LA MONADE
Corpo, Mente, Spirito, Anima, Akasha
KOSMOS EDIZIONI
Copyright Federico Bellini Titolo originale La Monade Prima edizione Agosto 2011 Illustrazione di copertina fusione di Galassie I nostri indirizzi internet: www.coscienzaliena.blogspot.com www.kosmos2011.blogspot.com * * *
BIBLIOTECA ALIENA Volume III L'Autore Federico Bellini compositore, scrittore e imprenditore culturale, nonch articolista per riviste, tra le quali si ricorda X Times. A seguito di esperienze personali legate al fenomeno delle Abductions, in questi anni ha sviluppato un vero e proprio lavoro di ricerca indipendente nel campo dellufologia e dei rapimenti alieni. E creatore e gestore del seguito blog Coscienza Aliena. Altrettanto nota e molto discussa stata la sua recente apparizione al programma TV di Italia 1, "Mistero", dove ha parlato della sua esperienza con la realt aliena. 2
INDICE Premessa 07 . La Metafisica 10 . Gli Emisferi e lOrigine del Pensiero 12 . Noi siamo Energia 14 . Gli Elementi nel Pensiero Greco 16 . Gli Elementi nelle altre filosofie 17 . La Quintessenza 19 . I Piani Sottili nella visione Egizia e Ind La Monade 22 . La filosofia di Leibniz 26 . Il concetto di Monade Corpo 32 . Il Corpo ricettacolo della Materia 34 . Sostanza Materiale 36 . Il concetto di Corpo nella Filosofia occidentale 39 . Nelle altre filosofie
Mente 45 . Che cosa la Mente? 50 . Appercezione 51 . Il Logos 52 . La Logica 53 . Il Pensiero 55 . Nelle altre filosofie Spirito 59 . Lo Spirito 63 . Diversi Spiriti 63 . Spirito Materiale 63 . Spirito Superiore 64 . Spirito Animico 64 . Super-Spirito 65 . Spirito Errante 65 . Spirito Alieno 66 . Lunione degli Spiriti genera lAlbero della Vita 67 . La Crisalide Cosmica
Anima 72 . Il concetto di Anima nel mondo antico 75 . Anima nella religione ebraica 79 . Nelle religioni cristiane 81 . Nelle altre religioni 83 . Il carattere delle Anime 87 . Due diversi tipi di Anima 89 . Le percezioni Animiche 91 . La morte delle Anime 92 . LAnima Mundi Akasha 101 . LEstasi 107 . LEtere o la Quintessenza 109 . La Coscienza 114 . LAutocoscienza Conclusioni 122 . Il Metodo dellAlbero della Vita 130 . Bibliografia
PREMESSA La Metafisica La Metafisica un termine che ebbe origine in modo accidentale (t met t physik), ovvero libri successivi a quelli sulla fisica furono intitolati dalla scuola aristotelica, nellordinamento del corpus del maestro, i 14 libri in cui questi aveva trattato la filosofia prima, ma che nel pensiero filosofico arabo e latino del medioevo divenne un termine dottrinale, usato appunto per indicare quella che Aristotele aveva denominato filosofia prima. Per Aristotele, la filosofia prima la scienza suprema in assoluto, perch la suprema tra quelle teoretiche (le altre due, subordinate, sono la fisica o filosofia seconda e la matematica) e ha due campi di indagine: in generale lessere in quanto essere, e in particolare il soprasensibile, ossia gli enti privi di materia, eterni. Come scienza del soprasensibile, la Metafisica la teologia, beninteso la teologia filosofica o razionale, come si sarebbe precisato nel medioevo e nellet moderna, per distinguerla allora da quellaltra teologia che trae il proprio contenuto dalla rivelazione e presuppone quindi la fede. Nel primo senso, per Aristotele la Metafisica ha al suo centro la dottrina della sostanza, in quanto questo il significato fondamentale dellessere. Nel secondo senso, la dottrina dellAtto puro, o Motore immobile, e delle intelligenze motrici dei vari cieli, secondo la cosmologia aristotelica. Siffatta duplicit di 7
significato rimarr nei pensatori medievali che si rifaranno ad Aristotele, anche se con differenze tra gli uni e gli altri quanto alla collocazione della Metafisica nel complesso del sapere. Nel Medioevo diviene nettamente subordinata rispetto alla sacra dottrina, cio alla teologia rivelata, poich anche questa una vera e propria scienza, mentre in altre correnti di pensiero, torna ad essere la scienza suprema perch, la teologia rivelata non propriamente scienza, essendo il suo scopo non gi teoretico, bens pratico. Quanto ai contenuti, divergenze notevoli si produssero, soprattutto a proposito dellestensione della conoscenza puramente razionale di Dio da parte dellUomo e a proposito del rapporto fra lessere Dio e quello delle creature. Nel pensiero moderno, fino ad oggi, la nozione di Metafisica oscilla ancora fra i due poli della definizione aristotelica. In questo secondo senso, Bacone assegna alla Metafisica la determinazione delle cause formali e finali, di contro alla fisica, che si limita alle cause materiali ed efficienti. Una contrapposizione analoga si ha anche in Leibniz, per il quale la materia e il movimento sono meri fenomeni fisici, mentre alla Metafisica appartengono la sostanza e la forza. Per Cartesio, oggetto della Metafisica sono le sostanze spirituali, la cui essenza il pensiero, cio Dio e le anime umane. Nel primo senso, invece, usano il termine Metafisica alcuni illuministi, come Condillac, DAlambert e poi gli ideologues, intendendo con esso la ricerca preliminare sullorigine delle idee, in opposizione alla cattiva 8
Metafisica tradizionale. Nellilluminismo diverr prevalente luso spregiativo di Metafisica, accusata di apriorismo o verbalismo: uso che occasionalmente era gi comparso nel sec. XVII e poi proseguir sino ad oggi, nelle correnti empiristiche. Nella prima met del XVIII secolo una sistemazione venne tentata da Wolff, con la distinzione fra la Metafisica Generale, od ontologia, e la Metafisica Speciale, costituita da tre scienze razionali: la psicologia, o scienza dellAnima come sostanza, la cosmologia, o scienza del mondo come totalit e la teologia, o scienza di Dio. Seguir questo schema anche Kant, per il quale, la Metafisica conoscenza razionale pura per concetti, distinta tanto dalla conoscenza empirica quanto dalla conoscenza matematica (che procede invece per costruzione di concetti). A rigore, quindi, fa parte della Metafisica anche la critica, propedeutica rispetto al sistema scientifico della conoscenza filosofica pura. Questo sistema di ricerca si divide in due parti, a seconda che si consideri luso teoretico o luso pratico della ragione: la Metafisica della natura, o dottrina dei principi (secondo la sistemazione newtoniana), e la Metafisica dei costumi, o dottrina della virt (sistema dei doveri) e del diritto (Critica della ragion pura). Ma, oltre la Metafisica della natura, che immanente, in quanto riguarda il campo della nostra esperienza possibile, c poi la pretesa anche di una Metafisica trascendente, rivolta cio al soprasensibile e allincondizionato, riconoscendo
che nellUomo del tutto naturale laspirazione alla conoscenza dellAnima, del Mondo e di Dio. Gli Emisferi e lOrigine del Pensiero I due emisferi del cervello, uniti dal corpus callosum, sono collegati da diversi generi di attivit mentale, come la memoria, la parola, la scrittura e il pensiero astratto. Lemisfero sinistro, basato sul tempo interno o lineare, di solito collegato alla logica, alle capacit analitiche e alla faccende pratiche della vita quotidiana, quindi ad una concezione spirituale del proprio essere. Lemisfero destro, invece, governa la creativit, la percezione spaziale, il pensiero astratto, il gusto musicale, pittorico e tende a funzionare secondo il tempo esterno, in base ad uno stato senza tempo e animico. Lindividuazione di queste due parti forma una Unione di Anima o Animo (elementi maschili e femminili), interni alla personalit, cos da produrre uno stato di stabilit ed equilibrio nella psiche e che diviene pensiero. Il Logos, parola che deriva dal greco, significa discorso, parola, ragione, la ragione cosmica, considerata nellantica filosofia greca come la fonte dellordine e dellintelligibilit del mondo. Il pensiero che si rivela a se stesso tramite il volere della divinit, nella Metafisica, tale termine si applicava a quelle intelligenze guida dietro i pianeti, i soli, le stelle e i in tutti i corpi cosmici, detti anche genii. Questo pensiero, per, stato ampliato, arrivando ad assumere funzione di unione tra lIO umano e 10
quello astrale. Il Logos Solare, risale quindi allevoluzione degli ammassi stellari, nelle galassie e in tutti i piani o livelli di esistenza nellUniverso visibile e invisibile. Ma anche il nostro pianeta, diviene un entit vivente, dotata di intelligenza e autoregolamentazione, che citando il professor James Lovelock, possiamo identificare in Gaia o il Logos o Genio Terrestre. Il pensiero soggetto ad un proprio Tempo Interno, un tempo lineare, che possiamo constatare in ogni momento della nostra vita attraverso gli orologi, causato dal moto del nostra pianeta in relazione alla propria stella, il Sole. Ma esiste anche un Tempo Esterno, o un assenza di tempo, ovvero uno stato esistente nelle dimensioni sottili e sperimentato quando la psiche si libera dal ciclo del tempo interno, proprio del mondo fisico. Nel tempo esterno, si pensa che tutto il tempo esista simultaneamente, bench la psiche o lAnima, sia in grado di afferrare solo quella porzione del tutto concessa dallet del contenitore in cui fa esperienza o dallampiezza delle esperienze accumulate. Questa teoria assume un concetto della reincarnazione e dellet animica, in disaccordo con la credenza popolare, convinta di un progresso della incarnazione nel tempo lineare o interno. In questa ottica, lEssenza completa (Anima intera) vista come un ologramma frantumato, i cui frammenti si sono depositati simultaneamente in tutti i periodi del tempo e nelle dimensioni illimitate di questo Universo. Poich in ogni pezzo contenuta la stessa immagine del tutto, una frazione dellIO essenziale permane in 11
ogni vita, ed questo collegamento con lEssenza fondamentale, che ha dato origine al concetto dellIO superiore o Transpersonale (il principio della Monade). Noi, quindi, sperimentiamo diverse vite come frammenti di anime giovani e altre ancora nei moti intermedi o maturi; il concetto, quindi, mostra bene la follia di un certo snobismo spirituale, un errore tipico delle giovani anime. Noi siamo Energia Noi siamo Energia, Energia Vitale che impiega linvolucro di un Corpo fisico per imparare a crescere. Nella filosofia tibetana e nel tantra, si dice che esistano dieci tipi di energia vitale o di venti sottili, che scorrono attraverso i sessantaduemila canali energetici del Corpo. In questi canali, simili a vene, fluiscono le energie vitali che sostengono la vita. Tre canali principali corrono verticalmente dalla corona della testa fino ai genitali, intersecandosi con i cinque centri energetici (chakra) della corona, della gola, del cuore, dellombelico e dei genitali. Tutti gli altri canali energetici minori, escono da questi centri e permeano il Corpo intero. A livello pi sottile, la Mente Sottile e lEnergia Vitale sono considerate ununica entit. I dieci tipi di Energia Vitale comprendono: le cinque energie interne che influenzano la motilit del Corpo e le cinque energie esterne, che hanno effetti specifici sulla motilit esterna del Corpo. Le prime sono le energie vitali associate ai cinque elementi (Terra, 12
Acqua, Fuoco, Vento e Spazio) e ai loro rispettivi colori e toni (Giallo, Bianco, Rosso, Verde e Blu). Le seconde comprendono il respiro vitale, il movimento muscolare, la digestione, il movimento semiotico/vocale e il movimento collegato alla riproduzione e al ricambio. Di solito, negli individui che non abbiano coltivato queste pratiche, lEnergia Vitale e la Mente Sottile si diffondono attraverso i canali energetici destro e sinistro e giungono a permeare lintera rete di canali minori del Corpo. LEnergia Vitale dissipata nota come energia vitale delle azioni passate, dove predomina un influenza oscura e spesso di incerta origine. Tuttavia quando si applicano determinate pratiche, vengono sciolti i nodi che bloccano i vari movimenti nei centri energetici situanti nel canale energetico centrale, e sia l Energia Vitale sia il Corpo Sottile, entrano, permangono e si dissolvono raggiungendo una saggezza o completa fusione: la Mente Buddhica. Bench tutti gli esseri senzienti siano in grado di raggiungere questa perfezione, la confusione psicologica, le illusioni mondane e le interferenze interne ed esterne, corrompono la Mente, impedendo la naturale espressione di questo potenziale innato. E chiaro che una volta raggiunta questa consapevolezza di se, anche a livello fisico, se si vuole conservare una buona salute importante, secondo la tradizione medica tibetana, che l Energia Vitale resti in perfetto equilibrio.
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Gli Elementi nel Pensiero Greco La parola greca per elementi, stoicheia, al singolare stoicheion, significa senso di principio, inizio. Nella tradizione ellenica gli elementi sono quattro: la Terra, lAcqua, il Fuoco e l'Aria. Rappresentano nella filosofia greca, nell'aritmetica, nella geometria, nella medicina, nella psicologia, nell'alchimia, nella chimica, nell'astrologia e nella religione i Regni del Cosmo, in cui tutte le cose esistono e si manifestano. Platone sembra essere il primo che si riferisce ai quattro elementi con il termine stoicheion, rifacendosi alla loro origine presocratica. Essi infatti si trovano gi elencati dal filosofo ionico Anassimene di Mileto (VI secolo a.C.) e poi da Empedocle (ca. 450 a.C.), il quale li chiama rizmata ("radici", rizoma al plurale) di tutte le cose, immutabili ed eterne, dove l'unione di tali radici determina la nascita delle cose e la loro separazione, la morte. Si tratta perci di apparenti nascite e apparenti morti, dal momento che l'Essere (le radici) non si crea e non si distrugge, ma soltanto in continua trasformazione. L'aggregazione e la disgregazione delle radici sono determinate dalle due forze cosmiche e divine: Amore e Discordia (o Odio), secondo un processo ciclico eterno. In una prima fase, tutti gli elementi e le due forze cosmiche sono riunite in un Tutto omogeneo, ma ad un certo punto, sotto l'azione della Discordia, inizia una progressiva separazione delle radici. L'azione della Discordia, non ancora distruttiva, dal momento che le si oppone la forza dell'Amore, in un equilibrio variabile che determina 14
la nascita e la morte delle cose, e con esse quindi il nostro mondo. Quando poi la Discordia prende il sopravvento sull'Amore, e ne annulla l'influenza, si giunge al Caos, dove regna la Discordia e dove la dissoluzione di tutta la materia. A tal punto il ciclo continua grazie ad un nuovo intervento dell'Amore che riporta il mondo alla condizione intermedia in cui le due forze cosmiche si trovano in nuovo equilibrio, e che d nuovamente vita al mondo. Infine, quando l'Amore si impone ancora totalmente sulla Discordia si ritorna alla condizione iniziale; da qui il ciclo ricomincia. Il processo che porta alla formazione del mondo quindi una progressiva aggregazione delle radici che si evidenzia nella vita degli esseri viventi. Empedocle, sosteneva che i processi della percezione sensibile e della conoscenza razionale, fossero possibili solo in quanto esisteva una identit di struttura fisica e Metafisica tra il soggetto conoscente, ossia lUomo, e loggetto conosciuto, ossia gli enti della natura. Sia lUomo che gli enti erano formati da analoghe mescolanze quantitative delle radici ed erano mossi dalle medesime forze attrattive e repulsive. Questa omogeneit rendeva possibile il processo della conoscenza umana, infatti cos afferm Empedocle: noi conosciamo la terra con la terra, lacqua con lacqua, il fuoco con il fuoco, lamore con lamore e lodio con lodio. A questi quattro elementi Aristotele ve ne aggiunse un quinto (la quintessenza medioevale) che egli chiamer Etere e che costituisce la materia delle sfere celesti.
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Gli Elementi nelle altre Filosofie Nella letteratura Pali, i mahabhuta ("grandi elementi") o catudhatu ("quattro elementi") sono Terra, Acqua, Fuoco e Aria. Nel primo buddhismo, erano alla base per la comprensione della sofferenza e per la liberazione dell'Uomo, dove gli insegnamenti del Buddha riguardanti i quattro elementi, venivano raggruppati come base delle reali sensazioni, intensi come "caratteristiche" o "propriet". I suoi insegnamenti dicono che ogni cosa composta da otto tipi di 'kalapas', il cui gruppo principale composto dai quattro elementi, mentre il gruppo secondario composto da colore, odore, gusto e alimento, derivati dai primi quattro elementi. E in questo contesto che gli insegnamenti del Buddha precedono quelli dei quattro elementi nella filosofia greca. Nella tradizione ebraica, invece, ampia la sapienza sui quattro elementi di cui se ne riportano tanto la simbologia, quanto le corrispondenze nella Creazione. Oltre allo Zohar, il testo pi importante che ne tratta l'argomentazione secondo l'interpretazione mistica ebraica, vi il Sefer Yetzirah, la cui sapienza risale ad Avraham: questo testo argomenta il confronto tra le Sefirot, i quattro elementi, le lettere ebraiche, i pianeti, i segni zodiacali, i mesi e le parti del Corpo umano. Se ne discute anche in altri testi di Qabbalah ed oggetto di studio tra i principali del percorso esoterico ebraico definito Ma'asse Bereshit, lo Studio dell'Opera della Creazione. Lo Zohar afferma che i quattro elementi, Fuoco, Acqua, Aria e Terra, 16
corrispondono ai quattro metalli (oro, rame, argento e ferro), mentre un'ulteriore corrispondenza quella dei punti cardinali: Nord, Sud, Est e Ovest. Dopo averne descritto i rapporti, lo Zohar continua l'esposizione ammettendo che, come si contano cos 12 elementi, si possono contare 12 pietre preziose corrispondenti alle dodici trib d'Israele, cosa confermata poi dagli Urim e Tummim. Con lo studio della Torah l'Uomo si eleva al di sopra dei quattro elementi dominandoli anche nel proprio Corpo e talvolta, in questo, si collega alle quattro figure della Merkavah. Tutto questo porter poi allatto finale del cristianesimo, dove le figure dei 4 cavalieri dell'Apocalisse saranno associate ai 4 elementi naturali che daranno inizio alla fine del mondo. La quintessenza L'Etere, sinonimo di quintessenza (dal latino medievale quinta essentia, a sua volta variazione del greco pmpton stoichion, quinto elemento), era un elemento che secondo Aristotele si andava a sommare agli altri quattro gi noti: il Fuoco, l'Acqua, la Terra, l'Aria. La storia dell'Etere inizia con Aristotele, secondo il quale era l'essenza del mondo celeste, diversa dalle quattro essenze (o elementi) di cui si riteneva composto il mondo terrestre. Aristotele credeva che l'Etere fosse eterno, immutabile, senza peso e trasparente e proprio per l'eternit e l'immutabilit dell'Etere, il Cosmo era un luogo immutabile, in 17
contrapposizione alla Terra, luogo di cambiamento. Anche nel pensiero orientale gli elementi originari sono cinque e che vengono di solito rappresentati come ai vertici di un pentagramma. Essi sono: gaia (Terra), hydor (Acqua), aer (Aria), heile (calore o Fuoco), idea o hieron "Cosa Divina". Il sistema giapponese e hindu usa tutti i cinque elementi, tranne il quinto, che diventa Vuoto e Etere. Il pancha mahabhuta, o "cinque grandi elementi", nell'Hinduismo sono: khsiti o bhumi (Terra), ap o jala (Acqua), agni o tejas (Fuoco), marut o pavan (Aria o Vento), byom o Akasha (Etere). Gli hindu credono che dio us l'Akasha per creare i restanti quattro elementi, e che la conoscenza dell'Uomo sia nell'archivio akashiko. Il pensiero tradizionale giapponese usa cinque elementi chiamati (go dai, letteralmente "cinque grandi"). Gli elementi sono: Terra, che rappresenta le cose solide, Acqua, che rappresenta le cose liquide, Fuoco, che rappresenta le cose distrutte, Aria, che rappresenta le cose mobili, Vuoto, che rappresenta le cose che non sono nella vita quotidiana. Alcuni ritengono che anche la Filosofia Tradizionale Cinese contenga degli elementi come quelli della filosofia Greca Classica e l'origine di queste cinque forze attive o facolt dinamiche, si perde nella preistoria cinese. Questi Cinque Agenti sono in relazione tra di loro e danno vita a molte altre serie di cinque combinazioni complementari ai Wuxing stessi: i punti cardinali ed il centro, le note musicali, i colori, i cereali, le sensazioni, ecc. Sempre nello Shijing, nella sezione detta "Grande Norma" si fanno 18
seguire ai Wuxing, Cinque Funzioni. I cinque pianeti maggiori del nostro sistema sono associati e prendono il modo degli elementi: Venere Oro, Giove Legno, Mercurio Acqua, Marte Fuoco e Saturno Terra. In aggiunta, la Luna rappresenta lo Yin e il Sole lo Yang. Lo Yin, Yang e i cinque elementi sono temi ricorrenti dello I Ching, il pi antico testo classico cinese, che descrive la cosmologia e la filosofia cinese, e dove la dottrina delle cinque fasi descrive due cicli di equilibro, uno generativo e creativo (shng), e l'altro dominante e distruttivo (k). I Piani Sottili nella visione Egizia e Ind Anche gli Antichi Egizi concepivano una sorta di economia spirituale costituita da una complessa struttura dove entravano svariati veicoli, considerati essenziali per il raggiungimento dei piani sottili e che cos erano suddivisi: IL SAHU o Corpo Spirituale o intimamente astratto, IL KHU o Spirito, la magica essenza, LA BA o Anima, probabilmente il Corpo Etereo, IL KA o doppio astrale, il Corpo astrale, IL SEKHEM o potere, LAB sede dei sentimenti, IL KHAIBIT o lombra, ovvero linconscio, IL REN o nome, il suono personale, IL KHAT o Corpo Fisico e deperibile. Ma la conoscenza del proprio IO nella filosofia e la religione egizia, probabilmente derivava da conoscenze ben pi antiche, originatesi nella civilt della valle dellIndo, dove si era soliti riconoscere ben sei diverse energie interne: Esterna, Illusoria, 19
Inferiore o Materiale, Interna, Marginale e Spirituale. Energia Esterna una delle tre principali energie di Dio (interna, marginale ed esterna) e costituisce lenergia materiale. Energia Illusoria o Maya, nel quale sotto il suo influsso, lAnima condizionata crede di essere il controllore della creazione, il proprietario e il beneficiario supremo. Identificandosi con lenergia materiale, cio col Corpo (coi sensi), con la Mente e con lintelligenza materiale, lAnima dimentica la relazione eterna che la unisce a Dio e, condizionata da questa energia, si lancia alla ricerca dei piaceri di questo mondo e sincatena sempre pi al ciclo di nascite e morti. Energia Inferiore o Materiale, energia esterna o natura materiale, una delle tre principali energie di Dio (spirituale, marginale e materiale). E la manifestazione della potenza esterna di Dio, formata dai ventiquattro elementi materiali (i cinque elementi grossolani, i tre elementi sottili, i cinque oggetti dei sensi, i cinque organi di percezione, i cinque organi dazione e linsieme delle tre influenze della natura allo stato non manifestato) e costituisce lintero Universo in cui viviamo. Linterazione dei suoi elementi si opera sotto linflusso del tempo e a contatto con lenergia spirituale di Dio, da cui si distingue perch talvolta manifestata e talvolta non lo . Energia Interna, una delle tre principali energie di Dio (interna, marginale ed esterna) e che costituisce il mondo spirituale. Energia Marginale, una delle tre principali energie di Dio (spirituale, marginale e materiale), costituita dagli esseri viventi, parti 20
infinitesimali di Dio stesso, che sebbene siano di natura spirituale possono cadere sotto lillusione dellenergia materiale a causa dei loro poteri limitati. Energia Spirituale, o energia interna, una delle tre principali energie di Dio (spirituale, marginale e materiale), ovvero la manifestazione della potenza interna del divino e costituisce il mondo spirituale, dimora originale di tutti gli esseri. Al contrario dellenergia materiale, fatta di eternit e conoscenza e anima inoltre lenergia materiale.
