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Neoplatonismo

Simonetti Stefania IIE

Dal I sec a.C. al VI d.C. la filosofia seguì la rotta dell’Impero romano, all’inizio unito sotto Augusto e poi diviso in bizantino ad
oriente e regni romano-barbarici ad occidente. Anche la cultura ebbe un decentramento quando, in seguito all’assedio di Lucio
Cornelio Silla, Atene entrò in crisi e fu sostituita da Roma ed Alessandria e tutte le scuole dell’Ellenismo finirono anche se il
pensiero, come quello stoico, continuò ad esistere, personalità come Seneca (consigliere di Nerone), Marco Aurelio (apice dello
stoicismo) e Epitteto, schiavo di cui abbiamo il pensiero grazie all’allievo Flavio Arriano che le ha trascritte nelle Diatribe e nel
Manuale, si dedicarono più all’etica stoica.
Cambiò anche il modo di fare filosofia: vennero riscoperti i trattati esoterici di Aristotele (per le lezioni e non pubblicati) e
molti studiosi iniziarono a fornire una loro interpretazione facendo quindi un’esegesi delle opere, stessa direzione prese
l’Accademia platonica soprattutto con il Timeo (dialogo in cui si parla del demiurgo e dell’idea di cosmo), meno socratico, e da
cui vennero tratte idee su Dio, l’uomo e il mondo.
Plotino si può considerare il fondatore del neoplatonismo anche se ci furono altre personalità importanti come Porfirio,
Giamblico, Proclo e nacquero varie scuole filosofiche a Roma, Atene, Siria ed Alessandria; tutti accomunati dalla predilizione
per la riflessione su Dio e i principi della realtà e prendono spunto dal Parmenide reinterpretato in chiave teologica trovando
principi divini sui cui si fonda il mondo.
I neoplatonici erano pagani e molto attenti alle pratiche religiose, dopo Plotino, la cui religiosità è razionale, ci fu un’attenzione
per i culti che si ritenevano rivelati dagli dèi e venivano invocati per elevarsi spiritualmente. I neoplatonici e cristiani furono in
conflitto e l’ultimo imperatore che cercò di restaurare il paganesimo fu Giuliano ma i cristiani ripresero il potere con un assedio
che si concluse con l’uccisione di Ipazia. Ci furono anche punti di contatto: il pensiero cristiano non si sarebbe potuto
sviluppare senza gli strumenti filosofici offertogli dai neoplatonici.
L’impero romano è in crisi, c’è un’inquietudine morale che porta a sperare nel divino con cui si cerca un contatto, si sviluppano
nuovi culti (Iside e Mitra); si cerca la salvezza personale attraverso la gnosi: conoscenza, per uscire dalla crisi bisogna
conoscere.
Immaginano Dio come perfetto, spirituale e senza i difetti umani degli dèi dell’Olimpo, lontano dalla materia, fonte di peccato.
Il mondo è stato creato da un demiurgo cattivo che ci ha imprigionati in questo carcere della materia, l’uomo è imperfetto e
vuole fuggire perché la pace è altrove, l’anima è l’unica parte da salvare perché ci collega con il mondo intellegibile mentre il
corpo è da disprezzare perché è materia.
La filosofia è nostalgia (l’allegoria è Ulisse che torna ad Itaca); nostalgia: ritorno e dolore.
PLOTINO
Simbolo di questa trasformazione fu Plotino, nato prob in Egitto nel 205, a 28 anni si recò ad Alessandria e per 11 anni studiò
sotto Ammonio Sacca, tutte le informazioni su Plotino ci arrivano dalla biografia di Porfirio. Seguì l’imperatore Gordiano III
contro i persiani ma quando questo perse si recò prima ad Antiochia e poi a Roma dove fondò un circolo di intellettuali che,
grazie all’imperatore Gallieno, doveva diventare una città di filosofi retti secondo le leggi di Platone, Platonopoli, ma morto
l’imperatore non se ne fece nulla. Verso i 50 anni, dopo anni legato al voto di non scrivere le idee di Sacca, scrisse le Enneadi.
Plotino morì nel 270 d.C. senza mai andare ad Atene anche se è considerato l’ultimo filosofo greco.
