz z a a f f r o n t a n d o d u e m o t iv i c la s s ic i n e lla le tte r a tu r a b i b l i ­
c a : la s te r ilità e la m o r t e p r e m a tu r a . N e l l a c u lt u r a s e m itic a la s te r ilità e ra
c o n c e p it a c o m e u n a d is g r a z ia (c fr . G e n . 1 6 , 1 s .; 1 Sam . 1 , 4 - 1 1 ) e p e r s i­
n o c o m e c a s t ig o . Sap. 3 , 1 3 - 4 , 6 p r o p o n e u n a r is p o s t a in c o n s u e ta n e ll’ A n ­
tic o T e s t a m e n t o (fa tta e c c e z io n e p e r il S ir a c id e c h e , in 1 6 , 1 - 4 , si e s p r i ­
m e in te r m in i a n a lo g h i) : « b e a ta la ste rile ir r e p r e n s ib ile ... e l'e u n u c o ch e
n o n si è m a c c h ia t o di a lc u n d e litto » ( 3 , 1 3 - 1 4 ) ; « m e g lio e sse re v ir t u o s o ,
s e p p u r e se n z a fig li» ( 4 , 1 ) ; d 'a lt r a p a r t e « la fa m ig lia in n u m e r e v o le d e g li
e m p i n o n p r o s p e r e r à ... a n c h e se p e r q u a lc h e te m p o g e r m o g lia n o i s u o i
r a m i » ( 4 , 3 - 4 ) . A n c h e il p r o b le m a d e lla m o r t e p r e m a t u r a c o s t it u iv a un
e n ig m a d i d iffic ile s o lu z io n e n e lla c u lt u r a e b r a ic a , s o p r a t t u t t o n e lla fa s e
in c u i n o n e r a a m m e s s a u n a v it a d o p o la m o r te ; se l 'u o m o è fa tto p e r la
v it a , c h e s e n s o h a la m o r te n el fio re d e g li a n n i? M a , a n c h e n e lla p r o s p e t ­
tiv a d e lla d o t tr in a d e lP im m o r ta lità p r e s e n t a t a d a lla S a p ie n z a , p e r c h é D i o
p o n e te rm in e a lla v it a d el g iu s to e n o n g li c o n s e n te d i g o d e r e d e i p r o p r i
g io r n i? S e b b e n e g li e m p i n o n p o s s a n o c o m p r e n d e r e l'e v e n t o d e lla m o r te
p r e m a t u r a (c fr. 4 , 1 7 ) , l'a u t o r e d e lla S a p ie n z a la s p ie g a c o n l 'a m o r e c h e
D i o p r o v a p e r il giusto ^ in o g n i c a s o e g li g o d r à del r ip o s o ; il S ig n o r e r a ­
p id a m e n t e lo lib e r e r à d e lla m a liz ia d i q u e s to m o n d o p e c c a t o r e , a ffin c h é
la p e r fid ia n o n Io s e d u c a né ne p e r v e r t a la c o s c ie n z a (c fr . 4 , 7 - 1 1 ) .
S i è o s s e r v a t o c o m e nel c a p . 2 il m a lv a g io p r o p o n e v a la p r o p r ia v i s i o ­
n e d e lla v it a e d a v a lib e r o c o r s o a l s u o o d io nei c o n f r o n t i d el g iu s t o . Il
g iu d iz io d el c a p . 5 fa d a c o n t r a p p u n t o a q u e sta v is io n e . È il m o m e n t o
d e llo s t u p o r e di fr o n te al g iu d iz io in a t t e s o , d el p e n tim e n to e d e l l 'a n g o ­
s c ia . A c h e c o s a è s e r v it o l'o r g o g l io d i fr o n te a lla f u g a c it à d e lla v it a ( « c o ­
m e u n a n a v e ... c o m e u n u c c e l l o ,..» , 5 , 1 0 - 1 1 ; c fr . P r o v . 3 0 , 1 9 ) ? L 'i m m o r ­
t a lit à , in 3 , 9 d e fin ita su u n p ia n o p iu t t o s t o a s tr a tt o - v e r it à , a m o r e , p ie ­
t à - , a c q u is t a o r a c o n c r e t e z z a : «(Il g iu s to ) è a n n o v e r a t o t r a i fig li d i D io
e c o n d iv id e l'e r e d it à d e i s a n ti» ( 5 , 5 ) .

G o v e rn a n ti e sa p ien za . A l p a ri del c a p . 1 , il c a p . 6 in iz ia c o n la m e n z io ­
n e d ei g o v e r n a n t i d e lla te r r a , a n c h e se in q u e s to c a s o l'e s o r d i o è a m p lia ­
t o c o n c o n s id e r a z io n i r e la tiv e a ll'a d e m p im e n t o d e lla le g g e e a l l'a c q u is t o
d e lla s a p ie n z a c o m e g a r a n z ie d e lla g iu s tiz ia e d e lla s a n t it à d i v it a (c fr . 6 ,
1 - 1 0 ) . L a s a p ie n z a , c h e fin o a q u e s to m o m e n t o e r a s t a t a r ic o r d a t a e s p li­
c it a m e n t e s o lo in 1 , 4 - 7 , r ic e v e u n 'a t t e n z io n e p a r t ic o la r e in 6 , 1 2 - 2 0 . I
Z22, Il l i b r o d e l l a S a p i e n z a

v v . 1 2 - 1 6 n o n p o s s o n o s fu g g ir e a c h i h a a c q u is ito u n a c e r t a fa m ilia r it à
c o n la tr a d iz io n e s a p ie n z ia le ; e ssi c o s tit u is c o n o d i fa t t o u n ’ e c o d ei m o ­
tiv i e d e lle im m a g m i di a lc u n i testi di P ro v . [ -9 e d i Sir. 6 ,2 3 -3 1. N ei vv.
17 -2 1 si p u ò in d iv id u a r e u n e le m e n to fo r m a le r ic o r r e n te n e lla r e to r ic a
g r e c a , il s o r ite , nel q u a le il p r e d ic a to di u n a p r o p o s iz io n e d iv e n ta il s o g ­
g e tto d e lla s u c c e s s iv a , f o r m a n d o u n a c a t e n a ch e si c o n c lu d e c o n un im ­
p e r a t iv o e tic o s e c o n d o lo s tile d e l !‘ is tru z io n e : « c o s ic c h é ... r is p e tta te la
s a p ie n z a e r e g n e r e te » .
I c a p p . 1 - 6 p r e s e n ta n o , a la r g h i tr a tti, u n a s tr u ttu r a c o n c e n t r ic a :

A . I g o v e r n a n t i e la s a p i e n z a { c a p . 1 }.
B. Discorso dei malvagi (cap. 2).
C.
Destino dei giusti e dei malvagi (capp. 3-4).
C#.
B'. Discorso dei malvagi (cap. 5).
A'. I governanti e la sapienza (cap. 6).

b) Parte seconda: 6 ,2 2 -9 ,1#

L a s e c o n d a p a r te ( 6 , 2 2 - 9 , 1 8 ) è in c e n tr a ta su l r a p p o r t o tra S a lo m o n e e
la S a p ie n z a .* 1 N o n o s t a n t e le a llu s io n i in d ir e tte , si tr a tta s e n z a d u b b io
del re di G e r u s a le m m e : « A n c h ’ io s o n o u n u o m o m o r t a le ... n el v e n tr e
m a t e r n o fu fo r m a t a la m ia c a r n e ..., d a l se m e v irile e d a l p ia c e r e c o m p l i ­
ce d el s o n n o » , 7 , 1 - 2 . E g l i s p ie g h e r à se n z a re tic e n z e i s e g r e ti d e lla s a ­
p ie n z a , r is a le n d o « a l l ’ in iz io d e lla c r e a z io n e » ( 6 , 2 2 } . tìl M a p r im a p a r le r à
d e lla s u a a c q u is iz io n e , d e lla s u a n a tu r a e dei b en i c h e g li p r o c u r ò .

A cquisizione e natura deila sapienza . L a p r im a a f fe r m a z io n e n o n s o r ­


p r e n d e se si c o n s id e r a il p ie tis m o s a p ie n z ia le del S ir a c id e : « P e r c iò s u p ­
p lic a i e m i fu c o n c e s s a la p r u d e n z a ; in v o c a i, e v e n n e a m e lo s p i n t o d i
s a p ie n z a » ( 7 , 7 ) . N o n si tr a tta s e m p lic e m e n te di « c e r c a r e e t r o v a r e » (c fr .
P ro v . i , z 8 ; S i r . 6 , 1 8 . 2 7 ; 5 I >I 4 h H p o s s e s s o d e lla s a p ie n z a r ic h ie d e u n a t ­
t e g g ia m e n to p r e lim in a r e di d is p o n ib ilità r e lig io s a (c fr . G io b . 2 8 ,2 8 ; Sir.
1 9 , 2 0 ) . S a lo m o n e p r o p o n e la p r e g h ie r a c o m e s tr u m e n to d i a c q u is iz io n e
d e lla s a p ie n z a ( c f r . 1 Re 3 , 5 - 9 ) , ' ch e è un « te s o r o in e s a u r ib ile » ( 7 , i 4 ) . * 46
1*34

61. II che non sorprende quando si pensi alle Tradizioni di t Re 3 ,10 -14 ; 5,9-14.
6z. Indubbiamente l'autore della Sapienza ha davanti a sé una lunga tradizione sapienziale, che
sa utilizzare in modo magistrale. Il rapporto tra la sapienza e la teologia della creazione era già sta­
ro posto in rilievo da Prov. 8; Grob. 2.8 e Str. 14 .
63. Ciò è sorprendente, perché nei Proverbi, in Giobbe e nell'Ecclesiaste non s'incontra alcuna
preghiera vera e propria volta a impetrare la sapienza.
64. A nessuno può sfuggire il rapporto tra 7,9 e Giob. 2.8,1:5-19.
F in a lità e c o n te n u to 223

D a q u e s to te s o r o S a lo m o n e h a e s t r a t t o u n a c u lt u r a c h e p o t r e m m o d e fi­
n ir e e n c ic lo p e d ic a , u n a c u lt u r a c h e c e r ta m e n te p o t r e b b e s u s c ita r e l’ in v i­
d ia d i q u a ls ia s i le tto r e g r e c o : c o s m o lo g ia , a s t r o n o m ia , z o o lo g ia , b o t a n i­
c a , p s ic o lo g ia , fa r m a c o lo g ia (c fr. 7 , 1 7 - 2 0 ) . S e la s a p ie n z a , c o m e « a r te fi­
c e d e l c o s m o » ( 7 ,2 ,2 ; fo r s e l ’ a u to r e in te r p r e tò c o s ì P ro v. 8 ,3 0 ) , co n o sce
il s e g r e to d i tu tte le c o s e , la s u a s p o n t a n e a a u t o d o n a z io n e a ll’ u o m o fa s ì
c h e q u e sti p o s s a p e n e tr a r e il s ig n ific a to d e ll’ in te ra r e a lt à , di c iò c h e è
o c c u lt o e di q u a n t o è m a n ife s to (c fr . 7 , 2 1 ) . A c c a n t o a q u e s to p a s s a g g io ,
d ’ in d is c u tib ile g u s t o e lle n is tic o , si t r o v a u n b r a n o m a g is tr a le in c u i s o n o
e le n c a ti v e n tu n o a ttr ib u ti d ella s a p ie n z a (c fr. 7 , 2 2 ^ 2 3 ) . C o m e s p ir it o
s o ttile d i e s tr e m a p u r e z z a e ssa è in g r a d o d i p e n e tr a r e tu tti g li s p iriti e
tu tte le c o s e (c fr . 7 , 2 3 s.). Q u e s t o c a r a t t e r e im m a n e n te è c o n t r o b i l a n c i a ­
to d a lla s u a tr a s c e n d e n z a : e ssa è u n o s p ir ito s a n t o , u n ic o , o n n ip o te n te .
N o n a c a s o e s s a p a r t e c ip a in q u a lc h e m o d o d e lla n a tu r a di D io : è u n « e f ­
flu v io d e lla p o t e n z a d iv in a , u n ’ e m a n a z io n e p u r is s im a d e lla g lo r ia d e l­
l ’ O n n ip o t e n t e » ( 7 , 2 5 ).'65 L ’ a ffe r m a z io n e r e la tiv a a lla d is p o s iz io n e d e lla
s a p ie n z a v e r s o g li u o m in i ( 7 , 2 7 ^ 2 8 ; c fr . P ro v . 8 , 3 i b ) c o n s e n t e a l l’ a u t o ­
re d ’ in tr o d u r r e i r a p p o r t i d i S a lo m o n e c o n e ssa . L a d e s c r iz io n e è e r o t ic a
(c fr . 8 , 2 ) , s e c o n d o u n m o d e llo p r o fo n d a m e n te r a d ic a t o n e lla t r a d iz io n e
s a p ie n z ia le (cfr, P r o v . 4 , 8 ; 9 , 1 - 6 ; S ir . 6 , 2 6 - 2 8 ; 1 4 , 2 2 - 2 7 ) . 66
S a lo m o n e c o m in c ia il r a c c o n t o d e i s u o i r a p p o r ti c o n la s a p ie n z a r i­
c o r r e n d o a d a lc u n e e s p r e s s io n i c h e r ic o r d a n o S ir . 5 1 , 1 3 - 1 4 : « L ’ h o a m a ­
t a e c o r t e g g ia t a s in d a r a g a z z o e l’ h o v o l u t a in s p o s a , in n a m o r a t o d e lla
s u a b e lle z z a » ( 8 , 2 ) . 67 In 8 , 1 9 - 2 1 r it o r n a s u l te m a . I n ta n t o la p r e s e n ta c o ­
m e la d is p e n s a t r ic e d e lle q u a tt r o v ir tù c a r d in a li: t e m p e r a n z a , p r u d e n z a ,
g iu s t iz ia e fo r t e z z a ( 8 ,7 ) , c e r ta m e n te o g g e tto d e lla d o t t r in a m o r a le d e i
g r e c i. In 8 , 1 0 - 1 2 v ie n e e s p o s to il p r e s t ig io g iu r id ic o e s o c ia le d i c o Iu l

c h e h a s p o s a t o la s a p ie n z a . Q u e s to e le m e n to , s e b b e n e p o s s a e s p r im e r e
1a u t e n t ic a t r a d iz io n e s a lo m o n ic a (c fr . 1 R e 3 , 1 6 - 2 8 ) , n on è e s t r a n e o al
p e n s ie r o s a p i e n z i a l e / 8 In c o m p e n s o è a d e s s o e s tr a n e a , p e r la s u a n o v i ­
tà , l ’id e a d e lla c o n c e s s io n e d e ll’ im m o r ta lit à d a p a r t e d e lla s a p ie n z a (c fr.
8 , 1 3 ) . R i g u a r d o a 8 , 1 9 - 2 0 a lc u n i c o m m e n t a t o r i s u g g e r is c o n o la p o s s i ­
b ilità c h e q u e s to te s to r is p e c c h i l’ id e a p la to n ic a d e lla p r e e s is te n z a d e l­
l ’ a n im a : « e s s e n d o b u o n o , e n tr a i in u n c o r p o se n z a d i f e t t o » . T u t t a v i a
q u e s ta in te r p r e ta z io n e n o n s e m b r a a p p r o p r ia t a , p e r c h é in n e ssu n p u n to
d e l lib r o si a c c e n n a a u n a sim ile c r e d e n z a . Q u i l ’ a u t o r e in te n d e s e m p li-

65. E probabile che in questi due testi (7,17-20.22-24) Fautore della Sapienza rifletta l’ influen­
za delia dottrina stoica del pneuma e dell’insegnamento platonico sull’anima del mondo. Cfr.
C. Larcher, Etudes, 367-402.
66. Sul tema cfr. G. von Rad, Sapienza, 20 9 -221. 67. Si veda inoltre Cani. 4,9-10; 7,7.
68. Sulla valorizzazione sapienziale dell’arte di parlare in pubblico cfr. Giob. 2 9 ,7 -10 .2 1-2 3 ;
Sir. 2,0,27; li» 1 5* Sull’espressione «portare la mano alla bocca» come segno di ammirazione o
rispetto cfr. Giob. 2 1 ,5 ; 29,9; 40,4.
224 II l i b r o d e l l a S a p i e n z a

cern en te s o tto lin e a r e c h e S a lo m o n e , p u r a v e n d o u n 'a n im a (u n « i o » ) b u o ­


na c o n g iu n t a a un c o r p o s e n z a d ife tto , e b b e b is o g n o d el d o n o d iv in o d e l­
la s a p ie n z a , c o m e p e r in te n d e r e c h e le d is p o s iz io n i n a t u r a li, p e r p u r e e
n o b ili c h e s ia n o , n o n g a r a n t is c o n o di p er sé il p o s s e s s o d e lla s a p ie n z a .
L a p r e g h ie r a c o n la q u a le S a lo m o n e in v o c a la s a p ie n z a è c h ia r a m e n t e
s tr u t t u r a ta in tre s tr o fe ( 9 , 1 - 6 . 7 - 1 2 . . 1 3 - 1 8 ) , c o m 'è s ta to e v id e n z ia t o d a
G i l b e r t / 3 L 'i n v o c a z i o n e d e lla s a p ie n z a c o s titu is c e l'e le m e n to c h i a v e d i
c ia s c u n a d i esse (v v . 4 . i o . 1 7 ) . L a p r im a s t r o f a , ch e si a p r e c o n u n r i c o r ­
s o c o n s a p e v o le a lla t e o lo g ia d e lla c r e a z io n e ( 9 , 1 ; c fr . 6 , 2 2 b ; 1 0 , 1 ) , m e t ­
te in r ilie v o la n e c e s s ità del d o n o d e lla s a p ie n z a , te n u to c o n t o c h e S a l o ­
m o n e , in q u a n t o m o r t a le , è c a r a t t e r iz z a t o d a lla d e b o le z z a e d a lla t r a n s i­
to r ie tà ( 9 , 5 ; c fr . 1 R e 3 * 7 - 9 ) - L a s e c o n d a s t r o fa a b b a n d o n a il t e r r e n o a n ­
t r o p o l o g ic o d i c a r a tt e r e g e n e r a le p e r in c e n tr a rs i su lle n e c e ssità p a r t i c o ­
la r i d i u n g o v e r n o g iu s to d a p a rte d el m o n a r c a is ra e lita , in s p e c ia l m o d o
la c o s tr u z io n e d el te m p io . L a te rza s t r o f a si r ife r is c e d i n u o v o a lla c o n ­
d iz io n e u m a n a : p e n s ie ri m e s c h in i in c a p a c i d i c o m p r e n d e r e i d is e g n i d i­
v in i. In 9 , 1 5 si r it r o v a la d ic o t o m ia p la t o n ic a c o r p o / a n im a : « il c o r p o
m o r ta le è il fa r d e llo d e l l 'a n i m a » . Il v . 1 8 , c o n l ’a llu s io n e a lla s a lv e z z a
s t o r ic a p e r m e z z o d e lla s a p ie n z a , a m p lia / o r i z z o n t e n e c e s s a r io p e r p r o ­
p o r r e u n a te o lo g ia d e lla s t o r ia is ra e lita dì g r a n d e a m p ie z z a .

c) Parte terza; 10 .1-19 .z 2


L a te rz a p a rte ( 1 0 , 1 - 1 9 , 2 2 ) è in c e n tr a ta su l te m a d e lla p r o v v id e n z a d iv in a
n e lla s t o n a a n c h e se, a p a r t ir e d a si p a r la e s c lu s iv a m e n te d e l / e -
s o d o , in u n a so rta d i m e d it a z io n e o m ile tic a s u lle p ia g h e .

P ro v v id en z a d i D io n ella storta. Il c a p . i o o ffr e q u in d i u n n u o v o s v i l u p ­


p o t e m a t ic o : il r a p p o r t o tra la s a p ie n z a e la s a lv e z z a . R i c o r d a t i s e m p l i­
c e m e n te c o m e « g iu s t i» , s c o r r o n o d a v a n ti ai n o s tr i o c c h i le fig u re s o lit a ­
rie d i A d a m o , N o è , A b r a m o , L o t , G ia c o b b e , G iu s e p p e e M o s è (d e fin ito
« s e r v o di D i o » e « p r o f e t a » 1 0 , 1 6 e 1 . 1 , 1 ) . T u t t i q u a n ti fu r o n o « lib e r a t i»
e « p r e s e r v a t i» d a lla s a p ie n z a , a lla q u a le è s o r p r e n d e n te m e n te a t t r ib u it a
la lib e r a z io n e d a l l 'E g i t t o ( i o , 1 8 ) . P e r q u a n t o c o n c e r n e le s p e c u la z io n i s u l­
la s a p ie n z a , q u e s ta te o lo g ia d e lla s to r ia r a p p r e s e n ta un p r o g r e s s o r is p e t ­
to a Sir. 4 4 - 5 0 . M e n t r e q u e s to m e tte s e m p lic e m e n te in r e la z io n e s a p ie n ­
z a e s t o r ia , / a u t o r e d e lla S a p ie n z a p a rla di « s a p ie n z a s a lv ific a » .
L 'e s p o s iz io n e d elle se tte p ia g h e è lib e r a , p o ic h é / a u t o r e c e r c a s o p r a t ­
tu tto di r ic a v a r e u n a le z io n e fo n d a m e n ta le : « d a c iò c o n c u i 1 n e m ic i e r a ­
n o p u n iti, e ssi, n e llo s m a r r im e n t o , v e n iv a n o f a v o r it i» ( 1 1 , 5 ) . G li e g i z i a ­
ni d o v e t t e r o c o s ì a p p r e n d e r e « c h e n el p e c c a t o r is ie d e il c a s t ig o » ( 1 1 , 1 6 ) .
69. M. Gilbert, La structttre de la prière de Salomon (Sg $): Bib 31 {1970) 301-331.
F in a lità e c o n te n u to zz5

A q u e s t o s c o p o T a u t o r e p r o p o n e se tte d ittic i in c o n t r a s t o ( s in c r is i) :70 l

a c q u a d i r o c c i a al p e s t o d e lla c o n t a m in a z io n e d e ll’ a c q u a d el N i l o ( 1 1 , 6 ­
1 4 ) ; 2 . q u a g lie a l p o s t o d ella p ia g a d el b e s tia m e ( i 6 , i -4 ) ; 7172 3 . s a lv e z z a
d a l m o r s o d e i se rp e n ti a l p o s to d e lla p ia g a d e g li in se tti ( 1 6 , 5 - 1 4 ) ; 4 . m a n ­
n a d a l c ie lo a l p o s t o d e lla p io g g ia , d e lla g r a n d in e e d el fu o c o ( 1 6 , 1 5 - 2 9 ) ;
5. c o lo n n a lu m in o s a a l p o s t o d e lla p ia g a d e lle te n e b re ( 1 7 , 1 - 1 8 , 4 ) ; 6 . l i ­
b e r a z io n e d ei fig li d ’ Is r a e le al p o s t o d e lla m o r t e d ei p r im o g e n iti e g iz ia n i
( 1 8 , 5 - 2 5 ) ; 7 . g iu d iz io d e l m a r e : lib e r a z io n e d e g li is ra e liti al p o s t o d e lla
m o r t e d e g li e g iz ia n i ( i 9 , i - 9 ) . 71

C ritica d e l p a g a n esim o . D i tu tto q u e s to in s ie m e è o p p o r t u n o s o t t o lin e a ­


re la c r i t i c a d e lla r e lig io n e p a g a n a e la c o n d a n n a d e ll’ id o la t r ia n ei c a p p .
1 3 - 1 5 , 73 e s p o s te in tre se z io n i: c u lt o d e lla n a t u r a ( 1 3 , 1 - 9 ) ; o r ig in e e c o n ­
s e g u e n z e d e l c u lt o d e g li id o li ( 1 3 , 1 0 - 1 5 , 1 3 ) ; z o o la t r ia d e g li e g iz ia n i ( 1 5 ,
1 4 - 1 9 ) . L a p r im a s e z io n e , r ie c h e g g ia ta in A tti 1 7 , 2 9 - 3 0 e R o m . 1 , 1 9 - 2 5
c o s t it u is c e un p r o g r e s s o r is p e tto a 7s. 4 0 , 1 2 - 2 6 ( 4 1 , 6 - 7 ) e la s c ia t r a s p a ­
r ir e u n a c h ia r a in flu e n z a del p e n s ie ro filo s o fic o g r e c o .74 L ’ a u t o r e n o n c e r c a
di d im o s t r a r e Inesistenza di D i o - o v v ia p e r il m o n d o a n tic o - , m a d i e v i ­
d e n z ia r e l’ e r r o r e di q u a n ti id e n tific a n o la d iv in it à c o n la n a t u r a . Se i p a ­
g a n i a v e s s e r o a p p lic a t o il p r in c ip io d i a n a lo g ia , n o n a v r e b b e r o p o t u t o e v i ­
ta r e d i r ic o n o s c e r e l’ e s is te n z a d i u n d io c r e a t o r e : « S e , a f fa s c in a t i d a lla l o ­
r o b e lle z z a , li h a n n o c r e d u t i d è i, p e n s in o a q u a n t o è s u p e r io r e il lo r o S i ­
g n o r e ... c a lc o lin o q u a n t o è più p o te n te c o lu i c h e li h a fa tt i; p o i c h é ... p e i
a n a lo g ia si s c o p r e c h i h a d a to lo r o l ’ e s s e r e » ( 1 3 , 3 - 5 ) . T u t t o il p a s s o r iv e ­
la Io s p ir it o d el m o n o t e is m o e b r a ic o , p u r p a r t e c ip a n d o d e ll’ e ste tic a g r e c a .
L a s e c o n d a s e z io n e , r e la tiv a a lla c r itic a d e lla r e lig io n e p a g a n a ( 1 3 , 1 0 ­
1 5 , 1 3 ) , è b a s a ta in q u a lc h e m o d o su lle p o le m ic h e a n tid o la tr ic h e p r e s e n ­
ti g ià in a lc u n i testi d e ll’ A n t i c o T e s t a m e n t o (Js. 4 0 , 1 8 - 2 0 ; 4 4 , 9 - 2 0 ; G et.
10 ,1-15 ; D eu t. 4 , 1 5 - 2 8 ; 5 , 8 ; 7 , 5 ; 1 6 . 2 2 ; 2 9 , 1 7 ; Sai . 1 1 5 , 4 - 8 ) . 75 L a s e ­
z io n e p r e s e n ta u n a m a r c a t a s tr u ttu r a c o n c e n t r ic a :76

70. Ci atteniamo alla struttura proposta da iVL Gilbert, art. cit., 7 1-7 7 .
7 1. Da 1 1 , 1 5 a 1 5 ,1 9 abbiamo due digressioni: potenza e misericordia di Dio ( 1 1 , 1 5 - 1 1 , 1 7 ) ; cri­
tica delPidoIatria (capp. 13 -15 ).
72. Alcuni parlano di cinque dittici soltanto, considerando digressioni anche la pericope dei ser­
penti nel deserto (16 ,5-14) e unificando la morte dei primogeniti egiziani e quella delle truppe
del Faraone nel mare (18,5-19,9); cfr. R.E. Murphy, op. cit., 90-91.
73. Questa esposizione segue essenzialmente M. Gilbert, La critique des dieux dans le livre de
la Sagesse (AnBib 53), Roma 19 7 3.
74. Sul termine «analogia» di 13 ,5 cfr. C. Larcher, Sagesse in, 748-773.
75. Ulteriori informazioni in F. Ricken, Gab es eine hellenistiscbe Vorìage fur Weisheit 1 3 - i j ? ;
Bib 49 (1968) 54-86; M. Gilbert, op. cit, 64-94.
76. Si veda A.G, Wright, The Stmcture of thè Book o f Wisdom: Bib 48 (1967) 16 5 -18 4 ; M,
Gilbert, op. cit., 15 4 ; Idem, art. cit., 74-75; J. Vilchez Lindez, Sapienza, 420.
A . Il falegnam e e g li idoli di legno ( 1 3 , 1 0 - 1 9 ) .
B. Invocazione delTidoIo e transizione ( 1 4 , 1 - 1 0 ) .
C. Castigo degli idoli; origine e conseguenze dell'idolatria (14 ,11-3 1).
B '. Invocazione a D io e transizione ( 1 5 , 1 - 6).
A '. II vasaio é g l’ idoli di argilla ( 1 5 , 7 - 1 3 ) ,

T u tta la s e z io n e è p e r c o r s a d a u n a s c o p e r t a ir o n ia . L ’ a u t o r e d e s c r iv e in
m o d o s a r c a s t ic o c o m e v e n g a fa b b r ic a t o u n id o lo : il fa le g n a m e u tiliz z a le ­
g n a d ì s c a r t o , g ià in s e r v ib ile , u n b a s to n e r ito r to e n o d o s o c h e n o n s e r v e
a n u lla ; « lo ta g lia nel te m p o lib e r o e si tr a s t u lla » d a n d o g li f o r m a d ’ u o m o
o di v ile a n im a le (c fr . 1 3 , 1 4 ) . S a p e n d o c h e n o n si tr a tta di q u a lc o s a di
v a l id o in sé, Io fissa a lla p a r e te c o n u n a s t a f f a , p e r p r e g a r lo in s e g u ito
« p e r 1 p r o p r i b e n i, p e r le n o z z e o p e r i fig li» (c fr , 1 3 , 1 5 - 1 7 ) , L 'a t t e g g i a ­
m e n to s a r c a s t ic o è m a n te n u to n e i c a p ito li se g u e n ti, u n a p o le m ic a a m a r a
se si c o n s id e r a c h e q u e s to tip o d ’ id o la t r ia r a p p r e s e n ta l ’ a u t e n t ic o in s u c ­
c e s s o re lig io s o d ’ Is r a e le n el c o r s o di lu n g h i p e r io d i d e lla s u a s t o r ia . In
s e g u it o l ’ a u to r e in d iv id u a l'o r ig in e d e g li id o li n e ! c u lto dei m o r t i ( fa m i­
lia ri o g o v e r n a n t i) , r a p p r e s e n t a n d o in tal m o d o d u e fo n ti d e lT id o la t r ia :
la s v e n t u r a p e r s o n a le e il p o t e r e ( 1 4 , 1 1 - 1 7 ) . In 1 4 , 2 2 - 3 1 v e n g o n o e le n ­
c a ti tu tti i m a li m o r a li a t t r ib u ib ili a q u e s to a b o m in o . U n p ia c e v o le i n ­
t e r m e z z o , in c u i il r a p p o r t o p r iv ile g ia t o c h e Isra e le in tr a ttie n e c o n il D io
v iv e n te è m e s s o a c o n f r o n t o c o n la s to lte z z a d i c o lo r o c h e si e n t u s ia ­
s m a n o p e r l ’ id o la t r ia ( 1 5 , 1 - 6 ) , è s e g u ito d a u n ’ a ltr a d e s c r iz io n e s a r c a s t i ­
c a d e g li id o li di fa n g o ( 1 5 , 7 - 1 3 ) . Il c o lm o d e lla s to lte z z a è r a p p r e s e n t a t o
d a c o lu i ch e c re a u n d io c o n il f a n g o del q u a le e g li ste s s o è c o m p o s t o .
L ’ir o n ia è b a s a ta s o p r a t t u t t o s u ll’ o s s e r v a z io n e ch e l ’ a d o r a t o r e è m e g lio
d el s u o d io p e r c h é , tu tto s o m m a t o , q u e g li è v iv o m e n tre il d ìo n o n lo è
(cfr. 1 5 , 1 7 ) -
Riassumendo, si deve riconoscere che il libro della Sapienza rappre­
senta uno stadio decisivo nelTevoluzione del pensiero religioso israeliti­
co. Sebbene si debba supporre che le sue idee sull’immortalità non an­
darono a occupare un assoluto vuoto dottrinale, ma dovettero esservi
alcuni precedenti,7778l’impatto fu senza dubbio molto forte. Il libro della
Sapienza rappresenta lo sforzo di adeguamento dottrinale piu sorpren­
dente e audace di tutto TAntico Testamento, (I suo autore fece largo uso
di categorie filosofiche greche, per attualizzare e trasmettere in una cul­
tura nuova le tradizioni teologiche israelite. Da questo punto di vista la
Sapienza può essere considerata il libro più rivoluzionario delPA.T.7*

7 7 . Sulla base dei libri dei M accabei questa idea dovette essere diffusa più di un secolo prima
dell'apparizione del libro della Sapienza. In via negativa l’ insistenza di Ben Sira sulla dottrina
tradizionale (S/r. 38,2.1-2.3* 4 1 , 1 - 1 2 . ) confermerebbe la circolazione in Palestina della dottrina
dell’ im m ortalità e della risurrezione già all’ inizio del 11 secolo a .C .
7 8 . In proposito si veda A .A . D i Lelia, C o n s e r v a tiv e a n d P ro g re ssiv e T h e o lo g y . S ira c h a n d W/s-
3. Problemi aperti

a) L influenza di Filone

D iv e r s i a s p e tti d o ttr in a li del lib r o d e lla S a p ie n z a p o t r e b b e r o e sse re r i c o n ­


s id e r a t i. In p a r t ic o la r e è a n c o r a d ib a t t u t a la p o r ta ta d e l l ’ in flu e n z a d e lla
d o t t r in a filo n ia n a d e l logos n e l n o s t r o lib r o . S u lla b a se d e lle a f f e r m a z i o ­
n i r e la tiv e alla s a p ie n z a , s e c o n d o le q u a li e ssa d a u n la to p e n e tra tu tto
(c fr . 7 * 2 4 ) e d a l l 'a l t r o g o d e d e lP in tim ita di D io (c fr . 8 , 3 ) , a lc u n i ip o t iz ­
z a n o l'in flu e n z a d e lla n o z io n e d i logos d iv in o e s p o s ta d a F ilo n e . S e c o n ­
d o q u e s to a u to r e g iu d a ic o un a s p e tto d e ll'e s s e n z a d iv in a è p r e s e n te in
tu tte le c o s e , c o m p r e s a la m e n te u m a n a , in m o d o ta le c h e q u e s ta d i v e n ­
ta u n a s o r t a di e ste n sio n e fr a m m e n t a r ia d e lla m e n te d iv in a , e p e r c iò d e l­
la s a p ie n z a .79 In e ffe tti, a g iu d ic a r e d a Sap . 8 , 4 , in cu i si d ic e c h e la s a ­
p ie n z a « s e le z io n a » le o p e r e di D i o , s e m b r a di p o te r d a r e p e r s c o n t a t a
u n 'id e n tific a z io n e tra q u e sta e la m e n te d iv in a .

b) Il logos e la creazione ex nthila

U n a ltr o a s p e tto c o n t r o v e r s o r ig u a r d a l'e s t e n s io n e del te rm in e logos in


9 , 1 , d o v e si p a r la d e lla c r e a z io n e del m o n d o . Si t r a t t a di u n a s e m p lic e
a llu s io n e al r ip e tu t o u s o del v e r b o e b r a ic o ' mr in Gen . i , i ss. o si r in v ia
in q u a lc h e m o d o a l logos di F ilo n e ? * °
S i p u ò d a r e p e r s c o n t a t a n e lla S a p ie n z a la d o ttr in a d e lla creatio ex ni-
hiloì A n c h e se è p r o b a b ile ch e l ’ a u to r e c o n o s c e s s e 2 Macc . 7 , 2 8 , e g li si
lim ita a d a f fe r m a r e c h e D io c r e ò il m o n d o d a u n a m a t e r ia in fo r m e ( i r ,
i 7 ) , Sl v e r s io n e g r e c a d e lla v is io n e e b r a ic a tr a d iz io n a le d e lla te r r a c o m e
tóhù wàbòhù ( Gen. 1 , 2 ) , O r b e n e , se D io c r e ò il m o n d o a p a r tir e d a u n a
m a te r ia in fo r m e , la S a p ie n z a p r e s u p p o n e una d u p lic e c r e a z io n e (d e lla
m a t e r ia p r im o r d ia Je e del c o s m o ) o ritie n e c h e la m a t e r ia sia e te r n a ?
I n o ltr e , se l'a u t o r e c o n c e p is c e la S a p ie n z a c o m e « e fflu v io d e l p o t e r e d i ­
v in o , e m a n a z io n e p u r is s im a d ella g lo r ia d e ll’ O n n ip o t e n t e » ( 7 , 2 5 ) , c o m e
r e c ip ie n te d elle fo r m e e s e m p la r i di tu tte le c o s e (c fr. 9 * 8 ) , si p o t r e b b e r i ­
te n e re c o n t in u a la s u a a ttiv ità c r e a t r ic e ?
A eletta d i L a r c h e r 81 a lc u n i a s p e tti d e lla t e r m in o lo g ìa d e lla S a p ie n z a
p o t r e b b e r o r iv e la r e u n a q u a lc h e fa m ilia r it à , se n o n un r a p p o r t o d ir e tto ,

d o m : C B Q 2 8 ( 1 9 6 6 ) 1 3 9 - 1 5 4 . Per un quadro generale dei rapporti tra il libro della Sapienza


e l’ A n tico Testam ento cfr. C . Larcher, É t u d e s , 8 5 - 1 0 3 ; J. V ilth ez Lm dez, S a p ie n z a , 8 0 -8 6 .
7 9 . Sulla possibilità di una com unanza d ’ idee tra il libro della Sapienza e Filone cfr. C . Larcher,
É t u d e s , 1 5 1 - 1 7 8 ; D. W inston* o p , cit., 5 9 -6 2 .

80. Sul rapporto tra lo g o s e so p h ia cfr. D. W inston, o p . cit. 3 8 -4 0 .


8 1 . La percezione procede in senso contrario: o u k e x o n to n j e x h yles.
8 2 . C . Larcher, É t u d e s , 3 5 6 - 3 6 1 .
228 fi l i b r o d e l l a S a p i e n z a

con alcuni elementi del pensiero socratico e platonico, con la dottrina


stoica delle virtù o con la mistica ellenistica in genere, In particolare i
termini sophia, phronesis e paideia. Poiché ì tre termini sono radicati
nella tradizione biblica (boknia, bìnày Cbùnà , mùsàr e altri) è tuttora in
discussione la loro dipendenza dalla filosofia e dall’etica greche.

c) La Sapienza personificata

Sebbene già nei Proverbi, in Giobbe e nell’Ecclesiastico sia estremamen­


te difficile individuare le categorie in base alle quali furono formulati i
testi relativi alla sapienza personificata (cfr. P toik 8 , 2 2 - 3 1 ; G io b . 2 8 ; Sir.
2 4 , 1 - 2 2 ) , il problema diviene ancor più complesso se si affronta questo
tema nella Sapienza. Qui vi è un autentico progresso rispetto agli ante­
cedenti letterari: la Sapienza personificata appare come un’entità auten­
ticamente divma. La sua determinazione oggettiva in rapporto a Dio con­
siste nel fatto che essa è lo splendore stesso dell essenza divina. A diffe­
renza quantomeno dei Proverbi e delLEcclesiastico, non è necessario giu­
stificarne l’esistenza affermando, con una sorta di linguaggio indiretto,
che essa fu creata da Dio prima di tutte le cose o procede da lui. Ma
con le rappresentazioni della Sapienza personificata che cosa si prefigge
l’autore? Essa può essere ascritta semplicemente alPambito della meta­
fora o presuppone la dottrina dell’ipostasi?83 fc chiaro die nel primo ca­
so si tratterebbe di una perifrasi poetica riferita a Dio stesso. Il concetto
d’ipostasi può essere definito secondo la storia delle religioni o a partire
dalla filosofia della persona. Nel primo caso si tratterebbe di un’energia
divina semi-indipendente, svincolata dalla sua fonte originaria, cui po­
trebbe ritornare al termine della propria attività o dalla quale potrebbe
separarsi definitivamente, originando una divinità distinta. Nel secondo
caso potrebbe riferirsi a una qualità o virtù divina sussistente di per sé,
che opera con una certa autonomia.84 Mentre risulta chiaro, a nostro
giudizio, che la teoria ipostatica non può essere applicata alla Sapienza
personificata di Prov, 8 e di Sir. 2 4 - si tratterebbe più semplicemente di
una figura retorica di linguaggio -, il problema è ancora aperto per quan­
to concerne il libro della Sapienza.
IV . B IB L IO G R A F IA C O M M E N T A T A

r . Commenti
Larcher, C., Le livre de la Sagesse ou la Sagesse de Salomon (Etll n.s.), Paris 19 8 3­
85. È il commento al libro della Sapienza più ampio, più maturo e meglio con­
cepito. L’opera consta di tre volumi. Il primo è dedicato alla bibliografia (molto
83. Sulla problema Dea si veda J. Vilehez Lindez, S a p ie n z a , 95-97.
8 4 . C o si, ad e s,,B ,W . Anderson, U n d e r s t a n d in g thè. O l d T e s t a m e n t i Englew ood C liffs 1 9 8 6 , 6 0 3 .
B ib lio g r a fia c o m m e n ta ta 229

ricca, pp. 11-48), a opera di M. Gilbert; all’introduzione generale (pp. 53-16 1):
testo e versioni, analisi letteraria, autore e data di composizione; al commento di
1,1- 3 ,19 (pp. 16 3 -3 11). Nel secondo volume (continua la numerazione di pagina
del primo: pp. 312-648) l’autore commenta 1 capp. 4-10; nel terzo (pp. 649-1094)
vengono commentati i capp. 11-19 .
Scarpai, G., Libro della Sapienza i-u, Brescia 1989. 1996. Sono i primi due vo­
lumi di un commento ambizioso. L ’introduzione, eccessivamente breve (1, pp. 1 3 ­
29) è dedicata a una disamina erudita del problema della data di composizione
della Sapienza. I due volumi studiano i primi dodici capitoli dell’opera secondo
due prospettive: il testo dei LXX e il testo e il commento della Vetus Latina. Si
tratta di un’opera di grande erudizione, in cui l’autore mostra le sue vaste cono­
scenze nell’ambito delle lingue e letterature greca e latina. Talvolta la preoccupa­
zione di citare paralleli dottrinali da questi due ambiti letterari toglie qualche pro­
fondità al commento biblico propriamente detto.
Vflchez Ltndez, J,, Sapienza, Roma 1990. È il miglior commento disponibile
in lingua spagnola e, senza dubbio, uno dei piu qualificali nel panorama interna­
zionale. Il libro m apre con un’introduzione di 125 pagine, completata da una bi­
bliografia scelta ma sufficiente (pp. 126-140). Nell’introduzione viene affrontata
la problematica propria dell’opera, con discussioni ampie e, in certi casi, erudite.
Il commento, ampio (pp. 141-543), evidenzia la maestria dell’autore e l’equili­
brio dei suoi criteri. Tre utilissime appendici chiudono l’opera: 1 .1 giudei in Egk-
ro. ir. Lo statuto dei giudei ad Alessandria, tu. La letteratura giudeo-ellenistica
alessandrina.
Winston, D., The Wisdom o f Salomon (AB 43), Garden City, N.Y. 1979. Que­
sto commento segue la linea caratteristica della «Anchor Bible»: ampia introdu­
zione; testo e commento, quest’ ultimo ridotto in sostanza ai problemi testuali.
NelPintroduzione (pp. 3-69) si segnala la sezione relativa alle idee religiose palesi
o soggiacenti al libro della Sapienza. Questo libro, pur raccomandabile, abusa
del ricorso alla metodologia storico-religiosa.

2. Altre opere

Gilbert, M., La critique des dieux dans le livre de la Sagesse (AnBib 53), Roma
1973. Pregevole tesi di dottorato in scienze bibliche. Benché la tematica riduca il
campo d’osservazione ai soli capp. 13 -15 , il lettore può ricavarne una visione
globale dell’intero libro della Sapienza.
Larcher, C MLtudes sur le Itt/re de la Sagesse (EtB), Paris 1969. L ’opera e ser­
vita ali’autore per maturare il proprio pensiero sulla Sapienza in vista della pub­
blicazione del suo ottimo commento in tre volumi. Consta di cinque capitoli: j. Il
libro della Sapienza nella chiesa di Cristo (Nuovo Testamento, Padri della chie­
sa, altre chiese cristiane: pp. 11-84). ll- U libro della Sapienza e la letteratura bi­
blica e giudaica (Anrico Testamento, Enoc, Qumran, giudaismo ellenizzato, Fi­
lone: pp. 85-178). III. L’influenza dell’ellenismo (pp. 179-236). iv. L ’immortalità
dell’anima e le retribuzioni trascendenti (pp. 237-327). V . La sapienza e lo Spiri­
to (pp, 329-414). Molto utile l’indice analitico (pp. 427-433). Opera da cui non
si può prescindere.
2.30 Il l i b r o d e l l a S a p i e n z a

Mack, B.L., Logos und Sophìa. Vntersuchungen zur Weisheitstbeologie ìm bel-


lenistischen Judenium (SUNT io), Gòttmgen 1973. Sebbene Pesame del libro del­
la Sapienza occupi solo on terzo del volume (pp. 63-107), il quadro nel quale
questa è inserita consente di apprezzare il contenuto e la portata del concetto di
sapienza nel suo sviluppo dalla letteratura biblica vera e propria sino a Filone,
grazie alPabilita magistrale con cui l’autore passa in rassegna la figura della sa­
pienza nei Proverbi, Giobbe, Ecclesiastico, Sapienza e nell’opera dell’illustre giu­
deo alessandrino.
Offerbaus, U., Komposition und Intention der Sapientia Salomoms, Bonn 19 8 1,
Eccellente analisi storico-letteraria del libro della Sapienza elaborata a partire dal­
le sue tre sezioni i,r-6,8; 6,9-9,18; 10 ,1- 19 ,11. L’autore offre uno studm magi­
strale di parallelismi, inclusioni e corrispondenze interne dei diversi sviluppi te­
matici. L ’opera sì conclude con più di cento pagine di note critiche e un’ampia
bibliografia.
Reese, J.M ., Hellenistic Influence on thè Book o f Wisdom and Its Consequen-
ce$> Roma 1970. L ’opera e composta di cinque parti: 1. Portata dell’influenza el­
lenistica nel libro della Sapienza (studio lessicale e stilistico), n. Profondità del­
l’influenza ellenistica (sviluppo di tre temi: rapporto dell’uomo con Dio; natura
dell’ immortalità dell’uomo; antropologia della sapienza), m. Il genere letterario
del libro della Sapienza, iv. Unità e destinatari, v. Riassunto e conclusioni.
P a r te te rz a

La letteratura lirica
Questa terza e ultima parte studia il Salterio, il Cantico dei cantici e le
Lamentazioni, tre opere qui raggruppate sotto il titolo di letteratura li­
rica, benché nella Bibbia non manchino molti altri poemi lirici. In con­
siderazione della sua importanza nella vita d’Israele e della chiesa, uno
studio più ampio e approfondito è dedicato al libro dei Salmi o Salterio.
C a p ito lo v ili

Il libro dei Salmi:


aspetti letterari

I. P R IM E IM P R E S S IO N I SU L SA L T E R IO

i. O p e ra com posita

U n ’ o c c h i a t a s u p e r fic ia le a l S a lte r io f o r n is c e d a ti s u ffic ie n ti p e r p o te r p a r ­


la re d el s u o c a r a tt e r e c o m p o s it o . A n z i t u t t o è c o m p o s t o d i 1 5 0 poem i
i n d iv id u a li,1 c h e m o lt o d i r a d o c o in c id o n o n e l c o n te n u to - g e n e r a lm e n ­
te s o lo in s in g o le e s p r e s s io n i o in v e r s e tti is o la ti. D ’ a ltra p a r t e le in te ­
s t a z io n i d e i s a lm i, q u a s i la m e tà , s u g g e r is c o n o p re s u n te p a t e r n it à ( D a v i ­
d e , A s a f , E t a n , e c c .). A n c h e s u p p o n e n d o , r a g io n e v o lm e n t e , c h e si tra tti
di p s e u d e p ig r a fie , q u e s to s e m p lic e d a t o in d ic a u n ’ o rig in e d ila t a t a n el t e m ­
p o . U n te r z o e le m e n to d e llo ste s s o g e n e r e , a n c h ’ e sso s it u a t o a l l’ in iz io d i
a lc u n i p o e m i, è r a p p r e s e n t a t o d a l l ’ in d ic a z io n e del p r e s u n to tip o d i s a l ­
m o p r o b a b ilm e n t e c o m p ila t a a c u r a d i u n r e d a tto r e : sfr, mìzmòr, mik-
tàm, maskil, e c c .2 M e n t r e a lc u n i s a lm i s o n o c h ia r a m e n te c o lle g a t i a lla
p ie t à in d iv id u a le e al c u lto (v . s o t t o ) ,3 a ltr i p r e s e n ta n o c a r a t t e r is t ic h e
d iffic ilm e n te o m o lo g a b ili d a q u e s to p u n t o d i v is ta . C h e d ir e , a d e s e m ­
p io , d e g li a c r o s t ic i o s a lm i a lfa b e t ic i ( 9 - 1 0 ; 2 ,5; 3 4 ; 3 7 ; 1 1 1 ; 112 ; 119 ;
1 4 5 ) ? D a t e le c a r a tte r is tic h e g e n e r a li d i s tr u ttu r a - a s p e tti m e c c a n ic o -
fo r m a li - e la s e q u e n z a m e c c a n ic o -a lfa b e t ic a d e g li s tic h i, si d o v r e b b e
p e n s a r e c h e si tr a tti p iu t t o s t o d i « c o m p o s iz io n i di s t u d io » o p o e m i d i
s c u o la . Il S a i 1 1 9 , a d e s e m p io , è c o m p o s t o d a 1 7 6 v a r ia z io n i s u l te m a
« p a r o l a d i D i o » ; si tr a tta q u in d i d i u n ’ e s p o s iz io n e di t e o lo g ia d e lla p a ­
r o la in f o r m a p r o v e r b ia le , q u a lc o s a di a n a lo g o a q u a n t o p o s s o n o o ffr ir e
i m o d e r n i d iz io n a r i d i t e o lo g ia . D ’ a ltr a p a r t e v i s o n o n e l S a lt e r io b r a n i
p o e t ic i c h e s e m b r a n o e sse re sta ti c o m p o s t i d a c a n t o r i o s c r it t o r i t e n d e n ­
ti s o lt a n t o a fa r c o n o s c e r e p u b b lic a m e n t e le lo r o q u a lit à a r t is t ic h e , c o ­
m e a d e s e m p io in S a i 4 5 , 1 . S i o s s e r v e r à in fin e c h e in n u m e r o s i s a lm i si

1 . In ogni caso il loro numero risulta «obbligato»; cfr. sotto, 11,2: «La num erazione nel testo ma-
soretico e nei L X X » . 2. C fr . sotto, 11,44: «Term ini relativi a raccolte».
3 , N o n è ragionevole semplificare la problem atica dei salmi collegandoli esclusivam ente, come
fanno alcuni, all'am bito cultuale. N el Salterio ricorrono dati sufficienti per ricondurre taluni
di questi poem i religiosi alla pietà personale. A l riguardo si veda in particolare S. A lbertz, Per-
sònliche Frdmmigkeit und offizielle Religion, Stuttgart 1 9 7 8 ; cfr., inoltre, anche se da una d i­
versa prospettiva e secondo una differente m etodologia, G.W. Anderson, « Sicut Cervus». Evid­
ente in thè Psalter of Private Devotion in Ancient Israel: V T 30 (1980) 388-397.
2 34 U lib r o d e i S a lm i: a s p e tti le tte r a r i

n o ta n o tr a c c e d i r ie la b o r a z io n e , in p a r t ic o la r e a m o t iv o d e lla m a n c a n z a
d u n ifo r m ità , a d e s e m p io n el c a s o di S a i 1 9 ; 2,2,; 2 9 ; 5 0 ; 3 0 8 ; 1 3 3 ; 1 3 6 .
S j p o t r e b b e r o c ita r e n u m e r o s i d iv e rs i e se m p i di q u e s to t ip o , m a g li
a s p e tti m e n z io n a ti s o n o su ffic ie n ti p e r c o n c lu d e r e c h e n o n è in fo n d a t a
la p r im a im p r e s s io n e s e c o n d o la q u a le il S a lt e r io è u n ’ o p e r a c o m p o s it a ,
in c u i si n o t a n o te n ta tiv i di r ie la b o r a z io n e , r e d a z io n e ed e d iz io n e e c h e ,
d ’ a ltr o c a n t o , e ssa c o n s e n te d ’ in d iv id u a r e u n a p lu r a lità di sed i v it a li.

1. P oesìa cultuale

Il S a i . 1 0 2 r e c a la d ic itu r a : « P r e g h ie r a d e ll’ a fflitto c h e v ie n e m e n o e s f o ­


g a il p r o p r io la m e n to d a v a n ti a J a h v é » . In q u e s ta n o ta si s c o p r e q u a l c o ­
sa in to r n o a lP u s o d i u n s a lm o c o m e fo r m u la litu r g ic a in u n a c ir c o s t a n z a
p a r t ic o la r e , q u a si fo s s e un e le m e n to d i un « r e p e r t o r io lit u r g ic o » . A n c h e
il te sto d i u n s a lm o p u ò fo r n ir e in d ic a z io n i p r e z io s e p e r p r e c is a r e q u e s ta
e p ig r a fe . P r e n d e n d o un e s e m p io in p a r t ic o la r e , f a u t o r e d el Sai. 4 0 in ­
fo r m a d e ll’ in a tte s a lib e r a z io n e o tte n u ta in r is p o s ta a lla su a p r e g h ie r a e
d el s u o d e s id e r io di p r o c la m a r la (v v . 2 - 4 ) . L a p r o c la m a z io n e è d e fin ita
c o m e « c a n t o n u o v o di lo d e » , il c u i c o n te n u to si tra s m e tte a c o l o r o c h e
a c c o m p a g n a n o l’ o r a n te ( « m o lt i v e d r a n n o » ) , s u s c it a n d o n e la fid u c ia in
J a h v é . Il s a lm is ta è c o n s a p e v o le c h e la su a p re se n z a s p o n ta n e a n el t e m ­
p io , nell a t t o d i p r o c la m a r e p u b b lic a m e n t e la lib e r a z io n e d e lla q u a le è
s ta to o g g e tto d a p a rte di D io { v v . i o s.) e p iù im p o r ta n te d ei s a c r ific i e
d e lle o ffe r t e (v . 7 ) . È im p r o b a b ile c h e il « lib r o » ( m a n o s c r itt o / r o t o lo ) r i ­
c o r d a t o in q u e s t u ltim o v e r s e t to p o s s a e sse re id e n tific a to c o n la t o r à . V e ­
r o s im ilm e n te v a m e s s o in r e la z io n e c o n le n o r m e r e la tiv e a lla p r e s e n t a ­
z io n e di s a c r ific i nel s a n t u a r io , c o m e in fo r m a n o le t r a d iz io n i c u lt u a li r a c ­
c o lte n el L e v it ic o . L ’ o ra n te c o n o s c e q u e ste p r e s c r iz io n i m a p r e fe r is c e a l ­
tro : p r e s e n ta r e un d o c u m e n t o ( « lib r o » ) r e la tiv o a lla p r o p r ia e s p e r ie n z a
di s a lv e z z a . C o s ì la p r o c la m a z io n e s o s titu is c e il s a c r ific io ; ì! s a lm o d i lo ­
d e sta al p o s t o d e g li o lo c a u s ti. I l « d o c u m e n t o » , di c o n s e g u e n z a , d e v e c o n ­
te n e re l ’ in n o c o m p o s t o p e r e s s e r e r e c ita to nel te m p io d a p a rte d e ll1o r a n ­
te e del g r u p p o d e g li a c c o m p a g n a t o r i, il « c a n t ic o n u o v o » (c fr . v. 4 ) c h e
in iz ia c e r ta m e n te c o l v . 5 . P r o b a b ilm e n te q u e sti d o c u m e n ti e r a n o c o n ­
s e r v a ti n el s a n t u a r io sia c o m e m e m o r ia le sia p e r p o te r e sse re u tiliz z a ti
d a a ltre p e r s o n e in s itu a z io n i a n a lo g h e a q u e lla d e s c r it t a , o v v e r o p e r e n ­
t r a m b e le r a g io n i. In s o s ta n z a si t r o v a v a n el te m p io u n a r a c c o lt a di testi
v o t iv i a c a r a t t e r e d e v o z io n a le e lit u r g ic o ch e in te n d e v a m e tte re a d i s p o ­
siz io n e d e lla p ie tà e d ella fe d e d i tu tta la c o m u n ità le e s p e r ie n z e in d iv i­
d u a li in essi n a r r a te . U n « c a n t ic o n u o v o » c o m p o s t o p e r l ’ o c c a s io n e ,
c o n t r ib u iv a a lP in c r e m e n to d e lla r a c c o lt a dì q u e sti testi v o tiv i.
Q u e s ti e m o lt i a ltri r ife r im e n ti s p a r s i n el S a lt e r io (a d es. 5 , 8 ; 3 5 , 1 8 ;
P rim e im p r e s s io n i su l S a lt e r io 23 5

4 2 , 5 ; 4 3 , 4 ; 5 1 , 1 8 ; 6 6 , 1 3 ; 6 9 , 3 1 S-J I O I »7> e c c ) m o s t r a n o il r a p p o r t o in ­
tr in s e c o d i n u m e ro s i p o e m i s a lm ic i c o n il c u l t o .4

3. E sp ressio n e d e ll'esp erien z a relig io sa

N o n v i è d u b b io ch e i sa lm i s o n o fr u tto d i e sp e rie n z a r e lig io s a , b e n c h é


in c e r ti c a s i n o n sia p o s s ib ile d e te r m in a r n e c o n u n g r a d o a c c e t t a b ile di
p r e c is io n e la n a tu r a , P a g g e t to e le c ir c o s t a n z e ch e la p r o v o c a r o n o . L a
c o n t in u a (p e rs in o o s s e s s iv a ) m e n z io n e d e l S ig n o r e (o d i D io ) r iv e la il c a ­
r a t t e r e p r o fo n d a m e n t e r e lig io s o , a d d ir it t u r a te n e ro (si v e d a Sai 13 1),
d el S a lt e r io . T u t t a v i a n o n e p o s s ib ile , a p r im a v is ta , c o g lie r e la n a t u r a di
q u e s ta e s p e r ie n z a , p o ic h é si tr a tta d e ll’ e s p e r ie n z a d i a lc u n e p e r s o n e la
c u i v is io n e d e ll’ u o m o , d e l m o n d o e d i D i o c e r ta m e n te n o n c o n d i v i d i a ­
m o . L ’ o g g e tt o d e lla p ietà d ei s a lm is ti, in o ltr e , n o n è c ir c o s c r it t o a lla d i­
v in ità (la s u a v ic in a n z a o la s u a d is ta n z a , c o m e p u ò e sse re nel c a s o di
S a i 2 2 ; 2 .3 ), m a c o m p r e n d e la le g g e (S a i 1 ; 1 1 9 ) , il c o s m o { S a i 8 ) , la
c it tà s a n ta e il su o te m p io (Sai, 1 2 2 ) , la fr a te r n it à (Sai, 1 3 3 ) , P u n to r e g a ­
le ( S a i 2 ; 7 2 ) , e c c . D ’ a ltr a p a r t e q u e s ta p rim a im p r e s s io n e c o m p o r t a la
s c o p e r t a ch e la s u d d e tt a e s p e r ie n z a r e lig io s a n o n è o m o g e n e a n e lla m a g ­
g i o r p a r te d e i c a s i. In e ffe tti lu n g o tu tto il S a lte r io s ’ in c o n t r a n o p o e m i
c h e rifle tto n o u n ’ e s p e r ie n z a d o lo r o s a p e r la c u i s o lu z io n e si s o lle c ita la
p r e s e n z a o P in te r v e n to di D io (S a i 5 s .; 5 7 ) ; ta lo r a il s a lm is ta a v v e r t e la
m a n c a n z a di q u e sta p r e s e n z a (S a i i o ; 2 2 ) . È p o s s ib ile ch e P o t a n te si r i ­
c o n o s c a c o lp e v o le (Sa/. 5 0 ) o in n o c e n te (S a i 7 3 , 1 3 ) . A l c o n t r a r io v i s o ­
n o s a lm i nei q u a li l ’ e sp e rie n z a r e lig io s a sì e s p r im e in u n a g io ia in c o n t e ­
n ib ile (c fr. l’ e s o r d io del S a i 1 8 ) , n e lla c o n t e m p la z io n e (S a i 8 ; 1 9 ) , n ella
fid u c ia (S a i 2 3 ; 2 7 ; 4 2 ) , e c c . T r is t e z z a e g io ia , tim o re e fid u c ia , in q u ie ­
tu d in e e s e r e n ità , in tr o s p e z io n e e c o n t e m p la z io n e c o s m i c a ... tu tti q u e sti
a t t e g g ia m e n t i d e r iv a n o d a u n a m u lt ifo r m e e s p e r ie n z a r e lig io s a . Il c o n ­
t a t t o c o n il D io v iv e n te si r ifr a n g e , a t t r a v e r s o il c u o r e d e lP u o m o , in u n a
r ic c a m o lte p lic ità d i a tte g g ia m e n ti e fo r m u le .

4. C ro cevia teologico

Non è eccessivo affermare che il Salterio costituisce il piu complesso cro­


cevia teologico dell’intero Antico Testamento. Se i salmi furono compo­
sti, recitati e raccolti lungo un arco di quasi otto secoli, è facile dedurre
che, oltre a essere testimonianze di esperienze religiose individuali o col­
lettive, sono documenti in cui si riflettono le vicissitudini e l’evoluzione
del pensiero religioso israelita. Accanto a sublimi e insuperabili deseri-

4 . L a questione è discussa in E. Lipinski, Psaumes, in D B S IX, Paris 1973, T 3 2"T37 -


2 -3 6 II l i b r o d e i S a l m i : a s p e t t i l e t t e r a r i

z io n i d el m is te r o dì D i o 5 sì p o s s o n o in d iv id u a r e n el S a lte r io d u re i m m a ­
g in i a n t r o p o m o r fic h e d e ll'e s s e r e d iv in o , tra tte d a l r e p e r to r io d e lla p iù p u ­
ra m it o lo g ia c a n a n a ic a {c fr . S a i r 8 , 8 - i 6 ; 2 9 ) ; a c c a n t o a l fid u c io s o r if u ­
g io nel S ig n o r e di fr o n te a lla p e r s e c u z io n e s t a n n o in c o m p r e n s ib ili e s p r e s ­
s io n i di v e n d e tta (c fr . S a i . 1 0 9 , 6 - 1 5 ; 1 3 7 , 7 - 9 ) . È fa c ile c o m p r e n d e r e le
d iv e r s e c o n c e z io n i di D i o e d e i su o i r a p p o r t i c o n P u o m o c h e si p o t e r o n o
c o lt iv a r e n e l p ie n o s p le n d o r e d el p e r io d o m o n a r c h ic o e n e ! p e r io d o di
p r o s t r a z io n e e d ’ im p o te n z a p o s te r io r e a l l’ e s ilio ; in q u e s t ’ u ltim a fa s e , i n ­
fa tt i, v e n n e a m a n c a r e l ’ is t a n z a m o n a r c h ic a e q u e lla p r o f e t ic a , e Is ra e le
d o v e t te « r e in v e n ta r e » il p r o p r i o e s s e r e -d i-f r o n t e -a -D io e p e r s in o la p r o ­
p ria p r a t ic a r e lig io s a . In e v ita b ilm e n te i s a lm i s o n o te s tim o n i e lo q u e n t i
d e lle t r a s fo r m a z io n i d e llo s p ir it o is r a e litic o e d e lle n u o v e e s p e r ie n z e e
rile ttu re d e ll'e s te n u a n te s to r ia d e! p o p o lo nelle m a n i d i J a h v é .
O v v ia m e n t e il S a lte r io n o n e un tr a tta to di t e o lo g ia , g ia c c h é in n e ssu n
m o m e n to p r e s e n ta al le tto re u n ’ e s p o s iz io n e t e o r ic a e s is t e m a t ic a s u D io ,
in a si lim ita a e s p o r r e il s u o p r o g r e s s iv o e p o lie d r ic o s v e la r s i in tè r m in i
di ra p p o rto .

IL C A R A T T E R IST IC H E G E N E R A L I6

Bibliografia: J.N . Aletti - J. Trublet, Approcbe poétique et théologique des Psau-


mesì Paris 1983; L. Alonso Schòkel, / Salmi 1, Roma 1992, 88-100; P. Drijvers,
Les Psaumes. Genres littéraires et thèmes doctrinaux, Paris 1958, 2,7-32.; O. Eiss-
feldt, Introduzione all 1Antico testamento m, Brescia 1982, 243-261; J. Endso,
ìndtcaciones musicales en los tttulos de los Salmos, in Miscelànea B. JJbach, Mont-
serrat 1953, 185-200; J. Enciso, Los tttulos de los salmos y la bistorta de la for-
mación del Salterio’. EstBib 13 (1954) 13 5-166; H. Gunkel, ìntroducción a los
salmos, Valencia 1983, 453-480 (ed, or. Gòrtingen 19 33; *1966); H.-J. Kraus,
Psalmen 1, Neukìrchen/Vluyn 41972, xm -xxx; R. Martin-Àchard, Approckes des
Psaumes, Nericherei 1969; K. Seybold, Beitràge zur Psalmenforschung: ThR 46
(1981) 1-18 ; Idem, Die Psalmen, Stuttgart 1986; R. Smend, La formazione del-
VAntico Testamento, Brescia 1993, 246-264; J.A. Soggin, Introduzione all1Antico
Testamento, Brescia 41987, 447-461.

1. T ito lo d el lib ro

Il tito lo « s a lm i» d e lla t r a d iz io n e c r is t ia n a ris a le al te rm in e g r e c o psal-


moiy c a n ti p e r s tr u m e n ti a c o r d a , im p ie g a to d a lla tr a d u z io n e g r e c a d ei
L X X . N e l N u o v o T e s t a m e n t o si in c o n tr a p iù d i u n 'a llu s io n e al btblo s
p sa lm o n in r ife r im e n to a l l'o p e r a c a n o n ic a (Le. 2 0 , 4 2 ; 2 4 , 4 4 ; A t t i 1 , 2 0 ;
5. Claudel definisce il Salterio un «ritratto mistico del volto di D io » ; cfr. G . R avasi, // lib r o d e i
S a lm i t, Bologna 1 9 8 1 , 2,0.
6. C h .A . Briggs, T h e B o o k o f Psabrt s (IC C ), Edinburgh 1 9 0 6 , rist. 1 9 7 6 , l iv -c i offre conside­
razioni erudite dì carattere generale.
C a r a tte r is tic h e g e n e r a li 2 3 7

1 3 , 3 3 ) . Il te rm in e , p u r e g r e c o , di psalterion, s tr u m e n to a c o r d a o r a c c o l ­
t a d i c a n t i, s o p r a v v iv e n el n o s t r o « s a lt e r io » . T r a i g iu d e i il lib r o d ei s a l ­
m i e r a c o n o s c iu t o c o m e sefer t'hiUim , lib r o di c a n t i, tito lo a lla b a s e d e l­
la t r a d iz io n e g r e c a .

2. La numerazione nel testo masoretìco e net L X X

P u r c o n t e n e n d o lo ste s s o n u m e r o di s a lm i, il T .M « e G , la v e r s io n e g r e c a
d ei L X X , 7 n o n s e g u o n o la ste ssa n u m e r a z io n e .8 Il m o t iv o c s e m p lic e . I
s a lm i 9 e i o e 1 1 4 e 1 1 5 del T . M . c o s t it u is c o n o , in e n tr a m b i 1 c a s i , u n
s o lo s a l m e in G ; d ’ a ltr a p a r te , i s a lm i 1 1 6 e 1 4 7 del T . M . s o n o s u d d iv is i
in d u e p a r t i in G . D a q u e s te d iffe r e n z e si r i c a v a il se g u e n te s c h e m a :

T.M. LXX
1-8 1-8
9-10 9
11-113 10 - 112
114 -115 ri3
Ilé 114 -115
117 -14 6 116 -14 5
147 146-147
148-150 148-150
S im ili d iv e r g e n z e sì fa n n o c o m p r e n s ib ili c o n s id e r a n d o c h e , a n c h e q u a n ­
d o il T . M . e G c o in c id o n o d i fa t t o , è p o s s ib ile c h e l ’ e s te n s io n e di u n s a l ­
m o sia s t a t a tr a s m e s s a in m o d o s c o r r e t t o . C o s ì i sa lm i 4 2 e 4 3 , c o n s id e ­
ra ti d u e p o e m i d istin ti in e n tr a m b e le v e r s io n i, f o r m a n o in r e a ltà u n s o ­
lo s a l m o .9 E v ic e v e r s a , il Sai. 1 9 , tr a s m e s s o c o m e u n ’ u n ità d a T . M . e d a
G , è p r o b a b ilm e n t e s u d d iv is ib ile in d u e p o e m i m in o r i: v v . 2 - 7 (in n o a
J a h v é c r e a to r e ) e v v . 8 - 1 5 (in n o a lla t o r à ) .

3. Testo e versioni10

a) Il testo

1 s a lm i fu r o n o c o m p o s t i in e b r a ic o . I m a n o s c r it t i s o n o r e la tiv a m e n t e
t a r d i, d a ta b ili v e r s o la fin e del p r im o m ille n n io d . C . M 11 te s to di n u m e ­

7 . Per (a verità G presenta un salmo in più rispetto al T ,M . ( 1 5 1 ) , ma lo pone «al margine del­
la mi me r a zio ce » (exothen tou artthmou).
8. N elle versioni moderne viene proposta una doppia numerazione con G tra parentesi.
9. L o stesso si può dire con relativa sicurezza dei salini 50 e 5 1 .
1 0 . A l riguardo v. C h .A . Briggs, The Hook ofPsalms^ xxn-LTV; L. Jacquet, Les Psatìtnes etlecoeur
de Ihomtne I, Bruxelles 1 9 7 5 , 9 ^ - 1 0 4 .
i r . Fatta eccezione per i materiali di Qum ran, i cui fram m enti datano al più tardi alla metà
del prim o secolo della nostra era.
238 II l i b r o d e i S a l m i : a s p e t t i l e t t e r a r i

ro si s a lm i, la c u n o s o in m o lt i p u n ti - c o m e r iv e la l’ a p p a r a t o c r i t i c o d e lla
B H S * d o c u m e n ta un c o m p lic a t o p r o c e s s o d i tr a s m is s io n e . A l le d i f f i c o l ­
tà e s tr in s e c h e tip ic h e d i q u a ls ia s i tr a d iz io n e te s tu a le s c r itta , q u a li i d u b ­
bi r e la tiv i a lla le ttu ra d e l te s to c o n s o n a n t ic o o a lle a lte r a z io n i v o lo n t a r ie
o in v o lo n t a r ie d i c o p is t i in g e n u i o d is tr a tti, s o n o d a a g g iu n g e r e le d iffi­
c o ltà in trin s e c h e r e la tiv e a lT o r ig in e e a l l’ u so del S a lte r io . In e ffe tt i i s a l ­
m i c a n o n ic i, c o m p o s t i lu n g o u n a r c o te m p o r a le di sei 0 o tto s e c o li, f u ­
r o n o o r ig in a r ia m e n t e c a n t a t i e tra sm e ssi o r a lm e n te . D o p o la lo r o r e d a ­
z io n e s c r it t a v e n n e r o s o t t o p o s t i a u n in te r m in a b ile p r o c e s s o di c o p i a t u ­
ra e d ’ a d a t t a m e n t o alle c o n d iz io n i s to r ic h e e litu r g ic h e d el p o p o lo d ’ I s r a e ­
le. T u t t i q u e s ti e le m e n ti c o n t r ib u is c o n o a fa r e del S a lte r io il lib r o d e l­
l ’ A n t i c o T e s t a m e n t o ch e im p e g n a p iu a fo n d o il c r it ic o t e s t u a le .11

b) L e versio n i

L a tr a d u z io n e p iu a n tic a e im p o r ta n te è q u e lla g r e c a d ei L X X , ' 3 r is a le n ­


te a lla fine del u s e c o lo a . C . L a s u a im p o r ta n z a c o n s is te p iù n e lP e s s e r e il
te stim o n e d i un te sto e b r a ic o p r im it iv o ch e n e lla q u a lità d e lla t r a d u z i o ­
n e . O lt r e a l p ia t t o le t t e r a lis m o r is p e tto a D ’o r ig in a le , p a re c h e i t r a d u t t o ­
ri n o n c o n o s c e s s e r o b en e n é l ’ e b r a ic o n é il g r e c o : im p r e c is io n i s t ic o m e -
tr ic h e , e r r o r i n e lla c o m p r e n s io n e del siste m a v e r b a le e b r a ic o , r ip e tu ti
s p o s ta m e n ti d e g li e le m e n ti d e lla f r a s e .^ T u t t a v i a m o lte p r e s u n te i n c o n ­
g r u e n z e d ei L X X r is p e tto a l n o s t r o T . M . si p o s s o n o s p ie g a r e se si r i c o ­
n o s c e , c o m e p iù d ’ u n o s u g g e r is c e , c h e il te sto e b r a ic o u tiliz z a to d a i t r a ­
d u tto r i g r e c i fo sse le g g e r m e n te d iv e r s o d a l T . M . L e g r a n d e r e c e n s io n i
d el te sto d ei L X X , ris a le n ti a l l ’ in c ir c a al 3 0 0 d . C . , fu r o n o o p e r a d ì L u ­
c ia n o a d A n t io c h ia e di E s ic h io a d A l e s s a n d r i a .15
D a lle c it a z io n i di a lc u n i P a d r i, e in p a r t ic o la r e d a lla t e s t im o n ia n z a d i
G e r o l a m o , si sa c h e vi fu r o n o a lm e n o a ltre tre v e r s io n i g re c h e : q u e lle d i
A q u i l a (p r im a m e ta del li s e c o lo ) , T e o d o z io n e ( s e c o n d a m e tà del n s e c o ­
lo) e S im m a c o (in to r n o a ! z o o ) . È p r o b a b ile c h e a q u e ll’ e p o c a i L X X
a v e s s e r o c o m in c ia t o a c a d e r e in d is c r e d ito .
L a p r im a tr a d u z io n e la tin a b a s a ta su i testi o r ig in a li si d e v e a G e r o l a ­
m o . P r im a d i p r o c e d e r e a q u e s t ’ im p r e s a eg li si d e d ic ò a u n a r e c e n s io n e
d e lla Vetus L a tin a s e r v e n d o s i in un p r im o m o m e n t o d el te sto d e i L X X e
1 2 . 1 frammenti rinvenuti a Q um ran, cerco m olto utili alla ricerca, non sono staci purtroppo te­
nuti in sufficiente considerazione nelPedizione della B H S.
1 3 . Am pie informazioni sulle sue caratteristiche sono reperibili in M . Flashar, E x e g e t is c h e S t u -
d ie n z u m S e p tu a g in ta p sa lte r: Z A W 32, ( 1 :5 1 2 ) 8 1 - r i 6. 1 6 3 - 1 8 9 . 2 4 1 - 2 6 8 .

1 4 . Secondo alcuni questo è uno dei libri dell’ A n tico Testam ento peggio tradotti nei L X X , fat­
ta eccezione per i libri profetici. C fr. L . Jacquet, L e s F sa u m e s et le c o e u r d e l ’h o m m e i, 98.
1 5 . Sui caratteri generali del Salterio dei L X X cfr. L . M ortari (ed.), Il S a lte rio d ella T r a d iz io ­
n e , I orino 1 9 8 3 , 1 9 26.
C a r a tte r is tic h e g e n e r a li 239

H e x a p la d i O r ig e n e . L a t r a d u z io n e , c o m p iu t a in P a le s t i­
in s e g u it o d e g li
n a . è n o t a c o m e P salteriu m iu xta h eb ra eo s o Salterio d ì san G e ro la m o .
R i g u a r d o a lla lo r o u tilità p e r la c r it ic a d el te s to e b r a ic o , i L X X s o n o
s e c o n d i p e r im p o r t a n z a a lla v e r s io n e siria ca (P e sh itta ) e a q u e lla ara-
m aica ( T a r g u m ) , c a r a t t e r iz z a t a d a l fr e q u e n te r ic o r s o alla p a r a f r a s i.

c) L a trasm issione testuale

L a c r i t i c a s p e c ia lis tic a d istin g u e q u a tt r o s t a d i d i tr a s m is s io n e te s tu a le . 11


p r im o , o g g e t t o d i s tu d io d e lla c r it ic a le t t e r a r ia , c o r r is p o n d e a lla c o m p o ­
s iz io n e d el te sto n e lla f o r m a o r ig in a le ; si c e r c a d i r ic o s t r u ir lo « d e p u r a n ­
d o lo » d a lle a lte r a z io n i a lle q u a li p u ò e sse re s t a t o s o t t o p o s t o n el c o r s o
d e l te m p o . Il s e c o n d o s t a d io , c a m p o d i l a v o r o d e lla c r it ic a te s t u a le , c o r ­
r is p o n d e a lla f o r m a te s tu a le p iù a n t ic a . P o ic h é il te sto , « r e d a t t o » in f o r ­
m a s ta b ilita n o r m a t iv a m e n t e p e r u n a fu n z io n e d e t e r m in a t a , è s t a t o c o ­
p ia t o m o lte v o lte , il c r it ic o d e v e c e r c a r e d i fiss a re la f o r m a p iù a n tic a a
p a r t ir e d a llo s tu d io p a r t ic o la r e g g ia t o d e lle v a r ia n t i te s tu a li. N e l te r z o
s t a d io i r a b b i p o r t a n o a c o m p im e n t o la s is te m a z io n e del te s to c o n s o n a n ­
tic o a p a r t ir e d a l 7 0 d . C . ( textus receptu s). L 'i m p o r t a n z a d i ta le « te s to
p r o t o m a s o r e t ic o » è s t a t a a p p r e z z a t a p a r a g o n a n d o lo a lla t r a d iz io n e te ­
s tu a le g re c a e ai testi d i Q u m r a n . Q u e s t o te rz o s ta d io d e r iv a d a lla c o n ­
v in z io n e c h e i S a lm i s o n o p a r te d e lla s a c r a S c r itt u r a e p e r c iò è p o s s ib ile
u n a s o la f o r m a te s tu a le . Il q u a r to s t a d io c o r r is p o n d e a l l'o p e r a d ei m a -
s o r e ti (in p a r t ic o la r e a T ib e r ia d e , i x - x s e c o lo d .C .) : un s is te m a d i v o c a ­
liz z a z io n e e d i a c c e n t i te n d e n te a p r o t e g g e r e il te sto s a c r o d a e v e n tu a li
m a n ip o la z io n i. I p iù a n tic h i te stim o n i d i q u e s t 'o p e r a s o n o i c o d ic i d i
A le p p o e di L e n in g r a d o .

4. L e intestazioni d ei Salm i 6

P r im a d e ll'in iz io d i u n s a lm o p r o p r ia m e n t e d e tto il le tto re t r o v a u n a s e ­


rie d 'i n d ic a z io n i c h e , p e r s e c o li, h a n n o r ic h ia m a t o l'a tt e n z io n e d i n u m e ­
ro si s p e c ia lis ti in m a te r ia . A t t u a lm e n t e è s ta to r a g g iu n t o u n c e r t o c o n ­
s e n s o s u lla p o r t a t a s ig n ific a tiv a d i a lc u n i d ei te rm in i c o n te n u ti in q u e s te 16

16 , Aspetti generali e considerazioni particolari si trovano in W . Staerk, ZurKritik derPsalmen-


uberscbriften: Z A W 1 2 { 1 8 9 2 ) 9 1 - 1 5 1 ; H . Gunkel, Introducción a los salmos> V alen cia 1 9 8 3 ,
4 7 7 - 4 8 0 ; S. M o w in ck e l, The Psalms in Israel’s Worship n , O xford 1 9 6 7 , 2 0 7 - 2 1 7 ; H .-J.
K rau s, Psatmen I, N eùkirchen x v i i i - x x x ; L . D elekat, Probleme der Psalmenuberschrif­
iati: Z A W 7 6 ( 1 9 6 4 ) 2 8 0 - 2 9 7 ; W . Brueggem ann, Psalms and thè Life o f Faith: J S O T 1 7
( 1 9 S 0 ) 3 - 3 2 ; H . Seidel, Untersucbungen zur Auffuhrungspraxis der Psahnen im altìsraelitb
schen Gottesdienst: V T 3 3 ( 1 9 8 3 ) 5 0 3 - 5 0 9 . Per quanto riguarda l’ assenza d ’ intestazione in al­
cuni salmi cfr. G .H . W ilso n , The Use of «Untitled» Psalms in thè Hebrew Psalteri Z A W 97
( 1 9 8 5 ) 4 0 4 - 4 1 3 ; Idem, The Editing of thè Hebrew Psaiter, C h ico , C ai. 1 9 8 5 , 1 7 3 - 1 8 1 .
Z40 u lib ro dei Salmi: aspetti letterari

in te s ta z io n i. M o lt i a ltr i, p e r ò , si p r e s ta n o s o lo a lla fo r m u la z io n e d i i p o ­
tesi o c o n g e t tu r e . F a tte a lc u n e e c c e z io n i, le in d ic a z io n i c h e p r e c e d o n o i
s a lm i p o s s o n o e sse re rid o tte a c in q u e c a te g o r ie : a) te rm in i r e la t iv i a r a c ­
c o lte : b ) te rm in i te c n ic i m u s ic a li e m e lo d ic i; c) is tru z io n i p e r F u s o lit u r ­
g ic o ; d ) n o m i p r o p r i; e) d a ti s to r ic i.

a) T e rm in i rela tivi a racco lte

I p iù c o m u n i s o n o str e m iz m ó r , c h e r ic o r r o n o r is p e ttiv a m e n te Trenta e


c ìn q u a n t a s e t t e v o lte , ta lo r a in s ie m e a d e s ig n a r e lo s te s s o s a lm o ( 3 0 ; 6 5 ;
7 5 , e c c .). 11 p r im o te r m in e , « c a n t o » , si r ife r is c e p r o b a b ilm e n t e a l c a n t o
c u ltu a le d el te m p io di G e r u s a le m m e , lu o g o p e r e c c e lle n z a d e lla p r e s e n z a
d i J a h v c , C o m e in d ic a n o a lc u n i testi e x t r a s a lm ic i, q u e s to t ip o d i c a n t i e r a
a c c o m p a g n a t o d a s tru m e n ti m u s ic a li (Am , 6 , 5 ; 1 C ro n . 1 6 ,4 2 - ; 2 C r o n .
2 3 , 1 3 ) . Il te rm in e sir c o m p a r e t a lv o lt a a c c o m p a g n a t o d a s p e c ific a z io n i:
sir h a m m a 'à lò t. c a n t o d e lle s a lite , a d e se m p io S a i . 1 2 3 . N o n è in d iv i­
d u a b ile c o n c h ia r e z z a la d iffe r e n z a tra iir e m izm ór. A g iu d ic a r e d a lla
t r a d u z io n e dei L X X (psalmo$)> m izm ór era u n « c a n t o » o « s a l m o » . S u lla
b a s e d e l s ig n ific a t o fo n d a m e n ta le d e lla r a d ic e z m r , in p a r t ic o la r e n e l-
1 u s o d e ll’ a c c a d i c o , si p u ò c o n g e t t u r a r e ch e m izm ór p o n g a l 'a c c e n t o s u l-
F a c c o m p a g n a m e n t o m u s ic a le , m e n tre sir a llu d a p r e v a le n te m e n te a l F m -
t e r p r e t a z io n e v o c a l e ;17 o p p u r e c h e i d u e te rm in i s ia n o in t e r c a m b ia b ili.18
U n te r z o te rm in e r e la tiv o a lle r a c c o lt e del s a lte r io è r is tr e tto ai g r u p ­
po 1 2 0 - 1 3 4 : sir h a m m a 'à ló t « c a n ti d elle s a lite » {sir la m m a 'à ló t in Sai.
1 2 1 ) . S o n o sta te p r o p o s te m o lte s p ie g a z io n i p e r q u e s to tito lo . « S a lit a »
n o n s ig n ific h e r e b b e u n o s p o s t a m e n t o n e llo s p a z io , m a u n o « s c a g l i o n a ­
m e n to » ( « c a n t i in s e rie » o « c a n t i in s e q u e n z a » ) . U n ’ in te r p r e ta z io n e s t o ­
r ic a c o lle g a m a 'à lò t c o n la « s a lit a » a G e r u s a le m m e d e g li e s ilia ti a B a b i ­
lo n ia , s u lla b a s e d el s ig n ific a t o di Hh in E s d . 2 , 1 e 7 , 9 . 19 U n ’ in t e r p r e t a ­
z io n e c u lt u a le tr a d u c e m a à ló t c o n « g r a d i n i » :10 si tr a tte r e b b e d i u n r ife ­
rim e n to a u n a q u a lc h e s c a lin a t a d e l te m p io o n elle su e v ic in a n z e in c u i
si s a r e b b e r e c ita to q u e s to t ip o d i s a lm i. M a più r a g io n e v o le p a r e P in te r -
p r e ta z io n e , la r g a m e n te c o n d iv is a , ch e il te rm in e « s a lite » (cio è a G e r u s a ­
le m m e ) $i r ife r is c a alle a t t iv ità d ei p e lle g rin i c h e « s a liv a n o » in p r o c e s ­
s io n e al s a n t u a r io d i G e r u s a le m m e m o c c a s io n e di a lc u n e f e s t i v i t à / 1178
20
9

1 7 . Si veda II .-J. K raus, P sa Interi 1, x ix .


18 . C fr. S- M o w m ck e l, P m im e n s t u d ie n , IV. D ie T ec h n isch m i T e r m in i iti d en P s a lm e n u b e r s c h r ìf-
te n , Christiania 1 9 2 2 , 2 -3 .
1 9 . Il significato è sopravvissuto nell’ ebraico m oderno, nel quale il termine ‘ olirvi «co lo ro che sal­
g o n o », si applica precisamente agli im m igranti.
20. R icordiam o la traduzione delia V u lg a t a : ca n ticu m g ra d u u m ,
2 1 . Q uest’ ipotesi non esclude la precedente, poiché str h a m m a 'à lù t come «canto dei gradini»
C a r a t te r is t ic h e g e n e ra li 2 4 1

Il te r m in e m a sk il c o m p a r e tr e d ic i v o lt e n e lle in te s ta z io n i d e i s a lm i { 3 2 ;
42., e c c .) . B a s a n d o s i s u lla fo r m a h ifil d e lla r a d ic e s k l ^ a lla q u a le ris a le il
te r m in e , a lc u n i t r a d u c o n o c o n « c a n t o a r t is t ic o » o « c a n t o d i d a s c a li c o » .
T u t t a v i a , p o ic h é la m a g g io r p a r te d e i s a lm i d e s ig n a ti c o m e m a sk il m a n ­
c a d i q u a ls iv o g lia c a r a tt e r iz z a z io n e s a p ie n z ia le e te n u to c o n t o di 2 C r o n .
3 0 , 2 2 , è d a r ite n e re di t r o v a r s i d i fr o n te a un te rm in e te c n ic o in e re n te la
« q u a lit à » d el s a lm o in q u e s tio n e : « c a n t o a r t is t ic a m e n te c o n c e p it o » . L ’ in ­
t e r p r e t a z io n e ch e s o tto lin e a P e le m e n to d id a s c a lic o è m e n o p r o b a b i l e / 3
Per m tktàm ( S a i 1 6 ; 5 6 - 6 0 ) g li s p e c ia lis ti p r o p o n g o n o d u e in te r p r e ­
t a z io n i fo n d a m e n ta li p o s s ib ili. S e c o n d o il s ig n ific a to « c o p r ir e / o c c u lt a r e »
d e lla r a d ic e ktm in a c c a d ic o , si d o v r e b b e t r a d u r r e q u e s t ’ e s p r e s s io n e c o n
« s a lm o e s p ia t o r i o » , c h e e s p ia o « c o p r e » i p e c c a t i 24 o « p r e g h ie r a s e g r e ­
t a » , n o n p u b b l i c a t a / 5 U n a ltr a lin ea in te r p r e t a t iv a si b a s a s u lla t r a d u ­
z io n e d ei L X X m iktdm c o n stelog ra ph ia « is c riz io n e su p ie t r a » . In
di
G e r . 2 , 2 2 v i e P u n ic a o c c o r r e n z a d e lla r a d ic e ktm n e lla B ib b ia : « L a tu a
c o lp a è a n c o r a s c r itta (niktdm ) d a v a n t i a m e » . È p o s s ib ile d e d u r n e il s i­
g n if ic a t o d i « e ss e re in c a n c e lla b ile » ? In ta l c a s o c i t r o v e r e m m o di fr o n te
a lla m e n z io n e del s a lm o « s c r it t o » , un ex v o to , in c o n t r a p p o s iz io n e c o n
la p r a t ic a a b it u a le , c o n s is te n te n e lla r e c ita z io n e . C io n o n d im e n o il s ig n i­
fic a to d el te rm in e c o n t in u a a essere o s c u r o .
U n a ltr o te r m in e d a l s ig n ific a to in c e r t o è siggdjón. P e r a n a lo g ia c o n
P a c c a d ic o v ie n e di s o lito t r a d o t t o c o n « la m e n t a z io n e » o « s u p p l i c a » . T * -
h illà y c h e c o m p a r e n e l/ in te s ta z io n e d el S a i 1 4 5 e n el p r im o v e r s e t to d i
3 3 ; 3 4 ; 6 5 ; 1 4 7 e 1 4 9 , si rife r is c e ta n to a l c a n t o d i lo d e in d iv id u a le (si
v e d a 2 2 , 2 5 ; 6 5 , 1 ; 1 1 9 , 1 7 1 ) q u a n to a l l’ in n o (c o s ì in 1 0 0 , 4 ) . A n c h e se t e-
/i/tó, d a lla r a d ic e fll , e b e n a tte s ta to n e l l 'A n t i c o T e s t a m e n t o in r a p p o r t o
a lla s u p p lic a (c fr. j R e 8 , 3 8 ; S a i 3 5 , 1 3 ) e P o ffe r t a (c fr. 1 4 2 , 2 ) , il t e r m i­
ne p u ò rife rirs i ai s a lm i in g e n e ra le (si v e d a 7 2 , 2 0 ) , p e r c h é e s p r im e il c a ­
ra tte re fo n d a m e n t a le d e lla m a g g io r p a r te d ì essi: la p r e g h ie r a .

b) T erm in i tecnici m usicali e m e lo d ic i

B in g m ó t, r is c o n tr a b ile n elle in te s ta z io n i di S a i 4 ; 6 ; 5 4 ; 5 5; 6 7 e 7 6 ,
d e r iv a d a n egtnà , s tr u m e n to a c o r d a . P e r q u a n t o r ig u a r d a 1et h a n n 'h ìló t
(S a i 5 ) si p o s s o n o fo r m u la r e d u e ip o te si: o si tr a tta d i u n 'in d ic a z io n e m e ­
lo d ic a , d i c u i i g n o i i a m o Io s c h e m a , o v v e r o , p e r la s u a c o n n e s s io n e c o n il
te r m in e h à lilj fla u to , si p u ò t r a d u r r e « c o n a c c o m p a g n a m e n t o d i fla u t o » .

potrebbe implicare un riferimento topografico ai gradini che portavano alla citta di D avide —
cfr. m a 'id ò t in N e e m . 1 2 , 3 7 - sui quali i pellegrini accedevano in processione al Tempio.
z i . Piuttosto diffusa nella tradizione sapienziale col significato di agire bene / con abilità* com ­
prendere, spiegare, 1 3 , C o n tro questa ipotesi S. M o w in ck el, I s r a e l i W o r s h ip I, 5 -7 .
2 4 . C fr . o p . cittJ 4 s. 2 5 . C osì R. T o u rn ay secondo H ,-J. K raus, P s a lm e n I, x x u .
z a z Il l i b r o d e i S a l m i : a s p e t t i l e t t e r a r i

£a l m àb àla t , p re se n te s o lo in S a i. 5 3 e ^ 8 , c o s tr in g e
A n c h e l ’ in d ic a z io n e
a lim ita r s i a l c a m p o d e lle ip o te s i. S e il te r m in e d e r iv a d a lla r a d ic e hlh
« e sse re in fe r m o » , « p r o v a r e p e n a » , si p o t r e b b e t r a d u r r e « c o n m a l i n c o ­
n i a » ; se in v e c e è im p a r e n t a t o c o n m àh ol «d an za c ir c o la r e » , p o tre b b e
c o n te n e r e u n ’ a llu s io n e a u n a d a n z a c u ltu a le . S e b b e n e n o n c o m p a i a n e lle
in te s ta z io n i dei s a lm i, il te rm in e seta , p e r la su a fr e q u e n te r ic o r r e n z a ( 7 1
v o lte ) m e rita u n a q u a lc h e a tte n z io n e . L a Vulgata lo t r a d u c e c o n sem per\
in ta l c a s o s a r e m m o di fr o n t e a u n a s o r t a d i d o s s o lo g ia . S e ci si a ttie n e
a i r e t i m o l o g i a , le ip o t e s i si m o lt ip lic a n o . C h i lo c o lle g a a lla r a d ic e s ii « a l-
z a r e / s o lle v a r e » lo in te r p r e ta c o m e u n ’ in te rru z io n e c o n e le v a z io n e d e lla
v o c e , u n in te rlu d io d o s s o lo g ic o . Se « a lz a r e » v ie n e in te so n e lla s f u m a t u ­
ra di « t o r n a r e in a lto / a l l’ in iz io » , a llo r a il te rm in e e q u iv a r r e b b e al n o ­
s tr o « d a c a p o » , c io è s e g n a le r e b b e u n a r ip e tiz io n e . S e la r a d ic e è c o r r e l a ­
ta a lP a r a m a ic o $1 « in c h in a r s i» , il te rm in e selà fa r e b b e r ife r im e n to a l l’ in ­
c h in o r e v e r e n z ia le d u r a n t e l’ o r a z io n e . A l c u n i e se g e ti, in fin e , v e d o n o in
q u e s t a in d ic a z io n e u n s e g n a le d ’ in te rv e n to c o r a le .16
N e l l a c a t e g o r ia dei s e g n i m e lo d ic i p o s ti in e p ig r a fe in c lu d ia m o 'a l jò -
nat ’ élim r eh ò q im « s e c o n d o la c o lo m b a d e i te re b in ti lo n t a n i» ( S a i 5 6 ) ;
'a l ’a jje le t bassahar « s e c o n d o la c e r v a d e ll’ a u r o r a » (S a i z z ) ; ca l sósan-
ntm « s e c o n d o i g ig li» ( S a i 4 5 e 6 9 ) ; ’a l tashét « n o n d is t r u g g e r e » (Sai.
5 7 - 5 9 ; 7 5 ) ; 'a l baggitit « s e c o n d o il to n o d i G a t » 17 (Sai. 8 ; 8 1 ; 8 4 ) . L e in ­
d ic a z io n i cal ‘à là m ò t « p e r le fa n c iu lle » o « p e r i s e g r e ti» (Sol. 4 6 ) e ca l h a s -
s emtntt « s e c o n d o / s o p r a l ’ o t t a v a » \S a l 6 ; 1 2 ) si r ife r is c o n o , c o m e i p r e ­
c e d e n ti, a m e lo d ie d i s ig n ific a to ig n o to .

c) Istru zio n i p e r Vuso liturgico *

D e l te r m in e lam nassèàh , p re s e n te n e ll’ in te s ta z io n e d i 5 5 s a lm i, n o n è


sta ta p r o p o s t a s in o r a u n ’ in te rp r e ta z io n e s o d d is fa c e n t e . S e c i si b a s a su
a lc u n i testi ta r d i ( 1 e z C r o n a c h e e d E s d r a ) , la r a d ic e nsh s ig n ific a « a s ­
s a lir e » , « p r e n d e r e il c o m a n d o » o « d ir ig e r e » . In ta l c a s o il n o s t r o t e r m i­
ne p o t r e b b e fa r r ife r im e n to al « m a e s tr o d e l coro»» o a « c o lu i c h e e c c e lle
( c o m e p o e ta o c a n t o r e ) » . U tó d à (Sai. 1 0 0 , 1 ) si r ife r is c e al s a c r ific io di
r in g r a z ia m e n t o . U 'a n n o i (Sai. 8 8 ) è le g a t o a lla r a d ic e *nh « c a n t a r e » o
« s u o n a r e » . P e r q u a n t o r ig u a r d a l*hazkir (S a i 3 8 e 7 0 ) si p u ò p e n s a r e
a lla r a d ic e z k r « r ic o r d a r e » o a l te sto di Is. 6 6 , 3 nel s e n s o d i « o f f r i r e » ,
« c a n t o p e r r ic o r d a r e » o « c a n t o p e r u n ’ o f f e r t a » . 19

2 6 . Su IP argom ento cfr. gli am pi ed eruditi studi di B. Ja c o b , B e itrà g e zu ein e r E in ie itu n g in d ie


P s a lm e n : Z A W 1 6 ( 1 8 9 6 ) 1 2 . 9 - 1 8 1 . 2 6 5 -2 9 T . Inoltre N .H , Snaith, S ela h : V T 2 ( 1 9 5 2 ) 4 3 - 5 6 .
2 7 . « L ’ (arpa) di G at» o «la (melodia) di G a t» .
28 . Su ll’ uso liturgico dei salmi cfr. E . Lipinski, art. c it.T 1 3 7 - 1 4 9 .
29 . Su ll’espressione cfr. B. Ja c o b , B e itrà g e z u einer E ini. in die P s a lm e n : Z A W 1 7 ( 1 9 8 7 ) 4 8 -8 0 .
d) N o m i p ro p ri

M o l t o s p e s s o n e lle in te sta z io n i d e i s a lm i s ’ in c o n t r a n o n o m i p r o p r i di p e r ­
s o n a : D a v id e { 7 3 c a s i) , d o d ic i v o lte A s a f ( 5 0 e 7 3 - 8 3 ) , u n d ic i v o lt e i figli
d i C o r e ( 4 2 ,- 4 9 ; 8 4 s .; 8 7 s .} , d u e v o lte S a lo m o n e {S a i 7 2 ; 1 2 7 ) , in u n c a ­
so E m an (S a i 8 8 ) , E ta n {S a i 8 9 ) e M o s è (Sai. 9 0 ) . 30 L a m a g g io r p a r te d i
e ssi è p r e c e d u to d a lla p r e p o s iz io n e l e~ (ledàwid> i ’ à sa f , e c c .) . Il v a lo r e d i
l e- n e lle in te s ta z io n i d ei s a lm i e b r a ic i è s ta to s p e s s o o g g e t t o di d is c u s s io ­
n e . I L X X g li a t t r ib u ir o n o un v a lo r e m a t e r ia le di d a t iv o ( « p e r D a v i d e » ,
e c c .) ; la V ulgata in v e c e , r ic o r r e n d o a u n g e n it iv o ( « d i D a v i d e » ) , c o n f e r i ­
s c e a te- un v a lo r e di p a te r n ità ( la m ed auctorts). A d e tta d e g li e s p e r ti,
o r ig in a r ia m e n t e V- n o n si r ife r iv a a l l’ a u t o r e d el s a lm o in q u e s tio n e , b e n ­
sì a lla c a t e g o r ia d i a p p a r te n e n z a 11 o a lla s u a a ffilia z io n e a u n a d e t e r m i­
n a ta r a c c o l t a .31 Il p r o b le m a n o n si p o n e p e r A s a f , 33 E m a n e d E t a n , r i ­
c o r d a t i nel n o v e r o d ei c a n t o r i d e l t e m p io ( r C ron . 1 5 , 1 9 ) , né p e r i fig li
di C o r e , c o lle g a t i a i le v iti (Esd. 3 , 1 0 ; 1 C r o n . 9 , 3 1 ; 2 C ro n . 1 0 , 1 9 ) e a g li
a s siste n ti del te m p io ( j C ro n . 1 6 , 1 . 1 9 ) . 3 4 1 sa lm i c h e r e c a n o n e lE in t e s t a -
z io n e 1 in d ic a z io n e di q u e sti n o m i s o n o c o n n e s s i, di c o n s e g u e n z a , c o n le
c o r p o r a z io n i e i m u s ic is ti de) s e c o n d o te m p io , fo s s e r o a u t o r i, c o m p i l a t o ­
ri o p p u r e s u p e r v is o r i del la v o r o d i c o m p o s iz io n e o di a r r a n g i a m e n t o .35
Il p r o b le m a si p o n e in re a ltà c o n il tito lo l*dàw ìd\ di D a v id e ? p e r
D a v i d e ? s e c o n d o lo stile di (in c u i s c r iv e v a ) D a v id e ? o p iù s e m p lic e m e n ­
te « d e lla ( r a c c o lt a ) di D a v i d e » ? C e r t a m e n t e D a v id e n o n c o m p o s e tu tti i
s a lm i c o m p r e s i s o t t o il s u o n o m e ; è im p o s s ib ile a t t r ib u ir g li, in p a r t ic o l a ­
re , i s a lm i c o n a llu s io n i a e v e n ti s to r ic i o a c o n c e z io n i te o lo g ic h e s ic u ­
r a m e n te p o s t e r io r i a lla su a e p o c a . In e ffe tti a lc u n i te s ti a n tic h i r i c o n o ­
s c o n o le d o ti m u s ic a li e p o e tic h e di D a v id e (r Sam . 1 6 , 1 6 - r 8 ; 2 S a m .
1 ,19 -2 7 ; 3,33-34); p e r q u e s ta r a g io n e n o n si p u ò e s c lu d e r e a p r io r i c h e
e g li a b b ia q u a n t o m e n o p a t r o c in a t o q u e s to g e n e r e di a t t i v i t à .36 T u t t a v i a ,

30 . In proposito v. L. JacqueL, L e s P sa u m e s et U c o e u r d e I h e m m e t, 8 3 -9 6 .
3 1 . T ale era l'opinione di H . Cazelles, L a q u e stio n 4 u la m e d a u c t o r is : R B 58 ( 1 9 4 9 ) 9 3 - 1 0 1 .
3 1 , N ella letteratura ugaritica troviam ola form ula analoga lb *l (a/di Baal) o Ikrt (a/di Keret), elle
indica quasi certam ente il ciclo letterario al quale appartengono i due scritti.
3 3 . Per tutto quanto riguarda 1 salmi di A s a f si veda H .P . N asu ti, T r a d it io n H tsto ry a n d thè
F s a lm s o f A sa p h j A tlan ta 1 9 8 8 .