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LA MONADE La filosofia di Leibniz La parola Monade deriva dal greco monas (a sua volta derivante da monos che significa "uno", "singolo", "unico") e ha assunto differenti significati a seconda dei contesti in cui stata utilizzata. Il termine, nel senso di "ultima unit indivisibile", comparve molto presto nella storia della filosofia greca. Archita e poi Proco distinsero la Monade dallUno assoluto, del quale essa costituisce il principio di limitazione intelligibile. Platone definisce a sua volta monadi le idee, per evidenziarne lessenzialit e la lontananza dalla realt empirica. Nella dottrina di Pitagora, si ricorreva a questo termine per indicare il principio (arch) da cui derivavano tutti i numeri, la molteplicit di entit monodimensionali, tridimensionali ed i quattro elementi (Terra, Acqua, Fuoco e Aria) costituenti il mondo. Nei "Dialoghi" platonici veniva usato al plurale (monadi) come sinonimo di Idee, mentre nella "Metafisica" di Aristotele si ripresentava come il principio del numero, esso stesso privo di quantit, indivisibile ed immutabile. La parola Monade veniva usata anche dai neoplatonici per indicare l'Uno, tanto che nelle lettere del cristiano Sinesio di Cirene, Dio veniva descritto come la "Monade delle Monadi". Il termine, pur mantenendo la connotazione di semplice e di irriducibile insieme, acquisisce un significato trascendente per i quali indica Dio come unit ultima ed essenziale. 22
Nel pensiero rinascimentale il concetto di Monade viene utilizzato da Cusano, in quanto ogni cosa un microcosmo, ununit in piccolo, uno specchio del tutto. Ma soprattutto Giordano Bruno a sviluppare il concetto, facendone la base della sua matematica magica (De minimo, De monade). Per Bruno le monadi sono le parti componenti minime dei corpi e ci che ne definisce la struttura. In un senso analogo la nozione di Monade ripresa da H. More (Enchiridion Metaphysicum) e tale nozione verr poi ereditata da Leibniz, che fonder su di essa una vera e propria concezione dellUniverso o monadologia. Per capire la dottrina relativa a questo argomento, necessario ricordare che Leibniz, nel tentativo di definire la materia, era stato spinto da un duplice motivo. Egli desiderava riconciliare la dottrina degli atomisti con la teoria scolastica della materia e della forma evitando sia il meccanicismo di Cartesio, che pensava che tutta la materia fosse inerte, sia il monismo di Spinoza che insegnava che esisteva una sola sostanza: Dio. Egli sperava di raggiungere questi obiettivi attraverso la dottrina delle monadi. Leibniz definiva la sostanza in termini di azione indipendente, evitando cos la dottrina di Cartesio secondo la quale la materia di natura inerte. Gli atomisti, pur sostenendo l'esistenza di una molteplicit di sostanze minute, erano giunti ad un rifiuto materialistico dell'esistenza degli spiriti e delle forze spirituali. Gli scolastici, al contrario, avevano rigettato questo materialismo atomistico, ma cos facendo, sembr che si fossero messi contro la 23
corrente del pensiero scientifico moderno e Leibniz pensava di trovare un sistema per riconciliare gli atomisti con gli scolastici. Per giungere a questa riconciliazione, sosteneva che tutte le sostanze sono composte di particelle minute in parte materiali ed in parte immateriali. Immaginava, inoltre, che il contrasto tra il materialismo atomistico e lo spiritualismo scolastico potesse scomparire riconoscendo la dottrina delle differenze tra sostanze ed entit, attraverso una semplice graduatoria spirituale (coscienza). Le monadi sono semplici sostanze puntiformi, se per sostanza intendiamo un centro di forza, ed esse non possono avere inizio o fine se non tramite creazione o annichilazione. Hanno un'attivit interna, ma non possono essere fisicamente influenzate da elementi esterni, in questo senso sono indipendenti. Inoltre, ogni Monade unica; ovvero, non ci sono due monadi uguali tra loro. Allo stesso tempo le monadi devono avere altre caratteristiche. Ci deve, dunque, essere in ogni Monade il potere di rappresentazione, attraverso il quale essa riflette ogni altra in maniera tale che un occhio possa osservarvi l'Universo intero l rispecchiato. Questo potere di rappresentazione diverso in ogni Monade, tanto che nelle sostanze di grado pi basso, esso diviene inconscio, mentre in quelle di grado pi alto completamente consapevole. Possiamo distinguere in ogni Monade una zona di rappresentazione oscura ed una zona di rappresentazione chiara. Nella Monade dell'Anima umana la regione di rappresentazione 24
chiara al massimo, essendo questo genere di Monade, la "dominante", caratterizzata dal potere di pensiero intellettuale e autocosciente. Questo tipo di rappresentazione, altrimenti detta Appercezione, infatti tipica di Dio. Tra questi due estremi, tutte le monadi, minerali, vegetali, ed animali, si differenziano dalla Monade di genere inferiore per il possesso di una pi grande area di rappresentazione chiara. Pertanto, in ogni Monade presente un elemento materiale (la regione di rappresentazione oscura) ed un elemento immateriale (l'area di rappresentazione chiara). Dai tempi di Leibniz il termine Monade stato usato da vari filosofi per designare centri di forza indivisibili, ma, come regola generale, queste unit non possiedono il potere di rappresentazione o percezione che sono la caratteristica distintiva nella ricerca del filosofo. Si deve fare un eccezione nel caso di Renouvier che, nel suo "Nouvelle monadologie", insegnava che la Monade non solo possiede attivit interna ma anche il potere di percezione. In certe frange dello Gnosticismo, specialmente quelle ispirate dal Monoismo, la Monade era una entit superiore che cre di minori o "emanazioni primordiali". In tali sistemi gnostici, Dio conosciuto come la Monade, l'Uno, l'Assoluto, Aion teleos (L'Eone Perfetto), Bythos (Profondit), Proarkhe (Prima dell'Inizio), Arkhe (L'Inizio) il Padre inconoscibile, ed egli la fonte del Pleroma, la regione di luce, mentre le varie emanazioni del Dio sono chiamate eoni. importante notare che in alcune versioni dello 25
gnosticismo antico, specialmente quelle derivanti dalla scuola di Valentino, una divinit minore, nota come il Demiurgo aveva un ruolo nella creazione del mondo materiale, in aggiunta a quello svolto dalla Monade. In queste forme di gnosticismo, il Dio dell'Antico Testamento spesso identificato con il Demiurgo, non la Monade, che la fonte spirituale di tutto ci che emana dal Pleroma, e potrebbe essere contrapposto all'oscurit della pura materia. Il concetto di Monade La Monade il principio attivo di ogni organismo vivente, in senso metafisico ciascuna di esse a suo modo uno specchio vivente dellUniverso. La Monade, dunque, in virt della sua unit o semplicit raffigurabile al modo degli atomi di Democrito, con la differenza per che non si tratta di atomi materiali o fisici, ma di atomi formali, inestesi, dotati di azione o percezione e che la caratteristica in base alla quale ogni Monade si distingue da tutte le altre. Leibniz sosteneva che le monadi sono numericamente infinite e tutte differenti tra di loro, ma si possono raggruppare in Monadi Entelechie, Monadi Anime e Monadi Spirito. Monadi Entelechie sono lo stadio in cui tutte le sostanze semplici (le monadi), acquisiscono per nascita una certa perfezione, una autosufficienza che le rende fonti delle loro stesse azioni interne e le fa essere, per cos dire, automi incorporei. Monadi Anime descrive tutti quei soggetti capaci di percezione (fra cui Leibniz 26
annovera anche le piante), perch in una gerarchia degli esseri viventi, il sentimento (percezione accompagnata da memoria) qualcosa di pi di una semplice percezione e quindi raggiunge uno stadio di coscienza pi elevato. Per Monadi Spirito, infine, si intende lAnima razionale, la Monade pi evoluta in quanto capace di ragione e riflessione. In questo senso lo Spirito lEssere pi affine e vicino gerarchicamente a Dio. Le anime in generale sono specchi viventi o immagini dellUniverso e delle creature, gli Spiriti, invece, sono anche immagini della Divinit stessa, in quanto capaci di conoscere il sistema dellUniverso e di imitarne qualche aspetto con imprese architettoniche, poich ogni Spirito come una piccola divinit nel suo ambito. Nel processo di reincarnazione e formazione delle Monadi, la nostra vera essenza divina si esplica secondo tre principi dominanti, per attuare, quindi, la crescita e lacquisizione di consapevolezza: lEvoluzione, il Libero Arbitrio e il Karma. Il primo principio lEvoluzione, dove la nostra essenza nasce in condizione specifiche che ci metteranno in grado di sviluppare le qualit e le caratteristiche di cui si ha pi bisogno, nonch di creare quelle condizioni atte a favorire un sempre maggiore cambiamento. Il quadro in cui si inseriscono il cambiamento e la crescita fornito dallereditariet, dal periodo e dalla condizioni al momento della nascita. I fattori ambientali possono influenzarci ed assisterci nel raggiungimento della crescita necessaria, e tra questi fattori troviamo elementi quali la razza, la 27
religione, il sesso, la famiglia, gli amici, le conoscenze, nonch altre esperienze che possiamo fare. Il secondo principio quello del Libero Arbitrio, noi tutti abbiamo la possibilit di fare delle scelte, di intraprendere azioni, di prendere o meno delle decisioni. Non siamo obbligati a portare a compimenti gli obbiettivi per cui siamo venuti al mondo. E vero che, una volta assunta una forma fisica, alcuni fattori non possono essere cambiati: non possiamo cambiare la nostra razza, i tratti ereditari, alcuni problemi congeniti e cos via. Per quanto non si possono ignorare certi aspetti, daltra parte ci vengono offerte ampie possibilit di scelta e di percorsi che possono cambiare la nostra azione. Il terzo principio spesso anche il pi incompreso, il Karma. Allinterno di questo principio opera quella che a volte viene definita la Legge della Compensazione o Legge dellEquilibrio. Il modo in cui stato usato il Libero Arbitrio nel passato servito a determinare le caratteristiche essenziali delle condizioni ambientali per il potenziamento personale, ed in questo ambito che si possono prevedere aspetti del proprio futuro attraverso le nostre azioni. Karma un termine sanscrito che significa fare o costruire, in quanto Energia in Azione. Qualsiasi cosa facciamo ci fornisce una possibilit per crescere e per questo motivo si deve considerare il Karma come la forza che regola la nostra presa di Coscienza Spirituale. E comune convinzione che chi possiede una Monade completa, costituita da Corpo, Mente, Spirito (anche se sarebbe pi corretto parlare al 28
plurale perch sono pi di uno) ed Anima (compresa lAkasha, come vedremo in seguito), sia di indole docile, dal buon carattere e spinto da sentimenti pacifici e di amore; quanto di pi errato. Prima di tutto sempre bene ricordare cosa li distingue. Il Corpo la parte materiale del nostro essere, prova tangibile di ogni esistenza fisica e terrena. Mente ci che di pi vicino abbiamo alla nostra concezione carnale e fisica, quindi il mezzo a livello eterico dove il pensiero prende forma e si tramuta in azione fisica. Spirito, invece, risulta essere ancora una grande incognita e sicuramente fonte inesauribile di spunti riflessivi e di studi. Spirito intimamente legato alla persona di cui ne fa parte e, tra i componenti della Monade, sicuramente il pi passionale. Non un caso che i parassiti si leghino soprattutto alla parte spirituale della persona, perch la pi comune alla loro e fonte continua di sensazioni e sentimenti, nonch la pi facile da tenere sotto controllo. Mente tutto ci che media tra la realt corporea, la parte spirituale ed eventualmente quella animica. Chi ha solo Spirito prova i sentimenti, chi ha anche Anima, prova sia i sentimenti che le emozioni. Lanimico porta con se una grande benedizione ed un fardello al tempo stesso. Non a caso molti animici sono dei creativi e degli artisti (musicisti sopratutto, ma anche pittori, scrittori, poeti), sono caratterialmente indipendenti, solitari, di indole anarchica, non accettano le regole della societ, non fanno parte di alcun gruppo, ma credono solo in loro stessi. Molti sviluppano anche studi scientifici, umanistici e 29
filosofici, raggiungendo alti livelli. Da questo insieme si capiscono molte cose sul carattere umano, a cominciare dalle "doti", come non tutti gli essere umani sono degli artisti (nel termine pi ampio possibile), di conseguenza non tutti sono animici. Inoltre gli animici, manifestano forti capacit paranormali, di qualsiasi tipologia ed entit, spesso senza nemmeno esserne consapevoli. Non avere Anima non significa essere "inferiori", la differenza data dalla capacit di elevarsi a stadi superiori di Coscienza, perch quello che conta l'esperienza e che alla fine, convoglier nel Tutto Akashico. LAlieno che ci parassita, risiede sempre nel lobo sinistro del cervello, la parte razionale, la parte dove risiede lo Spirito e non sar mai possibile trovarne nel lobo destro, dove invece risiede la parte creativa o animica (la posizione dei lobi sinistro o destro, razionale e creativo, spirituale e animico, dipende dalla conformazione della persona, se destra o mancina). Molto probabilmente anche la sfera sessuale intimamente connessa con la nostra parte spirituale, perch soprattutto durante laccoppiamento o il divertimento e il piacere fisico tra due persone, facile riscontrare, non soltanto un intesa fisica, ma anche mentale, nonch ad un livello superiore. Dove non agisce il parassita alieno, Spirito che conduce molto spesso la nostra sfera sessuale, sia nelleventuale vita di coppia, sia nella ricerca di un appagamento saltuario del nostro desiderio. Molto spesso comune nelle persone, anche dopo essersi liberate 30
da qualsiasi entit aliena, di provare le stesse sensazioni e, in alcuni casi, le perversioni. Questo facilmente spiegabile con una realt inevitabile, dato che la persona parassitata comunque cresciuta con un imprinting alieno, il quale ha formato il suo carattere e la sua personalit. Inoltre anche accertata una fusione dello Spirito Alieno presente nella memoria aliena (come vedremo in seguito), con lo Spirito della persona parassitata, formando cos una unica coscienza spirituale nel soggetto e che fonde entrambe le personalit eteriche. Tutti hanno un Corpo e una Mente, ma non tutti possiedono sia Spirito, Anima o lAkasha. Le possibilit sono le seguenti: 1) Corpo - Mente (rarissimo) 2) Corpo - Mente - Spirito (comune) 3) Corpo - Mente - Anima (rarissimo) 4) Corpo - Mente - Spirito - Anima (raro) 5) Corpo - Mente - Spirito - Anima - Akasha (raro) Nellultimo caso, il quinto, le parti della Monade corrispondono ai quattro elementi alchemici di Terra - Acqua - Fuoco - Aria, pi il quinto elemento lEtere.
