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ARCADIA E MELODRAMMA:

L'opposizione alla letteratura barocca


Meta` '600: movimento di reazione agli eccessi formali e retorici del Barocco
ritorno ai modelli del classicismo e del petrarchismo .

L'accademia d'Arcadia

A Roma alcuni letterati trovarono protezione presso la regina di Svezia, Cristina,


dal 1654 trasferita a Roma, dopo la conversione al cattolicesimo e I'abdicazione al trono.
Succesivamente nel 1960 muore Cristina regina di Svezia e viene fondata l’accademia d’Arcadia
da Giovanni Maria Crescimbeni e Gian Vincenzo Gravina con altri letterati,

> Sede: prima solo a Roma poi sviluppatasi in tutta Italia;


> Programma: restaurare la poesia italiana, contro il cattivo gusto, alla ricerca di:
• stile sobrio, equilibrio e armonia formale  caratteristiche provenienti dal classicismo e petrarchismo
• chiarezza espositiva  linguaggio semplice e musicale;
• toni sentimentali raffinati  teneri sentimenti d'amore, venati di malinconia.

L'Arcadia e i suoi pastori

 Arcadia: regione montuosa del Peloponneso, resa famosa da Jacopo Sannazaro,


• abitata da pastori e patria, secondo il mito, della poesia bucolica.
 Gli adepti: si chiamarono pastori e pastorelle
• assumendo pseudonimi ispirati alla poesia e ai miti greci.
 Tematica poetica: vicende sentimentali di pastori e ninfe
• ambientate in Arcadia che ne costituiva 10 sfondo idillico;
 Risultato: produzione poetica stereotipata,
• ripetitiva di temi e situazioni idillico-pastorali .

ESPONENTI DELL’ARCADIA
I teorici dell'Arcadia

 Forme poetiche: canzone, canzonetta, verso sciolto


• in seguito riprese da Parini e Monti e poi anche da Foscolo e Leopardi.

Tutti d'accordo sul modello di elegante chiarezza, tramite un paziente labor limae.
Vi erano però diverse posizioni:

 Crescimbeni  principio aristotelico dell'arte come imitazione della natura,


principio di autorità  imitazione di modelli antichi e recenti.

 Gravina  poesia comprensibile anche al volgo.

 Muratori, Zeno e Maffei  rinnovamento della cultura italiana


 libertà creativa dei poeti con l'unico vincolo del "buon gusto"
La produzione poetica

L'Arcadia ebbe grandissimo influsso nella società aristocratica per tutta la prima metà del
Settecento e vi aderirono gran parte dei poeti e letterati dell'epoca: Giambattista Zappi e la
moglie Faustina, Eustachio Manfredi, Innocenzo Frugoni, Giuseppe Parini, Paolo Rolli,
Pietro Metastasio, Ludovico Antonio Muratori, Apostolo Zeno, Scipione Maffei.

Prima generazione arcadica:


• principali rappresentanti Giambattista Zappi e la moglie Faustina,
• liriche dal ritmo melodioso e dal sentimentalismo di maniera, lezioso e artificioso.

Seconda generazione arcadica

• Pietro Metastasio, più noto come autore di melodrammi


• Paolo Rolli (1687-1765), autore di raffinati componimenti di tema amoroso,
• gradevole ritmo musicale, grazia delle descrizioni paesaggistiche e delle emozioni.

IL TEATRO IN ITALIA NEL 600 E INIZI 700:


Nel '600 il teatro in Italia ebbe poco rilievo, soprattutto rispetto a quello inglese (Shakespeare) e francese (Moliére):
 la commedia "regolare" sviluppatasi nel '500 si esauri;
 la tragedia sopravvisse stancamente nelle corti e nei palazzi aristocratici
• Controriforma e censura gesuitica indussero a scegliere vicende edificanti, religiose e morali.
 grande fortuna invece per la Commedia dell'Arte e il nuovo genere del melodramma.
Il melodramma
Etimologia: greco pÉÅog, canto, e öpäpa, azione  francese drame, dramma.
 Dramma per musica, recitar cantando, ispirato alla lirica greca con accompagnamento musicale.
 Inaugurato alla fine del '500 dalla Camerata dei Bardi, un gruppo di letterati e musicisti di Firenze.