3 4 . Si veda J .M . M iller, T h e K o ra h ite s o f S o u th e r n Ju d a h : C B Q 32: ( 1 9 7 0 ) 5 8 -6 8 ; G . W anke,


D ie Z io n s t h e o lo g ie d e r K o ra c h ite n , Berlin 1 9 6 6 , 1 - 3 1 . Diversam ente orientato, ed eccessiva­
mente fantasioso, il lavoro di M .D . G oulder, T h e P sa lm s o f thè S o n s c f K o r a h , Sheffield 1 9 8 2 ,
spec. 5 1 - 8 4 .
3 5. Su parte di questa tematica si veda M .J. Btiss, T h e P sa lm s o f A s a p h a n d K o ra h \ ]B L 8 2 { 1 9 6 3 )
3 8 2 -3 9 2 .
3 6 . Basandosi sui risultati della psicologia del profon do alcuni spiegano la menzione di D avide
nell’ intestazione dei salmi con il suo carattere archetipico nella società israelitica: Peroe-bam -
bm o che sconfiggeva i nemici con la fiducia riposta nel Signore. C fr. H . Jasch ke, «A u s d e r T ie -
2 .4 4 H lib r o d e i S a lm i: a s p e t t i le tte r a r i

d o v e n d o fo r m u la r e un g iu d iz io su l r u o lo s v o l t o d a D a v id e n e lla t r a d i ­
z io n e det s a lm i, n o n ci si p u ò fo n d a r e su i d a ti fo r n iti d a l C r o n i s t a , n e l
q u a le la fig u r a d i D a v i d e è e c c e s s iv a m e n te id e a liz z a ta (e g li e m e r g e q u a le
a u t e n t ic o fo n d a t o r e del te m p io e d e lla su a litu rg ia ) e le v ic is s it u d in i d e l­
la r ip r e s a d ei c e r im o n ia le nel s e c o n d o te m p io s o n o in te r e s s a ta m e n te r e ­
t r o d a t a t e a iP e p o c a d a v id ic a .

e) D a ti sto rici

In n u m e r o s i s a lm i l'in t e s t a z io n e r ip o r t a le p re s u n te c ir c o s t a n z e s t o r ic h e
a ll"o r ig in e di q u e s ti p o e m i. InS a i 3 , a ffe r m a t a l ’ a p p a r t e n e n z a del s a lm o
a D a v i d e , si d ic e : « Q u a n d o fu g g ì d a A s s a lo n n e , s u o fig lio » ; in SaL 5 1 :
« Q u a n d o gli si p r e s e n t ò il p r o fe ta N a t a n a c a u s a d el s u o p e c c a t o c o n
B e tsa b e a » ; m S a i 5 7 : « Q u a n d o fu g g ì d a S a u l n e lla c a v e r n a » . I n f o r m a ­
z io n i a n a lo g h e si t r o v a n o in 7 ; 1 8 ; 3 4 ; 54 ; 56 ; 5 9 ; 60 ; 6 3 ; 1 4 2 . Per
r a g io n i id e n tic h e a q u e lle e s p o s te p e r la p a te r n ità d a v ìd ic a , è d a o s s e r v a ­
re c h e ta li « in te s ta z io n i s t o r ic h e » n o n c o r r is p o n d o n o a iP e p o c a d i c o m ­
p o s iz io n e d i q u e sti s a lm i. S i tr a tta p iu t t o s t o d i a g g iu n te p o s t e r io r i, o p e ­
ra d i e se g e ti g iu d e i p o s te s ilic i, c h e in te n d e v a n o c o s i c o n t r ib u ir e a lla lo r o
c o m p r e n s io n e . S i c o n s id e r i in o ltr e c h e il g e n e r e m id r a s h ic o , il q u a le a s ­
s o c ia e v e n ti o p e r s o n a g g i s to r ic i c o n d e te r m in a ti testi b ib lic i, p u ò e sse re
s ta to o r ig in a t o in p a r te d a q u e sta p ra ssi in t e r p r e t a t iv a .37

f) V alore delle intestazioni dei S alm i

D o p o a v e rle p re s e n ta te p e r s o m m i c a p i, è o p p o r t u n o in te r r o g a r s i su l v a ­
lo r e d i q u e ste in d ic a z io n i p e r la c o m p r e n s io n e dei S a lm i. S i c o n s id e r i
a n z it u t t o c h e in o r ig in e i s a lm i e r a n o p r iv i d ’ in te s ta z io n i,38 le q u a li s o n o
il r is u lt a t o d ’ in iz ia tiv e in d iv id u a li d i q u a lc h e c o m p ila t o r e .351 Q u e s te in d i­
c a z io n i p o s s o n o t u tta v ia c o s titu ir e d egli in d ic i-g u id a c h e a iu t a n o il le t­
to r e a c o llo c a r s i n e lla s t o r ia d e lla tr a s m is s io n e e d e lla r a c c o l t a d e i S a l ­
m i, o c h e lo a iu ta n o n e lla c o m p r e n s io n e d el lo r o c o n t e n u t o ? D i c i a m o s u ­
b ito c h e te rm in i c o m e m iztn ó ry m asktl , m iktà m n o n in te n d o n o e sse re d e ­
s ig n a z io n i di g e n e ri le t t e r a r i, p o ic h é d u e s a lm i a p p a r te n e n ti a llo ste sso

f e ru fe ic b j H e r r , z u D i r » . P s y L h n th e r a p ie a u s d en P saltn en , Freiburg i.Br. 1 9 9 0 , 2 7 - 2 6 . L a stessa


valutazione della figura di D avid e, ma da una prospettiva esclusivamente biblica, è proposta da
B .W . A n derson , O u t o f t h e D e p t b s , Philadelphia 1 9 8 3 , 3 1 . Altre motivazioni in P .R . A ck ro yd ,
D oots o f P e rcep ito ti, London 1 9 8 3 , 7 4 - 7 7 ; L ,C . Al!en, P salm Sj W a co , T ex. 1 9 8 7 , 1 2 2 - 1 2 5 .
3 7 . Sulla problem atica si veda E. Sloraovìc, T o w a r d an U n d e r sta n d in g o f thè P o r m a tio n o f H i s ­
to ri ca l T ttles in thè H o o k o f P s a lm i: Z A W 9 1 ( 1 9 7 9 ) 3 5 0 - 3 8 0 .
3 8 . Si veda L , Sabourin, L e livre d es F sa u m e s, M ontreal Paris 1 9 8 8 , 3 3 .
3 9 . Di fatto Gunite! non le tenne in considerazione per stabilire il genere dei singoli salmi né so ­
no tradotte da alcune versioni moderne.
C a r a tte r is tic h e g e n e ra li 2 ,4 5

g e n e r e p o s s o n o e sse re d e n o m in a ti c o n u n o q u a ls ia s i di q u e sti tre t e r m i­


n i. Q u a n t o a l s ig n ific a to d elle e s p r e s s io n i m u s ic a li e lit u r g ic h e , F a t t u a le
ig n o r a n z a d el lo r o s ig n ific a to n e lla r ic e r c a b ib lic a re n d e im p o s s ib ile la
d e t e r m in a z io n e del lo r o g r a d o d i u tilità p e r u n a m ig lio r e c o m p r e n s io n e
d e i s a lm i. L o s te s s o p u ò d irsi d e ll'u s o d i n o m i p r o p r i. D i c o n s e g u e n z a
q u e s ta t e r m in o lo g ia s e rv e tu tt’ a l p iù a d e s ig n a r e r a c c o lt e d iv e r s e . S e si
d à p e r s c o n t a t o c h e le in te s ta z io n i d e i S a lm i s o n o s t a t e c o m p o s t e d a
m e m b r i d ei c ir c o li le v itic i d el s e c o n d o t e m p io , il lo r o c o n t e n u t o è ir r ile ­
v a n t e t a n to p e r la c la s s ific a z io n e dei s a lm i q u a n t o p e r la lo r o c o m p r e n s i o ­
n e . R i g u a r d o al r ic o r s o a i n o m i p r o p r i, t u t t a v ia , è d a o s s e r v a r e c h e e s s o
c o r r is p o n d e , p r o b a b ilm e n t e , a u n p r o c e s s o d i « r e in t e r p r e t a z io n e s t o r i ­
c a » d ei S a lm i all in te r n o d e lla c o m u n it à g i u d a i c a .40 Q u e s t a in d ic a z io n e
in te n d e v a n o n s o lo id e n tific a re il p r e s u n to a u to r e , m a s o p r a t t u t t o f o r n i ­
re u n a c h ia v e e r m e n e u t ic a .41 T u t t a v i a q u e s to p r o c e s s o di s t o r ic iz z a z io n e
n o n si lim ita v a ai tito li d ei S a lm i. C o s ì S a i . 1 8 , 2 - z i d iv e n n e u n s a lm o
d a v i d i c o q u a n d o g li fu r o n o a g g iu n ti il tito lo e i v v . 3 2 - 5 1 . 431

5. R a cco lte e fo rm a z io n e d e l Salterio

a) R a cco lta di raccolte

A p r i m a v is t a si p u ò o s s e r v a r e c h e il S a lt e r io n o n c o s tit u is c e l 'o p e r a d i
u n s o lo a u to r e n é è il ris u lta to di u n ’ u n ic a c o m p ila z io n e . S i tr a tta p iu t ­
t o s t o di u n a r a c c o l t a d i r a c c o lt e .43 È p r a t ic a m e n t e im p o s s ib ile r i c o s t r u i ­
re g li s ta d i d e lla fo r m a z io n e d e l S a lt e r io , c h e fu c e r t a m e n t e il fr u t t o d i
u n lu n g o e c o m p lic a t o p r o c e s s o a ll'in t e r n o d el c u lt o s in a g o g a le , in iz ia t o
c o n p r o b a b ilit à in to r n o al 2 0 0 a . C . Q u e s t e a f fe r m a z io n i p o g g ia n o su
d iv e r s i a r g o m e n ti. N e l S a lte r io si p u ò o s s e iv a r e u n a s e r ie r e la t iv a m e n t e
a m p i a di d o p p io n i (a d es. S a i 1 4 e 5 3 ; 4 0 , 1 4 - 1 8 e 7 0 , e c c .) . D 'a l t r a p a r ­
te in a lc u n e s e z io n i d e l S a lte r io si n o t a u n u so n o n in d is c r im in a t o d ei
n o m i d e l D io d 'I s r a e le : J a b v é e d E lo h im . In p a r t ic o la r e n e l b lo c c o 4 2 - 8 3
s i s e g n a la l ’ u so q u a s i e s c lu s iv o d i E lo h im ( 2 0 0 o c c o r r e n z e c o n t r o le 4 3
d i J a h v é ) ; q u e s to d a t o è ta n to p iù d e g n o di n o ta se si c o n s id e r a c h e n e l
r e s t o d el S a lt e r io v ie n e im p ie g a to d i n o r m a il n o m e J a h v é ( 6 4 2 o c c o r ­
r e n z e ; E lo h im r ic o r r e s o lt a n to 2 9 v o lte ) . S im ili in c o n g r u e n z e n o n p o s ­
s o n o e sse re a c c id e n ta li. S e c o n d o a lc u n i s a r e b b e r o im p u t a b ili a u n a «re»

4 0 . J . Becker, W e g e d e r P s a lm e tie x e g e s e , Stuttgart 1 9 7 5 , 5 9 - i t i , presenta una particolareggiata


esposizione della problem atica.
4 1 . C fr. B.S, Childs, In tr o d u c tio n io thè O l d T e s ta m e n t a s S c rip tu re , Philadelphia 1 9 7 9 , 52.1*
4 2 . Q uesto processo è riscontrabile anche nel collegam ento tra 1 Sa m . 2 , 1 - 1 0 e la figura di A n ­
n a; tra Is. 3 8 , 1 0 - 2 0 ed Ezechia; tra G io n . 2 , 3 - 1 0 e G iona.
4 3 . Sul tema cfr. H . G unkel, In t r o d u c c ió n , 4 5 1 4 7 3 ; S. M o w in ck el, Is r a e l’s W o r s h ip n , 1 9 3 -
2 q p ; P.D. M iller jr., In te rp re tin g thè P s a lm s , Philadelphia 1 9 8 6 , 1 4 - 1 5 ; J . D a y , P s a lm s , Sh ef­
field 1 9 9 0 , 1 0 9 - 1 2 2 .
246 II l i b r o d e i S a l m i : a s p e t t i l e t t e r a r i

v is io n e e lo h is ta » d e l S a lt e r io . T u t t a v i a b is o g n a s u p p o r r e l ’ e s is te n z a di
a lm e n o d u e r a c c o lt e , u n a ja h v is t a l’ a ltr a e lo h is ta , a ltr im e n ti n o n si c o m ­
p r e n d e r e b b e c o m e m a i la r e v is io n e e lo h is ta si lim iti a l s o lo b lo c c o 4 2 ­
8 3 . L ’ a n n o t a z io n e di 7 2 , 2 0 ( « q u i te r m in a n o le p r e g h ie r e d i D a v i d e » ) s i­
g n ific a ch e l’ e d ito r e n o n c o n o s c e v a a ltri s a lm i d i D a v id e o p p u r e c h e q u e ­
sta p a r t ic o la r e r a c c o lt a fin iv a in q u e l p u n to . In o g n i c a s o n o n si d e v e d i­
m e n t ic a r e ch e a ltri s a lm i c a t a lo g a t i in s e g u ito (ad es. 8 6 ; 1 3 8 - 1 4 5 ) s o n o
d el p a r i a ttr ib u iti a D a v i d e . U n a ltr o e le m e n to im p o r ta n te è c o lle g a t o ai
tito li d e i S a lm i. M e n t r e il b lo c c o 9 0 - 1 5 0 è in g r a n p a r te a n o n im o , in 1 ­
8 9 i p o e m i s o n o a ttr ib u iti a D a v i d e , A s a f , E t a n e ai fig li d i C o r e . T u t t a
q u e s ta se rie d i d a ti c o n fe r m e r e b b e c h e il S a lt e r io , c o s ì c o r n ’ è g iu n to a
n o i, c o s titu is c e u n a g r a n d e r a c c o lt a c o m p o s t a di r a c c o lte m in o r i.

b) G ru p p i d i salm i a ll'in te rn o della raccolta

Il b lo c c o 3 - 4 1 r a p p r e s e n t a e v id e n te m e n te u n a r a c c o lt a di s a lm i a t t r ib u i­
ta a D a v i d e . 44 C o n J 'e c c e z io n e d eiS a i i o e 3 3 , tu tti s o n o c o n t r a s s e g n a t i
d a l n o m e d el re d i G e r u s a le m m e . In re a ltà il S a i i o (d a la m e d a tau) è
la s e c o n d a p a r te d i u n a c r o s t ic o a lfa b e t ic o c h e in iz ia c o n il S a i . 9 (d a
’a le f a kaf ) e q u e s t ’ u ltim o r ip o r t a la d iz io n e « d i D a v i d e » . P e r q u a n t o r i ­
g u a r d a il 3 3 , è p r o b a b ile c h e e sso a b b ia p e r s o q u e s to tito lo n e l c o r s o d el
p r o c e s s o di re d a z io n e o d i r a c c o lt a , p o ic h é il tito lo c o m p a r e n e lla v e r ­
s io n e g r e c a . Si è g ià p a r la t o d e lla « r a c c o lt a e lo h is ta » (S a i 4 2 - 8 3 ) . Il b l o c ­
c o 8 4 - 8 9 , a t t r ib u it o (c o n l'e c c e z io n e d e ll’ 8 6) a d iv e r s i c a n t o r i d el t e m ­
p io , c h e n o n c o m p a io n o p iù in s e g u ito , c o s tit u is c e u n ’ a lt r a r a c c o lt a . L a
d o s s o lo g ia fin a le d i 8 9 , 5 2 , s e g n o d e lla fin e d i u n a r a c c o l t a , d o v r e b b e
in d ic a r e c h e a n c h e q u e s to p ic c o lo g r u p p o fa p a r te d el c o m p le s s o 4 2 - 8 3
E s s e n d o sta ti a g g iu n ti p iù ta r d i, n o n s a r e b b e r o s ta ti s o t t o p o s t i a lla « r e ­
v is io n e elohista»». A l l ’ in te r n o d e l g r a n d e g r u p p o 9 0 - 1 5 0 , fo r s e la p a r te
p iù d is o r g a n ic a d e ll’ in te r o S a lt e r io , si p o s s o n o in d iv id u a r e q u a t t r o p ic ­
c o le r a c c o lt e : 9 0 - 1 0 4 , in c u i s o n o r a c c o lti q u a s i tu tti i s a lm i d ’ in tr o n iz ­
z a z io n e e te r m in e r e b b e c o n i s a lm i 1 0 5 - 1 0 7 , del t ip o h ò d u « r e n d e te g r a ­
z ie » ; 1 0 8 - 1 1 0 (« d i D a v i d e » ) , c o n u n a se rie c o n c lu s iv a di s a lm i in « a lle ­
lu ia » (c h e p r o b a b ilm e n t e fa n n o p a rte di u n ’ a lt r a r a c c o lt a ) ; 1 2 0 - 1 3 4 , c a n ­
ti d i p e lle g r in a g g io o s a lm i d e lle s a lite , c h e te r m in e r e b b e c o n un s a lm o
in « a lle lu ia » e a ltr o d el t ip o « r e n d e te g r a z i e » ; in fin e 1 3 8 - 1 4 5 (« d i D a ­
v i d e » ) , g r u p p o c h e si c o n c lu d e r e b b e c o n i s a lm i in « a lle lu ia » 1 4 6 - 1 5 0 ,
T u t t i q u e s ti g r a n d i b lo c c h i s o n o , a lo r o v o l t a , p r o b a b ilm e n t e c o m p o s t i
d i r a c c o lt e m in o r i.

4 4 . C o n i loro inviti a osservare la torà e a credere nel messia i salmi i e 2 rivelano l’ intento di
costituire una sorta di prologo all’ intero Salterio. La loro collocazione risale, probabilm ente,
all’ ultimo raccoglitore.
c) E v o lu z io n e d e l Salterio

L ’ e v o lu z io n e de] S a lte r io p o tr e b b e e s s e r e d e s c r itt a c o m e u n a p r o g r e s s iv a


a g g iu n t a di a ltr e r a c c o lt e al n u c le o 3 - 4 1 , p r o b a b ilm e n t e il p iù a n tic o .
D ’ a lt r a p a r t e si tr a tta di p o e m i c o lle g a t i in p r e v a le n z a p iù c o n le n e c e s ­
s it à d e ll’ in d iv id u o c h e c o n in te ressi c o m u n it a r i. B e n c h é s ia q u a s i i m p o s ­
s ib ile r ic o s tr u ir e la s t o r ia d e lla r a c c o lt a d i q u e sti p o e m i,454
6 è le c ita u n a
ip o te s i. P a r a lle la m e n te a l n u c le o s o p r a m e n z io n a to c ir c o la v a u n a s e c o n ­
d a « r a c c o l t a d a v id ic a » ( 5 1 - 7 2 ) , ch e p r o b a b ilm e n t e h a u n a s to r ia in d i­
p e n d e n te e d iv e r s a d a lla p r im a . C o l p a s s a r e del te m p o fu a g g iu n t o a q u e -
s t 'u l t i m a il g r u p p o d e i s a lm i «d i A s a f » ( 7 4 - 8 2 , in q u a d r a t o d a 7 3 e 8 3 ) ;
il S a i . 5 0 r a p p r e s e n te r e b b e il s a lm o in t r o d u t t iv o a ll'u n io n e d i q u e ste r a c ­
c o lt e m in o r i. In u n te r z o s ta d io e d ito r ia le v e n n e in c lu s o il b lo c c o d ei s a l ­
m i «d e i figli di C o r e » ( 4 2 - 4 9 ) . L ’ in s ie m e r is u lta n te ( 4 2 - 8 3 ) s a r e b b e s t a t o
s o t t o p o s t o a u n a p r o f o n d a r ie la b o r a z io n e , c h e c o m p o r t ò , tra l ’ a ltr o , la
s o s titu z io n e di J a h v é c o n E lo h im (« r e c e n s io n e e lo h is t a » ) , I s a lm i 8 4 - 8 9
c o s t it u is c o n o u n a s o r t a di a p p e n d ic e , m e n tre il S a i 2 r a p p r e s e n ta un
p r o lo g o . Il g r a n d e g r u p p o risu lta n te ( 2 - 4 1 p iù 4 2 - 8 9 ) si a m p liò g r a d u a l ­
m e n te m e d ia n te r i n c o r p o r a z i o n e d e lle p ic c o le r a c c o lte (d i d iv e r s a e p o c a
e p r o v e n ie n z a ) r ic o r d a t e in p r e c e d e n z a e d i d iv e r s i s a lm i is o la ti. L a s t o ­
r ia d e l b lo c c o 9 0 - 1 1 9 è p iu tto s to c o m p le s s a . C o m e si è v is t o , si tr a tta di
u n a m is c e lla n e a c h e c o m p r e n d e d iv e rsi tip i di s a lm i e a lc u n e a p p e n d ic i
u m ic h e ( 1 1 1 - 1 1 4 ; r i é - i x S ) .
In q u e s t ’ u ltim o b lo c c o s o r p r e n d e , p e r la su a e c c e z io n a le lu n g h e z z a , il
S a i 1 1 9 (serie d i v a r ia z io n i su u n o ste s s o te m a : la p a r o la d i D io ) ; c i ò fa
p e n s a r e a u n a r e g o la a u re a e t ic o -r e lig io s a o ffe r ta d a un c o m p ila t o r e c h e
in t e n d e v a a p p o r r e un « p u n to fin a le » a l g r u p p o d i s a lm i p r e c e d e n ti. Q u e ­
sti e le m e n ti s o tt o lin e a n o a n c o r p iu il s ig n ific a to e la p o r t a t a del S a i. 1 1 9
se p a r a g o n a t o a l S a i . 1 . S i r is c o n t r a n o tre p u n ti di c o n t a t t o : il c a r a t t e r e
« s a p ie n z ia le » ; l’ in iz io d i e n tr a m b i c o n u n m a c a r is m o ( « B e a t o l ’ u o m o »
SaL 1 ; « B e a ti g li u o m in i d 'in t e g r a c o n d o t t a » S a i 1 1 9 ) ; il r ife r im e n to
a lla le g g e ( 1 , 2 ; U 9 , i b ) . Q u e s te c o in c id e n z e fo r m a li e d i c o n t e n u t o , c h e
c a r a t t e r iz z a n o 1 d u e sa lm i c o m e fo r m a n ti u n ’ « in c lu s io n e » , t r o v e r e b b e r o
s p ie g a z io n e se il r e s t o d d S a lt e r io (12 0 -15 0 ) fo sse s t a t o in c o r p o r a t o
g r a d u a lm e n t e a l g r a n d e b lo c c o 1 - 1 1 9 . P o c o d i piu d i q u a n t o si c d e tto
p u ò e sse re p r o p o s t o a tito lo d ’ ip o t e s i,4>
S e , s e c o n d o q u a n t o è s ta to e s p o s t o , si s u p p o n e c h e il S a lt e r io c o n t i ­

4 5 . N o n si può negare, alPinrerno di questa prim a collezione «david ica», la presen7a di sotto­
gruppi minori (3 5; i S - z x ; 2 6 -2 8 ; 3 8 - 4 1 ) .
4 6 . Per tutto quanto riguarda la formazione e l’edizione del Salterio cfr. G .H . W ilson, T h e E d i t ­
in g o f H e b r e w P salter, C h ico , C ai. 1 9 8 5 . Si veda inoltre Idem, T h e U se o f R o y a l P sa ltn s a t thè
« s e a m s » o f t h e H e b r e w P sa lter: J S O T 3 5 (19 8 6 ) 8 3 -9 4 .
248 n l i b r o d e i S a lir t i: a s p e t t i l e t t e r a r i

n u ò a d a c c r e s c e r s i d a lT in tz io a lla fine e i g r u p p i d i s a lm i c o n la n u m e ­
r a z io n e p iù b a s s a s o n o i p iù a n tic h i, si p o t r à o s s e r v a r e l’ e v o lu z io n e d e l­
l'in t e n t o fo n d a m e n ta le c h e i v a r i r e d a tto r i e c o m p ila to r i h a n n o im p r e s ­
so al S a lt e r io . È p r o b a b ile c h e le « r a c c o lt e d a v id ic h e » , n e lle q u a li s o n o
fr e q u e n ti i p o e m i in p r im a p e rs o n a s in g o la r e e p r e s e n ta n o u n n u m e r o
r e la tiv a m e n te a m p io d i c ir c o s t a n z e d e lla v it a d i D a v id e , fo s s e r o d ire tte
a lla c o lt iv a z io n e in d iv id u a le d e lla fe d e in J a h v é e a v e s s e r o u n a fu n z io n e
p iù d id a s c a lic a c h e lit u r g ic a . C o s ì s 'im p o s e l’e r e d ità t e o lo g ic a e c u ltu a le
d e lla tr a d iz io n e di S io n , c it t à di D a v i d e , c h e c h ie d e v a a l s in g o lo di c o l t i ­
v a r e la fe d e p r e e s ilic a n e lla s a lv e z z a e m a n a ta d a S io n . L a p r o s p e t t iv a
c a m b i o c o n l ’ in c lu s io n e d i m o d e lli « c o r a li» e litu rg ic i p r o v e n ie n t i d a i
c ir c o li d i c a n t o r i e le v iti; il S a lte r io a c q u is t ò u n n u o v o p r o filo , d iv e n e n ­
d o un lib r o di p r e g h ie r e e d i c a n ti p iù c h e d i d e v o z io n e .47 L ’ in c lu s io n e
dei s a lm i i e 1 1 9 c o m p o r t a v a n u o v i a c c e n ti. L a n u o v a r a c c o l t a t r a s c u ­
r a v a l’ in te re sse litu r g ic o e a f f r o n t a v a il S a lte r io c o m e d o c u m e n t o d e lla
r iv e la z io n e d iv in a : un m a n u a le c h e fo r n iv a is tru z io n i in o r d in e a lla s a l ­
v e z z a . Se il q u a d r o q u i d e lin e a to n o n è se n z a fo n d a m e n to , p r o b a b il m e n ­
te e s s o c o m in c ia v a a e sse re c o n s id e r a t o « s a c r a S c r it t u r a » . C o n P in c o r -
p o r a z io n e d e lle u ltim e a d d iz io n i ( 1 2 0 - 1 5 0 ) , p e r lo p iù di c a r a t t e r e in n i-
c o , r ip r e n d o n o fo r z a g li in te re s si litu r g ic i. A q u e s t ’ e p o c a r is a lg o n o v e r i-
s jm i l m e n te le in d ic a z io n i m u s ic a li d e lle in te s ta z io n i d i a lc u n i s a lm i, a tte
a fa c ilit a r n e l’ e s e c u z io n e n e lla p r a t ic a del c u lt o .
A m a n o a m a n o a n d a v a im p o n e n d o s i n e lP u s o d e lta s i n a g o g a , U S a lt e ­
rio p re s e a e sse re s u d d iv is o in c in q u e lib ri ( T - 4 1 ; 4 2 - 7 2 ; 7 3 - 8 9 ; 9 0 - 1 0 6 ;
1 0 7 - 1 5 0 ) , 484
9 c o n c lu s i d a a ltr e tta n te d o s s o lo g ie .4* L a r a g io n e di q u e s ta
s u d d iv is io n e q u in a r ia n o n è m o lt o c h ia r a , a n c h e se è s ta to a v a n z a t o il
s o s p e t t o d i u n a c e rta a r b it r a r ie t à n e lla d is p o s iz io n e , p e rc h é il m o d e llo di
c u i c i si s e r v ì fu r o n o p r o b a b ilm e n t e i c in q u e lib ri d e lla t o r à . D i f a t t a ,
u n a s im ile s u d d iv is io n e n o n c o r r is p o n d e a in te re s si d i c a r a t t e r e le t t e r a ­
rio , c o m e p o tr e b b e e s s e r e la d is p o s iz io n e p e r tip i o g e n e r i, g ia c c h e q u e ­
sti u ltim i s o n o d is s e m in a ti lu n g o tu tu i s u d d e tti c in q u e lib ri.

4 7 . T u ttavia è d u b b'o che queste caratteristiche abbiano avuto qualche crisma «ufficiale» in
età in ter testa menta ria; cfr. N . Fiiglister, D ie V e r tv e n d u n g u n d d a s V e rs tà n d m s d e r P s a lm e n
u n d d es Psalters u m d ie Z e it e n io e n d e , in J . Schreiner (ed.), B e itrà g e z u r P s a lm e n fo r s c h u n g ,
W urzb u rg 1 9 8 8 , 3 5 0 . ■
4 8 . Sulle suddivisioni del Salterio cfr. G .H . W ilson, E u ìd e n c e o f F d i t o r i a l D w i s i o n s in th è H e b -
r e w P sa lter: V T 3 4 ( 1 9 8 4 ) 3 3 7 - 3
49. Q uesto impiego liturgico contribuirebbe a spiegare il numero di 1 5 0 , ricordando ie 1 5 3 se­
zioni in cui la torà era suddivisa. N o n sorprenderebbe che ciascuna della suddette sezioni ter­
minasse con il canto di un salm o. Tuttavia alcuni ritengono che l’ articolazione attuale del Sal­
terio in 1 5 0 unità non ha probabilm ente niente a che fare con i s ed a rm i o sezioni liturgiche
della torà e che, per quanto i salmi potessero essere letti in un ciclo triennale, ciò non im pli­
cherebbe necessariamente che il Salterio fosse organizzato su questa base; cfr. G .H . W ilson,
T h e E d it in g o f thè H e b r e w P s a h e r t 1 0 3 .
6 . D a ta z io n e d e l S a lterio 50

P r e f e r ia m o p a r la r e di d a ta z io n e d el S a lt e r io , a n z ic h é d i s a lm i in d iv id u a ­
li, p o ic h é d i q u e s ti n o n è p o s s ib ile c o n o s c e r e n e p p u re la d a ta a p p r o s s i ­
m a t i v a di c o m p o s iz io n e . G li s fo r z i in q u e s ta d ir e z io n e si s o n o r iv e la t i
in fr u ttu o s i. M e n t r e a lc u n i r it e n g o n o c h e la m a g g io r p a r t e dei s a lm i sia
s t a t a c o m p o s t a n el p e r io d o d ei M a c c a b e i / 1 M o w i n c k e l e la « s c u o la m i ­
t o e r itu a le » p e n s a n o a lla m o n a r c h ia c o m e e p o c a a u r e a dei s a lm i.51 T u t ­
t a v ia n e s s u n o d e i p r in c ip i m e t o d o lo g ic i p re si in c o n s id e r a z io n e (e v e n ti
s to r ic i r is c o n t r a b ili n ei S a lm i, p r e s u n te in d ic a z io n i litu r g ic h e , u so d i f o r ­
m e le tte r a r ie a r c a ic h e , a n a lisi lin g u is tic h e ) h a c o n d o t t o s in o r a a r is u lta ti
n e tta m e n te c o n v in c e n ti. S e si rie s c e a d im o s tr a r e ch e u n c e r to s a lm o r i ­
flette u n a s itu a z io n e s t o r ic a d e t e r m i n a t a / 3 si p o t r à t u t t ’ a l p iù d e d u r n e
d i t r o v a r s i d i fr o n t e a l su o te r m in e te m p o r a le a q u o . S a r e b b e p a r im e n t i
in c o e r e n te d a l p u n to di v is t a m e t o d o lo g ic o a ffid a r s i a l l'a n a lis i di a r c a i ­
s m i fo r m a li o d i e le m e n ti lin g u is tic i p e r p r o c e d e r e a lla d a t a z io n e d i u n
s a l m o / 4 d a l m o m e n t o c h e la p o e s ia r e lig io s a sia is r a e lita sia m e d io - o r ie n ­
ta le è c a r a t t e r iz z a t a , t r a l ’ a ltr o , d a lla te n d e n z a a im ita r e m o d e lli p r e c e ­
d e n ti e d a l l ’ u s o di u n le ss ic o a r c a iz z a n t e .55 D ’ a ltra p a r t e , c o m e si v e d r à
al m o m e n t o o p p o r t u n o , i s a lm i s o n o s ta ti s o tt o p o s t i a un c o m p lic a t o
p r o c e s s o di s v i l u p p o 56 e a d a t t a m e n t o .57
N o n v i è d u b b io c h e , p r im a di D a v i d e , in Is ra e le si c o l t i v a v a - n o n si
s a su q u a le s c a la - la p o e s ìa r e lig io s a . L o c o n f e r m a n o e s e m p i d e c is a m e n ­
te a n tic h i c o m e E s . 1 5 , 1 - 1 8 e G ìu d . 5 . D ’ a ltr o c a n t o se la m a g g i o r p a r t e
dei s a lm i s o n o , a lm e n o in o r ig in e , p o e m i c u lt u a li, a lc u n i m o d e lli p o t r e b ­

be». N on ostan te il m etodo discutibile e talune deduzioni inaccettabili, m erita attenzione R , T o u r-


nay, R e c h e r c h e s su r la c h r o n o lo g ie des P s a u m e s : R B 6 5 ( 1 9 5 8 ) 3 2 1 - 3 5 7 ; 66 ( 1 9 5 9 } 1 6 1 - 1 9 0 .
5 1 . C fr. B. D uhm , D ìe P s a lm e n , Tùbingen 1 8 9 9 . Studi recenti di stilistica com parata tra i salmi
canonici e quelli di Q um ran dim ostrano l’ im possibilità della presenza nel nostro Salterio di co m ­
posizioni del periodo m accabaico. S. M o w in ck e l, Isra eP s W o r s h ip 11, 1 5 4 s. assume una posi­
zione critica al riguardo, cfr. À . ’Weiser, 1 S a lm i . P arte p r im a : Ps. 1 - 6 0 , Brescia 1 9 8 4 , 9 7 .
5 2 . Si veda, in particolare, S. M o w in ck e l, Js r a e P s W o r s h ip n , 1 4 6 - 1 5 8 .
5 3 . Su questo terreno viene messa alla prova la nostra prudenza. N o n soltanto è molto difficile
determinare rigorosam ente quale sia l’evento storico adom brato nel salm o - per l’ assenza di
particolari e la descrizione stilizzata di «situazioni em otive» più che di «situazioni storiche» - ,
m a è pure da considerare che un fatto storico p u ò essere assurto col tem po alla categoria di
proto tip o ermeneutico, come nel caso dell’esodo, ed essere utilizzato secoli dopo senza alcun
riferimento a fattori di carattere storico.
5 4 . N onostante le argom entazioni di M . D a ho od, P s a lm s ili (A B ), N e w Y o rk 1 9 7 0 , x x x iv -
XXXVII .
5 5 . In effetti lo stesso fenom eno è riscontrabile tanto nella poesia quanto nella narrativa.
5 6 . Si veda L . Sabourin, L e liure d es P s a u m e s , M on tréal-P aris 1 9 8 8 , 3 5 .
5 7 . A lcuni dram m atici avvenimenti storici — ad esempio la caduta della m onarchia e la distru­
zione del primo tem pio, l’ esilio babilonese o la soggezione ai persiani — resero certamente ne­
cessaria la ri lettura di alcuni salmi.
2- 5 ° Il l i b r a d e i S a l m i : a s p e t t i l e t t e r a r i

b e ro r is a lir e a i p r im o r d i d e ll’ is titu z io n e del c u lt o a G e r u s a le m m e c o n D a ­


v id e e S a lo m o n e . A l t r i p a r l a n o d e lP e silio di B a b ilo n ia (Sai, 1 3 7 ) . A l c u n i ,
in fin e , s o n o a ta l p u n to c o r r e la t i c o n le p r e o c c u p a z io n i e i c o n n o t a t i le t­
te r a r i d el m o n d o d ei s a p ie n t i, d a d o v e r p e n s a r e n e c e s s a r ia m e n te a l p e ­
r io d o p o s te s ilic o a v a n z a t o .38 D i c o n s e g u e n z a il S a lt e r io è u n a r a c c o lt a d i
p o e m i c o m p o s t i lu n g o u n a r c o t e m p o r a le d i v a r i s e c o li. C o m e te r m in e
a d qu em p e r la p r im a r e d a z io n e si d o v r à p e n s a r e al in / 11 s e c o lo a . C .
S e c o n d o q u a n to si è s u g g e r it o , è in d u b b ia r e s is t e n z a d i u n p r o c e s s o
s t o r ic o d i r e in te r p r e ta z io n e di q u e sti p o e m i r e lig io s i. A lc u n i d i essi r i v e ­
la n o c h ia r a m e n t e la lo r o n a tu r a di o p e re le tte r a r ia m e n te r ifo r m u la t e , sia
c o m e r is u lta to d e ll’ u n io n e d i p a r ti g ià e s is t e n t i58
59 sia c o m e s e g m e n t i d i
s a lm i r e in te r p r e ta ti a lla lu c e d i un n u o v o c o n te s to s t o r i c o .60 N u m e r o s i
s a lm i c o s t it u is c o n o se n z a d u b b io il r is u lta to d e ll’ a t t iv it à , d u r a n t e il p e ­
r io d o e s ilic o o p o s te s ih e o , d i s c r ib i p r e o c c u p a ti d e g li a s p e tti p ie tisti d e l­
la to r à o d e lla s a p i e n z a 61 p iù c h e d e lla d im e n s io n e c u ltu a le . C o s ì si s p ie ­
g a n o le « a n to lo g ie » r a p p r e s e n ta te d a S a i 2 5 ; 3 3 ; 3 4 ; 10 3 * 1 1 9 , ecc.

IH . LA P O E SIA E B R A IC A E IL S A L T E R IO 61

Bibliografia: L. Alonso Schòkel, Estudios de poètica hebrcay Bai'ce Iona 1963, spec.
195-230; Idem, Manuale di poetica ebraica, Brescia 1985; R. Galdòs, La estrófi-
ca de los salmos y su uttltdad en la critica textual y eh la exégesis: EstBib 5 (1946)
z i 5-230; P. Drijvers, Les Psaumes. Genres litteraìres et thèmes doctrinaux, Paris
1958, 33-41; H. Gunkel, Introducción a los salmos, Valencia 1983, 433-450;
H.-J. Kraus, Psalmen t, Neukirchen/Vluyn ^1972, xxx-xxxvn.

58 . Probabilm ente i salmi 90 ; 1 2 9 e altri che, come questi, implicano uno stato perm anente di
dolore e rispecchiano la necessità di un’ immediata restaurazione,
5 9 . A l riguardo è evidente il rapporto tra i salmi 1 8 e 1 4 4 , o tra 1 1 5 e 13 5, cosi come l ’ identità dei
salmi 7 0 e 4 0 , 1 4 - 1 8 e la com posizione del salm o 10 8 a partire da 5 7 , 8 - 1 2 e 0 0 ,7 - 1 4 . C fr. P .D .
M iller, In te rp re U n g thè P sa lm s, 1 2 .
60. Q uesto aspetto della reinterpretazione è riscontrabile nella trasform azione di poemi preesi­
lici individuali in salmi com unitari, avvenuta durante il periodo esilico o postesilico, processo
net quale l'" ìo » individuale originario si è trasform ato n elP rio * della com unità israelitica. Le
diverse circostanze storiche produssero un nuovo significato di questi poemi. In proposito cfr.
J, Begrich, Isra e l d e n te i sem e P s a lm e n . U r fo n n u n d N e u in te r p r c ta tio n in d e n Psalm en^ Stutt­
gart ^ 9 6 7 , 2 4 - 3 $ .
6 1 . Sulla progressiva influenza della tradizione sapienziale e della torà nella form azione del Salte­
rio cfr. N . Fiiglister, a r t. cit., 3 5 4 - 3 6 5 . Sulla torà e i salmi in particolare si veda B . De Finto,
T h e T o r a h a m i thè P sa lm s: J B L 8 6 ( 1 9 6 7 ) 1 5 4 - 1 .7 4 ; J. Reindl, W c ish e itìic k e B e a r b e itu n g v o n
P sa lm e n : V T S 3 2 ( 1 9 8 1 ) 3 3 3 - 3 5 6 .
6 z. SulPargom ento si veda H . G unkel, In t r o d u c c ió n , 4 3 1 - 4 5 0 ; L . A lon so Schòkelj P o e sie h é -
b r a iq u e , in D B S v ili, Paris 1 9 6 7 , 4 7 - 9 0 ; E . Lipinski, art. c i t , 1 5 8 - 1 6 6 . C fr. inoltre L. Jacquet,
L e s P s a u m e s et le c o e u r d e P h o m m e I, 1 0 4 - 1 1 8 ; J,H . Eaton , T h e Psaln iS c o m e a liv e , Lo n d on -
O x fo rd 1 9 8 4 , i r - 4 2 .
i. L a p o esia de IL A n tico T estam en to

Il S a lt e r io è u n a r a c c o lt a di p o e m i r e lig io s i; l'e s p e r ie n z a è s ta ta p la s m a t a
in te rm in i p o e tic i. N o n si tr a tta d i u n fe n o m e n o is o la t o n e lla B ib b ia
q u a n d o si p e n si c h e c ir c a u n te r z o d e l l 'A n t i c o T e s t a m e n t o è s c r it t o in
fo r m a p o e tic a . S e i s a lm is ti a d o t t a r o n o q u e s ta fo r m a d i e s p r e s s io n e n o n
lo fe c e r o p e r s e m p lic e c a p r ic c io o p e r s v a g o , m a p e r c h é in d iv id u a r o n o
n e lla p o e s ia il v e ic o l o e s p r e s s iv o r e lig io s o p e r e c c e lle n z a . N e l V i c i n o
O r ie n t e a n t ic o , d 'a l t r a p a r te , la fo r m a p o e tic a n o n e ra p r a t ic a t a p e r m e ­
re v e lle ità e s te tic h e ; c o s tit u iv a u n a v e r a e p r o p r ia f o r m a d i c o n o s c e n z a / 3
S e i s a lm i c e r c a n o di fo r m u la r e e s v e la r e i s e g re ti d e ll’ e s p e r ie n z a d e U ’ u o -
m o d i fr o n te a D i o , la p o e s ia n o n è, s e m p lic e m e n te , u n a g r a d it a o s p it e ,
m a il m e z z o p iù a d a t t o p er e s p r im e r la e t r a s m e t t e r l a / 4 e p e r c iò la v ia n a ­
tu ra le di a c c e s s o a l l’ in t e r p r e t a z io n e / *
L a p o e s ia d e l l 'A n t i c o T e s t a m e n t o è d iv e r s a d a q u a ls ia s i tip o d i p o e s ia
e u r o p e a . L a r im a è v ir tu a lm e n te in e siste n te . Il r itm o n o n è s c a n d it o d a
p ie d i s illa b ic i, m a d a u n o s t r a n o s is te m a to n a le . A p a r t ir e d a g li s tu d i di
L o w t h , fi< si p u ò d ire c h e l’ e le m e n to fo r m a le fo n d a m e n t a le d e lla p o e s ia
e b r a ic a è c o s t it u it o dal p a r a lle lis m o tra v e rse tti o tra e m is tic h i (paralle-
lism us m e m b ro ru m ), c o n o s c iu to a n c h e c o m e p a r a lle lis m o s e m a n tic o p e r ­
c h é fo n d a t o su c o r r is p o n d e n z e di c o n te n u ti p iu c h e d i fo r m e .'1 N o n o ­
s ta n te l ’ a p p a r e n t e o v v ie t à di q u e s to d a t o , s e m b r a c h e n e ll’ a n tic h ità n o n
se n e fo s s e c o n s a p e v o li. S e n z a d u b b io a lc u n i fr a m m e n ti d el c a n t ic o d i
M o sè {D eu L 32.) e a lc u n i s a lm i r in v e n u ti a Q u m r a n c o n s e r v a n o u n a c o ­
s tr u z io n e s t ic o m e t r ic a , m a q u e sta p r a t ic a fu e c c e z io n a le a n c h e a Q u m ­
r a n / 8 1 m a s o r e ti, c h e s e m b r a r o n o c o n s a p e v o li d e lla s t r u t t u r a p o e t ic a d ei
s a lm i, dei P r o v e r b i e di G i o b b e , ig n o r a r o n o c o m p le t a m e n t e q u e lla d e lla
le tte r a tu r a p r o fe t ic a . M a l g r a d o la v ig o r o s a tr a d iz io n e d e lla p o e s ia c l a s ­
s i c a , le t r a d u z io n i g re c a e la tin a n o n o ffr ir o n o u n a r ip r o d u z io n e s t i c o ­
m e tr ic a d e lla p o e s ia e b r a ic a . A lt r e t t a n t o p u ò d irsi d e lle v e r s io n i s ir ia c a

63. Secondo G, v o n R ad «non si può considerare questa caratteristica [l’insegnamento in forma


poetica] come un fatto accidentale privo di valore. Questa particolarità non può essere separa -
ta dal fenomeno della conoscenza in se stessa... fe piuttosto attraverso e nella concezione poetica
che ha luogo la conoscenza... La concezsone essenzialmente soggettiva dell’estetica che in gene­
re ha dominato nel secolo x ix non è in grado di rendere giustizia alla poesia» (Sapienza-, 3 1).
6 4 . Sull’ im portanza della conoscenza poetica per la comprensione dei salmi cfr. P.R, À ck ro yd ,
D o o r s o f P e rc e p tin n , 3 8 - 5 0 .
65. Cfr. in proposito lo studio di P.D. Miller jr., In te rp re tm g thè P s a lm s i 29-47.
6 6 . In particolare R, Lowth, D e sacra p o e s i H e b r a e o r u m , Prelectiones academiae Oxonii habì-
tae, O xford 17 5 3 .
6 7 . La poesia ebraica e incentrata sul significato. Suoni e forme non sono rigidamente vinco­
lati; idee e frasi collegate in modo equilibrato sono più importanti di una metrica rigorosa.
6 8 . Per queste opinioni cfr. N .K . Q ottw ald, P o e t r y , H e b r e w , in ID B n i, N ashville 1 9 6 2 , 8 2 9 ­
8 3 8 , spec. 8 2 9 s.
2 5 - Il lib r o d ei S a lm i: a s p e t t i le tte r a r i

e a r a m a ic a . P e r s o n a lit à g iu d a ic h e e c r is tia n e d e ll'a n t ic h it à c o m e F ilo n e ,


G iu s e p p e , O r ig e n e , E u s e b io e G e r o l a m o , a f fr o n t a r o n o la p o e s ìa e b r a ic a
s u lla b a s e di fa lla c i a n a lo g ie c o l m e tr o c la s s ic o . I c o m p ila t o r i d el T a l ­
m u d n o n d is s e ro n u lla d ei tra tti e sse n z ia li d e lla p o e sia e b r a ic a .
L a p e r s p ic a c ia di L o w t h c o s titu ì la b a se p e r lo s f o r z o di s u c c e s s iv e
g e n e r a z io n i di s tu d io s i, a n c o r o g g i im p e g n a ti n el t e n t a tiv o di r a g g i u n g e ­
re il c u o r e d i u n a p o e s ia c o s ì s in g o la r e .63

2. P a ra llelism o d i m e m b r i 7 0

Il m e t o d o di la v o r o del p o e ta e b r e o c o n s ìs te n e l c o n f r o n t a r e in fo r m a
p a r a lle la e s u c c e s s iv a p e n s ie r o a p e n s ie ro e fr a s e a fr a s e . S e il p a r a lle li­
s m o si s v ilu p p a tra e m is tic h i d i u n o s te s s o v e r s o , si d e fin isc e in te r n o ; se
si s v ilu p p a tra v e r s i, e s te r n o . Il p e n s ie r o p u ò e sse re r ip e tu t o , c o n t r a s t a t o
o p r o lu n g a to , d a n d o c o s i o r ig in e r is p e ttiv a m e n te a i p a r a lle lis m i s in o ­
n im ic o , a n t o n im ic o e s in t e tic o o fo r m a le . 1

a) P a ra llelism o in tern o

A l c u n i e se m p i b a s te r a n n o a illu s tra re q u e s to tip o d i p a r a lle lis m o . S i n o t i


c h e g li e m is tic h i s o n o s e p a r a t i d a u n a b a r r a s e m p lic e m e n tre g li s tic h i, o
v e r s i, s o n o s e p a r a ti d a u n a b a r r a d o p p ia :

Signore, non riprenderm i con ira [


non castigarm i con collera ||
A b b i p ie tà di m e , S ig n o r e , c h e s o n o d is tr u tto |
g u a r is c im i, S ig n o re , s o n o s e c c a te le m ie o s s a || ( S a i 6 , 2 - 3 ) .

S i tr a tta d i d u e v e r s e tti c o n p a r a lle lis m o in te rn o (tra e m is tic h i) sin o n i­


m ic o : r ip r e n d e r e = c a s t ig a r e ; ir a = c o lle r a ; a v e r p ie tà = g u a r ir e ; e sse re
d is tr u t to = a v e r e le o s s a s e c c a te . C o m e si p u ò v e d e r e , il p a r a lle lis m o
fo r m a le n o n è s tr e tto in o g n i c a s o ; c iò c h e in te re s s a il p o e ta è p o r r e in
r is a lto la s in o n im ia c o n c e t t u a le . E c c o un a lt r o c a s o :

69. Tra gli studi più recenti sono da ricordare L. Alonso Schokel, Estudios de poètica hebrea,
Barcelona 19 6 3 ; W .R. Wattcrs, Formula Critidsm and thè Voetry ofthe Old Testament (BZA W
1 38), Berlin - N ew York 19 7 6 ; S.A, Geller, Parallelism in Early Hebrew Poetryt Ann Arbor
19 7 9 ; M . O ’Connor, Hebrew Verse Structure, Winona Lake 19 8 0 ; J Krasovec, Antitbetìc
Structure in Bihìical Hebrew Paetry {V~t S xxxv), Leiden 19 8 4 , spec. 38-75; A. Berlin, The Dy­
namics of Biblica! Parallelùm, Bloomington 19 8 5; R, Alter, The Art o f Biblica! Voetry, N ew
York 19 8 5 , 1 1 1 - 1 3 6 ; W .G.E. Watson, Classica! Hebrew Poetry,, Sheffield 19 8 6 ; E.R, Follis
(ed. ), Direction* in Hebrew Bìblica! Poetry, Sheffield 19 8 7. Per una comparazione con la poe­
sia ugaritica efr, E. Zurro, Procedìmientos ìterativos en la poesia ugarhica y hebrea (BjbOr 43),
Roma 19 8 7 ; D. Pardee, Ugaritte and Hebrew Poettc Parallelìsm (VTS x x x ix ), Leiden 1988.
7 0 . Sui salmi in particolare cfr. N .H . Ridderbos, D ie P s a lm e n , B erlin-N ew Y ork 1972., n - 1 5 .
7 1 . Sui rapporti tra il parallelismo e il verso ebraico si veda E. Podechard, N o t e s s u r les P sa u -
m es: RB 1 5 (19 18 ) 19 7 -3 3 5 .
Non litiga in eterno |
non serba rancore per sempre ||
Non ci tratta secondo i nostri peccati |
non ci ripaga secondo le nostre colpe || (Sai 103,9-10).
L it ig a r e = s e r b a r e r a n c o r e ; in e te r n o = p e r s e m p r e ; t r a t ta r e = r ip a g a r e ;
p e c c a t o = c o lp a . N e i d u e e se m p i c it a t i il p a r a lle lis m o in te rn o s in o n im ic o
è c o m p le t o ; la c o r r is p o n d e n z a tr a e m is tic h i è q u a s i p e r fe tta . M a in g e ­
n e ra le il p a r a lle lis m o n o n è s e m p r e c o s ì c h ia r o . Il p o e t a , a m a n te d e lla
v a r ie t à c o n s e n tita d a q u e s to t ip o di p o e s ia , t a lv o lt a d e r o g a al p a r a l le li­
s m o s tr e tta m e n te in te so :

Inneggiate al Signore con Tarpa |


con Tarpa e al suono del salterio |[ (Sai. 98,5).
Ha rivelato a Mosè le sue vie I
le sue azioni ai figli d’Israele j| (Sai 103,7).
La tua luce e la tua verità mi guidino |
mi conducano al tuo santo monte || (Sai. 43,3).
Il Signore è sempre davanti a me [
se è alla mia destra non vacillerò || (Sai ió',8).

Il p a r a lle lis m o in te rn o p u ò esse re a n to n im ic o :7*

Il Signore conosce il cammino del giusto |


ma il cammino del malvagio perirà || (Sai 1,6).
Preferisco calpestare la soglia del mio Dio |
anziché abitare nelle tende degli empì || (Sai 84,11).
Chi disprezza Tirarne abbietto |
ma onora coloro che temono il Signore || (Sai 15,4).

N e l p a r a lle lis m o sintetico o fo r m a le il s e c o n d o e m is tic h io v a a l d i là


d ei p e n s ie r o d el p r im o , c o m p le t a n d o lo :

Ho invocato il Signore |
e sono salvo dai miei nemici || (Sai. 18,4).
Sei terribile; chi può resistere |
di fronte alla veemenza della tua ira? [| (Sai 76,8).
Com’è bello e piacevole |
che i fratelli vivano uniti! || (Sai 13 3 ,1 ).
S i è t a lv o lt a o s s e r v a t o c h e il c o s id d e tt o p a r a lle lis m o s in t e tic o o fo r m a le
n o n è u n v e r o e p r o p r io p a r a lle lis m o p o ic h é m a n c a t a n to d i c o r r i s p o n ­
d e n z e le ss ic a li q u a n t o di r ip e tiz io n i s ig n ific a tiv e c a r a t t e r is t ic h e di q u e s ta

72.. M o lto raro nei salm i, e molto frequente nella letteratura sapienziale.
2.54 U libro dei Salmi: aspetti letterari

fo r m a p o e t ic a . T u t t a v i a ta le d e fin iz io n e p u ò e sse re m a n te n u ta p e r c h é i
d u e e m is tic h i d el v e r s e t to t e n d o n o a esse re q u a n t it a t iv a m e n t e e q u ilib r a t i
e s e p a r a t i d a g li s u c h i p r e c e d e n te e s u c c e s s iv o p er q u a n to a ttie n e al c o n ­
te n u to e a lla sin ta ssi- D i f a t t o v i è un p a r a lle lis m o di f o r m a , a n c h e se
n o n si p u ò p a r la r e eli p a r a lle lis m o di p e n s ie ro .

b) P a ra llelism o estern o

S i tr a tta d el p a r a lle lis m o c h e si a r t ic o la tra s tic h i s u c c e s s iv i, o s s ia « a l di


fu o r i» d e llo s t ic o , c h e fu n z io n a c o m e u n ità d i p a r a lle lis m o . A n c h e q u e ­
s to p u ò esse re s in o n im ic o , a n t o n im ic o e s in te tic o .
Si d à il p a r a lle lis m o e s t e r n o s in o n im ic o a p a r tir e da d u e s t ic h i in p a ­
r a lle lis m o in te r n o s in o n im ic o :

Liberami dai miei nemici, Dio mio, |


salvami dai miei aggressori ||
Liberami dai malfattori |
preservami dai sanguinari |[ [Sai. .59,2-3).
D u e p a r a lle lis m i in te rn i sin te tic i c o s t it u is c o n o u n p a r a lle lis m o in te rn o
s in o n im ic o :

I precetti del Signore sono retti |


rallegrano il cuore |
fi comando del Signore è splendido |
dà luce agli occhi || (Sai 19,9).
U n p a r a lle lis m o in te rn o s in o n im ic o e un p a r a lle lis m o in te r n o s in te ti­
c o f o r m a n o un p a r a lle lis m o e ste rn o a n t o n im ic o :

Non consegnerai la mia vita allo se,ól \


non lascerai che il tuo servo scenda nella tomba |
mi farai conoscere il cammino della vita |
gioia traboccante alla tua presenza || {Sai. 1 6 ,10 -11).
D u e p a r a lle lis m i in te rn i s in o n im ic i fo r m a n o u n p a r a lle lis m o e s te r n o
s in te tic o :

Dio ci sia propizio e ci benedica [


faccia splendere il suo volto sopra noi |
perché si conoscano sulla terra le tue vie |
tra tutte le genti la tua salvezza || (Sai 6 y,z-3 ).
G li e s e m p i p o t r e b b e r o e sse re m o lt ip lic a ti, p r e s e n ta n d o u n a n o te v o le
v a r ie t à d i ib rid i. L e p o s s ib ilit à d el p a r a lle lis m o s o n o v ir tu a lm e n t e illim i­
ta te , a lm e n o n e lla fo r m a a c c e t t a t a e d e la b o r a t a d a g li a n tic h i p o e ti d el
S a lt e r io , c o n u n a d u ttilità ta le d a fa r p e n s a r e a u n a c e rta d o s e di c o m ­
p ia c im e n t o e ste tic o .
3- A ltre fo rm e m in o ri d i p a ra llelism o

D o p o a v e r d e s c r itt o in te rm in i g e n e r a li i m e c c a n is m i d el p a r a lle lis m o , in


p a r t ic o la r e d a l p u n to d i v is t a s e m a n t ic o , e s a m in e r e m o a ltr i e le m e n ti m i ­
n o r i a ttin e n ti a l p ia n o g r a m m a t ic a le e le s s ic a le .73

a) A sp etti g ram m a tica li d e l p a ra llelism o

S e b b e n e n o n c o s ì d e g n i di n o ta c o m e q u e lli e s p o s ti in p r e c e d e n z a , q u e s ti
a s p e tti c o s t it u is c o n o in c e r ti c a s i la c h ia v e di s p ie g a z io n e d i u n v e r s o . Il
p a r a lle lis m o m o rfo lo g ic o c o m p o r t a la c o r r is p o n d e n z a e q u iv a le n te o c o n ­
t r a p p o s t a tra a lc u n i s in g o li e le m e n ti d egli e m istic h i.
Il r a p p o r t o si p u ò s ta b ilir e tra p a r o le a p p a r te n e n ti a d iv e r s e c a t e g o r ie
g r a m m a t ic a li. In o ltr e p u ò in te r c o r r e r e tra n o m e p r o p r io e p r o n o m e ,

Lodate il Signore con la cetra,


Cantate/o con l’arpa a dieci corde (Sai 33,2);
t r a e s p r e s s io n e p r e p o s iz io n a le e a v v e r b io ,

Benedico il Signore in ogni momento


la sua lode è sempre sulla mia bocca (Sai. 34,2);
tr a s o s t a n t iv o e v e r b o :

Perché tu, Signore, (sei) Altissimo su tutta la terra,


sei stato esaltato su tutti gli dèi (Sai. 97,9).
Il r a p p o r t o c o m p r e n d e in c e r ti c a s i p a r o le a p p a r te n e n ti a lla ste ssa c a ­
t e g o r ia g r a m m a t ic a le . C o s ì il c o n t r a s t o p u ò c o n c e n t r a r s i su l te m p o v e r ­
b a le (n e lP e s e m p io q a t a l/ w a jjiq t o l) ,

Il Signore si è seduto (jàìdb) sul diluvio,


Il Signore si siede (wajjeseb) come re eterno (Sai. 29,10);
o p p u r e s u lla c o n iu g a z io n e (n e lL e s e m p io q a l/n ifa l),

Sollevate ($e,ù), porte, le vostre architravi,


tenetevi alzate (w ehinnase,ù), porte eterne (Sai 24,7);
o p p u r e s u lla p e r s o n a g r a m m a t ic a le (in e n tr a m b i i c a s i s i t r a t t a d i J a h v é ) :

Che irrighi i monci dalle sue alte dimore,


del frutto del tuo lavoro si sazia la terra (Sai 104,13);
si p o s s o n o a v e r e c o n t r a s t i d i g e n e re :

I nostri figli sono come piante...


le nostre figlie come pietre angolari... (Sai. 144,12);
e co n tra sti di n u m ero :

7 3 . Seguo da vicino A . Berlin, T h e D y n a m ic s o f B i b l i c a l P a ra lle lism , Bloom ington 1 9 8 5 .


Li hai alimentati con pane di lacrima (pianto),
hai fatto loro bere lacrime in abbondanza {Sai So,6),
Il giusto fiorirà come la palma,
come il cedro del Libano fiorirà;
Piantati nella casa del Signore,
fiorenti negli atri del nostro Dio (Sai. 92., 13 s.).

b) P a ra llelism o sintattico

P u ò a v e r s i tra u n s o s t a n t iv o e un v e r b o , tra un e le m e n to p o s it iv o e u n o
n e g a t iv o , o p p u r e tra i m o d i g r a m m a t ic a li:

Benedico il Signore in ogni momento,


la sua lode è sempre sulla mia bocca {Sai 34,1);
Benedici, anima mia, il Signore,
non dimenticare i suoi benefici (Sài 103,2.);
Nel regno della morte nessuno t'invoca,,
chi ti rende grazie nell'Abisso?
( n d s e c o n d o e m is tìc h io la n e g a z io n e p re c e d e n te è r ifo r m u la t a in te r m in i
in t e r r o g a t iv i, S a i 6 ,6 ) ,

4. P ro ced im en ti sottori

S e b b e n e , c o m e si è o s s e r v a t o , a lla p o e s ia e b r a ic a m a n c h i v ir tu a lm e n te
o g n i t ip o di r im a , la su a in te n sità s o n o r a e d im m a g in i è cale c h e n o n si
a v v e r t e q u e s to s u p p o s t o d ife t to . Il p o e ta e b r e o p o s s e d e v a u n u d it o fin is­
s im o n e lP a p p r e z z a r e la s t r u t t u r a d elle p a r o le , s a p e v a c o m e u tiliz z a r le
p e r p r o d u r r e e ffe tti b r illa n ti. I v ir tu o s is m i r a g g iu n ti c o n l’ o r d it o s o n o r o
d e lle p a r o le d a n n o u n 'im p r e s s io n e p iù g r a d e v o le c h e se q u e s te u ltim e
fo s s e r o v in c o la te alla r e g o la r it à d e lla rim a .

a) A llitterazio n e

C o n q u e s t o te rm in e si d e fin isc e la c o n s o n a n z a fo n ic a a l l’ in iz io d i p a r o le
o di s illa b e ,74 C o s ì la tr a d u z io n e ita lia n a

Chiedete pace per Gerusalemme,


vivano sereni coloro che ti amano {Sai 12,2,,6)
è c o m p le t a m e n t e in a d e g u a t a a r e n d e r e la c a d e n z a s o n o r a d e lla q u a d r u ­
p lic e r ic o r r e n z a dei fo n e m i s e i:

7 4 . In senso lato si può parlare anche di «allitterazioni non iniziali»; al riguardo cfr. L . A lonso
Schokel, E s t u d ìo s de p o e tica b e b r e a , Barcelona 1 9 6 3 , 89 s.
v 1 ul « -£ Av . l - >
sa alu s Ioni / fusàlatm
•• v i - ^
jislau...
L o s te s s o si p u ò d ire di
J >V v — f w - * v*
axssanta oassemcn ro u
Hai unto con olio il mio capo (Sai. 23,5).

b) A ssonanza

S i p a r la di a s s o n a n z a q u a n d o si o s s e r v a u n a c o r r is p o n d e n z a di s u o n i t r a
le v o c a li a c c e n ta te . U n c a s o p a r t ic o la r m e n t e n o to si d à in p r e s e n z a d i s u f ­
fissi p r o n o m in a li o d i v e rb i:

pirjó... b ecìttó... ló' jibbòl


il suo frutto... a suo tempo... non cadrà (Sai 1,3 b);
hàhàntà libbì pàqàdtà lai la
Per quanto sondi il mio cuore, saggiandolo di notte,
ssraftdnibai tim sa\.Js
anche se mi provi col fuoco, non troverai... (SaL 17,3).
U n c a s o fa m o s o al di fu o r i d el S a lt e r io è q u e llo di G iu d , 4 , 8 , in c u i la
c o d a r d i a d i B a r a q si m a n ife s ta nel c o n t in u o r ic o r s o al s u o n o i, c h e s im ­
b o le g g ia la d e lic a t e z z a fe m m in ile :

'im-tèleki Hmmi w rhàlàktì w e*im-ló’ tèPki ltmmi


Se vieni con me, andrò, ma se non vieni con me...

c) P aron o m a sia

I p o e ti e b re i m o s t r a n o u n a c e r ta p r e d ile z io n e p e r i g io c h i di p a r o le :

Hmàròt jh w h }amàrai fh ^ ro t
Le parole del Signore sono parole pure (Sai, 12,7);
jhwh 'ori... m im m i'irà’
fi Signore è la mia luce... di chi avrò timore? (SaL 27,1);
rabbót rà'ót saddiq ...
Per quanti mali soffra il giusto... (SaL 34,20).
L e p a r o n o m a s ie d i A m . 8 , 1 e Is. 5 , 7 s o n o fa m o s e :
wà'ornar k elùb qàjis w ajjò'm er jhwh ’ èia/ b à 1 haqqcs , «Risposi: Un canestro di
frutta matura. iMi rispose il Signore: È giunta la fine».
S i n o ti c o m e A m o s g io c a c o n i te rm in i q a jisjq é s , fr u tta m a t u r a / fine.
waj qaw rm ispàt w* hinnéh mispàh
Si attendeva il diritto, ed ecco: omicidi;75

7 5 . Gli accenti sulle a hanno soltanto valore illustrativo.


lisedaqà u/ebinneh s^àqà
Si attendeva giustizia, ed ecco: lamenti.
Si o sse rv i la p erfetta p a r o n o m a s ia mispàtjmispdh; s€dàqàjs*àqà ,

d) Onomatopea

Si tratta di una p a rtic o la rità d e sc rittiv a del lin g u a g g io m e d ia n te la q u a le


u n a p a r o la im ita il s u o n o di c iò che d esc riv e. A s s a i n o to è l'e s e m p io di
Sa i 9 3 ,4 in cu i l'a llitte ra z io n e del su o n o m e v o c a un m are in te m p e sta ,
c la rip e tiz io n e del fo n e m a r il fra stu o n o fu rio so d elle su e o n d e :
mìqqólòt majtm rabhìm
più del fragore di acque ingenti
*addirim inisberc jam
piu potente dei flutti del mare
yaddir bammaròm jhwh
più potente nel cielo è il Signore.
Al d i fu o ri del S a lte rio si p u ò v ed ere il fa m o s o testo di /s. 1 7 , 1 1 , i c u i
e ffe tti s o n o ri c o in v o lg o n o l’ u d ito del le tto re , p ro v o c a n d o n ella su a im ­
m a g in a z io n e la c o m p a rs a d i un g ra n d e e se rc ito sc h ie ra to (a b b o n d a n z a
di m e & e di te rm in a z io n i in ori e « );
hòj hàmon ‘ammim rabbhn
Ah, ii frastuono delle moltitudini
kahàmot jammim jehèmàùn
come il frastuono delle acque che rimbomba
I f ) >»
us on t ummtm
il fragore delle nazioni
fus oti majtm kaomnm /issa un
come scroscio d’acque che scrosciano violente.
L a m u ltifo rm e p la stic ità dei su o n i si c o m b in a con la d u ttilità e le ris o rs e
del p a ra lle lis m o al p u n to d a p ro v o c a re nei sen si del letto re im p re ssio n i
p ro fo n d e e sen sa z io n i in attese.

5. Poesia e Salmi

Per m o lti la « n atu ra p o e tic a » del S a lte rio c o stitu isc e un e le m e n to a c c e s ­


so rio ch e n o n re c a alcu n c o n trib u to a lla c o m p re n sio n e d ei s in g o li p o e ­
m i. N ie n te d i p iù lo n ta n o d a lla re a ltà . L a p ro p e n sio n e o c c id e n ta le p e r le
idee c h ia re e d istin te n e lla ricerc a d ella verità h a p o rta to a llo sv ilu p p o e
a lla c o ltiv a z io n e q u a si e sc lu siv a d ella fa c o ltà in te lle ttiv a , p e rd e n d o p e r i­
c o lo sa m e n te di v ista ch e la p e rcezio n e d ella realtà è e sse n z ia lm e n te m e­
La poesia ebraica e il Salterio z 59

d ia ta d a lle n o stre esp erien z e v issu te , d a l n o stro u n iv e rso sim b o lic o e a n ­


c h e d a lla c a p a c ità di e sp rim e rlo in te rm in i lin g u istic i e le tte ra ri. R ig u a r ­
d o ai S a lm i il p ro b le m a essen ziale è il seg u en te: o ltre a ll’ evid en te u tilità
d e lla v e rsific a z io n e n ei S a lm i, p o ic h é si tra tta d i p o e m i d e stin a ti al c a n ­
to , q u a le c o n trib u to a p p o rta al c o n te n u to dei S a lm i la fo r m a p o e t ic a ? 76
A n z itu tto si d eve c o n sid e ra re ch e la p o e s ia , o p e ra n d o m e d ia n te un c o m ­
p le sso siste m a d i su o n i, ritm o , im m a g in i, id ee e s in ta s s i,77 c o stitu isc e il
v e ic o lo id e a le p e r tra sm e tte re stru ttu re di sig n ific a to c o m p a tte , d iffic il­
m en te c o m u n ic a b ili m ed ian te a ltri g e n e ri d isc o rsiv i. L a lin g u a p o e tic a è
d e c isa m e n te o rie n ta ta a lla c re a z io n e d i o rd itu re te stu a li m o lte p lic i, e te ­
ro g e n e e e d ’ in d isc u tib ile p o te n z ia lità se m a n tic a .
Se p o i, o ltre a q u e ste p re c isa z io n i, si c o n sid e ra ch e i p o e m i del S a lte ­
r io fu ro n o sc ritti de profundis e s c a n d iti da. u n a fed e a p p a s s io n a ta , si
a v r à u n a ra g io n e d ì piu per c o m p re n d e re ch e la p o e sia c o stitu ì il tra m ite
p iù a d e g u a to p e r l ’ a rtic o la z io n e in so lid e stru ttu re v e r b a li d e ll’e m o z io n e
d i se n tirsi di fro n te a D io e d elle c o n se g u e n z e m o r a li d i q u e sta p re se n z a ,
p e r e sp rim e re in fo r m a in d iv id u a le o c o lle ttiv a , ta lo r a in m o d o r a d ic a l­
m e n te n u o v o , una p a rtic o la re c o n c e z io n e d el q u a d ro s p a z io -te m p o ra le
in c u i l’ essere u m a n o a ffro n ta il p r o p r io d estin o e u n a p a r tic o la r e v is io ­
n e d e lla s to r ia e d e lla c re a z io n e . È im p o ssib ile e sp rim e re in m o d o a d e ­
g u a to e c o m p le to e m o z io n i e se n sa z io n i re lig io se n ella lin g u a c o n v e n z io ­
n a le . Il Sai 8 è un e se m p io elo q u e n te d i c o m e u n a stru ttu ra p o e tic a sia in
g r a d o d i p r o p o r r e u n a visio n e del m o n d o che c o m p re n d e in m o d o s t r a ­
o rd in a ria m e n te lu c id o gli elem en ti fo n d a m e n ta li d ella fed e is ra e litic a .
N o n o s t a n t e P a ffin ità c o n Gen . i , Sai. 8 n o n e sp o n e la c re a z io n e c o m e
u n su sse g u irsi d i atti (d a ll’ a p p a riz io n e d ella lu ce sin o a lla c re a z io n e d e l­
l ’ u o m o in fu n z io n e di g a ra n te d e ll’ o rd in e a p p e n a in s ta u ra to ); p a rte d a l­
la re a ltà to ta le del c re a to p e rc e p ito in un istan te m e d ia n te u n ’ in tu iz io n e
s in te tic a . In o ltre il p o e ta n on n e c e ssita d ella lu ce p r im o r d ia le p er v e d e re
e c o n te m p la re ; g li b a s ta il m iste ro del cie lo ste lla to p e r v o lg e re d ’in t o r ­
n o u n o sg u a rd o e sta s ia to (« Q u a n d o c o n te m p lo il c ie lo ... la lu n a e le s te l­
le » , v. 4). L a p o e sia è il m ezzo p iù a d a tto p e r r ic o s tru ire a lla lu ce d e lla
fe d e il te m p o e lo s p a z io , l ’o rd in e d e lla sto ria e d e lla so c ie tà .
O sse rv e re m o , in c o n c lu sio n e , ch e le tecn ich e p o e tic h e d el s a lm is ta s o ­
n o p iù v ic in e a lla d o ttrin a « fo n d a m e n ta le » , a ll’e le m e n to « c o n v e n z io n a ­
le » , risp e tto a g li a ltri p o em i d e ll’ A n tic o T e sta m e n to . L ’ a u to re del lib r o
d i G io b b e , ad e se m p io , si d istin g u e d a g li a ltri p o e ti p e r l’in v e n tiv a o r i­
g in a le e l’ a u d a c e g u sto in n o v a to re n ella p ro d u z io n e di im m a g in i. D ’ a l­
tra p a rte a lc u n i lib ri p ro fe tic i so n o c a ra tte riz z a ti d a u n a c o m p le ss a ela-

76. Per il contesto generale di questa domanda cfr. R. Alter, T h e A r t o f B ib lic a l P o e t r y , New
York 1985, 1 1 1 - 1 1 3 .
77. Sulle principali figure stilistiche del Salterio si veda N.H. Ridderbos, D ie Psalmen , 19-62 ..
Léo II libro dei Salmi: aspetti letterari

b o ra z io n e d elle fig u re re to ric h e . È c o m p re n sib ile la d iffe re n z a ch e si r i ­


sc o n tra n ella m a g g io r p a rte dei S a lm i, i q u a li p re fe risc o n o r ic o r r e r e ai
m a te ria li p o etic i tra d iz io n a li e p e rsin o alla m a n ie ra tra d iz io n a le d i o r d i­
n a rli in seq u en ze. U n p o em a p e n sa to p e r e ssere re c ita to d a v a n ti a ll’ a lt a ­
re del tem p io d a un in fe rm o o d a un p e tse g u ita to , o per e sse re c a n ta to
in m ezzo al fra s tu o n o d e lla fo lla dei p e lle g rin i a G e ru s a le m m e , n o n a v e ­
v a c e rto b iso g n o di una sc e lta d ’ im m ag in i ric e rc a ta o di u n a c o m p le ssa
im p a lc a tu ra re to ric a .
C a p ito lo i x

Generi letterari
del Salterio

r. LA RICERCA SUI GEN ERI LETTERARI NEI. SALTERIO [

Bibliografia: L. Alonso Schokel, I Salmi t > Roma 19 9 1, 1 0 0 1 1 6 ; P. Drijvers, Les


Psaumes. Genres httéraires et thèmes doctrinaux, Paris 1958, 43-174; A. Gon-
zàlez, El libro de los Salmos, Barcelona 1977, 28-38; Idem, Lilurgias proféticas:
EstFib 18 (1959) 2.53-2,83; M. de Tuya, E l problema biblico de las imprecacia-
nes: CiTom 78 (19 51) 17 1-19 2 ; 79 (1952) 3-29; H. Gunkel, Introdueción a los
s.almo$> Valencia 1983, 15-342,; H.-J. Kraus, Psalmen, 1. Fsalmen 1-6 3 , Neukir-
chen/Vluyn 41972, xxxvihlvi; M. Mannati, Pont prier avec les psautnes (CE
13), Paris 1975; A. Weiser, / Salmi. Parte prima: 1-60, Brescia 1984, 54-96.

1 , Uopera pionieristica di Hermann Gunkel

L a ric e rc a sui g e n e ri o tipi (Gattungsforschung) p ro m o ssa d a G u n k e l h a


r a p p r e s e n ta to un e v e n to d e c isiv o n e lla sto ria d e ll'in te rp re ta z io n e b ib lic a
in g e n e ra le e dei S a lm i in p a rtic o la re . F in o a lla c o m p a rsa di q u e sto e s e ­
g e ta te d esc o il p a n o ra m a d e lla ric e rc a c o e v a o ffr iv a tre vie d 'a c c e s s o a l ­
la s a lm o d ia b ib lic a : le tte ra ria , s to ric a e p s ic o lo g ic a . I S alm i e ra n o sta ti
c o n s id e ra ti g iu sta m e n te c o m e s tra o rd in a ria m a n ife sta z io n e d e ll'a r te le t­
te r a r ia . L ’ in teresse s i era p oi in c e n tra to su l te n ta tiv o di d e te rm in a re la s i­
tu a z io n e s to ric a d e ll'a u to r e (o d eg li a u to ri) dei p o e m i b ib lic i e gli e v e n ­
tu a li a c c a d im e n ti s to ric i ad essi so g g ia c e n ti. In te rzo lu o g o a v e v a a c q u i­
s ta to u n a p o siz io n e di p rim o p ia n o la p re o c c u p a z io n e p e r 1 sen tim e n ti in ­
tim i dei sa lm isti e p e r le co n d iz io n i re lig io se in cu i v is s e ro . L 'e le n c o d e g li
s tu d io s i di q u e ll'e p o c a è lu n g o .*
S e c o n d o G u n k e l un gen ere e un p a ra d ig m a o u n o sc h e m a c o stitu ito da
ele m en ti fo rm a li e c o n n e sso a una situ a z io n e c u ltu a le d e te rm in a ta . L a tri­
p lic e c o n d iz io n e ric h ie sta d a G u n k e l p e r d e c id e re a q u a le gen ere a p p a r ­
te n g a un s a lm o 5 e sta ta m essa in d isc u ssio n e da alcu n i c o n te m p o r a n e i4
1. Per considerazioni di carattere generale si veda H.-J. Kraus, P s a l m e n 1, XXXVII-LVI.
2. Si possono segnalare W.M.L. de Wette, C o m m e n t a r i i b e r d i e P s a l m e n , Heidelberg H.
Ewald, D i e D ic h t e r d e s A lte .fi B a n d e s 1/2, Gottingen J. Wellbausen, T h e B o o k o f P s a l m s ,
Leipzig rS^S; T.K. Cheyne, T h e B o o k o f P s a lt fis , London 1888, rist. 1904; F. Baethgen, Die
P s a l m e n , Gòttingen 1 892; R. Kittei, D i e P s a l m e n , Leipzig *1909; B. Duhrn, D i e P s a l m e n , Tii-
bingen *1922; Ch.A. Briggs, T h e H o o k o f P s a l m s 1-11 (ICC), Edinburgh 1906, rist. 1976.
3. Per la storia delPinterpretazione dei salmi si veda sotto, cap. XI, I.
z6z Generi letterari de! Salterio

o se m p lic em en te s o tto p o s ta a re v isio n e nel c a s o di p a rtic o la ri tipi d i s a l­


m i.5 T u t t a v ia , p er i ris u lta ti d e c isiv i ra g g iu n ti d a lla ric e rc a d i G u n k e l e
in c o n sid e ra z io n e d ella c la ssific a z io n e p e r g en eri p ro p o s ta d a lla m a g g io r
p a rte dei c o m m e n ta to ri m o d e rn i (che si rifa n n o nella s o sta n z a a ll'e se g e -
ta te d esco }, an ch e q u i si s e g u irà la via tra c c ia ta d al m a e stro , r is e r v a n d o ­
si q u a lc h e v a lu ta z io n e leg g erm en te c ritic a o m o d ific a n d o ta lu n i a sp e tti
p a r tic o la r i d e lla su a e sp o siz io n e .
G u n k e l/ c o m ’ è n o to , p re n d e le m o sse tra l ’ a ltro d a lle fo rm e lin g u isti­
ch e p e r la d e te rm in a z io n e dei d iv e rsi g e n e r i/ e li c la ssific a se c o n d o le s e ­
gu en ti c a te g o rie , in n i (com e so tto g e n c re i c a n ti d ’ u n trom zzazion e d i Ja h -
vé); la m e n ta z io n i c o m u n ita rie ; sa lm i r e g a li; la m e n ta z io n i in d iv id u a li; a ­
zio n e di g ra z ie in d iv id u a le . À i g en eri d a lui d efin iti « m in o ri» a s c riv e : b e ­
n e d izio n i e m a le d iz io n i; c a n ti di p e lle g rin a g g io ; can ti di v it t o r ia ; azio n e
di g ra z ie d ’Isra e le ; le g g e n d a ; to rà . N e lla su a eru d ita e sp o siz io n e p a rla
infine d e lla p o e sia sa p ie n z ia le e d i alcu n e c o m m istio n i di tipi.

2. La ricerca posteriore .

P rim a di a ffr o n ta r e la n o stra esp o siz io n e dei gen eri dei sa lm i è o p p o r t u ­


no p a s s a re in ra sse g n a i p rin c ip a li sp e c ia listi in m a te ria . L a c o m p a r a ­
zio n e s e r v ir à , d a un la to , a p o rre in rilie v o le m o d ifich e p ro p o s te in te m ­
p i su c c e ssiv i a llo sch em a g e n e ric o di G u n k e l e, d a lP a ltro , c o n se n tirà al
le tto re una m ig lio re c o m p re n sio n e delle n o v ità da noi p r o p o s t e .8 M o -
w in c k e l/ a d e se m p io , su d d iv id e i sa lm i n ei seg u en ti g en eri o c a te g o rie :
in n i, sa lm i d ’in tro n iz z a z io n e d i Ja h v é , la m e n ta z io n i n a z io n a li - c o n la
v a ria n te d e lla la m e n ta z io n e n a z io n a le e sp re ssa in p rim a p e rso n a - , la - 4
9
78
56

4. Cfr, sopra nutro i contributi originali di H.-J. Kraus, Psalmen i, x x x i x -x l i , secondo j ] quale
Gunkel merita almeno tre osservazioni critiche. In primo luogo, nei salmi regali, ad es-, non ap­
paiono quelle forme letterarie comuni {gemeinsame Formensprache) indispensabili per costitui­
re un genere; in tal caso occorrerà ricorrere anche allo studio del contenuto. In secondo luogo
il tipo «lamentazione individuale», cui Gunkel ascrive numerosi salmi, non sembra pertinente
né in quanto «lamentazione» né come «individuale». In terzo luogo le ricerche più recenti
sulle liturgie israelitiche mettono in discussione la ricerca gunkeliana del «contesto vitale».
5. Cfr., ad esempio, sull'azione di grazie individuale, C. 'Westermann, Lob und Klage, 3 6 -115 ,
spec. 6 1- 11 0 ; F. Crùsemann, Studien zur Forrngescbichte von Hymnus und Danklied in Israel
(WMÀNT 3 i), Neukirchen 19 6 9 ,125-18 4 .
6. La teoria dei generi è esposta magistralmente nella Introducalo?! a los salmos, Valencia 1983.
7. Cfr. op. cìt ,, 35.
8. Prima di proseguire è opportuno un chiarimento sulla terminologia dei generi per agevolare
il lettore. Il termine italiano «inno» corrisponde a Hytnn (inglese) e Hymne (tedesco), ma non
e raro trovare anche Song o f Fraise e, rispettivamente, Lobpsalm. Per la supplica (lamentazio­
ne), l’inglese ricorre a ! ameni (lamenta tion), benché talvolta s ‘incontri compia in il tedesco
Klage(psalm) è ovvio. Riguardo ai termini corrispondenti ad «azione di grazie» i! lettore non
dovrebbe avere difficoltà con l'inglese tbanksgiving e il tedesco Danklied.
9. IsraeFs Worship 1, 8 1-14 6 ; n, 1-78.
La ricerca sui generi letterari nel Salterio

m e n ta z io n e in d iv id u a le , az io n e d i g ra z ie p u b b lic a , a z io n e di g ra z ie p e r ­
s o n a le , b e n e d iz io n i e m a le d iz io n i, sa lm i p ro fe tic i, tipi m isti. W e ise r, tra
g li a ltri, si attien e a llo sch em a: in n i, la m e n ta z io n i, a z io n i d i g ra z ie , p o e ­
m i sa p ie n z ia li e d id a sc a lic i. T u tta v ia a g g iu n g e « b e n e d iz io n i e m a le d i­
z io n i» , p re c isa n d o che n on c o m p a io n o n ei sa lm i c o m e « tip o » in d ip e n ­
d e n te , b en sì in d iffe re n ti c o n te sti e in tip i d iv e rsi di s a lm i.10 K r a u s ,11 d a l
c a n to s u o , p a rla d i c a n to d i lo d e (tehillà, mìzmòr, zintrà, sir, sirà, c h e
c o in c id e so sta n z ia lm e n te con T irino g u n k e lia n o ), la m e n ta z io n e , a z io n e
d i g ra z ie e m a n ife sta z io n e di fid u cia ( Vertrauenslied) in d iv id u a li, la m e n ­
ta z io n e , a zio n e di g ra z ie e m a n ife sta z io n e di fid u cia n a z io n a li, sa lm i r e ­
g a li, ca n ti di S io n , sa lm i sto ric i - da G u n k e l d e n o m in a ti Legende - , p o e ­
m i s a p ie n z ia li, litu rg ie. S e c o n d o H e m p e T * si d eve p a r la r e di sa lm i re g a ­
li, in n i, a z io n i di g ra z ie , la m e n ta z io n i, tip i p e d a g o g ic i (litu rg ie d ’in g re s ­
s o , b en ed iz io n i e m a le d iz io n i, salm i sa p ie n z ia li). A n d e r s o n 13 c a t a lo g a i
s a lm i in sa lm i d i lo d e (inni o lo d i d e sc rittiv e : lo d i in g e n e re , sa lm i del r e ­
g n o di J a h v é , c a n ti d i S io n ; lod i n a rra tiv e in d iv id u a li o a z io n i di g ra z ie
in d iv id u a li; lo d i n a rra tiv e n a z io n a li o azio n i d i g ra z ie n a z io n a li); la m e n ­
ta z io n i (in d iv id u a li, n a z io n a li, salm i d i fid u cia); sa lm i re g a li; tipi m in o ri
(litu rg ie d ’ in g re sso , sa lm i sa p ie n z ia li, salm i p ro fe tic i o litu rg ie ). R a v a s i M
p r o p o n e d i su d d iv id e re i sa lm i n ella fa m ig lia ù m ica (in n i a lla c re a z io n e ,
in n i a S io n , in n i a lla re g a lità di ja h v é ) , n e lla fa m ig lia d e lle su p p lic h e (su p ­
p lic h e p e rso n a li e su p p lic h e c o m u n ita rie ), n e lla fa m ig lia d e lla fid u c ia e
d e lla g ra titu d in e (sa lm i d i fid u c ia , sa lm i di az io n e di g ra z ie ), n ella fa m i­
g lia d ei sa lm i re g a li, n ella fa m ip lia litu rg ic a (salm i d ’ in g re sso , s a lm i-re ­
q u is it o r ia ,15 sa lm i d i p e lle g rin a g g io ), n ella fa m ig lia s a p ie n z ia le (salm i s a ­
p ie n z ia li, sa lm i a lfa b e tic i) e n ella fa m ig lia s to ric a . S a b o u r in ,16 in fin e, fa
rife rim e n to a sa lm i d i lod e (inni p ro p ria m e n te d etti, sa lm i d e lla re g a lità
d ì Ja h v é , c a n tic i d i S io n ), sa lm i di s u p p lic a , di fid u cia e d i az io n e d i g r a ­
z ie in d iv id u a le (su p p lic a o la m e n ta z io n e , sa lm i d i fid u c ia , sa lm i di a z io ­
n e di g ra z ie ), sa lm i d i su p p lic a , d i fid u c ia e di azio n e d i g ra z ie c o lle ttiv i
(sa lm i d i s u p p lic a , sa lm i di fid u cia, s a lm i d i a z io n e d i g ra z ie ), sa lm i r e ­
g a li, sa lm i d id a sc a lic i (salm i s a p ie n z ia li, sa lm i sto ric i, e s o rta z io n i p r o fe ­
tich e), litu rg ie (in p a rtic o la re i salm i d ’ in g re sso ).17

io . A. Weiser, 1 Salmi i - 6 o , 54-96. 1 1 . Die Psalmen i f x l i -l v i .


i z . Psalms, Book ofy in IDB in, New York 1 9 6 % , 9 4 2 - 9 5 8 , spec. 947-954.

13 . Soprattutto in The Book of Psalms 1, 29-40.


14 . Il libro dei Salmi 1, 46-65. 15 , Basati sullo schema del rib profetico.
16 . Le iivre des Psaumes, 60-76.
17 . Per una classificazione definitiva ed esauriente dei generi dei salmi, per quanto un po’ troppo
complicata, cfr. E. Lipinski, art. cit,r 1-12 5 .
3- Risultati della ricerca

U n rie p ilo g o d i q u e sto p a n o ra m a p re se n ta i risu lta ti se g u e n ti. L a m a g ­


g io r p a rte d eg li a u to ri su c c e ssiv i a G u n k e l seg u e l’e sp o siz io n e d e lP e se g e-
ta te d e sc o : in n i, la m e n ta z io n i, a z io n i d i g ra z ie , sa lm i s a p ie n z ia li. L e d if ­
fe re n z e , a p p a re n te m e n te m a rg in a li, c o rrisp o n d o n o m re a ltà a d iv e rs i m o ­
di di c o n sid e ra re gli a sp e tti fo r m a li in v is ta d ella c a ta lo g a z io n e p e r g e ­
neri, L e fo rm u le lin g u istic h e p re v a lg o n o su lle c o n sid e ra z io n i litu rg ic h e ?
L e d iv e rg e n z e so n o p iu a c c e n tu a te per q u a n to rig u a rd a q u e lli ch e G u n ­
k el d efin ì « g en eri m in o ri» . M e n tre lo stu d io so te d esco c a t a lo g a v a c o m e
«gen ere le tte ra rio m in o r e » ,18 c o lle g a to a ll’in n o , il c a n to d ’ in tro n iz z a z io ­
ne d i J a h v é , M o w in c k e l g li a ttrib u isc e un p o s to rile v a n te tra i g e n e ri del
S a lte rio . In re a ltà q u esta im p o rta n z a si r ic a v a d al r ilie v o ch e lo s tu d io so
n o rv e g e se c o n fe riv a all ip o te tic a litu rg ia fe s tiv a d ’ in tro n iz z a z io n e d i J a h ­
v é / 9 Se G u n k e l c o n s id e ra i can ti d i S io n c o m e un g e n e re m in o re , K r a u s
a ttrib u isc e lo ro u n 'im p o rta n z a e c c e ssiv a , a m o tiv o del su o in te re sse p er
il c u lto isra e litic o e, in p a r tic o la r e , p e r la fe sta di S io n , d e lla q u a le s u p ­
p o n e l ’ esisten za. R a v a s i, al c o n tra rio , c a ta lo g a q u esti ca n ti tra g li in n i. Il
p u n tig lio di G u n k e l nel v o le r c o n sid e ra re «gen ere m in o re» le a z io n i d ì
g ra z ie c o m u n ita rie (« a z io n e di g ra z ie d ’Isra e le » ) n o n è sta to r a c c o lt o d a
q u a si n essu n a u to re .
È o p p o rtu n o a n a liz z a re a p a rte il la v o r o di A n d e rso n . N e lla vSua c a t a ­
lo g a z io n e si a v v e rte un elem en to n u o v o : la fu sio n e del g e n e re in n o ( « lo ­
de d e sc rittiv a » ) c o n P a z io n e d i g ra z ie (« lo d e n a rra tiv a » ). In q u e sta d e c i­
sio n e m e to d o lo g ic a si a v v e rte l ’ in flu en za di W e ste rm a n n . Q u e sti, c h e d à
p e r sc o n ta ta la v a lid ità in q u e sto c a m p o del v a lo re le tte ra rio e d i q u e llo
c u ltu a le , ritien e in e ffe tti ch e P e ssen ziale di un g e n e re c o n s is ta n ei « m o ­
di fo n d a m e n ta li» (Grundweisen) di ciò che a c c a d e q u a n d o l’ u o m o r iv o l­
ge la p a ro la a D io : s u p p lic a e lo d e. P oich é ta li « m o d i fo n d a m e n ta li» si
m o d ific a n o e si a m p lia n o , i gen eri si c o m p o rta n o in m a n ie ra a n a lo g a .20
D i c o n se g u e n z a W e ste rm a n n , n o ta n d o che q u e sti « m o d i» r ic o r r o n o ta n ­
to n e lP in n o q u a n to n e lP a z io n e di g ra z ie , fo n d e i due g en eri s u d d iv id e n ­
d o P in siem e risu lta n te in « lo d e n a r r a tiv a » 21 e « lo d e d e s c r it t iv a » / 2 E il
p rin c ip a le elem en to di n o v ità in tro d o tto d a W e ste rm a n n risp e tto a lla
c la ssific a z io n e dei sa lm i in g e n e ri, p o ich é n e l re sto d e lla tip o lo g ia e g li si
attien e essen zialm en te a G u n k e l,

18. Introduceteti, i n .
19. Cfr. sotto, cap. XI, n. zo. Cfr. C. Westermann, Lob und Klagey 1 1 6,
z i. La lode dichiarativa esprime Ja consapevolezza dell’orante che la sua richiesta è stata
ascoltata da Dio. Cfr. C. Westermann, Lob und Klage, 7 6.
zz. La lode descrittiva è caratterizzata, tra l’altro, dall’ invito alla lode espresso all’imperativo.
Cfr. op. citt1 87; si veda inoltre C, Westermann, Der Psalter, Stuttgart *15)80, 43-77.
L a ric e rc a su i g e n e ri letterari nel Salterio 2 ,6 5

P o ic h é è o p p o rtu n o a d o tta re al r ig u a rd o u n a p o siz io n e ch e p o g g i n o n


so lo su ra g io n i d i tip o le tte ra rio , c u ltu a le o s u ll’e sp e rie n z a e la fe n o m e ­
n o lo g ia re lig io s e , se c o n d o q u a n to si è o s s e rv a to , m a s o p ra ttu tto fin a liz z a ­
ta a ra g g iu n g e re la ch ia rez z a e s p o s itiv a , p a s s ia m o a e sp o rre a lc u n e q u e ­
s tio n i di p rin c ip io . B iso g n a c o n s id e ra re co n un c e rto so sp e tto l’ o p in io n e
se c o n d o la q u a le i salm i in p rim a p e rs o n a sin g o la re (ad e se m p io le la ­
m e n ta z io n i o le a z io n i di g ra z ie in d iv id u a li) sia n o in re a ltà p re g h ie re n a ­
z io n a li in te rp re ta te d al re in v este di p e rso n a lità c o lle ttiv a in o c c a s io n e
d i s e rv iz i c u ltu a li p u b b lic i,1J e ch e c o n l’ a n d a re d el te m p o si s a re b b e ro
« d e m o c ra tiz z a te » ed en tra te a fa r p a rte d el re p e rto rio d e lla p ietà in d iv i­
d u a le / 4 D ’ a ltra p a rte vi è u n a te n d e n z a c o sì p e rsiste n te e d iffu s a a ll’ id e a ­
liz z a z io n e dei m o n a rc h i isra e liti, s o p ra ttu tto p e r q u a n to rig u a rd a le lo ro
fu n z io n i n e ll’ a m b ito d el c u lto p u b b lic o , ch e gli s tu d io si si tro v a n o im p e ­
d iti a p e rc o rre re la v ia in v e rsa risp e tto a q u e lla r ic o r d a ta in p re c e d e n z a
e a c e rc a re di d im o stra re la p o s s ib ilità ch e p ro p rio la c o rte a b b ia u tiliz ­
z a to m a n ife s ta z io n i le tte ra rio -re lig io se d estin ate a ll’ u s o in d iv id u a le . In
tal c a s o n o n sa re b b e a p p ro p ria to p a r la r e di « d e m o c ra tiz z a z io n e » m a , al
r i a ■ * ■ ■

c o n tr a r io , d i a p p ro p ria z io n e « c o rtig ia n a » .
L a p ietà è se m p re stata v issu ta in m o d o p iù in ten so e d ra m m a tic o tr a
g li s tra ti p o p o la r i che tra g li a m m in is tra to ri d e lla c o sa p u b b lic a . P er q u e ­
sta ra g io n e n o i p ro p e n d ia m o p e r c a ta lo g a r e le la m e n ta z io n i e le a z io n i
d i g ra z ie in c u i c o m p a re la fig u ra del re tra le c o rrisp o n d e n ti c a te g o rie
« p o p o la r i» . R ig u a r d o ai c o sid d e tti « g e n e ri m in o ri» o « m e sc o la n z e d i g e ­
n e r i» ,15 b iso g n e re b b e su p e ra re il p re g iu d iz io ro m a n tic o di G u n k e l ch e a s ­
su m e p e r b u o n a l ’eq u a z io n e « tip o sen za m e sc o la n z e = tip o a n tic o » , r e ­
sp in g e n d o la p o s sib ilità che un p o e ta del se c o n d o te m p io a b b ia p o tu to b e ­
n issim o im ita re un «tip o p u ro » . In q u e sto sen so p ro p e n d ia m o p e r c la s s i­
ficare i « can ti d i v itto ria » e ì « ca n ti d i p e lle g rin a g g io » c o m e v a r ia n ti d el-
P in n o , p e rch é q u e sta è la lo ro to n a lità d i f o n d o / 6 D i c o n se g u e n z a p ro -
23. La scuola dei «cerimonialisti» d’ ispirazione mowinckeliana è ben rappresentata da H. Bir-
keìand, T h e E v i l d o e r s i n th è B o o k o f P s a l m s , Oslo 195 5, che identifica i «nemici» di cui sì parla
nei salmi coi «gentili» e, di conseguenza, l’ «io» del salmo con la figura del re. Si vedano, in
particolare, pp. 9 - 1 6 . Su questa linea interpretativa si colloca anche l’ opera di J.H . Eaton, K i n g -
s b i p a n d t h è P s a lm s , Sheffield 1986, spec. 13 5-197; sebbene concordi sostanzialmente con
quest’ultimo, cfr. le postille alle sue conclusioni in S J.L . Croft, T h e I d e n t i t y o f t h è I n d i v i d u a i
in t h è P s a l m s , Sheffield 1987, 73-132.

24. Anche se è possibile che le cose siano andate effettivamente così nel caso concreto di qual­
che salmo, quest’ ipotesi di lavoro non può assurgere al rango di categoria interpretativa ed es­
sere applicata a tutti i salmi m prima persona singolare.
25. La definizione risale a H. Gunkel, I n t r o d u c d o # , 309-342. 413-429, ma non è felice. Se un
poema, dal punto di vista letterario, presenta i tratti specifici di un determinato genere, l’ag­
gettivo «minore» è superfluo. Se invece Gunkel intende riferirsi a «formule» di tradizione cul­
tuale o profetica inserite in un certo salmo, allora il termine «genere» è inadeguato.
26. Classificare, ad es., il S a i 24 sotto l’epigrafe «liturgie» (in questo caso «liturgie d’ingresso» o
«torà d’ ingresso», sulla base dei vv. 3-10), significa trascurare che i vv. 1-2 conferiscono al sai-
2 66 Generi letterari del Salterio

p o n ia m o la segu en te c a ta lo g a z io n e : su p p lic h e (che a ltri c h ia m a n o tr a d i­


z io n a lm e n te la m e n ta z io n i), a z io n i di g ra zie , in n i, sa lm i d id a s c a lic i/ 7

IL DESCRIZIONE DEI GENERI LETTERARI

i . Suppliche 18

P rim a d 'in tra p re n d e re l'e s p o s iz io n e di q u e sto gen ere sa lm ic o s o n o o p ­


p o rtu n e a lcu n e p re c isa z io n i te rm in o lo g ic h e e stru ttu ra li. R is p e tto a l te r ­
m in e « la m e n ta z io n e » , fre q u e n te m e n te u sa to in q u esti c a s i, si d o v ra n n o
ten ere p re se n ti le o ss e rv a z io n i d i G e r s te n b e r g e r 19 e K r a u s .30 A d etta di
c o s t o r o , p a rla re di « la m e n ta z io n e » p u ò essere in g a n n e v o le p e rc h é n el
S a lte rio n on e sisto n o la m e n ta z io n i p ro p ria m e n te d ette, m a p o e m i co n
due n u c lei fo n d a m e n ta li, la d e sc riz io n e d e lla so ffe re n z a e la p re ssa n te
ric h ie sta d 'a iu to . N e l V ic in o O rie n te si tro v a n o a ffia n c a ti in e p o c h e re ­
m o te il « can to fu n e b re » e la « la m en ta z io n e» v e ra e p ro p ria . L a s itu a z io ­
ne v ita le del p rim o era la c e le b ra z io n e fu n e b re , la ris p o sta c o m u n ita ria
al d o lo re p ro v o c a to d a lla m o rte . V i e ra n o o c c a sio n i in c u i c ittà e c o m u ­
n ità in tere s o c c o m b e v a n o so tto le a rm i e il fu o c o d e l n e m ic o , s c o m p a ­
re n d o d a lla scen a d e lla s to r ia ; reg n i in a ltri tem p i fio re n ti s p r o fo n d a v a ­
no p e r se m p re n e ll'a b is s o d e ll'o b lio . In q u este c irc o sta n z e la « la m e n ta ­
zio n e» in te rv e n iv a a in fra n g e re il silen z io e lo sto rd im e n to . I d u e g en eri
so n o p e rc iò affin i: la la m e n ta z io n e si sa re b b e sv ilu p p a ta a p a r tir e d al c a n ­
to fu n e b re e in a n a lo g ia c o n esso.
L e c o m p o n e n ti fo rm a li del c a n to fu n eb re e d ella la m e n ta z io n e si p o s ­
so n o in d iv id u a re n e ll'A n tic o T e sta m e n to : a) e sp re ssio n i di d o lo re e di
p ia n to in tro d o tte d a in te rie z io n i co m e A h im è !, A b ! C o m e ! (co sì 2 Sam .
1 , 2 5 . 2 7 ; Ger . 2 2 , 1 8 ; 3 4 ,5 ; E z. 1 9 , 1 ; A m . 5 , 1 6 ; Latti. 2 , 1 ) ; b) d e s c r iz io ­
ne d e lla c a ta s tro fe (2 Sam . 1 , 1 9 . 2 5 ; A m . 5 ,2 ; Lam. 1 , 6 ; c fr. Is. 1 4 , 4 - 2 1 ) ;
c) a llu s io n e alla p re c e d e n te situ a z io n e fa v o re v o le (2 Sam . 1 , 2 2 s.; Is. 1 4 ,
1 3 s.; Ez. 2 .7 ,3 3 ); in v ito al c o m p ia n to (2 Sam. 1 , 2 4 ; Is. 1 4 , 3 1 ; Lam.
2 , 1 8 ) ; e) la m e n to a tte n u a to (Lam. 1 , 2 0 - 2 2 ; 2 ,2 0 ) . G li esem p i a n a lo g h i del

rao un tono chiaramente innico. In termini analoghi il «modo fondamentale» - per usare la
terminologia di Westerma nn - dei canti di vittoria e dei canti di pellegrinaggio è la lode.
27. Per il contenuto dell’esposizione seguo da presso (per la sua sensibilità pedagogica e l’in-
tenco di semplificazione) E.S. Gerstenberger, Psalms, in J.FL Hayes (ed.), Old Testament Form
Criticism, San Antonio 157 7 , 179 -223; Idem, Psalms 1 (FO TLxiv), Grand Rapids 1988, 9-21.
28. Oltre alle introduzioni dei grandi commenti, cfr. E.S. Gerstenberger, Der biitende Mensch,
Neukirchen 1980, 113 -16 0 ; L. Monloubou, La prière selon les Psalmisies: EsprVte 92 (1982)
385-398, continuato in 449-460; P.D. Miller jr,, Interpreting thè Psalms, 48-63; G. Ravasi, /
canti d'Israele, Bologna 19 8 6 , 40-86; H.G. Reventlow, Gebet im Alteri Testament, Stuttgart
1986, 163-207; W.H. Bellinger jr., Psalms, Peabody, Mass. 1990, 44-73; J. Day, Psalms, 19 ­
38. Su preghiere analoghe in altri strati letterari delPAntico Testamento si veda T. Veijola, Das
Klagegebet in Literatur und Leben der Exilsgeneration am Beìspiel emiger Prosatexte: VTS 36
(1985) 286-307. 29. Psalms, io s, 30. Psalmen i, x l v .
D e s c r iz io n e d e i g e n e r i le tte ra ri 26 7

S a lte rio n o n si r ife ris c o n o , in g en ere, a situ a z io n i di d isg ra z ia o d is tr u z io ­


ne irre v e rsib ili (com e n el c a so d e lla la m e n ta z io n e p ro p ria m e n te d e tta ),
m a a s itu a z io n i ch e si lim ita n o a p re se n ta re q u a lch e s o m ig lia n z a . E c c o
p e rc h é , p e r q u a n to rig u a rd a le la m e n ta z io n i sa lm ic h e , ta lv o lta si p r e fe r i­
sce p a r la r e di « lam en ti o p ro te ste d i s fo g o » .31 B e n c h é assen te d a l S a lte ­
rio , il g en ere « la m e n ta z io n e » v i ha la sc ia to la p r o p r ia im p ro n ta (cfr. Sai.
3 5 , 1 3 s .; 4 4 ; 7 4 ).
P e r q u a n to c o n c e rn e la s tru ttu ra , lo sc h e m a fo rm a le d e lla su p p lic a o
la m e n ta z io n e in d iv id u a le è p iu tto sto so lid o . In o gn i c a s o , se c o n d o il p a ­
re re di a lc u n i, d al p u n to di vista c u ltu a le la su p p lic a in d iv id u a le n o n p u ò
essere d isso c ia ta d a ll’az io n e d i g ra z ie in d iv id u a le . N e l l 3A n tic o T e s ta m e n ­
to v i s o n o re s o c o n ti in cu i il fed ele p re se n ta la p r o p r ia o ffe rta di r in g r a ­
z ia m e n to d o p o essere sta to a s c o lta to e s o c c o rs o d a D io . P rim a o d u ra n ­
te la p re se n ta z io n e d e lP o ffe rta i fe d e li re c ita v a n o la lo r o az io n e di g ra z ie
(cfr. x Sant. 1 , 2 4 - 2 , 1 0 ) . D i c o n se g u e n z a si p u ò se n z ’ a ltro a m m e tte re la
p r o fo n d a c o n n e ssio n e tra la s u p p lic a e l ’ azio n e di g ra z ie : q u e st’ u ltim a è
e se g u ita d o p o ch e la su p p lic a ha tr o v a to a s c o lto (risp o sta fa v o r e v o le d a
p a rte d i Ja h v é ) . L ’elem en to ch e c o lle g a stre tta m e n te q u e sti due m o m e n ti
sa re b b e l ’ o r a c o lo di s a lv e z z a .32 E c c o p erch é a lc u n i, c o lp iti p iù d a ll’ ip o ­
tetica c o n v e rg e n z a cu ltu a le dei d u e g e n e ri ch e d a lla d iv e rg e n z a d ei lo ro
elem en ti fo r m a li, p re fe risc o n o tra tta rli sim u Itane a m e n te .33
N o n o s ta n te la p re su n ta - e p ro b a b ilm e n te ce rta - c o n n e ssio n e c u lt u a ­
le tra su p p lic a e a z io n e di g ra z ie in d iv id u a li, p re fe ria m o p re se n ta rle s e ­
p a ra ta m e n te (com e è u so c o n s o lid a to tra gli sp e c ia listi).

a) La supplica individuale34

Q u e sto tip o d i p re g h ie re esp rim e la n ec e ssità deU’ a iu to d iv in o p e rc e p ita


da u n a p e rso n a v ittim a d i d isg ra z ia o di g ra v e in fe r m ità .35 N o n s o lo Ja h -

3 1. E.S. Gerstenberger, Psalms, 1 1 ss. li definisce compìaints. Tra gli specialisti anglofoni si va
imponendo la distinzione tra lamentation (ted. Klage) e lament (la supplica vera e propria).
Ricaviamo le argomentazioni a sostegno di questa distinzione da R.E. Murphy, The Psalms,
Job, Philadelphia 19 77, 16 -17 ; si veda inoltre B.W. Anderson, Out ofthe Depths, 75-76.
32. Un'esposizione di questa teoria si trova in J. Begrich, Das priesterliche Heiìsorakel: ZAW 52
(1934) 81-92; si veda H.-J. Kraus, Psalmen 1, xlv ss.; C. Western! a nn, Lob und Klage, 46-48;
E. Lipinski, art. cit., 60-65; E.S. Gerstenberger, Form Criticism, 201.
33. Così, ad es., H.-J. Kraus, Psalmen i, xlv -lit; E.S. Gerstenberger, Form Criticism, 198-207
(tuttavia egli li tiene distinti in Psatms, 11-16 ); L. Sabourin, op. cit, 64 -70.
34. Si veda H. Gunkel, Introducción, 19 1-2 7 5 ; S. Mowinckel, IsraeVs Worsbip 11, 1-25; E.
Lipinski, art, cit, 35-68; C. Westermann, Lob und Klage, 48-60. 139 -14 9 ; Idem, Salmi. Gene­
si ed esegesi, Casale Monf. 1990, 6 7 -117 ; G. Gerleman, Der «Einzelne» der Klage- und Dank-
psalmen: VT 32 {1982) 33-49; C.C. Broyles, The Conflict ofFaitb and Experience in thè Psalms,
Sheffield 1989, 84-95. 116 -12 2 .
3 5. Sui salmi di malattia e guarigione cfr. la monografìa di K. Seybcid, Das Gebet des Kranken
im Alten Testament, Stuttgart 1973.
2É 8 Generi letterari del Salterio

vé è fa tto o g g e tto d i c o n s u lta z io n e , m a lo s ’ in v o c a a g ra n v o ce c o m e u n i­


ca r is o r s a per s u p e ra re la sv e n tu ra . Il tip o d i c o n su lta z io n e v e n iv a s u g ­
g e rito d a un p ro fe ta c u ltu a le o d a q u a lc u n o dei c a n to ri del te m p io .