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CORPO Il Corpo ricettacolo della Materia Il termine materia ricorre per la prima volta in Aristotele a designare il sostrato comune del mutamento e insieme il principio di individuazione. Il concetto di materia o matrice originaria del divenire corporeo gi prefigurato nel Timeo di Platone: perci non diremo che la madre il ricettacolo di ci che generato, visibile e in genere sensibile, sia Terra o Aria o Fuoco o Acqua, n altra cosa nata da queste o da cui queste siano nate. Ma non ci sbaglieremo dicendo che una specie invisibile e amorfa, che tutto accoglie e che in qualche modo molto problematico partecipa dellintelligibile ed assai difficile a comprendersi. Aristotele riprende il concetto nel primo libro della Fisica per spiegare il fenomeno del mutamento concepito come passaggio da contrario a contrario, da una privazione a una forma, per esempio dal caldo al freddo o dal movimento alla quiete. Tale scopo postula qualcosa come un soggetto primo o sostrato originario che appunto la materia costitutiva, immanente al divenire in ogni cosa. Oltre alla materia sensibile o mobile del divenire corporeo vi anche la materia intelligibile, sostrato comune degli enti matematici o astratti, un concetto ripreso in seguito da Plotino e da lui esteso allintero mondo intelligibile dei generi e delle specie ideali. La materia, dunque, insieme alla forma e alla privazione di forma, costituisce la 32
triade dei principi aristotelici: qualcosa muta da una privazione a una forma, grazie al sostrato comune, la materia Uomo. LUomo sua volta fatto di carne e ossa, che si generano dagli elementi fondamentali, come lumido e il caldo (lacqua e il fuoco), arrivando cos allipotesi di una materia prima, qualcosa di originario di cui non si dice pi che fatto di qualche altra cosa. In tal senso la materia non ente di nessuna categoria, n una quantit come la grandezza o estensione, ma pura potenza. A partire da Zenone di Cinzio, lantica Stoa identifica la materia col principio passivo, la sostanza inerte e senza qualit, che il principio attivo divino attraverso le sue ragioni seminali, feconda e rende produttiva. Ma i due principi rappresentano in realt aspetti inscindibili dellunica sostanza, il Corpo attivo e passivo, che sta a fondamento dellontologia stoica, pertanto la materia senza qualit, in quanto corporea, gode almeno della capacit di estensione. Plotino, reagendo alle tesi aristoteliche e stoiche, ritorna ai testi platonici sul principio illimitato e alle dottrine della diade indefinita del grande e del piccolo, dove la materia sensibile o ricettacolo, diviene inoltre il male originario e lassoluta indigenza, secondo un interpretazione religiosa. Contro la Stoa e il platonismo stoico che identificavano la materia con lestensione e il volume dei corpi, Plotino ne riafferma lassoluta indeterminatezza. La materia sensibile copia della materia intelligibile e questultima chiamata a spiegare la pluralit delle specie dei generi ideali, mentre la sua copia, 33
ricettacolo della generazione e corruzione, come uno specchio informe riflette le immagini dei paradigmi eterni, cio il mondo sensibile, ultimo riflesso del mondo delle idee ed estrema emanazione dellUno. In direzione antiaristotelica si muove anche il concetto di materia elaborato dalla moderna scienza naturale. Esso culmina nel meccanicismo della pura estensione (Cartesio) cui Newton aggiunge i principi della forza e del movimento. Con Leibniz la tradizione meccanicistica della scienza si fonde con le esigenze della Metafisica, dando origine a un originale concetto di materia intesa come forza passiva, inerzia o resistenza. Come tale, la materia non una realt in s sussistente, ma nomina un aspetto dellattivit percettiva della Monade, il suo grado di rappresentazione inconscia e oscura. In questo concetto leibniziano sono state ravvisate alcune premesse dellinterpretazione romantica della materia, come Spirito addormentato o inconscio o come Spirito degenerato in ripetitivit e abitudine, ma soprattutto da Leibniz prende avvio quel concetto di inconscio materiale che, attraverso la mediazione di Schopenhauer, trova nella psicoanalisi di Freud il suo punto di approdo. Sostanza Materiale Nella sua accezione pi generale (la sostanza che costituisce i corpi naturali e che possiede come propriet caratteristiche la gravitazione e linerzia), si riconosce la Materia Vivente, ovvero linsieme 34
delle sostanze complesse di cui sono formati gli esseri viventi. Le varie concezioni della materia che si sono alternate nella storia della filosofia, possono essere ricondotte ad alcuni schemi fondamentali: la materia intesa come passivit, come potenzialit, come estensione, come forza attiva. Passivit. Per Platone e Aristotele, la materia in primo luogo, anche se non esclusivamente, passivit. Essa viene spesso paragonata alla cera, che riceve e conserva in s qualsiasi impronta, o al materiale su quale si esercita lattivit dellartigiano. Tale la materia anche per gli stoici, per Plotino e per buona parte della filosofia scolastica. Una ripresa di tale concezione vede la materia come il momento negativo della stanchezza e della ripetizione nel flusso creatore della vita. Potenzialit. Il concetto della materia come potenzialit coesiste in Platone e Aristotele col precedente. La nozione ha un particolare rilievo in Aristotele, per il quale la potenzialit non solo possibilit di assumere forme ma anche intrinseca forza produttiva. Laccentuazione pi suggestiva della creativit della materia in alcune manifestazioni del naturalismo rinascimentale, particolarmente negli scritti di Giordano Bruno. Estensione. Lidentificazione della materia con lestensione tipica della filosofia di Cartesio, ma probabilmente anche implicita nellatomismo classico. Alla concezione di Cartesio si avvicina molto quella di Spinosa che definisce la materia prima con la sola nota della spazialit. 35
Forza. Lelaborazione filosofica pi originale del concetto della materia come forza quella di Leibniz, dove la materia non solo estensione, ma anche inerzia e resistenza, e il filosofo si sente perci autorizzato a concludere che essa, lungi dallessere una realt a s, rappresenta solo uno stato particolare della Monade. La presenza di forza e di movimento in seno alla materia fu messa in rilievo anche da Newton e Kant. Il concetto di Corpo nella Filosofia Occidentale Il termine Corpo in filosofia ripropone il significato del linguaggio comune intendendo ogni essere esteso nello spazio e percepibile attraverso i sensi. Le caratteristiche fisiche, biologiche, meccaniche del Corpo di cui si interessata la filosofia ai suoi inizi, sono state poi oggetto dello specifico pensiero scientifico, mentre la storia della filosofia nella sua totalit si occupata in particolare del rapporto tra Anima e Corpo. Nella filosofia antica e medioevale possiamo rintracciare due concezioni di questa relazione: la prima risale alla interpretazione orficopitagorica secondo la quale il Corpo un'entit di natura completamente diversa e separata rispetto all'Anima; teoria questa ripresa da Platone che afferma che il Corpo la "tomba" dell'Anima. L'Anima, infatti, decaduta dalla sua condizione iniziale di perfezione ideale ed eternit si trova prigioniera in un'entit corruttibile e mortale. Per lo spiritualismo platonico, quindi, lAnima pi reale del Corpo e partecipa nelle medesima realt eterna 36
e perfetta delle Idee. Durante la vita terrena essa congiunta al Corpo e per cos dire sua prigioniera, la morte la libera e la rende al mondo intelligibile. Al pensiero platonico si connettono sia la patristica sia la prima fase della scolastica. La seconda concezione del rapporto Anima-Corpo si ritrova in Aristotele che sostiene che le due entit non sono separate ma costituiscono elementi separabili di un'unica sostanza: il Corpo la materia intesa come potenzialit, quella che offre possibilit di sviluppo, l'Anima la forma, la realizzazione di quelle possibilit materiali tramutatesi in attuali. L'Anima la vita che possiede in potenza un Corpo, il Corpo cio un puro e semplice strumento dell'Anima: ma non uno strumento inerte ma tale che possiede in se stesso il principio del movimento e della quiete. Il Corpo inteso come strumento dell'Anima si ritrova nello stoicismo, nell'epicureismo e nella scolastica: per Tommaso d'Aquino, il Corpo si dirige a realizzare l'Anima e le sue attivit razionali allo stesso modo che la materia aspira a realizzare la forma. Questa concezione del Corpo come strumento rispetto all'Anima non fu condivisa, nell'ambito della scolastica, dall'agostinismo che vede nel Corpo la forma corporeitatis per cui in questo, indipendente dall'Anima, vi sia potenza che atto e l'Anima un'ulteriore sostanza che si aggiunge ad esso. Per lo spiritualismo cristiano, che accetta sia lesistenza dellAnima sia quella del Corpo (dualismo), lAnima ugualmente immortale e sopravvive al Corpo in cui Dio lha posta prima della nascita, tuttavia il 37
dogma della resurrezione permette al Corpo di partecipare al destino glorioso dellAnima eletta. In Cartesio lunione dellAnima e del Corpo non chiaramente definita, lAnima concepita come cosa pensante e come tale essa pi atta a conoscere che il Corpo. La dipendenza strumentale del Corpo rispetto all'Anima finisce con Cartesio per il quale entrambe sono due sostanze, il primo res extensa, sostanza estesa e non pensante, la seconda, res cogitans, sostanza pensante e non estesa. Tra le due sostanze non vi alcun nesso causale: il Corpo come un orologio, o un altro automa (ossia una macchina che si muove da s). La separazione del Corpo dall'Anima diede origine a dottrine dualistiche e monistiche che cercavano di risolvere il problema del rapporto tra eventi incorporei e corporei. In opposizione a questo dualismo nella seconda met del XVII secolo, sorsero le dottrine dell'occasionalismo di Nicolas Malebranche e di Arnold Geulincx, dove l'Anima e il Corpo sono unite dallesistenza di Dio. Malembranche, spieg con loccasionalismo e la visione in Dio ogni influenza del Corpo sullAnima o viceversa. Nell'ambito del monismo va inserita la soluzione di Leibniz, il quale vide un parallelismo tra eventi corporei e incorporei connessi, non da un rapporto causale ma da un regolare e continuo legame, per cui ad ogni evento materiale ne corrisponde uno immateriale secondo un "armonia prestabilita. Infatti sosteneva che: i corpi agiscono come se, per impossibile non esistessero anime; le anime agiscono come se non 38
esistessero i corpi; ed entrambi agiscono come se le une influissero sugli altri. Tra monismo e pluralismo si colloca la filosofia di Spinoza che concepisce la Mente e il Corpo come un solo identico individuo, che concepito ora sotto l'attributo del pensiero, ora sotto quello dell'estensione. Nell'unica sostanza divina infatti coincidono Corpo e Anima ossia i due attributi dell'estensione e del pensiero che mantengono per la loro diversit in quanto coincidenti solo in Dio. Nelle altre filosofie In numerose tradizioni, religioni e scuole di pensiero orientali ed esoteriche, il Corpo considerato tutto ci che, a livello pi o meno materiale, riveste e ricopre la vera essenza spirituale di un essere che deve, attraverso pratiche religiose, liberarsi delle necessit materiali corporee per raggiungere i pi alti gradi di spiritualit. Convenzionalmente, i corpi vengono distinti in tre categorie principali, a seconda dei vari livelli di densit. Il Corpo grossolano non altro che il Corpo fisico, soggetto a nascita e morte. Esso ovviamente il Corpo pi denso in modo assoluto, tant' che pu essere percepito con i normali organi di senso. I vari corpi (materiali o meglio energetici) hanno solo la funzione di permettere alla sostanza inestesa (incorporea) dello Spirito immortale di contattare la realt fisicamente organizzata. Le dottrine metafisiche ed esoteriche definiscono 39
genericamente Corpo sottile ogni tipo di struttura extracorporea che convive con la struttura fisica e di cui ogni essere vivente dotato. Presso la filosofia orientale, il Corpo sottile indica il campo di energia composto dai chakra e dai flussi di energia vitale (prana). Questi corpi formano i vari strati dell'aura, legati tra di loro in modo tale che ogni cambiamento a livello fisico si manifesti dapprima nel Corpo eterico, poi in quello astrale, successivamente in quello mentale e infine in quello causale. Viceversa i cambiamenti del Corpo fisico vengono avvertiti come cambiamenti di colore negli strati dell'aura, prima di arrivare agli strati interni. Il Corpo eterico il pi denso di tutti e il pi direttamente connesso con il Corpo fisico. I cambiamenti dello stato fisico sono immediatamente avvertiti come variazioni di energia nel Corpo eterico e la sua funzione quella di strutturare dinamicamente il Corpo fisico, secondo un'articolazione intelligentemente prevista ma non personalizzata. Il Corpo astrale o animico meno denso del Corpo eterico e riflette lo stato emotivo dell'individuo. Esiste a fianco e in maniera complementare al Corpo fisico ed veicolo dell'Anima e della coscienza, come sede e motore dei sentimenti, dei desideri, nonch delle emozioni. Si trova menzione di esso in un trattato del Corpus Hermeticum, la dottrina viene poi ripresa, almeno in parte, da Porfirio, da Giamblico e Proclo, per indicare il sostrato a cui l'Anima si associa una volta uscita dal Corpo fisico, in attesa di reincarnarsi. In questi scritti neoplatonici definito, 40
veicolo dell'Anima, in seguito sar poi concepito come associato all'Anima anche quando si trova incarnata in un Corpo. Questo termine conservato nelle dottrine esoteriche moderne anche se con accezioni e funzionalit parzialmente distinte da quelle neoplatoniche. Helena Blavatsky lo scompone in sette principi, prossimi al livello fisico. Rudolf Steiner lo chiama anche Corpo psichico, Corpo di coscienza, e a volte Corpo dei desideri. La costituzione occulta dell'Uomo secondo l'Antroposofia steineriana la seguente: Corpo eterico (o doppio), Corpo astrale, ego razionale (personalit umana), ego spirituale (coscienza superiore), Spirito vitale (individualit universale), Uomo-Spirito (emanazione della divinit). Non associato a forme fisiche o eteriche, ma possiede forma ovoidale ed percorso da correnti di forze psichiche che si manifestano in maniera luminosa, colorata o trasparente. Nella letteratura esoterica spesso definita come aura, i cui colori dipendono dalla natura delle forze agenti, dove ogni passione ha la sua tonalit astrale. In genere si pensa che il Corpo astrale non abbia, di per s, influenza diretta sul Corpo fisico, la sua azione sulla materia dovrebbe passare sempre per un altro sostrato eterico, fungente da guaina di protezione. Il Corpo mentale costituito dall'unione della mente con gli organi di percezione, ed il Corpo adibito alla formulazione del pensiero. Sede e motore delle operazioni intellettive pi elevate (in senso relativo) e delle intuizioni reali, ma ancora al di sotto della percezione pura dello Spirito, nel suo ambito di di 41
pura razionalit. Gli orientali aggiungerebbero anche un Corpo causale, prima origine di ogni altra manifestazione e questi corpi costituirebbero, attraverso la loro sintesi, la personalit dell'Uomo (storica e psicosociale) che si rinnova, o si trasforma, attraverso la reincarnazione. Secondo la filosofia Vednta, l'essenza spirituale dell'Uomo (detta tman) rivestita da cinque involucri o guaine, chiamati Kosha. Essi sono i corpi di cui composto l'IO fenomenico, che separano la coscienza (il proprio tman, il proprio S) dal Brahman indifferenziato. I cinque Kosha sono presenti in tutti i piani (grossolano, sottile e causale), partendo da quello pi materiale per arrivare a quello pi spirituale. Questo riflette la volont Advaita (non duale) che non distingue fra fisica e Metafisica, ma li considera gradazioni di un tutto. Tra le varie guaine, riconosciamo di nostro interesse lAnnamayakosa, il Corpo grossolano formante un miscuglio di pelle, carne, sangue. La sua esistenza dipende dal prana (energia) assunto sottoforma di cibo, acqua e da prana pi sottile assunto attraverso l'aria che respira. Il prana assimilato attraverso la respirazione la forma di energia pi importante al Corpo materiale, infatti senza cibo la sua sopravvivenza possibile fino e oltre 6 settimane, senza acqua 3 giorni, senza aria, invece, la vita del Corpo materiale cessa dopo soltanto 6 minuti. Laltra guaina di interessa per la nostra ricerca il Pranamayakosa o quella dell'Energia Vitale. Nella filosofia vedantina, con il termine prana si intende il soffio-energia vitale, nel 42
quale il cibo grossolano, considerato come una sorta di prana cristallizzato. Questo Corpo simile per dimensione e forma a quello fisico e, come tale ha una sua struttura fisiologica gestita da "centrali energetiche" dette chakra dalle quali scorre l'energia attraverso una sorta di rete sottile di "canali di collegamento", le nadi, la cui funzione quella di distribuire il prana attraverso le varie strutture umane. Non esiste una sola particella dell'essere umano che non funzioni come organo di ricezione, trasformazione e trasmissione dell'energia sottile. Per la cultura ind, quindi, il Corpo Materiale il vestito temporaneo che ricopre lAnima condizionata, formato dagli otto elementi e la fusione di queste realt, assumendo la visione di una condizione pi elevata che si tramuta nello Stato manifesto e non manifesto, ossia di un Universo materiale e di quanto vi contenuto, esistendo a intervalli regolari. Diventano quindi manifesti, quando tutti gli elementi che li compongono emanano dal Corpo di Visnu ed egli, col suo sguardo, vi introduce gli esseri viventi perch vi facciano esperienza. Ritorna poi non manifesto quando ogni cosa (gli elementi materiali e gli esseri viventi), rientrano nel Corpo divino. In questa condizione gli esseri viventi cessano di esistere come individui, restando in una specie di sonno prolungato. Nella filosofia tibetana, invece, elemento centrale il Corpo buddhico, termine con il quale non ci si riferisce soltanto al Corpo fisico di un buddha, ma anche alle dimensioni variabili con cui si presenta lincarnazione degli 43
attribuiti pienamente illuminati e alla loro indivisibile essenza. In esso sono racchiuse le forme luminose, immateriali e non ostacolabili della pura energia della mente illuminata, esemplificate attraverso uno schiera di divinit pacifiche e irate che diventano spontaneamente presenti e naturalmente manifeste a livelli molto elevati di realizzazione, ossia nel punto in cui si dissolve la dualit soggetto-oggetto. Il Corpo diventa in questo stadio la natura ultima o lessenza, tramite il quale la mente illuminata, che increata, viene liberata dai limiti dellelaborazione concettuale. Esiste anche un concetto illusorio dove il Corpo coacervo di un indivisibile unit di materia, parola e mente, a conclusione degli stati di generazione e perfezione. Ritroviamo anche il cosiddetto Corpo sottile che a differenza del Corpo grossolano, composto di carne, ossa e sangue, comprende una rete di sottili canali energetici di energie vitali e punti seminali di energia. Esso nasce come espressione naturale dellinterazione tra la Mente e le energie vitali da cui dipende. Questo stadio lo si raggiunge non appena si sperimenta un unit tra il Corpo, la parola e la Mente (buddhica), passo successivo per ogni presa di Coscienza.
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MENTE Che cosa la Mente? Il termine Mente comunemente utilizzato per descrivere l'insieme delle funzioni superiori del cervello e, in particolare, quelle di cui si pu avere soggettivamente coscienza in diverso grado, quali la ragione, la memoria, lintuizione, la volont, la sensazione e lemozione. Sebbene molte specie animali condividano con noi alcune di queste facolt, il termine di solito impiegato a proposito degli esseri umani. All'utilizzo in senso tecnico neurofisiologico si anche affiancato un utilizzo di tipo metafisico. In tale prospettiva la Mente diventa qualche cosa di divino e tale presunta entit sovrannaturale, come ad esempio nellespressione "la mente di Dio", assume qualit pensanti che alludono a un mente superiore. Fin dall'antichit la Mente stata oggetto di concettualizzazioni sempre in associazione col concetto di Anima, in Grecia nominata psich e in India jivatman. Nel mondo greco i primi concetti della Mente-Anima risalgono a Platone, ad Aristotele e ad altri filosofi dellAntica Grecia. Tali teorie pre-scientifiche sono focalizzate sulla relazione tra Mente ed Anima (intesa come essenza sovrannaturale presente in ogni Uomo). Tra il XVII e il XVIII secolo sono state avanzate numerose teorie parziali sulla Mente da parte di Cartesio e di Locke, ma solo dalla met del XIX secolo ne nascono di nuove, pi esaustive in riferimento ai primi studi approfonditi sulla struttura 45
del cervello. Dalla fine del XIX secolo gli studi sulla Mente hanno avuto un incremento notevole che prosegue a tutt'oggi, dove vere e proprie teorie incominciarono a profilarsi, tutte miranti ad analizzare i dati emersi sulla struttura del cervello nella sua comprensione scientifica. Talvolta il concetto di Mente stato utilizzato pi o meno come sinonimo di Coscienza, anche se il termine comunque oggetto di acceso dibattito, tanto che negli ultimi due decenni andato definendosi in tre posizioni principali: 1 la Mente costituita ) assolutamente proprie che possibile indagarla soltanto in senza alcun riferimenti ad fisiologia del cervello; da caratteristiche fanno s che sia quanto tale, in s e altro, neppure alla
2 la Mente, in quanto prodotto del cervello, ) oggetto dindagine della neurofisiologia attraverso tecniche moderne dindagine basate sugli effetti di lesioni cerebrali localizzate e sullattivazione differenziale (afflusso di sangue) in regioni specifiche a funzione definita e accertata; 3 la Mente, almeno per quanto riguarda le ) funzioni analitiche e computazionali, presenta notevoli analogie con i computer, tali da permettere di identificare nel cervello lhardware e nella Mente il software. La discussione intorno a quali attributi umani costituiscano la Mente dibattuta. Alcuni sostengono che soltanto le pi "alte" funzioni intellettive costituiscano la Mente: in particolare, la 46
ragione, l'intuizione, l'intenzionalit e la memoria. In questa prospettiva le emozioni (lamore, lodio, la paura, la gioia) avrebbero una natura pi "primitiva" e soggettiva e andrebbero pertanto ben distinte dalla sua natura. Altri sostengono, invece, che laspetto razionale di una persona non pu essere distinto da quello emotivo, che essi condividono dunque la stessa natura, e che vanno entrambi considerati come appartenenti alla Mente dellindividuo. In questa prospettiva vi sono teorie recenti che individuano nella Mente differenti funzioni, le quali per quanto integrate, sono distinguibili ed appartengono alla sfera intuitiva, intellettiva, razionale e sentimentale. Correlata a tale questione, relativa alla qualificazione delle funzioni cerebrali, sta anche quella della loro collocazione all'interno dell'encefalo, ovvero come e dove le facolt mentali siano riferibili alla struttura del cervello stesso. I filosofi e gli psicologi restano divisi circa la natura della Mente, alcuni sostengono che sia una entit a s, avente probabilmente il proprio fondamento funzionale nel cervello, ma essenzialmente distinta da esso. Quindi un'esistenza autonoma e come tale oggetto d'indagine. Questa prospettiva, facente capo a Platone, stata successivamente assunta allinterno del pensiero cristiano e in qualche modo radicalizzata da Cartesio. In questo contesto di ricerca, si presume che la Mente sia unentit completamente separata dal Corpo, una manifestazione fisica dellAnima, e che essa sopravviva alla morte del Corpo e ritorni a Dio, suo 47
creatore. Altri ancora assumono una diversa prospettiva facente capo ad Aristotele, il quale sostiene che la Mente soltanto un termine utilizzato per motivi di comodit ai fini della rappresentazione di una moltitudine di funzioni mentali e che hanno poco in comune tra loro, riconoscibili attraverso la Coscienza. Gli studiosi distinguono una coscienza primaria o nucleare a cui competono quelle funzioni-base che si esprimono in "consapevolezza del mondo esterno", attraverso la percezione e in "consapevolezza del proprio Corpo". In questa prospettiva la Mente una manifestazione soggettiva dell'esser coscienti: nientaltro che la facolt del cervello di manifestarsi come Coscienza. Il concetto della Mente quindi un mezzo tramite nel quale il cervello cosciente comprende le sue stesse operazioni. George Berkeley, vescovo anglicano e filosofo del XVIII secolo, sosteneva che la materia non esiste, e che ci che gli uomini percepiscono come mondo materiale non nientaltro che unidea nella Mente di Dio, e che quindi la Mente umana una pura manifestazione dellAnima. Sono pochi i filosofi disposti oggi ad accettare una prospettiva cos estrema, ma lidea che la Mente umana abbia una natura o unessenza diversa e pi alta del mero insieme delle operazioni del cervello, continua ad incontrare un largo consenso. La dottrina di Berkeley stata attaccata da T.H. Huxley, biologo del XIX secolo, allievo di Charles Darwin, che sostenne i fenomeni della Mente essere di un unico genere, e spiegabili esclusivamente a partire dai 48
processi cerebrali. Huxley, vicino a quella scuola di pensiero materialista della filosofia inglese facente capo a Thomas Hobbes, sosteneva che ogni evento mentale ha il suo fondamento fisico, sebbene le conoscenze biologiche dellepoca non gli consentissero di individuare con precisione tali basi fisiche. Huxley concili la dottrina di Hobbes con quella di Darwin, dando cos luogo alla moderna prospettiva materialista. Questa linea di pensiero stata rinvigorita dalla costante espansione della conoscenza circa le funzioni del cervello umano. Nel XIX secolo non era possibile affermare con certezza in che maniera il cervello svolga certe funzioni quali ad esempio la memoria, lemozione, la percezione e la ragione, e ci lasciava ampio spazio alle teorie metafisiche della Mente. Ma ogni progresso nello studio del cervello rendeva queste posizioni sempre meno salde, fino al punto in cui diventato innegabilmente chiaro che tutte le componenti della Mente hanno la propria origine nel funzionamento del cervello. Il razionalismo di Huxley, in ogni caso, stato scosso allinizio del XX secolo dalle idee di Sigmund Freud, che svilupp una teoria dellinconscio, sostenendo che i processi mentali di cui gli uomini sono soggettivamente coscienti, non costituiscono che una piccola parte dellintera attivit mentale. Sebbene Freud non abbia mai negato che la Mente sia una funzione del cervello, sostenne che ha una coscienza propria della quale non siamo coscienti, che non possiamo controllare e alla quale possibile accedere solo tramite la psicoanalisi (ed 49
in particolare tramite linterpretazione dei sogni). La teoria dellinconscio di Freud, sebbene impossibile da dimostrare empiricamente e scientificamente, stata ampiamente assorbita nella cultura occidentale, rimanendone fortemente influenzata. Appercezione Il termine appercezione sta a indicare una forma particolare di percezione mentale, che si distingue per chiarezza e consapevolezza di s. Fu introdotto dal filosofo Leibniz per definire la "percezione della percezione", ossia la percezione massima perch situata al pi alto livello di autocoscienza (in Kant nota altrimenti come "Io penso"). Secondo Leibniz, la capacit di pensare e di rappresentare il mondo non appartiene esclusivamente alla vita cosciente, ad esempio negli uomini o negli animali superiori, quindi, anche la realt apparentemente inanimata, come la materia, ha una sua vita nascosta, fatta di piccole percezioni, che rimangono avvolte nell'oscurit e nell'incoscienza. Persino al pi infimo livello dell'essere non c' mai assenza totale di una qualche attivit pensante, perch non esiste una realt che sia priva di pensiero, esistono semmai infinite gradazioni di pensiero, da quello pi confuso a quello pi chiaro e distinto, nel quale si ha appunto l'appercezione. L'essere risulta cos strutturato in un'infinit di sostanze o monadi, ognuna delle quali un "centro di rappresentazione", vale a dire un centro di forza, dotato di un'energia spirituale che consiste in una 50
