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Nome: Giorgio Cognome: Zucaro Classe: I B Scuola: Liceo Classico “A. Oriani” Pagina 1
paura degli dei: non bisogna avere paura di loro dal momento che essi non si
curano dei problemi degli umani, poiché vivono in un’altra dimensione
(intermondia = dove sono felici e beati e superiori agli uomini, per cui non si
abbasserebbero mai al loro livello). Gli dei non possono interessarsi delle
vicende degli umani, perché sono troppo intelligenti e porterebbero il male,
anche se già esiste a causa degli atomi. Essi sono indifferenti agli uomini e al
male nel mondo, poiché loro sono superiori agli uomini e non provano invidia
nei loro confronti.
paura della morte: non bisogna temere la morte dal momento che essa è sola la
fine della vita e finché ci siamo noi, la morte non c’è, e quando c’è la morte,
non ci siamo noi.
paura del male fisico e morale: non bisogna avere paura del dolore, perché,
quando è intenso, è sopportabile, poiché l’uomo può sopportare il dolore,
mentre, quando è intenso, la morte ci libera. L’apatia, l’indifferenza è la
migliore arma davanti al dolore.
paura dell’assenza di piacere: timore infondato, perché basterà distinguere
piaceri naturali e necessari da quelli innaturali e non necessari (es. il cibo). Gli
epicurei, infatti, non si privano dei piaceri non necessari, ma ne usufruiscono
con moderazione. Molti piaceri, come il cibo e la ricchezza, inquinano l’anima
e non fanno vivere bene l’uomo. Difatti, l’epicureo è noto per non amare la vita
politica.
Il motto dell’epicureismo è «vivi nascosto». Il giardino di Epicuro era aperto a tutti,
però il loro ideale di vita era quello di una comunità filosofica; infatti, esalta, non i
piaceri carnali, ma l’amore puro, pur concedendosi delle volte dei piaceri, per non
finire dipendenti da essi.
Epicuro non era ateo, ma agnostico e non nega la possibile esistenza degli dei, ma
sostiene che l’uomo non può conoscere Dio.
Pirrone, invece, fu il fondatore dello Scetticismo, ma non ha scritto niente, come
molti filosofi. Insieme ad Alessandro partecipò alla spedizione in India, durante la
quale rimase molto colpito dalla filosofia del posto. Si conoscono le sue dottrine
grazie ai silloi, satire scritte dal suo discepolo Timone, noto come il sillografo.
Pirrone sosteneva che l’uomo conosce attraverso i sensi e attraverso l’intelletto, ma
entrambi non sono portatori di conoscenze sicure. Al contrario, i sensi sono mutevoli,
influenzati dalla soggettività, come l’intelletto, poiché non tutti ragionano e pensano
allo stesso modo (Relativismo). Ogni sapere è solo probabile, per cui c’è la negazione
della metafisica: le essenze, quindi, non esistono. L’atteggiamento di Pirrone non è
un attacco alla ragione critica, ma all’uso dogmatico della ragione. La finalità della
filosofia, per Pirrone, è il raggiungimento dell’atarassia, pace interiore. Sostiene il
fenomenismo e la scienza si riduce ad una raccolta di fatti esperienziali, senza trarre
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da essi una conclusione. L’accademia platonica, con Arcesilao, si apre allo
Scetticismo che diventa una forma di probabilismo. Platone sosteneva che per
dimostrare un fatto, bisognerebbe identificare assiomi, cioè verità evidenti che non
hanno bisogno della logica per essere spiegate. La rappresentazione non può essere
evidente per tutti gli esseri umani. Le proposizioni possono essere più o meno
plausibili, ovvero simili. Carneade riprenderà questo probabilismo, definendo i
principi da cui partiamo ipotesi e, quindi, ogni dimostrazione si risolve in un
procedimento ipotetico-deduttivo. Carneade bandisce la metafisica, ma non esclude la
scienza e può appellarsi ad un criterio di attendibilità di un fenomeno, al grado
massimo, sempre garantito dalla sua logica, oggettività e utilità. Le filosofie
ellenistiche contestano il razionalismo dogmatico della filosofia classica che si
afferma nel campo delle scienze fisiche, nel rispetto dell’empirismo o conoscenza
sensibile, che porterà al razionalismo e allo sperimentalismo dell’età moderna.
Aristotele rappresenta il vecchio razionalismo, mentre Archimede rappresenta il
nuovo razionalismo ellenistico.
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