 Primo melodramma: l'Euridice (1600), libretto di Ottavio Rinuccini, musica di Peri e Monteverdi,
• in occasione delle nozze a Firenze tra Maria de' Medici e il re francese Enrico IV.
 Struttura: alternanza di
• "recitativi" brani recitati da un solo personaggio con sottofondo musicale di pochi strumenti,
• e "numeri" parti d'insieme in cui prevaleva il canto (duetti, arie e cori).
 Col tempo il testo poetico (libretto) fu in secondo piano rispetto alla musica e al canto virtuosistico,
• in particolare dei cantanti castrati, come il famoso Carlo Broschi, detto Farinelli (1705-1782)
La riforma di Zeno e Metastasio
 Il poeta Apostolo Zeno (1668-1750) rivalutö la parte testuale del melodramma
• liberandolo dagli artifici barocchi e rendendolo piü verosimile, conformemente ai principi del razionalismo
arcadico.
 La riforma fu completata da Pietro Metastasio che portö ad un perfetto equilibrio tra parola e musica.
 Nato come genere d'élite, il melodramma conquistö un pubblico sempre piu vasto,
 nascita di teatri pubblici a pagamento di cui il primo fu il San Cassian, Venezia (1637).

PIETRO METASTASIO
La vita
Metastasio (trapasso) pseudonimo di Pietro Trapassi,
1698: nasce a Roma da modesta famiglia -Y presi gli ordini minori, fece studi di diritto,
1718: ammesso all'Arcadia alla morte di Gravina che 10 aveva apprezzato fin dall'infanzia
1720: a Napoli si legö alla cantante Marianna Benti Bulgarelli, la Romanina,
• che 10 introdusse nel mondo del teatro, dei musicisti (Pergolesi e Scarlatti),e del melodramma.
• Per lei scrisse vari libretti, come la Didone abbandonata (1724) *immediata fama internazionale.
1729: a Vienna presso Carlo VI per sostituire Zeno come poeta di corte -Y fino alla morte.

Le opere
Melodrammi musicati dai compositori piü celebri del tempo, come Pergolesi, Vivaldi, Haydn,
Mozart
 A_Napoli  Didone abbandonata, Catone in Utica, Semiramide riconosciuta„ ec
 A Vienna  Demetrio, Olimpiade, La clemenza di Tito, Attilio Regolo, ecc.
considerate le migliori.
 Riforma del melodramma (in prosecuzione ad Apostolo Zeno)
intreccio semplificato (vicenda unica) con ordinata alternanza di
• recitativi: monologhi e dialoghi in endecasillabi e settenari in rima libera procede la
vicenda
• e cantati o arie: ottonari e quinari, rima regolare sentimenti piü intimi dei personaggi
equilibrio testo — musica ritrovata dignitå dei versi, letterariamente validi anche senza
musica.

Tra tragedia e commedia amorosa


Episodi mitologici o storici poco noti; intreccio di vicende politiche e amorose contrastate,
• passioni irrazionali alternate equilibrio e buon senso
• con vittoria finale della virtü e della ragione razionalismo cartesiano;
fine: dilettare ed educare alla giustizia e alla ragione visione tranquillizzante della vita (lieto fine)
• Non senso tragico, come nelle tragedie classiche o shakespeariane, ma tono mite, malinconico.

 La DIDONE ABBANDONATA sfugge a questo schema:


• vicenda mitologica famosissima, passioni travolgenti, esito fatale senza lieto fine,
ma anche qui prevale il tono languido di commedia amorosa pit che di tragedia.