particolarissima e individuale prospettiva sul mondo. Esistono anche pensieri di cui non si ha consapevolezza, perch non c' nessun dualismo insanabile tra Spirito e materia, tra coscienza e incoscienza, ma solo infiniti passaggi dall'uno all'altro. soltanto negli organismi superiori, per, e in particolare nell'Uomo, che le percezioni giungono a diventare coscienti, cio ad essere appercepite: l'Uomo infatti riesce a coglierle unitariamente nella loro molteplicit, sommandole e componendole in una visione sintetica, come fossero tessere di un mosaico. In ci consiste propriamente l'appercezione, dove ad esempio il rumore del mare in fondo il risultato del rumore delle piccole onde che essendo piccole percezioni, le assimiliamo inconsciamente fino a sviluppare la "percezione della percezione" di un unico rumore del mare. Ci significa che anche nell'Uomo possono manifestarsi percezioni inconsce, a cui non prestiamo cio sufficiente attenzione o che releghiamo nei meandri oscuri della Mente. Soltanto in Dio esiste il pi alto grado di rappresentazione del mondo, ossia l'appercezione pi chiara e distinta che l'autocoscienza, riassumendo in s le percezioni di tutte le altre monadi. Il Logos Il Logos, termine che deriva dal greco, significa discorso, parola, ragione, la ragione cosmica, considerata nellantica filosofia greca come la fonte 51
dellordine e dellintelligibilit del mondo. Eraclito designa con questo termine il principio vitale della realt, il quale fuoco e ragione insieme. Per Platone lessere logos in quanto si articola nellordine dialettico delle idee. Gli stoici denominano in esso il soffio animatore che permea il tutto ed ragione seminale delle singole realt. Per Plotino il logos la potenza ordinatrice del mondo, emanata direttamente dallintelletto divino, mentre Filone di Alessandria chiama a sua volta con questo termine lipostasi intermedia fra Dio e il mondo, la quale funge da strumenti e da tramite dellatto creatore divino. Nel Vangelo di san Giovanni detto che il logos si fatto carne ed ha abitato tra noi, Cristo dunque lo stesso logos divino, divenuto Uomo fra gli uomini per consumare il mistero della redenzione. In Hegel diviene sinonimo di universale concreto e di ragione dialettica, perch identificato con il pensiero, mentre la logica lo studio del pensiero stesso in seno alla ragione. La Logica Il termine logica si applica alla riflessione sulla natura del pensiero e, in questa accezione, la storia del termine coincide praticamente con la storia della filosofia. Lespressione logica filosofica, seppur fuorviante, perch implicante lesistenza di una logica diversa da quella formale, tuttavia ha dimostrato che le dottrine filosofiche hanno in tutte le epoche affrontato la questione dei fondamenti e 52
della natura delle leggi logiche. Problema gi sollevato da Platone e discusso sistematicamente nei dialoghi maturi, con Aristotele la questione viene impostata nei termini di un indagine sulle propriet del discorso che lo rendono atto a rispecchiare la realt, una realt previamente articolata in base alle categorie della Metafisica, che a loro volta rinviano, per la loro definizione, alle propriet logiche del discorso. Ampie parti della Metafisica trattano di problemi che oggi definiremmo di filosofia logica. In epoca medievale la logica filosofica (logica maior) coincise con dettagliatissime indagini di carattere sintattico e semantico e, insieme con la logica formale (logica minor) costituisce la parte propriamente filosofica (densa di implicazioni teologiche e metafisiche) di una pi ampia scienza. Con la grande eccezione di Leibniz, lepoca moderna, con la sua tipica rifondazione della filosofia come teoria della conoscenza, tende a riassorbire la riflessione allinterno di una questione trascendentale, ed essa viene a costituire il cuore della filosofia critica stessa. Il Pensiero Il pensiero la facolt attiva e conoscitiva della mente umana, mediante la quale lUomo prende coscienza di s e della realt che lo circonda. La parola pensiero pu designare tanto linsieme dei fatti psichici nel loro complesso, quanto, pi specificatamente, lattivit della ragione e 53
dellintelletto, in quanto distinta da quella dei sensi e della volont. Luso del termine nel suo senso pi estensivo abbastanza diffuso nella filosofia moderna prima di Kant, particolarmente nella tradizione cartesiana, nel cui ambito la percezione, il sentimento e la volizione sono chiamati pensieri, come pi propriamente le manifestazioni dellintelletto e della ragione. E sulla base di questa indeterminatezza semantica che Leibniz pu sostenere che non esistono argomenti validi per escludere che gli animali siano dotati della capacit di pensare. Tuttavia, fin dalla filosofia greca classica, il significato di pensiero come attivit conoscitiva distinta dalla volont stato di gran lunga prevalente. In Platone e in Aristotele si trovano distinte le due forme del pensiero, che si contenderanno di volta in volta il primato entro le grandi correnti della filosofia occidentale. Da un lato il pensiero si presenta come intuizione immediata delloggetto mentale e dallaltro come attivit discorsiva (logos) e che procede, per cos dire, circuendo il proprio oggetto, in alternanza di domande e risposte, di affermazioni e negazioni. Essa si muove intorno alloggetto senza mai adeguarlo pienamente e va nettamente distinta dalla visione mentale, alla quale spetta pi propriamente il nome di intelligenza o intelletto. Anche Kant definisce il pensiero come conoscere per concetti, precisando che il pensiero diventa conoscenza reale, e non solo formale, quando i concetti si riferiscano come predicati a intuizioni sensibili. Con lidealismo romantico la parola 54
intelletto passa a indicare limproduttivo e astratto pensare per concetti, separato dal suo contenuto e invano teso al pieno adeguamento di esso. Il vero pensiero invece la ragione, attivit produttrice di se stessa e del proprio oggetto, dove lantica identificazione poetica del pensiero con la realt, viene cos riproposta su un nuovo piano, dinamico e dialettico, estraneo alle note negative della dellincertezza e dellapprossimazione. Nelle altre filosofie Mentre in Occidente prevalsa almeno sino al XIX secolo la prospettiva dualista, nelle culture dell'Oriente perdurata la visione di una Mente Anima globale, l'Atman, riflessa nella Mente degli uomini come Jivatman. Questa prospettiva della Mente nel pensiero filosofico orientale, ha caratterizzato il suo corso in modo completamente differente rispetto a quello occidentale. All'interno di esso spicca il pensiero buddhista, secondo cui la Mente non un'entit e nemmeno un sistema che esercita funzioni, ma piuttosto un processo. La Mente, secondo tale pensiero un ponte tra Anima (parte eterna dell'individuo) e Corpo (parte mortale dell'individuo), a questo dovuto il suo "irrequieto" movimento per unire due parti impossibili da unire tra loro, ossia l'assoluto e la morte. Secondo il Buddhismo, la Mente un flusso di singoli istanti di esperienza consapevole e chiara, dove nella sua condizione non illuminata, esprime le proprie qualit quali pensieri, percezioni e ricordi grazie alla 55
consapevolezza. La sua vera essenza illuminata libera dallattaccamento ad un s e si sperimenta inseparabile dallo spazio come consapevolezza aperta, chiara ed illimitata. Il pensiero diviene aggregato quando i principali componenti psicofisici costituiscono il complesso Corpo-Mente di un essere senziente. La Coscienza diviene, quindi, fondamento che sta alla base di tutti gli altri aspetti in cui sono immagazzinati i segni delle passate esperienze. E con le percezioni che si riconosce e identificano forme e oggetti, le sensazioni di piacevole, spiacevoli o neutre che sorgono come immediata reazione agli oggetti nei nostri sensi. In questo si riscontrano le cosiddette formazioni mentali, ossia quegli stati che danno origine alle nostre tendenze ed emozioni, di una serie infinita di impulsi motivazionali che si trovano dietro i pensieri, i discorsi e le azioni che si collegano in modo specifico agli oggetti percepiti. Nella sua manifestazione sottile, sono possibili anche stati di avversione, impedendo allindividuo di percepire la realt in modo corretto, per questo motivo il karma, svolge una funzione di relazione dinamica tra le azioni e le conseguenze. Esso comprende nel suo aspetto causale sia le azioni reali (fisiche, verbali e mentali) sia le tendenze e le tracce psicologiche create nella mente da tali azioni. Dopo lesecuzione di un azione, si forma nel continuum mentale una catena causale che prosegue nel presente e nelle successive rinascite. Questo potenziale, agisce quando interagisce con determinate circostanze e condizioni, portando alla fruizione dei suoi effetti. 56
Conoscere o essere consapevoli pu assumere molti significati distinti, ma non slegati dove tutte le esperienze di coscienza e gli stati mentali assurgono a disciplina basata sulla conoscenza pi alta. In altre termini, si tratta della facolt, inerente al continuum mentale di tutte le creature viventi, che permette loro di esaminare le caratteristiche degli oggetti e degli eventi, rendendo possibile i giudizi e le decisioni. La natura e le qualit dellesperienza non potranno mai essere colte pienamente per mezzo del linguaggio e delle parole, ma attraverso larchetipo. Sempre nel Buddismo, ad esempio, la Mente definita un processo dinamico che consiste semplicemente nella consapevolezza di un oggetto o di un evento. La sua funzione primaria di essere consapevole delloggetto come di un tutto, mentre le modalit secondo cui si collega a specifici aspetto delloggetto sono definite fattori mentali. E importante comprendere che la Mente non viene concepita come qualcosa di statico o come qualcosa che abbia una sostanza spirituale. Sebbene identificata con il fondamento dellessere o con lidentit personale, la nozione di s o di persona non un elemento essenziale per la sua conoscenza. Bench tutti gli esseri senzienti posseggano potenzialmente la capacit di attuare la saggezza originaria nel proprio continuum mentale, la confusione psicologica e le tendenze dellillusione che corrompono la Mente impediscono la naturale espressione di questo potenziale innato, sovrapponendogli la coscienza mondana. La 57
saggezza originaria, diviene quindi la purezza naturale dellaggregato della Coscienza, libero da ogni illusione. La saggezza originaria simile allo specchio la Mente, davanti alla quale tutti gli oggetti dei cinque sensi appaiono spontaneamente a formare lunione del proprio IO.
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SPIRITO Sappi che ogni condizione dellessere, dipenda essa dalla virt, dalla passione o dallignoranza, non che una manifestazione della Mia energia. In un certo senso Io sono tutto, ma rimango indipendente. Non sono soggetto alle influenze della natura materiale, poich esse sono in Me. (Parole di Krishna tratte dalla Bhagavad Gt). Lo Spirito Spirito deriva dal latino "spiritus" (letteralmente: soffio, respiro, alito, dal verbo "spirare" che significa "soffiare"). Termine con cui si traduce il greco pneuma, che nella pi antica accezione significava respiro, aria, soffio animatore, vide negli stoici la spiegazione del pneuma stesso come energia che d la vita a tutta la realt, principio vitale o Anima del Mondo. Il termine riveste diversi significati, tra questi in ambito filosofico e nelle religioni, differentemente dall'essenza Metafisica del tempo, eterna e non ubiqua, dimorante all'interno dell'Uomo chiamata Anima, Spirito indica generalmente l'essenza Metafisica dello spazio non eterna e dimorante anch'essa all'interno dell'Uomo, come traduzione del sanscrito pra e dell'ebraico ruach, attraverso il greco pnuma, mentre Anima pi propriamente traduce il sanscrito tman e l'ebraico nephesh, attraverso il greco psych. Spirito o Energia Spirituale la 59
manifestazione della potenza interna e costituisce il mondo spirituale, dimora originale di tutti gli esseri. E il principio immateriale di vita, sede del pensiero, della volont, delle attivit mentali e dei sentimenti pi alti. Il significato originario della parola Spirito, nel suo pi antico pensiero, descrive il principio vitale delle cose, concepito come un entit materiale, formato da materia sottilissima e mobilissima, assai affine al fuoco, appartenente al Dio che d vita alle cose e le guida secondo i suoi voleri. Tale concetto, che trova la sua sistemazione nella fisica stoica, viene fatto proprio dalla medicina greca. Cos Erasistrato ne distingueva di due tipi, uno con sede nel cuore e laltro nel cervello, tali concezioni sopravvissero anche in et medievale, dove la medicina lo concep come sostanza materiale mobile e sottilissima (lo spiritus corporeus o animalis). Il dualismo, di Spirito e Materia, ove per Spirito si intende sostanza per definizione immateriale, appare per la prima volta in Platone e successivamente nella filosofia cristiana. Cartesio sosteneva che lo Spirito, sostanza nella quale risiede immediatamente il pensiero abbraccia concetti come coscienza, realt pensante, intelletto. Nel Trattato sulle passioni dell'Anima, Cartesio considerava gli spiriti animali, prodotti dal sangue e inviati al cervello dalle arterie, il fondamento fisiologico dell'attivit psichica. Sin dalle origini, tuttavia, il pensiero cristiano intende il pneuma anche in senso immateriale, come soffio divino animatore dell'universo e infine come Anima di Dio e poi dell'Uomo (gi in Filone l'Ebreo, quindi in 60
Origene e in san Paolo, che contrappone lo Spirito alla Carne). La teologia e la filosofia cristiana parlano pertanto, oltre che dello Spirito Santo, di spinti puri (Dio e gli Angeli) e di spiriti infiniti, dai quali si distinguono gli spiriti finiti, cio le anime umane. Tale pensiero si perpetua e trasforma nella storia della filosofia negli autori rinascimentali, come Agrippa di Nettesheim, Paracelso, Giordano Bruno che secondo le credenze magiche e le scienze occulte del tempo, intendevano il pneuma come strumento di cui si serviva la divinit per influire sulle azioni umane. Nel Cristianesimo il pneuma traduce il termine ebraico Spirito (ruach), nome di genere femminile che significa anche vento, respiro. Per la Religione ebraica con tale termine viene indicata la Potenza Divina che pu riempire gli uomini della sua sapienza, ad esempio i profeti. Questo concetto non ha avuto tuttavia uno sviluppo particolare nell'Ebraismo, come invece stato nel Cristianesimo che ne tratta nella pneumatologia, termine introdotto in filosofia da Leibniz. Nel pensiero illuministico, invece, lo Spirito si distingue dall'Anima: quest'ultima, nella sua realt psichica, deriva dalla natura, mentre il primo inteso come prodotto dell'educazione e dei costumi sociali. Nel contempo il termine, come oggetto di scienze occulte e cio nel senso del moderno spiritismo, trova elaborazione in Swedenborg e in altri, suscitando la reazione critica di Kant. Per parte sua, Kant usa il termine Spirito per designare il potere produttivo e l'originalit creativa della 61
ragione, e in questa accezione il termine ispir la filosofia romantica (in particolare Schelling), che ne fece tuttavia un uso metafisico ben oltre i limiti formali del criticismo kantiano. Da qui (ma anche dalla tradizione Illuministica) deriva la prima accezione hegeliana del concetto di Spirito (Geist) elaborata nella Fenomenologia dello Spirito del 1807 e poi allargata a sistema complessivo nell'Enciclopedia, con le distinzioni tra Spirito soggettivo, oggettivo e assoluto. Lo Spirito diventa idea, dove la filosofia dello Spirito, ovvero la scienza stessa, ritorna in s solamente dopo essersi alienata nella natura. Ma lo Spirito, nel suo significato pi ampio, presenta anche tutta una serie di entit con funzioni particolari e ben distinte e che popolano il mondo esterno. Non sempre queste entit possiedono poteri soprannaturali o fanno parte di una gerarchia divina, ma il pi delle volte sono stati considerati come lessenza nascosta delle cose e, come loggetto che abitano, possono essere benevole o malefiche, come pure possono cambiare le loro caratteristiche. Gli Spiriti (al plurale) acquistano la caratteristica di potersi mescolare alla gente e di intervenire nella vita quotidiana. Esistono, quindi, spiriti di alberi, fiumi, sorgenti, montagne, rocce, animali, etc., spiriti dellamore, della nascita, dellodio, della morte. Per queste vaste influenze di spiriti, oggetto di superstizione, venivano eseguite pratiche magiche al fine di conciliarseli, questo avveniva tramite persone specializzate in
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determinate pratiche (stregoni, sciamani, profeti, etc.). Diversi Spiriti In realt, come ci insegnano anche le pi antiche filosofie della Terra, abbiamo dentro di noi una moltitudine di esseri ed entit e che a pi livelli interferiscono con noi. Allo stato attuale delle nostre ricerche, abbiamo cercato di fare chiarezza sulla sterminata mole di informazioni che proviene dal nostro passato, cercando di individuare in modo razionale e coerente alle nostre conoscenze, sei diversi tipi di Spiriti: Spirito Materiale, Spirito Superiore, Spirito Animico, Super-Spirito, Spirito Errante e Spirito Alieno. Spirito Materiale Lo Spirito Materiale quello che si forma alla nascita di ogni nuovo Corpo, il nostro Spirito personale che cresce attraverso la propria esperienza corporea (agisce fortemente sulla sfera sentimentale e sessuale). Si pensa che questo Spirito si formi attraverso la Mente, ovvero tramite una esperienza fisica che poi si tramuta in una consapevolezza non fisica ed astratta. Spirito Superiore Lo Spirito Superiore la summa di tutti gli Spiriti Materiali precedenti, ovvero linsieme di tante 63
esperienze spirituali che si sono fuse nel corso delle varie re-incarnazioni, con spesso una prominenza di quelle pi a noi vicine (ultimi 400 anni). Spesso la loro influenza talmente forte da poter riconoscere e ricordare le loro vite passate, scambiate spesso per nostre e in molti casi anche per vite passate animiche. Spirito Animico E lo Spirito Demiurgico, ovvero quello Spirito originario che si formato nel momento in cui le Anime idealizzarono la loro essenza spirituale interna a questo universo, formandone poi un Corpo fisico nei due Demiurghi, portatori del principio duale cosmico. Lo Spirito Animico il collante tra le Anime e lo Spirito, nel quale i Demiurghi sono gli arbitri di questa energia interiore potentissima allinterno della materia (il Corpo). Super-Spirito Il Super-Spirito, invece, un qualcosa a se stante dagli Spiriti precedenti, in quanto il primo ed unico Spirito del primo contenitore in cui le nostre anime sono state inserite. In pratica, lo Spirito del Primo Uomo Mortale (lAdam Qadmon Venusiano), il quale ha perso la sua Anima e che poi stata incatenata nei nostri corpi (ma esistono anche casi di Super-Spiriti Alieni). Mentre tutti gli Uomini possiedono lo Spirito Materiale e in parte quello Superiore, il Super-Spirito si trova solo negli 64
animici, mentre raro nei non animici. Si distingue dallo Spirito Materiale e Superiore per una interruzione nel processo di fusione con gli altri Spiriti, portando avanti un progetto indipendente, spesso atipico, mal compreso e avverso dalle altre componenti, Anima compresa. Spirito Errante Sono tutti quegli Spiriti terrestri, animali, vegetali ed umani che, ritrovandosi ad una stadio inferiore o intermedio nel loro percorso di acquisizione di Coscienza, sono costretti per sopravvivere ad attaccare o parassitare corpi con una pi elevata energia vitale. Comunemente chiamati anche ectoplasmi, sono la forma corporea e fluida di spiriti avversi, a volte maligni, a volte benevoli, spesso con intenzioni sconosciute e che interagiscono con noi durante la nostra vita. Spirito Alieno Oltre questi Spiriti, esiste anche lo Spirito Alieno, derivante dalla Memoria Aliena presente in molti esseri umani e che, inserita nel lobo sinistro del cervello umano, una volta disattivata, si fonde analogamente con gli altri Spiriti presenti nella persona. Per analogia lo si pu identificare con lo Spirito Materiale, ovviamente non umano ma di origine extraterrestre e che, in questo caso, si trova dentro lessere umano con lunico scopo di parassitarlo, a seguito della necessit dellAlieno di 65
sopravvivere mentalmente, in attesa di essere inserito in un nuovo Corpo. Lunione degli Spiriti genera lAlbero della Vita L'Albero della Vita costituisce la sintesi dei pi noti e importanti insegnamenti della Cabala ebraica. un diagramma, astratto e simbolico, costituito da dieci entit, chiamate Sephirot, disposte lungo tre pilastri verticali paralleli: tre a sinistra, tre a destra e quattro nel centro. Il pilastro centrale si estende al di sopra e al di sotto degli altri due. Le Sephirot corrispondono ad importanti concetti metafisici, a veri e propri attributi o emanazioni della Divinit. Inoltre, esse sono anche associate alle situazioni pratiche ed emotive attraversate da ogni individuo, nella vita quotidiana. Le Sephirot sono dieci principi basilari, riconoscibili nella molteplicit disordinata e complessa della vita umana, capaci di unificarla e darle senso e pienezza. Osservandone la struttura, si pu notare che le dieci Sephirot sono collegate da ventidue canali, tre orizzontali, sette verticali e dodici diagonali, e ogni canale corrisponde ad una delle ventidue lettere dell'abjad ebraico. I pilastri dell'Albero della Vita corrispondono alle vie che ogni essere umano ha davanti e dove solo la via mediana, chiamata anche "via regale", ha in s la capacit di unificare gli opposti. Senza il pilastro centrale, l'Albero della Vita diventa quello della conoscenza del Bene e del Male. I pilastri a destra e a sinistra rappresentano inoltre le due polarit basilari di tutta la realt: il maschile a destra e il 66
femminile a sinistra, dai quali sgorgano tutte le altre coppie d'opposti presenti nella creazione. Come dice la Bibbia, la via che conduce all'Albero guardata da una coppia di cherubini, due angeli armati di una spada fiammeggiante, ma questo non significa che la via sia del tutto inaccessibile. Secondo la tradizione orale, i due Cherubini possiedono l'uno un volto maschile (lo Spirito Unificato) e l'altro un volto femminile (lAnima). Essi rappresentano le due polarit fondamentali dell'esistenza, cos come si esprimono sui piani pi elevati della consapevolezza. Con il graduale ravvicinamento e riunificazione di tali principi, questi angeli cessano di essere i "Guardiani della soglia", il cui compito consiste nell'allontanare tutti coloro che non hanno il diritto di entrare e diventano, invece, i pilastri che sostengono la porta che ci riconduce al Giardino dell'Eden. La Crisalide Cosmica Risulta chiaro che le componenti interiori del nostro IO, hanno una corrispondenza evidente nei quattro elementi riscontrati sin dallantichit, dove il Corpo la Terra, la Mente lAcqua, lo Spirito il Fuoco e lAria lAnima. Risulta altrettanto evidente, che molte delle antiche culture orientali e parte del pensiero occidentale, che dalla Grecia arriva sino alla filosofia rinascimentale cristiana, includevano anche una quinta componente, spesso vista come la quintessenza dei quattro elementi precedenti, un quinto elemento denominato: Spazio, Vuoto, Etere 67
o Akasha. E singolare che questo quinto elemento rappresentava sin dallantichit una fusione di un qualcosa di molto pi vasto e complesso, dove nei quattro elementi principali, del tutto unici, si accedeva ad uno stadio multiplo e ben pi variegato: un Akasha, appunto, ma in questo caso energetica e senza alcun dubbio spirituale. In questa Akasha (lEstasi che vedremo in seguito), a seguito di indagini condotte in seno a questo studio, sono state incluse le Energie della tradizione Ind o i vari Piani o Veicoli sottili Egizi e che, alla luce delle pi recenti scoperte, sono stati identificati in sei tipologie ben distinte e chiare di Entit Spirituali: Spirito Materiale, Spirito Superiore, Spirito Animico, Super-Spirito, Spirito Errante e Spirito Alieno. A questo punto della nostra indagine, altrettanto chiaro che lEssere Umano in quanto tale, risulti essere lunione di tante realt diverse e che agiscono ognuna secondo un diverso piano. Esiste quindi un Corpo (la Terra), mezzo o veicolo attraverso il quale non soltanto noi facciamo esperienza, ma permette anche a piani divini, spirituali ed animici, di intraprendere un percorso di conoscenza. Segue una Mente (Acqua), fonte del nostro pensiero, del Logos, di quella capacit senziente che ci permette, attraverso la nostra intelligenza, di elevarci sul mondo animale e rendere possibile una propria crescita, matericospirituale. Ma tutto questo permesso da quel formidabile collante universale che lo Spirito (Fuoco), di cui sono formate tutte le cose animate e inanimate presenti nel Cosmo e che, nel genere 68
umano, unito al Logos si eleva a stadi pi alti di coscienza (Spirito Materiale). LAnima (Aria) una componente aggiunta, di cui non tutti gli esseri viventi sono dotati, ma che in coloro che la possiedono, si manifestano doti creative fuori dal comune, atte ad incrementare una ricerca dellesperienza universale e divina. Le parti che costituiscono la Monade non si fermano qui, perch attraverso la quintessenza dei quattro elementi precedenti, di cui molti di noi sono formati a seguito di infinite esperienze di re-incarnazione, si raggiunge un grado di complessit (non di perfezione) che ci mette in contatto con altre realt spirituali interne al nostro Io: Spirito Superiore, Spirito Animico, Super-Spirito, Spirito Errante e Spirito Alieno. Pi antico sar il nostro corredo genetico/spirituale, pi avremo la possibilit di essere portatori di tutti questi cinque elementi che compongono la nostra Monade. Arrivare a comprendere questa sconcertante realt ci permetter di raggiungere un equilibrio ed una perfezione interiore, atta ad annichilire le negativit presenti (alcuni casi di Spiriti Erranti o di Spiriti Alieni) o trovare terreni di confronto, discussione e comprensione con entit positive (e del tutto umane), ma che spesso posso divergere dal nostro percorso (Spiriti Superiori, Animici o Super Spiriti). Arrivare a dialogare con tutti loro il primo passo per una vera consapevolezza, arrivare a comprendere la nostra parte spirituale il vero obbiettivo, un obbiettivo capace anche di poterci liberare da qualsiasi interferenza negativa, terrestre 69
ed aliena. Come dice il famoso assioma ci che non pu essere curato, deve essere sopportato, attraverso questa consapevolezza che diventa possibile accedere a quello stadio ultimo e che ci conduce ad un vero risveglio interiore, mirato alla creazione del proprio Albero della Vita. LAlbero della Vita costituisce la sintesi di tutte le componenti interiori del nostro IO e solamente una volta raggiunto un equilibrio tra tutti gli elementi (Terra / Corpo, Acqua / Mente, Fuoco / Spirito, Aria / Anima, Akasha / Spiriti) saremo in grado di creare una Crisalide Cosmica, ovvero quello stadio intermedio che separa la vita terrena dalla vita ultraterrena e che, come novello Corpo divino, potr traghettare il nostro vero IO verso una morte scevra di pericoli e ad una nuova rinascita del tutto libera da condizionamenti esterni. Per arrivare a compiere questo passo decisivo necessario essere responsabili, ovvero, compiere con coscienza le proprie scelte, ben sapendo che esse porteranno a delle conseguenze. Possiamo solo sperare che tali conseguenze prendano una certa piega, ma se viviamo veramente responsabili, dobbiamo essere disponibili ad accettare tutte le varianti, positive, negative o neutre che siano, sapendo che da esse potremmo imparare comunque qualcosa di importante. Non tutto il risultato di azioni passate o estranee al nostro IO. Ci pu essere una certa direzione nella vita, nellambiente e nelle circostanze, ma allinterno di quella direzione che sviluppiamo la creativit e le nostre capacit, perch il perno di molte lezioni che 70
apprendiamo dallesperienza semplicemente la capacit di riconoscere tali insegnamenti. Come sostiene il ricercatore Ted Andrews nel suo studio sulle vite passate: La reincarnazione spirituale restaura la giustizia divina, genera speranza ed una nuova fede di riscatto, incentiva la comprensione della vita e della morte. Restaura il significato della vita e ci riporta un senso rinnovato di unione animica, utilizzando il collante del sapere spirituale come fonte principale che regge lintero Universo. LUniverso concede a tutti lopportunit di crescere, che noi la usiamo o meno dipende da noi. Ad ogni scelta ci sono due possibilit: il successo (e la crescita) o il fallimento. Se falliamo non significa necessariamente avere anche perso, dobbiamo per affrontare quellesito, magari farlo una seconda volta, ancora una terza se necessario, sino a quando non si sar raggiunto un grado di consapevolezza superiore. Se a scuola (perch di una scuola si tratta) continuiamo ad essere bocciati e a rimanere indietro, alla fine ci stancheremo e reagiremo. Per molti versi lesperienza spirituale funziona allo stesso modo. Quando iniziamo a capire questo processo, a quel punto ci lasciamo dietro le nostre paure, i sensi di colpa, ed entriamo in possesso di una speranza nuova, non pi terrena, ma divina ed universale.
