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Vita
Nacque a Tagaste, nell’odierna Algeria, nel 354.
La madre, Monica, era di fede cristiana e diventerà la figura dominante della vita del
figlio.
Il padre, Patrizio, pagano, pur non avendo molti mezzi gli fece impartire
un’educazione letteraria e retorica.
In questi anni, Agostino, condusse una vita sgretolata e, con una donna, di cui non si
conosce il nome, convisse ed ebbe un figlio.
Tra le sue letture, ci fu l’ Ortensio di Cicerone che lo introdusse alla filosofia e che lo
spinse ad aderire ad una religione di tipo gnostico, il Manicheismo1.*
Fece parte di questa setta per 9 anni come uditore (come il catecumeno cristiano ),
perché sentiva dentro di se profondamente quei principi.
Nel 375 iniziò ad insegnare retorica e nel 380 compose la sua prima opera della
quale conosciamo solo il titolo “Sul bello e sul conveniente”.
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fondatore di questo nuovo gruppo religioso fu Mani, originario della Persia, costui si era presentato al
mondo come apostolo di Cristo, fautore di una religione universale e aveva predicato moltissimo .Nel 276 fu
giustiziato dal governo Sassonide . I suoi discepoli non si arresero e diffusero il manicheismo sino in Cina.
Cartagine aveva subito l’influenza di esso già nel 297. Il pensiero si fondava su una religione dualistica nella
quale confluivano elementi persiani, gnostici e cristiani; si riconosceva l’esistenza di due regni, quello della
luce e quello delle tenebre, retti ciascuno da un principio divino.La vita del manicheo non era altro che una
preparazione all’evento che avrebbe posto fine alla mescolanza di luce e tenebre.
Nel 384 si trasferì a Roma con la madre , la compagna e il figlio e iniziò ad
insegnare retorica.
Nel 384 Agostino si insediò a Milano dove iniziò ad assistere alle prediche del
vescovo Ambrogio che lo portarono alla lettura della Bibbia.
In questo periodo iniziò a scrivere le sue prime opere, dialoghi alla maniera di
Cicerone.: “Contro gli Accademici”, “Sulla vita Beata”,“Sull’ordine”,
“Sull’immortalità dell’anima” e i “Soliloqui” che iniziano con una preghiera e
proseguono come un colloquio tra la sua anima e la sua ragione.
Nel 387, dopo esser stato battezzato da Ambrogio, si mise in viaggio per Tagaste, e
nel tragitto , ad Ostia , morì la madre .
Giunto in Africa fondò una piccola comunità monastica e continuò a scrivere : “Sulla
musica”, “Sul maestro” dove espone le sue tesi sull’insegnamento, “Sul libero
arbitrio” e “Sulla vera religione” dove espone le sue convinzioni riguardo al
cristianesimo come vera religione fondata su un unico Dio creatore.
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fondatore fu il vescovo Donato. La sua teoria era molto rigorosa e settaria, infatti chi non faceva parte della
comunità ecclesiale doveva essere escluso, in quanto impuro.
Di questo periodo sono le opere di più ampio respiro che lo hanno reso famoso in
particolare “Sulla dottrina cristiana”in 4 libri, completato nel 427, dove vi è un
quadro complessivo di tutta la dottrina cristiana con al vertice l’interpretazione della
Bibbia.
Nel 397 iniziò anche le “Confessioni” in 13 libri e tra il 399 e i 419 scrisse la sua
opera teologica più importante “Sulla Trinità” in 15 libri.
Dopo il 410, l’anno in cui i Goti saccheggiarono Roma, per rispondere alle accuse dei
pagani contro i cristiani, iniziò a scriver “La città di Dio”, in 22 libri dove tentò di
dimostrare la superiorità del cristianesimo.
Contro di esso Agostino scrisse diverse opere, “Sulla grazia di Cristo”, “Sul peccato
originale”, “ Sulla grazia e sul libero arbitrio”, “ Sulla predestinazione dei santi”.
Composte in 2 libri ci danno l’elenco delle sue opere principali, ci dicono in quali
occasioni furono composte e quali sono i loro contenuti.
Nel 430 Agostino, colpito da febbre mori, nello stesso periodo in cui Ippona fu
assediata dai vandali di Genserico.
All’assedio sfuggì la biblioteca di Agostino, per nostra fortuna, infatti solo così possiamo ,oggi,
comprendere il lungo cammino percorso dall’autore.
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fondatore fu il monaco Pelagio, originario della Britannia, che viveva a Roma come laico battezzato. La sua
fu una dottrina che non ebbe comunque vita lunga, era solo intesa a dissacrare i valori del cristianesimo.
Dopo la lettura, in gioventù, dell’Ortensio di Cicerone, si apre per Agostino la strada
della filosofia.
Dall’inizio al nostro filosofo avverte di non avere in se forza sufficienti per diventare
un modello del sapiente stoico che disprezza tutti i piaceri e le ricchezze.
Gli scritti di Cicerone però aprono uno spiraglio diverso, tanto da creare dubbi al
pensiero di Agostino riguardo l’argomento, i manichei parlano di due regni, uno della
luce l’altro delle tenebre, ma se entrambi sono dominati da divinità non ha senso la
lotta tra loro, perché Dio non può subire mutamenti e non può soffrire poiché è
perfetto immutabile e incorruttibile. Come aveva asserito Platone. Come predica
Ambrogio.