Per arrivare alla salvezza bisogna conoscere, per Plotino si conosce attraverso la dialettica (come Platone). Esistono due tipi di
dialettica: discendente, processo logico per cui da un principio unico si arriva alla molteplicità, o ascendente, dalla molteplicità
all’unità.
Esiste un duplice cammino dell’umanità, allontanamento (prodos) e ritorno (epistrofe) al divino.
Le Enneadi, 54 libri ordinati per tematica da Porfirio e divisi in 6 gruppi da 9 libri, con un linguaggio allegorico tratta della
felicità, suicidio, origine del male, mondo fisico, come sono inclusi i vari elementi del mondo fisico, vita psichica, spirito
razionale che si rapporta all’Uno, essere, idee e numeri in rapporto all’Uno. Il punto d’incontro tra il fisico e spirituale è la vita
psichica, noi e quindi l’anima, è il centro di tutto.
Anche Plotino interpreta a suo modo Platone sostenendo che il mondo dei corpi non si può spiegare se non con cause esterne
(Plat. Idee), criticando Aristotele il quale definiva le Idee un inutile doppione; ammette la divisione tra corpo e anima ma
quest’ultima a sè stante. Per Platone le cause sono le Idee ma se queste vengono considerati come oggetti si devono aggiungere
altre Idee per collegare le Idee e le cose, all’infinito, così Plotino afferma che le Idee esistono come cause autentiche ma sono
del tutto diverse dalla realtà che dipendono da esse.
Alla base di tutto, ciò che ha generato la realtà, è l’Uno, principio assolutamente semplice, indicibile, si può definire solo con
ciò che non è: non è niente di ciò che deriva da esso, è superiore all’essere e per questo può darlo agli altri; l’Uno è identificato
con l’idea platonica di Bene ma ciò non lo definisce, l’Uno è il Bene per noi perché non ha coscienza di sé né pensiero.
Uno=Natura=Imperatore del mondo (definizione data da Mario Vegetti perché tutti guardano all’Uno come i sudditi
all’imperatore).
L’Uno si lega a Platone in quanto idea del Bene e ad Aristotele come causa e atto puro.
L’Uno è dinamismo (contrariam. al motore immobile di Arist.) è energia compressa che provoca i mondi con l’esplosione, dà
origine non per volontà ma per emanazione, non può non generare; viene usata l’analogia della luce che si propaga e per questo
l filosofia di Plotino è definita “metafisica della luce”.
Caratteristiche dell’Uno: amorfos, apeiron, alogos: senza forma, limiti (si espande ovunque) e senza parole (se usiamo le parole
lo limitiamo).
Il mondo di Plotino è eterno: è sempre stato così e così rimarrà ma ciò non esclude che sia eternam generato e dipendente da
principi superiori.
L’Uno è la prima ipostasi: primo principio metafisico che compone la realtà il quale genera l’Intelletto, uno-molti, contiene in
sé la moltepl delle Idee e genera l’Anima, uno e molti, componendo le tre ipostasi. Al di sotto dell’Anima ci sono i corpi i quali
non generano ma dipendono solo. Questa corrisponde ad una classificazione dei principi metafisici di Platone; l’Intelletto è il
punto più alto di essere e di pensiero e la sua vita (carattere attivo del mondo intellegibile) è l’eternità mentre la vita dell’Anima
è associata al tempo. L’Anima ha molteplici livelli e infatti non è perf unificata all’Intelletto.
Inizialm c’è un’Anima-ipostasi che deve dare forma e governare il mondo, poi ci sono le anime che si prendono cura dei corpi;
anche il cosmo è un individuo e grado più alto dell’anima individuale che governa e ordina il mondo ma l’anima degli uomini
quando entra nel corpo perde ogni contatto con la sua natura autentica. L’Anima si può dire a metà strada tra l’uno e i corpi ma
quando cerca di ricongiungersi all’Uno fa molta fatica perché questo è privo di forma o definizione e difficile da afferrare. La
materia per Plotino è informe, inerte, illimitata, indeterminata e indeterminabile, priva di essere e contraria ai principi divini,
male in sé e essenza del male e fuori dalla luce dell’Uno.