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ANIMA LAnima fermamente devota raggiunge la pace perfetta perch Mi offre il risultato di tutte le sue attivit, mentre una persona che non in unione col Divino ed avida dei frutti del proprio lavoro, rimane condizionata. (Parole di Krishna tratte dalla Bhagavad Gt). Il concetto di Anima nel mondo antico L'Anima (dal latino Anima, connesso col greco nemos, soffio, vento), in molte religioni, tradizioni spirituali e filosofie, la parte spirituale ed eterna di un essere vivente, comunemente ritenuta indipendente dal Corpo, poich distinta dalla parte fisica. Tipicamente si pensa che consista della coscienza e della personalit di un essere umano, e pu essere sinonimo di Spirito, Mente o IO. Si crede che l'Anima continui a vivere dopo la morte fisica della persona, e alcune religioni postulano che sia Dio a creare o generare le anime. In alcune culture, si dice che gli esseri viventi non umani e, talvolta, altri oggetti (come i fiumi) abbiano un'Anima, una credenza nota come animismo. I termini Anima e Spirito vengono spesso usati come sinonimi, anche se il primo maggiormente legato al concetto di individualit di una persona. Anche le parole Anima e Psiche possono essere considerate come sinonimi, sebbene psiche abbia connotazioni 72
relativamente pi fisiche, mentre l'Anima collegata pi strettamente alla Metafisica e alla religione. Nella Grecia antica si faceva a volte riferimento all'Anima con il termine psyche, da collegare con psychein, respirare, soffiare. Nell'Induismo in generale si fa riferimento all'tman. Il concetto di Anima compare la prima volta con Socrate, il quale ne fece il centro degli interessi della filosofia. Prima di lui, i filosofi erano soliti occuparsi di questioni attinenti al mondo o la natura, e la nozione di Anima possedeva connotati esclusivamente mitologici, ad esempio negli autori epici come Omero e Virgilio, dove era assimilata ad un "soffio" che abbandona il Corpo nel momento della morte; allora si riteneva che essa avesse soltanto la consistenza di un'ombra, capace di sopravvivere nell'Ade ma senza pi poter esplicare la sua energia vivificatrice. solo con Socrate, e col suo discepolo Platone, che sar utilizzato il termine psych (Anima) per designare il mondo interiore dell'Uomo, a cui viene ora assegnata piena dignit. Secondo Platone, l'Anima per sua natura simbolo di purezza e spiritualit, ha la sua origine nel soffio divino (da cui il significato stesso della parola, ossia: vento, soffio). Essa non ha un inizio, in quanto ingenerata ed immortale e incorporea. L'Anima presente in ogni Uomo sarebbe inoltre un frammento dell'Anima del Mondo (Anima Mundi). Secondo la contrapposizione gnostica tra Dio (pura perfezione, bene) e materia (imperfezione, male), ripresa dallo stesso Platone, l'Anima sarebbe stata calata da Dio in un Corpo 73
materiale e perci contaminata dall'intrinseca malvagit della materia stessa. Nel tentativo di superare il dualismo platonico, Aristotele intese l'Anima come entelechia, cio forma e principio di vita che Anima e governa il Corpo. Di tale principio egli distingue le funzioni, personificandole in tre anime: Anima vegetativa, che governa le funzioni fisiologiche istintive (nutrizione, crescita, riproduzione); Anima sensitiva, che presiede al movimento e all'attivit sensitiva; Anima intellettiva, che la fonte del pensiero razionale e governa la conoscenza, la volont e la scelta. Un principio di eternit riposa nell'Anima intellettiva, che per ci risiede nel singolo Corpo ma non ne dipende. Tuttavia, Aristotele non chiarisce i rapporti tra quest'Anima e le altre, n se l'eternit dell'Anima intellettiva sia anche individuale. Per Plotino l'Anima la terza ipostasi, la cui essenza immortale, intellettiva e divina. Vi un'Anima universale, emanazione della sovra-realt dell'Intelletto, che plasma e vitalizza l'intero universo (diventando Anima del Mondo), e anime individuali, per tutti gli esseri viventi. Richiamandosi alla tradizione dell'ilozoismo arcaico, per il quale il mondo una sorta di grande animale, Platone lo vede supportato dall'Anima del Mondo, infusagli dal Demiurgo, che impregna il cosmo e gli d vitalit generale. Seguendo il Timeo di Platone, Plotino attribuisce anime anche agli astri e ai pianeti. La singolarit del pensiero di questo filosofo riguardo l'Anima sta nel suo averla sdoppiata in "Anima superiore", originaria e legata al divino, e "Anima 74
inferiore", preposta al governo del cosmo o, nel caso degli individui, al governo del Corpo. L'Anima originaria per il filosofo non mai oggetto di "caduta" e non discende mai nel mondo materiale. La discesa nel Corpo consiste infatti in una propensione ("inclinazione") verso il sensibile e il particolare che si realizza in una sorta di emanazione. L'Anima originale (superiore) produce cos una specie di riflesso, una seconda parte dell'Anima inferiore la cui funzione consiste nel muovere e guidare il Corpo, in quanto ci avviene sia a livello individuale che a livello universale. Anima nella religione ebraica Negli insegnamenti della Torah possibile trovare diverse descrizioni dell'Anima dell'Uomo dove, in quanto entit celeste, l'Anima la parte della persona che mantiene la purezza e, dopo la morte, anche quando macchiata da gravi peccati, essa pu sostare nel Ghehinnom per essere purificata completamente dalle conseguenze delle proprie trasgressioni e dall'istinto cattivo cui fu soggetta in vita: se non compiuta in vita, la purificazione dopo la morte nel Ghehinnom avviene nell'immersione nel fiume di fuoco Dinur e nella neve celeste, simboli metaforici dell'espiazione. Dopo la purificazione completa ogni Anima pu quindi ascendere al Gan Eden dove sono presenti molti livelli secondo i meriti e la natura dell'Anima che vi giunge, ma le anime esistono ancor prima di essere unite al Corpo nel costituire gli individui del Mondo. 75
Inoltre, prima della nascita, l'Anima viene portata da Dio dinanzi al Gan Eden per vedere le anime degli Zaddiqim e poi dinanzi al Ghehinnom, richiamando la Misericordia divina. Nell'era messianica l'Uomo avr un rapporto di maggiore profondit con l'Anima, le sue potenzialit, i suoi poteri e con i suoi riferimenti spirituali che saranno maggiormente manifesti. Nella Bibbia ebraica vi sono pi termini che, anche nelle elaborazioni successive delle varie religioni, sono stati collegati al concetto di Anima. L'Anima si manifesta nella persona come Neshamah, il soffio vitale, la coscienza; Ruach, lo Spirito, l'emozione; e Nefesh, l'integrazione del Corpo, il nutrimento dell'Anima. Le tre manifestazioni dell'Anima accendono la persona come il fuoco illumina una lampada, Nefesh come lo stoppino, Ruach come l'olio e Neshamah come la fiamma, come sta scritto: Lo Spirito dell'Uomo una fiaccola del Signore che scruta tutti i segreti recessi del cuore (Prov 20,27). Nella Qabbalah e nello Zohar l'Anima vista come composta da tre elementi basilari, Nefesh, Ruach e Neshamah, in rari casi con l'aggiunta dei pi elevati Chayyah e Yechidah. Ruach e Neshamah sono parti dell'Anima non presenti dalla nascita ma si creano lentamente col passare del tempo. Il loro sviluppo dipende dall'agire e dalle credenze dell'individuo mentre Chayyah e Yechidah si trovano solo negli Zaddiqim; di esse si dice che esistano in forma completa negli individui spiritualmente avanzati. Nfesh indica l'Uomo come essere vivente, la costituzione dell'Uomo in quanto tale descritta in 76
Genesi 2,7: Dio il Signore [YHWH] form l'Uomo dalla polvere della terra, gli soffi nelle narici l'alito vitale e l'Uomo divenne un'Anima vivente. Si riferisce agli istinti e funzioni vitali, si trova in tutti gli uomini ed affine alla concezione della psiche all'origine della natura fisica e riguarda soprattutto la vitalit del Corpo, l'istinto, la psicologia pi semplici e l'intelletto, la consapevolezza dell'esistenza e della Presenza divina nel Mondo. Il Nfesh non si identifica con il soffio di vita che proviene da Dio, ma indica il respiro, l'essere animato quando ne viene incluso dopo la morte ed compreso nel luogo identificato con il Gan Eden o Paradiso e con lo Sheol o Inferi. Si dice che al momento della morte rimanga con il Corpo sino al definitivo completamento di esso nella tomba, si riunisce poi con le altre anime della persona deceduta gi giunte alla destinazione prestabilita anche se una sua parte resta assieme al Corpo. Questo non esclude l'unit di ci che viene definito "Anima" in quanto la percezione ultraterrena della persona deceduta riguarda il proprio coinvolgimento nell'Unit divina. Il termine Ruach (Spirito Santo) indica l'alito vitale comunicato da Dio all'Uomo, l'Anima mediana, o Spirito. Essa consiste nelle virt morali e nella capacit di distinguere il bene dal male. Riguarda principalmente le emozioni, assumendo la sembianza del Corpo della persona quando era in vita. Neshamah invece l'Anima superiore, il s pi elevato, essa distingue l'Uomo da tutte le altre forme di vita. Questa parte permette una 77
consapevolezza maggiore dell'esistenza e presenza di Dio ed stretta alla sapienza delle modalit divine. Molti studiosi del Talmud ritengono che l'infusione dell'Anima nell'embrione avvenga non prima del quarantesimo giorno. Chi ne abbia il privilegio pu raggiungere Ruach a partire dall'et di 13 anni e Neshamah dai 20 anni di et (come gi detto Nefesh gi presente anche alla nascita). Si ritiene che Nefesh risieda nel fegato, in ebraico kaved, Ruach nel cuore, lev, e Neshamah nel cervello, moach: le iniziali di queste tre parole formano la parola melekh che significa re e riguarda il livello raggiunto dalla persona in cui vi siano le tre anime suddette e che permette di essere considerato come un eletto per il grado di sapienza, conoscenza ed intelligenza, per la consapevolezza ed il controllo delle emozioni e degli istinti raggiunti. Chi capace e particolarmente elevato spiritualmente pu elevare Nefesh oltre il livello semplice della vitalit delle funzioni vitali fisiche ed includerla in modo completo nella santit, la Qedushah. Nello Zohar si dice che, dopo la morte, si dissolve l'apporto di Nefesh al Corpo pur restando ad esso legato per un periodo, il Ruach si trasferisce in una sorta di stato intermedio dove sottoposto ad un processo di purificazione ed entra in una specie di "paradiso transitorio", mentre Neshamah ritorna alla sua fonte divina. Quelli dell'Anima sono livelli cui l'Uomo pu generalmente accedere nel corso della propria vita per gradi ed elevazioni nella coscienza, nella consapevolezza, nella spiritualit e nella santit. 78
Dio dona Nefesh al principio della vita dell'individuo ed compito di essa dirigere la propria interiorit, le proprie intenzioni, le proprie azioni ed i propri coinvolgimenti verso la spiritualit. Una volta raggiunto ci e purificatosi in questa predisposizione Dio lo prepara per ricevere Ruach che domina Nefesh e gli permette di conseguire intenzioni pi elevate con una coscienza pi ampia. La persona cos elevata attraverso di esse, ormai raggiunte le dinamiche e le forme del servizio spirituale per Dio, potr raggiungere Neshamah, che ancora pi santo e domina gli altri livelli. Il livello di Neshamah permette di raggiungere Binah ed in tale individuo sono predisposte le attitudini e le modalit delle Sefirot. I maestri ebrei spiegano che durante il sonno, l'Anima giunge a Dio divenendo cos purificata nuovamente, ritemprata e "pulita" sino a quando ritorna con il risveglio dell'individuo. Nelle religioni cristiane Nel Nuovo Testamento non esiste una definizione univoca di Anima. Paolo di Tarso fa riferimento ad una tripartizione dell'Uomo, nominando il Corpo, l'Anima e lo Spirito, gi presente in Platone. La parola psych ricorre da sola 102 volte, la prima dei quali nel Vangelo di Matteo, ed usata nelle citazioni di passi dell'Antico Testamento dove presente Nefesh. Talvolta le due parole Psyche e Pneuma finiscono per assumere il medesimo significato. La Chiesa cattolica non ha una 79
definizione filosofica esplicita dell'Anima, sebbene abbia respinto diverse dottrine come quelle gnostiche che sostenevano che l'Anima individuale era increata perch della stessa sostanza divina, o la teoria della metempsicosi o ipotesi secondo le quali l'Anima (intesa come Anima razionale e Spirito) non era considerata individuale e immortale. Fra gli autori ecclesiastici che hanno affrontato l'argomento, con diverse ipotesi, sono da annoverare Agostino di Ippona, Tommaso d'Aquino e Bonaventura da Bagnoregio. Mentre Agostino immagina l'Anima come una specie di nocchiero del Corpo, postulando un certo dualismo, Tommaso d'Aquino insiste sull'unit inscindibile dell'Uomo. L'Anima intellettuale la forma del Corpo e la sua separatezza dopo la morte vista come un esilio, poich essa naturalmente unita al Corpo, a cui tende con la resurrezione finale. Per gli ortodossi, Corpo e Anima compongono la persona, e che alla fine verranno riuniti, quindi, il Corpo di un santo condivide la santit dell'Anima. Secondo il teologo protestante Cullmann, autore di Immortalit dell'Anima o risurrezione? pubblicato nel 1986, Lo stato intermedio fra la morte e la risurrezione del Corpo caratterizzato da un periodo di sonno, in cui gli addormentati (Prima lettera ai Tessalonicesi, 4,13) aspettano la resurrezione finale. Cullmann, inoltre nel suo libro, fa notare che la dottrina dell'immortalit dell'Anima risale al II secolo e che deriva dalla analoga dottrina ellenica, presa a prestito dal cristianesimo.