ILLUMINISMO:
FRANCESE:
 ha come obiettivo quello di inventariare la globalità delle conoscenze del tempo, proposta
di un nuovo modello conoscitivo basato sull’ empirismo inglese;
 Alla realizzazione del progetto hanno partecipato D’Alembert e Diderot, hanno poi
collaborato anche Montesquieu, Rousseau e Voltaire;
 D’Alembert nel Discorso preliminare all’Enciclopedia cerca di fare una ridefinizione
generale del sapere umano, affermando la centralità della ricerca scientifica e filosofica nel
processo di conoscenza umana; passato, religione e teologia sono considerate come fonti
prime e superiori del sapere;
 Interesse per le materie tecniche: l’ambito della tecnologia entra per la prima volta
ufficialmente nel mondo della cultura;
 Apertura degli illuministi verso la realtà concreta del lavoro.

Illuminismo italiano come fenomeno ristretto;


 INFLUENZA FRANCESE: L’illuminismo italiano si sviluppa sotto lo stimolo della combattività
degli intellettuali francesi e della loro opera di divulgazione.

 ARRETRATEZZA DELLA SOCIETA’: gli ideali illuministi non portano a risultati concreti nella
società italiana, poiché il clima culturale era ancora arretrato; il mancato rinnovamento
civile e sociale in Italia si spiega con la debolezza della borghesia imprenditoriale, questa
classe era numericamente debole, quindi non destinata a sostituirsi ai centri del potere
tradizionale (nobiltà e Chiesa)

NAPOLI  le nuove tendenze culturali vengono avvantaggiate dalla politica di riforme


inaugurata dalla dinastia dei Borboni, con la nascita di uno stato autonomo.
Gli intellettuali illuministi sono rivolti principalmente alla giurisprudenza, in quanto
appoggiavano le iniziative giurisdizionaliste dei sovrani, intese a rivendicare i diritti dello
Stato, contro i privilegi della Chiesa.
- Genovesi, Galiani, Filangieri: fondatori della moderna economia politica, delle discipline
economiche e monetarie, di una riforma generale della giurisprudenza.

insegnamento universitario→ Antonio Genovesi, tenne le sue lezioni di economia politica


in italiano anziché in latino, cultura = bene di tutti

MILANO  collaborazione tra intellettuali e governo riformista austriaco.


- svecchiamento delle strutture feudali;
- Riorganizzazione apparato amministrativo;
- Incremento attività industriale e commerciale.
L'illuminismo napoletano è confinato all'università, mentre quello milanese si preoccupò di
divulgare le nuove idee presso un pubblico di non letterati, mediante lo strumento
giornalistico; “Il Caffè” è considerato come un mezzo per stabilire un contatto tra
l’intellettuale e quella parte di popolazione interessata a collegarsi con lui.
Si crea una battaglia antiaccademica: posizione critica nei confronti della cultura
accademica, proponeva l’utilizzo di un linguaggio chiaro ed immediato, emancipandosi dai
criteri linguistici puristi imposti dall’Accademia della Crusca.
I fratelli Verri e Cesare Beccaria: si afferma la necessità di una nuova legislazione come
condizione primaria dell’incivilimento del costume sociale; si crea anche una distinzione tra
peccato (valutabile e condannabile solo da Dio) e pena (giudicabile in base al danno inferto
al reo dalla comunità, legge).

272 342 406

CARLO GOLDONI:
BIOGRAFIA:
 Goldoni nasce nel 1707 e trascorse la sua giovinezza con il padre vivendo in
citta italiane
 Dopo aver finito gli studi di legge inizia a lavorare come avvocato a Venezia e
nel tempo libero si dedicava alla scrittura di scenari e testi per il teatro
 Nel 1734 inizia a scrivere testi tragici e scenari tragici per la compagnia
Giuseppe Imer nel teatro Samuele
 Nel 1743 si trasferisce a Firenze e successivamente a Pisa dove entra a far
parte dell’Accademia dell’Arcadia
 Ritorna a Venezia e all’eta di 40 anni abbandona il suo lavoro da avvocato per
dedicarsi a tempo pieno alla scrittura di commedie
 Tra il 1748 e il 1762 attua i suoi principi della riforma del teatro comico
lavorando in diversi teatri come il teatro S. Angelo
 Nel 1762 si trasferisce a Parigi dove collabora con la comedie italienne
 Nel 1792 durante la rivoluzione Francese gli viene revocata la pensione
concessagli dal re e cosi muore in poverta il 6 febbraio del 1973