Elementi formali. G u n k e l p re sen tò p er p rim o un d ise g n o p a r t ic o la r e g ­


g ia to d e lle fo rm e e dei m o tiv i d e lla su p p lic a in d iv id u a le .^ D i se g u ito
e s p o n ia m o gli elem en ti fo r m a li tip ici d i q u esto g e n e re , c o n la p re c is a ­
z io n e c h e n on se m p re c o m p a io n o tutti e in q u e sto p re c iso o rd in e ; a lc u ­
n i, p o i, s o n o p iù e la b o ra ti di a ltri:
1 . Invocazione del n o m e d iv in o , cu i p u ò a c c o m p a g n a rs i u n a ric h ie sta
d ’ a iu to , q u a si se m p re a ll’ im p e ra tiv o , o u n ’ esp re ssio n e di fid u c ia c o n la
q u a le l’o ra n te d ic h ia ra c iò ch e Ja h v é ra p p re se n ta p e r lu i. S i tr a tta d i u n a
a p e rtu ra p e r e n tra re in c o n ta tto co n Ja h v é , T a lv o lt a è p o ssib ile s c o r g e ­
re u n a d e sc riz io n e di sé d a p a rte del fed ele c o m e «in felice» o « p o v e ro » .
Il c o n te n u to di q u e sta p rim a p a rte p u ò essere rip e tu to d iv e rse v o lte n e l
c o rs o d el p o e m a . Si p o s s o n o ved ere 6 ,2 ; 2 6 , 1 s.; 2 8 , 1 s.; 3 1 , 2 - 5 ; 5 4 ,3 s.;
8 3 ,2 ; 8 8 , 1 s.; 1 0 2 , 2 s.
2 . L ’ in iz io del c o rp o del s a lm o p u ò c o m p re n d e re u n a tr a n s iz io n e le t­
te raria n e lla q u a le il s a lm ista d ic h ia ra ch e in ten d e a p rire la su a « a n im a »
d in an zi a Ja h v é , L a s u p p lic a p ro p ria m e n te d etta si a m p lia n e lla d e s c ri­
zio n e d e lla s o ffe re n z a - in fe rm ità , false a c c u se , o p p re ssio n e da p arte d ei
n em ici, a b b a n d o n o a lle fo rz e d istru ttric i d e llo £ eió/, o b lio d a p a rte di
D io , se n so di c o lp a - a c c o m p a g n a ta d a rim p ro v e ri riv o lti a D io (« p e r­
c h é ? » ; «fino a q u a n d o ? » ) .36 37 Si p o s so n o v e d ere 2 2 ,2 s .7 s. 1 3 - 1 9 ; 3 5 , 7 . 1 1 ­
1 6 . 2 0 s .; 3 8 . 3 - 9 . 1 1 - 1 3 . 1 8 . 2 0 s,; 6 9 ,3 - 5 .8 - 1 3 ; 1 0 2 , 4 - 1 2 .
3 . I/ o r a n t e , m ed ian te la confessione dei peccati o l’ a ffe rm a z io n e d e lla
p ro p ria in n o c en za , in ten d e p a ssa re in ra sse g n a la p r o p r ia v ita p a s s a t a ,
p erch é in qu esti m o m en ti sa d i essere in p re se n za del D io o n n iscie n te .
Q u e sto elem en to è c o si im p o rta n te ch e in certi ca si o c c u p a un in tero
sa lm o (a d es. 2 6 e 5 1 ) . Si v e d a n o 7 ,4 - 6 ; 2 6 ,4 s.; 3 8 , 1 9 ; 5 G 5 - 7 . 38
4. P o ic h é il sa lm ista in ten d e re c u p e ra re il su o p a s s a to r a p p o r to co n
fa h v é , m o ltip lic a le espressioni dì fiducia in lu i. C o m e per l'e le m e n to p re ­
ce d en te, an ch e q u e sto p u ò c o stitu ire un s a lm o in tero (ad es. 4 ; r i ; 1 6 ;

3 6 , H. Gunkel, I n t r o d u c c ì ó n , 117-2.6 1; cfr. 5 . Mowì ticket, I s r a e l e W o r s h i p n, 1 - 1 5 ; C. Wester-


mann, L o b u ttd K l a g e t 48 -51; À. Weiser, I S a l m i i - 6 o , 69 7 1; R.G. Castellino, L e l a m e n t a ­
z i o n i i n d i v i d u a l i e g li in m in B a b i l o n i a e m Is ra e le ^ Tonno 1939. spec. 8 1- 14 1; E. Lipinski,
a r t . cit.y 35-68: H„ J. Kraus, P s a l m e n 1, xlv -xlvn .

37, Su queste espressioni e altre slmili cfr. C.C. Broyles, T h e C o n f i i c t o f F a ìt h a n d E x p e r i e n c e in


t h è P s a h n s , Sheffield 1989, 99-10^.

38, L'allermazione d'innocenza può accompagnarsi all’azione di grazie { i n d o ) come accade ad


es. in 26,6b-7. Tuttavia questa forma letteraria non ha la stessa origine ne la stessa funzione
che nell’azione di grazie. Cfr. W. Beyerlin, D i e t ò d à d e r H e ils v e r g e g e n u / d r t t g u n g i n d e n K l a g e -
iie d e r n d é s E m z e l n e n : ZAW 79 (1967) 10 8 -114 .
Descrizione dei generi letterari 265?

2 3 ; 6 2 ; 1 3 1)-31? S i v e d a n o 1 3 , 6 ; 1 2 , 5 s . i o s . ; 3 1 , 7 - 9 ; 5 6 ,4 s .; 7 1 , 5 - 7 ; 1 4 2 , 0 .
5. L a richiesta d'aiuto riv o lta a Ja h v é c o stitu isc e l’ ele m e n to c e n tra le
d e lla s u p p lic a , in siem e a ll’ im p re c a z io n e c o n tro i n e m ic i. In re a ltà il re sto
d e lle fo rm e e dei m o tiv i del sa lm o so n o o rie n ta ti a q u e sta ric h ie s ta .39
40
Per tale ra g io n e alcu n i h an n o p r o p o s to , senza m o tiv i su ffic ie n ti, di s o s t i­
tu ire la d e n o m in a z io n e « su p p lic a » (o la m en ta zio n e ) c o n q u ella di « s a l­
in o d i r ic h ie s ta » .414
2 L a ric h ie sta p u ò essere fo rm u la ta tra m ite im p e r a ti­
vi,"12 ch e c e rc a n o d i a c c e le ra re 1 in te rv e n to , o tra m ite lu ssiv i (p r o p o s iz io ­
n i al c o n g iu n tiv o in tro d o tte d a lla c o n g iu n z io n e «ch e» ). S i v e d a n o 3 ,8 ; 7 ,
7 - 1 0 ; 1 7 ,6 - 9 ; 2 6 , 1 1 ; 3 5 , 1 - 3 . 2 2 - 2 4 ; 5 1 , 9 - 1 4 ; 6 9 , 1 4 - 1 9 ; 8 6 ,2 .
6. L ’tmprecaztone contro i nemici c o stitu isc e , in siem e a ll’e le m e n to p r e ­
c e d e n te , del q u a le ra p p re se n ta la c o n tro p a rte n e g a tiv a , l ’ a u te n tic o n u c le o
d i q u e sto gen ere d i sa lm i. È d ifficile tr o v a re un e se m p io ch e ne sia p r i­
v o .43 Si p o sso n o v e d e re 5 , 1 1 ; 3 5 ,4 - 8 .2 5 s.; 6 9 ,2 3 - 2 9 ; 1 0 9 ,6 - 2 0 .
7 . L a certezza della risposta divina s e m b ra fo n d a rsi su un p re ce d e n te
o r a c o lo fa v o r e v o le o di sa lv e z z a (cfr. 1 2 , 6 ; 3 5 , 3 ; 9 1 , 3 - 1 3 ) . S e b b e n e q u e ­
s ta fo rm a o r a c o la r e sia m o lto r a r a n e ll’A n tic o T e s ta m e n to , alcu n i T han
n o in d iv id u a ta nei p ro fe ti, in p a r tic o la r e nel D e u te r o -Is a ia .44 Si v e d a n o
6 ,9 s,; 3 1 , 6 ; 1 4 0 , 1 3 ;
L a sezio n e fin a le d ella su p p lic a p u ò p re se n ta re i seg u en ti elem en ti:
8. L a fid u c ia del fe d e le n e ll’ a iu to d i Ja h v é , ch e egli h a sp e rim e n ta to
n e lla c e rim o n ia c u ltu a le , si m a n ife sta , tra l’ a ltro , n ella promessa di voto
e in u n a azione di grazie a n tic ip a ta . Si v e d a n o 7 , 1 8 ; 2 2 ,2 3 - 2 7 ; 5 6 , 1 3 ; 6 9 ,
3 1 s.; 1 0 9 ,3 0 .
9 . Elementi ùmici e benedizioni p o s so n o ra p p re s e n ta re !a c o n c lu sio n e
d el sa lm o . L a fin a lità di q u esti elem en ti è p ro b a b ilm e n te d u p lic e : fa re d a
r is p o s ta a ll'in te r v e n to di ja h v é e p r o v o c a r n e T in te rv e n to . Si v e d a n o 5 , 5 ­
7 ; 3 1 , 2 0 - 2 5 ; 5 9 ,6 a ; 6 9 ,3 3 - 3 7 .

Contesto vitale del genere. In m a g g io ra n z a gli sp e c ia listi m o d e rn i s e g u o ­


n o m o lto d a v ic in o lo sch em a p ro p o s to a su o tem p o d a G u n k e l. In ef-

39. So questo punto la nostra posizione sì differenzia da coloro che catalogano separatamente i
«salmi di fiducia»: L, Sabotino* opr d t., £4-67; A.À. Anderson, The Hook o f P s a l m s i, 39. G.
Ravasi, // libro dei Salmi i, 54 s. tratta i «salmi dì fiducia» insieme alle azioni di grazie.
40. Cfr. H. Gunkel, Introducati >nì 233; cfr. soprattutto E.S. Gerstenberger,Der bittende Mensck
("WMANT 51), Neukirchen 1980, 119 - 12 7 .
4 1. Così W. Beyerlin, Die Rettung derBedràngten m den Feindpsalmen der Einzehen (FRLANT
99), Gòttingcn 1970, 15 3 ss.
42. A. Àejmclaeus, The Tradittonal Prayer in thè Psalmst Berlin - New York 1986, spec. 15 -5 3
rappresenta un interessante studio formale della richiesta espressa all’imperativo.
43. Il S a i 88 è privo d’imprecazione, ma la richiesta d’aiuto è espressa indirettamente al v. xob.
44. Si veda A. Schoors, I Am Good Your Saviour (VTS 24), Leiden 19 7 3 , 33-455 cfr. il più
antico J. Begrich, Das priesterltche Heilsorakel: ZAW 52 (1934) 81-92.
270
a
Generi letterari del Salterio

fe tti vi so n o p o c h i m o tiv i per m e tte rlo in d isc u ssio n e . T u t t a v ia d a i te m ­


p i d i G u n k e l si è d ib a ttu to a p p a ssio n a ta m e n te sui c o n te sti v it a li e le c ir ­
c o sta n z e v ita li d elle su p p lic h e in d iv id u a li. In re a ltà d e ll'u s o d i q u e ste p re ­
g h ie re , al di là d eg li in d iz i o ffe rti d a testi co m e Lev . 1 3 - 1 4 ; N u m . 5 , 1 1 ­
3 1 ; Deut . 1 7 , 8 - 1 3 , si sa m o lto p o c o .4546
Sul p u n to c o n c e rn e n te il c o n te sto v ita le d o b b ia m o a b b a n d o n a re G u n ­
k e l, p e rch é a p a re r su o le su p p lic h e b ib lic h e a noi n o te so n o m o lto lo n ­
ta n e d a lla situ a z io n e c u ltu a le o rig in a ria , essen d o state c o m p o ste d a u n a
g e n e ra z io n e ta r d a , p iù « sp iritu a le » e m en o « c u ltu a le » .40 T u t t a v ia g li s tu ­
d io si m o d e rn i, su p e ra to q u e sto p re g iu d iz io , c o n c o rd a n o nel R a ffe rm a re
ch e q u e sto tip o di p o e m i c o stitu iv a u n a ris p o sta a p e ric o li g r a v i ch e m i­
n a c c ia v a n o il b en essere e p e rsin o la v ita d e lla gen te. M o w in c k e l fu il
p rim o a fo rn ire u n ’ a n a lis i a p p ro fo n d ita d e lle p o ssib ili s itu a z io n i s o c io ­
re lig io s e ch e s ’in d o v in a n o su llo s fo n d o d elle su p p lich e in d iv id u a li.474
8E g li
c o n s id e ra v a q u este p re g h ie re c o m e sa lm i re c ita ti d a u n a p e rs o n a a ffe tta
d a q u a lc h e in fe rm ità fisic a o p s ic o lo g ic a , in p a rtic o la te fo rm e di m a n ia
di p e rse c u z io n e , o da e n tra m b e . G li sc o n v o lg im e n ti p sic o lo g ic i p o te v a n o
essere sta ti p ro v o c a ti m e d ia n te la p a r o la (m ale d iz io n e , m a ld ic e n z a ) o a t­
t r a v e r s o p resu n te a rti m a g ic h e (stre g o n e ria ). M o w in c k e l b a sa le p ro p rie
a ffe rm a z io n i s u ll’ a n a lis i del sin ta g m a ric o rre n te pò*àie ’àwen (« m a lfa t­
to ri» ; a d es. 6,9) e su a lc u n i p a ra lle li d ella c u ltu ra b a b ilo n e s e .4® L e s u p ­
p lich e in d iv id u a li s a re b b e ro q u in d i a p p a rte n u te a un rim a le so lle c ita to
d a lle v ittim e di q u esti m a li, c e le b ra to n el te m p io e p re sie d u to d a un s a ­
c e rd o te esp e rto . Q u e sta te si g o d e d e ll’ a sse n so d ella m a g g io r p a r te d egli
sp e c ia listi.
M e n tr e M o w in c k e l e la b o r a v a e p re c isa v a la p ro p ria te o ria , H . S c h m id t
p r o p o n e v a la tesi se c o n d o la q u a le nel S a lte rio so n o d e sc ritti d u e tip i di
s o ffe re n z a , ai q u ali c o rris p o n d o n o d u e tipi d i su p p lic h e in d iv id u a li: p re ­
g h ie re in cu i si so lle c ita il rista b ilim e n to d e lla sa lu te (ad es. 6 ; 1 3 ; 2 2 A ;
2 8 ; 3 1 B ; 5 1 ; 6 1 ; 7 1 ; 1 0 2 , ecc.) e p reg h iere n elle q u a li si c h ie d e a iu to a

45. Cerimonie compiute davanti al sacerdote, comprendenti sacrifici e probabilmente orazioni.


Anche le leggende taumaturgiche dei profeti includono la preghiera e le attività rituali o magi­
che (1 Re 17,17-2.4; 2 R e 4,2.7-37). E.S. Gerstenberger (P s a l m s , 14) parla di paralleli babilo­
nesi (sacerdoti impegnati in incantesimi, medici o pastori nei rispettivi ambiti di attività) che
confermerebbero la supposizione secondo la quale anche in Israele esìstettero servizi cultuali di
supplica e di «guarigione», in cui una persona oppressa dalla sofferenza (e accompagnata dai
familiari) partecipava sotto la guida di un esperto a questo genere di cerimonie.
4 6 . Cfr. E.S. Gerstenberger, F o r m C r i t i c i s m , 203.
47. Cfr. S. Mowinckel, P s a l m e n s t u d i e n 7 1. A w à n u n d d ie i n d i v i d u e l l e n K l a g e p s a l m e n , C ristia ­
nia 19 2 1, spec. 7 6 - 159. Inoltre Idem, I s r a e P s W o r s b i p ir, 1-25. Sul linguaggio degli empi o dei
«nemici» del salmista e sulla loro identità si veda O. Keel, F e i n d e u n d G o t t e s l e u g n e r (3 BM 7),
Stuttgart 1969, spec. 15 5 -2 15 .
48. Cfr. S. Mowinckel, P s a l m e n s i u d i e n 1, 33-58. 81. 94; Idem, Z w e i B e o b a c h t u n g e n z u r D e u -
t u n g d e r p ò * a le * a w e n : ZAW 43 (1925) 260-2132.
Descrizione dei generi letterari 2-7 1

Ja h v é in o c c a sio n e di un p ro c e sso (p re g h iere d i a c c u sa ti e in c a rc e ra ti, la


cu i c o lp e v o le z z a o in n o cen za d o v e v a essere sta b ilita c o m e ris u lta to di
una o r d a lia o « g iu d iz io di D io » ;49 c o sì Sai. 3 - 5 ; 2 6 ; 2 7 ; 3 r À ; 5 4 - 5 7 ; 5 9 ;
6 2 ; 6 9 ; 7 0 , e c c .).s° 1 sa lm i d ’ in fe rm ità so n o o ra z io n i p e n ite n z ia li (Buss-
gebete), c o n il c o n su e to ric o n o sc im e n to d e lla p r o p r ia c o lp a ; q u e lli d e g li
a c c u s a ti so n o in v e c e vere e p ro p rie p ro te ste d ’ in n o c e n z a ,5'
A ltri in siste tte ro su gli a sp e tti g iu d iz ia ri. P re n d en d o c o m e p u n to di p a r ­
ten za a lc u n i stu d i d e d ica ti al d iritto d ’a silo nel s a n t u a r io ,51 D e le k a t è d e l­
l ’ o p in io n e 53 che nel S a lte rio v i sia n o su ffic ie n ti a llu s io n i a p e rso n e p e r ­
se g u ita te ch e c e rc a v a n o rifu g io nei te m p li, d a n d o p e r s c o n ta to ch e m o l­
te su p p lic h e sa re b b e ro state isc riz io n i in cise su lle m u ra del s a n tu a r io ,
n elle q u a li il rifu g ia to ra c c o n ta v a la p r o p r ia v icen d a. Il rifu g ia to si s o t ­
to p o n e v a a un p e rio d o d ’ in c u b a z io n e d u ra n te il q u a le ric e v e v a o r a c o li,
fa c e v a so g n i o d o v e v a so g g ia c e re a un o rd a lia . Se, d o p o q u e sto p e rio d o
la ris p o sta d iv in a non gli fo s se sta ta p ro p iz ia - o se , p u r essen d o f a v o r e ­
v o le , l ’ o ra n te tem eva ch e fu o ri g li sa re b b e c a p ita to q u a lc o s a di m a le - ,
p o te v a tra tte n e rsi nel sa n tu a rio (fo c o la re in v io la b ile ) e se rc ita n d o m a n ­
sio n i su b a lte rn e , c o m e p o rtie re , c a n to re , e c c .54 Il p ro b le m a d ella te o ria
di D e le k a t n on c o n siste n ella su a c o n c e z io n e del d iritto di a silo e n el
r a p p o r to di q u e sto c o n il S a lte rio , m a n ell im p o rta n z a di tale r a p p o rto
p e r la d e te rm in a z io n e del c o n te sto v ita le d elle su p p lic h e in d iv id u a li. In
e ffe tti è p o ssib ile ch e g li a u to ri d i m o lte di esse si s ia n o lim ita ti a r ic o r ­
rere alla tra d iz io n e del d iritto d i a silo in c e rc a d i fo rm u le c o n v in c e n ti.
D ’ a ltra p a rte si d eve c o n sid e ra re che il d iritto d ’ a silo del s a n tu a rio era
p re v isto p e r i c a si di o m ic id io in v o lo n ta r io , p a rtic o la re che rid u c e la
p o r ta ta d e lla te o ria di D e le k a t.55 Su qu esta ste ssa lin ea « g iu d iz ia ria » ,
se p p u re co n d iv e rse sfu m a tu re , si c o llo c a n o an ch e alcu n i stu d i di B e y e r-
lin ,5fi se c o n d o i q u a li sa re b b e esistita in Isra e le u n ’ istitu z io n e le g a ta al
te m p io ch e p ro m u lg a v a e ren d eva e se c u tiv a u n a so rta di g iu risd iz io n e
49. A motivo dello scarso contributo dei testi citati da Schmidt (z R e 8,31 s.; D e t i L 17,8 ; Es.
z i , 6 ss.), W. Beyerlm, D i e R e t t u n g d e r B e d r a n g t e n , 43-44, critica opportunamente gli eccessi
dì questa posizione.
50. Sull'esistenza di ordalie nelPIsraele antico cfr- N u n i , 5 ,11- 3 1 . Si veda inoltre j R e 8,30-32.
51. Cfr. I I. Schmidt, D i e P s j l m e n , Ttibingen 1934, vi. L ’autore aveva già esposto in parte que­
sta teoria alcuni anni prima in D a s G e b e t d e r A n g e k l a g t e n irn A l t e r i T e s t a m e n t (BZAW49), Gies-
sen 1928.
52. Cfr. R. de Vaux, Le is t i t u z i o n i d e l l 1 A n t i c o T e s t a m e n t o , Torino 1964, 167-170. 278.
53. Soprattutto in L. Delekat, A s y t t e a n d S c b u t z o r a k e l a m Z ì o n s b z i l ì g t u m , Leiden 1967.
54. Cfr. L. Delekat, o p . c i t . t 194-207 in cui queste idee vengono esposte in relazione ad altri
tipi dì salmi, come 17,1-6* 1 1 8 ; 104,33-35.
55. Questi e altri argomenti sono alla base delle precisazioni critiche di W. Reyerlin, D i e R e t ­
t u n g d e r B e d r a n g t e n , 44 53.

56. W. Beyerlin, o p . c/f., spec. 7 5 -14 1, in cui, dopo uno studio di alcuni casi dubbi, Pautore
punta l’attenzione sui salmi 3-5; 7; 1 1 ; 17 ; 23; 26 s.; 57; 63.
2,72. Generi letterari del Salterio

d iv in a p e r certi c a s i p a r tic o la r i. L e su p p lic h e in d iv id u a li d o v r e b b e r o m


p a rte e ssere intese c o m e a p p e lli r iv o lti a q u e sta c o rte d iv in a d i g iu stiz ia
nei se rv iz i c u ltu a li del te m p io .*7 J a h v é a v re b b e riv e la to il p r o p r io v e rd e t­
to d u ra n te una te o fa n ia c u ltu a le che a v re b b e a v u to lu o g o a ll’a lb a { 3 ,6 ­
8 ; 5>4; 5 7 ,9 ) , al risv e g lio { 1 7 , 1 5 ) . ^ T u tta v ia n o n si d o v re b b e id e n tific a re
q u e sta « te o fa n ia g iu d iz ia ria » c o n altre te o fa n ie ric o rd a te nel S a lt e r io , i
cu i b e n eficia ri so n o F in te rà co m u n ità o ra n te . D ’ a ltra p a rte B e y e rlin r i ­
tien e ch e q u e sto tip o di s a lm i n o n sia n o in re a ltà su p p lic h e , m a o ra z io n i
d i ric h ie s ta ,5?
Se si e s c lu d o n o a lc u n i e c c e ssi d i D e le k a t, non c 5è d u b b io c h e q u e sta
visio n e d elle su p p lich e è p iù ch e a c c e tta b ile . L e fre q u e n ti p ro te ste d ’ in ­
n o ce n z a del S a lte rio p o te ro n o essere u sate n e ll’ a m b ito di litu rg ie c u ltu a ­
li o di c e rim o n ie o rd a lic h e , c o n sid e ra te a p p e lli a Ja h v é , g iu d ic e s u p r e ­
m o . È d iffic ile d e te rm in a re q u a le tip o d ’istitu z io n e ne fo sse r e s p o n s a b i­
le. Per l’ esig u ità dei d ati si p u ò su p p o rre c h e so lo un s a c e rd o te s ’ in c a r i­
c a sse d e lla c e rim o n ia di s u p p lic a e ch e la m a g g io r p a rte dei te rm in i g iu ­
d iz ia ri fo sse un a d a tta m e n to del re p e rto rio d ’ im m ag in i p r o fa n o .57*60
B is o g n a o n e sta m en te ric o n o sc e re ch e tu tte q u este te o rie su lF id e n tifi-
c a z io n e dei n em ici d el s a lm is ta so n o p u ra m en te a p p r o s s im a tiv e ; d i fa tto
n e ssu n a di esse so d d isfa p ie n a m e n te .616
23 N o n c p o ssib ile sa p e re c o n c e r ­
tezza ch i fo s se ro qu esti n e m ic i, p erch é ì p o e ti u tilizzan o un lin g u a g g io
c o n v e n z io n a le e a r t ific ia le / 2 p ro b a b ilm e n te im p ie g a to per se c o li n e i s e r ­
v izi c u ltu a li, un lin g u a g g io che d e sc riv e c irc o sta n z e tip ich e di q u a ls ia s i
p erso n a p o sta di fro n te a s itu a z io n i estrem e di o stilità e di c o n flitto .

b) La supplica regale

S e b b e n e la m a g g io r p a rte d e g li stu d io si c a ta lo g h in o i « sa lm i re g a li» c o ­


m e un m o d e llo a sé s t a n t e / 3 rite n ia m o che q u esti non si p o s s a n o c o n s i­

57. Cfr. E.S. Gersrenberger, Form Crìticism, 204. 58. Cfr. W Beyerlin, op . c i t 14 3-149 .
59- Op. ett,f 150 -159 . 6 0 . Cfr. E.S. Gerstenbergcr, Farm Grtiicisnt, 104 s.

6 1 . La teoria che identifica 1 nemici (al plurale) del salmista con i «gentili» che perseguitano
Israele non può essere accertata se non come «rilettura» storica (e non istituzionale) dei salmi
che ti menzionano. La sostiene H. Birkeland, Tke Evitdoers in thè Book c/Psa/ms, Oslo 19 55,
spec. 93-94t sulla scorta di F.. Balla, Das leh dtr Psalmen, Gotringen 19 12 . Questa interpretazio­
ne implica, tra l’altro, mia scarsa conoscenza del linguaggio poetico e un intento di «concrezio­
ne storica» che finisce per soffocare il dinamismo interno e P«apcirura» dell’opera letteraria.
6 2 . Questa conclusione risulta in parte (benché non fosse questo l’obiettivo dell'autore) dallo
studio delle formule presenti nei salmi condotto da R.C. Culley, Orat Formulate Language in
thè Bibitcal Psalms, Toronto 1967, spec. 3 2 - 1 1 1 .
63. Cfr. già H. Gunkel, Introducción , 159 -19 0 , benché ammetta che «nell’ interpretazione di
questi salmi regna non poca confusione» (p. 16 1). Inoltre L. Sabourin, op. cit., 70 s.; concor­
dano con questa opinione S. Mowinckel, Israel*s Worshrp 1, 42-80, sebbene con qualche riser­
va, ed E. Lipinski, art. c i t 94-102.
Descrizione dei generi letterari 2*73

d e ra re un g en ere a u to n o m o per d iv e rse ra g io n i. In p rim o lu o g o è im ­


p o ssib ile ric a v a r e u n o sch em a fo rm a le c o n d iv is ib ile d a tutti i sa lm i c o ­
sì d e fin iti.^ B is o g n a in o ltre c o n fu ta re , p erch é in fo n d a ta , l ’ idea ch e , in
q u a n to sed e del c u lto sta ta le , la c o rte fo sse la « fu cin a » d ’o rig in e d i q u e ­
sto tip o di s a lm o d ia e che s o lo un ip o te tic o p ro c e sso di « d e m o c ra tiz z a ­
zio n e » 6s a v re b b e reso p o p o la ri ta li « p reg h iere re g a li» . T u ttavia, p a r a ­
g o n a n d o a lc u n i esem p i in d iv id u a li (o sin g o le p a rti d i essi) c o n le lo ro
c o n tro p a rtite « re g a li» (ad es. 8 9 ,4 7 * 5 1 ; 1 0 1 , 3 - 4 ; 1 4 1 ) , o s s e rv ia m o ch e
p ro b a b ilm e n te il p ro c e sso fu in v e r s o .6
566 D i fa tto , p rim a che e siste sse ro
6
4
regn i o fo s s e r o state sta b ilite le b a s i a m m in istra tiv e del p ro to c o llo c o r ­
tig ia n o , e ra n o g ià in uso ritu a li ch e p re v e d e v a n o la su p p lic a . S o lta n to il
p a s s a re d el te m p o (q u an d o alcu n e trib ii o p a rti di trib ù c o n o b b e ro u n a
e v o lu z io n e v e rs o le m a g istra tu re e la so c ie tà sta tu a le ) p o r tò a lla fo r m a ­
liz z az io n e d ei sistem i ritu a li, q u a si se m p re su lla b ase d i p ro to tip i d i c e r i­
m o n ie p ra tic a te d a p ic co li g r u p p i.67

c) La supplica comunitaria686
70
9

Per q u a n to r ig u a rd a la stru ttu ra fo rm a le e il c o n te sto v ita le , le su p p lic h e


c o m u n ita rie p o s so n o essere p a ra g o n a te a lle p re g h ie re in d iv id u a li d e lla
ste ssa c a te g o r ia :09 in v o c a z io n e , su p p lic a vera e p r o p r ia , istan za o r ic h ie ­
sta , a ffe rm a z io n e di fid u cia, c o n fe ssio n e d e lla c o lp a o p ro te sta d ’ irm o-
ce n za, elem en ti in n ici. L a d iffe re n z a fo n d a m e n ta le c o n siste n ella c a t e ­
g o ria e n elle d im e n sio n i d e lla situ a z io n e v ita le d ella s u p p lic a c o m u n ita ­
ria: g u e rre c o n tu tte le lo ro co n seg u en ze: a n n ie n ta m e n to di g ra n d i m a s ­
se, d e p o rta z io n i, fa m e , p este, s ic c ità , e c c .7° Si p o sso n o c o n s id e ra re s u p ­
p lich e c o m u n ita rie i sa lm i 4 4 ; 7 4 ; 7 9 ; 8 0 ; 89 e p a rti d i 6 0 ; 8 5 . Il c o n te ­
s to litu rg ic o e ra ra p p re se n ta to p rin c ip a lm e n te d a l d ig iu n o , ch e era p r o ­

64. Si vedano al riguardo le osservazioni di W. Klatt, tle r m a m t G u n k e l. Zw s e ìn e r V h s o t o g i e


d e r R e lìg io n s g e s c h ìc h te u n d z u r E n t s t e h im g d e r fo r m g e s c b ic h t h c h e n S c h u le (FRLÀNT 100),
Gòcringen 1965, 155.
65. S. Mowinckel, I s r a e l i W o r s h i p 1, 78-80 si esprime in questi termini.
66 . In effetti lo stesso Gunite) si vede obbligato a riconoscere che «esistono salmi regali molto
vicini ai generi di carattere privato» (I n t r o d u c c i n n , 167).
67. Secondo la fondata opinione di EtS. Gersten berger le cerimonie regali sono, in ultima ana­
lisi, un adattamento di riti popolari e di preghiere alle necessità della corte, cfr. P s a b n s t 19.
68. Si veda H. Gunkel, IntroducctQ^ 133-157', 5 . Mowmckel, hraePs Worship l, 19 3-14 6 ; E.
Lipidici, L a liturgie pénìtentielle dans la Btble, Paris 1969, 43-81; Idem, a r t cit., 86-91; C .
Westermann, Lob und Klage, 39-48. 132,-138; Idem, Salmi. Genesi ed esegesi^ 23-44; C.C.
Broyles, The Conflict o f Paith and Experience, 95-99- 1 1 3 - 1 1 6 .
69. Sulla struttura formale della lamentazione comunitaria cfr. C. Wesrermann, L o b u n d K l a -
ge,t 39-48. Le differenze religiose tra la supplica individuale e quella comunitaria sono esposte
in ft. Albertz, P e r s n n l i c h e F r ò t n m ig k e i t , 23 -49.
70. Si veda H. Gunkel, In tr o d u c c ió n y 13 5 -15 7 ; E. Lipiriskì, a r t . c it .t 86-92.
174 Generi letterari del Salterio

c la m a to in a n tic ip o (cfr. Giud . 1 0 ,2 6 - 2 8 ; z i , 2 - 3 ; Is. 5 8 ,3 ss.; G er . 1 4 , 2 ;


N e e m . 9 , 1 ) ; in o ltre e ra ric h ie s ta l’ a stin e n z a se ssu ale e la c e ssa z io n e di
q u a lu n q u e a ttiv ità c iv ile . I p a rte c ip a n ti si s tra p p a v a n o le v e s ti, si b a tt e ­
v a n o il p e tto , si v e s tiv a n o di s a c c o , si ra d e v a n o il c a p o , si c o s p a r g e v a n o
di cen ere e a d o tta v a n o a ltre m a n ife sta z io n i d i d o lo re o di c o ste rn a z io n e ,
ra p p re se n ta tiv e d ella m is e ria in cu i era p re c ip ita to il p o p o lo .7172 S e n z ’ a l­
tro era p re v ista l’e se c u z io n e di sa c rific i. L a s u p p lic a v e ra e p r o p r ia era
c a n ta ta da c o ri, d ai s a c e rd o ti o da tu tta l’a sse m b le a , nel q u a d r o di u n a
c e rim o n ia d el cu i s v ilu p p o n on si c o n o sce n u lla. P er q u esta ra g io n e n o n
è fa c ile d e te rm in a re la sc a n sio n e d elle idee d o m in a n ti n ella c e le b ra z io n e
d i u n a s u p p lic a o la m e n ta z io n e p u b b lic a . P ro b a b ilm e n te il d ig iu n o e la
c o n fe s s io n e dei p e c c a ti e ra n o r iv o lti a so ste n e re la s u p p lic a d ei p a r t e c i­
p a n ti. È p o s sib ile che q u e st’ u ltim a fo sse re c ita ta d a un sa c e rd o te (cfr. GL
2 , 1 7 ) . In o ltre è p o ssib ile c h e a lla su p p lic a fa c e sse se g u ito un o r a c o lo , d i
lib e ra z io n e o di c o n fe rm a d e lla situ a zio n e p resen te. Q u e sto t ip o d i litu r­
g ia p e n ite n z ia le c o m p a re n el S a lte rio : il ra p p o r to tra la p re g h ie ra e l’ o r a ­
c o lo si tr o v a in Sai. 3 2 ; 6 0 .7i Se è v e ro che q u esti p o e m i so n o fo r m u la r i
u tiliz z a ti p e r m o lti se c o li se n z a alcu n c a m b ia m e n to s o s ta n z ia le , la d a ta ­
z io n e di q u e sto tip o di p o e s ia risu lta p ra tic a m e n te im p o ssib ile .73
È p o i da se g n a la re la p o s s ib ilità che alcu n e su p p lic h e fo r m u la te alla
p rim a p e rs o n a sin g o la re (« 10 » ) ro ssero u tilizzate in se rv iz i c o m u n ita ri,
sen za ch e a v e sse ro p ro p ria m e n te in essi il p r o p r io c o n te sto v it a le .74 C o ­
m e n elle n o stre litu rg ie a ttu a li si ris c o n tra una m o b ilità di testi p e r cui
c a n ti in p rim a p e rso n a s in g o la re so n o u tiliz z a ti da una c o lle ttiv ità (e v i­
c e v e rs a ), uno sc a m b io id e n tic o p u ò essere a m m e sso n e ll’Is ra e le a n tic o .
T u tta v ia deve resta re c h ia r o che i sa lm i in p rim a p e rso n a s in g o la re so n o
e sse n z ia lm e n te p e rso n a li; i p o e m i in p rim a p e rso n a p lu ra le , in v e c e , so n o
fo n d a m e n ta lm e n te c o m u n ita r i.75

2. Azioni di grazie76

P rim a d i e sa m in a re i d iv e rsi tip i di azio n e d i g ra z ie g io v a r ic o r d a r e ch e


d al p u n to d i v is ta del c u lto isra e lita è in o p p o rtu n o se p a ra re le su p p lic h e

7 1. Per tutti questi particolari cfr. H. Gunkel, Introducción, 136 s.


72. Anche i profeti seguirono questo schema nell’elaborazione di alcuni «poemi liturgici»; cfr
H. Gunkel, Introducción, 155. 73. Cfr. H. Gunkel, Introducción, 156.
74. D’identica opinione è K. Seybold, Introducing thè Psalms, Edinburgh 1990, 159.
75. L’interpretazione collettiva dell’ «io» dei salmi fu proposta originariamente in un ampio e ben
documentato articolo di R. Smend, Ober das Ich der Psalmen: ZAW 8 (1888) 49-147. La teo ­
ria è esposta in S. Mowinckel, IsraeVs Worsbìp 1, 42.-46.
76. Si vedano i lavori di F. Crusemann, Hytnnus und Danklted, spec, 155-284; L. Monloubou,
La prière selon les Psalmistes: EsprVie 93 (1983) 39 z-399. 641-644; H.G. Reveatlow, Gebet
ìm Alten Testamenti Stuttgart 1986, 208-227.
Descrizione dei generi letterari 27 5

d a lle a z io n i di g ra z ie ; si v ed a q u a n to è s ta to g ià o s s e rv a to a p ro p o s ito
d elle su p p lic h e . Si tra tta d elle d u e fa c c e d e lla stessa m e d a g lia , te n u te in ­
sie m e d a ll’ « o ra c o lo di sa lv e z z a » . L ’ a z io n e d i g ra z ie p re su p p o n e u n a s u p ­
p lic a seg u ita da u n o r a c o lo fa v o r e v o le .

a) L'azione dì grazie individuale77

S ia m o d e b ito ri a G u n k e l an ch e d ella fo rm u la z io n e d e lla stru ttu ra fo r m a ­


le di q u e sto tip o d i s a lm o :78
1 . In v ito a c a n ta re Ja h v é , a lo d a rlo o a re n d e rg li g r a z ie 79 (ad es. Sai
3 0 ,2 .5 ; 3 4 ,4 ; 1 0 7 , 1 ; 1 1 8 , 1 - 4 ) . R is u lta c h ia ra l a n a lo g ia co n l’ in izio d e l­
l’ in n o . 4

2 . R a c c o n to d e lla p a ssa ta d isg ra z ia e d ella su c c e ssiv a s a lv e z z a , r iv o lt o


alla c o m u n ità c u ltu a le (ad es. 1 8 ,5 - 2 0 ; 3 0 ,9 - i 2 ; 3 2 , 3 - 4 ; 4 0 , 2 b - 4 ; 1 1 6 , 3 - 4 ) .
3. L o d e a J a h v é , c o n ric o n o sc im e n to d e lla su a a z io n e lib e ra to ria (ad
es. 1 8 ,4 7 - 4 9 , 3 0 ,2 - 4 ; 4 0 ,6 ; 1 1 8 , 2 8 ) .
4 . F o r m u la d i o ffe r to r io (a n n u n cio del s a c rific io : 6 6 , 1 3 - 1 5 ; 1 3 8 , 2 ; c fr.
Gion . 2 ,1 0 ) .
5. S o lle c ita z io n e d i b en ed izio n i su i p a rte c ip a n ti a lla c e rim o n ia (ad es.
118 ,2 6 ) .
6. E le m e n ti in n ici (lodi d i c a ra tte re g en era le a Ja h v é : 3 0 ,5 - 6 ; 1 3 8 ,8 ) .
Questo schema formale - sul quale conviene, nei suoi tratti generali,
la m a g g io ra n z a d ei c ritic i - è sta to r ie la b o r a to se c o n d o u n a d iv e rsa p r o ­
sp e ttiv a d a W e s te r m a n n 80 e C r u s e m a n n .81* S e c o n d o il p rim o si d o v re b b e
fo n d e re l ’ a z io n e di g ra z ie in d iv id u a le co n l’ in n o (e lo ste sso v a le p e r i
lo r o c o rre la tiv i c o m u n ita ri) essen z ialm e n te per due m o tiv i. In p rim o lu o ­
g o u n o sg u a rd o su p e rfic ia le ai risp e ttiv i sch em i fo r m a li m ette in rilie v o
le s o m ig lia n z e tra i due, se n on la lo ro c o in c id e n z a . In se c o n d o lu o g o si
deve essere c o n s a p e v o li ch e «i tipi d i salm i n on ra p p re s e n ta n o p r im a r ia ­
m ente c a te g o rie le tte ra rie o c u ltu a li. In un c e rto se n so lo s o n o , m a non è
q u e sto l ’ele m e n to essen ziale. P iu tto sto d e sig n a n o le d isp o siz io n i fo n d a ­
m en tali d i c iò che a c ca d e q u a n d o l ’ u o m o si riv o lg e c o lla p a r o la a D i o » .81
D ’a ltr a p a rte , so stie n e W e ste rm a n n , p o ic h é in e b ra ic o n o n c ’ è un te rm i­
ne sp e c ific o p e r r in g r a z ia r e ,83 ciò c h e noi d e n o m in ia m o « azio n e d i g r a ­

77. Si veda lo studio di E. Lipinslci, art. c it , 72-86; inoltre H. Gunkel, Introducción, 277-306;
S. Mowinckel, Israele Worship 11, 31-43; C. Westermann, Lob und Klage, 76-84.
78. Si veda H. Gunkel, Introducción, 279-306; cfr. E. Lipinski, art. c i t 72-86.
79. L’ invito può essere rivolto ai presenti o all1 «io» (nefes) del salmista.
80. Soprattutto in Lob und Klage, 20-28 e Der Psalter, StuttgartA1980, 43-45. 61-77.
81. Hytnnus und Danklìed. 82. C. Westermann, Lob und Klage, 116 .
83. Il termine tódà, che potrebbe essere il piu vicino (ricordiamo che in ebraico moderno si usa
appunto per ringraziare), in realtà può significare «lode», «confessione» o «riconoscimento».
276 Generi letterari del Salterio

zie» n o n è a ltro ch e una fo rm a di lo d e, o ssia una e sp re ssio n e in n ic a .*4


D o p o la fu sio n e dei due g e n e ri W esterm an n sta b ilisc e u n a n u o v a s u d d i­
v isio n e : lo d e d e sc rittiv a e lo d e n a rra tiv a , d istin g u e n d o se !a lo d e si r ife r i­
sce a ll’e sse re o a lP a g ire d iv in i in g e n e ra le o in vece a u n ’a z io n e d e te rm i­
n a ta di D io .85 Seb b en e si p o s s a a c c e tta re la fu sio n e d e lP a z io n e di g ra z ie
c o n l’ in n o , n on è a m m issib ile l'u lte rio re a rtic o la z io n e d i W e ste rm a n n
b a sa ta su lla d istin zio n e tra l’ a ttiv ità g e n e ra le e q u e lla p a r tic o la r e di J a h ­
vé. U n a sim ile d istin zio n e è fo rm a lm e n te su p erflu a e te o lo g ic a m e n te in ­
g iu stific a ta . A n c h e C rù s e m a n n resp in g e i te n ta tiv i di W e s te rm a n n ,86 e
p ro p o n e u n a n u o v a d istin z io n e su cu i riflettere: P azio n e di g ra z ie riv o lta
d a ll’o ra n te a Ja h v é in « stile t u » 8? o p p u re in «stile e g li» . Si v o r r e b b e c o ­
n iu g a re la fo rm a lin g u istic a e il ritu a le d e ll’ a z io n e di g ra z ie . E n tr a m b i g li
stili si rife risc o n o a lla ste ssa c e rim o n ia . C o s ì la p a rte e sp re ssa n e llo « s ti­
le egli » aM ra p p re se n te re b b e u n ’a llo c u z io n e riv o lta a lla c o m u n ità c u ltu a ­
le p r im a del s a c rifìc io ,89 la p a rte in «stile sa re b b e r iv o lt a a Ja h v é
q u a n d o il sa c rific io d i a z io n e di g ra z ie è g ià sta to o ffe rto . L a p e rs o n a
g u a rita o che h a sp e rim e n ta to la sa lv e z z a d i D io in v ita p a re n ti e a m ic i a
p a rte c ip a re con lu i a u n a c e rim o n ia cu ltu a le di a z io n e di g ra z ie .
In d u b b ia m e n te , co m e g ià a v ev a o sse rv a to W e ste rm a n n , r is u lta c h ia ro
il r a p p o r to tra l'a z io n e di g ra z ie e P in n o .9T T a le ra p p o rto è p r o b a b ilm e n ­
te d o v u to al fa tto ch e i d u e g en eri fu ro n o re c ip ro c a m e n te s c a m b ia ti n el
q u a d ro d elle litu rg ie isra e litic h e . T u tta v ia , n o n o sta n te il v a lo r e del c o n tr i­
b u to di C rù se m a n n , la s tru ttu ra fo rm a le p ro p o s ta a su o te m p o da G u n -
k e l p u ò e ssere c o n sid e ra ta a n c o ra v a lid a . C o n sid e ria m o a z io n i di g ra z ie
i salm i 3 0 ; 3 2 ; 4 1 ; 1 1 8 ; 1 3 Syls. 3 8 ,1 0 - 2 0 ; Gian. 2 , 3 - 1 0 ; Str. f x , i - i z , 3ì

b) L'azione dì grazie regale

C o m e sì è c h ia rito in p re c e d e n z a a p ro p o s ito d e lla su p p lic a re g a le , p a re


ch e m o lto p ro b a b ilm e n te in Isra e le n on a b b ia m a i a v u to lu o g o , d iv e r ­
sa m e n te d a q u a n to ta lv o lta si ritien e, un p ro c e sso di « d e m o c ra tiz z a z io ­
ne» g ra z ie al q u a le alcu n i m o d e lli di s a lm o d ia c o rtig ia n a sia n o e n tra ti a
fa r p a rte del p a trim o n io c o m u n e e sia n o stati im itati dal p o p o lo . L a c o r-
84. L o b u n d K la g e , 21. 85. O p . c ìt, 25. 86. F. Crùsemann, o p . c i t ., 9 -11.
87. Questo tipo di allocuzione si manifesta soprattutto nella lode a Jahvé propriamente detta e
nelle formule di offertorio, ossia ne! nucleo essenziale dell’azione di grazie individuale.
8 8. «Er-Teil»; c£r. F. Crùsemann, o p . c i t ., 264 266.
89. Dove sono frequenti gli inviti a rendere grazie e lo stile proclamatorio; il racconto della sof­
ferenza subita e della salvezza offerta da Jahvé; le benedizioni, ecc.
90. «Du-TeiU; cfr. F. Crùsemann, o p . ctù ., 166-182.
y i, Se si eccettua il racconto della sofferenza e della successiva salvezza, pressoché tutti gli ele­
menti formali dell’azione di grazie sono riscontrabili nelPin.no di lode.
92. Altri aggiungono S a i. 18; 34; 9 1; m ; n ò .
Descrizione dei generi letterari 2,77

te, al c o n tr a r io , a v re b b e a d o tta to q u e ste m a n ife sta z io n i re lig io se per s o d ­


d isfa re le p ro p rie n ecessità in q u e st’ a m b ito . N e c o n se g u e che le a z io n i
di g ra z ie re g a li {Sai 1 8 ; 8 9 ; 1 4 4 ) s o n o d a c la s s ific a re se n z ’ a ltro tra le
a z io n i d i g ra z ie in d iv id u a li. L a c a te g o ria «salm i re g a li» , p ro p o s ta g ià d a
G u n k e l53 e a c c e tta ta d a lla m a g g io ra n z a dei c ritic i, non c o rrisp o n d e a p e ­
c u lia rità fo rm a li; in o gn i c a s o è b a sa ta su c rite ri s to ric o -re lig io si e t e o lo ­
g ic i. In e ffe tti Sai 8 9 ,1 * 1 9 , ad e se m p io , è un « sa lm o re g a le » s o lo p e r l ’ a l­
lu sio n e a lla p ro m e ssa a lla d in a stia d a v id ic a n ei v v . 4 - 5 ; il re sto del sai*
m o , in v e c e , p o tre b b e essere p ro n u n c ia to d a q u a lsia si isra e lita . Se i c ritic i
si a tte n g o n o a lla c a te g o ria d i « sa lm o re g a le » , c iò si d e v e a ll’ im p o rta n z a
d e ll’ id e o lo g ia re g a le , che c o n c e p iv a il m o n a rc a co m e fig lio e ra p p re s e n ­
tan te d ella d iv in ità d a v a n ti al p o p o lo .94 T u tta v ia ta li c o n s id e ra z io n i s t o ­
ric o -re lig io se n on g iu stific a n o u n a c la ssific a z io n e di g en ere a u to n o m o .

c) L ’azione di grazie comunitariaJ5

L ’ a z io n e di g ra z ie c o m u n ita ria c p a ra g o n a b ile in tu tto a q u ella in d iv i­


d u a le , ad e c c e z io n e delle d im en sio n i d e ll’ e v e n to in te rp re ta to co m e s a lv i­
fic o .96 L ’e sisten z a di q u e sto tip o di sa lm i è sta ta d ib a ttu ta a p p a s s io n a t a ­
m e n te sen za ch e, a tu tt’ o g g i, si sia p e rv en u ti a un a c c o rd o su q u a li e
q u a n ti ca si m e ritin o tale d e fin iz io n e .97 C o n o s c ia m o g ià le o p in io n i di
W esterm an n e C riise m a n n in p r o p o s ito .98 N o n si p u ò tu tta v ia d im e n ti­
c a re ch e, co m e v i e ra n o in Isra e le g io rn i d i d ig iu n o p u b b lic o a c c o m p a ­
g n a ti d a litu rg ie la m e n ta to n e , c o si d o v e tte ro e sse rv i c e le b ra z io n i p u b ­
b lich e di rin g ra z ia m e n to . N o n p u ò e sse re p re sa sul se rio T a ffe rm a z io n e
s e c o n d o cu i Is ra e le non a v e v a b iso g n o d i c e rim o n ie p a rtic o la ri p e rch é
lo d a v a c o n tin u a m e n te J a h v é . " D iv e r s o è c re d e re c h e q u e ste g io rn a te
93. In tr o d u c c ió n , 1 6 1-19 0 .
94. Sul problema efr, S. Mowindtel, I s r a e t 's W o r s h i p 1, 5 0 6 1
95. Un'esposizione articolata in E. Lipinski, a rt, c t t., 92-94. Cfr. inoltre S. Mowincke], h t a e l 's
W o r s h i p 11, 26-30.

96. Si veda H. Gunite!, I n t r o d u c c ió n ^ 329-338, il quale tuttavia classificò 1*«azione di grazie


d’ Israele» tra i generi minori.
97. Si veda la breve rassegna storica di F. Crùsemarm, H y m n u s a n d D a n k t i e d , 155 -1 59.
98. Cfr. sopra, quanto si è osservato riguardo all’ «azione di grazie individuale».
99. È l’opinione, ad esempio, di F. Criisemann che, ricorrendo a un’argomentazione non teolo­
gica ma «dogmatica», afferma che dalle formule di S a i, 79 ,13; 8 0 ,19b non si deduce l’esisten­
za di una specifica festività del ringraziamento con un tipo particolare di cantico per Fazione
di grazie, ma piuttosto che tali formulazioni riprendono la lode abitualmente usata nel culto,
il cui impiego costante si spiega soprattutto con la connessione esistente tra lode e vita-, cfr. H y n t -
Titts u n d D a n k l i e d i 2.04. Questa concezione «dogmatica» dell’esistenza d’Israele era già stata
esposta da G. von Rad: «Tocchiamo qui uno dei principi più caratteristici dell'antropologia
veterotestamentaria: la lode è la forma di esistenza piu peculiare dell’uomo. Lodare Dio e non
lodarlo si contrappongono come la vita e la morte... Di generazione in generazione fluiscono
('zampillano') gli inni di ringraziamento della comunità. La lode trova nella vita e solo nella
zyS Generi letterari del Salterio

sp e c ia li di rin g ra z ia m e n to c o stitu isse ro la situ a z io n e v ita le d i u n p a r t ic o ­


la re g en ere di sa lm i. P o s s ia m o d efin ire a z io n i d i g ra z ie c o m u n ita rie o
n a z io n a li i sa lm i 6 6 ; 6 7 e 12,5? (resta in d u b b io il s a lm o 1 2 4 ) , c h e la s c ia ­
n o sc o rg e re ritu a li di d im e n sio n i su p e rio ri a l sin g o lo in d iv id u o .

3 , Inni 100

Il r ic o r s o a lla p r o p r ia c o n o sc e n z a del lin g u a g g io re lig io so o a u n v o c a ­


b o la rio n o n so n o u tili al le tto re m o d e rn o p e r c o m p re n d e re la p o rta ta
d e lla c a te g o r ia sa lm ic a d i « in n o » . L ’ u o m o a ttu a le , fig lio d e lla c u ltu r a g r e ­
c o -r o m a n a , p o ssie d e un re p e rto rio d ’ im m ag in i e di e sp e rie n z e , tip ic h e di
q u e sta c u ltu ra , ch e p o c o o n u lla h an n o a c h e v e d e re c o n l’ in n o b ib lic o .
P e r un o c c id e n ta le il te rm in e «in n o» è im m e d ia ta m e n te a s s o c ia to a g r a n ­
d i riu n io n i di fe d e li, a lla m u s ic a o rg a n is tic a , a un a tte g g ia m e n to di lo d e
e di a d o ra z io n e di D io , a u n c le ro o rn a to c o n i m ig lio ri p a ra m e n ti ch e
o ffic ia tr a n u b i d ’ in c e n so , ecc. S im ile ra p p re se n ta z io n e n o n c o in c id e n e ­
c e ssa ria m e n te c o n il m o n d o b ib lic o . U n in n o del S a lte rio p u ò essere
c o n c e n tra to in un p a io d i v ersetti e non rin v ia re a n essu n a d e lle e m o z io ­
ni q u i ric o rd a te .
D a l p u n to di v is ta te m a tic o g li inn i so n o c a n ti d i lo d e a J a h v é . L a su a
b e n e v o le n z a si è m a n ife sta ta lu n g o il c o rs o d i tu tta la sto ria d ’ Isra e le in
fa v o r e d i tu tti g li s tra ti s o c ia li. Seb b en e ta lv o lta l ’ in n o se m b ri b e n e d ire
o g g e tti o in te rm e d ia ri, di fa tto è Ja h v é P u n ic o d e stin a ta rio d e lla lo d e:
p e r la c re a z io n e del c o s m o o d e ll’u o m o , p e r il r a p p o r to co n il s u o p o p o ­
lo , p e r il su o reg n o e ste so a tu tto l’ u n iv e rso e a tu tte le n a z io n i, p e r la
su a e lez io n e d i S io n e d e lla d in a stia d a v id ic a e an ch e p e r la su a p a ro la .
G ià G u n k e l si rese c o n to d elle d iffic o ltà ch e q u e sto g en ere c o m p o r ta .
B en ch é l ’ in n o tra g g a la p ro p ria o rig in e n ella litu r g ia ,101 q u e sto d a to è d i
s c a rs a u tilità . D a un la to è c h ia ro il r a p p o r to tra l’ in n o e l’ a z io n e di
g ra z ie e la su p p lic a , co n la p rim a in p a r t ic o la r e ;102 d a ll’ a ltro q u e sto te r­
m in e è s o v r a c c a r ic o di c o n n o ta z io n i e m o tiv e , q u a li la c o n s a p e v o le z z a d e l­
l ’ a sse m b le a di tro v a rs i in p re se n z a di Ja h v é , e q u e sto c re a n el fe d e le un

vita il suo posto» (T e o l o g i a d e l l 1A n t i c o T e s t a m e n t o i, 417-418). Su questa stessa linea si trova


C. Westermann, What does thè Old Testament say about God?, Atlanta 1979, 65-70.
100. Oltre alle introduzioni dei grandi commenti si vedano gli studi di H. Gunkel, I n t r o d u c -
c t ó n , 45-108; S. Mowinckel, I s r a e l ’ s W o r s h i p 1, 8 1-10 5 ; A. Barucq, L a l o d e d i v i n a n e i S a lm i :
BeO 1 {1959) 66 - 77; F. Crusemann, H y m n u s u ttd D a n k l i e d f spec. 19 -154 . 285-306; E. Lipin-
ski, a r t . c i t . t 8-16; C. Westermann, L o b u n d K l a g e , 8 7 -115 ; L. Monloubou, L a p r ió r e d e s
P s a l m i s t e s : EsprVie 94 (1984) 401-405; H.G. Reventlow, G e b e t im A l t e n T e s t a m e n t i 1 1 9 ­
162. P. Auffret, H y m n e s d 'É g y p t e et d JI s r a e l (OBO 34), Gòttingen 19 8 1, presenta uno studio
di alcune strutture letterarie in comparazione con gli inni egiziani.
10 1. Cfr. H. Gunkel, ìn tr o d u c c ió n , 73-79.
10 2. Si veda H. Gunkel, l n t r o d u c c i ó n y 96 ss.; S. Mowinckel, Isra e V s W o r s h ip r, 95-97.
Descrizione dei generi letterari 279

a tte g g ia m e n to di tim o ro so r is p e t t o .103 D i c o n se g u e n z a , il c a ra tte re m o ­


b ile , d al p u n to d i v ista d el g e n e re , d e ll’ in n o e la su a e c c e ssiv a c a r ic a
e m o tiv a n on fa c ilita n o u n o stu d io fo rm a le o b b ie ttiv o . In te rz o lu o g o
«n on si è a n c o ra a d e m p iu ta la p rim a c o n d iz io n e d e lla ric e rc a c ritic o -
fo r m a le , o v v e ro l’ in d iv id u a z io n e d i un ev e n to ric o rre n te che p o ssa e s s e ­
re c o n s id e ra to la fo n te d i un g e n e r e » .104 T a le a ffe rm a z io n e è fo n d a ta ,
p e rc h é n e ll’in n o b ib lic o s i o sse rv a u n ’ a m p ia g a m m a d i p o ssib ili e v e n ti
ch e p o s so n o c o stitu irn e la b ase s o c io lo g ic a (v itto rie m ilita ri, n o zze, r a c ­
c o lto , ecc.). C h i c e rc h i d i a rriv a re a ll’ in n o se g u e n d o il p e rc o rso d elle f e ­
stiv ità e d elle litu rg ie isra e litic h e , tr o v e r à a ltre tta n te v ie p a ra lle le q u a n te
fu ro n o le g e n e ra z io n i d ’ Isra ele . S fo rtu n a ta m e n te il p a s s a re del te m p o
n on so lo m o d ific ò la fo rm a e ste rio re d elle c e le b ra z io n i fe stiv e is ra e liti­
ch e, m a g li stessi testi sa lm ic i, a ttu a lm e n te in n o stro p o s s e s s o , a t t r a v e r ­
s a ro n o p ro b a b ilm e n te situ a z io n i v ita li d iv e r s e .10510
6
L e d iffic o ltà p o tre b b e ro essere m o ltip lic a te , m a già G u n k e l si s fo r z ò
d i d e d u rre u n a stru ttu ra elem en tare che p o te sse s e rv ire co m e c a te g o r ia
g e n e ra le p e r tu tti i tip i d i in n i.Ioé Q u e sto tip o d i s a lm o in iz ia , in g e n e re ,
c o n u n a introduzione e sp lic ita (in vito a lla g io ia e al c a n to ) a ll’im p e r a t i­
v o :107 halVlu (lo d a te , 1 1 3 , 1 ; 1 1 7 , 1 , e c c .), zammeru (su o n ate , 3 3 , 2 ; 66, 2 ,
ecc.) e v e rb i a n a lo g h i, che rin v ia n o a lla c o n d iv isio n e d e lla g io ia . L ’ in v ito
è r iv o lto p ro b a b ilm e n te d a un d ire tto re del c o r o a un g ru p p o d e te rm in a ­
9Il corpo dell'inno, o p a rte c e n tra le , c o s t it u ì'
to o a ll’in te ra a s s e m b le a .10810
sce un re s o c o n to d elle a z io n i o d e lle q u a lità di J a h v é , ch e lo re n d o n o
d e g n o d e lla lo d e p ro p o s ta . Il p rin c ip a le elem en to fo r m a le , in tro d u ttiv o
d i q u e sta p a rte , è la co n g iu n z io n e kt (ch e/perch é), ch e in ten d e m o tiv a re
la lo d e .IO? L e q u a lità di Ja h v é s o n o in c en trate in p a r tic o la r e su lla su a
g ra n d e z z a , la su a g iu stiz ia , i su o i d ecreti e le su e a z io n i sa lv ific h e ( p a s s a ­
te e p resen ti). L a p arte finale d e ll’i n n o 110 ric o rre a e sp re ssio n i p re se n ti
an ch e n e ll’ in tro d u z io n e (lod e, g iu b ilo ), a p e tiz io n i g e n e ric h e , a lla s o lle ­
c ita z io n e di b en ed iz io n i, ecc. (ad es. 2 9 , 1 1 ; 6 5 ,5 ; 1 0 4 , 3 3 - 3 5 ).TT1

103. Cfr. S. Mowinckel, I s r a e l e W o r s h i p I, 81.


104. E.S. Gerstenberger, F o r m C r i t i c i s m i 108.
105. Cfr. W. Beyerlin, D i e R e t t u n g d e r B e d r a n g t e n , 154 -158 .
106. Cfr. H. Gunkel, ì n t r o d u c c i ó n , 48-73; inoltre R.G. Castellino, L e l a m e n t a z i o n i i n d i v i d u a ­
li , spec. 19 7 -2 16 .

107. Piu raro lo iussivo plurale (del tipo «lodino», «dicano», ecc.) o il coortativo plurale («lo­
diamo», «acclamiamo» ).
108. È evidente negli inni questo «elemento corale»; cfr. H. Gunkel, ì n t r o d u c c i ó n , 50.
109. Altre formule di passaggio dalPintroduzione alla parte centrale sono illustrate in H. Gun­
kel, ì n t r o d u c c i ó n , 58-60.
n o . Non si tratta propriamente di una «conclusione»;cfr. L. Sabourin, L e l i v r e d e s P s a u m e s , 6 z .
i n . Alcuni (ad es. E.S. Gerstenberger, P s a l m s r 17) parlano di una prima parte dell’inno che
precederebbe i tre elementi fondamentali qui descritti: la menzione o invocazione di Jahvé (cfr.
i8 o Generi letterari del Salterio

Se si a c c e tta q u e sto sc h e m a fo rm a le di la v o r o , a d o tta to d a lla m a g g io ­


ra n z a degli stu d io si, e s in c e n tra P in d a g in e su lle p o ssib ili s itu a z io n i v i­
ta li, si o ttien e la segu en te c a ta lo g a z io n e :

a) Canti di vittoria JIZ

G u n k e i p ercep ì a c u ta m e n te lo stretto ra p p o r to tra l’in n o e il c a n to d i v it­


to ria . Q u e sto ra p p o rto , a s u o p a re re , si sp ie g a c o n il fa tto ch e in un c e r ­
to m o m e n to d ella s to r ia d ’ Isra e le le feste c e le b ra tiv e d elle v itto r ie c o ­
m in c ia ro n o a serv irsi d e lla c o rn ic e del te m p io , il lu o g o tra d iz io n a lm e n te
p iù a p p ro p ria to p e r P in n o . Il c a n to di v itto ria a d o ttò l ’ in tro d u z io n e d e l­
l ’ in n o e an ch e la su a p a rte c e n tra le .TT3
L a fo r m a fo n d a m e n ta le di q u a ls iv o g lia in n o g e n u in a m e n te is ra e lita è
ra p p re se n ta ta d al c a n to di M ir ia m (E s . i 5 , 2 i ) : [I4 « C a n ta te al S ig n o re :
p erch é su b lim e è la su a v itto r ia ; h a g e tta to in m are c a v a llo e c a v a lie r e » .
Q u i si tro v a n o i due p rim i elem en ti d ello sch em a trip a rtito ric o r d a to in
p re ce d en za : in v ito a lla lo d e e c o rp o d e lib a n o , ch e c a n ta le q u a lità o le
im p re se d i J a h v é .TT5 D el c a n to di v itto ria è im p o ssib ile s ta b ilire una sed e
v ita le d e te rm in a ta , p o ich é si tra tta di un tip o di lod e sp o n ta n e a (v. a n ­
ch e Giud . 5; Sai 6 8 , 1 3 - 1 5 ) , v irtu a lm e n te p e rd u ta . Se Giud . 5 si è c o n ­
s e rv a to , lo si d eve p ro b a b ilm e n te al fa tto c h e , p er l’ im p o rta n z a d el su o
c o n te n u to , e n trò a fa r p a rte d e lla tra d iz io n e s to ric a a ffid a ta a lla m e m o ­
ria . Sai. 6 8 , 1 3 - 1 5 riflette p ro b a b ilm e n te un e v e n to sto ric o d e te rm in a to ;
esso è g iu n to fin o a noi g ra z ie a lP in c lu sio n e n ella litu rg ia di u n a q u a lc h e
fe stiv ità ric o rre n te , c o m e su g g e risc o n o gli elem en ti p ro c e ss io n a li dei v v .
2 5 - 2 8 .1,6 S eco n d o W e ste rm a n n si tro v a n o elem en ti di q u e sto g e n e re di
p o e s ia sp o n ta n e a an ch e in Giud . 1 6 , 2 3 s-5 Sai 1 8 ,3 3 - 4 9 ; 1 1 8 , 1 5 s 6 1 4 %
G d t 1 6 ; Deut. 3 2 . ,Iy T u tti q u esti esem p i p o s so n o d e riv a re d a lla c e le ­
b ra z io n e di b a tta g lie v itto rio s e , n ella q u ale P in te rp re ta z io n e d i a n tic h i
in n i p o te v a a c c o m p a g n a rs i a ll’esp re ssio n e sp o n ta n e a di un q u a lc h e b a r­
d o p o p o la r e . N o n è tu tta v ia d ifficile o s s e rv a re ch e tu tti q u e sti p o e m i,

8,2.; 65,2-3; 139 ,1). M a, pur riconoscendone l’assenza nella maggior parte degli inni, forse
non hanno colto che questa forma letteraria rappresenta un tipo particolare di inno ammirati­
vo e descrittivo con tematiche diverse, in cui di solito manca la prima e la terza parte da noi
esposte: l’ invito alla lode e la richiesta di benedizioni.
1 1 2. Si veda C. Westermann, L o b u n d KJage,
1 1 3 . C fr H. Gunkei, I n t r o d u c c i ó n , 328 s.
1 1 4 . L’ antichità e la forma esemplare dei canto furono notate già da H. Gunkei, I n t r o d u c a m i ,
57, 10 3; F. Criisemann, H y m n u s u n d D a n k l i e d , 34 lo studia in un quadro più ampio.
1 1 5 . Subito prima di «sublime...» si trova la particella k t , la quale apre il ritornello della comu­
nità, Qui è resa con «perché», anche se sarebbero altrettanto corrette le traduzioni «certo»,
«allora», «davvero». 1 1 6 . Su queste idee cfr, E.S. Gerstenberger, F o r m C r t t i c i s m , 210.
1 1 7 . Cfr. C. Westermann, L o b u n d K la g e , 67-69.
Descrizione dei generi letterari 281

s o rti d a una c irc o sta n z a s to ric a d e te rm in a ta , c o n il p a s s a re del te m p o si


s v in c o la r o n o a g e v o lm e n te d a lla tra d iz io n e .
N o n o s ta n te l ’e sig u ità d elle n o stre in fo rm a z io n i n o n c ’ è ra g io n e di
e sc lu d e re a ltre p o s s ib ili situ a z io n i v ita li, o ltre a q u e lla b e llic a . Q u a ls ia s i
o c c a sio n e è b u o n a p e r lo d a re Ja h v é : il term in e del ra c c o lto , un v ia g g io
c o m m e rc ia le c o m p iu to con su c c e sso , B a rriv o d ella p io g g ia , un e v e n to
fa u s t o p e r u n a c ittà o p e r il p a e se , ecc.
In e ffe tti la lo d e sp o n ta n e a n o n c o stitu isc e la fo rm a in n ica più c o m u ­
n e , p o ic h é in Is ra e le , co m e n ella m a g g io r p a rte d elle c u ltu re , le a ttiv ità
di tip o c u ltu a le , q u a d ro p iù a d a tto a llo sv ilu p p o d e ir in n o , s o n o d e te r­
m in a te d a l c ic lo s ta g io n a le .118 Q u e sta c o sta ta z io n e c o rrisp o n d e a lle p r e ­
s c riz io n i d ei c a le n d a ri fe stiv i is ra e litic i (E s. 2 3 , 1 4 - 1 7 ; 3 4 ,2 2 - 2 4 ; L ev . 2 3 ;
Deut . 1 6 , 1 - 1 7 ) .

b) Canti di pellegrinaggio e inni processionali

A n c h e se strìdo sensu si tra tta di d u e tipi d i in n i, l’ a n a lo g ia dei c o n te sti


v ita li e d e lla lo ro stru ttu ra fo rm a le s p in g o n o a d e s a m in a rli in siem e.
B en ch é m o lti in n i, p e r il lo ro ra p p o r to co n la litu rg ia , fo sse ro re c ita ti
n e l te m p io , q u esti ca n ti e ra n o p ro b a b ilm e n te re c ita ti d ai p e lle g rin i in
c a m m in o v e rs o G e ru sa le m m e o d u ran te u n a p ro c e ssio n e in to rn o a l­
l ’ a re a del te m p io o a lla c ittà . N e lle in te sta z io n i d i a lc u n i sa lm i si c o n s e r ­
v a le ttera lm en te il ric o rd o d i q u este «salite» a G e ru sa le m m e {sir ham -
ma'àlat , 1 2 0 - 1 3 4 al v. 1 ) . I ca n ti di p e lle g rin a g g io e ra n o in to n a ti a ll’in i­
z io e a lla fine del p e lle g rin a g g io , c h e c o in c id e v a c o n l ’ a rriv o a G e r u s a ­
le m m e. B en ch é s ia rim a sto un s o lo c a n to di p e lle g rin a g g io p ro p ria m e n te
d e tto ( 1 2 2 ; a lc u n i elem en ti so n o p resen ti n e ll’ 8 4 ; resti si tro v a n o in Is.
2 , 3 ; Ger. 3 1 , 6 ; Mich . 4 ,2 ) , il ch e im p e d isc e u n a d e sc riz io n e e sa tta d el
g e n e re , 1 se n tim e n ti e le idee in esso presen ti so n o c h ia ri: rim p ia n to d i
S io n , d e sid e rio d i c o n te m p la re Ja h v é , a llu sio n e al d iffic ile v ia g g io cu i h a n ­
n o d o v u to s o tto p o r s i i p e lle g rin i e g io ia per e sse re g iu n ti a lla m e ta . Si
v e d a , ad c s ., 8 4 ,2 - 3 .8 ; 1 2 2 , in cu i il p e lle g rin o e sp rim e d e sid e ri d i b e n e ­
d iz io n i e d i p a c e , e Iodi d e lla c ittà sa n ta ( 8 4 ,5 - 6 ; 1 2 2 , 6 - 9 ) . 119 L ’ a llu sio n e
a q u e ste a ttiv ità fe stiv e in a ltri s a lm i (8 7 ; 1 2 1 ; 1 2 6 ) ren d e p la u s ib ile
l ’ ip o tesi d ella situ a z io n e v ita le d el « p e lle g rin a g g io » .
Si p u ò s u p p o rre ch e alcu n i d i q u esti sa lm i, c o m p o sti in v ista di u n ’ o c ­
c a s io n e d e te rm in a ta , a b b ia n o c o l te m p o a b b a n d o n a to il p ro p rio c o n te -

11S. Anche nella nostra cultura odierna sopravvivono residui di liturgie popolari fossilizzate
che, pur perduto il contesto vitale originario, testimoniano come l'uomo abbia manifestato la
propria religiosità secondo la scansione dei cicli naturali: il carnevale, il calendimaggio, la not­
te di San. Giovanni, le feste delTautunno, Santa Lucia, le feste natalizie, ecc.
1 1 9 . Cfr. H. Gunkel, In tr o d u c c ió n , 314-326.
z8i Generi letterari del Salterio

sto sto ric o o rig in a rio e s ia n o e n tra ti a fa r p a rte d e lla litu rg ia d elle fe s ti­
v ità re lig io se u ffic ia li.
L e p ro c e ssio n i a v e v a n o un r u o lo m o lto im p o rta n te n e lP a n tic o c u lto
is ra e lita . C o m e esem p i di q u e sto so tto g e n e re si p o s so n o c ita re i sa lm i 4 8 ,
68 e 1 3 2 . L e c o sid d e tte « litu rg ie d in g re sso » o « litu rg ie d e lla to r à » , n e l­
la fo r m a ric o rd a ta in Sai 1 5 e 2 4 , 3 - 1 0 , e ra n o c o lle g a te al p e lle g rin a g g io
e a lla p ro c e ssio n e . Q u e sto gen ere d i riti si sa re b b e s v o lto a l l ‘a r r iv o d e lla
p ro c e ssio n e al te m p io . L a lo ro stru ttu ra è se m p lic e : a) d ia lo g o tra ch i
g u id a la p ro c e ssio n e e i p o r tie ri del te m p io : d o m a n d a d a ll’e ste rn o (« C h i
p u ò s a lir e al m o n te del S ig n o re ? chi p u ò s ta re n el sa n to r e c in t o ? » , 3 4 , 3 ;
c fr. 1 5 , 1 ) ; ris p o sta d a ll’ in te rn o , v o lta a sta b ilire le co n d iz io n i d ’ in g re sso ,
d i n a tu ra etica (2 4 ,4 s.; 1 5 ,2 - 6 ) ; b ) ric h ie sta di a p e rtu ra d e lle p o rte del
s a n tu a rio ( 2 4 ,7 - 1 0 ) , a ffin c h é c o lo r o che a v a n z a n o la ric h ie sta a d e m p ia ­
n o q u este c o n d iz io n i.110

c) Inni del ciclo festivo

E n o to che n e ll’ Israele p rim itiv o si c e le b ra v a n o tre g ra n d i fe ste s ta g io n a ­


li, a z im i, settim a n e e r a c c o lto o c a p a n n e , m a s ’ ig n o ra n o i p a r t ic o la r i d e l­
le litu rg ie re la tiv e . C iò d i cu i si p u ò esser c e rti è che q u e sto ritm o s t a ­
g io n a le e le c o rrisp o n d e n ti fe stiv ità c o stitu iv a n o lo s c e n a rio d e lla m a g ­
g io r p a rte degli in n i is ra e litic i. Il c o n te n u to di q u e sta tra d iz io n e in n ic a è
c o n n e sso ta n to a lla n e c e ssità d eg li a g ric o lto ri di c o n se rv a re e r a v v iv a r e
le fo rz e d ella n a tu ra q u a n to a lla s to ria , lu o g o d ’in c o n tro di D io e d e ll’u o ­
m o se c o n d o la fede is ra e lita . P e rc iò , e per q u a n to rig u a rd a Isra e le , n on
se m b ra le g ittim o d istin g u e re tra una m e n ta lità m itic o -re lig io sa e u n a fe ­
de s to r ic a . In tro d u rre ta le d istin zio n e im p lic a una d isto rsio n e del c a r a t ­
tere d e lla fed e isra e lita , p e rch é ra p p re se n ta u n elem en to e stra n e o n el c o r ­
p o d e lla fede ja h v is t a / 11
In e ffe tti gli elem en ti se m in o m a d i che e n tra ro n o per la p rim a v o lta in
P a le stin a fin iro n o p e r c o n d iv id e re le p re o c c u p a z io n i degli in d ig e n i, s o ­
p ra ttu tto d o p o che ne e b b e ro a d o tta to il m o d o d ì p ro d u z io n e a g ric o la .
E ssi si se n tiv a n o « re lig io sa m e n te » o b b lig a ti a so lle c ita re d a lla d iv in ità
p io g g ia e fe rtilità p e r i p r o p r i cam p i e a rm e n ti. In d u b b ia m e n te i s a lm i
65 e 6 7 so n o esem p i di in n i di azio n e di g ra z ie d o p o un b u o n ra c c o lto .
M a , d ’ a ltra p a rte , è a ltre tta n to v e ro che J a h v é , o ltre a d im o stra re la

iz g .Questa formula interrogativa era indubbiamente molto antica. I numerosi santuari sparsi
sul territorio di Canaan avevano speciali ie g e s s a c r a e , una sorta di «diritti» della divinità loca­
le. Alcuni crimini e ogni tipo d'impurità rituale vietavano l'accesso a essi. Col tempo quei tabù
lasciarono il posto a norme di carattere etico e il culto de] santuari finì per trasformarsi in uno
spazio d'istruzione religiosa e morale.
i t i . Quantomeno nell'espressione di fede del c o r p u s elei salmi quale abbiamo di fronte; cfr. E.
S. Gerstenberger, F o r m C r i t i c i s m i 1 1 2 .
Descrizione dei generi letterari 283

p r o p r ia p o te n z a a g li a g ric o lto ri is ra e liti co n una b u o n a an n ata a g r a r ia ,


e ra il D io ch e a v e v a fa tto il c ie lo e la te rra ; c re a z io n e e ri-c re a z io n e si
fo n d e v a n o . Ja h v é e ra il c re a to re d el c o sm o e in siem e c o n c e d e v a « g ra n o ,
v in o e o lio » (O s. 2 ,1 0 ) , fa c e n d o c o s i p ro s p e ra re la te rra e l’ u o m o . L o
s tu d io d e lle tra d iz io n i di U g a rit ha c o n fe rm a to i so sp e tti su lP e n tità d el
d e b ito c u ltu ra le c o n tra tto da Isra e le v e rs o i c a n a n e i.
D a q u e sto p u n to di v ista Isra e le lo d a n egli in n i tu tte le fa c o ltà e le
q u a lità di Ja h v é . A c c a n to al te o lo g u m e n o d ella c re a z io n e si tro v a la t r a ­
d iz io n e d e lla te o fa n ia ; e sso , tra l’ a lt r o , p resen ta Ja h v é in a tto di r iv e la rs i
n egli elem en ti p iù v io le n ti e tem ib ili d e lla n a tu ra : la te m p e sta , il la m p o e
il fu o c o . A n c h e q u e sti elem en ti c o m p a io n o sp e sso n ella stru ttu ra d e g li
inni. T u tti q u esti tra tti, tu tta v ia , non e s a u ris c o n o le p o s sib ilità d i d e s c r i­
z io n e d e lla n a tu ra e d elle q u a lità di Ja h v é . C o n il p a s s a re del te m p o le
su e g e sta sto ric h e e n tra ro n o a fa r p a rte d eg li in n i. Il c re a to re d im o stra
la su a p o te n z a n ella s to n a in due m o d i, ric re a n d o il v e c c h io m o n d o al
ritm o d e lle s ta g io n i e ric re a n d o le c o n d iz io n i d e ll’e sisten za d e llu o m o in
q u e sto m o n d o , le su e esigen ze di n u triz io n e m a an ch e s o c ia li c p o litic h e .
D a q u e sto p u n to di vista i salmi storici (ad es. 78 e 1 0 5 ) ra p p re se n ta n o
il c o r r e la tiv o s o c io -p o litic o d egli in n i d e lla n a tu ra . E n tra m b i h a n n o il
lo ro c o n te sto o rig in a rio nelle g ra n d i feste israe litich e .

d) Inni del regno di Jahvé e salmi regali112

P o ch i sa lm i h a n n o a ttira to l ’ atten z io n e q u a n to i c o sid d e tti « sa lm i d ’ in ­


tro n iz z a z io n e » ( 4 7 ; 9 3 ; 9 6 -9 9 ). A p a rtire d a lle ric e rc h e di M o w in c k e l e
d ella sc u o la « m ito e ritu a le » , a lui is p ir a t a ,113 il p a n o ra m a d egli stu d i su i
sa lm i è v en u to m o d ific a n d o si p ro fo n d a m e n te . L a s tru ttu ra , i m o tiv i, le
im m ag in i p o n g o n o q u esto g ru p p o d i salm i in un so tto g e n e re a ll’ in te rn o
d e lla c a te g o ria degli inni.
T u tti q u esti p o e m i p ro c la m a n o l ’ in tro n iz z a z io n e di J a h v é co m e re c o ­
s m ic o 12,4 tra le a c c la m a z io n i del p o p o lo . L ’ in tro n iz z a z io n e è d e sc ritta in

i n . Sui salmi regali in generale e sui salmi con contenuto regale in particolare si veda, benché
qui si dissenta dalla sua prospettiva, J.H. Eaton, Kingship and thè Psalms, Sheffield li986.
Cfr. inoltre S. Mowinckel, Israele Worship ì, 61-76; E. Lipinski, art. cit.9 32-35. 9 4 -10 1; J.
Day, Psalmsi 88-108.
123. Si veda il cap, xi sulla storia dell’interpretazione dei salmi. Inoltre K.-IL Bernhardt, Das
Prohlem der altorientalischen KÒnigsideologie itti Alten Testament (VTS vni), Leiden 19 6 1,
183-290.
114 . Sull1origine e lo sviluppo del concetto della regalità di Jahvé cfr. J. Cray, The Bìblica!
Doctrine o f thè Reign o f God, Edinburgh 19 79 , spcc. 3 9 -116 ; con risultati diversi J. Jeremias,
Das Konigtum Gottes in den Psalmen, Gòttmgen 1987, spec. 14 9 -16 5 ; specificamente dedica­
to ai salmi O. Camponovo, Konigtum, Kònigsherrschaft und Reich Gottes in den frubjudiscken
Scbriften (OBO 58), Gòttingen 1984, 9 1-10 2 ; per quanto riguarda la teologia di Sion cfr. B.C.
Ollenburger, Zion thè City of thè Great King, Sheffield 19 8 7, spec. 23-52.
284 Generi letterari del Salterio

term in i m itic i (te o lo g ia d e lla c re a z io n e , lo tta c o n tro il d ra g o p r im o r d ia ­


le). S a p p ia m o ch e M o w in c k e l ip o tiz z a una p e c u lia re situ a z io n e v ita le
p e r q u esti sa lm i: u n a fe sta per 1 in tro n izz a z io n e di Ja h v é c e le b ra ta n el
c o n te sto d e lla fe sta d elle c a p a n n e o d e ll’ a n n o n u o v o al te rm in e d elT an -
n a ta a g r a r ia , cio è nel n o stro a u tu n n o , che c o in c id e in P a le stin a c o n P in i-
z io del p e rio d o d elle p io g g e .'25 Q u e sta te o ria è stata sp e sso d u ra m e n te
c ritic a ta o m essa in d isc u ssio n e co n l’ a u silio d i un ric c o a p p a r a t o a r g o ­
m e n ta tiv o . A lc u n i rifiu ta n o l'id e a d ’ « in tro n iz z a z io n e » ? r id u c e n d o q u esti
sa lm i a p ro c la m a z io n i d e lla « re g a lità » di Ja h v é ; a ltri a r r iv a n o a n eg are
l ’e siste n z a stessa del g e n e r e .12,6 T u tta v ia i p a ra lle li di q u e sta fe s ta , in d iv i­
d u a ti in M e s o p o ta m ia e a U g a r it ,'17 o b b lig a n o a c o n c e d e rle a lm e n o il
b e n e ficio d ella p o s sib ilità .
N o n o s ta n te la p e c u lia rità di q u e sto tip o d i sa lm i, g li e le m e n ti fo rm a li
ch e lo c a ra tte riz z a n o c o rris p o n d o n o p e rfe tta m e n te a l m o d e llo g e n e ric o
di in n o e sp o sto in p re c e d e n z a : 1 . e so rta z io n e a lla lo d e, riv o lta a lla n a tu ­
ra e a lle n a z io n i ( 4 7 ,2 ; 9 6 ,7 - 9 ; 9 8 ,4 -9 ); 2. lo d e di Ja h v é c o m e s ig n o re del
m o n d o . Q u e s ta se c o n d a p a rte in c lu d e un a m p io v e n ta g lio di m o tiv i: il su o
d o m in io ( 4 7 ,3 ; 9 6 ,5 ) , la su a g lo ria (9 6 ,6 ), la su a g iu stiz ia ( 9 7 ,6 ; 9 9 ,4 ) , la
su a v itto r ia (9 8 ,2 ), la su a e p ifa n ia ( 9 7 ,2 - 5 ) , le su e g esta sto ric h e (9 9 ,6 s.).
A q u esta c a te g o rìa di inni so n o da a sc riv e re an ch e 1 c o sid d e tti «salm i
r e g a li» , ch e c e le b ra n o il re d a v id ic o di G e ru sa le m m e e s o lo in p a rte s o ­
n o c o lle g a ti a g li inni d ella re g a lità d i Ja h v é . In g e n e ra le t m o tiv i e le im ­
m a g in i di q u esti c e rim o n ia li d ’ in tro n iz z a z io n e c o rrisp o n d o n o al p r o t o ­
c o llo re g a le e c o rtig ia n o tip ic o d elle c u ltu re d el V ic in o O r ie n t e .IiS II p u n ­
to d i c o n ta tto tra q u esti sa lm i e q u e lli d ella re g a lità di Ja h v é è c o stitu ito
d a lla p re sa di p o sse sso d e lla c a ric a : la d e sc riz io n e d ella g lo r ia d e ll’ in tro ­
n iz z a z io n e di Ja h v é e q u e lla del su o unto s o n o sim ili. Si p o s s o n o r ic o r ­
d a re p o e m i c o rre la ti co n l'in tro n iz z a z io n e v e r a e p ro p ria (Sai 2 ; n o ;
cfr> z i ; 7 2 ; r o i ) e co n le n o zze re g a li (Sai 4 5 ).
iz j.Ampia esposizione in 5 , Mowinckel, Psalmenstudten, ri. Das Thronbesteigungsfest Jalnvàs
und der Ursprurtg der E$chatologie> Christiaoia 192.2.; Idem, Israet's Worship 1, roó-192..
126 . Gir., tra l’altro, H. Gunkel, ìntroducción, 1 1 6 - 1 3 M H.-J. Kraus, Psalmen 1, x l iii xu v; A.
Weiser, I Salmi I, 64-66; C. Westermann, Lob und Klage, i r o - 1 1 5 ; L. Sabourin, op. c i t 62..
Questa teoria è stata tuttavia accettata ùi tutto o in parte da H. Schmid:, Die Thronfahrt Jah-
tves, Tubingen 19 2 7 ; Idem, Die Psalmen, Tiibmgen 19 34; À.R. johnson, Sacrai Kìngship in
Anctent Israef Cardiff *£967; L>. Ànders-Ridiards, The Brama of thè Psalms, London 1968;
J. Gray, The Piblical Doctrine o f thè Reign of God , Edinburgh T979, spec. 7 -116 ; J.H . Eaton,
The Psalms come alive, London-Oxford 1984; Idem, Kingshtp and thè Psalms, Sheffield *19 86,
spec. 1 0 1 - 1 1 1. Per ie diverse posizioni v. E. Lipinski, Les Psaumes de la royauté de Yahwé
dans Rexégèse moderne, in R. de Langhe (ed.), Le Psautier, Louvain 1962, 13 3 -2 7 2 ; Idem, La
Uoyauté de Yahwé dans ìa poesie et fe calte de Rancieri Israel, Bruxelles 1965, 11-9 0 .
12 7 . Su possibili paralleli egiziani cfr. D. Michel, Studien zu den sogenannten Thronbestetgutigs-
psalmen: V T 6 (1956) 40 68.
128 . Sull’importanza dell’ ideologia regale nel Vicino Oriente v. K .-H . Bernhardt, Das frobìem
der altarientalhchen Kònigsideoìogie im Alton Testameni (VTS vur), Leiden 1961:* 67-90.
Descrizione dei generi letterari 28 5

L a m a g g io r p arte d i q u esti sa lm i ris a le in n e g a b ilm e n te a l p e rio d o d e l­


la m o n a rc h ia . T u tta v ia a lcu n i esegeti c a tto lic i, in te rp re ta n d o q u e sti s a l­
m i in sen so m e s s ia n ic o -e s c a to lo g ic o , a sse g n a n o lo ro u n a d a ta p o ste sili-
c a . 32'' N o n o s ta n te la le g ittim ità di u n a « le ttu ra » m e ssia n ic a , c e rto p r a t i­
c a ta n e ll’e p o c a del g iu d a ism o , n on è p e rò c o rre tto p o s tu la re ta le sig n ifi­
c a t o g ià n ella lo ro o r ig in e / 30

e) Inni a Sion 131

D i fro n te a q u e sto tip o di sa lm i a v v e rtia m o il d is a g io dì c h i, p u r a v e n d o


d e d ic a to un n o te v o le sfo rz o a llo stu d io d eg li in n i, n on riesce a in d iv i­
d u a rn e la c h ia v e d i c la ssific a z io n e . In effe tti m o lti stu d io si h an n o c la s s i­
fic a to a p a rte q u e sto p ic c o lo g ru p p o d i p o e m i, ch e so n o , in se n so s tre t­
to , i sa lm i 4 6 , 4 8 e 7 6 . t u t t a v ia , p e rch é n o n in clu d ere a n c h e 1 2 6 e 1 2 9 ?
p e rc h é la c a ta lo g a z io n e su g g e rita d a ll’ in te sta z io n e (sir hamma'àlot) s p in ­
ge a lc u n i a c o n s id e ra rli «can ti d elle s a lite o di p e lle g rin a g g io » ? 132 E v id e n ­
te m e n te la fa m ig lia degli inni p resen ta co n fin i ta n to v a g h i e in d efin iti d a l
p u n to di v ista fo rm a le , da ren d ere im p o ssib ile u n a c la ssific a z io n e r e la t i­
v a m e n te r ig o r o s a . N o n re sta che rifa rs i a u n a ra sse g n a d e lla c r it ic a .133
Si d e v e ric o n o sc e re che i sa lm i 4 6 , 4 8 e 7 6 so n o p riv i d e lla stru ttu ra
tip ic a d e ll’in n o . In p a rtic o la re m a n c a in essi T e so rta z io n e in tro d u ttiv a
a lla lo d e . Q u e st’ a sse n z a , tu tta v ia , p u ò e ssere a c c id e n ta le ; in q u a lc h e c a ­
so , in fa tti, si n o ta un in vito riv o lto a ll'a s s e m b le a (4 6 ,9 ; 7 6 , 1 2 ) . Il c o r p o
d e ll’in n o c e le b ra la p re sen za di Ja h v é in S io n , la «città d i D io » (4 6 ,5 s .;
4 8 ,2 .9 ) , c o llin a id e n tifica ta co n un m itic o m o n te s a c ro (« v e rtic e del c ie ­
lo » , 4 8 ,3 ) , in v in c ib ile fo rte z z a di Ja h v é e del su o p o p o lo ( 4 8 ,9 b ) .'34 M a l­
g r a d o le ir r e g o la r ità fo r m a li questi s a lm i si se g n a la n o p e r il c o n te n u to e
i se n tim e n ti ch e la s c ia n o tra s p a rire , s o p ra ttu tto P a ffe rm a z io n e d e lla fi­
d u c ia e d ella sic u re z z a . L a lo d e p ro p ria m e n te d etta a ffio r a n e lP a p p e llo

12.9. Cfr, L. Sabaudo, op. cit^ 70 s.


130 . Lo stesso può dirsi di quanti interpretano i salmi regali in senso collettivo. Si potrebbe
tutt’al più parlare di ri lettura o rem terprelazione posteriore. Sul problema cfr. J. Becker, Die
kollektìve Deutung der Kòwgspsalmen: ThPh 52 (19 77) 56 1-578 .
1 3 1 . Si veda E. Lipinski, art c i t 13-32.. $. Ladi, Versuch einerrteuen Inlerpretation der Zions-
hymnen: VTS 2.9 (1978) 14 9 -16 4 presenta un’interpretazione originale di questi inm. Sui cul­
to di Jahvt-re a Sion in rapporto con i salmi d’ intronizzazione si veda B.C. Ollenburger, Zion
thè City o f thè Great Ktng> Sheffield 19S7.
13 2 . Al contrario un tipico salmo di pellegrinaggio come il 1 22 e catalogato come «inno a Sion»
da S. Mowinckel, Israeli Worshtp [, 90; L. Sabourin* op, cif., 63.
1 3 3 . Mentre H.-j. Kraus considera, ad esempio, il canto a Sion come un genere a sé stante, a mar­
gine degli inni (Psalmen 1, l iii -liv ), altri lo includono tra gli inni; S. Mowinckel, Israel’ s Wor-
ship 1, 90 s.; G. Ravasi, Il libro dei Salmi 1, 48.
r34- Sul tema cfr. J.H. Hayes, The Tradition of ZionJs Inviolabilityi JBL 82 (1963) 4 19 -4 16 .
L86 Generi letterari del Saiterio

d ire tto (« T u sei te r r ib ile ...» , 7 6 ,8 ) o n e lla fo rm u la z io n e a lla te rza p e r s o ­


n a (« G ra n d e è il S ig n o r e ...» , 4 8 ,2 ) .135*
R is p e tto al c o n te n u to , tu tti q u a n ti p a rla n o di u n a s o rta d i a tta c c o a
S io n , co n c a ra tte ristic h e m itich e o te o fa n ic h e , d e lla lo tta di J a h v é c o n tro
p o te n z e a v v e rse e d e lla su a v itto r ia (4 6 ,3 s . 7 . i o ; 4 8 ,3 .6 .8 ; 7 6 ,4 .7 ) .13tì L ’ a l­
lu sio n e a scen e p ro c e ss io n a li in 4 8 , 1 3 s. h a in d o tto a lc u n i a p o s tu la re
re s is te n z a d i u n a fe s tiv ità p a r tic o la r e in o n e re di S io n .137 P u r tr o p p o , a l
d i fu o ri d i q u e sti sa lm i n ien te n e ll’ A n tic o T e sta m e n to c o n fo r ta ta le ip o ­
tesi. In ogni c a so n o n è sta ta fin o r a in d iv id u a ta la c h ia v e in te rp re ta tiv a
di q u e sti p o e m i: a q u a le a tta c c o si rife risc o n o ? I c ritic i p o sso n o essere
su d d iv isi in b ase a ll’ a d esio n e a tre in te rp re ta z io n i: s to r ic a , e s c a to lo g ic a ,
c u ltu a le . S e c o n d o K r in e t z k i138139i p o e ti a v re b b e ro a llu s o - tra im m a g in i di
p o te n z a e c o lo r i m itic i, e la b o ra z io n i tip ich e d e lla p o e sia - a situ a z io n i
sto ric h e d e term in ate in cu i la c o m u n ità so c ia le is ra e lita sa re b b e s ta ta li­
b e rata d a un a tta c c o n em ico . G u n k e lI3? p ro p o n e la te o ria e s c a to lo g ic a :
q u esti inn i c a n ta n o p ro le ttic a m e n te la v itto ria d e fin itiv a di Ja h v é su i n e ­
m ici d ella città s a n ta . M o w in c k e l, p a tro c in a to re d ella sp ie g a z io n e c u ltu a ­
le, si b asa su lla c o m p re n sio n e d ra m m a tic a del c u lto . L a to n a lità m itica
ch e riv e ste l’ a tta c c o p rim o rd ia le in q u esti salm i n o n p u ò essere sp ie g a ta
ric o rre n d o a lla s to r ia o a ll’ e s c a to lo g ia . L ’ even to è d e sc ritto co m e a p p a r ­
ten en te al p a s s a to e al p re se n te , m a co n risu lta ti d e c isiv i p e r il fu tu ro .
L ’ u n ica in te rp re ta z io n e ch e p u ò c o rrisp o n d e re al) u n io n e di q u e sti s e g ­
m en ti te m p o ra li e a l tem p o ste sso c o n c ilia re l’ e le m e n to sto ric o c o n q u e l­
lo m itic o -c o sm ic o è q u e lla c u ltu a le . Il p a rte c ip a n te a ll’a z io n e c u ltu a le
sp e rim e n ta c o m e c o n te m p o ra n e e le realtà m itich e c h e a c c o m p a g n a n o
q u e sta a z io n e / 40
P er d e te rm in a re l’ e p o c a d i q u e sti sa lm i o c c o rre c o n s id e ra re un e le ­
m en to . Se q u este tra d iz io n i sa c re d i Sio n so n o p re isra e litic h e (nel sen so
ch e s o n o state a d o tta te d o p o la c o n q u is ta d e lla fo rte z z a g e b u se a d i S io n
d a p a rte di D a v id e ), a llo ra p e rd o n o c o n sisten za g li a rg o m e n ti fa v o r e v o li
a una d a ta z io n e e silic a o p o s te s ilic a .141

13 5 . Cfr. E.S. Gerstenberger, Form Criticism, 2 1 7 .


13 6. Cfr. G. Wanke, Die Zionstbeologie der Korarhiten (BZAW 97), Berlin 1966, 70-99.
13 7 . V. sotto, nei cap. XI sulla storia della ricerca, la sezione il, 4.
138 . Z ur Poetik und Exegese voti Psalm 48: BZ 4 (i960) 70-97.
139. Introduccióriy 359 s.
140. Anche se riprese da un altro contesto si possono riscontrare queste idee in S. Mowinckel,
Israet’s Worship 1, 10 9 -116 , spec. i i a - 1 1 1 .
1 4 1 . Per ulteriori informazioni si veda H. Schmidt, jahwe und die Kulttradìtionen von ferusa-
letn: Z A W 67 (1955) 16 8 -19 7 .
f) Altri salmi mnici

O ltre a tutti i sa lm i fin p re se n ta ti q u i, ne re sta a n c o ra un b u on n u m e ro


sui q u ali le in te rp re ta z io n i p ro p o ste d iv e rg o n o . Si tra tta d i p o e m i c o n c a ­
ra tte ristic h e m n ich e , m a nei q u a li il tip ic o in v ito di a p e rtu ra a lla lo d e è
s ta to s o s titu ito d a e sc la m a z io n i a m m ira tiv e co n la m en zion e del n o m e
d i Ja h v é : 8 , 1 (« S ig n o re D io n o s tro , c o m ’ è m ira b ile il tu o n o m e su tu tta
la te r r a !» ); 6 5 ,2 (« O D io , tu m eriti un in n o in S io n !» ) ; 1 3 9 , 1 (« S ig n o re ,
tu m i sc ru ti e m i c o n o s c i!» ). D ’ a ltra p a rte il c o r p o d e l p o e m a è c a r a t t e ­
riz z a to n on ta n to d a lla lode e sp lic ita , tip ic a d e iT ìn n o , q u a n to dai to n o
rifle ssiv o , m e d ita tiv o e c o n te m p la tiv o . In e ffe tti il Sai. 8 ric o rre a lla lo d e
(vv. 2 s.), m a il « m o d o » in g e n e ra le è a m m ira tiv o : « Q u a n d o c o n te m p lo
il c ie lo ... c h e c o s ’ è l ’ u o m o (mi d o m a n d o )?» ( w . 4 s.). Il Sai. 6 5 p o tre b b e
essere un in n o d el c ic lo fe stiv o , a g iu d ic a re d a lla m en z io n e d i Sio n (v. 2)
e, s o p ra ttu tto , d ai v v . 1 0 - 1 4 . T u tta v ia P assen za d i elem en ti fo r m a li la u ­
d a tiv i e la to n a lità g en erale d i c a ra tte re c o n te m p la tiv o c o s trin g o n o il
c la s s ific a to re a so sp e n d ere il g iu d iz io . A llo ste sso m o d o il Sai 1 3 9 , in
cu i si s fo g g ia I in tro sp e z io n e p sic o lo g ic a . C h e d ire di questi sa lm i? Il Sai
8 è c a t a lo g a t o co m e «in n o» d a M o w m c k e l, K r a u s , W e ste rm a n n , G e r-
ste n b e rg e r, S a b o u r in ;141 co m e « azio n e di g ra z ie » da R e w e n tlo w . 43 Sul
Sai 6 5 le d iv e rg e n z e so n o m a g g io r i.144 N e p p u re sul Sai. 1 3 9 c ’è a c c o r ­
d o . G e rste n b e rg e r lo c o n sid e ra un in n o , ben ché v i n o ti una c e rta v ic in a n ­
za ai salm i d id a s c a lic i; S a b o u rin esita tra « su p p lic a » e « sa p ie n z ia le » , p u r
p ro p e n d e n d o p e r la se c o n d a ip o te si, e K ra u s è in c e rto tra « azio n e d i g r a ­
zie» e « s a p ie n z ia le » .145
L a c a te g o r ia « in n o » , co m e si è p o tu to n o ta re , n e c e ssita a n c o ra di c h ia ­
rim en ti d al p u n to di vista fo rm a le . T u tta v ia il p ro b le m a n o n è c ir c o ­
sc ritto a una m e ra « q u estio n e d i te m p o » , m a d ip en d e da d iversi fa tto ri
che i c ritic i le tte ra ri non c o lg o n o o ig n o ra n o d e lib e ra ta m e n te : non è d i­
m o stra b ile la p e rsiste n z a nel te m p o d elle fo rm e le tte ra rie ; il p o e ta h a p o ­
tu to r ie la b o r a r e lib era m en te un p o e m a , c re a n d o , ric re a n d o o im ita n d o
fo rm e , sen za d o v e rsi so tto m e tte re a un rig o re fo rm a le o b b ie ttiv o ; in d e ­
fin itiv a , s fo r z a r s i p e r c o strin g e re un p o em a in u n o sch e m a d ella m isu ra

14 2 . S. Mowinckel lo definisce «nino in stile descrittivo» {Israele Worship 1, 86); H.-J. Kiaus
Jo cataloga come «inno individuale alla creazione» (Psalmen 1, xui); cfr. C. Westermann, Lob
tmd KìagSj 10 5, in cui tuttavia si riconosce in Sai 8 l’assenza di una forma rigida; E.S. Ger-
stenberger, Psalms, 17-15». 70; L. Sabourin, op. cit.^ 62. 99.
14 3 . H.G. Reventlow, Der Psalm 8: Poetica 1 (1967) 30 4 -331.
144. Da quanii io catalogano come inno (cfr. F. Criisemann, Hymnus und Dankhed, 201 s.;
E.S. Gerstenberger, Psatmst 17) a quelli che preferiscono considerarlo un’ «azione di grazie col­
lettiva» (cfr. L. Sabourin, op. ciL„ 75. 298).
145. Cfr. E.S. Gerstenberger, Psalma', 17. 20; L, Sabourin, op, efe, 76, 579 s.; H.-J. Kraus, Psal­
men 11, 513 s.
i8 8 Generi letterari del Salterio

s b a g lia ta c o m p o rta g ra v i co n seg u e n z e: lo d e fo rm a e im p e d isce d i c o g lie ­


re i c o n to rn i che in u ltim a a n a lisi n e re n d o n o p o ssib ile la c o m p re n sio n e .