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Nella altre religioni Nell'Induismo, e nelle religioni ad esso collegate, l'Anima l'aspetto pi puro e sottile dell'esistenza umana, il principio che d vita alla totalit, e che influenza e caratterizza l'evoluzione di un individuo nella sua completezza. Non ha "rivestimenti", viene infatti anche detta Anupadaka, cio priva di aspetti che la separino dal resto della creazione. Il principio separativo, "ego", soltanto un riflesso limitato di questa immensa energia. Nelle diverse vite che l'Uomo si trova a vivere attraverso la reincarnazione, le esperienze vissute entrano a far parte del bagaglio dell'Anima, che ha cos la possibilit di ricordarle tutte. Il fatto di non ricordare nulla delle vite passate pu dare un'idea della distanza che si viene ogni volta a creare tra la percezione che l'Uomo ha di s stesso durante la vita (ego) e la sua vera natura (Anima). Soltanto gli iniziati e i maestri riescono a ricordare le vite precedenti, perch la loro identificazione non pi con l'ego inferiore ma con il vero principio unificatore, e la sintonia con la loro Anima pressoch perfetta. Tutte le pratiche e le diverse filosofie e religioni orientali hanno sostanzialmente come obiettivo la liberazione dalla schiavit dell'ego e la definitiva sintonizzazione con l'energia della propria Anima. L'tman, propriamente respiro, pu quindi essere inteso in un doppia accezione, sia come "Anima del Mondo", sia come princpio dell'Anima individuale. Secondo le credenze sciamaniche, sono gli spiriti a muovere il creato, ancora prima degli dei. Gli spiriti sono presenti in 81
tutti gli esseri viventi, e il loro rango proporzionale alla creatura che animano. Ne conseguiva che con la morte, l'essere umano entrava nella dimensione degli spiriti, superiore a quella terrena. Da questo si deduceva la necessit di onorare il defunto, non solo per l'affetto, ma soprattutto perch da quel piano elevato poteva benedire i vivi. Da questo nasce anche la paura dei morti: se una persona, in vita era stata oppressa e maltrattata, giunta nel reame superiore poteva, in qualche modo vendicarsi. E comune credere che lAnima, di cui alcuni di noi esseri umani sono dotati, sia una forma energetica che faccia esperienza allinterno di vari contenitori. In realt, questa energia diventa un Anima, quando si incarna allinterno di tale contenitore. Prima di allora si dovrebbe parlare in modo pi appropriato di Energia Pura Divina, ovvero, di una entit indefinibile che, antecedente alla sua esperienza corporea, rimane incorruttibile e assoluta nella sua ascendenza divina, quindi non ancora soggetta alla corruzione e allesperienza materica. Nel momento in cui questa Energia si incarna, ecco che diviene un Anima, poich lunione di questa Energia allinterno di un Corpo esistenziale, tramuta lesperienza stessa in un nuovo concetto, quello della Vita. Nei testi Ind, Anima (tman) linfinitesimale particella denergia, parte integrante di Dio e che costituisce lessere in s. E differente dal Corpo materiale in cui situata ed lorigine della Coscienza. Come Dio, lEssere Supremo o Coscienza, lAnima ha una individualit propria e una forma eterna, piena di 82
conoscenza. Rimane tuttavia distinta da Dio e non lo eguaglia mai, perch possiede i suoi attributi solo in minima quantit, quindi costituisce lenergia marginale di Dio, perch pu tendere sia verso lenergia materiale che spirituale. E designata anche con i nomi di Essere Vivente, Anima Individuale o Anima Infinitesimale. LAnima incarnata intesa anche come Essere Vivente, cio rivestita di un Corpo, si pensava allepoca che appartenesse a ben 8.400.000 specie viventi che popolano lintero Universo, suddivise in 900.000 specie acquatiche, 2.000.000 di specie vegetali, 1.100.000 specie dinsetti e rettili, 1.000.000 di specie di uccelli, 3.000.000 di specie di mammiferi e 400.000 specie umane. Il carattere delle Anime Ma le anime, se veramente sono dotate di una propria personalit, che carattere possono avere e dimostrare al proprio contenitore (Corpo), in relazione con quelli altrui? Emerge da innumerevoli studi e testimonianze un certo disinteresse alle questioni umane o terrene, dimostrando un carattere sostanzialmente un po egocentrico e indipendente. Vero che la Coscienza dalla quale provengono Unica, ma pur vero che ogni Anima comunque un entit a S, che nel nostro caso si incarna pi volte per fare diverse esperienze. A quanto sembra, ad ogni nuovo inizio, questo attaccamento con il proprio contenitore talmente forte e simbiotico, da tenere alla larga ogni 83
consapevolezza animica comune, prediligendo, al contrario, un esperienza singolare. Quando Anima decide di fare unesperienza in un determinato contenitore (e ovviamente il contesto in cui quel contenitore agisce ed opera), lo fa con la consapevolezza che quel contenitore possa essere potenzialmente chiunque: un creativo e un non creativo, un artista o un non artista, una persona caritatevole o un assassino, un benefattore ma anche un dittatore. Anima non conoscendo la distinzione tra il Bene ed il Male, perch essendo emanazione della Coscienza, vive entrambe le cose contemporaneamente, ha bisogno, attraverso le sue esperienze di vita, di capire che cosa voglia dire essere veramente buono o altres, veramente cattivo. Lacquisizione della dualit del Bene e del Male, non un qualcosa che gi esisteva allinizio della creazione, e la stessa dualit che vi apparsa con i Demiurghi, non era cos ben distinguibile sin dal principio. Attraverso lesperienza, la consapevolezza di se, la presa di posizione, il desiderio di arrivare prima, la competizione, ha spinto determinate entit, sia creatrici che poi aliene, a decidere da quale parte stare. Il suo essere se stessa, se cos lo vogliamo definire, non un qualcosa che gli stata concessa immediatamente sin dal principio, ma un modo di essere che ha imparato con la propria esperienza. Da questo ragionamento, si capisce che il Bene e il Male, non sono delle realt oggettive, concrete e prestabilite, ma piuttosto un qualcosa che lo si apprende e lo si modifica durante la coscienza del 84
S. Questo vale anche per le Anime, ma con una differenza in pi. Anima, nel fare cos tante esperienze, evidente che accumula un insieme di informazioni importanti, provenienti da questa dualit. Nel fare ogni tipo di esperienza, sia nel Bene che nel Male, non agisce con la consapevolezza di dover scegliere un domani, da quale delle due parti stare, piuttosto fondere questo insieme di esperienze in un qualcosa di unico. Ecco che in molti animici diventa facile creare un unico quadro, come se tutti fossero accomunati dallo stesso modo di essere: egocentrici, spesse volte autoritari e sprezzanti verso il prossimo, soprattutto tra i colleghi di lavoro, malinconici ma con punte di euforia, maniacali, spesso solitari e quasi sempre del tutto anarchici. Sempre per questo motivo, molti animici hanno anche difficolt ad avere storie durature con una persona, sia che si tratti di amore o amicizia, perch il proprio S talmente forte, da tenere a debita distanza chiunque. Prendete qualsiasi biografia di un grande artista del passato o del presente, di qualsiasi campo. Vogliamo parlare della turbolenta vita del Caravaggio, tra amori impossibili, anche omosessuali, ed omicidi? Vogliamo parlare della misoginia di un Beethoven, solitario e anarchico sino agli ultimi giorni della sua vita? Vogliamo parlare della tracotanza di un Picasso, del suo irrefrenabile desiderio di possedere, anche carnalmente? Esempi del genere e dalle varie combinazioni se ne possono trovare in numero pressoch illimitato, facendo emergere spesse volte anche lati poco edificanti di una 85
persona: omosessualit ed eterosessualit estrema, latente pedofilia, adulterio, violenza, sottomissione, etc., e molto spesso allinterno di unica personalit dove si riscontra: bont, dolcezza, laffabilit, la compassione, etc. Questo significa essere Anima, un concentrato di esperienze passate che rivivono nel nostro presente, perch noi siamo il frutto di un progetto molto ampio e vasto di conoscenza totale. Probabilmente siamo una Nuova Via, una diversa possibilit, che magari nessuno si aspettava, dato che sicuramente siamo un esperimento alieno, venuto troppo bene e che, alla fine, gli anche sfuggito di mano, ma se ci pensiamo, la nostra esistenza unesperienza fisica di unit globale, di cosa in realt un domani, a livello eterico, lo sar lintera Coscienza. Quando lUniverso cesser di esistere, tutto confluir nella Coscienza-Dio, perch le esperienze spirituali e animiche contribuiranno a far capire alla divino, chi veramente, e per far questo, lUniverso dovr sperimentare una collettiva esperienza di morte. La stessa cosa, per, la sta facendo anche lUomo attuale, magari creato dallAlieno per un diverso scopo (impossessarsi dellAnima), ma agendo in questo senso, ha dato comunque vita ad un progetto inaspettato, dove le esperienze di morte e di incarnazione delle Anime, hanno contribuito continuamente alla conoscenza della Coscienza, dimostrando ad ogni vita umana, quali sono in realt le forze che la governano e che la formano. Per questo noi siamo un frammento di Dio, non 86
solo perch ne possediamo una parte (anche se ci stata data in prestito), ma perch ogni volta che si muore e si rinasce, facciamo esattamente la stessa esperienza della Coscienza Universale. Due diversi tipi di Anima Esistono, inoltre, almeno nel nostro Universo, due diversi tipi di Anima. Gi in antiche culture, soprattutto quella indiana, si accenna ad un Anima Bianca ed ad un Anima Nera, inoltre sempre stato nellimmaginario collettivo, associare ad alcune persone, un tipo di animo diverso. Ebbene, se seguiamo le leggi che regolano lUniverso dal suo principio sino ad oggi e se rapportiamo il tutto ad una concezione di base, dove la Luce in contrapposizione allOscurit, la Materia contro lAntimateria, la Gravit contro lAntigravit, sino ad arrivare ai concetti di Bene contro Male, non da escludere la certezza che esistano anche due tipi di Anime: Anime Nere e Anime Bianche. Ecco che acquista un senso la dottrina Catara, come lo acquista anche la spiegazione fornita dalla filosofia induista, dove lIntelligenza Materiale (Anime Nere) definita come la capacit di valutare gli impulsi ricevuti dalla mente e di analizzare la natura e il funzionamento della stessa energia. E dunque unenergia materiale sottile che pu velare la coscienza del s spirituale. LIntelligenza Spirituale (Anime Bianche) lintelligenza originale dellessere, che permette di comprendere come tutte le cose (compresi se stessi) esistano in 87
relazione con Dio o il Tutto. Essa ci libera dalle concezioni materiali della vita. Da questo concetto si capisce inoltre che le Anime Nere sono legate al Demiurgo della Materia, mentre le Anime Bianche sono legate al Demiurgo dellImmateriale. Non dobbiamo per cadere nellerrore che le Anime Bianche siano buone e le Anime Nere siano cattive, la definizione di bianco e nero, come spiegato nel precedente capitolo, diversa dal concetto di base costituito dalla nostra dualit, in questo caso un termine che ci aiuta a differenziare la stessa entit in due comportamenti animici diversi. Oggi potremmo dire che le Anime Bianche sono le Anime Attive, quelle combattive, propositive, che non si lasciano influenzare facilmente da altre entit che cercano in ogni modo di soggiogarle, al contrario le Anime Nere sono Anime Passive, pi docili, pi soggette ad essere facilmente domabili e in parte anche manipolabili. Da questo ragionamento si capisce inoltre che entrambi i Demiurghi, dotati ognuno di un diverso tipo di Anima, ha operato alla creazione di forme di vita in grado di contenerle, in modo da perpetuare il loro processo evolutivo di acquisizione di una coscienza pi alta. Se per il Demiurgo dellImmateriale, tale stadio evolutivo si concluso con la creazione del Primo Uomo (Adam Qadmon) e della sua capacit immortale di essere animico, per il Demiurgo della Materia, questa necessit si manifestata nella ricerca di una creazione umana alternativa, dove le tante esperienze di re-incarnazione aspirino a
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diventare la summa finale di una acquisizione di predominio nel gioco universale. Le percezioni Animiche Anima, sembra sia in grado di sganciarsi da un Corpo in qualsiasi momento della vita di quell'essere umano che la ospita. Ci sono due modi di distacco animico, il primo avviene quando tra il Contenitore e Anima non c' una forte intesa e fattori esterni o alieni, contribuiscono all'allontanamento. Anima ad un certo punto, va a rifugiarsi in un mondo tutto suo e lascia il contenitore in uno stato apatico e depressivo, che spesso sfocia anche in malattie gravi o la morte. Il secondo, un vero e proprio distacco dal Contenitore per andare altrove e fare la sua esperienza da sola o pi avanti in un'altro Corpo, se ci avviene il Corpo spesso entra in coma, diventa un vegetale perch va in tilt o, nel peggiore dei casi, addirittura muore (ad esempio le famose morti improvvise senza spiegazioni logiche). Quando entri in contatto con uno Spirito Alieno (Memoria Aliena) o un tuo parassita, sia in stati coscienti che incoscienti, succede spesso che puoi avere accesso a tutta una serie di informazioni incredibili. Quando ti ricordi tutte le loro conoscenze, la tua Mente fa da filtro e anche Anima (e Spirito) contribuiscono a decifrare tali informazioni. Pi alta la cultura del soggetto, istruzione e coscienza, pi alte saranno le possibilit di saper tradurre tali informazioni, 89
viceversa, pi bassa la cultura, scarsi saranno i risultati. Durante questo "trasferimento di dati", capita di ritrovarsi a tradurre termini incomprensibili e che spesso non troveranno un nome o una spiegazione, mentre per tutto il resto, sar tradotto e spiegato con parole e concetti pi semplici possibili. Capita anche di dire parole, spiegare concetti anche fuori dalle proprie conoscenze, ma non va dimenticato che chi ha Anima ha dentro di se il "non tempo" e in questo "non tempo", facile che le vite passate o future facciano una sorta di "trasfusione" in grado di aiutare la persona animica, a spiegare cosa ha visto e sentito. Un po come quando un compositore contemporaneo si mette a scrivere una musica anacronistica che ha caratteristiche del passato, oppure talmente moderna da aver "previsto" il futuro. Dopo essere stati liberati da qualsiasi influenza negativa, lanimico sviluppa delle capacit che lo mettono in grado di vedere altre realt esistenti alla nostra. Se veramente lAnima non ha la percezione del tempo, ma vive ogni epoca e in ogni luogo nello stesso istante, facile presupporre che sia capace di vedere realt distanti nel medesimo momento. Dato che la nostra Mente, interpreta le visioni di Anima per archetipi (anche in base alle conoscenze e la cultura della persona), possibile dar vita ad una ricerca dove attraverso le varie conoscenze umane, sia possibile creare un quadro, se non completo, almeno esauriente di determinate realt. A complicare ulteriormente la situazione, ci possono essere anche i ricordi di Spirito, attraverso 90
quindi, tutta la summa delle esperienze che ha accumulato nel tempo totale della propria esistenza eterico/materica. La morte delle Anime LAnnichilimento, ovvero l'annientamento, quel processo in cui l'antimateria a contatto con la materia ordinaria, si annulla e si distrugge, convertendo questo processo in energia. In questa ricerca del nulla, si vuole sottolineare il carattere di negazione radicale di determinati sistemi di controllo, in quanto astrazioni che gravano come spettri, educati alla rinuncia. Le Anime se tenute sotto controllo o una pressante morsa stritolante, atto alla loro manipolazione energetica, possono arrivare al proprio annichilimento per smascherare i falsi valori del tempo, quindi con la distruzione di se stesse, sono in grado di esaurirsi e morire per far terminare unoppressione e un parassitaggio esterno al contenitore. Quella della morte delle anime una scoperta recente, quando ci siamo resi conto che, in alcune persone sotto uno spietato controllo alieno, era palese un lento esaurirsi delle proprie energie. Non sappiamo alla fine cosa possa consistere questa morte animica, ma presumibile pensare che si annienti per cessare la sua esperienza in questo Universo, e ritornare, probabilmente, alla matrice divina originaria. Inizialmente, era ipotizzabile pensare ad un livello pi alto del normale, di una privazione energetica da parte dei parassiti stessi, tale da giustificare 91
questa sorta di depressione, ma successivamente, anche a seguito di parziali o totali liberazioni, era chiaro che le anime stesse avevano deciso di suicidarsi, per non andare pi incontro al triste destino che da troppo tempo era gravato sulla loro esperienza. A questo punto fondamentale capire il perch di tale decisione (spegnersi) e del convincere Anima del contrario (accendersi). Certo che le anime, per quanto possano essere manipolate, dimostrano ancora una volta di avere una propria personalit, in grado di decidere le proprie sorti se messe nella condizioni di poter scegliere da sole. Non si pu certo riprogrammare una parte animica utilizzando uno stesso concetto di manipolazione, che gi lalieno o il parassita, aveva praticato con successo, ma un aperto dialogo e il mettere lAnima stessa in condizioni di capire e di ritornare ad essere ci che stata un tempo (una creatrice), potr aiutarla a recuperare la sua memoria e rimetterla in contatto con lAkasha collettiva, dalla quale potr trarne nuova linfa energetica e vitale.
LAnima Mundi L'Anima del Mondo (meglio nota in latino come Anima Mundi) un termine filosofico usato dai platonici per indicare la vitalit della natura nella sua totalit, assimilata a un unico organismo vivente. Rappresenta il principio unificante da cui prendono forma i singoli organismi, i quali, pur articolandosi e differenziandosi secondo le proprie 92
specificit individuali, risultano tuttavia legati tra loro da una tale comune Anima Universale. Questa concezione sembra essere nata sin dagli albori dell'umanit, e pur essendo di origine essenzialmente orientale, fu un tratto caratteristico del paganesimo o delle religioni animiste, secondo cui ogni realt, anche apparentemente inanimata, contiene una presenza spirituale, collegata all'Anima del Tutto. L'Anima Mundi la si ritrova poi essenzialmente nelle pi svariate espressioni del misticismo. Platone nel Timeo, fu tra i primi a parlare di Anima del Mondo, ereditando questo concetto da tradizioni orientali, orfiche e pitagoriche. Secondo Platone il mondo una sorta di grande animale, la cui vitalit generale supportata da quest'anima, infusagli dal Demiurgo, che lo plasma a partire dai quattro elementi fondamentali: Fuoco, Terra, Aria, Acqua. Pertanto, secondo una tesi probabile, occorre dire che questo mondo nacque come un essere vivente davvero dotato di Anima e intelligenza grazie alla Provvidenza divina. (Platone, Timeo, cap. 30, 68) Il concetto di Anima del Mondo trov in seguito un corrispettivo nel Logos dello stoicismo, concepito in forma immanente come presenza del divino nelle vicende del mondo, ossia come sentimento di compassione che unifica la sfera soprannaturale con quella umana. Venne poi fatto proprio da esponenti delle correnti gnostiche, esoteriche ed ermetiche del periodo ellenistico, divenendo infine un tema centrale nel sistema filosofico di Plotino, da questi identificata con la terza ipostasi nel 93
processo di emanazione dall'Uno. L'Anima era da lui concepita con una doppia natura: L'Anima, in virt della sua unit, trasferisce ad altri esseri l'unit, che del resto lei stessa accoglie per averla ricevuta da un altro. (Plotino, Enneadi, VI, 9, 1) La vita dunque, secondo Plotino, nasce non da combinazioni atomiche ad essa esterne, ma da un principio interiore, semplice, e immateriale: appunto l'Anima. La molteplicit di anime presenti nel mondo a sua volta comprensibile solo ammettendo che tutte abbiano una comune origine. Secondo logica, infatti, non possono esistere pi "Uno", perch in tal caso non sarebbero pi Uno ma molti. L'Unit che sta a fondamento delle anime deve essere dunque la stessa per tutte. Questa unit l'Anima del Mondo, la quale a sua volta si fa veicolo delle idee platoniche negli organismi, andando a costituire la loro ragione formante o logos, in maniera simile ai caratteri genetici di un individuo (o al concetto aristotelico di entelechia). Da tutto quanto si detto risulta che ogni essere che si trova nell'universo, a seconda della sua natura e costituzione, contribuisce alla formazione dell'universo col suo agire e con il suo patire, nella stessa maniera in cui ciascuna parte del singolo animale, in ragione della sua naturale costituzione, coopera con l'organismo nel suo intero, rendendo quel servizio che compete al suo ruolo e alla sua funzione. Ogni parte, inoltre, d del suo e riceve dalle altre, per quanto la sua natura recettiva lo consenta. (Plotino, Enneadi, IV, 4, 45) Tutto il sistema plotiniano trovava infine piena organicit 94
nel postulare l'Uno assoluto, al di l delle stesse Idee. A tale principio trascendente e ineffabile, non spiegabile a parole, ci si pu ricongiungere solo nell'estasi mistica. Nonostante la sua visione monistica, nell'Anima del Mondo postulata da Plotino sussistevano le divinit del politeismo pagano, proprie della mitologia greca, le quali non erano viste in contrasto con l'Uno, essendo in fondo espressione di una medesima natura. La dottrina plotiniana, una volta depurata da questo aspetto pagano, pot facilmente essere assorbita dal Cristianesimo, il quale analogamente, partendo da una visione spirituale della realt, vedeva l'origine della vita in un principio unitario e intelligente. A differenza di Plotino, per, secondo cui l'Anima genera esseri simili a s in maniera inconsapevole, fino a disperdere la propria energia vitale fino agli organismi via via inferiori e meno evoluti, il Cristianesimo la vede in un'ottica finalistica e creazionista. Nella Bibbia l'essere umano, il pi evoluto dei viventi, creato a immagine e somiglianza di Dio stesso. All'origine dunque non c' la materia ma lo Spirito; la vita pu andare dagli organismi inferiori fino a quelli pi intelligenti essendo gi in essa contenuta tale intelligenza. Il principio che pi si avvicinava a quello dell'Anima Mundi era lo Spirito Santo (concepito per non in forma vacua, ma come vera e propria Persona, la terza della Trinit), in quanto soffio vitale che spira dove vuole in piena autonomia. L'aspetto vitalistico del mondo sembra peraltro emergere dai Vangeli, l dove Ges si 95
rivolge agli elementi della natura, ad esempio gli alberi o il vento, come entit coscienti che a lui obbediscono. La centralit dell'Anima Mundi perme in particolare l'agostinismo, soprattutto in seguito al commentario del Timeo di Platone operato da Calcidio, che le attribuiva una natura razionale incorporea. Se ne trovano cenni in Boezio, Dionigi l'Areopagita e Giovanni Scoto Eriugena. Divenne quindi un tema ampiamente sviluppato dai maestri della scuola di Chartres, come Teodorico e Guglielmo di Conches, i quali ammisero l'immanenza dello Spirito nella Natura, concependo quest'ultima come una totalit organica e indipendente, oggetto di studi separati rispetto alla teologia. Dio, secondo Guglielmo, si era limitato a dare l'avvio alla creazione, dopodich tutta l'evoluzione dei processi naturali andava spiegata sulla base di principi interamente fisici, che egli individuava nell'azione combinata dei quattro elementi (Fuoco, Terra, Aria, Acqua), senza bisogno che Dio intervenisse pi. Ammettendo quindi l'immanenza dell'Anima Universale nella Natura, i filosofi di Chartres si avviavano verso una visione panteistica del creato. Contemporaneamente anche Tommaso d'Aquino parlava di un'Anima Mundi, causa della Natura, che derivava "post aeternitatem" dalle Intelligenze (sussistenti "cum aeternitate"), le quali a loro volta discendevano dall'Uno o Bene, causa prima "ante aeternitatem". Nell'opera di Tommaso, che sull'argomento dedic un trattato all'alchimia, l'attenzione rivolta agli aspetti vitali del mondo fisico 96
resta comunque collocata entro una visione trascendente di Dio. Nel Rinascimento, durante il quale si assistette a una nuova stagione del neoplatonismo, la nozione di Anima Mundi godette di particolare fortuna, legandosi agli elementi magici, alchemici ed ermetici propri della filosofia rinascimentale, collegati all'attivit di personaggi come Marsilio Ficino e Pico della Mirandola. Si andava alla ricerca della pietra filosofale, per produrre la quale era necessaria la disponibilit del grande Agente universale, o appunto Anima del Mondo, altrimenti detta Azoto, acronimo cabalistico che indicava la Luce Astrale Divina di cui ogni elemento della realt si riteneva fosse permeato. L'intero Universo era allora concepito come un organismo vivente, popolato da presenze o da forze vitali. La visione neoplatonica, unita a quella cristiana, consentiva di vedere organicamente congiunti tutti i diversi campi del reale in virt dell'amore che Dio irradia nel cosmo vivificandolo. L'amore di Dio era posto cos a fondamento non solo della vita ma anche dell'ordine geometrico del mondo. La concordanza tra Spirito e Materia, eventi celesti ed eventi terreni, in quanto espressioni di un medesimo principio vitale, port a una maggiore fiducia nell'astrologia e nella possibilit di predire il futuro tramite gli oroscopi. Questi erano concepiti al servizio di un Uomo che guarda al futuro e intende ora intervenire attivamente nel corso degli eventi per mutarli. In questo clima culturale riemersero in alcuni casi, sotto certi aspetti, nuove tendenze paganeggianti. 97
La concezione animista e immanente dello Spirito pot tuttavia facilmente convivere con l'aspetto trascendente del Dio cristiano, sostituendo alle divinit pagane delle creature intermedie, come gli angeli o i santi protettori, preposti ognuno alla "giurisdizione" di un particolare aspetto o elemento della realt. Nel Cinquecento, il concetto vitalistico dell'Anima del Mondo affior soprattutto in Giordano Bruno, il quale concep Dio talmente immanente alla natura fino a identificarlo in toto con quest'ultima (panteismo); e in Tommaso Campanella, secondo cui tutti gli elementi della realt sono senzienti, ovvero hanno una coscienza (sensismo). Nei secoli successivi, pur restando latente, esso venne tuttavia ostacolato dal diffondersi del meccanicismo e della scienza newtoniana, a questa si oppose nel Settecento soprattutto Goethe. Il concetto di Anima Mundi riemerse quindi nuovamente durante il Romanticismo, in Germania, dove in particolare Schelling riprese la concezione neoplatonica che vede il principio intelligente presente gi nella natura in forme embrionali o potenziali. La natura, per Schelling, un'intelligenza sopita, uno Spirito in potenza. La natura non potrebbe evolversi fino all'Uomo se non avesse gi dentro di s lo Spirito divino. Gli organismi inferiori sono solo limitazioni o aspetti minori dell'unico organismo universale che nell'essere umano trova piena realizzazione. L'Anima del Mondo diventa infatti pienamente autocosciente soltanto nell'Uomo, che rappresenta cos il vertice, il punto di passaggio 98
dalla natura verso Dio, che in essa si riflette. Nella natura presente dunque un evoluzionismo, un'intenzionalit finalistica, che si specifica in organismi via via pi complessi a partire per da un principio semplice e assolutamente unitario. Anche Schopenhauer, pur senza rendersene conto, utilizz lo stesso concetto neoplatonico. Per lui infatti le singole anime degli individui sono espressione di un'unica Volont di vita, che opera tuttavia in maniera inconsapevole, e solo nell'Uomo pu diventare cosciente di s. Mentre in apparenza l'IO individuale separato dagli altri ed spinto perci verso un agire egoistico, al di sotto del velo di maya le anime sono in realt tutte unite a formare una sola grande Anima. Ancora in Bergson (filosofo del primo Novecento) il vitalismo venne contrapposto al meccanicismo. Bergson torna infatti ad affermare che la vita biologica, come del resto la coscienza, non un semplice aggregato di elementi composti, riproducibile magari artificialmente. La vita invece una continua e incessante creazione che nasce da un principio assolutamente semplice, non rieseguibile deliberatamente, n componibile a partire da nient'altro. Sempre nel Novecento, il concetto di Anima Mundi rintracciabile nel dannunzianesimo, dove prevale l'anelito all'unione panica con l'universo tramite la ricerca estetica e sensuale del bello. Riemerse ancora in Carl Gustav Jung, nella nozione di inconscio collettivo. Parallelamente alle forme con cui si presentato in Occidente, il concetto di Anima del Mondo si sviluppato in 99
maniera simile anche in Oriente, presso le religioni asiatiche come il buddismo, il taoismo e l'induismo, dove analogamente prevale l'idea che l'universo sia Animato da una forza compatta e unitaria. In Cina il Tao, attivit unificatrice del dualismo cosmico yin e yang nel quale essa stessa si polarizza, articolandosi secondo una visione armonica e organica dell'Universo. Secondo il buddismo, in particolare, l'ego che separa le anime individuali in realt illusorio, perch al fondo esse sono una realt sola; di qui la raccomandazione di esercitare la compassione, tramite cui possibile riconoscere se stessi negli altri. Il ricongiungimento con l'Anima cosmica avviene quindi essenzialmente con l'Estasi.
