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L’ EPICUREISMO

1. EPICURO: VITA E SCRITTI


Epicuro nasce nel 341 a.C. a Samo e comincia ad occuparsi di filosofia a 14 anni. A Samo
ascolta lezioni di filosofi che seguivano gli insegnamenti di Platone e di Democrito, di
quest’ ultimo si ritiene discepolo in un primo periodo ma poi abbandona del tutto la sua
dottrina. A 18 anni si reca ad Atene. Comincia la sua attività di maestro a 32 anni prima a
Mitilene e poi a Lampsaco. Dopo alcuni anni torna ad Atene per insegnare e ci rimane fino
alla sua morte avvenuta nel 271-270 a.C. .
La sede della scuola epicurea era il giardino stesso di Epicuro, per questo i suoi discepoli
venivano chiamati “filosofi del giardino”. L’autorità di Epicuro sui suoi discepoli era
grandissima. L’epicureismo formava, come le altre scuole, un’ associazione religiosa, ma la
differenza era che l’epicureismo aveva come divinità Epicuro stesso. Sia da vivo che da
morto, Epicuro riceveva da amici e discepoli onori quasi divini e cercavano di imitarlo,
correggendo la loro condotta sul suo esempio.
Epicuro fu autore di circa 300 scritti, ma a noi sono arrivate 3 lettere (A Erodono, A
Meneceo e A Pitocle) e altri frammenti.

2. LA SCUOLA EPICUREA
Epicuro ebbe numerosissimi seguaci e amici, tra cui anche delle donne che potevano far
parte della scuola che infatti era stata fondata sulla solidarietà e sull’amicizia dei membri.
Ma nessuno diede un contributo alla sua dottrina, perché tutti rispettarono rigidamente le
regole di Epicuro per tutta la durata della scuola. I discepoli dei quali ci è giunta notizia
sono: Filodemo e Tito Lucrezio Caro.
Filodemo è vissuto al tempo di Cicerone e di lui ci sono pervenuti alcuni frammenti che
trattano numerosi problemi dal punto di vista epicureo.
Lucrezio nacque nel 96 a.C. e morì nel 55 a.C. . Lui ci ha lasciato il “De rerum natura”
(Sulla natura): un’opera di grande valore poetico e una fedele esposizione dell’ epicureismo.
L’opera, che è incompiuta, si divide in 6 libri che a loro volta si dividono in 3 parti: la
metafisica, l’antropologia e la cosmologia (ognuna è composta da 2 libri). La metafisica
tratta i principi della realtà, della materia, dello spazio e della costituzione dei corpi
sensibili. L’antropologia tratta l’uomo. La cosmologia tratta l’universo e i più importanti
fenomeni fisici.
Lucrezio vede Epicuro come il fondatore della sapienza e non esita ad esaltarlo, questo
perché lo identifica come colui che ha liberato gli uomini dalla paura per il soprannaturale e
la morte.

3. LA FILOSOFIA COME QUADRIFARMACO


Epicuro vede nella filosofia la via per raggiungere la felicità , intesa come liberazione delle
passioni, per questo la filosofia ha un valore puramente strumentale. Con la filosofia
l’uomo si libera dalle aspirazioni preoccupanti e spiacevoli dalle opinioni senza valore e
irragionevoli e dai turbamenti che esse comportano. La ricerca scientifica ha lo stesso scopo.
La filosofia, perciò, fornisce all’uomo un “quadruplice farmaco” in grado di:
 Liberare gli uomini dal timore verso gli dei, dimostrando che questi non si
preoccupano delle vicende umane in seguito alla loro natura beata;
 Liberare gli uomini dalla natura della morte, dimostrando che l’uomo e la morte
non possono incrociarsi perché se è presente l’uno non può essere presente l’altro e
viceversa;
 Dimostrare l’accessibilità al piacere, cioè che il piacere si può raggiungere
facilmente;
 Dimostrare la lontananza dal male, cioè che il dolore è momentaneo e breve.

4. LA CANONICA
Epicuro distingue 3 parti della filosofia: la canonica, la fisica e l’etica. La canonica e la
fisica sono legate da un rapporto tanto stretto da sembrare una sola parte. Ma Epicuro dice
anche che la base di tutto è l’evidenza.
La canonica viene considerata la logica o la teoria della conoscenza perché il suo scopo è
fornire un criterio della verità (canone o regola) in grado di orientare l’uomo verso la
felicità. Per Epicuro il criterio della verità è costituito dalle sensazioni, dalle anticipazioni e
dalle emozioni.
La sensazione, nell’uomo, è prodotta dal flusso degli atomi che si staccano dalla superficie
delle cose. Questo flusso produce immagini (èidola) che sono molto simili alle cose da cui
sono prodotte. Da queste derivano le sensazioni, e dalle sensazioni le immagini.
Dalle sensazioni che vengono ripetute e conservate nella memoria derivano le
rappresentazioni generiche o i concetti, chiamate da Epicuro “anticipazioni”, infatti i
concetti hanno lo scopo di anticipare le cose future.
La sensazione è sempre vera ed evidente, perché non può essere né confermata né
confutata, come anche i concetti che derivano dalle sensazioni. Perciò le sensazioni e i
concetti costituiscono il concetto fondamentale di verità.
L’emozione (piacere o dolore) è il terzo criterio di verità che costituisce la regola per il
comportamento pratico della vita e per questo è fuori dalla logica.
L’opinione può essere vera o falsa, se viene confermata dalle sensazioni o se non viene
contraddetta da questi è vera, nel caso contrario è falsa.
La conoscenza può essere estesa con il ragionamento che non si riferisce ai fenomeni, ma la
regola fondamentale del ragionamento è comunque quella che stabilisce il più stretto
accordo possibile con i fenomeni che vengono percepiti.