Da qui la conclusione di Agostino, cioè che non possono esistere due principi
contrapposti né tanto meno corporei, la divinità è unica, incorporea e incorruttibile.
Il livello spirituale, nella gerarchia del bene, si trova nel mondo sensibile solo in
forma debole e imperfetta e anche le entità del mondo sensibile, poiché sono dotate di
essere, non sono male.
Altro problema affrontato da Agostino è quello del libero arbitrio, infatti Dio ha
dato la libertà all’uomo perché potesse scegliere cosa seguire, se il bene o il male.
La ricerca e l’interiorità
Agostino asserisce che bisogna cercare due cose, l’anima e Dio, che poi sono alla fine
la stessa cosa, poiché l’essenza dell’anima è divina; infatti scavando nella nostra
anima noi troviamo il Logos divino o meglio la seconda persona della Trinità.
Bisogna sottolineare che Agostino supera la concezione cristiana di Trinità
puramente metaforica e anzi ne da un’interpretazione filosofica: il Padre è potenza, il
Figlio è sapienza e lo Spirito Santo è amore.
Infatti egli è convinto che la felicità esista in primo luogo nella sapienza, che altro
non è che seguire Dio.
Il legame tra l’uomo e Dio è la Bibbia che è alla base i tutta la dottrina cristiana e
utilizza tutti gli strumenti elaborati dalla cultura pagana.
Uno dei problemi trattati dal nostro filosofo riguarda il rapporto tra la fede e la
ragione che non considera separati ma intrecciati vicendevolmente.
Se la ragione può dunque intrecciarsi con la fede significa che la ragione umana non è
corrotta, Agostino infatti dice che solo chi ha fede può capire fino in fondo ma
nello stesso tempo solo chi ha la fede non può capire fino in fondo: la fede e la
ragione si completano a vicenda.
Per conoscere la Verità si deve partire dall’atto di fede dopo si può applicare la
ragione, con la quale si comprende l’atto di fede anche se con la sola ragione non si
può comprendere Dio in tutta la sua essenza. Sono entrambe legate a Dio e per
Agostino sono la stessa cosa .
Il problema del tempo
Agostino dice che per cogliere la vera realtà del tempo bisogna guardare
nell’interiorità.
La memoria può trattenere il ricordo di ciò che è stato nel presente, dunque si può
affermare che è presente del passato
Il futuro così è attesa del presente di ciò che sarà e il presente è attenzione presente a
ciò che è.
L’anima permette dunque di connettere le tre dimensioni in una unità se l’anima non
ci fosse ciò sarebbe impossibile e non ci sarebbe il tempo.
La predestinazione e la grazia
Uno dei problemi che dovette affrontare fu quello delle relazioni tra le libertà e il
peccato.Inizialmente Agostino prese le difese della libertà del volere, infatti la nostra
volontà dipende esclusivamente da noi e se la conduciamo al male è solo colpa
nostra. Il peccato dunque è un atto di superbia, perché con esso vogliamo essere
come Dio. In seguito l’accusa di superbia si estese contro i filosofi sia stoici che
platonici, in quanto essi pretesero di raggiungere la virtù e la felicità solo con le
proprie forze. Da qui la consapevolezza di Agostino che la volontà umana è assai
fragile e non gode di completa libertà, infatti sull’agire umano esercita una forza
immane l’abitudine, che si fonda sul ricordo del piacere molto amplificato dalla
memoria.
Col peccato originale l’uomo ha acquisito la libertà solo nel senso che “non può
peccare”. È libero solo colui che è raggiunto dalla grazia divina perché si sottomette
al bene.
L’uomo può solo sperare di essere felice, e alla superbia dei filosofi oppone l’umiltà.
La natura umana è contaminata dal peccato di Adamo e non può redimersi da sola,
cosi si spiega la reincarnazione e la resurrezione di Cristo, e nel futuro, si raggiungerà
la vera felicità con la resurrezione finale.
Agostino giunge cosi alla conclusione che l’uomo è un essere totalmente dipendente
da Dio e la sua salvezza dipende dalla grazia concessa da Dio.
La dottrina della grazia è in Agostino legata alla predestinazione è infatti Dio che
stabilisce coloro che si salveranno e coloro che saranno dannati.
Il sacco di Roma del 410 da parte dei goti , parve ai Cristiani come una punizione
degli dei per aver consentito che il Cristianesimo si diffondesse nell’impero romano.
Il fulcro dell’opera è la provvidenza divina, infatti solo Dio fa nascere e morire gli
imperi, tutte le vicende storiche dipendono dall’ordinamento voluto da Dio.
Il significato viscerale degli eventi è sconosciuto agli uomini, solo Dio conosce il
perché di ogni cosa.
La storia si snoda sempre dalla lotta tra il bene e il male, che si costituiscono in 2
regni intrecciati e confusi tra loro.
Vi sono 2 città la città di Dio ovvero la città celeste retta dall’amore di Dio dove
vivono gli uomini giusti e vi è la città terrena dominata dall’amore in sé costituita
dagli ingiusti , angeli ribelli diavoli e uomini.
La lotta eterna tra queste due città da vita agli eventi storici, e poiché essa è eterna
non si realizzerà mai il desiderio di pace.
La vera libertà e la vera pace si realizzeranno solo quando la storia non ci sarà più.