FIGURA E IDEE:
 Nella vita compie un percorso che lo porta a rinnovare a fondo il genere
comico
 I punti forti della sua riforma della commedia sono la
 verosomiglianza dei personaggi
 coerenza degli intrecci
 la naturalezza colloquiale della lingua
 non e’ un teorico ma e’ un uomo di teatro su cui agisce il contatto continuo
con attori ,impresari, pubblico
 nella sua carriera deve affrontare problemi economici insuccessi e polemiche
con i commediografi rivali
 sperimenta tutti i generi teatrali che andavano di moda nella sua epoca e fino
alla fine dei suoi giorni compone sia commedie ma anche libretti per opere in
musica
RIFORMA DEL TEATRO COMICO:
Goldoni nella sua carriera teatrale e’ attivo maggiormente a Venezia considerata la
capitale del teatro italiano
Il suo obiettivo era quello di rinnovare completamente quello che era il genere
comico del momento infatti nel 700 la scena comica era comandata dalla Commedia
dell’Arte che utilizzava:
 comicita’ buffonesca e volgare
 prevedeva una traccia d’azione detta canovaccio o scenario dove gli
attori recitavano improvvisando
 personaggi erano fissi e riconoscibili tramite i loro costumi e alle
maschere che indossavano
cosi Goldoni decide di rinnovare tutto questo con la sua riforma graduale:
 i personaggi fissi hanno caratteristiche piu’ reali qui spicca l’uso della
verosimiglianza
 abbandona l’uso della maschera e i nomi tradizionali
 cambia i canovacci con copioni veri e propri rendendo gli intrecci piu
coerenti
 sceglie di utilizzare il toscano parlato
Goldoni afferma di ispirarsi al libro del mondo ovvero alla realta’ umana e al libro del teatro
ovvero l’esperienza del teatro in se per se e per quanto riguarda la borghesia lui descrive il loro
ozio e la loro arroganza mentre mette in risalto e la descrive con affetto e simpatia la vita dei
popolani veneti

OPERE MINORI:
Goldoni scriveva numerosi intermezzi considerati da lui attivita secondarie cosi
intorno agli anni 70 inizia a scrivere le memorie italiane che erano prefazioni
autobiografiche e intraprese anche un altro progetto quello delle Memoires ovvero
le memorie ma in lingua francese nel 1787 in cui descrive il suo percorso
esistenziale e gramaturgico

LA LOCANDIERA:
La Locandiera e’ senz’altro l’opera piu famosa di Goldoni e’ stata scritta nel 1752 e
racconta la storia di Mirandolina che era la proprietaria di una locanda questa
donna veniva corteggiata sempre da tutti gli ospiti tranne che dal cavaliere di
Ripafratta che non la calcolava di pezzo cosi offesa dal suo disprezzo la locandiera lo
seduce per poi sposare il suo fedele servitore Fabrizio
Questa commedia e’ stata letta inizialmente come lo specchio della societa
veneziana ma dopo la messa in scena di Visconti nel 1952 le intezioni critiche della
commedia si moltiplicarono facendo emergere aspetti diversi come:
 narcisismo e la volonta di dominare su altri da parte di mirandolina
 e la finzione che accomunava tutti i personaggi
 e l’astuzia di Mirandolina rappresentava l’arte teatrale di Goldoni e la
sua capacita di rendere credibile l’inverosimile