4 . Salmi didascalici o sapienziali ' 4*

N e l m o n d o dei c ritic i è communis opinio c h e la m a g g io r p a rte d ei sa lm i


risp e c c h i a ttiv ità di tip o c u ltu a le o litu r g ic o .147 Il p ro b le m a si p o n e co n
la s c o p e rta nella s a lm o d ia e b ra ic a d i p o em i ch e n on s e m b ra n o c o m p o sti
per P u so cu ltu ale. G ià G u n k e i e M o w jn c k e l1^ n o ta ro n o che n o n tu tti i
sa lm i s o n o c h ia ra m e n te c o n n e ssi co n in teressi c e rim o n ia li di tip o ritu a le
o litu rg ic o . S e c o n d o i d u e stu d io si, d o p o una p rim a s c o rs a al S a lte rio si
p o tre b b e d ed u rn e ch e a lc u n e p e rso n e o rig in a ria m e n te im p e g n a te in c ir ­
c o li sa p ie n z ia li fin a liz za ti a ll’ e d u c a z io n e p riv a ta p a s s a ro n o p o i a d a ltri
a m b iti d ’ in te re sse .14'
In e ffe tti n on si p u ò tra s c u ra re 1 im p ro n ta dei sap ien ti p re se n te in c e r ­
ti p o e m i c a ra tte riz z a ti da un d isc o rso più rifle ssiv o e un to n o p iù m e d i­
ta tiv o risp e tto a q u e llo a b itu a le nei p o em i di tip o c u ltu a le (cosi n ei Sai x ;
3 9 ; 9 0 ; 1 3 9 ) . G li a rg o m e n ti a fa v o re di q u esta c o n c e z io n e si d e d u c o n o
d al ric o r s o di alcu n i sa lm i a elem en ti p ro p ri d e ll’ a m b ito s a p ie n z ia le : lin ­
g u a g g io , elem en ti fo rm a li, co n ce tti e c o n ce z io n i te o lo g ic h e ed e tic h e .150
Per q u e sta ra g io n e i c ritic i rite n g o n o ch e un sim ile tip o d i s a lm o d ia r a p ­
p re sen ti un tram ite tra i s a lm i e ('in se g n a m e n to s a p ie n z ia le .151 In o g n i
c a s o , se si accetta la te o ria (p iu tto sto d iffu sa ) se c o n d o la q u a le la s a p ie n ­
za è q u a s i un sin o n im o d i a ttiv ità a c u ltu a li se p a ra te d a lla p ra tic a r e lig io ­
s a , p ro d o tto di c irc o li c u ltu ra li e c o r tig ia n i,151 n on è p o ssib ile e v ita re le
d o m a n d e : co m e p o te ro n o in tro d u rsi nel S a lte rio q u este c o m p o s iz io n i
« ib rid e » ? co m e p o te ro n o e se rc ita re la lo ro in flu en za su p o e m i di c a r a t ­
tere d e c isa m e n te c u ltu a le ? 153

14 6. Cfr. H. Gunkei, Introduccion, 39 3-4 10 ; E. Lipimki, art. cii., 12.0 12,3; W*H. Bei Unger,
Psalmst Peabody, Mass. 1990, 1 2 4 -1 3 4 ; R. Davidson, Wisdom and Worship, Pfoiladdphia
1990, 3 1 4 6 .
147. Cfr. H. Gunkei, In t jo d u c c ìà n ,
25 ss.; S. Mowinckel, I s r a e V s W o r s h i p i, 1-22; H.-J. Kraus,
P s a l m e n 1, lxi utili; C. Westermann, D e r P s a lt e r , 14-18; À. Deissler, J S a lm i , Roma 1986, 9­
12 ; L. Sabourin, o p . c f t 4 1-4 5; G. Ravasi, o p . cit. I, 14 s.
148. Cfr. H. Gunkei, Introdacctón^ 39 5-410 ; S. Mowinckel, IsraePs Worship li, 1 0 4 - 1 1 5 , spec.
106-108. 1 1 1 - 1 1 4 .
149. Cfr. S. M o w in ck e l, Psalms and Wisdom-, V T S 3 ( * 9 5 5 ) 205-244.
15D. Opportune in proposta le considerazioni di R,E. Murphy, A Co?i siriera tiort o f thè Classi-
fjeatìon «Wisdom Psalms»: V T S 9 (1963) 1 5 6 - 1 6 7 ; R, Davidson, Wisdom and Worship, 17-30 .
1 5 1 . Cfr. C. Westermann, Der Psalter, 93.
i 52. Si veda E.S. Gers teriterger, borni Criticìsm, 220.
j 53. Su questi problemi cfr, E.S. Gerstenberger, Form Criticism, 2x8.
a) Influenza sapienziale nei Salmi

P e r risp o n d e re con m a g g io r p re cisio n e a i due q u esiti ci si d eve d o m a n ­


d a re in q u a le m isu ra sia p o ssib ile d e te rm in a re l’ in flu en za sa p ie n z ia le nei
s a lm i, p e r p a s s a re , in un se c o n d o m o m e n to , a lla q u e stio n e d ella s it u a ­
z io n e v ita le d i ta li p o e m i q u a li si so n o c o n s e rv a ti nel S a lte rio .
V i s o n o elem en ti su fficien ti p e r d e cid ere , co n un r e la tiv o g ra d o di c e r ­
te zza, q u a li sa lm i e b b e ro o rig in e nel v a s to c a m p o di a ttiv ità dei sa p ie n ti.
In p rim o lu o g o in alcu n i p o em i c o m p a io n o fo rm u le ed elem en ti fo rm a li
tip ic i d e lla le tte ra tu ra g n o m ic a , A n z itu tto il m o d o di riv o lg e rsi al p o p o ­
lo p a r e m u tu a to d a lP istru z io n e ; ad e se m p io : « V e n ite , fig li, a s c o lta te m i;
vi is tru irò nel tim o re del S ig n o re » ( 3 4 , 1 2 ; si ved a 4 9 ,2 - 5 ; 7 8 ,1 s.). N el
S a lte rio so n o fre q u en ti i m a c a rism i o fe lic ita z io n i: « B e a to 1 u o m o ch e
...» ( 1 , 1 ; 1 1 2 , 5 ) ; i p ro v e rb i n u m e rici ( 6 2 , 1 2 ; c fr. Prov. 3 0 , 1 5 s . 1 8 s . 1 1 -
2 3 . 2 4 - 2 8 . 2 9 - 3 1 ) ; a p o fte g m i ch e p a io n o ric a v a ti d ai P ro v e rb i (si c o n fr o n ­
ti Sa i 3 7 , 1 6 c o n Prov. 1 5 , 1 6 ) ; e so rta z io n i co n su ete nel m o n d o dei s a ­
p ien ti (Sai 3 4 , 1 4 s.; 3 7 ,1 - 8 ) . R ifa c e n d o c i a un e se m p io c o n c re to , una
s c o r s a al Sai 3 7 p re se n ta una serie di d a ti, fo rm u le e idee r ic a v a ti d a l­
l ’a m b ito sa p ie n z ia le . N e l sa lm o si ris c o n tra n o p u re p r o v e r b i iso la ti di
un so lo s tic o ( w . 2 1 . 2 2 ) o m a te ria le p ro v e rb ia le e la b o r a to in u n ità più
a m p ie (ad es. vv. 1 0 s. co n la m o tiv a z io n e ). N e l S a lte rio s ’ in c o n tra n o
a n c h e interi p o e m i c h e n on sa re b b e ro fu o ri p o sto nel lib ro dei P ro v e rb i
(ad es. Sai 1 2 7 : e lo g io d ella fa m ig lia id e a le ; 1 2 8 , 1 - 3 : v a n ta g g i del t im o ­
re d e l S ig n o re ). T ip ic i d ella sa p ie n z a , in o ltre , so n o lo stile a u t o b io g r a ­
fic o [Sai 3 7 ,3 5 s.: « v id i... p a s s a i... c e r c a i» ; c fr. Prov , 7 ,6 ss.; 2 4 ,3 0 ss.)
e le p re sc riz io n i a ll’im p e ra tiv o {Sai 3 7 , 3 7 s.: « o s se rv a ... g u a r d a » ; c fr.
Prov. 6 ,6 ss.). Il c o sid d e tto a c ro stic o a lfa b e t ic o ,'* 4 p re se n te in Sai 9 / 1 0 ;
2 5 ; 3 4 ; 3 7 ; 1 1 1 / 1 1 2 ; 1 1 9 ; 1 4 5 , co n siste in un a rtific io p o e tic o di s u p e rfi­
c ie , c h e non in teressa il c o n te n u to , m o lto v ic in o al g u sto d e i c irc o li illu ­
m in a ti, ch e m ira v a n on so lo a fa c ilita re la m e m o riz z a z io n e m a a n c h e a
d ile tta re la v ista e a ric re a re l’u d ito . Se i Sai 1 2 7 e 1 2 8 p re se n ta n o u n a
più n etta « in d ip e n d en za sa p ie n z ia le » , il Sai 3 7 , c o m e si è p o tu to o s s e r­
v a r e , p re sen ta un n on d issim u la to ra p p o r to c o n la la m e n ta z io n e o s u p ­
p lic a in d iv id u a le . D ie tr o g li em p i che p ro sp e ra n o si p o s so n o fa c ilm e n te
ric o n o s c e re i « n em ici» del sa lm ista .
O ltre alle fo rm u le e ag li elem en ti fo r m a li so n o in d iv id u a b ili nei S alm i
in teressi e intenti c h ia ra m e n te d id a s c a lic i, sia n e ll’ in tro d u z io n e d ì un
p o e m a (Sa/. 49 e 7 8 ) sia nel c o m p le sso d el to n o e d e lla s tru ttu ra (Sai. 1 ;
1 9 ; 3 4 ; i r q h U n te rz o a sp e tto non v a tra sc u ra to : i lu o g h i c o m u n i e i

1 5 4 . Consiste nel disporre gli stiebi del poema attenendosi alla successione delle lettere d ell'alfa­
beto ebraico, in m odo che il primo stico sia introdotto da ’a l e f t la prim a parola del verso inizi
con la medesima lettera, e così di seguito.
Z5?° G e n e r i le tte r a r i d e l S a lr e r io

motivi di questi salmi sembrano tratti dalla letteratura sapienziale, ad


esempio il binomio giusto-malvagio [Sai. i ; 37; 49; 73) o la prosperità
temporanea o apparente dell empio. v
A giudicare da questa osmosi di ambiti, si può pensare che, nell’epoca
tarda del secondo tempio, salmodia e sapienza abbiano intrapreso un
avvicinamento reciproco, in modo tale che si potrebbe parlare di una
sapienza teologica. Del pari la lode della legge, che si osserva in Sai . r;
198 e 119 , corrisponde a un processo di teologizzazione, legato al mon­
do dei sapienti, di un’antica tradizione ebraica.
Nonostante le osservazioni fin qui esposte, sarebbe sbagliato pensare
che questi salmi siano stati composti e usati in ambiti educativi privati,
estranei a interessi cultuali. Pensiamo piuttosto che i cosiddetti salmi sa­
pienziali fossero originariamente veri e propri brani liturgici.'51' Le pecu­
liarità formali e di contenuto sono dovute soprattutto ai mutamenti
delle condizioni cultuali durante e dopo l’esilio babilonese, favoriti senza
dubbio dai cambiamenti socio-politici. Dopo l’esilio le guide religiose del­
la nuova comunità (soprattutto scribi e leviti) cercarono di riunire intor­
no alla parola di Dio le comunità giudaiche che, in altre circostanze più
favorevoli, avrebbero goduto della protezione di uno stato indipenden­
te. Mantenere la dinamica della tradizione e studiarne Io sviluppo e le
ripercussioni sarebbe divenuto il nucleo dell’esistenza individuale e co­
munitaria. Un simile sforzo centripeto comportava non solo l’esclusività
di Jahvé e dei suoi decreti (torà, shabbat, ecc.), ma anche Pattenzione a
idee più immediatamente politiche: restaurazione politica (dinastia da­
vidica), rivincita nazionale contro gli oppressori (cfr. Sir. 36,1-22.). Pro­
babilmente è necessario postulare un tale schema sociale e ideologico
per spiegare l’influenza sapienziale nella vita e nel culto giudaici.

b) Il contesto vitale
«

Come vennero impiegati questi salmi nelle liturgie cultuali del giudaismo
primitivo? Ovviamente vi si possono cogliere agevolmente elementi d’ori­
gine sapienziale, come il proverbio, il macarismo, ecc. Tuttavia essi so­
no fusi con elementi estranei al mondo dei sapienti e vanno a costituire
ampie unità incentrate su altri motivi d’interesse, che lasciano scorgere
un atteggiamento e una finalità esortativi e istruttivi. Se gli elementi ori­
ginariamente sapienziali compaiono, ad esempio, in una supplica, que­
sta non riferisce l’esperienza di un individuo né vi resta circoscritta: i
problemi assumono una portata generale. In definitiva, sì tratta del de-
155 . Sul problema della ricompensa in questo tipo di poemi cfr. J.K. Kuntz, T h e R e t r ib u t io n
M o t i f in P sa lm ic W is d o m ì XAW 89 {1977) 123-233.
i jtì. Cfr. E.S. Gerstenberger, P sa tm s 7 20.
D e s c r iz io n e d e i g e n e r i le tte ra ri 29 j

stino della nazione. Una guida spirituale, dotata di una buona formazio­
ne letteraria e teologica, presenta il salmo alPassemblea in atteggiamen­
to di ascolto. Il tono generale dei salmi sapienziali si avvicina a quello
del counseltng pastorale. Si può quindi supporre che per la maggior par­
te questi salmi nacquero in rapporto con Pistruzione comunitaria e li­
turgica, la quale rappresentò certamente un elemento vitale del culto giu­
daico più antico. Erano destinati alPedifkazione e al ["orientamento dei
membri dell’assemblea sinagogale. Dei servizi cultuali della sinagoga pur­
troppo si sa ben poco. A giudicare dagli stessi salmi sapienziali è presu­
mìbile che questi testi fossero usati come letture liturgiche in combina­
zione con la lettura della torà, pur senza dimenticare che si tratta di pre­
ghiere rivolte a Dio. Con ogni probabilità 1 officiante liturgico (certo
istruito e formato in ambienti sapienziali) componeva questi salmi e li re­
citava in qualità di rappresentante delPassemblea, come nel passato ave­
vano fatto il sacerdote e il profeta cultuale. Perciò non c’è motivo per
escludere a priori Pimpjego e la collocazione cultuale dei salmi sapien­
ziali. Cercando un elemento di quest’ipotetica connessione Gerstenber-
ger menziona Popera sapienziale conosciuta sotto il titolo di Teodicea
babilonese ,L5~ costruita come un acrostico le cui lettere formano la frase
seguente: «Saggil-kmam-uhbìb, il sacerdote incantatore (ossia esorcista),
che venera dio e re».£sS Se Fautore, come si può dedurre, era un sacer­
dote, è da domandarsi se gli autori dei salmi sapienziali israeliti non sia­
no da cercare tra i sacerdoti responsabili delle cerimonie di supplica o di
azione di grazie.
Come si è potuto mostrare, lo studio di questo gruppo di salmi con­
ferma una volta di più Pidea secondo la quale Gunkel, con la sua pro­
posta di farne un genere letterario, introdusse involontariamente nelFe-
segesi dei salmi una categoria solo relativamente utile e certamente assai
problematica/59 Si può parlare, da un punto di vista rigorosamente for­
male, di «genere sapienziale»? I cosiddetti salmi didascalici presentano
gli elementi formali indispensabili - oltre alla possibilità di articolarli in
una struttura - che consentano di parlare di genere, o ci si dovrà piutto­
sto limitare ad affermare che nella salmodia ebraica è possibile indivi­
duare materiali sapienziali?160 Se negli altri generi letterari è necessario
15 7 . l-.S. Gerstenbcrger, Form Critkism, 2 1 1 .
15 S . Nel testo originale: a-na-ku sa-ag-ghil~ki~[i-na-am-u]b-bi-ib ma-às-ma-su ka-rr-bt* sa i-lì u
sar-ri (Castellino 493; A N iT 601).
159 . Faccio mie le notazioni di Alter sull’importanza relativa del genere letterario, soprattutto
se si considerano la libertà con cui il poeta utilizza il materiale tradizionale disponibile e il mo­
do di ordinare e articolare questo stesso materiale; cfr. R. Ai ter, The A r t o fB ib ìic a ì Poetry, r i i .
160. Secondo molti autori l’influsso sapienziale è riscontrabile nella maggior parte dei generi dei
salini; cfr. R.E. Murpby, A Consideration ofthe Ciassification « Wisdom Psalms»: VTS 9 (1963)
15 6 -16 7 .
z $ z G e n e r i le tte r a r i d e l S a lt e r io

ammettere la mobilità e il «cosmopolitismo» di numerose forme lette­


rarie - ad esempio l'esistenza di punti di contatto tra Pinno e Pacione di
grazie, tra quest'ultima e la Supplica; o la persistenza d’incertezze assai
diffuse circa la classificazione degli inni -, tale ammissione assume una
evidenza emblematica nel caso dei salmi sapienziali.
Capitolo x

Teologia del Salterio

Bibliografia: R. Arconada, La escatologia mesianica en los salmos ante dos ob-


jectiones recientes: Bib 17 (193 6) 202-229. 294-326. 461-478; P, Beauchamp,
Salmi notte e giorno, Assisi 1983; A. Colunga, E l mesìanìsmo de los salmos re-
gìos: StAns 27 {1951) 208-230; J.M . Gonzalcz Ruiz, Las teofanias en los salmos:
EstBib 13 {1954) 267-287; H.-J. Kraus, Psalmen 1, Neukirchen/Vluyn41972, l x i v -
l x x x ; Idem, Teologia dei Salmi, Brescia 1989; M. Gourgues, Les Psaumes et Jé-

sus. /esws et les Psaumes, Paris 1978; N. Fuglister, Ddfs Psdf/mewgefcef, Miinchen
19 5 ^ -

Parlare di «teologia del Salterio»1 può implicare un errore di metodo,


dal momento che i salmi non si propongono come un trattato di teolo­
gia ma sono espressioni poetiche di una peculiare esperienza di fede.1
C on «esperienza» intendiamo il com plicato processo di assim ilazione di
visioni, osservazioni e atteggiamenti definibili genericamente come «reli­
giosi» e che si mobilitano quando si tratta di giudicare l’essenza della
vita, i principi fondamentali del mondo e, in ultima istanza, i! senso del­
la stessa esistenza umana. D ’altro canto, anche se i salmi sono stati im ­
piegati come «libro di preghiere» nel giudaism o tardo, la loro distribu­
zione su un vasto arco temporale vi è venuta accum ulando diversi strati
teologici, corrispondenti alle epoche della loro composizione. La m ol­
teplice esperienza di fede della comunità israelìtica nel corso dei secoli
ha lasciato la propria impronta su questo tipo di letteratura. Se ricor­
riam o alla formulazione «teologia del Salterio» è dunque più per co ­
m odità espositiva e per rispetto a una convenzione teo lo gica3 che per
rigore m etodologico.
A fferm are che i salmi sono composizioni poetiche religiose è indice di
un atteggiamento riduzionista che li appiattisce alla categoria di opere

t Oltre alla Teologia Jet Salmi di H.-J. Kraus, sull’argomento si può vedere W. Brueggemann,
.
ìsraeFs Fraise, Philadelphia 1988; H. Spieckermann, Heìlsgegemvart. Etne Theologie der Psal-
went Gòttingen 1989.
2. Nell'intraprendere questa sistematizzazione del pensiero teologico dei salmi sono consape­
vole del carattere artificioso dell’intento; in questo senso faccio mie le osservazioni e le consi­
derazioni dell’esegeta contemporaneo P.R. Ackrovd espresse in Doors of Percepì ìon, 5 1.
3. Pensiamo al titolo dell’opera di H.-J. Kraus, Teologia dei Salmi, Brescia 1989. Altri preferi­
scono il termine meno tecnico di «insegnamento»; si veda il compendio dottrinale di L. Jac-
quet, Les Psaumes et te coeur de Vhomme 1, 12 3-15 9 .
2 .9 4 T eologia del Salterio

letterarie meramente umane. D’altra parte, sostenere che si tratti di poe­


mi divinamente ispirati non dispensa dall’esame critico dei loro aspetto
umano. Questi due elementi convergono nei concetti d'ispirazione e di
alterità. Un salmo è un'opera poetica composta nella contemplazione,
nel dolore o nella gioia. In ogni caso, il salmista agisce per impulso di
un estro appassionato. Ma e anche vero che a questo aspetto de ITinter­
pretazione letteraria dei salmi è sottesa sempre l'interpretazione decisiva
e determinante dell’unico e solo Altro. La passione del poeta si muove
secondo il ritmo divino: prossimità o lontananza di Dio, contemplazio­
ne del suo operato storico e del suo essere e, infine, il modo in cui tutte
queste condizioni si ripercuotono sull'uomo, sono le radici delTesperien-
za e del poema. I salmisti presentano riflessioni e affermazioni sull'uo­
mo e su Dio, meglio: sull uomo in Dio e su Dio per l'uomo. Si tratta di
un'alterità teologica. Nei salmi l'uomo dice perché in precedenza «si è
sentito detto» da Dio.

1. l ' u o m o s o g g e t t o / o g g e t t o d e l l ’ a p p e l l o

i . Il quadro naturale delVappello


a) Id ee sulVuniverso
Come si andrà illustrando, le idee sulla natura dell’universo condivìse dai
salmisti sono importanti alla stessa stregua delle tradizioni strettamente
teologiche perché, quasi sempre in modo inconsapevole, il loro messag­
gio è condizionato da una determinata cosmologia, condivisa da quasi
tutte le culture del Vicino Oriente antico."1 I poeti ricorrono alle imma­
gini e ai simboli derivanti dalla loro idea del cosmo. Se l'autore di S a i
j 9 j Sc ~ 7 si esprime in quei termini è perché, secondo la visione del co­
smo israelita, il sole «si alzava», percorreva la sua orbita e «si posava»;
il giorno seguente tornava a percorrere imperturbabile la propria orbita
(cfr. Eccl, 1,5). Dal momento che immaginavano la terra piatta e immo­
bile, non potevano esprimersi altrimenti.
Secondo i salmisti Israele costituiva probabilmente il centro del mon­
do. Di conseguenza gli israeliti non immaginano se stessi ai «confini del­
la terra» (cfr. S a i 22,z8): «Dio governa Giacobbe e fino ai confini della
terra» (S a i 59,14; cfr, 65,9; 67,8). A partire da questo centro geografi­
co (e teologico) viene tracciato il «cerchio della terra»: la linea costiera
che separa la terra ferma dal mare. Così dice il Sai. 104,9: « Tracciasti
una frontiera che (le acque) non oltrepasseranno». L’acqua che circonda
la terraferma può essere chiamata in diversi modi: mare, acque abbon­
danti, fiumi, torrenti del) abisso, ecc. In questo modo la terra è descritta4

4. Cfr. G. Rinaldi» iZuniperso nei Salmi: BeO 15 (1973) 2,29-238.


L ’ u o m o s o g g e t t o / o g g e t t o d e ll* a p p e llo 29 5

come un’immensa piattaforma circondata e sostenuta dalle acque («sta­


bilì la terra sulle acque», S a i 136,6), marittime e sotterranee. Queste ul­
time cercano l’uscita attraverso le sorgenti.
Li coincidenza con il cerchio della terra, sui suoi limiti estremi, sorge­
vano montagne (cfr. S a i 90,za; i8,8b; 36,73). In alcuni casi, probabil­
mente per la prossimità al mare primordiale, vengono dette «isole» (cfr.
S a i 97,1). Esse svolgono la funzione di colonne sulle quali poggia la vol­
ta dei cieli. Nei salmi si danno poche informazioni sul mondo celeste; in
qualche caso le scarse descrizioni sono vaghe e astratte. Sopra le «acque
superiori», che traspaiono azzurre attraverso la volta del cielo (cfr. G e n .
i,6) si trova «il cielo più alto» (Sai 148,4) o «le stanze superiori» {Sai.
104,3), l'ambito proprio della divinità.
Anche lo s*’ó/ymondo sotterraneo e dimora dei morti, costituisce una
entità cosmica. Nonostante la frequente menzione nel Salterio, non ne so­
no molto chiari né i limiti né il rapporto con il resto della struttura del­
l’universo, Talvolta i salmisti ne parlano come della «terra» o la «polve­
re» (S a i 44,± 6 ). In ogni caso si tratta di una sorta di grotta sotterranea,
dimenticata da Dio e dagli uomini, silenziosa e lugubre.

b) Cosmo e caos
Come la terra è abitata da uomini e animali, così il mare pullula di es­
seri viventi. In esso vivono Leviatan, drago marino, e Behemot, il mo­
stro del caos, che nella mitologia israelita rappresentano il potere avver­
so, le forze ostili a Jahvé creatore, che minacciano continuamente l’ordi­
ne cosmico. Sebbene Gen. 1 affermi velatamente che il caos marino (le
acque primitive come mitema relativo a questo caos) fu sottomesso da
Jahvé nel suo atto creatore, l’israelita concepisce il mondo in cui si svi­
luppa la sua esistenza come un’entità ordinata costantemente minaccia­
ta. Il mostro del caos conferisce particolare drammaticità al mitema del­
le acque primordiali. Di fatto il conflitto tra caos e cosmo è rappresen­
tato dalla lotta tra il drago marino e la divinità.56Certamente Israele adot­
tò queste rappresentazioni tramite l’eredità cananaica della Gerusalem­
me gebusea."
Il Salterio, in alcuni esempi probabilmente preesilici, riecheggia questi
motivi mitologici connessi al tempio di Gerusalemme. Jahvé risulta vin­

5. Si veda G. Wanke, Die Z i o n s t h e o l o g i e d e r K o r a c h i t e n (BZÀW 97), Berlin 1966, 68-70.


6. Nella mitologia cananaica Baal, figlio del dio supremo El, affronta Jam, dio del mare e Mot,
dio della morte. Dopo una lotta complessa e accanita conquista la regalità e il palazzo situato
su una montagna mitica del lontano settentrione. Tale mito cananaico, probabilmente recitato
in rituali stagionali, cercava di attualizzare il trionfo sul caos e la morte, assicurando fertilità
alla natura e alle persone.
29 6 T e o lo g ia d el S a lte rio

citore nella lotta contro le potenze del caos e ottiene il regno. Nei salmi
questa vittoria è collegato alla creazione del mondo* connessione riscon­
trabile anche nell’epopea babilonese della creazione Enum a E lis J A que­
sto proposito è noto l’esempio di SaL 74,12-15:
Ma tu, Dio mio, sei re da sempre,
hai vinto in mezzo alla terra;
hai diviso il mare con potenza,
hai spezzato la testa del drago marino;
hai schiacciato la testa del Leviatan*
l’ hai dato in pasto alle bestie del mare.
Tu hai fatto scaturire fonti e torrenti,
hai inaridito fiumi inesauribili.
È il testo più esplicito, all’ interno del Salterio, riguardo al materiale mi­
tologico che stiamo esponendo; le acque primordiali e i loro mostri* la
vittoria di Jahvé su di essi* che ne rende possibile l’atto creatore e la pro­
clamazione a re. Di fronte a una sconfitta, forse definitiva, caotica, nelle
mani del nemico (vv. 4-9), l’israelita ricorda nel culto* appellandosi così
a Dio* le antiche gesta di Jahvé. 11 S a i 89,7-15 presenta una prospettiva
analoga: Jahvé al di sopra di tutti gli dèi, dominatore delle «acque», vin­
citore del mostro (Rahab), creatore e re. La menzione del «mare» e del­
le «onde» aiuta a comprendere espressioni come quella di Sai . 65,7 s.;
Tu, che rendi saldi i monti con la tua forza*
cinto di potenza;
tu, che reprimi il fragore del mare,
il fragore delle onde
e il tumulto dei popoli.
Si tratta dei monti primordiali* situati al confine della terra e delle acque
devastanti e caotiche che continuamente minacciano l’ordine e l’esisten­
za stessa del cosmo. In questa stessa chiave si può leggere SaL 104,2-9.
Una serie di tradizioni ricorrenti nei salmi, connesse alla lotta contro
il drago primordiale* risulta così coerente: la creazione {S a i 104)* la re­
galità di Jahvé (SaL 93) e la tradizione di Sion (SaL 74).
Se ragionevolmente si suppone che molti salmi riecheggianti queste
tradizioni sono preesilici o esilici, ci si deve chiedere* di conseguenza* se
a Gerusalemme in epoca preesilica non si coltivasse una tradizione di
teologumeni perfettamente strutturata definibile come «mito». Benché
non ci si possa muovere se non sul terreno delle congetture, una simile
ipotesi spiegherebbe perfettamente la complessa struttura del culto sa­
lomonico (cfr. 1 R e 6-8).
Naturalmente questo schema mitico si trasformò col tempo in sem-
7. Tuttavia nei testi mitologici cananaici della tradizione di Ugarit non compare in relazione
esplicita con il mito di Baal.
L 'u o m o s o g g e t t o / o g g e t t o d e JP a p p e llo 29 7

plice repertorio d’immagini, utilizzato dai salmisti per descrivere poeti­


camente la protezione esercitata da Jahvé rispetto a qualunque pericolo.
Jahvé difende il suo popolo da Sion, fortezza naturale identificata con la
montagna mitica della tradizione letteraria cananaica relativa a Baal.s
Questa è la concezione del mondo condivisa dai salmisti e questo il
quadro naturale all’interno del quale l’israelita si sente oggetto dell’ap­
pello di Dio. Il lettore moderno dei salmi dovrà procedere a una lettura
critica. Accettare acriticamente la cosmologia soggiacente al Salterio sfo­
cia in un’interpretazione perniciosa e conduce a un funesto fondamen­
talismo.

c) L ’essere um ano nel cosmo


Parlare del quadro naturale nel quale l’uomo si sente oggetto dell’appel­
lo divino non è sufficiente per cogliere la natura e le dimensioni di que­
sto appello, se nel contempo si trascurano Pautocomprensione del sog­
getto interpellato in tale contesto. L’uomo biblico - anche l’autore e il
recitatore israeliti dei salmi - si concepiva immerso nella trama del co­
smo, non prigioniero né confuso con esso, ma come anello di una cate­
na che iniziava con la separazione della luce dalle tenebre, delle acque
superiori dalle acque inferiori (cfr. G e n . 1,3 ss.). L ’uomo appartiene al­
l’ordine delle creature al punto che uno sconvolgimento cosmico pre­
giudica le possibilità di sopravvivenza dell’essere umano per una sorta
di comunanza di destino. Se la creazione è concepita come cosmo, come
ordine, il deterioramento di un anello potrebbe spezzare la catena delle
creature. Anche l’israelita è minacciato dal caos. Le festività agrarie ca­
nanaiche, che celebravano la vittoria di Baal, dio della fertilità, su Mot,
dio della morte, non si prefiggevano solo di conservare nel suo «giusto
ordine» e di ravvivare la natura inanimata durante la siccità; anche l’uo­
mo doveva partecipare a questo sforzo e a questa esigenza di fertilità e
di rigenerazione. L’ israelita condivideva tale aspetto dell’antropologia
cananaica. Un bell’esempio di corrispondenza tra rigenerazione sociale e
rigenerazione della natura è rappresentato da Sai. 72,12,-16; 85,2-6.13.
La verità di queste osservazioni è confermata dal fatto che i poeti del Sai-
teno, soprattutto 1 compositori di suppliche o Lamentazioni, esprimevano
le disgrazie o 1 mali dei quali erano vittime ricorrendo a immagini miti­
che ricavate da un presunto sconvolgimento della natura. Le espressioni
di S a i 18,5 s. sono ben note:
Mi circondavano i lacci della morte,
mi travolgevano torrenti impetuosi,8

8 . Al riguardo si veda G. Wanke, o p . c i t tì 6 4 - 6 6 .


mi avviluppavano i lacci delFAbisso,
mi aggredivano le reti della morte.
Il salmista in pericolo mortale paragona la sua situazione estrema a «tor­
renti impetuosi», un’immagine inequivocabile delle acque del caos pri­
mordiale. L’immagine è ripresa nel v. 17:
Dall’alto protese la mano e mi afferrò,
per sottrarmi alle acque ingenti.
Sai. 42,,8 si pone nella stessa prospettiva:
Un abisso urla a un altro con voce di cascate:
i tuoi torrenti e le tue onde mi hanno travolto.
In questa chiave può essere letto anche S a i 69,15 s.
Quando l’uomo è testimone della distruzione irreparabile debordine
sociale e delle istituzioni, ricorre appassionatamente a Dio, creatore del­
l’ordine cosmico. Com'c possibile che Sion sia stata distrutta e il cosmo
sopravviva? (cfr. Sai. 74).
Anche negli inni il salmista può esprimere la propria fiducia descriven­
do con tonalità mitiche 1 pericoli che Io circondano. Sai. 46,3 recita:
Perciò non temiamo anche se si sconvolge la terra
e i monti crollano nel mare.
Fremano e muggiscano le sue onde,
scuotano i monti con la loro furia.
L’uomo si sente in comunione con la natura al punto che, riconoscendo­
si creatura, invita la natura a condividere la sua lode: 9 6 ,11-14 ; 98,4.7
s.; 100,1. Quando il salmista esprime la sua fede neirinamovibilità del
cosmo (cfr. 104,5), n(d contempo proclama la propria fiducia nella per­
manenza dell’uomo sulla terra. Al riguardo la lettura delle parole dell’al­
leanza con Noè si rivela significativa: «Questo è il segno del patto che
stringo con voi e con tutto ciò che vive con voi, per tutti i secoli» (Gen.
9,TX e contesto).
Tuttavia l’israelita sa di essere signore di tutto il creato, fatto a imma­
gine e somiglianza di Dio (cfr. G e n . i,z6), e di aver ricevuto un alito di­
vino di vtta (cfr. G en . 2,7). In questo senso non solo si sente superiore
al resto dell’ordine delle creature, ma Punico essere capace di elevare il
proprio sguardo alla sfera del trascendente; è, di fatto, la sola creatura
capace di contemplazione e di lode, e l’alito divino di vita lo attrae irre­
sistibilmente verso l’ambito soprannaturale. È Punico interprete della
presenza di Dio nel cosmo. Quest’idea è espressa con contenuta emozio­
ne dall'autore del S a i 8. Inoltre Puomo soltanto sa che l’opera della crea­
zione di Jahvé fu a suo favore (Sai. 66,5 ss.).
2. Il quadro sociale dell'appello

Se da un lato l'israelita si sente in comunione con il cosmo, dall’altro que­


sta volontà di comunione si manifesta eminentemente nelPordine socia­
le. Come si è visto poc’anzi, una delle forme letterarie della supplica e
dell’azione di grazie è la sollecitazione di benedizioni per coloro che par­
tecipano al rituale (ad es. S a i 118,26). D’altra parte abbondano nel Sal­
terio formule in cui l’orante, consapevole della propria appartenenza a
una comunità socio-religiosa, s’impegna a confessare e a proclamare la
propria liberazione davanti all’assemblea (si veda S a i 7,18; 69,31) op­
pure a lodare Dio in pubblico (cfr. 109,30). Per l’israelita nascondere agli
altri la riabilitazione fisica o la rigenerazione interiore costituisce al tem­
po stesso un tradimento della sua vocazione comunitaria e della dignità
di Dio (cfr. S a i 40,10 s.). S a i 22,23-26 afferma in modo paradigmatico:
Parlerò di te ai miei fratelli,
nel mezzo dell’assemblea ti loderò:
«Lodatelo, fedeli del Signore;
stirpe di Giacobbe, glorificatelo;
veneratelo, stirpe d’Israele;
perché non ha provato disprezzo o ripugnanza
verso il povero disgraziato,
non gli ha nascosto il suo volto;
quando chiese aiuto, lo ascoltò».
Tu ispiri la mia lode nella grande assemblea,
scioglierò i miei voti dinanzi ai suoi fedeli.

a) L 'u n to di Sion
Di questo quadro sociale dell’appello fanno parte alcuni aspetti dell’ideo­
logia regale. Secondo la sensibilità israelita già durante il primo periodo
monarchico il mondo abitabile è governato dal re di Gerusalemme. Que­
sta concezione non è basata su considerazioni meramente intramondane
di politica sociale, ma sul presupposto teologico,9 ampiamente diffuso
nel Vicino Oriente, della natura semidivina del re. Egli è l’unto, il «figlio
di Dio». Così il dominio che il monarca esercita sul mondo naturale
rientra nell’ideologia regale. La terra e le nazioni appartengono all’unto
di Sion per concessione divina (cfr. S a i 2,8); ma non soltanto la terra
d’Israele, bensì tutto il mondo conosciuto (cfr. S a i 72,8; 89,26).
Con l’unzione il re d’Israele diventava sacrosanto (cfr. 2 Sam. 1,14 .
x6; 1 Sam . 26,9). Ma era Jahvé ad aver stabilito un’alleanza perpetua
9. «La divinizzazione del re non è una follia, né pura e semplice adulazione cortigiana, bensì
una manifestazione di religiosità viva», osserva in modo pertinente S. Mowinckel, P s a i m e n -
s t u d i e n 11, Christiania 1922, 302.
300 T e o lo g ia d e l S a lte r io

con la dinastia davidica (S a i 89,20-38; cfr. 2 Sant. 7 ,8 -16 ) . 10 Di conse­


guenza i re di Giuda erano eredi naturali di questa promessa e figli di Dio
(2 Sam . 7 ,14 ) . Questa «filiazione» non era frutto della nascita divina del
re, come in Egitto, né si riteneva che la monarchia fosse scesa dal cielo
nell’epoca primordiale, come a Babilonia. Il re di Gerusalemme era di­
scendente di Davide per via naturale. La sua filiazione divina era espres­
sa in termini di adozione (S a i 2,7), di primogenitura {Sai. 89,28). La sua
vicinanza a Jahvé era tale che gli spettava un seggio alla sua destra (cfr.
Sai. 1 1 0 , 1 ) . Inoltre l'autore del salmo 4 5, in preda a un’emozione non
contenuta nella contemplazione di un matrimonio regale (o forse di una
incoronazione) arriva a chiamare il re «dio» (45^7).10 11 Grazie a questa vi­
cinanza al divino il re gode della benedizione di lahvé, che comporta
prosperità, ordine, benessere, pace e fecondità per tutta la comunità israe­
litica e per 1 suoi campi (si veda S a i 72). Orbene, questa prossimità alla
divinità non può né deve essere interpretata come identità, nemmeno
funzionale.11 Al massimo il monarca israelita era considerato viceré di
Jahvé in Israele e nel mondo. La regalità cosmica di Jahvé è chiaramente
attestata lungo tutto il Salterio {Sai. 8 9 ,19 ; 93,1 s.; 95,3 s.; 9 6 ,10 ; 97,1).

b) O bblighi dell'unto
All’atto delhintronizzazione l’unto s’impegna ad agire come rappresen­
tante di Jahvé, accettando gli obblighi che comporta il suo carisma rega­
le in favore del suo popolo. In questo senso era un sacro dovere del re la
difesa del diritto e della giustizia, soprattutto in favore dei più deboli
(cfr. Sai. 72,1 ss.72 ss.). II monarca doveva sottomettersi alla volontà di
giustizia di Jahvé. Tuttavia queste funzioni non si limitano al corretto
esercizio della giurisprudenza ma, come si è detto, si estendono alla pro­
sperità della terra c del popolo, alla fertilità del suolo e all’abbondanza

10. L'opera cìvi rè deìPunzione, di conseguenza, non corrispondeva a una pura concezione mec­
canica: «S? ridurrebbe l'unzione ad un concetto magico di tabù, se non si tenesse continua­
mente presente che essa è un atto dì scelta di Jahvé, mediante il quale il re d’Israele riceveva la
il
sua dignità e suo incarico» (H,-J. Kraus, T e o l o g i a d e i S a l m i , 178).
1 1 . 1 lessicografi mostrano un certo disagio nel tradurre questo versetto perché, benché chiaro
{ k i s ’ à k à ’ è l ó h ì f n «Il tuo trono, o dio, ...»), il testo ebraico si presta a una duplice traduzione.
Così alcuni attenuano l'espressione: «Tu trono, corno el de un dios...» (NBE); «Your timone is
fike God's throne» (NFB); «Your divine throne» {RSV); «Dein Thron, du Goitlicher, ...»
(EtT), o la riferiscono a Jahvé: <dn eterno e per sempre sta il tuo crono, o Dio» (NVB). È pos­
sibile, tuttavia, che sia nel giusto Kraus quando afferma: « 'è l ó h t m [riferito al re] non è un’apo­
teosi consapevole e responsabile, ma un abuso dello stile di corte che esalta il ‘divino’ ... F mol­
to probabile che simili esaltazioni stano nate dalle tradizioni cananaiche» Kraus, Teo­
l o g i a d e i S a l m i t 173-180).

iz . La filiazione divina del re, inquadrandosi nella teologia dell’elezione, risulta radicalmente
demitologizzata.
L ’u o m o s o g g e r t o / o g g e c t o d e l l ’a p p e l lo 3 0 1

dei raccolti. La missione del re in questo ambito della prosperità del


paese si estendeva alla difesa nazionale di fronte a eventuali attacchi ne­
mici. Se nel passato era stato Jahvé in persona a provvedere alla procla­
mazione della guerra santa in favore del suo popolo, nellTsraele monar­
chico è il re, dotato della stessa forza di Jahvé, a portare il vessillo della
difesa del popolo. In un certo senso la missione del re traduce sul piano
sociale e politico l’operato stesso di Jahvé, la sua potenza e l’estensione
della sua sovranità.

c) Funzione cultuale
Per quanto attiene alla teologia dei salmi è importante considerare che il
monarca di Gerusalemme svolgeva funzioni cultuali, quantomeno in ori­
gine. Secondo alcune testimonianze testuali in determinate occasioni il re
arrivò a offrire sacrifici a Jahvé (cfr. 1 Sam. 13,9; 14,34; 2. Sam t 6 ,13 .17
s.; 24,2,5; 1 R e 3,4.15; 8,62; 9,25; 12,32; 2 R e 16 ,12 s.) e a consacrargli
altari (cfr. 1 Sam . 14,33 s*5 1 Sam, 24,21). Queste funzioni, tipicamente
sacerdotali, furono esercitate anche da altri membri della famiglia di Da­
vide (cfr. 2 Sam . 8,18; 1 R e 1,9). Talvolta i re convocavano e presiede­
vano cerimonie di supplica nazionali (cfr. 1 Re 8,22-53). Il re Davide,
svolgendo funzioni chiaramente sacerdotali, danzò davanti all’arca vesti­
to con un efo d e in seguito benedisse il popolo (cfr. 2 Sam . 6,14.18).
Gli obblighi dell’unto, luogotenente di Jahvé, erano di tale importanza
che alcuni, affascinati dai parallelismi offerti dalle letterature mesopota-
miche, ne hanno dedotto che la prima funzione cultuale del monarca con­
sistesse nella sua partecipazione al rituale della festa dell'anno nuovo.13
Poiché non c’è nell’Antico Testamento alcuna prova diretta dell’esisten­
za in Israele di questa festività del Vicino Oriente, questi studiosi si so­
no rifatti soprattutto ai cosiddetti «salmi d’intronizzazione» (in partico­
lare 47; 93; 96-99) per ricostruirne le ipotetiche caratteristiche. La co­
siddetta «scuola mito e rituale», convinta che nelle religioni del Vicino
Oriente il mito e il rituale siano organicamente vincolati, e di fronte al­
l’evidenza che, tanto in Babilonia quanto a Ugarit, il rituale dell’anno
nuovo consiste nella «messa in scena» del mito della creazione, concluse
che anche in Giuda sarebbe stato adottato questo modello rituale, vuoi
direttamente vuoi attraverso un’analoga festa in onore di El Eljon cele­
brato nella Sion gebusea predavidica. Gli elementi fondamentali di que­
sto rito consistevano nella rappresentazione paradrammatica della bat­
taglia e della successiva vittoria di Jahvé sulle forze del caos (dando
origine alla creazione) e nella processione con l’arca, simbolo del trono
del creatore, da cui veniva elargita vita e prosperità al popolo. Accanto
13 . Ampie informazioni sono reperibili nel cap. xi, 11,2, dove si parla di S. Mowinckel.
30 2 T e o lo g ia del S a lte r io

à questi elementi fondamentali si deve segnalare anche Pumihazione e la


sofferenza cultuale del re (drammatizzazione della morte), che incarna­
va Jahvé, e il combattimento rituale contro i suoi nemici, che erano allo
stesso tempo nemici di Jahvé e del popolo. Tralasciando il problema sto­
rico dell’esistenza della festa dell’anno nuovo in Giuda, c certo che non
vi sono basi sufficienti che consentano di accettare la presenza del mo­
narca in questi riti che rappresentano la divinità. Pur prescindendo da
altre possibili esagerazioni, non vi è motivo per negare che il re possa aver
guidato la processione con Parca in una commemorazione cultuale di ciò
che è narrato in z Sant. 6 , hieros logos fondamentale della tradizione del-
Parca-santuario a Gerusalemme.14 In conclusione si può affermare che
la funzione del monarca in queste e altre occasioni consisteva essenzial­
mente nel fungere da intermediario sacerdotale e nel rappresentare il po­
polo davanti a Jahvé in cerimonie penitenziali e suppliche pubbliche.

d) Conclusioni

Questo è, a grandi linee, il quadro sociale nel quale Pisraelita faceva ap­
pello a Dio e si sentiva da lui interpellato. Tuttavia non bisogna esage­
rare l'importanza di questo quadro, tanto da trarne Pimpressione che
Pindividuo risultasse confuso nel corpo socio-politico e il suo valore per­
sonale assorbito nella categoria di comunità nazionale o religiosa. I sal­
mi, in effetti, sono testimonianze dell'importanza centrale dei valori co­
munitari nelPlsraele antico. Non è meno vero, però, che il rapporto del-
Pindividuo con Dio risulta con grande evidenza scorrendo le pagine del
Salterio. Osservando con attenzione le peculiarità delle suppliche indi­
viduali e di quelle comunitarie o nazionali si può dedurre che, a diffe­
renza di queste ultime, chiaramente integrate nella storia della salvezza
e associate alla teologia nazionale, le suppliche individuali affondano le
proprie radici nella storia dell'individuo, nel suo rapporto personale con
Dio e nelPambito familiare o di un piccolo gruppo. Per la precisione,
nella supplica individuale l’orante cerca, nella maggior parte dei casi, di
rivolgersi a Dio e sollecitarne la protezione e la reintegrazione alPinter-
no del piccolo gruppo sociale del quale in precedenza aveva fatto parte.15

3. Il quadro trascendente delVappello


Proseguendo il percorso delPappeìlo attraverso cerchi concentrici di am­
piezza crescente, si giunge all’ambito della trascendenza: dall’uomo, at­
traverso la comunità e il suo vertice (il monarca) fino a Jahvé.
14. Cfr, H.-J, Kraus, T e o l o g ì a d e i S a l m i , t 87.
1 È la tesi di R. Alberta, F e p s o n l i c h e F r d m m i g k e i t , 23-49.
a) Spazio sacro: Sion, santuario di D io

Nel paragrafo precedente, trattando della regalità israelita e del suo ca­
rattere sacro, siamo giunti alla conclusione che la dignità e la funzione
del monarca terreno dipendono intrinsecamente dalla regalità di Jahvé.
Il re di Gerusalemme è re «per delega». Questa nozione si ricava dalla
maggior parte dei salmi regali e dei salmi della regalità di Jahvé. Il Dio
d’Israele «regna in Sion» (Sai 9,12; cfr. 76,3; 99,2.). L’israelita sa che
Jahvé regna nel cielo {Sai. 2,4; 11,4 ; 93,1 s.; 103,19), che tutta la terra
gli appartiene (SaL 47,3) in quanto creatore (S a i 24,1 s.; 96,10) ed egli
può penetrare tutto il creato (Sai. 139,7-12), cioè è onnipresente. Ma
questa «dispersione spaziale» di Jahvé è solo apparente, perché il fedele
è consapevole di poter contare sulla presenza di Jahvé in Sion, nei san­
tuario della città di Davide. Di qui ascolta le suppliche degli israeliti e
qui riceve la lode che merita.
l/imzio del salino 48 presenta forse la più bella, poetica ed emozio­
nante descrizione di Sion dell'intero Salterio:
Grande è il Signore e degnissimo di lode
nella città del nostro Dio, sul suo monte santo.
Altura stupenda, gioia di tutta la terra,
è il monte Sion, vertice del cielo, capitale del grande sovrano.
I ra i suoi palazzi, Dio svetta come una fortezza.
I termini «grande», «altura», «vertice» e «svettare» cercano di descrive­
re lindescrivibile. Benché Pelemento piu appariscente di Sion siano i
torrioni dei suoi palazzi, Pelemento che più colpisce è il loro più impor­
tante inquilino, immaginato sotto le spoglie di un baluardo difensivo. Il
poeta deve ricorrere a elementi mitici come il «vertice del cielo» (v. so­
pra, i,r, «Il quadro naturale dell’appello»); questo è il procedimento più
adatto per esprimere che Sion è «divina». «Da Sion, modello dì bellez­
za, Dio risplende» (50,2).
In mezzo a Sion si trova il santuario, la santa dimora di Jahvé, che in­
fonde fiducia e sicurezza ai propri fedeli (Sai 46,6; 68,6; 76,3). Il luogo
più recondito e sacro è il d*bìr , il cuore dell’abitazione di Jahvé, verso la
quale gPisraeliti rivolgono le loro preghiere (cfr. Sai. 5,8; 28,2; 138,2).
Questo santuario fu il luogo sacro della primitiva popolazione gebusea
di Gerusalemme, prima della conquista di Davide. È probabile che, con
il passare del tempo, le sue tradizioni siano state adattate alla fede jah-
vista dai monarchi di Giuda: per questa ragione il tempio di Sion diven­
ne la meta obbligata del pellegrinaggio di tutto Israele, come si può de­
durre da SaL 122. Tuttavia è opportuno precisare alcuni aspetti per com­
pletare questo quadro.
Parlare di adattamento delle tradizioni cultuali di Sion alla tede jahvi-
30 4 T e o lo g ia d el S a lte r io

sta non dispensa dalPinterrogarsi sulle circostanze che favorirono tale


adattamento e fecero di Gerusalemme i! «centro deìPunivcrso» geogra­
fico e religioso. Al riguardo è legittimo, dal punto di vista della religiosi­
tà popolare, supporre che il collegamento a Sion di alcune tradizioni spe­
cificamente israelite facilitasse necessariamente la fusione teologico-reli-
giosa. Tutti gli studiosi concordano sul ruolo decisivo svolto dall’arca
dell'alleanza in questo processo. Secondo la tradizione letteraria israeli­
ta Parca, sgabello del «Signore degli eserciti, seduto su un trono di che­
rubini» ( 1 Sam. 4,4), era anticamente custodita nel santuario di Silo an­
che se, dopo le lotte con i filistei, era finita nella casa di un certo Abina-
dab (j Sam . 7,1). E>a 2 Sam . 6, «documento fondativo» delPelezione di
Gerusalemme, sappiamo che quelPoggetto sacro di culto fu trasferito uf­
ficialmente da Davide nella nuova capitale, dopo Punione politica d'Israe­
le e Giuda. Da allora il re si propose di costruire un santuario centrale
che custodisse Parca e servisse da luogo privilegiato di culto per «tutto
Israele». Tale decisione fu fondamentale perché, mentre Davide consoli­
dava Punita politica recentemente ottenuta, la presenza a Gerusalemme
del palladio del dio della guerra santa obbligava tutti gli israeliti a rivol­
gere qui i loro sguardi, favorendo così Punita religiosa.
Da questo punto di vista è facile supporre, come sopra si è detto, che
le tradizioni religiose dell’antico santuario gebuseo si siano amalgama­
te con la teologia israelita connessa all'arca. Jahvé guerriero, «pastore di
Israele» e «guida di Giuseppe» (cfr. S a i 80,2), fa propri gli epiteti che
nell’antica tradizione di Sion appartenevano a E1 Eljon: «Dio altissimo»,
«creatore», «re» e «giudice». D'altra parte I interpretazione mitica dello
spazio, condivisa dai popoli semitici di quel) area geografica, facilita la
fusione delle idee relative al regno celeste e al regno terrestre di Jahvé.
Sion rappresenta non solo il centro del mondo, ma anche il centro del
cosmo, in modo tale che la cella del santuario (d eb ir ) appartiene in sen­
so proprio allo spazio celeste. Non si spiegherebbe altrimenti perche le
porte del tempio ricevano il sorprendente epiteto di «porte eterne», cioè
le porte del santuario celeste (cfr. S a i 24,7.9). H tempio di Gerusalem­
me trascende così le dimensioni dello spazio umano. I salmi sono testi­
moni indiretti di quanto siamo venuti osservando (si veda, tra l’altro, Sai .
9,rx; 11,4 ; 103,19; 12 3 ,1; t 3 1 j i 3 s-)-
I «salmi delle salite» (120-134) testimoniano rammirazione e la pietà
dimostrate dagli israeliti per il santuario di Sion e l’emozione e il timore
che suscitava in loro la sua vicinanza. La partecipazione ai tre pellegri­
naggi annuali costituiva la massima aspirazione dell’israelita pio e la ma­
nifestazione più eloquente della sua fede (si veda, al cap. ix, 11,3, la se­
zione dedicata agli inni).
b ) T em po sacro: culto, ritmo naturale e storia

Il popolo d’ Israele concepiva se stesso come popolo eletto ed eredità di


Jah vé. M a , allo stesso tempo, sapeva che questo privilegio com portava
un impegno cultuale. L o spazio sacro del tempio implicava una conce­
zione sacra del tempo; il ciclo delle stagioni regolava il ritm o delle festi­
vità israelitiche e della loro dedica al servizio di Jah vé.16 Quantunque
non si possa parlare di vera e propria concezione mitica del tempo nella
società israelitica, è sbagliato e pericoloso dimenticare che il ritmo sta­
gionale facilitava all’ israelita l’apprendimento di un quadro sim bolico di
vita-m orte dalle potenzialità incalcolabili. N on sorprende quindi che nel
Salterio abbondino espressioni e immagini tratte dalPam bito dell’agri­
coltura ed è significativo che i poeti del Salterio costruiscano a partire di
qui i loro poemi più felici e ispirati (ad es. Sa/. 65).
Tutte queste concezioni profondamente radicate nella cultura israeli­
ta, certamente frutto della sedentarizzazione in Canaan e dell’adozione
di m odelli di produzione agraria, non possono far dimenticare che la fe­
de jahvista aveva un solido fondamento storico. I salmi sono testimoni
delle implicazioni storiche di questa fede. Basta rifarsi, tra altri, ai S a i
78; 1 0 5 ; 10 6 e 13 6 . In essi possiamo individuare, dalla semplice allu­
sione alla recitazione esplicita, le tradizioni storico-salvifiche d ’Israele: i
patriarchi, l’ esodo dall’ Egitto, la rivelazione sul Sinai e la dimora nel
deserto (in seguito vengono inclusi il passaggio del G iordano e l’ingres­
so in Canaan). Tutto questo repertorio di tradizioni fu chiaramente at­
tualizzato nel culto del santuario di Sion. Com e si può osservare, si trat­
ta delle tradizioni antiche raccolte nel complesso letterario conosciuto co ­
me Pentateuco. Si deve tuttavia riconoscere che, accanto a questo com ­
plesso originario di tradizioni, si trovano nel Salterio numerosi esempi
delle tradizioni relative a Davide, fondatore del culto a Gerusalem m e e
punto di riferimento obbligato della dinastia monarchica di Giuda.
Riprendendo quanto fin qui si è osservato, sembra ovvio pensare che i
gruppi seminomadi provenienti dal deserto palestinese fossero portatori
del nucleo fondamentale di tradizioni storiche documentato nel Penta­
teuco; che la loro presa di contatto con la terra coltivata e l’ adozione di
modi di produzione agricola li avvicinasse non solo alla salm odia cana­
naica, ma anche ai miti della fertilità; che la conquista della fortezza ge-
busea da parte di Davide (cfr. 2 Sam , 4 ,6 -16 ) facilitasse l’iniziale fusio­
ne delle tradizioni storiche d’Israele con la teologia autoctona (il Dio

16 . «La successione delle grandi feste d’Israele era determinata originariamente dal ritmo na­
turale dell'anno palestinese. Il calendario israelita delle feste è di origine cananaica e, come
tale, è l'espressione di una religione agreste che concepisce la semina e il raccolto come realtà
direttamente sacrali» (G. von Rad, Teologia dell'Antico Testamento il, 129).
30(? Teologia del Salterio

altissim o, creatore, re, giudice e dispensatore di sdlóm) e Vinstaurazione


di un santuario nazionale; che l’alleanza di Jahvé con la casa di Davide
(cfr. 2 Sam . 7) e l’ ideologia regale in essa implicita entrassero a far par­
te delle restanti tradizioni storiche. Sebbene questo quadro risenta di un
certo schematismo e di un’eccessiva semplificazione strutturale, certa­
mente l’ israelita interpretava il proprio servizio cultuale a Jahvé e si sen­
tiva oggetto di un appello nel quadro delle tradizioni mitologiche di C a ­
naan e come risposta ai suoi interventi storici di liberazione e consolida­
mento. Dom andarsi quale dei due aspetti prevalga nella teologia del Sal­
terio è privo di fondamento e di fatto superfluo. Israele non era un p o ­
polo dalla mentalità rigidamente storica, né Canaan un paese ancorato
esclusivamente al pensiero mitico. Questi due aspetti rappresentano due
m odalità complementari dì autocomprensione deiruom o, due risposte
alle necessita elementari delFessere umano. Il profeta Osea sapeva che
Jahvé era intervenuto efficacemente nella storia d’Israele, ma insieme
potè m ostrare ai suoi contem poranei che egli era la fonte del grano, del
v in c e dell’olio (cfr. Os. 2 ,10 ).
Santuario e culto, con la teologia che vi si riferiva, rappresentavano il
quadro trascendente nel quale l’israelita si sentiva oggetto dell’appello
divino e dal quale si appellava a sua volta a Jahvé.

Il* DIO SOGGETTO/OGGETTO D E L L ’ APPELLO

i. L 'am bito naturale di D io


Può rivelarsi infruttuoso, e fino a un certo punto illegittimo secondo i cri­
teri di una sana m etodologia biblica, parlare dell’ambito naturale di Dio.
Il Dio dell’Antico Testam ento non è concepito come un essere personale
statico, come una realtà in se e per se, passibile dell’analisi della specu­
lazione filosofica di matrice greca e occidentale. Il Dio della tradizione
biblica definisce se stesso ed è percepito come alterità. Da questo punto
di vista risulterebbe ozioso interrogarsi sul suo ambito naturale in senso
cosm ico. Il Salterio non am a le speculazioni cosm ologico-teologiche. Se
afferm a qualcosa, lo fa per suggestioni. Di fatto le descrizioni salmiche
dell’ambiente celeste di D io corrispondono direttamente a clichés di m a­
trice mitica* luoejii comuni adottati dall’ambito culturale cananaico. I
poeti se ne servono per suggerire l’ ineffabile.

a) L a dim ora di D io

Fatta questa precisazione basterà sottolineare alcuni particolari. Sopra,


in i,i, si è potuto individuare il quadro naturale nel quale l’israelita si
sente oggetto dell’appello. La concezione biblica del cosmo quale habi-
D io s o g g e tto /o g g e tto d e ira p p e llo 30 7

tat umano com porta l’ idea di creazione e creatore. I «cieli più elevati» o
«i cieli dei cieli» [Sai. 148,4) costituiscono la dimora della divinità. La
essi Jah vé siede in trono (cfr. Sai. 1 1 ,4 ) . N ei salmi Pimmagine del palaz­
zo celeste, che fa parte del repertorio d’immagini connesse all’ideologia
regale applicata a Jahvé, «sovrano di tutti gli dèi» (S a i 9 5,3), ha eserci­
tato un influsso decisivo sulla descrizione della dim ora di Jah vé, ren­
dendola più vivace. A questo persistente teologumeno del Salterio sem ­
bra, a prim a vista, contrapporsi l’antica tradizione israelita che collega
Jah vé con il Sinai-Horeb, la montagna di Dio (Giud. 5,5). D ’altra parte,
quando Elia, in preda a una profonda crisi personale, vuole ritrovare se
stesso e il proprio D io, intraprende un lungo viaggio verso «l’H oreb, il
monte di Dio» (r R e 19 ,8 ss.). Tuttavia, nonostante l ’ impegno profuso
da qualche scuola di ricerca nel sostenere che Jahvé, agli albori della fe­
de israelita, non aveva la propria dimora nel cielo, non si può addurre
un solo testo delPAntico Testam ento che confermi categoricamente que­
sta asserzione.17 Altrettanto può dirsi della teoria che circoscrive la pre­
senza della divinità allo spazio del santuario. Secondo i suoi sostenitori
gli israeliti avrebbero fatto propria e applicato a Jah vé la credenza cana­
naica nella costante presenza di El nei santuari in cui era venerato. M a
questa teoria rivela una fondamentale ignoranza della teologia cananai­
ca e un’interpretazione forzata della tradizione biblica. Secondo l’A nti­
co Testam ento in generale e i Salmi in particolare, Jah vé aveva la p ro­
pria dimora in cielo, anche se la sua presenza in esso era essenzialmente
dinamica. Q uesto è un problema diverso. Dal cielo Jahvé ascolta le sup­
pliche degli individui e del popolo; al cielo i fedeli volgono lo sguardo in
cerca di aiuto e protezione (cfr. S a i 1 2 3 , 1 ) . Com e già si è osservato, tali
allusioni all’am bito «naturale» di Jahvé non corrispondono a interessi
metafisici. Si tratta, piuttosto, di espressioni plastiche che cercano sol­
tanto di porre in evidenza l’onnipresenza e onnipotenza divine (cfr. S a i
1 1 , 4 ; 14 ,2 ; 2 9 ,10 ; 3 3 ,1 3 s.; 10 2 ,2 0 ; 1 1 3 , 5 s.)’

b) I servi di D io
T ra la servitù del palazzo del re celeste si annoverano i messaggeri divi­
ni, i cherubini e gli eserciti (sebd'ót)\ talora sono ricordati gli altri dèi
(cfr. Sai. 8 2 ,1; G iob. 1,6 ) o «figli di Dio» (cfr. S a i 2 9 ,1).

M essaggeri d ivin i. Questi messaggeri (maVàktm, chiamati anche «san­


ti», cfr. S a i 89,6,8) sono gli esseri che la tradizione greco-latina tra­
sform ò in «angeli», esecutori degli ordini del sovrano dell’universo (cfr.

17 . Per una critica v. W. Eìchrodt, T b e o lo g ie d e s A lt e n T e sta m e n ts 11, Leipzig 1539 , 98-103.


308 T e o lo g ia d el S a lte rio

S a i 34,8; 35 ,5 s.; 9 1 , 1 1 ; 10 3 ,19 - 2 0 ; 14 8 ,2 ). I salmi non offrono percor­


si chiari che conducano alle origini di questa credenza. Tuttavia è possi­
bile che questi messaggeri siano connessi con i culti degli astri e dei fe­
nomeni celesti, ampiamente diffusi nel Vicino Oriente. G li astri, diviniz­
zati ad esempio nelPantica Babilonia, furono concepiti dagli israeliti non
come divinità autonome, ma come personificazioni sottomesse al servi­
zio di Jahvé. N on si può addurre alcun passo del Salterio in grado dì
conferm are quest’idea, facilmente deducibile da altre fonti della lettera­
tura religiosa vicino-orientale. Tuttavia vi sono due passi che potrebbe­
ro costituire un indizio del processo di demitologizzazione ispirato in
questo cam po dalla fede jahvista. In S a i 35,5 si dice: «Siano pula al ven­
to, quando il messaggero del Signore li sbaraglia». Questo chiaro paral­
lelismo suggerisce la possibilità che, nella sua origine storico-religiosa,
un uragano distruttore fosse percepito come forza divina autonom a. Che
dire, a questo proposito, di S a i io 4 ,4 a : «1 venti ti servono da messagge­
ri»? Anche SaL 10 3 ,2 ss. potrebbe convalidare questa ipotesi: «m essag­
geri» ed «eserciti» sono ricordati insieme agli astri e ai fenomeni celesti.

G li eserciti dì D io. Il titolo jhw h $ eb a ò t «Signore degli eserciti», ovvero


la form a composta e certo più recente jhw h èlóhè s*bà'ót «Signore, Dio
degli eserciti», relativamente frequente nel Salterio, presenta alcune dif­
ficoltà interpretative dal punto di vista storico-religioso.18 Qual è la na­
tura degli eserciti al servizio del sovrano del cielo? Il primo elemento da
considerare è che si tratta di un ’epiclesi cultuale certamente p rim itiva/5
La form ula più ampia com pare in j Sam , 17 ,4 5 riferita agli eserciti israe­
liti. T uttavia, a m otivo delPimpiego nella letteratura profetica (certamen­
te non favorevole al potere politico'm ilita re israelita; cfr. Is . 1,9 ; 2 ,1 2 ;
3 ,1 ; 10 ,2 3 ; G er. 2 ,19 ; 9 ,14 ; 1 9 , 1 5 , ecc.), difficilmente si può ammettere
che i profeti l’abbiano interpretata in senso meramente militare. D ’altra
parte testi come Sai. 1 0 3 ,2 1 ; 14 8 ,2 (cfr. Gen. 2 ,1) hanno indotto num e­
rosi specialisti a fornire una spiegazione mitologica: all’ origine, e al di là
delle ulteriori applicazioni religiose di questa form ula nell’ambito della
tradizione biblica,20 questi «eserciti» erano gli esseri celesti, gli astri; si
trattava msomma di una concezione cosmico-dinamica. Di conseguenza
si deve ritenere che la form ula jh w h (’eló h e) s ebà 'ó t è connessa tanto al­
le mitiche potenze soprannaturali della religiosità cananaica quanto agli
eserciti israeliti nel quadro della guerra santa.21
18. Tra altri si veda J.P. Ross 1 J a h u / e h s e b a * ò t in S a m u e l a n d P s a l m s i VT 17 (1967) 76-92..
19. Cfr. G. von Rad, T e o l o g i a d e l l ’ A n t i c o T e s t a m e n t o r, 39.
2,0. Di fatto le possibilità interpretative di questa formula sono condizionate dai diversi strati di
tradizione che si colgono neil'Antico Testamento. Cfr. H.-J. Kraus, T e o l o g i a d e i S a l m i , 2.1-23.
2 1. L’opinione di Kraus, secondo cui ’ é ló b im porrebbe servire come «concetto sintetico» del­
r> to s o g g e t t o / o g g e t t o d d P a p p e l l o 309

l cherubini. Nel Salterio compaiono alcuni esseri fantastici collegati a l­


l’ am bito «naturale» della divinità: 1 k erùbim «cherubini». N ella teofania
del Sai. 18 si dice che Jahvé «volava a cavallo di un cherubino» (v. 1 1 ) .
Sebbene nei Salmi s'incontrino soltanto tre menzioni di questi esseri
( 1 8 , 1 1 ; 8 0 ,z; 99,1)» il resto dell’Antico Testamento ne parla in più di
ottanta occasioni. A chi o a che cosa si riferisce S a i 1 8 , 1 1 ? A giudicare
dal libro di Ezechiele (in particolare il cap. io ) in cui il termine appare
29 volte* i cherubini erano esseri com positi, metà uomo e meta essere
alato, immagine deducibile, d'altra parte, da certe raffigurazioni m urali
della cultura babilonese. La funzione di questi esseri consisteva nel fare
la guardia accanto al trono della divinità e servire da sentinelle e da scor­
ra.11 O ra, in alcuni testi della tradizione letteraria babilonese questi che­
rubini alati erano considerati spiriti del vento o delle nubi tempestose.
Se adesso si ritorna a S a i 1 8 , 1 1 si osserva che una tanto originale caval­
catura di Jah vé com pare in un contesto di fenomeni celesti. C he dire al­
lora di Sai. 10 4 ,3 : «Le nubi tì fanno da carro, cammini sulle ali del ven­
to»? (cfr. Sai. 68,5). Si può qumdi dedurre che in Israele sopravviveva,
alm eno come rappresentazione letteraria, Pidea che i cherubini erano es­
seri appartenenti alla sfera della divinità, identificati con la nube tempe­
stosa, mitica cavalcatura di Jahvé. È interessante notare che gli altri due
testi del Salterio che ricordano i cherubini (80,z; 9 9 ,1) li collegano alla
tradizione delParca. Solo 1 8 , 1 1 , un salm o probabilmente molto antico,
sem bra conservare resti di una tradizione mitologica cananaica. G o può
essere spiegato come frutto di un intervento di «censura» praticata nel
corso del processo di raccolta e redazione definitive del Salterio?

/ figli degli d è i, Nel mondo celeste, ambito della divinità, vi sono altri
esseri o potenze al servizio di Jahvé: i b enè élim «(figli degli) dèi» (SaL
2 9 ,1; 89,7). N e ll’intento di precisarne la natura si tende a pensare che
«Israele ha ricevuto la rappresentazione di un panteon di dèi e di esseri
celesti che circondano la divinità suprema, che rappresenta il vertice del­
la m onarchia. Ouesta rappresentazione penetrò in Israele a partire dal-
Pambiente siro-cananaico... Si tratta di potenze celesti subordinate, pri­
ve di potere, tutte rivolte a jah vé e del tutto prive di un essenza divina
autonom a».13 Nel Salterio, in effetti, alcuni testi conferm ano questa teo-
Lnsieme di forze cosmiche della religione naturale cananaica e Jahvé implicherebbe s * b a * ò t
nell'accezione militare già riferita, è una mera ipotesi di lavoro ( T e o l o g i a d e i S à ltn i^ 2.3).
iz . Poiché il giardino dell'Eden era concepito come dimora di Jahvé, i cherubini di G e n . 3,24
appaiono come i guardiani dello spazio divino. D'altra parte nella tradizione letteraria del­
l'Antico Testamento i cherubini sono ricordati spesso in relazione con Parca dell'alleanza,
simbolo del trono e della presenza di Jahvé nell’epiclesi liturgica: «Signore degli eserciti, assiso
sui cherubini» (j S a rti. 4,4; cfr. 2 Sarti. 6,2; 2 Re t 5; Is. 37 ,16 ; 1 C r o n . 13,6).
23. H.-J. Kraus, T e o lo g ia d e i S a lm i, 73-74.
3 io T e o lo g ia d e l S a lte r io

ria. In S a i 8,6 si trova la sorprendente afferm azione che Jahvé ha fatto


Tuomo «di poco inferiore a D io / agli dèi» (’elòh im ); Sai. 82,6 descrive
Dio ('eldhiffl) mentre esercita il giudizio nell’ «assemblea degli dèi», nella
«cerchia degli dèi»; S a i 86,8 afferm a: «Nessuno è come te tra gli dèi (bà-
yelóhtm ), Signore». In questo senso, si potrebbe citare anche S a i 58,2:
«Davvero rendete giustizia, o dèi?».H Sembra dunque opportuno con­
cludere che effettivamente la teologia cananaica lasciò la sua im pronta
nel Salterio. La religione di Canaan è stata meglio conosciuta attraverso
la letteratura di U garit.24
2526
7Secondo alcuni testi di questa civiltà i bn Hlm
(i b enè ’élìm biblici) erano una sorta di dèi che facevano parte del pan­
teon locale, alla cui guida si trovava El, del quale essi erano figli.2* In
ogni caso, e a giudicare da alcuni testi salmici, non si può ammettere
resistenza di un’ideologia mitica nel Salterio. Sembra che gradualmente
si sia imposta la tendenza a sopprim ere questi personaggi, indubbiam en­
te fastidiosi all’ interno dello schema teologico j ah vista.27 S a i 96,4 s. re­
cita: «Grande è Jah vé e degnissimo di lode, più mirabile di tutti gli dèi,
perché gli dèi delle nazioni sono apparenza,28 mentre Jahvé ha fatto i
cieli». Solo Jah vé è il creatore e perciò è Dio e giudice sommo.

2. L 'a m b ito dinam ico di D io

Com e sopra si è accennato, l’A .T . non ha una concezione statica della di­
vinità. D alla prima pagina della Genesi Dio viene definito secondo Pai-
terità, non in senso metafisico m a dinamico-religioso. A partire dal p ri­
mo appello rivolto da Dio all’uomo (cfr. G en , 3,9) la Bibbia incentra
decisamente la propria teo-logia sulla nozione di alterità. D io è Dio-per-
l’ uomo. Ciò non significa che l ’israelita evitasse la questione dell’essenza
di Dio; semplicemente siam o del tutto all’oscuro al riguardo.

24. Il T.M. presenta la forma ’ e le m , che la maggior parte dei lessicografi legge 'è h m «dèi».
25. Per tatto ciò che riguarda i rapporti Ugarit-Israele sul piano della teologia si veda 0 . Loretz,
U g a r i t u n d d i e B i b e l . K a n a a n d ì s c h e G e t t e r u n d R e h g i o n im A l i e n T e s t a m e n t i Darmstadt
1590. In italiano si può consultare P. Xella, G l i a n t e n a t i d i D ì o . D i v i n i t à e m it i d e lla t r a d i z i o ­
n e d i C a n a a n , Verona 1982., dove una considerevole antologia di testi ugantici è preceduta da
un’introduzione in cui sì delincano i rapporti tra Israele e le divinità cananaiche (pp. 15-35).
2 6 . Interessante per questa tematica è l’opera dì J.L. Cuochi! Jos, Q u a n d o lo s a n g e le s e r a r i d i o -
s e s , Salamanca 1976.

27. «Tutte [queste] affermazioni dei salmi... necessitano di una interpretazione demitologizzan­
te, in quanto si tratta sempre di individuare e spiegare i rudimenti di rappresentazioni mitolo­
giche e metaforico-divinatorie nel loro contesto riferito a Jahvé. Nell’Antico Testamento non
esiste la immagine mitica del mondo, bensì una quantità di frammenti che indicano, a stadi di­
versi dì diffusione, la loro origine, che può essere ricostruita da) punto di vista storico-religio­
so». È l’opinione di H.-J. Kraus, T e o l o g i a d e i S a lm i , 75.
28. Si osservi un aspetto stilistico: il termine ebraico tradotto con «apparenza» è ’ é lt lin u Indub­
biamente il poeta ha inteso suggerire un’allitterazione implicita; ’ r fflìm ricorda yé t fm «dèi».
a) L a teofania

N ella sezione precedente si è visto come l’am bito naturale di Dio sia abi­
tato da altri esseri, che gli servono da sentinelle, consiglieri o messagge­
ri* Questi residui di rappresentazioni mitologiche di origine cananaica si
trovano anche nell’ambito dinamico della divinità. Jahvé può autocomu-
nicarsi all’ uomo attraverso i propri messaggeri (cfr. G en. 18 ,2 - 1 4 ; N um .
2 2 ,2 2 ; G iu d . 6 , 1 1 ; r Re 19 ,5 -7 ; 2 R e 19 ,3 5 ). Tuttavia è chiaro che D io
può com unicare se stesso direttamente alPuom o o alla comunità israeli­
ta. N um erosi testi dell’À .T . lo conferm ano. Questo tipo di m anifestazio­
ni, di evidente tono mitico, sono note come teofanie. Ricordiam o che, se­
condo la tradizione religiosa e letteraria veterotestamentaria, l’am bito
«naturale» di Jah vé è connesso con elementi ignei, com ’è deducibile da
Ez. 1 , 4 . 1 3 ; 10 ,2 .6 s.; 2 8 ,14 .16 . Si potrebbe arrivare a parlare di natura
ignea della divinità (cfr. Es. 2 4 ,17 ; D eut. 4 ,24 ; Is. 3 0 ,2 7 ; S a i 18 ,9 ). Se
ciò corrisponde al vero, è ovvio osservare che il fuoco costituisce un ele­
mento concomitante alla percezione della presenza di Jah vé nei diversi
tipi di manifestazione: il fuoco del santuario nel deserto (Es, 4 0,38 ; cfr.
Is. 4,5), la colonna di fuoco (Es. 1 3 , 2 1 5.; Mum. 1 4 ,1 4 ; cfr. Sai. 7 8 ,14 ;
r ° 5 ,3 9 ) .i9 Se l’ambito naturale della divinità e persino la sua natura
partecipano delle qualità del fuoco, anche l’ambito dinamico in cui Jah vé
si colloca per manifestarsi (teofania) è dominato da immagini identiche.30
Jah vé attraversa lo spazio avvolto nel fuoco, tra nubi tempestose e ven­
to fortissim o, lanciando terribili fulmini; il suo spostamento e causa di
sconvolgimenti nella natura: tremano i monti primordiali e traballano le
fondamenta dell’ orbe. A conferma di queste osservazioni è sufficiente
confrontare testi come Sai. 18 ,8 - 16 ; 29,3-9; 5°>3; 68,8 ss.; 7 7 ,18 ss.; 97,
2-5; 10 4 ,4 ; 14 4 ,5 s> Tutti questi passi m ostrano che la teofania era un
procedimento letterario utilizzato da alcuni poeti per presentare la rive­
lazione come qualcosa di dinamico, come evento.51
Tuttavia la manifestazione è accom pagnata dalla parola. La teofania
non può essere relegata a servire da trasposizione letteraria della conce­
zione m itologica, come qualcosa d ’inutile, perché se Jah vé «scende» al­
l’am bito dell’uomo, lo fa per rivelare la propria volontà e agire di con­
seguenza, liberando 0 condannando. Queste ragioni rendono pertinente,
a nostro avviso, la severa reprimenda espressa da Kraus contro il con-
29. Per tutte queste idee cfr, V Moria, E l fuego en e ì Antigua Testamento. Estudio de semanti­
ca linguistica, Valencia-Bilbao 1988, 54-57.
30. Dal punto di vista letterario è esemplare la teofania del Sinai (Es, 19*16-23), benché non sì
possa ritenerla il modello utilizzato dalle altre rappresentazioni di questo tipo riscontrabili nel­
l'Antico Testamento.
3 1. Sulla teofania, in particolare nei Salmi, cfr. ]. Jeremias, Theophanie. Die Gescbichte einer
alttestamentlichen Gattung, Neukirchen/Vluyn 1i9 7 7 e H .-J. Kraus* Teologia dei Salmi, 55.
312, T e o lo g ia d el S a lte r io

cetto di «rivelazione come storia» di Pannenberg.3* Opporre la storia


alla teofania significa intraprendere un percorso sbagliato nell’elabora­
zione di una teologia biblica.

b) La parola

La parola costituisce un altro elemento essenziale dell’ ambito dinam ico


di Jahvé, sia isolata sia legata alla rappresentazione letteraria della teo­
fania. Parlare di «rivelazione» nell’Antico Testamento obbliga a co llo­
carsi non tanto nella sfera del discorso teorico, quanto in quella delPe-
vento delPautocomunicazione da parte di Jahvé. La mancanza di un ter­
mine tecnico ebraico, corrispondente al nostro concetto di rivelazione, è
supplita dal costante riferimento biblico alPantropom orfism o della pa­
rola. Si può afferm are, senza pericolo di semplificare, che i vari aspetti
delPautocomumcazione da parte di Jahvé si cristallizzano nella teologia
del nome. Il nome di Jahvé (sém jhw h) rappresenta la quintessenza della
rivelazione. Non è concepibile un servizio liturgico in cui. sia ignorato il
nome della divinità, oggetto di tale servizio. Se il popolo guidato da
M osè vuole rendere un culto al suo dio nel deserto (cfr. Es. 5 ,1 ; 7,16 ';
8,23), lo si deve al fatto che m precedenza Jahvé aveva com unicato al
liberatore il proprio nome (cfr. E5. 3 ,1 3 - 1 5 ) . Q uest’autopresentazione
da parte di Jahvé rappresenta il nucleo della propria autocom unicazio­
ne. La parola riceve una conferma e una convalida dall’essenza (nome)
del parlante. Perciò la presentazione di sé da parte di Jahvé («Io sono
Jah vé»; cfr. Sai. 50,7; 8 1 , 1 1 ) è posta alla base della sua volontà di co­
municarsi all'uom o. N ei salmi dire sém jh w h equivale a proclam are «tut­
to ciò che egli è»; è un segno della sua identità33 e garanzia della sua pre­
senza salvatrice. Così il santo nome di Jahvé (cfr. S a i 1 1 ,9 ) è conosciu­
to [S a i 9 , 1 1 ; 72,2), invocato (79,6; 8 0 ,19 ; n6>4), celebrato (12.2,4),
amato (5,12,) e venerato ( 8 6 ,11) perché è degno di fiducia ( 3 3 ,2 1; 54 ,3)
e perché lo stesso Jahvé lo ha confidato al suo popolo. Il nome {sém) e
la parola (dàbar) svolgono la funzione d’ intermediari; Jahvé vi ricorre
per farsi conoscere.
N ella tradizione dell'Antico Testamento la parola di Jah vé risuona
già nel silenzio del caos prim ordiale, agli albori dell’esistenza del cosm o
(G e n t 1 ; cfr. S a i 33,9 ; 14 7 ,18 ) ; si fa udire dalla cortina di fuoco e fumo
nella teofania del Sinai. Jahvé si comunicò in diversi modi a patriarchi,
giudici, re e profeti. M a, se restringiam o la nostra attenzione ai salm i,
scopriam o che i! santuario di Sion costituisce il luogo privilegiato della
32.. Cfr. H.-J. Kjraus, T e o l o g i a d e i S a l m i , 56-57.
33. «Identità significa; Jahvé non si chiama’ soltanto, ma e realmente così come egli sì presenta
e così come viene invocato», H .-J. Kraus, T e o l o g i a d e i S a lm i , ìtì.
D io s o g g e t to / o g g e t to d e lP a p p e llo 3 13

parola di Jahvé. N on si tratta di una concezione esclusivista (come ab­


biamo potuto osservare presentando l ’am bito naturale di D io). Poiché i
salm i sono poesia cultuale e dialogo religioso, il tempio, dim ora di Ja h ­
vé (cfr. S a i 76,3; 84,8; 132 ,13; 135,21), spicca come luogo naturale del­
la proclam azione del dolore o della gioia. A esso ricorre Porante per
ascoltare una parola che spieghi, e così allevii, la sua sofferenza; una pa­
rola intesa come oracolo di salvezza,34 perché sa che il Signore benedice
da Sion (cfr. S a i 128,5; 134,3)- Tuttavia questa parola di Jah vé può
avere caratteristiche negative di giudizio di condanna, che chiude una
vertenza presentata dalPorante nel santuario.

c) L a santità di D io

Com e già si è detto, l’israelita non mostra grande interesse per conosce­
re ['essenza di Jahvé (almeno nel senso delle categorie occidentali); la
percezione del carattere dinamico delle sue manifestazioni gli offre una
via d’ accesso alle sue qualità. Jahvé non solo dice se stesso nella sua p a­
rola; il dispiegarsi della sua potenza nella teofania rende m eglio com ­
prensibile all'israelita pio il suo «essere-per-l’ uom o».35 In questo senso
le qualità di Jahvé sono attributi della sua autorivelazione. La santità
rappresenta l’attributo per antonomasia del dio d’Israele: Jah vé è santo
(qàdós, 22,4; 71,22; 78,41; 89,19; 99,3.5.9; 111,9 ). Prescindendo dalla
possibile origine siro-palestinese,36 il concetto di santità applicato a Ja h ­
vé ha assunto una configurazione peculiare nel quadro della teologia
israelita. Da questo punto di vista storico-religioso non è possibile ten­
tare un saggio di comprensione asettica del concetto biblico di santità a
partire dalla moderna teologia occidentale. Jahvé è il Santo d 'Isra ele ,
che ha scelto il popolo e ne ha fatto l’oggetto delle sue promesse; santo
perché eminente, eccelso e temibile, aggettivi che esprimono la sua pe­
culiarità di «essere-altro», la sua assoluta sovranità e la sua incoercibile
libertà. D ’altro canto si tratta di aspetti dinamici e non di proprietà es­
senziali o statiche.37 Certo non si può sostenere che questo concetto di
santità sia fondamentale nel tessuto verbale del Salterio (di fatto il ter­
mine qàdòs compare solo in otto casi in esplicito riferim ento a Jahvé).
La frequenza di concetti analoghi conferm a tuttavia l’ impressione che
sia questa la «grandezza» più rilevante di Jah vé, quella che meglio defi­
nisce il suo «essere-per-Israele».

34. SulPoracoio sacerdotale di salvezza nel quadro del culto cfr. J. Begrich, D a s priesterlìche
H e i l s o r a k e l : ZAW 52 (1934) 81-92.

35. Una combinazione paradigmatica di questi due elementi si trova in Es. 33,18 -23 e 34,6 ss.
36. Per questo dibattito si veda H.-J. Kraus, T e o l o g i a d e * S a l m i , 36-37.
37. Su queste concezioni cfr. H. Wildberger, J e s a i a i- r z (BK x/i), Neukirchen *1980, 249.
d) L a gloria di D ìo

La santità di Jahvé, sentita come irraggiungibile per i sensi, trova la pro­


pria manifestazione «materiale» nello splendore della sua gloria (k à b ò d ).
Il santo Re d’Israele (cfr. S a i 89,19) si manifesta nel simbolo luminoso
della sua gloria. Jahvé è il Re della gloria. (Sai 2,4,7 ss.). Benché sia uno
stereotipo letterario profondamente radicato nella tradizione biblica, è
probabile che Pespressione «gloria di Jahvé» (keb ó d jhw h) si riferisse ori­
ginariamente, agli albori della sua evoluzione storico-religiosa, ai primi
raggi del sole nascente nelPequinozio precedente il giorno dell’anno nuo­
vo nel calendario israelita. La gloria di Jahvé non è altro originariamen­
te che Pespressione simbolica e la realtà luminosa visibile della santità
stessa di Jahvé.38 Da questo punto di vista si comprende facilmente il re­
pertorio di affermazioni del Salterio a proposito di questa gloria. 11 k ebòd
jb w h si eleva sui cieli (Sai. 113,4) i quali, essendone colmi, si sentono
spìnti a proclamarla (S a i 19,2-). Tuttavia la gloria di Jahvé non è una di­
mensione divina estatica, ma essenzialmente dinamica. Perciò si effonde
per riempire la terra (Sai 57,6.12; 7 2,19 ^ 108,6), arrivando a prender­
vi dimora (S a i 85,10). Ma il destino che l'uomo condivide con la terra
nell’ambito creaturale rende pure lui destinatario di questa gloria divina
(S a i 8,6; 84,12; 62,8; 73,24); ciò vale in particolare per il re (Sa i 21,6).
Tuttavia questa comunanza di destino tra Puomo e la realtà creata non
si limita alla ricezione della gloria; come i cieli proclamano la gloria di
Jahvé, anche Pisraelita deve cantarla, proclamarla e celebrarla (S a i 6 6 .
z; 72,i9a; 96,7 s.; 14 5 ,11; 149,5) e non solo tra 1 suoi correligionari,
ma a beneficio di tutte le nazioni (Sai 96,3; 145,12). La gratuità e la
pienezza devono essere condivise perché anche le nazioni hanno la capa­
cità di contemplare la gloria di Jahvé (Sai 97,6). Questa gloria di Jahvé,
grande (S a i 138,5) ed eterna (S a i 104,31), si trasforma in elemento ke-
rygmatìco, poiché si manifesta essenzialmente come presenza salvifica
(cfr. S a i 102,17).

3. L ’am bito storico di D io


Descrizioni plastiche come quelle di Ez. 1 e io sono estranee agli interes­
si degli scrittori dell Antico Testamento, La passione per la questione del­
l’essenza di Dio appartiene a noi occidentali; alla domanda sull’essen­
za di Dio un israelita risponderebbe recitando la parenesi catechetica di
D eut . 6,20-25. ha natura del Dio dell’Antico Testamento, e del Salterio
in particolare, si coglie a partire dalle sue «dimensioni».
38. Si veda soprattutto J. Morgenstern, The Pire upon thè Aitar, Leiden 1963, 7 ss.; Idem, Bih-
lìcal Theophanies: Zeitschrift fiir Assyriologie 25 (19 11) 13 9 -19 3 ; 28 (19 13) rj-tfo.
a) D im ensione di m em oriale

Risulta chiaramente che nel corso dell’evento che chiamiamo «rivelazio­


ne» il Dio d’Israele comunica se stesso. Come si è potuto osservare,
questo è l’obiettivo della formula di autopresentazione «Io sono Jahvé»
(Es. 6,z; cfr. S a i 50,7; 8 1,11). Non si tratta della definizione di un’es­
senza, bensì della percezione di una presenza. Nel testo dell’Esodo ap­
pena ricordato la rivelazione del nome è accompagnata dalla sua di­
mensione storica: «Io apparvi...; io strinsi alleanza...; mi ricordai dell’al­
leanza...; vi sottrarrò...; vi riscatterò...; vi redimerò facendo giustizia...;
vi adotterò...; vi condurrò alla terra...; ve la darò in eredità. Io, il Signo­
re» (cfr. Es. 6,2-8). I verbi descrivono azioni storiche; i tempi al passato
e al futuro rinviano al compimento e alla speranza. Passato e futuro si
spiegano a partire dal nome che forma un’inclusione letteraria. Il nome
di Dio ne definisce la natura, percepibile nella dimensione storica della
sua attività in favore dell’uomo, un’attività concepita come compassio­
ne e misericordia (cfr. E s . 34,6 ss.). La lode del nome di Jahvé risuona
in ogni pagina del Salterio. Il salmista proclama spesso la dimensione
storica e protettiva del nome. La parola di Jahvé rappresenta la chiave
della storia della salvezza.33
Nel Salterio il ricordo delle gesta di Jahvé non si limita al mero eser­
cizio della memoria storica ma, nel quadro del servizio cultuale, si tra­
sforma in un autentico memoriale.'10 Non a caso la maggior parte dei te­
sti «storici» del Salterio sono formulati ricorrendo a un’inequivoca fra­
seologia cultuale. Il servizio divino costituisce il quadro della «riattiva­
zione» delle gesta storiche di Jahvé in favore del suo popolo. L’intensa
caratterizzazione cultuale delle tradizioni storiche raccolte nel Salterio,
accanto alle sue frequenti categorizzazioni mitologiche, impedisce tutta­
via di cogliere la portata teologica di queste tradizioni e inducono alcuni
a definire il Salterio «astorico»,41 nel senso che l’orante israelita non è
interessato direttamente alla storia ma al suo significato, cioè a una con­
cezione della storia intesa come contesto dell’azione liberatrice attuale,
unica e globale di Jahvé. In questa prospettiva, a parere di questi autori,
si spiegherebbe la profonda caratterizzazione mitologica delle narrazio­
ne «storiche» nell’ambito del culto. La nuova sperimentazione della sal­
vezza storica di Jahvé nel servizio cultuale cerca, naturalmente, una
modalità d’espressione tramite categorie mitiche, metastoriche. In que­
sto modo si preserva il carattere attuale e contemporaneo delle azioni
3 9 . C f r . G . v o n R a d , G o t t e s W i r k e n in I s r a e l , N e u k ir c h e n 1974, 199.
4 0 . C f r . c o n c a u te la B . W . A n d e r s o n , O u t o f t h è D e p t h s , 5 6 .
4 1 . S u q u e sta lib e rtà dei S a lm i d a l v in c o lo del te m p o e d e lla sto ria c fr. P .D . M ille r jr ., Interpret-
i n g t h è P s a l m s , 2 ,2 -2 6.
3 1 6 T e o lo g ia d el S a lte r io

storico-salvifiche recitate nel culto. La caratterizzazione storico-mitica


di queste azioni ne facilita la comprensione da parte dei partecipanti co­
me di qualcosa che allo stesso tempo appartiene al passato, si sperimen­
ta nel presente e avrà risultati decisivi nel futuro/2
Sulla base di questa concezione dei rapporti tra storia e liturgia risul­
ta in larga misura superflua la discussione sull importanza e i contenuti
della bistorta salutìs ne! Salterio da un lato, e il ruolo della teologia del­
la creazione all’interno dello schema storico-salvifico dall’altro. L’im­
portanza cruciale che questa Tematica riveste in altri strati letterari, nar­
rativi e profetica dell’Antico Testamento si diluisce nell’esperienza reli­
giosa vissuta nel quadro della liturgia.
Questa fusione di aspetti e temi teologici ha tuttavia la propria fonda­
mentale ragion d’essere nel salmo come espressione di un'esperienza re­
ligiosa. Il salmista parla sotto 1 influsso della disperazione o della gioia,
dell3umiliazione o della ricomposizione interiore, della prostrazione o
della libertà. In ogni caso la sua parola è strettamente legata alla sua
esperienza presente. Se nella sua preghiera evoca elementi della teologia
della creazione o della historia salutis, non lo fa per volontà speculativa,
ma per il desiderio d'illuminare la propria fede nella potenza salvifica
del suo Dio, una potenza sempre attiva dalla quale attende la propria ri­
abilitazione. Per questa ragione l’esperienza stessa del salmista funge da
catalizzatore dei grandi temi teologici, paradigmatici della potenza sto­
rico-salvifica di Jahvé qui c ora. Ne farà un uso Ubero, m quanto posso­
no illuminare la sua vicenda personale o quella del suo popolo.

b) La creazione
La teologia della creazione occupa una posizione rilevante nel Salterio.43
Talvolta ci si limita a una lieve allusione; in altri casi s’incontra un am­
pio sviluppo tematico. Ma 1 interesse è sempre incentrato sul paradigma
«Dio per l’uomo» / «l’uomo per Dio». Se il salmo 19 si apre con la pro­
clamazione «Il cielo narra la gloria di Dìo», per allargarsi poi in un inno
al sole, del quale si considera 1 orbita docile e immutabile, la luce e il
calore, non si deve pensare che il poeta sia direttamente interessato a
fare teologia della creazione. In realtà il salmista vi ricorre partendo
dalla propria preoccupazione per un adempimento imperfetto della leg­
ge del Signore. Come il sole, essa c perietta nella sua funzione (v. 8), è
fonte di luce (v. 9) e illumina (v. 12). Ma Tucmo, debole e incline al­
la disobbedienza, può intenzionalmente ignorare tali caratteristiche.44
42.. C f r . S. M o w in c k e l, Isra e l’s W o r s b ip i, i i z .
43. Si può vedere B.C. Ollenburger, Z ion thè C i t y o f thè G r e a t King, 54-58. 1 5 5 -15 8 .
44. S e c o n d o q u e s ta le ttu ra del s a lm o è te o lo g ic a m e n te in c o n c lu d e n t e e le tte ra ria m e n te in u t ile
D io s o g g e t t o / o g g e t t o d e ll’ a p p e llo 3 1 7

Nemmeno l’esordio di S a i 24,1 s. ha una spiegazione a se, ma solo in


funzione della liturgia d’ingresso che il poeta sviluppa subito dopo. Gli
esempi si potrebbero moltiplicare, ma basterà rifarsi alle considerazioni
sulla teologia della creazione fatte a proposito dell’interpretazione dei
salmi d’intronizzazione da parte di Mowinckel.45

c) M em oria storica

I «salmi storici» probabilmente evidenziano con maggiore chiarezza le


due chiavi ermeneutiche sopra ricordate: l’esperienza storica propria del
salmista e il rivestimento mitico-letterario di questi poemi. Gli elementi
tradizionali della bistorta salutis - liberazione dall’Egitto, attraversamen­
to del mare, traversata del deserto, rivelazione sinaitica, ingresso nella
terra e occupazione della Palestina - occupano un posto relativamente
importante nel Salterio, sia come sistema completo (Sai, 78) sia come
singoli elementi (SaL 44,2-6). In quest’ultimo esempio viene affrontato
solo l’elemento dell’occupazione della Palestina. Ma in realtà il salmista
non ha pretese né interessi da storico. Il ricorso alla memoria storica si
spiega solo con la situazione presente di oppressione e di abbandono
che il popolo sta soffrendo. Il poema è drammatizzato dal poeta median­
te la contrapposizione di «un tempo» (v. 2) e «ora» (v. io); il braccio
liberatore di un tempo (cfr. v. 4) è lo stesso che ora respinge il popolo
(cfr. v. io). Jahvé si è addormentato o si è nascosto? (cfr. vv. 24 s.).
La catechesi del Sai . 78 contiene organicamente gli elementi della b i­
storta salutis . L’afflato parenetico dei vv. 7-8 gli conferisce un sapore ine­
quivocabilmente deuteronomico. È un esempio di teologia deuteronomi-
ca espressa in chiave poetica. Si tratta di una teologia della storia in cui
prevale il primo termine (teologia). Per il poeta la bistorta salutis non è
un’opera conclusa. Le azioni salvifiche compiute da Jahvé nel passato
hanno un senso solo a partite dall’anello presente di questa stessa unica
storia. Non si deve solo ascoltare, ma anche trasmettere (cfr. vv. 3-4).
Se non recupera la propria importanza nelle preoccupazioni e nei pro­
getti del presente dell’israelita, la storia delle imprese di Jahvé non solo
non merita di essere ricordata, ma la sua stessa ipotetica esistenza è pri­
va di senso. L’importanza del presente in questo salmo si coglie in un
particolare: «l’ampliamento della bistorta salutis» ottenuto ricorrendo al­
le tradizioni proprie della teologia di Sion (vv. 67-72): elezione di Giuda
lo s f o r z o d i n u m e r o s i s p e c ia lis t i i q u a li h a n n o te n ta to d i d im o s t r a r e ch e il s a lm o 1 9 è c o m p o ­
s to in r e a lt à d a d u e p o e m i, u n in n o a l so le e u n a lo d e d e lla to rà . I l s a lm is ta in te n d e a ffe r m a re
ch e l ’o r d in e c o s m ic o , r a p p r e s e n t a t o in m o d o e m b le m a t ic o d a l s o le , h a la s u a c o n t r o p a r t it a
n e ll’o r d in e s t o r ic o , r a p p r e s e n t a t o e m in e n te m e n te d a lla le g g e d iv in a .
4 5 . P e r a p p r o fo n d ir e i l c o n t e n u t o d e lla te o lo g ia d e lla c r e a z io n e n e l s a lt e r io c fr . H . - J . K r a u s , T e o ­
lo g ìa d e i S a lm i t 5 1 -5 5.
3 1 8 T e o lo g ia d el S a lte rio

come centro dell'unità politica; elezione dell'unico santuario come cen­


tro d’irradiazione religiosa; elezione di Davide come depositario delle
promesse dinastiche. Questo ampliamento non sta a indicare una mera
contiguità temporale, ma il carattere ininterrotto della storia delle im­
prese salvifiche di Jahve in favore del suo popolo. Osservazioni analo­
ghe si potrebbero fare per II salmo 68, in cui sì notano, inoltre, gli ele­
menti mitologici ricordati in precedenza e un'elaborazione delle imma­
gini che pongono la storia al di là del tempo, elevandola quasi alla cate­
goria di paradigma religioso.

d) Le qualità di D io
Se ci si chiede quale sia La forza in grado di mantenere la stabilità del-
Popera della creazione e la dinamica sempre aperta al futuro della histo-
ria salutisi secondo il Salterio, sarà necessario rifarsi, una volta di più,
alle qualità di Jahvé. Nei paragrafi precedenti si e accennato alla santità
e alla gloria di Jahvé come elementi dinamici del suo essere per le crea­
ture, in particolare per l’uomo. Indubbiamente si tratta del nucleo e
della fonte di tutte le sue perfezioni. Ma quando il salmista vuole descri­
vere Pazione di Jahvé nella sua vita personale, o talora in quella del suo
popolo, non ricorre a speculazioni sulla sua santità o sulla sua gloria;
egli riserva queste qualità alla descrizione delle peculiarità generiche del
rapporto tra Jahve e Pambito crea turale. La santità e la gloria di Jahvé,
in quanto disposizioni dinamiche, sono meglio connesse con dimensioni
«istituzionali» e sopraindividuali che con le vicende particolari delPin-
dmduo. Jahve dimostra la sua santità o la sua gloria in modo particola­
re nelle «realtà ordinate o ordinatrici»: cosmo, Israele, monarchia, san­
tuario di Sion e legge. Israele e la sua permanenza sono un riflesso del-
Pordine cosmico e della sua Lmmutahilità.
Tuttavia vi è un nucleo di qualità di Jahvé di carattere essenzialmente
storico che, incentrate sulla santità e la gloria, si rifrangono attraverso
Panima del credente israelita. Jahvé si mostra vicino alPuomo nella sua
giustizia, fermezza, sincerità, misericordia e compassione.

G iustizia . Tahvé è giusto (saddtq) in rapporto ai suoi progetti {Sai. 145,


17) che rivelano il suo amore per la giustizia (cfr. Sai. 1 1,7). Ma la giu­
stizia di Jahvé non si realizza solo nell essenza della sua legge (Sai, rio , 4
6

4 6 . P e r u n 'a n a lis i a p p r o fo n d it a d e lla n a t u r a e d e lla fu n z io n e d e l m o t iv i s t o r ic i n e l s a lt e r io sì v e ­


d a A . L a iih a , Die Gescktcbtsmative in den aittesiamentltchen Psalmen, H e ls in k i 1 9 4 5 , s P e c -
1 1 - 1 2 7 ; J . K u h le w e in , Geschichte in den Psaimetij S t u t t g a r t 1 ^ 7 3 , spee. 1 3 0 - 1 6 4 ; C . W e s te r-
m a n n , Lob und K la ^ 1 6 5 - 1 ^ 4 ; E . H a g lu n d , Hìstorical Motifs in thè Psalms, S t o c k h o lr n 1 9 8 4 ,
sp e c . 1 0 -1 1 4 .
D ìo s o g g e tto /o g g e tto d e lT a p p e llo 3 19

137) o nei suoi castighi (S a i 7,12,), bensì prevalentemente nell'appoggio


che assicura alPinnocente (Sa/. 7,10) e nella su3 disposizione favorevole
verso gli onesti (Sai 112,4). D carattere equilibrato, imparziale della
giustizia di Jahvé porta i malvagi al fallimento [Sai 1x9,4) e suscita la
fiducia dei semplici (Sai. 116,5). La fede nella retribuzione provoca allo
stesso tempo Pinquietudine degli ingiusti e la pace interiore degli onesti.

Fedeltà, fahvé è inoltre noto per la sua fedeltà e sincerità (’etnei).47 Gra­
zie a essa Pisraelita pio si sente guidato (S a i 25,5), riscattato (Sa i 31,6),
salvato (Sai. 69,14) e protetto (Sai 40,12). La fedeltà di Jahvé si rivela
nella sua parola (Sa/. 119,160) e nei suoi comandi (Sai 119 ,14 2 .15 1).
Putto il suo agire può essere definito a partire da questo concetto (efr.
Sai. 111,7 ) . Le dimensioni della ’ émet abbracciano spazio e tempo: spun­
ta dalla terra (S a i 85,12) e raggiunge le nubi (Sai 5 7 ,11; 108,5); essa è
eterna (Sa/. 117,2). Di conseguenza, Puomo consapevole che la sua ret­
titudine dipende da questa qualità di Jahvé (Sa/. 26,3; 86,11}, rende gra­
zie per essa (Sai 71,22). Vi è un solo testo in cui il termine 'em et ab­
bandona la sfera privata per collocarsi nel quadro istituzionale delle tra­
dizioni relative alla promessa davidica (S a i r 3 2,11). Jahvé si definisce,
inoltre, per la sua fermezza e fedeltà (*em&nà ). Le dimensioni di questa
qualità nel Salterio si collocano a un livello più descrittivo che operati­
vo. La fedeltà che cinge Jahvé (S a i 89,9) è fissata nel cielo (S a i 89,3),
luogo della sua proclamazione (cfr. Sai. 89,6). Come per 'èntet^ si tratta
di una qualità eterna (S a i 100,5; 119*90), manifesta in tutte le opere di
Jahvé [S a i 33,4). Se ci si pone nella sfera umana, la fedeltà sì rivela tan­
to nei comandamenti (Sai. 119,86) quanto nei giudizi (Sai 96,13) divi­
ni. Il suo rapporto con alcuni elementi della bistorta salutis si coglie in
S a i 89,50 e 98,3. Come si può osservare, if termine ’ éntùnà è più vicino
al contenuto di kàhód, dal punto di vista funzionale, che alle sfumature
di 'em et: il salmista Io usa per descrizioni di tipo generico e per sottoli­
neare alcuni aspetti di ordine cosmico e sociale. Jahvé è inoltre miseri­
cordioso e compassionevole, rabùm iv'hannùn (Sai. 86,15; 10 3»8; 111 ,4 ;
112 ,4 ; 145,8). In virtù di queste qualità dispensa benevolenza e bontà
(Sa i 112,4; 145,8), che manifesta nel perdono (Sai 78,38) c nelPassen-
za di rancore (S a i 103,8). Solo in S a i 1 1 1 ,4 Paggettivo rahum travalica
Pambito della storia individuale per col legarsi al concetto di alleanza.