5. LA FISICA
Lo scopo della fisica di Epicuro è di liberare gli uomini dalla convinzione di essere dei
burattini nelle mani di forze soprannaturali e per questo ha lo scopo di escludere ogni
spiegazione che sia soprannaturale. Per poter far questo la fisica deve essere
materialistica, cioè deve escludere l’esistenza di principi spirituali, e meccanicista, cioè
deve utilizzare nelle spiegazioni solo il movimento dei corpi.
Epicuro afferma che tutto ciò che esiste è corpo perché solo il corpo può subire o compiere
un’azione, di incorporeo ammette solo il vuoto che ha il solo compito di far muovere i corpi.
Epicuro, rifacendosi a Democrito, afferma che ogni corpo è formato da corpuscoli invisibili
(atomi) che si muovono nel vuoto. Questi, urtandosi e combinandosi tra loro, formano i
corpi. Il numero di atomi è definito anche se indeterminabile. Il movimento degli atomi non
è determinato da nessun disegno provvidenziale. Epicuro esclude l’esistenza della divinità
utilizzando l’esistenza del male. Dice, infatti, che:
a. Se la divinità vuole togliere i mali, ma non può, allora non è una divinità;
b. Se può e non vuole è invidiosa, e quindi non è una divinità;
c. Se non vuole e non può è invidiosa e impotente, quindi non è una divinità;
d. Infine se vuole e può perché non gli toglie? (perché non esiste)
Anche se non c’è una divinità l’ordine è costituito dalle leggi che regolano il movimento
degli atomi, esse costituiscono la necessità che regola tutti gli eventi del mondo naturale.
Anche i mondi si formano dal movimento degli atomi nel vuoto e sono soggetti a nascita e
morte. Ma, a causa del loro peso, Epicuro ritiene che tendano a cadere nel vuoto e spiega
l’urto come una variazione casuale rispetto alla loro traiettoria rettilinea. Questo è l’unico
caso di evento naturale negli atomi.
Ora Epicuro ammette l’esistenza degli dei dicendo che: gli uomini sono l’immagine degli
dei, e questa immagine deve essere stata prodotta da un flusso di atomi che sono stati
emanati dagli dei. Perciò gli dei hanno una forma umana, che è la più perfetta e l’unica che
merita di essere razionale. Gli dei abitano gli spazi vuoti tra i mondi e hanno tra loro un
rapporto di amicizia simile a quella umana. Non si curano del mondo perché non devono
avere obblighi, se avessero degli obblighi non vivrebbero più nella beatitudine. Quindi
l’uomo saggio gli ammira e per questo gli onora.
Secondo Epicuro, l’anima è composta da particelle corporee che sono leggermente diverse
da quelle che compongono il corpo e sono in grado di muoversi maggiormente. Quando
l’uomo muore glia atomi della sua anima si separano e non può avere più sensazioni, quindi
la morte è la privazione di sensazioni.

6. L’ETICA
a. La felicità, il piacere e i bisogni
L’etica epicurea ha come scopo principale la ricerca della felicità, che consiste nel
piacere, infatti, dice Epicuro, il piacere è il principio e la fine della vita beata. Il piacere è
il criterio di scelta e di ostilità ed anche il criterio per valutare il bene.
Possiamo avere 2 tipi di piacere: il piacere stabile (privazione del dolore) e il piacere
in movimento (gioia e letizia). La felicità si può avere solo attraverso il piacere stabile e
per questo è definita “atarassia” (assenza di turbamento) o anche “aponia” (assenza di
dolore).
Epicuro distingue 2 tipi di bisogni: bisogni naturali e bisogni vani; tra i bisogni
naturali ci sono quelli necessari e non necessari. Bisogna soddisfare solo i bisogni
naturali e necessari. Quindi l’epicureismo spinge al calcolo e alla misura dei piaceri.
Le virtù, e in particolare la saggezza, sono le condizioni necessarie della felicità. Dalla
saggezza derivano infatti: il calcolo dei piaceri, la scelta e la limitazione dei bisogni e, di
conseguenza, il raggiungimento dell’ atarassia e dell’ aponia.
Per Epicuro, il bene è limitato all’ambito del piacere sensibile e che il piacere spirituale è
collegato alla speranza del piacere sensibile.

b. L’esaltazione dell’ amicizia e il rifiuto della politica


La dottrina di Epicuro non è una dottrina che identica il bene direttamente con il piacere
(endonistica), questo infatti sarebbe contraddetto dal culto dell’amicizia che caratterizza
la dottrina e la condotta pratica degli epicurei. L’amicizia nasce dall’utile, ma è un bene
per sé. L’amico infatti non cerca sempre l’utile (considererebbe l’amicizia come un
traffico di vantaggi) e non congiunge mai l’utile con l’amicizia (distrugge la fiduciosa
speranza di aiuto che fa parte dell’amicizia).
Il carattere edonistico della dottrina epicurea sarebbe contraddetta dall’esaltazione della
saggezza, indipendente dall’utile che esso può comportare. Secondo Epicuro è difficile
che il saggio si lasci andare a commettere ingiustizia.
Per Epicuro è meglio fare il bene anziché riceverlo. Qui il piacere assume il carattere di
fondamento e di giustificazione della solidarietà tra tutti gli uomini.
Per quanto riguarda la vita politica, consiglia al saggio di rimanerne estraneo, infatti il
suo precetto è : vivi nascosto. L’ambizione politica non può che essere fonte di
turbamento e di conseguenza, ostacolo per il raggiungimento dell’atarassia.

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