GL’INNAMORTATI:
Questa opera e’ stata scritta nell’estate del 1759 ed e’ incentrata sull’amore di due
giovani che si lasciano trasportare da emozioni eccessive e spesso innescanouna
serie di liti e riappacificazioni
L’opera sfrutta alcuni espetti della Commedia Dell’Arte come i lazzi i duetti gli a
parte e i monologhi patetici ma presenta anche nuovi elementi come gli attori duttili
ovvero facendo recitare attori specializzati in un ruolo diverso da quello solito

TRILOGIA DELLA VILLEGGIATURA:


Si tratta di tre commedie in una:
 le smanie per la villeggiatura
 le avventure della villeggiatura
 il ritorno della villeggiatura
le storie sono ambientate in Toscana e rappresentano la borghesia veneziana i
personaggi rappresentano i peggiori vizi dei nobili e risultano dominati
dall’ossessione dell’apparenza che li spinge a sperperare il proprio patrimonio
Il personaggio piu importante e’ Giacinta una donna intelligente e dotata di capacita
introspettive ma disposta a sacrificare il suo amore pur di restare fedele all’ideale
borghese della donna

GIUSEPPE PARINI:
BIOGRAFIA:
 Nasce a Bosisio nella lombardia asburgica da famiglia numerosa e di
condizione modesta
 Studia presso il collegio dei padri Barnabiti e prende ordini sacerdotali
 Frequenta per 15 anni l’accademia dei trasformati importante
istituzione di milano
 Nel 1754 trova impiego come precettore presso duchi Serbelloni e nel
1763 presso la famiglia Imbonati
 Nel 1768 lascia il suo impiego e ne ottiene via via sempre piu prestigiosi
tra cui l’insegnamento nell’accademia delle belle arti
 Dopo occupazione francese della Lombardia inizia a collaborare con il
nuovo governo ma poi si ritira a vita privata per sfiducia nella politica
napoleonica
 Muore a Milano a 70 anni
FIGURE E IDEE:
 Concorda con le idee illuministe crede nel valore della cultura come
strumento per migliorare la societa si impegna per diventare insegnante e
uomo di lettere
 Rifiuta gli atteggiamenti piu radicali dell’illuminismo sperando in un
riformismo graduale della vita civile
 Il suo lavoro da precettore gli consenti nella vita di conoscere la vita
dell’aristocrazia e nelle sue opere denuncia la societa usando l’ironia
 Aspira ad un ruolo pubblico e collabora con la politica asburgica spinto
dall’esigenza di incidere sulla realta del suo tempo con interventi concreti
 Propone un classicismo limpido ed elegante che rispetti i principi del buon
gusto sostanziato da contenuti etivi e sociali
ATTIVITA LETTERARIA:
Parini scritta prevalentemente in versi si inserisce nell’Illuminismo del 700 e
vorrebbe che la letteratura debba avere un utilita sociale lui non condivide le
posizioni radicali di questo movimento e ne condanna gli eccessi rivoluzionari nutre
sentimenti religiosi difendendo i primati della poesia

LE ODI:
Parini durante la sua vita compone le ODI che si inseriscono in un genere in voga nel
700 destinato all’intrattenimento piacevole le novita che introduce sono appunto i
temi di attualita per denunciare i temi del momento
Questo intento emerge nelle prime 7 odi composte tra 1758 e 1766 mentre la
produzione successiva e’ caratterizzata da una maggiore leggerezza e dalle presenza
di spunti autobiografici e riflessioni personali cosi il poeta si avvale di un lessico
ricercato e classico

IL GIORNO:
e’ un poemetto satirico scritto in endecasillabi sciolti dove Parini dedica piu riprese
senza mai completarlo lui pubblica solo due delle tre parti:
 IL MATTINO 1763
 IL MEZZOGIORNO 1765
Successivamente inizia una rielaborazione dell’opera attribuendole il nome de IL
GIORNO e prevedendo una suddivisione in quattro
La satira presente nell’opera e’ riferita all’aristocrazia contemporanea dove il poeta
denuncia l’inerzia, la superficialita, l’assenza di spessore morale e ignoranza
Parini spera in una riforma di questa classe sociale e nutre la speranza che essa
possa avere un ruolo utile alla societa
STRUTTURA NARRATIVA:
e’ semplice perche si basa sulla successione in ordine cronologico delle azione che
un giovin signore compie dal mattino sino alla notte in una giornata
La polemica in questa opera e’ condotta dalla pungente ironia dato che il narratore
interno da diversi consigli e guide che devono essere percepiti in modo opposto a
quello letterale vanno interpretati
Utilizza uno stile alto sintassi e lessico raffinati e elaborati