Bontà, lealtà. Ma è soprattutto il termine besed (bontà, lealtà) il più


idoneo a definire la dimensione storica dell'essere e delPoperare divino
nel Salterio. In generale il besed di Jahvé è connesso alla sua promessa
4 7 , Q u e s t o s o s t a n t iv o , c o m e nomm recUim, p re se n ta il v a lo r e a g g e ttiv a le d i « g e rm in o » , « fe d e ­
le » , « s in c e r o » .
3 io T e o lo g ia d el S a lte rio

(Sai 119,41.76)/* perché fondamentalmente costituisce una qualità di­


vina (cfr. Sai. 130,7). Le dimensioni del hesed ci ricordano analoghi
valori individuati in qualcuno dei termini esaminati in precedenza. Poi­
ché si tratta di una «grandezza» divina, il hesed di Jahvé riempie la ter­
ra (Sai. 33,5; 119,64) e giunge fino al cielo (S a i 36,6; 5 7 ,11; 108,5; op­
pure è inviato dal cielo secondo S a i 57,4). Ma, pur trattandosi di una
realtà celeste (Sai 89,3), sorta di luogotenente di Jahvé (Sai 89,15), il
hesed accompagna l’uomo (S a i 33,22; 89,25) e lo segue (Sai 23,6), met­
tendolo in contatto con il suo Dio (cfr. S a i 69,14.17; 119,149). Questa
dimensione spaziale s'intreccia inestricabilmente con la temporalità: il
hesed di Jahvé è perpetuo (S a i 100,5; *06,1; 10 7,1; 118 ,1 ss.; 136; 138,
8). Cielo e terra, passato, presente c futuro sono pieni della sua bon-
tà/lealtà. Il giusto è consapevole che il hesed divino gli procura la sal­
vezza (Sai. 6,5; 17,7; 3 1,17 ; 86,13; 109,26), 1° Protegge, sostiene e re­
dime (Sai. 32,10; 40,12; 44,27; 94,18; 103,4). Il hesed , m definitiva, de­
finisce Jahvé come misericordioso e degno di fiducia (S a i 51,3; 52,io).45
Èia virtù opposta alla collera (cfr. S a i 86,15; 103,8; 145,8), la sorgente
del perdono (cfr. S a i 25,7; 86,5). Chi sperimenta così la presenza di Dio
sente che la propria vita è piena, senza frustrazioni (Sai 21,8): il hesed
dà vita (Sa i 119,88.1 59; cfr. 88,12); meglio, vale più della vita {S a i 63,
4). Perciò l’israelita fedele spera e confida nella bontà/lealta di Jahvé (S a i
13,6; 33,18; 147,1 r), pieno di gioia (Sai 31,8). Tuttavia, secondo l’ es­
senza propria dei salmi, l'uomo giusto non si accontenta di coltivare den­
tro di sé gli effetti benefici del hesed divino nella sua esistenza (Sai. 48,
io; 107,43). La sua pienezza trabocca 111 modo tale che egli si sente ob­
bligato a cantarla e a proclamarla (Sai 61,8; 89,2; 92,3; 10 1,1). L’ele­
mento kerygmatico è consustanziale all’essenza credente dell’uomo.

Excursus. Salm i ed escatologia


Apparentemente sarebbe stato più logico presentare questa tematica nel quadro
generale della teologia del Salterio. Preferiamo tuttavia trattarla come excursus
per una ragione fondamentale: il disaccordo tra gli esegeti contemporanei. Men­
tre per molti di essi (forse la maggioranza) non si può mettere in discussione la
presenza dell'escatologìa nel Salterio, per altri non c'è in questa raccolta nessun
elemento che debba essere necessariamente interpretato in questo senso. Per illu­
strare questa polemica sarà sufficiente rinviare a due autori. Mowinckel afferma:4 9
8

4 8 . D a l p u n t o d i v ista d e lia p ro m e s s a ci s i a sp e tte re b b e iì te rm in e h e se d stre tta m e n te c o lle g a t o


a lla bistorta sa lu tis. T u t t a v ia nel S a lt e r io q u e sta q u a lit à d i J a h v é è c o n n e s s a a lla p ie tà i n d i v i ­
d u a le p iù ch e a lla r e lig io n e u ffic ia le . f l r a p p o r t o tra il h e se d e la s to ria d 'Is r a e le o le p ro m e s s e
d a v id ic h e è p re s e n te s o lo in S a i 8 9 ,5 0 ; 9 8 , 3; 1 0 6 ,7 .4 5 .
4 9 . S u q u e sta stessa lin e a d i p e n s ie ro s i tro v a la n o ta c o p p ia d i e p ite ti a p p lic a t a a J a h v é , ra h ù m
w ch a n n u n « m is e r ic o r d io s o e c o m p a s s io n e v o le » (Sa/. 8 6 ,1 5 ; r o 3 )8 ; 1 1 1 ,4 ; n i , 4; 1 4 5 , ^ ) .
Dio soggetro/oggetto dell’appello 321

«Altri hanno cercato ti’interpretarli {1 salmi d1intronizzazione) 111 chiave escato­


logica: il poeta e l’assemblea cantano in anticipo un poema relativo alla salvezza
finale, quando Jahve annienterà il potere del male e libererà il suo popolo... Quan­
do il Deutero-Isaia, ad esempio, descrive la salvezza altrettanto vicina del giorno
de 11’intronizzazione di uno Jahvé cosmico, segue Io stile dei salmi... Il contesto in
cui appaiono queste espressioni liriche dei profeti rivela che si tratta di una visio­
ne spettacolare della profezia stessa... Ma questa escatologia ha ricavato le pro­
prie idee dalla stessa fonte dei salmi d’intronizzazione e le ha interpretate secon­
do il proprio stile. Può considerarsi assodato che in questa raccolta non ci sono
sub™ propriamente escatologici».5° Tuttavia in un altro autore si legge: «Secon­
do la Bibbia di Gerusalemme £i salmi propriamente escatologici celebrano il re­
gno universale di Jahvé, lo splendore della nuova Sion e l’avvento dell’era messia­
nica’. Alcuni salmi sembrano essere ispirati a oracoli meno antichi che preludono
all’apocalittica, ma è possibile che questa influenza sia stata esercitata in senso in­
verso. I salmi della regalità dì Jahvé e i canti di Sion figurano tra quelli più pro­
fondamente escatologici dell’intero Salterio... I salmi riflettono numerosi elemen­
ti dell’escatologia dell Antico Testamento in generale».50 51
Come si può vedere, la polemica verte intorno al contenuto di alcuni tipi spe­
cifici di salmi, in particolare e soprattutto 1 salmi d’intronizzazione o della regali­
tà di Jahvé. La portala della polemica può essere riassunta in una duplice doman­
da: nei salmi esiste realmente materiale escatologico? in caso affermativo, questo
materiale corrisponde alla visione del cosmo e alla teologia dei compositori ori­
ginali dei poemi o si deve pensare a riformulazioni redazionali tarde? Sabourin
esamina approfonditamente due aspetti del pensiero del Salterio, che a suo giudi­
zio confermano resistenza di materiale escatologico: le idee sull’oltretomba («la
discesa allo s F,ó/») e una riformulazione della teodicea («il diverso destino dei
giusti»).52 Tuttavia il suo sforzo non risulta del tutto convincente. Da una parte
egli non coglie la portata metaforica di termini come «fossa», «pozzo», «abis­
so», che nei salmi non alludono mai all’aldilà, ma rappresentano iperboli poeti­
che. Dall’altra la speranza del giusto in una vita migliore, che lo liberi da quelle che
giudica ingiustizie divine del presente, non rinvia affatto nel Salterio a un’immor­
talità beata. È nel giusto Vawter quando afferma che il concetto dì vita formula­
to in questi salmi si riferisce a un’esistenza piena di senso in questo mondo.53
E più probabile ritenere che i tratti decisamente escatologici, peraltro pochi,
riscontrabili nel Salterio siano opera di redattori che, attirati dall irrinunciabile
speranza di una restaurazione nazionale, hanno sottoposto a un’opera di attua-
lizzazione quegli aspetti, formulazioni, teologumeni o immagini che si prestava­
no naturalmente a una lettura escatologica.y4 Nel Targum dei Salmi e nel Mi-

50. S. Mowìnckel, Israel's Warshrp 1, n o - m (corsivo nostro).


5r. L. Sabourin, Le Uvre des Psaumest Montréal-Paris 1988, 50.
51. Cfr. L. Sabourin, op> cit., 51-5Z.

53. Cfr. B. Vawter, Intimations ojìmmortaiìty ami thè Old Testamenti JBL 91 (19 7 1) 1 5 8 -1 7 1 ,
54. Secondo la tesi di J. Becker, Israel dentet seine Psalnten, Stuttgart *1967, il Salterio contie­
ne esempi di strati redazionali che re interpreta no alcuni salmi in prospettiva escatologica. Que­
sta prospettiva pare abbia portato a una redazione proto apocalittica compiuta da alcuni cir-
322, T e o lo g ia d e l S a lte rio

drash T ehillifft si può notare chiaramente la tendenza del tardo giudaismo a una
lettura escatologica e messianica dei salmi. Spesso il termine dei salmi, secondo il
T.M., melek «re», è tradotto nel Tdtgum con malkà1 mcsthd3 «re messia».55 Ec­
co quanto osserva Tournay: «Ci pare ragionevole concludere che nessuno dei te­
sti controversi [del Salterio] contiene l’idea di una vita futura beata o di una ri­
surrezione individuale. Tutti ì salmisti professano le credenze tradizionali sulPal-
dilà... Solo a partire dal il secolo, cioè dalla grave crisi maccabaica che commos­
se gli spiriti e lacerò il paese, questa credenza cominciò a esprimersi... Il proble­
ma consisteva nel salvare la giustizia divina».56
coli proprio in seguirò al fallimento delie attese escatologiche di restaurazione; cosi S.L. Cook,
Apocalypticism and thè Psalteri Z A W 104 (1992) 82-99, spec. 91.
55. Su queste concezioni cfr. K.-H. Bernhardt, Das Problem der altorientalischen Kònigsideo-
logie im Alten Testament (VTS vili), Leiden 1 9 6 1 ,1 3 - 1 5 .
56. R. Tournay, Uescatologìe indimduelle dans les Psaumesi RB 56 (1949) 481-50 6 , spec.
501-502.
Capitolo xi

Storia dell’interpretazione
del Salterio

Come potremo osservare, gli atteggiamenti critici riguardo al Salterio e


il suo studio propriamente scientifico presero a manifestarsi solo a par­
tire dalPetà dell’Illuminismo. Le possibili ragioni di ciò sono molteplici,
ma sarà sufficiente sottolineare la profonda influenza della teologia pa­
tristica e medievale, quanto di quella della stessa esegesi giudaica.
Bibliografia: J. Aldazabal, Salmos del Antiguo Testamento para los cristianos de
hoy\ Phase 23 (1983) 109-122; L. Alonso Schòkel, El lenguaje imaginativo de
los salmos, in Hermenéutica de la palabra 11, Madrid 1987, 271-284; Idem, Ma­
nuale di poetica ebraica, Brescia 1989; Idem, Interpretación de los salmos basta
Casiodoro. Smtesis hisiórica: EstBib 47 (1989) 5-26; Idem, Interpretación de los
salmos desde Casiodoro basta Gunkel: EstBib 47 (1989) 145-164; Idem, I Salmi
1, Roma 1992, 5-70.

I. PR IM A D E L L ’ E S E G E S I C R ITIC A

1. L e p r i m e g e n e r a z i o n i c ris tia n e

Gli scrittori del Nuovo Testamento interpretarono i Salmi secondo le di­


rettrici esegetiche del giudaismo: in modo letterale o allegorico. In gene­
rale la prospettiva era cristologica. Il messaggio dei salmi rappresentava
una sorta di premonizione profetica del significato della vita e dell’ope­
ra di Gesù. Talvolta s’incontrano letture ecclesiologiche o orientamenti
di tipo etico.
Per le prime generazioni di cristiani l’Antico Testamento in generale
tende, per sua propria natura, a Cristo e trova in lui il proprio centro.
In Cristo si rivela all’uomo la verità più profonda dell’Antico Testamen­
to. Secondo i vangeli egli rivelò il senso dei Salmi a partire dalle proprie
circostanze vitali. In lui si compiva ciò che era scritto nella torà, nei pro­
feti e nei Salmi (cfr. L e . 24,44 ss.). Gesù, secondo quanto affermano gli
evangelisti, usò il Salterio più spesso di qualunque altro libro dell’Anti­
co Testamento: per manifestare i suoi stati d’animo {M i. 2,7,46; L e . 23,
46; G v . 15,2,5), presentare un insegnamento autorevole { M i . 5,33-35),
spiegare un fatto storico {G v . 6,31), argomentare secondo lo scile hala-
kieo a m i n o r e a d m a iu s i G v . 10,34) e persino definire la propria funzio­
ne di pietra angolare nella nuova economia (Mt. 21,42). Gli stessi evan­
3 2 .4 S to r ia d e ll’ in te r p r e ta z io n e d e l S a lte r io

gelisti citano spesso il Salterio, leggendolo in chiave cristologica (M t . 4,


6; 13,35; 2 I >9; *3>39; 27,39; Me. 11,9; 15,36; L e , 1; 13,35; *9,38; 23,
36; G ià 2,17; 19,24.36). Lo stesso si può dire degli Atti (1,20; 2,25-32.
34 s.; 4,25 s.; 7,46; 13,22.33.35). San Paolo impiega il Salterio con re­
lativa libertà. Anche se in alcuni casi lo applica a Cristo o all’esperienza
cristiana (R o m . 8,36; 15,3; x Cor. 15,27; E f . 1,22}, non di rado se ne
serve in funzione esortativa o parenetica (2 Cor. 4,13; 9,9; E f . 4,26) o
anche per esporre un insegnamento col crisma dell’autorevolezza (R o m .
3,4.10-18; 4,7 s,; 1 C o r . 3,20; 10,26). Analoghe considerazioni valgono
per la lettera agli Ebrei (1,5 ss.8-13; 2,6 ss.12 s.; 3,7; 5,5 s.; 6,20; 7,17.
21; 10,5 ss.30; 13,6). Un elemento nuovo è la lettura allegorica di S a i
95,7-11 presentata in 4 ,1-11. Le lettere di Pietro ricorrono al Salterio
essenzialmente come mezzo di esortazione o come supporto autorevole
(r Pt< 3,10 ss.; 5,7; 2 Pt. 3,8), benché non vi manchi il riferimento all’e­
sperienza cristiana (r Pt. 2,3).
In generale si può affermare che in questo periodo il ricorso ai salmi in
rapporto a Gesù - vita, passione, morte e risurrezione - rappresenta il
principio e la meta dell’interpretazione cristiana. Non si deve cercare nel
Nuovo Testamento ciò che non può esservi: una risposta scientifica ai
problemi del Salterio secondo la linguistica, la storia delle religioni o la
critica storica. Di questi problemi si faranno carico le generazioni future.

2 . 1 /e tà p a t r is t ic a 1

A partire dal II secolo gli scrittori cristiani (Padri apostolici, Apologeti,


Padri della chiesa) utilizzarono prevalentemente il Salterio con finalità
pratiche, seguendo così l’esempio tracciato nel Nuovo Testamento.1 In
molti di loro (Ireneo e Cipriano tra gli altri) si nota una spiccata tenden­
za all’interpretazione allegorica, anche se l’esponente più illustre di que­
sta scuola fu P«alessandrino» Origene (circa 185-254). Questi ricorse a
tredici regole del metodo allegorico di Filone,3 La maggior parte dei com­
mentatori greci del Salterio si avvicinò maggiormente alla tendenza er-
1. E limiti del presente lavoro cì obbligano a un’esposizione concisa. Per un ulteriore approfon­
dimento deil’interpretazione dei salmi nel periodo patristico cfr. soprattutto J.-C. Nesmy (ed.),
i Padri commentano il Salterio della Tradizione, Torino 198 3; inoltre J. Day, Psatms3 1 3 9 ­
1 4 1 ; L. Alonso Scbokel - C. Camiti, Salmi 1, Roma 1992, 17-38.
2. Due sono le scuole principali: quella di Alessandria, che patrocinò e coltivò il metodo allego­
rico (valore simbolico letterario di un personaggio o di un avvenimento) e quella di Antiochia,
più proclive alla lettura tipologica (rapporto di somiglianza tra due eventi).
3. In linea generale Filone interpretava la Bibbia, i L X X , in modo allegorico e mistico. A causa
dell’influenza della spiritualità ellenistica la sua opera fu emarginata dai circoli giudaici, men­
tre godette di un’accoglienza relativamente generalizzata tra gli scrittori cristiani; sul tema si
veda R. Àrnaldez, La Bibbia di Filone d’Alessandria, in Aa. Vv., La Bibbia alle origini della
chiesa, Brescia 1990, 37-6 1.
P r i m a d e l l 'e s e g e s i c r i t i c a 3 2 ,5

meneutica antiochena, fondata su due principi essenziali: il significato


letterale, evidente, proprio di ciascun versetto, e il significato tipologi­
co, desumibile dal rapporto tra PAntico Testamento e il Nuovo. Alcuni
Padri praticarono la cosiddetta interpretazione prosopologica (da p r o -
s o p o n : maschera teatrale o personaggio rappresentato sulla scena).4 Se
inoltre si considera che molti rappresentanti della tradizione patristica
ricavano dai salmi applicazioni di carattere etico, si può dire che in que­
sta tradizione convissero, e in alcuni autori si integrarono, almeno quat­
tro tendenze interpretative: letterale, allegorica, prosopologica ed etica.
L ’unico scrittore latino ad aver insistito sulPimportanza delle questioni
grammaticali e storiche del Salterio fu Gerolamo (347-419), benché nel­
la pratica esegetica riprenda il metodo allegorico.5
D’altra parte è opportuno considerare che nella chiesa primitiva nes­
suno conosceva Pebraico, ad eccezione di Origene e Gerolamo, essi pure
in misura insufficiente. In questa situazione Pinevitabile dipendenza dai
LXX indusse tutti quegli scrittori a commettere più di un errore.
Di Origene si sono conservati alcuni frammenti di un commento e di
alcune omelie sui salmi. Gerolamo afferma di aver composto dei c o m ­
m e n t a r t e l i al Salterio;6 non sembra però opera sua il B r e v ia r iu m in P sa l­
t e r iu m . Eusebio (f 339), pur vissuto in Palestina, non conosceva Pebrai­
co. Il suo commento ai Salmi, quasi completo, pecca di superficialità e
d’interpretazioni forzate e bizzarramente allegoriche; ciononostante eser­
citò una profonda influenza sugli scrittori successivi. Atanasio (f 373)
nel suo breve commento dipende in larga misura dall’esegesi filoniana.
Di Gregorio di Nissa (f 394) si tramanda un trattato sulla disposizione
e sui titoli dei Salmi contenente alcune preziose informazioni, anche se
la sua ricerca in genere manca Pobiettivo, certamente per l’influenza dei
LXX. Nella chiesa occidentale Ilario (t 367) scrisse un T r a c t a t u s in lì-
b r u m P s a lm o r u m , orientato allegoricamente secondo lo stile di Origene.
Le sue osservazioni non sono prive dingegnosità, anche se in generale
rende un servizio migliore alla teologia dogmatica che all’esegesi. Di
Ambrogio (f 397) si conoscono le E n a r r a t io n e s in P s a lm o s , commento
limitato a sessantatré salmi.

4. Come in un'opera teatrale l'autore parla tramite il suo personaggio, così lo Spirito santo, au­
tore dei salmi, comunica attraverso i personaggi che in essi appaiono, compiendo sul piano li­
rico un’ identificazione tra P «autore» e Pio del salmo in questione. Così Davide, come «io» di
un salmo, può rappresentare Cristo sul piano prosopologico (ek prosopou Cbrìstou). Appro­
fondito studio in M J. Rondeau, Les commentaires patristiques du Psautter (III*- V~ stècles), 11.
Exégèse prosopoìogique et tbéoìogie, Roma 1985.
5. Riguardo all’opera di Gerolamo sul Salterio si veda C. Estin, Les traductions du Psautter, in
J. Fontaine - Ch. Pietri, Le monde latin antique et la Bible (RTF 2), Paris 19 8 5, 77-88 («Les
trois Psautiers latins de Jerome, Formation et évolution d'une méthode»),
6. Cfr. Gontra Rufinum 1,19 .
32 6 S t o r i a d e ll’in t e r p r e t a z i o n e d e l S a lt e r io

Nell’ampio panorama patristico fu forse Teodoreto (f 4 6 6 ) il primo a


sottolineare di fatto l'importanza del senso letterale storico dei salmi,
ponendosi a metà strada tra questa tendenza e l’esegesi allegorica. Teo­
doreto, uno dei migliori esegeti tra i padri greci, utilizza liberamente la
tradizione e adotta un metodo rigoroso d’interpretazione biblica: esame
del testo dei LXX (ma comparato, quando lo ritiene necessario, con le
versioni greche di Aquila, Simmaco e Teodozione e con la Peshitta siria­
ca); ricerca del senso letterale storico mediante l’ausilio della grammati­
ca, dell’ analisi letteraria e della storia. La ricerca del senso letterale (pri­
mo livello esegetico) lo porta in qualche caso all’interpretazione figurata
(secondo livello), che costituisce l’autentico significato di un testo, e per­
sino all’interpretazione tipologica (terzo livello).7 Questi primordi scien­
tifici sono tuttavia insufficienti, senza considerare che l’opera di Teodo­
reto è priva dello spessore mistico che in altri autori compensa la caren­
za di atteggiamenti e attitudini critiche.
Tra i Padri ci limiteremo a Giovanni Crisostomo (345-407) in Orien­
te e Agostino (354-430) in Occidente. Del primo resta soltanto il com­
mento a circa 60 Salmi, affrontati secondo il genere omiletico. Lo stile è
brillante e appassionato; il contenuto è più etico che dogmatico. Nono­
stante la formazione antiochena, in lui non è particolarmente accentua­
ta la tendenza filologica e storica tipica di quella scuola. L ’equivalente
occidentale di Giovanni Crisostomo è Agostino. Nelle sue magnifiche
E n a r r a t ìo n e s in E s a l i n o s i pure di genere omiletico, egli non adotta co­
me base il testo latino di Gerolamo ma la V e tu s L a tin a e i LXX.9 L’o­
pera di Agostino, molto più ricca e profonda di quella di Giovanni Cri­
sostomo, esercitò un’influenza fondamentale sui successivi scrittori oc­
cidentali, come ad esempio Cassiodoro (485-583) con le sue E x p o s i t i o -
n e s in o m n e s p s a lm o s ,
Dovendo far sentire la voce critica di un anticonformista in questo am­
pio panorama, s’indicherà l’antiocheno Teodoro di Mopsuestia (t 42-8),
che si scagliò, tra l’altro, contro il presunto valore storico dei titoli dei
Salmi e contro il carattere «profetico» di alcuni dei loro testi in rappor­
to al Nuovo Testamento. A suo avviso non si deve parlare di profezia
salmica quanto di «adattamento» di un testo alle circostanze della nuo­
va economia cristiana.
7. L ’interpretazione tipologica non costituisce tanto la comprensione immediata del testo,
quanto la scoperta della sua portata (telos, ekbasis, peras), la sua finalità messianica o neote­
stamentaria. Sul tema si veda J.-N . Guinot, Un évèque exégète: Théodoret de Cyr, in C. Mon-
déserr, Le monde grec ancien et la Bìble (B IT i), Paris 1984, 33 5-360,
8. Segnaliamo dedizione italiana del commento agostiniano: Esposizione sui Salmi (NBA xxxv-
xxvill), Roma .
9. Sul rapporto di Agostino con i L X X v. À.-M. la Bonnardière, Angustin a-t-ìl utilisé la « Vul­
gate» de Jéróme?, in Eadem (ed.), Saint Augustin et la Bible (B IT 3), Paris 1986, 30 3 -3 12 .
P r im a d e ll’e s e g e s i c r i t ic a 3 2 ,7

In definitiva, i «difetti» ascrivibili ai commenti o alle «catene»10 pa­


tristiche sui Salmi sono comuni ai padri orientali e a quelli occidentali.
In precedenza se ne è ricordata la mancanza di familiarità con l’origina­
le ebraico. Vi si deve aggiungere una certa assenza di metodo e di rigo­
re, una soffocante insistenza sul carattere profetico dei Salmi, la man­
canza di una prospettiva storica, per cui vanno perdute tutte le differen­
ze tra l’Antico e il Nuovo Testamento, e una fuorviante predilezione per
il metodo allegorico. Da quest’ultimo punto di vista si può parlare di
regressione, perché, sebbene questi padri si facciano carico del significa­
to dei Salmi come li intese la generazione apostolica, non li affrontano
alla luce del loro adempimento nel Nuovo Testamento, ma li riducono a
calchi linguistici e ideologici neotestamentari.

3. U e t à m e d ie v a le

Rispetto al periodo patristico non si assiste nel medioevo a un avanza­


mento sostanziale. Il commento di Pietro Lombardo (f 1150) consiste
in una catena elaborata sulla base di commentatori precedenti del Sal­
terio, a partire da Gerolamo. I commenti di Tommaso d’Aquino (1225-
1:274) presentano un carattere più originale, anche se egli portò a com­
pimento il commento di soli 51 Salmi, Questa particolarità può essere
ascritta anche all’opera di Alessandro di Hales (ca. 1185-1245). Tra gJi
autori di quest’epoca sono degni di menzione Bonaventura (t 1274) e
Alberto Magno (f 1280). Tuttavia la maggior parte dei loro commenti e
costituita da riecheggiamenti di opere più antiche. Per la loro dipenden­
za dal tenore letterale della V u lg a ta e perciò, indirettamente, dei LXX,
essi guidano su un sentiero malcerto e fanno perdere di vista il significa­
to dei Salmi. Da un lato la m y stica in te llig e n tia , prevalentemente spiri­
tuale, offusca in molti casi il littera lis s e n s u s ; dall’altro il metodo specu­
lativo applicato dalla tradizione scolastica inaridisce la penetrazione
spirituale della tradizione patristica e monastica.11 In generale, non te­

lo . La «catena» è una nuova forma d'interpretazione venuta alla luce nella chiesa greca di Pale­
stina da dove si diffuse in tutto l’ impero bizantino. Consisteva nel commento di un testo bi­
blico, che occupava il centro o uno dei margini del foglio scritto con caratteri ben visibili, ba­
sato su citazioni o estratti esegetici di altre autorità, riprodotti in caratteri più piccoli, a com­
mento del testo in oggetto. In questo modo le citazioni venivano «incatenate». Il nome cate-
nae proviene dalla cultura latina medievale, anche se questo tipo di procedimento era noto tra
i Padri greci come exegetìkai eklogai, estratti esegetici. Su questa questione si veda G. Dorivai,
Des commentaires de VEcriture aux chatnes, in C. Mondésert, Le monde grec ancien et la Bi-
ble> 3 6 1-3 6 1; un catalogo delle catenae si trova in M. Geerard, Cìavis patrum graecorwv rv,
Turnhout 1980, 185-2,59.
i r . Sull’esegesi biblica nelle scuole, nel l'università e nel monacheSimo medievali, cfr. J. Chàtil-
loiij La Bible dans les Ecoles du X Ile sìècle e J. Dubois, Gomment les moines du Moyen Age
chantaient et goùtaient les Sa/tttes Ecrilures, in P, Riché - G. Lobrichon (edd.), Le Moyen Age
3^ 8 S t o r ia d e JP in te r p r e ta z io n e d e l S a lte r io

nendo esplicitamente conto nel loro discorso teologico sui Salmi di una
precisa distinzione tra le economie dei due Testamenti e trascurando i
diversi stadi intermedi di evoluzione, questi autori continuano a sovrap­
porre al Salterio il linguaggio e le idee proprie del Nuovo Testamento.
Una trattazione a parte merita il giudaismo medievale. Benché la loro
lettura dei Salmi sia ovviamente priva di prospettiva cristologica, gli in­
terpreti giudei offrono quanto i cristiani di questo periodo non furono
in grado di compiere: una lettura fondata sull’originale ebraico. Non si
può negare che l'interpretazione di alcuni passi salmici, contenuta qua e
là nel Talmud e nel Midrash, presenti numerosi difetti e arbitrarietà nel­
l’intento, prevalentemente, di esortare ed edificare. Tuttavia, a partire
dal x secolo, s'inizia a coltivare presso i giudei, forse per influsso arabo,
l'interesse per gli studi grammaticali.
Alla testa dei rappresentanti di questa nuova era si situa Saadia Gaon
(892.-94Z),12 che elevò al rango di scienza lo studio della grammatica. Ac­
canto a lui è da porre Rashi (rabbi Shelomoh Ben Isaac, 1040-1106),
che conservò in annotazioni le interpretazioni tradizionali rinvenibili nel
Talmud e nel Midrash e utilizzò le grammatiche e i lessici ebraici dispo­
nibili, benché con metodo non strettamente filologico. Nella sua esegesi
egli armonizza il senso letterale e Pomiletica, anche se prevale il primo.
NelPinterpretazione dei salmi, a causa della polemica con Pinterpreta-
zione cristologica cristiana, tese a sostituire la figura di Cristo con quel­
la di Davide o di altri personaggi eminenti della storia ebraica.
Ibn Ezra di Toledo (1089-1164 )13 e David Qimhi di Narbonne (1160-
12.35)14 mostrano un debito minore verso la tradizione. Il primo, più in­
dipendente e geniale, seppe combinare i metodi filologici e quelli filoso­
fici. La sua interpretazione è incentrata sul significato letterale, anche se
con eccessi di fantasia, e respinge qualunque ricorso al significato alle­
gorico. Grazie ai suoi metodi di lavoro fu in notevole anticipo rispetto
ai propri tempi, benché ovviamente non sia possibile ritenerlo un pre­
cursore della ricerca critica sulla Bibbia. Qimhi, sebbene meno origina­
le, può essere considerato l'interprete giudeo più eminente per quanto
riguarda Porientamento grammaticale e storico. In generale la cono­
scenza delPebraico conferisce a tutti questi maestri un netto vantaggio
sui contemporanei cristiani. Tale vantaggio fu fatto proprio, nella chie-
el la Bible (BTT 4), Paris 15184, 16 3 -2 3 1. 26 1-30 3 (i! primo accessibile anche in italiano in
A a. Vv., Lo studio della Bibbia net Medioevo fatino, Brescia 1989, 35-83).
i2* Suitinterprelazione ebraica dei salmi nei tre secoli successivi a quest'epoca v. U. Simon, Four
Approacbes to thè Book ofPsalms. From Saadiah Gaon io Abraham ibn Ezra, Albany 1 3 3 1 .
13 , Si veda P. Riché - G. Lobrichon (edd.), op. cit.t 2 3 7 -13 8 ; U. Simon, op. cit.f 1 4 5 - 1 5 7 .
14. Su questo autore cfr. P. Riché - G. Lobrichon (edd.), op. cit., 233-14 0 . Per quanto riguarda
le sue opere sul Salterio cfr. A. Darom (ed.), Le commentaire compiei sur les Psaumes, Jérusa-
lern 1 3 6 6 -1 9 7 1, 2 voli.
P r im a d e ll’ e s e g e si c r itic a 329

sa, da due notevoli trattatisti di origine giudeo-cristiana: Nicola di Lira


(t 1340) e Paolo di Burgos (f 1435)- Proprio con Nicola di Lira ha fi­
nalmente inizio lo studio letterale dei Salmi che, dal punto di vista criti­
co, è superiore all’effusione spiritualeggiante della tradizione monastica
e alla fredda trattazione della scolastica.

4. L 'e t à m o d e r n a

Nonostante lo scontro nel campo della teologia dogmatica tra i sosteni­


tori della riforma e della Controriforma, non si può dire che il settore
dell’interpretazione dei Salmi abbia subito sostanziali contraccolpi a cau­
sa della divisione all’interno della chiesa.15 In questo periodo storico il
primato dell’esegesi biblica passa all’ università, mentre nel corso del me­
dioevo apparteneva prevalentemente agli esponenti delle istituzioni mo­
nastiche. L’elaborazione della Bibbia poliglotta di Alcalà conferma que­
sta affermazione di carattere generale. La carenza esegetica in materia
di filologia semitica dei secoli precedenti comincia a essere superata gra­
zie all’interesse dei commentatori per questi problemi e alla facilità d’ac­
cesso alle fonti garantita dall’introduzione della stampa. D’altra parte
l’interpretazione letterale della Bibbia si va imponendo come base impre­
scindibile per avvicinarsi al suo significato spirituale.
In ambito cattolico meritano una segnalazione G. Genebrardus (com­
mento del 1577), A. Agellius (1606), T. Maluenda (1628) e S. De Muis
(1630). I quattro autori sono caratterizzati da una profonda conoscenza
delle lingue semitiche, che conferisce un livello qualitativo molto elevato
alle loro opere sul Salterio. Si segnala, inoltre, il commento di R. Bellar­
mino (16 11) che, oltre al proprio eccezionale talento naturale, applica
ai Salmi una profonda capacità di penetrazione spirituale. Nel corso del
x v i i secolo gli esegeti cattolici impiegarono metodi più adeguati e, in ge­

nerale, più utili per l’esegesi dei Salmi rispetto ai colleghi protestanti.36
Tuttavia alcuni personaggi successivi, peraltro assai importanti, degene­
rarono lentamente nella scolastica, come si può osservare nei C o m m e n ­
ta rla in P s a lm o s {1634) di J. Lorinus e nella P s a lm o r u m d a v ìd ìc o r u m
a n a ly sis di T. le filane (1664/76).
Riguardo al Salterio è giusto riconoscere il contributo degli esponenti
della riforma alla grammatica e allo sviluppo delle tecniche esegetiche,
come anche per la loro profonda perspicacia spirituale (particolarmente
in Lutero). Sebbene questi tendesse a respingere le letture allegorizzanti,
di fatto non riuscì mai a liberarsi di questa impostazione. Gli mancò,
15 . «Lutero... continua la lettura cristologica dei salmi... per il senso letterale preferisce Gero­
lamo e Nicola di Lira» secondo L. Alonso Schòkel - C. Camiti, Salmi i, 56.
16. Cfr. Ch.À. Briggs, The Book of Psaltns 1, c v j -c v i i .
330 S to ria d e ll’ in r e r p r e ta z io n c d e l S a lte rio

dei resto, la prospettiva storica necessaria per cogliere il carattere distin­


tivo e peculiare di ciascuno dei due Testamenti. In Calvino tale prospet­
tiva fu coltivata con una certa precisione, anche se la sua libertà interio­
re, prevalente nelPaffrontare la lettura dei Salmi, lo indusse a commet­
tere errori considerevoli. Durante il xvn secolo spiccano le figure di H.
Grozio (Groot, edizione del 1644), incentrato sull’esegesi storica, e Coc-
ceio (Koch, 1660), più proclive al metodo allegorico, che tuttavia utiliz­
zò con sobrietà e senso pratico. Analogamente a quanto accadde tra i
cattolici, a partire dal xvin secolo lo spirito dei riformatori va decaden­
do.1718Va quasi interamente perduto il carattere spirituale ed ecclesiale
profondamente radicato nel xvii secolo. Si veda, ad esempio, J .I L Mi-
chaelis, le cui A d n o t a t io n e s t t h e n o r e s in H a g io g r a p b a (1720) presenta­
no una massa di materiali privi di precisa organizzazione. Non si può
negare alla sua opera un qualche valore dal punto di vista Linguistico e
storico; ma in generale il suo stile discorsivo manca di gusto e vitalità
spirituale. Possiamo dire che trascurò quasi tutti gli elementi essenziali
dei secoli precedenti. Da un simile giudizio occorre esentare l’ottima ope­
ra di R. Lowth, D e s a c ra p o e s i h e b r a e o r u m (Oxford 1753), pionieristi­
ca in questo campo, e le annotazioni di Kennicottsui salmi (1772),

5. G li inizi d e ll'e s e g e s i c ritic a

Sotto gli auspici degli albori delPilluminismo iniziano a svilupparsi, so­


prattutto in campo protestante, gli atteggiamenti critici rispetto alla Bib­
bia. Questo fruttuoso periodo è inaugurato da W.M.L. de Wetteia e H.
liwald,19 studiosi dotati di notevole capacita critica e di sviluppato istin­
to storico. In particolare, per la critica testuale si segnalano i contributi
di F. Hitzig10 e J. Olshausen;*1 per Pesegesi lessicografica H, Hupfeld.12
Ma la figura dominante di questo secolo in Germania i F. Delitzsch.*3
La profonda conoscenza dell ebraico e del genio dell’Israele antico, in­
sieme alla sua straordinaria sensibilità religiosa, hanno prodotto uiTo-

17. Lo studio dei Salmi in questo secolo è caratterizzato da- alcune costanti: poche traduzioni ve­
ramente originali; scarsi riferimenti al significato profetico, dissolto di fronte alle analisi condot­
te a partire dai significato letterale; un trattamento Solo indiretto dei Salmi, nel quadro della pro­
blematica biblica in generale. Sul rema si veda B. Chedozeau, Les Psaumes, in Y. BelavaI - D.
Bourel (edd.), Le s'ucle des Lumières et la Bible (BTT 7), Paris 1950, 59 -72.
18. Commentar iiber die Psaimen, I leidelberg 1 8 1 T* 5r8 56.
19. Die Dicbter des Aìten Bttndes ì/z, Góttingen 1839, ]i866.
io. Die Psaimen, Heidelberg 183 5/183 6.
z i. Die Psaimen erklari, Leipzig 18 53.
zz. Die Psaimen uhersetzt und erkJdrty Halle 18 55-19 6 2 .
13 . Commentar iiber den Psalter, Leipzig 1859/1860 ; ne esiste una traduzione inglese, Psalms
(COT v), Grand Rapids 1980. ■
I maestri deiresegesi critica 331

pera per molti aspetti ancora insuperata. Sulle fondamenta stabilite da


queste figure operò tutta una schiera di commentatori: S,R, Hirsch,14
Th.K. Cheyne,15 A.F. Kirkpatrik,16 F. Baethgen,17 B. Duhm.18

II. I M A E S T R I D E L L 'E S E G E S I C R I T I C A

1, G u n k e l : d a lla critica le tte ra ria a i g e n e r i

Il carattere innovativo degli studi che Hermann Gunkel (1862-1932) ha


dedicato all’analisi dell’Antico Testamento si fa sempre più chiaro. L ’in­
tuito scientifico e la sensibilità artistica gli consentirono di consolidare
nuove vie nel campo della ricerca biblica. Prima di lui, pensatori come
de Wette, Herder e Wellhausen avevano delineato il cammino. Sebbene
sia difficile trovare un solo settore della letteratura dell’Antico Testamen­
to in cui non abbia lasciato profondamente impressa la sua impronta, il
suo contributo è stato particolarmente rilevante nella Genesi19 e nei Sal­
mi.30 Per quanto concerne il nostro argomento si devono sottolineare
due aspetti del suo lavoro: l’interesse per lo sviluppo di una storia della
4 ■ ■ ■ * ■ • ■ ■ -

letteratura israelitica e, accanto a questa impostazione, la ricerca sui ge­


neri letterari del Salterio.

a) L a s to ria d e lla le tte ra tu ra is r a e lit ic a 31

Al tempo della prima maturità di Gunkel vigeva negli studi veterotesta­


mentari una disciplina chiamata «introduzione all’Antico Testamento»,
che affrontava la problematica dell’Antico Testamento secondo la pro­
spettiva della c ritic a le tte ra ria , rappresentata principalmente da Wellhau­
sen. Secondo Gunkel questa tendenza critica, peraltro necessaria e bene­
merita, aveva esaurito il proprio compito. Tuttavia restava ancora senza
risposta la domanda fondamentale dei critici letterari: come ricostruire
la «vera storia» d’Israele a partire dagli indizi forniti dalla frammen­
tazione del testo biblico compiuta dai critici sopra ricordati? Poiché il
racconto biblico presenta al lettore una storiografia distorta da un com­
plesso lavoro editoriale e dall’intervento degli interessi teologici dei re­
dattori, come ricostruire l’edificio sulle rovine prodotte dal piccone del­
la critica? Tuttavia altre sono le coordinate in cui si pone Pinquietudine24

24. Die Psalmen>Frankfurt am M . 18 8 1. 15 . The Book of Fsalms, London 1888.


26. The Book of Psalms>Cambridge 18 9 1. 27. Die Psalmen> Gòttingen 1892.
28. Die Psalmen erkldrt, Tùbingen 1899. 29. H. Gunkel, Genesis, Gòttingen919 7 7 .
30. Die Psalmen, Gòttingen *1968; Einleitungin die Psalment Gòttingen * i966.
3 1. Per le idee esposte in questo paragrafo mi attengo essenzialmente a H. Gunkel, Rede und
Aufsdtze, Gòttingen 19 1 3 = Ziele und Methoden der Erklàrung des Alten Testaments, Gòttin­
gen 1904.
33z S t o r i a d e l i ‘ iu t e r p r t t a z i o n e d e l S a l t e r i o

di G u n k e l. E g li n on c e rc a d i p ro c e d e re p e r v ia a n a litic a e d i in siste re
su lla ric o stru z io n e d ella « v e ra sto ria » d ’ Isra e le , b en sì d i e la b o r a r e u n a
sin tesi b a s a ta su una n u o v a p ro s p e ttiv a : la s to r ia d ella le tte ra tu ra is ra e ­
litic a . D i c o n se g u e n z a l ’ a c c e n to è sp o sta to d a lla s to ria a lla le tte ra tu ra . Il
p ro b le m a c e n tra le per G u n k e l, c h e tra s c u ra v a la s t o n a c r itic o -le tte r a r ia ,
c o n siste v a n e llo sc o p rire il m o d o a d e g u a to di a ffr o n ta r e i n u m e ro si testi
d e ll’ A n tic o T e sta m e n to dei q u a li s ’ ig n o ra la gen esi le tte ra ria , l ’ e p o c a e
F a u to re . S e c o n d o q u esta p ro s p e ttiv a il c o m p ito d i e la b o ra re u n a « s to ria
d ella le tte ra tu ra » isra e litic a d i sta m p o tra d iz io n a le n on si p re s e n ta v a
fa c ile , p o ic h é egli era c o n s a p e v o le ch e, p e r q u a n to c o n c e rn e l'A n t ic o T e ­
sta m e n to , n on è p o ssib ile p re fig g e rsi lo sc o p o d i s ta b ilire F o r ig in e d elle
o p e re in su c c e ssio n e c ro n o lo g ic a e sp ie g a re tu tto p a rte n d o d a lla p e r s o ­
n a lità d e ll’ a u to re .
L e idee c h e c o n se n to n o a ( ìu n k e l d ’ in tra p re n d e re il c a m m in o s o n o e s ­
se n z ia lm e n te tre: il c a ra tte re c o n se rv a to re d e ll’ elem en to r e lig io s o per
q u a n to attien e a lla fo rm a e al c o n te n u to ; F im p re sc in d ib d e c o n te sto v ita ­
le (Sitz itn Lehen) c o m u n ita rio d elle fo rm e e dei co n ten u ti le tte ra ri; P u -
m fo rm ità d elle tra d iz io n i. B a s a n d o s i su tali p rin c ip i egli g iu n g e a lla c o n ­
c lu sio n e ch e la sto ria d ella le tte ra tu ra isra e litic a n o n d ip en d e ta n to d a g li
s c ritto ri q u a n to da c iò ch e è tip ic o e si p o n e a lla b ase d e ll’ in d iv id u a le : il
g en ere le tte ra rio . D i c o n se g u e n z a la sto ria d e lla le tte ra tu ra isra e litic a
n o n p u ò e ssere a ltro che la s to r ia dei g en eri le tte ra ri d ’Isra e le . « O g n i
g en ere le tte ra rio a n tic o è o rig in a ria m e n te situato nella vita del popolo
d ’ Isra e le in un p u n to ben d e te rm in a to . C o m e o g g i il se rm o n e è p r o p r io
del p u lp ito , m a ai b am b in i v e n g o n o ra c c o n ta te fa v o le , a llo ste sso m o d o
n e ll’Isra e le a n tic o le fa n c iu lle in to n a n o can ti di v itto ria u sce n d o in c o n ­
tro agli e se rc iti di rito rn o d a lle lo ro c a m p a g n e , la p re fic a in to n a il c a n to
fu n e b re a c c a n to al fe re tro d el d e fu n to , il sa c e rd o te p ro c la m a la to r à ai
la ic i n el s a n tu a rio , il g iu d ice p ro n u n c ia la n o rm a di legge nel trib u n a le
p e r m o tiv a re il p ro p rio v e rd e tto , il p ro fe ta p ro c la m a il p ro p rio d is c o rs o
n e ll’ a trio d el te m p io ... C h i v o g lia c o m p re n d e re i g e n e ri, deve im m a g in a ­
re se m p re c h ia ra m e n te la situ a z io n e n e lla su a to ta lità e d o m a n d a rs i: ch i
p a r la ? ch i a s c o lta ? q u a le s ta to d ’a n im o reg n a in q u e sta situ a z io n e ? q u a ­
le e ffe tto si c e rc a di s u s c it a r e ? » .32
S i d e v e ric o n o s c e re ch e G u n k e l n on fu in g r a d o di su p e ra re a lc u n i p r e ­
g iu d iz i d i tip o ro m a n tic o , in p a r tic o la r e F « e v o lu z io n is m o le tte r a r io » . In
p iù di u n ’ o c c a sio n e d istin g u e n ei su o i stu d i tra F o rig in a lità e la fr e s c h e z ­
za d elle fo rm e an tich e e il p ro g re s s iv o irrig id irs i da esse su b ito n el c o r s o
d el tem p o . S e p a ra n d o c o n e c c e s s iv o rig o re la tra d iz io n e o ra le p r im itiv a
e d a lla p o s te rio re tra d iz io n e sc ritta , giu n ge a lla c o n c lu sio n e ch e lo sp iri-

32. H. Gunkel, R e d e u n d A u fsà tz e . 33.


I m a e s t r i d e l l ’e s e g e s i c r i t ic a 33 3

10 ven n e sc e m a n d o e le c re a z io n i o r ig in a li fin iro n o p e r ce d ere il p o s to


a lle r ie la b o ra z io m , al p u n to ch e la lin g u a ce ssa di essere lin g u a p o p o la ­
re. Si tra tta di un p re g iu d iz io ch e, in tro d u c e n d o n e ll’ esegesi una c a te g o ­
r ia di n a tu ra a p o d ittic a , h a in d o tto in e rro re m o lti stu d io si.

b) II Salterio

A p p lic a n d o a lla p o e sia e b ra ic a i p rin c ip i so p ra e sp o sti, G u n k e l p o se la


p ie tra a n g o la re d e lla m o d ern a in te rp re ta z io n e d ei sa lm i. Il s u o c o n tr ib u ­
to risu lta a n c o r piu o rig in a le q u a n d o Io si c o n fro n ti co n le o p e re dei c o n ­
te m p o ra n e i. L a m o d a d ella p s ic o lo g ia d e lla re lig io n e in v a lsa ai su o i
te m p i a v e v a fa v o r it o u n a le ttu ra dei sa lm i in c h ia v e p s ic o lo g ic a o d e v o ­
z io n a le : sv e la re gli sta ti d ’a n im o o gli a tte g g ia m e n ti d e v o z io n a li ch e s ’in ­
d o v in a n o d ie tro i sa lm i. P u r non re sp in g e n d o c a te g o ric a m e n te q u e sti a p ­
p r o c c i a l S a lte rio , G u n k e l b a d a s o p ra ttu tto a non tra s c u ra re q u a n to r i­
tien e fo n d a m e n ta le : i p ro b le m i le tte ra ri dei g en eri. D a u n a p a rte le a n a ­
lisi p sic o lo g ic h e n on v a lg o n o p e r lu i co m e c rite ri le tte ra ri;33 d a ll’ a ltra
e g li lib e ra la ric e rc a sui gen eri da c rite ri le tte ra ri estra n ei a ll'A n t ic o T e ­
s ta m e n to ,34 ric o n o sc e n d o le fo rm e p e c u lia ri d e lla p o e s ia e b ra ic a e a tte ­
n e n d o si a e s s e .3* C o s i i c rite ri im p ie g a ti da G u n k e l p e r c la s s ific a re 1 S a l­
m i so tto il p ro filo d ei g en eri p o sso n o e sse re ria ssu n ti in tre p u n ti: a p p a r ­
te n g o n o a un g en ere s o lo qu ei p o e m i che c o n d iv id o n o una situazione li­
turgica d e te rm in a ta ; tali p o e m i d e v o n o n atu ra lm e n te rin v ia re al p a t r i­
m o n io co m u n e di p e n sie ri e sta ti d ’ a n im o so rti n el lo r o ste sso Sitz im
Leben ; i sin g o li b ra n i, ch e c o m p o n g o n o un g e n e re , v a n n o c o lle g a ti d a u n a
fo rm a d i linguaggio comune?1'

1 . Mowmcket: i Salmi e il culto

11 n o rv e g e se S ig m u n d M o w in c k e l, m en tore d e lla c o sid d e tta « s c u o la s c a n ­


d in a v a » , è u n a d elle p e rso n a lità più lu c id e , a ffa s c in a n ti, p e r q u a n to d i­
sc u sse , e c re a tiv e d ella ric e rc a b ìb lica d ella p rim a m età del x x s e c o lo .37
S e b b e n e la su a o p e ra esegetica n on s ia lim ita ta ai S a lm i, in q u e sto c a m ­

3 3. In particolare egli crìtica le posizioni di Baethgcn, Kònig e Steuernagel (ln t r o d u c c ìó n > 2,3).
14, In particolare contro Kautzsch e Konig, cfr. o p . c tt -, 2.3.
3 3. «Queste osservazioni sono senza alcun dubbio molto importanti ma non colgono nel se­
gno, perché un materiale letterario dev’essere ordinato anzitutto secondo le sue proprie leggi,
secondo principi ricavati dalla storia della letteratura cui appartiene. E anche se è certo che la
lirica ebraica ha conosciuto le diverse fasi attraversare dalia pietà del popolo e ne è stata influ­
enzata, questo dato di fatto non può tuttavia costituire il punto di partenza per l’esame com­
plessivo» ( O p . C i t y Z3-24). 36. O p , C i t y 35-36.
37, Per un bilancio generale di rutta la sua opera si veda D.R. Ap-Thomas, A n A p p r e c ì a t i o n o f
S i g m u n d M o w i n c k e V s C o n t r i b u t i o n to B i b l i c a ] S t u d i e s : JBL 85 (1966) 3 15 3 15 .
3 3 4 S t o r i a d e il’ in te r p r o ta z io n e d e l S a lt e r io

p o egli ha la sc ia to l ’ im p ro n ta p iù o rig in a le . M o w in c k e l d à per s c o n ta to


ch e il c u lto sia il te rre n o di c o ltu r a , il c o n te sto s o c io lo g ic o , la se d e v ita le
d e lla n a sc ita e tra sm issio n e d ella m a g g io r p a rte dei S a lm i.3839 * N e lla sua
o p e ra si c o g lie il te n ta tiv o d i c o lle g a re ciascu n gen ere le tte ra rio c o n u n a
d e te rm in a ta fe stiv ità c u ltu a le isra e litic a . S u lla s c o rta di q u e sto p ro g e tto
egli a rriv a ad a m m e tte re a p e rta m e n te l'e siste n z a in Isra e le di u n a fe sta
d a lui d e n o m in a ta « d e lh in tro n iz z a z io n e di J a h v é » ,3? a lla q u a le s a r e b b e ­
ro d a ric o lle g a re un b u on n u m e ro di S a lm i, in p a rtic o la re q u e lli d e n o ­
m in ati « salm i d ella re g a lità d i J a h v é » . C o n s i d e r a t a T o rig m a lita di tale
te o ria , e s p o rre m o co n u n a c e r ta am p iez z a il ris u lta to d elle sue ric e rc h e
sul te m a .41

a) Significato dei «salmi d 1intronizzazione»

L a d e n o m in a z io n e si a p p lic a so p ra ttu tto ai sa lm i 4 7 , 9 3 , 9 6 , 9 8 , 9 9 e


a lla p rim a p a rte di Sai. 9 5 . U n a d elle c a ra tte ristic h e più im p o rta n ti di
q u e sto g ru p p o è il s a lu to r iv o lto a Ja h v é c o m e re, ch e fin a lm e n te sie d e
su l su o tro n o e si a p p re sta a d isp ie g a re il p ro p rio p o te re tra le a c c la m a ­
zio n i dei su d d iti. O c c o rre tu tta v ia c o n sid e ra re ch e l’ id ea d ’ in tro n iz z a ­
z io n e , s e c o n d o il n o stro a u to re , non è c irc o sc ritta ai sa lm i so p ra r ic o r ­
d a ti m a è c o n n e ssa c o n a ltri c o m p le ssi d i id ee e situ a z io n i litu rg ic h e , c o ­
m e la sc ia in traved ere, ad e se m p io , il Sai 8 1 . D i co n se g u e n z a M o w in c k e l
si ved e c o stre tto a u scire d a lla stretta c e rc h ia dei sa lm i d ’ in tro n iz z a z io n e
p ro p ria m e n te detti, a s u p e ra re la p u ra e se m p lic e p ro sp e ttiv a d e lla ric e r­
ca su i g e n e ri e a c e rc a re di s c o p rire la situ a z io n e c u ltu a le cu i rin v ia n o
q u esti s a lm i.

b) L'immaginario poetico: intronizzazione di Jahvé

L ’ e sp re ssio n e c a ra tte ris tic a dei sa lm i d ’ in tro n iz z a z io n e è jhwh màlak4L


« Ja h v é è d iv e n u to re» (SaL 4 7 ,8 ; 9 3 , 1 ; 9 7 , 1 ; 9 6 ,1 0 ) . Il p o e ta n o n d e ­
sc riv e u n a c o n d iz io n e d u ra tu ra («il S ig n o re re g n a » ), m a un e v e n to ch e è
a c c a d u to : J a h v é è d iv e n u to re in questo momento. Q u e sta c e le b ra z io n e
c o n d iv id e i c a ra tte ri d e ll’ in tro n iz z a z io n e d i un m o n a rc a te rre n o (cfr. 2

38. Le sue idee sono ampiamente esposte in S. Mowinckel, Isra e V s W a r s h ip i, 1-4 1.


39. Un'eccellente esposizione dello stato della discussione tra i diversi studiosi è esposto in J.
Gray, T h e B t b l i c a l D o t t r i n e o f t h è R e i g n o f G o d , Edinburgh 1979, 7-38.
40* Cfr. P Welten, K ò t u g s h e r r s c h a f t J a h i v e s u n d T h r o n b e s t e t g u n g : VT 3 1 (19S2,) 2,97-310.
4 1. Seguiamo l'esposizione stessa dell'autore in /jraePs W o r s k ì p i, io é-192.
4 2 .. Sull’importanza e il valore della formula sì veda l’ampio studio di E. Lipinski, Y a h u / e h m a -
ìa k \ Bib 44 (1963) 405-460; J.H . Ulrìchsen, J h w h r t ia la k ; e ì n i g e s p r a c h l i c h e B e o b a c h t u n g e n :

VT 2,7 (1977) 36r-374-


I m a e s t r i d e l l 'e s e g e s i c r i t i c a 3 3 5

Sam « 1 5 , 1 0 ss.; 1 Re 1 ; 2 R e 9 , 1 3 ; 1 1 , 1 2 ) , q u a n tu n q u e e la b o ra ta su s c a ­
la m itic a .
J a h v é d iv e n ta re n on s o lo d ’Isra e le m a d e lla te rra in te ra . Q u e sti s a lm i
e s o r ta n o tu tti i p o p o li a d a c c la m a r lo ; tutti gli a ltri dèi tre m a n o al su o
c o s p e tto e lo v e n e ra n o . T a le id ea u n iv e rsa lista si a c c o m p a g n a al g ra n d e
a tto ch e sta b ilisc e il re g n o di Ja h v é : la creazione (Sai, 9 3 , 1 ; 9 5 ,3 - 5 ; 9 6 ,
5 ); p e rc iò tu tte le c o se v e n g o n o e s o rta te a lo d a rlo . T a lv o lt a , ta n to n ei
s a lm is ti q u a n to n ei p r o fe ti, la c re a z io n e è d e sc ritta c o m e lo tta v itto r io s a
c o n tr o il d ra g o p rim itiv o o co n il m a re p rim o rd ia le e 1 s u o i m o stri: u n a
c o n c e z io n e m itic a d e lla c re a z io n e ch e p u ò essere d efin ita m ito d e lla b a t­
ta g lia p rim o rd ia le o m ito d ella lo tta c o n tro il d ra g o . A c c a n to a lla c r e a ­
z io n e e a lla lo tta v itto r io s a in essa ra p p re s e n ta ta vien e ric o rd a to a n ch e
u n fo n d a m e n to s to ric o d el re g n o di Ja h v é : la creazione d'Israele c o m e
p o p o lo eletto , l ’e lez io n e c o m ’ è p re se n ta ta n e ll’e so d o d a ll’ E g itto , n e ll’ a t ­
tra v e rs a m e n to del m a re , n ella riv e la z io n e d i K a d e s e n e ll’ a lle a n z a del S i­
n a i. Il m a re in cu i tr o v a r o n o la m o rte g li e g iz ia n i si tr a s fo r m a n el m a re
p r im o r d ia le (cfr. Es. 1 5 ,5 .8 ) ; e l ’E g itto d iven ta R a h a b , il d ra g o p r im iti­
v o (cfr. Is . 3 0 ,7 ; Sai. 8 7 ,4 ).

c) La situazione cultuale

C o m e si d e v o n o in te rp re ta re q u esti sa lm i? A c o sa a llu d o n o i p o eti e ch e


c o s a in te n d o n o ra p p re se n ta re c o n le lo ro d e sc riz io n i? C o m e si è d e tto ,
l’ e le m e n to p iù n o te v o le di q u esti sa lm i è la lo ro a ttu a lità e c o n te m p o r a ­
n e ità : il p o p o lo (l’ a sse m b le a) si tro v a o r a re a lm e n te in p re se n z a del n u o ­
v o re. N e ll’A n tic o T e sta m e n to s ’in c o n tra l ’id e a ch e J a h v é è il re d ’Is r a e ­
le (cfr. Is . 6 ,5 ; 4 3 , 1 5 ; Sai 5 ,3 , ecc.). In m o d o a n a lo g o in O rie n te «re»
e r a un tito lo a ffa t to co m u n e a ttrib u ito agli d èi del p a e se o d e lla c ittà :
M a r d u k a B a b ilo n ia , A s u r in A s s ir ia ; M ilk o m ad A m m o n , M e lk a r t a
T ir o , B a a l a U g a rit. C o m e si c o lle g a l ’ idea d e lla re g a lità c o m e c o n d iz io ­
n e d u ra tu ra c o n la co n ce z io n e se c o n d o la q u a le J a h v é è d iv e n ta to re in
u n m o m e n to d e te rm in a to ? P e r risp o n d e re b iso g n a c o n s id e ra re ch e , n ei
s a lm i d ’in tro n iz z a z io n e , l’ atto s a lv ific o su l q u a le si b a sa il reg n o d i J a h ­
v é h a un c a ra tte re c o sm ic o e m itic o , tra tta n d o si p rin c ip a lm e n te d e lla
c re a z io n e . C h e c o s a sig n ific a d ire che il p o e ta e l’ a sse m b le a c u ltu a le s o ­
n o c o n te m p o ra n e i d e lla creazio n e?
Si è c e rc a to d ’ in te rp re ta re q u esti sa lm i sto ric a m e n te , in c o n n e ssio n e ,
a d e se m p io , c o n la c a d u ta d e ll’ im p e ro n e o -b a b ilo n e se e il rito rn o a S io n
d e g li e silia ti o c o n il c r o llo d e ll’ im p e ro p e rsia n o (così W e llh a u se n ). M a
u n a sim ile sp ie g a z io n e n on si a tta g lia al c a ra tte re u n iv e rsa lis tic o d i q u e ­
sti sa lm i. P e r q u a le m o tiv o , in o ltre , m a n c a n o rife rim e n ti c h ia ri a e v e n ti
s to ric i re a li? C o m e sp ie g a re d al p u n to di v ista s to ric o c h e la c re a z io n e e
33 6 S t o r ia d e ll’ in te r p r e ta z io n e d e l S a lte r io

la lo tta co n il d ra g o p r im o rd ia le c o stitu is c o n o la b ase del re g n o di Ja h -


vé? A lt r i h an n o c e rc a to d i d a rn e u n ’ in te rp re ta z io n e e s c a to lo g ic a : il p o e ­
ta e l’ a sse m b le a c a n ta n o in a n tic ip o un p o e m a su lla sa lve z za fin a le , q u a n ­
d o Ja h v é lib ererà il s u o p o p o lo e in s ta u re rà il su o re g n o e s c a to lo g ic o ,43
T u t t a v ia , se c o n d o M o w in c k e l, q u a n d o i p ro fe ti in to n a n o c a n t i di s a l­
v e z z a « a n tic ip a to ri» su g g e risc o n o di sta re p a rla n d o di un e v e n to fu tu ro
(«in q u e l g io r n o ...» ) e n o n c o n te m p o ra n e o , co m e in vece a c c a d e nei s a l­
m i d ’ in tro n iz z a z io n e . I p o e ti te stim o n ia n o d i un a tto ch e è u n « m ito » e
ch e fa c ilm e n te p o te v a e sse re ra p p re s e n ta to n ella fo rm a e p ic a d e l m ito .
In n essu n c a s o d e sc riv o n o P in tro n iz z a z io n e in sé; se m p lic e m e n te vi si r i­
fe ris c o n o co m e a un e v e n to rea le e g ià n o to . Se fo sse s ta ta u n ’ im m a g in e
d e l fu tu r o , n o n a v re b b e ro p o tu to sp e ra re c h e gli a s c o lta to ri c o m p re n d e s ­
se ro c iò ch e v e n iv a d etto . M a il p u b b lic o s a p e v a m o lto bene q u a n to s t a ­
v a a v v e n e n d o in quel m o m e n to . In so m m a , d o v e c o llo c a re q u e ste « a z io n i
di sa lv e z z a » sto ric o -m itic h e d escritte a llo stesso te m p o c o m e a p p a r t e ­
n en ti al p a s s a to e al p re se n te , sp e rim e n ta te c o m e a p p a rte n e n ti a l p re s e n ­
te e c o n risu lta ti essen ziali p e r il fu tu ro ? L a ris p o sta p u ò e sse re u n a s o ­
la: p re c isa m e n te nel lu o g o in cu i la re lig io n e e la v ita re lig io s a si d is p ie ­
g a n o c o m e esp erien z a c o m u n e d el « re a le » , cio è n ella litu rg ia c o m p iu ta
d a ll’ a s se m b le a c u ltu a le . L ’ unica in te rp re ta z io n e che p u ò re n d e re ra g io n e
a un te m p o del p resen te e del fu tu ro , d e ll’ elem en to sto ric o e di q u e llo
c o s m ic o , c o m p re n d e n d o an ch e l ’elem en to p rim o rd ia le (la c re a z io n e ) di
q u e sti s a lm i, è q u e lla c u ltu a le . Q u e sti sa lm i p re su p p o n g o n o u n a fe s tiv i­
tà c e le b ra ta per c o m m e m o ra re l’ in tro n iz z a z io n e di Ja h v é . In e ssa si s v o l­
g e v a u n a v e ra e p r o p r ia rip e tiz io n e d e ll’e v e n to p rim o rd ia le .

d) Datazione del genere letterario


e della festività corrispondente

Il p ro b le m a d e lla d a ta z io n e dei sa lm i d ’ in tro n iz z a z io n e p re se n ta d u e a ­


sp e tti: q u a l è l’ e p o c a d i q u e sta fo rm a di p o e sia ? q u ale l’ a n tic h ità dei s a l­
m i d ’ in tro n iz z a z io n e a n o i n o ti? C o n s id e ra to lo stre tto r a p p o r to tra q u e ­
sto tip o di salm i e il D e u te ro -Isa ia , alcu n i rite n g o n o ch e q u e sti p o e m i d i­
p e n d a n o d a q u e sto p r o fe t a .44 Per M o w in c k e l, tu tta v ia , u n a c o m p a r a z io ­
ne m e to d ic a b a sa ta su lla s to r ia d elle fo r m e e d elle id ee d im o s tr a c h e è
v e ro e sa tta m e n te il c o n tra rio . In a ltre p a r o le , il D e u te ro -Isa ia ha im p ie ­
g a to e im ita to c o n sa p e v o lm e n te i sa lm i d ’in tro n iz z a z io n e p e r tra s m e tte ­
re il s u o m e ssa g g io . D i c o n se g u e n z a si d o v r à p e n sare al p e r io d o preesili-
c o , se n z a esclu d ere la p o s sib ilità ch e a lc u n i esem p i sia n o p o s te r io r i, p e r ­
sin o p o s te silic i.

43. Così H. Gunkel, In tr o d u c c ió n , 114 -115 , 44. O p . c it .t 115 .


e) La festa d'intronizzazione

In n essu n testo d e ir A n t ic o T e s ta m e n to v ien e r ic o r d a to un g io rn o d e te r­


m in a to in cu i v e n isse c e le b ra ta l’ in tro n iz z a z io n e di J a h v é . T u t t a v ia , s e ­
c o n d o M o w in c k e l, P id ea d e lP in tro n iz z a z io n e p o tre b b e essere s ta ta u n a
tra le tan te idee so tte se a lla fe stiv ità c h e si d e b b o n o s u p p o rre c o m e s fo n ­
d o p e r i sa lm i d ’ in tro n iz z a z io n e . Q u e sta fe stiv ità d o v e tte essere u n a d e l­
le g ra n d i feste a n n u a li a n o i n o te. T r a le g ra n d i feste isra e litic h e u n a era
a n tic a m e n te c o n s id e ra ta «la (sp eciale) fe sta d i Ja h v é » o se m p lic e m e n te
«la fe s ta » . Si tr a tta v a d ella « festa d e l ra c c o lto » o « fe sta d elle c a p a n n e » ,
in a u tu n n o (ctr. E s . 2 3 , 1 6 ; 3 4 ,2 2 ) . C h iu d e v a P a n n a ta a g ra ria e in a u g u ­
r a v a q u e lla n u o v a , che n e lP a n tic a C a n a a n in iz ia v a c o n la sta g io n e d elle
p io g g e e il r is v e g lio d i tu tta la c re a z io n e a n u o v a v ita . D i c o n se g u e n z a la
fe sta d e lP in tro n iz z a z io n e di Ja h v é e la festa delle c a p a n n e e d e lP a n n o
n u o v o a v e v a n o in c o m u n e P id ea d e lP « e p ifa n ia » di J a h v é , del r in n o v a ­
m e n to d ella n a tu ra e d ella c re a z io n e , la lin n o v a ta « o p e ra di s a lv e z z a » .
A so ste g n o d e lla p ro p ria tesi M o w in c k e l ric o rre a due d ati: ai sa lm i 4 7 ,
6 5 , 8 1 e 9 5 e a lla lo ro in te rp re ta z io n e d a p a rte d e lla tra d iz io n e g iu d a ic a
su c c e s s iv a e, in se c o n d o lu o g o , a] fa t t o ch e l ’ a p p a riz io n e e l’ in tro n iz z a ­
z io n e d el d io e la rip e tiz io n e d e lla c re a z io n e e il rin n o v a m e n to d e lla v ita
e ra n o due idee c o n n e sse a lla fe stiv ità d e lP a n n o n u o v o in tu tto l’ O rie n te
a n tic o c irc o n v ic in o . Isra e le a v re b b e a d o tta to q u e sto tip o d i c e le b ra z io n i
p o ste rio rm e n te a ll’in se d ia m e n to in C a n a a n , an ch e se , n a tu ra lm e n te , s o p ­
p re sse tu tti g li a sp e tti in c o m p a tib ili c o n la fe d e in J a h v é e co n le p ro p r ie
tra d iz io n i te o lo g ic h e .

f) Alcuni riti principali della festa

I s a lm i d ’ in tro n iz z a z io n e , se c o n d o M o w in c k e l, a llu d o n o p a r tic o la r e g g ia ­


tam en te a d iv e rsi r iti e c e rim o n ie p ro p rie d el c e rim o n ia le d e lla fe sta d e l­
le c a p a n n e . C o n s id e ra n d o che si tr a tta v a d i u n « d ra m m a s a c r o » , e g li e s a ­
m in a i salm i 2 4 , 6 8 , 1 1 8 e 1 3 2 , n ei q u a li in d iv id u a elem en ti p ro c e s s io ­
n a li ch e ris p e c c h ia n o scen e d i u n a p re su m ib ile fe s ta d ’ in tro n iz z a z io n e in
c u i P a rc a e se rc ita la fu n z io n e d i tro n o p o rta tile di J a h v é re.

g) Forma e contenuto
dei salmi d Jintronizzazione veri e propri

A p a re re del n o stro a u to re vi so n o su ffic ie n ti m o tiv i p e r c re d e re c h e g li


a u te n tic i in n i d ’ in tro n iz z a z io n e fa c e sse ro p a rte del c ic lo fe s tiv o d e lP a n ­
n o n u o v o ; in u n o d i qu ei g io rn i, il g io rn o di Ja h v é , v e n iv a c e le b ra to il
su o in g re sso re g a le e il su o trio n fo . G li elem en ti fo r m a li e il c o n te n u to si
338 S t o r ia d e ll’ in te r p r e ta z io n e d e l S a lte r io

p o s so n o ria ssu m e re in tre p u n ti, i . N e lla c o n su e ta in tro d u z io n e in m ca


essi in v ita n o a in d iriz z a re un o m a g g io e su lta n te al re, il q u a le ha a p p e n a
p re s o p o s to su l tro n o . P o ic h é Ja h v é è il re d el m o n d o , l ’ in v ito è r iv o lt o a
tu tte le n a z io n i; p o ic h é il su o a r r iv o sig n ific a ri-c re a z io n e , l ’ in te ra n a tu ­
r a è in v ita ta a r a lle g r a r s i; p o ic h é l ’ o p e ra c o m p iu ta d a Ja h v é s i este n d e al
d i là d ei c o n fin i d ’Is ra e le , l ’ a ssem b lea è in v ita ta ad a n n u n c ia re il m es-
■ f ■ ■ * 4 w ♦ v. ■
s a g g io a tu tte le n a z io n i. 2 . L in v ito e sp re sso in q u esti in n i e m o tiv a to
d a b re v i rife rim e n ti alle m e ra v ig lie c o m p iu te da D io , le q u a li c o s titu i­
sc o n o il fo n d a m e n to d el su o re g n o . O c c a sio n a lm e n te si t r o v a n o r ife r i­
m en ti a elem en ti p a r tic o la r i del ritu a le: l ’ in g re sso d i Ja h v é in p r o c e s s io ­
ne a lla g u id a del su o p o p o lo . 3 . A c iò resta d a a g g iu n g e re la d e sc riz io n e
d elle c o s e ch e a c c a d ra n n o o ch e, in sen so id e ale , s o n o già a c c a d u te c o n
l ’in tro n iz z a z io n e d i Ja h v é : i su o i n em ici s a ra n n o a n n ie n ta ti; il p o p o lo si
ra lle g r e r à n ella su a g iu stiz ia .

3 . Weiser: i Salmi e la festa dell"alleanza

A r t u r W e ise r a p p a rtie n e a lla g e n e ra z io n e d i esegeti te d e sch i d e l se c o n d o


d o p o g u e rra in flu en z a ta d a lla « te o lo g ia d e lla p a ro la » di K a r l B arth . L a
s c u o la c re a ta d a G u n k e l, co n m e m b ri q u a li co m e B e g ric h , S c h m id t e
B a u m g a rtn e r, fu a rre s ta ta nel su o c a m m in o d ag li e v e n ti del s e c o n d o c o n ­
flitto m o n d ia le . D o p o la g u e rra il p a n o r a m a e ra m u ta to . L a n u o v a im ­
p o sta z io n e te o lo g ic a p r a tic a ta d a B arth a v e v a e se rc ita to n o te v o le in flu ­
en za su u o m in i co m e v o n R a d e C la u s W este rm a n n . L ’ a n a lis i g u n k e lia -
n a d e lle stru ttu re lin g u istic h e d ei sa lm i, sen za essere s c o n fe s s a ta , ven n e
c e d e n d o te rre n o a lla p ro s p e ttiv a d ella riv e la z io n e d e lla v o lo n tà d iv in a .
Q u e ste stru ttu re so n o so tto p o ste a in d a g in e p erch é a d esse s o g g ia c c io n o
even ti v e rb a li. Lin a situ a z io n e v ita le n on p u ò sp ie g a re la n a s c ita di un ti­
p o d e te rm in a to di s a lm i; q u esti so n o p iu tto sto il fru tto d e ll’in c o n tro tra
la p a r o la ch e D io riv o lg e a ll’ u o m o e la ris p o sta d e ll’u o m o a ll’ a p p e llo
d iv in o . L a situ a z io n e v ita le v ien e c o sì a p e rd e re d ’ im p o rta n z a nel c o n ­
fr o n to c o n l ’ ev e n to d e lla p a r o la , e i S alm i s o n o su b o rd in a ti a lla s to r ia d e l­
la s a lv e z z a . D ’ a ltra p a rte , p rim a d e lla s e c o n d a g u e rra m o n d ia le , E ic h -
ro d t a v e v a p u b b lic a to la su a m o n u m e n ta le Theologie des Alten Testa-
ments ( 1 9 3 3 - 1 9 3 9 ) . 45 L ’ a u to re v i so stie n e ch e l ’ a lle a n z a tra J a h v é e
Isra e le ra p p re se n ta il c a rd in e d el p e n sie ro te o lo g ic o d e ll’ A n tic o T e s t a ­
m e n to (in a c c o rd o su q u e sto c o n B a rth ). In q u e g li an n i v o n R a d s ta b ili­
v a l ’e siste n z a di u n a fe s ta d el rin n o v a m e n to d e ll’ a lle a n z a c e le b ra ta d al-
l ’ a n fiz io n ia trib a le is ra e lita . Q u e st’e m e rg e n z a im p e tu o sa d e lla « te o ria
d e ll’ a lle a n z a » d o v e v a n e c e ssa ria m e n te in te re ssa re la ric e rc a su i S a lm i.
45, Solo 11 primo volume è disponibile in edizione italiana: T e o l o g i a d e l l 'A n t i c o T e s t a m e n t o , r,
D i o e p o p o l o , Brescia 1979-
I m a e stri d e ll’e seg esi c r itic a 3 3 9

S u lla b ase d i q u e sta n u o v a im p o sta z io n e te o lo g ic a si c o m p re n d e rà m e ­


g lio il p r o g e tto d i W eiser.^6 A su o a v v is o tu tti i g e n e ri d e l S a lte rio v a n n o
v irtu a lm e n te c o lle g a ti co n la fe sta d e ll’a lle a n z a , rito ch e e v id e n z ia m e­
g lio la riv e la z io n e d iv in a co m e « e v en to v e r b a le » , o q u a n to m e n o d o v r e b ­
b e ro essere c o n s id e ra ti m o lto vicin i a lla su a id e o lo g ia .

a) J fondamenti cultuali del Salterio

Q u a n d o g li elem e n ti tr ib a li ch e c o l p a s s a r e del te m p o c o s titu iro n o la c o n ­


fe d e ra z io n e is ra e lita m ise ro p ied e in P a le stin a , si tr o v a r o n o d i fro n te u n a
fio re n te c u ltu ra re lig io s a risu lta n te dal l’ in flu en za di M e s o p o t a m ia , E g it ­
to , m o n d o m e d ite rra n e o p re e lle n ic o e A s ia M in o r e . A p a rtire d a l c o n t a t ­
to co n q u este fo r m e c u ltu ra li eb b e in iz io l’ e v o lu z io n e d elle id ee d ’Is r a e ­
le. Q u e sto q u a d r o g e n e ra le p u ò e sse re a p p lic a to a lla p o e s ia re lig io s a is r a e ­
lita , c e rta m e n te d e b itric e d e lla p o e s ia c u ltu a le o rie n ta le a n tica . T e n e n d o
q u e sta co m e s fo n d o si sa rà in g r a d o di c o g lie re l ’ a u te n tic a n a tu ra d e lle
tra d iz io n i sp e c ific h e d ’Isra e le e d ’ in d iv id u a re c o n q u a le p r o fo n d ità e sse
h a n n o d e te rm in a to il c a ra tte re dei S a lm i. C o rn è o v v io p e r q u e sto e s p o ­
n en te d e lla c ritic a p o stb e llic a , il m e to d o c ritic o -fo rm a le d i G u n k e l n o n è
di p e r sé su ffic ie n te a in d a g a re la n a tu ra d e lla p o e s ia d e i S a lm i. S e , a d
e se m p io , si p re n d e in esam e il c a n tic o d i D e b o r a (Giud. 5), si n o ta im ­
m e d ia ta m e n te u n a m esco la n z a di tip i ch e e siste v a g ià n e lla p o e s ia re li­
g io s a is ra e lita p r im itiv a ; p er q u e sta ra g io n e v ie n e p re g iu d ic a to il p rin c i­
p io g u n k e lia n o se c o n d o il q u a le in o rig in e i tip i e ra n o p u ri, m e n tre la
m e sc o la n z a è in d ic e d i fa s i su c c e ssiv e d e ll’e v o lu z io n e . D i c o n se g u e n z a la
sto ria d e lla p o e s ia re lig io s a d e ll’ A n tic o T e sta m e n to n o n p u ò essere d e ­
d o tta sem p lic em en te d a lla sto ria d e ll’e v o lu z io n e dei g e n e ri le tte ra ri.
P u r n on re sp in g e n d o a ffa tto la sto ria d elle fo rm e , W e ise r ritie n e p iù
im p o rta n te c o n s id e ra re la s to ria d elle tra d iz io n i p re se n te n el S a lte rio e ,
in o ltre , la sto ria d el cu lto n e ll’A n tic o T e sta m e n to . A su o p a re re è in n e ­
g a b ile ch e il c u lto ra p p re se n tò il te rre n o su l q u a le c re b b e ro i S a lm i; p e r­
ta n to la q u e stio n e da a ffro n ta re è la d e sc riz io n e d elle c o n n e ssio n i e s te r ­
ne e in te rn e tra la s to ria del c u lto , la sto ria d elle tra d iz io n i e la s to r ia
d ei S alm i e d elle lo ro fo rm e . I S a lm i n o n so n o legati s o lta n to a d e te rm i­
n ate fo rm e le tte ra rie , m a an ch e a lla tra d iz io n e ; c iò sig n ific a ch e , a ttr a ­
v e rs o i v a r i tip i d i sa lm i, si c o g lie un c o lle g a m e n to c o n un q u a d ro c o m u ­
ne di tra d iz io n e ch e a su a v o lta r is a le al cu lto .
D a q u e sta p ro s p e ttiv a W e ise r o ss e rv a ch e la ric e rc a a lu i c o n te m p o ­
ra n e a , stu d ia n d o le fo rm e fo n d a m e n ta li dei p a s s i n a r r a tiv i del P e n ta te u ­
c o - s to r ia d e lla sa lv e z z a (Heilsgeschichte) e legge - si o rie n ta v e rs o le
46. Per la presentazione delle idee di questo autore seguiamo esclusivamente l'introduzione del
suo commento, 1 S a l m i i - 6 o , 17-106 .
3 4 ° S t o r ia d e ll’ in te r p r e ta z io n e d e l S a lte r io

tra d iz io n i c u ltu a li d ella c o n fe d e ra z io n e s a c ra d elle d o d ic i tr ib ù , la q u a le


c o n c e n tra il p r o p r io in te re sse su l c u lto a la h v é nel q u a d ro d e ir a lle a n z a .
Si p u ò q u in d i su p p o rre ch e la m a g g io r p a rte dei sa lm i tra s s e o rig in e
n e llo ste sso c o n te sto fe s tiv o . U n a ltro d a to , tu tta v ia , su g g e risc e il c o lle g a ­
m en to dei sa lm i a lla fe sta d e ir a lle a n z a (che e ra c e le b ra ta in a u tu n n o in
o c c a sio n e d e ll’ a n n o n u o v o :47 c fr. Giud. 2 1 , 1 9 ; 1 Sant. 1 , 3 . 2 1 s .2 4 , ecc.):
n o n o sta n te P istitu z io n e d e lle fe stiv ità del ra c c o lto fo s se s ta ta m u tu a ta
d a lla re lig io n e d i C a n a a n , b a sa ta s u lP a g ric o ltu ra , le idee fo n d a m e n ta li
di q u e sta fe stiv ità s v o lg o n o n ei S alm i un ru o lo n e tta m e n te m a rg in a le .
S o lo in Sai 6 5, 6 7 , 85 e 1 2 6 si p o sso n o in d iv id u a re p recisi c o lle g a m e n ti
c o n la re lig io n e a g r a r ia . P e rc iò n on è p o ssib ile p a rtire , c o m e G u n k e l,
d a lle fe s tiv ità re lig io se a g r a r ie . W e ise r, al c o n tra rio , p re n d e c o m e p u n to
d ’ a v v io la situ a z io n e in cu i la tra d iz io n e ja h v ista p re v a le n te nei S a lm i
a v e v a il p ro p rio Sitz itti Leben : la fe sta d e ll’a lle a n z a c o m ’era c e le b ra ta
d a lla c o n fe d e ra z io n e trib a le ,

b) La festa dell'alleanza

B e n c h é n e ll’A n tic o T e s ta m e n to n on si tro v in o d o cu m en ti p re c isi in e re n ­


ti a q u e sta fe sta , tu tta v ia W eiser ritien e p o ssib ile ric o stru irn e g li e le m e n ­
ti fo n d a m e n ta li. P e rciò eg li p ro c e d e , c o n te n a c ia su p e rio re ai ris u lta ti e f ­
fe ttiv a m e n te o tte n u ti, ad a rtic o la re gli elem en ti fo n d a m e n ta li d e lla t e o ­
lo g ia del S a lte rio im p e rn ia n d o li su lla te o lo g ia d e lP a lle a n z a . A s u o p a r e ­
re la litu rg ia d ella fe sta d i Ja h v é , n ella q u a le era in q u a d ra to il r in n o v a ­
m e n to d e ll’ a lle a n z a , era un d ra m m a c u ltu a le in cui v e n iv a n o a ttu a liz z a ti
gli e v e n ti fo n d a m e n ta li d e lla sto ria d e lla sa lv e z z a : in c o n tro e te rn a m e n te
r in n o v a to tra D io e il s u o p o p o lo . L ’ a z io n e c u ltu a le si c o m p o n e di d u e
p a rti: u n a actio Dei (a z io n e e p a ro la di D io ) e una reactio hominis (p re ­
g h ie ra e lo d e). C o m e n ella n a rra z io n e d e ll’ E s o d o , il n u c le o di q u e s t’a z io ­
ne è ra p p re s e n ta to d a lla te o fa n ia , u n a tra d iz io n e a s so c ia ta a lP a rc a (cfr.
r Sam. 3 , 2 1 ed Es. 3 3 ,5 ss.) che si è c o n s e rv a ta , n e lla su a a r c a ic a fo rm a
m ito lo g ic a , c o n n o te v o le p e rsiste n z a n ella le tte ra tu ra d e ll’ A n tic o T e s t a ­
m en to . A c c a n to a ll’ in c o n tro c o n D io n ella te o fa n ia a v e v a lu o g o la p r o ­
c la m a z io n e del n o m e di D io (cfr. E s . 2 0 ,2 4 ) , la c u i fo rm a o rig in a le e ra
sen za d u b b io l’ a u to p re se n ta z io n e (E s. 3 , 6 . 1 4 ; 6 ,2 s.; 2 4 ,3 ss.; O s. 1 2 , 9 ;
1 3 ,4 ) . O ltre a m a n ife sta re la n a tu ra di Ja h v é , tale p ro c la m a z io n e p re ­
s u p p o n e v a l’e le z io n e d ’Isra e le c o m e « p o p o lo di Ja h v é » . In a ltre p a ro le ,
la riv e la z io n e d ella n a tu ra d i Ja h v é c o n siste n ella ric a p ito la z io n e d e lla

47, Sebbene il modello interpreta rivo di Weiser ricorra ad alcune coordinate teologiche diverse
da quelle di Mowinckel, entrambi pongono la festa dell'anno nuovo o festa delle capanne co­
me cornice storico-re ligi osa e testimone della coltivazione e della trasmissione di gran parte
della poesia religiosa d’Israele,
I m a e stri d e ll’eseg esi c r itic a 3 4 1

s to r ia d ella sa lv e z z a nel cu lto (cfr. Gìos. 2 4 ,2 ss.; 1 Satn. 1 2 ,8 ss,), d e g li


atti d i g iu stiz ia d el S ig n o re (cfr* Gìud. 5 , 1 1 ) . O ltre a lla m a n ife sta z io n e
d e lla su a n a tu ra vi e ra la p ro c la m a z io n e d e lla v o lo n tà di Ja h v é , c o m a n ­
d a m e n ti d iv in i c h e c o n d iz io n a v a n o l’ atto del rin n o v a m e n to d e ll’ a lle a n ­
za. S to ria e le g g e c o stitu isc o n o i p ila stri fo n d a m e n ta li d e ll’ a u to riv e la z io -
ne di J a h v é e d e te rm in a n o il c a ra tte re d e lla litu rg ia d e lla festa d e ll’ a lle ­
a n z a . L ’a ltra se rie di id ee, c o lle g a te al c u lto d e ll’ a lle a n z a e a lla su a t r a ­
d iz io n e , si c o n c e n tra a tto rn o a q u esti due p o li: l ’ idea di g iu d iz io , la p r o ­
fe ssio n e d i le a ltà a Ja h v é , la rin u n c ia a g li dèi s tra n ie ri, la re g a lità di J a h ­
vé, la c re a z io n e e l’ id e o lo g ia reg a le .
I p a ra lle li ra p p re se n ta ti d a lla festa d e ll’a n n o n u o v o b a b ilo n e se e d e lla
litu rg ia d el rin n o v a m e n to d e ll’ a lle a n z a a Q u rn ran c o n se n to n o a W e ise r
di tra rre alcu n e c o n c lu sio n i s u ll’esiste n z a di elem en ti a n a lo g h i n ella t r a ­
d iz io n e d e ll’ A n tic o T e sta m e n to in g en erale e del S a lte rio in p a r tic o la r e .
D o p o u n ’ a n a lisi c irc o sta n z ia ta eg li g iu n g e a lla c o n tro v e rs a c o n c lu s io n e
s e c o n d o cu i la m a g g io r parte dei sa lm i p re e silici h a il p r o p r io Sitz ttn
Leben n ella fe sta d e ll'a lle a n z a e la tra d iz io n e c u ltu a le d e lla festa h a u n a
im p o rta n z a e sse n z ia le per le idee fo n d a m e n ta li del S a lte rio .

4. Kraus: i Salmi e la festa di Sion

11 n o to eseg eta te d esc o H .- J. K r a u s 4* seg u e una lin e a p a ra lle la a q u e lla


d i W e is e r e in a p e rta o p p o siz io n e a M o w in c k e l. C e r c a n d o d ’ in d iv id u a re
la c h ia v e dei fo n d a m e n ti c u ltu a li d el S a lte rio , K r a u s c o n d iv id e c o n q u e ­
sti l’ id e a d i una fe sta isra e litic a ch e a v re b b e fa tto d a s fo n d o a lla n a sc ita e
a lla tra s m is s io n e d i un g ra n n u m e ro di S a lm i. T u t t a v ia , m en tre M o w in c ­
k el ip o tizza una festa d ’ in tro n iz z a z io n e di Ja h v é e W e ise r c e rc a d i d im o ­
s tra re l’ esisten z a di una festa di rin n o v a m e n to d e ll’ a lle a n z a , K r a u s p e n ­
sa a u n a fe sta di S io n . T u tti e tre , p e ra ltro , c o n v e n g o n o nel c o llo c a r e
q u este ip o te tic h e feste a iP in te rn o d el c o m p le sso fe s tiv o d ei ta b e r n a c o li,
n ell a u tu n n o is ra e lita . L a tra d iz io n e d e lF a rc a d e ll’ a lle a n z a e i d iv e rsi n o ­
m i d i D io ch e c o m p a io n o n e l S a lte rio c o n se n to n o a K r a u s di p re c isa re i
c o n to rn i d ella fe sta di Sion .

a) La regalità di Jahvé e la tradizione dell’arca

K r a u s a tta c c a M o w in c k e l so ste n e n d o che l’ esisten z a di u n a fe sta a v e n ti


le c a ra tte ris tic h e d escritte d a llo stu d io so n o rv eg e se è im p e n sa b ile e in d i­
m o s tra b ile .49 S u lla b ase di alcu n i stu d i le s s ic o g r a fic i10 K ra u s p e n sa ch e

48. Ci atteniamo essenzialmente alle sue opere: P s a lrr re n i-n, Neukìrchen *1972,; T e o lo g ìa dei
S a l m i , Brescia 1989.

49. Per le concezioni qui esposte si veda in particolare H -J. Kraus, F s a lm e n I, lxiv lx xx .
34 ^ S t o r ia d e ll’ in te r p r e ta z io n e d e l S a lte r io

l’espressione caratteristica dei salmi d’intronizzazione, jh w h m à la k (ad


es. 93,1 ; 97,1 ; 99,1 ), non abbia il valore puntuale sostenuto da Mowinc-
kel («Jahve è divenuto re»), ma descriva una qualità permanente («Jah-
vé è re»). Oltre agli argomenti linguistici Kraus avanza, a suffragio della
propria tesi, tre considerazioni fondamentali. L’inesistenza d’immagìm
nella cultura religiosa israelita non aiuta a comprendere come sia possi­
bile la drammatizzazione delPintromzzazione descritta da Mowinckel.
D’altra parte non vi è nessun dato nel Salterio che giustifichi una «con­
tropartita mitologica» negativa corrispondente alla celebrazione positi­
va delPintronizzazione. E impossibile dedurre dal Salterio l’idea avanza­
ta da alcuni epigoni di Mowinckel secondo cui Jahvé perderebbe tem­
poraneamente il proprio potere come riflesso della «morte» temporanea
della natura nel ciclo stagionale/' In ultimo luogo, gli stessi salmi d’in-
tronizzaztone parlano dell immutabile regalità di Jahvé (ad es. 93,2:).
Il passo successivo di Kraus consiste in una valutazione della tradizio­
ne dell’ arca dell’ alleanza presente, peraltro, nei salmi d’intronizzazione.
Si deve considerare che, in alcuni passi significativi dell Antico Testamen­
to, l’arca è chiamata «trono di Jahvé» (Gè;1. 3,16 s.; cfr. 1 S o m , 4,4: «as­
siso sui cherubini»). La tradizione sottesa a 2 S a n i . 6; 1 R e 8 e SaL 132,
implica un rito processionale comprendente il trasferimento dell’arca al
tempio. Secondo questi e altri testi (SaL 24,7 ss.; 68,25) in esso avveni­
va un’installazione cultuale dell’arca, che rappresentava l’ingresso di Jah­
vé re. È possibile di fronte a questi dati parlare, al seguito di Mowinc­
kel, di «festa d’intronizzazione dijahvé»? Jahvé in realta non «ascende»
al trono, ma entra nel tempio insieme all’arca. Sarebbe più corretto
parlare di installazione del trono di Dio (l’arca) e considerare che la tra­
dizione della regalità di Jahvé rappresenta il ricordo di una tradizione
cultuale del santuario gebuseo preisraelita di Gerusalemme, tradizione
cui venne in seguito associata la concezione dell’arca come trono, ri­
scontrabile già nel racconto di 1 S a m . 4,4 ss. Con questo dato Kraus si
pone sulla linea costante della sua argomentazione. A suo avviso la glo­
rificazione di Jahvé come re si combinò con una festa d ingresso (corn è
adombrata in 2 S a m . 6; r R e 8 e SaL 132) celebrata probabilmente du­
rante il primo giorno della festa dei tabernacoli. Il significato di questo
ingresso non è connesso con Tintronizzazione di Jahvé bensì con I ele­
zione di Gerusalemme e di Davide, [/installazione dell’arca e l’atteggia­
mento riverente dei presenti di fronte a Jahvé «re» rappresentava il mo­
mento culminante della cerimonia*50 1
50. In particolare L, Kòhler, Jahu/a malùh V T 3 (10 53) iSts-xSg; J. Rìdderbos, Jawab trtafak:
V T 4 (1954) 87-89; D. Michel, Studten zh den sogenannten ThroTtbesteìgwtgspsalnien: V T 6
(19^6) 40-68.
5 1 . C f r . H . S c h m id , ]ahw e and d ie Kulttradit fatteti von Je fu s a le m i Z A W 6 7 ( 1 9 5 5 ) 1 6 8 - 1 9 7 .
I maestri dell'esegesi critica 343

Nonostante tutto, Kraus è consapevole che Sa/, 47 contiene una «for­


mula d3intronizzazione» (m à la k ’é ló h im «Dio regna», v. 9) e una «pro­
cedura d’intronizzazione» (‘àlà *c lò h ìm b i t r ù cd «Dio ascende tra le ac­
clamazioni», v. 6), aspetti che potrebbero confermare la tesi di Mowinc-
kel. La spiegazione dì Kraus si muove secondo quattro direttrici* In pri­
mo luogo è possibile che, aU’interno della complessa tradizione cultuale
della Gerusalemme preisraelitica, fosse celebrata una festa d’intronizza­
zione della divinità locale. In secondo luogo non si può escludere che la
soggezione politica di Gerusalemme ad Assiria e Babilonia avesse porta­
to con se l'idea e il costume di un’intronizzazione della divinità, forse
nel corso dell’esilio, In terzo luogo si deve pensare che probabilmente il
S a i. 47 intende dire che Jahvé è re, Se viene descritto il modo in cui Jah-
vé è diventato re è perché l’importanza della situazione esige la descri­
zione dello splendore di questo atto. Di conseguenza si è di fronte a una
presentazione figurativa. Kraus si chiede, infine, se non sia ragionevole
supporre che, dopo la caduta definitiva della dinastia davidica, Jahvé pas­
si ad essere considerato re.

b) / n o m i d i D i o e la tra d iz io n e d ì S io n

Nella liturgia d’ingresso descritta nel Sai. 14 Jahvé è definito «re della
gloria». Alcuni pensano che l’epiteto «re» applicato a Jahvé abbia la
propria origine sul Sinai. Tuttavia, a motivo della fortuna e dei fonda­
mentali contributi dello studio della religione cananaica, Kraus respinge
la precedente interpretazione e s’interroga sugli elementi cananaici che
si devono considerare nell’esame del culto israelita, in particolare sulle
tradizioni cultuali preisraelitiche di Sion. L ’epiteto divino di «re», ap­
partenente a un ampio complesso di tradizioni cultuali comuni ai popoli
dell'area siro-cananaica, era collegato al culto del «Dìo altissimo». Il
predominio polìtico di una regione o di una città comportava I’eleva-
zione della sua divinità locale al rango di «re degli dèi»/1 E noto che a
Ugarit Baal era venerato come «principe e signore della terra»53 e in tut­
to il Vicino Oriente antico il «dio altissimo» era considerato «re», «si­
gnore del cielo», «principe della terra» e «giudice». Il luogo sacro in cui
risiedeva questa divinità era considerato il centro del mondo.
Kraus suppone che questa concezione del «dio altissimo» si possa da­
re per scontata nell’enclave gebusea che ricevette il nome di Gerusalem­
me. Nel Salterio s’incontrano diversi nomi riferiti a Jahvé: ye l *é ljó n (dio

52,. Ciò accadde, ad esempio, con Marduk in Babilonia.


53. Si veda G. Wìdengren, S a k r a le s K o n i g t ì y n im A lt e r i T e s t a m e n t u n d im J u d e n t u m , Stuttgart
19 55, 69; W, Schmidt, K ò n i g t u m G o t t e s in U g a r i t n n d I s r a e l , Berlin 19 6 1, z i -52.
34 4 S t o r ia d e ll’ in te rp r e ta z io n e del S a lte r io

altissimo^ ’à d ó n k o l- h à ’à r e s (signore di tutta la terra), m e l e k (re)545e só -


fe t (giudice). In G e n . 14,18 il dio di Salem, nome che certo fa riferimen­
to a Gerusalemme, c chiamato ’ e l ue l j ó n , Da alcuni testi biblici si può de­
durre l’esistenza di un culto a m l k ^ nelfarea della popolazione origina­
ria di Gerusalemme ( L e v . 18,21; 20,2 s.; 2 R e 23,10). Riguardo alla ca­
tegoria di «giudice*», anziché pensare alla tradizione del Sinai (cfr. S a i
50,4), si dovrà rinviare ad alcuni testi, come A m . 1,2 ss., e collegarla al­
la tradizione di Sion.
In S a i 24,8 si trovano altri due epiteti di Jahvé: Hz z h z w eg i b b ò r (forte
e potente) e g i b b ò r m ilh d m à (potente in battaglia). Le due espressioni so­
no collegate all’istituzione della guerra santa, uno dei cui simboli era,
non dimentichiamolo, l’arca dell alleanza. Nel v. io il dio d’Israele e chia­
mato jb w h s eb d 7ó t (signore degli eserciti). Se si considera il rapporto del
santuario di Silo con l’arca dell’alleanza e la guerra santa (cfr. 1 S a tn . 4,
4 ss.) è da ritenere che quando l’arca, dopo molteplici vicissitudini, fu
finalmente depositata a Gerusalemme, portò con sé l’epiteto j b w h s £b à -
’ót che, da allora, venne applicato a Jahvé, «dio altissimo» di Sion.
Malgrado vi fossero altri santuari venerabili, come Gilgal, Betel, Si-
chem e il già ricordato Silo, è probabile che nessun altro luogo sacro ab­
bia esercitato tanta influenza nella storia del culto israelita, come si può
osservare anche nel Salterio, quanto l’antica città gebusea. Evidentemen­
te 1 salmi sono testimonianze della lotta per la corretta ricezione delle
tradizioni cultuali preisraelitiche e la loro integrazione nella fede jahvista.

c) S io n e t S a lm i

Grazie alle premesse sopra esposte Kraus è in condizione di rispondere


alla domanda: in quale direzione volgere lo sguardo in cerca del Dio di
Israele glorificato dagli inni e dai canti di lode; Jahvé Sabaot è presente
nel santuario di Sion Gerusalemme. Il miracolo della presenza di Jahvé
in Sion era rappresentato annualmente davanti all’assemblea in festa me­
diante un’azione sacra in cui l’arca rappresentava il principale elemento
del culto. Tuttavia non si trattava di un'intronizzazione di Jahvé, ma di
un’attività cultuale che, come una eco della leggenda di fondazione di 2
S a m . 6 y proclamava l’elezione di Gerusalemme (cfr. S a i 13 2 ,13 s>). L’in­
gresso con l’arca nel santuario è accompagnato da manitestazioni di gioia
e di riconoscenza ma anche, al tempo stesso, dalla consapevolezza della

54. Questo titolo fa parte dei t h e o l o g u m e n a sul «dio altissimo*. Jahvé, m quanto re della glo­
ria, è intronizzato sull’oceano celeste (S a i. 1.9,10), ma il suo santuario è localizzato a Sion (S a i.
97,8; 99,2; cfr. Js. 6,5).
55. Il T.M. presenta la forma m ò ìe k * Moloch, ma non è da dimenticare che m e l e k (re) e m ò l e k
risalgono alla stessa radice e la traduzione greca suona a r c h o n .
I m a e s t r i d e ll’e s e g e s i c r i t i c a 34 5

propria indegnità davanti al Dio gjusto: «Chi può salire al monte dei Si­
gnore, chi può restare nel suo luogo santo?» ( S a i 24,3). Airinterno del
santuario il pellegrino viene colpito in primo luogo dalla gloria di Sion,
celebrata in inni e poemi (cfr. S a i 48,3; 50,2; 78,69). Si tratta di tradi­
zioni cultuali preisraelitiche che i cantori del tempio adottarono per glo­
rificare lo splendore e l’inviolabilità di Sion. Dopo questo primo contat­
to con il tempio la comunità cultuale si prosterna davanti a Jahvé; in
questo momento di riverente omaggio probabilmente erano cantati inni
in onore di questo Dio altissimo, re, creatore e giudice della terra.
A Sion il re davidico, in qualità di signore del tempio, rappresenta
una figura centrale della vita cultuale. I salmi regali nati in questo con­
testo sono compenetrati di concezioni orientali sul monarca ideale. In
essi abbondano elementi del rituale di corte e dell’ideologia regale. La
vicinanza del re a Jahvé è espressa in termini di adozione (Sai, 2,7; n o ,
3): non a caso egli è il suo viceré, il suo unto, Perede della promessa fat­
ta a Davide. Il popolo spera con entusiasmo nella sua giustizia.
I segnali d’identificazione di coloro che si avvicinano al Signore con
suppliche sono inconfondibili: chiamano se stessi ‘a n i, cànàw> ’e b j ò n , d a l ,
cioè «poveri». Povero è chi ha bisogno d’aiuto, colui che proprio per que­
sto chiede il privilegio di accedere al santuario. Questo privilegio è impli­
cito nella «carta costituzionale» di Sion (cfr, I s . 14,32). Il Dio d’Israele
è presente a Gerusalemme nel preciso intento di aiutare il povero. Quan­
do Jahvé «interviene», mediante un’azione cultuale, mettendo fine alle
sue disgrazie, si hanno l’azione di grazie o le espressioni di fiducia.
Senza dubbio lo straordinario sforzo compiuto da Kraus per integrare
quasi tutti i tipi di salmi in un ciclo festivo in onore di Sion perde valore
per una serie di ragioni di diversa natura. La sua argomentazione è cer­
to assai più debole di quella sviluppata da Weiser per la festa di rinno­
vamento delPalleanza. In primo luogo Kraus, davanti all’assenza nel­
l’Antico Testamento di un rituale di un’ipotetica festa di Sion, non è in
grado di ricostruire, a partire dai dati presenti nei salmi, gli aspetti più
rappresentativi di questa festa. Parlare deiPingresso in processione con
l’arca nel tempio e delle acclamazioni dell’assemblea cultuale rappresen­
ta una serie di dati validi anche per le teorie di Mowinckel e Weiser. Lo
stesso può dirsi per gli ingredienti culturali e religiosi dell’ideologia re­
gale. Dove collocare l’elemento «giudizio», così frequente nei salmi, nel­
la struttura della festa di Sion? Che dire dei salmi il cui contenuto sem­
bra essere dissociato dalle attività cultuali in generale e dalla teologia di
Sion in particolare? Tra questi, qual è la sede vitale postulata dai cosid­
detti «salmi sapienziali»?56 In definitiva tutto il repertorio argomentau-
56. Non è sufficiente affermare che «1 k o b a n i m come ‘scribi del tempio’ e i s o f er?m come ‘ scribi
di stato’ vissero sempre nella più stretta vicinanza... [e che] la sapienza di vita e di esperienza,
Storia dell’ interpretazione del Salterio

vo di Kraus può essere altrettanto bene impiegato a sostegno delle teorie


di Mowinckel e Weiser. II problema fondamentale corrisponde più alla
«decisione intellettuale» di questi autori che all'esame obiettivo di dati
verificabili, desunti dal testo biblico stesso.