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AKASHA LEstasi L'estasi uno stato psichico di sospensione ed elevazione mistica della Mente, che viene percepita a volte come estraniata dal Corpo (da qui la sua etimologia, a indicare un "uscire fuori di s"). Nonostante la diversit delle culture e dei popoli in cui l'Estasi stata sperimentata, le descrizioni circa il modo in cui essa viene raggiunta risultano straordinariamente simili. Si afferma di provare in questi momenti una sorta di annullamento di s, e di identificazione con Dio o con l'Anima del Mondo. Psichicamente caratterizzata dalla cessazione di ogni attivit da parte dell'emisfero cerebrale sinistro (noto anche come emisfero dominante o della "razionalit discorsiva"), consentendo cos all'emisfero destro (quello recessivo o passivo, detto anche "emotivo") di attivarsi. uno stato di estrema concentrazione simile per certi versi all'ipnosi, quando ad esempio la Mente rimane attonita nel fissare un punto o un oggetto, dimentica di ogni altro pensiero. Generalmente produce uno stato di notevole beatitudine e benessere interiore. Una simile condizione mentale era nota sin dall'antichit ed era considerata manifestazione diretta della divinit. Nell'antica Grecia erano famose le menadi (o Baccanti), donne greche che partecipavano a riti non ufficiali. Si trattava di culti misterici e iniziatici che si svolgevano al di fuori delle mura della citt ed 101
erano aperti agli emarginati della societ, quali appunto le donne, gli schiavi e i meteci. I protagonisti di questi culti (detti anche Misteri, connessi sia ai riti dionisiaci che a quelli orfici sorti intorno al VII secolo a.C.), presi in uno stato di trance o estasi ballavano sfrenatamente e uccidevano a mani nude degli animali. Si trattava di elementi legati all'aspetto esoterico della religione greca, che convivevano con l'esoterismo della religiosit tradizionale. L'Estasi era ci che rendeva possibili gli Oracoli, essendo vissuta come momento di tramite fra la dimensione terrena e quella ultramondana. A volte lo stato di Estasi veniva raggiunto artificialmente mediante l'uso di sostanze psicotrope, la persona coinvolta era portata cos a compiere gesti o azioni insoliti. Figure degne di nota erano le Sibille, la pi famosa delle quali era la Pizia, sacerdotessa di Apollo che dimorava a Delfi. La Pizia raggiungeva uno stato di Estasi indotto dai vapori inebrianti che uscivano da una spaccatura del suolo, durante il quale proferiva gli oracoli. In Magna Grecia era invece famosa la Sibilla di Cuma, presso gli odierni Campi Flegrei, che diveniva capace di predire il futuro inalando i vapori delle solfatare. Nelle religioni asiatiche, come l'induismo, il taoismo, e soprattutto il buddismo, l'Estasi il momento sacro in cui avviene l'illuminazione, ed il pieno sviluppo delle potenzialit e delle qualit naturali presenti nell'individuo. Questo stato anche chiamato onniscienza oppure saggezza suprema e perfetta, detta anche Bodhi, e 102
corrisponde all'illuminazione del Buddha; lo stato in cui la mente diventa illimitata e non pi separata dal resto del mondo, il punto in cui il microcosmo della persona si fonde con il macrocosmo dell'Universo. Diventa cos possibile una condizione di nirvana, alla quale ci si allena sotto la guida di un maestro tramite la meditazione, cio la concentrazione su di s e la consapevolezza della propria energia. Secondo Plotino, l'Estasi il culmine delle possibilit umane, che avviene dopo aver compiuto a ritroso il processo di emanazione da Dio: essa un'autocoscienza, ed la meta naturale della ragione umana, la quale, desiderando ricongiungersi col Principio da cui emana, riesce a coglierlo non possedendolo, ma lasciandosene possedere. Tramite un severo percorso di ascesi, che si serve del metodo della teologia negativa e della catarsi dalle passioni, la ragione riesce cos a uscire dai propri limiti, superando il dualismo soggetto/oggetto e compenetrandosi con l'Uno. Quello di Plotino non tuttavia un semplice panteismo naturalistico, poich per lui l'Estasi essenzialmente un percorso in salita verso la trascendenza. Essendo l'Uno non descrivibile, perch descriverlo significherebbe sdoppiarlo (e quindi non sarebbe pi Uno, ma Due), anche l'Estasi di conseguenza uno stato psichico non descrivibile a parole, dato che la condizione stessa dell'Uno che si auto-contempla. Intuirla possibile solo per via di negazione: tramite il suo contrario, prendendo coscienza di ci che l'Uno non , cio del molteplice. L'Uno stesso, 103
in quanto autocoscienza del pensiero, per intuirsi deve pertanto uscire fuori di S, diventando molteplice. Cusano, teologo cristiano del Quattrocento, dir in maniera simile che l'Universo lesplicatio dell'Essere, ovvero il fuoriuscire di s da parte di Dio. A differenza del Cristianesimo per, secondo Plotino, l'Estasi non un dono della divinit, ma una possibilit naturale dell'Anima. Essa tuttavia si manifesta non per una propria volont deliberata, ma da s, in un momento fuori della portata del tempo. Plotino stesso raggiunse l'Estasi solo tre o quattro volte nella sua esistenza, viverla infatti dato a pochissimi, in rari momenti della propria vita. L'Estasi inoltre non serve ad uno scopo pratico; essendo contemplazione fine a se stessa, in questo mondo non c' nulla di pi inutile. solo nell'Estasi per che l'essere umano ha la rivelazione della sua condizione pi vera e autentica. Per il resto la via indicata da Plotino verso la saggezza consisteva in una vita retta, oppure nella ricerca di espressioni artistiche come la musica. La filosofia plotiniana diede quindi avvio a una lunga tradizione neoplatonica, che concepiva l'universo Animato da un eros o tensione amorosa mirante a ricongiungersi a Dio tramite l'Estasi. La teologia di Plotino fu ripresa in particolare da quella cristiana, e rivisitata per alla luce dell'aspetto personale della Trinit. L'Estasi venne intesa in un senso pi ampio: per il cristianesimo essa non pi soltanto una contemplazione fine a se stessa, ma funzionale all'azione; deve tendere cio non solo verso Dio, ma anche verso il mondo. Tale 104
mutamento di prospettiva venne introdotto affiancando all'amore greco di tipo ascensivo, corrispondente al concetto di eros, un amore discensivo corrispondente al concetto ebraico di agape. L'esperienza estatica cristiana consiste cos in una comunione, una sorta di abbraccio col mondo e l'umanit in esso dispersa con lo scopo di alleviarne le sofferenze e ricongiungerla al Padre. Essa avviene tramite un'illuminazione operata direttamente da Dio e questi fuoriesce nel mondo non per un atto involontario (com'era nel plotinismo), ma perch ama le sue creature. Identificarsi con la sua estasi divina , secondo Agostino, la meta naturale della ragione umana, la quale pu riuscirci non per una deliberata volont individuale, ma per una rivelazione da parte di Dio stesso che si rende presente alla nostra mente; l'Estasi dunque essenzialmente un dono, reso possibile per intercessione dello Spirito Santo, grazie a cui l'essere umano trascende i propri limiti e si rende strumento di Dio nel mondo. A differenza di altre religioni la persona coinvolta non perde comunque la propria individualit, pur compenetrandosi in Lui. Per i mistici medioevali, come San Bernardo, o i neoplatonici tedeschi come Meister Eckhart, l'Estasi una visione beatifica che avviene quando l'Anima rapita in Dio, e l'essere si annulla in un Pensiero senza pi limiti n contenuto: Dio infatti non pu essere oggettivato, perch non oggetto, ma Soggetto. Si tratta di una comunione mistica accesa da un fuoco d'amore, un'esperienza di beatitudine suprema simile a 105
quelle che saranno riferite in seguito anche da Santa Teresa d'Avila, figura di riferimento della Controriforma. Nel Trecento Dante Alighieri, nel Paradiso della Divina Commedia, di fronte alla visione beatifica di Dio, negli ultimi versi della cantica prov a descrivere l'Estasi, conscio della sua ineffabilit, dell'impossibilit di riferirla a parole in maniera oggettiva. Il desiderio di estasiarsi godette quindi di una notevole fortuna durante il Rinascimento. Al di l del significato religioso l'Estasi assunse allora principalmente una valenza artistica o estetica. Il bello era visto sia dai filosofi rinascimentali che dagli idealisti romantici come la via privilegiata per ricongiungersi a Dio. Nel Cinquecento Giordano Bruno paragon l'Estasi a un eroico furore: non un'attivit pacifica che spegnesse i sensi e la memoria, ma al contrario li acuisse, simile a un impeto razionale. A una rivalutazione dell'Estasi nell'Ottocento contribuirono sia la Critica del giudizio di Kant, sia l'idealismo di Fichte e Schelling. Kant vedeva nel giudizio estetico un sentimento universale di partecipazione con l'Assoluto, nel quale la ragione non pi vincolata da un'attivit conoscitiva soggetta alla necessit delle relazioni causa-effetto, ma libera nel formulare i propri legami associativi. Per Fichte l'Estasi intuizione intellettuale, l'atto immediato con cui l'IO, nel diventare autocosciente, pu intuire se stesso solo in rapporto a un NON-IO; cos nel porre se stesso l'IO pone al contempo anche il molteplice al di fuori di S. Parimenti Schelling 106
vedeva nell'Estasi un'attivit infinita con cui Dio crea il mondo. L'Uomo pu riviverla nell'Estasi artistica, che la manifestazione pi tangibile dell'Assoluto, nel quale l'aspetto attivo e passivo, il lato conscio e quello inconscio della Mente, non sono pi in conflitto tra loro, ma si fondono in una sintesi armonica di comunione cosmica con la Natura. LEtere o la Quintessenza L'Etere (derivante dal greco antico confluito in latino come aether), sinonimo di quintessenza (dal latino medievale quinta essentia, a sua volta variazione del greco pmpton stoichion, quinto elemento), era un elemento che secondo Aristotele si andava a sommare agli altri quattro gi noti: il Fuoco, l'Acqua, la Terra, l'Aria. Secondo gli alchimisti, l'Etere sarebbe il composto principale della pietra filosofale. La storia dell'Etere inizia con Aristotele, secondo il quale era l'essenza del mondo celeste, diversa dalle quattro essenze (o elementi) di cui si riteneva composto il mondo terrestre. Aristotele credeva che l'Etere fosse eterno, immutabile, senza peso e trasparente. Proprio per l'eternit e l'immutabilit dell'Etere, il cosmo era un luogo immutabile, in contrapposizione alla Terra, luogo di cambiamento. Lo stesso concetto venne espresso alcuni secoli pi tardi da Luca Pacioli, neoplatonico del XVI secolo, che coinvolge anche le strutture matematiche e geometriche: secondo il Pacioli, infatti, il cielo, il quinto elemento, aveva la forma di 107
un dodecaedro, struttura perfetta secondo lo studioso. Successivamente gli alchimisti medievali indicarono con l'Etere o quintessenza la forza vitale dei corpi, una sorta di elisir di lunga vita: Quella cosa che muta i metalli in oro possiede altre virt straordinarie: come, ad esempio, conservare la salute umana integra sino alla morte e di non lasciar passare la morte (se non dopo due o trecento anni). Anzi, chi la sapesse usare potrebbe rendersi immortale. Questo lapis non certamente nient'altro che seme di vita, gheriglio e quintessenza dell'intero universo, da cui gli animali, le piante, i metalli e gli stessi elementi traggono sostanza. (Jan Amos Komensky, da Labirinto del mondo e paradiso del cuore del 1631). Tra i secoli XIV e XVIII i chimici supposero che la quintessenza non fosse altro se non un elisir ottenuto dalla quinta distillazione degli elementi; da questa ultima accezione la quintessenza ha anche assunto un significato pi ampio di caratteristica fondamentale di una sostanza o, pi in generale, di una branca del sapere. Conosciuta anche come Akasha, nell'Induismo il termine utilizzato per indicare l'essenza base di tutte le cose del mondo materiale, l'elemento pi piccolo creato dal mondo. Akasha uno dei "cinque grandi elementi", la cui principale caratteristica Shabda, il suono, mentre in hindi il significato di Akasha cielo. Per le scuole filosofiche Hindu Nyaya e Vaisheshika, l'Akasha la quintessenza, substrato della qualit del suono, una sostanza fisica eterna, impercettibile e che tutto pervade. 108
La Coscienza L'IO in filosofia il principio della soggettivit, attivit di pensiero alla quale stato spesso attribuito un valore particolare poich il fulcro da cui nasce la riflessione filosofica stessa. Il concetto di IO corrisponde infatti al momento in cui pensante e pensato sono compresenti nella medesima realt. Questa unione immediata di soggetto e oggetto, essere e pensiero, stata il principio fondante di quasi tutta la filosofia occidentale, dagli antichi greci fino in particolare all'Idealismo di Fichte, il quale pose all'origine della sua filosofia l'autointuizione dell'IO puro, da lui assimilata all'Io penso kantiano. L'IO era stato definito da Kant come l'unit sintetica originaria (o appercezione trascendentale) che ordina e unifica la molteplicit delle informazioni provenienti dai sensi. La coscienza dell'IO stata in genere considerata dai filosofi la prima forma di sapere certo e assoluto, perch innato e non acquisito dall'esterno, si tratta per di un sapere non oggettivabile n comunicabile se non in forma mediata, a prezzo della perdita dell'unit originaria, la quale per poter essere descritta deve sdoppiarsi in un soggetto descrivente e un oggetto descritto. L'IO infatti non un dato di fatto, una realt statica fissabile una volta per sempre, ma un atto, un continuo porre se stesso. Fichte disse per questo che lIO non finito, ma infinito e come tale non potr mai divenire oggetto di conoscenza, ma piuttosto il principio che rende possibile la conoscenza. L'IO non pu mai comprendere razionalmente l'origine della 109
propria autocoscienza, per attingere la quale egli deve rinunciare alla coscienza stessa. Si entra cos nella dimensione mistica dell'Estasi, che l'identificazione dell'IO col suo Principio fondante. Molti filosofi neoplatonici, come Plotino, Agostino, Duns Scoto, Cusano, Campanella, Schelling, lo stesso Fichte, hanno postulato per questo l'identificazione del soggetto con Dio, visto come un unico grande IO, da cui nascono e a cui ritornano le singole anime degli individui. dovuto in particolare alla religione cristiana l'aver insistito su una tale concezione di Dio, come di un Essere non impersonale ma che anzi vive e agisce come Persona. Coscienza in ambito filosofico, si potrebbe genericamente definire come un'attivit con la quale il soggetto entra in possesso, tramite l'apparato sensoriale, di un sapere immediato e non riflesso che riguarda la sua stessa, indistinta, corporea oggettivit e tutto ci che esterno a questa. La coscienza diviene quella cosa che comincia ad apparire al mattino, quando dallo stato di sogno e di sonno, passiamo allo stato di veglia e permane per tutta la durata del giorno fino a sera, tornando incoscienti non appena andiamo a dormire. Il termine coscienza dunque riportato alla terminologia psicoanalitica che la intende come condizione di attenzione conscia, contrapposta alla situazione inconscia del sonno. Un'ulteriore distinzione occorre fare tra il concetto di coscienza e quello di autocoscienza, nel senso che quest'ultima appare al termine di un processo sempre pi complesso rispetto alla prima iniziale 110
presa di coscienza, nella quale sappiamo confusamente che siamo ma non ancora chi siamo. La psicologia ha ormai accertato che solo nel secondo anno di vita il bambino entra nella fase della autocoscienza riferendosi a s come IO. All'inizio del processo il bambino invece cosciente del mondo esterno ma parla di s in terza persona, poich non ancora in grado di identificare la sua soggettivit pensante con l'oggettivit del suo stesso Corpo: quell'oggetto che il pi vicino a lui e da cui proviene un flusso continuo di sensazioni. Quando sar in grado di identificare le sensazioni e percezioni di s con il proprio Corpo avr acquisito quella forma di coscienza superiore che l'autocoscienza. Nell'ambito della coscienza, la filosofia ha inteso ricondurvi non solo i dati sensoriali ma anche la complessa interiorit rappresentata da i sentimenti, le emozioni, i desideri, i prodotti del pensiero, come pure il senso di identit personale. Il processo dell'analisi della propria interiorit prende il nome di introspezione che pu talora confondersi con la riflessione impropriamente intesa come sinonimo. Nello stoicismo e nel neoplatonismo il riferirsi alla coscienza voleva significare rapportarsi alla "voce" interiore, a quel "dialogo dell'Anima con se stessa" che gi caratterizzava l'ultima produzione delle opere dialogiche platoniche, dove la forma letteraria e filosofica del dialogo con un interlocutore, svaniva sostituita da quella del monologo. Il saggio del periodo post-classico della filosofia greca allora proprio colui che 111
allontanandosi dalle cose mondane e dalle passioni riflette su se stesso. Sar Sant'Agostino nelle Confessioni a riprendere questo modello di analisi della personale interiorit (de se ipso) e lo trasmetter a gran parte del pensiero cristiano seguente. infatti soprattutto con il Cristianesimo, a cominciare da San Paolo, che il concetto di coscienza viene assimilato a quello di morale, come ben dimostra il linguaggio comune quando parla di voce della coscienza, suggerendo come comportarsi, quali principi certi siano dentro di noi che ci guiderebbero sulla retta via e dalla quale deviamo per la nostra debolezza umana innata. Non a caso la precettistica cristiana prescrive l'uso devoto dellesame di coscienza come metodo per rintracciare i propri errori morali. La coscienza, infatti, nel pensiero religioso concepita come sorgente di Verit, di quei principi certi che sono alla base di ogni retto volere. Riferendosi alla propria coscienza, si saprebbe senza alcun dubbio come giustamente comportarsi, anche se l'azione concreta poi difforme o contraria a quanto indicato dalla coscienza, dovuto dalla nostra imperfezione umana. Dal XVII secolo con Cartesio il termine coscienza acquista il significato di consapevolezza soggettiva di s, una coscienza diretta di noi stessi tale da essere indubitabile, mentre tutti i contenuti mentali di cui siamo coscienti sono soltanto idee. Questa concezione cartesiana si ritrova in tutto l'empirismo inglese sino a David Hume, il quale sostiene che il pensiero pu spingersi sino ai limiti dell'Universo ma rimanendo 112
sempre nell'ambito essenziale della coscienza e conoscendo solo impressioni sensibili o idee della ragione senza nessuna certezza cognitiva. Contro questa interpretazione reag Immanuel Kant nella Critica della ragion pura dove distinse una coscienza empirica, basata sulla singola sensibilit individuale e tale da appartenere solo a noi stessi singolarmente, e una coscienza in generale o appercezione trascendentale che si esprime nell'Io penso, un'attivit di pensiero che appartiene a tutti gli uomini. Hegel nella Fenomenologia dello Spirito tratter della coscienza intendendola come lo Spirito dell'Uomo che ancora non giunto al sapere assoluto, per cui si pone in un contrasto irrisolto con la natura e con la societ. La coscienza quindi tutta tesa alla conoscenza del mondo esterno, mentre con l'autocoscienza l'Uomo diverr consapevole della sua razionalit come connessa alla realt che egli stesso interpreta e costituisce. Il percorso storico dello Spirito verso l'autocoscienza sar segnato da tappe di lotta tra le diverse autocoscienze che si ritengono ostili e diverse e dalla nascita storica delle organizzazioni sociali. Questi contrasti si ritroveranno nel XX secolo nella filosofia di Husserl e in alcuni autori dell'esistenzialismo come Jean Paul Sartre o Karl Jaspers. Il necessario riferimento della coscienza nei confronti di un oggetto chiamato da Husserl, nell'opera Idee per una fenomenologia pura, intenzionalit e questo significato penetrato nella ricerca attuale, sia nella filosofia continentale che nella filosofia 113
analitica. Per Sartre la coscienza essere per s, intendendo come essa si costruisca liberamente nel tempo, nel futuro, distinguendosi e opponendosi alle cose che sono invece essere in s. Tra l'essere delle cose e la coscienza c' un'opposizione tale per cui la coscienza pu definirsi come "nonessere" poich essa si costruisce proprio opponendosi all'essere delle cose: la coscienza, quindi, d vita al non-essere o come dice Sartre l'essere per cui il nulla viene al mondo, dove lesperienza caratterizzata dalla azione negatrice della coscienza stessa. LAutocoscienza L'autocoscienza definibile come l'attivit riflessiva del pensiero con cui l'IO diventa cosciente di S, e a partire dalla quale poter avviare un processo di introspezione rivolto alla conoscenza degli aspetti pi profondi dell'essere. Nell'ambito della storia della filosofia occidentale, si rileva come l'autocoscienza sia stata il fondamento della riflessione di numerosi pensatori, i quali hanno espresso l'importanza di approdare a se stessi prima di iniziare l'indagine delle verit assolute. L'autocoscienza come presupposto della conoscenza, sintetizzato dal motto delfico Conosci Te Stesso, ha assunto una posizione di esortazione morale di carattere strettamente filosofico. Soprattutto con Socrate e nell'ambito della cultura occidentale ha poi avuto una Wirkungsgeschichte, ossia una "storia di effetti" di 114