L’uomo ha una duplice natura: il corpo lo lega al mondo sensibile, l’anima a quello intellegibile, la quale è divisa: non è
interam in noi, una parte è ancora legata all’Intelletto e condivide il suo tipo perfetto di Idee(superiore), possiamo
ricongiungerci ad essa solo attraverso la filosofia, quella discesa(inferiore) nel corpo conosce sulla base delle percezioni ma non
è tutto quello che potremmo conoscere.
Aldilà della conoscenza intellettuale c’è la “fuga di solo a Solo” ovvero l’estasi mistica che la ragione non può comprendere e
porta a superare il pensiero e collegarsi all’Uno.

AGOSTINO D’IPPONA
Tra il IV e V sec il cristianesimo passò dall’essere perseguitato a religione uff dell’Impero (editto di Costantino 313,
Tessalonica 380), prima si narrava solo la vita di Cristo ora s’inizia a riflettere sulla teologia cristiana assimilando riflessioni e
teorie derivanti dalla filosofia greca.
Nel 354 nasce a Tagaste, nell’attuale Algeria, Agostino Aurelio, meglio noto come Agostino d’Ippona (oggi Annaba, Algeria)
perché lì divenne vescovo, da un colono romano ed una berbera (tunisina), Monica, la quale diventa santa. Frequentò la scuola
a Tagaste e poi a Cartagine prediligendo la retorica e lo studio di Cicerone la cui opera preferita era l’Ortensio, perduta,
esortazione alla filosofia. Inizialm entrò nella setta persiana di Mani, i manichei, i quali teorizzarono una perenne lotta tra Bene
e Male e per cui la materia era il male ma i maestri di questa setta non riuscivano a rispondere adeguat alle sue domande. Per
dieci anni rimase manicheo, in quegli anni, fino al 382 insegnò grammatica a Cartagine, nel 383 venne mandato a Roma dai
manichei, nel 384 arrivò a Milano per insegnare e lì ascoltò l’interpr spirituale del vescovo Ambrogio. Compì un processo di
conversione e in 3 anni, nel 387 fu battezzato da Ambrogio. Filosof si avvicinò al platonismo grazie alle Enneadi. Concepiva
Dio come una realtà spirituale ma la materia non era negativa ma solt dovuta all’imperf dell’uomo, teoria molto vicina al platon
che giustifica dicendo che Platone, nel suo viaggio in Egitto, ha importato la conoscenza di Mosè in Grecia. Abbandonò
l’insegnamento e si ritirò a Brianza, lì, dalle discussioni con amici e discepoli, nacquero i dialoghi. Tornando in Africa, ad
Ostia, la madre morì, Agostino riflettè sulla sua morte fondendo l’estasi mistica e l’ascesi neoplat.
Dal 388 visse una vita monastica a Tagaste scrivendo anche sull’educazione, opera più import è il dialogo “Il maestro” in cui
Agostina dialoga con il figlio Adeodato morto quell’anno (avuto da una storica compagna che aveva lasciato nel 385)
sull’educazione. Contro la sua volontà fu ordinato nel 391 sacerdote e nel 395 vescovo d’Ippona, organizzò la Chiesa, fu un
grande predicatore e interprete delle scritture tramite sermoni e commenti confluiti nella “Dottrina cristiana”.
Fu da sempre impegnato nella polemica teologica per non contaminare l’ortodossia cattolica con eresie, si contrappose prima ai
manichei, poi ai donatisti (seguaci vescovo Donato) intrans con i cristiani che avevano fatto compromessi con i pagani durante
le persecuzioni e che contestavano i sacram da loro amministrati, infine contro il monaco Pelagio che, con una visione
ottimistica sminuiva il pecc orig e fiducia nelle capacità umane nel ragg la salvezza.
I suoi scritti filosof più import sono: le “Confessioni” diviso in 13 libri, I infanzia, II 16esimo anno, III studente a Cartagine, IV
insegna a Cartagine, V mandato a Roma e Milano, VI avviciniam al cristian, VII problema del male, VIII conversione, IX da
Milano a Ostia, X ricerca di Dio, XI esegesi Genesi, XII materia e spirito, XIII significato della creazione. Morì il 28 agosto
430, il resoconto della sua morte ci viene fornito da un suo discepolo e lo vede ossessionato dalla salvezza, angosciato e
penitente.

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