5. A lo n s o S c h ò k e t : la p r o s p e t t iv a p o e t ic a

All’inizio degli anni ’8o appare un’opera di questa personalità del mon­
do degli studi biblici57 che imprime una svolta completamente originale
alla direzione della ricerca sui salmi. L’introduzione all’opera presenta
una serie di considerazioni programmatiche che potrebbero essere così
riassunte: nonostante il valore e l’utilità che, in determinati casi, posso­
no avere gli approcci formali, storici o cultuali al Salterio, dovendo af­
frontare la lettura dei salmi, e considerata la loro natura, è opportuno
impostare metodologicamente la ricerca a partire dalPanalisi poetica.

a) R e v is io n e d e l p r o g e t t o d i G u n k e l

Il primo punto dell esposizione58 è dedicato a un bilancio dell’impresa


di Gunkel. Secondo Alonso Schòkel il progetto dell’esegeta tedesco pre­
senta da subito un carattere contraddittorio. II suo tentativo, volto a co­
gliere l’esperienza originale del salmista a partire dalla catalogazione ge­
nerica dei salmi, lo porta a sottovalutare le difficoltà implicite in questo
metodo: com’è possibile coniugare il carattere irripetibile di un’espe­
rienza religiosa con la natura tipica, ripetibile di un genere letterario?
Gunkel ordì la tessitura del suo progetto a partire da tre fili: psicolo­
gico (esperienza dell’autore), sociologico (contesto vitale) e letterario (ge­
neri); a questo intento contribuì la sua capacita scientifica e l’alto grado
della sua sensibilità estetica. Sebbene già in vita abbia dovuto affrontare
l’ostilità di gran parte dei rappresentanti della critica storica (i generi, es­
sendo basati su categorie tipologiche, di somiglianza, sono estranei alla
linearità storica), l’autentico punto debole dell’impresa di Gunkel va in­
dividuata altrove. Non trovando nei salmi tecniche di composizione e
soprattutto segnali di organizzazione interna e «logica», egli si dedicò
allo studio dei m o tiv i che lo avvicinarono al mondo dei sentimenti reli­
giosi espressi nei salmi, cioè finì per stabilire, quanto meno inconsape­
volmente, un'illegittima contrapposizione tra logica e sentimento. Secon­
do Alonso Schòkel simile contrapposizione è frutto del romanticismo Hel-
alla cui tradizione si riallacciavano i sófsrtmy abbia potuto inserirsi nel linguaggio di preghiera
dei sacerdoti e dei cantori del tempio» (H.-J. Kraus, Teologia dei Salmi, 17).
57. L. Alonso Schòkel, T r e n t a s a lm i . P o e s i a e p r e g h i e r a , Bologna 19 8 1.
58. Cfr, a p . cit.y 5-18; da qui riprendiamo i concetti fondamentali.
I m a e s tri d e ll’ e se g e si c r itic a 3 4 7

l’epoca, perché ciò che conta in definitiva in un poema non è tanto ciò
che senti il poeta quanto la felicità delle sue espressioni. D’altra parte si
tratta di una contrapposizione sterile, perché è del tutto legittimo parla­
re di una logica della passione, delle immagini e dei simboli. Anche se la
distinzione tra 1 motivi (innico, di supplica, profetico, sapienziale, ecc.)
può essere utile, si tratta di un elemento secondario rispetto alle imma­
gini e ai simboli perché questi possono riscontrarsi sia sul terreno dei mo­
tivi sia su quello dei procedimenti stilistici. Gli stilemi sono universali e
trascendono i confini di qualsiasi genere. Vi sono universali stilistici (al­
litterazione e rima, ritmo e chiasmo, domanda retorica e prosopopea,
anafora e metafora, ecc.) come vi sono universali linguistici. Tutta que­
sta serie di critiche porta Alonso Schòkel ad abbandonare decisamente
il maestro sul terreno della composizione dei salmi.

b) O lt r e G u n k e l

Mentre il maestro tedesco cercava d’intendere l’opera poetica definen­


done gli elementi di genere e i motivi, Alonso Schòkel cerca di compren­
derla nella sua unità, unicità e validità come fusione di contenuto e for­
ma. In altre parole, al genere bisogna opporre l’individuo (unicità);59 al
modello di genere, l'organizzazione individuale (unità); spesso si tratta
di sostituire motivi con simboli (linguaggio poetico); oltre al contesto ori­
ginale, il contesto attuale (validità). Il lattore decisivo in un salmo è rap­
presentato dalla sua organizzazione interna. Un salmo può condividere
con altri salmi molti elementi (motivi, modello di genere, fraseologia e
numerosi procedimenti stilistici) eppure essere qualcosa di completamen­
te diverso e peculiare. L’organizzazione di questi elementi rende unico il
salmo, perché il s ig n ific a to sì re a liz z a e $t a rtic o la n e lla f o r m a p a r t ic o la ­
r e . Gunkel non insiste su questo compito primario.
Nello svolgere questo compito, tenuto conto che l’opera letteraria, che
c una forma espressa nel tempo, non può essere colta unitariamente,
con una intuizione simultanea, come accade con la forma espressa nello
spazio, è indispensabile procedere a un’opera di smontaggio e ricompo­
sizione per individuare la chiave organizzativa del poema. In questo per­
corso di analisi si dovrà operare tenendo conto di diversi fattori: sintag­
mi e paradigmi, campi e assi semantici, rapporti simbolici, ecc,, anche
se lelemento poetico capitale è il linguaggio simbolico, linguaggio origi­
nario dell’esperienza trascendente che precede il linguaggio concettuale.
In particolare si deve evitare ogni affrettata ricerca di accostamenti al di
fuori del poema; prima si deve coglierne l’organizzazione interna, il signi-
59. Alonso non rifiuta lo studio gunkeliano della forma purché non sfoci nel puro formalismo,
in cui la forma è pura forma e non realizzazione del significato.
34 8 Storia delPinter prefazione dei Salterio

ficato, poi non bisogna confondere significazione e identificazione. L ’i­


dentificazione di un poema come appartenente a un determinato tipo
non implica che se ne sia colta la significazione. Fonti, modelli e prece­
denti non possono spiegare la realtà di un poema, come l’albero genea­
logico non è sufficiente per conoscere una certa persona.

c) Problem i erm eneutici

Se ì salmi sono l’espressione poetica di esperienze religiose, non si rischia


lo psicologismo cercando di cogliere un’esperienza umana attraverso la
sua espressione poetica? La domanda e priva di senso quando si osservi
che non s’intende risalire all'esperienza unica e irripetibile di un autore,
bensì comprendere testi ossia cogliere un’esperienza umana per quanto
si esprime nel poema. Tuttavia i salmi sono anche preghiera; compren­
derli secondo questo aspetto implica un processo di sintonizzazione,
una comprensione dall'interno, senza confonderla con una sorta di «te­
lepatia spirituale». Si è già osservato che in poesia non importa tanto ciò
che avverti l’autore quanto la validità della sua espressione.
La comprensione dall’interno comporta necessariamente l’accessibili­
tà dell’espressione. Un’espressione ricercata può disturbare la comuni­
cazione. Se i salmi, come qualsivoglia poesia, fanno continuamente ri­
corso al linguaggio simbolico, è perché il simbolo costituisce il linguag­
gio primario dell’esperienza del trascendente. La gente comprende e as­
simila facilmente i simboli primari e archetipici: ciò che è comprensibile
perché provoca un’immediata risonanza nello spinto non necessita di
spiegazioni. Descrivere il contesto vitale di un salmo, come faceva Gun-
kel (ad esempio una cerimonia di lamentazione), può rivestire iin’im
portanza secondaria rispetto alla coscienza di chi si lamenta* Una cosa é
descrivere questa ipotetica cerimonia, un’altra molto diversa sentirsi in
preda al dolore.
Tuttavia la comprensione è insufficiente; è necessario giungere all’ap­
propriazione. Se si vuole che un salmo che servì a esprimere l'esperienza
di un uomo o di una comunità divenga espressione dell’esperienza di un
uomo o di una comunità nuovi, si deve produrre un’esperienza analoga.
Noi cristiani non possiamo utilizzare i salmi così come sono. Manca una
«fusione di orizzonti».
Se i salmi sono poemi, qual è la verità che vi si cerca? Un poema ma­
nifesta il proprio significato e la propria verità in quanto si riferisce al­
l’esperienza. Un’esperienza è autentica quando raggiunge efficacemente
un termine reale. L’esperienza non è puramente immanente perché ten­
de a un fine ad essa estrinseco; chi prega recitando un salmo in fusione
d’orizzonti con il salmista raggiunge realmente il vero Dio, lo adora in
S a lte r io e m ito lo g ia 345?

spirito e verità. Il principio generale proposto da Alonso Schòkel per tro­


vare questa venta nei salmi è il seguente: i poemi devono essere studiati
dal punto di vista poetico; si deve riconoscerne e rispettarne la condizio­
ne di poemi e servirsi di metodi tratti dalla poetica e dalla stilistica.
Prevenendo possibili accuse di soggettivismo mosse all’impiego di que­
sta metodologia, Alonso Schòkel avverte con lucidità che l’obiettività
non consiste nel prescindere dal soggetto esaminante, il che è peraltro
impossibile in qualunque manifestazione di una teoria critica, ma nei-
Padattarsi all’oggetto esaminato. Servirsi di metodi poetici o ricorrere a
strumenti non poetici nell’analisi di un poema può essere altrettanto
soggettivo, perché in entrambi i casi vi è necessariamente un soggetto
che agisce. Ciò malgrado, la prima via presenta il vantaggio di adeguar­
si perfettamente all’oggetto della ricerca, che è appunto un poema.

ni. SA LTER IO E M ITO LO G IA

L’antropologia religiosa contemporanea, per quanto riguarda lo studio


del mito, è giunta alla conclusione che nelle società primitive i miti era­
no regolarmente collegati a festività religiose connesse in termini gene­
rali a riti stagionali della fecondità. Di conseguenza un mito rappresen­
terebbe, sul piano letterario, la contropartita di un dramma cultuale: il
testo mitologico accompagnerebbe una rappresentazione stilizzata (ge­
neralmente affidata alla mimica o alla danza) dei suoi contenuti. Le pa­
role sacre servirebbero a interpretare i riti e questi, a loro volta, stareb­
bero a simboleggiare il lo g o s mitico. Ciò che in un primo momento fu
applicato allo studio dell’origine della tragedia greca o di certi riti indù,
fini per imporsi anche negli studi biblici. Per quanto riguarda i salmi,
questa teoria mitico-rituale*0 fu adottata come strumento di lavoro da
alcuni studiosi, prevalentemente scandinavi, che portarono alle estreme
conseguenze le idee di Mowinckel sui salmi d’intronizzazione di Jahvé.
Poiché gli esponenti di questa scuola ricorrono frequentemente al termi­
ne «mito», è opportuno esporne il contenuto concettuale, prima di af­
frontare il rapporto tra i salmi e la mitologia,

1. I l c o n c e t t o d ì m ito

È ormai superata l’epoca in cui si accettava acriticamente la celebre de­


finizione dì Gunkel: « l miti (nessuno si spaventi di fronte a questa paro­
la) sono storie relative agli dèi, in contrapposizione alle saghe, i cui per-6
0
60. Sul tema si veda K.-H. Bernhardt, Das Problem der altorìentalischen Kontgstdeologie ìm A l­
teri Testament^TYS vili), Leiden 19 6 1, 51-66. Qui ricorriamo largamente all’opera di B. Otzen-
H. Gottlieb- K. Jeppesen, Myths in thè Old Testamenti London 1980, spec. 62-93.
35° S t o r i a d e ll’in t e r p r e t a z io n e d e l S a lt e r io

sonaggi sono esseri umani».61 Attualmente gli storici delle religioni han­
no definito i! concetto di mito studiandolo in rapporto alla storia. Il mi­
to, secondo costoro, non solo è privo di fondamento storico, ma non in­
tende neppure averlo, perché gli eventi che narra sono situati al di là del
tempo reale. In altre parole, il mito ha una propria nozione dì tempo: i!
tempo mitico, composto di U rz e it (tempo primordiale o spazio proto­
logico) ed E n d z e ì t (tempo metastorico o spazio escatologico).61 Risulta
chiaramente che questa definizione di tempo è molto più ristretta di quel­
la di Gunkel. La migliore definizione si deve, probabilmente, a Mircea
Eliade, A suo parere l’uomo primitivo, che sperimenta la propria esisten­
za in termini religiosi, coltiva due categorie temporali: il tempo storico,
profano, lineare, privo di contenuto specificamente religioso, e il tempo
sacro, che si mamresta in diversi riti e cerimonie, La principale caratte­
ristica del secondo è la reversibilità, nel senso che costantemente esso ri­
torna al proprio punto di partenza formando un circolo, in contrasto
con la linearità del tempo profano. Il tempo sacro è, in realtà, il tempo
mitico primordiale presente nel tempo lineare. Questa concezione del
tempo, intersezione di sacro e profano, corrisponde alla necessità del­
l’uomo religioso di farsi «contemporaneo degli dèi», di tornare a vivere
nel mondo come uscì dalle mani del creatore: fresco, puro e forte.

i , Miri net Salmi


a) I l m ito d ella c r e a z io n e

Nella concezione del mito quale qui si è delineata, l'atto della creazione
riveste un ruolo primordiale. Quest’atto, in quanto situato fuori dal
tempo, comporta Pidea che il mondo creato può sussistere solo a condi­
zione di essere costantemente rinnovato. Il mito cerca di ricreare il mon­
do e di far rinascere l’uomo. Sulla base di questo schema fondamentale,
la scuola mitico-rituale osserva che l'idea della «ripetizione» della crea­
zione è collegata, in molte religioni primitive, a un ciclo festivo dell’an­
no nuovo. Solo poche religioni non hanno percepito in termini religiosi
il ritmo di vita e morte impresso dalle stagioni alla natura. L ’uomo pri­
mitivo vìveva in preda al terrore che, a un certo momento, cessasse la
regolarità del ciclo stagionale, minacciando così di morte la fertilità del
suolo e degli esseri umani. L’unico modo esistente per assicurare che non
prevalgano mai le stagioni sfavorevoli, in particolare l’inverno, su quelle

6t . H. Gunkel, Genesis* Gòttingcn 919 7 7 , xiv.


62.. La maggior parte delle religioni parlano delle «prime» e «ultime» cose; raccontano come
apparve la realtà circostante e che cosa accadrà negli «ultimi tempi». In generale sussìste un
intimo rapporto tra queste due dimensioni spazio-temporali: il tempo finale è concepito come
un ritorno al tempo dell’inizio^ un tempo perfetto o ideale.
S a lte r io e m ito lo g ia 3 5 1

favorevoli, primavera ed estate, consisteva nel ripetere Tatto primordia­


le della creazione. Questa ripetizione aveva luogo alPepoca dell’anno
nuovo quando, dopo il raccolto degli ultimi frutti, la terra è costretta al
letargo invernale. I riti di questo ciclo festivo cercavano, attraverso il
mito della creazione, di sconfiggere le forze del caos, assicurare la piog­
gia per i terreni e confidare in tal modo nel sorgere di una nuova prima­
vera verdeggiante e ricca di speranza.
I rappresentanti di questa tendenza osservano a ragione che nel Vici­
no Oriente antico le culture confinanti con Israele avevano miti della
creazione strettamente collegati con la festa delPanno nuovo: quello di
Marduk e Tiamat a Babilonia e quello di Baal e Mot a Ugarit. L'epopea
babilonese E nutria E lis costituiva la base della festa delPanno nuovo
A k i t u . La lotta tra Marduk e Tiamat, che rappresentava le acque distrut­
trici e minacciose, si conclude con la vittoria del primo, la creazione dei
cieli e della terra e Pinstaurazione del mondo degli dèi e degli esseri uma­
ni. Gli dèi lo acclamano re, gli costruiscono una dimora celeste, modello
del tempio terreno, e stabiliscono le regole del culto. Alcune varianti di
questo mito parlano di un imprigionamento di Marduk nel mondo sot­
terraneo prima della sua vittoria: immagini della «morte» della natura e
della sua «risurrezione»; la stagione umida prevale sulla siccità; il caos è
sottomesso e il mondo ricreato. Nella variante ugaritica di questo mito
predomina il conflitto tra Baal, dio della fertilità e della fecondità, e Mot,
dio della morte/3 Sembra che la festa delPanno nuovo in autunno, che
cercava in ultima analisi di garantire pioggia e fertilità al suolo, costi­
tuisse il contesto di rappresentazione di questo mito. Sebbene i centri di
gravità d e ì V E n u m a E lis e del mito di Ugarit siano diversi, il motivo cen­
trale è tuttavia il medesimo: Pesecuzione drammatica degli atti di culto
con i quali il mito è connesso conferisce sicurezza al mondo delPuomo.
A questo punto s'impongono le domande seguenti: anche Israele espres­
se nel mito le proprie inquietudini religiose? è possibile individuare miti
nei salmi?
Secondo la scuola mitico-rituale, il Salterio non è un formulario devo­
zionale. Si tratta di una raccolta di testi utilizzati a suo tempo nel culto
pubblico del tempio di Gerusalemme, già durante il periodo della mo­
narchia israelita (ca. 950-587 a.C.). D ’altra parte gli esponenti di questa
scuola osservano che alcuni salmi si collocano chiaramente nel contesto
della festa autunnale delPanno nuovo/4 In particolare i salmi 47; 93;
95-100 parlano delPintronizzazione di Jahvé, idea che potrebbe rinviare
a una rappresentazione effettivamente celebrata nel tempio. Questa in-
63, Per questo tipo di testi mitologici si veda G. Del Olmo, Mitos y leyendas de Canaan segun
la tradición de Ugarit, M adrid 19 8 1 e, in italiano, P. Xella, G li antenati dì Dio, cit.
64. Si veda sopra l’esposizione della teoria di Mowinckel.
3 5 2 S t o r ia d e lP in te r p r e ta z io n e d el S a lte r io

tronizzazione era anzitutto un evento ri-sperimentato nella «contempo­


raneità cultuale» del dramma festivo. I partecipanti si sentono contem­
poranei agli eventi narrati nel mito. Per questa ragione alcuni salmi ri­
corrono spesso all’avverbio «oggi». Secondo i sostenitori di questa teo­
ria, alcuni passi isolati nel Salterio alludono chiaramente al dramma cul­
tuale, ad esempio «venite e led ete» di S a i 46,9 e 66,5. Più chiaro anco­
ra è il riferimento processionale di S a i 48,13 s. prima del quale si legge:
«Ciò che abbiamo udito y lo abbiamo visto» , allusioni, rispettivamente,
al mito e al dramma. Incentrando poi l’attenzione sul mito della creazio­
ne, 1 nostri autori ne colgono i tratti più significativi nella menzione del
«mare» di S a i 93,3 s. e la stessa idea, con contorni più chiaramente mi­
tologici, in S a i 74,13 s. (allusione a Leviatan) e S a i 89,10-12 (menzio­
ne di Rahab e riferimento alla creazione).^ Così, dunque, nel dramma
cultuale dell’anno nuovo gli israeliti celebravano la regalità di Jahvé ba­
sata sulPannientamento di Leviatan e la susseguente creazione del mon­
do. È impossibile precisare quali riti poterono essere impiegati nelPat-
tualizzazione drammatica di questo mito. Tuttavia 1 rappresentanti di
questa scuola ricordano con una certa fantasia che, tra i pezzi che com­
ponevano le suppellettili rituali del tempio, ve n’era uno chiamato «ma­
re» (x R e 7,2.3-26).

b) À l m tn ite m ì

È tuttavia opportuno considerare anche altri elementi connessi di tipo re­


ligioso o teologico. Per Israele la creazione fu completata solo con la li­
berazione attraverso il Mar Rosso. Se consideriamo che gli israeliti inte­
gravano con tutta naturalezza la loro storia nel mito, non sorprende che
l’evento salvifico-creatore per antonomasia fosse rappresentato median­
te categorie mitiche (si veda S#/. 114,1-4), come variante del mito della
creazione. Ecco perché il mostro del caos, Rahab, stava a indicare il pae­
se oppressore, l’Egitto {S a i 87,4; Is , 30,7; si veda, in Sai, 136 ,13, il ver­
bo «spezzare»). In certi casi il rapporto tra il mito della creazione e quel­
lo dell’esodo è tanto stretto che la transizione dall’uno all’altro può es­
sere impercettibile, e talvolta è addirittura difficile discernere di quale
dei due si tratti ( S a i 74,12-15). Risulta chiaro, di conseguenza, che la
proclamazione di Jahvé come signore della storia aveva la propria sede
naturale nella liturgia. Secondo la scuola mitico-rituale, testi liturgici
come S a i. 78 non sono sommari secondari delle tradizioni storico-salvi­
fiche del Pentateuco. È vero esattamente il contrario: la storia della sal­
vezza, H eilsgeschichte , faceva parte originariamente della prociamazio-
65, Si ricordi che Leviatan e Rahab erano i nomi ebraici del mostro del caos, tehóm «l’abisso»
in 104,0, senza dubbio prestito dall’accadico 1 lamat delVEnnma Elis,
S a lte r io e m ito lo g ia 35 3

ne cultuale dì Jahvé come Dio e signore della storia; dopo secoli di evo­
luzione questa proclamazione entrò a far parte della composizione lette­
raria del Pentateuco.
Un altro elemento mitologico, secondario ma importante, individuabi­
le nel Salterio è il cosiddetto mito della b a tta g lia c o n t r o le n a z io n i , stret­
tamente connesso alla città di Gerusalemme. In breve, questo mito nar­
ra secondo categorie storiche la protezione provvidenziale di Sion eser­
citata da Jahvé. I re della terra si coalizzano per attaccare la città santa;
nel momento più pericoloso Jahvé si manifesta e libera la propria città,
che da allora in poi potrà vivere sicura (Sai. 48,5-8; si veda al v. 8 la pro­
fessione di fede cultuale). Nel Sai. 46 si coglie l’intima connessione tra il
mito della creazione e quello della battaglia contro le nazioni: le dimen­
sioni cosmiche dei vv. 2-4 lasciano il posto ai tratti «storici» dei vv. 5-7.
Nonostante la possibile validità dell’interpretazione storica di questi sal­
mi, sostenuta da altri, i rappresentanti di questa scuola ritengono che
Panatisi più adeguata è quella cultuale: gli eventi narrati in questi sal­
mi sono in realtà avvenimenti vissuti e sperimentati dalla comunità nel
dramma cultuale. Non si tratta di avvenimenti esterni, politici, poiché
altrimenti non si spiegherebbero, ad esempio, le parole del S a i 2 che
concepiscono i re della terra come vassalli ribelli al re di Gerusalemme
(vv. 1-3), fatto che non accadde mai nella storia d’Israele. Simili espres­
sioni sono spiegabili e valide solo nel mondo variopinto del mito. Per
concludere, se il mito delPesodo è una forma specificamente israelitica
del mito della creazione comune nel Vicino Oriente, quello della batta­
glia contro le nazioni rappresenta una versione gerosolimitana del me­
desimo mito. Si tratterebbe di una porzione dell’eredità mitologica del
santuario cananaico di E1 Eljon, che Israele fece propria dopo la conqui­
sta della città-stato di Sion.
Un terzo mitema presente nel Salterio è quello dell’in t r o n iz z a z io n e di
Jahvé. È opportuno ricordare, anzitutto, che nel modello ugaritico del
mito festivo dell’anno nuovo, accanto alla battaglia con il drago primor­
diale venivano ricordate la morte e la risurrezione di Baal, dio della fer­
tilità, il suo successivo matrimonio sacro con la sorella Anat (sua libera­
trice) e la sua intronizzazione come re degli dèi e degli uomini. Se, da un
lato, Jahvé non era un dio soggetto a morte e risurrezione e, dall’altro,
il suo culto non prevedeva un matrimonio sacro, è naturale che sia im­
possibile individuare nel Salterio questi due elementi mitologici. In com­
penso non si può dire lo stesso del tema dell’ intronizzazione/66

66. Per non dilungarci troppo rinviamo a quanto sopra si è detto a proposito di Mowinckel.
c) L a perso n a d e l re nella m ito lo g ia d e l Salterio

D a l r a c c o n t o di x R e 6 , 3 7 - 7 , 8 si p u ò d e d u rr e ch e l’ a m b iz io s o p r o g e t t o p o ­
litic o di S a lo m o n e c o m p r e n d e v a la c o s tr u z io n e di un t e m p io . Il c u lt o di
q u e s t o te m p io e ra o r ie n t a t o a m a n te n e r e su l tr o n o la c a s a r e a le d a v i d i ­
c a ; la fu n z io n e p o litic a d el c u lt o e ra c h ia r a n o n s o lo a G e r u s a le m m e ,
m a a n c h e in a ltri a m b it i g e o g r a fic i e c u lt u r a li c o n t e m p o r a n e i. T e m p i o e
p o t e r e re g a le e r a n o s tr e tta m e n te v in c o la t i, c o m e im p lic a la d is c u s s io n e
tr a A m a s i a e A m o s s u lle a ttiv ità del p r o fe t a in to rn o al s a n t u a r io di B e te l
(c fr. A m . 7 , 1 3 ) . Il Sai. 1 3 2 , c h e s e c o n d o la s c u o la m it ic o -r it u a le a p p a r ­
te n e v a al c o m p le s s o fe s t iv o d e lP a n n o n u o v o is r a e lita , p a r la d ella s tr e tta
r e la z io n e tra il re e il te m p io (v v . 1 1 - 1 4 ) . D i c o n s e g u e n z a il r in n o v a m e n ­
to d e ll’ a lle a n z a tra J a h v é e la c a s a d in a s tic a d a v id ic a c o s t it u iv a un a lt r o
e le m e n to im p o r ta n te d e l ritu a le fe stiv o d e lla fe sta d e lP a n n o n u o v o (si
veda Sai. z i , z - 8 ; 8 9 , 1 0 - 3 8 ) . L a b e n e d iz io n e di J a h v é , r i v o l t a a lla te r r a
p e r p r o p iz ia r n e la fe c o n d it à , e r a a c c o m p a g n a t a d a lla su a b e n e d iz io n e a l ­
la c a s a re a le a ffin c h é n o n le m a n c a s s e m a i un ere d e ch e la p e r p e t u a s s e .
L a s c u o la m it ic o -r it u a le p r o s e g u e la p r o p r ia r ifle s s io n e , c o n d e d u z io n i
a r r is c h ia t e , r ile v a n d o c h e n ei s a lm i il m o n a r c a riv e ste fu n z io n i q u a s i d i­
v in e . N o n s o lo è P « u n t o » e il « fig lio d i D i o » (c fr . S a i 2 , 7 ; 8 9 , 2 7 s .) , m a
in un p a s s a g g io is o la to , e p p u r e s ig n ific a t iv o , ric e v e il tito lo d i « d io » {S a i
4 5 , 7 ) . S u lla b a s e d i un s im ile s ta tu to e g li p u ò r iv e n d ic a r e la s ig n o r ia su l
m o n d o (c fr. S a i 7 2 , 8 ) e p o r r e in p r a t ic a le n o rm e sta b ilire d a J a h v é p e r
s t r u t t u r a r e la s o c ie tà : ta le è, in e b r a ic o , il s ig n ific a to del te r m in e « g iu s t i­
z ia » (si v e d a S a i 4 5 , 7 s ,). A n c h e su lla b a se di q u e sti tito li il s u o r e g n o è
c o n n e s s o c o n la fe r tilità ; g r a z ie a lui la p io g g ia a r r iv a a t e m p o d e b ito e
il g r a n o si m o ltip lic a g e n e r o s a m e n te (si v e d a S a i 7 2 , 6 s , i 6 ) . S e c o n d o la
p r o s p e t t iv a d e lla s t o r ia c o m p a r a t a d e lle re lig io n i ris u lta c h ia r o c h e l 'i d e o ­
lo g ia r e g a le del V ic in o O r ie n t e e ra s t a t a a s s im ila ta se n z a a t t e n u a z io n i in
I s r a e le , s e p p u r e su s c a la d o m e s tic a , e a p p lic a t a al m o n a r c a d a v id ic o . N e l
c o r s o d e lla fe s ta a u tu n n a le d e ll a n n o n u o v o v e n iv a r in n o v a t a l’ a lle a n z a
tra J a h v é e la c a s a r e a le , un a lle a n z a c o s t it u t iv a d e li1o r g a n iz z a z io n e s o ­
c i o - p o li t i c a e c o n d iz io n e in d is p e n s a b ile p e r la fe c o n d ità is titu z io n a le e
s o c ia le .
A p r o p o s ito d eg li e le m e n ti c o stitu tiv i del ritu ale d e ll’ a n n o n u o v o d e l­
la fe s ta b ab ilo n e se A kttu (v. s o p ra ), gli esp o n en ti d ella s c u o la m itic o -ri­
tu a le si c h ie d o n o se la c o rrisp o n d e n te festa israe lita non in c lu d e sse e le ­
m en ti id e n tici, ris c o n tra b ili nei sa lm i. N e lla d ra m m a tiz z a z io n e d i A k itu
il re e ra so tto p o sto p u b b lic a m e n te a un p ro c e sso c o m p o sto d a d u e e le ­
m en ti: rifiu to del re d a p a rte del d io e su c c e ssiv a a c c o g lie n z a d iv in a c o ­
m e g iu sto g o v e rn a n te del p o p o lo . N e l ritu a le d e l q u in to g io r n o di q u e ­
sta fe sta il re, s c o rta to d ai s a c e rd o ti, si p re se n ta v a di fro n te a lla sta tu a
S a lte rio e m ito lo g ia 3 5 5

d e l d io ; il s o m m o s a c e r d o te lo p r i v a v a d e lle in se g n e r e a li, lo s c h i a f f e g ­
g i a v a e, t ir a n d o lo p er le o r e c c h ie , lo o b b l ig a v a a in g in o c c h ia r s i d a v a n t i
a l d io , m e n tr e il re r e c ita v a u n a p e r o r a z io n e a p r o p r ia d is c o lp a . S u b it o
d o p o r ic e v e v a u n o r a c o lo d i c o n s o la z io n e e di b e n e d iz io n e e g li v e n i v a ­
n o r e s titu ite le in s e g n e ch e n e t e s t im o n ia v a n o la d ig n ità . S e n o n p ia n g e ­
v a , il s o m m o s a c e r d o t e t o r n a v a a c o lp ir lo : e ra u n s e g n a le in d u b b io c h e
il d io e ra a n c o r a a d ir a t o ; i su o i n e m ic i s a r e b b e r o in s o r ti in a rm i e l 'a v r e b ­
b e r o c o n d o t t o a lla r o v in a . R a g g iu n t o q u e s to e s tr e m o , la s c u o la m it ic o -
r itu a le r ic e r c a n el S a lt e r io e v e n tu a li p a r a lle li, fo r m u la n d o le c o n c l u s io ­
ni fo r s e p iù s t r a v a g a n t i d i tu tta la t e o r ia . S e c o n d o g li e s p o n e n ti di ta le
s c u o la , u n b u o n n u m e r o di s a lm i p o tr e b b e e sse re m e g lio c o m p r e s o se si
a c c e tta s s e c o m e s itu a z io n e v ita le un r itu a le r e g a le d e ll’ a n n o n u o v o tra le
c u i c e r im o n ie si in c lu d e s s e il rifiu ró t e m p o r a n e o del m o n a r c a d a v id ic o
d a p a r t e di J a h v é , c o m e a p p a r e a d e s e m p io in S a i 8 9 ,3 9 -4 6 . I vv. 4 7 -5 2 ,
r a p p r e s e n t a n o u n a p r e g h ie r a d h n te i c e s s io n e a ffin c h é J a h v é s a lv i il re .
S u b it o d o p o l'a s s e m b le a r e c it a v a u n ’ a z io n e d i g r a z ie c o n le c a r a t t e r is t i­
c h e di S a i 1 8 , in c u i, ai v v . 5 - 7 , si t r o v a l ’ u m ilia z io n e c u lt u a le d el re. L e
d im e n s io n i c o s m ic h e d e lla p r e g h ie r a (v v . 8 - 1 6 ) d im o s t r a n o ch e il re s o f ­
fe re n te s ta in v o c a n d o il d io c r e a t o r e . A l t r i s a lm i, p r o b a b ilm e n t e c o r r e ­
la ti c o n q u e s ta t r a d iz io n e , s o n o 2 2 ( s o p r a t tu t to v v . 1 3 - 2 . 2 ) , 6 9 (in p a r t i ­
c o la r e v v . 1 - 3 ) e 8 8 .

E xcu rsu s. / Salm i e la letteratura d el V icino O rie n te 67

La letteratura salmica non rappresenta un caso né un privilegio del popolo della


Bibbia nel quadro della cultura cananaica, Gli scavi nel Vicino Oriente, in parti­
colare negli ultimi decenni, hanno portato alla luce centinaia di testi religiosi dal­
le caratteristiche analoghe alla salmodia ebraica. 1 Salmi ebraici rientrano quindi
in un tipo di poesia religiosa coltivato in tutto il Vicino Oriente antico. Gli studio­
si non hanno potuto evitare di ricorrere a queste testimonianze delle culture limi-
troie a Israele, non solo nelPintento di uno studio di queste testimonianze per se,
ma anche perche mossi da un intento comparativista, in particolare dal desiderio di
verificare il grado dì somiglianza o diversità tra la salmodia biblica e la lirica re­
ligiosa extra-israelitica, sia nelle forme letterarie sia per i rispettivi contenuti. Il
metodo comparativo rappresenta la migliore vìa di accesso agli elementi peculia­
ri e individuali dei termini comparati. Tuttavia l’eventuale distanza culturale e lin­

6 7 . S i v e d a , tra a k r i, R . G . C a s t e llin o , Le lamentazioni individuali, sp e c. 1 4 3 - 1 6 4 . 2 ,1 7 -2 5 6 ; J .


H . F a t t o r i, Canaanite Paralleli in thè Hook o f Psalmi, B a lt im o r a 1 3 4 4 ; S. M o w in c k e i, IsraeVs
Worsbìp il, 1 7 6 - 1 3 2 ; R - T . O ’ C a lla g h a n , Echoes o f Canaanite Literature in thè Psalms\ V T 4
( 1 9 5 4 ) 1 6 4 - 1 7 6 ; C . W e s t e r m a n n , Lob und Klage, 1 8 - 3 6 ; E .S . G e r s te n b e rg e r , Der bìttende
Mensch, 6 4 - 1 1 2 ; O . L o r e t z , Die Psalmen i l , N e u k iix h e n 1 9 7 9 , sp e c. 1 - 9 ; P. A u f f r e t , Hymnes
d ’Égypte et d ’Israel ( O B O 3 4 ), G ò t t in g e n 1 9 8 1 ; B .W . A n d e r s o n , Out o f thè Depths, 3 9 - 4 6 ; L .
S a b o u rm , Le tivre des Psaunies, 4 6 - 5 0 . P e r q u a n t o riguarda il m a te r ia le e p ig r a f ic o c fr . P . D .
M ille r ir ., Psalms and Inscriptìons: V T S 3 2 ( 1 9 8 1 ) 3 1 1 -3 3 2 .
3 56 S to r ia d e ll’in te rp re ta z io n e del S a lre rio

guistica che li separa e la loro collocazione cronologica, probabilmente diversa, co­


stringono a esercitare la virtù della prudenza più che l’ansia della scoperta.
In effetti, tutti i testi di tipo cultuale finora scoperti in Egitto, Mesopotamia
(culture di Sumer e di Accad) e in Siria-Palestina sono molto piu antichi dei no­
stri Salmi. Mentre questi furono composti probabilmente nel corso del primo mil­
lennio a.C., molti nel periodo postesilico, la letteratura sopra ricordata risale gros­
so modo al secondo millennio. Se ci s’interroga sull’eventuale influenza della re*
stante poesia religiosa orientale sul Sa Reno, subito si pone la questione dell’idio­
ma, nel senso che bisognerebbe scoprire il grado di conoscenza diffuso in Israele
dell’ egiziano, del sumerico, delPaccadico o dcll’ugaritico, ad esempio. Queste e
altre difficoltà, talvolta insolubili almeno fino ad oggi, non solo richiedono pru­
denza, ma contribuiscono a rafforzare il ragionevole scetticismo sulla possibilità
che i poco israeliti abbiano mutuato e rielaborato modelli stranieri,** In ogni ca­
so è lecito parlare di «rapporto» per quanto si riferisce alle immagini, al simboli­
smo, ai motivi religiosi (che peraltro sono interculturali) o, per quanto attiene al­
la lingua, a elementi retorici o a torme letterarie.
I documenti extra-israeliti, essendo non sola piu numerosi ma anche più circo­
stanziati e meno allusivi dei salmi biblici, consentono una definizione più precisa
della funzione e del contesto vitale di alcuni tipi di poemi, quali ad esempio gli
inni e le preghiere d’Egitto e Mesopotamia.
Bastata un esempio della cultura sumero-acca dica, 19Inno a Utu, il dio-sole:
Utu, quando giungi dalla «grande montagna»,
quando giungi dalla «grande montagna»,
«il monte del ruscello»,
quando giungi da Duku,
il luogo in cui si decide il destino,
quando giungi dalle fondamenta del cielo,
luogo in cui s’incontrano ciclo e terra,
allora i grandi dèi si avvicinano al giudizio,
gli Annunaki si avvicinano al verdetto,
(ma) gli uomini, le nazioni, ti aspettano,
persino le bestie, bruti a quattro zampe,
volgono gli occhi alla tua grande luce.
Utu, sei sapiente cd eccelso,
sei il consigliere di te stesso;
Utu, capo supremo,
sei giudice dei cieli e della terra...
N on possono passare inosservati gli echi presenti nel Salterio di alcune delle idee
qui formulate. Si legga, ad esempio, la descrizione dei sole in Sai. 19,5-7. A pro-
éii. In generale si è propensi a individuare una certa dipendenza da modelli stranieri nel salmo
29, che probabilmente dipende da un inno cananaico a Baal, e nel 10 4 , per il quale si suppone
come modello l’inno al sole di Akenaton.
69. Si vedano i seguenti lavori, risalenti a epoche diverse: F. Srummer, Sumerhch-akkadi&che
Pam llelen zum Aufhau alttestamentlicher Psdtmen, Paderborn 19 2 2 ; À. Falkenstein - W. von
Soden, Sumerische und akkadische Hymnen und Gebete, Ziirich-Stuttgart 19 5 3 ; M ,-J, Seux,
Hymnes et prières aux dieux de Babylone et d ^issyrie, Paris 19 7 6 .
P ro b le m i ap erti 3 5 7

posito della «grande montagna» ricordiamo gli elementi mitologici sottesi alla
teologia di Sion,(Sal. 48,3; cfr. Is . 2,2 ss.; 14 ,13 s.). Il «monte del ruscello» è un
mitema orientale ugualmente connesso a Sion in Sai. 46,4 s. (cfr. Sai. 65,10; Is.
33,20 s.; Ez . 47; Gl. 4,18; Zacc. 14,8). D’altra parte è interessante osservare al­
tri paralleli propri degli inni. Se nel poema sumero-accadico sopra riportato sono
citati uomini e animali in quest'attesa anelante alla luce solare (immagine della
«salvezza»), in S a i 104 si trovano alcuni elementi istruttivi: anche fiumi e mon­
tagne in rapporto al sostentamento delle bestie (vv. io -11.13 - 14 ) ; pure gli ani­
mali dipendono dalla benevolenza divina per la loro sussistenza70 (w. 27-30; de­
finita come «salvezza» in Sai. 36,7); inoltre, per concludere, gli animali si asso­
ciano alla lode divina in Sai. 148,10.

IV . P R O B L E M I A P E R T I

N o n è d iffic ile c o m p re n d e re ch e, d o p o v e n ti se co li di p re g h ie ra e d i s tu ­
d io su i s a lm i, s ia n o state a ffro n ta te in n u m e re v o li q u e stio n i su l S a lte rio ,
a p a rtire d a lle più d iv e rse cre d en z e e d a i p u n ti di v is ta p iù s v a ria ti. S i p u ò
a ffe r m a r e ch e m o lti di q u esti p ro b le m i, ch e in u n 'e p o c a n on m o lto r e ­
m o ta su sc ita v a n o a p p a s s io n a te c o n tro v e rs ie , so n o e n tra ti a fa r p a rte d e l­
la communìs opìnìo d e g li sp e c ia listi. A ltr i c o n tin u a n o a su sc ita re in t e ­
re sse , i r a q u e sti, a lc u n i so n o sta ti q u a s i d e fin itiv a m e n te a c c a n to n a ti in
p a rte p e r la lo ro s c a rsa c o n sisten za e in p a rte p erch é m a n c a n o i d a ti n e­
c e ss a ri p e r a ffr o n ta r e u n o stu d io c o n m in im e g a ra n z ie di su c c e sso . A lt r i
in v e c e c o n tin u a n o a essere m o riv o d 'a tte n z io n e p e r il lo r o c a ra tte re d e ­
c is iv o p e r la fed e e la te o lo g ia b ib lic a , o p erch é lo sp e c ia lis ta n u tre il r a ­
g io n e v o le so sp e tto che u n a m ig lio re c o n o sc e n z a d el S a lte rio e d elle le tte­
r a t u r e e x tra b ib lic h e p a ra lle le p o tre b b e ro , c o n l'a n d a r e del te m p o , a v e r
r a g io n e d e lla re siste n z a che m o lti testi o p p o n g o n o a ll'in te rp re ta z io n e .
A m io p a re re a n c o r a non è sta ta d etta l'u ltim a p a r o la sui sa lm i d 'in t r o ­
n iz z a z io n e . L a le tte ra tu ra è a m p ia , m a so n o sta ti to c c a ti so lta n to a sp e tti
p a r z ia li di q u esti s a lm i; su lla b ase di una p re c o m p re n sio n e d o g m a tic a o
s p iritu a le g g ia n te , c i si o p p o n e a d a lc u n e c o n c lu sio n i c h e p a io n o a v v e n ­
ta te . C o s ì sa re b b e o p p o rtu n o s o tto p o rre a re v isio n e a lc u n i a sp e tti d ella
te si d i M o w in c k e l su lla festa d ’ in tro n iz z a z io n e di J a h v é , c o n te sto v ita le ,
a su o p a re re , n o n so lo dei c o sid d e tti sa lm i d 'in tro n iz z a z io n e , m a d i un
g ra n n u m ero di p o e m i d el S a lte rio . D a q u a n d o p u b b lic ò la p ro p ria te si,
l ’ ese g e ta n o rv e g e se h a sem p re a v u to s o s te n ito r i71 e d e tr a tto r i.71 O ltre a g li

70. È interessante il parallelo tra «volgere gli occhi alla luce» (descrizione positiva) dell’ inno
sumerico e l’espressione «nascondere il volto» (versione negativa) di Sai. 10 4 ,19 ,
7 1 . Ad es. E. Lipinski, La Royauté de Yabwé dans la poesie et le culte de Vartcien Israel,
Bruxelles 1 i9 ^ 8 ; J. G ray, The Biblical Doctrine o f thè Reign o f God, Edinburgh 19 7 9 , 7 - 7 1;
B. Halpern, The Constitution o f thè Monarchy tn Israel, Chico, Cai. 1 9 8 1 , 5 1-10 9 ; J. Day,
G o d’s Conflict tvith thè Dragon and thè Sea, Cambridge 19 8 5 , spec. 3 8 - 2 1. 35 -37 ; T .N .D .
) j8 S t o n a d e l i'm t e r p r e t a z ìo n e d e i S a lt e r io

a s p e tti di tip o s t o r ic o , s a r e b b e o p p o r t u n o c o n c e n t r a r s i su l r a p p o r t o tr a
q u e s to tip o d i s a lm i e l ’ e s c a t o l o g i a / 3 r ic e r c a n d o s o p r a t t u t t o le a ffin ità
fo r m a i] e c o n t e n u t is t ic h e c o n gli inni d el D e u t e r o -I s a ia . N e l l ’ a m b it o d ì
q u e s t a s te s s a im p o s t a z io n e , si d o v r e b b e r iv e d e r e il r a p p o r t o tra la fe sta
d c lP a n n o n u o v o e la fe s ta d el r in n o v a m e n t o d e lf’ a lle a n z a , d ife s o d a W e i-
se r (v . s o p r a , 1 1 , 3 ) , o c o n l ’ ip o t e t ic a fe sta di S io n s tu d ia ta d a K r a u s (v.
s o p r a , 11,4 ) .
L a s c u o la m it ic o - n t u a l e (v. s o p r a , i n ) , a ttu a lm e n te b en r a p p r e s e n t a ­
t a ,7"1 s o s tie n e u n a c o n c e z io n e d iv in a d e lla r e g a lità is r a e litic a , in g e n e r a le ,
e u n a c o n n e s s io n e d r a m m a t ic a (n el q u a d r o di c e r te r a p p r e s e n t a z io n i
c u lt u a li) tra J a h v c e il r e , in v e ste di su o lu o g o te n e n te , in p a r t ic o l a r e , ch e
t a lo r a s e m b r a s u p e r a r e c o n e c c e s s iv a d is in v o lt u r a i lim iti d e ll’ o g g e t t iv it à
r a p p r e s e n t a t i d a l te sto b ib lic o in sé. L o s tu d io c o m p a r a t iv o d ei m a te r ia li
«

a ffin i d ì B a b ilo m a e U g a r it c o n s e n te d i fo r m u la r e tali ip o te s i?


L a n a t u r a d e lP fu n o r a p p r e s e n t a u n a lt r o p r o b le m a a p e r t o . S e n z a c o n ­
s id e r a r e c h e t r a g li s p e c ia lis ti n o n vi è a c c o r d o s u lla d e fin iz io n e fo r m a le
di q u e s to t ip o d i s a lm i, il p r o b le m a d el s u o c o n te s to v ita le (o d e i s u o i c o n ­
testi v ita li) c o n t in u a m m o lt i c a s i a e sse re u n e n ig m a .75
R i g u a r d o a i s a lm i d id a s c a lic i o s a p ie n z ia li, ta n to la lo r o n a t u r a q u a n ­
to la lo r o o r ig in e c o n t in u a n o a e sse re o g g e t t o d i s tu d io in in te r r o tto . C o n ­
s id e r a n d o le p r e c is a z io n i su l m o n d o d e lla s a p ie n z a in g e n e r a le , c i r c a il
su o c a r a tt e r e u m a n is t ic o e a c u ltu a le , c o m ’ è p o s s ib ile c h e q u e s t o t ip o di
p o e m i sia e n tr a to a f a r p a r te di un co rp u s d i p re g h ie r e p e r le q u a li il
c u lt o e la litu rg ia s e m b r a n o r a p p r e s e n ta r e in m o lti c a s i il te r r e n o di c o l ­
tu r a p r i v i l e g i a t o V € à q u a li p r in c ip i d e v e r ifa r s i u n a r ic e r c a c h e in te n d a

Mettinger, In Starci? of God. The Meantng and Message of thè E verlasting Nantes, Phiiadel-
phia 19 8 7 ; J. Day, Psalms, 67-87,
72. Pur mettendo in relazione, con M owinckel, la festa delle capanne alla regalità di Jahvé, al
curii non credono nell’esistenza di una festa per l’intronizzazione; cfr. tra gli altri H. Scbmidt,
Die Thronfahrt Yabvehs, Tìibingen 19 2 7 ; A,R. Johnson, Sacrai Kingship in Ancient Israel, Car-
diff *19 6 7; J. Jeremias, Das Kònìgtum Gottes in den P&almen, Gòttingen 19 8 7; B .C . Qllenbur
ger, Z/ottj thè City of thè Great King, 2.3-52. Altri negano il rapporto tra la festa deile capan­
ne e l'intronizzazione di Jahvé con la celebrazione della sua regalità; cfr. N .H . Snaith, The Jew-
ish New Year Festival, London 1 9 4 7 ,1 9 5 - 1 0 3 ; S. Àalen, Die Begrìffe «Lichi» und «Finstertiis»
im Alten Testamenti irti Spdtjudentum und im Kabbtnismus, Oslo 1 9 5 1 , 60*63; R . de Vaux, Le
istituzioni dell Antico Pestamente, 483-485.
73. Cfr. sopra, pp. 3 10 -3 2 2 e la discussione sul tema in II. GunkeJ, Introducesti, 1 1 1 - 1 3 2 .
74. Ad es, S.H. Hooke (ed.), Mytht Rituaì and Kingship, Essays on thè Theory and Fradice o f
Kingship m thè Ancient Near Edst and Israel, Oxford 19 5 8 ; A .R, Johnson, Sacrai Kingship in
Ancient Israel, C ardiff *1967; I, bngnell, Studìes in Diurne Kingship in thè Ancient Near East,
Oxford 19 6 7 ; D. Anders-Richards, The Drama of thè Psalms, London 19 6 8 ; J.H . Eaton, The
Fsalms come Alive, London-Oxford 1984; Idem, Kingship and thè Psalms, Sheffield *1986.
75. Cfr, ad esempio le osservazioni di J.H . Hayes (ed ), O/d Testament Criticism, San Antonio
19 7 4 , 208; si vedano sopra (cap. xi, 11,3) le nostre considerazioni.
76. Su questa problematica cfr. H . Gunkel, Introduceteti, 39 5-4 0 1; S. M owinckel, Psalms and
Wisdonr. VTS 3 (19 55) 10 4 -2 2 4 ; R.E. Murphy, A Consideration o f thè Cldssificatìor. Wts-
P ro b le m i aperri 35 9

t r o v a r e la c h ia v e p e r P in d iv id u a z io n e d i e le m e n ti s a p ie n z ia li is o la ti n e i
S a lt e r io ? un p r e s u n to e le m e n to s a p ie n z ia le h a la ste s s a im p o r t a n z a in un
s a lm o e in u n ’ o p e r a d ire tta m e n te a s c r iv ib ìle al g e n e re s a p ie n z ia le ? 77
P u r r ite n e n d o c h e i « s a lm i r e g a li» n o n c o s tit u is c a n o u n g e n e re le t t e r a ­
rio p e c u l ia r e ,7* d e d u c ib ile d a a s p e tti s tr e tta m e n te fo r m a li, c r e d o c h e n o n
si sia p la c a t a la p o le m ic a s u ll’ e tà di q u e s to t ip o d i p o e s ia e su l s u o c o n ­
te s to v it a le . U n l a v o r o di q u e s to g e n e r e , o ltre a s o t t o p o r r e a r e v is io n e le
p o s iz io n i in p a r te c o n tr a s ta n ti d i G u n k e l e M o w i n c k e l a p a r tir e d a lle r i ­
g o r o s e a n a lisi te stu a li dei p o e m i c o n s id e r a t i « r e g a li» d a lla m a g g io r a n z a
d e g li s t u d io s i,™ d o v r e b b e te n e r c o n t o d ei c o n tr ib u ti p iù r e c e n ti.80
U n ’ u ltim a o s s e r v a z io n e su l r a p p o r t o tra s a lm i e s o c io lo g ia . A u t o r e v o ­
li s tu d io s i h a n n o r e c e n te m e n te m e s s o d a p a rte le p r e o c c u p a z io n i, a lo r o
a v v is o g ià in v e c c h ia te , p e r g li stu d i fo r m a li, in c e n t r a n d o la lo r o r ic e r c a
su i s a lm i a p a r t ir e d a lla s o c io lo g ia : N . K , G o t t w a l d 81 e W . B r u e g g e -
m a n n .8* N o n o s t a n t e le d iffic o ltà , le e s a g e r a z io n i e le in e v ita b ili im p r e c i­
s io n i tip ic h e d e lle o p e re p io n ie r is tic h e , q u e s ti s tu d i h a n n o a p e r t o u n a
v ia di r ic e r c a su i s a lm i d e s tin a ta in d u b b ia m e n te a d a v e r e u n f u t u r o .83

doni Psatms*: VTS 9 (1963) 356 ss.; H. Remelt, Die altorientahsche und biblische Weìsheit
und ihr Emfiuss auf den Psalter (diss.), Freiburg i.Br. 1966; G. von Rad, Sapienza, 17 0 -17 2 ;
A, Hurvitz, Wisdom Vocabulary in thè Hebreio Psatter, A Contribution to thè Study of Wìs-
dom Psalms: V T 38 (1988) 41 51.
77. Il ricercatore non dovrebbe limitarsi all'individuazione di un lessico o di formule ipoteti­
camente sapienziali. Di fronte alla presenza in un salino di una beatitudine, di un'istruzione o
di qualsivoglia altra forma tipica del linguaggio sapienziale si deve andare oltre la mera iden­
tificazione e interrogarsi sull'importanza e la funzione dì questi elementi nel contesto della pie­
rà dei salmi in generale e di quel salmo in particolare.
78. Su questa problematica si veda sopra, cap. ix, 11,3 d.
79. Non è stato raggiunto un consenso esplicito su quali salmi debbano essere considerati «re­
gali», benché non manchi un accordo implicito. Le discrepanze c le coincidenze sono chiare.
H. Gunkel cita i salmi 2; 18 ; 20; 2 1; 45; 7 1 ; i o i j n o ; 1 3 2 ; 14 4 ,1 i r : cfr. Introducción, 1 6 1 ;
S. M owinckel non cita il 144 e aggiunge i salmi 18 ; 6 1 ; 63; 89 e molti altri: cfr. tsraePs Wor-
ship 1, 47; C. Westermann include quelli individuati da Mowinckel nel repertorio di Gunkel:
cfr. Salmi. Genesi ed esegesi, Casale M onf. 1990, 15 -16 ; H.-J. Kraus aggiunge alla lista di G un­
kel il solo salmo 89: cfr. Psatrnm i, n i, e la stessa scelta è adottata da L. Alonso Schòkel: cfr.
Salmi I, l o z - r o j . Sul fondamento delle argomentazioni pertinenti alla catalogazione dei «sal­
mi regali» cfr. H.J. Eaton, Kingship and thè Psalms, 1 26.
80. Soprattutto O. Loretz, Die Kònigspsahnen, Die orientahscben-kartaanaische Kónigstradi-
tion in jttdischer Sichtt Teil 1 (Ugaritisch-Biblische Literatur 6), Altenberge/Munster 1988.
Inoltre J. de Fraine, Uaspect religieux de la royaitté israéltte, Roma 19 5 4 ; A .R . Johnson, Sac­
rai Kingship in Ancient Israele Cardiff 19 5 5 ; L. Widengren, Sakrates Kónigtum im Alten Te-
stament und im ]udentumì Stuttgart 19 5 5 ; K.M, fternhardt, Das Problem der altorìentaiischen
Konigsideologie im Alten Testament tmter besonéerer Beritcksìchtigung der Geschichte der
Psalmenexegese dargestellt und kntisch gewtirdigt, Leiden 19 6 1; J,H . Eaton, Kingship and thè
Psalmsy Sheffield *19 8 6.
8 1. The Hebretv Btble. A Socio-Literary Introductinn, Phdadelphia 19 8 5 , spec. 5 2 2 -5 4 1.
8 a . IsraePs Praise. Doxoìogy again SI ìdolatry and ìdeology, Philadelphia 1988.
83. Al riguardo si veda W.H. Bellmger jr., P$aìfrts3 Peabody, M ass. 19 9 0 , 14 6 -15 0 .
V. B IB L IO G R A FIA C O M M EN TA TA

Alonso Schòkel, L, - Camiti, C., / Salmi, Roma 1992-1993, 2 voli, L/opera si apre
con un’ampia introduzione di cento venticinque pagine suddivisa in due sezioni:
storia delPinterpretazione dei Salmi e lavori in sospeso; introduzione ai Salmi. La
problematica relativa al Salterio è affrontata quasi esaustivamente, con stile, pro­
fondità, professionalità e sensibilità letteraria. L'elemento più nuovo nella storia
dell’interpretazione qui delineata è la parte dedicata all’antichità e al medioevo.
Sotto i titoli «lavori in sospeso» e «l’appropriazione» gli autori dispiegano la lo­
ro grande conoscenza del Salterio e le loro qualità pedagogiche, dando mostra
d’indiscutibile profondità religiosa. La nutrita bibliografìa è ordinata per tefiii.
I commenti ai Salmi seguono in parte le direttrici dei grandi commenti. L ’e­
spressione «in parte» non ha qui valore di riduzione ma di somma. Alla già clas­
sica disposizione «testo», «bibliografia», «analisi filologica» ed «esegesi» gli au­
tori aggiungono «studio globale» e «trasposizione cristiana». Nello studio globa­
le si Lrovano i contributi piu originali a partire dall’ambito della retorica, della
linguistica e della letteratura; analisi di sonorità, individuazione di strutture, stu­
dio d’immagim e sistemi simbolici aiutano il lettore a leggere i Salmi in modo
davvero nuovo. Nella trasposizione cristiana gli autori non si limitano a un re­
pertorio di commenti patristici o a un elenco di paralleli neotestamentari. Il con­
tributo personale a partire dalla propria fede arricchisce la validità del salmo in
questione. Tutte queste qualità ne fanno uno dei tre migliori commenti ai salmi
del secolo XX.
Eriggs, Ch.A., The Book 0/ Psalms (ICC), Edinburgh 1906, rist. 19 7 6 , 1 voli.
Quest’opera appartiene al prestigioso «International Criticai Commentary». Il
primo volume comprende un introduzione di novantuno pagine e il commento ai
primi cinquanta Salmi. L’introduzione è dedicata al testo dei Salmi e alla poesia
ebraica, alle teorie critiche elaborate nel corso della storia, alla canonicità e alla
storia dell’interpretazione. Pressoché tutti i problemi e aspetti vengono affrontati
con attenzione e profondità. Riguardo al commento, l’analisi del testo è magi­
strale, fino a oggi insuperata: minuzie grammaticali, valutazione delle varianti te­
stuali, ricorso a codici ebraici o di altre versioni. Per contro, si registrano due im­
portanti lacune: la scarsa sensibilità letteraria e l’assenza quasi totale di afflato
religioso.
Dahood, M., Psalms (AB), New York 1965-70, 3 voli. Questo commento ap­
partiene alla «Anchor Bible», di fama inrernazionale per i suoi straordinari con­
tributi. In realtà non si tratta precisamente di un opera ascrivibile al genere lette­
rario del «commento», almeno nell'accezione tradizionale del termine, ma di
prolegomeni (cfr. voi. r, p. xvn). Nell’introduzione si troveranno informazioni
sulle scoperte di Ugarit, sul problema deTT,M. del Salterio e su questioni gram­
maticali e lessicografiche ebraiche. Al termine dell’opera, con la collaborazione
di T. Penar, Dahood presenta nn interessante «grammatica del Salterio» (voi, in,
pp. 361-456) nella quale affronta questioni di ortografia, fonetica, pronomi, so­
stantivi, verbi, preposizioni, particelle, sintassi, procedimenti poetici e paralleli­
smi lessicali tra il Salterio e la letteratura ugaritica. AlPinterno del limiti che l’au­
tore si è posto, si tratta indubbiamente di un’opera straordinaria. Il maggior ri­
Bibliografia co m m en tata 36 1

schio che presenta, tuttavia, consiste nello sforzo smodato che Dahood profonde
per illuminare il testo dei Salmi a partire dalFugaritico. Non si può negare che in
alcuni casi i risultati rappresentino una gradita sorpresa, ma per lo piti lasciano a
desiderare. L ’eccessiva fantasia finisce per rendere oscure parti del T .M ., non bi­
sognose di chiarimenti.
Delitzsch, F., BìlAhcher Kommentar uber die Psalmèn, Leipzig 51894, 3 voli.
( ra ed. 1859-60) (anche 'in tr. ingl. in un unico volume: Psalms> «Commentary on
thè Old Testamenti, Grand Rapids 1980). Mcommento è preceduto da un’estesa
introduzione sulla problematica generale del libro dei Salmi: collocazione del Sal­
terio tra gli agiografi e 1 libri poetici; storia della composizione dei Salmi; orìgine
della raccolta; musica e salmodia; storia del F interpretazione; considerazioni teo­
logiche, ecc. Nello svolgimento del commento il lettore ammirerà la profonda co­
noscenza dimostrata dalFautore in campo linguistico (latino, greco, ebraico, ara-
rnaico, arabo) e il profondo significato religioso delle sue interpretazioni e osser­
vazioni. D’altra parte la sua conoscenza della patristica arricchisce considerevol­
mente il commento, collegando con finezza il passato e il presente dei Salmi nella
vita della chiesa. Perdonando all’autore alcuni pregiudizi tipici dell’epoca, non e
eccessivo affermare che è questo uno dei migliori sei commenti ai salmi che mai
siano stati scritti.
Gerstenberger, E.S., Psalms 1 (FOTL xiv), Grand Rapids 1987. È il volume
xiv della collana «The Forms of thè Old Testament Literature». L'introduzione
all’opera è dedicata alla poesia cultuale (canto, rito e culto; cerimoniale nel Vici­
no Oriente antico; servizi regolari e particolari in Israele; generi della poesia cul­
tuale; culto e storia sociale). Le classiche questioni introduttive al Salterio occu­
pano il primo capitolo dell’opera propriamente detta (lo sviluppo del Salterio; il
contesto sociale dei Salmi; il linguaggio poetico; verso una teologia dei Salmi; I
«libri» del Salterio). Lo studio di ciascun salmo segue uno schema fisso: proble­
mi testuali; struttura letteraria; genere; contesto vitale; intenzione; bibliografia.
Come si può vedere, questo tipo di commento corrisponde chiaramente alFob-
biettivo della collana di cui fa parte: esporre prevalentemente le forme della let­
teratura delFAntico Testamento. Da questo punto di vista è particolarmente no­
tevole Fesa me dei rapporti tra i Salmi, la liturgia e il culto d’Israele.
Gunkel, H., Dte Psahnet1, Gottingen 1926, 1968. «L’epoca che ora volge al
tramonto... era ben disposta a lasciarsi impressionare dalle figure grandiose e im­
pressionanti dei profeti, ma era meno proclive a comprendere, con amorosa pe­
netrazione, il mondo più semplice e uniforme dei salmisti... I Salmi, dei quali già
è difficile individuare l’epoca di composizione, attiravano assai poco l’attenzione
dei ricercatori e addirittura rischiavano di scomparire tra le brume di un'età tar­
da poco apprezzata da quella scuola (quella di Wellhausen) ... Possiamo così spie­
garci perché molti dei nostri commenti ai salmi... non abbiano potuto superare
una certa aridità e mancanza di sensibilità. In questo campo, critica e scienza lin­
guistica occupavano il primo piano, mentre retrocedevano sullo sfondo religiosi­
tà e poesia» (p. v, corsivo nostro).
Questo brano, tratto dall1introduzione, definisce chiaramente il panorama del­
la ricerca sui Salmi all’epoca di Gunkel e gli obbiettivi e la portata della sua ope­
ra. Il suo straordinario commento propone una nuova comprensione della poesia
3 6i Storia deiBinterpretazìone dei Salterio

ebraica e un nuovo approccio allo spirito religioso dei salmi. Questo è il suo gran­
de contributo alla storia deila ricerca.
Gunkel, H., Bmleitung in die Psalmen, Gòtringen 1933, 1966 (anche in tra­
duzione spagnola: Introducción a los salmos, Valencia 1983). In quest'opera il
maestro tedesco espone i principi che ne guidano e informano il commento ai Sal­
mi. Opera della maturità dell'autore (completata dal discepolo Joachim Begrich)
che inaugura un metodo e un'epoca; indispensabile nella biblioteca del frequen­
tatore dei Salmi e dello studioso. Per un giudizio si rinvia a quanto se ne è detto
in questo capitolo.
Jacquct, L., Le$ Psaumes et le coeur de Vhomme, Bruxelles 1975-79, 3 voli.
Dopo alcune considerazioni preliminari di carattere generale, quest’opera monu­
mentale si apre con una bibliografia di trentaquattro pagine. L’introduzione (pp.
67-197) affronta la consueta tematica propedeutica: posizione del Salterio nella
Bibbia e canonicità; numero e numerazione dei Salmi; le raccolte del Salterio; ti­
toli e intestazioni; origine dei Salmi; testo e versioni; struttura poetica dei Salmi;
Salmi biblici e poemi profani; il Salterio, libro di preghiera universale; consigli
per un uso proficuo del Salterio; il Salterio e le liturgie.
Il paradigma analitico applicato a ciascun salino è composto dalle seguenti par­
ti: traduzione; presentazione; annotazioni critiche; note esegetiche; orientamento
cristiano; utilizzazione neotestamentaria e/o liturgica; conclusioni. La presenta­
zione offre considerazioni sul genere letterario, la trasmissione del testo, l’epoca
di composizione, i possibili riferimenti storici, ecc. Le annotazioni critiche sul te­
sto sono brevi ma sufficienti. Le note esegetiche costituiscono il commento vero e
proprio, versetto per versetto. Nell'orientamento cristiano l’autore non ricorre
solo al Nuovo Testamento, alla patristica e ad altri commentatori moderni; cita
spesso anche scrittori cristiani moderni e contemporanei (Pascal, Claudel, Berna-
nos, Ch. de Foucauld, ecc.). La sezione intitolata «Per concludere» è una pia ora­
zione, opera dell’autore, collegata alla tematica de! salmo in questione. À favore
di questo commento vi è il ricorso alla patristica e alla tradizione giudaica; con­
tro si può addurre la farraginosità, la mancanza d’inreresse letterario e di slancio
critico e una tendenza spiritualcggiante un po’ datata.
Kraus, H.-J., Psalmen^ Neukirchen/VIuyn 1960, *1978, 2 voli. (tr. sp. del solo
voi. i: Los salmos 1, Salamanca 1993). Opera già classica, sulla linea dei grandi
commenti ai Salmi. L ’introduzione, ampia e documentata, affronta gli aspetti ti­
pici del genere: titolo del libro e situazione canonica; testo e versioni; il Salterio
come raccolta; titoli e altre annotazioni dei Salmi; forma poetica; generi e conte­
sto vitale; rapporto con la storia d’Israele; storia dell'origine e della tradizione
dei Salmi; teologìa; bibliografia. Nel commento vero e proprio l’autore sfoggia
una sorprendente erudizione che pone il libro all'avanguardia delle opere di questo
genere. Tuttavia, in generale, si nota una regressione rispetto ai commenti pre­
cedenti, come quelli di Delitzsch e di Gunkeì: scarseggia la sensibilità letteraria e
religiosa. D’altra parte, la sua insistenza sull'ipotetica festa di Sion soffoca in cer­
ti casi le potenzialità teologiche di alcuni Salmi.
Kraus, H.-J., reologia dei Salmi; Brescia 1989 (ed. or. Tbeologie der Psalmen ,
Neukirchen 1979). Ottimo libro, opera d’indispensabile consultazione nel suo ge­
nere. Consta dì sette capitoli: sei incentrati propriamente sulla teologia del Salte­
Bibliografìa commentata 363

rio e uno relativo ai Salmi nel Nuovo Testamento. Lo schema tematico è relativa­
mente tradizionale: natura di Jahvé (cap. 1 «Il Dio d'Israele») e del popolo (cap.
il «Il popolo di Dio»); istituzioni: il santuario (cap. ni) e il re (cap. iv); elementi
estranei nello schema precedente (cap. v «Le potenze nemiche»); l’uomo di fron­
te a Dio (cap. vi). Pur riconoscendo la profondità e l’erudizione dell’opera (pe­
raltro sommamente raccomandabile), le si può muovere una critica di carattere
generale: ci si chiede se sia metodologicamente corretto Porientamento dogmati­
co in forza del quale si comincia parlando della natura del Dio d’Israele per ter­
minare con la tematica dell’ «uomo di fronte a Dio».
Mowmckel, S., Psdlmenstudien , Christiania 1921-24, 6 voli. Opera ecceziona­
le del grande maestro norvegese, In essa l’autore presenta molti materiali impor­
tanti sui problemi più urgenti della sua epoca relativamente al Salterio. Nel pri­
mo volume si viene informati sulla sua ricerca sul contesto vitale delle lamenta­
zioni individuali, in particolare sulla natura dei «nemici» del salmista, i «malfat­
tori», a partire dal termine àw en . Il secondo è dedicato alla presentazione della
tesi sui salmi (e la festa) d intronizzazione, e sulle conseguenze che ne derivano
per la comprensione dell'escatologia dell1Antico Testamento. Il terzo affronta i
temi relativi al rapporta tra profezia e culto a partire da alcuni Salmi (veggente e
sacerdote; il nàbV al servizio del culto; l’oracolo cultuale, ecc.). Nel quarto vo­
lume Mowinckel studia i dati ricorrenti nelle intestazioni dei Salmi (termini mu­
sicali; espressioni relative alla loro esecuzione o a diverse situazioni storiche, ecc.).
Il quinto è dedicato al problema delle formule di benedizione e di maledizione
nel culto in generale e nei Salmi in particolare, sulla base della storia delle reli­
gioni. Nel sesto viene presentato uno studio approfondito della poesia e dei poeti
del Salterio: i ven autori e l’origine delle presunte paternità riscontrabili nelle in­
testazioni dei Salmi, Sebbene molte tesi proposte da Mowinckel in questa opera
siano state superate o ridimensionate da ricerche ulteriori, Ì suoi studi sono ancor
oggi un punto di riferimento obbligato.
M o w i n c k e l , S., The Psalms in IsraeVs Worship, O x f o r d 1967, z voli. Senza
d ubbio si tratta dell opera più rappresentativa di M o w i nckel, nella quale v e n g o ­
n o in sostanza affrontati tutti i temi relativi a] Salterio. La maturità di pensiero e
la ricchezza di dati c o m p e n s a n o alcune opinioni eccessivamente audaci e c o m u n ­
que n o n stravaganti, c o m e alcuni ingiustamente ritengono. Se si eccettua la dife­
sa ossessiva del contesto cultuale c o m e luogo quasi esclusivo dei Salmi e qui e là
la tendenza a utilizzare acriticamente i risultati della scuola storico-religiosa c o ­
m e soluzione di alcuni problemi posti dai Salmi, si p u ò affermare di trovarsi dì
fronte a un a delle grandi opere di ricerca di rutti i tempi.
Ravasi, G., Jl libro dei Salmi, Bologna 1981-84, 3 voli. Ouest’opera monu­
mentale sui salmi (circa tremila pagine) aspira a occupare un posto tra i grandi
commenti dell’epoca attuale. Il paradigma analitico di ciascuna unità è invariabi­
le: traduzione; testo e contesto; dimensione letteraria; lettura esegetica. La tradu­
zione è piuttosto aderente alta lettera. AI riguardo si registra la mancanza di un
serio esame dei problemi testuali, ridotto qui ai minimi termini. Con l’ambigua
formula testo e contesto, ["autore si riferisce alla fortuna del salmo in questione
nella tradizione cristiana e giudaica, e insieme nella letteratura e nelle arti in ge­
nere. Le minuziose analisi letterarie sono orientate alla ricerca di strutture. Que­
364 Storia dell'interpretazione del Salterio

sto sforzo encomiabile e purtroppo assente in altri celebri commenti. Tali strut­
ture, tuttavia, si rivelano talvolta pericolosamente forzate o artificiali. In ogni ca­
so si deve riconoscere la sensibilità letteraria dell’autore, che affronta con indub­
bia sicurezza analisi di immagini o di sistemi simbolici, ai quali sfortunatamente
sono così poco inclini gli autori di alcuni «grandi» commenti. La lettura esegeti­
ca è ampia, colta, ben orientata e fonte di arricchimento per il lettore. Due aspet­
ti dell'opera offuscano l'indubbio valore dell’insieme. L’autore ricorre a uno stile
farraginoso e ripetitivo che finisce per produrre una certa irritazione. Segnalia­
mo, poi, l'assenza di una sezione finale dedicata a una bibliografia scelta. I dati
bibliografici, quasi esaustivi, si trovano sparsi lungo tutto il commento, il che ne
pregiudica i vantaggi e l'utilità.
Sabourin, L., Le livrc des Psatemes, Montreal-Paris 1988. Pur mancando in
generale di originalità, questo commento è d'indiscutibile utilità per l’esposizione
sintetica del contenuto teologico e della problematica di ciascun salmo. Si potreb­
be dire che è un’opera «sufficiente» per quantità e qualità. Sufficiente non solo
per ciò che riguarda la presentazione della problematica generale del Salterio (in
una introduzione di 61 pagine), ma per la sobrietà nella presentazione dei dati
letterari, esegetici e teologici.
Weiser, A., ISalmìyBrescia 1984, 2 voli, (ed. or. DiePsatmen, Gòttmgen 1966).
È uno dei sei migliori commenti di tutti i tempi. Sommamente raccomandabile
per spirito critico, elevato livello di ricerca, vastità di conoscenze e sensibilità let­
teraria, virtù quest’ultima estranea ai commentatori deila sua epoca e in altri po­
steriori. Vi è una sola obiezione: l'eccessiva rilevanza accordata alle tradizioni
dell’alleanza nel Salterio, in particolare alla festa di rinnovamento dell’alleanza
come base interpretativa di gran parte dei Salmi.
Capitolo xn

H Cantico dei cantici

I. D A TI G EN ER A LI

Intento di questo capitolo è lo studio di una serie di aspetti del Cantico


che consentano di entrare in contatto diretto con i problemi generali del
libro e d’inserirlo nel grande contesto costituito dalle linee di sviluppo
letterario e teologico dell’Antico Testamento.

i. I l lib ro

a) T ito lo
Quest’operetta, che consta di otto brevi capitoli, è intitolata str h a ssirtw
'à ser lisld m ó h ; i L X X traducono asm a asm aton e la V ulgata cantìcum
can tico ru m y da cui deriva il nostro C an tico d e i cantici con valore super­
lativo/ equivalente a «il cantico per eccellenza», «il miglior cantico». Il
medesimo valore si riscontra in h à b é l h à b d lim y vanità delle vanità (EccL
i,z) o in basileus ton basìleu o n to n , re dei re (i T im . 6,15). Sebbene, a
causa della menzione del re di Gerusalemme, la tradizione abbia attri­
buito il Cantico a Salomone/ lisló m ó h consente diverse interpretazioni:
«(scritto) da Salomone», «di Salomone»/ «secondo Io stile (peculiare de­
gli scritti) di Salomone», «riguardante Salomone», «in onore di Salomo­
ne». È difficile sapere che cosa si volesse dire con questa formulai La
torma relativa ’à ser, non usata nel resto del poema/ rivelerebbe, secon­
do alcuni/ un intervento editoriale. Tuttavia, poiché il titolo è inteso co­
me prosa e tenuto conto, d’altra parte, che l’impiego di tale forma può
1. Alcuni, eccedendo in argomentazioni logiche, negano questo valore; cfr. W. Rudolph- Das
Bucb Ruth. Das Hohelied. Die Klagelieder (KAT xvn), Gutersloh 1962., 77.
z. Si tratta di una finzione secondo R. Smend, La formazione dell*Antico Testamento, Brescia
19 9 3, 2,85; A. Weiser, lntroduction to thè O/d Testament, London 19 7 5 , 199.
3. In questi due casi si tratterebbe di un lamed auctoris.
4. Lo stesso problema si presenta con l’espressione Tdàtvtd presente in molti salmi (34,1; 3 5 ,1;
3 7 ,1; 40 ,1, ecc.).
5. Si trova sempre la forma abbreviata se- appartenente all'ebraico tardo (1,6.7; 1 ,1 7 ; 3,1.2.4 ;
4,2; 5,2.8; 6,5.6, ecc.; cfr. EccL 3,13.33; 4,10; 5 ,15 ; 6,3; Lam. 2 ,15.16 ).
6. N.K, Gottwald, Song of Songs> in IDE iv, Nashville 1 9 6 2 , 4 2 0 - 4 2 6 , spec. 4 1 0 ; R . Smend,
La formazione dell1*34
Antico Testamento, 285.
56
366 II Cantico dei cantici

derivare dalla volontà pura e semplice di riprodurre Pallitterazione r/sf, e


da pensare che la distinzione ’àserjse- non possa essere usata come base
argomentativa a questo scopo.7

b) T esto e versio n i p rin c ip a li

Il Cantico fu composto in ebraico. Malgrado Popinione di alcuni com­


mentatori degli scorsi decenni,8 il testo è ottimamente conservato. I poe­
mi del Cantico furono recitati e cantati dal popolo dopo la loro messa
per iscritto; ciò spiegherebbe, secondo alcuni, la presenza di diverse in­
terpolazioni. In ogni caso, proprio la grande popolarità di questo testo
impedì che eventuali censori introducessero nel testo mutamenti arbi­
trari radicali.9
La versione dei LXX si distingue per essere letterale. In alcuni casi il
traduttore interpolò termini o frasi peraltro riscontrabili in altre sezioni
del libro. Non si riscontrano abbozzi delPinterpretazione allegorica che
emergerà in seguito nella tradizione giudeocristiana.10
La V ulgata presenta una traduzione più libera. Sembra che Gerolamo
abbia usato un testo ebraico non vocalizzato, che consentiva letture di­
verse, senza contare che intese trasmettere il senso del Cantico come cre­
dette di comprenderlo. Di conseguenza, il testo della V ulgata va usato
con prudenza.
La traduzione siriaca (Peshitta) è più vicina a! greco che alPebraico.
Risulta molto difficile stabilire se il traduttore si sia basato su un testo
ebraico diverso da quello giunto fino a noi o abbia cercato di attenersi
ai L X X .TT

c) C a n o n ic ità IZ

Sembra che nel sinodo giudaico di Jamnia (fine del i secolo) si fosse ac­
cesa un 'aspra disputa sulla santità del 1 antico (cfr. voi. n, 111,1,1). Rab­
bi Aqiba risolse definitivamente la questione affermando che mai nessu­
no in Israele aveva messo in dubbio che il Cantico «rende immonde le
7. Cfr. L, Krinerzki, Das Hohelied, lJiisseldorf 1964* 23.
8. Cfr. M .H. Pope, Song o f Songs, New York 1983, 2 1; sul testo in generale, pp. 79-84,
9. Cfr. J.B. Whìce, A Study o f thè Langnage of Love in thè Song o f Songs and Ancknt Egyp-
tian Poetry, Missouta, Mont, 19 78 , 34-47 sul testo del Cantico, con preziose osservazioni sul­
la letteratura ugaritica.
10 . Per ulteriori particolari sulla traduzione greca cfr. G . Gerle man, Ruth. Das Hohelted (BK
xvn i), Neukirchen 19 6 5 , 77-82.
x i. Sulla Pesilitta si veda G. Gerleman, op. cit., 82 s.
r i . Si veda W Rudolph, Das flohe Lied im Kanon : Z A W N.F. iH (1942/1943) 18 9 -19 9 ; A.
Jepsen, Z ur Kanongeschichte des Alten Testamenls: Z A W 7 1 (1959) 1 1 4 -1 3 6
Dati generali 367

mani»; si tratta cioè di un libro sacro o ispirato. Tale controversia, per­


tanto, non implica che prima di questo ipotetico sinodo il Cantico fosse
rimasto escluso dal canone giudaico. Diversi lettori o commentatori, di­
menticando, forse, che l’amore umano è stato benedetto da Dio, mostra­
no sorpresa chiedendosi come sia possibile che un poema così profonda­
mente erotico, privo di espliciti riierimenti religiosi, sia entrato a rar par­
te del canone giudaico e in seguito di quello cristiano. À giudizio di mol­
ti l’ associazione del Cantico con Salomone, da un lato, e l’interpretazio­
ne allegorica cui fu sottoposto, dall'altro, ne facilitarono l’ingresso nel
canone.13 D’altro canto non pochi ritengono che la lettura allegorica del
Cantico sia posteriore al riconoscimento della sua canonicità.H È noto
che rabbi Aqiba vietò energicamente che il Cantico venisse cantato in
«sale per banchetti»15 e fosse considerato una canzone secolare.16 Una
simile proibizione implica per quel tempo una lettura profana, naturalì­
stica,17 e quindi l’ inizio dell’interpretazione allegorica per porre freno a
una lettura e a un impiego giudicati frivoli da alcuni rabbi.18 In ogni ca­
so il Cantico dei cantici entrò persino a far parte dei testi liturgici della
pasqua giudaica'9 e anche la chiesa l’ accolse nel proprio canone.

z. Autore, luogo e data dì com posizione


a) L 'au tore
Come si è osservato, nonostante il titolo non si può dimostrare che que­
st’opera si debba alla penna di Salomone. La pseudepigraha era un fe-
13 . Cfr. G, Fohrer, Introduction to thè Old Testamenti London 19 75, 300; A. Weiser, op. cit,
302; J.A. Soggin, Introduzione alVAntico Testamento, Brescia “1 1987, 489 s.; R. Rendtorff, In­
troduzione all'Antico Testamento, Torino 1990, 343.
14. Cfr. W. Rudolph, op. cit., 83; N.K. Gottwald, art. c i t 42,24 M.W. Fox, op, c i t 2.52; se­
condo D. Lys, Le plus beau chant de la création. Commentaìre du Cantique des Cantìques,
Paris 19 78 , 27, ['autorevolezza del Cantico consiste proprio nel suo significato morale. Non man­
ca chi ritiene non necessaria [a lettura allegorica come garanzia di canonicità, poiché il Canti­
co attesterebbe una base religiosa e sapienziale rappresentando Pamore e il matrimonio ideali:
idea capace di entusiasmare i giovani israeliti; in proposito si veda L. Krinetzki, op. cit., 35 s.
15 . Ignoriamo se si trattasse di banchetti di nozze, come presumono A. Lods, Compie rendu
du Cantique des Cantìques de R. Dussaud: Revue de l'histoire des religions 82 (1920) 2 1 7 ­
224, spec. 22r e A.-M . Dubarle, L'amour humain dans le Cantique des Cantìques: RB 61
{1954) 6y-S6, spec. 70; o invece di semplici feste, come pensa H.H. Rowley, The Interpreta -
tion o f thè Song of Songs: JTS 38 (1937) 337-36 3) spec. 338.
16 . Si veda Tosefta, Sanhedrin 12,10 .
17 . Cfr. D. Lys, op. cit., 26; inoltre L. Krinetzki, op. cit., 34 s.
18. Sulla sopravvivenza deiPinterpretazione naturalistica nel rabbinismo dei primi secoli cristia­
ni cfr. W. Rudolph, op. cit., 1x2.
19. Per quanto in epoca relativamente tarda, stando alla notizia risalente a Teodoro di Mopsue—
stia secondo il quale, ai suoi tempi, non si dava una lectìo publica del Cantico né tra i giudei
né tra i cristiani, Ricavo questo dato da G. Gerleman, op, ctt, 52. Per il dibattito sull'uso del
Cantico cfr. D. Lys, op. c it , 27-31,
3 68 II Cantico dei cantici

n o m e n o la r g a m e n te d i f f u s o in t u t t o il V ic in o O r ie n te . In o ltre la p a t e r n i­
tà s a lo m o n ic a del C a n t i c o v a s o tto p o s ta a lla ste ssa c r it ic a c h e si e s e r c ita
s u ll’ a u t o r e d ei P r o v e r b i, d e lP E c c le s ia s te e d e lla S a p ie n z a . Il le g a m e tra il
re is r a e lita e la t r a d iz io n e s a p ie n z ia le o la liric a a m o r o s a , c o m e in q u e ­
sto c a s o , si c o llo c a a llo s te s s o liv e llo del r a p p o r t o fittiz io t r a D a v id e e la
t r a d iz io n e liric a o tra M o s è e i c o d ic i le g is la tiv i d e lla c u lt u r a d ’ Isra e le .
Se i , i d e v ’ essere a t t r ib u it o a u n in te r v e n to e d ito r ia le (v . s o p r a , za), la
p a t e r n it à s a lo m o n ic a d e l C a n t i c o r is p e c c h ia e v id e n te m e n te l’ o p in io n e
del r a c c o g lit o r e dei p o e m i. S e n z a d u b b io eg li fu s t im o la to a q u e s ta a t t r i­
b u z io n e d a lla c it a z io n e d i S a lo m o n e in 1 , 5 ; 3 , i i ;1d 8 , 1 1 s. e d el « r e » in
1 , 4 . 1 2 ; 7 , 6 , A t t u a lm e n t e n e s s u n o a c c e tta q u e s ta a t t r i b u z i o n e / 1 b e n c h é
in a lc u n i c ir c o li c u lt u r a li d el p a s s a to essa fo s s e a m m e s s a de] tu tto n a t u ­
r a l m e n t e / 1 D Ja ltr a p a r t e , se si a d o t t a la s a g g ia d e c is io n e di a c c e t t a r e il
C a n t i c o c o s ì c o m 'è p e r v e n u t o , la q u e s tio n e d e ll'a u t o r e r is u lta s p o s t a t a o
v a fo r m u la t a in a ltr a s e d e .13

b) Il luogo

G i à n e ll’ a n tic h ità si è d is c u s s o su l lu o g o d ’ o rig in e del C a n t i c o . O lt r e ai


d a ti t o p o g r a fic i la c it a z io n e d i a lc u n e s p e c ie di p ia n te e a n im a li r in v ia
in d u b b ia m e n te al t e r r ito r io p a le s tin e s e .M L 'a ll u s io n e a ta lu n i c e n tri u r ­
b a n i c o m e G e r u s a le m m e o E n g a d d i n el s u d , o v v e r o D a m a s c o , T i r z a , S a -
r o n , il C a r m e l o , i! L i b a n o , P A m a n a o P H e r m o n n e l n o rd im p lic a , r i ­
s p e tt iv a m e n te , u n a o r ig in e m e r id io n a le 15 o s e t t e n t r io n a le / 6 Q u e s t o g e ­
n ere d a r g o m e n ta z io n e è tu tta v ia p r iv o di fo n d a m e n to , p e r c h é il r ic o r s o
a n o m i d i lu o g o in un p o e m a n o n c o m p o r t a n e c e s s a r ia m e n t e un lu o g o
d ’ o r ig in e , b e n sì u n a g e o g r a fia « r ic r e a t a » d a llo ste s s o p o e ta . È p iu r a g io - 10

10. Riguardo a 3 ,6 -1 1 vi fu nel passato chi lo riteneva senza dubbio il poema più antico del
Cantico, composto probabilmente per celebrare uno dei matrimoni di Salomone: cfr, R. Gor-
dis, A W e d d tn g S o n g f o r S a lo m o n : JBL 6 3 (1944) 2.63-2,70.
u . Cfr. W. Rudolph, o p . c tL , n o ; O. EissfeJdr, In tr o d u z io n e a ll’A n t ic o T e s ta m e n to ni, 3 1 4 ;
L.K. Knnetzki, o p . c i t 42. s.; J A. Soggin, o p . cit., 489; A. Weiser, o p . c i t 299; O. Kaiser, o p .
cit., 360; R. Smentì, o p . cit., 2.85; H. Ringgren, o p . cit., 253; R. Rendtorff, o p . cit., 347; R.E.
Murphy, art. cit., 837; N.K. Gottwald, o p . c it., 550. il rifiuto della paternità salomonica non
è moderno né ascrivile esclusivamente a circoli cristiani; tra i maestri del Talmud e i rabbi
antichi il Cantico fu attribuito, tra l’altro, a Ezechia o a Isaia; cfr. M.H, Pope, o p . c i t , 22..
1 1 . Un esempio in H, Lesètre, C a n t iq u e d e s C a n tìq u e s , in DB in, 18 5 -19 9 , spec. 186-189 .
*3, Cfr. L, Krinetzki, o p . c t £ t 82. M.H. Segai, T h e S o n g o f S o n g s : V T 12 (1962) 470-490,, fpec.
483, propende per una pluralità di autori, ipotesi discussa in M.V. Fox, o p . cit., 222-224.
24. Si è supposta anche un’origine alessandrina, cfr. J. Winandy, L e C a n tiq u e d e s C a n tìq u e s.
F o è m e d *a m o u r m u e en écrit d e sa g e sse , Maredsous 1960, 44 -47.
25. Cfr. D. Lys, o p , c it, , 14 s.; O. Eìssfeldt, o p . cit., 3 2 1 ; O. Kaiser, op . cit., 366; I.. Krinetzki,
o p . cit., 45; W. Rudolph, o p . c it., 1 1 3 ; R. Rendtorff, o p , cit., 347.

26. Cfr. R. Gordis, o p . cit., 25; N.K. Gottwald, Song o fS o n g s, in IDB iv, Nashville 1962, 4 2 1.
Dati generali 369

n e v o le p e n s a r e c h e , in a c c o r d o c o n il c a r a t t e r e c o m p o s it o d el C a n t i c o , si
d e b b a p a r la r e d i u n ’ o r ig in e v a r ia e a m m e tte r e la p r o b a b ilit à di G e r u s a ­
le m m e c o m e se d e d el l a v o r o r e d a z io n a le .

c) L a data

P o ic h é il C a n t i c o è u n a c o m p o s iz io n e m e d it a t a e r e la tiv a m e n t e a r t i c o l a ­
t a , la s o lu z io n e al p r o b le m a d e lla d a t a z io n e d ip e n d e d a lla r is p o s t a a u n a
d u p lic e d o m a n d a : I e tà d e i p o e m i p i ù a n tic h i e l ’ e p o c a in c u i, a p p r o s s i­
m a t iv a m e n t e , l a v o r ò c h i li r a c c o ls e o p u b b lic ò . N o n si p u ò n e g a r e c h e il
t e n t a t iv o d i d a ta r e a lc u n i p o e m i p u ò r is u lt a r e u n ’ im p r e s a t a n to d i s p e r a ­
t a q u a n t o m u tile , s o p r a t t u t t o p e r il lo r o c a r a tt e r e a t e m p o r a le e la lo r o
d is p e r s io n e n el te m p o . In o g n i c a s o è o p p o r t u n o c o m p ie r e u n o s f e r z o ed
e s p o r r e i d a ti d e llo ste s s o C a n t ic o , c h e r in v ia n o a u n a lo c a liz z a z io n e n el
t e m p o . L a c it a z io n e di T i r z a ( 6 ,4 ) , c a p it a le d el r e g n o d e l n o r d , r in v ia a l ­
l ’ età p r e e s ilic a .27 T u t t a v i a il r ic o r s o a d a r a m a i s m i,18 a te r m in i p e r s ia n i e
g r e c i e a in n o v a z io n i n e lla s tr u ttu r a lin g u is t ic a 29 r im a n d a n o a l p e r io d o
p o s te s ilic o . S u lla b a s e d e g li a s p e tti le tte r a r i, p iù s fu g g e n ti di q u e lli lin g u i­
s t ic i m a m a g g io rm e n te p r o b a n t i, si d e v e fo r s e p o s tu la r e u n a lu n g a v i c e n ­
d a p e r la tr a s m is s io n e di a lc u n i p o e m i a n t ic h i,30 c h e s o lo in e p o c a p o s t-
e s ilic a v e n n e r o r a c c o lt i e s o tt o p o s t i a in te r v e n to r e d a z i o n a le .31

Ì 7 . Tuttavia, come osserva opportunamente Gottwald, la menzione di questa capitale settentrio­


nale del IX secolo assume probabilmente scarsa rilevanza, poiché il poeta può aver inteso con­
ferire vei[simiglianza al poema o fare ricorso a una terminologia arcaizzante; cfr. R.N. Gott-
wald, art. c i t 42.1.
z8. La loro percentuale nei Cantico è la più elevata dell’Antico Testamento ad eccezione di Ester
ed Ecclesiaste, secondo G. Pouget - J. Guitton, L e G a n tiq u e d es G a n tiq u e s , Paris *1948, 75;
cfr. inoltre O. Kaiser, o p . c lt .y 365. Elenchi di aramaismi si trovano in L. Krinetzki, o p . cit.,
44; W. Rudolph, o p . c it., n o s. Alcuni ritengono che i poemi del Cantico risalgano a un’epo­
ca antica e abbiano subito un processo di aramaizzazione nel periodo postesilico. Questa posi­
zione risulta tuttavia tendenziosa volendo mantenere a ogni costo una data di composizione an­
tica. Cfr. G. Fohrer, o p . c it., 303.
2,9. In proposito si veda M .V. Fox, op . c i t , 18 7 -18 9 .
3 0. Risalenti alla prima età monarchica; cfr. G. Gerlernan, o p . cit., 7 6 , l'opinione del quale
poggia su uno studio comparativo tra la lirica amorosa del Cantico e opere analoghe della cul­
tura egiziana antica; i risultati di questo studio sono criticati in M.D. Goulder, o p . cit., 7 3 . La
composizione del Cantico risale alPepoca salomonica secondo F. Delitzsch, o p . cit., 1 1 ; N.H.
Tur-Sinai, H d la s h o n tv e b a s e p e r (L a lin gu a e il lib ro ) II, Yerushalaim 1 9 5 1 , 356; M.H. Segai,
S o n g o f S o n g s : V T i z (196Z) 4 7 1 - 4 9 0 ; Ch. Rabin, T h e S o n g o f S o n g s a n d T a m il P o e try : SR 3
( 1 9 7 3 ) Z 0 5-Z 19.
3 1 . In particolare O. Eissfeldt, In tro d u z io n e a ll'A n t ic o T e s ta m e n to ni, 3 zz data Pedizione del
Cantico ai in secolo a.C., senza però negare l’età più arcaica di alcuni singoli poemi. M .V.
Fox, o p . c i t , 189 colloca l’edizione tra il iv e il 11 secolo. L. Krinetzki, D a s H o b e L i e d , 45
pensa al IV o III secolo. W. Rudolph, o p . c i t , ix x paria dell’anno 500 circa ed è criticato da
L. Krinetzki, o p . c i t , 45. M.D. Goulder, o p . c i t , 72.-74 attribuisce Pedizione al iv secolo con
qualche riserva, anche se le argomentazioni proposte sono semplicemente un parto della fan­
tasìa. A. Mariaselvam, o p . c i t , 44, pensa al 400 circa. W.F. Àlbright, A r e b a ie S u rv iu a ls in thè
II. D IM EN SIO N E LETTER A R IA

i. P rim e im pression i sul C antico

P r im a di a f fr o n t a r e i p r o b le m i r e la tiv i al g e n e re le tte r a r io e a l l’ in te r p r e ­
t a z io n e d el C a n t i c o è n e c e s s a r io fa m ilia r iz z a r s i c o n il lin g u a g g io , le im ­
m a g in i e i c a r a tte r i le tte ra ri g e n e ra li d el p o e m a .

aj I p erso n a g g i

In u n a serie di d ia lo g h i, m o n o lo g h i c s o lilo q u i v ic in i a ll’ e s p e r ie n z a o n ir i­


c a si s c o p r e la p r e s e n z a d i d u e a tto r i, d u e a m a n ti c h e m a n ife s t a n o i p r o ­
p ri d e s id e r i a m o r o s i e a n e la n o a) c o m p im e n t o d el lo r o a m o r e . In a l c u ­
ni m o m e n ti a p p a r e s u lla s c e n a un c o r o ( 5 , 9 ; 6 , 1 . 1 0 ; 7 , i a ; p r o b a b il m e n ­
te a n c h e 7 , 2 - 6 ) , ch e c o n f e r is c e a ll in sie m e d el c o m p o n im e n t o u na c e r t a
s t r u t t u r a d r a m m a t ic a , fa c e n d o a v a n z a r e il d ia lo g o , È p o s s ib ile c h e s ia n o
le « fig lie di G e r u s a le m m e » r ic o r d a t e in 1 , 5 ; 2 , 7 ; 3 , 5 . 1 0 ; 5 , 8 . 1 6 ; 8 , 4 ( «fi­
g lie d ì S io n » in 3 , 1 1 ) . 32
L e i è la s u la m m ita ( 7 , 1 ) . L u i ch e è? L 'e v id e n t e a m b ie n ta z io n e r u r a le
d i a lc u n i p a s s a g g i e la c it a z io n e dei p a s t o r i in 1 , 7 - 8 h a n n o t a lv o lt a f a t t o
p e n s a r e a un g io v a n e c o n t a d in o . L ’ u so d e l te rm in e « r e » r iv o lt o d a l l ’ a ­
m a t a a l l’ a m a t o ( 1 , 4 . 1 2 ; 7 , 6 ) e la c it a z io n e e s p lic ita del re S a lo m o n e ( 3 ,
9 . 1 1 ) h a n n o in d o tto a ltr i a p e n s a r e a u n o s p o s a liz io r e g a le o a u n d r a m ­
m a a m o r o s o c o n tre a t t o r i :35 la g io v a n e , a b b a n d o n a t o il p r o p r io s p o s o
c o n t a d in o p e r il re S a lo m o n e , la s c ia p o i q u e s to d e fin itiv a m e n te p e r t o r ­
n a r e a l l’ a n t ic o a m o r e ( 8 , 1 1 - 1 2 ) . S im ile in te r p r e ta z io n e , t u t t a v ia , fr u t to
di s c a r s a se n sib ilità p o e t ic a e d i u n ’ e c c e s s iv a p r o p e n s io n e a lla c o n c r e t e z ­
z a , d im e n tic a ch e il t it o lo di re c o n f e r it o a l l’ a m a t o è u n c a s o d i t r o p o
le t t e r a r io tip ic o d e lla c u lt u r a del V i c i n o O r ie n t e a n tic o .

b) I l lessico

L ’ o r ig in a lità del C a n t i c o è e v id e n te n e ll’ u s o e s c lu s iv o n e ll’ a m b ito d e l­


l ’ in te r o A n t i c o T e s t a m e n t o d i ben 4 9 te rm in i. A l c u n i s o n o p re s titi d a lin ­
g u e s tr a n ie r e c o m e p a rd es « g ia r d in o , p a r a d is o » ( 4 , 1 3 ) , d i o r ig in e p e r s ia -

Text o f Canttcles, in D. Winton Thomas - W.D. McIIardy (edd.), Hebrew and Semitic Studia
Presenled to G.R. Driver, Oxford 19 6 3, 1-7 data l’opera al v o iv secolo. W. Wittekindt (cfr.
M,H. Pope, o p . cit.T 14) risale al vii secolo Secondo R, Gordis la maggior parte del materiale
è preesilica ed è stata sottoposta a un lavora redazionale nel periodo persiano, così da com­
prendere un arco di cinque secoli a partire dall’ascesa al trono di Salomone, a giudìzio di R.
Gordis, o p . cit., 13 s.; molto vicina è l’opinione di D. Lys, o p . cit., 1 1 - 1 3 .
3 1. Su questa espressione cfr. E.R. Follis (ed.), D ir e c tr o n s in B ib lic a i H e b r e w P o e t r y , Sheffield
19 8 7, 17 4 s.
33. N . K . G o ttw a ld / rfre H e b r e w B ib le . A S o c io -L it e r a r y in tr o d u c tio n , P h ila d e lp h ia 1 9 8 5 , 549.
Dimensione letteraria 37i

na; q in n à m ò n « c in n a m o m o » ( 4 , 1 4 ) , n èrd « n a r d o » ( 1 , 1 2 ; 4 , 1 3 - 1 4 ) *ar-


g à m à n « p o r p o r a » ( 3 , 1 0 ) d a l l ’ a r e a s a n s c r it a ; ’a p p ìtjo n « Ie t t ig a / p o r ta n -
t in a » ( 3 ,£>)-34 È in o ltre p e r c e p ib ile n e l C a n t i c o u n s a p o r e a r a m a ic o sia
n e lla t e r m in o lo g ia sia n e g li e le m e n ti s t ilis t ic i.35
O ltr e a q u e ste p a r t ic o la r it à lin g u is tic h e P e le m e n to p iù s o r p r e n d e n t e e
g r a d e v o l e è l ’ a b b o n d a n z a d ei te r m in i r e la tiv i a l l ’ a m o r e .3* L a r a d ic e ’h b
(a m a r e / a m o r e ) r ic o r r e 1 8 v o lte ; 3 6 v o l t e c o m p a r e il te r m in e d à d (a m a -
ra 'jà (a m a ta ). V i s o n o a lm e n o z i r ife r im e n ti a lla b e l­
t o / a m o r e ) ; 1 6 v o lt e
le z z a fis ic a ( 1 6 d a lla r a d ic e / p / ? ; 5 d a n 'w ).
In a lc u n i p a s s i d e l C a n t i c o g li o c c h i d e ìP a m a ta o d e ll’ a m a t o p e r c o r ­
r o n o r a p iti il c o r p o d e lP a ltr o c e r c a n d o d i d e s c r iv e r n e le m e r a v ig lie . A
c i ò si d e v o n o le fre q u e n ti d e s c r iz io n i d el c o r p o : 5a f « n a r ic e / v o lt o » ( 7 , 5 .
9 ); beten « v e n tr e » ( 7 , 3 ) ; dalla « r ic c i» ( 7 , 6 ) ; hèk « p a l a t o / b o c c a » ;37 ham -
m ù q « c u r v a d ei fia n c h i» (7 ,2 .); je re k « c o s c ia / fia n c o » ( 7 , 2 ) ; l eh ì « g u a n ­
c i a » ( 1 , 1 0 ; 5 , 1 3 ) ; lé b « c u o r e » ;38 làsón « lin g u a » ( 4 , 1 1 ) ; m a r ’eh « fig u r a »
( 2 ,1 4 b is; 5 , 1 5 ) ; n tè 'im « in te s tìm /in te r n o /g e m ta li? » ( 5 , 4 . 1 4 ) ; *a jin « o c ­
c h i o » ; 39 jàrriin « ( b r a c c io ) d e s tr o » ( 2 , 6 ; 8 , 3 ) ; s em ó I « ( b r a c c io ) s in is t r o »
( 2 , 6 ; 8 , 3 ) ; p e b « b o c c a » ( 1 , 2 ) ; s a w w à 'r « c o llo » ( i , i o ; 4 , 4 ; 7 , 5 ) ; q e w u s -
sòt « r ic c io li» ( 5 , 2 . 1 1 ) ; qòm à « s t a t u r a » ( 7 , 8 ) ; r ò ’ s « c a p o » ; 40 ta q q à « m a ­
s c e lla » ( 4 , 3 ; 6 , 7 ) ; r 'h d iìm « tr e c c e » ( 7 , 6 ) ; s a 'a r « c h io m a » ( 4 , 1 ; 6 , 5 ) ; sif-
tó t « l a b b r a » ; ^ sàdajtm « s e n i» ;'11 sèri « d e n te » ( 4 , 2 ; 6 , 6 ) ; so r « o m b e lic o /
g e n ita li fe m m in ili» ( 7 , 3 ) ; so q « g a m b a » ( 5 , 1 5 ) .
A l l a d e s c r iz io n e del c o r p o si a c c o m p a g n a il le s s ic o d e l d e s id e r io e d e l­
la g io ia r e c ip r o c i. Il v o c a b o la r io d e lla g io ia è r a p p r e s e n t a t o in p a r t i c o l a ­
re d a ll'u s o di ’ sr (p ie l) « r a lle g r a r e » ( 6 , 9 ) , # / / « g io ir e » ( 1 , 4 ) ; MI (p ie l) « l o ­
d a r e » ( 6 ,9 ) ; z k r « r ic o r d a r e / lo d a r e » ( 1 , 4 ) ; sm h « r a lle g r a r s i» ( 1 , 4 ) ; sim b à
« g io ia » ( 3 , 1 1 ) . Il le s s ic o del d e s id e r io , p iù fr e q u e n te , si r is c o n t r a in h m d
« d e s id e r a r e » ( 2 , 3 )y bm n i « fr e m e r e » ( 5 , 4 ) , h b q « a b b r a c c ia r e » ( 2 , 6 ; 8 , 3 ) ;
hps « d e s id e r a r e / a m a r e » ( 2 , 7 ; 3 , 5 ; 8 , 4 ) ; Ibi? (p ie l) « r a p ir e il c u o r e » ( 4 , 9 ) ;
nsq « b a c ia r e » ( 1 , 2 ; 8 , 1 ) ; Kw r (p o tei) « m c it a r e / e c d t a r e » ( 2 , 7 ; 3 , 5 ; 8 , 4 . 5 ) ;
rhh (h ifil) « e c c it a r e / t u r b a r e » ( 6 , 5 ) ; ta can u g « p ia c e r e / d e s id e r io » ( 7 , 7 ) ; t e-
sù q à « d e s id e r io » ( 7 , 1 1 ) .
L a s e m p lic e r a s s e g n a di q u e s to le s s ic o , ch e c e r ta m e n te h a im p r e s s io ­
n a to tu tti i le tto ri d el C a n t i c o nel lo r o p r im o in c o n t r o c o n il te s to , c o n ­
se n te u n u lte rio re a v v ic in a m e n to p iù o b b ie ttiv o a l p r o b le m a d el g e n e r e
le tte r a r io .

34. Si discute sull'orìgine greca, persiana o sanscrita di questa termine; cfr. O. Eissfeldr, introdu­
zione all'Antico Testamento nr, 3 z i . 3 5. Si veda N . K . Gottwald, art. citt7 4 1 1.
3 6 . Sul linguaggio deU’a m o r e si veda J.B. Wliite, o p . c ì t , 1 1 7 - 1 59.
37. In 2,3; 7,10, 3K. In 3 ,1 1 ; 5,2; 8,6, 39. In 1 ,1 5 ; 4 ,1.9 ; 5 ,11; 6,5; 7,5.
40. In 2,6; 5 ,1 1 ; 7 ,6 bis ; 8,3. 4 1. In 4,3. t i ; 5 ,13 ; 7,10 . 42. In 1 ,1 3 ; 4,5; 7,4.8.9; 8,8.10.
c) Un u n iverso d i sensi

S in g o la r e e n el C a n t i c o la m e n z io n e di a m p i s p a z i a p e r ti p o p o la t i d a flo ­
ra e fa u n a t a lv o lt a e s o tic h e c h e fa n n o d a s fo n d o a i r a p p o r t i tra i p e r s o ­
n a g g i e c o s t it u is c o n o la c o r n ic e d i u n o s tu p e fa c e n te e t r a b o c c a n t e u n i­
v e r s o d i s e n s a z io n i. C o llin e ( i , 8 ; 4 , 6 ) , p ia n u r e ( 6 , 1 1 ) , m o n t a g n e ;43 la c a m ­
p a g n a ,44 il d e s e rto ( n u d b à r , 3 , 6 ; 8 , 5 ) e il L i b a n o 45 f o r m a n o u n o s c e n a r io
p o p o l a t o di a lb e r i, fio ri e fru tti: c e d r i / 6 c ip re s s i ( 1 , 1 7 ) , a lb e r i in g e ­
n e r e ,47 m e li ( 2 , 3 ; 8 , 5 ) , fic h i ( 2 , 1 3 ) , v i g n e / 8* g i g l i / * n a r c is i ( 2 , 1 ) , fio ri
di c ip r e s s o { 4 , 1 3 ) , a iu o le fio rite ( 5 ^ x 3 ; 6 , 2 ) , fio r i di v i t e / 0 f r u t t i / 1 g r a p ­
p o li ( 1 , 1 4 ; 7 , 8 . 9 ) , m a n d r a g o r e ( 7 , 1 4 ) , m e l a g r a n e / 1 fich i ( 2 , 1 3 ) , pom i
( 2 , 5 ; 7 , 9 ) . Q u e s t o a m b ie n te e p o p o la t o d a a n im a li d o m e s tic i ( g r e g g i) 53 e
s e lv a tic i (c e r v i e g a z z e l l e / 4 to r t o r e : 2 , 1 2 ; p a n te re e le o n i: 4 ,8 ) . M o l t i d i
q u e s ti e le m e n ti, c o m e si v e d r à , s o n o d o t a t i d i u n fo r te v a lo r e s im b o li­
c o / 5 il q u a le in te n s ific a l ’ in tr e c c io di s ig n ific a ti c h e a ffio r a r ip e t u t a m e n ­
te lu n g o il C a n t ic o . L a v ista (r h ;s6 sgh h ifil, 2 , 9 ; su/s^ 2 , 9 ; $q p n ifa l,
6 , i o ) tr a e d ile tto d a i c o lo r i ( 5 , 1 0 ; 6 , 1 1 ) o d a lia b e lle z z a { jp h * 7 n 'w )*5*
L ’ o lla t t o g io is c e d ei p r o f u m i / 9 d e lla p o lv e r e a r o m a t ic a ( 3 , 6 ) , d e ll'a lo è
( 4 , 1 4 ) , in c e n s o { 3 , 6 ; 4 , 6 . 1 4 ) , m i r r a / 0 n a r d o ( 1 , 1 2 ; 4 , 1 3 - 1 4 ) , c a n n e lla e
c in n a m o m o ( 4 , 1 4 ) . G li a r o m i a le g g ia n o s u o g n i p a g in a d el C a n t i c o / 1 11
g u s t o e s t im o la to d a e le m e n ti c o m e il v i n o / 1 il la tte ( 4 , 1 1 ; 5 , 1 . 1 2 ) , il
m ie le ( 4 , 1 1 ; 5 , r ) , i fr u tti s q u is iti ( 4 , 1 3 , 1 6 ) , il liq u o r e s p e z ia t o ( 7 , 3 ) . L a
d o lc e z z a di q u e sti e le m e n ti ( 2 , 3 . 1 4 ; 5 , 1 6 ) in v ita a m a n g ia r e ( 5 , 1 . 2 ) e a
b e re ( 5 , 1 ) . 1 b a c i ( 1 , 2 ; 8 , r ) e il p o s s e s s o d e ll’ a m a t o ( 3 , 4 ) s o tt o lin e a n o
s o p r a t t u t t o la n e c e s s ità d el ta tto . L ’ u d ito è s t im o la to n e lla c h ia m a t a ( 5 ,
z .6 ) e n e ll’ a s c o lt o { 2 , 1 2 . 1 4 ; 8 , 1 3 ) d e lla v o c e d e g li a m a n t i / 3 c o s ì c o m e
n e lla lo r o r is p o s ta ( 2 , 1 0 ; 5 ,6 ) .
P e r il lo r o a lto v a l o r e s im b o lic o s o n o in o ltre im p o r ta n ti g li e le m e n ­
ti « a c q u a » e « g i a r d i n o » / 4 c h e s o s t e n g o n o e fa n n o r is a lta r e l ’ u n iv e r s o di

4 3 . In 1 , 8 . 1 7 ; 4 , 6 . 8 ; 8 , 1 4 . 4 4 - h *»7 ; 3 , 5 ; AH*- 4 5 - h 3 ,9 ; 4jf8 . r r . i 5 ; 5 , 1 5 ; 7 , 5 .