VITTORIO ALFIERI:
BIOGRAFIA:
 Nato ad asti da famiglia benestante e nobile perse il padre presto
 Nel 1758 entra nella reale accademia di torino
 Dal 1766 al 1772 compie un lungo viaggio attraverso le principali citta europee e
italiane
 Torna a Torino e conduce una vita agiata e mondana intrecciando diverse
relazioni amorose
 Nel 1777 conosce Luisa Stolberg gia sposata che sara’ sua compagna fino la
morte
 Si trasferisce a Parigi nel 1788 dove vive bene la rivoluzione ma dati i sanguinosi
eventi decide di vivere a Firenze
 Trascorre ultimi anni della sua vita dedicandosi allo studio e alla scrittura
amareggiando la situazione politica in italia
 Muore a 54 anni

FIGURA E IDEE:
 fin da giovane coltiva la passione per la poesia ma fa fatica perche non e stato
sostenuto da una buona cultura letteraria e linguistica
 condivide alcuni aspetti del pensiero illuminista ma esalta le passioni e i
sentimenti
 dotato di comportamento vigoroso e aristocratico ed risulta insofferente
quando gli viene limitata la liberta e avverte un conflitto insanabile
 la sua sfida era quella di fondare un nuovo teatro tragico rispettoso della
tradizione classica ma allo stesso tempo rimodernizato

ATTIVITA LETTERARIA:
Vita scritta da esso  si tratta di un autobiografia scritta da alfieri tratta
principalmente la sua vocazione poetica rappresentata come ragione di vita e altro
tema trattato e’ lo scontro tra la sua raffinatezza e la grettezza dell’epoca storica in
cui e’ costretto a vivere
IDEOLOGIA E PENSIERO POLITICO:
Alfieri appoggia le idee illuministe affermando che non ce un altro governo concreto
alla monarchia e concepisce la liberta’ come valore assoluto su questo tema politico
sono legati due trattati
 della tirannide
 del principe e delle lettere

SCRITTI POLITICI,POLEMICI,COMMEDIE:
Alfieri compone 17 satire nelle quali critica con toni severi i vizi umani dell’epoca.
I toni satirici che usa si mischiano a quelli drammatici del Misogallo nel quale lui
esprime in modo rabbioso il proprio odio per la Francia che stava facendo al
rivoluzione. Negli ultimi anni della sua vita scrisse 6 commedie dove esprime un
severo giudizio sulla realta politica
LE RIME:
Composte in piu di 20 anni e sono 351 componimenti in varie forme metriche che
costituiscono una sorta di diario dove lui rifletteva su temi universali o storici
facendo emergere la propria personalita da uomo tormentato in conflitto con se
stesso e con il mondo
LE TRAGEDIE:
Alfieri si accosta alle tragedie perche attribuisce al teatro un’alta funzione educativa
e che questo genere si accosta al suo carattere
Le 21 tragedie rispettano le unita aristoteliche e mirano alla massima
concentrazione
Tutti gli elementi superflui vengono eliminati per dare spazio alle passioni e hai
contrasti che sono al centro degli intrecci
Alfieri crea uno stile tragico energico e antilirico:
 usa l’enjambements
 usa l’endecassilabo con versi sciolti e spezzati
 lessico lontano dal parlato quotidiano
 Tema ricorrente e’ quello della tirannide opposizione tra eroe e tiranno
Lui sempre in conflitto con se stesso

SESTO CANTO DANTE:


Dante inizialmente viene accerchiato da una schiera di anime che,
comprendendo che il poeta proviene dal mondo dei vivi, chiedono con
insistenza (come gli spettatori che attorniano colui che vince al gioco dei
dadi) preghiere e suffragi dai vivi per poter aver ridotta in parte la pena che
devono scontare (segue qui un breve elenco di alcune figure del tempo
riconosciute da Dante). L'episodio, che chiude gli eventi narrati nel canto
precedente, suscita nel protagonista un dubbio, dato che Virglio, suo
maestro, aveva specificato, in un passo dell'Eneide, che è inutile qualsiasi
preghiera di suffragio per i defunti. Il poeta latino spiega che in quel caso le
richieste non sortivano effetto perché fatte da uomini pagani, e quindi
irricevibili da Dio. I due si avvicinano poi ad un'anima "sola, soletta", che
mantiene un atteggiamento fiero ed altero: si tratta del poeta trovatore e
uomo di corte Sordello da Goito. Non appena il poeta viene a sapere che
anche Virgilio è mantovano, scoppia tra loro un innato moto d’affetto innato
dovuto all’essere concittadini; Dante sfrutta questo episodio per un’amara
apostrofe contro l’Italia e Firenze in cui, l’odio personale, le divisioni
politiche interne e la corruzione (in particolar modo a Firenze) stanno
portando alla crollo non solo della nazione italiana ma - cosa che sta
particolarmente a cuore a Dante - all'unità stessa dell'Impero, che
dovrebbe aver invece nell'Italia la propria sede privilegiata.

NONO CANTO DANTE:


Ad oriente già si vede l’aurora e la sua fronte risplende delle stelle dello scorpione.
Alla terza ora della notte, Dante si addormenta sul prato fiorito della valle dei principi.
All’alba, quando la mentre produce immagine divinatorie, Dante sogna un’aquila con
penne d’oro, che, lo rapisce in alto. Il poeta si sveglia, con l’impressione di bruciare
insieme all’aquila nella sfera del fuoco.
Dante si riscuote, pallido per lo spavento. Virgilio lo rassicura dicendogli che sono
vicini alla fossa del purgatorio, poi racconta che all’alba era venuta Lucia e lo aveva
portato fin li fra le sue braccia. Dante si riconforta e segue Virgilio, che ha già
cominciato a salire in direzione del varco. Dopo aver richiamato l’attenzione del
lettore sull’innalzarsi della materia, Dante prosegue il racconto. Egli si trova davanti a
tre gradini di diverso colore. Sul più alto siede in silenzio l’angelo guardiano, con un
volto così splendente da abbagliare. Egli impugna una spada fiammeggiante e, solo
dopo aver udito il nome di Lucia, invita i poeti ad avanzare. Essi salgono i tre gradini: il
primo è di marmo bianco, il secondo è fatto di una pietra arida e screpolata, quasi
nera, e il terzo sembra fatto di porfido rosso, massiccio e compatto. L’angelo siede
sulla soglia, che sembra fatta di diamante, e tiene i piedi sul gradino rosso come
il sangue. Dante chiede umilmente al ministro di Dio di aprire la porta, gettandosi ai
suoi piedi e battendosi il petto tre volte. Il cortese portinaio gli incide sette P sulla
fronte con la punta della spada, poi alza la tonaca grigia che lo riveste e prende due
chiavi, una d’oro e una d’argento. Con esse apre la porta, dicendo ai poeti che le chiavi
funzionano solo se interviene anche la volontà di Dio. Egli dice di aver ricevuto le
chiavi da San Pietro, che gli ha detto di essere molto indulgente, purché i peccatori si
inginocchino umilmente davanti a lui in segno di pentimento. Nell’aprire i battenti,
l’angelo raccomanda ai poeti di non voltarsi indietro. Intanto, con un forte stridore, la
porta si apre con un rumore più alto di quello della Rupe Tarpea. Dall’interno Dante
sente il canto del “Te Deum”, misto a musiche, senza per altro riuscire a distinguere
bene le parole, sopraffatte dalla musica.

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