straordinaria portata, dove l'autocoscienza stata considerata la prima e unica forma di sapere certo e assoluto, essendo interiore e non acquisito dall'esterno, tanto da essere anche utilizzata come strumento di intellezione dell'idea di Dio. Essa era inoltre ci che contraddistingueva propriamente la filosofia da ogni altra disciplina, essendo indagine rivolta su di s e non sul mondo esterno, che critica e mette in discussione principalmente se stessa. Gran parte delle riflessioni sull'autocoscienza presero spunto dalle filosofie elaborate nell'antica Grecia, in particolare da Socrate, Platone e Aristotele. Centrale risulter in proposito il problema sulla natura della conoscenza, se questa sia da ricondurre ad un atto interiore e immediato del pensiero (che coinvolga per l'appunto la libert e la coscienza di S), o se invece risulti da un meccanismo automatico di fenomeni che interagiscano tra loro. Mentre l'indagine dei filosofi presocratici era incentrata sulla natura, e riguardava forme di pensiero impersonale, con Socrate per la prima volta il pensiero si sofferma sull'autocoscienza, ovvero sulla riflessione dell'Anima umana su di S, intesa come IO individuale. Socrate era convinto di non sapere, ma proprio per questo egli si accorse di essere il pi sapiente di tutti. A differenza degli altri, infatti, pur essendo ignorante come loro, Socrate era dotato di autocoscienza, perch "sapeva" di non sapere, cio era consapevole di quanto fosse vana e limitata la propria conoscenza della realt. Per Socrate tutto il sapere vano se non ricondotto 115
alla coscienza critica del proprio "IO", che un "sapere del sapere". L'autocoscienza quindi per lui il fondamento e la condizione suprema di ogni sapienza. Conosci Te Stesso sar il motto delfico che egli fece proprio, a voler dire: solo la conoscenza di s e dei propri limiti rende l'Uomo sapiente, oltre a indicargli la via della virt e il presupposto morale della felicit. Per Socrate infatti una vita inconsapevole indegna di essere vissuta. Una tale autocoscienza tuttavia non insegnabile n trasmissibile a parole, poich non il prodotto di una tecnica: ognuno deve trovarla da s. Questo metodo socratico era noto come maieutica, e l'oggetto a cui mirava era da lui chiamato dimon, ovvero il demone interiore, lo Spirito Guida che alberga in ogni persona. Con Socrate vennero posti in tal modo i capisaldi di tutta la filosofia successiva, basata sul presupposto che la vera conoscenza non deriva dai sensi, ma nasce dall'uso consapevole della ragione. Platone, suo allievo, affront esplicitamente il problema dell'autocoscienza oltre che nel Filebo e nella Repubblica, soprattutto nel Carmide, dove per bocca di Socrate egli prova ad analizzare questa forma peculiare di conoscenza che sembra non avere un oggetto ben definito se non il conoscere in se stesso. Emerge, in Platone, come l'autocoscienza sia un fenomeno strettamente legato alla reminiscenza delle Idee, cio di quei fondamenti eterni della sapienza che sono gi presenti nella mente umana, ma sono stati dimenticati all'atto della nascita: conoscere significa 116
dunque ricordare, cio diventare coscienti di questo sapere interiore che giace a livello inconscio dentro la nostra Anima, ed perci innato. Gli organi di senso, per Platone, hanno solo la funzione di risvegliare in noi l'autocoscienza sopita, ma questa non dipende dagli oggetti della realt sensibile, ed perci qualcosa di assoluto. Nel diventare coscienti delle Idee, ci si accorge cos della relativit e caducit del mondo terreno, nonch dell'impossibilit di fondare una conoscenza certa sulla base di dati acquisiti unicamente dall'esperienza, prescindendo cio dalla libera autocoscienza del pensiero. L'autocoscienza implicitamente presente anche nella riflessione di Aristotele, che parla del pensiero di pensiero, non solo come vertice ma anche come presupposto della conoscenza, intesa come scienza degli universali. Si tratta di un processo che avviene per gradi: in una prima fase l'intelletto passivo e si limita a recepire gli aspetti contingenti e transitori della realt, ma poi interviene quello attivo che supera criticamente tali particolarit riuscendo a coglierne l'essenza, portando a compimento il processo di consapevolezza facendolo passare dalla potenza all'atto. Per Aristotele lo scopo della filosofia si colloca proprio nella contemplazione fine a se stessa, ovvero nel raggiungimento di quella capacit di autocoscienza che differenzia l'Uomo dagli altri animali, mentre per Plotino l'Autocoscienza il fondamento supremo e immediato del sapere, superiore alla conoscenza di tipo mediato propria della razionalit discorsiva. 117
Essa la diretta espressione dell'Uno, il quale traboccando esce fuori da s, in uno stato di Estasi contemplativa e che si sdoppia cos in un soggetto contemplante e un oggetto contemplato, i quali formano una realt sola, perch il soggetto pensante identico all'oggetto pensato. L'Uomo quindi l'unica creatura vivente in grado di riviverla, prendendo coscienza di S. Come sosteneva Plotino, per superare s stessi occorre sprofondare in s stessi mentre Agostino, rifacendosi al filosofo, avvert fortemente il richiamo dell'interiorit: Gli uomini se ne vanno a contemplare le vette delle montagne, e non pensano a se stessi. Il dubbio consapevole permette cos di riconoscere le false illusioni che sbarrano l'accesso alla verit, dopodich l'Anima non pu propriamente possedere Dio, ma piuttosto ne verr posseduta. L'autocoscienza rimase quindi, in forme pi o meno velate, al centro degli interessi filosofici e teologici dei pensatori cristiani, ad esempio di Tommaso d'Aquino, Alberto Magno, San Bonaventura, e nel Quattrocento di Nicola Cusano, essendo vista come l'unione immediata di essere e pensiero, fondamento non solo della conoscenza in atto di s, ma anche di ogni affermazione filosofica sull'Anima e su Dio. Riprendendo Agostino, Campanella fond su quest'autocoscienza una Metafisica dell'assoluto, mirante a recuperare il concetto di partecipazione a Dio di tutti gli esseri, al punto da fargli dire che il conoscere essere. Con Cartesio avvenne invece una svolta: con lui sar l'essere a venir sottomesso 118
alla coscienza: Cartesio infatti porr l'autocoscienza al di sopra della realt ontologica al fine di oggettivarla. Mentre nella filosofia classica l'autocoscienza era l'atto mai concluso (n esprimibile a parole) con cui il soggetto rifletteva su di s, Cartesio ritenne di poterlo oggettivare nella celebre espressione Cogito ergo sum. Il Cogito per lui non pi l'atto "pensante" originario da cui nasce il filosofare, ma diventa un "pensato". L'evidenza del Cogito offre, secondo Cartesio, un metodo sicuro e infallibile di indagine razionale, tramite il quale poter distinguere il vero dal falso. La verit, risulta quindi sottomessa a tale metodo perch esiste solo ci che evidente. In seguito, per, Spinoza ristabil il primato dell'Essere, riportando l'autocoscienza al livello dell'intuizione. Anche Leibniz concep l'autocoscienza come la intendeva la filosofia classica: a differenza di Cartesio secondo cui esiste solo ci di cui ho coscienza (e quindi se non ne ho coscienza non esiste), per Leibniz esistono anche pensieri di cui non si ha coscienza. Egli le chiama "percezioni", e si trovano a un livello inconscio della mente. Ma nel momento in cui diventano coscienti si ha l'"appercezione", che appunto l'autocoscienza, ossia il percepire di percepire. L'autocoscienza pi alta appartiene alla monade suprema che Dio, il quale riassume in s le coscienze di tutte le altre monadi, in quanto l'autocoscienza un atto fuori dal tempo. Con Kant l'autocoscienza diventa in modo compiuto una appercezione trascendentale o lIo penso, ed egli la pose al livello supremo della 119
conoscenza critica. Per Kant l'intelletto non si limita a recepire i dati dell'esperienza, ma li elabora attivamente, sintetizzando il molteplice in unit (l'IO). Nelle filosofie orientali, quali soprattutto il buddismo, l'autocoscienza stata analizzata nella sua portata pratica pi che teorica, essendo vista come un processo che si realizza attraverso la meditazione, e con cui raggiungere il nirvana. L'analisi dei propri processi mentali conduce prima di tutto all'osservazione degli oggetti fuori di s; successivamente ci si sposta verso una coscienza dei pensieri, e alla fine si giunge alla consapevolezza di chi pensa. Nell'autocoscienza possibile scoprire la vera natura dell'IO (o del S), e coglierne la differenza con l'ego. Mentre l'ego una caratterizzazione illusoria nella quale siamo erroneamente portati a identificare il nostro essere, l'IO un principio spirituale situato al di sopra di ogni possibile contenuto della mente: presso gli induisti chiamato Atman e coincide con l'Anima universale del mondo (Brahman). La meditazione autocosciente permette di capire che l'ego non un nocciolo statico e invariabile, ma soggetto a continui mutamenti, essendo il prodotto di un flusso di pensieri. L'IO supremo, invece, non pu coincidere con nessun oggetto, n con nessun tipo di pensiero, perch queste sono realt soggette al divenire; l'IO, quindi, non pu diventare oggetto di pensiero. Presso i mistici orientali si usa paragonare l'autocoscienza ad una spada che non pu fendere se stessa, o a un occhio che non pu 120
vedere se stesso, ma nel vedere ci che al di fuori di lui, esso pu prendere coscienza di s attraverso ci che non , per via negativa, secondo un processo di progressiva esclusione molto simile a quello utilizzato in Occidente dai filosofi neoplatonici. L'autocoscienza, pertanto, non qualcosa che si costruisce, ma risulta semmai dalla de-costruzione dei propri automatismi mentali, riappropriandosi del loro contenuto di energia investita all'esterno sotto forma di proiezioni.
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CONCLUSIONI Il Metodo dellAlbero della Vita (Consigliata solamente per chi ha gi una buona pratica meditativa, pu essere effettuata una volta alla settimana in qualsiasi orario diurno o notturno. E necessario meditare lontano dai pasti, preferibilmente a digiuno perch il sistema digestivo spesso si ferma durante la meditazione, onde evitare possibili indigestioni). Verranno qui descritte le condizioni fondamentali per la crescita interiore. Pur con l'ausilio di talune misure prese nella vita esteriore e interiore, nessuno pu pensare di progredire se non assolve a queste condizioni. Tutti gli esercizi di meditazione, di concentrazione o altro saranno privi di valore e anche in qualche modo nocivi se la vita non si attiene al senso di queste prescrizioni. Non si possono dare facolt a un essere umano: si possono soltanto far sviluppare quelle che gi ci sono in lui e che non si sviluppano spontaneamente a causa degli ostacoli esteriori e interiori che incontrano. La tecnica che leggerete di seguito stata creata per scavare nel nostro IO pi profondo. Rispetto a tante tecniche che ascendono verso una consapevolezza, la tecnica delle Stanze, invece, vi far discendere, costringendovi a scavare dentro voi stessi, alla ricerca di quanto sopito, addormentato o tenuto segreto non vi mai stato rivelato. Immaginate, con questa tecnica, di partire dalla punta di un Albero, dalle foglie pi in 122
alto, protese verso il cielo, per poi discendere tramite i rami, il lungo tronco, andare sotto terra attraverso le radici, sino a toccare il punto pi estremo. Il metodo consta di 8 stadi fondamentali, una prima fase iniziale e di preparazione attraverso il respiro e la liberazione della Mente dai propri pensieri, larrivo ad un primo stadio o un Non Luogo, il campo base di partenza per le successive fasi. Dal punto 3 si comincer ad accedere allinterno di una montagna, una caverna o grotta, il proprio Corpo, una grande stanza vuota o piena (lo deciderete voi), ma che avr una caratteristica, comune a tutte le altre stanze: infondo sulla sinistra ci saranno delle scale scavate in profondit, con allaltezza del pavimento una botola, che dovr essere chiusa ogni volta che scenderete. Nelle stanze successive, entrerete nelle stanze della vostra Mente, del vostro Spirito e della vostra Anima, tutte descritte secondo i comuni archetipi tratti dai cinque elementi: Terra/Corpo, Acqua/Mente, Fuoco/Spirito, Aria/Anima. Infine arriverete al punto 7, lultima stanza, quella dellAkasha o dellAlbero (lAlbero della Vita), lunica che non descritta perch differisce per ognuno di noi, luogo in cui chiunque potr entrare in contatto con il proprio IO pi profondo e accedere a stadi di coscienza e consapevolezza superiore mai prima raggiunti. Al punto 8, scese nuovamente le ultime scale, ritornerete al vostro quotidiano e al mondo in cui viviamo. Questa tecnica, molto potente una vera e propria autoipnosi anche se vi lascer coscienti per lintero suo 123
percorso. Qualora un fattore esterno dovesse interrompere questa tecnica non abbiate timore, automaticamente scatter il ritorno al punto 2, al Non Luogo, dove entro breve tempo vi permetter di aprire gli occhi senza alcun effetto. La tecnica non assolutamente rischiosa e se condotta diligentemente in tutti i punti, potr soltanto regalarvi un enorme giovamento psico-fisico. La Tecnica 1) Preparazione Sedetevi comodi in un posto tranquillo e silenzioso, possibilmente in penombra, non completamente al buio o in piena luce. Tenete la spina dorsale diritta, con la testa bilanciata sulla colonna vertebrale ( possibile effettuarla anche da sdraiati, anche se preferibile la posizione da seduti). Chiudete gli occhi e respirate naturalmente, poi puntate lattenzione sul respiro stesso. Lasciatevi trascinare dal respiro, permettete ai pensieri e alle emozioni di venire e andarsene liberamente, senza provare a controllarle in alcun modo. 2) Il Non Luogo In questo stadio di rilassamento vi trovate in un luogo vuoto, buio, un Non Luogo dove siete soli con voi stessi. Se necessario restate allinterno di questo ventre, simile allutero materno, per il 124
tempo che ritenete necessario prima di accedere alle fasi successive. Quando avete raggiunto un equilibrio utile per proseguire questo percorso, solamente a quel punto, nel Non Luogo, accedente una luce e iniziate ad illuminarlo. Adesso, davanti a voi e ben distinta, si trova una porta incastonata in una parete rocciosa. La porta di legno massiccio, marrone, la potete toccare con la mano, sentirla ruvida e antica. Presenta un pomello di ottone e quando vi sentite pronti girate il pomello ed entrate allinterno della montagna. 3) La prima stanza: Terra / Corpo Appena richiusa la porta alle spalle, vi trovate allinterno di una grande caverna. E illuminata, vuota, con le pareti e il pavimento di colore marrone. E la stanza della Terra, del vostro Corpo, potete quindi toccare le pareti e il terreno per sentirne la consistenza, se liscia o ruvida, secca o umida, polverosa o pulita. Non appena ambientati, infondo sulla sinistra dove vi state dirigendo, ci sono delle scale che discendono ad uno stadio inferiore. Queste scale sono scavate nel terreno e di fianco sul pavimento vi si trova una botola o un coperchio, anchesso fatto di roccia. Iniziate a scendere le scale e arrivati allaltezza del pavimento, afferrate la maniglia della botola per chiuderla sopra di voi. Scendete queste scale e nel mentre, vedete cambiare le pareti che, da rocciose, diventano sempre pi bagnate sino a trasformarsi in Acqua. 125
4) La seconda stanza: Acqua / Mente Scesi dalle scale, entrate in una nuova stanza sotterranea, luminescente, completamente fatta di Acqua; questa la stanza della vostra Mente. Potete toccarne le pareti e il pavimento che sono trasparenti e azzurre come lacqua cristallina pi pura, sentirne la consistenza o e se sono fresche o tiepide. Non appena ambientati, infondo sulla sinistra dove vi state dirigendo, ci sono delle scale che discendono ad uno stadio inferiore. Queste scale sono scavate nellAcqua e di fianco sul pavimento vi si trova una botola o un coperchio, anchesso fatto di Acqua. Iniziate a scendere le scale e arrivati allaltezza del pavimento, afferrate la maniglia della botola per chiuderla sopra di voi. Scendete queste scale e nel mentre, vedete cambiare le pareti che, da acquatiche, diventano sempre pi fumanti e calde sino a trasformarsi in Fuoco. 5) La terza stanza: Fuoco / Spirito Scesi dalle scale, entrate in una nuova stanza sotterranea, luminosa, calda e fumante completamente fatta di Fuoco; questa la stanza del vostro Spirito. Potete toccarne le pareti e il pavimento che sono fatti di fiamme gialle, arancioni e rosse come il fuoco pi vigoroso, potete toccarle ma se calde o bollenti non vi scotteranno, perch quello il vostro calore interiore di cui formata la vostra essenza vitale. Non appena ambientati, infondo sulla sinistra dove vi state dirigendo, ci 126
sono delle scale che discendono ad uno stadio inferiore. Queste scale sono scavate nel Fuoco e di fianco sul pavimento vi si trova una botola o un coperchio, anchesso fatto di Fuoco. Iniziate a scendere le scale e arrivati allaltezza del pavimento, afferrate la maniglia della botola per chiuderla sopra di voi. Scendete queste scale e nel mentre, vedete cambiare le pareti che, da fiammeggianti diventano sempre pi fluide e evanescenti, sino a trasformarsi in Aria. 6) La quarta stanza: Aria / Anima Scesi dalle scale, entrate in una nuova stanza sotterranea, luminosa, bianca, sospesa, fresca, completamente fatta di Aria; questa la stanza della vostra Anima. Potete toccarne le pareti e il pavimento che sono fatti di materiale evanescente, simile ad un cielo terso, potete toccarne la densit, sentire il vento avvolgere il vostro Corpo e sostenervi nel vuoto, perch siete in grado di essere liberi e di volare senza alcun problema. Non appena ambientati, infondo sulla sinistra dove vi state dirigendo, ci sono delle scale che discendono ad uno stadio inferiore. Queste scale sono scavate nellAria e di fianco sul pavimento vi si trova una botola o un coperchio, anchesso fatto di Aria. Iniziate a scendere le scale e arrivati allaltezza del pavimento, afferrate la maniglia della botola per chiuderla sopra di voi. Scendete queste scale e nel mentre, vedete cambiare le pareti che, da atmosferiche diventano ci che riuscite a vedere in 127
questa fase finale del vostro cammino, diverso per ognuno di noi. 7) La quinta stanza: Akasha / Albero In qualsiasi luogo arrivate, qualsiasi trasformazione subiscano le pareti mentre scendete in questa stanza, non abbiate timore, anzi, aprite a voi stessi ogni percezione e lasciatevi trascinare nellultima stanza, quella della vostra Akasha o del vostro Albero della Vita. Scesi e arrivati, siate solo voi stessi, cercando di vivere quella condizione per tutto il tempo che ritenete necessario per scoprire chi siete, perch bisogna diventare padroni del proprio mondo e dei propri pensieri. Non se n' padroni fin quando un condizionamento esteriore ci detta un determinato pensiero e il modo stesso di svolgerlo. La forza dell'attivit propria del pensare viene da ci che maggiormente ci stimola a ricercare, mentre un pensiero, seppure interessante, trascina da s il pensare. Bisogna cercare di prendere pienamente coscienza del sentimento interiore di fermezza e sicurezza che la sottile attenzione, portata al nostro IO, ci far presto rilevare e vivere liberamente. Siate liberi di esprimervi, senza preoccuparvi se la vostra Mente sar soggetta anche alla pi fervida fantasia o immaginazione. Perch con latto pi puro e creativo che si entra in comunione con noi stessi e si ritrovano quelle verit andate perdute.
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8) Ritorno al Mondo Quando vi sentite pronti, infondo a questa ultima stanza, qualunque essa sia, sulla sinistra, dove vi state dirigendo, ci sono delle scale che discendono ad uno stadio inferiore. Queste scale sono scavate nel pavimento e di fianco sul pavimento vi si trova una botola o un coperchio, anchesso fatto della sostanza o materia della stanza stessa. Iniziate a scendere le scale e arrivati allaltezza del pavimento, afferrate la maniglia della botola per chiuderla sopra di voi. Scendete queste scale e nel mentre, vedete cambiare le pareti attorno a voi, diventando sempre pi comuni. Ritornate ad ascoltare gli odori, i suoni del luogo in cui realmente vi trovate, perch siete di nuovo nella vostra dimensione quotidiana e, non appena vi sentite pronti, potete aprire gli occhi.
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BIBILIOGRAFIA Autori vari, Enciclopedia della Filosofia (1981) Autori vari, Bhagavad Gt (edizione del 1981) Autori vari, La Bibbia (edizione del 1981) Padmasambhava, Il Libro tibetano dei Morti con introduzione del Dalai Lama (2007) Platone, Opere varie Plotino, Opere varie Leibniz, Monadologia (1720) Oscar Cullmann, Immortalit dell'Anima o risurrezione? La Testimonianza del Nuovo Testamento (1959) Ted Andrews, Le Vite Passate, titolo originale How to Uncover Your Past Lives (1992) Murry Hope, Il Segreto di Sirio (1996) James Hillman, Il Codice dell'Anima (1996)
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