4 6 . In 1 , 1 7 ; 5,1 5; 8 , 9 . 4 7 . In 1 , 3 ; 3 , 9 ; 4 , 4 . 4B. In 1 , 6 bis.1 4 ; 2 , 1 5 bis; 7 , 1 3 ; 8 , r i b is . 12.

49- ln s . 1 6 ; 4 . 5; 5 , 1 3 ; 6»* s -; 7 , 3 - 5° - In *>*3**517 . 1 3 ­


51. In 1 , 3 ; 4 , 1 3 . 1 6 ; 8 , 1 1 s. 5 2 . In 4 , 3 **3 ; 6 >7 T1 i 7 ^ 3 ;
53. In 1 , 7 ; 4 , i s.; 6 , 5 s. 5 4 . In 2 , 7 . 9 . 1 7 ; 3 , 5 ; 4 , 5 ; 7 , 4 ; 8 , 1 4 .
55. Sul simbolismo e l’estetica del Cantico si veda R . Gordis, T h e S o n g o f Sorsgs a n d L a n ie r i'
tations, New York i y / 4 , 37-4 1- 56. In 1,6; 1 , 1 1 . 1 4 ; 3 ,3 ,1 1 ; 6 ,9 .11; 7 ,13 .
57. In 1 , 8 . 1 5 . 1 6 ; 2 , 1 0 . 1 3 ; 4 , 1 . 7 . 1 0 ; 5 , 9 ; 6 , 1 . 4 . 1 0 ; 7 , 2 . 7 .
58. ln 1 , 5 . 1 0 ; 2 ,1 4 ; 4,3; 6,4. 5 9 . In 4 , 1 0 . 1 4 . 1 6 ; 5 , 1 3 ; 8 , 1 4 .
6 0 . In 1 , 1 3 ; 5 , 6 ; 5 > * S r 3'
6 2 . O r . 1,3.12; 1 ,13; 4 ,1 0 s.; 7 ,9 .1 4 . Si veda al rig u a rd o A . Brenner, A r o m a t ic s a n d P e rfu m e s
in thè S o n g o f S o n g s ; J S O T 25 {1 9 8 3 ) 7 5 8 1 .

6 2 . Cfr. 1 , 2 . 4 ; 2 , 4 ; 4 , 1 0 ; 5 , 1 ; 7 , 1 0 ; 8 , 2 . 6 3 . C o m e in 2 , 8 . 1 4 ; 5,2; 8 , 1 3 .
6 4 . Uno studiò suggestivo mette a confronto il giardino del Cantico e il giardino dell’Eden: F.
D im e n s io n e le tte ra ria
373

s e n s a z io n i c h e s t ia m o e s a m in a n d o . L ’ a m a t a è p a r a g o n a t a a u n g ia r d in o
( g a n : 4 , 1 1 . 1 3 . 1 5 . 1 6 d u e v o lte ; 5 , 1 ; 6 , 2 d u e v o lte ) r ic c o d i fr u tti e d i a r o ­
m i; il g ia r d in o h a u n a s o r g e n te d ’ a c q u a v iv a (gal, 4 , 1 2 ; m a 'jà n , 4 , 1 2 . 1 5 ;
b e’ é r , 4 , 1 5 ; m ajim hajjtm , 4 , 1 5 ) . L ’ a m a t o v u o le e n tr a r e nel g ia r d in o p e r
c o g lie r n e i fr u tti d e g li a lb e ri e m a n g ia r n e ( 5 , 1 ) .
A q u e s to m o n d o a p e r t o , f o r m a t o d a s e n s a z io n i g r a d e v o li, c o lo r it e , a l ­
t a m e n t e e r o tic h e , s i c o lle g a u n o s p a z io c h iu s o e r e v o c a z i o n e d i a lc u n i
e le m e n ti n e g a tiv i, c h e fu n g o n o d a c o n t r a p p e s o a g li a s p e t t i s in o r a e s a m i­
n a t i. In e ffe tti la s p o s a è u n g ia r d in o c h iu s o (nàtiti, 4 , 1 2 a ) , u n a s o r g e n te
s ig illa t a ( b à tù m , 4 , i 2 b ) . Il s u o a llo g g io h a u n a s e r r a t u r a ( 5 , 5 ) ; lo s p o s o
d e v e n a s c o n d e r s i d ie tr o a l m u r o ( 2 , 9 ) . L a s p o s a è p a r a g o n a t a a u n a m u ­
r a g l i a ( 8 , 9 . 1 0 ) e a u n a p o r t a ( 8 ,9 ) .
N o n o s t a n t e i c a r a t t e r i p o s itiv i la p a s s io n e p u ò e s s e r e c r u d e le ( 8 ,6 ) ,
p u ò r e n d e r e c a t t iv i ( 7 , 6 ) , c o m p o r t a r e p e r c o s s e e fe r ite ( 5 , 7 ) . È s im ile a l­
la m o r t e e a llo s e,ó l ( 8 ,9 ) , è c a u s a di s c o n v o lg im e n t i e m o t iv i (h ólat ’ ah à-
b à y 2 , 5 ; 5 , 8 ) . P u r e s s e n d o a c q u a v i v a (m ajim hajjtm , 4 , 1 5 ) , si v e d e m i­
n a c c ia t a d a a c q u e im p e tu o s e (m ajim ra b b ìm , 8 , 7 ) , p e r c h é è c a r a t t e r i z z a ­
t a d a lla ste s s a a m b iv a le n z a di r ic r e a z io n e e d is tr u z io n e p r o p r ia d e l f u o ­
c o ( 8 ,6 ) . M a q u e s t i to r r e n ti a lla fine n o n p o t r a n n o a r r e c a r e a lc u n d a n ­
n o , p e rc h é l ’ a m o r e è u n a fia m m a d iv in a ( 8 ,6 ) .

d) A m b ig u ità e con tra d d izio n e

Il v a lo r e in tr in s e c o e la b e lle z z a di u n ’ o p e r a le tte r a r ia n o n si m is u r a n o
e s c lu s iv a m e n te s u lla b a s e d i p a r a m e t r i « c o n t e m p la t iv i» n e i q u a li il le t­
t o r e a s s u m e la p o s t u r a d e ll’ o s s e r v a t o r e , m e n tr e il te s to p a s s a c o m e u n
o g g e t t o s o tt o ì s u o i o c c h i. U n ’ o p e r a le tte r a r ia a u te n tic a d e v e s u p e r a r e la
m e r a o g g e t t iv it à , l a d ic o t o m ia Ie tto re /te sto . Il s u p e r a m e n t o d i q u e s ta d i­
c o t o m i a im p lic a l ’ id e a d e lla c o n t e m p la z io n e c o m e r i-c r e a z io n e e l ’ u t iliz ­
z o di p a r a m e t r i « p a s s i o n a l i » , n e i q u a li il le tto re è in c o n s a p e v o lm e n t e c o ­
in v o lt o n e l te s to . L ’ a u to r e c h e in te n d a c o n fe r ir e a l l’ o p e r a le tte r a r ia ta le
c a p a c i t à di s u g g e s t io n e e c o in v o lg im e n t o d is p o n e d i u n a v a s t a g a m m a di
p r o c e d im e n t i. U n ’ o p e r a n a r r a t iv a d o v r à c u r a r e s o p r a t t u t t o la fig u ra d e i
p e r s o n a g g i e lo s v ilu p p o a r m o n ic o e p r o g r e s s iv o d e lla t r a m a ; in o ltr e si
p o t r à r ic o r r e r e a u n u n iv e r s o s im b o lic o c h e il le tto re a v v e r t e c o m e f a m i ­
lia r e , a lm e n o in p a r t e . L ’ o p e r a p o e t ic a , in v e c e , n o n si a ttie n e q u a s i m a i
a q u e s to s c h e m a . L a r im a , g li e ffe tti s o n o r i, il r ic o r s o a l l’ im m a g in e e g li
■ ■ ■ m - ■ ■

s p o s t a m e n t i s e m a n tic i c o n fe r is c o n o a u n p o e m a , in n u m e r o s i c a s i, u n a
s p in ta c e n t r ifu g a c h e o b b lig a il le tto r e a e s a m in a r e l ’ o p e r a s e c o n d o i d i­
v e r s i a n g o li p r o s p e t t ic i c h e e s s a g li o f f r e , s e n te n d o s i c o s ì t r a s c in a t o a u n

Landy, The Song o f Songs and thè Garden of Eden: JBL 98 (1979) 5 13 -5 2 8 , secondo il quale
il carattere pastorale del Cantico denota un ritorno nostalgico al paradiso.
374 U Cantico dei cantici

c o in v o lg im e n t o in e lu d ib ile in e ssa . M a a ll'in t e r n o di q u e s t o a r s e n a le di


p r o c e d im e n ti n e r is a lta u n o c h e c a t a liz z a s t r a o r d in a r ia m e n t e il c o i n v o l ­
g im e n t o d el le tto re : l ’ a m b ig u it à . A m b ig u it à d ei r ife r im e n ti d elle im m a ­
g in i, a m b ig u it à d e lle s it u a z io n i d e s c r itte , a m b ig u ità d i s ig n ific a t o ( c a r a t ­
te re p o lis e m ic o di a lc u n i te r m in i). L 'a u t o r e (o g li a u to r i) d e l C a n t i c o d ei
c a n t ic i è m a e s tr o in q u e s t o m e to d o lin g u is tic o fig u r a t iv o .
S a r a n n o s u ffic ie n ti a lc u n i e s e m p i: .
1 ,1 3 5 . Un sacchetto di mirra è il mio amato per me
che riposa tra i miei seni,
Ramo fiorito di cipresso è il mio amato per me,
nei giardini di Engaddi.
S e il te rm in e « s e n i» , n a t u r a lm e n t e r ife r ito a q u e lli del c o r p o d e l l’a m a t a ,
è in p a r a lle lis m o c o n « g ia r d in i » , q u a l è il r e fe re n te d i q u e s t o , s o p r a t t u t ­
to se si tien e c o n t o c h e la s p o s a e il s u o c o r p o s o n o d e s c ritti c o m e « g i a r ­
d in o » in 4 , 1 2 s s .? Il s a c c h e t t o di m ir r a e il r a m o fio r ito p r o v o c a n o d el
p a r i u n a g r a d e v o le c o n f u s io n e , un s u g g e s t iv o e q u iv o c o .
2,3 Come un melo tra gli alberi del bosco
cosi è il mio amato fra i giovani;
mi siedo desiderosa alla sua ombra
poiché è dolce il suo frutto al mio palato.
L ’ a m a t o e p a r a g o n a t o a un m e lo . Il p o e ta a b b a n d o n a ti r e fe r e n te n e l s e ­
c o n d o s tic o o p r o s e g u e c o n la m e t a fo r a ? A ch e c o s a si r ife r is c e iJ te r m i­
ne « fru tto » ?

4 ,12 s.i 5 Tu sei un giardino chiuso, sorella mia, amata,


giardino chiuso, sorgente sigillata.
I tuoi germogli sono un giardino di melograni,
di frutti squisiti...
La sorgente del giardino e un pozzo d’acqua viva
che sgorga dal Libano.
D i n u o v o la d e liz io s a a m b ig u it à . L a d e s c r iz io n e d e lla s p o s a c o m e g i a r ­
d in o è c h ia r a . L ’ u so d el p o s s e s s iv o « tu o i» m e tte in r e la z io n e a n c h e i « g e r ­
m o g li» c o l c o r p o d e lP a m a t a . O r a l ’ a llu s io n e al L ib a n o d is to g lie p e r un
m o m e n t o l ’ a tte n z io n e d e l le tto re , p e r c h é lo o b b lig a a s t o r n a r e lo s g u a r d o
d a l c o r p o d e lla r a g a z z a . C h e p o z z o e m a i q u e s to ch e la s c ia s c o r r e r e le
su e a c q u e a t t r a v e r s o la c a te n a d el L i b a n o ? 65

8,5 Sotto il melo ti ho svegliata,


là ti concepì tua madre,
là ti diede alla luce con le doglie del parto.
O ltr e a l l'a m b ig u it à d el te rm in e « m e l o » , g ià e s p o s ta , il p o e ta g io c a su lla

65. Tra i testi biblici poetici il Cantico è il solo a impiegare di frequente le immagini tanto libera­
mente da rendere assai difficile distinguere tra metafora e referente; cfr. R. Alter, op. cìt.y 193,
D im e n s io n e le tte ra ria
375

polisemia del verbo ebraico cw r «svegliare» che all’hifil significa anche


«eccitare » . 66

Lungo tutto il Cantico si potrebbero trovare molti altri esempi. A moti­


vo di una così seducente ambiguità il lettore si scoprirà inavvertitamen­
te coinvolto nella vita stessa del poema. Tuttavia, cercare d’individuare
in ogni caso il referente nascosto nell’immagine può portare alla distru­
zione del poema, perché laddove c’è un’autopsia c’è senza dubbio un
cadavere. Ciò che mantiene in vita il Cantico come poema è il rispetto
di questa ambiguità, che stimola la meraviglia e il godimento dei lettori.
Com’è stato osservato: «(Il Cantico) esercita in se stesso un’affascinante
attrattiva sulPimmaginazione prima e dopo qualunque tipo di decodifi­
cazione » . 676
8

6S
e) 1 / elem en to fem m in ile n el C antico

A b i t u a t i a in c o n t r a r e n e ll'A n t ic o T e s t a m e n t o fig u re fe m m in ili d o t a t e d i


c a r a t t e r is t ic h e tip ic h e d elle s o c ie tà p r im itiv e del V i c i n o O r ie n t e a n t ic o
in g e n e r a le e d ella s tr u ttu r a p a t r ia r c a le d e lla s o c ie tà is r a e lit ic a in p a r t i ­
c o l a r e , s o r p r e n d e s c o p r ir e nel C a n t i c o la p r e s e n z a di u n a d o n n a d i v e r ­
s a . 69 À I s u o c o n f r o n t o P a m a to im p a llid is c e ; è lei la v e r a p r o t a g o n is t a .
U n a d o n n a in p re d a a un a m o r e a p p a s s io n a t o ( « s o n o m a la t a d ’ a m o r e » ,
2 ,,5 ; 5 ,8 ) m a lib e ra n e lla s u a s c e lta , n e i m o v im e n ti e n e lle d e c is io n i; lib e ­
r a di p r e n d e r e in iz ia tiv e ; lib e ra a n c h e n e lla su a d is p o s iz io n e a l l’ a p p r o c ­
c i o a m o r o s o . Si d ir e b b e c h e la p r o t a g o n is t a si m u o v a se n z a o s ta c o li e s te r ­
n i in un m o n d o p r iv o d ’ in ib iz io n i e c o n flitti m o r a li. C h e d iffe r e n z a r is p e t ­
t o a lla d o n n a id e a le d i P ro v. 3 1 ! N e l C a n t i c o a b b ia m o l’ e s a lt a z io n e d el
c o r p o , d e lia b e lle z z a e del g io c o a m o r o s o ; n e ll’ o p e ra s a p ie n z ia le , in v e c e ,
u n a d o n n a f r e d d a , p r e o c c u p a t a e a s s o r b it a d a lP e c o n o r m a fa m ilia r e ... e
la p o s tilla fin a le « la g r a z ia è in g a n n e v o le , fu g a c e la b e lle z z a » ( 3 1 , 3 0 ) .

z. P rin c ip a li a sp etti letterari

a) Il p a ra llelism o
Pur trattandosi di un procedimento tipico, seppure non esclusivo, della
poesia dell’Antico Testamento, il p arallelism u s m em b ro ru m (v. sopra,
vni,in) mostra nel Cantico tratti specifici. A differenza del rigore forma­

66. Al riguardo si veda J.C h . Exuni, A Literary and Stmctural Analysts o f thè Song of Songs:
ZAW (19 7 3 ) 47-73, spec. j i . 67. R. Alter, op. ci£t, 202,
68. Sul tema si veda H. Goilwitzer, Il poema biblico dell*amore tra nomo e donna, li Cantico
dei Cantiai Torino 19 79 ; V. Eller, The Language of Canaan and thè Grammar of beminism,
Grand Rapids 19 8 2 .
69. Si veda P. Trible, Depatriarchahzing in B ibìrcal ìnterpretation: JA A R 4 1 ( 19 7 1) 30-48.
376 ìì Cantico dei cantici

le e d e lla stre tta c o r r is p o n d e n z a o s s e r v a b ili, a d e s e m p io , n e lla p o e s ia d ei


P r o v e r b i / 0 q u i si r is c o n t r a t a lv o lt a u na s p in ta c e n tr ifu g a (o c e n tr ip e t a a
s e c o n d a d e i c a s i) r is p e tto al p a r a lle lis m o . T a l e s p in ta p u ò e s s e r e d e tta ta
in p a r t e d a l d e s id e r io di c o n fe r ir e al v e r s o la fle ssib ilità e la v i v a c i t à d el
lin g u a g g io d r a m m a t ic o .7 ' In m o lti versi il s e c o n d o e m is tic h io h a la fu n ­
z io n e d i c o r r e t t iv o a g g e tt iv a le o a v v e r b ia l e ,71 o p p u r e a g e v o l a la « v is u a ­
liz z a z io n e p o e t i c a » .71 N o n r a r a nel v e r s o è la « r ip e tiz io n e i n c r o c ia t a »
(de! tip o abba )74 e la « r ip e tiz io n e a lte r n a » (d el tip o arab ),75 la s e m p lic e
r ip e tiz io n e d i u n te r m in e c o n u n a d iv e r s a fu n z io n e m o r f o l o g i c a 76 o il
c h ia s m o a IP in te r n o di u n e m is tic h io .77 A n z ic h é c e r c a r e n e l s e c o n d o e m i­
s tic h io u n te rm in e c h e sia in p a r a lle lis m o p e r fe tto c o n u n a p a r o la d e l
p r im o , il p o e t a p r e fe r is c e c o g lie r e P o g g e t to p e r e v o c a z io n e , m e d ia n te
m o d ific h e n o n s tr e tta m e n te fo r m a li. In ta l m o d o la p o e s ia d el C a n t i c o è
p r o fo n d a m e n t e c a r a t t e r iz z a t a d a lla su a « n a r r a tiv ità » /8 vi so n o in te ri
p o e m i nei q u a li il p a r a lle lis m o s e m a n tic o la s c ia il p o s to a lla c o n c a t e n a ­
z io n e n a r r a t iv a d a e m is tìc h io a e m is tic h io o d a v e r s o a v e r s o .7 *

b) // m ateriale so n o ro

S i s a c h e la o r n a è v ir tu a lm e n t e in e siste n te in e b r a ic o ; s o lo o c c a s i o n a l ­
m e n te fa la p r o p r ia c o m p a r s a q u a lc o s a dì sim ile a u n a r im a , p r o d o t t o
d a a lc u n i m o r fe m i (q u a s i s e m p r e su ffis s i p r o n o m in a li) a lla fine d e g li e m i­
s tic h i/ T u tta v ìa la c o m b in a z io n e d i s u o n i c e r c a t a d a i p o e ti h a u n a fo r -

70. Si veda, ad esempio, l’antonimia semantica di «L’ingenuo si adorna di stoltezza | il prudente


si riveste di sapere» {Prov, 14 ,18 ).
7 1. Cfr. R. Alter, op. cit, 186.
72. Ad es.: «Chi è questa che sale dal deserto | come colonna di fumo?» f3 bJ’ «1 suoi riccioli
sono grappoli di palma j neri come il corvo-* (5,11).
73. «Catturateci le volpi | le volpi piccole; che devastano le vigne | le nostre vigne in fiore»
(ws)« ■
74. In «custodire / la vigna; la vigna / custodire»; in 2,14 «volto/voce; vocc/volto»; cfr. E.
Zurro, op. cit., 194. 205.
75. Tn 5 ,i: «mangia re/bere; mangiarc/bere».
76. In 1,3 : *i tuoi profumi / profumo soave»; in 1,10 s.: «pendenti; pendenti d’ oro»; in 3,7:
«soldati / soldati d’ Israele»; in 5,5: «mirra / mirra stillante»; in 5,7: «le guardie / le guardie
delle mura»; in 7,6: «il tuo capo / la chioma del tuo capo»; si veda À. Berlin, op. cit,, 45. 71.
77. In 6,3 a: «Io sono del uno amato e il mio amato è mio».
78. Cfr. R. Alter, op. cit, 187.
79. Un evidente esempio di progressione narrativa si trova in «Ecco la lettiga di Salomone! ses­
santa soldati la scortano / soldati d'Israele; tutti maneggiano la spada / sono lottatori esperti;
ognuno con la spada al fianco / per paura della notte» (3,7-8}. Dalla citazione della lettiga si
passa a visualizzare i soldati e a descriverne le armi, per concludere con un accenno alla notte.
80. «Come in spagnolo esistono rime povere, morfematiche, e rime ricche, così anche in ebrai­
co, Le rime ricche sono piuttosto rare in ebraico... Le rime povere divertano efficaci nella poe­
sia ebraica quando si accumulano» (L. Alonso Schòkel, Hermenéutica de la palabra u, 41-42).
Dimensione letterari a 377-

z a ta le e p r o v o c a u n ta le im p a tto su l le tto re , c h e la p o e s ia r is u lta s o r ­


p r e n d e n te m e n te p iti g r a d e v o le c h e se fo sse a ffid a ta a lla r e g o la r ità d e lla
r im a . A l c u n i c a s i di r im a :

ferékó... lelòt (3,8); katunnàtó... libbó (3,11); raqqàték... sammàtèk (4,3); jòntm
... màjim (5,12,); feru$àlatm {5,16); dòdi l£„ sóìarmim (6,3}; f yaU*rùhah».
fhatlùhah (6,9); midbar.tt dòdd (8,5/; 'ahàbà„. qìn'à (8,6).
Q u a lc h e e s e m p io p u ò illu s tr a r e l ’ u s o d e l l a l l i t t e r a z i o n e 818
2n el C a n t i c o :

k/r: sa'rèk ketéder «le tue chiome come un gregge» (4,1)


s/r: tàsurì mérò's «discende dalla cima» (4,8)
f/r: nófet tittòfnà siftótajik «le tue labbra stillano miele» (4 ,11)
d/j: ledòdi w ejàdaj «al mio amato, e le mie mani» (5,5)
sibilanti/guttnrali: hassahar al febsar hammàzeg «(coppa) rotonda, non le man­
ca il liquore» (7,3)
q/s; qàsà kts*ól qìn’à «la passione è crudele come Pa bisso» (8,6).
N o n r a r o è il r ic o r s o a l P a s s o n a n z a ,Hi E c c o a lc u n i e s e m p i:

pithì li ’ abati radati fonati tammdti «aprimi, sorella mia, amata mia, mia colom­
ba, mia perfetta» (j,2cd); hannisqàpà k c'mo-sShar fàfà kallebànà «che sorge co­
me Paurora, bella come la luna» (6,ioab); Subì sùbi hassulatnmìt subì tubi «vol­
giti, volgiti, sulammita, volgiti, volgiti» (7,1); p 'àmajik bantv'àlitn bat-nàdìb «i
tuoi piedi nei sandali, figlia di principi» (7,2); tal)ai hattapùdb £òrarttka somma
hiblatkà ’immekà sómma hìblà flàdatkà «sotto il melo ti ho svegliata, li ti diede
alla luce tua madre, lì ti partorì con le doglie del parto» (8,5). Forse Pesempio
più noto di assonanza in i è quello di 5,1, che si potrebbe definire «fonetica del
desiderio amoroso»: ha ti legannì ’àhott kallà ’ariti mòri chn-besanti \ ’dkalti fa'ti
tm-dibsi saliti jeni 'im-hdlaln «son venuto nel mio giardino, sorella mia, sposa, a
raccogliere la mia mirra e il mio balsamo | a mangiare il mio favo e il mio miele,
a bere il mio vino e il mio latte».

c) L e im m a g in i 83

In p r e c e d e n z a si è r ic o r d a t o P u n iv e r s o d 'im m a g in i c h e p o p o la n o o g n i p a ­
g in a d el C a n t i c o . R ip r e n d i a m o o r a q u e lle c h e d e s c r iv o n o il c o r p o d e lP a -
m a t o e d e lP a m a ta . P e r P a m a to il p o e ta r ic o r r e a e le m e n ti b o ta n ic i (m ir ­
r a 1 , 1 3 ; r a m o d i c ip r e s s o 1 , 1 4 ; m e lo 2 , 4 ; g r a p p o li di p a lm a p e r d e s c r i­
v e r n e i r ic c io li 5 , 1 1 ; c e d r o p er r ife r ir s i a lla s u a g a g lia r d ia 5 , 1 5 ) , a lla z o o ­
lo g ia ( c a p r io lo , c e r b ia t t o 2 , 9 ) e a p e r s o n a g g i (p a s to r e 6 , 2 ) . Il C a n t ic o

8 1. Rigorosamente parlando, Ppllitterazione è la ripetizione di un suono consonantico all’ini­


zio di parola o di sillaba.
82. Ripetizione dì vocali. Si veda L. Alonso Schòkel, Hermenéutha de la palabra il, 43.
83. Al riguardo cfr. L. Krinetzkì, Das Hobe Lied, Dusseldorf 1964, 63 66; G. Gerleman, Ruth
Das Hohelied, Neukirchen 19 6 5, 63-72; H.-P. Mailer, Verghici) und Metapher im Hohenbed
(OBO 56), Gòttìngen 1984.
378 H Cantico dei cantici

p r e s e n ta u n a r ic c h e z z a a s s a i m a g g io r e n e lle im m a g in i im p ie g a te p e r d e ­
s c r iv e r e il c o r p o d e ll'a m a t a : la su a c h io m a è un g r e g g e d i c a p r e ( 4 , 1 ; 6 ,
5 ) ; i s u o i se n i, d u e m e tà di u n a m e la g r a n a ( 4 , 3 ; 6 , 7 ) ; 1 s u o i o c c h i (o lei
s te s s a ) s o n o c o m e c o l o m b e ( 1 , 1 5 ; 2 .,1 4 ; 5 , 1 2 , ; 6 ,9 ) , c o m e la g h e tti ( 7 , 5 ) ;
le su e g u a n c e s o n o a iu o le di b a ls a m o ( 5 , 1 3 ) ; le su e la b b r a , g ig li ( 5 , 1 3 ) ,
u n n a s t r o s c a r la t t o ( 4 , 3 ) , u n f a v o ( 4 , 1 1 ) ; i s u o i d e n ti, u n g r e g g e ( 4 ,1 2 - ; 6 ,
fi); il s u o a lito , p r o fu m o di p o m i ( 7 , 9 ) ; il s u o c o llo , u n a t o r r e d ’ a v o r io
( 7 , 5 ) ; il s u o p e tto , c u c c io li d i g a z z e lla ( 4 , 5 ; 7 , 3 ) o g r a p p o li (d ’ u v a ) ( 7 , 8 ) ;
il s u o v e n tr e , u n m u c c h io di g r a n o c ir c o n d a t o d a g ig li ( 7 , 3 ) ; le su e g a m ­
b e , c o lo n n e d i m a r m o ( 5 , 1 5 ) ; le c u r v e dei s u o i fia n c h i, v o lu t e d i m o n ile
( 7, i ) ; il s u o o m b e lic o , c o p p a ch e t r a b o c c a liq u o r e . L e i ste ssa è u n n a r c i­
so ( 2 , 1 ) , un g ig lio ( 2 , 2 ) , u n g ia r d in o ( 4 , 1 2 ) . Il p o e ta r ic o r r e in s o m m o g r a ­
d o a lle p o te n z ia lità d e g li e le m e n ti n a tu r a li n e i lo ro a s p e tti p iù b e lli, p iù
p r e z io s i e p iù n o b ili.

3. C o m p o siz io n e , struttura e fo rm a letteraria

Q u e s ti tre e le m e n ti si im p lic a n o r e c ip r o c a m e n te . L a d is c u s s io n e su l c a ­
r a tte r e c o m p o s it o o m e n o d e l C a n t i c o h a d ir e tta m e n te a c h e v e d e r e c o n
la s u a s tr u ttu r a . Il C a n t i c o è il r is u lt a t o di u n a r a c c o lta d i u n ità p o e tic h e
o r ig in a r ia m e n te in d ip e n d e n ti o è o p e r a di u n s o lo a u t o r e ? N e l p r im o c a ­
s o , p o i , il r e d a tto r e a v r e b b e r iu n ito i d iv e r s i p o e m i c a s u a lm e n t e o c e r c ò
d ' im p r im e r e u n a q u a lc h e s tr u ttu r a a l l ’ in sie m e , c o n fe r e n d o g li u n a q u a l ­
c h e c o e r e n z a ? S e si s u p p o n g o n o la c o e r e n z a e la p r o g r e s s io n e le tte r a r ie ,
e le c ito p a r la r e di u n a « f o r m a » del C a n t i c o in e re n te a ll’ o p e r a n e l s u o
in s ie m e o p p u r e , n o n o s ta n te lo s fo r z o r e d a z io n a le , si p e r c e p is c e in e s s o
la d iv e r s a o r ig in e d e lle u n ità d i c u i è c o m p o s t o e, d i c o n s e g u e n z a , n o n è
p o s s ib ile p a r la r e di fo r m a m a s o lt a n t o di g e n e ri m in o ri?

a) L a co m p o sizio n e

L ’ im p r e s s io n e s u s c ita ta d a u n a p r im a le t t u r a del C a n t i c o è c h e si tr a tti


di u n ’ o p e r a c o m p o s t a d a d iv e r s e u n ità . In a lc u n i p a ssi n o n si c o g lie a l­
c u n a c o n t in u it à . C o s ì, p e r c ita r e q u a lc h e e s e m p io , si a v v e r t e u n a q u a l ­
ch e ce su ra tra 1 ,6 e 1 , 7 ; 1 , 1 6 e 2 , t ; 3 , 5 e 3 , 6 ; 4 , 1 1 e 4 , 1 2 ; 6 , 3 e 6 , 4 ,
e c c . D ’ a lt r a p a r t e r is a lt a n o i p o e m i is o la ti d i 8 , 5 , 6 - 7 . 8 - 1 0 . 1 1 - 1 2 . L a d i­
s c o n t in u ità in a lc u n i c a s i è ta lm e n te e v id e n te ch e il le tto re n o n rie sc e
t a lv o lt a a d is tin g u e re l ’ id e n tità d e lia v o c e re c ita n te . C h i p a r la in 7 , 2 - 6 : i
c o r i r ic o r d a t i in 7 , 1 o l ’ a m a t o c h e d e s c r iv e il c o r p o d e lla s u la m m it a , c o ­
m e in 4 , 1 - 5 e 6 , 5 - 7 ? Il C a n t i c o è q u in d i u n ’ o p e r a c o m p o s t a d a p o e m i
m in o r i o r ig in a r ia m e n te in d ip e n d e n ti. M a , se è v e r o c h e la m a g g i o r p a r te
d e g li in te rp re ti c o n c o r d a su q u e s ta a f fe r m a z io n e , il n u m e r o d e lle d iv e r s e
Dimensione letteraria 3 79

ip o te si d i s u d d iv is io n e è q u a s i p a ri a l n u m e r o dei c o m m e n t a t o r i.84 P a r ­
la re di r a c c o lt a n o n s ig n ific a r id u r r e q u e s t ’ o p e r a a u n a m e ra a n t o lo g ia
d i p o e m i riu n iti s e n z a c a p o né c o d a . In d iv e r s i p a s s i si p o s s o n o c o g lie r e
c h ia r a m e n t e te n ta tiv i di o m o g e n e iz z a z io n e , m e ssi in e v id e n z a d a l l ’ a n a ­
lisi r e d a z io n a le , a o p e r a di un p o e t a a n o n im o . P u ò b a s t a r e P e s e m p io s e ­
g u e n te . S e b b e n e 2 , 8 - 9 fo s s e o r ig in a r ia m e n te un p o e m a in d ip e n d e n te d a
2 , 1 0 - 1 3 , n o n v i è d u b b io c h e la g iu s t a p p o s iz io n e è fe lic e : n el p r im o la
fa n c iu lla v e d e a v v ic in a r s i r a m a t o ; n el s e c o n d o q u e s ti in te r r o m p e il s i­
le n z io d e lP m c o n t r o in v ita n d o l ’ a m a t a a u s c ir e n e i c a m p i* Il r ic o r s o ai r i ­
to r n e lli, in o ltr e , c o n fe r is c e al C a n t i c o u n a c e rta u n ifo r m it à : le fig lie di
G e r u s a le m m e ( 1 , 5 ; 2 , 7 ; 3 , 5 ; 5 , 8 ; 8 , 4 ) ; la r e c ip r o c a a p p a r t e n e n z a ( 2 , 1 6 ;
6 , 3 ) ; la fa n c iu lla c e r c a e n o n t r o v a ( 3 , 1 - 3 ; 5 , 6 - 7 ) ; le r a g a z z e / fa n c iu lle ( i ,
3 ; 2 , 2 ; 6 ,8 s .) ; i c o m p a g n i ( 1 , 7 ; 8 , i 3 ) . 85

b) La struttura

C h i ritie n e c h e il C a n t i c o sia f r a m m e n t a r io , u n a p u r a e s e m p lic e g i u s t a p ­


p o s iz io n e d i p ic c o li p o e m i o d i b re v i r a c c o lt e di p o e m i, è p o i c o s t r e t t o a
n e g a r g li un in te n to s t r u t t u r a n t e .* 6 A l c o n t r a r io , c o lo r o c h e c o lg o n o q u e s t o
in te n to , o ssia il c a r a t t e r e u n ita rio d e ll’ o p e r a , n elle r ip e tiz io n i le s s ic a li,
n e lle im m a g in i e nei r it o r n e lli,87 si s fo r z a n o d ’ in d iv id u a r e i p r in c ip i c h e

8 4 .II. Ewald, Das Hohelied Salamoi, Gòttingen 1 8 z6 individua n scene in 5 atri; F. De-
litzsch, Hobes Lied, Leipzig 18 7 5 , io parla di 12. scene in 6 atti; W, Rudolph, Das Bucb Ruth.
Diii Hohe Lied. Die Kfogelieder (KAT xvi 1/1-3), Gutersloh 1962 individua 30 poemi minori,
anche H. Ringgren, Das Hohe Lied, in H. Rmggren - O. Kaiser, Das Hobe Lied. Klagelieder.
Das Buch Esther (ÀTD 16/2), Gòttingen *19 8 1 parla di 30 poemi, ma suddivisi in 15 gruppi,
N. Lys, Le plus beau ckant de la création. Gommentaire du Cantique des Cantiques, Paris
1968» concorda sui 30 poemi, ma li suddivide in 7 gruppi disposti in progressione tematica; R.
E Murphy, Towards a Gommentary on thè Song ofSongsi CBQ 39 (J9 77) 482-4 96 suddivi
de i 30 poemi in 9 gruppi, benché in precedenza ne avesse proposti 13 in 7 gruppi: cfr. Idem,
The Stmcture of thè Canticle of Canticles: CBQ 2 (1949) 3 8 1-3 9 1; L. Knnetzki, op. cit. indi­
vidua 24 unità minori (raccolte in 7 gruppi), ma nel suo Rammentar %Um Hohenlied, Frank-
furt-Bern 19 8 1, parla di 5 1 unità; G. Gerleman, op. cit. individua 35 piccoli poemi; R. Gordis,
op. cit., 45-77 parla di 28 unità minori; M. Fa!k, Love Lyrìcs front thè Bìble, Sheffield 19 8 1,
1 2 -5 1 suddivide il Cantico in 31 poemi; R. Rendtorff, Introduzione ali Antico Testamento, 345
enumera 1 7 poemi articolali in introduzione, conclusione, 4 scene e un intermezzo; M .V. Fox,
The Song of Songs a?td thè Ancient Egyptian Love Songs, Wisconsin 1985, 8 2 -17 7 individua
44 componimenti raggruppati in 19 unità maggiori, M.D. Goulder, The Song o f Fourteew Songs,
Sheffield 1986 concepisce il Cantico come una sequenza quasi conrinua di 14 scene.
85. Per ulteriori particolari sui ntornelli cfr. J,B. White, op. cit., 29; R. Rendtorff, Introduzio­
ne all'Antico Testamento, 344 c soprattutto N K. Gotrwald, The Hebr&ti/ Bible. A Sùcio-Lit-
erary Introduction, Philadelphìa 1985, 548.
86. Già Origene propendeva per questa ipotesi, (cfr. J.A. Soggin, Introduzione ùWAntico Testa­
mento, 489). Altri sono scettici sulla possibilità d'individuare una riconoscibite progressione
coerente: O. Eissfeldt, Introduzione alVAntico Testamento ili, 3 1 5 ; A. Weiser, Introduction to
thè Old Testamenti London 19 7 5 , 300; G. Fohrer, Introduction to thè Old Testamene 302 s.
87. Sul valore strutturante dei ritornelli cfr. J. Angenieux, Structure du CanUque des Cantiques
380 II Cantico dei cantici

c o n f e r is c o n o ta le s t r u t t u r a a ll'In s ie m e . C o m e p e r il p a r a g r a f o p r e c e d e n ­
te , a n c h e su q u e s to a r g o m e n t o si p u ò c it a r e l ’ a d a g io tot capita q u o t seri-
ten tia e .88 In o g n i c a s o si s ta im p o n e n d o tr a g li s tu d io s i c o n t e m p o r a n e i
l'o p in io n e s e c o n d o la q u a le il C a n t i c o sia u n a r a c c o lt a d i p o e m i in c u i si
a v v e r t e la m a e s tr ia le tte r a r ia d i u n o o p iù r e d a tto r i c h e c o n un c e r t o
s u c c e s s o c e r c a n o di c o n f e r ir e u n ifo r m ità a lla r a c c o l t a / 9 Q u e s t a tesi v a
a l d i là d e ll’ id e a d i fr a m m e n t a r ie tà , m a n e g a ch e T o p e r a a b b ia c a r a tt e r e
u n ita r io . P r o b a b ilm e n te g li s fo r z i p iù im p o n e n ti, b e n c h é in fr u t t u o s i, in
c e r c a d i u n a s t r u t t u r a s o n o q u e lli d i E x u m , 9° S h e a 91 e G o u J d e r .91 L 'u n i t à
le tte r a r ia è s o s te n u ta a n c h e d a C a m i t i , 93 a n c h e se c o n u n a b u o n a v o l o n ­
tà s u p e r io r e a g li e ffe ttiv i r is u lta ti. P u r r ic o n o s c e n d o un p r o g e tt o u n ific a ­
to r e n e l lib r o , M u r p h y 94 e W e b s t e r 95 n o n s c e n d o n o in p a r t ic o la r i. Il
p r o b le m a d e lla s t r u t t u r a del C a n t i c o r im a n e tu tto r a a p e r t o .

c) L a fo rm a letteraria

D o p o tu tti i d a ti fin q u i e s p o s t i (im p r e s s io n i sul le s s ic o , lin g u a g g io fig u ­


r a t o , e r o t is m o , c o m p o s iz io n e e s tr u ttu r a ) c i t r o v ia m o n elle m ig lio r i c o n ­
d iz io n i p e r a f fr o n t a r e la q u e s tio n e d e lla f o r m a del C a n t ic o . M a p r im a di
p r o s e g u ir e è o p p o r t u n o e s a m in a r e i g e n e ri m i n o r i / 1’ Il c a n t o di a m m i r a ­
z io n e è r a p p r e s e n t a t o da testi c o m e 1 , 9 - 1 1 ; 7 , 7 - 1 0 , e c c .; la s im ilitu d in e

en chants encadrés par des reframs altemants: E IX 41 {19 65) 96-141., spec. 10 4 -10 7 (questa
ipotesi è criticata in J.B. White, op. c i t 30 e da J.Ch. Fxum, art. cit, 48). M .V. Fox individua
quattro fattori die conferiscono al Cantico la sua omogeneità; ripetizioni, sequenze associati
ve, coerenza nella descrizione dei personaggi e cornice narrativa; cfr. op. cit., 15-2 4 .
SS. Per un’ampia esposizione deile diverse posizioni, sebbene non aggiornata, si veda D. Lys,
op. cit., 15 -14 .
89. C£r. R. Rendtorff, Introduzione all'Antico Testamento, 344; piuttosto vicini a questa po­
sizione sono M.H. Pope, Song o f Songs (AB 7C}, New York 198 3, 37; G. Gerle man, op. cit.,
59; L. Krinetzki, Das Hobe Lied, 80 condivide questa opinione.
90. J.Ch. Exum, art. c i t 47-79 individua quattro unità (2,7-3,5; 3,6-5,1 ; 5,2-6,3; 6,4 8,3)
comprese all’interré* di un'inclusione letteraria {1,2-2,6 e 8,4-14). il principale difetto di que­
sto tentativo consiste nelPim possibilità di dimostrare come i ritornelli contribuiscano alla strut­
tura dell'insieme; cfr. R.E. Murphy, 5 o«g of SongSj in IDE Supplement, Nashville 19 76 , 837.
9 1. W.H, Shea, The Chiastìc Structure o f thè. Song o f Songs: Z A W 92 (1980) 378-396, secon­
do il quale il Cantico presenta sei unità: 1,2-2,2; 2 ,3 -17 ; 3,1 4,16 ; 5 ,1-7 ,10 ; 7 ,1 1 -8 ,5 , 8,6-14,
secondo lo schema A f l c c ' b ' a '.
92. M, Gouldcr, op. cit., spec. 1-9; opera tanto ricca d‘intelligenza quanto povera di risultati.
93< C. C a m i t i , L'unità letteraria del Cantico dei Cantici: BeO 13 { 1 9 7 1 ) 97-106.
94. R.E. Murphy, The Unity of thè Song o f Song&: V T 29 (1979) 436-443; Idem, Interpreting
thè Song o f Songs; BibTB 9 (1979) 99-105.
95. E.C. Webster, rattern in thè Song ofSongSì JSO T 22 (1982) 73 93.
96. F. Morst, Die Formen des bebraiseben Liebesliedes, in Qrtentalislische Sitidten E. Littmann
zu seinem 60. Geburtstag uberretcht' Leiden 19 3 5 , 43 -54 pose le basi di questa linea di ricer­
ca; in seguito Idem, Die Formen des althebràìschen Ltebesliedes, in H W. Wolff (ed.), Gottes
Rechi, Munchen 19 6 1, 17 6 -18 7 ; si veda M.H. Pope, op. cit., 66-68.
Dimensione letteraria 381

e l'a lle g o r ia si t r o v a n o in 1 , 1 3 s .; 4 , 1 3 - 1 5 ; 6 , 2 ; 8 , 1 4 e a ltri; la d e s c r iz io ­


n e d i sé è a t t e s t a t a in i , 5 - 6 a ; 8 , 1 0 ; il c a n t o b a ld a n z o s o è r a p p r e s e n t a t o
d a 1 , 5 s .; 8 , 8 - 1 0 . S e c o n d o H o r s t , 1 , 7 s. s a r e b b e P u n ic o e s e m p io d i d i a ­
lo g o u m o r is t ic o n e l C a n t ic o : l 'a m a t a c h ie d e d o v e si t r o v a il p a s c o lo d e l­
l 'a m a t o ; u n c o r o (o l 'a m a t o in p e r s o n a ? ) le fa c a p ir e c h e il p r o b le m a
n o n è p o i c o s ì d iffic ile : « s e g u i le t r a c c e ...» . S i h a n n o p o i e se m p i d i d e ­
s c r iz io n e di u n e v e n to in 2 , 8 s .; 3 , 1 - 4 ; 5 , 2 - 7 ; di c a n t o d i d e s id e r io in 1 ,
2 - 4 ; 2 , 1 4 ; 7 , 1 2 s .; 8 , 1 s . 1 3 s. À q u e s ta se rie di g e n e r i p o e t ic i m in o r i è d a
a g g iu n g e r e il p iù n o t e v o le d i tu tti q u e lli p re se n ti nel C a n t i c o : la c a n z o n e
d e s c r itt iv a in c u i l ’ a m a t o o D a m a ta d e s c r iv o n o la b e lle z z a d e l c o r p o d e l­
l ’ a l t r o .97 A p p a r t e n g o n o a q u e s to t ip o 4 , 1 - 7 ; 5 , 1 0 - 1 6 ; 6 , 5 0 - 7 ; 7 , 2 - 6 .
S e c o n d o q u e s ta p r o s p e ttiv a le tte r a r ia t c o n te n u tis tic a si p u ò a b u o n d i ­
r itto a ffe r m a r e c h e il C a n t i c o è u n a r a c c o l t a a r m o n io s a , r e la tiv a m e n t e
s t r u t t u r a t a , di c a n t i ch e c e le b r a n o l ’ a m o r e d e lla c o p p ia u m a n a e n e e s a l ­
t a n o le d e liz ie . N o n è n e c e s s a r io p e n s a r e a c a n ti d i n o z z e ,989q u a n tu n q u e
n o n se ne p o s s a e s c lu d e r e a p r io r i l’ im p ie g o p o s t e r io r e in q u e s to g e n e r e
d i c e r im o n ie ; d i f a t t o il m a tr im o n io è r ic o r d a t o s o lo in 3 , 1 1 . " D i c o n s e ­
g u e n z a p u ò p a r la r e di « f o r m a » nel C a n t i c o s o lt a n to c h i lo r ite n g a u n ’ o ­
p e ra c o n s a p e v o lm e n t e c o n c e p it a e d e la b o r a t a (in te r p r e ta z io n e d r a m m a ­
tic a ) o d o ta ta di u n a fin a lità p r e c is a (in te r p r e ta z io n e m it ic o -c u lt u a le ) .
P e r q u e s t ’ u ltim a p r e c is a z io n e si v e d a s o tto .

97. Si tratta del wasf arabo, descritto per la prima volta da J.G. Wetzsteins, Die syrische Dresch-
tafel: Zeitschrift fiir Etimologie 5 (1873) 270-302. Secondo questo autore, nel Vicino Oriente
dell’epoca vi erano nozze celebrate nel corso di un ciclo festivo dalla durata di una settimana,
con accompagnamento di canti e danze. Questa settimana era nota come «settimana regale».
In uno di quei giorni la coppia, seduta sulla tavola della trebbiatura che fungeva da «trono»,
ascoltava appunto «canzoni descrittive» recitate dai presenti; è il motivo per cui in alcuni luo­
ghi gli sposi ricevevano l’appellativo di «re e regina». Anche gli sposi si scambiavano questo
tipo di canzoni elogiative, simili a quelle riscontrabili nel Cantico. Questa «finzione letteraria»,
che descrive gli sposi come una coppia regale, spiegherebbe, tra l’altro, chi sono Salomcne (cfr.
3 ,6 -11; 8 ,12} e la sulammita (7,1) di cui parla il libro. Poiché questo re d’Israele era celebre,
tra le altre cose, per la sua fama di amatore, non sorprende che sia servito da modello per il
«re» del Cantico (cfr. 1,4 .12 ). Si veda, inoltre, 0 . Eissfeldt, Introduzione all1Antico Testamen­
to in, 3 1 6 -3 17 ; L. Krinetzki, op. cit., 77-79; cfr. spec. R.N. Soulen, The Wasfs ofth e Song o f
Songs and Hermeneutic: JB L 86 (1967) 18 3-19 0 .
98. Questa è l’opinione di A, Weiser, op. cit., 30 1; E. Wiirthwein, Zum Verstdndnìs des Ho-
henliedes: ThR 3 2 (1967) 1 7 7 - 1 1 1 . Secondo R.H. Pfeiffer è possibile che i wasf de 1 Cantico
fossero originariamente canti di nozze, benché il libro biblico nel suo insieme sia una raccolta
di liriche amorose: cfr. introduction to thè Old Testamenti New York 19 4 1, 716 .
99. Cfr. N.K. Gottwald, op. cit., 549. Sulla stessa linea L. Krinetzki, op. c it , 24; R. Rendtorff, In­
troduzione all3Antico Testamento, 343-344; R. Smend, La formazione dell3Antico Testamen­
to , 285; A. Mariaselvam, opt cit., 43 (pur supponendo un contesto sapienziale); À.M . Dubar-
le, Uamour humam dans le Cantique des Cantiques: RB 61 (1954) 67-86. Non escludono un
possibile Sitz im Leben matrimoniale O. Eissfeldt, Introduzione all’Antico Testamento h i , 3 1 7 ;
G, Fohrer, op. cit., 302,, M, Adinolfi, La coppia nel Cantico dei Cantici: BeO 22 (1980) 3-29
propende per interpretare il Cantico alla luce dell’amore coniugale.
III. S T O R IA D E L L A R IC E R C A

A f f r o n t a r e la s t o n a d e lla r ic e r c a su l < a n t ic o p r e s u p p o n e la r g a m e n t e la
q u e s tio n e d e lla s t o r ia d e lla su a in t e r p r e t a z io n e .100 N e l c o r s o dei s e c o li
c r is t ia n i i c o m m e n t a t o r i si s o n o c o n c e n t r a t i s o p r a t t u t t o su lle le ttu re a l­
le g o r ic a e n a tu r a lìs tic a . T u t t a v i a c o l p a s s a r e d el t e m p o e c o n la c o n o ­
s c e n z a d elle c u ltu r e v ic in e a Isra e le , s o n o s ta te e la b o r a t e a ltr e in t e r p r e ­
ta z io n i: a lc u n e a c c a m p a n o p re te s e c s c lu s iv is t e , a ltre in v e c e c e r c a n o d i
p r e c is a r e le d u e in te r p r e t a z io n i q u i m e n z io n a te . L e p r in c ip a li in t e r p r e t a ­
z io n i d el C a n t i c o p o s s o n o e sse re rid o tte a q u a tt r o .

i. L 'in te rp re ta z io n e a lle g o ric a 101

P e r s e c o li il C a n t i c o è s t a t o in te so in m o d o a lle g o r ic o (o t ip o lo g ic o ) s ìa
n e lla tr a d iz io n e g iu d a ic a sia in q u e lla c r is t ia n a o c c id e n ta le e o r ie n ta le
( o r t o d o s s a ) . I n d u b b ia m e n t e q u e s ta in te r p r e ta z io n e è la p iù r a d ic a t a e
d i f f u s a . tq:l M a l g r a d o la s u a a n tic h ità n o n c ’ è m o d o d i s a p e r e se ta le in ­
te r p r e ta z io n e sia p r e c e d e n te a l l’ in c lu s io n e del C a n t i c o n el c a n o n e g i u ­
d a ic o . P e r i g iu d e i il r a p p o r t o era gli a m a n ti del C a n t i c o r a p p r e s e n t a v a i
r a p p o r t i tra J a h v é e I s r a e l e ,103 in p a r t ic o la r e d a ll’ e s o d o fin o a lla v e n u ta
d el m e s s ia . P e r i c ristia n i r a p p r e s e n t a v a i r a p p o r t i tra D io (o C r i s t o ) e la
c h ie s a (a p a r tir e d a I p p o lit o e G r e g o r io d i N is s a ) * l ’ a n im a (a p a r t ir e d a
O r ig e n e ) e p e r s in o M a r i a (in p a r t ic o la r e A m b r o g i o e R i c c a r d o d a S a n io

io o. Per un'estesa esposizione deile interpreta zi oni del Cantico, pur scarsamente rigorosa sul
piano didattico, si veda M.H. Pope, op. c i t 89 2,05. Alcune precisazioni si trovano in A. Ma-
riaselvam, op. cit., 26-42. Sì vedano soprattutto D. Lerch, Zur Geschtchte der Auslegung des
Hohenliedes: ZThK 54 (1957) 15 7 -2 7 7 ; A. Robert - R. Tournay, Le Cantique des Cantiques.
Paris 19 6 1, 337-426; L. Krinetzki, op. a l , 24-33; & Wùrtbwein, Zum Verstunànis des Ho-
hentiedes; TR N.F. 3 1 (1967) 1 7 7 - 2 1 2 ; D. Lys, op. c it y 3 1-5 5 ; J.B, White, A Stu jy o f thè
Language ofLoue in thè Song o f Songs and Anctent Egyptian Poetry, Missoula 19 7 8 , T9 28.
io r. Rappresentativi di questa correnre sonoH. Lesètre, Cantique des Canttquesy in DB ni, Pa­
ris 1899, 18 5-19 9 , spec. 19 1-19 6 ; la documentata opera di A. Robert - R. Tournay - A. Feuil-
letT Le Cantique des CanUquesy Paris 19 6 3; A. Feuillet, Emtge sckeinbare Wtderspruche des
Hohenliedes: BZ N.F. 8 [1964) 216 -2 39 . Un panorama critico su questa interpretazione e pre­
sentato da L. Krinetzki, Das Hohe Lied, 24-33; G- Gerleman, op. c i t 43-48; H .IL Rowley,
art. cit.r 340-348; W. Rudolph, op. cìt.y 82-90; O. Loretz, Zum Problem des Eros im tìohen-
lied* BZ N.F. 8 (1964) 19 1-2 16 , spec. 2 0 3 -2 11; M.H. Pope, op. cìt.} 1 12 -1 2 4 . 179 18 3; N.K,
Gottwald, art cit., 4 12 s. D. Lys, op. dt.y 42 ss. assume una posizione rispettosamente critica.
io i. A parere di alcuni l’interpretazione allegorica è riscontrabile già nell'impiego da parte del
Nuovo Testamento di alcune immagini e di una certa fraseologia del Cantico: cfr. J. Winandy,
Le Cantique des Cantiques et le Noaueau Testame7tt: RB 7 1 (1964) r 6 1-190 .
103. In proposito è possibile che l’interpretazione allegorica trovi il proprio fondamento lette­
rario nelle allegorie matrimoniali dei proferì; cfr. R.E. Murphy, The Structure of thè Camicie
of Canadesi CBQ 2 [1949) 3 8 1 -3 9 1, spec. 3 8 1 s.; M .D. Goulder, op. at.y 84 s.; E.C. Webs­
ter, Pattern in thè Song o f Songs: JSO T 22 (1982) 7 3-9 3, spec. 87. Si vedano le puntualizza­
zioni di L. Krinetzki, op. cit.y 40.
Stona della ricerca 383

V i t t o r e ) . U n ’ a ltr a lin e a d ’ in te r p r e ta z io n e a lle g o r ic a id e n tific a l’ a m a t a d el


C a n t i c o c o n la S a p ie n z a p e r s o n ific a ta (v . P r o v . 8 ; 9 , 1 - 6 ) . 104 T u t t a v i a ,
n o n o s t a n t e il c a r a t t e r e v e n e r a b i l e 10510
*2 e i s u o i a ttu a li s o s te n it o r i, n u lla n e l
9
78
6
C a n t i c o g iu s tific a ta le lin e a i n t e r p r e t a t i v a / 06 S e c o n d o K a is e r la s c o m ­
p a r s a d i q u e s ta in te r p r e ta z io n e d a l p a n o r a m a d e lla r ic e r c a b ib lic a è q u e ­
s tio n e d i t e m p o / 07

2. L 'in te rp re ta z io n e m itic o -c u ltu a le 10*

A p a r tir e d a l 1 9 2 2 , s u lla b a s e d elle id e e di T h . J . M e e k / 09 c o m in c iò a fa r s i


s t r a d a la te o r ia s e c o n d o la q u a le il C a n t i c o fo s s e sì in o r ig in e u n a c o m ­
p o s iz io n e r e lig io s a , m a c o n n e s s a n o n c o n la fe d e ja h v is t a b en sì c o n la li­
tu r g ia d e l c u lt o d i A d o n i s - T a m m u z . 1/ i d e a n a s c e d a u n o s tu d io c o m p a ­
r a t i v o tr a il n o s t r o p o e m a e a lc u n e a ltre te s tim o n ia n z e d e ll’ A n t i c o T e ­
s t a m e n t o , '10 d a u n la to , e c e rti testi c u lt u a li b a b ilo n e s i d a lP a lt r o , t e s t i­
m o n ia n z e di u n a n t ic o ritu a le di h iero s g a m o s.JJT Q u e s t o c u lt o c o lle g a t o
a i riti d e lla fe r t ilit à d e ll’ a n n o n u o v o e r a a n tic h is s im o , p r o b a b ilm e n t e a n ­
t e r io r e a ll’ in g r e s s o d ’ Isra e le in P a l e s t i n a / 11 In u n d r a m m a c u lt u a le , r a p ­
p r e s e n t a t o d a u n a c o p p ia ch e in t e r p r e t a v a il d io T a m m u z (il c a n a n a ic o

10 4. Pare che il primo autore a sperimentare questa possibilità interpretativa sia stato Isaac
Àbrabanel; cfr. R, Gordis, op. cit., 4.
10 5. L ’interpretazione allegorica del Cantico costituisce indubbiamente un importante contri­
buto del pensiero cristiano alla storia delle religioni in generale e della mistica in particolare.
D ’altra parte questa lettura non può essere svalutata in quanto ermeneuticamente illegittima,
poiché è assurta per propri meriti a testimone diretto del percorso di autocomprensione della
chiesa; cfr. O. Loretz, Die tbeologiscbe Bedeutung des Hohenliedes: B Z N.F. io (1966) 4 1 ss.;
R.E. Murphy, 5 owg ofSongs, in IDB Supplement, Nashville, N Y, 1 9 7 6, 837.
106. M. Dubarle, art. rii., 6j-%6 è moderatamente critico; la stessa posizione si riscontra in J.-
P. Audet, Le sens du Cantique des Cantiques: RB 62. (1955) 19 7 -2 2 1; R.E. Murphy, Recent
Literature on thè Cantiate o f Canticles: CBQ (1954) 38 1-39 2.
10 7. O. Kaiser, op. rii., 36 1.
108. Interpretazione esposta in R. Gordis, op. cit., 4-8; W Rudolph, op. cit., 90-93; D. Lys,
op, cit., 47-50; soprattutto M.H. Pope, op. cit., 1 4 5 -1 5 3 ,
109. Esposte per la prima volta in modo sistematico in Canticles and thè Tammuz Cult: AJSL
39 (19 22/19 23) 1-14 poi in The Song o f Songs and thè Fertility Cult, in W.H. Schoff (ed.),
The Song o f Songs. A Symposium, Philadelphia 19 24 , 48-79 e in Babylonìan Farallels to thè
Song ofSongs : JBL 43 (1924) 245-252.
n o . Tra gli altri Ez. 8 ,14 e Is. 17 ,10 , che, secondo il nostro autore, testimoniano la diffusione
e la pratica del culto di Adonis-Tammuz in Israele, soprattutto negli strati popolari.
i n . Il rito delle nozze sacre è attestato nella cultura sumerici nel culto di Dumuzi e Inanna.
Al riguardo cfr. S.N. Kramer, The Sacred tAarriage Rite. Aspects ofFatth, Myth and Ritual in
Ancient Sumer, Bloomington 1969.
1 1 2 . Il testo originale sul quale i poeti d’Israele lavorarono, modificandolo e adattandolo, ri­
salirebbe al secondo millennio della civiltà cananaica e sarebbe collegato a uno dei grandi san­
tuari della Palestina settentrionale, nei pressi del Libano (la montagna di Àdonis); così H.
Schmòlcel, Zur kultischen Deutung des Hohenliedes: Z A W 64 (1952) 14 8 -15 5 , spec. 15 5 .
384 II Cantico dei cantici

B a a l) e la d e a Is h ta r (la c a n a n a ic a A n a t ) a c c o m p a g n a t i d a c o r i, si r i c o r ­
d a v a la m o r t e del d io e la s u a d is c e s a nel m o n d o s o tt e r r a n e o - si p e n ­
si a lla s c o m p a r s a d e ll’ a m a t o e a lla s u a r ic e r c a d a p a r te d e i r a m a t a nel
C a n t i c o - , la d isce sa d e lla d e a p e r a c c o m p a g n a r lo , c o n il c o n s e g u e n t e
a v v iz z im e n t o d e lla n a tu r a , la su a lib e r a z io n e e il s u o r it o r n o a l m o n d o . I
riti si c o n c lu d e v a n o c o n il m a t r im o n io e l'u n io n e s e s s u a le d e g li a tto r i.
O v v ia m e n t e la fin a lità del rito e r a r e lig io s a : r ic r e a r e m e d ia n te il d r a m m a
m it o lo g ic o il r it m o di m o r t e e v it a d e lla n a t u r a e a s s ic u r a r e c o s ì la fe r ­
tilità del s u o lo e d e g li u o m in i. S e c o n d o q u e s ta in te r p r e ta z io n e il C a n t i ­
c o r ip r o d u c e p a r z ia lm e n te q u e s t 'a n t ic a lit u r g ia a n c h e se, p e r a d a t t a r lo
al c u lto di J a h v é , fu r o n o s o p p r e s s e o so s titu ite a lc u n e e s p r e s s io n i. L ’ o p i ­
n io n e di M e e k n o n m a n c ò d i e sse re r e c e p ita n el s u o c o m p le s s o o c o n r i­
s e r v e ,1 13* b e n c h é u ltim a m e n te s ia v e n u ta p e r d e n d o l’ a tte n z io n e e la s t im a
d e g li s t u d i o s i ." M In r e a lt à , m a lg r a d o l'in d u b b ia fio r itu r a d el c u lt o di A d o -
n is in Isra e le , è in v e r o s im ile c h e m a n ife s t a z io n i di t a li c a r a tt e r is t ic h e p o ­
te sse ro t r o v a r e a p e rta la p o r t a del c a n o n e , s o p r a t t u t t o se si c o n s id e r a
l ’ o p p o s iz io n e d ei p r o fe ti ai c u lt i di fe rtilità . D ’ a lt r o c a n t o n el p e r io d o
p o s te s ilic o il c a r a t t e r e e s c lu s iv is ta del g iu d a is m o a v r e b b e c e r ta m e n te r e ­
s p in to u n ’ o p e r a im p r o n ta ta a q u e s te p re m e s s e s t o r ic o -r e lig io s e . È in o l­
tre d a c o n s id e r a r e c h e tu tta d a d im o s tr a r e è la c o n n e s s io n e tra la fe s ta
d e lla r ip r e s a d e ll’ a n n o n u o v o c o n q u e s to tip o d i r itu a li d e lia fe r t ilit à ,
P iu t to s t o è r a g io n e v o le p e n s a re c h e n el C a n t i c o v i s ia n o a llu s io n i a q u e ­
s to c u lt o , n o n c e r c a t e d e lib e r a ta m e n te m a a ttin te d a l p o e ta (o d a i p o e ti)
a l l’ in te rn o del p a t r im o n io c u lt u r a le d e ll e p o c a p e r illu s tra re la s u a v i s i o ­
n e d e ll’ a m o r e u m a n o , c o m e p o t r e b b e fa r e un p o e ta dei g io r n i n o s t r i .115
D ’ a ltr a p a rte Io ste s s o te sto m it o lo g ic o p o tè tr a r r e is p ir a z io n e d a lla p o e ­
sia a m o r o s a p o p o l a r e .1 ' 6 U n a v a r ia n t e p r e s e n ta ta r e c e n te m e n te d a P o p e ,
d e fin ib ile c o m e in te r p r e ta z io n e lit u r g ic a , c o lle g a il C a n t ic o c o n i riti f u ­
n e ra ri del V i c i n o O r ie n te a n t i c o .117

1 1 3 . Cfr. W. Wittekindt, Das Hohe Lied und seme Bezìehung zum ìstarkuìt, Hannover 19 2 3 ;
C. Kuhl, Das Hoheiìed und seme Deutung: ThR 9 (1937) 13 7 -16 7 ; M. Mailer, Die funf Megit-
lotb (HbAT 18), lubingen 1940; H. Schmukel, Zar kultiscben Deutung des Hobenliedes:
Z A W 64 (1952) 14 8 -15 5 ; Idem, Heilige Hochzeit und Hahes Lied, Wiesbaden 1 9 5 ó; S.N.
Kramcr, Sacred Marriage Rite, Bloomington 1969.
1x4. Cfr. A. Weiser, op, ciL, 30 1; O. Kaiser, op. cìL, 3624 W. Rudolph, op. cit., 92; L. Krinetz-
ki, Das Hohe Lied. 3 1 s.; G. Polirei, op. c t t 30 1; N,K. Gottwald, art. c i t 423; R. Smend, La
formazione dell’Antico Testamento, 186; J,B. White, op, cit., 24; A. Mariaselvam, op. cit., 34.
1 1 5 . Si veda, su questa linea, una critica a tale interpretazione in C. Perugini, Cantico dei Canti­
ci e lirica d'amore sumerica: RivBibl 3 1 (19 8 3) 1 1 - 4 1 ; O. Loretz, Zum Probiem des Eros itn
Hohentied: B Z N .F. 8 (1964} 1 9 1 - 2 1 6 , spec. 1 9 4 -10 3.
1 1 6 . Cfr. G. Eìssfeidt, introduzione alt‘Antico Testamento ni, 320 s.
1 1 7 . La tesi è criticata in M .V. Fox, op. cit., 243; E.S. Gerstenberger, The Lyrical Literature, in
D. A, Knight - G .M . Tucker (edd.), The Hebrew Bible and 1 ts Modem interprelers, Chico,
Cai, 19 8 5 , 4 19 .
3. L Jin terpretazion e d ra m m a tica 118

C o m e in d ic a l ’ a g g e t t iv o , q u e s ta t e o r ia , s o r t a a lF in iz io del x i x s e c o l o , 119
c o n c e p is c e il C a n t i c o c o m e o p e r a d o ta ta d i u n a t r a m a b e n in d iv id u a t a
c o n c o r r is p o n d e n t i p e r s o n a g g i / 10 in p a r t ic o la r e S a lo m o n e e la s u la m m i-
t a , c h e r a p p r e s e n t e r e b b e r o i m o d e lli d e lla fe d e ltà a m o r o s a . D i c o n s e ­
g u e n z a ta le t e o r ia p r e s u p p o n e l ’ u n ità le tte r a r ia d el lib r o . U n a v a r ia n t e
d i q u e s t a in te r p r e ta z io n e d e lin e a u n r a p p o r t o t r ia n g o la r e : s u la m m it a e
u n p a s t o r e , il c u i r a p p o r t o a m o r o s o il re d i G e r u s a le m m e c e r c a in v a n o
d i t u r b a r e (si v e d a il p r e s u n to s b e r le ffo in 8 , i z ) . L e « fig lie d i G e r u s a ­
le m m e » s a r e b b e r o l ’ h a r e m di S a lo m o n e o u n g r u p p o d i c o r is te d i p r o f e s ­
s io n e . L a te o r ia , p e r q u a n t o in g e g n o s a , n o n c o r r is p o n d e in te r a m e n te al
te sto d el C a n t i c o q u a le è p e r v e n u t o .111 L a « m e s s a in s c e n a » p o r t a s e m ­
p re a u n a d is to r s io n e s o s ta n z ia le e in c o n c lu d e n te del te s to . A in iz ia r e d a l ­
la t r a m a : è im p o s s ib ile c o s t a t a r e u n o s v ilu p p o a r m o n ic o d i s c e n e e a v v e ­
n im e n ti; c o n t in u a n d o c o n i p e r s o n a g g i, l ’ o p e r a è s p r o v v is t a d i u n c o e r e n ­
te s v ilu p p o d i e m o z io n i: il d e s id e rio r e c ip r o c o e l ’ in c o n t r o a m o r o s o si r i ­
p e to n o d u e v o lte . L a fig u ra d i S a lo m o n e , in fin e , m a n c a di r ile v a n z a n e l­
l ’ in sie m e . Il t e n t a t iv o p iù re c e n te , se b b e n e a ltr e t t a n t o in fr u t t u o s o , è r a p ­
p r e s e n t a t o d a ll’ o p e r a d i M . D . G o u ld e r , T h e Song o f fo u rteen S o n g s .1™
O g g i q u e s ta in te r p r e ta z io n e h a d e c is a m e n te p e r s o te rre n o .

4. U in terp reta z io n e naturalistica o lirica

T a l e le t t u r a c o n c e p is c e il C a n t ic o c o m e s u c c e s s io n e di u n a se rie di s c e n e
id illic h e . S i tr a tte r e b b e , d i c o n s e g u e n z a , d i u n a r a c c o lt a d i p o e m i a m o ­
r o s i, n o n n e c e s s a r ia m e n te c o lle g a ti a l m a t r im o n io . S i è o s s e r v a t o c h e g ià
al t e m p o d i r a b b i A q i b a v i e ra c h i lo in te r p r e ta v a s e c o n d o q u e s ta p r o ­
s p e t t iv a le tte r a r ia . In s e g u ito q u e s to p u n to d i v is t a fu a d o t t a t o n e l i v s e ­
c o lo d a T e o d o r o d i M o p s u e s t ia ( 3 6 0 - 4 2 9 ) 123 e n el x ii d a u n a n o n im o
r a b b in o f r a n c e s e .124 L u is de L e o n e b b e p r o b le m i c o n l ’ in q u is iz io n e p e r

1 1 S . Interpretazione che ha il suo principale rappresentante in F. Delitzsch, il quale tuttavia


pensava che il Cantico non fosse stato originariamente scritto con questa finalità; informazio­
ni storiche sulla teoria in A. Mariaselvam, op . cit., z6 ss.; cfr. R. Gordis, op. cit,, 10 -13 .
1 19 . Benché già abbozzata in Origene (cfr. O. Eissfeldt, Introduzione all’Antico Testamento ni,
315), e parzialmente formalizzata da J.S. Jacobi nel 1 7 7 1 {cfr. R. Gordis, op. cit., io),
zzo. Alcuni manoscritti dei L X X lasciano trasparire questa lettura intestando alcuni brani del
Cantico con le indicazioni «sposo» e «sposa»; cfr. D. Lys, op . cit., 35.
1 1 1 . Osservazioni critiche in O. Eissfeldt, Introduzione a ll’Antico Testamento in, 3 17 .
1 1 2 . Il Cantico risulterebbe suddiviso in 14 scene: dall’arrivo della sposa (1,1-8) fino alla sua esal­
tazione come regina (8 ,11-14 ).
12 3 . Poco più di un secolo dopo la sua morte, il concilio di Costantinopoli (553) ne condannò
il pensiero teologico, giudicandolo inadeguato a una mente cristiana.
124 . Cfr. H.H. Rowley, art. cit,, 352 ; W. Rudolph, op. cit., 93.
386 II C a n t i c o d e i c a n t i c i

ragioni analoghe. Autori come Grazio e Reuss, Herder e Renan, tra gli
altri, hanno sostenuto nel corso della storia questa interpretazione,125
sempre latente nella tradizione cristiana.126 La spiegazione naturalistica,
una volta riconosciuta l’infondatezza delle altre interpretazioni, conti­
nua a essere la più ragionevole dal punto di vista letterario e la più coe­
rente sul piano del contenuto.127

IV. PROBLEMI APERTI

Ne! corso di questa esposizione ci si sarà accorti che alcuni aspetti del
Cantico sono stati esposti solo in forma embrionale, tanto da ingenerare
forse una serie di domande. Questa vsezione intende preparare il cammi­
no per l’impostazione di alcuni problemi marginali o complementari.

1. C a r a t t e r e s a p ie n z iu le ?

Benché attualmente il Cantico sia catalogato come «lirica», non è raro


vederlo elencato, anche in alcune introduzioni alla Bibbia relativamente
recenti, tra i «sapienziali».'18 Questa definizione è giustificata da qual­
che ragione di ordine interno? A dire il vero il Cantico dei cantici non
offre, a prima vista, elementi sufficienti, né formali né di contenuto, che
garantiscano senza riserve la sua inclusione tra le opere sapienziali. Ri­
salta in esso l’assenza dì forme letterarie tipiche della tradizione dida­
scalica. D'altra parte soltanto in 8 ,6 $. si può riscontrare un certo sapo­
re sapienziale relativamente al contenuto. Alcuni argomentano in favore
di un carattere sapienziale sulla base dell*intonazione generale del libro,
considerando che la tematica amorosa in generale e i rapporti di coppia
in particolare hanno ricevuto l’attenzione programmatica dei soli culto-

12.5. A n ch e se, bisogna riconoscerlo, con diversi stati d 'an im o, poiché alcuni accettano ripeter-
pretazione naturalistica del C a n tico per inferirne l'estraneità al canone, prop rio a causa del
suo carattere palesemente erotico.
n ò . Per una presentazione di questa interpretazione cfr. G . Fohrer, o p . cit., 3 0 0 s.; N .K . G o tt-
w ald, art, a i , , *113 s.; soprattutto D . L y s, o p . cit.* 3 1 - 3 7 ; M ,H . Pope, op , c it., 8 9 - 1 4 5 .
12.7. T ra gli studiosi c o n t e m p o r a n e i sostenitori d i questa interpretazione segnaliam o A . M . D u -
barle, L 'a ttto itr h 'U tm ìn da n s le C a n t iq u e d es C a n tiq u e s: R B 61 { 1 9 5 4 ) 6 7 - 8 6 ; J . - P . A udet, L e
sen s d u C a n t iq u e d es C a n tiq u e s: R B 6 2 ( 1 9 5 5 } 1 9 7 - 2 2 1 ; M . H . Segai, T h e S o n g o f Sortg s: V T
12 ( 1 9 6 2 ) 4 7 0 4 9 0 ; W . Rudolph, o p . cit., 93 s.; P. G relot, L e sen s du C a n tiq u e d e s C a n tiq u e s:
R B 7 1 ( 1 9 6 4 ) 4 2 - 5 6 ; G . Gerlem an, o p . cit., 4 8 - 5 1 ; E . W iirtbw ein, D ie f u n f M e g illo t h {H b A T
i 8 )} Tiibingen 1 9 6 9 ; J.C h , E xu m , a rt . c it., 4 7 -7 9 ; J . À . Soggin, In tro d u z io n e a ll'A n t ic o T e s ta ­
m e n to , 4 9 0 ; A . W eiser, o p . cit ,, 3 0 0 5.; R . Sm cnd, L a fo r m a z io n e d e ll*A n tic o T e s t a m e n t o ,
2 8 5 -2 8 6 ; W . H . Shea, art. cit., 3 7 8 * 3 9 6 ; M . Falk, o p . c it., 7 9 ; R . Rendtorff, I n t r o d u z io n e a l-
I*A n tico T e s ta m e n t o , 2 7 4 s.; F. L a n d y , o p . cit,, 1 3 ^ 3 3 ; M . V . F o x , o p . cit., 2 4 7 - 2 5 0 .

1 2 8 . Di fatto nella Bibbia ebraica il C an tico com pare insieme a Proverbi e a G io bb e, cioè a c ­
canto al c o r p u s sapienziale.
Problemi aperti 387

ri della tradizione sapienziale.1' 3 Nonostante questa osservazione, indub­


biamente fondata, è da osservare che la visione dell'amore di coppia è
nel Cantico sostanzialmente diversa. Mentre la letteratura sapienziale
affronta questa tematica con cautela, senza uscire dall’ambito del con­
venzionale, la visione dell’amore e dei rapporti di coppia del Cantico è
caratterizzata dalla naturalità, dall assenza di tabù sociali e dalla disini­
bizione. Diversa, poi, è la concezione stessa della natura. Nel c o r p u s di­
dascalico la natura è concepita come spazio che rende possibile la vita
dell’uomo e come educatrice/30 ma è soprattutto considerata dal punto
di vista della teologìa della creazione (P r o v . 8; G io b . z8; 38-41; S ir. 16,
14-17,10; 14 ,1- i ì ; 41,15-43,33). Nel Cantico, invece, la natura costi­
tuisce un luogo ideale per le scene amorose e uno straordinario referen­
te per descrivere la bellezza dei corpi degli amanti/1 il suo carattere se­
colare e idillico la sottrae agli interessi generali della letteratura sapien­
ziale.131 Bisogna tuttavia riconoscere che la menzione di Salomone, tra­
dizionale mecenate della sapienza, e alcuni aspetti già notati del finale
del libro possono individuare circoli sapienziali come artefici della rac­
colta e dell edizione del Cantico/33 illustrazione letteraria del «cammi­
no del giovane nella fanciulla» {P ro v . 30,19).

2. P o esia p o p o l a r e o p o e s ia a c c a d e m i c a ?

Un’altra questione controversa è col legata alla poesia del Cantico. Rico­
nosciuto il suo alto valore artistico, resta da determinarne la paternità.
Gli specialisti adottano generalmente posizioni contrapposte: da quelli
che individuano un’origine popolare e persino rurale134 fino a quanti so­
stengono un’origine colta, cortigiana.'35 Si deve tuttavia premettere che
negare al popolo la capacità di creare opere letterarie di valore artistico
corrisponde in genere a pesanti e infondati pregiudizi di ordine estetico.19

1 1 9 . Testi come P r o v . 5 ; 6 ,1 0 3 5 ; 7; 3 1 , 1 0 - 3 1 ; Str. 9 ,1 - 9 ; 1 5 , 1 3 -2 .6 ,1 8 ; 3 6 , 1 6 - 3 1 , tra gli altri,


porterebbero in questa direzione,
1 3 0 . L ’ uomo deve ricavare dall'osservazione della natura una norma di condotta d ie lo aiuti a
comprendere se stesso all’ interno delPordine cosm ico e di quello sociale. C iò contribuisce a spie­
gare il costante ri ferirne nlo dei sapienti a immagini tratte dal m ondo vegetale e animale. N e
sono un esem pio i proverbi numerici di P r o v . 3 0 .
1 3 1 . C fr. G Gerlem an, o p . c it,7 6 3 s. 1 3 1 . C fr. G . Fohrer, o p . citi, 302,.
1 3 3 . C fr. L . Krinetzki, D a s H o h e L ie d , 4 5 ; J.B . W liite, o p . c i t , 55 s.; N .K . G o ttw ald , o p . c it .t
5 5 0 . Si veda R , G o rd is, o p , c it t> 1 3 - 1 6 .
1 3 4 . G ià Herder e Eudde sostennero questa tesi; cfr. G. Gerlem an, o p . c i L t 52. s. Si veda il re­
cente contributo, fondato sull'imm agine liberale e disinibita della donna che il C an tico presen­
ta, di W . R u dolph, o p . cit.j 1 0 5 ; cfr. inoltre M .H . Segai, T h e S o n g o f S o n g s : V T 1 1 (19 6 2.)
4 7 0 -4 9 0 , spec. 4 7 8 s.
1 3 5 . L a m aggior parte dei com m entatori piu im portanti: G . Fohrer, o p . c it.t 3 0 3 ; G . Gerlem an,
o p . c ìt .t 5 3 s.; L . Krinetzki, D a s H o h e L i e d r 4 5 ; J.B . W hite, o p . cit.t 54 s.; J.C h . E xu m , art. cit.
388 II C a n t i c o d e i c a n t i c i

Da una parte ciò significherebbe perdere di vista /origine indubbiamen­


te popolare di gran parte della bella letteratura gnomica che costituisce
il patrimonio di proverbi di tutte le culture; dall’altra porterebbe a mi­
sconoscere che i narratori o i poeti colti attingono il più delle volte al
patrimonio della tradizione popolare. Di conseguenza, per quanto ri­
guarda il Cantico, occorre pensare a un origine fondamentalmente po­
polare senza negare la possibilità che un qualche circolo di sapienti colti
abbia lasciato la propria impronta su questi poemi.1,6

3. Paralleli extrabibliciIì7

Da più di un secolo si è presa a considerare la possibilità che il Cantico


rappresenti un esempio di lìrica amorosa composto a partire da model­
li letterari estranei all'ambiente culturale palestinese. Si è guardato fon­
damentalmente a quattro ambiti geografici: Mesopotamia/3* Arabia/39
Egitto136
14014e India/41 I paralleli più convincenti s’incontrano nella lettera­
*18
tura egiziana. Le immagini, attinte anch’esse dal mondo della natura o
dall’oreficeria, costituiscono il principale veicolo espressivo. In entrambe
le letterature assumono grande rilievo il dolore per l’assenza dell’amato
0 dell amata e le emozioni provocate dall’amore. Tuttavia anche le dif­
ferenze sono notevoli. Nei poemi egiziani risalta il ricorso costante al
monologo, nel Cantico predomina il dialogo tra gli amanti; ciò confe­
risce all’opera un potenziale poetico senza confronti. In effetti il dialogo
non costituisce una pura e semplice somma di sentimenti, come accade
nella letteratura egiziana, ma consente di ricreare la reciproca influenza
e la fusione di due anime. Nonostante l’ottimismo di alcuni non si può
1 3 6 . G iudico più convincente i p o t e s i di una molteplicità dì contesti sociali per il C an tico .
C on d ivido su questo punto ie idee di N .K . G o ttw ald , art. ciu., 5 5 1 ,
1 3 7 . Ottim am ente inform ata è M ,H . Pope, o p . c it .t 6 9 -8 5 .
1 3 8 . Si veda so p ra ttu tto T h .J, M eek, B a b y lo n ia n P a ra ìle ls to thè S o n g o f S o n g s : JB L 4 3 { 1 9 2 4 )
1 4 5 - 2 5 2 ; W . von Soden, S u m e risc h e a n d a k k a d h c h e H y m n e n n n d G e h e t e , Z u rich 1 9 5 3 ;
W .G . Lam bert, D iv in e L o v e L y r ic s fr o m B a h y lo n : JS S 4 ( 1 9 5 9 ) i-T 5, A . Robert - R. T o u rn a y
- A . Feuillet, L e C a n t iq u e des C a n tìq u e s , Pans 1 9 6 3 , 3 5 2 - 3 7 1 ^ . Lab at, L e s relìg ro n s d u P r o -
c h e -O r ie ftt a s w t iq u e , Paris 1 9 7 0 ; J .C . C oo p er, N e w G u n e ifo r m P a ra ìle ls to thè S o n g o f S o n g s :
JB L 90 ( 1 9 7 1 ) t 5 7 - 1 6 2 ; J-M , Sasson, À F u rth e r G u n e ifo r m P a r a lle l to th è S o n g o f S o n g s ? :
Z A W 8 5 (19 73) 3 5 9 - ^ 0 .
i 3 9 . In particolare K. Ringgrcn, D ie V o lk s d te h tu n g u n d d a s H o h e lie d ì in S. Linder (ed.), P a là -
stin isch e V o ik $g e sd ?ig e 1, Oppsaia 1 9 5 1 , 8 z - n o .
1 4 0 . Si veda W .M . M iiller, D ie L ie b e s p o e s ie d e r alten A g y p t e r t Leipzig 1 8 9 9 ; F. D orn seiff,
À g y p t n c h e L ie b e s t ie d e r , H o h e s lie d t S a p p b o , T h e o k rtt: Z D M G 9 0 ( 1 9 3 1 ) 5 8 8 - 6 0 1 ; S. Schott,
A lt à g y p t is c b e L ie b e s tte d e r t Z u rich 1 9 5 0 ; A . Herm ann, A h a g y p t is c h e L ie b e s d ic h t u n g , W iesb a-
den 1 9 5 9 ; J .L . Poster, L o v e S o n g s o f thè N e w K in g d o n jj N e w Y o r k 1 9 7 4 . In particolare si ve­
da J.B . W hite, o p . ciL> spec. 6 7 - 1 2 6 ; M .V . F o x , a p . c ì t p a s s i m .
1 4 1 . Recentemente M H. Pope, o p . eìt . , 8 5 - 8 9 e l'eccellente lavoro di A . M ariaselvam , T h e S o n g
o f S o n g s a n d A n c ìe n t T a m il L o v e Poem s, R om a 1 9 8 8 , con abbondante bibliografìa.
P ro b le m i a p e rti 389

parlare d’influenza letteraria. In sostanza ci si trova di fronte a una co­


mune visione delFamore e dell’essere umano universalmente diffusa e
all’uso di archetipi e procedimenti retorici non esclusivi di una sola cul­
tura. Alla stessa conclusione può condurre l’esame delle altre letterature.

4. V a lo r e t e o lo g ic o

Questo importante problema è molto dibattuto, soprattutto tra alcuni


sostenitori dell’interpretazione naturalistica.142 Se il Cantico, si chiedo­
no, è una raccolta di poemi amorosi che descrivono la passione di due
amanti in una cornice palesemente profana, qual è la base o la giustifi­
cazione per una riflessione teologica?143 Evidentemente una tale restri­
zione all’ambito della teologia implica pericolosamente non solo una po­
sizione d’implicita prevenzione quanto al carattere ispirato del Cantico,144
ma soprattutto l’eventuale conclusione irreligiosa secondo la quale Dio
non ha nulla a che fare con l’amore umano. La teologia e l’interpreta­
zione naturalistico-lirica del Cantico sono davvero incompatibili? Ri­
spondere negativamente costringe a rifarsi alla storia stessa del popolo
israelita. Le genti che nel corso del tempo avrebbero formato il nucleo
del popolo d’Israele, quando misero piede in Palestina si trovarono di
fronte una religiosità nella quale giocava un ruolo importante la divi­
nizzazione del sesso. Con il passare del tempo Israele giunse a compren­
dere l’incompatibilità tra una simile valorizzazione mitologica del sesso
e la propria fede in Jahvé. È possibile ancora udire i profeti respingere
la mistificazione costituita in questo senso, ad esempio, dalla prostitu­
zione sacra. Accanto a tale rifiuto della divinizzazione del sesso si può
osservare la fede israelitica nell’origine divina dell’essere umano sessuato
(cfr. G e n . 1,24 ss.)* Da questo punto di vista si comprende l’equilibrio
del Cantico, il quale da un lato libera l’amore umano da qualsiasi lega­
me con il divino e, dall’altro, non avverte l’impulso a disprezzarlo. Su
questa stessa base è inoltre possibile spiegare facilmente l’ingresso nel
canone di un libro che parla senza arrossire dell’amore tra l’uomo e la
donna/45

142.. A differenza dei sostenitori dell’ interpretazione allegorica, per 1 quali il valore teologico
del C an tico è abbondantem ente assicurato. C fr. sopra, i i , i .
1 4 3 . Secon do FeuiJlet è impossibile trarre un insegnamento morale o religioso dal C a n tico se lo
s’ interpreta in senso naturalistico: cfr. A . Feuillet, E in ig e s c b e in b a r e W id e r s p r u c h e d es H o h e n -
Itedes: B Z N .F . 8 ( 1 9 6 4 ) 2 ,1 6 - 1 3 9 , spec. 2 3 8 .
1 4 4 . Sull’arg o m en to si veda O . L o re tz , D ie tb e o lo g is c h e B e d e u t u n g d es H o b e n ìie d e s : B Z N .F .
i o ( 1 9 6 6 ) 2 .9 -4 3 , spec. 2 9 -3 S .
1 4 5 . P e r queste concezioni cfr. G . F o h re r, op. cit., 3 0 3 ; G. G erlem an , op. cit., 8 3 - 8 5 ; O . L o re tz ,
art. cit.; H . Gollwitzer, / / poema biblico dell’amore tra uomo e donna, 79-82..
IV . B IB L IO G R A F IA C O M M E N T A T A

i. O p e re fo n d a m en ta li

Nell’abbondante letteratura sul Cantico sarebbe opportuno anzitutto selezionare


le opere che, per qualità, per la disamina esaustiva dei problemi, l'equilibrio nel­
la presentazione tematica, l'originalità dei punti di vista o perché rappresentano
una pietra miliare nella stona della ricerca, offrono un aiuto insostituibile e un
punto di riferimento pei chi le legge per curiosità a qualsivoglia esigenza. Ho
scelto sei commenti;
Robert, A. - Tournay, R. - Feuillet, A., Le Cantique des Cantiques, Paris 1963.
È un classico dell’interpretazione allegorica pubblicato da Tournay otto anni do­
po la morte di Robert, il suo principale ispiratore e amore. La traduzione e il
commento occupano le pp. 6 1-319 . La crìtica testuale e la critica letteraria sono
esposte con maestria ed erudizione. Uno degli aspetti più preziosi dell'opera è
costituito dalla sezione dedicata ai «paralleli non biblici», opera di Tournay (pp.
339-426): Egitto, Mesopotamia e area siro-fenicia (Sumer, Assiri a-Babilonia, Uga-
rit), cultura ellenistica, mondo giudaico, arabo ed Etiopia.
Rudolph, W., Das Buch Ruth. Das Ilohe Lied. Die Klagelìeder (KAT xvil/i-
3), Giitersloh 1962. Il Cantico dei cantici occupa le pp. 73-186, suddivise in due
parti: introduzione (pp. 77-120) e traduzione e commento (pp. 121-18 6 ). Lo sti­
le espositivo di Rudolph si distingue per la chiarezza, l'ordine, il rigore scientifico
e il costante riferimento alle letterature affini. Ragguardevole è il ragionato e ra­
gionevole equilibrio nell'esposizione dei terni. Il commento si segnala per i’otri-
mo apparato critico, probabilmente il migliore oggi disponibile, Manca uno stu­
dio della retorica del Cantico. Un’edizione riveduta con una maggiore attenzione
per gli aspetti letterari e con un’appendice sulla poesia d’amore egiziana e meso-
potamica renderebbero quest'opera il miglior commento disponibile.
Krinetzki, L., Das Hohe Lied, Dusseldorf 1964. L’opera consta essenzialmen­
te di tre parti: introduzione (pp. 21-82), commento (pp. 85-257), testimonianza
del Cantico (pp. 261-290), una serie di capitoletti su vari temi. In generale si trat­
ta di un'opera di consultazione imprescindibile, in particolare per quanto riguar­
da la forma poetico-letteraria del Cantico (pp. 46-82), una sezione dell’introdu­
zione cui si riferiscono necessariamente tutti gli studiosi/46 Krinetzki non ha tut­
tavia saputo liberarsi da un’interpretazione allegorica che in certi casi non fa che
ostacolarne le riflessioni sul valore dell’amore umano come appare nel Cantico e
rendere oscuro roturno e chiaro sviluppo dell’esposizione.
Gerlemann, G., Ruth. Das Hohelied (BK xvm), Neukirchcn/VIuyn T965. Il
commento al Cantico occupa le pp. 43-235. L ’opera è composta fondamental­
mente di due parti: introduzione (pp, 43-92) e commento (pp. 93-223) e un bre­
ve excursus sulla lirica del Cantico (pp. 224-227). Il tutto è elaborato con sobrie­
tà e profondità. In particolare spicca l’analisi della forma letteraria, delle versio­
ni dei LX X e della Peshitta e del valore teologico del Cantico. Nel commento ve­
ro e proprio, anche se povero nello studio del versante poetico, una povertà ma-14 6

1 4 6 . An ch e se su questo punto Pautore non è originale m a si richiam a, co m ’ egli stesso ricon o­


sce, a L. A lon so Schokel, E s tu d io s d e p o è tic a b e b r e a , Barcelona 1 9 6 3 .
Bibliografìa commentata 391

(auguratamente condivisa da quasi tutti i commenti moderni, assume particolare


rilievo lo studio del testo ebraico.
Pope, M.H., Song o f Songs (AB 7c), New York 1977. Da questo voluminoso
commento aJ Cantico si ricava Pimpressione che l’autore non abbia voluto trala­
sciare assolutamente nulla. L’opera si compone essenzialmente di tre parti: intro­
duzione (pp. r7-229), bibliografie (pp. 233-288), traduzione e note (pp. 291-701).
Una sene di indici (pp. 703-743) completa l’opera. Nell'introduzione si segnala­
no la buona disamina, per quanto breve, delle versioni del Cantico; lo studio del
parallelismo; la presentazione del cosiddetto «Cantico dei cantici indiano» (GL
tagovinda)\ l'interpretazione del Targum e la sezione intitolata «Il Cantico dei
cantici e fa liberazione della donna». Uno dei contributi di maggiore originalità è
il rapporto stabilito dall’autore tra alcuni elementi del Cantico e i culti funerari
del Vicino Oriente antico, feste d’amore rallegrate da vino, donne e canti (pp. 2 10 ­
229). Considerevole, inoltre, è la conoscenza che Pautore dimostra delle culture
vicine a Israele (Ugant, Egitto, Mesopotamia). I punti deboli del commento sono
individuabili nel costante disordine espositivo e nella scarsa sensibilità letteraria
dell’autore, carenza sorprendente nel commento di un'opera di cosi elevata qua­
lità poetica.
Fox, M.V., The Song o f Songs and thè Egyptian Love Songs, Wisconsin 1985.
L’opera si compone di due parti: traduzione e commento (pp. 3-177); esposizio­
ne letteraria dell’amore (pp. 183-331). Nella prima, articolata in due capitoli ( 1 ­
2), Pautore traduce e commenta i poemi amorosi egiziani e il Cantico dei cantici,
con una buona e utile analisi testuale, in particolare per quanto concerne i papiri
egiziani. La seconda parte è suddivisa m sei capìtoli (3-8), alcuni dei quali dedi­
cati* ad aspetti letterari trascurati da altri commentatori. Nel terzo capitolo Fox
affronta il problema del linguaggio, la data di composizione e il contesto storico
sia dei canti d’amore egiziani sia del Cantico; il quarto è intitolato «Composizio­
ne delle fonti e i Canti» (cioè i canti egiziani e il Cantico); nel quinto considera la
funzione delle due serie di poemi e il loro ambiente sociale; il sesto capitolo è in­
titolato «Chi parla e come? Voce e modi di presentazione» ed è incentrato sui
caratteri drammatici e sui tipi di discorso; il settimo capitolo affronta i temi
principali dei due tipi di canzoni; l’ottavo s’intitola «Amore e amanti nei canti
d’amore». L'opera è completata da illustrazioni, appendici e bibliografia. Malgra­
do i rischi impliciti nelle opere comparative - non è mai possibile spiegare una
manifestazione letteraria di una cultura determinata a partire da modelli cultu­
rali stranieri - questo è un ottimo lavoro d’indiscutibile utilità per chi ha affron­
tato in precedenza uno studio dedicato esclusivamente al Cantico.

2. A lt r e o p e r e

Alonso Schókel, L., Il Cantico dei Cantici. La dignità dell'amore, Casale Monf.
1990; Brenner, A., The Song o f Songs, Sheffield 1989; Falk, M „ Love Lyrìcs
from thè Bible, Sheffield 1982; Gonzalez, A-, Et Cantar de ìos Cantares, Madrid
19 9 1; Gordis, R., The Song o f Songs and Lamentations, New York [974; Kri-
netzki, G., Kammantar zum Hohenlied. Bildsprache und theologische Botschaft
(Beitràge zur biblischen Exegese und Vheoiogie ié), Frank!urt-Bern 1981; Landy,
392. Il C a n t i c o d e i c a n t i c i

F ., Paradoxes o f Paradise. Identity and Difference in thè Song of Songs, Sheffield


1 9 8 3 ; L y s , D . , Le plus beau ebani de la créatìon. Commentane du Cantique des
Canttques, P a r t s 1 9 6 8 ; M ù l l e r , H . - P . , Vergletch und Metapher im Hohenlied
(OBO 56), G ò t t i n g e n 1 9 8 4 ; R a v a s i , G . , U Cantico dei Cantici, Commento e at-
tualizzazione3 B o l o g n a 1 9 9 2 . - R i n g g r e n , I L - K a i s e r , O., Dos Hohe Lied. Kla-
geheder. Das Buch Esther ( A T D 1 6 / z ) , G r ittin g e n 3 1 9 8 1 ; T o u r n a y , R . - N i c o l a y ,
M . , Et Cantar de los Cantares, Madrid 1 9 7 0 ; W h i t e , J.B., A Study o f thè Lan-
guage o f Love in thè Song o f Songs and Anctent Egyptian Poetry, M i s s o i i l a ,
M on t. 1 9 7 8 .

Usato posteriormente alla pubblicazione dell’edizione spagnola di quest’opera,


è da segnalare in lingua italiana:
Garbini, G., Cantico dei cantici. Testo, traduzione, note e commento, Brescia
19 9 1. Il volume (di 358 pagine) consta di tre partì: il testo - dove so no riprodot­
te e messe a confronto le più importanti testimonianze del Cantico: il testo ma-
soretico; il frammento ebraico di Qumran; le varianti dei manoscritti ebraici
medievali; le versioni greche dei Settanta e di Aquila, Simmaco, Teodozione; il
cosiddetto codice Ebraico; la Vetus Latina e la Vulgata; infine la versione siriaca
della Peshitta -, Finterprerazione del testo, il significato del Cantico, L’autore,
come precisa a conclusione della breve introduzione, ha cercato in quest’opera,
senza dubbio la più significativa degli studi italiani dedicati al Cantico, «di dare
una risposta a*., che cosa rappresenti in realtà il Cantico dei cantici nella cultura
ebraica antica» (p. 19). Ricostruito il testo con rigoroso metodo filologico, si pas­
sa al commento, mirante a chiarire il significato letterale e il valore poetico dei
componimenti formanti il Caotico, e, infine, sono affrontati i più importanti pro­
blem i- datazione, struttura, le donne, l’amore, la Sapienza, ecc. - posti dal libro
biblico, allargando l’attenzione all’epoca neotestainentaria, a Si mone il Mago e
ad altre figure gnostiche.
Capitolo x iii

Il libro delle Lamentazioni

L DATI GENERALI

Bibliografia: L. Alonso Scilo kel, Daniel Baruc. Carta de Jeremtas. Lamentaciones


(Los libros sagrados 1 8), Madrid 1976; O. Eissteldt, Introduzione all'Antico Te­
stamento 111, Brescia 1982, 338-347; J.A, Mayoral Lopez, Sufrimiento y espe-
ranza en Lamentaciones, Fustella 1994; R. Smend, La (orinazione d e ll Antico Te­
stamentoi, Brescia 1993, 288-290.

1 , Il libro
a) Titolo del libro
Nei manoscritti ebraici, conformemente all’inizio dei capp. i, z e 4, il
libro è intitolato 1èkà (Ah, come...!), vocabolo che caratterizza I esordio
del canto funebre o elegia.1 Ma alcuni passi del Talmud babilonese (in
particolare Baba batra x$a)z suggeriscono che il titolo antico fosse qi-
nòt (cfr. 2 Cron . 3 5,25), termine tecnico del genere lamentazione3 e quin­
di più adeguato alla maggior parte del contenuto dell'opera.4 Lo stesso
indicano anche i titoli deile versioni greca e latina (rispettivamente thre-
noi e lamentationes) .

b) Il testo 5

Il T.M., a parte le difficoltà comuni a tutti i manoscritti dell’Antico Te­


stamento, è molto ben conservato e necessita d’interventi mimmi. In po-
x. L'elegia è in stretto rapporto con il rituale di sepoltura, occasione che favoriva la presenza di
prefiche, per lo più professionali (Ger. 9 , 1 6 - 1 7 ; cfr. E z . 2 . 4 , 7 6 - 1 7). L'elegia può iniziare con
espressioni stereotipare com e h ò j o *èk («ah !»}. In un successivo stadio di evoluzione, com e si
evince dagli stessi poemi che form ano il libro delle Lam entazioni, essa hi utilizzata come d e ­
mento della lamentazione com unitaria.
2. D ove si afferm a: «G erem ia scrisse il testo che porta il suo nome, il libro dei Re c qinot».
3 . Sulla base di questa caratteristica tecnica occorre riconoscere che il metro detto q in à ( 3 + 1
accenti) è im piegato in poemi biblici che non hanno nulla a che vedere con la lam entazione.
Può persino accadere che alcune lamentazioni propriamente dette non ricorrano a questo me­
tro. C fr. D .R . Hitlers, Lamentatious (A B 7 a ), N e w Y o rk 19 7 2 , x y x iii .
4 . Secondo alcuni il libro delle Lam entazioni nel suo com plesso, come unità letteraria, presenta
la struttura della qinà, con un evidente schema di 3 + 2 capitoli; cfr. W .H . Shea, T h e qinah
Strutture o f thè Book of Lanimtation$\ Bib 60 (1 9 7 9 ) 1 0 3 - 1 0 7 ,
5. A l riguardo v. W . R u d o lp h , Der Text àer Klagelieder: Z A W 56 ( 1 9 3 8 ) 1 0 1 - 1 2 2 .
394 n libro delle Lamentazioni
chi passi sembra che il poeta, o i poeti, non rispetti rigorosamente la me­
trica, il che induce talvolta ad apportare correzioni, per lo più non ne­
cessarie. I LX X , in generale, seguono molto da vicino il testo ebraico; le
rare differenze assumono, nel complesso, scarso rilievo. Per questa ra­
gione la versione greca è di debole aiuto nelPemendare il testo in alcuni
passi oscuri.

c) Posizione 7iel canone

In accordo con la tradizione masoretica il libro delle Lamentazioni fa par­


te della terza sezione del canone giudaico, i kHubìm o «scritti». Per la
precisione costituisce una delle cinque m egillot o «rotoli» (insieme a Rut,
Cantico, Qohelet ed Ester). Tuttavia una tradizione più antica, quella
giudeo-alessandrina dei LXX, seguita dalla Vulgata , pone il libro delle
Lamentazioni subito dopo il libro di Geremia. Al di là di questa due at­
testazioni, sembra che originariamente il libro occupasse una posizione
indeterminata all’interno degli «scritti».

z. L u ogo , epoca e autore


a) Luogo e data
Vi sono prove che nel luogo in cui era sorto il tempio si cominciò molto
presto a celebrare lamentazioni sulla distruzione della città (cfr, G e r . 4 1,
5). Inoltre è noto che si osservavano giornate di digiuno, forse quattro
volte Panno, per commemorare la caduta di Gerusalemme, usanza con­
servata durante l'esilio e che perdurò almeno fino alla ricostruzione del
tempio (cfr. Zacc. 7,1-7; 8,19). Di conseguenza la soluzione del proble­
ma della data di composizione di questi poemi risiederà nel periodo
dell’esilio, tra la distruzione di Gerusalemme nel 587 e Peditto di Ciro
(538)/ Malgrado il consenso pressoché generale su questo punto, non si
può escludere a priori una redazione dei poemi posteriore al 538 per
commemorare in una cornice festivo-liturgica la caduta di Gerusalem­
me. II luogo di composizione è probabilmente la Palestina, benché in
questi casi non convenga essere apodittici. La vivacità della descrizione
e taluni suoi particolari difficilmente poterono essere opera di un poeta
babilonese, diversamente da quanto alcuni ritengono.
6. Quanto meno i capp. 2 e 4, con il loro carattere vivido e con i particolari che registrano,
dovettero essere scritti poco dopo il disastro.
7. Cfr. A. Weiser, In tr o d u c tio n tu thè O l d T esta m en t, London 19 75, 306. La familiarità del
secondo e quarto poema con il linguaggio di Ezechiele non c un indizio sufficiente per suppor­
re un'origine babilonese, come ritiene M , Lòhr, D e r S p r a c b g e b r a u c h d e r B iic b e r d e r K ta g e ìie -
d e r : ZA W 14 (1894) 31-50 , perché in realtà il messaggio del profeta dell’esilio fu ben presto
conosciuto tra coloro che restarono in Palestina.
b) L'autore

Alcune affinità di forma e contenuto hanno indotto alcuni a suggerire co­


me probabile l’unicità di autore per i primi quattro poemi, Queste co­
incidenze, tuttavia, possono essere imputabili, più semplicemente, allo
sviluppo di un tipo di liturgia tradizionale che i diversi autori ebbero
presente. Poiché ciascuna delle cinque unità formanti il libro è un poe­
ma acrostico o alfabetico dai contorni ben definiti, è improbabile che si
tratti dell’opera di un solo autore; più plausibile è ritenerla una raccolta
di poemi uniti dal tema comune della caduta di Gerusalemme.8 I cinque
capitoli attestano tra loro differenze difficilmente spiegabili con un’uni­
ca paternità. Il capitolo quinto, ad esempio, presenta una descrizione
coerente della vita in Palestina sotto il dominio babilonese in contrasto
con le annotazioni episodiche sulla caduta di Gerusalemme e sulle sue
immediate conseguenze rinvenibili nei capp. i e 4.
Il titolo dei LX X attribuisce Popera a Geremia.9 Non si può escludere
alla base di questa affermazione la notizia di 2 Cron. 35,25: «Geremia
compose un’elegia in suo (di Giosia) onore». In ogni caso nelle Lamen­
tazioni non vi è quasi nulla di specificamente geremiano.10 Geremia, che
aveva annunciato la catastrofe presentandola come risultato della volon­
tà di Jahvé (cfr. 37,6-10), avrebbe senza dubbio esortato il popolo ad
accettare il disegno divino mentre proclamava una nuova era salvifica
(cfr. 32,26-44); mai avrebbe usato le espressioni di compianto presenti
nelle Lamentazioni. Alcuni ritengono che gli autori appartenessero al par­
tito nazionalista antibabilonese contrario a Geremia e Godolia. Ma, al
di la della mancanza di prove, la paternità geremiana va completamente
esclusa sulla base del contenuto ideologico del cap. 2.

