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L'Epicureismo

La scuola epicurea aveva sede nel giardino del filosofo, per questo i suoi seguaci erano chiamati "filosofi del giardino". Questa corremte filosofica era di carattere religioso, infatti la "divinit" era lo stesso fondatore, Epicuro. I pi importanti esponenti furono: Filodemo di Gadare, Metrodoro di Lampsaco e Tito Lucrezio Caro che ci ha lasciato il de rerum natura, un'opera poetica che trattava di metafisica il cui scopo era di far raggiungere agli uomini la felicit. Nonostante ci nessuno dei discepoli di Epicuro riusc ad essere all'altezza del maestro. Per Epicuro il fine della filosofia era il raggiungimento della felicit, questa si poteva raggiungere attraverso la liberazione delle passioni, impertubabilit. Lo scopo della filosofia per Epicuro fornire all'uomo un quadruplice farmaco: 1) Liberare gli uomini dalla paura degli dei, dimostrando che questi non si occupano degli umani poich risiedono in un mondo a parte, chiamato intermundia; 2) Liberare gli uomini dalla paura della morte, dimostrando che essa non esiste per l'uomo (quando ci siamo noi la morte non c', quando c' la morte non ci siamo noi); 3) Dimostrare la facile raggiungibilit del piacere; 4) Dimostrare che il dolore pu finire (se acuto porta alla morte, se lieve sopportabile). Epicuro distingue la filosofia in tre parti: la canonica, la fisica e l'etica. La canonica, per Epicuro il "canone", ossia il criterio della verit capace di orientare l'uomo verso la felicit, e questo costituito dalle sensazioni, dalle anticipazioni e dalle emozioni. Le sensazioni sono prodotte da delle particelle piccolissime che si staccano dalle superficie delle cose. Queste particelle dette simulacra producono delle rappresentazioni fantastiche, cio combinazioni di pi immagini (il centauro = uomo + cavallo). Dalle sensazioni conservate dalla memoria derivano i concetti che Epicuro chiama "anticipazioni", concetti sempre veri a cui ogni uomo si rif per classificare gli oggetti della realt. La sensazione il criterio della verit, mentre l'emozione rappresentata dal piacere e dal dolore,e poich fanno parte del campo dell'opinione possono essere sia vere che false perch pu sussistere l'errore. Con il ragionamento si pu estendere la conoscenza a cose che alla sensazione restano nascoste. La fisica di Epicuro ha lo scopo di liberare gli uomini dalla paura legata ai fenomeni naturali, infatti si dice materialistica perch esclude la presenza nel mondo di anime o spiriti, e meccanicistica perch le sue spiegazioni trattano del movimento dei corpi, perci prende come modello la fisica di Democrito. Per Epicuro tutto ci che esiste corpo perch pu agire o subire un'azione, di incorporeo solo il vuoto poich non agisce e non subisce azioni. Ogni corpo formato da corpuscoli indivisibili detti atomi che si muovono nel vuoto in modo casuale il cui movimento non legato a nessun disegno provvidenziale e il loro numero indeterminabile ma non infinito. Cos come tutto il resto, anche i mondi sono costituiti dalla casuale aggregazione degli atomi i quali per si muovono secondo una deviazione detta "clinamen". Epicuro ammetteva l'esistenza degli dei, questi hanno forma umana che perfetta, e intrattengono rapporti di amicizia tra gli uni e gli altri e abitano negli spazi vuoti tra mondo e mondo (intermundia). Anche se questi non partecipano alle vicende umane comunque sia Epicuro pensa che abbiano prodotto le immagini (atomi). Anche l'anima secondo Epicuro composta da particelle

corporee, diffuse nel corpo come un soffio caldo, pi sottili e rotonde delle altre e quindi pi mobili. Con la morte del corpo quindi anche le particelle dell'anima si disgregano. L'etica epicurea coincide con la ricerca alla felicit e il fine il raggiungimento del piacere. La ricerca del piacere fa parte della virt. Per gli epicurei sbagliato dividere i piaceri dalla virt perch si finisce per separare quest'ultima dall'uomo, perci l'esercizio della virt deve essere necessariamente accompagnato dal piacere. La morale epicurea molto pi semplice delle morali delle altre filosofie poich costituita da poche regole essenziali. Epicuro distingue due tipi di piaceri: piacere stabile, privazione del dolore, e piacere in movimento, gioia e letizia. La felicit risiede nel piacere stabile cio nel non soffrire ed definita atarassia (assenza di turbamento) e come aponia (assenza di dolore). Egli dice che il culmine del piacere la distruzione del dolore, in tal modo lo caratterizza negativamente. Ne consegue la scelta e la limitazione dei bisogni che divide in: 1) Bisogni naturali e necessari (fame, sonno, sete); 2) Bisogni naturali e non necessari (bisogno di mangiare troppo); 3) Bisogni non naturali e non necessari (la gloria, la potenza, la fama). La novit epicurea la misura dei piaceri, infatti il filosofo sostiene che occorre rinunciare a quei piaceri da cui deriva un dolore maggiore e sopportare anche a lungo i dolori da cui deriva un piacere maggiore. Dunque, la prima virt per raggiungere l'atarassia e l'aponia la saggezza. Epicuro afferma nello scritto Sul fine che il bene d il piacere dei sensi. Tuttavia Epicuro non invita ad abbandonarsi completamente ai sensi perch pensa che la sensazione debba essere accompagnata dalla riflessione, cio calcolo razionale dei piaceri. Il senso edonistico in contrasto con il culto dell'amicizia, tipico della dottrina epicurea, afferma che la pi grande felicit della vita senz'altro l'amicizia. Essa un bene gi di per s e nasce dall'utile poich l'amico inizialmente cerca sempre l'utile e utilizza l'amicizia come traffico di vantaggi. Ci che contraddice il carattere edonistico l'esaltazione della saggezza che secondo Epicuro resa prospera dalla fortuna. E' ben difficile che il saggio si lasci andare a commettere ingiustizia, anche se sicuro che il suo atto rimarr nascosto e quindi non avr conseguenze negative. Nell'atteggiamento di Epicuro emerge un senso di solidariet tra gli uomini, infatti egli sostiene che meglio fare del bene che riceverlo. Quanto alla vita politica, nonostante riconosta i vantaggi che essa procura agli uomini, sconsiglia al saggio di esserne partecipe, poich l'ambizione politica fonte di turbamento.

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