IL D IM EN SIO N E LETTER A R IA

1. Prime im pressioni sulle Lam entazioni


a) / p e r s o n a g g i
Nel cap. 1 il narratore introduce i personaggi del dramma e le circostan­
ze che Io determinano. Presenta una città popolosa (Sion; v. 4), «la si­
gnora delle province» ( i , i c ), definita vedova ( r , i b ) . Malgrado il suo do­
lore e le sue lacrime, nessuno dei suoi amanti la consola; addirittura gli
alleati le sono divenuti nemici (1,2). L’allusione agli amanti {'ohàbtm)

8 . Spesso si parla di «raccolta ds porrai autonom i»; cfr. R . R en dtorlf. introduzione all’Antico
Testamento^ 3 5 4 . 9. E così il Targum e la Peshitta.
io . Cft. R, Smend, La formazione dell1Antico Testamento, zyo. Il tutto sì riduce a una piutto­
sto marcara sensibilità comune e ad alcuni paralleli linguistici, a dire dì R. Gordis, op. cit
12.4-12.3, non conclusivi.
3 96 J 1lib ro d elle L a m e n t a z i o n i

annuncia da subito al lettore il tema deli'infedeltà. La città/yedova è sta­


ta assediata, distrutta e umiliata; i suoi figli sono stati condotti in esilio
e obbligati a vìvere tra gente straniera (1,3; si veda 1,50). 11 v. 4 presen­
ta le prime immagini della desolazione* strade deserte, senza i consueti
pellegrini che accorrono alle feste cicliche di Sion; porte in rovina, sim­
bolo della desolazione arrecata dal nemico; sacerdoti (v, anche i,i9 b ; 2,
6 c . 2 0 c; 4,i3a.i6b) e fanciulle ( b etù ló t; b à n ó t in 3,51) in preda al dolore
e all'amarezza. I sacerdoti sono i responsabili degli sfarzosi rituali del
tempio di Gerusalemme, dimora eterna e inviolabile di Jahvé. Le fan­
ciulle sono, da un lato, immagine dell'innocenza e della speranza nel fu­
turo; dall’altro costituiscono i! correlativo umano della «fanciulla Sion»
(1,150). La fanciulla-Sion è stata forzata dai suoi aggressori, le fanciulle
di Sion sono costernate. Manca ancora un altro protagonista, che il
poeta introduce solamente al v. 5: «1 suoi nemici Thanno vinta... perché
il S ig n o r e l’ha castigata per la sua continua ribellione».
Altri personaggi contribuiscono direttamente o indirettamente a ren­
dere ancora più fosco questo quadro desolante: il re, unto di Jahvé e sal­
vaguardia del popolo, è stato respinto da Jahvé (2,60) ed è costretto a
vivere tra i gentili (2,^b); 1 principi ( n f z M m ) , dalla pelle delicata, 1 han­
no ora secca come legna (4,7-8); molti nobili (sarim) sono stati assassina­
ti (5,12) e i sopravvissuti camminano senza forza (r,6b) perché respinti
da Jahvé (z,2c) 0 costretti a vivere esiliati tra i gentili (2,98); ì profeti, in
parte responsabili del dramma attuale per aver profetizzato menzogne (2,
T4a; v. 4 ,13a), non ricevono più visioni dal Signore (2,90), vengono per­
sino assassinati senza pietà nel tempio (dove probabilmente svolgevano
le loro mansioni, 2,200); gli anziani, immagine delPonestà, del buon go­
verno e dell’eredità storica e religiosa, rappresentano in silenzio scene di
lutto (z,ioa), giacciono inermi per le strade (2,21 a), muoiono d'inedia
(1,19 8), senza che nessuno abbia pietà di loro (4,i6b) né li rispetti (5,
11) ; le donne di Sion sono violate ( 5 ,11; senza dubbio un’immagine di
Sion violata); i bambini {tìppuhim y 2,20; j elàdim , 4,ioa) sono divorati
dalle madri, che pur di sopravvivere si danno a un esecrabile cannibali­
smo; i lattanti (jó n è q , 2,1 ic; 4,4a) muoiono per le strade di fame e di
sete; i giovani (bahuritn ) sono obbligati ai lavori forzati (5,13), esiliati
(j , i 8 c) o assassinati (2,2ib), o vivono muti e oppressi dal dolore (5,14);
gli ufficiali e i soldati impotenti invano cercano di respingere quello che
in realtà è un attacco del Signore (1,15 ); il popolo nel suo insieme vaga
affamato e abbattuto ( 1,1 ra); gente barbara e straniera è riuscita a im­
padronirsi sacrilegamente dell'eredità del Signore (5,2).
In questo oscuro panorama si stagliano chiaramente due realtà: la col­
pevolezza di Sion e l'applicazione da parte di Jahvé di una fredda giusti­
zia. La città e descritta come vedova ('a lm à n à y i,ib ) e fanciulla (1,150 ;
Dimensione letteraria 397

2ji3b). Queste immagini, contraddittorie e da intendere sulla base del


referente soltanto in parte, necessitano un esame più attento. L ’immagi­
ne della vedova applicata a Sion sorprende per audacia. Indubbiamente
lo sfondo induce a pensare che lo sposo sia Jahvé. Ma allora, com’è pos­
sibile considerare morto Jahvé, Dio eterno? Si può trattare di un’iperbo­
le forzata dalle circostanze storiche o della conseguenza deducibile da
una malintesa teologia dell’alleanza. In effetti Sion può essere conside­
rata vedova dal momento in cui Jahvé si è disinteressato della difesa del­
la città e l’ha abbandonata nelle mani del nemico. Sion si è vista sola,
come se Jahvé non esistesse. D ’altra parte la teologia dell’alleanza, in
particolare quella della stirpe davidica, aveva creato false aspettative tra
le classi popolari.11 Il vincolo tra Jahvé e il suo popolo era tale che resi­
stenza stessa della nazione era inconcepibile senza il suo Dio: come se Jah­
vé condividesse per sempre il destino d’Israele. A partire da questa teo­
logia ingenua è possibile pensare che il fallimento storico del paese e
delle sue istituzioni politiche e religiose implicasse in qualche modo la
scomparsa («la morte») di Jahvé dall’orizzonte storico.
Per le considerazioni qui esposte è lecito supporre che le Lamentazio­
ni chiamino Sion vedova e fanciulla secondo due diverse prospettive. La
città santa è vedova «dentro le porte» e fanciulla «fuori dalle porte».
Jahvé, che aveva la propria dimora in Sion, in particolare nel suo tem­
pio, sembra scomparso dalla trama della storia. Da questa prospettiva
«interna» Gerusalemme è come una vedova. D’altra parte gli inni a Sion
del Salterio (cfr. cap. ix,11,32) sono testimoni di un’ ideologia secondo la
quale la città santa è inviolabile, finché Jahvé dimora in essa. Gli eserciti
nemici non potranno mai far breccia nelle sue mura. Secondo questa pro­
spettiva «esterna» Sion può essere definita come fanciulla. In entrambi i
casi, tuttavia, l’origine della vedovanza o la perdita della fanciullezza ri­
siede nell’abbandono del popolo da parte di Jahvé.
Ma perché questo abbandono? Il libro delle Lamentazioni riconosce
in modo chiaro e insistente che all’origine della catastrofe c’è Jahvé stes­
so; che i nemici, in definitiva, sono lo strumento di cui egli si è delibera­
tamente servito. Jahvé ha punito Sion per la sua continua ribellione (1,
5b), nel giorno del divampare della sua ira ( 1 , 1 2c). Anche se i nemici fu­
rono gli esecutori materiali del castigo (i,i7 b ; 2,i7c), fu lui in realtà a
sbaragliare gli ufficiali e i soldati (i,i5ab .2ib ). In 2,1-9 Sì coglie meglio
1 1 . È tuttavia da considerare che l’ideologia dell’alleanza fu indubbiamente favorita dalla stes­
sa amministrazione regia, sempre motivata da interessi politici espansionistici. Tenere Jahvé in
balla delle istituzioni politico-religiose favoriva la manipolazione delle classi popolari. Prima o
poi alcuni profeti si resero conto dei pericoli insiti nell’ ideologia dell’alleanza. Al riguardo so­
no emblematiche le parole di Amos (5?,7-10) o di Geremia (7,1-15). Lo stesso libro delle L a­
mentazioni lo riconosce: «11 Signore... ha adempiuto la parola che aveva decretato dai giorni
antichi» ( 2 ,1 7 ) .
398 II l i b r o d e l l e L a m e n t a z i o n i

che altrove la responsabilità divina della catastrofe. Nel mezzo di una


lunga serie di verbi, che descrivono per accumulazione il coinvolgimen­
to di Jahvé per omissione - si dimenticò, trasse indietro la destra, non
ritirò la mano dalla distruzione - o per azione - rannuvolò., rovesciò a
terra, distrusse, demoli, abbatté, rase al suolo, spezzò, stroncò, tese Par­
co, inflisse la morte, sfogò il suo furore, moltiplicò i lutti, respinse -, Jah­
vé è definito come nemico I2.j4a.5a) e aggressore (2,6a). In 3,4-15 si tro­
va una nuova accumulazione di verbi: in questo caso non si tratta di di­
struzione, bensì di assedio. Il popolo, nella figura dell’ «uomo» del v. 1,
è circondato, rinchiuso, senza uscita, bloccato, assediato. In questa si­
tuazione Jahve è descritto come un orso e un leone che lacerano la pre­
da ghermita o come il nemico che dà il colpo di grazia all'avversario
inerme e circondato. Ma forse 1 immagine più cruenta è quella di 1,150 :
«Il Signore ha pigiato nel tino la fanciulla, capitale di Giuda». L;imma­
gine è laconica, ridotta alla sua minima espressione; il lettore può ri­
crearne le dimensioni nascoste. Gli israeliti (la capitale di Giuda) sono
come un grappolo d'uva che ha emesso il rosso mosto dopo essere stato
schiacciato dal piede del pigiatore (jahvé). Qual è la causa d: questo at­
teggiamento crudele? Il libro stesso la riconosce: «Gerusalemme ha pec­
cato gravemente, per questo è rimasta macchiata» (i,8a); «noi ci siamo
ribellati peccando» (3,42.); «la colpa della capitale è più grave del pecca­
to di Sodoma» (4,6a); «per i peccati dei suoi profeti e i crimini dei suoi
sacerdoti» (4,13). Effettivamente la colpa di Sion non viene mai specifi­
cata; Pautoaccusa è generica, con l'eccezione, forse, di 3,34-36.

b) Un m ondo di dolore

Dalla presentazione dei personaggi nel paragrafo precedente e da un esa­


me approfondito del lessico si ricava l'idea di un dolente mondo di con­
flitti psicologico-religiosi e politico-sociali. Lo stordimento che si è im­
padronito dei sopravvissuti della catastrofe del 587 si rifrange in sensi
di colpa collettivi, di abbandono e di spoliazione smisurati, di lutto e di
lamentazioni sociali. Al termine resta dubbio se conservare la speranza
o sprofondare nella disperazione.
Un’analisi sommaria del lessico delle Lamentazioni impressiona il let­
tore soprattutto per l’abhondanza e la ricchezza della terminologia del
dolore, della distruzione, dello sconforto e del lutto. D'altro canto il vo­
cabolario «positivo», per così dire, è talmente scarso da risultare una
sorta d'appendice. In generale non stupisce il senso di colpa rivelato
dalle Lamentazioni, in particolare se si ha dimestichezza con la predi­
cazione profetica e con lo spirito religioso delle liturgie penitenziali.
Dimensione letteraria 399

Peccato , perdon o . L'autore (o gli autori) del libro si fa portavoce della


coscienza collettiva, in proposito la terminologia relativa al peccato è co­
piosa: h f «peccare» (r,8a; 5,7.16); hattà't «peccato»11 (3,39; 4,6a,i3a.
zzb); p$' «peccare» (3,42); p esdt «delitto» (rj5b.14a.2zb); *àw òn «col­
pa» (2,i4b; 4,6a; 4,i3a.22a-b; 5,7). Il popolo concepisce la propria si­
tuazione attuale come giogo (cò l , i,r4 a ; 3,27), quantunque meritato a
motivo della propria condotta colposa (cfr. dereky 3,40). È venuta allo
scoperto la sua impurità (tum^à, i,9a), quale residuo scandaloso della
relazione con ì suoi amanti (’òbeb, 1,1.2 .19 ). Di fronte a questa abbon­
danza di materiale lessicale relativo alla colpa, è notevole Pesiguita del
vocabolario del perdono (slhy 3,42); per di più usato solo in forma ne­
gativa: «non ci ha perdonato».

C ollera di Jahvé\ com passione . Al senso di colpa si assomma nel popolo


la consapevolezza dì essere oggetto della collera di Jahvé. La terminolo­
gia è virtualmente completa; l’abbondanza di sinonimi sottolinea median­
te accumulazione la violenza sacra alla quale sono stati sottoposti i ge­
rosolimitani: ^ f ( i , n c ; 2,ia; 2,ic.3a.6c.zic.22b; 3,43.66; 4,1 la); za'am
(z,6c); hàròn ( 1 , 1 2C; 4,1:ia); b o rì (2,3a); hèmà (2,4C; 4 ,n a ); £ehrà (2,
zb; 3a ); qsp «andare in collera» (5,22). La terminologia opposta, rela­
tiva alla compassione, è più frequente di quella del perdono osservata in
precedenza. Tuttavia questo carattere positivo è solo apparente. In real­
tà una parte del lessico di compassione è espresso in forma negativa.
Cosi il verbo hm l «provare compassione» è usato soltanto nella formula
V hm l («senza pietà», detto naturalmente di Jahvé; z,2a.i7b .2ic; 3,43).
Non accade lo stesso con hesed (3,22.32), rhm (3,32) e rahàmim {3,22).
Per quanto l’israelita sappia che Jahvé ha agito senza pietà nella distru­
zione della città e dello stato, la sua fede lo rende al tempo stesso con­
sapevole che la misericordia di Dio e inesauribile ed essa è, in realtà,
Pultimo rifugio per luomo.

R ifiu to . LTn altro sentimento percepibile in tutta quest'opera è quello del


rifiuto. L’israelita si sente ripudiato e dimenticato da Jahvé. Il lessico è
relativamente ricco: znh «ripudiare» (2,ya; 3 ,17 .3 1); m ’$ «disprezzare/
rifiutare» (5^22); m d'òs «disprezzo» (3^45); n ’$ «rifiutare» (2,óc); n 'r «ri­
gettare» (2,73). Il popolo si sente respinto (slk, 2,1 b), disperso [blq^ piel,
4,i6a) e dimenticato [skb, 2,6b; 5,20). il lessico antonimico dell1 «acco­
glienza» é del tutto assente.

A bban don o, clam ore . Il popolo è stato a un tempo oggetto dell’abban­


dono di Jahvé e del suo celarsi. Anche in quest’ambito semantico il les-
12*. Nel quadro della teologia della retribuzione equivale a «disgrazia».
400 II libro delle Lamentazioni

sico è ricco, non solo sul versante negativo, ma anche su quello positivo
dell’aiuto e del soccorso. Gli israeliti si sentono rifiuti ('aspattòty 4,5b;
niddà, 1,170), rigettati {sebì, 3,45), immersi nelle tenebre (h ósek , 3,2; ma-
hàsakkìm , 3,6); abbandonati (cz b , 5,20) alla loro nudità (cerw à y i,8b), co­
me fossero un vaso di coccio (:nèbel , 4,zb). Jahvé si è celato (c/m, 3,56).
Il popolo abbandonato, pur consapevole della propria colpa, sa che Jah­
vé non è sordo alle suppliche; ecco perché, malgrado il silenzio dall’alto,
spera nel suo aiuto (‘ ezrà , 4,i7a) e non cessa di alzare il proprio clamo­
re; q ò l «clamore», 3,36; ì w i «chiedere aiuto», 3,8; in w a «grido», 3,56;
a filla «supplica» 3,8.44. L ’invocazione nelle Lamentazioni (q r’ ) è ambi­
gua. Mentre in 3,55*57 l’ orante «chiama» Jahvé, in i,i5 b e 2 ,zza il ver­
bo è riferito a Jahvé stesso che «convoca» sciagure contro il suo popolo.

Inim icizia, am icizia . Un passo ulteriore nello studio del lessico ci pone
in contatto con il sentimento dell’ inimicizia. Per quanto riguarda 6 jé b y
la maggior parte delle occorrenze si riferisce al nemico babilonese (i,zc.
5a.9c.16c.z1b; 2,7b.i6a.zzc; 3,46.52; 4,izb). Ma poiché Jahvé ha col­
laborato con questo nemico sia intervenendo (2,i7c) sia astenendosi
dall’agire (2,3b), non sorprende che il medesimo Jahvé sia considerato
come tale (2,4a.5a). Inoltre è frequente il sinonimo sar (i,5a.c.7c-d.ioa.
i7h; 2,170; 4,1 zb), applicato a Jahvé unicamente in z,4b. Soltanto in un
caso compare qdm (3,62). Il popolo si sente tradirò dai suoi amanti (bgdy
i,zc; tm h , i,i9 a) che fanno digrignare i denti (hrq , z,i6b) in segno d ini­
micizia e di scherno. 11 concetto opposto di amicizia e rappresentato da
diversi lessemi, alcuni dei quali formulati negativamente. La radice bb
«amare» presenta una connotazione sarcastica in 'óheb «amante» (1,
zb; participio piel, i,rpa). Anziché fare di Jahvé l’oggetto della sua ami­
cizia e del suo amore, il popolo si gettò nelle braccia di potenze stranie­
re che, al momento della verità, lo abbandonano senza pietà. Il popolo
non riceve asilo (gw ry 4 ,1 $b) né rispetto (hdr, 5*12), rna sa che l’amici­
zia non e morta nel cuore del suo Dio; al momento opportuno questi in­
terverrà in sua difesa (g’I/rjb, 3,58).

O ppressione t riposo . All idea d’inimicizia si uniscono 1 sentimenti di op­


pressione e di terrore. Il popolo (talvolta i suoi rappresentanti) si sente
braccato come un animale (dlq «inseguire», 4,i9b; sw d «dare la caccia»,
3,52; 4,i8 a; rdp «perseguire», i,3C; i,6c; 4,i9a; 5,5), immerso in una
fossa (b ò r , 3,53-55), preso nelle reti [reseti i,i3 b ) e nelle trappole (sebi-
tót} 4,20). Ha il cammino bloccato (gdr «murare», 3,7.9; nqp «circon
dare», 3,5), L’ agguato al quale si sente esposto (Vb y 3,10 ; 4,i9b) impe­
disce al popolo la fuga (pàlitjsàridy 2,zzb). Non gli resta che attendere
circondato dal terrore (m agar , 2,u à ; pah ad , 3,47). Il sentimento oppo­
Dimensione letteraria 401

sto, ossia il riposo, è rappresentato, tra altri, dai termini n w h , riposare


(5,5), m à n o a h (i,3b) e p u g à (z,i8c), «riposo», e r u à h «respiro» (4,zoa).
Tuttavia non si tratta di un riposo concesso da Jahvé che ponga fine al­
l’oppressione e al terrore. Nei primi due casi le espressioni sono formu­
late negativamente: il popolo non trova riposo. In 4,2oa r u à h è un’im­
magine applicata allento; p u g à , anch’esso formulato negativamente, si
colloca nell’ambito dell’infa ticabile atteggiamento dell’orante che solle­
cita l’intervento soccorrevole di Jahvé.

P r o fa n a z io n e , o n o r e .
Il popolo si sente inoltre oggetto di profanazione e
di scherno. Accanto al tipico h ll «profanare/disonorare» (2,20), il cui og­
getto sono il re e i principi, s’incontra il vocabolario dell’irrisione, provo­
cata dalla grave umiliazione alla quale il popolo è stato sottoposto: m a n -
g in à «canto di dileggio» (3,63), s h q «irridere» (i,7d), s eh ò q «scherno»
(3,14), s t q «fischiare in segno d’irrisione» (2 ,15 ^ 2,iéb). Il lessico an­
tonimico dell’onore non reca conforto alcuno. Di fatto k b d si riferisce
solo al ricordo di tempi migliori (i,8b). È passata alla storia la prover­
biale e memorabile manifestazione della gloria di Sion: b a d a r «dignità»
(r,6a),/ó/i «bellezza» (2,150), t i f ’e r e t «gloria, splendore» (2,ib).

D istruzione , saccheggio . L ’elemento più ragguardevole del vocabolario


delle Lamentazioni è la ricchezza lessicale relativa al saccheggio e alla
distruzione subiti da Gerusalemme e dal popolo nel suo insieme. Da un
lato abbondano i termini relativi alle armi e alla tecnica militare (bereb
«spada», 1,200; 2,2ib ; 4,<?a; 5,9; dqr [piel] «pugnalare», 4,9b; hrg «uc­
cidere», 2,4b; 2,zoc; 2,2ic; 3,43; tbh «assassinare», 2 ,2 ic; h ll «ferire»,
2 , 1 2b; 4,9a; hès «freccia», 3 ,12 ; qeset «arco», z,4a; 3 ,12 ; yès «fuoco»,
i,i3 a ; 2-3C; 2,40; 4 ,n b ; &V «bruciare», 2,30; jst «incendiare», 4 ,n b ;
s ii «saccheggiare», i,5a); d’altra parte il lettore è colpito dalla reitera­
zione del lessico della distruzione: b d (piel) «mandare in rovina», 2,9a;
3,18 (qal); bP «distruggere», ^3 X B ..^ b .S b .i 6 b; g d t «spezzare», 2,3a ;h p k
«sconvolgere», i,2ob; 3,3; 4,6b; hrs «demolire», 2,2b; 2,i7b ; hms «di­
struggere», 2,6a; tb* «abbattere», z,9a; klh «sterminare, annichilire», 2,
22c; ng* «colpire, abbattere», 2,20; psh «fare a pezzi», 3 ,1 1 ; seH «di­
struzione», 3,47; sbr «rompere, distruggere», i,i5 b ; 2,9a; 3,4; seber
«sconquasso, rovina», 2 ,n b .i3 c ; 3,47-48; 4,iob; sht «distruggere», 2,
5b.6a.8a; sm d «distruggere», 3,66; smm «essere desolato, accasciarsi»,
4,5a; 5,18; tlh «appendere, impiccare», 5,12. Il paese è ridotto m rovine
(,sóm èm , i,4 b .i3c .i6 c ; 3 ,11) ; è la fine (qès , 4,i8b).

Proseguendo nella descrizione fenomenologica che il lessico offre


E s ilio .
della situazione fisica del paese e della condizione morale dei soprawis-
402 II libro delle Lamentazioni

suti, troviamo la terminologia ddPesilio: a sir «prigioniero», 3,34; g lh


«andare in esilio», 1,33; h lq (piel) «disperdere», 4,i6a; j&b «abitare (in
mezzo ai gentili)», i,3b ; s eb i «esilio», i ,5 c , i 8 c; s 'h i t «cattività», 2,146.
Ài senso di colpa, all'esperienza della collera divina, alla sensazione dì
abbandono, inimicizia, oppressione, profanazione e spoliazione viene ad
aggiungersi la dolorosa e umiliante condizione delPesilio.

T r is t e z z a , fe lic it a .
Il lessico della tristezza e della stanchezza è documen­
tato nella descrizione dello stato d’animo dei sopravvissuti e degli esilia­
ti: d w h «languire», 1,130.220; 5,17; d m m «tacere», 2 ,io a .i8 c; 3,28; d ù -
m à m «stare in silenzio», 3,26; jg h «essere triste», i,4C.5b.i2c; 3,32.-33;
jg* «essere sfinito», 5,5; k s l «fiaccare», 1,14 6 ; 5 ,13; m à r ù d «amarezza»,
3,19; m er ó r im «amarezze», 3 ,15 ; ‘ ó n i «afflizione», j^ a.ya.gc; 3 ,1.19 ;
‘ tp «essere debole», 2 , 1 1c.12b.19d; s w b «sentirsi abbattuto», 3,20. Il
lessico antonimico relativo alla felicità e alla forza non fa che conferma­
re per via negativa i sentimenti di tristezza e sfinimento. Vengono ricor­
date la felicità (t ò b à y 3,17) e la gioia {m àsùs\ 5,15) per costatarne con
amarezza l’assenza. Altrettanto si può dire di k o à h «forza» in i,6c e
i,i4 b . Infine i tre verbi che definiscono tipicamente la gioia: s w s (i,2 ib ;
4,2ia), s h q (i,7d), s m h (2,170; 4,2ia). In nessun caso il soggetto è la
capitale del paese o gli israeliti, ina sempre 1 nemici che si fanno beffe
del crollo di Sion.

L u tto . Immerso nelle rovine, il popolo è costretto al lutto; può solo far
ricorso alia lamentazione, sperando che Jahvé abbia pietà e lo consoli.
Nelle Lamentazioni abbonda il lessico del dolore e de IPafflizione: ’é b e l
«lutto», i,4a; 5,15; ’à n d h a «gemito», 1,220; ’ a n ijjà «lamento», 2,5; d im -
cà «lacrime», r,2a; 2,1 ia.i8 b ; m a k 'ó b «dolore» i , i i b ; i,i8 b ; 'ò rti «af­
flizione», 1,33.73.90; 3,1.39 ; saiv à «grido», 3,56; f f t l l à «supplica», 3,
8.44. L ’elenco dei verbi non fa che sottolineare questo inondo di dolore
e disperazione: 4 n h «lamentarsi», x,4b.8c. 1 ia .2 ia ; ’W «compiangere»,
2 , 8 c; b k h «piangere», i,2 a .ié a ; z q «gridare», 3,8; $ ‘q «gridare», 2,i8a;
r n n «levare la voce», 2,i9a (qui in segno di dolore).

Come si è potuto costatare nel corso di questa analisi lessicale, il popolo


è precipitato nella più profonda disfatta umana e politica. Il culmine di
questa visione drammatica della storia è rappresentato dal fatto che tut­
to è stato frutto della collera, delPostilità e del rifiuto da parte di Jahvé
stesso, divenuto il suo nemico piu accanito. Resta qualche spiraglio per
la speranza? Anche se il cap. 3 sembra consentire una risposta positiva
(si tratta di un tipico d e p r o f u n d i s ), la possibilità di superare Pabbatti-
mento e la disperazione sembra gravemente compromessa. Accanto a «È
Dimensione letteraria 403

sparita,.- la mia speranza nel Signore» (3,18) si trova «Ma c’è qualco­
sa... che mi la sperare» (3,21). Si può affermare che la tensione esperibi­
le nel libro delle Lamentazioni (una tensione psicologica e teologica) re­
sta alla fine irrisolta, come se il credente si vedesse costretto, in virtù
della sostanza stessa della fede, a dibattersi angosciosamente tra la pre­
senza e l’abbandono, Pamore e la collera, il coraggio e la disperazione,
il successo umano e la frustrazione.

2, L a {orina poetica

Il libro delle Lamentazioni consta di cinque componimenti poetici, cor­


rispondenti a cinque capìtoli, con i versi ordinati alfabeticamente, I pri­
mi quattro sono acrostici; * il quinto e semplicemente un componimen­
to alfabetico, nel senso che ha un numero dì versi pari a quello delle let­
tere dell’alfabeto ebraico .1314 I primi tre capitoli sono composti da strofe
di tre stichi; mentre nei primi due la corrispondente lettera dell’alfabeto
ebraico compare solo nella prima parola della strofa, nel cap. 3 ciascu­
no dei tre stichi inizia con la stessa lettera corrispondente. La quarta com­
posizione ha solo due stichi in ciascuna delle ventidue strofe e Pacrosti-
co concerne solo 1 inizio del primo stico (come nei capp. 1 e 2).15 Un
particolare secondario è che, mencre il primo poema segue Pordine con­
sueto delle lettere delPalfabeto ebraico (cajn prima di p e ), il secondo,
terzo e quarto poema invertono l’ordine di queste due lettere. Non è ne­
cessario ritenere, come Eissfeldt, che si tratta dì un indizio della presen­
za di due compilatori diversi oppure che il primo poema è stato oggetto
di un processo di trasmissione diverso da quello degli altri tre.'
I cinque poemi sono a grandi linee disposti in forma chiastica. Il pri-

1 3 . Si definiste acrostico il poema costituito da ventidue unità (strofe o stichi) ciascuna delle
quali inizia con una delie lettere dell'alfabeto ebraico in successione rigorosa da 'aief a iati.
Questa tecnica è nota dal Salterio (ad es. Sai. 11:9) e dalla letteratura sapienziale (ad es. Prou.
3 1 ,1 0 -3 1 ) . Si è cercato di spiegare ii ricorso all'acrostico in generale in vari modi: come rispo­
sta alla credenza nella potenza magica delle lettere; come ausilio mnemonico per la recitazione
pubblica; come semplice strumento espressivo; come modo di affrontare una tematica nella
sua interezza (^da cima a fondo», «dalla 3 alla zeta»). In proposito si veda N.K. Gottwald,
Studies in thè Book o f Lamentations, London 1962, 13-32 ,
14. Probabilmente il poeta adattò il numero degli stichi per farlo corrispondere alla forma de­
gli acrostici precedenti. Esempi di struttura semplicemente alfabetica al di fuori delle Lamenta­
zioni si trovano in Sai 3 3 ; 38 e 103. Sulla struttura metrica degli acrostici alfabetici biblici in
generale e su quella di Lam. 5 in particolare si veda N.D. Freedman, Acrostic Poems in Heb-
rew Btble. Alphabetìc and Otherwise: CBQ 48 (1968) 408-431.
1 5 . È da considerare che nei primi quattro poemi la struttura acrostìca non presenta la pro­
gressione di pensiero che ci si attenderebbe da questo tipo dì poesia ebraica (cfr., ad es., i sal­
mi alfabetici 25; 34; 37; r i i ; m ; 1 19 ; 145). Il lettore avverte che il pensiero non scorre con
naturalezza e le idee presentano uno strano riimo binario.
t 6. Cfr. O. Eissfeldt, Introduzione aìPAntico Testamento ili, 339.
404 11 libro delle Lamentazioni

mo e l'ultimo presentano sommari di contenuto generico, molto pia di'


stanti, dal punto di vista psicologico, dagli eventi narrati nelle terribili
scene di morte e distruzione dei capp. 2 e 4. Il terzo poema mescola vi­
sibilmente il lamento individuale in prima persona (w . 1-39.45-66) con
il «noi» comunitario (vv. 40-48). Tuttavia, si tratta probabilmente del
perno dell’intera opera, come si ricava sìa dalla sua forma (acrostico com­
pleto, in cui la lettera ebraica corrispondente compare non solo all’ini­
zio di ciascuna strofa, ma nella prima parola di ciascun versetto) sia dal
suo contenuto (fiducia d'Israele nella misericordia di Jahvé).17

3 . // g e n e r e le tte ra rio

a) L a m e n t a z i o n e e d e le g ia

L’interpretazione di questi poemi dipende in larga misura dalla compren­


sione del loro genere letterario. Il genere prevalente è la lamentazione,
sia individuale sia comunitaria, benché nei capp. 1 , 2 6 4 abbia lasciato
un’impronta profonda l’elegia, applicata a un’entità socio-politica. La
città sconsolata è paragonata a una donna («figlia di Sion») rimasta ve­
dova ( 1,1) ,18 anche se per lo più si parla di lei come di una madre afflit­
ta i cui figli (la popolazione di Gerusalemme) sono morti d’inedia o so­
no stati assassinati, dispersi o umiliati.

b) I poem i

Il primo poema inizia come un’elegia funebre (w. i - j 1), stile che viene
abbandonato già nei vv. 9C e n c , in cui la terza persona è sostituita
dalla prima (elemento della lamentazione individuale): Gerusalemme
stessa si lamenta della propria condizione nei vv. 12-16 . A partire dal v.
17 ricompare il tono elegiaco, per cedere di nuovo il passo alla lamen
tazione di Gerusalemme personificata (vv. 18-22). Alcuni pensano che,
nonostante i suoi diversi elementi formali, si tratti «funzionalmente» di
una lamentazione comunitaria con intenti parenetici.1’3
Pure il secondo poema è un’elegia funebre *sul dolore che Gerusalem­
me ha dovuto sopportare a opera di Jahvé. Dal v. 1 1 alla fine prende la
parola il poeta, il quale, avvilito dal triste destino della città (w . 11- 12 ) ,
le si rivolge con parole commoventi (vv. 13 -15 ) e le mette in bocca una
supplica e un lamento (vv. 20-22), elementi formali consueti nel genere
letterario della lamentazione.
17. Si veda, al riguardo, l'interessante articolo di B. Jo h n so n , Forni and Message in Lamenta-
tions: Z A W 97 (1985) 58-73.
18. Sebbene Jahvé, suo sposo, in realtà non sia morto.
19. C fr. O. Kaiser, Introduction to thè Oìd Testament, Oxford 19 75, 357.
D im e n s io n e letteraria 40 5

Nel terzo poema, malgrado la prevalenza degli aspetti della lamenta­


zione individuale10 (vv. 1-18), ricorrono formule ed espressioni tipiche
dei salmi sapienziali (vv. 2.5-39) e dell’azione di grazie (vv. 52.-58). Nei
vv. 40-47 si nota un passaggio alla lamentazione comunitaria, l a questo
capitolo, contrariamente a quanto accade nelle altre quattro lamenta­
zioni, si presenta una serie di problemi che gli specialisti non sono stati
sinora in grado di risolvere, soprattutto per quanto attiene gli elementi
costitutivi del genere letterario, il numero e l’identità dei personaggi che
prendono la parola. Un personaggio anonimo («Io sono un uomo...»)
parla della sofferenza che ha dovuto sopportare a opera di Jahvé (vv. 1-
t 8) e della sua speranza di liberazione (vv. 19-24); sottolinea, invece,
con tono apertamente didascalico, la necessità per l'uomo sofferente di
confidare e sperare nella giustizia e nella compassione di Jahvé (vv. 2,5­
39), Nei vv. 40-47, come si è osservato, compare improvvisamente il
«noi» comunitario.
Il poema si conclude con la presenza di tre voci: il poeta lamenta la
miserevole condizione della figlia di Sion (vv. 48-51); ur.'azione di gra­
zie individuale proclama la liberazione ottenuta da Jahvé (vv. 52-58);
un portavoce della comunità (o forse la stessa figlia di Sion) invoca la
liberazione dalle mani dei nemici e il castigo di questi ultimi (vv. 59-
6 6 ),11 Un simile mutamento di figure parlanti c la varietà di elementi
formali hanno sviato molti commentatori, i quali hanno ridotto il poe­
ma in brani negandone Punita.“ Pur riconoscendo la legittimità di que­
ste analisi, è probabile che i loro sostenitori non considerino nella giusta
misura l’importanza degli elementi retorici e stilistici per la compren­
sione della poesia ebraica. Affermare che ['espressione «io sono Puomo»
di 3,r non si attaglia al contesto perché il sostantivo g e b e r è maschile e
Gerusalemme femminile, è un’argomentazione debole. Da un lato, il cam­
biamento del soggetto in «noi» è motivato solo se il poeta ha in men­
te sin dalPinizio un’entità collettiva (Gerusalemme o Giuda); dall’altro,
che questo terzo poema compaia insieme ad altri quattro concernenti
chiaramente il disastro di Gerusalemme costituisce senza dubbio il com­
mento (implicito) più antico al cap. 3.13 A! gusto letterario occidentale
risulta probabilmente difficile comprendere la comparazione tra Gerusa­
lemme c un uomo. Tuttavia già nel primo poema (che parla chiaramen­
te di Gerusalemme) la città è paragonata a un corpo malato («Dall alto
ha scagliato un fuoco che mi è penetrato nelle ossa» 1,13), immagine
che ricompare in 3,4 («Mi ha consumato la pelle e la carne, mi ha spez­
zo. Cfr, G. Fohrer, ìntroduction io thè Old Testamenti London 1976, 297.
2 i. Talvolta l’ «io» di questi passaggi del cap. 3 viene interpretato in senso collettivo,
z i. Al riguardo si vedano le severe critiche di R. Gordis, op. cit., 1 7 1 .
13. Cfr. O. Eissfeldt, Introduzione all’Antico Testamento Tu, 34 1.
40 6 II l i b m d e l l e L a m e n t a z i o n i

zato le oss.a»). Inoltre non si può escludere che 1 *«io» con cui inizia il
poema voglia proporsi come portavoce del popolo.*''
Nel quarto poema, sebbene predomini l’elegìa, si colgono elementi del­
la lamentazione comunitaria (vv.- 17-20) e del linguaggio profetico (vv.
zi s.). Il quinto poema è una lamentazione comunitaria, con i tipici la­
menti e suppliche appartenenti a questo genere (vv. zo-2z), sebbene com­
prenda eccezionalmente formule inniche (v. 19).
l

c) L it u r g ia d i la m e n t a z io n e

I primi quattro capitoli, oltre a basarsi sapientemente su generi letterari


diversi, furono intenzionalmente composti come complesse liturgie la­
mentatone, se si considera il ricorso all'acrostico.15 La struttura liturgi­
ca di questi capitoli si coglie nel cambio dei portavoce; ciò indica che
alla recitazione pubblica di tali lamentazioni partecipavano diversi per­
sonaggi. Le parti che ricorrono al «noi» poterono essere recitate o can­
tate da un coro o da tutta Passemblea. Nel cap. i il poeta si lamenta per
il tragico destinò della «figlia di Sion» (vv. T-11.17), la quale a sua volta
deplora la propria condizione (vv. 12-16.18-2,2). Il poeta del cap. 2 si la­
menta per la citra (vv. 1-12} mentre cerca di consolare la fanciulla Sion
( w . 13-17) e d’invitarla alla lamentazione (vv. 18-22). Nel cap. 4 ricom­

pare la lamentazione del poeta per la città (vv. 1-16); si odono la lamen­
tazione comunitaria dei gerosolimitani (vv. 17-20) e un oracolo profeti­
co di castigo diretto contro Edom, accompagnato da un oracolo di sal­
vezza offerto a Sion (vv. 21 s.). Il «noi» comunitario costituisce la tona­
lità generale del cap. 5, anche se lo squarcio costituito dai versetti d'a­
pertura e di chiusura (1,19-22) potè essere proclamato da un portavoce
individuale nella recitazione pubblica,16

d) E l e g ia p o litic a

Non pochi autori, in considerazione della natura comunitaria dell’og­


getto delle elegie delle Lamentazioni e tenuto conto delle divergenze tra
queste e l'elegia tradizionale, preferiscono parlare di «elegia politica».1724
7
*6
24. Cfr. R. Rendrorff, I n t r o d u z io n e a lV A n tic o T e s ta m e n to , 354.
15, L ’acrostico richiede, tra l'altro, la capacità di muoversi con agilità tra le strutture formali:
la selezione lessicale, la disposizione degli elementi caratteristici del genere letterario e la distri­
buzione armonica degli aspetti concettuali.
26. Stille peculiarità letterarie del cap. 5 si veda G. Bruner, L a c in q ù iè m e tanten toltoti: V T 33
(1983) 149 -370 .
27. L ’espressione ricorre già in Budde e in Gunkel, e questi la applica al prim o, secondo e quarto
poem a, pur riconoscendo che essi non rappresentano il genere letterario nella sua purezza; cfr,
O . K aiser, ìn t r o d u c t io n to thè O l d T esta m e lit, O xfo rd 1 9 7 5 .
D im e n s io n e letteraria 4 0 7

I ra 1 commentatori di qualche rilievo Kraus soltanto, insoddisfatto di


quest’ultima definizione del genere letterario delle Lamentazioni e per
analogia con un testo relativo alla distruzione del santuario di Ur, ricor­
re alla definizione di «lamentazione per la distruzione del santuario»,18
che presupporrebbe come contesto vitale una cerimonia cultuale. La re­
azione non si fece attendere e una serie di specialisti, guidata da McDan-
iel,19 confutò la proposta di Kraus. Di fatto questo tipo di lamentazioni
non costituisce in Mesopotamia un genere letterario a sé stante, ma una
sottocategoria del genere lamentazione.

4. L 'u s o litu rg ic o

Come si è potuto costatare, probabilmente le Lamentazioni sono una rac­


colta di poemi e non l'opera di un unico autore. Non e infatti possibile
cogliere una progressione drammatica da un capitolo all altro. In tal ca­
so e a partire dalle notizie di Z a c c . 7,1-5; cfr. Get\ 41,4 sMè possibile
che l poemi fossero recitati in una liturgia annuale, accompagnata da un
digiuno pubblico, a commemorazione della caduta di Gerusalemme.10 Si
deve poi supporre che si tratti di una selezione operata dal popolo stes­
so tra un numero indefinito di poemi. Nel corso degli anni si venne im­
ponendo l'uso dei poemi che il popolo considerava più adatti a esprime­
re tanto il dolore provocato dalla caduta della città santa quanto la sua
incrollabile fede nel futuro che certamente Jahvé teneva m serbo per lui.
Le liturgie lamentatorie avevano una funzione catartica: superare Pab-
battimento e Pafflizione e invitare così alla speranza alcuni partecipanti
che avevano smarrito praticamente tutto ciò che aveva costituito la loro
antica condizione e aveva dato senso alla loro vita. Nel libro sia la strut­
tura acrostica (in qualche modo dialogata) sia la ripetizione e la pregnan­
za delle espressioni inducono a supporre che ne sia stato fatto un uso li­
turgico. I poemi sarebbero stati recitati in determinati giorni dedicati al­
la commemorazione e probabilmente alla recitazione avrebbero preso
parte diverse persone e gruppi che rappresentavano Sion, i cittadini di
Gerusalemme, gli spettatori, ecc. Il contenuto del libro delle Lamenta­
zioni, letto in sinagoga almeno a partire dalla distruzione di Gerusalem­
me per mano dei romani, è stato applicato alla passione dì Gesù Cristo
dalle chiese cristiane e proclamato nella liturgìa della settimana santa.

2.8. Cfr. H.-J. Kraus, K ta g e lie d e r (Threni), Neukirchen/Vluyn 1968, 9-10.


29. Cfr. T.F. McDaniel, T h e A lle g e d S u m erm n In flu e n ce u p o n L a m e n t a t io n s : V I 18 (1968)
198-209; inoltre R, Gordis, o p . city 12 7 -12 8 ; O. Kaiser, o p , c ity 356; G. Fohrer, o p . c ity 297.
Cfr. il recente contributo di R. Rendtorff, In t r o d u z io n e a li’A n t ic o T e s t a m e n t o , 353.
30. Tuttavia è improbabile che siano stati originariamente composti con questa finalità. In pro­
posito cfr. G. Fohrer, op. city 298.
III. SIGNIFICATO E INTENTO

Sulle componenti ideologiche e l’ambito istituzionale di queste lamenta­


zioni sono state enunciate proposte discutibili,3132benché un esame della
loro matrice concettuale possa offrire ropportunità d’individuare le tra­
dizioni e le istituzioni che le giustificano.

i. C r is i t e o lo g ic a p e r la d is t r u z io n e d i G e r u s a le m m e

Anzitutto la distruzione di Gerusalemme è interpretata come meritato ca­


stigo per i peccati del popolo (1,5.8.14 s.20,22; 3,42; 4,5; 5,7.16). "Putta-
via la colpa appartiene soprattutto a profeti e sacerdoti che, invece di
dare TaUarme per il traviamento del popolo, hanno annunciato false pro­
fezìe e collaborato alla persecuzione dei giusti (2,14; 4 , 1 3 ) . Geremia ed
Ezechiele avevano già contribuito alla squalificazione dei capi religiosi
(G e r . 14 ,13-16 ; 23,1-4.9-32; E z . 13,1-16 ; 34,1-10).
La commozione collettiva per la perdita delta città e del tempio aveva
acquistato dimensioni tali che il poeta, il quale aveva iniziato a compor­
re questi canti di lamento, intese senza dubbio far sì che il popolo desse
libero sfogo al proprio dolore mediante la presa di coscienza della pro­
pria colpevolezza e la proclamazione della propria speranza.31 Quel poe­
ta era però consapevole che il popolo faticava a rivolgersi a jahvé con
fiducia. Il contrasto interno tra la fede e la realtà storica era troppo stri­
dente. Sebbene questo contrasto costituisca in realtà il grande conten­
zioso tra il popolo e Dio, nel corso della storia di quasi tutte le religioni.,
la dura disfatta del 586 fu certamente per molti israeliti la goccia che
fece traboccare il vaso. Qual era il senso delle calamita che avevano af­
flitto il paese dopo l’inattesa e sconcertante morte del pio re Giosia (609,
a Megiddo), passando per l'umiliazione e il vassallaggio, fino ad arriva­
re all'assedio per fame, ali’aniuchilazione quasi totale e alla distruzione
dello stato? Se la risposta a questi interrogativi si nascondeva nei miste­
riosi disegni di Jahvé, qual era il senso della vita dei sopravvissuti di Ge­
rusalemme? Come dovevano reagire di fronte a un Dio apparentemente
immisericorde?33 Alcuni credevano che Jahvé avrebbe dovuto protegge­

31. Si veda in particolare B. Albrektson, Studies in thè Textand Theology o f thè Book o f Lam-
entatìom, Lund 19 6 3, 114 -2 39 .
32. Una rassegna critica delle interpretazioni attualmente piu rilevanti sul significato della sof­
ferenza umana nel libro delle Lamentazioni si trova in M.S. Muore, H u m a n S u ff& n v g in L a tn -
e n ta tio n s: RB 90 (1983) 534-5 ^5.
33. In questo senso il libro delle Lamentazioni lascia scoperta la piaga sempre aperta dell'uomo
autenticamente religioso. La tensione tra il credente e Dio, che palpita in ogni versetto delle
Lamentazioni, evidenzia in modo esemplare un dato sorprendente; la sofferenza c o s t i t u i s c e una
minaccia per la vita di fede a causa dei misteriosi disegni di Dio nella storia.
Sign ificato e intento 409

re miracolosamente la sua città santa, attenendosi al contenuto degli in­


ni a Sion (Sai. 46; 48; 76).34 Ciò è desumibile da 2,150 e 4,12. Il poeta
non può che rimarcare come i peccati di Giuda abbiano superato 1 limiti
di qualsiasi promessa incondizionata relativa all'inviolabilità di Sion e
della dinastia davidica. Effettivamente nel libro delle Lamentazioni non
c’e alcun riferimento esplicito alla rottura dell’alleanza, ma la dustruzio-
ne della città e dello stato è descritta in termini che Fautore di D e u t . 28
avrebbe potuto sottoscrivere.35

2. G lt e c c e s s i d e l n e m ic o

Un altro problema impedisce alla comunità d'invocare Jahvé con fidu­


cia. Gli eccessi dell’assalto nemico sono interpretati come smisurata in­
giustizia perpetrata ai danni d’Israele. Tale dismisura impedisce al po­
polo di riconoscere i propri peccati e provoca seri dubbi sulla giustizia e
l’amore di Jahvé per Giuda, I poemi lasciano intravedere che anche Fau­
tore (o gli autori) ritiene che il nemico «ha passato il segno»; perciò
chiede il castigo di rigore uguale a quello usato verso il popolo. Si può
notare, di conseguenza, che il poeta distingue tra sciagura meritata e sof­
ferenza immeritata, distinzione che pone un grave problema teologico e
pastorale; la persona sofferente ha certamente peccato, ma è possibile
che nel contempo sia vittima di una sofferenza irrazionale (cfr. 3,52).
Perciò l'autore del cap. 3 tenta di andare al di là di una semplicistica dot­
trina della retribuzione, concezione fittizia e unilaterale della giustizia
personale (il peccatore merita il castigo), e di difendere il diritto di ri­
vendicazione. Chi ha compiuto il male deve quindi sottomettersi alle
conseguenze negative del proprio comportamento.
Il poeta del cap. 3 non conosce il modo in cui fahvé terrà conto del
rapporto tra il castigo meritato e la smisurata sofferenza di cui è vittima
il popolo. Soprattutto ignora quando e come Jahvé agirà per liberarlo
da questa senza evitare quello. Il misterioso «uomo» del capitolo costi­
tuisce senza dubbio un modello delJ’individuo che sa soffrire con saggez­
za e pazienza, o della comunità demoralizzata che continua a confidare
34. Ter un’appno fondita analisi della familiarità del fautore delle Lamentazioni con La teologia
degli inni a Sion, e, in particolare, con il teoJogumeno della sua inviolabilità in quanto dimora
eterna di jahvé re, si veda B, Albrektson, o p . citti 219-230 .
35. B. Albrektson, o p . c ìt .y 2 3 1-2 3 7 , presenta uno studio sul rapporto tra alcune maledizioni di
Deut. 28 e il libro delle Lamentazioni (in particolare 1,3, 1,5 ; 1*9; r,i8 ; 1,20; 4,16 ; 5,12). Si
tratta della parte meno elaborata di quest’opera, poiché AJbrektson non fornisce nessuna di­
mostrazione convincente che contribuisca a fugare il sospetto che l’autore deile Lamentazioni
non solo non conoscesse le tradizioni teologiche del Deuteronomio, ma addirittura che il per­
corso della tradizione proceda nella direzione opposta: queste tradizioni teologiche deutero­
ne miche non sono altro che vaticinici e x eventu^ cioè ampliamenti secondari di D e u t. 28 dopo
gli avvenimenti del 587.
4 io 11 l i b r o delle L a m e n t a z io n i

e a sperare in Jahve, sa sopportare la sofferenza senza lasciarsi abbatte­


re dalla disperazione perché è consapevole che Dio «non si rallegra nel-
l’affiiggere» (3,33) e presto o tardi diventerà il vendicatore di chi spera e
lo cerca in silenzio (cfr. 3,14-26).

3. C a s tig o e s p e r a n z a

Senza dubbio il libro delle Lamentazioni, a giudicare da quanto si c os­


servato, rispecchia quale chiave interpretativa della catastrofe un'evi­
dente comprensione profetica e deuteronomistica del peccato del popo­
lo rispetto a Jahvé, Questa scarta decisamente, come illusorie, le tradi­
zioni relative all assoluta difesa di Sion da parte di Jahvé e alla perenne
stabilità della dinastia davidica. Il conseguente castigo delle nazioni, che
hanno esagerato nel loro saccheggio, e il ritorno de! popolo a tempi mi­
gliori una volta riconosciuto il proprio peccato sono due aspetti colti­
vati anche nella tradizione profetica. D’altra parte l’attesa paziente tra il
castigo e la restaurazione cui il popolo deve sottomettersi mostra riso­
nanze sapienziali. .
Nel tentativo d’individuare l’ambito ideologico all’interno del quale fu
composto e coltivato questo tipo di poesia, si dovrà accontentarsi di e­
scludere gli ambiti nei quali esso non potè sorgere. Anzitutto non è pos­
sibile che il libro delle Lamentazioni sia stato scritto da qualcuno che,
attenendosi a una lettura rigida e inflessibile in senso deuterononustico
o profetico dell’evento, interpretasse il giudizio divino come rifiuto defi­
nitivo del popolo. Tanto meno, allopposto, è possibile supporre per il
libro un autore convinto che la distruzione di Gerusalemme e dello sta­
to fosse immeritata, vuoi, per l’intrinseca giustizia di Giuda nei confronti
di Jahve, vuoi per la natura immodificabile delle promesse (una promes­
sa resta sempre tale)- In definitiva si può dire che queste lamentazioni
furono scritte da chi aveva accesso alle attività cultuali o ne era interes­
sato e si assunse la responsabilità di promuovere manifestazioni cultuali
di carattere popolare (anche se in forma attenuata) nel luogo in cm sor­
geva il tempio nella citta santa. L’autore (o gli autori) poteva molto pro­
babilmente appartenere a un gruppo elitario: profetico, sacerdotale o
amministrativo. Indubbiamente costui (o costoro) aveva ben presenti le
ideologie profetica, deuteronomistica e sapienziale (delle quali fece un
uso eclettico), avendo d’altro canto il merito dì relativizzare il carattere
assiomatico dell’inviolabilità di Sion e delle promesse davidiche. Le tra­
dizioni religiose giudaiche furono così adattate dalla popolazione di Giu­
da alle incongruenze culturali e intellettuali provocate dalla distruzione
dello stato.
( ‘ome afferma uno studioso contemporaneo, «il libro delle Lamenta­
S ig n ific a to e in ten to 4 1 1

zioni costituisce un ponte tra l’ebraismo e il giudaismo... In esso com­


paiono le convinzioni più notevoli della fede che, come la fenice, dovet­
te risorgere dalle macerie e dalla cenere delPannientamento politico: la
responsabilità di fronte al peccato, il valore educativo della sofferenza,
l’assoluta giustizia e l’amore immortale di Dio, l’imperscrutahìlita dei
suoi disegni, l’incrollabile fiducia del credente e la necessità della pazien­
za... Le Lamentazioni proclamano la straordinaria fede d’Israele e la im­
primono indelebilmente nella pratica liturgica del giudaismo».36

4. I l lib ro d e lle L a m e n t a z io n i
in r a p p o r t o a ll'A n t ic o e N u o v o T e s t a m e n t o 57

a) I l g e n e r e le tte ra rio d ella la m e n t a z io n e n e ll'A n t ic o T e s t a m e n t o

Per cogliere l’importanza del libro delle Lamentazioni nel contesto del­
l’Antico Testamento, e tenendo conto del genere letterario della lamen­
tazione, i cui caratteri formali predominano nell’opera, è da definire il
ruolo svolto da questo libro nella storia della lamentazione comunitaria
nell'Antico Testamento.38 Sì deve anzitutto affermare che la lamenta­
zione ha un'importanza decisiva per la comprensione del discorso su Dio
nell’Antico Testamento, in particolare per quanto riguarda la sua azione
liberatrice, dalla quale prende avvio la stona d’Israele in senso stretto.
In realtà essa è una componente di tutta la serie di eventi che va dalla prò-
clamazione dell’oppressione e dell’angoscia sino alla liberazione. Questa
è una costante nel discorso su Dio nell'Antico Testamento. Quanto im­
portante sia la lamentazione ne! Salterio è mostrato dalla posizione
simmetrica, in quanto elemento costitutivo della preghiera, che essa oc­
cupa rispetto alla lode. Ma questi motivi dei Salmi compaiono spesso in
altri ambiti letterari dclF Antico Testamento: il Deutero-lsaia, Geremia
(ad es. 11-20), Giobbe e persino nei libri storici.39 I testi che si potreb­
bero addurre sono prevalentemente elegie funebri e lamentazioni susci­
tate dalla sofferenza. Pur presupponendo nella loro origine situazioni
diverse,*0 hanno in comune l’espressione della sofferenza umana. L ’ele­
gia volge lo sguardo indietro, ricordando il passato di colui che ora gia­
ce esanime; la lamentazione, invece, rivolge la sua proclamazione in vi-

36. N.K. Gottwald, Lamentattons, Book or. in IDB ili, New York 19 6 1, 63.
3 7 . C i lasciam o guidare d a ll’opera di C . W esferm anti, P /e Klagelieder. Fofscbungsgesthicbte
und Auslegung, N eu kircb en /V lu yn 1 9 9 0 , 1 8 8 -1 9 2 ..
38. Ci rifacciamo alPopinione di C. W esterm ann, Die Rolle der Klage w der Theoìogie des A l­
ien Testaments: T B 5 5 { 1 9 7 4 ) 1 5 0 - 1 6 8 , spec. 2 .5 9 -2 6 8 .
3 9 . C fr. H . Gunkel, Introducción a los salmos, V alen cia 1 9 8 3 , 1 3 5 - 1 5 7 .
4 0 . L'elegia implica un evento profano e svolge la funzione di sfogo di fronte a un lutto, m en­
tre la lamentazione è rivolta a Dio.
4 12, Il libro delle Lamentazioni

sta del futuro. Ecco perche la supplica, elemento tipico della lamentazio­
ne, è assente dalle elegie.

b) T r a la m e n ta z io n e e p r e g h i e r a

La caratteristica peculiare delle Lamentazioni spicca con maggiore chia­


rezza a partire dalla distinzione di lamentazione e preghiera. Non si
tratta di elegie funebri in senso stretto, perché il loro contesto vitale non
corrisponde alle esequie di un individuo. D altra parte le si potrà defini­
re elegie soltanto nel senso figurato di elegia per una comunità (cfr. A m .
5,1 s.). Ma in realtà il genere elegiaco non corrisponde a b a r n , i, 2 e 4,
poiché il contesto vitale di questi tre poemi è analogo a quello delle la­
mentazioni comunitarie; le celebrazioni a d h o c * 1 La città e stata vittima
di una calamità e i sopravvissuti si apprestano a celebrare una lamen­
tazione (questo è il valore di s o m «digiuno»). In ogni caso vi è una dif­
ferenza rispetto alle lamentazioni comunitarie preesiliche. Mentre le
precedenti generazioni erano state testimoni di successive sconfitte da
parte d’Israele e di Giuda, i sopravv issuti alla catastrofe del 587 aveva­
no assistito alla morte della città con tutte le sue conseguenze; annien­
tamento delle istituzioni, della monarchia e del culto. Proprio tale pecu­
liarità si rivela sul piano linguistico nella mescolanza di clementi della
lamentazione comunitaria e dell’elegia funebre.
Questa commistione dì elementi (nella quale la lamentazione deve ri­
correre a motivi dell’elegia) indica che nel periodo postesilico la lamen­
tazione non potè o non seppe svilupparsi formalmente sulla base del da­
to di fatto rappresentato da un rovescio politico-militare. Di conseguen­
za le lamentazioni preesiliche furono interpolate o ampliate e la celebra­
zione della lamentazione vide ridotto il proprio spazio in favore degli
atti penitenziali, In L a m . 3, ad esempio, si trova un’esortazione in tono
sapienziale (vv, 25-39) m cu* l’appello al pentimento e alla pazienza
prevale sugli aspetti della lamentazione comunitaria.
Il libro delle Lamentazioni, poi, prepara il terreno al messaggio di
salvezza del Deutero-Isaia e di altri oracoli salvifici di origine sconosciu­
ta. Il resto rimasto a Gerusalemme aveva accettato la profezia di giudi­
zio* Bastava questa accettazione da parte della maggioranza dei soprav­
vissuti perché il resto del popolo potesse beneficiare del perdono. Per
questa ragione è possìbile che Larmuncio di salvezza del Deutero-Isaia e
di altri poeti anonimi sia collegato alla lamentazione del popolo castiga­
to da Dio. Il rapporto si evince dal linguaggio del profeta delfesilio.
Tanto la promessa quanto l’annuncio di salvezza presuppongono le la­
mentazioni d’Israele sotto il divampare dell’ira di Dio. In questi annunci
4 1. Di questo tipo di celebrazioni* in realtà, noti si sa quasi nulla più della loro menzione.
Sign ificato e in ten to 4 13

affiorano precise allusioni alla lamentazione (cfr. I s . 40,2/7; 49,14). Le


citazioni del Deutero-Isaia rivelano che le lamentazioni furono trasmes­
se durante il periodo dell'esilio nel contesto di alcune celebrazioni, tanto
a Gerusalemme quanto tra gli esiliati. L’annuncio di salvezza del Deute-
ro-Isaia fu certamente inteso come risposta alla lamentazione e alla sup­
plica del popolo.
In tal modo il libro delle Lamentazioni costituisce una tappa nella sto­
ria della lamentazione e della preghiera nell’Antico Testamento, cioè nel­
la storia del rapporto tra Jahvé e il suo popolo, scritta sotto il segno del­
la collera e della misericordia.

c) L e la m e n ta z io n i d i G e s ù n e l N u o v o T e s t a m e n t o

Nel Nuovo Testamento s’incontra un testo molto vicino alle Lamenta­


zioni, il pianto di Gesù su Gerusalemme (Mf. 2,3,37-39 par.). Il testo
dell’evangelista (2,4,1 s.) annuncia il prossimo assedio della città santa e
la sua distruzione. Tuttavia Gesù non si limita a costatare il giusto giu­
dizio di Dio sulla città peccatrice, ma si lamenta per la sofferenza che
porterà al popolo questa distruzione. La sua compassione è superiore al­
l’ira di Dio che ha reso necessaria la catastrofe. Proprio in questo aspet­
to il pianto di Gesù su Gerusalemme coincide con le lamentazioni pro­
nunciate dai sopravvissuti della città dopo il disastro del 587. La passio­
ne di una città ridotta in rovine supera le conseguenze di un castigo. An­
cora una volta si è di fronte a un eccesso di dolore, rappresentato dalla
sofferenza di coloro che non hanno avuto nulla a che fare con il corso
degli eventi: madri e bambini, infermi e vecchi. Tale eccesso di dolore,
in particolare degli innocenti, Gesù lo assume mediante un atteggiamen­
to di compassione. Il dolore manifestato nella lamentazione e la suppli­
ca rendono possibile l’ascolto. Gesù, piangendo su Gerusalemme, anti­
cipa, annuncia e condivide i lamenti e il dolore di quanti saranno vitti­
me del terrore dopo gli avvenimenti dell’anno 70. Al tempo stesso egli
conferisce alle lamentazioni provocate dagli eventi del vi secolo il loro
valore universale di linguaggio del dolore.

d) D i m e n s i o n e a ttu a le d e lle L a m e n t a z io n i

Le lamentazioni rimasero impresse nella memoria dei sopravvissuti del


587, e insieme vennero messe per iscritto e recitate nelle celebrazioni
commemorative della distruzione di Gerusalemme. Questo ricordo so­
pravvive nelle attuali comunità giudaiche. Al contrario, il lamento di Ge­
sù su Gerusalemme non ha suscitato una tradizione vivente nelle comu­
nità della chiesa cristiana; tutt’al più è ricordato in alcune pericopi dei
4.14 II libro delle Lamentazioni

lezionari liturgici. Tuttavia non si può dire che nella storia della cristia­
nità il dolore provocato dalla distruzione di una città abbia suscitato una
memoria attiva tra le diverse comunità cristiane, anche se entrambi i Te­
stamenti lo ricordano spesso. Con le parole di un commentatore moder­
no, «la chiesa attuale ha disperatamente bisogno di ascoltare il messag­
gio delle Lamentazioni se il cristianesimo vuole comprendere la propria
missione autentica come compito più ampio della cura della pietà per­
sonale, mentre la vita quotidiana dell’uomo è ridotta a un inferno».41
Se le lamentazioni di Gesù e quelle proclamate ni occasione del disa­
stro del 587 trovassero nuova eco nelle chiese cristiane, la riflessione
prenderebbe due direzioni. Le nostre chiese hanno avuto una parte* atti­
va o passiva, nelle guerre delle popolazioni cui appartenevano. Pochi so­
no stati i cambiamenti fino alla seconda guerra mondiale. In queste occa­
sioni si è sempre ritenuto necessario o inevitabile proprio ciò di cui Gesù
si lamentò: il dolore di coloro che non ebbero parte in eventi tanto terri­
bili, il dolore dei bambini, delle madri, dei malati, degli anziani. Con la
proliferazione delle guerre sì e accresciuta a dismisura la sofferenza de­
gli innocenti. È possibile che un ascolto piu attento del testo biblico pro­
vochi un cambiamento d'idee, una conversione nelle chiese cristiane?
È possibile un'altra riflessione. Ascoltando il pianto di Gesù su Geru­
salemme o quello delle migliaia di persone che nel corso dei secoli han­
no visto le loro città e il loro ambiente distrutti, non è coerente accetta­
re una stona scritta da persone per le quali questo dolore è irrilevante.
La distruzione di una città è talmente consueta per l’umanità e per la
sua storia che vi siamo abituati. Quasi nessuno ricava una profonda in­
quietudine da simili eventi. Al massimo una lamentazione esercita un in­
fluenza profonda nel luogo in cui è avvenuta l’eventuale catastrofe, co­
me nel caso di Gerusalemme. Da quando si e iniziato a scrivere la storia
quasi tutti i resoconti ufficiali sono partiti dall’ambito militare: vittoria
sul nemico e numero di soldati morti; raramente si parla dei caduti tra
la popolazione civile. Il clamore di chi soffre svanisce presto nell oblio,
perché per gli storici è privo di significato. In questo aspetto sembra non
esserci differenza tra la storia scritta prima di Cristo e la storiografia
promossa nel corso della cristianità. Ci si dovrebbe domandare se è ob­
biettiva e valida una storia per la quale non esiste la sofferenza di colo­
ro che sono coinvolti in un conflitto bellico. Una simile revisione storio­
grafica va favorita soprattutto in un’epoca nella quale le possibilità di
distruzione hanno raggiunto proporzioni immani.
È spiacevole che la lamentazione non trovi quasi spazio nella preghie­
ra cristiana, dal momento che ne è elemento essenziale. La domanda è
inevitabile: è possibile spiegare a partire dal Nuovo Testamento questa
42.N.K, Gortwald, Studìes„ 1 1 3- 1 1 4.
Storia d ell’in terp reta zio n e 4 15

emarginazione della lamentazione? In tal caso il discorso su Dio sarebbe


molto diverso nell Antico e nel Nuovo Testamento. Insieme cì si deve
domandare perché i teologi non tengono in considerazione questa diver­
genza fra i due Testamenti, Con il suo atteggiamento nei confronti di Ge­
rusalemme, Gesù riconobbe il diritto di ogni persona sofferente a lamen­
tarsi per la propria sofferenza. La storia del popolo di Dio ebbe inizio
proprio quando un gruppo di persone che non lo conosceva gridò in
preda alla sofferenza e trovo ascolto. A partire da allora riconobbe Dìo
come il proprio liberatore. Ogni storia di liberazione, di salvezza, inizia
con un grido d e p r o fu n d i s . La Bibbia parla di un Dio misericordioso di
fronte al grido provocato dalla sofferenza,

IV. STO RIA D E L L T n T E R P R E T A ZIO N E

Questa non è la sede idonea per presentare un’ampia panoramica sulla


stona delTinterpretazione delle Lamentazioni {che mal si adatta a una
semplice introduzione): ci si limiterà quindi a una rassegna degli autori
di questo secolo. D’altro canto le discussioni più frequenn e significative
hanno avuto dì mira la paternità, il genere letterario e il contesto vitale
dell’opera.
Le idee di Gunkel43 sul genere letterario e l’interpretazione generale
delle Lamentazioni esercitarono un’influenza decisiva tuttora perdurante.
Egli definì i capp. 1, 1 e 4 elegie politiche. A suo parere questo genere
presenta alcuni aspetti della lamentazione comunitaria ed è impregnato
d’ideologia politica. Sebbene di origine profana, il ricorso a tali aspetti
trasforma questo genere in poesia religiosa. Riguardo al cap. 5, Gunkel
lo ritiene una lamentazione comunitaria. Il cap. 3 rivela un evidente me­
scolanza di forme (supplica, espressione di fiducia, elementi sapienziali),
benché corrisponda al tipo fondamentale della lamentazione individua­
le, Si tratta di un’unità indipendente. Queste differenze tra i cinque
poemi inducono Pcsegeta tedesco a postulare una pluralità di autori e a
riconoscere il carattere composito delPopera. Per quanto riguarda Pepo-
ca di composizione, Gunkel reputa che debba essere collocata non mol­
to oltre il 587. Benché molte delle idee di Gunkel siano state ritenute
valide, e tuttora lo sono, numerosi studiosi ne hanno sfumato il pensie­
ro nelle linee generali e in alcuni punti particolari.

1. E p o c a e lu o g o d i c o m p o s iz io n e

Sebbene non si possa parlare di unanimità tra gli interpreti di questo se­
colo, Popinione piu diffusa sull’epoca di composizione delle Lamenta-
43. Cfr. H. Gunkel* KlageUeder feremiae, in RGG in, Tìihingen *1929, 1049-T052.
4 16 IL Libro delle Lamentazioni

zioni fissa un termine a q u o (la caduta di Gerusalemme nel 587) e un


termine a d q u e m (Pinizio del ritorno degli esiliati nel 538). Un’altra teo­
ria largamente condivisa suppone una data non molto distante dal 587.
Si ritiene addirittura che gli autori dei cinque poemi dovettero essere te­
stimoni oculari degli eventi. Talvolta si presume una cronologia diversa
per ciascuna delle cinque composizioni,44 sebbene non ci sia accordo
sulla rispettiva datazione,Rudolph è in sostanza Punico a far risalire il
termine a q u o alla prima deportazione del 597, ritenendolo il periodo dì
composizione del primo poema.46 Anche se in un primo momento Kai­
ser sostenne una datazione tarda dei cinque poemi (il piu antico non sa­
rebbe anteriore alla metà del v secolo; il piu recente risalirebbe al iv),47
in seguito modificò la propria posizione aderendo alPopinione più diffu­
sa che stabilisce la data al vi secolo.40 Soltanto nel secolo scorso appar­
ve qualche tentativo di datare le Lamentazioni alPetà dei Maccabei.49
Consenso pressoché unanime vi è sull’origine gerosolimitana delle La­
mentazioni; pochi soltanto indicano la Babilonia dell’esilio, ma senza
prove decisive.

z. A u t o r e o a u to ri

Dai commenti alle Lamentazioni si evince una triplice possibilità: le La­


mentazioni sono l’opera di un unico autore;JO le Lamentazioni furono
scritte da autori diversi;51 entrambe le tesi possono essere vere.51 In ter-
44. Cfr, O. Kaiser, Klageheder (ATD 16/2), Gòttingen *19 8 1, 30 1-30 2, La cui conclusione ri­
mane tuttavia molto fragile; secondo questa, il secondo poema sarebbe il piu antico per la sua
dipendenza letteraria da alcuni testi profetici e dai Salmi, e sulla base della loro dipendenza da
questo si dovrebbe stabilire la data degli altri quattro.
45. Per lo più si ritiene che ì poemi più antichi siano r, 2 e 4, in particolare gli ultimi due. Sul
quinto le diveigenze sono piu accentuate. In compenso il consenso e quasi assoluto sulla data­
zione piu tarda del cap. 3, che alcuni, senza una solida base, considerano «opera di epigoni»;
efr, K. Buddc, Die Klagelieder, in K. Budde - A Bertholet - G. Wildeboer, Die ftinf Megìlloth
erkJart (KHC xvn), Freiburg i.Br. 1898, 92. Benché l'origine esilici, o del primo periodo posc-
esiiico, possa essere considerata probabile, talvolta, pur accettando quest’epoca per la compo­
sizione del libro delle Lamentazioni, si riconosce che il linguaggio è preesiJico; cfr. T.F. Me
Daniel, Philological Studies in Lamentations: Bib49 (1968! 2.7-5 3. 199-220.
46. W. Rudolph, Die Klagelieder (KAT xvi/3), Gùtersloh li9Ó2. Il suo punto di vista e stato
condiviso, seppure con risei ve, da A. Weiser, Introduction, 306.
47. Cfr. C. Wesrermann, Klagelieder, 57. 48. O. Kaiser, Introduction, 359.
49. Cfr. M. Lohf, Sind TbrIV und V makkabaisch?: Z A W 1 4 (1894) 51-59; secondo S.T, Lachs,
The Date of barn 5: J Q R 19 (196G/1967), 46-56, solo il cap. 5 apparterrebbe a quest'epoca.
50. Su questa linea si trovano le introduzioni delle opere di W. Rudolph. Klagelieder; F. Nòt-
scher, Die Klagelieder {Echter Ribel), Wùrzburg li9(?2; A. Weiscr^ Klageheder (ATD xvi/z),
Gòtnngen 1958; O. Floger, Die Klagelieder (HbÀT 1/18), Tùbingen 1969; R, Brandscheidt,
Gotteszorn und Memschenìeid (diss.), Trier 1983. Si veda inoltre B. Johnson, Form and Mess-
age in Lamentations; ZAW 87 (1985) 58-73.
51. Seguono questa opinione di Gunkel, pur presentando sfumature diverse, A. Robert - A.
S t o r i a d e ll ’i n t e r p r e t a z i o n e 4 1 7

mini generali l’ipotesi dell’unicità d’autore presenta l’inconveniente che


la maggior parte dei sostenitori di questa teoria non può addurre prove
linguistiche o stilistiche a titolo di giustificazione. Per tale ragione l’ipo­
tesi della pluralità di autori è tuttora la più diffusa.

3. M is c e lla n e a o lib ro

In un’epoca non molto remota la ricerca accettava quasi senza discus­


sioni che le Lamentazioni fossero una raccolta di testi originariamente
indipendenti, riuniti soltanto dopo la loro composizione. Recentemente,
tuttavia, sebbene ne sia riconosciuto il carattere di opera composita, si
nota una certa tendenza a cercare una possibile connessione tra i capito­
li che compongono le Lamentazioni. Se è arrischiato supporre che le La­
mentazioni ebbero un unico autore, formando perciò un’unità ricono­
scibile come «libro»,53 può rivelarsi pernicioso limitarsi ad affermare
che si tratta di una raccolta e prescindere dalla coerenza del messaggio
che scaturisce dall’insieme. Per quanto convinti del carattere composito,
non possiamo escludere l’intervento di un poeta che abbia dato forma
all’insieme giungendo, mediante ritocchi o interpolazioni, all’uniformità
che la raccolta riflette.

4. I l g e n e r e le tte ra rio

Al riguardo rimangono utili i lavori di Gunkel.54 Nessuno fino a oggi ha


revocato in dubbio le sue conclusioni, ma nessuno le ha convalidate cri­
ticamente. Molti nutrono il sospetto che dagli studi di carattere formale
non ci si possa attendere un contributo decisivo. Anche se si è spesso ten­
tato nella storia dell’interpretazione delle Lamentazioni uno studio for­
male comparativo tra il nostro libro e i Salmi, senza dubbio attualmente
tale genere di studi riveste un ruolo marginale.55 A conferma di quest’ul-
Feuillet, Introduction à la Bible I, Tournai *1959, 678, O. Eissfeldt, Introduzione all’Antico
Testamento in , 338 -347. O. Kaiser, Introduction, 3 5 5 lascia aperta la questione, pur conside­
rando i primi due poemi opera dello stesso autore.
52. Non vi sono criteri decisivi di ordine testuale a favore dell’ima o l'altra ipotesi. Cfr. ie in­
troduzioni delle opere di A. Weiser, Klagelieder; D.R. Hillers, op. citi ; H.-J. Kraus, Klagelieder
(Threnì) {BK xx), Neukirchen/Vluyn 3i968, 1 4 -1 5 . Inoltre W.H. Schmidt, Einfuhrnng in das
Alte Testamene Berlin - New York 19 79 , 3 1 2 -3 14 .
53. Cfr. B. Johnson, art. cit.t che individua nel cap. 3 il centro letterario e teologico del libro del­
le Lamentazioni.
54. Si veda H. Gunkel, Introduceteti a los salmos, Valencia 1983; cfr. Idem, art. cit e, inoltre,
il lavoro di H. Jahnow, Das bebràische Leichenlied im Rahmett der Vóìkerdichtung (BZAW
36), Berlin - New York 19 2 3 , spec. 1 5 , sull’elegia.
55. È sorprendente, ad esempio, la scarsità di riferimenti ai Salmi in un’opera come quella di
R. Gordis, op. cìt.
4 18 II l i b r o d e l l e L a m e n t a z i o n i

tima afferm azione Brandscheidt scrive: «Non è possibile spiegare la scon­


certante contiguità (in 4,2,1-22) di un invito alla fiducia rivolto a Sion e
di una minaccia pronunciata contro Edom ».56
Passando in rassegna progressivamente le opinioni più significative
sul genere letterario delle Lamentazioni, inizieremo da quanto è comu­
nemente accettato per arrivare alle divergenze. Tutti concordano nel de­
finire Lam . 5 una lamentazione comunitaria. Il disaccordo è piu accen­
tuato sui capp. 1 , 2 e 4. Gunkel li considera elegie e Smend vede in que­
sto genere Lelemento fondamentale dei tre poem i;57 altri, più cauti e ob ­
biettivi, si limitano invece a parlare dì «motivi elegìaci»58 o di mesco­
lanza di form e.59 Westermann si interroga sul motivo che ha spinto la
m aggior parte degli studiosi a trascurare un elemento significativo pre­
sente in questi tre poemi: la causa delPassociazione dell’elegia e del la­
mento provocato dalle tribolazioni. Risponde citando G ottw ald: è pos­
sibile che il poeta abbia scritto sotto {'influenza emotiva delle scene di
morte e di sepoltura di cui fu testim one/'
Tutti sono consapevoli delle peculiarità del cap. 3 in rapporto al resto
dei poemi, ma le spiegano in modi molto diversi. Questo è il dissidio
più grave tra i vari interpreti delle Lamentazioni: vi è chi intende il poe­
ma com e opera di epigoni (v. sopra, n, 23), artificiale e privo di origina­
lità; altri lo considerano la chiave di volta dell’intera opera, attribuen­
dolo al redattore finale;*1 dalla sua comprensione dipende Linterpreta-
zione del lib ro /1 Riguardo alle caratteristiche letterarie, le divergenze sul
cap, 3 sono altrettanto rilevanti. Chi lo ritiene un «poema» dà per scon­
tato che si tratti di un'unità letteraria;*3 di diverso parere, invece, sono
quanti considerano L a m . 3 una composizione basata su elementi form a­
li ricavati da diversi generi. I sostenitori di quest’ultima tesi si basano,
in parte, sulla perplessità suscitata dal cambiamento di voci nel corso
dei poem a, sulla necessità di spiegare il rapporto tra lelem ento indivi­
duale (w . 1-39.49-66) e quello com unitario (vv. 40-48). La preponde-

56. R. Brandscheidt, op. cit,t 170. C. Westermann, Klagelieder, tìn si pronuncia contro questa
affermazione e contro la tendenza che essa rappresenta; secondo lui il duplice desiderio tormu-
lato in 4,2,1 s. costituisce proprio uria forma fissa dei salmi di lamentazione.
57. R. Smend, La formazione dell'Antico Testamento, 189,
5 8. Cfr. W.H. Schmidt, Emfiìbrung in das Alte Testamenti 3 12 -3 14 .
59. Si veda D,R. Hillers, op. c i t xxvn xxvni; O. Kaiser, Klagelieder t 297-300.
60. C. Westermann, op. cit, 6r,
6 1. Cfr. M . Lòhr, Threni 3 und die jeremiantsche Autorschaft des Bttches der Klagelieder: ZA W
14 (1904) i - i ó ; A. Weiser, op. cit,, 3 0 6; H.-J. Kraus, Klagelieder, 8 -13 ; R , Gordis, op. cit.,
12 7 ; B.S. Chdds, Introduction to thè Old Testament as Scrìpture, 590-597.
62. In questo senso la collocazione di questo capitolo al centro del libro è certamente intenzio­
nale secondo R. Rendtorff, Introduzione alVAntico Testamento, 353 s.
63. Cfr. O. Kaiser, op. cit., 297 300.
B ib lio grafìa c o m m e n ta ta 4 19

ranza del primo elemento, insieme alle particolarità form ali con le quali
il poem a inizia e si conclude, li porta tuttavia a individuare nella lamen­
tazione individuale il genere sotteso all'intero capitolo.
A d ogni modo il cambiamento di personaggi può essere puramente
apparente, un espediente stilistico deirautore. Anche in questo caso le
opinioni sono discordi: si passa dalla tendenza antica a spiegare l5«io»
del poema come «io collettivo», o come la voce di un rappresentante del­
la com unità, all’orientamento piu recente che ricorre al concetto di «per­
sonalità flu id a» /4

5, Sede o contesto vitale

Riconosciam o provvisoriam ente che per gli interpreti delle Lam enta­
zioni che orientano la propria ricerca in modo crìtìco-ietterano la que­
stione del contesto vitale è priva d ’importanza. Per quanto una sìm ile im ­
postazione interna e oggettiva sia ragionevolmente giustificata in consi­
derazione di altre priorità ermeneutiche del testo biblico, il caso delle L a ­
mentazioni esige uno sforzo particolare per illuminare la questione della
sede vitale. È impossibile sorvolare sulla questione: si tratta di poemi
reali o fittizi? il loro contenuto corrisponde a situazioni storiche verifi­
cabili o è puro frutto di fantasia?
Indubbiamente un gran numero di commentatori concorda n d l’af-
ferm are che le Lamentazioni sono opera di testimoni oculari della cadu­
ta e distruzione di Gerusalem m e,f’s ma quasi nessuno dopo Gunkel si è
interrogato sulla possibilità che le Lamentazioni siano il risultato di una
tradizione orale. In tal caso i poemi, messi per iscritto, furono impiegati
in alcuni servizi liturgici a ricordo della caduta di Gerusalemm e, m a non
composti ad h o c.6 566 Z acc. 7 e 8 sono testimonianze della celebrazione di
6
4
lamentazioni per commemorare la distruzione della città santa.

V. BIBLIOGRAFIA COMMENTATA

Albrektson, B., Studies in thè Text and Theology o f thè Book o f Lamentatìons.
With a Criticai Rditton o f thè Peshìtta Text, Lund 1963. L ’opera consta di tre
parti: 1. Studio del testo siriaco delle Lamentazioni* il Comparazione crìtica tra

64. R. Gordis, a p . c it. ricorre al concetto di f l u i d p e r s o n a l i t y t anche se il termine non è suo, per
spiegare l'apparente cambiamento di portavoce; questa spiegazione è criticata da C, Wester-
mann, o p . c i t . 9 68.
65. In effetti il testimone oculare non può essere escluso, ma nemmeno dimostrato con certez­
za; cfr. le opportune considerazioni dì H. Wiesmann, D e r V e r f a s s e r d e s B u c h le m s , d e r K l a g e ì i e -
d e r . E i n A u g e n z e u g e d e r b e h m i d e ì t e n E r e t g n t s s e ? : Bib 17 (1936) 71-84, spec. 84.

66. La stessa torma acrostica è indizio d ’intervento redazionale, una prova che il libro delle La­
mentazioni è una redazione secondaria della lamentazione liturgica.
420 II l i b r o d e l l e L a m e n t a z i o n i

i! testo ebraico, ì LX X e la Peshitta. in. Antecedenti e origine della teologia delle


Lamentazioni. Le prime due parti sono di taglio specialistico, la terza suscita im­
mediatamente l’interesse non solo dei biblisti, ma anche degli studenti bisognosi
di un’introduzione sicura alla problematica teologica del libro, nonostante la de­
bolezza di alcune conclusioni.
Gordis, R., The Song of Songs and Lamentations^ New York 1974. II com­
mento alle Lamentazioni occupa la seconda sezione dell’opera (pp. 113-2,01). La
parte introduttiva, molto breve, è dedicata alla forma poetica, allautore e all’u­
nità del libro, alla data di composizione e alla teoria dell’influenza sumerica. Ben­
ché il commento esegetico non sia molto esteso, l’autore affronta il testo con abi­
lità e sensibilità letteraria.
Kraus, H.-J., Klagetieder (Threni) (BK xx), Ncukìrchen/VIuyn 31968. Dopo
iin’miroduzione relativa alle questioni generali delPopera (titolo e posizione nel
canone; testo e forma; genere e contesto vitale; situazione storica, luogo d ir ig i­
ne e autore; teologia; bibliografia), Kraus dispiega nel commento la sua ben nota
maestria nelPesame dei testi. Si avverte la mancanza del ricorso alle varie analisi
letterarie, che avrebbero arricchito questo eccellente commento.
Rudolph, W., Das Buch Ruth. Das Hohe Lied. Die Klageheder (KAT xvri/i-
3), Gutersloh 1962. Le Lamentazioni occupano la terza parte di quest'opera (pp.
187-263). A una breve introduzione (titolo e canonicità; forma; origine; unità e
contenuto teologico; autore; bibliografia), segue la traduzione commentata. Tn sin­
tonia con le caratteristiche del KAT quest’opera si caratterizza per una minuzio­
sa critica del testo e per l’interesse nell'individuazione delle possibili situazioni
storiche soggiacenti allo scritto biblico. Si sarebbe desiderato da parte dell’autore
una maggiore sensibilità per i problemi letterari e teologici.
Westermann, C., Die Klageheder. Forschnngsgeschichte und Àustegung, Neu-
kirchen/Vluyn 1990. È il commento più recente al libro delle Lamentazioni. Do­
po una prima parte dedicata all’elegia funebre israelitica nel contesto della poe­
sia popolare orientale, soprattutto in rapporto con la presunta influenza sumeri-
ca, l’autore dedica una cinquantina di pagine alla storia dell’interpretazione delle
Lamentazioni, In un terzo capitolo si affrontano 1 problemi generali del libro,
prima di passare all’analisi approfondita dei suoi cinque poemi (cap. iv). L’opera
si conclude con un capitolo dedicato al significato teologico delle Lamentazioni.
Si tratta senza dubbio di una grande opera, fondamentalmente per due motivi.
Da un punto di vista tecnico essa non è in nulla inferiore alla restante produzio­
ne di questo prolifico ed eccellente esegeta tedesco. Questi affronta con sensibili­
tà ecclesiale i problemi posti al credente moderno dal presunto coìnvolgimento
di Dio nella sofferenza e nell’abbandono degli uomini.
Indice del volume

7 Sommario
9 Premessa
il Abbreviazioni e sigle
r3 Prologo
r5 Bibliografia essenziale

P arte p rim a
LA LETTERATURA SAPIENZIALE
jVlSRAELE
Capitolo I
i 5> Sapienza e letteratura sapienziale
*9 1. Differenti concezioni della sapienza
20 1. Von Rad: conoscenza empirica del creato
21 2. Whybray: atteggiamento verso la vita
22 3. Crenshaw: autocomprensione
in rapporto alle cose
23 4. Murphy: tentativo di dar ordine
al comportamento umano
24 11. La «letteratura» sapienziale d Israele
2*4 1. Il lessico della «sapienza»
26 2. Letteratura o tradizione?
27 3. Le alternative alPelemento «sapienziale»
28 Excursus. La paternità salomonica della sapienza
3° m. Definizione di sapienza
i- Definizione
35 2. Esperienza e conoscenza
38 3. Mancata corrispondenza
tra esperienza e conoscenza
40 4. Le diverse risposte
al fallimento epistemologico
43 Excursus. Funzione della teologia della creazione
45 IV. La figura del sapiente
45 1. La sfera privata
46 2. La sfera pubblica
47 a) La tradizione egiziana
48 b ) La tradizione mesopotamica
49 c) La tradizione israelitica
53 3. Dai sapienti ai rabbi
422 In d ice del v o lu m e

Capitolo II
55 Tradizione sapienziale
ed espressione letteraria
55 I. Tradizione sapienziale e forme letterarie
55 1. Manifestazioni della tradizione sapienziale
neH*Àntico Testamento
55 a) Il Pentateuco
5 *> b) La storia deuteronomista
57 c) La letteratura profetica
57 d) L’opera del Cronista
5» 2. Le forme letterarie
della letteratura sapienziale
58 a) Il proverbio
éo b) La comparazione
6l c) L’enigma
63 d) Favola e allegoria
64 e) Il discorso sapienziale
64 f) L’inno
65 g) Il poema didascalico
66 h) Il dialogo
67 Il poema autobiografico
67 /) La letteratura onomastica
67 k) Il procedimento della soluzione differita
69 II. La colonna vertebrale
della tradizione sapienziale
69 1. Antropologia e sapienza
70 2. Le risposte della teologia
7* Hi. Storia della ricerca
72 ­ 1. Natura della sapienza biblica
73 a) Pragmatismo?
73 b) Eudemonismo?
74 c) Internazionalismo?
75 2. Il quadro del Vicino Oriente
76 a) Egitto
80 b) Mesopotamia
82 3. Sapienza e apocalittica
85 IV. Bibliografia commentata

Parte s e c o n d a
I LIBRI SAPIENZIALI

Capitolo in
II libro dei Proverbi
9i L II libro
9i 1. Titolo del libro
91 2 . T e s t o e v e rsio n i
92 3. Posizione nel canone
93 ri. Dimensione letteraria
93 1. Prime impressioni sui Proverbi
93 2. Aspetti letterari
93 a) Il parallelismo
94 b) L ’istruzione
96 c) Il proverbio numerico
96 d) Il racconto autobiografico
96 e) L'acrostico alfabetico
97 3. Struttura generale dei Proverbi
97 4. Autore e data di composizione
99 III. Intento e contenuto
99 1. Alla ricerca della sapienza
100 a) Sapienza pratica
10 1 b) Sapienza etica
102 c) Sapienza teologica
104 2. Connessioni e influenze extraisraelitiche
IO6 IV. Storia della ricerca e problemi aperti
106 1, Storia della ricerca
106 a) Influenza della sapienza orientale
107 b ) Sapienza e storia
108 c) Assenza della dimensione teologica?
109 2. Problemi aperti
109 a) Rielaborazione jahvista?
HO b) La figura della sapienza
in Prov. 8,22-31
1 12 £) Cosmologia, antropologia, teologia
113 d) La figura della Maat
H4 v. Bibliografia commentata
114 1. Commenti
115 2, Altri studi
Capitolo iv .
117 Il libro di Giobbe
IT 7 1, Dati generali
117 1. Il libro
i *7 a) Titolo del libro
118 b) Testo e versioni
119 c) Canonicità
119 2. Autore e data di composizione
12 1 II. Dimensione letteraria
12 1 1. Prime impressioni su Giobbe
12 2 2. Aspetti letterari
124 3. Struttura generale
125 4. Genere letterario
12 7 5. Paralleli extra israelitici
329 in. Contenuto e intento dell’opera
129 x. Prologo: l'onestà disinteressata
13 0 2. Destino del malvagio e giustizia di Dio
13 2 3. Mistero di Dio e religiosità autentica
*34 4. La vera sapienza
13 6 5. Epilogo in prosa: la libertà di Dio
4M In d ice del v o lu m e

1 37 rv. Storia della ricerca e problemi aperti


I 37 1 . 1 metodi critici
M7 a) Analisi critica del genere o forma
i 3« b) Analisi critica della tradizione
M9 c) Critica letteraria e analisi critica della redazione
140 2. Secondo la storia delle religioni
14 1 3. Secondo la teologia
M3 4. Al di fuori della teologia
143 a) Secondo la psicologia
144 b ) Secondo il femminismo
14S v. Bibliografia commentata
Capitolo v
'4 7 Il libro dell’Ecclcsiaste
H7 i. Dati generali
M7 1. Il libro
M7 a) Titolo del libro
148 b) Testo e versioni
148 c) Posizione nel canone
149 2. Autore, data
e luogo di composizione
*49 a) L ’autore
1 so b) La data
152 c) Il luogo
1 53 11. Dimensione letteraria
153 1. Prime impressioni
153 a) L ’opera
T54 b ) 1/autore
*55 2. Aspetti letterari
155 a) Opera in prosa
156 b) Il lessico
156 c) Il genere letterario
157 d) La struttura letteraria
*5? in. Significato e finalità
159 1. Principali aspetti dottrinali
159 a) Inettitudine alla sapienza
tèi b) Emarginazione sociale del sapiente
lèi c) Inesistenza della novità
162 d) Inutilità dello sforzo umano
163 e) Il fallimento della morte
164 f) Impossibilità di conoscere Dio
i ^5 g) Godimento dei piaceri
167 h) Ingiustizia e temperanza
168 2. Significato dell’EccIesiaste
alla luce dell’Antico Testamento
169 iv. Storia della ricerca
169 1. Storia dell’interpretazione
17 1 2. Problemi aperti
17 2 v. Bibliografia commentata
Capitolo vi
*75 Il libro deir Ecclesiastico
!75 I. Dati generali
175 r. Il libro
T7 5 a) Testo e versioni
17 7 b) Il titolo
*77 c) La numerazione
1 77 d) La canonicità
178 2. Antore, data e luogo di composizione
178 a) L autore
178 b ) Data
180 c) Luogo
180 11. Dimensione letteraria
180 1. Prime impressioni
182, 2. Aspetti letterari
18 2 a) La lingua
18 2 b) I generi letterari
184 c) Procedimenti retorici e stilistici
186 d) La struttura letteraria
187 in. Contenuto e finalità
188 1. Presentazione tematica
188 a) Sezione prima: 1,1-23,27
19 1 b) Sezione seconda: 24,1-42,14
196 c) Sezione terza: 42,15-50,29
197 2. Aporie dottrinali
197 a) Retribuzione e creazione
199 b) Determinismo e libertà
200 t) Etica e ritualismo
201 d) Universalismo e nazionalismo
201 e) Pessimismo e ottimismo
202 f) Fede e ragione
204 iv. Storia dell’interpretazione
zo6 V. Bibliografia commentata
20 6 1. Commenti
207 2. Altre opere interessanti
Capitolo vn
209 Il libro della Sapienza
209 1. Dati generali
209 1 . Il l i b r o
209 a) Titolo del libro
209 b) Testo e versioni
210 c) Canonicità
2 10 2. Autore, data e destinatari
2x0 a) L’autore
2 11 b) Data
2 12 c) Luogo e destinatari
2 13 11. Dimensione letteraria
2 13 1. Prime impressioni
4 i6 In dice del v o lu m e

ZI4 2. Aspetti lenerari


zi 4 a) Lingua e ambiente culturale
Z15 b) Verso o prosa?
216 c) Struttura letteraria
216 d) Genere letterario
2x8 in. Finalità e contenuto
218 i. Teologia giudaica e filosofia greca
219 z. Contenuto dell’opera
2T9 a) Parte prima: 1,1-6 ,2 1
222 b) Parte seconda: 6,22-9,18
224 t) Parte terza: 10 ,1-19 ,2 2
227 3. Problemi aperti
227 a) L'influenza di Filone
227 b) Il logos e la creazione ex nihilo
228 c) La Sapienza personificata
228 IV. Bibliografia commentata
228 1. Commenti
229 2. Altre opere

Parte terza
LA LETTERATURA LIRICA

Capitolo viri
23 3 Il libro dei Salmi: aspetti letterari
*33 1. Prime impressioni sul salterio
2-33 1. Opera composita
2-34 2. Poesia cultuale
2-3 5 3. Espressione dell'esperienza religiosa
z 35 4. Crocevia teologico
236 il Caratteristiche generali
236 1. Titolo del libro
*37 2. La numerazione nel testo ma soretico e nei LXX
237 3. Testo e versioni
*37 a) Il testo
2-38 b ) Le versioni
2-39 c) La trasmissione testuale
2-39 4. Le intestazioni dei Salmi
240 a) Termini relativi a raccolte
24 I b) Termini tecnici musicali e melodici
242 c) Istruzioni per l’uso liturgico
M3 d) Nomi propri
244 e) Dati storici
244 f) Valore delle intestazioni dei Salmi
*45 5. Raccolte e formazione de! Salterio
245 a) Raccolta di raccolte
246 b) Gruppi di salmi
all’interno della raccolta
247 c) Evoluzione del Salterio
249 6. Datazione del Salterio
In d ic e del v o l u m e 4 27

2,50 ni. La poesia ebraica e il Salterio


251 1. La poesia dell’Antico Testamento
252 2. Parallelismo di membri
252 a) Parallelismo interno
254 b) Parallelismo esterno
2 55 3. Altre forme minori di parallelismo
2 55 a) Aspetti grammaticali del parallelismo
25 6 b) Parallelismo sintattico
256 4. Procedimenti sonori
256 a) Allitterazione
2 57 b) Assonanza
257 c) Paronomasia
2.58 d) Onomatopea
258 5. Poesia e Salmi
Capitolo ix
261 Generi letterari del Salterio
2Ó1 i. La ricerca sui generi letterari nel salterio
261 1. L'opera pionieristica di Hermann Gunkel
262 2. La ricerca posteriore
264 3. Risultati della ricerca
2 66 IL Descrizione dei generi letterari
2 66 1. Suppliche
267 a) La supplica individuale
272 b ) La supplica regale
273 c) La supplica comunitaria
2 74 2. Azioni di grazie
2 75 <?) L ’azione di grazie individuale
276 b) L ’azione di grazie regale
277 c) L’azione di grazie comunitaria
278 3. Inni
280 a) Canti di vittoria
281 b) Canti di pellegrinaggio e inni processionali
282 c} Inni de! ciclo festivo
283 d) Inni del regno di Jahvc e salmi regali
285 e) Inni a Sion
287 f) Altri salmi innici
288 4. Salmi didascalici o sapienziali
289 a) Influenza sapienziale nei Salmi
290 b) Il contesto vitale
Capitolo x
293 Teologia del Salterio
294 1. L’uomo soggetto/oggetto dell’appello
294 1. Il quadro naturale dell’appello
294 a) Idee sull'universo
295 b) Cosmo e caos
297 c) L ’essere umano nel cosmo
29 9 2. Il quadro sociale dell’appello
299 a) L ’unto di Sion
428 Indice del volume

300 b) Obblighi delFunto


30T c) Funzione cultuale
30 1 d) Conclusioni
30 2 3. Il quadro trascendente dell’appello
303 a) Spazio sacro: Sion, santuario di Dio
3°5 b) Tempo sacro:
culto, ritmo naturale e storia
306 ir. Dio soggetto/oggetto delPappello
306 1. L’ambito naturale di Dio
306 a) La dimora di Dio
307 b) I servi di Dio
3 IO 2. L ’ambito dinamico di Dio
3 11 a) La teofania
31X b) La parola
3^3 c) La santità di Dio
3i4 d ) La gloria di Dio
3M 3. L ’ambito storico dì Dio
3*5 a) Dimensione di memoriale
316 b) La creazione
317 c) Memoria storica
3x8 d) Le qualità di Dio
320 Excursus. Salmi ed escatologia
Capitolo xi
32 3 Storia dell’interpretazione
del Salterio
3 Z3 f. Prima dell’esegesi critica
3 2-3 1. Le prime generazioni cristiane
L j ■ ■
3M età patristica
327 3. L’età medievale
4. L’età moderna
33° 5, Gli inizi dell’esegesi critica
33^ il. I maestri dell’esegesi critica
332 r. Gunkel: dalla critica letteraria ai generi
331 a) La storia della letteratura israelitica
333 b) Il Salterio
333 2. Mowinckel: i Salmi e il culto
334 a) Significato dei «salmi d’intronizzazione»
334 b) L’immaginario poetico:
intronizzazione di Jahvc
335 c) La situazione cultuale
336 d) Datazione del genere letterario
e della festività corrispondente
337 5) La festa d’intronizzazione
337 f) Alcuni riti principali della festa
337 g) Forma e contenuto
dei salmi d'intronizzazione veri e propri
338 3, Weiser: i Salmi e la festa dell’alleanza
339 a) I fondamenti cultuali del Salterio
340 b) La festa dell’alleanza
In dice del v o lu m e 419

34r 4. Kraus: i Salmi e la festa di Sion


341 a) La regalità di Jahvé e la tradizione dell’arca
343 b) 1 nomi di Dio e la tradizione di Sion
344 c) Sion e i Salmi
346 5. Alonso Schòkel: la prospettiva poetica
34 * a) Revisione dei progetto dt Gunkel
347 h) Oltre Gunkel
348 c) Problemi ermeneutici
349 m. Salterio e mitologia
349 r. Il concetto di mito
350 2. Miti nei Salmi
350 a) Il mito della creazione
35* h) Altri mitemi
354 c) La persona del re nella mitologia del Salterio
355 Excursus. I Salmi e la letteratura del Vicino Oriente
357 IV. Problemi aperti
360 v. Bibliografia commentata

Capitolo xii
365 Il 1 antico dei cantici
365 1. Dati generali
365 i.II libro
365 a) Tìtolo
366 b ) Testo e versioni principali
366 c) Canonicità
367 2. Autore, luogo e data di composizione
367 a) L'autore
368 b) Il luogo
3*>9 c) La data
370 n. Dimensione letteraria
370 r. Prime impressioni sul Cantico
370 a) I personaggi
370 b) Il lessico
37* t) Un universo di sensi
373 d) Ambiguità e contraddizione
375 e) L’elemento femminile nel Cantico
375 2. Principali aspetti letterari
375 a) Il parallelismo
376 b ) Il materiale sonoro
377 c) Le immagini
378 3. Composizione, struttura e forma letteraria
378 a) La composizione
379 b ) La struttura
380 <;) La forma letteraria
382. Ut. Storia della ricerca
382. 1. L ’interpretazione allegorica
383 2. L'interpretazione micico-cultuale
385 3 . 1 / interpretazione drammatica
385 4. L’interpretazione naturalistica o lirica
43° Iadice del volume

386 iv. Problemi aperti


386 1. Carattere sapienziale?
387 1. Poesia popolare o poesia accademica?
388 3. Paralleli extrabiblici
3 $9 4. Valore teologico
390 IV- Bibliografia commentata
390 1. Opere fondamentali
39i 2. Alrre opere
Capitolo xiii
393 Il libro delle Lamentazioni
393 1. Dati generali
393 1. Il libro
393 a) Titolo del libro
393 b) Il testo
394 c) Posizione nel canone
394 2. Luogo, epoca e autore
394 a) Luogo e data
395 b) L ’autore
395 11. Dimensione letteraria
395 1. Prime impressioni sulle Lamentazioni
395 a) I personaggi
398 b) Un mondo di dolore
403 2. La forma poetica
404 3. Il genere letterario
404 a) Lamentazione ed elegia
404 b) I poemi
406 c) Liturgia di lamentazione
406 d) Elegia politica
407 4. L7uso liturgico
408 ili. Significato e intento
408 1. Crisi teologica per la distruzione di Gerusalemme
409 2. Gli eccessi del nemico
4 10 3. Castigo e speranza
4 11 4. Il libro delle Lamentazioni
in rapporto all'Antico e Muovo Testamento
411 a) 11 genere letterario della lamentazione
nell'Antico Testamento
4 12 b) Tra lamentazione e preghiera
4 13 t) Le lamentazioni di Gesù nel Nuovo Testamento
413 d) Dimensione attuale delle Lamentazioni
415 iv. Storia dell’interpretazione
4^5 1. Epoca e luogo di composizione
416 2. Autore o autori
4i7 3. Miscellanea o libro
417 4. Il genere letterario
419 5. Sede o contesto vitale
419 V- Bibliografia commentata
P ER r T I P I D E L L A P A I D E IA E D I T R I C E
STAM PATO D A G R A FICH E 4 (PADENGHE)
BRESCIA, FEBBRAIO 1 9 9 7
Dedii dio di libn sapienziali e linci dell 'Antico Testamento,
questo volume è un approfondita introduzione letteraria ed esegetica
ad alcuni tra i maggiori e più noti scritti biblici,
da Giobbe e l'Ecclesiaste ai Salmi e al Cantico dei cantici.
In un esteso capitolo premesso all'esame dei singoli libri sapienziali,
la sapienza, la figura del sapiente e la tradizione sapienziale ebraica
vengono situate nei contesti sociali e religiosi che ne videro
la luce e viste sullo sfondo della tradizione sapienziale
del Vicino Oriente antico. Ciò fa da indispensabile premessa
allo studio del significato e della funzione teologica
della letteratura sapienziale così come della singolarità delle sue forme.
Dei tre capitoli dedicati al Salterio, il primo comprende
una circostanziata presentazione delle forme della poesia ebraica
e delle poetiche ad essa sottese. ■
Di fronte a scritti che non di rado appaiono inaccessibili
sia per la lingua poetica sia per la tematica svolta,
questa introduzione mostra preziose doti di concisione e precisione.

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